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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Martedì 28 luglio 2020

ATTI DI INDIRIZZO

Mozione:


   La Camera,

   premesso che:

    l'idrovia Padova-Venezia, concepita come una grande opera pubblica negli anni '50 del secolo scorso, è rimasta un'opera incompiuta ed i cui lavori di realizzazione sono andati avanti a fasi alterne fino al 1992, anno in cui era stato completato il 60 per cento dell'opera;

    dal 1985 l'idrovia è stata comunque ridotta ad una serie di monconi inutilizzabili, mentre, in considerazione dei grandi vantaggi dal punto di vista del contenimento dell'inquinamento atmosferico e soprattutto data la sua funzione di canale scolmatore, veniva inserita nel cosiddetto piano D'Alpaos elaborato nel 2011, dopo la grande alluvione del 2010 che ha indicato come non più rimandabili gli interventi di regimentazione del sistema fluviale Brenta-Bacchiglione;

    il piano D'Alpaos include opere per 3,2 miliardi di euro mirate a mitigare il rischio idraulico e geologico, come bacini di laminazione, consolidamenti di argini, ricalibrature di alvei e briglie. La previsione più onerosa riguarda proprio il percorso dell'idrovia (28 chilometri), inizialmente immaginato come un semplice collegamento logistico tra le zone industriali di Padova e Marghera, ma successivamente, ridisegnato per un utilizzo doppio, ossia, da un lato, come canale navigabile di quinta classe (cioè in grado di ospitare chiatte lunghe 105 metri e dunque con una capacità di caricare container pari a sessanta camion o a due treni merci) e, dall'altro, come canale scolmatore (capace di assicurare una portata di 350 metri cubi d'acqua al secondo, così da fronteggiare le piene del sistema Brenta-Bacchiglione);

    concludere l'idrovia per utilizzarla come canale scolmatore consentirebbe di mettere in sicurezza i bacini del Brenta e del Bacchiglione, frequentemente soggetti a piene; dopo l'alluvione del 2010 eventi di piena si sono registrati a fasi alterne nel novembre 2011, tra gennaio e febbraio 2014, nell'aprile 2017 e ad ottobre 2018;

    come ampiamente documentato da articoli scientifici e studi che riportano i modelli matematici che prefigurano le enormi devastazioni che produrrebbero le esondazioni dei suddetti fiumi, tra le soluzioni proposte per arginare gli enormi danni che ne conseguirebbero, la deviazione delle acque attraverso l'idrovia era ritenuta funzionale alla mitigazione del rischio idraulico a cui sono esposti da sempre i territori del vicentino, del padovano e dei comuni della città metropolitana di Venezia;

    per l'opera in questione, attualizzando le cifre, ad oggi sono stati spesi circa 100 milioni di euro e dal 1992, quando i cantieri si bloccano definitivamente, i lavori già fatti vanno incontro ad un inarrestabile degrado; la conca di navigazione vicino a Mira, ad esempio, oggi dovrebbe essere completamente rifatta, così come le sale di comando. Come già denunciato dal professor D'Alpaos «di quel che è stato costruito non c'è più nulla di utilizzabile»;

    ad oggi, per realizzare l'opera per averne il doppio utilizzo (canale navigabile e canale scolmatore) servirebbero 512 milioni di euro, in assenza dei quali è impossibile passare alla fase di progettazione definitiva ed esecutiva (siamo ancora allo studio di fattibilità); al contrario, se si decidesse di completare l'esistente per garantirne la funzione di canale scolmatore, l'opera potrebbe avere una possibilità di realizzazione in tempi brevi, con importanti vantaggi a livello di rischio idraulico;

    tuttavia, nonostante gli indiscussi vantaggi che il completamento dell'opera in questione apporterebbe alla maggior parte dei territori della «terraferma» da essa attraversati, resta da chiarire un punto critico, cioè l'impatto che essa avrà sulla rete idraulica di alcuni di essi e sulla Laguna di Venezia anche in termini di sversamento di inquinanti e di rispetto dei parametri fissati dal Piano Direttore, da anni in vigore;

    a tal fine, è opportuno che la valutazione degli impatti ambientali connessi all'utilizzo del canale dell'idrovia come scolmatore si soffermi sulla concrete modalità di scarico in laguna (mediante realizzazione di vasche di laminazione delle piene prima dell'immissione, ovvero mediante scarico diretto in laguna), ponendo attenzione all'analisi qualitativa e quantitativa degli inquinanti sversati e all'apporto solido di sedimenti in occasione degli eventi di piena, con particolare riferimento a metalli, nutrienti e particellato in sospensione nelle acque;

    per questo motivo si rende assolutamente necessario che il progetto del completamento dell'idrovia Padova-mare venga integrato con studi di valutazione delle dinamiche idrauliche tesi all'individuazione delle opportune soluzioni atte ad evitare eventuali conseguenze negative sull'ecosistema lagunare;

    nel mese di marzo 2020 l'associazione «Salvaguardia idraulica del territorio padovano e veneziano» si è rivolta alla sezione giurisdizionale della magistratura contabile, invocandone l'intervento «nell'ambito del giudizio di conto e non di responsabilità erariale» per avere una pronuncia sulla regolarità dell'attuazione dell'opera per stabilire chi siano i titolari delle funzioni del completamento dell'idrovia o, in caso di rinuncia definitiva al progetto, «del ripristino del territorio con eliminazione dello scempio che n'è stato fatto»; la sezione giurisdizionale ha dichiarato inammissibile il ricorso e, in estrema sintesi, ha replicato che non è competenza della Corte dei conti individuare le risorse ed i soggetti per il completamento dell'opera pubblica o per il suo smantellamento;

    ad oltre quarant'anni dall'ideazione dell'opera si assiste in maniera confusa (a causa di una situazione di impasse che appare insolubile) al venir meno dell'originaria funzione trasportistica (le necessità commerciali sono profondamente mutate) e all'incremento nella considerazione generale della funzione idraulica di canale scolmatore a tutela della città di Padova, per la cui soluzione sarebbe sufficiente un'opera di minori dimensioni e quindi di minori costi;

    il «sistema idroviario padano-veneto» ha comunque un valore dichiarato di preminente interesse nazionale ai sensi della legge n. 380 del 1990 e di interesse europeo ai sensi della legge n. 16 del 2000, che ratificava l'accordo europeo sulle grandi vie navigabili d'importanza internazionale (AGN), e ha incluso il canale Venezia-Padova nella lista delle vie navigabili d'importanza nazionale;

    l'opera incompiuta ha determinato un grave degrado ambientale, con i resti delle opere realizzate e poi abbandonate all'incuria del tempo che hanno avuto e continuano ad avere un impatto importante in un ambiente di grande pregio paesaggistico (si è nella zona delle Ville Venete), in cui il valore aggiunto dell'opera potrebbe anche essere determinato dall'apporto dei sedimenti opportunamente verificato;

    l'idrovia, tuttavia, non costituisce la sola ed unica opera per la messa in sicurezza; negli ultimi anni, infatti, la regione Veneto, nell'ambito delle opere di difesa idraulica, ha approntato una serie di interventi per la realizzazione di bacini di laminazione, soprattutto a monte, per i fiumi Brenta e Bacchiglione, che risultano essenziali sia per la stessa idrovia Padova-Venezia, considerata la funzione di rallentamento del flusso delle acque da essi svolta, sia per maggiore messa in sicurezza del territorio;

    si è quindi ad un bivio importante in cui è necessario valutare attentamente la qualità e l'efficacia del progetto che deve garantire, in primo luogo, la tutela del territorio attraverso idonei interventi per la salvaguardia idraulica e soluzioni ulteriori che tengano conto degli attuali interessi commerciali, sociali e ambientali dell'infrastruttura,

impegna il Governo:

1) ad adottare ogni iniziativa utile volta, nell'ambito della progettazione avviata dalla regione Veneto, a pervenire ad una progettazione definitiva dell'idrovia Padova-Venezia che garantisca i più alti standard in termini di sicurezza idraulica dei bacini complessivamente coinvolti, inclusi i nodi critici nei territori attraversati dal canale Novissimo nell'entroterra veneziano, e a individuare le risorse necessarie anche nel quadro delle risorse europee disponibili, per il suo sollecito completamento quale opera destinata nell'immediato a regimentare il livello delle acque nei casi di esondazione dall'alveo del sistema fluviale Bacchiglione-Brenta, tenendo conto degli studi sulle problematiche idrauliche e sui relativi effetti ambientali connessi all'utilizzo del sedime del canale dell'idrovia come scolmatore, con particolare riferimento agli impatti sulla rete idraulica esistente e sull'ecosistema naturale della Laguna di Venezia, soprattutto alla luce della prevista entrata in funzione del Mose, ed al completamento delle opere connesse, inclusi i bacini di laminazione a monte;

2) ad adottare iniziative per svolgere una verifica della sostenibilità, ambientale, sociale ed economica dell'opera, tenendo conto di tale possibilità in sede di realizzazione degli interventi finalizzati prioritariamente alla sicurezza idrogeologica, nonché all'istituzione di un parco fluviale all'interno di un corridoio ecologico che ricalchi il percorso dell'idrovia, garantendo la piena partecipazione degli enti locali e dei soggetti interessati;

3) in attesa del compimento dei predetti interventi, ad adottare iniziative per destinare le necessarie risorse al risanamento idrogeologico e alla messa in sicurezza del territorio e dei bacini coinvolti, attraverso interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria dei canali finalizzati al recupero della capacità drenante della rete idraulica e di regolazione dei deflussi.
(1-00370) «Caon, Pellicani, Bitonci, Maniero, Luca De Carlo, Moretto, Muroni, Braga, Deiana, Spessotto, Buratti, Ilaria Fontana, Del Basso De Caro, Morgoni, Pezzopane, Vianello, Daga, Di Lauro, D'Ippolito, Federico, Licatini, Alberto Manca, Maraia, Micillo, Ricciardi, Terzoni, Varrica, Vignaroli, Zolezzi, Cortelazzo, Baratto, Zanettin, Mazzetti, Labriola, Ruffino, Giacometto, Casino, Marin, Caretta, Maschio, Zordan, Andreuzza, Bazzaro, Fogliani, Vallotto, Badole, Bisa, Coin, Colmellere, Comencini, Covolo, Fantuz, Lorenzo Fontana, Giacometti, Lazzarini, Manzato, Paternoster, Pretto, Racchella, Stefani, Turri, Valbusa».

Risoluzioni in Commissione:


   La VII Commissione,

   premesso che:

    il nostro patrimonio culturale è sempre più esposto agli effetti negativi dei cambiamenti climatici e minacciato dai rischi connessi, rendendo più difficile la sfida della conservazione. Pertanto, è necessario mappare gli strumenti esistenti per la gestione del rischio e fornire raccomandazioni per rispondere alle catastrofi. Nonostante ci sia l'evidenza che il cambiamento climatico abbia un effetto negativo rilevante sul patrimonio culturale, non esiste un'unica cabina di regia in grado di sistematizzare le conoscenze a disposizione e indicare linee di azione univoche per le pubbliche amministrazioni interessate;

    la conoscenza dell'impatto dei cambiamenti climatici sul patrimonio culturale in Italia si basa, innanzi tutto, sull'identificazione dei parametri climatici prioritari che ne determinano il degrado sia in ambiente esterno (principalmente patrimonio architettonico, archeologico e altro) che in ambiente interno (musei, chiese, ipogei e altro). La valutazione della vulnerabilità e dei rischi cui il patrimonio culturale è soggetto, lo studio dei diversi materiali che costituiscono i beni diffusi sul territorio e le forme di degrado che li interessano – in relazione alle particolarità ambientali, alle caratteristiche del paesaggio, all'impatto antropico – costituiscono il tema prioritario nella messa a punto di strategie di protezione, controllo e prevenzione del danno per la conservazione del patrimonio culturale stesso;

    il 6 marzo 2018 è stato presentato a Bruxelles, nell'ambito del Forum europeo della protezione civile, lo studio «Safeguarding Cultural Heritage from Natural and Man-Made Disasters», una mappatura delle strategie e degli strumenti per la gestione del rischio per il patrimonio culturale. Secondo lo studio, per le istituzioni pubbliche e private preposte alla gestione del patrimonio culturale il modo più efficace per rispondere all'impatto dei cambiamenti climatici è integrare le necessarie misure nei piani di gestione esistenti o in corso di definizione, compresi i piani di gestione delle aree protette e dei siti Unesco;

    si raccomanda, in particolare, di implementare le seguenti azioni indicate nella «Strategia nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici», elaborata dal Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare in cui un'intera sezione è dedicata al patrimonio culturale: diffusione delle conoscenze esistenti; monitoraggio continuo; manutenzione ordinaria; valutazione delle priorità in relazione allo stato di conservazione dei manufatti; valutazione dello stato di conservazione dei manufatti in relazione alle condizioni ambientali di conservazione rilevate; valutazione delle priorità in risposta ai cambiamenti climatici; raccolta di dati per supportare le decisioni sia a livello nazionale che regionale; comprendere il contesto ambientale, economico e sociale del patrimonio culturale;

    si sottolinea, inoltre, l'importanza prioritaria degli interventi di manutenzione dei beni culturali rispetto agli interventi di restauro, resi particolarmente necessari se si considera l'impatto dei cambiamenti climatici come fattore ulteriore di danno al patrimonio. È quindi necessario promuovere anche differenti strategie di finanziamento a lungo termine per la manutenzione, in particolare: correlando differenti risorse di finanziamento e di approcci finanziari; riconoscendo nel settore assicurativo un valido strumento; introducendo agevolazioni fiscali per la manutenzione; indirizzando risorse nella formazione su tecniche edilizie tradizionali e artigianali a complemento delle tecnologie avanzate per migliorare la comprensione del patrimonio culturale in un periodo di rapido cambiamento;

    le misure e le strategie da implementare devono essere focalizzate sulla prevenzione, in modo da affrontare la gestione del rischio in via ordinaria e non attraverso azioni emergenziali sprovviste di strumenti adeguati;

    il patrimonio culturale è una risorsa non rinnovabile: va quindi favorito l'accesso dei cittadini e dei visitatori, ma al contempo si ha la responsabilità di trasmettere questo patrimonio alle generazioni future. È pertanto urgente inserire la difesa del patrimonio culturale nella catena dei valori dello sviluppo sostenibile e degli obiettivi dell'Agenda 2030 delle Nazioni Unite;

    l'Italia si è fatta promotrice di questa area di ricerca a livello europeo e attualmente il Ministero per i beni e le attività culturali e il turismo e il Ministero dell'istruzione, università e ricerca coordinano congiuntamente la Joint Programming Initiative «Cultural Heritage and Global Change: a New Challenge for Europe – Jpich», che ha raccolto l'adesione di 18 Paesi (Italia, Belgio, Cipro, Repubblica Ceca, Danimarca, Francia, Irlanda, Lituania, Moldavia, Paesi Bassi, Norvegia, Polonia, Portogallo, Romania, Slovacchia, Spagna, Svezia, Regno Unito). L'obiettivo della Jpich è promuovere programmi comuni di ricerca scientifica e tecnologica applicata alla protezione e gestione del patrimonio culturale. Sono stati congiuntamente prodotti il documento di visione e l'Agenda strategica di ricerca e la Jpich ha valorizzato l'importanza di questo settore di ricerca in cui l'Europa, e in particolare l'Italia, svolge il ruolo di leader mondiale,

impegna il Governo:

ad adottare tutte le iniziative di competenza necessarie al fine di rafforzare il coordinamento e l'implementazione di strategie, piani (compresi i piani di gestione delle aree protette e dei siti Unesco) e programmi specifici di risposta ai rischi del cambiamento climatico connessi al patrimonio culturale, anche attraverso l'istituzione di un organismo di coordinamento multilivello e multisettoriale in grado di sistematizzare le conoscenze a disposizione e fornire metodologie di gestione del rischio chiare ed efficaci per le pubbliche amministrazioni interessate.
(7-00526) «Carbonaro, Casa, Iorio».


   La XII Commissione,

   premesso che:

    una funzionalità respiratoria adeguata ed efficace è una condizione essenziale per il mantenimento della quasi totalità dei meccanismi omeostatici del corpo umano che si realizzano sia nella condizione di veglia, che durante il sonno. Inoltre, durante tali fasi l'organismo umano nel suo insieme espleta richieste metaboliche e cataboliche differenti, a cui sottende una differente ventilazione respiratoria, quest'ultima valutabile principalmente attraverso i parametri di pH, PCO2, PO2. Inoltre, tali differenti stati di funzionalità respiratoria correlati alla fase di veglia e di sonno possono caratterizzare l'insorgere di patologie respiratorie disventilatorie differenti. Pertanto, si può effettuare una prima suddivisione tra patologie disventilatorie associate alla condizione di veglia e quelle correlate al sonno, anche se le due condizioni patologiche quasi mai tendono ad essere clinicamente separate. Infatti, durante la fase di sonno se si instaura un'alterata funzionalità respiratoria cronica possono manifestarsi una serie di specifici fenomeni fisiopatologici, che tendono a perdurare anche durante la fase di veglia e che si estrinsecano principalmente attraverso una condizione di ipossia sistemica. Tali condizioni cliniche possono essere generalmente raggruppate nell'ambito delle patologie disventilatorie associate al sonno; tra queste è contemplata la sindrome delle apnee ostruttive nel sonno (Obstructive Sleep Apnea Syndrome – Osas);

    secondo le convenzioni scientifiche internazionali l'Osas è una condizione clinica in cui si rilevano ripetuti episodi di ostruzione delle vie respiratorie che si verificano durante il sonno, e che si correlano principalmente ad una marcata riduzione della saturazione ematica di ossigeno. Nello specifico l'Osas presenta fattori causali congeniti e/o iatrogeni, che determinano un aumento delle resistenze a livello delle vie aeree superiori e del distretto faringeo, che contribuiscono a determinare durante il sonno un'ostruzione parziale o completa delle vie respiratorie a cui consegue una condizione di ipopnea o di apnea, la cui manifestazione clinica più evidente è il «respiro di Falstaff». Il numero complessivo delle apnee ed ipopnee è pari a diverse decine per ogni ora di sonno. Ogni ipopnea o apnea ha una durata di circa 10 secondi, mediamente la durata è compresa tra i 10 e i 30 secondi, ma nelle condizioni cliniche più gravi la condizione di ipopnea o apnea può superare la durata di 1 minuto. Le ipopnee e apnee tendono a manifestarsi principalmente durante il sonno Rem, invece, sono tendenzialmente infrequenti durante il sonno profondo (fasi 3-4 non-REM) determinando in tal modo un'alterazione della fisiologia del sonno denominata «frammentazione del sonno». In base all'apnea-ipopneaindex (AII) o indice di apnea-ipopnea utilizzato per valutare la severità delle ipopnee-apnee notturne, l'Osas può essere di grado lieve (AII 5-14), moderato (AII 15-29), grave (AII pari o superiore a 30). Il continuo e ripetuto manifestarsi di ipopnee e/o apnee durante il sonno è alla base di diversi effetti emodinamici, tra i quali riduzione della frequenza cardiaca e della pressione arteriosa sistemica e polmonare, la cui entità correla ai diversi gradi di ipossia sistemica che tendono a permanere anche durante la successiva fase di veglia;

    l'Osas nell'adulto determina l'insorgenza di segni e sintomi rilevabili anche durante la veglia. I sintomi presenti a carico del sistema nervoso centrale includono sonnolenza diurna, cefalea al risveglio, alterazioni del tono dell'umore, deficit di memoria. Nei casi più gravi l'Osas determina anche l'insorgenza di segni e sintomi cardiologici quali, ipertensione arteriosa sistemica, ipertensione polmonare, aritmie cardiache, ipossiemia, poliglobulia ed edemi declivi. Inoltre, sono presenti minzione imperiosa (a causa della notevole increzione del fattore natriuretico atriale) e impotenza;

    nel bambino l'Osas si manifesta frequentemente attraverso un'ipopnea intermittente, dagli esiti comunque non meno gravi; infatti, può determinare ritardo complessivo nella crescita, cuore polmonare, disturbi del tono dell'umore e deficit dell'attenzione;

    l'evoluzione dell'Osas verso quadri clinici più severi può essere ulteriormente aggravata dalla concomitante presenza di condizioni patologiche riguardanti l'apparato respiratorio quali la deviazione del setto nasale, l'ipertrofia delle tonsille palatine e delle adenoidi. Non vanno sottovalutate una serie di patologie che possono favorire sia l'insorgere dell'Osas ed allo stesso tempo influenzarne la sua gravità quali l'obesità di tipo medio e severo, il tabagismo, l'elevato consumo di etanolo nelle ore che precedono il sonno, l'età adulta, il sesso maschile e la menopausa, soprattutto se associata ad una condizione di obesità;

    un paziente affetto da Osas complessivamente possiede una ridotta aspettativa di vita, poiché essa correla con le patologie dell'apparato respiratorio quali la broncopneumopatia cronica ostruttiva (Bpco) e con il cancro polmonare;

    l'Osas correla anche con altre malattie croniche riguardanti il sistema endocrino quali l'ipotiroidismo e il diabete. Inoltre, diversi studi evidenziano un'associazione tra l'Osas ed alcune malattie neurodegenerative quali il morbo di Alzheimer-Perusini, la malattia di Parkinson, la sclerosi multipla, l'atassia spino-cerebellare di tipo 3 (Sindrome di Machado-Joseph) ed anche un'associazione con patologie psichiatriche quali i disturbi d'ansia e i disturbi del tono dell'umore;

    ciò premesso, appare necessario evidenziare elementi utili a restituire un quadro di dati epidemiologici e di prevenzione;

    studi epidemiologici internazionali dimostrano che negli individui adulti di età media l'Osas presenta una prevalenza del 2-4 per cento negli uomini e di circa l'1-2 per cento nelle donne. Nella fascia d'età 40-85 anni ha una prevalenza negli uomini del 49,7 per cento e nelle donne del 23,4 per cento;

    l'Osas è estremamente frequente nella popolazione generale, ed attualmente è stimato che non viene diagnosticata nell'80 per cento di coloro che ne sono affetti; sebbene possa essere facilmente identificata sia per la presenza di insonnia, russamento abituale e persistente con possibili pause respiratorie, nicturia, secchezza della fauci o cefalea al risveglio, eccessiva sonnolenza diurna, astenia, riduzione della libido e sia attraverso un percorso clinico-strumentale secondo i criteri Icsd-2014;

    inoltre, l'Osas presenta una prevalenza pari o superiore a quella di altre malattie croniche ad elevata diffusione. Infatti, l'Osas presenta una prevalenza comparabile a quella dell'ipertensione arteriosa sistemica e superiore a quella della malattia diabetica. L'Osas può essere già presente in età pediatrica e si riscontra un significativo incremento della sua prevalenza nei pazienti affetti da tabagismo, da obesità medio-severa e negli alcolisti;

    nonostante i soggetti affetti da Osas presentino un rischio di infortunio lavorativo doppio rispetto agli individui non affetti, allo stato attuale permangono serie difficoltà nell'accesso alla diagnosi e terapia dell'Osas su tutto il territorio nazionale, che determinano anche disagi e ritardi per il conseguimento dell'idoneità psicofisica alla guida in ambito professionale. A tal riguardo, è opportuno evidenziare che in Italia l'Osas determina il 7 per cento degli incidenti stradali, ed è tra le concause principali di oltre 12.000 feriti e di circa 250 decessi per incidenti autostradali;

    con riferimento, invece, al trattamento dell'Osas appare utile evidenziare ulteriori elementi;

    per un trattamento adeguato dell'Osas non vanno trascurate le comorbidità dell'Osas (ipertensione arteriosa, infarto, ictus, scompenso cardiaco, aritmie cardiache in particolare la fibrillazione atriale, diabete mellito, insufficienza renale, broncopneumopatia cronica ostruttiva, asma bronchiale, insufficienza respiratoria, sindrome depressiva, cancro, malattie neurodegenerative); in tali pazienti il mancato trattamento dell'Osas determina il non ottimale controllo delle condizioni cliniche generali;

    attualmente per la cura dell'Osas sono disponibili diverse opzioni terapeutiche quali i dispositivi a pressione positiva continua (Cpap) od intermittente (Niv), i dispositivi intraorali di avanzamento mandibolare, la chirurgia delle vie aeree superiori e maxillo-facciale previa selezione clinico-strumentale del paziente;

    complessivamente, tali trattamenti sono tutti efficaci nel curare l'Osas determinando un miglioramento delle condizioni cliniche del paziente affetto e infatti, in ambito lavorativo, un trattamento efficace dell'Osas rende il lavoratore che ne è affetto sicuro per sé e per gli altri, determinando una riduzione degli incidenti sul lavoro ed un incremento della produttività;

    pertanto, se l'Osas viene adeguatamente diagnosticata e curata determina un miglioramento complessivo in ambito lavorativo, sociale, familiare e delle relazioni di coppia determinando un guadagno in termini di benessere individuale e sociale ed una riduzione dei costi sanitari diretti ed indiretti;

