Camera dei deputati

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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Giovedì 30 luglio 2020

ATTI DI INDIRIZZO

Mozioni:


   La Camera,

   premesso che:

    il programma del Governo, annunciato dal Presidente dei Consiglio dei ministri in Parlamento, prevedeva specifici punti di attenzione per le persone con disabilità e le loro famiglie che, tuttavia, non sono stati realizzati;

    in Italia sono circa 7,5 milioni le persone con disabilità (sia essa fisica che senso percettiva) e 3,2 milioni di queste hanno un elevato grado di disabilità, tale da necessitare di supporti ed ausili per la mobilità personale;

    questa platea richiede l'adozione di misure adeguate ed urgenti per l'abbattimento delle barriere architettoniche, al fine di poter vivere pienamente ed in autonomia il territorio e gli spazi;

    è necessario offrire una risposta di sistema tale da garantire non solo forme di assistenza dirette in un quadro complessivo di riforme strutturali del sistema della previdenza separandolo da quello dell'assistenza, ma anche la piena accessibilità delle città, delle strade, dei musei, degli edifici pubblici e privati aperti al pubblico, dei luoghi di lavoro, ottemperando quindi in concreto alla realizzazione degli impegni assunti dal Governo italiano con la ratifica della Convenzione delle Nazioni Unite per i diritti delle persone con disabilità, di cui alla legge 3 marzo 2009, n. 18;

    il Recovery Fund, chiesto ed ottenuto dall'Unione europea, indebiterà il Paese, ma, avendolo ottenuto, sarebbero necessari alcuni impieghi dello stesso in politiche utili anche alle categorie più deboli del Paese,

impegna il Governo:

1) ad adottare iniziative per assicurare che una quota dei finanziamenti provenienti dal Recovery Fund sia destinata al sostegno diretto dei caregiver familiari e delle persone con disabilità;

2) a dare ascolto fattivo alle associazioni delle persone con disabilità ai sensi dell'articolo 4, paragrafo 3, della Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità, al fine di realizzare i diritti espressi nella convenzione e di attuare una politica volta al rispetto delle pari opportunità tra i cittadini, nella definizione del piano delle misure e delle riforme strutturali da adottare e da comunicare entro ottobre 2020 alla Unione europea;

3) ad adottare ogni iniziativa volta all'abbattimento delle barriere architettoniche ed alla piena accessibilità, con particolare attenzione alle progettualità ed iniziative del Governo che riguardino i seguenti ambiti: ambientale, turismo accessibile, vivibilità urbana, trasporti e mobilità, infrastrutture, sviluppo, semplificazione e riforma della pubblica amministrazione;

4) ad adottare iniziative per garantire, al fine di una maggiore tutela, considerato il prolungamento dello stato di emergenza dovuto alla pandemia da Covid-19, il voto domiciliare, a tutte le persone con disabilità maggiormente esposte ai rischi di contagio che ne facciano richiesta, in modo semplificato, rispetto alle attuali procedure, estendibile anche ai loro caregiver familiari.
(1-00371) «Dall'Osso, Cassinelli, Cappellacci, Brunetta, Polidori, Giacometto, Saccani Jotti, Vietina, Orsini, Torromino, Zangrillo, Valentini, Maria Tripodi, Milanato, Novelli, Ruffino, Rossello, Baratto, Cannatelli, Bartolozzi, Spena, Pittalis, Fitzgerald Nissoli, Palmieri, Pettarin, Labriola, Casino, Bagnasco, Siracusano, Marrocco, D'Attis, Sisto, Versace, Anna Lisa Baroni, Pentangelo, Rosso, Marin».


   La Camera,

   premesso che:

    l'articolo 1, comma 102, della legge n. 145 del 2018, ha autorizzato la sperimentazione della circolazione su strada di veicoli per la mobilità personale a propulsione prevalentemente elettrica, quali segway, hoverboard e monopattini;

    il decreto del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti 4 giugno 2019 ha dato attuazione a tale disposizione, dettando regole per lo svolgimento della sperimentazione della circolazione su strada dei dispositivi per la micromobilità elettrica. Finalità della sperimentazione è quella di raccogliere dati al fine di valutare la fattibilità e la successiva regolazione della circolazione di dispositivi per la micromobilità elettrica, in particolare per quanto attiene i profili inerenti la sicurezza stradale. A tal fine il comma 2 dell'articolo 7 del decreto ministeriale 4 giugno 2019, dispone che i comuni debbano comunicare le risultanze della sperimentazione intrapresa entro tre mesi dalla sua conclusione;

    l'articolo 1, comma 75, della legge n. 160 del 2019, nelle more della sperimentazione in corso e fino alle nuove norme relative alla medesima sperimentazione, ha equiparato i monopattini a propulsione prevalentemente elettrica non dotati di posti a sedere, aventi motore elettrico di potenza nominale continua non superiore a 0,50 kW, ai velocipedi di cui all'articolo 50 del Codice della strada;

    il decreto-legge n. 162 del 2019, con l'articolo 33-bis, ha regolato, nelle more della conclusione delle sperimentazioni in corso, l'utilizzo e la mobilità dei monopattini elettrici prevedendo che tali veicoli possano essere condotti solo da utilizzatori che abbiano compiuto il quattordicesimo anno di età e che possano circolare esclusivamente sulle strade urbane con limite di velocità di 50 km/h, ove è consentita la circolazione dei velocipedi, nonché sulle strade extraurbane, se è presente una pista ciclabile, esclusivamente all'interno della medesima. Il limite di velocità imposto ai monopattini è di 25 km/h quando circolano sulla carreggiata e di 6 km/h quando circolano sulle aree pedonali. È stato previsto altresì che i conducenti dei monopattini elettrici devono procedere su un'unica fila in tutti i casi in cui le condizioni della circolazione lo richiedano e, comunque, mai affiancati in numero superiore a due, devono avere libero l'uso delle braccia e delle mani e reggere il manubrio sempre con entrambe le mani, salvo che non sia necessario segnalare la manovra di svolta. Per i conducenti di età inferiore a diciotto anni è stato previsto l'obbligo di indossare idoneo casco protettivo nonché il divieto di trasportare altre persone, oggetti o animali, trainare veicoli, condurre animali e farsi trainare da altro veicolo;

    anche a seguito degli incentivi previsti dall'articolo 229 del decreto-legge n. 34 del 2020, riconosciuti anche per le spese sostenute per l'utilizzo dei servizi di mobilità condivisa a uso individuale esclusi quelli mediante autovetture, dal mese di giugno 2020 si è verificato in molte città un aumento esponenziale di monopattini elettrici circolanti quotidianamente sulle strade, la maggior parte dei quali non di proprietà individuale, ma appartenenti a flotte di veicoli adibiti a servizio di mobilità condivisa (sharing);

    il gran numero di monopattini elettrici circolanti abitualmente nelle strade e il fatto che molti di questi siano utilizzati in sharing ha prodotto una serie di criticità relative al livello di sicurezza stradale, producendo un considerevole numero di incidenti che hanno causato feriti ed in alcuni casi, purtroppo, anche alcuni morti;

    per quanto equiparato ex lege ad una bicicletta, il monopattino elettrico, per la struttura stessa del veicolo, e in relazione alla velocità che può raggiungere, è molto più instabile rispetto al velocipede, essendo dotato di ruote piccole e con un raggio di curva limitato, una base che ospita il conduttore molto stretta che costringe il medesimo ad assumere una posizione innaturale, con un piede dietro l'altro, che non consente di proteggersi adeguatamente dalle cadute in caso perdite di equilibrio, frenate o scatti improvvisi imposti dalle condizioni della circolazione;

    alla luce delle caratteristiche costruttive del monopattino elettrico, del gran numero di tali veicoli quotidianamente in circolazione nelle strade, del fatto che sovente i conduttori dei monopattini non siano conducenti abituali, ma utilizzatori occasionali che ricorrono ai servizi di sharing, nonché del numero di incidenti che hanno coinvolto monopattini elettrici verificatisi, la normativa vigente, ancorché di natura transitoria, non appare sufficiente a garantire la piena sicurezza stradale,

impegna il Governo:

1) ad adottare iniziative per estendere l'obbligo di utilizzo del casco protettivo, già previsto per i conducenti di età inferiore ai diciotto anni, a tutti i conducenti di monopattini elettrici;

2) ad adottare iniziative per prevedere l'introduzione di un'apposita assicurazione sul veicolo contro eventuali danni provocati nei confronti di terzi;

3) ad assumere iniziative per introdurre appositi corsi di formazione per un corretto utilizzo del veicolo che i conducenti debbano sostenere;

4) a prevedere apposite campagne di comunicazione volte ad informare gli utenti sulla normativa vigente da rispettare ai fini di un corretto utilizzo del mezzo;

5) ad assumere iniziative per prevedere per i trasgressori delle disposizioni di cui ai commi 75-quater e 75-quinquies dell'articolo 1 della legge n. 160 del 2019, che siano anche possessori di patente di guida di categoria B o superiore, in aggiunta alle sanzioni amministrative già previste, anche una decurtazione dei punti della patente di guida;

6) a valutare di adottare iniziative per rivedere la normativa attualmente vigente al fine di modificare in senso restrittivo le modalità di circolazione dei monopattini elettrici e di istituire un'apposita segnaletica stradale indicante i limiti massimi di velocità previsti per detti veicoli.
(1-00372) «Labriola, Aprea, Bagnasco, Baratto, Anna Lisa Baroni, Cannizzaro, Casino, Cassinelli, Cristina, Dall'Osso, D'Attis, Fiorini, Giacometto, Marrocco, Mazzetti, Mulè, Novelli, Orsini, Pettarin, Polidori, Rossello, Rotondi, Ruffino, Saccani Jotti, Squeri, Torromino».


   La Camera,

   premesso che:

    nel biennio 2020-21 ricorrono i 150 anni dalla proclamazione di Roma Capitale (20 settembre 1870-3 febbraio 1871);

    la legge 15 dicembre 1990, n. 396, recante «Interventi per Roma, capitale della Repubblica», che aveva l'obiettivo specifico di valorizzare il ruolo di Roma, considerando tutti gli aspetti connessi alla funzione di Capitale d'Italia tra cui anche la manutenzione, la cura e il restauro dei monumenti più importanti della città, è stata pressoché definanziata e abrogata, confluendo parzialmente nel decreto legislativo 18 aprile 2012, n. 61;

    in occasione del Giubileo del 2000 sono state finanziate opere di riqualificazione della Capitale in previsione dell'arrivo di decine di milioni di pellegrini e turisti;

    il Governo ha istituito una struttura di missione per la celebrazione degli anniversari nazionali;

    in occasione del 150° anniversario dell'Unità d'Italia, che si è svolto per tutto il 2011, sono state organizzate iniziative istituzionali nazionali e internazionali che hanno avuto il loro fulcro nella cerimonia solenne a Camere riunite nell'aula di Montecitorio alla presenza del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano;

    nel 2018, in occasione dell'anniversario della vittoria dell'Italia nella Prima guerra mondiale sono stati organizzati eventi in tutta Italia culminati con la celebrazione a Parigi della fine del conflitto alla quale ha partecipato il Presidente della Repubblica italiana Sergio Mattarella;

    sia il 50° anniversario dell'unione di Roma all'Italia che il 100° anniversario sono stati solennemente celebrati;

    Roma Capitale, per la sua peculiare identità, è anche capitale di solidarietà e inclusione;

    il comma 3 dell'articolo 114 della Costituzione, così come modificato dalla legge costituzionale 18 ottobre 2001, n. 3, dispone che «Roma è la capitale della Repubblica»;

    le maggiori capitali europee e occidentali godono di finanziamenti specifici per l'espletamento delle funzioni connesse al loro ruolo in seno all'ordinamento statale e al tempo stesso, anche grazie alla realizzazione di opere pubbliche significative e innovative, rappresentano un laboratorio permanente contemporaneo. Si tratta di risorse indispensabili anche per contribuire alla conservazione e alla valorizzazione di un patrimonio storico e culturale di enorme valore che raramente appartiene alle sole amministrazioni locali che necessita dunque di interventi dei rispettivi Stati nazionali;

    la drammatica emergenza economica causata per la città di Roma dalla epidemia da Covid-19, in particolare con la paralisi del settore del turismo, da sempre asse portante della economia cittadina, rende necessario un sostegno straordinario da parte dello Stato nei confronti della città,

impegna il Governo:

1) ad adoperarsi affinché il 150° anniversario dell'unione di Roma all'Italia e della sua proclamazione come capitale sia adeguatamente commemorato e celebrato attraverso iniziative ufficiali e favorendo la realizzazione di iniziative promosse dalla società civile, con la calendarizzazione di dibattiti, mostre, convegni ed eventi in tutta Italia e approfondimenti nelle scuole di ogni ordine e grado volti a diffondere e valorizzare il suo ruolo di Capitale e a promuovere lo sviluppo futuro della città;

2) a elaborare un programma straordinario per la riduzione dell'inquinamento fossile e ad adottare iniziative per finanziare, anche in collaborazione con Roma Capitale e con la regione Lazio, la realizzazione di un programma di opere pubbliche e di riqualificazione del tessuto urbano a basso impatto ambientale, eventualmente inserendolo fra le iniziative da realizzare grazie ai fondi straordinari messi a disposizione dall'Unione europea;

3) a costituire in seno alla struttura di missione per la celebrazione degli anniversari nazionali un comitato per l'organizzazione del 150° anniversario dell'unione di Roma allo Stato italiano formato da studiosi ed esperti in grado di elaborare un calendario di eventi sulla storia di Roma fino alla sua designazione a Capitale d'Italia;

4) a coinvolgere nelle celebrazioni lo Stato del Vaticano, l'Unesco, la Fao, l'Unione europea, il Coni, le ambasciate di Stati esteri, le Organizzazioni mondiali con sede a Roma, i Centri studi e ricerche sul Mediterraneo, le università pubbliche e private, le principali associazioni culturali, del terzo settore e di categoria, i sindacati nazionali, le principali istituzioni pubbliche, le reti radiotelevisive, la Film Commission regionale, e a darne risalto su tutti gli organi di informazione e comunicazione;

5) a valutare, nel caso di insufficienti disponibilità nel bilancio dello Stato, una formula per destinare una quota parte degli incassi della bigliettazione dei principali siti archeologici e monumentali e dei musei della Capitale alla celebrazione del 150° anniversario e alla realizzazione dei progetti individuati.
(1-00373) «Magi, Fassina, Rampelli, Mancini, Calabria, Rachele Silvestri, Giachetti, Durigon, Saltamartini, Nobili, De Angelis, Basini».

