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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Lunedì 6 luglio 2020

ATTI DI INDIRIZZO

Risoluzione in Commissione:


   La Commissione XI,

   premesso che:

    l'articolo 6, comma 2, del decreto legislativo n. 150 del 2015 prescrive che il presidente di Anpal sia scelto tra personalità di comprovata esperienza e professionalità nel campo delle politiche e delle istituzioni del mercato del lavoro;

    sempre ai sensi del medesimo comma, con decreto del Presidente della Repubblica 4 febbraio 2019, previa deliberazione del Consiglio dei ministri, adottata su proposta del Ministro del lavoro e delle politiche sociali, è stato nominato presidente di Anpal il professor Domenico Parisi che, al momento della sua nomina, risiedeva stabilmente da molti anni e svolgeva la sua attività professionale nella città di Starkville in Pennsylvania, a circa 8.147 chilometri dalla città di Roma;

    negli intenti dell'allora Ministro del lavoro e delle politiche sociali le competenze del professor Domenico Parisi avrebbero dovuto svolgere un ruolo determinante e strategico ai fini dell'efficiente funzionamento dell'istituto del reddito di cittadinanza, nell'ambito del quale ad Anpal è stata assegnata la funzione di riavviamento al lavoro di coloro che in virtù di specifici requisiti sono ammessi al beneficio;

    ad oggi il reddito di cittadinanza, ad avviso dei firmatari del presente atto, si può giudicare un fallimento, come emerge anche dall'analisi della Corte dei conti in sede di espressione del giudizio sul rendiconto generale dello Stato, nel corso del quale il procuratore generale, Fausta Di Grazia, ha dichiarato che solo il 2 per cento dei beneficiari del reddito di cittadinanza ha trovato un impiego di lavoro tramite i centri per l'impiego;

    nonostante gli ormai evidenti insuccessi del reddito di cittadinanza, il professor Parisi è stato sovente al centro delle cronache mediatiche per vicende relative: alla piattaforma per l'incontro tra domanda e offerta di lavoro «Mississippi works» ed ai 25 milioni di euro correlati, all'emolumento percepito in qualità di presidente di Anpal, ai rimborsi spese richiesti in particolare per i viaggi da e per gli Stati Uniti effettuati in business class, e alla sua assenza dall'Italia per tutto il periodo di lockdown imposto dall'epidemia da Covid-19;

    non sono mancate gravi polemiche pubbliche tra il presidente Parisi e la dirigenza di Anpal. Il direttore generale dell'Agenzia, come riportato in un articolo di stampa del 12 giugno 2020 ha smentito le dichiarazioni rilasciate da Parisi il 4 giugno, in merito ad una sua regolare rendicontazione delle spese sostenute per l'anno 2019 pari a circa 160 mila euro. Dal canto suo il presidente Parisi ha più volte fornito delle opinabili spiegazioni su talune vicende, quali ad esempio l'utilizzo di un'applicazione digitale di sua proprietà o la conoscenza degli effettivi dati sul ricollocamento al lavoro dei beneficiari di reddito di cittadinanza, arrivando perfino a dichiarare di essere osteggiato nel suo lavoro dalla struttura che presiede;

    altro fronte di polemica, non meno importante, ha riguardato la mancata adozione del piano industriale di Anpal servizi spa, sul quale e per diverse motivazioni, i consiglieri espressione del Ministero del lavoro e delle politiche sociali e della Conferenza delle regioni non hanno dato la loro disponibilità all'accoglimento;

    a fronte di questa lunga serie di criticità prodotte dall'attività del presidente di Anpal il Ministro del lavoro e delle politiche sociali non può essere considerato esente da responsabilità, alla luce del fatto che, dal momento dell'assunzione del suo incarico, non sono stati adottati né atti ufficiali nei confronti del professor Parisi, né si registrano dichiarazioni pubbliche volte a criticare o censurare la sua condotta;

    inevitabilmente le vicende sopra menzionate sono state alla base della presentazione di un gran numero di atti di sindacato ispettivo relativi all'attività del professor Parisi. Quasi quaranta sono gli atti al momento presentati complessivamente alla Camera e al Senato, di cui pressoché una ventina risultano di iniziativa di gruppi parlamentari che sostengono l'attuale Governo, come i gruppi Partito democratico e Italia Viva;

    esponenti di queste forze politiche hanno da ultimo inviato una lettera ufficiale al Governo in cui si critica fortemente l'operato del professor Parisi quale presidente di Anpal e si chiede al Governo di adottare idonei provvedimenti per garantire l'efficienza e la funzionalità di Anpal;

    alla luce di quanto sopra riportato, l'operato dell'attuale presidente di Anpal è stato fortemente deficitario e tale da inficiare l'efficienza dell'azione dell'Agenzia stessa,

impegna il Governo:

   a porre in essere tutte le iniziative idonee, per quanto di competenza, a garantire la piena efficienza e funzionalità di Anpal;

   ad adottare iniziative per far luce sugli eventuali conflitti di competenza del professor Parisi in qualità di presidente di Anpal con l'attività professionale da questi svolta negli Stati Uniti;

   a vigilare attentamente sulle spese di Anpal, evitando, per quanto di competenza, ulteriori distrazioni di risorse pubbliche non strettamente collegate all'attività istituzionale dell'agenzia;

   a fornire in tempi brevi un chiarimento esaustivo e definitivo in merito alla inaccettabile polemica verificatasi tra il direttore generale di Anpal e il suo presidente circa l'assenza di una regolare rendicontazione da parte di quest'ultimo a fronte dei 160 mila euro erogati a titolo di rimborso spese.
(7-00509) «Zangrillo, Murelli, Rizzetto, Polverini, Caffaratto, Cannatelli, Caparvi, Musella, Durigon, Rotondi, Legnaioli, Eva Lorenzoni, Minardo, Moschioni».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazione a risposta in Commissione:


   RIZZETTO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   è urgente chiarire i fatti emersi dalle recenti inchieste, tra le quali quella di F. Biloslavo riportata nell'articolo di Panorama «Quell'oro blu di Maduro arrivato anche in Italia». Emergono in tale contesto legami tra il regime venezuelano di Maduro e il M5S anche rispetto all'esportazione di coltan dal Venezuela all'Italia. Si tratta di un minerale prezioso per la costruzione di dispositivi tecnologici, detto anche il «minerale della morte», per lo sfruttamento di vite umane attraverso il quale viene estratto;

   a quanto è dato sapere, il regime venezuelano vuole arricchirsi con il traffico di coltan, e ad occuparsene sarebbe il figlio di Maduro, Nicolas Guerra, attraverso una società di copertura. Lo scorso anno ha esportato 5 tonnellate di questo minerale, ma il carico è stato sequestrato nel porto di Trieste, il 18 marzo 2019, per un'ipotesi di reato legata al fatto che il coltan ha una dose di radioattività naturale e sono necessarie specifiche autorizzazioni;

   pochi mesi dopo il sequestro del carico di coltan a Trieste, per un valore di 300 mila dollari, Nicolas Guerra è stato inserito dagli Stati Uniti nella lista Ofac delle sanzioni, con l'accusa «di avere approfittato delle miniere venezuelane assieme a Maduro e sua moglie Cilia Flores»;

   De Grazia, un esponente del partito Causa radical, denuncia lo sfruttamento di coltan di Maduro per finanziare il regime e i suoi rappresentanti e sostiene che la scelta dell'Italia per la prima spedizione è legata ai rapporti con il M5S, attualmente al Governo, che ha più volte rimarcato il suo sostegno a Maduro. Non a caso l'Italia è l'unico Paese dell'Unione europea, con Cipro a non aver riconosciuto Guaidò, autoproclamato presidente contro Maduro;

   con l'avallo di Maduro, l'importatore di coltan a Trieste è l'imprenditore venezuelano Francisco José Biasini De Velazco. Furono i due Ministri Victor Cano per le miniere e José Vielma Mora per il commercio estero ad annunciare il carico di 5 tonnellate di coltan verso la città di Trieste;

   la scelta del porto italiano era appetibile anche perché lo stesso stava entrando nella via della seta cinese, il cui relativo memorandum, voluto dall'attuale Presidente del Consiglio Conte e dal M5S, è stato firmato 5 giorni dopo l'arrivo del carico in Italia, poi sequestrato;

   va fatta luce sui legami tra il M5S e il regime di Maduro, anche considerando le recenti inchieste relative a finanziamenti provenienti dal Venezuela alla Casaleggio Associati. Si evidenzia che i presunti rapporti, ad avviso dell'interrogante, sono di fatto coerenti con le condotte del M5S di esplicito sostegno a Maduro. Tali aspetti vanno verificati anche rispetto allo sfruttamento di coltan gestito dal regime venezuelano e, in particolare, relativamente al carico giunto in Italia, rispetto al quale molti fatti sono sconosciuti e vi sono profili di dubbia legalità –:

   quali siano gli orientamenti e i fatti di cui è a conoscenza il Governo sul trasporto di coltan verso l'Italia gestito da Maduro;

   quali siano i nominativi della delegazione venezuelana presente a Trieste, nel marzo 2019, per l'arrivo del carico;

   se intenda chiarire la posizione del Governo nei confronti di Maduro, anche rispetto allo sfruttamento di coltan.
(5-04300)

Interrogazioni a risposta scritta:


   LOLLOBRIGIDA. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   si apprende dagli organi di stampa che 8 dei 43 migranti sbarcati ad Augusta (Siracusa) sono risultati positivi al Covid-19 e messi in quarantena a Noto. Nella stessa situazione sembrerebbero trovarsi una decina di poliziotti della Scientifica di Siracusa per i quali non è chiaro se la quarantena sia stata adottata come misura cautelativa o perché anche i poliziotti sono risultati positivi al tampone;

   il presidente della regione siciliana ha esternato su Facebook di non condividere la scelta del Ministero dell'interno di far scendere i migranti dalla nave e trasferirli nella cittadina siracusana, tra l'altro già meta turistica tra le più richieste, nonostante le difficoltà che il turismo ha subìto a causa della pandemia;

   l'arrivo dei migranti sta causando delle disdette di prenotazioni nelle agenzie di viaggio da parte di turisti evidentemente preoccupati per il rischio pandemico;

   non risultano chiare le ragioni per le quali, nonostante il governo siciliano abbia espressamente chiesto che la quarantena si effettuasse su una nave in rada, i migranti positivi si trovino in isolamento a Noto in una struttura a pochi chilometri dal centro abitato;

   a rendere ancora più grave la situazione è stato il fatto che i tamponi risultati positivi sono stati effettuati soltanto dopo il fotosegnalamento degli immigrati, con il risultato che adesso tutti gli agenti di polizia che si trovavano con loro sono stati posti in quarantena –:

   quali siano le ragioni che hanno consentito lo sbarco a terra dei 43 migranti senza prima aver effettuato i controlli necessari, esponendo a rischio di contagio le forze dell'ordine coinvolte e oggi sottoposte alle misure di quarantena e in che modo il Governo intenda impedire che simili avvenimenti possano ripetersi in futuro con grave danno per la sicurezza e la salute dei cittadini.
(4-06222)


   MURONI, QUARTAPELLE PROCOPIO, PALAZZOTTO, FUSACCHIA e LATTANZIO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   l'Asgi – Associazione per gli studi giuridici sull'immigrazione – ha inviato una lettera aperta al Ministero dell'interno, alla questura e alla prefettura di Trieste, oltre che alla sede per l'Italia dell'Unhcr, in relazione alle «riammissioni» – si stima nell'ordine di alcune centinaia di migranti – in Slovenia in aperta violazione delle normative interne e internazionali;

   l'associazione ha anche elaborato un documento di analisi «La riammissione informale dall'Italia alla Slovenia sulla base dell'Accordo bilaterale Italia-Slovenia e le riammissioni a catena verso la Slovenia e la Croazia». L'intervento dell'Asgi ha preso vita a seguito di fatti avvenuti nel territorio di Trieste che sono stati subito denunciati dalla Caritas di Trieste e dall'Ics;

   nel suddetto documento si ricorda come a metà di maggio 2020 il Ministero dell'interno abbia annunciato di voler incrementare le riammissioni di migranti in Slovenia che, nei giorni successivi, si sono susseguite con effettiva intensità e hanno riguardato molti cittadini afgani, pakistani e iracheni;

   si tratta di riammissioni giustificate invocando l'applicazione dell'Accordo bilaterale fra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica di Slovenia sulla riammissione delle persone alla frontiera, firmato a Roma il 3 settembre 1996, invocando una volontà delle autorità italiane di incrementare riammissioni al confine orientale, secondo le direttive che sarebbero state ricevute direttamente dal Governo italiano;

   invocare il citato accordo, secondo gli interroganti, è del tutto infondato e per molti aspetti persino risibile. L'accordo infatti, oltre ad essere stato largamente superato dall'evoluzione del diritto dell'Unione europea intervenuta negli ultimi vent'anni, in ogni caso non si applica ai richiedenti asilo. Su questo terreno le dichiarazioni ufficiali, finora delegate ad avviso degli interroganti negligentemente ad esponenti periferici dell'amministrazione centrale, sono state estremamente ambigue, perché talvolta si dichiara che l'accordo di riammissione si applica anche ai rifugiati e, in altri casi, si sottolinea come le persone riammesse non abbiano manifestato la volontà di chiedere asilo;

   secondo le testimonianze raccolte in Bosnia i migranti si sono ritrovati respinti in Slovenia, quindi in Croazia, e infine in Serbia o in Bosnia sebbene fossero intenzionati a domandare protezione internazionale all'Italia;

   il quadro che si presenta è di profonda e sconcertante illegalità, evidenziato dal fatto, non contestato, che nessun provvedimento motivato viene mai emesso e notificato ai migranti, nonostante si incida in modo macroscopico sulla loro libertà personale attraverso un trasporto coattivo dall'Italia alla Slovenia, configurando così senza dubbio quelle che appaiono agli interroganti delle espulsioni collettive vietate dal diritto internazionale –:

   se il Governo sia a conoscenza di quanto esposto in premessa e quali iniziative intenda predisporre affinché non si ripetano in futuro questi atti di assoluta gravità, che si configurano come respingimenti via terra camuffati da una generica riammissione in Slovenia;

   se il Governo non intenda attivarsi urgentemente, anche attraverso i canali diplomatici, affinché siano verificate – eventualmente contribuendo a fermarle – le inaudite e sistematiche violenze subite dai migranti lungo la rotta balcanica come drammaticamente denunciato dagli innumerevoli, ma poco noti in Italia, rapporti internazionali.
(4-06232)


   ZOFFILI, BILLI, COMENCINI, DI SAN MARTINO LORENZATO DI IVREA, FORMENTINI, GRIMOLDI, PICCHI e RIBOLLA. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro dell'interno, al Ministro della salute, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   il 30 giugno 2020 il Ministro della salute ha emanato un'ordinanza che di fatto continuerà a vietare fino almeno al 14 luglio 2020 il libero ingresso e soggiorno nel territorio nazionale di persone provenienti dagli Stati Uniti o che comunque vi abbiano soggiornato nei 14 giorni precedenti al loro arrivo in Italia;

   con la predetta ordinanza, è stato invece consentito già dal 1° luglio 2020 il libero ingresso e soggiorno nel nostro Paese delle persone provenienti da Algeria, Australia, Canada, Georgia, Giappone, Montenegro, Marocco, Nuova Zelanda, Ruanda, Serbia, Repubblica di Corea, Thailandia, Tunisia ed Uruguay;

   l'ordinanza ha trovato immediata attuazione all'aeroporto di Cagliari-Elmas, in coincidenza dell'arrivo di un volo privato proveniente dagli Stati Uniti, che aveva a bordo un certo numero di cittadini americani ed un oristanese che aveva soggiornato in Colorado;

   cinque dei turisti americani sono subito ripartiti, mentre gli altri hanno accettato la sottoposizione ad un periodo di quarantena nel territorio della Sardegna;

   le autorità regionali della Sardegna temono le ripercussioni negative dell'ordinanza adottata dal Ministro della salute il 30 giugno sulla reputazione dell'isola come meta del turismo internazionale in una stagione che già si annuncia straordinariamente difficile;

   sulla vicenda, si è pronunciato anche il Tar della Sardegna, concedendo in data 4 luglio 2020 la sospensiva in ordine al provvedimento con il quale i turisti provenienti dagli Stati Uniti sono stati fermati all'aeroporto di Elmas –:

   quali iniziative il Governo conti di assumere, anche sul piano internazionale e soprattutto in ambito europeo, per evitare la compromissione completa dell'afflusso turistico potenziale proveniente da Paesi ad alta capacità di spesa, come gli Stati Uniti;

   se non sia preferibile adottare, eventualmente, in breve tempo, una politica di differenziazione dell'accoglienza turistica basata sulle effettive condizioni epidemiologiche locali delle singole città di provenienza di coloro che giungono dai Paesi ancora non inclusi nell'elenco di quelli da cui si può già ora liberamente arrivare.
(4-06234)


