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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Mercoledì 22 luglio 2020

ATTI DI INDIRIZZO

Risoluzione in Commissione:


   La IX Commissione,

   premesso che:

    a seguito delle misure restrittive e di chiusura imposte su tutto il territorio nazionale e disposte dal decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, le autoscuole sono state costrette a sospendere la loro attività per circa tre mesi;

    da quando le attività sono riprese, in ogni caso, il riavvio delle stesse, compresi gli esami per la patente, si è mostrato estremamente difficoltoso e lento a causa del lavoro arretrato accumulatosi;

    il personale degli uffici della Motorizzazione civile, in considerazione di quanto appena evidenziato, non è sufficiente,

impegna il Governo:

   ad adottare, con la massima sollecitudine, le soluzioni per porre fine alla carenza di organico che affligge tutti gli uffici delle motorizzazioni civili in Italia;

   ad adottare iniziative per definire soluzioni temporanee atte a smaltire il cronico arretrato degli uffici delle motorizzazioni civili, specie per quanto concerne gli esami di guida, eventualmente coinvolgendo personale qualificato proveniente da altre istituzioni, magari dai corpi armati o dalle forze di polizia e delegando alle autoscuole compiti di certificazione in alternativa agli esami, ad esempio applicando l'opzione offerta dalla direttiva 126/2006 relativa alla estensione delle patenti da A1 a patenti A2 e A con la sola formazione e senza esame;

   a concordare con le associazioni di categoria delle autoscuole, riconosciute per decreto, soluzioni per ovviare alla carenza di personale e di strutture, al fine di garantire il servizio all'utenza e smaltire il maggior numero di esami arretrati;

   ad adottare, alla luce dei danni economici subiti dalle autoscuole a seguito della pandemia da COVID-19, iniziative per prevedere in via transitoria la possibilità che il pagamento delle missioni in conto privato degli esaminatori della motorizzazione civile possa avvenire dopo lo svolgimento dell'esame, anziché in via anticipata;

   ad adottare, in considerazione delle carenze di organico degli uffici della motorizzazione civile e del gran numero di esami arretrati da effettuare, iniziative volte a prevedere in via transitoria una riduzione dei tempi di svolgimento degli esami di guida pratica e, al fine di garantire comunque la sicurezza stradale, a prevedere, con apposito decreto ministeriale, un aumento da 6 ore a 10 ore delle lezioni di guida certificate che il candidato deve sostenere per poter svolgere l'esame;

   ad adottare iniziative per prevedere, anche per le autoscuole, come già previsto per altre attività, l'applicazione della misura di distanziamento sociale di un metro, in luogo di quella attualmente prevista pari a 3 metri quadrati;

   a valutare l'opportunità, esclusivamente per l'esame teorico, considerata l'esiguità del numero degli esaminatori, di adottare iniziative per ovviare a tale figura, sostituendola con un funzionario della pubblica amministrazione o, in alternativa, delegare alle autoscuole la certificazione della preparazione teorica dei propri allievi.
(7-00522) «Silvestroni, Rotelli».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interpellanza:


   Il sottoscritto chiede di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, per sapere – premesso che:

   nei mesi scorsi Greenpeace ha presentato un esposto alla Corte dei Conti per danno erariale nei confronti della regione Toscana relativamente alla questione delle «ecoballe» di plastica ancora giacenti nelle acque protette del Santuario dei Cetacei;

   come apparso sulla stampa locale, era il 23 luglio 2015 quando una nave cargo salpava da Piombino diretta a Varna, in Bulgaria, con un carico di 1.888 balle di rifiuti di plastica da incenerire. A causa di un'avaria, un'ora dopo la partenza il comandante dava ordine di sversare in mare una parte del carico, pari a 56 balle. È così che 65 tonnellate di plastica finivano nelle acque protette del Santuario dei Cetacei;

   racconta Greenpeace, come da articoli della stampa locale; «Nessuna autorità marittima venne a conoscenza dell'incidente fino al 31 luglio dello stesso anno, quando una balla finì accidentalmente nelle reti di un peschereccio nel Golfo di Follonica. Da qui partì l'inammissibile catena di omissioni, mancanze e negligenze delle istituzioni preposte che, invece di intervenire, si sono rimpallate ruoli e responsabilità che hanno lasciato per cinque anni il mare e le sue creature in balia di tonnellate di plastica»;

   nessuna titolarità del presidente o della giunta regionale in relazione all'atto contestato da Greenpeace; è quanto precisano, come apparso sulla stampa locale, gli uffici regionali in relazione alla notizia dell'esposto per danno erariale presentato da Greenpeace alla Corte dei Conti sulla questione delle ecoballe disperse nelle acque del golfo di Follonica;

   quanto alla questione complessiva del recupero delle ecoballe, sempre sulla stampa, gli uffici precisano che, pur non avendo nessuna competenza diretta, la regione Toscana e Arpat si sono messe a disposizione del commissario straordinario che ha provveduto ad individuare la localizzazione delle eco-balle in mare. Nel mese di marzo 2020 la regione ha chiesto che fosse dichiarato lo stato d'emergenza nazionale per consentire al commissario Caligiore le deroghe per velocizzare i lavori di rimozione;

   come appreso dalla stampa locale, in aprile la Protezione civile ha risposto dicendo che non era possibile riconoscere lo stato d'emergenza nazionale perché l'origine della criticità non è un fenomeno naturale ma antropico. A maggio 2020, in accordo con il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, la regione ha convocato un incontro da cui è scaturita la richiesta di rivalutare la concessione dello stato d'emergenza nazionale. In seguito a questo incontro è partita una lettera del presidente con una nuova richiesta formale della dichiarazione di stato d'emergenza nazionale;

   commenta a questo proposito il presidente della regione, Enrico Rossi in data 26 giugno 2020: «Poiché dopo 5 anni oltre 60 tonnellate di rifiuti giacciono ancora nel fondo del mare e lo Stato italiano non è stato in grado di rimuoverle. Benché la regione Toscana non abbia competenze specifiche chiedo ancora una volta che il Governo faccia un decreto nel più breve tempo possibile conferendo a me i poteri commissariali e adeguati strumenti per intervenire. È una vergogna che attorno a questa vicenda si perpetui troppa incertezza dei poteri»;

   nel Consiglio dei ministri che si è riunito la sera del 14 luglio 2020 per concludersi, dopo sospensioni e riprese, alle 5,16 del 15 luglio sotto la Presidenza del Presidente del Consiglio Giuseppe Conte dell'emergenza «ecoballe» nel golfo di Follonica non c'è traccia alcuna, come annunciato anche dalla stampa locale;

   la stampa locale toscana ha provveduto giustamente a sollecitare una soluzione rapida, attraverso anche un intervento di tutti i deputati eletti nella regione Toscana –:

   se il Governo intenda adottare le iniziative di competenza per mettere fine a questa situazione di stallo in merito al problema delle «ecoballe» ormai noto dal 2015, per provvedere pertanto al recupero immediato di esse;

   se non si ritenga necessario adottare le iniziative di competenza per deliberare lo stato d'emergenza per la zona e nominare un commissario con pieni poteri;

   quali iniziative concrete intenda attivare il Governo per risolvere il problema sopracitato e quale sia la tempistica per una soluzione certa, visto il rischio di un disastro ambientale.
(2-00871) «Mugnai».

Interrogazione a risposta scritta:


   GALANTINO, DEIDDA e ROTELLI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   come è noto, con la proroga dei termini previsti dalla legge «Madia» i precari della pubblica amministrazione, ed in particolare quelli sanitari, e cioè medici, infermieri, personale tecnico-sanitario e non sanitario e personale amministrativo, avranno ora tempo fino al 31 dicembre del 2020 per maturare i requisiti per la stabilizzazione a tempo indeterminato;

   la citata proroga al 31 dicembre 2020 consente di ampliare ulteriormente la platea dei precari della sanità aventi diritto alla stabilizzazione;

   tale provvedimento tutela i diritti di migliaia di lavoratori e consentirà di migliorare i livelli essenziali di assistenza del servizio sanitario nazionale;

   sta di fatto che con la proroga fino al 31 dicembre 2020 restano esclusi per pochi mesi o giorni tantissimi precari impegnati in questi mesi durante l'emergenza Covid-19 e che hanno quindi maturato tantissima esperienza in ordine alla cura del Coronavirus;

   si tratta di personale, molto spesso, definito «eroico» dalla stampa nazionale e dallo stesso Presidente Conte il quale ha espressamente dichiarato un «non ci dimenticheremo di voi» –:

   se il Governo intenda adottare iniziative per estendere gli effetti della legge Madia al 31 dicembre 2021, in favore dei precari, ed in particolari quelli del servizio sanitario, per ampliare la platea degli aventi diritto e per non disperdere le competenze acquisite, anche in considerazione del fatto che l'emergenza è ancora in atto.
(4-06419)

AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INTERNAZIONALE

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, per sapere – premesso che:

   il 15 luglio 2020, nella sua casa sita nella città colombiana di San Vicente del Caguan, è stato trovato il corpo senza vita di Mario Carmine Paciolla, un volontario Onu di 33 anni, impegnato in un progetto umanitario che aveva come obiettivo quello di facilitare il percorso di riconciliazione tra il Governo colombiano e le Forze armate rivoluzionarie colombiane (Farc);

   il giorno successivo la famiglia di Mario Carmine Paciolla riceve una telefonata da un avvocato colombiano che comunica loro l'avvenuto ritrovamento del corpo del figlio Mario;

   le prime notizie hanno tentato di accreditare la tesi del suicidio, ma, fin dalle iniziali incongruenze, tale tesi, troppo frettolosamente esplicitata, appare come un tentativo di chiudere in tempi rapidi un doveroso accertamento della verità;

   le dichiarazioni dei genitori, appena appresa la notizia, hanno subito posto il tema della necessità di un'inchiesta che faccia luce sugli eventi che hanno portato a questo tragico epilogo;

   i dubbi sull'ipotesi del suicidio sono accresciuti anche dalla circostanza che solo pochi giorni dopo il ritrovamento, Carlo sarebbe dovuto rientrare a Napoli per una vacanza estiva già programmata con i suoi amici. Cosa sia accaduto, inoltre, nei giorni subito precedenti al ritrovamento del corpo non è ancora chiaro, né è stato in alcun modo ricostruito dalle autorità colombiane;

   la curiosità e i molteplici interessi di Mario, che aveva completato gli studi all'Università orientale di Napoli, si sono concretizzati in numerosi viaggi durante il suo percorso universitario: un anno a Parigi come studente Erasmus, soggiorni di vari mesi in Spagna e Argentina. È proprio in Sud America era impegnato negli ultimi anni come volontario;

   contemporaneamente Mario aveva coltivato le sue aspirazioni giornalistiche ed era divenuto membro della Youth Press Italia nell'ambito del network European Youth Press: un giovane brillante, curioso, aperto e cittadino del mondo per vocazione, che già da studente si distingueva per la dedizione e l'onestà del suo lavoro;

   nella consapevolezza che la drammatica situazione che quel Paese sta vivendo si protrae da anni, gli interpellanti ritengono che il Governo debba avere come priorità assoluta la tutela dei nostri concittadini residenti, anche temporaneamente, all'estero e che l'accertamento delle responsabilità sia un obbligo etico e giuridico al quale si è convinti che le autorità competenti non si possano sottrarre;

   nelle more di eventuali interventi dell'autorità giudiziaria, ad avviso degli interpellanti, il nostro Paese ha gli strumenti adeguati per pretendere che vengano date risposte e non si coltivi una «verità di comodo» –:

   se il Governo non ritenga di intervenire con tempestività presso le autorità colombiane, convocando l'ambasciatore della Colombia, nonché la rappresentanza italiana presso le Nazioni Unite, per acquisire tutte le informazioni utili allo scopo di accertare la verità sulla morte di Mario Carmine Paciolla.
(2-00872) «Migliore, Siani, Di Stasio, Palazzotto, Magi, Annibali, Bruno Bossio, Carè, Cenni, Conte, De Filippo, De Luca, Ehm, Emiliozzi, Lacarra, Miceli, Mor, Nobili, Noja, Ubaldo Pagano, Paita, Pini, Rostan, Scoma, Sensi, Serracchiani, Suriano, Topo, Ungaro, Viscomi, Vitiello».

Interrogazioni a risposta scritta:


   SABRINA DE CARLO, SUT e PERANTONI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   in una recente conferenza promossa dal Comitato economico e sociale europeo, svoltasi online il 22 giugno 2020, dalle esperienze raccolte e dall'intervento di Marie Hermanova, coordinatrice dell'organizzazione «Czech Refugee Help», in Bosnia sarebbero attualmente 12.000, le persone in attesa di attraversare la frontiera con la Croazia. Pur se le stime dell'Unhcr sono più basse, perché non tutti i rifugiati sono registrati, si tratta di numeri consistenti, che dovrebbero aiutare a riflettere sui futuri provvedimenti da attuare in vista dei futuri arrivi nel nostro Paese. Secondo il bollettino diffuso il 20 luglio 2020 dalla regione Friuli Venezia Giulia e comunicato dal vice governatore con delega alla salute e alla protezione civile, le persone positive al coronavirus erano 120;

   i migranti accolti in totale nella sola provincia di Udine al 17 luglio 2020 erano n. 891 di cui n. 571 a Udine così distribuiti: n. 382 in ex Caserma Cavarzerani e n. 189 in CAS; n. 320 accolti nella provincia di Udine, di cui 60 posti in strutture predisposte per la quarantena e n. 260 predisposti nei CAS e ancora n. 173 accolti in quarantena di cui 24 presso la struttura Cri di Tricesimo e n. 113 presso l'ex Caserma Cavarzerani; dei quattro nuovi casi di contagio da COVID-19 riscontrati nella provincia di Udine, tre sono stati rilevati su migranti di origine bengalese, rintracciati dalla polizia nei giorni scorsi nei pressi di Palmanova, inizialmente assegnati alla caserma Cavarzerani; a seguito di opportuni accertamenti sanitari sono stati trasportati nella struttura di Campoformido e posti in isolamento. La caserma Cavarzerani, interessata dal transito dei tre migranti risultati positivi al Coronavirus dichiarata nelle ultime ore «zona rossa», e nei giorni scorsi interessata da controlli sanitari a tutela degli ospiti, ha riscontrato: 174 individui negativi al tampone e 34 in attesa di responso o di controllo;

   l'iter a cui vengono sottoposti i migranti rintracciati prevede l'identificazione e il riconoscimento dell'individuo, e quindi, di conseguenza, i suddetti entrano forzosamente in contatto, con le forze dell'ordine; è notizia ormai nota che una decina di poliziotti, entrati in contatto nei giorni scorsi con i migranti risultati positivi al tampone sono stati posti in isolamento fiduciario;

   la regione è da anni interessata dall'arrivo di migranti dalla rotta balcanica e la gestione dei flussi migratori e il pericoloso rischio di contagio sono fatti reali e tangibili e le preoccupazioni espresse dai sindacati di polizia che da tempo chiedono maggiori tutele sanitarie, sono reali, auspicando infatti un controllo sanitario sui migranti prima che siano sottoposti ai controlli amministrativi di rito da parte delle forze dell'ordine;

   va ritenuta, inoltre, prioritaria la salvaguardia della vita umana e la dignità di ogni individuo, ricordando che il sistema di accoglienza dei migranti non dovrebbe in alcun modo compromettere la salute pubblica e per questo sarebbe necessario intervenire almeno per gli individui provenienti da Paesi inseriti nella cosiddetta black list dal Ministero della salute, che vieta l'ingresso a chi nelle ultime due settimane ha transitato o provenga da Stati a rischio, tra cui Macedonia del nord, Bosnia Erzegovina, Moldova –:

   se siano a conoscenza dei fatti descritti e se non ritengano urgente adottare le iniziative di competenza, anche normativa e diplomatiche, volte ad intervenire sulla gestione dei continui flussi migratori provenienti dalla rotta balcanica, oltre che a introdurre maggiori tutele per le forze dell'ordine impegnate quotidianamente a garantire la sicurezza pubblica, valutando anche un tempestivo intervento volto a sopperire alle carenze strutturali del sistema di accoglienza.
(4-06420)