Risoluzioni in Commissione:


   L'XI Commissione,

   premesso che:

    l'emergenza sanitaria ha fatto emergere la necessità di ripensare il mondo del lavoro sia dal punto di vista organizzativo, in riferimento ai compiti ed alle funzioni dei lavoratori, sia per quanto concerne le modalità di produzione. Rivedere gli spazi di lavoro, promuovere lo smartworking e il lavoro agile, sono misure resesi necessarie al fine di tutelare la salute dei lavoratori, dei datori di lavoro e dell'azienda stessa durante l'emergenza;

    su questo punto la convenzione Oil è stata provvidenziale. Infatti, l'articolo 3 definisce esattamente cosa si intende con il termine «salute» specificando che «in relazione al lavoro, non significa soltanto l'assenza di malattia o di infermità; il termine include anche gli elementi fisici e mentali che influiscono sulla salute e che sono direttamente legati alla salute e alla sicurezza sul lavoro»;

    l'accordo firmato tra il Presidente del Consiglio dei ministri e le sigle sindacali, che prevede un protocollo condiviso di regolamentazione delle misure per il contrasto e il contenimento della diffusione del virus Covid-19 negli ambienti di lavoro, comprende tra gli obiettivi prioritari quello di coniugare la prosecuzione delle attività produttive con la salubrità degli ambienti e delle modalità lavorative. In forza di ciò, anche a fronte di una fase diversa di contenimento e di massima prevenzione dei nuovi focolai, accanto alla ripresa degli standard produttivi emerge la necessità di mettere in campo strategie strutturali che fuoriescano dall'occasionalità e dalla gestione emergenziale del contingente;

    è dunque necessario, e niente affatto procrastinabile, rivedere il piano di prevenzione e di sicurezza, tenuto conto che il virus è ancora annidato stabilmente nel nostro Paese. Con il ritorno della stragrande maggioranza dei lavoratori sui luoghi di lavoro, occorre ripensare il modello di produzione, anche in relazione gli spazi di agibilità, investire nella sicurezza e definire modalità permanenti di prevenzione a cominciare dall'utilizzo corretto e costante dei sistemi di protezione. Il caso della Bartolini in Italia, non dimenticando episodi analoghi a livello europeo, dimostrano che il fulcro dei contagi avviene proprio negli ambienti di lavoro e di produzione. L'oggetto di valutazione deve riguardare non solo i rischi derivanti direttamente dall'attività lavorativa (caratteristiche, tipi di prodotti impiegati, uso di specifici macchinari e strumenti) correlati al pericolo del contagio, ma anche quelli che si originano «durante» l'attività stessa, tenendo conto che la diffusione del virus avviene principalmente a causa dei lavoratori che non presentano alcuna sintomatologia. Questo problema è particolarmente rilevante per chi lavora a contatto con il pubblico; per chi lavora a scuola dove gli insegnanti e il personale scolastico sono esposti a rischi notevoli di contagio con la presenza costante di giovani e di bambini; per chi lavora in alcune realtà dove le modalità di produzione non consentono di mantenere le distanze di sicurezza;

    e quindi lo Stato, per quanto di competenza, deve delineare una corretta strategia di valutazione e monitoraggio, nonché un chiaro programma di prevenzione dei rischi anche attraverso obblighi e vincoli. Non solo: dall'ultimo rapporto Istat emerge l'aumento dello stress dei lavoratori e dei datori di lavoro correlato alla paura di contrarre il virus. Ciò causa non soltanto un malessere che può riversarsi finanche sulla produzione, ma genera un senso di insicurezza tale da ingenerare gravi problemi cognitivo-emozionali;

    è utile ricordare che, nel decreto n. 34 del 2020 (Rilancio), l'articolo 95 dispone misure a sostegno delle imprese per la riduzione del rischio contagio nei luoghi di lavoro. Benché la norma sia suscettibile di apprezzamento sul piano economico, è priva di vincoli di spesa necessari per garantire il buon uso dei finanziamenti stessi. Segnatamente, non è prevista la formazione del datore di lavoro e dei dipendenti in materia anti-contagio, manca il monitoraggio delle attività di prevenzione, non si fa chiarezza circa l'uso periodico di test sierologici e tamponi o sul sostegno psicologico derivante dallo stress di lavoro correlato;

    in conclusione, occorre tener presente che bisogna tutelare la salute dei datori di lavoro e di tutti i dipendenti sia del settore pubblico che del settore privato, cercando al contempo di garantire il raggiungimento degli standard di produttività per non perdere altri posti di lavoro,

impegna il Governo:

   ad agevolare il ricorso a tamponi e test sierologici periodici sia nel settore del lavoro pubblico che in quello del lavoro privato, affinché si possano monitorare concretamente i rischi legati a nuovi contagi e, conseguentemente, controllare il sorgere di nuovi focolai;

   ad adottare iniziative per consentire la prescrizione medica dei test sierologici ai lavoratori sia del settore pubblico che quello privato;

   a promuovere una visione strategica capace di rivedere i modelli di business e di produzione, tenendo conto delle misure indicate dall'Organizzazione mondiale della sanità;

   ad agevolare le consulenze psicologiche ai lavoratori con il coinvolgimento del Ministero della salute e dell'Organizzazione mondiale della sanità;

   ad adottare iniziative per vincolare una parte dei finanziamenti messi a disposizione dall'articolo 95 del decreto-legge n. 34 del 2020 cosiddetto «Rilancio» alla formazione sulla sicurezza e sulla prevenzione sui luoghi di lavoro, includendo programmi per contrastare il contagio da Covid-19, in particolare prevedendo che la formazione includa espressamente l'ammontare di ore dedicate alle procedure di sanificazione dell'ambienta e dell'aria, al distanziamento sociale, alla pulizia e all'igiene personale nonché all'uso corretto dei dispositivi di protezione.
(7-00527) «Frate, Vizzini, Fioramonti».


   La XIII Commissione,

   premesso che:

    come segnalato dall'Osservatorio permanente per il kiwi, costituitosi nel mese di ottobre 2019, si rileva una esponenziale crescita della moria che sta colpendo l'apparato radicale delle piante di actinidia nel territorio Pontino, nell'area dei Castelli romani, ma anche in tutto il Paese, dal Piemonte, al Veneto, al Friuli alla Calabria;

    secondo, stime fornite dalle organizzazioni sanitarie e dalle associazioni dei produttori ortofrutticoli (Apo) del settore sul territorio, la malattia avrebbe portato alla morte di almeno il 20 per cento del patrimonio produttivo esistente;

    secondo le medesime fonti, le superfici colpite interessano al momento, un totale di almeno 1.500 ettari di kiwi, nell'area nord della provincia di Latina, Velletri ed i Castelli Romani;

    il problema non è nuovo: in un'audizione tenutasi presso il Senato della Repubblica il 14 gennaio 2020 è emerso come dalla prima comparsa della moria ad oggi siano andati persi circa 3.000 ettari di kiwi su un totale di circa 25.000;

    tale situazione rappresenta un contesto di crisi grave e ad ampio spettro, se si considera che nel solo territorio della regione Lazio e della provincia di latina sono prodotti 4 milioni di kiwi l'anno per un volume di affari che ha superato i 500 milioni di euro e che l'Italia è il primo esportatore di actinidia al mondo;

    di fronte all'aggravarsi della situazione, la sua soluzione non può essere demandata ad iniziative isolate egli enti territoriali,

impegna il Governo:

   a predisporre un meccanismo di monitoraggio del fenomeno rapido e ad hoc per l'emergenza, non lasciato all'adesione volontaria ad un questionario;

   ad assumere ogni iniziativa necessaria per attivare il prima possibile un fondo per la ricerca, mettendo a disposizione fondi e risorse necessarie per costituire quanto prima uno specifico gruppo di ricerca formato da tecnici del settore e che veda la partecipazione dei servizi fitosanitari regionali e nazionali e degli istituti di ricerca ed universitari, al fine di avviare uno studio approfondito ed idoneo a individuare le cause e le specifiche del fenomeno di moria che sta affliggendo le piante di actinidia italiane;

   ad adottare iniziative, in concerto con le regioni e l'Unione europea, per salvaguardare la produzione di kiwi nazionale;

   ad avviare tempestivamente, anche in relazione ai precedenti impegni, tavoli di lavoro e consultazione con i rappresentanti delle organizzazioni sanitarie, le associazioni dei produttori ortofrutticoli del settore ed i rappresentanti delle istituzioni territoriali.
(7-00528) «Caretta, Ciaburro».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazione a risposta orale:


   DONZELLI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   dal 27 ottobre 2016 il signor Maurizio Di Fraia e il suo nucleo familiare composto anche dalla moglie e il figlio, vivono a Livorno in una casa popolare assegnata dal comune come locazione a tempo determinato. L'alloggio, sito in via Garibaldi 441, è un appartamento palesemente insalubre perché invaso dalla muffa: una situazione che sta provocando importanti patologie agli abitanti. Il signor Di Fraia era già precedentemente abitante nella stessa palazzina, ma al secondo piano in un appartamento a sua volta insalubre e spostato, su richiesta, proprio per questo motivo. Il signor Di Fraia, assegnatario dell'abitazione, ha così formulato una nuova istanza di richiesta di cambio dell'alloggio il 14 luglio 2019. Il comune di Livorno, nonostante gli impegni assunti anche pubblicamente dal sindaco della città, Luca Salvetti, che ha effettuato più sopralluoghi nell'immobile, direttamente o tramite membri della sua stessa amministrazione, nonostante ampia certificazione prodotta, ha respinto più volte l'istanza, sostenendo che per procedere non ci sarebbero i presupposti di gravità delle patologie previsti dalla normativa. La commissione emergenza abitativa del comune di Livorno, ha invitato la famiglia Di Fraia a produrre ulteriore certificazione medica specialistica. Le visite mediche fissate sono state però annullate e rinviate a causa dell'emergenza Covid: una situazione che rischia di protrarsi ulteriormente a causa della proroga dello stato di emergenza deciso dal Governo. Lo stesso comune di Livorno ha rigettato la domanda formulata dallo stesso Di Fraia per la realizzazione di un impianto di riscaldamento nell'immobile. Domanda anch'essa rigettata in data 17 giugno 2020 con la motivazione di una presunta morosità e della mancanza di un piano di rientro che invece è stato sottoscritto con scrittura privata firmata dalle parti in data 27 giugno 2019. La famiglia Di Fraia è stata costretta a vivere il lockdown, disposto dal Governo per evitare il propagarsi dell'emergenza di Coronavirus, nell'appartamento descritto, di appena 30 metri quadri di grandezza. L'attuale situazione di stallo rischia di protrarre ulteriormente la permanenza della famiglia Di Fraia in condizioni di oggettiva invivibilità e di confinamento –:

   se non si intenda adottare ogni iniziativa di competenza in relazione alla vicenda richiamata in premessa e se non intenda adottare iniziative normative per rimodulare i criteri per l'assegnazione degli alloggi popolari;

   se, alla luce del caso descritto, non si ritenga che la proroga dello stato di emergenza sia lesiva dei diritti più basilari e non ritenga per questo di rivalutarla.
(3-01710)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   ANZALDI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   con la sentenza della sezione terza-bis del Tar Lazio (Roma) del 15 luglio 2020, resa sul ricorso 14775 del 2019, è stata annullata la delibera del Conservatorio S. Cecilia di Roma, che arbitrariamente innalzava le quote d'iscrizione degli studenti stranieri;

   con la sentenza della sezione lavoro del tribunale di Roma n. 1410 del 2020, emanata l'11 febbraio 2020, il Conservatorio S. Cecilia di Roma è stato condannato a risarcire il danno nei confronti di una dipendente a tempo determinato, la quale era stata illegittimamente esclusa dalle graduatorie d'istituto;

   già con la sentenza della sezione terza-bis del Tar Lazio (Roma) del 16 ottobre 2017, resa sul ricorso 4158/2017, il conservatorio S. Cecilia di Roma è stato condannato a rifondere le spese di giudizio per aver illegittimamente denegato il diritto d'accesso a un dipendente;

   lo stesso esito hanno avuto numerosi altri ricorsi per diniego illegittimo del diritto di accesso (si veda per esempio la sentenza della stessa sezione terza-bis del Tar Lazio 31 ottobre 2017);

   non è sorprendente allora che il senatore del gruppo Italia Viva-PSI, Giuseppe Cucca, abbia presentato, in data 27 febbraio 2020, l'interrogazione n. 3-01419 nella quale esponeva evidenti criticità nella gestione del Conservatorio e alla quale non risulta sia stata data ancora risposta;

   le gravi irregolarità della conduzione del conservatorio risultano anche da un articolo apparso il 10 giugno 2020 sul sito di Micromega (http://temi.repubblica.it) da cui risulta addirittura che il direttore del conservatorio abbia mantenuto in carica, quale membro del consiglio d'amministrazione a rappresentare gli studenti con diritto di voto, una giovane donna che si è diplomata da parecchio tempo e che – dunque – studentessa non è più –:

   se l'ispezione ministeriale iniziata nel 2019 sia conclusa o se sia stata prorogata e – in caso affermativo – con quali esiti;

   se non si ritenga di dover intervenire in merito alle vicende menzionate in premessa relative al conservatorio S. Cecilia di Roma per le evidenti e reiterate illegittimità di gestione, acclarate anche in sede giurisdizionale.
(5-04487)

Interrogazioni a risposta scritta:


   GAGLIARDI, BENIGNI, PEDRAZZINI, SILLI e SORTE. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   la figura del disability manager è stata introdotta in Italia in tempi recenti, con interventi normativi volti a definire questa tipologia di professionista sia in ambito lavorativo privato che pubblico;

   per quanto riguarda il lavoro privato, il decreto legislativo n. 151 del 2015, «Jobs Act», ha promosso l'istituzione di un responsabile dell'inserimento lavorativo delle persone con disabilità. Per quanto concerne invece il lavoro pubblico, l'articolo 10 del decreto legislativo n. 75 del 2017, ha previsto l'obbligo di individuazione di un soggetto con tali competenze nelle amministrazioni con più di 200 dipendenti;

   il percorso normativo è poi proseguito con il secondo piano d'azione biennale per la promozione dei diritti e l'integrazione delle persone con disabilità, adottato con decreto del Presidente della Repubblica del 12 ottobre 2017, che ha dettato alcune linee guida in ordine alla figura del disability manager, cui sono seguiti alcuni provvedimenti regionali attuativi e l'introduzione della figura professionale in alcune città, ad esempio Roma, Torino, Genova;

   purtroppo però, nonostante la necessità ed urgenza di concreta istituzione di tale figura professionale, si riscontrano ad oggi ancora problemi e ritardi riguardo all'effettiva applicazione delle norme indicate. Nel settore privato, a distanza di 5 anni, si resta ancora in attesa dei decreti attuativi delle norme introdotte con il Jobs Act, mentre, nel pubblico (e nonostante l'indicato obbligo di individuazione del professionista), pochissime, sono le amministrazioni ad avere concretamente provveduto ad istituire il disability manager;

   i pochi soggetti già nominati hanno poi, di fatto, ruoli consultivi e di controllo molto limitati e vengono spesso nominati a titolo gratuito, scelta incompatibile con il livello di professionalità e responsabilità richiesto a questa figura;