    inoltre, non va trascurato che l'Osas soddisfa i criteri stabiliti dall'Organizzazione mondiale della sanità (Oms) per la definizione di malattia cronica e invalidante ed il diffondersi dell'Osas, le sue varie comorbidità, ed un suo ritardo diagnostico-terapeutico o un suo non trattamento possono significativamente contribuire ad un incremento significativo dei costi della spesa sanitaria;

   pertanto, premettendo ulteriormente che:

    l'accordo Stato-regioni del 12 maggio 2016 in materia di Osas è stato recepito dalla sola regione Puglia;

    nel 2014 il Ministero della salute ha prodotto le «Linee guida nazionali per la prevenzione ed il trattamento odontoiatrico della sindrome delle apnee ostruttive nel sonno (OSAS)»; il Ministero della salute ha approvato il documento «Linee guida nazionali per la prevenzione ed il trattamento odontoiatrico del russamento e della sindrome delle apnee ostruttive nel sonno in età evolutiva», allegato al parere del Consiglio superiore di sanità – sezione III 15 marzo 2016;

    il decreto direttoriale del 3 febbraio 2016 con il quale Ministero della salute decreta «gli indirizzi medico-legali da osservare per l'accertamento dell'idoneità alla guida dei soggetti affette da disturbi del sonno da apnee ostruttive notturne, o sospettati di essere affetti da tale malattia» risulta ampiamente disatteso;

    il corso di laurea magistrale in medicina e chirurgia non prevede crediti formativi obbligatori dedicati all'Osas;

    da anni l'Associazione italiana di medicina del sonno (Aims) organizza il corso teorico-pratico annuale di medicina del sonno con certificazione di medico esperto in medicina del sonno;

    da anni il centro studi società italiana di pneumologia (Sip/Irs), ente di ricerca riconosciuto dalla Presidenza del Consiglio dei ministri (decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 4 febbraio 2015, Gazzetta Ufficiale n. 79 del 4 aprile 2015), organizza il corso teorico-pratico annuale «La gestione multidisciplinare e multiprofessionale dell'Osas in età adulta» con certificazione di «Medico esperto nella gestione del soggetto OSAS»;

    da anni la Società italiana di otorinolaringoiatria e chirurgia cervico-facciale (SIOeChCF) organizza il corso teorico-pratico annuale Eos-Drs con certificazione di medico otorinolaringoiatra esperto nei disturbi respiratori del sonno;

    da anni la Società italiana medicina del sonno odontoiatrica (Simso) organizza il corso teorico-pratico annuale con certificazione di «Odontoiatra esperto nei disturbi respiratori del sonno»;

    come da normativa vigente per l'accesso agli ausili protesici (dispositivi a pressione positiva per il trattamento dell'Osas) in comodato d'uso, i pazienti che si vedono riconosciuto tale diritto (solo il 10 per cento) devono necessariamente adempiere alla richiesta di invalidità civile che dovrà essere riconosciuta nella misura uguale o superiore al 34 per cento;

    il 18 novembre 2017 è nato il «Tavolo tecnico intersocietario – prevenzione, salute e sicurezza per il paziente Osas» che ha lo scopo di promuovere e diffondere, perseguendo un approccio interdisciplinare, la gestione del paziente Osas, con particolare attenzione agli aspetti della prevenzione, salute e della sicurezza nei trasporti e nel lavoro;

    il «Tavolo tecnico intersocietario – prevenzione, salute e sicurezza per il paziente Osas» è un'associazione di esperti in disturbi respiratori nel sonno su base ostruttiva delegati da: Associazione italiana tecnici di neurofisiologia (Aitn), Associazione italiana pazienti con apnee nel sonno-Onlus (Aipas), Federazione italiana medici di famiglia (Fimmg), Servizio sanitario Rete ferroviaria italiana (RFI/SS), Società dei neurologi/neurochirurghi/neuroradiologi ospedalieri (Sno), Società italiana di medicina del lavoro (Siml), Società italiana di otorinolaringoiatria e chirurgia cervico-facciale (SIOeChCF), Servizio sanitario polizia di Stato Ministero dell'interno (Ssps), Società italiana dell'ipertensione arteriosa (Siia), Società italiana medicina del sonno odontoiatrica (Simso), Società italiana di medicina interna (Simi), Società italiana di cardiologia (Sic), Società italiana di rinologia (Sir), Società scientifica dei medici legali delle aziende sanitarie del Servizio sanitario nazionale (Comlas), Società italiana di neurofisiologia clinica (Sinc), Società italiana di odontostomatologia e chirurgia maxillo-facciale (Siocmf), Società italiana medicina generale (Simg), Società italiana di pediatria (Sip), Società italiana di pneumologia/Italian respiratory society (Sip/Irs);

    in occasione del VII Congresso Corte di giustizia popolare per il diritto alla salute (Rimini, 30 novembre-2 dicembre 2018), Senior Italia Federanziani ha indicato l'Osas tra le malattie respiratorie croniche da ricercare, diagnosticare e trattare;

    il 12 maggio 2016 la Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e Balzano ha sancito l'intesa sul documento «Sindrome delle apnee ostruttive del sonno (OSAS)» del Ministero della salute, nel quale si afferma che l'Osas è una malattia cronica e si indica come realizzare la prevenzione e la diagnosi precoce dell'Osas secondo criteri di sostenibilità su tutto il territorio nazionale;

    la regione Puglia ha adottato una delibera concernente il «Recepimento dell'accordo Stato-regioni del 12 maggio 2016 (Rep. a. n. 87/CSR) avente ad oggetto “La sindrome delle apnee ostruttive del sonno (OSAS)”. Rete regionale OSA: definizione del Percorso Diagnostico Terapeutico Assistenziale (PDTA) OSA della regione Puglia»;

    la direttiva 2014/85/UE della Commissione del 1° luglio 2014 recante modifica della direttiva 2006/126/CE del Parlamento europeo e del Consiglio concernente la patente di guida indica che «La patente di guida può essere rilasciata ai richiedenti o conducenti con sindrome da apnea ostruttiva notturna moderata o grave che dimostrano un adeguato controllo della propria condizione, il rispetto delle cure adeguate e il miglioramento della sonnolenza, se del caso, confermato dal parere di un medico autorizzato»;

    è del 22 dicembre 2015 il decreto del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti di recepimento della direttiva della Commissione 2014/85/UE recante modifica della direttiva 2006/126/CE del Parlamento europeo e del Consiglio concernente la patente di guida (16A00299) (GU n. 9 del 13 gennaio 2016);

    il 3 febbraio 2016 il Ministero della salute ha decretato «gli indirizzi medico-legali da osservare per l'accertamento dell'idoneità alla guida dei soggetti affetti da disturbi del sonno da apnee ostruttive notturne, o sospettati di essere affetti da tale malattia»;

    il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti ha finanziato la «Convenzione CUP: D56D16000070001 CIG: 6585092DD0 attività di ricerca finalizzata ad accertare l'incidenza della sindrome da apnea ostruttiva del sonno tra gli operatori del settore dell'autotrasporto di cose – iniziative di prevenzione e sensibilizzazione da parte del Comitato Centrale Albo»;

    il 18 novembre 2017 è nato il «Tavolo tecnico intersocietario – prevenzione, salute e sicurezza per il paziente OSAS» che ha lo scopo di promuovere e diffondere, perseguendo un approccio interdisciplinare, la gestione del paziente Osas, con particolare attenzione agli aspetti della prevenzione, salute e della sicurezza nei trasporti e nel lavoro;

    l'Automobile Club d'Italia (Aci) e la Fondazione italiana salute ambiente e respiro (Fisar), ente di ricerca riconosciuto dalla Presidenza del Consiglio dei ministri (decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 4 febbraio 2015 – Gazzetta Ufficiale n. 79 del 4 aprile 2015), il 29 maggio 2018 hanno dato inizio alla Campagna «Dormi meglio. Guida sveglio» sui rischi per la sicurezza stradale della sindrome delle apnee ostruttive nel sonno che si articolerà in tutta Italia con l'obiettivo di migliorare la conoscenza, la diagnosi e la cura dei moltissimi casi di Osas ancora sommersi e garantire una più efficace applicazione del decreto 22 dicembre 2015, in vigore dal febbraio 2016 e spesso disatteso. Obiettivo del progetto è far sì che il rilascio o il rinnovo della patente, che riguarda ogni anno 5 milioni di italiani, diventi l'occasione per un «check-up del sonno» a tutela della salute dei cittadini, oltreché della loro sicurezza al volante;

    il 4 luglio 2018 il Ministero della salute ha insediato il gruppo di lavoro Gard I-Osas i cui obiettivi sono avviare un'azione di monitoraggio del recepimento da parte delle regioni dell'accordo Stato-regioni del 12 maggio 2016 in materia di Osas e fare un focus tra accordo e certificazione di idoneità per la guida analizzando le criticità e individuando eventuali proposte risolutive,

impegna il Governo:

   a promuovere ed avviare una campagna informativa per la prevenzione, la diagnosi e la cura della sindrome delle apnee ostruttive del sonno (Osas), sia in età pediatrica che adulta, al fine di rendere i cittadini maggiormente consapevoli, sia sulle conseguenze che tale sindrome comporta, quale fattore di rischio per lo sviluppo di altre patologie, che sulla capacità di successo delle terapie esistenti;

   ad adottare iniziative per istituire un registro di patologia per l'Osas e le sue comorbidità;

   ad adottare iniziative di tipo normativo volte a promuovere e a sostenere la ricerca inerente ai disturbi respiratori specifici, con particolare riferimento alle Osas e alle modalità attraverso cui espleta le sue comorbidità, al fine di potenziare e migliorare i protocolli diagnostici e terapeutici preventivi e curativi;

   ad adottare iniziative per inserire l'Osas nell'elenco delle patologie croniche e invalidanti e nei livelli essenziali di assistenza, con l'obiettivo di renderli uniformi in tutte le regioni italiane, rendendo superfluo l'adempimento della richiesta per invalidità civile e semplificando le procedure medico-amministrative in capo al paziente;

   ad adottare ogni iniziativa di competenza affinché tutte le regioni diano attuazione all'intesa Stato-regioni del 12 maggio 2016 in materia di Osas e rendano fruibili per il cittadino percorsi diagnostico-terapeutici assistenziali (Pdta) dedicati all'Osas facilitando l'accesso alla diagnosi e cura;

   ad adottare iniziative per adeguare il sistema Drg alle procedure diagnostiche e terapeutiche specifiche della patologia;

   a tenere conto delle necessità connesse all'Osas nei futuri aggiornamenti del «Regolamento recante definizione degli standard qualitativi, strutturali, tecnologici e quantitativi relativi all'assistenza ospedaliera»;

   a verificare le criticità che sono causa della mancata applicazione «degli indirizzi medico-legali da osservare per l'accertamento dell'idoneità alla guida dei soggetti affetti da disturbi del sonno da apnee ostruttive notturne, o sospettati di essere affetti da tale malattia» ed individuare le eventuali proposte risolutive.
(7-00525) «Gemmato».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazione a risposta scritta:


   POLIDORI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   pochi giorni or sono le competenti autorità hanno inviato da Agrigento 25 migranti tunisini presso il centro «Il Rotolone», ubicato nel comune di Gualdo Cattaneo, in Umbria;

   qui avrebbero dovuto trascorrere il periodo di quarantena anti-Covid;

   la prefettura di Perugia avrebbe assicurato che i migranti accolti nel piccolo comune umbro sarebbero risultati tutti negativi ai test sierologici: tuttavia, tanto l'Organizzazione mondiale della sanità quanto l'Istituto superiore di sanità riconoscono che il solo test sierologico, ove non supportato da successivo tampone, non garantisce l'assenza di contagio dal virus Sars-Cov19;

   in violazione dell'obbligo di quarantena, il 18 luglio 2020, 23 dei 25 migranti tunisini, ospiti del centro il Rotolone, sono fuggiti: 21 di questi sono tutt'ora irreperibili, i 4 rimasti, 2 dei quali catturati dalle forze dell'ordine, saranno trasferiti altrove e, a trasferimento avvenuto, il sindaco di Gualdo Cattaneo ha annunciato la chiusura della struttura per un lasso di tempo non precisato;

   è da evidenziare la gravità dell'attuale stato di irreperibilità dei 21 tunisini fuggiti, atteso che permane l'assoluta incertezza sulle loro condizioni sanitarie, unitamente alle possibili, gravi, conseguenti ricadute sulla già precaria salute pubblica, non solo dei cittadini umbri, ma dell'intera Nazione;

   Arci Solidarietà Ora d'Aria, associazione «impegnata a difendere ed allargare la sfera dei diritti umani e civili di tutti i cittadini» e a evitare «l'insorgere e lo svilupparsi di qualsiasi forma di intolleranza e razzismo» gestisce il centro di accoglienza il Rotolone;

   l'immobile è stato acquistato nel 2018 all'asta e, da allora, secondo quanto affermato dal sindaco Valentini, il centro «è sempre stato aperto»;

   come spiegato dal primo cittadino di Gualdo Cattaneo, l'Arci ha aderito a un programma della prefettura per la manifestazione di interesse ad accogliere flussi programmati di migranti: ad esempio, nel settembre del 2019, sono stati accolti 8 migranti per un percorso di inserimento, senza che alcuno si sia opposto;

   oggi il contesto è drasticamente mutato per l'epidemia da Covid-19 che, gravemente, colpisce ancor oggi il nostro Paese;

   in relazione al bando per l'acquisto dell'immobile del 2018, da un'inchiesta condotta dal quotidiano on-line, IlGiornale.it, è emerso che «Ora d'Aria» risulta tra i partecipanti, insieme ad altre associazioni, ad una procedura aperta dell'importo di 23,9 milioni di euro, di cui 22 milioni risultano liquidati, in assenza delle relative specifiche finalizzazioni;

   nel sito web dell'Arci sono reperibili ulteriori informazioni: da questo si evince che, nell'anno 2019, «Ora d'Aria» ha partecipato a numerosi programmi finanziati da regione, prefettura e comuni vari. Solo per gli Sprar tra Gubbio, Perugia, Panicale e Foligno ha incassato 1,4 milioni di euro, mentre per il progetto Free Life sulle vittime di tratta ha ottenuto 164 mila euro dalla regione;

   una pioggia di risorse pubbliche alle quali si sommano gli oltre 11,1 milioni di euro per una «convenzione» con la prefettura di Perugia. Visto il committente e la natura dell'associazione, probabilmente si tratta proprio dei fondi destinati all'accoglienza;

   la situazione sin qui descritta necessita di urgenti chiarimenti sia in ordine alle responsabilità della fuga dei 21 cittadini extracomunitari, sia in relazione al concreto impiego delle ingenti risorse pubbliche utilizzate dall'Arci in Umbria e, nello specifico, dall'associazione «Ora d'Aria Onlus» di Perugia –:

   se e quali tempestive e concrete iniziative di competenza il Governo intenda adottare:

    a) per contribuire ad accertare le effettive responsabilità in ordine alla fuga dei 21 tunisini, adottando, per quanto di competenza, i conseguenti provvedimenti;

    b) per rafforzare il sistema dei controlli sulla sicurezza dei centri di accoglienza, prevenendo il reiterarsi di episodi analoghi a quello di Gualdo Cattaneo, al fine di tutelare la salute pubblica;

    c) per accertare l'effettiva utilizzazione delle risorse pubbliche destinate, all'Arci Umbria ed all'associazione «Ora d'Aria Onlus» di Perugia.
(4-06482)

AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INTERNAZIONALE

Interrogazione a risposta scritta:


   RIBOLLA, BILLI, COMENCINI, DI SAN MARTINO LORENZATO DI IVREA, FORMENTINI, GRIMOLDI, PICCHI e ZOFFILI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   il 22 luglio 2020, un settimanale nazionale ha portato l'attenzione sulla questione degli italiani residenti in Oman che non possono rientrare nel proprio Paese;

   il 9 luglio 2020, il Ministro della salute Roberto Speranza ha emanato un'ordinanza che vieta l'ingresso in Italia fino al 31 luglio 2020 a chi, nei 14 giorni antecedenti, abbia soggiornato o transitato in alcuni Paesi ritenuti a rischio, tra cui anche l'Oman;

   tale decreto prevede l'eccezione per i cittadini italiani fuori confine, ma solo a condizione che siano residenti anagraficamente in Italia da data anteriore al 9 luglio 2020;

   a parere degli interroganti, in questo modo si discriminano gli italiani che hanno seguito le regole e si sono iscritti al registro Aire (Anagrafe italiani residenti all'estero) rispetto agli italiani che non si sono iscritti a tale registro e possono quindi rientrare in patria, ovviamente sottoponendosi alla quarantena;

   sono quasi 400 gli italiani iscritti all'Aire e residenti in Oman: come già successo in altri Paesi del mondo, molti hanno perso il lavoro a causa del Covid-19 e sono rimasti bloccati;

   l'ambasciata italiana ha organizzato, in coordinamento con le rappresentanze europee, 11 voli speciali, con i quali sono rientrati in Italia 106 connazionali ma chi, tra gli italiani registrati all'Aire non era ancora rientrato nei mesi precedenti, ormai non potrà lasciare la penisola arabica almeno fino a fine mese, salvo ulteriori proroghe, esponendosi ulteriormente alla grave situazione sanitaria che va peggiorando –:

   quali iniziative intenda intraprendere il Governo, valutando anche di concedere dei permessi speciali, definiti caso per caso, e se non si ritenga opportuno rivedere l'ordinanza di cui in premessa al fine di evitare discriminazioni fra i cittadini italiani che dall'estero vogliano rientrare nel proprio Paese seguendo la profilassi che la pandemia da Covid-19 impone.
(4-06473)

AFFARI EUROPEI

Interrogazione a risposta immediata:


   GALIZIA, BERTI, BRUNO, GIORDANO, GRILLO, IANARO, PALMISANO, PAPIRO, PENNA, SCERRA, SPADONI, VIGNAROLI e LEDA VOLPI. – Al Ministro per gli affari europei. – Per sapere – premesso che:

   l'intesa raggiunta nell'ambito del Consiglio europeo conclusosi il 21 luglio 2020 ha dato avvio, grazie all'approvazione di un poderoso piano europeo di ripresa incentrato su uno sforzo economico senza precedenti, ad una nuova stagione europea ispirata ai principi della resilienza, della coesione, dell'inclusione e di una maggiore solidarietà;

   l'accordo concluso dai leader degli Stati membri pone, infatti, al centro del piano di ripresa e rilancio il quadro finanziario pluriennale 2021-2027 e il nuovo strumento dell'Unione europea «Next generation EU», che raccoglierà fondi sui mercati e li canalizzerà verso programmi destinati a favorire la ripresa economica e sociale a favore delle regioni e dei settori maggiormente colpiti dalle crisi;

   in particolare, il bilancio rafforzato, orientato alla crescita economica e allo sviluppo sostenibile, ha l'obiettivo di alimentare un'equa ripresa socioeconomica, «riparare» e rivitalizzare il mercato unico, garantire condizioni di parità e sostenere gli investimenti urgenti, in particolare nelle transizioni verde e digitale;

   mediante un serrato percorso negoziale in cui l'Italia ha ricoperto un ruolo da protagonista, si è quindi giunti ad una decisione storica senza precedenti che vede per la prima volta l'Unione europea mettere in comune il proprio debito, attraverso l'apertura nei confronti di uno strumento di politica fiscale europea basato su un principio di intervento finanziario comune;

   la tutela del mercato unico è, altresì, al centro dell'agenda politica della Commissione europea, che di recente ha proposto un nuovo pacchetto di misure fiscali per garantire che la politica dell'Unione europea in materia di tassazione sostenga la ripresa economica e la crescita a lungo termine nel post COVID-19, con l'obiettivo di tutelare l'impianto complessivo del mercato interno e la sua capacità di reagire ad una crisi di natura simmetrica con pesanti ripercussioni su tutta la comunità europea –:

   alla luce delle conclusioni adottate nel corso dell'ultimo Consiglio europeo straordinario di luglio 2020 e del pacchetto di misure in materia di equità fiscale adottato di recente dalla Commissione europea, quali iniziative, anche in materia di concorrenza fiscale e di contrasto alle pratiche fiscali dannose all'interno dell'Unione europea, il Governo intenda sostenere nei tavoli istituzionali nazionali ed europei per proseguire nell'azione di governo volta a preservare dalle conseguenze della pandemia da COVID-19 l'integrità del mercato unico e a rilanciare l'economia, anche attraverso il sostegno alla competitività e alla capacità di innovazione delle imprese italiane.
(3-01703)

AFFARI REGIONALI E AUTONOMIE

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro per gli affari regionali e le autonomie, il Ministro per i beni e le attività culturali e per il turismo, per sapere – premesso che:

   il decreto legislativo 28 agosto 1997, n. 281, recante «Definizione ed ampliamento delle attribuzioni della Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e Bolzano ed unificazione, per le materie ed i compiti di interesse comune delle regioni, delle province e dei comuni, con la Conferenza Stato-città ed autonomie locali», attribuisce alla Conferenza Stato-regioni il compito, tra gli altri, di acquisire le designazioni dei rappresentanti delle regioni e delle province autonome di Trento e di Bolzano, nei casi previsti dalla legge;

   il decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34, cosiddetto decreto rilancio, ha sancito, all'articolo 179, una nuova composizione del consiglio di amministrazione dell'Enit – Agenzia nazionale del turismo; a) al comma 5, il primo e il secondo periodo sono soppressi e sono aggiunti, in fine, i seguenti periodi: «Il Consiglio di amministrazione è composto dal Presidente, da un membro nominato dal Ministro per i beni e le attività culturali e per il turismo, con funzioni di amministratore delegato, e da un membro nominato dal Ministro per i beni e le attività culturali e per il turismo su designazione della Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato le Regioni e le Province autonome di Trento e di Bolzano. Il collegio dei revisori dei conti è composto da tre membri effettivi, uno dei quali designato dal Ministro dell'economia e delle finanze e da due supplenti, nominati con decreto del Ministro per i beni e le attività culturali e per il turismo, che altresì designa il Presidente.»;

   ai fini dell'attuazione del combinato disposto delle due norme citate, il 27 luglio 2020 si è riunita la Conferenza Stato-regioni per procedere alla designazione di un componente del consiglio di amministrazione dell'Enit – Agenzia nazionale per il turismo;

   con lettera del 24 luglio 2020 il coordinatore al turismo ha formalmente comunicato che «agli esiti della consultazione telematica avviata visto il poco tempo a disposizione stante l'iscrizione all'OdG della Conferenza Stato Regioni del 27 luglio p.v., si propone a larga maggioranza, la conferma del dott. Sandro Pappalardo quale rappresentante regionale nel Consiglio di amministrazione dell'ENIT»;

   nonostante l'avvenuta individuazione, quindi, del componente da designare nel consiglio di amministrazione dell'Enit, nella seduta del 27 luglio 2020 il relativo punto dell'ordine del giorno non è stato trattato, e la designazione è stata rinviata a data da destinarsi;

   in un momento in cui l'intero comparto turistico sta attraversando una crisi gravissima, l'operatività dell'ente deputato a individuare le politiche di sostegno e di rilancio per il medesimo comparto è assolutamente indispensabile, e appaiono incomprensibili i motivi del rinvio di un atto necessario a tal fine –:

   quali siano stati i motivi del rinvio della designazione del componente del consiglio di amministrazione di Enit – Agenzia nazionale per il turismo, e se non si ritenga di adottare le iniziative di competenza per provvedere con urgenza ad effettuarla;

   in che modo il Governo intenda garantire il sostegno necessario al comparto turistico, uno dei più importanti dell'economia italiana.
(2-00881) «Zucconi, Lollobrigida».

AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interpellanze urgenti (ex articolo 138-bis del regolamento):


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, per sapere – premesso che:

   nel 2014, il Governo Renzi aveva istituito (con il decreto del Presidente del Consiglio – Dpcm – del 27 maggio di quell'anno) un'apposita unità di missione presso la Presidenza del Consiglio, chiamata ItaliaSicura, con il compito di curare coordinamento, pianificazione e gestione del rischio idrogeologico in Italia di concerto con le regioni, al fine di mettere in sicurezza il Paese e contrastare il dissesto idrogeologico (che interessa quasi l'80 per cento del territorio italiano), individuando gli interventi necessari ed i relativi fondi;

   in tre anni tale struttura ha investito 9 miliardi di euro e aperto 1.334 cantieri; con la legge di bilancio per il 2018 erano stati inoltre individuati circa 1.150 milioni di euro e raggiunto un programma di intervento con le regioni;

   con il decreto-legge n. 86 del 2018, approvato dal precedente Governo, tale struttura di missione è stata poi soppressa, affidando al Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare i relativi compiti;

   il Ministro interpellato, intervistato dal quotidiano La Repubblica il 24 luglio 2020, ha motivato la chiusura della unità di missione con gli alti costi di gestione valutati intorno a «900 milioni di euro». La questione era già stata oggetto di un'interrogazione parlamentare l'11 gennaio 2017, quando il presidente della Commissione ambiente del Senato Giuseppe Mannello (Nuovo centrodestra) aveva chiesto, tra le altre cose, «quali siano i costi di funzionamento della struttura e su quali capitoli di bilancio gravino»;

   il rappresentante del Governo pro tempore, allora il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Luciano Pizzetti (Pd), aveva risposto che le spese della struttura di missione «sono state sostenute a valere sui capitoli di spesa n. 170 e n. 172 del bilancio della Presidenza del Consiglio dei ministri, su cui sono stati stanziati, dal 2014 ad oggi, 1.383.876 euro»;

   dai bilanci di previsione della Presidenza del Consiglio negli anni 2015, 2016, 2017 e 2018, emerge che in tutti questi anni è stata prevista una «spesa per il funzionamento della struttura di missione» (capitolo di spesa n. 170) compresa tra i 190 e i 200 mila euro all'anno, e «retribuzioni del personale in servizio presso la struttura di missione» (capitolo di spesa n. 172) pari, nel complesso, a 595.763 euro all'anno. Si tratta dunque, in totale, di poco meno di 800 mila euro all'anno, una cifra, dunque, ben lontana dai 900 milioni di euro denunciata dal Ministro Costa;

   in virtù della soppressione dell'unità di missione in questione sono stati conseguentemente bloccati 12 miliardi di euro di investimenti già programmati anche con fondi europei e con accordi di programma sottoscritti con tutte le regioni per interventi su infrastrutture, scuole e territori a rischio;

   le esondazioni avvenute nelle ultime settimane in numerose territori del nostro Paese hanno confermato la necessità di apportare interventi mirati ed efficaci per contrastare il dissesto idrogeologico alimentato anche dai cambiamenti climatici;

   recenti studi hanno rilevato infatti che, dall'inizio del 2020 ad oggi, lungo la penisola si sono verificati 66 nubifragi con precipitazioni violente e bombe d'acqua, con un aumento del 22 per cento rispetto allo stesso periodo dello scorso anno;

   in una recente intervista il Ministro interpellato ha confermato che molte risorse stanziate per contrastare il dissesto idrogeologico non sono state ancora spese e che nel 2018 tali investimenti non utilizzati ammontavano a circa 11 miliardi di euro, individuando inoltre che tali ritardi sarebbero da attribuire soprattutto agli adempimenti burocratici causati proprio da «Italia Sicura» –:

   se i costi effettivamente sostenuti per la unità di missione Italia Sicura siano quelli riportati in premessa e indicati in occasione della risposta all'interrogazione l'11 gennaio 2017 al Senato o se, invece, siano quelli citati dal Ministro interpellato al quotidiano la Repubblica il 24 luglio 2020;

   quanti cantieri siano stati effettivamente avviati e conclusi dal 1° giugno 2018, data della chiusura della unità di missione, ad oggi.
(2-00878) «Fregolent, Occhionero, Paita, Noja».


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, per sapere – premesso che:

   con delibera n. 5 del 18 ottobre 2019, la comunità del Parco nazionale dei Monti Sibillini designava quali suoi rappresentanti in seno al consiglio direttivo dell'Ente – in regolare applicazione della legge n. 394 del 1991, dello Statuto parco nazionale dei Monti Sibillini e del regolamento della comunità del Parco – i signori: Alessandro Gentilucci, Domenico Ciaffaroni, Giammario Ottavi, Nicola Alemanno;

   la delibera in questione veniva successivamente trasmessa al Ministro interpellato ai fini dell'emanazione del decreto di nomina dei quattro componenti designati, come previsto dall'articolo 9 della già richiamata legge n. 394 del 1991;

   in data 27 novembre 2019, in riscontro alla richiesta ministeriale, il direttore dell'Ente Parco inviava anche i curriculum vitae dei soggetti designati, in uno alle dichiarazione d'insussistenza delle cause d'inconferibilità e incompatibilità previste dal decreto legislativo n. 39 del 2013;

   con atto protocollo n. 13464 del 25 febbraio 2020, il Ministero comunicava all'Ente quanto segue: «dal certificato rilasciato dalla Procura di Spoleto risulta pendente a carico del dottor Nicola Alemanno un procedimento penale per reato che rientra nella casistica per la quale il decreto legislativo n. 39 del 2013 prevede l'inconferibilità dell'incarico. Tanto si comunica al fine di una ponderata valutazione, da parte di codesta Comunità, in merito all'opportunità di provvedere alla designazione di altro nominativo»;

   alla missiva in questione, la Comunità del Parco, in persona del suo presidente, replicava con nota protocollo n. 1391 del 4 marzo 2020, rappresentando che con «delibera n. 5 del 18 ottobre 2019 la Comunità del Parco ha designato i quattro componenti per il nuovo Consiglio direttivo del Parco. Nel corso della seduta la circostanza (della sussistenza di un procedimento penale pendente) è emersa ed è stata oggetto di discussione e valutazione da parte dei rappresentanti della Comunità del Parco, prima della elezione. All'esito del dibattito, effettuata la votazione, la Comunità del Parco ha ritenuto di eleggere il candidato Alemanno quale componente del Consiglio Direttivo. Non sussistendo all'atto della designazione la causa di preclusione prevista dal decreto legislativo n. 39 del 2013, risultando solo pendente procedimento penale, si ritiene che la Comunità del Parco abbia già effettuato, con il dibattito e la votazione di propria competenza, una ponderata valutazione circa l'opportunità della designazione»;

   a conferma della correttezza dell'operato della Comunità del Parco, occorre rilevare come l'articolo 3 del decreto legislativo n. 39 del 2013, là dove vengano in rilievo reati contro la pubblica amministrazione, ricolleghi l'inconferibilità dell'incarico alla condanna (a seconda dei casi, definitiva o anche di primo grado), non già alla mera pendenza di un procedimento o di un processo in primo grado non ancora definito. La stessa rubrica della disposizione è illuminante, dal momento in cui recita: «inconferibilità di incarichi in caso di condanna per reati contro la pubblica amministrazione»;

   tale soluzione, del resto, appare quella più conforme alla Costituzione, che, come noto, all'articolo 27, prevede la presunzione di non colpevolezza per i soggetti sottoposti a procedimento penale, fino a condanna definitiva. La pendenza di un'indagine o un rinvio a giudizio, a giudizio degli interpellanti, non sono, in quanto tali, rivelatori di alcun disvalore penale o di alcuna rimproverabilità in capo al soggetto che vi è sottoposto, e sono dunque, a ragione, irrilevanti sul piano che qui interessa;

   alla luce di quanto sopra, non sussiste alcuna preclusione normativa alla nomina del sindaco Alemanno, e l'ente Parco ha già assolto, con spirito di leale collaborazione e rispetto sia formale che sostanziale della legge, alla richiesta di ponderare e valutare l'incidenza del procedimento pendente ai fini della propria determinazione –:

   se il Ministro interpellato intenda fornire chiarimenti in ordine alla propria posizione sul punto e procedere all'adozione del decreto di nomina di propria competenza.
(2-00880) «Polidori, Aprea, Bagnasco, Barelli, Anna Lisa Baroni, Battilocchio, Bergamini, Bond, Brunetta, Calabria, Cannatelli, Caon, Carrara, Casciello, Dall'Osso, Della Frera, Fasano, Fiorini, Marin, Marrocco, Milanato, Mugnai, Musella, Polverini, Rosso, Rotondi, Elvira Savino, Sandra Savino, Spena, Squeri, Palmieri».


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, il Ministro della salute, per sapere – premesso che:

   l'emergenza Covid-19, ancora in atto, seppur in forma molto attenuata, impone il rispetto di determinate prescrizioni igieniche, anche a livello di comportamenti individuali, al fine di prevenire la diffusione del contagio. Tra queste prescrizioni, dettate anche da decaloghi ministeriali, dell'Istituto superiore di sanità e dall'Organizzazione mondiale della sanità, rientra una regola basilare anche nella normalità, quella di lavare frequentemente le mani, gli oggetti a contatto con il corpo, come i dispositivi di protezione individuale, e gli abiti. Una regola che le condizioni climatiche del periodo estivo, appena iniziato, renderanno ancora più indispensabile;

   eppure, tali prescrizioni vanno a scontrarsi con le inefficienze del servizio idrico nei comuni della Campania che rientrano nell'ambito della società Alto Calore Servizi, che è al servizio di una vasta area comprendente la provincia di Avellino ed alcuni comuni della provincia di Benevento;

   l'estate irpina è stata finora accompagnata dai disagi dovuti alle prime sospensioni stagionali dell'erogazione dell'acqua. Nel corso dei mesi di giugno e luglio si sono contati disservizi, con cadenza quasi quotidiana, durante i quali l'acqua è venuta a mancare soprattutto in una fascia oraria compresa tra la sera e la mattinata del giorno successivo;

   una situazione divenuta insostenibile per gli utenti del servizio, i quali, oltre a subire pesanti disagi, continuano a pagare bollette piuttosto elevate, decisamente sproporzionate rispetto a normali consumi individuali e familiari, soprattutto se rapportate alla cattiva qualità del servizio erogato. Ci si attendeva da parte dell'Alto Calore un'inversione di tendenza per quanto riguarda la gestione della risorsa idrica e l'erogazione dei servizi ai cittadini. Evidentemente, però, l'amministratore unico Michelangelo Ciarcia, non è riuscito ad imprimere ad oggi la svolta auspicata;

   innanzitutto, è più che opportuno mettere nuovamente in risalto come la regione Campania, durante l'emergenza idrica del 2017, istituiva una unità di crisi composta dai rappresentanti della direzione generale dell'ambiente, dell'Ente idrico campano (Eic) e dai Gestori del servizio idrico, al fine di programmare interventi urgenti. Interventi da effettuare da parte dell'Alto Calore Servizi s.p.a. e della Gesesa S.p.A. per un totale di euro 2.430.000,00, nell'arco di sessanta giorni al fine di permettere il recupero di risorsa idrica pari a circa 545 litri al secondo, riattivando soprattutto campi pozzi inutilizzati e sostituendo tronchi di adduzione. Ci si chiede se tali interventi siano stati effettuati, e, se veramente compiuti, quanto siano stati efficaci. Inoltre, un anno dopo, sulla scia delle misure adottate nel 2017, il Comitato esecutivo dell'Ente idrico campano (Eic), in data 22 novembre 2017, si riuniva ed emanava la delibera n. 6/2017, nella quale veniva richiesto a ciascun ambito territoriale di predisporre piani finalizzati a fronteggiare possibili emergenze nel corso dei periodi estivi ed autunnali del 2018;

   queste indicazioni all'Eic avrebbero dovuto consentire di elaborare un piano di interventi emergenziali da porre all'attenzione della giunta della regione Campania (ai sensi della legge regionale n. 15 del 2015). Il coordinatore del distretto «Calore Irpino», ingegner Giovanni Colucci, nella seduta del 19 dicembre 2017, decretava priorità e indirizzi, individuando gli interventi finalizzati al recupero della risorsa idrica da eventuali nuovi pozzi o captazione di sorgenti;

   successivamente, il Rup ingegner Carmine Montano, dell'Autorità ambito territoriale ottimale n. 1 «Calore Irpino», inoltrava a tutti i gestori territoriali dell'ex Ato 1 una nota, prot. n. 32 del 2 gennaio 2018, nella quale si chiedeva di individuare i possibili interventi per fronteggiare una probabile nuova emergenza, stabilendo tempistiche di livello di progettazione e importi degli interventi. Tali opere, incluse nel piano degli interventi di mitigazione della crisi idrica dell'Ato 1 «Calore Irpino» avrebbero dovuto incrementare l'immissione di acqua attraverso nuovi prelievi e/o potenziamento di captazioni già in atto;

   si ricorda che le opere programmate, a carico dei comuni interessati o della stessa Alto Calore Servizi s.p.a., finalizzate a recuperare una portata d'acqua stimata pari a circa 1316 l/s, a realizzare 75 chilometri di nuovi adduttori e nuovi volumi di accumulo per circa 4.000 metri cubi, avevano un costo stimato in euro 38.242.205,42. Fondi che, in base ai piani sopra descritti, avrebbe dovuto mettere a disposizione la regione Campania. Non è noto se l'Ente idrico campano abbia mai sottoposto tale piano di interventi alla regione, e se quest'ultima, una volta recepito, lo abbia finanziato;

   sotto il profilo della ripartizione della risorsa idrica è assolutamente fondamentale evidenziare come siano stati determinanti la delibera della giunta regionale n. 309 del 28 giugno 2012 ed il protocollo d'intesa tra la regione Campania e la regione Puglia, ratificato dalla stessa delibera e sottoscritto a Roma il 10 maggio 2012. Protocollo che, a giudizio degli interpellanti iniquamente, riserva ai comuni serviti da Alto Calore soltanto una piccola parte dell'acqua sorta in Irpinia;

   le attuali restrizioni alle attività economiche e sociali devono essere accompagnate da adeguate condizioni di vivibilità negli ambienti domiciliari, nelle strutture sanitarie e nei luoghi di lavoro, anche allo scopo di garantire il rispetto delle prescrizioni igienico-sanitario, sia sociali che individuali, dirette a prevenire il contagio da Covid-19 –:

   se il Governo intenda promuovere, per quanto di competenza, una verifica sul rispetto dei parametri igienico-sanitari nel corso delle attuali e successive fasi dell'emergenza Covid-19, affinché venga assicurata l'erogazione dell'acqua alle popolazioni della Campania interna;

   se il Governo, per quanto di competenza, anche tramite la competente autorità di bacino, intenda assumere iniziative in relazione all'esigenza di riequilibrare la ripartizione della risorsa idrica tra la regione Campania e la regione Puglia;

   se il Governo non intenda valutare la sussistenza dei presupposti per l'esercizio dei poteri sostitutivi in caso di riscontrata inadempienza, al fine di garantire il potenziamento e l'adeguamento delle reti e delle altre infrastrutture idriche al servizio dei territori ricompresi nell'ambito della società Alto Calore Servizi.
(2-00884) «Maraia, Deiana, Ilaria Fontana, Daga, D'Ippolito, Di Lauro, Federico, Licatini, Alberto Manca, Micillo, Terzoni, Varrica, Vianello, Vignaroli, Zolezzi, Dori, D'Uva, Ehm, Emiliozzi, Faro, Frusone, Gagnarli, Galizia, Gallinella, Giordano, Giuliano, Giuliodori, Grillo, Grimaldi, Gubitosa, Ianaro, Invidia, Iorio, Iovino, Lapia, Lattanzio, Lombardo, Segneri, Siragusa, Sportiello, Tucci».

Interrogazioni a risposta immediata:


   GAVA, MOLINARI, ANDREUZZA, BADOLE, BASINI, BAZZARO, BELLACHIOMA, BELOTTI, BENVENUTO, BIANCHI, BILLI, BINELLI, BISA, BITONCI, BOLDI, BONIARDI, BORDONALI, CLAUDIO BORGHI, BUBISUTTI, CAFFARATTO, CANTALAMESSA, CAPARVI, CAPITANIO, CASTIELLO, VANESSA CATTOI, CAVANDOLI, CECCHETTI, CENTEMERO, CESTARI, COIN, COLLA, COLMELLERE, COMAROLI, COMENCINI, COVOLO, ANDREA CRIPPA, DARA, DE ANGELIS, DE MARTINI, D'ERAMO, DI MURO, DI SAN MARTINO LORENZATO DI IVREA, DONINA, DURIGON, FANTUZ, FERRARI, FOGLIANI, LORENZO FONTANA, FORMENTINI, FOSCOLO, FRASSINI, FURGIUELE, GALLI, GARAVAGLIA, GASTALDI, GERARDI, GIACCONE, GIACOMETTI, GIGLIO VIGNA, GIORGETTI, GOBBATO, GOLINELLI, GRIMOLDI, GUIDESI, GUSMEROLI, IEZZI, INVERNIZZI, LATINI, LAZZARINI, LEGNAIOLI, LIUNI, LOCATELLI, LOLINI, EVA LORENZONI, LOSS, LUCCHINI, MACCANTI, MAGGIONI, MANZATO, MARCHETTI, MATURI, MINARDO, MOLTENI, MORELLI, MORRONE, MOSCHIONI, MURELLI, ALESSANDRO PAGANO, PANIZZUT, PAOLINI, PAROLO, PATASSINI, PATELLI, PATERNOSTER, PETTAZZI, PIASTRA, PICCHI, PICCOLO, POTENTI, PRETTO, RACCHELLA, RAFFAELLI, RIBOLLA, RIXI, SALTAMARTINI, SASSO, STEFANI, SUTTO, TARANTINO, TATEO, TIRAMANI, TOCCALINI, TOMASI, TOMBOLATO, TONELLI, TURRI, VALBUSA, VALLOTTO, VINCI, VIVIANI, RAFFAELE VOLPI, ZICCHIERI, ZIELLO, ZOFFILI e ZORDAN. – Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. – Per sapere – premesso che:

   il decreto del Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare del 13 novembre 2018, n. 300, definisce profili di competenza e criteri di massima per l'individuazione dei componenti della Commissione Via-Vas, specificando che i candidati devono dichiarare l'assenza di conflitti di interesse e di rapporti con soggetti giuridici destinatari di atti autorizzativi di valutazione di impatto ambientale, valutazione di incidenza e valutazione ambientale strategica nei due anni antecedenti alla nomina; l'avviso pubblico 15524AGP del 19 novembre 2018, per la nomina della Commissione Via-Vas, ribadiva la richiesta di tale dichiarazione;

   con decreto 20 agosto 2019, n. 241, il Ministro interrogato ha discrezionalmente scelto 40 soggetti ritenuti idonei, individuati tra una rosa di candidati messi a disposizione dalla commissione di selezione;

   dopo quasi un anno, con l'articolo 228, il decreto-legge «rilancio» ha provveduto a sopprimere il comitato istruttorio, per la nomina del quale non si riusciva a trovare un accordo tra amministrazioni, e a procedere all'insediamento della Commissione;

   il Fatto quotidiano del 26 maggio 2020, riportando la notizia di tale insediamento, fa esplicito riferimento a dichiarazioni mendaci rese da alcuni dei soggetti che sono stati selezionati dal Ministro interrogato;

   infatti, tra i soggetti scelti, compaiono alcuni che potrebbero presentare situazioni di potenziale conflitto di interesse. In particolare:

    a) Luigi Boeri: consulente del commissario straordinario della bonifica di Bagnoli; il «Programma risanamento ambientale e rigenerazione urbana del sin Bagnoli» è stato oggetto di valutazione ambientale strategica. Come riportato nel curriculum, Boeri ha svolto e svolge attività di predisposizione di studi di impatto ambientale;

    b) Antonio Messineo: supporto tecnico alla Regione siciliana beneficiaria di atti autorizzativi di valutazione di impatto ambientale, valutazione di incidenza e valutazione ambientale strategica, ultima la valutazione ambientale strategica sul «Piano di gestione del rischio di alluvioni del distretto idrografico della Sicilia» a circa un anno dalla dichiarazione di assenza di conflitto di interessi;

    c) Giorgio Galotti: consulenza per Nucleco, controllata Sogin, che si occupa della dismissione delle centrali nucleari sottoposte a valutazione di impatto ambientale;

    d) Roberto Danovaro: consulente e coordinatore scientifico di Tap, proponente del gasdotto Italia-Albania;

    e) Gabriella De Giorgi: difensore del comune di Melendugno, ha predisposto osservazioni e azioni giurisdizionali sul gasdotto Tap;

    f) Elda Turco: rappresenta in giudizio la Global petroleum, proponente di permessi di ricerca idrocarburi sottoposti a valutazione di impatto ambientale e ha messo in discussione la struttura regolamentare dei permessi, portando l'Italia davanti alla Corte di giustizia dell'Unione europea;

    g) Adriana Del Borghi: coordinamento tecnico-scientifico dello studio di impatto ambientale della «Gronda» di Genova, sottoposta a valutazione di impatto ambientale con verifiche di ottemperanza in corso –:

   se il Ministro interrogato abbia svolto ogni verifica di competenza in ordine ai profili evidenziati relativi a conflitti di interesse e quali eventuali ulteriori iniziative di competenza intenda assumere al riguardo.
(3-01704)


   MURONI e FORNARO. – Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. – Per sapere – premesso che:

   con i commi da 743 a 745 dell'articolo 1 della legge 30 dicembre 2018, n. 145 (legge di bilancio 2019), si sono dettate le norme in materia di interventi per la riduzione delle emissioni di gas serra finanziati con l'utilizzo delle risorse del cosiddetto Fondo Kyoto;

   nell'ambito delle misure rivolte all'efficienza energetica degli edifici scolastici e universitari pubblici, i finanziamenti a tasso agevolato concessi ai soggetti pubblici competenti per tali edifici vengono estesi anche alla realizzazione di interventi di efficientamento e risparmio idrico, oltre che all'incremento della loro efficienza energetica negli usi finali dell'energia;

   viene, inoltre, allargata la platea dei beneficiari dei finanziamenti a tasso agevolato, anche ai soggetti pubblici per l'efficientamento energetico e idrico di impianti sportivi di proprietà pubblica (non inclusi nel previsto «Piano per la realizzazione di impianti sportivi nelle periferie urbane») e per l'efficientamento energetico e idrico di edifici di proprietà pubblica adibiti a ospedali, policlinici e a servizi socio-sanitari;

   inoltre, si stabiliva che entro sessanta giorni dalla data di entrata in vigore della legge di bilancio per il 2019 doveva essere emanato un decreto del Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e del Ministro dell'economia e delle finanze, di concerto con il Ministro dello sviluppo economico e con il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, con il quale venivano individuati i criteri e le modalità di concessione dei finanziamenti a tasso agevolato;

   ad oggi la mancata pubblicazione del decreto, previsto entro il 3 marzo 2019, sta non solo bloccando il meccanismo e quindi il rilascio dei finanziamenti, ma soprattutto sta mettendo in ginocchio un comparto economico importante per il nostro Paese,

   si ricorda che su questo argomento è stato accolto, il 10 dicembre 2019, l'ordine del giorno 9/02267/004 –:

   se non intenda adottare iniziative, già con riferimento al primo provvedimento utile, volte a una modifica normativa che consenta alle amministrazioni interessate, nelle more della pubblicazione del decreto di cui alle premessa, di presentare comunque le domande di finanziamento secondo il meccanismo in vigore fino al 31 dicembre 2018, in modo da permettere alle amministrazioni interessate di presentare la domanda di accesso al meccanismo di incentivazione limitatamente ad immobili di proprietà pubblica adibiti all'istruzione scolastica e all'istruzione universitaria, nonché di edifici dell'alta formazione artistica, musicale e coreutica, al fine di realizzare interventi di incremento dell'efficienza energetica degli edifici scolastici, ivi inclusi gli asili nido, e universitari negli usi finali dell'energia secondo le previgenti normative.
(3-01705)

BENI E ATTIVITÀ CULTURALI E TURISMO

Interrogazione a risposta in Commissione:


   NARDI. — Al Ministro per i beni e le attività culturali e per il turismo, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   l'Associazione italiana alberghi per la gioventù (Aig) è stata istituita dal Governo nel 1945 ed è stata riconosciuta ente culturale dalla legge n. 203 del 1995. L'Associazione è inclusa tra le «organizzazioni non governative» segnalate dall'Onu tra gli enti di sviluppo sociale;

   l'Italia, anche grazie ad Aig, è da sempre Paese membro qualificato della «International Youth Hostel Federation», di cui fanno parte oltre 80 nazioni;

   l'Aig si è sempre occupata di agevolare la promozione della cultura italiana, dei siti paesaggistici, culturali e dei siti riconosciuti patrimonio dell'Unesco;

   dal 1° luglio 2019 l'Aig si trova in procedura fallimentare (n. 492 del 2019), avviata dal tribunale fallimentare di Roma;

   il 26 giugno 2019 il tribunale fallimentare di Roma ha respinto la domanda di una omologa di concordato in continuità avviata con ricorso ai sensi dell'articolo 161 della legge fallimentare, e depositata in data 30 giugno 2017, nonostante l'approvazione del piano da parte della maggioranza dei creditori, pronunciatisi a favore di Aig e della sua solvibilità, oltre che a favore della concreta possibilità di un suo pronto rilancio e sviluppo;

   l'Agenzia delle entrate e l'Inps hanno espresso il proprio assenso all'omologazione del piano, anche in virtù dell'elevata patrimonializzazione dell'ente, dell'interesse sociale e della salvaguardia dei livelli occupazionali;

   il valore, ex articolo 79 del decreto del Presidente della Repubblica n. 602 del 1973, del patrimonio immobiliare dell'ente ammonta a circa 22 milioni di euro e la stessa associazione, anche recentemente, è stata oggetto di lasciti testamentari;

   l'ente si è opposto alla procedura fallimentare, depositando il reclamo presso la Corte d'appello, in pendenza già di un ricorso per regolamento di giurisdizione presso la Corte di Cassazione e di un secondo ricorso presso la stessa Corte d'appello ed è, ad oggi, in attesa di una risolutiva e definitiva via d'uscita;

   dopo quasi 75 anni di ininterrotta e preziosa attività al servizio del turismo giovanile, scolastico e sociale, l'Aig rischia quindi la definitiva chiusura;

   si aggiunga, peraltro, che la procedura fallimentare sta determinando il graduale licenziamento del personale diretto e indiretto: si tratta di oltre 200 persone. Occorre, inoltre, evidenziare le pesanti ricadute per l'indotto dovute alla subitanea messa in vendita dell'ingente patrimonio immobiliare dell'ente, nonché alla dismissione del suo importante «brand» nazionale ed internazionale;

   in fase di conversione del decreto-legge «Salva imprese» (poi convertito con la legge n. 128 del 2019), fu approvata all'unanimità nelle Commissioni riunite X e XI del Senato della Repubblica, su conforme parere espresso dal Governo, una norma che introduceva misure urgenti a salvaguardia del valore e delle funzioni dell'ente e tale norma fu poi successivamente stralciata con l'impegno assunto dallo stesso esecutivo a ripresentarla in un successivo provvedimento;

   con l'ordine del giorno n. 9/2305/99, la Camera dei deputati in data 23 dicembre 2019 ha impegnato il Governo ad adottare le misure necessarie a salvaguardia delle attività sociali e assistenziali portate avanti dall'Aig;

   la situazione già critica dell'ente è stata aggravata dalla pandemia da Covid-19 ed anche per questo un intervento si rende ancora più urgente, anche al fine di non depauperare il suo patrimonio mobiliare e immobiliare;

   a causa della gravissima crisi economica che riguarderà l'Italia per il Covid-19 sarà necessario adottare quindi misure e strumenti di sostegno al turismo e, in particolare, alle categorie più svantaggiate, tra cui rientrano quelle giovanili e quelle a basso reddito –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e quali siano i suoi orientamenti in merito anche ai citati impegni assunti in Parlamento ed alla storica funzione di Aig, il cui radicamento in ogni regione italiana svolge da sempre un prezioso ruolo sociale ed educativo;

   se siano stati attivati gli ammortizzatori sociali per tutti i dipendenti non più in servizio e quali iniziative siano state adottate a tutela del marchio storico e dei servizi di utilità sociali dell'ente;

   se il Governo intenda intervenire conseguentemente con iniziative urgenti al fine di salvaguardare l'attività, le funzioni e i livelli occupazionali di Aig e tutelare il patrimonio mobiliare ed immobiliare dell'ente.
(5-04475)

