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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Mercoledì 15 luglio 2020

ATTI DI INDIRIZZO

Risoluzioni in Commissione:


   La VIII e IX Commissione,

   premesso che:

    il ritardo dell'economia italiana in ambito europeo va letto come un doppio e persistente divario: se, infatti, i dati sui differenziali di crescita tra le regioni del nostro Paese hanno nel tempo consolidato la presenza di due Italie dal punto di vista socio-economico sempre più diverse tra loro, gli indicatori che confrontano le performance economiche delle regioni nello scenario europeo mettono in evidenza il ritardo del Centro-nord in Europa, rappresentando esso, di fatto, la periferia di aree geografiche che marciano a ritmi ben più sostenuti;

    le complesse complementarietà che legano il sistema economico e sociale del Mezzogiorno con quello del Nord d'Italia alimentano un'interdipendenza commerciale, produttiva e finanziaria che inevitabilmente rende l'obiettivo del recupero del divario tra il Nord e il Sud e le isole del Paese fortemente connesso a un disegno di complessivo rilancio della crescita nazionale;

    il ritardo economico del Mezzogiorno è, al tempo stesso, inaccettabile e ingiustificabile. Inaccettabile perché non consente a un terzo della popolazione italiana di godere appieno di diritti, opportunità e prospettive che lo Stato deve garantire a tutti i cittadini. Ingiustificabile perché le ricchezze culturali, ambientali, di capacità produttive inespresse presenti nel Mezzogiorno possono e devono essere utilizzate per il rilancio dell'economia dell'intero Paese;

    il progressivo disimpegno della politica economica nazionale verso gli interventi di riequilibrio territoriale ha indebolito il mercato interno dei settori produttivi delle aree più forti del Paese con inevitabili conseguenze negative per l'intera economia nazionale. Infatti, lo sviluppo dell'economia del Mezzogiorno offrirebbe un mercato di sbocco e un volano di crescita anche per le produzioni di altre aree, innescando un circolo virtuoso di investimenti e crescita sia nelle regioni meridionali che in quelle del Centro Nord;

    il grado di interdipendenza delle diverse aree territoriali del Paese è stato misurato dalla Svimez che ha stimato come ogni euro investito in infrastrutture nel Mezzogiorno attiva 0,4 euro di domanda di beni e servizi nel Centro-nord;

    per debellare il sottosviluppo ultradecennale delle regioni meridionali occorre una strategia complessiva e coerente volta ad ampliare la base produttiva e a rendere competitivo il contesto economico locale. Occorre una spinta forte, duratura e basata su un'ampia gamma di strumenti e su un volume di risorse adeguato con interventi che agiscano sia sull'offerta, rafforzando la competitività del settore produttivo, l'innovazione tecnologica e l'efficienza delle amministrazioni pubbliche, sia sulla domanda, sostenendo l'accumulazione di capitale umano e i redditi familiari, ma che soprattutto agiscano sul rilancio degli investimenti pubblici;

    nonostante la spesa pubblica per ammodernamento delle infrastrutture, materiali e immateriali sia stata fortemente ridotta in Italia negli anni della crisi, nel Mezzogiorno gli investimenti pubblici in rapporto alla popolazione tra il 2008 e il 2016 sono risultati sistematicamente inferiori rispetto al Centro nord. Usando i dati del Sistema dei conti pubblici territoriali (Cpt), la ripartizione della spesa in conto capitale (ordinaria e aggiuntiva) per l'intero Paese e per le due macro aree, Centro-Nord e Mezzogiorno, nel periodo 2000-2018 mostra, ai fini della presente risoluzione, i seguenti elementi di interesse:

     a) il calo drastico della spesa (ordinaria e aggiuntiva) in conto capitale della pubblica amministrazione (PA) per l'intero Paese, a partire dalla crisi del 2008. Rispetto al picco del 2008, la spesa, a prezzi costanti, passa da 61,7 miliardi a 34,6 miliardi nel 2018. Il trend di riduzione della spesa dopo il 2008 si interrompe nel 2015. Nel 2016 e 2017, il trend di riduzione riprende e proprio nel 2017 si raggiunge il minimo dell'intera serie, pari a 31,3 miliardi. Nel 2018, la spesa torna ad aumentare;

     b) la spesa (ordinaria e aggiuntiva) in conto capitale della pubblica amministrazione nel Mezzogiorno nel 2018 rispetto al 2008 è dimezzata: 10,3 miliardi nel 2018 rispetto ai 21 miliardi del 2008, con una riduzione più significativa di quella evidenziata nel Centro-nord;

     c) le risorse aggiuntive rappresentano una quota elevata sul totale della spesa in conto capitale complessiva effettuata dalla pubblica amministrazione nel Mezzogiorno: mediamente esse rappresentano più della metà della spesa in conto capitale complessiva, con picchi che, nelle fasi di chiusura dei periodi di programmazione dei fondi europei, raggiungono livelli ancora più elevati: 67,7 per cento nel 2001, 59,7 nel 2007, 68,4 nel 2015;

     d) si rileva un evidente effetto di spiazzamento della politica di coesione, in particolare quella comunitaria, rispetto alla politica ordinaria. Nel 2015, ad esempio, le risorse ordinarie (4,7 miliardi) rappresentano meno di un terzo del totale delle risorse in conto capitale (15,2 miliardi) e meno della metà di quelle aggiuntive (10,4 miliardi). Nel 2016 e 2017, a causa del lento avvio del ciclo 2014-2020 dei fondi strutturali europei, il peso delle risorse aggiuntive si riduce;

    il parziale, ma significativo, effetto di spiazzamento della spesa ordinaria menzionato sopra ha richiesto l'opportuna introduzione nella legge di bilancio 2020 della cosiddetta clausola del 34 per cento che permette di destinare gli stanziamenti ordinari in conto capitale nelle regioni del Mezzogiorno in quota proporzionale alla popolazione ivi residente. Ciò per riequilibrare il rapporto tra risorse ordinarie e aggiuntive, anche al fine di ristabilire il rispetto del principio, lungamente negato, di addizionalità, secondo cui le risorse dei fondi strutturali europei non possono sostituirsi alla spesa pubblica dello Stato membro;

    un esercizio ipotetico che applica al periodo 2000-2016 la regola del 34 per cento svolto recentemente dall'Ufficio parlamentare di bilancio, indica che, mantenendo lo stesso livello complessivo della spesa ordinaria in conto capitale e la stessa distribuzione delle risorse aggiuntive, l'incremento complessivo di risorse di cui avrebbe beneficiato il Mezzogiorno ammonterebbe in media a circa 1,5 miliardi annui. Lo spiazzamento sarebbe stato, quindi, pari a complessivamente 25,5 miliardi che non sono stati investiti nel Mezzogiorno, ma trasferiti al Centro-nord;

    si registra il declino progressivo della spesa infrastrutturale in Italia che nel periodo 1970-2018 è diminuita del 2 per cento distribuendosi in modo diseguale tra il Centro-nord (-0,9 per cento) e il Mezzogiorno (-4,6 per cento). Nonostante gli investimenti infrastrutturali nel Sud negli anni ‘70 fossero quasi la metà di quelli complessivi, negli anni più recenti sono calati a quasi un sesto del totale nazionale. Più specificamente, secondo dati Svimez, nel 1970 essi erano pari a 531,1 euro pro-capite a livello nazionale, con il Centro-nord a 451,5 e il Mezzogiorno a 677 euro. Nel 2017 la situazione si capovolge passando a 217,6 euro pro capite a livello nazionale, con il Centro-nord a 277,6 e il Mezzogiorno a 102 euro;

    l'impoverimento della dotazione infrastrutturale nel Mezzogiorno, dovuto a una riduzione più marcata degli investimenti pubblici al Sud e nelle isole, ha prodotto una sistematica crescita del gap con la restante parte del Paese. Usando dati Eurostat, rielaborati da Svimez e Ance, è possibile misurare alcuni aspetti del disinvestimento in infrastrutture nell'importante settore dei trasporti:

     a) l'infrastrutturazione stradale del Mezzogiorno, rimasta sostanzialmente invariata dal 1990, si caratterizza per una carente dotazione di grandi reti autostradali. Nel 2016 la rete autostradale del Mezzogiorno si estende per 2,149 chilometri e rappresenta circa il 31 per cento di quella nazionale. Una lunghezza che, posta in rapporto alla superficie territoriale, presenta una sensibile sotto-dotazione rispetto al Centro-nord. Nel Mezzogiorno, infatti, per ogni 1.000 chilometri quadrati di superficie si hanno 18 chilometri di rete autostradale, a fronte dei 30 del Nord e dei 20 del Centro;

     b) la rete ferroviaria nel Mezzogiorno nel 2016, a fronte dei 16.788 chilometri complessivi distribuiti nell'intero territorio del Paese, dispone di 5.730 chilometri nel Mezzogiorno, 7.533 chilometri nel Nord e 3.457 chilometri nel Centro. In rapporto alla superficie territoriale, emerge che, a fronte di dati per il Nord ed il Centro sostanzialmente in linea con paesi europei come Austria, Regno Unito e Danimarca, la dotazione del Mezzogiorno risulta, ancora una volta, inferiore: nel meridione ci sono infatti 45 chilometri di ferrovie per 1.000 chilometri quadrati di superficie, a fronte dei 65 del Nord e dei 59 del Centro;

     c) per quanto attiene alle caratteristiche della rete ferroviaria nel nostro Paese, la sotto-dotazione del Mezzogiorno emerge con tutta evidenza:

      dei 16.788 chilometri di rete ferroviaria, circa 12.000 (il 72 per cento sono rappresentate da linee elettrificate. Tale rapporto evidenzia, anche in questo caso, la sotto-dotazione del Sud e nelle isole rispetto al resto del Paese. Infatti, a fronte di percentuali superiori alla media e vicine all'80 per cento per il Nord ed il Centro, nell'area del Mezzogiorno tale incidenza non arriva al 50 per cento;

      la percentuale di linea a doppio binario copre poco più del 60 per cento del totale della linea elettrificata nella penisola. Tale percentuale si riduce al 51 per cento nel Mezzogiorno;

      lo sviluppo dell'Alta Velocità (AV) nelle linee ferroviarie del Mezzogiorno risulta fortemente carente: soli 181 chilometri di linee pari all'11,4 per cento, dei 1.583 chilometri della rete nazionale (nel Centro-Nord la rete è di 1.402 km, pari all'88,6 per cento del totale), Nel confronto con l'Europa l'indice di dotazione nel 2015 per l'Italia è pari a 116,0, con il Centro-nord a 156,5 e il Mezzogiorno appena a 38,6;

     d) la posizione geografica dell'Italia dovrebbe consentire al nostro Paese di ricoprire il ruolo strategico di piattaforma logistica al centro del Mediterraneo. Tuttavia, nella classifica dei primi 20 scali europei per movimentazione container sono solo tre i porti italiani: Gioia Tauro, Genova e La Spezia, che risultano, rispettivamente, all'8°, all'11° ed al 14° posto. Nell'arco di un decennio, quasi tutti i 20 maggiori porti europei hanno aumentato significativamente il proprio volume di movimentazione, con incrementi medi annui che arrivano ad oltre il 30 per cento. Gioia Tauro, unico porto del Mezzogiorno presente nella lista top 20, l'aumento è stato molto più modesto e pari all'1,8 per cento;

    da una indagine sulla relazione tra dotazione infrastrutturale e disuguaglianza, svolta recentemente dalla Deloitte, risulta che province più ricche di infrastrutture sono caratterizzate da una più equa distribuzione del reddito e, pertanto, l'impatto marginale di un miglioramento infrastrutturale sarà proporzionalmente maggiore per gli strati meno abbienti della popolazione. Più in particolare, la ricerca, che prende in analisi il periodo tra il 2001 e 2015, mostra come circa un terzo dei differenziali di reddito tra le province meridionali e quelle centro-settentrionali sia dovuto alla più modesta dotazione infrastrutturale delle prime rispetto alle seconde;

    sulla base di un lavoro della Banca d'Italia, un incremento degli investimenti pubblici nel Mezzogiorno avrebbe effetti espansivi significativi per l'intera economia italiana. Infatti, il moltiplicatore degli investimenti pubblici nel Mezzogiorno potrebbe raggiungere un valore di circa 2 nel medio-lungo termine, beneficiando della complementarità tra capitale pubblico e privato e dei guadagni di produttività connessi alla maggiore dotazione di infrastrutture. Al contempo, anche l'economia del Centro nord ne beneficerebbe per via della maggiore domanda nel Mezzogiorno e dell'integrazione commerciale e produttiva tra le due aree. Sebbene lo stimolo pubblico ipotizzato abbia dimensioni ridotte rispetto all'economia del Centro-nord, le simulazioni indicano che il prodotto interno lordo di quest'area potrebbe aumentare fino allo 0,3 per cento;

    nel Piano per il Sud del Governo Conte II le azioni per rilanciare gli investimenti nelle regioni meridionali nel triennio 2020-22, a parità di risorse disponibili e senza oneri aggiuntivi per la finanza pubblica, garantiranno una capacità di spesa in conto capitale media per anno di circa 7 miliardi di euro, corrispondenti all'1,8 per cento del prodotto interno lordo del Mezzogiorno e pari a complessivamente 21 miliardi di euro;

    nelle more del negoziato sul Quadro finanziario pluriennale 2021-27, il Governo nel Piano per il Sud ha stimato in maniera prudenziale in oltre 123 miliardi di euro l'ammontare delle risorse a disposizione dell'Italia per il nuovo ciclo di programmazione nelle regioni meno sviluppate;

    il quadro finanziario pluriennale dell'Unione europea è stato rivisto per fronteggiare l'emergenza Covid-19 e rilanciare gli investimenti in Europa affiancando al bilancio un Recovery Fund finanziato attraverso l'emissione di titoli obbligazionari europei a lunga scadenza, Lo strumento finanziario è stato denominato dalla Commissione europea Next Generation EU e dovrebbe raccogliere sui mercati finanziarti 750 miliardi di euro dei quali 172,7 miliardi di euro, sono previsti per l'Italia;

    il fabbisogno residuo di risorse (rispetto alla quota già finanziata) per gli interventi infrastrutturali classificati «prioritari» dal Piano nazionale dei trasporti pari a circa 67 miliardi di euro su un valore economico totale di 196 miliardi di euro di investimenti, Fra questi, secondo il Piano nazionale di riforma, gli investimenti definiti «rapidi», cioè quelli che si ritiene possano apportare nel minor tempo possibile benefici al sistema produttivo, economico, sociale e dei trasporti a seguito dell'emergenza sanitaria legata al Covid-19 ammontano a circa 95 miliardi di cui 77 già disponibili;

    il Mezzogiorno, con le sue grandi isole, costituisce l'ideale piattaforma logistica europea sul Mediterraneo, rappresentando una vera e propria cerniera tra Europa, Africa e Asia. L'Italia e il Mezzogiorno, quindi, sono al centro di un sistema di rotte marittime che potrebbero essere notevolmente potenziate per facilitare gli scambi internazionali attraverso collegamenti ponte tra i diversi bacini marittimi europei;

    il commercio marittimo è stimato in aumento con un tasso di crescita media annuale del 3,8 per cento tra il 2019 e il 2023 e il Mediterraneo rappresenta una via privilegiata per il traffico container, concentrando il 27 per cento dei servizi di linea mondiali. Ciò crea importanti opportunità di investimento per i Paesi in grado ai offrire una moderna e integrata rete logistica di infrastrutture portuali e retroportuali accompagnata da una efficiente e moderna connettività per la mobilità stradale e ferroviaria capace di collegarsi con i principali corridoi europei;

    il posizionamento strategico del territorio meridionale e un sistema di infrastrutture efficiente ed adeguato alle esigenze di mobilità di persone e di merci favoriscono l'attrazione di nuove iniziative imprenditoriali e, quindi, costituiscono uno straordinario fattore di sviluppo utile non solo per avviare processi di convergenza economica tra il Nord del paese e il Mezzogiorno. La crescente apertura dei mercati per le produzioni meridionali, e la possibilità del territorio di offrire sistemi logistici moderni ed efficienti a servizio dell'area mediterranea, sono opportunità per catturare e trattenere valore all'interno del sistema economico del Mezzogiorno e per promuovere la crescita su tutto il territorio nazionale,

impegna il Governo:

   ad assumere iniziative per attuare un meccanismo di perequazione infrastrutturale, già previsto nella legge n. 42 del 2009 di riforma del federalismo fiscale e contenuto all'articolo 3 delle bozze del disegno di legge quadro sul federalismo differenziato predisposto dal Ministro per gli affari regionali e le autonomie, per promuovere un piano di investimenti nelle grandi infrastrutture del trasporto stradale, ferroviario, portuale e aeroportuale per abbattere le disuguaglianze, donare nuova linfa alle persone, alle realtà urbane e alle grandi città, così favorendo la crescita del Mezzogiorno e dell'intero Paese;

   a procedere ad una ricognizione ad ampio raggio degli stock di capitale infrastrutturale presenti nelle varie aree territoriali con riguardo alla totalità dei settori di intervento pubblico: le strutture sanitarie, assistenziali, scolastiche nonché la rete stradale, autostradale e ferroviaria, la rete fognaria, la rete idrica, elettrica e di trasporto e distribuzione del gas, le strutture portuali e aeroportuali;

   a misurare i deficit infrastrutturali e i divari nelle dotazioni infrastrutturali in ciascun territorio, da colmare attraverso interventi specifici, anche fissando livelli standard di dotazioni da garantire nei vari territori;

   a promuovere, al centro delle azioni politiche del Governo, la valorizzazione del principale e più efficace percorso per il recupero del ritardo accumulato dall'Italia in Europa: tenere insieme il Nord e il Sud del Paese in una strategia di crescita comune riattivando gli investimenti pubblici in infrastrutture al Sud e nelle isole quale modo più produttivo, per l'economia e la società italiane, di dare il giusto valore alle interdipendenze tra le due aree del Paese e favorirne la crescita;

   a sfruttare il vantaggio competitivo naturale che il Mezzogiorno possiede quale piattaforma strategica al centro del Mediterraneo per intercettare i flussi commerciali e turistici in un'area sempre più al centro degli interessi dell'economia globale, specie dopo il raddoppio del Canale di Suez, e per proiettare l'Italia e l'Europa verso l'Africa e l'Asia;

   ad assumere iniziative per rendere il Mezzogiorno la porta principale di accesso dal Mediterraneo all'Europa irrobustendone il suo vantaggio logistico attraverso un piano di investimenti pluriennale per il potenziamento, l'ammodernamento e lo sviluppo delle grandi infrastrutture stradali, ferroviarie, portuali e aeroportuali, promuovendo a tal fine, i seguenti interventi infrastrutturali principali per unire il Paese e renderlo competitivo attraverso la realizzazione di corridoi di mobilità intermodale per le merci e le persone:

    a) promuovere un piano dei trasporti per un'Italia ad alta velocità ferroviaria tutta connessa nell'asse nord-sud, est-ovest e isole rivedendo i tracciati per trovare le soluzioni migliori, al fine di prolungare e completare le opere infrastrutturali sul versante tirrenico da Salerno fino a Siracusa e Palermo, passando da Reggio Calabria, ma anche di ripensare sul versante adriatico il collegamento Ancona-Bari, Bologna-Taranto e la Reggio Calabria-Taranto;