   è necessario un intervento volto a stabilire inquadramento professionale ed economico del disability manager che, per essere effettivamente in grado di effettuare un'opera inclusiva ed efficace, deve poter incidere concretamente nelle politiche aziendali e perciò, normativamente, deve essere completato l'iter iniziato con l'adozione dei decreti legislativi n. 151 del 2015 e n. 75 del 2017 –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti di cui in premessa e quali iniziative, per quanto di competenza, intenda adottare affinché la figura del disability manager, venga istituita e ne siano normati l'inquadramento professionale ed economico.
(4-06505)


   FIORINI e SIRACUSANO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   da ogni parte d'Italia stanno arrivando centinaia di segnalazioni perché gli uffici territoriali dell'Agenzia delle entrate non rispondono da giorni alle mail inviate: i collegamenti telefonici sono difficilissimi ed è, dunque, praticamente impossibile prenotare appuntamenti per il disbrigo dei numerosi adempimenti che, pure, continuano ad essere obbligatori;

   l'attuale situazione di sostanziale paralisi degli uffici dell'Agenzia delle entrate discende dalla necessità della pubblica amministrazione di contenere il rischio di diffusione del contagio per la durata dell'emergenza sanitaria: per tale ordine di ragioni, l'Agenzia ha introdotto procedure semplificate per richiedere, anche tramite e-mail o pec, alcuni servizi che normalmente vengono erogati presso gli sportelli degli uffici territoriali;

   ciò nonostante, a fronte della piena ripresa delle attività lavorative – con i conseguenti precipitati fiscali e burocratici – si registrano notevoli difficoltà operative, tanto che il presidente dell'Unione nazionale giovani dottori commercialisti ed esperti contabili, il dottor De Lise, ha denunciato l'estrema difficoltà, se non la sostanziale impossibilità di chiudere vari adempimenti, anche quelli più routinari;

   in considerazione dell'incertezza circa la durata dell'emergenza sanitaria, pare indispensabile consentire agli utenti di eseguire i dovuti adempimenti regolarmente, al fine di non incorrere in sanzioni o penali per omessi o ritardati adempimenti ad essi non imputabili, stante l'evidente inadeguatezza delle procedure semplificate sino ad oggi in uso –:

   se e quali urgenti e concrete iniziative il Governo intenda adottare per garantire l'effettiva regolarità dei servizi erogati dall'Agenzia delle entrate, sbloccando l'attuale situazione di stallo, al fine di garantire, al contempo, la sicurezza dei pubblici dipendenti ed i diritti dei contribuenti ad ottenere un efficace ed efficiente servizio.
(4-06508)


   CIABURRO, DEIDDA, CARETTA e BUTTI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 27 giugno 2020, pubblicato in Gazzetta Ufficiale in data 29 giugno 2020 e preannunciato con comunicato del Ministero dell'economia e delle finanze n. 147 del 22 giugno 2020, il termine di versamento del saldo 2019 e del primo acconto 2020 ai fini delle imposte sui redditi e dell'Iva è stato prorogato dal 30 giugno 2020 al 20 luglio 2020;

   predetta dilazione è stata disposta come misura di sollievo per le attività colpite dalla crisi di liquidità sopravvenuta all'emergenza epidemiologica da COVID-19, a seguito della quale sono state disposte varie misure di sostegno economico nel decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34, cosiddetto «Decreto Rilancio»;

   durante i lavori di conversione in legge del decreto-legge n. 34 del 2020, i vari emendamenti presentati da ogni partito politico per prolungare il calendario fiscale sono stati accantonati, dunque non accolti nel testo, accogliendo però il Governo un ordine del giorno che lo invitava a valutare di non applicare le sanzioni per chi dovesse adempiere in ritardo;

   come comunicato a mezzo stampa dal Ministro dell'economia e delle finanze, non è intenzione del Governo prorogare le predette scadenze fiscali oltre la data del 20 luglio 2020, le quali dovrebbero portare un flusso di cassa per circa 8,4 miliardi di euro nelle casse dell'erario, di cui evidentemente questo Governo ha disperato bisogno;

   tutte le stime economiche indicano uno scenario sempre più difficoltoso per l'economia reale italiana, con un crollo di consumi stimato del 15 per cento, un crollo del prodotto interno lordo per il 2020 in prossimità del 10-11 per cento; secondo il Fondo monetario internazionale stesso più del 20 per cento delle piccole medie imprese italiane rischia il fallimento;

   in uno scenario economico congiunturale di questo tipo risulta del tutto immotivata la scelta del Governo di non prorogare lo scadenziario fiscale –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti esposti e quali iniziative, se del caso, intenda predisporre per prevedere nuove misure per alleviare il peso del carico fiscale su cittadini, artigiani, commercianti, piccole, medie e grandi imprese e tutti gli operatori economici sul piano nazionale, dilazionando lo scadenziario fiscale in modo chiaro, certo e comprensibile almeno fino al 2021.
(4-06512)


   COMENCINI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro per gli affari europei, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   perdurano ad oggi le conseguenze negative dell'incidente alla centrale nucleare di Chernobyl per la popolazione della Repubblica della Bielorussia e, in particolare, per quei minorenni che continuano ad abitare sui territori contaminati situati sul territorio della Repubblica di Belarus;

   finora i programmi di risanamento realizzati nella Repubblica italiana hanno prodotto risultati positivi; decine di migliaia di minorenni bielorussi, colpiti dalle nefaste conseguenze del disastro di Chernobyl, sono stati curati in Italia a partire dallo stabilimento delle relazioni diplomatiche tra Repubblica italiana e la Bielorussia;

   il 10 maggio 2007 è stato sottoscritto un accordo intergovernativo tra Italia e Bielorussia sulle condizioni di risanamento a titolo gratuito dei minori bielorussi in Italia; si tratta del primo strumento giuridico internazionale di questo tipo;

   secondo alcuni studi scientifici i soggiorni terapeutici portano a una riduzione compresa tra il 30 e l'80 per cento delle particelle di Cesio-137 presenti nell'organismo dei bambini nati sul territorio interessato dall'incidente nucleare di Chernobyl del 1986;

   da parte bielorussa non vi sono ostacoli pregiudiziali che impediscano lo svolgimento dei programmi di accoglienza in Italia; le autorità bielorusse hanno fatto sapere che la loro decisione si baserà sulla situazione epidemiologica in Italia e sulle misure programmate da parte italiana per provvedere alla sicurezza sanitaria dei bambini bielorussi;

   i programmi di accoglienza sono stati sospesi, in quanto i periodi di risanamento non sono stati classificati tra le attività che per stato di necessità possono essere svolte in deroga alle misure adottate conto la pandemia;

   molte associazioni interessate dai programmi di accoglienza stanno lavorando intensamente per proporre dei protocolli di sicurezza, così come le famiglie italiane interessate si sono dimostrate disponibili ad adottare le necessarie misure a tutela della salute dei minori bielorussi;

   il 25 giugno 2020 il Comitato tecnico costituito dai rappresentanti di tre ministeri (lavoro e politiche sociali, affari esteri e cooperazione internazionale, salute) si è espresso favorevolmente alla ripresa dei progetti di accoglienza, subordinando tale decisione alla pubblicazione della lista dei Paesi extra-Schengen, i cui cittadini avrebbero potuto fare nuovamente ingresso nello spazio Schengen dal 1° luglio 2020;

   il Comitato dei minori ha quindi previsto la sospensione dei progetti per tutta l'estate, dal momento che la Bielorussia non è rientrata nella lista dei suddetti Paesi, nonostante l'Unione europea abbia previsto, in situazioni di particolare importanza e interesse sociale, che si possa fare comunque ingresso in un Paese dell'Unione europea;

   il decreto del Presidente della Repubblica n. 394 del 31 agosto 1999, così come modificato dal decreto del Presidente della Repubblica n. 334 del 18 ottobre 2004, disciplina all'articolo 10, comma 3-bis, il rilascio del permesso di soggiorno a gruppi di minori stranieri partecipanti a progetti di accoglienza a carattere umanitario, per soggiorni di durata non superiore a novanta giorni, per i quali sia stato rilasciato il nullaosta da parte del Comitato per i minori stranieri –:

   se il Governo non intenda adoperarsi con il Governo della Bielorussia al fine di trovare un accordo per la ripresa dei programmi di accoglienza e affinché venga aperto un tavolo tecnico al più presto per valutare l'arrivo dei bambini bielorussi sulla base di un protocollo di sicurezza e si studi la possibilità del rilascio di un visto e relativo permesso di soggiorno per questi minori, in modo da non essere vincolati a quanto deciso dall'Unione europea.
(4-06513)

AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INTERNAZIONALE

Interrogazione a risposta scritta:


   LUCASELLI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   lo stato rovinoso in cui da mesi versano le risorse universitarie e legate ai saperi, alle scienze, alla scuola e ai patrimoni culturali sta procurando danni incalcolabili ed è sconcertante che tutto questo continui a restare fuori dall'attenzione delle istituzioni;

   da mesi soltanto on line è stato possibile organizzare momenti di confronto scientifico, di studio, di ricerca; il comparto musicale, a partire da quello concertistico, è stato interamente scompaginato e il teatro e l'opera rischiano addirittura di estinguersi;

   tale situazione ha duramente colpito anche i centri di cultura e di arte italiana per stranieri che offrono corsi di studi all'estero e percorsi di laurea e master accreditati dal sistema educativo straniero, ospitando circa 3.000 studenti l'anno provenienti da tutto il mondo, in particolare dagli Stati Uniti, come nel caso l'Istituto Lorenzo de’ Medici a Firenze;

   il Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale ha confermato che i cittadini stranieri di specifici Paesi extra Schengen, tra cui l'America, appunto, per motivi di studio possono entrare in Italia previo obbligo di quarantena all'arrivo e molti istituti, per agevolare l'opportunità di studio, hanno modificato il programma didattico sotto i 90 giorni, periodo che non richiede il visto di studio;

   ad oggi, però, non è chiaro se per gli studenti provenienti dai Paesi non comunitari sia sufficiente esibire il certificato di iscrizione a suddetti centri di cultura per comprovare lo status di studente in Italia; né i consolati italiani all'estero hanno ricevuto disposizioni in merito al rilascio dei visti di studio;

   tale situazione di incertezza sta determinando una grave paralisi del comparto con pesanti ricadute economiche strutturali, che rischiano di travolgere tutto l'indotto, e soprattutto di immagine a livello internazionale –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e, accertata la fondatezza degli stessi, quali urgenti iniziative di competenza intenda adottare per favorire il ritorno degli studenti stranieri in Italia, anche in vista dell'inizio dei prossimi corsi che partiranno a settembre.
(4-06507)

AFFARI REGIONALI E AUTONOMIE

Interrogazione a risposta scritta:


   FERRO, ROTELLI, TRANCASSINI e CIABURRO. — Al Ministro per gli affari regionali e le autonomie, al Ministro per il sud e la coesione territoriale, al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   dalla città di Lamezia Terme è partita una campagna di informazione e sensibilizzazione sul tema delle sanzioni in materia di energia;

   le sanzioni sui ritardi di pagamento delle bollette dell'energia al Sud sono le più elevate per le aziende con più di 50 dipendenti (o fatturato superiore a 10 milioni annui) ed i comuni, che, anche a causa di ciò, rischiano il dissesto;

   al riguardo, è stata lanciata una petizione dall'attivista meridionalista Rosella Cerra che ne chiede l'abbattimento, poiché questa sanzione, definita «fattore omega», avrebbe il valore più alto proprio in Calabria, pari a 51,86 euro per ogni MWh, seguita dalla Sicilia con 39,96, mentre tale valore in Veneto è il più basso con 12,36 €/MWh ed in Lombardia è di 13,89 €/MWh;

   secondo Cerra, un comune o un'azienda calabrese si ritrovano a pagare un fattore omega circa 4 volte superiore a quello dovuto da un comune o un'azienda lombarda o veneta nella stessa condizione di morosità;

   tale situazione è paradossale se si considera che proprio la Calabria produce molta più energia di quella che consuma, inserendo l'eccesso nel circuito nazionale;

   il citato fattore omega ha valori più elevati nelle regioni del Sud che storicamente hanno avuto minori risorse dallo Stato: il 34 per cento della popolazione italiana che vive nel Sud ha ricevuto finora in media il 28 per cento delle risorse;

   la «scarsa qualità creditizia», spesso usata come pretesto per legittimare la disuguaglianza, sarebbe, quindi, da ricercare nella «scarsa» disponibilità di fondi di cui hanno sofferto negli ultimi anni gli enti e le imprese del Sud;

   stando ai dati forniti sia da Svimez che dall'Eurispes, nelle regioni meridionali sono mancati circa 840 miliardi di euro negli ultimi 17 anni, rispetto alle regioni del Nord Italia;

   se tali dati fossero veritieri, confermando una ripartizione iniqua dei fondi, è inevitabile che le regioni settentrionali siano più virtuose e con un fattore omega ai minimi valori;

   tale modalità di sanzionare in maniera differente, e quindi stabilire dei costi per fornitura del servizio su base regionale, viola gli stessi principi definiti dalla direttiva europea n. 2003/54/CE, che ha, di fatto, ispirato e determinato l'attuale normativa nazionale, in particolare, la legge 3 agosto 2007, n. 125, «Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 18 giugno 2007, n. 73, recante misure urgenti per l'attuazione di disposizioni comunitarie in materia di liberalizzazione dei mercati dell'energia» e il decreto legislativo 9 novembre 2012, n. 192, in materia di «lotta contro i ritardi di pagamento nelle transazioni commerciali», che però, ad avviso degli interroganti, non ne hanno rispettato del tutto i principi –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e, considerata la gravità degli stessi, quali urgenti iniziative di competenza intenda assumere in merito e se non ritenga necessario promuovere una immediata revisione della citata normativa di settore, in ottemperanza alla direttiva europea 2003/54/CE, che obbliga gli Stati membri alla fornitura di energia elettrica a prezzi ragionevoli, anche al fine di garantire la non discriminazione, la solidarietà sociale, politica ed economica di cui agli articoli 2 e 120 della Costituzione.
(4-06503)

AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interrogazione a risposta orale:


   ASCARI. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   la società Fonderie Cooperative nasce a Modena nel 1950 per volontà di un gruppo di lavoratori di fonderia e svolge attività di seconda fusione di metalli ferrosi per la produzione di getti in ghisa ed è oggi leader nel segmento della produzione di applicazioni industriali e trasmissioni;

   l'attuale dislocazione dello stabilimento industriale, in prossimità del quartiere residenziale della Madonnina di Modena, è da molti anni motivo di proteste di alcuni residenti, che paventano problematiche di compatibilità ambientale legati agli odori emessi duranti i processi produttivi;

   in relazione alle proprie prospettive di sviluppo e di riorganizzazione produttiva, la società Fonderie Cooperative di Modena ha dichiarato che delocalizzerà il proprio stabilimento produttivo altrove;

   la prossima delocalizzazione comporterà la necessità di bonifica e riconversione dell'attuale stabilimento produttivo nonché l'individuazione di un nuovo luogo dove destinare le attività;

   a ciò si aggiunge il problema relativo al mantenimento dei livelli occupazionali che rischiano di venire compromessi in caso di delocalizzazione al di fuori del Modenese o in caso di accorpamento e fusione con altri stabilimenti e società;

   sembrerebbe, infatti, che la parte più impattante della produzione verrà trasferita nel Veneto, in particolare nel padovano, a oltre 150 chilometri di distanza dall'attuale ubicazione, mentre una parte, più modesta, relativa a processi secondari e/o amministrativa rimarrà in città ma in un'altra struttura;

   i residenti, nonostante la situazione sopra descritta rimangono scettici sull'effettiva volontà di delocalizzare lo stabilimento produttivo, in quanto anche in passato erano state fatte promesse di tale portata che non si sono mai concretizzate;

   a prescindere dall'individuazione del nuovo sito produttivo, è dunque importante una riconversione dello stabilimento tramite nuove tecnologie meno inquinanti e meno impattanti sull'ambiente circostante, che possano garantire contestualmente un impatto zero sulla salute della popolazione;

   a livello europeo è stato proposto il Green Deal europeo che prevede una tabella di marcia con azioni volte a promuovere l'uso efficiente delle risorse passando a un'economia pulita e circolare e a ripristinare la biodiversità e ridurre l'inquinamento –:

   se il Governo disponga di informazioni in relazione all'attività sopra esposta, in particolare in relazione alle criticità ambientali;

   se non intenda adottare iniziative, per quanto di competenza, anche di concerto con l'Arpa dell'Emilia Romagna, per procedere a verifiche e valutazioni dell'impatto ambientale e sulla salute dei cittadini, dell'attività della società Fonderie Cooperative di Modena, tenuto conto dei problemi riscontrati dai residenti;

   se non intenda attivarsi, per quanto di competenza, al fine di predisporre idonei strumenti o impiegare quelli già previsti dalla normativa vigente, anche nel solco del Green Deal europeo, volti a favorire la delocalizzazione degli stabilimenti produttivi della Fonderie Cooperative di Modena in zone non residenziali, anche tramite forme di incentivazione fiscale e contributiva, e contestualmente per assicurare, per quanto di competenza, i processi di messa in sicurezza e riconversione delle aree che verranno dismesse;

   quali iniziative di propria competenza intenda intraprendere al fine di assicurare il mantenimento dei livelli occupazionali della società Fonderie Cooperative di Modena Soc.Coop, attesa la grande importanza storica dell'attività svolta dalla medesima nel modenese e considerati i rischi collegati ad una delocalizzazione che si prospetta a svariate decine di chilometri dall'attuale sito produttivo;

   se intenda valutare la possibilità di adottare le iniziative di competenza volte a caratterizzare, una volta dismesso, l'attuale sito produttivo della Fonderie Cooperative di Modena Soc.Coop come Sito di interesse nazionale ai fini di una sua pronta bonifica.
(3-01709)

Interrogazione a risposta scritta:


   CARETTA e CIABURRO. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   in base a quanto emerso a mezzo stampa, in Veneto, ed in particolar modo nel vicentino, è stata registrata una forte ripresa dell'attività predatoria dei lupi;

   a Conco (Vicenza) nella notte tra venerdì 24 e sabato 25 luglio 2020, come confermato dai rilievi della polizia provinciale, un branco di lupi ha aggredito cinque manze uccidendone tre;

   le carcasse degli animali, di proprietà di un ristoratore che fornisce anche attività di ricezione mediante bed & breakfast, sono state rinvenute nei pressi delle strutture di accoglienza dell'attività, in pieno territorio urbano, con il conseguente e motivato allarme per l'incolumità del personale e degli avventori;

   oltre ad aver subìto un ingente danno economico costituito dalla perdita di tre capi, i titolari dell'attività stessa hanno dovuto, a loro spese, provvedere allo smaltimento delle carcasse degli animali, richiedendo un indennizzo la cui erogazione è dubbia, in quanto vincolato a disponibilità di cassa, con la conseguenza che la crisi economica affrontata dall'azienda è stata ulteriormente peggiorata da queste gravi circostanze;

   la seconda predazione è invece avvenuta a Gallio (Vicenza) tra domenica 26 e lunedì 27 luglio 2020, ai danni di un asino; anche in questo caso il fatto si è verificato a pochi metri di distanza dall'abitazione del proprietario;

   tali condizioni di costante pericolo rendono, tra le altre, sempre più difficile l'esercizio delle attività turistico-ricettive, anche a causa del timore degli avventori di essere aggrediti dai lupi, o anche solo dal pensiero che bambini di giovane età possano venire esposti a pericoli di questo genere;

   nel solo 2019 le predazioni accertate, in Veneto, ad opera di lupi singoli o in branco sono state più di 190, in inarrestabile crescita rispetto agli anni precedenti, con centinaia di aziende colpite e di capi uccisi, con un trend che sembra ormai crescere senza sosta alcuna;

   dopo la fase 1 del contenimento del COVID-19, al netto delle già forti crisi di liquidità in capo ai cittadini, il proliferare incontrollato dell'attività predatoria dei lupi avviene a detrimento degli allevatori, delle attività turistico ricettive e dell'incolumità dei cittadini, i quali si sentono progressivamente abbandonati dalle istituzioni e sempre più insicuri –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti e quali iniziative, se del caso, intenda adottare per:

    a) promuovere e predisporre strategie più efficienti ai fini del contenimento delle attività predatorie dei lupi sul territorio nazionale, garantendo la sicurezza dei cittadini, soprattutto nei piccoli comuni quali quelli in premessa;

    b) approvare un piano nazionale di gestione e contenimento del lupo, alla luce delle evidenze di cui in premessa, ormai indispensabile e non più prorogabile.
(4-06511)

BENI E ATTIVITÀ CULTURALI E TURISMO

Interrogazione a risposta scritta:


   MANIERO, BUBISUTTI, SABRINA DE CARLO, FASSINA, PETTARIN, RIZZETTO, ROSATO, SERRACCHIANI, SGARBI e SUT. — Al Ministro per i beni e le attività culturali e per il turismo, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   l'antica Pisside alessandrina di Aquileia, prezioso reperto di epoca tardo-romana in avorio intagliato, e datata al IV secolo, lungamente conservata nel Tesoro dell'Abbazia di San Gallo in Moggio (provincia di Udine), è stata trafugata nel corso dei primi anni del Novecento, con ogni probabilità durante la prima guerra mondiale;

   di tale antico reperto, dal pregevole valore artistico e dall'alto significato simbolico, si persero per decenni le tracce fino a quando non riapparve negli Stati Uniti d'America, nella città di Washington, presso l'istituzione Dumbarton Oaks della famiglia Bliss, la quale decise di donare il pregevole complesso museale e le collezioni ivi ospitate, inclusa la pisside, all'Università di Harvard negli anni '40;

   dal 1972 la comunità di Moggio ha tentato invano – anche attraverso il Ministero degli affari esteri – tramite numerose rivendicazioni, di ottenere la restituzione della pisside, reclamandone, oltre all'evidente valore storico, culturale e religioso, la portata simbolica per la propria comunità, al fine di poter restituire l'opera al Tesoro dell'Abbazia;

   al fine di comprenderne il valore storico per il nostro Paese e le comunità venete e friulane in particolare, giova ricordare come la Pisside alessandrina di Aquileia (detta «di Moggio») non sia solo una preziosa opera d'arte squisitamente lavorata, ma costituisca anche testimonianza storica dell'origine orientale ed in particolare alessandrina dell'evangelizzazione di Aquileia e del Veneto, e comprovi l'intensità dei rapporti esistenti all'epoca tra le due comunità cristiane attraverso il Mediterraneo. Corrobora, inoltre, la ricostruzione storica che vede, secoli dopo, giungere le reliquie di San Marco Evangelista tra Grado ed Aquileia trafugate dai Veneziani proprio da Alessandria d'Egitto, e definitivamente poste nella Basilica di San Marco a Venezia;

   il 19 ottobre 2017 è stata celebrata al consolato generale d'Italia di New York la restituzione ufficiale all'Italia di undici reperti archeologici trafugati dal nostro Paese, grazie alla cooperazione tra le forze di polizia italiane e statunitensi;

   in questa occasione il Ministro per i beni e le attività culturali e per il turismo Dario Franceschini, ha sottolineato la volontà da parte del Governo italiano di «far tornare i reperti recuperati nei luoghi d'appartenenza» rimarcando come sia giusto che queste opere «tornino nel luogo da cui furono trafugate, non in grandi musei, perché rappresentano un motivo di festa per quella comunità locale che in quel modo può recuperare una parte della propria storia»;

   secondo informazioni pervenute agli interroganti, il Comitato per il recupero e la restituzione dei beni culturali del Ministero per i beni e le attività culturali e per il turismo avrebbe formulato una proposta al museo statunitense al fine di pervenire alla restituzione della Pisside alessandrina di Aquileia;

   il museo avrebbe inviato una risposta interlocutoria alla competente direzione del Ministero incaricata della trattativa, con la quale si confermerebbe la ricezione della proposta, esprimendo riserva di comunicare la propria decisione dopo un'attenta valutazione degli esperti del museo;

   tuttavia, non risulta che il suddetto museo abbia a oggi comunicato la propria decisione in merito;

   come noto, in ambito internazionale, la Convenzione Unesco del 1970 incoraggia gli Stati firmatari, tra i quali figurano sia l'Italia sia gli Stati Uniti, a prendere iniziative per proteggere e conservare i propri beni culturali –:

   quali opportune iniziative, per quanto di competenza, i Ministri interrogati intendano intraprendere al fine di ottenere la restituzione dell'opera alla comunità di Moggio e alla Abbazia da dove venne trafugata, nel rispetto della tradizione storico-culturale della comunità e in linea con i princìpi del rispetto e della conservazione del patrimonio culturale del nostro Paese.
(4-06519)

DIFESA

Interrogazione a risposta scritta:


   DALL'OSSO. — Al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:

   è notizia degli ultimi giorni di una delibera approvata a maggioranza dal consiglio centrale di rappresentanza – sezione Esercito presso il comparto difesa che, dai contenuti espressi, consta una richiesta dell'innalzamento delle ore di straordinario, una suddivisione del fondo per ruoli ed un eventuale pagamento agli anni successivi;

   sembrerebbe che tale notizia non sia stata affatto accolta con soddisfazione dalla compagine militare, in modo particolare, il malcontento è emerso nei ruoli di base i quali lamentano che l'assegnazione del compenso delle ore di straordinario, tutt'oggi attinto da un apposito capitolo di bilancio, non sia adottata con equità;

   l'articolo 10, comma 3, della legge n. 231 del 1990 ha istituito il compenso per prestazioni straordinarie con apposito fondo negli stati di previsione del Ministero della difesa, rimettendo ai Ministri competenti, la discrezionalità di stabilire con specifico decreto interministeriale e di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze i limiti orari individuali;

   il decreto interministeriale 7 marzo 2005, ha previsto, per i ruoli non direttivi, un tetto massimo annuale per la retribuzione del compenso sullo straordinario pari a 300 ore e in determinate circostanze il superamento del 70 per cento del predetto monte-ore (totale 510 ore), mentre per la classe dirigenziale, è previsto un tetto massimo di 450 ore, derogabile con un innalzamento del 20 per cento rispetto al limite prestabilito (totale 540);

   le norme di concertazione vigenti statuiscono il compenso in denaro quale forma prioritaria rispetto al recupero compensativo; a tal riguardo si fa riferimento all'articolo 14 del decreto del Presidente della Repubblica n. 52 del 2009, che recita «Le ore eccedenti l'orario di lavoro settimanale vanno retribuite con il compenso per lavoro straordinario entro i limiti massimi previsti dalle disposizioni vigenti...»;

   il quadro normativo in argomento manifesta chiare lacune in termini di parità di trattamento;

   in merito all'assegnazione individuale della compensazione delle ore di lavoro straordinario offre ampia e piena discrezionalità al decisore degli enti di reparto;

   ad avviso dell'interrogante, la delibera approvata presso il Consiglio centrale di rappresentanza – sezione Esercito del comparto difesa riguardo alla suddivisione del fondo per ruoli, da una parte creerebbe un clima fazioso rispetto al principio di coesione interna quale elemento cardine imprescindibile delle Forze annate, dell'altra, continuerebbe a non garantire un contingente minimo di ore remunerabili per tutto il personale che matura ore in eccesso all'ordinario orario di lavoro –:

   quali iniziative il Ministro interrogato intenda adottare al fine di prevedere un criterio per il quale i compensi delle ore di straordinario vengano destinati in ugual misura a tutto il personale appartenente alle Forze Armate.
(4-06510)

ECONOMIA E FINANZE

Interpellanza:


   Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro dell'economia e delle finanze, per sapere – premesso che:

   la crisi autunnale legata all'emergenza sanitaria da COVID-19 segnerà una maggiore difficoltà per le piccole e medie imprese italiane, principalmente nel settore del turismo allargato, del commercio e dei servizi;

   a parere dell'interpellante sarebbero necessari mirati interventi legislativi volti a modificare in parte i decreti approvati in questi mesi che intendono concedere maggiore liquidità alle famiglie e alle imprese, al fine di superare la stretta del credito legata alla crisi;

   nel decreto-legge 8 aprile 2020, n. 23, convertito, con modificazioni, dalla legge 6 giugno 2020, n. 41, cosiddetto decreto Liquidità, grazie ad una modifica approvata in sede di conversione alla Camera, è prevista dall'articolo 13, comma 1, lettera d), la possibilità per le piccole e medie imprese di ottenere prestiti oltre i 10 anni e con il combinato disposto del Temporary Framework Agreement fino ad un massimo di 30 anni come dichiarato più volte dal Ministro anche in interviste televisive e come indicato con precisione dal rappresentante del Governo durante l'esame parlamentare alla Camera;

   nella fattispecie la norma prevede la possibilità per le imprese fino a 3,2 milioni di euro di fatturato di ottenere un finanziamento pari al 25 per cento del proprio fatturato potendolo restituire oltre 10 anni e fino ad un massimo di 30 con la copertura delle garanzie pubbliche pari al 80 per cento oltre ad eventuali interventi Confidi;

   a distanza di oltre 50 giorni dalla pubblicazione in Gazzetta ufficiale questa norma risulterebbe in larghissima parte non applicata dagli istituti bancari a causa della mancata emanazione delle circolari da parte di Medio credito centrale Mcc e dell'Associazione bancaria italiana Abi e di una chiara ed evidente comunicazione alle banche –:

   quali iniziative di competenza intenda adottare affinché vengano emanate chiare ed evidenti direttive da parte di Medio credito centrale e di Associazione bancaria italiana affinché comunichino tempestivamente al sistema bancario la possibilità di allungamento dei tempi di restituzione dei prestiti;

   quale sia l'ammontare dei prestiti concessi ad oggi e il valore del prestito medio alle nuove condizioni stabilite in sede di conversione del «decreto Liquidità», con particolare riferimento alle imprese con fatturato compreso da 30 mila e fino a 3,2 milioni di euro, indicando altresì quanti prestiti sottoscritti abbiano un periodo di restituzione fino a 10 anni, da 10 a 15 anni, da 15 a 20 anni e oltre i 20 anni.
(2-00889) «Dal Moro».