   RIBOLLA, BILLI, COMENCINI, DI SAN MARTINO LORENZATO DI IVREA, FORMENTINI, GRIMOLDI, PICCHI e ZOFFILI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   secondo un rapporto recentemente pubblicato dall'Unctad, che è l'agenzia Onu competente in materia di commercio e sviluppo, gli investimenti diretti esteri in Italia sono sensibilmente diminuiti nel 2019, calando del 18 per cento rispetto all'anno precedente;

   la riduzione corrisponde ad un ammanco pari a sei miliardi di dollari in meno in entrata;

   del rapporto pubblicato dall'Unctad è stata data notizia dagli organi di stampa del nostro Paese;

   sempre secondo il medesimo rapporto dell'Unctad, la pandemia da SARS-CoV-2 provocherà certamente un'ulteriore, marcata, contrazione del flusso degli investimenti diretti esteri nel nostro Paese durante il 2020;

   tali circostanze imporrebbero un'energica azione di impulso, volta ad attrarre gli investitori esteri in Italia, senza tuttavia porre a repentaglio il mantenimento del controllo nazionale di imprese di valenza strategica –:

   quali iniziative ed in che tempi il Governo intenda assumere per attrarre investimenti diretti esteri in Italia, senza compromettere il controllo nazionale di asset comunque strategici per la nostra economia ed il sistema Paese.
(4-06427)

AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interrogazione a risposta scritta:


   CUNIAL. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   con decreto 29 marzo 1996 veniva istituita la riserva naturale statale «Litorale Romano» contenente misure di salvaguardia. La gestione per rispettiva competenza veniva affidata ai comuni di Roma e di Fiumicino. Il decreto istituiva, inoltre, la «Commissione di riserva», di sei membri con compiti di rendere pareri tecnico-scientifici vincolanti e vigilare sul funzionamento e gestione unitaria della riserva. Inoltre, disponeva che il rappresentante del Ministro dell'ambiente assumesse le funzioni di presidente della Commissione stessa. Attualmente in tale veste è in carica Oreste Rutigliano;

   il «Piano di gestione e regolamento ai sensi dell'articolo 17 della legge n. 394 del 1991» veniva adottato con decreto del commissario ad acta del 16 gennaio 2020 nominato il 16 dicembre 2014 dalla regione Lazio, per effetto delle sentenze n. 3764 e 12651 del 2009 del Tar;

   la riserva è tutelata con vincolo paesaggistico e rientra nel sito di importanza comunitaria (S.I.C.) «Macchia Grande di Focene e Macchia dello Stagneto» ai sensi della «direttiva Habitat», progetto Natura 2000;

   il comune di Roma il 7 marzo 2018, a quanto consta all'interrogante, invitava le proprietà ad effettuare opere di ordinaria manutenzione e prevenzione consentite dal Regolamento Regionale n. 7/2205 e a circoscrivere tramite professionista abilitato le zone a rischio della Pineta che presentano alberature in condizioni di stabilità precaria;

   il progetto sottoposto al parere della Commissione della riserva e al Comando carabinieri per la tutela della biodiversità e dei parchi non fa cenno a qualsivoglia «utilizzazione forestale». Il taglio boschivo viene autorizzato dalla regione Lazio solo come «intervento di diradamento e messa in sicurezza antincendio nel bosco misto», previa conferenza di servizi semplificata in modalità asincrona per i pareri di legge;

   il 2 settembre 2019 iniziano i lavori all'interno dell'area naturale protetta. Alla luce di quanto verificato da esperti, cittadini e associazioni sul posto, i lavori non corrisponderebbero al progetto autorizzato;

   l'Associazione Gufi ha inoltrato alla procura della Repubblica di Roma una denuncia corredata di tre perizie tecniche redatte da esperti incaricati dall'associazione stessa;

   i carabinieri forestali, attivati dalla procura di Roma che ha aperto un fascicolo sulla vicenda, hanno rilevato, da quanto si apprende da organi di stampa, violazioni in merito al taglio degli alberi nella pineta di Procoio;

   il 9 marzo 2020 la procura ha disposto il sequestro del cantiere in Procoio; peraltro sembrerebbe, per quanto consta all'interrogante, che siano proseguiti lavori di potature e altre attività nell'area in questione –:

   se non ritenga di verificare, per quanto di competenza, le responsabilità di eventuali colpevoli omissioni o ritardi nella vigilanza ispettiva e nell'adozione di provvedimenti di autotutela a fronte di un evento gravemente lesivo del patrimonio forestale in una riserva naturale statale;

   se, in qualità di titolare dell'iniziativa per danno ambientale, non intenda avviare un procedimento di rivalsa risarcitoria, interessando la Corte dei conti per le responsabilità rispetto all'erario, per quanto di competenza.
(4-06416)

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

VI Commissione:


   PORCHIETTO, MARTINO, GIACOMONI, GIACOMETTO, CATTANEO e BARATTO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   come evidenziato dalla stampa nazionale, ai contribuenti che nel 2019 hanno aderito alla definizione agevolata del saldo e stralcio, stanno arrivando da parte dell'Agenzia delle entrate-Riscossione, delle comunicazioni di errore di calcolo;

   in particolare, a causa di un errore tecnico dell'ente è stato indicato un importo da pagare totale inferiore a quello effettivo e dovuto;

   la comunicazione dell'Agenzia contiene le spiegazioni e i nuovi bollettini in sostituzione di quelli precedenti errati in possesso dei contribuenti, ma questo non rappresenta l'unico problema; si stanno verificando, infatti, anche casi in cui ai contribuenti che hanno già pagato le rate nel mese di marzo e luglio 2020, l'Agenzia chieda il pagamento delle rate già pagate rideterminate con il nuovo importo;

   l'Agenzia riporta, inoltre, nella propria comunicazione che in caso di ritardo o rate pagate con un importo inferiore (somme rideterminate), la definizione agevolata non produrrà effetti estintivi dei carichi iscritti a ruolo e l'importo, eventualmente già corrisposto, sarà considerato a titolo di acconto rispetto all'ammontare dovuto;

   considerato che il cosiddetto «Saldo e Stralcio» delle cartelle esattoriali rappresenta una misura che ha permesso a molti contribuenti in difficoltà economica di pagare un importo inferiore del debito dovuto senza interessi e sanzioni, non si capiscono le ragioni per cui errori imputabili unicamente all'Agenzia si debbano ripercuotere in modo così automatico nei confronti dei cittadini dal momento che tale ente è a loro che si rivolge per chiedere il saldo finale di quanto dovuto;

   inoltre, non appare chiaro, quale sia il termine per versare la differenza tra importo già corrisposto, in misura inferiore, e nuova rata ricalcolata dall'Agenzia. Se il problema non vale per le rate del 2020 (quella in scadenza a marzo e luglio), dato che il termine di versamento è stato spostato al 10 dicembre, sorgono dei dubbi sulla prima rata della pace fiscale: il primo versamento del saldo e stralcio delle cartelle doveva essere fatto entro il 30 novembre 2020, scadenza rinviata al 2 dicembre 2020 e che cadrebbe nel giorno di sabato –:

   quali iniziative urgenti intenda assumere il Governò per evitare che un mero errore di calcolo imputabile unicamente all'Agenzia delle entrate-Riscossione si ripercuota in modo pregiudizievole nei confronti dei contribuenti, chiarendo in modo puntuale la tempistica dei versamenti con riguardo alla prima rata della pace fiscale.
(5-04431)


   FRAGOMELI, BURATTI, MANCINI, MURA, ROTTA, TOPO, NARDI, BENAMATI, BONOMO, LACARRA, GAVINO MANCA e ZARDINI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   con il decreto-legge n. 34 del 2020 (cosiddetto decreto rilancio), convertito, con modificazioni, dalla legge n. 77 del 2020, è stata potenziata al 110 per cento la detrazione prevista per le spese relative a interventi di efficientamento energetico e misure antisismiche sugli edifici, sostenute dal 1° luglio 2020 e fino al 31 dicembre 2021, nonché per l'installazione di impianti fotovoltaici e di colonnine per la ricarica di veicoli elettrici;

   si tratta di una misura di incentivazione fiscale pensata in risposta agli effetti prodotti dalla crisi pandemica allo scopo di migliorare il patrimonio immobiliare rendendolo più efficiente e sicuro e rilanciare l'economia e l'occupazione attraverso il sostegno a uno dei settori da sempre trainante come l'edilizia;

   grazie al proficuo lavoro della maggioranza, in sede di conversione del decreto, il bonus è stato esteso alle seconde case, agli impianti sportivi, e al terzo settore;

   in luogo della detrazione il contribuente potrà ottenere per la prima volta dal sistema bancario le risorse necessarie per pagare l'intervento e le banche, a loro volta, potranno recuperare il prestito attraverso i crediti fiscali verso lo Stato; è ora necessario attivare tutti i canali per raggiungere un accordo con l'Associazione bancaria italiana – Abi – al fine di rendere efficace la cessione dei crediti e prevedere modalità ad hoc per acquisire tali crediti, rapidi e facilmente attivabili;

   ai sensi del novellato articolo 119, comma 10, del citato «decreto Rilancio» possono beneficiare delle detrazioni le persone fisiche per gli interventi realizzati sul numero massimo di due unità immobiliari, fermo restando il riconoscimento delle detrazioni per gli interventi effettuati sulle parti comuni dell'edificio;

   al fine di non penalizzare coloro che sono proprietari di immobili e che per ragioni lavorative non vi possono stabilire la residenza, sarebbe necessario chiarire in questa sede la portata del citato comma 10 nel senso più ampio dando cioè la possibilità di realizzare gli interventi incentivati, fermo restando, il limite di due immobili di proprietà, anche su immobili non adibiti ad abitazione principale –:

   se intenda anticipare in questa sede se e quali iniziative ritenga di adottare per chiarire la portata della disposizione prevista dall'articolo 119, comma 10, dei decreto-legge n. 34 dei 2020, nel senso di concedere la possibilità di realizzare gli interventi incentivati, fermo restando il limite di due immobili di proprietà, anche su immobili non adibiti ad abitazione principale.
(5-04432)


   UNGARO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   le norme contenute negli articoli 119 e 121 del decreto-legge n. 34 del 2020 relativamente alle detrazioni fiscali del 110 per cento previste per gli interventi di efficienza energetica (Ecobonus), riduzione del rischio sismico (sisma bonus), installazione di impianti fotovoltaici e colonnine di ricarica di veicoli elettrici rappresentano un volano importante per il rilancio dell'economia, la lotta al cambiamento climatico, il miglioramento costruttivo del patrimonio edilizio;

   le predette misure con l'avvenuta conversione in legge del decreto-legge n. 34 del 2020 necessiteranno di due provvedimenti attuativi dell'Agenzia delle entrate e del Ministero dello sviluppo economico che daranno il «via» alle due opzioni previste al posto delle detrazioni fiscali: sconto in fattura e cessione del credito;

   già un recente parere dell'Agenzia delle entrate ha confermato che le previgenti detrazioni fiscali per l'efficientamento energetico rientravano nel campo di applicazione dell'agevolazione anche per i cittadini iscritti all'Aire. Infatti, alla fruizione della detrazione per gli interventi di recupero del patrimonio edilizio e di riqualificazione energetica degli edifici sono ammessi sia i soggetti residenti che non, titolari di qualsiasi tipologia di reddito (circolare n. 13/E del 31 maggio 2019). Inoltre, la cessione del credito è effettuata nei confronti dei fornitori che hanno effettuato gli interventi o di altri soggetti privati; per soggetti privati cessionari devono intendersi i soggetti diversi dai fornitori, sempreché collegati al rapporto che ha dato origine alla detrazione (circolari n. 11/E del 18 maggio 2018);

   per come è stata costruita la citata nuova norma ovvero con l'innalzamento della detrazione fiscale al 110 per cento dell'importo dell'intervento è indubbio che la grande attrattività della stessa risieda nella piena cessione del credito –:

   se anche i connazionali residenti all'estero, iscritti all'Aire, possano usufruire di quanto previsto dalle nuove norme senza alcuna preclusione della cessione del credito per gli interventi di efficientamento energetico.
(5-04433)


   OSNATO e LUCASELLI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   con l'accordo tra Sace e Abi sul disciplinare che regola condizioni e termini della nuova «Garanzia Italia», il nuovo prestito garantito dalla Sace è diventato pienamente operativo e le imprese possono accedere al nuovo strumento previsto dal «decreto liquidità» per offrire un sostegno al tessuto economico colpito dall'emergenza coronavirus;

   nonostante il Governo, ma anche diverse banche, avessero ipotizzato interessi vicini allo zero, considerato il livello del costo del denaro e l'importanza della garanzia statale per ridurre al minimo i rischi di crediti deteriorati, numerose sono le segnalazioni in merito ai tassi elevati chiesti dagli istituti bancari agli imprenditori che fanno richiesta del finanziamento, fino ad arrivare al 4,68 per cento;

   come riportato da fonti di stampa, un imprenditore con un fatturato di circa un milione di euro ha chiesto a una delle più importanti banche italiane un prestito da 50 mila euro e quello che è emerso è una procedura di richiesta di liquidità di emergenza, che si presuma possa essere piuttosto frequente, dato il periodo, e che prevede mille euro di spese di istruttoria della pratica, uno spread di poco inferiore al 3 per cento e 4 euro di spese incasso rata ogni mese, il tutto per un tasso di interesse complessivo Taeg/Isc al 4,68 per cento;

   da sottolineare anche l'eventuale 1,5 per cento di interesse sul capitale residuo che l'istituto di credito ha chiesto nell'ipotesi in cui il piccolo imprenditore avesse voluto ripagare il debito prima della scadenza;

   un'altra piccola società ligure ha denunciato, con un post pubblico su Facebook, un tasso Euribor +2,60 per cento e addirittura duemila euro di spese di istruttoria della pratica;

   quello che emerge è un quadro certamente più oneroso rispetto alle promesse iniziali, come se alcune banche, de facto, continuassero a valutare le richieste pervenute con gli ordinari criteri di rischiosità del cliente/imprenditore –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e quali urgenti iniziative di competenza intenda assumere per garantire tassi di interesse pari allo zero per il prestito garantito dalla società di Cassa depositi e prestiti (Cdp), come annunciato in occasione dell'approvazione definitiva del disegno di legge di conversione del citato «decreto liquidità».
(5-04434)


   GRIMALDI e BUOMPANE. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   Banca del Fucino è una banca privata italiana fondata a Roma nel 1923, che al 31 dicembre 2016 possedeva un patrimonio netto di circa 72 milioni di euro e oltre 1 miliardo di euro di raccolta;

