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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Lunedì 13 luglio 2020

ATTI DI INDIRIZZO

Mozioni:


   La Camera,

   premesso che:

    l'Agenda digitale europea rappresenta uno dei 7 pilastri della Strategia «Europa 2020», che indica gli obiettivi per la crescita dell'Unione europea fino al 2020;

    lo scopo dell'Agenda digitale è fare leva sul potenziale delle tecnologie Ict per favorire innovazione, progresso e crescita economica, avendo come obiettivo principale lo sviluppo del mercato unico digitale;

    nel quadro dell'Agenda digitale europea, l'Italia ha sviluppato l'Agenda digitale italiana, una strategia nazionale per raggiungere gli obiettivi indicati dall'Agenda europea;

    il 3 marzo 2015 il Governo, per soddisfare gli obiettivi fissati dall'Agenda digitale europea entro il 2020, ha approvato la «Strategia italiana per la banda ultralarga», che avrebbe previsto la copertura dell'85 per cento della popolazione con infrastrutture in grado di veicolare servizi a velocità pari o superiori a 100 Mbps, garantendo al contempo al 100 per cento dei cittadini l'accesso ad Internet ad almeno 30Mbp;

    il Governo italiano ha scelto di sostenere, tramite fondi nazionali (Fsc) e fondi comunitari (Fesr e Feasr, assegnati dalle regioni al Ministero dello sviluppo economico in base ad un accordo quadro Stato-regioni) un modello ad «intervento diretto», autorizzato dalla Commissione europea ai sensi della disciplina sugli aiuti di Stato;

    a tal proposito, Infratel ha bandito due gare pubbliche per il cablaggio di 271 città dei cluster A e B, nonché dei 6.753 comuni inclusi ad oggi nelle aree bianche dei cluster C e D;

    Open Fiber S.p.a. (società a partecipazione paritetica tra Enel spa e CdP Equity s.p.a.) ha avviato un piano per la realizzazione di un'infrastruttura in fibra ottica, su scala nazionale, provvedendo alla realizzazione della rete, o mediante un investimento privato, stipulando apposite convenzioni con i comuni interessati dagli interventi o con un finanziamento pubblico nelle cosiddette «zone bianche» – cioè aree individuate come «a fallimento di mercato» – in quanto operatore individuato come concessionario all'esito di procedure di gara avviate da Intratel s.p.a.;

    lo sforzo finanziario sostenuto da Open Fiber è stato possibile grazie anche a un finanziamento da 3,5 miliardi di euro di Bnp Paribas, Société Générale e Unicredit, oltre a Cdp e alla Banca europea per gli investimenti (Bei) concesso ad agosto 2018. Per la realizzazione del piano industriale, la concessionaria avrebbe dovuto procedere rapidamente con i lavori per ottenere le nuove tranche di finanziamento pubblico e per mettere a reddito la rete che, nei termini dei bandi Infratel, avrà in concessione per 20 anni. Il progetto prevede un investimento da 6,5 miliardi di euro per raggiungere 19,5 milioni di unità immobiliari grazie alle risorse messe a disposizione da parte dei soci e al cash flow generato da Open Fiber. Se i flussi di cassa tardano, quindi, il piano finanziario rischia di dover essere rimodulato;

    successivamente all'aggiudicazione del primo bando da 1,4 miliardi di euro per sei regioni (Abruzzo, Molise, Lombardia, Emilia-Romagna, Toscana e Veneto) Open Fiber si è aggiudicata anche la gara, del valore di 1,25 miliardi, riguardante 3.710 comuni in Piemonte, Valle d'Aosta, Liguria, Friuli-Venezia Giulia, Umbria, Marche, Lazio, Campania, Basilicata, Sicilia e Provincia autonoma di Trento;

    l'offerta economica complessiva si è attestata attorno agli 804 milioni contro gli 1,25 miliardi di euro previsti a base d'asta con un ribasso del 36 per cento circa;

    gli obiettivi 2020 relativi al piano banda ultralarga sono stati completamente mancati: a cinque anni dal via libera alla Strategia italiana, Open Fiber è ancora nella fase di sviluppo dei primi due bandi (con base d'asta a 1,265 e a 1,2 miliardi, assegnati rispettivamente a 608 milioni e 726 milioni). Per il terzo bando (assegnato per 93 milioni ad aprile 2019), l'azienda deve ancora iniziare le operazioni di scavo. Di conseguenza, visti i ritardi, circa la metà dei fondi pubblici disponibili non è stata ancora utilizzata;

    in Italia si calcola che il digital divide coinvolga circa 7-8 milioni di persone, che non possono accedere alla rete né utilizzando i network fissi, né quelli mobili;

    il Piano OF è in grave ritardo rispetto alle tempistiche imposte dalla concessione. Dopo 3 anni dalla firma della 1a concessione, i comuni coperti in Ftth sono 287, di cui soltanto 69 collaudati su un totale di oltre 7.000 comuni;

    una rete a banda ultralarga a copertura nazionale costituisce, però, fattore abilitante per l'erogazione dei servizi in modalità digitale, a beneficio di cittadini e imprese. È quindi essenziale per lo sviluppo economico e l'assetto di un Paese. Ciò risulta ancora più rilevante nella prospettiva di sviluppo della rete 5G; in linea ideale, anche per questioni legate alla cybersicurezza, il modello da perseguire sarebbe dovuto essere quello del wholesale only;

    quella che i firmatari del presente atto di indirizzo giudicano l'incapacità del Governo 2014-2016 a guida del Premier Renzi di dar seguito al progetto, la scarsa incisività dei Ministri competenti succedutisi nel rendere efficace un'idea condivisibile, unitamente con i gravissimi ritardi accumulati da Open Fiber (al momento la chiusura del piano BUL è stimata intorno al 2023), hanno seriamente compromesso l'applicabilità del modello non verticalmente integrato in Italia;

    Open Fiber ha dichiarato recentemente la necessità di dover provvedere ad una ricapitalizzazione che, secondo la stampa specialistica, dovrebbe ammontare a circa 450 milioni di euro, necessari anche per ottenere eventuali nuove linee di credito da parte degli istituti finanziari;

    l'approvazione del Piano banda ultralarga e la discesa in campo di due realtà industriali e finanziarie come Enel e Cdp, entrambe controllate dallo Stato, ha aperto di recente la strada alla possibilità di una sfida competitiva, che fino al momento è rimasta, però, solo su carta;

    Enel s.p.a., seppur azionista di riferimento insieme a Cassa depositi e prestiti di Open Fiber, ha avviato la commercializzazione di un'offerta di connessione in fibra Ftth (fiber to the home), denominata «Enel in fibra by Melita», riservata ai propri clienti Energia. La commercializzazione sembra configurarsi come l'ingresso di Enel nel mercato al dettaglio di servizi di accesso a banda larga e desta alcune perplessità circa la compatibilità con i principi stabiliti dal Ministero dello sviluppo economico per i bandi Bul di cui è risultata aggiudicataria Open Fiber, società controllata dalla stessa Enel;

    insieme alla creazione delle infrastrutture digitali, è poi compito della Strategia per la crescita digitale stimolare il mercato grazie alla creazione e all'offerta di servizi che rendano appetibile l'utilizzo dei collegamenti ultrabroadband;

    al centro del dibattito politico in materia di telecomunicazioni e delle relative infrastrutture si pone quello della proprietà e della gestione della rete che sarebbero dovute essere saldamente in capo a società pubbliche;

    la priorità per il Paese è però il recupero del gap causato dalle inefficienze politiche-manageriali sopra descritte;

    viste le priorità segnalate per ragioni di efficienza ed economicità appare evidente l'opportunità di ipotizzare, oltre ad una rete unica, uno scenario di sistema integrato;

    anche nell'ottica della sicurezza nazionale l'obiettivo ideale da perseguire consisterebbe nella realizzazione di un'infrastruttura che sia in grado di connettere l'intero territorio nazionale, garantendo un accesso e un servizio uniforme per gli utenti, riducendo le inefficienze e le diseconomie, ma al tempo stesso in grado di assicurare la libertà di concorrenza tra i vari operatori del settore;

    al fine dello sviluppo della banda ultralarga, va necessariamente considerato l'utilizzo del Fixed wireless access, una tecnologia che utilizza un sistema ibrido di collegamenti via cavo e senza filo per offrire servizi di connettività in banda larga e ultralarga. Fwa è anche definita «Fiber to the tower» (Fttt), ovvero «fibra fino all'antenna», poiché il cavo arriva fino alla stazione radio base (detta Bts) la quale emette il segnale senza fili per raggiungere il terminale (un'antenna ricevente) che poi lo distribuirà nelle abitazioni degli utenti. Viene definita «Fixed» perché, a differenza delle altre connessioni wireless, utilizza le onde radio esclusivamente per creare un ponte tra due infrastrutture fisse;

    la rete mista (fibra/rame da un lato e tecnologia radio dall'altro) rappresenta un'alternativa più economica e flessibile rispetto a quella tradizionale, in particolare per le zone montane, rurali e a bassa densità abitativa, dove non è presente una rete cablata in grado di arrivare fino in casa dell'utente e in cui sarebbe anti-economico costruirla;

    l'Fwa (Fixed Wireless Access) è soprattutto un investimento per il futuro, un futuro prossimo: quando verrà sviluppato il 5G, infatti, le prestazioni potranno sfruttare appieno tutta la potenza della fibra e arrivare al Gigabit in download;

    i limiti della mancata copertura del Paese sono drammaticamente emersi proprio durante il recente periodo di quarantena e si auspica che una volta cessata l'emergenza il Governo metta finalmente il «dossier reti e digitale» fra le priorità del Paese; e-learning e smart working non possono essere garantiti in assenza di una solida e capillare infrastruttura digitale,

impegna il Governo:

1) ad assumere le necessarie iniziative per favorire la costituzione di una rete unica sul territorio nazionale che possa garantire il raggiungimento degli obiettivi di connessione ultraveloce «a prova di futuro» previsti a livello europeo e nazionale, mettendo a fattor comune le infrastrutture già esistenti sul territorio;

2) al fine di velocizzare la messa a disposizione della rete pubblica del Piano banda ultralarga nelle aree bianche, ad autorizzare il concessionario, anche nelle more del collaudo del singolo progetto da parte del concedente, a mettere immediatamente a disposizione degli operatori, secondo procedure conformi all'articolo 3 del decreto legislativo 15 febbraio 2016, n. 33, tutte le infrastrutture che, seppur non collaudate, risultino comunque completate, a garantire l'accesso pienamente disaggregato alle porzioni di rete realizzate e ad avviare la commercializzazione, nelle aree comunali ove sia già tecnicamente possibile dei servizi wholesale;

3) ad adottare le iniziative di competenza per nominare il presidente della regione o della provincia autonoma come commissario straordinario anche per l'acquisizione di permessi concessori da parte di enti e società;

4) ad assumere iniziative per autorizzare il concessionario per la realizzazione e la gestione del Piano banda ultra larga nelle aree bianche ad affidare anche ad altri soggetti, oltre a quello individuato in sede di gara, i servizi di progettazione a livello territoriale, individuando in forma diretta o con modalità semplificate almeno un soggetto in ogni regione o provincia autonoma;

5) ad autorizzare il concedente per la realizzazione e la gestione del Piano banda ultra larga nelle aree bianche, in deroga a quanto disposto dalla convenzione con il concessionario, a concludere accordi con altri operatori per l'utilizzo della tecnologia fixed wireless access;

6) al fine di avviare l'intervento di infrastrutturazione nelle aree grigie servite da almeno un operatore e delle aree dichiarate grigie in fase di consultazione pubblica ma non ancora servite dagli operatori, a richiedere il parere positivo per aiuti di Stato alla Commissione europea in forma urgente;

7) ad adottare iniziative per cautelare e manlevare le amministrazioni regionali da ogni pregiudizio economico derivante dai ritardi dell'esecuzione del piano banda ultra larga, in particolare rispetto alle risorse cofinanziate dalle regioni con fondi europei, e a rendere disponibile identiche somme compensative per la prosecuzione dell'infrastruttura per la banda ultralarga, al fine di garantire il completamento delle sue opere secondo la originaria dotazione di spesa prevista.
(1-00363) «Morelli, Molinari, Capitanio, Maccanti, Andreuzza, Badole, Basini, Bazzaro, Bellachioma, Belotti, Benvenuto, Bianchi, Billi, Binelli, Bisa, Bitonci, Boldi, Boniardi, Bordonali, Claudio Borghi, Bubisutti, Caffaratto, Cantalamessa, Caparvi, Castiello, Vanessa Cattoi, Cavandoli, Cecchetti, Centemero, Cestari, Coin, Colla, Colmellere, Comaroli, Comencini, Covolo, Andrea Crippa, Dara, De Angelis, De Martini, D'Eramo, Di Muro, Di San Martino Lorenzato Di Ivrea, Donina, Durigon, Fantuz, Ferrari, Fogliani, Lorenzo Fontana, Formentini, Foscolo, Frassini, Furgiuele, Galli, Garavaglia, Gastaldi, Gava, Gerardi, Giaccone, Giacometti, Giglio Vigna, Giorgetti, Gobbato, Golinelli, Grimoldi, Guidesi, Gusmeroli, Iezzi, Invernizzi, Latini, Lazzarini, Legnaioli, Liuni, Locatelli, Lolini, Eva Lorenzoni, Loss, Lucchini, Maggioni, Manzato, Marchetti, Maturi, Minardo, Molteni, Morrone, Moschioni, Murelli, Alessandro Pagano, Panizzut, Paolini, Parolo, Patassini, Patelli, Paternoster, Pettazzi, Piastra, Picchi, Piccolo, Potenti, Pretto, Racchella, Raffaelli, Ribolla, Rixi, Saltamartini, Sasso, Stefani, Sutto, Tarantino, Tateo, Tiramani, Toccalini, Tomasi, Tombolato, Tonelli, Turri, Valbusa, Vallotto, Vinci, Viviani, Raffaele Volpi, Zicchieri, Ziello, Zoffili, Zordan».


   La Camera,

   premesso che:

    la realizzazione delle reti a banda ultralarga, coerentemente con gli obiettivi europei per il 2025, rappresenta per il nostro Paese un'importante sfida da vincere per assicurare la base infrastrutturale indispensabile allo sviluppo socio-economico del complesso mosaico tecnologico che costituirà il volano economico del prossimo futuro;

    la creazione di una moderna rete in fibra ottica costituisce, infatti, non solo l'elemento caratterizzante delle connessioni internet ad altissima capacità e velocità sulla rete fissa, ma è indispensabile anche per assicurare lo sviluppo dell'ecosistema 5G e di tutte le applicazioni più innovative che discendono da questa tecnologia anche per il rilancio di politiche pubbliche che riguardano la fruizione innovativa di servizi sanitari, il monitoraggio ambientale, la salvaguardia del territorio, l'istruzione, il turismo, i beni culturali, la coesione sociale;

    gli obiettivi di infrastrutturazione digitale a livello europeo prendono le mosse dalla comunicazione «Un'agenda digitale europea» (COM(2010)245) che la Commissione europea aveva adottato, il 19 maggio 2010. L'Agenda rappresenta una delle sette «iniziative faro» della Strategia per la crescita «Europa 2020». Tale comunicazione prevedeva tre obiettivi in tema di banda larga ed ultra larga, con diverse scadenze temporali: banda larga di base per tutti entro il 2013; banda larga veloce (pari o superiore a 30 Mbps) per tutti entro il 2020; banda larga ultraveloce (velocità superiore a 100 Mbs) per almeno il 50 per cento degli utenti domestici europei entro il 2020. Nel 2016, con la comunicazione COM(2016) 587 final «Connettività per un mercato unico digitale competitivo: verso una società dei Gigabit europea» la Commissione europea ha annunciato gli obiettivi per il 2025: connettività di almeno 1 Gbps per scuole, biblioteche e uffici pubblici; connettività di almeno 100 Mbps, espandibile a Gigabit, per tutte le famiglie europee; copertura 5G ininterrotta in tutte le aree urbane e lungo i principali assi di trasporto terrestre;

    la Commissione europea ha presentato recentemente un pacchetto di proposte sull'innovazione digitale (in particolare, in materia di big data e intelligenza artificiale), introdotte da una comunicazione quadro - «Plasmare il futuro digitale dell'Europa (CCM(2020)67 final)». In questa comunicazione, oltre ad essere tracciata la strategia generale europea diretta a costruire un orizzonte comune per lo sviluppo delle nuove tecnologie digitali, viene ribadito come il presupposto essenziale di tale sviluppo sia proprio una connettività affidabile e sicura sia con riferimento sia alla banda ultralarga fissa in fibra sia con riferimento alle infrastrutture per le reti 5G (e per le future reti 6G);

    in Italia lo sviluppo dell'infrastruttura in fibra ottica è stato programmato nell'ambito del Piano banda ultralarga (piano Bul) tenendo conto delle specificità del nostro Paese. L'obiettivo di copertura definito nel piano è il seguente: per le reti ultraveloci ad oltre 100 Mbps fino all'85 per cento della popolazione, mentre al 100 per cento della popolazione deve essere assicurata una connessione ad almeno 30 Mbps;

    l'Italia è stato il primo Paese europeo a recepire per intero la direttiva 2014/61/UE del Parlamento europeo e del Consiglio del 15 maggio 2014, attraverso l'emanazione del decreto legislativo n. 33 del 2016 e successivamente con decreto ministeriale 11 maggio 2016 il Mise ha stabilito le modalità tecniche per la definizione del contenuto del Sinfi (Sistema informativo nazionale federato delle infrastrutture), con tutte le misure di incentivo e aiuto per lo sviluppo della banda ultralarga;

    le risorse disponibili per la realizzazione del piano, sono state definite, già nel corso della precedente legislatura, con la delibera n. 65-2015 del Cipe che ha programmaticamente destinato, a valere sulle risorse del Fondo sviluppo e coesione (FSC) 2014-2020, 3,5 miliardi di euro, di cui 2,2 miliardi di euro per interventi di immediata attivazione; con la delibera n. 71 del 7 agosto 2017 il Cipe, sempre a valere sul Fondo sviluppo e coesione ha approvato, per il completamento del Piano banda ultralarga, l'assegnazione di 1,3 miliardi di euro per interventi a sostegno della domanda degli utilizzatori (ancora non utilizzati). Ulteriori risorse, fino a 1,4 miliardi di euro, potranno essere conferite al Piano strategico per la banda ultra larga, con successivi provvedimenti normativi (previo reperimento delle coperture finanziarie) per un totale di 4,9 miliardi di euro;

    la prima fase del piano ha focalizzato l'intervento pubblico nelle aree a fallimento di mercato, le cosiddette «aree bianche», nelle quali la realizzazione della rete in fibra è stata affidata con tre bandi pubblici, aggiudicati all'operatore economico Open Fiber spa;

    il modello scelto nei bandi riguardava la progettazione, realizzazione, manutenzione e gestione di una rete passiva e attiva di accesso in modalità wholesale, data in concessione per 20 anni e che rimarrà di proprietà pubblica, tale da consentire agli operatori di telecomunicazione di fornire servizi agli utenti finali a 100 Mbps e comunque non al di sotto dei 30 Mbps;

