Camera dei deputati

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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Mercoledì 17 giugno 2020

ATTI DI INDIRIZZO

Mozione:


   La Camera,

   premesso che:

    la pandemia causata dal COVID-19 ha messo alla prova l'organizzazione del Servizio sanitario nazionale e ne ha evidenziato gli aspetti critici;

    numerosi studi hanno rilevato come questo abbia inciso anche sui pazienti con malattie del sistema nervoso, producendo un accesso ridotto a percorsi di cura appropriati con un minore livello di assistenza;

    la pandemia ha inevitabilmente e radicalmente mutato lo scenario dell'assistenza sanitaria nel nostro Paese nonostante le unità di terapia neuro-vascolari si siano organizzate per rispondere al meglio alla situazione di emergenza, cercando di garantire percorsi diagnostici e terapeutici efficaci, gestendo i pazienti in totale sicurezza durante tutto il percorso clinico assistenziale;

    un articolo pubblicato su Neurological Sciences ad aprile 2020 riporta una riduzione del 50 per cento degli accessi di pazienti colpiti da ictus cerebrale nei reparti di terapia intensiva e sub intensiva come le stroke unit;

    studi condotti a livello internazionale sui pazienti affetti da COVID-19 suggeriscono che possa esserci un interessamento neurologico e che il virus possa colpire il sistema nervoso centrale e periferico. Ictus, crisi epilettiche, meningoencefalite, cefalea, vertigini, ipo-ageusia, iposmia, mialgie, sindrome di Guillain-Barrè sono riportati in letteratura;

    l'ictus cerebrale è una patologia tempo-correlata: i risultati positivi che possono essere ottenuti grazie alle terapie disponibili dipendono, infatti, dalla tempestività con cui si interviene che garantisce una riduzione della mortalità, limitando soprattutto gli esiti invalidanti e una grave disabilità residua che comporterebbe riduzione dell'autonomia e della qualità di vita;

    l'ictus cerebrale in Italia rappresenta la terza causa di morte dopo le malattie cardiovascolari e le neoplasie; quasi 150.000 italiani ne vengono colpiti ogni anno e circa la metà di chi sopravvive rimane con problemi di disabilità anche grave;

    nell'ultimo Rapporto sull'ictus in Italia a cura dell'Osservatorio Ictus Italia si evidenzia che circa 1 milione di italiani è stato colpito da ictus ed è sopravvissuto con esiti invalidanti di varia intensità, fenomeno in crescita dovuto a un invecchiamento progressivo della popolazione e al miglioramento delle terapie salvavita attualmente disponibili;

    le malattie neurodegenerative croniche come la sclerosi multipla, il Parkinson, Alzheimer, la sclerosi laterale amiotrofica possono presentare quadri di disabilità gravissima che necessitano di interventi altamente specializzati;

    in questa fase i reparti di neuro-riabilitazione devono mantenere la loro centralità per i pazienti e quindi rimanere accessibili e sicuri. La telemedicina, utilizzata in questo periodo, ha dimostrato la sua efficacia nel mantenere i contatti e il monitoraggio dei pazienti e deve essere implementata per seguire il paziente dopo il ritorno a domicilio. Ciononostante, l'individuazione della progressione della malattia, di nuovi sintomi clinici o di effetti collaterali della terapia in corso necessita di percorsi ulteriori che si attuano in strutture specializzate e che possono mettere a disposizione le soluzioni per i pazienti in sicurezza,

impegna il Governo:

1) ad adottare le iniziative di competenza per ripristinare nelle unità neuro-vascolari i posti letto di terapia intensiva e sub intensiva, messi a disposizione temporaneamente per l'emergenza COVID-19, per garantire l'accesso ai pazienti affetti da malattie neurologiche acute in sicurezza e secondo percorsi specifici;

2) ad adottare le iniziative di competenza per rendere disponibili i posti letto necessari nelle strutture di neuroriabilitazione anche di alta specialità per una presa in carico riabilitativa precoce e adeguata alla complessità dei quadri neurologici in particolare nei pazienti con gravi lesioni cerebrali invalidanti valutate mediante gli esiti dell'evento acuto e non mediante valutazioni ex ante;

3) ad adottare nuove linee guida nazionali, predisposte dal Ministero della salute, per i percorsi di neurologia e di neuroriabilitazione, in particolare legati alla rete neurologica della emergenza-urgenza, per implementare l'appropriatezza, l'efficienza, l'efficacia, la continuità, la sicurezza delle cure per i pazienti, il monitoraggio e gli esiti;

4) ad adottare iniziative per garantire equità di accesso alle cure di neuroriabilitazione, indipendentemente dall'evento o dalla patologia causa di disabilità, consentendo a tutti i cittadini di accedere alle medesime cure e trattamenti specifici ed omogenei su tutto il territorio nazionale, per garantire il massimo recupero dell'autonomia e della qualità di vita, con conseguente vantaggio per il nucleo familiare di appartenenza e per la comunità.
(1-00360) «Bologna, Vizzini, De Giorgi, Angiola, Trano, Rospi, De Toma, Frate, Zennaro, Nitti».

Risoluzione in Commissione:


   La IX Commissione,

   premesso che:

    il sistema aeroportuale calabrese consta di tre aeroporti di cui due d'interesse nazionale, Reggio Calabria e Crotone, e uno internazionale Lamezia Terme, ai sensi del decreto del Presidente della Repubblica n. 201 del 2015;

   l'aeroporto Crotone-Sant'Anna, noto anche come «Aeroporto Pitagora» ha un bacino di utenza che comprende gli abitanti della provincia di Crotone, della fascia jonica del basso jonio Cosentino, fino a Soverato in provincia di Catanzaro;

   la gestione dello scalo Pitagorico è passata alla società Aeroportuale Calabrese — S.a.cal. s.p.a. nell'estate del 2017, società unica che gestisce anche gli altri scali regionali, tramite una concessione trentennale approvata con decreto interministeriale n. 7 del 26 febbraio 2019. Il relativo rapporto concessorio è disciplinato da una convenzione sottoscritta tra questa società e l'Ente nazionale per l'aviazione civile (ENAC);

   con riferimento all'imposizione degli oneri di servizio pubblico (Osp) sui collegamenti da e per lo scalo di Crotone, le risorse residue della precedente programmazione assommano a circa 4,8 milioni di euro; tali fondi, unitamente ai 9 milioni di euro stanziati per il triennio 2019-2021 (con la legge n. 145 del 30 dicembre 2018, articolo 1, comma 133), costituiscono il plafond per la nuova imposizione degli Osp;

   la conferenza di servizi propedeutica all'applicazione del regime degli Osp, si è conclusa nel mese di ottobre 2019 e la sua entrata in vigore era stata programmata per il 1° luglio 2020. Tuttavia, a fronte di taluni rilievi formulati dalla Commissione europea, la Conferenza è stata riconvocata e si prevede che i suoi lavori si concludano entro giugno;

   per procedere alla certificazione in categoria 1 dell'aeroporto, sono stati resi disponibili finanziamenti mediante la convenzione sottoscritta tra la regione Calabria, l'Enac e la società S.a.cal. il 14 febbraio 2019; è stato presentato da parte della società di gestione il relativo progetto di fattibilità tecnica ed economica, approvato dall'Enac in data 12 febbraio 2020;

   nonostante le enormi potenzialità in termini di contributo che la struttura aeroportuale crotonese può dare alla crescita economica della provincia e in termini di ricaduta positiva sul settore turistico provinciale e regionale, diverse problematiche ostacolano il pieno rilancio e traffico aereo sullo scalo di Lamezia:

    1) nel 2019 sono transitati a Crotone circa 170 mila passeggeri, un numero ridotto rispetto a quello degli anni degli anni precedenti, quando si è arrivati a oltre 275 mila passeggeri annui (2015). Si tratta di un dato in controtendenza rispetto alle rilevazioni regionali: rapporto 2019 di Bankitalia. «L'economia della Calabria» si rileva che, nel 2018, sono cresciute del 2,7 per cento le presenze di turisti nelle strutture ricettive della regione e il numero di passeggeri negli aeroporti calabresi è lievitato del 9,3 per cento;

    2) nonostante l'iter per la sua installazione sia iniziato nel 2010, l'aeroporto Pitagorico ancora non dispone del sistema elettronico di atterraggio strumentale (Ils) da utilizzare in caso di scarsa visibilità, pienamente, efficiente. La relativa strumentazione è installata, ma non è collaudata. Ancora non è stato effettuato l'adeguamento del sistema luminoso che consente agli aeromobili di mantenere la corretta altitudine nel sentiero di discesa (Papi). Occorre il rifacimento della segnaletica orizzontale. Si tratta di attività di competenza dell'Ente nazionale per l'assistenza al volo (Enav). In assenza di queste azioni la pista presenta una penalizzazione di 168 metri e in condizioni meteorologiche avverse non è possibile l'atterraggio, con conseguente dirottamento su Lamezia Terme;

    3) il piano industriale di Sa. cal. 2018-2022, affidato a PriceWaterhouseCoopers, non è chiaro riguardo all'allungamento della pista, oltre gli attuali 2000, al fine di garantite maggiore sicurezza e ospitare vettori più grandi. Si tratta di un'opera in relazione alla quale gli espropri sono stati già eseguiti ed erano state appostate risorse all'interno del programma «reti e collegamenti per la mobilità regionale», della regione Calabria (Fondi POR Calabria FESR 2007/2013);

    4) in tre anni non si è registrato nessun incremento di voli, quanto piuttosto una riduzione di quelli già esistenti in inverno, riducendo il volo giornaliero da Bergamo a tre volte alla settimana e sopprimendo quello per Pisa, senza considerare che non vi è nessun collegamento con Roma indispensabile e fortemente richiesto dal territorio come punto strategico per qualsiasi altra destinazione;

    5) con il decreto n. 245 del 14 giugno 2020 il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti ha prorogato sino a fine mese la chiusura ai voli commerciali dello scalo di Crotone, nonostante la funzione sociale svolta dallo stesso. Dal testo del decreto si evince che lo stesso dà corso alle richieste dei gestori aeroportuali. Il 15 giugno 2020 la S.a.cal. s.p.a. ha annunciato che dal 29 giugno 2020 - gli scali di Reggio e Crotone garantiranno la regolare operatività dei voli già programmati, Alitalia su Reggio Calabria, dal 1° luglio 2020, e Ryanair su Crotone dal 3 luglio 2020;

    6) l'aeroporto nella situazione odierna ha in programma per questa stagione estiva solo 5 voli settimanali di linea con Bergamo, effettuati dalla compagnia aerea Ryanair (che ha tagliato a causa di Covid-19 oltre l'80 per cento dei voli per Crotone), Tale situazione mette a serio rischio la regolare apertura e operatività della struttura crotonese, sancendo una sorta di chiusura di fatto, con l'effetto di dirottare i pochi voli in essere sullo scalo Lametino;

  con le risorse per gli Osp sopra individuate sussiste la concreta possibilità di affidare direttamente ad Alitalia un volo Crotone-Roma giornaliero. Inoltre, la stessa Alitalia potrebbe coprire altre tratte richieste da più parti, quali Bologna e Milano. Giova ricordare che il volo per Norimberga (Germania) aveva fatto registrare fin dal suo esordio un lusinghiero riempimento, tanto che la compagnia-aerea Ryanair aveva messo in vendita i biglietti per la stagione estiva 2020 prima del Covid-19;

  diversamente dalla fascia tirrenica, la fascia ionica calabrese, ed in particolare il territorio del crotonese, sono serviti da una unica strada statale (SS 106) ad una sola carreggiata obsoleta e pericolosa e da una ferrovia a binario unico, sui cui operano ancora locomotori diesel. I lavori di ammodernamento e di completamento di queste infrastrutture, sia pure programmati, si protrarranno per diversi anni a venire, mentre le esigenze economiche di Crotone e provincia sono immediate;

  quanto ai 491 chilometri dalla statale 106 da Reggio Calabria a Taranto, dell'intero tratto in provincia di Crotone, sono a doppia corsia, senza spartitraffico, solo 5 chilometri. L'Anas ha elaborato e trasmesso al Ministero delle infrastrutture e dei trasporti uno studio di fattibilità relativo al progetto del collegamento Catanzaro-Crotone che esamina 5 possibili soluzioni alternative. Quanto al tratto Crotone-Sibari questo al momento è escluso dalla programmazione Anas per l'ampliamento a 4 corsie;

  quanto alla ferrovia, risultano essere in corso i lavori di elettrificazione della tratta ferroviaria Sibari-Crotone e Catanzaro Lido che però è a binario unico, attualmente non totalmente usufruibile per lavori in corso da più di un anno fermi, in forza di un provvedimento della competente soprintendenza archeologica;

  l'isolamento della città di Crotone e del suo comprensorio è dunque evidente e tale situazione si ripercuote, in maniera drammatica sull'economia del territorio, danneggiando gravemente le già poche attività produttive, nonché tutto il comparto turistico. L'aeroporto S. Anna di Crotone rappresenta quindi l'unica infrastruttura in grado di garantire, in tempi ragionevoli, un minimo di mobilità e di collegamento con il resto del Paese;

  il 19 maggio 2020 il Ministro delle infrastrutture e trasporti ha fatto riferimento «all'investimento che, con il nuovo piano degli aeroporti, sarà fatto sugli aeroporti calabresi...»; inoltre, ha dichiarato «... dare identità anche all'aeroporto di Crotone per me è importante per rispondere in maniera integrata a questo pezzo della Calabria. Dobbiamo dare (...) un futuro, una missione (...) ho avviato la fase di studio per ipotizzare la continuità territoriale anche in Calabria sul fronte aereo (...)»,

impegna il Governo:

  ad adottare iniziative urgenti al fine di garantire la piena operatività dell'aeroporto di Crotone-Sant'Anna, intervenendo nei confronti della S.a.cal. s.p.a., affinché sia assicurato il pieno rispetto delle condizioni poste dalla Convenzione che le affida, per 30 anni, la gestione;

  ad adottare iniziative per procedere all'assegnazione diretta ad Alitalia o ad altro vettore del servizio di continuità territoriale, come già accaduto in altri casi, per garantire almeno un volo giornaliero di andata e ritorno per Roma, a valere sulle risorse residue della precedente programmazione, pari a 4,8 milioni di euro, e a completare il prima possibile, per quanto di competenza, l'iter relativo all'applicazione del regime degli oneri di servizio pubblico al fine di assicurare quanto prima il collegamento aereo con le principali città italiane, in considerazione dell'importanza che lo scalo crotonese riveste per tutti i cittadini, per le attività economiche di quel territorio e per il turismo della fascia ionica calabrese;

  ad adottare le iniziative di competenza nei confronti di Enac ed Enav affinché assicurino lo svolgimento degli adempimenti di propria competenza, così come individuati in premessa, al fine di consentire, nei tempi più brevi possibili, la piena operatività dello scalo crotonese.
(7-00499) «Sozzani, Torromino, Occhiuto».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interpellanza:


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro per gli affari regionali e le autonomie, il Ministro per l'innovazione tecnologica e la digitalizzazione, il Ministro dell'interno, il Ministro della salute, per sapere – premesso che:

   l'emergenza sanitaria da COVID-19 e il conseguente lockdown hanno avuto conseguenze economiche sulla vita di cittadini, famiglie e imprese;

   l'emergenza sanitaria, considerata prioritaria nei provvedimenti legislativi e amministrativi del Governo, sta lasciando spazio ad una emergenza, altrettanto grave e devastante, che è quella economica;

   il settore produttivo che sta subendo i maggiori contraccolpi economici e finanziari è il settore del turismo;

   in tale quadro potrebbe pesare negativamente, per alcuni territori, il fatto che su sanità e trasporti siano emesse ordinanze da parte dei presidenti di regione, con misure differenti rispetto al quadro nazionale, come fatto dal presidente della regione Sardegna, ordinanze ripetutamente modificate;

   il Governo ha già opposto un diniego alla proposta della regione autonoma della Sardegna di un filtro sanitario per gli accessi all'isola, con richiesta di una certificazione medica della condizione soggettiva di ciascun passeggero in arrivo a seguito dell'esecuzione di un test, tra quelli accreditati dalle autorità sanitarie nazionali, che attestasse la negatività dello stesso al COVID-19;

   in base all'ordinanza del presidente della regione n. 27 del 2 giugno 2020 tutti i passeggeri in arrivo in Sardegna su linee aeree o marittime sono tenuti a registrarsi prima dell'imbarco tramite l'apposito modulo on line, con la compilazione di un'autodichiarazione per una anamnesi sanitaria;

   in alternativa, la registrazione può essere fatta attraverso l'applicazione «Sardegna Sicura» che ha una funzionalità di contact tracing su base volontaria;

   le citate disposizioni dell'ordinanza della regione Sardegna sollevano talune perplessità sotto il profilo della legittimità dell'atto e del rispetto del riparto di attribuzioni tra Stato e regioni;

   in particolare, l'imposizione con ordinanza del presidente della regione dell'obbligo di registrazione non pare potersi legittimare alla luce del quadro normativo vigente, che riserva a fonti statali la previsione delle misure di contenimento e limitazione della libertà di circolazione, legittimando interventi regionali limitati solo in caso di aggravamento della condizione di rischio sanitario, comunque senza incidenza sulle attività produttive;

   tale riserva statale è espressione di chiamata in sussidiarietà della funzione legislativa, accompagnata dall'avocazione in capo allo Stato delle funzioni amministrative, in ragione delle caratteristiche del rischio pandemico, che impongono l'adozione di una strategia di contrasto unitaria a livello statale;

   l'introduzione di misure di contenimento di carattere limitativo della libertà di circolazione, con una fonte che non appare compatibile con il quadro normativo vigente, solleva dunque dubbi di legittimità dell'atto rispetto al principio di sussidiarietà, nonché alla riserva statale esclusiva in materia di profilassi internazionale e, in definitiva, alla riserva di legge di cui all'articolo 23 della Costituzione, analogamente a quanto osservato dal Consiglio di Stato nel parere favorevole all'annullamento straordinario dell'ordinanza del sindaco di Messina n. 105 del 2020;

   come nel caso esaminato dal TAR Calabria, l'adozione dell'ordinanza, a seguito del diniego opposto dal Governo alla proposta regionale di introduzione del «passaporto sanitario», solleva perplessità in ordine al rispetto del principio di leale collaborazione;

   il citato obbligo di registrazione comporta, inoltre, un rilevante trattamento di dati personali appartenenti alle categorie particolari di cui all'articolo 9 del regolamento (UE) 2016/679, il cui presupposto di liceità è individuato esclusivamente in norme legislative o, nei casi da queste previste, regolamentari, purché con la previsione specifica delle operazioni suscettibili di svolgimento e delle categorie di dati coinvolti;

   dunque, non può ritenersi fonte abilitata l'ordinanza presidenziale regionale, anche in ragione della competenza esclusiva statale in materia di protezione dei dati personali;

   né, del resto, può a tal fine invocarsi (come invece fa l'atto in questione) l'ordinanza del Capo del dipartimento della protezione civile n. 630 del 2020, che oltre ad essere stata «superata» da successivi provvedimenti governativi, non può legittimare trattamenti di dati personali (a fortiori se particolari) funzionali ad iniziative regionali carenti di un valido fondamento di liceità –:

   se il Governo non ritenga di valutare l'opportunità di impugnare l'ordinanza in questione, rimettendo alla sede giurisdizionale la valutazione della legittimità delle suindicate previsioni;

   di quali elementi disponga circa l'eventuale effettuazione, da parte della regione Sardegna, della valutazione d'impatto sulla protezione dei dati, doverosa a fronte di un trattamento di dati personali così rilevante in termini qualitativi e quantitativi;

   se non ritenga comunque opportuno, per quanto di competenza, adottare iniziative, anche normative, per:

    a) acquisire la garanzia della gestione corretta delle informazioni in termini di trattamento dei dati personali e sanitari e d'impatto sulla privacy da parte delle regioni;

    b) prevedere la richiesta e il conseguente parere del Garante per la protezione dei dati personali;

    c) prevedere verifiche circa l'adozione di misure di sicurezza per l'app «Sardegna sicura», analogamente a quella nazionale «Immuni»;

    d) far sì che, in un apposito sito, siano evidenziate le caratteristiche dell'applicazione che devono attenersi ai seguenti principi: utilità, accessibilità, accuratezza, privacy, scalabilità e trasparenza.
(2-00835) «Gavino Manca, Frailis, Mura».

Interrogazione a risposta orale:


   BELOTTI, BILLI, LEGNAIOLI, LOLINI, PICCHI, POTENTI e ZIELLO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri. — Per sapere – premesso che:

   l'11 giugno 2020 la Guardia di finanza di Prato ha effettuato una serie di perquisizioni disposte dalla locale procura della Repubblica in 28 imprese individuali del distretto del tessile, gestite da cittadini extracomunitari, nonché in tre società maggiormente strutturate e nei domicili di alcuni rappresentanti legali e di dipendenti;

   queste imprese tessili avevano riconvertito le loro attività nella produzione di mascherine per conto di una società di Prato che risulta essere fornitrice di 6.700.000 mascherine a regione Toscana (tramite Estar) e di 93.000.000 al Dipartimento della Protezione civile a fronte di corrispettivi, al netto dell'iva, pari a circa 3.200.000 e 41.800.000 euro;

   i reati complessivamente ipotizzati sono quelli di intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro, favoreggiamento e sfruttamento dell'immigrazione clandestina, violazioni alla sicurezza sui luoghi di lavoro, violazioni al codice degli appalti, frode nelle pubbliche forniture e truffa ai danni dello Stato;

   secondo quanto emerso dall'inchiesta e riportata dalla stampa l'azienda fornitrice avrebbe ricevuto parere negativo da parte dell'Istituto superiore di sanità (Iss) circa la conformità dei dispositivi medici in quanto privi dei requisiti previsti, ovvero garantire il filtraggio fino al 98 per cento come stabilito dal contratto di fornitura;

   nonostante l'assenza del nulla osta tecnico dell'Iss, sia Estar che la Protezione civile avrebbero commissionato ben 100 milioni di mascherine e successivamente ritirato una buona parte di esse;

   la stampa riporta che le forniture della Protezione civile sono soprattutto destinate agli ospedali e avrebbero dovuto coprire le esigenze del personale sanitario interessato fino alla fine di ottobre 2020 –:

   dove siano state distribuite le mascherine non filtranti prodotte dalle aziende di Prato sotto inchiesta e se si sia già provveduto al loro ritiro;

   se corrisponda al vero che il Dipartimento della Protezione civile (e allo stesso modo Estar per la regione Toscana) abbia commissionato la fornitura di 93.000.000 di mascherine, pari ad una spesa di ben 41.800.000 euro più iva, senza verificare se l'azienda produttrice fosse in possesso delle autorizzazioni dell'Istituto superiore di sanità;

   come si intenda procedere con lo stock di mascherine già consegnate ovvero se verranno opportunamente ritirate e sostituite con un pari quantitativo di mascherine filtranti.
(3-01615)

Interrogazioni a risposta scritta:


   PRETTO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro per i beni e le attività culturali e per il turismo. — Per sapere – premesso che:

   la lingua italiana è uno dei principali simboli della cultura del nostro Paese;

   la lingua italiana risulta essere la quarta lingua più studiata all'estero, sorpassando anche il francese;

   nel linguaggio comune sono spesso utilizzati neologismi e termini stranieri che sovente tendono a sostituire i corrispettivi vocaboli italiani;

   soprattutto in questo ultimo periodo, in cui ha imperversato l'emergenza dovuta al Coronavirus, dalle nostre istituzioni sono stati utilizzati molti termini inglesi al posto dei loro corrispondenti e più che adeguati termini in lingua italiana;

   oggi, parole come lockdown, droplet, Covid hospital, thermoscanner, smart working, e-learning, e recovery fund, sono entrate a far parte del nostro lessico, ma nella lingua italiana esistono già questi termini e quindi non ci sarebbe bisogno di ricorrere alla lingua inglese;

   inoltre, termini stranieri possono essere agevolmente compresi da una parte della popolazione ovvero quella più giovane, ma rischiano di escludere una parte importante della stessa ovvero quella più anziana, che incontra maggiori difficoltà nel comprendere termini stranieri;

   la nostra lingua, si caratterizza per la storicità, per la ricchezza di termini e per la completezza –:

   quali iniziative il Ministro interrogato intenda attuare al fine di favorire e tutelare l'utilizzo della lingua italiana, specialmente nelle comunicazioni istituzionali.
(4-06034)


   SAPIA. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della salute, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   con più interrogazioni parlamentari, il deputato Francesco Sapia ha riassunto fatti gravi sulla gestione e organizzazione del servizio sanitario regionale della Calabria, anche chiedendo di valutare la sostituzione dei delegati governativi all'attuazione del piano di rientro dal disavanzo regionale cui è soggetta la Calabria;

   secondo notizie stampa, di recente si è proceduto all'individuazione del commissario straordinario dell'Asp di Cosenza nella persona di Simonetta Cinzia Bettelini, direttore sanitario dell'Azienda ospedaliera cosentina;

   come evidenziato anche dalla testata on lineIl Fatto di Calabria, che riporta il contenuto di un'interrogazione del consigliere regionale della Calabria Giuseppe Aieta, in merito alla nomina dei direttori sanitari ed amministrativi aziendali, l'articolo 4 del decreto-legge n. 35, convertito dalla legge n. 60 del 2019, prevede che la nomina dei dirigenti (predetti) deve obbligatoriamente avvenire attingendo agli elenchi regionali, istituiti nel rispetto del decreto legislativo n. 171 del 2016, essendo consentito attingere ad elenchi fuori regione solo nel caso in cui non sia stato possibile, attraverso un avviso pubblico finalizzato, acquisire la disponibilità ad assumere l'incarico;

   con deliberazione n. 395 del 28 agosto 2019, la regione Calabria ha approvato gli elenchi regionali individuando i soggetti idonei alla nomina di direttore sanitario e direttore amministravo del servizio sanitario della regione Calabria e ciononostante si è proceduto alla nomina dei vertici, attingendo ad elenchi fuori regione, ad avviso dell'interrogante violando così il dettato normativo previsto, il che è avvenuto, come conferma l'apposita deliberazione del 27 settembre 2019, per l'azienda ospedaliera di Cosenza: con la nomina del direttore sanitario dall'elenco della regione Lombardia e del direttore amministrativo dall'elenco della regione Campania;

   come noto, anche sulla base dell'interrogazione del consigliere regionale della Calabria Carlo Guccione entro il 7 maggio 2020 andava approvato l'atto aziendale dell'azienda ospedaliera di Cosenza ed entro il 9 giugno 2020 bisognava avviare le procedure di verifica sulla dottoressa Giuseppina Panizzoli, attualmente commissario dell'azienda ospedaliera di Cosenza, in base a quanto previsto dall'articolo 2 del decreto-legge 35 del 30 aprile 2019 (il Commissario ad acta, almeno ogni sei mesi, è tenuto ad effettuare una verifica straordinaria sull'attività dei direttori generali. La verifica è volta altresì ad accertare se le azioni poste in essere da ciascun direttore generale sono coerenti con gli obiettivi di attuazione del piano di rientro. In caso di valutazione negativa del direttore generale, il Commissario ad acta è tenuto a dichiarare l'immediata decadenza dall'incarico, nonché a risolverne il relativo contratto); l'ufficio del Commissario ad acta – struttura costituita dal generale Saverio Cotticelli e dal subcommissario Maria Crocco – non ha provveduto per tempo a tale adempimento, come confermato da un articolo del 16 giugno 2020 apparso su Il Fatto di Calabria –:

   quali nomine di direttori sanitari e/o amministrativi delle aziende del servizio sanitario regionale della Calabria siano avvenute in violazione del succitato articolo 4 del decreto-legge n. 35 del 2019;

   se non ritengano di adottare iniziative con urgenza, per il tramite della suddetta struttura commissariale, per assicurare il rispetto della procedura di cui al summenzionato articolo 4 in ordine alle nomine dei direttori sanitari e/o amministrativi delle aziende del servizio sanitario regionale Calabria;

   quali siano gli esiti della prescritta valutazione semestrale dei vertici delle aziende del servizio sanitario regionale della Calabria;

   se non intendano valutare l'immediata sostituzione dei commissari per l'attuazione del piano di rientro dal disavanzo sanitario della Calabria.
(4-06052)


