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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Giovedì 16 luglio 2020

ATTI DI INDIRIZZO

Risoluzione in Commissione:


   La III Commissione,

   premesso che:

    la diffusione della pandemia di Covid-19 ha prodotto delle gravi conseguenze in termini sanitari, sociali ed economici in ogni Stato del mondo. Ad oggi, si contano oltre 11,5 milioni di casi accertati ed oltre mezzo milione di morti, con un tasso di diffusione in continua crescita;

    il continente latino-americano riporta delle statistiche di diffusione del virus allarmanti, con una crescita esponenziale del contagio che non accenna a ridursi. In poche settimane, il Brasile è risultato il secondo Paese al mondo per numero di contagi accertati e decessi giornalieri, peraltro ancora in aumento. Secondo gli ultimi dati della Rete ecclesiale Pan amazzonica Repam al 7 luglio 2020, in tutto il bacino amazzonico, la pandemia avrebbe colpito quasi 15 mila indigeni ed indigene appartenenti a 168 popoli e nazionalità differenti, causando circa 1.000 vittime;

    l'inadeguatezza dei sistemi sanitari, unita ai ritardi nella comunicazione, alla divulgazione di notizie e informazioni non corrette, alle difficoltà nell'adozione delle necessarie misure di distanziamento e in generale nel gestire la crisi, hanno contribuito all'esplosione ed alla rapida diffusione del contagio;

  i popoli indigeni nel mondo, in base ai dati delle Nazioni Unite, contano oltre 370 milioni di unità. Di questi, circa 150 milioni di individui appartengono in senso stretto ai «popoli tribali», che constano di 5.000 comunità in 70 Paesi sparsi nei cinque continenti;

    le comunità indigene sono riconosciute dal diritto internazionale quali difensori del patrimonio culturale ed ambientale. I dati riportano che le popolazioni indigene abitano circa il 22 per cento della superficie terrestre mondiale, dove risiede circa l'80 per cento della biodiversità del pianeta. Negli anni, numerosi rappresentanti delle comunità indigene hanno impersonato le lotte per la difesa del proprio patrimonio culturale e territoriale;

    le terre ed i territori abitati da popoli indigeni costituiscono un'importante difesa contro la deforestazione, in particolare delle foreste tropicali, che, gestite da popoli indigeni e comunità locali, secondo le loro conoscenze ancestrali, contribuiscono a immagazzinare il carbonio nell'intero bioma forestale, il che le rende preziose alleate nella lotta ai cambiamenti climatici. Oltre agli effetti dell'estrazione di risorse naturali presenti nei loro territori ancestrali o dell'accesso alle loro terre da attori «esterni», i popoli indigeni si trovano a dover fronteggiare gli effetti dei cambiamenti climatici, sul loro stile di vita ed a causa dello stretto rapporto con la terra;

    una delle conseguenze principali della pandemia nelle terre indigene amazzoniche, in particolare nei casi dove sono colpiti anziani e donne, è rappresentata dal rischio di scomparsa delle conoscenze ancestrali e della cosmologia indigena, di cui questi soggetti sono portatori. Le conseguenze sono devastanti tanto dal punto di vista fisico che antropologico. La sopravvivenza dei popoli indigeni, non soltanto in termini fisici, ma anche culturali e spirituali, si regge infatti sulla relazione armoniosa e simbiotica che tali popoli mantengono da tempo con la natura e gli elementi naturali;

    alcuni Governi, a causa della scarsa resilienza dei propri sistemi sanitari ed economici, nonostante l'appello della comunità scientifica, per far fronte alla crisi pandemica hanno deciso di abbassare gli standard ambientali, sospendere i requisiti di monitoraggio ambientale e limitare la partecipazione delle comunità ai processi decisionali sui progetti nei loro territori;

    le condizioni di crisi e di scarsità di beni e mezzi materiali a disposizione dei singoli Paesi hanno provocato una significativa battuta d'arresto nei processi di sostegno alle popolazioni indigene, tra cui quelle della regione dell'Amazzonia che rischiano, a causa della diffusione del contagio, l'estinzione;

    molte comunità indigene amazzoniche non hanno accesso a strutture e personale medico adeguati a far fronte all'emergenza sanitaria in corso. Non dispongono, inoltre, di dispositivi di protezione individuale per evitare la diffusione del contagio. I Governi, d'altro canto, non hanno preso nemmeno in considerazione la necessità di adottare programmi di supporto specifici;

    le comunità e le organizzazioni indigene hanno attivato dei meccanismi di risposta alla pandemia fondati sulla auto-organizzazione per garantire un primo soccorso, applicando la medicina tradizionale e le conoscenze ancestrali;

    tale condizione di precarietà sociale, sanitaria ed economica, ha pericolosamente ridotto la capacità di controllo delle attività antropiche nella regione, che riveste un ruolo essenziale nella preservazione ambientale e della biodiversità per l'intero pianeta. Infatti, dall'inizio della pandemia ad oggi, si è registrato un pericoloso incremento delle minacce e degli attacchi contro i difensori e le difensore dell'ambiente, categoria già a alto rischio. Secondo quanto riportato dall'associazione Front Line Defenders, nel 2019 circa il 40 per cento dei 304 attivi difensori e difensore dei diritti umani assassinati nel mondo era un difensore dei diritti dei popoli indigeni o dell'ambiente;

    in tempo di Covid-19 diventa impossibile praticare sia le più elementari misure preventive, che i metodi ancestrali di cura e prevenzione, anche a causa degli effetti ambientali delle attività di prospezione ed estrazione di risorse naturali, di espansione dell'agribusiness o di accaparramento di terra, che, nonostante la pandemia, continuano a rappresentare un grave rischio per l'ambiente ed i diritti delle comunità locali e dei popoli indigeni;

    l'Italia si è impegnata, con la propria partecipazione al Consiglio dell'Onu per i diritti umani, ad eseguire il programma per sostenere i difensori dei diritti umani, categoria nella quale rientrano anche i difensori dell'ambiente e dei diritti dei popoli indigeni,

impegna il Governo:

   a promuovere, nelle opportune sedi, meccanismi di protezione specifici per i difensori dei diritti umani e dell'ambiente che, in questo periodo emergenziale, sono maggiormente esposti ai rischi di rappresaglie, e di promuovere una politica di «tolleranza zero» verso gli attacchi ai difensori di suddetti territori;

   ad adottare iniziative per sensibilizzare, attraverso adeguate campagne di comunicazione, circa il ruolo dei difensori della terra e dell'ambiente, sottolineando, quanto sia importante il loro apporto;

   a sostenere nell'ambito del Consiglio dell'Onu sui diritti umani una posizione di «tolleranza zero» nei confronti di chi attacca o minaccia i difensori dei diritti umani e dell'ambiente;

   ad adottare iniziative per far sospendere e disincentivare quelle attività di sfruttamento nei territori in cui vivono indigeni, che risultino nocive alla sopravvivenza delle comunità stesse, i cui esiti reiterati, dannosi per i popoli indigeni e per l'ambiente, andrebbero a minacciare la loro stessa sopravvivenza, già messa a rischio dal Covid-19;

   a promuovere il potenziamento delle misure di monitoraggio sulla tutela dei diritti umani anche da parte delle imprese, rafforzando il contributo che già offre il Piano di Azione nazionale su «Impresa e Diritti Umani»;

   a promuovere, sostenere e riconoscere la rilevanza e l'importanza dei processi di autorganizzazione e autogestione che i popoli indigeni stanno mettendo in campo in questo momento di crisi;

   a promuovere delle linee di intervento nella comunità internazionale sulla tutela dell'ambiente e del territorio come mezzo di risposta e contrasto all'emergenza pandemica in corso.
(7-00517) «Di Stasio».

ATTI DI CONTROLLO

AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INTERNAZIONALE

Interrogazione a risposta scritta:


   DELMASTRO DELLE VEDOVE. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   l'interrogante ha ricevuto una richiesta d'aiuto da parte di un gruppo di italiani bloccati in Venezuela o per l'emergenza coronavirus a Porlamar e vi sono tutte le ragioni per credere che vi siano altri nostri connazionali nelle stesse condizioni nel resto della nazione;

   il gruppo dichiara di aver regolarmente compilato il form online sul sito dell'ambasciata d'Italia a Caracas, al fine di poter accedere ad un volo di ritorno iscrivendosi alla lista d'attesa per un volo commerciale;

   gli italiani lamentano che da tempo non ricevono aggiornamenti o notizie sulle date programmate di un volo di rientro. Alcuni di loro, anziani, sono nel Paese sudamericano da tempo e hanno necessità di tornare in Italia per poter riprendere alcune terapie farmacologiche interrotte, perché hanno terminato le scorte di medicinali;

   è stato riferito anche che ad un nostro connazionale il consolato di Caracas avrebbe negato la possibilità di lasciare il Paese poiché residente in Venezuela;

   la situazione in Venezuela non è facile ed è aggravata per la scarsezza di benzina e derrate alimentari. Secondo l'ufficio dell'Alto Commissario sarebbero oltre 2,3 milioni di persone in condizione di forte insicurezza alimentare;

   inoltre, il Venezuela è da tempo teatro di violenze politiche e della criminalità. Secondo alcune cifre fornite dalle Ong, dall'inizio di quest'anno 1500 persone sono state uccise da ladri, da bande criminali. In media più di 100mila persone ogni anno muoiono per crimini violenti;

   l'ultimo volo dal Venezuela rinvenuto dall'interrogante risale a maggio 2020 e in questi due mesi la situazione sociale è decisamente peggiorata;

   non si riesce a capire il motivo per cui il Governo si ostini a non utilizzare i fondi del Meccanismo europeo di rimpatrio, che prevede la possibilità di abbattere i costi dei biglietti aerei fino al 75 per cento, invece di lasciare i cittadini italiani economicamente provati in balia dei rincari di mercato sui prezzi generalmente praticati per i voli di linea –:

   quali iniziative intenda adottare il Governo per far rientrare quanto prima gli italiani bloccati in Venezuela e quante persone siano attualmente in lista d'attesa per il volo commerciale;

   se il Governo intenda organizzare un volo non commerciale per raccogliere i gruppi esigui sparsi nei Paesi del Centro e Sud America e porre fine a questo calvario.
(4-06361)

DIFESA

Interrogazione a risposta orale:


   DEIDDA e FERRO. — Al Ministro della difesa, al Ministro dell'interno, al Ministro della giustizia, al Ministro per la pubblica amministrazione. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 703 dell'ordinamento militare prevede quanto segue: nei concorsi relativi all'accesso nelle carriere iniziali dei seguenti Corpi e nell'Arma dei carabinieri, le riserve di posti per i volontari in ferma prefissata sono così determinate: a) Arma dei carabinieri: 70 per cento; b) Corpo della Guardia di finanza: 70 per cento; c) Polizia di Stato: 45 per cento; d) Corpo di polizia penitenziaria: 60 per cento;

   con provvedimento direttoriale dell'11 febbraio 2019, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale, IV serie speciale, n. 18 del 5 marzo 2019, è stato approvato il concorso pubblico per la copertura di 302 posti, elevati a 376, relativamente alla posizione di allievo agente del Corpo di polizia penitenziaria maschile e femminile;

   l'emergenza epidemiologica in atto non ha consentito lo svolgimento, nel 2020, di ulteriori concorsi e ciò nonostante l'organico del Corpo in esame lo richieda, tenuto conto anche delle condizioni nelle quali gli agenti sono costretti ad operare all'interno delle carceri;

   per le ragioni suindicate, è stato approvato un emendamento al decreto-legge denominato «Rilancio» del seguente tenore: «al fine di incrementare l'efficienza degli istituti penitenziari... e allo scopo di semplificare e di velocizzare le medesime procedure, è autorizzata, nei limiti delle facoltà assunzionali non soggette alla riserva dei posti di cui al citato articolo 703... l'assunzione di 650 allievi agenti del Corpo di polizia penitenziaria, di cui 488 uomini e 162 donne, in via prioritaria, mediante scorrimento della graduatoria degli idonei del concorso pubblico a 302 posti, elevati a 376»;

