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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Mercoledì 6 maggio 2020

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro per gli affari regionali e le autonomie, il Ministro del lavoro e delle politiche sociali per sapere – premesso che:

   l'articolo 15 del decreto-legge 2 marzo 2020, n. 9, ha previsto la cassa integrazione in deroga per i comuni della cosiddetta «zona rossa» (Allegato 1 al decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 1° marzo 2020);

   l'articolo 17 del predetto decreto-legge n. 9 del 2020 ha previsto la possibilità di ricorrere alla cassa integrazione in deroga anche per i datori di lavoro e i lavoratori delle intere regioni Emilia-Romagna, Veneto e Lombardia, utilizzando le loro risorse residue della precedente gestione della cassa integrazione in deroga del 2009;

   l'articolo 22 del decreto-legge 17 marzo 2020, n. 18, convertito con modificazioni dalla legge 24 aprile 2020, n. 27, ha esteso a tutte le regioni l'accesso alla cassa integrazione in deroga per i datori di lavoro fino a 5 dipendenti e altri datori di lavoro privi di altri ammortizzatori sociali in costanza di rapporto con erogazione esclusiva tramite versamento diretto da parte diretto da parte di Inps;

   il combinato disposto delle due norme ha così previsto due distinte misure per il ricorso alla cassa integrazione in deroga per Emilia-Romagna, Veneto e Lombardia;

   il 24 aprile è stato emanato il primo decreto di assegnazione delle risorse alle regioni da parte del Ministero del lavoro e delle politiche sociali, che ha anche specificato la possibilità di attivare un'unica procedura di concessione di cassa integrazione in deroga da parte dei competenti uffici regionali emiliani, lombardi e veneti;

   solo il 29 aprile, l'Inps ha pubblicato i primi dati sulle domande di cassa integrazione in deroga dei datori di lavoro autorizzate dalle regioni e approvate dall'Inps;

   i primi dati hanno mostrato come le domande decretate dalle regioni venissero registrate nel sistema informatico dell'Inps con un ritardo di almeno 4 giorni lavorativi;

   regione Lombardia ha previsto fin da subito la pubblicazione quotidiana sul suo portale regionale dei decreti di autorizzazione della cassa integrazione in deroga, assieme ad un contatore generale, che in massima trasparenza aggiorna i numeri dei decreti emessi;

   la regione Lombardia è la prima regione per numero di richieste pervenute: 71.600 domande rispetto a circa 25.000 domande per 50.000 lavoratori del triennio di crisi economica 2014-2016;

   in pochi giorni la regione Lombardia ha processato oltre 10.000 domande come dimostra il successivo report pubblicato dall'Inps con i dati al 3 maggio 2020;

   il 4 maggio, il sito dell'Inps ha prima diffuso la notizia di appena 37 domande di cassa integrazione in deroga decretate da regione Lombardia, con la modifica della tabella 5 relativa alle domande delle singole regioni che non riportava più i dati relativi alle domande pagate da Inps;

   nella stessa giornata del 4 maggio, meno di due ore dopo dal primo, è stato pubblicato un ulteriore report nel quale venivano nuovamente riportate anche le informazioni in merito alle domande pagate e ai beneficiari pagati dall'Inps. Rispettivamente: 213 domande pagate e 387;

   in pari data, di fronte a questo acclarato disallineamento dei sistemi informatici, delle banche dati, regione Lombardia ha risposto con un comunicato stampa che rappresentava la reale situazione dello stato delle sue domande: 48.209 autorizzate;

   in data 5 maggio, dopo il comunicato da parte di regione Lombardia, il sito dell'Inps ha pubblicato un nuovo report in cui si segnala che sono state elaborate da regione più di 46 mila domande: primi in Italia;

   in data 5 maggio, nel complesso, a livello nazionale, risultano pagati 67.746 lavoratori, pari a 32.622 domande, a fronte di 241.079 domande decretate dalle regioni. Risulta quindi pagato da Inps il 13,5 per cento delle domande decretate dalle regioni –:

   se siano a conoscenza della situazione, soprattutto in un momento in cui si chiede cooperazione istituzionale e si fa appello alla leale collaborazione tra i diversi livelli di Governo;

   quali iniziative intendano intraprendere per porre fine alla pubblicazione di dati non corrispondenti alla realtà, verificando ed eliminando preventivamente disallineamenti così evidenti;

   quali iniziative intendano intraprendere per semplificare le procedure e velocizzare i pagamenti di tutte le indennità per integrazioni salariali da parte dell'istituto, comprese quelle gestite interamente da esso che riguardano le platee più estese di lavoratori.
(2-00776) «Garavaglia, Durigon, Belotti, Bianchi, Boniardi, Bordonali, Capitanio, Cecchetti, Centemero, Colla, Comaroli, Andrea Crippa, Dara, Donina, Ferrari, Formentini, Frassini, Galli, Giorgetti, Gobbato, Grimoldi, Guidesi, Iezzi, Invernizzi, Locatelli, Eva Lorenzoni, Lucchini, Maggioni, Molteni, Morelli, Parolo, Ribolla, Tarantino, Toccalini, Raffaele Volpi, Zoffili».

Interrogazione a risposta orale:


   BALDINI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   l'ondivagismo che ha caratterizzato l'approccio istituzionale e scientifico sulla validità della mascherina quale dispositivo di protezione respiratoria contro il contagio da Covid-19, rappresenta senza dubbio la metafora per eccellenza della confusione e della fragilità con cui è stata gestita fin dalle prime battute l'emergenza epidemiologica;

   all'indomani del palesamento del primo caso di contagio in Italia, a febbraio 2020; l'interrogante ha provveduto ad indossare una mascherina chirurgica in ogni sede frequentata;

   si evidenzia che a fine gennaio il Vice Ministro della salute Sileri a proposito dell'utilità dei dispositivi di protezione affermava che la mascherina fosse «una stupidaggine enorme» e in data 25 febbraio secondo il Ministero della salute «la mascherina non è necessaria per la popolazione generale in assenza di sintomi da malattie respiratorie»;

   il rapporto dell'Istituto superiore di sanità COVID-19 n. 2/2020 Rev. in materia di utilizzo razionale delle protezioni per infezione da SARS-COV-2 nelle attività sanitarie e socio-sanitarie disponeva che non fossero necessari i Dpi in caso di pazienti senza sintomi;

   in data 4 aprile in occasione della quotidiana conferenza stampa informativa della Protezione civile, il prefetto Borrelli ha precisato che «Più che la mascherina in futuro saremo sempre più costretti ad adottare comportamenti di distanziamento sociale. Io non porto la mascherina normalmente, non voglio dire che sia inutile»;

   nelle stesse ore veniva emanata in Lombardia un'ordinanza che prevedeva l'obbligo per tutti i cittadini di indossare la mascherina o «qualunque altro indumento a copertura di naso e bocca», al fine di limitare la diffusione del coronavirus;

   nel corso della prima metà del mese di aprile 2020 anche altre regioni hanno inteso normare l'obbligo di mascherine sebbene con regole di ingaggio diverse: mentre in Toscana l'obbligo era previsto in ogni luogo fuori casa, nelle regioni Veneto e Friuli Venezia Giulia l'obbligo vigeva solo negli esercizi commerciali, mentre in altre regioni come la Liguria, sebbene non vi fosse obbligo, veniva garantita la distribuzione dei dispositivi tra i cittadini;

   secondo uno studio di alcuni ricercatori di Oxford e dell'Università di San Francisco veicolato dalla Fondazione Gimbe circa le valutazioni scientifiche sull'utilità delle mascherine «Una semplice mascherina in tessuto indossata da un soggetto infetto riduce di 36 volte la quantità di virus trasmessa e permette di attuare il cosiddetto “controllo della sorgente”: ovvero, è molto più facile bloccare le goccioline (droplets) quando escono dalla bocca, piuttosto che arginarle quando si disperdono nell'aria»;

   soltanto il 26 aprile 2020 con il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri noto come «fase 2» sono state ufficialmente riabilitate le finalità socio-sanitarie della mascherina respiratoria attraverso il suo obbligo sull'intero territorio nazionale limitato ai luoghi chiusi accessibili al pubblico;

   l'ordinanza n. 11/2020, del commissario Arcuri ha stabilito il prezzo finale di vendita al consumo delle mascherine praticato dai rivenditori finali, limitando tale misura a quelle chirurgiche, pertanto lasciando privo di controllo il resto del mercato oggetto di una speculazione senza precedenti;

   appare verosimile che il ritardo maturato sul fronte del riconoscimento della validità in termini di protezione delle mascherina abbia agevolato il propagarsi del virus e dunque condotto ad un numero maggiore di contagiati e dunque anche di decessi –:

   se non si ritenga opportuno, per quanto di competenza, avviare opportuni approfondimenti tesi alla comprensione dell'approccio contraddittorio negli ultimi due mesi verso la validità delle mascherine di protezione respiratoria, anche nella prospettiva di vagliarne le responsabilità sul piano sanitario e su quello istituzionale;

   se non si ritenga legittimo includere anche altri dispositivi di protezione, in primis tutte le forme riconosciute di mascherina, unitamente ai guanti monouso e alle soluzioni idroalcoliche di disinfezione, tra i prodotti calmierati.
(3-01522)