    la realizzazione di tale rete è risultata sin da subito estremamente complessa sia sotto il profilo degli oneri burocratici che economicamente; in ragione di ciò sono state assunte in questi anni, nel quadro del Piano e con successivi interventi normativi, diverse iniziative per semplificare i permessi ed alleggerire gli oneri burocratici per gli operatori, in particolare implementando il Sistema informativo nazionale federato delle infrastrutture nel tentativo di rendere più veloce l'esecuzione del Piano;

    i dati disponibili, sia con riferimento agli obiettivi di sistema, sia con riferimento alla realizzazione degli interventi nelle aree bianche, non sembrano assicurare il raggiungimento degli obiettivi del piano Bul (100 per cento della popolazione per quanto riguarda le connessioni a 30 Mb/s e 50 per cento della popolazione per connessioni da almeno 100 Mb/s che ad un Gb/s entro il 2020) e richiedono un coinvolgimento del Governo per conseguire gli obiettivi che l'Italia si è data;

    il 15 maggio 2020 è infatti stato pubblicato il report sullo stato di avanzamento del piano strategico Banda ultralarga; il report dà conto separatamente degli interventi realizzati con la posa di fibra ottica ed interventi che invece sono realizzati con la tecnologia Fwa; i dati del report confermano la sussistenza di una situazione di difficoltà nel completamento delle procedure burocratiche che portano alla possibilità di avviare i servizi;

    in una recente intervista l'amministratore di Infratel, che ha il compito di vigilare sull'attuazione del Piano banda ultra larga, resa a margine di una riunione del Cobul, ha affermato che: «per ragioni varie, dai ricorsi alla mancanza delle autorizzazioni, siamo indietro nella realizzazione del Piano e dobbiamo imprimere insieme una decisa accelerazione. Ci sono oltre 300 milioni di opere ordinate e non realizzati»;

    inoltre il Cobul, nella riunione del 5 maggio 2020, ha tracciato alcuni indirizzi in merito all'utilizzo dei fondi, pari a 1.146 milioni di euro, per l'erogazione a famiglie e imprese di voucher a sostegno della domanda di connettività (oltre a 400 milioni di euro destinati ad assicurare la connettività ultraveloce, a velocità superiori a 1 Gb/s per gli istituti scolastici, coerentemente con gli obiettivi europei per il 2025, sopra ricordati);

    l'Italia, anche alla luce dell'esperienza del lock-down, nel corso del quale le reti fisse e mobile sono state fortemente sollecitate da un improvviso picco della domanda di connettività per famiglie e imprese derivante dalle modalità di organizzazione del lavoro, dei servizi e della istruzione da remoto, deve assumere ogni iniziativa per accelerare significativamente il dispiegamento delle reti di connessione ad alta capacità su tutto il territorio nazionale, coinvolgendo in una logica di sistema tutti gli operatori. Tale progetto deve partire da un'analisi dei mutamenti dei fabbisogni di connettività, anche alla luce dell'esperienza del lock-down, e deve coinvolgere in uno sforzo comune e coordinato i diversi operatori di rete per correggere le attuali tendenze di mercato in base alle quali si registra il sotto-investimento in reti ad altissima capacità nelle aree meno densamente popolate del Paese e il sovra-investimento complessivo, con duplicazione inefficiente di tali reti, nelle aree a maggior densità e livelli di reddito, ovvero il cosiddetto «digital divide»;

    la realizzazione di una rete in fibra ottica comporta senza dubbio notevolissimi investimenti e, in questo quadro, come del resto avviene anche per le reti mobili in 5G, in cui sono stati conclusi diversi accordi di co-towering, è pienamente condivisibile l'orientamento manifestato dal Governo e diretto a favorire un dialogo e una maggiore integrazione tra tutti gli operatori del settore, per garantire un'adeguata e rapida infrastrutturazione del Paese, nel rispetto del quadro regolatorio nazionale ed europeo;

   la posizione esposta dal Ministro dell'economia e delle finanze secondo la quale «il Governo incoraggia un costruttivo confronto tra le parti per delineare le condizioni per integrare le infrastrutture, potenziare e ottimizzare gli investimenti, andando incontro alle aspettative del sistema Paese nel dar vita a un'infrastruttura integrata, aperta a tutti gli operatori e non discriminatoria, nel rispetto delle regole di mercato e delle migliori pratiche regolatorie e di concorrenza» indica un percorso per rispondere alle esigenze di ottimizzazione degli investimenti e accelerazione del dispiegamento della fibra ottica. È importante, a tal fine, che si avvii senza indugio un tavolo di lavoro istituzionale con gli operatori del settore per condividere le modalità di perseguimento delle suddette politiche pubbliche nonché piani di investimento e modelli efficaci di integrazione delle diverse reti infrastrutturali, in una logica di sistema che contemperi le strategie di mercato delle imprese con l'interesse strategico nazionale, sottolineato vieppiù dalla disciplina del golden power, a conseguire gli obiettivi di copertura e connettività, in condizioni di stabilità e sicurezza delle infrastrutture;

   in questo quadro risulta essenziale il ruolo dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, anche alla luce del nuovo codice delle comunicazioni approvato in sede europea, per assicurare un'attenta vigilanza sul mercato in merito all'accesso e all'utilizzo dell'infrastruttura da parte di tutti i soggetti interessati senza restrizioni, individuando adeguati meccanismi regolatori e di governance dell'infrastruttura che garantiscano il rispetto della concorrenza a valle tra i soggetti operanti sul mercato delle Telecomunicazioni, coerentemente con quanto previsto dalla disciplina europea e nazionale sulla materia,

impegna il Governo:

1) ad adottare ogni utile iniziativa per accelerare la realizzazione armonica delle reti in fibra ottica;

2) a continuare nel perseguimento degli obiettivi dettati dall'Agenda digitale europea e declinati dalla Strategia italiana per la banda ultra larga, al fine di promuovere l'inclusione sociale, le competenze digitali dei cittadini e della pubblica amministrazione, nonché la competitività delle aziende, agevolando le fatturazioni e i pagamenti elettronici;

3) a monitorare il corretto utilizzo dei fondi stanziati al fine di assicurare l'ottimizzazione degli investimenti già realizzati nonché favorire la programmazione di ulteriori stanziamenti al fine di creare, insieme alle risorse comunitarie in materia, un effetto moltiplicatore per assicurare condizioni infrastrutturali e servizi digitali di avanguardia sul territorio nazionale;

4) a promuovere un apposito tavolo di coordinamento, tra tutti gli operatori economici che investono, a vario titolo, per la realizzazione di reti a banda ultralarga nel Paese, assicurando la tutela dell'interesse nazionale;

5) ad adottare iniziative per assicurare la realizzazione di un'infrastruttura integrata capace di recepire gli indirizzi di una politica pubblica di promozione degli investimenti e di inclusione sociale attraverso una nuova cittadinanza digitale;

6) ad individuare forme adeguate di coordinamento con le amministrazioni locali volte a superare l'attuale frammentazione amministrativa, a ridurre il contenzioso e a favorire la rapida realizzazione delle infrastrutture per le connessioni di nuova generazione, sia fisse che mobili, anche attraverso la diffusione di una informazione corretta e responsabile, al fine di accelerare lo sviluppo del 5G;

7) ad assicurare che la realizzazione di una infrastruttura integrata ad alta capacità, anche nella prospettiva di una integrazione con il sistema 5G, offra adeguate garanzie non solo dal punto di vista concorrenziale, ma anche dal punto di vista dei requisiti di sicurezza, ai sensi della disciplina sul cosiddetto golden power e del perimetro di sicurezza nazionale cibernetica, in relazione alla raccolta ed elaborazione dei dati personali dei cittadini, alla sicurezza delle informazioni delle imprese e, più in generale, alla sicurezza di tutte le reti e i servizi di comunicazione elettronica utili a conseguire quell'auspicabile approccio integrato di salvaguardia e sicurezza di persone, processi e informazioni, di tutela di tutti gli asset strategici del Paese, nonché per la tutela della salute, alla luce del fatto che l'Italia ha limiti di emissione molto più restrittivi degli altri Paesi europei e la trasmissione 5G mirata ai dispositivi e non a largo spettro.
(1-00364) «Serritella, Bruno Bossio, Paita, Stumpo, Scagliusi, Nobili, Barbuto, Luciano Cantone, Carinelli, De Girolamo, De Lorenzis, Ficara, Grippa, Marino, Raffa, Paolo Nicolò Romano, Spessotto, Termini».

Risoluzione in Commissione:


   La IX Commissione,

   premesso che:

    fin dall'applicazione delle misure di «lockdown» su tutto il territorio nazionale disposte dal decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 9 marzo 2020, le autoscuole si sono venute a trovare in una sorta di limbo, dal momento che né il provvedimento citato, né i successivi, ne hanno disposto formalmente la sospensione dell'attività, imponendone la chiusura. Al tempo stesso, però, essendo stata disposta la sospensione di tutte le attività didattiche e il blocco degli esami di conseguimento per tutte le categorie patenti, per il conseguimento o il rinnovo della carta di qualificazione del conducente (Cqc), per il conseguimento del Cap e del Cfp Adr, nonché gli esami per il conseguimento della patente nautica, l'attività delle autoscuole è stata di fatto sospesa per quasi tre mesi dall'inizio di marzo alla fine del mese di maggio;

   il lungo periodo di fermo attività ha messo economicamente a dura prova le circa settemila autoscuole e i trentamila lavoratori del settore, senza l'adozione di provvedimenti specifici di sostegno e con grande incertezza sui tempi e sulle modalità di ripresa delle attività;

   nel momento in cui l'attività è finalmente ripresa a seguito delle linee guida emanate dal Ministero delle infrastrutture e dei trasporti il 20 maggio 2020 che davano attuazione alle disposizioni di cui all'articolo 1, comma 1, lettera q), del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 17 maggio 2020, il riavvio delle attività, ed in particolare degli esami per la patente, si è mostrato estremamente difficoltoso e lento per una serie di fattori;

   il primo di tali fattori riguarda l'elevato numero di esami arretrati, accumulatosi nei mesi di sospensione. Il secondo fattore è costituito dalle limitazioni imposte dalle misure di distanziamento sociale che ostacolano l'accesso alle sessioni di esame; il terzo fattore riguarda, infine, la disponibilità del personale degli uffici della Motorizzazione civile a svolgere gli esami, disponibilità limitata dal numero dell'organico degli uffici, dal ricorso ancora esteso alla modalità di lavoro agile da remoto, e, da ultimo, dal timore di alcuni esaminatori, manifestato pubblicamente anche per il tramite delle rappresentanze sindacali, di poter contrarre il contagio nell'espletare le proprie funzioni;

   ulteriore fattore di instabilità ed incertezza consiste, come segnalato da molte autoscuole, in un'applicazione non univoca da parte degli uffici della motorizzazione civile delle linee guida in materia di esami di guida che danno vita a procedure e tempistiche difformi sul territorio nazionale;

   al fine di contribuire a smaltire, almeno in parte, il gran numero di esami arretrati avrebbe potuto essere utile valutare la possibilità di consentire alle autoscuole di svolgere nelle proprie sedi, e nel pieno rispetto delle misure anti-contagio, gli esami di teoria. Ipotesi purtroppo categoricamente esclusa dal Governo in data 27 maggio 2020 rispondendo ad alcuni atti di sindacato ispettivo discussi in questa Commissione;

   altro settore in forte crisi è quello dei centri di revisione auto. Il decreto-legge 17 marzo 2020, n. 18, ha disposto la proroga al 31 ottobre 2020 delle attività di visita e prova di cui agli articoli 75 e 79 del decreto legislativo 30 aprile 1992, n. 285 e delle revisioni di cui all'articolo 80 del medesimo provvedimento, in scadenza al 31 luglio 2020;

   anche nel caso dei centri di revisione il differimento degli adempimenti produce il calo dell'attività di tali imprese e al tempo stesso fa aumentare il numero di veicoli che dovranno essere sottoposti a revisioni nel medesimo periodo,

impegna il Governo:

   al fine di consentire la piena funzionalità degli uffici della motorizzazione civile, ad adottare iniziative per ampliare l'attuale pianta organica procedendo all'assunzione di nuovo personale da adibire al ruolo di esaminatore e per consentire al personale già in essere con la qualifica di addetto, che abbia svolto gli appositi corsi di formazione di cui al decreto del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti 31 maggio 2017 di svolgere la funzione di esaminatore, nonché a valutare di ridurre la quota di personale che attualmente svolge la propria attività in modalità agile;

   a porre in essere tutte le iniziative necessarie ad uniformare su tutto il territorio nazionale l'attività degli uffici della motorizzazione civile per lo svolgimento degli esami, per il conseguimento delle patenti di guida, nonché in ordine alle misure di sicurezza sanitaria richieste da questi uffici alle autoscuole in merito all'equipaggiamento dei veicoli utilizzati per gli esami di guida;

   al fine di ridurre il numero di esami arretrati per il conseguimento della patente di guida, a valutare di consentire lo svolgimento degli esami di teoria presso le sedi delle autoscuole che garantiscano la piena applicazione delle misure di distanziamento sociale e sanitarie volte a prevenire i contagi;

   alla luce dei danni economici subiti dalle autoscuole a seguito della pandemia da COVID-19, ad adottare iniziative per prevedere in via transitoria la possibilità che il pagamento delle missioni in conto privato degli esaminatori della motorizzazione civile possa avvenire dopo lo svolgimento dell'esame anziché in via anticipata;

   in considerazione delle carenze di organico degli uffici della motorizzazione civile e del gran numero di esami arretrati da effettuare, ad adottare iniziative volte a prevedere in via transitoria una riduzione dei tempi di svolgimento degli esami di guida pratica e, al fine di garantire comunque la sicurezza stradale, a prevedere, per lo stesso periodo, un aumento da 6 ore a 10 ore delle lezioni di guida certificate che il candidato deve sostenere per poter svolgere l'esame;

   ad adottare iniziative per prevedere anche per le autoscuole, come già previsto per altre attività, l'applicazione della misura di distanziamento sociale di un metro, in luogo di quella attualmente prevista pari a 3 metri quadrati;

   a valutare una tempistica anticipata, rispetto a quella attualmente prevista per legge, per l'effettuazione delle attività di visita e prova e di revisione previste dal codice della strada nelle regioni in cui non si verifichino nuovi contagi ovvero dove questi risultino in costante riduzione.
(7-00513) «Sozzani, Mulè, Novelli, Bergamini, Zanella, Rosso, D'Ettore».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, per sapere – premesso che:

   la libera manifestazione del pensiero è un diritto costituzionalmente garantito che comprende anche la divulgazione di opinioni e informazioni. Esso è previsto dall'articolo 21 della Costituzione, ma un suo chiaro riferimento è presente nell'articolo 19 della Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo, nell'articolo 10 della Cedu, e nell'articolo 11 della Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea;

   inoltre in Italia, un formale riconoscimento del diritto all'informazione è contemplato in numerose sentenze della Consulta che ha sancito la rilevanza dell'informazione per l'attuazione del principio democratico. Alla luce di questi profili è evidente come tale diritto non rappresenti solo una libertà individuale ma anche un diritto sociale, in linea con i princìpi dell'articolo 3 della Carta costituzionale;

   a livello sostanziale il mondo dell'informazione in Italia pone alcuni allarmi riguardo alla tenuta dell'articolo 21 della Costituzione, e in senso più ampio sulla tutela degli operatori del settore. Infatti, nel 2020 il ritmo mensile delle minacce risulta raddoppiato rispetto al 2018 e al 2019;

   il 22 marzo 2020, la Fnsi ha stigmatizzato la scelta comunicativa, in piena emergenza Covid-19, del Presidente del Consiglio che ha affidato a una piattaforma privata la comunicazione formale di provvedimenti destinati a produrre effetti per la collettività. La Fnsi così si è espressa: «La sospensione temporanea di diritti e libertà democratiche in nome del bene supremo della salute non può giustificare in alcun modo la cancellazione del diritto di cronaca e della libertà di espressione»;

   l'ex direttore de «La Repubblica», Verdelli, dal 14 marzo 2020 è stato messo sotto scorta per una decisione presa dal Viminale a seguito delle reiterate minacce ricevute da parte di gruppi di estrema destra. Anche il Consiglio d'Europa ha inserito il «caso Verdelli» sulla piattaforma per la protezione dei giornalisti, inserendolo tra le violazioni «più gravi e dannose alla libertà di stampa»;

   all'inizio di aprile 2020 il Ministero della difesa russo, tramite il suo portavoce, il Magg. Generale Igor Konashenkov, diffonde una nota con cui attacca il quotidiano «La Stampa» accusandolo di alimentare «fake news russofobiche da guerra fredda». La nota si conclude con una massima che da molti è stata interpretata come una intimidazione: «Qui fodit foveam, incidet in eam (Chi scava la fossa, in essa precipita)»;

   lo scontro tra la Russia e il quotidiano torinese – iniziato dopo alcuni articoli del giornalista Iacoboni che hanno sollevato interrogativi circa le finalità della missione russa in aiuto all'Italia per l'emergenza Covid-19 – ha suscitato l'interesse non solo dell'opinione pubblica ma anche del settore dell'informazione, Fnsi in testa, che ha parlato di «grave attacco», insieme ai Ministeri degli affari esteri e della cooperazione internazionale e della difesa che hanno diramato una comunicazione con cui hanno invitato i rappresentanti delle istituzioni russe al «rispetto della libertà di stampa»;

   se da un lato, lo scambio Russia/Iacoboni-La Stampa ha indotto il Governo italiano a prendere pubblicamente posizione, dall'altro, le ultime minacce subite dal giornalista di «Avvenire», Nello Scavo, da parte dell'ex direttore dell'Ufficio del Primo ministro di Malta, Neville Gafà, non hanno sortito ad oggi lo stesso effetto. Il suddetto Gafà ha scritto su Twitter, rivolgendosi, tra gli altri, anche a Scavo: «Fermate i vostri sporchi affari. Altrimenti vi fermiamo noi». Si sottolinea, inoltre, che l'atteggiamento del suddetto Gafà è stato già ripreso più volte a livello pubblico per la sua dichiarata avversione nei confronti della reporter Daphne Caruana Galizia, uccisa nell'ottobre 2017;

   nello Scavo, che da tempo si occupa di migrazioni e delle opacità maltesi, è già stato oggetto di minacce, tanto che dall'ottobre 2019 è sotto scorta previa decisione autonoma del Ministero dell'interno per le intimidazioni ricevute da un trafficante libico, Abd al-Rahman al-Milad, detto Bija, a seguito di un'inchiesta che ha disvelato sulle pagine del quotidiano della Cei il possibile negoziato tra autorità italiane e trafficanti di petrolio, armi ed esseri umani in Libia;

   preme sottolineare, poi, che Malta e un Paese membro dell'Unione europea, dal 2004, nonché membro dello spazio Schengen dal 2007;

   all'elenco dei giornalisti minacciati e in pericolo in funzione del loro lavoro d'inchiesta, è necessario aggiungere la freelancer Nancy Porsia, ugualmente minacciata nel 2019 con il collega Scavo dal trafficante libico Bija, per essere stato l'oggetto delle sue indagini giornalistiche. Anche lei, come il già citato Scavo, figura tra i giornalisti sotto scorta;

   la Santa Sede, tramite la sua delegazione all'Osce, ha fatto riferimento nell'ambito della seconda riunione supplementare sulla dimensione umana 2020 dedicata ai temi della libertà di espressione, media e informazione, alla protezione dei media. «Per far progredire la verità, la libertà, la giustizia e la solidarietà nella società, i media – in qualsiasi forma – devono essere protetti e deve essere garantita la libertà che la comunità internazionale ha riconosciuto»;

   la sensibilità del Ministro Lamorgese per il tema della libertà di stampa, anche e soprattutto collegato alle circostanze intimidatorie a cui sono sottoposti in Italia molti professionisti dell'informazione, si è rivelata in maniera ulteriore non più tardi del 25 giugno 2020, nell'ambito della ripresa attività del Centro sugli atti intimidatori nei confronti dei giornalisti, a cui hanno partecipato, oltre al Ministro dell'interno, la Fnsi, l'Ordine dei giornalisti e il Capo della polizia. «La libertà di stampa – ha detto Lamorgese – rappresenta un presidio fondante della nostra democrazia, che va preservato e difeso in tutti i territori»;

   nonostante l'Italia guadagni due posizioni nella classifica mondiale 2020 sulla libertà di stampa stilata da Reporters Sans Frontières, nel rapporto si fa ugualmente riferimento all'intimidazione, alle minacce di morte, agli attacchi verbali e fisici nei confronti dei giornalisti. Sempre nel suddetto rapporto si legge: «Circa 20 giornalisti italiani vivono attualmente sotto la protezione permanente della polizia [...] La violenza contro i professionisti dell'informazione continua a intensificarsi» –:

   quali iniziative, anche di tipo normativo, si intendano intraprendere per garantire in maniera concreta, al di là delle misure già in essere, la tutela della libertà di stampa, anche intesa come protezione dell'incolumità della classe giornalistica operante in Italia;

   se, nel caso specifico del giornalista Scavo, le cui circostanze sono dettagliate in premessa, il Governo intenda stigmatizzare pubblicamente l'atteggiamento di Gafà, anche alla luce dei suoi incarichi presso il Governo maltese che, tra l'altro, è Paese membro dell'Unione europea.
(2-00855) «Ermellino, Schullian».