   è stato altresì previsto che, per l'eventuale parte residua, si debba procedere allo scorrimento della graduatoria della prova scritta del medesimo concorso, purché l'amministrazione penitenziaria provveda alle assunzioni previa convocazione per gli accertamenti psico-fisici e attitudinali degli interessati;

   dal citato scorrimento sono stati esclusi gli idonei delle graduatorie attualmente esistenti avuto riguardo ai concorsi per i volontari in ferma prefissata, nonché la cosiddetta aliquota dei militari, come, peraltro, già accaduto in relazione al concorso per allievi agenti della polizia, bandito nel 2017, il cui scorrimento, nel 2019, è avvenuto esclusivamente con riferimento al personale non appartenente alla riserva militare;

   a fronte di tali decisioni, appare evidente che l'inclusione nella riserva militare, lungi dall'essere un vantaggio, appare, al più, una scriminante, determinando notevole sfiducia tra i giovani che, davanti alla precarietà del servizio nel ruolo del volontario in ferma breve, rifiutano l'arruolamento, con gravi ripercussioni per l'intero sistema delle Forze armate –:

   se siano a conoscenza dei fatti sopraesposti e quali iniziative intendano assumere al fine di includere, negli scorrimenti in esame e in quelli relativi ai prossimi concorsi che verranno banditi, i soggetti risultanti idonei dalle graduatorie attualmente esistenti avuto riguardo ai concorsi per i volontari in ferma prefissata, nonché gli altri soggetti inclusi nella riserva militare.
(3-01678)

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   ZOLEZZI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   sul territorio provinciale di Mantova insistono 4 presidi dei vigili del fuoco: il comando provinciale sito nel capoluogo e 3 distaccamenti operativi, rispettivamente nei comuni di Castiglione delle Stiviere, Suzzara e Viadana;

   la sede principale è posiziona in zona baricentrica rispetto allo sviluppo del territorio provinciale, si affaccia su una vasta area acquatica, con un sistema di laghi che vengono utilizzati anche nel corso dell'anno come punto di imbarco, per le crociere turistiche a corto e medio raggio che raggiungono il fiume Po, ed un attracco fluviale che dal 1° aprile 2020, metterà in comunicazione Mantova con Venezia;

   la cittadella turistica di Palazzo ducale e Palazzo Tè, ritenuta una delle più grandi d'Europa, ospita mediamente ogni anno un afflusso di 340.000 e 38.000 turisti, condizione impegnativa per garantire lo svolgimento di molteplici servizi;

   i possibili rischi emergenziali, considerate la conformazione idrogeologica e l'attività industriale, vanno da rischi alluvionali, a pericolosità sismica di livello 3 e incidenti aziendali rilevanti;

   nel capoluogo mantovano ha sede anche il Museo nazionale dei vigili del fuoco, il più grande d'Italia per mezzi e reperti, attualmente ospitato in un complesso collegato a Palazzo Ducale composto dalle Scuderie Reali, dal Teatro Vecchio e dalla Torre di Sant'Alò;

   edificato vicino all'area periferica a ridosso dello stadio comunale, il comando di Mantova oggi è ospitato in un edificio risalente alla fine degli anni '50, attualmente gravemente sottodimensionato, che soffre di molteplici gravi problematiche di manutenzione ordinaria e straordinaria;

   attualmente di proprietà dell'ente territoriale Invimit ha strutture, che oltre ad essere soggette ad un elevato grado di deterioramento (la copertura e parte dei solai delle autorimesse sono state puntellate da rinforzi) rispondono a criteri distributivi ora apparentemente non più idonei ad ospitare tutti i mezzi in assegnazione al comando;

   nel corso degli ultimi anni sono stati ripetutamente richiesti e costantemente rinviati importanti interventi di manutenzione straordinaria, anche ai fini degli adempimenti di cui al decreto legislativo n. 81 del 2008 inerenti alla sicurezza e all'igiene dei luoghi di lavoro;

   il numero di uomini che prestano servizio nella struttura di Mantova scende frequentemente sotto organico a causa della frequente mobilità del personale che causa un rapido turnover non solo della componente operativa, ma anche di quella dei funzionari del comando alla quale sono demandate tutte le attività di gestione e prevenzione incendi e del coordinamento della sicurezza sul territorio provinciale;

   da ultimo il museo dei vigili del fuoco, autentico fiore all'occhiello del Corpo utilizzato dal dipartimento e da tutti i comandi d'Italia per le esigenze di rappresentanza, si trova in un edificio vincolato dalla Soprintendenza per le belle arti, di grande rilevanza storica per la città di Mantova, che versa in condizioni di grave degrado strutturale ed impiantistico;

   anche le altre strutture provinciali risultano presentare svariate criticità (si veda l'articolo della Gazzetta di Mantova del 13 luglio 2020) –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza di questa situazione e se intendano adottare iniziative per risolvere, nei limiti delle possibilità, le carenze di organico rappresentate;

   se si intendano adottare iniziative per un sollecito intervento di costruzione della nuova caserma o di ristrutturazione di quella esistente a Mantova, prevedendo nel frattempo interventi di consolidamento della struttura esistente nelle parti più critiche e se si prevedano eventuali interventi per le altre strutture provinciali mantovane;

   se intendano adottare iniziative, eventualmente in accordo con gli altri Ministeri competenti, per salvaguardare e valorizzare l'eccellenza del Museo storico nazionale dei vigili del fuoco.
(5-04371)

Interrogazioni a risposta scritta:


   PORCHIETTO, MARTINO, GIACOMONI, GIACOMETTO, CATTANEO e BARATTO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   come evidenziato dalla stampa nazionale, negli ultimi giorni ai contribuenti che nel 2019 hanno aderito alla definizione agevolata del saldo e stralcio, stanno arrivando da parte dell'Agenzia delle entrate-Riscossione, delle comunicazioni di errore di calcolo;

   in particolare, a causa di un errore tecnico dell'ente è stato indicato un importo da pagare totale inferiore a quello effettivo e dovuto;

   la comunicazione dell'Agenzia delle entrate-Riscossione contiene le spiegazioni e i nuovi bollettini in sostituzione di quelli precedenti errati in possesso dei contribuenti, ma questo non rappresenta l'unico problema; si stanno verificando, infatti, anche casi in cui per i contribuenti che hanno già pagato le rate nel mese di marzo e luglio 2020, l'Agenzia delle entrate-Riscossione chieda il pagamento delle rate già pagate rideterminate con il nuovo importo;

   l'Agenzia delle entrate-Riscossione riporta, inoltre, nella propria comunicazione che, in caso di ritardo o rate pagate con un importo inferiore (somme rideterminate), la definizione agevolata non produrrà effetti estintivi dei carichi iscritti a ruolo e l'importo, eventualmente già corrisposto, sarà considerato a titolo di acconto rispetto all'ammontare dovuto;

   considerato che il cosiddetto «saldo e stralcio» delle cartelle esattoriali rappresenta una misura che ha permesso a molti contribuenti in difficoltà economica di pagare un importo inferiore del debito dovuto senza interessi e sanzioni, non si capiscono le ragioni per cui errori imputabili unicamente all'Agenzia delle entrate-Riscossione si debbano ripercuotere in modo così automatico nei confronti dei cittadini dal momento che l'Agenzia è a loro che si rivolge per chiedere il saldo finale di quanto dovuto;

   inoltre, non appare chiaro quale sia il termine per versare la differenza tra importo già corrisposto, in misura inferiore, e nuova rata ricalcolata dall'Agenzia delle entrate-Riscossione. Se il problema non sussiste per le rate del 2020 (quella in scadenza a marzo e luglio), dato che il termine di versamento è stato spostato al 10 dicembre, sorgono dei dubbi sulla prima rata della «pace fiscale»: il primo versamento del saldo e stralcio delle cartelle doveva essere fatto entro il 30 novembre 2020, scadenza rinviata al 2 dicembre 2020, e che cadrebbe nel giorno di sabato –:

   se il Governo sia a conoscenza di quanto descritto in premessa e quali iniziative urgenti intenda assumere per evitare che un mero errore di calcolo imputabile unicamente all'Agenzia delle entrate-Riscossione si ripercuota in modo pregiudizievole nei confronti dei contribuenti, chiarendo, altresì, in modo preciso e puntuale la tempistica dei versamenti, con particolare riguardo alla prima rata della «pace fiscale».
(4-06353)


   VILLANI, NAPPI, CHIAZZESE, PROVENZA, MANZO e BARBUTO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   ai sensi della legge n. 362 del 1991 e dell'articolo 25 della legge 8 giugno 1990, n. 142, a seguito di specifica convenzione di cui all'articolo 24 della legge 142 del 1990, fu costituito, nel 1999, tra i comuni Sarno e Mercato San Severino, in provincia di Salerno, un Consorzio di enti locali, denominato «Co.fa.ser.» Consorzio farmacie servizi, con sede a Sarno;

   il Co.fa.ser. gestisce otto farmacie dislocate nelle città di Sarno, Mercato San Severino, Castel San Giorgio, Battipaglia e Montecorvino Rovella che hanno come scopo quello di garantire salute e benessere e assicurare la distribuzione e la vendita delle specialità medicinali, anche veterinarie e dei preparati galenici, officinali e magistrali, omeopatici, di erboristeria, e dei prodotti di cui alla XIV tabella dell'allegato 9 del decreto ministeriale 375 del 4 agosto 1988;

   il Co.fa.ser coordina anche la gestione dei servizi e le attività collaterali delle Asl attraverso le otto farmacie di competenza;

   come si apprende da fonti di stampa sarebbero ravvisabili numerose anomalie riscontrate nella gestione del Co.fa.ser., soprattutto in merito ai criteri di assunzione del personale, poco trasparenti;

   in data 2 luglio 2019, a quanto consta agli interroganti i responsabili del Consorzio hanno denunciato, presso la locale stazione dei Carabinieri di Sarno, il furto del protocollo cartaceo dello stesso Consorzio, utilizzato fino al 31 dicembre 2018;

   in data 10 giugno 2019 e in data 13 luglio 2019, altresì, il collegio dei revisori del Co.fa.ser. ha inviato due denunce alla Corte dei conti per segnalare anomalie nella gestione economico-finanziaria dell'Ente consorziato;

   lo stesso collegio dei revisori, con verbale del 18 luglio 2019, certificava una perdita di esercizio quantificata in euro 1.206.500 ed invitava a deliberare la messa in liquidazione del Consorzio, verificando la possibilità di realizzare accordi di ristrutturazione (articolo l82-bis, della legge fallimentare), concordato in continuità ed ogni altra procedura volta a salvaguardare i lavoratori, gli asset aziendali e la continuità del servizio;

   il tribunale civile di Nocera Inferiore ammetteva il Co.fa.ser. alla procedura di concordato preventivo, sensi dell'articolo 161, comma 6, della legge fallimentare: ad oggi, tuttavia, la procedura di concordato preventivo non ha dato alcun esito accertato e il Consorzio rischia il fallimento con grave danno erariale per le casse delle pubbliche amministrazioni dei comuni di Sarno e Mercato San Severino;

   il fallimento del Co.fa.ser. rischia anche di comportare la perdita dei posti di lavoro con conseguente crisi socio-occupazionale per una comunità già gravemente colpita dalla disoccupazione –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza di quanto sopra esposto e quali iniziative intenda assumere, per il tramite dei servizi ispettivi di finanza pubblica della Ragioneria generale dello Stato, per attuare le opportune verifiche di competenza, relativamente alla gestione finanziaria del Consorzio.
(4-06364)

GIUSTIZIA

Interrogazioni a risposta scritta:


   GAGLIARDI, TRANCASSINI, FERRI, SOVERINI, SPENA, PAOLINI e CATALDI. — Al Ministro della giustizia, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   l'amministratore di condominio, ai sensi dell'articolo 1130, primo comma, n. 10, del codice civile è tenuto a redigere il rendiconto condominiale annuale della gestione e convocare l'assemblea per la approvazione entro 180 giorni, pena la revoca dall'incarico;

   gli amministratori di condominio si sono trovati, nel corso del periodo di lockdown e nel rispetto delle successive disposizioni sul distanziamento sociale, a non potere convocare le prescritte assemblee e, dato che molti degli esercizi contabili condominiali si chiudono il 31 dicembre, è elevato il rischio che non riescano ad ottemperare a tale obbligo normativo;

   al fine di evitare che questi professionisti possano essere sottoposti incolpevolmente ad una procedura di revoca, il termine di cui all'articolo 1130, comma 1, n. 10, del codice civile, è necessario prorogare per un periodo adeguato la convocazione delle assemblee per l'approvazione di rendiconti la cui scadenza si sia verificata dal 31 luglio 2019 in poi;

   al fine di potere riprendere l'ordinaria attività degli amministratori, tenuto anche conto del fatto che i condomini dovranno, verosimilmente, nel breve periodo, assumere legittimamente le delibere per l'approvazione dei lavori per l'ottenimento dei bonus fiscali del 110 per cento ex articolo 119 del decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34, necessarie per la ripresa dell'economia nazionale, deve essere consentita la possibilità di effettuare le assemblee da remoto con modalità telematiche, fermi i requisiti di legge sulla convocazione, sulla partecipazione e sul diritto al voto –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti di cui in premessa e quali iniziative, per quanto di competenza, intendano adottare affinché gli amministratori di condominio non vengano incolpevolmente revocati dall'incarico per il mancato rispetto del termine di cui all'articolo 1130, primo comma, n. 10, del codice civile, e permettere agli stessi di proseguire compiutamente nella propria attività professionale convocando assemblee da remoto con modalità telematica.
(4-06349)


   FERRO, LUCA DE CARLO, ROTELLI e DELMASTRO DELLE VEDOVE. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   sono quasi cinquemila i magistrati onorari che smaltiscono la gran parte del lavoro dei tribunali italiani, affiancando nel primo grado di giudizio i loro colleghi «togati», non solo nei processi «minori», ma anche in cause importanti, ma l'Italia continua a trattarli come «volontari», pagati a cottimo;

   in particolare, scrivono le sentenze, interrogano i testimoni e, in generale, smaltiscono la gran parte del lavoro dei tribunali italiani, ma non hanno tutele previdenziali e assistenziali, sono pagati con un cottimo esiguo e il loro incarico a tempo determinato viene rinnovato ogni quattro anni, sempre senza alcun miglioramento;

   come spiegato dall'Assogot, un giudice onorario viene pagato a udienza per 98 euro lordi (tariffa invariata dal 2003), ma non anche per tutta l'attività consequenziale tenuto a svolgere al di là delle ore ufficialmente riconosciute come «lavorative», una situazione che li rende più svantaggiati dei giudici di pace che, invece, prendono 36 euro lordi a udienza, ma hanno un tariffario per i provvedimenti che depositano e un tetto di 72 mila euro;

   ma vi è di più, perché i giudici onorari di tribunale sono svantaggiati anche rispetto ai vice procuratori onorari (Vpo) che sono pagati per le udienze in delega ma anche per le citazioni a giudizio, guadagnando 16 mila euro l'anno, mentre i Got 8 mila e i giudici di pace 50 mila;

   eppure i Got, come Vpo e giudici di pace, possono esercitare solo dopo aver superato un concorso per titoli, sono sottoposti a verifica quadriennale, sono soggetti a sanzioni disciplinari, svolgono le identiche funzioni dei colleghi togati, ma a loro non vengono riconosciuti gli stessi diritti;

   da anni anche le istituzioni europee chiedono che vengano garantite le opportune tutele a questi giudici e la Commissione europea ha aperto una procedura di pre-infrazione contro lo Stato italiano per violazione della direttiva europea n. 99/70, in quanto si continuano a rinnovare i contratti a termine di Got e Vpo senza aggiungere idonee tutele o remunerazione, ma ad oggi le cose non sono cambiate, così come non cambiano le promesse dei vari Governi che si sono succeduti –:

   se e quali urgenti iniziative di competenza intenda adottare il Governo per tutelare i magistrati onorari, riconoscendo agli stessi le dovute tutele e una remunerazione corrispondente alla quantità e alla qualità del lavoro prestato, al pari dei colleghi togati, anche prevedendone la stabilizzazione dopo tre anni di servizio.
(4-06351)


   SILLI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   le misure in tema di giustizia previste dal decreto-legge «Rilancio» hanno l'obiettivo – tra i tanti – di aiutare e garantire la ripresa del regolare svolgimento dell'attività giudiziaria dopo la sospensione delle attività in presenza dovuta a COVID-19. Oltre a ciò, il decreto contiene un piano di assunzioni dedicato al personale amministrativo degli uffici giudiziari, da selezionarsi tramite concorsi per soli titoli e con esame orale da tenersi su base distrettuale;

   le assunzioni previste riguardano il personale amministrativo non dirigenziale e si prevede l'ingresso nel sistema giustizia di 2.700 cancellieri e 400 direttori;

   è prevista l'assunzione di 150 funzionari giudiziari destinati specificatamente alla copertura di carenza di organico negli uffici giudiziari nei distretti di Venezia, Bologna, Torino, Milano, Brescia;

   tra i distretti menzionati non è incluso quello comprendente gli uffici giudiziari di Prato, che presentano invero carenze di organico ancor più gravi. La situazione degli uffici giudiziari di Prato è peraltro stata resa nota al Ministro dalla corte d'appello di Firenze, con nota del 3 dicembre 2019;

   quanto al tribunale, è attualmente scoperta la figura del dirigente amministrativo e si ravvisano carenze del 60 per cento per la posizione di direttore amministrativo, del 35,3 per cento per i funzionari giudiziari e del 70 per cento per i cancellieri;

   analogamente. quanto alla procura della Repubblica si registra una carenza del 100 per cento della figura del dirigente, del 50 per cento del direttore amministrativo, del 75 per cento del funzionario giudiziario e 66,67 per cento del cancelliere;

   effettuando un'analisi comparativa infradistrettuale, emerge che il personale amministrativo del tribunale pratese ha assegnati, mediamente, più fascicoli di ogni altro tribunale toscano;

   la situazione descritta comporta con ogni evidenza gravi disservizi per l'utenza e lungaggini nell'attività processuale –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza della complessa situazione in cui versano gli uffici giudiziari della circoscrizione di Prato, con particolare riferimento alla notevole scopertura dell'organico delle figure di dirigente amministrativo, direttore amministrativo, funzionario giudiziario e cancelliere;

   quali iniziative di competenza il Ministro interrogato intenda intraprendere per porre rimedio, in tempi rapidi, alle problematiche esposte.
(4-06356)

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazione a risposta in Commissione:


   MULÈ. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   come riportato dal sito Sanremonews.it la mattina del 16 luglio 2020 si è verificato un grave disservizio in danno dei lavoratori italiani frontalieri che si recano quotidianamente in Francia. Un treno che sarebbe dovuto partire alle ore 6,23 è partito soltanto alle ore 8,00 con grave ritardo;

   il ritardo, come comunicato dalle autorità francesi, sarebbe dovuto a controlli effettuati dalla polizia transalpina su un treno merci ove vi sarebbero stati alcuni migranti;

   la partenza fortemente ritardata del treno ha inevitabilmente provocato un forte affollamento, stipando nel convoglio un numero di viaggiatori che ordinariamente è spalmato su tre orari diversi, che ha vanificato le misure anti assembramento con conseguenti rischi per la salute dei passeggeri;

   alla ritarda partenza si è aggiunto ulteriore ritardo provocato dalla gendarmeria francese a Mentone che ha operato un controllo a tappeto di tutti i passeggeri, chiedendo uno per uno i documenti;

   situazioni di ritardi dei convogli che attraversano la frontiera si verificano frequentemente e l'arrivo ritardato sul posto di lavoro espone a rischio di licenziamento i lavoratori frontalieri italiani –:

   se i Ministri interrogati siano al corrente delle criticità esposte in premessa e quali iniziative di competenza intendano assumere a tutela dei lavoratori frontalieri italiani.
(5-04373)

INTERNO

Interrogazioni a risposta scritta:


   SILLI. — Al Ministro dell'interno, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   l'ingresso da piazzale Spadolini della stazione ferroviaria di Roma Tiburtina è attualmente chiuso, in quanto in prossimità di esso sono accampati numerosi senza tetto;

   gli abitanti del quartiere lamentano una intollerabile situazione di degrado urbano, alla luce dell'elevato numero di persone che dimorano nel piazzale, senza disponibilità di servizi igienici adeguati;

   il problema di piazzale Spadolini è peraltro noto da tempo, ma ancora non si è riusciti a trovare una soluzione soddisfacente. In seguito ai diversi sgomberi già messi in atto, infatti, il problema si è immediatamente riproposto;

   peraltro, con la ripresa del traffico ferroviario, la chiusura di tale ingresso comporta grave disagio per i lavoratori pendolari ed i turisti –:

   se siano a conoscenza delle condizioni in cui versa lo spazio antistante all'ingresso di piazzale Spadolini della stazione ferroviaria di Roma Tiburtina;

   quali iniziative i Ministri interrogati, per quanto di competenza, intendano adottare per consentire una rapida e definitiva risoluzione del problema, consentendo altresì la riapertura dell'ingresso di piazzale Spadolini della stazione ferroviaria di Roma Tiburtina, importante passaggio per lavoratori pendolari e turisti.
(4-06347)


   LUCASELLI, GEMMATO, GALANTINO e BIGNAMI. — Al Ministro dell'interno, al Ministro della salute, al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:

   mentre continuano gli sbarchi a Lampedusa, l'hotspot di Taranto ha ricominciato ad accogliere ospiti stranieri: negli ultimi giorni sono giunti 100 migranti nella struttura alle porte del capoluogo e nelle prossime ore sono previsti nuovi arrivi:

   secondo i dati ufficiali del Ministero dell'interno, rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, gli sbarchi clandestini sono passati da 1.878 a ben 5.461 e dunque, a causa dell'aumento del flusso migratorio illegale e dell'accoglienza degli stranieri nei vari centri, in Italia si registrano forti criticità legati alla pandemia;

   l'hotspot di Taranto, ad avviso degli interroganti, viene utilizzato in violazione delle disposizioni di legge che ne regolamentano l'istituzione e da centro di prima accoglienza, identificazione e smistamento per non più di 72 ore è stato trasformato in una struttura per il ricovero in quarantena di almeno 14 giorni di cittadini extracomunitari provenienti dalla Tunisia, sbarcati e già identificati a Lampedusa;

   «accoglienza» non vuol dire far sbarcare i migranti ospitandoli senza i servizi minimi necessari, né è pensabile trasformare un centro di accoglienza temporanea in una struttura ospedaliera;

   tale struttura, inoltre, ha sempre fatto parlare di sé, tra ispezioni ministeriali, visite istituzionali e delle Commissioni parlamentari e indagini conoscitive e, peraltro, è diversa dalle altre, in quanto si compone di tensostrutture e moduli prefabbricati in uso al personale della polizia di Stato ed è perimetrata da una recinzione la cui altezza è di circa due metri, facilmente valicabile;

   come se ciò non bastasse, in una minuziosa nota alle istituzioni competenti i sindacati di polizia hanno analizzato le criticità correlate alla gestione della struttura e agli ambiti operativi delle forze di polizia ivi impiegate correlata ad una valutazione critica sia degli aspetti sanitari che della sicurezza e salute sul posto di lavoro collegata all'emergenza da Covid-19, sottolineando come mal si concilia la lunga convivenza dei profughi nel centro;

   in particolare, i sindacati sarebbero preoccupati soprattutto per la salute dei poliziotti che vi operano a seguito della conferma che sul luogo dello sbarco in Sicilia, durante lo screening sanitario a loro riservato, non sono stati effettuati i tamponi per escludere o confermare una eventuale infezione del virus;

   i segretari provinciali dei sindacati, nella qualità di Rls, hanno poi svolto una visita in hotspot in ordine decreto legislativo n. 81 del 2008 (sicurezza sul posto di lavoro) nel corso della quale sono emerse alcune criticità (pulizie, climatizzazione, moduli spogliatoi inesistenti, considerato che è necessario bardare i colleghi con i relativi Dp, servizi sanitari, aggiornamento del Dvr – documento di valutazione rischi);

   i sindacati hanno chiesto, quindi, l'intervento del dipartimento della salute e di prevenzione dell'Asl di Taranto per esaminare la situazione e un presidio medico permanente all'interno dell'hotspot, definendola «una emergenza nella emergenza» –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e, considerata la gravità degli stessi, quali urgenti iniziative di competenza intenda assumere in merito alla gestione dell'hotspot di Taranto;

   se e quale tipo di assistenza sanitaria sia stata predisposta per gli ospiti della struttura e quali concrete misure di sicurezza siano state previste per il personale impiegato;

   se non si ritenga di assegnare ai migranti ospitati nell'hotspot di Taranto una sede idonea alla permanenza per la quarantena sanitaria o, in mancanza, se non si ritenga di dover rivedere e adeguare gli spazi della struttura di Taranto;

   se siano stati emessi dalle autorità competenti provvedimenti specifici che abbiano trasformato la «destinazione d'uso» dell'hotspot di Taranto, o rispetto alle procedure e ai tempi di trattenimento negli hub di identificazione classificati centri di accoglienza temporanea, come nel caso in esame.
(4-06350)


