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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Mercoledì 10 giugno 2020

ATTI DI INDIRIZZO

Risoluzione in Commissione:


   La XI Commissione,

   premesso che:

    la grave crisi economica ed occupazionale che si è abbattuta sull'Italia, in conseguenza della pandemia da COVID-19 e la conseguente e indispensabile interruzione di gran parte delle attività produttive, ha evidenziato ataviche fragilità sociali, nuove forme di diseguaglianza e profonde carenze del sistema italiano di welfare;

    come noto, il documento di economia e finanza 2020 (Def) prevede una contrazione del prodotto interno lordo pari a -8 per cento per il 2020 (nella nota di aggiornamento del Def di settembre 2019 era prevista una crescita del +0,6 per cento) e un rimbalzo del +4,7 per cento nel 2021. Dati sostanzialmente confermati anche dall'Istat, nelle sue previsioni sulle prospettive dell'economia italiana nel 2020-2021, evidenziando come la caduta del Pil sarà determinata prevalentemente dalla domanda interna al netto delle scorte (-7,2 punti percentuali) condizionata dalla caduta dei consumi delle famiglie e delle Isp (-8,7 per cento) e dal crollo degli investimenti (-12,5 per cento), a fronte di una crescita dell'1,6 per cento della spesa delle amministrazioni pubbliche, cui dovrà aggiungersi la flessione della domanda estera netta e delle scorte;

    sul piano occupazionale, le previsioni tendenziali considerano per l'anno in corso una contrazione dell'occupazione rilevata dalla contabilità nazionale e delle forze lavoro nettamente più contenuta di quella dell'economia reale e di poco superiore al 2 per cento, grazie al ricorso agli ammortizzatori della cassa integrazione straordinaria (Cigs) e soprattutto di quella in deroga, eccezionalmente estesa nel loro ambito di applicazione dai provvedimenti adottati dal Governo. Maggiore invece sarà la contrazione attesa per l'occupazione espressa in unità di lavoro equivalente (Ula) e per le ore lavorate, che non tengono conto degli ammortizzatori sociali, per le quali si prevede una riduzione rispettivamente del 6,5 e del 6,3 per cento. Il tasso di disoccupazione peggiorerà nel 2020 all'11,6 per cento, per recuperare parzialmente all'11,0 per cento nel 2021;

    per far fronte ai gravi effetti sull'occupazione e sui redditi dei lavoratori interessati dal blocco delle attività economiche e dal crollo della domanda, il Governo ha dovuto mettere in campo una serie di misure emergenziali, impegnando ingenti risorse finanziarie pari a oltre 17 miliardi di euro con il decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34, che si sommano ai quasi 8 miliardi di euro impegnati con il decreto-legge 17 marzo 2020, n. 18;

    nonostante queste ingenti risorse, l'impatto sui lavoratori è comunque pesante. Basti pensare che, per i lavoratori dipendenti – ovvero quelli che attualmente godono di un sistema di tutele più ampio ed articolato – è stato calcolato che il solo ricorso alla cassa integrazione per i mesi di aprile ha registrato un incremento dell'800 per cento, corrispondenti alla assenza completa di attività produttiva per oltre un milione e 100 mila lavoratori e una perdita di reddito e di potere d'acquisto di 2 miliardi di euro;

    ancora oggi, una vasta platea di lavoratori, soprattutto nell'ambito del lavoro autonomo e professionale, risulta del tutto priva di misure ordinarie e strutturali di sostegno del reddito in caso di perdita o riduzione del lavoro, anche a motivo della tradizionale correlazione genetica tra accesso agli istituti di tutela e tipologia contrattuale di riferimento, che invece dimostra, oggi, limiti significativi e produce evidenti effetti distorsivi nel sistema generale delle tutele;

    è di tutta evidenza che, al di là delle misure di carattere emergenziale adottate e che si potranno ulteriormente definire, anche grazie all'intervento e alle risorse approntate dall'Unione europea con il Piano Sure – quale sostegno per attenuare i rischi di disoccupazione in un'emergenza con uno specifico stanziamento di 100 miliardi di euro – è necessario avviare un'ampia operazione di revisione dell'attuale quadro normativo per arrivare alla definizione di un sistema di ammortizzatori sociali davvero universale, che ricomprenda tutte le tipologie di lavoratori e che sia basato sul principio della compartecipazione delle imprese e dei lavoratori al finanziamento;

    un significativo passo in avanti nella direzione dell'ampliamento delle categorie di lavoratori tutelati dai rischi di disoccupazione o di riduzione dell'attività lavorativa in costanza di rapporto di lavoro è stato realizzato con la riforma 10 dicembre 2014, n. 183, e, in particolare, con i corrispondenti decreti delegati 4 marzo 2015, n. 22 e 14 settembre 2015, n. 148;

    anche al fine di una revisione ed integrazione del quadro normativo, sarebbe auspicabile un'attenta verifica degli effetti prodottisi successivamente all'entrata in vigore dei citati decreti legislativi, così come previsto dall'articolo 1, comma 13, della richiamata legge n. 183 del 2014;

    per quanto concerne il mondo delle professioni, un ruolo fondamentale potrà essere svolto dalle casse di previdenza private, di cui al decreto legislativo 30 giugno 1994, n. 509, e al decreto legislativo 10 febbraio 1996, n. 103, per la definizione di misure di sostegno del reddito dei liberi professionisti iscritti, nonché per l'erogazione di prestazioni socio-assistenziali e di welfare ulteriori rispetto a quelle già praticate,

impegna il Governo:

  ad adottare iniziative per realizzare un sistema di protezione sociale che progressivamente, ma entro tempi certi e ravvicinati, assicuri a tutte le lavoratrici e a tutti i lavoratori titolari di contratti di lavoro subordinato e di lavoro autonomo o professionale, anche nella forma di collaborazione coordinata e continuativa, pure se occasionali, intercorrenti con datori di lavoro o committenti privati e pubblici, nonché alle lavoratrici e lavoratori che effettuino prestazioni di lavoro in ragione di contratti di tipo associativo, in caso di disoccupazione involontaria, anche per periodi dell'anno, e di contrazione dell'attività produttiva, trattamenti economici tali da assicurare loro un'esistenza libera e dignitosa, superando l'attuale situazione di frammentazione e disparità di tutela tra lavoratori;

  ad adottare iniziative per rivedere, in particolare, la disciplina in materia di protezione del reddito dei disoccupati, rafforzando Naspi e Dis-Coll e superando la frammentazione e le discriminazioni, per arrivare ad un unico strumento di disoccupazione, allungandone i periodi di fruizione ed escludendo ogni forma di décalage, in modo che la garanzia del reddito sia costante per tutta la durata dell'indennità, soprattutto per i lavoratori ultra-cinquantenni, e favorendo l'accesso all'indennità con requisiti ridotti per i lavoratori giovani;

  ad adottare iniziative per rimuovere il vincolo di non lavorare per i percettori di cassa integrazione o di altre forme d'integrazione salariale, a fronte di una riduzione non completa del beneficio e del mantenimento del rapporto di lavoro, anche per incentivarli ad acquisire nuove competenze;

  ad investire, anche sostenendo l'azione dei fondi interprofessionali, sulla formazione continua delle persone in cassa integrazione per l'aggiornamento delle competenze, in particolare sul digitale e sulla green economy, finalizzata a favorire la riorganizzazione dei processi produttivi e una coerente riqualificazione delle competenze professionali nonché la valorizzazione dell'occupabilità delle persone;

  ad adottare iniziative per definire strumenti di indennizzo e ristoro che riguardino tutte le categorie di lavoratori autonomi, ispirati a un criterio di progressività, prevedendo benefìci maggiori per soggetti con redditi bassi e con comprovato calo di attività, valutato su base temporale compatibile con le specifiche professionalità;

  ad adottare iniziative normative affinché anche gli enti di diritto privato di previdenza obbligatoria possano prevedere, per le diverse gestioni obbligatorie da loro amministrate, ulteriori forme di assistenza ai propri iscritti, da equiparare ai fini fiscali e contributivi a quelle corrispondenti del sistema pubblico.
(7-00495) «Serracchiani, Viscomi, Gribaudo, Lepri, Mura, Carla Cantone».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazioni a risposta scritta:


   PENNA, GRIPPA, PERANTONI, VILLANI, DEL SESTO, CASA, SARLI, MARTINCIGLIO, CIMINO e LOMBARDO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro per gli affari regionali e le autonomie. — Per sapere – premesso che:

   l'emergenza sanitaria da SARS-CoV-2 ha reso obbligatorio l'utilizzo quotidiano di dispositivi di protezione individuale (guanti, mascherine filtranti) al fine di tutelare la salute pubblica;

   la crescente domanda di tali dispositivi e l'attuale assenza di soluzioni operative finalizzate al loro corretto smaltimento potrebbe causare, nel volgere di poche settimane, una grave emergenza ambientale a causa del loro impossibile riciclo e del loro frequente abbandono;

   l'Istituto superiore di sanità con il parere n. 7198 del 4 marzo 2020, ha fornito le linee di indirizzo da adottarsi in materia di smaltimento di rifiuti, individuando anche le modalità operative per la gestione dei rifiuti urbani extra-ospedalieri da abitazioni di pazienti positivi al SARS-Cov-2 e non solo;

   attraverso il Fondo europeo di sviluppo regionale Fesr 2014-2020 e il Fondo di coesione sono stati stanziati 4,9 miliardi di euro per finanziare una politica di coesione per la gestione dei rifiuti e queste risorse potrebbero essere impiegate anche per altre priorità, quali la gestione del rischio di catastrofi o per assistenza sanitaria –:

   quali iniziative di competenza intenda promuovere il Governo per una programmazione di filiera sostenibile, concordata con le regioni e usufruendo delle risorse europee, al fine di rispondere, in maniera efficace ed efficiente, non solo alla domanda nel nostro Paese di dispositivi di protezione individuale (Dpi), ma soprattutto per garantire una gestione che permetta di recuperare tali materiali, anche attraverso una mappatura da svolgersi su base regionale.
(4-05962)


   SENSI e BRAGA. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   i sistemi di riconoscimento facciale sono sempre più diffusi nel mondo nonostante i dubbi che sussistono in merito alla loro efficienza e ai rischi per la privacy dei cittadini;

   l'utilizzo di questa tecnologia inizia ad essere sperimentata anche in Italia, in un quadro di tutele giuridiche non sufficientemente definito, nonostante il regolamento europeo sui dati personali, regolamento 2016/679 UE (Gdpr);

   il Comitato europeo per la protezione dei dati (European Data Protection Board – Edpb) ha soltanto di recente, il 29 gennaio 2020 adottato la versione definitiva delle linee guida sui trattamenti di videosorveglianza – Guidelines 3/2019 on processing of personal data through video devices – che chiariscono in quali termini il regolamento 2016/679 UE (Gdpr) si applichi al trattamento dei dati personali mediante dispositivi video e anche di raccolta di immagini fotografiche;

   in questa situazione, diversi comuni italiani, progettano di evolvere i loro sistemi di videosorveglianza in veri e propri sistemi di riconoscimento facciale, con l'utilizzo di dati biometrici;

   il comune di Como sembra essere tra quelli con il progetto più avanzato, come segnalato da diversi organi di stampa, da ultimo il sito Wired (https://www.wired.it) che ha dedicato alla discussa iniziativa una vera e propria indagine;

   il sistema di videosorveglianza comasco permette la visualizzazione in tempo reale di immagini, la funzione di riconoscimento facciale e quella di rilevamento automatico di loitering (bighellonaggio), di oggetti rimossi e tripwire (ovvero lo sconfinamento all'interno di un'area proibita);

   i server, gli access point, i firewall, le videocamere e la piattaforma software che gestisce il sistema di riconoscimento facciale sono prodotti dalla società cinese Huawei, mentre A2a si è occupata della configurazione del sistema e della posa in opera;

   il sistema permette anche di generare degli alert in caso di situazioni anomale, e il riconoscimento facciale – secondo quanto denuncia l'inchiesta di Wired – prevede la possibilità di «cercare un soggetto presente in una blacklist» e inviare alert in tempo reale;

   l'offerta tecnica di A2a Smart City sottolinea letteralmente come il sistema possa «rilevare facce per persone di colore bianco, giallo e nero» (letterale nei documenti, così Wired) ma nella valutazione d'impatto «postuma» non si tiene in considerazione il problema dell'invasività del riconoscimento facciale, dei rischi legati ai bias e ai falsi positivi insiti nella tecnologia stessa –:

   di quali elementi disponga il Governo in merito alle decisioni assunte dal comune di Como di installare un sistema di riconoscimento facciale e – nel caso fossero confermate – se le ritenga conformi alla normativa vigente;

   se non ritenga, in ogni caso, urgente adottare iniziative di competenza per uniformare le condizioni per il ricorso a dati biometrici, come definiti dal regolamento (Ue) 2016/679 (Gdpr), da parte degli enti territoriali, in particolare per le funzioni di polizia giudiziaria riservate alla polizia locale, oltre che per assicurare le necessarie garanzie a tutela dei diritti costituzionali dei cittadini.
(4-05966)

AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INTERNAZIONALE

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

III Commissione:


   MIGLIORE. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   in data 7 ottobre 2019 si è concluso il concorso bandito dal Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale per l'assunzione a tempo indeterminato di 44 funzionari da inquadrare nell'Area della promozione culturale (Apc) presso il Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale

   a seguito della pubblicazione, in data 20 dicembre 2019, della graduatoria dei 55 idonei e dei 44 vincitori si è proceduto, il 4 febbraio 2020, con la presa in servizio di questi ultimi;

   sulla base di quanto disposto dall'articolo 1, comma 314, della legge di bilancio n. 145 del 2018 sono state altresì autorizzate le assunzioni di ulteriori 100 unità per la terza area funzionale, anche mediante scorrimento delle graduatorie di concorsi già banditi;

   a seguito delle modificazioni normative intervenute con la legge n. 160 del 2019 è nuovamente possibile l'eventuale ricorso a graduatorie; di concorsi già banditi;

   in un comunicato della Uilpa del 16 maggio 2017, pubblicato a seguito del suddetto concorso, si fa riferimento alla richiesta da parte del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale di poter bandire nel 2018 concorsi per ulteriori 23 funzionari Apc;

   come evidenziato dal Piano della Performance 2019-2020 del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale, considerato che le unità appartenenti alle aree funzionali attualmente in servizio si sono ridotte di oltre il 30 per cento rispetto al 2007 e l'età media si è al contempo progressivamente innalzata, la necessità di reclutare nuovo personale di ruolo, giovane e motivato, rappresenta una priorità assoluta per il Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale;

   muovendo dalla considerazione che la valorizzazione del nostro patrimonio culturale e linguistico costituisce una risorsa fondamentale per il rilancio del Sistema Paese a seguito dell'emergenza COVID-19, il Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale ha assunto come sua priorità l'inserimento del turismo e della cultura all'interno di un piano di promozione internazionale in collaborazione con il Ministero per i beni e le attività culturali e per il turismo, per il quale il Governo ha già stanziato 50 milioni di euro e la cui partenza è prevista nei prossimi mesi –:

   se non si ritenga di accelerare uno scorrimento della graduatoria del concorso per funzionari dell'area della promozione culturale, al fine di assumere in tempi rapidi una variegata quantità di professionisti che possano dare il loro contributo al piano strategico per la ripartenza proposto dal Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale ed in tale contesto, se possa fornire una quantificazione delle unità da inquadrare nell'Area della promozione culturale a seguito dell'autorizzazione di ulteriori 100 assunzioni disposte dalla legge n. 145 del 2018.
(5-04145)


