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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Giovedì 4 giugno 2020

ATTI DI INDIRIZZO

Risoluzioni in Commissione:


   Le Commissioni I e III,

   premesso che:

    il diritto di voto è lo strumento più importante di partecipazione politica, in quanto permette ad ogni persona di influire sui mutamenti della società in cui vive. La effettiva ammissione degli immigrati alla vita pubblica è rappresentata dalla partecipazione alle consultazioni elettorali del Paese in cui lavorano, risiedono e versano le tasse offrendo così loro la possibilità di incidere sul suo progresso economico e democratico;

    secondo l'articolo 48 della Costituzione italiana «sono elettori tutti i cittadini, uomini e donne, che hanno raggiunto la maggiore età». L'elettorato, attivo e passivo, per gli stranieri provenienti dai Paesi dell'Unione europea è invece contemplato dall'articolo 22 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea. Con la risoluzione del 15 gennaio 2003 approvata a Strasburgo, nell'ambito della Relazione annuale sulla situazione dei diritti umani nell'Unione, il Parlamento europeo raccomanda agli Stati membri di estendere il diritto di voto e di eleggibilità alle elezioni comunali e del Parlamento europeo a tutti i cittadini di Paesi terzi che soggiornino legalmente nell'Unione europea da almeno tre anni (paragrafo n. 136);

    in Italia, secondo le ultime rilevazioni Istat del 2019, vi sono oltre 5.250.000 stranieri legalmente residenti. A tutti loro è negato il diritto di voto per le elezioni amministrative con l'eccezione di quelli provenienti da Paesi membri dell'Unione europea). Eppure sul diritto di voto alle elezioni amministrative il Parlamento potrebbe procedere con relativa celerità, essendovi già sia riferimenti giuridici che precedenti significativi. Il riferimento giuridico è la Convenzione sulla partecipazione degli stranieri alla vita pubblica a livello locale, fatta a Strasburgo il 5 febbraio 1992, e ratificata dall'Italia, limitatamente ai capitali A e B, ai sensi della legge 8 marzo 1994, n. 203, che prevede appunto il diritto di voto – elettorato attivo e passivo – per le elezioni amministrative;

    il precedente significativo è il riconoscimento del diritto di voto amministrativo per le elezioni comunali per gli stranieri residenti provenienti da Paesi membri dell'Unione europea, già in vigore dal 1996. Nel nostro Paese, fino al 1992, la cittadinanza, e quindi il diritto di voto, potevano essere ottenuti dopo cinque anni di residenza continuativa nel territorio dello Stato, periodo che, con riferimento agli stranieri extracomunitari con la legge 5 febbraio 1992, n. 91, si è innalzato a dieci anni;

    da tempo alcuni Paesi europei hanno già ammesso gli immigrati alle elezioni amministrative, sostituendo come criterio per il riconoscimento dei diritti politici la residenza alla cittadinanza. Svezia, Danimarca, Olanda, Irlanda, Norvegia e Spagna rappresentano infatti l'esempio concreto di Paesi europei che hanno scelto la strada maestra dell'integrazione e della partecipazione, attraverso il voto, almeno alle elezioni amministrative. Più precisamente, in Svezia dal 1975, dopo tre anni di continuata permanenza, gli stranieri possono votare per le elezioni comunali, regionali e per i referendum; in Danimarca, già dal 1981, per le elezioni comunali e provinciali; in Olanda, dal 1985, ed in Irlanda, dal 1963, per le elezioni comunali. In Portogallo possono votare i peruviani, i brasiliani, gli argentini, gli uruguaiani, i norvegesi e gli israeliani. Dal 1993, poi, la Norvegia riconosce il diritto al voto per le elezioni amministrative a tutti gli stranieri, così come i cantoni di Jura e Neuchatel in Svizzera, mentre l'Islanda lo riconosce solo ai cittadini dei Paesi dell'area nordica. In Gran Bretagna, infine, partecipano a tutte le consultazioni elettorali, incluse le politiche, oltre ai cittadini di tutti i Paesi del Commonwealth, anche irlandesi e pakistani;

    a quanto descritto ciò si aggiunge un processo storico senza precedenti quello della Brexit. Dal 31 gennaio 2020 il Regno Unito ha lasciato l'Unione europea. Il Paese è entrato in una fase di transizione in cui i suoi rapporti con i 27 rimarranno invariati fino al 31 dicembre 2020. D'altro canto, non potrà sedere nelle istituzioni europee né avere voce in capitolo nelle loro decisioni. Questo periodo dovrebbe consentire a entrambe le parti di stabilire un nuovo rapporto in termini di scambi commerciali, di sicurezza, diritti delle persone non contemplati dall'Accordo di uscita già siglato;

    la partecipazione elettorale si configura quindi come l'ammissione ufficiale degli immigrati nella vita pubblica del luogo in cui lavorano e risiedono. Uno degli interrogativi sul quale si è molto dibattuto è quello del «principio di reciprocità», e cioè se riconoscere il diritto di voto a quei cittadini il cui Paese a loro volta riconosce il voto agli immigrati italiani. Un principio già adottato tra la Spagna e il Regno Unito che, tramite un accordo bilaterale, hanno concesso il diritto di voto per le elezioni amministrative locali ai propri cittadini residenti nei due Paesi;

    per i cittadini italiani residenti in Gran Bretagna e i cittadini britannici residenti in Italia invece non sarà più possibile votare nel Paese di residenza per le elezioni amministrative, la negazione di un diritto fondamentale per gli oltre 700.000 italiani in Gran Bretagna gli oltre 60.000 britannici in Italia;

impegna il Governo

ad assumere iniziative per sottoscrivere, tra Regno Unito e Repubblica Italiana, un accordo bilaterale per permettere ai cittadini italiani di votare alle elezioni amministrative in Gran Bretagna ed eventualmente impegnarsi a concedere ai cittadini britannici residenti in Italia il diritto di voto per le elezioni amministrative, a seguito dell'adozione delle necessarie iniziative per apportare modifiche dell'articolo 48 della Costituzione per introdurre deroghe con riferimento ai cittadini oggetto di accordi internazionali bilaterali.
(7-00492) «Marco Di Maio, Migliore, Ungaro, Siragusa».


   La IV Commissione,

   premesso che:

    in considerazione dell'eccezionalità dell'attuale quadro epidemiologico connesso alla pandemia in atto appare necessario, a parere dei firmatari del presente atto di indirizzo, disciplinare e uniformare, nell'ambito della Difesa, le condizioni necessarie per consentire al personale militare di rientrare in servizio al termine di un periodo trascorso in isolamento, quarantena o permanenza domiciliare fiduciaria, in ragione di una sospetta o accertata positività al virus Sars-Cov2;

    appare, altresì, necessario elaborare, nei tempi imposti dalla necessità e dall'urgenza, soluzioni procedurali innovative che consentano di abbracciare una casistica molto vasta da applicarsi, tra l'altro, anche nei confronti del personale civile della Difesa, nel rispetto dei peculiari istituti contrattuali;

    i proponenti, consapevoli della difficoltà di emanare disposizioni o elaborare procedure per la definizione certa di casistiche, anche in considerazione dell'attuale stato di conoscenze scientifica, che costituisce un campo inedito, ritengono utile la formulazione di disposizioni in favore del personale della Difesa. Molteplici, infatti, sono i casi registrati per isolamento da positività all'esame colturale del retrofaringe con conseguente periodo di isolamento, quarantena o permanenza domiciliare fiduciaria;

    in tale ambito, la rapida evoluzione del quadro epidemiologico di riferimento, nonché le ripercussioni su procedure diagnostico-terapeutiche, impongono un'opera di costante monitoraggio sull'evoluzione del contagio e di continuo adattamento dei protocolli sanitari, per meglio conformarli alle mutate esigenze;

    la definizione di tali protocolli sanitari, inoltre, dovrà essere condotta in linea con le disposizioni impartite, in materia, dal Ministero della salute o dalle autorità nazionali scientifiche di riferimento;

    a parere dei firmatari del presente atto, sarà utile dare risalto agli aspetti preventivi e precauzionali a salvaguardia della salute del personale militare e civile, elemento indispensabile e prezioso per la piena efficienza dello strumento militare nel suo complesso;

    a tale riguardo, riveste un'assoluta importanza assicurare la continua e costante esecuzione del tampone rino-faringeo in ogni fase di impiego del personale destinato in teatri operativi nazionali o esteri, così come appare altresì indispensabile procedere speditamente all'individuazione di idonee strutture logistiche in seno alle Forze armate finalizzate al ricovero del medesimo personale, in assoluta sicurezza e per i periodi di isolamento o quarantena;

    sarà opportuno definire anche le procedure medico-legali volte a estendere alle lesioni psicofisiche da esposizione a Covid-19 le previsioni dell'articolo 1880 del decreto legislativo 15 marzo 2010, n. 66, in materia di giudizio circa la dipendenza delle lesioni traumatiche da causa violenta: a tale riguardo, non vi è alcuno ostacolo sull'ammissibile estensione interpretativa della normativa vigente;

    in tale fase emergenziale la sanità militare fornisce un contributo essenziale e di supporto al servizio sanitario nazionale e appare necessario potenziare, sull'intero territorio, la rete interforze di laboratori di analisi chimico-cliniche, al fine di coprire le esigenze di effettuazione delle attività di testing (a partire dal predetto tampone rino-faringeo) in favore del personale dell'amministrazione della Difesa e anche della popolazione civile, così come nei teatri operativi all'estero, nonché per il follow up dei casi negativizzati, allo scopo di verificarne la permanente negatività o l'eventuale evoluzione della malattia;

    potrebbe risultare funzionale alla risoluzione della crisi in atto, inoltre, anche l'attivazione, in maniera temporanea, di una commissione medica speciale presso il Collegio medico legale della difesa, specificamente dedicata alla definizione dei giudizi medico-legali per causa di servizio (anche in favore dei familiari delle vittime) per le patologie Covid-correlate che garantisca omogeneità e celerità di trattazione,

impegna il Governo:

   ad adottare iniziative volte alla definizione di protocolli sanitari in linea con le disposizioni impartite dal Ministero della salute o dalle autorità nazionali scientifiche di riferimento, che disciplinino il rientro in servizio del personale militare e civile della Difesa, che abbia contratto patologie Covid-correlate o che risulti essere stato in isolamento, quarantena o permanenza domiciliare fiduciaria, e comunque finalizzate alla definizione di procedure certe per la determinazione e la trattazione;

   a porre in essere iniziative mirate a un rafforzamento della capacità della sanità militare nel campo della diagnostica, mediante il potenziamento della rete interforze di laboratori di analisi chimico-cliniche, con la finalità di implementare presìdi territoriali periferici della sanità militare, a beneficio di un più ampio bacino di utenti e in stretta sinergia con il servizio sanitario nazionale;

   ad adottare iniziative volte alla creazione, anche temporanea, di una commissione medica speciale presso il Collegio medico legale della difesa, dedicata alla definizione dei giudizi medico-legali per causa di servizio (anche in favore dei familiari delle vittime) per le patologie Covid-correlate;

   a porre in essere, anche nell'ambito dell'approvazione di prossimi e conseguenti provvedimenti, le necessarie iniziative volte all'adeguamento delle dotazioni di personale sanitario e al reperimento di risorse strumentali e finanziarie per avviare le iniziative di cui ai precedenti impegni, da assegnare tramite l'istituzione di un apposito fondo risorse integrative, in conto capitale, per il potenziamento della sanità militare, da attestare sullo stato di previsione del Ministero della difesa.
(7-00493) «Aresta, Giovanni Russo».


   La IX Commissione,

   premesso che:

    il dipartimento della pubblica sicurezza, servizio di polizia stradale, in data 3 febbraio 2020 ha diramato una circolare (prot. 300/A/884/20/105/41) avente ad oggetto la pubblicità sui veicoli in comodato d'uso gratuito ad onlus o ad associazioni di volontariato nella quale si specifica che l'attuale assetto normativo non consente di esporre messaggi pubblicitari per conto terzi a titolo oneroso sui veicoli acquisiti in comodato gratuito da parte di associazioni di volontariato per il trasporto di persone diversamente abili;

    tale interpretazione, modificando in maniera fortemente restrittiva una prassi consolidata da anni, ha prodotto conseguenze estremamente negative a danno di onlus e associazioni di volontariato che effettuavano il trasporto di persone diversamente abili o comunque non autosufficienti;

    la concessione in comodato gratuito di veicoli recanti messaggi pubblicitari per conto terzi consentiva alla maggior parte delle associazioni di volontariato di svolgere i propri servizi di assistenza, non disponendo delle risorse necessarie per acquistare veicoli di proprietà;

    dal 3 febbraio 2020 si è venuta a ingenerare una situazione di emergenza nella quale molte associazioni di volontariato sono state costrette a sospendere la propria attività ovvero a limitarla considerevolmente per evitare di incorrere nelle sanzioni previste dal codice della strada;

    la pubblicità sui veicoli è regolata a livello generale dall'articolo 23 del codice della strada e a livello specifico ed attuativo dall'articolo 57 del regolamento di esecuzione e attuazione del nuovo codice della strada;

    a fronte della situazione sopra riportata si deve ricordare che il legislatore ha già ritenuto da molti anni di dover inserire nell'ordinamento vigente una disposizione specifica che legittima l'apposizione di pubblicità per conto terzi su veicoli appartenenti ad organizzazioni non lucrative di utilità sociale, alle associazioni di volontariato e alle associazioni sportive dilettantistiche, con l'articolo 5, comma 4, della legge n. 120 del 2010, demandando l'attuazione di tale principio ad apposito decreto ministeriale;

    a dieci anni di distanza, purtroppo tale principio non ha ancora trovato attuazione;

    il Governo, rispondendo all'atto di sindacato ispettivo n. 2/00648, depositato dalla seconda firmataria della presente risoluzione, nel corso della seduta della Camera dei deputati del 21 febbraio 2020 ha ribadito in maniera chiara che l'unica soluzione alla situazione critica venutasi a creare a seguito della circolare sopra riportata è quella di procedere all'attuazione dell'articolo 5, comma 4, della legge n. 120 del 2010, ribadendo «l'impegno del Governo a procedere alla piena attuazione della disciplina della materia, come già delineata dal legislatore»,

impegna il Governo

ad adottare le iniziative di competenza per dare quanto prima attuazione all'articolo 5, comma 4, della legge n. 120 del 2010, modificando l'articolo 57 del regolamento di esecuzione e attuazione del codice della strada, nel senso di prevedere che la pubblicità non luminosa per conto di terzi sia consentita, alle condizioni di cui al comma 3 del citato articolo 57, anche sui veicoli appartenenti alle organizzazioni non lucrative di utilità sociale (Onlus), alle associazioni di volontariato iscritte nei registri di cui all'articolo 6 della legge 11 agosto 1991, n. 266, e alle associazioni sportive dilettantistiche in possesso del riconoscimento ai fini sportivi rilasciato dal Comitato olimpico nazionale italiano (Coni).
(7-00494) «Mulè, Versace, Zanella».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazioni a risposta orale:


   MAGI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro per gli affari europei, al Ministro per i rapporti con il Parlamento, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dell'interno, al Ministro dell'istruzione, al Ministro della salute, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   il 5 settembre 2019 prestava giuramento davanti al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella il secondo Governo guidato dal Presidente del Consiglio Giuseppe Conte;

   attualmente il Governo è composto da 22 ministri, di cui 8 senza portafoglio, e 41 sottosegretari, ma, nonostante sia passato quasi un anno dalla nascita dell'Esecutivo, ancora non risultano assegnate le deleghe a 26 sottosegretari;

   inoltre, a distanza di molti mesi dall'annuncio non risultano essere stati ancora conferiti i titoli di Viceministro;

   in particolare, si segnala che:

    il Ministro per i rapporti con il Parlamento, Federico D'Incà, non ha ancora assegnato le deleghe ai sottosegretari Simona Malpezzi e Gianluca Castaldi;

    il Ministro per gli affari europei, Enzo Amendola, non ha ancora assegnato le deleghe al sottosegretario Laura Agea;

    il Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, Luigi Di Maio, non ha ancora assegnato le deleghe ai sottosegretari Marina Sereni ed Emanuela Del Re;

    il Ministro dell'interno Luciana Lamorgese, non ha ancora assegnato le deleghe ai sottosegretari Vito Crimi, Matteo Mauri, Carlo Sibilia e Achille Variati;

    il Ministro dell'economia e delle finanze Roberto Gualtieri, non ha ancora assegnato le deleghe ai sottosegretari Laura Castelli, Antonio Misiani, Pierpaolo Baretta, Alessio Villarosa e Cecilia Guerra;

    il Ministro dello sviluppo economico, Stefano Patuanelli, non ha ancora assegnato le deleghe ai sottosegretari Stefano Buffagni, Alessandra Todde, Mirella Liuzzi, Giampaolo Manzella e Alessia Morani;

    il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, Paola De Micheli, non ha ancora assegnato le deleghe ai sottosegretari Giancarlo Cancelleri, Salvatore Margiotta e Roberto Traversi;

    il Ministro dell'istruzione, Lucia Azzolina, non ancora assegnato le deleghe ai sottosegretari Anna Ascani e Giuseppe De Cristofaro;

    il Ministro della salute Roberto Speranza non ha ancora assegnato le deleghe ai sottosegretari Pierpaolo Sileri e Sandra Zampa;

   secondo la legge 23 agosto 1988, n. 400, che disciplina l'attività di Governo e l'ordinamento della Presidenza del Consiglio dei ministri, il compito dei viceministri e dei sottosegretari è quello di coadiuvare l'attività del Ministro e, su sua delega, esercitare determinate funzioni, anche tematiche, come intervenire, quali rappresentanti del Governo, alle sedute delle Camere e delle Commissioni parlamentari, sostenere la discussione in conformità alle direttive del Ministro e rispondere ad atti di sindacato ispettivo e di indirizzo;

   sebbene la legge non imponga vincoli temporali, la mancata assegnazione formale delle deleghe determina non pochi problemi, come: il rallentamento della presa in carico da parte del Ministero delle istanze di cittadini, imprese, sindacati e associazioni di categoria e altri; una minore capacità di intervento da parte di viceministri e sottosegretari, una minore responsabilità politica sui singoli dossier e di conseguenza una ridotta capacità funzionale di svolgimento delle attività ministeriali;

   la situazione del Paese anche per gli effetti generati dall'emergenza Covid-19 richiede quindi un intervento immediato così da garantire ai diversi ministeri e ai singoli rappresentati del Governo di poter lavorare e affrontare le decisioni per la ripresa economica con la massima efficienza, trasparenza e sinergia –:

   se siano a conoscenza di quanto riportato in premessa e quali iniziative intendano adottare, e con quali tempi, per garantire l'immediata assegnazione delle deleghe ai sottosegretari;

   se il Presidente del Consiglio non ritenga urgente sollecitare i singoli ministri all'immediata assegnazione delle deleghe ai sottosegretari;

   se intendano adottare le iniziative di competenza per l'attribuzione degli incarichi di Viceministro.
(3-01579)