   Banca del Fucino dispone di 30 filiali sul territorio nazionale ed è presente nella città di Roma, in Abruzzo, nelle Marche e nel Lazio con succursali e filiali;

   nei mesi scorsi la storica Banca del Fucino controllata dalla famiglia Torlonia, ha dato il «via libera» all'operazione con Igea Banca, istituto con una compagine azionaria fatta di casse previdenziali, gruppi industriali, farmacisti e fondazioni bancarie;

   in particolare, Igea Banca presieduta da Mauro Masi e guidata da Francesco Maiolini, con sede legale e direzione generale a Roma, è una società per azioni che nasce nel novembre 2015 ed è oggi operativa con 4 filiali: Roma, Palermo, Catania e Bronte;

   il presidente Igea Banca, Mauro Masi, è anche amministratore delegato di Consap (concessionaria servizi assicurativi pubblici) controllata totalmente dal Ministero dell'economia e delle finanze, la quale gestisce servizi su concessione del Ministero dello sviluppo economico, del Ministero dell'interno e del Ministero dell'economia e delle finanze;

   Consap gestisce numerosi fondi, tra i quali un apposito fondo presso il Ministero dell'economia e delle finanze per l'intervento della garanzia cartolarizzazione sofferenze (Gacs), prevista dal decreto-legge 14 febbraio 2016, n. 18, convertito, con modificazioni, dalla legge 8 aprile 2016, n. 49;

   il suddetto decreto ha previsto il rilascio della Gacs al fine di agevolare lo smobilizzo dei crediti in sofferenza (NPLs) dai bilanci delle banche e degli intermediari finanziari aventi sede legale in Italia;

   Igea Banca ha già raggiunto un accordo con la società per la gestione di attività (Sga s.p.a.), società partecipata dal Ministero dell'economia e delle finanze, per la cartolarizzazione di più di 300 milioni di euro di NPLs di banca del Fucino –:

   se il Ministro interrogato stia adottando tutte le iniziative di competenza per monitorare la suddetta operazione.
(5-04435)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   RIZZETTO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   l'interrogante ha già presentato atti di sindacato ispettivo sulla grave anomalia, ancora incomprensibilmente irrisolta, che coinvolge la Fondazione Enasarco, Ente nazionale di assistenza per gli agenti e i rappresentanti di commercio. Sul punto, si tratta di un ente di previdenza complementare obbligatorio, i cui iscritti non solo sono tenuti al versamento contributivo, come per l'Inps, ma non hanno alcuna garanzia di vedersi attribuita una pensione integrativa da parte dell'Ente, poiché i contributi versati non vengono automaticamente riconosciuti al momento in cui il soggetto acquisisce il diritto al pensionamento in Inps o in altro ente, come previsto dagli articoli 20 e 21 della legge n. 613 del 1966;

   l'Ente, dunque, ha trattenuto e trattiene una notevole quantità di cosiddetti contributi silenti o improduttivi, per miliardi di euro. Basti pensare che su 975.000, 230.000 sono attivi, 120.000 sono pensionati e 690.000 sono divenuti silenti;

   oltre alla vigilanza del Ministero del lavoro e delle politiche sociali, Enasarco è sottoposta a quella del Ministero dell'economia e delle finanze. In particolare, sulla gestione finanziaria, anche attraverso una denuncia-querela di Federcontribuenti, sono state evidenziati fondati dubbi sul rispetto di principi di trasparenza ed è stata avanzata una richiesta di commissariamento dell'Ente;

   è necessario e urgente sapere le attività di vigilanza compiute dal Ministero dell'economia e delle finanze per verificare se siamo in presenza di un utilizzo illecito delle risorse incassate a titolo di contributi;

   a quanto si apprende, anche da alcuni articoli giornalistici i bilanci tecnici di Enasarco, fin da quelli del triennio 2014-2017, riferiscono che gli iscritti che hanno perso i contributi, oggi si quantificano, come predetto, in circa 690.000, ed il «tesoretto» relativo ammonterebbe, a circa 9,2 miliardi di euro. Si tratterebbe, dunque di una notevole quantità di risorse finanziarie confluite nelle casse dell'Ente durante gli ultimi decenni. Ma a fronte dei 9,2 miliardi di euro rivendicati dai titolari di contributi divenuti silenti, a quanto è dato sapere, l'attuale consistenza patrimoniale complessiva di Enasarco è pari solo a circa 8 miliardi di euro;

   sicché, ci si chiede legittimamente dove sia finito il denaro che sembra mancare dalle casse di Enasarco e come siano state utilizzate le risorse finanziarie, negli anni, dall'Ente, nonché se qualcuno ne abbia illecitamente beneficiato;

   si teme che in questi anni sia stata sfruttata la presenza in bilancio delle somme relative ai contributi silenti trattenuti dall'Enasarco e perse dagli iscritti ai fini della previdenza complementare;

   si ritiene che il Ministero dell'economia e delle finanze debba una volta per tutte intervenire, poiché in tale vicenda, secondo l'interrogante, emerge una gestione finanziaria di Enasarco a dir poco oscura e in danno a coloro che hanno perso al 100 per cento i contributi versati;

   pare ci sia un sistema di gestione delle risorse che incassa l'Ente che, nonostante quelli che l'interrogante giudica profili di illegittimità, sia divenuto strutturale –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti esposti e se e quali siano le iniziative intraprese rispetto agli obblighi di vigilanza sulla gestione finanziaria di Enasarco, almeno negli ultimi dieci anni e, in particolare, quali siano le risultanze dell'ispezione svolta presso Enasarco, nel mese di luglio 2019;

   di quali dati disponga il Governo sulla consistenza complessiva delle risorse finanziarie di Enasarco e sulla specifica consistenza delle somme accumulate a titolo di contributi silenti;

   se il Governo abbia mai individuato un utilizzo improprio delle risorse finanziarie gestite da Enasarco e assunto le conseguenti iniziative di competenza;

   se e quali iniziative il Governo intenda assumere per effettuare ulteriori verifiche sull'utilizzo delle risorse finanziarie e affinché sia riformato il sistema anomalo per il quale l'Ente che dovrebbe riconoscere prestazioni integrative può, ad alcune condizioni, trattenere interamente i contributi versati da un iscritto, senza riconoscere alcuna prestazione, facendoli confluire nel proprio patrimonio.
(5-04423)

Interrogazione a risposta scritta:


   FRATOIANNI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   da alcuni articoli pubblicati su Il Resto del Carlino e la Repubblica Bologna nei mesi di maggio e giugno 2020 si apprende di un articolato progetto di riqualificazione dell'area di proprietà di Cassa depositi e prestiti dell'ex caserma Mazzoni di Bologna, che prevede la realizzazione di un nuovo quartiere della città;

   tale progetto, portato avanti negli anni dal comune di Bologna e da Cassa depositi e prestiti risale al 2007-2008 quando fu siglato un accordo tra il demanio e il comune di Bologna, ha suscitato parecchie critiche da parte dei cittadini che lamentano un mancato confronto rispetto al tipo opere da realizzare per rigenerare tale patrimonio pubblico e il pericolo di una possibile operazione di speculazione edilizia;

   al momento, esiste una proposta progettuale preliminare da parte di Cassa depositi e prestiti immobiliare per un'area di circa 4 ettari e mezzo che prevede la realizzazione di un ettaro di parco pubblico, edifici residenziali – 195 appartamenti per 7 edifici, 20 alloggi in co-housing –, due scuole e strutture commerciali, strade, piste ciclabili;

   su change.org esiste una petizione che ha raccolto più di 1.300 firme al mese di luglio e si oppone al «progetto speculativo» dell'ex caserma Mazzoni individuando nel progetto di riqualificazione un modello di sviluppo non sostenibile che porterebbe ad un aumento del numero delle auto in transito per le strade del quartiere oltre alla realizzazione di sette edifici e conseguenti 195 appartamenti che porterebbero altra cementificazione non necessaria, visto che i dati di Confabitare dimostrano che a Bologna ci sono circa 7 mila abitazioni sfitte;

   secondo i comitati dei cittadini «Ex Caserma Mazzoni bene Comune» e «Nuova caserma Mazzoni» solo il 20 per cento del progetto sarebbe destinato a verde pubblico, il resto dell'area verrebbe occupata dal cemento ed è previsto il taglio di oltre trecento alberi;

   a parere dell'interrogante sarebbe opportuno che progetti di riqualificazione di tale portata venissero integralmente discussi con i cittadini attraverso un reale percorso partecipativo che ponga al centro del confronto una nuova idea di riqualificazione delle città e di un modello di sviluppo che sia davvero sostenibile a partire da una minore densità abitativa e un aumento di verde, parchi e spazi pubblici che non lascino spazio a nuove opere di cementificazione e all'inquinamento dovuto all'aumento del traffico veicolare –:

   quali iniziative di competenza intenda intraprendere il Ministro interrogato affinché Cassa depositi e prestiti, società controllata dal Ministero dell'economia e delle finanze e proprietaria dell'area dell'ex caserma Mazzoni di Bologna, oggetto del progetto di riqualificazione esposto in premessa, apra un reale e proficuo confronto con i cittadini sul futuro dell'area dell'ex caserma Mazzoni, viste anche le evidenti e forti contrarietà al progetto da parte di numerosi residenti della zona interessata dalla riqualificazione.
(4-06432)

GIUSTIZIA

Interrogazione a risposta scritta:


   ALEMANNO. — Al Ministro della giustizia, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   la tutela dei consumatori nel settore del mercato assicurativo è un obiettivo fondamentale per garantire l'efficienza e, con essa, la crescita del settore;

   il decreto legislativo n. 209 del 2005 prevede, all'articolo 187-ter, l'obbligo per i soggetti destinatari della vigilanza dell'Ivass di aderire al costituendo arbitro assicurativo;

   con l'interrogazione a risposta immediata in commissione n. 5-03450 del 29 gennaio 2020, seduta n. 295, la sottoscritta chiedeva quali elementi il Ministro dello sviluppo economico intendesse fornire sulla tempistica dell'emanazione del decreto del Ministero, necessario per la costituzione di uno strumento di tutela dei consumatori fondamentale quale l'arbitro assicurativo;

   nella risposta, pubblicata il 30 gennaio 2020 nell'allegato al bollettino in Commissione X, il Sottosegretario per lo sviluppo economico delegato riferiva che «in attuazione di quanto rappresentato, il Ministero dello sviluppo economico ha predisposto un testo di decreto, recante il regolamento con cui si istituisce presso l'IVASS l'arbitro per le controversie assicurative, redatto anche a seguito del confronto operato tra gli Uffici MiSE e l'istituto di vigilanza»; nella citata risposta si evidenziava altresì che lo schema di decreto è stato trasmesso al Ministero della giustizia al fine di acquisirne il preventivo assenso al prosieguo dell'iter, precisando che, a seguito dell'espressione di tale assenso, sarebbe stato dato avvio alla fase di pubblica consultazione delle associazioni interessate sul testo proposto, in parallelo con la procedura di notice and comment da parte dell'autorità di vigilanza riguardante gli atti organizzativi di propria competenza –:

   quale sia la tempistica prevista per l'espressione dell'assenso del Ministro della giustizia sulla questione dell'arbitro assicurativo.
(4-06437)

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazioni a risposta scritta:


   CAPITANIO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   il decreto legislativo 29 maggio 2017, n. 98, ha introdotto il documento unico di circolazione in forma digitale e smaterializzata, e le relative procedure di rilascio;

   con riguardo per i veicoli storici d'epoca e di interesse storico e collezionistico, di cui all'articolo 60 del codice della strada (decreto legislativo 30 aprile 1992, n. 285), la circolare prot. n. 14704 del 27 maggio 2020, emanata da Aci e dal Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, stabilisce che nel fascicolo digitale debba essere acquisita la scansione del documento di circolazione originale, il quale è poi restituito al proprietario senza apposizione di alcun segno di annullamento;

   la citata circolare, tuttavia, stabilisce tale procedura per i soli veicoli che siano stati costruiti o immatricolati per la prima volta almeno trent'anni fa, e non anche per quelli di anzianità ultraventennale, ai quali si applica la regolare procedura di digitalizzazione della carta di circolazione originale e contestuale distruzione della stessa;

   la normativa vigente riconosce l'interesse storico ai veicoli con anzianità sia ultratrentennale, che ultraventennale, come peraltro confermato dalla esenzione dal pagamento del bollo auto, previsto per entrambe le categorie di veicoli, rispettivamente in forma integrale e in forma dimezzata (articolo 63 della legge 21 novembre 2000, n. 342) –:

   se non ritenga opportuno attivarsi, adottando le iniziative di competenza affinché la procedura di rilascio del documento unico di circolazione (Duc) prevista per i veicoli d'epoca e di interesse storico o collezionistico con anzianità ultratrentennale sia estesa ai medesimi veicoli con anzianità di immatricolazione compresa tra i venti e i ventinove anni.
(4-06421)


   MARAIA. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   negli ultimi tempi, il tratto autostradale A16 Napoli-Canosa, gestito da Autostrade per l'Italia spa, continua ad essere interessato da continue interruzioni e restringimenti della carreggiata, che rallentano la circolazione degli automezzi, arrecano disagi agli utenti e favoriscono situazioni di pericolo;

   per quanto concerne la disciplina dei rapporti concessori autostradali, si sottolinea, preliminarmente che il decreto-legge n. 109 del 2018 ha attribuito all'Autorità di regolazione dei trasporti, la competenza per la revisione dei sistemi tariffari dei pedaggi basati sul metodo del price cap e che recepiscono i livelli di efficientamento corrispondenti alle tratte maggiormente virtuose. Attualmente i rapporti concessori sono oggetto di procedure di aggiornamento che, oltre a recepire i nuovi sistemi tariffari, prevedono significativi programmi di riqualificazione e potenziamento rispondenti ad una maggiore esigenza di sicurezza;

   il Sottosegretario per le infrastrutture e i trasporti, Onorevole Giancarlo Cancelleri, in risposta all'interpellanza urgente del sottoscritto svolta in Aula in data 31 gennaio 2020, affermava che i programmi già imposti dal concedente prevedono, tra l'altro, la sostituzione delle barriere laterali di vecchio impianto e l'adeguamento dei viadotti alla nuova normativa tecnica, e stabiliscono che l'effettuazione di tali interventi comporta l'apertura di cantieri, con l'inevitabile restringimento delle corsie;

   inoltre, lo stesso Sottosegretario evidenziava che in sede di programmazione vengono individuate le modalità di esecuzione clic assicurino il minimo disagio all'utenza, e che lo stesso criterio è stato adottato anche con riguardo alle limitazioni sulla tratta autostradale A16 conseguenti ai provvedimenti di sequestro delle barriere adottati dall'autorità giudiziaria. Sempre il Sottosegretario precisava che per tale specifica infrastruttura il concessionario avrebbe predisposto i progetti di sostituzione che, a seguito dei relativi lavori, avrebbero consentito il transito sull'intera sezione autostradale, con l'assicurazione ulteriore che il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, in qualità di concedente, è costantemente impegnato per garantire una significativa riduzione della tempistica nelle fasi approvative dei progetti e di affidamento dei lavori. Da ultimo, con specifico riguardo alla sospensione temporanea o alla riduzione dei pedaggi, il sottosegretario Cancelleri evidenziava che gli uffici del Ministero stavano verificando la fattibilità di tale ipotesi, oltre ad altre eventuali misure compensative;

   il Governo garantiva che avrebbe provveduto al potenziamento del monitoraggio sullo stato di avanzamento di opere e cantieri oltre che sulle condizioni di sicurezza, soprattutto sull'autostrada A-16, in linea con quanto richiesto e atteso soprattutto dai cittadini, valutando lo studio di procedure volte a verificare la riduzione e la sospensione delle tariffe del pedaggio sulla stessa autostrada A16 Napoli-Canosa;

   tuttavia, ad oggi, l'autostrada A-16 continua ad essere interessata da rallentamenti del traffico, dovuti a lavori in corso, con notevoli pericoli e disagi per la circolazione, a fronte di tariffe dei pedaggi elevate, non proporzionate alla qualità del servizio offerto, nonché rimaste invariate. In aggiunta, l'autostrada viene spesso interdetta alla circolazione durante le ore notturne, sia nel tratto Avellino-Benevento che in quello Grottaminarda-Vallata, causando ulteriori disagi e pericoli, dovuti anche al transito di mezzi pesanti, sulle strade comunali, provinciali e statali del circondario, utilizzate in alternativa ai tratti chiusi -:

   se, alla luce di quanto esposto in premessa, il Ministro interrogato, intenda effettuare, attraverso le competenti strutture un ulteriore monitoraggio sul tratto autostradale A16 Napoli-Canosa, al fine di chiarire lo stato di avanzamento dei cantieri e individuare i punti maggiormente critici, causa di rallentamenti e restringimenti di carreggiata;

   se intenda, di concerto con il concessionario, adottare iniziative per la manutenzione dei tratti stradali utilizzati in alternativa a quelli della A-16 interdetti alla circolazione;

   se intenda valutare la possibilità di adottare le iniziative di competenza per disporre la sospensione o la riduzione delle tariffe del pedaggio sulla stessa autostrada A16 Napoli-Canosa.
(4-06433)