Interrogazione a risposta scritta:


   PAOLO RUSSO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   i commi da 21 a 24 dell'articolo 1 della legge n. 208 del 2015 (legge di stabilità 2016) hanno previsto che dal 1° gennaio 2016 la determinazione della rendita catastale degli immobili a destinazione speciale e particolare, censibili nelle categorie catastali D ed E (cosiddetti «imbullonati»), è effettuata, tramite stima diretta, tenendo conto del suolo e delle costruzioni, nonché degli elementi ad essi strutturalmente connessi che ne accrescono la qualità e l'utilità, nei limiti dell'ordinario appressamento;

   ciò è stato stabilito al precipuo scopo di ridurre l'onere dei relativi tributi locali e, segnatamente, Imu e Tasi;

   l'articolo 1, comma 24, della legge n. 208 del 2015, ha stanziato, a decorrere dall'anno 2017, un contributo annuo ripartito con decreto del Ministro dell'economia e delle finanze, di concerto con il Ministro dell'interno e secondo una metodologia adottata sentita la Conferenza Stato-città ed autonomie locali, per ciascuna unità immobiliare, alle rendite proposte nel corso del 2016, ai sensi del comma 22, e a quelle già iscritte in catasto al 1° gennaio 2016 a compensazione della perdita subita dai comuni;

   dagli allegati A) e B) del decreto interministeriale dell'11 luglio 2017 (elenco delle erogazioni per ristoro ai comuni della perdita di gettito a seguito della rideterminazione delle rendite dei fabbricati) risultano esclusi molti comuni calabresi della Presila Catanzarese (a titolo esemplificativo, Albi, Magisano, Sorbo San Basile, Taverna, Tiriolo, San Pietro Apostolo, Pentone, Cerva, Cicala, Carlopoli, Gimigliano, Soveria Mannelli, Decollatura, Fossato Serralta e altri);

   sono altresì esclusi comuni della Presila Crotonese (a titolo esemplificativo, Mesoraca, Petilia Policastro e altri) che avrebbero ex lege diritto al ristoro, al pari degli altri comuni, per la diffusa presenza di fabbricati, macchinari e impianti ancorati al suolo o incorporati nella costruzione smontabili e trasferibili in altri siti (imbullonati);

   in realtà, tale diritto spetta, tra l'altro, a molti altri comuni del Mezzogiorno d'Italia esclusi dal decreto interministeriale 11 luglio 2017, rendendo tale atto, a giudizio dell'interrogante palesemente illegittimo e generando contenziosi che rischierebbero di determinare un ulteriore danno economico per l'erario;

   inoltre, tale situazione ha creato un grave disagio economico a questi piccoli comuni che, in ragione del minor gettito, vedono le casse comunali in grave sofferenza, con le ovvie ricadute in termini di riduzione dei servizi erogabili in favore dei cittadini;

   anche in considerazione della grave crisi economica che sta colpendo gravemente il nostro Paese, ed in particolare le aree del Mezzogiorno – finanziariamente più fragili – è improcrastinabile che il Governo si attivi con urgenza per eliminare quella che l'interrogante giudica una illegittima discriminazione, al fine di consentire anche ai comuni attualmente esclusi, l'accesso alle procedure di ristoro –:

   se il Governo non ritenga di assumere urgenti iniziative volte ad inserire le numerose municipalità escluse nell'elenco delle erogazioni per ristoro ai comuni della perdita di gettito a seguito della rideterminazione delle rendite dei fabbricati di cui in premessa chiarendo, in caso negativo, le ragioni della disparità di trattamento di situazioni omogenee.
(4-06514)

GIUSTIZIA

Interpellanza:


   Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro della giustizia, per sapere – premesso che:

   la stampa locale informa del recente fallimento di Save Srl, la società privata, che lavorava per il Ministero della giustizia, gestendo aste e vendite per i tribunali di Verona, Padova e Rovigo;

   secondo i resoconti il buco supera i 4 milioni di euro;

   le cose andavano male da tempo, ma, nonostante le perdite continuassero ad aumentare, già dal 2017, nessuno è intervenuto per arginare la situazione;

   a chiedere il fallimento è stato un curatore padovano che reclamava circa 200 mila euro;

   Save srl è una società privata, con sede a Verona, che circa dieci anni fa vinse una gara d'appalto per la gestione dell'istituto vendite giudiziarie per i tribunali di Padova, Rovigo e Verona;

   in sostanza, i tre tribunali si affidavano alla Save Srl, per mettere all'asta i beni provenienti da procedure fallimentari, o oggetto di espropriazione forzata;

   la Save srl doveva incassare il denaro per conto dei curatori fallimentari o dello stesso tribunale, trattenere la dovuta percentuale e cedere la liquidità ai creditori, che invece ora resteranno beffati. Ha destato peraltro sconcerto l'arresto, per frode fiscale, da parte della guardia di finanza di Brescia di alcuni amministratori della stessa Save Srl, avvenuto nel febbraio 2020;

   la vicenda è particolarmente grave perché la Save Srl, avrebbe dovuto essere adeguatamente vigilata dagli uffici giudiziari, e vittime del default risultano, in particolare, i creditori dei fallimenti, soggetti deboli, spesso lavoratori dipendenti, già beffati dal crac delle loro imprese –:

   per quali ragioni Save Srl abbia potuto a lungo operare nonostante presentasse da tempo chiari sintomi di insolvenza;

   se non intendano chiarire i motivi per cui non siano stati attivati adeguati strumenti di vigilanza nei confronti di questa società da parte delle autorità competenti;

   quali iniziative, anche a carattere normativo, intenda assumere il Governo per evitare che in futuro possano ripetersi episodi così gravi ai danni della massa dei creditori di procedure concorsuali.
(2-00890) «Zanettin».

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   CATTANEO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   in provincia di Pavia, ed in particolare in Lomellina, da tempo si attende l'avvio di un importante progetto teso alla realizzazione di una superstrada che agevoli i collegamenti di Vigevano con la città di Milano e con l'aeroporto Milano-Malpensa;

   la superstrada è un'opera da tempo promossa, voluta e sostenuta da tutte le associazioni di categoria del territorio fra le quali in primis Assolombarda, dai sindaci del territorio e delle città di Vigevano e Abbiategrasso, nonché da cittadini e dalle imprese;

   l'obiettivo della superstrada è migliorare il collegamento fra Milano e Malpensa, connettendo la strada statale 11 «Padana Superiore» a Magenta con la Tangenziale ovest di Milano, nonché con Vigevano, fino al nuovo ponte sul fiume Ticino che avrebbe così il suo naturale collegamento;

   come evidenziato in studi compiuti dall'università di Pavia i «costi del non fare» sono significativamente maggiori dell'investimento necessario per realizzare l'opera e sono pari a 162 milioni di euro all'anno;

   come evidenziato e certificato da primarie società di consulenza, la nuova opera, da un punto di vista ambientale, rendendo più scorrevole il traffico, consentirebbe di ridurre la concentrazione degli agenti inquinanti nei centri abitati;

   la sentenza del Tar che ha inciso sulla delibera CIPE di autorizzazione dell'opera di fatto per l'interrogante è l'ennesimo colpo inferto ad un'opera strategica che, a distanza di quasi vent'anni dalla «legge obiettivo» (legge 21 dicembre 2001, n. 443) che aveva inserito l'infrastruttura tra quelle di accessibilità a Malpensa 2000, ha sempre avuto una storia travagliata per l'opposizione ideologica di parte di quella politica che ancora è a priori contro le infrastrutture;

   nella cittadinanza e nelle amministrazioni aumentata la preoccupazione rispetto alla possibilità che questo progetto possa rimanere bloccato ancora a lungo, anche alla luce del fatto che l'opera non risulta nell'elenco di quelle inserite nell'allegato infrastrutture al Programma nazionale di riforma «Italia Veloce» –:

   quali iniziative di competenza intenda assumere il Ministro interrogato al fine di consentire il passaggio alla fase esecutiva dell'opera.
(5-04482)


   PELLICANI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   desta grande preoccupazione la realizzazione del progetto di collegamento ferroviario alta velocità tra la linea Venezia-Trieste e l'aeroporto Marco Polo, nella forma e nelle modalità proposte da Rfi – Italferr e Save, società di gestione dell'aeroporto e presentato alla regione Veneto per la valutazione di impatto ambientale;

   il progetto prevede la realizzazione di un tratto di linea ferroviaria di circa 8 chilometri, che in prossimità dell'aeroporto diventa a binario singolo sotterraneo con conformazione «a cappio» anziché «di testa», come previsto in origine, con un alto impatto ambientale e costi elevati, superiori ai 500 milioni di euro;

   nel corso della presentazione del progetto nel consiglio comunale di Venezia, sono state diverse le osservazioni critiche presentate non solo dal comune ma anche dai privati, per evidenziare le debolezze di un progetto, con un forte impatto ambientale anche sugli insediamenti residenziali e produttivi e che ricade all'interno del sito Unesco «Venezia e la sua Laguna»;

   come rileva l'urbanista Maria Rosa Vittadini, esperta in pianificazione trasportistica, sulla stampa, il progetto pur presentandosi come «passante» in realtà si configura come un «cul de sac» collegato unicamente con la stazione di Mestre dove il complessivo giro minimo sarebbe dell'ordine di 20-25 minuti con una rilevante perdita di tempo per tutti i treni che dovessero far scalo all'aeroporto; in pratica i treni non potranno né arrivare da Trieste, né proseguire per Trieste; «il progetto – prosegue l'urbanista – solleva tali e tante domande che non trovano risposta, mostra tali e tante evidenti criticità da risultare quasi incredibile»;

   se il progetto risulta inutile dal punto di vista trasportistico, risulta invece dannoso sul paesaggio e sull'ecosistema del sito, localizzandosi in una zona geomorfologicamente delicatissima, ricca di paleoalvei di fiumi e in stretta relazione con la laguna di Venezia; la galleria attraverserà sedimenti alluvionali dell'ultimo massimo glaciale e, secondo autorevoli esperti, potrebbe determinare «un abbassamento artificiale del livello delle falde che rischia di richiamare acqua dal sistema acquifero costiero con conseguente avanzamento verso terra del cuneo salino e connessa destrutturazione dei livelli argillosi della gronda lagunare»;

   inoltre, è previsto che le acque di emungimento estratte durante la realizzazione della galleria, ricche di arsenico e pari a circa 10.000 m/die, siano sversate nella laguna di Venezia. A completamento della situazione, il progetto prevede anche la demolizione del borgo storico di Ca’ Litomarino in un'area di rilevante interesse ambientale e paesaggistico e tutelata ai sensi dell'articolo 142 del codice dei beni culturali (decreto legislativo n. 42 del 2004);

   in conclusione, la realizzazione dell'opera metterebbe a rischio anche la permanenza della città di Venezia e della sua Laguna nella lista del patrimonio Mondiale dell'Unesco, poiché, a giudizio dell'interrogante, non appaiono rispettate le procedure e le verifiche richieste in questi casi dalle linee guida operative per i nuovi progetti all'interno di siti Unesco –:

   quali urgenti iniziative i Ministri interrogati, alla luce dei fatti sopra esposti, intendano intraprendere, considerata l'importanza ambientale, paesaggistica e di snodo trasportistico strategico dei territori coinvolti, al fine di verificare e valutare l'efficacia e la validità dell'opera, nell'ambito delle finalità di sistema e di servizio ferroviario, e con riferimento agli impatti sull'ambiente e sull'ecosistema e sulla città di Venezia e della sua Laguna, anche valutando ipotesi progettuali alternative per la realizzazione di un collegamento adeguato e strategico tra le città di Trieste e Venezia e l'aeroporto Marco Polo.
(5-04483)


   CAON. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   la prima volta in cui è stato ipotizzato un collegamento ferroviario ad alta velocità tra Brescia e Padova è stato nel 1986 nell'ambito del piano generale dei trasporti che ha individuato la rete ad alta velocità attraverso il quadruplicamento delle direttrici ferroviarie Torino-Milano-Verona-Venezia e Milano-Bologna-Firenze-Napoli-Battipaglia;

   da allora, come documenta il sito del sistema informativo legge opere strategiche (Silos), la tratta alta velocità Brescia-Padova ha continuato a figurare tra le opere infrastrutturali strategiche da realizzare, ma per la tratta Verona-Padova non si è ancora superata la fase di progettazione esecutiva, mentre nella tratta Brescia-Verona sono stati avviati i lavori con un cronoprogramma che ne prevede l'ultimazione entro dicembre 2025, termine che però sarà difficilmente rispettato;

   da ultimo, la realizzazione della tratta ferroviaria alta velocità Brescia-Padova risulta inserita tra le opere prioritarie individuate dal piano Italia Veloce realizzato dal Ministero delle infrastrutture e dei trasporti;

   l'articolo 9 del decreto-legge n. 76 del 2025, comunemente detto decreto semplificazioni, prevede la possibilità di nominare dei commissari straordinari per accelerare la realizzazione di opere connotate da una elevata complessità progettuale o da elevata difficoltà attuativa o esecutiva, prevedendo che tali opere vengano individuate con decreto del presidente del consiglio dei ministri su proposta del ministro delle infrastrutture e dei trasporti;

   la realizzazione del tratto ferroviario alta velocità Brescia-Padova ed in particolare la tratta Verona-Padova rientra pienamente all'interno delle caratteristiche individuate dalla norma sopra citata e, al tempo stesso, costituisce un'infrastruttura indispensabile nell'ambito dell'ammodernamento e dell'efficientamento della rete trasportistica italiana –:

   se la realizzazione della tratta ferroviaria ad alta velocità Brescia-Padova rientrerà tra le opere che il Ministro interrogato intende proporre ai fini dell'eventuale nomina di un commissario straordinario sulla base della procedura individuata dall'articolo 9 del decreto-legge n. 76 del 2020;

   quali iniziative intenda adottare il Ministro interrogato per velocizzare la realizzazione della tratta Verona-Padova.
(5-04485)

