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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Martedì 21 luglio 2020

ATTI DI INDIRIZZO

Mozione:


   La Camera,

   premesso che:

    l'idrovia Padova-Venezia è un'opera progettata all'inizio degli anni Sessanta per collegare la zona industriale di Padova a quella di Marghera, attraverso il fiume Brenta e il canale Novissimo con un percorso di circa 27,57 chilometri;

    il progetto è stato redatto dal Genio civile di Venezia intorno al 1955 ed è stato finanziato per la prima volta nel 1963; nel 1968 sono iniziati i lavori, che si sono protratti senza continuità fino al 1988 ed infatti, ad oggi, risultano realizzati soltanto 10,7 chilometri di canale tra Padova e il Brenta e tra il Novissimo e la laguna, comprensivi di: 13 ponti stradali e un ponte ferroviario, una traversa sul fiume Brenta (opera parziale), una chiusa mobile in destra del fiume Brenta, una conca di navigazione tra il Novissimo e la laguna;

    nel 2000 il canale Venezia-Padova è stato incluso nella lista delle vie navigabili d'importanza nazionale, conformemente a quanto previsto dall'accordo europeo sulle grandi vie navigabili d'importanza internazionale (Accord européen sur les grandes voies navigables d'importanceinternationale) del 1996; analogo riconoscimento è avvenuto nel 2012 con l'inclusione dell'opera nel Blue book della Commissione economica per l'Europa delle Nazioni Unite; sempre dal punto di vista interno, il completamento dell'idrovia figura altresì nel piano regionale dei trasporti della regione Veneto, adottato nel 2004, e dalla variante a valenza paesaggistica al piano territoriale regionale di coordinamento, adottato nel 2013;

    recentemente l'idrovia è tornata al centro del dibattito per la possibilità di essere utilizzata come scolmatore delle piene, sia del fiume Bacchiglione che del Brenta, a fortiori in ragione dei frequenti fenomeni alluvionali cui è soggetta l'area della provincia di Padova; emblematico è il caso dell'alluvione del novembre 2010, che ha dimostrato la fragilità e la vulnerabilità del territorio veneto;

    nel febbraio 2016 la conferenza dei sindaci della Riviera del Brenta ha approvato e inviato all'autorità di bacino, una mozione che chiede l'inserimento dell'Idrovia fra le opere da progettare e iniziare entro il 2021, con riferimento al piano di bacino approvato, in via definitiva, nel dicembre 2015;

    nel 2016, la regione Veneto ha ridato slancio al progetto, includendo l'idrovia le opere immediatamente cantierabili, anche in relazione alla sua strategicità funzionale per il nuovo porto di Venezia, prevedendo tra l'altro opere di valorizzazione ambientale, ivi compresa la pista ciclopedonale da Padova a Venezia; un supporto, in tal senso, è giunto anche da oltre 30 consigli comunali della provincia di Padova e della città metropolitana di Venezia, che hanno richiesto alla regione Veneto – mediante l'approvazione di atti di indirizzo di diverso tipo – l'avvio dei lavori;

    l'idrovia, tuttavia, non costituisce la sola ed unica opera per la messa in sicurezza; negli ultimi anni, infatti, la regione Veneto, nell'ambito delle opere di difesa idraulica, ha approntato una serie di interventi per la realizzazione di bacini di laminazione, soprattutto a monte, per i fiumi Brenta e Bacchiglione, che risultano essenziali sia per la stessa idrovia Padova-Venezia, considerata la funzione di rallentamento del flusso delle acque da essi svolta, sia per maggiore messa in sicurezza del territorio;

    l'Unione europea ha rilanciato le vie navigabili attraverso la revisione delle reti strategiche di trasporto (TEN-T) e lo sviluppo del programma Naiades, giunto ormai alla fase Naiades II, che punta a far sì che il 30 per cento delle merci dell'Unione sia trasportato con metodi più puliti e questa previsione comprende l'utilizzo dei suoi 37.000 chilometri di vie navigabili interne,

impegna il Governo

1) ad adottare – in pieno coordinamento con la regione Veneto e nel rispetto delle competenze di quest'ultima – ogni iniziativa di competenza finalizzata alla celere realizzazione dell'idrovia Padova-Venezia ed al completamento delle opere connesse, inclusi i bacini di laminazione a monte, anche in relazione al reperimento delle risorse necessarie allo scopo.
(1-00368) «Bitonci, Zordan, Andreuzza, Bazzaro, Fogliani, Vallotto, Badole, Bisa, Coin, Colmellere, Comencini, Covolo, Fantuz, Lorenzo Fontana, Giacometti, Lazzarini, Manzato, Paternoster, Pretto, Racchella, Stefani, Turri, Valbusa».

Risoluzione in Commissione:


   La IX Commissione,

   premesso che:

    le necessarie misure adottate dal Governo per contrastare la pandemia hanno prodotto inevitabili disagi per diversi settori ed hanno causato un significativo accumulo di arretrato nel settore dell'apprendimento alla guida dei veicoli, sia sul fronte del Dipartimento per i trasporti, la navigazione, gli affari generali ed il personale (uffici provinciali della Motorizzazione) che su quello delle autoscuole (in sostanza bloccate per oltre tre mesi);

   le autoscuole hanno subito conseguentemente rilevanti danni economici, mentre gli allievi non hanno potuto proseguire le lezioni, né accedere agli esami;

   gli uffici della motorizzazione civile stessa sono da anni in carenza di organico, contesto palesemente aggravato dall'arretrato di lavoro, nella fattispecie concernente gli esami per la patente e per le abilitazioni professionali, a causa dell'emergenza epidemiologica da COVID-19,

impegna il Governo:

   ad adottare, con la massima sollecitudine, le soluzioni per porre fine alla carenza di organico degli uffici provinciali della motorizzazione civile;

   ad assumere opportune iniziative temporanee atte a smaltire il cronico arretrato degli uffici provinciali stessi, specie per quanto concerne gli esami di guida, eventualmente coinvolgendo personale qualificato proveniente da altri settori, come ad esempio dalle Forze armate e/o dalle Forze di polizia, e delegando alle autoscuole i compiti di certificazione in alternativa agli esami, come l'opzione offerta dalla direttiva 126/2006/CE relativa alla estensione delle patenti da A1 a patenti A2 e A con la sola formazione e senza esame;

   a concordare con le associazioni di categoria delle autoscuole, maggiormente rappresentative a livello nazionale in virtù del decreto del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti 9 febbraio 2004, interventi per ovviare alla carenza di personale e di strutture, in funzione del miglior servizio da rendere all'utenza e per smaltire il maggior numero di esami arretrati;

   ad adottare iniziative per prevedere, in via transitoria, la possibilità che il pagamento delle missioni in conto privato degli esaminatori della Motorizzazione civile possa avvenire dopo lo svolgimento dell'esame anziché in via anticipata;

   a prendere in considerazione, sempre in via transitoria, una riduzione dei tempi di svolgimento degli esami pratici di guida, disponendo, onde garantire comunque la sicurezza stradale, con apposito decreto ministeriale, un aumento da 6 ore a 10 ore delle lezioni di guida certificate che il candidato deve sostenere per poter svolgere l'esame;

   ad adottare iniziative per applicare anche per le autoscuole, come già stabilito per altre attività, la misura di distanziamento sociale di un metro, in luogo di quella attualmente prevista, pari a 3 metri quadrati;

   ad adottare iniziative per incrementare, relativamente all'esame teorico, l'esiguo numero degli esaminatori con funzionari di altre pubbliche amministrazioni o a delegare alle autoscuole l'attestazione di preparazione teorica dei propri allievi.
(7-00521) «Pizzetti, Gariglio, Bruno Bossio, Cantini, Andrea Romano».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazione a risposta in Commissione:


   CENNI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della salute, al Ministro dell'istruzione, al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali . — Per sapere – premesso che:

   nel documento del Comitato tecnico-scientifico (Cts) della Protezione civile del 28 maggio 2020 «Modalità di ripresa delle attività didattiche del prossimo anno scolastico» in riferimento alla mensa scolastica si afferma: «anche per la refezione le singole realtà scolastiche dovranno identificare soluzioni organizzative ad hoc che consentano di assicurare il necessario distanziamento attraverso la gestione degli spazi (refettorio o altri locali idonei), dei tempi (turnazioni), e in misura residuale attraverso la fornitura del pasto in “lunchbox” per il consumo in classe»;

   anche il «Documento per la pianificazione delle attività scolastiche, educative e formative in tutte le Istituzioni del Sistema nazionale di Istruzione per l'anno scolastico 2020/2021» del Ministero dell'istruzione, per quanto riguarda la ristorazione scolastica, rimanda alle indicazioni presenti nel sopracitato documento tecnico del Cts;

   uno dei possibili scenari della mensa scolastica che si prefigura a settembre è quindi quello del lunchbox;

   il lunchbox ipotizzato dalle imprese del settore comporterebbe quindi la presenza di pasti semplificati, piatti monoporzioni termosigillati (primo, secondo e contorno), piatto unico termosigillato, bicchieri e posate «usa e getta»;

   secondo gli operatori del mercato questa modalità di erogazione del pasto in classe richiederà una revisione dei contratti, perché aggiungerà nuovi costi (tra cui, l'acquisto di stoviglie «usa e getta», macchine termosigillatrici);

   il lunchbox previsto in questi termini potrebbe quindi causare:

    un aumento esponenziale di rifiuti di plastica (per il packing necessario per le monoporzioni) con inevitabili problemi di smaltimento per le amministrazioni;

    una crescita degli scarti di cibo (già oggi al 30 per cento) anche in virtù del fatto che le monoporzioni, già testate in passato in alcuni comuni italiani, hanno ottenuto scarsissima accettazione da parte dell'utenza;

    una inevitabile perdita di fragranza e di gusto dei cibi che incide sull'impoverimento del potere nutrizionale e protettivo del pasto in una fase di crescita durante la quale i bambini costruiscono il proprio sistema immunitario quanto mai importante per difendersi dal virus (per alcune aziende sarebbe addirittura utile adottare il «sistema refrigerato», il cosiddetto cook and chill: quindi non più il pasto tradizionalmente cotto e servito in mattinata, ma preparato anche giorni prima per poi essere abbattuto o surgelato e rinvenuto al momento opportuno);

    una reazione conflittuale da parte delle famiglie, sia per la possibile perdita di qualità dei cibi, sia per il probabile aumento delle rette dovuto alle nuove modalità di produzione e confezionamento dei pasti (i cui costi potrebbero essere addebitati dai comuni anche agli utenti in un contesto socio-economico delle famiglie già molto critico, come indicato anche dall'Istat); condizioni che potrebbero portare ad un'estensione su scala nazionale del fenomeno del pasto da casa;

    chiusura delle cucine interne alle scuole che permettono di avere pasti più vari con piatti cucinati senza cibi industriali (salumi, pizza, hamburger, bastoncini e altro) che invece dominano nelle realtà con cucine centralizzate e pasto trasportato;

   il citato documento del Ministero dell'istruzione non indica comunque un modello specifico di mensa scolastica, ma apre a «soluzioni organizzative differenti per ciascuna scuola», dando quindi ai singoli enti territoriali «soluzioni organizzative differenti»;

   alcune aziende di ristorazione hanno ipotizzato, pur nel rispetto delle norme anticontagio, soluzioni alternative al lunchbox: tali progetti prevederebbero, esempio, il confezionamento dei pasti in multiporzioni in appositi recipienti (a parte quelli destinati alle diete speciali) e il trasporto in contenitori isotermici sterilizzati e disinfettati frequentemente;

   sicurezza, qualità del pasto (gusto e proprietà nutrizionali), riduzione degli sprechi e mantenimento delle attuali rette per le mense sono dunque criteri che possono essere conservati anche nell'attuale fase della pandemia –:

   quali iniziative intenda assumere il Governo, in relazione a quanto espresso in premessa, al fine di promuovere, di concerto con gli istituti e gli enti locali, modelli di refezione scolastica compatibili con lo sviluppo dell'emergenza sanitaria e che possano assicurare la qualità dei pasti, la riduzione degli sprechi alimentari e nessun aumento per le rette delle famiglie.
(5-04395)

AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INTERNAZIONALE

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, per sapere – premesso che:

   in Turchia è stato depositato in Parlamento dal partito di Governo AKP un emendamento all'articolo 103 del Codice penale turco (TCK) che permetterebbe agli autori di abusi sessuali su minori di essere lasciati liberi qualora sposassero le loro vittime;

   l'emendamento potrebbe essere messo ai voti nei prossimi giorni, entro il 25 luglio – giorno della chiusura dei lavori parlamentari prima della pausa estiva – ma non ne si dà, volutamente, informazione per cercare il più possibile di cogliere gli oppositori impreparati;

   le donne della società civile si sono raccolte e organizzate nella «Piattaforma delle Donne TCK 103» (TCK 103 Women's Platform), che comprende quasi tutte le associazioni femminili della Turchia;

   questa Piattaforma ha prodotto un documento per denunciare quanto sta accadendo e sta portando avanti una campagna di informazione sia sul fronte interno, accompagnata da mobilitazioni e marce di protesta, che su quello estero, cercando di sensibilizzare la comunità internazionale;

   una versione simile dello stesso emendamento era già stata presentata nel 2016, ma era stata poi ritirata a seguito della mobilitazione organizzata nel Paese dalle donne;

   secondo il testo dell'emendamento depositato, un uomo che sia stato accusato, processato e condannato per abuso sessuale su un minore, sarà rilasciato se sposerà la vittima, a patto che: la vittima avesse almeno 13 anni al momento dell'abuso; la differenza di età tra la vittima e l'autore dell'abuso non sia maggiore di 15 anni; il matrimonio sia stato celebrato prima che la legge venga emanata e il matrimonio duri per almeno 5 anni;

   si tratterebbe nella sostanza di una sorta di amnistia per gli uomini autori di abusi sessuali su minori, sotto la maschera di un matrimonio religioso «riparatore», con il tacito consenso della famiglia della vittima;

   in base all'articolo 90 della propria Costituzione, la Turchia è vincolata ad agire secondo le convenzioni internazionali sui diritti umani che ha sottoscritto, tra cui: la Convenzione Onu sui diritti del fanciullo (CRC), che obbliga gli Stati a tutelare gli interessi preminenti dei minori (articolo 3); la Convenzione Onu sull'eliminazione di ogni forma di discriminazione nei confronti della donna (Cedaw), che proibisce i matrimoni coi bambini e stabilisce il «diritto di scegliere spose e contrarre matrimonio solo con il loro pieno e libero consenso» (articolo 16); la Convenzione di Lanzarote, che obbliga gli Stati a criminalizzare l'attività sessuale con bambini al di sotto dell'età legale per il consenso, a prescindere dal contesto in cui questo comportamento viene esercitato (articolo 18); la Convenzione di Istanbul, che sottolinea la necessità di promuovere la parità di genere per prevenire e combattere la violenza contro le donne e che obbliga gli Stati a criminalizzare «la condotta intenzionale di forzare un adulto o un bambino al matrimonio» (articolo 37);

   secondo i princìpi di queste convenzioni, i matrimoni infantili e precoci non solo minano la salute sessuale e riproduttiva delle ragazze – aumentando il rischio di mortalità per parto e delle malattie dovute a gravidanze precoci – ma le rendono più esposte nei confronti di chi su di loro ha esercitato ed esercita violenza;

   a peggiorare la situazione sono anche le voci sempre più ricorrenti, accompagnate da dichiarazioni ufficiali di esponenti del partito di Governo, su una possibile uscita della Turchia dalla Convenzione di Istanbul –:

   quali iniziative intenda intraprendere il Governo, nei consessi bilaterali con la Turchia, così come in quelli internazionali ed europei, per assicurare il rispetto dei diritti umani, la protezione dei minori dagli abusi sessuali, la promozione dei diritti delle donne contro la violenza di genere e il diritto a contrarre il matrimonio solo sulla base di un pieno e libero consenso.
(2-00868) «Boldrini, Quartapelle Procopio, Deiana, Muroni, Sarli, Bruno Bossio, Ciampi, Giordano, Ianaro, Baldini, Ascari, Elisa Tripodi, D'Arrando, Casa, Bologna, Fitzgerald Nissoli, Villani, Martinciglio, Cancelleri, Papiro, Noja, Serracchiani, Carnevali, Schirò, Gribaudo, Pini, Ciprini, Barzotti, Pezzopane, Bonomo, Occhionero, Cenni, Giannone, De Lorenzo, Aprile, Frate».