INTERNO

Interrogazione a risposta in Commissione:


   BRAGA. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   l'Associazione culturale Mario Nicollini, ex combattente della Rsi, presieduta da Primo Turchetti e operativa nel territorio comasco, ha annunciato e diffuso tramite i social media la notizia dello svolgimento, domenica 26 luglio 2020 di una doppia commemorazione a suffragio di Benito Mussolini, Claretta Petacci e dei caduti fascisti: la prima sul lungolago di Dongo (Co) dove è prevista una cerimonia con tanto di chiamata del «Presente» per i gerarchi fascisti fucilati il 28 aprile del 1945; la seconda davanti al cancello di Villa Belmonte a Giulino di Mezzegra (Co) dove «verrà posta una corona davanti all'effigie in marmo che ritrae Benito Mussolini e Claretta Petacci» e sarà impartita, sempre con il rito del «Presente per Benito Mussolini e tutti i caduti della R.S.I.» una «santa benedizione» da tenersi appunto la prima domenica che precede il 29 luglio, giorno della nascita del Duce, a sostituzione della messa di suffragio che tutti gli anni viene celebrata il 28 aprile sempre a Giulino di Mezzegra e che, in ossequio all'emergenza sanitaria in essere, quest'anno non è stata celebrata;

   l'evento pubblico del 26 luglio 2020 sopra descritto, così come quello che ogni anno si svolge a celebrazione del 28 aprile del 1945, si configura, ad avviso dell'interrogante, come momento apologetico del fascismo in quanto esalta oltremisura «esponenti, principi, fatti o metodi del fascismo»;

   eventi di questo tipo a parere dell'interrogante rischiano di non ridursi ad una mera commemorazione storica elogiativa, per quanto deprecabile, ma di provocare un'esaltazione, se non già una mitizzazione del fascismo e quindi in chiaro contrasto con i valori e i principi della Costituzione –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dell'iniziativa del 26 luglio 2020 e del ripetersi annualmente delle celebrazioni fasciste del 28 aprile in provincia di Como riportate in premessa e quali iniziative intenda adottare, per quanto di competenza, per evitare il costante ripetersi di celebrazioni di esaltazione del fascismo.
(5-04437)

Interrogazioni a risposta scritta:


   BENAMATI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   il Cavaliere del lavoro Carmine Rizzo, mancato ai vivi nel 2006, calabrese di origine, ma bolognese di adozione, è stato un protagonista positivo dell'imprenditoria edilizia felsinea;

   privo di eredi nel 1999 costituì una fondazione che lasciò erede della propria fortuna affinché facesse beneficenza nella propria terra d'origine; la sede legale della fondazione è in provincia di Cosenza, ma i beni della stessa, stimati in circa 20 milioni di euro, sono prevalentemente a Bologna, ove è ubicata la sede amministrativa della fondazione stessa, denominata Fondazione Cavaliere del lavoro Carmine Rizzo; il patrimonio è costituito da decine di appartamenti, un centro commerciale, quote societarie;

   sulla cronaca bolognese de Il Corriere della Sera e de Il Resto del Carlino del 21 febbraio 2020 è comparsa la notizia che la procura della Repubblica di Bologna procede penalmente contro 11 persone tra membri del consiglio di amministrazione della Fondazione e soggetti ritenuti a loro legati, dopo aver sequestrato penalmente tutto il patrimonio; i titoli sono eloquenti; «intascavano i soldi per i poveri», «spolpata la Fondazione»;

   in sostanza, parrebbe che dalla morte del fondatore nel 2006 sino ad oggi i redditi dell'ente benefico quantificabili in circa euro 600 mila all'anno non sarebbero mai stati distribuiti in beneficenza e attualmente non sarebbero più rinvenibili ma, secondo l'accusa della procura, sarebbero stati appropriati e distratti;

   a norma dell'articolo 25 del codice civile esercita la vigilanza sul predetto ente benefico la prefettura di Cosenza;

   appare quindi essenziale che vi siano interventi urgenti di controllo della prefettura di Cosenza e che la medesima collabori fattivamente con l'attività della procura della Repubblica di Bologna allo scopo di chiarire la situazione al fine di ripristinare al più presto la funzionalità dell'ente vigilato-:

   se il Ministro sia a conoscenza di quanto esposto, se quanto asserito corrisponda al vero e quali iniziative abbia in animo di adottare, per quanto di competenza, al fine di sanare una così deplorevole e imbarazzante situazione.
(4-06415)


   PITTALIS. — Al Ministro dell'interno, al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   il 3 luglio 2020, il Ministro dell'interno ha presentato al Parlamento la relazione sull'attività svolta e sui risultati raggiunti dalla Direzione investigativa antimafia nel secondo semestre del 2019;

   fra i numerosi aspetti toccati, la relazione, con specifico riferimento alla regione Sardegna, evidenzia come «le particolari caratteristiche della cultura sarda, influenzata dalle vicende storiche che ne hanno determinato lo sviluppo sociale e delle tradizioni, costituiscono ostacolo per il radicamento delle organizzazioni criminali di tipo mafioso [...] Tuttavia, vale la pena di osservare come rimanga alto il rischio di infiltrazioni della criminalità organizzata nel tessuto economico-sociale isolano, che potrebbe essere favorito anche dalla presenza, in diverse carceri sarde, di detenuti per delitti di mafia in regime di cui all'art. 41-bis 2° comma o.p. ovvero di Alta Sicurezza 3». Nondimeno, prosegue la relazione, «seppur in assenza di evidenti radicamenti delle note organizzazioni di tipo mafioso, la criminalità regionale ha stabilito rapporti con le prime, soprattutto in relazione al settore degli stupefacenti, al riciclaggio ed al reinvestimento dei capitali illecitamente acquisiti, che interessano principalmente il settore turistico-immobiliare, trainante, secondo l'analisi di Unioncamere, per l'economia dell'Isola»;

   il documento solleva tutta una serie di criticità e interrogativi;

   anzitutto, è centrale che il Governo chiarisca da subito quali orientamenti intenda assumere, per prevenire e contrastare lo sviluppo delle consorterie già esistenti fra le organizzazioni di tipo mafioso e la criminalità locale, in settori vitali dell'economia sarda, quali il turismo e gli immobili, o rispetto a reati di grave allarme sociale, quali quelli legati agli stupefacenti. La lotta all'infiltrazione mafiosa non può essere certo lasciata solo alla pur straordinaria cultura sarda, da sempre contrassegnata da forti radici identitarie;

   ugualmente centrale, poi, è che il Governo chiarisca come si concili l'allarme lanciato nella relazione, circa il rischio che l'infiltrazione mafiosa sia catalizzata dalla presenza di molti mafiosi nelle carceri sarde, e la prossima apertura del nuovo padiglione del carcere di Uta destinato ai condannati in regime di 41-bis. Sono circa 110 i boss mafiosi che saranno raccolti nella nuova struttura, che doveva essere pronta fin dal 2013 e che già ha suscitato negli anni asprissime polemiche. I numeri, infatti, sono davvero sbalorditivi: con l'operazione Uta i capimafia in Sardegna diventeranno 202, 110 a Cagliari e 92 a Sassari. Quasi un terzo dei detenuti in regime di 41-bis saranno nell'isola, sui 700 complessivamente presenti nelle carceri italiane. Una vera e propria Caienna francese, rivisitata in chiave sarda. Con una semplice differenza, quell'isolotto divenuto celebre per la detenzione più dura al largo della costa della Guyana francese era un deserto grande appena 14 ettari. Non è così per la Sardegna, regione insulare, con un milione e 650 mila abitanti e un'estensione di 24 mila chilometri quadrati. Non un isolotto desertico in mezzo al mare;

   questi aspetti appaiono francamente incoerenti, e delle due l'una: o esiste un totale difetto di coordinamento, all'interno del Governo e fra le diverse articolazioni che se ne occupano, fra politica penitenziaria e politica di contrasto alla mafia; oppure si è ritenuto che il rischio d'infiltrazione mafiosa fosse accettabile, o peggio che la Sardegna fosse sacrificabile. Entrambe le alternative sono, ad ogni evidenza, inaccettabili –:

   quali orientamenti il Governo intenda assumere, alla luce della relazione sull'attività svolta e sui risultati raggiunti dalla Direzione investigativa antimafia nel secondo semestre del 2019, rispetto al nuovo padiglione del carcere di Uta, per i detenuti in regime di 41-bis.
(4-06425)


   TRANO e ERMELLINO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   da decenni ormai si assiste in provincia di Latina e in particolare nel sud pontino, da Fondi a Minturno, al radicamento di organizzazioni mafiose e di una criminalità comune sempre più pericolosa, dedite a traffici di droga, usura ed estorsioni e allo stesso tempo alla penetrazione nel tessuto imprenditoriale e commerciale del territorio;

   tali affari vengono portati avanti in un'area che, tanto per contiguità territoriale quanto per le sue molte risorse, risente al sud dell'influsso della camorra e al nord della criminalità romana e dove ha messo radici la stessa 'ndrangheta;

   nello stesso territorio si è sviluppata una criminalità di origine nomade che, come evidenziato nelle indagini e nel successivo processo denominato «Alba Pontina», ha assunto anche i caratteri dell'associazione per delinquere di stampo mafioso;

   più volte, dalle diverse inchieste e dalle analisi fatte tanto dalla direzione investigativa antimafia quanto dalla Commissione parlamentare antimafia, sono emersi i collegamenti delle stesse organizzazioni malavitose con pubblici amministratori e professionisti pontini;

   alla luce della crisi economica generata dall'emergenza COVID-19, molti sono i segnali che giungono anche dalla provincia di Latina e in particolare dai centri del litorale sui tentativi della criminalità di impadronirsi di pezzi pregiati dell'economia locale sfruttando le difficoltà degli imprenditori in crisi di liquidità;

   lo stesso procuratore di Latina, Giuseppe De Falco, già in pieno lockdown ha lanciato un allarme in tal senso;

   gli imprenditori turistici che riusciranno a resistere nella stagione estiva potrebbero trovarsi in notevoli difficoltà già in autunno ed essere più esposti alle pressioni delle mafie e della stessa criminalità comune;

   nell'ultima relazione al Parlamento, relativa all'attività svolta dalla direzione investigativa antimafia nel secondo semestre del 2019, viene specificato che sul territorio pontino sono praticati il riciclaggio e il reimpiego dei capitali nei settori dell'edilizia e del commercio, «ove le risorse risultano investite soprattutto nel circuito agroalimentare e della ristorazione, nonché nell'acquisizione e nella gestione delle sale da gioco»;

   la stessa Dia aggiunge che è «evidente l'interesse delle consorterie criminali all'infiltrazione ed al condizionamento degli ambienti imprenditoriali ed economico-finanziari, a volte con il contributo di professionisti complici» e che «anche nell'ambito politico e amministrativo locale emerge talvolta un modello che vede il coinvolgimento di imprenditori nei settori dell'edilizia e del commercio, con rapporti collusivi-corruttivi finalizzati ad agevolare il rilascio di concessioni edilizie ovvero per ottenere l'aggiudicazione di appalti nei settori dei servizi pubblici», considerando «particolarmente esposto» soprattutto il settore dello smaltimento dei rifiuti;

   il clima in provincia di Latina è ormai tale che il coordinatore dell'ufficio gip, il giudice Giuseppe Cario, in prima linea in numerose inchieste relative alla stessa pubblica amministrazione, ha subito intimidazioni tali da essere stato messo sotto protezione –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti di cui in premessa;

   quali iniziative di competenza intenda adottare per contrastare più efficacemente tali fenomeni ed evitare che il territorio venga definitivamente compromesso dall'attività dei clan;

   se non ritengano opportuno, come dal primo firmatario del presente atto già sollecitato, adottare le iniziative di competenza per istituire una sezione distaccata della Dia a Latina e la squadra mobile a Formia.
(4-06428)

ISTRUZIONE

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

VII Commissione:


   FRASSINETTI, MOLLICONE e BUCALO. — Al Ministro dell'istruzione. — Per sapere – premesso che:

   sulla stampa nazionale è stata riportata la notizia della pubblicazione di un bando di gara europea per l'acquisto di tre milioni di nuovi banchi, di cui 1,5 milioni di tipo monoposto e 1,5 milioni di tipo ultima generazione, necessari per la riapertura dell'anno scolastico;

   la scadenza del bando è fissata al 30 luglio 2020, i contratti dovranno essere firmati entro il 7 agosto e la consegna dei banchi dovrà avvenire entro il 31 agosto;

   l'esigenza di avere entro la fine di agosto tre milioni di banchi per ogni ordine e grado di scuole, è stata confermata dal Ministero dell'istruzione;

   come riportato dai quotidiani il costo per singolo banco dovrebbe ammontare a circa trecento euro, per una spesa complessiva di circa 200 milioni di euro, previsti nei fondi nel «decreto rilancio»;

   i motivi di questa impellente necessità di acquisire quel tipo di banchi si è manifestata come urgenza solo negli ultimi giorni, con una tempistica che lascia perplessi in merito alla pianificazione della ripresa dell'attività didattica in presenza –:

   quale sia l'importo complessivo del bando e quali siano le ragioni per le quali si è manifestata questa improvvisa e improrogabile necessità di richiedere quella tipologia di banchi in tale quantità.
(5-04424)


