Camera dei deputati

Vai al contenuto

Sezione di navigazione

Menu di ausilio alla navigazione

MENU DI NAVIGAZIONE PRINCIPALE

Vai al contenuto

Resoconto dell'Assemblea

Vai all'elenco delle sedute

XVIII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Lunedì 25 maggio 2020

ATTI DI INDIRIZZO

Risoluzioni in Commissione:


   La III Commissione,

   premesso che:

    il numero dei connazionali all'estero è in continua crescita. Dal 2006 al 2018 la mobilità italiana è aumentata del 64,7, facendo registrare più di 5 milioni all'Anagrafe degli italiani all'estero (Aire). Tenendo conto che, tuttavia, molti giovani italiani negli ultimi anni sono espatriati all'estero non registrandosi all'Aire, si stima un numero ancora più elevato, di circa sei milioni;

    l'esigenza di potenziare i servizi in favore dei cittadini italiani all'estero è sempre più avvertita, e ciò è risultato ancor più evidente durante la gestione della pandemia, con le numerose richieste di informazione e di assistenza dei connazionali in stato di bisogno. Il Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, Luigi Di Maio, in sede di audizione svolta il 16 aprile 2020 presso le Commissioni affari esteri del Senato e della Camera, ha segnalato come il Ministero sia stato chiamato alla più grande operazione di rimpatrio mai realizzata, che ha coinvolto oltre 60 mila italiani;

   nonostante l'apprezzato impegno della Farnesina, delle ambasciate italiane, dei consolati e dell'unità di crisi, per tutelare i cittadini italiani all'estero anche in situazioni di necessità (terrorismo, tensioni socio-politiche, calamità naturali e pandemie), l'emergenza sanitaria del Coronavirus ha fatto emergere alcune criticità in riferimento alla struttura di supporto ai nostri connazionali all'estero, non solo per i costi onerosi delle operazioni di rimpatrio ma anche per il reperimento delle informazioni, spesso frammentate e non facilmente reperibili;

   la mozione approvata il 5 febbraio 2020 da tutti i gruppi parlamentari alla Camera era volta a promuovere maggiormente l'applicazione unità di crisi per integrare le funzionalità dei portali viaggiaresicuri.it e dovesiamonelmondo.it, sottolineando l'importanza della tecnologia per poter raggiungere le regioni più remote del mondo, prevenire situazioni di crisi o pianificare interventi di soccorso, al fine di tutelare gli interessi degli italiani all'estero; tale mozione impegnava il Governo anche a valutare la possibilità di ricorrere ad accordi specifici con i gestori telefonici e le piattaforme on-line, per incentivare la registrazione sul sito web del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale attraverso l'apposita applicazione;

   durante l'emergenza l'unità di crisi anche nel pieno dell'emergenza sanitaria, con ininterrotta operatività, ha coordinato l'intera rete estera in collegamento con gli altri organi dello Stato e con le omologhe strutture di altri Paesi partner, e si è trovata a far fronte a una mole di richieste di aiuto da parte degli italiani bloccati all'estero a causa della pandemia, senza che fossero state migliorate le performance della medesima struttura, chiamata a far fronte a una situazione di bisogno senza precedenti;

   la gestione della crisi emergenziale ha fatto emergere la necessità di un migliore accesso alle informazioni, di un potenziamento dell'unità di crisi della Farnesina, in termini sia di risorse economiche, per provvedere al pagamento dei voli da effettuare per rimpatriare urgentemente i cittadini, sia di un rafforzamento della sala operativa e delle dotazioni di organico del personale;

   ciò accanto alla necessità di rafforzare gli uffici delle reti all'estero al fine di consentire di svolgere le consuete e sempre più delicate tipologie di procedimenti amministrativi di propria competenza per fornire agli italiani all'estero informazioni circa i servizi e l'assistenza sanitaria, legale, economica o per esigenze di rimpatrio, esigenze cui sopperisce in parte il «Portale dei servizi consolari»;

   di fronte ad eventi sempre più frequenti di natura emergenziale, occorre migliorare il coordinamento delle informazioni mediante la messa in collegamento delle piattaforme on-line e potenziare una strategia comune per consentire ai nostri connazionali all'estero, per motivi di lavoro o di viaggio turistico, di geolocalizzarsi con maggiore facilità, di ricevere notifiche durante i transiti nelle aree più a rischio, per poter comunicare in tempo reale la propria condizione durante una fase di crisi,

impegna il Governo

a istituire una piattaforma telematica del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale che, oltre a comprendere e a rafforzare quanto già offerto, possa erogare online servizi anagrafici e non, in accordo con la rete diplomatico-consolare, prevedendo l'utilizzo di apposite stanze virtuali per le riunioni istituzionali dell'Amministrazione medesima.
(7-00484) «Fitzgerald Nissoli».


   La III Commissione,

   premesso che:

    le misure cautelative adottate dall'Italia e da numerosi altri Stati investiti dalla pandemia da COVID-19 in merito alla mobilità internazionale, alla chiusura delle frontiere e alla sospensione del principio di circolazione nell'area Schengen, unite al drastico ridimensionamento della rete dei collegamenti aerei, hanno evidenziato l'ampiezza e l'articolazione della presenza degli italiani nelle diverse aree del mondo per ragioni di lavoro, di affari, esercizio professionale, studio, turismo e altro ancora e, nello stesso tempo, hanno sottolineato, nonostante la grande dedizione dimostrata dal personale impegnato a tale scopo, le difficoltà di connessione e di dialogo con la rete di tutela assicurata tramite i terminali diplomatici e consolari, l'unità di crisi della Farnesina e i portali «it» e «Dovesiamonelmondo.it»;

    il drammatico passaggio emergenziale, che la rete operativa del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale ha cercato di fronteggiare con particolare impegno, si innesta, per altro, su un processo di progressiva crescita della mobilità internazionale degli italiani, dovuta non solo allo sviluppo delle attività di intermediazione commerciale e professionale, ma anche alla ripresa dei flussi in uscita soprattutto delle giovani generazioni in cerca di lavoro, che negli ultimi quindici anni ha comportato l'espatrio di circa un milione di giovani, di cui circa un terzo laureati, alle prese con complessi problemi prima di insediamento nei nuovi contesti e oggi di permanenza e di preservazione dei rapporti di lavoro;

    oltre al dato emergenziale, esiste anche una condizione strutturale che in vent'anni ha portato a triplicare la presenza dei cittadini italiani nel mondo, che oggi di fatto supera i 6 milioni e che manifesta crescenti esigenze di rapporti con l'amministrazione e le istituzioni italiane, esigenze alle quali non sempre è possibile dare risposte con l'efficacia e la prontezza necessarie a causa dell'ormai prolungata carenza di personale e di risorse che le politiche di risanamento finanziario hanno comportato negli anni;

    l'incidenza della pandemia sui sistemi economici e sugli assetti sociali sta determinando una crescita dei bisogni di tutela e di assistenza individuale e familiare e un impulso verso fenomeni di ulteriore mobilità, come il ritorno nei luoghi di partenza e la ricerca di lavoro in ambiti più ampi, talvolta transnazionali, con un'evidente dilatazione dei bisogni di informazione, di orientamento e di sostegno da parte di un'utenza quanto mai differenziata per collocazione geopolitica, dinamiche di bisogni, tipologia di richieste;

    a partire dalle più immediate esigenze di aiuto e di sostegno indotte dalla pandemia, soprattutto nelle realtà più profondamente colpite, è auspicabile il perfezionamento dei sistemi di informazione e di contatto in dotazione al Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale mediante un più stretto coordinamento degli strumenti in funzione, centrali e periferici, attualmente articolati e non sempre interagenti, nonché lo sviluppo di un progetto di comunicazione, di consultazione e di interazione con l'utenza che si avvalga delle potenzialità tecnologiche più avanzate e aggiornate;

    tale progetto deve essere finalizzato ad assicurare: a) l'immediata tutela ai connazionali che si trovino all'estero in situazioni di pericolo e necessità a causa di terrorismo, crisi politiche, calamità naturali, emergenza sanitaria o siano impediti per diverse ragioni a rientrare in Italia; b) la certezza e la facilitazione dei procedimenti amministrativi che intercorrono tra i cittadini italiani residenti all'estero e iscritti all'Aire e le strutture estere della pubblica amministrazione, allo scopo di favorire concretamente il loro avanzamento su un percorso di effettiva cittadinanza; c) la disponibilità di dati conoscitivi e di orientamento per coloro che intendono trasferirsi all'estero per ragioni di lavoro, d'impresa e di studio, con precisi riferimenti a strutture, enti e soggetti capaci di favorire il loro insediamento di vita e di lavoro; d) la disponibilità per coloro che intendano far ritorno in Italia dei riferimenti conoscitivi e della relativa modulistica per usufruire delle misure di sostegno adottate a favore delle persone in condizioni di necessità, e le informazioni relative al sistema premiale di incentivi previsti per diverse categorie di lavoratori e aree del territorio nazionale,

impegna il Governo

a realizzare una piattaforma virtuale dedicata agli italiani all'estero che per l'omogeneizzazione degli standard comunicativi, il coordinamento dei flussi informativi e di comunicazione, l'armonioso funzionamento della rete dei terminali dello Stato all'estero e la capacità di interazione con i cittadini sia in grado di conseguire gli obiettivi richiamati in premessa.
(7-00485) «Schirò, La Marca».


   L'VIII Commissione,

   premesso che:

    in ottemperanza delle misure urgenti in materia di contenimento e gestione dell'emergenza epidemiologica da COVID-19 applicate sull'intero territorio nazionale e nel rispetto delle ordinanze regionali e ministeriali per la fruizione di luoghi pubblici, pubblici esercizi, musei e siti culturali, vige l'obbligo di utilizzo di Dpi, mascherine e guanti monouso. Tale obbligo di prevenzione potrà protrarsi anche nei mesi a venire e il consumo stimato di Dpi è di circa 900 milioni di pezzi al mese, 11 miliardi in un anno, se si calcolano in media l'utilizzo e la dismissione di 1 mascherina ogni 2 giorni per 60 milioni di italiani. Fra le varie criticità derivanti dall'emergenza epidemiologica è ad oggi riscontrato su tutto il territorio nazionale un improprio abbandono di questi dispositivi, sia su strada che nei parchi, nonostante alcune associazioni attive per la tutela dell'ambiente come Fare Verde, hanno già avviato campagne volte alla sensibilizzazione della popolazione;

   va tenuto conto che il materiale utilizzato per la produzione di guanti, che essi siano in vinile, nitrile, lattice e polietilene e delle mascherine risulta essere particolarmente inquinante e pericoloso da un punto di vista ambientale e sanitario e la circolare del Ministero della salute n. 5443 del 22 febbraio 2020 specifica che dopo l'uso, i Dpi monouso vanno smaltiti come materiale potenzialmente infetto,

impegna il Governo:

   a implementare una campagna di comunicazione e sensibilizzazione per il rispetto dell'ambiente e circa il pericolo sanitario cui si incorre relativamente all'abbandono improprio dei dispositivi monouso;

   ad adottare iniziative per incentivare la produzione, la commercializzazione e l'utilizzo di mascherine riutilizzabili e lavabili;

   ad adottare iniziative per favorire, altresì, la produzione, la commercializzazione e l'utilizzo di Dpi biodegradabili.
(7-00486) «Luca De Carlo, Prisco, Galantino».


