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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Mercoledì 1 luglio 2020

ATTI DI INDIRIZZO

Risoluzioni in Commissione:


   Le Commissioni VI e XII,

   premesso che:

    l'emergenza del virus COVID-19 ha avuto un impatto grave sull'economia del Paese con ricadute sociali pesanti;

    sul piano economico, le più recenti stime effettuate dall'Istat evidenziano un calo del prodotto interno lordo nel I trimestre 2020 pari al 4,7 per cento rispetto al periodo gennaio-marzo del 2019 e del 4,8 per cento se comparato con il I trimestre dell'anno ancora precedente;

    il crollo del prodotto interno lordo è con tutta evidenza determinato dalla combinazione di due fattori: il calo dell'offerta (sul punto si pensi che la produzione, al netto del diverso numero di giornate lavorative, è arretrata in aprile di ben il 45,2 per cento rispetto allo stesso mese del 2019) e il calo dei consumi (che Confcommercio ha quantificato in circa 84 miliardi di euro nel 2020, -31,7 per cento nel solo mese di marzo);

    è inevitabile che ciò determinerà una drammatica contrazione delle entrate erariali, che secondo le previsioni di autorevoli economisti con molta probabilità non sarà limitata al solo anno in corso;

    sul piano sanitario, a soffrire particolarmente gli effetti della pandemia si registrano, oltre ovviamente ai contagiati dal virus e alle loro famiglie, anche alcune categorie determinate di malati quali quelli cronici e rari, gli immunodepressi, gli acuti non ospedalizzati e i soggetti disabili non autosufficienti che necessitano di assistenza non-ospedaliera e domiciliare e per i quali i fondi rischiano di essere carenti a causa degli sforzi economici dirottati sul virus e del calo di entrate fiscali;

    per le categorie di malati citate appare, dunque, necessario rafforzare l'assistenza socio-sanitaria e domiciliare sul presupposto, tra gli altri, che la rapida diffusione del virus COVID-19 e il rischio di contagio siano tali da impedirne oggi – e certamente anche nel prossimo futuro – la loro collocazione in strutture in cui si troverebbero a stretto contatto con altri pazienti, condizione che favorirebbe la circolazione della malattia;

    le circostanze descritte rendono opportuna l'individuazione tempestiva di adeguate risorse, da destinare in parte alle regioni, per il finanziamento di piani straordinari triennali al fine di incrementare le prestazioni di cui al capo II «Prevenzione collettiva e sanità pubblica» del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 12 gennaio 2017;

    la rinuncia a qualsiasi forma di prelievo di ulteriori risorse dai cittadini per evitare un ulteriore peggioramento delle loro condizioni di vita nonché dei fondamentali macroeconomici imporrebbe la valutazione di tutte le possibili alternative;

    dall'analisi e dallo studio condotto sui vari settori economici, l'alternativa più immediata appare essere quella legata al settore del tabacco riscaldato i cui prodotti, immessi nel mercato italiano nella seconda metà del 2014, godono di una tassazione differenziata e agevolata che fino al 2018 è consistita nell'applicazione di un'accisa pari al 50 per cento dell'accisa media sulle sigarette tradizionali, mentre nel 2019 è stata ridotta ulteriormente assestandosi, oggi, al 25 per cento della stessa accisa media;

    è noto che la tassazione agevolata sui prodotti a tabacco riscaldato ha già determinato nel corso degli anni una notevole perdita di gettito fiscale (si stima tra i 400 e i 600 milioni di euro su base annuale a seconda dell'aliquota e dell'andamento del mercato) che, secondo le previsioni, tenuto conto che negli ultimi anni il mercato sta crescendo in maniera esponenziale – per come dimostra il +7 per cento registrato a marzo di quest'anno (in piena emergenza sanitaria COVID-19) – sarà ancora più rilevante in futuro, con la conseguenza che lo Stato, ove non modifichi al rialzo la percentuale citata, si appresta a rinunciare a cospicue entrate erariali. Si stima, infatti, che nel caso in cui l'accisa rimanesse invariata e il mercato crescesse ulteriormente, l'ammanco per le casse statali potrebbe ammontare a circa 670 milioni di euro nel solo anno 2020, vale a dire un importo consistente se si considera che tutto il mercato del tabacco genera più di 10 miliardi di euro di gettito ogni anno;

    la motivazione formale a fondamento di questa minore pressione fiscale consisterebbe nel tentativo di spingere i fumatori ad abbandonare l'uso di sigarette tradizionali, considerate da alcuni maggiormente nocive per la salute, per orientare il consumo sulla nuova tipologia di prodotti «a tabacco riscaldato», senza combustione, considerati a rischio ridotto;

    tale motivazione sarebbe ammirevole e convincente qualora fosse provata scientificamente; purtroppo ad oggi non gode di pieno e definitivo sostegno della scienza né delle evidenze empiriche, mancando dell'approvazione delle agenzie governative preposte alla tutela della salute, ossia di una copertura scientifica univoca che dimostri la minor nocività e, per l'effetto, il minor rischio per la salute del consumatore, dei prodotti a tabacco riscaldato rispetto alle sigarette normali a combustione;

    sull'argomento, il Ministero della salute – secondo quanto riportato dal quotidiano Il Messaggero del 23 gennaio 2019 che dà notizia di una richiesta avanzata dalla società Philip Morris International di poter pubblicizzare il proprio prodotto a marchio «IQOS» (il sistema sviluppato da Philip Morris International per riscaldare il tabacco senza bruciarlo) come prodotto meno tossico per la salute – si sarebbe espresso ritenendo insufficienti le prove e le evidenze disponibili su tali prodotti per qualificarli «a rischio ridotto» ai fini della legislazione sulle accise;

    confermerebbe la posizione «negativa» adottata dal Ministero della salute sull'argomento anche la trasmissione «Report» andata in onda il 24 maggio 2020 secondo cui l'Istituto superiore di sanità (a cui materialmente era stata formulata la suddetta richiesta di certificazione) avrebbe addirittura manifestato preoccupazioni per la salute di chi usa il tabacco riscaldato, sottolineando la presenza al suo interno di sostanze cancerogene e di alcune potenzialmente genotossiche, criticando la presenza del mentolo quale potenziale fattore di incentivo dei giovanissimi al fumo ed elemento al pari importante, sensibilizzando al pericolo di danni del fumo passivo. Su quest'ultimo punto, si ricorda che ad oggi è consentito l'uso dei prodotti a tabacco riscaldato anche nei luoghi chiusi aperti al pubblico;

    anche a livello internazionale, sia la Food and Drug Administration statunitense che l'Organizzazione mondiale della sanità (Oms) convergerebbero verso le medesime conclusioni. In particolare, nel 2018 l'Oms ha raccomandato che il tabacco riscaldato sia equiparato dal punto di vista fiscale e normativo alle sigarette tradizionali;

    essendo pressoché pacifico che i prodotti a tabacco riscaldato difettino dei requisiti necessari per essere classificati quali prodotti a rischio ridotto rispetto alle sigarette tradizionali, appare conseguentemente altrettanto pacifica la infondatezza della ragione posta a sostegno della loro tassazione agevolata;

    questa posizione di favore fiscale è inoltre avversata, soprattutto a livello internazionale, da coloro che, oltre a non ritenere la diversa fiscalità dei prodotti a tabacco riscaldato una corretta ed efficace strategia di riduzione del danno, la considerano fonte di squilibrio nel mercato dei tabacchi lavorati e di gravi ingiustificate perdite erariali;

    una diversa e più equa tassazione che riportasse lo sconto fiscale dall'attuale 75 per cento ad una percentuale più contenuta (ad esempio il 25 per cento farebbe recuperare oltre un miliardo di euro in un solo triennio, consentendo un incremento di spesa sul finanziamento sanitario corrente di circa 300 milioni di euro per il 2020, di 400 milioni di euro per il 2021 e di 500 milioni di euro per il 2022);

    l'emergenza sanitaria ha messo drammaticamente in evidenza la necessità di una solida ed efficiente rete di assistenza territoriale e, più in particolare, di quella domiciliare integrata, che garantisca qualità e continuità di cura ai cittadini, soprattutto alle fasce più fragili, da attuare attraverso una capillare riorganizzazione dei servizi sanitari su tutto il territorio nazionale e, simultaneamente, una riorganizzazione dei servizi di assistenza domiciliare, quale utile strumento anche per la decongestione dell'attività negli ospedali;

    la sensibilità del Governo di rafforzare l'offerta sanitaria e sociosanitaria territoriale necessaria a fronteggiare l'emergenza epidemiologica conseguente alla diffusione del virus COVID-19 è stata di recente dimostrata attraverso l'inserimento nel cosiddetto «decreto Rilancio» della previsione secondo cui – ancorché limitatamente all'anno 2020 – le regioni e le province autonome sono chiamate a predisporre specifici piani regionali di potenziamento dell'offerta dei servizi da recepire nei programmi operativi regionali per la gestione dell'emergenza COVID-19, previsti dal decreto «Cura Italia» (decreto-legge n. 18 del 2020, articolo 18) prevedendo autorizzazioni di spesa da indirizzare, tra gli altri, alla implementazione dei servizi di assistenza domiciliare integrata – Adi –,

impegnano il Governo:

   a valutare l'opportunità di intraprendere iniziative, anche normative, finalizzate alla revisione del regime fiscale vigente per i prodotti di tabacco riscaldato, rendendolo più omogeneo rispetto a quello previsto per le sigarette tradizionali;

   a valutare l'opportunità di adottare iniziative per destinare gli introiti ricavati dalla predetta revisione fiscale al potenziamento dei piani straordinari triennali delle regioni con il fine di rafforzare l'assistenza sociosanitaria e domiciliare anche per i malati cronici e rari, gli immunodepressi, gli acuti non ospedalizzati e le persone disabili non autosufficienti e, per una quota non inferiore al 5 per cento delle entrate derivanti dalla rimodulazione dell'accisa, ai servizi per la cura del tabagismo e di problematiche fumo-correlate presso le aziende sanitarie locali;

   a valutare l'opportunità di adottare iniziative per rafforzare queste misure di assistenza con un piano pluriennale che doti di maggiori risorse l'insieme dei trattamenti domiciliari che rendono migliore la qualità di vita, con un'attenzione particolare ai cittadini che vivono nelle aree interne del Paese;

   a valutare, infine, l'opportunità di adottare iniziative per estendere l'efficacia della legge 16 gennaio 2003, n. 3, cosiddetta Legge Sirchia, anche ai prodotti a tabacco riscaldato, vietandone l'uso nei luoghi aperti al pubblico.
(7-00505) «Martinciglio, Lorefice, D'Arrando, Cancelleri, Brescia, Perconti, Ruggiero, D'Orso».


   La XIII Commissione,

   premesso che:

    la grave crisi in cui versa da tempo la pastorizia, specialmente quella sarda, richiede con urgenza azioni concrete ed interventi strutturali per rilanciare un settore che rappresenta una strategica risorsa economica e sociale;

    il comparto ovino nella sola Sardegna è strutturato su circa 15 mila aziende zootecniche con un indotto di oltre 40 mila addetti, aziende che, rappresentano circa 3 milioni di capi, detengono più del 40 per cento del patrimonio ovicaprino nazionale;

    la Sardegna rappresenta l'area di riferimento nazionale per quanto riguarda il mercato del latte e del pecorino romano prodotto leader del comparto: nell'isola si stima una produzione complessiva di 300 mila tonnellate di latte;

    il comparto offre oltre 380 mila quintali di prodotti caseari, la maggioranza dei quali indirizzati alla trasformazione di pecorino romano Dop;

    il suddetto formaggio è, tra i prodotti derivanti dal latte di pecora, il più rilevante in tutta Europa in termini di volumi prodotti e valore generato;

    tra le criticità più rilevanti del settore si segnalano: l'estrema volatilità del prezzo del latte, che subisce forti oscillazioni non solo in senso temporale ma anche geografico e tra diversi fornitori di una stessa azienda di trasformazione e un sistema cooperativo frammentato e sottocapitalizzato con limitate capacità di adattamento al mercato;

    la mancanza di disponibilità di dati produttivi ufficiali omogenei e trasparenti, a partire dai quantitativi di latte munto, impedisce un'azione di programmazione produttiva reale e favorisce, invece, una opacità produttiva con conseguente deprezzamento dei prodotti, oltre che scarsa tracciabilità;

    è pertanto indispensabile estendere al comparto del latte ovicaprino il decreto ministeriale 7 aprile 2015 in materia di dichiarazioni obbligatorie,

impegna il Governo

ad adottare iniziative per estendere al comparto ovicaprino la disciplina di cui al decreto ministeriale 7 aprile 2015, sulle modalità di applicazione dell'articolo 151, regolamento (UE) n. 1308 del 2013, recante l'organizzazione comune dei prodotti agricoli, per quanto concerne le dichiarazioni obbligatorie nel settore del latte e dei prodotti lattiero caseari.
(7-00506) «Cadeddu, Cillis, Cassese, Gallinella, Parentela, Lombardo, Gagnarli, Pignatone».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazione a risposta in Commissione:


   TARTAGLIONE e MILANATO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri. — Per sapere – premesso che:

   il 7 aprile 2020 il commissario per l'emergenza COVID-19 Domenico Arcuri aveva dichiarato pubblicamente che sarebbero stati pubblicati on-line tutti i dati relativi agli acquisti operati dalla struttura commissariale e ai rapporti con i fornitori;

   a due mesi e mezzo di distanza, come riportato da un articolo de Il Giornale del 25 giugno 2020, la trasparenza annunciata a parole dal commissario Arcuri non è stata ancora tradotta in pratica;

   sul sito internet del commissario straordinario sono state pubblicate solo due procedure di gara: una relativa all'acquisto di 150 mila kit per i test sierologici, mentre l'altra riguarda una richiesta di offerte per i test molecolari;

   a quanto si può desumere dalla banca dati sui contratti pubblici di Anac le gare bandite dalla struttura commissariale nei mesi di marzo e aprile sono almeno 19 per un ammontare complessivo di oltre un miliardo di euro;

   come riferisce sempre l'articolo de Il Giornale, la piattaforma Consip ha pubblicato tutte le procedure e le relative aggiudicazioni che ha gestito per conto della struttura commissariale. Queste procedure sono, però, soltanto otto, mentre delle ulteriori undici al momento non vi è traccia –:

   se non intenda adottare le iniziative di competenza affinché il commissario per l'emergenza COVID-19 pubblichi quanto prima i dati relativi ai bandi di gara svolti dalla struttura commissariale, come annunciato dallo stesso commissario, nella sezione ad essa appositamente dedicata sul sito del Governo.
(5-04280)

Interrogazioni a risposta scritta:


   BELLUCCI e ZUCCONI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro per le pari opportunità e la famiglia. — Per sapere – premesso che:

   in questo momento così difficile e delicato sembra che non si stia facendo abbastanza per permettere alle famiglie di riprendersi e di ripartire davvero: le regole che ci accompagnano, varate dai numerosi decreti-legge e decreti del Presidente del Consiglio dei ministri a cui si sommano le varie ordinanze regionali, rendono sostanzialmente non realizzabili, o realizzabili per una minoranza di persone e con un abnorme «rischio d'impresa», le attività educative ed animative per le giovani generazioni e, in particolare, per le categorie più a rischio;

   arriva dal gruppo «Genitori H per sostegno» la denuncia sul caos di organizzazione dei campi estivi per gli studenti disabili;

   il periodo di chiusura delle scuole ha pesato notevolmente sulla salute psicofisica dei ragazzi con disabilità e dei loro familiari, rimasti senza terapie ed esclusi dalla didattica a distanza: senza amici, senza stimoli, senza il contatto con gli insegnanti, senza lo sport, i bambini perdono, giorno dopo giorno, quei granelli di autonomia che con tanta fatica hanno conquistato a piccoli passi, con anni di lavoro e di sacrifici, che rischiano di sgretolarsi in pochi mesi;

   dopo questo duro periodo di isolamento sociale, le famiglie tutte speravano in un aumento di ore per le attività estive, invece, come sottolineato dai genitori di Lucca, sono stati addirittura tagliati i fondi e si è complicato tutto: «da due giorni stanno inviando email che informano che il contributo forse sarà di mille euro per tutti e la famiglia dovrà cercarsi da sola l'operatore. Con tale contributo sarà possibile la frequenza ad un centro estivo di una settimana a tempo pieno»;

   secondo quanto denunciato dalle famiglie «Stare con i coetanei è importante, gli altri bambini si potranno vedere per l'intera estate mentre ai nostri figli questa possibilità non viene concessa, proprio loro che ne avrebbero più bisogno. I costi dei vari campi sono troppo alti, per tutte le famiglie, se noi genitori H dobbiamo aggiungere la spesa di un operatore per aumentare le ore, diventa insostenibile. Il Comune ha aperto e chiuso il bando per voucher estivi alle famiglie, prima che fossero note le attività presenti sul territorio. Non potevamo fare richiesta non sapendo se erano adatte ai nostri figli. Un anticipo verrà erogato alla firma del Pap, il resto in seguito, ma non è certo, perché “potrà essere modificato a fronte del maggiore o minore numero di domande pervenute”»;

   i genitori del gruppo «H» rigettano anche l'ipotesi che le ore di assistenza previste in ambito scolastico e non fruite siano utilizzate per le attività estive, in quanto ore destinate alla frequenza scolastica, che non dovrebbero essere utilizzate per altri scopi e che, in caso contrario, genererebbero una deregolamentazione fonte soltanto di confusione;

   peraltro, la situazione di difficoltà denunciata dai genitori di Lucca e dal gruppo «Genitori H per sostegno» non è una situazione straordinaria, ma la testimonianza plastica di molte altre condizioni di disagio su tutto il territorio nazionale che gravano le famiglie e privano migliaia di bambini e ragazzi di ogni tipo di opportunità –:

   se e quali urgenti iniziative di competenza intenda assumere il Governo per adottare un piano condiviso con tutti i livelli istituzionali volto a garantire l'apertura dei centri estivi, con particolare riguardo agli spazi dedicati ai bambini con disabilità, trovando soluzioni autorizzative e di finanziamento ragionevoli e idonee a contemperare sicurezza e realizzabilità.
(4-06188)


   CARFAGNA. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro dell'interno, al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   nel mese di maggio 2020, durante il «lockdown» imposto a causa dell'emergenza sanitaria in atto, ha fatto il giro del mondo il video-choc, diffuso da responsabili della clinica Biotexcom di Kiev, dove si pratica la maternità surrogata, che documentava la presenza di 46 neonati tutti collocati nella stessa sala dell'Hotel Venezia, adiacente alla medesima clinica;

   avendo il lockdown impedito l'ingresso in Ucraina agli stranieri, gli infermieri della Biotexcom, sotto l'angosciante sfondo dei pianti dei piccoli, rassicuravano i genitori «surrogati» (di nazionalità inglese, spagnola e anche italiana): «Cari genitori, se ora non potete attraversare il confine e venire in Ucraina per prendere il vostro bambino, non disperate». Nel video, gli infermieri e i manager della clinica, nonostante le vigenti normative di limitazione per gli spostamenti, sollecitavano le coppie a rivolgersi alle rispettive rappresentanze diplomatiche al fine di accelerare le pratiche per giungere in Ucraina e prendere con sé i bambini;

   un videomessaggio che ha «svelato» al mondo – se ancora ce ne fosse bisogno – la sconvolgente realtà dell'utero in affitto: un business intorno al quale ruotano milioni di euro, in netta crescita nonostante la quasi plebiscitaria contrarietà dell'opinione pubblica mondiale;

   la disperazione induce molte donne povere a ricorrere a questa pratica, che sta però arretrando nei Paesi asiatici: in Thailandia, Nepal, Laos e Cambogia l'utero in affitto è stato messo al bando, mentre in India è oggetto di sempre più severe restrizioni. In ambito europeo, invece, l'Ucraina rimane il Paese con le tariffe più concorrenziali: per ogni bambino concepito artificialmente, una coppia spende «soltanto» dai 30 mila ai 50 mila euro;

   l'utero in affitto nell'ordinamento italiano è un reato, ai sensi dell'articolo 12, comma 6, della legge n. 40 del 2004 –:

   se siano a conoscenza dei fatti riportati in premessa, quali siano state le evoluzioni della vicenda e se, per quanto di competenza, abbiano messo in atto iniziative per far fronte a una palese violazione dei diritti umani;

   se alle coppie italiane coinvolte sia stata data la possibilità di viaggiare in Ucraina, anche durante il lockdown, per prendere i bambini;

   se ritengano opportuno adottare ulteriori iniziative volte ad inibire ai cittadini italiani il ricorso all'utero in affitto all'estero, inserendo la surrogazione di maternità fra i reati perseguibili fuori dai confini del Paese.
(4-06195)

AFFARI REGIONALI E AUTONOMIE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   PERANTONI, ALBERTO MANCA, DEIANA, MANZO e LAPIA. — Al Ministro per gli affari regionali e le autonomie, al Ministro per i beni e le attività culturali e per il turismo. — Per sapere – premesso che:

   il 1° luglio 2020 è previsto presso il consiglio regionale della Sardegna l'inizio dell'esame della proposta di legge regionale n. 153 del 28 maggio 2020, finalizzata in buona sostanza ad «interpretare autenticamente» il piano paesaggistico regionale (P.P.R.);

   l'interrogante ha già segnalato in altre occasioni il tentativo di smantellare la normativa di tutela paesaggistica attraverso analoghe iniziative legislative della giunta regionale sarda, univocamente orientate a consentire l'aumento indiscriminato della potenzialità edificatoria del suolo, aggirando i principi dell'ordinamento giuridico della Repubblica in materia di governo del territorio, oltre che di tutela dell'ambiente ai sensi degli articoli 9 e 117, secondo comma, lettera s), della Costituzione;

   in particolare, il provvedimento, oltre a prevedere la proroga dei termini per la riqualificazione edilizia dal 30 giugno prossimo al 31 dicembre 2020, ha la pretesa di «interpretare autenticamente» il piano paesaggistico regionale, nel tentativo sotteso, a giudizio dell'interrogante, di eludere la competenza statale in materia di tutela del paesaggio;

   più nel dettaglio, l'interpretazione autentica, volta ad escludere la co-pianificazione, andrebbe a riguardare: «a) la fascia costiera di cui all'articolo 17, comma 3, lettera a) delle norme tecniche di attuazione (NTA) al PPR, come definita dall'articolo 19, disciplinata dall'articolo 20; b) i beni identitari di cui all'articolo 2, comma 1, lettera e), delle NTA al PPR, come definiti dall'articolo 6, comma 5, disciplinati dall'articolo 9; c) le zone agricole, l'edificato in zona agricola come definito dall'articolo 79 delle NTA al PPR e l'edificato urbano diffuso come definito dall'articolo 76 delle NTA al PPR»;

   una interpretazione, insomma, tale da sottrarre tali ambiti e beni alla pianificazione congiunta tra regione e Ministero per i beni e le attività culturali e per il turismo;

   ebbene, tale intendimento normativo sembrerebbe superare anche i limiti entro cui la giurisprudenza costituzionale (Corte costituzionale n. 78/2012; Corte costituzionale n. 308/2013 relativa proprio a disposizioni del P.p.r.) e della Corte europea dei diritti dell'uomo (sentenza 23 ottobre 1997, National & Provincial Building Society e altri contro Regno Unito; sentenza 27 maggio 2004, Ogis-Institu Stanislas e altri contro Francia) consente la cosiddetta interpretazione autentica di discipline vigenti da tempo;

   non si tratta, infatti, di «situazioni di oggettiva incertezza del dato normativo», a causa di «un dibattito giurisprudenziale irrisolto», ovvero della necessità di «ristabilire un'interpretazione più aderente alla originaria volontà del legislatore (...) a tutela della certezza del diritto e dell'eguaglianza dei cittadini, cioè di principi di preminente interesse costituzionale»;

   neppure la motivazione dichiarata di voler consentire il completamento della nuova strada statale n. 291 «Sassari-Alghero», può essere ritenuta condivisibile, in quanto ciò è esplicitamente previsto dall'articolo 20, comma 1°, lettera b), delle norme tecniche di attuazione del P.p.r. Oltre al fatto che la questione è già in fase di risoluzione in seno al Consiglio dei ministri, per cui è evidente, ad avviso dell'interrogante, come il provvedimento sia assolutamente inutile, dannoso e non necessario;

   quello che si ritiene fondamentale e necessario, invece, è la tutela di quel patrimonio naturalistico, ambientale e identitario rappresentato dai litorali isolani, prima risorsa anche in chiave turistica ed è pertanto indispensabile esercitare il massimo grado di attenzione in relazione a simili iniziative –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza della situazione descritta e quali iniziative di competenza, anche normative, intendano assumere al fine di garantire la piena tutela del paesaggio, ai sensi degli articoli 9 e 117, secondo comma, lettera s) della Costituzione, anche tramite idonei meccanismi per un efficace coordinamento tra Stato e Regioni anche con riguardo ai piani paesaggistici regionali.
(5-04284)

AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interrogazioni a risposta scritta:


   CIRIELLI. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   da tempo il tratto autostradale A3 Napoli-Salerno (Via Pompei), gestito dalla Società Autostrade Meridionali Sam S.p.A. è interessato da code e rallentamenti per la presenza di lavori straordinari di manutenzione;

   in particolare, tra gli svincoli dei comuni di Cava de' Tirreni e Vietri sul Mare (al chilometro 44) si stanno verificando, soprattutto durante il weekend, lunghe code di veicoli con conseguenti ripercussioni sulla circolazione stradale;

   tale circostanza, oltre a creare un disservizio agli utenti dell'autostrada, incide negativamente anche sull'intero comparto turistico delle zone coinvolte già fortemente compromesso a causa dell'emergenza pandemica da Covid-19;

   l'autostrada A3, infatti, collega Napoli a Salerno, consentendo di raggiungere mete turistiche molto gettonate durante il periodo estivo e non solo, sicché è chiaro che laddove il congestionamento veicolare dovesse perdurare, potrebbe scoraggiare i molti turisti che ogni anno affollano le coste salernitane, danneggiando ulteriormente il settore turistico, che già con fatica, sta tentando di risollevarsi;

   a ciò aggiungasi che le emissioni di gas di scarico delle autovetture bloccate per lungo tempo nel traffico autostradale incidono negativamente anche sull'inquinamento ambientale delle aree interessate e soprattutto sulla Valle Metelliana che è una conca –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti esposti in premessa e, considerata la degli stessi, quali urgenti iniziative intendano porre in essere, per quanto di competenza, per eliminare i disservizi per gli utenti dell'autostrada, anche in considerazione dell'inizio della stagione estiva;

   quali iniziative si intendano porre in essere, anche d'intesa con la società di gestione, al fine di velocizzare la conclusione dei suddetti lavori, e, dato il congestionamento del flusso veicolare di questi giorni, quali iniziative di competenza intendano adottare per garantire la salubrità dell'aria delle zone coinvolte.
(4-06181)