   DELMASTRO DELLE VEDOVE. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   il quotidiano La Verità, in data 28 maggio 2020, ha pubblicato la trascrizione di una serie di scambi di messaggi intercorsi tra Luca Palamara e l'allora vicepresidente del Consiglio superiore della magistratura Giovanni Legnini, già due volte sottosegretario del Partito Democratico che oggi, dal 27 febbraio 2020, detiene l'incarico di commissario straordinario di Governo alla ricostruzione delle aree colpite dal terremoto del Centro Italia;

   dalla ricostruzione delle chat tra Legnini e Palamara emerge come, all'interno del Csm, ci sia stato un coordinamento tra la componente di nomina politica, cui spetta di diritto la vicepresidenza dell'organo, e precise componenti organizzate della magistratura al fine di utilizzare il noto caso della nave Diciotti per condurre un attacco politico nei confronti dell'allora Ministro dell'interno;

   ad avviso dell'interrogante dalle chat emergerebbero trame tese da Giovanni Legnini, vicepresidente del Csm, nell'organizzare una campagna di stampa facendo intervenire il Consiglio superiore della magistratura a supporto delle indagini della procura di Catania;

   il 24 agosto 2018, scrive La Verità, Legnini contatta il consigliere Palamara: «Luca, domani dobbiamo dire qualcosa sulla nota vicenda della nave. So che non ti sei sentito con Valerio [Fracassi ndr]. Autonomia e indipendenza ha già fatto un comunicato, Area è d'accordo a prendere un'iniziativa, [Claudio] Galoppi idem. Senti loro e fammi sapere domattina»;

   la risposta di Palamara non si fece attendere: «Ok, anche io sono pronto. Ti chiamo più tardi e ti aggiorno». A quel punto, sottolinea La Verità, Legnini insiste: «Sì, ma domattina dovete produrre una nota, qualcosa insomma»;

   il 25 agosto 2018, le agenzie battono la notizia, immediatamente rilanciata dal sito di Repubblica, che quattro consiglieri di Palazzo dei Marescialli, fra cui Palamara, chiedono di inserire il caso migranti all'ordine del giorno del primo plenum del Csm;

   nella nota si legge che «la verifica del rispetto delle norme è doverosa nell'interesse delle istituzioni» e che «gli interventi a cui abbiamo assistito, per provenienza, toni e contenuti rischiano di incidere negativamente sul regolare esercizio degli accertamenti in corso. Riteniamo che sia necessario un intervento del Csm per tutelare l'indipendenza della magistratura e il sereno svolgimento delle attività di indagine»;

   con solerzia rispondeva pubblicamente Legnigni con una nota in cui scrive che l'istanza sarà trattata nel primo comitato di presidenza: «Il nostro obiettivo è esclusivamente quello di garantire l'indipendenza della magistratura»;

   il vicepresidente del Csm dovrebbe avere un ruolo neutrale in virtù della duplice considerazione che l'organo è, per il principio della separazione dei poteri e in virtù della sua rilevanza costituzionale, vertice di un potere autonomo e distinto da quello governativo e al quale non spetta il compito di governare o legiferare;

   in secondo luogo, al vicepresidente è affidata la programmazione e la direzione dei lavori del Consiglio in sostituzione del Presidente della Repubblica, Presidente titolare dell'Organo e autorità massima dello Stato di cui è il Capo;

   dalle ricostruzioni del quotidiano La Verità emerge un uso non imparziale delle attribuzioni costituzionali da parte di Legnini, una considerazione che, ad avviso dell'interrogante, getta legittime ombre anche sullo svolgimento dell'attuale incarico di commissario per la ricostruzione che richiede tra l'altro l'utilizzo e la gestione di ingenti quantità di denaro –:

   se il Governo intenda revocare l'incarico di Giovanni Legnini quale commissario straordinario di Governo alla ricostruzione delle aree colpite dal terremoto del Centro Italia.
(3-01581)

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   RIZZETTO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della salute, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   come noto, la vicenda dei medici, ex specializzandi, che hanno svolto la formazione tra il 1982 e il 1991 senza essere stati retribuiti, si trascina da trent'anni, poiché l'Italia non ha mai dato integrale applicazione alle direttive europee degli anni Settanta (direttiva 82/76/Cee) che prevedevano l'obbligo di un compenso;

   lo Stato italiano avrebbe dovuto riparare a tale inadempienza e introdurre una disciplina in materia, anche per sanare le situazioni pregresse;

   la recente sentenza del tribunale di Genova n. 353/2020 pubblicata l'11 febbraio 2020, conferma il diritto al risarcimento di tutti i medici che non hanno ricevuto il corretto trattamento economico durante la scuola di specializzazione, stabilendo gli ulteriori principi rispetto alla mancata prescrizione dei diritti in questione e l'aumento del valore delle somme da riconoscere;

   si ritiene che vada sanata urgentemente e in via definitiva tale annosa questione che vede coinvolti gli ex specializzandi, contro uno Stato inadempiente. Ciò a maggior ragione in un periodo, come quello attuale, che ci vede combattere la pandemia dovuta al Covid-19, con il personale medico in prima linea. Si tratterebbe non solo di fare giustizia, una volta per tutte, ma altresì di conferire un segnale importante di riconoscimento dell'importanza di tale categoria, garantendo i medesimi diritti riconosciuti negli altri Paesi dell'Unione;

   anche a livello trasversale, i partiti hanno confermato la necessità di far in modo che si ponga fine alle vertenze: in materia sono stati presentati atti di sindacato ispettivo e proposte di legge. Tuttavia, ad oggi, la questione continua ad essere affrontata nei tribunali;

   si ritiene necessario conoscere le intenzioni del Governo, per sanare tale vicenda, affinché venga fatta giustizia nei confronti di migliaia di ex specializzandi –:

   se e quali iniziative normative, ed entro quali tempi, intendano porre in essere, per quanto di competenza, affinché siano adeguatamente indennizzati gli ex specializzandi, adottando soluzioni definitive che possano regolare le posizioni aperte e far venir meno i contenziosi, come chiarito in premessa;

   quale sia il quantum delle risorse finanziarie che il Governo ritenga di dover destinare per regolare la vicenda in questione.
(5-04078)


   NOJA. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   il 30 aprile 2020, il Governo ha indicato l'adozione dei criteri relativi alle attività di monitoraggio del rischio epidemico Covid-19, basati su 21 parametri;

   risulta che le regioni abbiano trasmesso i, loro dati sanitari al Governo, che li ha utilizzati, di concerto con l'Istituto superiore di sanità (Iss), per stimare i predetti 21 parametri così da ottenere, per ciascuna regione, una classificazione omogenea del rischio su cui basare le decisioni in merito alla graduale uscita dal lockdown;

   in data 1° giugno 2020, la «Commissione Covid-19» istituita presso l'Accademia Nazionale dei Licei ha pubblicato un documento dal titolo: «Dati pubblici, governo delle epidemie e democrazia»;

   in tale documento si evidenzia come le classificazioni del rischio siano cruciali per il controllo dell'epidemia e, dunque, per la cura e il benessere di tutti i cittadini e come sarebbe opportuno e utile che i dati inviati dalle regioni al Governo fossero resi pubblici in maniera che tutti, compresi gli scienziati, possano seguire direttamente l'evoluzione della situazione sanitaria delle varie regioni italiane;

   la trasparenza di tutti i dati riguardanti l'epidemia di Covid-19 è un fattore indispensabile per garantire il principio per cui tutte le scelte in materia di salute pubblica devono essere compiute sulla base di informazioni diffuse, analizzate e discusse pubblicamente;

   proprio in ragione di ciò non appare corretto che il pubblico abbia accesso solo alle conclusioni e non ai dati originali, poiché la carenza di una trasparenza totale su tutte le informazioni che hanno portato a determinate conclusioni, rende le conclusioni stesse contestabili sul piano scientifico e, quindi, anche sul piano politico;

   nella cosiddetta «Fase 2», è indispensabile l'individuazione e il tracciamento di ogni nuovo focolaio per impedire una recrudescenza dell'epidemia che sarebbe gravissima dal punto di vista sanitario ed economico;

   il documento dell'Accademia Nazionale dei Licei sottolinea che, in questa prospettiva, poter beneficiare di un'analisi scientifica verificata e condivisa sull'evoluzione dell'epidemia è fondamentale;

   tuttavia, ad oggi, i dati che l'Iss e la Protezione Civile rendono pubblici sono frammentari e non sufficienti a consentire a tutta la comunità scientifica nel suo insieme di svolgere valutazioni affidabili;

   come sottolinea il documento di cui sopra, «poiché la scienza si basa sulla riproducibilità dei risultati, è fondamentale che gruppi diversi di ricercatori, lavorando sugli stessi dati resi pubblici, siano in grado di ritrovare lo stesso risultato. Nel caso delle analisi epidemiologiche, che hanno ricadute sulla vita della società, è opportuno e utile che gruppi diversi di scienziati arrivino a conclusioni sostanzialmente condivise. Nel caso di specie ciò è impossibile se è vero che un solo gruppo di scienziati è in possesso dei dati necessari per fare le analisi» –:

   se si intendano rendere accessibili a tutti i dati pubblici relativi all'epidemia di Covid-19, nel pieno rispetto della privacy;

   quali iniziative di competenza si intendano adottare per fare in modo che, nel pieno rispetto del diritto alla privacy degli interessati, l'ISS, la Protezione civile e le istituzioni sanitarie regionali, elaborino un piano di condivisione dei dati volto a consentire a tutta la comunità scientifica accesso pieno alle informazioni utili a indagini e analisi anche statistiche.
(5-04081)

AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INTERNAZIONALE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   SIRAGUSA. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro dell'istruzione. — Per sapere – premesso che:

   l'istituto italiano statale comprensivo di Barcellona – ormai storico ente nazionale, operante nella città catalana da decenni – rischia di non poter proseguire oltre la sua attività a causa di un contenzioso riguardante l'affitto dei locali ove lo stesso trova la sua sede; lo stallo è tale da mettere a rischio la partenza del prossimo anno scolastico;

   l'istituto svolge le sue lezioni presso due edifici, entrambi di proprietà dell'associazione Casa degli italiani, la quale ha stipulato contratti d'affitto con il consolato italiano cittadino: il plesso di carrer Setantí 10-12 (distretto di Sarrià-Sant Gervasi) dove hanno sede, dal 1958, la scuola dell'infanzia e la scuola primaria Maria Montessori, oltre che la scuola secondaria di primo grado Edoardo Amaldi; il palazzo di pasaje Méndez Vigo 8, nel centrale quartiere di Eixample, dove è presente dal 1928 il liceo scientifico, insieme ad alcuni uffici. Nel complesso, i due edifici ospitano tra i 750 e gli 800 studenti;

   il 19 maggio 2020 l'associazione Casa degli italiani ha comunicato al consolato italiano di Barcellona l'intenzione di recuperare i due edifici, adducendo come ragione il fatto che il contratto di affitto tra le due parti, scaduto già nel giugno del 2018, ancora non fosse stato rinnovato. La console, Gaia Danese, ha in merito dichiarato come il mancato rinnovo fosse da imputarsi alla mancanza di licenze comunali aggiornate che permettessero di utilizzare gli edifici per attività scolastiche. Il presidente dell'associazione, Mirko Scalletti, ha a sua volta sostenuto che tali autorizzazioni avrebbero dovuto essere gestite dalla scuola, come inquilino degli edifici (El Pais, 22 maggio 2020);

   la sede di Eixample era stata chiusa già lo scorso gennaio a causa delle, summenzionate, mancanti licenze di sicurezza; il presidente della scuola, Carlo Prandini, con una circolare comunicava la decisione del consolato italiano a Barcellona di chiudere «temporaneamente» la struttura che ospita il liceo per la mancanza della «licenza d'uso e del piano di attività del plesso», due permessi edilizi che «garantiscono l'esistenza dei requisiti di sicurezza necessari per la conduzione dell'attività scolastica» (Il Sole 24 Ore, 4 gennaio 2020). Il liceo ha poi riaperto, con autorizzazioni temporanee; almeno fino alla successiva, nuova chiusura, scattata stavolta a causa del lockdown generale imposto dall'emergenza sanitaria da coronavirus. L'autorizzazione alla riapertura era giunta in seguito all'ispezione del consiglio comunale, il quale aveva contestualmente notificato il fatto che lo spazio avrebbe comunque dovuto essere adattato alle nuove normative;

   è d'uopo inoltre annotare come le licenze citate mancassero da decenni; come accennato, solo quattro mesi fa è stata rilevata la mancanza di questa documentazione. Oggi, tra consolato locale e Casa degli italiani è in corso una diatriba sulle responsabilità di tale omissione. In ogni caso, ad ora, quel plesso non è più utilizzabile; il consolato dovrà quindi trovare, salvo novità, una nuova sistemazione per gli alunni del liceo;

   per quel che riguarda invece i 4 mila metri quadrati della sede di Sarrià, la contrattazione è di sola natura pecuniaria, vertente intorno alla somma dovuta per il contratto d'affitto –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza della situazione descritta e quali iniziative abbiano intenzione di intraprendere, al fine di assicurare la piena operatività dell'istituto italiano statale comprensivo di Barcellona.
(5-04076)

Interrogazioni a risposta scritta:


   DELMASTRO DELLE VEDOVE. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   l'interrogante è venuto a conoscenza di un gruppo di italiani attualmente bloccato in Costa Rica che non riesce a tornare in patria;

   per gli italiani bloccati nella zona di Santa Teresa si aggiunge anche la difficoltà nello spostamento interno verso San José;

   si tratterebbe di una quarantina di persone in vari gruppi non organizzati che riferiscono della presenza di altri italiani in altre città sull'isola;

   questi italiani raccontano di non riuscire a tornare in Italia, perché i voli sono sospesi sino al 1° luglio 2020 almeno, nonostante in Costa Rica la pandemia abbia avuto un bassissimo impatto e il rischio di contagi di ritorno sia praticamente nullo;

   tra questi italiani vi sarebbe anche una famiglia che aveva lasciato temporaneamente l'anziano padre in una Rsa e che ora si trova costretto a restarci perché non può essere accudito da nessuno. La stessa famiglia racconta di trovarsi in difficoltà per il malfunzionamento del proprio conto corrente bancario e, pertanto, sono a corto di liquidità;

   attualmente in Costa Rica vi sono sia italiani presenti per turismo che italiani residenti. Le autorità hanno reso noto che chiunque lascerà il Paese dal 23 marzo perderà lo status di residente. Pertanto, si segnala il caso di un italiano in Costa Rica per lavoro che non può ricongiungersi con la famiglia, sia perché non può lasciare l'isola per non perdere lo status di residente, sia perché non può essere raggiunto dai familiari rimasti in Italia;

   un'italiana segnala di aver terminato da tempo le scorte di farmaci portate dall'Italia e teme per le conseguenze sulla sua salute dovute all'assunzione di medicine diverse da quelle prescritte per le proprie patologie;

   la maggior parte di loro aveva rientri tra i primi di marzo e di aprile 2020 e le difficoltà iniziano ad essere molteplici. A breve inizierà la stagione delle piogge e nessuno di loro aveva messo in preventivo che avrebbe dovuto attrezzarsi per una permanenza in questo periodo;

   ad alcuni è scaduta l'assicurazione sanitaria, ci sono bambini minorenni, anziani con gravi patologie e non, giovani che rischiano di perdere il lavoro, imprese che rischiano il fallimento, perché il titolare non è presente, chi ha parenti diretti ricoverati in ospedale in gravi condizioni;

   all'interrogante appare necessario che, in assenza di voli commerciali, si proceda all'organizzazione di uno specifico volo nell'ambito del Meccanismo europeo di protezione civile che possa rimpatriare anche gli italiani di altri gruppi a Panama, Messico e Nicaragua nonché le persone di altre nazionalità europee che devono rientrare nei rispettivi Stati d'origine;

   il Meccanismo europeo di protezione civile permetterebbe un rimborso dei costi del volo di rimpatri sino al 75 per cento del totale –:

   quali siano gli intendimenti del Governo per assicurare il rimpatrio immediato degli italiani bloccati in Costa Rica, utilizzando i fondi per i rimpatri messi a disposizione dal Meccanismo europeo di protezione civile.
(4-05903)