Interrogazioni a risposta scritta:


   CUNIAL. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'istruzione, al Ministro per la pubblica amministrazione, al Ministro per l'innovazione tecnologica e la digitalizzazione. — Per sapere – premesso che:

   il 18 dicembre 2019 il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca e Microsoft Italia rinnovano il protocollo d'intesa triennale per promuovere le nuove tecnologie e l'educazione alla sostenibilità nelle scuole di tutta Italia;

   Microsoft in una sua nota dell'8 maggio 2020 ha presentato un piano quinquennale di investimenti per l'Italia del valore di 1,5 miliardi di dollari, annunciando anche l'intento di avviare la prima regione data center di Microsoft in Italia, a Milano, grazie anche alla rinnovata partnership con Poste Italiane;

   il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha così commentato la proposta di Microsoft: «L'Italia si conferma ancora una volta un polo favorevole all'attrazione di investimenti, di innovazione e sviluppo. (...) Il piano di Microsoft, con servizi cloud (...) potrà senz'altro aiutare l'Italia a procedere ancora più rapidamente in questa direzione»;

   il Ministro per l'innovazione tecnologica e la digitalizzazione Paola Pisano ha dichiarato che: «Dobbiamo indirizzare il Paese verso la trasformazione digitale e tecnologica attraverso tre sfide, che riguardano la digitalizzazione, l'innovazione e lo sviluppo etico e sostenibile»;

   Matteo Del Fante, amministratore delegato di Poste Italiane, ha commentato che «Con questo nuovo accordo intendiamo giocare un ruolo molto importante nella trasformazione digitale dell'Italia e nel futuro sviluppo del Paese. [...] Facendo leva su servizi Cloud avanzati possiamo aiutare le organizzazioni pubbliche e private a innovare, creando nuove opportunità per la crescita del Paese»;

   il 6 luglio 2020 l'Unione europea lancia un allarme sul controllo dei dati da parte di Microsoft per quanto riguarda gli account dell'amministrazione europea;

   secondo quanto appurato dall'Edps, il Garante della privacy europeo, guidato dal polacco Wojciech Wiewiórowski, Bruxelles ha concesso a Microsoft la libertà di sovrintendere alle attività di elaborazione dei dati per oltre 45.000 funzionari dell'Unione europea (Commissione, banche, istituzioni) senza le adeguate garanzie di trasparenza circa «la natura, la portata e le finalità del trattamento» dei dati e in molti casi ne farebbe un utilizzo (con esportazione) in violazione delle stesse norme europee sulla privacy;

   vengono segnalati «una serie di problemi riguardanti la localizzazione dei dati, il loro trasferimento internazionale e il rischio che i dati stessi siano rivelati in modo illegale» con «una mancanza di adeguate salvaguardie a protezione dei dati che hanno lasciato il territorio dell'Unione europea»;

   l'accordo europeo include l'uso di software come Office – con programmi Outlook, Word, Excel o Powerpoint – ma anche Azure, il cloud di Microsoft, il quale ha messo in atto la «divulgazione non autorizzata dei dati a terzi, comprese le forze dell'ordine o altri enti governativi»;

   il 7 luglio una notizia di stampa rivela che ben 30 mila indirizzi di posta elettronica della scuola italiana passano a Microsoft Office 365, per offrire caselle da 50 Gb;

   il Garante europeo consiglia al termine della sua requisitoria di non prendere in considerazione l'assunzione di alcun responsabile del trattamento che non è disposto a fornire garanzie sufficienti per attuare adeguate misure tecniche e organizzative in modo tale che il trattamento soddisfi i requisiti delle norme dell'Unione europea sulla protezione dei dati e garantisca la protezione dei diritti degli interessati e di valutare anche altre soluzioni software alternative che consentano una maggiore tutela della privacy, incoraggiando i responsabili del trattamento a non essere scoraggiati nella trattativa per proteggere i diritti e le libertà degli interessati, anche di fronte a un partner commerciale di notevole peso –:

   quali rassicurazioni intenda fornire il Governo sull'accordo con Microsoft in merito alla gestione dei dati personali della pubblica amministrazione;

   quale sia il ruolo di Poste Italiane nell'accordo;

   se il Governo abbia provveduto ad adottare iniziative per recepire a livello nazionale le indicazioni del Garante europeo;

   quali siano le policy del trattamento dei dati sottoscritte con Microsoft.
(4-06290)


   PORCHIETTO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri. — Per sapere – premesso che:

   secondo quanto riportato dal sito internet «Openpolis» (che fornisce numerose informazioni dettagliate relative all'attività parlamentare e legislativa) il decreto-legge 8 aprile 2020, n. 23, convertito, con modificazioni, dalla legge 5 giugno 2020, n. 40 (cosiddetto «decreto liquidità»), contenente un cospicuo numero di disposizioni attuative indispensabili per rendere effettivi gli attesi finanziamenti in favore di un'estesa platea di beneficiari (lavoratori, piccole e medie imprese, ad esempio) non sta determinando alcun effetto positivo e immediato, proprio a causa della mancata emanazione di tali misure;

   in particolare, «Openpolis» evidenzia che, dei dodici decreti attuativi previsti dal cosiddetto «decreto liquidità», nessuno di essi è stato attualmente adottato;

   inoltre, il Ministero dell'economia e delle finanze dovrebbe varare altri ventinove decreti attuativi legati a provvedimenti economici in relazione all'emergenza Covid-19, che attendono di essere elaborati per l'effettiva applicazione delle norme previste, come ad esempio il decreto concernente la determinazione della garanzia e del relativo codice unico per le imprese con più di 5.000 dipendenti e con un fatturato superiore a 1,5 miliardi di euro, le cui disposizioni normative sono necessarie al fine di ottenere i finanziamenti (un passaggio normativo che potrebbe decidere la sorte di migliaia di lavoratori); oppure ancora, le disposizioni per l'adeguamento delle condizioni e dei requisiti per il rilascio delle garanzie per l'accesso al credito, in caso di modifiche della Commissione europea, in relazione alle quali l'assenza di emanazione delle norme di attuazione sta determinando evidenti difficoltà tra gli operatori economici;

   il documento di «Openpolis» rileva, infine, che, con riferimento ai tredici provvedimenti d'urgenza varati negli ultimi quattro mesi dall'attuale Governo per contrastare l'emergenza da Covid-19, che prevedono complessivamente centosessantacinque decreti attuativi, solo il 19 per cento di tali provvedimenti risultano ad oggi adottati –:

   quali siano le ragioni per le quali, sino ad oggi, dei dodici decreti attuativi previsti dal cosiddetto «decreto liquidità» nessuno di essi è stato ancora adottato;

   quali iniziative urgenti si intendano assumere per superare tale scandaloso ritardo che, secondo l'interrogante dimostra con estrema plasticità la grave insipienza dell'attuale Governo;

   se il Governo non intenda chiarire i motivi per i quali, con riferimento ai tredici provvedimenti d'urgenza varati negli ultimi quattro mesi per contrastare l'emergenza da Covid-19, che prevedono complessivamente centosessantacinque decreti attuativi, solo il 19 per cento degli stessi risulta sino ad oggi adottato, chiarendo altresì in modo preciso e puntuale se e in che tempi detti provvedimenti vedranno la luce e saranno varati.
(4-06298)


   LOMBARDO, MARTINCIGLIO, D'ORSO, ALAIMO, PIGNATONE e LICATINI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno, al Ministro della difesa, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   nella notte tra il 12 e il 13 maggio 2020, al largo delle coste di San Vito Lo Capo (TP) affondava il peschereccio «Nuova Iside»;

   la procura di Palermo ha aperto un'inchiesta – coordinata dall'aggiunto procuratore dottor Ennio Petrigni e dal sostituto procuratore dottor Vincenzo Amico – per fare chiarezza su quanto accaduto quella notte: l'ipotesi più accreditata al momento sembrerebbe essere quella di una collisione con la petroliera «Vulcanello» appartenente alla società Augustadue del gruppo Mednav che si trovava sulla stessa rotta. Le ipotesi di reato sono omicidio colposo, sommersione di nave e omesso soccorso;

   il relitto è stato ritrovato in un'area a circa 30 miglia a nord di Palermo, a quasi 1.400 metri di profondità, grazie all'impiego sinergico di mezzi sofisticati della Marina militare carabinieri – fra i quali un veicolo filoguidato del Comando subacquei e incursori – con il supporto nelle ricerche della Guardia costiera;

   il mare ha già restituito i corpi di Giuseppe Lo Iacono, 33 anni e padre di 4 figli, recuperato il 14 maggio e di Matteo Lo Iacono, 53 anni, avvistato appena due giorni dopo da un traghetto in viaggio sulla tratta Ustica-Palermo, a circa 14 miglia a nord di Capo Gallo;

   resta ancora oggi disperso il giovanissimo capitano della «Nuova Iside», Vito Lo Iacono, 27 anni, insieme alla sua imbarcazione;

   i familiari delle vittime del naufragio chiedono con grande forza che venga recuperato il relitto che a distanza di quasi 2 mesi dalla tragedia giace a 1.400 metri di profondità nel mare di San Vito Lo Capo dove all'interno, verosimilmente, è ancora intrappolato il corpo del giovanissimo capitano del peschereccio, l'unico ancora non ritrovato –:

   quali iniziative, per quanto di competenza, il Governo intenda promuovere nell'immediato per pervenire al recupero del relitto della «Nuova Iside» e garantire alla famiglia la possibilità di dare una degna sepoltura al figlio ancora oggi disperso in mare.
(4-06304)

AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INTERNAZIONALE

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   BILLI, COMENCINI, DI SAN MARTINO LORENZATO DI IVREA, FORMENTINI, GRIMOLDI, PICCHI, RIBOLLA e ZOFFILI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   il Tribunale unificato dei brevetti (Tub) rappresenterà il foro competente per la risoluzione delle dispute sulla contraffazione e per le cause di revoca/annullamento dei brevetti industriali europei;

   la struttura sarà costituita dal registro, dalla Corte di prima istanza, a sua volta suddivisa in divisioni centrali, locali e regionali, e dalla Corte d'appello;

   le divisioni centrali dovrebbero aver sede a Parigi, Londra e Monaco di Baviera; la Corte d'appello avrà invece sede in Lussemburgo;

   tale Tribunale avrà lo scopo principale di ridurre i costi dei contenziosi e assicurare che il sistema brevettuale europeo funzioni più efficacemente;

   il Tribunale diventerà operativo soltanto previa ratifica da parte della Francia, del Regno Unito e della Germania, ossia dei tre Stati membri che nell'anno successivo alla ratifica hanno depositato il maggior numero di brevetti europei;

   il Tub non rientra formalmente nell'architettura istituzionale dell'Unione europea: è infatti un organismo definito da un Accordo intergovernativo tra 24 Stati membri dell'Unione su 27 (non vi partecipano infatti Polonia, Spagna, Croazia), in aggiunta al recentemente «fuoriuscito» Regno Unito;

   ad oggi sono 16 i Paesi che hanno ratificato l'accordo e, dei tre la cui adesione è vincolante, la Francia ha ratificato l'accordo poco dopo la firma, mentre la ratifica da parte del Regno Unito è avvenuta il 26 aprile 2018; la legge di ratifica tedesca è tuttora sospesa a causa di un ricorso costituzionale dovuto al fatto che non era stata approvata con i due terzi dei parlamentari in Aula, come richiesto per la cessione di sovranità dalla legge tedesca;

   la Corte costituzionale tedesca si è pronunciata, il 20 marzo 2020, contro la ratifica tedesca dell'Accordo per il Tribunale, ma il Ministro della giustizia tedesco Christine Lambrecht ha affermato, il 26 marzo 2020, che la Germania vuole portare avanti il progetto il più velocemente possibile, nonostante la decisione della Corte;

   il Premier britannico, Boris Johnson, ha affermato che il Regno Unito abbandonerà il tribunale a causa della Brexit: una delle due future sezioni specializzate del «Tribunale europeo unificato dei brevetti» (Tub) dovrebbe essere trasferita da Londra, dove era stata inizialmente programmata la sua sede, ad una città dell'Unione europea;

   Milano e Torino hanno espresso il loro interesse ad accogliere la sede del Tub di Londra, sede che genererebbe un indotto stimato in circa 100 milioni di euro annui;

   il Tub dovrebbe essere operativo a breve ed anche Parigi ed Amsterdam hanno già da tempo manifestato il proprio interesse –:

   quali iniziative incisive il Governo intenda tempestivamente intraprendere per supportare la candidatura italiana, in modo da cogliere questa importante opportunità di crescita per il nostro Paese, finita la drammatica emergenza del Coronavirus, ed in modo che l'Italia non debba perdere anche questa occasione, come già successo con l'Agenzia del farmaco, assegnata all'Olanda durante il mandato dei Governi di centro-sinistra.
(5-04339)


   SURIANO, MARZANA e CABRAS. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   in data 30 giugno 2020 la Repubblica democratica del Congo (Rdc) ha registrato 60 anni d'indipendenza dal Belgio. Dopo ben 60 anni il Paese, a causa di una precedente politica coloniale oppressiva, vive ancora in un clima di instabilità politica e di precarietà economica e sociale, con un impoverimento strutturale del Paese;

   tra il 1998 e 2003 la Rdc è stata teatro della seconda guerra del Congo, la più grande guerra della storia contemporanea dell'Africa, con ben 8 nazioni africane coinvolte e circa 25 gruppi armati. Secondo varie fonti, a tutto il 2008 il conflitto ha causato la morte di circa 5,4 milioni di persone, soprattutto a causa di malattie e carenza di cibo;

   il 10 luglio 1999 la Repubblica democratica del Congo firma un accordo di cessate il fuoco a Lusaka (Zambia) con le controparti della Namibia, Angola, Ruanda, Uganda e Zimbabwe. Lo scopo dell'accordo è la cessazione di tutte le ostilità nel territorio congolese. Tra i vari punti dell'accordo c'era anche quello di istituire una Joint Military Commission sotto la Presidenza dell'Organizzazione dell'unità africana (Oau) e una costituzione di una missione Onu in collaborazione con l'Oau;

   le Nazioni Unite, con risoluzione del Consiglio di sicurezza n. 1258 del 6 agosto 1999, istituiscono la missione di peacekeeping denominata Monuc e successivamente, con risoluzione n. 1925 del 28 maggio 2010, viene rinominata Monusco per sottolineare una nuova fase di mantenimento della stabilità del Paese. Dal 24 febbraio 2000 il quartier generale della missione si trova nella capitale Kinshasa;

   i combattimenti tra il Governo centrale e le milizie locali (alcune anche con basi in Stati limitrofi) sono ripresi a fasi alterne nel corso degli anni fino ai giorni nostri, soprattutto nel nord-est del Paese;

   secondo fonti Unhcr e Msf, nelle province di Ituri, del Sud Kivu e del Nord Kivu si sono registrate continue escalation di violenza e negli ultimi sei mesi oltre un milione di persone hanno abbandonato le proprie abitazioni (la Rdc è, secondo Msf, il secondo Paese al mondo dopo la Siria per sfollati interni);

   secondo gli stessi report, gruppi armati compiono con sistematicità omicidi, mutilazioni, saccheggi e violenze di natura sessuale nei confronti di donne e bambini. Fonti giornalistiche riportano che tali violenze avvengono nell'indifferenza e, a volte, grazie alla complicità e corruttibilità del contingente delle nazioni Unite impegnate nella missione Monusco;

   l'Alto rappresentante dell'Unione europea, Josep Borrell, ha più volte invitato le autorità di Kinshasa affinché provvedano a garantire con risolutezza la sicurezza delle provincie coinvolte negli scontri, collaborando maggiormente con l'Onu. L'auspicio di Bruxelles è che il Governo locale si adoperi per un dialogo con i Paesi limitrofi al fine di raggiungere un lungo e prospero periodo di pace nell'intera area e che questo possa servire per riuscire ad aumentare le condizioni di vita di tutta la popolazione congolese;

   diverse fonti indicano le multinazionali come maggiori responsabili del clima di instabilità in Congo, che spingono i Governi limitrofi e le milizie alla guerra e al clima di incertezza per riuscire a estrarre indisturbatamente risorse minerarie di cui la Rdc è la maggiore riserva al mondo, come oro, nichel, cobalto, diamanti e coltan –:

   quali iniziative intenda intraprendere il Governo per sensibilizzare maggiormente la comunità internazionale affinché vi sia un reale processo di risoluzione del conflitto interno nella Repubblica democratica del Congo e l'Onu intervenga con tutta la sua rete diplomatica per efficientare il ruolo di garanzia della missione Monusco e per fornire assistenza sanitaria e approvvigionamenti alimentari alla popolazione congolese in difficoltà;

   quali siano i progetti di cooperazione allo sviluppo in corso in questa fase e quali possano essere le iniziative future nella Repubblica democratica del Congo.
(5-04340)

AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   UBALDO PAGANO, LACARRA, PEZZOPANE e SERRACCHIANI. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   la legge n. 443 del 2001, conosciuta anche come «legge obiettivo», è il provvedimento di programmazione dell'opera di ammodernamento delle infrastrutture nazionali, con lo scopo di definire a livello normativo, finanziario e operativo la realizzazione per il decennio dal 2002 al 2013 delle opere pubbliche definite strategiche e di preminente interesse nazionale. Tra queste, è previsto anche il raddoppio della linea Adriatica Bologna-Bari e, in particolare, il secondo e terzo lotto del tratto Termoli-Ripalta, per la cui realizzazione sono già stati destinati 700 milioni di euro di fondi Cip;

   l'infrastruttura consentirebbe il superamento del binario unico lungo 31 chilometri che impedisce il raddoppio della linea ferroviaria nel tratto tra Pescara-Bari;

   l'opera, come risulta da notizie di stampa, sarebbe stata di recente inserita fra le 130 infrastrutture strategiche individuate dal «decreto semplificazioni», ossia quelle che avranno la priorità e un iter accelerato;

   nelle scorse settimane, però, come riportato da alcuni organi di stampa, la commissione per la valutazione di impatto ambientale del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare ha dato parere negativo alla compatibilità ambientale al progetto Rete ferroviaria italiana dell'opera. Tra i motivi addotti, «la presenza di rumori di cantiere che potrebbero arrecare danni all'avifauna» e in particolare «alla specie protetta dell'uccello fratino» e alla ghiandaia marina;

   nel parere negativo di valutazione di impatto ambientale, rilasciato con 90 giorni di ritardo sul termine di scadenza, viene affermato che il cantiere dell'opera potrebbe compromettere la sopravvivenza del fratino perché «manca la caratterizzazione qualitativa e quantitativa della fauna nidificante e della sua distribuzione all'interno dell'area di intervento»;

   per superare tali impedimenti, è necessaria, secondi gli esperti della tutela faunistica in seno alla citata commissione, una nuova riprogrammazione dell'infrastruttura, con opere di rinaturalizzazione di nuove aree e interventi utili a ridurre il rumore e contenere ogni impatto sull'avifauna, con l'aggravio inevitabile di costi aggiuntivi e tempi più lunghi di realizzazione;

   la trasmissione Agorà di Rai3 ha interpellato l'ornitologo Nicola Norante del Gruppo molisano studi ornitologici, il quale ha riferito che «il fratino è una specie dunale e nidifica sulla spiaggia, non arriva mai oltre la pineta. E la ghiandaia marina è una specie migratoria che nei soggiorni in Molise si trova verso Colletorto», ossia a 40 chilometri dal tracciato del cantiere;

   Norante ha inoltre affermato in un'intervista sul quotidiano online «Primonumero.it» che fratino e ghiandaia marina non sono affatto interessati dal progetto del raddoppio «perché di fatto non esistono lungo il tracciato previsto da Rfi». Ha aggiunto, poi, che «il fratino peraltro non è stato mai disturbato nemmeno dalla linea attuale, ben più vicina alla spiaggia di quella che si dovrà fare, e che corre a 300 metri dall'arenile nella zona a sud di Campomarino, all'altezza del Saccione, e in alcuni appunti a sole poche decine di metri dalla spiaggia» –:

   se sia in possesso di informazioni utili a confermare o smentire quanto rappresentato in premessa; se intenda fornire chiarimenti sugli elementi oggettivi, di natura scientifica e tecnica, sulla base dei quali la citata commissione ha espresso parere negativo;

   se non ritenga, in caso di accertamento della veridicità dei fatti riportati in premessa, di intraprendere le iniziative di competenza necessarie a modificare il parere espresso sull'opera.
(5-04341)

BENI E ATTIVITÀ CULTURALI E TURISMO

Interrogazione a risposta scritta:


   MORRONE. — Al Ministro per i beni e le attività culturali e per il turismo, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   la Pialassa Baiona è l'unico bacino lagunare di acque interne dell'Emilia-Romagna riservata all'uso civico di pesca delle vongole veraci ed è classificata come «Area delle acque interne di crescita in banchi naturali di molluschi bivalvi vivi»;

   tuttavia, nonostante l'importanza anche ambientale della zona umida, riconosciuta a livello internazionale, la Pialassa risulta da lungo tempo abbandonata dalle istituzioni e brutalmente deturpata da pescatori di frodo extraterritoriali e soggetta piuttosto allo spopolamento delle specie viventi;

   con ordinanza del sindaco di Ravenna è stata disposta la chiusura della Pialassa Baiona, dal 6 luglio al 31 luglio 2020, per consentire la realizzazione di un intervento di bonifica, pulizia e asportazione di materiali e rifiuti non consoni al sito;

   tale ordinanza prevede: il divieto a chiunque di accedere allo specchio d'acqua della Pialassa Baiona, a piedi o in qualunque modalità (stivali, scafandri, mute da sub e altro) o con l'ausilio di qualunque mezzo motorizzato o non motorizzato (barche, canoe e altro), nonché la sospensione temporanea del diritto di uso civico di pesca, per quanto riguarda la sola pesca dei molluschi bivalvi, facendo salva solo la pesca dalla terra ferma;

   l'intervento di bonifica e pulizia era in realtà previsto per i mesi di febbraio e marzo 2020, ma causa dell'emergenza sanitaria da Covid-19 è slittato nel mese di luglio e, pertanto, in piena stagione turistica;

   peraltro, il progetto iniziale prevedeva interventi per stralci e non una chiusura totale;

   la chiusura dello specchio d'acqua causa un danno al turismo, in particolare a quello naturalistico, e all'economia dei pescatori locali già provati dal recente periodo di emergenza;

   infatti, l'anno scorso, la chiusura della palizzata nord a Porto Corsini sempre per manutenzione effettuata nel periodo turistico estivo ha causato un ingente danno allo storico comparto turistico della pesca sportiva –:

   se e quali iniziative i Ministri interrogati intendano adottare, per quanto di competenza, con riguardo a quanto esposto in premessa, per tutelare la stagione turistica, già fortemente compromessa dall'emergenza epidemiologica da Covid-19.
(4-06299)

DIFESA

Interrogazione a risposta orale:


   DEIDDA, GALANTINO, VARCHI, LUCA DE CARLO, FOTI, TRANCASSINI e FERRO. — Al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:

   con decreto n. 31/D del 14 dicembre 2018, il direttore generale per il personale militare del Ministero della difesa ha indetto apposito concorso interno straordinario, per titoli ed esami, per il reclutamento di marescialli nei ruoli dell'Esercito, della Marina militare, della Capitaneria di porto e dell'Aeronautica militare;

   in particolare, per l'Esercito è stato individuato il reclutamento di un contingente pari a 3.889 unità, di cui 1.789 riservate al ruolo dei sergenti e 2.100 riservate ai volontari in servizio permanente (Vsp);

   con decreto del 31 ottobre 2019, il citato direttore generale ha approvato la graduatoria finale del medesimo concorso, dichiarando vincitori, per quanto concerne le unità assegnate all'Esercito, 771 partecipanti per la quota relativa ai sergenti e 1.418 avuto riguardo alla quota riservata ai Vsp;

   allo stato, da quel che risulta, i citati vincitori non sono ancora stati immessi nel relativo ruolo e tale omissione, a quanto consta agli interroganti, dipenderebbe dalla mancata sottoscrizione di apposito decreto e/o atto finale di assegnazione –:

   se sia a conoscenza dei fatti sopraesposti e quali iniziative intenda assumere al fine di provvedere, tempestivamente, alla citata immissione in ruolo.
(3-01666)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   FERRARI, SUTTO, FANTUZ, TOCCALINI, BONIARDI, PICCOLO, PRETTO, ZICCHIERI e CASTIELLO. — Al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:

   durante la grave crisi causata dalla pandemia da Covid-19, anche in Italia si sono verificati seri problemi di approvvigionamento di dispositivi di protezione individuale;

   in particolare, nella cosiddetta fase due della pandemia, fase in cui la raccomandazione delle autorità sanitarie è stata quella di fare più tamponi, sono mancati i reagenti, senza i quali i «bastoncini svela-Covid» sono inutili;

   tre mesi dopo l'inizio dell'emergenza sanitaria il commissario straordinario per la gestione dell'emergenza coronavirus, Domenico Arcuri, nominato dal Governo, ha annunciato solo l'11 maggio 2020 che avrebbe indetto una gara nazionale e internazionale per acquisire i reagenti in modo da far funzionare 5 milioni di kit che si accingeva a spedire alle regioni;

   il sottosegretario per la salute, Sandra Zampa, aveva nel frattempo dichiarato che: «Ci vuole poco a produrre reagenti», basta investire «denaro sufficiente a remunerare qualcosa che non si fa più perché non remunerativa. È un problema serio. Intanto ne abbiamo per un po' e speriamo ci accompagni fino a quando non se ne produce di nuovo»;

   alla carenza di reagenti il commissario Arcuri ha cercato di sopperire mobilitando Farmindustria e Federchimica ma non ha interpellato le consociate di Confindustria dispositivi medici, che sono le dirette interessate, né ha interpellato lo Stabilimento chimico farmaceutico militare a Firenze, fiore all'occhiello della farmaceutica che produce e commercia articoli farmaceutici e per il soccorso-trattamento, sia in ambito militare che civile, nonché 2.000 litri al giorno di disinfettante in grado di eliminare il virus in circa 30-60 secondi;

   l'istituto ha collaborato in passato con l'istituto superiore di sanità per la produzione di alcuni medicinali come le compresse di ioduro di potassio per il disastro di Chernobyl del 1986 e l'antivirale Oseltamivir fosfato per la pandemia da virus dell'influenza aviaria (2009-2017);

   il Ministro della difesa, ad una specifica domanda, posta dal primo firmatario del presente atto di sindacato ispettivo durante l'audizione del 13 maggio 2020 dinanzi le Commissioni difesa di Camera e Senato, rispondeva che lo Stabilimento chimico farmaceutico militare di Firenze ha le capacità e gli ambienti per poter seguire questo tipo di produzione, garantendo i necessari requisiti di standardizzazione e sicurezza, a fronte di un investimento iniziale approssimativo compreso tra 500.000 e un milione di euro e di un accordo con il dicastero della salute;

   il commissario Arcuri, durante un'audizione svoltasi in XII Commissione alla Camera il 9 giugno 2020, alla richiesta di spiegazioni sul perché non si sia fatto ricorso a tale Stabilimento per reintegrare le carenze di reagenti, anche al fine di valorizzare e riconoscere, in questa come in altre situazioni, l'alto valore di questa istituzione, ha risposto che «gli uffici del Commissario non si occupano (omissis) di reperire farmaci, (omissis)». Sono certo che non sia così semplice, né così tempestiva la possibilità di impiantare una produzione di reagenti che, all'esito dei risultati della richiesta di offerta, non mi sembra che sia neppure necessaria –:

   se il Ministro interrogato non ritenga utile mettere a disposizione l'impianto dello Stabilimento chimico farmaceutico militare di Firenze, valorizzandone le potenzialità e avviando una produzione di reagenti in un'ottica di approntare le necessarie scorte in caso di una seconda fase di emergenza.
(5-04344)

Interrogazione a risposta scritta:


   FIORAMONTI, CECCONI, PALAZZOTTO, FRATOIANNI e FRATE. — Al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:

   l'uranio impoverito, spesso presente in diversi teatri di guerra, ha rappresentato e continua a rappresentare una delle maggiori minacce alla salute del corpo militare italiano;

   sembra esserci una forte correlazione tra l'emersione di patologie tumorali e l'esposizione alle nanoparticelle metalliche che si sprigionano con la combustione dei materiali perforati dai proiettili rivestiti con la sostanza in questione – come le corazzature dei carri armati o dei depositi di munizioni – che polverizzandosi vanno a depositarsi in maniera nociva all'interno dell'organismo. Ciò emerge dagli studi effettuati dall'Istituto superiore di sanità e dalla relazione della Commissione parlamentare d'inchiesta sull'uranio impoverito del 2006, Doc. XXII-bis n. 4;

   tali corpuscoli sarebbero in grado di mescolarsi all'acqua e all'aria dei territori colpiti dai bombardamenti con munizioni all'uranio, come è risultato in Bosnia, nei raid del 1994 e del 1995, e in Kosovo nel 1999, in cui è noto che la Nato abbia utilizzato bombe all'uranio impoverito;

   sebbene il nostro Paese in passato abbia cercato di minimizzare le responsabilità nell'utilizzo di equipaggiamenti che contenessero uranio impoverito, questo era comunque presente nei teatri di guerra, come nei Balcani, dove operavano le Forze armate italiane insieme al contingente internazionale, pertanto esposte a tale pericolo;

   come è emerso dall'Osservatorio militare dell'ex maresciallo Domenico Leggiero, il numero dei morti a oggi causato è pari a 375 e 7.600 è il numero degli ammalati;

   la presenza dell'uranio 238 nel midollo di Luigi Sorrentino – caporalmaggiore morto suicida il 23 ottobre 2019 dopo aver prestato servizio in Kosovo e Afghanistan ed essersi poi ammalato di leucemia – corrispondente a 10,4 microgrammi per litro, circa il doppio di quello presente in condizioni normali – come dichiarato dal medico legale Rita Celli – dimostrerebbe la comprovata corrispondenza tra l'emersione di tali patologie nei militari di ritorno dalle missioni;

   inoltre, da organi di stampa si apprende del duplice esposto-denuncia alla procura romana e a quella militare sulle presunte carenze, in tema di salute e sicurezza per i militari italiani impegnati in Iraq, presentato da Roberto Vannacci, generale dei Corpi speciali dell'Esercito ed ex-comandante dei parà della Folgore, allora comandante del contingente italiano e numero due della coalizione anti-Isis, il quale aveva denunciato ripetutamente al Coi l'uso su larga scala di uranio impoverito in Iraq dalle quantità 30 volte superiore a quella impiegata nei Balcani tra il ’94 e il ’99;

   nello stesso periodo, la IV Commissione parlamentare d'inchiesta sull'uranio impoverito convocava in audizione l'ammiraglio Cavo Dragone C.te del Coi, il quale forniva notizie ed informazioni opposte a quanto il generale Vannacci evidenziava dal teatro operativo: affermava che la durata della missione non superava i 4 mesi per ogni militare al fine di rispettare anche le indicazioni suggerite dagli alleati per limitare i tempi di esposizione ad uranio depleto da parte del personale, sostenendo che i comandanti in loco avevano a disposizione ogni strumento e documentazione per elaborare i Dvr e fornire tutela al personale;

   il generale Vannacci, presente ai lavori della Commissione, evidenziava invece sia le contraddizioni tra le dichiarazioni del C.te del Coi e quanto accadeva sul campo, sia l'impossibilità di attuare quanto dichiarato dall'ammiraglio in Commissione –:

   quali iniziative intenda adottare il Ministro interrogato al fine di verificare i fatti di cui in premessa per evitare che i militari italiani possano essere nuovamente esposti a tale pericolo in altri territori e per garantire, a quelli ormai colpiti e alle loro famiglie, tutti gli strumenti necessari alla prevenzione e alla cura e all'adeguato risarcimento, in seguito anche ai necessari accertamenti.
(4-06283)

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazione a risposta scritta:


   ROSPI e BOLOGNA. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   durante l'emergenza sanitaria che ha duramente colpito il nostro Paese e messo quasi in ginocchio il servizio nazionale sanitario, molte onlus si sono adoperate in raccolte di fondi per contribuire all'acquisto di macchinari sanitari e dispositivi di protezione individuale da donare alle strutture sanitarie presenti sul territorio nazionale, al fine di contrastare l'emergenza epidemiologica da Covid-19;

   la maggioranza delle donazioni raccolte derivano da donazioni di grosse aziende operanti nei territori colpiti dall'emergenza sanitaria e dai tanti cittadini che in questo momento emergenziale hanno voluto dare il loro contributo attraverso donazioni private;

   le onlus hanno contribuito attraverso l'acquisto di macchinari necessari alla cura dei pazienti affetti da Covid-19, quali telecamere per la video sorveglianza dei pazienti, monitor multiparametrici, ventilatori polmonari, sistemi spirometrico, ecografi, videolaringoscopi, mini ecografi da letto e capnometri;

   le fondazioni hanno dovuto versare l'iva sull'acquisto del materiale ospedaliero, sia sui macchinari che sui dispositivi di protezione individuale che in seguito sono stati donati agli ospedali;

   in questi mesi sono stati molti i casi in cui le fondazioni hanno dovuto versare l'imposta sul valore aggiunto allo Stato sulle donazioni effettuate, come nel caso della Fondazione degli ospedali di Abbiategrasso, Cuggioni, Legnano, Magenta onlus, nata nel 2013, che ha raccolto quasi 1,6 milioni di euro da donazioni private utilizzati per l'acquisto di apparecchiature sanitarie e per le quali ha dovuto pagare allo Stato circa 300 mila euro di iva;

   è necessario, soprattutto in un momento emergenziale quale quello che sta vivendo il Paese, sospendere i pagamenti dell'iva per le onlus che acquistano macchinari sanitari da donare agli ospedali –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza della problematica esposta e se intenda assumere iniziative normative al fine di sospendere i pagamenti dell'iva da parte delle onlus e delle fondazioni che acquistano apparecchiature sanitarie volte a contrastare l'epidemia da Covid-19.
(4-06302)

GIUSTIZIA

Interrogazioni a risposta scritta:


   PAOLO RUSSO. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   in data 11 giugno 2020, la procura di Santa Maria Capua Vetere, contestando, ai danni degli agenti di polizia penitenziaria, i reati di tortura, violenza privata, abuso di autorità, asseritamente avvenuti il 6 aprile nell'istituto di pena «F. Uccella», ha notificato 44 avvisi di garanzia ad altrettanti agenti della polizia penitenziaria e sequestrato diversi dispositivi mobili, oltre a notificare 57 decreti di perquisizione;

   in considerazione di quanto appena riportato nonché dei disordini, incendi e gravissimi episodi di violenza nei confronti degli agenti della polizia penitenziaria che si sono acuiti, in modo particolare, durante l'emergenza sanitaria nazionale, ad avviso dell'interrogante, è opportuno avviare iniziative volte a costituire una struttura di livello provveditoriale deputata alla cura della comunicazione pubblica del lavoro del Corpo di polizia penitenziaria che soprattutto:

    1) tenga costantemente informati i mezzi di comunicazione sulle operazioni compiute dal personale del Corpo, in servizio o libero dal servizio, connesse allo svolgimento dei compiti istituzionali ed alla tutela della legalità in senso ampio;

    2) intervenga con rettifiche e precisazioni allorquando sui mezzi di comunicazione venga travisata la realtà e, di conseguenza, in qualsiasi modo posto il Corpo di polizia penitenziaria o l'amministrazione penitenziaria in cattiva luce;

    3) organizzi periodicamente incontri con le scuole, istituzioni pubbliche e private, per diffondere una corretta informazione sul lavoro del Corpo di polizia penitenziaria;

   la struttura, così come descritta, non può prescindere dalla presenza dei dirigenti del Corpo di polizia penitenziaria;

   ad avviso dell'interrogante è altresì necessario avviare un progetto formativo dedicato all'intervento in eventi critici del personale, progettato e condotto da direttori, dirigenti, funzionari e ispettori del Corpo con l'apporto di professionalità esterne, anche di altre forze di polizia, che segua i seguenti criteri:

    1) addestramento alle tecniche di negoziazione in eventi critici, sull'esperienza di tutte le forze di polizia dei Paesi europei ed extraeuropei e, in Italia, dell'Arma dei carabinieri;

    2) addestramento complementare all'uso, come extrema ratio, di mezzi di dissuasione non letali che minimizzino le conseguenze sulla incolumità fisica dello offender e del personale operante;

    3) analisi normativa degli istituti giuridici nella loro esplicazione pratica negli scenari operativi;

   si reputa altresì necessario prevedere l'avvio di un progetto formativo dedicato all'aggiornamento del personale sugli applicativi informativi dell'Amministrazione, in particolare quelli posti al servizio di esigenze di sicurezza;

   l'aggiornamento del personale si reputa fondamentale, poiché il gap tra il livello tecnologico dell'information technology nella società e il bagaglio professionale del personale fa sì che la gestione degli strumenti informatici debba essere a volte esternalizzata, oppure demandata a poche unità di polizia penitenziaria che privatamente hanno acquisito conoscenze non riconosciute ufficialmente;

   in tale contesto acquisirebbe una rilevanza strategica la destinazione di risorse per il ripristino della annuale festa regionale del Corpo e per il finanziamento delle feste locali del Corpo, come momenti di coesione del personale e di pubblica divulgazione delle sue attività –:

   quali iniziative il Ministro interrogato intenda adottare, nell'ambito delle sue competenze, al fine di interrompere la spirale discendente che vede ridurre la considerazione e il riconoscimento di identità del Corpo di polizia penitenziaria e, a tal proposito, se non intenda avviare iniziative volte ad istituire una struttura di livello provveditoriale deputata alla cura della comunicazione pubblica del lavoro del Corpo di polizia penitenziaria così come riportato in premessa.
(4-06285)


   TATEO, PAOLINI, POTENTI, CANTALAMESSA, BISA, TURRI e SASSO. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   il sistema penitenziario nella regione Puglia risulta un pianeta abbandonato a sé stesso e, nonostante i preannunciati pericoli concreti di eventi straordinari, nulla si è mai mosso; in quella che gli interroganti giudicano la totale sordità di chi ha responsabilità dell'amministrazione penitenziaria, i poliziotti penitenziari della regione Puglia vivono uno stato di malessere per un lavoro che oramai è soltanto eccessiva responsabilità, rischio continuo di ripercussioni penali o disciplinari delle proprie azioni, prospettive di carriera pressoché inesistenti;

   la maggioranza delle strutture penitenziarie di Bari, Turi, Lucera e la casa di reclusione femminile di Trani versano in uno stato di fatiscenza senza alcuna manutenzione ordinaria e straordinaria; le norme sulla sicurezza e salubrità degli ambienti di lavoro non risultano rispettate in alcun senso, molti sono gli ambienti privi di servizi igienici e, laddove esistenti, essi difettano del materiale necessario a garantire le più elementari condizioni d'igiene personale; in molti reparti detentivi gli uffici dei «preposti» non sono minimamente arredati né sono dotati di personal computer per la tenuta della conta della popolazione detenuta o per la registrazione dei relativi movimenti giornalieri fuori dal reparto, cose che vengono sì fatte, ma scrivendo ancora a mano e utilizzando montagne di registri; in altri istituti vi sono postazioni di servizio in mezzo ai corridoi delle sezioni detentive; in altri istituti ancora, per la mancanza di fondi, non si riesce neanche più a sostituire i neon esausti;

   sotto il profilo della sicurezza va accelerato il ricorso all'uso della tecnologia a cominciare dall'automatizzazione delle porte e dei cancelli, poiché nella maggioranza delle sedi detentive, un solo agente deve ancora provvedere manualmente ad aprire e chiudere dai due a sei cancelli; la maggior parte dei sistemi di allarme e di videosorveglianza necessitano di essere sostituiti perché mal funzionanti e, inoltre, in più istituti il servizio di sentinella non viene più garantito, perché mancano le unità necessarie, in altri casi perché le mura di cinta sono pericolanti;

   la grave carenza d'organico incide pesantemente sui carichi di lavoro del personale del Corpo per il quale sono progressivamente aumentati i compiti istituzionali, mentre l'organico è stato drasticamente ridotto con il decreto ministeriale di ottobre 2017;

   soprattutto in orari pomeridiani, notturni e festivi, all'interno delle sezioni detentive esiste una sola unità di polizia penitenziaria che provvede a vigilare più piani con la presenza di centinaia di detenuti ristretti, di cui la maggioranza non sono detenuti comuni ma di un certo spessore criminale in quanto appartenenti ai vari clan esistenti nelle varie zone della regione, oppure che deve coprire più posti di servizio, come sempre più spesso si legge sui modelli 14/A giornalieri, dove appunto si riportano doppi incarichi da ricoprire, quali, ad esempio: «Addetto alla vigilanza 1° e 2° piano», oppure «Cancello sezione + piano terra» e così via –:

   se il Ministro interrogato non reputi di adottare iniziative per:

    a) disporre l'accertamento delle situazioni elencate in premessa per l'eliminazione delle citate gravi difformità e per migliorare le condizioni operative e ambientali in cui sono chiamati a operare quotidianamente le donne e gli uomini del Corpo di polizia penitenziaria;

    b) aprire un tavolo di confronto con le organizzazioni sindacali per gestire le prossime aperture dei nuovi padiglioni di Taranto, Trani e Lecce, con 200 posti letto, arredati e ormai terminati e consegnati e in parte anche attivati, considerate le ridottissime risorse di uomini;

    c) definire una pianta organica adeguata per lo svolgimento dei compiti di traduzioni e piantonamenti;

    d) addivenire a una organizzazione del lavoro nei tre nuclei interprovinciale di Lecce e provinciali di Bari e Foggia e di ciascun nucleo locale «traduzioni e piantonamenti», al fine di assicurare un'omogenea distribuzione delle risorse umane.
(4-06289)

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazione a risposta in Commissione:


   D'ETTORE e MUGNAI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   il consorzio autoscuole Jolly che riunisce la quasi totalità delle autoscuole operanti nella provincia di Arezzo, con 23 aziende e oltre 40 sedi attive sul territorio, in data 29 giugno 2020 ha inviato a diverse istituzioni, tra le quali anche il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, direzione generale dei trasporti, una nota per segnalare alcune rilevanti criticità inerenti al funzionamento dell'ufficio della motorizzazione civile di Arezzo;

   nonostante la ripresa degli esami per il conseguimento delle patenti di guida sia stata prevista con apposite linee guida emanate dal Ministero delle infrastrutture e dei trasporti il 20 maggio 2020, in attuazione di quanto previsto dall'articolo 1, comma 1, lettera q), del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 17 maggio 2020, nella provincia di Arezzo risulta estremamente difficoltoso svolgere le sessioni di esame, rendendo impossibile in tal modo smaltire la mole di richieste arretrate accumulatesi nel periodo di sospensione;

   come specificato nella nota il blocco delle sessioni di esame è dovuto al fatto che l'ufficio della motorizzazione civile è privo di personale qualificato per svolgere il ruolo di esaminatore;

   a questo si aggiunge l'ulteriore criticità relativa al fatto che i piani mensili degli esami risultano totalmente inadeguati alle esigenze effettive delle autoscuole del territorio, inoltre, sempre a quanto segnalato nella nota, risultano di difficile comprensione i criteri seguiti nell'assegnazione delle sedute di esame;

   la difficoltà di accedere agli esami per il conseguimento della patente di guida rischia di produrre conseguenze negative anche sul fronte occupazionale, poiché nella provincia di Arezzo sono numerosi i soggetti che necessitano di patenti superiori per poter svolgere attività lavorative di carattere stagionale. Il mancato conseguimento dell'abilitazione alla guida preclude anche le possibilità lavorative;

   occorre provvedere senza ulteriori ritardi a ristabilire una ordinata ed efficiente attività degli uffici; in mancanza, ogni ulteriore inadempimento e omissione, a giudizio degli interroganti, riguarderebbe anche il Ministero con ogni conseguenza di legge relativamente al mancato compimento di atti urgenti di ufficio;

   criticità e disagi relativi al funzionamento degli uffici della motorizzazione civile si stanno registrando in tutta Italia come emerge da segnalazioni di autoscuole e utenti e da atti di sindacato ispettivo sul tema depositati in sede parlamentare –:

   se il Ministro interrogato sia al corrente della situazione riportata in premessa e se intenda procedere con urgenza – con riguardo alla segnalazione sopra richiamata – ad adottare le iniziative necessarie a ripristinare il corretto e ordinato funzionamento degli uffici ai sensi di legge.
(5-04342)

Interrogazioni a risposta scritta:


   TOMBOLATO, MACCANTI, CECCHETTI, ZORDAN, CAPITANIO e GIACOMETTI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   la radiazione per demolizione di un veicolo presuppone la presentazione di apposita istanza di cancellazione del veicolo dal pubblico registro automobilistico (Pra) da parte del centro di raccolta autorizzato e incaricato della medesima radiazione;

   dal 2019 le procedure per presentare la citata istanza di cancellazione dal Pra sono telematiche, con il limite per ciascun centro di raccolta di sei targhe al giorno divise in due appuntamenti, previa fissazione di quest'ultimi;

   con la sospensione delle attività dovuta all'emergenza epidemiologica da Covid-19, gli uffici del Pra sono rimasti chiusi fino a qualche settimana fa e oggi osservano orari di apertura ridottissimi; la conseguenza è che i diversi centri di raccolta di tutta Italia si trovano ad avere pratiche di cancellazione bloccate dal mese di febbraio 2020;

   la cancellazione del veicolo dal pubblico registro automobilistico (Pra) è prodromica all'espletamento delle pratiche vere e proprio di smaltimento del veicolo;

   la mancata evasione delle pratiche di cancellazione fa sì che i centri di raccolta si trovino ora a dover gestire un numero sempre più elevato di mezzi la demolizione dei quali non è più procrastinabile, così ponendo i medesimi centri in serie difficoltà operative –:

   se e quali iniziative di competenza intenda intraprendere per risolvere tempestivamente il problema esposto in premessa.
(4-06286)


   FOTI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   nel corso dei lavori, da parte di Rete ferroviaria italiana, per la realizzazione di un sottopassaggio volto a collegare il parcheggio e il secondo binario, risulta all'interrogante essere stata compromessa la stabilità dell'edificio che ospita la stazione di Sarmato (in provincia di Piacenza), tant'è che lo stesso è stato dichiarato inagibile e transennato;

   in seguito allo scavo in profondità, infatti, alcune crepe già presenti nell'edificio hanno iniziato ad allargarsi rapidamente e in maniera preoccupante, con piccole cadute di intonaco su quasi tutti i lati: subito è stata interrotta la circolazione ferroviaria della linea Piacenza-Alessandria e sono intervenute squadre di operai per prevenire possibili crolli;

   l'edificio, che risulta sottoposto a vincolo da parte della competente Soprintendenza, risulta ora puntellato su tutti i lati. In ogni caso, prima di ogni intervento al riguardo, dovrà essere alleggerito il carico che sullo stesso insiste (probabilmente togliendo in parte il tetto) –:

   se intenda appurare quali iniziative intenda assumere Rete ferroviaria italiana per consentire, e in quali tempi, la piena e sicura fruibilità dell'immobile che ospita la stazione di Sarmato.
(4-06287)


   RIBOLLA. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   la provincia di Bergamo è stata la provincia maggiormente colpita dal Coronavirus, con oltre 6.238 morti soltanto nel periodo compreso dal 20 febbraio al 31 marzo 2020 e un incremento dei decessi pari al 638 per cento rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente;

   l'incremento improvviso e drammatico delle morti si traduce in un aumento esponenziale delle istanze per ottemperare agli adempimenti normalmente conseguenti al decesso, come ad esempio il passaggio di proprietà dei veicoli di cui il de cuius fosse intestatario in vita;

   per effettuare il passaggio di proprietà di un veicolo il cittadino dispone di due vie: rivolgersi al pubblico registro automobilistico (Pra) o affidarsi ad agenzie private, sostenendo i relativi costi aggiuntivi per l'espletamento della pratica;

   nella fase successiva a quella cosiddetta di lockdown, i Pra di tutta Italia stanno osservando orari di apertura ridotti; in particolare, il Pra di Bergamo risulta aperto soltanto il giovedì ed il venerdì, garantendo 5 appuntamenti a giornata;

   i ridotti orari di lavoro del Pra di Bergamo non consentono di far fronte all'elevato numero di istanze presentate dai cittadini della provincia di Bergamo, con conseguenti disagi per i medesimi cittadini, impossibilitati a fissare un appuntamento in tempi ragionevoli –:

   se e quali iniziative di competenza il Ministro interrogato intenda adottare per risolvere il problema esposto in premessa, con particolare riguardo alle aree – come la provincia di Bergamo – nelle quali si è registrato un elevato numero di decessi a causa del Covid-19.
(4-06293)


   SODANO, PERCONTI e CIMINO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   la statale Agrigentina n. 122 (strada statale 122) con i suoi 88 chilometri parte dalla Città dei Templi e termina a Bivio Benesiti, attraversando anche la provincia di Caltanissetta e nel tratto finale la provincia di Enna;

   negli ultimi anni, nonostante alcune varianti al tracciato originale, il percorso non ha subito grandi modifiche e resta, tuttora, l'attraversamento urbano di diversi centri abitati, costituendone l'asse portante interno;

   si tratta, infatti, di uno dei principali snodi di collegamento dell'intero tessuto urbano del comune di Canicattì che da nord a sud percorre grazie a tre lunghe vie, fino ad innestarsi sul tratto della strada statale n. 122 tre Tangenziale est di Canicattì;

   di recente, l'Anas ha effettuato dei lavori di manutenzione del manto stradale e di riconfigurazione della segnaletica orizzontale sostituendo la striscia longitudinale discontinua, originariamente prevista, con la striscia longitudinale continua;

   per effetto di tale segnaletica, il tratto che va dal bivio di Castrofilippo fino a Canicattì e in particolare gli ingressi di Calici, Pidocchio, Vito Soldano e contrada Gulfi, fino a via Giudice Saetta risultano difficilmente accessibili in quanto, in presenza di una striscia longitudinale continua, il codice della strada impone, ai sensi dell'articolo 40 comma 3, di non attraversare il limite invalicabile della carreggiata o della corsia di marcia e dunque di proseguire fino alla fine del percorso;

   in codesta situazione, ai cittadini residenti nelle adiacenti contrade non resta altra possibilità che, per poter rientrare nelle loro abitazioni senza incorrere in gravissime violazioni al codice della strada, proseguire fino alla rotatoria del centro commerciale «Le Vigne» percorrendo circa 16 chilometri in più per ritornare a imboccare i varchi che portano alle contrade sopra citate. In alternativa raggiungere il comune di Castrofilippo per poi ritornare indietro;

   dalle notizie in possesso dell'interrogante, risulta che quotidianamente buona parte della comunità canicattinese continua, suo malgrado, a infrangere il codice della strada;

   la situazione così descritta, peraltro, oltre a non rendere agevole gli spostamenti in ingresso ed in uscita dal centro abitato, limita anche la possibilità di raggiungere le attività commerciali presenti a ridosso della strada statale;

   nell'assenza di risposte risolutive delle istituzioni locali, i cittadini hanno ripetutamente segnalato ad Anas la vicenda chiedendo la corretta riconfigurazione della segnaletica orizzontale;

   il 21 maggio 2020 istituzioni locali annunciavano un incontro con i vertici di Anas per poter finalmente porre rimedio a questa paradossale situazione;

   della riunione non ci sono aggiornamenti. Successivamente, veniva annunciata un'altra riunione, fissata per il giorno 18 giugno 2020, del cui esito non si hanno ancora notizie;

   ad oggi, non ci sono sviluppi tangibili sulla problematica situazione –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza della problematica riportata in premessa e se ritenga opportuno adottare iniziative affinché l'Anas intervenga con urgenza nel riconfigurare in modo appropriato la segnaletica orizzontale sulla strada statale n. 122, per risolvere una gravissima situazione che comporta un illogico, ma facilmente risolvibile, disservizio per la comunità di Canicattì.
(4-06294)


   GAGLIARDI, BENIGNI, PEDRAZZINI, SILLI e SORTE. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   l'Enac, allo scopo di contrastare e contenere il diffondersi del virus Covid-19 sull'intero territorio nazionale e a seguito delle indicazioni fornite dal Ministero della salute e dal Comitato tecnico-scientifico per la gestione dell'emergenza, ha assunto iniziative di carattere straordinario e urgente finalizzate a garantire misure di flessibilità atte a mantenere un livello adeguato di sicurezza nel settore dell'aviazione civile;

   tra le varie misure adottate, l'Ente per l'aviazione civile ha disposto il divieto assoluto, sui voli dove non venga effettuato il distanziamento sociale a bordo, di utilizzo delle cappelliere preposte al deposito del bagaglio a mano e posizionate nella fusoliera dell'aereo;

   questa limitazione ha comportato notevoli disagi a tutti i passeggeri, ma ha penalizzato, in particolare, i musicisti professionisti. Questi soggetti, infatti, sono soliti trasportare proprio nel bagaglio a mano gli strumenti musicali dei quali si avvalgono per lo svolgimento della propria attività professionale;

   il musicista, come noto, non si separa mai dal proprio strumento, cui riconosce un valore incommensurabile. Per meglio comprendere il legame tra l'artista e il proprio attrezzo, basti pensare che molti suonatori, per tutta la propria carriera, utilizzano il medesimo strumento musicale;

   in adempimento alla disposizione, questi soggetti si sono così inizialmente trovati a imbarcare nella stiva dell'aereo la propria attrezzatura, con il rischio concreto di vederla danneggiata o, peggio, di non trovarla una volta giunti a destinazione, subendo un danno irreparabile;

   successivamente, per evitare i pericoli che comportava il deposito dei beni nella stiva, gli artisti hanno provveduto ad acquistare per ogni volo un ulteriore biglietto aereo, esclusivamente dedicato al trasporto dello strumento musicale. Appare evidente come, dopo mesi di totale inattività, questi professionisti non possano essere gravati di una spesa così onerosa ed evitabile;

   per ovviare alla problematica basterebbe, infatti, che si occupasse il personale di bordo, al momento del check-in aeroportuale, di prendere in consegna gli strumenti musicali e di disporli nelle cappelliere prima dell'ingresso dei passeggeri, per poi recuperarli non appena dall'aereo siano nuovamente scese tutte le persone;

   dalla disposizione in questione risultano poi particolarmente colpiti i musicisti e gli organizzatori di eventi residenti in Sardegna, che sono praticamente costretti a usare il trasporto aereo per lavorare nel resto del territorio nazionale e, attualmente, sono penalizzati rispetto ai loro colleghi che lavorano sulla penisola, che possano ovviare spostandosi con mezzi diversi –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti di cui in premessa e quali iniziative, per quanto di competenza, intenda adottare per evitare il disagio, anche di natura economica, creato ai musicisti che utilizzino il trasporto aereo per i propri spostamenti professionali;

   quali iniziative di competenza intenda intraprendere per evitare che i musicisti professionisti e gli organizzatori di eventi residenti in Sardegna risultino penalizzati rispetto a chi lavora nel settore della musica e degli spettacoli dal vivo nella penisola.
(4-06296)