   DELMASTRO DELLE VEDOVE. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   la pandemia che sta inginocchiando il mondo è partita da Wuhan e il primo contagio risale al 17 novembre 2019;

   diversi medici cinesi hanno tentato di avvertire il mondo della letalità e diffusività del virus, ma il regime ha oscurato tali propalazioni, accusando tali medici di «sedizione» e sottoponendoli a interrogatori e a ritrattazioni come per Li Wenliang, deceduto il 7 febbraio 2020, che aveva tentato di avvisare la comunità internazionale ma è stato costretto a firmare una lettera in cui affermava di aver diffuso «false considerazioni» e di aver «gravemente disturbato l'ordine sociale»;

   il regime cinese ha assunto una strategia della «negazione». Il 7 gennaio 2020 Xi Jinping, secondo quanto riportato da diverse fonti stampa, era già a conoscenza della particolare modalità di diffusione del virus e solo il 20 gennaio 2020 le autorità cinesi comunicavano alle comunità scientifica internazionale la trasmissione da uomo a uomo;

   la stessa strategia è stata assunta, con gravissimo danno per la comunità internazionale, anche dall'Organizzazione mondiale della sanità che, ancora in data 12 gennaio 2020, affermava che non vi fossero prove della trasmissibilità da uomo a uomo;

   il 28 gennaio Xi Jinping incontrava il Direttore Generale dell'Oms Ghebreyesus per complimentarsi dell'eccellente lavoro;

   solo l'11 marzo l'Oms dichiarava apertamente la pandemia, a quattro mesi dal primo contagio;

   uno studio dell'Università di Southampton conclude che, con diverso contegno cinese, la pandemia sarebbe stata drasticamente ridotta dal 66 al 95 per cento;

   il think thank «Henry Jackson Society» ha stilato un rapporto, concludendo che la mancata comunicazione adeguata delle informazioni all'Oms ha violato il regolamento sanitario internazionale. La mancata divulgazione di dati sulla trasmissione da uomo a uomo per un periodo massimo di tre settimane e le informazioni errate sul numero dei contagi fra il 2 e l'11 gennaio 2020 costituiscono violazioni degli articoli 6 e 7 delle International Health Regulations;

   la Cina avrebbe consentito a 5 milioni di persone di lasciare Wuhan prima di imporre il blocco il 23 gennaio 2020;

   il rapporto suggerisce diverse sedi internazionali ove far valere le violazioni con contestuale richiesta di danni –:

   quale sia l'intendimento del Governo circa la possibilità di promuovere un'azione congiunta dell'Europa nei confronti della Cina o di intraprendere anche in via esclusiva un'iniziativa per accertare la fondatezza di eventuali danni da atti illeciti relativamente alla comunicazione per il contrasto al coronavirus e correlativamente, in caso di accertamento, per richiedere nelle opportune sedi internazionali il risarcimento dei relativi danni.
(5-04146)


   BILLI, ZOFFILI, FORMENTINI, COMENCINI, GIORGETTI, DI SAN MARTINO LORENZATO DI IVREA, GRIMOLDI, PICCHI e RIBOLLA. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   gli italiani iscritti all'Anagrafe degli italiani residenti all'estero (Aire) nella circoscrizione consolare di Madrid sono circa 107 mila, mentre in quella di Barcellona sfiorano i 70 mila;

   il totale degli italiani iscritti all'Aire nelle isole Canarie è passato, in dieci anni, dai 10.379 del giugno 2009 ai 32 mila di novembre 2019;

   i connazionali stabilmente residenti nell'arcipelago risultano essere in realtà oltre 50 mila, quasi il 100 per cento in più rispetto a quelli iscritti all'Aire;

   i turisti italiani di passaggio, suddivisi tra crociere organizzate e turisti individuali, sono circa 200.000 all'anno solo a Tenerife;

   negli ultimi mesi sono aumentati anche gli italo-venezuelani e gli italo-argentini, dei quali è difficile stimare il numero preciso;

   su ciascuna delle isole di Gran Canaria e di Tenerife è presente un console onorario, la cui funzione presenta forti limiti legali rispetto a quella di un console di carriera: a titolo di esempio, il console onorario non può rilasciare carte di identità; passaporti, documenti sostitutivi di emergenza, procure, documenti di viaggio, dichiarazioni di valore ai fini di studio;

   la Farnesina, sin dall'insediamento del precedente Governo, aveva deciso di avviare le procedure interne per istituire un'Agenzia consolare nelle Isole Canarie –:

   se non si ritenga ormai improcrastinabile adottare le iniziative di competenza per l'apertura di un ufficio consolare di carriera presso l'arcipelago delle isole Canarie, in particolare a Tenerife, al fine di poter gestire l'aumento esponenziale degli italiani iscritti all'Aire nell'arcipelago e offrire loro assistenza, tanto più in una situazione come quella causata dal COVID-19, che impedisce e rallenta gli spostamenti rendendo ancora più difficoltoso raggiungere il consolato generale di Madrid, che si trova a più di tre ore di volo.
(5-04147)


   PALAZZOTTO e PASTORINO. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   dall'ultima Relazione sulle operazioni autorizzate e svolte per il controllo dell'esportazione, importazione e transito dei materiali di armamento trasmessa dal Governo al Parlamento, nel capitolo di competenza del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale, si apprende che, nel corso del 2019, l'Italia ha concesso 59 autorizzazioni all'esportazione (per un valore di 63,3 milioni di euro) verso la Turchia; 10 autorizzazioni all'esportazione (per un valore di 105 milioni di euro) verso l'Arabia Saudita, e 47 autorizzazioni all'esportazione (per un valore di 89,9 milioni di euro) verso gli Emirati arabi uniti;

   nel capitolo di competenza dell'Agenzia delle Dogane, la Relazione dichiara, inoltre, che, nel corso del 2019, l'Italia ha effettuato 840 operazioni di esportazione definitiva (per un valore di 338.812.619 euro) verso la Turchia, 663 operazioni di esportazione definitiva (per un valore di 96.648.177 euro) verso l'Arabia Saudita, e 122 operazioni di esportazione definitiva (per un valore di 91.493.382 euro) verso gli Emirati arabi uniti;

   in data 26 giugno 2019 il Parlamento ha approvato una mozione che chiede al Governo di «adottare gli atti necessari a sospendere le esportazioni di bombe d'aereo e missili che possono essere utilizzati per colpire la popolazione civile e loro componentistica verso l'Arabia Saudita e gli Emirati arabi uniti»;

   in data 9 ottobre 2019 la Turchia ha avviato una offensiva nella Siria nordorientale –:

   se alcune delle autorizzazioni e/o operazioni verso la Turchia e l'Arabia Saudita e/o gli Emirati Arabi Uniti siano state concesse e/o effettuate dopo il 9 ottobre 2019 nel caso della Turchia e dopo il 26 giugno 2019 nel caso dell'Arabia Saudita e degli Emirati Arabi Uniti precisando, in caso positivo, le date, le tipologie di arma, gli operatori e gli importi.
(5-04148)


   QUARTAPELLE PROCOPIO. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   è in corso un appello per sostenere il rilascio dello storico russo Jurij Dmitriev, specialista della storia del gulag;

   il 13 dicembre 2016 Jurij Dmitriev è stato arrestato e accusato di produzione di materiale pedopornografico. Dmitriev è stato assolto con formula piena dalle accuse di pedofilia il 5 aprile 2018, dopo le numerose testimonianze a suo favore, sia dei testimoni chiamati dalla difesa, sia degli esperti chiamati a intervenire, che hanno stabilito, senza ombra di dubbio, l'innocenza dello storico riguardo all'accusa di aver prodotto materiale pornografico, l'assenza di tendenze pedofile in Dmitriev e la sua totale integrità mentale. Nel giugno 2018 la Corte Suprema della Carelia ha annullato il verdetto e ordinato un secondo processo. Dmitriev è stato nuovamente arrestato ed è attualmente in carcere in attesa di giudizio. Rischia una condanna fino a 15 anni in una colonia penale;

   a partire dagli anni Ottanta, Dmitriev ha lavorato sulla storia del Gulag e non si è solo limitato alla ricerca storica, ma anche a ricerche archeologiche sul campo per trovare i luoghi di sepoltura di molte vittime dei gulag e ha così scoperto, ad esempio, un luogo nascosto nel fitto delle foreste della Carelia, dove circa settemila vittime del Grande Terrore staliniano sono state fucilate e seppellite tra il 1937 e il 1938. Dmitriev è diventato una delle figure più importanti nel lavoro di preservazione della memoria delle vittime dei gulag, soprattutto in occasione delle giornate della memoria organizzate ogni anno a Sandormoch (il 5 agosto) e Krasnyj Bor (il 30 ottobre);

   il Gulag e la figura di Stalin sono oggi al centro di una «guerra di memoria» in Russia, in cui il passato torna ad agitare il presente. Anche l'identità delle vittime di Sandormoch viene oggi messa in discussione. L'arresto di Dmitriev e il processo a suo carico sono diventati un caso pubblico in Russia, scatenando l'indignazione di molti cittadini, che hanno avviato una campagna in suo favore –:

   se il Governo intenda esprimere il proprio sostegno all'iniziativa e perorare, nei rapporti bilaterali con la Russia e nei consessi multilaterali, il rilascio di Dmitriev e la possibilità di proseguire il suo fondamentale lavoro di ricerca e l'impegno sociale sulla storia e sulla memoria delle vittime del gulag.
(5-04149)


   LUPI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   dal 1997 Hong Kong è una regione amministrativa speciale cinese, fa parte della Cina ma possiede un sistema amministrativo diverso, uno statuto particolare d'autonomia negoziato tra la Cina popolare ed il Regno Unito;

   non sono ancora cessate le ingerenze di Pechino nelle vicende politiche della regione amministrativa speciale e le operazioni repressive sono proseguite con fermi ed arresti di numerosi attivisti democratici;

   il 24 maggio 2020 contro la nuova legge sulla sicurezza voluta da Pechino si schiera un'altra prima grande manifestazione e la polizia spara gas lacrimogeni contro chi si è riunito per protestare arrestando circa 200 persone;

   il leader democratico Joshua Wong ha chiesto che l'Unione europea imponga sanzioni alla Cina ed inserisca clausole legate al rispetto dei diritti umani a Hong Kong nei trattati commerciali che sta concludendo con la Cina;

   inoltre, con riferimento al nostro Paese, Wong ha sottolineato come non sia «sicuro che la Cina rispetti i suoi impegni e le promesse fatte nell'ambito degli accordi commerciali»;

   il 27 maggio 2020 Mike Pompeo ha certificato di fronte al Congresso americano che l'alto grado di autonomia di Hong Kong non esiste più, dichiarazione che apre la strada a sanzioni nei confronti della Cina;

   l'Assemblea nazionale del Popolo cinese ha approvato una risoluzione che dà mandato alla stessa Assemblea, attraverso il suo comitato permanente, di redigere il testo sulla legge della sicurezza;

   il Regno Unito, gli Usa, l'Australia e il Canada hanno firmato un comunicato di condanna congiunto che denuncia la violazione dei diritti internazionali da parte di Pechino;

   il 29 maggio 2020 l'Alto Rappresentante per gli affari esteri e la politica di sicurezza dell'Unione europea ha comunicato che «l'UE esprime grave preoccupazione per le misure adottate dalla Cina il 28 maggio, che non sono conformi ai suoi impegni internazionali e alla Legge fondamentale di Hong Kong. Ciò rischia di minare seriamente il principio “One Country Two Systems” e l'alto grado di autonomia della Regione amministrativa speciale di Hong Kong» –:

   quali iniziative il Governo intenda mettere in atto, nelle sedi internazionali e dell'Unione europea, per fare rispettare l'autonomia della Regione amministrativa speciale di Hong Kong, in riferimento alla dichiarazione congiunta sino-britannica del 1984, e per una riconsiderazione complessiva delle relazioni con la Cina popolare, in vista dell'adozione di possibili sanzioni.
(5-04150)

Interrogazione a risposta scritta:


   CIRIELLI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   il blocco delle frontiere disposto a causa dell'emergenza epidemiologica da COVID-19, avrebbe portato in auge la grave realtà relativa alle pratiche della maternità surrogata, conosciuta anche come «utero in affitto», purtroppo ancora consentita in molti Paesi;

   in virtù di tale pratica, nota anche come gestazione per altri (Gpa), una donna acconsente a mettere a disposizione il proprio corpo al fine di realizzare un progetto di genitorialità altrui a fronte di un corrispettivo economico, intraprendendo una gravidanza all'esito della quale il nascituro viene affidato a terzi committenti;

   è opinione universalmente riconosciuta che l'acquisto, la vendita ovvero l'affitto del corpo umano rappresentino atti di disposizione che umiliano la dignità umana e da sempre il nostro Paese si è contraddistinto, a livello europeo ed internazionale, per la lotta contro la mercificazione della donna e del neonato per garantire loro la massima tutela, prevedendo all'articolo 12, comma 6, della legge 19 febbraio 2004, n. 40, che «chiunque, in qualsiasi forma, realizza, organizza o pubblicizza la commercializzazione di gameti o di embrioni o la surrogazione di maternità, è punito con la reclusione da tre mesi a due anni e con la multa da 600.000 a 1 milione di euro»;

   le legittime limitazioni imposte dalla legislazione nazionale hanno, tuttavia, condotto migliaia di coppie a rivolgersi a cliniche, società di intermediazione, situate in Paesi esteri dove tale pratica è ancora consentita;

   da fonti di stampa nazionali ed europee si apprende che presso l'hotel «Venezia» situato a Kiev, in Ucraina, vi sarebbero circa 46 neonati nati da madri surrogate, in attesa di essere affidati ai genitori committenti, tra cui anche coppie italiane;

   la società «Biotexcom», agenzia per la maternità surrogata ubicata in Ucraina, avrebbe pubblicato sul proprio sito web le immagini ritraenti i neonati «ammassati come merce di scambio» in una stanza del suddetto hotel e il suo legale, avvocato Denis Herman, avrebbe lanciato un appello ai genitori committenti del seguente tenore: «genitori rivolgetevi ai vostri Ministri degli Esteri perché contattino il governo ucraino, in modo che vi sia concesso il ritiro in deroga al lockdown»;

   tale circostanza, unitamente alle strazianti immagini dei bambini nati da poche settimane, avrebbe sollevato l'indignazione di molteplici associazioni che si battono quotidianamente contro lo sfruttamento delle donne e dei bambini, in particolare contro la mercificazione del corpo della donna e del nascituro;

   tra tante, la «rete italiana contro l'utero in affitto» avrebbe inviato una missiva all'ambasciatore italiano in Ucraina, Davide La Cecilia, chiedendo di verificare le condizioni di salute dei bambini, di prelevarli dai depositi per essere affidati alle madri che li hanno partoriti o a famiglie affidatarie o che vengano dichiarati in stato di adottabilità e, soprattutto, di non concedere ai committenti alcun permesso speciale per recarsi a «ritirare» i bambini;

   la situazione prospettata è davvero drammatica anche, tra l'altro, in considerazione del fatto che tali minori sono privi di qualsiasi tutela giuridica e sociale in quanto non sarebbero ancora iscritti alla anagrafe poiché la normativa vigente in Ucraina stabilisce che i nascituri possono essere registrati entro 28 giorni dalla nascita, prevedendo in caso di ritardo, solo una «timida» sanzione pecuniaria, esigua rispetto all'imponente business che ruota intorno alla maternità surrogata –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti esposti in premessa e, considerata la gravità degli stessi, quali urgenti iniziative di competenza intendano adottare, anche nelle opportune sedi europee e internazionali, per risolvere celermente la situazione descritta e far sì che il Governo ucraino appresti la massima tutela nei confronti dei minori, alcuni dei quali sono biologicamente figli di cittadini italiani la cui situazione, a prescindere dalla vicenda, merita tutela sul piano umano.
(4-05967)

BENI E ATTIVITÀ CULTURALI E TURISMO

Interrogazione a risposta orale:


   MURA. — Al Ministro per i beni e le attività culturali e per il turismo. — Per sapere – premesso che:

  l'Autorità di sistema portuale Mare di Sardegna dispone di 94 milioni di euro per infrastrutture del porto industriale di Cagliari;

   le risorse non possono però essere spese a causa di un provvedimento di diniego della Soprintendenza all'abolizione di vincoli paesaggistici sulla spiaggia «La Plaja» che in realtà, già dagli anni '80, non esiste più;

   la Soprintendenza B.A.A.A., in data 16 febbraio 1991, ha rilasciato autorizzazione alla realizzazione del progetto del Porto Canale di Cagliari con apposizione di vincolo, ai sensi del decreto ministeriale 1° marzo 1967, per la presenza della spiaggia di La Plaja;

   il Tar Sardegna con sentenza 1093/1992 ha annullato il provvedimento perché la Soprintendenza avrebbe dovuto provvedere alla riduzione del vincolo, ai sensi dell'articolo n. 14 del regolamento di attuazione alla legge n. 1497 del 1939 invitando la stessa a motivare adeguatamente sulla compatibilità dell'opera con il «tipo» di vincolo imposto proprio in relazione all'entità della trasformazione della zona che con l'intervento si andava a realizzare;

   il Consiglio di Stato, con ordinanza 243 del 25 febbraio 1994, ha sospeso la sentenza del Tar consentendo che i lavori fossero «legittimamente eseguiti in forza di un espresso provvedimento che ha continuato a produrre i suoi effetti». È poi intervenuto con sentenza 22/2000 annullando definitivamente il provvedimento di autorizzazione paesaggistica e confermando le motivazioni di cui alla sentenza del Tar del 1992;

   i lavori sono così stati realizzati e con nota 22 giugno 2017, trasmessa all'Avvocatura distrettuale dello Stato e all'Autorità di sistema portuale Mare di Sardegna, la direzione marittima ha richiesto alla Soprintendenza che rilasciasse il parere di competenza nei tempi e modi opportuni senza ritardare ulteriormente la realizzazione dei lavori già approvati e finanziati;

   l'Avvocatura dello Stato con nota 11 luglio 2017 ha valutato la «fattibilità dell'intervento ora per allora stante l'eccezionalità della fattispecie» e si è espressa favorevolmente in merito alla riedizione dell'autorizzazione annullata;

   la direzione generale architettura e belle arti e paesaggio del Ministero per i beni e le attività culturali e per il turismo ha condiviso la posizione di cui sopra e ha stabilito che la stessa dovesse essere prodotta dal soggetto titolato e interessato, nel caso specifico e in base alle leggi, l'Autorità di sistema portuale del mare di Sardegna, che ha provveduto in tal senso;

   nell'agosto 2018 ha trasmesso al servizio tutela del paesaggio della regione autonoma della Sardegna la prevista relazione paesaggistica e poi ha indetto e tenuto in data 27 maggio 2019 una specifica conferenza di servizi ai sensi della legge n. 241 del 1990;

   la Soprintendenza ha espresso parere contrario agli interventi, nonostante il parere favorevole di tutti gli altri soggetti coinvolti nella conferenza di servizi per la riedizione dell'autorizzazione paesaggistica: capitaneria di porto, demanio, regione, comune e autorità portuale;

   gli interventi di infrastrutturazione realizzabili attraverso le risorse citate e resi impossibili a causa del diniego di cui sopra, consentirebbero al porto industriale di Cagliari di superare le attuali carenze e fragilità e di recuperare in termini di competitività rispetto agli altri porti del Mediterraneo;

   in questa specifica fase potrebbero essere condizione fondamentale per scongiurare la cessazione definitiva delle attuali attività di transhipment e il licenziamento di circa 750 lavoratori, fra diretti e indotto, e consentire in prospettiva l'insediamento di ulteriori attività e nuovi operatori, presso uno spazio portuale potenziato da un punto di vista infrastrutturale e dei servizi e quindi funzionale anche alla lavorazione delle merci, oggi solo movimentate –:

   se sia a conoscenza della situazione;

   quali iniziative intenda promuovere per addivenire al superamento del provvedimento di diniego che impedisce la realizzazione del piano di sviluppo dell'area portuale, senza peraltro produrre gli effetti di tutela, considerata l'insussistenza del valore paesaggistico, la spiaggia, a cui il vincolo si riferisce.
(3-01598)

Interrogazione a risposta scritta:


   BRAGA. — Al Ministro per i beni e le attività culturali e per il turismo. — Per sapere – premesso che:

   Noale è un comune italiano di 16.132 abitanti della Città metropolitana di Venezia in Veneto;

   la città di Noale in epoca medievale fu borgoforte costruito dai nobili Tempesta, sul Marzenego, all'incrocio delle antiche strade che collegavano Treviso a Padova e Mestre a Camposampiero. Si fa risalire al XIII secolo la realizzazione del castello, difeso da terrapieni e fossati e da due porte fortificate in muratura. La costruzione della rocca, nella sua forma attuale, fu avviata da Ezzelino da Romano nel 1245 e portata a termine dai membri della famiglia Tempesta dopo la sua morte. Il comune fa parte dell'Associazione Città Murate del Veneto;

   si evince da numerosi articoli di stampa e dalla rete, come ad esempio un articolo pubblicato da La Nuova Venezia il 15 febbraio 2020, che nell'area denominata «Ex-Lando» a pochissima distanza dalle citate mura storiche l'amministrazione comunale in carica, guidata dal sindaco Patrizia Andreotti, avrebbe intenzione di autorizzare, anziché previo strumento urbanistico attuativo, come previsto dallo strumento generale, tramite una richiesta di permesso di costruire in regime di «piano casa» (legge della regione Veneto n. 32 del 29 novembre 2013), la costruzione di «quattro palazzi, per altrettanti piani, in altezza per oltre 13 metri, per un totale di più di 40 unità immobiliari ed un volume complessivo circa 12.000 mc, in un lotto di 7.200 metri quadri»;

   un progetto giudicato da cittadini e libere associazioni locali, troppo impattante e del tutto decontestualizzato dal tessuto storico-urbano della città;

   il Ministro della pubblica istruzione pro tempore con il decreto ministeriale 13 agosto 1970, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale del 4 settembre 1970 n. 224, in forza della legge nazionale 29 giugno 1939, n. 1497, sulla «protezione delle bellezze naturali», decretò «di notevole interesse pubblico le zone comprendenti le strade immittenti al centro storico del comune di Noale», zona in cui ricade anche l'«area ex-Lando»; più precisamente si sancì che «dette strade, fiancheggiate da costruzioni tradizionali, debbano dare sempre la possibilità a che il complesso monumentale costituito dalle torri dominanti il predetto centro storico possa essere ammirato anche dai punti periferici del paese» –:

   se il Ministro interrogato, anche per il tramite degli uffici territorialmente competenti quali la Soprintendenza archeologia, belle arti e paesaggio per l'area metropolitana di Venezia e le province di Belluno, Padova e Treviso, ritenga compatibile con la tutela del complesso delle mura, così come dell'intero patrimonio storico paesaggistico di Noale, il citato progetto di nuova edificazione da realizzarsi nell'area denominata «ex Lando».
(4-05970)

DIFESA

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

IV Commissione:


   MARIA TRIPODI e D'ATTIS. — Al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:

   il Capo di Stato Maggiore della difesa, generale Enzo Vecciarelli, avrebbe individuato l'aeroporto militare di Amendola (Foggia) ove già stazionano i velivoli F35 a decollo convenzionale dell'Aeronautica militare – quale unico polo nazionale dei velivoli F-35B, a decollo verticale, sia della Marina militare che dell'Aeronautica militare. Tale scelta ha comportato l'interruzione dei lavori di ammodernamento della base aerea di Grottaglie della Marina militare, già in avanzato stato di realizzazione e progettazione, sottraendo all'indotto Jonico importanti risorse in un momento particolarmente delicato, a causa della vicenda relativa alla chiusura degli impianti ex ILVA, che ha avuto pesanti ripercussioni economiche per la provincia di Taranto;

   appare incomprensibile l'allontanamento degli F35-B della Marina militare, oltre che dalla loro naturale base di rischieramento (Grottaglie), anche dalla Portaerei Cavour (con sede a Taranto a solo pochi chilometri di distanza), cui sono indissolubilmente legati per lo svolgimento delle proprie missioni, comportando con ciò una ingente spesa annuale per ogni trasferimento dei velivoli della Marina militare per operare dalla propria unità;

   significativo è anche l'aspetto collegato alle ingenti perdite di sinergie operative e addestrative tra il nuovo velivolo F35-B della Marina militare e l'AV8 plus, di stanza a Grottaglie e destinato a lasciare il servizio operativo in concomitanza con l'acquisizione delle capacità operative del nuovo mezzo;

   sarebbe, pertanto, auspicabile riprendere i lavori di adeguamento della base di Grottaglie sia per non disperdere la sua trentennale vocazione di supporto alle Forze aeree della Marina militare sia per non penalizzare ulteriormente l'indotto tarantino, già duramente colpito dalla crisi dell'ex Ilva –:

   se non ritenga di valutare al meglio tutte al meglio tutte le implicazioni della scelta comprese quelle di natura economica e sociale, anche al fine di sanare le possibili congiunture negative derivanti dall'eventuale trasferimento da Grottaglie del Gruppo aerei imbarcati.
(5-04130)


   GALANTINO e DEIDDA. — Al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:

   il concorso interno straordinario per titoli ed esami bandito a mezzo decreto 31/d, pubblicato il 20 dicembre 2018 sul Giornale ufficiale della difesa ed avente ad oggetto la indizione di «concorsi interni straordinari, per titoli ed esami, per il reclutamento Marescialli delle Forze armate», ha stabilito l'ammissione alla partecipazione esclusivamente per il personale, arruolato ai sensi della legge n. 958 1986 e successive modificazioni e transitato in servizio permanente nei primi due concorsi utili per l'immissione nel ruolo Sergenti dell'Esercito, della Marina militare e dell'Aeronautica militare, nonché nei primi tre concorsi utili per l'immissione in ruolo dei Volontari in servizio permanente dell'Esercito, della Marina militare e dell'Aeronautica militare, rispettivamente ai sensi dell'articolo 35, comma 2 e dell'articolo 36 del decreto legislativo n. 196 del 1995, la cui ratio è ispirata al riordino dei ruoli militari;

   la commissione esaminatrice ha escluso alcuni arruolati ai sensi della citata legge n. 958 del 1986;

   i militari sostengono la tesi della illegittimità di tale esclusione, a loro giudizio conseguenza di un'errata interpretazione del bando. Infatti non si sarebbe tenuto conto che nel foglio matricolare dei militari esclusi vi fosse riportato chiaramente che erano stati arruolati ai sensi della legge n. 958 e transitati in servizio permanente dopo i 24 mesi di servizio da volontari con i primi 3 concorsi utili. A quanto consta agli interroganti, preciserebbero inoltre di essere stati esclusi dopo esser stati invitati a firmare un modulo contenente la dichiarazione di non essere stati arruolati con legge n. 958 del 1986;

   l'esclusione è stata motivo di numerose impugnazioni del bando dinanzi al Tar. In caso di soccombenza, l'Amministrazione potrebbe incorrere in un grave esborso economico a fronte delle numerose richieste di risarcimento del danno, oltre ad un grave danno all'immagine delle Forze armate;

   il Ministero della difesa in ordine alle interrogazioni parlamentari sullo stesso tema, si è espresso affermando che il concorso prevede un criterio di anzianità. Tuttavia, all'interrogante risulta che è stato ammesso al concorso il personale dell'Aeronautica e della Marina non arruolato con la legge n. 958, come specifica il bando, escludendo di fatto tale criterio –:

   se intenda assumere le iniziative di competenza al fine di permettere a tutto il personale militare in servizio, arruolato in forza della legge n. 958 del 1986, identiche progressioni di carriera già oggetto di numerosi procedimenti giudiziari bandendo eventualmente un nuovo concorso riservato a tale personale.
(5-04131)


   ERMELLINO e GIOVANNI RUSSO. — Al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:

   si apprende da fonti di stampa che in data 4 giugno, durante un incontro con il Comando logistico della Marina militare, è stato presentato il piano industriale per il quinquennio 2020/2025 che descrive le prospettive degli Arsenali di Taranto, La Spezia ed Augusta;

   per l'Arsenale di Taranto, secondo le tabelle contenute nel piano industriale illustrato dal Comando logistico della Marina militare ai sindacati, la carenza di personale raggiungeva al 31 dicembre 2019 il 40 per cento. In prospettiva, al 31 dicembre 2024 il dato salirebbe al 55 per cento e, aggiungendo l'effetto «quota 100», si assisterebbe a un ulteriore incremento fino al 70 per cento;

   secondo i calcoli delle organizzazioni sindacali, nello specifico FP, CGIL, CISL, FP e UIL, sarebbero necessari 861 nuovi lavoratori da inserire in organico, tra il 2020 e il 2025, al fine di sopperire alla carenza sopradescritta;

   secondo il disposto dell'articolo 1, comma 305, della legge 30 dicembre 2018, n. 145, il Ministero della difesa è autorizzato ad assumere per il triennio 2019-2021, con contratto di lavoro a tempo indeterminato, un contingente massimo di 294 unità di personale con profilo tecnico non dirigenziale, destinati all'area produttiva industriale, in particolare degli arsenali e degli stabilimenti militari;

   il 28 novembre 2019, nel corso della seduta delle Commissioni Difesa di Camera e Senato, il Ministro, in sede di audizione, rispondendo a una domanda del primo firmatario del presente atto in merito alle richiamate assunzioni di personale e al relativo bando, ha sottolineato che la questione era già all'attenzione della Funzione pubblica e che, in caso di ritardi sui tempi di espletamento della procedura, la Difesa avrebbe proceduto autonomamente, al fine di dare seguito alle assunzioni. Il Ministro ha inoltre specificato che sulla questione di Taranto era stato presentato un emendamento governativo al cosiddetto «pacchetto Taranto» per ulteriori assunzioni straordinarie di 315 unità presso l'Arsenale di Taranto:

   sul medesimo annuncio è intervenuto anche il Sottosegretario di Stato, Giulio Calvisi, in visita a Taranto, nel mese di dicembre 2019, confermando l'ipotesi delle ulteriori 315 assunzioni di unità di personale presso il suddetto Arsenale –:

   quali siano gli aggiornamenti relativi alle assunzioni di personale, previste dalla legge 30 dicembre 2018, n. 145, e dal «Pacchetto Taranto» descritti in premessa.
(5-04132)


   TONDO e MAGI. — Al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:

   in via delle Baleniere a Ostia è sito un immobile dell'Aeronautica militare occupato abusivamente da molte settimane da Casapound;

  diversi organi di stampa fanno riferimento al sostegno assicurato da Roberto Spada alla formazione Casapound in occasione delle elezioni a Ostia;

   militanti di Casapound hanno anche aggredito il sindaco Raggi in occasione di una sua visita del quartiere;

   dalla stampa quotidiana risulta che l'occupazione sia stata possibile in ragione di possibile incuria dell'amministrazione della Difesa, tanto che la Corte dei conti ha aperto un fascicolo per danno erariale;

   è urgente porre fine all'occupazione abusiva –:

   se non intenda dar corso senza indugio allo sgombero dell'immobile in via di autotutela ai sensi dell'articolo 823 del codice civile, per il ripristino della legalità.
(5-04133)


   FERRARI, FANTUZ, TOCCALINI, BONIARDI, PICCOLO, PRETTO, ZICCHIERI e CASTIELLO. — Al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:

   la Difesa italiana ha in corso d'esecuzione un programma pluriennale di acquisizione di armamenti che concerne l'acquisto di 90 velivoli F-35 nelle due varianti A e B, nella proporzione di 60 a 30;

   gli F-35 B sono equamente ripartiti a loro volta tra Aeronautica e Marina militare, che dovrebbero riceverne 15 a testa;

   gli F-35 B costituiranno la linea di volo imbarcata sulle due maggiori navi della Marina, la portaerei Cavour e la nave Trieste, la cui valenza operativa sarebbe significativamente ridotta qualora la fornitura non venisse completata nei tempi e nella misura attualmente previsti;

   la stampa ha dato notizia in febbraio 2020 di un'alterazione apportata nell'assegnazione degli F-35 B, che avrebbe comportato, dopo una lunga attesa, l'assegnazione del terzo apparecchio di questa versione, assemblato nel 2019 a Cameri, all'Aeronautica militare anziché alla Marina;

   incertezza grava anche sulla logistica dedicata, posto che il vertice militare interforze risulterebbe orientato a centralizzare nella base di Amendola il supporto di tutti gli F-35 che verranno acquisiti dall'Aeronautica e dalla Marina militare, mentre quest'ultima starebbe sviluppando proprie capacità a Grottaglie –:

   quali criteri vengano attualmente seguiti dal Governo nella ripartizione, nell'assegnazione e nella gestione della logistica degli F-35 B.
(5-04134)