   CIRIELLI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   si apprende da organi di stampa che un nostro connazionale, Klovis Hitaj 39 anni, albanese di nascita ma salernitano d'adozione, dal 12 febbraio sarebbe bloccato a Bahia in Brasile dove si era recato per far visita alla figlia;

   sembrerebbe che il volo di rientro in Italia previsto per il 14 marzo 2020, a seguito del lockdown, sarebbe stato cancellato; dopo questo una sequenza di altri aerei successivi sarebbero stati prima riprogrammati poi nuovamente cancellati uno dopo l'altro; l'ultimo volo utile per il rimpatrio del nostro connazionale sembrerebbe previsto per la prima settimana di luglio 2020;

   l'uomo, ora ospite a casa della madre della figlia, avrebbe contattato ripetutamente la Farnesina, che gli avrebbe semplicemente fornito delle credenziali per acquistare l'ennesimo biglietto di rientro sul sito di un'agenzia a prezzi decisamente poco convenienti;

   Klovis vorrebbe rientrare in Italia per riprendere il lavoro e non rischiare di essere licenziato a causa della prolungata assenza, ma la grave situazione di disagio economico in cui versa non gli permetterebbe di acquistare un nuovo biglietto;

   quella di Klovis purtroppo non è una vicenda isolata, anche un altro salernitano, Andrea De Leo, a seguito della chiusura dei voli di marzo 2020 sembrerebbe bloccato a Morro di San Paolo, isola di Tinhare, e, come i due salernitani, molti altri connazionali verserebbero nella medesima angosciante condizione, totalmente abbandonati da ambasciate e consolati;

   nella situazione globale di disagio si inserisce oltretutto l'emergenza sanitaria; in Brasile i numeri dei contagi da Covid-19 aumentano quotidianamente ed il sistema sanitario è ormai al collasso; nella totale assenza di assistenza i nostri cittadini sono sempre più sconfortati e questa situazione di incertezza è ormai intollerabile;

   il Governo ha il dovere di non abbandonare i tanti italiani che versano ancora in questa grave condizione di stallo garantendone il rimpatrio –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e, considerata la gravità degli stessi, quali urgenti e tempestive iniziative di competenza intenda adottare per riportare in Italia tutti i nostri connazionali che attualmente sono ancora bloccati all'estero o impossibilitati al rientro in Patria per effetto della esorbitante lievitazione di costi dei biglietti proposti dalle compagnie aeree.
(4-05908)

AFFARI EUROPEI

Interrogazione a risposta scritta:


   FIORAMONTI. — Al Ministro per gli affari europei, al Ministro dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   l'irrompere della pandemia da Covid-19, le difficoltà sorte in seguito alle limitazioni alla libera circolazione all'interno del perimetro europeo, le misure previste nella programmazione del Recovery Fund per il settennato 2021-2027, rischiano di impattare negativamente su tre dei più importanti programmi comunitari di mobilità europea – quali Erasmus, Europa creativa e Corpo europeo di solidarietà – caratterizzati dal forte protagonismo dei giovani;

   la Commissione europea ha ridotto significativamente le proposte di finanziamento dei tre programmi rispetto alla bozza iniziale del 2018 formulata dalla stessa Commissione: 5,4 miliardi di euro in meno per il programma «Erasmus», a fronte dei quali la proposta fissa il finanziamento a 24,6 miliardi di euro rispetto ai 30 preventivati nel 2018; 330 milioni di euro in meno per «Europa creativa», per il quale è preventivata una spesa inferiore pari a 1,52 miliardi di euro rispetto a 1,85 del 2018; 365 i milioni di euro in meno per il «Corpo di solidarietà europeo», per il quale viene previsto un finanziamento a 895 milioni di euro rispetto al 1,26 miliardi di euro del 2018;

   stante la bozza di programmazione sopracitata, tali misure determinerebbero una battuta d'arresto significativa riguardo alla mobilità, allo studio e all'associazionismo giovanile già fortemente colpito dalla pandemia, bloccando attività di scambio e progetti su scala continentale, facendo rientrare a casa gli studenti Erasmus, sospendendo le nuove partenze, frenando attività e iniziative, limitando i partenariati, fino all'indebitamento di enti e di piccole realtà;

   in un momento dal delicato equilibrio per l'integrazione dei popoli, previsioni di tale portata ledono fortemente tale processo di integrazione – soprattutto tra gli stessi popoli europei – posto che l'ulteriore limitazione delle possibilità di scambio e di integrazione a livello culturale, ma anche nell'ambito della ricerca, della solidarietà, dell'innovazione e dello sviluppo, rischia di accentuare maggiormente le divergenze strutturali e le distanze tra questi, data la sottrazione di risorse a studenti, università, enti, comuni, insegnanti, associazioni, nonché a tutte quelle realtà che ne traggono direttamente un beneficio economico e di crescita culturale e sociale –:

   quali iniziative di competenza il Governo intenda adottare al fine di scongiurare ogni possibile limitazione nella destinazione di tali fondi europei, quali veicolo di investimento e generatore di sviluppo e di integrazione europea per il nostro Paese e per il futuro dei suoi giovani.
(4-05911)

AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interrogazione a risposta orale:


   DI LAURO. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   il Monte Faito si trova nel territorio del comune di Vico Equense ed è dichiarato di notevole interesse paesaggistico con decreto ministeriale ai sensi della legge n. 1497 del 1939 nell'ambito di efficacia del piano urbanistico territoriale (P.u.t.) per l'area sorrentino-amalfitana statuito con la legge regionale n. 35 del 1987;

   ricade all'interno del parco regionale dei Monti Lattari e in area Sic «Dorsale dei Monti Lattari», mentre nel piano stralcio dell'Autorità di bacino Appennino meridionale l'area è classificata a «rischio frana»;

   ciò comporta che per qualsiasi intervento, potenzialmente capace di limitare la naturalità del sito, è richiesta una valutazione di incidenza ambientale che garantisca che l'intervento non pregiudichi l'integrità del sito;

   secondo il Wwf Terre del Tirreno da tempo, su quest'area, vengono perpetrati gravi illeciti come l'abbattimento di alberi secolari, la realizzazione di abusi edilizi e lo sversamento di rifiuti, in particolare scarti dell'attività edilizia e di lastre in amianto come dalla sottoscritta già evidenziato nell'interrogazione indirizzata al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare n. 4-02113, il quale, rispondendo all'atto, ha dichiarato che «per quanto di competenza rassicura di monitorare le azioni poste in essere dalle autorità competenti finalizzate alla messa in sicurezza dell'area in questione»;

   nel periodo dell'emergenza epidemiologica causata dal Covid-19 è stata osservata e documentata, per oltre un mese, un'attività di camionette e furgoni, che trasportavano, e, a quanto consta all'interrogante, trasportano tutt'oggi, materiali edili e cemento sulla montagna e portano via tronchi di grossi alberi tagliati, nonostante le limitazioni agli spostamenti imposte dai vari decreti del Presidente del Consiglio dei ministri;

   sempre secondo quanto denunciato dal «Wwf Terre del Tirreno», impianti elettroacustici alimentati a batterie, azionati nelle ore notturne per attirare le quaglie, sono piazzati sui versanti ad ovest della montagna e abilmente nascosti tra la vegetazione in numerose postazioni, spesso murate in vere e proprie casseforti e, all'alba i bracconieri con cani, trappole o fucili, arrivano per cacciare la fauna attratta sul sito;

   si registrano numerose recenti attività di taglio degli alberi poste in essere in una stagione come la primavera, peraltro, in cui si provocano gravi danni alla biodiversità e alla fauna e avifauna selvatica, in quanto nel pieno dell'attività di nidificazione e riproduzione;

   gli interventi di esbosco operati ricadono nell'area Zsc IT8030008 «Dorsale dei Monti Lattari» e quindi vanno a interferire irrimediabilmente con le componenti faunistiche e floristiche;

   non ultima è la notizia di un raro esemplare di pino nero secolare, in procinto di essere incluso nell'elenco regionale degli alberi monumentali, privato di due grosse branche primarie, tagliate per ragioni di sicurezza, ma su cui non è stata richiesta l'obbligatoria valutazione di incidenza all'Ente parco regionale dei Monti Lattari; intervento, questo, disposto dal comune di Vico Equense sulla base di una perizia elaborata da un tecnico comunale, il quale risulterebbe essere solo un ingegnere e non un agronomo;

   l'Autorità di bacino distrettuale dell'Appennino meridionale, in base alle norme vigenti, svolge attività di pianificazione e programmazione a scala di bacino e di distretto idrografico relative alla difesa, alla tutela, all'uso e alla gestione sostenibile delle risorse suolo e acqua e alla salvaguardia degli aspetti ambientali e concorre alla difesa, alla tutela e al risanamento del suolo e del sottosuolo, alla tutela quali-quantitativa della risorsa idrica, alla mitigazione del rischio idrogeologico, alla lotta alla desertificazione, alla tutela della fascia costiera e al risanamento del litorale –:

   quali iniziative intenda intraprendere, anche per il tramite dell'Autorità di bacino distrettuale dell'Appennino meridionale, al fine di verificare le summenzionate criticità e tutelare l'ecosistema ambientale del Monte Faito e la legalità;

   quali iniziative intenda intraprendere, per quanto di competenza, al fine di attivare un monitoraggio per la prevenzione e il contrasto degli illeciti ambientali.
(3-01584)

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   PASTORINO. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   tra le aree di pregio ambientale, protette secondo la legge n. 394 del 1991, compare la Pineta di Procoio, sita nella Riserva naturale statale del litorale romano, nei territori comunali di Roma e Fiumicino;

   si tratta di una vasta zona connotata dalla presenza di vegetazione di qualità e di fauna preziosa (istrici, volpi, porcospini, tassi e altro). Essa costituisce un ecosistema delicato a ridosso delle spiagge ed è meritevole della massima attenzione e cura ambientale;

   la pineta purtroppo è stata fatta oggetto di una concessione estrattiva di taglio, a fini di produzione di legname, in favore della famiglia Aldobrandini;

   l'attività di taglio si è mostrata fin da subito totalmente irrispettosa delle esigenze ambientali, soprattutto nell'area retrodunale;

   l'associazione Gufi (Gruppo unitario foreste italiane, composta da esponenti accademici e del mondo ambientalista) sollecitata dai cittadini residenti di Ostia, ha verificato, tramite l'accesso agli atti, ai sensi di legge, che i provvedimenti abilitativi in favore dell'impresa estrattrice non sarebbero stati rispettati e che l'opera di disboscamento si sarebbe trasformata in vero e proprio danno ambientale;

   per tali motivi, il Gufi ha sporto denuncia al comando provinciale dei carabinieri forestali di Roma –:

   se sia a conoscenza dei fatti evidenziati in premessa;

   quali urgenti iniziative di competenza intenda assumere per arrestare l'opera di distruzione ambientale in atto.
(5-04077)


   MURONI. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   è in fase di valutazione il «progetto definitivo per la riqualificazione del sistema di raccolta dei reflui nel bacino del Lago di Garda sponda veronese», il più grande lago italiano che contiene il 34 per cento dell'acqua dolce presente sull'intero territorio nazionale; un bene comune da tutelare e salvaguardare dal punto di vista naturalistico, ambientale ed economico e principale fonte di benessere per i turisti e gli abitanti dei comuni gardesani;

   è del tutto evidente la necessità ed urgenza di realizzare un efficace sistema di raccolta e depurazione dei reflui fognari nel bacino del Garda;

   si ricorda che Legambiente Verona e Baldo-Garda, dopo attenta valutazione del progetto, hanno presentato le seguenti osservazioni: è fondamentale che la tutela dell'ecosistema Lago di Garda, come previsto dagli obiettivi del progetto «Nuove opere per il collettamento e la depurazione del Lago di Garda», sia decisa «con una visione unitaria dell'intero bacino lacustre. Riteniamo pertanto che il Ministero dell'Ambiente, quale Ente finanziatore principale dell'opera, svolga funzioni di supervisione e coordinamento», per evitare che il Progetto preveda di realizzare il collettore sulla sponda veronese, rimandando ai «tempi lunghi» la dismissione del collettore sublacuale (in zona sismica 2) con la sponda bresciana, esponendo l'intero ecosistema al grave rischio che, in caso di guasto, siano scaricate a lago ingenti quantità di reflui fognari causando un vero disastro ambientale;

   il progetto definitivo, sponda veronese, contrariamente al progetto preliminare, prevede di posare gran parte delle condotte sulle rive; un ambiente estremamente delicato che richiede approfondite valutazioni di carattere ambientale e naturalistico;

   inoltre, poiché le opere previste interessano direttamente aree della Rete Natura 2000 protette dalla Comunità europea: SIC IT3210004 Monte Luppia e P.ta San Vigilio, SIC-ZPS IT3210018 Basso Garda, SIC-ZPS IT3210039 Monte Baldo Ovest, si ritiene fondamentale che il progetto sia assoggettato a Valutazione di impatto ambientale;

   in attesa del completamento delle opere di collettamento e depurazione del Lago di Garda è prioritario che i comuni collegati al depuratore di Peschiera avviino la mappatura delle reti fognarie comunali (oggi mancante, secondo progetto definitivo) e la separazione tra acque bianche e nere, al fine di ridurre gli scarichi a lago dovuti agli eventi atmosferici e migliorare la funzionalità del depuratore di Peschiera;

   è del tutto evidente che nel progetto definitivo sia necessario prendere in considerazione il fenomeno dei cambiamenti climatici e degli impatti che questi hanno ed avranno sui territori e sugli ecosistemi, e delle strategie di adattamento, come da regolamento europeo del 2013, attuato a livello nazionale con la Strategia nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici, di cui al decreto direttoriale n. 86 del 16 giugno 2015;

   si ritiene pertanto fondamentale che lo stesso progetto definitivo sia assoggettato a Via comparandolo con la soluzione proposta nel progetto preliminare, come prescrive il codice dell'ambiente: «modifiche o estensioni» di progetti di cui al punto 13 dell'allegato II alla direttiva Via e di cui ai punti 2.h) e 8.t) degli allegati II-bis e IV alla Parte Seconda e in accordo con le tipologie progettuali degli: «Indirizzi operativi per la definizione di determinate tipologie progettuali elencate nell'allegato IV alla Parte Seconda»;

   inoltre, il progetto generale riguarda collettamento e depurazione per due impianti: uno per 300.000 abitanti equivalenti (esistente a Peschiera del Garda – Verona) ed un nuovo impianto in provincia di Brescia, per oltre 100.000 abitanti equivalenti, di competenza regionale (testo unico ambiente, allegati alla parte seconda – allegato III – lettera r) impianti di depurazione delle acque) –:

   alla luce di quanto in premessa se non ritenga necessario adottare le iniziative di competenza per avviare e realizzare la procedura di Via di cui in premessa;

   se non ritenga necessario incontrare le associazioni ambientaliste della Lombardia e del Veneto che da anni suggeriscono osservazioni e proposte.
(5-04080)


   DAGA, GABRIELE LORENZONI e BELLA. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   in data 31 luglio 2019, il Consiglio dei ministri ha autorizzato l'impianto pilota geotermico nel comune di Castel Giorgio (Terni) per la produzione di 5 megawatt alla società ITW LKW Geotermia Italia Spa;

   sulla realizzazione dell'impianto geotermico al momento risultano pendenti quattro ricorsi al Tar;

   è dei giorni scorsi la notizia (http://www.tusciaweb.eu) della richiesta di ventinove sindaci dei comuni delle province di Viterbo e Terni, rivolta al Governo e ai Ministri interessati, di rivedere la Valutazione di impatto ambientale (Via) del progetto per la realizzazione della centrale geotermica prevista nel territorio di Castel Giorgio;

   dalla lettera dei sindaci si evince «che una vasta letteratura ha evidenziato i rischi associati ad attività di esplorazione, trivellazione, estrazione e reiniezione di fluidi in sistemi idrotermali, che presentano analogie con le criticità del territorio in oggetto. I recenti casi di sismicità indotta o innescata, registrati a livello mondiale, a seguito delle attività sopra elencate, hanno ulteriormente confermato le evidenze messe in luce dalla suddetta letteratura»;

   il timore è che la realizzazione degli impianti geotermici possa mettere a rischio l'incolumità dei cittadini e i loro beni materiali a causa di eventuali eventi sismici indotti di tipo transregionale con magnitudo rilevante e potenzialmente distruttiva che «[...] incomberebbe sul distretto vulcanico Vulsino in conseguenza di attività di ricerca e sfruttamento della risorsa geotermica»;

   per via della natura degli impianti di geotermia binari, l'impianto di Castel Giorgio produrrebbe microsismi indotti che potrebbero aggravare la storia sismica dell'area geografica;

   sindaci e popolazione locale sono in allerta a causa di uno sciame sismico, avvertito nella zona interessata nelle scorse settimane che ha contato almeno ottanta scosse di cui trenta nella giornata del 16 maggio 2020;

   il professor Carlo Doglioni, presidente dell'istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (Ingv) ha dichiarato (http://www.tusciaweb.eu) che: «L'alta Tuscia è un'area sismica, ma di media pericolosità. L'apprensione, quindi, deve comunque esserci. [...] Al contempo non posso dire che non ci sia alcun pericolo. Una scossa di magnitudo 5,5 o 6, con un'edilizia non antisismica, in base alla sua amplificazione e ad altri fattori, potrebbe comunque fare grossi danni»;

   il sismologo Alessandro Amato dell'Ingv ha dichiarato (https://www.larotta.it) che: «Pur non avendo avuto storicamente terremoti di magnitudo molto elevata, eventi sismici di magnitudo superiore a 4 in questa zona potrebbero causare dei danni a causa della superficialità degli ipocentri e della vetustà del patrimonio edilizio»;

   già in data 30 maggio 2016, un terremoto di magnitudo 4.1 nell'area di Castel Giorgio-Acquapendente, a cui seguirono nei giorni successivi oltre 70 scosse di varia intensità, provocò danni ad immobili e famiglie sfollate. Si ricorda che il 6 dicembre 1957 un terremoto di magnitudo 4,9 rase al suolo circa l'80 per cento delle abitazioni di Castel Giorgio ed interessò una vasta area anche dell'Orvietano. Questi dati non sono stati considerati dalla Commissione Via, che ha dato parere positivo al progetto;

   la richiesta dei sindaci è che le autorità competenti attivino «ogni possibile intervento di prevenzione dei rischi e dei pericoli [...] al fine della tutela, della sicurezza e dell'incolumità della comunità e dei territori da noi amministrati»;