Interrogazioni a risposta scritta:


   LABRIOLA, GELMINI, MANDELLI, D'ATTIS, CANNIZZARO, FIORINI, MULÈ, APREA, ROTONDI, ZANGRILLO, RUFFINO, BAGNASCO, SACCANI JOTTI, BARATTO, CANNATELLI, PORCHIETTO, BATTILOCCHIO, DALL'OSSO, PETTARIN, SQUERI, MARIA TRIPODI, VIETINA, NAPOLI, CASSINELLI, MARIN, NEVI, MILANATO, MARROCCO, CATTANEO, PAOLO RUSSO, POLIDORI, BOND, CAON, GIACOMETTO, CARRARA, BRUNETTA, VERSACE, PALMIERI, FITZGERALD NISSOLI, SIRACUSANO, ANNA LISA BARONI, CORTELAZZO, BRAMBILLA, CASCIELLO, RIPANI, CALABRIA, PENTANGELO, PELLA e PITTALIS. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   il volume di affari prodotto annualmente dalle attività dei saloni di acconciatura e dai centri estetici è di circa 6 miliardi di euro e si basa sul lavoro di oltre 263.000 addetti in 130.000 saloni dedicati al benessere, con una stima media di frequentazione pro-capite nei saloni superiore a 6 volte l'anno, per un totale di servizi che supera il milione annuo;

   il 90 per cento dei 130.000 saloni è costituito da piccolissime unità che occupano in media 2 lavoratori a salone. Tali unità generano fatturati bassi, appena sufficienti a garantire la gestione giornaliera dell'esercizio;

   i saloni di acconciatura ed estetica, come numerose altre attività produttive, sono stati costretti alla sospensione dell'attività a seguito delle misure che hanno imposto il così detto regime di lockdown, al fine di contenere la diffusione dell'epidemia da COVID-19;

   a differenza di altre attività produttive e commerciali che, a seguito del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 26 aprile 2020, a partire dal 4 maggio 2020 hanno potuto riavviare la propria attività, per i saloni di acconciatura ed estetica non solo non è stata consentita la ripresa dell'attività, ma al momento non è stata definita neppure una data di massima entro il quale ipotizzare una riapertura;

   a fronte di perdite giornaliere che possono essere quantificate in 16 milioni di euro al giorno, se non dovesse essere prevista una riapertura in tempi brevi sono circa 50.000 le imprese del settore che rischiano di dover chiudere per sempre, producendo rilevanti effetti sia in termini economici che sociali;

   anche alla luce del fatto che il settore è in grado di darsi delle regole igienico-sanitarie rigorose, oltre a quelle già applicate come l'utilizzo del monouso, la sterilizzazione delle attrezzature e la sanificazione degli ambienti, è quanto mai necessario che il Governo individui quanto prima una data per la riapertura di saloni di acconciatura ed estetica –:

   quali iniziative intenda adottare il Governo in ordine ad una pronta riapertura dei saloni di acconciatura ed estetica.
(4-05516)


   MURELLI, BOLDI, FOSCOLO, LAZZARINI, LOCATELLI, PANIZZUT e TIRAMANI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   con ordinanza n. 654 del 20 marzo 2020, il capo del dipartimento della protezione civile ha disposto la costituzione di un'unità medico-specialistica a supporto delle strutture sanitarie regionali, composta da trecento medici volontari selezionati sulla base delle specializzazioni ritenute necessarie;

   l'articolo 1, comma 6, dell'ordinanza sopra citata prevede, letteralmente, che: «il Dipartimento della protezione civile è autorizzato, laddove le assicurazioni professionali dei medici non coprano l'attività al di fuori della propria sede, a stipulare idonea polizza assicurativa e professionale»; parte dei trecento medici che sono stati selezionati a valle della suddetta procedura straordinaria hanno richiesto al dipartimento della protezione civile la trasmissione della polizza assicurativa sopra citata;

   a quanto consta agli interroganti, tuttavia, il competente ufficio della protezione civile avrebbe riscontrato le richieste in questione in maniera solamente parziale, inviando ai medici volontari una mera scheda illustrativa del contratto di assicurazione, priva dell'allegato ivi richiamato, priva di sottoscrizione e, come tale, totalmente priva di valore sul piano giuridico e contrattuale;

   risulta agli interroganti che i medici richiedenti abbiano fatto presente il problema sia al competente ufficio della Protezione civile sia alla Presidenza del Consiglio dei ministri;

   ancora oggi, tuttavia, non sembrerebbero esserci aggiornamenti in merito alla problematica sopra evidenziata, con conseguente grave disagio per i medici volontari, i quali vengono già impiegati nelle strutture sanitarie ed esposti ai conseguenti rischi professionali senza neppure aver preso visione del contratto di assicurazione che li tutela –:

   se il Governo non ritenga di dover adottare iniziative per risolvere prontamente la problematica esposta in premessa, fornendo nel più breve tempo possibile a tutti i medici interessati la polizza assicurativa e professionale di cui all'articolo 1, comma 6, dell'ordinanza del Capo del dipartimento della protezione civile n. 654 del 20 marzo 2020.
(4-05523)


   CARETTA e MANTOVANI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

   con il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 26 aprile 2020 è stata prevista, già a decorrere dal 4 maggio 2020, la ripresa di determinate attività economiche, individuate nell'allegato 3 del predetto decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, mediante il sistema dei codici Ateco;

   tra le altre è stata autorizzata la riapertura per le attività di ospitalità, le attività alberghiere e simili, individuate con il relativo codice 55.1;

   l'inserimento del codice 55.1, afferente al codice 55, implica il riconoscimento della possibile riapertura immediata delle attività di accoglienza; tuttavia quanto disposto all'allegato 3 attuale, unicamente con il predetto codice Ateco 55.1, esclude di fatto tutte le attività di accoglienza tra cui gli agriturismi di cui al codice Ateco 55.20.52, pur prestando esse attività analoghe e facenti entrambi parte della macro-categoria di riferimento relativa agli alloggi;

   peraltro, l'accoglienza effettuata dagli agriturismi è intrinsecamente connessa con l'attività agricola, la quale, in quanto attività primaria ed essenziale, è sempre stata consentita da tutti i provvedimenti normativi in materia di contenimento dell'emergenza epidemiologica da COVID-19; nelle domande frequenti o FAQ del portale informatico della Presidenza del Consiglio dei ministri, specificato come le predette strutture possano operare, per il pernottamento, solo nei casi di accoglienza rivolta a personale sanitario, rendendo incomprensibile il motivo di una restrizione di tale entità, dal momento che anche le attività di agriturismo hanno approntato tutte le misure previste dai vari protocolli in materia di contenimento del virus –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e quali iniziative intenda adottare al fine di disporre un'immediata apertura degli agriturismi per il pernottamento, parificandone la disciplina a quanto già disposto per gli alberghi.
(4-05524)