   CECCHETTI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   negli scorsi giorni, presso lo scalo aeroportuale di Malpensa, l'interrogante ha constatato incidentalmente la presenza di moltissimi scatoloni contenenti mascherine e dispositivi di protezione individuale apparentemente abbandonati in un capannone, sui cui imballaggi è indicata chiaramente, in qualità di destinataria, la «Presidenza del Consiglio dei ministri – Commissario straordinario per l'attuazione e il coordinamento delle misure di contenimento e contrasto dell'emergenza epidemiologica COVID-19»;

   a quanto risulta all'interrogante, presso lo scalo in questione continuano ad arrivare quotidianamente quantità ingenti di mascherine che, nonostante l'accumulo, non vengono inspiegabilmente ritirate dagli enti governativi preposti; i depositi sono ormai stracolmi e si fa sempre più concreto il rischio che i ridetti dispositivi possano deteriorarsi e divenire inutilizzabili, anche in conseguenza dell'esposizione prolungata agli agenti atmosferici;

   è inutile rammentare l'importanza che le mascherine e, in generale, i dispositivi di protezione individuale rivestono ai fini della prevenzione dei contagi e del contenimento dell'epidemia da Covid-19;

   di recente, il carattere «essenziale» di tali dispositivi è stato riconosciuto espressamente a livello nazionale, con l'introduzione, nel testo approvato dal Senato, di un articolo 1-bis del decreto-legge n. 33 del 2020, attualmente in fase di conversione, nonché dall'Organizzazione mondiale della sanità che, dopo alcune indicazioni di segno contrastante, ha diffuso nuove linee guida in cui si raccomanda espressamente l'utilizzo delle mascherine nei luoghi pubblici perché «forniscono una barriera per le goccioline potenzialmente infettive»;

   un eventuale abbandono di questi beni essenziali per il contenimento della pandemia sarebbe inaccettabile, costituirebbe un gravissimo spreco di risorse pubbliche e risulterebbe anche irrispettoso nei riguardi dei moltissimi operatori che, per tutta la prima e più delicata fase dell'emergenza, hanno contratto il virus e, in molti casi, hanno perso la vita proprio in ragione della gravissima carenza di tali dispositivi che il Governo non ha saputo prevenire –:

   se il Governo sia a conoscenza delle grosse quantità di mascherine depositate presso l'aeroporto di Malpensa, quale sia la loro provenienza, quali siano gli organi competenti al ritiro e per quale ragione non vengano, appunto, ritirate nonostante l'accumulo e il rischio di deterioramento.
(4-06241)


   MATURI e MORELLI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   in diversi Paesi del mondo – in particolare in Asia Orientale e Oceania – la carne di cane è consumata come qualunque altro tipo di carne; esistono anche allevamenti appositi per la sua macellazione. Il consumo di carne di cane, nei Paesi dove se ne fa uso, è fondato principalmente su una stabile tradizione culturale, mentre in altri Paesi come quelli occidentali, in alcuni casi, consumare carne di cane è ritenuto offensivo ed immorale;

   a partire da domenica 21 giugno 2020 e per i 10 giorni successivi, si è svolto lo «Yulin Dog Meat Festival», nell'omonima città, nella regione Guangxi, nel sud est della Cina, la tradizionale fiera dedicata agli amanti della carne di cane, manifestazione che si svolge dal 2009;

   la carne di cane spesso è macellata e consumata sul posto e si stima che durante la manifestazione vengano uccisi tra i 10.000 e i 15.000 cani, ma anche gatti;

   durante i giorni della manifestazione cani e gatti vengono presi dalle strade o peggio prelevati illegalmente e con la forza dalle abitazioni, poi rinchiusi in gabbie senza ne acqua né cibo, e trasportati, per miglia e miglia, fino al macello o alla fiera dove vengono bastonati, strangolati e scuoiati o bolliti vivi; durante il tragitto molti cani e gatti muoiono per le ferite, per soffocamento e per disidratazione;

   la macellazione avviene di fronte ad altri cani, che sono così costretti ad assistere al loro destino;

   questa, a parere degli interroganti, è una palese violazione del sentimento degli animali; le condizioni alle quali sottostanno i cani sono totalmente distanti dalle esigenze di salute e salvaguardia degli animali e trasgrediscono anche alle più basilari linee guida sul benessere animale;

   si crede che la scarica di adrenalina generata dal terrore a cui il cane è sottoposto garantisca non solo un sapore migliore e maggior tenerezza alla carne, ma anche la capacità di proteggere chi la consuma dalla calura dei mesi estivi;

   gli allevamenti di cani in Cina sono considerati troppo costosi da mantenere e, dunque, persone senza scrupoli preferiscono «andare a caccia» delle prede, rubandole anche ai loro legittimi proprietari, che vengono narcotizzate con dardi soporiferi e trascinate in un vero e proprio girone d'inferno, fino all'arrivo a Yulin;

   l'inizio della pandemia di Coronavirus ha portato alla ribalta queste pratiche alimentari tradizionali e le condizioni igieniche dei cosiddetti «wet market», come quello di Yulin, dove non viene rispettata alcuna norma igienica e gli animali vengono portati vivi e uccisi in loco. Ed è proprio in questi posti che infezioni, batteri e virus trovano il terreno fertile per diffondersi;

   quest'anno il Ministero dell'ambiente cinese ha inserito il cane nella categoria degli «animali domestici» e lo scorso aprile la metropoli di Shenzhen è stata la prima in Cina a metterne ufficialmente fuori legge la vendita e il consumo, con multe salate per i ristoratori che lo tengono nel menù e per chi lo ordina; ma, nonostante ciò, la fiera di Yulin è stata confermata e puntualmente nel giorno del solstizio d'estate ha avuto inizio;

   il festival di Yulin è una rappresentazione di crudeltà gratuita e di totale assenza di tradizione che va contro il rispetto e il benessere degli animali. Bisogna, invece, rafforzare e promuovere la cultura del rispetto verso gli animali –:

   se intendano condannare ufficialmente questo tipo di «barbare» manifestazioni che vanno contro il benessere animale ed anche la salute pubblica e altresì adottare iniziative, per quanto di competenza, nei confronti del Governo cinese affinché sia definitivamente abolito il festival di Yulin da tempo considerato come uno dei più atroci e sanguinari del pianeta.
(4-06242)

AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INTERNAZIONALE

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   BILLI, COMENCINI, DI SAN MARTINO LORENZATO DI IVREA, FORMENTINI, GRIMOLDI, PICCHI, RIBOLLA e ZOFFILI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 104 del decreto-legge n. 18 del 2020 ha disposto la proroga di validità dei documenti italiani di riconoscimento e di identità, inclusi passaporti e carte d'identità, già scaduti o in scadenza successivamente al 17 marzo 2020, data di entrata in vigore del decreto-legge stesso;

   durante l'esame del cosiddetto «decreto Rilancio» è stato approvato un emendamento che, se confermato in sede di conversione finale del provvedimento, prevede la proroga della validità dei documenti di identificazione al 31 dicembre 2020;

   la validità dei documenti è stata prorogata ai fini della sola identificazione personale, ma tali documenti non sono considerati validi ai fini dell'espatrio;

   il numero di appuntamenti fissati per il rinnovo dei documenti, in molti consolati, è diminuito a causa della necessità, causata dalla pandemia da COVID-19, di garantire le distanze tra gli individui, le presenze sul luogo di lavoro e gli spazi minimi di sicurezza sanitaria nelle sedi consolari;

   la Farnesina ha approntato un «piano di recupero» per la rete consolare facendo ricorso a gruppi di lavoratori interinali a supporto dei funzionari, ma questo non pare essere sufficiente a garantire il recupero in tempi brevi degli arretrati nei consolati più grandi;

   il passaporto e la carta di identità sono stati resi sicuri ai fini della contraffazione anche in chiave antiterroristica,

   l'eventuale proroga della scadenza del documento valido anche per l'espatrio potrebbe essere stampata sul documento stesso oppure validata tramite un codice a barre inviabile per posta elettronica, ma è necessaria la reciprocità con gli altri Paesi al fine di utilizzare per l'espatrio un documento la cui validità sia stata in tal modo prorogata –:

   quali iniziative i Ministri interrogati reputino necessario promuovere in tutte le sedi competenti affinché venga conclusa una intesa, almeno a livello europeo, per il riconoscimento reciproco delle proroghe, da realizzare con le opportune modalità, dei documenti di viaggio validi per l'espatrio.
(5-04293)


   DELMASTRO DELLE VEDOVE. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   nei giorni scorsi l'operato della dittatura comunista in Venezuela è ritornato al centro del dibattito politico internazionale;

   l'Unione europea ha emesso nuove sanzioni contro 11 funzionari venezuelani legati all'Esecutivo chavista;

   in risposta a questa decisione, il dittatore comunista Nicola Maduro ha ordinato all'ambasciatrice dell'Unione europea a Caracas Isabel Brilhante Pedrosa di abbandonare il Paese entro 72 ore;

   secondo quanto dichiarato in conferenza stampa dal portavoce del Servizio europeo per l'azione esterna, Peter Stano, l'ambasciatore dell'Unione europea in Venezuela non ha lasciato il Paese, nonostante l'ultimatum di 72 ore imposto dal presidente Nicolas Maduro, in quanto l'Unione europea «non ha ricevuto alcuna notifica formale» sulla sua espulsione;

   il Ministro del Potere popolare per le relazioni estere del Venezuela, Jorge Arreaza, ha dichiarato che il Venezuela ha revocato la decisione di espulsione;

   l'Alta Corte d'Inghilterra e del Galles ha emanato un'importantissima sentenza che segue la richiesta di Caracas di mettere in vendita parte delle riserve auree;

   il Governo del Regno Unito ha inequivocabilmente riconosciuto il leader dell'opposizione Juan Guaidò come presidente ad interim del Venezuela ed è quindi a lui – e non a Nicolas Maduro – che potrebbe spettare l'oro depositato presso la Banca d'Inghilterra. «Il governo di Sua Maestà riconosce Guaidò come presidente costituzionale ad interim del Venezuela e, di conseguenza, non riconosce Maduro come presidente costituzionale ad interim del Venezuela», recita il dispositivo firmato dal giudice Nigel Tear;

   nei giorni scorsi è giunto anche il riconoscimento di Guaidò come legittimo presidente ad interim del Venezuela da parte della Slovacchia. Ad oggi restano in Europa due soli Stati a non aver ancora riconosciuto Guaidò: Cipro e l'Italia, nonostante in Parlamento sia stato più volte richiesto al Governo di riconoscere Guaidò per la transizione democratica del Paese verso nuove elezioni;

   intanto, il nuovo Consiglio elettorale nominato da Maduro senza il coinvolgimento di tutti i partiti ha fissato al 6 dicembre 2020 la data del voto per il rinnovo del Parlamento di Caracas;

   dopo le recenti contestate decisioni che hanno messo fuori legge due dei principali partiti di opposizione, il leader di opposizione Juan Guaidò ha dichiarato che i venezuelani non riconosceranno l'esito di queste «elezioni farsa» a cui i maggiori partiti di opposizione decisero di non partecipare per mancanza di garanzie;

   anche l'Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani, Michelle Bachelet, parlando al Consiglio dei diritti umani dell'Onu, ha affermato che le recenti decisioni della Corte suprema venezuelana (Tsj) riducono le possibilità di creare le condizioni per un processo elettorale credibile e democratico. Bachelet presenterà il prossimo 15 luglio una nuova informativa sul rispetto dei diritti umani nel Paese;

   Maduro ha recentemente nominato i nuovi vertici del Consiglio nazionale elettorale (Cne) senza il consenso di tutte le forze politiche e ha interferito nell'organizzazione interna di due dei principali partiti di opposizione –:

   se il Governo intenda riconoscere Juan Guaidò come legittimo presidente ad interim del Venezuela.
(5-04294)


   DELMASTRO DELLE VEDOVE. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   nel corso della trasmissione «In Onda», il Sottosegretario per gli affari esteri e la cooperazione internazionale Manlio Di Stefano ha qualificato come «nazisti» alcuni partiti politici presenti nel Parlamento europeo;

   il Sottosegretario, richiamato più volte a chiarire quello che poteva sembrare un qui pro quo, ha invece convintamente perorato la propria posizione politica asserendo convintamente l'adesione all'ideologia nazista del francese Rassemblement National di Marine Le Pen e dell'ungherese Fidesz di Victor Orban;

   a nulla sono valse le puntualizzazioni dei conduttori che facevano notare al Sottosegretario che il Fidesz appartiene alla famiglia politica del PPE;

   secondo il Sottosegretario Di Stefano, il Rassemblement National e Fidesz si ispirano a principi non democratici;

   la situazione potrebbe creare un grave imbarazzo per il Governo italiano, in quanto offensiva dei principi democratici che regnano nell'Unione europea e nei singoli Stati membri;

   i rispettivi Governi di Francia e Ungheria, quest'ultimo guidato saldamente proprio dal Fidesz, potrebbero inviare lettere di lamentela per le parole del Sottosegretario Di Stefano, che rappresenta a pieno titolo il Governo italiano. Forse sulle ali dell'entusiasmo, il Sottosegretario ha dichiarato anche che saprebbe come rispondere alle eventuali lamentele di Francia e Ungheria;

   gioverebbe ricordare al Sottosegretario che la procedura avviata ai sensi dell'articolo 7 del Trattato sull'Unione europea nei confronti dell'Ungheria ancora non è giunta a conclusione e che riguarda l'indipendenza della magistratura, un tema al centro delle polemiche politiche italiane, sia per le recenti rivelazioni sulla sentenza Berlusconi che per lo scandalo delle nomine pilotate del Csm che coinvolge eminenti personalità politiche di uno dei partiti attualmente al Governo in Italia;

   gioverebbe ricordare altresì al Sottosegretario che, ad avviso dell'interrogante, anche il suo partito politico di riferimento non è esente dagli imbarazzi generati da questioni relative all'affidamento e al mancato affidamento di incarichi fiduciari al Ministero della giustizia a membri provenienti dalle fila della magistratura. Secondo la logica del Sottosegretario, anche il suo partito di riferimento dovrebbe essere etichettato con la stessa aggettivazione ideologica usata per il partito di Orban;

   di contro, il Sottosegretario e il suo partito politico di riferimento non sembra abbiano mai lesinato apprezzamenti e collaborazioni con fulgidi esempi di democrazia, rispetto dei diritti umani e libertà civili come le dittature comuniste di Cina e Venezuela;

   per il Sottosegretario Di Stefano la democrazia venezuelana è un esempio da seguire e da difendere al punto che l'Italia, assieme a Cipro, resta l'unica nazione europea a non aver riconosciuto la legittimità costituzionale della presidenza ad interim di Guaidò. Come se non bastasse, nel maggio del 2019 il Sottosegretario denunciava il «golpe» di Guaidò e la linea politica del Governo italiano ha impedito il riconoscimento unanime del presidente ad interim da parte dell'Unione europea, il cui unico mandato sarebbe quello di salvaguardare le opposizioni e portare il Paese a nuove elezioni;

   il Sottosegretario ha detto più volte che l'Italia è vicina alla Cina e che vuole avere rapporti più stretti con la Cina. Mentre il mondo si indigna per la deriva liberticida della Cina comunista su Hong Kong, Manlio Di Stefano trova addirittura comprensibili le aspirazioni cinesi, individuando l'origine del problema in molti anni prima. Probabilmente il Sottosegretario si riferiva alla perdurante presenza in un piccolo lembo di terra cinese delle libertà costituzionali tipiche della tradizione giuridica occidentale, lasciate in eredità dalla Gran Bretagna e che i comunisti cinesi stanno cercando di eradicare con la violenza;

   anche su Hong Kong la linea politica del Governo è inesistente e comunque non in linea con quella dei principali partner internazionali dell'Italia –:

   se il Governo condivida le affermazioni del Sottosegretario Di Stefano sull'ideologia nazista di alcuni partiti e cosa intenda fare in politica estera in merito ai rapporti con Francia e Ungheria.
(5-04299)