DIFESA

Interrogazione a risposta immediata:


   MICELI, FIANO, PAGANI, ENRICO BORGHI, DE MENECH, FRAILIS e GRIBAUDO. – Al Ministro della difesa. – Per sapere – premesso che:

   nel corso di una conferenza stampa la procuratrice della Repubblica di Piacenza ha recentemente presentato gli esiti di un'indagine che ha condotto al sequestro dell'intera stazione Levante di Piacenza, all'arresto di 6 carabinieri e all'applicazione di misure cautelari diverse per altri quattro;

   fra i reati contestati c'è il traffico e spaccio di sostanze stupefacenti, la ricettazione, l'estorsione, l'arresto illegale, la tortura, le lesioni personali aggravate, l'abuso d'ufficio, falsità ideologica commessa da pubblico ufficiale in atto pubblico, che sarebbe quindi direttamente connessa ad arresti completamente falsati, perquisizioni personali ed ispezioni arbitrarie, violenza privata aggravata e truffa ai danni dello Stato;

   si tratta di ipotesi di reato gravissime, inaudite e inqualificabili, se si pensa che gli autori potrebbero essere dei militari dell'Arma dei carabinieri;

   sarà il processo a convalidare o meno le ipotesi accusatorie per ogni singolo caso, nel rispetto delle garanzie e dei diritti del singolo accusato, ma, nel frattempo, si apprezza l'iniziativa dell'Arma di sospendere dal servizio i militari coinvolti a vario titolo e l'avvio di un'indagine interna per fare luce su quanto accaduto;

   serve un'attenzione sempre vigile per impedire abusi e giustificazioni degli stessi e per evitare che episodi simili possano macchiare il buon nome delle istituzioni e, in particolare, di quelle per le quali la reputazione e la credibilità rappresentano un valore organizzativo e funzionale ai compiti di salvaguardia e tutela della sicurezza dei cittadini;

   oltre ai cittadini, le ulteriori persone offese da quanto accaduto sono infatti i circa 110 mila donne e uomini dell'Arma dei carabinieri cui va la profonda vicinanza, fiducia e riconoscenza degli interroganti per il lavoro che svolgono quotidianamente;

   l'Arma rappresenta un fermo e prezioso riferimento dello Stato per tutti gli italiani e offre quotidianamente un contributo straordinario al Paese e alla comunità internazionale nella tutela dell'ordine e della legalità e nei delicati compiti di pacificazione e stabilizzazione affidati nell'ambito delle missioni internazionali –:

   quali elementi di conoscenza abbia a disposizione e quali iniziative di competenza intenda assumere, nel pieno rispetto dell'indipendenza e dell'autonomia della magistratura, per fare chiarezza sulla catena di comando e quali iniziative intenda porre in essere al fine di tutelare il prestigio e il lavoro dell'Arma dei carabinieri, impedendo che episodi simili possano ripetersi in futuro.
(3-01702)

ECONOMIA E FINANZE

Interpellanza:


   Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro dell'economia e delle finanze, per sapere – premesso che:

   in Germania la società di pagamenti Online «Wirecard» è al centro di un grave scandalo finanziario dopo la scoperta di un ammanco di 1,9 miliardi di euro che si riteneva fossero depositati come fondi fiduciari in due banche delle Filippine, ma che in realtà non sarebbero mai esistiti;

   i contorni e gli esatti confini delle vicenda sono ancora da definire: di certo c'è un enorme problema di liquidità. Ci sarebbero infatti 15 banche che vanterebbero crediti nei confronti di Wirecard per 1,75 miliardi di euro;

   diverse società di carte prepagate e servizi bancari on line che si appoggiavano a Wirecard hanno sospeso i conti dei loro clienti;

   ripercussioni dello scandalo sono giunte anche in Italia, con il congelamento di ben 325 mila carte di credito prepagate e costretto SisalPay a prendere provvedimenti in merito;

   quest'ultima ha comunicato ai propri clienti che sarebbe intervenuta immediatamente con un piano di gestione della crisi Wirecard, ma questo non corrisponde al vero perché risulta che bonifici effettuati nel mese di giugno 2020 non siano arrivati a buon fine e, allo stato, Sisalpay non starebbe dando alcun tipo di risposta rispetto a questo problema;

   tale condotta stride sia con le dichiarazioni della Sisalpay sia con le vigenti norme in materia bancaria;

   peraltro, il gruppo Sisal opera altresì nel mercato in qualità di concessionario autorizzato per la raccolta di giochi con vincita in denaro sicuri e legali e, a cagione di ciò, ha il dovere di offrire maggiori garanzie in materia di trasparenza e di rispetto dei diritti dei consumatori –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza della situazione causata in Italia dalla crisi Wirecard;

   quali iniziative intenda porre in essere, per quanto di competenza, per tutelare i clienti della Sisalpay e metterli a riparo dagli effetti della crisi «Wirecard».
(2-00877) «Cappellacci».

GIUSTIZIA

Interpellanze urgenti (ex articolo 138-bis del regolamento):


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della giustizia, il Ministro dell'economia e delle finanze, il Ministro dell'interno, per sapere – premesso che:

   nel corso dell'esame del disegno di legge di conversione del decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34, è stata introdotta una norma (articolo 17-bis) che dispone la sospensione di tutte le procedure esecutive di rilascio fino al 31 dicembre 2020;

   la sospensione era già in vigore dal 17 marzo per effetto del decreto «cura Italia» (17 marzo 2020, n. 18), che l'aveva prevista dapprima fino al 30 giugno e poi, in sede di conversione, fino al 1° settembre;

   sono interessati tutti gli affitti, abitativi e non abitativi, e tutte le procedure, sia per morosità sia per finita locazione;

   si tratta di una misura di una gravità inaudita, della quale non è stata valutata appieno la portata;

   si parla di una sospensione del diritto nel campo delle locazioni, vietando per quasi un anno l'esecuzione di sentenze emesse dai giudici a tutela di centinaia di migliaia di cittadini che attendevano di rientrare in possesso del proprio immobile, essendo spirato il termine di durata del contratto ovvero per il mancato pagamento dei canoni –:

   quali urgenti iniziative i Ministri interpellati intendano assumere per ripristinare la tutela del diritto di proprietà e disporre forme di ristoro per i proprietari interessati dalla sospensione.
(2-00879) «Mazzetti, Gelmini, Cortelazzo, Casino, Labriola, Ruffino, Martino, Angelucci, Baratto, Cattaneo, Giacometto, Giacomoni, Porchietto, Costa, Bartolozzi, Cassinelli, Cristina, Pittalis, Siracusano, Zanettin, Mandelli, Cannizzaro, D'Attis, Occhiuto, Pella, Prestigiacomo, Paolo Russo, Calabria, Ravetto, Tartaglione».


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della giustizia, il Ministro dell'economia e delle finanze, il Ministro dell'interno, per sapere – premesso che:

   la sospensione generalizzata delle esecuzioni di rilascio disposta, fino al 31 dicembre 2020, dalla legge di conversione del cosiddetto «decreto rilancio» (19 maggio 2020, n. 34) penalizza i cittadini italiani che hanno investito i loro risparmi nell'immobiliare ed hanno posto sul mercato delle locazioni i loro beni;

   detta sospensione era già in vigore dal 17 marzo per effetto del decreto «Cura Italia» (17 marzo 2020, n. 18), che l'aveva prevista dapprima fino al 30 giugno 2020 e poi, in sede di conversione, fino al 1° settembre;

   il blocco degli sfratti comporta che tutti i provvedimenti di rilascio di immobili già avviati in precedenza ed ora in corso vengano sospesi nella loro attuazione; di conseguenza, neanche l'ufficiale giudiziario già incaricato in precedenza dello sgombero può in questo periodo accedere all'immobile per liberarlo;

   si tratta di una misura di cui è stata sottovalutata la portata, che rischia oltremodo di compromettere il diritto di proprietà e il funzionamento dell'intero sistema delle locazioni; si evidenzia, difatti, che la predetta sospensione non esonera il proprietario da alcuna imposizione fiscale; per il proprietario, invero, permane l'obbligo di pagare le tasse sui canoni di locazione non riscossi fino al momento della esecutività del cosiddetto provvedimento di sfratto; inoltre, la sospensione generalizzata agevola indistintamente chiunque, inclusi coloro che avevano una morosità già acclarata ed indipendente dalla crisi economica conseguente all'emergenza epidemiologica da Covid-19;

   pertanto, appare curioso, oltre che lesivo del diritto di proprietà, a parere degli interpellanti, che la tutela dell'esigenza di una categoria di cittadini (conduttori), non sia posta a carico della collettività, ma imposta per legge ad un'altra categoria di cittadini (proprietari), a proprie spese e senza alcuna forma di risarcimento;

   anche l'associazione dei proprietari ha stigmatizzato aspramente la norma, come «la pietra tombale sull'affitto in Italia, con conseguenze nefaste su accesso all'abitazione e sviluppo delle attività commerciali»;

   la disposizione in questione, inoltre, non considera minimamente le esigenze e le condizioni economiche del proprietario locatore, che potrebbe trovarsi privo di reddito, perché magari ha perso il lavoro e ora resta anche senza l'affitto della sua unica proprietà;

   alcuni tribunali, in ragione della sospensione dell'esecuzione del provvedimento di rilascio degli immobili, neppure fissano le udienze, sebbene anche in questo periodo potrebbero essere convalidate le intimazioni di sfratto per morosità o per finita locazione;

   l'esecuzione del rilascio dipende dalla disponibilità dell'ufficiale giudiziario che spesso, specie nelle grandi città, è impegnato in diverse procedure di sfratto con la conseguenza per i proprietari di vedersi slittare di parecchio la data dello sfratto; indubbiamente, allorquando gli ufficiali giudiziari riprenderanno ad eseguire gli sfratti, avranno da smaltire un arretrato di un anno che si tradurrà per i proprietari, con ragionevole probabilità, in un ulteriore anno di attesa prima di ottenere il rilascio dell'immobile;

   in sede di esame di conversione in legge del predetto decreto il Governo, con l'ordine del giorno n. 9/2500-AR/305, si è impegnato «a valutare gli effetti applicativi delle disposizioni richiamate in premessa al fine, nell'ambito dei prossimi provvedimenti di carattere normativo, di rivedere l'articolo 17-bis del decreto in esame che prevede la proroga della sospensione dell'esecuzione degli sfratti di immobili ad uso abitativo e non abitativo, anche bilanciando con appositi indennizzi le perdite subite dai proprietari degli immobili che non possono entrare in possesso della loro proprietà privata, per non penalizzare i proprietari immobiliari i quali non sono una categoria di “privilegiati” ma hanno fatto investimenti con sacrifici» –:

   quali urgenti iniziative i Ministri interrogati intendano assumere per assicurare un ristoro in capo ai proprietari che hanno dovuto subire quanto indicato in premessa;

   a dare seguito in tempi rapidi agli impegni già assunti con l'ordine del giorno 9/2500-AR/305, citato in premessa, e che allo stato non appaiono in alcun modo rispettati.
(2-00885) «Bianchi, Molinari, Gusmeroli, Bitonci, Centemero, Cavandoli, Covolo, Gerardi, Alessandro Pagano, Paternoster, Tarantino, Cantalamessa, Tateo, Turri, Paolini».

Interrogazione a risposta orale:


   RUGGIERI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   «La Repubblica», giovedì 23 luglio 2020, pubblica una ricostruzione giudiziaria a firma di Conchita Sannino, secondo cui il giudice Franco, magistrato di Cassazione, avrebbe tentato di registrare le conversazioni tenutesi nella camera di consiglio della sezione feriale della Corte di cassazione (presieduta da Antonio Esposito e di cui lo stesso Franco fu membro) che avrebbe poi condannato il 1° agosto 2013 l'allora senatore Silvio Berlusconi per frode fiscale. Dalla ricostruzione di «Repubblica» emerge che due colleghi di collegio del dottor Franco, pur avendo scoperto il collega intento a registrarli, avrebbero omesso di avvisarne il capo dell'ufficio giudiziario, come invece sarebbe stato loro dovere fare;

   il dottor Amedeo Franco è peraltro lo stesso magistrato autore di una registrazione-confessione, pubblicata dal programma «Quarta Repubblica» di Nicola Porro, il 29 giugno 2020, in cui definisce la condanna patita dal presidente Berlusconi «una porcheria» consumata da «un plotone di esecuzione». Quella confessione offre un affresco disarmante delle modalità e del clima in cui sarebbe maturata la condanna, a parere dell'interrogante degno – se fosse vero – più di una associazione a delinquere o di una bisca, che di una Alta Corte –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e di quali ulteriori elementi conoscitivi sia in possesso sulla vicenda;

   se non intenda attivare le iniziative ispettive previste dall'ordinamento, anche ai fini dell'eventuale azione disciplinare in relazione alla regolarità di funzionamento degli uffici giudiziari coinvolti nella vicenda.
(3-01706)

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, per sapere – premesso che:

   l'esodo dei turisti sembra avere apoditticamente definito la possibilità di avere un traffico scorrevole sulla Strada Adriatica A14 trasformandola in un percorso da eterna condanna a file chilometriche con addetti della protezione civile che portano bottigliette d'acqua agli automobilisti, mentre non si conoscono i tempi di un ritorno alla normalità;

   il problema dei blocchi sulla A14 sta andando avanti da troppo tempo tanto che con questa stagione si registra il terzo anno consecutivo in cui ci si ritrova in pieno periodo estivo ad affrontare le stesse insostenibile condizioni di percorrenza del tratto autostradale. Una situazione che dopo il terremoto del 2016 e il lockdown causato dalla pandemia da Coronavirus induce a riflettere su una seria valutazione di un danno d'immagine ed economico per le regioni Marche e Abruzzo. Un danno d'immagine poiché per il turismo non è certamente un bel biglietto da visita, economico poiché i trasporti subiscono un rallentamento tale a volte da non poter rispettare in tempo le consegne con tutti i risvolti negativi del caso;

   dai numerosi articoli di stampa che stanno descrivendo la involutiva situazione del traffico sulla predetta relazione autostradale si apprendono le dichiarazioni riportate sulla pagina web «ilrestodelcarlino.it» sezione di Macerata in un articolo a firma Franco Veroli di Domenico Guzzini presidente di Confindustria Macerata: «Il danno per l'economia provinciale e regionale è enorme: innanzitutto per le imprese in generale, che vedono rallentata la consegna delle merci con ricadute anche sui costi di gestione. E poi, in un periodo come questo, gli effetti sul turismo, un settore strategico, già fortemente provato dalle conseguenze dell'epidemia, rischiano di essere devastanti»;

   gli effetti negativi stanno preoccupando anche i turisti che restano sempre più scoraggiati a raggiungere i luoghi di villeggiatura per non restare imbottigliati sull'autostrada. Una situazione che coinvolge direttamente anche le amministrazioni comunali di Pineto e Silvi in provincia di Teramo che attraverso la stampa fanno sapere che avevano chiesto già lo scorso inverno che la questione A14 fosse risolta prima dell'inizio della stagione estiva, chiamando in causa i competenti organi istituzionali e avanzando richieste specifiche;

   a risentire in modo altresì gravoso di questi ritardi sono lavoratori, autotrasportatori, imprese e turisti costretti a fare i conti con ordinanze, lungaggini, pericoli e tempi di percorrenza vergognosi. Tanto che a gran voce è stata richiesta, oltre alla realizzazione della terza corsia per entrambi i sensi di marcia, anche la sospensione dei pedaggi non ancora intervenuta;

   nella scorsa settimana, per consentire lavori e verifiche, Autostrade per l'Italia ha pianificato 15 chiusure notturne nel tratto abruzzese, con la viabilità che si riverserà, in piena estate, sulla strada statale 16 adriatica e sulla viabilità ordinaria, generando nuovi timori da parte delle amministrazioni locali –:

   quali iniziative il Ministro interpellato intenda adottare, con la massima celerità e in accordo con la società Autostrade s.p.a., al fine di ripristinare la regolare funzionalità dell'arteria stradale e quale sia il cronoprogramma di attuazione dei lavori ancora in via di definizione;

   se non ritenga opportuno valutare l'ipotesi di adottare opportune iniziative di competenza al fine di applicare la sospensione del pedaggio autostradale fino al ripristino della regolare viabilità.
(2-00882) «Grippa, Scagliusi, Barbuto, Luciano Cantone, Carinelli, De Girolamo, De Lorenzis, Ficara, Marino, Raffa, Paolo Nicolò Romano, Serritella, Spessotto, Termini, Del Grosso, Vacca, Colletti, Torto, Corneli, Berardini, Gabriele Lorenzoni, Lovecchio, Macina, Maglione, Mammì, Manzo, Mariani, Martinciglio, Marzana, Menga, Migliorino, Misiti, Nappi, Nesci, Pallini, Palmisano, Parentela, Parisse, Perantoni, Pignatone, Provenza, Raduzzi, Ricciardi, Romaniello, Roberto Rossini, Ruggiero, Giovanni Russo, Saitta, Testamento».

Interrogazioni a risposta immediata:


   BALDELLI, GELMINI, BERGAMINI. MULÈ, PENTANGELO, ROSSO, SOZZANI e ZANELLA. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   la legge n. 120 del 2010, che ha riformato il codice della strada, all'articolo 25, comma 2, ha demandato a due decreti interministeriali la disciplina della relazione sui proventi delle multe incassati annualmente dalle amministrazioni locali e la regolamentazione della collocazione e dell'utilizzo degli autovelox;

   dopo dieci anni di attesa e grazie ad una lunga serie di atti di sindacato ispettivo e di indirizzo presentati dal primo firmatario del presente atto a nome di Forza Italia, il 20 febbraio 2020 è stato finalmente pubblicato in Gazzetta Ufficiale il decreto relativo alla relazione annuale sull'utilizzo dei proventi delle multe, sul cui esito per il 2020 è già stata fatta, dagli interroganti, esplicita richiesta al Governo;

   il decreto sugli autovelox invece non è stato ancora adottato;

   proprio nei mesi estivi, in cui gli italiani viaggiano maggiormente sulle strade, è necessario regolare in maniera definitiva e uniforme su tutto il territorio nazionale l'utilizzo di autovelox per evitare eventuali abusi e vessazioni ai danni degli automobilisti da parte di quelle amministrazioni locali che utilizzano impropriamente questo strumento –:

   quali siano le motivazioni della mancata adozione del decreto interministeriale di cui in premessa e quando il Governo ritenga di procedere alla sua necessaria adozione.
(3-01698)


   ROSPI. – Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. – Per sapere – premesso che:

   il completamento della dorsale adriatica risulta essere un obiettivo europeo inserito nell'ambito del corridoio baltico-adriatico della Ten-t, che dovrebbe essere realizzato entro il 2021;

   l'opera consiste nel raddoppio del binario Termoli-Lesina, rientrante nel progetto definitivo «Corridoio adriatico» asse ferroviario Bologna-Bari-Lecce-Taranto;

   il progetto prevede la realizzazione di tre lotti: il primo da Ripalta a Lesina, nonostante sia già stato finanziato per circa 106 milioni di euro e circa un anno fa siano già state eseguite le procedure d'appalto, risulta ancora fermo. I lotti 2 e 3 prevedono la realizzazione di circa 25 chilometri di linea tra Molise e Puglia, il raddoppio in sostanziale affiancamento alla linea esistente per circa 2 chilometri e la realizzazione in variante di una nuova linea a doppio binario per i restanti 23 chilometri, con un investimento di circa 600 milioni di euro;

   il progetto tra le sue finalità prevede: l'elevazione degli indici di qualità del servizio, in termini di regolarità del traffico e di migliore adattabilità della domanda di trasporto; la riduzione dei costi d'uso dell'infrastruttura e il migliore coordinamento delle attività di circolazione dei treni, nonché di manutenzione delle infrastrutture stesse e il miglioramento dell'offerta conseguente alla riduzione dei tempi di percorrenza;

   il raddoppio della tratta Termoli-Lesina risulta nell'elenco delle infrastrutture di particolare importanza del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, per le quali si prevede un iter velocizzato attraverso la nomina di un commissario straordinario sul modello adottato per la ricostruzione del ponte Morandi a Genova;

   il raddoppio della linea ferroviaria risulta essere un'opera strategica non solo per le regioni interessate ma anche per la Basilicata, per l'intero Sud Italia e per tutti i cittadini che quotidianamente usufruiscono della tratta –:

   quale sia il cronoprogramma dettagliato dei lavori con le tempistiche di realizzazione e ultimazione di un'opera strategica per lo sviluppo dell'intero Mezzogiorno, quale è il raddoppio ferroviario Termoli-Lesina.
(3-01699)


   D'ALESSANDRO, PAITA, ANNIBALI e FREGOLENT. – Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. – Per sapere – premesso che:

   come più volte denunciato, dalla mezzanotte del 4 ottobre 2019, per effetto dell'adozione del decreto di sequestro preventivo emesso dal giudice per le indagini preliminari del tribunale di Avellino, è stato disposto il sequestro delle barriere, denominate «New Jersey», su dieci viadotti della A14, in particolare dal chilometro 273 al chilometro 388, da Pescara a Porto Sant'Elpidio, sequestri e blocchi che persistono nonostante il periodo del lockdown che poteva essere utilizzato per garantire i lavori necessari;

   nel corso del tempo sono emersi ulteriori esigenze di riduzione ad una corsia del traffico per effetto di controlli ed interventi su ponti e viadotti che insistono sul tratto citato;

   la situazione, già insostenibile per tempi di percorrenze, code, danni economici ed ambientali, è diventata esplosiva con la ripresa del transito dopo il lockdown;

   le arterie locali sono state invase dal traffico, anche pesante, in alternativa ai ripetuti blocchi in autostrada;

   in particolare, la strada statale n. 16, nel tratto abruzzese, conta almeno 18.000 macchine al giorno, con gravissime ripercussione per i residenti, il turismo e l'ambiente, nonché per danni all'aspetto stradale sovraccaricato di transito di auto e camion;

   l'autostrada A14 è gestita da società Autostrade per l'Italia s.p.a., oggetto di confronto con il Governo nazionale;

   nell'ambito di tale confronto non può essere esclusa l'arteria autostradale adriatica di competenza, prevedendo la realizzazione della terza corsia dalle Marche all'Abruzzo, che avrebbe evitato l'attuale situazione;

   nell'ambito della programmazione delle risorse di competenza del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti e nell'ambito della definizione di un nuovo assetto, governance e piano economico finanziario con società Autostrade per l'Italia s.p.a., vanno garantite le risorse per la realizzazione della terza corsia autostradale nel tratto Marche-Abruzzo;

   il tratto adriatico, tra Ancona e Bari, non è servito né dall'alta velocità ferroviaria, né da una autostrada con tre corsie –:

   se non ritenga necessario intervenire, per quanto di competenza, al fine di garantire l'immediato ripristino della normalità di transito lungo l'A14, anche prevedendo da subito, nell'ambito dei necessari lavori, la realizzazione della terza corsia autostradale e nelle more della emergenza assicurare alle amministrazioni locali la garanzia della presenza dello Stato, attraverso l'Anas, al fine di assicurare la gestione e la manutenzione della strada statale n. 16.
(3-01700)