   La XII Commissione,

   premesso che:

    il nostro Paese, al pari di molti altri, dopo drammatiche settimane di divieti e limitazioni conseguenti alla grave pandemia legata alla diffusione del contagio da COVID-19, sta lentamente avviandosi alla ripresa delle attività produttive e della stessa vita sociale, che si sono fermate completamente in conseguenza dell'emergenza sanitaria;

    è evidente che la ripresa e il lento ritorno alla normalità dovranno avvenire nella massima sicurezza e nel rispetto di precisi protocolli e indicazioni provenienti anche dalla comunità scientifica, per evitare che il contagio del virus possa ripartire;

   le misure che il Governo sta mettendo in campo in queste settimane per cercare di sostenere le imprese, i lavoratori e le famiglie, e più in generale il tessuto sociale del Paese, vanno certamente nella giusta direzione, ma risultano nel loro complesso del tutto insufficienti sia nel quantum che nella previsione della loro durata;

   è evidente che le difficoltà delle famiglie e dei lavoratori non si esauriranno certamente con la fine dell'emergenza sanitaria, ma si protrarranno nel tempo per tutta la lunga fase del ritorno alla «normalità» e almeno fino al definitivo azzeramento delle limitazioni attualmente imposte dalla pandemia in atto;

   la «fase 2» durerà molto probabilmente fino a quando un vaccino sarà disponibile e distribuito a un numero sufficiente di persone per costruire una buona immunità collettiva. È indispensabile quindi trovare un punto di equilibrio diverso tra il rischio di aumento dei contagi e la limitazione dei diritti dei bambini;

   la ripartenza impone interventi efficaci e soprattutto duraturi nel tempo, se non si vuole correre il rischio che le famiglie con bambini, e ancor più quelle con bambini con difficoltà, siano travolte;

   la famiglia continua a rappresentare il maggiore ammortizzatore sociale e lo Stato non può permettersi di essere debole nelle sue decisioni, soprattutto in una fase come questa. Alle famiglie deve essere garantito un sostegno reale;

   gli interventi finora messi in campo dal Governo per sostenere le famiglie con figli, come congedi lavorativi e bonus baby-sitting, sono importanti ma non sono sufficienti. Alle famiglie, che necessitano di risposte anche per i lunghi mesi a venire, deve essere garantito un sostegno reale e duraturo nel tempo;

   viste le incertezze del Governo, nelle scorse settimane, pur in mancanza di un quadro normativo di riferimento e di un protocollo di sicurezza validato per educatori e bambini, diversi comuni si sono già attivati con loro progetti per non farsi trovare impreparati all'appuntamento con la fine della scuola;

   seppure con deciso ritardo, con il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 17 maggio 2020 si è provveduto a individuare la data del 15 giugno dalla quale partiranno i centri estivi per bambini e ragazzi dai tre anni in su con l'ausilio di operatori, anche se le regioni potranno eventualmente anticipare o posticipare, a seconda della situazione epidemiologica del loro territorio;

   il medesimo decreto consiglia un rapporto numerico fra operatori bambini ed adolescenti, in base all'età. Per i bambini dai 3 ai 5 anni ci sarà di un adulto ogni 5 bambini; dai 6 agli 11 anni, un adulto ogni 7 bambini; per gli adolescenti dai 12 ai 17 anni, un adulto ogni 10 adolescenti. Nel caso di bambini ed adolescenti con disabilità il rapporto sarà di un operatore per ogni bambino o adolescente;

   la realtà, ad avviso dei firmatari del presente atto, è che nei provvedimenti del Governo non vi è alcun riferimento agli asili nido e viene dimenticato del tutto il settore dei servizi all'infanzia per i bambini al di sotto dei 36 mesi;

   eppure, la maggior parte degli asili nido pubblici e privati, spesso strutture di eccellenza, con spazi verdi, sono perfettamente in grado di riprendere le attività, con piccoli gruppi di bambini, e nel pieno rispetto delle misure di sicurezza. I nidi saranno gli ultimi a ripartire, con evidente disagio e incertezze tra le famiglie e gli operatori del settore;

   i servizi educativi tra 0 e tre anni che operano sui territori, e garantiti in buona parte dai privati, hanno però bisogno di regole e tempi certi, e forme di sostegno per poter tornare a lavorare. Tempi e regole che però ancora non vengono decisi dal Governo;

   le regole per riaprire i nidi erano state individuate dal tavolo tra Ministro per le pari opportunità e la famiglia, dell'istruzione, del lavoro e delle politiche sociali e della salute con i sindaci, ma sono state respinte dal Comitato tecnico scientifico,

impegna il Governo:

   ad adottare le opportune iniziative volte definire in tempi rapidi le linee guida per utenti, educatori e operatori, garantendo quanto prima la riapertura delle strutture e dei nidi privati e pubblici per i bambini al di sotto dei 36 mesi, nel pieno rispetto delle misure di sicurezza sanitaria imposte dall'emergenza sanitaria in atto;

   ad adottare iniziative per prevedere un sostegno alle strutture private che assolvono funzioni pubbliche nel gestire i servizi educativi e l'accoglienza dei bambini.
(7-00487) «Versace, Spena, Marrocco, Bagnasco, Bond, Brambilla, Mugnai, Novelli».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazione a risposta orale:


   ZANETTIN. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   la Bericah spa, di Arcugnano (Vicenza), è azienda leader in Italia nella commercializzazione di guanti monouso e altri dispositivi di protezione individuale, a beneficio, in particolare del settore sanitario;

   in data 31 marzo 2020 la Consip spa ha stipulato con Bericah, nell'ambito di una procedura negoziata d'urgenza, «Emergenza Covid 19», — ID 2288-Lotto 7 — un accordo quadro con cui quest'ultima ha assunto espresso impegno a fornire dispositivi di protezione individuali, in particolare guanti monouso in vinile, il tutto per un importo massimo di euro 210.000;

   inopinatamente in data 14 maggio 2020 con nota a firma dell'amministratore delegato ingegner Cristiano Cannarsa, Consip ha comunicato di non aver più interesse all'approvvigionamento dei dispositivi oggetto del lotto e, conseguentemente, il venir meno di qualsiasi vincolo d'offerta e contrattuale dichiarando infine che Bericah non avrà più nulla pretendere in riferimento alla fornitura in questione. La decisione di Consip sarebbe motivata dal fatto che la Protezione civile non avrebbe più interesse all'approvvigionamento dei guanti monouso;

   il danno subito da Bericah è gravissimo, in quanto l'azienda nel frattempo ha acquisito e pagato i guanti al produttore;

   quanto dichiarato da Consip appare tuttavia in palese contraddizione con i decreti di requisizione dei guanti monouso importati da Bericah, disposti dall'Agenzia delle dogane e dei monopoli, ufficio di Napoli 1, (quale soggetto attuatore del commissario straordinario per emergenza Covid 19), in data 23 aprile 2020, e dell'Agenzia delle dogane di Civitavecchia in data 29 aprile 2020;

   delle due l'una: tertium non datur; o i guanti non interessano davvero più alla Protezione civile (come dichiara Consip) ed allora non si spiega il motivo della loro requisizione in dogana, ovvero servono ancora, al punto da essere requisiti in dogana e come sembrerebbe evidente dalle cronache, non solo nazionali, ma allora risulta chiaro che la Bericah è stata vittima di una inaccettabile scorrettezza contrattuale, posta in essere dalla burocrazia statale;

   quanto ai guanti requisiti, ora la Protezione civile intende pagarli (chissà quando), ai prezzi del 2019, inferiori del 60-70 per cento all'attuale prezzo di acquisto nel sud est asiatico;

   pratiche commerciali, ad avviso dell'interrogante, così scorrette, determinano sconcerto negli operatori del mercato e rischiano di mettere in crisi la catena degli approvvigionamenti, di cui il Paese ha vitale necessità in questa fase cruciale dell'emergenza Covid –:

   per quali motivi vengano requisiti dall'Agenzia delle dogane e dei monopoli i guanti monouso, se davvero, come dichiara Consip, la Protezione civile non ha interesse al loro approvvigionamento;

   se davvero il nostro Paese non abbia necessità in questa fase dell'emergenza Covid di guanti monouso;

   quali iniziative di competenza il Governo intenda attuare per garantire all'Italia una fornitura di guanti monouso adeguata alle necessità.
(3-01559)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   DEIDDA, PRISCO, CIABURRO, DONZELLI, ROTELLI, FERRO, GALANTINO, VARCHI, LUCA DE CARLO e MANTOVANI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   con il decreto-legge 17 marzo 2020, n. 18, il Governo, al fine di limitare gli effetti negativi sull'economia determinati dalle misure poste in essere per fronteggiare l'emergenza epidemiologica in atto, ha previsto l'erogazione, in favore dei lavoratori dipendenti, della cassa integrazione, ordinaria e in deroga; mentre in favore dei lavori autonomi e liberi professionisti, è stato previsto il pagamento di un contributo, per il mese di marzo 2020, determinato nell'importo, comunque assolutamente esiguo, pari a 600 euro;

   in particolare, l'articolo 29 del citato decreto ha previsto il pagamento della predetta indennità anche in favore dei lavoratori dipendenti stagionali del settore turistico e degli stabilimenti termali, che abbiano cessato involontariamente il rapporto di lavoro, purché non titolari di pensione o di contratto di lavoro dipendente alla data di entrate in vigore del decreto;

   il decreto-legge cosiddetto «Rilancio» – recentemente pubblicato nella Gazzetta Ufficiale – ha previsto l'erogazione della citata indennità anche per le mensilità di aprile e maggio;

   recentemente, moltissimi liberi professionisti si sono visti rigettare, dall'Inps, la relativa domanda, in quanto asseritamente iscritti ad altre gestioni previdenziali: e ciò, nonostante che la stessa iscrizione ad altre gestioni sia cessata da anni;

   le conseguenze economiche della diffusione del COVID-19 non saranno limitate esclusivamente al periodo strettamente emergenziale, ma, semmai, ricadranno sul medio e lungo periodo;

   i citati rigetti, evidentemente conseguenti ad un errore del sistema dell'Inps, risultano assolutamente ingiustificati, nonché lesivi dei diritti dei liberi professionisti, i quali si sono visti privare di un sostegno, seppur minimo, al proprio reddito;

   l'erronea valutazione delle domande, oltre a non garantire un minimo di sostentamento ai soggetti interessati, rischia di ingenerare un notevole contenzioso, con aggravio di costi a carico della finanza pubblica –:

   se sia a conoscenza dei fatti sopra esposti e quali iniziative intenda assumere nei confronti dell'Inps affinché riveda, d'ufficio, i provvedimenti di rigetto in questione, garantendo, conseguentemente, l'erogazione del contributo in questione in favore di tutti i liberi professionisti, pure se risultanti iscritti, in passato, anche ad altre forme di previdenza.
(5-04030)

Interrogazioni a risposta scritta:


   BENIGNI, SORTE, GAGLIARDI, PEDRAZZINI e SILLI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   la pandemia di COVID-19 in corso sta avendo effetti deleteri sull'economia nazionale, con una riduzione del prodotto interno lordo stimata, secondo gli ultimi dati, attorno all'8 per cento;

   una parte non trascurabile della riduzione del prodotto interno lordo è legata alla sospensione delle attività che prestano servizi nel settore del benessere;

   il comparto benessere, stando ai dati disponibili vale da solo 1,2 miliardi di euro annui di prodotto interno lordo;

   le attività imprenditoriali del comparto benessere valgono 12.000 posti di lavoro, a cui se ne aggiungono ulteriori 60.000 legati ad attività complementari ed indotto;

   l'articolo 1, comma 1, lettera z), del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 17 maggio 2020 ha prorogato sine die la data di sospensione dell'attività di sospensione dell'attività dei centri benessere e dei centri termali;

   a fronte di ciò, il medesimo provvedimento ha invece consentito la riapertura di piscine, palestre, centri e circoli sportivi a partire dal 25 maggio 2020;

   il citato provvedimento appare contraddittorio, laddove tratta in modo difforme due attività; ci si riferisce in particolare a piscine e centri benessere e termali, invero assoggettate al medesimo regime normativo per quanto riguarda gli aspetti igienico-sanitari;

   del resto, i protocolli operativi risultanti dalle linee di indirizzo allegate al predetto decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, con particolare riferimento alla verifica dei parametri chimico-fisici e microbiologici delle acque di alimentazione, sono pienamente compatibili con le ordinarie modalità di esercizio e gestione di un centro benessere;

   Federterme ha varato un protocollo di tutela, denominato «Terme sicure», con rigide misure per le piscine termali;

   il protrarsi della sospensione dell'attività dei centri benessere e termali mette a serio rischio la sopravvivenza di molti operatori del settore e dell'indotto, con la conseguente perdita di numerosi posti di lavoro;

   appare necessario fare in modo che le attività dei territori più colpiti, salve le doverose misure di sicurezza per la tutela della salute delle persone, possano tornare al più presto ad una auspicata normalità, per evitare che gli strascichi economici della pandemia determinino gravi conseguenze sul piano sociale, con la perdita di numerosi posti di lavoro –:

   se il Governo sia a conoscenza dei dati economici relativi alla perdita di ricavi ed al numero di persone impiegate nel settore dei centri benessere e dei centri termali;

   per quali ragioni il Governo per quanto di competenza, abbia ritenuto di non consentire la riapertura dei centri benessere e termali a fronte, invece, del «via libera» ad attività similari, quali piscine, palestre, centri e circoli sportivi, e se, alla luce delle descritte analogie con dette attività e dell'adozione di specifici protocolli di tutela della salute dei clienti, non sia il caso di consentire l'immediata riapertura altresì di dette attività.
(4-05814)


