Camera dei deputati

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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Mercoledì 2 settembre 2020

ATTI DI INDIRIZZO

Mozione:


   La Camera,

   premesso che:

    in data 23 luglio 2020 il Tar del Lazio ha accolto il ricorso presentato dalla Fondazione Luigi Einaudi avverso il diniego di accesso agli atti, opposto dal Governo sui verbali del comitato tecnico scientifico (Cts), posti a base dei decreti del Presidente del Consiglio dei ministri emessi durante il lockdown, di cui la suddetta aveva chiesto copia;

    il Governo, che a seguito della decisione del Tribunale amministrativo avrebbe dovuto pubblicare i verbali entro 30 giorni, ha messo in campo l'Avvocatura dello Stato per ricorrere contro tale decisione. Nell'appello è presente una domanda di sospensione cautelare della sentenza di primo grado. L'Avvocatura dello Stato, così si esprimeva: «I dpcm, oggetto dell'odierno contenzioso sono atti amministrativi generali, frutto di attività ampiamente discrezionale ed espressione di scelte politiche da parte del Governo che trovano la propria fonte giuridica nella delega espressamente conferita dal legislatore all'esecutivo in un atto avente forza di legge, ovvero, in particolare dapprima nell'articolo 3 del decreto-legge 6/2020, convertito con legge numero 13/2020 e, poi, nell'articolo 2 del decreto-legge 19/2020, convertito con legge 35/2020, e rinvengono la propria ragione nell'esigenza temporanea ed urgente di contenere e superare l'emergenza epidemiologica causata dal Covid-19»;

    dopo le polemiche sorte sul caso nei primi giorni di agosto, il Governo ha deciso di inviare i verbali alla Fondazione, che li ha pubblicati sul suo sito internet;

    dai verbali diffusi si evince che: non ci sarebbero state raccomandazioni esplicite del Comitato perché venisse disposto il lockdown nazionale, che fu deciso dal Governo il 9 marzo 2020 dopo che inizialmente era stato applicato soltanto in Lombardia e in altre 14 province: è stata, quindi, più una scelta politica dipesa da considerazioni autonome del Governo. Nella riunione del 7 marzo, il comitato raccomandava «almeno» l'applicazione delle misure proposte per la Lombardia e le altre province, suggerendo quindi la possibilità di disporne di più rigide negli stessi territori o nel resto d'Italia. Non un vero e proprio lockdown quindi. In ogni caso la decisione non andrebbe contro il parere del Comitato, appare più come un eccesso di zelo;

    sono stati pubblicati altri 4 verbali: quelli delle riunioni del 28 febbraio, del 1° marzo, del 30 marzo e del 9 aprile. Sembrerebbe ne manchino altri. Non è dato sapere se esiste, infatti, un verbale di una riunione in cui si parlò della possibile zona rossa in val Seriana, uno dei focolai più colpiti. Mancherebbero altri verbali citati in altri decreti del Presidente del Consiglio dei ministri: ad esempio quelli delle riunioni antecedenti al 4 marzo che sarebbero alla base del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 4 marzo del Governo, in cui vengono chiuse le scuole e sospese tutte le manifestazioni;

    è recente la notizia secondo cui il Comitato tecnico scientifico avrebbe ricevuto già il 12 febbraio 2020 uno studio dettagliato di un esperto matematico Stefano Merler della Fondazione Bruno Kessler che lasciava presagire, in base ai modelli costruiti, quanto poi sarebbe accaduto. Dalla nota diffusa dal quotidiano Repubblica si evince che il documento, sulla base dei 43 mila casi registrati al mondo in quel momento, immaginava due scenari: uno con R0 di 1,3 e l'altro di 1,7. Nella prima ipotesi si stimavano contagi per un milione di abitanti, nella seconda il doppio; si prevedevano inoltre tra i 35 e i 60 mila morti (attualmente i morti sono più di 35 mila), con un fabbisogno di letti in terapia intensiva tra i 60 e i 120 mila. Lo studio si soffermava anche sulla carenza di posti in terapia intensiva: ne sarebbero serviti 10 mila di più;

    di tale documento non si fa menzione in nessuno dei verbali del Cts pubblicati e se ne chiede motivazione: il documento, ad avviso dei firmatari del presente atto di indirizzo, è stato clamorosamente sottovalutato o semplicemente non sono stati resi pubblici i verbali relativi a quelle riunioni;

    è difficile pensare che il Governo non abbia tenuto in debita considerazione una così catastrofica prospettiva, ma l'inesistenza o la non pubblicazione dei verbali non aiuta a capire cosa sia successo; sarebbe stato possibile salvare molte vite se solo il Governo avesse avvisato e preparato adeguatamente il nostro servizio sanitario nazionale;

    sarebbe auspicabile, se non doveroso, che il Governo garantisse ai cittadini una maggiore trasparenza degli atti che hanno ispirato e ispirano le decisioni importanti prese per contrastare la diffusione del virus,

impegna il Governo:

1) a pubblicare, in maniera automatica, integrale e senza omissioni di sorta, tutti i verbali delle riunioni del Comitato tecnico scientifico, oltre quelli già a disposizione, posto che tale pubblicità è necessaria all'esercizio dell'ordinario controllo politico-democratico da parte dei cittadini e dei loro rappresentanti.
(1-00376) «Meloni, Lollobrigida, Acquaroli, Bellucci, Bignami, Bucalo, Butti, Caiata, Caretta, Ciaburro, Cirielli, Deidda, Delmastro Delle Vedove, Donzelli, Ferro, Foti, Frassinetti, Galantino, Gemmato, Lucaselli, Mantovani, Maschio, Mollicone, Montaruli, Osnato, Prisco, Rampelli, Rizzetto, Rotelli, Silvestroni, Trancassini, Varchi, Zucconi».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazione a risposta orale:


   DONZELLI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della salute, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   i centri diurni per disabili rappresentano dei servizi previsti dai livelli essenziali di assistenza e sono inseriti all'interno dei piani personalizzati dei soggetti disabili;

   la delibera di giunta della regione Toscana n. 571 del 4 maggio 2020, dopo la chiusura concomitante con il lockdown, prevedeva la loro riapertura a partire dal 18 maggio 2020 e comunque entro il 1° giugno 2020 con specifici protocolli;

   non tutte le strutture però hanno ripreso l'attività in questo lasso di tempo. Molte di queste, infatti, non sono ripartite e altre, che volevano riavviare il servizio a settembre, stanno incontrando forti difficoltà nell'adeguarsi ai protocolli in questione. Ciò viene confermato anche da fonti stampa (si veda articolo uscito su Notizie di Prato del 27 agosto 2020);

   stante la normativa in materia di emergenza Covid-19, infatti, condizione indispensabile per la riapertura dei centri è rappresentata dall'effettuazione del test sierologico sia per il personale operante, che per gli utenti. Tuttavia la mole di lavoro a cui sono sottoposte le Asl in relazione alle pratiche di screening e tamponi per l'emergenza Covid-19 non garantisce, ad oggi, l'espletamento di questi test in tempi rapidi, mettendo di conseguenza a repentaglio la fruizione del servizio;

   questa situazione, ad esempio, è quella che si verifica in Toscana, dove le varie Asl Toscana, oberate dalle urgenze del momento, non forniscono appuntamenti né ai lavoratori impiegati presso i centri diurni, né ai loro beneficiari;

   si ricorda che i centri diurni rappresentano un diritto garantito per i cittadini disabili. La loro chiusura o ridotta attività ha fatto emergere, in diversi casi, dei notevoli regredienti nei percorsi di sostegno a queste persone. L'importanza dei centri diurni per disabili infatti è assolutamente evidente sia sotto il lato del sostegno alle famiglie, che grazie al loro appoggio possono adempiere ai propri doveri quotidiani, sia sotto il profilo della cura del soggetto, a cui assicurano fondamentali momenti di socialità altrimenti difficilmente ripetibili –:

   se sia a conoscenza della problematica esposta in premessa;

   quali iniziative intenda adottare, per quanto di competenza, per la tutela delle persone con disabilità, che necessitano di una pronta riapertura dei centri diurni;

   di quali elementi disponga circa quali e quanti sono, sul territorio nazionale, i centri diurni per disabili attualmente aperti, con quali orari e con quale capienza, quali e quanti sono invece quelli che risultano di una imminente riapertura, quali e quanti sono inoltre quelli chiusi e, per questi, se risulti siano stati attivati i servizi domiciliari sostitutivi.
(3-01737)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   GALLO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   forte è l'agitazione che si registra tra i collaboratori del quotidiano «Il Messaggero», a seguito dell'intenzione da parte della testata di una riduzione unilaterale dei compensi. Questa decurtazione è soltanto l'ultima di una serie iniziata più di dieci anni fa e pone i collaboratori nella condizione di essere pagati con importi sotto la soglia minima di dignità professionale, al di fuori dei minimi tariffari previsti dall'Accordo tra Fieg e Fnsi sul lavoro autonomo sottoscritto nel 2014 ed allegato al Cnlg Fieg-Fnsi;