Interrogazioni a risposta scritta:


   FITZGERALD NISSOLI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   la globalizzazione e i cambiamenti sociali ad essa connessi richiedono un adeguamento delle convenzioni internazionali di sicurezza sociale con i Paesi terzi ove sia rilevata una obsolescenza che non garantisce un'adeguata tutela previdenziale;

   in quest'ottica, risulta di particolare importanza aggiornare l'accordo bilaterale di sicurezza sociale Italia-Stati Uniti del 1973, per ricomprendervi una categoria più ampia di lavoratori che con il passare del tempo sono presenti fuori dal territorio nazionale. Una necessità che è stata rilevata dalla stessa Inps in occasione di incontri pubblici con la comunità italiana negli Usa;

   nell'aggiornare la convenzione sopra richiamata del 1973, è di notevole importanza includere nuove figure professionali che si sono spostate dall'Italia negli Usa e, in particolare, gli iscritti all'ex-Inpdap, ora gestita dall'Inps, in maniera da eliminare la disparità di trattamento tra lavoratori pubblici e privati. Infatti, i lavoratori privati usufruiscono di un accordo bilaterale tra Italia e Usa (Social Security Administration statunitense – Ssa), mentre i lavoratori pubblici non ne beneficiano;

   nella scorsa legislatura l'interrogante ha avuto ripetute interlocuzioni con il Governo allora in carica, nelle quali è stata ribadita l'importanza, riconosciuta dal medesimo Esecutivo, di avviare il negoziato per la modifica dell'Accordo bilaterale di sicurezza sociale Italia-Stati Uniti;

   nel corso della presente legislatura, il Governo, rispondendo all'interrogazione a risposta immediata in Commissione n. 5-00126, presentata dalla sottoscritta, ha confermato la volontà «di avviare al più presto il negoziato con gli Stati Uniti d'America» –:

   se il Ministro interrogato intenda fornire indicazioni per una tempistica certa concernente l'iter del negoziato per aggiornare l'Accordo, al fine di venire incontro alle necessità dei lavoratori italiani negli Usa che, ad oggi, non vedono ancora pienamente tutelati i loro diritti previdenziali.
(4-06218)


   COMENCINI, BILLI, DI SAN MARTINO LORENZATO DI IVREA, FORMENTINI, GRIMOLDI, PICCHI, RIBOLLA e ZOFFILI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   il 12 maggio 2020 ha avuto luogo a Niksic, nella Repubblica del Montenegro, una processione religiosa promossa dalle locali autorità della Chiesa serbo-ortodossa, alla quale risultano aver preso parte alcune migliaia di fedeli;

   sulla base della presunta mancata osservanza delle misure di sicurezza sanitaria imposte per evitare la propagazione del Sars-CoV-2, le autorità di polizia del Montenegro hanno disposto l'arresto di otto religiosi serbo-ortodossi, determinando proteste e dimostrazioni da parte dei fedeli, che il 13 maggio hanno bloccato l'accesso a una strada regionale situata nel nord del Paese;

   lo stesso 13 maggio, il patriarca della Chiesa serbo-ortodossa di Belgrado, Irinej, e il Presidente della Repubblica di Serbia hanno rilasciato una dichiarazione congiunta in cui si esprimeva la speranza che dai nuovi provvedimenti restrittivi adottati dalle autorità montenegrine non scaturissero ulteriori tensioni, dopo quelle determinate dall'approvazione della legge montenegrina sulla libertà religiosa, avvenuta il 27 dicembre 2019, i cui effetti sono stati già descritti nell'interrogazione n. 4-04654 , tuttora senza risposta;

   il patriarca serbo-ortodosso Irinej ha altresì definito gli arresti degli otto religiosi una prova della «purga» della Chiesa serbo-ortodossa che sarebbe attuata dalle autorità montenegrine, mentre il Presidente della Repubblica di Serbia ha chiesto il rilascio dei sacerdoti, auspicando una de-escalation delle tensioni –:

   quali iniziative il Governo ritenga opportuno adottare per incoraggiare le autorità del Montenegro ad adottare misure di de-escalation che riducano le tensioni di natura religiosa interne al Paese, evitando altresì provvedimenti limitativi della libertà dei sacerdoti serbo-ortodossi suscettibili di alimentare il sospetto di una mancanza di terzietà dello Stato nei confronti di alcune denominazioni confessionali.
(4-06224)


   DELMASTRO DELLE VEDOVE. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   l'interrogante ha ricevuto alcune segnalazioni da parte di alcuni cittadini italiani ancora bloccati in Nicaragua a causa dell'emergenza coronavirus;

   in Nicaragua la situazione sanitaria sta degenerando e i cittadini lamentano che l'unica risposta ricevuta dall'ambasciata sia il tristemente noto e ricorrente suggerimento di voli commerciali costosi e con scali all'estero, con il susseguente rischio di trovarsi bloccati da qualche altra parte nel mondo;

   a quanto risulta all'interrogante, dal Nicaragua sono partiti due voli su Parigi, due su Francoforte, uno su Madrid con una quota di posti limitati per gli italiani. In molti non hanno preso questi voli per due ragioni: la prima è il costo esagerato del biglietto, 1.500 dollari fino a Madrid e poi da lì ulteriori spese per rientrare in Italia. La seconda perché arrivati a Madrid, Francoforte o Parigi, non c'era la possibilità di volare su Roma, Milano, Venezia, o Bologna e si doveva rimanere uno o più giorni in queste capitali, con la paura di infettarsi;

   la cosa che appare più irragionevole, però, è la mancanza di coordinamento a seguito dei già avvenuti rimpatri nella zona. Sono partiti una serie di voli da Bogotà, Costa Rica, Panama e nessuno ha fatto uno scalo in Nicaragua per rimpatriare gli italiani bloccati;

   ancora una volta, non si capisce come mai l'Italia continui a tentennare davanti all'uso dei fondi europei previsti dal Meccanismo europeo di protezione civile che permetterebbero un rimpatrio celere e a costi contenuti per i nostri connazionali ancora in difficoltà –:

   quali siano gli intendimenti del Governo per garantire il rimpatrio in tempi celeri degli italiani bloccati in Nicaragua.
(4-06227)


   UNGARO e MANCINI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:

   come ricorda un articolo di Giovanna Potenza sul web, quando il 2 luglio del 1940 la nave da crociera britannica Arandora Star, requisita per esigenze belliche, affondò nell'Atlantico silurata da un sommergibile tedesco, una forte ondata di commozione scosse il nostro Paese, perché gran parte delle vittime, 476 su 865, erano di nazionalità italiana;

   ripercorrere, a distanza di ottanta anni, gli eventi che condussero all'ultima, fatale traversata dell'Arandora Star, equivale a gettar luce su uno degli aspetti meno noti del secondo conflitto mondiale, quello della sorte dei civili italiani nel Regno Unito, dopo la dichiarazione di guerra di Mussolini alla Francia e alla Gran Bretagna del 3 giugno del 1940;

   generalmente ben integrata, allo scoppio della Seconda guerra mondiale la comunità italiana presente nel Regno Unito soffrì restrizioni e internamenti che colpirono duramente anche coloro che avevano avversato il regime di Mussolini;

   durante il conflitto i civili italiani si trovarono così nella scomoda condizione di essere persone spesso indesiderate nel Paese in cui si erano integrati e in cui avevano, talvolta, figli che militavano nelle forze armate di Sua Maestà. Il paradosso fu che, a differenza dei soldati che, una volta catturati, assunsero lo status di prigionieri di guerra e poterono comunque appellarsi ai diritti riconosciuti dalle Convenzioni internazionali, i civili italiani, privi di norme di tutela, furono internati tra il 1940 e il 1945 in vari Paesi (quali Gran Bretagna, Francia, Grecia, Jugoslavia, Unione Sovietica, Stati Uniti e territori coloniali);

   ridipinta di grigio, la nave non mostrava segni che ne potessero identificare la funzione di trasporto di civili, ad esempio mancava il simbolo della Croce Rossa. Risulta inoltre poco chiara la dinamica di selezione dei deportati; alle vittime non sono mai state accordate cerimonie ufficiali di commemorazione da parte della Repubblica italiana –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza della vicenda esposta e se, a ottant'anni dalla tragedia dell'Arandora Star, non ritengano necessario adottare le iniziative di competenza, in raccordo con le autorità britanniche, per far luce sugli aspetti più critici della vicenda, ovvero in che modo fu fatta la selezione dei civili a bordo o per quali ragioni non siano state approntate le dovute misure di riconoscimento come nave non belligerante;

   se non sia il caso di adottare iniziative volte a prevedere una commemorazione annuale ufficiale di vittime civili e inermi pur se in tempo di guerra da parte dello Stato italiano.
(4-06231)


   DELMASTRO DELLE VEDOVE. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   l'Associazione docenti di italiano in Germania ha denunciato la decisione dell'Università di Saarbrücken di cancellare tutte le cattedre di italiano;

   questa scelta porterà alla morte di un centro di eccellenza dell'italianistica mondiale che anche lo Stato italiano ha contribuito a sostenere per decenni, accollandosi i costi dei lettori di lingua e cultura italiana;

   per sottolineare l'importanza del centro di italianistica è possibile citare la redazione, nel 1979, del monumentale Lessico etimologico italiano (Lei), il più grande dizionario etimologico italiano di tutti i tempi;

   all'Università di Saarbrücken hanno lavorato e fatto ricerca tre membri dell'Accademia nazionale dei Lincei di Roma nonché soci stranieri dell'Accademia della Crusca, il fondatore e direttore del Lei professor Max Pfister, il codirettore e attuale titolare della cattedra di linguistica romanza professor Wolfgang Schweickard e il dantista e petrarchista professor Karlheinz Stierle. Nel dipartimento di italianistica di Saarbrücken si avvicendano da anni studiosi provenienti da tutti gli atenei italiani, grandi nomi della linguistica italiana o giovani ricercatori;

   altri progetti importanti del centro sono il Deonomasticon Italicum e il Dictionnaire Étymologique Roman;

   nel prossimo anno accademico dovrebbero essere cancellati tutti i corsi di laurea in italiano (la laurea triennale e specialistica, la formazione degli insegnanti di italiano, il corso di laurea in traduzione e il master di comunicazione internazionale a indirizzo italianistico) e, nel medio termine, potrebbe scomparire anche l'italiano nelle scuole;

   nel Land ci sono 18.000 italiani residenti che rappresentano la prima comunità straniera –:

   se il Governo sia a conoscenza del fatto segnalato e quali iniziative intenda intraprendere con il Governo tedesco per scongiurare il taglio delle cattedre di italiano.
(4-06236)


   PETTARIN. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   la rete delle ambasciate e dei consolati italiani nel mondo ha fornito, sin dall'inizio dell'emergenza, e ancora prima che fosse dichiarata la pandemia, un'amplissima azione di sostegno ai cittadini e alle istituzioni italiane che si è estesa a tutti i campi, dall'assistenza consolare ai connazionali in difficoltà, ai rapporti con le autorità locali e con le organizzazioni internazionali;

   la rete estera dell'Italia è stata ancora una volta fondamentale per raccogliere informazioni sulla situazione nei diversi Paesi, per difendere interessi italiani e immagine dell'Italia nel mondo, soprattutto quando veniva e viene tuttora duramente attaccata da diverse parti con il pretesto che il Coronavirus è stato intercettato in Italia prima che altrove;

   di fronte a queste gravi sfide, si sono manifestati in tutta la loro gravità problemi antichi della rete, che comprende anche gli istituti italiani di cultura e l'Agenzia Ice (Istituto commercio estero), primo fra tutti quello della carenza e dell'invecchiamento del personale di ruolo, specialmente i collaboratori amministrativi. Molte sedi presentano posti scoperti. In questa situazione, scoppio e conseguenze della pandemia sono state gravissime;

   per molte categorie questo periodo è durissimo. Sono stati spesso giustamente citati – e anche l'interrogante oggi si associa ancora al doveroso omaggio – professionisti del settore sanitario, insegnanti e tanti altri ancora impegnati in prima linea. Pochi però sembrano ricordare che tra queste categorie vi sono coloro che stanno assistendo i nostri connazionali all'estero;

   ci si è fino ad oggi dimenticati di quei servitori dello Sfato che per la loro funzione prestano servizio fuori dal nostro Paese, come personale diplomatico, di ambasciate, consolati, istituti di cultura e Ice. Funzionari che da mesi vivono in perenne emergenza, spesso situazioni pericolose e precarie, anche sotto coprifuoco militare, lontano da casa, assistendo gli italiani ovunque si trovino, organizzando rimpatri e rimanendo sul posto per fronteggiare nuove emergenze;

   da molti mesi è impossibile tornare a casa e per moltissimi rivedere le famiglie, fare fronte a problemi ed esigenze personali e famigliari, sottoporsi a interventi e visite mediche. Non è stata offerta ai dipendenti alcuna copertura assicurativa specifica in caso contagio, considerando che molti Paesi sono sprovvisti di strutture sanitarie adeguate oppure chiedono per le cure costi elevatissimi;

   a normativa vigente l'obbligo di quarantena ribadito dal Ministro Speranza con l'ordinanza del 30 giugno 2020 costringe i dipendenti del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale, che fortunosamente riuscissero a rientrare in Italia, a perdere l'indennità di servizio per i 14 giorni di isolamento oppure a consumare i residui periodi di congedo in casa: in tal modo sono lesi i diritti minimi di chi, per dovere d'ufficio, proprio perché all'estero, sta scontando le più gravi conseguenze della pandemia;

   non bisogna dimenticare che tali periodi riposo non sono solo garantiti dalla legge, ma sono anche indispensabili per garantire al massimo livello di efficienza e adeguatezza i servizi al cittadino e alle istituzioni. I dipendenti del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale sono sfiniti e ci si chiede per quanto ancora si intende abbandonarli a se stessi nei Paesi dove si trovano, con le relative condizioni di vita e di accesso a beni e servizi e la scomparsa dei mezzi di trasporto per l'Italia: tutto questo stravolge completamente le precedenti classificazioni di disagio delle sedi, facendo precipitare molte situazioni in oggettivo e grave disagio, senza che finora la Farnesina abbia assunto alcun provvedimento in merito –:

   quali iniziative intenda assumere il Ministro interrogato per preservare l'integrità e la salute del personale all'estero nei Paesi extra-Schengen, in particolare garantendo fruizione effettiva dei periodi congedo, con esplicito riferimento all'obbligo di quarantena e possibili rotazioni straordinarie, rimodulazione delle fasce di rischio e disagio sulla base della nuova situazione internazionale e copertura dei rischi da contagio nei Paesi privi di sostanziale accesso alle cure.
(4-06239)

AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interrogazioni a risposta scritta:


   ILARIA FONTANA. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   il sito di interesse nazionale (Sin) ai fini di bonifica denominato «Bacino del fiume Sacco» è stato istituito dall'articolo 11-quaterdecies, comma 15, del decreto- legge n. 203 del 2005 convertito dalla legge n. 248 del 2005;

   tale Sin è stato perimetrato con decreto del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare n. 231 del 22 novembre 2016;

   con decreto direttoriale prot. n. 370/STA del 4 agosto 2017 sono state approvate le linee guida sulle procedure operative e amministrative per la bonifica del sito di interesse nazionale (Sin) Bacino del fiume Sacco;

   l'articolo 252, comma 4, del decreto legislativo n. 152 del 2006 specifica che «La procedura di bonifica di cui all'articolo 242 dei siti di interesse nazionale è attribuita alla competenza del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, sentito il Ministero delle attività produttive»;

   tali procedimenti di caratterizzazione del sito, analisi di rischio ed eventuale messa in sicurezza o bonifica di aree private non rientrano all'interno nelle finalità dell'accordo di programma tra il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e la regione Lazio del 7 marzo 2019;

   l'emergenza causata dal virus Covid-19 ha causato la sospensione temporanea delle conferenze di servizi di carattere non urgente;

   considerate le problematiche tecniche che scaturiscono dall'impossibilità momentanea di riprendere a pieno ritmo le attività legate alle istruttorie avviate prima dell'emergenza Covid-19, si renderanno necessari interventi di carattere normativo e organizzativo al fine di evitare ulteriori rallentamenti alle procedure di bonifica, ferma restando la necessità di assicurare lo svolgimento delle operazioni nella piena tutela dell'ambiente circostante e della salute –:

   quali iniziative a livello organizzativo, o anche di carattere normativo urgente, intenda intraprendere al fine di portare a termine i procedimenti amministrativi relativi alle aree private che ricadono, anche parzialmente, all'interno del perimetro del Sin in questione a fronte dei ritardi causati dall'emergenza Covid-19.
(4-06223)


   VALLASCAS. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   con decreto del Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, di concerto con il Ministero dello sviluppo economico, il Ministero per i beni e le attività culturali e il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca, il 17 aprile 2018 è stato nominato il presidente del Parco geominerario storico ambientale della Sardegna, istituito il 16 ottobre 2001;

   la notizia è stata accolta positivamente perché avrebbe segnato, secondo associazioni, amministratori e operatori dei territori interessati, la fine della lunga fase commissariale, peraltro molto controversa, che ha caratterizzato buona parte della vita del parco, limitandone fortemente l'operatività e, soprattutto, le potenzialità di una risorsa di straordinaria rilevanza internazionale che aveva destato l'interesse dei maggiori organismi impegnati nella valorizzazione dei beni culturali e ambientali;

   il parco, suddiviso in otto aree, per un'estensione territoriale di circa 3.800 chilometri quadrati, in un territorio che ricomprende 81 comuni, viene descritto, nel sito internet del Parco come l'insieme di «Suggestivi villaggi operai, pozzi di estrazione, migliaia di chilometri di gallerie, impianti industriali, antiche ferrovie, preziosi archivi documentali e la memoria di generazioni di minatori rendono il Parco un nuovo grande giacimento culturale da scoprire»;

   nel 2007 il parco è stato inserito nella rete europea e globale Geoparks dell'Unesco, che rappresenta un prestigioso riconoscimento internazionale dell'unicità di un territorio sul quale si dispiega un paesaggio modellato dall'attività mineraria;

   mentre, nel mese di novembre del 2015, l'Unesco ha riconosciuto patrimonio dell'umanità la rete internazionale dei 120 geoparchi distribuiti in 33 Paesi del mondo, tra cui è inserito il Parco geominerario storico ambientale della Sardegna;

   la fase commissariale, decretata il 3 febbraio 2007, per rimuovere gli ostacoli che ne avevano impedito il regolare funzionamento, sarebbe stata, oltre che particolarmente controversa con numerosi elementi di grave criticità gestionale, caratterizzata dall'immobilismo dell'ente;

   da quanto esposto, emergerebbero con maggior forza le speranze destate dall'uscita del parco dal regime commissariale, speranze che sarebbero state, viceversa, deluse per una serie di circostanze che avrebbero ulteriormente incrinato l'operatività dell'organismo;

   è il caso di rilevare che, nel settembre del 2019, l'Unesco, al termine di un'ispezione, ha escluso il Parco dalla rete dei Geoparks Unesco per una verificata carenza di attività di comunicazione e trasparenza (attività di promozione, segnaletica e sito internet assenti o inadeguati), con la conseguenza che «la gente non sa nulla delle sue attività, segno che non esistono o non sono comunicate a dovere» (La Nuova Sardegna del 9 marzo 2020);

   ad aggravare questo quadro e gettare un'ombra sulle attività di bonifica e rilancio del parco si aggiungerebbero le notizie recenti in merito a un'inchiesta per malversazione e truffa aggravata ai danni della regione attorno all'operato dell'ex Ati Infras (appaltatrice dal 2001 delle bonifiche dei siti minerari);

   secondo quanto avrebbe riferito la regione, le risorse per «il 35 per cento (circa 10 milioni) si sarebbero volatilizzate [...] senza che sui siti minerari si notino cambiamenti significativi» –:

   se non ritenga opportuno attivare, per quanto di competenza, procedure di vigilanza e controllo al fine di verificare la corretta e diligente gestione del parco e delle risorse ad esso destinate, individuando, nell'eventualità, le responsabilità amministrative che hanno determinato questo stato di evidente degrado sfociato nell'esclusione del parco dalla rete Geoparks dell'Unesco;

   quali iniziative intenda adottare, per quanto di competenza, per rendere pienamente operativo il Parco geominerario storico ambientale della Sardegna, in relazione alle grandi potenzialità che racchiude e al crescente interesse che suscita a livello internazionale.
(4-06235)

BENI E ATTIVITÀ CULTURALI E TURISMO

Interrogazione a risposta scritta:


   BUOMPANE, VILLANI, DEL SESTO, PERANTONI, DEL MONACO e MANZO. — Al Ministro per i beni e le attività culturali e per il turismo. — Per sapere – premesso che:

   l'arco di Adriano è un arco romano posto sul confine tra i comuni di Santa Maria Capua Vetere e Capua, in provincia di Caserta;

   l'arco fu eretto tra la seconda metà del I e la prima metà del II secolo;

   nel 2012 l'amministrazione comunale aveva avanzato una richiesta di finanziamento di diciassette milioni di euro nell'ambito del «Piano nazionale per le città», presentando un proprio contratto di valorizzazione urbana con il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti;

   la partecipazione all'iniziativa fu deliberata dalla giunta municipale, guidata dal sindaco Biagio Di Muro;

   la proposta integrava sette progetti, quasi tutti immediatamente cantierabili, che avevano l'obiettivo di valorizzare le grandi risorse archeologiche della città, al fine di innescare un processo di ricaduta economico-sociale e di incentivazione del turismo;

   tra questi progetti era previsto anche il restauro dell'arco di Adriano;

   nei giorni scorsi, i carabinieri della stazione di Santa Maria Capua Vetere hanno dato esecuzione su disposizione della procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere, al decreto di sequestro preventivo dell'opera monumentale;

   l'opera, di rilevante pregio storico-artistico, vige in stato di decadimento e di abbandono, condizioni tali da giustificare la configurazione dei reati di omissione di lavori e danneggiamento;

   i primi accertamenti e la consulenza tecnica di esperti disposta dalla procura di Santa Maria Capua Vetere hanno evidenziato «la presenza di diversi problemi legati al precario stato manutentivo dell'Arco, per il quale si sono registrati: fenomeni diffusi di deterioramento dei materiali; presenza di lesioni superficiali; parziale distacco di elementi lapidei; presenza di vegetazioni infestante dovuta a infiltrazioni di acqua; interventi di risanamento non appropriati che possono minarne la conservazione» –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti suddetti e quali iniziative di competenza intenda intraprendere al fine di porre in essere gli interventi necessari per tutelare i beni di rilevante pregio storico-artistico, costituenti patrimonio della comunità, dall'incuria e dal rischio di una compromissione irreparabile.
(4-06226)

DIFESA

Interrogazione a risposta in Commissione:


   FERRARI, FANTUZ, TOCCALINI, BONIARDI, PICCOLO, PRETTO, ZICCHIERI e CASTIELLO. — Al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 55 del decreto-legge 26 ottobre 2019, n. 124, convertito, con modificazioni, dalla legge 19 dicembre 2019, n. 157 recante Disposizioni urgenti in materia fiscale e per esigenze indifferibili, ha sostituito il comma 1 dell'articolo 537-ter del decreto legislativo 15 marzo 2010, n. 66;

   secondo l'attuale formulazione del comma 1 dell'articolo 537-ter del decreto legislativo 15 marzo 2010, n. 66, «il Ministero della difesa, nel rispetto dei principi, delle norme e delle procedure in materia di esportazione di materiali d'armamento di cui alla legge 9 luglio 1990, n. 185, d'intesa con il Ministero degli affari esteri e con il Ministero dell'economia e delle finanze, al fine di soddisfare esigenze di approvvigionamento di altri Stati esteri con i quali sussistono accordi di cooperazione o di reciproca assistenza tecnico-militare, può svolgere, tramite proprie articolazioni e senza assunzione di garanzie di natura finanziaria, attività contrattuale e di supporto tecnico-amministrativo per l'acquisizione di materiali di armamento prodotti dall'industria nazionale anche in uso alle Forze armate e per le correlate esigenze di sostegno logistico e assistenza tecnica, richiesti dai citati Stati, nei limiti e secondo le modalità disciplinati nei predetti accordi»;

   all'innovazione normativa dell'autunno del 2019, tuttavia, non avrebbero fatto seguito i necessari interventi amministrativi attuativi, stando almeno a quanto è emerso il 10 giugno 2020 nel corso di un'audizione svoltasi presso la commissione difesa del Senato della Repubblica che ha coinvolto importanti dirigenti industriali italiani del comparto dell'aerospazio e dei materiali d'armamento;

   nella circostanza, sarebbe stata rilevata, in particolare, la mancata individuazione del soggetto abilitato a condurre per la parte italiana le trattative da governo a governo (G2G) e quindi sollecitata l'adozione di un regolamento attuativo della disposizione introdotta dal decreto-legge 26 ottobre 2019, n. 124 –:

   per quali ragioni il Governo non abbia ancora provveduto ad integrare, con le misure amministrative conseguenti, le innovazioni introdotte all'articolo 537-ter del decreto legislativo 15 marzo 2010, n. 66, per darvi attuazione, ed entro che termine intenda adempiervi.
(5-04298)

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   MAGI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 202 del decreto-legge n. 34 del 2020 prevede che, ai fini della costituzione della nuova società di trasporto aereo controllata dallo Stato, il Ministero dell'economia e delle finanze si avvale di primarie istituzioni finanziarie, industriali e legali, nel limite di 300 mila euro per l'anno 2020;

   secondo quanto si apprende, sono stati scelti Oliver Wyman per il piano industriale, Deloitte per la parte finanziaria e Grimaldi associati per l'aspetto legale; in particolare, per Oliver Wyman seguirà il dossier Roberto Scaramella, ex presidente Enav ed ex ad di Meridiana e Air Italy;

   come riportato da Il Fatto Quotidiano, in un articolo del 16 luglio 2019, nei quattro anni in cui Scaramella ha operato in Meridiana (dal 2010 al 2014, come direttore del settore dell'aviazione del Fondo per lo sviluppo economico Aga Khan e, dal 2013 al 2014, come amministratore delegato di Meridiana ed Air Italy) la società ha sempre perso, con punte del 16 per cento sul fatturato, più di Alitalia che nello stesso periodo si fermava al 12 per cento; la compagnia sarda è andata sotto di 110 milioni di euro nel 2011, circa 60 l'anno successivo, 78 nel 2013, più di 100 nel 2014;

   alla fine di quell'anno Scaramella si dimise per divergenze con l'azionista di controllo, il fondo Akfed del principe Aga Khan;

   Scaramella fu poi nominato presidente Enav durante il Governo Renzi nel 2017, carica dalla quale si dimise nel novembre 2018 per diventare il nuovo partner italiano di Oliver Wyman;

   nel 2019 Scaramella lavora al piano per l'integrazione tra Ferrovie dello Stato Italiane e Alitalia, costato oltre 5 milioni di euro;

   tale piano fu oltretutto giudicato «non sostenibile nel lungo periodo» dal principale socio privato interessato all'entrata nella compagnia, vale a dire Atlantia –:

   in base a quali criteri e procedure siano stati individuati i consulenti del Ministero dell'economia e delle finanze per tale delicata operazione e a quale regime di pubblicità tali procedure siano sottoposte.
(5-04295)

Interrogazione a risposta scritta:


   VANESSA CATTOI, BINELLI, LOSS, MATURI, PICCOLO e SUTTO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   in data 24 giugno 2020 il direttore provinciale dell'Agenzia delle entrate di Trento ha comunicato all'amministrazione comunale di Mezzolomabrdo (Trento) la decisione di non voler rinnovare la convenzione per il mantenimento in servizio dello sportello dell'Agenzia stessa presso la prefettura del comune;

   l'Agenzia ha posto a fondamento della decisione del mancato rinnovo la progressiva diminuzione del personale della sede provinciale di Trento dovuta a molteplici fattori, tra i quali l'accesso del personale stesso a tempo parziale o ai benefici riconosciuti dalla legge n. 104 del 1992, e non compensata dall'assunzione di personale a seguito delle ormai consolidate politiche di blocco delle assunzioni. Ad una situazione già compromessa si è poi aggiunta l'emergenza coronavirus che ha indotto più del 90 per cento del personale ad effettuare la prestazione lavorativa in lavoro agile presso la propria abitazione;

   secondo quanto indicato dall'amministrazione erariale le poche unità di personale a disposizione debbono, inevitabilmente, essere concentrate presso la sede dell'ufficio territoriale di Trento per fronteggiare le richieste della cittadinanza. La direzione provinciale ha, infine, precisato che l'Agenzia è sempre più orientata verso i servizi di assistenza agili con l'obiettivo di consentire ai cittadini di fruire dei servizi direttamente dal proprio domicilio mediante i canali telematici ed i canali alternativi rispetto all'assistenza fisica tramite internet, posta elettronica e posta certificata;

   il comune di Mezzolombardo ha 7.271 abitanti e nel 2019 l'indice di vecchiaia per il comune ha evidenziato la presenza di 135,1 anziani ogni 100 giovani, quindi una popolazione che non ha dimestichezza con i dispositivi digitali e non potrebbe fruire facilmente dei servizi a distanza. L'utenza è composta da migliaia di cittadini, da studi notarili, commercialisti, rappresentanti di categoria. E anche se negli ultimi anni lo sportello ha visto ridurre il numero degli addetti (passati dagli iniziali 10 a 2), è altrettanto vero che il servizio – garantito dal lunedì al venerdì dalle 8,30 alle 13 – è considerato fondamentale e irrinunciabile anche dal comune;

   si ricorda che l'obiettivo dell'Agenzia delle entrate è quello di garantire gli adempimenti degli obblighi fiscali da parte dei cittadini contribuenti; essa svolge inoltre i servizi relativi al catasto, i servizi geotopocartografici e quelli relativi alle conservatorie dei registri immobiliari, sviluppando, anche ai fini della semplificazione dei rapporti con gli utenti, l'integrazione fra i sistemi informativi attinenti alla funzione fiscale e alle trascrizioni e iscrizioni in materia di diritti sugli immobili;

   conservare questo ufficio permette alla popolazione della Piana Rotaliana di non recarsi a Trento e facilita il rapporto con l'Agenzia per l'espletamento di numerose pratiche servendo anche i cittadini della Piana, della bassa Val di Non e dell'Altopiano Paganella. L'Agenzia delle entrate, dopo aver chiuso lo sportello da ottobre 2017, aveva poi accettato di riaprire dal 1° luglio 2018 al 30 giugno 2019;

   il comune si è però mosso con forza per il mantenimento dell'ufficio e per rinnovare la convenzione di comodato d'uso. Si è assunto tutti gli oneri derivanti dalla manutenzione degli impianti (termico, idraulico ed elettrico) e dell'ascensore, dalla messa in sicurezza degli impianti e delle strutture, dalle spese di gestione (riscaldamento, acqua, energia elettrica e pulizie) per cui sono stati messi a bilancio 5.000 euro; a suo carico è anche il costo per la registrazione del contratto (232 euro) –:

   se il Ministro interrogato, nell'ambito delle proprie competenze, non intenda attivarsi nelle sedi opportune al fine di mantenere l'apertura dello sportello dell'Agenzia delle entrate a Mezzolombardo, servizio essenziale nella comunità montana.
(4-06225)