ECONOMIA E FINANZE

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'economia e delle finanze, per sapere – premesso che:

   dal 1° luglio 2020 il limite all'utilizzo dei contanti passa da 3.000 a 2.000 euro, per abbassarsi a 1.000 euro a partire dal 1° gennaio 2022;

   una prima modifica alla normativa è stata apportata dalla legge n. 208 del 2015, comma 989 dell'articolo 1, che dispone la modifica dell'articolo 49, comma 1, del decreto legislativo n. 231 del 2007; successivamente un'ulteriore modifica è avvenuta per effetto del decreto-legge n. 124 del 2019, che all'articolo 18 novella il citato articolo 49 del precedente decreto n. 231 del 2007, a cui viene aggiunto il comma 3-bis, che così dispone: «A decorrere dal 1° luglio 2020 e fino al 31 dicembre 2021, il divieto di cui al comma 1 e la soglia di cui al comma 3 sono riferiti alla cifra di 2.000 euro. A decorrere dal 1° gennaio 2022, il predetto divieto e la predetta soglia sono riferiti alla cifra di 1.000 euro»;

   dal 1° luglio il «decreto fiscale» in relazione alla legge di bilancio 2020 prevede che il Pos (acronimo di Point of sale) diventi obbligatorio per tutti coloro che vendono beni e servizi con la coercizione di accettare pagamenti elettronici con carte di credito e bancomat;

   lo stesso, giorno entra in vigore anche il credito d'imposta sulle commissioni pagate per l'utilizzo del Pos da parte degli esercenti attività d'impresa, arti e professioni, con un valore pari al 30 per cento delle commissioni addebitate per le transazioni effettuate con pagamento da parte dei clienti mediante carte di credito, di debito o prepagate, come previsto dall'articolo 22 del decreto-legge n. 124 del 2019;

   il settore dei pagamenti elettronici e in modo particolare l'utilizzo del Pos è in forte crescita; si registra un aumento del 126,6 per cento nel periodo che intercorre dal 2013 al 2019, secondo Banca d'Italia;

   il 18 ottobre del 2019 al termine del vertice dell'Unione europea il Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, riferendosi ai pagamenti elettronici ha dichiarato che «ci siamo premurati per tempo di lavorare con tutti gli intermediari finanziari perché questa modalità digitale di pagamento non sia penalizzante per le commissioni, ho parlato con tutti i principali operatori e saranno parte integrante della partita. Andremo ad azzerare o ridurre sensibilmente le commissioni»;

   a febbraio 2020, prima dell'emergenza epidemiologica in Italia, ai sensi dell'articolo 126-sexies del Testo unico bancario il gruppo finanziario Nexi s.p.a. che fornisce servizi e infrastrutture per il pagamento digitale per banche, aziende, istituzioni e pubblica amministrazione, ha trasmesso alla propria clientela la proposta di modifica unilaterale concernente la variazione e rimodulazione dei corrispettivi previsti da contratto con ogni cliente;

   le condizioni economiche applicate dal gruppo Nexi all'esercente relative ai metodi di pagamento per il servizio acquiring di Nexi Payments s.p.a. registrano una diminuzione delle commissioni con i circuiti stranieri (UPI, JCB), dal 4,45 per cento al 2,29 per cento, ma un netto aumento di commissioni bancarie per i servizi normalmente utilizzati dagli italiani (Maestro, MasterCard, Visa, V pay) dallo 0,97 per cento all'1,24 per cento;

   inoltre, la comunicazione avvenuta per mezzo di posta elettronica informava la clientela che, entro data stabilita, la proposta si riteneva accettata in assenza di un espresso rifiuto e, nel caso del rifiuto, il cliente avrebbe dovuto recedere immediatamente dal contratto;

   il gruppo Nexi s.p.a. comunicava che la rimodulazione dei corrispettivi era causata dall'evoluzione del contesto economico e finanziario;

   il costo del denaro nello stesso periodo preso in considerazione da Nexi s.p.a. non ha registrato variazioni di rilievo, come conferma la Banca centrale europea;

   si è in presenza, ad avviso degli interpellanti, di una vera e propria tassa per i commercianti che si vedono costretti a pagare il 30 per cento in più di commissioni rendendo così inutile il credito d'imposta introdotto dal 1° luglio 2020 –:

   quali iniziative urgenti di competenza il Governo intenda adottare per contrastare questi ingiustificati aumenti.
(2-00833) «Lupi, Colucci, Sangregorio, Tondo, Schullian».

GIUSTIZIA

Interrogazioni a risposta scritta:


   CIRIELLI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   si apprende di una recente missiva della segreteria generale del sindacato autonomo di polizia penitenziaria (Sappe) trasmessa al Ministro della giustizia, ai sottosegretari di Stato ed alle autorità del dipartimento dell'amministrazione penitenziaria per le criticità riscontrate nello svolgimento del VI corso ispettori del corpo di polizia penitenziaria, bandito nel 2008 e che attengono principalmente all'aspettativa speciale e trattamento di missione, parametro stipendiale ex sovrintendenti capo, assegno ad personam e ricostruzione della carriera;

   la nota evidenzierebbe la sussistenza di una vera e propria odissea procedurale vissuta da 1.000 appartenenti al corpo di polizia penitenziaria, provenienti dai ruoli agenti/assistenti e sovrintendenti del corpo, che, vincitori del concorso, sono stati nominati vice ispettori in data 6 maggio 2019, undici anni dopo la pubblicazione del bando;

   nel corso degli anni ci sarebbero state numerose segnalazioni da parte dei candidati e del Sappe volte a sollecitare i vertici del dipartimento dell'amministrazione penitenziaria ad istituire un tavolo tecnico che, con spirito critico e costruttivo, valutasse una soluzione amministrativa e normativa volta a rifondere il gravissimo danno economico, soprattutto professionale, determinato dall'inerzia ingiustificata ed intollerabile posta in essere che ha causato una irragionevole durata del concorso, senza ottenere alcun riscontro valido;

   tali circostanze sono state oggetto di molteplici interrogazioni nel corso delle legislature succedutesi nel tempo ed indirizzate al Ministro interrogato, volte a conoscere le motivazioni degli incomprensibili e reiterati ritardi delle procedure concorsuali da parte dei vertici dell'amministrazione penitenziaria al fine di rimediare alla palese violazione dei principi costituzionali di buona amministrazione con atti legislativi che potessero riconoscere al personale risultato vincitore del concorso interno la retrodatazione della decorrenza giuridica della nomina a vice ispettore del ruolo ispettori del corpo di polizia penitenziaria, fissandola al 31 dicembre 2010;

   la nota del Sappe evidenzierebbe l'ulteriore criticità che a distanza di sei mesi dalla conclusione del corso di formazione, ai neo vice ispettori è stato comunicato di essere stati posti «ora per allora» in aspettativa speciale in virtù di una fantomatica «novazione del rapporto di lavoro», provvedimento peraltro mai notificato agli interessati, ne inviato alle organizzazioni sindacali e mai posto in visione ai dipendenti che, pertanto, hanno presentato formale richiesta di accesso agli atti ed estrazione copia;

   taluni avrebbero visto in siffatta decisione, intervenuta solo dopo la conclusione del corso, una sorta di ritorsione in danno del personale che ha legittimamente chiesto all'Autorità adita di verificare e quantificare il danno patrimoniale e professionale patito, posto che nelle precedenti cinque procedure concorsuali, dal 1990, il personale non era mai stato posto in aspettativa speciale in quanto la normativa di riferimento, il decreto legislativo n. 443 del 1992, differenzia il trattamento economico del personale che partecipa al concorso per l'accesso al ruolo di ispettori, distinguendo fra la procedura concorsuale esterna e quella interna;

   il provvedimento di aspettativa speciale «ora per allora» ha determinato la mancata corresponsione del trattamento economico di missione e una decurtazione del congedo ordinario;

   eccezioni sono state mosse anche in relazione alla mancata attribuzione dell'assegno ad personam corrispondente al trattamento economico più favorevole goduto prima della nomina a vice ispettore e corrispondente al parametro 131 della denominazione di sovrintendente capo coordinatore –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa, considerata la gravità degli stessi, quali urgenti iniziative intenda adottare per rimediare a quanto accaduto e continua ad accadere in danno dei 1.000 vice ispettori di polizia penitenziaria del VI corso di cui in premessa, individuando soluzioni concrete di ricostruzione della carriera, atteso che questo personale – per i reiterati ed ingiustificati ritardi delle procedure concorsuali da parte del dipartimento dell'amministrazione penitenziaria e della intervenuta età anagrafica – sono stati irrimediabilmente danneggiati nello sviluppo di carriera nel ruolo di ispettori.
(4-05963)


   FERRO, VARCHI e GALANTINO. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   una nuova aggressione si è consumata nei confronti della polizia penitenziaria nella casa circondariale di Catanzaro, dove un detenuto ha ferito tre agenti che sono stati costretti a ricorrere alle cure del pronto soccorso ricevendo una prognosi di 15 giorni ciascuno;

   l'aggressione sarebbe stata attuata da un uomo ristretto nel reparto di sorveglianza psichiatrica e non si tratterebbe di un episodio isolato, come dimostrano le ripetute aggressioni registrate negli ultimi mesi ai danni del personale di polizia penitenziaria;

   secondo quanto denunciato nella nota del Sappe, «A porre in essere comportamenti non consentiti è sempre lo stesso detenuto. Nonostante il Provveditorato sia stato sensibilizzato in merito a tale grave situazione, dall'ufficio deputato a valutare tali denunce, nessuna iniziativa concreta è stata mai posta in essere. Purtroppo gli effetti di tale inerzia, e non è la prima volta che si verifica, hanno comportato un'aggressione con una sedia da parte del detenuto e tre prognosi di 15 giorni ai danni degli agenti in servizio»;

   non si comprende l'inerzia dell'amministrazione penitenziaria, che, nonostante i ripetuti, costanti e purtroppo vani solleciti, ha aspettato l'ennesima aggressione per trasferire un detenuto che durante tutte le sue detenzioni si è caratterizzato per aggressioni violente e inaspettate ai danni degli agenti di polizia penitenziaria;

   già nel mese di dicembre, in occasione dell'ennesima aggressione ai danni di un agente i sindacati di categoria avevano denunciato le gravi carenze di organico nel penitenziario di Catanzaro, problema diffuso su tutto il territorio nazionale, dove a fronte della previsione ministeriale di 470 unità l'istituto può contare su 360 agenti; si registra la grave carenza di oltre il 50 per cento dei funzionari giuridico-pedagogici (cosiddetti «educatori»), di assistenti sociali, infermieri e dottori, a fronte, invece, di un aumento della popolazione carceraria di oltre 150 unità in più del previsto;

   in particolare, alla citata carenza di educatori si è cercato di porre temporaneamente rimedio con l'invio in missione di funzionari in servizio presso sedi distanti anche 100 chilometri, nonostante presso lo stesso provveditorato, che ha sede proprio nella città di Catanzaro, prestino servizio due funzionari giuridico pedagogici, di cui uno si occupa esclusivamente di formazione, l'altra in via principale di contenzioso, attività espletabili anche da altre figure professionali, a differenza, invece, dell'operato degli educatori negli istituti penitenziari, non demandabile ad altre figure professionali;

   è inaccettabile che gli agenti penitenziari, oltre a fronteggiare eccessivi carichi di lavoro, debbano lavorare con il rischio di subire aggressioni, sia fisiche che psicologiche –:

   se il Ministro sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e, considerata la gravità degli stessi, quali iniziative di competenza intenda adottare per accertare la sussistenza di eventuali profili di responsabilità in capo all'amministrazione penitenziaria;

   per quali motivazioni l'amministrazione penitenziaria, nonostante le ripetute aggressioni a danno degli agenti di polizia penitenziaria, non abbia tempestivamente provveduto a disporre il trasferimento del detenuto autore degli episodi di violenza;

   se e come si intenda affrontare il problema della gestione dei detenuti con disturbi psichiatrici che necessita di interventi non più rinviabili e delle aggressioni ai danni degli agenti di polizia penitenziaria, valutando, ad esempio, la possibilità di fornire alla stessa strumenti idonei a fronteggiare simili emergenze, anche attraverso la convocazione di un tavolo di lavoro con la partecipazione delle organizzazioni sindacali di categoria;

   per quali motivi alla carenza di educatori giuridico-pedagogici nella casa circondariale di Catanzaro si sia ritenuto di porre rimedio con l'invio in missione di funzionari in servizio presso sedi distanti, anziché richiamare i due professionisti in servizio presso lo stesso provveditorato del capoluogo di regione calabrese, impiegati, peraltro, per mansioni demandabili ad altri dipendenti.
(4-05972)


   GIANNONE. — Al Ministro della giustizia, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   diversi articoli di stampa riportano la notizia di un educatore di Porto San Giorgio accusato di maltrattamenti e violenza sui bambini, ospiti nella casa famiglia dove lavorava e di cui era il responsabile;

   «Quando perdeva le staffe, racconta il restodelcarlino.it, erano insulti, botte e maltrattamenti per i piccoli ospiti di quella casa famiglia»;

   nei guai è finito un 60enne per il quale è stata disposta la misura cautelare del divieto di avvicinamento al luogo di lavoro e ai minori ospitati nella struttura;

   l'indagine, continua l'articolo, effettuata dagli uomini della squadra mobile della questura di Fermo, ha preso il via dal monitoraggio continuo della sezione che si occupa dei reati sulle fasce deboli, innescato da una segnalazione. L'attività ha inizialmente consentito di raccogliere concreti elementi sui maltrattamenti nei confronti di alcuni degli ospiti minorenni della struttura, tutti bambini e ragazzini di età compresa tra i due e 15 anni –:

   se il Governo sia a conoscenza dei gravi fatti esposti in premessa e se non intenda adottare le iniziative di competenza, anche normative, per garantire azioni efficaci di controllo e di ispezione presso tali strutture, e circa le modalità di scelta del personale che lavora all'interno delle stesse, a tutela delle specificità dei diritti dei minori che, a vario titolo, incontrano i servizi delle comunità minorili;

   se il Governo non intenda adottare le iniziative di competenza per assicurare quanto previsto dalla normativa vigente in materia di servizi residenziali, considerato che il servizio di comunità deve garantire il rispetto di condizioni organizzative che costituiscono «requisiti minimi» per un'adeguata funzionalità della struttura, che per quanto concerne il personale, si traduce nella presenza di figure professionali psico-educative qualificate.
(4-05974)

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazione a risposta orale:


   CAPPELLANI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   l'annosa questione del «caro-voli» nelle tratte tra la Sicilia e Roma o Milano, è problema che come una «palla al piede» accompagna la Sicilia da sempre;

   tale problema risulta ancora più gravoso in un periodo, ma si potrebbe dire quasi un'epoca, segnata da una pandemia, in cui, da un lato, il potere di spesa degli individui è crollato, dall'altro sarebbe auspicabile un'accelerazione negli spostamenti degli uomini e delle merci;

   molte compagnie aeree cosiddette «low-cost» hanno sospeso i loro voli in conseguenza dell'evento pandemico, istituendo un monopolio di fatto di Alitalia;

   un biglietto aereo andata e ritorno Catania-Milano può arrivare a costare novecento euro, ossia lo stipendio di un lavoratore;

   la Sicilia, avendo una naturale vocazione turistica, viene doppiamente penalizzata da questi prezzi esorbitanti e assolutamente fuori mercato;

   rispetto alle altre regioni italiane la Sicilia è penalizzata nel settore dei trasporti privati e di impresa dall'impossibilità del trasporto su gomma per i collegamenti con il resto della nazione;

   questo è un problema che riguarda tutti i cittadini, di qualunque ceto sociale, appartenenti a qualsiasi categoria economica;

   la Sardegna, in tutto uguale sotto questo aspetto alla Sicilia, ha ottenuto le agevolazioni dei prezzi dei biglietti per i residenti grazie alla cosiddetta «continuità territoriale» –:

   se il Governo abbia attivato, con la solerzia che la questione richiede, tutti i canali di collaborazione, italiani ed europei, per garantire un'economia di libero mercato sui cieli italiani, mettendo in grado le compagnie low-cost, di tornare a operare sulle tratte da e per la Sicilia;

   se il Governo abbia intrapreso tutte le iniziative di competenza necessarie in sostanza a calmierare i prezzi imposti da Alitalia in un mercato viziato, ad avviso dell'interrogante, da un monopolio di fatto;

   se il Governo abbia intrapreso tutte le iniziative di competenza tese a cancellare l'ingiusta e ingiustificabile disparità di normative tra la regione Sardegna e la regione Sicilia in tema di «continuità territoriale» con le agevolazioni che ne conseguono.
(3-01597)