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

III Commissione:


   QUARTAPELLE PROCOPIO, FASSINO, ANDREA ROMANO, LA MARCA, SCHIRÒ e BOLDRINI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   recentemente è stata presentata in Parlamento in Turchia, una legge di riforma dell'avvocatura che prevede l'istituzione di Ordini professionali alternativi a quelli esistenti, che, se dovesse essere approvata, consentirebbe al Governo turco il controllo anche sulle elezioni degli organi dirigenti dei vari ordini professionali;

   in tutto il Paese, gli avvocati stanno protestando per il timore ohe il presidente Erdoğan voglia ridurre al silenzio la società civile, partendo dall'Ordine degli avvocati, che negli ultimi anni si sono spesi moltissimo per difendere dissidenti, giornalisti, politici d'opposizione e attivisti;

   il 30 giugno 2020, davanti al Tribunale di Çalayan gli avvocati hanno inscenato una protesta, ma la RTÜK, la massima autorità di controllo delle telecomunicazioni turche, ha provveduto ad oscurare per cinque giorni le reti televisive – Tele 1 e Halk Tv – che ne volevano trasmettere le immagini. Il Governo turco controlla già il 90 per cento dei canali di informazione: 53 giornali. 20 riviste, 18 emittenti televisive, 24 stazioni radiofoniche e 6 agenzie di stampa;

   Ebru Timtik e Aytaç Ünsal – due avvocati detenuti in Turchia e collegati al CHD, un'associazione di avvocati che si concentra sul diritto alla vita e ai diritti fondamentali, chiusa nel 2016 con un decreto emesso in stato di emergenza – sono stati condannati a 18 e 10 anni con l'accusa di «appartenenza a un'organizzazione terroristica», e da febbraio, hanno iniziato uno sciopero della fame. Sono stati arrestati per aver difeso due cantanti – purtroppo deceduti in carcere dopo oltre 300 giorni di sciopero della fame – fermati nel 2016 con l'accusa di reati di eversione con le loro canzoni che manifestavano il proprio dissenso rispetto ad Erdogan;

   a sostegno degli avvocati turchi, oltre 300 avvocati in tutto il mondo, hanno firmato una petizione. Anche l'Avvocatura italica si è mobilitata: il Consiglio Nazionale Forense (CNF), il CCBE (ordini forensi europei) e l'Oiad (Osservatorio avvocati in pericolo) hanno chiesto al Governo turco di estendere anche agli avvocati detenuti l'amnistia concessa per la pandemia da COVID-19 e la scarcerazione dei due avvocati in sciopero della fame;

   l'attuale repressione di ogni voce critica e di opposizione, accusate di minare la sicurezza nazionale, operata dal Governo turco desta molte preoccupazioni in tutto il mondo occidentale –:

   quali iniziative, per quanto di competenza, intenda assumere il Governo, nei consessi bilaterali con la Turchia e internazionali ed europei, per preservare la fondamentale autonomia degli Ordini forensi turchi e lo Stato di diritto.
(5-04403)


   DELMASTRO DELLE VEDOVE. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   il 20 luglio 2020, il motopeschereccio italiano «Furore», con a bordo quattro italiani tutti di Manfredonia, è stato intercettato e sequestrato dalle motovedette croate a circa 55 miglia a nord di Vieste con l'accusa di attività di pesca all'interno delle acque nazionali croate;

   il peschereccio è stato condotto presso il porto dell'isola di Vis, attraccata e controllata dalle autorità croate, in attesa del processo per direttissima;

   la barca è stata presa in acque internazionali dove la capitaneria italiana poteva intervenire;

   secondo quanto riferisce l'armatore, si tratterebbe di uno sconfinamento accidentale dovuto al maestrale, valutato dai croati intorno ai 5 o 6 minuti. Il comandante se ne è accorto subito e ha raddrizzato la barca, rientrando in acque internazionali, ma l'imbarcazione è stata bloccata e portata nell'isola di Vis;

   dallo sconfinamento non sarebbe derivato alcun guadagno, perché per avere una utilità le calate delle reti devono essere di 3 o 4 ore;

   gli strumenti di navigazione attuali consentono di vedere tutti i tracciati, anche quanto tempo è stata la barca oltre il confine;

   negli ultimi mesi si sarebbero verificati almeno tre episodi simili che hanno visto protagoniste altre imbarcazioni italiane sequestrate dalle autorità croate per sconfinamenti nelle acque territoriali;

   data l'esiguità dello sconfinamento, la reazione croata risulta essere decisamente sproporzionata e assume contorni ancora più inquietanti in quanto proveniente da uno Stato membro dell'Unione europea –:

   se il Governo intenda protestare formalmente con il Governo croato per quanto avvenuto, convocando l'ambasciatore in Italia, al fine di consentire ai nostri connazionali di rientrare immediatamente in Italia e ottenere le scuse formali dalle autorità croate per quanto commesso.
(5-04404)

AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

VIII Commissione:


   GAGLIARDI, BENIGNI, PEDRAZZINI, SILLI, SORTE e PLANGGER. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   il piano nazionale integrato per l'energia e il clima recepisce le novità contenute nel decreto-legge sul clima nonché quelle sugli investimenti per il green new deal previste nella legge di bilancio 2020 e deve rispettare l'accordo di Parigi sui cambiamenti climatici;

   l'Italia ha come obiettivo di accelerare il percorso di decarbonizzazione;

   il terremoto che ha colpito la Francia nell'autunno scorso ha comportato la chiusura precauzionale di tre dei quattro reattori dell'impianto nucleare, azzerando l'approvvigionamento energetico dalla Francia e richiedendo ad Enel di garantire il sistema energetico nazionale attraverso la messa in disponibilità della centrale Enel della Spezia per scongiurare il rischio di un blocco nel sistema elettrico nazionale;

   la centrale Enel della Spezia, ferma dalla primavera del 2019, ha quindi attivato le procedure di riaccensione, ponendo dubbi sull'autorizzazione da parte di Terna all'uscita dal carbone entro il 1° gennaio 2021;

   La Spezia e la sua provincia hanno pagato per anni le pesanti conseguenze, in termini di ambiente e salute, della centrale a carbone di Melara e non potrebbero sopportare un'ulteriore proroga del termine di chiusura del suddetto impianto;

   il Governo, in sede di conversione del «decreto clima», si era impegnato — con l'ordine del giorno n. 120 — ad una graduale cessazione delle centrali a carbone sul territorio italiano entro il 31 dicembre 2025, prevedendo la definitiva dismissione dell'impianto della centrale La Spezia-Vallegrande entro il 1° gennaio 2021, così come stabilito anche nel decreto di approvazione del rinnovo dell'autorizzazione integrata ambientale del 2019, nonché a bloccare il progetto di un'eventuale sua riconversione a gas, pur garantendo i livelli occupazionali;

   il 28 gennaio 2020 il consiglio regionale della Liguria, con preciso ordine del giorno, ha ribadito con forza di sostenere le posizioni assunte dal sindaco e dal consiglio comunale della Spezia, ribadite nell'ordine del giorno n. 56 del 9 luglio 2020, ossia la contrarietà nella prosecuzione della produzione di energia elettrica nella centrale E. Montale attraverso l'utilizzo di combustibili fossili (carbone e gas) –:

   quale sia l'orientamento del Ministro interrogato, per quanto di competenza, in merito all'impatto ambientale connesso al funzionamento della centrale a carbone della Spezia – industria da anni classificata «inquinante» – soprattutto al fine di confermare gli obiettivi di cui al recente «decreto clima» e gli impegni assunti dal Governo che prevedono la definitiva dismissione dell'impianto della centrale E. Montale di La Spezia-Vallegrande alla data del 1° gennaio 2021, evitando quindi anche una sua riconversione a gas o a altro combustibile fossile.
(5-04405)


   LABRIOLA, CORTELAZZO, CASINO, GELMINI, MAZZETTI e RUFFINO. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   nel pomeriggio di sabato 4 luglio 2020, in conseguenza del maltempo e del forte vento che hanno interessato anche l'area di Taranto, dai parchi minerali dell'ex Ilva si è riversata soprattutto sul quartiere Tamburi una grande quantità di minerale e carbone: materiale nocivo sollevato dai venti e scaricato sui balconi, nelle case e lungo le strade vicino allo stabilimento gestito da ArcelorMittal dove vivono migliaia di cittadini;

   a ben poco sono servite le coperture realizzate negli ultimi anni. Strutture che hanno certamente limitato la quantità di materiale trasportato dal vento, ma, come è evidente, non sono affatto in grado di tenere bloccati i minerali e le polveri che stanno da troppo tempo avvelenando la salute dei cittadini di Taranto;

   nel 2012 gli esperti della procura certificarono che ogni anno oltre 700 tonnellate di polveri finivano sulla città per l'opera del vento. Anche per questo l'autorizzazione integrata ambientale aveva ordinato la copertura dei parchi;

   nel 2017 ArcelorMittal aveva annunciato la fine dei lavori per la prima delle due strutture. I minerali presenti nei parchi primari avrebbero dovuto essere messi sotto copertura entro la fine del 2019, ed entro maggio 2020 si sarebbe dovuto completare la copertura dei fossili. La realtà è che l'emergenza sanitaria legata alla diffusione del Coronavirus, ha causato ulteriori ritardi rispetto ai tanti annunci;

   Carla Luccarelli, dell'associazione GiorgioForever, madre del 15enne morto nel 2019 per un sarcoma dei tessuti molli, ha scritto sulla pagina Facebook: il «minerale vola impazzito alla stessa velocità del vento che lo trasporta. Raggiungerà distanze impensabili» e «si poserà sui terreni, sugli alberi e nei polmoni di grandi e piccini. Entrerà nel nostro cibo e poi nel corpo» –:

   quali iniziative immediate di competenza si intendano adottare per evitare nuovi e ulteriori spargimenti di polveri e di minerali che mettono a grave rischio la salute dei tarantini, nonché per dare soluzione ad un inquinamento non più sostenibile che rappresenta una perenne emergenza sanitaria per tutta l'area di Taranto interessata dallo stabilimento siderurgico, e quali siano stati i dati delle centraline dell'Arpa riguardo alla diffusione delle polveri di cui in premessa.
(5-04406)


   LUCCHINI, LEGNAIOLI, LOLINI, PICCHI, POTENTI, ZIELLO, CLAUDIO BORGHI, BADOLE, D'ERAMO, GOBBATO, PAROLO, RAFFAELLI, VALBUSA, VALLOTTO, PATASSINI e GAVA. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   nel luglio 2015, il cargo «IVY» di bandiera isole Cook, diretto al porto di Varna, ha disperso nelle acque del golfo di Follonica 63 tonnellate di materiale prevalentemente plastico, tritato in pezzi di 3-4 centimetri e pressato, suddiviso in 56 ecoballe e utilizzabile come combustibile solido secondario (CSS);

   parte delle ecoballe sono riemerse e spiaggiate lungo la costa di Piombino ed Elba, e in parte risultano ripescate accidentalmente dai pescatori locali;

   al momento circa 40 ecoballe sono ancora giacenti sul fondale marino, nelle vicinanze di Cerboli, a sud dell'isola d'Elba. La permanenza in mare aumenta giorno per giorno il rischio che si sfaldino gli imballaggi e che si disperdano tonnellate di plastiche eterogenee in mare e sulle coste in pieno Santuario internazionale dei cetacei «Pelagos» e nell'ambito del Parco nazionale dell'Arcipelago toscano;

   in effetti, nei pressi dell'isola d'Elba si sono verificati inquinamenti da plastiche sulle spiagge del comune di Rio Marina, a testimoniare il probabile progressivo deterioramento degli imballaggi con conseguente rilascio di rifiuti sul fondo del mare;

   con decreto del Presidente della Repubblica del 25 giugno 2019, è stato nominato commissario straordinario del Governo, per un anno, il contrammiraglio Aurelio Caligiore, capo del reparto ambientale Marino del Corpo delle capitanerie di porto, ai fini del recupero delle ecoballe, tuttavia, senza assegnazione di poteri straordinari in deroga alle leggi vigenti; in data 20 dicembre 2019, l'Autorità garante della concorrenza e del mercato ha avviato un procedimento volto a verificare la eventuale incompatibilità tra i due incarichi; il termine entro il quale dovrebbe concludersi il procedimento è stato prorogato da ultimo al 31 luglio 2020;

   nel frattempo, l'incarico del commissario è scaduto;

   l'Ispra ritiene indifferibile il recupero delle ecoballe per prevenire un disastro ambientale;

   si apprende dai giornali che il 2 luglio 2020 si è svolta una riunione tra il Ministro interrogato, il presidente dell'Ispra, il Capo della protezione civile e il presidente della regione Toscana, con tema la necessità della dichiarazione dello stato di emergenza con nomina di un commissario straordinario con poteri di deroga, ma il Consiglio dei ministri non ha preso ancora iniziative in tal senso –:

   se non intenda adottare iniziative, per quanto di competenza, volte ad interventi immediati per recuperare le ecoballe ed evitare un disastro ambientale da microplastiche in pieno Santuario dei cetacei «Pelagos», importantissimo per habitat e specie, chiarendo a tal fine se il Governo intenda ricorrere alla dichiarazione dello stato di emergenza e alla nomina di un commissario straordinario con poteri in deroga.
(5-04407)


   FREGOLENT e FERRI. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   il 17 luglio 2020 sono passati 32 anni dal terribile incendio allo stabilimento di insetticidi Farmoplant, che ha provocato la nube tossica più pericolosa ed invasiva per il territorio di Massa:

   l'incendio causò uno dei più gravi disastri ambientali del centro Italia, al punto da coprire un'area di circa 2 mila chilometri quadrati tra La Spezia e Forte dei Marmi:

   nella provincia di Massa Carrara, i dati dei malati di tumore sono allarmanti ed il mistero di quella «bomba tossica» resta ancora oggi. È necessario, dunque, fare chiarezza sulla falda soggiacente alla zona industriale e anche su alcune aree residenziali di Massa;

   a tal proposito, nel 2016 era stato sottoscritto un accordo di programma fra Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, regione Toscana, provincia di Massa Carrara e diversi comuni, che metteva a disposizione oltre 3 milioni di euro nell'immediato (e altri per una fase successiva, per un totale di circa 24 milioni di euro);

   una parte delle suddette risorse era finalizzata a realizzare uno studio della falda e ad arrivare a una progettazione di bonifica unitaria dell'area, da finanziare poi con i restanti fondi dell'accordo di programma: soggetto attuatore dello studio e del progetto era Sogesid, società in house del Mattm;

   l'analisi della falda è stata completata nell'autunno 2019 e i risultati presentati a dicembre; in quell'occasione era stato annunciato che la progettazione della bonifica sarebbe stata presentata nel primo trimestre del 2020;

   ad oggi tale progettazione non è però ancora stata presentata;

   nel lotto 3, le aziende che hanno intrapreso un'attività preliminare di bonifica hanno dovuto seguire un percorso burocratico di 15 anni senza avere ancora la disponibilità del terreno;

   si rileva inoltre che, all'interno del sito, il Mattm ha condotto l'iter in maniera differente. Eclatante, in proposito, è quanto accaduto ad un sito che circa vent'anni orsono si affidava agli enti preposti per la verifica dell'avvenuta bonifica: nonostante la bonifica fosse intervenuta, ad opera di Edison (sotto controllo dell'Arpat), da oltre due anni, il sito è rimasto arenato a causa della burocrazia, con grave danno occupazionale –:

   se e quali iniziative di competenza intenda adottare per rafforzare concretamente la tutela ambientale dell'area in questione e dare maggiore effettività alla protezione e alla salvaguardia del territorio, con particolare riguardo alla presentazione della progettazione unitaria della bonifica e alle certificazioni di avvenuta bonifica e altresì per favorire iniziative private di natura economica.
(5-04408)


   VIANELLO, DEIANA, DAGA, D'IPPOLITO, FEDERICO, ILARIA FONTANA, LICATINI, ALBERTO MANCA, MARAIA, MICILLO, RICCIARDI, TERZONI, VARRICA, VIGNAROLI e ZOLEZZI. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 11-ter del decreto-legge n. 135 del 2018 prevedeva l'approvazione, entro diciotto mesi dalla sua entrata in vigore, del Piano per la transizione energetica sostenibile delle aree idonee (PiTESAI), finalizzato all'individuazione di un quadro definito di riferimento delle aree ove è consentito lo svolgimento delle attività di prospezione, ricerca e coltivazione di idrocarburi sul territorio nazionale;

   l'articolo 12 del decreto-legge n. 162 del 2019 ha prorogato al 13 febbraio 2021 il termine per l'adozione – con decreto del Ministero dello sviluppo economico di concerto con il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, previa valutazione ambientale strategica – del PiTESAI. Con riferimento alle sole aree su terraferma, il piano prevede l'intesa con la Conferenza unificata. Qualora tale intesa non sia raggiunta entro sessanta giorni dalla prima seduta, la Conferenza unificata è convocata in seconda seduta su richiesta del Ministro dello sviluppo economico entro trenta giorni e, in caso di mancato raggiungimento dell'intesa entro il termine di centoventi giorni dalla seconda seduta o di dissenso motivato della Conferenza unificata, il PiTESAI potrà essere adottato limitatamente alle aree marine;

   l'articolo 11-ter citato prevede che nelle aree non compatibili con le previsioni del piano, entro sessanta giorni dall'adozione del piano stesso, il Ministero dello sviluppo economico avvia i procedimenti per il rigetto delle istanze relative ai procedimenti sospesi concernenti il conferimento di nuovi permessi di prospezione o di ricerca e avvia i procedimenti di revoca dei permessi di prospezione e di ricerca in essere. In caso di mancata tempestiva adozione del Pitesai, i procedimenti sospesi proseguono nell'istruttoria ed i permessi di prospezione e di ricerca sospesi riprendono efficacia;

   il 9 luglio 2020 il Governo, rispondendo ad un question time in commissione (n. 5-04310) presentato dal deputato Sut, ha affermato che «il 17 ottobre 2019 è stato approvato l'Accordo di collaborazione tra il Ministero dello sviluppo economico, Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e Ispra, in cui sono esplicitate le aree di reciproca collaborazione ed è stato previsto lo specifico cronoprogramma di riferimento per le attività da effettuare e le relative tempistiche, che saranno seguite in modo da garantire il rispetto dei termini previsti», mentre in merito alla valutazione ambientale strategica dovrebbe essere attivata al più tardi entro il prossimo mese di ottobre –:

   quale sia, per i profili di competenza del Ministro interrogato, il cronoprogramma delle attività da effettuare con relative tempistiche, nonché i termini entro cui sarà iniziata e conclusa la Vas, al fine di dare rassicurazione sul rispetto del termine per l'adozione del Pitesai di cui in premessa.
(5-04409)


   BURATTI, NARDI, CIAMPI, BRAGA, CECCANTI e ANDREA ROMANO. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   la motonave «Ivy» nel 2015 disperse 56 ecoballe di combustibile solido secondario (Css), per un peso complessivo di circa 65 tonnellate, sui fondali del golfo di Follonica (Grosseto), in una zona marina protetta e compresa nel Parco nazionale dell'Arcipelago toscano;

   dopo 5 anni delle 56 ecoballe ne sarebbero state recuperate, infatti, solo 15, anche a causa di problemi burocratici;

   il 25 giugno 2020 è comunque scaduto il termine dell'incarico affidato al contrammiraglio Aurelio Caligiore, capo del reparto ambientale marino delle Capitanerie di porto (Ram), designato nel 2019 commissario straordinario del Governo per il recupero delle ecoballe, ma sul cui incarico l'Autorità garante della concorrenza e del mercato aveva avviato un procedimento per incompatibilità. Procedimento che aveva di fatto rallentato le operazioni di recupero, nonostante le proteste degli enti locali e della regione Toscana;

   a causa di tali gravi ritardi, anche secondo quanto comunicato il 4 maggio 2020 da Ispra, sarebbe sempre maggiore il rischio che le ecoballe si sfaldino e il loro contenuto si disperda in mare con effetti altamente inquinanti per l'ecosistema marino ed anche dannosi per la sostenibilità turistica e ricettiva del territorio;

   sull'intervento di recupero dovrebbe pronunciarsi la Protezione civile nazionale, mentre la decisione su come operare sarebbe di competenza del Presidente del Consiglio dei ministri;

   il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare avrebbe comunque predisposto da anni un «Piano operativo di pronto intervento per la difesa del mare e delle zone costiere dagli inquinamenti accidentali da idrocarburi e da altre sostanze nocive» che permetterebbe allo stesso dicastero, ed a fronte di emergenze come quella delle «ecoballe», un pronto intervento diretto in collaborazione con la stessa Protezione civile;

   a quanto si apprende dalla stampa le ecoballe sarebbero state al centro di un incontro, il 2 luglio 2020, tra Capo della protezione civile e Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e sarebbe imminente la dichiarazione di stato di emergenza nazionale e la nomina di un nuovo commissario;

   anche in virtù di tali notizie appaiono sorprendenti questi ulteriori ritardi anche perché, sempre secondo i media, con una spesa di 1,5 milioni di euro in 10 giorni tutte le ecoballe potrebbero essere recuperate –:

   quali interventi urgenti si intendano assumere, per quanto di competenza, per assicurare in tempi certi e brevi il recupero delle ecoballe, al fine di tutelare l'ambiente ed evitare gravi ripercussioni al turismo locale, già gravemente colpito dall'emergenza sanitaria.
(5-04410)