   il 15 giugno 2020 è stata recapitata ai singoli collaboratori una lettera in cui si legge che conseguentemente ai medesimi interventi adottati all'interno di altre testate di società collegate a Il Messaggero s.p.a. e a fronte dell'emergenza sanitaria, sarà necessario un aggiornamento dei corrispettivi delle collaborazioni giornalistiche, per articoli e/o servizi pubblicati, adottando con massimo rigore una razionalizzazione dei costi editoriali per tutelare l'equilibrio economico stesso della società;

   in data 23 giugno 2020, è stata costituita a Roma l'assemblea dei giornalisti non dipendenti che si è riunita presso la sede della Federazione nazionale della stampa italiana, coinvolgendo giornalisti di tutte le edizioni del giornale, quali Roma, Viterbo, Latina, Frosinone, Rieti, Civitavecchia, Abruzzo e Umbria;

   il 24 giugno la Federazione nazionale della stampa italiana ha inviato all'amministratore delegato de «Il Messaggero» una nota in cui è stata evidenziata la preoccupante vicenda relativa all'intenzione dell'azienda di ridurre drasticamente i corrispettivi delle collaborazioni giornalistiche, richiedendo un incontro tra le parti chiamate in causa al fine di confrontarsi per trovare un accordo che preveda condizioni migliori per i lavoratori. A tale richiesta della Federazione, l'amministratore delegato non ha dato alcun riscontro;

   all'interno della lettera inviata il 15 giugno, per consentire ai collaboratori «una più compiuta valutazione», la società ha comunicato i tariffari che intende applicare a partire dal 16 luglio, indicando compensi lordi che variano, a seconda delle battute, da 7 a 20 euro per le cronache locali e da 13 a 39 euro per l'edizione cartacea nazionale;

   la vicenda ha suscitato solidarietà e sostegno da una gran parte di lavoratori del settore, come freelance che lavorano per altri organi di stampa, il Coordinamento dei giornalisti non contrattualizzati della Rai e il Coordinamento dei precari di Repubblica, tutti al fianco dei collaboratori del Messaggero nella richiesta di ritiro dei tagli unilaterali ai compensi e dell'apertura di un tavolo di confronto con l'azienda;

   la scelta di ridurre drasticamente i compensi dei collaboratori produrrà inevitabilmente effetti negativi sulla qualità del prodotto giornalistico. L'impiego di collaborazioni esterne risulta imprescindibile, ma con tali scelte si colpisce la fascia più debole dei lavoratori che allo stesso tempo è indispensabile. Il giornalismo di qualità è un contributo fondamentale per arricchire il dibattito del Paese e garantire il diritto all'informazione così come previsto all'articolo 21 della Costituzione. Per questi motivi, il lavoro di giornalisti senza diritti, senza tutele e senza garanzie non può che riflettersi sull'intera società –:

   quali iniziative il Governo intenda adottare al fine di istituire celermente un tavolo di confronto tra i lavoratori, l'azienda e le amministrazioni pubbliche competenti affinché sia rivalutata l'intenzione di ridurre i corrispettivi delle collaborazioni giornalistiche a partire dal 14 luglio 2020;

   quali iniziative, anche di tipo normativo, il Governo intenda adottare per tutelare il lavoro, i diritti e la dignità dei giornalisti con contratti di collaborazione, al fine di garantire, allo stesso tempo, che il diritto all'informazione, la libertà d'espressione e la democrazia del Paese non siano minati.
(5-04556)

Interrogazione a risposta scritta:


   VARCHI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   è stata pubblicata su La Sicilia la relazione preliminare della task force della regione sul sopralluogo del 25 agosto 2020 all'hotspot di Pozzallo, in cui si evidenzia quanto i locali di soggiorno e i servizi iconici siano «inadeguati all'osservanza delle più elementari misure di prevenzione» del Covid-19, denunciando numerose carenze, dall'assenza di «pareti divisorie nella zona soggiorno-dormitorio», ai «lavabi comuni, numero di servizi igienici non proporzionati alla capienza reale e, in ultimo, sanificazione insufficiente»; il tutto in un contesto in cui «la pulizia giornaliera e la sanificazione periodica dei locali, degli ambienti, delle postazioni di lavoro e delle aree comuni e di svago, dovrebbe essere immediatamente intensificata in relazione alla numerosità degli ospiti»;

   nel copioso dossier si paventa, inoltre, l'ipotesi che alcuni migranti sbarcati come negativi siano stati contagiati all'interno della struttura, come dimostrerebbero «alcuni rilevanti bias analitici»: la «mancata conoscenza della totalità della popolazione esaminata per singolo sbarco», l'«evidenza» che i dati sugli sbarchi siano relativi «piuttosto a trasferimenti da altri hotspot» e la somministrazione, dopo lo sbarco del 9 aprile, dei tamponi «presumibilmente ai soli individui sintomatici (così come suggerito dalle linee guida dell'epoca)»;

   la denuncia più grave, però, riguarda quanto accaduto dopo lo sbarco del 25 luglio, quando a Pozzallo arrivarono 105 persone, di cui uno solo positivo, ma la curva dei contagiati seguì da subito un'evoluzione preoccupante: il 27 luglio i positivi erano già 17; 31 sei giorni dopo lo sbarco e 44 il 12 agosto, fino al totale di 80 contagiati il 18 agosto; come si legge nella relazione, «Ciò, ci induce ad affermare con ragionevole certezza che la possibilità di conversioni virologiche non è esclusivamente legata alla promiscuità del viaggio e della traversata, ma anche alla permanenza ed alla vita comunitaria condotta entro l'hotspot»;

   l'hotspot di Pozzallo, così come il centro di Comiso, sono stati ritenuti strutturalmente inidonei a ospitare soggetti positivi e a consentire l'esecuzione di una quarantena sicura;

   il pesante giudizio della task force non riguarda, però, soltanto la qualità di vita dei migranti, perché anche per gli operatori, in particolare, si evidenzia il «rischio potenziale da esposizione», vista «la concentrazione di ospiti in luoghi chiusi non idoneamente areati in condizioni di permanenza prolungata in tali ambienti» e il personale medico «non è mai stato sottoposto a visita medica, né a sorveglianza (esecuzione tamponi, test sierologici, e altro) per la prevenzione» da Covid-19;

   gli esperti hanno inoltre segnalato «il rischio burn-out per operatori di assistenza e addetti alla sicurezza», mentre su poliziotti, carabinieri e militari «non è stato possibile analizzare, all'esito degli attuali accertamenti, dati specifici circa la situazione clinica»;

   la relazione preliminare della task force della regione siciliana rende ancora meno accettabile la decisione del Governo di impugnare l'ordinanza del Presidente della regione siciliana, avocando, di fatto, a sé la gestione degli hotspot dell'isola;

   come riconosciuto dal costituzionalista Luca Pedullà, «L'articolo 3 del decreto-legge n. 6/2020 (...) ha attribuito (anche) ai governatori regionali il “dovere” di adottare ogni misura per evitare il propagarsi dell'epidemia, anche con riferimento all'accesso di merci e persone a mezzo di imbarcazioni (articolo 1, lettera m)). Pertanto, l'ordinanza del presidente della Regione Siciliana appare coerente sia con l'articolo 32 della Costituzione, sia con l'azione del Governo centrale, i cui rapporti, ex articolo 120 Cost., devono essere di leale collaborazione» –:

   se e quali iniziative di competenza stia adottando il Governo per gestire l'emergenza sbarchi lungo le coste siciliane, che sta mettendo a dura prova la tenuta sociale e sanitaria del territorio.
(4-06696)

DIFESA

Interrogazioni a risposta scritta:


   FERRARI, BONIARDI, CASTIELLO, FANTUZ, LORENZO FONTANA, GOBBATO, PICCOLO, PRETTO e ZICCHIERI. — Al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:

   nella serata del 28 agosto 2020, tre nigeriani positivi al SARS-CoV-2 – due donne ed un uomo – hanno percosso e morso alcuni medici dell'ospedale militare del Celio che erano intenti a preparare le dimissioni di un cittadino bengalese;

   ad un medico è stata altresì lacerata la tuta protettiva, determinandone l'esposizione all'infezione ed il potenziale contagio;

   oltre ad aggredire il personale medico, i tre nigeriani hanno anche danneggiato la struttura ospedaliera;

   per fermarli, è stato necessario l'intervento congiunto dei carabinieri del nucleo di piazza Dante e di quelli appartenenti al presidio di polizia militare dell'ospedale;

   i tre nigeriani sono stati denunciati per violenza privata, resistenza e violenza ad incaricato di pubblico servizio nonché oltraggio a pubblico ufficiale;

   quanto è avvenuto ha rivelato la precarietà delle condizioni di sicurezza in cui il personale medico e paramedico dell'ospedale militare del Celio è costretto attualmente ad operare, in conseguenza dei compiti ad esso attribuiti nel contrasto alla pandemia e nella gestione degli immigrati contagiati –:

   quali iniziative il Governo intenda assumere per proteggere in modo più adeguato il personale medico e paramedico dell'ospedale militare del Celio rispetto alla possibilità di ulteriori aggressioni.
(4-06709)