   è di pochi giorni fa la notizia dell'insediamento della nuova Commissione Via-Vas, che va a rinnovare la composizione dei 40 membri dell'ex Commissione rimasta in carica per oltre dodici anni, di cui vari in proroga –:

   se il Governo, per quanto di competenza, alla luce delle criticità esposte e degli avvenimenti degli ultimi anni, tenuto conto anche del rinnovo dei componenti della Commissione Via, intenda adottare iniziative per predisporre una nuova e più attenta valutazione di impatto ambientale e per riesaminare l'opportunità del progetto di cui in premessa.
(5-04086)

Interrogazione a risposta scritta:


   MAGLIONE, FEDERICO e DEL SESTO. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   il Parco nazionale del Matese è stato istituito ai sensi dell'articolo 1, comma 1116, della legge finanziaria n. 205 del 27 dicembre 2017 su una superficie di oltre 100 mila ettari che interessa sia il versante molisano che quello campano. Nell'area del parco ricadono 64 comuni, tra cui tutti i comuni ripartiti in quattro province (Caserta, Benevento, Isernia e Campobasso) e due regioni (Campania e Molise). Il suo valore naturalistico è stato definitivamente sancito dall'individuazione di quattro aree della Rete Natura 2000 dell'Unione europea ai sensi delle direttive 2009/147/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 30 novembre 2009, concernente la conservazione degli uccelli selvatici, e 92/43/CEE del Consiglio, del 21 maggio 1992, relativa alla conservazione degli habitat. Sono presenti all'interno dello stesso 44 geositi fra cui il sito paleontologico di rilevo internazionale di Pietraroja dove è stato rinvenuto un fossile di un cucciolo di dinosauro, lo Scipionyx samniticus. Il fondovalle del parco, sia del versante campano che molisano, è attraversato da due antichissime direttrici viarie, oggi percorse da migliaia di viandanti e pellegrini: la via Francigena del Sud che collega Roma con Santa Maria di Leuca e la via Micaelica che da Poggio Bustone nei pressi di Rieti arriva sino a Monte S. Angelo, sul Gargano;

   la sottoscrizione di un protocollo per l'istituzione del parco nazionale del Matese, ha rappresentato, pertanto, una formidabile opportunità di sviluppo economico e sociale per le popolazioni locali, in un territorio che, più di altri, oggi soffre della crisi economica e dell'assenza di prospettive;

   l'Ispra ha svolto il compito di raccordo tra i diversi soggetti interessati e in uno specifico tavolo istituzionale ha presentato una proposta di perimetrazione e zonazione del Parco nazionale del Matese;

   detta proposta presentata dall'Ispra, unitamente a uno schema di disciplina di tutela per le diverse zone, è stata condivisa con le regioni per le opportune osservazioni;

   nelle zone limitrofe alle aree interessate dal parco si continua con l'installazione selvaggia di torri eoliche che comprometterebbero la stessa mission dell'istituzione della detta area protetta –:

   se sia a conoscenza della situazione descritta in premessa e quale sia lo stato dell'istruttoria per la completa operatività del Parco nazionale del Matese;

   quali iniziative, per quanto di competenza, intenda adottare per pervenire al pieno funzionamento del Parco nazionale del Matese.
(4-05907)

BENI E ATTIVITÀ CULTURALI E TURISMO

Interrogazioni a risposta scritta:


   CUBEDDU. — Al Ministro per i beni e le attività culturali e per il turismo. — Per sapere – premesso che:

   con delibera n. 128 del 1° giugno 2012, la giunta del comune di Guidonia-Montecelio, città metropolitana di Roma, istituiva, presso la sede del Convento di San Michele in Montecelio, il museo civico intitolato alla figura di Rodolfo Lanciani, destinato a custodire e rendere fruibili ai visitatori numerosi reperti archeologici di proprietà statale concessi in deposito temporaneo quali, tra gli altri, il complesso scultoreo denominato «Triade Capitolina» ed ulteriori n. 878 reperti archeologici, a seguito di parere favorevole della direzione generale antichità del Ministero per i beni e le attività culturali e per il turismo;

   con nota del 17 maggio 2019, a firma del dirigente dell'Area VIII, il comune di Guidonia-Montecelio chiedeva alla soprintendenza per l'archeologia, le belle arti ed il paesaggio della città metropolitana di Roma il rinnovo dell'autorizzazione al deposito temporaneo dei suddetti beni di proprietà statale;

   in data 24 luglio 2019, con nota a firma dell'assessore alla cultura e del dirigente competente, il comune di Guidonia-Montecelio forniva alla medesima soprintendenza i chiarimenti richiesti circa l'affidamento degli incarichi di direttore scientifico e di conservatore del museo civico «R. Lanciani», nominati dall'amministrazione comunale in sostituzione dei profili provvisori ad interim indicati dalla soprintendenza per il periodo di vacanza, dando altresì conto dei requisiti posseduti dagli stessi, dei titoli di studio e di specializzazione posseduti, conformi alla normativa di settore e delle procedure di selezione espletate;

   in tale sede, al fine di sollecitare l'iter di rinnovo all'autorizzazione al deposito temporaneo ancora sospeso, il comune allegava alla medesima nota inventario fotografico dei beni custoditi presso la struttura museale, la polizza assicurativa stipulata a copertura degli stessi, nonché la sentenza del Tar Lazio n. 1135 del 3 giugno 2019 con la quale veniva riconosciuta, a seguito di ricorso promosso da diversa candidata, la legittimità della nomina del direttore scientifico operata dal comune, nella persona della dottoressa Ilaria Morini, ciò sia in merito ai requisiti culturali e scientifici posseduti dalla stessa, sia in merito all'iter selettivo seguito dall'amministrazione;

   ancora oggi, il museo civico in questione, pur essendo tra i pochi presidi culturali presenti nel territorio comunale, non si trova in condizione di operare, non essendosi concluso, a quasi un anno di distanza, l'iter di rinnovo del suddetto prestito temporaneo da parte della soprintendenza. Inoltre, come già evidenziato dall'amministrazione comunale nelle proprie note, le figure ad interim a suo tempo provvisoriamente individuate dalla soprintendenza non hanno mai effettuato un passaggio di consegne formale, rendendo di fatto impossibile al direttore ed al conservatore nominati dal comune lo svolgimento del proprio compito, tantomeno è avvenuta la consegna materiale delle chiavi di accesso alle vetrine contenenti i reperti, con ciò impedendo finanche le attività necessarie alla gestione ed alla corretta conservazione degli stessi –:

   quali iniziative di competenza urgenti il Ministro interrogato intenda adottare, espletati i doverosi accertamenti interni, al fine di chiarire le ragioni della mancata autorizzazione del rinnovo del deposito temporaneo dei beni archeologici già custoditi presso il museo civico Rodolfo Lanciani di Guidonia-Montecelio (Roma), nonché al fine di consentire nuovamente il regolare funzionamento dell'istituzione museale in questione.
(4-05902)


   PALAZZOTTO, MURONI, LATTANZIO e STUMPO. — Al Ministro per i beni e le attività culturali e per il turismo, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   nel comune di Nicotera (Vibo Valentia) sorge, sulla costa, il villaggio turistico ex Valtur «Gioia del Tirreno», circondato da una pineta lunga 3 chilometri e da agrumeti;

   il villaggio è stato realizzato tra il 1968 e il 1972 come Club Mediterranée;

   i progettisti – l'architetto Cidonio e il paesaggista Porcinai – attraverso l'utilizzo di avanzate tecniche europee del recupero ambientale, realizzarono un complesso innovativo dal punto di vista, architettonico e della compatibilità ambientale: il villaggio ha un impianto geometrico organizzato con un lungo asse verso l'entroterra, con cellule attorno ad ampi cortili-giardino collegati da percorsi pedonali verso la pineta e il mare, un sistema di dune con funzione di schermatura dai venti salsi per il controllo del microclima, con l'obiettivo di creare un vero e proprio paesaggio-parco fruibile e godibile da parte dei villeggianti;

   nel 2011, con la procedura di amministrazione straordinaria della Valtur, accusata di favorire la latitanza di Matteo Messina Denaro, il villaggio venne chiuso e le maestranze licenziate;

   nel 2016 il lavoro di studio e ricerca dell'Associazione Pietro Porcinai ha individuato nel villaggio un bene culturale e ambientale da tutelare urgentemente;

   l'assenza di manutenzione sta causando danni importanti agli edifici, perdita di esemplari botanici, nonché di parte del disegno paesaggistico originario e nel 2018 è stato demolito il ristorante a mare in quanto pericolante;

   oggi il complesso è di proprietà del fondo immobiliare «Hospitality and Leisure» in gestione alla Prelios SGR;

   consta all'interrogante che nel 2019 il Ministero per i beni e le attività culturali e per il turismo ha riconosciuto l'«interesse particolarmente importante» del villaggio Gioia del Tirreno e ha posto il vincolo;

   dalla puntata di Report «I Tedofori» del 25 novembre 2019 si evince una scarsa trasparenza delle società finanziarie dietro la Prelios e, a dicembre dello stesso anno, la stessa società e il complesso in questione compaiono nell'inchiesta Rinascita-Scott coordinata dal procuratore di Catanzaro Gratteri;

   dalle intercettazioni telefoniche emergerebbe il dominio della cosca Mancuso di Limbadi sul mercato immobiliare della zona, tanto che i dirigenti di Prelios tessono una rete di contatti con avvocati e faccendieri per chiedere l'autorizzazione a Luigi Mancuso di poter vendere il villaggio;

   come emerge anche dalle inchieste dei giornalisti Raffaella Calandra e Giovanni Tizian pubblicate su «il Sole 24 ore» del 19 dicembre 2019 e «L'Espresso» del 10 gennaio 2020 vi sarebbero forti interessi delle economie criminali su quell'area costiera;

   a parere dell'interrogante esisterebbe il rischio concreto e imminente che, in assenza di una tempestiva e specifica vigilanza istituzionale, il bene possa entrare a far parte dell'economia criminale, con conseguente perdita del suo riconosciuto valore architettonico e paesaggistico-ambientale, rischio di demolizioni, nuove intensive costruzioni e uno stravolgimento del progetto che porterebbe a una cementificazione incontrollata dell'area;

   al contrario, una piena valorizzazione del bene potrebbe rappresentare un'occasione per creare un virtuoso circuito occupazionale per la collettività nicoterese, essere volano di un rinnovamento profondo a carattere ambientale, culturale ed economico del contesto territoriale e costituire un argine ai pervasivi circuiti della criminalità organizzata che sembrano gravare sul complesso –:

   quali iniziative di competenza intendano adottare al fine di attivare forme di tutela architettonica e paesaggistico-ambientale del villaggio turistico e rilancio della struttura che produce benefici per la collettività al fine di rendere effettivo il vincolo posto dal Ministero per i beni e le attività culturali e per il turismo;

   quali iniziative di competenza intendano adottare al fine di scongiurare che il bene possa entrare a far parte del patrimonio della locale criminalità organizzata che, come si evince dalle indagini della magistratura e dalle inchieste giornalistiche in corso, avrebbe posto l'attenzione sul villaggio Gioia del Tirreno.
(4-05912)

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazione a risposta orale:


   LUCA DE CARLO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   occorre intervenire in sostegno delle 195 mila piccole imprese che costituiscono il grande mondo del commercio ambulante, operanti in modo itinerante o con posto fisso in concessione nei mercati e nelle fiere, che già subiscono pesantemente la concorrenza della grande distribuzione e dell'e-commerce. Appare necessaria la tutela di tutte le imprese attive regolarmente nel commercio su strada, al fine di garantire loro una continuità professionale e permettere l'accesso al credito previsto nel decreto-legge «Cura Italia» in relazione al fondo garantito dallo Stato fino a 25.000 euro per attività;

   vanno considerate le enormi difficoltà riscontrate a seguito dell'applicazione delle disposizioni del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 11 marzo 2020, recante ulteriori misure in materia di contenimento e gestione dell'emergenza epidemiologica da Covid-19 sull'intero territorio nazionale, anche in vista della scadenza delle concessioni al 31 dicembre 2020 prevista nell'articolo 1, commi 1180 e 1181, della legge di bilancio 2018, cioè la legge 27 dicembre 2017, n. 205, recante «Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2018 e bilancio pluriennale per il triennio 2018-2020»; il citato comma 1180, infatti, prevede: «Al fine di garantire che le procedure per l'assegnazione delle concessioni di commercio su aree pubbliche siano realizzate in un contesto temporale e regolatorio omogeneo, il termine delle concessioni in essere alla data di entrata in vigore della presente disposizione e con scadenza anteriore al 31 dicembre 2020 è prorogato fino a tale data» –:

   se siano state messe in campo iniziative per disporre la proroga della scadenza delle concessioni degli ambulanti di almeno due anni, fino al 31 dicembre 2022, sulla falsariga della già prevista estensione delle concessioni marittime fino al 2033. e se comunque non intenda adottare iniziative, per quanto di competenza e in raccordo con le regioni, al fine di pervenire alla proroga delle concessioni, garantendo pari diritti e pari trattamento a tutti gli operatori del settore.
(3-01585)

Interrogazioni a risposta scritta:


   BIGNAMI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   su Il Fatto Quotidiano del 21 maggio 2020 compare un articolo in cui si racconta di un rischio di truffa a danno dell'Agenzia delle dogane e dei monopoli per l'acquisto di mascherine anti COVID-19. L'articolo fa i nomi, in particolare, di tre fornitori;

   l'Agenzia aveva acquistato 100 mila mascherine a 72 centesimi l'una per un totale di 72 mila euro. Visti i ritardi nell'arrivo del materiale, l'Agenzia delle dogane e dei monopoli ha ritenuto di doversi rivolgere alla procura di Roma che ora indaga per tentata truffa. In forma più incisiva anche il quotidiano La Repubblica, con un articolo del 24 maggio 2020, parla della questione, mettendo in evidenza che l'Agenzia delle dogane e dei monopoli avrebbe effettuato ben due versamenti per l'acquisto di mascherine in due banche, la prima in una banca della Malesia e la seconda in una banca di Malta;

   il direttore dell'Agenzia, Marcello Minenna, con un comunicato stampa del 25 maggio 2020, ha precisato che in realtà l'Agenzia avrebbe sventato una truffa grazie alle «rigorose procedure di controllo» e che il pagamento è avvenuto «nel luogo di produzione e nel luogo dove risiede la società di produzione». Tuttavia, dagli articoli di stampa menzionati e dalle rettifiche del direttore Minenna non emergono due questioni che, invece, trattandosi dell'Agenzia delle dogane e dei monopoli e, quindi, di un ente pubblico sottoposto al controllo del Ministero dell'economia e delle finanze, sono assai rilevanti;

   in primo luogo, non è chiaro come i soggetti menzionati, che risulterebbero dalla denuncia presentata dall'Agenzia, siano venuti in contatto con l'ente pubblico, come tale obbligato agli acquisti mediante procedure pubbliche e comunque trasparenti;

   appare fondamentale chiarire, anche attingendo ai fatti denunciati dall'Agenzia, come i fornitori siano venuti in contatto con l'Agenzia e chi li abbia introdotti. In particolare, il direttore Minenna, intervistato da Il Fatto Quotidiano, ha dichiarato «non conoscevo Farnesi e gli altri imprenditori»;

   altro aspetto riguarda il motivo per cui l'Agenzia, dopo aver pagato un primo acconto, come da contratto, si sia risolta a versare un secondo acconto, senza che la merce fosse ancora arrivata in Italia. Nel caso specifico potrebbe, infatti, configurarsi un danno all'erario –:

   se si intendano avviare le verifiche di competenza in relazione a quanto esposto in premessa;

   se si intenda verificare, per quanto di competenza, che il secondo pagamento, effettuato quando ancora le mascherine non erano arrivate, risultasse previsto dal contratto originario o se sia stata effettuata una specifica rettifica per consentire tale secondo pagamento e, in tal caso, per quale motivo;

   se le mascherine successivamente arrivate siano conformi all'ordine, in quale Paese siano state prodotte e chi ne abbia effettuato il trasporto;

   considerato che, come emerge dal sito dell'Agenzia delle dogane e dei monopoli, il direttore dell'Agenzia ha stipulato con Consip un protocollo d'intesa «per verificare la qualità e la professionalità dei soggetti e valutarne i profili di rischio», con quali modalità l'Agenzia delle dogane e dei monopoli, effettui questi controlli e, nel caso specifico, come tali controlli siano stati effettuati.
(4-05905)