   FRATOIANNI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri. — Per sapere – premesso che:

   a Civitanova Marche (MC), con l'assenso della regione e per iniziativa del Cisom (Corpo italiano di soccorso dell'Ordine di Malta) che ha coordinato una raccolta di donazioni da imprenditori e benefattori locali, è stato realizzato nella struttura della ex fiera un ospedale Covid Center che dovrebbe ospitare i malati di Covid-19 attualmente ricoverati in altri nosocomi della regione;

   secondo un articolo pubblicato sul quotidiano l'Avvenire sarebbero forse una ventina i pazienti che saranno trasferiti nel nuovo ospedale;

   l'ex fiera di Civitanova si trova vicino ad uno dei più grandi e frequentati centri commerciali del sud della regione ed al Palazzetto dello sport. Due luoghi che evidentemente attirano in quell'area, quotidianamente, un grande numero di persone;

   il costo dell'opera si aggirerebbe intorno ai 10 milioni di euro e prevede la realizzazione di 84 posti letto di terapia intensiva e sub-intensiva, anche se, come detto, ne saranno occupati solo una ventina in questa fase;

   per il suo funzionamento a pieno regime saranno necessari 34 medici (tra cui 12 rianimatori, 5 cardiologi, 3 infettivologi), 40 infermieri e 20 tra operatori socio-sanitari e tecnici di radiologia;

   contro il Covid Center di Civitanova sono state presentate una petizione con un migliaio di firme di cittadini e diffide in cui si contesta la concessione degli spazi pubblici senza una delibera del consiglio comunale, con possibile ricorso alla Corte dei conti;

   la scelta di realizzare il Covid Center di Civitanova Marche negli spazi dell'ex fiera solleva molte perplessità all'interrogante sia per i tempi che per i modi attraverso cui si è giunti a tale decisione;

   la decisione è stata assunta dalla regione Marche senza alcun coinvolgimento delle forze sociali e politiche della città e della regione e in un momento in cui è subito apparso che la curva epidemica dei nuovi casi di contagio e quindi dei ricoveri, compresi quelli in terapia intensiva, nelle Marche, stava crollando e quindi lo stato di necessità per procedere all'individuazione di una soluzione così temporanea veniva meno;

   a parere dell'interrogante appare gravemente illogico scegliere una soluzione così «precaria» per un'attività a così alto valore aggiunto sia tecnologico che professionale;

   non appare chiaro se i pazienti Covid-19 ancora ricoverati nelle rianimazioni siano i pazienti più gravi e quindi non immediatamente trasferibili in tutta sicurezza in una struttura temporanea;

   le risorse impiegate per la costruzione del Covid Center potevano essere utilizzate in maniera più proficua per ampliare e ammodernare in modo strutturale i presidi ospedalieri pubblici già esistenti nella regione Marche;

   l'associazione di categoria dei medici anestesisti delle Marche, buona parte dei medici e delle organizzazioni sindacali di quella regione hanno espresso forti rilievi critici su questa iniziativa e sulle sue modalità di gestione;

   sembrerebbe, infine, che nessuna valutazione sia stata fatta, almeno pubblicamente, sui costi di gestione della struttura e nessuna valutazione sia stata fatta circa la possibilità di fare investimenti alternativi a livello territoriale per una prevenzione dei contagi;

   va considerato che il presidente della regione Marche è autorità territoriale di protezione civile ai sensi del decreto legislativo gennaio 2018, n. 1, e soggetto attuatore ai sensi dell'ordinanza del Capo del dipartimento della protezione civile n. 630 del 3 febbraio 2020 –:

   se intenda attivare, tramite il Dipartimento nazionale della protezione civile, tutti gli strumenti di competenza al fine di valutare l'opportunità di proseguire con la realizzazione del Covid Center di Civitanova Marche, dal momento che, a parere dell'interrogante, le risorse di cui in premessa e quelle necessarie in futuro per il mantenimento potrebbero essere impiegate per ammodernare strutture ospedaliere già esistenti.
(4-05825)


   SENSI, MADIA, RUGGIERI, FORMENTINI, MIGLIORE, LUPI, FUSACCHIA, MOLLICONE, FORNARO e VALENTINI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   Mariano Giustino è un giornalista freelance, che invia dal 2010 corrispondenze dalla Turchia trasmesse da Radio Radicale e pubblicate da altre testate e che studia, sin dal 2004, la complessa realtà politica interna ed estera della Turchia e i suoi rapporti con l'Europa e la sua variegata società, con particolare riferimento alla questione curda, alle minoranze, al rapporto con i suoi vicini e al suo ruolo geopolitico decisivo nella regione;

   Radio Radicale trasmette due sue rubriche settimanali sulla politica interna ed estera della Turchia intitolate «Rassegna Stampa Turca» e «Diario di Turchia», che rappresentano le uniche trasmissioni dedicate nel panorama informativo italiano ed europeo sulla Turchia;

   i suoi interventi sono ospitati su quotidiani nazionali come «Il Foglio» e «Il Riformista»;

   le corrispondenze di Mariano Giustino sono elemento di condivisione e studio per tantissimi giornalisti, esperti di geopolitica, funzionari governativi e deputati;

   parte integrante del lavoro è rappresentato dalla divulgazione sui profili social degli articoli, dei servizi e degli aggiornamenti delle principali notizie turche;

   dal 16 aprile 2020 dopo aver pubblicato una notizia circa la scarcerazione di alcuni componenti dell'organizzazione terroristica denominata «Lupi grigi» a causa della pandemia di Covid-19, il suo profilo personale è stato cancellato dalla piattaforma Facebook senza alcuna giustificazione e senza nessun preavviso, ledendo così il diritto di Giustino alla libera espressione;

   la cancellazione del profilo Facebook ha determinato la cancellazione di una sorta di archivio della storia recente della Turchia, che costituisce dunque una produzione preziosa del lavoro che ha svolto in questi ultimi dieci anni, essendo stato testimone di tutti gli eventi più significativi e avendoli documentati in anteprima rispetto ai media nazionali ed internazionali;

   la cancellazione del profilo espone Mariano Giustino ad un rischio tangibile per la sua sicurezza personale e il suo lavoro, visto che in precedenza episodi similari nello stesso Paese sono sfociati in atti repressivi più decisi –:

   se risulti al Governo se la cancellazione del profilo Facebook di Mariano Giustino sia stata un errore della piattaforma di Palo Alto o se dietro vi sia una precisa indicazione delle autorità turche che più volte si sono rese protagoniste di episodi similari con giornalisti stranieri e oppositori politici;

   se il Ministro interrogato, dopo la segnalazione ufficiale effettuata dallo stesso Giustino alle autorità consolari italiane in Turchia, abbia interpellato il Governo turco sull'accaduto;

   se, parallelamente, dopo l'esposto presentato all'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, la Presidenza del Consiglio dei ministri abbia preso contatti con Facebook per ottenere significative spiegazioni in merito all'accaduto.
(4-05826)


   VANESSA CATTOI, BINELLI, LOSS e SUTTO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro per gli affari regionali e le autonomie. — Per sapere – premesso che:

   in Italia, le regioni a statuto speciale godono di particolari forme di autonomia legislativa ed esecutiva, in forza del dettato costituzionale e, con specifico riferimento alla regione del Trentino-Alto Adige, anche di previsioni di carattere internazionale;

   in particolare, la specialità «rinforzata» del Trentino-Alto Adige trova fondamento storico-giuridico di carattere internazionale nell'accordo di Parigi del 5 settembre 1946, noto come accordo De Gasperi- Gruber (reso esecutivo con il decreto legislativo 28 novembre 1947, n. 1430), sottoscritto per garantire particolari tutele alle popolazioni di lingua tedesca residenti in Alto Adige e attuato (nello statuto speciale e nell'articolo 116 del Costituzione) in un quadro regionale, cui partecipano – assieme alla provincia autonoma di Bolzano – anche la provincia autonoma di Trento e la regione autonoma Trentino-Alto Adige/Südtirol. La valenza giuridica di questo peculiare fondamento è stata successivamente riconosciuta dalla giurisprudenza della Corte Costituzionale, ed è stata anche formalizzata in norme statali (ad esempio nell'articolo 1 del decreto legislativo 16 marzo 1992, n. 266);

   al fine di rilanciare l'economia trentina colpita dall'emergenza COVID-19, la provincia autonoma di Trento ha approvato la legge provinciale 23 marzo 2020, n. 2, nella quale sono previste misure urgenti di sostegno per le famiglie, i lavoratori e i vari settori economici;

   si rammenta che, nella serata di mercoledì 20 maggio 2020, durante l'esame di nove leggi delle regioni e delle province autonome, è intervenuta la decisione del Governo di impugnare la legge sopracitata, ritenendo che alcune disposizioni in materia di contratti pubblici contrastino con la normativa statale di riferimento in materia di appalti, violando l'articolo 117, secondo comma, lettera e), della Costituzione;

   in realtà, il codice dei contratti pubblici di cui al decreto legislativo 18 aprile 2016, n. 50, dispone che le regioni a statuto speciale e le province autonome di Trento e di Bolzano possano adeguare la propria legislazione secondo le disposizioni contenute negli statuti e nelle relative norme di attuazione. Al riguardo, esiste una norma di attuazione, del settembre 2017, in materia di contratti pubblici, che prevede che le province autonome di Trento e di Bolzano possano disciplinare con legge provinciale, nel rispetto della normativa dell'Unione europea e delle norme legislative fondamentali di riforma economico-sociale, le procedure di aggiudicazione e i contratti pubblici;

   infine, la Commissione europea, in una comunicazione del 1° aprile 2020, evidenziava come la crisi sanitaria causata da COVID-19 richieda soluzioni rapide e intelligenti, come pure agilità nella gestione dell'enorme aumento della domanda di beni e servizi simili, che si verifica proprio nel momento in cui determinate catene di approvvigionamento sono interrotte. La Commissione europea scrive che «gli acquirenti pubblici dovrebbero inoltre prendere in considerazione la ricerca di soluzioni alternative e interagire con il mercato». Pertanto, secondo gli interroganti l'operato della provincia autonoma di Trento risulta corretto, alla luce della piena competenza in materia di appalti e della coerenza con le indicazioni provenienti dall'Europa –:

   se il Governo intenda ritirare la decisione di impugnare la legge di cui sopra, la quale risulta contraddittoria rispetto alle enunciazioni fatte in tema di sussidiarietà e di flessibilità riguardo agli appalti ed in considerazione dell'urgenza di sostenere l'economia in questo particolare momento storico.
(4-05828)