GIUSTIZIA

Interrogazione a risposta orale:


   DELMASTRO DELLE VEDOVE. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   ai primi di marzo 2020 sono scoppiate violentissime e coordinate rivolte negli istituti penitenziari;

   le motivazioni vertevano sulle sospensione dei colloqui familiari e sulla paura del contagio da coronavirus;

   magnitudine e intensità delle rivolte sono testimoniate dal numero dei feriti, dei morti e dall'importo di 20 milioni di euro che il Governo ha stanziato per i primi interventi di recupero;

   è serpeggiata l'idea che ad alimentare le rivolte fosse la criminalità organizzata;

   l'ipotesi della regia occulta della criminalità organizzata è stata seguita da diverse procure d'Italia che hanno aperto fascicoli sulle rivolte;

   le rivolte erano finalizzate ad alimentare la discussione su indulti, amnistie e provvedimenti per alleggerire il carcere anche per la criminalità organizzata;

   il Ministro interrogato, contrariamente alla linea della fermezza richiesta dalle minoranze, ad avviso dell'interrogante in sostanza accoglieva le richieste dei rivoltosi, ma soprattutto accettava il principio, indimostrato e scientificamente falso, del nesso di causalità fra detenzione in carcere e contagio;

   il nesso di causalità fra detenzione e contagio era l'architrave con cui la criminalità organizzata intendeva alleggerire le condizioni di detenzione di propri associati;

   il 17 marzo entrava in vigore il decreto cosiddetto Cura Italia con la disposizione di cui all'articolo 123 che prevede che la pena detentiva di 18 mesi, anche se parte residua di maggior pena, sia eseguita pressa il domicilio per fronteggiare l'emergenza coronavirus;

   il dottor Di Matteo avvertiva che, in relazione alle rivolte, «la concessione di un beneficio in maniera indiscriminata rischia di apparire un cedimento dello Stato al ricatto di chi ha organizzato le rivolte nelle carceri», dietro le quali ci sono «organizzazioni criminali»;

   altro membro del Consiglio superiore della magistratura e segnatamente il dottor Sebastiano Ardita precisava che «i mafiosi grazie a quella iniziativa (articolo 123 Cura Italia n.d.r.) hanno beneficiato di un “effetto domino” nei procedimenti per incompatibilità col regime carcerario (...). Il nesso di causalità, indimostrato tra carcere e contagio del virus ha trovato spazio in un provvedimento del Governo ed è stato facile trasferire questo concetto in una circolare del Dap»;

   in data 21 marzo 2020 una circolare del Dap imponeva a tutti i direttori degli istituti penitenziari d'Italia di «comunicare all'autorità giudiziaria con la massima solerzia» eventuali condizioni di salute che sconsigliassero la prosecuzione della detenzione;

   le opposizioni segnalavano che il provvedimento avrebbe «dispiegato la sua influenza ben oltre il perimetro assegnato dal legislatore, con ogni e più evidente effetto in termini delle decisioni delle Magistratura di Sorveglianza»;

   successivamente la cronaca ha raccontato quasi quotidiane scarcerazioni di mafiosi determinate dall'emergenza coronavirus sino ad assumere una catastrofica rilevanza quantitativa di centinaia di boss scarcerati;

   il Ministro Bonafede, ad avviso dell'interrogante, scaricava ogni responsabilità sul solo capo del Dap Francesco Basentini, che si determinava a dimettersi;

   in data 17 giugno 2020 veniva sospesa la predetta circolare del Dap, ammettendo così, di fatto, che fosse concausa del problema delle scarcerazioni dei mafiosi fosse proprio;

   in data 30 giugno 2020 è stata assunta una nuova circolare del Dap che, per l'emergenza Covid-19, indica di «proseguire, ove possibile, il percorso già avviato di progressiva riduzione del sovraffollamento delle strutture» e di «favorire l'applicazione di misure alternative alla detenzione per tutte le persone che presentano gravi patologie che possono essere significativamente complicate dal Covid-19»;

   il dottor Catello Maresca, sostituto procuratore presso la direzione distrettuale antimafia ha precisato che la circolare è un nuovo «libera tutti», che «errare è umano, perseverare è diabolico», che è falso sostenere che «in carcere non si possano assicurare percorsi terapeutici e sanitari dignitosi» e che si tratta di un brusco cedimento nella lotta alla criminalità organizzata –:

   quali siano i motivi che hanno indotto il Ministero della giustizia a riaffermare la necessità di percorsi alternativi alla detenzione per l'emergenza Covid-19;

   quali siano i dati della popolazione carceraria infetta da Covid-19.
(3-01654)

Interrogazioni a risposta scritta:


   LAPIA e SCANU. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   con pubblicazione in Gazzetta Ufficiale – Serie Concorsi n. 17 del 27 febbraio 2018, è stato bandito un concorso per 1.220 allievi agenti di polizia penitenziaria, aperto anche ai civili; i posti sono stati così ripartiti: 366 aperti ai cittadini italiani in possesso dei requisiti previsti da bando (276 uomini e 90 donne), 598 posti riservati ai VFP1 in servizio da almeno 6 mesi o in rafferma e 256 posti riservati ai VFP1 in congedo e ai VFP4;

   le graduatorie definitive, a seguito del completamento della procedura concorsuale, sono state pubblicate nel gennaio del 2019;

   il 24 giugno 2020 è stata approvata, con decreto ministeriale, la relazione sulla performance 2019: da questa si evince – alla Tabella 5 della nota del Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria allegata al documento pubblicato sul sito del Ministero – che per il personale dell'amministrazione penitenziaria, comparto sicurezza, vi sarebbe una previsione di dotazione dell'organico pari a 40.975 unità;

   tuttavia, ad oggi, risultano presenti 36.009 unità, determinando di fatto uno scostamento (rispetto alle previsioni di cui in premessa) pari a 4.966 agenti di polizia penitenziaria;

   è ragionevole pensare, come più volte segnalato anche dai sindacati di polizia penitenziaria, che risultino fondate le preoccupazioni collegate alla mancanza di sufficienti agenti del comparto sicurezza, in grado di assicurare alle carceri presenti sul territorio italiano il rispetto dei livelli minimi di sicurezza; basti pensare a quanto avvenuto durante i giorni del mese di marzo 2020 durante i quali, in 23 istituti da Nord a Sud, si sono verificate sommosse da parte della popolazione detenuta nelle strutture carcerarie: il problema è in parte stato causato, senza alcun dubbio, dalla scarsità di agenti penitenziari e dalla incapacità, tenuto conto della inconsistenza numerica del personale, di fronteggiare tali eventi critici (che sovente si manifestano quotidianamente), i quali hanno determinato l'evasione di molti detenuti ed il ferimento di diversi agenti –:

   se il Ministro interrogato intenda assumere le iniziative di competenza, al fine di procedere con nuove assunzioni di agenti penitenziari, attingendo alle graduatorie tuttora vigenti come riportato in premessa, posto che ciò di fatto assicurerebbe, almeno in parte, una riduzione della carenza di personale negli istituti carcerari italiani e l'innalzamento dei livelli minimi di sicurezza.
(4-06229)


   LAPIA e PERANTONI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   il tribunale di Tempio Pausania assiste ad una cronica carenza di personale giudicante, requirente, amministrativo in misura percentuale assolutamente rilevante, anche in relazione alla insufficiente dotazione assegnabile;

   le attribuzioni numeriche riferite al tribunale di Tempio Pausania risultano essere datate, sembrano non tener conto della evoluzione economica e sociale del territorio degli ultimi anni, così come della quantità di pendenze e sopravvenienze sia assolute che pro capite: ciò fa in modo che le piante organiche del medesimo tribunale risultino ad oggi sottodimensionate;

   negli ultimi anni si è drasticamente ridotto il tempo di permanenza medio dei singoli magistrati assegnati alla sede succitata, perlopiù magistrati ordinari in tirocinio (Mot) o giudici in applicazione distrettuale ed extra-distrettuale;

   tutto quanto descritto rende difficile la gestione dei processi, siano essi in sede civile che penale, così come quelli di volontaria giurisdizione: ciò produce continui rinvii e continua rinnovazione dell'istruttoria dibattimentale, finanche impossibilità di composizione dei collegi e celebrazione di più udienze in contemporanea. Basti pensare che recentemente è stata assunta la obbligata decisione di affidare ad un giudice ordinario di tribunale (Got) l'interno ruolo di magistrato togato, senza limiti di competenza;

   la presidenza del tribunale ha certificato che i magistrati in servizio hanno un carico medio di lavoro pari a circa il triplo rispetto ai loro colleghi omologhi in tutti gli altri tribunali della Sardegna. La penuria di personale amministrativo penalizza, infatti, il lavoro delle cancellerie (di fatto, paralizzandolo), impedisce il tempestivo svolgimento degli adempimenti e delle comunicazioni, dando inevitabile adito a eccezioni che portano a rinnovazione di atti, rinvii di udienze, duplicazione di attività;

   le soluzioni adottate in questi anni – costituite perlopiù dall'invio di magistrati in applicazione temporanea – si sono rivelate inutili, quando non addirittura controproducenti;

   tutto si traduce in un aumento costante dell'arretrato nella gestione delle cause, in un tasso di prescrizione di processi penali che, tra il primo ed il secondo grado, arriva a percentuali vicine alla totalità: a ciò si aggiunge un'abnorme dilatazione dei tempi di celebrazione dei processi, emissione dei provvedimenti, scioglimento di riserva e deposito di sentenze;

   la situazione descritta rende di fatto impossibile l'ordinaria attività giudiziaria, sterilizzando qualsiasi iniziativa da parte degli avvocati nell'interesse dei propri assistiti, contravvenendo palesemente agli articoli 3 e 24, primo comma, della Costituzione che tutelano la concreta possibilità di agire in giudizio per la tutela dei diritti e degli interessi legittimi;

   si rammenta che l'articolo 6 della «Carta europea dei diritti dell'uomo», sancisce per tutti i cittadini europei il diritto ad un «equo processo» garantendo il diritto che la causa sia esaminata equamente, pubblicamente, ed entro un termine ragionevole da un tribunale indipendente ed imparziale, costituito per legge;

   la gravità della situazione descritta rende non ulteriormente procrastinabile l'adozione di iniziative quanto più possibile incisive;

   l'Assemblea degli avvocati del Foro di Tempio Pausania deliberò, in data 17 settembre 2019, l'astensione ad oltranza da ogni attività nelle udienze civili, penali, amministrative e tributarie a far data dal 30 settembre 2019;

   l'astensione degli avvocati galluresi è stata poi provvisoriamente sospesa durante l'emergenza sanitaria da Coronavirus, tenuto conto dell'eccezionalità del momento storico che il Paese sta ad oggi ancora attraversando;

   i tempi della giustizia rischiano di dilatarsi ulteriormente, posto che, ad oggi, si prefigurerebbe un rinvio medio dei processi civili al 2023 –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza di quanto riportato in premessa;

   quali iniziative di competenza il Ministro interrogato intenda porre in essere, al fine di riadeguare la pianta organica del tribunale di Tempio Pausania alle sopraggiunte necessità descritte in premessa e di garantire la piena funzionalità del tribunale medesimo.
(4-06238)

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazione a risposta in Commissione:


   ZANELLA, BALDELLI, ROSSO, MULÈ, BERGAMINI e GERMANÀ. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 11 giugno 2020 ha recato ulteriori disposizioni attuative del decreto-legge 25 marzo 2020, n. 19, recante misure urgenti per fronteggiare l'emergenza epidemiologica da COVID-19, e del decreto-legge 16 maggio 2020, n. 33, recante ulteriori misure urgenti per fronteggiare l'emergenza epidemiologica da COVID-19;

   nell'allegato n. 15 del suddetto decreto del Presidente del Consiglio dei ministri si prevede l'obbligo per le compagnie aeree di attuare le misure di distanziamento sociale a bordo dei voli ma, altresì, la possibilità di derogare a tale obbligo qualora l'aria a bordo sia rinnovata ogni tre minuti, i flussi siano verticali e siano adottati i filtri Epe, in quanto tali precauzioni consentono una elevatissima purificazione dell'aria, nonché in caso in cui siano adottati specifici protocolli di sicurezza sanitaria;

   nel succitato allegato si prevede, inoltre, il divieto per i passeggeri di imbarcare bagagli a mano;

   l'Enac con il comunicato stampa n. 34 ha chiarito che il divieto di imbarco dei bagagli a mano e del loro posizionamento nelle apposite cappelliere presenti sugli aeromobili si applica soltanto ai voli dove non vengono adottate le misure previste per il distanziamento sociale. Al contrario, tale divieto non si applica per i voli ove invece sono applicate le misure di distanziamento sociale per i passeggeri;

   l'Italia è l'unico Stato europeo che ha previsto il divieto di imbarco a bordo dell'aereo dei bagagli a mano; inoltre, come pubblicamente sottolineato da dirigenti apicali di compagnie aeree, il divieto produce situazioni che possono mettere a rischio la salute delle persone, quali ad esempio gli assembramenti che si verificano in sede di check-in, in sede di ritiro bagagli attorno all'apposito nastro, senza considerare che nelle operazioni di imbarco in stiva sono numerosi i soggetti che possono toccare i bagagli;

   aver consentito la possibilità di derogare alle misure sul distanziamento sociale, anche in presenza dei criteri previsti dall'allegato 15 del citato decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, desta perplessità, perché fa aumentare il rischio per la salute dei viaggiatori, anche alla luce di quanto recentemente dichiarato dall'epidemiologo Walter Ricciardi, consulente del Ministero della salute, che ha sostenuto che è ancora sconsigliabile prendere l'aereo, perché sono elevate le possibilità di contagio qualora tra i passeggeri ve ne fosse qualcuno infettato dal COVID-19 –:

   quali siano le evidenze scientifiche alla luce delle quali il Governo ha individuato i criteri che consentono alle compagnie aeree di derogare alle misure di distanziamento sociale sui voli, nei casi in cui sull'aeromobile vengano utilizzati filtri Epe e venga effettuato il rinnovo dell'aria ogni tre minuti con flussi verticali;

   se il Governo non intenda adottare iniziative per rimuovere la deroga alle misure di distanziamento sociale sui voli aerei, al fine di garantire pienamente la salute dei passeggeri;

   quali siano le evidenze scientifiche in base alle quali il Governo ha ritenuto di prevedere il divieto di imbarco a bordo dei bagagli a mano e se, anche alla luce di quanto previsto in altri Stati, non intenda rimuovere tale divieto, qualora non ritenga di rivedere la deroga attualmente prevista alle misure di distanziamento sociale sui voli aerei, al fine di consentire anche ai passeggeri italiani, come avviene nel resto d'Europa, di imbarcare in cabina il bagaglio a mano.
(5-04290)