   CIABURRO, CARETTA, BUTTI, PRISCO, GALANTINO e MANTOVANI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   con il decreto-legge 8 aprile 2020, n. 23, cosiddetto «decreto liquidità», il Governo ha emanato una serie di disposizioni atte a facilitare l'accesso a linee di credito supportate da garanzie statali ai fini di sostenere la perdita di liquidità da parte di cittadini ed attività produttive su tutto il territorio nazionale;

   il predetto decreto prevede un accesso a doppio binario per prestiti coperti da garanzia statale, prevedendo, per prestiti di una certa entità una procedura semplificata;

   la procedura di richiesta del prestito, poi, per determinare l'ammontare del finanziamento, prevede – unicamente per le aziende costituite dopo il 1° gennaio 2019 – la determinazione dell'ammontare mediante un'autocertificazione attestante i ricavi dell'anno 2019;

   nel caso in cui l'impresa sia stata costituita ed abbia iniziato l'attività nel corso del 2019 le è quindi fatta facoltà di autocertificare solo i ricavi dell'esercizio 2019, tale meccanismo non si applica invece per le aziende costituite al termine dell'anno precedente, come ad esempio nel mese di dicembre 2018, le quali, seppure non hanno potuto conseguire redditi rilevanti nell'anno 2018, non possono adottare il meccanismo di autocertificazione in quanto nate prima del 1° gennaio 2019;

   nel caso di imprese costituite prima della predetta data, infatti, per il calcolo della somma soggetta a finanziamento fa fede l'ultimo bilancio depositato che, nel caso di imprese costituite alla fine dell'anno, riporta cifre inconsistenti ed irrilevanti ai fini del calcolo della cifra suscettibile di finanziamento, andando ad escludere di fatto una parte consistente di attività produttive dall'utilizzo delle linee di credito messe a disposizione dal decreto liquidità –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti e quali iniziative, se del caso, intenda intraprendere per fornire allo strumento di cui in premessa la flessibilità necessaria anche nei confronti di aziende ed imprese nate a ridosso dell'anno 2019, anche con riferimento alle criticità esposte.
(4-05915)

GIUSTIZIA

Interrogazioni a risposta orale:


   ASCARI e SABRINA DE CARLO. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   negli ultimi mesi si sono susseguite sulla stampa preoccupanti notizie relative all'introduzione e all'utilizzo illeciti di telefoni cellulari all'interno delle carceri italiane;

   alcuni di questi assumono gravità inaudite, come il caso di Giuseppe Gallo, detto «Peppe o pazzo», detenuto nel carcere di Parma in regime detentivo speciale del 41-bis ordinamento penitenziario, cosiddetto carcere duro, il quale è stato sorpreso nel dicembre 2019 con 3 telefoni cellulari che utilizzava quasi quotidianamente;

   il caso sopra descritto non è un evento isolato;

   più recentemente, a maggio 2020, alcuni detenuti della casa circondariale avellinese hanno pubblicato su un social network video e immagini delle proprie celle con dediche e saluti a parenti e amici;

   sempre a maggio 2020, all'interno del carcere Bolognese della Dozza, un'avvocata, durante un colloquio, ha tentato di passare a un detenuto un involucro contenente due smartphone con caricabatterie e schede sim, prontamente fermata dagli agenti della polizia penitenziaria;

   ad aprile 2020, un drone con a bordo sei telefoni cellulari, varie sim e caricabatterie, diretto nel cortile dei passeggi del reparto detentivo S2 nel carcere di Secondigliano, è stato bloccato dalla polizia penitenziaria;

   quanto sopra descritto, rappresenta una situazione allarmante nelle carceri italiane, che rischia anche di vanificare le restrizioni imposte dal regime detentivo speciale del 41-bis e il lavoro faticosamente portato a termine dalle nostre forze dell'ordine;

   in mancanza di azioni urgenti e concrete, lo stesso sistema detentivo italiano subirebbe un gravissimo vulnus, sia in termini pratici che d'immagine –:

   se non intenda attivarsi, con la massima urgenza, al fine di adottare tutte le iniziative volte a impedire l'introduzione e l'uso illeciti di telefoni cellulari o altri mezzi idonei a comunicare con l'esterno, inclusa la possibilità di impiegare dispositivi tecnologici che possano schermare il segnale della telefonia mobile nelle strutture detentive italiane o in parte di esse;

   se non intenda valutare la possibilità di adottare iniziative normative al fine di punire penalmente l'introduzione e l'uso illeciti, all'interno delle carceri, di mezzi idonei a comunicare con l'esterno.
(3-01578)


   DELMASTRO DELLE VEDOVE. — Al Ministro della giustizia. Per sapere — premesso che:

   dopo le intercettazioni che hanno portato alle dimissioni del capo di gabinetto Fulvio Baldi, emergono nuovi intrecci tra altri pezzi dell'amministrazione di via Arenula e Luca Palamara;

   secondo quanto riportato dai giornali, (v. tra gli altri, Il Messaggero del 28 maggio 2020) anche Liborio Fazzi farebbe parte della rete di Palamara;

   dopo la perdita del capo dell'ispettorato Andrea Nocera, inquisito per corruzione dalla procura di Napoli, Liborio Fazzi è diventato reggente pro-tempore dell'ufficio che, per conto del Ministro, conduce le indagini su uffici giudiziari e magistrati, istruttorie da cui principiano i procedimenti disciplinari;

   secondo quanto ricostruito, Liborio Fazzi sembra essere un acceso sostenitore delle spartizioni tipiche delle logiche correntizie. Vengono citati alcuni messaggi in cui Fazzi si complimenta con Palamara per alcune nomine: «Luca ben fatto. Adesso chiudi il cerchio con Reggio e diventi il mio riferimento assoluto»;

   si preoccupa per un altro collega: «Sta succedendo un casino qui rischiamo di perderci Messina»;

   in altra chat propone una convergenza tra correnti sulla nomina di Tommasina Cotroneo e Mario Samperi;

   dopo pochi giorni si lamenta perché le nomine di Palamara starebbero facendo scomparire Unicost: «A Messina grazie alle scellerate ed irresponsabili scelte di questo Csm scompariremo... evidentemente doveva andare così. Quando sono arrivato in consiglio ho lasciato un distretto di 80 voti. Oggi arriva a poco meno di 30. Dopo la trombata di Sampieri finirà tutto. Complimenti!»;

   rincara: «Ho saputo che vi state organizzando per mortificare professionalmente altro magistrato di Unicost a favore di Md come presidente di sezione del Tribunale di Messina. Peraltro più giovane di 10 anni. Bene»;

   elogia Palamara per la nomina di Riccardo Fuzio a procuratore generale della Corte di Cassazione, altro nome coinvolto dall'inchiesta sul Csm: «L'operazione Fuzio mi è piaciuta. Se è opera tua, complimenti!», messaggio a cui Palamara risponde che «è stato un suo grande successo»;

   il 21 giugno 2018 Palamara si congratula con Fazzi per la sua nomina a vice capo dell'ispettorato: «Ciccio sono contento per te. Come vedi le rivincite arrivano per tutti». Fazzi risponde piccato: «Carissimo ti ringrazio del pensiero. Le rivincite però le aspetto dalla mia corrente, per la quale da oltre 20 anni mi spendo con lealtà e onestà intellettuale. Questo è un riconoscimento arrivato dalla sorte o meglio da canali che paradossalmente non ho mai coltivato, ma che hanno visto in me coerenza e affidabilità»;

   Fazzi, per il suo ruolo, è necessariamente coinvolto nelle indagini interne del Ministero che coinvolgono Luca Palamara e gli altri pm della sua rete, venendo a mancare, ad avviso dell'interrogante, ogni sorta di imparzialità, visto il coinvolgimento del vice capo ispettore con funzioni di reggente;

   il 24 maggio 2020, con un post su Facebook, il Ministro interrogato afferma: «il vero e proprio terremoto che sta investendo la magistratura italiana dopo il c.d. “Caso Palamara” impone una risposta tempestiva delle istituzioni. Ne va della credibilità della magistratura, a cui il nostro Stato di diritto non può rinunciare» –:

   quali siano state le motivazioni che hanno indotto il Ministro a nominare vice capo dell'ispettorato Liborio Fazzi e se abbia ricevuto e/o raccolto informazioni e, in tale ultimo caso, da chi abbia ricevuto e/o raccolto informazioni;

   se le recenti intercettazioni che coinvolgono anche Liborio Fazzi nel cosiddetto mercato delle toghe siano tali da incrinare il rapporto fiduciario con il predetto, oltre a minare la terzietà della figura di Fazzi rispetto all'inchiesta, e tali da far propendere per iniziative volte alla revoca della carica conferita di vice capo con funzioni di reggente dell'ispettorato;

   se, in ogni caso, fra le «risposte tempestive delle istituzioni» a tutela della credibilità della magistratura, intenda assumere le iniziative di competenza per l'immediata revoca dell'incarico di vice capo con funzioni di reggente dell'ispettorato.
(3-01580)

Interrogazioni a risposta scritta:


   CIRIELLI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   si apprende da organi di stampai che, dei 6.000 detenuti segnalati dalla polizia penitenziaria per le rivolte con cui nel marzo 2020 sono state messe a soqquadro le carceri italiane, soltanto un centinaio sarebbero finiti sotto procedimento disciplinare per l'aggravamento della misura detentiva, per gli altri, invece, sembrerebbe essere scattato una sorta di salvacondotto, causato dalla scadenza dei termini perentori previsti per le diverse fasi che caratterizzano il procedimento disciplinare;

   per tali comportamenti, l'ordinamento penitenziario, all'articolo 14-bis comma 4, prevede che, per chi ha compromesso la sicurezza o ha turbato l'ordine in una struttura detentiva, vada applicato, in via cautelare, il regime di sorveglianza particolare, una forma individuale del trattamento basata sulla personalità del soggetto e sulla sua pericolosità; si tratta di uno strumento che permette di prevedere una sanzione adeguata e proporzionata all'infrazione commessa;

   al contrario, sembrerebbe che, per gli agenti di polizia penitenziaria, la direzione generale del personale del Dap, il dipartimento dell'amministrazione penitenziaria, non avrebbe perso tempo ed anzi, avrebbe inviato una circolare ai provveditori regionali con cui si sarebbe preoccupata di mantenere in piedi, mediante procedure telematiche, i procedimenti disciplinari a loro carico;

   per una migliore intellezione della vicenda è necessario ricordare che le rivolte che tra il 7 e il 9 marzo 2020 hanno visto coinvolte le carceri italiane, da Trapani a Foggia a Rieti, da Poggioreale a Frosinone a Modena, hanno causato un bilancio pesantissimo, con 14 morti tra i detenuti, per overdose di farmaci rubati dalle infermerie, 16 evasi e più di 60 agenti feriti;

   se i fatti in premessa corrispondessero al vero non solo si sarebbe dinnanzi all'ennesimo ed ormai non più tollerabile esempio di mala gestio del sistema carcerario italiano, ma ancor peggio, a parere dell'interrogante, di fronte ad una clamorosa abdicazione del potere punitivo dello Stato che mostrerebbe, anche in tale circostanza, la sua totale incapacità nel far rispettare l'ordine e le regole finanche negli istituti penitenziari;

   quanto appena dedotto assume una valenza ancor più allarmante se si considera che sui gravissimi ed intollerabili episodi di violenza graverebbero sospetti in ordine ad un coinvolgimento delle criminalità organizzate, secondo quanto denunciato dagli organi di stampa e anche da diversi magistrati;

   la gravità dei fatti descritti richiede un celere intervento che faccia luce con fermezza e determinazione sugli accadimenti in questione –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e considerata la gravità degli stessi quali urgenti iniziative di competenza intenda adottare al fine di sopperire alle evidenti carenze di tipo organizzativo/amministrativo dei vari istituti penitenziari che la vicenda avrebbe fatto emergere;

   se non intenda assumere ogni iniziativa di competenza volta ai doverosi accertamenti di carattere amministrativo e disciplinare a fronte delle gravi rivolte e del sospetto di una comune matrice criminale degli episodi accaduti contestualmente nei vari istituti penitenziari allocati sul territorio nazionale.
(4-05909)


   SILVESTRONI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   è sconcertante, ad avviso dell'interrogante, che in un momento di crisi economico-finanziaria dalle ripercussioni profonde e ancora non facilmente definibili, il 27 febbraio 2020, in piena pandemia, il Ministro interrogato abbia usufruito per la breve tratta Napoli-Roma di un volo di Stato;

   diecimila euro il costo per lo Stato e gli italiani, relativo ad una tratta di poco più di 200 chilometri percorribili in meno di due ore in auto, mezzo che avrebbe fatto risparmiare denaro agli italiani;

   a darne notizia è il quotidiano «Il Tempo» dal quale è possibile leggere anche la risposta del Ministero, il cui ufficio stampa spiega «la scelta obbligata perché era in corso alla Camera la votazione finale della conversione in legge del decreto sulle intercettazioni promosso proprio dal ministro»;

   è quanto meno singolare che, dopo anni di campagne di odio e di diffamazioni sull'utilizzo dei voli di Stato da parte di Premier e ministri, un Ministro del Movimento cinque stelle, ora viaggi alla stregua dei predecessori, rispetto ai quali però avalla «scelte obbligate» per tempo e impegni;

   recenti agenzie di stampa danno notizia del fatto che il volo di Stato del Ministro interrogato sia finito all'attenzione della Corte dei conti, che dovrà ora accertare se vi sia stato un danno erariale per le casse pubbliche;

   anche il Codacons ha presentato un esposto alla magistratura contabile, evidenziando che, al contrario di quanto sostenuto dall'ufficio stampa del Ministero, non risulterebbe una spesa necessaria, non avendo il Ministro Bonafede preso la parola alla Camera, dove si discuteva la conversione in legge del decreto sulle intercettazioni;

   inoltre, si legge nell'esposto del Codacons: «Il trasporto aereo di Stato può essere disposto per i Ministri ove, cumulativamente, sussistano comprovate ed inderogabili esigenze di trasferimento connesse all'efficace esercizio delle funzioni istituzionali e non siano disponibili voli di linea né altre modalità di trasporto compatibili con l'efficace svolgimento di tali funzioni» –:

   quali siano le motivazioni per aver trascurato il rispetto dei criteri di economicità e di impiego razionale delle risorse, richieste per il ricorso ai voli di Stato, e per quale motivo, non sia stato utilizzato un mezzo alternativo (auto o treno) più economico per percorrere la tratta Napoli-Roma.
(4-05916)

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazioni a risposta orale:


   CAPPELLACCI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 2 del decreto interministeriale del 2 giugno 2020, adottato dal Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, di concerto con il Ministro della salute, recita: «Al fine di evitare il diffondersi dell'emergenza epidemiologica da COVID-19 nella Regione Sardegna, in relazione anche alla particolare situazione dell'organizzazione sanitaria della stessa Regione, sono assicurati, nel settore del trasporto marittimo e aereo, esclusivamente i servizi indicati nei successivi commi. 2. Fino alla data del 12 giugno il trasporto marittimo di viaggiatori di linea da e verso la Sardegna è limitato ai servizi svolti in continuità territoriale, tutti i collegamenti da e per la Sardegna verso i porti nazionali e viceversa saranno riattivati dal 13 giugno»;

   tale previsione normativa, sopraggiunta soltanto il giorno prima della cessazione del limite al transito tra le regioni italiane, ha colto di sorpresa numerosi cittadini già provvisti di un titolo di viaggio;

   non solo si configura una grave compressione del diritto alla mobilità dei cittadini, non solo si concretizza un'evidente lesione delle regole del libero mercato, ma si apre una grave questione relativa al risarcimento dei soggetti che hanno acquistato un biglietto;

   nel momento in cui anche le compagnie che non operano in regime di continuità territoriale adottano gli stessi protocolli di sicurezza della altre, il limite imposto dal citato articolo 2 appare all'interrogante assolutamente privo di una motivazione e, pertanto, illegittimo;

   peraltro, appare contraddittorio imporre una concentrazione dei viaggiatori nella medesima compagnia, in quanto le più volte ribadite esigenze del cosiddetto «distanziamento sociale» sarebbero rispettate più efficacemente con una distribuzione dei flussi su un numero maggiore di compagnie e di navi –:

   quali iniziative intenda porre in essere al fine di modificare l'articolo 2 del decreto interministeriale del 2 giugno 2020.
(3-01582)


   CASSINELLI e BAGNASCO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   l'emittente televisiva Primocanale sta conducendo un'inchiesta sull'isolamento della Liguria; l'editore di Primocanale, l'ex senatore Maurizio Rossi, nel corso del suo mandato ha presentato numerose interrogazioni al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti pro tempore che sono rimaste senza risposte, sui temi dell'isolamento della Liguria;

   il sistema autostradale è al collasso; dopo il crollo del Ponte Morandi ora 36 gallerie sono chiuse per accertamenti e lavori a seguito di una inchiesta della magistratura; ciò dimostra ancora una volta che il concessionario non ha fatto negli anni le manutenzioni alla rete autostradale;

   tale situazione determina danni incalcolabili per la Liguria, per il sistema portuale, per gli operatori del mondo dei trasporti, per agenti marittimi e spedizionieri, ma anche per il sistema turistico e per il commercio. Questo si ripercuote anche sui cittadini che si devono recare sui luoghi di lavoro e rischiano di impiegare ore per andare e tornare dal posto di lavoro a casa;

   la situazione attuale sta comportando il divieto per i traffici eccezionali di transitare sul sistema autostradale ligure e alcune compagnie stanno abbandonando il porto di Genova in favore di altri scali;

   tutti subiscono danni dopo il lockdown dovuto al Covid-19, ma la Liguria vive un lockdown dovuto al sistema autostradale messo nelle mani di tre concessionari: Autostrade per l'Italia; Autostrade dei Fiori; Salt;

   questi concessionari negli anni hanno applicato aumenti tariffari, tanto che le autostrade liguri sono le più care del Paese. La motivazione è sempre stata che in nessun'altra parte del Paese ci sono così tanti ponti e gallerie. Dopo il crollo del Ponte Morandi è noto anche il recente crollo di pezzi di galleria sulla A26 e sulla A1, oltre che il crollo del ponte sulla A6;