   CIRIELLI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   la Sogin, interamente partecipata dal Ministero dell'economia e della finanze, opera in base agli orientamenti strategico-operativi dallo stesso definiti e trae le risorse finanziarie dalla componente A2RIM delle bollette elettroniche;

   svolge un ruolo cardine per la tutela della salute dell'uomo e dell'ambiente in quanto le sono affidate funzioni di decommissioning, gestione dei rifiuti radioattivi e la realizzazione del deposito nazionale, come previsto dal decreto legislativo n. 31 del 2010;

   negli anni, le sue attività avrebbero registrato numerosi ritardi, confermati altresì dall'Arera che in più occasioni e con memoria 514/2019/I/EEL del 4 dicembre 2019 trasmessa alla Commissione parlamentare di inchiesta sul ciclo dei rifiuti e sulle attività illecite, segnalerebbe continue ripianificazioni delle attività della Sogin, con conseguente dilatazione dei tempi e aumento dei costi;

   il decreto legislativo n. 31 del 2010 e successive modificazioni ed integrazioni ha conferito alla Sogin il compito di avviare, nella regione in cui verrà realizzato il deposito nazionale, campagne di informazioni e comunicazioni;

   il 26 settembre 2013 il Consiglio di amministrazione ha attribuito al presidente Zollino, previa autorizzazione dell'assemblea degli azionisti, deleghe nelle aree relazioni esterne e istituzionali, internazionali e supervisione delle attività di controllo;

   la governance del presidente Zollino, dal 2013 al 2016, di recente è oggetto di critiche da parte degli organi di stampa che denuncerebbero un uso disinvolto delle risorse finanziarie per i maggiori rimborsi riconosciuti a Zollino e per talune spese connesse all'attività di comunicazione, che dovrebbero rientrare nelle deleghe attribuite al presidente;

   la maggior spesa per le suddette attività si rinvenirebbe nel bilancio 2015: euro 1.849.837 per «rimborsi per spese di trasferta e simili» ed euro 3.234.327 per «Campagna comunicazione, mostre e fiere»; inoltre, nella sezione dedicata al conto economico del deposito nazionale, a pagina 59 del documento, si legge che «la principale variazione rispetto al consuntivo 2014 riguarda principalmente le attività di comunicazione, che registrano un consuntivo di 4,1 milioni di euro contro gli 0,6 milioni di euro del 2014»;

   anche nel bilancio di esercizio 2014 è possibile rinvenire le voci «trasferta dipendenti» per euro 1.464.739 e «pubblicità, mostre, fiere» per euro 195.827 e nel documento, a pagina 41, si specifica che «l'organizzazione degli eventi ha seguito prevalentemente lo sviluppo delle attività di comunicazione per il Deposito Nazionale»;

   invero, anche il bilancio di esercizio 2017, nella sezione dedicata al conto economico riclassificato deposito nazionale, fa nuovamente riferimento ad attività connesse alla comunicazione del deposito, circostanza richiamata altresì nella relazione della Corte dei conti sul risultato del controllo finanziario, determinazione n. 47/2019, trasmessa alle Presidenze delle Camere;

   le spese che si evincerebbero dai bilanci richiamati desterebbero perplessità, atteso che si riferirebbero ad attività di comunicazione che la società avrebbe dovuto effettuare ai sensi del decreto legislativo n. 31 del 2010 e successive modificazioni ed integrazioni, solo a seguito della localizzazione del sito presso cui realizzare il deposito nazionale;

   a parere dell'interrogante il Ministero dell'economia e delle finanze, in qualità di socio unico, facente parte dell'assemblea degli azionisti, dovrebbe prendere atto delle segnalazioni sollevate e offrire ai cittadini che da anni sostengono le risorse finanziarie della società informazioni utili ai fini di una maggiore trasparenza da parte delle istituzioni e scongiurare l'ipotesi che si tratti di spese prive di autorizzazione –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa, quali urgenti iniziative, per quanto di competenza, intenda intraprendere al fine di accertare la veridicità e la fondatezza delle criticità sollevate e se non intenda promuovere un'attività ispettiva, anche al fine di verificare se sussistano gli estremi per un'eventuale segnalazione alla Corte dei conti per danno erariale.
(4-05530)


   DELMASTRO DELLE VEDOVE. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   in base al decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 26 aprile 2020 è concesso al cittadino italiano residente in una determinata regione di spostarsi nella medesima per una visita a congiunti, articolo 1, comma 1, lettera a), definendo tali spostamenti necessari;

   l'articolo 4 del medesimo decreto vieta ancora ai cittadini italiani residenti all'estero l'ingresso temporaneo: la ratio di tale provvedimento ancora una volta non tiene conto delle situazioni di frontiera rappresentate in particolar modo dalla Svizzera ma anche da Austria, Slovenia e Francia zone in cui storicamente i cittadini italiani hanno spostato la propria residenza anagrafica per ragioni lavorative e familiari ma mantenendo in Italia centri affettivi significativi;

   viene ammesso sul territorio nazionale di percorrere un'intera provincia che può concretizzarsi anche nello spostamento in più di 150 chilometri ma non è ammesso che un cittadino italiano residente a Chiasso percorra pochi metri di dogana per recarsi a Como a trovare un congiunto, così come non sarà concesso da Capodistria (Slovenia) arrivare a Trieste (23 chilometri) o nella città di Gorizia, dove è riapparsa la cortina di ferro che divide gli abitanti delle due parti della città;

   pertanto, il concetto di contenimento della diffusione del Covid-19 entra in conflitto con queste situazioni oggettive e di buon senso, oltre che confliggere col principio di reciprocità tra Stati: ciò alla luce del fatto che la Svizzera ammette già attualmente l'ingresso del cittadino italiano in territorio elvetico per far visita al coniuge o permettere che i figli minori vedano il genitore, senza sottoporre il soggetto a misure di quarantena e senza legare l'ingresso all'esistenza di un permesso di residenza o soggiorno;

   in ogni decreto del Presidente del Consiglio dei ministri è stato comunque sempre ammesso il passaggio dei lavoratori transfrontalieri e, sempre portando la Svizzera come esempio, che non ha mai interrotto completamente le attività lavorative e già oggi sta rientrando a pieno regime, i soli Canton Ticino e Grigioni contano circa 70 mila lavoratori che quotidianamente percorrono i confini, non rappresentando, secondo il diritto vigente, un pericolo per la diffusione del Covid-19;

   in ogni decreto del Presidente del Consiglio dei ministri era invece ammesso l'ingresso temporaneo per comprovate esigenze lavorative ed anche nell'attuale in vigore dal 4 maggio 2020 si dà la possibilità a chiunque per esigenze lavorative intenda stare in Italia per 72 ore prorogabili di altre 48 di recarvisi, rendendo apposita dichiarazione;

   risulta ancora evidente che il Governo-legislatore non ha tenuto in considerazione le summenzionate realtà di frontiera e nemmeno gli altri cittadini italiani iscritti all'Aire negando il diritto all'ingresso temporaneo per ragioni familiari;

   l'articolo 29 della Costituzione riconosce i diritti della famiglia;

   l'articolo 3 della Costituzione riconosce pari dignità sociale e uguaglianza davanti alla legge e che è compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese –:

   quali siano gli intendimenti del Governo in merito alla possibilità che l'articolo 5 del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 26 aprile 2020 venga esteso anche a esigenze familiari, rendendo altresì pienamente applicabile il principio sotteso all'articolo 1, comma 1, lettera a), del suddetto decreto del Presidente del Consiglio dei ministri.
(4-05531)

AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INTERNAZIONALE

Interpellanza:


   Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, per sapere – premesso che:

   sul sito dell'ambasciata italiana a Montevideo è apparso un avviso per la ricerca di una società appaltante per la realizzazione «di un nuovo edificio da adibire a cancelleria consolare dell'Ambasciata»;

   l'avviso campeggia in piena emergenza coronavirus mentre sono ancora migliaia gli italiani sparsi nel mondo che non riescono ad essere rimpatriati per la scarsità dei voli organizzati dalle ambasciate italiane e per i costi a volte esorbitanti dei biglietti, per i quali la Farnesina non ritiene di adire massicciamente al Meccanismo europeo di protezione civile, che consentirebbe un abbattimento dei costi per i cittadini fino al 75 per cento;

   si rileva che il termine ultimo per presentare le offerte è il 4 giugno e che la delibera a contrarre è datata 10 marzo 2020, data in cui già in Italia era già stato deliberato lo stato di emergenza e si delineava il problema dei rimpatri in tutta la sua drammaticità;

   si rileva che la somma stanziata è di circa un milione di euro a tasso di cambio corrente e che, essendo somme già stanziate, rappresentano liquidità immediatamente disponibile per coprire costi previe variazioni di bilancio;

   data la tempistica con cui è stato emanato l'avviso, appare quindi evidente all'interpellante la conclusione per cui la priorità della Farnesina per il Sud America è quella di mettere in piedi un nuovo locale da affiancare all'ambasciata prima di dare una mano alle persone bloccate nelle varie nazioni del continente;