   FERRARI, BONIARDI, CASTIELLO, FANTUZ, LORENZO FONTANA, GOBBATO, PICCOLO, PRETTO e ZICCHIERI. — Al Ministro della difesa, al Ministro dell'interno, al Ministro dell'istruzione. — Per sapere – premesso che:

   nei giorni scorsi l'Esercito ha consegnato, nella provincia di Lodi, i primi nuovi banchi di scuola monoposto, resisi necessari per l'avvio dell'anno scolastico;

   le Forze armate sono state protagoniste di numerosi e qualificati interventi durante tutte le crisi e le emergenze avvenute in questo Paese e si sono rese disponibili ad intervenire nei luoghi e nelle situazioni più disparate;

   tanto più durante la grave crisi causata dalla pandemia da COVID-19, originata in Cina, le Forze armate si sono dimostrate non solo all'altezza, ma spesso l'unica vera forza organizzata, insieme al comparto sicurezza, in grado di far fronte all'emergenza in modo efficiente e professionale;

   i militari messi a disposizione dei prefetti per gli interventi relativi alla gestione delle operazioni di sicurezza relative al COVID-19 fanno parte di quel contingente che va sotto il nome di «Strade sicure», che conta ormai più di settemila unità, nato per affiancare le forze di polizia in determinate condizioni;

   per fare fronte alla pandemia, l'Esercito ha incrementato il contingente di ulteriori 386 unità e ha completamente riconfigurato il framework delle attività in atto e pianificate, predisponendo un piano per l'attivazione e lo schieramento di un numero complessivo di 6.000 militari, tratti su base regionale con diverse prontezze (24, 72 e 120 ore);

   la componente di comando e controllo, che usualmente garantisce 24 ore su 24 l'interfaccia con le autorità di pubblica sicurezza, ha provveduto, con cadenza giornaliera, a riconfigurare le modalità di svolgimento dei servizi in aderenza alle ordinanze emanate da prefetture e questure (più di 100 ordinanze in circa 45 giorni), contribuendo in maniera determinante a imporre le limitazioni dettate dalle autorità di pubblica sicurezza su scala locale, in particolare le cinturazioni delle aree «focolaio» –:

   se il Governo ritenga di ricorrere ulteriormente ai militari per interventi come quelli citati nel primo paragrafo delle premesse, interventi che potrebbero essere facilmente portati a termine da altre organizzazioni civili o di volontari.
(4-06710)

GIUSTIZIA

Interrogazioni a risposta scritta:


   GALANTINO, VARCHI e FERRO. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   l'interrogante apprende che tre agenti della polizia penitenziaria sono morti suicidi nel mese di agosto 2020;

   a togliersi la vita sono stati una donna assistente capo presso la casa circondariale di Palermo, e due operatori in servizio all'istituto di Latina;

   gli agenti di polizia penitenziaria svolgono in prima linea in carcere il loro servizio in un contesto segnato da numerose criticità strutturali, gestionali e numeriche, aggravate nell'ultimo periodo a causa dell'emergenza sanitaria;

   inoltre, il lavoro delicatissimo svolto dagli agenti di polizia penitenziaria non presenta riferimenti stabili in ordine alle situazioni psicologiche, diretti ad evitare conflittualità nelle relazioni con i detenuti ed a sostegno della personalità –:

   se sia intenzione del Ministro interrogato adottare iniziative per definire una normativa ad hoc volta a garantire ambienti rispettosi dei diritti e della dignità dei lavoratori, garantendo personale in numero rispondente alle esigenze ed una formazione continua per gli agenti di polizia penitenziaria;

   se il Ministro interrogato intenda avviare un iter per la costruzione di nuovi carceri idonei a garantire le esigenze ut supra illustrate.
(4-06699)


   MARROCCO, SPENA e VERSACE. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   il 17 agosto 2020, il piccolo Evan di soli 21 mesi è giunto in fin di vita e pieno di lividi sul corpo al pronto soccorso dell'ospedale Maggiore di Modica;

   la madre e il suo convivente (che non è il papà del bimbo, ndr) sono stati fermati con l'accusa di omicidio e maltrattamenti e da subito si è avuto il sentore che quella consumatasi a Rosolini, centro del Siracusano, fosse una tragedia annunciata;

   la morte del piccolo sembrerebbe una tragedia tristemente segnalata da ben tre accessi al pronto soccorso dell'ospedale di Noto da maggio alla data del decesso del piccolo;

   nello specifico, il 27 maggio 2020 il bimbo è arrivato in ospedale con una frattura scomposta del femore, tumefazioni dell'anca e al ginocchio destro; pochi giorni dopo, il 12 giugno, è stato invece curato per una ferita infetta e il 6 luglio è tornato in pronto soccorso con una frattura alla clavicola sinistra;

   episodi troppo ravvicinati, troppo cruenti, per non essere letti come preoccupanti indicatori di una potenziale situazione di violenza e, infatti, proprio uno di questi ha dato il via a una segnalazione a carico della madre, indagata per maltrattamenti;

   quest'ultima volta però l'aggressione, avvenuta nella casa della coppia in un'abitazione popolare di Rosolini, nel Siracusano, è stata particolarmente dura e violenta, tanto da procurare al piccolo delle lesioni fatali;

   il 6 agosto 2020 il padre naturale di Evan aveva presentato una denuncia alla procura di Genova, dove vive, segnalando la sua preoccupazione che il bambino fosse vittima di maltrattamenti;

   a ciò si aggiunga che la nonna paterna aveva visto le lesioni e le aveva documentate con delle foto scattate al bambino che pare avesse anche problemi a camminare;

   la denuncia citata è giunta alla procura solo il 22 agosto: come confermato dai magistrati, l'incartamento era fermo in attesa di essere «messo in spedizione», cosa che è avvenuta il 14, ben dodici giorno dopo, per poi essere effettivamente spedito il 17 agosto;

   tra il 6 agosto – giorno della presentazione della denuncia – e il 22 agosto – giorno in cui è la denuncia è giunta alla procura – vi sono sedici giorni che, ad avviso degli interroganti, avrebbero potuto fare la differenza tra la vita e la morte per il piccolo Evan;

   la madre e il patrigno di Evan, che si trovano in carcere, hanno respinto le accuse, dichiarandosi innocenti, ma quanto emerso fin qui sembra raccontare una storia di violenze e maltrattamenti che comincia ben prima del giorno di agosto celando, sotto il profilo della responsabilità, contorni piuttosto incerti e nebulosi –:

   se il Ministro interrogato intenda promuovere tempestivamente iniziative ispettive presso gli uffici giudiziari coinvolti nella vicenda riportata in premessa ai fini dell'eventuale esercizio tutti i poteri di competenza.
(4-06702)


   ZANGRILLO, PELLA, ROSSO e SOZZANI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   la casa circondariale di Brissogne, unico istituto penitenziario presente in Valle d'Aosta, risente pesantemente, nell'ambito del suo corretto funzionamento, dell'assenza in pianta stabile di figure di vertice quali il direttore ed il comandante del reparto di polizia penitenziaria;

   dal 2014 sia la direzione della struttura, che il comando del reparto sono affidati a dirigenti in missione, quindi reggenti, che per effetto di doppi se non a volte tripli incarichi, riescono a garantire la loro presenza in loco al massimo per otto giorni al mese;

   l'organico di polizia penitenziaria in servizio all'interno del carcere valdostano, già oggetto di un drastico taglio per effetto della cosiddetta «Legge Madia», attualmente risente della carenza di ben 30 unità di personale, nei vari ruoli, su una pianta organica di 158 unità;

   le iniziative di reinserimento sociale e lavorativo delle persone recluse all'interno della casa circondariale di Brissogne stentano a decollare, anche per via dell'altissimo turn-over degli stessi detenuti, provenienti per il 90 per cento da sfollamenti di carceri piemontesi, liguri e lombardi;

   l'istituto penitenziario valdostano, operativo dal 1984, patisce ormai da anni l'assenza cronica di interventi di manutenzione, sia ordinaria che straordinaria, sulle sue strutture, con conseguenti criticità del tutto evidenti e impattanti sul regolare funzionamento quotidiano della casa circondariale, come, ad esempio, l'impianto di videosorveglianza fuori uso da circa un decennio, l'impianto idraulico in pessime condizioni a causa delle numerose perdite, la caserma agenti in parte inutilizzabile per via delle molteplici carenze manutentive e la pavimentazione dei locali passeggi ormai completamente da ripristinare a causa degli effetti degli eventi atmosferici –:

   se sia intenzione del Ministro interrogato attivarsi immediatamente ed in maniera urgente, di fronte ad una situazione di degrado oggettivamente grave e non più tollerabile, affinché la casa circondariale di Brissogne possa tornare ad avere un direttore e un comandante del reparto di polizia penitenziaria assegnati in pianta stabile, possa essere finalmente destinataria dei fondi necessari per tutti quegli interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria sulle sue strutture che per anni non sono stati eseguiti, anche in relazione al recupero della caserma agenti e dei servizi connessi e possa altresì essere riconosciuta quale «sede disagiata» per il personale che vi presta quotidianamente servizio all'interno, considerate le sue caratteristiche del tutto particolari, anche in relazione alla sua collocazione sul territorio.
(4-06708)