INTERNO

Interrogazioni a risposta scritta:


   VARCHI. — Al Ministro dell'interno, al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:

   gli immensi sacrifici, anche in termini di limitazioni della libertà personale, che gli italiani hanno affrontato per scongiurare il rischio di una catastrofe sanitaria da Covid-19 rischiano di essere vanificati da quella che l'interrogante giudica una scellerata politica nazionale in materia di immigrazione;

   sono ormai quotidiane le notizie degli sbarchi di centinaia di migranti lungo le coste siciliane, anche davanti agli occhi increduli dei bagnanti, come accaduto a Marsala dove circa 400 persone sono sbarcate sulla spiaggia nel primo weekend di apertura degli arenili, per poi dileguarsi velocemente; proprio a Marsala, nonostante la struttura sia costantemente presidiata dagli agenti di polizia, sono scappati circa 15 migranti ospiti del centro di accoglienza, arrampicandosi addirittura sulla canna fumaria dello stabile, e nei giorni scorsi si erano registrate altre fughe;

   secondo le informazioni rilasciate dalla locale questura si tratterebbe di persone, in totale una trentina, in «isolamento fiduciario», che avrebbero dovuto scontare il periodo di quarantena;

   una situazione sempre più grave, determinata dai continui arrivi di migranti e dagli altrettanto continui tentativi di fuga dai centri di accoglienza ad essi dedicati, che sta creando panico e agitazione tra i residenti della zona e i numerosi turisti che affollano le spiagge siciliane nei mesi estivi;

   Marsala, la quinta città siciliana per abitanti, e la Sicilia tutta, infatti, hanno potuto vantare finora un contenuto tasso di contagio rispetto al resto d'Italia, motivo per cui l'isola è diventata una delle mete preferite dai turisti per le loro vacanze post coronavirus, ma la questione dei migranti rischia di esplodere in una emergenza di ordine pubblico e sanitario, e di minare la ripresa economica del territorio –:

   se e quali immediate iniziative di competenza il Governo intenda assumere per gestire l'emergenza dei continui sbarchi di immigrati lungo le coste siciliane e, in particolare, per la città di Marsala, anche attraverso l'invio di contingenti militari da affiancare alle poche e stremate unità delle forze dell'ordine.
(4-06509)


   GIACHETTI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   secondo quanto riportato dal quotidiano Leggo, nella notte tra sabato 25 e domenica 26 luglio 2020, in una importante strada di Roma, un giovane di 23 anni, di cui è stato diffuso solo il nome proprio (Marco), è stato prima aggredito verbalmente e poi picchiato ripetutamente da due persone, una delle quali poi qualificatasi come agente della polizia di Stato;

   a quanto racconta il ragazzo, intorno alle 3 di notte, mentre rientrava a casa a bordo di uno scooter con un amico, nei pressi di viale Marconi, viene affiancato da un'auto con a bordo due uomini, i quali, dopo lo scambio reciproco di alcuni insulti, tagliano la strada al motoveicolo, costringendolo a fermarsi; uno dei due uomini, dopo essere sceso dall'auto, prima proferisce all'indirizzo del giovane parolacce e minacce di ogni genere, poi lo colpisce con due schiaffi fortissimi in pieno viso. Al tentativo di reazione del ragazzo, l'uomo esibisce un tesserino di agente di polizia e, dopo altre minacce, gli sferra un ulteriore pugno sul volto e prova a sottrargli il telefono cellulare per impedirgli di chiedere aiuto;

   sempre secondo quanto riportato nell'articolo del quotidiano, dopo l'aggressione sarebbero intervenute sul posto un'ambulanza e alcune pattuglie delle forze dell'ordine, che hanno raccolto la testimonianza dei giovani; Marco a quel punto viene trasportato presso il Cto della Garbatella dove gli viene suturato il labbro con cinque punti;

   nella mattinata successiva, il fatto è stato denunciato ai carabinieri della stazione di Porta Portese con l'ipotesi di reato di lesioni aggravate e tentata rapina;

   qualora i fatti fossero accertati, si tratterebbe di un episodio gravissimo di violenza e di abuso di potere da parte di funzionari dello Stato –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti espressi in premessa;

   se non ritenga necessario, a fronte della denuncia presentata, aprire un'indagine interna che porti, per quanto di competenza, all'accertamento di eventuali responsabilità, in particolare da parte dell'agente coinvolto.
(4-06515)


   CIRIELLI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   a seguito delle ultime elezioni per il rinnovo del consiglio comunale di Bellosguardo (Sa), il sindaco eletto, dottor Giuseppe Parente, nel nominare i componenti della giunta comunale, avrebbe scelto solo persone di sesso maschile, ignorando l'obbligo del rispetto della parità di accesso alle cariche pubbliche e politiche, comprese quelle non elettive come appunto giunta comunale;

   i consiglieri di minoranza, in data 4 dicembre 2019, avrebbero proposto formale ricorso al difensore civico per la Campania e, quest'ultimo, dando seguito alla richiesta, avrebbe richiesto all'ente comunale di fornire chiarimenti in merito alla questione afferente la violazione della quota rosa nella composizione della giunta comunale;

   ad oggi, tuttavia, l'amministrazione del comune di Bellosguardo, sembrerebbe non aver fornito alcun riscontro alla predetta nota, in palese violazione degli obblighi e dei doveri dell'ufficio;

   se quanto sopra esposto corrispondesse al vero si sarebbe dinnanzi ad una palese violazione delle norme vigenti, che, in materia di parità di genere, prevedono e garantiscono la presenza di entrambi i sessi nelle amministrazioni pubbliche;

   la legge impone a tutti i comuni italiani l'obbligo di rappresentare entrambi i sessi in seno a tutti gli organi, anche quelli non elettivi come le giunte, anche se non previsti dallo statuto comunale;

   tanto si evince in maniera chiara e palese dalle note formulate dal Dipartimento per gli affari interni e territoriale e del Ministro dell'interno in risposta ad alcuni esposti presentati, in cui si spiega che, seppur la legge n. 56 del 7 aprile 2014 all'articolo 1, comma 137, ha stabilito un preciso quorum del 40 per cento al fine di rispettare tale principio per i soli comuni con popolazione superiore ai 3.000 abitanti, tuttavia l'obbligo di assicurare la presenza di entrambi i sessi vale anche per i comuni di fascia demografica inferiore ai 3.000 abitanti;

   secondo il Ministro dell'interno, infatti, per i comuni con popolazione inferiore a 3.000 abitanti, come nel caso in parola, devono trovare applicazione le disposizioni contenute negli articoli 6, comma 3, e 46, comma 2, del decreto legislativo n. 267 del 2000 e nella legge n. 215 del 2012, recependo i principi sulle pari opportunità dettati dall'articolo 51 della Costituzione, dall'articolo 1 del decreto legislativo dell'11 aprile 2006, n. 198 (Codice delle pari opportunità) e dall'articolo 23 della Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea, con valore non programmatico, ma precettivo, rendono effettiva la partecipazione di entrambi i sessi in condizioni di pari opportunità, alla vita istituzionale degli enti territoriali;

   il rispetto della quota di genere nella composizione dell'esecutivo costituisce un ineludibile parametro di legittimità per gli atti della giunta comunale, e, dunque, rappresenta un preciso vincolo per i sindaci che devono garantire il principio di pari opportunità tra uomini e donne nella partecipazione alla vita sociale e politica, e nell'accesso alle cariche elettive, costituzionalmente garantito –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e considerata la gravità degli stessi, quali urgenti iniziative, per quanto di competenza, intenda porre in essere in relazione al caso del comune di Bellosguardo e alla composizione della giunta comunale, al fine di garantire il rispetto delle previsioni normative in materia di parità di genere.
(4-06516)

ISTRUZIONE

Interrogazione a risposta scritta:


   MURONI. — Al Ministro dell'istruzione, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   sul sito internet del Ministero dell'istruzione, il commissario straordinario per l'emergenza COVID-19 su richiesta della Ministra interrogata ha indetto il 20 luglio 2020 una gara pubblica europea per l'acquisto di un massimo di 3 milioni di banchi per garantire la riapertura dell'anno scolastico in sicurezza;

   tale fornitura prevede l'acquisto di «fino a 1,5 milioni di banchi monoposto tradizionali» e di «fino a 1,5 milioni di sedute attrezzate di tipo innovativo»;

   l'associazione «Priorità alla scuola», che è un movimento nazionale che in questi mesi si è mobilitato per chiedere di mettere al centro delle politiche di questo Paese, soprattutto nelle misure di rilancio in conseguenza dell'emergenza COVID-19, la scuola pubblica italiana, ha reso nota la notizia che il Ministero dell'istruzione intende per sedute attrezzate di tipo innovativo le sedie Steelcase Node con tavolino, descritte dalla legenda dell'azienda fornitrice C2 Group come «...sedie rivoluzionarie con sei rotelle rotanti senza freni adatte ad ogni ambiente scolastico e progetto educativo, considerate a livello mondiale uno strumento ottimale per la gestione degli ambienti scolastici 2.0 e 3.0, è progettata per poter effettuare rapide transizioni dalla modalità di insegnamento frontale a quello collaborativo. Rispetto al concetto tradizionale di una scuola fatta di banchi e sedie, la sedia Node crea un ambiente versatile e poliedrico...»;

   occorre considerare che, oltre alla spesa totale, ci sono altri costi intrinsechi. Infatti, questo nuovo acquisto comporterebbe lo smaltimento di 5/6 milioni di banchi ad oggi in uso, un'operazione enorme e complicata che non avrebbe costi contenuti, non solo economici ma anche ambientali. Se si ipotizzasse, infatti, che ciascun banco da smaltire pesi 1 chilogrammo, e si sa che è molto di più nella realtà, si dovrebbero smaltire oltre 6 tonnellate di materiale di scarto: è il peso di un incrociatore militare;

   per non parlare del fatto che le nuove postazioni individuate sono interamente di plastica, con tutte le certificazioni possibili, ma sempre di plastica Questo in deroga al principio della sostenibilità ambientale, dell'Agenda 2030, del futuro climatico delle nuove generazioni. Generazioni doppiamente beffate quando dovranno smaltire tutta questa plastica in un mondo già fortemente depauperato e in avanzata crisi climatica –:

   per quali ragioni si sia deciso di acquistare nuove sedie di plastica invece di sistemare i banchi e sedie di legno già in uso e se sia stato predisposto un piano per smaltire i banchi non più utilizzati e, soprattutto, con quali modalità saranno smaltiti i nuovi banchi in plastica.
(4-06506)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazione a risposta in Commissione:


   FERRO, RIZZETTO e CIABURRO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   ai sensi dell'articolo 2 della legge 2 aprile 1958, n. 377, il «Fondo di previdenza a favore degli impiegati dipendenti dalle esattorie e ricevitorie delle imposte dirette» ha lo scopo di «integrare nei confronti degli iscritti e dei loro superstiti [...] le pensioni dovute agli iscritti stessi dall'assicurazione obbligatoria per la invalidità, la vecchiaia e i superstiti, alla quale i medesimi sono soggetti» e al finanziamento del Fondo si provvede «con un contributo calcolato in base al sistema tecnico finanziario della ripartizione pari al 5,50 per cento della retribuzione corrisposta agli iscritti» (articolo 10);

   dal 1° gennaio 1998, la citata integrazione si consegue esclusivamente in presenza dei requisiti e con la decorrenza previsti dalla disciplina dell'assicurazione generale obbligatoria di appartenenza (articolo 59 della legge n. 449 del 1997) e viene corrisposta dal Fondo sotto forma di pensione annua complessiva, il cui importo è «pari a un trentacinquesimo del 65 per cento della retribuzione dell'ultimo mese di servizio ragguagliata ad anno per quanti sono gli anni di contribuzione al Fondo, con un massimo di 35»;

   tale assetto è stato modificato dall'articolo 1, comma 9-bis, del decreto-legge n. 193 del 2016 che ha demandato ad un decreto ministeriale l'individuazione delle «modalità di utilizzazione, a decorrere dal 1° luglio 2017, delle risorse del Fondo di previdenza di cui alla legge 2 aprile 1958, n. 377 [...]»: il decreto 8 maggio 2018, n. 55 ha, quindi, disposto che «A decorrere dalla data di entrata in vigore del presente decreto, ai fini della determinazione dell'importo dei trattamenti pensionistici previsti dal Fondo di previdenza di cui alla legge n. 377 del 1958, tutti i contributi versati per ciascun anno dal datore di lavoro e dal lavoratore al predetto Fondo costituiscono il montante individuale contributivo annuale dell'iscritto da trasformare in pensione aggiuntiva al trattamento previsto dall'assicurazione generale obbligatoria», determinato soltanto secondo il sistema contributivo;

   con riferimento alla contribuzione già versata alla data di entrata in vigore del decreto, la contribuzione già versata al Fondo, rivalutata ai sensi dell'articolo 2, comma 2, del decreto, concorre alla formazione del montante contributivo individuale;

   l'INPS ha predisposto uno schema di circolare applicativa in cui si chiarisce che il decreto interviene sul sistema di calcolo delle prestazioni previste dalla legge n. 377 del 1958 e trova applicazione nei confronti di tutti gli iscritti al Fondo esattoriale, precisando come non sia richiesto alcun requisito minimo di contribuzione ai fini dell'erogazione del trattamento aggiuntivo alla pensione anticipata, mentre resta fermo il requisito di 15 anni di contribuzione per il trattamento aggiuntivo alla pensione di vecchiaia;

   il calcolo contributivo del trattamento aggiuntivo, inoltre, trova applicazione solo per le anzianità contributive maturate dal 1° gennaio 1996, ad eccezione di coloro i quali abbiano maturato 18 anni di contribuzione al 31 dicembre 1995, per i quali il calcolo contributivo troverà applicazione solo per le anzianità contributive acquisite dal 1° gennaio 2012. Per le anzianità maturate antecedentemente a tali date continua ad applicarsi il meccanismo di integrazione di cui alla legge n. 377 del 1958;

   da tale sistema di calcolo può derivare una disparità di trattamento a sfavore di chi ha maturato una maggiore anzianità contributiva e un parziale scostamento dal testo del decreto ministeriale, secondo cui l'importo della pensione annua è determinato «soltanto secondo il sistema contributivo» –:

   se e quali iniziative di competenza il Ministro interrogato intenda assumere al fine di garantire che anche i versamenti effettuati prima del 31 dicembre 1995 vengano calcolati con il sistema contributivo.
(5-04484)

POLITICHE AGRICOLE ALIMENTARI E FORESTALI

Interrogazione a risposta orale:


   CAPPELLACCI. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

   l'adeguamento del decreto ministeriale 13 agosto 2012 al nuovo regolamento comunitario 33/2019 e alla legge n. 238 del 2016 prevede la modifica di diversi allegati in cui sono contenuti i vitigni identitari della Sardegna;

   tale modifica priverebbe di qualsiasi tutela diverse etichette Dop dell'isola;

   conseguentemente, potrebbero essere indicati come Cannonau, Nuragus, Nasco, Semidano el Girò anche vini prodotti fuori dalla Sardegna;

   è una offensiva, a giudizio dell'interrogante, inaccettabile ad un settore già messo in grave difficoltà dalle conseguenze del lockdown e al tempo stesso un insulto alla tradizione millenaria del popolo sardo;

   è inaccettabile che sull'altare delle politiche antiprotezioniste si sacrifichi ciò che consente di risalire all'origine, alla qualità, alla territorialità ed all'identità dei prodotti;

   il risultato è un'omologazione al ribasso, mortificante per le imprese e per i lavoratori del settore –:

   quali iniziative intenda porre in essere per difendere le produzioni sarde dall'ennesimo attacco non solo alla economia, ma anche alle tradizioni e alla identità sarda.
(3-01708)

POLITICHE GIOVANILI E SPORT

Interrogazione a risposta in Commissione:


   FERRI. — Al Ministro per le politiche giovanili e lo sport, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro per i beni e le attività culturali e per il turismo. — Per sapere – premesso che:

   l'Associazione italiana alberghi per la gioventù (Aig), ente storico e patrimonio del Paese, è stata costituita con l'intervento, tra gli altri, dei rappresentanti del Ministero dell'interno, del commissario straordinario dell'Ente nazionale industrie turistiche, della direzione generale del turismo, del commissario nazionale gioventù italiana, con un apporto economico iniziale da parte dello Stato, come fondo di dotazione;

   l'associazione è ente morale a seguito del decreto del Presidente della Repubblica 1° giugno 1948, nonché riconosciuto quale ente assistenziale a carattere nazionale con decreto del Ministro dell'interno 6 novembre 1959, n. 10.18404/12000°40, infine, con il decreto-legge n. 97 del 1995, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 203 del 1995, è stato riconosciuto definitivamente ente culturale;

   è inclusa, inoltre, tra le «organizzazioni non governative» segnalate dall'Onu tra gli enti di sviluppo sociale;

   l'associazione si è sempre occupata di agevolare la promozione della cultura italiana, dei siti paesaggistici, culturali e dei siti riconosciuti patrimonio Unesco, anche attraverso la rete della International youth hostel federation;

   dal 1° luglio 2019 l'Aig si trova in procedura fallimentare (n. 492/2019), avviata dal tribunale fallimentare di Roma;

   il 26 giugno 2019 il tribunale ha respinto la domanda di un'omologa di concordato in continuità avviata con ricorso ai sensi dell'articolo 161 della legge fallimentare, di cui al regio decreto 16 marzo 1942, n. 267, e depositata in data 30 giugno 2017, nonostante l'approvazione del piano dalla maggioranza dei creditori, pronunciatisi a favore di Aig e della sua solvibilità, oltre che a favore della concreta possibilità di un suo pronto rilancio e sviluppo;

   l'Agenzia delle entrate e l'Inps hanno espresso il proprio assenso all'omologazione del piano;

   l'ente si è opposto alla procedura fallimentare, depositando il reclamo presso la Corte d'appello, in pendenza già di un ricorso per regolamento di giurisdizione presso la Corte di cassazione e di un secondo ricorso presso la stessa Corte d'appello;

   dopo quasi 75 anni di ininterrotta e preziosa attività, l'Aig rischia la definitiva chiusura;

   la procedura fallimentare sta determinando il licenziamento del personale diretto e indiretto;

   in fase di conversione del decreto «salva imprese», fu approvata all'unanimità nelle Commissioni riunite 10a e 11a del Senato della Repubblica, su conforme parere espresso dal Governo, una norma che introduceva misure urgenti a salvaguardia del valore e delle funzioni dell'ente, ma tale norma fu stralciata dal maxiemendamento con l'impegno assunto dal Sottosegretario di turno a ripresentarla in successivo provvedimento;

   con atto n. 9/2305/99, la Camera dei deputati ha impegnato il Governo ad adottare le misure necessarie a salvaguardia delle attività sociali e assistenziali portate avanti dall'Aig;

   in proposito, è già stato presentato un atto di sindacato ispettivo (n. 3-01560) nella seduta n. 216 del Senato da parte del senatore Comincini;

   la situazione è stata aggravata dalla pandemia da COVID-19 e sarà necessario adottare misure e strumenti di sostegno al turismo e, in particolare, delle categorie più svantaggiate, tra cui rientrano quelle giovanili e dei viaggiatori a basso reddito –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti esposti e quali siano i loro orientamenti in merito;

   se siano stati attivati gli ammortizzatori sociali per tutti i dipendenti non più in servizio;

   quali iniziative siano state adottate a tutela del marchio storico e dei servizi di utilità sociali dell'ente;

   se il Governo non ritenga opportuno adoperarsi al fine di salvaguardare le funzioni di un ente (e i relativi posti di lavoro) che svolge un prezioso ruolo sociale ed educativo.
(5-04486)

PUBBLICA AMMINISTRAZIONE

Interrogazione a risposta scritta:


   CIRIELLI. — Al Ministro per la pubblica amministrazione. — Per sapere – premesso che:

   si apprende, da organi di stampa, di una indagine – denominata «Par condicio» – che avrebbe portato, tra l'altro, all'emissione da parte del G.i.p. del tribunale di Benevento di ben otto misure cautelari personali per una presunta associazione per delinquere finalizzata alla corruzione;

   secondo l'ipotesi accusatoria avallata dal G.i.p., i soggetti indagati, quasi tutti pubblici ufficiali, avrebbero percepito da candidati di concorsi pubblici oltre che da aspiranti candidati di concorsi non ancora banditi, ingenti somme di danaro per condizionarne gli esiti inquinando l'accesso nel corpo dei vigili del fuoco, nella polizia di Stato, nell'Arma dei carabinieri e nella Guardia di finanza;

   l'operazione investigativa in parola avrebbe individuato un sistema in cui i pubblici ufficiali interessati avrebbero intascato tangenti per alterare l'esito dei concorsi pubblici;

   tra le persone coinvolte vi sarebbe, addirittura, un vice prefetto con funzione apicale, al momento in servizio presso il Ministero dell'interno (dipartimento dei vigili del fuoco);

   le ipotesi di corruttela cristallizzate nelle varie ordinanze cautelari emesse dal G.i.p. svelerebbero uno spaccato di malaffare assai inquietante che, se confermato, sarebbe oltremodo lesivo non solo del buon andamento e della imparzialità della pubblica amministrazione ma anche della legittima aspettativa di centinaia di cittadini che fiduciosi in un giudizio meritocratico partecipano ai concorsi banditi riponendo la loro speranzosa fiducia nel corretto espletamento delle procedure concorsuali;

   appare chiaro che la vicenda in parola sia dal punto di vista procedimentale in limine e che, pertanto, sia doveroso avere un approccio cauto e rispettoso delle garanzie difensive dei soggetti coinvolti;

   tuttavia è altrettanto pacifico che, al di là dell'accertamento giudiziario e della relativa tempistica, la pubblica amministrazione in senso lato, in una prospettiva di autotutela, debba attivarsi al fine di accertare al proprio interno la correttezza e la regolarità degli iter procedimentali seguiti e da seguirsi e che debba recuperare tempestivamente la sua credibilità nei confronti di tutti quei cittadini che ripongono le loro legittime aspettative nella imparzialità e nella selezione meritocratica dei concorsi dalla stessa banditi;

   a fronte di vicende come quelle narrate, appare, altresì necessario quanto doveroso un intervento della «pubblica amministrazione» anche per salvaguardare il prestigio di quei «Corpi dello Stato» (come quelli che sarebbero stati macchiati nella vicenda in parola) dalle presunte nefandezze certamente di pochi che rischiano, però, di minare la credibilità, l'autorevolezza e il prestigio degli innumerevoli «servitori dello Stato» che quotidianamente prestano il loro servizio nell'interesse della propria Nazione e del bene comune –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e, considerata la gravità degli stessi, quali urgenti iniziative, per quanto di competenza, intenda porre in essere, in particolare se non intenda accertare, anche mediante attività ispettiva, quali siano stati gli iter procedimentali dei concorsi banditi e dei concorsi da bandirsi di cui sopra, e quali presidi a tutela del buon andamento e dell'imparzialità della pubblica amministrazione siano risultati inidonei allo scopo, e se, con riferimento ai concorsi pubblici come quelli in parola, non intenda adottare iniziative, anche sul piano normativo, al fine di elidere o quantomeno ridurre, ancor di più, il rischio che l'imparzialità e il buon andamento della pubblica amministrazione siano lesi da episodi di «corruttela» e malaffare.
(4-06517)

SALUTE

Interrogazione a risposta scritta:


   CIRIELLI. — Al Ministro della salute, al Ministro per la pubblica amministrazione. — Per sapere – premesso che:

   con atto di denuncia presentato alla procura della Repubblica di Benevento, l'ex sindaco di San Giorgio del Sannio (BN), dottor Giorgio Nardone, ha segnalato delle presunte irregolarità circa l'avviso pubblico indetto in data 24 agosto 2018 per la nomina del nuovo direttore di otorinolaringoiatria dell'azienda ospedaliera S. Pio (ex G. Rummo) di Benevento;

   secondo quanto contenuto nella denuncia, sembrerebbe che, alla data indicata, nel predetto avviso, quale termine ultimo di presentazione della domanda, solo due, tra i quattro concorrenti possedessero il punteggio (dei titoli) utile per accedervi, e che, invece, tra i soggetti da escludersi, in quanto sprovvisti dei suddetti titoli, vi fosse proprio il professionista che successivamente sarebbe stato nominato primario di otorinolaringoiatria del S. Pio di Benevento;

   tale nomina succedeva ad una singolare, quanto inaspettata, riapertura dei termini del predetto avviso che avrebbe concesso – secondo quanto denunciato – il conseguimento dei titoli necessari a quei concorrenti che, fino a quel momento ne erano sprovvisti;

   nella denuncia presentata alla procura di Benevento, tra l'altro, verrebbe, altresì, contestato il sistema di attribuzione del punteggio ai partecipanti, alla luce anche della circostanza secondo la quale veniva parificato «un anno di servizio alla partecipazione a un convegno a Ravello o a Roccasecca»;

   sta di fatto che il dottor Nardone Massimiliano – figlio del denunciante – avrebbe cumulato il punteggio più alto tra i partecipanti all'avviso pubblico, e, così, il direttore generale del «San Pio», lo avrebbe convocato per poi incontrarlo in data 15 giugno 2020 preannunciandogli la nomina entro tempi brevi;

   nella stessa mattinata, tuttavia, il direttore generale avrebbe altresì confidato al figlio del denunciante che stava subendo pressioni dalla «Regione Campania» per la nomina di un altro partecipante;

   di poi, nel pomeriggio stesso, il segretario del direttore generale, avrebbe comunicato che la nomina in parola sarebbe stata sospesa fino a settembre, «in concomitanza con le elezioni regionali»;

   in data 29 giugno 2020, contrariamente a quanto preannunciato, sarebbe stato nominato quale primario (D.u.o.c) il concorrente classificatosi secondo, lo stesso che, al primo termine di presentazione, sarebbe stato escluso stante l'insufficienza dei titoli;

   la scelta del secondo classificato sarebbe stata supportata dalle circostanze secondo le quali il professionista in parola avrebbe conosciuto «approfonditamente le dinamiche e gli equilibri del reparto», avrebbe garantito «gli standard di efficacia ed efficienza del reparto», ad avrebbe potuto «migliorare i rapporti del personale»;

   secondo il denunciante, infine, il sopra riferito articolato motivazionale risulterebbe apodittico e meramente apparente e, ad ogni modo, in contrasto con quanto disposto dall'articolo 15, comma 7-bis, del decreto legislativo n. 502 del 1992, che imporrebbe una motivazione analitica;

   i fatti narrati nell'esposto proiettano un notevole cono d'ombra sulla regolarità e correttezza dell'iter procedurale relativo all'avviso pubblico in questione e, pertanto, urge un accertamento che preservi i principi di efficienza, imparzialità, buon andamento e di meritocrazia che devono sempre ispirare l'agire amministrativo;

   sgombrare il campo da ogni legittimo e gravemente indiziario sospetto, come nel caso di specie, circa la regolarità dell'avviso pubblico in parola, è doveroso anche al fine di non frustrare la legittima aspirazione di tutti i cittadini che concorrono in procedure pubbliche ad essere valutati con imparzialità e secondo logiche meritocratiche, senza dover subire altre dinamiche, come, ad esempio, quelle elettorali –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e considerata la gravità degli stessi quali urgenti iniziative, per quanto di competenza, intenda adottare, al fine di accertare, anche attraverso l'Ispettorato della funzione pubblica, la regolarità dell'iter procedurale relativo all'avviso pubblico indetto – in data 24 agosto 2018 – dall'azienda ospedaliera S. Pio (ex G. Rummo) di Benevento per la direzione della struttura complessa di otorinolaringoiatria.
(4-06518)

UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazione a risposta scritta:


   TOCCALINI. — Al Ministro dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   a causa dell'emergenza sanitaria molti poli universitari hanno subito la riduzione degli iscritti e, di conseguenza, degli introiti, con il rischio di un'ulteriore contrazione il prossimo autunno, stante il fatto che il rientro a settembre in presenza non è ancora affatto scontato, nonostante gli annunci da parte del Ministro interrogato;

   mentre le autorità accademiche italiane si impegnano per erogare una didattica mista, gli studenti fuorisede abbandonano le città universitarie fino a data da destinarsi, azzerando l'indotto della vita studentesca;

   difatti, a subire l'impatto diretto della mancanza dei «fuorisede» sono anche i commercianti: paninerie, bar, copisterie, librerie situate nel cuore delle zone universitarie hanno perso più del 90 per cento degli introiti e dei clienti;

   l'ultimo rapporto Svimez stima per il prossimo anno accademico un calo di diecimila iscritti su 500 mila studenti che hanno conseguito la maturità, e anche tra chi è in corso c'è chi valuta di lasciare gli studi, perché non può più permetterseli;

   purtroppo, infatti, è indubbio che per coloro la cui situazione economica personale e familiare non è del tutto rosea, il superamento della sessione rappresenta una sorta di dead line rispetto alla conferma o meno del proseguimento degli studi tout court comunque da «fuorisede»;

   il 2 luglio 2020 il Ministro interrogato, in occasione della riunione del comitato dei rettori dell'Università della Lombardia, ha garantito che il semestre che partirà da settembre sarà in presenza;

   tuttavia, a poco più di un mese dalla annunciata ripresa, i protocolli sono ancora in via di definizione e nessun fondo nel decreto ministeriale appena varato sembra destinato agli spazi fisici;

   occorrono, a parere dell'interrogante, maggiori investimenti per il diritto allo studio, come il calmieramento dei prezzi di affitto e delle utenze per i fuorisede, l'aumento dei posti letto nelle residenze universitarie, l'incremento delle borse di studio e l'abbassamento dei criteri di merito per il mantenimento delle stesse, il sostegno per le spese universitarie e in alcuni casi l'innalzamento dei limiti di esonero contributivo se si vuole evitare una crisi come quella del 2008 che è stata superata in ben dieci anni –:

   se e quali iniziative di competenza il Ministro interrogato intenda adottare con urgenza al fine di contrastare il calo di immatricolazioni, il connesso spopolamento delle città universitarie e, di conseguenza, l'impatto economico negativo sull'indotto.
(4-06504)

Apposizione di una firma ad una interpellanza.