BENI E ATTIVITÀ CULTURALI E TURISMO

Interrogazioni a risposta scritta:


   FARO, VARRICA e PERANTONI. — Al Ministro per i beni e le attività culturali e per il turismo. — Per sapere – premesso che:

   il decreto-legge del 19 maggio 2020, n. 34, cosiddetto decreto rilancio, ha concluso in questi giorni il suo iter, ed è stato quindi definitivamente convertito, in legge;

   all'articolo 125 del decreto-legge n. 34 del 2020 è previsto un credito di imposta in favore di un ampio raggio di categorie, per il recupero delle spese di sanificazione e delle spese per l'acquisto di dispositivi individuali di protezione, ma tra i beneficiari della originaria norma richiamata non erano annoverate le attività extralberghiere a carattere non individuale, ovvero i cosiddetti Bed and Breakfast a carattere familiare. Questo tipo di strutture sono molto diffuse su tutto il territorio nazionale, pertanto l'interrogante in sede di esame dell'A.C. 2500 per la conversione del decreto ha presentato l'emendamento 125.17, approvato con riformulazione in Commissione che sostanzialmente ha esteso il credito d'imposta di imposta di cui all'articolo 125 del decreto-legge n. 34 del 20210 a tali strutture extralberghiere a carattere non imprenditoriale, con la finalità di ampliare il raggio dei beneficiari a tutti i soggetti rientranti nella filiera del turismo, individuandole attraverso il riferimento al comma 4 dell'articolo 13-quater del decreto-legge n. 34 del 30 aprile 2019 convertito, con modificazioni, dalla legge n. 58 del 28 giugno 2019 (decreto crescita) che stabilisce: «Al fine di migliorare la qualità dell'offerta turistica, assicurare la tutela del turista e contrastare forme irregolari di ospitalità, anche ai fini fiscali, presso il Ministero delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo è istituita una apposita banca dati delle strutture ricettive nonché degli immobili destinati alle locazioni brevi ai sensi dell'articolo 4 del decreto-legge 24 aprile 2017, n. 50, convertito, con modificazioni, dalla legge 21 giugno 2017, n. 96, presenti nel territorio nazionale, identificati mediante un codice alfanumerico, di seguito denominato “codice identificativo”, da utilizzare in ogni comunicazione inerente all'offerta e alla promozione dei servizi all'utenza»;

   ma allo stato il codice identificativo di cui alla norma sopra richiamata non è ancora operativo, mancando il decreto attuativo necessario per la creazione della banca dati delle strutture extralberghiere a carattere non imprenditoriale e quindi anche per l'assegnazione del relativo codice identificativo; perciò ne deriva una criticità rilevante per poter riconoscere a tale tipo di strutture ricettive il credito d'imposta per le spese di sanificazione –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza di quanto descritto in premessa;

   quale sia lo stato di attuazione dell'articolo 13-quater, commi da 4 a 7 del decreto-legge n. 34 del 30 aprile 2019.
(4-06410)


   BILOTTI. — Al Ministro per i beni e le attività culturali e per il turismo, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   con delibera del Cipe n. 26 del 2016 sono state allocate le risorse del Fsc 2014/2020 per interventi nelle Regioni e nelle Città metropolitane del Mezzogiorno, mediante i «Patti per il Sud». Con la deliberazione n. 809 del 2016 la giunta regionale della Campania ha individuato l'elenco degli interventi con i relativi beneficiari cui assegnare le risorse Fsc 2014/2020 stanziate nel «Patto per lo sviluppo della Regione Campania». Tra le operazioni finanziate è compreso il programma denominato «Interventi di mobilità sostenibile nelle costiere amalfitana e sorrentina – I fase». Nel gennaio 2017 i comuni della Costiera amalfitana di Minori e Maiori, in provincia di Salerno hanno sviluppato uno studio di fattibilità per la realizzazione di una variante in galleria alla strada statale 163. Nel novembre 2018 viene redatto da Anas il progetto di fattibilità economica di una galleria di 400 metri per un importo previsto di 18 milioni di euro. L'analisi costi benefìci a sostegno dell'opera si fonda sull'assunzione che il traffico veicolare aumenterà dal 2018 al 2042 del 40 per cento, passando dagli attuali 5.500 veicoli giornalieri di media a 7.800. L'attuale assetto viario costituito dalla strada statale 163 della Costiera amalfitana rappresenta nella sua storicità un elemento caratteristico del sito che unito a quelli culturali e naturalistici hanno determinato il riconoscimento sito come patrimonio culturale dell'Unesco nel 1997. Ad oggi non risulta approvato un piano di gestione del sito Unesco Costiera Amalfitana come previsto dalla legge n. 77 del 2006 e come dotazione obbligatoria nell'ottica di garantire una tutela continua secondo le indicazioni contenute nella dichiarazione di Budapest. L'articolo 4, comma 1, lettera c) della legge n. 77 del 2006 prevede inoltre che ai fini di una gestione compatibile dei siti italiani Unesco e di un corretto rapporto tra flussi turistici e servizi culturali offerti, siano previsti interventi volti: «alla realizzazione, in zone contigue ai siti, di aree di sosta e sistemi di mobilità, purché funzionali ai siti medesimi». Il Comitato per il patrimonio mondiale dell'Unesco nel 2019 ha fornito indicazioni sui danni potenziali causati da eventi che possano pregiudicare il valore riconosciuto e sull'eventualità di inserire i siti in questione nella lista del «World Heritage in Danger». Il Piano straordinario per la mobilità turistica 2017-2022 del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti prevede che «la valorizzazione del patrimonio infrastrutturale e la promozione di servizi di trasporto innovativi e a basso impatto ambientale come capisaldi per la diffusione di un turismo responsabile e sostenibile». In più occasioni il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, ha ribadito le gravi condizioni di viabilità della strada statale 163 amalfitana determinate da volumi di traffico ad oggi insostenibili –:

   se l'aumento del 40 per cento del flusso veicolare lungo la strada statale 163 Amalfitana, giustificativo dell'investimento di 18 milioni di euro per l'infrastruttura in questione, risulti coerente con i provvedimenti annuali di contingentamento predisposti congiuntamente da Anas e prefetto di Salerno;

   se detto incremento sia compatibile con i princìpi di salvaguardia, conservazione e tutela continua del sito Unesco secondo le indicazioni contenute nella dichiarazione di Budapest del 1972;

   quali siano le iniziative del Governo per promuovere la sollecita redazione del piano di gestione del sito in questione, anche alla luce della gestione dei crescenti flussi turistici e della compatibilità delle infrastrutture già programmate.
(4-06413)

DIFESA

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   CORDA. — Al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:

   con decreto legislativo 29 maggio 2017, n. 94, sono state adottate disposizioni in materia di riordino dei ruoli e delle carriere del personale delle Forze armate, ai sensi dell'articolo 1, comma 5, della legge 31 dicembre 2012, n. 244;

   nel medesimo decreto, all'articolo 5, è stato previsto il bando di un concorso straordinario per il reclutamento nel ruolo dei marescialli riservato al solo personale appartenente ai ruoli sergenti e volontari in servizio permanente arruolato ai sensi della legge 24 dicembre 1986, n. 958 e successive modificazioni e transitato in servizio permanente ai sensi degli articoli 35, comma 2, e 36, del decreto legislativo 12 maggio 1995, n. 196;

   il Ministero della difesa – direzione generale per il personale militare, con decreto n. 31/1D del 20 dicembre 2018 ha indetto un concorso interno straordinario per il reclutamento dei marescialli delle Forze armate riservato al personale militare del ruolo graduati e del ruolo sergenti assunti con la legge 24 dicembre 1986, n. 958;

   tale concorso prevede modalità di selezione del tutto atipiche rispetto ai normali bandi di selezione essendo necessario, per i partecipanti, non aver riportato nell'ultimo biennio sanzioni disciplinari più gravi della consegna e il possesso del diploma di istruzione secondaria di primo grado in deroga anche ai vigenti limiti di età; inoltre, i vincitori del concorso sono tenuti a frequentare un corso di formazione della durata massima di tre mesi, se ritenuto indispensabile dalla Forza armata di appartenenza, ed è assicurata la permanenza, almeno biennale, nella propria sede di servizio;

   la sanatoria attuata con il riordino delle carriere del 2017 e le modalità di svolgimento del concorso straordinario hanno prodotto sperequazioni e disparità di trattamento a danno di coloro che si sono arruolati seguendo gli ordinari iter concorsuali;

   quanto premesso genera inevitabilmente frustrazione e indignazione tra le donne e gli uomini delle Forze armate che hanno avviato ricorsi e petizioni in opposizione all'ingiustificata discriminazione che il citato concorso ha creato tanto nell'iter concorsuale quanto nei successivi profili e sviluppi di carriera e di impiego del personale militare;

   si ritiene, pertanto, ragionevole rinviare le nomine al grado di maresciallo dei vincitori dell'avvenuto concorso fino a quando non vi sia una pronuncia definitiva della magistratura –:

   quali sia la posizione assunta dal Ministro interrogato in merito alla questione esposta e quali iniziative ritenga sia necessario adottare.
(5-04399)


   CORDA. — Al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:

   da almeno un decennio, attraverso la stipulazione di diversi protocolli d'intesa tra la regione autonoma della Sardegna e il Ministero della difesa, è stato avviato il processo di riduzione del carico di servitù militari gravanti sull'isola al fine di ridurre le limitazioni derivanti dall'utilizzo del territorio per finalità connesse alla Difesa e consentire una migliore fruizione dello stesso da parte dei cittadini;

   il 10 novembre 2006 è stato siglato l'accordo per la riorganizzazione della presenza militare sull'isola cui ha fatto seguito l'intesa del marzo 2007, con i quali è stata pianificata una razionalizzazione e riorganizzazione delle infrastrutture militari sul territorio regionale ed il contestuale trasferimento alla regione Sardegna dei beni che il Ministero della difesa ha riconosciuto non più funzionali alle proprie esigenze istituzionali;

   nel medesimo ambito si inquadra il Protocollo d'intesa tra il Ministero della difesa e la regione autonoma della Sardegna, del 18 dicembre 2017, per il coordinamento delle attività militari presenti nel territorio della regione, nel quale sono fissati, tra le misure di riequilibrio ed armonizzazione, in termini di riduzione quantitativa e qualitativa della presenza militare, in tempi certi e modalità definite, la sospensione delle attività a fuoco presso i poligoni sardi nel periodo estivo, la cessione di varie spiagge e caserme, il riavvio dei processi di dismissione dei beni non più utili ai fini istituzionali della Difesa, a partire dagli accordi regione Sardegna-Ministero della difesa e Agenzia del demanio del 7 marzo 2008;

   da ultimo, il Protocollo d'Intesa del 2019 che prosegue nella direzione del riequilibrio e l'armonizzazione delle diverse esigenza delle parti interessate e con il quale per la prima volta si è giunti alla riduzione dello spazio assegnato alla Difesa con la cessione, attesa da oltre quarant'anni, della spiaggia di Porto Tramatzu a Teulada;

   si ricorda che la Sardegna è la regione con la più alta percentuale di servitù militari presenti sull'intero territorio italiano. Pertanto, da sempre sussiste la necessità di ridurre le limitazioni derivanti dall'utilizzo del territorio per finalità connesse alla Difesa e restituire, al contempo, queste zone che si qualificano come una possibile fonte di reddito per l'economia regionale, offrendo opportunità di crescita sia sul piano ambientale che turistico, industriale e commerciale –:

   quali sia il numero complessivo delle servitù militari che gravano ancora sul territorio della regione Sardegna, quali siano le aree interessate, quante infrastrutture militari siano presenti nella regione Sardegna e il numero complessivo dei dipendenti della Difesa impiegati in tali zone.
(5-04400)

Interrogazione a risposta scritta:


   POTENTI. — Al Ministro della difesa, al Ministro per le politiche giovanili e lo sport. — Per sapere – premesso che:

   durante la 1102a riunione della giunta nazionale del Coni, tenutasi a Roma il 2 luglio 2020 nei locali del Foro Italico, è stata approvata una delibera di proposta al Consiglio nazionale di una disposizione che obbliga le federazioni a procedere alle elezioni in una finestra che parte da settembre 2020 e termina il 17 ottobre del 2021;

   si sa che il Consiglio federale della Federazione italiana nuoto ha già deliberato che l'assemblea elettiva si terrà Roma il 5 settembre 2020;

   la Unione italiana tiro a segno (Uits) è stata commissariata nel 2017 dal Ministero della difesa allo scopo – si leggeva nel documento ufficiale emanato dal gabinetto dell'allora Ministro – di «ripetere le elezioni presidenziali»;

   l'Assemblea nazionale elettiva dell'Uits era stata convocata nelle date di 22 e 23 novembre 2019 dall'ex Commissario straordinario, Francesco Soro, salvo poi essere annullata improvvisamente dall'allora Ministro della difesa per nominare un nuovo Commissario nella figura del colonnello Igino Rugiero e lasciando persistere una condizione di straordinarietà ai vertici dell'ente pubblico e dalla Federazione sportiva affiliata al Coni –:

   quali iniziative si intendano assumere affinché siano rispettate le finalità con cui ormai tre anni fa il Ministro della difesa pro tempore deliberò il commissariamento dell'Unione italiana tiro a segno;

   se si intendano adottare iniziative per assicurare il rispetto dei principi democratici che il prolungamento ulteriore del commissariamento deliberato per lo svolgimento di elezioni presidenziali potrebbe mettere a rischio;

   se non si intendano adottare iniziative, per quanto di competenza, affinché si pervenga alla convocazione, nella prima data possibile della finestra individuata dalla giunta nazionale del Coni, dell'assemblea nazionale elettiva dei vertici dell'Unione italiana tiro a segno.
(4-06412)

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazioni a risposta immediata:


   CATTANEO, GELMINI, OCCHIUTO, MARTINO, GIACOMONI, PORCHIETTO, BARATTO, GIACOMETTO, ANGELUCCI, MANDELLI, PRESTIGIACOMO, PAOLO RUSSO, D'ATTIS, PELLA, CANNIZZARO e D'ETTORE. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   è da considerarsi ingiustificabile e assolutamente paradossale che in un periodo di eccezionale emergenza come quello attuale e nell'ambito di manovre economiche che hanno impegnato oltre 80 miliardi di euro in pochi mesi, il Governo non sia riuscito a trovare il modo di prorogare al 30 settembre 2020 i versamenti a saldo 2019 e acconto 2020 delle imposte sui redditi come ripetutamente chiesto dal gruppo Forza Italia, in modo tale da garantire la cassa sufficiente per disporre di un intervento del tutto analogo a quella concesso nel 2019 e maggior respiro ai contribuenti in affanno;

   sul punto il Consiglio nazionale dei dottori commercialisti e degli esperti contabili e tutte le sigle sindacali dei commercialisti (Adc, Aidc, Anc, Andoc, Fiddoc, Sic, Unagraco, Ungdec, Unico) in un comunicato stampa diffuso il 19 luglio 2020, a fronte del diniego da parte del Governo intervenire, ha dichiarato che saranno valutate azioni di protesta della categoria, ivi inclusa quella dello sciopero;

   è del resto incomprensibile che il Governo non si renda conto del fatto che meno saranno i contribuenti che autonomamente sceglieranno di non versare il 20 luglio 2020 o il 20 agosto 2020 con maggiorazione dello 0,4 per cento, tanto più sarà inevitabile per l'Esecutivo fare marcia indietro e riaprire i termini di versamento senza sanzioni fino al 30 settembre 2020, come già avrebbe dovuto fare;

   soprattutto in questo periodo di emergenza i commercialisti hanno sempre dimostrato grande senso di responsabilità ma anche insostituibilità, assistendo imprese, lavoratori e famiglie sia nelle valutazioni finanziarie relative alle scelte necessarie per affrontare le conseguenze del lockdown, sia per assicurare loro l'accesso alle misure di sostegno messe in campo, svolgendo un ruolo fondamentale per la tenuta del tessuto economico-imprenditoriale del Paese;

   appariva dunque assolutamente necessario dare seguito alle richieste di proroga al 30 settembre 2020; più volte è stato reiterato l'appello per una proroga dei versamenti relativi alle dichiarazioni dei redditi e dell'Irap 2020, in scadenza il 20 luglio 2020, anche nella considerazione che gli adempimenti straordinari legati all'emergenza Coronavirus e le limitazioni lavorative per dipendenti e collaboratori degli studi professionali derivanti dalle misure anti-contagio hanno sottratto il tempo necessario per la predisposizione delle dichiarazioni e per determinare gli importi dei versamenti del 20 luglio 2020 –:

   se il Governo, alla luce di quanto esposto in premessa, non intenda adottare con urgenza immediate iniziative normative per disporre la proroga al 30 settembre 2020 dei versamenti a saldo 2019 e acconto 2020 delle imposte sui redditi.
(3-01681)


   DEL BARBA, UNGARO, D'ALESSANDRO, FREGOLENT, MARCO DI MAIO e MORETTO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   questa settimana 8 milioni di contribuenti hanno dovuto confrontarsi con 246 scadenze fiscali nel momento in cui tante imprese e partite Iva faticano a recuperare l'attività in conseguenza del lockdown e della crisi economica derivante al diffondersi del virus COVID-19;

   la richiesta di un'ulteriore proroga delle scadenze fiscali dal 20 luglio al 30 settembre 2020 è stata rifiutata con la motivazione dei mancati introiti quantificabili in circa 8,4 miliardi di euro; tuttavia, gli scostamenti di bilancio già effettuati e che ci si appresta a rinnovare in favore di alcune categorie produttive e di consumatori dimostrano la possibilità di poter compiere scelte eccezionali in una condizione di emergenza, quale quella che si sta vivendo;

   solo in questo modo commercianti, artigiani, liberi professionisti potranno tornare ad avere ossigeno e riprendere a progettare con serenità il proprio futuro;

   l'Italia conta oggi oltre 4,6 milioni di autonomi: un numero altissimo che pone l'Italia al primo posto in Europa. Tra questi si annoverano, però, anche molti cosiddetti mono-committenti con un ruolo molto simile ai lavoratori subordinati, senza godere tuttavia delle stesse garanzie e tutele;

   diversi imprenditori, inoltre, dovranno scegliere tra pagare gli stipendi dei dipendenti ed adempiere alle scadenze fiscali, dopo mesi di blocco della produzione. Generalizzare una situazione estremamente variegata, risulta, quindi controproducente e dannoso;

   da notizie stampa si apprende che il Governo ha annunciato nuove misure per sostenere il tessuto economico e produttivo. Occorre, però, fare in fretta: i soli strumenti di sussidio non contribuiranno, alla lunga, all'urgente rilancio dell'economia che ha bisogno di liquidità;

   se il pagamento delle tasse è un dovere costituzionale, certamente la gran parte delle attività produttive di beni e servizi sono state ferme per mesi, alcune senza fatturare un solo euro. La necessità di prorogare le scadenze fiscali ha il solo scopo di fornire un margine di temporanea serenità ad imprese e lavoratori autonomi;

   tra pochi giorni, inoltre, il Parlamento dovrà esprimersi sull'ennesimo scostamento di bilancio, il terzo del 2020, per consentire un indebitamento aggiuntivo per un totale probabilmente vicino ai 100 miliardi di euro, proprio nel tentativo di rilanciare l'economia –:

   se non si ritenga opportuno adottare iniziative volte ad azzerare completamente le sanzioni attualmente previste per mancato versamento entro la scadenza vigente del 20 luglio 2020, a condizione che tale versamento avvenga entro e non oltre il 30 settembre 2020.
(3-01682)