INNOVAZIONE TECNOLOGICA E DIGITALIZZAZIONE

Interrogazione a risposta scritta:


   LOLLOBRIGIDA. — Al Ministro per l'innovazione tecnologica e la digitalizzazione. — Per sapere – premesso che:

   il decreto-legge 30 aprile 2020, n. 28 recante «Misure urgenti per la funzionalità dei sistemi di intercettazioni di conversazioni e comunicazioni, ulteriori misure urgenti in materia di ordinamento penitenziario, nonché disposizioni integrative e di coordinamento in materia di giustizia civile, amministrativa, e contabile e misure urgenti per l'introduzione del sistema di allerta Covid-19», ha stabilito gli ambiti di applicazione dell'app Immuni e le varie specifiche relative a privacy e funzionamento;

   Immuni è l'applicazione di contact tracing scelta per contrastare la diffusione del Coronavirus in Italia. L'app, che funziona tramite bluetooth, è stata progettata da Bending Spoons ed è disponibile per il download dal 1° giugno 2020 su iOS e Android, ma – stando ai dati raccolti dall'università di Pavia – a fine luglio tale applicazione era stata scaricata da circa il 12 per cento dei possessori di smartphone (solo 4 milioni e 300 mila download);

   durante un question time di luglio 2020 al Senato, rispondendo a una interrogazione, la Ministra interrogata ha dichiarato che «secondo il Ministero della salute i soggetti positivi in possesso dell'app sono 46, mentre dal 13 luglio al 23 luglio i soggetti allertati grazie a Immuni sono stati 23». Secondo alcune statistiche, per essere davvero efficiente l'app dovrebbe essere scaricata da almeno il 60 per cento della popolazione, pari a circa 36 milioni di italiani;

   è attualmente in pianificazione sulle reti Rai, ed è visibile anche su internet e sui social, lo spot che mira a incoraggiare lo scaricamento e l'utilizzo di Immuni. L'app da agosto 2020 si è dotata anche di una pagina su Facebook, Twitter e Instagram. Si sta operando, quindi, un grande sforzo di promozione del download dell'app che dovrebbe portare a una sua maggiore diffusione: dei risultati di queste compagnie, però, non si ha notizia;

   a luglio 2020, inoltre, i media hanno annunciato l'ingresso nel capitale di Bending Spoons di altre realtà imprenditoriali: H14, Nuo Capital, e StarTip (veicolo di Tamburi Investments Partners S.p.a.). Tutti insieme, complessivamente, hanno acquistato il 5,7 per cento della società. Si sa, inoltre, che Bending Spoons sarà affiancata anche dal Centro medico Santagostino, da Jakala e dal fondo Ardian, Mediobanca e imprenditori come Renzo Rosso, Paolo Marzotto e Giuliana Benetton –:

   se non ritenga di dover offrire periodicamente ai cittadini informazioni sullo sviluppo e la diffusione dell'app, sui costi reali del suo funzionamento e della pubblicità massiccia messa in campo per promuoverla; e se non ritenga, inoltre, di monitorare gli sviluppi interni della società che la gestisce per evitare che si creino palesi situazioni di trust e conflitto di interesse.
(4-06712)

ISTRUZIONE

Interrogazioni a risposta scritta:


   TOCCALINI, DURIGON e ZICCHIERI. — Al Ministro dell'istruzione. — Per sapere – premesso che:

   in data 3 aprile 2019 nei locali della scuola dell'infanzia comunale Victor Hugo Girolami, che ospita più di 600 bambini, sita in via Manassei n. 60 in Roma, si è verificato il distacco di una porzione dell'intradosso del solaio all'interno di un'aula posta al piano terra;

   a causa delle problematiche riscontrate il plesso scolastico è stato dichiarato inagibile dal dipartimento Simu di Roma Capitale e dalla Commissione per la verifica delle condizioni statiche degli edifici capitolini o in uso a Roma Capitale;

   dopo una lunga mediazione tra il dirigente scolastico e il comitato dei genitori, oltre che con il consiglio del municipio Roma XII, e senza un intervento/supporto degli organi centrali capitolini, sono state individuate sedi alternative temporanee per la ricollocazione degli oltre 600 studenti;

   il 26 aprile 2019 la direzione tecnica del municipio XII affidava con propria determinazione dirigenziale il servizio di ingegneria ed architettura finalizzato all'individuazione degli interventi, con elaborati di livello preliminare, ai sensi dell'articolo 23, comma 5, del decreto legislativo n. 50 del 2016 da porre in essere per garantire la sicurezza strutturale degli orizzontamenti dell'intero plesso scolastico V. H. Girolami;

   il 17 luglio 2019, il Municipio Roma XII faceva richiesta al ministero dell'istruzione di un finanziamento per la messa in sicurezza statica degli orizzontamenti, per l'adeguamento normativo dell'impianto elettrico e antincendio e per la verifica della vulnerabilità sismica di tutto il complesso scolastico, prevedendo in tale richiesta una stima delle spese di progettazione e di realizzazione degli interventi;

   con decreto del Ministro dell'istruzione del 6 agosto 2019, n. 720, è stato stanziato il finanziamento per un totale di 1.501.903,79 euro per gli interventi sul plesso Girolami, di cui 230.000,00 euro assegnati direttamente all'IC Margherita Hack e 1.271.903,79 euro al municipio Roma XII;

   nel settembre 2019, dopo che il municipio ha effettuato i lavori di messa in sicurezza dell'intradosso del solaio per le zone indicate dal progettista incaricato, viene riaperta all'uso una porzione della scuola e precisamente n. 13 aule totali, poste al piano terra ed al piano primo, con servizi igienici annessi;

   nel febbraio 2020 è stato affidato l'incarico per il servizio di ingegneria per la vulnerabilità sismica, e dato avvio allo stesso in data 7 marzo 2020;

   la scuola Girolami rappresenta un plesso storico del quartiere di Monteverde e dell'intera città di Roma, nonché polo nevralgico dell'intero quadrante Roma ovest per numero di bambini ospitati;

   i ritardi dovuti alle scelte assunte dalla giunta del municipio Roma XII, più volte mutate in corso d'opera, unitamente alla complessità dell'intervento, che mai un municipio di Roma Capitale aveva gestito prima, hanno causato il protrarsi di uno stato di incertezza con conseguenti forti disagi per centinaia di famiglie;

   dal giorno del distacco di una porzione dell'intradosso del solaio sono passati ormai oltre 16 mesi senza che sia mai iniziato alcun intervento sulla struttura;

   il Ministero dell'istruzione ha messo a disposizione la somma iniziale di 1.271.903,79 euro a favore del municipio XII, somma a tutt'oggi mai impegnata;

   ancora non è stata firmata alcuna convenzione con il provveditorato alle opere pubbliche per l'utilizzo di detti importi –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza di questi gravi ritardi che minano il diritto allo studio di oltre 600 bambini della città di Roma, creando disagi e incertezza sulla possibilità di frequentazione della scuola dell'infanzia VH Girolami da parte dei bambini;

   se il Ministro sia a conoscenza che, nonostante i fondi messi a disposizione dal ministero dell'istruzione da esattamente 1 anno, non è stata ancora firmata la convenzione e pertanto gli stessi fondi ancora non sono stati impegnati per il ripristino strutturale della scuola.
(4-06697)