   TOCCAFONDI, MARCO DI MAIO e FERRI. — Al Ministro dell'istruzione. — Per sapere – premesso che:

   il concorso per il reclutamento dei dirigenti scolastici, bandito con decreto del direttore generale del Miur n. 1259 del 23 novembre 2017 ha visto un numero di vincitori ed idonei pari a 3.420 unità;

   sono stati assunti nell'anno scolastico 2019/20 circa 1.900 vincitori e a seguito dell'approvazione di un emendamento dell'Onorevole De Filippo al decreto n. 126 del 2019 saranno assunti anche gli idonei, consentendo così di coprire il fabbisogno per i prossimi due anni scolastici;

   la procedura concorsuale rischia però di essere vanificata per il contenzioso in essere, in quanto le sentenze del Tar Lazio n. 08655/19 e 08670/19 hanno disposto l'annullamento della procedura;

   il Ministero ha fatto ricorso al Consiglio di Stato e la sentenza e prevista per il mese di ottobre 2020;

   qualora la sentenza fosse a favore dei ricorrenti, circa 2.500 autonomie scolastiche, numero che corrisponde a circa un terzo del totale, potrebbero restare senza dirigente, con grave danno per la scuola; ciò è particolarmente allarmante, vista l'emergenza epidemiologica in atto;

   la legge n. 107 del 2015 (articolo 1, commi 87 e 88) ha previsto per analoghi contenziosi una soluzione che contempera le esigenze di vincitori ed idonei con quelle dell'amministrazione e dei ricorrenti, ovvero lo svolgimento da parte di quesiti ultimi di «un corso intensivo di formazione e della relativa prova scritta finale»;

   alla Camera e al Senato sono stati già presentati numerosi ordini del giorno, alcuni dei quali accolti dal Governo che impegnano il Governo medesimo a trovare soluzioni al problema connesso a questo contenzioso e più in generale a quello del reclutamento dei dirigenti scolastici, garantendo altresì l'indizione di un nuovo concorso in tempi brevi, affinché la procedura possa concludersi in tempi utili a garantire l'assunzione dei dirigenti scolastici necessari a coprire il fabbisogno dell'anno scolastico 2022/2023 –:

   quali iniziative di competenza, anche extragiudiziali, intenda adottare, prima che intervenga la sentenza del Consiglio di Stato, per evitare il verificarsi delle problematiche esposte in premessa, con particolare riferimento al rischio che, qualora il Consiglio di Stato confermasse l'annullamento disposto dal Tar, migliaia di scuole potrebbero restare senza dirigente e se, con quali tempi e scadenze, intenda indire il prossimo concorso per dirigente scolastico.
(5-04425)


   CASA, VACCA, GALLO, BELLA, CARBONARO, DEL SESTO, LATTANZIO, MARIANI, MELICCHIO, TESTAMENTO, TUZI e VALENTE. — Al Ministro dell'istruzione. — Per sapere – premesso che:

   a seguito dell'emergenza sanitaria da SARS-CoV-2, i settori della vita privata, sociale e professionale sono stati profondamente modificati al fine di garantire condizioni di sicurezza sanitaria volte al contenimento del virus;

   tale condizione impone un'attenta organizzazione del nuovo anno scolastico e del graduale ritorno alla normalità;

   infatti, nel settore della scuola è necessario organizzare un adeguato piano per la ripartenza valorizzando gli ambiti di autonomia scolastica e fornendo loro spazi di coordinamento finalizzati al coinvolgimento dei diversi attori e settori per una responsabilità condivisa e funzionale;

   in particolar modo la scuola dell'infanzia, considerata l'età dei soggetti coinvolti, necessita di una specifica attenzione per quanto riguarda le modalità e la tempistica dell'avvio del nuovo anno scolastico 2020/2021, tentando, da una parte, di garantire il diritto alla socialità e, dall'altro, il diritto costituzionalmente garantito alla salute dei bambini e delle bambine così come di tutto il personale scolastico;

   nel mese di settembre 2020, dunque, le attività scolastiche riprenderanno su tutto il territorio nazionale in presenza e nel rispetto delle indicazioni finalizzate alla prevenzione del contagio contenute nel documento tecnico, elaborato dal Comitato tecnico scientifico (Cts) e sulla base del decreto del Ministro dell'istruzione del 26 giugno 2020, attraverso il quale è adottato il documento per la pianificazione delle attività scolastiche, educative e formative in tutte le istituzioni del sistema nazionale di istruzione per l'anno scolastico 2020/2021;

   invero, però, sono presenti ancora dubbi e perplessità manifestati da insegnanti e genitori che necessitano di ulteriori e più specifiche informazioni e chiarificazioni sulle modalità di avvio del nuovo anno scolastico, in particolare per le scuole dell'infanzia, il settore più delicato dell'intero sistema scolastico e che più di ogni altro ha subito le conseguenze negative derivanti dal lockdown –:

   quali iniziative il Ministro interrogato intenda porre in essere al fine di garantire il corretto ed ordinato avvio dell'anno scolastico 2020/2021 delle scuole dell'infanzia, considerata la necessità di rispondere alle molteplici istanze pervenute dalla comunità educante.
(5-04426)


   BELOTTI e SASSO. — Al Ministro dell'istruzione. — Per sapere – premesso che:

   la riapertura delle scuole a settembre è avvolta da nubi di incertezza, dovute, a giudizio degli interroganti, a indicazioni generiche e poco chiare da parte del Ministro interrogato e di tutta l'amministrazione;

   il Ministro interrogato, durante una conferenza stampa ha annunciato che il 15 per cento degli studenti, un milione circa, farà lezione fuori dagli istituti scolastici;

   verranno utilizzati per l'occasione musei e cinema ormai in disuso;

   fare cultura nei musei e nei cinema è una idea bellissima, ma bisogna guardare ai fatti;

   occorre chiedersi chi sia responsabile per la sicurezza e l'igiene di questi posti e chi conduca gli studenti fuori dalle scuole;

   se non si sa come organizzare le attività all'interno delle istituzioni scolastiche, ci si chiede come si fa a organizzarle fuori;

   la realtà dei fatti è che ad oggi, le famiglie ancora non sanno dove i propri figli assisteranno alle lezioni e in base a quali parametri si sceglierà chi fare entrare e chi non fare entrare a scuola;

   è di questi giorni, inoltre, la notizia in base alla quale il commissario per l'emergenza, Domenico Arcuri, ha indetto una gara pubblica europea per l'acquisto di un massimo di 3 milioni di banchi per consentire la riapertura delle scuole a settembre;

   la gara prevede la fornitura fino a 1,5 milioni di banchi monouso tradizionali e fino a 1,5 milioni di banchi di tipo più innovativo;

   una spesa di ben 300 euro a banco, mentre un milione di ragazzi rischia di rimanere fuori dalle classi e soprattutto mancano all'appello ben 85.000 insegnanti per la garanzia di un buon funzionamento dell'attività didattica;

   in merito alla questione della tabella di valutazione per le nuove graduatorie provinciali questa presenta delle criticità, come quella di stravolgere i punteggi con effetto retroattivo con conseguenze che si possono immaginare –:

   quali iniziative il Ministro interrogato intenda adottare al fine di garantire a tutti gli studenti il rientro in classe in sicurezza nonché di rivedere la tabella della valutazione delle citate graduatorie, considerando anche il fatto che lo stesso Consiglio superiore della pubblica istruzione ha giudicato inopportuna una modifica in corso d'opera.
(5-04427)


   APREA, CASCIELLO, MARIN, PALMIERI, SACCANI JOTTI e VIETINA. — Al Ministro dell'istruzione. — Per sapere – premesso che:

   a settembre 2020 comincerà il nuovo anno scolastico e si riapriranno le scuole per accogliere nel post COVID-19 quasi 7,5 milioni di studenti e circa 1,2 milioni tra docenti, personale Ata e personale ausiliario;

   sono molte le questioni in sospeso che destano preoccupazione:

    gli spazi alternativi da individuare in mancanza di disponibilità di aule; l'eccessivo numero di posti vacanti pari a 250 mila supplenze; le modalità di prevenzione di sicurezza sanitaria da adottare; le coperture finanziarie per i servizi trasporto e mensa se si considera che il lunch box suggerito dal Comitato tecnico scientifico ha costi raddoppiati rispetto al servizio mensa;

    la mancata formazione e selezione di insegnanti tutor da realizzare con le università per governare i piani di studio personalizzati di uno stesso gruppo di studenti per l'intera durata dell'anno e possibilmente anche del ciclo, al fine di integrare in maniera ordinata gli apprendimenti scolastici in presenza, in e-learning, nel non formale e nell'informale;

    l'utilizzo dell'autonomia scolastica per scaricare sulle scuole la responsabilità dell'attuazione dei piani didattici per la ripartenza, perfino nella classificazione Uni En dei banchi scolastici 2.0 per i quali l'idoneità funzionale dovrà essere attestata dai dirigenti scolastici;

    la scelta del Ministero e del commissario Arcuri di acquistare tavolini monoposto per la scuola dell'infanzia e primaria anziché banchi trapezoidali modulabili di ultima generazione;

    la scelta della Ministra di creare una graduatoria provinciale per le supplenze nelle scuole dell'infanzia e primarie per gli studenti del 3°, 4° e 5° anno di scienze della formazione, i quali pur insegnando, avranno diritto ad assentarsi per motivi di studio creando ulteriori problemi di sostituzione;

    la situazione delle scuole dell'infanzia e primaria che risultano ad oggi le più a rischio, in quanto molte delle soluzioni individuate non sono ad esse applicabili, anche in merito all'utilizzo e alla dotazione dei collaboratori scolastici;

    il mancato utilizzo delle risorse complessivamente destinate all'edilizia scolastica per la realizzazione di edifici innovativi e di interventi immediatamente cantierabili per far fronte alle nuove esigenze organizzative –:

   quali iniziative intenda adottare per portare l'azione del Ministero dell'istruzione dal piano di quella che gli interroganti giudicano la peraltro sempre tardiva e contingente risposta emergenziale a una visione progettuale di sistemata, così da garantire sia la ripresa dell'anno scolastico in sicurezza di qualità pedagogica, nonostante la scarsità degli spazi, i cambi vorticosi dei docenti e la loro mancata formazione alle nuove sfide poste dai vincoli sanitari, sia l'avvio in tempi definiti dal sistema di istruzione verso prospettive di innovazione didattica e di adozione di nuovi ambienti di apprendimento.
(5-04428)


   PICCOLI NARDELLI, CIAMPI, DI GIORGI, PRESTIPINO, ROSSI e ORFINI. — Al Ministro dell'istruzione. — Per sapere – premesso che:

   nonostante l'emanazione da parte del Ministero dell'istruzione di apposite linee guida sono ad oggi ancora in corso le definizioni specifiche dei protocolli di sicurezza e le modalità di svolgimento delle lezioni del prossimo anno scolastico;

   appare evidente che le circostanze di straordinarietà dovute dall'emergenza sanitaria potrebbero prevedere l'adozione di nuove modalità didattiche, l'utilizzo di nuovi spazi interni e la necessità di uno sdoppiamento delle classi;

   preoccupa, in questa fase, la decisione di molte scuole, come denunciato dalla Associazione Forum del libro, di destinare gli spazi delle biblioteche scolastiche in aule per la didattica;

   gli spazi delle biblioteche scolastiche possono e devono essere usati come spazi utili anche nella situazione non facile che le scuole dovranno affrontare a settembre, ma in maniera coerente con la loro funzione, senza vanificare gli investimenti che in questi anni sono stati fatti;

   il Coordinamento nazionale delle reti di biblioteche scolastiche, già nella fase di emergenza fra marzo e giugno 2020, ha dimostrato che le biblioteche scolastiche funzionanti hanno contribuito in maniera decisiva alla qualità del lavoro a distanza: curando il prestito digitale di libri, giornali e riviste, collaborando al prestito dei dispositivi informatici e alla formazione al loro uso, organizzando incontri on-line capaci di allargare l'offerta didattica strettamente disciplinare –:

   quali iniziative il Ministro interrogato intenda adottare al fine di preservare le biblioteche scolastiche, preservandone la natura di spazi di approfondimento trasversale, alfabetizzazione informativa e promozione della lettura, anche attraverso turnazioni e promuovendo gruppi di lettura trasversali a tutte le materie.
(5-04429)


   FUSACCHIA. — Al Ministro dell'istruzione. — Per sapere – premesso che:

   a quanto risulta dal sito internet del Ministero dell'istruzione, il Commissario straordinario per l'emergenza COVID-19 su richiesta della Ministra interrogata ha indetto il 20 luglio 2020 una gara pubblica europea per l'acquisto di un massimo di 3 milioni di banchi per garantire la riapertura dell'anno scolastico in sicurezza;

   tale fornitura prevede l'acquisto di «fino a 1,5 milioni di banchi monoposto tradizionali» e di «fino a 1,5 milioni di sedute attrezzate di tipo innovativo» –:

   quali siano i numeri effettivi, ripartiti per tipologia di scuola e per ambiti territoriali corrispondenti alla competenza dei diversi uffici scolastici provinciali, emersi dalla ricognizione effettuata presso le scuole, del fabbisogno reale di banchi e sedute.
(5-04430)

Interrogazioni a risposta scritta:


   BUCALO e FRASSINETTI. — Al Ministro dell'istruzione. — Per sapere – premesso che:

   l'attuale progetto «sport di classe» esiste fino dalla metà degli anni 2000, promosso dal Coni, in collaborazione con il Ministero dell'istruzione e «Sport e Salute spa», per diffondere l'educazione fisica e l'attività motoria nella scuola primaria;

   la sua realizzazione avviene grazie a un sistema di governance nazionale, regionale e territoriale, con l'introduzione e l'adozione di 2 ore settimanali di educazione fisica nel piano orario nelle classi IV e V delle scuole primarie e prevede il coinvolgimento di una figura specializzata: il tutor sportivo scolastico, laureato in scienze motorie o diplomato Isef, opportunamente formato che affianca l'insegnante, collaborando alla programmazione e alla realizzazione delle attività motorie;

   questi professionisti impiegati da tempo nella scuola primaria come insegnanti di educazione motoria, vivono una situazione paradossale; senza un albo a cui far riferimento si trovano a lavorare con progetti semestrali del Coni, con pagamenti postdatati anche differenziati da regione a regione, senza le tutele minime, quali malattia, maternità, permessi, previdenza sociale, disoccupazione e senza contributi previdenziali, anzianità di servizio e possibilità di accedere agli ammortizzatori sociali;

   alla luce di quanto esposto, si rileva un grave pregiudizio nei confronti di questa categoria di professionisti e a tal riguardo sarebbe auspicabile che l'attività motoria, già disciplina curriculare, venga affidata a figure specialistiche, laureate in «scienze motorie» con una ripartizione oraria di almeno di due ore a settimana, al fine di tutelare così gli alunni della scuola primaria, che hanno il diritto di praticare una materia utile alla formazione psicofisica e fondamentale per la loro crescita –:

   se sia a conoscenza di quanto esposto e quali iniziative di competenza intenda urgentemente adottare per porre fine a questo trattamento iniquo, in modo da tutelare i tutor sportivi laureati in scienze motorie sottopagati e precari da anni e, nello stesso tempo, tutelare il benessere psico-fisico di tutti gli studenti della scuola primaria.
(4-06426)


   FUSACCHIA. — Al Ministro dell'istruzione, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro per le pari opportunità e la famiglia. — Per sapere – premesso che:

   gli asili nido e le scuole dell'infanzia, fondamentali per l'educazione e la socialità dei bambini fino a sei anni d'età e per l'organizzazione delle loro famiglie, sono stati chiusi insieme alle scuole già dai primi di marzo 2020;

   tali strutture non sono ancora state riaperte, se non in via sperimentale e in maniera molto difforme sul territorio nazionale, nella modalità di «centri estivi»;

   il Governo ha annunciato la completa riapertura di tali servizi a partire dal mese di settembre, ma non ci sono ancora chiare modalità/indicazioni né una programmazione delle attività;

   asili nido e scuole dell'infanzia, oltre ad essere centrali per lo sviluppo di bambine e bambini, sono servizi essenziali per i genitori, a partire dalle donne lavoratrici. Come l'emergenza COVID-19 ha dimostrato, sono necessari in particolare per le famiglie più svantaggiate, per le quali l'assenza della scuola in presenza rappresenta un ostacolo ancora più insormontabile;

   il «Piano Scuola 2020-2021. Documento per la pianificazione delle attività scolastiche, educative e formative in tutte le Istituzioni del Sistema nazionale di Istruzione per l'anno scolastico 2020/2021», adottato con decreto della Ministra dell'istruzione il 26 giugno 2020, contiene una sezione per la riapertura di questi servizi, ma non fornisce tutte le indicazioni operative che potrebbero essere utili;

   tali strutture necessitano di regole estremamente specifiche, chiare e «su misura», essendo il distanziamento sociale difficile da mantenere tra bambini di età inferiore ai sei anni. Inoltre, la relazione di cura tra educatori e bambini richiede un rapporto non così facilmente compatibile con il rispetto delle precauzioni sanitarie standard –:

   quando saranno emanate linee guida più dettagliate che specifichino il rapporto numerico tra bambini ed educatori per i nidi e il rapporto alunni superficie per le scuole dell'infanzia.
(4-06429)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazione a risposta in Commissione:


   RIZZETTO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   si manifestano periodicamente gravi disservizi da parte dell'Inps che impediscono ai cittadini di accedere alle prestazioni a cui hanno diritto;

   al riguardo, dal 20 luglio e per molte ore del 21 luglio 2020, un aggiornamento del sito ha impedito l'accesso alle procedure per richiedere il bonusbaby sitting, l'iscrizione ai centri estivi e per servizi integrativi dell'infanzia;

   le richieste a tali misure, che affiancano i congedi parentali e sono stabilite dai decreti-legge «Cura Italia» e «Rilancio», sono rimaste bloccate, poiché era in atto un aggiornamento delle procedure del sito, proprio in quel settore;

   a quanto emerge, ogni qual volta vengono eseguiti procedimenti di manutenzione del sito Inps, lo stesso per alcune ore, se non giorni, è mal funzionante e non consente di effettuare le richieste;

   si tratta di una situazione gravissima e anche considerando che il Ministero del lavoro e delle politiche sociali esercita funzioni di vigilanza sull'Inps, ci si chiede come sia possibile che l'Ente sia dotato di un sistema digitale così inaffidabile;

   il mero aggiornamento del sito di una pubblica amministrazione non dovrebbe generare un blocco del sistema, lasciando nella più completa disperazione chi si accinge a richiedere le prestazioni;

   è necessario adottare iniziative adeguate, affinché non siano più arrecati gravi disagi ai cittadini, soprattutto in un periodo così drammatico a causa dell'emergenza sanitaria COVID-19, in cui le prestazioni dell'Ente dovrebbero essere sempre garantite -:

   se e quali siano le iniziative assunte dal Ministro interrogato, affinché i disservizi del sito Inps non si ripetano e l'Ente venga dotato di un sistema digitale adeguato ed efficiente.
(5-04436)

Interrogazione a risposta scritta:


   FASSINA e FORNARO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   Cnh Industrial è l'azienda industriale italo-canadese, attiva nel mercato dei capital goods e sorta in seguito alla fusione tra Fiat Industrial e Cnh. Il gruppo progetta, produce e commercializza macchinari per il settore agricolo e delle costruzioni, veicoli per l'industria e commerciali, autobus e mezzi speciali; è inoltre attivo nella produzione di propulsori per applicazione marina e motori. È presente in circa 180 Paesi, con più di 63.000 dipendenti in 67 stabilimenti produttivi e in 56 centri di ricerca e sviluppo;

   Cnh Industrial ha come principale azionista il gruppo Exor, controllato dalla famiglia Agnelli. Dopo l'annuncio, ad ottobre 2019, della chiusura di Pregnana Milanese e della trasformazione in sede logistica dello stabilimento di San Mauro, l'azienda ha comunicato al Ministero dello sviluppo economico una prospettiva molto preoccupante per i siti di Lecce, dove si realizzano macchine per le costruzioni, e Brescia, dove viene prodotto un Eurocargo a marchio Iveco, due impianti che contano circa 2.700 operai. L'azienda ha dichiarato nell'incontro con i sindacati, tenutosi il 24 giugno 2020, di riconsiderare la posizione e il piano industriale di queste due realtà;

   la notizia comunicata dai vertici del gruppo Cnh al Ministero dello sviluppo economico in merito agli stabilimenti di Lecce e Brescia arriva negli stessi giorni in cui Fca Italia ottiene ufficialmente i 6,3 miliardi di euro di prestiti con garanzia Sace, l'agenzia italiana per il credito all'export, all'80 per cento. Il finanziamento, infatti, è stato registrato dal controllo preventivo della Corte dei conti portando così a termine l'iter necessario, dopo che lo stesso prestito aveva avuto l'assenso da parte di Intesa Sanpaolo e del Governo;

   la concessione della garanzia rientra nell'ambito della procedura specifica prevista dal decreto-legge «Liquidità», relativa ai finanziamenti in favore di imprese di grandi dimensioni, con oltre 5.000 dipendenti in Italia o con un valore del fatturato superiore agli 1,5 miliardi di euro;

   se è vero che Fca e Cnh sono dal 2011 due aziende distinte, è altrettanto vero che entrambe sono controllate da Exor rispettivamente con il 28,7 e il 26,9 per cento del capitale;

   in tale quadro, mentre Fca ottiene un prestito garantito dallo Stato italiano, Cnh, ad avviso degli interpellanti, in aperta violazione degli impegni presi nell'accordo del 10 marzo 2020, annuncia un riesame del piano industriale e mette in discussione il futuro di due stabilimenti presenti nel nostro Paese –:

   se i Ministri interpellati intendano dare seguito alla richiesta dei sindacati di un nuovo tavolo con i rappresentanti di Cnh e le parti sociali;

   quali altre urgenti iniziative il Governo intenda assumere, anche in considerazione della garanzia prestata da Sace al finanziamento di 6,3 miliardi di euro deliberato da Intesa San Paolo alla Fca Italy, al fine di assicurare l'integrale rispetto dell'accordo del 10 marzo 2020 tra la Cnh Industrial e le organizzazioni sindacali, garantendo il mantenimento dei livelli occupazionali degli stabilimenti di Brescia e Lecce.
(4-06424)

POLITICHE AGRICOLE ALIMENTARI E FORESTALI

Interpellanza:


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, per sapere – premesso che:

   l'emergenza COVID-19 ha messo di fronte ad una inaspettata crisi che, oltre al drammatico riflesso sanitario e sociale, ha fortemente rimarcato la necessità di tutte le nazioni di dover essere autosufficienti sotto il profilo alimentare. La chiusura delle frontiere per il commercio internazionale dei beni di prima necessità, ha visto, da un lato i Paesi in autosufficienza alimentare e l'attenuazione di fenomeni di tipo speculativo, fatte salve le dovute eccezioni e, dall'altro lato, il terrore di rivolte sociali in quelle nazioni dove i beni di prima necessità non potevano essere assicurati;

   in dettaglio, dal report del Crea, «L'AGRICOLTURA ITALIANA CONTA 2019», la bilancia agroalimentare vede un saldo netto negativo in termini percentuali pari a 2,3 con un valore di 43,6 miliardi di euro di import e 41,7 miliardi di export, con un parziale legato al settore primario con un saldo netto del -36,2 per cento e un import pari a 14,47 miliardi di euro e un export di 6,7 miliardi con un preoccupante -29,1 per cento per le sementi, -94,4 per cento per i cereali, -68,9 per cento per frutta e ortaggi secchi, -21 per cento per gli ortaggi, -92 per cento per semi e frutti oleosi, -93 per cento animali vivi, -79 per cento per i prodotti di allevamento, -68 per cento per i prodotti della pesca. Un quadro, questo, che sottolinea un'oggettiva insufficienza nel sostenere in maniera autonoma le esigenze alimentari della popolazione italiana e la dipendenza del comparto agroalimentare del made in Italy dalla materia prima estera;

   a quanto suddetto, vi è una forte preoccupazione per il prodotto considerato in tutto il mondo l'eccellenza del made in Italy, la pasta;

   la Turchia, secondo i dati del dipartimento dell'agricoltura degli Stati Uniti, Usda, risulta essere il maggior esportatore mondiale di pasta, considerando anche le produzioni aggregate europee;

   secondo quanto riportato dalla rivista australiana, «GRAIN CENTRAL», la Turchia attua una mirata politica di esenzione dei dazi per il grano importato destinato alla esportazione come farina o pasta, mentre impone un dazio del 130 per cento per il grano estero destinato per il consumo interno, comportando un raddoppio del valore del grano duro nazionale;

   a ciò si aggiunge che la Turchia ha costruito un sistema di export rivolto principalmente non ai concorrenziali mercati nordamericani ed asiatici, bensì verso l'Africa, utilizzando la svalutazione della moneta turca, rispetto alla merce quotata in euro;

   è evidente l'atteggiamento protezionistico che ha ricadute positive per l'economia turca, oltre a un eccellente compromesso con l'industria agroalimentare che funge da attrattore anche per le imprese estere di trasformazione, cui permette di aprire a nuovi ed immensi mercati –:

   se non si ritenga urgente adottare iniziative per avviare una fase di riflessione in campo europeo, affinché le politiche di filiera utilizzate e sostenute dal nostro Paese vengano affiancate da politiche europee che ricalchino in parte i passi intrapresi dallo Stato turco, sollecitando l'utilizzo di materia prima intraeuropea per il fabbisogno di oltre 700 milioni di consumatori interni e affiancando, così, le industrie di trasformazione per aggredire nuovi mercati e far rientrare gli investimenti industriali nel vecchio continente;

   quali iniziative urgenti intenda porre in essere il Ministro interpellato per sbloccare i fondi dedicati alla filiera del grano duro fermi presso Agea e quali siano le motivazioni di tale blocco.
(2-00870) «Cillis, Gallinella, Gagnarli, Cadeddu, Cassese, Cimino, Del Sesto, Lovecchio, Lombardo, Maglione, Alberto Manca, Marzana, Parentela, Pignatone, Galizia, Adelizzi, Davide Aiello, Piera Aiello, Alaimo, Alemanno, Amitrano, Aresta, Ascari, Baldino, Barbuto, Battelli, Bella, Berardini, Berti, Bilotti».

POLITICHE GIOVANILI E SPORT

Interrogazioni a risposta scritta:


   BELOTTI. — Al Ministro per le politiche giovanili e lo sport. — Per sapere – premesso che:

   la stampa nazionale riporta la notizia che la Lega Calcio ha approntato un dettagliato protocollo per consentire ai tifosi di tornare seppur parzialmente allo stadio già durante questo finale di stagione;

   in particolare, secondo quanto riportato da un comunicato della Lega di Serie A, con il suddetto protocollo «È stata ribadita la necessità di favorire al più presto, nel pieno rispetto delle condizioni di sicurezza, la riapertura parziale degli stadi al pubblico. A tal proposito è in fase di finalizzazione un articolato protocollo che sarà inviato nelle prossime ore al Presidente della Figc Gabriele Gravina affinché possa utilizzarlo nelle interlocuzioni con le istituzioni governative competenti. La Lega Serie A, già nelle ultime gare di questa stagione, auspica che venga consentita a ciascuna Società, secondo le specificità di ogni realtà e impianto, la possibilità di riaprire i propri stadi ad un numero limitato di tifosi»;

   la proposta che verrà presentata prima al presidente della Figc e poi al Comitato tecnico scientifico è di destinare al pubblico una percentuale tra il 25 per cento e il 40 per cento della capienza di ogni impianto, a seconda degli standard che la struttura è in grado di offrire. Lo studio prevede come soglia massima una presenza di 34 mila persone a San Siro, 30 mila all'Olimpico di Roma e 17 mila all'Allianz Stadium;

   lo studio fa seguito alla richiesta del comune di Genova, che ha chiesto la possibilità di aprire i cancelli dello stadio Luigi Ferraris ad una rappresentanza di tifosi in occasione del derby della Lanterna, in programma il 22 luglio alle 21,45;

   in Puglia il presidente Emiliano ha confermato che Lecce e Bari hanno chiesto in modo congiunto la riapertura parziale degli stadi a breve, rispettando le norme di sicurezza;

   a sostegno della richiesta dei presidenti di Serie A, vengono però anche gli altri sport che hanno proposto protocolli del genere, come riportato dal quotidiano la Gazzetta dello Sport. Il tennis, per esempio, chiede un'apertura del 50 per cento per gli Internazionali d'Italia che dovrebbero svolgersi alla fine di settembre;

   nel mese di giugno 2020 sono ripresi i lavori di ristrutturazione dello stadio di Bergamo che dovrebbero essere ultimati all'inizio del prossimo campionato di calcio. La richiesta di riapertura parziale degli impianti calcistici deve necessariamente tener presente tutte le realtà sportive non pregiudicando quelle che hanno stadi a capienza ridotta ma un elevato numero di tifosi con il rischio di discriminazioni tra gli abbonati di settori diversi dello stesso stadio;

   alcune squadre di calcio, inoltre, hanno già contattato i propri tifosi titolari di un abbonamento per la corrente stagione sportiva al fine di proporre agli stessi un voucher che, qualora esercitato, comporterebbe l'impossibilità di utilizzo dell'abbonamento stesso per le ultime partite qualora venissero effettivamente riaperti gli stadi;

   il totale immobilismo della Figc nella tenuta della regolarità del campionato, determinato probabilmente dalle prossime elezioni presidenziali, non è ulteriormente tollerabile –:

   quali iniziative di competenza il Ministro intenda porre in essere al fine di una ordinata riapertura degli impianti sportivi per le ultime giornate della corrente stagione, ma soprattutto per il prossimo campionato, che non pregiudichi i diritti dei tifosi delle squadre con stadi a capienza ridotta, tenendo inoltre presente che, per non falsare il regolare svolgimento delle gare, deve essere data pari opportunità a tutte le società, senza quindi escluderne qualcuna per motivi sanitari in base all'indice Rt di una regione.
(4-06434)