   LUCASELLI, ROTELLI e DELMASTRO DELLE VEDOVE. — Al Ministro dell'interno, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   preoccupa la notizia di un ospite riuscito a scappare dal «Cara» di Restinco a Brindisi, una struttura recentemente destinata al trasferimento dei migranti in quarantena, nonostante si tratti di una vecchia caserma dove è, di fatto, impossibile far rispettare il distanziamento, realizzare dei percorsi e quindi adottare le opportune misure di sicurezza, anche per il personale interno;

   il Cara-Cpr di Restinco, infatti, è un ex campo per i profughi istriani, poi per quelli della prima migrazione dall'Albania alla fine del 1990 e, tra le due vicende, la struttura è stata anche un deposito dell'Esercito italiano;

   del migrante scappato si sa solo che, al pari degli altri, è stato sottoposto solo a test sierologico che, come noto, non rappresenta una certezza circa la sua non positività al Covid-19;

   secondo quanto si apprende da fonti di stampa, proprio questi migranti sarebbero stati a stretto contatto con i soggetti «positivi» individuati a Roccella Jonica;

   tutto starebbe avvenendo rapidamente, senza comunicazioni ufficiali all'esterno, ma secondo il piano nazionale coordinato dal dipartimento per le libertà civili e l'immigrazione del Ministero dell'interno si starebbe puntando a creare nel giro di pochi giorni una seconda linea di centri di quarantena alle spalle del fronte degli sbarchi, mettendo a dura prova le strutture prescelte;

   sarebbe il caso proprio del Cara-Cpr di Brindisi Restinco, che tra il 13 e 14 luglio 2020 avrebbe sgomberato tutti gli ospiti presenti per essere pronto a ricevere 80 migranti provenienti da Lampedusa;

   come se ciò non bastasse, da quanto risulta da fonti di stampa, al momento non sarebbero state fornite al personale di servizio, anche militare oltre che della polizia di Stato, e a quello della cooperativa Auxilium, che ha la responsabilità della gestione della struttura di Restinco sino ad agosto, dispositivi di protezione individuali aggiuntivi, né sarebbe stato dato il tempo per le disinfestazioni dei prefabbricati lasciati liberi dai migranti trasferiti;

   la questione più delicata, ovviamente, è quella delle garanzie sanitarie, che si basano sulle certificazioni del contingente in arrivo, sembrerebbe non ancora pervenute, sia per gli ospiti che per gli operatori, i quali entrano ed escono dalla struttura per raggiungere le città di residenza, scongiurando il rischio di un nuovo caso analogo a quanto accaduto al commissariato della polizia di Stato di Rocella Jonica, dove sono stati messi in quarantena 25 agenti impiegati nella sorveglianza dei 70 migranti pakistani, 28 dei quali sono poi risultati positivi al Covid-19 –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e, considerata la gravità degli stessi, quali urgenti iniziative intenda assumere per gestire tempestivamente la situazione, sia dal punto di vista sanitario che della sicurezza sui luoghi di lavoro, all'interno del Cara-Cpr di Restinco;

   come intenda garantire la quarantena obbligata nel «Cara» di Brindisi, dal momento che la struttura, ad oggi, non ha un assetto adeguato a tale obiettivo;

   cosa preveda esattamente il citato piano nazionale coordinato dal dipartimento per le libertà civili e l'immigrazione del Ministero dell'interno.
(4-06352)


   TONELLI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   le immagini e i filmati trasmessi anche negli ultimi giorni dai mass media dai luoghi di sbarco e di arrivo dei migranti irregolari documentano una situazione nel nostro Paese completamente fuori controllo e ormai già al collasso;

   proprio a Lampedusa, solo a titolo esemplificativo, negli ultimi giorni sono sbarcati ben 791 immigrati quando nell'hotspot dell'isola, una struttura pensata per ospitare meno di 100 persone, vi sono già oltre 700 migranti;

   la situazione è però gravissima ovunque, a Ventimiglia, Trieste, Udine, e oltre che in Sicilia, anche in Calabria, dove la popolazione si è distesa lungo la strada statale pur di manifestare il suo dissenso, mentre è di poche ore fa la notizia che anche in Puglia verranno portati circa 100 immigrati clandestini a Brindisi, molti dei quali positivi al Covid-19;

   difatti contestualmente all'aumento degli sbarchi di immigrati irregolari in Italia, con 9.372 arrivi dal 1° gennaio al 14 luglio 2020 contro i 3.186 dello stesso periodo di un anno fa, si stanno anche moltiplicando i casi di immigrati trovati positivi al Covid-19;

   l'attuale Governo, anziché assumere opportune misure per fermare i flussi migratori illegali verso il nostro Paese, vista anche l'emergenza sanitaria in corso, e porre fine a questa drammatica situazione ormai fuori controllo, sta invece continuando a sacrificare le forze dell'ordine, ponendole in prima linea nella gestione degli sbarchi e dei rintracci dei clandestini sul territorio, senza specifiche e necessarie tutele, esponendoli, dunque, ad elevatissimi rischi e a massacranti turni di lavoro;

   nonostante le ripetute denunce dei sindacati di categoria, tra cui il Sap e Fsp Polizia di Stato, circa le gravi condizioni di lavoro in cui ormai da settimane si trova gran parte delle forze dell'ordine, ancora si ha notizia di agenti a Lampedusa costretti, a causa dei continui sbarchi e per mancanza di organico, a turni giornalieri multipli e a volte consecutivi, fino a 32 ore di servizio di seguito, a servizi notturni svolti dagli stessi agenti 6 notti su 10, in condizioni disagevoli e di scarsa igiene, senza i necessari tempi di riposo e recupero, con l'esposizione a rischi e pericoli, e con livelli di stanchezza e stress inimmaginabili;

   quanto sta accadendo circa le condizioni di servizio a cui sono costretti agenti nel quotidiano servizio al Paese è gravissimo e ancora di più per il fatto che sta accadendo nell'assoluto silenzio delle istituzioni che invece dovrebbero tutelarli;

   inoltre, la continua esposizione delle forze dell'ordine ad elevati rischi di contagio nonché il numero sempre più elevato di agenti costretti alla quarantena per aver avuto contatti con immigrati positivi al Covid-19 stanno seriamente minando le basi del comparto sicurezza del nostro Paese –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza di quanto esposto in premessa e quali iniziative intenda assumere nell'immediato, in particolare, considerato l'esponenziale aumento dei flussi migratori illegali verso il nostro Paese e l'emergenza epidemiologica da Covid-19 in corso, per garantire agli operatori delle forze dell'ordine in servizio, come è loro diritto, un contesto di lavoro che sia dignitoso, sostenibile e che non li esponga a rischi per la loro salute, nonché per assicurare alle medesime forze ulteriori e più adeguate risorse, sia strumentali che di personale.
(4-06354)


   MORRONE, MOLTENI, TONELLI, IEZZI, RAFFAELLI e BORDONALI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 19 del decreto-legge 4 ottobre 2018, n. 113, convertito, con modificazioni, dalla legge 1° dicembre 2018, n. 132, e recante disposizioni urgenti in materia di protezione internazionale e immigrazione, ha previsto la sperimentazione delle armi ad impulsi elettrici da parte dei corpi e servizi di polizia locale dei comuni capoluogo e di quelli con popolazione superiore a 100 mila abitanti, la cosiddetta pistola ad impulsi elettrici «Taser»;

   il decreto sulle linee generali da adottare per la sperimentazione dell'arma in uso per sei mesi alla polizia locale, come previsto sempre dall'articolo 19, è pronto da marzo 2019 e doveva essere solo portato in Conferenza unificata per il relativo accordo;

   la dotazione del Taser anche alla polizia locale consentirebbe, inoltre, l'attuazione delle politiche di sicurezza integrata a livello di enti locali, nonché l'accelerazione dei processi di cooperazione fra forze di polizia dello Stato e polizie locali;

   come l'interrogante ha già avuto modo di segnalare nei precedenti atti di sindacato ispettivo, è ormai ufficiale che i presidi estivi in riviera romagnola quest'anno non ci saranno, stando alle comunicazioni diramate alle prefetture dal dipartimento della pubblica sicurezza, che ha stabilito di non poter inviare i tradizionali rinforzi estivi sull'intero territorio nazionale;

   la sperimentazione dell'utilizzo del taser da parte della polizia di Stato, durata nove mesi e svolta in dodici città, tenendo conto delle apposite linee guida concordate con il Ministero della salute, ha dato esiti ampiamente positivi soprattutto con riguardo all'effetto deterrente di tale strumento, al fine di diminuire i casi di utilizzo delle armi da fuoco in dotazione alle forze dell'ordine;

   il Ministero sembra ritenere, per carenza di organico, di dover lasciare soltanto alla polizia locale dei comuni delle tradizionali località turistiche tutti i controlli per la tutela dell'ordine pubblico e della sicurezza, con l'aggravio derivante dagli ulteriori controlli anti-assembramenti e per il rispetto dei protocolli sanitari dovuti all'emergenza sanitaria, la novità di questa estate;

   è notizia del 15 luglio 2020 che a Riccione, verso le 23,30 un gruppo di ventenni, tre turisti provenienti da Varese, sono stati accerchiati in pieno viale Ceccarini da quattro giovanissimi, all'apparenza nordafricani, e uno di questi sembra che impugnasse proprio un taser e, sotto le minacce, i turisti hanno consegnato ai malviventi i contanti che avevano, una trentina di euro circa;

   sull'accaduto, come sui tanti simili che si stanno ripetendo a cadenza quasi quotidiana, indagano ora i carabinieri di Riccione;

   peraltro l'argomento della sperimentazione di tale arma anche per la polizia locale da avviare quanto prima è stato affrontato recentemente con l'ordine del giorno n. 9/2500-AR/262, a prima firma dell'onorevole Molteni, al decreto-legge cosiddetto Rilancio, ed è stato accolto dal Governo con una riformulazione dell'impegno –:

   se ritenga di avviare quanto prima la sperimentazione del taser anche per la polizia locale, come prevede l'articolo 19 del decreto-legge n. 113 del 2018, quanto meno nei comuni delle località a maggiore vocazione turistica, adottando iniziative per estendere la sperimentazione anche ai comuni delle località turistiche con più di 15.000 abitanti alla luce dei fatti illustrati in premessa.
(4-06357)