   Ferrovie dello Stato italiane ha soppresso durante l'emergenza Covid-19 l'unico treno Genova-Roma e ritorno, che consentiva di raggiungere la Capitale in meno di 4 ore. Genova è la Liguria tagliate fuori dall'alta velocità devono avere almeno un collegamento la mattina e uno la sera;

   per quanto concerne il trasporto aereo, Alitalia, che costa centinaia di milioni di euro agli italiani, dovrebbe almeno mettersi a disposizione di quei territori già penalizzati da altri collegamenti, applicando prezzi convenienti;

   a oggi Alitalia ha solo un volo da Genova a Roma alle 15 e uno da Roma a Genova alle 13, obbligando così chiunque voglia raggiungere Roma da Genova a restare due giorni almeno;

   alla luce di quanto sopra, la Liguria è totalmente isolata, molto più di quanto già denunciato con interrogazioni dall'ex senatore Maurizio Rossi nel corso della XVII legislatura –:

   con riferimento al sistema autostradale ligure, se si ritenga di chiedere il risarcimento dei danni ai concessionari colpevoli di non aver fatto le manutenzioni, causando il totale isolamento della Liguria;

   se, per quanto riguarda Alitalia, ritenga di convocare la compagnia aerea adottando le iniziative di competenza affinché essa inserisca invitarla a inserire nuovi voli da Genova per Roma; inoltre, se ritenga di adottare iniziative per pervenire all'applicazione di prezzi calmierati, vista la situazione di isolamento della Liguria;

   se ritenga di convocare Ferrovie dello Stato italiane adottando iniziative affinché ripristini il treno Genova-Roma, con una percorrenza massima di 3h e 50’ attraverso il nodo di Firenze, considerando orari che permettano di andare e rientrare in giornata;

   se ritenga di adottare iniziative per riconoscere alla Liguria la «mancanza di continuità territoriale», consentendo quindi finanziamenti come aiuti di Stato, che solo in tal caso possono essere ritenuti legittimi vista la normativa comunitaria sugli aiuti.
(3-01583)

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   PORCHIETTO e SOZZANI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   a partire dal 3 giugno 2020 è stata riaperta la mobilità inter-regionale, il che comporta un netto aumento del traffico aereo connesso in particolare alle esigenze lavorative dei cittadini;

   Torino si è già trovata a dover subire un grave isolamento durante l'intero periodo di quarantena, con l'aeroporto di Caselle praticamente chiuso e un unico collegamento giornaliero garantito sulla rotta Torino-Roma;

   fino al 20 giugno 2020 gran parte delle compagnie aeree di servizio su Torino non riprenderanno le loro rotte, lasciando Torino e il Piemonte in una situazione di prolungata mancanza di collegamenti;

   in un momento in cui l'intero Paese ha bisogno di investimenti e risorse, il Governo, al fine di procedere alla nazionalizzazione di Alitalia, ha varato l'ennesimo maxi stanziamento di risorse pubbliche pari a 3 miliardi di euro e, proprio alla luce di ciò, Alitalia dovrebbe essere quantomeno richiamata per fare in modo che garantisca un livello accettabile di servizio pubblico;

   il singolo volo Torino-Roma, già spesso in overbooking nelle ultime settimane, sarà del tutto insufficiente a rispondere alla domanda –:

   se il Ministro interrogato intenda attivarsi con Alitalia affinché, già durante la prima settimana di giugno 2020, siano incrementati i collegamenti con l'aeroporto di Torino Caselle, ponendo fine ad una ingiustificabile penalizzazione nei confronti della terza area metropolitana d'Italia e dell'intera regione Piemonte.
(5-04079)


   FERRI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   venivano emanate dal Ministero delle infrastrutture e dei trasporti «Linee guida per l'informazione agli utenti e le modalità organizzative per il contenimento della diffusione del COVID-19 in materia di trasporto-nautica da diporto»;

   nel paragrafo «Linee guida sul servizio degli assistenti bagnanti», al punto 2 della sezione «Disciplina del servizio di assistenza bagnanti presso strutture balneari in emergenza rischio di contagio da virus Covid-19» venivano qualificati gli assistenti ai bagnanti quali operatori di primo soccorso, prevedendo per gli stessi la sottoposizione preventiva (prima dell'assunzione) e periodica al test di controllo della positività al Covid-19 (tampone o test sierologico), il cui esito dovrà essere reso noto al datore di lavoro;

   la regione Toscana, tenuto conto delle suddette linee guida, emanava l'ordinanza n. 60 con cui «integrava gli ambiti di soggetti di cui alle ordinanze n. 23, 39 e 54 con l'ulteriore categoria degli assistenti bagnanti prevedendo che per questi i test sierologici rapidi siano effettuati con oneri a carico delle Aziende sanitarie»;

   nelle ordinanze n. 23, 39 e 54 la regione Toscana ha concesso la possibilità per alcune categorie di soggetti di sottoporsi a test sierologici esclusivamente «su base volontaria» con spese a carico del Servizio sanitario nazionale senza prevedere alcuna obbligatorietà;

   il richiamo da parte della regione Toscana alle ordinanze n. 23, 39 e 54 (incluso l'Allegato A «istruzioni al datore di lavoro» della ordinanza regionale Toscana n. 54/2020) comporta, quindi, che la sottoposizione al test sierologico, anche per la categoria degli assistenti bagnanti, debba intendersi esclusivamente su «base, volontaria»;

   nel quadro della gerarchia delle fonti, le «Linee guida» avrebbero essenzialmente valore di «raccomandazione», e non dovrebbero considerarsi in senso proprio sovraordinate alla normativa regionale;

   ciò nonostante, a quanto consta all'interrogante, le capitanerie di porto della regione Toscana, tra le altre, interpretano in senso vincolante le «Linee guida» emanate dal Ministero delle infrastrutture e dei trasporti e ritengono che gli assistenti bagnanti siano obbligati a sottoporsi ai test sierologici prima della assunzione e periodicamente ed, altresì, pretendono che gli stessi assistenti bagnanti mostrino il risultato del test sierologico al personale C.P. in caso di controllo –:

   se il Ministro interrogato non intenda adottare iniziative volte a chiarire in maniera univoca l'ambito di operatività e l'efficacia delle «Linee guida», per favorirne una chiara applicazione ed evitare contrasti tra discipline ai vari livelli territoriali.
(5-04082)


   BALDELLI, MULÈ, SOZZANI, BERGAMINI, PENTANGELO e ROSSO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   sulla Gazzetta Ufficiale del 20 febbraio 2020 è stato pubblicato il decreto del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, di concerto con il Ministro dell'interno, del 30 dicembre 2019 che, dopo un decennio, ha dato finalmente attuazione all'articolo 25, comma 2, della legge n. 120 del 2010, nella parte che prevede da parte degli enti locali la predisposizione annuale di una relazione sull'ammontare degli introiti complessivi dei proventi delle sanzioni del codice della strada e sull'utilizzo effettuato;

   il termine annuale previsto per l'invio delle relazioni è fissato al 31 maggio;

   l'articolo 2 del decreto interministeriale prevede l'invio dei dati per via telematica tramite un'apposita piattaforma che deve essere resa disponibile dal Ministero dell'interno. Qualora la piattaforma non fosse operativa in tempo utile entro il 31 maggio, lo stesso articolo ha previsto che, in sede di prima applicazione, l'invio dei dati potrà essere effettuato entro il 30 settembre 2020;

   in merito ai dati contenuti nelle relazioni, l'interrogante, con l'atto di sindacato ispettivo n. 5-03676, aveva chiesto di sapere se sarebbero stati resi pubblici e accessibili per via informatica ai sensi del decreto legislativo n. 33 del 2013 in materia di trasparenza amministrativa. A tale questione il Governo aveva risposto, in data 26 febbraio 2020, che sarebbero state effettuate verifiche in merito alla possibilità di rendere i dati ostensibili –:

   se e quanti comuni abbiano adempiuto alla disposizione di cui all'articolo 142, comma 12-quater, del codice della strada inviando la relazione contenente i dati sull'ammontare degli introiti complessivi dei proventi delle sanzioni del codice della strada relativi all'anno 2019 e quelle riguardanti gli anni precedenti a partire dal 2012 entro il termine del 31 maggio, e quali siano le intenzioni del Governo in relazione alla pubblicità di tali dati e alle sanzioni previste da applicare agli enti inadempienti.
(5-04083)


   NEVI, MULÈ e POLIDORI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   il 3 giugno 2020, nel giorno che ha significato finalmente l'allentamento dei vincoli agli spostamenti tra le diverse regioni del Paese, l'Umbria e, in particolare il territorio ternano, si è trovata costretta a fare i conti con la chiusura totale del viadotto Montoro di Narni sul raccordo Terni-Orte che blocca, di fatto, tutta la E45;

   si tratta di una chiusura al traffico del viadotto in entrambe le direzioni, decisa dall'Anas, per garantire la sicurezza della circolazione in seguito agli approfondimenti tecnici che hanno evidenziato la necessità di un intervento urgente di ripristino strutturale su uno degli elementi del medesimo viadotto;

   l'immagine di un drone ha consentito, infatti, di evidenziare uno stato di grave pericolo di un pilone danneggiato del viadotto;

   la viabilità della E45 è un problema nazionale, in quanto riguarda il collegamento tra Nord e Sud del Paese e la chiusura del ponte rischia di paralizzare tutto il Centro Italia;

   la chiusura del viadotto di Montoro ha creato immediate conseguenze sulla viabilità e sul traffico locale umbro. Come previsto, la conseguenza è che il traffico pesante proveniente dalla E45 si è riversato sulla Conca Ternana, rallentando la circolazione lungo l'asse Narni Scalo Via Flaminia, con inevitabili ingorghi ai bivi più delicati;

   l'amministratore delegato di Anas, ha garantito che saranno «abbreviati al minimo» i tempi di progettazione e appalto dei lavori per ripristinare il viadotto Montoro sulla Orte-Terni;

   come più volte sollecitato, era stato chiesto di utilizzare il periodo di lockdown per controllare meglio le infrastrutture. Il periodo di fermo poteva e doveva essere sfruttato per svolgere i dovuti controlli sulle infrastrutture studiando per tempo tutte le soluzioni alternative alla viabilità;

   la possibile chiusura di quattro mesi del viadotto Montoro sarebbe un altro duro colpo per l'economia locale, che si aggiungerebbe ai danni provocati prima dal sisma e poi dal Covid-19 –:

   quale sia, ad oggi, lo stato di manutenzione, verifica e monitoraggio delle condizioni dei ponti e dei viadotti della E45;

   se sia già stato definito un piano di viabilità alternativa in attesa della riapertura del viadotto Montoro;

   se siano state prese in considerazione prossime misure volte a sostenere la comunità locale penalizzata dalla chiusura del viadotto.
(5-04084)


   CASSINELLI e BAGNASCO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   il Comitato Salute Ambiente di Gavette, a Genova, ha ripetutamente denunciato la sofferenza provocata dai lavori di messa in sicurezza del ponte autostradale al di sopra del quartiere omonimo, alle spalle del cimitero di Staglieno;

   i rappresentanti del suddetto Comitato da anni si battono per la salute e la sicurezza delle case a ridosso della Volpara e del cavalcavia sul torrente Bisagno, in prossimità dell'area Iren;

   ormai da tempo denunciano di subire la presenza costante di polveri, rumori assordanti 24 ore al giorno, viavai continuo di tir che trasportano materiali creando rilevante nocumento agli abitanti del quartiere, nocumento che aumenterà in modo esponenziale con l'inizio dei lavori di manutenzione del viadotto, che è programmato per il 15 giugno 2020. A tale disagio si sommerà la perdita di almeno cinquanta posti auto nel parcheggio sotto il cavalcavia quando verrà chiuso per poter aprire il cantiere per lavori di messa in sicurezza del viadotto;

   il Comitato ha testimoniato come l'interesse delle istituzioni sia circoscritto solamente alle famiglie che abitano le case immediatamente sotto il ponte, nonostante gli aspetti riguardanti il grave impatto ambientale risultino estesi a tanti altri residenti;

   soltanto 29 famiglie delle centinaia in zona hanno richiesto, come è stato per le persone di via Porro in occasione del crollo di Ponte Morandi, un trasferimento presso altra abitazione in un quartiere dove non sono presenti servizi scomodi e inquinanti, come l'impianto per i rifiuti, le rimesse Amt, le canne fumarie dell'impianto del forno crematorio del cimitero, oppure dei congrui risarcimenti;

   continua la caduta di oggetti dai settanta metri della campata del viadotto Bisagno, oggetti che non sono arrivati soltanto sui terrazzi delle 29 famiglie che hanno chiesto un intervento diretto, ma che hanno danneggiato anche le proprietà delle altre famiglie del quartiere. Significativo è il caso della vernice caduta dal viadotto sulle automobili sottostanti quando sono state rifatte le parti in metallo, senza che nessuno abbia ancora risarcito il danno –:

   quali iniziative intenda adottare il Ministro interrogato in relazione ai danni provocati finora dal concessionario autostradale nel corso dei lavori di manutenzione del viadotto Bisagno a Genova e finora non risarciti;

   quali iniziative intenda assumere per sostenere la richiesta di un intero quartiere condizionato da un viadotto che ormai è fatiscente e pericoloso come evidenziato anche da relazioni del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti senza favorire un nucleo familiare rispetto a un altro, laddove sono tutti parte lesa nei confronti del concessionario autostradale.
(5-04085)

Interrogazione a risposta scritta:


   FRATOIANNI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   nei giorni scorsi le organizzazioni sindacali dei trasporti di Cgil Cisl e Uil hanno denunciato che la concessionaria Strada dei Parchi ha lasciato senza personale 28 caselli delle autostrade A24 e A25 durante il turno notturno;

   a loro avviso, come ad avviso dell'interrogante, tale scelta si può configurare come una palese violazione unilaterale della convenzione in essere tra la concessionaria Strada dei Parchi e il Ministero concedente;

   nonostante sia attesa, sembrerebbe per il prossimo settembre, una pronuncia del Consiglio di Stato su una precedente azione unilaterale posta in essere nello scorso 2017 che ha determinato l'assenza di personale in 8 stazioni autostradali della Rete, Strada dei Parchi, la concessionaria è andata ben oltre, probabilmente sfruttando le condizioni create dall'emergenza sanitaria, lasciando senza presidio gran parte delle 28 stazioni della rete durante l'intero turno notturno e per alcune ore nei turni giornalieri;

   la convenzione in essere, al punto 3.5 del piano economico-finanziario, prevede il «dimensionamento del Personale Esattoriale in linea con il progressivo sviluppo del Piano di automazione dell'autostrada, escludendo tuttavia la previsione di posizionare le barriere/caselli in alta automazione senza intervento manuale»;

   la misura posta in essere, qualora non ritirata, rischia di esporre a criticità non accettabili l'utenza dell'infrastruttura e pone in discussione la tenuta degli attuali livelli occupazionali della concessionaria –:

   quali iniziative di competenza intenda assumere al fine di richiamare la società concessionaria Strada dei Parchi al pieno rispetto della convenzione in essere;

   di quali ulteriori elementi disponga il Ministro interrogato circa i rischi per gli utenti e per la tenuta occupazionale che la scelta adottata da Strada dei Parchi di lasciare senza personale 28 caselli delle autostrade A24 e A25 potrebbe comportare e quali iniziative intenda assumere affinché Strada dei Parchi riveda tale scelta.
(4-05917)

INNOVAZIONE TECNOLOGICA E DIGITALIZZAZIONE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   PAITA e NOBILI. — Al Ministro per l'innovazione tecnologica e la digitalizzazione. — Per sapere – premesso che:

   dal 1° giugno 2020 è scaricabile in tutta Italia l'App Immuni, disponibile gratuitamente negli store di Apple e Google, che serve agli utenti di telefoni cellulari per ricevere notifica di eventuali esposizioni al Coronavirus. Al momento l'applicazione sarà attiva, come sperimentazione, solo in quattro regioni: Liguria, Puglia, Marche e Abruzzo;

   da un comunicato pubblicato sul sito del Ministro per l'innovazione tecnologica e la digitalizzazione, che rimanda al sito ufficiale della App Immuni, si apprende che non tutti gli smartphone saranno supportati se non rispetteranno i requisiti relativi al sistema operativo. La App non sarebbe scaricabile, infatti, per i dispositivi dall'iPhone 6 in giù, cioè i dispositivi Apple non hanno la funzionalità per scaricare l'applicazione in quanto il sistema operativo risulterebbe obsoleto;

   i possessori di iPhone 6 (uscito nel 2014), di iPhone 5s e 5 (rispettivamente usciti nel 2013 e 2012), per restare ad alcuni dei modelli più apprezzati dall'utenza Apple, quindi, non potranno scaricare e utilizzare la App di Immuni in quanto sono stati esclusi dall'aggiornamento ad iOS 13;

   è grave, a giudizio degli interroganti, che la App Immuni non sia supportata per i modelli di cellulari meno evoluti: una discriminazione in base alla quale coloro i quali non possiedono versioni più aggiornate e più costose dei telefoni portatili possono anche rinunciare alla funzione protettiva svolta dall'applicazione;

   ciò significa che, oltre al ritardo accumulato per la messa a disposizione della App Immuni, si aggiunge anche un difetto di copertura che colpisce tutte quelle persone, si pensi in particolare agli anziani, che non dispongono di un telefono abbastanza evoluto;

   non meno grave la rappresentazione, estremamente tradizionalista, della famiglia per promuovere l'app anti-pandemia che ha fatto scoppiare la giusta protesta da parte di cittadini ed utenti, stigmatizzata anche dalla Ministra per le pari opportunità e la famiglia Bonetti. Un'immagine stereotipata che ritrae una donna con un bimbo in braccio ed un uomo al computer poi modificata in seguito alle critiche sollevate –:

   quali iniziative intenda adottare il Ministro interrogato per garantire a tutti i possessori di telefoni cellulari, a prescindere dalle versioni più aggiornate in possesso degli utenti, la possibilità di accesso alla App Immuni al fine di assicurare la tracciabilità e controllare la pandemia di Covid-19.
(5-04087)