   CIABURRO, ROTELLI, GALANTINO e LUCA DE CARLO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro per i beni e le attività culturali e per il turismo. — Per sapere – premesso che:

   con il dilagare dell'emergenza epidemiologica da COVID-19 il Governo ha adottato vari provvedimenti normativi con il fine di arginare eventuali ripercussioni economiche sul sistema-Paese;

   il decreto-legge 17 marzo 2020, n. 18, cosiddetto «Cura Italia» è stato il primo dei predetti provvedimenti, a predisporre, seppur in modo inadeguato, misure indennitarie nei confronti di numerosi cittadini italiani ed operatori economici nazionali, a cui è seguito il decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34, cosiddetto «decreto Rilancio»;

   tra i settori più colpiti e più dimenticati di questa crisi figura quello degli spettacoli viaggianti, parchi giochi, giostre, luna park e affini, di cui al codice Ateco 93.21, settore per il quale non sono state predisposte particolari misure indennitarie e di sostegno, come peraltro lamentato dagli operatori stessi e dalle associazioni di categoria;

   l'emergenza epidemiologica da COVID-19 ha comportato la cancellazione di eventi aggregativi, quali feste o sagre in tutto il territorio nazionale, parte fondamentale dell'indotto del settore;

   stimate le prime cancellazioni al termine del mese di febbraio 2020 e l'improbabilità di organizzare nuovi eventi fino alla fine dell'anno, si è configurato un vero e proprio danno economico avverso agli operatori del settore spettacoli viaggianti, giostre, luna park e affini;

   come riportato dall'Anesv, la chiusura emergenziale disposta come misura di contenimento al COVID-19 ha comportato ingenti perdite economiche, nell'ordine di milioni di euro, con un impatto su più di 500 famiglie nelle sole regioni Piemonte, Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna;

   alla perdita di ricavi, per il settore ed in particolare per i parchi giochi, si aggiungono, come segnalato dagli operatori del settore, anche i costi per sostenere le assicurazioni dei parchi e delle attrezzature, l'Imu ed altre spese fisse, non sospese dal «decreto Rilancio»;

   il periodo di attività del settore si concentra tra i mesi di aprile ed ottobre; con riferimento al mese di aprile come periodo di partenza, in quanto fortemente legato alle condizioni meteorologiche, eventuali contributi a percentuale di fatturato sulla base del fatturato del medesimo mese nell'anno precedente sono del tutto inadeguati a sostenere il settore;

   per sopperire all'assenza di particolari misure a sostegno degli operatori di questo settore a livello centrale, alcune regioni, come il Piemonte, hanno stanziato importanti misure economiche a loro sostegno, sobbarcandosi una responsabilità economica che, per principio di solidarietà e sussidiarietà, così come costituzionalmente ordinati, spettano allo Stato centrale;

   data l'intensa stagionalità del volume di affari per tutti gli operatori, l'impossibilità, nel quadro attuale, di effettuare investimenti ed il rischio ormai quasi assicurato della perdita di potenziali ricavi per la stagione in corso, si ravvisa la necessità di misure economiche tempestive, efficaci, idonee ed adeguate;

   per effetto della situazione ormai compromessa per l'anno 2020 riguardo all'organizzazione di eventi aggregativi di massa e spettacoli itineranti, gran parte del settore farà riferimento all'anno 2021, incrementando la predetta necessità di ulteriori e più incisive misure –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e quali iniziative intenda predisporre per:

    a) istituire specifiche misure indennitarie indirizzate agli operatori del settore di cui in premessa, anche in considerazione delle criticità delineate ed in proporzione al numero di componenti dei nuclei familiari degli esercenti destinatari degli indennizzi;

    b) prevedere, anche di concerto con le organizzazioni di rappresentanza delle categorie, apposite esenzioni da imposte ed altri pagamenti quali quelli in premessa per le annualità 2020 e 2021 (come, ad esempio, l'Imu), anche predisponendo un apposito fondo di intervento emergenziale – con distribuzione a fondo perduto – in seno al Ministero per i beni e le attività culturali e per il turismo.
(4-05830)

AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INTERNAZIONALE

Interrogazione a risposta orale:


   ORSINI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   nei giorni scorsi l'Āyatollāh Seyyed 'Alī Hoseynī Khāmeneī, Guida suprema della Repubblica Islamica dell'Iran, in occasione della cosiddetta «giornata per Gerusalemme», e in vista delle chiusura del mese sacro del Ramadan, ha pronunciato per l'ennesima volta parole di gravissima minaccia nei confronti dell'esistenza stessa dello Stato di Israele;

   in particolare, ha usato le espressioni «soluzione finale» e «virus sionista», che evocano in modo estremamente inquietante il linguaggio e l'apparato concettuale della Germania nazista all'origine della Shoah;

   ha ribadito l'appoggio alla fornitura di armi a movimenti terroristici come Hamas e la Jihad Islamica, che strumentalizzano la popolazione palestinese ed hanno come obbiettivo l'assassinio di cittadini israeliani e la distruzione stessa dello Stato di Israele;

   l'ayatollah Khamenei ha fatto preciso riferimento alla necessità di armare la Cisgiordania, come viene armata Gaza, e quindi di trasformare la Valle del Giordano e gli altri territori contesi in avamposti strategici per l'aggressione alle città israeliane e la destabilizzazione dell'intera regione, con grave pericolo non solo per Israele ma anche per gli altri Stati confinanti, a partire dalla Giordania;

   Israele non è soltanto un Paese amico ed alleato dell'Italia, ma è anche l'unico presidio di libertà, di democrazia, di pluralismo religioso e politico nel vicino Oriente;

   la Repubblica Italiana ha fra i suoi principi fondanti il rifiuto dell'aggressione armata quale strumento per definire le controversie fra i popoli;

   l'odio antisemita va radicalmente contrastato in ogni sua manifestazione –:

   quali iniziative abbia assunto o intenda assumere il Governo per rivedere in concreto i rapporti con l'Iran alla luce di queste dichiarazioni;

   se non ritenga il Governo che tali prese di posizione giustifichino l'adozione di iniziative per il ripristino da parte europea di un severo regime sanzionatorio nei confronti di Teheran, fino a quando l'Iran non avrà esplicitamente rinunciato ad ogni proposito aggressivo verso Israele e ad ogni manifestazione di odio antisemita.
(3-01560)

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   EHM, SIRAGUSA, COLLETTI e SURIANO. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro dell'interno, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   da un'inchiesta del quotidiano Avvenire a firma Nello Scavo, pubblicata anche sul The Guardian, emerge che Malta dirotterebbe migranti verso il nostro Paese nel silenzio generale. Le imbarcazioni infatti, sarebbero state più volte avvicinate in acque maltesi, ma mai soccorse;

   dall'inchiesta risulta che: 101 migranti sono arrivati incolumi a Pozzallo nel weekend tra il 9 e il 12 aprile 2020, a bordo di un gommone che difficilmente riesce a reggere i 500 chilometri di distanza dalla Libia. Il gommone faceva parte del gruppo imbarcazioni poi finite nella cosiddetta «strage di Pasquetta», respinte dai pescherecci fantasma per cui a Malta sono indagati il Premier Abela e i vertici delle forze armate;

   il gommone è arrivato a Malta dopo tre giorni di navigazione. Dalle testimonianze risulta che la motovedetta maltese abbia approcciato il gommone, si sia fatto consegnare il telefono satellitare, ed abbia programmato la rotta verso Nord, verso l'Italia. Alla segnalazione di avaria del motore, ne è stato installato uno nuovo, al fine di raggiungere le coste italiane, il giorno dopo, a Pasqua. La prova del cambio motore è confermata grazie alle immagini consegnate da alcuni superstiti alla Alarmphone, dove risulta esserci inizialmente un motore cinese «Parsun Power» da 60 hp a bordo, mentre all'arrivo di Pozzallo, il motore montato era uno Yamaha da 40hp;

   ai migranti sarebbe stato intimato di allontanarsi da una nave militare, senza poter sbarcare a Malta. Ai migranti che per disperazione si sono lanciati in mare pur di essere recuperati, è stato così intimato dalle Forze militari maltesi di risalire a bordo con la minaccia di essere riportati in Libia. Queste testimonianze sono supportate da video ed immagini che mostrano i fatti avvenuti a poca distanza dalle coste maltesi;

   i quattro natanti in questione erano stati avvistati dagli aerei di Frontex, che avevano avvisato tutti i competenti centri nazionali di coordinamento per il salvataggio marittimo (Mrcc): Roma, La Valletta, e probabilmente per vie indirette anche la Guardia costiera libica;

   Malta è legata agli stessi obblighi internazionali di soccorso in mare, ma a cui risulta non abbia adempiuto. Se le immagini fossero veritiere, Malta avrebbe di fatto omesso di soccorrere e se il Mrcc di Roma fosse a conoscenza dell'imbarcazione in difficoltà, l'omissione sarebbe doppia. Mentre l'alto commissariato Onu denuncia che tutti i migranti potevano essere salvati, la stessa Frontex scarica le responsabilità sui singoli Stati che erano stati allertati;

   secondo molte testate giornalistiche, Malta avrebbe dichiarato di uscire dalla missione Irini: «la missione navale europea attualmente a guida italiana per il controllo dell'embargo sulle armi in Libia perde già il sostegno di Malta»;

   al ritiro di Malta, l'alto rappresentante per la politica estera dell'Unione europea Josep Borrell, ha replicato sottolineando l'importanza della missione e alludendo a un circolo vizioso: «Limitare l'operatività della nostra missione navale non può che ritardare la stabilizzazione in Libia, necessaria a ridurre i flussi migratori verso l'Europa» –:

   se il Governo sia a conoscenza dei respingimenti illegali operati da Malta;

   quali iniziative intenda intraprendere il Governo affinché Malta rispetti il diritto internazionale di soccorso in mare delle persone in difficoltà soprattutto se si tratta di natanti in cattive condizioni e, ancor di più, dopo che la stessa Frontex ha lanciato la richiesta di soccorso;

   se la rinuncia alla missione Irini fosse confermata da La Valletta, quali iniziative si intendano intraprendere o portare all'attenzione dell'Unione europea.
(5-04029)


   ANZALDI e MIGLIORE. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   un'inchiesta giornalistica pubblicata in data 20 maggio 2020 dal quotidiano «Avvenire», corredata anche da immagini fotografiche e filmati, mostra una presunta violazione dei trattati internazionali e delle norme sul recupero di naufraghi che si sarebbe verificata nelle acque di Malta, ad opera delle autorità maltesi;

   secondo quanto riportato dal quotidiano, nel corso del fine settimana di Pasqua la guardia costiera maltese avrebbe avvicinato, in acque territoriali maltesi, un'imbarcazione di migranti proveniente dalla Libia e, invece di accoglierla, come previsto dagli accordi e dalle leggi internazionali, l'avrebbe scortata fino al termine delle proprie acque territoriali, dotandola addirittura di un nuovo motore, per indirizzarla verso le coste italiane;

   il comportamento delle autorità maltesi, se confermato, configurerebbe un vero e proprio respingimento non soltanto in violazione delle leggi internazionali in materia, ma avrebbe anche messo in grave pericolo la vita di quei migranti, comprese donne e bambini, costringendoli a sottoporsi ad una tratta pericolosissima come quella che divide Malta da Pozzallo in Sicilia –:

   se il Governo, alla luce delle rivelazioni del quotidiano «Avvenire», non ritenga doveroso avviare immediate verifiche, chiedendo spiegazioni al Governo di Malta, anche al fine di valutare se non ricorrano i presupposti per iniziative di carattere internazionale nei confronti delle autorità maltesi.
(5-04031)


   ANDREA ROMANO, QUARTAPELLE PROCOPIO e FASSINO. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   le autorità cinesi hanno avviato l'iter di una nuova legge sulla sicurezza nazionale per Hong Kong, il cui obiettivo – come dichiarato da Zhang Yesui, portavoce del Congresso nazionale del popolo – sarebbe quello di «istituire un quadro giuridico e un meccanismo di applicazione migliorati per la protezione della sicurezza nazionale» nell'ex colonia, e i cui termini saranno discussi nella sessione plenaria dell'assemblea parlamentare cinese i cui lavori si chiuderanno il 28 maggio 2020;

   la proposta legislativa rafforzerebbe i «meccanismi di applicazione» della delicata normativa di Hong Kong e farebbe leva sull'articolo 23 della mini-costituzione, la Basic Law, secondo cui la città deve emanare leggi sulla sicurezza nazionale per proibire «tradimento, secessione, sedizione (e) sovversione» contro il governo cinese;

   qualora entrasse in vigore una legge del genere, tutte le proteste dello scorso anno potrebbero essere classificate come atti di sedizione, non più di «ribellione», e i manifestanti processati come tali e, di fatto, verrebbe messa in dubbio la stessa autonomia di Hong Kong;

   secondo gli analisti, Pechino ha chiarito più volte, con maggiore insistenza negli ultimi tempi, di volere una nuova legislazione sulla sicurezza da applicare a Hong Kong dopo le turbolenze dello scorso anno;

   difatti, già lo scorso anno, Hong Kong fu investita da diffuse proteste, in seguito al tentativo di emendare la costituzione dello Stato da parte cinese con una proposta di legge sull'estradizione (poi ritirata) che avrebbe permesso di processare in Cina, per alcuni reati, anche i residenti di Hong Kong, e minarne, di fatto, la sua autonomia. I cittadini di Hong Kong si sono sempre opposti, anche con grandi manifestazioni di piazza e il sostegno internazionale, a qualunque legge che limiti la formula «un Paese, due sistemi», che, pur sottolineando l'autorità di Pechino, ha infatti garantito a Hong Kong uno status di autonomia e democrazia del tutto speciale all'interno della Cina;

   la portavoce dell'Alto rappresentante dell'Unione europea Josep Borrell ha dichiarato che «l'Unione europea sta seguendo da vicino gli sviluppi relativi a Hong Kong. Attribuiamo grande importanza al principio “un Paese, due sistemi”. Il dibattito democratico a Hong Kong e il rispetto dei diritti e delle libertà sono il modo migliore per preservarlo»;

   anche sul piano geopolitico, una repressione cinese ad Hong Kong potrebbe esacerbare un problema di credibilità per le autorità di Pechino, già impegnate a difendersi dalle accuse di pretese di negligenza e insabbiamento nelle prime fasi della pandemia di coronavirus –:

   quali iniziative di competenza il Governo intenda assumere in relazione alla proposta legislativa della Cina nei confronti di Hong Kong, in particolare per tutelare il rispetto degli accordi internazionali sottoscritti da Pechino in merito all'autonomia di Hong Kong e la salvaguardia dei diritti civili da parte delle autorità di Hong Kong.
(5-04034)