   SABRINA DE CARLO, SUT e PERANTONI. — Al Ministro dell'interno, al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   sei mesi dalla morte dell'uomo di nazionalità georgiana, Vakhtang Enukidze, detenuto presso il Centro di Gradisca, le cronache tornano a parlare di una nuova e recente scomparsa;

   il 14 luglio 2020 infatti, un ragazzo di nazionalità albanese, è stato trovato senza vita nella sua stanza, condivisa con altre cinque persone, da un addetto della cooperativa che gestisce la struttura; per contro, il suo compagno di stanza, un ragazzo marocchino, è stato trovato in condizioni gravi, trasportato in ospedale e ricoverato in terapia intensiva;

   il trasporto in obitorio del giovane uomo trovato morto nel Cpr ha provocato una rivolta nello stesso stabile con materassi bruciati. «L'assemblea No CPR No Frontiere» in un video pubblicato il 14 luglio 2020, su facebook, mostra in maniera evidente, fiamme e roghi all'interno dello stabile, attribuita alla protesta nata a seguito della morte del ragazzo;

   nel video pubblicato dalla stessa associazione appare leggibile una scritta sul vetro in Plexiglass dello stabile: «Voglio rivotril», un ansiolitico. Parrebbe infatti che l'abuso di droghe e farmaci sia un elemento caratterizzante in questi luoghi, dove l'uso dovrebbe essere proibito;

   tesi confermata dallo stesso procuratore Lia, sottolineando un evidente giro di sostanze all'interno dei centri;

   centri di permanenza per il rimpatrio fanno parte di una rete di strutture per l'identificazione ed il rimpatrio dei «migranti irregolari»; l'allora ministro Minniti ne aveva previsto l'apertura in ogni regione e i decreti di sicurezza varati dal precedente Governo avevano parzialmente smantellato le strutture alternative di identificazione e di rimpatrio, restringendo gli Sprar soltanto a coloro che erano già in possesso di protezione internazionale o ai minori stranieri non accompagnati: la suddetta misura è stata confermata in seguito da una circolare del 14 gennaio 2019 emanata dal Ministro interrogato;

   le misure attuate e perseguite, hanno, evidentemente comportato un deterioramento delle condizioni, igieniche, sanitarie e di sicurezza dei detenuti come già evidenziato in precedenti interrogazioni;

   inoltre, pochi giorni fa, nel carcere di Trieste ha perso la vita un ragazzo triestino di 38 anni, già in cura per problemi di natura psichica e di tossicodipendenza; come sottolineato dalla stessa direttrice della casa circondariale del Coroneo, Silvia Della Branca, esponendo una situazione già nota ai sindacati di polizia penitenziaria sul regime delle cosiddette «porte aperte» o «regime aperto», si consente ai detenuti di godere per alcune ore al giorno di uno spazio più ampio e condiviso con altri. Modello introdotto dal Dap nel 2011 che di fatto alleggerisce, per le carceri di media sicurezza il sovraffollamento nelle celle;

   tale regime rende più semplice lo scambio di farmaci o altro tra i detenuti;

   dai fatti raccontati dalla madre del ragazzo, emergono poi elementi di sconcerto, quali episodi di gravi percosse da parte di altri detenuti nei confronti del ragazzo, fatti già esposti al legale dello stesso;

   le situazioni citate non possono essere equiparabili, ma si ricorda che lo Stato italiano deve garantire sicurezza negli ambienti di detenzione e situazioni di reclusione non devono in alcun modo compromettere la dignità e la salute dell'essere umano, che anzi, dovrebbe essere tutelata –:

   se sia a conoscenza dei fatti sopra descritti e se abbia intenzione di intervenire, anche promuovendo una opportuna riqualificazione dei Centri per il rimpatrio e misure volte alla salvaguardia delle persone detenute nel nostro Paese.
(4-06359)


   ZOFFILI e DE MARTINI. — Al Ministro dell'interno, al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:

   nonostante, secondo gli ultimi dati forniti dall'unità di crisi della regione Sardegna, non vi siano ulteriori aggiornamenti circa il numero dei contagiati da Covid-19 e, per fortuna, nemmeno riguardo a quello delle vittime, sull'isola l'attenzione sull'emergenza epidemiologica in corso rimane ancora alta;

   a destare grande preoccupazione tra la popolazione e le istituzioni locali sono le numerose immagini e video apparsi su diversi mezzi di informazione di immigrati che fuggono dal centro di accoglienza di Monastir, ove, come è noto, dovrebbero trascorrere invece in isolamento l'obbligatorio periodo di quarantena successivamente al loro arrivo, ripresi mentre scavalcano il muro perimetrale alto tre metri nonostante i cartelli esposti che segnalano il «limite invalicabile»;

   sebbene ad oggi venga impiegato 24h su 24 un intero dispositivo di sicurezza per controllare la struttura, gli immigrati riescono comunque, dato il loro elevato numero e tramite espedienti, ad aggirare la sorveglianza ad entrare ed uscire dal centro a qualsiasi ora del giorno, incuranti delle regole imposte dalla quarantena ed esponendo così la popolazione e gli agenti delle forze dell'ordine impiegati per il loro successivo rintraccio ad enormi rischi sia sotto il profilo sanitario che della sicurezza;

   il centro di accoglienza, che attualmente ospita 72 immigrati nordafricani giunti illegalmente sulle coste sulcitane, di cui due risultati positivi al Covid-19, si trova vicino al centro commerciale Conforama e alla strada statale 131, e proprio nei giorni scorsi alcuni di quelli fuggiti dalla struttura sono stati rintracciati nel vicino centro commerciale, altri a Sestu, in qualche caso addirittura a Cagliari o lungo la statale;

   il centro è gestito dalla società Ors Italia, la stessa che si occupa del Cpr di Macomer e si apprende, altresì, che qualcuno degli immigrati fuggiti dal centro sarebbe stato anche denunciato per tentato furto;

   già nei mesi scorsi, in occasione di un sopralluogo effettuato dal primo firmatario del presente atto il 6 novembre 2020, in qualità di presidente del Comitato parlamentare di controllo sull'attuazione dell'accordo di Schengen, di vigilanza sull'attività di Europol e di vigilanza in materia di immigrazione, e più recentemente come deputato il 16 giugno 2020 era stata già evidenziata la necessità di implementare il comparto degli agenti addetti alla sorveglianza della struttura e i problemi di sicurezza del centro, segnalando direttamente la situazione all'attenzione del Ministro interrogato anche di persona;

   nonostante quanto sopra ad oggi, sempre secondo quanto si apprende dalla stampa, la prefettura ha invece fatto sapere che la sicurezza sarebbe comunque garantita da «un posto fisso di Polizia all'interno della struttura», che in effetti si sono verificati «episodi di allontanamento» e ancora che «il presidio sarà rafforzato con maggiori controlli», senza altra specificazione riguardo ad eventuali e prossime misure specifiche da adottare;

   tali comportamenti, nonché le evidenti carenze rispetto alle dotazioni e all'organico delle forze dell'ordine impiegate nella sorveglianza del centro, non possono essere ulteriormente tollerati in quanto espongono i cittadini a enormi rischi, minando gli enormi sacrifici fatti finora da tutta la popolazione –:

   quale sia il numero esatto delle fughe dal centro di prima accoglienza di Monastir e dei successivi rintracci degli immigrati che avrebbero dovuto trascorrere in isolamento al suo interno l'obbligatorio periodo di quarantena e che invece si sono sottratti allo stesso; quali specifiche e immediate iniziative si intendano adottare per implementare il servizio di sorveglianza della struttura e impedire le uscite non autorizzate dalla medesima, al fine di non esporre la popolazione e le forze dell'ordine ad ulteriori rischi sia dal punto di vista sanitario che della sicurezza, se non si ritenga opportuno, date le evidenziate straordinarie esigenze di presidio del territorio e di ulteriori misure di contrasto alla diffusione del Covid-19, l'invio in loco di militari delle Forze armate nell'ambito dell'operazione «Strade sicure».
(4-06362)

ISTRUZIONE

Interrogazione a risposta scritta:


   VIZZINI. — Al Ministro dell'istruzione. — Per sapere – premesso che:

   l'ordinanza ministeriale n. 60 del 10 luglio 2020 presenta novità per quanto riguarda il rinnovo delle graduatorie d'istituto di II e III fascia, introducendo le nuove graduatorie provinciali per le supplenze (Gps), riservate rispettivamente ai docenti in possesso di abilitazione, la prima fascia, e ai docenti in possesso di titolo di studio per l'accesso all'insegnamento, la seconda fascia. Sarà possibile iscriversi nelle Gps di un'unica provincia. In quella stessa provincia sarà data anche la possibilità di iscriversi anche nelle graduatorie dell'istituto;

   per l'attribuzione delle supplenze relative agli anni scolastici 2020/2021 e 2021/2022 si utilizzeranno le graduatorie ad esaurimento (GaE). Per i posti residui dalle GaE sarà possibile attingere dalle graduatorie provinciali per le supplenze. Quindi, iscrivendosi alle Gps, si concorre per l'attribuzione delle supplenze che si determineranno in tutte le scuole di quella provincia;

   per la composizione delle nuove Gps è introdotta una riformulazione dei punteggi afferenti a ciascun titolo in possesso dei docenti; in particolare, nell'ordinanza ministeriale sopra citata, appare chiara una svalutazione importante di alcuni titoli;

   le lauree triennali vedono dimezzato il punteggio assegnato;

   per i diplomi di perfezionamento, Master universitari/Afam, di durata annuale corrispondenti a 1.500 ore e 60 Crediti formativi universitari, nonché i Master universitari di pari natura in materia di sostegno e/o difficoltà di apprendimento ed in materia bibliotecaria, ci sono cambiamenti. Fino ad oggi venivano assegnati 3 punti per ogni Master. Nella nuova formulazione delle graduatorie, questo tipo di corsi viene svalutato fino a 1 punto;

   nelle graduatorie tutt'ora vigenti erano considerati anche gli attestati di partecipazione a corsi di perfezionamento universitari/Afam, di durata almeno annuale con esame finale, nonché gli attestati di pari natura in materia di sostegno e/o difficoltà di apprendimento ed in materia bibliotecaria. Nell'ordinanza non si fa menzione di tali attestati;

   per gli attestati di competenze informatiche i punteggi sono uniformati: varranno tutti 0,5 punti fino ad un tetto di 2 sommando i vari titoli posseduti, diversamente da quanto stabilito precedentemente;

   sono inseriti ex novo punteggi per le certificazioni di lingua inglese: 3 punti per un livello B2, 4 punti per il livello C1; 6 punti per il livello C2;

   per via di cambiamenti così radicali nei punteggi delle lauree triennali, dei diplomi e degli attestati per i Master e per i corsi di perfezionamento, uniti alla svalutazione dei diplomi informatici, si avranno delle graduatorie che non rispecchiano in alcuna maniera quelle attuali. Tra l'altro, inserire punteggi per le certificazioni linguistiche senza aver dato congruo preavviso della loro valutazione per le graduatorie non permetterà neanche ai docenti di avere il tempo per ottenere questi attestati; i diplomi di perfezionamento e i Master universitari sono stati conseguiti con grande dispendio di tempo e di denaro da parte dei docenti, con la prospettiva della valutazione degli stessi pari a 3 punti in graduatoria. La modifica di tale punteggio applicata retroattivamente a corsi conseguiti negli anni passati appare come una privazione di diritti ormai acquisiti –:

   se il Ministro interrogato intenda adottare iniziative per modificare la valutazione delle lauree triennali, dei corsi di perfezionamento e dei Master universitari/Afam riportandoli a 3 punti, nonché ripristinare il punteggio anche per gli attestati di partecipazione a corsi di perfezionamento universitari/Afam, che venivano valutati 1 punto, per non svilire, i punteggi delle graduatorie attribuiti fino a oggi;

   se il Ministro interrogato intenda consentire un aggiornamento delle Gps già dopo 12 mesi per permettere ai docenti di ottenere le certificazioni di lingua straniera che non hanno potuto acquisire a causa dello scarso intervallo di tempo corrente tra la pubblicazione dell'ordinanza di cui in premessa riguardante le nuove Gps e la presentazione della domanda per l'iscrizione alle succitate graduatorie.
(4-06365)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazione a risposta orale:


   MANZO, VILLANI e NAPPI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   il sito del Fatto quotidiano in data 7 luglio 2020 ha pubblicato un'intervista in cui due lavoratori stagionali del turismo denunciano, sotto anonimato, gravi abusi in materia contrattuale che sarebbero stati tentati nei loro confronti ed effettuati a danno di altri lavoratori da parte di una catena alberghiera che opera in loco;

   nella denuncia i lavoratori affermano che all'atto dell'assunzione il datore di lavoro si è rifiutato di sottoporre loro il contratto, anche a seguito di loro reiterate richieste. Inoltre, gli stessi lavoratori riferiscono che l'assunzione sarebbe stata de facto a tempo pieno, con un orario lavorativo di circa 9 ore giornaliere, ma il contratto formalmente depositato avrebbe riportato un'assunzione a tempo parziale, ed anche la paga prevista sarebbe stata quella di un impiego a tempo parziale;

   sempre nell'articolo gli intervistati sostengono che quanto loro accaduto non sarebbe un caso isolato, ma una prassi che avrebbe coinvolto anche altri lavoratore del settore, incentivata in particolare dal calo dei flussi turistici e, conseguentemente, del volume di affari delle strutture alberghiere del territorio;

   quanto riferito nell'intervista, se confermato, sarebbe estremamente preoccupante, perché sul territorio di Sorrento sono molto numerosi i lavoratori stagionali –:

   se, alla luce di quanto riportato in premessa, intenda adottare iniziative di competenza al fine di accertare se nel territorio di Sorrento siano perpetrate irregolarità contrattuali in danno dei lavoratori stagionali del settore turismo.
(3-01677)

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   COSTANZO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   dopo le lunghe e turbolente vicissitudini finanziarie sfociate nei mancati pagamenti degli stipendi ai propri dipendenti da parte dell'azienda Manitalidea spa, già denunciate dall'interrogante con l'interrogazione n. 5-02341, come riportato dal quotidiano La Stampa in data 4 febbraio 2020 il giudice della sezione fallimentare del tribunale di Torino Stefano Miglietta ha dichiarato lo stato d'insolvenza per l'azienda erogatrice di servizi alle imprese con sede a Ivrea che lavorava con appalti pubblici e privati su tutto il territorio nazionale e in particolare nel settore delle pulizie;

   come riportato dal quotidiano La Stampa in data 4 febbraio 2020, i dipendenti della Manitalidea vantano un credito per 14 milioni e mezzo di euro nei confronti dell'azienda:

   gli appalti che coinvolgevano Manitalidea nella sola provincia di Torino riguardavano Fca spa, Fpt spa, Alutek spa, Telecom, Iveco, Inps, Inail, Guardia di finanza, Agenzia del demanio Piemonte e Valle d'Aosta, Equitalia, e Trenitalia, Aci di Asti, e altri comuni della provincia;

   a decorrere dal 1° luglio 2020, come riportato dal quotidiano on-line TorinoOggi, le cooperative Multiservice e Formula Servizi, vincitrici dell'appalto per l'erogazione dei servizi di pulizia nella sede Inps Piemonte e subentranti a Manitalidea, oggi fallita, avrebbero cambiato le condizioni di lavoro delle 75 lavoratrici, che si sono viste ridurre le ore lavorative con un adeguamento al ribasso delle buste paga;

   secondo quanto affermato dalle segreterie regionali Filcams Cgil – Fisascat Cisl – Uiltrasporti Uil Piemonte, le gare di appalto hanno consentito l'aggiudicazione alle cooperative Multiservice e Formula Servizi con ribassi che arrivano fino al 48 per cento dei servizi offerti;

   le nuove società aggiudicatarie degli appalti in tutti i lotti della regione Piemonte hanno previsto ovunque riduzioni dei contratti, con tagli delle ore lavorate fino al 40 per cento;

   il 29 giugno 2020, come riportato dal sito TorinoOggi, le lavoratrici delle pulizie delle sedi Inps Piemonte hanno organizzato un presidio sotto la sede regionale dell'Inps di Torino, in via dell'Arcivescovado, chiedendo l'internalizzazione del servizio;

   secondo i manifestanti risulta paradossale che il taglio delle ore arrivi in un periodo storico come questo, quando pulizia e sanificazione sono diventate due parole d'ordine nella vita quotidiana di tutti. «L'emergenza Coronavirus ha riacutizzato una crisi economica senza precedenti, come possiamo mangiare con 300 euro al mese?» hanno affermato le lavoratrici –:

   se sia al corrente delle nuove condizioni economiche e contrattuali poste dalle cooperative Multiservice e Formula Servizi, vincitrici della gara per le pulizie delle sedi regionali Inps del Piemonte, e se intenda adoperarsi per valutare iniziative volte all'eventuale internalizzazione dei servizi di pulizie delle sedi Inps, garantendo quanto meno un reintegro delle ore e un ripristino delle condizioni contrattuali precedentemente maturate dalle lavoratrici.
(5-04370)


   COSTANZO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   Dentix è una catena spagnola di cure odontoiatriche, con 57 centri in 12 regioni italiane e 400 dipendenti.

   come riportato dal Corriere della sera in data 9 luglio 2020, le sedi italiane della catena non hanno più riaperto dopo il lockdown, lasciando senza stipendio i dipendenti e senza cure i propri clienti, compresi quelli che avevano già pagato, facendo sparire circa 20 milioni di euro;

   come riportato dal quotidiano La Nuova Periferia in data 23 giugno 2020, la vicenda ha avuto ripercussioni anche nella città di Settimo Torinese, dove Dentix ha una sede in Via Italia 29;

   vittime della chiusura del centro Dentix di Settimo, come denunciato anche da una trasmissione di Rete4, sono state decine di ignari clienti del centro, che come riporta La Nuova Periferia «si presentavano per un lavoro dentistico» e a cui «veniva offerto un finanziamento che nella maggior parte dei casi avrebbe dovuto essere coperto al 100 per cento dell'importo», salvo poi, con l'avvento del Covid e la chiusura dei centri, che tuttora non hanno riaperto, «vedersi richieste, dalle banche che avevano finanziato legittimamente le somme pattuite, le rate del finanziamento»;

   molte risultano le associazioni di categoria e gli studi legali del territorio che si stanno occupando della vicenda;

   come evidenziato dall'avvocato Pino Velardo su La Nuova Periferia, i clienti di Dentix «hanno sottoscritto un finanziamento per sostenere le spese per cure dentarie preventivate da Dentix che non sono mai state eseguite, e ora si trovano a dover pagare le rate senza aver ricevuto alcuna prestazione sanitaria o ricevendola in maniera inadeguata»;

   secondo quanto riportato da La Nuova Periferia, Dentix al momento prende tempo e dichiara che i centri torneranno presto operativi, ma si registrano anche alcune voci circa una presunta istanza di fallimento per la società spagnola, che tuttavia sarebbe un soggetto diverso da Dentix Italia –:

   se il Governo sia al corrente delle spiacevoli vicende esposte in premessa e che hanno coinvolto i clienti di Dentix Italia sul territorio nazionale;

   quali iniziative intenda assumere per quanto di competenza per tutelare i clienti di Dentix e per acquisire elementi circa le condizioni finanziarie del brand di odontoiatria e le condizioni lavorative dei suoi dipendenti.
(5-04374)

Interrogazioni a risposta scritta:


   SILLI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   la pandemia di COVID-19 in corso ha investito, con effetti gravissimi, l'intero sistema economico italiano;

   risultano particolarmente colpite le imprese artigiane, che costituiscono una parte rilevante del tessuto economico del nostro Paese e che hanno visto drasticamente ridotta la propria attività;

   anche tali imprese sono state pertanto costrette a ricorrere agli ammortizzatori sociali previsti dai diversi decreti emanati per fronteggiare le conseguenze economiche dell'emergenza;

   per la maggior parte dei dipendenti delle imprese artigiane, la cassa integrazione con causale «Covid» è erogata dai Fondi di solidarietà bilaterali istituiti in forza della legge n. 92 del 2012 e del decreto legislativo n. 145 del 2015;

   tali fondi erogano la prestazione con rimborso da parte dell'Inps;

   risulta, tuttavia, che l'Inps non abbia ancora provveduto a trasferire i fondi necessari;

   è nota, in particolare, la situazione delle aziende artigiane del distretto tessile di Prato, aderenti al Fondo di solidarietà bilaterale per l'artigianato (Fsba), i cui dipendenti hanno ricevuto solamente la mensilità di marzo (in data 11 maggio 2020) e sono tuttora in attesa del pagamento delle mensilità di aprile e maggio;

   il fondo Fsba, infatti, ha anticipato con proprie risorse la cassa integrazione guadagni di marzo alle aziende esaurendo poi, inevitabilmente, i fondi per effettuare i pagamenti successivi –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza delle particolari criticità che riguardano l'erogazione della cassa integrazione a favore dei lavoratori dipendenti delle imprese artigiane, con particolare riferimento alle aziende del distretto tessile di Prato, che aderiscono ai Fondi di solidarietà bilaterali;

   quali iniziative il Ministro interrogato intenda adottare per porre rimedio in tempi rapidi alla situazione rappresentata e entro quale termine i lavoratori dipendenti delle imprese artigiane potranno beneficiare degli ammortizzatori sociali previsti dai provvedimenti adottati per affrontare le conseguenze economiche della pandemia.
(4-06348)


   RADUZZI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   nel centro commerciale Tom Village di Santa Maria di Sala (VE) nel luglio 2019 si sarebbe verificato un nuovo cambio manageriale con la volontà dei nuovi amministratori di avviare un piano di riqualificazione del centro commerciale, ivi inclusi gli esercizi di vendita situati al suo interno. Nei mesi successivi, la nuova compagine amministrativa avrebbe iniziato a pagare in ritardo sia i fornitori che i dipendenti, con arretrati fino a 15 giorni dei rispettivi salari, nonché la liquidazione della tredicesima avvenuta solo nel gennaio 2020;

   nel suddetto mese di gennaio 2020, la società, Tom Village s.p.a. avrebbe conferito in affitto di ramo d'azienda parte degli spazi commerciali e parte del relativo personale, circa 70 dipendenti su 185, alla società Clt Fashion Group, adottando, nel successivo mese di febbraio, politiche di svendita che avrebbero registrato ottimi risultati di guadagno, grazie anche alle ore di lavoro straordinario svolte dai dipendenti;

   nel mese di marzo, le normative emanate per far fronte all'emergenza COVID-19 hanno determinato la chiusura di tutti gli esercizi commerciali che non vendessero beni di prima necessità, prevedendo, attraverso il decreto-legge del 17 marzo 2020, n. 18 («Cura Italia»), poi convertito dalla legge 24 aprile 2020, n. 27, e il decreto-legge 8 aprile 2020, n. 23, convertito dalla legge 5 giugno, n. 40, misure volte al potenziamento dell'assistenza economica per i lavoratori in difficoltà;

   nonostante le vendite effettuate nei mesi di gennaio e febbraio, le amministrazioni del centro commerciale Tom Village non avrebbero ancora oggi pagato interamente e a tutti i dipendenti i salari di febbraio e metà marzo, giustificando i ritardi con una difficoltà economica provocata dalla pandemia COVID-19. Le suddette carenze hanno portato i sindacati a indire uno sciopero contro l'amministrazione il 12 giugno 2020. In concomitanza con lo sciopero sindacale la società Clt Fashion Group avrebbe deciso di riaprire solo parzialmente alcuni negozi del centro commerciale, richiamando in rotazione solo 8 dipendenti;

   in seguito alla riapertura del centro commerciale, avvenuta solo il 12 giugno, molti dipendenti sarebbero stati lasciati, per via di una politica aziendale di contenimento dei costi, in cassa integrazione;

   da quanto appreso dall'interrogante, nelle settimane antecedenti alla riapertura del 12 giugno, l'amministrazione Clt Fashion Group avrebbe promosso attività di ricerca del personale, mediante apposite piattaforme on-line, per alcuni esercizi commerciali dove risulterebbero contrattualizzati dipendenti in cassa integrazione;

   da quanto riportato da «Venezia Today» in un articolo pubblicato il 3 luglio 2020 l'amministrazione ha «comunicato di aver presentato istanza di concordato», mentre nel medesimo articolo emergono anche testimonianze di alcuni dipendenti che manifestano le carenze delle tutele lavorative aggiungendo «dal dicembre 2019 (...) invece di evolvere verso una regolamentazione, si è trasformato in lavoro in nero» –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti e quali iniziative di competenza intenda adottare al fine di favorire il recupero delle retribuzioni e la tutela dei livelli occupazionali, nonché assicurare i lavoratori in merito al proprio futuro lavorativo.
(4-06355)