   il quotidiano «Gente d'Italia» rileva che il sottosegretario per gli affari esteri e la cooperazione internazionale Ricardo Merlo ha rilevanti interessi economici in società di costruzioni argentine e che il suo principale referente in Uruguay sarebbe un architetto costruttore, sul quale si esprimono giudizi piuttosto netti;

   come osservato dal quotidiano «Gente d'Italia», la procedura di gara avviene in una fase delicata nella quale l'attenzione dei cittadini e dell'opinione pubblica è completamente focalizzata sulle vere emergenze, ossia su come sconfiggere il virus, far ritornare a casa gli italiani all'estero e su come far ripartire l'economia;

   a giudizio dell'interpellante appare di somma urgenza la necessità di fugare ogni possibile dubbio in merito agli interessi del Sottosegretario Merlo nel settore delle costruzioni in Sud America e appare necessario fornire tempi certi per il rimpatrio degli italiani ancora fermi e linee guida strategiche comuni alle ambasciate del subcontinente per coordinare le loro attività –:

   se non intenda verificare, per quanto di competenza, la trasparenza della procedura seguita per indire la gara d'appalto per la costruzione della nuova cancelleria consolare, valutando all'esito delle verifiche, la possibilità di annullarla per destinare quelle risorse ai rimpatri degli italiani ancora bloccati all'estero, dopo le opportune variazioni di bilancio.
(2-00777) «Delmastro Delle Vedove».

AFFARI EUROPEI

Interrogazione a risposta scritta:


   SABRINA DE CARLO, SUT, MARTINCIGLIO e FARO. — Al Ministro per gli affari europei, al Ministro per i beni e le attività culturali e per il turismo. — Per sapere – premesso che:

   dall'esperienza del lockdown di queste settimane e dall'evoluzione della pandemia da coronavirus in Italia e nel resto del mondo si è metabolizzato che l'attesa per il ritorno alla normalità sarà lunga e che altrettanto lentamente la macchina turistica potrà ricominciare a ripartire adattandosi a nuovi presumibili paradigmi;

   secondo un rapporto realizzato dal Centro Studi Touring Club Italia, il nostro Paese, tra i più colpiti dalla pandemia da Covid-19, riprenderà lentamente, non senza incertezze, la sua attività turistica;

   negli ultimi trentacinque anni l'Italia, complice l'unità politica europea, la cooperazione tra Stati e la globalizzazione, ha potuto sviluppare un turismo innovativo e aperto, quello dell'inbound puntando sull'accoglienza di turisti provenienti da Paesi europei ed extra europei, di nazionalità per lo più tedesca, con risultati interessanti in numeri e introiti, costituendosi negli anni come un settore chiave per l'economia italiana, con il 50,5 per cento di presenze straniere presenti complessivamente sul nostro territorio. Un settore ora a rischio che, secondo alcune previsioni, tornerà ad essere prevalentemente domestico;

   tenuto conto che in Friuli Venezia Giulia lo scorso inverno a causa delle forti piogge e mareggiate intere parti di costa sono state spazzate via, causando ingenti danni ambientali e non, e considerato che il turismo estero nella suddetta regione costituisce circa il 57 per cento, risulterebbe che ad inficiare oltre modo un settore, con già molte criticità, si stia sviluppando una trattativa tra alcuni Stati europei che penalizzerebbe notevolmente il nostro Paese;

   si tratterebbe di una concorrenza sleale per tagliare fuori l'Italia, secondo il tabloid tedesco Bild, attraverso la creazione di un circuito turistico chiuso tra la Croazia, la Germania, l'Austria, la Slovenia, l'Ungheria e la Repubblica Ceca per la costituzione di un corridoio autostradale volto al turismo sicuro;

   pare infatti che la Croazia stia portando avanti una trattativa con i Paesi sopracitati per creare dei veri e propri corridoi «COVID FREE» volto ad incentivare il turismo attraverso strumenti di promozione e nuove tratte aeree per l'accoglienza di turisti tedeschi e austriaci –:

   a seguito dei fatti sopracitati, se il Governo abbia intenzione di intervenire celermente proponendo un piano di emergenza adeguato al comparto turistico italiano che possa permettere alle regioni di essere al passo con gli altri Paesi europei e che permetta agli operatori turistici di settore di riprendere la regolare attività lavorativa;

   se il Governo non intenda approfondire quanto riportato in premessa e se abbia intenzione di intervenire nel merito in ambito europeo.
(4-05527)

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazioni a risposta scritta:


   BELLUCCI. BUTTI, GALANTINO, FERRO, FRASSINETTI e PRISCO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   forte preoccupazione era stata espressa dal mondo del terzo settore per il notevole ritardo nell'adozione dell'atto di indirizzo in merito all'utilizzo, per l'anno 2019, del fondo di cui all'articolo 72 del codice del terzo settore, destinato a sostenere lo svolgimento di attività di interesse generale, costituenti oggetto di iniziative e progetti promossi da organizzazioni di volontariato, associazioni di promozione sociale e fondazioni del terzo settore;

   come denunciato con atto di sindacato ispettivo n. 5-03499, negli anni passati il bando veniva pubblicato a metà novembre e scadeva nella prima metà di dicembre, ma a febbraio 2020 non vi era ancora traccia dell'atto di indirizzo e del relativo bando;

   la sottosegretaria Puglisi, in risposta alla citata interrogazione, nel rassicurare l'interrogante sul livello di interesse massimo del Governo per gli enti del terzo settore, affermava che: «è stato adottato in data 12 novembre 2019 l'atto di indirizzo volto a determinare, per l'anno 2019, gli obiettivi generali, le aree prioritarie di intervento e le linee di attività finanziabili sul Fondo. [...]», chiarendo come le risorse stanziate per l'anno 2019 non si sarebbero perse, ma sarebbero state destinate in parte, circa 15 milioni di euro, al finanziamento di n. 27 progetti ammessi nell'anno 2018 e non finanziati a causa dell'esaurimento delle risorse disponibili per la medesima annualità e la restante parte, pari a circa 35 milioni di euro, ripartita tra le regioni e le province autonome ai fini dell'implementazione delle attività di interesse generale a livello locale;

   delle risorse assegnate alle regioni e province autonome, peraltro, solo il 50 per cento verrà ripartito sulla base del numero di enti non profit censiti sul territorio regionale;

   nonostante le rassicurazioni politiche, il bando 2019 non è mai stato emanato, negando la possibilità agli enti del terzo settore di presentare progetti di rilevanza nazionale, mentre l'atto di indirizzo di questo anno ha stanziato quasi la metà dei fondi previsti nel 2018;

   con decreto ministeriale 12 marzo 2020, n. 44, è stato, infatti, emanato l'atto di indirizzo recante, per l'anno 2020, l'individuazione degli obiettivi generali, delle aree prioritarie di intervento e delle linee di attività finanziabili attraverso il Fondo per il finanziamento di progetti e di attività di interesse generale;

   in particolare, come si legge nel Capitolo 3 relativo al «Quadro finanziario», lettera a), le risorse finanziarie messe a disposizione per le iniziative e i progetti di rilevanza nazionale ammontano a poco più di 12 milioni di euro, a fronte di uno stanziamento per l'anno 2018 di oltre 23 milioni di euro;

   gli enti del terzo settore rivestono un ruolo centrale nell'ottica della sussidiarietà, come riconosciuto dallo stesso Presidente del Consiglio che, in piena emergenza sanitaria, ha ricordato il ruolo fondamentale che svolge il volontariato e tutto il terzo settore, affiancandolo a quello delle amministrazioni comunali come antenne sociali sui bisogni delle persone;

   nelle contrattazioni con gli enti del settore, il Governo si sarebbe impegnato ad anticipare il bando 2020 a maggio, ipotizzando, altresì, la possibilità di emanare un nuovo bando già a dicembre di quest'anno –:

   come il Governo intenda supportare il terzo settore, per garantire le risorse necessarie a permettere a tutti gli enti e le associazioni di continuare il loro enorme lavoro sociale di sostegno delle fasce più vulnerabili della popolazione e, soprattutto, affrontare la ricostruzione del tessuto sociale, facendosi carico delle nuove situazioni di difficoltà che emergeranno nella fase post-emergenza sanitaria;

   se trovi conferma la volontà del Governo di anticipare il bando 2020 al mese di maggio, emanando un secondo bando entro la fine dell'anno in corso.
(4-05513)