   D'ETTORE, CANNIZZARO e MUGNAI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   la legge n. 388 del 2000 (articolo 6, commi 13-19) ha previsto una misura di deduzione fiscale per i cosiddetti investimenti ambientali (cosiddetta «Tremonti ambiente»);

   negli anni passati, con diversi decreti ministeriali (cosiddetto Conto energia), il Governo ha incentivato la realizzazione di impianti Fer mediante l'erogazione di tariffe incentivanti, concretamente pagate agli operatori economici dal Gestore dei servizi energetici – G.s.e. s.p.a. (di seguito «GSE») a fronte della produzione di energia da fonte solare;

   per anni è stata pacifica la cumulabilità dell'agevolazione «Tremonti ambiente» con il conto energia;

   con un comunicato del 22 novembre 2017, il Gse ha affermato la non cumulabilità della «Tremonti ambiente» con gli incentivi del III, IV e V conto energia (ossia i decreti ministeriali 6 agosto 2010; 5 maggio 2011; 5 luglio 2012), mentre ha affermato la cumulabilità con gli incentivi del I e II conto energia;

   con sentenze nn. 6784-6785/2019, il Tar Lazio ha annullato il comunicato del Gse e ha affermato la cumulabilità dei due benefici;

   la giurisprudenza tributaria afferma unanime la cumulabilità dei due benefici;

   in questo contesto, l'articolo 36 del decreto-legge n. 124 del 2019 ha introdotto il divieto di cumulo dei due benefici, prevedendo un meccanismo di definizione con contestuale obbligo di rinuncia ai giudizi pendenti;

   in particolare, per effetto di tale previsione, gli operatori economici (centinaia di operatori) dovranno versare una somma entro il 30 giugno 2020, pari, mediamente a circa 300.000,00 euro (somma che può arrivare anche a milioni di euro per gli impianti di maggior potenza);

   a fronte del mancato versamento di tale somma (e alla conseguente rinuncia alla «Tremonti ambiente»), l'articolo 36 menzionato prevede che il Gse possa decurtare gli incentivi. L'entità della decurtazione non è ancora nota in quanto dovrà essere stabilita dal decreto ministeriale attuativo dell'articolo 42 del decreto legislativo n. 28 del 2011;

   in data 6 marzo 2020, l'Agenzia delle entrate ha adottato il regolamento applicativo dell'articolo 36 del decreto-legge n. 124 del 2019 prevedendo un meccanismo di versamento ad avviso dell'interrogante distorto: infatti, gli operatori economici si vedono a costretti a versare – per evitare sanzioni sul versante delle tariffe incentivanti – una somma svincolata dal beneficio fruito e parametrata a quello fruibile;

   centinaia di operatori (titolari di centinaia di impianti fotovoltaici) hanno impugnato il provvedimento dell'Agenzia delle entrate innanzi al Tar chiedendo, in via cautelare, la sospensione del termine del 30 giugno 2020 e contestando l'illegittimità costituzionale del divieto di cumulo;

   con ordinanze del 5 e dell'8 giugno 2020, il Tar ha sospeso i giudizi, lasciando operativo il termine del 30 giugno, in ragione della avvenuta proposizione da parte del Gse di un regolamento di giurisdizione innanzi alla Corte di cassazione;

   la sospensione del giudizio e la mancata sospensione del termine del 30 giugno 2020 comportano per gli operatori una scelta in assenza di una compiuta conoscenza di tutti i termini della questione. In particolare, gli operatori non potranno avere per tempo un pronunciamento del giudice e non hanno conoscenza della sanzione che il Gse potrà irrogare se decideranno di non versare entro il 30 giugno insistendo con i giudizi incardinati;

   una soluzione equilibrata potrebbe rinvenirsi nella proroga del termine del 30 giugno 2020 per consentire al giudice amministrativo di pronunciarsi e al Ministero dello sviluppo economico di adottare il decreto previsto dall'articolo 42 del decreto legislativo n. 28 del 2011 (recante la tipizzazione della sanzione in caso di mancato adeguamento a quanto previsto dall'articolo 36 del decreto-legge n. 124 del 2019) –:

   quali iniziative indifferibili e urgenti il Governo, per quanto di competenza, intenda assumere al fine di tutelare gli investimenti degli operatori del settore delle energie rinnovabili.
(4-06057)


   CUNIAL. — Al Presidente del Consiglio dei ministri. — Per sapere – premesso che:

   nell'aprile 2020 Vittorio Colao ha ricevuto dal Governo l'incarico di guidare un gruppo di esperti per coadiuvare il Governo stesso nel difficile compito di individuare le misure necessarie da adottarsi per affrontare la crisi economica imposta dalla pandemia;

   le notizie fornite al pubblico da Colao sulle proprie esperienze lavorative non includono l'incarico, attualmente in essere, di consigliere di amministrazione di Verizon, principale fornitore di banda larga e di telecomunicazioni al mondo, dal 2017 seconda società di telecomunicazioni per fatturato dopo AT&T;

   il Governo, sui propri siti istituzionali, riferisce che Colao è un «Dirigente di azienda» senza ulteriore precisazione;

   uno dei pilastri del programma di ripartenza sottoposto da Colao al Governo prevede l'implementazione massiccia della nuova tecnologia 5G, attraverso l'innalzamento dei limiti di esposizione elettromagnetica e il divieto di qualsiasi forma di opponibilità locale;

   a detta dell'interrogante la mancanza di trasparenza sugli attuali incarichi lavorativi di Colao rende la sua figura – quanto meno sotto il profilo del programma di implementazione del 5G – in palese conflitto di interessi;

   la pubblica amministrazione dovrebbe orientare la propria attività alla trasparenza, al buon andamento ed alla imparzialità e dovrebbe adottare le proprie scelte tenuto conto dell'interesse collettivo;

   l'articolo 21 della Costituzione e l'articolo 11 della Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea non ammettono riserve di legge limitative del diritto di informazione;

   l'articolo 6 della Dichiarazione sul diritto e la responsabilità degli individui, dei gruppi e degli organi della società di promuovere e proteggere le libertà fondamentali e i diritti umani universalmente riconosciuti, adottata dall'Assemblea generale delle Nazioni Unite, in data 8 marzo 1999, con la risoluzione n. 53/144, stabilisce che «Tutti hanno il diritto, individualmente ed in associazione con altri: a) di conoscere, ricercare, ottenere, ricevere e detenere informazioni riguardo a tutti i diritti umani e le libertà fondamentali, incluso l'accesso alle informazioni sul modo in cui si dia effetto a tali diritti e libertà nei sistemi legislativi, giuridici o amministrativi interni»;

   tali principi risultano evidentemente essere venuti meno in relazione alla vicenda sopra descritta –:

   se il Governo fosse stato a conoscenza di quanto esposto e dei documenti sopracitati ai fini della selezione del dottor Colao a capo della «task force» sopra richiamata, a partire dal suo curriculum vitae;

   se il Governo intenda fornire elementi circa i riscontri effettuati, a norma di legge, sull'assenza di conflitto di interessi, anche solo potenziale, per tutti i componenti della suddetta «task force».
(4-06060)


   CUNIAL. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   Radio Radio è una emittente televisiva italiana, con concessioni e licenze pubbliche rilasciate dal Ministero dello sviluppo economico e dall'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni; le stesse autorità pubbliche vigilano per legge sui contenuti diffusi;

   Radio Radio è fruibile su tutte le piattaforme multimediali: web, App, FM, Tv. Si occupa principalmente di attualità, politica ed economia;

   Radio Radio, in 42 anni di lavoro, non ha mai avuto querele, non ha mai violato il codice penale e non ha mai avuto nessun tipo di richiamo dalle autorità;

   domenica 15 giugno 2020 il canale Radio Radio Tv su YouTube è stato chiuso «per violazione delle Norme della community di YouTube». L'accusa di YouTube è quella di aver pubblicato file video contenenti «minorenni in situazioni sessualmente allusive», in particolare, per il team di YouTube, «la sicurezza dei minorenni è una questione di primaria importanza. I video contenenti minorenni in situazioni sessualmente allusive non saranno tollerati. YouTube non è luogo per comportamenti predatori»;

   Radio Radio, che si occupa principalmente di politica e che si limita a ricaricare le sue trasmissioni radiofoniche in rete, non ha evidentemente nulla a che fare con questa condotta. Tant'è che 24 ore dopo il canale è stato riattivato, con un messaggio inviato da YouTube a Radio Radio in cui si dichiara che «Il tuo canale non viola le norme della community»;

   nelle scorse settimane, lo stesso canale ha subito la censura di un altro video in cui era intervistato il conduttore di «Report» Sigfrido Ranucci in cui si spiegava che il Senato a gennaio 2020 comprava 10 mila mascherine;

   nelle ultime settimane, diversi video che non violano alcuna norma della comunità di YouTube sono stati comunque censurati. Agli autori non è concessa alcuna possibilità di appello. Si tratta quasi sempre di procedure automatiche che rendono inutile ricorrere contro l'oscuramento dei singoli contenuti;

   l'amministratore delegato di YouTube, Susan Wojcicki, in un video, ha espressamente ammesso che la sua azienda «fermerà tutti, i video che contraddicono l'OMS»;

   a detta dell'interrogante la censura subita si colloca in abuso della posizione dominante e attesta un sistema oscurantista, giustizialista e unilaterale che non garantisce né il diritto all'espressione e all'informazione, né la possibilità di difendersi contro calunnie e diffamazioni –:

   se e quali iniziative normative il Governo intenda adottare in relazione all'attività delle aziende multinazionali che nel nostro Paese si occupano di ospitare e divulgare contenuti informativi, posto che andrebbero rispettate le leggi nazionali e i contratti stipulati in Italia, e che comunque vanno garantiti il diritto all'informazione e al pluralismo dell'informazione, nonché la libertà di espressione del pensiero sancita dall'Articolo 21 della Costituzione per cui, oltretutto, la stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure.
(4-06067)

AFFARI EUROPEI

Interrogazione a risposta scritta:


   MANTOVANI e CIABURRO. — Al Ministro per gli affari europei. — Per sapere – premesso che:

   la libera circolazione delle merci all'interno dei confini dell'Unione europea è sancita dall'articolo 26 e dagli articoli da 28 a 37 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea (Tfue);

   l'adozione del nuovo quadro legislativo (Nql) nel 2008 ha rafforzato la libera circolazione delle merci, il sistema di vigilanza del mercato dell'Unione europea e il marchio CE; recenti studi, riportati sul sito del Parlamento europeo, indicano che i benefici derivanti dal principio della libera circolazione delle merci e dalla legislazione correlata ammontano a 386 miliardi di euro l'anno;

   la decisione unilaterale della Germania di introdurre, dal 1° gennaio 2020, propri limiti alle emissioni di formaldeide per i pannelli di legno lede l'uniformità dei metodi di misurazione e di classificazione della formaldeide e quindi crea un vulnus alla stessa marcatura CE per i prodotti a base di legno;

   la norma tedesca entrata in vigore il 1° gennaio 2020 e pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale tedesca (BANZ AT 26.11.20118), è intervenuta prevedendo per i pannelli a base di legno importati nel mercato tedesco un nuovo standard di riferimento EN 16516;

   l'introduzione della suddetta norma ha creato un grave pregiudizio alle industrie italiane del comparto legno-arredo, le quali hanno nella Germania uno dei principali mercati di sbocco;

   i requisiti previsti dalla normativa tedesca pregiudicano quell'omogeneità regolamentare che favorisce la libera circolazione delle merci;

   aver introdotto unilateralmente regole più restrittive e metodi di test diversi, che vanno a limitare la libera concorrenza all'interno del mercato unico, va a discapito delle aziende non tedesche che sono state costrette a sobbarcarsi costi aggiuntivi per adeguarsi a una norma che, nella pratica, ha creato una barriera commerciale;

   la Fantoni di Osoppo, anche a nome di altre sei industrie della filiera legno (le italiane Frati, Saib, Saviola, Arper e Panguaneta, nonché la belga Unilin), ha avviato un procedimento presso il tribunale di Colonia contro la Repubblica di Germania;

   nel comunicato stampa del 30 maggio 2020 a firma di Federlegno Arredo e Assopannelli viene riportato il parere del commissario europeo al mercato interno Thierry Breton, secondo il quale la Germania, emanando in maniera unilaterale una disposizione che fissa i livelli di formaldeide nei prodotti a base legno, ha deliberatamente violato il diritto comunitario ed è quindi passibile di una procedura di infrazione –:

   se intenda adottare iniziative, ai sensi dell'articolo 259 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea, per sottoporre alla Commissione europea la questione ai fini dell'avvio di una procedura di infrazione nei confronti della Germania, la quale, ad avviso degli interroganti in violazione del diritto dell'Unione europea, ha introdotto, in modo del tutto unilaterale, una normativa che ha danneggiato un comparto di rilievo dell'economia italiana.
(4-06040)

AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interrogazione a risposta scritta:


   D'IPPOLITO. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   la testata on line Corriere della Calabria ha riassunto in un articolo del 9 giugno 2020, intitolato «U SAPIVI? Acqua o fanghi? Tour tra i liquami a Reggio Calabria», lo stato del sistema fognario e della depurazione di quella città a seguito di una video-inchiesta condotta da Michele Macrì e Cosimo Siciliano (presente nel video correlato);

   i due inviati – continua l'articolo – hanno documentato la situazione degli scarichi fognari e dei depuratori;

   in particolare, l'intervistato Vincenzo Crea, referente unico dell'Ancadic (Associazione nazionale di ispirazione cattolica per i Diritti di cittadinanza) racconta che «da oltre 30 anni il depuratore di Gallico scarica acque visivamente non depurate nel mare»; non c'è una condotta sottomarina che porti l'acqua in uscita lontano dalla costa, in località ex Capannine le acque sono marroni e le esalazioni per stomaci forti;

   lo stesso Crea aggiunge che «nella rete fognaria comunale giungono i rifiuti dell'attività ospedaliera» e che si tratta di «un disastro che, per via dei venti, trasporta i liquami proprio sui bagnanti» –:

   se sia a conoscenza dei fatti narrati in premessa;

   se non ritenga di verificare, per quanto di competenza, eventuali violazioni della normativa in materia ambientale per il tramite dei carabinieri del Noe;

   quali urgenti iniziative di competenza intenda adottare per scongiurare danni ambientali.
(4-06046)

BENI E ATTIVITÀ CULTURALI E TURISMO

Interrogazioni a risposta scritta:


   TOCCALINI. — Al Ministro per i beni e le attività culturali e per il turismo, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   a seguito, qualche settimana fa, dell'uccisione del cittadino afroamericano George Floyd da parte di un agente della polizia di Minneapolis, negli Stati Uniti d'America si è sviluppato un forte movimento di protesta;

   tale protesta si è rapidamente allargata all'Europa e si è evoluta in una generale rivendicazione contro il razzismo e la xenofobia e a favore dei cosiddetti «diritti civili»;

   il movimento ha assunto toni violenti arrivando al vandalismo e alla demolizione di monumenti raffiguranti personaggi storici, accusati a vario titolo di essere stati in vita razzisti;

   sono state imbrattate e demolite statue di personaggi come Lincoln, Churchill, Colombo ed altri, anche nel nostro Paese è stata imbrattata la statua di Vittorio Emanuele II;

   a questo si è succeduta una vera e propria «furia iconoclasta», volta a distruggere simboli del passato considerati fastidiosi e che trova esemplificazione nella richiesta di demolizione del monumento in memoria del giornalista Indro Montanelli a Milano –:

   quale sia la posizione del Governo dinnanzi a questi gesti di violenza nei confronti di simboli dedicati a persone che hanno fatto la storia italiana ed europea e quali iniziative intenda assumere per tutelare i nostri monumenti da atti di vandalismo o, peggio, di distruzione.
(4-06035)


   SABRINA DE CARLO, NAPPI, SARLI, DEL SESTO e VILLANI. — Al Ministro per i beni e le attività culturali e per il turismo. — Per sapere – premesso che:

   le misure di contenimento a tutela della salute pubblica realizzate dai Governi europei e dai Paesi colpiti dalla pandemia generata dal virus COVID-19, hanno comportato nel primo semestre dell'anno un forte rallentamento economico. In Italia, non solo il settore industriale, ma quello turistico con un giro d'affari di 25,6 miliardi di euro pari al 6 per cento del valore aggiunto totale, secondo l'ultimo rapporto Istat, ne ha subito le devastanti conseguenze;

   il comparto turistico, così come le professioni strettamente correlate al settore e la professione di guida turistica, ha subito negli ultimi mesi un drastico calo;

   il codice Ateco relativo alla suddetta professione (79.90.20) è stato sbloccato tramite il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri emanato il 17 maggio 2020 con limitazioni determinate dalle singole regioni e nessun Ministero ha emanato un protocollo generale disponendo misure adeguate per la ripresa dell'attività in questione; solo il 25 maggio 2020 è stato emesso dalla Conferenza delle regioni e delle province autonome un documento, aggiornato il 9 giugno, che raccomandava alle guide turistiche di portare avanti l'attività per piccoli gruppi senza indicazione di un preciso numero di partecipanti;

   il turismo nazionale e internazionale è spesso interessato da spostamenti consistenti di viaggiatori, organizzati in gruppi, e sarà opportuno nei prossimi mesi mantenere adeguate misure volte al contenimento del virus; si ritiene difficile, per il suddetto comparto, stabilire un numero massimo di capienza all'interno di un gruppo organizzato senza una adeguata e opportuna direttiva generale –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti e se abbia intenzione di prevedere, anche attraverso una opportuna iniziativa normativa, linee guida adeguate e generali per un rilancio coscienzioso del settore che non danneggi la categoria delle cosiddette guide turistiche.
(4-06042)


   ZUCCONI. — Al Ministro per i beni e le attività culturali e per il turismo. — Per sapere – premesso che:

   a causa dell'emergenza Covid-19, il settore turismo in Italia – che occupa più di un milione di persone e copre il 13 per cento del prodotto interno lordo nazionale, è stato il primo comparto a subire ripercussioni economiche e quello che stenterà di più a riprendersi dalla crisi;

   secondo una stima di Federalberghi serviranno tre anni affinché la crisi sia riassorbita totalmente, posto che sembra che nel primo anno riusciranno a ripartire solo il 40 per cento degli operatori e nel secondo anno ancora solo il 70 per cento;

   nelle strutture ricettive dal 1° marzo al 31 maggio 2020 c'è stato un calo di oltre 31,6 milioni di presenze con una perdita stimata di 7,4 miliardi;

   il settore include, inoltre, molte categorie che non vanno dimenticate: balneari, parchi a tema, guide, agenti di viaggio, strutture extra-ricettive che contribuiscono al risultato di crescita nazionale su menzionato, rispetto alle quali è importante porre in essere una politica di promozione turistica mirata, che non faccia riferimento solo agli operatori più grandi e alle tipologie di turismo più diffuse;

   è, inoltre, assolutamente necessario in questa fase incentivare i flussi turistici, sia di provenienza straniera sia in ambito nazionale;

   a fronte della crisi gravissima che il settore sta attraversando l'Agenzia del turismo, ente pubblico preposto proprio all'attività di promozione e incremento del turismo, non appare particolarmente attivo e, anzi, sembra all'interrogante addirittura distratto dalla sua mission istituzionale;

   come riportato da alcuni quotidiani, infatti, mentre le imprese del turismo affondano, all'Agenzia sarebbero stati disposti una serie di aumenti di stipendio ai dipendenti, nonché è stata assegnata la sede di Shanghai al nuovo responsabile, nonostante fosse chiaro che nessuno sarebbe potuto andarci per molto tempo;

   inoltre, l'Agenzia starebbe preparando un bando di gara da duecentomila euro per affidare un servizio – la digitalizzazione dell'archivio fotografico dell'ente – che avrebbe potuto ottenere a costo zero attraverso strutture universitarie;

   la gestione, ad avviso dell'interrogante, po' troppo personalistica dell'Agenzia messa in atto dal Ministro interrogato trova un'ulteriore conferma nel decreto cosiddetto «rilancio» nel quale è stata inserita una norma di riforma del Consiglio di amministrazione dell'ente, volta a trasformare anche il componente attualmente espresso, dalle categorie in un membro di nomina politica;

   tale norma del «decreto rilancio», ha peraltro, preso il posto di quella che era stata inserita nelle prime bozze e che addirittura aumentava il Consiglio di amministrazione da tre a cinque membri, per assicurarne una perfetta governabilità politica;

   notizie di stampa riferiscono il malcontento delle associazioni di categoria in relazione alla gestione dell'ente, accusato di essere diventato uno «stipendificio»;

   il Ministro interrogato sembrerebbe, inoltre, aver manifestato l'intenzione di nominare un suo fidatissimo come amministratore delegato, Giovanni Bastianelli, attualmente direttore esecutivo;

   se non ritenga di garantire una gestione assolutamente trasparente dell'ente in questione, volta esclusivamente al perseguimento più efficace dei fini per i quali è stato creato;

   quali iniziative intenda assumere al fine di sostenere e rilanciare il comparto turistico nazionale.
(4-06061)

DIFESA

Interrogazione a risposta in Commissione:


   DEIDDA, GALANTINO, LUCA DE CARLO, CIABURRO e FRASSINETTI. — Al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:

   con regio decreto 15 ottobre 1872, è stato istituito il Corpo degli Alpini, al fine di preparare le truppe destinate alla difesa dei confini montani nazionali: Corpo che, accresciuto negli anni, si è sempre distinto per valore ed impegno, sia durante i due conflitti mondiali che in scenari di guerra più recenti;

   allo stato il Corpo in questione è composto da otto reggimenti e le bandiere sono decorate da: 9 Croci di cavaliere dell'Ordine militare d'Italia, 10 Medaglie d'oro, 30 Medaglie d'argento, 8 Medaglie di bronzo, 1 Croce di guerra al valor militare, 3 Medaglie di bronzo al valore dell'Esercito, 1 Medaglia d'oro, 1 d'argento e 1 di bronzo al valor civile; 1 Croce d'oro e 1 Croce d'argento al Merito dell'Esercito, 6 Medaglie d'argento di benemerenza, 4 Medaglie di bronzo al Merito della Croce rossa italiana;

   nel secondo dopoguerra, oltre ad essere stato impiegato in ambito prettamente militare, il Corpo in questione si è distinto anche in azioni volte a tutelare la popolazione civile colpita da gravi calamità naturali, quali, a titolo esemplificativo, e non esaustivo: il disastro del Vajont nel 1963; i terremoti del Friuli, dell'Irpinia e del Molise; la catastrofe della Val di Stava nel 1985; l'alluvione della Valtellina del luglio 1987; il terremoto di Umbria e Marche del 1997 e l'alluvione del Piemonte del 2000;

   recentissimamente, il Partito Secessionista Süd-Tiroler Freiheit di Eva Klotz ha richiesto – sulla scia dell'inconcepibile distruzione iconoclasta in atto – la rimozione del monumento degli Alpini a Brunico, accostandolo, in modo a giudizio degli interroganti del tutto sconsiderato, fuorviante e falso, al razzismo: richiesta che, invece, appare piuttosto l'ennesima provocazione proveniente da tale formazione politica;

   la suindicata provocazione, lungi dal rappresentare un'estrinsecazione del diritto alla libertà di espressione, appare agli interroganti, in ogni caso, lesiva, non solo della memoria dei militari italiani caduti durante le guerre e le operazioni di aiuto alla popolazione civile, ma, finanche di quella di tutte le Forze armate –:

   se sia a conoscenza dei fatti sopra esposti e quali iniziative di competenza intenda assumere al fine di tutelare, non solo la memoria dei caduti, ma l'onorabilità e il rispetto degli Alpini e di tutte le Forze armate.
(5-04190)

Interrogazioni a risposta scritta:


   MAURIZIO CATTOI. — Al Ministro della difesa, al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

   gli inventari forestali nazionali sono importantissimi strumenti conoscitivi della superficie forestale in grado di andare oltre la sola rendicontazione, pur importante, della dinamica delle superfici forestali, ormai da tempo ricavabili con accuratezza con tecnologie satellitari; gli inventari forestali registrano e rendono pubblico lo stato delle risorse forestali di ogni nazione e il loro variare nel tempo, consentendo elaborazioni di politiche forestali basate su solide basi;

   gli inventari devono essere periodicamente aggiornati, costituendo una rete di monitoraggio permanente;

   il primo inventario forestale nazionale italiano fu realizzato dal Corpo forestale dello Stato con i fondi della legge 27 dicembre 1977, n. 984, «Quadrifoglio», con una campagna di rilievo a terra condotta tra il 1983 ed il 1985, con risultati pubblicati nel 1987;

   nel 2003 sono iniziati i rilievi per il secondo inventario forestale nazionale, eseguito dal Corpo forestale dello Stato, con l'obiettivo di valutare, oltre ai dati inventariali classici, le riserve di carbonio racchiuse negli ecosistemi forestali per rispondere alle richieste conseguenti agli accordi sottoscritti dall'Italia in sede internazionale ed europea, con dati pubblicati nel 2005;

   nel 2012 prese l'avvio, con rilievi effettuati dal Corpo forestale dello Stato, il terzo inventario forestale nazionale italiano, con rilievi effettuati dal Corpo forestale dello Stato medesimo nella primavera del 2013;

   a partire dal 2015 i rilievi subirono un forte rallentamento, per le incertezze legate alla sorte del Corpo forestale dello Stato;

   il decreto legislativo n. 177 del 2016 ha assegnato, per effetto dell'articolo 7, comma 2, lettera p), il compito «delle attività di studio connesse alle competenze trasferite con particolare riferimento alla rilevazione qualitativa e quantitativa delle risorse forestali, anche al fine della costituzione dell'inventario forestale nazionale» all'Arma dei carabinieri;

   al momento non risulta esservi attività inventariale ad opera dell'organismo competente;

   nazioni vicine all'Italia effettuano inventari delle risorse forestali con cadenza annuale: la Francia a partire dal 2004, la Svizzera a partire dal 2009, in Italia dopo il passaggio di consegne non risulta esservi attività inventariale ad opera dell'organismo competente –:

   se abbia contezza delle conseguenze, anche economiche, di questo ritardo su un settore, come quello delle filiere foresta-legno, che costituisce il fiore all'occhiello delle esportazioni italiane nel mondo, con un indotto del mobile e del design italiano che costituisce una delle prime voci per valore nelle esportazioni italiane e che dà lavoro a migliaia di addetti;

   se abbia contezza delle implicazioni che l'assenza di questi dati comporta per l'elaborazione di politiche per il rilancio delle aree interne, dove – è noto – è radicata la maggior parte delle foreste italiane;

   se intenda indicare e far rispettare una data nella quale saranno finalmente resi noti i risultati del terzo inventario delle foreste e dei serbatoi di carbonio italiano;

   se siano previste nel bilancio del Ministero della difesa adeguate risorse per programmare immediatamente la realizzazione del quarto inventario delle foreste e dei serbatoi di carbonio italiano e se abbia considerato l'urgenza di rendere tale documento aggiornabile annualmente, sulla base degli esempi delle nazioni confinanti;

   quali iniziative di competenza intenda intraprendere, a fronte delle difficoltà sopraesposte, per rendere efficace, efficiente ed economicamente sostenibile l'attività volta a rilevare e tenere aggiornati i dati inventariali forestali italiani, posta la distanza oggettiva dal sistema «foresta-legno» nazionale e l'assenza di coordinamento con le politiche settoriali, quali quelle legate alla bioeconomia e allo sviluppo sostenibile delle aree interne.
(4-06045)