    b) identificare le migliori tecnologie per garantire la realizzazione del nuovo itinerario ferroviario a sud di Salerno ad alta velocità, sviluppando, in base all'articolo 208 del decreto n. 34 del 19 maggio 2020, un progetto di fattibilità tecnico-economica per un'alta velocità che abbia caratteristiche tecnologiche e prestazionali innovative che considerino esplicitamente la realizzazione di una infrastruttura cosiddetta Larg (lean, agil, resilient, green);

    c) garantire l'attraversamento stabile dello Stretto di Messina attraverso la realizzazione di una infrastruttura idonea a porre definitivamente fine all'isolamento della rete dei trasporti siciliani da quella del resto del Paese estendendo, così, l'alta velocità fino a Palermo e Siracusa e favorendo il rilancio del trasporto delle merci e delle persone via terra;

    d) potenziare il corridoio Jonio-Adriatico per le merci, che è stato già scelto come corridoio merci in linea con il Rail Freight Corridor III deciso a livello di Unione europea rendendo così competitivi i grandi porti industriali e commerciali del Mezzogiorno di Augusta, Gioia Tauro e Taranto per l'interscambio con le economie asiatiche e nord-africane;

    e) adottare iniziative affinché l'Unione europea proceda alla rivisitazione della Rete Ten-T affinché tutta la Sardegna vi sia inclusa;

    f) prevedere e garantire che i servizi di trasporto via mare da e per la Sardegna, sia dei passeggeri che delle merci, siano organizzati in regime di continuità territoriale marittima, al fine di ridurre lo svantaggio strutturale permanente dovuto all'insularità;

    g) completare la rete viaria interna della Sardegna attraverso l'attuazione degli interventi previsti dagli accordi Stato-regione e dal Patto per la Sardegna con l'obiettivo della integrazione dell'intera maglia viaria di collegamento tra i principali sistemi urbani dell'isola (S.S. Porto Torres-Cagliari e S.S. Sassari-Olbia);

    h) manutenere e potenziare tutta la rete dei collegamenti intra-regionali stradali e ferroviari per garantire una maggiore accessibilità alle vie di comunicazione nazionali principali e ai corridoi internazionali così da avvicinare le aree periferiche alle direttrici della mobilità nazionale e internazionale di persone e merci;

    i) promuovere tutte le iniziative di carattere regolamentare, amministrativo e gestionale per sbloccare gli interventi infrastrutturali finanziati, ma non avviati e velocizzare tutti quelli avviati, ma che procedono a rilento accumulando gravi ritardi;

   ad adottare le necessarie iniziative per rendere effettivamente vincolante l'obbligo di investimento del 34 per cento per il Mezzogiorno anche per Rete ferroviaria italiana (Rfi) e per l'Azienda nazionale autonoma delle strade (Anas);

   ad adottare iniziative per istituire un osservatorio sui prezzi praticati dai principali vettori di mobilità aerea, ferroviaria e marittima onde evitare politiche tariffarie che penalizzino l'utenza meridionale nei periodi coincidenti con i maggiori flussi durante l'anno;

   ad adottare iniziative per istituire un «bonus alta velocità» con lo scopo di promuovere non solo l'erogazione di servizi ferroviari con caratteristiche di alta velocità su tratte tradizionali oggi non redditizie per gli operatori, ma anche con lo scopo di incrementare l'accessibilità territoriale ferroviaria nel Mezzogiorno;

   ad adottare iniziative per dare impulso a regimi amministrativi e fiscali di vantaggio per le imprese che decidono di localizzare i propri insediamenti produttivi nel Mezzogiorno, con particolare riguardo alle zone economiche speciali per favorire l'attrazione di imprese nazionali, estere e favorire la costruzione di filiere radicate sul territorio in grado di far crescere le piccole e medie imprese meridionali e sostenere il riposizionamento strategico delle imprese meridionali attraverso un maggiore orientamento verso l'export;

   a promuovere un aggiornamento del patto tra lo Stato e la regione Sardegna del 2016 per dare corso all'impegno di fornire approvvigionamento regionale di gas metano a prezzo uguale a quello del resto del Paese e garantirne, attraverso la realizzazione di un'infrastruttura idonea, il trasporto e la distribuzione a tutti i centri di consumo finali civili e industriali dell'Isola;

   a promuovere importanti interventi di logistica e industriali nei principali porti e interporti del Sud così da dotarli delle infrastrutture necessarie per farne snodi fondamentali per i nuovi flussi commerciali nel Mediterraneo e rispondere alla perdita del sistema portuale italiano del 2 per cento delle quote di mercato continentale negli ultimi 10 anni rispetto ai porti del nord Europa, e agli altri porti del Mediterraneo che hanno guadagnato il 7 per cento, tenendo che è di estrema importanza a questo riguardo il potenziamento dei porti del Mezzogiorno in termini di poli logistici intermodali attraverso una maggiore integrazione con il sistema aeroportuale e quello dei collegamenti terrestri, con particolare attenzione alle infrastrutture ferroviarie portuali per il consolidamento e l'estensione del sistema ferroviario collegato ai corridoi internazionali per un agile smaltimento delle merci;

   a promuovere un piano strategico per gli aeroporti per garantire una maggiore competitività del Mezzogiorno nel settore turistico attraverso una migliore accessibilità per rendere più agili i collegamenti infrastrutturali con i poli turistici a più alto potenziale e una più efficace capacità di attrarre quote più rilevanti dei flussi turistici internazionali;

   a predisporre una programmazione organica in cui le infrastrutture da realizzare ex novo, da completare e da manutenere indicate nella presente risoluzione siano affiancate da una puntuale previsione delle fonti di finanziamento, con particolare riguardo alle risorse previste nel Piano nazionale dei trasporti e nel Piano per il Sud a valere sul Quadro finanziario pluriennale 2021-27 (123 miliardi di euro), a quelle che saranno riconosciute all'Italia dallo strumento europeo di emergenza per la ripresa Next Generation EU (Recovery Fund) e ai contratti con Rfi e Anas.
(7-00516) «Bruno Bossio, Del Basso De Caro, Gariglio, Cantini, Pizzetti, Andrea Romano, Bordo, De Luca, Frailis, Lacarra, Gavino Manca, Miceli, Mura, Navarra, Ubaldo Pagano, Pezzopane, Raciti, Siani, Topo, Viscomi».


   La III Commissione,

   premesso che:

    la Dichiarazione congiunta sino-britannica del 1984 e la legge fondamentale del 1990 della Regione amministrativa speciale (RAS) di Hong Kong stabiliscono che Hong Kong manterrà l'autonomia e l'indipendenza del potere esecutivo, legislativo e giudiziario, nonché i diritti e le libertà fondamentali, tra cui la libertà di espressione, di riunione, di associazione e di stampa, per cinquanta anni dopo il trasferimento della sovranità;

    la legge fondamentale della RAS di Hong Kong prevede disposizioni che garantiscono la sua autonomia per quanto riguarda il mantenimento della sicurezza e dell'ordine e la promulgazione di leggi su qualsiasi atto di tradimento, secessione, sedizione, sovversione contro il Governo popolare centrale;

    sia la dichiarazione congiunta sia la legge fondamentale sanciscono il principio «un Paese, due sistemi» concordato tra la Cina e il Regno Unito;

    tra il 2019 e il 2020 a Hong Kong si sono svolte numerose manifestazioni di massa con grande partecipazione di ampie fasce della popolazione, intese a esercitare il diritto di riunione e di protesta per difendere l'autonomia della regione amministrativa speciale di Hong Kong; sono seguiti diversi cicli di repressione che hanno comportato l'arresto di centinaia di attivisti ed esponenti dei gruppi di opposizione;

    nel corso di una marcata ripresa delle manifestazioni, il 28 maggio 2020 l'Assemblea nazionale del popolo cinese (ANP) ha adottato una risoluzione che autorizza il Comitato permanente dell'ANP ad adottare leggi contro il separatismo, la sovversione del potere dello Stato, il terrorismo e le ingerenze straniere a Hong Kong e che cita anche altre misure da adottare, tra cui l'educazione alla sicurezza nazionale, l'istituzione di organi di sicurezza nazionale del Governo popolare centrale (GPC) a Hong Kong e la rendicontazione periodica da parte del capo dell'Esecutivo al GPC sui risultati ottenuti da Hong Kong riguardo al suo dovere di garantire la sicurezza nazionale;

    il 30 giugno 2020 il Comitato permanente dell'Assemblea nazionale della Repubblica popolare cinese ha approvato in via definitiva la legge sulla sicurezza nazionale per Hong Kong che mira a «impedire, fermare e punire ogni atto o attività che metta in pericolo la sicurezza nazionale, come separatismo, sovversione del potere dello Stato, terrorismo o attività di forze straniere che interferiscono negli affari di Hong Kong»;

    a poche ore dall'approvazione della legge l'attivista di Hong Kong, Joshua Wong e altri attivisti come Nathan Law e Agnes Chow si sono dimessi dal partito Demosisto, fondato come movimento politico pro-democrazia dai leader della «Rivoluzione degli ombrelli» nell'aprile 2016;

    il 1° luglio migliaia di manifestanti sono scesi in piazza a Hong Kong per celebrare il 23esimo anniversario della fine del colonialismo britannico, sfidando le forze di polizia e la nuova legge sulla sicurezza nazionale, entrata in vigore ieri dopo l'approvazione da parte del Parlamento cinese. Almeno 70 manifestanti sono stati arrestati in mattinata, due dei quali con l'accusa di avere violato la nuova normativa;

    la presidente della Commissione europea ha definito la Cina un «competitore sistemico» con cui avere relazioni sulla base dei valori su cui è fondata l'Unione europea;

    in esito al 22° vertice Unione europea/Cina del 22 giugno 2020, in una dichiarazione congiunta, il Presidente del Consiglio europeo, Michel, e la presidente della Commissione europea, Von der Leyen, pur rimarcando che per l'Europa, senza la Cina, sarebbe difficile affrontare molte delle grandi sfide globali su cui è chiamata a confrontarsi a partire dal cambiamento climatico sviluppo del continente africano, hanno ribadito le gravi preoccupazioni dell'Unione europea per le misure adottate da Pechino per imporre la legislazione sulla sicurezza nazionale;

    posizioni analoghe erano già state espresse in una dichiarazione congiunta del 17 giugno 2020 dei Ministri degli esteri dei Paesi del G7 e dell'Alto Rappresentante per la politica estera dell'Unione europea, Borrell, che hanno invitato il Governo cinese a riconsiderare la propria decisione;

    in una dichiarazione ufficiale del 1° luglio l'Alto Rappresentante Borrell, a nome dell'Unione europea, ha ribadito le gravi preoccupazioni per l'introduzione della legge, adottata senza alcuna consultazione preventiva significativa del Consiglio legislativo e della società civile di Hong Kong;

    nella dichiarazione si sottolinea che l'Unione europea ritiene essenziale che i diritti e le libertà esistenti dei residenti di Hong Kong siano pienamente tutelati e che la legge rischia di compromettere gravemente l'elevato grado di autonomia di Hong Kong e di avere un effetto dannoso sull'indipendenza della magistratura e sullo Stato di diritto; in tale contesto, l'Unione europea continuerà a seguire da vicino gli sviluppi, anche nel contesto delle imminenti elezioni del Consiglio legislativo di Hong Kong, previste per il 6 settembre, che devono procedere come previsto e in un ambiente favorevole all'esercizio dei diritti e delle libertà democratici sanciti dalla Legge fondamentale;

    gli avvenimenti sopra citati si inseriscono in un quadro più teso di relazioni internazionali nel quadrante asiatico: il Giappone ha annunciato ricadute significative sui piani per una visita di Stato del presidente cinese Xi Jinping a Tokyo, con probabile negativa ripercussione sul rilancio delle relazioni bilaterali tra Tokyo e Pechino, che sarebbe dovuto avvenire con la firma di una dichiarazione congiunta proprio in occasione della visita di Xi;

    si moltiplicano nel Mar Cinese Meridionale massicce esercitazioni militari sia cinesi che statunitensi, come quelle di cinque giorni iniziate il 1° luglio dai cinesi al largo delle isole Paracelso, cui segue l'annuncio che la Marina degli Stati Uniti invierà nella regione le portaerei a propulsione nucleare USS Nimitz e USS Ronald Reagan nonché altre navi da guerra;

    il Regno Unito ha già annunciato di volere porre la questione al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite;

    nel rispetto della politica di «un'unica Cina», la protezione e la promozione dei diritti umani rappresentano per l'Italia una priorità consolidata e, soprattutto, un'azione costante in ogni ambito della politica estera, con un approccio fondato su universalità, indivisibilità, inalienabilità e interdipendenza dei diritti umani, che devono essere riconosciuti e garantiti a tutti gli esseri umani, senza distinzioni;

    si richiama la risoluzione approvata il 3 dicembre 2019 che impegnava il Governo, tra l'altro, ad assumere iniziative per conformarsi alla risoluzione del Parlamento europeo del 18 luglio 2019 e a sostenere, nelle sedi internazionali opportune, l'avvio di una immediata indagine conoscitiva per verificare la violazione dei diritti umani commessi durante il periodo delle manifestazioni e ad assumere iniziative volte a sostenere, insieme alla comunità europea, la richiesta di rilascio dei manifestanti arrestati durante le proteste;

   si richiama altresì la risoluzione del Parlamento europeo sulla situazione ad Hong Kong, approvata a larghissima maggioranza (565 voti favore, 34 contrari, 52 astensioni), con l'unanimità degli europarlamentari italiani, il 19 giugno 2020,

impegna il Governo:

   ad assumere le iniziative necessarie per dare attuazione alla risoluzione del Parlamento europeo del 19 giugno 2020;

   ad adoperarsi in sede europea affinché si adotti una posizione più ferma a sostegno del mantenimento dell'autonomia giuridica di Hong Kong e del rispetto dei diritti e delle libertà fondamentali per i suoi cittadini e la sua società civile, in particolare in occasione del negoziato per un accordo di investimenti Unione europea-Cina;

   a collaborare con le istituzioni e con i partner dell'Unione europea per garantire che i rapporti con la Repubblica popolare cinese siano, improntati ai principi e ai valori fondanti sanciti dall'articolo 21 del Trattato sull'Unione europea, che stabilisce che l'azione dell'Unione sulla scena internazionale si fonda sui princìpi di democrazia, Stato di diritto, universalità e indivisibilità dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali, rispetto della dignità umana, princìpi di uguaglianza e di solidarietà e rispetto dei principi della Carta delle Nazioni Unite e del diritto internazionale;

   a valutare la possibilità di promuovere la designazione, nell'ambito del Consiglio diritti umani, di un relatore speciale sulla situazione a Hong Kong;

   a considerare l'attuale situazione politica di Hong Kong nella valutazione delle domande di protezione internazionale presentate in Italia da quei cittadini;

   a sollevare con le autorità cinesi, sia attraverso il canale bilaterale sia attraverso l'apposito canale del dialogo Unione europea-Cina sui diritti umani, i temi della tutela delle libertà di espressione e dei diritti civili e politici, in conformità con le norme e gli impegni internazionali in materia di diritti umani, che costituiscono un pilastro della politica estera italiana.
(7-00515) «Quartapelle Procopio, Cabras, Migliore, Palazzotto».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazione a risposta scritta:


   PEZZOPANE. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della salute, al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   da fonti di stampa si apprende dell'appello rivolto da Fp Cgil Abruzzo Molise al Ministero della giustizia e al Ministero della salute perché intervengano per la gestione dei detenuti psichiatrici, denunciando, altresì, aggressioni avvenute nelle carceri. Dopo il grave episodio accaduto di recente nella casa circondariale di Chieti, in Abruzzo, ove un detenuto psichiatrico aggrediva alcuni poliziotti penitenziari, risulta ancor più urgente aumentare l'attenzione sulla sicurezza negli istituti di pena. Va quindi affrontato con attenzione il problema relativo alla gestione dei soggetti psichiatrici all'interno delle carceri. Pur apprezzando il continuo interesse del provveditorato regionale, occorre un vero e proprio cambio di rotta con interventi legislativi e strutture idonee da destinare ai soggetti affetti da disturbi psichiatrici. È necessario, anche se complesso, coniugare le politiche detentive con le politiche relative alla salute mentale: occorrono chiari indirizzi di cambiamento, a tutela dell'ordine, della sicurezza e dell'incolumità psico- fisica degli operatori e della popolazione detenuta –:

   se il Governo intenda adottare, per quanto di competenza, un'iniziativa adeguata al riguardo.
(4-06329)

AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INTERNAZIONALE

Interrogazione a risposta scritta:


   VIVIANI, BUBISUTTI, GASTALDI, GOLINELLI, LIUNI, LOLINI, LOSS, MANZATO e PATASSINI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   da fonti di stampa si apprende che, nelle ultime settimane, numerosi pescherecci provenienti dal Nord Africa hanno ripetutamente sconfinato nelle acque territoriali italiane prospicienti le isole di Lampedusa e Linosa, non arrestandosi a 12 miglia dalla costa, anzi spingendosi a quasi 7 miglia, impedendo di fatto alle marinerie italiane di arrivare in acque italiane particolarmente pescose;

   il problema citato aggrava ulteriormente la situazione di difficoltà in cui versano le marinerie italiane, già pesantemente inficiate dalla sospensione delle attività commerciali disposta per l'emergenza sanitaria da Covid-19, oltre che dall'annosa questione delle imbarcazioni trasportanti migranti affondate che danneggiano reti e attrezzature;

   par d'uopo riconoscere alle marinerie italiane delle misure di ristoro per i danni subiti dalle imbarcazioni dei migranti affondate nei fondali, e soprattutto il diritto di pescare liberamente nelle acque territoriali italiane –:

   se e quali iniziative di competenza intendano attivare perché pescherecci provenienti dal Nord Africa cessino di sconfinare liberamente nelle acque territoriali italiane, a scapito delle marinerie italiane.
(4-06343)

AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   FERRI. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   il 17 luglio 2020 saranno 32 anni dal terribile incendio allo stabilimento di insetticidi Farmoplant che ha provocato la nube tossica più pericolosa ed invasiva per il territorio di Massa;

   l'incendio causò uno dei più gravi disastri ambientali del centro Italia: la nube tossica coprì un'area di circa 2 mila chilometri quadrati tra La Spezia e Forte dei Marmi;

   furono momenti tragici, con contestazioni, rabbia, dolore e preoccupazione da parte della popolazione;

   oggi, fortunatamente, le tematiche ambientali sono più sentite, ed inserite nell'agenda di Governo e anche nell'agenda europea ed internazionale;

   purtroppo, però, nella provincia di Massa-Carrara, il mistero di quella «bomba tossica» resta e sono tante le domande rimaste senza risposte chiare;

   occorrono risposte concrete in una zona dove segnali d'inquinamento, purtroppo, sono sentiti e percepiti sulla pelle dei cittadini;

   occorrono, altresì, soluzioni per rilanciare una terra che ha grandi potenzialità turistiche ed economiche;

   nella provincia di Massa Carrara, i dati dei malati di tumore sono allarmanti e anche i decessi per Covid-19 sono inspiegabili perché hanno raggiunto percentuali altissime;