   BUTTI. — Al Ministro per le politiche giovanili e lo sport. — Per sapere – premesso che:

   in piena crisi emergenziale è stato annunciato il rinvio dei giochi olimpici Tokyo al 2021;

   il rinvio delle Olimpiadi ha provocato una inspiegabile incertezza nel rinnovo dei mandati ai vertici delle diverse Federazioni sportive in Italia;

   in un primo tempo, era stata annuncia dal Coni la necessità di procrastinare di un anno le elezioni adducendo ragioni di opportunità al fine di non modificare l'assetto tecnico-organizzativo promosso dai vertici di ciascuna Federazione alla vigilia della nuova collocazione dei Giochi olimpici. Tale previsione, al di là di valutazioni nel merito, appariva, e continua ad apparire, in netto contrasto con le norme di legge vigenti (legge n. 242, cosiddetta legge Melandri), che sancisce in modo inequivocabile che la durata dei mandati è quadriennale indipendentemente dalla celebrazione o meno dei Giochi olimpici;

   alcune federazioni ritengono necessario mantenere la cadenza quadriennale al fine di evitare il paradosso di creare un ciclo triennale come conseguenza dell'estensione ai 5 anni degli attuali vertici (se non 6 in caso di un ulteriore rinvio), tenuto conto anche del fatto che i requisiti del diritto di voto in capo agli associati delle Federazioni maturano in relazione a parametri raggiunti nel corso dell'anno precedente. Ne consegue che, se si votasse nel 2021, i parametri non sarebbero più riferiti all'anno 2019 ma al 2020 con fortissimi effetti dovuti alla limitazione del COVID-19 che ha sostanzialmente bloccato la totalità dell'attività abitualmente svolta;

   solo di recente, notizia del 1° luglio 2020, la giunta del Coni e il successivo Consiglio del Coni hanno indicato, attraverso una norma transitoria che non ha precedenti, l'estensione della «finestra temporale» ai fini dell'effettuazione delle elezioni, fissandone il periodo, tra settembre 2020 ed ottobre 2021. Secondo l'opinione, molto critica, di diversi organi di stampa ma anche di addetti al lavoro, così facendo, e cioè riconoscendo totale discrezionalità a ciascuna Federazione, si sono create le condizioni per una sorta di «libera tutti» che consentirà ai presidenti federali di andare alle urne quando più fa comodo a loro: chi si sente forte punterà a votare nel 2020, chi lo è meno ne approfitterà per allungare il più possibile il suo mandato;

   in realtà, una previsione come quella deliberata dal Coni, e cioè di svolgere le elezioni nel 2021 prima e dopo le Olimpiadi, si potrà realizzare solo in presenza di una modifica della «legge Melandri»: di ciò finalmente si è accorto il Ministro. È notizia di stampa del 14 luglio 2020 che il Ministro interrogato avrebbe diffidato il Coni a svolgere tutte le elezioni federali e del Coni in tempi brevi, e comunque prima del 31 marzo 2021;

   da fonti ministeriali sembra che l'ufficio per lo sport della Presidenza del Consiglio sarebbe già al lavoro per predisporre un intervento normativo ad hoc, ma prima ci sarà da portare in fondo la riforma dello sport. Ciò appare molto strano, visto che i termini per l'approvazione dei decreti delegati, inseriti nel Testo unico dello sport (idea non nuova, dato che si tratta di un emendamento alla legge delega proprio di Fratelli d'Italia), sono stati prorogati di 3 mesi, quindi a novembre 2020 –:

   se non ritenga urgente chiarire, per quanto di competenza, quale sia la soluzione che intenda adottare nell'immediato, se del caso, adottando iniziative per modificare la «legge Melandri» ovvero per indirizzare, in ragione dei poteri di vigilanza, il Coni e le Federazioni nel predisporre al più presto elezioni dei vertici federali in conformità e nel rispetto del dettato normativo.
(4-06436)

PUBBLICA AMMINISTRAZIONE

Interrogazione a risposta scritta:


   FRATOIANNI. — Al Ministro per la pubblica amministrazione. — Per sapere – premesso che:

   ai sensi delle disposizioni contenute nell'ultima legge di bilancio (articolo 1, comma 147, lettera b), legge 27 dicembre 2019 n. 160) le graduatorie dei concorsi pubblici a tempo indeterminato approvate tra il 2012 e il 2017 possono essere utilizzate entro il prossimo 30 settembre;

   una ricerca sul lavoro pubblico presentata durante l'apertura del «Forum Pa 2020 - Resilienza digitale», manifestazione on line che si è svolta a inizio luglio 2020, ha illustrato che il record del sorpasso dei pensionati rispetto al numero dei dipendenti pubblici entro il 2021 potrebbe essere determinato dal continuo calo del personale. Un equilibrio fra ingressi e uscite, che nonostante lo sblocco del turnover, non è ancora stato raggiunto. A fronte, infatti, di 3,2 milioni di impiegati pubblici italiani, i pensionati pubblici sono già 3 milioni. Un numero in crescita costante e destinato a salire, poiché oggi i soggetti che potrebbero andare in pensione sono molti: 540 mila hanno già compiuto 62 anni di età, mentre 198 mila hanno maturato 38 anni di anzianità. La pensione anticipata è stata, inoltre, parzialmente accelerata da «quota 100»; infatti, nel 2019 sono uscite anticipatamente dalla pubblica amministrazione 90 mila persone;

   dal 2018 a oggi sono andati in pensione 300 mila dipendenti pubblici a fronte di solo circa 112 mila nuove assunzioni e 1.700 stabilizzazioni. È stato disposto lo sblocco del turnover nello stesso anno, ma le procedure sono lente e la media dei tempi per l'effettiva assunzione dei vincitori dei concorsi è di oltre 4 anni. Così, con l'arrivo dell'emergenza COVID-19, da settembre 2019 ad oggi sono state messe a concorso meno di 22 mila posizioni lavorative. Secondo la ricerca, ci vorrebbero oltre dieci anni per riuscire a coprire i pensionamenti;

   la difficoltà a ricoprire ruoli vacanti nella pubblica amministrazione tramite l'indizione di nuovi concorsi trova conferma nel decreto-legge n. 162 del 2019 (Disposizioni urgenti in materia di proroga di termini legislativi, di organizzazione delle pubbliche amministrazioni, nonché di innovazione tecnologica), il quale ha, tra l'altro, disposto la possibilità di utilizzo, fino al prossimo 30 giugno 2021, delle sole graduatorie dei concorsi per l'assunzione di personale dell'amministrazione giudiziaria con la qualifica di assistente giudiziario, già inserite nei piani assunzionali approvati e finanziati per il triennio 2019-2021, tra cui quella dei «500 assistenti giudiziari», pubblicata il 14 novembre 2017, derogando così alla norma generale prevista dalla citata legge 27 dicembre 2019 n. 160;

   le pubbliche amministrazioni anche in un'ottica di contenimento dei costi afferenti alla gestione di nuovi concorsi pubblici, troverebbero beneficio nel posticipare la validità delle graduatorie dei concorsi pubblici a tempo indeterminato, che al momento possono essere utilizzate fino al prossimo 30 settembre –:

   se il Ministro interrogato per quanto di competenza, intenda assumere iniziative di natura normativa al fine di prevedere un ulteriore periodo di utilizzo di tutte le graduatorie di concorso pubblico a tempo indeterminato pubblicate negli anni 2012-2017, che attualmente possono essere utilizzate fino al 30 settembre 2020, e, in tal caso, se intenda chiarire per quanto tempo ritenga di prevederne l'utilizzo.
(4-06431)

SALUTE

Interrogazione a risposta scritta:


   SILVESTRONI. — Al Ministro della salute, al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

   dal 2016 oltre duecento stazioni appaltanti hanno introdotto divieti di fornitura di olio di palma o prodotti contenenti olio di palma nei disciplinari di gara per servizi di ristorazione collettiva e distributori automatici di bevande e alimenti preconfezionati;

   alcune linee guida regionali o di aziende sanitarie locali discriminano l'olio di palma ed il suo utilizzo. Le ragioni inerenti alle limitazioni di consumo di olio di palma adottate all'interno di questi documenti sono, ad avviso dell'interrogante, prive di fondatezza e valore scientifici e in evidente violazione della concorrenza, oltre che in contrasto con le normative vigenti e i criteri ambientali proposti dall'Unione Europea;

   tali limitazioni e l'invito a utilizzare oli diversi da quello di palma possono ledere gli interessi dei consumatori coinvolti. I consumatori così non sono correttamente informati e si creano aspettative distorte, ma gli stessi potrebbero anche subire conseguenze dannose sulla loro salute;

   ad oggi, nessuna autorità o organizzazione (mondiale, europea o nazionale) ha mai adottato alcun provvedimento per eliminare l'olio di palma dai prodotti alimentari, affermando che questo ingrediente sia dannoso per la salute, né ha mai limitato l'uso neppure in via precauzionale ai sensi delle norme sulla sicurezza alimentare (regolamento (CE) n. 178/02);

   le più recenti linee guida per una sana alimentazione italiana, del Crea, confermano le conclusioni del parere dell'Istituto Superiore di Sanità del 25 febbraio 2016 e precisano che non è corretto definire un elemento come «buono» o «cattivo» e che è concettualmente sbagliato «parlare di un valore nutrizionale positivo o negativo di un singolo componente senza inquadrarlo nel contesto della dieta globale»;

   come risulta anche dal recente regolamento della Commissione europea n. 2018/290 l'utilizzo dell'olio di palma non reca conseguenze negative per la salute diverse da quelle di tutti gli altri grassi saturi presenti in svariati prodotti esistenti sul mercato ed oggetto di fornitura alle pubbliche amministrazioni;

   la commissione Eat-Lancet «Food, Planet, Health» del 2019 sull'alimentazione sostenibile del futuro, inserisce l'olio di palma tra gli elementi costituenti una dieta e una nutrizione sostenibile ed equilibrata;

   tra i grassi vegetali, la filiera dell'olio di palma è quella più garantita da schemi di certificazione che hanno concorso a renderla la filiera più sostenibile, come riconosciuto anche da diverse ricerche scientifiche tra cui quella di Iucn 2018 e dal Wwf;

   la Dichiarazione di Amsterdam sull'olio di palma, firmata anche dall'Italia, impegna i paesi firmatari ad importare e a promuovere l'impiego esclusivo di olio di palma certificato come sostenibile;

   i criteri dell'Unione europea per gli appalti pubblici verdi in materia di prodotti alimentari, servizi di ristorazione e distributori automatici prevedono specifiche tecniche per l'approvvigionamento di grassi vegetali (incluso l'olio di palma) secondo le quali almeno una percentuale degli oli vegetali o dei prodotti alimentari preconfezionati contenenti oli vegetali (incluso l'olio di palma) deve essere stata prodotta a partire da colture conformi a specifici criteri ambientali –:

   se il Governo intenda adottare iniziative per fornire linee di indirizzo coerenti con gli orientamenti comunitari e nazionali in materia di sana e sostenibile alimentazione garantendo la libera concorrenza in materia di ingredienti, incluso l'olio di palma;

   se il Governo intenda adottare iniziative per dare attuazione alle linee guida dell'Unione europea per gli appalti pubblici «verdi» così che almeno una percentuale degli oli vegetali o dei prodotti alimentari preconfezionati contenenti oli vegetali sia prodotta a partire da colture conformi ai criteri ambientali in esse contenuti;

   se il Governo intenda mantenere gli impegni presi con la firma della Dichiarazione di Amsterdam, promuovendo l'impiego di olio di palma certificato come sostenibile, anche attraverso campagne di comunicazione istituzionale, al fine di educare i cittadini ad un consumo responsabile.
(4-06423)

SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazioni a risposta scritta:


   DONINA, BORDONALI, FORMENTINI, EVA LORENZONI e RAFFAELE VOLPI. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   come riportato dalla stampa locale La Ferrarelle, azienda di riferimento nazionale nelle bottiglie di acqua, ha annunciato la volontà di cessare la produzione delle bottiglie in vetro con i marchi Boario, Vitasnella e Fonte Essenziale. Una scelta che l'azienda ha deciso di comunicare ai sindacati, ma rassicurando anche sul fatto che questo non inciderà sui 105 tra dipendenti e lavoratori stagionali che operano nell'azienda sul territorio;

   secondo quanto riportato dai sindacati al momento, però, non esisterebbe alcun piano industriale che possa confermare il mantenimento dell'occupazione. Senza dimenticare un altro elemento: da tempo altre aziende si stanno riconvertendo per abbattere la produzione di plastica, mentre la Ferrarelle sembra che stia andando nella direzione opposta;

   i lavoratori a Boario Terme sono circa 110 e gli addetti alla produzione si alternano sui tre turni per cinque giorni alla settimana. Nello stabilimento di imbottigliamento di Darfo Boario Terme sono attualmente operative quattro linee: tre per le bottiglie di plastica, una per quelle in vetro che funziona solitamente una settimana al mese. L'azienda, aggiungono i sindacati, intende privilegiare la produzione destinata alla grande distribuzione organizzata, a scapito di quella riservata al settore «Horeca». Lo stabilimento si estende su una superficie di circa 59.000 metri quadrati e consta di 2 linee di imbottigliamento in Pet e 1 in vetro, alle quali si aggiunge una moderna linea in asettico per l'imbottigliamento delle nuove acque funzionali Le Linfe di Vitasnella;

   una situazione che, come denuncia anche l'Associazione dei ristoratori della Valcamonica, rischia di provocare disagi anche ai turisti e proprio alla ristorazione, oltre che all'immagine del territorio. I locali non intendono dotarsi di bottiglie di plastica da servire ai clienti nei ristoranti, mantenendo invece un'immagine tradizionale, anche se senza il marchio del territorio;

   la storia di Darfo Boario Terme come eccellente centro di cura idropinica comincia verso al fine del XVIII secolo con la costruzione del Casino Boario, e le proprietà benefiche e curative delle sue acque termali, conosciute già nel Medioevo;

   oggi Ferrarelle è uno dei gruppi più importanti nella produzione d'acqua in Italia e una delle principali aziende della Valle Camonica. L'acqua che scorre dalle alte quote, in particolare dal Monte Altissimo, fino a valle mantiene proprietà uniche, apprezzate ovunque nel mondo. Ciò che rende Boario Terme unica è la ricca varietà di acque differenti che vengono spillate dalle sue sorgenti. Il segreto di una tale abbondanza e di un tale assortimento è lo splendido Monte Altissimo che veglia sulla cittadina del bresciano veicolando le acque nel suo sottosuolo ricchissimo di rocce diverse che caricano l'oro blu delle preziose componenti che lo trasformano in un elisir di buona salute;

   la scelta di Ferrarelle è in netta controtendenza rispetto all'impegno «plastic free» e a tutti i modelli di sostenibilità ambientale;

   Ferrarelle, quarto produttore italiano di acque minerali con una quota del 7,8 per cento ha chiuso il 2017 con un fatturato in crescita pari a 142 milioni di euro, 930 milioni di litri venduti – + 4 per cento rispetto al 2016 – e un ebitda di oltre 18 milioni di euro, conta circa 450 dipendenti e tre punti strategici: Milano, dove ci sono le direzioni marketing e commerciale; Riardo (Caserta), la sede operativa dove si trova anche il parco sorgenti delle acque Ferrarelle, Santagata e Natia; Darfo Boario Terme (Brescia), dove sgorgano le fonti Boario e Vitasnella –:

   se e quali iniziative di competenza, anche di carattere normativo, il Governo intenda adottare con riguardo a quanto esposto in premessa, nell'ottica della salvaguardia dei livelli occupazionali dello stabilimento di Darfo Boario Terme.
(4-06417)


   PALAZZOTTO. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   il 15 luglio 2020 si è tenuto l'incontro tra le organizzazioni sindacali e Coop Alleanza 3.0 per la presentazione del bilancio 2019 e delle linee guida del piano di rilancio;

   il bilancio 2019, seppur ancora in perdita ha visto una inversione sull'andamento delle vendite che ha fatto recuperare marginalità e produttività;

   il piano presentato dall'impresa prevede diversi interventi, tra i quali: uscita dalla gestione diretta in Sicilia e cessione della rete ad un master franchising. Per Puglia e Basilicata è in valutazione un piano di interventi che prevede due alternative: la dismissione di quattro ipermercati o una riorganizzazione con nuovi investimenti che prevede la ristrutturazione di sei ipermercati. Al centro-nord è prevista la dismissione di 27 punti vendita che potranno essere ceduti a terzi o chiusi, con la possibilità dichiarata dall'impresa di offrire un'opportunità di ricollocazione a tutti i lavoratori e le lavoratrici coinvolti e la previsione del passaggio diretto per quei lavoratori e quelle lavoratrici che saranno ceduti ad altre imprese. Infine, Coop Alleanza 3.0 ha espresso la volontà di aprire quaranta nuovi negozi e di avviare il rinnovo del contratto integrativo entro settembre 2020;

   al fine di supportare le citate operazioni volte, secondo l'impresa, a recuperare produttività e redditività nella rete vendita, la stessa ha espresso l'intenzione di avviare una procedura di mobilità basata sul criterio della non opposizione al licenziamento, offrendo eventuali incentivi;

   a parere dell'interrogante tale piano presenta forti criticità, soprattutto in Sicilia, su cui la cooperativa viene meno agli impegni presi di investimento diretto e lo stesso potrebbe avvenire in Puglia e in Basilicata;

   nonostante la richiesta avanzata dalla Filcams Cgil di verificare la possibilità di investimenti per la gestione diretta della rete di vendita, così da permettere il mantenimento della rete di vendita siciliana, la cooperativa ha dichiarato l'inevitabilità dell'uscita dalla Sicilia e ha invitato le organizzazioni sindacali ad avviare un confronto per verificare il piano dell'acquirente;

   per quanto riguarda il resto della rete di vendita, la preoccupazione è che il sovrapporsi delle azioni di chiusura dei punti vendita, ricollocazione e uscita dei lavoratori in contemporanea al processo già avviato di aumento della produttività dei negozi, possa generare disordine e peggioramento delle condizioni di lavoro;

   i lavoratori e le lavoratrici Coop, specialmente negli ultimi anni e in particolare al sud, si sono già tanto sacrificati, ad esempio rinunciando anche allo straordinario per permettere all'azienda di sopravvivere nel territorio;

   anche nei mesi di lockdown hanno continuato a lavorare per offrire un servizio essenziale, nonostante lo stress e la paura del contagio per loro e le loro famiglie;

   la volontà espressa da Coop di abbandonare soci e lavoratori in Sicilia e di non rispettare gli impegni presi significa tradire la storia stessa del marchio Coop e delle sue lavoratrici e dei suoi lavoratori, che nell'ultimo anno, con i loro sacrifici, hanno permesso all'azienda di raggiungere tutti gli obiettivi, abbandonando anche i principi e i valori sui cui si fonda la Coop;