   CIRIELLI. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   da organi di stampa e da altri media si apprende di una notizia devastante, sotto il profilo ambientale, che avrebbe interessato un tratto di spiaggia in località Torre Angellara nel salernitano;

   dai video girati dagli stessi bagnanti presenti sul luogo, sembrerebbe che a Salerno, nello specchio d'acqua di via Clark, in prossimità di noti stabilimenti balneari, il 25 giugno 2020 una violenta ondata di acqua di colore marrone, apparentemente mista a fango e depositi di fogne, sarebbe confluita direttamente in mare, mettendo subito in bella vista grosse chiazze con tanto di schiuma; secondo le prime ricostruzioni, tali immissione in mare deriverebbe da un canale, presente sul tratto di spiaggia di Torre Angellara, in cui confluiscono le acque del torrente Mariconda;

   i bagnanti, increduli, alla vista di tale allarmante spettacolo, hanno subito allertato la capitaneria di porto di Salerno chiedendo anche l'intervento dei tecnici dell'Arpac, affinché venissero effettuati i prelievi del caso;

   quanto sopra descritto rappresenta solo l'ennesimo episodio di inquinamento delle coste della regione Campania che troppo spesso e da troppo tempo è interessato da costanti e criminali scarichi abusivi e da malfunzionamenti dei sistemi di depurazione delle acque, prima della loro immissione in mare;

   fatti come quelli sopra esposti non solo determinano un forte inquinamento con evidente impatto sulla flora e sulla fauna marina, soprattutto ponendo a repentaglio la salute dei cittadini, ma hanno anche ricadute devastanti sull'economia turistica della regione Campania, già in ginocchio a causa dell'emergenza pandemica da COVID-19;

   appare surreale che a fronte di numerosi annunci di stanziamenti di fondi per decine e decine di milioni di euro, le problematiche afferenti all'inquinamento marino e ai sistemi di depurazione delle acque reflue delle coste salernitane, come quelle di tutte le coste campane, siano assai lontane da una degna risoluzione –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e, considerata la gravità degli stessi, quali urgenti iniziative di competenza intenda adottare al fine di garantire la tutela dell'ambiente e la salute dei cittadini; se intenda promuovere monitoraggi straordinari delle acque della costa salernitana, anche utilizzando a tal scopo il Comando dei carabinieri per la tutela dell'ambiente, al fine di seguire con tempestività l'evoluzione del fenomeno descritto in premessa e di verificare gli esiti delle azioni intraprese; se intenda adottare, per quanto di competenza e in raccordo con la regione, iniziative straordinarie affinché l'erogazione delle risorse pubbliche stanziate per l'adeguamento del sistema fognario e depurativo delle aree che insistono sulle coste salernitane sia accompagnato da interventi effettivi e non episodici.
(4-06197)

BENI E ATTIVITÀ CULTURALI E TURISMO

Interrogazioni a risposta scritta:


   MANZO, NAPPI e DEL SESTO. — Al Ministro per i beni e le attività culturali e per il turismo. — Per sapere – premesso che:

   sul territorio del comune di San Vitaliano (Napoli), in località Ponte delle Tavole, si conservano alcuni splendidi esempi di antiche masserie, sorte tra il 1500 e il 1600, a controllo dello sfruttamento agricolo del territorio; di significativo interesse architettonico, storico, etnoantropologico per la particolare tipologia fortificata sono «Masseria Lazzaretto» e «Masseria Copinti» che risultano già documentate nella «Carta Topografica della Campagna Felice» della Società di Storia Patria di Napoli redatta nel 1761 e – successivamente – nella «Carta Topografica dell'agro napoletano» di Giovanni Antonio Rizzi Zannoni del 1793;

   «Masseria Lazzaretto» e «Masseria Copinti» nel comune di San Vitaliano (Napoli) costituiscono due importanti elementi del paesaggio culturale non soltanto per il loro valore architettonico ma per il ruolo di testimonianze dell'organizzazione produttiva ed economica dell'antica Campania Felix –:

   quali iniziative urgenti di tutela il Ministro interrogato intenda predisporre per evitare il danneggiamento, la distruzione o la perdita di queste importanti testimonianze di civiltà;

   se la Soprintendenza archeologia, belle arti e paesaggio dell'area metropolitana di Napoli, contestualmente al procedimento di dichiarazione dell'interesse culturale della «Masseria Lazzaretto» e della «Masseria Copinti» nel comune di San Vitaliano (Napoli), non ritenga opportuno introdurre prescrizioni di tutela indiretta dei due casali e dell'adiacente ponte borbonico, allo scopo di garantire la salvaguardia dei caratteri e dei contesti rurali nei quali i beni sono immersi, impedendo l'introduzione di elementi urbanistici o edilizi impropri.
(4-06182)


   MANZO e NAPPI. — Al Ministro per i beni e le attività culturali e per il turismo. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 17 del codice dei beni culturali e del paesaggio sancisce l'importanza della catalogazione come momento fondamentale della tutela del patrimonio culturale;

   gli uffici periferici del Ministero per i beni e le attività culturali e per il turismo dovrebbero assicurare campagne di catalogazione annuali in particolare sui beni storico-artistici conservati nel territorio di competenza, soprattutto in quelle zone maggiormente esposte al pericolo di furti e dispersioni;

   da anni la Soprintendenza archeologia, belle arti e paesaggio dell'area metropolitana di Napoli per l'assenza di finanziamenti da parte delle strutture centrali del Ministero per i beni e le attività culturali e per il turismo solo non è più in grado di promuovere nuove catalogazioni «OA», è anche impossibilitata a proseguire o completare vecchie catalogazioni, a revisionare e aggiornare dati già disponibili;

   emblematico è il caso del territorio di Marigliano (Na) dove a quanto consta all'interrogante, su trenta chiese storiche e altri edifici vincolati di notevoli dimensioni e di particolare prestigio, contenenti opere d'interesse artistico o culturale, solo due presentano una schedatura peraltro abbastanza parziale;

   l'assenza di una capillare catalogazione «OA» sul territorio ostacola la conoscenza ragionata dei beni culturali per la loro tutela, impedisce l'individuazione degli interventi di restauro da effettuare, blocca la predisposizione delle misure di protezione dai diversi fattori di rischio in cui i beni sono esposti, favorendone il degrado e le sottrazioni illecite che, negli ultimi anni, si stanno moltiplicando a un ritmo vertiginoso –:

   quali iniziative il Ministro interrogato intenda mettere in campo per proseguire e accelerare le operazioni di catalogazione e conoscenza sistematica dei beni culturali mobili presenti sul territorio di Marigliano (Na).
(4-06183)


   MANZO, NAPPI e DEL SESTO. — Al Ministro per i beni e le attività culturali e per il turismo, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   nel comune di Arienzo (Caserta), in località Costa-Igli, è ubicato il sito archeologico della cosiddetta «Villa di Cocceio» codice catastale A403, N. C. E. U. f. 8, partt. 291, 17, 15, 14, 13, 12, 11; f.6, partt. 19 sub. B, 17 sub. B, 16; f. 5, part. 46) che per la sua bellezza e complessità, può considerarsi uno degli esempi più significativi di dimora di rappresentanza nel Mezzogiorno provinciale romano;

   il monumentale complesso d'età imperiale, dislocato su una superficie di oltre 15.000 metri quadri e composto da numerose strutture disposte su due terrazze, fu scavato parzialmente nel 1963-1964 dalla soprintendenza archeologica della Campania e fu datato sulla scorta dei dati di scavo, in particolare dalla tipologia dei mosaici e delle decorazioni parietali, al II secolo d.C.;

   di eccezionale interesse sono soprattutto le pitture che decorano gli ambienti adiacenti l'ipocausto costituite da riquadri rossi, incorniate da motivi vegetali e fasce verdi, ed alte zoccolature di colore ocra che documentano lo sviluppo dell'arte parietale in Campania in epoca posteriore alla distruzione di Pompei, Ercolano, Oplonti e Stabia;

   notevole è anche la ricca decorazione musiva dei piani pavimentali costituita da motivi geometrici, triangoli in bianco e nero, inquadrati da una cornice di due file di tessere nere; mentre nelle zone più esclusive del complesso sono raffigurate figure allegoriche, cesti floreali, cani in posizione araldica, kantaros da cui fuoriescono cesti di vite;

   purtroppo, da oltre trent'anni, il prestigiosissimo sito archeologico, vincolato soltanto nel 1991 ai sensi degli articoli 1 e 3 della legge 1089 del 1939, è stato completamente abbandonato: attualmente tutta l'area archeologica versa in condizioni di incuria e notevole degrado evidenti sia nella fitta vegetazione infestante che ha ricoperto e danneggiato le strutture murarie sia nel fatiscente stato di conservazione delle evidenze architettoniche e decorative;

   esauriti i cospicui finanziamenti per la ricerca archeologica, infatti, la soprintendenza per i beni archeologici della Campania rinunciò anche al progetto di un parco archeologico: con le procedure incomplete di esproprio dei lotti, gli scavi furono in parte coperti, le migliaia di preziosi reperti rinvenuti furono impacchettati e chiusi nei depositi, mentre le strutture lasciate a vista furono abbandonate senza misure di sicurezza, con coperture di protezione realizzate presumibilmente in cemento-amianto, esposte alle intemperie e all'erosione degli agenti atmosferici, senza segnaletica, senza una regolamentazione degli usi dei suoli adiacenti consentiti o vietati, senza un piano dell'accessibilità (pedonale e veicolare);

   privata di qualsiasi forma di tutela, manutenzione, controllo, l'area archeologica della prestigiosa villa romana è ancora oggi esposta a spoliazioni e vandalismi –:

   se non ritenga indispensabile promuovere una procedura ispettiva volta a ricostruire le cause che hanno prodotto un simile degrado, accertando per quanto di competenza eventuali responsabilità e inadempienze;

   se si intendano adottare iniziative urgenti per la conservazione e la valorizzazione del sito archeologico di «Villa di Cocceio» nella frazione Costa-Igli di Arienzo (Caserta) al fine di dare un forte segnale di discontinuità rispetto al passato;

   quali iniziative, nell'ambito delle proprie competenze, intendano assumere per la bonifica di tutte le componenti in cemento-amianto presenti nell'area archeologica, assicurandosi che le nuove coperture a protezione dei reperti coniughino in modo semplice ed elegante, sicurezza, questioni estetiche, efficacia conservativa e funzionalità museografica.
(4-06191)


   MANZO, NAPPI e DEL SESTO. — Al Ministro per i beni e le attività culturali e per il turismo, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   nel comune di Bagnoli Irpino, in provincia di Avellino, è ubicato il complesso tardo gotico e rinascimentale di San Domenico di proprietà pubblica;

   gli eventi sismici del 1980-1981 arrecarono gravi dissesti alle strutture monumentali e notevole è stato l'impegno finanziario dello Stato per il recupero: 1 miliardo e mezzo di lire speso dal provveditorato alle opere pubbliche della Campania tra il 1986 e il 1990, 1 miliardo e 226 milioni di lire speso dalla soprintendenza generale agli interventi post-sismici in Campania e Basilicata, più un altro miliardo e mezzo di lire appostato nel 1994, 750 mila euro erogati dal Pit dei Monti Picentini nel 2003, altri risorse provenienti dal progetto «Quadro strategico nazionale 2007-2013»- Por FesR 2007/2013 obiettivo operativo 1.9;

   nonostante però le cifre considerevoli impiegate finora, il consolidamento e il restauro del monumento sono ben lontani dall'essere ultimati e, nell'incertezza della situazione che si protrae da decenni, il prestigioso sito è avvolto dal degrado;

   la forte umidità ascendente e le infiltrazioni di acque meteoriche nella chiesa stanno deteriorando le murature perimetrali, determinando il proliferare di muffe e licheni che rovinano le pitture a fresco, gli stucchi e i cartigli barocchi, le antiche cromie, il prezioso soffitto ligneo intagliato, dorato e dipinto, che contiene nei tre riquadri centrali scene della vita di S. Domenico e nei quattro riquadri laterali ritratti dei santi dell'ordine domenicano;

   gli apparati decorativi, tra cui due pregevolissimi altari lignei del XVII secolo, alcuni stipi dipinti e dorati rococò, la cantoria, numerosi frammenti del pulpito ligneo e del coro del XVII secolo, insieme a diversi paramenti sacri settecenteschi in seta, frammenti lapidei scolpiti, sculture in legno policromo e tavole dipinte del XVI secolo giacciono abbandonati nella sporcizia e nell'incuria degli ambienti umidi, polverosi e malsani della sagrestia e delle cappelle del transetto e dell'abside;

   la maestosa ancona lignea in legno scolpito, dorato e dipinto che racchiude la pala d'altare eseguita da Marco Pino da Siena nel 1576 è stata smontata e lasciata sul pavimento della navata destra della chiesa, poco idoneo alla conservazione di opere d'arte;

   gli affreschi staccati del pronao, raffiguranti San Domenico del XVIII secolo e la Madonna col Bambino del XIV secolo, trasferiti su supporto rigido e restaurati nel 1980 da Annamaria Centrane con i fondi stanziati dal Commissariato di Governo, sono abbandonati per terra;

   anche l'adiacente chiostro a due livelli, nonostante i 322 milioni di lire spesi tra il 1981 e il 1982 per l'esecuzione degli interventi di consolidamento e restauro, si presenta ancora puntellato, in precarie condizioni statiche e ridotto a immondezzaio di rifiuti;

   ciò che resta degli ambienti conventuali, ricoperti da volte a crociera costolonate con la pietra di chiave su cui è scolpito lo stemma reale aragonese e il deambulatorio gotico, si trovano in un pauroso stato di incuria e minacciano di crollare –:

   se i Ministri siano a conoscenza dell'impietosa decadenza del monumento e se intendano avviare verifiche amministrative allo scopo di accertare per quanto di competenza fatti e responsabilità anche in relazione agli obblighi di conservazione e vigilanza del prestigioso complesso e dei beni artistici in esso contenuti;

   se, di fronte ai rischi documentati di ulteriori perdite culturali nel complesso monumentale di Bagnoli Irpino, ancora attuali e di gravità sempre crescente, con pericoli sempre maggiori per le opere d'arte mobili, il Ministero per i beni e le attività culturali e per il turismo intenda farsi promotore di un piano per il recupero e la valorizzazione del sito, affinché torni a essere uno dei grandi attrattori dell'Irpinia.
(4-06192)