   è necessario fare chiarezza sulla falda soggiacente alla zona industriale e anche su alcune aree residenziali di Massa Carrara: nel 2016 era stato sottoscritto un accordo di programma fra Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, regione Toscana, provincia di Massa Carrara e diversi comuni, che metteva a disposizione oltre 3 milioni di euro nell'immediato (e altri per una fase successiva per un totale di circa 24 milioni);

   una parte delle suddette risorse doveva servire a realizzare uno studio completo della falda e arrivare a una progettazione di bonifica unitaria dell'area, da finanziare poi con i restanti milioni di euro dell'accordo di programma. Soggetto attuatore dello studio e del progetto unitario di bonifica era Sogesid, società in house del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare;

   l'analisi della falda, eseguita in due diverse fasi da alcune aziende private su incarico di Sogesid, è stata completata nell'autunno 2019 e i risultati presentati ufficialmente a dicembre. In quell'occasione era stato detto che la progettazione unitaria della bonifica sarebbe stata presentata nel primo trimestre del 2020;

   attualmente tale progettazione unitaria non è però ancora stata presentata –:

   se e quali iniziative il Ministro interrogato intenda porre in essere, per quanto di competenza, per rafforzare concretamente la tutela ambientale dell'area in questione e dare maggiore effettività alla protezione e alla salvaguardia del territorio, con particolare riguardo alla presentazione della progettazione unitaria della bonifica e ad altre iniziative da attuare nella provincia di Massa Carrara.
(5-04350)


   MURONI. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

   su pressione delle associazioni ambientaliste, nel 2013 il Corpo forestale ha sequestrato 110Ha di una faggeta d'altofusto sul Monte Cervati, nel comune di Piaggine (SA), in una delle aree, naturalisticamente più importanti del Parco nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni (Pncvda) per il carattere monumentale degli alberi e la biodiversità;

   l'area sottoposta a sequestro, coincideva con le particelle forestali 49, 51, 55, 57 e 58 del Piano di assestamento forestale (Paf) del comune, che all'interrogante risulterebbe peraltro scaduto, e ricade in zona B1 «Riserva generale orientata» – ossia zona «...ad ambiti di elevato pregio naturalistico...» dove sono ammesse «.... azioni di governo a prevalenti fini protettivi.» – secondo la zonizzazione stabilita dal piano Parco, in vigore dal 2010;

   la faggeta sottoposta al taglio fa parte anche della «Rete Natura 2000», di cui alla direttiva europea «Habitat»;

   all'atto del sequestro risultavano già tagliati buona parte di alberi, su un totale di alcune migliaia di piante individuate dal progetto di taglio approvato dal comune di Piaggine con delibera n. 43 del 14 giugno 2012;

   incredibilmente, il Pncvda aveva rilasciato diversi pareri favorevoli o nulla osta al taglio, rispetto ai quali si rilevano diverse anomalie:

   i pareri erano per l'interrogante in contrasto con le norme attuative del Piano Parco in quanto si consentiva un taglio colturale rivelatosi poi con finalità produttive, considerato il numero elevato di tagli previsti in un'area sostanzialmente limitata;

   si riferivano a un Piano di assestamento forestale comunale che risulterebbe all'interrogante non più vigente in quanto sostituito dal piano del parco;

   demandavano la verifica della compatibilità del taglio con le norme del piano parco ad un parere espresso dai dipartimento Arboricoltura dell'università Federico II di Napoli, il quale ha considerato ancora valido il Paf che risulterebbe scaduto e non ha fornito a giudizio dell'interrogante, adeguata argomentazione per illustrare la conformità dell'intervento;

   si rileva inoltre che con l'autorizzazione in questione, a giudizio dell'interrogante, si violavano le disposizioni sull'autorizzazione paesaggistica, di cui agli articoli 143 e 146 del decreto legislativo n. 42 del 2004 e quelle dell'articolo 14 del piano territoriale - paesistico dell'area «Cilento interno», che nella zona di «Protezione integrale» quale è quella in esame, vieta il taglio delle piante d'alto fusto;

   la stessa inoltre, per l'interrogante, violava le Linee guida per la gestione sostenibile delle risorse forestali nei parchi nazionali, dove si dice che: «... le faggete qualificano l'ambiente dei Parchi Nazionali per le loro valenze paesaggistiche, costituendo scenari privilegiati per il turismo e la ricreazione ...» e che «... andrebbero salvaguardate faggete ..., che presentano alberi d'altofusto vetusti e monumentali con sentenza 4 dicembre 2018 il giudice per le indagini preliminari del tribunale di Vallo della Lucania ha disposto il dissequestro del cantiere su tutte le particelle menzionate»;

   negli accessi agli atti proposto al Pncvda da Italia Nostra, (sezione Cilento Lucano - Incl), il parco a quanto risulta all'interrogante, avrebbe dichiarato valido il precedente nulla osta; quanto alla richiesta avanzata al comune di Piaggine di sapere se avesse inoltrato il nulla osta per il taglio di nuove particelle, questo avrebbe risposto di non aver prodotto nuovo Paf;

   nell'autunno del 2019 e nel gennaio 2020 sono state constatate nuove martellate su faggi d'altofusto, molti dei quali ubicati oltre la quota altimetrica di 1500 metri (limite oltre il quale non sono ammessi tagli) e sempre in zona B1 del piano del parco;

   avverso i nuovi tagli la sezione Italia Nostra di Cilento Lucano (Incl) ha presentato esposti alle autorità competenti –:

   quali iniziative urgenti intenda adottare il Governo, per quanto di competenza, per verificare come il Pncvda ottemperi al dovere di assicurare la tutela del patrimonio ambientale e della biodiversità all'interno del parco ed in particolare se il parco controlli la corrispondenza dei tagli in corso e di quelli già effettuati alle disposizioni sopra individuate e se intenda proporre il divieto assoluto di taglio delle piante oltre i 1500 metri sul livello del mare.
(5-04352)

Interrogazione a risposta scritta:


   FRASSINETTI. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro per i beni e le attività culturali e per il turismo. — Per sapere – premesso che:

   il giornale on lineMB news riporta la denuncia dell'Ente Nazionale Protezione Animali (Enpa) – sezione di Monza e Brianza – che spiega che in questo periodo post lockdown nel parco e nei giardini della Villa Reale di Monza sono accaduti gravi fatti contro gli animali, in particolare trattasi di piccioni trafitti e lepri scuoiate e crocifisse;

   il parco stesso, in seguito alla chiusura fatta durante la fase dell'emergenza Covid-19 era diventato una vera oasi di pace per gli animali e, nei giorni successivi alla riapertura, la sorveglianza di uomini e mezzi era massima;

   ora, invece, non sono presenti né controlli né vigilanza che farebbe da deterrente contro queste azioni violente –:

   quali iniziative si intendano intraprendere, per quanto di competenza, per garantire la tutela degli animali nel parco e nei giardini della Villa Reale di Monza e quali iniziative intenda attuare per garantire maggiori controlli.
(4-06324)

BENI E ATTIVITÀ CULTURALI E TURISMO

Interrogazione a risposta scritta:


   FORNARO. — Al Ministro per i beni e le attività culturali e per il turismo. — Per sapere – premesso che:

   il Teatro Regio di Torino sta attraversando una gravissima crisi artistica, economica ed occupazionale;

   da mesi la città di Torino assiste al danneggiamento di uno dei più importanti patrimoni artistici d'Italia: da simbolo di eccellenza internazionale, infatti, il Teatro regio è oramai diventato emblema di cattiva gestione e sperpero di finanziamenti pubblici e privati;

   nell'agosto 2019, a distanza di un solo anno dalla nomina dell'ex Sovrintendente del Teatro, William Graziosi, attualmente indagato dalla procura di Torino per corruzione, turbativa d'asta e abuso d'ufficio, il consiglio di indirizzo ha preferito proporre la nomina del nuovo Sovrintendente, Sebastian Schwarz;

   il 29 giugno 2020, durante la riunione del consiglio comunale, l'assessora alla cultura del comune di Torino, Francesca Leon, rispondendo a un'interpellanza sul futuro del Teatro Regio, ha affermato che il bilancio consuntivo 2019 è in fase di verifica, ma che ci sarà una perdita di 2,5 milioni di euro che porterà al commissariamento dell'ente. Anche la sindaca Appendino, che è anche Presidente della Fondazione Teatro Regio, in diverse occasioni ha dichiarato che non appena l'ente lirico approverà il bilancio 2019 verrà chiesta la nomina di un commissario ministeriale;

   l'annuncio del commissariamento delegittima di fatto l'attuale Sovrintendente Schwarz ed evidenzia l'idea che l'unico modo per risolvere la crisi del teatro sia quello dell'intervento di un commissario;

   nel frattempo, la mancanza di progettualità e visione artistica conduce ad una situazione di stallo che determina approssimazione nella programmazione, un dialogo sofferto tra dipendenti e dirigenza, il mancato coinvolgimento dei reparti artistici nelle questioni di competenza, incertezza sulle attività quotidiane. Il tutto a discapito dei lavoratori, che il 15 giugno 2020 hanno inscenato una manifestazione nella mattinata, alternandosi con i loro strumenti davanti al comune di Torino in contemporanea alla riunione del consiglio di indirizzo per protestare contro la scelta della sindaca di promuovere il commissariamento della fondazione, azzerando il consiglio di indirizzo;

   nonostante l'impegno della sindaca a stabilizzare i circa 70 lavoratori precari a tempo determinato e a chiamata, non sono mai state stanziate le risorse per ridare dignità e futuro alle lavoratrici e ai lavoratori bandendo i concorsi, come chiesto più volte dai sindacati. Ad oggi, i precari hanno un contratto prorogato al 15 agosto 2020 –:

   quali iniziative di propria competenza intenda mettere in atto per salvaguardare i livelli occupazionali e l'attività artistica del Teatro Regio di Torino;

   se e quali iniziative di competenza intenda adottare per affrontare il tema delle fondazioni e dei loro finanziamenti, anche alla luce di realtà, come quella illustrata in premessa, gravemente indebitate, che rischiano di svalutare l'offerta culturale e le tante professionalità riconosciute nel nostro Paese.
(4-06325)

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

VI Commissione:


   BIGNAMI e OSNATO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 27 giugno 2020 ha sancito il differimento dal 30 giugno al 20 luglio 2020 del termine per i versamenti dei saldi 2019 ai fini Irpef e Ires da parte dei contribuenti soggetti agli Isa e dalle partite Iva in regime forfetario;

   tale differimento sembrava anticipare una successiva proroga al 30 settembre 2020 di tali scadenze, da definirsi all'interno del cosiddetto «Decreto rilancio». La proroga infatti era auspicata da tutti i professionisti e gli autonomi in quanto, già nel 2019, la medesima era stata concessa per le problematiche procedurali connesse agli Isa;

   appare, infatti, particolarmente illogico che tale proroga non sia ancora stata concessa nel 2020, a seguito di oltre due mesi di lockdown e date le numerose problematiche tecniche che si sono inevitabilmente avute dopo settimane di fermo delle attività pressoché totale;

   a questo punto, per porre rimedio a tale «dimenticanza», il cosiddetto decreto-legge «semplificazioni» resterebbe la via più immediata, volta a rinviare le suddette scadenze. Passata infatti la scadenza del 20 luglio, una norma al decreto-legge semplificazioni potrebbe prevedere che tutti i versamenti tardivi potranno essere effettuati fino al 30 settembre 2020 senza applicazione di sanzioni;

   sarebbe un atto doveroso a parere dell'interrogante, per non lasciare nell'incertezza i tanti professionisti commercialisti, e i loro clienti, in attesa di risposte dopo mesi di grande difficoltà;

   peraltro, l'8 luglio 2020 l'Agenzia delle entrate ha pubblicato la circolare «Guida alla dichiarazione dei redditi delle persone fisiche relativa all'anno di imposta 2019», in un momento in cui molte scadenze sono già trascorse o si stanno avvicinando: anche per tale motivo appare ancor più auspicabile che si proceda a una proroga chiara e definita con norma di legge –:

   se si intenda porre rimedio alle criticità di cui in premessa adottando iniziative normative per introdurre una norma specifica nel prossimo provvedimento utile al fine di prevedere che i versamenti tardivi, fino al 30 settembre 2020, non siano soggetti a sanzioni.
(5-04363)


   BARATTO, MARTINO, GIACOMONI, PORCHIETTO, GIACOMETTO e CATTANEO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   il nostro Paese subisce, purtroppo, da anni il problema del cosiddetto «dumping fiscale»;

   tale fenomeno consiste nel ribasso di aliquote e pressione fiscale da parte di uno Stato per attrarre contribuenti ed investitori da altri Stati, traendone guadagni sul fronte delle imposte dirette e sui consumi in loco. Si tratta di uno strumento fiscale largamente utilizzato da alcuni Stati membri dell'Unione europea come Irlanda, Lussemburgo, Olanda, i quali, attuando politiche fiscali aggressive, minano lo sviluppo e danneggiano gli altri Stati membri, incrinando il principio solidaristico cui si deve ispirare il comune spirito europeo;

   il ricorso a strumenti di politica fiscale offensivi come il dumping hanno riflessi esiziali sui Paesi che assicurano pieno rispetto alle regole europee, ed ispirando la propria azione al principio di leale collaborazione tra Stati, sancito tra gli altri anche all'articolo 4 del Tue («trattato sull'Unione Europea»). I dati offerti dall'Antitrust stimano per l'Italia un danno secco in termini di riduzione delle entrate fiscali di circa 8, miliardi di dollari;

   alla quantificazione dei danni diretti, causati dalla riduzione delle entrate fiscali, vanno aggiunti quelli indiretti le cui dimensioni sono difficilmente oggi quantificabili, ma se ne può avere un'idea dando conto del confronto tra i tassi di crescita del prodotto interno lordo nell'ultimo quinquennio di Irlanda (+ 60 per cento), Lussemburgo (+17 per cento), Olanda (+12 per cento) con quello del nostro Paese (+5 per cento);

   un ulteriore gravoso impatto di questo fenomeno si è registrato con il trasferimento, dall'Italia ad alcuni di questi Paesi, della sede legale di alcuni importanti gruppi societari, taluni anche di significative dimensioni ed importanza strategica;

   l'emergenza epidemiologica in corso ha causato e causa danni ingenti al tessuto imprenditoriale, al mercato interno italiano ed anche al mercato unico europeo; danni aggravati se non esasperati dal persistere di un fenomeno tanto odioso quanto iniquo, il quale configura senza dubbio una condotta integrante i caratteri della concorrenza sleale –:

   quali iniziative normative e quali iniziative presso le competenti sedi europee, per quanto di competenza, intenda adottare il Governo per assicurare la tutela degli interessi nazionali ed il rispetto dei principi di leale concorrenza e collaborazione nel mercato unico, in materia di «dumping fiscale».
(5-04364)


   TOPO, FRAGOMELI, BURATTI, MANCINI, MURA, ROTTA e BRUNO BOSSIO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   net decreto-legge 8 aprile 2020, n. 23, convertito con modificazioni dalla legge 5 giugno 2020, n. 40 (cosiddetto «decreto liquidità») è stata approvata alla Camera e autorizzata dalla Commissione europea, nell'ambito dei Temporary Framework sugli aiuti di Stato, una modifica che allunga il periodo di, ammortamento, dei finanziamenti concessi per i prestiti con garanzia dello Stato;

   in particolare per i prestiti fino a 25 mila euro il tempo di restituzione è passato da 6 a 10 anni, mentre le aziende con fatturato fino a 3,2 milioni di euro potranno ottenere il finanziamento pari al 25 per cento del proprio fatturato coperto in parte da garanzie pubbliche all'80 per cento, in parte dai Confidi al 20 per cento, da restituire entro 30 anni anziché 10 anni;

   secondo un comunicato stampa dell'Associazione bancaria italiana - Abi del 14 luglio 2020 continuano a crescere i finanziamenti richiesti dalle banche al Fondo di garanzia, che ora ammontano a 51,3 miliardi di euro, per 823 mila domande, di cui 715 mila fino a 30 mila euro, per oltre 14 miliardi di euro di finanziamenti richiesti rilevando una maggior crescita delle richieste di finanziamenti con garanzie sopra i 30 mila euro, rispetto a quelle sotto i 30 mila euro; inoltre, sempre secondo Abi, sono state concesse garanzie Sace per circa 8,7 miliardi di euro. Questi importanti risultati aumentano parallelamente all'imponente crescita delle moratorie su prestiti bancari che hanno superato 2,6 milioni di pratiche, per 286 miliardi di euro;

   nonostante i buoni risultati per la crescita dei finanziamenti sembrerebbe che l'Abi non abbia ancora trasmesso alcuna indicazione al sistema bancario in merito alle nuove modalità di finanziamento fino a 30 anni e le piccole e medie imprese che si rivolgono in questi giorni agli istituti di credito non trovano alcuna risposta –:

   se vi sia una interlocuzione in corso con l'Associazione bancaria italiana al fine di fornire una immediata comunicazione al sistema italiano del credito necessaria ad attivare le linee di finanziamento con restituzione fino a 30 anni che moltissime imprese attendono come strumento necessario e imprescindibile per la ripartenza della produzione.
(5-04365)


   UNGARO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   il decreto-legge n. 34 del 2019 (cosiddetto decreto Crescita) convertito con legge n. 58 del 2019 ha in introdotto un nuovo sconto fiscale del 70 per cento per chi rientra in Italia dal 1° gennaio 2020, contro il 50 per cento previsto norme precedenti, sul reddito da dichiarare, per un periodo di cinque anni. Lo sconto sale al 90 per cento in caso di trasferimento di residenza in Abruzzo, Molise, Campania, Puglia, Basilicata, Calabria, Sardegna, Sicilia. L'agevolazione è prorogata per altri cinque anni, ma con il taglio al 50 per cento in caso di figli a carico o acquisto di una prima casa al rientro in Italia o nei 12 mesi precedenti;

   tale previsione di legge ha purtroppo prodotto una reale disparità di trattamento fiscale tra i moltissimi italiani rimpatriati prima del 1° gennaio 2020;

   l'articolo 13-ter della legge n. 157 del 19 dicembre 2019, «Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 26 ottobre 2019, n. 124, recante disposizioni urgenti in materia fiscale e per esigenze indifferibili», stabilisce l'istituzione del Fondo controesodo presso il Ministero dell'economia e delle finanze: «Nello stato di previsione del Ministero dell'economia e delle finanze è istituito un fondo, denominato Fondo Controesodo, con la dotazione di 3 milioni di euro a decorrere dall'anno 2020. Con decreto del Ministero dell'economia e delle finanze sono stabiliti i criteri per la richiesta di accesso alle prestazioni del fondo di cui al presente comma. I soggetti di cui al comma 2 dell'articolo 5 del decreto-legge 30 aprile 2019, n. 34, convertito, con modificazioni, dalla legge 28 giugno 2019, n. 58, come sostituito dal comma 1 del presente articolo, possono accedere alle risorse del fondo fino ad esaurimento dello stesso»;

   detto fondo è così finalizzato ad estendere le agevolazioni fiscali vigenti per i lavoratori rimpatriati a decorrere dal 30 aprile 2019. Resta tuttavia l'esclusione dall'incentivo per tutti coloro, lavoratori o ricercatori, che sono rientrati precedentemente al 30 aprile 2019 –:

   quando il Ministro interrogato intenda emanare il citato decreto ministeriale in cui sono stabiliti i criteri per la richiesta di accesso alle prestazioni del fondo Controesodo a favore di chi è rientrato dopo il 30 aprile 2019 trattandosi di uno strumento importante per i tanti connazionali che hanno deciso di scommettere nuovamente sull'Italia e che in assenza di nuove misure di «trattenimento» rischiano di ritornare all'estero.
(5-04366)