   D'ATTIS. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 107, comma 4, del decreto-legge 17 marzo 2020, n. 18, cosiddetto «Cura Italia», convertito dalla legge 24 aprile 2020, n. 27, prevede che «Il termine per la determinazione delle tariffe della TARI e della tariffa corrispettiva, attualmente previsto dall'articolo 1, comma 683-bis, della legge 27 dicembre 2013, n. 147, è differito al 30 giugno 2020»;

   allo stesso articolo, il comma 5 recita: «I comuni possono, in deroga all'articolo 1, commi 654 e 683, della legge 27 dicembre 2013, n. 147, approvare le tariffe della TARI e della tariffa corrispettiva adottate per l'anno 2019, anche per l'anno 2020, provvedendo entro il 31 dicembre 2020 alla determinazione ed approvazione del piano economico finanziario del servizio rifiuti (PEF) per il 2020. L'eventuale conguaglio tra i costi risultanti dal PEF per il 2020 ed i costi determinati per l'anno 2019 può essere ripartito in tre anni, a decorrere dal 2021»;

   il Tuel, all'articolo 251, disciplina la procedura per l'attivazione delle entrate proprie, scadenzandone i tempi in base al principio dell'obbligo di adottare, per gli enti in dissesto, aliquote e tariffe nella misura massima consentita;

   come chiarito dall'Ifel con nota del 24 aprile 2020, eventuali riduzioni delle tariffe già previste per i tributi locali, legate alla condizione di emergenza sanitaria COVID-19, ivi compreso il riconoscimento di esenzione parziale in favore degli utenti titolari di attività commerciali o artigianali, già costretti a sospendere l'attività o a esercitarla con limitazioni, possono essere finanziate con entrate proprie dei comuni ai quali, successivamente, andrebbe riconosciuto l'intervento economico compensativo da parte dello Stato;

   l'intervento statale, così delineato, non sembrerebbe consentire l'estensione del beneficio agli enti in dissesto, tra i quali, quelli che hanno deliberato la dichiarazione di dissesto finanziario a cavallo del periodo 2019-2020, che hanno già adottato la delibera di determinazione delle tariffe nonché di approvazione del Pef. Tali enti, inoltre, dovendo predisporre un bilancio stabilmente riequilibrato, non hanno larghi margini di manovra per introdurre nuove riduzioni/esenzioni. Pertanto, si verrebbe a creare una discriminazione tra cittadini, a seconda che essi risiedano in comuni in dissesto finanziario o meno, con i primi, già fortemente penalizzati dall'applicazione delle tariffe in misura massima. Circostanza che produce danno su danno –:

   come il Governo intenda affrontare la questione legata alle misure contenitive dell'imposizione tributaria locale per i comuni in dissesto, nell'ottica di evitare le discriminazioni riportate in premessa e contenere il danno economico sopportato dai residenti in comuni dissestati.
(4-05514)


   GRIPPA, BARBUTO e DEL SESTO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   la pandemia da COVID-19 in atto impone tra le altre una seria riflessione sui rischi economici attualmente gravanti sui cittadini e sulle imprese che potenzialmente risultano esposti, da un lato, a evidenti problemi di natura sanitaria e, dall'altro, a possibili fenomeni messi in atto da organizzazioni criminali. Con riferimento ai rischi di criminalità finanziaria, è evidente come le misure di lockdown imposte al Paese per il contenimento dell'epidemia abbiano provocato un indebolimento di gran parte del tessuto economico, aprendo una vera e propria falla rispetto a possibili fenomeni di organizzazione criminale. A tal proposito, l'Unità di informazione finanziaria avrebbe già ritenuto opportuno sollecitare tutti i destinatari della normativa antiriciclaggio di cui al decreto legislativo n. 231 del 2007 al rispetto dei relativi obblighi, ricordando in particolare agli intermediari bancari e finanziari e ai professionisti che il livello di guardia in questo momento storico deve essere altissimo;

   quando ci sono emergenze, come quella che si sta vivendo, spuntano come funghi anche gli approfittatori e coloro che pensano di poter commettere reati ritenendo che è più semplice rimanere impuniti, perché tanto, nel torbido e nel caos, è più difficile essere scoperti;

   con l'entrata in vigore del decreto ministeriale del 1° febbraio 2013 (sostituito dal decreto ministeriale 28 aprile 2016), meglio noto come «decreto Sirfe» (Sistema informatizzato rilevazioni falsificazioni euro) sono stati raggiunti importanti risultati in termini di raccolta, di analisi e di elaborazione dati;

   dalle statistiche è risultato che le banconote su cui gli artisti del falso lavorano di più sono quelle da 20 euro e da 50 euro, oltre che le monete di 2 euro e di 50 centesimi. Infatti, in molte occasioni di sequestri eseguiti dalle forze dell'ordine sono state trovate numerose monete da 2 euro, tutte false e pronte per entrare nel giro degli affari commerciali. Gli studiosi hanno messo insieme i tagli da 20 e 50 euro sequestrati in Italia nel 2017 e hanno scoperto che il loro ammontare era pari a quasi l'85,00 per cento di tutte le banconote ritirate nel nostro Paese;

   l'attività di monitoraggio interessa tutta la valuta in euro individuata sul territorio nazionale e ritirata dalla circolazione dai gestori del contante ai sensi della normativa italiana di riferimento, decreto-legge n. 350 del 2001 (banche, uffici postali, società di custodia e trasporto del denaro e altro) ovvero sequestrata dalle forze di polizia (carabinieri, guardia di finanza, polizia di Stato);

   la Banca d'Italia mette a disposizione del cittadino un servizio attraverso il quale sarà possibile verificare se una banconota è falsa. Solo nel primo semestre del 2019, la Banca d'Italia ha riconosciuto false 43.719 banconote che sono state subito ritirate dal commercio. In tal senso, si registra che risultano essere il 18,6 per cento in meno rispetto alle 53.699 banconote del secondo semestre del 2018;

   nella ripresa economica graduale cui il Paese si appresta saranno di nuovo frequenti gli scambi commerciali e quindi di moneta che potrebbero essere anche inquinati da una probabile quantità di banconote falsificate –:

   se sia a conoscenza dei dati aggiornati dell'attività di monitoraggio della circolazione di banconote e monete false relativi al primo trimestre dell'anno, in concomitanza con il verificarsi dell'emergenza sanitaria;

   quali iniziative intenda proporre, nell'ambito delle proprie competenze e di concerto con gli altri dicasteri coinvolti, al fine di intensificare l'attività di selezione delle banconote in circolazione, attivando una maggiore protezione nella raccolta del danaro proveniente dal tessuto economico-sociale della nazione.
(4-05520)


   VIZZINI e BOLOGNA. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   il decreto-legge 8 aprile 2020, n. 23, all'articolo 13, comma 1, lettera m), specifica che i finanziamenti rivolti alle piccole e medie imprese per affrontare la crisi di liquidità dovuta dall'emergenza Covid-19 sono ammissibili alla garanzia del Fondo centrale per le piccole e medie imprese, solo con la caratteristica della previsione dell'inizio del rimborso del capitale non prima di 24 mesi dall'erogazione;

   secondo quanto riportato in audizione in Commissione industria del Senato, l'Abi, tramite il direttore generale Giovanni Sabatini, ha dichiarato esplicitamente che il prestito dei 25 mila euro è da considerare come nuovo finanziamento, a meno che il cliente abbia esplicitamente deciso di utilizzare parte o tutto quel finanziamento per coprire una precedente esposizione. Tale dichiarazione è stata riportata anche da numerose agenzie di stampa;

   l'affermazione, ad avviso degli interroganti, risulta in contrasto con la normativa sopra indicata e con la circolare che la stessa Abi ha inviato il 24 aprile 2020 ai propri istituti associati, che recita: «tale finanziamento non può essere utilizzato per compensare alcun prestito preesistente, sia nella forma di scoperto di conto sia in altra forma di prestito. La compensazione determinerebbe un avvio del rimborso del capitale prima dei 24 mesi, facendo decadere la garanzia»;

   numerosi associati della Cna di Lucca hanno segnalato all'interrogante il comportamento scorretto di alcuni istituti bancari che, al contrario, chiedono esplicitamente di usare il finanziamento richiesto per ripianare debiti pregressi, annullando in questo modo la garanzia statale –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e quali iniziative urgenti di competenza intenda adottare per scongiurare il verificarsi di comportamenti, che appaiono agli interroganti fraudolenti, da parte di alcuni istituti bancari, in sostanziale contrasto con le norme emanate dal Governo e gravemente lesivi dei diritti degli imprenditori.
(4-05521)