INTERNO

Interrogazione a risposta orale:


   ASCARI, D'ORSO e SABRINA DE CARLO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 103 del decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34, prevede norme in materia di emersione di rapporti di lavoro, in particolare, i commi 1 e 2 del suddetto articolo prevedono che «Al fine di garantire livelli adeguati di tutela della salute individuale e collettiva in conseguenza della contingente ed eccezionale emergenza sanitaria connessa alla calamità derivante dalla diffusione del contagio da COVID-19 e favorire l'emersione di rapporti di lavoro irregolari», i datori di lavoro italiani o stranieri, possono presentare istanza per concludere un contratto di lavoro subordinato con cittadini stranieri presenti sul territorio nazionale ovvero per dichiarare la sussistenza di un rapporto di lavoro irregolare, tuttora in corso, con cittadini italiani o cittadini stranieri; mentre, i cittadini stranieri, con permesso di soggiorno scaduto dal 31 ottobre 2019, non rinnovato o convertito in altro titolo di soggiorno, possono richiedere un permesso di soggiorno temporaneo, convertibile;

   il successivo comma 5 stabilisce che gli uffici preposti al ricevimento delle istanze da parte di stranieri extra-comunitari sono gli sportelli unici per l'immigrazione, di cui all'articolo 22 del decreto legislativo 25 luglio 1998, n. 286, e le questure;

   ad oggi non esistono stime precise del numero di stranieri irregolari sul territorio italiano: secondo alcuni, anche per effetto dei cosiddetti decreti sicurezza varati nel 2018 e 2019 nonché per effetto della crisi economica innescata dall'emergenza epidemiologica da COVID-19, ci potrebbero essere al momento quasi 700 mila;

   stanti le modalità per il rilascio dei permessi di soggiorno di cui al suddetto articolo, si prevede un importante afflusso di domande presso le questure e presso gli sportelli unici immigrazione;

   è prevedibile un imponente aumento del carico di lavoro per gli uffici preposti a queste mansioni;

   infatti, nella precedente sanatoria del 2012, anche a causa del poco personale a disposizione, le tempistiche per ottenere risultati definitivi in rapporto alle domande presentate sono state anche di svariati mesi, e, in questo caso, i provvedimenti potrebbero pervenire oltre la scadenza del permesso di soggiorno stesso;

   nonostante quanto previsto al successivo comma 23 che autorizza il Ministero dell'interno ad impiegare per un periodo non superiore a mesi sei, tramite una o più agenzie di somministrazione di lavoro, prestazioni di lavoro a contratto a termine, nel limite massimo di spesa di 30.000.000 di euro per il 2020, da ripartire nelle sedi di servizio interessate nelle procedure di regolarizzazione, il personale attualmente disponibile nelle prefetture e nelle questure potrebbe essere del tutto numericamente inadeguato alle richieste che perverranno e alle necessità di speditezza delle procedure, tenuto conto anche delle precedenti regolarizzazioni;

   inoltre, l'attuale emergenza epidemiologica dovuta al diffondersi del COVID-19 ha determinato, anche nei suddetti uffici, un ridimensionamento temporaneo del personale a causa delle norme in materia di distanziamento interpersonale, alternanza sui luoghi di lavoro, congedi ordinari e straordinari, dispense ed esoneri dal servizio, lavoro agile;

   secondo quanto previsto dall'articolo 123 del suddetto decreto-legge, le procedure avranno inizio a partire dal 1° giugno 2020, 12 giorni dopo la pubblicazione del decreto medesimo;

   si rende dunque necessario un ripensamento, anche temporaneo, del personale addetto alle procedure di regolarizzazione, sia tramite l'assunzione straordinaria di personale sia tramite una riorganizzazione del personale in organico nelle varie amministrazioni –:

   quali iniziative intenda intraprendere al fine di garantire presso le questure e le prefetture un adeguato numero di personale addetto alle procedure di regolarizzazione di cui all'articolo 123 del decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34.
(3-01577)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   BOLDRINI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   il 2 giugno si è tenuta a Roma una manifestazione organizzata da Lega, Forza Italia e Fratelli d'Italia;

   si ricorda che lo svolgimento delle manifestazioni pubbliche, così come previsto dal decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 17 maggio 2020, attuativo dell'articolo 1, comma 8, del decreto-legge 16 maggio 2020, n. 33, è consentito soltanto in forma statica, a condizione che, nel corso di esse, siano osservate le distanze sociali prescritte e le altre misure di contenimento, nel rispetto delle prescrizioni imposte dal questore ai sensi dell'articolo 18 del Testo unico delle leggi di pubblica sicurezza di cui al regio decreto 18 giugno 1931, n. 773;

   tale manifestazione, annunciata come «simbolica» e con un numero limitato di partecipanti si è presto trasformata in un vero e proprio corteo, con assembramenti e resse, in assenza di dispositivi di protezione o utilizzati in modo non efficace;

   tale comportamento, ad opinione dell'interrogante, rappresenta un'offesa alle tante persone che hanno dimostrato di essere rispettose della salute pubblica, al personale sanitario che ha contrastato con grandi sacrifici la diffusione della pandemia e alle tante vittime del coronavirus –:

   quali siano gli elementi di conoscenza a disposizione del Ministro interrogato e se siano stati effettuati controlli, e con quale esito, riguardanti eventuali violazioni delle misure di contenimento anti Covid-19.
(5-04088)

Interrogazioni a risposta scritta:


   FRATOIANNI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   da alcuni articoli pubblicati su diversi quotidiani on line il 24 maggio 2020 si apprende delle minacce di morte inviate a Filippo Sorgonà, coordinatore del movimento «Sardine» di Reggio Calabria;

   il caso è stato denunciato dallo stesso Sorgonà, protagonista della vita politica cittadina;

   lo stesso attivista infatti, recandosi presso Ortì, il suo paese, ha notato la seguente scritta su un muro: «hai firmato la tua condanna», con accanto le iniziali del suo nome e cognome;

   tale scritta, comparsa accanto ad altre che da tempo sono presenti in città, secondo Sorgonà sarebbe, insieme alle altre, facilmente riconducibile ad una sigla politica che in città opera da anni nell'estrema destra con richiami orgogliosi al fascismo e al nazismo;

   questo episodio intimidatorio si aggiunge ad altri innumerevoli diffamazioni e minacce giunte da troppo tempo e sempre dagli stessi ambienti legati alla destra neofascista presente in città. Già un mese fa, infatti, Filippo Sorgonà ha subito l'incendio di due ettari della sua azienda agricola;

   da sempre Filippo Sorgonà è stato impegnato a combattere, con determinazione e con alto senso civile ed etico, la lotta alla mafia calabrese, la ’ndrangheta, ed è compito delle istituzioni attivarsi per garantirgli adeguata protezione e sicurezza;

   l'auspicio dell'interrogante è che le forze dell'ordine competenti e l'autorità giudiziaria riescano a individuare i responsabili di tali vili attacchi provenienti da ambienti legati alla mafia calabrese e alla destra neofascista –:

   di quali ulteriori elementi disponga il Ministro interrogato circa i fatti esposti in premessa e quali iniziative di competenza intenda assumere al fine di garantire adeguata tutela e protezione a Filippo Sorgonà, attivista politico calabrese, da sempre impegnato nella lotta alla mafia e alla destra neofascista, alla luce della minaccia di morte e delle intimidazioni ricevute e richiamate in premessa.
(4-05918)


   FRATOIANNI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   da quanto si apprende una parte consistente degli ultras italiani che si dichiarano apertamente neofascisti hanno convocato una manifestazione di piazza al Circo Massimo a Roma per sabato 6 giugno 2020 per contestare la gestione del Governo dell'emergenza Covid-19;

   a parere dell'interrogante il mondo dell'antagonismo di destra e neofascista, che nelle curve ha sempre avuto un serbatoio di consensi e di affari sembra volersi organizzare, al fine di autorappresentarsi dopo una stagione di delega sia elettorale che organizzativa;

   tale mobilitazione, nata dagli ultras del Brescia della Brigata Leonessa all'inizio del mese di maggio e cresciuta lentamente sui social, ha trovato consensi tra i peggiori gruppi di tifo organizzato della galassia calcistica italiana contigue ad organizzazioni neofasciste come Veneto Fronte Skinhead, Lealtà Azione, Fortezza Europa, Forza Nuova, i fuoriusciti della Rete delle Comunità Forzanoviste, Avanguardia e Rivolta Nazionale;

   contemporaneamente all'allarme che un raduno di questo tipo dovrebbe suscitare alle istituzioni democratiche, occorre sottolineare come tanti altri gruppi di tifosi hanno pubblicamente preso le distanze da tale appuntamento sottolineando come l'iniziativa in programma per il 6 giugno sia estranea al mondo del calcio e del tifo organizzato e lontana dai loro valori;

   lo slogan della manifestazione sarà «I Ragazzi d'Italia» e dalla pagina ufficiale dell'evento «Dalle piazze alle curve» si può leggere una frase che appare come una minaccia e neanche tanto velata: «è vero la classe politica che ci governa dovrà pagarla, ma nessuno sconto alle Forze dell'Ordine che hanno dimostrato che non sono con il popolo ma con chi gli paga lo stipendio. Statene pure certi che fra poco le piazze diventeranno il vostro incubo!»;

   un presunto tifoso, in un articolo de L'Espressoon line del 1° giugno 2020, afferma apertamente: «L'idea è quella di destabilizzare la città cercando di andare a fare visita ad una serie di punti nevralgici e simbolici di questa crisi. Dopo questa manifestazione niente sarà come prima e alla ripresa del campionato cercheremo in modo unitario di imporre la nostra voce. Per troppo tempo lo Stato ha giocato a dividerci ma ora è tempo di accantonare le differenze e lottare uniti contro il Governo che ha messo in ginocchio un Paese»;

   quello del 6 giugno rischia di rappresentare plasticamente un problema mai risolto dalla politica italiana e dal sistema calcio: la commistione tra tifo, delinquenza e fascismo utile ad indirizzare consenso, gestire il territorio e fornire anche manovalanza alla criminalità organizzata;

   per questo occorre vigilare, mantenere alta l'attenzione e intervenire perché la Costituzione repubblicana e i più elementari valori democratici non siano oltraggiati da una rete di realtà neofasciste e neonaziste il cui unico intento secondo l'interrogante è professare esplicitamente la violenza razzista e fascista, occupando le piazze e le strade di Roma e del Paese –:

   quali siano gli orientamenti del Governo circa i fatti riportati in premessa e quali iniziative, per quanto di competenza, intenda assumere, anche attraverso le prefetture, per monitorare attentamente iniziative come quelle esposte in premessa, nonché manifestazioni in luoghi pubblici da parte di tutti quei movimenti d'ispirazione neofascista o comunque eversivi che non si riconoscono nella Costituzione, ponendosi in palese contrasto con i valori fondativi di libertà e democrazia della Carta costituzionale, valutando se sussistano i presupposti per impedire tali eventi, ove ricorrano ragioni di ordine pubblico.
(4-05921)

ISTRUZIONE

Interrogazione a risposta scritta:


   QUARTAPELLE PROCOPIO. — Al Ministro dell'istruzione. — Per sapere – premesso che:

   un sondaggio pubblicato dalla Cisl-scuola evidenzia le grandi difficoltà che nei mesi estivi dovranno affrontare le scuole e gli enti locali per garantire una ripartenza sicura ed efficiente: la capienza delle aule consente di ospitare in sicurezza meno di dieci alunni nel 32 per cento dei casi, e tra 10 e 15 nel 52,8 per cento;

   ne consegue la necessità di utilizzare spazi alternativi alle aule. Ciononostante «La possibilità di utilizzare spazi esterni alternativi all'aula è limitata a meno della metà delle nostre scuole (48 per cento), un quinto delle quali non ha questa possibilità (21,5 per cento), o la può avere solo per una minima parte dei propri edifici (30,48 per cento)»;

   nonostante l'emergenza epidemiologica e le necessità di riduzione del numero di alunni per aula e il distanziamento fisico di almeno un metro e mezzo, in questi giorni gli uffici scolastici provinciali stanno lavorando sugli organici 2020/2021 e comunicando, tramite il sistema informatizzato del Sidi, il numero delle classi concesse alla singola istituzione scolastica;

   molte classi liceali hanno visto l'accorpamento di alcune classi intermedie a causa del numero medio delle classi parallele sotto le 22 unità;

   la nota del Ministero dell'istruzione n. 487 del 10 aprile 2020 riguardante gli organici 2020/2021, specifica che per la scuola secondaria di secondaria di II grado le classi intermedie sono costituite in numero pari a quello delle classi di provenienza degli alunni, purché il numero medio di alunni per classe non sia inferiore a 22; in caso contrario, si procede alla ricomposizione delle classi secondo i criteri indicati all'articolo 16 del decreto del Presidente della Repubblica 81/2009; Nella nota è anche scritto che «(...) ai sensi dell'articolo 2 del decreto-legge 212/2002, i Dirigenti scolastici, nel caso di diminuzione del numero degli alunni rispetto alla previsione, procederanno all'accorpamento delle classi a norma delle disposizioni vigenti»;

   tra questi, a titolo esemplificativo, verrà smembrato, a quanto consta all'interrogante, il liceo statale Virgilio di Milano, con quattro indirizzi (classico - linguistico - scientifico - scienze umane);

   in data 7 maggio 2020, il dirigente del liceo, in un incontro con studenti e genitori, ha comunicato, sempre a quanto consta all'interrogante, di dover procedere allo «smembramento» della classe 3 LE, dividendo gli studenti in altre due classi del linguistico, formando, di fatto, due classi ad elevato numero di studenti;

   risulta, sempre a Milano, la riduzione nell'istituzione di circa 40 classi prime nella scuola secondaria di primo grado, con classi con più di venti alunni anche in presenza di più alunni portatori di handicap;

   le iniziative promosse dal Governo, a sostegno della didattica e della salute di allumi e corpo docente, sembrerebbero andare nella direzione opposta alla formazione delle ormai cosiddette «classi pollaio»;

   il rischio di perdita dell'autonomia di alcuni istituti comprensivi genera una condizione di precarietà nella delicata fase di riapertura delle scuole, considerato che le procedure sanitarie richiederanno l'assunzione di precise responsabilità. Nello specifico, a quanto risulta all'interrogante, è stata prospettata dall'ufficio scolastico la perdita della dirigenza autonoma dell'istituto comprensivo statale Trilussa, sito in Milano nel quartiere Quarto Oggiaro, in area periferica a rischio e a forte processo migratorio, particolarmente colpita dalla pandemia. Tale istituzione scolastica sfora, per il primo anno, di solo 12 iscritti il parametro regionale di 600 alunni ed è rimasta per i 4 anni precedenti priva di un proprio dirigente, attribuito solo con l'ultima immissione in ruolo. In tali circostanze andrebbe valutata una sospensione provvisoria della perdita dell'autonomia per garantire l'avvio del difficile anno scolastico 2020-21 e un rilancio delle istituzioni che operano nei territori più fragili –:

   come il Ministro interrogato intenda attivarsi al fine di garantire l'avvio del prossimo anno scolastico in sicurezza, nel rispetto della riduzione del numero di alunni per aula e del distanziamento fisico di almeno un metro e mezzo.
(4-05920)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazioni a risposta scritta:


   BIGNAMI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   il decreto-legge 17 marzo 2020, n. 18, cosiddetto «Cura Italia», ha introdotto, tra le altre misure, alcune indennità di sostegno in favore dei lavoratori le cui attività risentono dell'emergenza epidemiologica dovuta al COVID-19;

   le indennità COVID-19 previste per il mese di marzo 2020 sono le seguenti: indennità liberi professionisti e collaboratori coordinati e continuativi; indennità lavoratori autonomi iscritti alle gestioni speciali dell'assicurazione generale obbligatoria; indennità lavoratori stagionali dei settori del turismo e degli stabilimenti termali; indennità lavoratori agricoli; indennità lavoratori dello spettacolo;

   risulta all'interrogante che l'Inps proceda a valutare la domanda anche su dati non aggiornati che potrebbero dunque compromettere l'esito favorevole della domanda stessa. Ad esempio, l'iscrizione alla gestione separata dal 1° gennaio 2020, o la cessazione molto recente di un contratto di lavoro, potrebbero non comparire nel sistema gestionale dell'Inps con conseguente respingimento della domanda;

   in caso di respingimento, inoltre, l'unica risposta fornita dall'Inps sarebbe quella di «proporre l'azione giudiziaria da notificare alla sede Inps territorialmente competente», senza dunque possibilità di inoltrare documentazione integrativa che possa dimostrare l'idoneità della domanda –:

   se sia a conoscenza delle criticità di cui in premessa;

   se si intendano adottare iniziative per porre rimedio a tali criticità, in particolare per quanto attiene alla possibilità, attualmente non prevista, di integrare la documentazione in caso di respingimento della domanda e qualora il respingimento fosse dovuto a informazioni non aggiornate nel sistema di raccolta dati dell'Inps.
(4-05904)