   CAPITANIO e COLLA. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   con una lettera congiunta, i Sindaci di Cinisello Balsamo e Monza, hanno comunicato al presidente della regione Lombardia tutta la loro apprensione rispetto alla travagliata vicenda che sta riguardando molti concittadini, pazienti della società Dentix, la multinazionale specializzata in cure odontoiatriche, con casa madre in Spagna e numerose sedi in Italia, tra cui Cinisello Balsamo e Monza che il 25 giugno 2020 ha fatto richiesta di concordato preventivo al tribunale di Milano;

   Dentix ha chiesto un concordato cosiddetto «in bianco», riservandosi fino a 120 giorni di tempo (prorogabili di altri 60) per presentare un piano, portare un acquirente o dichiarare fallimento;

   la casa madre spagnola, che già prima dello scoppio del coronavirus aveva messo in cassa integrazione gran parte dei suoi 3200 dipendenti ed ora, secondo quanto riporta la stampa iberica, prevede di estenderla sino a fine anno, lasciando a casa ancora metà del suo organico. A marzo 2020 Dentix aveva presentato la richiesta di un concordato preventivo, e per arginare la situazione ha venduto le cliniche in Portogallo e messo in vendita, ma senza ancora trovare un acquirente, quelle italiane;

   con la riapertura delle attività commerciali, i 57 negozi-cliniche di Dentix sono comunque rimasti chiusi, vittime del lockdown da Coronavirus che è durato circa due mesi. Sono centinaia i clienti che avevano pagato per cure dentali rimaste in sospeso e sui quali pesa un doppio macigno: quello della salute, con problemi non ancora risolti, e quello economico, per cure che possono costare anche migliaia di euro;

   la situazione creatasi ha messo in crisi la maggior parte dei pazienti, che avevano acceso dei finanziamenti, in particolare Codefis, Deutsche Easy e Fiditalia, con prelievo automatico dal contro corrente dei ratei mensili;

   un pregiudizio è stato subito anche dal personale impiegato in questi centri, in quanto i dipendenti di queste catene sono spesso giovani pagati poco e male tramite parcelle a partita iva;

   in estrema sintesi, 400 posti di lavoro a rischio e migliaia di pazienti truffati;

   la vicenda segue, come un caso fotocopia, quella della clinica odontoiatrica Idea Sorriso ed in Spagna, I-Dental. Ciò induce a ritenere che, ormai, siamo di fronte a uno schema collaudato che sarebbe volto, secondo l'interrogante, a eludere le norme sulla liberalizzazione delle professioni, al fine di incamerare fraudolentemente ingenti somme di denaro approfittando della buona fede dei consumatori;

   secondo Federconsumatori «I pazienti vengono indotti ad accendere un finanziamento per affrontare le cure odontoiatriche necessarie. In tal modo Dentix incassa subito l'intero ammontare della parcella e il consumatore si fa carico degli interessi da riconoscere alla finanziaria complice. Dopodiché le cure proseguono lente e a singhiozzo: da alcune testimonianze emerge il forte sospetto che i pazienti siano indotti a sottoporsi a interventi sanitari non necessari e non appropriati»;

   l'Associazione nazionale dentisti italiani, invece, ha ribadito che la salute non può essere lasciata nelle mani di modelli organizzativi che facciano capo a «società di capitale» e che il ripetersi di fatti di cronaca che evidenziano il mancato rispetto per il cittadino ed i lavoratori richiedano interventi concreti da parte dei legislatori. Per questo, chiede di «intervenire sulle leggi per evitare il ripetersi di queste truffe, dove sono primariamente coinvolti i pazienti, ma non meno colpiti sono gli odontoiatri»;

   a parere degli interroganti è dovere di tutti non consentire che i fallimenti delle catene odontoiatriche tornino a riproporsi, lasciando migliaia di pazienti e di lavoratori senza tutela alcuna –:

   quali urgenti iniziative, anche di carattere normativo, il Governo intenda porre in essere al fine di tutelare i pazienti ed i lavoratori della società Dentix.
(4-06360)

SALUTE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   CASSESE. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   l'emergenza pandemica dovuta al Covid-19 ha messo in evidenza l'importanza cruciale del Sistema sanitario nazionale e della sanità territoriale, che sono risultati essenziali per fare fronte alla gravissima emergenza sanitaria pandemica e per salvare tante vite umane;

   contestualmente, sono emersi con maggiore chiarezza anche gli errori compiuti dai diversi Governi, nell'attuare tagli alle risorse per il Fondo sanitario nazionale pari a 40 miliardi di euro negli ultimi 10 anni (secondo il IV Rapporto della Fondazione (Gimbe), che hanno prodotto un drastico taglio del numero dei posti letto – passando negli ultimi venti anni da 5,8 a 3,6 ogni mille abitanti – e una riduzione del numero degli ospedali che, negli ultimi 10 anni, sono passati da circa 1.200 a circa 1.000; con il blocco del turn-over per medici ed infermieri e le agevolazioni fiscali per la sanità privata;

   sui territori si è assistito ad un depauperamento crescente dell'offerta dei servizi della sanità pubblica ai cittadini, con la tendenza alla centralizzazione delle strutture sanitarie e lo smantellamento dei servizi socio-assistenziali, di fondamentale importanza anche per la prevenzione;

   le politiche sanitarie adottate in questi ultimi anni dalla regione Puglia rappresentano un esempio emblematico di ciò, come si evince dal piano regionale di riordino ospedaliero, in cui decine di strutture vengono declassate e 10 ospedali vengono chiusi definitivamente e trasformati in presidi di assistenza territoriale: Grottaglie, Massafra, Mesagne, San Pietro Vernotico, Triggiano, Conversano, Molfetta, Canosa, Trani, Fasano;

   questo drastico ridimensionamento della capacità di assistenza ospedaliera comporta inevitabilmente la congestione degli ospedali «Hub» nei capoluoghi, con lunghe liste di attesa e l'impossibilità di fornire l'assistenza richiesta;

   nella provincia di Taranto è indicativo il caso dell'ospedale «San Marco» di Grottaglie, struttura ospedaliera di eccellenza e parte integrante del presidio ospedaliero centrale, unitamente all'ospedale S.S. Annunziata e all'ospedale «Moscati»; essa ha sempre rappresentato il riferimento sanitario per la zona centro-orientale della provincia, con una media di circa 45 prestazioni al giorno e oggi, trasformata in Presidio sanitario di assistenza, è stata privata di reparti considerati all'avanguardia, quali il Punto nascita, che superava 500 parti l'anno, chirurgia e ortopedia, nonché il pronto soccorso;

   il presidio «San Marco» di Grottaglie ha inoltre fornito un supporto essenziale durante l'emergenza Covid-19, gestendo le patologie internistiche ordinarie di pazienti provenienti da strutture ospedaliere Covid, permettendo così al sistema sanitario di non trascurare l'ordinaria erogazione dei servizi;

   il Governo, con i decreti cosiddetti «Cura Italia» e «Rilancio», ha stanziato consistenti risorse per rafforzare la sanità pubblica, invertendo dunque l'indirizzo delle politiche in campo sanitario degli ultimi anni, anche attraverso nuove assunzioni in ambito ospedaliero e per il Servizio sanitario nazionale, incentivi per tutto il personale sanitario, nuovi contratti di formazione specialistica, un consistente incremento di posti letto, e per rafforzare la rete ospedaliera decentrata e la medicina dei territorio –:

   se il Ministro interrogato, al fine di favorire il rilancio del Sistema sanitario nazionale, non ritenga utile fornire alle regioni delle linee guida che possano orientare l'ente di competenza, nel rispetto dell'autonomia ad esso riconosciuta costituzionalmente, nella riorganizzazione della rete ospedaliera ai sensi del decreto ministeriale n. 70 del 2015 e in convergenza con la riorganizzazione ospedaliera richiesta dai recenti provvedimenti susseguenti all'emergenza Covid-19, affinché venga restituita centralità alla rete ospedaliera periferica esistente che, come esposto in premessa, con riguardo al caso emblematico della Puglia e dell'ospedale di Grottaglie, è stata sacrificata privando i cittadini di servizi sanitari essenziali.
(5-04372)

Interrogazioni a risposta scritta:


   LEGNAIOLI, BELOTTI, PICCHI, LOLINI, POTENTI e BILLI. — Al Ministro della salute, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   organi di stampa nazionale di queste ore riportano la notizia secondo la quale sarebbe stato individuato un cluster familiare di Covid-19 a Pisa;

   stando alle notizie di stampa, si tratterebbe di un uomo di 79 anni, albanese, e della sua famiglia (altre 4 persone), tutti risultati positivi al coronavirus. L'uomo, residente a Firenze, era arrivato a Pisa con volo da Tirana il 30 giugno 2020 e si era fermato, insieme alla moglie, a casa della figlia che abita a Pisa;

   il 79enne avrebbe fatto accesso il 13 luglio 2020 al pronto soccorso di Pisa per lieve sintomatologia ed è attualmente ricoverato nel reparto di malattie infettive dell'azienda ospedaliero-universitaria pisana. Anche i quattro contatti conviventi, tutti familiari, sono stati poi sottoposti a tampone e sono risultati positivi al Covid-19 –:

   quali iniziative si intendano adottare per prevenire la possibilità della diffusione di nuovi contagi di COVID-19, precisando quali iniziative di controllo si intendano adottare soprattutto in corrispondenza dei più importanti hub infrastrutturali.
(4-06358)


   CIRIELLI. — Al Ministro della salute, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   la storica associazione salernitana di volontariato, Humanitas Soccorso Italia-Onlus ha deciso di non partecipare alla procedura di gara indetta dalla Asl di Salerno, per l'affidamento in convenzione del Servizio di trasporto sanitario di emergenza urgenza 118;

   a rendere nota tale decisione è stato il presidente Roberto Schiavone che, oltre ad aver sollevato perplessità circa i requisiti richiesti per la partecipazione alla procedura di gara, avrebbe denunciato anche anomalie che interesserebbero l'intera rete del volontariato;

   le disposizioni della procedura di gara in parola escluderebbero la possibilità per i concorrenti di far ricorso all'istituto dell'avvalimento mentre, con riferimento al requisito della adeguatezza degli strumenti tecnici e dei mezzi, prevedrebbe che non si potranno indicare Ambulanze o auto con oltre 5 anni dalla data di prima immatricolazione, inoltre il chilometraggio di tali mezzi, non dovrà essere, alla data della presentazione della domanda, superiore a 150.000 chilometri;

   l'avvalimento, soprattutto per i contratti pubblici che hanno un impatto economico pressoché locale, è un istituto che tende a valorizzare i principi ispiratori del nuovo codice dei contratti pubblici (decreto legislativo n. 50 del 2016), come quello di «massima partecipazione», della «concorrenza» e della «turnazione»; e, infatti, nel bando di gara del 2017, avente a oggetto il medesimo affidamento del servizio, contrariamente a quanto previsto dalla nuova procedura di gara e più conformemente ai principi fondanti di matrice comunitaria del nostro codice dei contratti pubblici, era prevista la possibilità di ricorrere all'istituto dell'avvalimento con riferimento ai requisiti di ordine economico, finanziario e tecnico;

   con riferimento, invece, ai requisiti circa l'adeguatezza dei mezzi e degli strumenti tecnici richiesti ai concorrenti, le specificazioni sopra riportate sembrerebbero all'interrogante contrarie ai principi di ragionevolezza, proporzionalità e pertinenza oltre che «di massima partecipazione» nella misura in cui può considerarsi idoneo e adeguato al trasporto sanitario anche un mezzo che, pur non rispondendo ai requisiti sopra indicati, è costantemente sottoposto a regolare ed impeccabile manutenzione ordinaria e straordinaria;

   quanto sopra appena esposto desta forti perplessità in quanto rischia di marginalizzare alcune «realtà» del mondo del volontariato che, da sempre, sono protagoniste sul territorio locale, assumendo una importanza strategica dal punto di vista sociale, umano prima che economico, ma si pone anche per l'interrogante in frizione con i principi di proporzionalità, ragionevolezza, massima partecipazione, concorrenza e della turnazione che informano — come già detto — il codice dei contratti pubblici –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e, considerata la gravità degli stessi, quali urgenti iniziative, per quanto di competenza, intenda porre in essere anche per il tramite dei Sifip in ordine alle irregolarità sollevate e descritte in premessa e, anche alla luce dell'importanza del servizio di trasporto sanitario di emergenza urgenza 118, per garantire ai cittadini i livelli essenziali di assistenza che, in alcun modo, possono essere pregiudicati da scelte, a giudizio degli interroganti, discrezionali, delle amministrazioni periferiche.
(4-06366)