   FERRO, FRASSINETTI, LUCA DE CARLO, TRANCASSINI e ROTELLI. — Al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:

   in piena emergenza pandemica, il Ministero della difesa ha indetto un concorso per titoli ed esami per la nomina di tenenti in servizio permanente nei ruoli normali dell'Esercito, di cui sei del Corpo sanitario (Gazzetta Ufficiale n. 22 del 17 marzo 2020);

   tutti i concorsi per il reclutamento di personale sanitario nei ruoli normali delle Forze armate sono stati sospesi o rinviati a data da destinarsi e, in ogni caso, rallentati dalla necessità di ottemperare alle misure di contenimento del contagio;

   tre sono gli idonei non vincitori del paritetico concorso conclusosi alla fine del 2019 nelle medesime posizioni organiche, già dichiarati in possesso dei requisiti professionali, fisici, atletici e psicoattitudinali ricercati dall'Esercito italiano, alcuni dei quali, peraltro, già in servizio;

   sebbene recentemente siano state giustamente disposte assunzioni in ferma prefissata annuale con lo scopo di fronteggiare l'emergenza, reclutando per soli titoli personale medico già specializzato, le stesse hanno coinvolto anche molti medici non specializzati e mai precedentemente integrati nella realtà militare, rendendo il trattamento riservato ai professionisti, reclutati dopo una selezione durata oltre sei mesi, ancor meno comprensibile in un'ottica di razionalizzazione delle risorse pubbliche;

   per quanto si riconosca il carattere di discrezionalità e non obbligatorietà in merito all'utilizzo delle vigenti graduatorie nell'ambito dei concorsi delle Forze armate, come stabilito dal Consiglio di Stato (sentenze n. 5792/2015, n. 4330/2015 e n. 4332/2015), la stessa giurisprudenza amministrativa ha anche riconosciuto che, anche nei casi in cui lo scorrimento può non avvenire (come per la Difesa), può comunque essere utilizzata tale procedura laddove vi siano «ragioni di opportunità per l'assunzione degli idonei collocati nelle preesistenti graduatorie», e, proprio nell'ambito della situazione emergenziale, non può non ravvisarsi un valido motivo derogatorio alla prassi consueta;

   la difficoltà, se non impossibilità, di completare le nuove procedure concorsuali, unitamente alla recente graduatoria ancora vigente, a parere degli interroganti, fanno decadere anche le ragioni che giustificherebbero l'indizione di nuovi iter concorsuali, ovvero «l'esigenza di verificare l'attualità del possesso dei requisiti inerenti all'età, all'efficienza fisica ed al profilo psico-attitudinale, in capo ai soggetti che si apprestano a ricoprire una specifica qualifica professionale» (sentenza n. 5792/2015);

   lo stesso codice dell'ordinamento militare, all'articolo 643, prevede la possibilità per l'amministrazione di «conferire, nel limite delle risorse finanziarie previste, oltre i posti messi a concorso, anche quelli che risultano disponibili alla data di approvazione della graduatoria»: si potrebbe, pertanto, persino evitare il ricorso allo scorrimento della graduatoria, in favore di un semplice ampliamento dei posti messi a concorso nel novembre 2019, come peraltro prospettato recentemente dalla direzione generale del personale militare;

   tale scelta garantirebbe la migliore assistenza sanitaria possibile, sia in termini qualitativi che quantitativi, tanto nell'ambito delle Forze armate quanto nei servizi erogati dalle stesse alla popolazione in questo delicato momento epidemiologico della pandemia –:

   se il Governo intenda avvalersi delle graduatorie in corso di validità, al fine di procedere all'assunzione di medici già dichiarati idonei ai ruoli e alle esigenze rappresentate e di preservare il regolare funzionamento dei servizi sanitari ed ovviare alla carenza di personale, attingendo da un bacino di professionisti disponibili, senza la necessità di dover affrettatamente portare a compimento un nuovo iter concorsuale che comporterebbe numerose difficoltà, sia a livello logistico, sia a livello finanziario.
(4-06049)

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazioni a risposta scritta:


   SUT. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   la legge di bilancio 2019 ha introdotto misure in materia di incentivazione all'acquisto di veicoli a basso impatto ambientale, favorendo – da una parte – il ricorso a mezzi di trasporto privato rispondenti alla richiesta di ecosostenibilità delle prestazioni emissive dei motori e disincentivando, dall'altra, l'ulteriore diffusione di quelli a maggior emissione di anidride carbonica;

   il suddetto meccanismo prevede, a fronte della rottamazione di un vecchio veicolo, il riconoscimento di un contributo variabile, destinato agli acquirenti di vetture di categoria M1, nuove di fabbrica o concesse in leasing tra il 1° marzo 2019 e il 31 dicembre 2021, che producano emissioni di CO2 non superiori a 70 grammi per chilometro, come stabilito all'articolo 1, commi 1031-1038, della legge 30 dicembre 2018, n. 145;

   la succitata norma, inoltre, in caso di acquisto o leasing di veicoli della medesima categoria M1, immatricolate o reimmatricolate in Italia ed eccedenti la soglia di emissione individuata nel valore di 160 grammi di CO2 per chilometro, ai commi 1042-1047, introduce l'onere del versamento di un contributo fiscale, da corrispondere secondo importi parametrati a quattro livelli di eccedenza rispetto al predetto limite emissivo;

   il comma 1045, in particolare, chiarisce che il versamento del contributo debba avvenire, da parte dell'acquirente o di chi richiede l'immatricolazione in nome e per suo conto, con le modalità di cui agli articoli 17 e seguenti del decreto legislativo n. 241 del 1997, rimandando poi alle disposizioni sull'accertamento, riscossione e contenzioso in materia di imposte sui redditi;

   la risoluzione n. 31/2019 dell'Agenzia delle entrate del 26 febbraio 2019 istituiva successivamente il codice tributo 3500, necessario al versamento del contributo fiscale per le auto inquinanti, specificandone la modalità di versamento attraverso l'utilizzo del modello F24 Elide;

   la risoluzione n. 32/E della medesima Agenzia, in data 28 febbraio 2019, definiva altri aspetti attuativi di entrambe le misure sopra esposte, anche in riferimento all'obbligo di pagamento del contributo fiscale appena richiamato, entro la data di immatricolazione del mezzo –:

   se intenda fornire elementi circa l'andamento riscossivo del contributo fiscale introdotto all'articolo 1, commi 1042-1047, della legge n. 145 del 2018, con particolare riferimento al gettito generato e all'eventuale stima della sua evasione.
(4-06041)


   BATTILOCCHIO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   con i decreti-legge 17 marzo 2020, n. 18, e 8 aprile 2020, n. 23, il Governo è intervenuto al fine di sostenere l'economia del Paese nel tentativo di fornire alle imprese strumenti per fronteggiare le conseguenze sul piano finanziario dell'emergenza epidemiologica da Covid-19;

   l'articolo 56 del decreto «Cura Italia» reca «Misure di sostegno finanziario alle micro, piccole e medie imprese colpite dall'epidemia di Covid-19» e si rivolge, come da titolo, alle micro, piccole e medie imprese, ai professionisti e alle ditte individuali operanti sul territorio italiano a favore dei quali è stata prevista una moratoria che consente la sospensione di talune scadenze nel rapporto con gli istituti di credito;

   i benefici di cui alle misure sopra descritte non possono essere applicati a favore delle imprese che, all'entrata in vigore del suddetto decreto, presentino esposizioni classificate a sofferenza o inadempienza probabile (esposizioni cosiddette deteriorate);

   a parere dell'interrogante, in un momento così complesso, sarebbe opportuno prendere in considerazione la necessità di attenuare la rigidità dei criteri di concessione ai finanziamenti (fino ad ora previsti) e permettere di accedere al credito, con un adeguato controllo post erogazione sulla finalità del credito che garantisca la sola prosecuzione dell'attività imprenditoriale, anche a quei soggetti a cui oggi è negato, garantendo alle imprese che già prima dell'emergenza versavano in una condizione ai limiti della sopportabilità, di non soffocare per l'aggravamento della congiuntura economica –:

   se i Ministri interrogati non ritengano di adottare iniziative per sanare la situazione di cui in premessa e se non valutino adeguato fornire un plafond di garanzia pubblica al 100 per cento a copertura delle operazioni creditizie destinate alla concessione di liquidità a favore delle attività economiche citate.
(4-06053)

GIUSTIZIA

Interrogazione a risposta immediata:


   MORRONE, MOLINARI, ANDREUZZA, BADOLE, BASINI, BAZZARO, BELLACHIOMA, BELOTTI, BENVENUTO, BIANCHI, BILLI, BINELLI, BISA, BITONCI, BOLDI, BONIARDI, BORDONALI, CLAUDIO BORGHI, BUBISUTTI, CAFFARATTO, CANTALAMESSA, CAPARVI, CAPITANIO, CASTIELLO, VANESSA CATTOI, CAVANDOLI, CECCHETTI, CENTEMERO, CESTARI, COIN, COLLA, COLMELLERE, COMAROLI, COMENCINI, COVOLO, ANDREA CRIPPA, DARA, DE ANGELIS, DE MARTINI, D'ERAMO, DI MURO, DI SAN MARTINO LORENZATO DI IVREA, DONINA, DURIGON, FANTUZ, FERRARI, FOGLIANI, LORENZO FONTANA, FORMENTINI, FOSCOLO, FRASSINI, FURGIUELE, GALLI, GARAVAGLIA, GASTALDI, GAVA, GERARDI, GIACCONE, GIACOMETTI, GIGLIO VIGNA, GIORGETTI, GOBBATO, GOLINELLI, GRIMOLDI, GUIDESI, GUSMEROLI, IEZZI, INVERNIZZI, LATINI, LAZZARINI, LEGNAIOLI, LIUNI, LOCATELLI, LOLINI, EVA LORENZONI, LOSS, LUCCHINI, MACCANTI, MAGGIONI, MANZATO, MARCHETTI, MATURI, MINARDO, MOLTENI, MORELLI, MOSCHIONI, MURELLI, ALESSANDRO PAGANO, PANIZZUT, PAOLINI, PAROLO, PATASSINI, PATELLI, PATERNOSTER, PETTAZZI, PIASTRA, PICCHI, PICCOLO, POTENTI, PRETTO, RACCHELLA, RAFFAELLI, RIBOLLA, RIXI, SALTAMARTINI, SASSO, STEFANI, SUTTO, TARANTINO, TATEO, TIRAMANI, TOCCALINI, TOMASI, TOMBOLATO, TONELLI, TURRI, VALBUSA, VALLOTTO, VINCI, VIVIANI, RAFFAELE VOLPI, ZICCHIERI, ZIELLO, ZOFFILI e ZORDAN. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   il giorno 11 giugno 2020 i carabinieri, in seguito a un'inchiesta della procura di Santa Maria Capua Vetere (Caserta) su presunti maltrattamenti avvenuti il 6 aprile 2020 nel locale carcere, hanno notificato avvisi di garanzia a più agenti della polizia penitenziaria, con modalità considerate molto inopportune e inusuali tanto da provocare forti tensioni tra gli stessi;

   le indagini, innescate da dichiarazioni tutte da dimostrare rese da detenuti al Garante, riguarderebbero presunti pestaggi in seguito a una rivolta dei carcerati verificatasi precedentemente in piena emergenza sanitaria;

   emergono evidenti due fattori: a) che è avvenuta una grave rivolta nel carcere in oggetto senza che si sia proceduto nei confronti dei detenuti violenti e senza che sia stato emanato alcun provvedimento disciplinare nei loro confronti; b) che a 48 agenti della polizia penitenziaria, indagati in seguito a segnalazioni da parte di detenuti tutte da verificare, è stato riservato ad avviso degli interroganti un trattamento incomprensibile, sia considerando la situazione particolarmente difficile di quell'istituto carcerario, sia a fronte del fatto che gli agenti, nonostante le costanti gravi aggressioni subite e la «gogna ideologica» a cui sono sottoposti, svolgono quotidianamente un servizio con professionalità, abnegazione e umanità in contesti complicati, rischiando la propria incolumità in difesa della Stato e a tutela dei cittadini e delle istituzioni;

   il giorno 13 giugno 2020 nella nottata sono avvenuti gravi disordini nella stessa casa circondariale, dove decine di detenuti hanno occupato il reparto «Danubio», nel quale sono presenti detenuti in regime di sorveglianza particolare prevista dall'articolo 14-bis dell'ordinamento penitenziario, aggredendo e ferendo diversi appartenenti al Corpo di polizia penitenziaria;

   nel primo pomeriggio dello stesso giorno la situazione si sarebbe normalizzata con il rientro in cella dei detenuti, l'invio da parte del Ministero di ulteriori unità del gruppo operativo mobile della polizia penitenziaria negli istituti campani e il trasferimento in carceri fuori regione dei detenuti coinvolti nei disordini;

   in attesa dell'operato della magistratura, alla cui azione gli interroganti riservano la massima fiducia, che farà la dovuta chiarezza sui fatti riguardanti i 48 agenti indagati, si evidenzia che il nuovo reato di tortura ad avviso degli interroganti, in quanto fattispecie molto indeterminata, può dare adito a strumentalizzazioni ai danni della polizia penitenziaria –:

   se il Ministro interrogato disponga, per quanto di competenza, di una ricostruzione dei fatti citati e intenda illustrarla unitamente alle misure che si propone di adottare per tutelare la dignità e il prestigio del Corpo della polizia penitenziaria.
(3-01606)
(Presentata il 16 giugno 2020)

Interrogazioni a risposta scritta:


   FERRO e PRISCO. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   con nota D-DAP237940 del 20 luglio 2018, veniva comunicato ai vincitori del concorso del ruolo iniziale di vice ispettore del Corpo della polizia penitenziaria che l'invio presso le scuole di formazione avveniva con specifica autorizzazione al servizio di missione;

   con successiva nota prot. n. 0270479 del 28 agosto 2018, venivano fornite ulteriori indicazioni in merito alla gestione amministrativa degli allievi: «Le 36 ore settimanali di servizio saranno articolate su cinque giorni dal lunedì al venerdì, sia nella fase didattica nelle scuole che durante i tirocini. Durante i periodi di sospensione del corso previsto dal 24 dicembre 2018 al 4 gennaio 2019, i corsisti saranno posti in congedo ordinario. Come stabilito dall'articolo 28, comma 5 del decreto legislativo 30 ottobre 1992, n. 443, le assenze dal corso a qualsiasi titolo, non devono superare 60 giorni». Sono esclusi dal computo il sabato, la domenica e i giorni festivi;

   con note GDAP del 3 luglio e 22 agosto 2019, relative al trattamento economico per il personale vincitore, si disponeva che per tutta la durata del corso i partecipanti venivano posti in aspettativa speciale, contrariamente a quanto notificato agli interessati prima della partenza del corso, secondo cui «ai partecipanti del corso di formazione va corrisposto, ove compete, il trattamento economico di missione con vitto e alloggio a carico dell'Amministrazione, presso le strutture formative ove gli stessi frequentano il predetto corso di formazione»;

   a tali comunicazioni ha fatto seguito la recente nota GDAP prot. n. 0152580.U dell'8 maggio, con la quale è stato comunicato al personale che «a seguito dell'aggiornamento del sistema informatico principale (SIGP1) sul nuovo G.U.S. Web sarà aggiornata la scheda congedo del Personale interessato, con le decurtazioni del periodo di congedo ordinario non maturato negli anni 2018 e 2019 e la restituzione di eventuali giornate di congedo ordinario fruite durante il corso di formazione»;

   i partecipanti al VI corso di formazione di allievo vice ispettore di polizia penitenziaria, dal 10 settembre 2018 al 21 marzo 2019, non risultano essere stati destinatari di un provvedimento di notifica pre-corso circa il collocamento in aspettativa speciale per tutta la durata del corso di formazione;

   la posizione di aspettativa speciale, infatti, avrebbe interrotto le qualifiche rivestite precedentemente, con il conseguente ritiro dell'armamento individuale, circostanza mai avvenuta, in quanto tutti i corsisti, al termine dell'orario di studio, se uscivano dalla scuola di formazione avevano l'obbligo di prelevare l'arma in dotazione, proprio perché il rapporto di lavoro non era stato interrotto; così come ne sono prova la fruizione dei congedi ordinari e straordinari, nonché i permessi studio, la concessione dei permessi sindacali, dei permessi orari, dei permessi ex legge n. 104 del 1992, nonché dei permessi per svolgere incarichi politici, che non potevano essere concessi se i partecipanti al corso fossero stati posti in aspettativa speciale;

   è impensabile che un diritto, comunicato e notificato, sia annullato dopo mesi dalla conclusione del corso di formazione, così com'è impensabile che ai neo vice ispettori venga detratto il congedo ordinario per gli anni 2018/2019 –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e quali urgenti iniziative di competenza intenda assumere al fine di annullare la determina dell'aspettativa speciale di cui in premessa.
(4-06032)


   GIANNONE. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   nei giorni scorsi, sotto palazzo Montecitorio, è stato organizzato un sit in da un gruppo di madri per sensibilizzare autorità e istituzioni sugli allontanamenti ingiustificati dei minori dalle loro famiglie. Le donne hanno chiesto che vengano ascoltati i minori, così come previsto dalla legge, e che la loro opinione venga presa in debita considerazione;

   l'audizione del minore è infatti utilissima, tanto sotto il profilo dell'affidamento – è noto, ad esempio, il principio giurisprudenziale secondo il quale il rifiuto ostinato del figlio minore a frequentare un genitore legittimi l'affido esclusivo all'altro, in quanto rispondente all'interesse del minore stesso, (cfr. Corte di Cassazione 15 settembre 2011 n. 18867) – quanto, soprattutto, per la collocazione e il regime di incontri con il genitore non collocatario;

   diversi media erano presenti per intervistare le mamme, tra questi anche il Tg2 e Studio aperto. Quest'ultimo ha realizzato un servizio in cui emerge che il filo conduttore che lega la maggior parte delle vicende, spesso già oggetto di interpellanze e interrogazioni parlamentari, è rappresentato dalle consulenze tecniche dei tribunali che dispongono l'allontanamento dei bambini da casa, in piena discrezionalità, basandosi sulla tristemente famosa alienazione parentale; una volta chiamata Pas oggi definita anche disturbo relazionale, atteggiamento simbiotico, malevolo o troppo amorevole;

   in piazza, secondo quanto riportato da Dire, si è parlato, tra gli altri, del caso di Giada Giunti, mamma accusata di «simbiosi», dalla quale è stato allontanato il figlio 4 anni fa e che non vede da un anno. Sulla vicenda – ricorda l'articolo – il Ministro interrogato, ha già risposto all'interrogazione parlamentare presentata dall'interrogante con queste parole: «Il pieno diritto di ascolto del minore nel caso trattato sembrerebbe essere completamente trascurato ed anche la volontà di quest'ultimo»;

   insieme alla Giunti vi sono altre mamme, come Luana Valle e Laura Massaro, protagonista quest'ultima, di un procedimento conclusosi con un'importante pronuncia della Corte d'appello di Roma che ha stabilito, riprendendo le più recenti pronunce della Corte di Cassazione, che «la biogenitorialità, non è un principio astratto e normativo, ma è un valore posto nell'interesse del minore, che deve essere adeguato ai tempi e al benessere del minore stesso» –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e quali concrete iniziative di competenza intenda adottare affinché venga garantito il pieno ascolto del minore nei tribunali e il rispetto della volontà del minore stesso che, come previsto dalla legge, deve essere presa in debita considerazione;

   se intenda adottare iniziative normative affinché sia escluso il riconoscimento dell'alienazione parentale, concetto che, nonostante i cambiamenti di denominazione, rimane privo di validità e affidabilità scientifica e che pertanto non può considerarsi sufficiente ai fini della decisione di allontanare un genitore dal proprio figlio.
(4-06051)


   SCUTELLÀ. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   il decreto legislativo n. 155 del 2012 di revisione delle circoscrizioni giudiziarie, ha soppresso 31 tribunali e le corrispondenti procure della Repubblica, nonché 220 sezioni distaccate di tribunale;

   tra i tribunali soppressi vi è quello dell'ex comune di Rossano, oggi Corigliano-Rossano, che rappresenta la terza città più grande della Calabria con una popolazione di quasi 80.000 abitanti;

   i criteri all'epoca adottati per giustificare la soppressione del tribunale di Rossano, unico sacrificato nella regione Calabria, risultavano essere: 1) criminalità omogenea nei circondari di Castrovillari e Rossano; 2) contiguità territoriale dei due circondari giudiziari; 3) facilità di collegamento tra i territori;

   la distanza tra l'ex tribunale di Rossano e il tribunale di Castrovillari è di oltre sessantacinque chilometri, mentre la distanza tra la maggior parte dei comuni del circondario e Castrovillari supera i centoventi chilometri, distanza maggiormente acuita dalla totale assenza di servizio pubblico di collegamento ed adeguate infrastrutture viarie e ferroviarie;

   nel parere della Commissione giustizia durante la XVI legislatura relativo allo schema di decreto legislativo n. 155 del 2012 venivano segnalate alcune modifiche cui veniva condizionato il parere favorevole, in particolare, venivano segnalati sei tribunali da non sopprimere in ragione del tasso di impatto della criminalità organizzata e, tra questi, figurava quello di Rossano poi inspiegabilmente accorpato a Castrovillari;

   la proposta alternativa di parere del gruppo Movimento 5 Stelle dell'11 dicembre 2013 in riferimento a disposizioni integrative e correttive ai decreti legislativi n. 155 del 2012 e n. 156 del 2012 firmata dall'allora deputato, ora Ministro, Bonafede, e dall'allora deputato, ora Sottosegretario, Ferraresi specificava che «... si ritiene che il tribunale di Rossano non deve essere soppresso in ragione del tasso di impatto della criminalità organizzata e il decreto legislativo n. 155 del 2012, inspiegabilmente ha accorpato Rossano a Castrovillari...»;

   i carichi di lavoro del tribunale di Rossano rispetto a quelli di Castrovillari, al 2013, erano effettivamente rilevanti e nettamente superiori, come attestato già nel dicembre 2013 dal presidente del tribunale accorpante in una relazione che, all'allegato C, evidenziava inoltre l'insufficienza delle risorse materiali ed in particolare «... che il palazzo di giustizia appena consegnato era stato progettato tenendo conto della pianta organica del solo tribunale di Castrovillari ante accorpamento»;

   il procuratore della Repubblica di Catanzaro, dottor Gratteri, l'11 giugno 2020 durante un'audizione in Commissione parlamentare antimafia è intervenuto sulle storture della riforma della geografia giudiziaria, citando il caso emblematico della soppressione del tribunale di Rossano evidenziando tra le altre, le evidenti problematiche logistiche nel raggiungere il tribunale di Castrovillari;

   la Commissione europea per l'efficienza della giustizia (Cepei) riconosce il valore della vicinanza degli uffici giudiziari ai cittadini come elemento utile a favorirne l'accesso alla giustizia e sottolinea che «dover presenziare a un'udienza fissata la mattina presto per una persona anziana, o per una persona che non guida o non è dotata di mezzo proprio, in assenza di adeguati mezzi di trasporto pubblico, rappresenta una situazione problematica che può influire sul diritto di equo accesso alla giustizia»;

   l'emergenza pandemica da Covid-19 comporterà inevitabilmente per il comparto giustizia un incremento massiccio dei carichi di lavoro per smaltire gli arretrati venutisi a creare nel periodo della sospensione, un ingolfamento che potrebbe essere risolto restituendo operatività ad un tribunale efficiente ingiustamente soppresso –:

   quali siano gli intendimenti del Ministro interrogato per definire le criticità e problematicità evidenziate in una zona particolarmente difficile della Calabria;

   se intenda valutare l'adozione di iniziative per il ripristino del tribunale di Rossano, a fronte di quanto riportato in premessa e pertanto della necessità di un presidio di giustizia efficiente che possa garantire finalmente ai cittadini facile accesso alla giustizia.
(4-06055)


   DELMASTRO DELLE VEDOVE. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   con la presente l'interrogante si intende porre all'attenzione del Ministro interrogato la crescente angoscia in cui versano gli aspiranti allievi agenti della polizia penitenziaria del concorso indetto nel febbraio 2019 e che ancora non vedono un termine certo per la conclusione della procedura in corso;

   il concorso, originariamente per 754 posti e successivamente elevato a 938 con rettifica in Gazzetta Ufficiale del 12 novembre 2019, ha subito un iter travagliato, reso ancora più gravoso dall'emergenza Covid-19;

   gli accertamenti psico-fisici sono terminati l'11 febbraio 2020;

   giacché il bando prevedeva una seconda istanza, alcuni candidati sono stati resi «rivedibili» (circa 70) e altri «non idonei» (circa 260). In molti sono ancora oggi in attesa di essere contattati per espletare le seconde visite che alcuni avrebbero dovuto svolgere nei giorni 2 e 3 marzo 2020;

   i provvedimenti derivati dall'emergenza Covid-19 hanno impedito lo svolgimento delle medesime che tuttora risultano ancora a data da destinarsi;

   l'articolo 259 del decreto «Rilancio» prevede, al comma 4, che «i candidati impossibilitati a partecipare, a seguito delle misure di contenimento del COVID-19, a una o più fasi delle procedure concorsuali per l'accesso ai ruoli e alle qualifiche delle Amministrazioni di cui al comma 1, sono rinviati a istanza dell'interessato a sostenere le prove nell'ambito del primo concorso successivo alla cessazione di tali misure. In tal caso, le eventuali risultanze di prove valutative già sostenute nell'ambito dell'originario concorso sono valutate secondo le disposizioni e i criteri del bando relativo al concorso cui sono rinviati e i candidati, se utilmente collocati nella graduatoria finale di merito di tale ultimo concorso, sono avviati alla frequenza del relativo corso di formazione, ove previsto, o inseriti in ruolo con la medesima decorrenza giuridica ed economica degli altri vincitori del concorso cui sono stati rinviati»;

   data la perdurante emergenza nelle carceri e la necessità di avere forze fresche da impiegare nelle case circondariali, appare necessario addivenire ad una soluzione celere del concorso in questione e procedere, quanto prima, all'approvazione della graduatoria –:

   se il Governo intenda fissare tempi certi per lo svolgimento delle visite di seconda istanza e procedere celermente all'approvazione della graduatoria e l'assunzione degli allievi agenti della polizia penitenziaria;

   se il Governo intenda chiedere agli aventi diritto alla visita di seconda istanza di avvalersi del rinvio ex articolo 259 del decreto «Rilancio» o, in alternativa, se intenda adottare iniziative per apportare opportuni correttivi normativi al fine di individuare ulteriori soluzioni idonee, introducendo il rinvio d'ufficio per gli aventi diritto alle visite di seconda istanza nell'ambito del concorso indicato in premessa.
(4-06063)


   DELMASTRO DELLE VEDOVE. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   è notizia del 17 giugno 2020 che il Dap abbia sospeso la circolare con cui, il 21 marzo 2020, si disponeva la segnalazione dei casi di detenuti che, per patologie o per età, risultavano a maggior rischio nel caso di contagio da coronavirus, alla base delle scarcerazioni di reclusi in alta sicurezza e al 41-bis avvenute nelle scorse settimane;

   la decisione è stata presa dai vertici del Dap con una nota del 16, trasmessa ai provveditori regionali dell'amministrazione penitenziaria;

   il documento firmato da Bernardo Petralia e dal suo vice Roberto Tartaglia parla di costante diminuzione dei casi di contagio in carcere e ribadisce la necessità di un «monitoraggio» della salute dei detenuti, in particolare delle situazioni più critiche;

   il nuovo provvedimento è arrivato nelle stesse ore in cui è tornata a divampare la polemica sulle scarcerazioni e sulla circolare del 21 marzo 2020, al centro dell'indagine avviata dalla Commissione parlamentare antimafia, che il 16 giugno ha convocato in audizione Giulio Romano, ex direttore generale della direzione detenuti e trattamento del Dap, dimessosi proprio a seguito di quanto emerso sul provvedimento;

   Romano ha raccontato che sulla circolare aveva avuto l'assenso dell'allora capo Dap Francesco Basentini e che lo stesso Guardasigilli Alfonso Bonafede, in una data successiva al 26 marzo, aveva espresso, durante una videoconferenza, il suo «apprezzamento»;

   Romano, nella sua audizione, ha anche ammesso che sul caso di Pasquale Zagaria, il boss dei Casalesi che dal 41-bis ha ottenuto la detenzione domiciliare e non è ancora tornato in carcere per motivi legati alle sue condizioni di salute e al rischio Covid, il suo ufficio ha commesso un grave errore. Zagaria, a differenza di altri boss, non è tornato in cella a seguito del decreto-legge «antiscarcerazioni»;

   a giudizio dell'interrogante, la circolare del Dap del 21 marzo 2020 non doveva essere sospesa, ma annullata nel rispetto dei parenti delle vittime dei mafiosi;

   la sospensione comporta, per definizione, la possibilità di una riviviscenza dell'atto, ossia la possibilità di ritornare a consentire la scarcerazione, di fatto, dei detenuti al 41-bis o in alta sicurezza perché ritenuti a rischio di complicazioni in caso di contagio da Covid-19;

   occorre fare chiarezza sulle motivazioni per cui il Ministero non abbia, invece, adottato un provvedimento che ne annulli l'efficacia –:

   quali siano le motivazioni alla base della scelta del Governo di emanare una circolare che prevede la mera sospensione della circolare del 21 marzo 2020 e non un provvedimento più incisivo di annullamento della stessa.
(4-06064)

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interpellanza:


   Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, per sapere – premesso che:

   l'articolo 4, comma 6, del decreto-legge n. 32 del 2019 convertito dalla legge n. 55 del 2019 prevede la nomina di un commissario straordinario per la viabilità provinciale in Sicilia con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, su proposta del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, sentito il Ministro dell'economia e delle finanze, d'intesa con il presidente della giunta regionale siciliana;

   pubblicamente e già da tempo è stata condivisa l'intesa sul nome del commissario da nominare, l'attuale provveditore alle opere pubbliche per la Sicilia e la Calabria, Gianluca Ievolella;

   risulta improrogabile l'attuazione di tale norma per supportare le ex province siciliane nell'utilizzo di centinaia di milioni di euro non utilizzati in tema di manutenzione straordinaria della viabilità secondaria –:

   se ritenga di procedere, entro la fine di giugno 2020, all'invio della proposta di competenza ai fini dell'adozione del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri di cui in premessa, inserendo come lista iniziale degli interventi oggetto del commissariamento quelli previsti dai cronoprogrammi depositati dalle ex province al Ministero in attuazione del decreto ministeriale n. 49 del 2018, con possibilità di ampliamento di tale lista tramite convenzione tra il commissario e le ex province siciliane come previsto dalla legge.
(2-00836) «Varrica».