   MANZO, NAPPI e DEL SESTO. — Al Ministro per i beni e le attività culturali e per il turismo, al Ministro dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   le mura urbane aragonesi, che cingono il borgo Casamale a Somma Vesuviana in provincia di Napoli, oltre a conservare peculiari caratteristiche architettoniche costituiscono uno straordinario «unicum» sul territorio della regione Campania;

   documentato già a partire dal 1467, allorquando il sovrano di Napoli Ferrante II d'Aragona ne ordinò il consolidamento e il miglioramento per rispondere a nuovi criteri di funzionalità bellica, il circuito murario si estende per 1.300 metri ed è interamente visibile e quasi completamente integro;

   costituito da grossi blocchi di pietra vesuviana non squadrati e da una tenace e abbondante malta in cui venivano annegati i più disparati elementi lapidei, l'ingegnoso e robusto sistema difensivo urbico presenta un'altezza media che si aggira intorno agli otto metri ed è intervallato da grosse torri semi cilindriche, poste alla distanza media di una quarantina di metri l'una dall'altra e diametro di 7-8 metri;

   a dispetto della sua notevole importanza culturale, la cinta muraria aragonese di Somma Vesuviana versa in un gravissimo stato di degrado: da anni l'intero tracciato è abbandonato a se stesso, privo di interventi di conservazione e manutenzione programmata;

   alcuni tratti delle mura, peraltro, si presentano transennati per fenomeni di crolli e dissesti; inoltre, a seguito degli eventi meteorici eccezionali, registrati in Campania nel 2019, una porzione a vico Torre è rovinosamente collassata fortunatamente senza conseguenze per le persone –:

   se il Governo abbia avviato indagini conoscitive allo scopo di accertare l'entità dei danni e le cause dei crolli e se abbia attivato tutte le misure di tutela per una doverosa e improcrastinabile messa in sicurezza del pregevole manufatto storico;

   se siano state avviate iniziative, per quanto di competenza, in raccordo con il comune, per l'individuazione delle particelle di proprietà del comune medesimo e il conseguente riconoscimento delle mura come patrimonio pubblico;

   se il Governo intenda farsi promotore, attraverso la Soprintendenza archeologia, belle arti e paesaggio dell'area metropolitana di Napoli, di un accordo di programma con l'Ente proprietario e il Parco nazionale del Vesuvio allo scopo di predisporre interventi di restauro, risanamento conservativo e valorizzazione in collaborazione con i laboratori di archeologia medievale attivati presso le università della Campania.
(4-06193)

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazione a risposta scritta:


   BALDELLI, BARATTO, GIACOMETTO e PORCHIETTO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   la Wirecard è stata per decenni leader delle tecnologie digitali e modello per start up e istituti finanziari, per la capacità di aggredire con successo il mercato dei pagamenti digitali, la sola in grado di competere con centri mondiali del fintech, come Londra o New York;

   il crollo della Wirecard, leader mondiale nei servizi finanziari e tecnologici, con un ammanco di cassa da 1,9 miliardi di euro, travalica i confini della Germania;

   Wirecard, che ad oggi ha bruciato buona parte della sua capitalizzazione (passando dal valore per azione di 104 a 2,5 euro), dopo l'accusa di falso in bilancio e l'arresto del suo fondatore ed ex-ad Braun, ha ammesso che i soldi scomparsi potrebbero non essere mai esistiti, avviando così le procedure d'insolvenza;

   nel crack di Wirecard sembrano non aver funzionato per tempo i meccanismi di controllo della Bafin, la Consob tedesca, la quale dopo aver difeso inizialmente la società ha mutato atteggiamento di fronte all'evidenza dei fatti;

   il fallimento di Wirecard sta coinvolgendo a cascata il sistema dei pagamenti digitali in altri Paesi;

   Il Sole 24 Ore riporta che in Italia sarebbero già state bloccate 325.000 carte di debito emesse da Wirecard, per un totale di circa 20 milioni di euro attualmente congelati, in seguito allo stop preventivo imposto dall'autorità di vigilanza bancaria inglese FCA (Financial Conduct Authority). SisalPay5 si è impegnata a restituire ai propri clienti i fondi congelati, anche se non risulta chiaro se i clienti potranno sin da ora usare le proprie carte o se persistano ancora difficoltà operative;

   su tale vicenda la Commissione europea ha chiesto all'Esma (autorità europea per la sicurezza dei mercati) di verificare le eventuali responsabilità dei regolatori tedeschi e di accertare l'adeguatezza delle risposte normative ai primi segnali di difficoltà della società;

   nel corso del dibattito sul tema della vigilanza nei pagamenti è emersa anche l'ipotesi di un ripensamento degli organismi di vigilanza nazionali dei mercati, in favore dell'istituzione di un controllore unico europeo, forte e indipendente, capace di salvaguardare il risparmio dei cittadini europei –:

   quale sia l'entità del danno economico prodotto in Italia dal fallimento di Wirecard e quali iniziative il Governo intenda attivare nell'ambito delle proprie competenze per garantire maggiormente la sicurezza nei pagamenti digitali e la tutela dei risparmiatori.
(4-06196)

GIUSTIZIA

Interrogazioni a risposta scritta:


   GAGLIARDI, BENIGNI, PEDRAZZINI, SILLI e SORTE. — Al Ministro della giustizia, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   nel marzo 2015 sono stati chiusi gli ospedali psichiatrici giudiziari (O.p.g.), luoghi destinati ad accogliere per l'esecuzione della pena i soggetti con problemi psichiatrici giudicati colpevoli di reato;

   nella riforma normativa, gli O.p.g. venivano sostituiti dalle R.e.m.s. (Residenze per l'esecuzione delle misure di sicurezza), strutture maggiormente orientante alla cura del condannato, dove i soggetti avrebbero potuto scontare la pena con una maggiore attenzione al tipo di malattia psichiatrica piuttosto che all'ipotesi di reato contestata ed alla sanzione comminata;

   il passaggio alle R.e.m.s. si è rivelato più lungo e complesso del previsto e, a distanza di 5 anni, le residenze non sono ancora state istituite su tutto il territorio nazionale. Questo ritardo ha portato una grave conseguenza pratica, per cui i condannati (cosiddetti psichiatrici, nell'attesa del trasferimento alle R.e.m.s., vengono collocati negli istituti penitenziari, al pari dei detenuti comuni;

   le strutture carcerarie, già in molti casi carenti dal punto di vista dello spazio e della infrastruttura in sé, non sono tuttavia idonee a ricevere queste persone, oltre a non avere personale specificamente formato per tali mansioni;

   la totale assenza di interventi ministeriali e governativi, volti ad organizzare la fase transitoria di passaggio dagli O.p.g. alle R.e.m.s. ha scaricato il compito di provvedere alla concreta organizzazione di questa categoria «speciale» di detenuti in capo esclusivamente al personale amministrativo degli istituti di pena ed agli agenti del Corpo di polizia penitenziaria;

   nonostante il grande sforzo dei soggetti preposti alla sorveglianza dei pazienti psichiatrici, nelle case di reclusione di tutto il territorio italiano si sta verificando un crescendo delle aggressioni in loro danno;

   risulta idoneo a fornire un quadro rappresentativo della situazione attuale quanto accaduto nella provincia della Spezia, dove la R.e.m.s. locale non è ancora entrata in funzione ed i condannati psichiatrici vengono detenuti presso la locale casa circondariale. Conseguenza è stata che nel carcere spezzino, negli ultimi mesi, vi siano state due gravi aggressioni a danno degli agenti, entrambe portate da detenuti con problemi psichiatrici ed in attesa di collocazione nella R.e.m.s. –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti di cui in premessa e quali iniziative, per quanto di competenza, intenda adottare per accelerare l'effettivo avvio della rete delle R.e.m.s. su tutto il territorio nazionale, al fine di fornire adeguate cure ai condannati psichiatrici ed evitare il ripetersi di aggressioni a carico degli agenti del Corpo di polizia penitenziaria.
(4-06179)


   POTENTI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   la normativa emergenziale emanata per far fronte all'attuale pandemia da COVID-19 ha creato una disparità di trattamento fra i soggetti fatti destinatari delle misure cautelari reali dei sequestri preventivi e i soggetti interessati da sequestri conseguenti a perquisizioni;

   per i procedimenti penali pendenti a carico dei primi, l'articolo 83 del decreto-legge 17 marzo 2020 n. 18 (convertito in legge), ha escluso, al disposto del n. 2 della lettera b) del comma 3, la sospensione del decorso dei termini di svolgimento delle indagini preliminari e comunque di compimento di qualsiasi attività nel periodo intercorrente tra il 9 marzo e l'11 maggio del corrente anno (alla luce della novella apportata dal disposto del comma 1 dell'articolo 36 del decreto-legge 23 del 2020);

   evidente appare che tale disposizione normativa risulti funzionale a scongiurare il verificarsi di pregiudizi nei confronti di persone private di beni propri o comunque di propria disponibilità nelle more di un'eventuale condanna definitiva, indi presunti innocenti ex articolo 27, comma secondo, della Carta costituzionale, i quali giustamente non possono essere sottoposti a un sacrificio ablatorio delle proprie facoltà dominicali oltre una ragionevole tempistica già predeterminata dalla legge;

   analoga disposizione normativa non ha, però, riguardato anche i procedimenti penali pendenti a carico dei soggetti interessati da sequestri conseguenti a perquisizioni; tuttavia, ambedue le suddette tipologie di sequestro sono accomunate da un vincolo di indisponibilità delle cose che ne siano oggetto derivandone un irragionevole disparità di trattamento fra i soggetti fatti destinatari delle misure cautelari reali dei sequestri preventivi ed i soggetti interessati da sequestri conseguenti a perquisizioni, con il non trascurabile e non tollerabile ulteriore effetto della violazione delle disposizioni dell'articolo 3 e del comma secondo dell'articolo 111 della Costituzione;

   difatti, il soggetto fatto destinatario di un sequestro preventivo vedrebbe la spedita prosecuzione del procedimento penale di propria afferenza, che manterrebbe pertanto una ragionevole durata secondo le tempistiche massime di legge, così da lenire il disagio dell'indisponibilità dei beni sequestrati;

   diversamente, il soggetto interessato da sequestro a seguito di perquisizione sarebbe costretto a rimanere senza i beni sequestrati per un tempo inspiegabilmente superiore, così da subire un procedimento penale già a monte connotato da una potenziale maggiore durata;

   l'articolo 36 del decreto-legge 8 aprile 2020 n. 23, al disposto del comma 1, ha prorogato all'11 maggio 2020 la sospensione del decorso dei termini di svolgimento delle indagini preliminari e comunque di compimento di qualsiasi attività nei procedimenti penali pendenti a carico di soggetti fatti destinatari delle misure cautelari reali dei sequestri preventivi, senza menzionare ancora una volta i procedimenti penali pendenti a carico di soggetti interessati da sequestri conseguenti a perquisizioni –:

   se ed entro quali termini il Governo intenda adottare iniziative di carattere normativo finalizzate a correggere la descritta irragionevole – ed a giudizio dell'interrogante, allo stato incostituzionale – disparità di trattamento tra situazioni omogenee, e, dunque, tali per cui siano esclusi dalla sospensione di cui al disposto dell'articolo 83 del decreto-legge 17 marzo 2020, n. 18 anche i procedimenti penali in cui siano applicati sequestri probatori.
(4-06194)

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazione a risposta in Commissione:


   FRAILIS, GAVINO MANCA e MURA. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   la vecchia stazione di piazza Cesare Battisti, rappresenta la memoria storica del comune di San Gavino Monreale e si distingue nello scenario urbano come assoluta protagonista dell'immaginario collettivo e delle tradizioni locali. La comunità sangavinese, proprio in virtù della nascita di questa stazione, si è vista traghettare verso la modernizzazione e la crescita economica nel secolo scorso, divenendo uno dei centri nevralgici del Medio Campidano. Terzo scalo ferroviario della Sardegna anche in termini meramente quantitativi, da sempre ha concesso al paese di emergere come ideale trait d'union tra Cagliari e Oristano e ne ha decretato la transizione da realtà agropastorale a centro industrializzato, essendo fonte di benessere economico per tutto il territorio. Anche grazie a questa stazione, la nota Fonderia di San Gavino Monreale, avviata nel 1932 e ancora pienamente attiva, è diventata poi nella seconda metà del Novecento la più grande d'Europa;

   dal maggio 2014, inizio di attività dell'attuale giunta comunale, i locali siti nella piazza Cesare Battisti, di proprietà di Rfi (Rete ferroviaria italiana), e gli ambienti della palazzina di via San Marco, gestiti da Ferservizi, versavano in una condizione di forte degrado, abbandono e fatiscenza, soggetti ad azioni vandaliche. Oltre ai rapporti della polizia Municipale, anche vari sopralluoghi congiunti, realizzati dai dipendenti comunali e da tecnici di Rfi evidenziarono una diffusa decadenza e una situazione igienico-sanitaria critica. Mediante ordinanze sindacali, si resero indispensabili a più riprese interventi volti a ripristinare in emergenza la sicurezza, la fruibilità e il decoro delle aree adiacenti all'ex stazione;

   l'amministrazione, fin dal primo momento del suo mandato, aveva pensato a una riqualificazione della suddetta stazione con piani ambiziosi e a lungo termine, ma da subito era risultato agli stessi ben chiaro come negli anni precedenti non fosse rimasto alcun margine di dialogo con Rfi, i cui vertici contemplavano come unica soluzione la cessione tramite vendita al comune per una cifra molto alta, cosa che ovviamente andava al di là di ogni ragionevole disponibilità finanziaria;

   in data 19 luglio 2017, si riuscì ad ottenere un comodato d'uso gratuito per un periodo di 5 anni, con scadenza al 20 luglio 2022, comprendente l'intero tracciato della vecchia stazione, la piazza Cesare Battisti, la linea ferroviaria, buona parte delle palazzine di via San Marco e il campetto sportivo. Tutto questo con l'aspirazione, da un lato, di rendere la vecchia stazione sede di vitali iniziative di natura socio-culturale e turistica, dall'altro, di scongiurare l'ulteriore aggravarsi del decadimento in atto della struttura;

   successivamente con ulteriori trattative, in cui si sottolineò che gli spazi avrebbero soddisfatto interessi pubblici rivolti alla collettività e che alla promozione socio-culturale sarebbe stata affiancata anche l'attività istituzionale, in data 21 dicembre 2018 si ottenne l'estensione a ben 15 anni, fino al 20 luglio 2032, della scadenza del contratto di comodato d'uso, eventualmente prorogabili;

   oggi riuscire ad ottenere per l'amministrazione comunale il pieno possesso della vecchia stazione, mediante cessione da parte delle Ferrovie dello Stato italiane, non solo consentirebbe alla stessa di intervenire energicamente su tutti i livelli dello scenario locale, ma potrebbe rappresentare un importante atto di generosità, la stessa generosità che la collettività sangavinese dimostrò a suo tempo, allorquando rinunciò ai propri terreni proprio per consentire la costruzione della ferrovia –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti sopra esposti e quali iniziative, nell'ambito delle proprie competenze, intenda tempestivamente assumere al fine di favorire un tavolo di confronto con l'amministrazione locale e valutare l'ipotesi di una possibile cessione.
(5-04279)

Interrogazioni a risposta scritta:


   SILVESTRONI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 1, comma 102, della legge 30 dicembre 2018, n. 145, ha introdotto la possibilità di autorizzare la sperimentazione della circolazione su strada di veicoli per la mobilità personale a propulsione prevalentemente elettrica, quali monopattini, demandando la definizione delle modalità attuative e operative di tale sperimentazione ad un apposito decreto ministeriale;

   il 4 giugno 2019 il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti ha firmato il decreto ministeriale sulla micromobilità elettrica, in attuazione della citata disposizione legislativa;

   con il medesimo decreto sono state indicate le disposizioni del codice della strada (articoli 182 – circolazione dei velocipedi – e 190 – comportamento dei pedoni) applicabili in caso di violazione da parte degli utilizzatori dei veicoli sopra richiamati delle norme di comportamento da tenere nell'ambito della sperimentazione, anche in considerazione del fatto che il decreto non si applica ai veicoli della categoria L1 e ai veicoli a motore leggero a due ruote come classificati ai sensi del regolamento europeo 168/2013;

   a livello europeo è in fase di definizione una norma tecnica che consentirà di definire le caratteristiche e le specifiche tecniche dei veicoli ammessi alla circolazione su strada;

   l'incolumità e la tutela della salute dei cittadini italiani devono essere salvaguardate prima dell'entrata in vigore della normativa europea, con interventi normativi urgenti per prevenire incidenti gravi e definire le caratteristiche e le specifiche tecniche dei veicoli ammessi alla circolazione su strada quali i monopattini;

   molte città italiane, Roma Capitale compresa, hanno incrementato sia il numero che le postazioni per il noleggio di monopattini senza mettere nelle piene condizioni la polizia locale e le forze di polizia di verbalizzare e sanzionare le infrazioni degli utilizzatori dei monopattini, troppo spesso privi di dispositivi di riconoscimento dell'utilizzatore;

   da notizie apprese dalla stampa il numero di incidenti e infrazioni che vede coinvolti gli utilizzatori dei monopattini è in costante crescita; inoltre, proprio nella Capitale sono facilmente riscontrabili da chiunque frequenti le vie centrali della città, costanti violazioni al codice della strada da parte degli utilizzatori dei monopattini, come passare con il rosso, circolare sui marciapiedi e tra i pedoni, circolare contromano, abbandonare i mezzi dopo il noleggio ai margini delle strade, sui marciapiedi, sulle strisce pedonali e sugli scivoli per i disabili;

   in questa fase di contrasto al COVID-19 sono state previste diverse misure obbligatorie per tutte le attività commerciali e non; desta perplessità e preoccupazione il fatto che non sia stata prevista alcuna misura di prevenzione e contrasto al Covid-19 per dei mezzi come i monopattini a noleggio, in considerazione del fatto che tali mezzi passano da un utilizzare all'altro più volte al giorno senza che vengano effettuate delle sanificazioni –:

   se i ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti riportati in premessa e se non ritengano opportuno intraprendere iniziative normative per garantire con urgenza la sicurezza di tutti gli utenti della strada e, in particolar modo, degli utilizzatori dei monopattini con l'obbligatorietà del casco e se non ritengano, altresì necessario adottare iniziative per dotare i monopattini e le biciclette a noleggio di codici identificativi, in modo da poter accertare eventuali violazioni al codice della strada, agevolando il compito delle forze di polizia e, sino alla fine dell'emergenza sanitaria nazionale, prevedere l'obbligatorietà di sanificazione per monopattini e biciclette a noleggio dopo ogni singolo utilizzo.
(4-06177)


   BRUNO BOSSIO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro per l'innovazione tecnologica e la digitalizzazione. — Per sapere – premesso che:

   la direzione generale per la motorizzazione è articolata in sette uffici di livello dirigenziale denominati divisioni, che svolgono diverse funzioni. In particolare, la divisione 7 svolge funzioni di gestione a diversi livelli: procedure informatiche in materia di motorizzazione e sicurezza dei trasporti terrestri; gestione dell'infrastruttura telematica del Ced e coordinamento con le connesse attività delle altre direzioni; gestione dell'archivio nazionale dei veicoli e dell'archivio nazionale abilitati alla guida; gestione tecnico-amministrativa delle reti telematiche locali e geografiche; gestione delle relative competenze in termini di telecomunicazione; gestione dell'archivio nazionale degli incidenti stradali; gestione delle procedure di elaborazione, stampa e recapito/consegna delle patenti di guida; ufficio centrale operativo;

   la gestione delle predette attività è svolta con procedure elettroniche che permettono l'accesso alla base dati per le operazioni richieste dagli utenti. L'accesso è garantito, oltre che agli uffici periferici del Ministero «UMC», anche agli operatori professionali abilitati alla presentazione delle operazioni fruibili dagli utenti/automobilisti;

   le richieste di rilascio di documenti o dell'aggiornamento degli stessi prevedono che gli operatori professionali debbano in una prima fase inserire i dati negli archivi gestiti dal Ced e successivamente procedere con la consegna della documentazione agli uffici provinciali della Motorizzazione;

   in questa seconda fase dell'emergenza Covid-19, alcuni uffici periferici del Ministero «UMC», al fine di evitare la consegna fisica della documentazione e ridurre al minimo le attività in presenza degli operatori professionali, hanno attivato procedure che permettono l'invio della documentazione anche in formato digitale, utilizzando la posta elettronica certificata;

   queste procedure rappresentano un ottimo strumento, ma necessitano di essere regolamentate in modo trasparente e univoco in tutto il territorio nazionale;

   come previsto dall'articolo 2, comma 3, della legge 7 agosto 1990 n. 241, con decreto viene conferito al Presidente del Consiglio dei ministri la facoltà di modificare i termini, che dovrebbero fissare il tempo massimo entro il quale l'amministrazione comunica l'avvenuta presa in carico della domanda presentata e i tempi certi entro il quale l'emanazione del provvedimento finale avvenga, con la possibilità di ridurli laddove possibile –:

   se i Ministri ritengano di dovere adottare iniziative per quanto di competenza, in tema di semplificazione e di dematerializzazione degli atti e dei procedimenti, affinché vengano implementate procedure durature e innovative per la consegna della documentazione;

   se intendano adottare iniziative affinché il Ced renda visibile sul portale dell'automobilista, per le pratiche di conseguimento della patente di guida, il cosiddetto campo «codice statino», necessario per la prenotazione dei candidati agli esami e il campo di validità della domanda/autorizzazione per sostenere rispettivamente gli esami di teoria e di guida, anche in considerazione delle attuali proroghe delle scadenze concesse a causa dell'emergenza Covid-19.
(4-06180)


   BALDINI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   tra il 29 e il 30 ottobre 2018 il porto di Rapallo è stato colpito da una violenta mareggiata che ha distrutto la relativa diga con la conseguente distruzione di oltre la metà delle 390 barche, per lo più di lusso, ivi ormeggiate;

   l'evento calamitoso aveva pertanto sollevato l'urgenza di un intervento puntuale teso alla rimozione degli yacht affondati o spiaggiati, operazione complessa sotto il profilo tecnico e non esente da complicanze di tipo burocratico-amministrativo;

   gli interventi di recupero e di risanamento dell'area sono stati affidati alla rete di imprese Visond-Rapallo, costituita da più imprese appositamente aggregatesi al fine di fornire una professionalità ed un servizio multilivello nella prospettiva di contenere i disagi operativi e garantire un ripristino ottimale delle funzionalità dell'area;

   sebbene la citata rete di imprese abbia formulato una specifica proposta, nell'ambito del più vasto progetto di intervento, anche per quanto attiene allo smaltimento dell'immane quantitativo di rifiuti recuperati a seguito delle operazioni, risulta da quanto riportato dai media, che la direzione del Carlo Riva di Rapallo, primo porto nazionale privato, abbia sollecitato un dimezzamento della quota proposta, adducendo – come emerge dalle dichiarazioni dei soggetti coinvolti – un mancato interesse verso la «qualità» e verso la «sicurezza» delle operazioni che sarebbe state offerte dal consorzio;

   date tali premesse gli esiti dell'operazione Caronte della compagnia dei carabinieri di Santa Margherita, partita nel marzo 2019 e relativa alle dinamiche di affidamento dei lavori per il recupero e lo smaltimento dei rifiuti, appaiono particolarmente chiari: l'operazione infatti ha condotto, tra le altre cose, all'arresto dei vertici del Porto Carlo Riva di Rapallo per l'ipotesi di reato del consapevole affidamento dei lavori a ditte legate alla camorra e ai clan dei Casalesi;

   i vertici del Porto Carlo Riva sono anche indagati per omicidio colposo in riferimento alla morte di un operatore subacqueo, avvenuta durante le operazioni di rimozione dei relitti e che sarebbe deceduto in ragione della mancanza di un'adeguata formazione e del rispetto della normativa di sicurezza in materia di operazioni di intervento subacquee;

   si ritiene opportuno segnalare, alla luce delle informazioni emerse nell'ambito della suindicata inchiesta, che la direzione del Porto Carlo Riva, al fine di contrarre i costi, abbia respinto la proposta della Visond di operare a norma UNI 11366, assegnando poi l'incarico ad altre società più «economiche»: a tal riguardo appare esaustivo quanto riferito presidente della Visond in merito alla priorità che – di contro – dovrebbe essere data alla sicurezza sul versante delle operazioni subacquee «(..) per l'intervento subacqueo sui relitti serve una squadra formata da almeno un supervisore e da tre sommozzatori. È la norma italiana, la UNI 11366, che regolamenta le immersioni nell'ambito professionale. E che pretendere numeri minori sarebbe stato come mandare un operaio sui ponteggi senza l'imbragatura di sicurezza»;

   appare pertanto chiaro quanto i fatti di Rapallo suesposti debbano leggersi anche in combinato disposto con l'assenza di una regolamentazione nazionale in materia di esercizio dell'attività subacquea ed iperbarica: nel comparto è palese l'esigenza di dare chiarezza ed organicità ad una materia priva di un riferimento normativo chiaro e delineato che coinvolga tutte le aree operative delle attività subacquee ed iperbariche, dettando la relativa normativa di principio ed individuando gli obblighi posti in capo agli operatori e alle imprese operanti nel settore;

   è significativo rilevare che l'Italia è l'unico Paese dell'Unione europea che non dispone di una legge nazionale che identifichi i soggetti imprenditoriali, gli addetti, i responsabili, i loro requisiti ed i doveri che sono correlati a questo determinato comparto operativo;

   in data 23 giugno 2020 è stata presentata dall'interrogante la proposta di legge 2553 recante Disciplina delle attività subacquee e iperbariche –:

   se non si ritenga prioritario promuovere e sostenere la definizione di un quadro normativo multilivello e complessivo in materia di esercizio dell'attività subacquea, superando le lacune sussistenti in materia e l'assenza di vincoli in materia di sicurezza, professionalità e formazione attualmente vigenti.
(4-06184)