   LOLLOBRIGIDA, MELONI, ACQUAROLI, BALDINI, BELLUCCI, BIGNAMI, BUCALO, BUTTI, CAIATA, CARETTA, CIABURRO, CIRIELLI, LUCA DE CARLO, DEIDDA, DELMASTRO DELLE VEDOVE, DONZELLI, FERRO, FOTI, FRASSINETTI, GALANTINO, GEMMATO, LUCASELLI, MANTOVANI, MASCHIO, MOLLICONE, MONTARULI, OSNATO, PRISCO, RAMPELLI, RIZZETTO, ROTELLI, SILVESTRONI, TRANCASSINI, VARCHI e ZUCCONI. – Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. – Per sapere – premesso che:

   a seguito del Consiglio dei ministri tenutosi il 14 luglio 2020 è stato dato mandato al Ministero delle infrastrutture e dei trasporti e al Ministero dell'economia e delle finanze per definire nel dettaglio il piano che prevede l'uscita di Atlantia s.p.a. da Autostrade per l'Italia s.p.a. e l'ingresso di Cassa depositi e prestiti;

   così come descritto nel comunicato stampa trasmesso dal Consiglio dei ministri, il Ministro interrogato ha svolto un'informativa sullo stato di definizione della procedura di grave inadempimento nei confronti di Autostrade per l'Italia s.p.a., nella quale sono state esposte le possibili alternative sulla definizione della vicenda, sono state trasmesse da parte di Autostrade per l'Italia s.p.a. due nuove proposte transattive, riguardanti, il nuovo assetto societario di Autostrade per l'Italia s.p.a. e nuovi contenuti per la definizione transattiva della controversia;

   nello specifico la trattativa dovrebbe portare alla rinuncia da parte di Autostrade per l'Italia s.p.a. a tutti i giudizi promossi sulle attività di ricostruzione del ponte Morandi, compresi i giudizi avverso le delibere dell'Autorità di regolazione dei trasporti e i ricorsi per contestare la legittimità dell'articolo 35 del decreto-legge «milleproroghe» e all'impegno da parte di Atlantia s.p.a. e Autostrade per l'Italia s.p.a. a garantire l'immediato passaggio del controllo di Autostrade per l'Italia s.p.a. a un soggetto a partecipazione statale (Cassa depositi e prestiti);

   in vista della realizzazione del rilevantissimo piano di manutenzione e investimenti, contenuto nella stessa proposta transattiva, Atlantia s.p.a. e Autostrade per l'Italia s.p.a. si sono impegnate a garantire la sottoscrizione di un aumento di capitale riservato da parte di Cassa depositi e prestiti e l'acquisto di quote partecipative da parte di investitori istituzionali;

   agenzie di stampa degli ultimi giorni, tra cui l'Ansa, evidenziano che tutta l'operazione avverrà in un unico momento: scissione di Autostrade per l'Italia s.p.a. da Atlantia s.p.a., con contestuale quotazione in Borsa, e aumento di capitale a prezzo dell'ipo (iniziale offerta pubblica) per l'ingresso di Cassa depositi e prestiti e contestuale ingresso di tutti gli altri soci;

   la valutazione e il prezzo di Autostrade per l'Italia s.p.a. saranno stabiliti dal mercato. La data per la firma era stata fissata dal Governo per lunedì 27 luglio 2020; allo slittamento, nei fatti, non è seguita la comunicazione di un'altra data –:

   quali siano i contenuti dell'accordo tra Governo e Atlantia s.p.a., che porterebbe all'uscita dall'azionariato della famiglia Benetton e l'ingresso dello Stato tramite Cassa depositi e prestiti, atteso che a tutt'oggi nessuna formale comunicazione al riguardo è stata resa alla Camera dei deputati, neppure nelle commissioni competenti.
(3-01701)

Interrogazione a risposta orale:


   ASCARI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   l'autostrada regionale Cispadana è un progetto incluso tra le 130 opere di Italia Veloce;

   il progetto dovrebbe servire per migliorare i collegamenti tra Reggiolo e Ferrara e servire questa area emiliana a forte vocazione produttiva, ma sprovvista di importanti arterie di viabilità veloce che alleggerirebbero il traffico, incluso quello passante, che attualmente intasa costantemente le aree cittadine e la viabilità secondaria, con costi economici e ambientali non indifferenti;

   le zone a nord delle province di Reggio-Emilia, Modena e Ferrara, infatti, chiedono infrastrutture di collegamento adeguate all'importante sviluppo economico-produttivo dell'area sin dagli anni ’60 del secolo scorso;

   tuttavia, l'autostrada cispadana è molto differente dall'iniziale progetto del 2004 il quale prevedeva un collegamento tra Parma e Ferrara tramite una strada a scorrimento veloce gratuita, costituita da due tratte, Parma-Reggiolo e Reggiolo-Ferrara, con un costo complessivo di 125 milioni di euro;

   a differenza del progetto iniziale, nel 2006 la regione Emilia-Romagna ha deciso di modificare il progetto infrastrutturale da strada a scorrimento veloce ad autostrada a pagamento, con ulteriori costi economici ed ambientali non indifferenti a carico delle casse dello Stato e di tutta l'utenza, ma solo per la tratta che collega l'A22 da Reggiolo all'A13 fino a Ferrara Sud, con un costo di 1,3 miliardi di euro: oltre 10 volte il costo della strada a scorrimento veloce per l'intera tratta;

   preliminarmente, dunque, non si capisce perché anche la tratta attualmente classificata come autostradale non possa tornare ad essere strada a scorrimento veloce, come avvenuto per la tratta Parma-Reggiolo, per la quale la regione Emilia Romagna ha deciso di concentrarsi sul completamento delle opere già esistenti;

   si tratta di una soluzione che è fortemente voluta dal territorio, supportata da partiti, associazioni, comitati di cittadini da sempre contrari al progetto autostradale;

   oltre ad un indubbio risparmio economico per le casse dello Stato di oltre un miliardo di euro, in un momento di gravi crisi economica, finanziaria, sociale e sanitaria che si sta vivendo, vi sarebbero indubbi risparmi per la popolazione, anch'essa messa a dura prova dalla crisi, che eviterebbe i costi legati ai pedaggi autostradali;

   inoltre, una strada a scorrimento veloce sarebbe più facilmente utilizzabile da parte dell'utenza, in quanto non vi sarebbero pedaggi da pagare e sarebbero previsti un maggior numero di ingressi dalla viabilità secondaria, e quindi più collegamenti con centri abitati e realtà produttive;

   l'attuale progetto autostradale, invece, prevede solo 4 caselli per l'intera tratta: una parte della popolazione, quella più distante dai caselli, non avrà reali vantaggi in termini di risparmio di tempo e denaro nell'utilizzare l'autostrada;

   in definitiva, si prospetta un'infrastruttura costosa per lo Stato, con costi diretti e indiretti sulla popolazione, la quale potrà beneficiarne solo in maniera molto parziale;

   inoltre, si sta assistendo, negli ultimi anni, ad un aumento del trasporto su ferro rispetto al declino del trasporto su gomma, che renderebbe ancor meno utile la costruzione di autostrade, a fronte di un necessario miglioramento dei collegamenti ferroviari;

   a tal proposito, è attualmente esistente una linea ferroviaria secondaria che da Ferrara arriva a Parma passando per Poggio Rusco e Suzzara che potrebbe essere potenziata per alleggerire il traffico merci e persone sul resto della rete stradale e autostradale emiliana –:

   se non intenda stralciare l'autostrada regionale cispadana dalle 130 opere incluse nel documento «Italia Veloce» ovvero se non intenda includerla modificando l'infrastruttura da autostradale a strada a scorrimento veloce, con un contestuale immediato risparmio di fondi pubblici, eventualmente adottando iniziative, per quanto di competenza per potenziare contestualmente la rete ferroviaria secondaria esistente sul territorio tra Parma e Ferrara.
(3-01697)

INTERNO

Interpellanza:


   Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro dell'interno, per sapere – premesso che:

   la città di Messina – come si legge nella relazione del Ministro dell'interno al Parlamento sulle attività svolte e i risultati della Direzione investigativa antimafia relativa al periodo luglio-dicembre 2019 – si caratterizza per «l'operatività e la posizione di indiscussa supremazia di una “cellula” di Cosa nostra catanese, nei confronti della quale i clan locali – stabili nei singoli quartieri secondo una consolidata geografia – tendono a non entrare in contrasto. Questa “cellula” era espressione del sodalizio denominato “Romeo-Santapaola”, che, in maniera silente, ha proiettato i propri interessi in diversi settori dell'imprenditoria e della pubblica amministrazione. [...] Ferma restando l'estensione della cosiddetta cellula Romeo-Santapaola su tutta la città di Messina, la criminalità organizzata storica della città continua a strutturarsi secondo competenze rionali, con gruppi a connotazione familiare, che tendono ad agire in autonomia»;

   le mafie esercitano il controllo del territorio, non solo attraverso le tradizionali attività di racket, estorsioni e usura, ma anche attraverso azioni dalla forte valenza simbolica, nei territori in cui alla presenza strutturata si affianca una mentalità criminogena diffusa;

   assumono particolare rilevanza le corse clandestine dei cavalli che, insieme agli aspetti legati alle scommesse illegali, al rischio per la incolumità di persone e animali, si caratterizzano come una manifestazione dello strapotere delle mafie che si appropriano di porzioni del territorio coinvolgendo decine di giovani, realizzando un vero e proprio rito collettivo che esalta l'illegalità e un sistema di disvalori pericolosamente capace di coinvolgere e aggregare, anche attraverso l'uso spregiudicato dei social network;

   diverse operazioni delle forze dell'ordine e procedimenti penali segnalano questa evidenza:

    il processo denominato Totem (aprile 2020) seguito all'inchiesta, coordinata dalla Direzione investigativa antimafia di Messina guidata da Maurizio De Lucia, ha svelato che, nella zona nord della città di Messina – quartiere Giostra – opera il gruppo criminale dei Galli-Tibia, storicamente dedito alla gestione delle gare clandestine di cavalli e alle relative scommesse, oltre che all'istallazione illegale di videopoker e al controllo di locali notturni nella riviera nord del capoluogo;

    nelle motivazioni della sentenza «Beta 2», del settembre 2019 dal giudice per le udienze preliminari Monica Marino si legge «La presente associazione (famiglia Romeo-Santapaola) ha diversificato le proprie attività dividendo i compiti fra gli affiliati, ognuno specializzato in uno specifico settore (corse clandestine di cavalli e scommesse, [...] gioco online, [...] raccolta di scommesse illegali su eventi sportivi, tramite piattaforme informatiche straniere non autorizzate ad operare in Italia, investimenti e controllo di attività del settore farmaceutico)»;

   il processo (2018) seguito all'operazione Zikka, l'inchiesta dei carabinieri sul giro di scommesse clandestine intorno alle corse di cavalli nelle zone di Santa Margherita, nell'area in cui si trovano gli edifici del Coordinamento di Edilizia popolare (Cep) in viale Giostra e Gazzi, ha evidenziato una rete di soggetti che organizzavano il «palio» clandestino e ne gestivano le scommesse. Al centro degli accertamenti, la gestione dei cavalli e di tutte le fasi «preparatorie», dagli allenamenti al contatto con i veterinari, che poi somministravano agli animali sostanze dopanti per aumentarne le prestazioni. Alcuni soggetti avevano anche il compito di fantini, mentre altri si occupavano di raccogliere le scommesse e incassare i proventi;

   ancora il 25 giugno 2020, come segnalato da testate giornalistiche e come rintracciabile da diversi video pubblicati sui principali social network, si è svolta l'ennesima corsa clandestina di cavalli nel quartiere Giostra della città di Messina, coinvolgendo decine di scooter che, di fatto, delimitavano il «circuito» sottratto alle regole dello Stato di diritto e privatizzato a beneficio delle mafie;

   solo per un puro caso fortuito uno dei due «fantini», caduto dal calesse, in mezzo ai motorini in corsa, dopo che il cavallo era andato a finire contro un guard rail, non ha subito lesioni gravi o messo a rischio la propria incolumità;

   il perpetuarsi di tali manifestazioni, oltre a generare un flusso di proventi illeciti legati alle scommesse illegali e a mettere in serio pericolo la salute di animali pesantemente dopati e persone in una condizione di sostanziale rischio per la velocità e la vicinanza con scooter e motorini, riafferma in maniera inequivocabile il potere delle cosche e il loro predominio sul territorio;

   dalle immagini e da alcune segnalazioni emerge come la presenza di giovani e giovanissimi, in taluni casi anche minorenni, trasformi questa manifestazione di illegalità in una sorta di rito iniziatico rispetto all'adesione ai disvalori delle mafie;

   infine, non è tollerabile né accettabile che porzioni di territorio possano essere sottratte alla giurisdizione dello Stato per diventare zone franche senza regole e leggi –:

   quali iniziative di controllo del territorio e di prevenzione e di contrasto della criminalità abbia messo o intenda mettere in atto, per il tramite della prefettura di Messina, anche attraverso l'attivazione delle competenze e delle risorse del «Comitato Provinciale per l'Ordine e la Sicurezza Pubblica», con il pieno coinvolgimento degli enti pubblici e delle amministrazioni locali.
(2-00886) «Stumpo».

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

I Commissione:


   MARCO DI MAIO e TOCCAFONDI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   da anni nella zona di Piazza S. Spirito a Firenze, in particolare intorno al sagrato della chiesa, tutti i giorni fino a tarda notte, si ritrovano centinaia di ragazzi e adolescenti che, seduti sul sagrato della Basilica di Filippo Brunelleschi, disturbano la quiete con la loro condotta e sono protagonisti di episodi di spaccio, imbrattamento e spesso purtroppo anche di violenza;

   la situazione ha esasperato sia i residenti, costretti a sopportare i rumori fino alle prime ore del mattino, sia gli stessi frati di S. Spirito, che da anni propongono all'amministrazione misure per tutelare il sagrato della Basilica;

   il precedente Governo, in risposta ad una interrogazione firmata dal deputato Toccafondi n. 5-00459, rendeva nota la situazione degli organici delle forze dell'ordine a Firenze, affermando che: «la Polizia di Stato in servizio nella città di Firenze e in provincia consta di 2.083 operatori a fronte di una previsione organica pari a 2.064 unità. Sulla base delle assegnazioni disposte dal Ministero dell'interno per il 2018, è stato disposto un incremento pari a 34 unità (di cui 4 già assegnate, 9 da assegnare il prossimo ottobre, 5 a novembre e 16 a febbraio 2019)»; «La forza organica del Comando Provinciale dell'Arma dei Carabinieri di Firenze è di 1105 unità, a fronte di una forza effettiva di 956»; «nell'ambito del Comando Provinciale della Guardia di Finanza (compreso anche il personale del Corpo in servizio presso la Compagnia di Empoli e le Tenenze di Borgo San Lorenzo, Castelfiorentino e Pontassieve) è pari a 557 militari, rispetto a una forza organica prevista di 664 unità»;

   in data 18 luglio 2020 il Corriere Fiorentino ha pubblicato un video della notte precedente nel quale si vedono chiaramente due carabinieri che, probabilmente sollecitati dai residenti, i quali in piena notte ancora sopportavano gli schiamazzi, vengono avvicinati da decine di persone che – senza rispettare nessuna norma sul distanziamento sociale – li accerchiano e li sbeffeggiano costringendoli a andarsene –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti di cui in premessa e, in caso affermativo, qualora, allo stato attuale, l'organico di tutte le forze dell'ordine impiegate nella città di Firenze e nella provincia non sia funzionale a risolvere le problematiche sopraesposte, quali iniziative intenda adottare per fare in modo che i comuni siano dotati di strumenti ulteriori per far fronte alle suddette situazioni di emergenza.
(5-04465)


   PRISCO, LUCASELLI, MELONI e DONZELLI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   mentre continuano gli sbarchi a Lampedusa, l'hotspot di Taranto ha ricominciato ad accogliere ospiti stranieri: negli ultimi giorni sono giunti 100 migranti nella struttura alle porte del capoluogo e nelle prossime ore sono previsti nuovi arrivi;

   secondo i dati ufficiali del Ministero dell'interno, rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, gli sbarchi clandestini sono passati da 1.878 a ben 5.461 e dunque, a causa dell'aumento del flusso migratorio illegale e dell'accoglienza degli stranieri nei vari centri, in Italia si registrano forti criticità legati alla pandemia;

   l'hotspot di Taranto viene utilizzato in violazione alle disposizioni di legge che ne regolamentano l'istituzione e, da centro di prima accoglienza, identificazione e smistamento per non più di 72 ore, è stato trasformato in una struttura per il ricovero in quarantena di almeno 14 giorni di cittadini extracomunitari provenienti dalla Tunisia, sbarcati e già identificati a Lampedusa;

   come se ciò non bastasse, in una minuziosa nota alle istituzioni competenti, i sindacati di polizia hanno analizzato le criticità correlate alla gestione della struttura e agli ambiti operativi delle forze di polizia ivi impiegate, correlata ad una valutazione critica sia degli aspetti sanitari sia della sicurezza e salute sul posto di lavoro collegata all'emergenza da Covid-19, sottolineando come mal si concilia la lunga convivenza dei profughi nel centro;

   in particolare, i sindacati sarebbero preoccupati soprattutto per la salute dei poliziotti che vi operano, a seguito della conferma che sul luogo dello sbarco in Sicilia, durante lo screening sanitario a loro riservato, non sono stati effettuati i tamponi per escludere o confermare una eventuale infezione del virus;

   i segretari provinciali dei sindacati, nella qualità di Rls, hanno poi svolto una visita in Hotspot in ordine al rispetto del decreto legislativo n. 81 del 2008 (sicurezza posti di lavoro), nel corso della quale sono emerse alcune criticità: pulizie, climatizzazione, moduli spogliatoi inesistenti, servizi sanitari, aggiornamento del Dvr - documento di valutazione rischi –:

   se i fatti di cui in premessa corrispondano al vero, con particolare riguardo al cambio di «destinazione d'uso» dell'hotspot di Taranto, e quali concrete misure di sicurezza siano state previste per il personale di polizia impiegato.
(5-04466)


   CECCANTI, DE MARIA, FIANO, MICELI, POLLASTRINI, RACITI e VISCOMI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   il decreto-legge n. 26 del 2020 ha introdotto disposizioni per lo svolgimento delle consultazioni elettorali previste per l'anno 2020, derogando ai termini ordinari indicati dalla legislazione vigente, in considerazione della situazione dell'emergenza epidemiologica conseguente alla diffusione del coronavirus;

   domenica 20 e lunedì 21 settembre 2020 si terranno pertanto le elezioni amministrative, le elezioni suppletive per il Senato della Repubblica e lo svolgimento del referendum costituzionale in materia di riduzione dei parlamentari. Nelle medesime date si potrà votare per il rinnovo di 6 consigli regionali (Liguria, Veneto, Toscana, Marche, Campania e Puglia);

   le attuali disposizioni in materia di prevenzione del contagio da Covid-19 prevedono, a tutela della salute pubblica, il divieto assoluto di mobilità dalla propria dimora per i soggetti sottoposti alla misura della quarantena ovvero risultati positivi al virus;

   il Comitato tecnico scientifico starebbe studiando un protocollo per consentire di esercitare in sicurezza il diritto di voto ai cittadini elettori che si trovino ricoverati o in quarantena;

   il quadro normativo attuale prevede l'ammissione al voto domiciliare solo per determinate, particolari categorie di elettori «affetti da gravissime infermità, tali che l'allontanamento dall'abitazione in cui dimorano risulti impossibile», anche con l'ausilio dei servizi di trasporto pubblico organizzati dai comuni per consentire agli elettori con handicap di raggiungere il seggio elettorale;

   il voto domiciliare è previsto, inoltre, per gli elettori «affetti da gravi infermità che si trovino in condizioni di dipendenza continuativa e vitale da apparecchiature elettromedicali tali da impedirne l'allontanamento dall'abitazione»;

   in questi casi, opera un seggio distaccato – il cosiddetto seggio volante – formato da 3 dei 6 componenti del seggio ordinario competente per territorio, che si recano presso il domicilio dell'elettore;

   rispondendo ad un'interrogazione del 14 maggio 2020, il Sottosegretario Sibilia ha assicurato che, ferma restando l'evoluzione, al momento non prevedibile, della situazione emergenziale determinata dalla pandemia in atto, derivante dalla diffusione del virus Covid-19, il Ministero dell'interno valuterà tutte le misure necessarie a bilanciare l'esercizio di due diritti fondamentali garantiti dalla Costituzione ovvero il diritto di voto (anche per gli elettori posti in quarantena) e il diritto alla salute della collettività –:

   quali iniziative intenda adottare, in vista delle prossime consultazioni elettorali, per garantire il diritto di voto ai cittadini ricoverati o sottoposti alla quarantena per avere contratto il virus, fermo restando il rispetto dell'equilibrio tra diritto di voto e diritto alla salute.
(5-04467)


   BERTI, BALDINO, PARISSE, ALAIMO, SURIANO, SABRINA DE CARLO, ELISA TRIPODI, PERCONTI, ROMANIELLO, MARTINCIGLIO, RADUZZI, TUZI, RIZZONE e SIRAGUSA. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   secondo i dati del Viminale, dal 1° gennaio al 24 luglio 2020, sulle coste del nostro Paese sono sbarcati 11.334 migranti; nello stesso periodo del 2019 e del 2018 si erano rispettivamente registrati 3.508 e 18.107 arrivi;

   in relazione al 2019, si osserva un incremento degli sbarchi pari al 223 per cento, mentre rispetto all'anno precedente vi è stata una contrazione del 37,4 per cento;

   nel solo mese di luglio 2020 sono arrivati in Italia 4.384 migranti, a fronte dei 1.088 arrivi registratisi a luglio 2019;

   i principali punti di approdo delle rotte migratorie sono Lampedusa, dove l'hotspot ospita circa mille persone, a fronte di una capienza dieci volte inferiore, e le coste di Puglia e Calabria;

   l'11 luglio 2020, a Roccella Ionica, sono arrivati 68 immigrati, 28 dei quali risultati positivi al virus Sars-CoV-2, subito trasferiti in diverse strutture dei comuni calabresi di Roccella Ionica, Bova Marina e Amantea;

   il 26 luglio 2020, 184 persone sono scappate dal Cara di Pian del Lago, contrada di Caltanissetta, dove erano state trasferite per trascorrere il periodo di quarantena obbligatoria; l'indomani, la stessa fuga si è verificata a Porto Empedocle da parte degli immigrati presenti nella tensostruttura allestita dalla protezione civile;

   in un articolo pubblicato sul Corriere della Sera del 13 luglio 2020 a firma Fiorenza Sarzanini, si riportava la notizia che sarebbero almeno diecimila i migranti pronti a partire dalle coste africane e che il Ministero dell'interno starebbe valutando di utilizzare strutture militari e navi per garantire l'osservanza delle misure di quarantena che dovessero eventualmente rendersi necessarie a causa del Covid;

   nell'ambito di un vertice svoltosi il 23 settembre 2019, i Ministri dell'interno di Francia, Germania, Italia e Malta hanno raggiunto un accordo finalizzato al superamento del «sistema di Dublino», tramite l'introduzione di un meccanismo di ricollocamento dei migranti soccorsi lungo la rotta del Mediterraneo centrale;

   in data 4 giugno 2020, con un documento indirizzato alla Commissione europea, i Governi di Cipro, Grecia, Italia, Malta e Spagna hanno avanzato alcune proposte di riforma della politica migratoria europea, prevedendo anche «la distribuzione fra tutti gli Stati membri di coloro che fanno ingresso nel territorio di uno Stato membro anche a seguito di operazioni SAR»,

   quali iniziative il Ministro interrogato intenda intraprendere per assicurare il rispetto della quarantena obbligatoria dei migranti.
(5-04468)