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   DEIDDA, TRANCASSINI e ROTELLI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   il regime di continuità territoriale appare indispensabile per la regione Sardegna, al fine di superare gli ostacoli determinati dalla condizione di insularità, colmando le evidenti disparità esistenti tra chi risiede e/o lavora nell'isola e chi nel resto del territorio nazionale: in particolare, il regime di continuità territoriale marittima – attualmente disciplinato da una convenzione unitaria per l'esercizio del collegamento marittimo in regime di pubblico servizio tra l'Italia continentale e le isole maggiori e minori – riveste un'importanza primaria, sia dal punto di vista sociale che economico;

   i citati servizi di collegamento tra la Sardegna e il territorio extra-regionale sono esercitati dalla compagnia di navigazione Cin, con oneri interamente a carico dello Stato e la citata convenzione, in scadenza al 18 luglio 2020, è stata prorogata dall'articolo 205 del decreto «Rilancio», e ciò almeno fino alla conclusione delle procedure di cui all'articolo 4 del regolamento n. 3557/92/CEE, e comunque non oltre la data del 18 luglio 2021: proroga, quest'ultima, conseguente alla mancata conclusione, prima della diffusione dell'epidemia in atto, delle procedure di analisi previste dall'articolo 4 del citato regolamento Cee, assolutamente propedeutiche alla definizione delle esigenze di servizio pubblico, necessarie al fine di giustificare la prossima, nuova gara;

   l'incertezza sui collegamenti marittimi genera preoccupazione, allarme e rabbia tra gli operatori economici, in particolare turistici, i quali, oltre a dover sopportare il drastico calo delle presenze nella prossima stagione estiva, determinato dall'emergenza epidemiologica in atto, non hanno potuto nemmeno programmare per tempo le rispettive attività, tenuto conto che la proroga in questione è intervenuta comunque con notevole ritardo;

   come anche appreso recentemente dagli organi di stampa, i costi dei biglietti per alcune delle tratte in questione e, in particolare, per la rotta Civitavecchia-Arbatax, con riferimento a prenotazioni per il prossimo mese di agosto, hanno raggiunto prezzi abnormi, con un rincaro che sarebbe, a quanto consta agli interroganti, finanche pari a 400 euro rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente e tale ingiustificato aumento è stato verosimilmente determinato: sia dal mancato, e comunque ritardato, espletamento della gara per la stipula di una nuova convenzione; sia dall'incertezza sulla proroga, intervenuta, infatti, solo col citato decreto «Rilancio», nonostante che l'interrogante e la stessa regione Sardegna, avessero segnalato la prossima scadenza al Ministro interrogato, già dal 2019; sia, in ogni caso, dalla posizione dominante nel mercato rivestita, anche attualmente, dalla Compagnia assegnataria del servizio –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti sopraesposti e quali iniziative intenda assumere al fine di: a) verificare l'andamento dei prezzi applicati dalla compagnia assegnataria del servizio; b) espletare, con assoluta urgenza, tutte le attività amministrative utili all'avvio e alla conclusione della gara per l'assegnazione della nuova convenzione, consentendo, così, agli operatori economici interessati, un'adeguata programmazione, quantomeno con riferimento alla stagione turistica del 2021.
(5-04183)


   DAGA. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   il complesso sistema di distribuzione delle risorse idriche all'interno del distretto dell'Appennino Meridionale, la vetustà di alcune infrastrutture e l'esigenza di accelerare gli investimenti soprattutto per la manutenzione ordinaria e straordinaria di tali infrastrutture, l'annoso problema della dispersione idrica e l'urgenza di affrontare l'effetto dei cambiamenti climatici e i pesanti effetti delle crisi idriche che si succedono annualmente rilevano la necessità di far ripartire quanto prima gli investimenti in questo settore e in quest'area in particolare del nostro Paese;

   il 17 giugno è la giornata mondiale per la lotta alla desertificazione e alla siccità ed è urgente prendere impegni concreti su questo fronte;

   ai sensi dell'articolo 1 del decreto del Presidente della Repubblica 18 aprile 1979, recante Trasferimento parziale alle regioni Puglia, Basilicata e Campania dei beni e del personale dell'Ente per lo sviluppo dell'irrigazione e della trasformazione fondiaria in Puglia e Lucania, «Costituiscono funzioni residue dell'Ente per lo sviluppo dell'irrigazione e della trasformazione fondiaria in Puglia e Lucania, ai sensi degli articoli 88, n. 12, 89 e 91 del decreto del Presidente della Repubblica 24 luglio 1977, n. 616, nonché dell'articolo 12, ultimo comma, della legge 27 dicembre 1977, n. 984, le seguenti: a) progettazione ed esecuzione delle opere idrauliche di seconda categoria di cui all'articolo 3, punto d), del decreto legislativo 18 marzo 1947, n. 281, relative a bacini idrografici interregionali individuati col decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri 22 dicembre 1977, n. 13551, previste dagli articoli 89 e 91 del decreto del Presidente della Repubblica 24 luglio 1977, n. 616, o dall'articolo 12, ultimo comma, della legge 27 dicembre 1977, n. 984; b) esercizio e manutenzione delle opere di propria competenza, fintantoché non siano eventualmente trasferite ad altri ai sensi delle leggi vigenti; c) studi e ricerche connesse alle funzioni residue di cui alle lettere precedenti. Inoltre l'ente può provvedere ad interventi in quanto strumento tecnico-esecutivo, su incarico o concessione delle regioni e degli enti locali territoriali, riguardanti la realizzazione, la manutenzione e l'esercizio di opere pubbliche irrigue e di quelle eventualmente connesse di bonifica idraulica»;

   l'articolo 21, comma 11, del decreto-legge 6 dicembre 2011, n. 201, convertito, con modificazioni, dalla legge 22 dicembre 2011, n. 214, così come modificato e integrato dall'articolo 24, decreto-legge 30 aprile 2019, n. 34, convertito, con modificazioni, dalla legge 28 giugno 2019, n. 58, e dall'articolo 1, comma 327, della legge 27 dicembre 2019, n. 160, prevede che «Le funzioni del soppresso Ente con le relative risorse, umane e strumentali, sono trasferite dal 30 giugno 2018 a una società per azioni a totale capitale pubblico e soggetta all'indirizzo e controllo analogo degli enti pubblici soci, costituita dallo Stato e partecipata, ai sensi dell'articolo 9 del testo unico di cui al decreto legislativo 19 agosto 2016, n. 175, dal Ministero dell'economia e delle finanze, che esercita i diritti del socio di concerto, per quanto di rispettiva competenza, con il dipartimento delegato all'Autorità politica per le politiche di coesione e per il Mezzogiorno, il Ministero delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo e il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti»;

   l'articolo 1, comma 905, ultimo periodo, della legge 27 dicembre 2017, n. 205, prevede che «All'onere derivante dalla costituzione della società di cui al presente comma, pari a 200.000 Euro, si provvede, tenuto conto dell'ambito territoriale di attività, nell'anno 2018, a valere sulle risorse del Fondo per lo sviluppo e la coesione, programmazione 2014-2020»;

   l'articolo 1, comma 516, della legge 27 dicembre 2017, n. 205, prevede l'adozione del piano nazionale di interventi per il settore idrico –:

   quale sia lo stato di avanzamento delle iniziative per la costituzione della suddetta società per azioni a totale capitale pubblico necessaria per implementare una più efficace progettazione e realizzazione degli interventi relativi alle grandi infrastrutture idriche delle regioni afferenti all'Autorità di distretto dell'Appennino meridionale.
(5-04187)


   BALDELLI, ZANELLA, ROSSELLO, PALMIERI, ROSSO, MULÈ, BERGAMINI e CANNATELLI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   come riportato da notizie di stampa, nella città di Milano già all'inizio del mese di maggio 2020 era in corso di realizzazione una corsia ciclabile di circa sei chilometri su Corso Buenos Aires che, una volta divenuta operativa, ha fatto registrare un incidente, oltre ad una serie di criticità inerenti alla mobilità e alla sicurezza stradale, con conseguenti proteste da parte di alcune categorie professionali, come quelle del trasporto pubblico non di linea, e da parte di molti cittadini;

   gli incentivi alla mobilità sostenibile, previsti dal cosiddetto «decreto rilancio», probabilmente stanno già producendo un aumento dell'utilizzo di strumenti come biciclette e monopattini elettrici che rischia di produrre conseguenze negative sulla sicurezza stradale;

   conseguentemente, anche la progettazione di nuove piste ciclabili o di percorsi alternativi riservati a questi veicoli dovrebbe essere ispirata a rigorosi criteri di sicurezza stradale che li rendano compatibili con le altre forme di mobilità, privata e pubblica –:

   se il Governo, per quanto di competenza, non intenda adottare iniziative volte ad evitare il proliferare incontrollato di piste e corsie ciclabili che, in mancanza dell'applicazione di procedure e criteri di progettazione e realizzazione ispirati a rigorosi principi di sicurezza stradale, rischiano di arrecare pregiudizio alla sicurezza dei cittadini.
(5-04189)

Interrogazioni a risposta scritta:


   GAVA e PANIZZUT. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   nelle scorse settimane Trieste Airport, la società di gestione dell'aeroporto di Trieste-Ronchi dei Legionari, ha avviato delle trattative con Alitalia per ripristinare i collegamenti aerei tra Trieste e Roma-Fiumicino;

   a quanto risulta agli interroganti, l'accordo cui Alitalia e Trieste Airport sono addivenuti è in stand-by, a causa della mancanza di placet del Ministero dello sviluppo economico al commissario straordinario di Alitalia, tenuto a informare il Ministero medesimo, anche per via della situazione di generale criticità in cui si trova la compagnia di bandiera;

   la mancata ripresa dei collegamenti aerei tra lo scalo triestino e la capitale rischia di condannare Trieste e l'intera Venezia Giulia all'isolamento, in assenza di valide alternative di trasporto, dato che – al momento – sono previsti collegamenti ferroviari ad alta velocità soltanto da Udine;

   l'aeroporto di Trieste riveste particolare strategicità per via della sua collocazione geografica: guardando l'area compresa tra Alto Adriatico e Alpi Orientali, tra Italia (Friuli-Venezia Giulia e Veneto), Slovenia, Croazia e Austria (Carinzia), infatti, il suo bacino d'utenza supera i 5 milioni di persone, calcolati sulla base di un tempo di percorrenza in auto di 90 minuti necessario per raggiungere l'aeroporto;

   a partire dal 2019 l'aeroporto di Trieste ha adottato una strategia commerciale improntata al massimo riempimento di un numero minore di voli; tale strategia si è rivelata virtuosa con un incremento dell'1,4 per cento dei passeggeri, per un totale di oltre 780.000 presenze, a fronte di una riduzione dei movimenti in valore assoluto –:

   se e quali iniziative di competenza il Governo intenda tempestivamente adottare affinché sia garantita la ripresa dei collegamenti aerei tra Trieste e Roma.
(4-06033)


   TERMINI e SIRAGUSA. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   il servizio di gestione della navigazione pubblica dei laghi di Garda, di Como e Maggiore, ai sensi della legge 18 luglio 1957 n. 614, è in capo alla Gestione governativa dei servizi pubblici di navigazione – organismo del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti;

   il decreto legislativo del 19 novembre 1997 n. 422, all'articolo 1, prevedeva il trasferimento della gestione governativa per la navigazione dei laghi Maggiore, di Como e di Garda alle regioni territorialmente competenti e alla provincia autonoma di Trento entro il 1° gennaio 2000, previo il risanamento tecnico-economico di cui all'articolo 98 del decreto del Presidente della Repubblica del 24 luglio 1977, n. 616;

   nel corso degli anni il processo di regionalizzazione è stato più volte oggetto di disamina in vari ambiti istituzionali e non ancora, quindi, perfezionato a seguito delle opinioni discordanti tra i diversi soggetti coinvolti, sia in ordine alla definizione delle risorse finanziarie che lo Stato avrebbe dovuto assicurare alle regioni, sia in ordine al piano di risanamento;

   in data 19 marzo 2019 si è svolto, presso il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, un incontro – a cui l'interrogante ha partecipato – avente ad oggetto il tema del processo di regionalizzazione suindicato, alla presenza del dottor Poletti, rappresentante della Gestione governativa;

   da ultimo, in data 26 marzo 2019, presso la Commissione IX Trasporti, poste e telecomunicazioni della Camera dei deputati, si è tenuta l'audizione dei rappresentanti della Gestione governativa navigazione Laghi Maggiore, di Garda e di Como, dei rappresentanti della regione Lombardia, della regione Veneto e della provincia autonoma di Trento;

   nel corso del suddetto incontro e delle sopraindicate audizioni è emerso che:

    nel 1998 il Ministero dei trasporti e della navigazione elaborava un piano di risanamento tecnico-economico della Gestione governativa che prevedeva importanti interventi di rinnovo della flotta, nello specifico venivano stanziati 375 miliardi di lire. Tuttavia, non veniva raggiunta l'intesa con gli enti interessati;

    nel 2006 veniva istituito un apposito tavolo di lavoro costituito da rappresentanti del Ministero dei trasporti, del Ministero dell'economia e delle finanze, della Gestione governativa navigazione Laghi, nonché degli enti locali territorialmente interessati. Ancora, in quella occasione emergevano problematiche legate alla corretta quantificazione dei costi relativi al servizio di navigazione ed all'individuazione di nuove risorse da destinare al risanamento;

    nel 2011 le regioni interessate stimavano in 30 milioni di euro annui le risorse necessarie, importo che, nel 2016, secondo le stime della regione Lombardia, sarebbe divenuto pari a circa 37 milioni di euro;

   ad oggi, l'articolo 11 del decreto legislativo n. 422 del 1997 è rimasto del tutto inattuato –:

   se il Ministro interrogato intenda, per il tramite degli uffici competenti, adottare le opportune iniziative al fine di avviare nuovamente un'interlocuzione ed un tavolo tecnico con le regioni coinvolte, affinché si dia piena attuazione a quanto previsto dall'articolo 11 del decreto legislativo del 19 novembre 1997 n. 422;

   se ritenga che la mancata attuazione del processo di regionalizzazione sia da imputare al venir meno delle intese tra le parti interessate sul risanamento tecnico-economico e sulle risorse da finanziare a regime, o sia riconducibile ad altre problematiche che esulano dagli aspetti fin qui considerati.
(4-06039)


   CARDINALE. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   come messo in risalto dai principali organi di stampa, che riportano interventi allarmanti di rappresentanti delle istituzioni e delle categorie economiche e sociali isolane, la Sicilia sta vivendo oggi un momento molto difficile, a causa dell'attuale scarsità dei voli da e per l'isola nonché dei prezzi esorbitanti che le compagnie aeree stanno adottando;

   ciò impedisce alla stessa di poter presentare un'offerta adeguata, sia ai turisti italiani che a quelli stranieri, in vista del rilancio del settore per le imminenti vacanze estive, penalizzandola oltremodo e ulteriormente rispetto alle altre regioni;

   la situazione, di per sé critica, risulta aggravata dalle recenti misure del «decreto Rilancio», in particolare dagli articoli 198 e 203, i quali obbligano i vettori aerei ad applicare a tutti i dipendenti impiegati in Italia trattamenti retributivi comunque non inferiori a quelli minimi stabiliti dal contratto collettivo nazionale del settore – stipulato dalle organizzazioni datoriali e sindacali comparativamente più rappresentative a livello nazionale – pena la decadenza delle licenze italiane e il divieto all'accesso degli aiuti per l'emergenza COVID-19;

   tali misure hanno scatenato le polemiche delle compagnie low cost che abitualmente operavano voli da e per la Sicilia, le quali si vedrebbero fortemente danneggiate dall'applicazione di dette norme;

   tale situazione, già di per sé grave, è resa ancora più preoccupante dalla recente comunicazione di Alitalia di non voler far ripartire i voli da e per l'aeroporto Birgi di Trapani, ritenendo non sussistente – allo stato attuale – la remuneratività di detti voli;

   tutto quanto sopra rende, pertanto, di fatto non soltanto difficoltoso ma in certi casi addirittura impossibile raggiungere la Sicilia e da ciò deriva una evidente discriminazione per i cittadini siciliani –:

   se e quali iniziative il Governo intenda intraprendere, con urgenza, al fine di aprire un tavolo di confronto con le compagnie aeree, con la Regione Siciliana e anche in sede comunitaria, al fine di raggiungere una vera applicazione del principio di continuità territoriale, impedire discriminazioni e promuovere una riduzione delle tariffe praticate lungo le tratte più importanti per la Sicilia.
(4-06050)


   CECCHETTI e CAPITANIO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   all'interno delle stazioni ferroviarie italiane si trovano numerose attività commerciali di qualunque genere e, in particolare, di somministrazione e vendita di alimenti e bevande, le quali pagano a Rete ferroviaria italiana spa (Rfi) dei canoni di locazione spesso particolarmente elevati rispetto all'effettivo fatturato, perché calcolati sulla base di parametri oggettivi non adeguati indistintamente a tutte le stazioni ferroviarie;

   l'emergenza sanitaria da Covid-19 ha costituito un serio problema per le attività commerciali all'interno delle stazioni ferroviarie: tali attività sono state dapprima costrette alla chiusura per effetto delle misure di contenimento di volta in volta adottate, senza che fosse loro riconosciuta – da parte di Rfi spa – una sospensione del pagamento del canone di locazione cui sono tenuti, e poi – durante la cosiddetta «fase 2» e a tutt'oggi – esse hanno visto ridursi drasticamente il loro fatturato per via del ridotto numero di treni e di passeggeri transitanti;

   tali attività hanno continuato a riconoscere a Rfi i canoni di locazione dovuti, senza che fosse riconosciuto loro alcuna deroga o beneficio, anche fiscale; da qui le gravi difficoltà economiche in cui tali attività versano ora;

   a titolo esemplificativo, consta agli interroganti, il caso della stazione di Monza, in cui un bar corrisponde a Rfi oltre 9.000 euro al mese (comprensivo di Iva) per l'affitto dei locali: trattasi evidentemente di una cifra sproporzionata per la stazione di Monza, che è stata equiparata alle stazioni di maggior importanza e con afflusso superiore, laddove la maggior parte dei viaggiatori è costituita non da turisti bensì da pendolari e studenti in transito –:

   se e quali iniziative di competenza il Governo intenda attivare, con il coinvolgimento di Rete ferroviaria italiana spa, affinché siano rivisti – anche solo pro tempore e in ragione dell'emergenza da Covid-19 – i canoni di locazione dovuti dalle attività commerciali per l'utilizzo dei locali all'interno delle stazioni ferroviarie.
(4-06065)

INNOVAZIONE TECNOLOGICA E DIGITALIZZAZIONE

Interrogazioni a risposta immediata:


   BERTI, BALDINO, ALAIMO, BILOTTI, BRESCIA, MAURIZIO CATTOI, CORNELI, D'AMBROSIO, SABRINA DE CARLO, DIENI, FORCINITI, MACINA, PARISSE, SURIANO, FRANCESCO SILVESTRI, ELISA TRIPODI e GALIZIA. – Al Ministro per l'innovazione tecnologica e la digitalizzazione. – Per sapere – premesso che:

   la digitalizzazione della pubblica amministrazione è un fattore decisivo di sviluppo nei Paesi più avanzati, consentendo la dematerializzazione dei documenti e dei processi amministrativi e, più in generale, favorendo il rapporto tra pubblica amministrazione e cittadini, nonché tra pubblica amministrazione e imprese;

   l'indice Desi, sviluppato dalla Commissione europea, classifica l'Italia al 25° posto fra i 28 Stati dell'Unione europea. Tuttavia, lo stato di digitalizzazione della pubblica amministrazione italiana (Digital public services) risulta 19°;

   al fine di imprimere un'accelerazione nella transizione digitale europea e nazionale, l'Unione europea ha previsto la nomina di un commissario straordinario per l'attuazione dell'Agenda digitale in ogni Stato membro;

   ad aprile 2018 il Commissario straordinario per l'attuazione dell'agenda digitale, Diego Piacentini, assieme al team per la trasformazione digitale, ha stabilito una road map per dare il via allo sviluppo della app IO;

   l'app IO è una piattaforma abilitante che funziona come punto di accesso unico per favorire l'interazione tra pubblica amministrazione e cittadini, la quale permette di ricevere avvisi e comunicazioni da qualunque ente pubblico, con l'obiettivo di offrire servizi pubblici digitali in modo semplice e personalizzato, su scala nazionale, attraverso un'unica piattaforma comune a tutte le amministrazioni;

   l'app IO contiene un sistema di pagamento gestito dalla società PagoPA, costituita ex articolo 8, comma 2, del decreto-legge n. 135 del 2018 (cosiddetto decreto semplificazioni), sulla scia del lavoro del team per la trasformazione digitale;

   per accedere alla app è necessario attivare il sistema di riconoscimento digitale Spid, attivato, alla data del 21 aprile 2020, da 6.562.962 cittadini;

   il 20 aprile 2020 l'app IO è stata pubblicata in versione beta ed è disponibile per il download;

   la app risulta attiva per i comuni di Milano, Torino, Ripalta Cremasca, Palermo, Valsamoggia, Bagnacavallo, Collecchio, Felino, Garbagnate Milanese, Roma capitale e Trento per una serie di servizi, quali segnalazione della scadenza della carta d'identità, pagamento della Tari, pagamento delle rette d'asilo nido, servizi scolastici (mensa e trasporti), Suap e Suet, pagamento della zone a traffico limitato e contravvenzioni al codice della strada;

   risultano integrati i servizi Aci, quali certificati di proprietà dei veicoli e pagamento del bollo auto –:

   quali iniziative di competenza intenda intraprendere il Ministro interrogato per favorire il diffondersi della app IO tra la popolazione, nonché per aiutare le pubbliche amministrazioni italiane ad agganciare i servizi pubblici locali nella app IO.
(3-01607)
(Presentata il 16 giugno 2020)


   BRUNO BOSSIO, MADIA, GARIGLIO, CANTINI, GIACOMELLI, PIZZETTI, ANDREA ROMANO, GRIBAUDO, ENRICO BORGHI e FIANO. – Al Ministro per l'innovazione tecnologica e la digitalizzazione. – Per sapere – premesso che:

   la recente pubblicazione del rapporto Desi della Commissione europea ha mostrato un quadro della digitalizzazione del Paese che contiene più ombre che luci;

   al contempo, il Governo si dichiara fortemente impegnato, come elementi cardine per la ripresa post COVID-19, proprio sulle politiche di digitalizzazione e sburocratizzazione dell'apparato dello Stato, senza tuttavia indicare le misure concrete che intende assumere;

   i cittadini italiani, contrariamente agli stereotipi correnti che li dipingono come refrattari agli strumenti digitali, nella fase di lockdown hanno massicciamente utilizzato strumenti quali la didattica a distanza e il lavoro agile da casa;

   tutto questo ha però evidenziato gravi lacune strutturali e ritardi nella pubblica amministrazione, come ad esempio testimoniato dal dato di moltissimi studenti (1,8 milioni) che non hanno potuto accedere alle lezioni da casa, di molti insegnanti bloccati in aree disagiate che non le potevano erogare e di molti istituti scolastici non sufficientemente attrezzati, al punto da dovere erogare lezioni a rotazione fra le classi;

   il Desi, d'altronde, ora colloca tristemente l'Italia all'ultimo posto per quanto riguarda la dimensione del capitale umano con soltanto l'1 per cento dei laureati in possesso di una laurea nelle discipline delle «information and communications technologies» (dato più basso in tutta l'Unione europea);

   a ciò si aggiunge l'uso dei servizi internet che vede l'Italia molto al di sotto della media dell'Unione europea (stabilmente al terzultimo posto) a causa del basso livello di competenze digitali (il 17 per cento delle persone non ha mai utilizzato internet, dato che rappresenta quasi il doppio della media dell'Unione europea) –:

   quali iniziative di competenza intenda assumere per monitorare e migliorare la performance digitale dell'Italia, in specifico nei settori fortemente deficitari delle competenze tecnico-scientifiche, delle reti di telecomunicazioni, del supercalcolo, dell'intelligenza artificiale e del 5G, infrastruttura tecnologica abilitante dei suddetti obiettivi strategici, al fine di accrescere con urgenza competenze e dotazioni delle tecnologie dell'informazione e della comunicazione nel Paese e incentivarne l'uso in tutti gli apparati dello Stato, anche perseguendo forme adeguate di coordinamento con le amministrazioni locali.
(3-01608)
(Presentata il 16 giugno 2020)