SUD E COESIONE TERRITORIALE

Interpellanza:


   Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro per il sud e la coesione territoriale, per sapere – premesso che:

   la borgata marinara di Sferracavallo (nel territorio del comune di Palermo) è una località con importanti fattori di attrattività, frequentata da tanti cittadini palermitani e turisti, con conseguenti e frequenti picchi nei flussi; a questa condizione di privilegio corrisponde una carenza di adeguate infrastrutture stradali atte a evitare il congestionamento della borgata a scapito della qualità di vita dei residenti e del potenziale delle attività turistiche;

   due rappresentano, in particolare, gli interventi su infrastrutture stradali necessari a quest'area della città: la realizzazione della bretella di collegamento di via del Tritone con la via Nicoletti e le opere di urbanizzazione della via Leone-via Palazzotto (dove è stata di recente attivata una fermata del passante ferroviario di Palermo che collega sia al resto della città che all'aeroporto Falcone-Borsellino);

   il primo intervento è oggetto di stratificate vicende amministrative da oltre un decennio e allo stato dell'arte si stanno espletando le formalità espropriative, ultimate le quali il progetto definitivo potrà essere presentato in consiglio comunale per una approvazione in variante; il fabbisogno finanziario di questo intervento è di circa 4,5 milioni di euro;

   per il secondo intervento il comune è in possesso del progetto definitivo con un fabbisogno finanziario di poco meno di 5 milioni di euro (4,89);

   in entrambi i casi non vi è ad oggi alcuno stanziamento di risorse;

   risulta necessario rilanciare la borgata marinara di Sferracavallo attraverso questi mirati interventi infrastrutturali –:

   se intenda adottare le iniziative, per quanto di competenza, per reperire, nella fase di riprogrammazione delle risorse del fondo sviluppo e coesione, i 9,5 milioni di euro ad oggi necessari per la realizzazione degli interventi di realizzazione della bretella di collegamento di via del Tritone con la via Nicoletti e le opere di urbanizzazione della via Leone-via Palazzotto.
(2-00864) «Varrica».

SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazione a risposta scritta:


   SILLI. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'istruzione. — Per sapere – premesso che:

   l'istituto tecnico industriale statale Tullio Buzzi, da circa 130 anni, forma i tecnici per l'industria tessile pratese e di buona parte del Paese;

   l'Istituto costituisce una colonna portante del distretto tessile di Prato;

   per circa un secolo, l'Istituto ha gestito un laboratorio «conto terzi», che effettuava prove tecniche, test di laboratorio, pareri ed altri servizi per aziende e tribunali, mettendo a disposizione strutture, personale ed un know-how all'avanguardia e di estrema eccellenza;

   i servizi del cosiddetto BuzziLab venivano prestati a titolo oneroso, nel rispetto delle normative e con emissione di regolari fatture;

   i docenti ed i tecnici che prestavano attività all'interno del laboratorio ricevevano un compenso autorizzato dal consiglio di istituto;

   gli introiti sono sempre stati sufficienti a coprire tutte le spese di gestione, generando altresì utili consistenti;

   gli utili, che hanno raggiunto un volume di centinaia di migliaia di euro annui (su un fatturato anche di 6 milioni di euro), venivano utilizzati per apportare migliorie all'Istituto, nonché per il finanziamento di progetti didattici;

   grazie all'attività del laboratorio, nei decenni, l'Istituto Buzzi è sempre stato all'avanguardia da un punto di vista strumentale, vantando laboratori senz'altro comparabili, quando non migliori, al dipartimento di chimica dell'Università di Firenze;

   negli ultimi 25 anni, con il complicarsi del quadro normativo e degli standard qualitativi di produzione, il «BuzziLab» diveniva sempre più indispensabile all'industria pratese ed attrattivo nei confronti di industrie e multinazionali italiane e non;

   fra i clienti del BuzziLab si annoveravano altresì marchi di moda di rilevanza mondiale;

   per soddisfare il rinnovato quadro normativo, si rendeva necessario attribuire al BuzziLab una veste formale separata rispetto all'Istituto, con costituzione di una persona giuridica ad hoc, sempre sottoposta al controllo dell'istituzione scolastica;

   malgrado il progetto fosse giunto ormai a definizione, grazie anche alla collaborazione di professionisti qualificati, ad inizio settembre del 2019, il nuovo dirigente scolastico, da pochi giorni insediato, con decisione tanto repentina quanto improvvida, disponeva l'immediata chiusura del laboratorio;

   mai vi fu decisione che ottenne un unisono coro di proteste da parte del mondo politico, produttivo, studentesco e associativo della città del distretto produttivo;

   in esito a tali rimostranze, ed anche a seguito di interrogazioni parlamentari presentate dal sottoscritto, il laboratorio venne temporaneamente riaperto, seppure a scartamento ridotto, con un drastico crollo del fatturato;

   la riapertura sotto l'egida dell'Istituto scolastico durò tuttavia ben poco, fino ad arrivare alla chiusura definitiva;

   nel mese di giugno 2020, una società francese decide di aprire a Prato, sulle macerie del BuzziLab, un laboratorio analisi ex novo, assorbendo quasi tutto il personale che a seguito della chiusura del BuzziLab si era trovato senza lavoro (scienziati, tecnici, professori e altro) con l'acquisizione, quindi, di un know-how nel settore chimico tessile (e non solo) dal valore inestimabile, frutto di un secolo di pregiata e riconosciuta attività e ricerca;

   ciò comporta un evidente danno, irreparabile, al sistema scolastico e produttivo italiano, a vantaggio peraltro di un sistema concorrente;

   per tutte le ragioni esposte, la problematica non resta confinata nell'ambito del sistema di istruzione, ma ha evidenti implicazioni sullo sviluppo economico del Paese;

   riguardo alla vicenda è stato presentato un esposto alla Corte dei conti firmato da centinaia di cittadini pratesi –:

   se il Governo sia a conoscenza della storia del BuzziLab e delle decisioni di provvedimenti adottati a partire dal mese di settembre 2019 dalla dirigenza dell'Istituto scolastico Buzzi in merito ad esso;

   quali iniziative il Governo intenda intraprendere al fine di approfondire le motivazioni che hanno condotto alla chiusura del BuzziLab, di valutarne le conseguenze negative sul «sistema Paese» e le relative responsabilità.
(4-06363)

UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazione a risposta orale:


   TUZI. — Al Ministro dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   con il decreto ministeriale 23 ottobre 2000, è stato istituito, in applicazione del decreto legislativo n. 368 del 1999, l'Osservatorio nazionale della formazione medica specialistica;

   la composizione di tale organo è stata modificata più volte dal Ministero dell'università e della ricerca con proprio decreto e, da ultimo, con il decreto del 2 maggio 2018 prot. n. 342, con cui è stato prorogato fino al 27 marzo 2019 il mandato dell'Osservatorio stesso;

   la legge 27 dicembre 2019, n. 160 ha disposto che le competenze dell'Osservatorio sono estese anche alle scuole di specializzazione destinate alla formazione degli ulteriori profili professionali sanitari. Quindi, la denominazione dell'Osservatorio nazionale della formazione medica specialistica, è stata modificata in «Osservatorio nazionale per la formazione sanitaria specialistica» e la sua composizione è stata integrata per garantire una rappresentanza degli specializzandi dei profili professionali sanitari diversi da quello di medico;

   il decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34 ha previsto che, nelle more della ricostituzione dell'Osservatorio, l'accreditamento definitivo o provvisorio concesso per l'anno accademico 2018/2019 alle Scuole di specializzazione di area sanitaria ad accesso riservato ai medici è prorogato per l'anno accademico 2019/2020. Le Scuole di specializzazione di area sanitaria ad accesso riservato ai medici che non hanno superato l'accreditamento ministeriale per l'anno accademico 2018/2019, possono ripresentare istanza di accreditamento per il nuovo anno accademico, secondo le modalità ed i tempi comunicati dal Ministero dell'università e della ricerca. Le istanze sono sottoposte ad una Commissione di esperti, costituita dai componenti dell'Osservatorio alla data del 29 settembre 2018;

   a tal fine, con decreto n. 231 del 22 giugno 2020, il Ministro dell'università e della ricerca ha istituito presso il proprio Ministero una Commissione di esperti, con il compito di verificare standard e requisiti di idoneità delle scuole di specializzazione di area sanitaria ad accesso riservato ai medici, delle loro reti formative e delle singole strutture che le compongono, e di formulare le conseguenti proposte di accreditamento, analogamente alle funzioni dell'Osservatorio;

   in riferimento ai membri della Commissione per le associazioni nazionali di categoria maggiormente rappresentative dei medici in formazione specialistica sono stati nominati, rispettivamente, un membro dell'Associazione italiana Giovani Medici (Sigm) ed uno il dottor Andrea Fidanza dell'Associazione FederSpecializzandi;

   non si comprende sulla base di quali criteri il Ministero dell'università e della ricerca è giunto all'individuazione delle citate associazioni come quelle maggiormente rappresentative dei medici in formazione specialistica;

   altresì, non si comprendono le ragioni per cui si sia proceduto alla nomina di una Commissione avente le medesime funzioni dell'Osservatorio, piuttosto che procedere alla nomina dei nuovi membri dell'Osservatorio medesimo, come previsto ex lege, e si sia preferito, piuttosto, prorogare, ulteriormente, tale, organo –:

   quali siano le ragioni per cui si è preferito istituire una Commissione di esperti piuttosto che procedere alla nomina dei nuovi membri dell'Osservatorio nazionale per la formazione sanitaria specialistica, posto che le funzioni affidate alla Commissione sono le medesime proprie dell'Osservatorio;

   quale sia stato l'iter procedurale di selezione con cui si è proceduto alla nomina dei membri della Commissione di esperti e quali siano stati i criteri di individuazione e di valutazione per quanto riguarda la nomina dei membri delle associazioni nazionali di categoria maggiormente rappresentative dei medici in formazione specialistica sul territorio; altresì, nell'ipotesi in cui si considerino le associazioni individuate nel decreto ministeriale di cui in premessa come associazioni di categoria maggiormente rappresentative sulla base del mero dato della loro composizione numerica, quali siano i dati numerici ufficiali relativi alla composizione non solo delle due indicate associazioni, ma anche di quelle minoritarie, escluse dalla selezione.
(3-01679)

Apposizione di firme ad interrogazioni.

  L'interrogazione a risposta scritta Paternoster ed altri n. 4-06312, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 14 luglio 2020, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Pretto.

  L'interrogazione a risposta immediata in Commissione Incerti e Ubaldo Pagano n. 5-04357, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 15 luglio 2020, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Lacarra.

  L'interrogazione a risposta immediata in Commissione Sangregorio e Schullian n. 5-04368, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 15 luglio 2020, deve intendersi sottoscritta anche dalla deputata Emanuela Rossini.

Ritiro di documenti del sindacato ispettivo.

  I seguenti documenti sono stati ritirati dai presentatori:

   Interpellanza urgente Versace n. 2-00822 del 28 maggio 2020;

   Interpellanza urgente Villani n. 2-00860 del 14 luglio 2020.