   LOLLOBRIGIDA, MELONI, ACQUAROLI, BALDINI, BELLUCCI, BIGNAMI, BUCALO, BUTTI, CAIATA, CARETTA, CIABURRO, CIRIELLI, LUCA DE CARLO, DEIDDA, DELMASTRO DELLE VEDOVE, DONZELLI, FERRO, FOTI, FRASSINETTI, GALANTINO, GEMMATO, LUCASELLI, MANTOVANI, MASCHIO, MOLLICONE, MONTARULI, OSNATO, PRISCO, RAMPELLI, RIZZETTO, ROTELLI, SILVESTRONI, TRANCASSINI, VARCHI e ZUCCONI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   le partite Iva, i lavoratori autonomi e le imprese, i primi ad essere colpiti dalla crisi economica da COVID-19 ancora in corso, sono sottoposti in questi giorni all'ulteriore disagio causato dal pagamento delle tasse che non è stato ancora prorogato;

   sono coinvolti 4,5 milioni di contribuenti nelle 142 scadenze previste al 20 luglio 2020. Si tratta dei versamenti Irpef, Irap e Ires fino al pagamento del diritto annuale alla camera di commercio;

   il Sottosegretario per l'economia e delle finanze, Alessio Villarosa, durante la seduta di interrogazioni a risposta immediata in Commissione finanze della Camera dei deputati, ha confermato che molte imposte erano già state fatte slittare dal 30 giugno 2020 in avanti per effetto del «decreto rilancio», ma che non ci sarà un ulteriore rinvio;

   i primi a segnalare il vero e proprio «ingorgo fiscale» che si verificherà a fine mese è stato l'Ordine dei commercialisti che aveva chiesto al Governo una proroga, considerato anche il momento difficile che stanno passando imprese e liberi professionisti;

   è necessario non sottovalutare il fatto che il mancato rinvio rafforzerebbe il «rischio chiusura» con un impatto diretto ed indiretto sulla finanza pubblica maggiore di quello derivante dalla proroga delle scadenze fiscali;

   si apprende da dichiarazioni che il Governo ha aperto alla possibilità di riprogrammare le scadenze del pagamento delle tasse previste a settembre 2020, le ritenute e i contributi del periodo marzo-maggio 2020, ma non si hanno notizie certe in merito;

   è evidente che il mancato rinvio delle scadenze fiscali rischia di diventare un duro colpo per quelle imprese già in crisi di liquidità per l'emergenza Coronavirus. A dare l'allarme è anche Confcommercio, che dichiara: «Occorre che si prenda atto di una situazione che, di fatto, vedrà tantissime imprese e tantissimi lavoratori autonomi impossibilitati a procedere ai versamenti nei termini fin qui previsti»;

   il Governo ha confermato il «no» alla proroga, nonostante le ripetute e motivate richieste di contribuenti e commercialisti in difficoltà –:

   se non intenda adottare iniziative volte a prorogare la scadenza degli adempimenti fiscali previsti al 20 luglio 2020, che rappresentano un aggravio insostenibile per milioni di lavoratori e partite Iva che stanno affrontando la crisi economica più difficile dal dopoguerra ad oggi e che non hanno la liquidità per far fronte al pagamento delle imposte allo stato preteso dal Governo.
(3-01683)


   MELILLI, LORENZIN, MADIA, MANCINI, NAVARRA, PADOAN, UBALDO PAGANO, GRIBAUDO, FIANO e ENRICO BORGHI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   la diffusione dell'epidemia da Coronavirus ha innescato, in Italia e in Europa, una crisi senza precedenti che ha portato il Governo a dichiarare lo stato di emergenza nazionale;

   la pandemia, oltre alla complessa sfida sul piano sanitario, richiede anche una significativa risposta economica da parte delle istituzioni nazionali, europee e internazionali;

   il Governo ha da subito provveduto a tutelare lavoratori e imprese, con interventi specifici per le zone maggiormente colpite;

   le pesanti ripercussioni socio-economiche hanno determinato l'esigenza di un piano più incisivo che ha portato il Parlamento ad autorizzare lo scostamento temporaneo del saldo strutturale dall'obiettivo programmatico di medio termine incrementando le risorse 2020 di 25 miliardi di euro, attraverso le quali, con il «decreto cura Italia», sono stati potenziati il sistema sanitario, la protezione del lavoro e dei redditi e la sospensione delle scadenze tributarie e contributive;

   per affrontare il momento di grande ristrettezza del credito è stato emanato il «decreto liquidità» volto a concedere garanzie statali sui finanziamenti bancari alle imprese per 200 miliardi di euro e il potenziamento del fondo di garanzia per le piccole e medie imprese;

   ulteriori 55 miliardi di euro di indebitamento, che salgono a 155 in termini di saldo netto, sono stanziati con il «decreto rilancio» per avviare la «fase 2» dell'economia: un provvedimento straordinario che pone le basi per la ripresa eliminando definitivamente gli aumenti Iva e delle accise previsti dal 2021;

   in particolare, vengono stanziati 130 miliardi di euro per fornire ristoro alle imprese con contributi a fondo perduto, la cancellazione dell'Irap di giugno 2020, contributi per affitti e bollette, l'allungamento delle tutele della cassa integrazione per 16 miliardi di euro, delle indennità di lavoratori autonomi, collaboratori coordinati e continuativi, stagionali, artigiani e commercianti e interventi per colf e badanti; oltre 5 miliardi di euro sono stanziati per le terapie intensive e l'assunzione di 9.000 infermieri; previsti poi l'azzeramento Iva sulle mascherine e misure in tema di investimenti green e sostenibili, con l'«ecobonus» al 110 per cento e la sicurezza sismica degli edifici;

   in sede di conversione del provvedimento sono stati approvati alla Camera dei deputati consistenti miglioramenti, tra cui l'estensione dell'«ecobonus» alle seconde case, l'incentivo alla rottamazione delle auto e il finanziamento di ulteriori 4.200 contratti di formazione medica specialistica –:

   quali siano i primi effetti e l'efficacia delle misure approvate nei citati provvedimenti, con particolare riferimento al rifinanziamento della cassa integrazione e ai contributi a fondo perduto, anche al fine di pianificare la politica economica dei prossimi mesi.
(3-01684)

Interrogazione a risposta scritta:


   SAPIA. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   dal 2010 la Calabria è commissariata per l'attuazione del piano di rientro dal disavanzo sanitario regionale;

   con accordo del 23 marzo 2011 tra il Governo, le regioni e le province autonome di Trento e Bolzano, è stato approvato il documento recante «Criteri per la riorganizzazione delle reti di offerta di diagnostica di laboratorio», riguardante le reti pubbliche e private della diagnostica di laboratorio, in applicazione delle «Linee di indirizzo per riorganizzazione dei Servizi di medicina di laboratorio nel Servizio Sanitario Nazionale» predisposte dall'Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali;

   l'intesa summenzionata è scaturita dalla necessità di assicurare una continuità tra assistenza ospedaliera e territoriale, al fine di implementare un diverso sistema di «governance» clinica, basato sulla creazione di reti e di network di strutture, pubbliche e private accreditate, in grado di dare risposte concrete e coerenti ai bisogni clinici dei cittadini, sia in regime di ricovero che ambulatoriale;

   l'intesa assoggetta alle stesse regole di governance sia le strutture pubbliche che le private accreditate, ai sensi dell'articolo 8-quater del decreto legislativo n. 502 del 1992 e successive modificazioni e integrazioni, in applicazione dei criteri di accreditamento previsti dal decreto del Presidente della Repubblica 14 gennaio 1997;

   in ottemperanza a quanto previsto dall'articolo 1, comma 796, lettera «o», della legge 27 dicembre 2006, n. 296 (Legge Finanziaria 2007), «(...) le regioni provvedono, entro il 28 febbraio 2007, ad approvare un piano di riorganizzazione della rete delle strutture pubbliche e private accreditate eroganti prestazioni specialistiche e di diagnostica di laboratorio, al fine dell'adeguamento degli standard organizzativi e di personale coerenti con i processi di incremento dell'efficienza resi possibili dal ricorso a metodiche automatizzate»;

   la regione Calabria, chiamata a dare piena attuazione sia all'articolo 1, comma 796, della legge n. 296 del 2006, sia all'Accordo Stato-regioni del 23 marzo 2011, ha adottato, per quanto concerne l'adozione dei relativi atti di programmazione, un discostamento dai criteri e dalle disposizioni sopra riportati;

   infatti, con l'adozione del decreto del Commissario ad acta n. 57 del 26 febbraio 2020 ha previsto, alla pagina n. 107 del documento allegato, la riorganizzazione della rete dei laboratori privati, di cui ai decreti del Commissario ad acta n. 89 del 2018, n. 153 del 2018, n. 142 del 2017 e n. 37 del 2019, escludendo dal processo di riorganizzazione la rete laboratoristica pubblica accreditata;

   con il decreto del Commissario ad acta n. 82 del 2020, la regione Calabria ha escluso i laboratori pubblici accreditati dal processo di riorganizzazione, contravvenendo, in tal modo, alle disposizioni di cui all'articolo 1, comma 796, della legge n. 296 del 2006 e all'Accordo Stato-regioni del 23 marzo 2011, i cui criteri applicativi sono stati ribaditi dalla sentenza del Consiglio di Stato – Sezione III – n. 4517/2018;

   dall'inottemperanza palesata dalla regione Calabria, in merito ai provvedimenti riguardanti la rete laboratoristica, si configura, secondo l'interrogante, una palese disparità di trattamento tra i laboratori pubblici e i laboratori privati accreditati, la violazione del principio di concorrenzialità, nonché una violazione dell'articolo 41 della Costituzione;

   oltretutto ad avviso dell'interrogante si configura, nel caso di specie, l'eccesso di potere, per illogicità, irrazionalità della motivazione degli atti adottati, erroneità dei presupposti, contraddittorietà, difetto di istruttoria –:

   se non ritengano urgente, sulla scorta di quanto in premessa, verificare la situazione riassunta e, all'occorrenza, adottare le iniziative di competenza per il tramite della struttura commissariale per l'attuazione del piano di rientro dal disavanzo sanitario della Calabria.
(4-06414)

GIUSTIZIA

Interrogazioni a risposta immediata:


   GIULIANO, PIERA AIELLO, ASCARI, BARBUTO, CATALDI, DI SARNO, DI STASIO, DORI, D'ORSO, PALMISANO, PERANTONI, SAITTA, SALAFIA, SARTI e SCUTELLÀ. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   nel novembre 2016 è stato indetto il concorso ad 800 posti per il profilo di assistente giudiziario. Dalla procedura concorsuale è scaturita una graduatoria composta da 4.915 persone;

   il Comitato idonei assistenti giudiziari si è costituito il 21 ottobre 2017 con l'obiettivo dello scorrimento totale della graduatoria, in considerazione dell'importanza di tale profilo professionale e delle ataviche carenze di personale nel settore giustizia;

   la figura di assistente giudiziario, infatti, è assolutamente necessaria, dal momento che provvede a compiti di assistenza in udienza e di assistenza amministrativa burocratica, nonché a mansioni che implicano l'utilizzo delle moderne tecnologie, rispetto alle quali lo scorrimento di tale graduatoria si presenta idoneo anche ad attuare quel ricambio generazionale del quale si avverte sempre più l'urgenza;

   il Ministro interrogato si è sempre espresso in favore di una giustizia efficiente e tesa a garantire i diritti di tutti i cittadini, ribadendo più volte che il sistema giudiziario rappresenta uno dei pilastri più importanti per un ordinamento giuridico che ambisca a definirsi democratico, favorendo lo stanziamento di consistente risorse per la predisposizione di un importante piano assunzionale, sia sul fronte del personale amministrativo che di magistratura;

   si è appreso con estremo favore la decisione del Ministro interrogato di completare lo scorrimento della graduatoria, nel pieno rispetto degli impegni più volte pubblicamente assunti dallo stesso e che hanno portato l'amministrazione della giustizia, negli ultimi due anni, a scorrere già oltre 1.600 unità –:

   quali siano le previsioni temporali per pervenire all'integrale scorrimento della graduatoria citata, nonché i provvedimenti che il Ministro interrogato intenda adottare in materia di assunzioni del personale giudiziario, al fine di rendere la giustizia più celere ed efficiente e tesa a garantire i diritti di tutti i cittadini.
(3-01687)


   CONTE e FORNARO. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   con decreto del Ministro della giustizia, il 27 ottobre 2015 è stata soppressa la casa circondariale di Sala Consilina, provincia di Salerno, per la non «convenienza economica» della struttura perché poteva accogliere meno di 50 detenuti;

   avverso al decreto, il comune di Sala Consilina, con l'ordine degli avvocati di Lagonegro, aveva presentato ricorso al tribunale amministrativo regionale;

   il tribunale amministrativo regionale di Salerno, con sentenza n. 2269 del 2016, ha accolto il ricorso ordinando di rinnovare il procedimento amministrativo;

   il Consiglio di Stato, con sentenza n. 5113 del 2017, ha parzialmente confermato la decisione di cui sopra, imponendo al Ministero della giustizia di convocare una conferenza dei servizi con comune e ordine degli avvocati;

   in sede di conferenza di servizi il comune ha presentato un progetto per la spesa di 220 mila euro – a carico del comune – per portare a 51 posti la capienza della casa circondariale;

   la conferenza si è conclusa nel mese di ottobre del 2018, ma da allora non è stata presa alcuna decisione;

   a seguito dell'accorpamento del tribunale di Sala Consilina e con la chiusura della casa circondariale dello stesso comune, il tribunale di Lagonegro si è trovato privo del proprio istituto penitenziario di riferimento, con un circondario vasto, che interpella due regioni e vie di collegamento non agevoli;

   la presidente della corte di appello di Potenza, Rosa Patrizia Sinisi, in risposta ad una richiesta del sindaco di Sala Consilina del 1° aprile 2018, con una missiva del 23 luglio 2018, ribadita nella sua relazione per l'inaugurazione dell'anno giudiziario 2020, ha evidenziato tra le criticità del suo distretto quella relativa alla mancanza di istituti di pena nelle vicinanze del tribunale di Lagonegro, sottolineando l'indispensabilità della riapertura della casa circondariale di Sala Consilina;

   nel circondario di Lagonegro si è costretti a ricorrere alla detenzione nel carcere di Castrovillari, in Calabria, in quello di Salerno o in quello di Potenza, con notevoli disagi per magistrati, cancellieri, congiunti dei detenuti e rilevante dispendio economico per tutti;

   la chiusura del carcere di Sala Consilina, operata per ragioni di economicità, ha comportato un paradossale aumento delle spese, visto che sul territorio ci si sposta tra le carceri di 3 regioni;

   sono oltre trenta i penitenziari italiani che hanno capienze ridotte e restano aperti sulla base di valutazioni di carattere territoriale –:

   se non ritenga, alla luce di quanto riportato in premessa, di assumere iniziative per la riapertura della casa circondariale di Sala Consilina.
(3-01688)

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, per sapere – premesso che:

   la fascia Jonica calabrese sconta un notevole gap infrastrutturale, rispetto al versante Tirrenico, ove è presente l'Autostrada A2 e una linea ferroviaria elettrificata a doppio binario;

   pertanto, la realizzazione dell'ammodernamento in Calabria della ferrovia Jonica così come il rifacimento della strada statale 106, rappresentano, oltre che una necessità, una priorità assoluta non più rinviabile;

   è di questi giorni la notizia che è in cantiere il progetto di una nuova linea ferroviaria, la cosiddetta Diagonale del Mediterraneo, che di fatto andrebbe a modificare il tracciato dell'attuale linea Jonica Taranto-Reggio Calabria, relegando di fatto l'intero territorio jonico a sud nel più assoluto isolamento;

   il predetto tracciato, che sarebbe finanziato con un importo di circa 7 miliardi di euro, anche attraverso il Recovery Fund nelle cui priorità rientra, ricalcherebbe in Puglia il percorso della vecchia via Appia, proseguendo verso Metaponto, dove i binari si biforcherebbero verso Battipaglia e verso Sibari, per poi proseguire verso la Valle del Crati e ricongiungersi, infine, nei punti di scambio di San Lucido e Paola, mentre per il tratto calabrese da Sibari a Reggio Calabria, sarebbe prevista una semplice velocizzazione, per la quale ancora nulla è stato definito;

   la Calabria è l'intero Meridione hanno necessità di un adeguamento strutturale e ben vengano simili progetti che favoriscano l'ammodernamento infrastrutturale dell'intera area, purché, in prospettiva, anche l'area jonica venga fatta oggetto di progetti adeguati che consentano ai cittadini di muoversi liberamente ai sensi dell'articolo 16 della Carta costituzionale, ma anche a chiunque volesse, di raggiungere agevolmente il territorio calabrese che continua invece ad essere mortificato nelle sue potenzialità con grave spregio del patrimonio naturale, culturale, artistico, archeologico, enogastronomico ed artigianale;

   infatti, la realizzazione di una simile diagonale, senza una adeguata progettazione che riguardi l'intera Calabria, estrometterebbe completamente circa 300 chilometri di costa Jonica da un sistema di trasporto moderno ed efficiente, escludendo, altresì, la connessione con i due principali porti calabresi sullo Jonio, ovvero quello di Corigliano e Crotone con Gioia Tauro , nonché quella auspicata con l'aeroporto Pitagora di Crotone, che resterebbero sempre più isolati con la conseguenza nefasta di aggravare ulteriormente la grave crisi economica che attanaglia da tempo il territorio;

   a ciò si aggiunga che, dopo il superamento della suddivisione in megalotti della strada statale 106 ed il suo rifacimento in strada di categoria B dei tratti pugliesi e lucani, è prevalsa l'idea della realizzazione di una trasversale, mediante la quale una volta giunti allo svincolo di Firmo il traffico proveniente dalla stessa viene convogliato verso la A2 e, dunque, ancora una volta sul Tirreno;

   il mondo dell'associazionismo si è rivolto ai parlamentari eletti sul territorio chiedendo a gran voce che l'Av/Ac (alta velocità-alta capacità) venga realizzata sulla dorsale Jonica, con immediati benefici economici e sociali;

   infatti, l'Av/Ac sulla dorsale Tirrenica, considerata la difficile conformazione orografica del territorio, in cui andrebbero realizzate un ingente numero di gallerie e viadotti, costerebbe circa il doppio di quella che potrebbe essere realizzata sul versante Jonico tra Taranto e Reggio Calabria, perché si svilupperebbe quasi tutta in territorio pianeggiante e, quindi, con poche gallerie e viadotti;

   inoltre, a differenza della Diagonale del Mediterraneo che così come ipotizzata prevede un collegamento attraverso gli Appennini tra Sibari e Paola lungo circa 100 chilometri prevalentemente in galleria, deve essere tenuto in considerazione che il collegamento tra lo Jonio e il Tirreno può essere realizzato più a Sud, nell'istmo di Catanzaro, che è notoriamente il punto più stretto d'Italia, il che consentirebbe non soltanto una maggiore facilità nella realizzazione, ma ridarebbe dignità ai territori fino ad oggi ingiustamente esclusi dai circuiti nazionali;

   nel mese di febbraio 2020, intervenendo a Gioia Tauro, il Presidente del Consiglio ed il Ministro per il sud e la coesione territoriale hanno annunciato un piano di ben 100 miliardi di euro in infrastrutture, da realizzare mediante l'utilizzo dei fondi strutturali e dei fondi di sviluppo e coesione, al fine di rilanciare l'economia del meridione e colmare il gap infrastrutturale con le regioni del Nord –:

   se il Ministro interpellato intenda fornire elementi in proposito e quali soluzioni e/o interventi intenda promuovere al fine di garantire l'effettivo diritto alla mobilità di tutti i cittadini calabresi ed, in particolare, il rilancio economico della fascia jonica calabrese, predisponendo una progettazione che non penalizzi una parte del territorio della regione continuando a predisporre interventi che spostino il traffico totalmente sul versante tirrenico, e che comprenda strade e ferrovie, vincolando i fondi necessari alla loro realizzazione, mediante l'utilizzo dei fondi strutturali, di quelli di sviluppo e coesione nonché di quelli del Recovery Fund.
(2-00867) «Barbuto, Scagliusi, Luciano Cantone, Carinelli, De Girolamo, De Lorenzis, Ficara, Grippa, Marino, Raffa, Paolo Nicolò Romano, Serritella, Spessotto, Termini, Davide Aiello, Piera Aiello, Alaimo, Amitrano, Aresta, Ascari, Baldino, Massimo Enrico Baroni, Battelli, Bella, Berti, Bilotti, Bruno, Buompane, Cabras, Cadeddu, Cancelleri, Carbonaro, Carelli, Casa, Caso, Cassese, Cataldi, Maurizio Cattoi, Cillis, Cimino, Ciprini, Colletti, Cominardi, Corda».