  L'interpellanza urgente Zolezzi e altri n. 2-00858, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 14 luglio 2020, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Zanichelli.

Pubblicazione di un testo ulteriormente riformulato.

  Si pubblica il testo riformulato della mozione Lupi n. 1-00362, già pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta n. 365 del 2 luglio 2020.

   La Camera,

   premesso che:

    dal 1997 Hong Kong è una regione amministrativa speciale cinese, fa parte della Cina, ma possiede un sistema amministrativo diverso, uno statuto particolare d'autonomia negoziato tra la Cina popolare ed il Regno Unito;

    non sono ancora cessate le ingerenze di Pechino nelle vicende politiche della regione amministrativa speciale e le operazioni repressive sono proseguite con fermi ed arresti di numerosi attivisti democratici;

    il 24 maggio 2020 contro la nuova legge sulla sicurezza voluta da Pechino si schiera un'altra prima grande manifestazione e la polizia spara gas lacrimogeni contro chi si è riunito per protestare arrestando circa 200 persone;

    il leader democratico Joshua Wong ha chiesto che l'Unione europea imponga sanzioni alla Cina ed inserisca clausole legate al rispetto dei diritti umani a Hong Kong nei trattati commerciali che sta concludendo con la Cina;

    inoltre, con riferimento al nostro Paese, Wong ha sottolineato come non sia «sicuro che la Cina rispetti i suoi impegni e le promesse fatte nell'ambito degli accordi commerciali»;

    il 27 maggio 2020 Mike Pompeo ha certificato di fronte al Congresso americano che l'alto grado di autonomia di Hong Kong non esiste più, dichiarazione che apre la strada a sanzioni nei confronti della Cina; il Regno Unito, gli Usa, l'Australia e il Canada si uniscono in una dichiarazione congiunta che denuncia la violazione dei diritti internazionali da parte della Cina, previsti dall'accordo sino-britannico (Sino-British Joint Declaration) firmato al tempo della restituzione della colonia;

    il 29 maggio 2020 l'Alto Rappresentante per gli affari esteri e la politica di sicurezza dell'Unione europea ha comunicato che «l'UE esprime grave preoccupazione per le misure adottate dalla Cina il 28 maggio, che non sono conformi ai suoi impegni internazionali (...) e alla Legge fondamentale di Hong Kong. Ciò rischia di minare seriamente il principio “One Country Two Systems” e l'alto grado di autonomia della Regione amministrativa speciale di Hong Kong»;

    il 30 giugno 2020 il Comitato permanente del Congresso nazionale cinese ha adottato la legge sulla sicurezza nazionale a Hong Kong e successivamente è stata promulgata a Hong Kong lo stesso giorno;

    la nuova legge sulla sicurezza che Pechino vuole imporre ad Hong Kong rischia di minacciare l'indipendenza della magistratura. A dirlo è l'ex primo giudice, Andrew Li Kwok-nang, in un articolo e interviste pubblicati su diversi media locali;

    Andrew Li Kwok-nang sottolinea soprattutto il fatto che la nuova legge sulla sicurezza prevede un gruppo speciale di giudici per processi legati a crimini di sovversione, separatismo, terrorismo e collusione con potenze straniere ai danni di Hong Kong e della Cina. Tali giudici sarebbero selezionati dal capo dell'Esecutivo, che presiederebbe anche la commissione sulla sicurezza. Per Andrew Li tutto ciò è «inappropriato» e sarebbe «a detrimento dell'indipendenza della magistratura» perché pone il potere esecutivo al di sopra del potere giudiziario, invece che garantire a quest'ultimo l'indipendenza. In Cina la magistratura si dichiara sempre al servizio del Partito comunista cinese;

    finora, contro la legge si sono espressi l'Associazione degli avvocati, gruppi di pastori protestanti, l'associazione dei giornalisti di Hong Kong e 86 organizzazioni internazionali. Anche molti Governi hanno manifestato opposizione o perplessità;

    inoltre alle critiche sull'indebolimento dell'indipendenza della magistratura e dello stato di diritto, si denuncia la pretesa della Cina di voler condannare violazioni alla legge che avvengono anche fuori delle frontiere di Hong Kong e della Cina. L'articolo 38 della legge afferma che cittadini, residenti permanenti e non permanenti di Hong Kong sono perseguibili per atti di «secessione, sovversione, terrorismo, collaborazione con forze straniere» che avvengono fuori del territorio e della Cina. E si è perseguibili se tali atti avvengono anche su una nave o su un aereo registrato ad Hong Kong. In pratica, ogni persona del pianeta può essere accusata;

    il Ministro taiwanese per gli affari cinese, Chen Ming-tong, ha commentato: «Mi chiedo se questo è il desiderio di un impero celeste, a cui tutta l'umanità deve essere legata. Questo non è più qualcosa che dovrebbe preoccupare solo Hong Kong, o Taiwan»;

    il 1° luglio 2020 l'Alto Rappresentante, Josep Borrell, a nome dell'Unione europea comunicava che «L'Unione europea ribadisce le sue gravi preoccupazioni per questa legge che è stata adottata senza alcuna significativa consultazione preliminare del Consiglio legislativo e della società civile di Hong Kong» e prosegue che «vi sono dubbi sulla conformità della nuova legge con la legge di base di Hong Kong e agli impegni internazionali della Cina. In linea con le assicurazioni fornite dalla Cina in passato, l'Unione europea ritiene essenziali i diritti e le libertà dei residenti di Hong Kong affinché siano completamente protetti, compresa la libertà di parola, di stampa e di pubblicazione, nonché la libertà di associazione, di assemblea, di processione e di dimostrazione. Le disposizioni dell'Alleanza internazionale in materia civile e politica, i diritti (ICCPR) sanciti dalla legislazione di Hong Kong devono continuare ad essere pienamente applicati. L'Unione europea è preoccupata per il fatto che la legge rischi di compromettere gravemente l'elevato grado di autonomia di Hong Kong e avere un effetto dannoso sull'indipendenza della magistratura e sullo stato di diritto. Entrambi questi princìpi rimangono essenziali per la costante stabilità e prosperità di Hong Kong e sono quindi di vitale interesse per l'Unione europea e per la Comunità internazionale. L'Unione europea esorta la Cina a evitare qualsiasi atto che metta in pericolo l'autonomia di Hong Kong in campo giuridico, anche in termini di diritti umani. L'Unione europea sta valutando le implicazioni di tale legge e continuerà a sollevare preoccupazioni nel suo dialogo con la Cina. Si continueranno a seguire da vicino gli sviluppi, anche nel contesto delle prossime elezioni del Consiglio legislativo del 6 settembre, che devono procedere come previsto e in un ambiente favorevole all'esercizio dei diritti e delle libertà democratiche come sancito dalla Legge fondamentale»;

    tanti attivisti pro-democrazia avevano chiesto di poter manifestare, la richiesta è stata respinta al mittente. Sono scesi comunque per strada, ma la protesta non autorizzata ha portato ai primi arresti in base alla nuova legge. Circa 4 mila agenti sono stati schierati nell'area più a rischio, Causeway Bay, e il primo arresto è stato un manifestante in possesso di una bandiera dell'indipendenza di Hong Kong, che per giunta indossava una maglietta con la scritta Free Hong Kong, come riporta Il Sole 24 Ore. La polizia ha usato spray al pepe per disperdere la folla; è finito in manette anche il legislatore dell'opposizione Andrew Wan. Gli arresti a Causeway Bay dall'introduzione della legge sono oltre 30 con addebiti che vanno dalla manifestazione illegale alla violazione della nuova legge sulla sicurezza nazionale, fino all'ostacolo al rispetto delle leggi e al possesso di armi offensive,

impegna il Governo:

1) ad assumere le iniziative necessarie per dare attuazione alla risoluzione del Parlamento europeo del 19 giugno 2020;

2) ad assumere iniziative per aderire all'impegno preso dall'Alto Rappresentante per la politica estera e la sicurezza comune dell'Unione europea in riferimento al rispetto degli accordi internazionali che garantiscono l'autonomia della Regione amministrativa speciale di Hong Kong in forza del principio condiviso di «un Paese, due sistemi»;

3) ad adoperarsi in sede europea affinché si adotti una posizione più ferma a sostegno del mantenimento dell'autonomia giuridica di Hong Kong e del rispetto dei diritti e delle libertà fondamentali per i suoi cittadini e la sua società civile, in particolare in occasione del negoziato per un accordo di investimenti Unione europea-Cina;

4) a collaborare con le istituzioni e con i partner dell'Unione europea per garantire che i rapporti con la Repubblica popolare cinese siano improntati ai princìpi e ai valori fondanti sanciti dall'articolo 21 del Trattato sull'Unione europea, che stabilisce che l'azione dell'Unione europea sulla scena internazionale si fonda sui princìpi di democrazia, Stato di diritto, universalità e indivisibilità dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali, rispetto della dignità umana, princìpi di uguaglianza e di solidarietà e rispetto dei princìpi della Carta delle Nazioni Unite e del diritto internazionale;

5) a valutare la possibilità di promuovere la designazione, in ambito Consiglio diritti umani, di un relatore speciale sulla situazione dei diritti umani a Hong Kong;

6) a considerare l'attuale situazione politica di Hong Kong nella valutazione delle domande di protezione internazionale presentate in Italia da quei cittadini;

7) a sollevare con le autorità cinesi, sia attraverso il canale bilaterale sia attraverso l'apposito canale del dialogo Unione europea-Cina sui diritti umani, i temi della tutela delle libertà di espressione e dei diritti civili e politici, in conformità con le norme e gli impegni internazionali in materia di diritti umani, che costituiscono un pilastro della nostra politica estera.
(1-00362) (Ulteriore nuova formulazione) «Lupi, Molinari, Gelmini, Lollobrigida, Mollicone».

Pubblicazione di un testo riformulato.

  Si pubblica il testo riformulato dell'interrogazione a risposta orale Ascari n. 3-01697, già pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta n. 381 del 28 luglio 2020.

   ASCARI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   l'autostrada regionale Cispadana è un progetto incluso tra le 130 opere di Italia Veloce;

   il progetto dovrebbe servire per migliorare i collegamenti tra Reggiolo e Ferrara e servire questa area emiliana a forte vocazione produttiva, ma sprovvista di importanti arterie di viabilità veloce che alleggerirebbero il traffico, incluso quello passante, che attualmente intasa costantemente le aree cittadine e la viabilità secondaria, con costi economici e ambientali non indifferenti;

   le zone a nord delle province di Reggio-Emilia, Modena e Ferrara, infatti, chiedono infrastrutture di collegamento adeguate all'importante sviluppo economico-produttivo dell'area sin dagli anni ‘60 del secolo scorso;

   tuttavia, l'autostrada cispadana è molto differente dall'iniziale progetto del 2004 il quale prevedeva un collegamento tra Parma e Ferrara tramite una strada a scorrimento veloce gratuita, costituita da due tratte, Parma-Reggiolo e Reggiolo-Ferrara, con un costo complessivo di 125 milioni di euro;

   a differenza del progetto iniziale, nel 2006 la regione Emilia-Romagna ha deciso di modificare il progetto infrastrutturale da strada a scorrimento veloce ad autostrada a pagamento, con ulteriori costi economici ed ambientali non indifferenti a carico della collettività, ma solo per la tratta che collega l'A22 da Reggiolo all'A13 fino a Ferrara Sud, con un costo di 1,3 miliardi di euro: oltre 10 volte il costo della strada a scorrimento veloce per l'intera tratta;

   preliminarmente, dunque, non si capisce perché anche la tratta attualmente classificata come autostradale non possa tornare ad essere strada a scorrimento veloce, come avvenuto per la tratta Parma-Reggiolo, per la quale la regione Emilia Romagna ha deciso di concentrarsi sul completamento delle opere già esistenti;

   si tratta di una soluzione che è fortemente voluta dal territorio, supportata da partiti, associazioni, comitati di cittadini da sempre contrari al progetto autostradale;

   oltre ad un indubbio risparmio economico pubblico di oltre un miliardo di euro, in un momento di gravi crisi economica, finanziaria, sociale e sanitaria che si sta vivendo, vi sarebbero indubbi risparmi per la popolazione, anch'essa messa a dura prova dalla crisi, che eviterebbe i costi legati ai pedaggi autostradali;

   inoltre, una strada a scorrimento veloce sarebbe più facilmente utilizzabile da parte dell'utenza, in quanto non vi sarebbero pedaggi da pagare e sarebbero previsti un maggior numero di ingressi dalla viabilità secondaria, e quindi più collegamenti con centri abitati e realtà produttive;

   l'attuale progetto autostradale, invece, prevede solo 4 caselli per l'intera tratta: una parte della popolazione, quella più distante dai caselli, non avrà reali vantaggi in termini di risparmio di tempo e denaro nell'utilizzare l'autostrada;

   in definitiva, si prospetta un'infrastruttura costosa, con costi diretti e indiretti sulla popolazione, la quale potrà beneficiarne solo in maniera molto parziale;

   inoltre, si sta assistendo, negli ultimi anni, ad un aumento del trasporto su ferro rispetto al declino del trasporto su gomma, che renderebbe ancor meno utile la costruzione di autostrade, a fronte di un necessario miglioramento dei collegamenti ferroviari;

   a tal proposito, è attualmente esistente una linea ferroviaria secondaria che da Ferrara arriva a Parma passando per Poggio Rusco e Suzzara che potrebbe essere potenziata per alleggerire il traffico merci e persone sul resto della rete stradale e autostradale emiliana –:

   se non intenda stralciare l'autostrada regionale cispadana dalle 130 opere incluse nel documento «Italia Veloce» ovvero se non intenda includerla modificando l'infrastruttura da autostradale a strada a scorrimento veloce, con un contestuale immediato risparmio di fondi pubblici, eventualmente adottando iniziative, per quanto di competenza per potenziare contestualmente la rete ferroviaria secondaria esistente sul territorio tra Parma e Ferrara.
(3-01697)