   DE GIORGI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro per gli affari regionali e le autonomie. — Per sapere – premesso che:

   il decreto del Presidente della Repubblica del 17 settembre 2015, n. 201, in applicazione dei criteri fissati dall'articolo 698 del codice della navigazione, ha individuato l'aeroporto di Taranto-Grottaglie «Marcello Arlotta» come rientrante fra gli aeroporti civili di «interesse nazionale» inserendolo, con gli scali aeroportuali di Bari e Brindisi, nel Bacino di traffico Mediterraneo-Adriatico;

   l'atto normativo emanato dal capo dello Stato nel 2015 sembrava porre le basi per il definitivo rilancio dello scalo aeroportuale tarantino iniziando a mettere fine all'inspiegabile isolamento in materia di trasporti (aerei e ferroviari) che da decenni penalizza il versante ionico pugliese. Ma così non è stato; una flebile speranza di veder attivati i voli di linea per passeggeri dall'Aeroporto «Marcello Arlotta» ha cominciato ad essere alimentata il 16 maggio del 2019, quando sulla pista dello scalo tarantino sono atterrati da Praga e da Bratislava due distinti voli charter, con a bordo complessivamente 300 persone. In quella circostanza, la regione Puglia ha sottolineato, da un lato, il suo grande impegno finalizzato al rilancio dell'Aeroporto ionico affinché fosse reso fruibile al pubblico e, dall'altro, ha ipotizzato che il sogno dell'attivazione dei voli di linea per passeggeri, diventando realtà, avrebbe portato ad un indiscusso incremento del turismo in Puglia;

   a pochi giorni dall'atterraggio dei voli charter, è stata tenuta la Conferenza internazionale «Grottaglie Spaceport for Europe» per presentare il progetto che ruota attorno ai cosiddetti «voli suborbitali», voli sicuramente suggestivi, ma riservati ad un costosissimo turismo prossimo venturo che punta diritto a scoprire bellezze terrestri o marine dallo spazio. In quella circostanza è stato sostenuto che, per dare vita a questi voli speciali, ci sarebbe voluto almeno un altro anno, cioè l'attuale, il 2020. Sempre in quell'occasione, il presidente del Distretto tecnologico dell'aerospazio ha affermato che «l'aeroporto di Grottaglie è uno degli asset strategici più significativi ed attrattivi della Puglia e deve diventare una straordinaria leva per lo sviluppo del settore aerospaziale nazionale.»;

   nel frattempo il 2020 ha superato il suo primo semestre e di quei voli suborbitali ancora non se ne parla. Nel giugno 2020, Aeroporti di Puglia e Delta AeroTaxi hanno siglato un accordo per l'istituzione di una base operativa dell'aviazione generale nell'aeroporto di Taranto-Grottaglie per riequilibrare l'utilizzo delle quattro infrastrutture aeroportuali pugliesi e per adeguare le aree in questione ad un nuovo scenario industriale e le infrastrutture di volo necessarie anche al traffico commerciale;

   il «Marcello Arlotta» attualmente è teatro di interventi infrastrutturali per circa 21 milioni di euro. Si tratta di risorse finalizzate a potenziare la capacità aeroportuale di uno scalo che, allo stato, può tranquillamente garantire voli per il traffico passeggeri;

   vista la grande considerazione che si nutre verso l'aeroporto di Taranto-Grottaglie, tenuto in debito conto che esso è pur sempre un aeroporto di «interesse nazionale» e preso atto dei progetti che la stessa regione Puglia ed il gestore aeroportuale unico degli scali pugliesi hanno illustrato per un futuro che, però, sembra ancora troppo lontano, non si può non evidenziare la disparità di trattamento rispetto agli Aeroporti di Bari e Brindisi –:

   se ci siano motivi che ad oggi impediscono di attivare presso l'aeroporto di Taranto-Grottaglie «Marcello Arlotta» i voli per il traffico passeggeri pur essendo riconosciuta allo stesso la Continuità territoriale.
(4-06305)


   SASSO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   Ferrotramviaria s.p.a., società attiva nel settore del trasporto pubblico ferroviario regionale (linee Fri e Fr2) e metropolitano (linee Fml e Fm2) è coinvolta nel processo per il disastro ferroviario tra Andria e Corato, in Puglia, avvenuto il 12 luglio 2016 nelle campagne tra la stazione di Andria e la stazione di Corato, al chilometro 51 della ferrovia Bari-Barletta;

   l'incidente, si ricorda, avvenne in prossimità di una curva circondata di alberi d'ulivo e nessuno dei macchinisti ebbe la possibilità di vedere l'altro treno arrivare e di azionare i freni di emergenza, provocando la morte immediata nell'impatto di entrambi i macchinisti dei due treni, di un capotreno e di oltre una ventina di passeggeri, mentre tutte le altre 57 persone a bordo riportarono ferite più o meno gravi;

   i soccorsi furono resi particolarmente complicati dall'assenza di una strada che portasse al luogo dell'incidente;

   nonostante si sia sempre parlato di un «errore umano» aggravato dal cosiddetto «blocco telefonico» – ma il processo per accertare definitivamente le cause dell'incidente e le responsabilità è iniziato lo scorso aprile ed è ancora in corso – per ben 146 volte prima di tale disastro ferroviario è accaduto il pasticcio dei convogli «bis», causa di confusione sui convogli effettivamente partiti e arrivati, cioè l'aver aggiunto al numero del convoglio la parola «bis», pur essendo lo stesso convoglio partito in anticipo rispetto al treno regolamentare dal quale aveva preso il numero e che avrebbe dovuto precederlo;

   nel corso delle udienze il collegio ha deciso che la regione Puglia debba essere citata come responsabile civile, con conseguente revoca di tutte le costituzioni di parte civile, già ammesse, nei confronti di Ferrotramviaria spa, a conferma della gravità dei fatti;

   senza alcuna volontà di interferire nelle indagini è di tutta evidenza, secondo gli interroganti, un problema di sicurezza sui binari ferroviari e di incolumità dei passeggeri e poco trasparente risulta ai medesimi il rinnovo, tramite affidamento diretto e senza gara d'appalto, a Ferrotramviaria nel settembre 2017 dei servizi ferroviari, atteso che le responsabilità in capo a Ferrotramviaria riguardo al disastro del 2016 sono ancora tutte da accertare;

   si ricorda, peraltro, che, ai sensi del decreto legislativo n. 112 del 2015 e del decreto del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti 5 agosto 2016, sono individuate le reti ferroviarie per le quali sono attribuite alle regioni le funzioni e i compiti di programmazione e amministrazione, permanendo a livello nazionale, per il tramite della Ansfisa, competenze autorizzative e di controllo;

   quali iniziative di competenza il Ministro interrogato intenda adottare con riguardo alle criticità esposte in premessa concernenti la sicurezza della tratta Bari nord, anche in ragione del rinnovo in aggiudicazione diretta a Ferrotramviaria, nonostante il disastro ferroviario ancora tutto da accertare, e nell'ottica, doverosa per i parenti delle vittime, di trasparenza e di conoscenza dei servizi resi;

   se e in che termini l'Agenzia nazionale per la sicurezza delle ferrovie e delle infrastrutture stradali e autostradali (Ansfisa) si sia adoperata dall'incidente di cui in premessa ad oggi.
(4-06307)

INTERNO

Interrogazioni a risposta scritta:


   TONELLI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   è ormai ufficiale che il dipartimento della pubblica sicurezza ha stabilito di non poter inviare i tradizionali rinforzi estivi sull'intero territorio nazionale, sembra per carenza di risorse economiche da impiegare per i trattamenti di missione degli operatori e per le spese di logistica, dagli alloggi al vitto;

   stando alle indicazioni diramate alle questure e alle prefetture, i presidi estivi potranno aprire solo con proprie risorse umane – che sono strutturalmente sotto organico da anni – senza trasferimenti da parte del Ministero, con la conseguenza di abbandonare i territori periferici al loro destino con un pessimo segnale che lo Stato manda a livello locale;

   in riviera romagnola, infatti, è stato possibile aprire solo Riccione e Bellaria dei tradizionali presidi estivi, ovviamente solo con personale locale, mentre Cervia e Cesenatico non apriranno e, nel caso di Cervia, sarà la prima volta che il posto di polizia stagionale della questura resterà chiuso dopo sessanta anni e in autunno si valuteranno poi gli effetti di questa grave mancanza;

   la decisione è grave con riguardo alla riviera romagnola, visti i fatti di cronaca che puntualmente si leggono sulla stampa, soprattutto all'indomani del fine settimana, ma lo è anche in generale, con riguardo a tutte le località turistiche italiane che in estate vedono raddoppiate le presenze e che quest'anno avrebbero maggiormente bisogno di rinforzi al fine di garantire ai cittadini e ai turisti il necessario ordine pubblico e la sicurezza, anche sanitaria, che l'emergenza sanitaria da Covid-19 impone al fine di evitare assembramenti e per mettere le imprese del turismo in condizioni di lavorare in tutta tranquillità;

   nel caso della riviera romagnola persino il prefetto Alessandra Camporota ha sollecitato il Ministero ad un ripensamento evidenziando «le caratteristiche e le specificità di un territorio che dal turismo trae linfa vitale», oltre alle forti preoccupazioni espresse dai sindacati di Polizia Sap, Uil e Usip, dalle associazioni di categoria degli operatori turistici e dalle autorità locali, e la stessa cosa vale anche per le altre località italiane a maggiore vocazione turistica;

   tale decisione, peraltro, denota una mancanza di capacità di valutare le priorità e le esigenze di sicurezza e ordine pubblico sul territorio italiano nel momento in cui il Parlamento sta convertendo il decreto-legge cosiddetto rilancio nel quale, con lungimiranza, si potevano stanziare le necessarie risorse per garantire ai turisti di andare in vacanza serenamente nelle località italiane e alle imprese turistiche di lavorare bene per limitare il più possibile i danni economici determinati dalla pandemia; peraltro, non si comprende come mai tali risorse scarseggino, visto che già la legge di bilancio per il 2020 aveva provveduto a stanziare fondi per il dipartimento della P.S. –:

   se intenda chiarire quanto prima la questione dell'invio dei rinforzi estivi nelle tradizionali località turistiche italiane, di conseguenza adottando le opportune iniziative per garantire un adeguato livello di sicurezza e ordine pubblico, alla luce dell'ulteriore fattore derivante dall'emergenza sanitaria da Covid-19, e contribuire, in tal modo, anche al rilancio del settore turistico italiano duramente colpito dalla crisi economica che si è determinata a seguito dell'emergenza sanitaria.
(4-06282)


   TONELLI. — Al Ministro dell'interno, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   con ordinanza firmata il 9 luglio 2020 dal Ministro della salute, Roberto Speranza, sentiti i Ministri degli affari esteri e della cooperazione internazionale, dell'interno e delle infrastrutture e dei trasporti è stato vietato l'ingresso e il transito in Italia alle persone che nelle ultime due settimane hanno soggiornato o transitato in una lista di 13 Paesi (Armenia, Bahrein, Bangladesh, Brasile, Bosnia Erzegovina, Cile, Kuwait, Macedonia del Nord, Moldova, Oman, Panama, Perù, Repubblica Dominicana) ove l'emergenza epidemiologica da Covid-19 è ancora nella fase acuta;

   secondo l'articolo 2 dell'ordinanza, ogni ingresso in territorio nazionale da qualsiasi Stato o territorio estero sarà condizionato al rilascio al vettore aereo o marittimo o a chi sia deputato ad effettuare i controlli di una autocertificazione da parte dei viaggiatori di non aver soggiornato o transitato nei quattordici giorni antecedenti nei Paesi sopra indicati. Diversamente si verrà respinti nel Paese di provenienza salvo non si sia residenti in Italia da prima del 9 luglio 2020, ovvero cittadini comunitari, come avvenuto nei giorni scorsi per il volo proveniente dal Bangladesh;

   tuttavia, il decreto ministeriale, adottato allo scopo di contrastare e contenere la diffusione del Covid-19 nel nostro Paese, non considera i flussi di ingresso illegali nel nostro Paese e nulla dispone in merito alle procedure da adottare da parte delle forze dell'ordine nel caso dei rintracci di immigrati clandestini alle frontiere;

   difatti, solo il 9 luglio 2020 sono stati bloccati a Udine 30 stranieri clandestini e altrettanti la notte seguente, tutti provenienti per certo dalla rotta balcanica e quindi attraverso uno o più dei 13 Paesi in black list (Macedonia e Bosnia Erzegovina), mentre, secondo i dati resi noti dal Ministero dell'interno, quella bengalese risulta essere per numero la seconda nazionalità dichiarata dagli immigrati al momento dello sbarco sulle coste italiane;

   in tali casi, sarebbe assurdo dover chiedere l'autocertificazione ad un clandestino, magari, come spesso accade, privo di documenti, o ancora accettare una eventuale dichiarazione, anche in tal caso senza poter procedere ad alcun riscontro, con il rischio assai elevato che sia falsificata al solo scopo di far ingresso ed essere accolto in Italia, visto che nei giorni scorsi è stato dimostrato che perfino chi entra regolarmente può presentare certificati falsi;

   pertanto, a parere dell'interrogante, l'ordinanza appare del tutto inadeguata nell'intento dichiarato di contrastare e contenere la diffusione del Covid-19 nel nostro Paese rispetto alla realtà e alla situazione dei flussi migratori che stanno interessando l'Italia, né dispone con chiarezza circa le procedure da adottare dalle forze dell'ordine in occasione dell'attraversamento irregolare delle frontiere italiane, in particolare quelle ad est, al confine con la Slovenia –:

   se, sempre allo scopo di contrastare e contenere la diffusione del Covid-19 nel nostro Paese rispetto agli arrivi dai 13 Paesi indicati nell'ordinanza del 9 luglio 2020, siano state fornite specifiche e precise indicazioni alle forze dell'ordine che operano alle frontiere, in particolare quelle ad est con la Slovenia, relativamente alle procedure da adottare in occasione del rintraccio di immigrati clandestini o se invece anche in tali casi, e con quali modalità, debba trovare applicazione la medesima ordinanza.
(4-06292)


   D'ATTIS. — Al Ministro dell'interno — Per sapere – premesso che:

   nelle ultime settimane il comune di Fasano in Brindisi, con particolare riferimento alle frazioni comunali periferiche del territorio (Montalbano, Laureto, Selva di Fasano), è stato interessato da una escalation di episodi criminosi legati a ripetuti furti e violazioni di domicilio che continuano a minare la sicurezza della popolazione residente;

   già nel dicembre 2019 l'interrogante aveva segnalato al Ministero dell'interno insieme al collega deputato Francesco Paolo Sisto, il costante aumento di episodi criminosi all'interno di tutto il territorio fasanese, sovente commessi altresì ai danni di imprenditori locali;

   durante il periodo di lockdown imposto dal Governo per contenere la diffusione del Coronavirus, grazie all'elevata presenza delle forze dell'ordine su tutto il territorio nazionale dovuta all'emergenza sanitaria in atto, i fenomeni criminosi avevano subìto una drastica diminuzione per poi riprendere, alla fine della quarantena, più numerosi rispetto al periodo precedente;

   come riportato dalla stampa locale e regionale (https://gofasano.com), (https://www.quotidianopuglia.i); (https://gofasano.com), sono decine i casi che si registrano solo negli ultimi giorni; per questo motivo il sindaco del comune di Fasano, Francesco Zaccaria, si è visto costretto a rivolgersi al prefetto di Brindisi e alla questura di Brindisi;

   nonostante ciò, tuttavia, la situazione non è stata ancora risolta, né tantomeno ha distolto i delinquenti – ancora a piede libero – dal continuare indisturbati a terrorizzare il territorio;

   i residenti, oramai esasperati ed impauriti, chiedono l'intervento immediato delle istituzioni ed un maggiore pattugliamento di tutto il territorio comunale, sia nelle ore notturne che in quelle diurne, dal momento che gli ultimi due casi si sarebbero verificati proprio nel centro città, venerdì 10 luglio 2020, in pieno giorno;

   appare evidente come la situazione non possa più essere sottovalutata, di come vi sia la necessità di implementare la presenza delle forze dell'ordine ed i sistemi di videosorveglianza del comune di Fasano –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza della situazione descritta in premessa e quali siano le iniziative, di propria competenza, che intende assumere al fine di tutelare l'ordine e la legalità all'interno di tutto il territorio fasanese.
(4-06303)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazione a risposta in Commissione:


   RIZZETTO e ROTELLI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   si apprende che la regione Lazio ha negato, ingiustamente, la cassa integrazione a molti lavoratori del settore artigiano, anche sostenuta da alcune condotte dell'Inps;

   al riguardo, due aziende artigiane locali hanno convenuto in giudizio l'Inps per l'ingiustificato rifiuto da parte dell'Istituto di erogare la cassa integrazione in deroga riconosciuta per il Covid-19 a favore dei propri dipendenti, nonostante fosse stata legittimamente autorizzata dalla regione Lazio, in base ad accordo quadro con le parti sociali regionali;

   i ricorsi sono stati accolti, stabilendo il pagamento della cassa integrazione guadagni in deroga per emergenza epidemiologica Covid-19, in favore dei dipendenti delle due aziende artigiane, così come autorizzate dalla regione Lazio. Infatti, le suddette aziende, con organico inferiore a sei dipendenti non sono obbligate a iscriversi a un fondo bilaterale ai sensi degli articoli 26 e 27 del decreto legislativo n. 148 del 2015 e hanno pertanto diritto alla cassa integrazione guadagni in deroga ex comma 1 dell'articolo 22 del decreto-legge 17 marzo 2020, n. 18;

   a quanto è dato sapere, la regione Lazio, in concomitanza con la decisione sui ricorsi, con propria determinazione n. G07675, del 1° luglio 2020, ha revocato oltre tremila decreti di autorizzazione al pagamento della cassa integrazione in deroga a favore di altrettante aziende artigiane, facendo venir meno, di fatto, il sostegno al reddito a migliaia famiglie;

   tali deroghe appaiono agli interroganti illegittime, anche perché rinnegano l'accordo quadro regionale stipulato, in data 24 marzo 2020, tra la regione Lazio e le parti sociali regionali. Tra l'altro, si pongono in contraddizione con quanto stabilito in sede giurisdizionale sulla cassa integrazione alle imprese artigiane;

   si tratta di una condotta, secondo gli interroganti ingiustificata, in contrasto con le esigenze del tessuto economico-produttivo dell'Italia, costituita in prevalenza da realtà aziendali di piccole dimensioni;

   si stanno mettendo in grave difficoltà le imprese del territorio che senza ammortizzatori sociali saranno costrette a chiudere con inevitabile perdita di ulteriori posti di lavoro;

   appare agli interroganti assurdo che aziende e lavoratori che avevano fatto legittimo affidamento sul pagamento dell'integrazione salariale si siano visti revocare tale sostegno dalla regione Lazio, senza validi motivi –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e se intenda adottare iniziative, per quanto di competenza, a tutela di tali lavoratori e imprese, che sono rimasti all'improvviso senza cassa integrazione.
(5-04343)

POLITICHE AGRICOLE ALIMENTARI E FORESTALI

Interrogazione a risposta scritta:


   CIABURRO, CARETTA, BUTTI, PRISCO, DEIDDA e GALANTINO. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

   come riportato dalle associazioni di categoria, lo scenario di criticità economica dovuta alla crisi epidemiologica da Covid-19 a cui sono state sottoposte le aziende del comparto agricolo risulta essere ulteriormente aggravato da continui ritardi nell'erogazione dei contributi assicurativi all'intero comparto agricolo, situazione ulteriormente aggravata dalla complessità tecnica dello strumento del piano assicurativo individuale (Pai) interno alla politica agricola comune;

   nella fattispecie, nel caso dei contributi di gestione del rischio 2019 per vegetali, le imprese agricole della provincia di Cuneo riportano come alle aziende assicurate sul territorio restino ancora da erogare 1,4 milioni di euro relativi ai contributi per l'anno 2019, fatti salvi i tagli per rese e anomalie varie;

   per quanto attiene ai rimborsi assicurativi del comparto zootecnico legati al Fondo di solidarietà nazionale (Fsn) lo scenario è ancora più grave, in quanto solo l'8 per cento delle aziende zootecniche ha ricevuto i contributi per il 2015, solo il 5 per cento per il 2016, e nessuna azienda ha ricevuto i contributi per gli anni dal 2017 al 2019;

   la medesima situazione si ripropone anche per gli investimenti nelle strutture come serre o impianti anti-grandine impiegate nel comparto ortofrutticolo, per cui sono stati erogati solo il 18 per cento dei contributi per il 2015 e il 9 per cento per il 2016, con nessun contributo erogato dal 2017 al 2019;

   i ritardi nel pagamento dei contributi del Fondo di solidarietà nazionale mettono in seria difficoltà anche la gestione dei consorzi di difesa, i quali si ritrovano costretti ad anticipare alle compagnie assicurative i versamenti delle quote di competenza delle aziende, spesso anche mediante ricorso a prestiti bancari;

   le predette risorse spettano di diritto alle aziende beneficiarie e fanno riferimento a cifre stanziate, ma mai erogate –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti e quali iniziative intenda intraprendere per garantire una quanto più spedita e immediata erogazione dei contributi di cui in premessa.
(4-06297)

SALUTE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   CARNEVALI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   la Lombardia, con deliberazione di giunta regionale n. 3226 del 9 giugno 2020, ha approvato l'atto di indirizzo in ambito sociosanitario successivo alla «Fase 1» al fine di assicurare il progressivo ripristino di tutte le attività sociosanitarie nella massima sicurezza di utenti e operatori;

   come indicato dall'allegato A della deliberazione di giunta regionale 3226 per i pazienti in ingresso in residenza sanitaria assistenziale (Rsa) è prevista un'inchiesta volta ad escludere la presenza di sintomi sospetti per Covid-19, nonché la valutazione di poter effettuare un efficace isolamento domiciliare. Se l'utente è sospetto per Covid-19 e/o non è possibile l'isolamento viene ricoverato in strutture sanitarie, mentre in caso di negatività e di isolamento domiciliare fattibile si esegue sia il tampone che il test sierologico, prevedendo poi l'isolamento. In caso di esito sierologico negativo e tampone negativo si prolunga l'isolamento e si ripete il tampone dopo 14 giorni e qualora sia negativo si procede all'ingresso nella Rsa. Nel caso di sierologia negativa e tampone positivo si ricovera presso una struttura sanitaria; nel caso di sierologia positiva e tampone negativo si prolunga l'isolamento fiduciario e si ripete il tampone dopo 2 giorni. Se questo risulta negativo si procede all'ingresso nella unità di offerta (U.d.O.) residenziale, mentre se è positivo si ricovera in una struttura sanitaria. Infine, in caso di positività, si procede al ricovero;

   si tratta sicuramente di una procedura volta a garantire sicurezza, ma macchinosa e di difficile applicazione che mette in difficoltà non solo le famiglie che aspettano di ricoverare i propri cari ma anche il responsabile della struttura sociosanitaria indicato come garante di un isolamento domiciliare corretto difficilmente attuabile non essendo sotto il suo diretto controllo;

   tali linee, di fatto, impediscono secondo l'interrogante una ripresa sostenibile sia per le famiglie che per le Rsa agli ingressi controllati, poiché ogni Rsa, solo dopo l'approvazione da parte dell'Ats del suo Piano organizzativo gestionale, che declini le linee guida regionali, può sbloccare i nuovi ingressi che però devono corrispondere a 1/3 dei posti liberi ogni 14 giorni, con la conseguenza che, non solo l'attesa per i familiari si allunga ancora (nella bergamasca sono circa 1.500 le persone in attesa di ricovero, di cui almeno 150 in condizioni di fragilità), ma anche che le stesse Rsa si trovano in gravi difficoltà economiche per i mancati introiti delle rette, con conseguenti contraccolpi sulla tenuta occupazionale; altre regioni, che pur hanno avuto un'alta incidenza pandemica come il Piemonte o il Veneto, hanno adottato, per la sicurezza dei propri pazienti che entrano nelle Rsa, indicazioni incisive ma sicuramente più lineari e meno gravose;

   in particolare, il Piemonte per i nuovi inserimenti in struttura prevede il tampone negativo eseguito nelle 48 ore precedenti e il successivo isolamento di 14 giorni all'interno della struttura, al termine del quale si passa alla degenza ordinaria dopo un ulteriore tampone negativo, mentre, nel caso del Veneto, i nuovi accessi sono possibili solo nelle strutture che possono garantire una netta separazione degli spazi nel caso sopravvengano nuovi contagi e, prima di accogliere un nuovo ospite che proviene da casa questo deve affrontare un periodo di isolamento nella struttura di 14 giorni e tampone nasofaringeo prima e dopo la quarantena –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza delle linee guida della Lombardia e se disponga di elementi, da un punto di vista scientifico ed infettivologico, circa la relativa sostenibilità, in particolare per ciò che riguarda l'isolamento domiciliare prima del ricovero presso la struttura residenziale;

   se non ritenga necessario adottare iniziative di competenza affinché si faccia chiarezza su quali siano le procedure standard di sicurezza per l'accesso di nuovi pazienti all'interno delle Rsa.
(5-04345)

Interrogazioni a risposta scritta:


   CUNIAL. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   Bill Gates ritiene che assisteremo a nuove epidemie nei prossimi anni, nella stessa intensità del Covid-19, una ogni 20 anni risulterà pandemica e secondo lui «La pandemia diventerà una realtà ciclica con cui convivere (...) in futuro si potrà arrivare più preparati a questa eventualità attraverso diversi strumenti come la diagnostica di riserva, l'accesso a librerie antivirali più ampie e sistemi di allarme più rapidi e pronti a mettere in atto tutte le misure utili a frenare la diffusione di un nuovo virus»;

   la fondazione Bill e Melinda Gates ha presentato nel 2018 una simulazione dell'Institute far Disease Modeling secondo la quale una nuova influenza come quella che ha ucciso 50 milioni di persone nel 1918, potrebbe probabilmente uccidere 30 milioni di persone entro sei mesi;

   la ricerca scientifica si sta orientando per affrontare una sconosciuta malattia X per non farsi trovare impreparati;

   lo studio «Malattia X: accelerare lo sviluppo di contromisure mediche per la prossima pandemia» propone diverse azioni tra cui: «Autorizzare un'unità di ricerca centralizzata» e «la standardizzazione per isolare e far crescere i patogeni», «Usare tecnologie innovative come la biologia sintetica per sintetizzare rapidamente sequenze di nucleotidi o persino per accumulare in modo predittivo semi virali pronti per il vaccino» e ancora «Garantire che i protocolli di sperimentazione clinica principale che sono preposti a livello nazionale siano sottoposti all'approvazione condizionata prevista dalla normativa e che quindi richiedano solo modifiche per modalità e indicazioni»;

   secondo i ricercatori la malattia X è causata da Pathogen X, un agente infettivo che attualmente non è noto per causare malattie umane, ma si tratta di un agente eziologico di un futuro focolaio con potenziale epidemico o pandemico e può essere qualsiasi agente patogeno non limitato a virus, batteri, funghi, parassiti o prioni, ma la preoccupazione è rivolta specialmente a quel 94 per cento dei virus zoonotici che colpiscono l'uomo e sono virus Rna. Questa trasmissione zoonotica si verifica spesso dove si svolgono attività umane in un paesaggio fatto di fauna selvatica, insetti e diversità microbica;

   la Fondazione Gates è l'ente che, secondo l'interrogante, più di tutti sta studiando questo tipo di possibilità e coordinando gli sforzi globali, come è stato per questa pandemia da Covid-19, come già documentato in precedenti atti di sindacato ispettivo, ma si invoca addirittura una cooperazione Usa-Cina per far fronte al problema;

   nello studio «La ricerca ecologica sinergica tra Cina e Stati Uniti è essenziale per la preparazione globale alle malattie infettive emergenti» si chiede di adottare un approccio One Health che, senza il supporto scientifico e finanziario della Cina e degli Stati Uniti nell'affrontare le componenti ecologiche dei sistemi patologici attraverso l'impegno di ricercatori e operatori sanitari di ogni parte del globo, non sarebbe fattibile;

   nel 2018 l'Unione europea ha approvato una risoluzione sull'approccio One Health che include la vaccinazione tra le azioni da effettuare;

   con lo studio «Vaccini virali trasmissibili» si prospetta la possibilità di contrapporre a una pandemia virale un vaccino che possa essere trasmesso da persona a persona;

   l'interrogante ha già posto preoccupazioni inerenti alla tecnologia Gene Drive e Crispr, con la quale verrebbero realizzati questi vaccini trasmissibili, in un precedente atto di sindacato ispettivo;

   a giudizio dell'interrogante questo pone grossi profili di rischio di carattere biochimico e di possibile utilizzo per la fabbricazione di armi batteriologiche –:

   di quali informazioni disponga il Governo in merito a quanto riportato in premessa;

   se e come stia partecipando, in modo diretto o indiretto, allo sviluppo di una tale soluzione;

   se non intenda adoperarsi in campo internazionale per escludere la citata eventualità;

   se non intenda adottare iniziative per l'interruzione di ogni finanziamento ai programmi sostenuti dalla Fondazione Gates.
(4-06279)


   CUNIAL. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   con la sentenza del 23 giugno 2020, la Corte costituzionale ha dichiarato: «l'illegittimità costituzionale dell'art. 1, comma 1, della legge 25 febbraio 1992, n. 210 nella parte in cui non prevede il diritto a un indennizzo, alle condizioni e nei modi stabiliti dalla medesima legge, a favore di chiunque abbia riportato lesioni o infermità, da cui sia derivata una menomazione permanente della integrità psicofisica, a causa della vaccinazione contro il contagio dal virus dell'epatite A»;

   il Ministero della salute aveva deciso di ricorrere contro una sentenza della corte d'appello di Lecce, che ha disposto il versamento dell'indennità in questione a favore di una danneggiata a suo tempo sottoposta alla vaccinazione contro il virus dell'epatite A, e che, in conseguenza di ciò, è risultata affetta da «lupus eritematoso sistemico». Il giudice di merito ha considerato provata la sussistenza di un nesso causale tra somministrazione del vaccino e patologia successiva;

   il vaccino anti-epatite A è compreso nel calendario vaccinale per la vita e incluso nel Piano nazionale prevenzione vaccinale, a pagina 77;

   il calendario vaccinale per la vita è stato elaborato dalle 4 più importanti federazioni di medici italiane, che presentano potenziali conflitti di interessi con le case farmaceutiche;

   il «lupus eritematoso sistemico» è una malattia cronica di natura autoimmune. Come accade nelle altre malattie autoimmuni, il sistema immunitario produce autoanticorpi che, invece di proteggere il corpo da virus, batteri e agenti estranei, aggrediscono cellule e componenti del corpo stesso, causando infiammazione e danno tissutale;

   nello studio «Autoimmunità ed epatite A Vaccino nei bambini» si è dimostrato come il vaccino abbia portato alla formazione di autoanticorpi, nello specifico autoanticorpi Ana in 5 bambini. Dei bambini Ana-positivi, uno aveva anche positività Asma e uno aveva positività Anca. Dopo la seconda dose, 3 dei bambini avevano una IgM aCL. Inoltre, 2 bambini distinti avevano anticorpi microsomiali anti-tiroidei positivi e Ana dopo la seconda dose. La presenza di questi autoanticorpi a seguito della vaccinazione era statisticamente significativa. Al mese 12 dello studio, solo 2 bambini hanno continuato ad essere Ana-positivi con lo stesso titolo di dopo la prima dose di vaccino;

   la Corte di giustizia europea con una sentenza del 27 giugno 2017 stabilì che l'articolo 4 della direttiva 85/374/CEE del Consiglio, del 25 luglio 1985, relativa al ravvicinamento delle disposizioni legislative, regolamentari ed amministrative degli Stati membri in materia di responsabilità per danno da prodotti difettosi, dev'essere interpretato «nel senso che non osta a un regime probatorio nazionale, come quello di cui al procedimento principale, in base al quale il giudice di merito, chiamato a pronunciarsi su un'azione diretta ad accertare la responsabilità del produttore di un vaccino per danno derivante da un asserito difetto di quest'ultimo, può ritenere, nell'esercizio del libero apprezzamento conferitogli al riguardo, che, nonostante la constatazione che la ricerca medica non stabilisce né esclude l'esistenza di un nesso tra la somministrazione del vaccino e l'insorgenza della malattia da cui è affetto il danneggiato, taluni elementi in fatto invocati dal ricorrente costituiscano indizi gravi, precisi e concordanti i quali consentono di ravvisare la sussistenza di un difetto del vaccino e di un nesso di causalità tra detto difetto e tale malattia; inoltre, l'articolo 4 della direttiva 85/374 dev'essere interpretato nel senso che osta a un regime probatorio fondato su presunzioni secondo il quale, quando la ricerca medica non stabilisce né esclude l'esistenza di un nesso tra la somministrazione del vaccino e l'insorgenza della malattia da cui è affetto il danneggiato, la sussistenza di un nesso di causalità tra il difetto attribuito al vaccino e il danno subito dal danneggiato deve sempre essere considerata dimostrata in presenza di taluni indizi fattuali predeterminati di causalità»;

   alcuni ricercatori asseriscono che il vaccino contro l'epatite A aiuterà nella lotta contro il Covid-19 –:

   se il Governo non intenda adottare iniziative per eliminare l'obbligatorietà vaccinale, nonché la raccomandazione attiva delle vaccinazioni, lasciando libertà di scelta terapeutica su tutte le vaccinazioni;

   se il Governo intenda adottare iniziative normative per riconoscere la responsabilità del produttore del vaccino in caso di danno.
(4-06280)


   CUNIAL. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   la poliomielite è una malattia che si diffonde da individuo a individuo principalmente per via oro-fecale. Il miglioramento delle condizioni di igiene è uno dei fattori che frena il diffondersi di questa malattia;

   la copertura vaccinale viene garantita, mediante due tipologie di vaccini Opv e Ipv, da un impegno congiunto di diversi attori nel mondo, tra cui la Fondazione Bill & Melinda Gates che con l'Oms, ha istituito la «Global Polio Eradication Initiative» (Gpei);

   la campagna di eradicazione mediante Opv, ha generato il problema del «vaccine-derived polio». L'Oms afferma che: «Quando un bambino è immunizzato con OPV, il virus vaccino indebolito si replica nell'intestino per un periodo limitato [...] Durante questo periodo, anche il virus del vaccino viene escreto. In aree con servizi igienico-sanitari inadeguati, questo virus vaccinale escreto può diffondersi nella comunità immediata [...], prima di estinguersi»;

   il virus del vaccino Opv è instabile geneticamente e può trasformarsi in una forma che può paralizzare (cVDPV) e ha le stesse caratteristiche infettive e di contagio;

   il fenomeno è stato osservato in un piccolo numero di persone con rari disturbi da immunodeficienza ma anche in persone senza immunodeficienza nota, o isolati dalle acque reflue;

   secondo i ricercatori occorre mantenere alta l'immunizzazione mediante vaccino Ipv, per evitare il rischio di insorgenza di casi di poliomielite vaccino derivata, fino a che non si troverà una nuova soluzione migliore;

   secondo lo studio «Aggiornamento sulle epidemie di poliovirus derivate dal vaccino – In tutto il mondo, gennaio 2018-giugno 2019», «GPEI sta pianificando l'uso futuro di un nuovo OPV di tipo 2, stabilizzato per ridurre la probabilità di regressione alla neurovirulenza. Però, tutti i paesi devono mantenere un'elevata immunità della popolazione per ridurre il rischio di insorgenza di cVDPV» e «La cessazione dell'uso di OPV dopo la certificazione dell'eradicazione della polio eliminerà il rischio di insorgenza di VDPV»;

   il nuovo vaccino in studio è chiamato nOPV2 e per poterlo commercializzare velocemente occorre una procedura accelerata;

   a detta dei ricercatori, l'nOPV2 «è geneticamente più stabile e ha meno probabilità di riguadagnare virulenza rispetto al ceppo Sabin 2 originale», ma Vincent Racaniello, un virologo della Columbia University, afferma che «I ceppi nOPV2 sono stati testati in un piccolo numero di volontari e non vediamo la regressione alla neurovirulenza [...] ma quando vengono utilizzati per l'immunizzazione di massa di milioni di persone, eventi rari possono diventare evidenti»;

   Gpei prevede la sostituzione di Sabin mOPV2 con il nOPV2, per le risposte alle epidemie di cVDPV2 nel 2021 e, secondo alcuni studi, per l'eradicazione definitiva della poliomielite con un progetto finanziato dalla Gates Foundation e coordinato da Path e, a partire dalla metà del 2020, il vaccino nOPV2 verrà somministrato a milioni di bambini in Bangladesh, prima di uno studio di Fase 2;

   Temitope Faleye afferma che: «Anziché circoscrivere strettamente l'uso di nOPV2 in risposta a focolai isolati, è necessaria una campagna di immunizzazione molto ben coordinata che attraversi l'intera Africa subsahariana»;

   intanto si sta già sviluppando l'idea di proporre il vaccino anti-poliomielite per diminuire gli effetti di Covid-19;

   la Gpei ha già detto che contro Covid-19, come tutti, farà la sua parte –:

   se il Governo, in modo diretto o per il tramite di finanziamenti a enti sovranazionali o a enti di ricerca, stia finanziando la sperimentazione di un vaccino geneticamente modificato contro la poliomielite e se non ritenga che i metodi di sperimentazione che sfruttano i Paesi meno sviluppati siano contrari ai principi costituzionali italiani.
(4-06288)