   GUIDESI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   il bando Isi Inail, nelle sue prime nove edizioni, si è rivelato uno strumento essenziale di supporto alle imprese che decidono di investire in interventi e macchinari in un'ottica di aggiornamento tecnologico e di sicurezza per i propri dipendenti, prevedendo lo stanziamento, nel complesso di 2 miliardi e 400 milioni di euro e consentendo di finanziare la realizzazione di quasi 32 mila progetti;

   l'edizione del bando Isi 2019 sui finanziamenti alle imprese per la realizzazione di interventi in materia di salute e sicurezza sul lavoro, è stata pubblicata in Gazzetta Ufficiale il 19 dicembre 2019, con data di apertura della presentazione delle domande per il bando prevista per il 16 aprile 2020;

   con avviso del 1° aprile 2020, l'Inail ha disposto il differimento dei predetti termini sospendendo le procedure fino a nuovo aggiornamento previsto entro il 31 maggio e, con il successivo avviso del 28 maggio, ha comunicato che gli aggiornamenti inerenti l'avvio delle iniziative che l'istituto intende assumere, nel breve termine, con particolare riguardo all'avvio della procedura Isi Agricoltura 2019-2020 saranno pubblicati entro il 30 giugno 2020;

   le nuove misure normative messe in campo dal Governo prevedono tuttavia che le risorse già disponibili a legislazione vigente per il bando Isi 2019 vengano dirottate sulle misure di sostegno alle imprese per la riduzione del rischio da contagio Covid-19 nei luoghi di lavoro, revocando l'edizione per il 2020 del medesimo bando e di fatto annullando anche quella a decorrenza 2021;

   i fondi dei bandi Inail erano risorse risparmiate dai lavoratori e dalle aziende per apportare migliorie ai mezzi del lavoro e, come osservato dal direttore di Confapi Padova, «Queste risorse saranno tolte e non sostituite da altri strumenti di sostegno ... risulta illogico preservare i dipendenti dal rischio Covid-19 ma continuare a esporli al rischio di infortuni sul lavoro, venendo a mancare gli investimenti che aiuterebbero a prevenirli. A tal proposito è bene ricordare che gli infortuni sul lavoro e delle patologie connesse sono in costante aumento: nel 2019 le denunce presentate all'Inail sono state 641.638, 915 in più rispetto alle 640.723 del 2018 (+0,1 per cento). Ma c'è almeno un'altra conseguenza diretta: la revoca del Bando Isi Inail porterà alla potenziale perdita di occupazione nei settori che producono e offrono servizi e macchinari finanziati attraverso il Bando stesso». Da uno studio effettuato proprio da Confapi emerge infatti un crollo di investimenti lineari per l'intero importo del bando (250 milioni di euro per il 2020), che arriva addirittura a 403 milioni considerando il finanziamento dei progetti di cui all'articolo 11, comma 5, del decreto legislativo 9 aprile 2008, n. 81. A questa somma si dovranno poi aggiungere circa 217 milioni della quota di cofinanziamento privato degli investimenti (in quanto il Bando Isi Inail copre fino al 65 per cento delle spese ammissibili totali), totalizzando una perdita pari a 620 milioni di euro, oltre a tutto l'indotto e al moltiplicatore fiscale sugli investimenti. Ne consegue che la revoca del bando amplificherà la spirale recessiva già in atto causa Covid-19;

   da ultimo, con la pubblicazione del bando Isi Inail a dicembre 2019 molte aziende hanno già approntato piani di investimento, richiesto finanziamenti attraverso gli istituti di credito e pagato i consulenti per l'elaborazione delle pratiche di finanziamento. La revoca di tale bando porterà quindi ulteriori, gravi conseguenze in termini economici e legali sia per le aziende che per l'amministrazione –:

   quali iniziative i Ministri interrogati intendano intraprendere per prevenire le criticità illustrate in premessa e soprattutto per non privare il settore produttivo di risorse fondamentali per garantire sicurezza nei luoghi di lavoro.
(4-05919)

SALUTE

Interrogazione a risposta scritta:


   MUGNAI, D'ETTORE, BERGAMINI, MAZZETTI e RIPANI. — Al Ministro della salute, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   nel marzo 2020, in piena emergenza sanitaria da Covid-19, la regione Toscana, tramite l'Estar, la centrale regionale che provvede alla logistica e agli approvvigionamenti della sanità pubblica toscana, ha avviato la procedura per l'acquisto di 200 ventilatori polmonari utili a salvare vite nelle terapie intensive, e destinati alla centrale Cross del 118 di Pistoia, per un importo di oltre 7 milioni di euro;

   per l'acquisto dei ventilatori con procedura di emergenza, la regione Toscana decide di avviare una trattativa privata con la Assoservizi, società specializzata nel commercio di prodotti su internet, in grado di mettere a disposizione 200 ventilatori polmonari facendo da intermediaria per recuperare i macchinari dalla Cina;

   su questo acquisto la procura di Firenze ha aperto un'inchiesta. Secondo la ricostruzione dei Pm, il 23 marzo dall'Estar arriva il pagamento in un'unica soluzione per 7 milioni e 164 mila euro (5,8 milioni più iva). I macchinari sono attesi per il 27 marzo, ma non sarebbero mai stati consegnati;

   peraltro, secondo la procura di Firenze, l'acquisto di quei ventilatori, mai arrivati, sarebbe avvenuto senza una delibera ufficiale;

   come ricorda anche «ilgiunco.net» e «Il Fatto quotidiano» del 1° giugno 2020, l'inchiesta del procuratore aggiunto Luca Turco parte proprio dalla delibera n. 137 del 30 marzo 2020 firmata dal direttore generale Monica Piovi sull'aggiudicazione dei 200 ventilatori polmonari per l'emergenza Covid-19. Nell'avviso di garanzia i Pm fiorentini contestano a Piovi il reato di falso ideologico, perché «attestava falsamente l'aggiudicazione della fornitura alla SrL Assoservizi mentre, in realtà, l'acquisto dei macchinari era già avvenuto in data 20/03/2020, in assenza di delibera, con pagamento anticipato dell'intera fornitura effettuato nelle date del 20-23/2020, senza operare alcun controllo sulla società fornitrice» –:

   se non ritenga necessario avviare le opportune iniziative, per quanto di competenza, anche tramite i servizi ispettivi di finanza pubblica, volte a verificare le forti criticità esposte in premessa in materia di pubbliche forniture, anche in considerazione di un possibile danno erariale.
(4-05913)

SUD E COESIONE TERRITORIALE

Interrogazione a risposta scritta:


   BUOMPANE, MISITI, DEL SESTO, VILLANI, GALLO, FARO, BRUNO, LOVECCHIO, IORIO, GRIMALDI, SARLI, MANZO e NAPPI. — Al Ministro per il sud e la coesione territoriale. — Per sapere – premesso che:

   l'emergenza sanitaria in atto nonché quella economica ad essa conseguente hanno reso necessario un intervento dell'Unione europea per contrastare la diffusione del Covid-19;

   queste iniziative necessitano di risorse finanziarie ingenti;

   il reperimento va ricercato anche tra quelle derivanti dalla Coronavirus Response Investment Initiative che, tra l'altro, consente agli Stati membri di riprogrammare risorse Sie (fondi strutturali) non spese con ampia flessibilità e di poterle reindirizzare anche alla lotta contro il Covid-19;

   le risorse fino ad ora messe a disposizione per l'Italia dalla CoronavirusResponse Initiative, in vigore dal 1° aprile 2020, sono pari a 2,318 miliardi di euro;

   l'Italia è destinataria di circa 53 miliardi di euro – compreso il cofinanziamento nazionale – per il periodo 2014/2020 per il Fondo europeo di sviluppo regionale (Fesr) e il Fondo sociale europeo (Fse);

   i dati di spesa al 31 dicembre 2019, comunicati dall'Agenzia per la coesione territoriale (Act), indicano che a quella data sono stati spesi 15,187 miliardi di euro, poco più del 29 per cento dell'importo complessivamente programmato per il ciclo 2014/2020;

   a quanto risulta agli interroganti, le somme non spese ammontano a 38,050 miliardi di euro da cui vanno detratte le somme impegnate che ammonterebbero a circa 31,036 miliardi di euro;

   quindi, le somme di provenienza dai Fondi Sie che potrebbero essere riprogrammate sarebbero di poco superiori ai 7 miliardi di euro;

   la modifica dei vari programmi operativi non necessiterà di autorizzazione della Commissione europea, ma potrà avvenire con la sola approvazione del Comitato di sorveglianza;

   quindi, sarà possibile utilizzare il Fesr e il Fse per acquistare dispositivi sanitari e di protezione, per la prevenzione delle malattie, per la sanità elettronica, per dispositivi medici (compresi respiratori, mascherine e simili), per la sicurezza dell'ambiente di lavoro nel settore dell'assistenza sanitaria e la garanzia dell'accesso all'assistenza;

   sarà inoltre possibile ricorrere al Fesr per aiutare le imprese a far fronte agli shock finanziari a breve termine, ad esempio in termini di capitale di esercizio delle piccole e medie imprese (PMI), con speciale attenzione ai settori particolarmente colpiti dalla crisi;

   il ricorso al Fse sarà invece possibile per sostenere temporaneamente regimi nazionali di lavoro a orario ridotto –:

   quali iniziative, per quanto di competenza, il Ministro interrogato intenda adottare al fine di completare il monitoraggio delle risorse derivanti dai fondi europei ancora disponibili per la riprogrammazione, e quali iniziative intenda porre in essere al fine di velocizzare l'iter di riprogrammazione delle risorse.
(4-05914)

SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazione a risposta scritta:


   BILOTTI. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   Officine Maccaferri è una storica azienda di Bellizzi, in provincia di Salerno, attiva dal 1951 nella progettazione e produzione di soluzioni per il contenimento del rischio idrogeologico e dell'erosione costiera e per la salvaguardia ambientale;

   in particolare, Officine Maccaferri può contare su 32 aziende, 30 impianti produttivi, 70 filiali e più di 3 mila dipendenti in tutto il mondo. Si tratta, infatti, di uno dei gruppi industriali italiani più antichi, prestigiosi e importanti, le cui forniture si sono rivelate spesso preziose per la tutela del fragile territorio italiano, alla luce delle numerosissime commesse ottenute da enti pubblici centrali e locali;

   si apprende da fonti di stampa che, a causa delle difficoltà finanziarie del gruppo, il 31 maggio 2019 la holding Seci ha depositato richiesta di concordato preventivo presso il tribunale di Bologna. Successivamente, sono entrate nella procedura altre società della controllante fino al 21 maggio 2020, quando la richiesta di concordato è stata estesa anche per la partecipata Officine Maccaferri in questione;

   sempre fonti di stampa riferiscono dell'accordo raggiunto tra la proprietà attuale e un gruppo di investitori, capitanati dal fondo statunitense Carlyle, che fornendo la liquidità necessaria per salvare il gruppo di fatto diventerebbero i nuovi proprietari dell'azienda;

   alla luce di queste notizie e della contestuale vendita del terreno ove è ubicata l'azienda salernitana, nei giorni scorsi gli operai hanno incontrato in una riunione sindacale i rappresentanti della Officine Maccaferri senza alcuna rassicurazione sul mantenimento dell'attuale capacità produttiva. Dopo una prima settimana di sciopero, trascorsa senza che l'azienda desse alcun segnale di disponibilità, i lavoratori si sono di nuovo riuniti in assemblea il 3 giugno 2020 e hanno dichiarato lo sciopero a oltranza –:

   se sia a conoscenza dei fatti esposti, alla luce dell'imminente perdita per l'Italia di un asset industriale strategico per la tutela del territorio e dell'ambiente;

   se e quali iniziative intenda adottare per fare chiarezza in ordine ai reali problemi che investono lo stabilimento di Bellizzi (Salerno), al fine di tutelare i lavoratori interessati e le loro rispettive famiglie.
(4-05910)

UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazione a risposta in Commissione:


   SARLI e SIRAGUSA. — Al Ministro dell'università e della ricerca, al Ministro dell'istruzione. — Per sapere – premesso che:

   il decreto ministeriale n. 259 del 9 maggio 2017 dispone la revisione e l'aggiornamento della tipologia delle classi di concorso per l'accesso ai ruoli del personale docente della scuola secondaria di primo e secondo grado previste dal decreto del Presidente della Repubblica n. 19 del 2016;

   la laurea LM-42 medicina veterinaria ha un variegato e ricco percorso di studi, le cui conoscenze spaziano dall'anatomia, alla biologia, alla genetica, alla chimica e alla biochimica, alla patologia medica, alla farmacologia, all'ispezione e igiene degli alimenti, alla microbiologia, malattie infettive e parassitarie ed epidemiologia e alla nutrizione animale e alla zootecnia;

   con la laurea LM-42 medicina veterinaria si può accedere alla classe di concorso A-52 scienze, tecnologie e tecniche di produzioni animali ed è previsto concorrere solo per tre tipi di istituti tecnici e due tipi di istituti professionali; sono, così, poche le possibilità per i giovani medici veterinari per un inserimento nel mondo della scuola;

   l'iniziativa One Healt è un approccio collaborativo multidisciplinare per risolvere le sfide della salute globale e ambientali. L'ottica One Healt consiste, tra l'altro, in una stretta collaborazione della medicina veterinaria e medicina umana nella prevenzione e nel contenimento delle malattie e zoonosi; il medico veterinario avrebbe, quindi, un ruolo di spicco nell'educazione degli studenti nell'ambito dell'igiene, della prevenzione e controllo dalle malattie e zoonosi infettive e parassitarie;

   l'Unione europea, dal 2008 ad oggi, ha promosso l'approccio One Health integrandolo in alcuni documenti della strategia dell'Unione europea;

   è stata lanciata una petizione promossa in questi giorni, ed ancora in corso, da un nutrito numero di giovani professionisti in vista dell'imminente scadenza del 15 giugno-31 luglio 2020 per presentare domanda di iscrizione al concorso ordinario per la scuola secondaria 2020 –:

   se non ritengano di valutare, per quanto di competenza, di intraprendere tutte le iniziative, anche di tipo normativo, affinché la laurea LM-42 in medicina veterinaria possa far accedere anche a nuove classi di concorso per l'insegnamento nelle scuole italiane.
(5-04075)

Interrogazione a risposta scritta:


   IOVINO. — Al Ministro dell'università e della ricerca, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   nel decreto-legge 17 marzo 2020, n. 18, recante «Misure di potenziamento del Servizio sanitario nazionale e di sostegno economico per famiglie, lavoratori e imprese connesse all'emergenza epidemiologica da COVID-19», si introduce all'articolo 102, l'abilitazione all'esercizio della professione di medico-chirurgo con il conseguimento della laurea, facendo sì che i laureati magistrali a ciclo unico in medicina e chirurgia – classe LM/41 vengano abilitati previa acquisizione del giudizio di idoneità in merito al tirocinio pratico-valutativo, di cui all'articolo 3 del decreto del Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca 9 maggio 2018, n. 58;

   il percorso italiano che conduce attraverso il titolo di laurea a una diretta collocazione in un ambito professionale è spesso più lungo e articolato rispetto alle tempistiche medie europee, soprattutto a causa di vari passaggi lasciati post-laurea come tirocini, praticantati ed esami di Stato abilitanti, comportando un ritardo e un dispendio di denaro da parte del neo-laureato per avviare la propria carriera lavorativa;

   per alcune professioni l'esame di Stato post-laurea è poco più di una formalità e le stesse università troverebbero giovamento nei loro percorsi di studio diretti a uno specifico ambito professionale dall'inglobare una parte pratica o, dove già presente, una valutazione diretta della stessa valida anche ai fini delle competenze professionali richieste dall'ambito;

   in alcuni ambiti professionali, specialmente quelli afferenti al settore sanitario in senso lato e a quello psicologico in senso stretto, vi è una carenza di domanda strutturata in piani assunzionali da parte dei diversi servizi sanitari regionali di personale specializzato, il che comporta per l'intero sistema-Paese una criticità divenuta tanto più evidente in momenti emergenziali come il presente, ma che riguarda lo sviluppo stesso della società italiana, dacché genera uno slittamento della domanda nel settore privato per compensare l'assenza di tali figure nel pubblico;

   la maggior parte dei Paesi europei non richiede un esame di Stato successivo rispetto alla laurea magistrale e, se del caso, solo un tirocinio svolto positivamente per conseguire l'abilitazione alla professione di psicologo;

   sia in questa fase di piena emergenza sia in quella successiva di ripresa socio-economica e convivenza con il virus le difficoltà psicologiche della popolazione italiana potranno essere persino più gravi di quelle pratiche, il che comporta la necessità di avere un cospicuo numero di psicologi abilitati che possano avviare il percorso specialistico e il contestuale inizio dell'attività professionale, alleggerendo la categoria, specie nelle sue leve più giovani, da oneri burocratici ed economici –:

   se il Governo intenda adottare iniziative normative, quanto prima, data la situazione emergenziale socio-sanitaria in corso e all'orizzonte, per rendere abilitante all'esercizio della professione di psicologo il conseguimento della laurea magistrale in psicologia (classe LM/51), superando l'attuale previsione di un esame di Stato successivo, così da fornire un contingente di supporto all'intero sistema sanitario e sociale nazionale impegnato nel contrasto alla crisi da COVID-19;

   qualora tale soluzione non fosse attuabile nel breve periodo, se il Governo intenda illustrare in maniera specifica le modalità di svolgimento dell'esame di Stato abilitante alla professione di psicologo per questa tornata in situazione emergenziale, dato l'annunciato ricorso all'espletamento a distanza e considerata la necessità di sostituire le differenti prove con una sola;

   sempre in caso di mancata introduzione d'una laurea abilitante, se il Governo ritenga opportuno prevedere, in una prossima iniziativa normativa, una riduzione dei costi per i partecipanti all'esame di Stato e, in questa situazione emergenziale, un sostegno economico per il pagamento dell'esame da parte degli abilitanti, quantomeno a basso reddito, vista la grande richiesta sociale di supporto psicologico e la difficoltà economica diffusa anche tra i neo-laureati in tale ambito.
(4-05906)

Apposizione di una firma ad una risoluzione.

  La risoluzione in Commissione Ehm e altri n. 7-00490, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 3 giugno 2020, deve intendersi sottoscritta anche dalla deputata Suriano.

Ritiro di un documento del sindacato ispettivo.

  Il seguente documento è stato ritirato dal presentatore: interrogazione a risposta in Commissione Bologna n. 5-03941 dell'11 maggio 2020.