Interrogazioni a risposta scritta:


   BAZZARO. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, Al Ministro per i beni e le attività culturali e per il turismo. — Per sapere – premesso che:

   tra Austria, Francia, Svizzera e Germania, le frontiere saranno riaperte dal 15 giugno 2020 anche se è stata data la possibilità di viaggio già dalla metà di maggio, perché alle frontiere tedesche i controlli saranno casuali;

   tra Belgio e Paesi Bassi ai confini terrestri sono stati attuati controlli saltuari, mentre le frontiere col Lussemburgo sono aperte. Sulla «black list» dei due Stati oltre all'Italia, c'è la Spagna, altra nazione a forte richiamo per il turismo;

   tra Austria e Germania le frontiere, sono attualmente aperte per motivi di lavoro, visite ai parenti e agricoltura, mentre dal 15 giugno 2020 i confini saranno completamente aperti. L'Austria in vista dell'estate potrebbe attuare i «corridoi turistici» anche con le vicine Ungheria, Slovacchia, Repubblica Ceca e soprattutto Slovenia, alternativa all'Italia;

   la compagnia di bandiera Lufthansa ha annunciato che riprenderà i collegamenti con Maiorca da giugno e anche altri tour operator vorrebbero includere le Baleari nella loro offerta estiva. Seppur esista una Reisewarnung («avviso di viaggio») imposta da Berlino, ci sono contatti con la Turchia per portare turisti ad Antalya e sulla Costa Turchese;

   Malta, altra meta turistica, ipotizza corridoi con Nazioni dove la pandemia non è stata così violenta. Sul fronte della Grecia, seconda Nazione d'Europa dopo Cipro che vive sul turismo, il Governo di Atene sta spingendo per aprire «corridoi», anche perché entro fine maggio 2020 siti archeologici e ristorazione potranno nuovamente accogliere persone;

   dalla Germania da metà maggio i voli di linea saranno riattivati su Atene, dalla fine dello stesso mese su Creta. La Grecia sta valutando di attuare accordi anche con Paesi che nel complesso hanno avuto pochi casi di coronavirus, quali Austria, Bulgaria, Repubblica Ceca, Danimarca, Norvegia, e la stessa Cipro;

   sono oltre 80 milioni i turisti stranieri provenienti dal Nord Europa nelle strutture ricettive italiane con in testa la Germania che spende 7,1 miliardi di euro e rappresenta il 73,2 per cento sul complessivo dei 4 mercati con oltre 58,6 milioni di notti e il 27,1 per cento del totale presenze estere in Italia, tra cui il Veneto, con circa 15,6 milioni di presenze che è una delle mete più ambite –:

   se i Ministri interrogati intendano adottare iniziative in tutte le competenti sedi europee al fine di impedire la creazione di black list di Stati ove non indirizzare i propri turisti, generando di fatto una concorrenza sleale, essendo le strutture del nostro Paese in grado di accogliere in sicurezza i turisti.
(4-05818)


   DELMASTRO DELLE VEDOVE. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   in Uruguay ci sono 122 italiani bloccati attualmente in attesa di essere rimpatriati. Il dato è stato fornito dall'ambasciatore Giovanni Battista Iannuzzi e dal capo della cancelleria consolare Antonella Vallati durante la videoconferenza organizzata per la seduta del Comites;

   secondo quanto riportato dal giornale «Gente d'Italia», l'ambasciatore avrebbe reso noto che la Farnesina sarebbe al corrente delle richieste, ma che non si sarebbe attivata, perché i numeri sono esigui: «L'elenco degli italiani bloccati è costantemente aggiornato e viene segnalato con insistenza tutti i giorni a Roma. Bisogna considerare che i numeri che abbiamo in Uruguay sono molto inferiori a quello degli altri paesi dell'America Latina. La mia sensazione è che finché l'Italia era nel pieno dell'emergenza c'erano più difficoltà ma adesso, con l'inizio della fase 2, sono fiducioso affinché si possa organizzare un volo come Alcuni dei connazionali bloccati in Uruguay fatto dagli altri paesi europei a prezzi convenienti»;

   secondo le stime dell'ambasciata, una sessantina di persone al momento sono riuscite a rientrare in Italia da Montevideo;

   i 122 connazionali ancora bloccati, sarebbero «prevalentemente di cittadini italouruguaiani che qui hanno familiari dove poter restare. I casi più difficili vengono affrontati attraverso i prestiti con diritto di restituzione oppure con i sussidi», ha risposto Antonella Vallati;

   appare condivisibile l'intervento del consigliere del Comites Filomena Narducci, secondo la quale «bisogna tenere in conto delle difficoltà che queste persone stanno vivendo con la pandemia. È vero, molti qui sono aiutati dai loro familiari ma ciò non toglie che devono al più presto poter rientrare in Italia dove risiedono e lavorano. Queste persone vanno aiutate e tra l'altro non possono essere derubate come succede con i prezzi della compagnia aerea Amaszonas che chiede 500 dollari solo per il tratto Montevideo-San Paolo»;

   l'interrogante ha già sollecitato una soluzione pragmatica, ossia l'annullamento del bando per la costruzione della nuova cancelleria a Montevideo per destinare quei fondi all'uso del Meccanismo europeo di protezione civile per i rimpatri che, a fronte di un anticipo da parte del Governo, permette un rimborso dei costi dall'8 per cento al 75 per cento e la restante parte a carico dei singoli viaggiatori –:

   se quanto descritto in premessa corrisponda al vero;

   quali siano i motivi per cui il Governo continua a non richiedere l'attivazione del Meccanismo europeo di protezione civile per i rimpatri.
(4-05823)


   DELMASTRO DELLE VEDOVE. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   nei giorni scorsi numerosi cittadini italiani hanno protestato davanti al consolato d'Italia a Casablanca per chiedere soluzioni più abbordabili economicamente per rientrare in Italia;

   queste proteste sono solo le ultime, in ordine di apparizione, contro la linea politica del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale che ha deciso di non voler usufruire del Meccanismo europeo di protezione civile e di lasciare che ogni singolo cittadino si organizzi, a prezzi di mercato, secondo le proprie possibilità;

   l'interrogante ha già chiesto a più riprese i motivi per cui il Governo non richiede l'attivazione del Meccanismo europeo di protezione civile per i rimpatri, una soluzione che, a fronte dell'anticipo dei fondi da parte del Governo, permetterebbe di ottenere un rimborso dall'8 al 75 per cento del prezzo e la restante parte sarebbe a carico dei singoli viaggiatori;

   in Marocco, a quanto risulta all'interrogante, ci sono ancora circa 250 persone bloccate che non riescono a rientrare;

   i manifestanti denunciano di essere rimasti bloccati nel Paese da inizio marzo 2020, dopo che il Governo di Rabat ha chiuso le frontiere per contenere l'epidemia di COVID-19 e tutti dichiarano di non ricevere risposte dall'ambasciata;

   l'agenzia Dire ha raccolto le dichiarazioni di un manifestante che rileva come «Non ci lasciano neanche avvicinare. Nessun responsabile è uscito ancora per incontrarci. Noi vogliamo parlare con loro, ma non ci vogliono ascoltare. Non fanno entrare neanche i nostri rappresentanti: siamo in territorio italiano, molti di noi sono italiani, abbiamo dei diritti»;

   «Aerei e traghetti dal Marocco stanno partendo, ma a noi non danno la possibilità di prenderli. Chi dovrebbe fare il suo lavoro non vuole assumersi le sue responsabilità: ci danno informazioni incomplete o false. Ma qui ci sono famiglie che dopo tre mesi stanno per finire i soldi e non possono ottenere il sussidio dallo Stato marocchino» denuncia Lassen Ait El-Mouden, portavoce del gruppo che si è riunito davanti al consolato di Casablanca;

   El-Mouden ha riferito: «In queste settimane ci è stato detto che i traghetti della compagnia Sete, che parte da Tangeri, è autorizzata a prendere a bordo gli italiani e i marocchini residenti in Italia. Molti hanno cercato di acquistare i biglietti, per poi scoprire solo una volta arrivati al porto che solo quelli in possesso dell'automobile potevano salire a bordo». Secondo il portavoce, questo sarebbe frutto «dell'accordo stretto tra le autorità italiane e la compagnia francese», ma il «dettaglio non viene detto con chiarezza, facendo spostare intere famiglie invano»;

   la cancellazione dei voli e dei traghetti avrebbe costretto intere famiglie «a riacquistare i biglietti anche più di una volta». «Si tratta di 400-500 euro a testa» calcola El-Mouden: «Tanta gente sta finendo i soldi»;

   i manifestanti assicurano la disponibilità a rispettare le procedure richieste per il rientro: «Abbiamo mandato l'email al consolato chiarendo le nostre esigenze. Ci sono famiglie separate, che hanno lasciato i minori ai parenti in Italia che non sanno come fare: dovrebbero andare al lavoro, ma sono costretti a restare a casa coi bambini». Altri assicurano: «Una volta tornati rispetteremo la quarantena»;

   il consolato, contattato sull'accaduto, non ha ancora risposto all'agenzia Dire –:

   se quanto descritto in premessa corrisponda al vero;

   quali siano i motivi per cui il Governo continua a non richiedere l'attivazione del Meccanismo europeo di protezione civile per i rimpatri.
(4-05824)

AFFARI EUROPEI

Interrogazione a risposta scritta:


   MANTOVANI, GALANTINO e LUCA DE CARLO. — Al Ministro per gli affari europei, al Ministro per i beni e le attività culturali e per il turismo. — Per sapere – premesso che:

   secondo il report Tourism Satellite Accounts in Europe l'Italia conta 4,2 milioni di posti di lavoro nati grazie al settore turistico attirando una spesa, da parte dei turisti, pari a 48.148 milioni di euro che la posiziona al terzo posto dietro a Spagna e Francia;

   stando ai più recenti dati Eurostat, il turismo, in Italia, costituisce il 12 per cento del prodotto interno lordo con il 75 per cento degli arrivi provenienti da altri Stati membri concentrati nel periodo giugno-ottobre;

   secondo Cna, nel primo semestre del 2020 i ricavi del turismo subiranno una contrazione del 73 per cento. Il giro d'affari atteso è di appena 16 miliardi di euro, rispetto ai 57 miliardi dello stesso periodo dell'anno scorso;

   in data 21 maggio 2020 il cancelliere austriaco Kurz, attraverso il suo account Twitter, facendo chiaro riferimento al nostro Paese e ai flussi turistici, ha dichiarato: «In nessun caso apriremo i nostri confini a Paesi che non hanno ancora la situazione dei contagi da coronavirus “sotto controllo”»;

   la definizione generica utilizzata nel tweet del cancelliere appare del tutto distante da qualsiasi criterio di oggettività scientifica, ponendo quindi i presupposti per escludere l'azione austriaca dalla fattispecie di cui all'articolo 45, paragrafo 2, del Tfue;

   le numerose speculazioni a danno del nostro Paese costituiscono un enorme danno reputazionale soprattutto in un settore, come quello del turismo, in cui essa diviene un asset intangibile fondamentale per attrarre turisti;

   la legittimazione di accordi turistici bilaterali o multilaterali tra nazioni che hanno situazioni epidemiologiche simili rischia di dare il via libera a corridoi come quelli che, secondo quanto riportato da svariate testate giornalistiche nazionali, sono in discussione tra Germania, Austria, Croazia e Grecia che rischiano di discriminare l'Italia, andando per l'ennesima volta, dall'inizio dell'emergenza, contro qualsiasi tipo di spirito europeo in favore del più bieco opportunismo;

   le dichiarazioni del cancelliere austriaco succedono ad altre condotte poco trasparenti e già denunciate da Fratelli d'Italia come la pessima gestione dei flussi di merci, con i continui blocchi di mezzi pesanti e le code chilometriche al Brennero, a seguito dei quali è stata presentata la risoluzione n. 7/00433 in commissione il 25 marzo 2020 –:

   quali iniziative concrete il Governo intenda porre in essere per difendere la reputazione del nostro Paese di fronte a delle speculazioni che danneggiano migliaia di imprese mettendo a rischio l'occupazione e pregiudicando l'onorabilità della nostra Nazione che alcuni non hanno esitato a definire «untrice» durante i primi giorni della pandemia e in che modo si impegnerà a scongiurare la minaccia di accordi turistici bilaterali tra i Paesi citati in premessa.
(4-05816)