   MANTOVANI, PRISCO, DEIDDA e MOLLICONE. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   la sindrome fibromialgica è stata riconosciuta come una malattia dall'Organizzazione mondiale della sanità (Oms) dal 1992, anno in cui venne inclusa nella decima revisione dell'International statistical classification of diseases and related health problems (Icd-10, codice M79-7), entrata in vigore il 10 gennaio 1993;

   la fibromialgia è una condizione che colpisce un elevato numero di persone e, pur comportando un ampio spettro di sintomatologie, non è ancora riconosciuta come malattia realmente invalidante;

   tale sindrome è una forma comune di dolore muscoloscheletrico diffuso e di affaticamento (astenia) che colpisce approssimativamente, stando ai dati pubblicati sul sito istituzionale Aisf, tra 1,5 milioni e 2 milioni di italiani;

   la sindrome è di interesse multidisciplinare coinvolgendo varie discipline medico-specialistiche, al punto da richiedere che il trattamento dei pazienti avvenga presso un unico centro dotato di tutte le figure specialistiche necessarie sia a diagnosticare la patologia che a monitorarne e limitarne gli effetti negativi sulla vita quotidiana dei pazienti;

   la fibromialgia non è ancora presente nell'elenco dei livelli essenziali di assistenza (Lea);

   in data 11 aprile 2018 è stata depositata la proposta di legge A.C. 498, a prima firma Deidda, e relativa a «Disposizioni per il riconoscimento della fibromialgia come malattia invalidante» –:

   se il Ministro interrogato abbia intenzione di promuovere – per cercare di offrire a milioni di italiani nuove risposte mediche – interventi a sostegno della ricerca sulla fibromialgia e se intenda adottare iniziative per riconoscere a tale patologia lo status di malattia invalidante, assicurando altresì, ai soggetti che ne sono affetti, l'esenzione dalla compartecipazione alle spese sanitarie.
(4-06295)


   NESCI, ZOLEZZI, MASSIMO ENRICO BARONI, SAPIA, LAPIA, SARLI, LOREFICE e D'ARRANDO. — Al Ministro della salute, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro dell'interno, al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   già con interrogazione a risposta scritta n. 4-02728, presentata dall'interrogante in data 28 novembre 2013 si chiedeva al Ministro della salute quali iniziative sarebbero state intraprese in conseguenza del disastro avvenuto per causa dell'illecita gestione di circa 127 mila tonnellate di rifiuti tossici e pericolosi, provenienti quasi per intero dalla centrale termoelettrica di Brindisi e poi finiti illegalmente, dal maggio del 2000 al settembre 2007, nella discarica degli impianti della «Fornace tranquilla srl» a San Calogero (Vibo Valentia);

   come riportato in data 19 maggio 2020 da alcuni organi di stampa, è stata recentemente sequestrata un'area adibita a discarica nel comune di Vibo Valentia, in esecuzione ad un decreto di sequestro preventivo emesso d'urgenza dal procuratore della Repubblica, Camillo Falvo e dal sostituto procuratore della Repubblica, Filomena Aliberti, relativo ad un'area di estensione di circa 100.000 metri quadri, sita nella zona industriale, località Porto Salvo (Vibo Valentia);

   la menzionata indagine ha evidenziato un notevole degrado all'interno dell'area ove aveva sede la ormai cessata società Cgr (Compagnia Generale Resine Sud), a suo tempo impegnata nella produzione, lavorazione e applicazione di resine sintetiche e costruzione di impianti di industria chimica. All'interno del sito è stato rinvenuto un ingente quantitativo di rifiuti speciali, anche pericolosi (pneumatici fuori uso, eternit, materiale ferroso), nonché un cospicuo numero di «ecoballe» stoccate all'interno di capannoni. All'esame radiometrico – eseguito nei giorni scorsi con l'ausilio dei tecnici del dipartimento Arpacal di Vibo Valentia e Catanzaro – è stato accertato, inoltre, un livello elevato di radioattività all'interno del sito;

   come riportato in data 16 maggio 2020 da alcuni organi di stampa, anche il torrente La Grazia è divenuto una discarica, dove il flusso delle acque viene ostacolato da spazzatura, oggetti ingombranti e pneumatici. Ciò ha causato, nel 2010, la morte di un allevatore risucchiato dal corso d'acqua in piena mentre conduceva il suo gregge e pochi mesi più tardi, nel 2011, una vera e propria esondazione con frane che ha causato l'invasione di acqua e fango sulle strade limitrofe, fino al litorale;

   nonostante siano stati pianificati e avviati interventi di regimentazione delle acque e mitigazione del rischio idrogeolocico, da circa dieci anni a questa parte, tutto è rimasto come prima o quasi: il letto fluviale del torrente La Grazia si è trasformato in una discarica a cielo aperto e sono tornate le occupazioni abusive dell'alveo, già oggetto di sequestro da parte dell'autorità giudiziaria e dei carabinieri. Un pericolo per il sottosuolo, un pericolo per le acque cristalline di Tropea, perla del Tirreno, capitale del turismo calabrese e bandiera blu nell'anno 2020 –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti sopra riportati e quali iniziative intenda adottare – anche promuovendo un'indagine epidemiologica da parte dell'Istituto superiore di sanità – al fine di controllare gli effetti sulla popolazione del territorio degli smaltimenti illeciti di cui in premessa e quali sinergie intenda promuovere, per quanto di competenza, con le altre istituzioni competenti, per la lotta alle attività criminali finalizzate allo smaltimento illecito di rifiuti tossici, per la tutela della salute dei cittadini e per la prevenzione di ulteriori disastri ambientali nel vibonese.
(4-06300)


   CUNIAL. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   il 3 luglio 2020, il presidente della regione Veneto, Luca Zaia, ha dichiarato che: «Se fosse per me prevederci la carcerazione: non esiste che un positivo vada in giro a prescindere. Io penso che a livello nazionale sia necessario prendere in mano questo dossier ma è fondamentale che ci sia un ricovero coatto, deve esserci un T.s.o., non possiamo stare lì a discutere con chi non si vuole farsi curare. Così andiamo allo schianto»;

   in risposta il 5 luglio 2020 il Ministro interrogato ha dichiarato che «Ci saranno test sierologici sui lavoratori, molecolari sulla popolazione scolastica» e che sta valutando con il suo ufficio legale l'ipotesi di trattamenti sanitari obbligatori nei casi in cui una persona deve curarsi e non lo fa, come suggerito da Zaia;

   il 6 luglio 2020 il presidente Zaia, durante l'illustrazione della nuova ordinanza regionale, ha chiesto che «a livello nazionale si possa portare al penale la violazione dell'isolamento fiduciario anche del negativo»; il presidente Zaia ha dichiarato: «Mi aspetto che sul ricovero coatto si provveda a trovare la modalità con un decreto, in maniera che i sanitari decidano se provvedere all'isolamento fiduciario in casa, e se il caso è grave, di fare in modo di evitare di disperdere il virus sul territorio»;

   l'interrogante ha sottoposto all'attenzione del Governo, con l'interrogazione n. 4-05567, l'abuso del Tso nei confronti di cittadini italiani e, con l'interrogazione n. 4-05932, i forti dubbi e le perplessità sulla previsione di un intervento di accertamento sanitario senza il coinvolgimento dei genitori del bambino;

   il segretario della Cgil, Maurizio Landini, si è detto favorevole al vaccino anti-Sars-Cov-2 obbligatorio;

   l'interrogante con numerose altre interrogazioni ha posto all'attenzione del Governo la pericolosità dei due vaccini contro il Sars-Cov-2, candidati in Europa;

   la presidente Marta Cartabia, nella relazione conclusiva dei lavori della Corte Costituzionale 2020, relativa al 2019, afferma che: «Nella Carta costituzionale non si rinvengono clausole di sospensione dei diritti fondamentali da attivarsi nei tempi eccezionali, né previsioni che in tempi di crisi consentano alterazioni nell'assetto dei poteri» –:

   se il Ministro intenda evitare di esporre i cittadini italiani a un abuso del trattamento sanitario obbligatorio (Tso), anche per evitare eventuali rischi di reazione da parte di cittadini o di ritorsione verso operatori sanitari o forze dell'ordine;

   se il Ministro ritenga di assumersi la responsabilità di provvedimenti di Tso.
(4-06306)

SUD E COESIONE TERRITORIALE

Interrogazione a risposta scritta:


   ERMELLINO. — Al Ministro per il sud e la coesione territoriale. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 4 del decreto-legge n. 91 del 2017, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 123 del 2017, prevede l'istituzione di zone economiche speciali (Zes);

   con il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri n. 12 del 2018, si approva il regolamento per l'istituzione nel Mezzogiorno delle (Zes) definendo le modalità, la durata, i criteri generali per l'identificazione e la delimitazione dell'area, i criteri che ne disciplinano l'accesso e le condizioni speciali, nonché il coordinamento generale degli obiettivi di sviluppo;

   il decreto-legge n. 135 del 2018, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 12 del 2019, all'articolo 3-ter, prevede, tra l'altro, misure di semplificazioni per le Zes;

   l'articolo 34 del decreto-legge n. 34 del 2019, coordinato con la legge di conversione n. 58 del 2019, prevede, ai fini dello sviluppo di grandi investimenti delle imprese insediate nelle Zes, nonché per l'attrazione di ulteriori nuove iniziative imprenditoriali, la definizione del «Piano grandi investimenti-Zes», a cui sono destinati 300 milioni di euro per il triennio 2019-2021, a valere sulle risorse del Fsc;

   con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 6 giugno 2019 viene istituita la Zes Ionica Interregionale Puglia-Basilicata;

   con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 3 settembre 2019 viene istituita la Zes Adriatica Interregionale Puglia-Molise;

   il 29 novembre 2019, presso la sede dell'Autorità di sistema portuale (Adsp) del Mar Ionio, si è riunito per la prima seduta il Comitato di indirizzo della Zes interregionale Ionica, composta dal presidente dell'Autorità di sistema portuale del Mar Ionio, dall'Assessore allo sviluppo economico della Regione Puglia, dall'assessore alle attività produttive della regione Basilicata, da un rappresentante della Presidenza del Consiglio dei ministri, e infine da un rappresentante del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti;

   mentre, per ciò che riguarda la già citata Zes Adriatica, essa non risulta ancora operativa per il mancato insediamento del Comitato di indirizzo;

   ulteriori provvedimenti a favore delle Zes sono stati introdotti nella legge n. 160 del 2019, nello specifico al comma 316 dell'articolo 1;

   sempre nella suddetta legge, nello specifico al comma 313, si prevede l'istituzione delle Zes nelle regioni del Nord Italia, resa possibile grazie alla modifica introdotta alla legge n. 205 del 2017, commi 61, 62, 63, 64, e 65 dell'articolo 1, relativi alle modalità di istituzione della Zona logistica semplificata. La modifica normativa intende consentire alle Zone logistiche semplificate di fruire del credito di imposta per gli investimenti produttivi, nei limiti delle deroghe previste dal Trattato dell'Unione europea per gli aiuti di Stato, all'articolo 107, comma 3, lettera c). Questa modifica sostanzialmente equipara i benefici e le caratteristiche della Zona logistica semplificata (Zes) a quanto previsto per la Zona economica speciale (Zes);

   la sezione 5.1 del Piano Sud 2030 contempla nell'ambito delle azioni e interventi per le zone economiche, l'istituzione sul piano della governance di un commissario straordinario di Governo per ogni Zes che presiede i Comitati direttivi e partecipa alla Cabina di regia nazionale;

   da fonti stampa si apprende che l'assessore allo Sviluppo economico della regione Puglia abbia già sollecitato due volte il Ministero interrogato nelle ultime settimane, dapprima per la nomina dei componenti di nomina governativa del Comitato di indirizzo della Zes Adriatica, successivamente per chiedere chiarimenti sul «ruolo del Comitato di indirizzo in merito alla verifica "dell'avvio del programma di attività economiche" delle imprese che vogliono investire nella Zes», la tempistica prescritta al Comitato per proporre la perpetrazione delle zone franche doganali, che appare troppo stretta, e la possibilità di escludere dalle aree Zes quelle interessate dal sistema viario, onde riutilizzarle per ampliare le aree logistiche previste –:

   entro quali tempistiche si intenda procedere alla nomina dei componenti del Governo nel Comitato di indirizzo della Zes Adriatica per renderla operativa;

   quali «step» normativi e burocratici ulteriori siano previsti per rendere fattive le potenzialità delle Zone economiche speciali di cui in premessa.
(4-06291)

SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazioni a risposta scritta:


   TONELLI. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   a Castel del Rio, un comune della città metropolitana di Bologna, ormai da giorni davanti all'ufficio postale si registrano lunghissime code di cittadini che, per poter accedere e usufruire dei relativi servizi, sono costretti a ore di attesa sul marciapiede, con conseguenti e inevitabili rischi di assembramenti;

   addirittura, in molti casi, dopo ore di fila, gli stessi non riuscirebbero neanche ad accedere ai locali dell'ufficio a causa del sopraggiunto termine dell'orario di lavoro;

   il protrarsi della riduzione delle giornate di apertura dell'ufficio, passate da sei a tre durante il periodo di emergenza sanitaria, sta continuando e creando notevoli problemi e disagi alla popolazione, che, a differenza di quanto accade in altri comuni limitrofi, è invece costretta ancora oggi, inspiegabilmente, ad affrontare lunghe code per accedere ai servizi postali;

   difatti, il servizio continuerà a essere erogato ancora a giorni alterni e ciò, secondo Poste italiane, in virtù delle proporzioni della cittadina e in linea con gli standard delineati dalla sede centrale di Roma;

   invece, a sconfessare quanto dichiarato dalla società, vi sarebbe quanto accade nella vicina Sesto Imolese dove il servizio sarebbe già da tempo tornato alla normalità, nonostante il numero dei residenti sia minore;

   l'ufficio postale di Castel del Rio è essenziale per il borgo situato nelle colline imolesi e dunque è di tutta evidenza che la sua apertura ancora oggi a giorni alterni sta creando alla cittadinanza, che si è già attivata con una petizione al fine di riattivare il servizio, notevoli e inspiegabili disagi che non possono di certo essere ridotti costringendo i cittadini a recarsi negli uffici dei comuni limitrofi, come invece consigliato da Poste italiane –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza di quanto esposto in premessa e quali iniziative intenda porre in essere, per quanto di competenza, al fine di attivare a tempo pieno il servizio dell'ufficio postale del comune di Castel del Rio ed evitare così gli attuali e spiacevoli disagi alla cittadinanza, oltre a ridurre gli inevitabili assembramenti a cui sono costretti i cittadini a causa delle lunghe file sui marciapiedi innanzi al medesimo ufficio.
(4-06281)


   TONELLI. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   a Castel Guelfo, un comune della città metropolitana di Bologna, ormai da giorni davanti all'ufficio postale di piazzale Dante Alighieri si registrano lunghissime code di cittadini, con conseguenti e inevitabili assembramenti, costretti ad ore di attesa per poter accedere ai locali e usufruire dei relativi servizi postali;

   addirittura, secondo quanto riportato anche dalla stampa, sarebbero numerosi i casi di persone in fila per oltre due ore che sono poi dovute rientrare alle proprie abitazioni senza neanche aver potuto accedere all'ufficio a causa del sopraggiunto termine dell'orario di lavoro;

   il protrarsi della riduzione delle giornate di apertura dell'ufficio, passate da sei a tre durante il periodo di emergenza sanitaria, sta continuando e creando notevoli problemi e disagi alla popolazione guelfese, che, a differenza di quanto accade in altri comuni, è costretta ancora oggi, inspiegabilmente, ad affrontare lunghe code per accedere ai servizi postali;

   difatti, secondo quanto dichiarato dal gruppo Poste Italiane in risposta all'amministrazione comunale che ha chiesto, senza successo, già dal 28 maggio 2020 il ripristino del normale orario di attività dell'ufficio, a Castel Guelfo il servizio continuerà a essere erogato ancora a giorni alterni e ciò in virtù delle proporzioni della cittadina e, dunque, in linea con gli standard delineati dalla sede centrale di Roma;

   invece, a sconfessare quanto dichiarato vi sarebbe quanto accade nella vicina Sesto Imolese dove il servizio sarebbe già da tempo tornato alla normalità, nonostante il numero dei residenti sia minore rispetto a quello di Castel Guelfo;

   è di tutta evidenza che l'apertura ancora oggi a giorni alterni dell'ufficio postale di Castel Guelfo sta dunque causando notevoli e inspiegabili disagi alla cittadinanza e tali disagi non possono di certo essere ridotti costringendo i cittadini a recarsi negli uffici dei comuni limitrofi, come consigliato da Poste italiane –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza di quanto esposto in premessa e quali iniziative intenda porre in essere, per quanto di competenza, al fine di attivare a tempo pieno il servizio dell'ufficio postale del comune di Castel Guelfo ed evitare così gli attuali e spiacevoli disagi alla cittadinanza, oltre a ridurre gli inevitabili assembramenti a cui sono costretti i cittadini a causa delle lunghe file sui marciapiedi innanzi al medesimo ufficio.
(4-06284)


   FOTI. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   la direttiva 97/67/CE del Parlamento europeo e del Consiglio come modificata dalla direttiva 2002/39/CE e dalla direttiva 2008/6/CE si occupa del pieno completamento del mercato interno dei servizi postali comunitari;

   il decreto legislativo 22 luglio 1999, n. 261 – modificato dalla legge 18 giugno 2009, n. 69, dal decreto legislativo 31 marzo 2011, n. 58, dal decreto-legge 6 dicembre 2011, n. 201, convertito dalla legge 22 dicembre 2011, n. 214, dalla legge 23 dicembre 2014, n. 190, e dalla legge 4 agosto 2017, n. 124 – ha attuato la direttiva 97/67/CE, come successivamente modificata;

   la rete capillare degli uffici postali svolge un ruolo fondamentale nella funzione di coesione sociale ed economica sul territorio nazionale, consentendo l'accesso universale a servizi di interesse economico generale;

   il 15 maggio 2020 è stato sottoscritto digitalmente il contratto di programma 2020-2024 tra il Ministero dello sviluppo economico e Poste Italiane Spa;

   appaiono del tutto incomprensibili le ragioni che hanno portato alla ridimensionata apertura al pubblico (a quanto consta all'interrogante limitata alle sole giornate di martedì, giovedì e sabato) dell'ufficio postale n. 8 di Piacenza, posto in Via Perfetti 1, nel quartiere Besurica, che conta oltre 4.000 abitanti e che, da sempre, assolve una funzione molto importante per gli utenti del servizio postale della zona;

   appare indispensabile una modifica della decisione di limitare l'apertura del detto ufficio postale, giusto quanto sopra esposto –:

   se la vicenda sia nota al Ministro interrogato e quale sia il suo orientamento al riguardo, anche in relazione a quanto disposto dal citato contratto di programma.
(4-06301)

Apposizione di una firma ad una mozione.

  La mozione Zanella e altri n. 1-00354, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 9 giugno 2020, deve intendersi sottoscritta anche dalla deputata Marrocco.

Cambio di presentatore di una interpellanza.

  Interpellanza urgente n. 2-00846, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 30 giugno 2020, è da intendersi presentata dall'onorevole Silvestri, già cofirmataria della stessa.

Ritiro di documenti del sindacato ispettivo.

  I seguenti documenti sono stati ritirati dai presentatori:

   interrogazione a risposta in Commissione Pezzopane n. 5-03523 del 7 febbraio 2020;

  interrogazione a risposta in Commissione Deidda n. 5-04332 del 9 luglio 2020.

Trasformazione di documenti del sindacato ispettivo.

  I seguenti documenti sono stati così trasformati su richiesta dei presentatori:

   interrogazione a risposta scritta Deidda e altri n. 4-04245 del 4 dicembre 2019 in interrogazione a risposta orale n. 3-01666;

   interrogazione a risposta scritta Billi e altri n. 4-06267 del 9 luglio 2020 in interrogazione a risposta in Commissione n. 5-04339.