   CUNIAL. — Al Ministro dell'istruzione, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   in data 26 giugno 2020, viene presentato il decreto del Ministro dell'istruzione n. 39, per l'adozione del documento per la pianificazione delle attività scolastiche, educative e formative in tutte le istituzioni del Sistema nazionale di istruzione per l'anno scolastico 2020/2021;

   alla data di presentazione della presente interrogazione all'interrogante non risulta ancora pubblicato Gazzetta Ufficiale;

   nelle premesse del decreto, vengono citate le normative applicate, tra cui il decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34, che dovrebbe dare copertura normativa;

   all'interrogante non risulta che, nelle normative citate, sia stata demandata al Governo l'emanazione di decreti attuativi, per l'approvazione o la redazione di documenti pianificazione per le attività scolastiche, educative e formative, tuttalpiù in alcune norme vengono previste semplici ordinanze per regolare questioni collaterali rispetto al corretto svolgimento dell'anno scolastico 2020/2021;

   nelle premesse del decreto ministeriale, il Ministero in totale autonomia, ritiene necessario adottare un documento per la pianificazione delle attività scolastiche educative e formative in tutte le istituzioni del sistema nazionale di istruzione per l'anno scolastico 2020/2021;

   a pagina 5 del documento di pianificazione allegato al decreto ministeriale, si legge che: «Il presente atto assume, a sua volta, la veste di documento per la pianificazione, non come strumento isolato, bensì con costante ed esplicito riferimento alle indicazioni tecniche del CTS che in nessun modo, dunque, possono risultare disattese» del 28 maggio 2020 e successivi aggiornamenti e del 22 giugno 2020;

   inoltre, le misure contenute nel documento di piano, ad avviso dell'interrogante, vanno oltre le competenze del Ministero, e non sono state condivise con altri dicasteri o ministeri, maggiormente competenti;

   a parere dell'interrogante l'atto è di dubbia legittimità e lo strumento del decreto ministeriale risulterebbe essere non idoneo alla luce della normativa vigente;

   analogamente sono altresì da considerarsi illegittimi, a parere dell'interrogante, anche i decreti ministeriali 3 agosto 2020 n. 80 e il n. 89 del 7 agosto 2020, riguardanti le linee guida per la fascia 0-6 anni e la didattica a distanza;

   secondo lo studio cinese «I cambiamenti nei modelli di contatto modellano la dinamica dell'epidemia COVID-19 in Cina», usato dal Governo svedese per le sue politiche di apertura delle scuole, i bambini di età compresa tra 0 e 14 anni sono meno sensibili all'infezione da SARS-CoV-2 rispetto agli adulti;

   con lo studio dell'11 aprile 2020 «Cluster della malattia di coronavirus 2019 (Covid-19) nelle Alpi francesi, 2020» si dimostra che: «Il fatto che un bambino infetto non abbia trasmesso la malattia nonostante strette interazioni all'interno delle scuole suggerisce potenziali diverse dinamiche di trasmissione nei bambini»;

   in uno studio pubblicato il 26 aprile 2020 l'Ncirs (National Centre for Immunisation Research and Surveillance), ha avviato un'indagine rafforzata allo scopo di comprendere la trasmissione di SARS-CoV-2 nelle scuole del Nsw all'inizio di marzo 2020 concludendo che su 735 casi di contagio, provenienti da 18 individui malati, solamente un bambino di una scuola elementare e un bambino di una scuola superiore potrebbero aver contratto il COVID-19 dei casi iniziali nelle loro scuole;

   in data 8 giugno 2020 il primario di pediatria dell'ospedale di Ravenna, Federico Marchetti, ha dichiarato che è stato «un errore aver ritenuto i bambini untori» e che «Il lockdown ha portato paure e angosce, la didattica a distanza a ritardi educativi»;

   il Coordinamento internazionale associazioni per la tutela dei diritti dei minori contesta il parere favorevole dei pediatri sulle mascherine a scuola –:

   sulla base di quali presupposti giuridico-normativi siano stati elaborati i piani per le attività scolastiche, educative e formative, per fronteggiare la situazione emergenziale;

   se il Governo non ritenga di ritirare i tre decreti emanati e ritornare alla normalità.
(4-06705)


   SASSO. — Al Ministro dell'istruzione. — Per sapere – premesso che:

   le nuove Gps, graduatorie provinciali per le supplenze, volute dal Ministro interrogato, a poche ore dalla loro comparsa, cominciano a far discutere per ritardi di pubblicazione e per errori di punteggio riscontrati;

   la prima pecca viene dalla mancata pubblicazione in ogni provincia delle Gps, rispettando il termine prestabilito;

   in data 1° settembre 2020 era prevista in tutte le provincie d'Italia la pubblicazione delle nuove Gps, tuttavia, ad oggi, solo pochi territori hanno pubblicato i nuovi elenchi;

   a destare, inoltre, preoccupazione sono stati i punteggi di alcuni insegnanti riscontrati nelle nuove graduatorie provinciali pubblicate, che vantano ben più di 900 punti, se non addirittura più di 3.000 punti;

   tutto ciò getta discredito nei confronti di un sistema di conteggio digitale considerato infallibile, ma che in realtà non lo è affatto;

   con tutte le conseguenze del caso;

   infatti, la pubblicazione delle Gps sarà definitiva stavolta, e non provvisoria come avveniva per le graduatorie di istituto fino a tre anni fa;

   l'ordinanza ministeriale n. 60 sulle Gps, prevede che le graduatorie vengano pubblicate e diventino immediatamente definitive, impugnabili solo mediante ricorso al Tar competente entro 60 giorni, oppure al Presidente della Repubblica entro 120 giorni, con tempi tutt'altro che celeri, si tratta di una disposizione che non ha precedenti per le graduatorie per le supplenze;

   tale scelta, oltreché illogica sarà foriera di contenziosi che ricadranno sulle scuole, quando alla stipula di contratti dovranno fare i controlli e rescindere i contratti in caso di errore;

   chi pagherà le conseguenze di questo pasticcio saranno ancora una volta il mondo della scuola, i suoi docenti e i suoi alunni –:

   quali iniziative il Ministro interrogato intende assumere al fine di sanare una situazione che rischia gravemente di compromettere l'avvio di un anno scolastico che si preannuncia molto complicato.
(4-06706)


   CIABURRO, GALANTINO e CARETTA. — Al Ministro dell'istruzione, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   con il decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34, cosiddetto «Decreto Rilancio», il Governo ha stanziato 300 milioni di euro a sostegno del comparto delle scuole paritarie;

   ad oltre un mese e mezzo dall'approvazione del decreto, secondo quanto riportato a mezzo stampa e dallo stesso Ministero dell'istruzione, la necessaria variazione di bilancio da parte del Ministero dell'economia e delle finanze per poter erogare i fondi non è ancora stata effettuata, fermo restando la possibilità – per i casi recanti maggiore urgenza – di poter attingere alle risorse necessarie mediante anticipazioni di tesoreria;

   nelle more della erogazione delle risorse necessarie gli istituti scolastici hanno già dovuto impegnare tutte le risorse a loro disposizione, in particolar modo quelle indirizzate a compensare il mancato versamento delle rette, per la sanificazione e l'organizzazione dei plessi in vista della ripresa dell'attività didattica;

   come evidenziato a mezzo stampa, ad oggi, sono 96 le scuole paritarie che, prive delle risorse necessarie, hanno dichiarato la chiusura;

   gran parte degli istituti che hanno dichiarato la chiusura fornivano servizi per la fascia 0-6 anni, prevalentemente in quei territori dove vi è scarsità di nidi e materne statali;

   con la chiusura dei predetti istituti, peraltro, sono ad ora 3.833 gli alunni da ricollocare negli istituti statali, per un costo sopravvenuto per l'erario di circa 32 milioni e mezzo di euro, considerando che il costo sopravvenuto in carico all'erario, per studente, è di circa 5.500-6.000 euro;

   in assenza dell'effettiva erogazione della liquidità messe a disposizione dal «Decreto Rilancio», è dai mesi marzo-aprile 2020 che le scuole paritarie non stanno ricevendo risorse economiche, con il rischio di nuove chiusure e conseguenti oneri a carico del comparto pubblico –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti esposti e quali iniziative intendano predisporre per:

    a) bloccare immediatamente tutte le risorse stanziate dal cosiddetto «Decreto Rilancio» per le scuole paritarie;

    b) garantire alle scuole paritarie italiane le necessarie risorse per assicurarne la liquidità e sostenibilità economica, senza ripercussioni sulle famiglie, assicurando la libertà di scelta ed iscrizione dei propri figli alle scuole paritarie, scongiurando altresì ripercussioni sull'entità delle rette;

    c) evitare ulteriori sovraccarichi logistici ed economici a danno della pubblica istruzione e delle casse dell'erario.
(4-06707)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interpellanza:


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, il Ministro dello sviluppo economico, il Ministro dell'economia e delle finanze, per sapere – premesso che:

   la Abramo Customer Care spa è un'azienda operante nella fornitura di servizi esternalizzati per processi aziendali quali il rapporto diretto col cliente. Nella sede di Crotone, nella quale operano circa 1.600 addetti, l'azienda gestisce una importante attività di call center;

   con lettera del 1° settembre 2020, dando seguito a quanto già paventato a luglio 2020 dalle associazioni sindacali di categoria, la Abramo Customer Care ha informato i Ministeri del lavoro e delle politiche sociali e dello sviluppo economico, la regione Calabria, il comune di Roma e i sindacati, dell'avvio di un procedimento di licenziamento collettivo di 107 lavoratori, tutti impiegati a tempo indeterminato all'interno del sito industriale di Crotone, alla luce della cessazione dell'attività, dal 1° ottobre 2020, sulla commessa «Roma Capitale», nell'impossibilità di poterli reimpiegare su altra commessa. L'azienda, allo stato, si dichiara non in grado di garantire misure per fronteggiare le conseguenze sul piano sociale della riduzione del personale;

   il 22 luglio 2020 i sindacati avevano inviato una richiesta di incontro ai Ministri del lavoro e delle politiche sociali e dello sviluppo economico, alla Consip, che ha curato il bando di gara, al comune di Roma e al consorzio Leonardo, vincitore della commessa, al fine di poter discutere degli effetti derivanti dalle non corrette modalità di applicazione della «clausola sociale» relativa ai servizi di Contact Center legati al servizio 060606 – comune di Roma;

   il principio su cui si basa la norma sulla «clausola sociale» per i call center è di garantire continuità occupazionale ai lavoratori in caso di cambio di appalto, all'interno di un medesimo comprensorio territoriale;

   per questi lavoratori, l'articolo 1, comma 10, della legge n. 11 del 2016 stabilisce che in caso di successione di imprese nel contratto di appalto con il medesimo committente pubblico, il rapporto di lavoro continua con l'appaltatore subentrante, secondo le modalità e le condizioni previste dai contratti collettivi nazionali di lavoro applicati e vigenti alla data del trasferimento;

   occorre comprendere come il nuovo aggiudicatario della commessa del comune di Roma, il Consorzio Leonardo, intenda applicare la «clausola sociale». Al momento sta offrendo il mantenimento occupazionale su Roma, senza tener conto del vincolo territoriale. Sul sito di Crotone i lavoratori licenziati per la gran parte lavorano con part-time a 20 ore settimanali: dinanzi ad un trasferimento a 600 chilometri di distanza si troverebbero costretti a rinunciare al posto di lavoro;

   l'articolo 50 del decreto legislativo n. 50 del 2016, codice degli appalti pubblici, prevede che i bandi di gara relativi a servizi nei quali il costo della manodopera è superiore al 50 per cento dell'importo totale del contratto (per i call center il costo del lavoro supera l'80 per cento), debbano contenere «specifiche clausole volte a promuovere la stabilità occupazionale del personale impiegato»;

   con il decreto direttoriale n. 77 del 1° ottobre 2018, il Ministero del lavoro e delle politiche sociali ha fissato il costo del lavoro medio per il personale dipendente da imprese aggiudicatarie di servizi di call center, calcolato sulla base del Contratto collettivo nazionale di lavoro delle telecomunicazioni. Secondo i sindacati di categoria, dall'analisi dei Ccnl applicati dalle aziende subentranti, che sono diversi dal suddetto Ccnl Tlc, il nuovo trattamento economico complessivo dei lavoratori, risulta inferiore a quello avuto con il precedente appaltatore. Questo comporterebbe, oltre che un danno al lavoratore, anche un dumping che permette l'aggiudicazione delle gare al di sotto del costo fissato dal Ministero del lavoro e delle politiche sociali;

   al di là delle ricorrenti crisi occupazionali della società Abramo Customer Care, la provincia di Crotone è in preda a una crisi economica e sociale le cui radici affondano nello smantellamento del polo industriale negli anni ’90. Le difficoltà derivanti dalla pandemia hanno inasprito una situazione già difficile, a cominciare dalle immense difficoltà che affliggono il sistema trasportistico, stradale e ferroviario, per la cui soluzione occorreranno ancora 5-10 anni;

   va infine negativamente rimarcato il fatto che la Consip, un ente controllato dal Ministero dell'economia e delle finanze, nel bando per l'assegnazione del servizio di call center per il comune di Roma, non abbia espressamente menzionato la necessità di rispettare quanto stabilito in materia di «clausola sociale» da leggi e contratti collettivi, a tutela dei lavoratori dei call center;

   un percorso diverso è possibile: nell'ottobre 2019, dopo intensa trattativa, i lavoratori impegnati sulla commessa Enel Mercato Libero nel call center di Casarano in Puglia, hanno mantenuto il mantenimento del posto di lavoro grazie all'applicazione della clausola di salvaguardia sociale –:

   se non ritengano opportuno intervenire con urgenza a tutela dei lavoratori della Abramo Customer Care spa di Crotone, per i quali è in corso una procedura di licenziamento collettivo, invitando le parti in causa a replicare il percorso virtuoso indicato in premessa;

   se il Ministro del lavoro e delle politiche sociali non intenda adottare iniziative per definire norme interpretative volte ad escludere quello che agli interpellanti appare un aggiramento, come evidenziato in premessa, delle disposizioni sulla «clausola sociale» in favore dei lavoratori dei call center.
(2-00918) «Torromino, Occhiuto».

Interrogazione a risposta in Commissione:


   RIZZETTO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   il decreto-legge 30 luglio 2020, n. 83, contiene disposizioni dirette a prevenire e contenere l'epidemia da Coronavirus, anche a seguito dell'estensione, fino al 15 ottobre, dello stato di emergenza dichiarato il 31 gennaio 2020;

   con il persistere dell'emergenza sanitaria si pone la necessità di tutelare adeguatamente i cosiddetti lavoratori fragili, ossia coloro che sono considerati più in pericolo in ragione dell'età o della condizione di rischio derivante da immunodepressione, da esiti di patologie, dallo svolgimento di terapie salvavita o comunque da uno stato di salute che possa determinare una maggiore esposizione al rischio;

   per tali lavoratori il decreto-legge 17 marzo 2020, n. 18, cosiddetto «Cura Italia», all'articolo 26, comma 2, stabiliva che l'eventuale periodo di assenza dal servizio, fino al 31 luglio 2020, veniva equiparato al ricovero ospedaliero e, dunque, non rientrava nel computo del periodo di comporto. La predetta tutela non sembra più sussistere per questi lavoratori a causa della mancata proroga della norma di riferimento; dunque, attualmente questi lavoratori stanno vivendo un periodo di grave disagio, poiché per la loro condizione non sono sufficienti i giorni di malattia ordinaria per poter effettuare i necessari controlli medici, interventi e i periodi di convalescenza. Va da sé, che con le assenze sul posto di lavoro queste persone rischiano situazioni gravemente penalizzanti, che vanno dalla decurtazione dello stipendio fino al licenziamento, è quindi urgente intervenire per colmare tale lacuna normativa, anche considerando che la tutela per i lavoratori fragili prevista dal «Cura Italia» è venuta meno a partire dal 1° agosto 2020. Sicché, la questione va risolta anche rispetto a quei lavoratori che, a partire da quella data, sono stati penalizzati poiché non avendo più a disposizione giorni di malattia ordinaria, per non rischiare il licenziamento, sono stati costretti a richiedere ferie o recupero di ore –:

   quali siano gli orientamenti del Governo per quanto esposto in premessa e quali urgenti iniziative intenda assumere per tutelare adeguatamente i cosiddetti lavoratori fragili.
(5-04557)

Interrogazione a risposta scritta:


   LOLLOBRIGIDA. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   la società Yokohama Industrial Products Italy S.r.l. ha recentemente annunciato la volontà di mettere in liquidazione il proprio stabilimento di Ortona (Chieti), all'interno del quale vengono prodotti tubi flessibili per il trasporto di prodotti petroliferi;

   si tratta di un'azienda che è strategicamente importante per quest'area della regione Abruzzo, sia per quanto riguarda la produzione diretta che per quanto riguarda l'indotto;

   i rappresentanti dell'azienda hanno comunicato che la chiusura del sito sarebbe dovuta alla crisi del mercato automotive mondiale, acuitasi a causa dell'emergenza Covid-19, nonché al calo del prezzo del greggio;

   la decisione sta provocando grande sconcerto e preoccupazione tra gli 84 dipendenti dello stabilimento che rischiano di ritrovarsi improvvisamente senza lavoro e reddito, con inevitabili ripercussioni per le loro famiglie, anche considerando la difficile ricollocazione in un territorio che ha già problemi occupazionali;

   i sindacati hanno chiesto l'immediato ritiro dell'apertura della procedura e la convocazione di un tavolo di confronto tra le parti per individuare soluzioni che consentano il mantenimento dello stabilimento produttivo di Ortona e gli attuali livelli occupazionali –:

   se non ritengano opportuno, per quanto di competenza, predisporre ogni utile ed urgente iniziativa atta a garantire tutele adeguate per i lavoratori dello stabilimento Yokohama di Ortona, affinché sia valutata la possibilità di soluzioni alternative alla chiusura, legate anche alla possibilità di riconversione e di cessione dello stabilimento.
(4-06698)