   POTENTI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   nel corso di un'intervista concessa a Roberta Paolini per un'edizione speciale del quotidiano «La Stampa», il Ministro interrogato – in riferimento al porto di Livorno – ha dichiarato che «i progetti che potenzieranno lo scalo toscano procedono» e ha annunciato che «i lavori per il microtunnel sono in ripresa nell'arco dell'estate»;

   il «via libera» alla costruzione del microtunnel in c.a. orizzontale, lungo circa 234 m. e di diametro calcolato non inferiormente a 2.600 mm., è stato dato con il provvedimento di autorizzazione alla gara n. 30 del 6 marzo 2013;

   il progetto – di cui si parla da ormai sedici anni – consentendo l'attraversamento del Canale industriale del porto di Livorno puntava a garantire maggiore accessibilità e margini di manovra alle navi di oltre 300 metri per 48 metri di larghezza e a rendere più competitivo a livello internazionale il polo toscano;

   il completamento dei lavori, inizialmente previsto entro maggio 2015, è stato ulteriormente ostacolato dai problemi emersi nella realizzazione di una delle due postazioni di trivellazione, quella consistente nel pozzo cosiddetto lato Magnale, che hanno portato allo «stop» a causa di una procedura di precontenzioso attivata ed ora destinata – presumibilmente – alla conclusione –:

   se il Ministro interrogato non ritenga opportuno approfondire il reale stato dell'iter burocratico per la ripresa dei lavori sul pozzo di recupero lato Magnale bloccati da mesi;

   quali siano i tempi certi per la ripresa ed il completamento dei lavori il Ministro interrogato ha individuato genericamente «nell'arco dell'estate» durante l'intervista concessa in data 30 giugno 2020 al quotidiano «La Stampa».
(4-06185)


   SILVESTRONI e LOLLOBRIGIDA. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   l'emergenza sanitaria nazionale, che ha travolto il settore del trasporto aereo, ha prodotto effetti significativi sui volumi di traffico, provocando sugli scali di Fiumicino e Ciampino una riduzione superiore al 90 per cento, ed ha modificato le abitudini dei passeggeri, condizionandoli a prescrizioni e restrizioni;

   nell'allegato 15 del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 11 giugno 2020 è indicato il divieto di portare a bordo bagagli di grosse dimensioni tra le condizioni affinché i vettori possano beneficiare della deroga sul distanziamento a bordo dell'aeroplano;

   con nota pubblicata e inviata ai vettori, a seguito di indicazioni del Ministero della salute, il 25 giugno 2020, l'Enac (Ente nazionale per l'aviazione civile) ha affermato che «Per ragioni sanitarie non è consentito a nessun titolo l'utilizzo delle cappelliere» a partire dalla data del 26 giugno 2020, vietando ai passeggeri di condurre il bagaglio a mano di grandi dimensioni all'interno dell'aeroplano;

   ai passeggeri è consentito, dal 25 giugno 2020, di salire in cabina e portare a bordo solo bagagli di dimensioni minimali tali da essere posizionati sotto il sedile di fronte al posto assegnato, previa presentazione dell'autocertificazione, da compilare con insufficienti dotazioni di moduli e indisponibilità di penne per la compilazione; una stessa penna spesso passa tra i passeggeri di mano in mano per intere giornate;

   gli effetti di tali disagi sono gli assembramenti, frutto di interpretazioni inadeguate e inutili per la prevenzione del contagio da COVID-19, che rendono difficoltoso per i passeggeri ogni viaggio aereo, ledendo possibilità di rilancio sia del turismo, sia della stessa Alitalia;

   queste limitazioni impongono ai passeggeri, anche sui collegamenti intercontinentali, di mandare i propri trolley in stiva in ottemperanza ad una interpretazione dell'allegato tecnico 15 sopra citato, nel quale la dicitura «di grandi dimensioni» non specifica se le cappelliere si sarebbero potute utilizzare o meno per gli altri effetti personali, così come non veniva precisata la dimensione massima del bagaglio a mano consentito in cabina;

   l'Ente nazionale per l'aviazione civile può, sulla base delle ulteriori richieste ed esigenze di trasporto aereo, e previo parere del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, modificare e integrare l'elenco degli aeroporti sul territorio nazionale che, dal 15 giugno sino al 14 luglio 2020, sono tornati operativi; ad oggi, 25 aeroporti escludendo al momento, l'aeroporto di Milano Linate e il Terminal 2 di Malpensa;

   l'Enac, a chiarimento di quanto già comunicato, ha precisato, in una nota inviata alle compagnie aeree, che il divieto di utilizzo delle cappelliere è limitato ai voli dove non viene effettuato il distanziamento sociale a bordo; viceversa, l'utilizzo delle medesime è consentito sui voli dove viene attuato tale distanziamento;

   dall'ultima interpretazione dell'Enac, l'utilizzo delle cappelliere è consentito sugli aeromobili dove viene rispettato il distanziamento sociale previsto dal decreto del Presidente del Consiglio dei ministri dell'11 giugno 2020 –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti esposti in premessa e se ritengano efficaci, per la prevenzione del contagio da COVID-19, tali prescrizioni adottate con le descritte modalità e se non ritengano che sia necessario un intervento chiarificatore, per quanto di competenza, per agevolare e rendere sicure le modalità di imbarco e di sbarco dei passeggeri e se ritengano le prescrizioni e le restrizioni stabilite dall'Enac proporzionate e utili alla prevenzione del contagio.
(4-06190)

INTERNO

Interrogazioni a risposta scritta:


   ZOFFILI e DE MARTINI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   come riportano diversi articoli apparsi sulla stampa, gli sbarchi illegali sulle coste della Sardegna continuano senza sosta ed ormai la situazione è così fuori controllo che si stanno registrando arrivi sulle spiagge affollate di turisti ed anche su litorali finora non coinvolti dai flussi migratori irregolari;

   difatti, il 24 giugno 2020, ancora un barchino con a bordo quattro giovani di nazionalità algerina è approdato nel porticciolo di Porto Pino, nel comune di Sant'Anna Arresi;

   sul posto sono immediatamente intervenuti gli agenti del commissariato di Carbonia e della polizia locale, grazie all'allarme lanciato da chi si trovava in quel momento in spiaggia o nelle banchine ed ha assistito ad un incendio scatenatosi a bordo dell'imbarcazione, e i migranti sono stati poi accompagnati al centro di accoglienza di Monastir per le rituali procedure di identificazione;

   lo stesso giorno, sotto gli sguardi attoniti di residenti e villeggianti, si è anche registrato per la prima volta uno sbarco nella città di Cagliari, finora estranea alla rotta tradizionale per raggiungere in modo illegale le coste dell'isola, ossia quella tra l'Algeria e il Sulcis;

   secondo la stampa, tre giovani immigrati di nazionalità tunisina sono entrati nel porticciolo turistico di Su Siccu a bordo di un gommone, diretti verso il molo con il motore spento, e una volta scesi dall'imbarcazione si sono infine sdraiati all'ombra di un albero;

   dalle prime informazioni raccolte dagli agenti di polizia e dai militari della guardia costiera intervenuti sul posto i tre tunisini non avrebbero sbagliato rotta durante il viaggio, ma sarebbero salpati dalle coste algerine per dirigersi proprio verso Cagliari;

   sono ancora in corso gli accertamenti per capire se il gommone sia stato calato da qualche nave poco al largo delle coste cagliaritane, mentre nel frattempo i tre tunisini sono stati anch'essi trasferiti al centro di prima accoglienza di Monastir per le operazioni di identificazione e per le visite di rito;

   più recentemente, in meno di ventiquattro ore, altri 78 immigrati sono sbarcati, tra lo stupore dei bagnanti, sulle spiagge tra Chia e Porto Pino, portando il numero dei nordafricani arrivati nel Sulcis dall'inizio del 2020, secondo le stime della stampa, a ben 430;

   anche dopo la notizia di due immigrati algerini sbarcati nei giorni scorsi nel Sulcis e risultati positivi al Covid-19 (messi in isolamento sanitario uno in una struttura protetta e uno nello stesso centro di Monastir), quanto sta accadendo ha suscitato grande preoccupazione tra la popolazione, gli amministratori locali e le forze dell'ordine, non solo, sotto il profilo della sicurezza e sanitario, ma altresì per le gravi ripercussioni economiche sul comparto turistico dell'isola, già in difficoltà per la recente pandemia;

   inoltre, come evidenziato anche da diversi sindacati di Polizia i continui sbarchi, ora addirittura nel capoluogo, stanno avvenendo ormai nell'indifferenza generale, esponendo in particolare gli agenti di polizia, i primi a entrare in contatto con gli immigrati che sbarcano illegalmente sull'isola, a rischi altissimi anche dal punto di vista sanitario e distogliendoli dal controllo del territorio;

   infine, le procedure di isolamento stanno creando notevoli difficoltà organizzative nel centro di prima accoglienza di Monastir, già teatro di rivolte e sommosse da parte degli immigrati irregolari ivi trattenuti in attesa del rimpatrio –:

   quali iniziative intenda adottare nell'immediato al fine di fermare gli sbarchi illegali che si stanno registrando in numero crescente sulle coste della Sardegna e per potenziare la dotazione organica e dei dispositivi di protezione individuale delle forze dell'ordine, infine per tutelare la popolazione sarda e il comparto turistico dell'isola.
(4-06178)


   MORRONE. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   desta molta preoccupazione la ventilata ipotesi che non si apra il presidio estivo di polizia a Cesenatico, nota località balneare romagnola, che lo scorso anno era stato comunque garantito seppure in presenza di risorse limitate;

   la denuncia arriva anche dai sindacati Uil e Usip, l'Unione sindacale italiana dei poliziotti, di Forlì-Cesena che hanno messo in luce, in un incontro sui temi della sicurezza e della legalità, che la mancata apertura del presidio sarebbe un pessimo segnale;

   questa forte preoccupazione è condivisa dall'interrogante, dalla popolazione e dagli operatori economici, trovando conferma in recenti episodi come la rissa tra giovani finita con un accoltellamento in una centralissima piazza cesenaticense nella notte di sabato 6 giugno 2020;

   questo grave fatto non può certo essere derubricato a una semplice scazzottata tra ragazzi, essendo riconducibile al fenomeno di gang di giovani, spesso di origine straniera, con pochi scrupoli a usare lame e bottiglie di vetro rotte, che si sentono impuniti e la cui aggressività sfocia di frequente in violenza;

   è indispensabile contrastare questo tipo di fenomeno in ogni località, a maggiore ragione se si tratta di una meta turistica colpita dalle conseguenze economiche dovute all'emergenza sanitaria da COVID-19, per evitare che la comunità diventi ostaggio di queste bande;

   nei mesi estivi, inoltre, in particolare luglio e agosto, Cesenatico vede, storicamente, incrementare la popolazione con numeri consistenti di turisti, da qui l'urgenza di prevedere il presidio estivo di polizia pronto a intervenire per ogni evenienza legata alla sicurezza e all'ordine pubblico, in particolare quest'anno che vede le località turistiche e l'industria del turismo soffrire di una dura e persistente crisi determinata dall'emergenza sanitaria –:

   se si intenda garantire l'apertura del presidio estivo di polizia di Cesenatico, al pari di quanto avvenuto lo scorso anno, al fine di assicurare livelli adeguati di sicurezza e ordine pubblico nella località turistica e contribuire, in tal modo, anche al rilancio del settore turistico italiano duramente colpito dalla crisi economica che si è determinata a seguito dell'emergenza sanitaria da COVID-19.
(4-06187)

ISTRUZIONE

Interrogazioni a risposta scritta:


   RACCHELLA. — Al Ministro dell'istruzione. — Per sapere – premesso che:

   il 14 settembre 2020 avranno inizio le lezioni dell'anno scolastico 2020/2021;

   nel comune di Novi (Vicenza) le due ex classi prime dell'istituto comprensivo P. Antonibon di Nove, verranno accorpate in un'unica seconda con la risultante di una classe con 27 alunni;

   le classi di scuola primaria sono costituite con un numero di alunni non inferiore a 15 e non superiore a 26, elevabile fino a 27 qualora residuino resti;

   secondo il «decreto scuola» convertito dal Parlamento in ciascuna regione l'organizzazione dell'avvio dell'anno scolastico sarà articolata, in primo luogo, con la istituzione di appositi tavoli regionali operativi, insediati presso gli uffici scolastici regionali del Ministero dell'istruzione cui partecipano: il direttore dell'ufficio scolastico regionale o il dirigente titolare preposto, individuato come coordinatore, l'assessore, ciascun direttore dell'ufficio scolastico regionale (coordinatore) o il dirigente titolare preposto, per favorire un continuo confronto con tutti i soggetti coinvolti nell'ambito del sistema di istruzione e formazione;

   i tavoli regionali svolgeranno altresì funzioni di monitoraggio e coordinamento regionale, con riferimento ad una complessiva integrazione tra le necessità del sistema scolastico e l'ordinario funzionamento dei servizi di trasporto. Inoltre, a livello provinciale, metropolitano e/o comunale, si organizzeranno apposite conferenze di servizi, su iniziativa dell'ente locale competente, con il coinvolgimento dei dirigenti scolastici, finalizzate ad analizzare le criticità delle istituzioni scolastiche che insistono sul territorio di riferimento delle conferenze;

   lo scopo sarà quello di raccogliere le istanze provenienti dalle scuole, con particolare riferimento a spazi, arredi, edilizia al fine, di individuare modalità, interventi e soluzioni che tengano conto delle risorse disponibili sul territorio in risposta ai bisogni espressi;

   sulla base dei dati trasmessi dalle regioni è stato costruito un cruscotto informativo, che sarà reso disponibile alla consultazione, che restituisce, a livello di regioni, provincia, comune e singola scuola, dati di dettaglio che consentiranno, nei vari livelli istituzionali coinvolti, di operare proiezioni da parte dei soggetti chiamati poi ad assumere decisioni, ossia da parte degli enti locali proprietari degli edifici ma anche degli stessi dirigenti scolastici, nonché a vantaggio dei direttori degli uffici scolastici regionali. Il cruscotto consentirà, ad esempio, attraverso un cursore, di definire il distanziamento e di rendere evidente, segnalandoli «in rosso», i casi in cui gli spazi delle aule didattiche espresse in metri quadrati non siano sufficienti ad accogliere tutti gli studenti iscritti;

   in particolare, con riferimento alle indicazioni sanitarie sul distanziamento fisico, si riporta di seguito l'indicazione letterale tratta dal verbale della riunione del Comitato tecnico-scientifico (Cts) tenutasi il giorno 22 giugno 2020: «Il distanziamento fisico (inteso come 1 metro fra le rime buccali degli alunni), rimane un punto di primaria importanza nelle azioni di prevenzione...»;

   i dirigenti scolastici comunicheranno costantemente agli enti locali e agli organi individuati nel citato documento i dati relativi alle istituzioni scolastiche dirette;

   nel documento del Cts al punto 4 delle «Cinque regole per rientrare a scuola in sicurezza» si legge testualmente «Mantieni sempre la distanza di 1 metro, evita gli assembramenti (soprattutto in entrata e uscita) e il contatto fisico con i compagni» –:

   se il Ministro interrogato intenda valutare urgentemente, vista la situazione e visto l'articolato del «decreto scuola» e del documento del Comitato tecnico-scientifico, l'assunzione delle iniziative di competenza per evitare accorpamenti di classi, vista la necessità di rispettare il distanziamento sociale ed evitare assembramenti nelle classi ed allo stesso tempo le cosiddette «classi pollaio».
(4-06186)