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

IX Commissione:


   ROSSO, MULÈ e SOZZANI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 3, comma 1, n. 33, del codice della strada definisce il marciapiede: parte della strada, esterna alla carreggiata, rialzata o altrimenti delimitata e protetta, destinata ai pedoni;

   l'articolo 46 del medesimo codice specifica che si intendono per veicoli tutte le macchine di qualsiasi specie, che circolano sulle strade guidate dall'uomo ad eccezione delle macchine per uso di bambini e di quelle per uso invalidi. L'articolo 47, comma 1, lettera c), conferma che tra i veicoli sono ricompresi i velocipedi, al quale sono stati equiparati i monopattini a propulsione prevalentemente elettrica non dotati di posti a sedere, aventi motore elettrico di potenza nominale continua non superiore a 0,50 kW, dall'articolo 33-bis del decreto-legge n. 162 del 2019;

   l'articolo 158 del codice della strada, al comma 1, lettera h), dispone il divieto di sosta e di fermata per i veicoli sul marciapiede salvo diversa segnalazione, individuando al comma 5 del medesimo articolo la relativa sanzione amministrativa;

   da diverse settimane in molte città italiane è frequente vedere monopattini elettrici in sosta, anche in gran numero, che in alcuni casi rendono difficoltosa la circolazione dei pedoni sul marciapiede –:

   se, alla luce delle norme previste dal codice della strada, i monopattini elettrici in sosta sui marciapiedi, almeno nei casi in cui non è presente un'apposita segnalazione che la consenta, siano passibili di sanzione amministrativa ai sensi dell'articolo 158 del codice della strada.
(5-04411)


   GARIGLIO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   da quanto si apprende da fonti stampa il 15 luglio 2020 a Forte dei Marmi un tassista abusivo avrebbe avuto un diverbio con alcuni tassisti locali, poi segnalato alla polizia municipale intervenuta prontamente sul luogo dell'accaduto. Davanti ad un hotel a 5 stelle un autista di nazionalità rumena, dopo aver contrattato un cliente per portarlo a Portofino, sarebbe stato infatti bloccato da un gruppo di tassisti che avrebbe poi minacciato ed investito (costringendo una persona a recarsi in ospedale);

   secondo quanto emerge dai media i tassisti locali avrebbero individuato l'autista illegale consultando i contatti diretti che avvenivano su «GetTransfer.com», il portale attivo in tutto il mondo dove è possibile prenotare trasferimenti e noleggiare auto con conducente ai prezzi migliori. Un sito che si trasforma però spesso in mercato fertile per gli abusivi del settore. Sempre secondo la stampa il servizio sarebbe avvenuto, da quanto affermano gli stessi tassisti, a un prezzo irrisorio, con cui non si coprono neppure le spese di viaggio;

   il sito «GetTransfer.com» è già oggetto da tempo di polemiche e critiche nel nostro Paese: si tratta infatti di un portale di prenotazioni online che offre ai clienti i servizi di trasferimento come Ncc o taxi con una asta, chiaramente al ribasso. Tale portale, pur promuovendo la concorrenza, secondo l'interrogante ha comunque effetti potenzialmente negativi: potrebbe incentivare l'abbassamento esagerato delle tariffe al di sotto del cosiddetto minimo sindacale; spingere alcune le aziende a risparmiare sulla manutenzione dei mezzi e quindi mettere a repentaglio la sicurezza pubblica; favorire (come accaduto recentemente a Forte dei Marmi) il proliferare di autisti abusivi ed improvvisati;

   al di là delle responsabilità dei gestori di «GetTransfer.com» (che ha comunque una filiale anche a Roma ma ha sede ad Hong Kong) e dei controlli necessari delle autorità preposte, è oggettivamente criticabile che tale azienda sia tra i partner commerciali di Alitalia, ed in particolare del programma MilleMiglia;

   Alitalia, anche in virtù degli ingenti investimenti pubblici presenti nell'azienda di trasporto aereo, dovrebbe infatti avere maggiore attenzione nella scelta dei suoi partner commerciali –:

   se sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa, quali iniziative di competenza ritenga assumere per contrastare con efficacia la presenza di tassisti abusivi e se ritenga che l'accordo commerciale tra Alitalia e «GetTransfer.com» non possa, anche indirettamente, promuovere il proliferare nel nostro Paese di tali pratiche illegali.
(5-04412)


   TASSO e MAGI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   con decreto del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, di concerto con il Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, il Ministro dell'interno e il Ministro della salute, del 7 aprile 2020, si è stabilito che, dalla data della sua adozione e fino alla scadenza dello stato di emergenza deliberato dal Consiglio dei ministri il 31 gennaio 2020, i porti italiani non assicurano i necessari requisiti per la classificazione e definizione di Place of Safety;

   il decreto del capo dipartimento della protezione civile n. 1287 del 12 aprile 2020, ha disposto la possibilità di utilizzare navi per lo svolgimento del periodo di sorveglianza sanitaria;

   la nave Rubattino è stata utilizzata fino al 7 maggio per la quarantena di 180 persone soccorse dalla nave della ong Sea Eye, Alan Kurdi, il 17 aprile e dall'imbarcazione Aita Mari il 19 aprile: non c'è stata una gara, si è optato per tale scelta in quanto gli articoli 16 e 17 della Convenzione con l'ex Tirrenia (oggi Compagnia italiana di navigazione) stabiliscono la disponibilità di una «nave di riserva» per «esigenze di pubblico interesse». Il costo rientra nella convenzione se non vengono superati i 3 viaggi e le 1.200 miglia complessive per anno solare;

   nella nota trasmessa ad Altraeconomia dal Ministero, a seguito dell'accesso agli atti da loro effettuato, si afferma che «nessun viaggio straordinario è stato autorizzato nel 2020 dalla scrivente amministrazione per la sopraddetta unità navale»; ciò nonostante «la CIN SpA ha quantificato in euro 423.182,00 gli oneri per l'attività svolta»;

   la Moby Zazà, operativa dal 12 maggio 2020, si è invece aggiudicata il bando del Ministero del 19 aprile per l'importo di 999.999,99 euro esclusa Iva, a quanto si apprende l'armatore non ha ritenuto di prorogare il contratto con lo Stato – rinnovabile mese per mese – alla scadenza del secondo mese;

   un nuovo bando è stato pubblicato il 13 luglio, per un contratto con scadenza al 31 ottobre per un importo complessivo di 4.037.475 euro oltre Iva;

   le convenzioni internazionali sul soccorso in mare prevedono che le persone soccorse debbano essere rapidamente portate a terra, ferma restando nell'attuale situazione la necessità di osservare la quarantena a terra –:

   quali siano ad oggi i costi complessivi sostenuti per ospitare i migranti in tali strutture e per quale motivo Cin spa abbia quantificato degli oneri per l'attività svolta dalla nave Rubattino.
(5-04413)


   SILVESTRONI e ROTELLI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   a seguito delle misure restrittive e di chiusura imposte su tutto il territorio nazionale e disposte dal decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, le autoscuole sono state costrette a sospendere la loro attività per circa tre mesi con indubbia perdita economica e senza avere la possibilità di provvedere al pagamento delle missioni in conto privato degli esaminatori della motorizzazione civile a seguito dello svolgimento dell'esame anziché in via anticipata;

   in considerazione delle carenze di organico degli uffici della Motorizzazione civile e del gran numero di esami arretrati da effettuare, sono state più volte sollecitate al Governo misure, anche transitorie, per una riduzione dei tempi di svolgimento degli esami di guida pratica;

   da quando le attività sono riprese, in ogni caso, il riavvio delle stesse, compresi gli esami per la patente, si è mostrato estremamente difficoltoso e lento a causa del lavoro arretrato accumulatosi;

   il personale degli uffici della Motorizzazione civile, in considerazione di quanto appena evidenziato, risulta evidentemente non sufficiente;

   allo stato attuale soluzioni per porre fine alla carenza di organico che affligge tutti gli uffici delle Motorizzazioni civili in Italia non sono state individuate;

   le sollecitate soluzioni temporanee atte a smaltire il cronico arretrato degli uffici delle Motorizzazioni civili, specie per quanto concerne gli esami di guida, eventualmente coinvolgendo personale qualificato proveniente da altre istituzioni, magari dai corpi armati o dalle forze di polizia e delegando alle autoscuole compiti di certificazione, in alternativa agli esami, ad esempio applicando l'opzione offerta dalla direttiva 126/2006 relativa alla estensione delle patenti da A1 a patenti A2 e A con la sola formazione e senza esame non hanno trovato accoglimento –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza della situazione sopra esposta e se sia disposto a concordare con le associazioni di categoria delle autoscuole, riconosciute per decreto, soluzioni per ovviare alla carenza di esaminatori e di strutture per il tramite del supporto di funzionari della pubblica amministrazione, al fine di garantire il servizio all'utenza e smaltire il maggior numero di esami arretrati.
(5-04414)


   MACCANTI, CAPITANIO, CECCHETTI, DONINA, GIACOMETTI, RIXI, TOMBOLATO, ZORDAN, CAFFARATTO, LIUNI, GIGLIO VIGNA, GASTALDI, PETTAZZI, GUSMEROLI, PATELLI, BENVENUTO, MOLINARI, BOLDI e TIRAMANI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   il 16 giugno 2020 la Corte dei conti europea ha pubblicato una relazione speciale dedicata alle infrastrutture di trasporto dell'Unione europea, nella quale sono analizzati 8 megaprogetti cofinanziati dall'Unione europea dal valore totale di 54 miliardi per verificarne la corretta pianificazione e attuazione;

   tra i progetti analizzati dalla Corte dei conti europea spicca la Tav Torino-Lione, rispetto alla quale la stessa Corte non ha asserito che l'opera sia inutile – come falsamente affermato da tanti giornalisti e politici – ma che gli extracosti legati alla realizzazione dell'opera sono dovuti ai ritardi causati dall'incapacità politica di realizzare le grandi opere; non dunque una «bocciatura» dell'opera ma del nostro Paese, eccessivamente lento nella costruzione delle grandi opere infrastrutturali;

   la lettura distorta del parere della Corte dei conti europea ha fatto riemergere uno sterile dibattito sull'utilità o meno dell'opera, che è sfociato negli attacchi – verificatisi nello scorso fine settimana – al cantiere della Tav Torino-Lione a Chiomonte, in Val di Susa, ad opera dei soliti attivisti del movimento «No TAV»;

   vale la pena di segnalare la perdurante assenza del nuovo commissario preposto alla presidenza dell'Osservatorio Torino-Lione (di cui al decreto del Presidente dei Consiglio dei ministri 1° marzo 2006), per la mancata nomina da parte del Governo, già rappresentata nell'interrogazione a risposta immediata n. 5-03376 in IX Commissione Trasporti presentata il 14 gennaio 2020 –:

   se e quali iniziative di propria competenza abbia attivato o intenda attivare per garantire la rapida realizzazione dell'opera Tav Torino-Lione.
(5-04415)


   GRIPPA, BARBUTO, SCAGLIUSI, LUCIANO CANTONE, CARINELLI, DE GIROLAMO, DE LORENZIS, FICARA, MARINO, RAFFA, PAOLO NICOLÒ ROMANO, SERRITELLA, SPESSOTTO e TERMINI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   la normativa vigente sul cambio dei pneumatici prevede che «nel periodo dal 15 novembre al 15 aprile gli autoveicoli devono essere muniti di pneumatici invernali, ovvero devono avere a bordo mezzi antisdrucciolevoli idonei alla marcia su neve e ghiaccio», come previsto dalla direttiva del 16 gennaio 2013 prot. n. RU/1580. Ad integrazione di questo, il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, riconoscendo l'eventuale congestionamento dei gommisti per effetto del cambio delle gomme e quanto segnalato da Aniasa e dalle associazioni di categoria, ha ritenuto opportuno consentire l'uso dei pneumatici invernali sino al 15 giugno 2020, anche con indice di velocità inferiore rispetto a quello indicato nella carta di circolazione, come indicato nella circolare prot. 1049 del 17 gennaio 2014;

   nel pieno dell'emergenza COVID-19 i gommisti hanno potuto esercitare l'attività di manutenzione, autoriparazione e vendita al dettaglio di parti e accessori per autoveicoli in quanto rientranti tra quelle ritenute essenziali;

   da articoli di stampa si apprende che numerosi conducenti avrebbero iniziato a effettuare il cambio dei pneumatici. Tuttavia, nel pagare la prestazione, diversi di loro hanno riscontrato una nuova voce tra gli addebiti che sembrerebbe far riferimento ad una «obbligatoria» sanificazione dell'abitacolo con un costo che attribuito variabile dai 30 ai 50 euro;

   a parere degli interroganti la pratica, ove rilevata, sarebbe illegittima;

   da articoli di stampa sulla questione si legge: «(...) Nel chiedere spiegazioni mi è stato risposto che a fronte della situazione attuale è una pratica di tutela per i dipendenti e per il cliente. Ancora più assurdo, l'operazione si sarebbe svolta solo all'ingresso dell'auto in officina ma non in uscita, dopo il maneggiamento da parte degli operai. Ovviamente ho disdetto l'appuntamento ed appena possibile andrò a ritirare le gomme, per poi dirottare su altra officina. Ho chiamato la ASL per avere informazioni in merito e l'ufficio addetto all'igiene sui luoghi di lavoro oltre a ritenere assurda la condotta dell'officina, poiché in nessun dpcm è menzionato tale obbligo, ha precisato poi che per effettuare operazioni di sanificazione bisogna avere certe competenze senza improvvisazioni e che purtroppo loro davanti a tali situazioni non sarebbero potuti intervenire, invitandomi a rivolgermi all'autorità giudiziaria» –:

   se sia informato su quanto esposto in premessa, se i fatti risultino veritieri e di quali ulteriori elementi conoscitivi disponga in merito.
(5-04416)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   SPESSOTTO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   il professor ingegner Donato Carlea ha ricoperto il ruolo di Presidente del Consiglio superiore dei lavori pubblici dal 29 novembre 2018 fino al 3 dicembre 2019, giorno in cui ha rassegnato le proprie dimissioni;

   durante lo svolgimento dell'assemblea generale del 29 novembre 2019 del Consiglio superiore dei lavori pubblici, prendeva la parola l'ingegner Walter Lupi, attualmente dirigente generale (I fascia) presso il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, nonché referente del Consiglio superiore dei lavori pubblici – 1 sezione;

   l'ingegner Lupi, con il suo intervento, avrebbe affermato che il presidente Carlea doveva esseri messo in quiescenza al compimento del sessantacinquesimo anno di età ossia il 27 febbraio 2018, avendo in tale data maturato la prevista anzianità e, dunque, lo stesso, davanti a tutta l'assemblea, avrebbe sostenuto l'illegittimità della nomina, con conseguente nullità di tutte le delibere adottate dal Consiglio superiore dei lavori pubblici;

   si precisa che quanto sostenuto dall'ingegner Lupi sarebbe stato già da tempo smentito anche dal direttore generale del personale;

   in data 3 dicembre 2019, il professor ingegner Carlea presentava regolare denuncia alle competenti autorità di quanto accaduto durante lo svolgimento dell'assemblea generale del 29 novembre 2019;

   successivamente, il professor ingegner Carlea trasmetteva al Ministro interrogato e al capo di gabinetto copia della denuncia presentata;

   preme all'interrogante porre l'attenzione su quanto accaduto durante l'assemblea generale in merito alla registrazione audio della stessa;

   come indicato nella denuncia dal professor Carlea, sembrerebbe mancare proprio la parte relativa all'accaduto; difatti, la registrazione si interrompe dopo l'inizio dell'assemblea con il saluto del presidente e riprende dopo l'uscita dell'ingegner Lupi;

   va considerata la gravità del fatto e tenuto conto che tutti i dipendenti pubblici devono osservare modelli comportamentali diretti ad ispirare condotte conformi ai principi di trasparenza, correttezza, imparzialità, efficienza, lealtà e decoro sia nei rapporti esterni all'amministrazione, sia nei rapporti interni tra i dipendenti, contribuendo in tal modo a creare e mantenere un ambiente di lavoro ordinato, positivo e sereno nel rispetto della dignità di ciascuno –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza di quanto esposto in premessa e se non si ritenga opportuno adottare ogni iniziativa di competenza, a fronte dei fatti accaduti.
(5-04402)

INTERNO

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'interno, per sapere – premesso che:

   l'attuale normativa introdotta dal Governo per il contrasto alla diffusione del Covid-19 prevede molteplici limitazioni all'accesso sul territorio nazionale da parte di soggetti provenienti da Paesi collocati fuori dall'area Schengen;

   in particolare, la citata normativa ha previsto, oltre che un divieto assoluto di accesso a coloro i quali provengono da alcuni Stati specificamente individuati, anche l'obbligo di isolamento fiduciario, per quattordici giorni, in capo ai soggetti provenienti dai restanti Paesi, non ricompresi nella citata area Schengen;

   nel Sud della Sardegna, ormai da anni, si susseguono sbarchi di immigrati irregolari perlopiù aventi cittadinanza algerina, a mezzo di piccole imbarcazioni private, spesso non individuate, né individuabili, dalle forze di polizia che pattugliano le coste: migranti che, dunque, accedono al territorio nazionale in assenza di qualsivoglia controllo;

   durante la presente stagione estiva, come anche accaduto in passato, si registra un incremento degli sbarchi in questione, anche in zone ad elevata affluenza turistica, con ulteriori gravi ripercussioni per un territorio già notevolmente segnato dalla crisi economica ed industriale, pure peggiorata dalla situazione emergenziale suindicata;

   i soggetti in questione – tra i quali, peraltro, le autorità sanitarie hanno individuato alcuni positivi al Covid-19 – nonostante siano sottoposti alla citata misura dell'isolamento fiduciario, sono riusciti a varcare le porte del Centro di accoglienza straordinaria di Monastir (Cagliari), anche ponendo in essere azioni criminose in danno di alcuni esercizi commerciali della zona, mettendo a rischio la salute pubblica dell'intera area metropolitana di Cagliari;

   da quel che risulta, finora, nonostante le ripetute segnalazioni, non è stata attuata alcuna azione al fine di consentire l'interruzione di tale fenomeno sulle coste sarde, né sono state adottate idonee misure di controllo del Centro in esame al quale, infatti, risulta assegnato un numero esiguo di operatori delle forze dell'ordine –:

   se sia a conoscenza dei fatti sopraesposti, quali iniziative intenda assumere, per un verso, al fine di interrompere gli sbarchi in questione e, per un altro verso, al fine tutelare la salute pubblica dell'area metropolitana di Cagliari e dell'intera Sardegna, garantendo il preciso rispetto della misura dell'isolamento fiduciario da parte dei soggetti assegnati al Centro di Monastir, e se questo sia idoneo ad ospitare immigrati entrati clandestinamente in Italia.
(2-00866) «Deidda, Varchi, Luca De Carlo, Rotelli, Delmastro Delle Vedove, Lollobrigida, Maschio, Gemmato».