Interrogazioni a risposta scritta:


   SCOMA e PAITA. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   il territorio trapanese è riuscito a fiorire, negli anni passati, grazie al lavoro e al funzionamento costante dell'aeroporto Vincenzo Florio, che ha trasformato l'intero assetto economico e lavorativo, permettendo la nascita di nuove attività produttive legate alla grande ed innata ricchezza culturale e turistica del territorio;

   negli ultimi quattro anni, un bando è stato vinto da Ryanair ed impugnato, in seguito, da Alitalia che ha, ovviamente, messo in fuga la compagnia irlandese low cost, limitandosi ad effettuare, seppur in maniera costante, due semplici tratte: Roma Fiumicino e Milano Linate. In questo modo Alitalia ha assunto, per l'intero territorio, un ruolo centrale e strategico sia per il settore turistico sia per la mobilità dei cittadini trapanesi;

   la provincia di Trapani risulta, ad oggi, isolata dal resto d'Italia, poiché si evidenzia da sempre un abbandono sia da parte di Ferrovie dello Stato italiane, per una tratta che porta dal capoluogo di regione a Trapani, sia da parte di Anas che, hanno contribuito, alla perdita economica patita dall'intero territorio;

   Trapani ed i ventitré comuni che formano l'intero territorio hanno subito una forte diminuzione del prodotto interno lordo territoriale, assistendo al fallimento di oltre 3.500 partite iva, affrontando una crisi economica epocale, vedendo crescere i disoccupati in maniera esorbitante ed assistendo ad un abbandona del territorio senza precedenti;

   in data 8 giugno 2020 Alitalia, con una nota, ha fatto sapere che abbandonerà il territorio trapanese, poiché le uniche due tratte fornite dalla compagnia di bandiera non sono più proficue e hanno subito, a fronte dell'emergenza COVID-19, una variazione di prenotazioni, presentando una perdita di oltre il 60 per cento rispetto all'anno precedente;

   Alitalia ha affrontato delle trattative con Airgest, società responsabile dell'aeroporto Vincenzo Florio, che non ha ritenuto possibile affrontare un ulteriore sforzo economico, mentre sarebbe stato più corretto avviare una fase di interlocuzione non soltanto con Airgest, società di gestione dell'aeroporto, ma anche con i 24 sindaci del territorio della provincia di Trapani, con la regione siciliana e con il Governo per trovare soluzioni alternative, finalizzate a garantire un servizio essenziale;

   il territorio trapanese risulta esser, ancora una volta, mortificato da scelte politiche ed economiche, a giudizio degli interroganti miopi tendenti a metter in ginocchio la già fragile economia post COVID-19;

   quali iniziative il Governo intenda intraprendere per non abbandonare il territorio trapanese, abbandono che impedirebbe così lo sviluppo e la ripresa economica dell'intera provincia, quali iniziative intenda adottare per salvare le rotte che connettono il territorio con Roma Fiumicino e Milano Linate, tramite lo scalo aeroportuale Vincenzo Florio, e quali iniziative di competenza intenda assumere nei confronti di Alitalia, compagnia di bandiera che, in questo caso, si è dimostrata irriguardosa nei confronti della provincia di Trapani.
(4-05959)


   LOMBARDO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   dopo un lungo periodo di lockdown che ha letteralmente paralizzato l'intero Paese, a pochi giorni dalla riapertura dell'aeroporto «Vincenzo Florio» di Trapani, la compagnia aerea Alitalia – a seguito di un breve incontro in videoconferenza con i dirigenti Airgest – ha comunicato la sua volontà di cancellare, a partire dal mese di luglio 2020, i voli che ogni giorno collegano l'aeroporto di Birgi con Roma Fiumicino e Milano Linate;

   la scelta di eliminare le tratte aeree annunciata da Alitalia rappresenterebbe l'ennesimo duro colpo inferto ad un aeroporto che negli ultimi anni ha subìto tagli importanti dei finanziamenti destinati al suo rilancio e ha visto progressivamente ridurre la sua funzionalità: l'abbandono dell'aeroporto di Birgi da parte della compagnia di bandiera significa per la Sicilia rinunciare definitivamente al progetto di sviluppo del territorio trapanese già fortemente penalizzato con conseguenze irrimediabilmente negative sulla precaria economia della provincia;

   nei prossimi giorni sono previste iniziative di protesta e il 17 giugno 2020 si terrà un'adunanza popolare presso l'aeroporto per manifestare contro una scelta che altro non fa che danneggiare il territorio e l'economia della Sicilia –:

   quali chiarimenti il Ministro interrogato, per quanto di competenza, intenda fornire al fine di individuare le effettive motivazioni del paventato abbandono da parte di Alitalia dell'aeroporto, di Trapani Birgi e quali iniziative utili intenda adottare nell'immediato per scongiurare a partire dal mese di luglio 2020 la cancellazione dei voli che collegano l'aeroporto trapanese con Roma Fiumicino e Milano Linate.
(4-05961)


   SODANO, PERCONTI, SCERRA, CIMINO, DAVIDE AIELLO, D'ORSO, PIGNATONE, MARTINCIGLIO, LOMBARDO, ALAIMO, LICATINI, PAPIRO, LUCIANO CANTONE e SAITTA. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   il viadotto Akragas, meglio conosciuto come viadotto Morandi, è un'arteria stradale tanto importante quanto contestata, per il suo impatto sul panorama della città dei templi, che collega Porto Empedocle ad Agrigento;

   progettato nel 1970 da Riccardo Morandi, nonché gemello dell'omonimo Ponte Polcevera o Morandi situato a Genova, è lungo all'incirca 3 chilometri;

   nel marzo del 2015, a causa di evidenti segni di cedimento della struttura portante, l'Anas decise di chiudere il transito per poter successivamente intervenire con opportuni lavori di manutenzione e di messa in sicurezza;

   riaperto nel 2017, tuttavia, a seguito di continue segnalazioni che denunciavano ancora un evidente stato di abbandono e di omessa manutenzione, è stato nuovamente chiuso in via precauzionale;

   tra l'altro, i piloni deteriorati ed arrugginiti poggiano su di una storica necropoli che si affaccia sulla Valle, patrimonio dell'Unesco;

   dopo circa mille giorni di chiusura al traffico persiste una situazione di stallo che alimenta un enorme malcontento tra chi, a gran voce, ne chiede la demolizione, stante il pericolo di crollo, e chi, d'altro canto, propone un progetto di ristrutturazione;

   Anas, proprietaria del tratto stradale, pare aver reso noto un piano di manutenzione straordinaria, il cui investimento complessivo è pari a circa 30 milioni di euro e il cui termine di realizzazione è fissato per la fine dell'anno 2021;

   la procura di Agrigento ha aperto un'inchiesta, purtroppo senza alcun risultato, diretta ad accertare se le omissioni ed i ritardi dei lavori di manutenzione abbiano contribuito a compromettere la stabilità dell'infrastruttura;

   nonostante le rassicurazioni di Anas, i lavori di messa in sicurezza e di ristrutturazione del ponte non sembrano, al momento, nemmeno iniziati;

   per quanto di conoscenza, la situazione del viadotto appare sempre più preoccupante costituita da ferri sporgenti dai piloni, infiltrazioni di acqua, incuria ed erbacce –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza di quanto riportato in premessa e quali ulteriori informazioni intenda fornire, per quanto di competenza, in relazione alle condizioni della struttura portante del viadotto e alla lentezza del proseguimento dei lavori;

   se e quali iniziative di competenza intenda assumere, anche tramite Anas, affinché possano sbloccarsi i lavori di ristrutturazione del ponte Morandi di Agrigento così da ripristinare la viabilità sul tratto interessato dal viadotto.
(4-05969)

INTERNO

Interrogazione a risposta in Commissione:


   CIAMPI, CENNI, CARLA CANTONE, SIANI, MURA, QUARTAPELLE PROCOPIO, DI GIORGI, INCERTI, CARNEVALI, BRUNO BOSSIO, ANDREA ROMANO, FRAILIS, VISCOMI, SENSI, SERRACCHIANI e GRIBAUDO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   il decreto-legge n. 113 del 2018 convertito dalla legge n. 132 del 2018 ha introdotto cambiamenti significativi all'interno del sistema di accoglienza per richiedenti asilo e rifugiati in Italia;

   in sintesi, tale decreto-legge ha abrogato il permesso di soggiorni per motivi umanitari, ha radicalmente trasformato il sistema Sprar e ha ridotto il sistema dei servizi garantiti ai migranti in difficoltà;

   a seguito dell'introduzione di tale modifiche è stata quindi ridotta notevolmente la qualità dell'accoglienza; è stato promosso un modello di orientamento dell'accoglienza verso grandi centri, a scapito di un'accoglienza diffusa; sono state quindi incrementate le situazioni di esclusione sociale e di vulnerabilità;

   è cresciuto notevolmente nel nostro Paese il numero dei migranti irregolari ed è aumentato il numero dei «senza fissa dimora»: secondo indagini recenti i cosiddetti «decreti Sicurezza» varati dall'ex Ministro dell'interno Matteo Salvini (tra cui il citato decreto-legge 4 ottobre 2018, n. 113, ed il successivo decreto-legge 14 giugno 2019, n. 53) avrebbero già prodotto oltre 26.000 nuovi cittadini irregolari;

   attualmente in Italia il 60 per cento delle persone che si prostituiscono lo fanno perché costrette dalle organizzazioni criminali. Le vittime dello sfruttamento sessuale in Italia riguardano circa 70 mila donne, il 90 per cento straniere ed una su 10 minorenne;

   secondo il rapporto di ActionAid pubblicato nel mese di aprile 2020 i «decreti sicurezza» colpirebbero in particolar modo le giovani entrate illegalmente in Italia negli anni scorsi: stabilendo il rigetto della richiesta di asilo avanzata da chi ha in esecuzione già un provvedimento di espulsione, quest'ultime infatti non hanno la possibilità di presentare nuove richieste e non c'è il tempo di indagare sulle loro storie di sfruttamento. I decreti, inoltre, non solo abrogano il permesso di soggiorno per motivi umanitari, prima concesso anche in ragione delle violenze subite nei Paesi di transito, ma i richiedenti asilo e i beneficiari di protezione umanitaria non potendo più accedere al sistema ex Sprar sono costretti a rivolgersi ai Centri ordinari, Cas e Cara: affollati, privi di personale qualificato e programmi di inclusione. L'eliminazione dell'obbligo di denuncia da parte della vittima di tratta per ottenere il permesso di soggiorno depotenzia, inoltre, l'articolo 18 del Testo unico sull'immigrazione che prima le tutelava;

   circa l'80 per cento vittime della tratta delle schiave in Italia sono nigeriane e recentemente alcune inchieste giornalistiche hanno rivelato come lo sfruttamento della prostituzione sia legato (soprattutto per le vittime provenienti dall'Africa a causa dei legami sempre più stretti tra Camorra e Mafia nigeriana) alla vendita di organi come reni o cornee che le giovani donne sarebbero costrette a cedere per sopravvivere, non avendo più alcuna alternativa per fuggire dai propri aguzzini e regolarizzare la propria condizione;

   emerge quindi chiaramente come i vuoti normativi e le lacune dell'accoglienza innescate dai citati «decreti sicurezza» stiano causando effetti controproducenti: accrescono il numero di migranti irregolari e nell'impossibilità di essere regolarizzati; arricchiscono le associazioni criminali sia nel nostro Paese che all'estero, promuovendo una filiera diretta di illegalità e di sfruttamento difficilmente contrastabile e causano migliaia di soprusi, violenze e vittime tra la colpevole indifferenza dello Stato –:

   quali urgenti iniziative di competenza intenda assumere al fine di prevenire, contrastare e risolvere gli effetti controproducenti dei «decreti sicurezza» citati in premessa, relativi in particolar modo allo sfruttamento della prostituzione, alla vendita di organi e ai reati ad essa connessi, al fine di garantire il rispetto universale della salute e della dignità dei migranti, anche non regolari, presenti nel nostro Paese, e reprimere con efficacia le attività delle organizzazioni criminali che operano in Italia.
(5-04126)

Interrogazione a risposta scritta:


   BITONCI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   organi di stampa locali di Padova riportano la notizia secondo la quale il marocchino 40enne che aveva devastato alcuni mesi fa l'ufficio postale di Piove di Sacco, sarebbe stato visto e fermato in questi giorni dai carabinieri della stessa città padovana;

   il marocchino, in realtà, avrebbe dovuto essere rimpatriato a febbraio 2020, così come dichiarato allora da membri del Governo, ma a quanto si apprende, per non meglio specificate ragioni legate al COVID-19, il rimpatrio non sarebbe avvenuto e il marocchino sarebbe rientrato nella stessa Piove di Sacco –:

   se il Ministro interrogato non ritenga di dover approfondire le ragioni per le quali il giovane immigrato non è stato ancora rimpatriato e quali iniziative di competenza intenda adottare per accelerare l'immediato rimpatrio.
(4-05971)

ISTRUZIONE

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

VII Commissione:


   PICCOLI NARDELLI, DI GIORGI, ROSSI, CIAMPI, PRESTIPINO e ORFINI. — Al Ministro dell'istruzione. — Per sapere – premesso che:

   la legge n. 62 del 2000, nel definire il sistema nazionale di istruzione come costituito dalle scuole statali e dalle scuole paritarie private e degli enti locali, ha riconosciuto la parità formale tra le scuole statali e le scuole paritarie private e degli enti locali;

   nell'attuale situazione di emergenza da COVID-19 le scuole paritarie stanno attraversando una crisi, anche di natura finanziaria, dovuta all'aumento dei costi e ai problemi delle famiglie a sostenere il pagamento delle rette;

   i lavoratori delle scuole paritarie contribuiscono quotidianamente al funzionamento del sistema educativo, svolgendo un servizio pubblico fondamentale soprattutto per quanto riguarda il segmento della scuola dell'infanzia;

   l'importanza del servizio svolto e garantito dalle scuole paritarie è stato, negli ultimi anni, oggetto di varie iniziative politiche: la legge n. 232 dell'11 dicembre 2016 ha approvato un capitolo di spesa specifico di 539 milioni di euro e previsto un incremento del contributo per le scuole paritarie che accolgono alunni con disabilità; negli anni, è stato istituito un capitolo di spesa di 50 milioni di euro, destinato esclusivamente alla scuola dell'infanzia paritaria, e sono state introdotte con la legge cosiddetta buona scuola la detrazione delle rette e la possibilità di effettuare donazioni alle scuole paritarie in cambio di un credito d'imposta pari al 65 per cento dell'importo;

   le misure avviate negli ultimi mesi, legate alla fase emergenziale, hanno contribuito a sostenere le scuole paritarie, assegnando 2 milioni di euro per le piattaforme e gli strumenti digitali e prevedendo un credito d'imposta delle spese di sanificazione;

   si ritiene urgente da parte dell'Esecutivo uno sforzo maggiore teso a riconoscere alle scuole paritarie il ruolo strategico nell'ambito del sistema nazionale di istruzione;

   nel corso dell'esame al Senato del decreto «Cura Italia» è stato presentato un ordine del giorno sottoscritto dal Gruppo Pd per riconoscere ai soggetti pubblici e privati, tra cui le scuole paritarie, comunali o private, un contributo forfettario mensile per ogni bambino, a compensazione delle mancate rette;

   si ritiene tale misura indispensabile per la sopravvivenza di una parte fondamentale del servizio educativo e della salvaguardia e tutela dei lavoratori, degli alunni e delle famiglie –:

   quali ulteriori iniziative urgenti il Ministro interrogato intenda adottare al fine di incrementare gli stanziamenti a favore delle scuole paritarie, tutelare il personale scolastico e garantire il servizio rivolto alle famiglie.
(5-04139)