   LATTANZIO. — Al Ministro dell'istruzione, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   il Tappeto di Iqbal è una cooperativa sociale onlus che opera sul territorio della VI municipalità di Napoli che realizza progetti contro la dispersione scolastica e iniziative dirette alla riappropriazione degli spazi pubblici e all'educazione ad una cittadinanza attiva destinati ai più giovani;

   la metodologia educativa utilizzata fa dell'arte e del gioco canali preferenziali per lo sviluppo dell'apprendimento per veicolare valori positivi, di solidarietà, reciprocità, cittadinanza attiva, che possano essere alternativi a quelli appresi «per strada», quali la violenza e l'illegalità;

   dal 2015 la cooperativa opera all'interno del plesso scolastico «Rodinò» nel quartiere Barra, nell'area di Napoli est. Nel 2016, con la scuola Rodinò ha presentato il progetto «Social Circus Rodinò», finalizzato a chiedere finanziamenti al Ministero dell'istruzione per l'installazione di un tendone da circo all'interno dello spazio scolastico, al fine di attivare attività educative utilizzando il canale del mondo circense e dell'arte di strada;

   negli anni, nonostante il progetto sia stato considerato di spiccata valenza socio-educativa e dunque abbia ottenuto il finanziamento – per una quota pari al 30 per cento dell'importo totale finanziato – si sono alternati, a quanto consta all'interrogante, passi avanti a continui «stop» causati da cambi di vertice politici ed un susseguirsi di nuovi dirigenti scolastici, che hanno reso complesso il completamento dell'installazione del tendone per le attività;

   ad oggi il tendone è posizionato in un'area provvisoria del plesso scolastico, in attesa della restante quota di finanziamento che permetterebbe finalmente la sua installazione definitiva e l'avvio delle attività del progetto, che – si evidenzia – rappresenterebbero un importante supporto in un'area problematica in un momento storico caratterizzato da un acuirsi delle sacche di povertà educativa causato dalla crisi dovuta al COVID-19. Il lavoro e le attività svolte dalla cooperativa «Tappeto di Iqbal» rappresentano infatti un esempio eccellente della realizzazione di patti educativi territoriali, che mettono in stretta connessione terzo settore, istituti scolastici e comunità locale;

   si ritiene dunque che ultimare le procedure di supporto e liquidazione del finanziamento concesso alla cooperativa – oltre che rappresentare un diritto della cooperativa – rappresenterebbe un segnale positivo da parte del Ministero circa la volontà di valorizzare competenze e progettualità del terzo settore, soprattutto a supporto dell'educazione e della formazione –:

   se il Governo intenda adottare con urgenza le iniziative di competenza per la liquidazione del restante importo destinato al finanziamento del progetto «Social Circus Rodinò», al fine di completare celermente i lavori di installazione del tendone e la successiva implementazione delle attività.
(4-06189)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   LUCASELLI e RIZZETTO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   sono circa 50.000 i lavoratori delle mense scolastiche fermi da febbraio 2020 in una situazione di grave difficoltà: solo alcuni hanno ricevuto l'anticipo del Fondo integrazione salariale dall'azienda e adesso, da giugno a settembre 2020, è scattata la «sospensione» estiva, senza diritto alla disoccupazione, né agli ammortizzatori sociali, né al riconoscimento dei contributi figurativi per la pensione;

   in particolare, «ci sono lavoratori che, ad oggi, hanno terminato la copertura dell'ammortizzatore sociale (Fis) con causale "emergenza Covid-19" e per i quali i sindacati stanno chiedendo alle imprese la collocazione in Fis ordinario, ricevendo positiva disponibilità solo da alcune. Molti lavoratori sono senza reddito da 3 mesi a causa dell'indisponibilità di numerose imprese a dare l'anticipo dell'assegno ordinario, del grave ritardo nella liquidazione dell'indennità da parte dell'Inps. Molti lavoratori, come ogni anno, vedranno sospesi i loro contratti a giugno, con la fine dell'anno scolastico, per riprendere con l'inizio del prossimo, rimanendo per questi mesi senza retribuzione, senza ammortizzatori e senza possibilità di ricercare una nuova temporanea occupazione preclusa, dagli effetti della crisi in atto»;

   nell'incertezza attuale, peraltro, il servizio mensa rischia di continuare ad essere sospeso o, comunque, a subire pesanti limitazioni, a causa dell'inadeguatezza dei locali derivanti dalle misure di contenimento del contagio;

   altro grave problema è quello del part-time verticale che, ancora oggi, penalizza i lavoratori di categoria ai fini della contribuzione utile per la pensione di anzianità e/o di vecchiaia, malgrado la Corte di giustizia europea (sentenza del 10 giugno 2010) abbia confermato che la disciplina sul trattamento pensionistico per i lavoratori a tempo parziale di tipo verticale ciclico sia sfavorevole rispetto a quella concernente gli altri lavoratori;

   è necessario lavorare a soluzioni idonee a dare continuità occupazionale e reddituale a tutti i lavoratori che svolgono servizi in appalto per le varie istituzioni scolastiche; un aiuto concreto sia in termini di proroga degli ammortizzatori sociali, che di interventi complessivi per un settore che rischia il collasso –:

   se e quali urgenti iniziative di competenza intenda adottare il Governo per dare una risposta strutturale alle criticità del settore delle mense scolastiche, al fine di garantire la copertura straordinaria degli ammortizzatori sociali per tutti i lavoratori del settore che subiranno riduzioni di orario, non riprenderanno a lavorare o sono in attesa di ricollocazione e prevedere l'erogazione degli ammortizzatori sociali anche per i periodi di sospensione estiva.
(5-04281)


   RIZZETTO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   nella attuale situazione emergenziale, nonostante la necessità di rendere disponibili al lavoratore le somme della cassa integrazione nel più breve tempo possibile, come noto, l'Inps si è resa artefice di assurdi ritardi e disfunzioni nelle procedure;

   accade anche che non vengano fornite idonee informazioni ai lavoratori per percepire le somme di integrazione salariale. Sul punto, si fa presente che, quando la cassa integrazione supera l'importo di 1.000 euro, in automatico l'Inps dispone l'assegno domiciliato. Al riguardo, l'Inps ha in essere un accordo operativo con Poste Italiane spa, per dare corso ai pagamenti. Qualora il beneficiario non sia già titolare di un rapporto di conto corrente o libretto postale nominativo ordinario presso Poste Italiane, potrà procedere ad aprire un apposito conto con richiesta di accreditamento della somma relativa all'integrazione salariale;

   tuttavia, né i lavoratori né le aziende sono adeguatamente informati sulla procedura in questione, poiché in merito non ricevono alcuna comunicazione, con il rischio che l'assegno dopo 30 giorni di giacenza torni indietro, determinando la necessità di rinviare l'istanza di pagamento per la cassa integrazione con conseguenti ulteriori ritardi nell'erogazione della stessa;

   tra l'altro, non si ritiene corretto che l'Inps proceda in un unico pagamento a più periodi di cassa integrazione, determinando volontariamente il superamento del limite di 1.000 euro e dunque sottoponendo il lavoratore ad una procedura più lunga e articolata, per riscuotere le somme che gli sono dovute –:

   quali siano gli orientamenti del Ministro interrogato sui fatti esposti in premessa e se intenda adottare iniziative per rendere più celere e snello il pagamento della cassa integrazione ai lavoratori, alla luce delle criticità riscontrate anche rispetto alla carenza di comunicazioni che informino aziende e dipendenti sulle procedure.
(5-04283)

Interrogazione a risposta scritta:


   RAMPELLI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   in questo periodo di emergenza nazionale, in cui tutta l'Italia si è fermata, c'è un comparto che ha continuato a lavorare senza sosta, esponendo i lavoratori al rischio di contagio: il settore della vigilanza privata e dei servizi fiduciari, che a fronte dello stato d'emergenza, ha assunto nuove funzioni e incrementato il servizio per evitare la diffusione del Covid-19;

   si tratta di circa 70 mila addetti che, come sottolineato dai sindacati di categoria, «sebbene in attesa di rinnovo contrattuale, seppur ignorati dalle associazioni, anche durante l'emergenza pandemica, continuano con impegno e professionalità a presidiare tutti i luoghi, garantendo la sicurezza dei beni e contrastando gli assembramenti di persone»;

   numerose sono le problematiche attuali del settore e i rischi per la salute a cui sono esposte le guardie giurate, considerato anche che la maggior parte degli istituti di vigilanza non hanno provveduto a fornire ai lavoratori dispositivi di sicurezza e ordini di servizio precipui in tal senso, diretta conseguenza, secondo i sindacati, di gare d'appalto sottocosto che da tempo compromettono la salute dei lavoratori;

   inoltre, nel comparto emergono anche problematiche inerenti alla sospensione delle attività e alla possibile conseguente sospensione della retribuzione e della contribuzione, anche in mancanza del differimento dei termini per l'ottenimento del rinnovo dei titoli e della licenza, per il conseguimento dei quali è necessario sottoporsi periodicamente a visite mediche di controllo, posticipate a data destinarsi, e ad esercitazioni presso i poligoni di tiro, allo stato chiusi;

   come se ciò non bastasse, gli operatori del settore vengono impropriamente impiegati, senza riconoscimento di alcuna indennità e senza un'adeguata preventiva formazione ed informazione, per lo svolgimento extracontrattuale della misurazione della temperatura, nonostante il protocollo condiviso preveda che il compito sia svolto dal personale sanitario o dalla protezione civile: tale mansione, spesso non trasmessa come «ordine di servizio», viene effettuata presso committenze private ma, ancora più grave, in strutture sanitarie e nosocomi;

   tante altre sono le problematiche riguardanti il comparto della vigilanza: una non corretta interpretazione del decreto ministeriale n. 269 del 2010, in particolare, porterebbe ad una riduzione dell'equipaggio da 3 a 2 unità anche nelle operazioni di carico/scarico valori, minando la sicurezza del personale e del cittadino; inoltre, per ottenere la licenza e avviare l'attività con meno di 20 unità operative, non è necessario l'utilizzo di una sala operativa per la gestione ed il sostegno agli operatori impiegati in servizio;

   e ancora, il decreto legislativo n. 66 del 2008 avrebbe portato ad una gestione schizofrenica dei turni di lavoro, con il rischio di ricadute negative sulla qualità dei servizi offerti, e con una retribuzione bassissima di circa 4,00 euro lorde orarie, in contrasto con il diritto garantito dall'articolo 36 della Costituzione ad una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del lavoro «e in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un'esistenza libera e dignitosa»;

   nonostante si tratti di un comparto impiegato nel settore della sicurezza, spesso in supporto anche alle forze dell'ordine, il contratto nazionale di categoria è scaduto nel 2015 e, come se non bastasse, sono numerose le cooperative che non lo applicano fedelmente, ma derogano allo stesso con statuti che prevedono salari più bassi e non riconoscono alcune voci contrattuali, tra le quali la malattia –:

   il Governo sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e, considerata la gravità degli stessi, quali urgenti iniziative di competenza intenda adottare per il superamento delle criticità che investono il comparto della vigilanza privata e dei servizi fiduciari.
(4-06176)

POLITICHE AGRICOLE ALIMENTARI E FORESTALI

Interrogazione a risposta in Commissione:


   CADEDDU, PERANTONI, PIGNATONE, PARENTELA, DEL SESTO, MAGLIONE, LOMBARDO, GALLINELLA, CILLIS e GAGNARLI. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

   la produzione di formaggi rappresenta per la Sardegna prima voce di export, con un indotto che coinvolge decine di migliaia di addetti. Come ben si sa, a causa delle presunte importazioni di latte a basso costo proveniente da Stati membri, quali Romania e Bulgaria, i produttori di latte ovino in Sardegna sono costretti ad operare all'interno di un regime di mercato che è divenuto estremamente proibitivo. Ricordano tutti con grande afflizione le gravi azioni di protesta che i produttori di latte sono stati costretti ad intraprendere al fine di richiamare l'attenzione di tutte le autorità, versando per le strade il latte prodotto piuttosto che venderlo ad un prezzo vergognosamente basso rispetto alle spese sostenute ed ai sacrifici che affrontano giornalmente; è proprio per far fronte a questa tragica situazione che il decreto-legge 29 marzo 2019 n. 27, convertito con modificazioni, dalla legge 21 maggio 2019, n. 44, all'articolo 3, ha imposto ai primi acquirenti di latte crudo, al fine di consentire un accurato monitoraggio delle produzioni lattiero-casearie realizzate sul territorio nazionale, di registrare mensilmente, nella banca dati del Sistema informativo agricolo nazionale (Sian) i quantitativi di latte ovino, caprino e il relativo tenore di materia grassa consegnati loro dai singoli produttori nazionali, i quantitativi di latte di qualunque specie acquistati direttamente dai produttori, nonché quelli acquistati da altri soggetti non produttori, situati in Paesi dell'Unione europea o in Paesi terzi, e i quantitativi di prodotti lattiero-caseari semilavorati provenienti da Paesi dell'Unione europea o da Paesi terzi, con indicazione del Paese di provenienza, fatte salve le disposizioni di cui alla legge 11 aprile 1974, n. 138;

   inoltre, l'articolo 5 ha incrementato, al fine di favorire la distribuzione gratuita di alimenti ad alto valore nutrizionale, la dotazione del fondo per la distribuzione di derrate alimentari alle persone indigenti di ulteriori 14 milioni di euro per l'acquisto di formaggi Dop fabbricati esclusivamente con latte di pecora e aventi specifiche caratteristiche come ad esempio una determinata stagionatura, contenuto di proteine, umidità e altro. Una siffatta operazione contribuirebbe al raggiungimento di un maggiore equilibrio di mercato attraverso la riduzione dell'eccesso di offerta di formaggi Dop che ha concorso a determinare la crisi delle imprese di produzione del comparto del latte ovino;

   purtroppo, però, ad oggi, non è stato ancora emanato il decreto ministeriale per la definizione delle modalità di applicazione del monitoraggio della produzione di latte vaccino, ovino e caprino e dell'acquisto di latte e prodotti lattiero-caseari a base di latte, né sono stati pubblicati i bandi per il ritiro delle eccedenze dal mercato –:

   viste le criticità in cui ancora versano le aziende zootecniche, in particolare quelle sarde dedite alla produzione di latte e di prodotti lattiero caseari e considerata l'urgenza con cui si è intervenuti con la normativa recata dal decreto-legge di cui premessa, quale sia lo stato dell'arte in relazione ai provvedimenti attuativi la cui emanazione è indispensabile per poter attuare gli interventi previsti.
(5-04282)

SALUTE

Interrogazione a risposta orale:


   GELMINI e PAOLO RUSSO. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   allo stato, presso l'Agenzia italiana del farmaco (Aifa) sono impiegati circa 100 precari, di cui 48 interinali. Molte di queste persone sono insostituibili in uffici quali la segreteria tecnica della direzione generale, l'ufficio stampa, l'ufficio registri di monitoraggio, l'area autorizzazione medicinali, l'area pre autorizzazione, l'area legale e l'ufficio contenziosi. Il buon andamento, l'efficacia, l'efficienza dell'Agenzia sono garantiti prevalentemente dal lavoro del personale precario:

   il Ministero della salute ha disposto in questi giorni il fermo della proroga per i lavoratori interinali dell'Aifa, che avrebbe dovuto essere rinnovato il 30 giugno 2020, diffidando l'Agenzia dal proseguire con l'utilizzo dei contratti di somministrazione, o dal prorogare quelli in essere;

   la questione dei precari, in alcuni casi da oltre 15 anni, non riesce a trovare soluzione nonostante il decreto-legge n. 78 del 2015 (articoli 9-duodecies) abbia previsto l'ampliamento dell'organico dell'Agenzia fino a 630 unità;

   dopo questo ultimo ampliamento della pianta organica, nel corso degli ultimi anni i compiti dell'Aifa si sono significativamente ampliati: gestione del payback farmaceutico, gestione banca dati monitoraggio circolazione dei farmaci, controllo sui farmaci innovativi, sperimentazione clinica dei medicinali ad uso umano in particolare dei vaccini e, in fine (articolo 40 del decreto- legge n. 23 del 2020), monitoraggio di tutti i dati degli studi clinici sperimentali, osservazionali e dei programmi di uso terapeutico compassionevole, per pazienti con COVID-19;

   con il decreto «Milleproroghe 2020» (n. 162 del 2019) si è tentato di stabilizzare detto personale, ma il comma 2 dell'articolo 5 si limita a prorogare le procedure concorsuali per il reclutamento della dirigenza amministrativa di II fascia, nonché per attivare la procedura concorsuale finalizzata al reclutamento di dirigenti biologi sanitari;

   il 24 marzo 2020 è stato firmato un Addendum al Protocollo di regolamentazione delle misure per il contrasto e il contenimento della diffusione del virus COVID-19 negli ambienti di lavoro, dedicato alla prevenzione e alla sicurezza dei lavoratori della sanità, nel quale le parti sociali, tra cui il Ministero della salute «... si impegnano affinché vengano rivisti gli aspetti normativi che possano garantire la proroga dei contratti e la stabilizzazione del personale sanitario e tecnico impegnato nell'Emergenza-Urgenza nonché l'assunzione di nuovo personale a tempo indeterminato, attraverso un piano di assunzioni straordinario e la proroga degli attuali contratti a tempo determinato in scadenza»;

   con l'articolo 11 del decreto-legge n. 18 del 2020 si provvede ad assumere e stabilizzare 50 unità di personale presso l'istituto superiore di sanità per le emergenze relative al COVID-19, anche in deroga ai limiti di assunzione di personale;

   di fatto, la mancata proroga dei contratti di somministrazione compromette il buon andamento dell'Aifa, impegnata in prima linea nella gestione dell'emergenza da COVID-19 e non è giustificata in considerazione degli innumerevoli compiti ad essa assegnati –:

   quali urgenti iniziative intenda porre in essere per assicurare il buon andamento l'Agenzia italiana del farmaco, ad avviso degli interroganti compromesso dalle decisione indicata in premessa, consentendo la proroga dei contratti dei contratti dei lavoratori interinali, e se non ritenga opportuno adottare iniziative per procedere alla stabilizzazione del personale a tempo determinato, anche mediante una selezione attraverso la valutazione dei titoli e una sessione speciale di esame, attuando l'Addendum al Protocollo sottoscritto il 24 marzo 2020 sulla sicurezza dei lavoratori della sanità.
(3-01650)

Pubblicazione di un testo riformulato.

  Si pubblica il testo riformulato della risoluzione in commissione Fusacchia n. 7-00501, già pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta n. 359 del 18 giugno 2020.

   La VII Commissione,

   premesso che:

    le scuole sono state chiuse in tutto il Paese ad inizio marzo 2020 e da allora non hanno più riaperto, neppure nelle fasi di progressivo de-confinamento, causando una grave interruzione dei percorsi scolastici e formativi, per quanto la didattica a distanza abbia almeno in parte attenuato l'impatto di una interruzione totale almeno per quelle famiglie dotate di connessione alla rete internet e device tecnologici adeguati;

    l'Unesco – secondo cui il Covid-19 ha portato in tutto il mondo alla chiusura di scuole e università per oltre un miliardo e mezzo di giovani, pari al 90 per cento della popolazione studentesca complessiva – ha lanciato un allarme: quando le scuole riapriranno, l'emergente recessione economica minaccia di esacerbare le disuguaglianze e potrebbe vanificare i progressi compiuti nell'ampliamento dell'accesso all'istruzione e nel miglioramento della qualità dell'apprendimento, non solo nei Paesi più poveri ma ugualmente in quelli più avanzati; quello all'istruzione è un diritto primario: tenere chiuse le scuole, affidarsi in buona parte allo spontaneismo della didattica a distanza, lasciare ai margini del percorso formativo centinaia di migliaia di studentesse e studenti rappresenta una emergenza grave e da affrontare con urgenza pari a quella sanitaria; l'incidenza della crisi, e delle chiusure delle scuole, sulle fragilità preesistenti rischia di aumentare fortemente l'abbandono scolastico e creare nuovi divari educativi, culturali, relazionali, ancora più gravi e incolmabili di quelli registrati finora;

    non è stato fatto un monitoraggio dettagliato della didattica a distanza e sarebbe invece opportuno dotare le istituzioni scolastiche di dati e strumenti di rilevazione, anche elaborati ad hoc, utili a consentire di identificare le sedi, le classi – e di conseguenza le alunne e gli alunni più colpiti dalla mancata o insufficiente frequenza scolastica – così da concentrare interventi mirati di recupero e di anticipo rispetto ad eventuali futuri ricorsi massicci e generalizzati alla didattica a distanza;

    non sono disponibili dati epidemiologici solidi sull'eventuale ruolo dei minori nella diffusione del Covid-19, anche se i dati provenienti da altri Paesi ne indicherebbero un ruolo marginale rispetto agli adulti;

    è necessario promuovere forme di sperimentazione didattica, già da luglio 2020, nel quadro di patti territoriali tra comuni, istituzioni scolastiche e terzo settore, progettati prevedendo la partecipazione attiva di studentesse e studenti, sulla base delle risorse stanziate con il decreto «Rilancio» per i centri estivi diurni, i servizi socio-educativi territoriali, i centri con funzione educativa e ricreativa e per i progetti volti a contrastare la povertà educativa e a implementare le opportunità culturali ed educative dei minori;

    è necessario assicurare la riapertura dei nidi e delle scuole dell'infanzia e quindi dell'intero ciclo 0-6 anni dal 1° settembre;

    il 26 giugno 2020 il Ministro dell'istruzione ha adottato, con proprio decreto, il «Piano Scuola 2020-2021. Documento per la pianificazione delle attività scolastiche, educative e formative in tutte le istituzioni del sistema nazionale di istruzione per l'anno scolastico 2020/2021», a seguito del parere reso lo stesso giorno dalla Conferenza Unificata;

    nel corso della conferenza stampa tenuta a Palazzo Chigi il 26 giugno, il Presidente del Consiglio dei ministri ha annunciato l'intenzione del Governo di mettere a disposizione della scuola un miliardo di euro in aggiunta a quanto già stanziato;

    l'intesa raggiunta dal Governo con le regioni per iniziare il prossimo anno scolastico il 14 settembre, con le scuole aperte dal 1° settembre per organizzare i corsi di recupero, non chiarisce come, dopo mesi di lockdown, tutte le studentesse e gli studenti potranno partecipare da subito ad iniziative per riscattare il debito formativo accumulato,

impegna il Governo:

   ad assicurare la migliore attuazione del Piano Scuola 2020-2021 adottato con decreto del Ministro dell'istruzione a seguito del parere reso dalla Conferenza Unificata lo scorso 26 giugno, prevedendo di realizzare i seguenti dieci punti in tempo utile per l'avvio del prossimo anno scolastico:

    1) effettuare una ricognizione e valutazione dettagliata della didattica a distanza per capire dove intervenire con un piano straordinario di recupero e contrasto alle disuguaglianze, tra settembre e dicembre 2020, e dei debiti formativi più gravi accumulati nell'anno scolastico 2019-2020, in particolare per gli studenti con disabilità e con bisogni educativi speciali;

    2) assicurare dal 1° settembre 2020 una pronta ripartenza delle attività socio-educative non solo in riferimento alle studentesse e agli studenti che necessitano di attività di recupero formativo ma anche, come indicato nello stesso Piano Scuola 2020-2021, per il più alto numero possibile di altre studentesse e studenti, grazie al pieno coinvolgimento di docenti così come di associazioni ed enti del terzo settore, anche creando anche percorsi specifici di ri-accoglienza – e accoglienza per i nuovi – basati sulla cura e sul benessere psicologico per coloro che in questi mesi hanno riscontrato difficoltà non solo dal punto di vista educativo ma anche emotivo, psicologico e relazionale;

    3) adottare un Piano Pedagogico Nazionale che a partire dal prossimo anno scolastico integri l'offerta formativa con misure e iniziative utili alla costruzione della scuola italiana nell'era post Covid-19, anche dando rilievo a buone pratiche ed esperienze di prossimità educativa ed educazione all'aperto sperimentate tra marzo e giugno 2020;

    4) effettuare, su base volontaria, test sierologici e vaccino antipneumococcico gratuiti per tutti i dirigenti scolastici, gli insegnanti e il personale amministrativo, tecnico e ausiliario (Ata), e tamponi rinofaringei periodici sempre per tutto il personale scolastico e Ata nelle aree a maggior rischio di contagio;

    5) ristabilire l'erogazione dei servizi essenziali, a partire dai pasti scolastici e dalle reti di protezione (ad esempio benessere psicologico, prevenzione degli abusi);

    6) potenziare il trasporto pubblico per alunni e studenti, su tutto il territorio nazionale e in particolare per le aree interne;

    7) sanificare tutti i locali scolastici e istituire percorsi di formazione per il personale docente e Ata in materia di contenimento del contagio in collaborazione con le ASL/AST locali;

    8) prevedere che il voto per le elezioni regionali amministrative e per il referendum, ove sia individuata una data che si collochi entro la fine del mese di settembre, avvenga in sedi diverse dalle scuole;

    9) definire entro il 30 settembre 2020 un Piano di Gestione dell'Emergenza Educativa immediatamente operativo, da attuare in caso di nuova chiusura, anche solo parziale, delle scuole a causa dell'eventuale riacutizzarsi della pandemia, che preveda gli investimenti necessari e le misure atte a non lasciare fuori dai percorsi educativi nessuna studentessa e nessuno studente;

    10) prevedere una riserva del 15 per cento di tutti i finanziamenti pubblici e del 20 per cento di quelli di origine europea, per misure di sostegno alla scuola e all'infanzia.
(7-00501) «Fusacchia, Lattanzio, Quartapelle Procopio, Muroni, Palazzotto, Siragusa, Villani, Di Giorgi, Nitti, Frate, Ruocco, Magi, Prestipino, Siani, Ungaro, Schirò, Fioramonti, Toccafondi, Carbonaro, Rizzo Nervo, Gribaudo, Grimaldi, Roberto Rossini, Costanzo».