Interrogazioni a risposta immediata:


   MOLINARI, IEZZI, BORDONALI, DE ANGELIS, INVERNIZZI, MATURI, MOLTENI, STEFANI, TONELLI, VINCI, ANDREUZZA, BADOLE, BASINI, BAZZARO, BELLACHIOMA, BELOTTI, BENVENUTO, BIANCHI, BILLI, BINELLI, BISA, BITONCI, BOLDI, BONIARDI, CLAUDIO BORGHI, BUBISUTTI, CAFFARATTO, CANTALAMESSA, CAPARVI, CAPITANIO, CASTIELLO, VANESSA CATTOI, CAVANDOLI, CECCHETTI, CENTEMERO, CESTARI, COIN, COLLA, COLMELLERE, COMAROLI, COMENCINI, COVOLO, ANDREA CRIPPA, DARA, DE MARTINI, D'ERAMO, DI MURO, DI SAN MARTINO LORENZATO DI IVREA, DONINA, DURIGON, FANTUZ, FERRARI, FOGLIANI, LORENZO FONTANA, FORMENTINI, FOSCOLO, FRASSINI, FURGIUELE, GALLI, GARAVAGLIA, GASTALDI, GAVA, GERARDI, GIACCONE, GIACOMETTI, GIGLIO VIGNA, GIORGETTI, GOBBATO, GOLINELLI, GRIMOLDI, GUIDESI, GUSMEROLI, LATINI, LAZZARINI, LEGNAIOLI, LIUNI, LOCATELLI, LOLINI, EVA LORENZONI, LOSS, LUCCHINI, MACCANTI, MAGGIONI, MANZATO, MARCHETTI, MINARDO, MORELLI, MORRONE, MOSCHIONI, MURELLI, ALESSANDRO PAGANO, PANIZZUT, PAOLINI, PAROLO, PATASSINI, PATELLI, PATERNOSTER, PETTAZZI, PIASTRA, PICCHI, PICCOLO, POTENTI, PRETTO, RACCHELLA, RAFFAELLI, RIBOLLA, RIXI, SALTAMARTINI, SASSO, SUTTO, TARANTINO, TATEO, TIRAMANI, TOCCALINI, TOMASI, TOMBOLATO, TURRI, VALBUSA, VALLOTTO, VIVIANI, RAFFAELE VOLPI, ZICCHIERI, ZIELLO, ZOFFILI e ZORDAN. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   nel corso di questi mesi, causa l'emergenza epidemiologica da COVID-19, il Governo ha chiesto ai cittadini enormi sacrifici e rinunce, anche in termini di restrizioni dei più fondamentali diritti della persona, ai quali gli italiani si sono prontamente e diligentemente attenuti per contenere il contagio e consentire la ripresa del Paese nel più breve tempo possibile;

   in contrapposizione a tali richieste si pone ad avviso degli interroganti la condotta del Governo con riguardo alla gestione dei flussi migratori, consentendo nello stesso periodo, in deroga anche alla vigente normativa in materia, l'ingresso indiscriminato sul territorio nazionale di migliaia di immigrati clandestini;

   l'oggettiva mancanza di una strategia di controllo dei flussi migratori, stante l'emergenza sanitaria in corso, a parere degli interroganti, sta esponendo scientemente a gravissimo rischio la salute e la sicurezza, oltre che vanificando i sacrifici finora fatti dai cittadini;

   con l'aumento del numero degli sbarchi di immigrati irregolari in Italia (9.885 arrivi dal 1° gennaio al 21 luglio rispetto ai 3.365 dello stesso periodo del 2019 e picchi anche di circa 2.000 immigrati in soli 4 giorni, precisamente dal 10 al 14 luglio 2020), si sono moltiplicati i casi di immigrati clandestini trovati positivi al COVID-19 dopo il loro ingresso, con l'aggravante che fuggono dai centri ove vengono trasferiti per trascorrere in isolamento il prescritto periodo di quarantena;

   i fatti accaduti più recentemente ad Amantea, a Lampedusa, a Jesolo, a Caverzere e, da ultimo, a Taranto, le sempre più frequenti e legittime proteste degli abitanti del posto, che si sentono giustamente in pericolo, attestano una situazione di assoluta gravità e di escalation del disagio sociale per i rischi a cui viene esposta l'intera collettività;

   è assolutamente inaccettabile, da un lato, continuare a chiedere ai concittadini il massimo rispetto di tutte le prescrizioni per contenere l'epidemia, paventando – secondo gli interroganti quasi a minaccia e/o ricatto – l'ulteriore proroga dello stato di emergenza e, dall'altro, consentire l'arrivo indiscriminato di immigrati da Paesi in cui l'emergenza epidemiologica da COVID-19 è ancora nella fase acuta –:

   se e quali urgenti provvedimenti il Ministro interrogato intenda assumere per frenare i flussi migratori illegali in continuo aumento verso il nostro Paese, al fine di tutelare il diritto inviolabile alla salute e l'interesse della collettività, prescritto dalla Carta costituzionale e garantire, al contempo, tutte le dovute misure precauzionali per evitare una nuova ondata di contagi.
(3-01685)


   PLANGGER. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   il decreto-legge «cura Italia» ha prorogato fino al 15 giugno 2020 la validità di tutti i permessi, come le licenze di porto d'arma per uso di caccia o sportivo, con scadenza compresa tra il 31 gennaio e il 15 aprile 2020;

   visto il protrarsi dell'emergenza, l'articolo 103, comma 2, è stato modificato in sede di conversione per estendere il periodo della proroga. Infatti la legge di conversione 24 aprile 2020, n. 27, ha modificato il citato articolo 103, comma 2, in tal senso: «Tutti i certificati, attestati, permessi, concessioni, autorizzazioni e atti abilitativi comunque denominati, compresi i termini di inizio e di ultimazione dei lavori di cui all'articolo 15 testo unico di cui al decreto del Presidente della Repubblica 6 giugno 2001, n. 380, in scadenza tra il 31 gennaio 2020 e il 31 luglio 2020, conservano la loro validità per i novanta giorni successivi alla dichiarazione di cessazione dello stato di emergenza»;

   il Ministro interrogato ha adottato una circolare esplicativa secondo la quale tra i «permessi» citati dal suddetto articolo devono intendersi comprese anche «le licenze di porto d'arma per uso caccia e per uso sportivo». Tra l'altro, al momento del rinnovo del suddetto permesso i titolari non sono tenuti a consegnare il vecchio permesso;

   quindi, considerando che ad oggi la cessazione dello stato di emergenza è fissata al 31 luglio 2020, si evince che la validità di tutti i porti d'arma con scadenza compresa tra il 31 gennaio e il 31 luglio 2020 è prorogata fino a fine ottobre 2020;

   è presente, tra l'altro, il rischio che in pieno periodo di attività venatoria ci si trovi con il porto d'armi scaduto e con tempistiche di rinnovo prevedibilmente lunghe;

   il Ministro interrogato non ha ancora chiarito se rimarrà valido solo il permesso di caccia o se il versamento della tassa di concessione relativo al medesimo permesso di caccia sarà differito fino al 29 ottobre 2020;

   è necessario chiarire se la norma citata in precedenza si intenda riferita sia alla proroga della validità del permesso di caccia, sia alla proroga della tassa di concessione. Infatti, il mancato versamento della tassa di concessione comporterebbe l'applicazione di una sanzione amministrativa –:

   se non sia necessario adottare iniziative volte a chiarire se la norma introdotta dal decreto-legge cosiddetto «cura Italia» preveda esclusivamente la proroga di validità del permesso di caccia o se la medesima norma ricomprenda anche la proroga della tassa di concessione relativa ai permessi di caccia.
(3-01686)

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   TOCCAFONDI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   da anni nella zona di Piazza Santo Spirito a Firenze, in particolare intorno al sagrato della chiesa, tutti i giorni fino a tarda notte, si ritrovano centinaia di ragazzi e adolescenti che, seduti sul sagrato della Basilica di Filippo Brunelleschi, disturbano la quiete con la loro condotta e sono protagonisti di episodi di spaccio, imbrattamento e spesso purtroppo anche violenza;

   la situazione ha esasperato sia i residenti, costretti a sopportare i rumori fino alle prime ore del mattino, che gli stessi frati di S. Spirito, che da anni propongono all'amministrazione misure per tutelare il sagrato della Basilica;

   il precedente Governo, in risposta all'interrogazione firmata dal sottoscritto, n. 5-00459, rendeva nota la situazione degli organici delle Forze dell'ordine a Firenze, affermando che: «la Polizia di Stato in servizio nella città di Firenze e in provincia consta di 2.083 operatori a fronte di una previsione organica pari a 2.064 unità. Sulla base delle assegnazioni disposte dal Ministero dell'interno per il 2018, è stato disposto un incremento pari a 34 unità (di cui 4 già assegnate, 9 da assegnare il prossimo ottobre, 5 a novembre e 16 a febbraio 2019)»; inoltre, riferiva che «La forza organica del Comando Provinciale dell'Arma dei Carabinieri di Firenze è di 1105 unità, a fronte di una forza effettiva di 956» e che «nell'ambito del Comando Provinciale della Guardia di Finanza (compreso anche il personale del Corpo in servizio presso la Compagnia di Empoli è le Tenenze di Borgo San Lorenzo, Castelfiorentino e Pontassieve) è pari a 557 militari, rispetto a una forza organica prevista di 664 unità»;

   in data 18 luglio 2020 il Corriere Fiorentino ha pubblicato un video della notte precedente nel quale si vedono chiaramente due carabinieri che, probabilmente sollecitati dai residenti che in piena notte ancora sopportavano gli schiamazzi, vengono avvicinati da decine di persone che – senza rispettare nessuna norma sul distanziamento sociale – li accerchiano e li sbeffeggiano costringendoli ad andarsene –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti di cui in premessa e, qualora allo stato attuale l'organico di tutte le forze dell'ordine impiegate nella città di Firenze e nella provincia non sia funzionale a risolvere le problematiche sopraesposte, quali iniziative di competenza intenda promuovere per fare in modo che i comuni siano dotati di strumenti ulteriori per far fronte alle suddette situazioni di emergenza.
(5-04397)


   RIZZETTO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   una grave emergenza rispetto alla ripresa di un incontrollato accesso di migranti, provenienti dalla rotta balcanica, sta interessando la regione Friuli Venezia Giulia, ed in particolare, la città di Udine;

   detto fenomeno ha costretto il sindaco di Udine, Pietro Fontanini, a chiedere urgentemente al Governo un potenziamento dei controlli ai confini della regione. L'amministrazione centrale, infatti, non può lasciare da soli i territori di confine nel gestire un fenomeno a cui sono particolarmente esposti e che implica rischi di sicurezza, ancor più, a fronte dell'emergenza sanitaria Covid-19;

   sono ormai quotidianamente individuati gruppi di migranti dalle forze dell'ordine dalle prime ore della mattina, mentre camminano sul ciglio dell'arteria ad alto scorrimento – e senza marciapiedi – che da Udine porta in direzione sud, con grave pericolo dell'incolumità, sia dei migranti che degli automobilisti;

   le forze di polizia hanno ricostruito il modus operandi di questa «tratta» di migranti che prevede il loro caricamento al confine ed il rilascio a Udine, ossia ad una distanza dai valichi sufficiente ad escludere il rischio di un ritorno in Slovenia;

   solo il 10 luglio 2020, un gruppo di 50 migranti, provenienti da Afghanistan, Pakistan e Bangladesh, tutti maschi, sono stati condotti negli uffici della questura di viale Venezia per l'identificazione. Sono stati tutti sottoposti a tampone, per verificare un'eventuale positività al Covid-19 ed al termine degli accertamenti sono stati portati nelle strutture, dove trascorreranno 14 giorni in isolamento;

   in una situazione di incertezza e preoccupazione sull'evolversi dell'emergenza epidemiologica, gli accessi di migranti espongono la cittadinanza a contagi, fuori controllo, che provengono dall'esterno. Inoltre, dover gestire anche le cure dei clandestini che risultino positivi, metterebbe a dura prova il Servizio sanitario regionale, in danno dei residenti –:

   se e quali urgenti iniziative intenda adottare per potenziare i controlli ai confini del Friuli Venezia Giulia al fine di arginare l'entrata quotidiana di clandestini, che è fonte di grave ansia e preoccupazione dei cittadini dei territori interessati, anche per il rischio di contagi.
(5-04398)

Interrogazioni a risposta scritta:


   FOTI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   secondo notizie pubblicate dal quotidiano Libertà di Piacenza, risulta che nel comune di Gropparello, segnatamente in via Ettore Rosso, sono insorti pesanti problemi di convivenza tra i residenti «storici» e gli abitanti del palazzo conosciuto come ex Cinema, oggi utilizzato quale immobile di carattere residenziale ed abitato unicamente da stranieri;

   tra le più disparate situazioni di degrado, molte delle quali documentate a mezzo video, se ne segnalano alcune gravi ove non inquietanti. Oltre ad urla e strepiti a qualsiasi ora del giorno e della notte vi sono stati veri e propri scontri fisici, anche con il ricorso all'utilizzo di corpi contundenti, tra gli abitanti della palazzina di via Rosso;

   si segnalano danneggiamenti alle vetture, ma anche atteggiamenti di scherno o minaccia da parte dei residenti dello stabile di Via Rosso nei confronti dei vicini, la qual cosa ha indotto numerosi abitanti in quel comune, ormai esasperati, ad una raccolta firme volta a chiedere alle competenti autorità un urgente intervento;

   in un'occasione di particolare criticità i residenti di via Rosso si sono recati in gruppo, in orario serale, presso la residenza privata del sindaco, in cerca di risposte ad oggi ancora mancanti;

   nonostante le varie testimonianze raccolte e i diversi e professionali interventi da parte dei carabinieri e della polizia locale, chiamati ad intervenire nelle situazioni più gravi, non è ancora dato sapere se gli stranieri ospitati nella palazzina risultino essere ex richiedenti asilo che, in passato, erano stati coinvolti in programmi di accoglienza –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti sopra esposti e della loro gravità;

   quale sia lo status degli abitanti della palazzina di via Ettore Rosso ed a quale titolo siano ospitati in Italia;

   se siano allo studio misure adeguate ad una situazione non altrimenti tollerabile che nulla ha a che vedere con il quieto vivere e in ragione della quale gli abitanti di Gropparello sono in sostanza costantemente vessati.
(4-06409)


   FOTI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   il tribunale di Parma ha recentemente «bocciato» la decisione assunta dal comune di Parma di provvedere alla trascrizione nei registri anagrafici dello stesso dei figli di una coppia omogenitoriale;

   la decisione del tribunale di Parma si aggiunge ad altre numerose precedenti sentenze che, in modo inequivocabile, hanno ribadito che, per l'ordinamento italiano, la predetta trascrizione, al di là di iniziative di carattere politico assunte in senso opposto con il consenso di compiacenti amministrazioni comunali, è nulla;

   indipendentemente da questioni di carattere giuridico, l'interrogante ritiene che, su una materia delicata quale la paternità e la maternità, non vi possano essere strumentalizzazioni politiche, essendo la tutela dei minori da considerarsi una priorità, anche e soprattutto in forza della impossibilità degli stessi di esprimersi –:

   se il Ministro interrogato sia al corrente dei fatti sopra esposti e se intenda adottare ogni utile iniziativa di competenza per il contrasto di una pratica, ossia la scorretta trascrizione nei registri anagrafici dei figli delle coppie omogenitoriali, attuata, alla luce di quanto richiamato in premessa, in evidente spregio delle norme di legge vigenti.
(4-06411)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

XI Commissione:


   GIANNONE e APRILE. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   per tutto il periodo di allarme epidemiologico, medici, infermieri e assistenti sanitari hanno lavorato senza tregua per far fronte alla tragedia che si è abbattuta sul nostro Paese e tanti di loro hanno perso la vita, stroncati dal COVID-19;

   negli ultimi giorni è apparsa, su molte testate nazionali, una notizia a dir poco sconcertante: si è infatti, appreso che i medici di base, gli infermieri, i farmacisti e tutti i sanitari libero professionisti che hanno contratto il coronavirus assistendo i loro pazienti non saranno indennizzati per i danni subiti, e, nel caso in cui gli stessi siano deceduti a causa del contagio, nessun indennizzo spetterà ai loro familiari;

   a differenza di quanto accade per il personale sanitario dipendente da struttura pubblica o privata, al quale l'Inail riconosce l'aver contratto il COVID-19 come infortunio sul lavoro, le predette categorie di lavoratori – lasciati far fronte alla grave pandemia senza alcuna protezione – non potranno godere di alcun indennizzo in quanto le assicurazioni private, con cui gli stessi hanno stipulato le polizze assicurative, hanno dichiarato di non riconoscere alcun diritto risarcitorio, ritenendo il contagio da coronavirus escluso dall'indennizzo;

   si sono glorificati per mesi medici, infermieri, assistenti sanitari; sono stati chiamati «eroi», «angeli». Ora si prende atto che ci sono «eroi» di serie A ed «eroi» di serie B; i primi con tutele per l'infortunio subito e i secondi vittime, senza diritti e senza indennizzi –:

   quali iniziative di competenza il Ministro interrogato intenda assumere per porre rimedio a questa iniqua disparità di trattamento, assicurando così ai medici di base, agli infermieri, ai farmacisti e a tutti i sanitari liberi professionisti che hanno contratto il coronavirus assistendo i loro pazienti, il diritto ad un risarcimento.
(5-04417)


   LEGNAIOLI, MURELLI, DURIGON, CAFFARATTO, CAPARVI, EVA LORENZONI, MINARDO e MOSCHIONI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   la situazione occupazionale a Pisa e provincia, già non rosea, si è ulteriormente aggravata con gli effetti del lockdown;

   i dati dei centri per l'impiego di Pisa e provincia relativi al primo trimestre 2020 rivelano le difficoltà del mercato, registrando 3 mila assunzioni in meno rispetto allo stesso periodo dello scorso anno;

   in particolare, a risentirne maggiormente è stato il settore alberghiero e dei ristoranti, che ha registrato circa 1.500 tra rinnovi e nuove stipule a fronte dei 2.458 del primo trimestre 2019;

   oltre a quello del turismo, a risentire fortemente della crisi è anche il settore manifatturiero, che ad oggi fatica ancora a riprendere gli scambi commerciali;

   trattasi di un quadro che preoccupa fortemente, destinato a crescere e che rischia di trasformare l'allarme in vera e propria emergenza, stante la prossima fine del blocco dei licenziamenti;

   nel territorio, peraltro, non solo si registra una rilevante diminuzione dei posti di lavoro, ma anche un aumento del precariato: su circa 17 mila rapporti nel primo trimestre, sono stati stipulati – tra nuovi e rinnovi – 7.901 contratti a tempo determinato, a fronte di soli 2.094 contratti a tempo indeterminato –:

   se il Ministro interrogato stia predisponendo un piano strategico di rilancio dell'occupazione e salvaguardia dei posti di lavoro, attesa l'imminente fine degli ammortizzatori sociali e del divieto di licenziamento.
(5-04418)


   POLVERINI e ZANGRILLO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   in data 9 luglio 2020, al termine di un iter durato molti mesi, è stato approvato il piano industriale di Anpal Servizi spa 2020-2022, un piano che a quanto riportato da fonti di stampa non ha trovato il consenso delle regioni;

   sul sito di Anpal Servizi spa, nella nota in cui il presidente Parisi dà annuncio dell'approvazione del piano industriale, si legge inoltre che tale approvazione «chiude finalmente l'annosa questione del precariato storico di ANPAL Servizi. Sono veramente felice per tutti i lavoratori che da molti anni lavorano per questa azienda, fornendo il loro prezioso contributo, e che attendevano con ansia questo momento»;

   un articolo del Fatto Quotidiano del 20 luglio 2020, dà notizia dell'ennesimo scontro interno ad Anpal che sarebbe avvenuto tra il direttore generale dell'agenzia Paola Nicastro e il presidente Parisi, con il direttore generale che ha adottato un decreto con il quale vengono sospese tre attività previste dal piano industriale perché, come riporta l'articolo citando il documento, «manca una chiara rappresentazione dei costi»;

   sempre a quanto riferito dall'articolo il presidente Parisi avrebbe reagito a questa iniziativa inviando una comunicazione ai lavoratori di Anpal in cui comunica che il decreto adottato dal direttore generale di Anpal mette in forse la stabilizzazione prevista dei lavoratori precari;

   l'attività di Anpal è da tempo caratterizzata da palesi inefficienze tra le quali quella più evidente è costituita dal numero estremamente ridotto di percettori di reddito di cittadinanza che sono stati riavviati al lavoro, circa 65.000 su oltre 2,7 milioni di beneficiari, numeri che segnano il fallimento del progetto «navigator» fortemente voluto dal presidente Parisi;

   tali inefficienze e scontri interni rischiano ora di vanificare anche la stabilizzazione di oltre 650 unità di personale che da lungo tempo lavorano in maniera precaria, dei quali circa 260 sono in scadenza di contratto –:

   quali iniziative intenda assumere il Ministro interrogato al fine di favorire la stabilizzazione del personale precario di Anpal Servizi spa, anche alla luce delle criticità rappresentate in premessa.
(5-04419)


   GRIBAUDO, SERRACCHIANI, CARLA CANTONE, LEPRI, MURA e VISCOMI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   la situazione degli studi legali italiani è fatta di avvocati titolari, denominabili domini, e da avvocati in regime di «mono-committenza» che di questi sono di fatto dipendenti, per compensi a volte di poche centinaia di euro mensili, lavorando senza tutele o come collaboratori con partita Iva; questa dinamica a parere degli interroganti è stata consentita e addirittura favorita proprio dalla legge n. 247 del 2012;

   una situazione simile si presenta per i giovani architetti, i quali in maggioranza lavorano con partita Iva all'interno degli studi di architettura, in regime di mono-committenza, fatturando mensilmente i propri scarsi compensi al professionista «dominus», lavorando a tutti gli effetti in regime di subordinazione;

   nell'emergenza economica conseguente a quella sanitaria, la situazione di alcuni di questi lavoratori sta vedendo un ulteriore aggravamento. La loro veste formale di lavoratori autonomi ha consentito il solo accesso al bonus di 600 euro ex articolo 44 del decreto-legge «Cura Italia»; tuttavia, questa indennità, nei rapporti interni agli studi e nell'ambito dell'unico e vero rapporto di lavoro con il titolare di studio, è divenuta oggetto di trattative nella quantificazione del compenso;

   alcune associazioni di professionisti riferiscono, infatti, che non pochi titolari di studi professionali stiano arbitrariamente decurtando dalle retribuzioni mensili del propri collaboratori professionisti proprio i 600 euro del bonus, trasformando la provvidenza assistenziale loro riconosciuta in un arricchimento indebito, consistente nel pagamento di «stipendi» ridotti, nonostante l'impegno professionale di questi lavoratori prosegua ininterrotto in smartworking o con turni negli studi, per attività che non hanno subito chiusure nel lockdown;

   questa prassi distorta è talmente nota che l'Ordine degli avvocati di Vicenza, prendendone atto, l'ha stigmatizzata nella circolare del 10 aprile 2020; con riferimento agli studi di architettura, lo stesso meccanismo è stato riportato anche dal giornale online Fanpage.it;

   con queste condotte ingiuste e illecite non solo dal punto di vista deontologico, il bonus introdotto dal decreto «Cura Italia» finisce per sostenere non i redditi dei professionisti in difficoltà, ma quelli dei loro datori di lavoro, che beneficiano così artificiosamente di un sostegno pubblico a loro precluso dai limiti di reddito previsti –:

   quali urgenti iniziative intenda adottare al fine di garantire la corretta percezione del bonus per i lavoratori autonomi riconosciuto agli avvocati in regime di mono committenza, agli architetti a partita Iva e a tutti i professionisti che risultano aver subìto una corrispondente decurtazione da parte dei titolari dei propri studi professionali di riferimento.
(5-04420)


   RIZZETTO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   la cosiddetta ottava salvaguardia esodati prevedeva dei requisiti per l'accesso all'assegno previdenziale, in funzione delle diverse categorie di provenienza dei lavoratori, che hanno determinato delle evidenti discriminazioni, come l'interrogante segnalava con interrogazione n. 5-02702 a cui non ha ricevuto, ad oggi, risposta;

   il predetto provvedimento ha previsto una significativa eterogeneità dei termini temporali, ai fini del diritto alla pensione che, da una categoria all'altra, si differenzia fino ad oltre cinque anni. A titolo di esempio, prendendo il caso di due ex lavoratori, entrambi sessantenni, con pari cumulo contributivo, uno in mobilità e l'altro in contribuzione volontaria o cessato, che hanno raggiunto entrambi i requisiti negli anni dal 2018 o successivi, il primo è stato salvaguardato, mentre l'altro è stato escluso;

   la platea di esodati che attendono ancora le dovute tutele per accedere al diritto alla pensione è dunque rimasta nell'estenuante limbo di chi è senza lavoro e senza pensione;

   le iniquità contenute nell'ottava salvaguardia devono quindi essere sanate nei confronti delle stesse categorie contemplate da detto provvedimento. Non esiste, dunque, un problema di individuazione della platea dei beneficiari, che non supera alcune migliaia di soggetti, poiché le tipologie di lavoratori sono le stesse già oggetto della ottava salvaguardia e quindi agevolmente individuabili dall'Inps;

   ad oggi, ad avviso dell'interrogante irragionevolmente, questo Governo non ha adottato alcun provvedimento utile a sanare tale grave situazione, che si protrae ormai da quasi nove anni, lasciando nell'indigenza e nella più indicibile disperazione questi ex lavoratori, ancor più nell'attuale periodo di grave crisi dovuta all'emergenza sanitaria COVID-19;

   quello che deve essere introdotto è un provvedimento legislativo circoscritto a detta platea di persone che, di certo, non può trovare surroga in soluzioni previste dall'attuale regime previdenziale (ad esempio, «quota 100») per due ragioni: questi lavoratori, cessati quando le regole erano diverse e più favorevoli, sono ora impossibilitati a raggiungere gli attuali requisiti pensionistici; in ossequio a princìpi di uguaglianza ed equità vanno riconosciuti gli stessi benefici già concessi agli esodati salvaguardati che, in non pochi casi, vantano requisiti addirittura inferiori –:

   se e quali iniziative intenda adottare urgentemente il Ministro interrogato per riconoscere il diritto alla pensione agli esodati individuabili come ex-lavoratori esclusi dai benefìci di cui all'articolo 1, comma 214, della legge 11 dicembre 2016, n. 232, a causa di ingiusti ed eterogenei paletti.
(5-04421)


   BARZOTTI e INVIDIA. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   nel corso dell'emergenza epidemiologica, il ricorso al lavoro agile è stata la modalità ordinaria di svolgimento della prestazione lavorativa in molte realtà aziendali;

   la legge n. 81 del 2017 non prevede il coinvolgimento delle rappresentanze sindacali nella determinazione di termini e condizioni del rapporto di lavoro agile;

   conseguentemente, alcuni aspetti tradizionalmente disciplinati dalla contrattazione collettiva restano privi di specifica regolamentazione, come il diritto dei lavoratori e delle lavoratrici alle prestazioni sostitutive di mensa, in altre parole, il diritto al buono pasto o al ticket restaurant;

   inoltre, le ragioni dell'urgenza hanno giustificato deroghe alle previsioni normative di cui alla legge n. 81 del 2017 e, significatamente, delle previsioni in materia di accordo individuale sulla base del quale dovrebbe essere gestito il lavoro agile;

   in assenza di specifica disciplina sul punto, è emersa la problematica inerente alla compatibilità tra buoni pasto e il lavoro agile;

   di fatto, stanno emergendo orientamenti contrapposti che corrispondono a trattamenti diversi adottati nei confronti dei lavoratori e delle lavoratrici;

   da un lato, si ritiene che al lavoratore agile spetterebbero anche i buoni pasto laddove lo stesso fosse titolare del relativo diritto in caso di lavoro in presenza. Tale orientamento si fonda sul combinato disposto dell'articolo 18, comma 1, e dell'articolo 20 della legge n. 81 del 2017 nella misura in cui si dispone che il lavoro agile è una modalità del rapporto di lavoro subordinato e che «il lavoratore che svolge la prestazione in modalità agile ha diritto ad un trattamento economico e normativo non inferiore a quello complessivamente applicato, in attuazione dei contratti collettivi di cui all'articolo 51 del decreto legislativo 15 giugno 2015, n. 81»;

   dall'altro lato, al contrario, si ritiene che, ai sensi dell'articolo 6, comma 3, del decreto-legge n. 333 del 1992, il buono pasto non fa parte della retribuzione a nessun effetto attinente a istituti legali e contrattuali del rapporto di lavoro subordinato, salvo che la contrattazione collettiva non ne preveda una diversa qualificazione; conseguentemente, lo stesso non sarebbe dovuto in assenza di una specifica previsione sul punto che disciplini il contrario –:

   quali iniziative, anche di carattere normativo, intenda adottare al fine di chiarire i dubbi interpretativi e risolvere questa problematica che impatta in maniera concreta sulla vita quotidiana dei lavoratori.
(5-04422)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   SERRACCHIANI, VISCOMI e MURA. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   come noto, la vigenza delle misure adottate in ragione dello stato di emergenza epidemiologica scadranno, salvo ulteriori proroghe, il 31 luglio 2020. Contestualmente, terminerà il regime straordinario che ha consentito il ricorso allo smart working in forma semplificata e torneranno vigenti le regole previste dalla legge n. 81 del 2017 almeno per le aziende che hanno programmato il ricorso a tale modalità organizzativa fino al medesimo termine;

   la sperimentazione di massa di tale modalità di prestazione lavorativa – nonostante qualche oggettiva difficoltà organizzativa iniziale, dovuta in particolare ai limiti delle reti di connessione e alla disponibilità degli strumenti informatici – per la netta maggioranza dei casi dei lavoratori coinvolti ha rappresentato un miglioramento delle condizioni di svolgimento del lavoro, apportando vantaggi per il lavoratore, per il datore di lavoro, per la qualità del lavoro e per l'ambiente, come testimoniato dalla recente ricerca condotta dalla Noto Sondaggi per IlSole24Ore;

   il ritorno alla disciplina ordinaria non dovrà, pertanto, rappresentare un ostacolo per il ricorso a tale formula organizzativa e, allo stesso tempo, pur tenendo conto dei margini di flessibilità che la citata legge n. 81 offre, dovrà essere garantita una cornice di sostegno che ne assicuri un'applicazione equilibrata nel rispetto dei diritti dei lavoratori nel quadro di una più efficiente organizzazione del lavoro;

   per far fronte all'emergenza, in molti casi i lavoratori hanno dovuto farsi carico dei costi di approvvigionamento delle necessarie apparecchiature informatiche e delle relative utenze;

   nei provvedimenti d'urgenza adottati per il sostegno e il rilancio dell'economia a fronte dell'epidemia, non si è tenuto conto di tali profili;

   un ulteriore aspetto che meriterà una particolare attenzione attiene al sostegno alla formazione del personale necessaria per il ricorso a tale modalità lavorativa, tenendo conto della continua evoluzione delle competenze in ambito informatico –:

   quali urgenti iniziative si intendano adottare al fine di accompagnare il passaggio alla fase ordinaria di disciplina del lavoro agile, dopo il massiccio ricorso durante l'emergenza epidemiologica che ha coinvolto, per la prima volta, milioni di lavoratori, eventualmente prevedendo anche forme di sostegno fiscale per gli oneri sopportati dai medesimi lavoratori.
(5-04401)

SALUTE

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della salute, per sapere – premesso che:

   dallo studio «Osservatorio sui tempi di attesa e sui costi delle prestazioni sanitarie nei Sistemi Sanitari Regionali», condotto dal Crea, commissionato dalla Funzione Pubblica Cgil e dalla Fondazione Luoghi Comuni, che prende a riferimento un arco temporale che va dal 2014 al 2017 emerse come fossero sempre più lunghi i tempi di attesa per effettuare visite mediche nella sanità pubblica, con una media di 65 giorni, a fronte di un'offerta privata ben più rapida, circa 7 giorni di attesa per una visita, e costi sempre meno distanti tra pubblico e privato;

   l'indagine fu effettuata su un campione di oltre 26 milioni di utenti, pari al 44 per cento della popolazione totale, perché condotta sulla popolazione residente di 4 regioni: Lombardia, Veneto, Lazio e Campania e prendendo in considerazione esclusivamente le prestazioni mediche senza esplicita indicazione di urgenza;

   la pandemia da nuovo Coronavirus ha causato un notevole stress alla tenuta del servizio sanitario nazionale italiano, a fronte del quale il Governo ha risposto, fra l'altro, con l'aumento dei posti nelle scuole di formazione e specializzazione, con numerose assunzioni di medici, infermieri e operatori, con il potenziamento delle reti di assistenza territoriale e con l'istituzione della figura dell'infermiere di comunità;

   se sul versante ospedaliero il sistema è stato rafforzato anche con l'aumento dei posti letto in terapia intensiva e dunque è pronto ad affrontare eventuali nuove crisi, sul versante ambulatoriale arrivano da varie regioni numerose segnalazioni di liste d'attesa cresciute in maniera esponenziale; in Lombardia, la regione più colpita dalla pandemia, il nuovo direttore generale della sanità, Marco Trivelli rileva: «L'attività ambulatoriale durante l'emergenza è stata sospesa. Abbiamo cercato di supplire con la telemedicina, che è uno strumento potente, ma non può essere sostitutivo delle visite. Sono preoccupato che ci possa essere un sotto trattamento dei pazienti»;

   dunque l'emergenza COVID-19 ha compresso l'attività ordinaria sia di ricovero che ambulatoriale tanto da sembrare complicato che nel medio periodo ci sia la possibilità di rientrare su un livello di prestazioni adeguato al bisogno dei cittadini;

   inoltre, il ritorno a un'attività ordinaria è reso complicato dal fatto che occorre adottare le misure di sicurezza necessarie, sin da subito, per evitare rischi di contagio e che rendono difficile tornare ai volumi delle prestazioni pre-COVID;

   appare pertanto problematico che, nei prossimi mesi, si possa recuperare l'attività delle prestazioni ambulatoriali non realizzata, anzi, è molto probabile che si accumuli ancora un delta negativo rispetto all'anno scorso;

   ci sono molte altre malattie delle quali il servizio sanitario nazionale deve tener conto e delle quali si deve occupare con la medesima attenzione; dunque la sfida per il servizio sanitario nazionale sarà quella di garantire sempre, comunque e con il massimo livello di sicurezza il doppio registro di assistenza ai cittadini: quelli con il Covid e quelli non Covid;

   segnalazioni della crescita esponenziale delle liste di attesa ambulatoriali non arrivano solo dal Veneto, Lazio, Campania, ma anche da buona parte delle regioni italiane, pertanto appare urgente fare subito chiarezza, a livello nazionale, sulle dimensioni del fenomeno delle prestazioni sospese durante il lockdown e degli attuali tempi di attesa, garantendone la massima trasparenza in termini di accesso alle informazioni, innanzitutto per i cittadini –:

   se il Ministro interpellato sia al corrente della situazione descritta in premessa e quali iniziative intenda assumere per risolvere il problema delle liste d'attesa ambulatoriali, valutando per esempio di contemperare la dignità professionale e il trattamento economico adeguato agli operatori sanitari con eventuali limitazioni alle prestazioni in libera professione e con intervento a titolo gratuito da parte dei servizi sanitari.
(2-00869) «Zolezzi, Massimo Enrico Baroni, D'Arrando, Ianaro, Lapia, Lorefice, Mammì, Menga, Nappi, Nesci, Provenza, Sapia, Sarli, Sportiello, Troiano».

SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   GRIPPA e BARBUTO. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   l'Enea è un ente di diritto pubblico per l'innovazione tecnologica e i servizi avanzati alle imprese, alla pubblica amministrazione nei settori dell'energia, ambiente e sviluppo economico sostenibile e con centri di ricerca, 2.400 dipendenti ed un contributo annuo dello Stato di oltre 140 milioni di euro. Nel 2014 l'ente è stato commissariato dal Governo Renzi con la nomina a commissario del professor Federico Testa e dei relativi vicecommissari. Successivamente, nel 2016, lo stesso professore Testa, è stato nominato presidente, con i relativi consiglieri di amministrazione;

   a seguito di diverse segnalazioni circa la seriamente compromessa condizione di salute e la sicurezza dei lavoratori del Centro Enea C.R. Casaccia, la necessità di assicurare la tutela della salute e della sicurezza dei lavoratori sui luoghi di lavoro nel suddetto Centro Enea, in conformità al disposto di cui al decreto legislativo n. 81 del 2008, e i mancati riscontri relativamente alla indagine epidemiologica avviata nel 2016 che ha interessato il Centro, risulta all'interrogante che diversi sarebbero stati i quesiti posti dai Rls-rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza, tramite l'interessamento avviato anche dall'organizzazione sindacale U.s.b. – Settore pubblico impiego, rivolti agli uffici dei dicasteri competenti e che ad oggi sarebbero privi di riscontro;

   il 17 ottobre 2016 si è tenuto un incontro presso il dipartimento S.Pre.S.A.L. ASL RM1 di tutti i dirigenti Enea con la partecipazione dei Rls per discutere una serie di segnalazioni pervenute al servizio S.Pre.S.A.L. ASL RM1, tutte inerenti alle richieste di riconoscimento di malattie professionali provenienti da dipendenti ed ex dipendenti del C.R. Casaccia. Conseguentemente, sarebbero state affrontate e discusse questioni inerenti alla salubrità e allo stato di manutenzione degli ambienti di lavoro del Centro e sarebbe stata valutata la necessità di disporre un'indagine epidemiologica finalizzata alla verifica dello stato di salute dei lavoratori e degli ex lavoratori del centro, anche al fine di evidenziare le possibili problematiche sanitarie ad esso connesse e dallo stesso scaturenti;

   è da ritenersi necessario conoscere lo stato di salubrità e di manutenzione del Centro Enea C.R. Casaccia, verificare la corretta applicazione delle misure di sicurezza e di protezione della salute dei lavoratori del Centro Enea C.R. Casaccia e apprendere l'esito dell'indagine epidemiologica condotta dal dipartimento S.Pre.S.A.L. ASL RM1, al fine di valutare le problematiche connesse allo stato di salute dei lavoratori e degli ex lavoratori del C.R. Enea Casaccia;

   lo stesso presidente di Enea si era impegnato a fornire la massima collaborazione al fine di favorire lo svolgimento di tale indagine epidemiologica; secondo i responsabili della sicurezza sul lavoro, l'organizzazione stabilita per l'Enea, in merito alla specificità di quanto disposto dalla legge riguardo alla prevenzione in tema di salute e sicurezza sul lavoro, così come previsto dal testo unico di cui al decreto legislativo n. 81 del 2008, presenterebbe forti criticità –:

   se i Ministri interrogati non intendano acquisire dall'Enea e dagli altri enti istituzionali competenti tutti gli elementi necessari ad approfondire i diversi argomenti richiamati, per valutare complessivamente l'operato del presidente e degli attuali dirigenti;

   se siano a conoscenza delle criticità riscontrate in materia di salute e sicurezza sul lavoro e quali iniziative di competenza intendano eventualmente adottare per il pieno rispetto delle disposizioni normative del settore.
(5-04394)


   FOTI. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   in seguito alle dichiarazioni del nuovo amministratore delegato di Sogin s.p.a., riportate da diverse testate stampa di carattere nazionale (si veda ad esempio www.repubblica.it), sono emerse alcune ed importanti notizie riguardanti i tempi di «decommissioning» delle centrali nucleari, ancorché attive limitatamente allo stoccaggio dei rifiuti prodotti dalla attività del passato, presenti in Italia;

   l'amministratore delegato di Sogin, nonostante i ritardi accumulati nel corso degli anni e denunciati a più riprese dall'interrogante in vari atti di sindacato ispettivo, ha individuato nel 2035 l'anno destinato al raggiungimento del cosiddetto «brownfield»;

   l'indispensabile individuazione del deposito nazionale per lo stoccaggio dei rifiuti nucleari non risulta essere stata effettuata, la qual cosa impedirà, se la situazione si protrarrà ancora, l'allocazione dei residui del combustibile riprocessato all'estero nel predetto deposito;

   è emerso altresì che, con riferimento alla centrale nucleare di Caorso, l'anno previsto per il completamento del «decommissioning» risulta fissato per il 2031, data che appare all'interrogante a distanza «siderale», atteso che in questo Paese la cessazione della produzione di energia nucleare risale ad oltre trent'anni fa –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza delle dichiarazioni dell'amministratore delegato di Sogin s.p.a. e quale sia il loro orientamento al riguardo;

   quali concrete iniziative si intendano mettere in campo per addivenire in tempi realistici al completamento dello smantellamento delle centrali nucleari presenti in Italia;

   se sia intenzione del Governo dare carattere di priorità alla individuazione del deposito nazionale per lo stoccaggio dei rifiuti nucleari.
(5-04396)

Interrogazione a risposta scritta:


   FIORAMONTI. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   stanti le difficoltà emerse in seguito alla situazione emergenziale da COVID-19, emerge con ancora più forza la necessità di un ripensamento dell'assetto industriale, soprattutto di quei settori che hanno un forte impatto ambientale, e dunque sulla salute dei cittadini;

   tale sensibilità era stata già fortemente espressa nel corso del mandato del precedente Governo, ed avrebbe dovuto avere seguito naturale nell'attuale compagine governativa;

   come facilmente riscontrabile da diversi organi di stampa, molti esponenti del Governo Conte espressero più volte la volontà di un necessario ripensamento di tali realtà. Tra queste, forse la più emblematica è quella della città di Taranto, da anni afflitta dalle gravissime conseguenze (sanitarie, ambientali e sociali) di un modello industriale ormai da tempo insostenibile e poco competitivo, e della volontà di trasformare il capoluogo pugliese in un hub della green economy per lo sviluppo sostenibile, proprio nell'ottica di un ripensamento del tessuto industriale in quell'area;

   un significativo passo avanti è rappresentato dall'autorizzazione disposta dall'articolo 1, commi 732 e seguenti, della legge di bilancio del 30 dicembre 2018, n. 145, della spesa di 3 milioni di euro per ciascuno degli anni 2019, 2020 e 2021, per l'istituzione e l'inizio dell'operatività della fondazione denominata «Istituto di Ricerche Tecnopolo Mediterraneo per lo Sviluppo Sostenibile» con sede in Taranto;

   tale fondazione, di seguito denominata «Tecnopolo», viene disciplinata per lo svolgimento delle funzioni e dei compiti conoscitivi, di ricerca, tecnico-scientifici, di trasferimento tecnologico e di valorizzazione delle innovazioni e della proprietà intellettuale generata, nel campo dello studio e dell'utilizzo delle tecnologie pulite, delle fonti energetiche rinnovabili, dei nuovi materiali, dell'economia circolare, strumentali alla promozione della crescita sostenibile del Paese e al miglioramento della competitività del sistema produttivo nazionale;

   per garantire l'operatività del Tecnopolo, è necessaria la predisposizione dello statuto che definisca gli obiettivi della fondazione e il modello organizzativo e ne individui gli organi, stabilendone la composizione; lo statuto dovrà essere approvato con decreto del Presidente della Repubblica, su proposta del Ministro dello sviluppo economico, sentiti il Ministro dell'università e della ricerca e il Ministro dell'economia e delle finanze, riconoscendo al Ministero dell'università e della ricerca compiti di vigilanza sullo stesso;

   il 16 gennaio 2020 come si apprende da organi di stampa, date le sopracitate disposizioni, tale istituto risulterebbe pronto per essere esaminato dal Consiglio dei ministri. Lo statuto così elaborato dal Ministero dello sviluppo economico sentiti il Ministero dell'università e della ricerca e il Ministero dell'economia – prevedrebbe un consiglio di amministrazione di nove membri, di cui cinque di designazione pubblica e quattro designati di intesa tra i soggetti pubblici o società che volontariamente daranno contributi economici alla fondazione. Il consiglio di amministrazione, su designazione del Ministero dell'università e della ricerca, nominerà poi un comitato scientifico di cinque componenti. Sono sei invece i membri previsti per l'organo di revisione. Su designazione del Ministro dello sviluppo economico, infine, sarà scelto un segretario generale tra i membri del consiglio di amministrazione o anche all'esterno;

   ad oggi, sebbene la dirompente crisi sanitaria e ambientale generata dalla pandemia di COVID-19 avrebbe dovuto accelerare l'attuazione del sopramenzionato statuto per l'operatività del Tecnopolo, il progetto risulta essere ancora fermo –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e quali iniziative di competenza intenda assumere al fine di accelerare l'adozione dello statuto del Tecnopolo così da poter svolgere e supportare la ricerca e il trasferimento tecnologico nell'area delle tecnologie pulite, delle fonti energetiche rinnovabili, dell'economia circolare, a riprova di un significativo cambiamento verso una più attenta transizione ecologica ed economica per un territorio che da molto tempo attende un cambiamento significativo, ma anche per la rilevanza ed il prestigio che il Tecnopolo rivestirebbe in ambito nazionale ed internazionale.
(4-06408)

Apposizione di firme ad interrogazioni.

  L'interrogazione a risposta in Commissione Frassinetti e Silvestroni n. 5-04215, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 23 giugno 2020, deve intendersi sottoscritta anche dalla deputata Ciaburro.

  L'interrogazione a risposta scritta Ferro e altri n. 4-06313, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 14 luglio 2020, deve intendersi sottoscritta anche dalla deputata Ciaburro.

  L'interrogazione a risposta orale Deidda e Ferro 3-01678, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 16 luglio 2020, deve intendersi sottoscritta anche dalla deputata Ciaburro.

  L'interrogazione a risposta scritta Ferro e altri n. 4-06351, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 16 luglio 2020, deve intendersi sottoscritta anche dalla deputata Ciaburro.

Pubblicazione di un testo riformulato.

  Si pubblica il testo riformulato della mozione Baldino n. 1-00332, già pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta n. 305 del 17 febbraio 2020.

   La Camera,

   premesso che:

    l'articolo 138 della Costituzione prevede che le leggi di revisione costituzionale e le altre leggi costituzionali (previste dagli articoli 116, 132 e 137 della Costituzione) siano adottate da ciascuna Camera con due successive deliberazioni ad intervallo non minore di tre mesi, e siano approvate a maggioranza assoluta dei componenti di ciascuna Camera nella seconda votazione;

    dopo l'approvazione, in seconda votazione, a maggioranza assoluta, ma inferiore a due terzi dei componenti di Camera o Senato, ha luogo la pubblicazione del testo della legge nella Gazzetta Ufficiale, preceduta dall'avvertimento che un quinto dei membri di una Camera o cinquecentomila elettori o cinque Consigli regionali possono chiedere, entro tre mesi dalla pubblicazione, che si proceda a referendum popolare, con apposita istanza da far pervenire, da parte dei delegati dei richiedenti, alla Corte di cassazione;

    la legge sottoposta a referendum non è promulgata se non è approvata dalla maggioranza dei voti validi;

    nella seduta dell'8 ottobre 2019 è stata approvata, in via definitiva, dalla Camera dei Deputati la legge costituzionale avente ad oggetto la riduzione del numero dei parlamentari («Modifiche agli articoli 56, 57 e 59 della Costituzione in materia di riduzione del numero dei parlamentari»);

    il testo è stato pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 240 del 12 ottobre 2019;

    la legge costituzionale prevede la riduzione del numero dei parlamentari, da 630 a 400 deputati e da 315 a 200 senatori elettivi;

    un quinto dei Senatori, come previsto dal dettato costituzionale, ha richiesto di sottoporre la riforma al vaglio popolare; l'istanza, firmata da 71 Senatori e depositata il 10 gennaio 2020, è stata ritenuta conforme all'articolo 138 della Costituzione dall'ufficio centrale per il referendum della Corte di cassazione;

    entro 60 giorni dall'ordinanza dell'ufficio centrale che ha ammesso il referendum, il Presidente della Repubblica, su deliberazione del Consiglio dei ministri, indice con proprio decreto il referendum che si svolge in una domenica compresa tra il 50° e il 70° giorno successivo all'emanazione del decreto di indizione;

    il Consiglio dei ministri del 27 gennaio 2020, su proposta del Presidente Giuseppe Conte, ha convenuto sulla data del 29 marzo 2020 per il referendum costituzionale indetto l'indomani con decreto del Presidente della Repubblica del 28 gennaio 2020;

    a causa della situazione epidemiologica derivante dalla diffusione del COVID-19, il decreto del 28 gennaio 2020 è stato però revocato con successivo decreto del Presidente della Repubblica del 5 marzo 2020;

    tale scelta è stata dettata dall'esigenza di consentire a tutti i soggetti politici una campagna elettorale efficace e ai cittadini un'adeguata informazione sulla scelta che sono chiamati a fare votando sul quesito referendario;

    con legge 19 giugno 2020, n. 59, pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale n. 154, è stato convertito, con modificazioni, il decreto-legge n. 26 del 2020, recante disposizioni urgenti in materia di consultazioni elettorali per l'anno 2020, che ha posticipato, in via eccezionale alla luce dell'emergenza sanitaria in atto, i termini ordinari indicati dalla legislazione vigente per lo svolgimento delle consultazioni elettorali previste nel 2020;

    in conformità al principio di concentrazione delle scadenze elettorali, la legge n. 59 del 2020 ha previsto l'accorpamento di elezioni suppletive di Camera dei deputati e Senato della Repubblica, elezioni regionali, elezioni comunali e referendum costituzionale sul taglio dei parlamentari, in considerazione delle esigenze di contenimento della spesa e delle misure precauzionali per la tutela della salute degli elettori e dei componenti di seggio;

    il 14 luglio 2020, il Consiglio dei ministri ha convenuto sulle date del 20 e 21 settembre 2020 per lo svolgimento delle operazioni di voto per le suddette consultazioni elettorali e referendarie;

    l'obiettivo della legge costituzionale sul taglio dei parlamentari è duplice: da un lato, favorire un miglioramento del processo decisionale delle Camere per renderle più capaci di rispondere alle esigenze dei cittadini e, dall'altro, ridurre il costo della politica (con un risparmio stimato di circa 500 milioni di euro in una legislatura);

    la riforma consentirebbe all'Italia di allinearsi al resto d'Europa: l'Italia, infatti, è il Paese con il numero più alto di parlamentari direttamente eletti dal popolo (945), seguito dalla Germania (circa 700), dalla Gran Bretagna (650) e dalla Francia (poco meno di 600);

    a meno di due mesi dal voto popolare per la riduzione di Deputati e Senatori, non è ancora in atto una adeguata campagna informativa relativa al referendum,

impegna il Governo:

1) ad assumere iniziative volte a pubblicizzare la data in cui i cittadini saranno chiamati ad esprimere la propria volontà di confermare o meno la legge approvata dal Parlamento in data 8 ottobre 2019;

2) ad adottare ogni opportuna iniziativa utile a fornire gli strumenti necessari a comprendere le modalità di voto rispetto al quesito referendario;

3) a sostenere, anche finanziariamente, tutte le attività di divulgazione delle informazioni relative al contenuto della legge costituzionale avente ad oggetto la riduzione del numero dei parlamentari;

4) a promuovere una adeguata campagna di comunicazione istituzionale, diffusa sia attraverso i mezzi tradizionali (spot radio e tv, affissioni e annunci stampa), sia attraverso il web e i social media, al fine di raggiungere efficacemente i diversi target di popolazione;

5) a predisporre banner e video tutorial per spiegare in modo semplice, chiaro e diretto contenuti tecnici e informazioni utili per l'elettore;

6) a favorire la partecipazione, sensibilizzando i cittadini sull'importanza di esprimere il proprio voto e ricordando che il voto è un diritto;

7) attraverso i diversi strumenti disponibili, a spiegare in modo semplice, accessibile e sintetico la procedura di voto e le conseguenze dell'esito referendario.
(1-00332) «Baldino, Alaimo, Bilotti, Brescia, Maurizio Cattoi, D'Ambrosio, Sabrina De Carlo, Dieni, Macina, Francesco Silvestri, Suriano, Elisa Tripodi, Ruggiero, Salafia».

Ritiro di documenti del sindacato ispettivo.

  I seguenti documenti sono stati ritirati dai presentatori:

   interrogazione a risposta in Commissione Quartapelle Procopio n. 5-04349 del 14 luglio 2020;

   interrogazione a risposta scritta Boldrini n. 4-06367 del 17 luglio 2020;

   interrogazione a risposta scritta Frassinetti n. 4-06376 del 17 luglio 2020.

Trasformazione di documenti del sindacato ispettivo.

  I seguenti documenti sono stati così trasformati su richiesta dei presentatori:

   interrogazione a risposta scritta Corda n. 4-03142 del 21 giugno 2019 in interrogazione a risposta in Commissione n. 5-04399.

   interrogazione a risposta scritta Corda n. 4-05941 del 9 giugno 2020 in interrogazione a risposta in Commissione n. 5-04400;

ERRATA CORRIGE

  Risoluzione in Commissione Marino e altri n. 7-00511 pubblicata nell'Allegato B ai resoconti della Seduta n. 368 dell'8 luglio 2020. Alla pagina 13726, seconda colonna, dalla riga diciannovesima alla riga ventiquattresima, deve leggersi: «a valutare l'opportunità di bandire concorsi per assumere esaminatori e tecnici del settore, nonché assicurare la possibilità, per coloro che sono stati assunti, di sostenere celermente gli esami di abilitazione;», e non come stampato;

  dalla riga trentottesima alla riga quarantaquattresima, deve leggersi: «a valutare l'opportunità, esclusivamente per l'esame teorico, considerata l'esiguità del numero degli esaminatori di scuola guida, di adottare iniziative per ovviare a tale figura, sostituendola con un funzionario della pubblica amministrazione;», e non come stampato.