   IEZZI, BORDONALI, DE ANGELIS, INVERNIZZI, MATURI, MOLTENI, STEFANI, TONELLI, VINCI e ZIELLO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   il 26 luglio 2020 un centinaio di immigrati trasferiti nel centro di accoglienza di Pian del Lago, a Caltanissetta, per il periodo di quarantena obbligatoria, sono riusciti, invece, a scappare facendo poi perdere le loro tracce;

   quanto accaduto a Pian del Lago, ove solo alcuni degli immigrati fuggiti sono stati rintracciati grazie alle serrate ricerche delle forze dell'ordine, non è purtroppo un caso isolato e ormai da tempo si registrano quotidianamente fughe in massa dai centri di accoglienza in cui si trovano immigrati destinati alla quarantena, evidentemente privi dei più elementari requisiti di sicurezza;

   nonostante le recenti dichiarazioni del Ministro interrogato circa rinvio «a breve» in Sicilia di militari impiegati nell'operazione Strade Sicure per presidiare tali centri, la situazione in tutto il Paese, non solo nei luoghi di sbarco, secondo gli interroganti è ormai da tempo completamente fuori controllo;

   tali notizie stanno destando preoccupazione e legittime proteste tra la popolazione, costretta invece da mesi, e ancora oggi, a gravose rinunce e a serrati controlli in merito all'osservanza delle prescrizioni per il contenimento del contagio da Covid-19;

   se ancora oggi il Governo chiede agli italiani di attenersi a tali prescrizioni, prospettando addirittura la proroga dello stato di emergenza, contestualmente, consentendo invece l'ingresso in Italia a migliaia di immigrati irregolari, positivi o potenzialmente tali al virus, per poi distribuirli su tutto il territorio nazionale, sta esponendo nuovamente ed ingiustificatamente la popolazione a gravissimi rischi e vanificando così gli enormi sacrifici finora fatti dai cittadini;

   inoltre, i dati pubblicati dal Ministero dell'interno attestano un'esponenziale aumento degli sbarchi in Italia, con ben 12.228 arrivi dal 1° gennaio 2020, contro il 3.590 del 2019, in particolare nell'ultimo periodo, con più di 2000 arrivi in soli quattro giorni (dal 21 al 25 luglio);

   quali provvedimenti di competenza intenda assumere nello specifico, anche alla luce delle ripetute fughe dai centri di primo soccorso e accoglienza citati in premessa e dell'aumento dei flussi migratori illegali verso il nostro Paese, in merito agli immigrati positivi o potenzialmente tali al Covid-19 dopo il loro arrivo in Italia, se intenda in particolare chiarire a quali esami medici sono stati e saranno sottoposti ed in quali strutture collocati, le procedure e le misure di sicurezza ai fini dell'isolamento dei soggetti risultati positivi ed anche per il rispetto della quarantena obbligatoria, e quale sia, ad oggi, il loro numero e quello degli immigrati in quarantena fuggiti dai centri di tutta Italia non ancora rintracciati.
(5-04469)


   CALABRIA e SISTO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   Roma Capitale, ormai da troppo tempo, versa in uno stato di profondo degrado, nella completa inerzia dell'amministrazione comunale e del sindaco, Virginia Raggi;

   da ultimo, grazie ad un servizio del programma «Le Iene» è stato testimoniato il decadimento che sta colpendo in modo particolare una parte della Capitale, nei pressi del campo nomadi insediatosi ai confini della riserva naturale della Valle dell'Aniene a ridosso del Foro Italico;

   nella zona citata, dove convivono diverse etnie in condizioni igienico sanitarie pessime, si sarebbe creata una vera e propria discarica a cielo aperto di rifiuti abusivi in un'area che dovrebbe essere maggiormente protetta, essendo una riserva naturale, e che, al contrario, risulta piena di materiale elettrico e resti di roghi tossici appiccati nel cuore della notte, generando fumi tossici nocivi per i cittadini residenti;

   dalle dichiarazioni rilasciate da una donna rom sembrerebbe che la famiglia che controlla il campo percepisca guadagni dallo smaltimento illegale dei rifiuti e che vi siano soggetti che pretendono il pagamento di una somma per poter vivere all'interno del campo;

   a ciò si aggiunga la totale opacità sul numero delle persone che attualmente vivono nel campo rom: dagli ultimi dati disponibili sembrerebbe che nel campo ci siano circa 80 persone, di cui 18 bambini, mentre, secondo il censimento del II Municipio, sarebbero solo 6 le persone, tra cui un'anziana e tre minori;

   durante la conferenza stampa del 29 maggio 2020, il sindaco di Roma, Virginia Raggi, ammette di essere venuta a conoscenza della grave situazione che si sta verificando nella zona dell'Aniene soltanto grazie al servizio de «Le Iene»;

   successivamente, il vice capo di gabinetto e delegato alla sicurezza del comune di Roma, Marco Cardilli, con una nota, ha specificato che l'11 agosto 2020 si procederà allo sgombero del campo rom;

   la vicenda riportata mostra che, per molti anni, l'amministrazione capitolina è rimasta inerme di fronte ai numerosi appelli dei cittadini e dei comitati di quartiere riguardo alla grave situazione di illegalità e degrado dell'ordine pubblico che si sta verificando in una delle zone più importanti della Capitale –:

   se il Ministro interrogato intenda fornire opportuni chiarimenti, per quanto di competenza, circa lo sgombero previsto per l'11 agosto 2020 del campo rom citato in premessa e quali iniziative di competenza intenda promuovere al fine di assicurare l'ordine pubblico nella zona ed evitare che nella medesima zona possano sorgere insediamenti illegali.
(5-04470)

Interrogazioni a risposta scritta:


   CIABURRO e FERRO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   sono sempre più numerose le operazioni delle forze di polizia che mostrano quanto sia pervasiva e pericolosa l'infiltrazione della 'ndrangheta, anche in Piemonte;

   nonostante il contrasto giudiziario e l'operato delle forze dell'ordine, le 'ndrine (o cosche) continuano a operare e ad allargare le proprie capacità criminali su tutto il territorio nazionale;

   la direzione investigativa antimafia (Dia) ha più volte segnalato che in questo periodo di grave difficoltà economica, le mafie ed altre organizzazioni criminali, specie la 'ndrangheta, intendono sempre incrementare il proprio apprezzamento sociale, anche su scala globale, andandosi a confrontare con i mercati bisognosi di iniezioni di liquidità, incrementando quindi il proprio consenso sociale, attraverso forme di assistenzialismo capillare da capitalizzare nelle competizioni elettorali;

   le forze dell'ordine, coordinate dalla direzione distrettuale antimafia di Torino, avrebbero di recente accertato la presenza di una «locale» di 'ndrangheta, radicata da anni, nella città di Bra in provincia di Cuneo, la cui attività principale sarebbe stata il traffico di stupefacenti, anche se non sarebbero mancati casi di estorsione e tentativi di infiltrazione nel tessuto politico-imprenditoriale;

   da quanto emerge dagli organi di stampa, tale operazione ha causato l'applicazione di misure cautelari personali nei confronti di dodici persone e di una ventina di indagati, tra cui un assessore del comune di Bra con l'accusa di voto di scambio politico-mafioso;

   nel corso delle indagini sarebbe emerso che i vertici del gruppo criminale fossero personaggi di spicco del territorio, capaci di poter condizionare le competizioni elettorali e ritenuti in grado di poter influenzare aspetti economici-organizzativi della manifestazione gastronomica internazionale, denominata Cheese, che ogni due anni viene organizzata a Bra dall'associazione Slow Food unitamente al comune di Bra –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti e se intenda promuovere l'invio di un'apposita commissione di indagine prefettizia ai sensi dell'articolo 143 del testo unico delle leggi sull'ordinamento degli enti locali al fine di verificare l'eventuale condizionamento dell'organizzazione criminale sull'ente comunale e, qualora si accertasse tale condizionamento, di procedere con l'iter necessario per lo scioglimento dell'amministrazione comunale dell'ente in questione.
(4-06472)


   DI MURO. — Al Ministro dell'interno, al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:

   recentemente sul web stanno circolando fotografie di militari dell'Esercito italiano in tuta mimetica e armati di mitra tra i bagnanti delle spiagge di Ventimiglia;

   tali immagini hanno suscitato roventi polemiche, perché poco distante dai turisti e dalle spiagge, pare pattugliate dai militari, regna invece il più completo e incontrollato caos a causa della continua e sempre più numerosa presenza di immigranti irregolari al confine con la Francia;

   proprio per il protrarsi dei già noti problemi di ordine pubblico e sicurezza connessi ai flussi migratori irregolari e per i conseguenti danni al turismo ligure, a tutto vantaggio invece delle località della confinante Costa Azzurra, la situazione a Ventimiglia è ormai ai limiti della sostenibilità –:

   quale sia il motivo per il quale siano stati impiegati i militari dell'Esercito italiano ritratti sulle spiagge di Ventimiglia, quali iniziative il Governo con riguardo alla situazione in cui versa la città, evidenziata già in premessa e, in particolare se non ritenga opportuno, per le ragioni sopra esposte, procedere all'immediato trasferimento, anche ai fini del rimpatrio, degli immigrati ivi presenti.
(4-06474)


   ZOFFILI e DE MARTINI. — Al Ministro dell'interno, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   nonostante le ripetute segnalazioni delle amministrazioni locali e dell'interrogante con precedenti atti di sindacato ispettivo (nn. 4-06178, 4-06030, 4-06373 e da ultimo n. 4-06442 del 23 luglio 2020), ad oggi l'emergenza degli sbarchi illegali di immigrati nel sud della Sardegna continua senza sosta;

   secondo quanto si apprende da notizie di stampa, ancora il 26 luglio 2020 un barchino con a bordo dodici immigrati clandestini di nazionalità algerina, tutti uomini in buone condizioni di salute, è stato bloccato a ridosso della costa da una motovedetta della Guardia di finanza e scortato fino al porto di Sant'Antioco per le consuete operazioni di identificazione;

   pare però che, a differenza dei precedenti sbarchi, in questa occasione gli immigrati addirittura siano prima approdati a Teulada per una breve sosta in spiaggia e poi abbiano ripreso il viaggio in direzione di Porto Pino, nel comune di Sant'Anna Arresi nel Sulcis, una delle località dove appunto si registrano più arrivi;

   solo grazie all'allarme dato da una persona che si trovava in zona e che ha visto l'imbarcazione arrivare sul posto, è dunque intervenuta una motovedetta della Guardia di finanza, ormai da mesi impegnata senza sosta nei rintracci dei barchini, che ha bloccato il natante per poi scortarlo a Sant'Antioco;

   successivamente, nella notte tra il 26 ed il 27 luglio 2020, si sono succeduti nell'arco di poche ore altri tre arrivi; prima una imbarcazione con a bordo otto immigrati, tra cui una donna e un bambino, è stata intercettata all'1:45 sempre a largo di Sant'Antioco, poi, circa a distanza di un'ora, un altro barchino con a bordo altri sette migranti è approdato nella spiaggia di Porto Pino, nel comune di Sant'Anna Arresi, sempre nel Sulcis, ed infine, poco dopo, altri sei sono stati rintracciati a Sant'Anna Arresi mentre si allontanavano a piedi;

   come sempre, gli immigrati dopo le visite mediche e le operazioni di identificazione condotte dal personale dell'ufficio stranieri della questura di Cagliari, sono stati trasferiti nel centro di prima accoglienza di Monastir, dove, nonostante i già noti problemi di ordine pubblico e sovraffollamento a causa dei continui arrivi, dovrebbero rimanere per il prescritto periodo di quarantena –:

   quali iniziative abbiano già adottato, anche a seguito dei precedenti atti di sindacato ispettivo dell'interrogante citati in premessa, in merito alla gravità di quanto sta accadendo in Sardegna;

   quali iniziative intendano adottare nell'immediato, per quanto di competenza, per garantire il controllo dei confini marittimi e per fermare i flussi migratori illegali che continuano a riversarsi sulle coste dell'isola.
(4-06475)


   MARCHETTI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   secondo quanto riportato dalla stampa si apprende che a Cartoceto, in provincia di Pesaro Urbino, sette immigrati di nazionalità tunisina avrebbero violato la quarantena e sarebbero riusciti a fuggire dal centro di accoglienza nel quale erano stati trasferiti per il prescritto periodo di isolamento;

   i sette tunisini, al momento, non risultano essere stati ancora rintracciati e probabilmente si starebbero dirigendo al confine con la Francia;

   sempre secondo quanto si apprende dai quotidiani, per i sette migranti non si è venuti a conoscenza dell'esito del tampone, prima della fuga;

   la notizia del loro trasferimento aveva già suscitato enormi perplessità essendo note da tempo le difficoltà gestionali dell'associazione che dirige il centro, «Incontri per la democrazia», e le carenze strutturali dell'edificio, inadatto per garantire la prescritta quarantena in condizioni di sicurezza, privo delle opportune misure di sorveglianza e completamente isolato dal resto del contesto urbano;

   difatti, come anche dichiarato alla stampa dalla responsabile dell'associazione, le uniche misure di sicurezza adottate per scongiurare eventuali allontanamenti sarebbero stati le consulenze di un mediatore culturale e di una psicologa per «convincere» gli immigrati a non fuggire e a rispettare la prescritta quarantena;

   la fuga dei sette tunisini ha suscitato grande preoccupazione ma anche le legittime proteste dell'amministrazione locale per i rischi già noti a cui, con tale trasferimento, è stata comunque esposta la cittadinanza;

   sebbene di tali criticità sia stato dettagliatamente informato anche il prefetto dal sindaco di Cartoceto, Enrico Rossi, e nonostante l'evidente inadeguatezza della struttura anche per la promiscuità tra soggetti adulti di sesso maschile e donne con bambini, risulta sempre dalla stampa che nel medesimo centro di accoglienza sono stati collocati altri otto immigrati, di cui appunto tre donne con figli minori;

   ad oggi la struttura risulta ancora priva di adeguati sistemi di sicurezza per scongiurare il pericolo di ulteriori fughe durante la quarantena, considerato anche che l'amministrazione comunale si trova in carenza di organico circa il numero di agenti di polizia locale ad oggi in dotazione, del 50 per cento in meno rispetto alle reali necessità del territorio e quindi insufficienti a piantonare la struttura;

   quanto accaduto è di assoluta gravità, poiché con tali trasferimenti non solo si sta mettendo a rischio l'incolumità e la salute della cittadinanza ma altresì si stanno vanificando gli enormi sacrifici fatti in questi mesi dagli italiani per limitare il contagio da Covid-19 –:

   se sia a conoscenza di quanto accaduto nel centro di accoglienza di Cartoceto e quali siano le ragioni per cui sia stato deciso il trasferimento al suo interno prima di sette immigrati tunisini per il periodo di quarantena, poi di altri otto migranti tra cui madri con bambini, nonostante le già note criticità della struttura e le difficoltà gestionali dell'associazione che lo amministra;

   alla luce di quanto riportato in premessa e degli evidenti e ancora attuali rischi di fuga dallo stesso centro, se non ritenga opportuno procedere alla sua immediata chiusura e al trasferimento degli immigrati al momento accolti al suo interno in altre strutture più idonee e sicure.
(4-06477)


   MINARDO. — Al Ministro dell'interno, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   c'è forte preoccupazione in provincia di Ragusa per la situazione che si sta vivendo nel centro di accoglienza di contrada Cifali tra i comuni di Ragusa e Comiso dove nel breve volgere di pochi giorni pare siano fuggiti decine di migranti, fatto che naturalmente arreca allarme e apprensione in questo delicato momento di emergenza sanitaria. Si tratta di episodi che lasciano perplessi sulla mancanza di sicurezza nell'hotspot, così definito, di contrada Cifali. Come denunciato anche dal Siulp di Ragusa, è difficilissimo garantire la vigilanza dei migranti allocati in centri inidonei come quello di contrada Cifali che assomiglia più ad un agriturismo che ad un centro di prima accoglienza. Un posto dove non è difficile dileguarsi, come confermano le numerose fughe di massa dei giorni scorsi, con il concreto pericolo della diffusione del virus. Un hotspot poco sicuro può compromettere la sicurezza sanitaria e l'ordine pubblico della provincia di Ragusa che assiste preoccupata a quanto accade ogni giorno dopo mesi di sacrifici e rispetto delle regole imposte dai decreti governativi per frenare il virus. Tutto ciò a fronte dell'impegno di un cospicuo numero di forze dell'ordine destinato, con turni massacranti, all'accoglienza dei migranti attraverso quella che l'interrogante giudica una gestione approssimativa senza direttive specifiche e chiare dal Governo. Uno stato di fatto che compromette tutto, sicurezza sanitaria e controllo del territorio;

   si pregiudicano l'ordine e la sicurezza pubblica, scoraggiando chi vorrebbe trascorrere un periodo di vacanza nella provincia di Ragusa: l'interrogante si chiede perché i turisti dovrebbero venire in un luogo dove arrivano migranti che scappano durante il periodo di quarantena e quanti danni di immagine sta subendo la Sicilia e, in particolare, la provincia di Ragusa –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza di quanto accade all'hotspot di contrada Cifali a Ragusa e se intendano verificare l'inadeguatezza della struttura per l'accoglienza di migranti ai fini della quarantena;

   se intendano trovare soluzioni immediate per dare serenità alla popolazione in termini di sicurezza sanitaria e pubblica.
(4-06478)


   SODANO, PERCONTI, DAVIDE AIELLO, MARTINCIGLIO e GRILLO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   Pozzallo, Porto Empedocle, Lampedusa e Trapani sono i quattro principali porti siciliani che stanno affrontando e gestendo i continui sbarchi di clandestini provenienti dalle coste libiche e tunisine;

   l'hotspot di Lampedusa, in particolare, è completamente saturo, avendo di gran lunga superato il limite massimo della sua capienza. L'unico padiglione attualmente rimasto operativo conta più di 900 extracomunitari;

   non diverge la situazione all'interno del centro di accoglienza di Porto Empedocle, dove il primo cittadino ha con insistenza richiesto un tempestivo intervento da parte delle istituzioni per consentire il trasferimento degli ospiti in eccedenza;

   in queste strutture, tra l'altro, nate per facilitare le operazioni di riconoscimento e registrazione di dati personali dei cittadini stranieri appena sbarcati, vengono regolarmente effettuati tutti i controlli sanitari per il Covid-19, prima di provvedere allo smistamento presso le singole strutture di accoglienza permanente;

   sono state riscontrate e denunciate tutta una serie di gravi irregolarità perpetratesi all'interno degli hotspot quali le scarse condizioni igienico-sanitarie: i migranti vengono ammassati e stipati in camerate promiscue che non consentono alcun distanziamento sociale ed alcuna forma di prevenzione per contrastare il rischio di contagio;

   all'interno della tensostruttura non è possibile isolare i casi covid-positivi già accertati ed organizzare gli spostamenti in quarantena, rendendo di fatto il rischio epidemiologico altamente probabile e non solo paventato;

   peraltro, i centri di accoglienza in cui vengono successivamente dislocati i clandestini sono strutture fatiscenti ed inadeguate, tanto da non garantire alcuna misura di controllo e di vigilanza per chi è tenuto ad osservare i quattordici giorni di sorveglianza sanitaria;

   le condizioni – così descritte – dei richiedenti asilo destano forti preoccupazioni perché inumane e degradanti e ledono i diritti fondamentali della persona, oltre a rappresentare una vera e propria minaccia di ordine sociale ed un pericolo per la salute pubblica;

   le forze dell'ordine sono quotidianamente costrette a sacrificare la normale attività di controllo del territorio per far fronte all'emergenza migratoria e necessitano pertanto del supporto di nuove unità di personale per evitare il collasso;

   nelle ultime ore è scoppiato un vero e proprio caos a seguito di due fughe di massa: 139 tunisini hanno abbandonato la quarantena del Cara di Pian del Lago e sono stati rintracciati a Caltanissetta. Stessa scena a Porto Empedocle, dove 520 migranti sono stati riuniti in una tensostruttura con una capienza di 100 persone ed alcuni sono scappati;

   ad alimentare il malcontento e l'esasperazione dei siciliani è, non soltanto, la paura di una possibile diffusione del contagio ma, soprattutto, le pesanti ripercussioni prevedibili sul versante turistico;

   siffatta situazione non può essere demandata esclusivamente alla responsabilità dei sindaci e delle amministrazioni locali –:

   quali iniziative, con carattere di urgenza, intenda adottare per risolvere la situazione di sovraffollamento dei centri di prima accoglienza e per scongiurare il rischio epidemiologico;

   se, in ragione delle perdite economiche sul fronte turistico e del disagio prodotto ai comuni interessati dall'emergenza migratoria, ritenga doveroso adottare iniziative per destinare delle somme a titolo di risarcimento danni;

   se e quali iniziative intenda adottare, anche in futuro, per contenere e mitigare il fenomeno degli sbarchi di extracomunitari sulle coste del Sud-Italia, al fine di salvaguardare non solo le condizioni umane di chi cerca asilo, ma soprattutto per preservare l'incolumità delle comunità ospitanti;

   quali iniziative di competenza intenda assumere per sensibilizzare gli Stati europei sulla comune responsabilità dell'accoglienza e stimolare una maggiore cooperazione e solidarietà.
(4-06480)


   SERRACCHIANI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   nella regione autonoma Friuli Venezia Giulia, da tempo punto di arrivo della cosiddetta «Rotta balcanica», vengono rintracciati, con cadenza ormai quotidiana, migranti che attraversano il confine con la vicina Slovenia;

   con l'emergenza epidemiologica da Covid-19 e l'istituzione del lockdown il fenomeno aveva subito un forte rallentamento, ma con la ripresa delle attività economiche, gli scambi commerciali e il ritorno dei transiti delle persone, sono ricominciati anche gli ingressi in Italia attraverso il Friuli Venezia Giulia;

   già a suo tempo erano stati avviati controlli da parte di pattuglie di polizia miste italo-slovene lungo il confine ed è attuata la pratica delle cosiddette riammissioni informali dall'Italia alla Slovenia;

   a seguito dell'acutizzarsi della pandemia a livello mondiale e segnatamente, per quanto d'interesse nazionale, nei Paesi dei Balcani, è stato disposto il divieto di ingresso per chi arriva da Paesi a rischio;

   per l'attuazione delle misure di contenimento del virus, si riscontra, tuttavia, una carenza di controlli al traffico terrestre di frontiera e, secondo quanto riporta la stampa, i cosiddetti «valichi minori» tra Italia e Slovenia risultano ancora oggi completamente aperti al transito e senza alcun controllo sanitario;

   l'interrogante tiene a precisare che tali ingressi «incontrollati» riguardano sia migranti provenienti dalla rotta balcanica, sia numerosi cittadini, lavoratori o turisti che attualmente non risulterebbero nelle condizioni di poter fare ingresso in Italia a causa delle restrizioni imposte. Sui confini, infatti, sono stati posizionati cartelli trilingue che consentono il transito in Italia soltanto ai cittadini della Repubblica di Slovenia, ciononostante non è infrequente vedere passare indisturbati pulmini, auto, caravan con targa tedesca, romena, serba,... (Il Piccolo, 27 luglio 2020);

   si rappresenta, inoltre, la delicata situazione sanitaria venutasi a creare nel territorio udinese dove, solo nelle ultime settimane, sono stati rintracciati centinaia di migranti (60 solo nella giornata odierna), che fanno ingresso in Italia dopo essere stati trasportati dai passeur proprio da quei valichi minori che, ad oggi, risultano privi di controllo;

   secondo l'interrogante, la problematica più urgente riguarda la necessità di disporre un filtro sanitario alle frontiere e in particolare ai valichi di confine «minori», al fine di permettere controlli, tracciamenti e tamponi, scongiurando il riemergere di nuovi focolai –:

   se il Ministro interrogato, alla luce di quanto illustrato e delle informazioni in possesso delle articolazioni territoriali del Governo, ritengano di disporre un piano straordinario con controlli immediati da parte delle forze dell'ordine anche sui valichi «minori», con la previsione di tamponi e test sierologici, d'intesa con le autorità sanitarie nazionali e regionali preposte.
(4-06483)

ISTRUZIONE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   OCCHIONERO. — Al Ministro dell'istruzione. — Per sapere – premesso che:

   le vicende attraversate dal Polivalente di Barletta negli ultimi mesi hanno del grottesco;

   il 24 giugno 2020 è intervenuta una drammatica urgenza che non può e non deve lasciare indifferente la comunità di Barletta: nel corso di un incontro in Palazzo di Governo, alla presenza del prefetto della provincia Barletta-Andria-Trani (Bat) dottor Maurizio Valiante, e del presidente della provincia Bat Bernardo Lodispoto, del sindaco della città di Barletta Cosimo Cannito, della dirigente dell'ufficio scolastico provinciale, Giuseppina Lotito, dei tecnici della provincia e del rappresentante dei vigili del fuoco, si è appresa la notizia di problemi statico-strutturali a carico dei tre plessi del Polivalente in questione, costruiti appena negli anni '90;

   in due dei tre plessi, destinati alla comunità scolastica dell'Istituto tecnico Cassandro-Fermi-Nervi, ormai da diversi anni sono anche allocate ben 22 classi dell'Iiss Nicola Garrone di Barletta. Complessivamente, circa 2.000 studenti. Alla notizia sconcertante ha fatto immediato e doveroso seguito l'ordinanza di chiusura a tempo indeterminato dei tre plessi, con la prospettiva, inevitabile, di un'interdizione dell'utilizzo dello stesso anche per il prossimo e ormai imminente anno scolastico;

   ci si sarebbe attesa una volta ricevuta la notizia, la rapida individuazione di soluzioni, forse anche provvisorie, da parte dell'ente provincia, cui è attribuita la competenza rispetto all'edilizia degli istituti scolastici di istruzione secondaria superiore. E invece, scongiurato il rischio di crolli e di attuali responsabilità, l'unica prospettiva formulata è stata: doppi turni per le comunità scolastiche coinvolte. In realtà, sarebbe più corretto parlare di tripli turni. Infatti, le recenti disposizioni di sicurezza conseguenti all'emergenza Covid-19, a causa dell'inidoneità degli ambienti scolastici a garantire il distanziamento richiesto in classi che contano anche 25-30 studenti, già avevano fatto presagire una possibile turnazione. Quindi, in mancanza di ambienti e di aule, la prospettiva non è più soltanto dei doppi turni, ma addirittura dei tripli turni se non, molto verosimilmente, quadrupli in orario pomeridiano e serale sino alle ore 22;

   si può provare ad immaginare cosa possa rappresentare per una famiglia gestire un ménage in cui i figli debbano andare a scuola di pomeriggio, alternandosi ai compagni o a immedesimarsi nei genitori di studenti e studentesse con disabilità, anche gravi, chiamati a misurarsi con servizi di trasporto, educatori, scuola pomeridiana, terapie; una scuola che turna è una scuola che non riesce a fornire nemmeno i livelli minimi essenziali di prestazione, è una scuola in affanno, povera, che arranca, finge di offrire opportunità, ma di fatti rischia di restare formalmente inadempiente rispetto all'obbligo costituzionale di istruzione. Occorre chiedersi se è davvero questa la scuola che vogliamo; non è possibile che ancora oggi, quando si assiste alla costruzione in pochi giorni di ospedali dotati di modernissime attrezzature, ci si senta dire che non è possibile trovare e realizzare spazi per consentire di fare scuola accettabilmente;

   l'interrogante si chiede perché gli studenti e le studentesse di Barletta devono sentirsi cittadini e cittadine di serie B o perché i lavoratori e le lavoratrici della scuola, tenuti dell'apertura di spazi mentali per i propri studenti secondo il dettato ministeriale, devono poi essere costretti a lavorare in spazi fisici assolutamente inadeguati anche prima dell'emergenza e come potranno gli studenti e le studentesse del Cassandro-Fermi-Nervi e quelli del Garrone, futuri protagonisti della vita politica e sociale, apprendere la doverosa cura che la politica e gli amministratori locali devono offrire ai propri cives, se essi stessi non ne sono oggi primi destinatari nel rispetto del diritto costituzionale all'istruzione –:

   alla luce di quanto sopra, quali orientamenti intenda assumere il Ministro interrogato per risolvere la situazione del Polivalente di Barletta.
(5-04458)