Interrogazioni a risposta scritta:


   VILLANI, NAPPI, DEL MONACO, PROVENZA, SARLI, BARBUTO e DI LAURO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   il vasto territorio della provincia di Salerno, in particolare la zona dell'Agro Sarnese Nocerino, merita specifica attenzione quanto alla necessità di adeguati collegamenti ferroviari ed alla problematica dei servizi di manutenzione e sicurezza delle infrastrutture;

   nella provincia di Salerno, centinaia di pendolari che quotidianamente utilizzano il trasporto su ferro per raggiungere il sud della regione avanzano oggi importanti richieste, anche attraverso comitati, per i disagi di chi ogni giorno sceglie il treno per spostarsi;

   il Comitato dei pendolari della linea ferroviaria storica Napoli-Nocera-Salerno, ad esempio, in diverse occasioni ha presentato alla regione Campania una serie di richieste per avere risposte concrete finalizzate, in particolare, ad un rafforzamento degli orari delle coincidenze con i treni provenienti dalla linea storica con quelli da e verso il sud della regione;

   i precedenti Governi e il management aziendale del gruppo Ferrovie dello Stato Italiane, hanno fatto, in passato, scelte penalizzanti per il Mezzogiorno;

   tali scelte, di fatto evidenziano una posizione scorretta di Trenitalia spa che, nel rimodulare gli orari dei treni che collegano i centri dell'Agro Sarnese Nocerino con il sud della regione e con la città di Napoli, unilateralmente ed ad avviso degli interroganti arbitrariamente hanno comportato fortissimi disagi per questi territori ed in particolare per la stazione di Nocera Inferiore, prima interessata da fermate di treni «diretti» ed intercity, e per la stazione di Sarno;

   quanto alla necessità di adeguati collegamenti, va denunciato e sconfitto l'incomprensibile metodo, spesso addotto a giustificazione del cosiddetto «scambio intermodale», che pretende l'assurdo scambio di vettore fra stazioni distanti centinaia di chilometri (ad esempio: per raggiungere Sapri da Nocera Inferiore o da Sarno si deve andare prima a Salerno e qui cambiare treno); la città di Nocera Inferiore, in particolare, oltre a servire un bacino di passeggeri molto elevato, punto di riferimento per tutti i paesi limitrofi, ad oggi non possiede alcun collegamento diretto con il sud della regione con enormi disagi per i cittadini che abitualmente utilizzano i treni per lavoro, per la scuola e per il turismo;

   in particolare, Nocera Inferiore è la stazione ferroviaria con un bacino demograficamente molto elevato, riferimento del territorio Agro Sarnese Nocerino ed anche di parte della Costiera amalfitana e della stessa Cava de' Tirreni; tuttavia, allo stato attuale è la città maggiormente mortificata nel generale grave arbitrario depotenziamento della linea ferroviaria. Questa situazione influisce pesantemente sulla vita dei pendolari, sull'immagine turistica dell'Agro Sarnese Nocerino e sugli utenti tutti ed induce ormai tantissimi a preferire l'auto al treno con conseguente aumento dell'inquinamento e quindi delle malattie e del traffico;

   la città di Nocera Inferiore, oltre la popolazione ufficialmente residente, quotidianamente è frequentata da moltissimi altri cittadini in funzione della presenza del tribunale, di importanti strutture sanitarie, di diverse tipologie di scuole superiori, di importanti realtà commerciali e mercatali, di monumenti storico-archeologici e religiosi di grande pregio;

   è improcrastinabile il ripristino dei treni regionali «diretti» ed altre tipologie di treni veloci che possano servire le realtà oggettivamente maggiori della linea ovvero tali da collegare la stazione di Nocera Inferiore a Napoli e ai centri a sud di Salerno, così come avveniva in passato –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza della situazione esposta e se e quali iniziative di competenza intenda dispiegare per un incremento ed una rimodulazione delle fermate dei treni da e per il sud della regione, che possano armonizzare le esigenze essenziali dei comuni minori con quelle di Nocera Inferiore, nel rispetto e a garanzia delle esigenze dei cittadini attualmente gravemente penalizzati.
(4-06228)


   NOVELLI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   le convenzioni internazionali garantiscono la libertà di navigazione nelle acque territoriali per tutte le unità, natanti da diporto compresi;

   il 5 novembre 2004 si è svolta una riunione finalizzata all'individuazione di una soluzione ai problemi incontrati nelle acque territoriali francesi dai diportisti italiani a bordo di natanti. Il 18 gennaio 2005 l'addetto doganale dell'Ambasciata francese comunicava al Ministero delle infrastrutture e dei trasporti italiano l'obbligo per i diportisti italiani in navigazione in acque francesi di disporre dell'attestato di assicurazione del natante e, se disponibile, della fattura di vendita;

   la Repubblica di Slovenia ha recentemente dato disposizione alle proprie Capitanerie di porto di applicare in termini stringenti una normativa del codice marittimo nazionale che, di fatto, limita la libertà di navigazione ai natanti da diporto privi di targa;

   la norma prevede che i sopracitati natanti non possano navigare in acque slovene, pena una sanzione da 160 a 500 euro;

   per ottemperare all'obbligo e non incorrere in contravvenzioni i proprietari di natanti, oltre tremila solo a Trieste, dovranno immatricolare l'imbarcazione, con significativo esborso di denaro;

   l'obbligo di immatricolazione per la navigazione in acque slovene, già previsto nel codice marittimo nazionale, è stato disapplicato per anni, mentre diventa tassativo a partire dal 15 luglio 2020, andando a ledere la libera circolazione delle persone, così come peraltro avvenuto con le disposizioni relative agli ingressi in Slovenia dei cittadini italiani –:

   se il Governo sia al corrente dei fatti riportati in premessa;

   se non si ritenga che la disposizione sia lesiva del principio di libera circolazione delle persone, caposaldo dell'Unione europea;

   se sia prevista l'attivazione dei canali diplomatici con la Slovenia al fine di addivenire a un protocollo analogo a quello definito con la Francia;

   se non ritenga opportuno adottare iniziative per sollevare, in sede europea, la questione delle decisioni assunte dalla Repubblica di Slovenia, a parere dell'interrogante palesemente ostili nei confronti dell'Italia.
(4-06237)

INTERNO

Interrogazione a risposta in Commissione:


   FIANO e ROTTA. — Al Ministro dell'interno, al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   da notizie di stampa si apprende che il 24 maggio 2020 a Treviso si è verificata un'aggressione violenta ai danni di due cittadini da parte di un gruppo di tre esponenti della destra radicale;

   i tre, conosciuti nella tifoseria del Treviso calcio, sono stati denunciati dalla questura di Treviso per lesioni e danneggiamento in concorso per una aggressione ai danni di due avventori di un bar, nel quale erano entrati facendo il saluto nazista accompagnato da «Heil Hitler»;

   secondo la ricostruzione della polizia di Stato, in tre avrebbero aggredito con calci e pugni un avventore che secondo loro li avrebbe «guardati male», dopo che il terzetto era entrato nel locale facendo il saluto nazista e urlando «Heil Hitler». Si sarebbero poi sfogati, sempre tre contro uno, con un altro avventore che aveva preso le difese del primo aggredito;

   il ripetersi di tali violente aggressioni da parte di esponenti della destra fascista e nazifascista è stato più volte oggetto di atti di sindacato ispettivo, così pure la preoccupazione per la saldatura tra gruppi ultras e frange di estrema destra finalizzate alla contestazione politica di piazza con modalità violente;

   l'apologia di fascismo è reato, così come qualsiasi tentativo di riorganizzazione del disciolto partito fascista. A tal proposito, episodi come quelli che qui si riportano non possono e non devono essere tollerati;

   è quindi necessario porre la massima attenzione alla prevenzione e alla repressione di tutte le condotte poste in essere in violazione della «Legge Scelba» e della cosiddetta «Legge Mancino»;

   si ritiene altresì necessaria un'integrazione della normativa citata che possa rafforzarne la disciplina sanzionatoria, anche prevedendo l'introduzione del reato di propaganda dei contenuti propri del partito fascista o del partito nazionalsocialista tedesco, ovvero dei relativi metodi sovversivi del sistema democratico, anche attraverso il richiamo pubblico della relativa simbologia o gestualità –:

   quali iniziative urgenti intendano adottare i Ministri interrogati, per quanto di competenza, per contrastare in ogni modo il proliferare di gruppi oltranzisti dell'estrema destra, anche all'interno dei gruppi ultras, e prevenire episodi di violenza e se intendano assumere specifiche iniziative normative per prevedere il divieto, sanzionato penalmente, di propaganda del regime fascista e nazifascista mediante il richiamo pubblico della relativa simbologia o gestualità.
(5-04297)

Interrogazioni a risposta scritta:


   MORRONE e RAFFAELLI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   facendo seguito all'interrogazione a risposta scritta n. 4-06187 sulla necessità dell'apertura estiva di un presidio di polizia a Cesenatico, sembra ufficiale che i presidi estivi in riviera romagnola quest'anno non ci saranno, stando alle comunicazioni diramate durante l'incontro in prefettura che hanno confermato che, a partire dal 1° luglio, i comuni di Riccione e di Bellaria Igea Marina beneficeranno delle prestazioni del posto stagionale della polizia di Stato, mentre il dipartimento della pubblica sicurezza ha stabilito di non poter inviare i tradizionali rinforzi estivi sull'intero territorio nazionale;

   la decisione ha allarmato le associazioni del commercio e le autorità locali delle altre località a maggiore vocazione turistica della riviera romagnola, come Rimini, Cervia, Milano Marittima e Sant'Arcangelo, che stanno denunciando l'urgenza di avere dei presidi di polizia estivi; anche il prefetto, Alessandra Camporota, ha sollecitato il Ministero a un ripensamento evidenziando «le caratteristiche e le specificità di un territorio che dal turismo trae linfa vitale»;

   nel caso di Cervia e Milano Marittima il presidio stagionale ha rappresentato una grande risorsa in un territorio che da 29.000 abitanti nella stagione invernale arriva a raggiungerne fino a 200.000 in estate e sarebbe la prima volta, dopo sessanta anni, che il posto di polizia stagionale della questura resterebbe chiuso, proprio quest'anno in cui l'emergenza sanitaria impone maggiori controlli per evitare assembramenti e per garantire ordine pubblico e decoro in modo da invogliare i turisti ad andare nelle località turistiche in tutta tranquillità;

   i fatti di cronaca che puntualmente si leggono sulla stampa locale, soprattutto dopo il fine settimana, fanno ritenere indispensabile la presenza costante sul posto delle forze dell'ordine che, solo sabato 27 giugno 2020, a Cervia, hanno arrestato due persone e sequestrato ben 13 chilogrammi di cocaina, divisi in quattro panetti, pronta per lo spaccio sulla riviera, che viaggiava a bordo di un'auto sospetta lungo la statale Adriatica, il cui conducente è stato seguito in modo da svelare tutta l'operazione criminale; un sequestro similare era poi già avvenuto nel fine settimana precedente;

   ci sono poi le notizie relative ai controlli anti-assembramenti dovuti all'emergenza sanitaria, la novità di questa estate, che il Ministero sembra ritenere, per carenza di organico, di dover lasciare soltanto alla polizia locale dei comuni delle tradizionali località turistiche e che, nel solo caso di Cervia e di Milano Marittima, ha visto impegnati 56 agenti nell'ultimo fine settimana di giugno che, da soli, hanno controllato 270 attività commerciali con un monte ore lavorate enorme per garantire il decoro cittadino, multando gente che girava a torso nudo, assicurando il rispetto delle ordinanze anti-alcool, facendo verbali per la vendita di alcolici fuori orario, garantendo il rispetto dei protocolli COVID-19 nei locali e nelle discoteche;

   quando sui giornali si legge che un ragazzo è entrato dentro un'auto della polizia locale per fare una bravata, si riportano notizie di risse, atti vandalici e lancio di oggetti contundenti, come nel caso di un ragazzo che è stato colpito da una sedia in testa, i turisti non sono di certo invogliati a venire a trascorrere in sicurezza e tranquillità le loro vacanze in riviera romagnola –:

   se intenda confermare la decisione di non inviare i tradizionali rinforzi estivi in riviera romagnola, ad eccezione di Riccione e di Bellaria Igea Marina, e se intenda adottare iniziative per rivedere tale disposizione, alla luce dei fatti di cronaca e al fine di contribuire, garantendo un adeguato livello di sicurezza, al rilancio del settore turistico italiano duramente colpito dalla crisi economica che si è determinata a seguito dell'emergenza sanitaria da COVID-19.
(4-06219)


   LOVECCHIO, VILLANI e FARO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   i lavori per il nuovo comando dei vigili del fuoco di Foggia sono iniziati più di 15 anni fa. Da diversi articoli di stampa sembrerebbe che il costo per la costruzione sia stato di oltre 10 milioni di euro e i lavori, ad oggi, non sono ancora ultimati;

   nel 2014 l'immobile sembrava quasi terminato in quanto mancante solo di alcune rifiniture e il completamento della parte logistico-tecnologica della centrale operativa. La consegna era infatti prevista per il mese di agosto (la prima previsione prevedeva addirittura la fine dei lavori nel 2013). Secondo il segretario provinciale Confsal – vigili del fuoco Luigi Occulto, il blocco dei lavori fu causato allora, dalla sospensione dell'ultima tranche del finanziamento al progetto;

   nel 2015 venne stanziato con il «decreto Sblocca Italia» 1 milione di euro per il completamento della sede del comando provinciale di Foggia. La vecchia società appaltatrice, avendo però rescisso il contratto, ha reso necessario l'indizione da parte del Ministero dell'interno di una nuova gara d'appalto;

   a dicembre 2019, un'altra nota della Confsal ha denunciato nuovamente la situazione, lamentandosi delle condizioni vetuste della vecchia caserma nella quale il personale dei vigili del fuoco è costretto a lavorare;

   la struttura purtroppo però, secondo Occulto, ancora oggi «è mancante del 50 per cento dei percorsi veicolari, necessita del rifacimento del castello di manovra (parte essenziale del lavoro dei vigili del fuoco), lavori da effettuare come il lavaggio automezzi e sistemazione delle aree verdi della struttura, solo per citare alcuni dei problemi oltre al rifacimento di parte della facciata per distacco delle piastrelle.». L'esigenza di completare questi lavori sostanziali impedisce di prendere possesso dell'edificio;

   per il segretario provinciale Confsal vigili del fuoco, Luigi Occulto, inoltre, se la consegna avvenisse senza il completamento dei lavori, sarebbe assurdo tenere una squadra fissa al fine di controllare l'edificio, distogliendola da eventuali interventi di soccorso pubblico, in quanto è necessario tenere in considerazione anche la distanza che occorre per arrivare dall'altra parte della città –:

   se sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e quali iniziative intenda assumere al fine di completare i lavori del nuovo comando provinciale dei vigili del fuoco di Foggia, velocizzando il trasferimento del personale nella nuova struttura, garantendo però l'efficienza dei servizi, al fine di poter effettivamente salvaguardare l'incolumità delle persone e l'integrità dei beni, assicurando il requisito dell'immediatezza della prestazione ed evitando uno spreco di risorse pubbliche.
(4-06230)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazione a risposta in Commissione:


   EVA LORENZONI, FORMENTINI e BORDONALI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   a causa della crisi economica innescata dall'emergenza sanitaria da Coronavirus, Cnh Industrial ha annunciato un calo degli ordinativi (soprattutto dei veicoli Iveco), che costringerà la controllata di Exor a rivedere il piano industriale e gli investimenti;

   in data 24 giugno 2020 si è tenuto un incontro presso il Ministero dello sviluppo economico tra Cnh Industrial e le parti sociali circa l'accordo sindacale raggiunto tra le parti stesse il 10 marzo 2020;

   in data 10 marzo 2020 si è tenuto al Ministero dello sviluppo economico, infatti, un incontro tra Cnh e le rappresentanze sindacali. L'accordo raggiunto stabilisce lo slittamento della data di chiusura dell'attività produttiva di Pregnana Milanese a dicembre 2020 e altre iniziative che coinvolgono soprattutto il sito produttivo di Brescia. All'uopo per scongiurare i licenziamenti veniva previsto il ricorso a proposte di incentivo al trasferimento in altro sito, a uscite agevolate dei lavoratori vicini alla pensione, a distacchi, trasferte e ammortizzatori sociali. L'accordo è la cornice e il presupposto fondamentale per la prosecuzione del confronto costruttivo tra le parti per la costruzione dei singoli accordi territoriali;

   da quanto appreso dall'interrogante, la società starebbe valutando l'ipotesi di una modifica del piano industriale che coinvolgerebbe il sito produttivo di Brescia che secondo il piano avrebbe dovuto essere dedicato all'elettrificazione dei veicoli, dove viene attualmente prodotto un Eurocargo Iveco e che occupa circa 2000 dipendenti;

   Cnh Industrial è la società industriale d'origine italo-canadese, attiva nel mercato dei capital goods e sorta in seguito alla fusione tra Fiat Industrial e Cnh. Il gruppo progetta, produce e commercializza macchinari per il settore agricolo e delle costruzioni, veicoli per l'industria e commerciali, autobus e mezzi speciali; è inoltre attivo nella produzione di propulsori per applicazione marina e motori. È presente in circa 180 Paesi, con più di 63.000 dipendenti in 67 stabilimenti produttivi e in 56 centri di ricerca e sviluppo;

   appare molto grave che vengano messi in discussione gli impegni presi solo tre mesi orsono. Il Governo deve intervenire senza ulteriore indugio al fine di scongiurare i rischi di desertificazione industriale del settore automotive aggravato dalla emergenza Covid-19 e dal fatto che l'Italia continua a essere priva di una politica industriale;

   in attesa di risposte, i rappresentanti dei lavoratori hanno anche indetto lo stato di agitazione in tutti gli stabilimenti, con un pacchetto di 8 ore di sciopero per luglio 2020 –:

   quali urgenti iniziative, anche di carattere normativo, intenda adottare il Governo al fine di salvaguardare i lavoratori dell'azienda di cui in premessa.
(5-04292)

POLITICHE AGRICOLE ALIMENTARI E FORESTALI

Interrogazione a risposta scritta:


   LOSS. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   il settore apistico italiano conta circa 63 mila apicoltori italiani, con 1,5 milioni di alveari, 220 mila sciami, 23 mila tonnellate di prodotto e oltre 60 varietà;

   dalla Cina nel mercato europeo, e quindi anche in quello italiano, arrivano circa 80 mila tonnellate di miele prodotto senza l'utilizzo delle api mellifere; si tratta di un miele contraffatto in maniera tale da essere difficilmente rilevabile ai controlli alle frontiere;

   questo crea una concorrenza sleale fortemente penalizzante per l'apicoltura italiana dove il prezzo medio di produzione è di 3,99 euro/kg contro circa 1,24 euro/kg di quello cinese, nonché pesanti ricadute su tutta l'agricoltura italiana, che dipende al 70 per cento dalle api nella loro funzione di impollinatori, e rischia di mettere in ginocchio gli agricoltori italiani;

   mentre in tutto il mondo diminuisce la produzione di miele a causa della forte diminuzione delle api dovuta anche ai cambiamenti climatici – in Italia circa il 50 per cento in meno nel 2019, per un valore di 70 milioni di euro – quella cinese, di contro, aumenta di anno in anno;

   questo perché il miele viene prodotto adulterando e miscelando sciroppo di zucchero con il miele naturale, per nasconderne la contraffazione, rendendolo in questo modo simile al miele naturale;

   questa metodologia ovviamente non è conforme alle norme europee, perché nell'Unione europea il miele prodotto dalle api deve essere essiccato e maturato nell'alveare senza l'aggiunta di sostanze estranee, mentre in Cina non c'è l'obbligo di rispettare questo processo e l'uomo si sostituisce alle api nella realizzazione del processo di maturazione;

   in Cina a causa dell'inquinamento, della deforestazione e dell'uso dei pesticidi le api sono quasi del tutto sparite. Circa il 75 per cento della produzione agricola dipende dall'impollinazione delle api e quindi i cinesi hanno dovuto trovare un'alternativa al lavoro svolto dalle api, impiegando manovalanza sottopagata e servendosi anche di quella dei bambini. Il metodo utilizzato per la produzione del «falso» miele è più rapido ed economico, perché accelera i processi di deumidificazione e maturazione che le api effettuano con tempi molto più dilatati, rendendo il prodotto finale privo delle sue peculiari caratteristiche di genuinità;

   durante l'emergenza sanitaria legata al Covid-19 il consumo dei miele in Italia è aumentato di quasi il 44 per cento, ma purtroppo la produzione interna non riesce a soddisfare la domanda, perché i cambiamenti climatici hanno ridotto notevolmente le fioriture e stressato le api; nel 2019, infatti, la produzione nazionale è arrivata appena a 15 milioni di chilogrammi a fronte di un quantitativo di quasi 25 milioni di chilogrammi di miele importato durante l'anno dall'estero, soprattutto da Ungheria e Cina. Quasi due barattoli di miele su tre sono stranieri;

   sarebbe opportuno intensificare i controlli alle frontiere e introdurre nuove metodologie di analisi per rilevare le contraffazioni sempre più sofisticate al fine di evitare le frodi –:

   se sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e quali iniziative intenda intraprendere al fine di proteggere il settore apistico dall'invasione del miele cinese contraffatto a tutela del miele made in Italy, simbolo di tipicità e biodiversità, in quanto sarebbe a rischio la sicurezza alimentare del Paese e dei prodotti agricoli italiani nonché la salute dei consumatori.
(4-06221)

PUBBLICA AMMINISTRAZIONE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   RIZZETTO. — Al Ministro per la pubblica amministrazione. — Per sapere – premesso che:

   in conformità alle esigenze derivanti dall'emergenza sanitaria dovuta al Covid-19, è necessario attingere alle graduatorie in essere di concorsi pubblici per provvedere alle assunzioni nella pubblica amministrazione, limitando, dunque, lo svolgimento di prove selettive concorsuali che, inevitabilmente, pongono un problema di sicurezza rispetto al contenimento del virus;

   ciò anche nel rispetto di principi di economicità, efficacia ed efficienza dell'azione amministrativa, che, nel nostro ordinamento, in materia di concorsi pubblici, stabiliscono la preferenza dello scorrimento delle graduatorie degli idonei, ferma restando la prioritaria assunzione dei vincitori, rispetto alla proclamazione di nuovi concorsi. In tal modo, si consente un risparmio di risorse pubbliche e viene riconosciuto il giusto collocamento a coloro che hanno superato delle procedure di selezione, risultando idonei a ricoprire una pubblica funzione;

   sul punto, si ricorda che è imminente la scadenza delle graduatorie valide fino al 30 settembre 2020, relative al triennio 2012-2014, nonché all'anno 2015;

   pertanto, l'interrogante intende conoscere le intenzioni del Governo rispetto allo scorrimento delle graduatorie in questione –:

   anche considerando l'attuale emergenza epidemiologica conseguente alla diffusione del virus Covid-19, se intenda adottare iniziative per prorogare le graduatorie concorsuali valide sino al 30 settembre 2020 e, in caso affermativo, sino a quale data, per consentire il completo esaurimento delle stesse.
(5-04296)

SALUTE

Interrogazioni a risposta scritta:


   MINARDO. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   dal 1° febbraio 2021 anche il secondo medico fiduciario a Pozzallo (Ragusa) andrà in pensione; la figura svolge un servizio necessario, quanto indispensabile, per i marittimi Pozzallesi e di tutto il territorio ragusano e siracusano;

   se, dunque, non si avvierà l'iter per la nomina del nuovo medico fiduciario questo servizio rischia di scomparire, arrecando certamente gravi problematiche ai marittimi, per quanto riguarda la salute e le pratiche sanitarie relative alle malattie, all'idoneità all'imbarco e alle visite biennali;

   il servizio di assistenza sanitaria ai naviganti (allora Cassa marittima) a Pozzallo fu istituito negli anni ‘50 e nel 1993, quando l'ufficio locale marittimo di Pozzallo fu elevato a ufficio circondariale marittimo; anche a Pozzallo venne concessa la possibilità di effettuare le visite biennali, risparmiando a tutto il personale navigante di dover recarsi negli uffici di Catania per ottenere l'idoneità biennale;

   nel 2007, essendo nel frattempo aumentato il numero dei marittimi sia Pozzallesi che del circondario, il Ministero della salute provvide a emanare il bando per la nomina di un secondo medico fiduciario;

   è importante rilevare che attualmente gli iscritti alla capitaneria di porto di Pozzallo, in qualità di marittimi di prima e seconda categoria, sono oltre tremila; se a ciò si aggiunge che molti marittimi con matricola di Siracusa vengono a effettuare le visite biennali a Pozzallo, è evidente quanto sia necessario e indispensabile provvedere al bando per l'assegnazione di una o due figure di medici fiduciari a Pozzallo –:

   se il Ministro interrogato intenda adottare le iniziative di competenza per emanare urgentemente il bando per l'assegnazione dei medici fiduciari per l'assistenza sanitaria ai marittimi ed evitare che la sede di Pozzallo rimanga vacante e per non costringere i marittimi pozzallesi a rivolgersi, per motivi sanitari, ai medici fiduciari di Siracusa, Augusta o alla sede del Sasn (Servizio assistenza sanitaria naviganti) di Catania.
(4-06220)


   VANESSA CATTOI, BOLDI, BINELLI, LOSS, PANIZZUT, DE MARTINI, FOSCOLO, LAZZARINI, LOCATELLI, SUTTO, TIRAMANI e ZIELLO. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   com'è noto, le disposizioni riguardanti gli obblighi di pubblicità e trasparenza da parte delle pubbliche amministrazioni sono state riordinate con decreto legislativo n. 33 del 2013 (il cosiddetto codice della trasparenza), emanato in attuazione della legge n. 190 del 2012;

   il codice, in particolare, ha elencato una serie di documenti la cui pubblicazione costituisce un dovere da parte delle pubbliche amministrazioni; inoltre, esso ha introdotto la nozione di accesso civico che, a differenza del diritto di accesso di cui alla legge n. 241 del 1990, non è sottoposto a limitazioni quanto alla legittimazione soggettiva del richiedente e non è soggetto all'obbligo di motivazione;

   l'inadempimento degli obblighi di pubblicazione costituisce elemento di valutazione della responsabilità dirigenziale, eventuale causa di responsabilità per danno all'immagine dell'amministrazione ed è valutato ai fini della retribuzione di risultato e del trattamento economico accessorio collegato alle performance dei dirigenti;

   con riguardo ai numerosi tavoli tecnici sulla salute (oltre 30) istituiti presso il Ministero della salute si riscontra, ad avviso degli interroganti, una mancanza di piena trasparenza sulle decisioni prese, nonché la difficoltà delle associazioni dei cittadini ad accedere agli atti così come previsto dal codice sulla trasparenza;

   anche il percorso sul sito internet del Ministero della salute non è sufficientemente chiaro e non consente agli utenti e ai portatori di interesse di comprendere effettivamente le attività poste in essere dal Ministero stesso;

   a dimostrazione di quanto precede, risulta che, da qualche giorno a questa parte, un gruppo ristretto di associazioni e federazioni di pazienti stia scrivendo ad altre associazioni e al Ministro della salute per favorire la nomina, presso la Commissione per la revisione dei livelli essenziali di assistenza (Commissione Lea), di un rappresentante unico, già prescelto per le associazioni dei pazienti; tutto ciò senza che sia stato spiegato alle associazioni alle quali viene richiesto un avallo in base a quali procedure e motivazioni si sia pervenuti a questa decisione;

   la discussione sui Lea è estremamente importante poiché ha un impatto determinante sulla salute dei cittadini e sui diritti alla presa in carico e alla cura dei pazienti; chiunque sieda in questa Commissione, dunque, dovrebbe dichiarare preventivamente e in modo trasparente eventuali conflitti di interesse rispetto alle materie che vengono discusse e le proprie collaborazioni in corso su temi specifici, anche a titolo incondizionato;

   l'attuale e confusa configurazione dei tavoli di lavoro attivi presso il Ministero della salute è indice – ad avviso degli interroganti – di una «tecnocrazia» con regole farraginose che non tiene conto di quanto la semplicità e la facilità dell'accesso alle informazioni sia importante per il diritto alla salute dei cittadini e dei pazienti;

   tali criticità rendono necessario un riordino dei diversi tavoli, con un aggiornamento chiaro e trasparente sui compiti assegnati e sul loro impatto all'interno dei percorsi decisionali del Ministero della salute e una puntuale comunicazione ai cittadini dei contenuti emersi dai lavori portati avanti in questi contesti –:

   quali iniziative di competenza intenda porre in essere per rendere trasparenti e condividere con i cittadini e i pazienti senza distinzioni di sorta i criteri delle nomine e gli esiti dei tavoli di lavoro – in particolare quello sui Lea – esistenti presso il Ministero della salute, nonché per escludere eventuali conflitti di interessi in atto o potenziali di coloro che partecipano ai medesimi tavoli.
(4-06233)

SUD E COESIONE TERRITORIALE

Interrogazione a risposta scritta:


   SCANU, PERANTONI, LAPIA, DI LAURO, SABRINA DE CARLO, ALEMANNO, VARRICA, PERCONTI, D'ORSO, FARO, MARTINCIGLIO, CANCELLERI, CASA e GIARRIZZO. — Al Ministro per il sud e la coesione territoriale, al Ministro per i beni e le attività culturali e per il turismo. — Per sapere – premesso che:

   il settore più colpito dal lockdown è sicuramente quello turistico e in questo vi rientrano anche le strutture ricettive extra alberghiere, incluse quelle che esercitano attività saltuaria senza partita Iva e che rappresentano una soluzione di accoglienza turistica sostenibile. Tale caratteristica è legata, infatti, alla ristrutturazione del patrimonio edilizio esistente, costituendo anche un freno al consumo di suolo soprattutto in aree naturali di particolare pregio;

   inoltre, la trasformazione di abitazioni sfitte, rese disponibili per l'ospitalità turistica sopperisce alla mancanza di posti letto soprattutto in questo momento storico in cui vi è la necessità di distanziamento sociale per il contrasto al contagio da Coronavirus. Il rilancio del Paese passa quindi anche attraverso il contributo di questa tipologia di accoglienza alternativa e appetibile al pari delle grandi strutture alberghiere consolidate, una realtà forte che contribuisce anche all'economia circolare di tutto l'indotto che l'ospitalità smuove;

   queste «micro-strutture ricettive» riescono ad intercettare un segmento molto vasto di turisti che non guardano alle strutture tradizionali, ma che invece preferiscono queste tipologie di accoglienza per svariate ragioni, come ad esempio vivere la cultura locale, essere accolti come «a casa», vivere esperienze diverse;

   oltre ai bed and breakfast vi sono le locazioni brevi di immobili, senza servizi aggiuntivi, offerti dai proprietari di case che locano al di fuori dell'esercizio di attività d'impresa. Anch'esse possono offrire accoglienza turistica e costituiscono una risorsa importante per il turismo tenuto conto che alimentano e valorizzano il turismo locale e familiare. I vantaggi offerti dalle locazioni brevi di immobili adibiti a case e appartamenti per vacanze sono molteplici. Uno fra tutti è la comodità di affittare una casa per famiglie con bambini e animali: l'uso della cucina e di tutta la casa garantisce comfort e risparmio di costi non indifferente;

   le locazioni brevi consentono, altresì, di rispettare le norme di sicurezza basate sul distanziamento sociale, questo requisito risulta imprescindibile in una fase epidemiologica ancora non sopita. Inoltre, sono strumentali alla creazione di benessere anche in zone economicamente marginali, non servite dalle grandi catene alberghiere ma dalla grande attrattiva naturalistica;

   si ricorda che, a differenza delle altre attività ricettive, i bed and breakfast in questione e le locazioni brevi non rientrano nel bonus «tax credit» e non possono scaricare nessun tipo di costo; tuttavia, sono sottoposti a stringenti adempimenti, alla pari delle attività d'impresa, come ad esempio l'obbligo di comunicazione degli alloggiati attraverso il portale delle questure, l'obbligo di avere il codice identificativo unico e il pagamento della tassa di soggiorno;

   dunque per questo settore non vi sono alcune forme di sostegno nel «decreto Rilancio» e negli altri decreti che vanno a incentivare le famiglie e le imprese italiane e a sostenere il turismo nazionale –:

   sulla base di tutto quanto esposto e argomentato in premessa, quali iniziative il Governo intenda adottare al fine di tutelare e incentivare i settori in questione; se, alla luce di quanto previsto dagli articoli 241 e 242 del «decreto Rilancio», siano in corso o si intendano promuovere interlocuzioni con le regioni per stimolare iniziative complementari a quelle nazionali che possano tutelare, nella considerazione delle specificità territoriali di ricettività turistica, anche le strutture extra alberghiere prive di partita Iva.
(4-06240)

SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazione a risposta in Commissione:


   BALDELLI, ZANELLA, PENTANGELO, MULÈ, SOZZANI, ROSSO e BERGAMINI. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   in data 26 giugno 2018 l'interrogante ha depositato l'atto di sindacato ispettivo 2-00031 con cui chiedeva al Governo se intendesse assumere iniziative di competenza nei confronti dei gestori telefonici per tutelare i diritti di utenti e consumatori dall'attivazione non richiesta dei così detti servizi a valore aggiunto;

   come specificato in sede di discussione dell'interpellanza, la finalità era quella di richiamare l'attenzione del Governo su un settore commerciale poco trasparente per gli utenti, che genera un volume elevato di ricavi per le compagnie telefoniche che gestiscono servizi non richiesti addebitandone i costi agli utenti;

   nella risposta fornita, il Governo specificò che la materia era di competenza dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni e fornì un elenco delle misure adottate dall'Agcom;

   a due anni di distanza, si apprende da fonti di stampa di una presunta truffa a danno di diverse migliaia di consumatori a cui sono stati attivati servizi a valore aggiunto per i quali hanno pagato costi, non solo non dovuti, ma dei quali erano totalmente inconsapevoli;

   su tale presunta truffa è in corso un'inchiesta giudiziaria che, al momento, ha portato al sequestro preventivo di 12 milioni di euro, all'effettuazione di una perquisizione nella sede di una compagnia telefonica e alla richiesta di chiarimenti all'Agcom in ordine alle posizioni di altre due compagnie telefoniche;

   alla luce di questa grave vicenda, che vede una grande quantità di consumatori vittime di attività commerciali illecite e difficili da individuare, malgrado l'utile impegno dell'Agcom negli ultimi tempi, su questo fronte, resta la difficoltà di intervenire efficacemente per assicurare adeguata protezione agli utenti specie in relazione all'attivazione automatica di servizi gestiti direttamente dalle compagnie telefoniche –:

   se il Governo, anche alla luce degli ultimi fatti di cronaca e di quanto dichiarato dagli inquirenti sulla necessità di prevedere forme di controllo più stringenti, non intenda assumere iniziative di competenza anche normative, per tutelare i consumatori, affinché sia evitata l'attivazione di servizi automatici non richiesti gestiti dalle compagnie telefoniche e per prevedere un rafforzamento degli strumenti di controllo su potenziali clausole vessatorie, a danno degli utenti, presenti nei contratti di telefonia fissa e mobile.
(5-04301)

UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazione a risposta in Commissione:


   NITTI. — Al Ministro dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   a sei mesi dalla costituzione del Ministero dell'università e della ricerca, con decreto-legge n. 1 del 9 gennaio 2020, poi convertito, con modificazioni, dalla legge 5 marzo 2020, n. 12, non risulta ancora emanato il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri che definisce l'organizzazione del nuovo Ministero, i cui termini scadevano il 30 giugno 2020;

   la direzione generale per l'alta formazione artistica, musicale e coreutica risulta tuttora vacante, come molti suoi uffici dirigenziali e dipartimenti;

   molte procedure dai significativi impatti sul corretto funzionamento delle istituzioni Afam risultano essere proprio in capo alla direzione generale per l'Afam, la cui vacanza produce una paralisi con gravi ripercussioni sullo svolgimento delle attività didattiche;

   tra le procedure da espletare in tempi stretti si ricordano i trasferimenti del personale, l'emanazione entro il 31 luglio del decreto ministeriale sulla statizzazione, le nomine in ruolo del personale docente e tecnico-amministrativo per l'anno 2020/2021, gli incarichi a tempo determinato;

   parimenti, non risulta ancora istituito presso il Ministero dell'università e della ricerca l'Organismo paritetico per l'innovazione Afam, previsto dall'articolo 9 del contratto collettivo nazionale di lavoro del comparto istruzione e ricerca del 19 aprile 2018;

   già nella prima parte dell'anno accademico, in diverse istituzioni Afam come ad esempio l'Accademia di belle arti di Lecce, buona parte dei corsi non era stata avviata per ritardi nell'attribuzione delle discipline aggiuntive, mentre alcuni insegnamenti delle discipline d'indirizzo erano slittati al secondo semestre;

   l'emergenza sanitaria ha ulteriormente amplificato i problemi già sussistenti;

   le segreterie nazionali di Flc Cgil, Cisl Fsur, Uil Scuola Rua, Snals Confsal e Gilda Unams, in una nota congiunta del 25 giugno 2020 hanno indicato altre problematiche del settore rimaste inevase quali «l'espletamento delle procedure per i passaggi dei docenti dalla 2a alla 1a fascia, pur in presenza di fondi già accantonati con DPR 24 ottobre 2018 e con DPR 9 dicembre 2019, la tutela del personale precario, docente e tecnico-amministrativo, degli Istituti Superiori di Studi Musicali e delle Accademie di belle arti storiche “storiche” oggetto di statizzazione ai sensi del decreto-legge n. 50 del 2017 che abbiano maturato i requisiti per la stabilizzazione successivamente alla conversione del suddetto decreto, (...) la mancata convocazione per la sottoscrizione del CCN Integrativo per l'anno 2020, l'assenza dell'Atto di indirizzo per il rinnovo del CCNL 2019-21, la mancata costituzione dell'Organismo Paritetico per l'innovazione AFAM (...), nonché il mancato confronto sul testo del regolamento CNAM» –:

   quali iniziative di competenza intenda assumere per espletare le procedure e le nomine citate in premessa e, conseguentemente, per affrontare e risolvere le altre problematiche emergenziali del settore rimaste inevase.
(5-04291)

Apposizione di una firma ad una interrogazione.

  L'interrogazione a risposta scritta Murelli n. 4-06207, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 2 luglio 2020, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Tonelli.

Pubblicazione di un testo riformulato.

  Si pubblica il testo riformulato della mozione Lupi n. 1-00362, già pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta n. 365 del 2 luglio 2020.

   La Camera,

   premesso che:

    dal 1997 Hong Kong è una regione amministrativa speciale cinese, fa parte della Cina, ma possiede un sistema amministrativo diverso, uno statuto particolare d'autonomia negoziato tra la Cina popolare ed il Regno Unito;

    non sono ancora cessate le ingerenze di Pechino nelle vicende politiche della regione amministrativa speciale e le operazioni repressive sono proseguite con fermi ed arresti di numerosi attivisti democratici;

    il 24 maggio 2020 contro la nuova legge sulla sicurezza voluta da Pechino si schiera un'altra prima grande manifestazione e la polizia spara gas lacrimogeni contro chi si è riunito per protestare arrestando circa 200 persone;

    il leader democratico Joshua Wong ha chiesto che l'Unione europea imponga sanzioni alla Cina ed inserisca clausole legate al rispetto dei diritti umani a Hong Kong nei trattati commerciali che sta concludendo con la Cina;

    inoltre, con riferimento al nostro Paese, Wong ha sottolineato come non sia «sicuro che la Cina rispetti i suoi impegni e le promesse fatte nell'ambito degli accordi commerciali»;

    il 27 maggio 2020 Mike Pompeo ha certificato di fronte al Congresso americano che l'alto grado di autonomia di Hong Kong non esiste più, dichiarazione che apre la strada a sanzioni nei confronti della Cina; il Regno Unito, gli Usa, l'Australia e il Canada si uniscono in una dichiarazione congiunta che denuncia la violazione dei diritti internazionali da parte della Cina, previsti dall'accordo sino-britannico (Sino-British Joint Declaration) firmato al tempo della restituzione della colonia;

    il 29 maggio 2020 l'Alto Rappresentante per gli affari esteri e la politica di sicurezza dell'Unione europea ha comunicato che «l'UE esprime grave preoccupazione per le misure adottate dalla Cina il 28 maggio, che non sono conformi ai suoi impegni internazionali (...) e alla Legge fondamentale di Hong Kong. Ciò rischia di minare seriamente il principio “One Country Two Systems” e l'alto grado di autonomia della Regione amministrativa speciale di Hong Kong»;

    il 30 giugno 2020 il Comitato permanente del Congresso nazionale cinese ha adottato la legge sulla sicurezza nazionale a Hong Kong e successivamente è stata promulgata a Hong Kong lo stesso giorno;

    la nuova legge sulla sicurezza che Pechino vuole imporre ad Hong Kong rischia di minacciare l'indipendenza della magistratura. A dirlo è l'ex primo giudice, Andrew Li Kwok-nang, in un articolo e interviste pubblicati su diversi media locali;

    Andrew Li Kwok-nang sottolinea soprattutto il fatto che la nuova legge sulla sicurezza prevede un gruppo speciale di giudici per processi legati a crimini di sovversione, separatismo, terrorismo e collusione con potenze straniere ai danni di Hong Kong e della Cina. Tali giudici sarebbero selezionati dal capo dell'esecutivo, che presiederebbe anche la commissione sulla sicurezza. Per Andrew Li tutto ciò è «inappropriato» e sarebbe «a detrimento dell'indipendenza della magistratura» perché pone il potere esecutivo al di sopra del potere giudiziario, invece che garantire a quest'ultimo l'indipendenza. In Cina la magistratura si dichiara sempre al servizio del Partito comunista cinese;

    finora, contro la legge si sono espressi l'Associazione degli avvocati, gruppi di pastori protestanti, l'associazione dei giornalisti di Hong Kong e 86 organizzazioni internazionali. Anche molti Governi hanno manifestato opposizione o perplessità;

    oltre alle critiche sull'indebolimento dell'indipendenza della magistratura e dello stato di diritto, si denuncia la pretesa della Cina di voler condannare violazioni alla legge che avvengono anche fuori delle frontiere di Hong Kong e della Cina. L'articolo 38 della legge afferma che cittadini, residenti permanenti e non permanenti di Hong Kong sono perseguibili per atti di «secessione, sovversione, terrorismo, collaborazione con forze straniere» che avvengono fuori del territorio e della Cina. E si è perseguibili se tali atti avvengono anche su una nave o su un aereo registrato ad Hong Kong. In pratica, ogni persona del pianeta può essere accusata;

    il Ministro taiwanese per gli affari cinese, Chen Ming-tong, ha commentato: «Mi chiedo se questo è il desiderio di un impero celeste, a cui tutta l'umanità deve essere legata. Questo non è più qualcosa che dovrebbe preoccupare solo Hong Kong, o Taiwan»;

    il 1° luglio 2020 l'Alto Rappresentante, Josep Borrell, a nome dell'Unione europea comunicava che «L'Unione europea ribadisce le sue gravi preoccupazioni per questa legge che è stata adottata senza alcuna significativa consultazione preliminare del Consiglio legislativo e della società civile di Hong Kong» e prosegue che «vi sono dubbi sulla conformità della nuova legge con la legge di base di Hong Kong e agli impegni internazionali della Cina. In linea con le assicurazioni fornite dalla Cina in passato, l'Unione europea ritiene essenziali i diritti e le libertà dei residenti di Hong Kong affinché siano completamente protetti, compresa la libertà di parola, di stampa e di pubblicazione, nonché la libertà di associazione, di assemblea, di processione e di dimostrazione. Le disposizioni dell'Alleanza internazionale in materia civile e politica, i diritti (ICCPR) sanciti dalla legislazione di Hong Kong devono continuare ad essere pienamente applicati. L'Unione europea è preoccupata per il fatto che la legge rischi di compromettere gravemente l'elevato grado di autonomia di Hong Kong e avere un effetto dannoso sull'indipendenza della magistratura e sullo stato di diritto. Entrambi questi principi rimangono essenziali per la costante stabilità e prosperità di Hong Kong e sono quindi di vitale interesse per l'Unione europea e per la Comunità internazionale. L'Unione europea esorta la Cina a evitare qualsiasi atto che metta in pericolo l'autonomia di Hong Kong in campo giuridico, anche in termini di diritti umani. L'Unione europea sta valutando le implicazioni di tale legge e continuerà a sollevare preoccupazioni nel suo dialogo con la Cina. Si continueranno a seguire da vicino gli sviluppi, anche nel contesto delle prossime elezioni del Consiglio legislativo del 6 settembre, che devono procedere come previsto e in un ambiente favorevole all'esercizio dei diritti e delle libertà democratiche come sancito dalla Legge fondamentale»;

    tanti attivisti pro-democrazia avevano chiesto di poter manifestare, la richiesta è stata respinta al mittente. Sono scesi comunque per strada, ma la protesta non autorizzata ha portato ai primi arresti in base alla nuova legge. Circa 4 mila agenti sono stati schierati nell'area più a rischio, Causeway Bay, e il primo arresto è stato un manifestante in possesso di una bandiera dell'indipendenza di Hong Kong, che per giunta indossava una maglietta con la scritta Free Hong Kong, come riporta Il Sole 24 Ore. La polizia ha usato spray al pepe per disperdere la folla; è finito in manette anche il legislatore dell'opposizione Andrew Wan. Gli arresti a Causeway Bay dall'introduzione della legge sono oltre 30 con addebiti che vanno dalla manifestazione illegale alla violazione della nuova legge sulla sicurezza nazionale, fino all'ostacolo al rispetto delle leggi e al possesso di armi offensive,

impegna il Governo:

1) ad assumere iniziative per aderire all'impegno preso dall'Alto Rappresentante per la politica estera e la sicurezza comune dell'Unione europea in riferimento al rispetto degli accordi internazionali che garantiscono l'autonomia della Regione amministrativa speciale di Hong Kong in forza del principio condiviso di «un Paese, due sistemi»;

2) a sostenere, nelle sedi dell'Unione europea, l'avvio di una riconsiderazione complessiva delle relazioni con la Cina popolare, alla luce delle ripetute violazioni dei diritti umani, ed in vista dell'adozione di possibili sanzioni in reazione alla reiterazione di tali violazioni;

3) a farsi promotore, nelle opportune sedi internazionali, dello svolgimento di un'inchiesta internazionale intesa ad accertare l'eventuale violazione dei diritti umani nel territorio di Hong Kong nel biennio 2019-2020.
(1-00362) (Nuova formulazione) «Lupi, Molinari, Gelmini, Lollobrigida».