INTERNO

Interrogazione a risposta in Commissione:


   DEIDDA. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   il commissariato della polizia di Stato sito nel comune di Siniscola è stato, a suo tempo, trasferito presso il vicino comune di Posada, al fine di consentire la costruzione della nuova struttura, parimenti nell'ambito territoriale dello stesso comune di Siniscola; mentre, il distaccamento della polizia stradale di Siniscola, ha sede, attualmente, presso un immobile, da quel che risulta, di proprietà di privati;

   per la costruzione del predetto commissariato lo Stato, a quanto consta all'interrogante, avrebbe speso una cifra superiore ai tre milioni di euro e, a tale cifra, deve essere aggiunto l'apporto conferito dall'amministrazione comunale, la quale, infatti, ha ceduto allo Stato, per il tramite dell'Agenzia del demanio, l'area sulla quale la medesima costruzione è stata realizzata, il cui valore, come anche si evince dagli atti comunali intervenuti, propedeutici alla dismissione, risulta pari a circa seicentomila euro, oltre ad aver realizzato opere stradali per l'ulteriore importo pari a centottantamila euro;

   allo stato, pure se ripetutamente annunciata, il commissariato in questione non è stato fatto oggetto di apposita inaugurazione: e ciò nonostante i lavori siano terminati da tempo e il Ministero si veda costretto a corrispondere canoni di locazione in favore di soggetti privati, con riferimento all'attuale sede di polizia stradale;

   anche al fine di restituire al comune di Siniscola un adeguato presidio di sicurezza, appare necessario procedere, quanto prima, all'inaugurazione della struttura, con il contestuale trasferimento delle due sedi suindicate, tenuto conto anche del fatto che, ad avviso dell'interrogante, sia l'utilizzo di somme per la costruzione di immobili poi rimasti inutilizzati, sia la corresponsione di canoni di locazione a soggetti privati, in presenza di immobili pubblici utilizzabili per il medesimo fine, potrebbero costituire un'ipotesi di danno erariale –:

   se sia a conoscenza dei fatti sopra esposti e quali iniziative intenda assumere al fine di procedere immediatamente all'inaugurazione della struttura in questione, con il contestualmente trasferimento del commissariato di polizia e della sezione distaccata di polizia stradale, evitando, peraltro, conseguentemente, il concretizzarsi di quella che appare all'interrogante una seria ipotesi di danno erariale.
(5-04188)

Interrogazioni a risposta scritta:


   ZOFFILI. — Al Ministro dell'interno, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   il 12 giugno 2020 sulle coste meridionali della Sardegna si è verificato l'ennesimo sbarco illegale di migranti;

   difatti, secondo quanto riportato da notizie di stampa, in tarda serata sono stati rintracciati dalle forze dell'ordine cinque cittadini stranieri di nazionalità algerina: due di loro sono stati fermati dai carabinieri mentre si aggiravano all'interno del poligono di Capo Teulada, gli altri tre sono stati invece rintracciati mentre si allontanavano dalla spiaggia di Porto Pino, nel comune dei Sant'Anna Arresi;

   sul posto, insieme ai carabinieri, sono intervenuti anche gli agenti del commissariato di Carbonia, dell'ufficio immigrazione, per procedere alle necessarie procedure di identificazione;

   i migranti, tutti uomini, dopo le visite e le identificazioni sono stati trasferiti nel centro di prima accoglienza di Monastir, dove rimarranno per il periodo prescritto per la quarantena;

   le forze dell'ordine stanno ancora continuando a cercare eventuali altri migranti che potrebbero essere riusciti ad allontanarsi dopo lo sbarco;

   il barchino utilizzato per la traversata non è stato invece recuperato e potrebbe essere ancora nella disponibilità dei trafficanti di esseri umani che, come noto, organizzano tali viaggi, pronto ad essere riutilizzato per altri sbarchi clandestini;

   secondo quanto riportato dalla stampa si tratta purtroppo dell'ennesimo sbarco illegale sulle coste meridionali della Sardegna che negli ultimi mesi, come già rilevato dall'interrogante in numerose altre interrogazioni ed evidenziato da diverse inchieste giornalistiche, ha registrato un'impennata di arrivi illegali via mare, con notevole sforzo e impegno delle forze dell'ordine a presidio del territorio e grande preoccupazione della popolazione, anche per l'emergenza sanitaria in corso –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza di quanto riportato in premessa e, in particolare, quali iniziative, per quanto di competenza, abbiano già adottato o intendano adottare, nel più breve tempo possibile, data ormai la situazione emergenziale creatasi, al fine di potenziare i presidi delle forze dell'ordine nelle zone interessate dagli sbarchi;

   quali iniziative siano state attivate, anche a livello diplomatico, con l'Algeria per fermare i flussi migratori illegali verso le coste della Sardegna e quali procedure di controllo sanitario siano state previste e messe in atto a tutela della salute delle forze dell'ordine impegnate nelle operazioni di rintraccio, identificazione e trasporto dei migranti nei centri di accoglienza e dei cittadini, considerata altresì l'emergenza da Covid-19 nel nostro Paese.
(4-06030)


   SPORTIELLO, VILLANI, LAPIA e NAPPI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   il commissariato Secondigliano (a cui era in forza l'agente scelto Pasquale Apicella, recentemente deceduto in un'operazione di polizia) dispone di sole 51 unità di personale per operare su un territorio di circa 80 mila abitanti, della città di Napoli. Di queste, solo 15 risultano essere le unità impiegate in servizi di volante. Per l'intera giornata di lavoro ci sono solo due auto per i servizi di controllo del territorio, come scrive il sito d'informazione Periferiamo news;

   con i prossimi movimenti di personale sono attese cinque persone in più, a fronte delle sei andate via. A tutto ciò bisogna aggiungerete carenze d'organico fisiologiche tra personale ammalato o in ferie; questa situazione non riesce sempre a garantire il servizio di volante;

   nel solo quartiere di Secondigliano, in circa 17 mesi, il locale commissariato ha arrestato circa 70 persone tra rapinatori, spacciatori, truffatori, stalker, autori di violenze domestiche;

   il lavoro e l'azione del commissariato di Secondigliano, con un rafforzamento del numero del personale, più volte richiesto anche dalla locale municipalità, si potenzierebbe e porterebbe nuovi risultati nella lotta alla criminalità in quest'area del capoluogo partenopeo –:

   se il Ministro interrogato non valuti di adottare tutte le iniziative di competenza per assegnare al commissariato di Secondigliano nuovo personale.
(4-06037)


   SERRACCHIANI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   in data 2 giugno 2020 il segretario provinciale del Sap Lorenzo Tamaro, sulla testata onlineTriestePrima (http://www.triesteprima.it) sosteneva che nell'ultimo periodo gli arrivi di migranti che giungono nel capoluogo regionale dalla Rotta balcanica sono, secondo Tamaro «triplicati rispetto allo stesso mese dell'anno scorso», mese in cui a capo del Ministero dell'interno c'era ancora Matteo Salvini;

   il Sap lamentava altresì la mancata aggregazione «di personale della Polizia di Frontiera proveniente da altre città»;

   in data 6 giugno 2020, sulla testata onlineTriesteCafè (https://triestecafe.it) il segretario generale provinciale Fsp polizia di Stato Alessio Edoardo dichiarava che «ad oggi, sono giunti a Trieste nelle fasce temporali annunciate: Questura, 19 operatori, 17 dal corso allievi agenti e 2 dai trasferimenti ordinari, Scuola Allievi Agenti, 4 operatori che sono però già in forza in provincia e non fanno testo, Polizia di Frontiera terrestre, 5 operatori, tutti dalle scuole, Polizia di Frontiera Marittima, 1 operatore dal corso allievi più 1 trasferimento ordinario, Polizia Ferroviaria, 1 operatore più 1 in trasferimento ordinario e nulla è più provvisto per il momento dalla documentazione inviata dal Ministero», concludendo che «il numero è 26 operatori, per quanto riguarda il ruolo Agenti proveniente dalle scuole, più 4 operatori dai trasferimenti ordinari per un totale di 30 unità»;

   in data 6 giugno, sulla testata onlineTriestePrima (http://www.triesteprima.it), il Siulp, in relazione all'aumento degli arrivi di migranti via terra dalla Slovenia, denuncia che i poliziotti sono «costretti a fare massacranti doppi e tripli turni consecutivi durante questi quotidiani rintracci, perché gli organici registrano una contrazione di oltre 100 unità negli ultimi anni per la sola Questura»;

   il Siulp evidenzia, inoltre, che «tutta la parte processualpenalistica afferente l'ipotesi di reato prevista dall'ingresso illegale (articolo 10-bis del decreto legislativo n. 286 del 1998) ed amministrativa afferente la protezione internazionale secondo la Convenzione di Ginevra del '51 viene scaricata solamente sui Poliziotti così come il fotosegnalamento che è esclusiva competenza della Polizia di Stato» –:

   quale sia il numero ufficiale delle assegnazioni e dei trasferimenti ordinari di personale di polizia che, al netto delle uscite, hanno riguardato la regione Friuli Venezia Giulia, dall'inizio dell'anno, con particolare riguardo alla provincia di Trieste, particolarmente interessata dal fenomeno della «rotta balcanica»;

   se siano previste, nel corso dell'anno, altre assegnazioni di personale e quali altri provvedimenti specifici, anche in sinergia con gli enti territoriali, si intendano prendere per fronteggiare adeguatamente un possibile aumento degli arrivi con l'avanzare della stagione estiva.
(4-06044)


   ALAIMO, GIARRIZZO, MARTINCIGLIO, D'ORSO, VARRICA, DAVIDE AIELLO, NAPPI e CASA. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   nel corso degli ultimi mesi, nella città di Palermo, si sono registrati numerosi atti di vandalismo e furti perpetrati a danno di una serie di istituti scolastici e asili nido comunali;

   in particolare, si sono susseguiti una serie di episodi spiacevoli che hanno colpito molte strutture comunali tra le quali l'istituto comprensivo Sperone-Pertini, l'istituto comprensivo Giovanni Falcone nel quartiere Zen, la scuola elementare Maneri-Ingrassia, gli asili nido Papavero a Borgo Nuovo e Rallo nella zona di Don Orione;

   i soggetti che si sono introdotti nelle scuole, approfittando della chiusura forzata per l'epidemia sanitaria, hanno causato non pochi danni: porte divelte, stanze messe a soqquadro, arredi scolastici danneggiati, furto di materiale didattico e di computer utilizzati per la didattica; neppure la presenza di impianti di videosorveglianza presso gli istituti scolastici è stata un deterrente per evitare un gesto simile e per individuare i responsabili;

   tali episodi, oltre a causare danni sotto il profilo economico, hanno ingenerato anche allarme sociale tra i cittadini;

   ad avviso degli interroganti si è di fronte ad attacchi vili e delinquenziali a carico di luoghi e spazi realizzati per garantire il diritto alla crescita e al benessere dei più piccoli;

   è evidente che non si tratta di piccoli furti ma di veri e propri atti di mafia che vede negli istituti scolastici la presenza e il controllo dello Stato nei territori;

   i suddetti atti vandalici sono da considerarsi atti gravissimi, in quanto puntano a indebolire il valore simbolico della giustizia e della legalità; inoltre, non è un caso il fatto che le scuole colpite siano notoriamente impegnate nella costruzione di una significativa cultura della legalità, partendo proprio dall'accoglienza e dalla tutela dei diritti dei più deboli;

   considerata la gravità di quanto accaduto, sarebbe utile incrementare la presenza delle forze dell'ordine nei quartieri ad alta densità mafiosa e nei pressi degli istituti scolastici palermitani colpiti da tali atti vandalici;

   altresì, sarebbe auspicabile l'istituzione di un tavolo tecnico con la presenza delle altre autorità istituzionali competenti, al fine di analizzare il fenomeno e adottare le misure preventive più idonee e immediate –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e quali iniziative intenda assumere, per quanto di competenza, al fine di fermare questi continui episodi di violenza e conseguentemente rafforzare la sicurezza dei cittadini.
(4-06048)


   SCUTELLÀ. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   il 3 giugno 2020 in località Lauropoli di Cassano allo Ionio in un agguato commesso a colpi di kalashnikov, che sembra avere una chiara matrice ‘ndranghetista, veniva ucciso un uomo e ferito gravemente un altro;

   il 6 giugno 2020, a distanza di quattro giorni da un primo episodio intimidatorio, venivano nuovamente sparati colpi d'arma da fuoco contro le vetrine di un'attività di ristorazione di Castrovillari;

   gli episodi criminali susseguitesi in questi giorni nella zona della Sibaritide pongono nuovamente al centro dell'attenzione del Ministro interrogato la difficile condizione in cui versa un territorio vessato da un'escalation criminale preoccupante;

   i precitati comuni ricadono nella giurisdizione del commissariato della Polizia di Stato di Castrovillari, che, ad oggi, risulta assolutamente carente per quanto attiene a personale e mezzi per fronteggiare concretamente la criminalità organizzata sempre più pregnante nei trentanove comuni della zona, tra cui alcuni ad alta densità criminale come quello di Cassano Ionio e altri dove la popolazione residente conta oltre centoventimila abitanti;

   nel vicino comune di Corigliano-Rossano, il più grande dell'area della Sibaritide, il commissariato di Polizia di Stato ha da tempo sollecitato la predisposizione di un nuovo assetto organizzativo di «prima fascia» ed è stato oggetto recentemente di un correttivo alla bozza di decreto ministeriale sulla riorganizzazione dei posti di funzione di dirigente superiore e di primo dirigente che prevede oltre al potenziamento d'organico, l'assegnazione della figura del primo dirigente;

   il territorio dell'Alto Jonio cosentino e gli operatori di pubblica sicurezza del commissariato di Castrovillari e di Corigliano-Rossano che vigilano su una estesa area soggetta ad una recrudescenza criminale che desta forte preoccupazione tra la popolazione, devono poter contare su uno Stato che assicuri la piena gestione di un territorio martoriato negli anni dalla malavita organizzata e che li preservi da ulteriori azioni criminali –:

   quali iniziative intenda assumere il Ministro interrogato per garantire maggiore sicurezza ai cittadini della Sibaritide tali da permettere alle forze dell'ordine di poter fronteggiare in modo adeguato gli episodi criminali che vengono a verificarsi con sempre maggiore assiduità;

   se il Ministro interrogato intenda chiarire lo stato dell'iter di approvazione della bozza di decreto menzionata in premessa.
(4-06054)


   CIABURRO, PRISCO, GALANTINO, DEIDDA e BUTTI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   con il decreto-legge 20 aprile 2020, n. 26, recante disposizioni urgenti in materia di consultazioni elettorali per l'anno 2020, sono stati dilazionati, in via eccezionale, i termini ordinari indicati dalla legislazione vigente per lo svolgimento delle consultazioni elettorali previste nel 2020, con riferimento alle elezioni suppletive per Camera e Senato, elezioni amministrative ed elezioni regionali; con il decreto-legge n. 18 del 2020 sono stati dilazionati i tempi per l'indizione del referendum costituzionale confermativo inerente alla proposta di legge costituzionale in materia di riduzione del numero dei parlamentari;

   in sede di conversione in legge del predetto decreto-legge, è stato intendimento del Governo proponente l'atto di individuare il 20 settembre 2020 come unica data nella quale concentrare tutte le consultazioni elettorali;

   comprimere tutte le consultazioni elettorali in un'unica data a ridosso dell'estate, e fatte salve le disposizioni in materia di contenimento dell'emergenza epidemiologica da Covid-19 conculca i principi di democraticità, sovranità popolare ed inviolabilità dei diritti disciplinati dalla Costituzione;

   la predetta normazione, infatti, costituisce l'obbligo di tenere la campagna elettorale in vista del mese di settembre 2020 unicamente nei mesi di luglio e di agosto, dove le misure di contenimento del Covid-19 rendono impossibile tenere in modo idoneo ed adeguato comizi e manifestazioni elettorali al fine di informare i cittadini per un esercizio consapevole ed informato del proprio voto;

   la compressione dei tempi in un'unica consultazione a settembre comporta l'obbligo, non richiesto e non gradito, di dover comprimere in soli due mesi una campagna elettorale che tocchi contemporaneamente le esigenze proprie delle elezioni amministrative, delle elezioni regionali e di un referendum costituzionale;

   l'emergenza epidemiologica da Covid-19 ha fornito, a buon diritto, a numerosi amministratori uscenti una sovraesposizione mediatica nei confronti di potenziali concorrenti; le condizioni disposte dal decreto-legge in questione rendono impraticabile, in così poco tempo, un ribilanciamento della copertura mediatica degli altri candidati;

   la preparazione ed approvazione di candidature e liste elettorali, nonché la produzione di tutta la documentazione accessoria, come i certificati del casellario giudiziario, richiedono particolari accorgimenti che, nelle attuali condizioni di concertazione amministrativa, dovuta all'emergenza epidemiologica da Covid-19, possono costituire un carico di lavoro insostenibile, in particolar modo per le amministrazioni dei piccoli comuni –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti di cui in premessa e, se del caso, quali iniziative, anche di carattere normativo, abbia intenzione di intraprendere per:

    a) fornire ai comuni ed in particolar modo ai piccoli comuni, tutto il sostegno necessario per poter far fronte agevolmente agli imminenti appuntamenti elettorali;

    b) garantire i tempi adeguati allo svolgimento della campagna elettorale, tenendo conto delle «storture» di cui in premessa e della necessità di rispettare la par condicio.
(4-06062)

ISTRUZIONE

Interpellanza:


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'istruzione, il Ministro dell'università e della ricerca, il Ministro della salute, per sapere – premesso che:

   l'Organizzazione mondiale della sanità (Oms) ha proclamato il 2020 l'anno internazionale dell'infermiere e dell'ostetrica, figure professionali che rappresentano quasi il 50 per cento della forza lavoro sanitaria globale;

   l'Oms ha voluto richiamare l'attenzione su infermieri e ostetriche, invitando gli Stati ad adeguare le politiche e le prassi al fine di consentire alla professione di collocarsi al livello di importanza che gli spetta, con l'obiettivo della tutela della salute;

   secondo l'Oms una forza lavoro infermieristica forte è la chiave per il raggiungimento della copertura sanitaria universale;

   in Italia la carenza calcolata della Federazione nazionale degli ordini delle professioni infermieristiche (Fnopi) è di almeno 53 mila infermieri di cui la maggior parte (almeno 30 mila) sono quelli mancanti sul territorio;

   nonostante le direttive europee circa la formazione infermieristica, ove si enunciano specifiche competenze, e mentre anche a seguito della pandemia gli altri Stati europei stanno investendo nella professione, sia dal punto di vista organizzativo che formativo, nel nostro Paese invece, anche alla luce dei recenti decreti-legge, gli infermieri sono di fatto riportati ad una professione ancillare e dipendente dalla figura del medico;

   è invece necessario avviare efficaci politiche volte a valorizzare la formazione e la professione infermieristica. A tal fine, è ineludibile intervenire:

    a) nell'ambito della formazione universitaria, attraverso l'approvazione di una legge straordinaria transitoria di 10 anni per dare assetto universitario all'infermieristica nella quale siano previsti i seguenti temi:

     1) istituzione di un dipartimento universitario di scienze infermieristiche;

     2) assunzione straordinaria 400 professori (con valutazione curriculare);

     3) assunzione di 600 ricercatori;

     4) obbligatorietà del servizio dipartimentale di ricerca ed innovazione;

     5) definizione su base nazionale della rete formativa universitaria con finanziamento per: tecnologie, tutorato, logistica degli studenti, staff, centro di simulazione;

     6) definizione di criteri e standard per convenzioni con aziende per i tirocini;

     7) istituzione di contratti di formazione-lavoro al terzo anno da 1.000 euro mensili (20 ore lavoro e 16 di studio);

    b) nella formazione universitaria post-lauream, definendo un intervento legislativo volto a:

     1) istituire le scuole di specializzazione per l'erogazione di corsi rigorosi e realmente qualificanti le competenze specializzate; tali scuole, dovrebbero essere istituite all'interno del dipartimento infermieristico universitario già istituito, ed essere dirette da infermieri con qualificato curriculum;

     2) istituire master su piattaforma nazionale per gli esperti, attuate in ogni dipartimento infermieristico universitario già istituito;

     3) istituire la scuola manageriale con la riqualificazione dell'attuale laurea magistrale, da intendersi il corso erogato in un solo ateneo regionale, oltre all'offerta di master in scienze manageriali;

    c) nell'organizzazione, attraverso l'approvazione di una legge quadro per:

     1) l'istituzione di una commissione permanente infermieristica presso il Ministero della salute per lo sviluppo della normativa di settore, oltre che per emanare linee guida nazionali su temi emergenti e buone prassi;

     2) l'istituzione dell'area infermieristica strutturata in ogni assessorato regionale;

     3) l'istituzione dell'area contrattuale delle professioni sanitarie che valorizzi il professionista e lo specialista al fine di adeguare gli stipendi su base europea (in Italia gli infermieri sono in deficit di circa 1.000 euro mese) e definire il sistema standard di dotazioni di infermieri nei servizi territoriali ed ospedalieri;

     4) la definizione del sistema di certificazione e ri-certificazione delle competenze professionali referenziali e specialistiche;

     5) la definizione di nuove modalità concorsuali per accesso alla pubblica amministrazione per le professioni sanitarie;

     6) la definizione del sistema di stabilizzazioni dei contratti a termine;

     7) la definizione degli elenchi speciali nazionali per la dirigenza;

     8) il potenziamento del ruolo del coordinatore gestionale;

     9) l'istituzione, in ogni azienda singola o associata, del servizio di ricerca ed innovazione, diretto da un infermiere con qualificato profilo;

     10) l'istituzione, in ogni azienda, del comitato scienze infermieristiche applicate con compiti di indirizzo e controllo;

     11) l'istituzione, in ogni azienda, di una struttura formativa diretta da un infermiere con qualificato curriculum –:

   se il Governo non ritenga improcrastinabile adottare tutte le iniziative di competenza, in particolare di carattere normativo, elencate in premessa, al fine di avviare efficaci politiche volte all'effettiva valorizzazione della professione infermieristica;

   se i Ministri interpellati abbiano già avviato una prima analisi e valutazione, anche tecnica, con riguardo a quanto segnalato in premessa e se non ritengano opportuno procedere, con urgenza, anche ad un confronto in merito con l'ordine delle professioni infermieristiche e con i rappresentanti delle categorie sanitarie.
(2-00837) «D'Ettore, Mugnai».

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazioni a risposta immediata:


   ZANGRILLO, GELMINI, POLVERINI, CANNATELLI e MUSELLA. – Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. – Per sapere – premesso che:

   il 19 febbraio 2019 il professor Domenico Parisi, residente da molti anni nella città di Starkville in Pennsylvania, su diretta indicazione dell'allora Ministro del lavoro e delle politiche sociali Luigi Di Maio, nonostante gli 8.417 chilometri che separavano la sua dimora abituale da Roma, ha assunto la carica di presidente di Anpal e amministratore unico di Anpal servizi spa;

   nei piani del precedente Ministro del lavoro e delle politiche sociali e in quelli della Ministra interrogata, Anpal avrebbe dovuto ricoprire un ruolo strategico ai fini del funzionamento dell'istituto del cosiddetto reddito di cittadinanza, consistente nel ricollocamento al lavoro dei percettori del beneficio tramite un'efficiente strategia, almeno così era stato più volte raccontato, di politiche attive;

   a tal fine sono state appositamente assunte circa 3.000 persone, ancorché con contratto di collaborazione coordinata e continuativa, per ricoprire la nuova figura professionale, comunemente definita «navigator», che ha il compito specifico di individuare offerte di lavoro per i percettori del reddito di cittadinanza;

   a più di un anno di distanza dall'entrata in vigore del reddito di cittadinanza e dall'arrivo del professor Parisi al vertice di Anpal, tutta la parte riguardante le politiche attive e la conseguente ricollocazione al lavoro dei percettori del beneficio si è rivelata ad avviso degli interroganti un evidente fallimento, con 6,5 miliardi di euro spesi fino ad oggi, con 2,8 milioni di percettori del beneficio e con soltanto 65.000 persone, già percettrici del beneficio, che hanno stipulato un nuovo contratto di lavoro –:

   quali iniziative urgenti intenda assumere il Governo per garantire la massima efficienza ed efficacia all'azione svolta da Anpal nel settore delle politiche attive del lavoro, anche alla luce della difficilissima situazione economica che si prospetta a seguito della crisi prodotta dall'epidemia da COVID-19 in cui, nelle previsioni più ottimistiche, si stima una riduzione del prodotto interno lordo pari al 9 per cento e circa 1,5 milioni di posti di lavoro a rischio.
(3-01609)
(Presentata il 16 giugno 2020)


   FERRI, D'ALESSANDRO, LIBRANDI e FREGOLENT. – Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. – Per sapere – premesso che:

   secondo una recente indagine della Fondazione Di Vittorio della Cgil sono circa 8 milioni gli italiani che lavorano in collegamento da casa ed il 60 per cento vorrebbe proseguire. Tuttavia, il 31 per cento rileva di non avere le competenze adeguate, oltre il 50 per cento di non avere spazi in casa e, soprattutto, il 65 per cento delle donne segnala difficoltà nel coniugare il lavoro con le esigenze domestiche;

   mezzi e materiali come il personal computer, nella maggioranza dei casi, non sono forniti dal datore di lavoro, a dimostrazione della necessità di crediti di imposta necessari per agevolare acquisti e formazione;

   appare necessario cogliere la sfida del lavoro agile in una visione organizzativa complessiva e, soprattutto, con una visione futura;

   è opinione comune degli esperti in materia che lo smart working funzioni solo ove venga adottato quale leva dello sviluppo e della strategia complessiva dell'organizzazione d'ufficio;

   da quando è stato avviato l'utilizzo massiccio del lavoro agile, non è stato adottato alcun provvedimento per modificare le metriche di valutazione dei dipendenti rispetto a quelle utilizzate in passato. Tuttavia, non è pensabile che nel 2021 i lavoratori, che abbiano svolto gran parte del proprio lavoro in smart working, possano essere valutati utilizzando gli obiettivi, i parametri e i criteri fissati ad inizio del 2020 per misurare la performance con lavoro «in sede»;

   per quanto riguarda la pubblica amministrazione, ma le criticità riguardano anche il settore privato, stanti i problemi sopra evidenziati, pare necessario adottare subito dei provvedimenti idonei al fine di non disperdere i preziosi risultati ottenuti in questo periodo con la massiccia diffusione dello smart working;

   a tale proposito sarebbe auspicabile la modifica delle modalità di svolgimento dello smart working, assicurando la presenza in sede almeno del 50 per cento dei giorni lavorativi e il diritto alla disconnessione nelle giornate di lavoro agile, la modifica dei criteri di valutazione dei dipendenti (ad avviso degli interroganti in smart working il merito e la competenza emergono con maggiore chiarezza) ed infine l'utilizzo di parte del fondo unico di sede per premiare i lavoratori che si siano maggiormente distinti nel raggiungimento degli obiettivi di lavoro agile –:

   quali iniziative di competenza intenda adottare per adeguare la normativa esistente all'utilizzo generalizzato del lavoro agile anche con l'adozione delle disposizioni esposte in premessa ed in ragione della necessità di valutare un intervento quadro che disciplini lo strumento dello smart working nel lavoro pubblico, privato e nelle professioni.
(3-01610)
(Presentata il 16 giugno 2020)