GIUSTIZIA

Interrogazione a risposta in Commissione:


   RIZZETTO. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   l'emergenza sanitaria da COVID-19 sul territorio nazionale, ha avuto e continua ad avere un forte impatto in tema di assemblee di condominio, richiedendo l'individuazione di soluzioni per conciliare le attività di amministrazione e delibera, con i provvedimenti restrittivi attualmente imposti;

   come noto gli amministratori sono tenuti a convocare, almeno una volta all'anno, l'assemblea condominiale ordinaria in cui vengono decise rilevanti questioni, in particolare, l'approvazione del bilancio consuntivo dell'anno passato e di quello preventivo per quello futuro;

   l'impossibilità di svolgere riunioni di condominio è un problema grave, che potrebbe mettere a rischio i servizi comuni essenziali. Ciò anche considerando che la mancata approvazione del bilancio preventivo e del riparto, priva l'amministratore e quindi il condominio della possibilità di perseguire i condomini morosi per acquisire le risorse necessarie alla erogazione dei servizi comuni attraverso lo strumento del decreto ingiuntivo immediatamente esecutivo;

   di fatto, in assenza del bilancio preventivo, gli amministratori condominiali non hanno gli strumenti giuridici necessari per perseguire i morosi. Tra l'altro, il problema dei morosi è già questione che investe molti condomìni e che si sta aggravando, a causa delle difficoltà economiche determinate dall'emergenza sanitaria;

   bisogna, dunque, urgentemente, individuare delle specifiche modalità per consentire le riunioni di condominio, in video conferenza e/o in spazi che garantiscano il rispetto delle misure di sicurezza. Sul punto, si dovrebbe anche considerare la possibilità che gli enti locali concedano, a titolo gratuito, spazi/locali idonei per lo svolgimento di tali assemblee, soprattutto nei casi di gestioni condominiali che sono interessate da gravi criticità e per le quali lo svolgimento delle riunioni è essenziale –:

   se e quali urgenti iniziative intenda assumere per individuare le specifiche modalità nel rispetto delle quali possano essere regolarmente svolte le assemblee condominiali, durante il periodo dell'emergenza sanitaria da COVID-19, considerando che, in mancanza, saranno gravemente compromesse molte gestioni condominiali.
(5-03920)

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazione a risposta in Commissione:


   MARCO DI MAIO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   il giudice per le indagini preliminari, nell'ambito di un procedimento penale contro ignoti pendente presso la procura di Forlì a seguito di una segnalazione del 2018, ha disposto il sequestro preventivo di tratti della strada provinciale 142 «Passo dei Mandrioli» nella provincia di Forlì-Cesena;

   la suddetta strada provinciale 142, nel versante romagnolo, è stata interdetta a tempo indeterminato al traffico dei mezzi pesanti di portata superiore alle 35 tonnellate, con istituzione di traffico a senso unico alternato per i mezzi leggeri in tre diversi tratti. La strada provinciale in questione rappresenta uno snodo centrale nel collegare la regione Emilia-Romagna con la Toscana, e versa in condizioni ultradecennali di dissesto e pericolosità nel tratto emiliano-romagnolo;

   nel 2018 la regione Emilia-Romagna ha stanziato un fondo di 200.000 euro per ripristinare una frana a valle, e recentemente la protezione civile regionale ha assegnato 400.000 euro per eseguire una minima parte degli interventi in questione. Queste cifre, tuttavia, non riescono a realizzare un intervento risolutivo che consenta la definitiva messa in sicurezza di un collegamento stradale strategico per le comunità locali, ma con rilevanza regionale e nazionale –:

   se il Ministro interrogato intenda prendersi carico, per quanto di competenza, di questa questione così seria e problematica per le comunità locali coinvolte, predisponendo un piano di investimenti che sia in linea con tutti gli interventi necessari a mettere definitivamente in sicurezza il tratto interessato.
(5-03919)

Interrogazione a risposta scritta:


   D'ATTIS. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   nel corso del tempo si sono registrati numerosi tentativi di depotenziare l'Aeroporto del Salento che costituisce la più importante infrastruttura non solo della città di Brindisi, ma dell'intera area sud pugliese;

   il provvedimento di chiusura dello scalo brindisino, adottato dal Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, di concerto con il Ministero della salute, connesso all'emergenza COVID-19, rischia di concretizzare ciò che fino ad ora è stato scongiurato;

   se da un lato, infatti, la chiusura di due mesi dell'aeroporto del Salento rappresentava una misura potenzialmente utile per arginare la diffusione del contagio, tra passeggeri e personale, dall'altra prorogare per altri mesi questa situazione desta non poche preoccupazioni per la realtà locale;

   agli effetti economici negativi che si registrano nel breve periodo (cassa integrazione prevista sino ad aprile 2021 per il personale; chiusura delle attività commerciali esistenti all'interno dall'aerostazione; cessazione di tutti i servizi comunque connessi al traffico passeggeri, tra i quali, solo a titolo esemplificativo, quello di noleggio auto e di trasporto pubblico e privato) rischiano di aggiungersi quelli che si avranno nel medio e nel lungo periodo;

   nel medio periodo, con l'approssimarsi della stagione estiva, il settore che rischia di subire i maggiori danni economici è quello turistico, già particolarmente sofferente, atteso che la posizione strategica dell'aeroporto di Brindisi apre la strada anche al basso Salento;

   gli effetti devastanti dovuti al perdurare della chiusura dell'aeroporto di Brindisi potrebbero proseguire anche dopo la ripartenza, cosicché esiste il concreto e serio pericolo che lo scalo brindisino possa rimanere definitivamente schiacciato dal lockdown;

   nonostante lo scalo di Brindisi disponga di mezzi e personale altamente qualificato, anche il trasporto di merci è già stato trasferito presso l'aeroporto di Bari, circostanza che rappresenta una minaccia, nel lungo periodo, per l'intero comparto della logistica brindisina;

   già dal 4 maggio 2020, alcuni aeroporti italiani, tra cui quelli di Bergamo, Firenze e Roma, sono stati riaperti –:

   se il Governo non intenda adottare iniziative per procedere quanto più rapidamente possibile alla riapertura dell'aeroporto di Brindisi.
(4-05515)

INTERNO

Interrogazioni a risposta scritta:


   VARCHI, GALANTINO e CIABURRO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   vi è ancora incertezza per la sorte di 78 migranti da ieri a bordo del mercantile «Marina», in attesa di istruzioni al largo di Lampedusa;

   nel frattempo, a Palermo sono sbarcati dalla nave «Raffaele Rubattino» i 146 salvati dalla Alan Kurdi della ong tedesca Sea-Eye e i 38 della Aita Mari;

   come si apprende da fonti di stampa, compiute le procedure di identificazione e le ulteriori verifiche sanitarie, il personale medico e sanitario della Croce Rossa ha lasciato il molo «Piave sud», mentre due pullman, uno proveniente da Benevento e uno da Salerno, avrebbero portato i migranti nei centri di accoglienza;

   in una recente intervista, il Ministro interrogato aveva dichiarato che «Il Viminale non ha mai smesso di tessere la tela dei rapporti coi ministri dell'Interno degli altri Stati membri. Certo, l'emergenza sanitaria ha influito molto sulle decisioni adottate dai governi, ma proprio in questi giorni è andata a buon fine la lettera indirizzata alla Commissione Ue dai ministri di Germania, Francia, Spagna e Italia. Quattro Paesi chiave dell'Ue che, in un momento in cui l'Unione è nel pieno dell'emergenza sanitaria, hanno sentito la necessità di rivolgersi alla Commissione che sta per formulare la sua proposta sulla riforma del sistema di asilo. Per noi, è importantissimo che la lettera metta in evidenza la peculiarità delle frontiere marittime e la necessità che la ricollocazione dei richiedenti asilo salvati in mare avvenga a carico di tutti i Paesi Ue e non soltanto dei soliti volenterosi»;