   TOCCAFONDI e FERRI. — Al Ministro dell'istruzione. — Per sapere – premesso che:

   il Ministero dell'istruzione per la Toscana prevede, per l'anno scolastico 2020/21, 118 posti comuni docenti in meno, che comportano la soppressione di almeno cinquanta classi;

   la provincia di Massa Carrara risulta particolarmente penalizzata: come evidenziato dalle sigle sindacali i posti docenti passeranno da 2.139 a 2.105. Tale diminuzione comporterà dalle 20 alle 30 classi in meno;

   nell'intraprendere tali decisioni non si tiene conto di aspetti inerenti all'edilizia scolastica, che nella provincia di Massa Carrara ha spesso strutture inadeguate per contenere un numero elevato di studenti per classe ed, inoltre, non viene considerata la tipicità degli alunni della scuola dell'infanzia e della scuola primaria, caratterizzata da una presenza di partecipazione sensoriale nel processo educativo;

   la riduzione dei posti docenti non può essere giustificata con il calo demografico senza prendere in considerazione il contesto;

   a seguito della diffusione del COVID-19 è necessario che il numero degli alunni per classe diminuisca, per consentire il rientro degli studenti nelle aule ed occorre evitare un numero di presenze per classe lesivo del rispetto delle limitazioni sul distanziamento interpersonale, proprio in una provincia come Massa Carrara che è stata duramente colpita dalla pandemia. A tale riguardo, con la riapertura delle scuole a settembre, il Ministro interrogato non ha ancora diffuso le linee guida;

   il diritto alla salute e alla formazione di studenti e lavoratori può essere salvaguardato soltanto riducendo i numeri degli allievi per classe e mantenendo, quindi, lo stesso numero di posti docenti del precedente anno scolastico, garantendo al contempo la sicurezza all'interno delle classi e parità di trattamento nel numero di docenti tra le province toscane –:

   quali iniziative intenda adottare per garantire, per l'anno scolastico 2020/21, lo stesso numero di docenti dell'anno scolastico 2019/20 e, a tale riguardo, come intenda garantire parità di trattamento tra le diverse province toscane.
(5-04140)


   FRASSINETTI e MOLLICONE. — Al Ministro dell'istruzione. — Per sapere – premesso che:

   mercoledì 20 maggio 2020, durante la video conferenza organizzata dall'Anaps sui temi della scuola e del precariato, l'onorevole Giarrusso, parlamentare europeo del Movimento 5 Stelle, ha dichiarato pubblicamente che il Ministro dell'istruzione avrebbe confermato l'esistenza di un accordo Cei – Ministro dell'istruzione sul quale si intenderebbe basare il prossimo bando di concorso per gli insegnanti di religione;

   questo accordo non è mai stato presentato e discusso né nelle commissioni parlamentari competenti, né in altri contesti istituzionali;

   l'accordo non risulta essere stato discusso nemmeno con le regioni, che secondo la legge del 18 luglio 2003, n. 186, definiscono la dotazione organica dei posti per l'insegnamento della religione cattolica, appunto articolati su base regionale, il cui accesso ai ruoli avviene con il superamento di concorsi per esami e titoli indetti su base regionale –:

   se l'accordo esista e quale ne sia il contenuto, nonché quali siano state le modalità di definizione dello stesso e le motivazioni della sua riservatezza.
(5-04141)


   CASA, VACCA, GALLO, BELLA, CARBONARO, DEL SESTO, LATTANZIO, MARIANI, MELICCHIO, TESTAMENTO, TUZI e VALENTE. — Al Ministro dell'istruzione. — Per sapere – premesso che:

   il programma operativo nazionale (Pon) del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca, intitolato «Per la Scuola – competenze e ambienti per l'apprendimento», finanziato dai fondi strutturali europei contiene le priorità strategiche del settore istruzione e ha una durata settennale, dal 2014 al 2020;

   il programma è finalizzato a rafforzare la missione educativa del sistema scolastico su tutto il territorio nazionale innalzandone i livelli qualitativi e di efficacia;

   in particolare, il Pon 2014-2020 dispone di un budget complessivo di oltre 3 miliardi di euro, di cui 2,2 miliardi circa stanziati dal Fondo sociale europeo (Fse) per la formazione di alunni, docenti e adulti; 800 milioni dal Fondo europeo di sviluppo regionale per laboratori, attrezzature digitali per la Scuola e per interventi di edilizia;

   il Pon, inoltre, contribuisce fattivamente all'attuazione della Strategia dell'Unione europea 2020, oltre che agevolare l'Europa nel superare la profonda crisi emergenziale derivante dalla pandemia da COVID-19, colmando le lacune dell'attuale modello di crescita e trasformandola in un'economia intelligente, sostenibile e inclusiva caratterizzata da alti livelli di occupazione, produttività e coesione sociale;

   è perciò assolutamente necessario che una parte importante delle risorse del pacchetto del Recovery Fund proposto dalla Commissione europea per l'Italia, che ammonta a 172,7 miliardi di euro, venga destinata al settore scolastico per le finalità succitate ma anche in considerazione dell'elevata funzione sociale che in questo periodo emergenziale ha ricoperto;

   solo attraverso l'innalzamento dei livelli di istruzione e il rafforzamento di una scuola di qualità per tutti si sarà in grado di colmare il divario esistente fra le diverse aree del Paese, anche al fine di assicurare a tutti i giovani l'acquisizione di quelle competenze ritenute indispensabili per operare in una società sempre più complessa e globalizzata –:

   se ad oggi i fondi Pon 2014-2020 a disposizione delle istituzioni scolastiche siano stati utilizzati, in che misura e per quali finalità e a quale eventuale reimpiego siano finalizzati gli eventuali residui.
(5-04142)


   BELOTTI. — Al Ministro dell'istruzione. — Per sapere – premesso che:

   regnano ancora grande incertezza e confusione sui circa 17 mila candidati all'esame di Stato conclusivo del II ciclo di istruzione che si presentano da privatisti;

   si tratta di ragazzi o adulti che non arrivano dall'ultimo anno di scuola superiore, ma si sono preparati studiando a casa o negli istituti privati per recuperare gli anni perduti;

   per loro è prevista una procedura ad hoc per verificare la loro reale preparazione;

   tale verifica si svolge di solito nella prima metà di maggio per poi accedere all'esame di Stato con i candidati interni;

   quest'anno, a causa dell'emergenza sanitaria, la prova selettiva è saltata;

   in base al «decreto scuola», approvato il 6 giugno 2020 definitivamente anche dalla Camera, la prova selettiva si svolgerà dal 10 luglio in poi quindi tre settimane dopo la data di avvio della maturità, per fare l'esame di Stato nel mese di settembre;

   svolgere l'esame di Stato a settembre potrebbe essere un problema per molti privatisti, perché proprio in quel periodo si svolgono i test di ingresso all'università;

   nonostante il decreto preveda che i privatisti che non si sono ancora diplomati a settembre potranno comunque svolgere con riserva i test a numero chiuso, così come i concorsi, essi si troverebbero a dover preparare due o più esami nello stesso periodo, oppure potrebbe accadere che un candidato passi un test di ingresso ad una facoltà e si veda bocciato all'esame di Stato –:

   se il Ministro interrogato, in linea con le sue dichiarazioni circa il fatto che «nessuno verrà lasciato indietro», non ritenga opportuno adottare iniziative al fine di trovare una soluzione certa per i candidati privatisti.
(5-04143)


   FUSACCHIA. — Al Ministro dell'istruzione. — Per sapere – premesso che:

   l'attività integrativa didattica, ricreativa e sportiva che offrono i centri estivi organizzati dagli enti pubblici, dalle società sportive e dagli enti del terzo settore è determinante per la salute psicofisica dei giovani, soprattutto dopo le contraddizioni di un lungo «lockdown» che hanno acuito le lacune scolastiche e spesso costretto ragazze e ragazzi a casa con famiglie in difficoltà socio-economica;

   molte famiglie, comprese quelle in maggiore difficoltà, hanno bisogno di fare ricorso ai centri estivi comunali, come a quelli privati, autorizzati già dal 15 giugno 2020 secondo le linee guida allegate al decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 17 maggio 2020;

   il decreto-legge 8 aprile 2020, n. 22 (cosiddetto «decreto scuola») non prevede la riapertura in sicurezza degli istituti scolastici prima di settembre 2020, lasciando le scuole in attesa di capire come recepire le indicazioni di sicurezza del Comitato tecnico scientifico;

   a quanto si apprende anche a mezzo stampa, la stessa Ministra interrogata, a margine di un incontro con i rappresentanti degli enti locali avrebbe dichiarato che il Governo sta lavorando per coinvolgere gli istituti scolastici, con palestre e spazi aperti, nel sostegno alle famiglie durante i mesi estivi;

   sebbene anche il decreto-legge del 19 maggio, n. 34 (cosiddetto «decreto rilancio»), preveda alcune misure utili, si rischia di arrivare in ritardo rispetto alle evidenti necessità: alcuni comuni hanno già annunciato che non riapriranno le palestre e non si sta considerando che vi sono tempi minimi per – ad esempio – la promulgazione dei bandi, con il rischio evidente di arrivare ad una apertura dei centri comunali solo a fine luglio con il serio rischio di non fornire questi servizi integrati ai cittadini –:

   quali iniziative si intendano assumere per garantire dal 15 giugno 2020 e fino alla riapertura piena delle scuole la messa a disposizione delle palestre e di altri spazi, a partire dagli spazi aperti, degli istituti scolastici per attività sportive, di didattica integrativa e ricreativa di bambine e bambini, ragazze e ragazzi.
(5-04144)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazione a risposta in Commissione:


   LEGNAIOLI, CAFFARATTO, CAPARVI, DURIGON, GABRIELE LORENZONI, MINARDO, MOSCHIONI e MURELLI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   l'emergenza sanitaria dovuta al Covid-19 ha determinato grande apprensione fra gli operatori di centinaia di settori economici, a fronte del lungo e gravoso lock-down e delle conseguenze economiche derivanti, particolarmente gravose ed impattanti sull'intero sistema economico italiano;

   il presidente di Confindustria, Carlo Bonomi, ha definito «scioccanti per il mondo produttivo» le parole del presidente dell'Inps, Pasquale Tridico, pronunciate in una intervista dell'8 giugno 2020, sulle aziende che non riaprono, perché lo Stato copre l'80 per cento della busta paga e per pigrizia imprenditoriale;

   accanto al leader di Confindustria è scattata la protesta del mondo imprenditoriale, particolarmente toccato da queste dichiarazioni, alla luce anche della grave situazione economica e finanziaria che migliaia di imprese stanno attraversando;

   il professor Tridico non è nuovo a esternazioni infelici e, a parere degli interroganti, poco all'altezza del ruolo istituzionale che ricopre –:

   quali siano gli eventuali intendimenti in relazione alle dichiarazioni di cui in premessa e quali iniziative intenda concretamente adottare a sostegno di chi non riapre in fase post Covid-19.
(5-04129)

POLITICHE AGRICOLE ALIMENTARI E FORESTALI

Interrogazione a risposta in Commissione:


   UBALDO PAGANO. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 113-bis del regolamento (CE) n. 1234/2007, ha stabilito che i prodotti ortofrutticoli freschi, per poter essere commercializzati, devono essere di qualità sana, leale e mercantile e deve essere indicato il Paese di origine;

   il regolamento (UE) n. 1308/2013 che ha riformato l'organizzazione comune di mercato, anche per il settore degli ortofrutticoli, conferma quanto precedentemente disposto, dettando le medesime disposizioni all'articolo 76. La disciplina è attuata per mezzo di norme di commercializzazione contenute nel regolamento di esecuzione (UE) n. 543/2011;

   l'Agea svolge il ruolo di autorità incaricata del coordinamento delle attività relative ai controlli, effettuati sulla base di un'analisi del rischio in tutte le fasi della commercializzazione, che sono eseguiti dall'Agecontrol, società a totale partecipazione di Agea;

   il decreto legislativo 10 dicembre 2002, n. 306, così come modificato da successivi interventi, reca «Disposizioni sanzionatorie in attuazione del regolamento (CE) n. 1148/2001 relativo ai controlli di conformità alle norme di commercializzazione applicabili nel settore degli ortofrutticoli freschi, a norma dell'articolo 3 della legge 1° marzo 2002, n. 39»;

   il comparto agricolo ha subito negli ultimi mesi un duro contraccolpo dall'emergenza epidemiologica in atto, cui si sono aggiunti i nefasti effetti degli eventi meteorologici avversi, responsabili in molti casi di gravi compromissioni del raccolto stagionale, in particolar modo nel settore cerasicolo;

   a fronte della grave crisi della produzione nazionale di alcuni prodotti, una quota sempre maggiore di prodotti importati da Paesi europei ed extra-UE viene venduto sul territorio nazionale talvolta – come segnalato da imprenditori agricoli e associazioni di categoria – in violazione dell'obbligo di indicare chiaramente in etichetta l'origine dei prodotti ortofrutticoli, a detrimento delle aziende locali, dei prodotti nazionali e dei diritti dei consumatori –:

   se intenda, per quanto di competenza, fornire elementi a proposito della frequenza e delle risultanze dei controlli sui prodotti ortofrutticoli importati e sulla conformità della loro commercializzazione alla normativa vigente;

   se intenda, alla luce dei danni subiti dal settore cerasicolo, convocare le associazioni di categoria al fine di discutere le iniziative da intraprendere per sostenere il comparto, anche con riferimento all'eventualità di una modifica della disciplina del sistema di assicurazione per danni in agricoltura.
(5-04127)

POLITICHE GIOVANILI E SPORT

Interrogazione a risposta scritta:


   CANCELLERI. — Al Ministro per le politiche giovanili e lo sport, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro per i beni e le attività culturali e per il turismo. — Per sapere – premesso che:

   l'Associazione italiana alberghi per la gioventù (AIG), ente storico e patrimonio del Paese, è stato costituita con l'intervento, tra gli altri, dei rappresentanti del Ministero dell'interno, del commissario straordinario dell'Ente nazionale industrie turistiche, della direzione generale del turismo, del commissario nazionale gioventù italiana, con un apporto economico iniziale da parte dello Stato, come fondo di dotazione;

   l'associazione è ente morale a seguito del decreto del Presidente della Repubblica 1° giugno 1948, nonché riconosciuto quale ente assistenziale a carattere nazionale con decreto del Ministro dell'interno 6 novembre 1959, n. 10.18404/12000°40; infine, con il decreto-legge n. 97 del 1995, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 203 del 1995, è stato riconosciuto definitivamente ente culturale;

   inoltre, l'associazione è inclusa tra le «organizzazioni non governative» segnalate dall'Onu tra gli enti di sviluppo sociale;

   l'Italia, anche grazie ad Aig, è da sempre Paese membro qualificato della International Youth Hostel Federation, di cui fanno parte oltre 80 nazioni;

   l'Associazione si è sempre occupata di agevolare la promozione della cultura italiana, dei siti paesaggistici, culturali e dei siti riconosciuti patrimonio dell'Unesco, anche attraverso la rete della International Youth Hostel Federation;

   dal 1° luglio 2019 l'Aig si trova in procedura fallimentare (n. 492/2019), avviata dal tribunale fallimentare di Roma;

   il 26 giugno 2019 il tribunale fallimentare di Roma ha respinto la domanda di un'omologa di concordato in continuità avviata con ricorso ai sensi dell'articolo 161 della legge fallimentare, di cui al regio decreto n. 267 del 1942, e depositata in data 30 giugno 2017, nonostante l'approvazione del piano da parte della maggioranza dei creditori, pronunciatisi a favore di Aig e della sua solvibilità, oltre che a favore della concreta possibilità di un suo pronto rilancio e sviluppo;

   l'Agenzia delle entrate e l'Inps hanno espresso il proprio assenso all'omologazione del piano, anche in virtù dell'elevata patrimonializzazione dell'ente, dell'interesse sociale e della salvaguardia del livello occupazionale;

   l'ente si è opposto alla procedura fallimentare, depositando il reclamo presso la corte d'appello, in pendenza già di un ricorso per regolamento di giurisdizione presso la Corte di cassazione e di un secondo ricorso presso la stessa Corte d'appello ed è, ad oggi, in attesa di una risolutiva e definitiva via d'uscita;

   dopo quasi 75 anni di ininterrotta e preziosa attività al servizio del turismo giovanile, scolastico e sociale, l'Aig rischia la definitiva chiusura;

   si aggiunga, peraltro, che la procedura fallimentare sta determinando il licenziamento del personale diretto e indiretto, oltre 200 persone con relative famiglie. Occorre, inoltre, evidenziare le pesanti ricadute per l'indotto dovute alla subitanea messa in vendita dell'ingente patrimonio immobiliare dell'ente, nonché alla dismissione del suo importante «brand» nazionale ed internazionale;

   in fase di conversione del decreto-legge «Salva imprese», fu approvata all'unanimità nelle Commissioni riunite 10a e 11a del Senato della Repubblica, su conforme parere espresso dal Governo, una norma che introduceva misure urgenti a salvaguardia del valore e delle funzioni dell'ente e tale norma fu stralciata dal maxi-emendamento con l'impegno assunto dal Governo a ripresentarla in successivo provvedimento;

   con atto n. 9/2305/99, la Camera dei deputati ha impegnato il Governo ad adottare le misure necessarie a salvaguardia delle attività sociali e assistenziali portate avanti dall'Aig;

   la situazione è stata aggravata dalla pandemia da Covid-19 ed anche per questo un intervento si rende ancora più urgente, al fine di non depauperare il patrimonio mobiliare e immobiliare dell'Ente;

   a causa della gravissima crisi economica che riguarderà l'Italia per il Covid-19 sarà necessario adottare misure e strumenti di sostegno al turismo e in particolare delle categorie più svantaggiate, tra cui rientrano quelle giovanili e quelli a basso reddito –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti esposti e quali siano i suoi orientamenti in merito;

   se siano stati attivati gli ammortizzatori sociali per tutti i dipendenti non più in servizio;

   quali iniziative siano state adottate a tutela del marchio storico e dei servizi di utilità sociali dell'Ente;

   se il Governo, anche a seguito delle reiterate sollecitazioni da parte del Parlamento (compreso un'ordine del giorno accolto alla Camera), non ritenga opportuno adoperarsi al fine di salvaguardare le funzioni di un ente (e i relativi posti di lavoro) la cui rete di strutture, la distribuzione e il radicamento in ogni regione italiana svolgono un prezioso ruolo sociale ed educativo, oltre ad essere opportunità di conoscenza del nostro Paese, a livello nazionale e internazionale, garantendone anche crescita e coesione sociale.
(4-05975)