   BITONCI, CENTEMERO, CAVANDOLI, COVOLO, GERARDI, GUSMEROLI, ALESSANDRO PAGANO, PATERNOSTER e TARANTINO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   la diffusione di notizie confuse in merito ad Atlantia S.p.a. ha fatto registrare considerevoli perdite sui mercato azionario, con un calo non solo del 15,18 per cento delle azioni di Atlantia S.p.a. per un importo pari a 1,7 miliardi di euro, ma anche delle obbligazioni della società controllata Aspi, con il bond in scadenza a giugno 2023 in perdita di 1,2 centesimi e sceso fino a 94 centesimi;

   nel corso dell'audizione in Commissione parlamentare di inchiesta sul sistema bancario e finanziario, svoltasi il 14 luglio 2020, il presidente della Consob, Paolo Savona, a parere degli interroganti avrebbe ammesso, con riguardo proprio ad Autostrade per l'Italia, l'esistenza di fattori oggettivi che possano giustificare vendite allo scoperto per tre mesi, a seguito di un crollo dei titoli superiore al dieci per cento;

   nella prima fase della crisi pandemica da Covid-19, le vendite allo scoperto hanno determinato una stortura del mercato: l'Italia è stato l'unico Paese europeo ad intervenire tempestivamente al fine di scongiurare ed evitare un forte incremento delle volatilità e delle speculazioni finanziarie a danno soprattutto dei risparmi degli italiani;

   una quota del 45 per cento dell'azionariato di Atlantia S.p.a., si ricorda, è detenuta da piccoli azionisti, che risultano essere i più colpiti durante tutto il periodo di trattative, a causa proprio delle incaute dichiarazioni che hanno provocato oscillazioni dei prezzi di mercato, in contrasto alta cultura di uno Stato di diritto e alla tutela del risparmio, garantita dall'articolo 47 della Costituzione;

   nell'attuale fase di emergenza economica correlata a quella sanitaria-epidemiologica, che comporta per molti piccoli risparmiatori un aggravio psicologico ed un maggior senso di precarietà sulle scelte quotidiane e future, personali e familiari, a parere degli interroganti, talune dichiarazioni non possono che essere sprovvedute e avventate lasciando prefigurare persino l'ipotesi di un reato di abuso di mercato;

   l'accordo raggiunto nelle prime ore del 15 luglio risulta tuttavia, carente della valutazione di Autostrade per l'Italia ai fini della fissazione del prezzo di sottoscrizione da parte di Cdp dell'aumento di capitale e del prezzo di acquisto delle azioni –:

   quali iniziative di propria competenza intenda urgentemente adottare con riguardo a quanto esposto in premessa, nell'ottica di tutelare la libera iniziativa di mercato e, in particolar modo, i piccoli risparmiatori, se sia stata effettuata una valutazione per la fissazione del prezzo limite e quale sia il dato.
(5-04367)


   SANGREGORIO e SCHULLIAN. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   le associazioni sportive dilettantistiche ricorrono, nella quasi totalità dei casi, al regime agevolato di cui alla legge n. 398 del 1991, che prevede specifiche modalità di determinazione dell'imposta sul reddito e dell'imposta sul valore aggiunto, nonché agevolazioni procedurali per quanto riguarda la gestione documentale;

   al punto 6.2 della circolare n. 18/E del 1° agosto 2018, l'Agenzia delle entrate risponde alla domanda di quali siano i proventi in relazione ai quali trova applicazione il regime forfetario di cui alla legge n. 398 del 1991;

   tra le varie ipotesi si afferma che rientrano tra i proventi delle attività commerciali connesse con gli scopi istituzionali delle associazioni, ai fini dell'applicazione del regime forfetario di cui alla legge n. 398 del 1991, la somministrazione di alimenti e bevande effettuata nel contesto dello svolgimento dell'attività sportiva dilettantistica, ovvero la mera somministrazione di alimenti e bevande qualora la connessione con gli scopi istituzionali dell'associazione risulti assicurata dalla circostanza che dette attività siano svolte all'interno della struttura dove si svolge l'attività sportiva, senza l'impiego di strutture e mezzi organizzati per fini di concorrenzialità sul mercato;

   tuttavia permangono ancora dei dubbi se i proventi dell'attività di somministrazione di alimenti e bevande possano considerarsi soggetti al suddetto regime forfetario anche qualora le attività siano effettuate senza che si svolga contemporaneamente una manifestazione sportiva (ad esempio in occasione di eventi socio-culturali, feste popolari, sagre e altro);

   molte associazioni sportive dilettantistiche mettono a disposizione, in maniera del tutto occasionale e saltuaria, le proprie strutture per lo svolgimento di detti eventi - spesso anche per la mancanza di altre strutture idonee - e in tali occasioni somministrano anche alimenti e bevande, i cui proventi contribuiscono a finanziare la loro attività istituzionale –:

   se le attività di somministrazione di alimenti e bevande effettuata in maniera occasionale e saltuaria al di fuori di manifestazioni sportive come eventi socio-culturali, feste popolari, sagre, e altro possano considerarsi attività connesse con gli scopi istituzionali delle associazioni sportive dilettantistiche e, di conseguenza, beneficiare del regime forfetario di cui alla legge n. 398 del 1991.
(5-04368)


   GRIMALDI e COMINARDI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

  il decreto legislativo n. 178 del 2012 ha riorganizzato l'«Associazione italiana della Croce Rossa» (CRI) trasferendone le funzioni alla associazione di diritto privato di interesse pubblico «Associazione della Croce Rossa Italiana» trasformando la Cri in «Ente strumentale alla Croce Rossa Italiana» (Esacri) soggetto di natura pubblica per favorire lo sviluppo della neonata associazione di diritto privato;

   oggi l'Ente risulta in liquidazione coatta amministrativa in base allo stesso decreto;

   il decreto interministeriale 16 aprile 2014 ha disciplinato i rapporti tra Ente pubblico (Comitato centrale, comitati regionali e delle province autonome di Trento e Bolzano) e comitati provinciali e locali privati; l'articolo 6 del decreto assegna all'Ente pubblico la proprietà del patrimonio immobiliare della Cri per i comitati privati ha previsto possibilità di stipulare contratti di comodato d'uso gratuito per utilizzo degli immobili, nonché il subentro «nelle obbligazioni derivanti dalle rate di ammortamento dei contratti di mutuo e di leasing stipulati fino al 31 dicembre 2013 dalla CRI per le loro specifiche esigenze»;

   tale disposizione ha comportato difficoltà per comitati locali provinciali privati nella contabilizzazione di uscite per finanziamenti relativi a beni non di proprietà;

   nella nota datata 6 agosto 2015 il Comitato centrale della Croce rossa italiana ha definito le rate di ammortamento di «assoluta competenza» dei comitati che hanno titolarità del mutuo, ma, «per facilitare l'iscrizione dei mutui nei bilanci», ha invitato a considerarle «come un anticipo fatto dal privato in nome e per conto dell'Ente pubblico, così da rendere i Comitati Locali/Provinciale Aps creditori, solo ed esclusivamente della quota capitale, nei confronti dell'ente pubblico. In tal modo potranno essere portati in detrazione e recupero la “quota interessi” delle rate di ammortamento in sede di dichiarazione dei redditi»;

   con nota datata 28 marzo 2019, comunicata in risposta al Comitato locale di Palazzolo sull'Oglio l'Esacri ha ammesso che, in assenza della proprietà del bene, «numerosi commercialisti» segnalano «difficoltà a redigere bilanci dei Comitati privati» e che «l'inserimento nelle uscite delle rate di ammortamento dei contratti di mutuo e di leasing e nelle entrate del recupero delle quote interessi» sarebbe una «soluzione meramente contabile»;

   le risposte non chiariscono se i comitati che provvedono all'ammortamento dei finanziamenti stipulati fino al 31 dicembre 2013 dalla Cri siano creditori per capitale versato dal 2014 a oggi –:

   quali iniziative di competenza intenda assumere il Governo per risolvere il problema contabile relativo alle uscite per finanziamenti di beni non di proprietà derivante per comitati provinciali e locali dal riordino del 2012 della Croce rossa italiana.
(5-04369)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   RIZZETTO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   l'erogazione della cassa integrazione per l'emergenza Covid-19, come noto, è stata caratterizzata da forti ritardi nel comparto industriale, ma la situazione sembra ancora più drammatica per il settore dell'artigianato che attende l'integrazione salariale erogata attraverso il Fondo di solidarietà bilaterale, per coloro che sono in sospensione dal lavoro a causa dell'emergenza sanitaria;

   al riguardo, il 25 giugno 2020, si apprendeva che i fondi per gli ammortizzatori attesi da tempo dagli enti bilaterali degli artigiani, erano stati sbloccati e che la Ragioneria generale aveva approvato l'anticipo di tesoreria, per il trasferimento delle risorse finanziarie, consentendo al Ministero del lavoro e delle politiche sociali di riconoscere le spettanze. Infatti, anche gli organi di stampa riferivano quanto segue: «Cassa integrazione, via libera della Ragioneria al trasferimento dei fondi agli enti bilaterali. Soldi in arrivo per artigiani...»;

   non si comprendono le motivazioni di questi gravi ritardi nel trasferimento di risorse finanziarie già stanziate, ma ancora più grave risulta l'insufficienza degli importi trasferiti, poiché molti artigiani non hanno ricevuto neanche il pagamento relativo al mese di marzo 2020;

   addirittura, alcuni enti bilaterali regionali lamentano di aver potuto soddisfare a stento un quarto delle domande presentate;

   se non verranno al più presto impiegate le risorse necessarie per la cassa integrazione, il settore dell'artigianato, che vede la presenza di migliaia di realtà e lavoratori, rischia il collasso –:

   se e quali iniziative intendano adottare urgentemente, per quanto di competenza, affinché tutte le imprese artigiane ottengano la cassa integrazione spettante;

   per quali motivi si siano verificati dei gravi ritardi nel trasferimento delle somme agli enti bilaterali per il pagamento dell'integrazione salariale e queste si siano rivelate gravemente insufficienti, tanto da lasciare insoddisfatta la maggior parte delle richieste presentate.
(5-04351)

Interrogazioni a risposta scritta:


   BITONCI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   il comune di Padova detiene il 99,99 per cento del capitale sociale di Aps Holding, società per azioni nata dalla separazione di alcune attività prima gestite da Aps S.p.A., ed attualmente impegnata attraverso le proprie divisioni operative nella gestione dei parcheggi pubblici a raso e in struttura, del servizio car sharing, del servizio di pubblicità e affissioni e dell'impianto crematorio con annessa sala del commiato. Inoltre, gestisce un impianto fotovoltaico, e detiene il 45 per cento di BusItalia Veneto, la società di trasporto pubblico integrato in è confluito il servizio di trasporto urbano precedentemente gestito dalla stessa Aps Holding;

   Busitalia Veneto S.p.a. opera nei due «bacini territoriali, ottimali ed omogenei» di Padova e di Rovigo, così come definiti con deliberazione della giunta regionale del Veneto 19 novembre 2013, n. 2048, e pubblicato nel Bollettino Ufficiale della ragione Veneto 30 novembre 2013, n. 13;

   gli enti di Governo di Rovigo e Padova nel 2017 hanno espletato le procedure per l'affidamento dei servizi di trasporto pubblico locale. In particolare, l'ente di Governo del bacino di Padova ha pubblicato nella Gazzetta Ufficiale del 29 novembre 2017 il bando di gara per l'affidamento della gestione in modalità di concessione «net-cost» e per fa durata di nove anni dei servizi di Trasporto pubblico locale automobilistico e tranviario urbano ed extraurbano del bacino territoriale ottimale ed omogeneo della provincia di Padova;

   al termine della procedura concorsuale, è risultata aggiudicataria proprio «Busitalia Veneto S.p.A.» del servizio di gestione del trasporto pubblico locale, così come da formale comunicazione dalla provincia di Padova, datata 19 febbraio 2020: avendo presentato l'offerta economicamente più vantaggiosa, mediante l'offerta di un ribasso dell'8,00 per cento sull'importo posto a base della gara e ottenendo, così, un punteggio complessivo di 100 punti su 100;

   la provincia di Padova, con nota inviata a «Busitalia Veneto S.p.A.» l'11 maggio 2020, ha precisato che per la sottoscrizione del contratto di servizio relativo al Trasporto pubblico locale è necessario che la società aggiudicataria dimostri il possesso di un patrimonio netto disponibile non inferiore a euro 20 milioni, così come indicato nel «disciplinare di gara», sub articolo 13.2.4.;

   Aps Holding Spa, con nota del 12 giugno 2020, prot. il 15 giugno 2020 sub n. 230097, ha evidenziato che «Busitalia Veneto S.p.A.» avrebbe dovuto procedere a un aumento di capitale sociale rimarcando che le stesse procedure per la sottoscrizione avrebbero dovuto essere perfezionate entro l'ultima settimana del mese di giugno; infine, ha chiesto la relativa ricapitalizzazione;

   in conseguenza di ciò, il comune di Padova, in data 2 giugno 2020 ha approvato, ai sensi dell'articolo 8 del decreto legislativo n. 175 del 2016, un atto di indirizzo ad Aps Holding spa, la quale ha deliberato di aderire parzialmente all'aumento di capitale sociale di «Busitalia Veneto spa», con un conferimento «in natura»;

   in particolare, si è trattato del conferimento di due carrozze del tram, già periziate con stime asseverata il 24 febbraio 2017 – in aggiornamento – che ha portato la Aps Holding S.p.A. ad avere mandato da parte del consiglio comunale di Padova in data 23 giugno 2020, di un aumento del capitale sociale solo del 20 per cento e quindi solo parziale;

   ne è conseguito che il comune abbia dato mandato ad Aps Holding spa di rinunciare a parte dell'aumento di capitale di Busitalia, con quella che appare all'interrogante una cessione di quote «celata», senza che il tutto fosse accompagnato da una perizia sul valore economico-patrimoniale complessivo della società ed un evidente vantaggio per il socio Bus Italia - Sita Nord gruppo FS, con conseguente danno erariale per il comune di Padova –:

   quali iniziative di competenza intenda adottare, anche tramite i Servizi ispettivi di finanza pubblica, con riguardo ai fatti descritti in premessa e, in particolare, in relazione alla legittimità per una società per azioni di un aumento di capitale «in natura» e all'operazione di parziale sottoscrizione del medesimo aumento quale sistema per la cessione indiretta di parte delle quote solo valore nominale, senza alcuna perizia economico-patrimoniale complessiva, a giudizio dell'interrogante con un evidente danno al patrimonio pubblico procurato dalle decisioni del comune di Padova.
(4-06339)


   FOTI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   oramai da alcune settimane, superata la fase del lockdown, l'apertura a singhiozzo nel mese di giugno 2020 (gli uffici erano aperti al pubblico il martedì e il giovedì) e anche quella attualmente più ampia (con apertura degli uffici dal lunedì al venerdì) determinano il formarsi di interminabili code di contribuenti davanti alla sede dell'Agenzia delle entrate – posta a Piacenza, in Via Modonesi 20 – con l'aggravante determinata dall'assenza, a quanto consta all'interrogante, di ogni e qualsiasi dispositivo di protezione che finisce per costringere i detti contribuenti ad attendere in piedi il proprio turno anche per 2 o 3 ore, per di più sotto un sole battente;

   le legittime proteste dei contribuenti, anche a seguito dei malori che hanno colpito alcuni di loro per un'attesa non solo snervante, ma anche e soprattutto dannosa per la salute degli stessi, sono rimaste fino ad oggi inascoltate e ciò non solo sorprende, ma risulta anche intollerabile;

   non è affatto pensabile che la situazione sopra descritta possa ulteriormente protrarsi, sicché spetta a chi ne ha la responsabilità di intervenire con l'urgenza che il caso conclama per consentire ai contribuenti di potersi recare agli uffici dell'Agenzia delle entrate senza dovere vivere l'attesa per accedere agli uffici come un vero e proprio incubo –:

   se i fatti siano noti al Ministro interrogato e quali urgenti iniziative intenda assumere per richiedere all'Agenzia delle entrate di intervenire per porre termine alla poco edificante vicenda in premessa rappresentata, atteso che, secondo l'interrogante ogni contribuente piacentino, differentemente da quanto all'evidenza qualcuno potrebbe ritenere, non è un «limone da spremere» ma una persona da rispettare.
(4-06341)

GIUSTIZIA

Interrogazioni a risposta scritta:


   LACARRA e UBALDO PAGANO. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   il decreto-legge 8 marzo 2020, n. 11, recante «Misure straordinarie ed urgenti per contrastare l'emergenza epidemiologica da COVID-19 e contenere gli effetti negativi sullo svolgimento dell'attività giudiziaria», ha disposto:

    il differimento urgente delle udienze e sospensione dei termini nei procedimenti civili, penali, tributari e militari;

    misure urgenti per contrastare l'emergenza epidemiologica da COVID-19 e contenerne gli effetti in materia di giustizia, anche amministrativa e contabile;

   in particolare, è stata disposta la sospensione fino al 31 maggio delle udienze e di tutte le altre attività, con il rinvio delle udienze non urgenti al 2021 e 2022;

   mentre tutte le attività economiche sono gradualmente riprese, l'attività giudiziaria è tuttora oggetto di significativi ritardi, accumulati soprattutto durante il periodo di sospensione e anche a causa di un comprovato malfunzionamento delle misure di celebrazione delle udienze da remoto, nonché della mancanza di un protocollo unico volto a regolare la «Fase 2» della giustizia in modalità analoghe su tutto il territorio nazionale;

   con l'entrata in vigore della legge n. 70 del 2020 che ha convertito in legge il decreto-legge n. 28 del 2020, è stata anticipata al 1° luglio la ripresa dell'attività giudiziaria; tuttavia, resta ancora in vigore il dovere dei capi degli uffici giudiziari di assicurare criteri organizzativi che rendano possibile conformarsi alle prescrizioni sanitarie vigenti, quali il distanziamento di almeno 1 metro tra le persone, il divieto di assembramento, la pulizia e sanificazione dei locali, l'uso della mascherina e altro;

   le categorie rappresentative degli avvocati denunciano che, con il rinvio delle udienze, molte parcelle spettanti non sono state onorate, a fronte di spese fisse immodificabili, quali l'affitto degli uffici, i costi di segreteria e quelli dei collaboratori;

   la situazione, inoltre, è ancor più grave a Bari, dove l'annosa questione dell'edilizia giudiziaria non trova ancora soluzione, malgrado già in passato avesse causato la sospensione dell'attività giudiziaria. Ad oggi, infatti, i tribunali civile e penale, la corte di appello, il tribunale per i minori, parte della sede della procura e gli uffici del giudice di pace sono collocati in sedi differenti e talvolta molto distanti l'una dall'altra –:

   se e quali iniziative di competenza intenda intraprendere per favorire l'ordinata e piena ripresa dell'attività giudiziaria;

   se e quali iniziative intenda adottare per individuare una soluzione definitiva alla riorganizzazione territoriale delle sedi della giustizia nella città di Bari.
(4-06332)