   EPIFANI e FORNARO. – Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. – Per sapere – premesso che:

   la pandemia da COVID-19 non è soltanto un'emergenza sanitaria, ma comporta anche una grave crisi economica e del mercato del lavoro, che sta avendo un enorme impatto sulle persone su scala mondiale;

   secondo l'Organizzazione internazionale del lavoro la crisi ridurrà il numero di ore lavorate nel mondo del 6,7 per cento nel secondo trimestre del 2020, equivalenti a 195 milioni di lavoratori a tempo pieno;

   l'Istat nel suo rapporto «Situazione e prospettive delle imprese nell'emergenza sanitaria COVID-19» evidenzia che nel nostro Paese quattro imprese su 10 hanno visto calare di oltre il 50 per cento il fatturato tra marzo e aprile 2020, mentre una su quattro teme per il futuro della propria attività. La cassa integrazione è stata utilizzata dal 72 per cento delle imprese, risultando l'ammortizzatore sociale più utilizzato, ma troppo spesso ci sono stati ritardi nell'erogazione e a pagare il conto di lentezze e intoppi burocratici sono stati i lavoratori;

   nell'ambito di un complesso sistema che ha visto partecipi le attività produttive e il mondo del lavoro, tra le misure adottate c'è il blocco dei licenziamenti e un utilizzo massivo di altri ammortizzatori sociali. Il protrarsi dell'emergenza sanitaria impone al Governo una progettazione a medio e lungo termine, che tenga insieme tutti questi strumenti rafforzandone la fruibilità anche alla luce del prossimo stanziamento dei fondi europei, tra cui il Sure, dal quale l'Italia può ottenere fino a 20 miliardi di euro per la cassa integrazione delle imprese in difficoltà a causa del COVID-19;

   i dati pubblicati dal sito Inps e da fonti di stampa restituiscono un quadro frammentario dell'effettiva erogazione della cassa integrazione. Si lamenta una forte criticità, soprattutto sull'erogazione della cassa integrazione dagli enti bilaterali;

   è ovviamente positiva la decisione del Governo di allungare di ulteriori quattro settimane la cassa integrazione, ma serve uno sforzo ulteriore per non lasciare solo nessuno; la bussola dell'azione di questi mesi deve essere quella di tutelare i più deboli, non si deve permettere che il COVID-19 acuisca le disuguaglianze –:

   se non ritenga necessario adottare ulteriori iniziative volte a prolungare la cassa integrazione fino al 31 dicembre 2020 e, in tale contesto, se non si debbano introdurre nuove modalità di erogazione che permettano tempi più rapidi e certi e che garantiscano una risposta di sistema a lungo termine.
(3-01611)
(Presentata il 16 giugno 2020)


   ZENNARO, NITTI e ROSPI. – Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. – Per sapere – premesso che:

   con il decreto-legge 17 marzo 2020, n. 18, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 aprile 2020, n. 27, si è venuta a creare una grave situazione relativa ai bagnini di salvataggio, i quali in molte zone del Paese sono rimasti esclusi dalla categoria dei cosiddetti lavoratori stagionali e, quindi, dalla possibilità di percepire il bonus di 600 euro spettante loro;

   ciò è stato anche segnalato dalla Filcams Cgil Teramo, in quanto nella provincia di Teramo si contano oltre 200 bagnini tra gli esclusi dalla fruizione del bonus perché assunti da cooperative che operano nel settore turistico, il cui codice Ateco non rientra nella lista di stilata dall'Inps e dal Ministero;

   nello specifico si fa riferimento alla circolare Inps n. 49 del 2020, attraverso la quale vengono indicati i codici Ateco ai quali spetta il bonus per gli stagionali e che purtroppo non comprende i bagnini di salvataggio assunti dalle cooperative;

   la suddetta problematica impedisce a questi lavoratori, che detengono in maniera inequivocabile un carattere di stagionalità, di percepire risorse economiche Tra l'altro, i suddetti lavoratori svolgono una funzione importante per la sicurezza dei turisti nel periodo estivo. È da sottolineare come sia imminente l'avvio della stagione estiva che porterà sulle spiagge e sui mari italiani moltissima gente;

   è necessario, pertanto, sostenere economicamente la suddetta categoria di lavoratori, che ha un reddito molto basso e contratti di lavoro precari –:

   quali iniziative di competenza il Ministro interrogato intenda assumere al fine di prevedere adeguate forme di sostegno e ristoro per l'intera categoria dei bagnini assunti dalle cooperative che operano nel settore turistico.
(3-01612)
(Presentata il 16 giugno 2020)


   LOLLOBRIGIDA, MELONI, ACQUAROLI, BALDINI, BELLUCCI, BIGNAMI, BUCALO, BUTTI, CAIATA, CARETTA, CIABURRO, CIRIELLI, LUCA DE CARLO, DEIDDA, DELMASTRO DELLE VEDOVE, DONZELLI, FERRO, FOTI, FRASSINETTI, GALANTINO, GEMMATO, LUCASELLI, MANTOVANI, MASCHIO, MOLLICONE, MONTARULI, OSNATO, PRISCO, RAMPELLI, RIZZETTO, ROTELLI, SILVESTRONI, TRANCASSINI, VARCHI e ZUCCONI. – Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. – Per sapere – premesso che:

   in questo periodo di emergenza sanitaria, la cassa integrazione è stato uno strumento fondamentale per quei lavoratori, che in mancanza sarebbero rimasti esclusi da interventi economici di sostegno, poiché non previsti contrattualmente;

   tuttavia, l'Inps non solo è in ritardo nell'emettere le autorizzazioni di pagamento, ma anche nel lavorare le richieste. Pertanto, succede che, nel mese di giugno 2020, alcune aziende si vedano respinte le richieste di accesso all'assegno per marzo e aprile 2020, dunque con ben due mesi di ritardo;

   a maggior aggravio per imprese e lavoratori, in alcuni casi l'Inps è venuta meno all'obbligo di motivazione dei provvedimenti che emette, poiché, a quanto consta agli interroganti, in alcuni casi non ha comunicato i motivi del mancato accoglimento delle istanze di cassa integrazione in deroga, rendendo difficoltosa la presentazione dei ricorsi amministrativi;

   a parere degli interroganti, si tratta degli ennesimi accadimenti che evidenziano le inefficienze dell'Inps, in danno di imprese, lavoratori e delle loro famiglie, inevitabilmente danneggiati dai rifiuti tardivi e non motivati dell'Inps –:

   quali iniziative intenda adottare a tutela di lavoratori e imprese al fine di garantire l'immediata erogazione della cassa integrazione e in relazione alla cattiva gestione delle richieste di cassa integrazione, in particolare laddove siano state tardivamente respinte senza alcuna motivazione da parte dell'Inps.
(3-01613)
(Presentata il 16 giugno 2020)

Interrogazione a risposta orale:


   TONELLI e ALESSANDRO PAGANO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   il 4 luglio 2019 la società Edison ha annunciato la firma dell'accordo con Energean Oil and Gas, società a capitale greco, per la vendita del 100 per cento di Edison Exploration and Production (E&P) e delle sue partecipazioni nel settore esplorazione e produzione di idrocarburi (olio e gas naturale). I titoli minerari interessati sono circa 100, tra concessioni, permessi e licenze, collocati in Italia, Egitto, Algeria, Croazia, Norvegia e Regno unito;

   la trattativa di cessione di ramo di azienda di Edison E&P, avrebbe dovuto concludersi nei primi mesi del 2020, ma ha subito complicazioni a causa del veto imposto dal Governo algerino all'operazione di vendita degli asset che si trovano in territorio nordafricano. La procedura sembrava essersi sbloccata con l'esclusione di tali asset dall'operazione e dopo il parere favorevole – seppur condizionato ad ulteriori verifiche – del 20 marzo 2020 da parte della divisione VI del Ministero dello sviluppo economico per gli asset italiani. Tuttavia, la mancata cessione da parte di Energean degli asset presenti nel Mare del Nord alla società inglese Neptune – operazione questa fondamentale per la buona riuscita dell'intera operazione, in quanto ove non conclusa la società Greca non riuscirebbe a sostenere l'intero pacchetto attualmente di proprietà Edison – ha portato nuove incertezze sul buon esito dell'acquisizione;

   inoltre, il calo senza precedenti dei prezzi del greggio a 20 dollari\barile in combinazione con l'invecchiamento del giacimento e gli elevati investimenti richiesti per aumentare i volumi, rendono economicamente non conveniente il proseguimento delle operazioni di vendita di Edison Exploration and Production (E&P) e tra i possibili scenari sul destino della concessione vi è anche l'ipotesi di interruzione temporanea della produzione. Ciò desta grande preoccupazione tra i lavoratori interessati (n. 188 in Italia), in particolare per quanto attiene alla capacità finanziaria di Energean di far fronte gli impegni connessi all'acquisizione in corso, soprattutto prima che le produzioni del campo israeliano di Karish e del campo di Cassiopea in Italia siano materialmente cominciate e possano pertanto generare sufficienti flussi di cassa;

   il problema riguarda in particolare le sorti della piattaforma Vega A che si trova nel Mar Mediterraneo a 12 chilometri a largo della costa Ragusana: se, da un lato, si è fermato il processo di acquisizione da parte dell'azienda greca Energean, dall'altro Eni ha deciso di disfarsi della propria quota di partecipazione (40 per cento), il tutto in un quadro normativo avverso, che tra i limiti imposti alle trivellazioni dal «decreto semplificazioni» e gli aumenti cospicui sulle imposte a carico dei gestori degli asset, mette in seria crisi l'intero settore;

   la citata operazione di cessione, se realizzata in queste complesse circostanze, potrebbe, pertanto, esporre l'intero comparto estrattivo italiano a gravi rischi produttivi e a ripercussioni negative sui livelli occupazionali –:

   se siano a conoscenza della situazione illustrata e quali siano gli orientamenti del Governo, per quanto di competenza, in relazione alla cessione di asset strategici del settore energetico presenti prevalentemente sul territorio nazionale ad una impresa con sede all'estero, di recente costituzione, con esperienza limitata e di incerta capacità finanziaria;

   se non ritengano opportuno adottare iniziative per definire quale procedura di massima cautela a garanzia dei lavoratori interessati, una sospensione del percorso autorizzativo a cura del Ministero dello sviluppo economico rispetto alla cessione di Edison E.&P. alla società greca Energean, in attesa di condizioni socio-economiche più favorevoli e soprattutto dell'avvio della produzione di gas dai campi di Karish e di Cassiopea, per consentire i necessari approfondimenti circa la capacità finanziaria della società acquirente;

   quale tipo di iniziative, per quanto di propria, competenza, intendano adottare per controllare e verificare l'affidabilità delle garanzie enunciate da Energean Oil and Gas circa il mantenimento degli attuali livelli occupazionali.
(3-01616)

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   DURIGON, CAFFARATTO, CAPARVI, LEGNAIOLI, EVA LORENZONI, MINARDO, MOSCHIONI e MURELLI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   è stato annunciato dal Ministro interrogato, insieme al Ministro dell'economia e delle finanze, l'imminente presentazione di un nuovo decreto-legge in materia di cassa integrazione;

   tale decreto dovrebbe sanare il «pasticcio» del Governo in merito all'utilizzo delle settimane di cassa integrazione guadagni, creato dallo stesso Governo con i due decreti economici, il cosiddetto «Cura Italia» ed il cosiddetto «Rilancio» e con la previsione delle 9+5+4 settimane;

   infatti, nonostante gli allarmi lanciati da più parti, ivi incluse le forze di opposizione tra cui la Lega, il Governo era intervenuto aumentando la durata massima dei trattamenti da 9 settimane – come previsto dal decreto-legge n. 18 del 2020 – a diciotto settimane, di cui però 14 fruibili nel periodo dal 23 febbraio al 31 agosto 2020 e le altre quattro settimane dal 1° settembre al 31 ottobre 2020;

   in realtà, era dovere del Governo garantire la copertura da ammortizzatori sociali fino a fine anno o, comunque, evitare che il costo dei lavoratori derivante dal lockdown di attività e del corretto divieto di licenziamento in tale periodo gravasse sulle aziende;

   tuttavia, molte delle aziende che hanno fatto ricorso in piena pandemia, durante il lockdown ed il blocco delle attività non essenziali, hanno già esaurito o stanno per esaurire le 14 settimane previste, col rischio, per molti lavoratori, già costretti a fare i conti con i disagi dovuti ai ritardi dei versamenti, di ritrovarsi senza alcuna copertura reddituale fino alla fine dell'estate;

   è bene ricordare, altresì, che, anche in applicazione delle disposizioni governative (decreto del Presidente del Consiglio dei ministri), la sospensione o riduzione dell'attività lavorativa è avvenuta in tempi diversi, in ragione dei reparti o settori aziendali ovvero in relazione all'utilizzo di altri strumenti individuali di origine contrattuale come ferie e permessi –:

   se siano allo studio del Governo, oltre alle misure per prevedere la possibilità di ripresentare la domanda di cassa integrazione prima di settembre 2020, anche altre misure di sostegno al reddito, ovvero una copertura totale da ammortizzatore sociale fino alla fine dell'anno solare;

   se non convenga sull'opportunità di contemplare una modalità di consuntivazione delle settimane di cassa integrazione con riferimento al singolo lavoratore, in un'ottica di equità tra lavoratori e di miglior utilizzo delle risorse finanziarie.
(5-04182)


   MURELLI, DURIGON, CAFFARATTO, CAPARVI, LEGNAIOLI, EVA LORENZONI, MINARDO e MOSCHIONI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   continua il «botta e risposta» tra il presidente dell'Anpal, Mimmo Parisi, e altri organi di vertice dell'istituto da lui stesso guidato, oltre che la tensione con il Ministro Catalfo;

   secondo quanto pubblicato su La Repubblica del 16 giugno 2020, il direttore generale dell'Anpal, Paola Nicastro, smentisce le tre affermazioni del presidente Parisi nell'intervista al medesimo quotidiano del 4 giugno 2020;

   in particolare, non sarebbe vero che:

    1) il presidente abbia rendicontato al direttore generale dell'agenzia le spese da lui sostenute, pari a 160 milioni di euro nel 2019 tra voli in business Roma-Mississippi, macchina con autista, alloggio di servizio, e altro;

    2) il collegio dei revisori di Anpal abbia approvato l'affitto pari a 2.700 euro mensili per l'appartamento del presidente a Roma;

    3) la struttura dell'Agenzia impedisca al presidente l'utilizzo dei 25 milioni di euro stanziati per l'App che consentirebbe ai navigator di incrociare domanda con offerta di lavoro;

   in una missiva indirizzata allo stesso presidente Parisi, e per conoscenza al consiglio di amministrazione di Anpal, al collegio dei revisori, all'ufficio di gabinetto del Ministero del lavoro e delle politiche sociali ed al suo segretario generale, Raffaele Tangorra, il direttore generale smonta tali affermazioni, precisando, con riguardo all'app ed ai 25 milioni di euro, che lo stesso Parisi «ha preteso, il 27 novembre 2019, di istituire un nuovo capitolo di bilancio dove caricare le spese di attuazione del reddito di cittadinanza. E che, tre giorni dopo, il 30 novembre, il CdA di Anpal con la delibera n. 21 ha disposto che le risorse possono essere utilizzate solo su espressa decisione del CdA» –:

   se e quali iniziative il Governo intenda intraprendere con riguardo a quanto esposto in premessa, nell'ottica di porre fine a quella che appare agli interroganti una farsa che si sta trascinando oramai da troppo tempo a discapito di risorse pubbliche e di cittadini in cerca di occupazione.
(5-04184)


   GEMMATO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   secondo quanto si evince dal documento redatto dall'Usb-Lavoro privato Puglia, sembrerebbe essere in atto una protesta di alcuni lavoratori che si occupano di assistenza specialistica scolastica e di assistenza domiciliare educativa;

   i lavoratori sono dipendenti di cooperative sociali e di onlus che forniscono i servizi ad alcune scuole a seguito dell'espletamento di procedure di gare di appalto per l'affidamento del servizio di assistenza scolastica specialistica e di assistenza domiciliare educativa e procedure pubbliche da parte dei comuni;

   nel testo del documento si evidenziano alcuni elementi in ordine alla tipologia di contratti sottoscritti dai lavoratori, alla retribuzione percepita e alle condizioni di lavoro che non apparirebbero adeguati alle mansioni effettivamente svolte. E infatti nel documento si afferma quanto segue: «... La paga media degli educatori è di 9 euro lorde, ma si tratta di professionisti laureati, in continua formazione e che svolgono un lavoro delicato, complesso e fondamentale, occupandosi di minori disabili all'interno delle istituzioni scolastiche. Va sottolineato che, a fronte della misera paga oraria degli operatori, le Cooperative di appartenenza percepiscono dagli enti locali circa 22€/h per il servizio. Inoltre, nonostante gli educatori scolastici abbiano un contratto subordinato, il servizio per cui lavorano assume le sembianze di "lavoro a cottimo": qualora il minore seguito sia assente a scuola, l'educatore perde quelle ore e non viene retribuito, senza considerare il disagio di essersi recato inutilmente sul posto di lavoro, spesso diverso dal Comune di residenza. “Ovviamente” non vengono erogati rimborsi per la benzina o per i parcheggi a pagamento. Nel periodo estivo, che va da giugno a settembre/ottobre, il servizio viene interrotto per le vacanze (con conseguente sospensione dello stipendio, dei contributi e impossibilità per chi ha un contratto a tempo indeterminato di poter accedere alla Naspi o ad altro ammortizzatore sociale). Gli educatori non vengono retribuiti neanche in caso di assemblee sindacali, durante le vacanze scolastiche del periodo invernale (Natale, Pasqua...) o in tutti gli altri casi in cui la scuola è chiusa (terremoti, neve...) ...»;

   secondo il sindacato, l'emergenza sanitaria in atto, determinata dalla diffusione del virus SARS-COV-2, avrebbe determinato altre problematiche che pare siano tali da porre in serio rischio la stabilità lavorativa dei dipendenti delle predette cooperative. E infatti nel documento si afferma che l'emergenza sanitaria ha ulteriormente inasprito queste misere condizioni lavorative;

   infatti, essi stanno ricevendo un Fis (che coincide al netto a circa la metà del loro imbarazzante stipendio) che per giunta li coprirà solo fino a giugno. Infatti dopo questo mese chi ha un contratto a tempo indeterminato, oltre a restare senza retribuzione, non potrà accedere neanche ad alcun ammortizzatore sociale fino a fine novembre, dato che per via delle elezioni gli educatori scolastici inizieranno a lavorare ad ottobre;

   secondo quanto si evince dal predetto documento, infine, le richieste del sindacato al Governo per risolvere le problematiche descritte sarebbero volte alla stabilizzazione dei lavoratori prevedendo, nell'ambito del servizio pubblico, una nuova figura professionale. E infatti nel documento si afferma quanto segue: «cosa chiediamo.... che così come fatto per i Lavoratori ex LSU che svolgevano i servizi esternalizzati nelle Cooperative e che dal 1° marzo 2020 sono stati assunti negli organici ATA ed il loro servizio internalizzato, o come sta avvenendo per i Lavoratori del Servizio di “Emergenza 118” che la Regione Puglia internalizzerà a breve, è necessario aprire una discussione che dia alle casse pubbliche un risparmio ed ai Lavoratori Professionalità, Certezze, Dignità ovvero INTERNALIZZANDO IL SERVIZIO E I LAVORATORI!...» –:

   se i fatti esposti in premessa corrispondano al vero e, in caso affermativo, quali iniziative di competenza intenda adottare al fine di garantire la stabilizzazione dei lavoratori citati in premessa.
(5-04186)

Interrogazioni a risposta scritta:


   GALANTINO, DEIDDA e CARETTA. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   come è noto, il decreto-legge 28 gennaio 2019, n. 4, convertito dalla legge 28 marzo 2019, n. 26, ha istituito il reddito di cittadinanza: un sostegno per famiglie in condizioni disagiate finalizzato al reinserimento nel mondo del lavoro e all'inclusione sociale;

   per l'attuazione di tale reddito di cittadinanza, i centri per l'impiego assumono un ruolo fondamentale;

   con circolare n. 3/2019, l'Agenzia nazionale per le politiche attive del lavoro ha emanato le «Prime istruzioni operative» per l'attuazione da parte dei centri per l'impiego delle disposizioni di cui alla normativa posta a fondamento del reddito di cittadinanza;

   pertanto, i centri per l'impiego hanno il compito di convocare i beneficiari e vigilare sugli obblighi connessi al beneficio del reddito di cittadinanza;

   l'interrogante apprende che il centro per l'impiego di Pendio Cappuccini, a Bisceglie, è puntualmente chiuso, salvo alcuni aggiornamenti pubblicati sulla pagina del noto social network «Facebook»;

   la chiusura del centro per l'impiego è un dato di fatto molto grave, considerate le condizioni socio-economiche precarie dei cittadini, soprattutto a causa della pandemia da Covid-19 –:

   quanti siano i centri per l'impiego chiusi su tutto il territorio nazionale;

   quanti posti di lavoro siano stati trovati mediante la prestazione posta in essere dai cosiddetti «navigator»;

   quali urgenti iniziative di competenza il Ministro interrogato intenda intraprendere al fine di valorizzare i centri per l'impiego alla stregua dei dati che illustrano quello che appare all'interrogante uno spreco di denaro pubblico.
(4-06031)


   PERCONTI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   la Fondazione Enasarco è l'Ente nazionale di assistenza per gli agenti e rappresentanti di commercio, istituito nel 1938 e, in seguito alla modifica del 1996, trasformato in soggetto di diritto privato, che persegue finalità di pubblico interesse mediante la gestione di forme di pensioni integrative obbligatorie a favore dei suddetti agenti e rappresentanti di commercio;

   all'ente di previdenza integrativa obbligatoria risultano attualmente iscritte circa 990.000 persone, di cui circa 220.000 attivi, 120.000 pensionati e circa 650.000 definiti «silenti». In particolare, i cosiddetti silenti dell'Enasarco, a causa del regolamento dell'ente – il quale dispone che, nei casi in cui non si raggiunga il minimo di anni di contribuzione, che ammonta ad almeno 20 anni, si verifica la perdita dei contributi versati – dopo anni di versamenti per la pensione complementare, ad oggi, non si sono visti corrispondere nulla;

   i rappresentanti e gli agenti di commercio sono gli unici professionisti in Italia ad essere obbligatoriamente tenuti all'iscrizione a due enti previdenziali. La legge, infatti, dispone per questi lavoratori autonomi l'obbligo di iscriversi sia alla cosiddetta gestione separata dell'Inps sia all'Enasarco per la contribuzione integrativa;

   i lavoratori autonomi in argomento, oltre ad essere a parere dell'interrogante fortemente discriminati rispetto ad altre categorie, in quanto obbligati a una duplice contribuzione, rischiano, in caso di cessazione dell'attività prima del raggiungimento dei 20 anni di versamenti obbligatori – nel qual caso non ricorrano al versamento volontario –, il mancato riconoscimento, anche parziale, della pensione integrativa;

   il controllo pubblico sulla gestione della Fondazione è affidato al Ministero del lavoro e delle politiche sociali e al Ministero dell'economia e delle finanze –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza di quanto esposto in premessa, e quali iniziative intendano adottare, anche di carattere normativo, al fine di tutelare gli iscritti all'Enasarco.
(4-06038)

POLITICHE GIOVANILI E SPORT

Interrogazione a risposta orale:


   SILVESTRONI. — Al Ministro per le politiche giovanili e lo sport, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   nella prima settimana di marzo 2020 «Sport e Salute» inserisce nel suo portale, nella sezione «trasparenza» – «lavora con noi», una ricerca di lavoro per la posizione di «Capo ufficio stampa»;

   l'Associazione stampa romana, che è l'organo sindacale dei giornalisti del Lazio, fa notare, attraverso un comunicato a firma del segretario Lazzaro Pappagallo, all'amministratore delegato Vito Cozzoli che la ricerca non doveva essere ristretta solo ai «giornalisti professionisti» come previsto nell'avviso, ma anche alla platea più vasta dei «comunicatori»;

   la ricerca di lavoro era finalizzata ad individuare una figura più complessa del giornalista professionista, come appunto è quella del «capo ufficio stampa» e una società che gestisce fondi pubblici, avrebbe dovuto garantire la massima trasparenza;

   l'amministratore delegato Cozzoli nei giorni successivi risponderà all'Associazione stampa romana che, essendo una società a controllo pubblico, come previsto dal decreto legislativo n. 175 del 2016, articolo 2, non rientra nel novero delle pubbliche amministrazioni e quindi, secondo lo stesso Cozzoli, non rientrerebbe nella fattispecie prevista dalla legge n. 150 del 2000 sulla «Disciplina delle attività di informazione e di comunicazione delle pubbliche amministrazioni»;

   Sport e Salute aveva dato mandato a Spencer & Stuart – primaria società di recruiting e head-hunting – di selezionare sulla base delle richieste pervenute i migliori profili, con l'unico requisito di essere iscritti all'ordine dei giornalisti con il titolo di «giornalisti professionisti»;

   il 16 marzo alle ore 13:00 Sport e Salute riceve solo 75 curricula e Spencer & Stuart riceve i curricula e opera una prima scrematura dei candidati e, il 18 marzo, 15 dei 75 profili vengono intervistati direttamente dai vertici della società internazionale e, a partire dal venerdì successivo ovvero il 20 marzo 2020, iniziano i colloqui finali per 5 di loro, i quali rappresentano i candidati finali alla selezione;

   il colloquio sarebbe avvenuto alla presenza dell'amministratore delegato Vito Cozzoli di Sport e Salute e successivamente, si viene a conoscenza del vincitore, Goffredo De Marchis, giornalista parlamentare che lavorava per la testata giornalistica «La Repubblica» –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti riportati in premessa e se ritengano idonee le modalità di pubblicizzazione, selezione e pubblicazione della graduatoria nonché di individuazione del vincitore per ricoprire il ruolo richiesto.
(3-01614)

SALUTE

Interrogazione a risposta orale:


   VALLASCAS. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   il 17 maggio 2020, il quotidiano Il Giornale ha pubblicato la notizia secondo la quale «il plasma donato gratuitamente dai convalescenti italiani», nell'ambito della sperimentazione della sieroterapia sui pazienti Covid-19 (inizialmente impiegata con successo dallo pneumologo Giuseppe De Donno), potrebbe diventare «un prodotto industriale di un'azienda privata che, evidentemente, non lavorerà gratis»;

   l'azienda sarebbe la «Kedrion Biopharma, colosso dei plasmaderivati», il cui amministratore delegato sarebbe Paolo Marcucci, fratello del presidente del gruppo del Pd al Senato, Andrea Marcucci;

   la ricostruzione giornalistica metterebbe in relazione il legame di parentela tra l'amministratore delegato dell'azienda farmaceutica e l'esponente del Pd con l'avvio della sperimentazione nella quale la medesima azienda avrebbe un ruolo centrale;

   il quotidiano affermerebbe che «Arriva il plasma iperimmune industriale. A produrlo sarà l'azienda di famiglia di un senatore Pd. Grazie a una sperimentazione partita con l'ok del Governo, di cui l'esponente dem ha un ruolo di primissimo piano»;

   gli estensori dell'articolo avrebbero ricostruito l'intera vicenda dell'impiego del plasma iperimmune come terapia per i pazienti positivi Covid-19, a cominciare dai primi passi compiuti dal «pioniere» della terapia, lo pneumologo Giuseppe De Donno, inizialmente sottovalutato dalla comunità scientifica;

   la sperimentazione condotta all'ospedale Poma di Mantova, in collaborazione con il San Matteo di Pavia (su 48 pazienti) avrebbe ottenuto ottimi risultati, tanto da richiamare l'attenzione del «Mondo politico e comunità scientifica»;

   a quel punto, l'Istituto superiore di sanità avrebbe autorizzato la sperimentazione nazionale, individuando però un centro di ricerca diverso rispetto a quelli nei quali la trasfusione di plasma iperimmune sarebbe stata testata inizialmente ai fini terapeutici: «Il capofila ideale è Mantova, ma viene scelta Pisa»;

   il 14 maggio 2020, il giornale onlineL'Altra Mantova avrebbe riportato le dichiarazioni dello pneumologo nel corso dell'audizione della XII Commissione Igiene e Sanità del Senato: «Pavia doveva essere il principal investigator della sperimentazione nazionale sul plasma [...] Pisa non è all'altezza, perché la maggior incidenza casistica del Covid è in Lombardia [...] Ci sarà un motivo per cui Aifa e Iss hanno deciso di affidare la sperimentazione a Pisa e ce lo spiegheranno, ma non può essere per motivi scientifici»;

   nel corso dell'audizione, sarebbe intervenuto anche Paolo Marcucci, «che non era atteso», che avrebbe spiegato il ruolo di Kedrion che «metterà a disposizione il proprio stabilimento di Napoli per raccogliere il plasma dei donatori italiani e trasformarlo, in “conto lavorazione” in plasma iperimmune industriale utilizzabile nei quattro anni successivi»;

   da quanto esposto, si configurerebbe una situazione di eccezionale gravità, nella quale, nell'individuazione di un centro per la sperimentazione di un'importante terapia di contrasto al Coronavirus, non solo non si sarebbe tenuto conto dei rilevanti esiti ottenuti e dell'esperienza maturata da strutture e specialisti nell'impiego della medesima terapia, in una regione come la Lombardia che ha registrato una delle più alte incidenze al mondo della malattia, ma nella quale la sperimentazione, secondo quanto emerso, dovrebbe essere condotta da un centro, individuato in una regione che ha avuto indici di contagio notevolmente inferiori, che opererà in collaborazione con un'azienda farmaceutica riconducibile ad un autorevole esponente del Pd, azienda che dovrebbe sfruttare in modo commerciale il plasma donato gratuitamente dai pazienti –:

   se non ritenga opportuno, per quanto di competenza, riconoscere l'esperienza dei centri di ricerca della Lombardia, soprattutto, nell'impiego del plasma iperimmune nella cura dei pazienti Covid-19, individuando in quella regione il centro di sperimentazione nazionale della sieroterapia;

   se non ritenga opportuno, per quanto di competenza, verificare le modalità e le motivazioni dell'individuazione del centro di ricerca di Pisa, nonché le caratteristiche della collaborazione da parte della Kedrion Biopharma nella sperimentazione.
(3-01617)

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

XII Commissione:


   MENGA, NESCI, NAPPI, PROVENZA, SAPIA, SARLI, SPORTIELLO, TROIANO, MASSIMO ENRICO BARONI, D'ARRANDO, IANARO, LAPIA, MAMMÌ e GIULIODORI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   l'emergenza sanitaria del COVID-19 ha messo a dura prova il servizio sanitario nazionale, esacerbando ulteriormente la carenza di medici specialisti e la conseguente necessità di garantire una formazione specialistica a un più ampio numero di medici, anche attraverso una più capillare distribuzione delle scuole di specializzazione di area sanitaria sul territorio nazionale;

   il decreto ministeriale 13 giugno 2017, n. 402, identifica gli standard, i requisiti e gli indicatori di attività formativa e assistenziale delle richiamate scuole finalizzati all'accreditamento delle stesse e, secondo quanto previsto nell'allegato 4, tutto il personale docente dei settori scientifico-disciplinari è soggetto a valutazione della produzione scientifica;

   più precisamente, per i professori e ricercatori universitari, il decreto richiama i valori soglia relativi alla fascia successiva e non quindi quelli relativi alla propria fascia di appartenenza, calcolati per il settore concorsuale di riferimento secondo quanto disposto dal decreto ministeriale del 29 luglio 2016, n. 602, relativo all'abilitazione scientifica nazionale. I valori soglia individuati per ciascuna fascia sono:

    professori di prima fascia, valori soglia dei commissari;

    professori di seconda fascia, valori soglia dei professori ordinari;

    ricercatori, valori soglia dei professori associati;

   tuttavia, l'utilizzo di simili valori soglia è ostativo del raggiungimento dell'accreditamento per alcune delle scuole di specializzazione di area sanitaria, poiché molti professori e molti ricercatori non sono in possesso dei valori soglia corrispondenti alle fasce successive;

   maggiormente penalizzate risultano le scuole di specializzazione di area sanitaria che afferiscono a piccole realtà universitarie che, pur soddisfacendo pienamente gli standard assistenziali e strutturali, hanno perso l'accreditamento nel 2019, con il rischio che altre possano perderlo a partire dal 2020;

   tale rischio di chiusura delle scuole, da un lato, acuisce e inasprisce il divario esistente tra gli atenei del territorio nazionale, dall'altro limita la capacità formativa dei giovani medici italiani, per i quali nel decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34, all'articolo 5, il Governo ha autorizzato ulteriori risorse per circa 4.200 borse di formazione specialistica aggiuntive –:

   quali iniziative di competenza, al fine di garantire una più equa distribuzione dell'offerta formativa su tutto il territorio nazionale, intenda intraprendere per scongiurare il rischio che numerose scuole perdano l'accreditamento a causa dell'innalzamento dei valori soglia delle fasce di riferimento del corpo docente e della conseguente indisponibilità di un numero congruo di ricercatori e professori che siano in possesso dei titoli corrispondenti alla fascia successiva a quella di appartenenza.
(5-04173)
(Presentata il 16 giugno 2020)


   NOVELLI, BAGNASCO, VERSACE, MUGNAI, BOND e BRAMBILLA. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   il numero dei ricoverati con sintomi nei reparti Covid è in costante decrescita dal 14 aprile 2020;

   il numero dei pazienti ricoverati nelle terapie intensive è in costante calo dal 4 aprile 2020;

   il numero delle persone positive al Sars-Cov-2 in isolamento domiciliare è in costante calo dal 30 aprile;

   il numero totale dei positivi è in costante decrescita dal 20 aprile;

   nelle ultime settimane la gran parte degli accessi è riconducibile a pazienti con sintomatologia non grave;

   il 24 aprile 2020 il professor Matteo Bassetti, direttore dell'Unità operativa della clinica malattie infettive al Policlinico San Martino di Genova, precisando che non esiste prova scientifica dell'indebolimento del virus, ha affermato che «la sensazione è che abbia perso forza e quello spirito di aggressione che aveva nella metà del mese di marzo»;

   il 7 maggio il professor Giorgio Remuzzi, direttore dell'Istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri di Milano, ha affermato che «i malati di adesso sono completamente diversi da quelli di tre o quattro settimane fa»;

   il 17 maggio il professor Alberto Zangrillo, direttore dell'unità di anestesia e rianimazione dell'ospedale San Raffaele di Milano, ha affermato che «quelli che stiamo osservando sono dei quadri clinici assolutamente definiti lievi»;

   il 21 maggio 2020 il professor Francesco Le Foche, primario di immuno-infettivologia al day hospital del Policlinico Umberto I di Roma ha affermato che «abbiamo avuto una riduzione netta di persone che hanno avuto bisogno della terapia intensiva e quelli che vediamo sono casi meno gravi», puntualizzando che secondo i virologi il virus non è mutato, ma che «una serie di concause portano a questi dati» –:

   quanti pazienti positivi al Sars-CoV-2 siano stati ricoverati negli ospedali di ciascuna regione o provincia autonoma per ogni settimana dei mesi di marzo, aprile e maggio e giugno 2020, nei reparti di degenza e di terapia intensiva, specificando a quanti dei pazienti deceduti nei mesi di maggio e giugno 2020 sia stato diagnosticato il Sars-CoV-2 nelle quattro settimane precedenti il ricovero.
(5-04174)
(Presentata il 16 giugno 2020)


   CARNEVALI, ROTTA e ZARDINI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   a distanza di dieci mesi dalla neonata deceduta al Gaslini di Genova dopo un devastante calvario causato da una grave forma di encefalite con danni irreversibili al cervello come conseguenza del batterio Citrobacter, contratto nel reparto di ostetricia dell'Ospedale della donna e del bambino, a Borgo Trento dove la madre aveva partorito, il direttore generale dell'Azienda ospedaliera universitaria integrata di Verona, Cobello, ha annunciato di avere deciso il trasferimento di quasi tutto il personale, ad eccezione dei dirigenti medici, e la chiusura a tempo indeterminato del punto nascita nonché il trasferimento della terapia intensiva neonatale e della terapia intensiva pediatrica in altri reparti per una sanificazione totale degli ambienti;

   nonostante l'ospedale in questione sia stato inaugurato solo tre anni fa da ora in avanti, i parti avverranno negli ospedali di Negrar, Villafranca Veronese e San Bonifacio;

   si tratta di un provvedimento «draconiano» ha spiegato il direttore generale dell'azienda ospedaliera di Verona, una decisione unica in Italia per una vicenda dai risvolti drammatici, anche perché viene chiuso a tempo indeterminato il punto nascita più grande del Veneto con circa 3.400 parti l'anno (una media di dieci parti al giorno) che da qualche anno aveva accentrato a Verona tutte le nascite;

   il direttore generale ha aggiunto: «Ufficialmente, il trend dei casi era in calo, ma si sono verificati dodici casi in contemporanea, dei quali uno ha sviluppato un'infezione. Visto che il problema continua a ripresentarsi nonostante i reiterati tentativi di debellarlo, abbiamo deciso di provare il tutto per tutto»;

   da un paio d'anni, infatti, ricorre nelle analisi dei neonati la presenza del Citrobacter, a fasi alterne, un batterio solitamente innocuo ma che, in determinate circostante e su soggetti più esposti, può causare infezioni anche gravi, quali encefaliti e meningiti;

   per garantire un maggiore controllo sulle procedure, le autorità sanitarie veronesi hanno nominato una commissione di esterni composta dal pediatra Bellettato, dal microbiologo Scarparo e da Elena Narne, dell'azienda Zero della regione Veneto –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti sopra esposti e quali iniziative, per quanto di competenza e in raccordo con la regione, intenda adottare al fine di ripristinare la sicurezza e la salute pubblica del punto nascita dell'ospedale veronese e degli altri punti nascita dove le partorienti sono state dirottate, anche eventualmente predisponendo verifiche nei reparti di ostetricia, di terapia intensiva neonatale e di terapia intensiva pediatrica dell'Ospedale della donna e del bambino.
(5-04175)
(Presentata il 16 giugno 2020)


   CECCONI e SILLI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   sembra che l'uso del tabacco riscaldato abbia effetti nocivi per la salute dell'uomo pari a quelli delle sigarette tradizionali;

   è quindi indispensabile conoscere anche tramite l'istituto superiore di sanità se l'uso del tabacco riscaldato abbia effetti cancerogeni per la salute dell'uomo –:

   se non sia necessario adottare iniziative per conoscere gli effetti che il tabacco riscaldato può produrre sulla salute dell'uomo, anche tramite studi che possono essere effettuati da parte dell'istituto superiore di sanità.
(5-04176)
(Presentata il 16 giugno 2020)


   BELLUCCI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   un'emergenza drammatica ha messo a durissima prova l'intero servizio sanitario nazionale, già colpito da anni di definanziamento e da riduzione del 30 per cento dei posti-letto ospedalieri;

   le debolezze del sistema sanitario nazionale, purtroppo, si sono manifestate in tutta la loro drammaticità anche riguardo alla presa in carico di tutti i malati più fragili, disabili, cronici, oncologici e immunodepressi, che con l'intasamento degli ospedali hanno faticato ad accedere alle cure o hanno addirittura sospeso le terapie e che rischiano di ritrovarsi esposti a rischi più seri di altri, proprio perché le basse difese immunitarie potrebbero avere conseguenze letali, se dovessero contrarre il virus o qualunque altra malattia;

   inoltre, trovarsi nella condizione di dover scegliere tra due o più malati quale ricoverare, perché il posto disponibile è uno solo, ha rischiato di diventare uno dei dilemmi che frequentemente medici e anestesisti-rianimatori sono stati chiamati a risolvere: è il triage delle maxi-emergenze;

   in ogni modo, il virus non si è limitato a colpire circa 236 mila italiani uccidendone finora 34 mila, ma l'epidemia va allargata almeno ad altri 10 milioni di cittadini con patologie cardiovascolari e oncologiche che hanno dovuto rinunciare a una «presa in carico» tempestiva da parte della sanità pubblica; a ciò si aggiunge l'ulteriore problema delle liste di attesa ingolfate;

   quello dei malati cronici e fragili, peraltro, è un problema già in condizioni normali, perché l'equità e l'accessibilità dei servizi sanitari e socio-sanitari variano molto fra le regioni e, se alcune realtà si sono già attivate per la gestione decentrata dei bisogni dei cittadini, altre invece sono ancora indietro;

   è necessario attivare protocolli che permettano un «piano B» per l'assistenza a casa, così come una sburocratizzazione che consenta a queste persone di evitare di andare dal medico o in ospedale, ad esempio, solo per attivare protocolli amministrativi;

   affrontare un'emergenza costituisce una sfida a tutti i livelli, non solo quello sanitario e, se le restrizioni in atto sono volte a tutelare il diritto alla salute dei cittadini, bisogna anche assicurarsi che questo sia garantito effettivamente a tutti –:

   se e quali iniziative di competenza il Governo intenda adottare per garantire il diritto di accesso alle cure a tutti i pazienti, senza alcuna discriminazione fondata sulle condizioni di salute preesistenti, di età o di disabilità, soprattutto in caso di emergenze sanitarie, come quella che si sta vivendo.
(5-04177)
(Presentata il 16 giugno 2020)


   BOLDI, FOSCOLO, BAZZARO, PANIZZUT, DE MARTINI, LAZZARINI, LOCATELLI, SUTTO, TIRAMANI, ZIELLO, CAVANDOLI e MURELLI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   si assiste in questi giorni all'ennesima «sparizione» di una catena di studi dentistici cosiddetti su strada;

   ad essere coinvolta, questa volta, è la Dentix Italia, una società che, nel giro di pochi anni, ha registrato una fortissima espansione nel nostro Paese con oltre quattrocento dipendenti e l'apertura di cinquantasette centri odontoiatrici in dodici regioni;

   secondo gli articoli di stampa, la casa madre spagnola di detta società starebbe attraversando una situazione di grave crisi, iniziata prima dell'emergenza Covid-19, con l'attivazione delle procedure di concordato preventivo, la cessione delle cliniche in Portogallo e la messa in vendita dei centri italiani, per i quali, peraltro, non ci sarebbe ancora un acquirente sul mercato;

   nel nostro Paese, i centri Dentix sono attualmente chiusi e non hanno fornito alcuna indicazione in merito ad una eventuale riapertura; la società italiana si è limitata alla pubblicazione di un comunicato di scuse sul proprio sito internet, omettendo di rispondere a diffide e telefonate e lasciando migliaia di pazienti senza cure, nell'incertezza più assoluta, nonostante i pagamenti ricevuti in anticipo, molto spesso mediante l'accensione di un finanziamento;

   tutto ciò, ovviamente, sta provocando disagi enormi ai pazienti stessi, sia da un punto di vista economico, dal momento che le rate dei finanziamenti non hanno mai smesso di essere riscosse, neanche durante il periodo emergenziale, sia dal punto di vista della salute, essendo state interrotte le cure odontoiatriche programmate;

   dinanzi a questi ricorrenti episodi si ritengono, a dir poco, fuori luogo i passaggi del comunicato diffuso dall'Associazione nazionale centri odontoiatrici (Ancod), in cui si accusa la Federconsumatori di portare avanti «battaglie di retroguardia, a difesa della vecchia corporazione che ha sempre vessato i pazienti con prezzi alti e nessuna garanzia»;

   i fatti di cronaca, al contrario, rendono evidente la necessità di pianificare una riforma del settore delle cure odontoiatriche che rimetta al centro l'alleanza terapeutica dentista-paziente, come richiesto a più riprese dall'Associazione nazionale dentisti italiani e dall'Associazione italiana odontoiatri –:

   se e quali iniziative di competenza intenda adottare per tutelare in maniera piena ed effettiva la posizione dei professionisti sanitari e il diritto alla salute dei moltissimi pazienti danneggiati dagli accadimenti esposti in premessa.
(5-04178)
(Presentata il 16 giugno 2020)

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   BOLOGNA e CECCONI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   con il decreto del Ministro della salute 17 ottobre 2017, n. 166, veniva emanato il «Regolamento concernente l'indennizzo a soggetti affetti da sindrome da talidomide, in attuazione dell'articolo 21-ter del decreto-legge 24 giugno 2016, n. 113, convertito, con modificazioni, dalla legge 7 agosto 2016, n. 160»;

   l'articolo 2 del citato decreto introduce un comma 1-ter all'articolo 1 del decreto ministeriale n. 163 del 2009, che disciplina «il procedimento per il riconoscimento e la corresponsione dell'indennizzo di cui al comma 1 ai soggetti nati al di fuori del periodo previsto nei commi 1 e 1-bis [1958-1966] che presentano malformazioni compatibili con la sindrome da talidomide, determinata dalla somministrazione del farmaco omonimo»;

   il punto 3, lettera b), dell'Allegato A del regolamento prevede, quale documentazione sanitaria a corredo della domanda di indennizzo, quella relativa «alla patologia materna che ha richiesto la somministrazione della talidomide, da cui si evinca la prescrizione/assunzione del farmaco omonimo in gravidanza nel periodo tra il 20° e il 36° giorno dal concepimento (± 2 giorni per entrambi gli indicatori)». All'ultimo periodo dello medesimo punto 3 viene precisato che «l'omesso reperimento della documentazione sanitaria non è in ogni caso condizione preclusiva dell'accertamento sanitario»;

   la concreta attuazione del regolamento citato, atto a riconoscere un risarcimento alle vittime di talidomide, concerne la sfera dei diritti delle persone con disabilità che sono vittime di talidomide;

   la stessa Corte costituzionale, con sentenza n. 55/2019, ha dichiarato l'illegittimità costituzionale dell'articolo 21-ter, comma 1, del decreto-legge 24 giugno 2016, n. 113 (Misure finanziarie urgenti per gli enti territoriali e il territorio), convertito, con modificazioni, nella legge 7 agosto 2016, n. 160, nella parte in cui l'indennizzo ivi indicato è riconosciuto ai soggetti nati nell'anno 1958 e nell'anno 1966, dalla «data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto», anziché dalla «medesima data prevista per i soggetti nati negli anni dal 1959 al 1965»;

   stante la difficoltà di reperire e fornire una prescrizione medica così risalente nel tempo, occorre superare la produzione della prescrizione medica del farmaco come condicio sine qua non per il riconoscimento dell'indennizzo, quando dal punto di vista amministrativo e clinico siano stati rispettati tutti i requisiti previsti dal legislatore –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza di quanto esposto in premessa e se non ritenga necessario delineare un percorso con i soggetti affetti da sindrome da talidomide volto a garantire loro la certezza del diritto all'indennizzo ai sensi del decreto del Ministro della salute 17 ottobre 2017, n. 166, adottando conseguentemente ogni ulteriore utile iniziativa per il riconoscimento del danno agli aventi diritto.
(5-04179)


   BOLOGNA, FRATE, ANGIOLA e CECCONI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   l'emergenza COVID-19 ha riportato al centro dell'attenzione l'importanza della sperimentazione clinica che consente di mettere a disposizione nuove ed efficaci terapie, di ottenere finanziamenti e risorse, di risparmiare costi a beneficio dei pazienti, dei ricercatori e del Servizio sanitario nazionale. Politiche efficaci per la promozione della sperimentazione clinica e per la semplificazione delle procedure autorizzative sono essenziali per rendere il Paese attrattivo per la ricerca e competitivo a livello europeo e internazionale;

   l'attuazione del regolamento europeo (Ce) n. 536 del 2014 è essenziale per la sperimentazione clinica dei medicinali. Gli articoli 1 e 2 della legge 11 gennaio 2018, n. 3 contengono misure volte ad attuare in Italia il regolamento: l'istituzione dei 40 comitati etici territoriali; la definizione della tariffa unica a carico del promotore della sperimentazione, da applicare in modo uniforme su tutto il territorio nazionale; la gestione della fase transitoria fino alla completa attuazione del regolamento europeo n. 536 del 2014. Con il decreto legislativo 14 maggio 2019, n. 52, è stata parzialmente attuata la delega per il riassetto e la riforma della normativa in materia di sperimentazione clinica. Il decreto prevede anche l'individuazione di una modulistica nazionale unica ai fini della domanda per il parere del comitato etico; la ridefinizione di procedure di valutazione e autorizzazione delle sperimentazioni cliniche; l'adozione di misure volte a facilitare e sostenere la realizzazione degli studi clinici senza scopo di lucro e degli studi osservazionali; le modalità idonee a tutelare l'indipendenza della sperimentazione clinica e garantire l'assenza di conflitti di interesse –:

   quali iniziative il Ministro interrogato intenda adottare per assicurare l'attuazione del regolamento europeo (Ce) n. 536 del 2014 e per verificare l'adeguatezza del Centro di coordinamento nazionale dei comitati etici territoriali per le sperimentazioni cliniche sui medicinali per uso umano e sui dispositivi medici rispetto alle attività e all'organizzazione di competenza e per l'attuazione della semplificazione e dell'uniformità delle procedure a livello dei comitati etici territoriali.
(5-04180)


   CARNEVALI, LORENZIN, CENNI, INCERTI, BRUNO BOSSIO, GRIBAUDO, ROTTA, SERRACCHIANI, PEZZOPANE, BOLDRINI, DI GIORGI, BRAGA, MADIA, CARLA CANTONE, BONOMO, POLLASTRINI, BERLINGHIERI, CAMPANA, CANTINI, CIAMPI, LA MARCA, MURA, NARDI, PICCOLI NARDELLI, PINI, PRESTIPINO, QUARTAPELLE PROCOPIO, SCHIRÒ e VERINI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   la regione Umbria a guida leghista e presieduta da Donatella Tesei, con la nuova delibera per la gestione della Fase 3 dell'emergenza Covid-19, a parere degli interroganti, cancella con un colpo di spugna la parte della deliberazione della giunta regionale n. 1417 del 4 dicembre 2018 sulla somministrazione della RU486 in day hospital asserendo che «Le indicazioni ministeriali del 24 giugno 2010 “Linee di indirizzo sulla interruzione volontaria di gravidanza” e i pareri del Consiglio superiore di sanità del 18 marzo 2004, del 20 dicembre 2005 e del 18 marzo 2010 ribadiscono la necessità di “regime di ricovero ordinario”»;

   quindi, tra le molteplici conseguenze dell'epidemia di Covid-19, in Umbria, le donne che decidono di interrompere la gravidanza in modo farmacologico saranno costrette, da ora in poi, al ricovero ordinario e non più in day hospital con tutto ciò che comporta in un periodo di pandemia;

   tale decisione mette, ancora una volta, in discussione il diritto della donna di poter interrompere la gravidanza complicando in maniera strumentale l'accesso all'interruzione di gravidanza farmacologica, rendendo più difficile la vita delle donne, la loro libertà e, la loro autodeterminazione;

   la decisione della giunta regionale di obbligare la ospedalizzazione per almeno tre giorni, rendendo volutamente ad ostacoli il percorso per ottenere l'opzione farmacologica, aumenta non solo le spese del sistema sanitario regionale ma anche, in epoca Covid, la difficoltà di reperire posti letto con la conseguenza di allungare la lista di attesa rendendo concreta la possibilità di andare oltre il tempo consentito per praticare l'interruzione di gravidanza farmacologica;

   la stessa Società italiana ginecologi ed ostetrici (Sigo) ha espresso, nell'aprile 2020, il suo parere favorevole ad una maggiore diffusione dell'aborto farmacologico, a tutela della salute e dei diritti delle donne, che rischiano di essere negati non solo a causa dell'emergenza sanitaria in corso ma anche, ora, dall'atto compiuto della giunta umbra;

   la legge n. 194 del 1978 consente ad ogni donna la possibilità di richiedere l'interruzione volontaria di gravidanza (Ivg) entro i primi 90 giorni di gestazione per motivi di salute, familiari, sociali, economici e, la pillola RU486, assunta nei primi mesi di gravidanza consente l'aborto con metodo farmacologico in alternativa all'interruzione di gravidanza praticata chirurgicamente;

   inoltre, nell'attuale crisi sanitaria da Covid-19, dove la revisione di ogni prassi ospedaliera e la riconversione di alcuni reparti per far fronte all'emergenza ha causato gravi problemi nell'esercizio del diritto all'interruzione volontaria di gravidanza, si rischia che tale interruzione non può essere svolta in sicurezza o non rispettando i tempi previsti dalla legge n. 194 del 1978, ledendo così il diritto delle donne ad interrompere volontariamente la propria gravidanza, poiché le Ivg, a differenza di altre procedure mediche-chirurgiche, non possono essere rimandate –:

   se il Ministro interrogato non ritenga doveroso ed urgente adottare le iniziative di competenza non solo in relazione alla delibera della regione Umbria che nega, di fatto, il diritto di poter interrompere farmacologicamente la gravidanza, specialmente in un contesto pandemico come quello attuale in cui le strutture ospedaliere sono concentrate nella cura dei casi positivi da Covid-19, ma anche per modificare le linee guida affinché sia garantita la somministrazione della pillola RU486 in regime di day hospital riducendo al minimo le ospedalizzazioni.
(5-04181)


   D'ARRANDO, LAPIA, NAPPI e SARLI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   la Presidente della Fondazione Aiom (Associazione italiana di oncologia medica), Stefania Gori, direttore del dipartimento di oncologia medica all'Istituto di ricovero e cura a carattere scientifico Sacro Cuore Don Calabria di Negrar (Vr), in rappresentanza di 300 associazioni di pazienti oncologici, ha lanciato l'allarme sul rischio di vanificare, a causa dell'emergenza da COVID-19, importanti risultati ottenuti nella lotta contro il cancro grazie alla prevenzione, anche secondaria;

   in Italia, nel 2019, le diagnosi di tumore sono state 371 mila, mille al giorno, ma durante il lockdown la pandemia ha bloccato screening, controlli periodici e moltissimi esami diagnostici, come ad esempio mammografie e Tac, con una diminuzione di 20 mila nuove diagnosi in due mesi;

   un dato molto preoccupante, in linea con quanto già registrato in alcuni Paesi europei, come ad esempio l'Olanda, e recentemente pubblicato su Lancet Oncology, che nel lungo termine rischia di compromettere la sopravvivenza, perché la diagnosi precoce cambia il destino delle persone;

   secondo quanto reso noto, i controlli periodici saltati sarebbero tra i 200 mila e i 300 mila e circa 600 mila gli interventi chirurgici rinviati (si veda l'articolo di Antonio Polito, «Controlli saltati, interventi rinviati. La crisi sanitaria dei malati di altro», Corriere della sera, 10 giugno 2020);

   secondo i dati di un'indagine condotta dalla Fondazione The Bridge, pubblicati il 28 maggio 2020 (www.ilsole24ore.com «Effetto Coronavirus, il 55% dei malati cronici ha difficoltà ad accedere alle visite»), il 55 per cento di chi presenta patologie croniche ha avuto difficoltà ad accedere ad accertamenti ed esami e il 65 per cento ha dichiarato di aver avuto tempi di attesa più lunghi. Solo in oncologia ci sono 4 milioni di prestazioni arretrate da erogare;

   si tratta di una situazione che, a medio/lungo termine, potrebbe registrare rilevanti conseguenze sanitarie –:

   se il Ministro interrogato non ritenga di adottare opportune ed urgenti iniziative, per quanto di competenza, perché siano erogate le prestazioni citate in premessa in lista d'attesa e non effettuate a causa dell'emergenza sanitaria da COVID-19.
(5-04185)

Interrogazioni a risposta scritta:


   CARNEVALI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   il farmaco talidomide produce un effetto teratogeno scientificamente accertato;

   tra la fine degli anni Cinquanta e l'inizio degli anni Sessanta del secolo scorso, tale farmaco fu venduto anche in Italia;

   l'assunzione di talidomide in gravidanza causò centinaia di casi di focomelia, amelie, anomalie agli arti superiori di vario grado, anomalie agli arti inferiori, altri danni alle orecchie, agli occhi, agli organi interni, ai genitali, e al cuore, nonché altri molteplici danni a vari distretti senza esclusione dei singoli tessuti e degli organi;

   il diritto alla salute è protetto dalla Costituzione come ambito inviolabile della dignità umana;

   nel 2007 lo Stato italiano, con grave ritardo rispetto agli altri Paesi europei, ha ammesso la propria responsabilità per non aver esercitato la funzione di controllo su medicinali prodotti con talidomide;

   l'articolo 2, comma 363, della legge 24 dicembre 2007, n. 244, riconosce l'indennizzo disciplinato dall'articolo 1 della legge n. 229 del 2005 «ai soggetti affetti da sindrome da talidomide, determinata dalla somministrazione dell'omonimo farmaco», nelle forme dell'amelia, dell'emimelia, della focomelia e della micromelia;

   l'articolo 31, comma 1-bis, del decreto-legge 30 dicembre 2008, n. 207, convertito dalla legge 27 febbraio 2009, n. 14, attribuisce l'indennizzo ai soli soggetti, affetti dalle patologie sopra indicate, nati negli anni dal 1959 al 1965;

   in attuazione di tale precetto, l'articolo 1 del decreto del Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali 2 ottobre 2009, n. 163, prevede la decorrenza dell'indennizzo dalla data di entrata in vigore della legge 24 dicembre 2007, n. 244, ovvero dal 1° gennaio 2008;

   l'articolo 21-ter, comma 1, del decreto-legge n. 113 del 2016, come convertito, ha riconosciuto la spettanza dell'indennizzo anche ai soggetti nati nell'anno 1958 e nell'anno 1966;

   per effetto di tale previsione, per i soli soggetti nati negli anni 1958 e 1966, la decorrenza dell'indennizzo viene fissata alla data di entrata in vigore della legge di conversione, ovvero a partire dal 21 agosto 2016;

   la Corte Costituzionale è intervenuta con sentenza n. 55/2019, nel giudizio di legittimità costituzionale dell'articolo 21-ter, comma 1, del decreto-legge 24 giugno 2016, n. 113, convertito dalla legge 7 agosto 2016, n. 160;

   secondo il giudice costituzionale, il legislatore avrebbe tutelato diversamente due situazioni identiche nei loro presupposti di fatto, creando tra le stesse una differenza di trattamento ingiustificata e irrazionale, contrastante con il principio di eguaglianza sancito dall'articolo 3 della Costituzione;

   la Consulta sottolinea la necessità che i due gruppi di destinatari del medesimo indennizzo, sia pur identificati in diversi atti normativi, siano trattati in modo eguale, anche quanto alla decorrenza del beneficio;

   al momento, nessun'azione risulta intrapresa in merito all'adeguamento della normativa vigente alla pronuncia della Corte, che ha riconosciuto alle vittime della somministrazione di tale farmaco nate nel 1958 e nel 1966 il diritto alla percezione degli arretrati dal 1° gennaio 2008 anziché dal 21 agosto 2016 –:

   se sia a conoscenza di quanto esposto in premessa e quali iniziative, per quanto di competenza, intenda assumere alla luce della sentenza n. 55/2019 della Corte Costituzionale, al fine di assicurare ai destinatari sopra indicati l'indennizzo cui hanno diritto.
(4-06036)


   CARNEVALI, MORGONI, RIZZO NERVO, SIANI, PINI e SCHIRÒ. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   l'Italia è il Paese che invecchia più velocemente e fra i più longevi a livello mondiale, dove la speranza di vita è salita a 83,4 anni e questo dato è secondo solo a quello del Giappone in cui l'aspettativa di vita è di 84 anni;

   in Italia nel 1983 la quota di over 65 era del 13,1 per cento, mentre oggi si attesta sui 22,3 punti percentuali a fronte di una media europea del 19,4 per cento. Questa percentuale è in costante incremento e si ritiene che, entro il 2050, il dato europeo si attesterà sul 28,5 per cento, mentre quello italiano supererà il 33 per cento;

   il rischio di sviluppare una malattia delle valvole cardiache cresce proporzionalmente con l'età. La stenosi aortica, la forma più comune di valvulopatia nei Paesi sviluppati, interessa tra il 2 e il 7 per cento degli over 65, mentre oltre il 13 per cento degli over 75 è affetto da una malattia valvolare cardiaca;

   questo può solo significare un aumento dei costi e delle spese per il Servizio sanitario nazionale se non saranno adottate per tempo specifiche politiche sulla prevenzione e la cura delle malattie valvolari cardiache;

   le valvulopatie sono dovute al deterioramento delle valvole del cuore, che, di conseguenza, non riesce più a pompare il sangue, creando danni che possono esser gravi portando alla necessità di interventi terapeutici e, nei casi più gravi, alla sostituzione della valvola nativa con una protesi, la quale è l'unica terapia con efficacia dimostrata;

   una diagnosi tempestiva di queste malattie è possibile. Basta auscultare il cuore con un fonendoscopio e procedere a successivi esami strumentali, come un elettrocardiogramma e un'ecocardiografia, o un consulto specialistico;

   le patologie valvolari, qualora non trattate o trattate tardivamente possono portare ad un grave deterioramento dello stato di salute del paziente, fino al decesso;

   durante l'emergenza Covid-19, la necessità di procrastinare i ricoveri elettivi, nonché la difficoltà e la diffidenza dei pazienti ad accedere a strutture ospedaliere, hanno generato una riduzione sensibile degli interventi terapeutici di trattamento delle patologie valvolari, che porterà inevitabilmente al ritardo nella risoluzione della patologia per pazienti sicuramente più fragili ed esposti a potenziali nuovi picchi pandemici;

   in Italia, inoltre, si assiste in questo periodo anche a una scarsità di capacità diagnostica che inevitabilmente contribuisce al sotto-trattamento dei pazienti che, spesso, muoiono senza sapere di aver contratto una patologia valvolare cardiaca;

   è necessario ridurre questo gap diagnostico attraverso un'azione specifica di screening –:

   se il Governo non ritenga opportuno adottare iniziative per accertare l'entità del sotto-trattamento dei pazienti affetti da malattie valvolari cardiache anche attraverso studi epidemiologici, al fine di intraprendere azioni per ridurre il numero delle mancate diagnosi anche attraverso programmi di comunicazione e attività di formazione per i medici di medicina generale;

   se sia nelle intenzioni del Governo quella di monitorare l'impatto che la pandemia ha avuto sui livelli di trattamento delle patologie valvolari cardiache, adottando, se del caso, iniziative, in raccordo con le regioni, per porre in atto correttivi adeguati rispetto a eventuali ritardi nel trattamento dei pazienti.
(4-06056)


   PEZZOPANE. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   ad ogni «nuovo» focolaio c'è una immediata caccia all'«untore» e, ultimamente, più volte i giovani medici sono stati additati di trasmettere il virus, salvo poi essere smentiti da indagini epidemiologiche adeguate;

   nell'Asl 1 della regione Abruzzo, tutti i pazienti che ad oggi entrano negli ospedali sono sottoposti ad esami strumentali di approfondimento per escludere l'esposizione al Covid-19, mentre gli operatori sanitari, invece, a tutt'oggi, non sono sottoposti ad alcuna indagine;

   a Federspecializzandi e Fimmg Formazione hanno denunciato tale gestione superficiale della Fase 2 e si sono messi a disposizione per effettuare in autonomia, con l'ausilio dei colleghi in servizio, presso le Usca, tamponi ed esami sierologici;

   purtroppo, ad oggi, non hanno ricevuto nessun feedback da parte della Asl 1 Abruzzo e, sia i pazienti che gli operatori, continuano a rischiare l'esposizione al Covid-19 proprio all'interno dei presìdi ospedalieri –:

   se il Ministro interrogato non ritenga doveroso, adottare iniziative, per quanto di competenza, in relazione all'operato della regione Abruzzo per chiarire la vicenda e trattare adeguatamente tutti gli operatori sanitari con tutti i sistemi di prevenzione necessari.
(4-06059)


   CIRIELLI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   secondo recenti ricerche dell'Università statunitense «Johns Hopkins» la pandemia da Covid-19 ha provocato, a livello mondiale, oltre 400 mila morti ed il numero delle persone contagiate supererebbe gli otto milioni;

   in molti Paesi – come l'Italia, la Spagna e la Francia – il tasso di contagio sta gradualmente rallentando, mentre in altri – quali il Sudamerica, il Medio Oriente e l'Africa – continua ad aumentare velocemente, a dimostrazione del fatto che la pandemia non si è ancora arrestata;

   recenti studi nazionali e internazionali, inoltre, adombrerebbero che molte persone guarite dal virus potrebbero in realtà essere ancora portatori della carica virale rimasta latente nell'organismo con conseguente rischio di ricadute e contagi;

   tali studi, infatti, troverebbero riscontro anche in numerose segnalazioni – che giungono dal Giappone, dalla Corea, dall'Europa e finanche dall'Italia – secondo le quali numerosi pazienti – tra cui lo stesso interrogante – giudicati guariti dopo aver eseguito due tamponi di controllo, sono risultati poi nuovamente positivi al Covid-19;

   ad oggi gli scienziati non sono ancora in grado di spiegare il fenomeno della cosiddetta «ripositivizzazione» appena sopra esposto, e molteplici rimangono le incognite legate alla natura del virus: non è dato ancora conoscere con certezza se la carica virale di un paziente ripositivizzato sia sufficiente a contagiare altre persone, né se la riemersione della malattia possa determinare eventuali effetti negativi sullo stesso paziente risultato nuovamente positivo;

   sarebbe, pertanto, doveroso, in questa «fase» di progressivo allentamento delle misure contenitive del contagio, supportate in ogni modo la comunità scientifica al fine di fare urgentemente chiarezza sul fenomeno della cosiddetta «ripositivizzazione», oltre che – più in generale – sulla natura stessa del virus;

   urge far luce su una serie di interrogativi che ruotano attorno al Coronavirus e, più precisamente, se quest'ultimo debba considerarsi una tipologia di virus latente, o se le tracce di virus rinvenute sui tamponi effettuati dopo la comunicata guarigione siano da considerarsi solo delle particelle geniche che l'organismo espelle di volta in volta, o ancora se i pazienti contagiati e poi guariti possano considerarsi definitivamente immuni;

   appare evidente che solo la piena conoscenza delle questioni sopra esposte permetterebbe di affrontare la malattia in parola e la sua diffusione con maggiore cognizione e consapevolezza, anche al fine di evitare un'eventuale ondata di ritorno dell'epidemia, quando i ritmi sociali avranno ripreso a pieno regime –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e, considerata la gravità degli stessi, quali urgenti iniziative di competenza abbia intrapreso per approfondire, anche mediante l'avvio di appositi studi di ricerca, sia per fini scientifici che epidemiologici, le circostanze esposte, al fine di tutelare la salute dei cittadini e prevenire ulteriori e più gravi conseguenze.
(4-06066)

SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazioni a risposta scritta:


   SABRINA DE CARLO. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   la pandemia mondiale da COVID-19 che ha colpito il nostro Paese ha evidenziato chiaramente aspetti migliorabili e criticità delle nostre regioni;

   come paradosso derivato dal lungo lockdown, diverse città del Friuli Venezia Giulia hanno incrementato gli introiti mensili, subendo, come conseguenza della chiusura delle frontiere con la vicina Slovenia, una positiva impennata di acquisti in alcuni comparti economici: benzinai e tabaccai hanno visto, infatti, raddoppiare i loro guadagni;

   la chiusura delle frontiere ha portato sollievo all'economia della regione in due settori fortemente colpiti dalla fiscalità di svantaggio, creando una nuova economia territoriale;

   l'introduzione dell'area «Freeeste» è stata accolta come un'opportunità di sviluppo e lavoro e l'entrata nel 2004 della Slovenia nell'Unione europea, da un lato, ha comportato un'apertura positiva delle frontiere e, dall'altro, ha creato una totale disparità fiscale con la regione, che negli anni ha subito perdite economiche sostanziali;

   il Friuli Venezia Giulia sta portando avanti ambiziosi progetti di rilancio economico e le Zes, (regioni geografiche dotate di una legislazione economica differente dalla legislazione in atto nella stessa nazionale di appartenenza), potrebbero in futuro essere un incentivo occupazionale e lavorativo di consistente importanza;

   la reintroduzione di una zona franca, con particolari sgravi fiscali, dovrebbe essere ritenuta necessaria in regioni di confine con Paesi con un costo della vita inferiore, poiché a giovarne sarebbe l'economia italiana tutta, con un giro d'affari ipotetico, interregionale e di confine –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti sopraesposti e se abbia intenzione di adottare le iniziative di competenza per rilanciare, attraverso un percorso concreto e condiviso, la reintroduzione di una «zona franca» in Friuli Venezia Giulia che dia l'opportunità ai cittadini italiani e di confine, di acquistare prodotti, rispettando criteri quantitativi di merce massimi esportabili, creando così una sponda di contrasto alla fuga di aziende all'estero.
(4-06043)


   TIRAMANI. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   se è comprensibile ed accettabile il periodo di disagio in cui tutti a vario modo sono rimasti coinvolti, lo è senz'altro meno ora che i servizi pubblici del settore postale hanno ricominciato a funzionare, sebbene con le opportune cautele;

   lunghe code si segnalano presso gli uffici postali in diverse aree del Paese, stessi disagi si segnalano davanti all'ufficio di Borgosesia, con difficoltà a prendere appuntamenti: tanti borgosesiani si lamentano del servizio ridotto che viene garantito in questi giorni di difficoltà per tutti;

   le difficoltà appaiono legate sia all'orario ridotto, attualmente sino alle 13,35, che obbliga gli utenti a concentrarsi davanti all'ufficio di via Vittorio Veneto in un lasso ridotto di tempo, sia alla mancata possibilità di fissare appuntamenti con il risultato che gli utenti cerchino di arrivare prima possibile, rimanendo in attesa nella speranza di riuscire ad entrare, con la malaugurata possibilità che diversi cittadini abbiano alla fine dovuto tornare a casa senza essere riusciti a fare le pratiche di cui avevano bisogno;

   le soluzioni attivate da Poste per cercare di rimediare ai disagi per i cittadini si sono rivelate insufficienti –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza della situazione e se non intenda intervenire, per quanto di competenza, nel più breve tempo possibile, presso Poste Italiane, al fine di assicurare la fruibilità per i cittadini di un servizio, che deve essere universalmente garantito, pur comprendendo la difficoltà del momento, consentendo di ampliare la possibilità di fissare appuntamenti unita ad un incremento dell'orario di apertura al pubblico sino ad un ritorno alla normalità.
(4-06047)


   PENNA, ADELIZZI, AMITRANO, DI STASIO, VILLANI, VARRICA e NAPPI. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   il decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34 (articolo 181, comma 3) ha previsto, al fine di favorire la ripresa delle attività economiche italiane rimaste sospese per fronteggiare l'emergenza epidemiologica da SARS-CoV-2, la semplificazione del regime autorizzatorio in materia di occupazione di suolo pubblico, ovvero di ampliamento delle superfici già concesse introducendo, a tal fine e per un periodo transitorio che va dal 1° maggio al 31 ottobre 2020, una procedura speciale per mezzo di un'istanza da inviare per via telematica all'ufficio competente dell'ente locale;

   la norma contenuta nel comma 3 dell'articolo 181 del decreto-legge n. 34 del 2020 introduce direttamente deroghe alle disposizioni statali e a quelle regolamentari già adottate dal comune ed è, pertanto, di immediata applicazione;

   l'Anci, con la nota di indirizzo relativa all'articolo 181 del decreto-legge n. 34 del 2020, Prot. n. 41/VSG/sd, chiarisce che «il combinato disposto dell'articolo 181 e dell'articolo 264 commi 1 e 2 in materia di semplificazioni dei procedimenti amministrativi e di ampliamento delle fattispecie oggetto di autocertificazione, introduce uno speciale procedimento autorizzatorio che pur non snaturato nella sua natura giuridica di procedimento fondato sulla verifica del possesso dei requisiti necessari in capo ai soggetti richiedenti potenzialmente aventi diritto al beneficio, ammette che ciò possa configurarsi anche nel caso di una domanda fatta con autocertificazione ex articolo 46 e 47 del decreto del Presidente della Repubblica n. 445»;

   pertanto, il comma 3 dell'articolo 181 del decreto-legge n. 34 del 2020, oltre a introdurre un beneficio economico, innova profondamente il procedimento autorizzatorio per l'occupazione di suolo pubblico, nella lettura in combinato disposto con l'altra norma del decreto contenuta nell'articolo 264, attraverso l'adozione di previsioni legislative di forte semplificazione dei procedimenti amministrativi;

   alcuni comuni, come ad esempio Roma, Bari, Milano, Bologna, Firenze, Lecce, Brescia, Padova, hanno già adottato le disposizioni previste all'articolo 181 del decreto- legge n. 34 del 19 maggio 2020 e, conseguentemente, predisposto la relativa istanza/modulo che prevede che sia allegata all'istanza medesima la sola planimetria in deroga al decreto del Presidente della Repubblica n. 160 del 2010 e alla normativa in materia di imposta di bollo di cui al decreto del Presidente della Repubblica n. 642 del 1972;

   comuni come Palermo (delibera di giunta n. 122 del 30 maggio 2020) e Napoli, invece, hanno stabilito che gli istanti devono allegare alla domanda di ampliamento di suolo pubblico, oltre ai documenti indicati nell'articolo 181 sopra citato, anche una perizia asseverata, con aggravio di costi sui titolari di imprese di pubblico esercizio e titolari di concessioni o di autorizzazioni concernenti l'utilizzo di suolo pubblico;

   la previsione della perizia asseverata, non prevista nel decreto «Rilancio», e da allegare all'istanza ex comma 3 dell'articolo 181 del decreto-legge n. 34 del 2020, si pone in contrasto con la finalità della norma de qua, che ha l'evidente scopo di semplificare la procedura amministrativa in essere e rispondere alle finalità socio-economiche eccezionali che si sono presentate a seguito della pandemia, attraverso l'adozione di misure atte a ristorare gli esercenti di pubbliche attività delle perdite subite a seguito del lungo periodo di lockdown –:

   se il Governo intenda adottare, anche in accordo con gli enti territoriali, delle linee guida, valide in tutto il territorio nazionale, per rendere esplicite agli enti locali destinatari delle previsioni normative citate, la ratio della norma e le sue finalità, tra cui la semplificazione amministrativa e la sburocratizzazione, scoraggiando l'adozione di procedure che aggravino l'iter autorizzatorio in materia di occupazione di suolo pubblico ovvero di ampliamento delle superfici già concesse e comportino un ulteriore aggravio di spese per gli italiani esercenti pubbliche attività.
(4-06058)

Apposizione di firme ad interrogazioni.

  L'interrogazione a risposta in Commissione Dara n. 5-03597, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 14 febbraio 2020, deve intendersi sottoscritta anche dalla deputata Lorenzoni.

  L'interrogazione a risposta orale Cenni e altri n. 3-01602, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 15 giugno 2020, deve intendersi sottoscritta anche dalla deputata Pezzopane.

Pubblicazione di testi riformulati.

  Si pubblica il testo riformulato della interrogazione a risposta scritta Silvestroni n. 4-05873, già pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta n. 349 del 28 maggio 2020.

   SILVESTRONI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro per le politiche giovanili e lo sport. — Per sapere – premesso che:

   alla fine del mese di gennaio 2020 è stato nominato presidente e amministratore delegato della società Sport e salute s.p.a., società in house del Ministero dell'economia e delle finanze, Vito Cozzoli, indicato a tale carica dal Movimento 5 stelle e già capo di gabinetto del Ministro dello sviluppo economico quando tale ruolo era ricoperto da Luigi Di Maio, all'epoca anche capo politico del medesimo Movimento;

   il 9 marzo 2020 la società guidata da Cozzoli ha pubblicato il bando per la nomina del proprio capo ufficio stampa, fissando la scadenza per la presentazione delle domande appena sette giorni più tardi;

   nel mese di aprile 2020 il presidente Cozzoli ha messo a bando ben sette posizioni: assistente esecutivo del presidente; responsabile relazioni istituzionali; responsabile program management office; responsabile tecnico dello staff del presidente; direttore infrastrutture, sistemi e ingegneria dello sport; amministratore delegato di ConiNet spa;

   non risulta all'interrogante che i relativi bandi siano stati emessi con la preventiva ricerca delle figure professionali all'interno della stessa società Sport e Salute, come prescritto dalla normativa vigente, e suscita altresì perplessità il fatto che poi siano stati pubblicati nell'area riservata del sito della società, in apparente spregio di qualunque principio di trasparenza, con il rischio di possibili abusi;

   per una di tali posizioni, come ventilato dalla stampa, potrebbe essere selezionato l'esponente del Movimento 5 stelle Daniele Frongia, attuale Assessore allo sport del comune di Roma nella Giunta guidata dalla pentastellata Virginia Raggi, il quale risulta aver partecipato alla call di Sport e Salute;

   attualmente è in corso la selezione di ulteriori 25 unità di personale, divise tra le aree del project management, dell'istruttoria dei progetti, del monitoraggio, della comunicazione sociale e marketing territoriale, amministrativa e legale, terminata la quale si avranno un totale di ventisei assunzioni in tre mesi di presidenza di Cozzoli;

   come per i bandi di concorso di aprile 2020 anche quelli la cui scadenza di presentazione delle domande era fissata tra il 20 e il 21 maggio 2020 non risulta all'interrogante che siano stati emessi con la prescritta preventiva valutazione delle professionalità già in servizio all'interno della società, e risultano anch'essi pubblicati nella sezione riservata del sito, dove li può trovare – e quindi candidarsi – solo chi è stato appositamente informato;

   sorprende constatare che in un momento di estrema difficoltà economica per aziende e autonomi vi siano, per alcune aree, disponibilità tali da poter garantire l'assunzione di ben 32 unità di personale;

   quanto sin qui esposto sembra all'interrogante delineare un sistema di assunzioni potenzialmente volto a favorire soggetti vicini agli esponenti pentastellati –:

   di quali elementi dispongano i Ministri interrogati in ordine a quanto esposto in premessa, se siano state rispettate tutte le normative vigenti nella selezione del personale per le posizioni lavorative di cui in premessa e se in ogni caso non intendano adoperarsi perché ne sia assicurato il rispetto.
(4-05873)

  Si pubblica il testo riformulato della interrogazione a risposta orale Cenni n. 3-01602, già pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta n. 357 del 15 giugno 2020.

   CENNI, SIANI, CIAMPI, CARNEVALI e BRUNO BOSSIO. — Al Ministro per il sud e la coesione territoriale, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dell'interno, al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere — premesso che:

   il lavoro irregolare in agricoltura, cui è associato il caporalato ma che vede anche altre forme di irregolarità contrattuale e retributiva, ha registrato una crescita costante negli ultimi 10 anni. In questa fase, le situazioni di irregolarità e la presenza di braccianti immigrati residenti in contesti privi di sicurezza igienico-sanitaria restano purtroppo una realtà, nonostante il lavoro che in alcuni contesti le istituzioni hanno svolto per chiudere «ghetti» e campi per lo più controllati dalla criminalità organizzata;

   la legge 29 ottobre 2016, n. 199, recante «Disposizioni in materia di contrasto ai fenomeni del lavoro nero, dello sfruttamento del lavoro in agricoltura e di riallineamento retributivo nel settore agricolo» ha introdotto norme per garantire una maggiore efficacia all'azione di prevenzione e contrasto, con significative modifiche al quadro vigente, prevedendo la repressione penale del caporalato e la tutela delle vittime e dei lavoratori agricoli;

   nonostante la normativa vigente, vengono comunque riscontrati periodicamente nel nostro Paese episodi di caporalato e di sfruttamento del lavoro nero in agricoltura. L'Eurispes ha infatti segnalato che il fenomeno coinvolge ancora circa 450 mila lavoratori nelle campagne italiane;

   l'emergenza sanitaria da COVID-19 sembra purtroppo non aver rallentato ma addirittura intensificato tali episodi, come anche denunciato dai media, dai sindacati e dalle associazioni impegnate a contrastare tale fenomeno. In particolare:

    nel mese di marzo del 2020 un giovane bracciante agricolo indiano, che si era ribellato all'imprenditore per il quale lavorava a Terracina, chiedendo dispositivi di protezione, è stato picchiato e ricoverato in ospedale;

    una recente inchiesta del giornalista Marco Omizzolo ha svelato che le organizzazioni criminali continuano ad utilizzare il mercato ortofrutticolo di Fondi (uno dei più grandi d'Europa) come strumento privilegiato per operazioni illecite di agromafia, sfruttamento del lavoro nero e traffico di droga;

    nei giorni scorsi sono state sequestrate dalla Guardia di finanza 14 aziende agricole, di cui 12 in provincia di Matera e due in provincia di Cosenza, per un valore di quasi 8 milioni di euro, e di 20 automezzi utilizzati per il trasporto dei braccianti agricoli reclutati. Secondo quanto emerge dalla stampa i lavoratori venivano chiamati «scimmie», fatti dissetare con l'acqua dei canali di scolo, sfruttati nei campi con turni di lavoro massacranti, per 80 centesimi a cassetta di agrumi;

    il 6 giugno 2020 si è tolto la vita a Sabaudia Joban Singh, bracciante indiano di 25 anni, impiegato da tempo in condizioni di grave sfruttamento nelle campagne circostanti (si tratta del tredicesimo suicidio tra i braccianti in nero negli ultimi tre anni);

    venerdì 12 giugno 2020 un cittadino senegalese, bracciante agricolo anch'esso sfruttato e costretto a vivere in condizioni non dignitose, è rimasto ucciso in un incendio nel rifugio improvvisato in cui viveva nella baraccopoli di Borgo Mezzanone, a Foggia. Si tratta della quarta vittima in un anno nel ghetto pugliese;

   appare quindi evidente che nonostante l'attuale impianto normativo, comunque utile per individuare e reprimere tale sfruttamento, sia altrettanto necessario intensificare le misure da mettere in atto per prevenire il caporalato e tutelare i braccianti in nero. È oggi infatti fondamentale sconfiggere questa piaga, contrastare le agromafie, sostenere il lavoro e le filiere legali, valorizzando ed incentivando al tempo stesso quelle imprese convinte che la qualità del lavoro in agricoltura sia un elemento fondamentale per il made in Italy –:

   se il Governo intenda assumere, in relazione a quanto espresso in premessa, iniziative urgenti al fine di rafforzare l'attuale quadro normativo per contrastare il lavoro nero e il caporalato e per salvaguardare la salute e la sicurezza dei braccianti agricoli, anche in relazione all'attuale emergenza sanitaria in atto.
(3-01602)

Ritiro di documenti del sindacato ispettivo.

  I seguenti documenti sono stati ritirati dai presentatori:

   interrogazione a risposta in Commissione Ferri n. 5-04020 del 21 maggio 2020;

   interrogazione a risposta scritta Silli n. 4-05833 del 26 maggio 2020;

   interrogazione a risposta scritta Novelli n. 4-05866 del 28 maggio 2020;

   interrogazione a risposta orale Frassinetti n. 3-01603 del 15 giugno 2020;

   interrogazione a risposta in Commissione Rizzetto n. 5-04169 del 15 giugno 2020.

Trasformazione di un documento del sindacato ispettivo.

  Il seguente documento è stato così trasformato su richiesta del presentatore:

   interrogazione a risposta in Commissione Carnevali n. 5-03432 del 27 gennaio 2020 in interrogazione a risposta scritta n. 4-06036.