   nel corso dell'audizione in Commissione affari costituzionali, lo stesso Ministro, annunciando la strategia che il Governo sta portando avanti in materia di migranti, ha rassicurato che «I migranti arrivati in Italia saranno ricollocati secondo l'accordo di Malta, oggi sospeso. Si sta lavorando con il governo tedesco per prevedere altre possibilità, come forse il porto di uno Stato bandiera della nave che ha soccorso i migranti in mare», senza però specificare i dettagli del negoziato con Berlino;

   il 5 maggio un portavoce della Commissione europea ha dichiarato che l'Italia non avrebbe presentato nessuna richiesta per il coordinamento della redistribuzione dei migranti salvati dalle navi Alan Kurdi e Aita Mari, costringendo il Viminale a chiarire che «la richiesta in tal senso è già stata presentata dal governo tedesco alla Commissione UE lo scorso 22 aprile»;

   di fatto, c'è molta confusione in merito alla politica adottata dal Governo in questo periodo di emergenza sanitaria, posto che se, da un lato, si dispone la chiusura porti, dall'altro ci si adopera per accogliere migranti: dal decreto interministeriale del 7 aprile 2020, secondo cui «Per l'intero periodo di durata dell'emergenza sanitaria nazionale derivante dalla diffusione del virus Covid-19, i porti italiani non assicurano i necessari requisiti per la classificazione e la definizione di Place of Safety (“luogo sicuro”), in virtù di quanto previsto dalla Convenzione di Amburgo sulla ricerca e il salvataggio marittimo», si è assistito a continui approdi, anche di gommoni o piccole imbarcazioni, che rischiano di far riversare decine di migranti in Italia, con tutti i problemi connessi alla logistica dell'accoglienza, fino alla pubblicazione di bandi per l'individuazione di alberghi da adibire a sorveglianza sanitaria per migranti «per ottemperare a sollecite richieste del Ministero dell'interno (da ultimo la circolare del 10 aprile 2020) al fine di ospitare migranti che approdano sulle coste della Sicilia» –:

   quale sia, di fatto, la politica del Governo in materia di gestione dei flussi migratori e cosa preveda il negoziato in corso con la Germania;

   dove siano stati trasferiti i 146 migranti salvati dalla Alan Kurdi e i 38 della Aita Mari, prelevati dalla nave Rubattino sulla quale hanno trascorso un periodo di quarantena.
(4-05525)


   ZICCHIERI e GERARDI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   da notizie di stampa si è appreso che Albino Ruberti, capo di gabinetto di Nicola Zingaretti in regione Lazio, è stato multato, in flagranza, per aver partecipato a un pranzo in un'abitazione al Pigneto in occasione della festività del primo maggio;

   Ruberti, infatti, si trovava a casa di Andrea Pacella, consigliere politico del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, insieme alla consigliera regionale del Lazio, Sara Battisti, tutti multati;

   Ruberti avrebbe provato a dire agli agenti del commissariato Porta Maggiore, intervenuti a seguito della segnalazione dei vicini di casa che hanno riconosciuto i commensali, che era un incontro di lavoro dovuto al fatto che «la mattina il ministero aveva richiesto il supporto della Protezione civile regionale sul fronte dei trasporti», ma i poliziotti hanno ritenuto di dover procedere con la contestazione del mancato rispetto dei decreti sul distanziamento sociale;

   l'incontro di lavoro, infatti, è stato arricchito da un succulento pranzo di pesce acquistato in delivery e da musica in terrazza;

   lascia perplessi l'atteggiamento di Ruberti, riportato sempre dalla stampa, secondo la quale si sarebbe rivolto agli agenti in modo irrispettoso e avrebbe esibito il suo ruolo, presentandosi senza mascherina e non rispettando le distanze sociali con gli agenti;

   Ruberti, invece, ha smentito la ricostruzione giornalistica, affermando che non si trattava di modalità che appartengono al suo modo di essere;

   già all'inizio della pandemia scoppiata in Italia si era dovuto assistere alle immagini del presidente della regione Lazio che il 27 febbraio aveva fatto un aperitivo a Milano, incoraggiato dal sindaco Sala al fine di far passare il messaggio «Milano non si ferma», salvo poi scoprire che Zingaretti era positivo al Covid-19 –:

   se intenda chiarire quanto accaduto il 1° maggio nell'abitazione di Andrea Pacella, visto il ruolo pubblico ricoperto dai convenuti al pranzo.
(4-05528)


   GIACHETTI. — Al Ministro dell'interno, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   da alcuni giorni davanti alla sede del comune di Torino, in piena emergenza Covid, alloggiano in tende e sacchi a pelo di fortuna diverse decine di senzatetto che trovavano fino al 3 maggio 2020 rifugio nei dormitori di emergenza del comune di Torino di Piazza d'Armi, chiusi dallo stesso comune;

   la Vice Sindaca di Torino ha motivato ieri la decisione di chiudere il rifugio dormitorio, con servizi igienici e strutture riscaldate per un centinaio di persone, «per motivi di ordine pubblico e perché non si potevano scongiurare rischi di assembramento»;

   lo spettacolo di queste ore in piazza Palazzo di Città, sotto i portici e nei punti estremi della piazza davanti al comune, è quanto di più degradante e inumano si debba assistere, con forme di assembramento ancora più rischiose e illogiche sul piano della sicurezza e dell'igiene, innanzitutto per i senzatetto;

   la fotografia appare quella di un campo profughi di un paese in guerra, essendovi accampate decine di persone che non hanno servizi igienici, cibo, aiuti e assistenza di alcun tipo;

   appare inaccettabile all'interrogante che decine di persone si trovino in questa grave situazione umanitaria senza che vi siano iniziative o possibili soluzioni –:

   se risulti quali siano state le ragioni della chiusura del centro di accoglienza dormitorio di Piazza d'Armi senza un'alternativa adeguata a questa emergenza;

   quali iniziative di competenza intendano adottare i Ministri interrogati, alla luce dell'emergenza sanitaria e in raccordo con le autorità competenti (prefetto, sindaco, presidente della regione), riguardo alla possibilità di riaprire con la massima urgenza il centro di accoglienza comunale e per garantire, almeno per le prossime ore e in attesa di una soluzione, servizi igienici e aiuti alimentari alle persone accampate in piazza Palazzo di Città.
(4-05529)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazione a risposta scritta:


   FIORAMONTI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro per la pubblica amministrazione. — Per sapere – premesso che:

   data la fragile situazione economica in cui versa il «sistema Paese», aggravata dall'emergenza sanitaria da COVID-19, il Presidente del Consiglio dei ministri con l'emanazione del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 1° marzo 2020 riguardante le ulteriori disposizioni attuative del decreto-legge 23 febbraio 2020, n. 6, recante misure urgenti in materia di contenimento e gestione dell'emergenza epidemiologica da COVID-19, è intervenuto sulle modalità di accesso allo smart-working, confermate anche dal decreto del 4 marzo 2020;

   come indicato nel decreto del Presidente del Consiglio dei ministri dell'11 marzo 2020 e successivi, si raccomanda il massimo utilizzo, da parte delle imprese, di modalità di lavoro agile per le attività che possono essere svolte dal proprio domicilio o in modalità a distanza;

   l'obiettivo delle suddette misure è quello di incentivare l'utilizzo dello smart-working, non solo nell'ambito della pubblica amministrazione ma anche del settore privato con ridotta capacità lavorativa, riconoscendo la priorità nell'accoglimento delle istanze di svolgimento delle prestazioni lavorative in modalità agile;

   l'allentamento delle misure restrittive alla circolazione ha comportato in gran parte dei settori privati e nella pubblica amministrazione una progressiva riduzione dell'impiego del lavoro agile; in particolar modo nella pubblica amministrazione che, come si apprende da organi di stampa, sembrerebbe ridurre le opzioni per lo smart-working: dal numero di lavoratori coinvolti nei prossimi mesi alle modalità stesse del suo esercizio;

   va tenuto conto che, in un momento emergenziale come questo, la possibilità del lavoro agile offre numerose tutele non solo per il contenimento della diffusione del COVID-19, ma anche per garantire ad un'ampia fascia di lavoratori di svolgere il proprio lavoro in piena sicurezza, dalle proprie abitazioni, potendo al tempo stesso seguire i propri figli, data la prospettiva di riapertura delle scuole con modalità in presenza non prima di settembre; vanno considerati inoltre gli innumerevoli benefici derivanti dal mancato utilizzo dei mezzi di trasporto pubblici e dei veicoli privati, sia per gli individui (i quali possono investire il tempo risparmiato in maniera più produttiva nel lavoro), sia per la salute e per l'ambiente (grazie alla riduzione delle emissioni di gas inquinanti nell'atmosfera e alle limitate occasioni di contagio) –:

   quali iniziative normative il Governo intenda adottare al fine di rendere tale misura sempre più strutturale e regolamentata, quale condizione di lavoro necessaria laddove le prestazioni in presenza non siano essenziali.
(4-05519)