SALUTE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   BOLOGNA. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   l'emergenza sanitaria ha messo a dura prova la tenuta del servizio sanitario nazionale;

   la sospensione delle attività sanitarie programmate e i ricoveri, eccetto i casi di prestazioni urgenti, per fare posto ai pazienti positivi al Covid-19, hanno fatto allungare esponenzialmente le liste di attesa per tutte quelle prestazioni che erano invece ritenute differibili;

   a questa ingente mole si aggiungono le prestazioni inevitabilmente accumulate durante la pausa estiva e quelle che ordinariamente sono in corso di prenotazione in un contesto che deve tuttora fare i conti con la ripresa della crescita dei contagi;

   il Centro di ricerca in economia e management in sanità (Crems) dell'università Carlo Cattaneo, il 23 giugno 2020, ha stimato per Dataroom sul Corriere della Sera di quanto, in assenza di provvedimenti urgenti e mirati, potrebbero allungarsi le liste di attesa: sono saltati 12,5 milioni di esami diagnostici, 20,4 milioni di analisi del sangue, 13,9 visite specialistiche e oltre un milione di ricoveri; in una proiezione a dicembre 2020 rischiano di saltare complessivamente quasi 51 milioni di prestazioni sanitarie (10 milioni di esami diagnostici, 24 milioni di analisi di laboratorio, 16,9 milioni di visite specialistiche), ossia una su quattro;

   secondo i dati di Altroconsumo, i tempi medi di attesa prima della pandemia erano già più lunghi (circa 60 giorni) di quanto previsto. Ora, secondo i calcoli del Crems, sempre in assenza di provvedimenti mirati, la durata della lista di attesa andrà dai 3 ai 4,1 mesi: di fatto, il tempo necessario per ottenere una prestazione è destinato a raddoppiare;

   il 21 febbraio 2019 è stata siglata l'intesa tra il Governo, le regioni e le province autonome di Trento e Bolzano sul piano nazionale di Governo delle liste di attesa (Pngla) 2019-2021 nato con «l'obiettivo prioritario di avvicinare ulteriormente la sanità pubblica ai cittadini, individuando elementi di tutela e di garanzia volti ad agire come leve per incrementare il grado di efficienza e di appropriatezza di utilizzo delle risorse disponibili»;

   per la piena attuazione del Pngla è istituito, presso la direzione generale programmazione sanitaria, l'Osservatorio nazionale sulle liste di attesa insediatosi il 9 luglio 2019;

   è essenziale fare subito chiarezza sui numeri, attraverso il monitoraggio nazionale del fenomeno delle prestazioni sospese durante il lockdown e degli attuali tempi di attesa, garantendone la massima trasparenza;

   il Ministro interrogato, in un recente intervento, ha dichiarato che si procederà secondo due vettori: il primo «è una ricognizione puntuale, (...) in collaborazione con tutte le Regioni, per capire qual è il fabbisogno esatto di cui stiamo parlando»; il secondo è «la messa in campo, immediatamente, di nuove risorse per un vero e proprio piano straordinario di nuovi investimenti per recuperare queste liste di attesa»;

   sembra che solo alcune regioni abbiano individuato e comunicato un termine entro il quale recuperare le liste di attesa, assumendo scelte diversificate sulle risorse da stanziare per finanziare il potenziamento dei servizi sanitari regionali funzionali al recupero –:

   quali ulteriori iniziative di competenza il Ministro interrogato intenda intraprendere, alla luce della ricognizione delle regioni, per garantire il diritto dei cittadini al recupero di tempi certi di diagnosi e cura e se non ritenga di dover monitorare e rivalutare strategie, azioni, risorse economiche e tempistiche da applicare al sistema sanitario in maniera uniforme sul territorio nazionale, in accordo con le regioni e le province autonome, al fine di evitare che aumentino le disuguaglianze tra i sistemi sanitari regionali e al fine di affrontare e risolvere in modo sistematico la questione del recupero delle liste d'attesa.
(5-04555)

Interrogazioni a risposta scritta:


   CUNIAL. — Al Ministro della salute — Per sapere – premesso che:

   con la circolare n. 11257 del 31 marzo 2020, «COVID-19: indicazioni per gravida-partoriente, puerpera, neonato e allattamento» si è disposto che «La paziente dovrà indossare la mascherina chirurgica e il personale sanitario deve indossare adeguati DPI»;

   l'Oms nella sua linea guida del 2018 «Raccomandazioni dell'OMS Assistenza intrapartum per un'esperienza di parto positiva», evidenzia i risultati di una revisione di studi qualitativi che esplorano misure di sollievo dal dolore non farmacologico includendo le tecniche di respirazione e rilassamento, raccomandando che tali tecniche vengano applicate alle donne incinte sane che richiedono sollievo dal dolore durante il travaglio, a seconda delle preferenze della donna, con la presenza anche del compagno in sala parto;

   in una intervista di Stefania Del Duca, coordinatrice del punto nascita dell'Ospedale Humanitas Sai Pio X si ricorda come in sala parto le mamme indossano la mascherina, e quando il momento richiede alla donna di fare respiri profondi, gli viene abbassata per gli attimi necessari. Inoltre, viene ricordato che per un corretto uso occorre farla aderire bene al naso e al volto, usando il ferretto di metallo posto sulla parte superiore della mascherina, e allacciarla in modo corretto. Inoltre, le mascherine vanno cambiate spesso perché si impregnano dell'umidità del respiro e quindi di goccioline di saliva, rendendo le mascherine inutili;

   lo European Centre for Disease Prevention and Control, in un suo recente documento «Utilizzo di maschere facciali nella comunità» dell'8 aprile 2020, ha precisato che: «Esiste il rischio che la rimozione impropria della maschera, la manipolazione di una maschera contaminata o una maggiore tendenza a toccare il viso mentre si indossa una maschera da parte di persone sane possano effettivamente aumentare il rischio di trasmissione»;

   sul punto si è espresso anche il dottor Antonio Lazzarino, epidemiologo presso l'University College London, con un articolo sul British medical Journal «Covid-19: Importanti potenziali effetti collaterali dell'uso delle maschere da tenere a mente», evidenziando alcuni effetti collaterali di indossare maschere in pubblico: 1) indossare una maschera può dare un falso senso di sicurezza e indurre le persone ad adottare una riduzione nel rispetto di altre importanti misure di controllo delle infezioni; 2) le persone devono evitare di toccare le proprie maschere e adottare altre misure di gestione, altrimenti le maschere sono controproducenti; 3) indossare una maschera fa entrare l'aria espirata negli occhi e questo genera un impulso a toccare gli occhi e se le mani sono contaminate è possibile l'infezione; 4) le maschere per il viso rendono la respirazione più difficile e una frazione di anidride carbonica precedentemente espirata viene inalata ad ogni ciclo respiratorio. Questi fenomeni aumentano la frequenza e la profondità della respirazione e possono peggiorare il carico di Covid-19 se le persone infette che indossano maschere diffondono più aria contaminata. Ciò può anche peggiorare le condizioni cliniche delle persone infette se la respirazione potenziata spinge il carico virale nei polmoni; 5) l'efficacia dell'immunità innata dipende fortemente dalla carica virale. Se le maschere determinano un habitat umido in cui SARS-CoV-2 può rimanere attivo a causa del vapore acqueo continuamente fornito dalla respirazione e catturato dal tessuto della maschera, determinano un aumento della carica virale (re-inalando virus espirati) e quindi può causare una sconfitta dell'immunità innata e un aumento delle infezioni;

   uno studio pubblicato sull'American Journal of Obstetrics & Gynecology, condotto su 43 donne in gravidanza con diagnosi di virus a New York, ha evidenziato come nessun bambino sembrava essere infetto in base ai test eseguiti immediatamente dopo la nascita –:

   se il Ministro non intenda adottare iniziative per fare chiarezza sul rischio sanitario per la donna partoriente nell'indossare la mascherina durante il parto, rimuovendo tale disposizione normativa.
(4-06703)