PUBBLICA AMMINISTRAZIONE

Interrogazione a risposta scritta:


   SERRACCHIANI. — Al Ministro per la pubblica amministrazione, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   l'Autorità nazionale anticorruzione, con delibera n. 233, del 4 marzo 2020, ha dichiarato l'inconferibilità dell'incarico di presidente dell'Autorità di sistema del Mare Adriatico orientale e la conseguente nullità dell'atto di conferimento dell'incarico a Zeno D'Agostino, in quanto incompatibile con la carica di presidente della società Trieste Terminal Passeggeri (Ttp), società di cui il Porto di Trieste detiene il 40 per cento;

   D'Agostino è stato nominato commissario dell'Autorità portuale di Trieste il 24 febbraio 2015;

   per statuto, spetta all'Autorità portuale la nomina del presidente della società Ttp e, all'epoca (29 aprile 2015), fu nominato Zeno D'Agostino in quanto commissario della stessa Autorità;

   questa carica è proseguita ed è stata rinnovata fino alla sua nomina a presidente dell'Autorità di sistema, avvenuta con decreto del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti l'8 novembre 2016;

   è stato evidenziato che la presidenza di Ttp era svolta a titolo gratuito ed era puramente formale, anche perché svolta in presenza di due amministratori delegati, e non gestionale;

   D'Agostino, ex presidente dei porti italiani ed ex vicepresidente a livello europeo, stimato da tutti gli schieramenti politici, da operatori, autorità e cittadinanza, gestisce da anni il primo porto d'Italia per volume di traffici dove ha avviato una serie di iniziative tra cui lo sviluppo dello scalo, l'accordo per lo stabilimento siderurgico della Ferriera, i rapporti con la Cina;

   la delibera dell'Anac è stata impugnata davanti al Tar del Lazio da D'Agostino e la stessa azione è stata decisa dall'Autorità portuale, chiedendo inizialmente una sospensiva della sentenza stessa;

   forti perplessità sulla tenuta della delibera Anac sono state espresse da esperti di primo piano, nel merito e rispetto alla coerenza del quadro legislativo –:

   se il Governo valuti utile e opportuno adottare iniziative normative che, fatto salvo l'attuale sistema di governance e tutte le garanzie di trasparenza, siano intese a fornire maggiore semplificazione amministrativa, sburocratizzazione ed efficientamento dei processi decisionali;

   se il Governo intenda improntare tali iniziative all'eliminazione di vincoli in un'ottica di attuazione dei principi di economicità e di efficienza cui l'azione amministrativa dovrebbe risultare improntata, a tal fine favorendo l'integrazione tra il sistema portuale e quello interportuale/retroportuale, e valutando la possibilità per le AdSP di detenere partecipazioni maggioritarie in società che si occupano di logistica e intermodalità.
(4-05973)

SALUTE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   BALDINI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   l'emergenza epidemiologica in atto ha comportato tra i suoi riverberi più gravi, sebbene mediaticamente silenti, quello di allentare la disponibilità di servizi sanitari per i pazienti «no-COVID» in ragione delle misure di contenimento del COVID-19, che sta nei fatti alimentando una emergenza sanitaria collaterale senza precedenti;

   stando a quanto riportato dal presidente dell'Acoi in un'intervista a Repubblica, «Con la chiusura delle sale operatorie, con gli ospedali, almeno all'inizio, non attrezzati a percorsi COVID o completamente occupati dall'emergenza del virus, il nostro lavoro si è interrotto quasi del tutto»;

   risulta infatti che la inevitabile monopolizzazione da parte dell'emergenza COVID-19 del patrimonio sanitario disponibile abbia condotto alla sospensione di visite, non solo in ragione della mancata disponibilità da parte della struttura sanitaria ma anche in ragione del timore da parte del paziente di entrare in contatto con un ambiente, nell'immaginario, altamente esposto ad un elevato rischio di contagio;

   stando a quanto emerge dai dati, sarebbero circa 3 milioni i pazienti che necessitano di una visita cardiologica e circa 12 milioni quelli che dovrebbero effettuare un esame radiologico: stando alle stime, gli interventi chirurgici saltati sarebbero circa 600 mila tra i quali almeno 50 mila di tipo oncologico, un aspetto che desta particolare preoccupazione essendo questo un versante sanitario particolarmente delicato nel quale il fattore tempo rappresenta una discriminante imprescindibile;

   la gravità dello scenario sanitario tratteggiato è evidente in ragione di quanto evidenziato dal presidente dell'Acoi secondo cui «se anche lavorassimo il 20 per cento più di prima, impiegheremmo 11 mesi a raggiungere una cifra di interventi accettabile, che colmerebbe il divario che si è creato»;

   secondo quanto riportato dall'Agi sul versante oncologico, stando ad «un sondaggio promosso da un gruppo di associazioni il 36 per cento dei pazienti ha lamentato la sospensione di esami e visite di follow-up. Un paziente su 5 ha segnalato la sospensione degli esami diagnostici, mentre solo un 3 per cento riferisce lo stop delle cure»;

   a ciò si aggiunge il rallentamento sugli screening anche oncologici; infatti, secondo i dati del centro studi Nomisma vi è un ritardo di circa 4 milioni di test rispetto a quanto effettuato negli anni passati e l'ammontare degli screening non effettuati negli ultimi mesi condurrà ad una concentrazione a settembre con potenziali 4 milioni di screening da dover effettuare in un trimestre;

   secondo una ricerca pubblicata sullo European Heart Journal, che ha analizzato il numero dei ricoveri nelle unità di terapia intensiva coronarica di 54 strutture cardiologiche universitarie, nella settimana dal 12 al 19 marzo 2020 i ricoveri per infarto si sono ridotti della metà rispetto al medesimo periodo dell'anno precedente, ma la mortalità è triplicata;

   l'impasse sanitaria «no-COVID» verificatasi nei tre mesi di piena emergenza epidemiologica rischia di comportare una significativa compromissione delle potenzialità sanitarie del Paese, andando ad amplificare in maniera vistosa le criticità già esistenti in alcune regioni, con inevitabili ripercussioni sulla salute pubblica –:

   se si intenda predisporre un'indagine tesa alla raccolta e all'analisi dei dati dell'emergenza sanitaria collaterale a quella da COVID-19 al fine di comprendere quali siano stati i limiti e le eventuali inefficienze del Servizio sanitario nazionale e quale sia stata la portata in termini di mortalità e di morbilità generata dalla sospensione delle prestazioni sanitarie durante la fase acuta dell'emergenza epidemiologica;

   se non si ritenga imprescindibile adottare iniziative per varare un piano di assistenza straordinaria, segnatamente sul versante oncologico e cardiologico, che preveda percorsi speciali presso determinate strutture, anche attraverso un coordinamento interregionale, al fine di ottimizzare e velocizzare gli interventi e gli screening nella prospettiva di evitare ulteriori ritardi e consentire un miglioramento delle prestazioni sanitarie finora vistosamente compromesse.
(5-04128)

Interrogazioni a risposta scritta:


   BAZOLI. — Al Ministro della salute, al Ministro per gli affari regionali e le autonomie. — Per sapere – premesso che:

   la provincia di Brescia, insieme a quelle di Bergamo, Cremona, Lodi e Piacenza, è stata una delle più colpite in Italia dall'epidemia di COVID-19;

   secondo i dati ufficiali aggiornati al 2 giugno 2020, i positivi al virus erano 14.774 e i morti 2.680, con una percentuale di decessi sui positivi altissima, pari a circa il 18 per cento;

   l'epidemia ha colpito con la forza di uno tsunami: già a fine febbraio 2020 all'ospedale civile di Brescia, il più grande della provincia, si segnalava il rischio del collasso per carenza di posti in terapia intensiva;

   la crescita era talmente impetuosa (si è passati da 57 posti occupati in terapia intensiva il 28 febbraio a 440 il 9 marzo 2020) che già il 7 marzo il coordinamento delle terapie intensive della Lombardia segnalava che le strutture sanitarie erano «sottoposte a una pressione superiore ad ogni possibilità di adeguata risposta» evocando una possibile «disastrosa calamità sanitaria»;

   il 19 marzo i giornali locali segnalavano code di ore all'ingresso dei pronto soccorso della provincia di Brescia, con centinaia di pazienti in arrivo ogni giorno;

   il 21 marzo i posti rimasti liberi nelle terapie intensive di tutta la regione Lombardia erano 3 (dati Ispi);

   quello stesso giorno, dalle pagine di Facebook, Nicola Latronico, primario di rianimazione dell'ospedale civile di Brescia, pubblicava un appello disperato a medici e infermieri di terapia intensiva del resto d'Italia per chiedere loro aiuto: «annaspiamo tra i gorghi e stiamo annegando»;

   il 27 marzo i primari delle terapie intensive della regione Lombardia rivolgevano «un forte appello ai colleghi direttori delle terapie intensive delle altre regioni (in particolare di quelle limitrofe)... affinché senza indugi ci diano aiuto...»;

   a queste richieste si univa l'interrogante, con interventi ripresi da quotidiani nazionali e locali, e poi anche il sindaco di Brescia con svariate interviste a tv nazionali e periodici;

   tutti questi appelli cadevano nel silenzio, nonostante, secondo i dati della Protezione civile e successive inchieste di periodici online, nelle terapie intensive di molte altre regioni, e del Veneto in particolare, vi siano sempre stati molti posti liberi;

   nonostante l'attivazione del sistema Cross della Protezione civile solo 116 pazienti Covid su decine di migliaia, e molti meno tra quelli in terapia intensiva, sarebbero stati trasferiti da ospedali lombardi in altri nosocomi, di cui non più di 10 in Veneto e alcune decine in Germania;

   tutto ciò descrive un clamoroso fallimento di qualunque spirito collaborativo, cooperativo e solidaristico del sistema sanitario regionalizzato, che ha invece alzato muri invalicabili, e al quale non è azzardato addebitare una quota di responsabilità per l'altissimo numero di decessi patito da Brescia e dalla Lombardia;

   le cronache locali danno infatti ampio conto di pazienti di 60 o 70 anni deceduti che non hanno potuto accedere alle terapie intensive e ai ventilatori per l'esaurimento delle risorse disponibili –:

   quali siano stati i posti letto disponibili, e il tasso di riempimento, giorno per giorno, dal 1° marzo al 1° giugno 2020, delle terapie intensive degli ospedali lombardi e di quelli veneti, in particolare di Brescia e di Verona;

   quanti pazienti affetti da Covid, e quanti di questi in terapia intensiva, siano stati trasferiti col sistema Cross dalla regione Lombardia, e in particolare dalla provincia di Brescia, alle altre regioni italiane, e in particolare in Veneto, e quanti in Germania;

   quanti ventilatori e quante équipe di rianimatori e anestesisti siano stati trasferiti da ospedali delle altre regioni, e in particolare dal Veneto, alla Lombardia, e in particolare negli ospedali bresciani, per fare fronte all'emergenza;

   quali iniziative di competenza intenda adottare il Governo per correggere un modello sanitario regionalizzato che è quasi completamente mancato nel fornire adeguato aiuto e supporto ai territori più colpiti.
(4-05964)


   PEZZOPANE. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   la Asl di Avezzano-Sulmona-l'Aquila ha disposto con nota prot. n. 0054332 del 9 marzo 2020 la sospensione temporanea di ogni attività presso il punto intervento (Ppi) della struttura sanitaria di Pescina e il trasferimento presso la U.o.c. di pronto soccorso e accettazione del presidio ospedaliero di Avezzano delle risorse umane operanti nel Ppi e con nota prot. n. 0054468 del 10 marzo 2020 la sospensione temporanea delle attività presso il Ppi di Tagliacozzo e il contestuale trasferimento del personale sempre presso il plesso di Avezzano;

   in seguito a tali disposizioni molti altri servizi erogati dalle strutture sanitarie marsicane di Pescina e Tagliacozzo sono stati sospesi o erogati in maniera limitata nonostante rappresentino un valido strumento per decongestionare il presidio ospedaliero di Avezzano sul quale grava l'intera popolazione marsicana;

   nonostante le proteste di alcuni sindaci del territorio marsicano circa gli intendimenti della regione Abruzzo sugli atti di programmazione per il futuro della sanità marsicana, in particolare della realtà di Pescina e Tagliacozzo, nessuna risposta è stata ancora fornita, anche se sembrerebbe che ci sia l'intenzione di istituire reparti per la riabilitazione dei pazienti guariti dal Covid-19 presso tali presidi sanitari;

   nonostante sia stata avanzata l'istanza di accesso agli atti al fine di ricevere copia della documentazione inerente all'annunciata istituzione del servizio di riabilitazione per pazienti post Covid-19 trasmessa in data 28 aprile 2020 alla direzione generale della ASL 1 Abruzzo, ancora non è stato fornito alcun tipo di riscontro;

   questi continui annunci a cui non seguono né atti di programmazione regionale e aziendali né fatti tangibili riscontrabili dai cittadini contribuiscono ad alimentare uno stato di assoluta incertezza sul futuro della sanità marsicana, che invece sconta la chiusura dei Ppi e di altri servizi nelle strutture di Pescina e Tagliacozzo;

   mai come in questo momento occorre non solo fornire certezze sulla pianificazione della sanità regionale ma anche riattivare tutti i servizi presso i presidi sanitari di Pescina e Tagliacozzo, affinché il territorio sia maggiormente coperto da servizi sanitari e il diritto alla salute sia maggiormente tutelato, poiché non c'è solo il Covid-19 da fronteggiare ma anche tutte le altre patologie –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza della situazione sopra esposta e quali iniziative urgenti, per quanto di competenza, intenda adottare affinché anche nel territorio marsicano sia garantito il diritto alla salute così come previsto dalla Costituzione.
(4-05968)

SUD E COESIONE TERRITORIALE

Interrogazione a risposta scritta:


   PEZZOPANE. — Al Ministro per il sud e la coesione territoriale. — Per sapere – premesso che:

   da diversi anni si parla di rilancio della strategia sulle reti trans-europee di trasporti, a partire dal corridoio «Ten-t» e l'avvio delle Zes in Abruzzo;

   il presidente della regione si è dichiarato in molte occasioni favorevole alle Zes ed al completamento di una trasversalità est-ovest pur sotto l'egida dell'Autorità portuale di Ancona. Tutto è questo è riportato nel documento di economia e finanza regionale e nel recente accordo sottoscritto con il presidente dell'Autorità di sistema portuale del mare Adriatico Centrale, che punta a riconoscere come esclusivo corridoio trasversale del Centro Italia quello corrente tra Civitavecchia-Ortona;

   relativamente alla Zes, anche il porto di Vasto – benché classificato come «regionale» – ha in programma un intervento infrastrutturale di 12 milioni di euro di cui, ad oggi, non si hanno notizie certe su tempi di avvio e chiusura dei lavori. A questi investimenti si aggiungono altri 15 milioni di euro di fondi previsti dal gruppo Ferrovie dello Stato italiane per portare il binario fino alla banchina di levante, che, pare potrebbe essere ampliata dagli attuali 60 a 85 metri;

   alla luce dei tempi stretti dettati dall'agenda europea, ora più che mai è necessario impegnarsi per raggiungere un traguardo importante, per il quale si è lavorato a lungo. Le reti Ten-T, la trasversalità est-ovest e la zona economica speciale sono elementi indispensabili per il potenziamento delle infrastrutture portuali, ferroviarie e viarie, e rappresentano il vero progetto strategico della regione per garantire lavoro e sviluppo per i prossimi anni –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti sopra esposti e quali iniziative di competenza intenda adottare per il definitivo avvio della zona economica speciale nella regione Abruzzo in tempi brevi per contribuire al rilancio economico della regione e porre le basi per uno sviluppo delle aree interne.
(4-05960)

SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

X Commissione:


   SQUERI e BARELLI. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   nei mesi del lockdown la domanda elettrica è scesa mediamente del 20 per cento. Con il blocco delle attività non essenziali molte centrali termoelettriche hanno preferito rimanere spente. Il calo del gas usato nelle termoelettriche è arrivato fino al 36 per cento;

   viceversa, il contributo delle fonti rinnovabili (Fer) ha raggiunto una quota molto elevata, mediamente, secondo Terna, attorno al 47 per cento, rispetto alla media del 36 per cento dell'aprile 2019;

   i prezzi all'ingrosso hanno registrato la reazione più immediata e vistosa al calo della domanda e alle continue variazioni del mix di generazione. Si è arrivati anche a meno di 20 euro a Mwh, ma i meccanismi incentivanti hanno assicurato alle Fer remunerazioni decisamente superiori;

   tuttavia, l'incostanza della generazione Fer, l'incremento della quota di produzione da queste detenuta e il fermo progressivo della produzione termoelettrica, stanno incrementando i rischi di instabilità della rete. Gli effetti di questo complesso di problematiche si riflettono sulle bollette elettriche di cittadini e imprese. Le misure poste in essere dal Governo si limitano a ridurre taluni oneri delle utenze in bassa tensione –:

   quali iniziative si intendano adottare per garantire la stabilità della rete e il contenimento degli oneri a carico dei consumatori finali.
(5-04135)


   MORETTO, MOR e MARCO DI MAIO. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   dall'inizio della diffusione della pandemia sono posticipate 138 manifestazioni fieristiche italiane, alcune addirittura al 2021. Di queste, 63 a carattere internazionale e 75 nazionale, mentre 30 sono state del tutto annullate. E questo solo sino al 27 marzo 2020;

   ai 168 eventi si aggiungono, numerose manifestazioni a carattere regionale e locale concentrate, principalmente in Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna, le regioni maggiormente colpite dagli esiti di COVID-19 e nelle quali ogni anno hanno luogo la maggior parte degli eventi fieristici;

   il comparto fieristico nazionale è in grado di generare affari per 60 miliardi di euro l'anno e di dare origine al 50 per cento delle esportazioni delle imprese che vi partecipano, rappresentando un volano per la nostra economia. L'Italia, al secondo posto in Europa e quarta a livello mondiale, è sempre stata protagonista indiscussa: con 200.000 espositori e più di 20.000 operatori a livello globale, circa 1.000 manifestazioni ogni anno, il settore ha un peso rilevante nell'economia italiana (dati Aefi);

   il mondo delle fiere, è stato uno dei settori più colpiti dall'emergenza sanitaria, con il sostanziale azzeramento dei ricavi da marzo ad oggi. Ad essere bloccata è stata tutta l'attività di chi è in prima linea per l'organizzazione e la predisposizione delle strutture, con relativi impianti e servizi, cui si aggiunge il mancato arrivo di migliaia di visitatori, che ha annullato i benefici e le attività economiche per le città che le ospitavano;

   ad oggi manca una data per riapertura delle attività fieristiche, con la contestuale approvazione di protocolli sulla sicurezza. Indiscrezioni parlano di settembre 2020, ma gli enti organizzatori e le imprese devono poter programmare e promuovere per tempo le loro attività ed è necessario – per raggiungere l'obiettivo della riapertura in settembre – che la ripartenza sia formalmente autorizzata nel più breve tempo possibile;

   tra gli strumenti di sostegno, si colloca il rifinanziamento del Fondo di cui alla legge n. 394 del 1981, strumento gestito da Simest che prevede l'erogazione di un finanziamento a tasso agevolato per sostenere l'internazionalizzazione delle piccole e medie imprese italiane attraverso una serie di attività inclusa la partecipazione a fiere –:

   quali iniziative intenda adottare per permettere la tempestiva riapertura delle manifestazioni fieristiche in sicurezza, attraverso la fissazione di una data certa e la predisposizione di adeguati protocolli.
(5-04136)


   GUIDESI, ANDREUZZA, BINELLI, COLLA, DARA, GALLI, PETTAZZI e PIASTRA. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   nelle ultime settimane le associazioni dei produttori e dei concessionari del comparto automotive hanno denunciato le ingenti perdite subite a causa dell'emergenza epidemiologica da COVID-19 e le enormi difficoltà riscontrate nello smaltire uno stock di oltre 350 mila veicoli fermi da mesi: in assenza di interventi mirati, secondo gli addetti ai lavori, non si potrà più assorbire il prodotto smistato dalle fabbriche e la chiusura del mercato delle automobili 2020 con 800.000 unità invendute, rispetto all'anno precedente, determinerà un mancato gettito Iva di circa 3,8 miliardi di euro e una perdita occupazionale di 40.000 dipendenti solo nelle concessionarie;

   in una recente indagine condotta su un campione di consumatori il 17 per cento dei soggetti consultati, che ha dichiarato di non voler sostituire la propria vettura entro l'anno, ha ammesso di poter cambiare idea ove fossero introdotte agevolazioni di carattere economico per l'acquisto di un'auto nuova. Sarebbe pertanto utile introdurre degli incentivi per tutto il 2020 e per il 2021, estendendo l'applicazione dell'«ecobonus» anche alle auto a motore termico – sia a benzina che diesel – purché di ultima generazione, con l'obiettivo di abbattere le emissioni e raggiungere i target fissati per il 2030, senza tuttavia penalizzare uno dei settori produttivi più strategici per il Paese;

   lo scopo non sarebbe solo quello di ridare slancio all'intera filiera dell'automotive, ma anche quello di incentivare la mobilità sostenibile attraverso automobili comunque d'avanguardia in grado di limitare significativamente le emissioni;

   in questo modo, l'Italia potrebbe altresì allinearsi agli ecoincentivi già previsti dalla Francia, che ha varato un piano di sostegno all'acquisto di nuove auto per 8 miliardi di euro, e dalla Germania, pronta a stanziare 5 miliardi di euro per garantire almeno 2.500 euro di contributi per ogni singola auto acquistata, incrementati di ulteriori 500 euro per i modelli particolarmente efficienti –:

   se e quali iniziative intenda adottare per introdurre gli incentivi di cui in premessa e consentire in questo modo al settore automotive di ripartire, smaltendo lo stock di vetture invendute e dando nuovo slancio alla domanda da parte del mercato interno.
(5-04137)


   SUT. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   la necessità di accoglimento dell'istanza di contenimento delle emissioni liberate in atmosfera dai veicoli a motore ha condotto alla previsione di un meccanismo incentivante per l'acquisto di automobili a basso impatto ambientale, inserito nella legge di bilancio 2019, accompagnato, per altro, anche dall'introduzione di misure volte a limitare l'acquisto di nuove vetture eccedenti il limite d'emissione dei 160 grammi di biossido di carbonio per chilometro;

   la misura, fortemente voluta dal Ministero dello sviluppo economico, è stata applicata alle automobili acquistate o concesse in leasing dal 1° marzo 2019 espressione anche della volontà di favorire la ripresa della filiera automotive attraverso il rilancio del mercato delle autovetture colpito da un significativo crollo della domanda sia da parte dei privati che delle imprese;

   le necessarie misure contenitive e di contrasto alla diffusione della pandemia da COVID-19 hanno, come prevedibile, aggravato la situazione della filiera automotive;

   l'evidente importanza della riconversione ecosostenibile del parco auto italiano rinnova l'opportunità di questo meccanismo di incentivazione del trasporto green;

   spetta al Ministero dello sviluppo economico il monitoraggio della suddetta misura incentivante, in un'ottica di implementazione e di miglioramento della stessa –:

   se il Ministro interrogato, in ragione della sua attività di monitoraggio di cui al comma 1047 della legge 30 dicembre 2018, n. 145, intenda trasmettere i dati relativi allo stato attuativo del succitato meccanismo incentivante.
(5-04138)

Interrogazione a risposta scritta:


   ANDREA ROMANO. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro per i beni e le attività culturali e per il turismo. — Per sapere – premesso che:

   il settore delle produzioni televisive, siano essi autori, attori o maestranze specializzate, risulta essere particolarmente colpito dal lockdown conseguente alla grave crisi sanitaria che ha colpito il Paese, visto che per le sue peculiarità non può avvalersi dello smart working;

   la creatività italiana rappresenta un importante valore aggiunto per il nostro Paese, ed anche nel settore radiotelevisivo è la chiave del successo del Made in Italy;

   i palinsesti autunnali, attualmente in discussione e che saranno in onda fino a tutta la primavera 2021, avranno bisogno prima di tutto di contenuti originali e linguaggi di qualità, realmente capaci di coinvolgere e parlare a tutti gli italiani, fortemente provati dopo il coronavirus;

   da un articolo pubblicato da Milano Finanza il 28 maggio 2020, poi ripreso da Il Fatto Quotidiano ed altre testate online senza essere smentito, emerge che il colosso mondiale Banijay, leader di mercato a seguito della fusione con Endemol, si sarebbe aggiudicato il circa il 70 per cento degli appalti esterni Rai in termini di minuti prodotti, con un totale di 1.923 ore di trasmissioni andate in onda sui tre canali principali Rai1, Rai2 e Rai3, lasciando le briciole alla concorrenza;

   a parere dell'interrogante, questa situazione rende difficile per i produttori proporre format originali ed innovativi e al contempo non assicura il pluralismo televisivo che si richiede alla Rai, vero protagonista e motore culturale del nostro Paese –:

   se il Governo sia a conoscenza della situazione di cui in premessa e se non ritenga utile adottare iniziative di competenza per premiare la creatività italiana, nel settore in questione, anche nel quadro del vigente contratto di servizio con la Rai, al fine di favorire un maggior bilanciamento nella fornitura di produzioni esterne Rai.
(4-05976)

UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazione a risposta scritta:


   CONTE. — Al Ministro dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   la legge n. 240 del 2010 prevede che la figura di ricercatore a tempo indeterminato (Rti) divenga una figura ad esaurimento, sostituita da ricercatori a tempo determinato di tipo A (Rtda, contratti di durata triennale con una sola eventuale proroga biennale) e ricercatori a tempo determinato di tipo B (Rtdb, contratto esclusivamente triennale), per i quali ultimi, se in possesso di un'abilitazione scientifica nazionale (Asn), è prevista una valutazione da parte dell'università di appartenenza che, nel caso positiva, consente il passaggio diretto a professore di seconda fascia (associato);

   i Rti possono proseguire nella carriera secondo una procedura prevista dall'articolo 24, comma 6, che prevedeva per i primi sei anni una procedura valutativa (del tutto simile a quella prevista per i Rtdb) e successivamente un misto di procedure valutative e comparative (concorsi aperti a tutti gli abilitati nel settore);

   al fine di procedere all'assorbimento di tutti i Rti il Governo ha provveduto a un primo «Piano straordinario per la progressione di carriera dei ricercatori a tempo indeterminato in possesso di abilitazione scientifica nazionale», che finanzia la progressione di carriera sia con procedure valutative sia comparative;

   l'interpretazione che è stata data è che tale piano sia ad esclusivo beneficio di quei Rti in possesso di abilitazione nello stesso settore scientifico disciplinare (Ssd) nel quale sono incardinati o, eventualmente, nel macrosettore concorsuale che li ricomprende;

   secondo tale interpretazione il Rti incardinato in un Ssd, in possesso di un'Asn in un macro settore concorsuale diverso, non rientrerebbe in quanto previsto dal «piano straordinario» e la sua eventuale progressione di carriera potrebbe avvenire solo a seguito di un concorso con prova comparativa (aperto a tutti gli abilitati nel macrosettore concorsuale) per l'espletamento del quale il dipartimento che intende chiamare deve impegnare per intero il coefficiente di 0,7 punti organico (PO) dalla propria dotazione ordinaria di punti organico;

   nessuna delle norme citate prevede che il Rti debba conseguire l'Asn nel proprio settore di incardinamento, ovvero nel macrosettore concorsuale, parlando solo di Rti in possesso di Asn;

   si evidenzia che la figura a esaurimento del Rti ha alle spalle una procedura concorsuale nazionale con due prove scritte e una orale, oltre che una valutazione della produzione scientifica; nella maggioranza dei casi tiene regolarmente corsi di insegnamento curricolari per un massimo di 120 ore, secondo quanto previsto dalla normativa vigente e ad esso è attribuito il titolo di professore aggregato; inoltre, è stato sottoposto a verifiche triennali di valutazione dell'attività di didattica e di ricerca ed è fatto esplicito divieto ai Rti di partecipare a concorsi per Rtdb (articolo 24, comma 2, lettera b), della legge n. 240 del 2010);

   si vuole evidenziare, cioè, che in generale il percorso professionale del Rti è assolutamente identico a quello del Rtdb, ma molto più complesso nel suo svolgersi e che, dall'approvazione della legge n. 240 del 2010, risulta mortificato da scelte ad avviso dell'interrogante assolutamente discriminatorie;

   la condizione dei Rti con Asn su macrosettore concorsuale differente dal Ssd di incardinamento è vieppiù discriminatoria, poiché – se fosse corretta l'interpretazione che viene data delle norme – non si terrebbe in alcun conto dei naturali processi di evoluzione nella formazione scientifica e professionale dei Rti, condannati ad essere ancorati a una visione riduttiva e asfittica della ricerca e della cultura –:

   se il Governo intenda adottare iniziative per riconoscere pari dignità scientifica e professionale ai ricercatori a tempo indeterminato (Rti), equiparandoli del tutto ai ricercatori a tempo determinato di tipo B nelle procedure di progressione di carriera (procedure concorsuali di tipo valutativo), nonché per riconoscere pari dignità ai Rti con abilitazione scientifica differente dal settore scientifico disciplinare di incardinamento.
(4-05965)

Apposizione di firme ad interrogazioni.

  L'interrogazione a risposta in Commissione Fregolent 5-03414, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 21 gennaio 2020, deve intendersi sottoscritta anche dal deputata Ungaro.

  L'interrogazione a risposta orale Luca De Carlo 3-01585, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 5 giugno 2020, deve intendersi sottoscritta anche dalla deputata Ciaburro.

  L'interrogazione a risposta scritta Lucaselli altri n. 4-05938, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 9 giugno 2020, deve intendersi sottoscritta anche dalla deputata Ciaburro.

Ritiro di documenti del sindacato ispettivo.

  I seguenti documenti sono stati ritirati dai presentatori:

   interrogazione a risposta in Commissione Quartapelle Procopio n. 5-03328 del 22 dicembre 2019;

   interrogazione a risposta in Commissione Del Mastro Delle Vedove n. 5-03835 del 15 aprile 2020;

   interrogazione a risposta in Commissione Frassinetti n. 5-04071 del 3 giugno 2020.