AFFARI REGIONALI E AUTONOMIE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   PRISCO. — Al Ministro per gli affari regionali e le autonomie. — Per sapere – premesso che:

   nei giorni scorsi il Ministro interrogato si è reso protagonista di dichiarazioni gravemente dannose per l'immagine della regione Umbria affermando, pubblicamente intervistato, quanto segue: «Le Regioni italiane sono tutte a basso rischio, tranne Molise, Umbria e Lombardia che spero la prossima settimana diventino anch'esse come le altre»;

   le frasi del Ministro, riferite a un report dell'istituto superiore di sanità (Iss) apparentemente non suffragato da dati verificabili, sono state rilanciate dalle televisioni nazionali e dai siti web, creando caos e scompiglio tra gli operatori del settore turistico nazionali e locali;

   non contento del danno già prodotto dalle incaute dichiarazioni dell'Iss dei giorni scorsi, che aveva classificato l'Umbria come regione a rischio al pari della Lombardia, salvo poi tentare di gettare acqua sul fuoco delle polemiche, il Ministro le ha colpevolmente reiterate, nonostante lo stesso Iss fosse tornato sui suoi passi dichiarando che le modificazioni negli andamenti epidemiologici possono essere la conseguenza di un miglioramento della copertura dei sistemi di sorveglianza e pertanto segnalano la capacità dei sistemi sanitari regionali di intercettare i casi;

   i pochi nuovi casi di COVID-19 registrati in Umbria nelle ultime settimane dimostrano come non ci sia alcuna evidenza di una risalita della curva epidemica;

   non è possibile mettere sullo stesso livello nell'algoritmo di assegnazione del valore dell'indicatore Rt regioni con un numero esiguo o nullo di casi, come l'Umbria, con regioni con un gran numero di casi;

   la realtà dell'Umbria è invece questa: alla data del 21 maggio i positivi erano 76 (5 in meno del giorno precedente), i guariti 1.279 (+7 in 24 ore), i positivi due su circa mille casi singoli testati. Invariato era il numero dei deceduti, fermo a 74, e calato in 24 ore il numero dei ricoverati, 19 (8 in meno del giorno precedente), 2 dei quali (invariato) in terapia intensiva. Le persone ancora in isolamento domiciliare erano 499 (-13), mentre 21.242 (+354) sono quelle uscite dalla quarantena;

   è necessario che il codice usato dall'Iss per il calcolo dell'Rt venga disvelato al più presto per consentire alle regioni di fornire il proprio contributo, evitando letture distorte e distorsive della realtà epidemiologica dei singoli territori regionali –:

   per quali ragioni non riveda urgentemente le proprie posizioni e fornisca, numeri alla mano, tutti i dati processati dall'Istituto superiore di sanità per il calcolo dell'Rt che ha equiparato l'Umbria, regione con un bassissimo numero di casi, alla Lombardia, regione con il maggior numero di casi e di decessi.
(5-04032)

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazione a risposta scritta:


   BATTILOCCHIO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   l'interrogante ha appreso dalla stampa che è intenzione del Governo istituire fondi per il rilancio dell'economia nelle zone più colpite dalla pandemia COVID-19;

   le città ed i comuni dichiarati «zone rosse», tra cui il comune di Campagnano di Roma, sono state tra le più segnate dalle stringenti misure messe in campo per contrastare l'espandersi del contagio –:

   se i Ministri interrogati intendano confermare tale notizia e adottare iniziative per includere i comuni e le città dichiarate «zona rossa» su scala nazionale tra i destinatari prioritari dei fondi di cui in premessa, per il rilancio dei settori produttivi di tali località prima che i problemi contingenti di depressione economica diventino strutturali.
(4-05827)

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazione a risposta in Commissione:


   PAITA. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   la strada statale 1 var/A Variante della Spezia è composta da tre lotti funzionali. Due di essi sono debitamente approvati ed in fase avanzata, mentre il terzo lotto, atto a collegare Felettino con l'autostrada risulta in fase di stallo;

   tale arteria è un progetto di alta rilevanza per il territorio interessato, volto ad impedire l'attraversamento del centro abitato della Spezia, aggirando quindi l'agglomerato urbano fino al collegamento con la rete autostradale;

   lo stallo del su indicato terzo lotto – diviso a sua volta in tre diversi stralci – perdura da più di un anno, dal momento che in data 29 marzo 2019 è stato pubblicato il bando di gara per l'affidamento dei lavori del primo stralcio;

   il cronoprogramma di tale gara prevedeva la scadenza per la presentazione delle offerte entro maggio 2020, con l'ulteriore previsione di avvio dei lavori entro la fine dello scorso anno;

   allo stato attuale, risulta che Anas non abbia aggiudicato la gara del primo stralcio, dal momento che sarebbero state riscontrate anomalie nell'offerta ai sensi della normativa vigente;

   risulta altresì che, per quanto concerne il secondo stralcio, Anas prevede l'approvazione del progetto esecutivo entro settembre 2020, mentre la pubblicazione del bando dovrebbe arrivare nel mese successivo;

   per quanto poi concerne il terzo stralcio, il progetto esecutivo dovrebbe essere previsto nella prossima primavera;

   considerato che l'apertura dei cantieri ed il completamento delle infrastrutture producono effetti indubbi sul versante economico, sia nel breve che nel medio-lungo periodo, emerge l'utilità di implementare un piano di semplificazione normativa e procedurale che, attraverso lo sblocco dei cantieri, possa produrre effetti benefici per l'economia nel suo complesso, soprattutto in un momento di grave crisi come quello che si sta vivendo –:

   quali urgenti iniziative di competenza, anche di tipo normativo, intenda adottare per la celere risoluzione della criticità relativa alla situazione di blocco dei cantieri in Italia, anche contemplando uno snellimento procedurale, nonché l'insediamento di un commissario straordinario, per garantire finalmente il completamento della Variante della Spezia.
(5-04028)

Interrogazioni a risposta scritta:


   RIBOLLA. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   gli uffici delle motorizzazioni civili di tutta Italia soffrono da tempo una gravissima mancanza di personale, nel senso che il numero di funzionari per l'espletamento delle pratiche cui gli uffici sono preposti (patenti, revisioni, rinnovi, collaudi) non è sufficiente a coprire le richieste che provengono dal territorio e dalle autoscuole; su tale situazione di disagio — già ampiamente e ripetutamente significata al Ministro interrogato in numerosi atti parlamentari — si è innestato il fermo delle attività a causa dell'emergenza sanitaria da Covid-19;

   il caso di Bergamo è emblematico: qui a gennaio 2020 vi erano circa 7000 esami di guida arretrati, e dall'inizio del 2018 alla fine del 2019 i tempi di attesa sono passati da 2 a 4/5 mesi (in media) per gli esami di guida, e fino a 6 mesi per l'emissione del duplicato della patente o per la revisione dei mezzi; con la sospensione delle attività dovuta al Covid-19 è stimabile un aumento degli esami arretrati fino a oltre 9000 unità;

   nel 2019 in Lombardia sono stati effettuati circa 24.600 esami, la maggior parte dei quali effettuata fuori dal normale orario di lavoro (e quindi in straordinario), sulla base della disponibilità concessa dagli stessi esaminatori; considerata l'età media degli esaminatori (58 anni) e il rischio di contagio, è prevedibile che molti esaminatori si rifiuteranno di dare nuovamente la loro disponibilità oltre il normale orario di lavoro;

   nei mesi precedenti al diffondersi dell'epidemia, per sopperire alle descritte carenze di organico degli uffici delle motorizzazioni, si è operato attingendo al personale degli uffici delle motorizzazioni delle province confinanti; tale soluzione appare del tutto impraticabile all'indomani dell'emergenza sanitaria;

   i protocolli per la sicurezza, adottati dal Ministero delle infrastrutture e dei trasporti per quanto concerne lo svolgimento degli esami di guida durante la cosiddetta «fase 2» dell'emergenza sanitaria, renderanno sicuramente più lente le operazioni degli esaminatori con conseguenti e ulteriori ritardi per le autoscuole e per gli utenti finali;

   i ritardi accumulatisi nell'evasione delle pratiche presso gli uffici delle motorizzazioni civili si riflettono sulle autoscuole, le quali sono state già pesantemente colpite dalla sospensione delle attività dovuta al Covid-19, e che hanno pertanto necessità di lavorare il numero più elevato possibile di pratiche per compensare i mancati introiti patiti nel periodo di chiusura forzata –:

   quali iniziative di competenza intenda attivare, con la massima sollecitudine, per porre fine ai disagi che interessano i cittadini, soprattutto quelli bergamaschi, che intendono usufruire dei servizi della Motorizzazione civile la cui erogazione è eccessivamente lenta o tardiva, a causa della cronica carenza di organico che affligge gli uffici della Motorizzazione medesima.
(4-05815)


   FERRO e GALANTINO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro per i beni e le attività culturali e per il turismo — Per sapere – premesso che:

   a causa dall'immobilismo politico e istituzionale, nel corso degli anni, la Calabria è stata isolata dal resto del Paese attraverso un sistema di trasporti (ferroviario, stradale e aeroportuale) carente, inadeguato e, soprattutto, molto più oneroso rispetto ai normali prezzi di mercato praticati in altre zone d'Italia;

   tale scellerata politica infrastrutturale ha pregiudicato la costante domanda di mobilità dei cittadini calabresi e ha fortemente limitato lo sviluppo del territorio, con particolare riferimento al settore turistico;

   la Calabria è l'unica regione d'Italia, servita da una direttrice di traffico fondamentale, facente peraltro parte del Corridoio 1 Berlino-Palermo, senza alcun collegamento ad alta velocità diretto verso le principali città italiane del centro e nord Italia;

   solo recentemente Trenitalia e Ntv hanno comunicato la decisione di istituire, per il periodo estivo, dei nuovi collegamenti ferroviari diretti tra Torino e Reggio Calabria;

   tale scelta, tuttavia, non determina una riduzione significativa dei tempi di percorrenza tra i due estremi d'Italia stante la presenza della linea ad alta velocità solo sino a Salerno e in ragione delle numerose fermate intermedie previste;

   tra le innumerevoli fermate intermedie è stata irragionevolmente esclusa la stazione di Vibo Valentia che rappresenta la porta di accesso per il territorio vibonese che racchiude scenari mozzafiato, come Tropea e Pizzo, e che, assieme alle ricchezze culturali e alle tradizioni gastronomiche, ne fa un tesoro per l'intero Paese –:

   quali iniziative urgenti intenda adottare il Governo per prolungare la linea ad alta velocità da Salerno sino a Reggio Calabria;

   quali iniziative urgenti intenda assumere il Governo per sostenere i flussi turistici diretti verso le località della provincia di Vibo Valentia, avvalendosi del trasporto ferroviario;

   se il Governo, anche in considerazione dello stato di crisi in cui versa il settore turistico a seguito della pandemia COVID-19, non ritenga opportuno adottare le iniziative di competenza affinché Trenitalia e Ntv inseriscano la stazione di Vibo Valentia tra le fermate dei nuovi collegamenti Torino-Reggio Calabria previsti per la stagione estiva.
(4-05822)

INTERNO

Interrogazione a risposta scritta:


   MANZO e VILLANI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   articoli di stampa hanno riportato ampi stralci di intercettazioni relative all'inchiesta condotta dalla procura della Repubblica di Torre Annunziata sul così detto affare «ex Cirio» che riguarda la realizzazione di una serie di edifici ad uso abitazione nell'area ove aveva sede l'ex impianto produttivo di Castellammare di Stabia;

   al centro dell'inchiesta figura l'imprenditore Adolfo Greco, accusato tra l'altro, di aver corrotto esponenti politici a diversi livelli;

   dalle intercettazioni pubblicate si apprende che l'attuale assessore ai lavori pubblici del comune di Castellammare di Stabia, Giovanni Russo, è definito più volte da Greco come una sua «pedina», come persona fidata e a lui vicina da molto tempo, al punto che, sempre a quanto emerge dalle intercettazioni, Greco nel 2014 ha raccontato direttamente a Russo la strategia e la rete di contatti intessuta per avviare l'operazione edilizia nell'area ex Cirio;