   CUNIAL. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   con circolare del 3 aprile 2020, il Ministero della salute, ha reso noti i nomi dei dispositivi diagnostici per rilevamento di SARS-COV-2 RNA;

   a fine aprile 2020 i tamponi effettuati erano 1.398.024 su 943.151 persone;

   ogni giorno la narrazione giornalistica pone l'accento sul numero di tamponi effettuati, tanto che da un articolo del 29 agosto 2020 di La Repubblica.it, si apprende che il numero totale dei tamponi effettuati in Italia nella stessa giornata ammonti a 99.108;

   secondo il sito Gedi Visual, aggiornato al 29 agosto 2020 alle ore 17,20 con i dati del Ministero della salute, il rapporto nuovi contagi/casi testati è di 2,25 per cento, ovvero 1 positivo ogni 45 tamponi, di gran lunga inferiore rispetto al dato di fine aprile che era di 9,71 per cento ovvero 1 positivo ogni 10 tamponi;

   al 29 agosto 2020 si è arrivati a 5.064.247 tamponi effettuati;

   il costo dei tamponi è, ad avviso dell'interrogante, un dato non trasparente. Ad inizio del lockdown i dati davano il costo per tampone tra i 1.000 e i 4.000 dollari, negli Usa;

   in Italia, sempre nello stesso periodo, i giornali indicavano nel costo di 1 euro a tampone, la cifra a carico del servizio sanitario nazionale;

   se si prendono in considerazione alcuni modelli presenti nella circolare del 3 aprile 2020, si scopre che il modello Bosphore Novel Coronavirus (2019-Ncov) Detection Kit, è stato acquistato dal Policlinico di Napoli, il 21 aprile 2020, al prezzo di circa 15 euro a tampone, mentre il 26 marzo 2020 è stato offerto agli Istituti Fisioterapici Ospitalieri, per 25 euro a tampone;

   il modello «Novel Coronavirus COVID-19 (2019-nCoV) Real Time Multiplex RT-PCR Kit» arriva a costare ben 1.347 euro, ovvero circa 54 di euro a tampone;

   il modello «Quanty COVID-19» è stato acquistato dal Policlinico di Napoli, il 21 aprile 2020, al prezzo di 13.728 euro al kit, ovvero 22 euro a tampone;

   il modello «Allplex 2019-nCoV assay» è stato offerto il 18 marzo 2020 agli Istituto Fisioterapici Ospitalieri, a 18 euro a tampone, mentre il 30 luglio 2020, il Policlinico di Milano lo ha acquistato a 12 euro a tampone;

   il modello «GeneFinderTM Real Amp Kit» è stato acquistato il 30 luglio 2020, dal Policlinico di Milano a 16,5 euro a tampone;

   sono stati però acquistati altresì altri modelli di tamponi dalle aziende ospedaliere italiane, anche non elencati nella circolare del 3 aprile;

   il Policlinico di Milano ha acquistato il 30 luglio 2020 il «Xpert Xpress SARS-CoV-2» per il prezzo di 35,20 euro a tampone, così come la regione Sardegna;

   da un breve calcolo medio indicativo si evince che la spesa in tamponi, si aggiri ad oggi a circa 167.120.151 di euro –:

   a quanto ammonti la spesa media per tampone a carico delle finanze pubbliche nella totalità dei centri di spesa.
(4-06704)

SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazione a risposta scritta:


   CIABURRO, GALANTINO e CARETTA. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   l'Autorità di regolazione per energia reti e ambiente (Arera) con delibere n. 148/2020/R/COM e 149/2020/R/COM, datate 30 aprile 2020, ha deliberato una proroga dei distacchi di elettricità, gas ed acqua fino al 17 maggio 2020, in seguito all'emergenza liquidità provocata dalla crisi economico-sociale da Covid-19;

   con il decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34, cosiddetto «Decreto Rilancio» il Governo ha disposto l'abbattimento di quote fisse quali «trasporto e gestione» e «oneri generali di sistema» nelle bollette elettriche unicamente per le utenze non domestiche per i mesi da maggio a luglio 2020;

   secondo dati di varie associazioni di categoria, emersi a mezzo stampa, la crisi da Covid-19 ha incrementato il numero di famiglie in condizioni di povertà assoluta, cifra che ormai supera gli 1,7 milioni;

   nel caso delle aree interne e rurali, dove già i servizi di posta e di comunicazione riscontrano problemi – dovuti alla logistica dei territori – per la pronta consegna di missive cartacee, la crisi da Covid-19 ha reso ulteriormente difficoltoso, per i cittadini, ricevere pronta notifica degli importi da pagare per le proprie utenze elettriche, con la conseguenza che molte famiglie possono subire il distacco completo dalla rete elettrica per morosità, nonostante le gravi condizioni socio-economiche in cui versa il Paese, unitamente alle dovute difficoltà logistiche;

   i fornitori di energia elettrica dispongono di informazioni ulteriori rispetto alla mera residenza del titolare della fornitura energetica, quali numero di telefono ed indirizzo di posta elettronica, ma non tutti e non nella totalità dei casi fanno uso di modalità alternative e più immediate di comunicazione, con riferimento soprattutto al caso delle aree interne e rurali, maggiormente isolate;

   il distacco elettrico per morosità coinvolge l'intera linea elettrica, interrompendo anche quel minimo indispensabile per la conservazione dei generi alimentari o l'utilizzo di illuminazioni domestiche –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti e se intenda assumere iniziative normative, se del caso, volte a:

    a) abbattere le quote fisse quali «trasporto e gestione» e «oneri generali di sistema» dalle utenze elettriche per le famiglie ed i cittadini in maggiore difficoltà economica, almeno fino ad una vera ripresa dei consumi e dell'economia del Paese;

    b) garantire in ogni caso un minimo vitale di fornitura energetica nel caso di distacco della linea elettrica;

    c) incentivare l'utilizzo di linee dirette per la notifica dei mancati pagamenti, disponendo efficaci tutele a favore dei cittadini i quali, per colpe non a loro imputabili, non abbiano ricevuto le comunicazioni a mezzo postale nei tempi necessari per non cadere in morosità.
(4-06711)

UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazioni a risposta scritta:


   CADEDDU e PERANTONI. — Al Ministro dell'università e della ricerca, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   il corso di laurea in medicina veterinaria dell'Università degli studi di Sassari è l'unico in Sardegna;

   ogni anno viene ammesso un numero programmato di studenti previo superamento di una prova di ammissione (identica per tutte le sedi presenti a livello nazionale). Per l'anno accademico 2020/2021, secondo la programmazione nazionale, i posti disponibili sono 50;

   quest'anno molti giovani aspiranti veterinari che vivono in Sardegna però, a causa della diffusione del Covid-19, dell'aumento dei nuovi contagi delle ultime settimane e del forte abbassamento dell'età mediana della popolazione che contrae l'infezione pari a 30 anni, per prevenzione e per paura di contrarre il virus non potranno spostarsi per tentare di sostenere la prova di ammissione in altri Atenei;

   in questo modo le legittime aspirazioni di molti studenti sardi non troveranno spazio nell'attuale sistema universitario che, invece di garantire la formazione di tutti i ragazzi che vogliono intraprendere un percorso di laurea nel suddetto settore, si vedono fortemente penalizzati –:

   se il Governo non reputi opportuno, per il presente anno accademico, adottare iniziative, per quanto di competenza, per un allargamento della platea degli studenti che si potranno iscrivere al corso di laurea in Medicina Veterinaria dell'Università degli studi di Sassari.
(4-06700)


   LACARRA. — Al Ministro dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   il consiglio di amministrazione del Conservatorio di musica «Tito Schipa» di Lecce, scaduto il 29 marzo 2020, è stato di recente rinnovato;

   tra i membri del consiglio di amministrazione appena insediato figura il dottor Nicola Ciracì, già presidente del Consiglio di amministrazione per due trienni, designato in qualità di componente esperto di amministrazione dal Ministro interrogato;

   tale nomina è stata accolta con un certo stupore dagli ambienti accademici del Conservatorio leccese in ragione del fatto che, nei sei anni di presidenza (dal 2010 al 2016) e negli ulteriori tre (dal 2016 al 2019) in qualità di rappresentante della provincia di Lecce in Consiglio di amministrazione, l'operato del dottor Ciracì a quanto consta all'interrogante, sarebbe stato criticato e da alcuni lo stesso sarebbe stato considerato inadeguato;

   in occasione della procedura di rinnovo del Consiglio di amministrazione che si è conclusa con la conferma dell'incarico al presidente uscente, dottor Biagio Marzo, la candidatura alla carica di presidente del dottor Ciracì ha raccolto zero voti di preferenza e, pertanto, è stata esclusa dalla terna sottoposta all'attenzione del Ministro;

   fonti interne al consiglio di amministrazione del Conservatorio riferiscono della perseveranza con la quale il dottor Ciracì continui a ricercare un ruolo determinante all'interno del Conservatorio, rinvigorito dalla recente nomina sopra richiamata nel suddetto consiglio di amministrazione –:

   se il Ministro interrogato intenda spiegare le ragioni che hanno portato alla recente nomina del dottor Ciracì all'interno del consiglio di amministrazione del Conservatorio di musica «Tito Schipa» di Lecce;

   se intenda, alla luce dei fatti rappresentati in premessa, valutare l'opportunità di sollevare il dottor Ciracì dall'incarico per affidarlo a una figura che potrebbe risultare maggiormente qualificata ed apprezzata.
(4-06701)

Ritiro di un documento del sindacato ispettivo.

  Il seguente documento è stato ritirato dal presentatore: interrogazione a risposta scritta Topo n. 4-02594 del 27 marzo 2019.