   è necessario intervenire qualora Coop Alleanza 3.0 confermi i contenuti del piano industriale presentato il 15 luglio 2020 –:

   quali iniziative di competenza intendano intraprendere affinché Coop Alleanza 3.0 possa riconsiderare le scelte previste nel piano, le quali segnano un ridimensionamento nel sud Italia e un totale abbandono in Sicilia e per evitare che tale disimpegno si traduca in perdita di posti di lavoro o trasferimenti in imprese meno solide, con condizioni contrattuali e di lavoro peggiorative e senza le minime garanzie occupazionali a lungo termine.
(4-06418)


   GALANTINO. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   con l'interrogazione n. 5-01135 del 19 dicembre 2018 preoccupato dalle segnalazioni pervenute dal territorio, il sottoscritto sottoponeva all'attenzione del Governo quanto segue;

   «la legge n. 241 del 1990, come modificata nel 2005, stabilisce tra i princìpi cui deve confermarsi l'attività amministrativa i criteri di economicità, di efficacia, di imparzialità, di pubblicità e di trasparenza secondo le modalità previste dalla legge e dalle altre disposizioni che disciplinano i singoli procedimenti, nonché i princìpi dell'ordinamento comunitario; (...) l'Universo Salute srl ha acquisito nel mese di febbraio 2017 il complesso della Congregazione delle Ancelle della Divina Provvidenza relativamente alle sedi di Bisceglie, Foggia e Potenza; nel sito del Ministero dello sviluppo economico alla voce registro trasparenza si trova esplicitato quanto segue: “Universo Salute opera in regime di accreditamento con i Servizi Sanitari delle Regioni Puglia e Basilicata ed è presente sul territorio con tre sedi: Foggia, Bisceglie e Potenza. La nuova società, nata nel 2015, è subentrata nel 2017 alla Congregazione delle Ancelle della Divina Provvidenza in Amministrazione Straordinaria, nella proprietà dell'Opera Don Uva. Al momento occupa circa 1.500 dipendenti per altrettanti posti letto”»:

   il 10 aprile 2019 il sottosegretario per lo sviluppo economico pro tempore rispondeva affermando che: «Come noto all'interrogante, con istanza di accesso agli atti ai sensi della legge 241/90 l'onorevole interrogante ha chiesto di poter visionare il piano industriale della società Universo Salute S.r.l., resasi cessionaria dei complessi aziendali dalla Congregazione Ancelle della Divina Provvidenza in amministrazione straordinaria. Gli uffici competenti del Ministero dello sviluppo economico, all'esito dell'istruttoria svolta e tenuto conto delle osservazioni dei contro interessati, con provvedimento del 15 giugno 2018, hanno ritenuto di non poter accogliere detta richiesta di accesso ai sensi della già citata legge 241/90, atteso che il documento in parola conteneva “segreti tecnici non divulgabili, in quanto espressione di know-how industriale ed economico”. Tuttavia, al fine di assicurare la massima trasparenza e collaborazione istituzionale, il Ministero dello sviluppo economico ha chiesto alla società Universo Salute di predisporre un documento chiaro che pur riproducendo dettagliatamente i contenuti del piano industriale proposto, fosse redatto in modo tale da contenere dati divulgabili e accessibili da parte dei soggetti interessati. La società, a seguito di sollecito, ha prodotto una breve risposta nella quale venivano riportati in modo sintetico i principali punti del piano industriale. Con un'ulteriore nota, in data 11 marzo 2019, a seguito di rinnovo della richiesta da parte dell'on. Galantino, sono stati dunque illustrati i principali punti del piano industriale così come trasmessi dalla predetta società. Al contempo, al fine di garantire maggiore trasparenza e accessibilità al documento richiesto, seppur nel rispetto dei limiti sopra richiamati, è stata nuovamente sollecitata la società Universo Salute ad inviare un piano industriale di maggior dettaglio. Sarà cura del Ministero dello sviluppo economico, qualora lo stesso dovesse pervenire presso gli uffici del Ministero dello sviluppo economico, informare prontamente l'Onorevole interrogante, a riguardo, anche al fine di addivenire prontamente a soluzioni tese a garantire i lavoratori e assicurare l'attività su tutto il territorio»;

   a distanza di un anno, nessuna informazione è giunta all'interrogante –:

   se il Ministro interrogato, al fine di garantire i lavoratori dipendenti, intenda adottare ulteriori iniziative affinché la società Universo Salute invii un piano industriale, redatto con i criteri indicati nella risposta di aprile 2019 alla citata interrogazione.
(4-06422)


   EPIFANI e FORNARO. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   Italtel è una delle più importanti Società di telecomunicazioni del Paese. Ha avuto un ruolo da protagonista nella realizzazione dell'infrastruttura di telecomunicazione elettronica negli anni '80 e nell'introduzione, primi anni 2000, del Voip (Voice Over Ip);

   la società ha rischiato per due volte il fallimento, dovendo ricorrere nel 2012 e nel 2017 all'ex articolo 182 (accordo di ristrutturazione del debito) con i principali creditori (accordo che ha ricevuto l'approvazione del tribunale di Milano). Le banche hanno quindi trasformato parte del debito (svariate decine di milioni di euro) in strumenti finanziari partecipativi (Sfp);

   l'ultimo decennio si è caratterizzato per un uso costante di ammortizzatori sociali e per accordi fra Italtel e sindacati volti a ridurre il personale delle tre sedi di Carini, Roma e Settimo Milanese dai circa 2.300 addetti nel 2010 agli attuali 1.059;

   nel 2017 Exprivia ha acquisito l'81 per cento del capitale di Italtel, mentre il restante 19 per cento è in mano alla multinazionale Cisco;

   dopo poco meno di due anni, a fronte dei risultati negativi nell'ambito delle telecomunicazioni il piano industriale presentato ai mercati nel 2018 è stato messo in discussione dal management e si susseguono, con sempre maggiore insistenza, voci a dir poco preoccupanti sul futuro dei lavoratori;

   il bilancio del 2019 ha segnato una forte contrazione del fatturato e una svalutazione consistente del patrimonio aziendale. Italtel si è vista costretta a indire due assemblee dei soci per tentare una ricapitalizzazione: tentativi falliti;

   Italtel ha depositato presso il tribunale di Milano una prenotativa di concordato preventivo al termine della quale o si giunge a un accordo di ristrutturazione del debito o si entra nel concordato vero e proprio con un quasi inevitabile fallimento della società;

   il 24 giugno 2020 si è svolto un incontro tra il Ministero dello sviluppo economico, le direzioni di Italtel ed Exprivia, le rappresentanze sindacali e i rappresentanti delle regioni Lombardia, Lazio e Sicilia. Nell'incontro l'azienda ha comunicato che una società del gruppo finanziario Pillarstone ha acquistato la quota di debito di Italtel da Unicredit;

   Italtel rappresenta per l'Italia un'azienda strategica, le cui lavoratrici e lavoratori hanno competenze e know how che non devono essere dispersi. Non va escluso un intervento pubblico, anche attraverso Cassa depositi e prestiti (Cdp) per salvaguardare e rilanciare l'azienda nella sua integrità e scongiurare spacchettamenti che avrebbero ripercussioni estremamente negative sui lavoratori –:

   se non ritenga necessario riconvocare in tempi rapidi un incontro presso il Ministero dello sviluppo economico come già chiesto dai sindacati, al fine di individuare una soluzione che privilegi l'unità dell'azienda.
(4-06430)


   PIGNATONE, DEL SESTO, CANCELLERI, MARTINCIGLIO, MAGLIONE, VILLANI, NESCI e PENNA. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   il settore alimentare è uno dei settori nei quali si avverte maggiormente l'esigenza di protezione del consumatore, non solo in riferimento all'importanza di una corretta e sana nutrizione, ma anche in relazione all'influenza che la spesa alimentare ha nel bilancio di ogni famiglia, sfiorando fino al 50 per cento del budget;

   da alcuni articoli di stampa è emerso come si stia assistendo ad un incremento dei prezzi dei generi alimentari in tutta Italia;

   tuttavia, alcune province hanno registrato un aumento ben superiore alla media nazionale, che non appare essere giustificato da motivazioni locali;

   in particolare, è stato rilevato che la città di Caltanissetta è il capoluogo di provincia con il più alto incremento dei prezzi;

   tale aumento è stato registrato soprattutto per i beni alimentari, acquistabili principalmente presso la grande distribuzione organizzata la quale, operando a livello nazionale o, addirittura, internazionale non dovrebbe giustificare un aumento localizzato in alcune città;

   è evidente che un aumento di prezzi a livello locale, non giustificato da riscontrate e peculiari esigenze, incide negativamente e profondamente nell'assetto economico delle famiglie che, ora, più che mai, necessitano di un costante e reale supporto per far fronte alla crisi che il nostro Paese sta attraversando a causa dell'emergenza COVID-19-:

   quali iniziative di competenza si intendano intraprendere, attraverso gli opportuni organi con funzione di verifica come l'Osservatorio dei prezzi, nonché in stretta collaborazione con gli altri soggetti istituzionali preposti.
(4-06435)

UNIVERSITÀ E RICERCA

Interpellanza:


   Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro dell'università e della ricerca, per sapere – premesso che:

   come già segnalato dai docenti, il rettore dell'Università degli Studi di Sassari non ha indetto le elezioni rettorali entro i termini previsti dal regolamento di ateneo;

   secondo le norme vigenti, il decreto di indizione delle elezioni doveva essere emesso non oltre il 30 aprile 2020;

   la normativa emergenziale ed in particolare il decreto-legge n. 22 dell'8 aprile 2020, emanato per fronteggiare negli atenei l'emergenza da COVID-19, sospendeva lo svolgimento delle elezioni degli organi monocratici e collegiali, ma non impediva l'indizione delle stesse né l'adozione degli atti prodromici allo svolgimento: la legge n. 41 del 2020 di conversione del citato decreto-legge n. 22 del 2020, infatti, chiariva la ratio del decreto, ovvero che gli atti preliminari potevano essere adottati, e consentiva la ripresa delle operazioni elettorali già dal 1° luglio 2020;

   eppure, solo 13 luglio 2020 il rettore ha indetto le elezioni, con un ritardo di due mesi e mezzo rispetto al termine di aprile e solo dopo ripetute sollecitazioni che gli sono da più parti pervenute, prime tra tutte dagli uffici amministrativi e delle organizzazioni sindacali. Questa fase, a giudizio dell'interpellante, di democrazia «sospesa» rischia ora di protrarsi o addirittura di tradursi in una fase di stallo per l'Università degli studi di Sassari;

   infatti, il rettore uscente ha altresì stabilito per l'elezione una data successiva alla scadenza del suo mandato: il 23 novembre, ma la tornata elettorale potrebbe protrarsi sino all'eventuale ballottaggio fissato per il 27 novembre 2020. In tal modo, egli di fatto prolungherebbe il suo mandato fino all'effettiva nomina del suo successore, che si insedierebbe non prima del prossimo anno, tenuto conto che il procedimento elettorale si conclude con il decreto ministeriale di nomina del nuovo rettore;

   tale situazione appare all'interpellante illegittima, in quanto il decreto ministeriale di nomina del nuovo rettore dell'Università di Sassari scadrà il 31 ottobre 2020, mentre la proroga del mandato dell'attuale rettore potrebbe derivare solo ex lege e da un fatto inevitabile, tale da rendere impossibile il rinnovo dell'organo non già dall'immotivata inerzia protratta, per mesi dal rettore uscente;

   per quanto io stesso rettore abbia dichiarato alla stampa che si dimetterà il 31 ottobre 2020, tale dichiarazione non può che riguardare la mera volontà del singolo e si colloca al di fuori di un procedimento i cui tempi sono scanditi dalle norme in ogni passaggio ed espone l'Università degli Studi di Sassari al rischio di uno stallo senza precedenti;

   le determinazioni adottate dal rettore uscente incidono anche sulla rappresentanza degli studenti, che ha il diritto di elettorato attivo per la scelta del rettore. Il mancato rinnovo della stessa causerebbe una situazione in cui il corpo elettorale non sarebbe completo, bensì privo di una delle componenti fondanti la comunità universitaria; in concreto, si presenta il rischio di non poter celebrare le elezioni o di invalidare le stesse;

   è pacifico, infatti, che un rettore debba essere votato da rappresentanti degli studenti eletti e non da organi il cui mandato è scaduto, in regime di proroga;

   occorre inoltre scongiurare abusive proroghe di potere o, nell'ipotesi delle ventilate dimissioni del rettore uscente dell'Università degli Studi di Sassari, il governo di quest'Ateneo da parte di un decano al quale, operando in regime di ordinaria amministrazione, sarebbero preclusi tutti gli interventi necessari per un efficace avvio del nuovo anno accademico –:

   quali iniziative il Ministro interpellato intenda porre in essere, per quanto di competenza, al fine di favorire il regolare e tempestivo svolgimento delle elezioni per il rinnovo del rettore dell'Università degli Studi di Sassari.
(2-00873) «Cappellacci».

Cambio dell'ordine dei firmatari ad una interpellanza.

  Interpellanza D'Arrando n. 2-00865 pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 20 luglio 2020, con il consenso degli altri sottoscrittori, l'ordine delle firme deve intendersi così modificato: «D'Arrando, Sarli, Nesci, Nappi, Penna».

Ritiro di documenti del sindacato ispettivo.

  I seguenti documenti sono stati ritirati dai presentatori:

   interrogazione a risposta in Commissione Rizzetto n. 5-02702 del 9 settembre 2019;

   interrogazione a risposta scritta Buompane n. 4-03884 del 22 ottobre 2019;

   interpellanza urgente Cillis n. 2-00831 del 9 giugno 2020;

   interrogazione a risposta in Commissione Grippa n. 5-04217 del 23 giugno 2020;

   interpellanza urgente Fassina n. 2-00852 del 7 luglio 2020;

   interrogazione a risposta in Commissione Gribaudo n. 5-04347 del 14 luglio 2020;

   interrogazione a risposta scritta Porchietto n. 4-06353 del 16 luglio 2020.