POLITICHE AGRICOLE ALIMENTARI E FORESTALI

Interrogazione a risposta in Commissione:


   MORRONE, CAVANDOLI, MURELLI, RAFFAELLI, GOLINELLI, VIVIANI, BUBISUTTI, GASTALDI, LIUNI, LOLINI, LOSS, MANZATO, PATASSINI, CESTARI, PIASTRA, TOMASI, TOMBOLATO, TONELLI e VINCI. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   la produzione di frutta estiva in Emilia-Romagna si è notevolmente ridotta a causa delle gelate tardive, nel periodo tra fine marzo e inizio aprile 2020, in particolar modo nelle campagne delle province di Reggio-Emilia, Modena, Forlì-Cesena, Ravenna, Rimini e della città metropolitana di Bologna, che hanno interessato principalmente il settore ortofrutticolo;

   la superficie interessata da questo evento eccezionale è di circa 48 mila ettari di frutteti ad alta specializzazione produttiva, con perdite fino al 100 per cento del raccolto previsto per quest'anno, per le albicocche, del 70 per cento per le pesche e tra il 70 e il 100 per cento per le nettarine; sono quasi 9 mila le imprese agricole colpite e con una stima provvisoria dei danni che ammonta a quasi 400 milioni di euro;

   il comparto ortofrutticolo dell'Emilia-Romagna in questi ultimi anni ha subito calamità su calamità, dalle gelate tardive di quest'anno alla cimice asiatica che da anni affligge la regione;

   inoltre, sul fronte dell'emergenza Coronavirus i frutticoltori emiliano-romagnoli, per garantire le forniture quotidiane di prodotto in condizioni di sicurezza, hanno dovuto affrontare interventi sulle linee di lavorazione e negli ambienti di lavoro con un aggravio dei costi del 25-30 per cento;

   per coprire i costi di produzione i frutticoltori dell'Emilia-Romagna si trovano costretti a svendere il prodotto, anche a causa della grande distribuzione che non paga loro il prezzo dovuto, in particolare per le pesche e le nettarine, offrendo prezzi ben al di sotto di quelli che permetterebbero di coprire i costi di produzione e della logistica;

   il decreto-legge n. 34 del 2020, cosiddetto «Rilancio», prevede, per le imprese agricole ubicate nei territori che hanno subito danni per le eccezionali gelate occorse dal 24 marzo al 3 aprile 2020, che queste possano accedere agli interventi compensativi previsti per favorire la ripresa dell'attività economica: ciò per le produzioni per le quali non abbiano sottoscritto polizze assicurative agevolate a copertura dei rischi, con conseguente incremento di 10 milioni di euro per il 2020 della dotazione del Fondo di solidarietà nazionale - interventi indennizzatori;

   le misure adottate dal suddetto decreto-legge, alla luce di quanti sono stati i danni stimati nella sola regione Emilia-Romagna, che ammontano a centinaia di milioni di euro, risultano del tutto insufficienti a coprire il fabbisogno delle imprese agricole;

   a tutto ciò si aggiunge il fatto che le aziende agricole italiane, e in particolare quelle dell'Emilia-Romagna, si trovano ad operare in un'economia globalizzata che viene condizionata dalla concorrenza degli altri Paesi europei ed extraeuropei anche dal punto di vista della pressione fiscale e del costo del lavoro, che rappresentano le voci più rilevanti per le aziende agricole;

   i frutticoltori emiliano-romagnoli si sarebbero augurati per questa stagione, di poter contare su un mercato fluido e su prezzi più elevati cosa che purtroppo non si sta verificando anche per la forte concorrenza della Spagna;

   serve un sostegno forte per l'agricoltura italiana che ormai da anni è in sofferenza e combatte contro i cambiamenti climatici, le fitopatie, la cimice asiatica e con un mercato concorrenziale spesso sleale –:

   quali iniziative urgenti, per quanto di competenza, intendano mettere in atto per sostenere i frutticoltori italiani, soprattutto quelli emiliano romagnoli, che sono stati colpiti sia dalle eccezionali gelate tardive che dalla cimice asiatica, prevedendo anche un incremento delle risorse previste dal decreto-legge «Rilancio» al fine di permettere un giusto ristoro alle imprese agricole danneggiate da questi eventi eccezionali;

   quali iniziative intendano adottare, per quanto di competenza, per attuare una defiscalizzazione del costo del lavoro agricolo per dare un futuro alla frutticoltura italiana e per favorire il ricambio generazionale e la tenuta dei livelli occupazionali.
(5-04456)

SALUTE

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

XII Commissione:


   NOVELLI, BAGNASCO, BOND, VERSACE, BRAMBILLA e MUGNAI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   la rotta balcanica, percorsa da migranti provenienti prevalentemente dal Medio oriente e dal Sudest asiatico e diretti in Europa, ha registrato negli ultimi anni flussi crescenti. I migranti attraversano Serbia o Bosnia, entrano in Croazia e da qui muovono verso la Slovenia per poi entrare in Italia attraverso il confine con il Friuli Venezia Giulia;

   Olivo Comelli, segretario regionale del Friuli Venezia Giulia del SAP, sindacato di polizia, il 14 luglio 2020; ha dichiarato: «La questione immigrazione in questi territori è un'emergenza e come tale deve essere sostenuta dall'esecutivo (...) Solo per citare alcuni numeri, da metà maggio a oggi, la sola Polizia di Frontiera di Trieste ha rintracciato oltre 930 clandestini, mentre a Udine, nello scorso fine settimana, ne sono stati individuati oltre 150»;

   anche per quanto attiene agli arrivi di migranti nel sud Italia la situazione in questo 2020 appare preoccupante; secondo il «cruscotto» del Ministero dell'interno, gli sbarchi tra il 1° gennaio e il 27 luglio sono stati 12.228, più del triplo rispetto ai 3.590 del 2019;

   molti migranti arrivano in Italia transitando da Paesi in cui la situazione relativa all'emergenza coronavirus non è sotto controllo. Basti pensare che chi percorre la rotta balcanica attraversa la Serbia, il Montenegro e il Kosovo, Stati con cui le frontiere sono chiuse proprio per motivi sanitari;

   i dati relativi alla diffusione del virus indicano che parte consistente dei nuovi casi di positività sono relativi a persone provenienti dall'estero. Nei pazienti provenienti dalla Serbia sarebbe stato isolato, inoltre, un ceppo di coronavirus più aggressivo di quello precedentemente presente in Italia;

   la rotta balcanica presenta caratteristiche di pericolosità, ad avviso degli interroganti, sottovalutate dal Governo;

   anche in Tunisia, Paese di partenza di molti migranti che arrivano sulle coste siciliane, sembra che negli ultimi giorni il coronavirus stia riprendendo vigore;

   il segretario del Sap di Udine, Nicola Tioni, il 20 luglio 2020 ha dichiarato: «Gli operatori di Polizia continuano a essere particolarmente esposti, inutilmente, a rischi professionali e, nonostante i numerosi gridi di allarme e le segnalazioni fatte dal Sap, nessuna ulteriore tutela è stata prevista» –:

   quanti siano i casi di positività registrati tra i migranti e tra le forze dell'ordine e militari nel 2020 e se a queste ultime siano stati garantiti adeguati dispositivi di protezione individuale.
(5-04459)


   BELLUCCI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   fanno particolarmente riflettere le parole del procuratore di Terni, Alberto Liguori, che ha rimarcato la «responsabilità collettiva» dei decessi di Gianluca e Flavio, i giovanissimi ragazzi morti dopo aver assunto «15 euro di metadone», per non aver posto la giusta attenzione sul «fenomeno dello spaccio di metadone da parte dei tossicodipendenti che lo prendono al SerD» e che si dice «sconvolto dalla naturalezza con la quale (i ragazzi) parlano di droga. (...) Non si rendevano conto dell'importanza delle loro dichiarazioni, dando per scontato che quella sostanza provoca sollievo e non è così nociva»;

   un monito su cui dovrebbero riflettere in primis le istituzioni nazionali, visto quanto drammaticamente poco è stato fatto, e si sta facendo, in materia di lotta alla droga e, in particolare, di prevenzione primaria e secondaria rivolta alle giovani generazioni;

   spiace dover sottolineare, dopo fatti drammatici come questi, che in Italia, nonostante si ancora troppo spesso per droga, non se ne parli affatto: muoiono 6 persone ogni sette giorni, l'Italia è al terzo posto in Europa per uso di cannabis e al quarto posto per utilizzo di cocaina, girano nelle piazze reali e sul web oltre 300 tipi di sostanze sintetiche diverse;

   rispetto a questa emergenza sociale, da oltre 10 anni, i Governi che si sono succeduti non hanno fatto nulla, relegando il tema droghe ad un dibattito sulla liberalizzazione e commercializzazione della cannabis e negando colpevolmente qualsiasi tipo di aiuto ad iniziative di prevenzione, cura, reinserimento socio-lavorativo e contrasto in materia di dipendenze patologiche; non è stata assegnata la delega politica in materia di lotta alla droga; non si realizza dal 2009 la Conferenza nazionale di lotta alla droga che per legge dovrebbe tenersi ogni tre anni; non si convoca la consulta degli esperti e degli operatori sociali; non si finanza il Fondo nazionale per le dipendenze e non si revisiona il decreto del Presidente della Repubblica n. 309 del 1990 sulla base dei nuovi modelli di consumo di droghe e delle dipendenze –:

   quali urgenti iniziative di competenza intenda adottare il Governo per riconoscere la necessaria centralità al tema della lotta alle droghe, con particolare riguardo alla prevenzione, garantendo la riorganizzazione del Sistema dei servizi per le dipendenze e stanziando adeguati fondi, anche attuando il «Piano Colao» in materia di potenziamento dei servizi territoriali socio-sanitari, con particolare attenzione agli aspetti sodali e di integrazione socio-sanitaria in materia di dipendenze patologiche e di disturbi psicopatologici.
(5-04460)


   CARNEVALI, SIANI, RIZZO NERVO, PINI e SCHIRÒ. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   la Lombardia, con delibera della giunta regionale 3226 del 9 giugno 2020, ha approvato l'atto di indirizzo in ambito sociosanitario successivo alla «Fase 1», al fine di assicurare il progressivo ripristino di tutte le attività sociosanitarie nella massima sicurezza di utenti e operatori;

   come indicato dall'allegato A della delibera della giunta regionale 3226 per i pazienti in ingresso in Rsa è prevista un'inchiesta volta ad escludere la presenza di sintomi sospetti per COVID-19 nonché la valutazione di poter effettuare un efficace isolamento domiciliare;

   si tratta sicuramente di una procedura volta a garantire sicurezza ma di difficile applicazione che mette in difficoltà le famiglie che aspettano di ricoverare i propri cari e il responsabile della struttura indicato come garante dell'isolamento domiciliare, visto che questo non è sotto il suo diretto controllo; tali linee impediscono una ripresa sostenibile per le famiglie e per le Rsa, poiché ogni Rsa, solo dopo l'approvazione da parte dell'Ats del suo piano organizzativo può sbloccare i nuovi ingressi che comunque devono corrispondere a 1/3 dei posti liberi ogni 14 giorni, con la conseguenza che l'attesa per i familiari si allunghi ancora e le stesse Rsa si trovino in gravi difficoltà economiche per i mancati introiti delle rette con conseguenti contraccolpi sulla tenuta occupazionale;

   altre regioni, che pur hanno avuto un'alta incidenza pandemica come il Piemonte o il Veneto, hanno adottato indicazioni incisive ma meno gravose;

   in particolare, il Piemonte prevede il tampone negativo eseguito nelle 48 ore precedenti e il successivo isolamento di 14 giorni all'interno della struttura, al termine del quale si passa alla degenza ordinaria dopo un ulteriore tampone negativo, mentre in Veneto, i nuovi accessi sono possibili solo nelle strutture che possono garantire una netta separazione degli spazi nel caso sopravvengano nuovi contagi e dopo un periodo di isolamento nella struttura di 14 giorni con tampone prima e dopo la quarantena –:

   se il Ministro interrogato disponga di elementi, da un punto di vista scientifico ed infettivologo, circa la sostenibilità delle linee guida adottate dalla regione Lombardia, in particolare per ciò che riguarda l'isolamento domiciliare prima del ricovero presso la struttura residenziale e se non ritenga necessario adottare le iniziative di competenza affinché si faccia chiarezza su quali siano le procedure standard di sicurezza per l'accesso di nuovi, pazienti all'interno delle Rsa.
(5-04461)


   BOLDI, DE MARTINI, FOSCOLO, LAZZARINI, LOCATELLI, PANIZZUT, SUTTO, TIRAMANI e ZIELLO. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   MICROPAM 10 mg/2,5 ml soluzione rettale (principio attivo diazepam) è un medicinale indicato per la sedazione delle crisi epilettiche prolungate per il quale non esistono attualmente in commercio prodotti equivalenti;

   il suddetto medicinale risulta carente nel nostro Paese almeno dal 29 febbraio 2020, per non meglio specificati «problemi produttivi», come certificato dall'Agenzia italiana del farmaco (Aifa) nella pertinente lista pubblicata nei suo sito internet istituzionale;

   tale situazione, altamente pregiudizievole per i soggetti affetti da epilessia, sembra destinata ad aggravarsi a partire dal 1° settembre 2020, data in cui – stando a quanto riportato nella medesima lista Aifa – la carenza di cui si discute interesserà altresì il dosaggio 5 mg/2,5 ml del prodotto Micropam, per ragioni connesse, questa volta, ad una presunta «elevata richiesta» del medicinale stesso;

   le associazioni interessate hanno denunciato, a più riprese, la gravità della situazione, inviando diverse lettere all'Aifa alle quali, tuttavia, non risulta sia stato dato riscontro;

   sempre in tema di farmaci antiepilettici, a quanto consta agli interroganti, le associazioni attendono una risposta alla nota inviata all'Aifa in data 4 giugno 2020, nella quale si è denunciata l'illogicità della decisione della Commissione tecnico scientifica (Cts) dell'Aifa di non ammettere nella lista dei medicinali erogabili a carico del Servizio sanitario nazionale ai sensi della legge n. 648 del 1996, il farmaco Nayzilam spray nasale, principio attivo midazolam, indicato per sedare le crisi epilettiche in soggetti di età pari o superiore a 12 anni;

   risulta agli interroganti che la Cts dell'Aifa abbia negato detto inserimento sul presupposto che «per la stessa indicazione è presente in lista 648 un altro farmaco a base dello stesso principio attivo che risulta economicamente più vantaggioso» (cfr. la nota APA/58966 del 27 maggio 2020);

   come hanno evidenziato le associazioni, tuttavia, il farmaco al quale ha fatto riferimento la Cts è utilizzabile unicamente net soggetti già sottoposti a terapia antiepilettica in età pediatrica (cfr. la determinazione Aifa n. 570/2014, pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n. 139 del 18 giugno 2014); non c'è, invece, alcun farmaco a base di midazolam utilizzabile nei soggetti in cui le crisi epilettiche abbiano fatto la propria comparsa in età adulta, con grave pregiudizio per la popolazione in questione;

   la disponibilità di tali prodotti risulta indispensabile per garantire la piena tutela del diritto alla salute delle persone con epilessia, nonché la loro inclusione sociale, scolastica e lavorativa –:

   se e quali iniziative di competenza intenda adottare alla luce delle gravi e connesse problematiche denunciate in premessa con riferimento alla carenza e alla mancata ammissione alla rimborsabilità dei citati farmaci essenziali per le persone con epilessia.
(5-04462)


   IANARO, LAPIA, MAMMÌ, MENGA, NESCI, NAPPI, PROVENZA, SAPIA, SARLI, SPORTIELLO, TROIANO, MASSIMO ENRICO BARONI e D'ARRANDO. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   la XII Commissione Affari sociali, il 4 giugno 2020, ha svolto un'audizione sulle sperimentazioni per il trattamento dei pazienti affetti da Covid-19, ed in particolare anche del trattamento con trasfusione di plasma iperimmune prelevato da soggetti negativizzati;

   sul piano internazionale esiste una revisione sistematica del 17 aprile su 25 pazienti trattati in Cina, oltre al più recente studio del 27 maggio su 25 pazienti, condotto negli Usa, che conclude per l'assenza di eventi avversi. Il 3 giugno su «Jama» è stato pubblicato uno studio clinico su 101 pazienti che conclude che il plasma iperimmune può essere somministrato senza particolari eventi avversi, tuttavia la sperimentazione non ha raggiunto una significatività statistica tale da poter accertare l'evidenza scientifica superiore rispetto ad altri trattamenti;

   sul piano nazionale le sperimentazioni non hanno potuto, stante l'alta emergenza in corso, organizzare gruppi scientifici di controllo o trial clinici, senza quindi un sufficiente grado di evidenza scientifica;

   sebbene tali sperimentazioni siano necessarie, tesaurizzando i dati già disponibili per protocolli di indagine in rete, nell'immediato – essendo in fase più quiescente l'espressione patologica – è permesso programmare la raccolta del plasma iperimmune, anche verificando l'eventuale appropriatezza per ottenere dai soggetti cosiddetti «asintomatici» congrui volumi di plasma iperimmune, oltre a quello offerto dai soggetti negativizzati;

   il trattamento del «plasma» richiede protocolli metodologici di prelievo rigorosi, con tempistiche non comprimibili, nell'ambito della organizzazione dei centri trasfusionali;

   la raccolta del plasma risulta necessaria, non potendosi escludere altri focolai o ritorni di Covid-19, per sopperire a carenze o finalità diversificate, quali il trattamento per la mutazione della domanda;

   la raccolta di plasma risulta complessa, stante la diminuzione di pazienti negativizzati e la necessità di screening sierologici per accertare la presenza di anticorpi neutralizzanti sui soggetti asintomatici;

   l'Italia risulta dotata di condizioni favorevoli, quali il livello della ricerca di base, l'elevata professionalità e un sistema sanitario universalistico, tuttavia tali valori vanno rafforzati per neutralizzare le dinamiche ostative all'attivazione di una rete sinergica, impiegando i centri trasfusionali nazionali e gli enti necessari –:

   se non reputi opportuno attuare le iniziative di competenza volte all'implementazione dei centri trasfusionali, favorendo le iniziative in rete, sinergiche e coordinate con le autorità competenti nella gestione dell'emergenza, con azioni coerenti con la realizzazione di una riserva di plasma iperimmune per rispondere alle denegate ma non escludenti possibilità di ritorno all'emergenza terapeutica Covid-19.
(5-04463)


   DE FILIPPO, NOJA e ROSTAN. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   diverse categorie dei medici e pazienti tra le quali Senior Italia, FedeAnziani, Fimmg, Sumai e Assoprof chiedono all'Aifa che i medici di famiglia e gli specialisti sul territorio possano prescrivere farmaci per il diabete e le patologie respiratorie al fine di facilitare l'accesso alle cure alle categorie più deboli e velocizzare i tempi le difficoltà che le regioni stanno incontrando nel riaprire gli ambulatori medici specialisti che si trovano a smaltire il pensante arretrato di visite e screening accumulato in questi mesi di blocco delle attività ordinarie;

   nonostante la proroga della validità dei piani terapeutici al 31 agosto 2020, le difficoltà per le fasce deboli rischiano di moltiplicarsi sia dal punto di vista dei disagi che dei pericoli all'esposizione in luoghi per lo più affollati;

   in vista dell'autunno, inoltre, e del rischio di dover affrontare un ritorno dell'epidemia, è fondamentale muoversi sul piano della prevenzione, forti della lezione appresa nella fase più drammatica della pandemia;

   in alcune regioni, inoltre, tali farmaci sono disponibili esclusivamente nelle farmacie ospedaliere e non in quelle aperte al pubblico, cosa che costringe i pazienti a ulteriori complicazioni e perdita di tempo;

   l'allargamento della possibilità di prescrizione di farmaci contro il diabete e le malattie respiratorie può non solo facilitare pazienti che per timore preferiscono stare lontani dai luoghi di cura ma anche contribuire a prevenire un sovraccarico delle strutture ospedaliere, ovvero una situazione che complicherebbe di nuovo la gestione di una seconda ondata, nel caso in questa si verificasse –:

   se non ritenga di dover tempestivamente predisporre le necessarie iniziative di competenza affinché i medici di famiglia possano prescrivere direttamente i farmaci per il diabete e le patologie respiratorie per i pazienti ad essi assegnati.
(5-04464)

Interrogazioni a risposta scritta:


   UBALDO PAGANO. — Al Ministro della salute, al Ministro dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   in data 24 luglio 2020 è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale (decreto direttoriale n. 1177) il bando di ammissione dei medici alle scuole di specializzazione di area sanitaria per l'anno accademico 2019/2020;

   l'articolo 4, ai sensi del regolamento n. 130 del 2017 attuativo delle disposizioni di cui all'articolo 19, comma 12, della legge 28 dicembre 2001, n. 448, prevede che il medico iscritto ai corsi di formazione specifica in medicina generale, di cui al decreto legislativo 17 agosto 1999, n. 368, possa partecipare al concorso per l'ammissione alla scuola di specializzazione solo dopo avere concluso il suddetto corso di formazione o rinunciando allo stesso, interrompendolo anticipatamente prima della partecipazione alla procedura concorsuale;

   tale norma, disapplicata fino al presente bando, non consente ai giovani medici di poter partecipare al concorso senza rinunciare al posto di medicina generale, ottenuto, a sua volta, a seguito del superamento del relativo concorso;

   la norma, pur avendo il dichiarato fine di garantire le risorse già investite nella formazione dei medici assicurando la conclusione dei percorsi formativi già avviati e per frequentare i quali il discente percepisce annualmente uno specifico emolumento, appare all'interrogante irragionevole nella misura in cui impone all'aspirante specializzando di rinunciare ad un diritto acquisito per partecipare ad un concorso, per sua natura, aleatorio. Infatti, applicando la suddetta norma si determina, a monte, la vanificazione delle risorse finanziare impiegate nella formazione del corsista di medicina generale che, in caso di insuccesso nel concorso in questione, non potrebbe proseguire il percorso di formazione già avviato;

   in tal modo, inoltre, si dà luogo ad una palese disparità di trattamento tra medici iscritti al corso di medicina generale e medici specializzandi, in quanto si consente a questi ultimi di partecipare al concorso, senza rinunciare al posto di medico specializzando già ottenuto precedentemente;

   nondimeno, l'applicazione di tale regime di incompatibilità è stato reso noto a soli due mesi dal sostenimento del concorso (22 settembre 2020);

   le associazioni di categoria, a quanto consta all'interrogante, stanno provvedendo in questi giorni a presentare ricorso al Tar per contestare quanto riportato –:

   se non si ritenga che il bando richiamato rechi profili discriminatori con riferimento ai giovani medici vincitori del concorso di medicina generale;

   se non si ritenga che un bando siffatto si ponga in violazione dei principi di ragionevolezza ed economicità dell'azione della pubblica amministrazione, dato che con l'obbligo di rinuncia alla borsa si determinerebbe uno spreco di risorse pubbliche;

   se si intenda, per quanto di competenza, intraprendere iniziative volte a evitare l'obbligo di rinuncia al posto ottenuto ai fini della partecipazione al bando di ammissione dei medici alle scuole di specializzazione di area sanitaria per l'anno accademico 2019/2020.
(4-06476)


   MINARDO. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   la categoria degli Oss, operatori socio-sanitari, rappresenta una figura importantissima all'interno della sanità. Fatto che si è ulteriormente constatato nel difficile momento della pandemia che purtroppo ha provocato un elevatissimo numero di vittime, soprattutto tra gli anziani e i soggetti più deboli e non ha risparmiato tutte quelle categorie di lavoratori, come medici, infermieri e Oss che giorno dopo giorno hanno svolto con coraggio e determinazione il proprio lavoro, arrivando a sacrificare anche la propria vita. In Italia lavorano come operatori socio-sanitari circa 200.000 persone. A seguito della legge «Lorenzin» (legge n. 3 del 2018), sarebbero dovuti entrare a far parte delle professioni socio-sanitarie come recita l'articolo 5 della citata legge. Nonostante questo, ad oggi, gli operatori socio-sanitari restano ancora inquadrati nel ruolo tecnico. Da 20 anni la categoria chiede che venga riconosciuta la figura professionale degli operatori socio-sanitario attraverso l'istituzione di un registro nazionale degli Oss ovvero un albo riconosciuto dallo Stato –:

   quali iniziative, alla luce di quanto esposto in premessa, il Ministro interrogato ritenga opportuno intraprendere al fine di garantire il pieno riconoscimento della figure professionale degli operatori socio-sanitari;

   se ritenga opportuno adottare le iniziative di competenza per avviare l'iter per l'istituzione di un albo nazionale degli operatori socio-sanitari e attivare una formazione «specialistica» adeguata ai diversi contesti in cui operano.
(4-06479)

SVILUPPO ECONOMICO

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dello sviluppo economico, per sapere – premesso che:

   Italtel è una società con un secolo di storia e di esperienza nel settore delle telecomunicazioni, con oltre mille dipendenti in Italia distribuiti principalmente nelle tre sedi di Carini (Palermo), Roma e Settimo Milanese;

   a inizio maggio 2020 Italtel ha depositato al tribunale di Milano domanda prenotativa, ai sensi dell'articolo 161, sesto comma, della legge fallimentare, chiedendo la concessione di un termine di 120 giorni per raggiungere un accordo per la ristrutturazione dei propri debiti e la ricapitalizzazione dell'azienda;

   il 23 giugno 2020 si è svolto un tavolo di crisi presso il Ministero dello sviluppo economico durante il quale, come si evince dal verbale, è stato rappresentato come il Governo stia studiando eventuali possibili interventi a salvaguardia dell'azienda e che sarebbe rimasto in contatto con le parti, con l'azienda e con i suoi investitori per le vie brevi prima della riconvocazione del tavolo per successivi aggiornamenti;

   risulta necessario salvaguardare tale azienda con le connesse competenze, professionalità e asset, in un settore strategico, scongiurando soluzioni di smembramento a scapito dei lavoratori e dell'interesse industriale del Paese –:

   se intenda riconvocare tempestivamente il tavolo di crisi al fine di guidare questo percorso a tutela dei lavoratori, dell'azienda e del suo know how.
(2-00883) «Varrica, Davide Aiello, Bella, Alaimo, Flati, Vignaroli, Francesco Silvestri, Salafia, Penna, Baldino, D'Orso, Licatini, Olgiati, Tuzi, Alemanno, Corneli, Costanzo, Cubeddu, Currò, Daga, D'Ambrosio, D'Arrando, Sabrina De Carlo, De Lorenzo, Deiana, Del Grosso, Del Monaco, Del Sesto, Di Lauro, Di Sarno, Di Stasio, Dieni, D'Ippolito, Donno, Sapia, Sarti, Scerra, Scutellà, Zanichelli».