   CONTE. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   con decreto del Ministro della giustizia, il 27 ottobre 2015 è stata soppressa la casa circondariale di Sala Consilina, in provincia di Salerno; le ragioni addotte sono legate alla non «convenienza economica» della struttura per le dimensioni della stessa, potendo accogliere meno di 50 detenuti;

   avverso al decreto, il comune di Sala Consilina, affiancato dall'Ordine degli avvocati di Lagonegro, aveva presentato ricorso al Tar Salerno;

   il Tar Salerno, con sentenza n. 2269/2016, ha accolto il ricorso di cui sopra ordinando al Ministero della giustizia di rinnovare l'intero procedimento amministrativo;

   il Consiglio di Stato, con sentenza n. 5113/2017 ha parzialmente confermato la decisione del Tar Salerno di cui sopra, ritenendo illegittima la procedura adottata e imponendo di fatto al Ministero di convocare una conferenza di servizi, coinvolgendo anche il comune di Sala Consilina e l'Ordine degli avvocati;

   in sede di conferenza di servizi il comune ha presentato un progetto con cui sarebbe stato possibile con una spesa di 220 mila euro – a carico del comune stesso – portare a 51 posti la capienza della casa circondariale;

   la conferenza si è conclusa nel mese di ottobre del 2018, ma da allora non è stata presa alcuna decisione; in sostanza, ad oggi, la casa circondariale di Sala Consilina risulta chiusa nei fatti ma mai soppressa negli atti amministrativi, essendo stato annullato il decreto ministeriale del 2015;

   a seguito dell'accorpamento del tribunale di Sala Consilina, che ha creato enormi disagi sul territorio, e con la chiusura della casa circondariale dello stesso comune, il tribunale di Lagonegro che dista circa 100 chilometri da Potenza si è trovato privo del proprio istituto penitenziario di riferimento, con un circondario vasto, che riguarda due regioni, e vie di collegamento non agevoli;

   la presidente della corte di appello di Potenza, Rosa Patrizia Sinisi, in risposta ad una richiesta del sindaco del comune di Sala Consilina del 1° aprile 2018, con una missiva del 23 luglio 2018, come ribadito nella sua relazione per l'inaugurazione dell'anno giudiziario 2020, ha messo in evidenza tra le criticità del suo distretto quella relativa alla mancanza di istituti di pena nelle vicinanze del tribunale di Lagonegro, sottolineando l'indispensabilità della riapertura della casa circondariale di Sala Consilina;

   motivi di criticità emergono per la gestione dei processi soprattutto in fase di convalida dell'arresto; nel circondario di Lagonegro – viene rilevato – si è costretti a ricorrere alla detenzione nel carcere di Castrovillari, in Calabria, in quello di Salerno o in quello di Potenza, con notevoli disagi per magistrati, cancellieri, e rilevante dispendio economico per tutti e disagi in caso di convalida di arresto o fermo;

   la chiusura del carcere di Sala Consilina, necessaria secondo il Ministero della giustizia per ragioni di economicità, ha comportato un paradossale aumento delle spese per consentire ai magistrati di svolgere la loro attività con tutti i disagi che conseguono al fatto di essere costretti a spostarsi tra le carceri di 3 regioni: Basilicata, Campania e Calabria;

   l'articolo 60, comma 3, della legge n. 354 del 1975 prevede che ogni tribunale deve disporre di un carcere, anche per consentire ai detenuti di scontare la pena in un luogo non troppo distante dai legami familiari, per ragioni legate alla funzione rieducativa e alla garanzia del diritto di difesa;

   sono oltre trenta i penitenziari italiani che hanno capienze ridotte e restano aperti sulla base di valutazioni di carattere territoriale –:

   quali siano gli intendimenti, alla luce di quanto riportato in premessa, rispetto alla casa circondariale di Sala Consilina, in provincia di Salerno, e se non ritenga di adottare iniziative per la sua riapertura.
(4-06346)

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

VIII Commissione:


   BUTTI, FOTI e LUCA DE CARLO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   alla fine del 2019 è stata firmata la convenzione per l'erogazione del finanziamento statale (900 milioni di euro destinato alta realizzazione del prolungamento della linea metropolitana M5 (linea Lilla) dalla stazione milanese Bignami fino a Monza;

   al finanziamento dell'opera hanno partecipato anche la regione Lombardia, i comuni di Milano e Monza e altri comuni interessati;

   la convenzione stipulata definisce l'intervento «strategico per il territorio di tutta la Regione Lombardia», in quanto consentirà il miglioramento e l'efficientamento della connessione tra Milano e, in questo caso attraverso Monza, altre città del Nord Lombardia, tra le quali Lecco;

   a Monza, peraltro, è prevista la realizzazione di due importanti nodi di interscambio modale con la rete ferroviaria e quella metropolitana;

   l'eventuale collegamento tra Monza e Lecco consentirebbe di limitare il trasporto privato, già sufficientemente congestionato, con benefici per cittadini e imprese e soprattutto per la qualità dell'aria;

   a questo punto, dopo aver previsto il collegamento tra la rete metropolitana milanese e i nodi di interscambio con strade di grande viabilità come la A4, la Rho Monza e la Milano-Lecco, sarebbe opportuno proseguire con la stessa filosofia e collegare la città di Lecco allo snodo di Monza attraverso gli esistenti binari, anche recuperando sedimi sotto utilizzati o eventualmente abbandonati;

   questa visione della mobilità, in perfetta sintonia con quanto previsto nella citata convenzione, consentirebbe a lavoratori e studenti lecchesi di recarsi velocemente a Monza e Milano evitando di congestionare la rete viaria già al collasso –:

   quale sia l'orientamento del Ministro interrogato in merito all'individuazione di modalità di svolgimento delle procedure di affidamento dei lavori delle opere citate in premessa, ai fini della più rapida conclusione degli appalti.
(5-04358)


   PELLICANI e BRAGA. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   il 25 giugno 2020 il Comitato interministeriale per la programmazione economica (Cipe) ha approvato lo «schema di convenzione» relativo al project financing della «Via del Mare» di collegamento tra il casello autostradale A4 di Meolo e il comune di Jesolo attraverso la realizzazione di una infrastruttura superstradale di circa 20 chilometri di lunghezza;

   l'opera, del valore di circa 200 milioni di euro, sarà interamente finanziata da privati e, pertanto, la sua realizzazione pare non preveda, allo stato attuale, alcun contributo pubblico regionale o statale;

   l'iter amministrativo avviato nel lontano 2012, quando il Cipe aveva approvato il progetto preliminare, non si era concluso, a causa di complesse vicende amministrative e burocratiche e anche lo «stop» dovuto alle inchieste legate al Mose aveva contribuito al blocco che è andato avanti per anni;

   ora tutto è pronto e attraverso una gara si potrà individuare l'aggiudicatario del project che realizzerà e gestirà l'intera opera anche se il progetto ancora non convince del tutto e da più parti arriva la proposta di rivalutare la modalità di finanziamento attraverso contributi diretti da parte della regione o attraverso un finanziamento di Anas;

   l'opera è molto importante per la viabilità del litorale, una zona interessata da decine di migliaia di ospiti italiani e stranieri e per questo è importante garantirne l'effettiva realizzazione –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza della questione esposta in premessa, se ritenga che le modalità di finanziamento dell'opera mediante project financing siano ancora attuali e, al riguardo, se non ritenga utile prevedere un tavolo di confronto con gli enti locali interessati per una celere realizzazione dell'opera medesima.
(5-04359)


   TERZONI, PARISSE, MAURIZIO CATTOI, GIULIODORI, EMILIOZZI, ROBERTO ROSSINI, CATALDI, DAGA, DEIANA, D'IPPOLITO, FEDERICO, ILARIA FONTANA, LICATINI, ALBERTO MANCA, MARAIA, MICILLO, RICCIARDI, VARRICA, VIANELLO, VIGNAROLI e ZOLEZZI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   la strada statale 76 è una arteria fondamentale per i collegamenti all'interno della regione Marche nonché infrastruttura di connessione con la regione Umbria, utilizzata quotidianamente per gli spostamenti, soprattutto per motivi lavorativi, da un considerevole numero di cittadini;

   la strada statale 76 è parte integrante del più grande progetto infrastrutturale denominato Quadrilatero Marche-Umbria che vede la medesima strada nel tratto Serra San Quirico-Fabriano interessata da disagi causati dalla presenza di lavori in corso;

   in data 19 giugno 2020 un camion ha danneggiato gravemente un ponte del tratto Jesi est-Jesi ovest rendendo non più transitabile il tratto stradale;

   il grave danneggiamento causato dall'incidente ha provocato la rottura di otto dei quattordici travi e questo rende necessario un tempestivo intervento volto alla ricostruzione dell'intero ponte al fine di consentire agli utenti, ai pendolari e ai cittadini delle aree interessate dagli eventi sismici del 2016, di poter utilizzare celermente la tratta stradale per poter raggiungere la costa dall'interno;

   Anas è riuscita a realizzare, in tempi molto brevi, una rampa di accesso temporanea garantendo una viabilità alternativa e il sindaco di Jesi ha rivolto un appello a tutte le istituzioni affinché sia affrontata la questione con la massima celerità;

   la disponibilità di infrastrutture efficienti è una condizione indispensabile in un momento delicato in cui il Paese deve affrontare una condizione economica di crisi provocata dall'emergenza Covid-19 che aggrava la particolare situazione del territorio marchigiano e umbro già compromesso dagli eventi sismici del 2016 –:

   quali iniziative il Ministro interrogato intenda intraprendere al fine di favorire una celere ricostruzione dell'infrastruttura di cui in premessa riducendo i tempi per la progettazione l'affidamento e l'esecuzione dei lavori, sulla base di un cronoprogramma che ne definisca i termini di realizzazione e conclusione.
(5-04360)


   GELMINI, BAGNASCO, MULÈ, CASSINELLI, CORTELAZZO, RUFFINO, CASINO, LABRIOLA e MAZZETTI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   la rete autostradale ligure è interessata in queste settimane, su indicazione del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, da un piano di manutenzione, monitoraggio ed ispezione delle gallerie che sta creando notevoli disagi agli utenti che percorrono la tratta, con ingorghi di traffico pesantissimi e inaccettabili che creano estremo disagio alla popolazione, costringendo in alcuni casi la protezione civile ad intervenire per portare soccorsi;

   il suddetto piano di manutenzione, monitoraggio ed ispezione sta inoltre arrecando gravissimi danni al sistema economico, turistico e logistico della Liguria, già messi a dura prova dal crollo del viadotto Morandi e dall'emergenza sanitaria da Covid-19;

   l'attuale situazione crea rilevanti difficoltà di spostamento anche alle autoambulanze e ai mezzi di soccorso che devono percorrere l'autostrada, con serio e concreto rischio di mettere in pericolosa causa dei ritardi derivanti dal formarsi di code e rallentamenti, la vita dei pazienti per cui si richiedono interventi d'emergenza;

   proprio a causa degli ingorghi eccezionali un gigante della logistica navale come Cosco shipping lines è arrivata a sconsigliare vivamente i propri clienti dall'utilizzare il porto di Genova con il rischio di produrre un danno economico gravissimo al porto e alla città già fortemente colpita dal crollo del ponte Morandi;

   il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti aveva indicato il 10 luglio 2020 quale data per l'ultimazione dei cantieri critici;

   la prosecuzione delle ispezioni nelle modalità imposte dal Ministero potrebbe però continuare a provocare disagi anche oltre il mese di luglio, come affermato da Autostrade per l'Italia s.p.a.;

   attualmente è di fatto compresso il diritto alla mobilità dei cittadini, oltre che la possibilità per numerose imprese di svolgere a pieno la propria attività, e praticamente poco o nulla è stato fatto per aumentare il trasporto pubblico locale e alleviare i disagi ai cittadini e agli utenti –:

   cosa si stia facendo per alleviare i disagi pesantissimi conseguenti al lavoro di ispezione e manutenzione sulle infrastrutture viarie, con sostanziale blocco di parte della viabilità ligure in un'area già messa a dura prova dal crollo del viadotto Morandi e dall'emergenza sanitaria da Covid-19, quando sia prevista la conclusione dei lavori, e se non si intenda sostenere le popolazioni interessate anche adottando iniziative per prevedere agevolazioni tariffarie relativamente ai pedaggi nelle tratte liguri delle autostrade A7, A10 e A26.
(5-04361)


   LUCCHINI, MARCHETTI, BENVENUTO, BADOLE, D'ERAMO, GOBBATO, PAROLO, RAFFAELLI, VALBUSA, VALLOTTO e PATASSINI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   la E78 Grosseto-Fano, della lunghezza di circa 248 chilometri, rappresenta un'importante asse trasversale di collegamento tra i versanti litoranei adriatico e tirrenico, definito dei «Due Mari»; molti tratti presentano caratteristiche di viabilità ordinaria in attesa dell'adeguamento del corridoio stradale, con caratteristiche di superstrada;

   nell'ambito del corridoio, il progetto della galleria della Guinza, lunga 5.960 metri e a doppia canna, che attraversa l'Appennino come asse portante della nuova superstrada Grosseto-Fano, risale agli anni ottanta ed i lavori del primo tunnel, costati circa 500 miliardi di lire, sono iniziati negli anni novanta e si sono conclusi nel 2004;

   da allora, i cantieri si sono interrotti, sia per necessità di conformare il progetto alle sopraggiunte normative di sicurezza europee e nazionali, sia a causa dei finanziamenti mancanti per la costruzione del secondo tunnel e le indecisioni riguardo al tracciato di collegamento con la strada europea E45 sul versante Umbro;

   da anticipazioni sui giornali si apprende l'inserimento della Fano-Grosseto tra le opere del piano «Italiaveloce» che il Governo intende varare; ciò sarebbe senz'altro una buona notizia, se non altro perché l'opera verrebbe reinserita tra quelle indispensabili e strategiche per la rete infrastrutturale del Paese;

   la superstrada Fano-Grosseto, rischia di essere però l'ennesimo slogan o spreco di risorse se non si definiscono a priori almeno quattro questioni: a quali obiettivi di sviluppo del territorio dovrà essere collegata; l'adeguamento ai moderni flussi di traffico; l'intenzione di far diventare realmente l'E78 un asse di unificazione delle direttrici est-ovest, quale ponte tra la sponda balcanica e quella iberica, per poter rilanciare le economie ed il turismo delle aree interne, con particolare riguardo anche al recupero della Ferrovia Fano-Urbino;

   la linea ferroviaria Fano-Urbino, infatti, è sospesa al servizio viaggiatori ed è in stato di abbandono ormai da decenni, pur trattandosi di un'infrastruttura di fondamentale importanza per fornire una soluzione sostenibile alla domanda di trasporto turistico e pendolare e porre fine all'isolamento dell'entroterra Marchigiano, delle sue aziende e dell'economia –:

   se l'asse Fano-Grosseto rientri effettivamente tra le opere del piano «Italiaveloce» e, quindi, tra le opere immediatamente finanziate dal Governo ai fini del superamento delle attuali carenze della mobilità nazionale e locale e quali siano i tempi certi per l'inizio dei lavori e i tempi previsti per la messa in esercizio dell'opera.
(5-04362)

Interrogazione a risposta scritta:


   BOND. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   nelle strade del bellunese, ed in particolare nella zona di Cortina d'Ampezzo e della Valle del Boite, da diverse settimane si sta registrando un elevato volume di traffico che, considerando il periodo turistico con l'aumento del numero di veicoli in circolazione, produce code chilometriche di mezzi che arrecano notevole disagio ai residenti e ai turisti;

   gli ingorghi sono causati da numerosi cantieri aperti lungo le sedi stradali, alcuni dei quali riguardano opere relative ai prossimi Mondiali di sci di Cortina previsti per il 2021, mentre altri riguardano il potenziamento della fibra, l'interramento di cavi elettrici o altre operazioni relative a sotto servizi;

   tale situazione, come annunciato anche da organi di stampa che parlano di estate rovente per il traffico della zona, oltre ai disagi già ricordati in precedenza, rischia di produrre seri danni economici sottraendo alle Alpi bellunesi flussi turistici già di per sé ridotti a causa delle conseguenze prodotte dall'epidemia di Covid-19 –:

   se il Ministro interrogato sia al corrente delle criticità riportate in premessa e quali iniziative urgenti, per quanto di competenza, intenda assumere al fine di porvi rimedio;

   se non ritenga opportuno che nei cantieri venga previsto il lavoro notturno, o se questo non è possibile, che venga regolamentato il transito con i movieri così da far defluire i veicoli in maniera più celere;

   se non ritenga opportuno adottare iniziative per prevedere il blocco della circolare dei Tir che, per evitare di pagare i pedaggi autostradali, transitano lungo la strada statale 51 di Alemagna per raggiungere altre località.
(4-06335)

INTERNO

Interrogazioni a risposta scritta:


   LICATINI e CASA. — Al Ministro dell'interno, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:

   il decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, recante «Norme in materia ambientale», all'articolo 192 prevede il divieto di abbandono e il deposito incontrollato di rifiuti sul suolo e nel suolo, nonché l'immissione di rifiuti di qualsiasi genere, allo stato solido o liquido, nelle acque superficiali e sotterranee;

   una delle innumerevoli e più tangibili conseguenze della pericolosa crisi ambientale che attraversa il Paese Italia è la continua proliferazione di spazi periferici, abbandonati e tendenti al degrado, sacrificati – in quanto terre di nessuno – all'incivile pratica dell'abbandono dei rifiuti, abuso che consegna alla comunità vere e proprie discariche a cielo aperto e l'indecenza di un territorio sfigurato;

   il territorio siciliano, si ritrova particolarmente esposto alle criticità di cui sopra, presentando, quindi, la necessità di misure efficaci volte al contrasto del fenomeno dell'abbandono e del deposito incontrollato dei rifiuti sul suolo e nel sottosuolo, degli sversamenti illeciti e di combustione illecita di rifiuti;

   va rilevato che il decreto-legge n. 136 del 10 dicembre 2013, convertito dalla legge 6 febbraio 2014 n. 6 con modificazioni, reca disposizioni urgenti dirette a fronteggiare emergenze ambientali e industriali e a favorire lo sviluppo delle aree interessate, in riferimento alla grave situazione di emergenza ambientale del territorio compreso tra le province di Napoli e Caserta, prevedendo la possibilità di avvalersi di personale militare delle Forze armate;

   l'articolo 7-bis, «concorso delle Forze Armate nel controllo del territorio», del decreto-legge 23 maggio 2008, n. 92, recante «Misure urgenti in materia di sicurezza pubblica», convertito dalla legge 24 luglio 2008 n. 125, dispone che, per specifiche ed eccezionali esigenze di prevenzione della criminalità, nel caso in cui risulti necessario un controllo diffuso nel territorio, può essere autorizzato un piano di impiego di un contingente di personale militare appartenente alle Forze Armate, posto a disposizione dei prefetti delle province comprendenti aree metropolitane o aree densamente popolate;

   nella regione Campania, nella nota «Terra dei Fuochi», tra i provvedimenti utili a contrastare il fenomeno dei roghi di rifiuti tossici, è fatto ricorso, con provvedimento avente carattere d'urgenza, alle Forze Armate, al fine di espletare compiti di sorveglianza e vigilanza del territorio e per affrontare tali gravi emergenze;

   numerosi sono, dunque, i provvedimenti aventi il carattere dell'urgenza che hanno previsto la possibilità di fare ricorso alle Forze Armate per lo svolgimento di compiti di sorveglianza e vigilanza del territorio –:

   se, alla luce di quanto esposto, i Ministri interrogati intendano porre in essere ogni utile iniziativa di competenza volta a contrastare l'abbandono e il deposito incontrollato dei rifiuti sul suolo e nel sottosuolo, l'immissione di rifiuti nelle acque superficiali e sotterranee, gli sversamenti in mare e nelle acque interne, nonché i fenomeni di combustione illecita dei rifiuti nel territorio della regione Siciliana, anche autorizzando i prefetti delle province della regione Siciliana ad avvalersi di personale militare delle Forze armate, ai sensi dell'articolo 13 della legge 1° aprile 1981, n. 121, nell'ambito delle operazioni di sicurezza e di controllo del territorio finalizzate alla prevenzione dei delitti di criminalità organizzata e ambientale.
(4-06326)


   D'ATTIS e LABRIOLA. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   nella giornata di martedì 14 luglio 2020 sono arrivati al Cara-Cpr di Brindisi Restinco, gli 80 migranti che la prefettura di Agrigento ha trasferito da Lampedusa;

   i migranti, molto probabilmente di origine pakistana, sarebbero i compagni di viaggio dei 28 positivi al Coronavirus scoperti dopo lo sbarco a Roccella Jonica dei giorni scorsi, e comunque aliquote provenienti dai recenti salvataggi condotti anche dalla Marina militare italiana oltre che dalle navi delle Ong;

   il piano dei trasferimenti prevede il trattenimento per almeno due settimane dei contingenti di migranti assegnati ai vari centri, e che gli stessi giungano a destinazione con certificazione sanitaria che attesti la loro negatività al test per Covid-19; il loro smistamento verso altre destinazioni dopo Restinco dovrebbe avvenire alla fine del periodo di quarantena;

   fuori dal Cara-Cpr di Brindisi Restinco non è mancata la protesta del personale in servizio nella struttura preoccupato di dover ospitare persone contagiate in un luogo impreparato alla gestione di questa emergenza;

   è evidente, quindi, come vi sia un piano nazionale del Ministero dell'interno che punta a creare una seconda linea di centri di quarantena in relazione al fronte degli sbarchi, mettendo a dura prova le strutture prescelte, come il Cara-Cpr di Brindisi Restinco, che ha dovuto sgomberare tutti gli ospiti presenti per essere pronto a ricevere i migranti che la prefettura di Agrigento ha trasferito da Lampedusa;

   il Cara di Brindisi ha una capienza di 104 persone, composti da nuclei familiari, bambini con età inferiore ai 4 anni, neonati, nonché donne incinte; diversi uomini ospitati nella struttura hanno trovato, in questo periodo, impieghi stagionali o nelle campagne limitrofe. Gli ospiti saranno quindi trasferiti in Sprar o altre strutture di accoglienza sparse sul territorio nazionale;

   se il Centro di Brindisi sarà ricollocato come struttura per la quarantena Covid-19, oltre al rischio sanitario, per i dipendenti, che non sono le figure più preposte a svolgere questo ruolo, il rischio sarà anche a livello locale;

   il problema è anche quello di mettere i centri predestinati in condizione di separare gli ospiti dal personale di sorveglianza, di gestione dei centri e di mediazione linguistica e culturale, e gli stessi casi sospetti da quelli non sospetti;

   i cittadini sono spaventati e in allarme e la vicenda reca altresì ulteriori danni ad un'economia già martoriata dalla fase di lockdown, con il rischio che i turisti che hanno optato per una vacanza nelle località che ospitano migranti che possono essere positivi al Covid-19, disdicano le proprie prenotazioni;

   sul fronte migratorio, l'azione del Governo, ad avviso dell'interrogante, si sta rivelando assolutamente inefficace, e il fenomeno, aggravato dall'emergenza coronavirus, sembra essere completamente fuori controllo: secondo i dati diffusi dal Ministero dell'interno, il dato relativo ai primi 13 giorni del mese di luglio 2020 (2.038 sbarchi) è superiore ai dati dell'intero mese di luglio 2019 (1.088) e di luglio 2018 –:

   quale sia il piano del Governo per controllare il fenomeno migratorio, in particolare alla luce dell'emergenza Coronavirus, con particolare riferimento alla gestione e allo smistamento dei migranti sbarcati sulle coste italiane e a rischio di contagio;

   quali siano i centri prescelti per gestire la fase di quarantena dei migranti giunti via mare e come intenda gestire il loro trasferimento, tutelando le popolazioni dei territori coinvolti;

   quali iniziative intenda adottare per la gestione dei migranti nel Cara di Brindisi, con particolare riferimento alle iniziative volte a garantire la sicurezza del personale del centro.
(4-06331)


   BELOTTI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   secondo notizie di stampa, nel comune di Massarosa (Lucca), si sarebbe verificato un grave episodio di tentata compravendita di un consigliere comunale;

   il consigliere comunale di «Civica Massarosa», Giovanni Brocchini, ha presentato ai carabinieri una denuncia per un tentativo di corruzione politica da parte di altre persone, tra cui sembrano esserci consiglieri comunali, che lo avrebbe invitato, dietro lauto pagamento, a non partecipare all'imminente seduta con l'approvazione del bilancio in modo da far decadere l'amministrazione in carica;

   negli articoli di stampa, il consigliere Brocchini riferisce: «Ero in auto e mi stavo recando a lavoro, quando ho ricevuto una telefonata da una persona a me conosciuta. Senza tanti giri di parole, insieme ad altri esponenti politici del comune che in quel momento si trovavano con lui, mi hanno chiaramente offerto del denaro – sette, otto mila euro – per non presentarmi al prossimo consiglio comunale e determinare in questo modo la fine dell'amministrazione Coluccini. Sono rimasto allibito e sconcertato, come si può scendere così in basso?»;

   il racconto prosegue: «Hanno poi continuato cercando di convincermi che se avessi voluto fare “carriera”, sarei dovuto entrare nel loro gruppo, altrimenti restando dove sono “avrei bruciato” qualsiasi possibilità di un futuro in politica. Il tutto condito da parole sprezzanti e termini scurrili. Affermazioni gravissime che ancora mi rimbombano nella testa e che vorrei le sentissero tutti i cittadini di Massarosa: questi personaggi senza scrupoli fanno parte del nostro comune, sono stati votati, la gente ha riposto in loro fiducia dandogli addirittura un mandato politico: è bene che tutti sappiano chi sono veramente e di cosa sono capaci. Pertanto ho immediatamente sporto denuncia ai carabinieri, atti di tale gravità non possono e non devono restare impuniti»;

   alla denuncia sarebbero state allegate le registrazioni di alcuni colloqui;

   simili prevaricazioni minano gravemente lo Stato democratico all'interno di una comunità che ha eletto i suoi rappresentanti in consiglio comunale;

   per arginare questi ignobili tentativi di corruzione è fondamentale dare dei segnali forti di contrasto e di difesa della democratica volontà espressa dagli elettori –:

   se, in considerazione dei gravi fatti richiamati in premessa, non intenda adottare iniziative di carattere normativo volto a scongiurare il ripetersi di tali fenomeni, salvaguardando in definitiva gli effetti del voto democraticamente espresso dagli elettori.
(4-06337)


   ZOFFILI, CLAUDIO BORGHI, FERRARI, LOCATELLI e MOLTENI. — Al Ministro dell'interno, al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:

   il 9 luglio 2020 due ladri, spacciandosi per carabinieri, a Erba (Co) nella frazione di Arcellasco hanno ingannato due anziani, scortandoli fino a casa e, una volta entrati nella loro abitazione, li hanno derubati di gioielli d'oro e orologi, il cui valore non è stato quantificato, poi sono scappati dopo aver spintonato la signora la quale aveva cominciato a sospettare il raggiro;

   la coppia ha sporto denuncia subito dopo ai carabinieri di Erba, che indagano sull'accaduto, ennesimo di episodi simili;

   i fatti avvengono in pieno giorno e già si sono verificati nella seconda metà di giugno 2020 quando due uomini, utilizzando lo stesso copione, misero a segno tre furti ravvicinati in centro a Como: due in via Monti che hanno fruttato complessivamente 5.000 euro e uno in via Petrarca che ha fruttato 40 mila euro tra contanti e gioielli, mentre pochi giorni prima due anziani residenti in via Moro avevano sventato la truffa prima di far entrare in casa i finti carabinieri;

   è ipotizzabile che si tratti delle stesse persone, che hanno deciso di spostarsi a qualche chilometro da Como, oppure che la tecnica si stia diffondendo, come è capitato negli anni passati con la truffa dell'acqua sporca;

   l'interrogante, infatti, ha segnalato da tempo che i presidi delle forze dell'ordine della provincia di Como, a partire dalla questura del capoluogo e, in particolare, la stazione dei carabinieri di Erba, necessitano di rinforzi, sia in termini di uomini che in termini di mezzi e strumentazioni –:

   se il Governo abbia adottato specifiche iniziative, per quanto di competenza, per contrastare il fenomeno delle truffe ai danni di persone anziane in provincia di Como e su tutto il territorio nazionale;

   se il Governo intenda adottare iniziative per potenziare il controllo del territorio erbese e della provincia di Como, diurno e notturno, alla luce dei fatti riportati e di quelli pregressi, inviando più uomini e valutando la possibilità di impiegare i militari già assegnati a Como per l'operazione «strade sicure» nel capoluogo anche nell'erbese e nelle altre zone della provincia e destinando risorse immediate ai sindaci per potenziare i servizi di polizia locale, al fine di contrastare l'intensificarsi dei reati predatori e delle truffe agli anziani;

   se il Governo intenda fornire dati statistici aggiornati sui furti e sulla presenza delle forze dell'ordine e dei militari dell'Esercito italiano nella provincia di Como, con particolare riguardo al territorio di Erba e comuni limitrofi, in termini di numeri di interventi, pattuglie in servizio, organico disponibile e caserme.
(4-06344)


   TONELLI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   l'allarmante aumento degli sbarchi di immigrati irregolari sulle coste italiane, con ben 1.756 arrivi solo dal 9 al 13 luglio 2020, e la mancata adozione di opportune misure da parte del Governo per fermare i continui flussi migratori illegali anche in questo periodo di emergenza epidemiologica, stanno suscitando enorme preoccupazione per gli elevati rischi sanitari a cui si sta così esponendo non solo tutta la popolazione ma anche, in particolare, gli uomini e le donne delle forze dell'ordine, i quali vengono quotidianamente inviati in prima linea a gestire le operazioni di sbarco;

   nonostante i continui proclami e le promesse dell'attuale Governo di garantire adeguate condizioni di tutela sanitaria agli agenti, i più recenti fatti dimostrano, purtroppo, che gli stessi, ancora oggi e dopo mesi, rimangono quelli più esposti ai rischi di contagio, a causa dell'aumento del numero dei casi immigrati risultati positivi al Covid-19 dopo lo sbarco e malgrado le numerose segnalazioni delle organizzazioni sindacali di categoria, tra cui il Sap (Sindacato autonomo di Polizia) con lettera ancora del 2 luglio 2020;

   difatti già allora, a seguito dell'arrivo ad Augusta a luglio di 43 immigrati, di cui 8 risultati poi positivi al Covid-19, tutti i poliziotti del reparto mobile e della scientifica di Siracusa, che, come di consueto, per primi furono fatti intervenire nelle operazioni di sbarco, vennero, dunque, messi tutti in isolamento fiduciario in attesa del tampone, proprio per gli enormi rischi a cui erano stati esposti;

   ancora e più recentemente, dopo l'arrivo venerdì 10 luglio 2020 a Roccella Jonica, in provincia di Reggio Calabria, di settanta immigrati clandestini di nazionalità pakistana, di cui ventisei risultati poi positivi al Covid-19, risulta che la metà della forza organica del commissariato di Siderno, già in crisi di personale, è stata messa adesso in quarantena per essere venuta inevitabilmente in contatto con gli immigrati, e ciò con gravi ripercussioni sull'attività di controllo del territorio;

   ancora una volta, infatti, sono stati gli agenti di polizia ad essere stati inviati per primi sul posto per le operazioni di fotosegnalamento e identificazione dei migranti e quindi a venire in contatto con questi ultimi, inspiegabilmente prima ancora che gli immigrati sbarcati fossero posti in quarantena e che venissero effettuati gli esami clinici per individuare soggetti positivi al Covid-19;

   questo ennesimo e ultimo episodio non fa che confermare l'ingiustificato e gravissimo rischio di contagio a cui quotidianamente viene esposta la salute non solo dei poliziotti, senza alcuna colpa se non quella di adempiere con spirito di servizio al proprio dovere e alle direttive impartite, ma, inevitabilmente, anche quella delle loro famiglie;

   questa situazione, oltre ad essere già di per sé gravissima sotto il profilo della dovuta tutela dal punto di vista sanitario che dovrebbe essere garantita agli agenti delle forze dell'ordine, comporta, altresì, evidentemente ulteriori problemi anche dal punto di vista della sicurezza, poiché con tali modalità si sta privando il territorio di risorse indispensabili per assicurarne il presidio a favore della collettività –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza di quanto esposto in premessa e quali specifiche ed urgenti iniziative abbia adottato o intenda adottare al fine di garantire effettiva tutela all'incolumità e alla salute degli agenti delle forze dell'ordine, in particolare di quelli impegnati quotidianamente nelle operazioni successive agli sbarchi che si stanno susseguendo illegalmente sulle coste del nostro Paese, per prevenire il rischio di contagio da Covid-19 degli agenti medesimi ed inevitabilmente a tutela anche delle loro famiglie.
(4-06345)

ISTRUZIONE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   TOCCAFONDI, MARCO DI MAIO e FERRI. — Al Ministro dell'istruzione. — Per sapere – premesso che:

   il concorso per il reclutamento dei dirigenti scolastici, bandito con decreto del direttore generale del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca n. 1259 del 23 novembre 2017 ha visto un numero di vincitori e idonei pari a 3.420 unità;

   sono stati assunti nell'anno scolastico 2019/20 circa 1.900 vincitori e a seguito dell'approvazione di un emendamento dell'onorevole De Filippo al decreto n. 126 del 2019 saranno assunti anche gli idonei, consentendo così di coprire il fabbisogno per i prossimi due anni scolastici;

   la procedura concorsuale rischia però di essere vanificata per il contenzioso in essere, in quanto le sentenze del Tar Lazio n. 08655/19 e 08670/19 hanno disposto l'annullamento della procedura;

   il Ministero ha fatto ricorso al Consiglio di Stato e la sentenza è prevista per ottobre 2020;

   qualora la sentenza fosse a favore dei ricorrenti, circa 2.500 autonomie scolastiche, numero che corrisponde a circa un terzo del totale, potrebbero restare senza dirigente, con grave danno per la scuola; ciò è particolarmente allarmante, vista l'emergenza epidemiologica in atto;

   la legge n. 107 del 2019 (articolo 1 commi 87 e 88) ha previsto per analoghi contenziosi una soluzione che contempera le esigenze di vincitori ed idonei con quelle dell'amministrazione e dei ricorrenti, ovvero lo svolgimento da parte di questi ultimi di «un corso intensivo di formazione e della relativa prova scritta finale»;

   alla Camera e al Senato sono stati già presentati numerosi ordini del giorno, alcuni dei quali accolti dal Governo che impegnano il Governo medesimo a trovare soluzioni al problema connesso a questo contenzioso e più in generale, a quello del reclutamento dei dirigenti scolastici, garantendo altresì l'indizione di un nuovo concorso in tempi brevi, affinché la procedura possa concludersi in tempi utili a garantire l'assunzione dei dirigenti scolastici necessari a coprire il fabbisogno dell'anno scolastico 2022/2023 –:

   quali iniziative di competenza, anche extragiudiziali, intenda adottare, prima che intervenga la sentenza del Consiglio di Stato, per evitare il verificarsi delle problematiche esposte in premessa, con particolare riferimento al rischio che qualora il Consiglio di Stato confermasse l'annullamento disposto dal Tar, migliaia di scuole potrebbero restare senza dirigente;

   se e con quali tempi e scadenze intende indire il prossimo concorso per dirigente scolastico.
(5-04353)

Interrogazioni a risposta scritta:


   MUGNAI e APREA. — Al Ministro dell'istruzione. — Per sapere – premesso che:

   la vicenda dei docenti in possesso del diploma magistrale conseguito entro l'anno scolastico 2001/2002 è caratterizzata da una lunga fase di contenziosi che hanno determinato una situazione di incertezza, durante la quale detti docenti hanno comunque continuato a insegnare;

   i diplomati magistrali sono stati dapprima inseriti nelle graduatorie ad esaurimento, poi cancellati; per coloro per i quali era arrivata l'immissione in ruolo con riserva è giunto poi il licenziamento e lo stesso concorso straordinario disciplinato al fine di superare detta instabilità con decreto-legge n. 87 del 2018, riservato a questa tipologia di docenti in possesso di almeno 2 anni di servizio svolto negli ultimi 8 anni scolastici, su posto comune o posto di sostegno, presso istituzioni scolastiche statali, nella scuola dell'infanzia e nella scuola primaria, ha tagliato fuori una parte di loro in seguito alla mancata valutazione del servizio svolto presso gli istituti paritari;

   il computo del servizio svolto esclusivamente presso le scuole statali contrasta con quanto disciplinato con l'articolo 2, comma 2, del decreto-legge n. 255 del 2001 che ha previsto che, ai fini dell'aggiornamento delle graduatorie permanenti, poi ad esaurimento, i servizi di insegnamento prestati dal 1° settembre 2000 nelle scuole paritarie di cui alla legge n. 62 del 2000 sono valutati nella stessa misura prevista per il servizio prestato nelle scuole statali;

   il comma 7 dell'articolo 15 del decreto del Presidente della Repubblica n. 323 del 1998 – Regolamento recante disciplina degli esami di Stato conclusivi dei corsi di studio di istruzione secondaria superiore, a norma dell'articolo 1 della legge 10 dicembre 1997, n. 425 – stabilisce che «I titoli conseguiti nell'esame di Stato a conclusione dei corsi di studio dell'istituto magistrale iniziati entro l'anno scolastico 1997/1998 conservano in via permanente l'attuale valore legale e abilitante all'insegnamento nella scuola elementare»;

   l'ultima beffa è rappresentata dall'ordinanza firmata dal Ministro nei giorni scorsi per la formazione delle graduatorie provinciali (Gps) per l'assegnazione delle supplenze annuali e fino al termine delle attività didattiche, che prevede una nuova valutazione dei titoli e attribuzione dei punteggi tale da escludere, di fatto, i maestri anziani precari diplomati entro il 2001/2002;

   a causa della carenza di docenti di scuola primaria in molte regioni, soprattutto del Centro-nord, in sede di definizione delle nuove graduatorie provinciali (Gps) per la prima volta si prevede una specifica fascia in cui sono inseriti i laureandi iscritti al terzo, quarto e quinto anno del corso di laurea in scienza di formazione primaria da utilizzare nel caso di non disponibilità della graduatoria di prima fascia;

   i docenti con diploma magistrale rappresentano una categoria di personale precario che da anni sostiene e partecipa a far funzionare le scuole italiane, ma soprattutto costituiscono un insieme a esaurimento considerato che rappresentano l'ultima tranche di docenti con diploma magistrale –:

   se intenda adottare iniziative per prevedere la stabilizzazione del personale di cui in premessa mediante l'istituzione di una graduatoria per titoli ai fini dell'assunzione di personale docente in possesso del diploma magistrale conseguito entro l'anno scolastico 2000/2001 a cui siano riservati il 50 per cento dei posti destinati all'immissione in ruolo mediante graduatorie a esaurimento, graduatorie provinciali e graduatorie provinciali sul sostegno e il 50 per cento dei posti da graduatorie di merito;

   se intenda adottare iniziative normative volte a prevedere il blocco dei licenziamenti e la riassunzione dei diplomati magistrali che hanno superato l'anno di prova.
(4-06327)


   FRASSINETTI e DONZELLI. — Al Ministro dell'istruzione. — Per sapere – premesso che:

   l'ufficio scolastico regionale della Toscana nel determinare la dotazione complessiva dell'organico dell'autonomia del personale docente assegnata alla regione per l'anno scolastico 2020/21, ha confermato il taglio regionale di ben 118 cattedre rispetto alla dotazione dell'anno scolastico 2019/20 che significa la riduzione di almeno una cinquantina di classi;

   ciò porterà ad una contrazione del numero dei docenti e ad un accorpamento delle classi da parte dei singoli istituti, con conseguenti problematiche relative al sovraffollamento delle aule, in contrasto evidente con le norme governative di contenimento della pandemia e, alla luce dell'emergenza Covid-19, questo è estremamente problematico per l'organizzazione delle classi che dovranno essere necessariamente riconsiderate secondo la logica del distanziamento sociale ed eventualmente della divisione temporale, scaglionandole su orari differenti –:

   se sia stata fatta una valutazione degli effetti del previsto taglio delle 118 cattedre in Toscana sulla qualità della didattica svolta con gli alunni e sul rischio epidemiologico;

   se siano state valutate le conseguenze che il suddetto taglio di cattedre potrebbe provocare su tutto il territorio toscano, in vista della prossima ripresa scolastica a settembre 2020.
(4-06333)


   GIACOMETTO e APREA. — Al Ministro dell'istruzione, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   molti docenti del sistema di pubblica istruzione italiana sono costretti a convivere con anni di precarietà prima di riuscire ad essere immessi in ruolo, il che genera una costante insicurezza economica nella vita di decine di migliaia di famiglie;

   gli insegnanti precari, con supplenza fino al termine delle attività didattiche o con supplenza annuale, rispettivamente ogni 30 giugno o 31 agosto, a seconda del posto occupato, vengono formalmente licenziati, per poi essere riassunti nel mese di settembre;

   al licenziamento consegue la liquidazione del Tfr relativa all'anno trascorso, che arriva a molti mesi di distanza;

   sul suo portale l'Inps dà risposte diverse a seconda delle richieste di chiarimento inviate, indicando talvolta un termine di «entro 15 mesi» per provvedere alla liquidazione, talvolta un ancor più vago «dopo 12 mesi dalla cessazione del rapporto di lavoro»;

   l'ordinamento italiano non prevede alcuna libertà di scelta rispetto alle modalità di incasso del proprio Tfr, non consentendo per esempio la possibilità di spalmare l'importo su più mensilità durante l'anno corrente o «sostituendolo» come entrata nei mesi di disoccupazione tra giugno e settembre;

   tale situazione, se già grave in un contesto normale, rappresenta un'ingiustizia ancor più inaccettabile data la contingente crisi economica correlata al Coronavirus –:

   se il Governo sia a conoscenza di questo perenne stato dei ritardi nei pagamenti dei Tfr agli insegnanti precari e con quali modalità ritenga di intervenire per garantire la massima sollecitudine e rapidità da parte degli uffici competenti, tanto più oggi date le difficoltà economiche in cui versa il Paese;

   se non si ritenga di dover adottare celermente iniziative di natura normativa al fine di consentire l'incasso del Tfr in tempi congrui dopo il licenziamento o, nel caso in cui il cittadino lo richieda, con modalità innovative come indicato in premessa.
(4-06342)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazioni a risposta scritta:


   DI SARNO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   da diversi anni gli agenti e i rappresentati di commercio, iscritti all'ente di previdenza integrativa obbligatoria Enasarco, subiscono vessazioni ed abusi in violazione del principio di ragionevolezza, che dovrebbe caratterizzare i rapporti con i contribuenti;

   con la legge n. 613 del 1966, il legislatore ha individuato l'INPS, come ente di previdenza statale di primo pilastro, demandando all'Enasarco il compito di erogare un'integrazione pensionistica nel momento in cui l'agente di commercio matura i requisiti per poter beneficiare della pensione. Tuttavia, l'Ente ha progressivamente introdotto vari vincoli sulla durata dei versamenti, a causa dei quali circa 650 mila ex agenti divenuti silenti non si sono visti riconoscere alcuna somma, nonostante avessero versato più di 7 miliardi di euro nelle casse della fondazione Enasarco. Tali proventi, invece di essere erogati ai contribuenti, sarebbero serviti al mero sostentamento dell'ente ed in buona parte devoluti ai componenti del consiglio di amministrazione, all'apparato organizzativo ed ai consulenti esterni, in palese contrasto con le finalità di pubblico interesse che la fondazione dovrebbe perseguire a tutela dei rappresentanti di commercio. I cosiddetti dipendenti silenti, dunque, sono vittime di un trattamento penalizzante e discriminatorio, posto che sono esclusi dal trattamento pensionistico integrativo;

   numerose sono le irregolarità del sistema previdenziale evidenziate dai membri di tale categoria, soprattutto per quanto concerne il costo del contributo previdenziale, pari a circa il 48 per cento del fatturato, senza ricevere in cambio un adeguato welfare. Infatti, a tali lavoratori non spettano ferie retribuite, convalescenza per malattia o da infortunio retribuito, nessun assegno familiare o indennità di disoccupazione in caso di perdita del mandato;

   un'ulteriore anomalia riguarda l'obbligo della cosiddetta quota 92, necessaria per ottenere il diritto all'integrazione pensionistica. Infatti, l'Ente concede il beneficio solo all'agente che abbia versato almeno 20 anni di contribuzione al raggiungimento del 65° anno di età anagrafica, con un'interpretazione, a giudizio dell'interrogante, personalistica delle norme di legge, tant'è che a molti professionisti viene negata l'integrazione, poiché per pochi mesi non riescono a raggiungere il requisito temporale;

   è evidente la discriminazione degli agenti e dei promotori finanziari rispetto ad altri lavoratori iscritti a casse di previdenza private; differenza acuitasi nel corso dell'emergenza da Coronavirus, poiché a causa della contraddittorietà e lacunosità del sistema previdenziale descritto, i lavoratori non hanno potuto ottenere il bonus una tantum di 600 euro disposto a livello nazionale;

   le doglianze della categoria non sono rimaste isolate, in quanto anche Federcontribuenti si è resa portavoce degli interessi degli agenti e dei rappresentanti di commercio, intraprendendo una serie di azioni giudiziarie nelle competenti sedi civili e penali;

   in particolare, è stata denunciata una gestione poco trasparente del patrimonio dell'Ente, impiegato in investimenti finanziari aleatori e fallimentari o in spese folli per servizi che ben potrebbero essere internalizzati. Ciò determina gravi ripercussioni in danno degli iscritti, poiché i contributi vengono distratti dagli scopi pubblici e previdenziali a cui sono prioritariamente destinati;

   alla luce delle criticità evidenziate, è necessario rafforzare la vigilanza ed il controllo sulla direzione dell'Enasarco posto che anche la magistratura contabile ha sollevato dubbi sulla corretta gestione dell'Ente –:

   se il Ministro sia a conoscenza delle gravi irregolarità e discriminazioni che sembrano caratterizzare il sistema previdenziale integrativo gestito dalla Fondazione Enasarco e quali iniziative intenda adottare a tutela della categoria degli agenti e dei rappresentanti di commercio.
(4-06338)


   CIRIELLI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   la legge riconosce ai lavoratori esposti all'amianto, per un periodo di lavoro superiore a dieci anni, di essere ammessi ai benefici pensionistici di cui all'articolo 13, comma 8, della legge n. 257 del 1992;

   l'articolo 1, comma 277 della legge n. 208 del 2015 (Legge di stabilità 2016) ha riconosciuto: «Ai lavoratori del settore della produzione di materiale rotabile ferroviario che hanno prestato la loro attività nel sito produttivo, senza essere dotati degli equipaggiamenti di protezione adeguati all'esposizione alle polveri di amianto, per l'intero periodo di durata delle operazioni di bonifica dall'amianto poste in essere mediante sostituzione del tetto, sono riconosciuti, nei limiti stabiliti dal presente comma, i benefici previdenziali di cui all'articolo 13, comma 8, della legge 27 marzo 1992, n. 257, per il periodo corrispondente alla medesima bonifica»;

   la recente legge di bilancio 2018 (legge n. 205 del 2017) all'articolo 1, comma 246, statuiva che ai lavoratori del settore di produzione di materiale rotabile ferroviario che hanno prestato la loro attività nel sito produttivo, senza essere dotati degli equipaggiamenti di protezione adeguati all'esposizione delle polveri di amianto, durante le operazioni di bonifica dall'amianto poste in essere mediante sostituzione del tetto, sono riconosciuti, gli specifici benefici previdenziali per il periodo corrispondente alla medesima bonifica e per i dieci anni successivi al termine dei lavori, a condizione della continuità del rapporto di lavoro in essere al momento delle suddette operazioni di bonifica;

   con la circolare Inail n. 52 del 21 dicembre 2018, venivano fornite le istruzioni applicative delle disposizioni oggetto della precedente circolare Inps n. 46 del 2018 circa l'istruttoria e la verifica per il rilascio della certificazione tecnica da parte dell'Inail;

   ad inizio dell'anno 2019, l'Inail rilasciava all'Inps le certificazioni tecniche per i lavori interessati;

   i lavoratori interessati, a luglio del 2019, visualizzano nella propria «Area personale» del Portale Inps, all'interno dell'estratto conto previdenziale, la frase: «Il periodo dal 14/12/2000 al 16/11/2011 è rivalutato con il coefficiente dell'1,5 solo al momento del pensionamento e nei limiti delle risorse assegnate ai sensi dell'articolo 1 comma 246 della legge n. 205/2017»;

   l'Inps, pur riconoscendo il diritto, non ha tuttavia proceduto al rilascio della prevista certificazione del riconoscimento e non dovrebbe provvedere al rilascio prima di aver terminato il monitoraggio di tutte le domande pervenute che sembrerebbero essere oltre 5.000;

   appare all'interrogante irragionevole se non surreale il modo di procedere dettato dal predetto Ente previdenziale nella misura in cui, anziché optare per rendere effettivo un diritto già riconosciuto man mano che si avanza nell'esame delle singole posizioni, opta, viceversa, per rendere effettivo il «beneficio», dovuto per l'esposizione all'amianto, solo all'esito di un complesso monitoraggio, il cui compimento appare avere tempi lunghi oltre che incerti;

   è del tutto evidente l'importanza di risanare un'ingiustizia che va avanti da troppi anni concludendo rapidamente l'iter per la concessione dei benefit previdenziali ai lavoratori esposti all'amianto del settore di produzione di materiale rotabile ferroviario –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e, considerata la gravità degli stessi, quali urgenti iniziative intenda porre in essere, per quanto di competenza, affinché l'Ente previdenziale renda, al più presto, effettivo il diritto – già riconosciuto ai lavoratori del settore di produzione di materiale rotabile ferroviario – ad ottenere i benefit previdenziali per l'esposizione all'amianto.
(4-06340)

POLITICHE AGRICOLE ALIMENTARI E FORESTALI

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

XIII Commissione:


   LOSS, VIVIANI, BUBISUTTI, GASTALDI, GOLINELLI, LIUNI, LOLINI, MANZATO, PATASSINI, VANESSA CATTOI, BINELLI, MATURI, PICCOLO e SUTTO. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

   il settore apistico italiano conta circa 63 mila apicoltori italiani, con 1,5 milioni di alveari, 220 mila sciami, 23 mila tonnellate di prodotto e oltre 60 varietà;

   dalla Cina nel mercato europeo, e quindi anche in quello italiano, arrivano circa 80 mila tonnellate di miele contraffatto perché prodotto senza l'utilizzo delle api mellifere;

   questo crea una concorrenza sleale fortemente penalizzante per l'apicoltura italiana dove il prezzo medio di produzione è di 3,99 euro/kg contro circa 1,24 euro/Kg di quello cinese, nonché pesanti ricadute su tutta l'agricoltura italiana, che dipende al 70 per cento dalle api nella loro funzione di impollinatori;

   mentre in tutto il mondo diminuisce la produzione di miele a causa della forte diminuzione delle api dovuta anche dai cambiamenti climatici – in Italia circa il 50 per cento in meno nel 2019, per un valore di 70 milioni di euro – quella cinese, di contro, aumenta di anno in anno, questo perché il miele viene prodotto adulterando e miscelando sciroppo di zucchero con il miele naturale rendendolo in questo modo simile al miele naturale;

   questa metodologia ovviamente non è conforme alle norme europee, perché nell'Unione europea il miele prodotto dalle api deve essere essiccato e maturato nell'alveare senza l'aggiunta di sostanze estranee, mentre in Cina non c'è l'obbligo di rispettare questo processo e l'uomo si sostituisce alle api nella realizzazione del processo di maturazione;

   in Cina il metodo utilizzato per la produzione del «falso» miele è più rapido ed economico, perché accelera i processi di deumidificazione e maturazione che le api effettuano con tempi molto più dilatati, rendendo il prodotto finale privo delle sue peculiari caratteristiche di genuinità;

   durante l'emergenza Covid-19 il consumo dei miele in Italia è aumentato di quasi il 44 per cento ma purtroppo la produzione interna non riesce a soddisfare la domanda; nel 2019 la produzione nazionale è arrivata appena a 15 milioni di chilogrammi a fronte di un quantitativo di quasi 25 milioni di chilogrammi di miele importato durante l'anno dall'estero, soprattutto da Ungheria e Cina. Quasi due barattoli di miele su tre sono stranieri –:

   quali iniziative intenda intraprendere al fine di proteggere il settore apistico dall'invasione del miele cinese contraffatto a tutela di quello made in Italy, simbolo di tipicità e biodiversità, in quanto sarebbe a rischio la sicurezza alimentare del Paese e dei prodotti agricoli italiani nonché la salute dei consumatori.
(5-04354)


   CADEDDU, GAGNARLI, GALLINELLA, CASSESE, CILLIS, CIMINO, DEL SESTO, GALIZIA, LOMBARDO, LOVECCHIO, MAGLIONE, ALBERTO MANCA, MARZANA, PARENTELA e PIGNATONE. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

   la determina di gara da parte di AGEA per l'affidamento della fornitura di formaggi Dop, in aiuto alimentare agli indigenti in Italia (n. 8821 del 24 giugno 2020), non ha incluso il Pecorino romano, il Pecorino sardo e il Fiore sardo, tra i prodotti destinati alla fornitura per gli aiuti agli enti caritatevoli nazionali, relativi all'impegno finanziario di 50 milioni di euro;

   si è consapevoli dell'impegno che il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali sta mettendo in atto nell'affrontare l'emergenza alimentare provocata dalla pandemia Covid-19; si tratta di forniture che hanno dato la possibilità di garantire l'accesso al cibo a milioni di persone e, allo stesso tempo, di ridurre lo spreco alimentare;

   occorre, però, sottolineare che la pandemia ha colpito indistintamente tutte le indicazioni geografiche e le Dop italiane, anche quelle come il Pecorino romano, il Pecorino sardo e il Fiore sardo che, tuttavia, sembrano ingiustificatamente rimanere escluse dal bando nazionale per gli indigenti in questione –:

   se sia a conoscenza del fatto che tale determina ha messo in allarme l'intero comparto agricolo e se intenda chiarire se è in previsione del Ministero l'inclusione delle Dop da latte di pecora nei bandi in corso di organizzazione per l'anno corrente.
(5-04355)


   SPENA e NEVI. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

   dal Durum Days 2020, l'evento che ogni anno chiama a confronto tutti gli attori della filiera del grano duro tenutosi a fine maggio 2020, è emerso che le scorte mondiali sono ai minimi degli ultimi dieci anni e, secondo le stime, saranno ancora in calo del 27 per cento anche nel corso della prossima campagna. Per il futuro prossimo del grano duro si prevedono, quindi, ancora prezzi in ulteriore ascesa sui mercati mondiali, dopo l'incremento registrato durante il lockdown, da 24 a 31 euro al quintale;

   secondo dati diffusi dall'Istat nel marzo 2020 le superfici a frumento duro potrebbero registrare, nel 2020, a livello nazionale, un incremento dello 0,5 per cento rispetto al 2019, di cui +2,3 per cento nelle regioni meridionali, il raccolto nazionale 2019 di frumento duro è stato inferiore ai 4 milioni di tonnellate, delle quali circa 3,5 destinate all'industria molitoria, rispetto ad un fabbisogno annuo superiore a 5,7 milioni di tonnellate. Mediamente, il grano duro importato rappresenta il 35 per cento del frumento trasformato dall'industria molitoria;

   secondo Confagricoltura Puglia i produttori regionali di grano duro registrano un calo di circa il 30 per cento rispetto alla media annua di 35 quintali per ettaro. Il calo è dovuto alle improvvise gelate di aprile e alla siccità che da mesi asseta il Foggiano, zona dove viene prodotta la maggior parte del grano italiano. Buona invece la qualità del prodotto, con un alto valore proteico;

   dalla stampa specializzata si apprende che da alcuni giorni importanti trader stanno scaricando nei porti pugliesi grano duro estero, quasi certamente di dubbia qualità in base al prezzo d'acquisto, per rivenderlo ai commercianti locali. Al momento della vendita, la relativa fattura, in molti casi, porta la seguente dicitura «grano duro naz.», laddove per «naz.» dovrebbe intendersi nazionalizzato. Correttezza vorrebbe che in fattura si indicasse: «grano duro d'importazione nazionalizzato»;

   non a caso, in un momento di crescita del prezzo del grano locale, anche per la scarsa disponibilità di prodotto dovuta alle avversità atmosferiche, è bastato il semplice arrivo di tali grani esteri per invertire la tendenza di mercato –:

   quali delucidazioni possa fornire il Ministro interrogato rispetto alle questioni esposte in premessa e se non ritenga opportuno allertare le autorità preposte al fine di intensificare i controlli di competenza, seguendo il percorso dei grani importati dall'estero, dal loro arrivo nei porti italiani fino alla loro trasformazione in pasta.
(5-04356)