   Giovanni Russo, allo stato, non risulta indagato, allo stesso tempo il contenuto delle intercettazioni che lo riguardano desta sconcerto e preoccupazione in ordine all'ipotesi che l'amministrazione comunale di Castellammare di Stabia possa essere stata infiltrata in un assessorato strategico come quello dell'assessorato ai lavori pubblici –:

   se il Ministro interrogato, alla luce di quanto emerso dall'indagine in corso nei confronti di Adolfo Greco e altri politici di livello nazionale, non intenda promuovere l'attivazione di una commissione d'accesso per infiltrazione nei confronti dell'amministrazione comunale di Castellammare di Stabia e, se dovesse essere necessario, adottare le ulteriori iniziative di competenza ai sensi degli articoli 143 e seguenti del testo unico degli enti locali.
(4-05813)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazione a risposta in Commissione:


   RIZZETTO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   già con l'interrogazione n. 5-03994, presentata il 19 maggio 2020, l'interrogante chiedeva al Governo misure di tutela dei lavoratori che dovessero perdere il posto di lavoro, durante il periodo di emergenza sanitaria Covid-19;

   si apprende che nella sede di Marcianise (Caserta), Jabil, gruppo statunitense dell'elettronica, ha licenziato 190 operai, senza tener conto del «decreto Rilancio» che ha prorogato, fino a metà agosto, la moratoria sui licenziamenti per giustificato motivo oggettivo, prevista dal «decreto Cura Italia» di marzo 2020;

   l'azienda sostiene di licenziare in conformità alle norme di legge, poiché i decreti precitati stabiliscono che il divieto di licenziamento si riferisce alle «procedure pendenti avviate successivamente al 23 febbraio 2020», mentre quelle nello stabilimento di Marcianise sono state avviate a giugno 2019, quando l'azienda aveva annunciato 350 esuberi, su 700 dipendenti. Sul punto, sebbene le motivazioni avanzate dall'azienda abbiano fatto riferimento ad un contesto economico difficile e volumi in calo, a quanto è dato sapere, il reale intento della multinazionale è, invece, quello di trasferire la produzione in altri Paesi;

   ad oggi, sono stati 160 i lavoratori usciti dalla multinazionale che adesso sta procedendo nei confronti dei restanti 190, che saranno licenziati da lunedì 25 maggio, data in cui finisce il periodo di cassa integrazione per l'emergenza sanitaria, chiesto da Jabil. Quindi, la multinazionale prima ha sfruttato l'ammortizzatore sociale previsto, ma poi ha deciso di procedere ai licenziamenti, rinunciando alla proroga di cinque settimane consentita dal «decreto Rilancio»;

   ebbene, se non si interviene, 190 famiglie si troveranno senza stipendio, in un periodo drammatico e in un territorio già di per sé in difficoltà. Al riguardo, si ricorda che, a Napoli, a pochi chilometri di distanza da Marcianise, la Whirlpool, altra multinazionale Usa, entro l'anno lascerà la fabbrica di elettrodomestici e, se nel frattempo non si troveranno alternative di reindustrializzazione, resteranno senza lavoro oltre 400 lavoratori;

   è evidente che lasciare senza occupazione un numero così imponente di lavoratori in piena emergenza, richiede un tempestivo intervento del Governo a loro tutela –:

   se e quali iniziative intendano urgentemente adottare, per quanto di competenza, per salvaguardare i posti di lavoro a rischio, di cui in premessa;

   se e quali iniziative intendano adottare per escludere condotte aziendali come quelle descritte in premessa che vengono perpetrate, anche di fronte ad una emergenza sanitaria epocale, lasciando senza lavoro 190 dipendenti.
(5-04033)

Interrogazioni a risposta scritta:


   LICATINI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   il decreto-legge 28 gennaio 2019, n. 4, ha dettato le disposizioni urgenti in materia di reddito di cittadinanza e di pensioni, introducendo questa fondamentale misura di politica attiva del lavoro a garanzia del diritto al lavoro, di contrasto alla povertà, alla disuguaglianza e all'esclusione sociale;

   l'articolo 4 del predetto decreto prevede che l'erogazione del beneficio economico è condizionata alla dichiarazione di disponibilità da parte dei componenti il nucleo familiare maggiorenni e all'adesione ad un percorso personalizzato di accompagnamento all'inserimento lavorativo e all'inclusione sociale, che prevede anche attività da svolgere al servizio della comunità in ambito culturale, sociale, artistico, ambientale, formativo e di tutela dei beni comuni, a titolarità dei comuni;

   il decreto ministeriale 149 del 22 ottobre 2019, il quale provvede a definire le caratteristiche e le modalità di attuazione dei progetti utili alla collettività (Puc), sottolinea che il beneficiario del reddito di cittadinanza è tenuto ad offrire, nell'ambito del patto per il lavoro e del patto per l'inclusione sociale, la propria disponibilità per la partecipazione ai progetti da svolgere presso il medesimo comune di residenza. La mancata adesione ai Puc da parte di uno dei componenti del nucleo familiare comporta la decadenza dal beneficio economico del reddito di cittadinanza;

   l'attivazione dei Puc ha subito una battuta d'arresto a causa dell'emergenza legata alla pandemia in corso, causando un ritardo nell'impiego dei percettori del reddito nei progetti previsti;

   in questo momento di forte tensione sociale ed economico-finanziaria per gli enti locali, ovvero le istituzioni più vicine e sensibili alle problematiche vissute dai cittadini, gli amministratori hanno manifestato le loro difficoltà, nonché l'esigenza di usufruire del supporto dei percettori di Rdc, i quali potrebbero aiutare nell'espletamento di alcuni servizi, in totale sicurezza e adottando i necessari accorgimenti;

   i lavori di pubblica utilità, oltre che un obbligo, costituiscono un'occasione di inclusione e crescita per i beneficiari, i quali hanno l'opportunità di svolgere attività per il proprio territorio e la collettività, in particolare in questo periodo di confine tra emergenza e ripresa delle attività lavorative –:

   se, alla luce di quanto sopra esposto, il Governo intenda adottare iniziative, a seguito del blocco previsto per contenere la diffusione del virus, volte alla ripresa dei progetti di utilità collettiva, predisponendo le misure di sicurezza necessarie attraverso opportune linee guida.
(4-05817)


   BATTILOCCHIO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   l'emergenza COVID-19 ha colpito in maniera considerevole ogni settore dell'economia. Tra i più colpiti c'è quello della ristorazione collettiva che, per quanto attiene le sole mense scolastiche ha visto diminuire il fatturato di oltre il 90 per cento rispetto al 2019;

   la situazione in cui versano i lavoratori delle mense, per lo più donne prevalentemente occupate proprio nella ristorazione scolastica è, a parere dell'interrogante, estremamente grave. Oltre il 63 per cento degli occupati è destinatario di misure di sostegno al reddito come il fondo di integrazione salariale o la cassa integrazione guadagni. Si parla di cifre molto elevate, contando che gli occupati sono circa 120 mila di cui 50.000 nelle sole mense scolastiche;

   i lavoratori delle mense scolastiche, assunti mediamente con contratto a tempo indeterminato, si trovano normalmente con circa 75-90 giorni di mancata retribuzione e mancata copertura previdenziale ogni anno, dovuta ai periodi di chiusura delle scuole e, inoltre, questi non percepiscono alcuna indennità di disoccupazione –:

   se e quali iniziative intenda adottare il Ministro interrogato per la tutela dei lavoratori impiegati nell'ambito della ristorazione collettiva.
(4-05821)

POLITICHE AGRICOLE ALIMENTARI E FORESTALI

Interrogazione a risposta orale:


   LUCA DE CARLO. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

   in data 19 febbraio 2020, nel corso della seduta n. 307 dell'Assemblea della Camera dei deputati, il Governo ha accolto l'ordine del giorno a prima firma dell'interrogante n. 9/02325-AR/019 al cosiddetto decreto Milleproroghe che impegna il Governo a: «valutare la possibilità di intraprendere ogni necessaria iniziativa, anche attraverso provvedimenti di prossima emanazione, volta ad incrementare il Fondo risorse decentrate di cui all'articolo 76 del contratto collettivo nazionale di lavoro del comparto funzioni centrali 2016-2018 relativo al Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali al fine di incentivare, rafforzare ed incrementare le maggiori attività rese nella tutela del made in Italy e nel contrasto all'Italian sounding»;

   sullo stesso argomento l'interrogante ha presentato in data 1° ottobre 2019 l'atto di sindacato ispettivo n. 4-03705;

   anche in questo periodo di grave emergenza legata al COVID-19 il personale del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali ha continuato a svolgere senza interruzioni le proprie primarie funzioni per la salvaguardia e l'operatività del sistema agro-alimentare italiano –:

   se il Ministro interrogato non ritenga opportuno adottare le iniziative di competenza affinché vengano mantenuti gli impegni assunti dal Governo con l'ordine del giorno n. 9/02325-AR/019 e con quali modalità e tempistiche.
(3-01561)

Interrogazione a risposta scritta:


   GOLINELLI, BUBISUTTI, GASTALDI, LIUNI, LOLINI, LOSS, MANZATO, PATASSINI e VIVIANI. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

   l'acutizzarsi dell'emergenza epidemiologica da COVID-19 ha inferto un duro colpo al comparto agrozootecnico con riguardo agli allevatori di suini, molti dei quali, già da tempo in crisi, sono prossimi al fallimento;

   le misure di lockdown imposte per affrontare l'emergenza epidemiologica hanno portato ad un evidente rallentamento del consumo, italiano ed estero, di carne suina, in particolare di prosciutti Dop e salumi Dop e Igp, determinando un eccesso di offerta sul mercato ed un conseguente crollo dei prezzi del suino vivo, tanto da risultare impossibile per gli allevatori ricoprire i costi stessi di produzione;

   in tale scenario sono proliferati anche fenomeni di speculazione che hanno rappresentato un'ulteriore minaccia alla competitività del comparto, scaricando sugli allevatori, che sono notoriamente l'anello più debole della filiera, l'onere della competizione derivante dall'ingresso nel Paese di carne estera;

   si ritiene estremamente urgente l'adozione, a beneficio di tutta la filiera suinicola, di misure di sostegno volte, da un lato, a far affluire alle aziende una maggiore liquidità e, dall'altro, ad evitare l'accumulo di prodotto che i mercati, sia quello interno che quello estero, allo stato attuale non sono in grado di assorbire –:

   quali iniziative di competenza il Governo intenda mettere in atto per preservare il corretto funzionamento del mercato e contrastare le pratiche speculative, al fine di garantire il sostegno al mercato interno e la sopravvivenza di migliaia di aziende suinicole, in quanto l'emergenza Covid sta fortemente incidendo sull'andamento dei mercati e sulle quotazioni del prezzo dei prodotti suinicoli.
(4-05819)

SALUTE

Interrogazione a risposta scritta:


   FITZGERALD NISSOLI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   il 22 maggio 2020 è apparsa, su alcuni quotidiani, la notizia che il Consiglio regionale del Lazio avrebbe respinto la proposta di adozione di un protocollo regionale straordinario semplificato di utilizzo della terapia del plasma iperimmune nelle aziende del servizio sanitario regionale e di istituzione di una banca regionale del plasma;

   secondo molti ricercatori, il trattamento con «plasma iperimmune», cioè il plasma delle persone guarite dal coronavirus che è ricco di anticorpi contro la malattia sarebbe una possibile cura per i pazienti affetti da una forma severa di COVID-19. Questi anticorpi, iniettati nel sangue dei malati, aiuterebbero il corpo a combattere il virus;

   non esiste ancora certezza assoluta che questa cura possa essere efficace, ma gli ospedali di Pavia e Mantova hanno appena concluso una sperimentazione che avrebbe portato ad esiti molto soddisfacenti, come riferito dai sanitari che ne hanno sperimentato la terapia;

   il rifiuto dell'adozione di un protocollo per l'utilizzo della terapia iperimmune nelle strutture sanitarie regionali priva i cittadini italiani residenti nella regione Lazio di una opportunità di cura che in altre regioni è consentita;

   il diritto alla salute e, dunque, anche ad ottenere prestazioni sanitarie è un diritto costituzionalmente garantito, ma, per effetto della mancata assunzione a livello regionale, di un protocollo di adozione della terapia, i pazienti che si trovino nel distretto sanitario laziale vengono privati di fatto di una possibilità di cura;

   risulta, quindi, evidente una disparità di trattamento sanitario sul territorio nazionale;

   infatti, i cittadini residenti in alcune regioni potranno accedere alla terapia in parola, altri, come quelli residenti nella regione Lazio, non potranno beneficiare di tale terapia –:

   se il Ministro interrogato non ritenga di adottare le iniziative di competenza, a fronte della bocciatura da parte del consiglio regionale del Lazio dell'utilizzo della terapia del plasma iperimmune nelle aziende del servizio sanitario regionale, affinché siano garantiti la parità di accesso alle cure mediche sul territorio nazionale e il diritto a tutte le opportunità di cura ammesse in Italia ai cittadini italiani residenti nel territorio della regione Lazio, in particolare per la cura del COVID-19.
(4-05829)

SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazione a risposta scritta:


   FRATOIANNI. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   l'azienda Roberto Cavalli (Sesto Fiorentino) ha confermato la decisione di trasferire la propria sede di Firenze a Milano, senza motivarne in alcun modo le ragioni oggettive o economiche e in assenza di un piano industriale;

   le organizzazioni sindacali hanno chiesto più volte di poter prendere visione delle prospettive industriali che giustifichino il superamento della sede di Firenze, ma la risposta dell'azienda a tale legittima richiesta è stata l'annuncio ufficiale dell'immediata apertura della procedura di trasferimento da realizzarsi indicativamente entro il 1° di settembre 2020;

   a parere dell'interrogante la decisione di trasferire 170 lavoratrici e lavoratori dalla sede di Sesto Fiorentino a Milano appare più l'anticamera di un licenziamento collettivo mascherato che un trasferimento di azienda, un comportamento inaccettabile della proprietà, che lascia sbigottiti e che va assolutamente rivista, perché danneggia quei lavoratori e un intero territorio;

   il marchio Roberto Cavalli avrebbe dovuto rilanciarsi a Firenze, nel proprio territorio e non abbandonarlo senza peraltro rendere note le prospettive industriali e i vantaggi economici di tale trasferimento;

   nell'autunno del 2019 la Roberto Cavalli è stata rilevata dalla società Vision Investment di Dubai, controllata dal magnate Hussain Sajwani;

   da allora i sindacati lamentano mesi di totale assenza di chiarezza sulle prospettive industriali della Roberto Cavalli e adesso, nel momento in cui tutte le aziende della moda, insieme alle organizzazioni sindacali, sembrano prepararsi alla ripartenza dopo il lockdown dovuto all'emergenza sanitaria da Covid-19, provando a tutelare e garantire condizioni di lavoro in sicurezza e a fornire garanzia occupazionale la nuova proprietà della Roberto Cavalli sembra disinteressarsi dell'impatto che tale trasferimento può avere sui suoi lavoratori e sulle sue lavoratrici –:

   se intenda attivare un tavolo di confronto nazionale con la proprietà dell'azienda Roberto Cavalli, le organizzazioni sindacali, la regione Toscana e gli enti locali, affinché l'azienda ritiri la procedura di trasferimento di 170 lavoratori e lavoratrici a Milano e l'annunciata chiusura dello storico sito di Sesto Fiorentino e illustri un dettagliato piano industriale di rilancio e sviluppo nel territorio fiorentino, fornendo le dovute garanzie occupazionali ed evitando così il rischio di vedere disperso un patrimonio di lavoro e competenze di grande valore per Sesto Fiorentino e la Toscana.
(4-05820)

UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazione a risposta orale:


   MENGA, D'ARRANDO, NAPPI, MASSIMO ENRICO BARONI e GIULIODORI. — Al Ministro dell'università e della ricerca, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   l'emergenza sanitaria dovuta alla pandemia di Covid-19 ha messo a dura prova il sistema sanitario nazionale, esacerbando le tante problematiche che affannano la macchina sanitaria;

   tra di esse, campeggiano la carenza di medici specialisti all'interno delle infrastrutture sanitarie regionali e nazionali e la conseguente e inevitabile necessità di garantire una formazione specialistica ad un più ampio numero di medici, anche attraverso una più capillare distribuzione delle scuole di specializzazione di area sanitaria sul territorio nazionale;

   il decreto interministeriale (Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca e Ministero della salute) del 13 giugno 2017, n. 402, identifica gli standard, i requisiti e gli indicatori di attività formativa e assistenziale delle richiamate scuole finalizzati all'accreditamento delle stesse, innovando la disciplina in materia già contenuta nel decreto ministeriale del 29 marzo 2006 «Definizione degli standard e dei requisiti minimi delle scuole di specializzazione»;

   secondo quanto previsto dall'Allegato 4 del richiamato decreto, tutto il personale docente che espleta attività di insegnamento nei settori scientifico-disciplinari caratterizzanti la tipologia della scuola è soggetto a valutazione della produzione scientifica;

   più precisamente, per i professori e ricercatori universitari, il decreto richiama i valori soglia relativi alla fascia successiva e non quindi quelli relativi alla propria fascia di appartenenza, calcolati per il settore concorsuale di riferimento secondo quanto disposto dal decreto ministeriale del 29 luglio 2016, n. 602, relativo all'abilitazione scientifica nazionale. I valori soglia individuati per ciascuna fascia sono:

    professori di prima fascia, valori soglia dei commissari;

    professori di seconda fascia, valori soglia dei professori ordinari;

    ricercatori: valori soglia dei professori associati;

   tuttavia, l'utilizzo di simili valori soglia è ostativo del raggiungimento dell'accreditamento per alcune delle scuole di specializzazione di area sanitaria, poiché molti professori di prima e seconda fascia e molti ricercatori non sono in possesso dei valori soglia corrispondenti alle fasce successive; si potrebbe così verificare che, ad esempio, una scuola di specializzazione che abbia al proprio interno un solo professore ordinario perda di fatto l'accreditamento in caso di nomina di quest'ultimo a commissario;

   maggiormente penalizzate risultano le scuole di specializzazione di area sanitaria che afferiscono a piccole realtà universitarie alcune delle quali, pur soddisfacendo pienamente gli standard assistenziali e strutturali, hanno perso l'accreditamento nel 2019, con il rischio che altre possano perderlo a partire dal 2020;

   tale rischio di chiusura di scuole, talvolta anche di importanza fondamentale per la formazione medica e l'offerta erogata dalle strutture sanitarie interessate, da un lato acuisce ed inasprisce il divario esistente tra gli atenei che insistono nelle diverse regioni del territorio nazionale, dall'altro limita la possibilità di ampliare la capacità formativa a vantaggio dei giovani medici italiani, per i quali nel decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34, cosiddetto «Rilancio», all'articolo 5, il Governo ha autorizzato l'ulteriore spesa di 105 milioni di euro per ciascuno degli anni 2020 e 2021 e di 109,2 milioni di euro per ciascuno degli anni 2022, 2023 e 2024 che finanzierebbero ben 5.000 borse di formazione specialistica aggiuntive –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza della situazione descritta in premessa e conseguentemente, al fine di garantire una più equa distribuzione dell'offerta formativa su tutto il territorio nazionale, anche in vista dell'aumento di borse previsto nel decreto-legge «Rilancio», quali iniziative intendano intraprendere per scongiurare il rischio che numerose scuole perdano l'accreditamento a causa dell'innalzamento dei valori soglia delle fasce di riferimento del corpo docente, come previsto dal decreto interministeriale del 13 giugno 2017, n. 402, e della conseguente indisponibilità di un numero congruo di ricercatori e professori che siano in possesso dei titoli corrispondenti alla fascia successiva a quella di appartenenza.
(3-01562)

Apposizione di una firma ad una risoluzione.

  La risoluzione in Commissione Siragusa n. 7-00455, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 29 aprile 2020, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Ungaro.

Pubblicazione di un testo riformulato.

  Si pubblica il testo riformulato della risoluzione in Commissione Toccafondi n. 7-00412, già pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta n. 306 del 18 febbraio 2020.

   La VII Commissione,

   premesso che:

    il «Bonus Cultura» o «18App» è un voucher di 500 euro per l'acquisto di «prodotti culturali» destinato ai giovani che compiono 18 anni, inserito per la prima volta nella legge di stabilità 2016 come messaggio educativo rivolto ai ragazzi: «I 18enni sono un simbolo – dichiarò il Presidente del Consiglio dei ministri pro tempore Matteo Renzi il 1° dicembre 2015 – Vorrei che andassero a teatro. Diamo loro un messaggio educativo come Stato, quello che le mostre sono un valore bello. Diciamo ai ragazzi che sono cittadini e non solo consumatori»;

    il bonus è una iniziativa a cura del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo e della Presidenza del Consiglio dei ministri e permette ai neodiciottenni di usufruire di attività culturali quali cinema, musica, concerti, eventi culturali, libri, musei, monumenti e parchi, teatro e danza, corsi di musica, di teatro o di lingua straniera; a tali possibilità, dal 2020, è stata aggiunta anche quella di abbonarsi ai quotidiani;

    con il cosiddetto decreto Scuola la possibilità di avvalersi del bonus è stata estesa anche ai neodiciottenni extracomunitari con regolare permesso di soggiorno e, a seguito dell'emanazione del decreto attuativo pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del 19 febbraio 2020, è stata estesa anche ai diciottenni nati nel 2001;

    come dimostrano i dati forniti dal Ministero per i beni e le attività culturali e per il turismo l'esperienza del bonus è stata molto positiva: la percentuale di adesione è infatti andata aumentando di anno in anno. Nella prima edizione i ragazzi che hanno aderito all'iniziativa sono stati 356.273, nella seconda 416.799 e nella terza di 429.739 su una platea complessiva di circa 500.000 potenziali beneficiari;

    nella classifica dei settori di spesa, in testa si piazzano i libri, con oltre 130 milioni di euro, in seconda posizione i concerti, con 26,8 milioni di euro e in terza posizione, la musica, con quasi 20 milioni, segue il cinema con oltre 16 milioni di euro. A grande distanza la formazione (2,4 milioni), teatro e danza (1,6 milioni), eventi culturali (0,6 milioni) e musei (0,4 milioni);

    la richiesta del «bonus 18 APP» prescinde dal reddito delle famiglie e non comprende l'acquisto di tablet o pc che è invece previsto, sotto forma di bonus di 500 euro per l'acquisto dei suddetti strumenti informatici per le famiglie con un'Isee equivalente o inferiore ai 20 mila, nei provvedimenti per far fronte all'emergenza Covid-19;

    come confermano anche i dati 2019, i ragazzi hanno ben compreso l'utilità dello strumento: oltre il 70 per cento è stato speso per l'acquisto di libri e ben 430 mila neo 18enni, ovvero l'85 per cento, ha attivato lo strumento e lo ha utilizzato nei 6.400 esercizi convenzionati. Uno strumento utile per i ragazzi, le famiglie ma anche per gli esercizi commerciali e tutta la filiera che si occupa di cultura, editoria, musei, spettacoli dal vivo e teatro. Nei precedenti tre anni la cifra destinata al bonus è stata di 240 milioni l'anno per una platea di circa 500 mila ragazzi;

    come confermato da risposta ad una interrogazione del 16 ottobre 2019 il Governo si è impegnato a recuperare anche per il 2020 la stessa cifra degli anni precedenti: «il Ministro Franceschini, lo scorso 1° ottobre, nell'ambito delle proposte avanzate per la manovra di bilancio, ha chiesto di confermare la misura del bonus cultura, rendendola permanente»;

    dai dati diffusi da Unioncamere e Fondazione Symbola nel rapporto 2014, le imprese del sistema produttivo culturale valgono il 7 per cento del totale e producono il 5,4 per cento della ricchezza prodotta in Italia con un valore di 75 miliardi di euro. Un settore che ha un effetto moltiplicatore sul resto dell'economia. Le imprese del sistema produttivo culturale occupano quasi un milione e mezzo di persone,

impegna il Governo:

   ad adottare iniziative per confermare la misura del bonus cultura di 500 euro per i giovani neodiciottenni, rendendola permanente;

   ad adottare iniziative volte a prevedere nel più breve tempo possibile l'utilizzo della «18App» anche per l'acquisto delle versioni premium dei quotidiani digitali;

   a «sbloccare» il bonus come è stato già fatto per i nati nel 2001 con i necessari decreti attuativi anche per i nati nel 2002.
(7-00412) «Toccafondi».

Trasformazione di un documento del sindacato ispettivo.

  Il seguente documento è stato così trasformato su richiesta del presentatore: interrogazione a risposta scritta Ehm e altri n. 4-05807 del 22 maggio 2020 in interrogazione a risposta in Commissione n. 5-04029.