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

X Commissione:


   SUT, ALEMANNO, BERARDINI, CARABETTA, CHIAZZESE, GIARRIZZO, MASI, PAPIRO, PAXIA, PERCONTI, RIZZONE, SCANU e VALLASCAS. — Al Ministro dello sviluppo economico — Per sapere – premesso che:

   la crisi derivata dall'epidemia del COVID-19 e la conseguente fase di lockdown hanno messo a dura prova il tessuto produttivo italiano;

   storicamente nel nostro Paese l'edilizia ha sempre rappresentato il «motore» della ripresa e proprio per questo motivo con il decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34 (cosiddetto decreto rilancio), recentemente convertito, con modificazioni, dalla legge 17 luglio 2020, n. 77, il Governo non solo ha potenziato le detrazioni per la riqualificazione energetica e l'adeguamento antisismico del parco immobiliare esistente portando l'aliquota al 110 per cento, ma ha creato un meccanismo di mercato virtuoso in cui i cittadini potranno effettuare lavori di ristrutturazione senza alcun esborso, le piccole e medie imprese lavoreranno di più grazie ai maggiori incentivi, gli istituti di credito o le grandi imprese pagheranno meno tasse, con significative ricadute positive anche sull'occupazione;

   in particolare, la misura è nata con il duplice obiettivo di cogliere la sfida del newgreen deal e di stimolare una ripresa dell'economia italiana. In questa prospettiva il Governo ha deciso di puntare su uno dei settori più duramente colpiti dalla crisi Covid-19, quello dell'edilizia, e di utilizzare la leva della transizione energetica come volano di crescita: gli edifici infatti rappresentano circa il 40 per cento dei consumi di energia e un terzo delle emissioni climalteranti, mentre l'indotto dà lavoro a diverse centinaia di migliaia di persone;

   al fine di dare concreta operatività alla norma e piena fruibilità dell'agevolazione ai contribuenti oltreché avere opportune indicazioni circa le regole tecniche che consentano alle banche di predisporre strumenti adeguati in vista della cessione del credito d'imposta, è fondamentale che vengano emanati i provvedimenti attuativi –:

   quali siano i tempi di adozione dei decreti attuativi citati in premessa cruciali per tutti i lavori di riqualificazione edilizia e per il rilancio del comparto produttivo dell'edilizia medesima.
(5-04471)


   MORETTO. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 68 della legge 221 del 2015 ha istituito, il catalogo dei sussidi ambientalmente dannosi e ambientalmente favorevoli in attuazione degli impegni derivanti da «Europa 2020 - Una strategia per una crescita intelligente sostenibile e inclusiva» [COM (2010) 2020 definitivo], dalle raccomandazioni del Consiglio n. 2012/C219/14 e n. 2013/C217/11 e dal regolamento (UE) n. 691/2011, in accordo il Rapporto Ocse 2013 e con la Conferenza delle Nazioni Unite sullo sviluppo sostenibile di Rio de Janeiro del 20 al 22 giugno 2012;

   la legge n. 160 del 2019 ha istituito una commissione per lo studio e l'elaborazione di proposte per la transizione ecologica e per la riduzione dei sussidi ambientalmente dannosi e per la ridefinizione, entro il 31 ottobre 2020, del sistema delle esenzioni in materia di trasporto merci, navale e aereo, di agricoltura e usi civili;

   la commissione starebbe elaborando la rimodulazione dell'accisa sul gas naturale impiegato per usi industriali termoelettrici esclusi, per coloro che hanno consumi superiori a 1.200.000 metri cubi annui, una misura che avrebbe effetti diretti sulla competitività delle imprese italiane;

   il gas naturale secondo il recente piano nazionale energia e clima è una fonte strategica per la fase di transizione energetica, perché meno inquinante delle altre fonti fossili e perché al momento non sostituibile in molti processi industriali per mancanza di tecnologie alternative. Per molte aziende manifatturiere costituisce una materia prima per l'alta incidenza che ha il costo energetico sui costi di produzione, pari anche al 30 per cento;

   il gas naturale è alla base del riciclo industriale di numerose tipologie di rifiuti residui; la riduzione di accisa ai soggetti che registrano consumi superiori a 1.200.000 metri cubi annui rischia di rendere non più competitive le attività di riciclo nel nostro Paese, con possibili impatti al raggiungimento di obiettivi ambientali nazionali;

   il 26 giugno 2020 il Ministro dello sviluppo economico, al fine di ridurre il differenziale di prezzo rispetto ai players industriali europei, fino a 3 euro per megawattora, ha emanato delle misure per facilitare la transizione di importanti settori industriali gasivori ed evitarne la delocalizzazione

   quali iniziative di competenza intenda adottare, nell'ottica di un coordinamento delle politiche energetiche, ambientali e industriali, al fine di garantire che non si generi un aggravio, anche indiretto, sulle aliquote per l'utilizzo di gas naturale per usi industriali, dato che tale fonte energetica costituisce, di fatto, una materia prima, in mancanza di opzioni tecnologiche economicamente alternative al suo utilizzo.
(5-04472)


   ANDREUZZA, PATASSINI, COLLA, DARA, GALLI, PETTAZZI e PIASTRA. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   con decreto del Ministero dello sviluppo economico del 12 febbraio 2019 sono state approvate le «Nuove modalità di valutazione delle imprese ai fini dell'accesso al Fondo di garanzia per le piccole a medie imprese e articolazione delle misure di garanzia» di cui all'articolo 2, comma 100, lettera a) della legge 23 dicembre 1996, n. 662;

   in particolare, la parte II del citato provvedimento, nell'individuare le «Modalità d'intervento del fondo e requisiti di ammissibilità», ha previsto al paragrafo B.1.4, lettera f) che per accedere al Fondo di garanzia per le piccole e medie imprese i soggetti beneficiari finali non devono aver usufruito della garanzia su altre operazioni finanziarie per le quali è già stato concesso il prolungamento della durata dell'operazione a causa del loro stato di temporanea difficoltà (Parte VI, paragrafo D);

   il cosiddetto decreto liquidità prevede numerose deroghe — fino al 31 dicembre 2020 — alla vigente disciplina di accesso ai Fondo centrale di garanzia per le piccole e medie imprese, ma tra queste nulla è previsto per le imprese che, a causa di una temporanea carenza di liquidità, hanno ottenuto il prolungamento di un precedente finanziamento;

   a riprova di quanto esposto sono stati segnalati molti casi di diniego della domanda di accesso al Fondo di garanzia per le piccole e medie imprese ai sensi della Parte II, paragrafo B.1.4, lettera f), delle disposizioni operative e tale orientamento, confermato anche dal team di assistenza del Fondo di garanzia presso il Ministero dello sviluppo economico, appare per molti versi in contrasto con la ratio delle norme da poco approvate: risulta infatti quantomeno contraddittorio che, nei casi di accertata crisi di liquidità dell'impresa richiedente la garanzia del Fondo per le piccole e medie imprese, si preveda una deroga alla normativa generale che viene invece negata ove, per una difficoltà giudicata temporanea dallo stesso soggetto finanziatore, sia stato accordato un prolungamento della garanzia concessa;

   occorre pertanto rafforzare la disciplina al fine di ricomprendere nel perimetro delle agevolazioni anche le imprese che hanno già ottenuto il prolungamento della garanzia, così da sostenere finanziariamente importanti tasselli del tessuto produttivo italiano in temporanea crisi di liquidità ed evitare asimmetrie pericolose per la tutela del lavoro e dell'economia –:

   se sia a conoscenza di quanto esposto in premessa e se non intenda adottare le iniziative di competenza per chiarire, anche in via interpretativa, che l'articolo 13 del decreto liquidità può applicarsi anche ai casi previsti dalla Parte VI, paragrafo D, delle disposizioni operative sull'accesso al Fondo di garanzia per le piccole e medie imprese.
(5-04473)


   GAVINO MANCA, NARDI, BENAMATI, BONOMO, LACARRA e ZARDINI. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   uno dei settori dell'economia nazionale che ha risentito della sospensione delle attività a causa dell'emergenza legata alla pandemia del COVID-19 è quello relativo alla nautica ed in particolare al settore del charter nautico, che, come riportato da varie associazioni di categoria, ha registrato la cancellazione del 62 per cento dei contratti con il rischio della chiusura di centinaia di aziende nautiche e dell'indotto o al loro trasferimento all'estero;

   finora Governo e Parlamento hanno dato una serie di risposte con varie misure finalizzate a contenere le perdite causate nel settore a causa del lockdown e tutelare i lavoratori coinvolti e a intraprendere una strada che possa garantire il rilancio delle attività economiche e produttive nazionali;

   anche in presenza della ripresa degli spostamenti e dei viaggi conseguenti alla fine del lockdown, e la riapertura delle marine e degli ormeggi, il settore dei charter legato alla nautica rischia dunque di trovarsi in seria difficoltà, di subire perdite a doppia cifra e di lasciare quote di mercato alla concorrenza di Paesi stranieri che hanno avuto numeri relativi al contagio diversi dai nostri e non hanno mai fermato totalmente l'attività;

   le barche ufficiali da charter in Italia sono 1022 senza equipaggio e altre 300 circa che fanno noleggio con equipaggio e più in generale, quello del charter nautico, è un settore che dà lavoro a 6.000 addetti diretti, senza contare l'indotto;

   è oggi comunque necessario varare norme adeguate e misure mirate, come ad esempio l'estensione del credito d'imposta per i canoni di locazione degli immobili a uso non abitativo e affitto d'azienda anche alle società di charter nautico, al fine di sostenere non solo l'emergenza, ma il rilancio complessivo del settore intervenendo con urgenza per consentire alle imprese del settore del charter nautico di ripartire in questi mesi, cruciali per questo tipo di attività che va da aprile ad ottobre –:

   quali siano le iniziative che il Ministro interrogato intenda porre in essere per il sostegno ed il rilancio complessivo del settore della nautica e del charter nautico.
(5-04474)

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   COSTANZO. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   tra febbraio e marzo 2018 Embraco, azienda brasiliana del gruppo Whirlpool, decide di licenziare 417 operai del suo stabilimento a Riva di Chieri (Torino) e di trasferire la produzione di compressori per frigoriferi in Slovacchia;

   la notizia suscita la reazione di unanime condanna della politica, nazionale e comunitaria, che si impegna a rilanciare il sito, a scongiurare i licenziamenti e a lottare contro le delocalizzazioni e il dumping salariale;

   in quei giorni Whirlpool tratta la vendita della controllata Embraco e cede tutti i suoi impianti, eccetto quello di Riva di Chieri alle prese con la vertenza italiana, al gruppo giapponese di Nidec;

   Whirlpool destina un assegno di oltre 50 milioni di dollari per la reindustrializzazione del sito di Riva di Chieri, nel frattempo abbandonato dalla società controllata Embraco Europe;

   Embraco incarica una società di Randstad (Sofit) di individuare imprenditori solidi capaci di garantire, sotto il controllo del Ministero dello sviluppo economico e di Invitalia;

   il piano di reindustrializzazione del sito viene infine affidato dal Ministero dello sviluppo economico e da Invitalia a Ventures, società israelo-cinese che produce sistemi per la depurazione delle acquee e robot per la pulizia a secco dei pannelli solari, che garantisce la conferma di tutti gli operai;

   in data 17 maggio 2018, come sottolineato da Business Online, si raggiunge un accordo di programma che prevede un piano di reindustrializzazione dello stabilimento di Riva di Chieri con il salvataggio dei 497 posti di lavoro;

   dopo una lunga serie di cambi di piano industriale, l'attività produttiva non è mai ripartita: Ventures ha applicato la cassa integrazione straordinaria per 24 mesi, attuando il reingresso parziale di 187 lavoratori e stanziando 20 milioni di euro su un conto vincolato dagli ex proprietari per la riconversione;

   a inizio 2020 la situazione resta bloccata e anzi, secondo quanto riportato da Repubblica il 19 giugno 2020, dei 20 milioni risulta che metà siano stati spesi senza che nulla sia stato fatto, lo stabilimento è ormai vuoto e i lavoratori costretti a casa e senza stipendio da dicembre;

   Fim, Fiom e Uilm hanno depositato con i propri legali un esposto alla procura della Repubblica di Torino chiedendo di «acclarare le presunte responsabilità anche penali degli amministratori, dei dirigenti e dei preposti delle società coinvolte» e spiegando che «a dicembre dei 20 milioni di euro messi a disposizione da Embraco Europe (Whirlpool) per il piano industriale, mai neppure avviato risultavano “avanzati” 9.762.499 euro, senza che si sappia come sia stata utilizzata la rilevante differenza»;

   secondo quanto riportato da Repubblica il 19 giugno 2020 le indagini hanno consentito di ricostruire cospicui e articolati flussi di denaro, diretti anche all'estero, che hanno portato al prosciugamento delle casse societarie e al pignoramento di risorse aziendali, con l'ipotesi di bancarotta distrattiva;

   il 13 luglio 2020, davanti a Palazzo di giustizia di Torino, si è svolta la prima udienza per l'istanza di fallimento per bancarotta distrattiva della Ventures srl, presentata il 17 giugno 2020 dal pubblico ministero Marco Gianoglio. Per la vicenda sono indagate cinque persone accusate di aver sottratto 3 milioni di euro destinati alla reindustrializzazione del sito produttivo di Riva di Chieri;

   al presidio dei lavoratori ex-Embraco fuori dal Palazzo di giustizia, Edi Lazzi (Fiom Torino) ha affermato che «se il giudice deciderà l'istanza di fallimento si troveranno in un limbo e per riattivare la cassa integrazione bisognerà aspettare qualche proposta di reindustrializzazione. Occorre individuare qualche impresa e procedere con una partnership tra pubblico e privato» –:

   quali iniziative di competenza intenda assumere per riattivare gli ammortizzatori sociali in caso di fallimento della Ventures srl e se non intenda convocare nuovamente le parti per valutare nuove, urgenti e necessarie ipotesi di reindustrializzazione.
(5-04457)


   SERRACCHIANI e VERINI. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   la Treofan, che attualmente ha un organico di 142 dipendenti, è un'azienda produttrice di film polipropilenici, fonda le sue radici nello storico gruppo Montecatini, poi Montedison, che nel dopoguerra inaugurò a Terni la società Polymer;

   dopo una serie di passaggi proprietari e accorpamenti, nell'agosto 2018 la Management&Capitali, dopo aver ceduto qualche mese prima lo stabilimento del Messico per 250 milioni di euro, decise di vendere al gruppo Jindal i tre stabilimenti facenti capo alla Treofan, ovvero quelli di Terni, di Battipaglia e di Neunkirchen in Germania, con una capacità produttiva di quasi 100.000 tonnellate annue e circa 700 dipendenti, per un importo complessivo, quasi simbolico, pari a 500.000 euro;

   appena perfezionata l'acquisizione, conclusasi nell'ottobre 2018 – con la conservazione della identità societaria, ma la non irrilevante trasformazione in s.r.l. – la Jindal, già proprietaria di stabilimenti produttori di film a Brindisi, in Belgio e in Olanda, dispone l'immediata fermata dell'impianto di Battipaglia, conclusasi con la chiusura definitiva dell'impianto campano nel gennaio 2019 e il licenziamento di tutti i dipendenti nel marzo 2020, dopo un anno di Cigs;

   contestualmente, iniziano i trasferimenti di produzioni dallo stabilimento Treofan di Terni agli stabilimenti Jindal di Brindisi, di Kerkrade in Olanda e a quello di Virton in Belgio, depauperandolo dei prodotti più profittevoli, senza alcuna contropartita produttiva e senza alcuna reintegrazione del personale che nel frattempo aveva maturato i requisiti per il pensionamento;

   come conseguenza di tali scelte, l'impianto di laccatura dello stabilimento ternano opera al 50 per cento della sua capacità produttiva;

   per di più, l'assegnazione dei macchinari dismessi nel sito di Battipaglia, a suo tempo acquisiti grazie ai sostanziosi contributi della regione Campania, comporta una evidente penalizzazione ai danni dello stabilimento ternano, privilegiando gli impianti Jindal in Olanda, in Belgio, in India e a Brindisi;

   permanendo invariate tali strategie gestionali, fatte di delocalizzazioni di macchinari e di produzioni, a breve, anche l'impianto di Terni rischia di fare la stessa fine di quello di Battipaglia e l'acquisizione della Treofan da parte del gruppo indiano sembra finalizzata esclusivamente all'accaparramento di quote di mercato e di produzioni di qualità;

   a tutt'oggi, gli esiti dell'apposito tavolo tecnico istituito presso il Ministero dello sviluppo economico, condizionato dalle continue assenze della proprietà, non hanno portato alla presentazione di alcun serio piano industriale per il sito di Terni, nonostante le sollecitazioni ministeriali –:

   quali ulteriori iniziative intendano adottare al fine di ottenere seri impegni circa la continuità produttiva dell'impianto Treofan di Terni;

   quali iniziative, per quanto di competenza, si intendano intraprendere per verificare le circostanze della vendita da parte della Management&Capitali, anche con riferimento alla definizione dell'importo per la cessione della Treofan;

   se non intendano adottare iniziative, per quanto di competenza, in ordine ad operazioni di delocalizzazione delle produzioni, in particolare, in presenza di macchinari acquisiti grazie alla contribuzione pubblica.
(5-04476)

Interrogazione a risposta scritta:


   MINARDO. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro per i beni e le attività culturali e per il turismo, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   bed and breakfast, affittacamere, case vacanza, locazioni turistiche e locazioni brevi coprono come numero di camere il 55 per cento dell'ospitalità italiana. Per la loro dimensione, localizzazione, stagionalità e soprattutto giro d'affari, la maggior parte delle strutture extralberghiere opera in forma non imprenditoriale, perfettamente in linea con la legge dello Stato che disciplina le attività saltuarie e pagando le medesime tasse e tributi, se non a volte di più delle strutture imprenditoriali. Si sta parlando di strutture regolarmente censite, con una Scia, che assolvono all'obbligo della segnalazione degli alloggiati alla polizia, che segnalano i flussi turistici alle regioni e all'Istat, e che ormai nella quasi totalità dei casi ricevono pagamenti tracciabili sulle OTA (online travel agency) con una possibilità di evasione minima, inferiore sicuramente a quella fisiologica di tantissime altre attività produttive. Il settore extralberghiero è quindi un pilastro dell'economia nazionale, che produce buona parte del Prodotto interno lordo turistico attraendo milioni di nuovi viaggiatori, così come hanno fatto le compagnie aeree low cost, e generando di riflesso un'economia diffusa e capillare che arricchisce tutto il Paese. Sebbene il giro d'affari del settore extralberghiero non sia grandissimo, ad esempio quello dei 30.000 bed and breakfast italiani è di soli 350 milioni di euro, l'effetto leva sul Pil turistico è enorme: aerei, treni, autobus, autonoleggi, musei, gallerie, ristoranti, negozi, taxi, guide turistiche, souvenir. L'extralberghiero per la sua capillarità porta ricchezza in abbondanza anche e soprattutto nell'Italia turistica «minore», nei borghi, in località che altrimenti rimarrebbero sconosciute, ovunque non è conveniente aprire un'attività alberghiera;

   con tutto ciò l'intero settore extralberghiero non imprenditoriale, che è la maggioranza, non è stato assolutamente considerato nelle azioni di ristoro messe in campo dal Governo per i settori dell'economia italiana, come se fosse un settore marginale e trascurabile. Si aggiunga poi anche l'esclusione dal bonus vacanze. Le strutture ricettive che non hanno partita Iva, il 70 per cento dei bed and breakfast ad esempio, sono state escluse da quello che sembra l'unico intervento di sostegno al turismo italiano. Questo è un grave errore per l'economia turistica e, se la crisi dovesse prolungarsi, sicuramente porterà alla chiusura definitiva di moltissime di queste attività. Il danno che si creerà per l'economia non sarà limitato alla sola scomparsa di queste strutture familiari, come magari qualcuno si augura, bensì ridimensionerà tragicamente quell'incredibile indotto che queste strutture riescono a generare attorno a sé –:

   se il Governo intenda considerare il settore extralberghiero, soprattutto quello non imprenditoriale, una risorsa importantissima del settore turistico nazionale che concorre alla produzione del Pil come e forse più di tutti gli altri attori;

   se intenda trovare una soluzione urgente per ricomprenderlo all'interno del «bonus vacanze» anche attraverso un bonus rimodulato in modo che diventi veramente un'iniezione di liquidità per il settore turistico, che è da più di sei mesi che non vede un ospite e che quest'anno difficilmente genererà un reddito tale su cui poter richiedere un credito d'imposta.
(4-06481)

Apposizione di una firma ad una interrogazione.

  L'interrogazione a risposta in Commissione Labriola e altri n. 5-04288, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 2 luglio 2020, deve intendersi sottoscritta anche dalla deputata Mazzetti.

Ritiro di documenti di indirizzo.

  I seguenti documenti sono stati ritirati dai presentatori:

   mozione Pellicani n. 1-00369 del 23 luglio 2020;

   mozione Bitonci n. 1-00368 del 21 luglio 2020;

   mozione Luca De Carlo n. 1-00367 del 20 luglio 2020;

   mozione Caon n. 1-00270 del 21 ottobre 2019.

Ritiro di documenti del sindacato ispettivo.

  I seguenti documenti sono stati ritirati dai presentatori:

   interrogazione a risposta scritta Polidori n. 4-05702 del 15 maggio 2020;

   interrogazione a risposta in Commissione Carnevali n. 5-04345 del 13 luglio 2020;

   interpellanza Varrica n. 2-00863 del 15 luglio 2020.