   INCERTI e UBALDO PAGANO. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

  l'articolo 113-bis del regolamento (CE) n. 1234 del 2007 ha stabilito che i prodotti ortofrutticoli freschi, per poter essere commercializzati, devono essere di qualità sana, leale e mercantile e deve essere indicato il Paese di origine;

   il regolamento (UE) n. 1308 del 2013, che ha riformato l'organizzazione comune di mercato, anche per il settore degli ortofrutticoli, conferma quanto precedentemente disposto, dettando le medesime disposizioni all'articolo 76. La disciplina è attuata per mezzo di norme di commercializzazione contenute nel regolamento di esecuzione (UE) n. 543 del 2011;

   l'Agea svolge il ruolo di autorità incaricata del coordinamento delle attività dei controlli, effettuati sulla base di una analisi del rischio in tutte, le fasi della commercializzazione, che sono eseguiti dall'Agecontrol, società a totale capitale di AGEA;

   il decreto legislativo 10 dicembre 2002, n. 306, così come modificato da successivi interventi, reca «Disposizioni sanzionatorie in attuazione del regolamento (CE) n. 1148/2001 relativo ai controlli di conformità alle norme di commercializzazione applicabili nel settore degli ortofrutticoli freschi, a norma dell'articolo 3 della legge 1o marzo 2002, n. 39»;

   il comparto agricolo ha subito negli ultimi mesi un duro contraccolpo per l'emergenza epidemiologica in atto, cui si sono aggiunti i nefasti effetti degli eventi meteorologici avversi, responsabili in molti casi di gravi compromissioni del raccolto stagionale, in particolar modo nel settore cerasicolo;

   a fronte della grave crisi della produzione nazionale di alcuni prodotti, una quota sempre maggiore di prodotti importati da Paesi europei ed extra-Unione europea viene venduto sul territorio nazionale talvolta — come segnalato da imprenditori agricoli e associazioni di categoria — in violazione dell'obbligo di indicare chiaramente in etichetta l'origine dei prodotti ortofrutticoli, a detrimento delle aziende locali, dei prodotti nazionali e dei diritti dei consumatori –:

   se intenda, alla luce dei danni subiti dal settore cerasicolo, convocare le associazioni di categoria al fine di discutere le iniziative da intraprendere per sostenere il comparto, anche con riferimento all'eventualità di una modifica della disciplina del sistema di assicurazione per danni in agricoltura e di iniziative volte a garantire forme di ristoro alle aziende agricole colpite dai danni climatici e dal fermo parziale delle attività per il lockdown.
(5-04357)

SALUTE

Interrogazione a risposta scritta:


   AMITRANO. — Al Ministro della salute, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   a seguito dell'avvio della cosiddetta fase due dell'emergenza da COVID-19, le limitazioni alla circolazione hanno cessato di avere effetto a decorrere dal 18 maggio 2020, per quanto concerne gli spostamenti all'interno del territorio regionale, e a decorrere dal 3 giugno 2020 per quanto concerne gli spostamenti interregionali;

   con l'inizio della stagione estiva, le località turistiche marittime hanno ripreso ad essere prese d'assalto sia dai turisti che dai residenti e cittadini italiani che finalmente, dopo i lunghi mesi di lockdown, hanno potuto dirigersi verso le amate località;

   purtroppo nonostante le misure di contenimento e di distanziamento sociale predisposte sia in virtù dei provvedimenti normativi governativi sia dai decreti regionali, in numerosissime località turistiche si sono spesso verificate situazioni di assembramento e ressa che contrastano con le disposizioni in vigore;

   a quanto si apprende a mezzo stampa, queste situazioni di potenziale pericolo di trasmissione del virus si sono verificate con frequenza nei porti di Napoli e Pozzuoli, in particolare presso i moli da cui partono gli aliscafi che collegano le isole dell'arcipelago campano e le mete della costiera sorrentino-amalfitana e del Cilento;

   nei recenti fine settimana, numerose sono le testate giornalistiche che riferiscono di assembramenti agli imbarchi, in violazione delle regole in vigore sul distanziamento sociale, regole violate anche con riguardo all'uso delle mascherine – ormai sono sempre meno utilizzate dai cittadini, soprattutto, nei luoghi all'aperto – e in relazione al rispetto del divieto di occupare tutte le postazioni sugli stessi traghetti;

   numerose sono state le segnalazioni fatte a mezzo stampa da cittadini coinvolti in resse e assembramenti agli imbarchi che hanno denunciato non soltanto la mancanza di rispetto delle regole in vigore ma soprattutto l'assenza dei soggetti preposti al controllo della temperatura sia nei moli in questione sia allo sbarco al raggiungimento della destinazione, segnalando altresì, la totale mancanza di postazioni per l'igienizzazione delle mani;

   le compagnie di navigazione interpellate hanno sottolineato che la capitaneria di porto, che ha l'obbligo di far rispettare le misure di distanziamento sulla banchina, non sia stata sufficientemente presente nelle fasi di controllo agli imbarcaderi, così come in generale nel controllo relativo all'uso delle mascherine e del gel igienizzante da parte dei cittadini e dei turisti, nello spazio portuale di sua competenza;

   inoltre, nonostante a seguito delle severe misure adottate dal Governo si sia notevolmente ridotto il dilagare dell'epidemia, il diffondersi del COVID-19 è ancora particolarmente rischioso, data l'assenza di un vaccino, l'unico in grado di poter garantire sicurezza nella ripresa delle attività sociali e di aggregazione –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza delle situazioni di violazione delle regole sul distanziamento sociale presso i porti e i moli da cui partono le navi e gli aliscafi diretti verso le isole, in particolare verso le isole campane;

   quali iniziative di competenza intendano promuovere per vigilare o inasprire i controlli finalizzati alla prevenzione di situazioni di assembramento che si verificano sempre più frequentemente e che potrebbero determinare possibili ulteriori contagi da COVID-19.
(4-06328)

SVILUPPO ECONOMICO

Interpellanza:


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dello sviluppo economico, per sapere – premesso che:

   Italtel è una società con un secolo di storia e di esperienza nel settore delle telecomunicazioni, con oltre mille dipendenti in Italia distribuiti principalmente nelle tre sedi di Carini (Palermo), Roma e Settimo Milanese;

   a inizio maggio 2020 Italtel ha depositato al tribunale di Milano domanda prenotativa ai sensi dell'articolo 161, sesto comma, della legge fallimentare, chiedendo la concessione di un termine di 120 giorni per raggiungere un accordo per la ristrutturazione dei propri debiti e la ricapitalizzazione dell'azienda;

   il 23 giugno si è svolto un tavolo di crisi presso il Ministero dello sviluppo economico durante il quale, come si evince dal verbale, è stato rappresentato come il Governo stia studiando eventuali possibili interventi a salvaguardia dell'azienda e che sarebbe rimasto in contatto con le parti, con l'azienda e con i suoi investitori per le vie brevi prima della riconvocazione del tavolo per successivi aggiornamenti;

   risulta necessario salvaguardare tale azienda con le connesse competenze, professionalità e asset, in un settore strategico, scongiurando soluzioni di smembramento a scapito dei lavoratori e dell'interesse industriale del Paese –:

   se intenda riconvocare tempestivamente il tavolo di crisi al fine di guidare questo percorso a tutela dei lavoratori, dell'azienda e del suo know how.
(2-00863) «Varrica, Bella, Davide Aiello, Alaimo, Flati, Vignaroli, Francesco Silvestri, Salafia, Penna, Baldino, D'Orso, Licatini, Olgiati, Tuzi».

Interrogazione a risposta orale:


   MULÈ. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   l'imposta comunale sulla pubblicità di cui al Capo I del decreto legislativo n. 507 del 1993, il canone sostitutivo di tale imposta di cui all'articolo 62 del decreto legislativo n. 446 del 1997, la tassa per l'occupazione del suolo pubblico (Tosap) di cui al Capo II del decreto legislativo n. 507 del 1993 il canone sostitutivo della Tosap di cui all'articolo 63 del decreto legislativo n. 446 del 1997 e il canone previsto dall'articolo 27 del decreto legislativo n. 285 del 1992 (Codice della strada), trovano il loro presupposto nell'espletamento della pubblicità esterna;

   dette imposte e tributi, per gli impianti pubblicitari installati in modo permanente, maturano e si versano per tutto l'anno, nella presunzione dell'esposizione dei messaggi pubblicitari e di un reale beneficio economico da essi ritraibile;

   le misure di contenimento del Covid-19 hanno inibito l'esercizio delle attività della gran parte dei clienti investitori di pubblicità – con conseguenti recessi e risoluzioni contrattuali rispetto a campagne già in corso e/o blocco di pagamenti per esposizioni già esistenti – ma anche annullato ogni possibilità di pianificazione di nuove campagne;

   i dati Nielsen relativi ai mesi compresi tra gennaio e maggio 2020 hanno evidenziato un calo sensibile degli investimenti pubblicitari rispetto all'anno precedente, con una percentuale in negativo sul fatturato del mercato della pubblicità esterna pari al 57,7 per cento –:

   se il Governo, in considerazione dell'assenza dei presupposti per l'applicazione di canoni e tributi, intenda adottare iniziative al fine di ridurre gli oneri economici e tributari per le imprese della pubblicità esterna e di consentire agli investitori di usufruire, come avviene nei settori di televisione, radio e stampa, del beneficio del credito d'imposta, garantendo così la sopravvivenza delle imprese della pubblicità esterna e la loro occupazione, e preservando altresì gli enti locali, il trasporto pubblico locale, le società aeroportuali e le aziende ferroviarie da perdite future derivanti dall'impossibilità delle imprese del comparto di rispettare pienamente i loro contratti di concessione.
(3-01676)

Interrogazioni a risposta scritta:


   PEZZOPANE. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   in questa difficile fase di riorganizzazione, dai sindaci di diversi comuni della regione Abruzzo, arrivano sollecitazioni per le riaperture degli uffici postali;

   la richiesta è quella di poter garantire a tutti i cittadini i servizi postali, mettendo in atto un ulteriore e più diffuso sforzo organizzativo e logistico;

   gli uffici devono tornare operativi e a pieno regime su tutto il territorio della provincia dell'Aquila e dell'intera regione Abruzzo, cercando di adottare le adeguate misure di sicurezza, ad esempio, l'installazione di pannelli schermanti in plexiglas e il posizionamento di strisce che garantiscano il mantenimento della distanza interpersonale di almeno un metro, nonché accurate procedure di sanificazione delle sedi a tutela della salute del personale dipendente e dei cittadini;

   è necessario un ulteriore sforzo organizzativo e logistico specie nelle aree interne e montane e nei piccoli centri, dove non si può giustificare ancora la mancata riapertura –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e quali iniziative intenda adottare, nell'ambito delle proprie competenze, al fine di garantire il servizio postale agli utenti e colmare i ritardi, facendo sì che Poste Italiane riapra dal lunedì al venerdì i propri uffici.
(4-06330)


   ROSPI, ZENNARO, NITTI e SCHULLIAN. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   il settore turistico-ricettivo rappresenta una delle più importanti voci nell'economia della Basilicata e l'area del Metapontino risulta essere uno dei maggiori centri turistici dell'intera regione grazie alle sue spiagge incontaminate e alla sua vicinanza con la città di Matera, patrimonio mondiale dell'Unesco e capitale della cultura 2019;

   nell'ambito del progetto Cipe – Consorzio Costa d'Oro, il Metapontino a partire dagli anni 2000 ha ricevuto finanziamenti, al fine di realizzare diversi porti turistici sulle proprie coste;

   tra i destinatari dei finanziamenti ricevuti rientrava anche la società Marinagri s.p.a., che ha realizzato presso il comune di Policoro (Matera), il centro turistico ecologico integrato Marinagri, il quale prevedeva un porto turistico, abitazioni residenziali, hotel e relative attività ricettive e commerciali;

   durante la fase di realizzazione, l'opera è stata più volte interrotta a causa del sequestro preventivo d'urgenza disposto dalla procura della Repubblica nell'inchiesta «Toghe lucane», sequestro che ha comportato la sospensione dei lavori e il ritardo nell'avvio delle attività del centro turistico, con gravi ripercussioni economiche ed occupazionali nei confronti delle imprese che hanno investito ingenti risorse nella realizzazione del progetto;

   tutti i soggetti coinvolti nell'inchiesta «Toghe lucane» in seguito sono risultati assolti con formula piena, ma nonostante ciò a causa dell'inchiesta la società Marinagri, che gestisce l'omonimo villaggio turistico, è andata in crisi economica e ha potuto completare solo un terzo del progetto originario;

   nei giorni scorsi il tribunale di Matera si è espresso accogliendo l'istanza di fallimento avanzata dal principale creditore bancario e da una decina di piccoli creditori dichiarando il fallimento della società Marinagri s.p.a.;

   da quanto si apprende da alcuni organi di stampa i debiti accumulati dalla società sarebbero molto di più rispetto ai 25 milioni di euro avanzati dai creditori e ai 6,5 milioni di euro avanzati dall'erario, oggetto della sentenza di fallimento;

   il fallimento della società Marinagri s.p.a. risulta essere un duro colpo per l'intera economia del metapontino, sia per i lavoratori del porto turistico che per le aziende che avevano investito nella realizzazione del progetto;

   il fallimento della società Marinagri avviene in un momento drammatico per il Paese e, in particolare, per il sud Italia a cause dell'emergenza sanitaria dovuta al COVID-19; inoltre, i recenti decreti emanati dal Governo prevedevano il divieto temporaneo di dichiarare il fallimento di qualsiasi società indipendentemente dalle valutazioni sullo stato dell'azienda;

   il fallimento della società mette a serio rischio il grave problema di erosione costiera che si sta verificando lungo le coste del metapontino e della città di Policoro, in quanto la società era responsabile della manutenzione dell'area di sedime del porto e delle aree limitrofe vicino la foce del fiume Agri;

   in conseguenza al fallimento della società vi sarà un serio rischio di un abbandono delle strutture oggi esistenti che provocherà gravi danni ambientali a tutto l'ecosistema, naturale e artificiale, circostante –:

   quali iniziative di competenza il Ministro interrogato intenda assumere al fine di trovare una soluzione alle problematiche esposte in premessa, con lo scopo di tutelare l'occupazione dei lavoratori e delle aziende coinvolte nel progetto e per rilanciare un'opera strategica per l'intera regione Basilicata.
(4-06334)

UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazione a risposta scritta:


   PAGANI. — Al Ministro dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   l'Accademia di Belle Arti di Firenze, la più antica del mondo, ha circa 1.500 iscritti. È frequentata da un numero significativo di studenti internazionali che rappresentano il 40 per cento del totale degli iscritti, mentre il resto proviene da tutto il territorio nazionale;

   l'Accademia è ospitata nell'ex ospedale di San Matteo in Via Ricasoli a piazza San Marco. Una sede molto antica, con spazi difficili da gestire anche in periodi di normale funzionamento;

   in particolare, nel periodo del lockdown l'Accademia si è trovata in estrema difficoltà di fronte alla necessità di modificare alcuni articoli dello statuto per poter fronteggiare al meglio la situazione di emergenza causata dal virus Covid-19, specialmente per ciò che riguarda la gestione delle commissioni di esame e la discussione delle tesi, e l'utilizzo degli spazi;

   si tratta di situazioni che l'Accademia può gestire autonomamente, attraverso il consiglio d'amministrazione, secondo la legge 21 dicembre 1999, n. 508;

   per deliberare nel merito è necessario che il consiglio di amministrazione sia costituito come «collegio perfetto», soprattutto nel caso di «modifiche allo Statuto o al Regolamento Accademico»;

   il consiglio di amministrazione dell'Accademia di Belle Arti di Firenze è attualmente mancante di un membro e non è quindi in grado di riunirsi nella sua interezza;

   nel consiglio, oltre il presidente e il direttore, sono rappresentati i docenti, gli studenti, mentre è vacante il posto del rappresentante del Mur da oltre un anno –:

   se il Ministro interrogato intenda adoperarsi per nominare tempestivamente il rappresentante del Ministero dell'università e della ricerca nel consiglio di amministrazione dell'Accademia di Belle Arti di Firenze.
(4-06336)

Apposizione di una firma ad una risoluzione e modifica dell'ordine dei firmatari.

  Risoluzione in Commissione Sozzani e altri n. 7-00513, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 13 luglio 2020, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato D'Attis. Contestualmente, l'ordine delle firme si intende così modificato «Sozzani, Mulè, Novelli, D'Attis, Bergamini, Zanella, Rosso, D'Ettore».

Apposizione di firme ad interrogazioni.

  L'interrogazione a risposta in Commissione Paita n. 5-03667, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 25 febbraio 2020, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Mor.

  L'interrogazione a risposta Commissione Ferro e altri n. 5-03891, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 5 maggio 2020, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Rizzetto.

  L'interrogazione a risposta immediata in assemblea Occhiuto e altri n. 3-01669, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 14 luglio 2020, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Vito.

Ritiro di documenti del sindacato ispettivo.

  I seguenti documenti sono stati ritirati dai presentatori:

   interpellanza urgente Rospi n. 2-00826 dell'8 giugno 2020;

   interrogazione a risposta scritta Loss n. 4-06221 del 6 luglio 2020;

   interrogazione a risposta in Commissione Cominardi n. 5-04329 dell'8 luglio 2020.

ERRATA CORRIGE

  Interrogazione a risposta immediata in assemblea Quartapelle Procopio e altri n. 3-01675 pubblicata nell'Allegato B ai resoconti della seduta n. 371 del 14 luglio 2020. Alla pagina 13831, seconda colonna, dalla riga diciottesima alla riga ventitreesima, deve leggersi: «GRIBAUDO, ENRICO BORGHI, SENSI, PEZZOPANE, PELLICANI, CENNI, SOVERINI, CIAMPI, ZAN, INCERTI, BONOMO, CARNEVALI, MURA, NARDI, RIZZO NERVO, ROSSI, FRAILIS, ORFINI, PICCOLI NARDELLI, CARLA CANTONE, CRITELLI e RACITI. – Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. – Per sapere – premesso che:», e non come stampato.