POLITICHE AGRICOLE ALIMENTARI E FORESTALI

Interrogazione a risposta scritta:


   LOSS, GASTALDI, VIVIANI, BUBISUTTI, GOLINELLI, LIUNI, LOLINI e MANZATO. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

   l'Agea, agenzia sotto la vigilanza del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali, rappresenta il principale soggetto erogatore dei fondi nazionali ed europei destinati all'agricoltura;

   l'Agea si avvale della collaborazione dei Centri autorizzati di assistenza agricola (Caa), – tramite la stipula di apposita convenzione che ne regola i rapporti, senza la quale questi non possono operare – a cui delega il compito di assistere gli imprenditori agricoli nella predisposizione delle domande di ammissione agli aiuti;

   le principali attività di supporto che un Centro autorizzato di assistenza agricola assolve in favore delle imprese agricole sono quelle che riguardano: la gestione delle richieste di agevolazioni e contributi nell'ambito della politica agricola comunitaria; la richiesta di carburante agricolo ad accisa agevolata; la partecipazione a misure dei piani regionali di sviluppo rurale; le registrazioni obbligatorie per prodotti agroalimentari a qualità regolamentata, importatori di materie prime per alimenti e mangimi; le pratiche fondamentali per la sopravvivenza di migliaia di aziende agricole;

   il decreto ministeriale 27 marzo 2008, sulla riforma dei Centri autorizzati di assistenza agricola prevede che questi possano essere costituiti da associazioni di liberi professionisti, che gli stessi e le società di cui si avvalgono devono operare attraverso dipendenti o collaboratori con comprovata esperienza ed affidabilità nella prestazione di attività di consulenza in materia agricola e che possano avvalersi di professionisti iscritti agli ordini e collegi professionali per l'esercizio di funzioni di controllo delle fattispecie finanziate;

   da quanto sono costituiti i Centri autorizzati di assistenza agricola ed è aumentato notevolmente il transito di pratiche e procedimenti, professionisti come periti agrari, agrotecnici e dottori agronomi e forestali, hanno costituito dei Centri autorizzati di assistenza agricola o collaborano con essi, in molteplici forme, viste anche le competenze professionali nelle materie e procedimenti di cui si occupano;

   i periti agrari, agrotecnici, dottori agronomi e forestali, iscritti nei relativi ordini e collegi professionali, sono tenuti al superamento di un esame di Stato per l'abilitazione all'esercizio della libera professione, e successivamente alla formazione continua, e, secondo il suddetto decreto ministeriale, rientrano tra i soggetti «con esperienza e affidabilità nella prestazione di attività di consulenza in materia agricola»;

   negli ultimi anni sono notevoli gli obblighi e oneri ai quali hanno dovuto adeguarsi i liberi professionisti come l'assicurazione professionale, la posta elettronica certificata, la firma digitale, lo Spid e la fatturazione elettronica;

   l'Agea, inviando ai Centri autorizzati di assistenza agricola il nuovo schema di convenzione 2020, ha inserito una clausola, non prevista nelle precedenti e in quella ancora in corso, secondo la quale entro il 30 settembre 2020 tutti gli operatori titolari abilitati ad accedere ed operare nei sistemi informativi dell'organismo pagatore devono essere lavoratori dipendenti del Centro autorizzato di assistenza agricola o delle società con esso convenzionate;

   l'effetto inevitabile sarà la chiusura e messa in liquidazione dei Centri autorizzati di assistenza agricola dei liberi professionisti e l'impossibilità per ogni singolo professionista di continuare a svolgere la propria attività di Centri autorizzati di assistenza agricola, provocando la chiusura di centinaia di studi professionali ed il depauperamento del reddito di un numero assai più elevato di liberi professionisti;

   in questo momento di emergenza dovuta dal coronavirus, che limita gli spostamenti e crea notevoli difficoltà operative e in vista anche delle disposizioni previste nel decreto-legge «Cura Italia», che prevedono l'anticipo del 70 per cento della politica agricola comune, gran parte dei liberi professionisti stanno comunque continuando a svolgere la loro attività, per necessità, senso di responsabilità e soprattutto correttezza verso i clienti;

   bisogna porre rimedio ad una imposizione che non sembra avere alcuna utilità pratica o giustificazione tecnica –:

   quali iniziative di competenza intenda adottare affinché sia modificato il testo della convenzione 2020 tra Agea e i Centri autorizzati di assistenza agricola rivedendo l'obbligo per questi di operare esclusivamente attraverso dipendenti, disposizione che, ad avviso degli interroganti senza alcuna motivazione razionale, estromette i liberi professionisti da un settore che è sempre stato di loro competenza e nel quale hanno sempre operato, privandoli di competenze, lavoro e fatturato.
(4-05522)

POLITICHE GIOVANILI E SPORT

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

VII Commissione:


   MARIANI, VACCA, GALLO, ACUNZO, VILLANI, BELLA, CARBONARO, CASA, LATTANZIO, MELICCHIO, TESTAMENTO, TUZI e VALENTE. — Al Ministro per le politiche giovanili e lo sport. — Per sapere – premesso che:

   il decreto-legge 23 febbraio 2020, n. 6, allo scopo di evitare la diffusione del COVID-19, aveva previsto la possibilità di sospensione, con decreti del Presidente del Consiglio dei ministri, di manifestazioni o iniziative di qualsiasi natura, di eventi e di ogni forma di riunione in luogo pubblico o privato, anche di carattere sportivo, pure se svolti in luoghi chiusi aperti al pubblico;

   successivamente si sono susseguiti diversi decreti del Presidente del Consiglio dei ministri (DPCM) che hanno specificato e ampliato in termini temporali e territoriali la suddetta previsione;

   è stata quindi disposta la limitazione o sospensione di manifestazioni o iniziative di qualsiasi natura, di eventi e di ogni altra forma di riunione in luogo pubblico o privato, anche di carattere sportivo;

   da ultimo, è intervenuto il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 26 aprile 2020 che ha sostituito i precedenti e la cui efficacia si estende dal 4 al 17 maggio 2020;

   risulta tuttavia confermata la sospensione degli eventi e delle competizioni sportive di ogni ordine e disciplina, in luoghi pubblici o privati, essendo consentite soltanto a porte chiuse e senza alcun assembramento, le sessioni di allenamento degli atleti, professionisti e non professionisti, di discipline sportive individuali, riconosciuti di interesse nazionale dal Coni, dal Cip e dalle rispettive Federazioni, in vista della loro partecipazione ai giochi olimpici o a manifestazioni nazionali e internazionali;

   l'Ufficio per lo sport della Presidenza del Consiglio ha pubblicato il documento con i parametri da seguire per la ripresa graduale delle varie attività sportive e nel rispetto delle prioritarie esigenze di tutela della salute individuale e collettiva;

   con l'avvio della «fase 2», tante famiglie si ritroveranno a dover coniugare il rientro al lavoro con la gestione del tempo libero dei propri figli e i centri estivi rappresentano un'opportunità importante anche per l'insostituibile servizio educativo, ludico, sportivo e culturale che svolgono;

   i centri estivi possono rappresentare un valido incentivo per tutte le associazioni sportive che negli ultimi mesi hanno dovuto interrompere la loro attività;

   cionondimeno, al momento, non risultano emanate linee guida che consentano la programmazione per l'avvio di attività nei centri estivi –:

   quali iniziative il Ministro interrogato intenda assumere, per quanto di competenza, al fine di disciplinare l'avvio delle attività nei centri estivi sportivi, allo scopo di consentirne un'adeguata e puntuale organizzazione.
(5-03921)


   FURGIUELE, BELOTTI, BASINI, COLMELLERE, FOGLIANI, LATINI, PATELLI, RACCHELLA e SASSO. — Al Ministro per le politiche giovanili e lo sport. — Per sapere – premesso che:

   è indubbio che la crisi derivante dalla pandemia e dalle misure di contenimento resesi necessarie per l'emergenza epidemiologica causata dal Covid-19 sta mettendo in seria difficoltà, oltre che il sistema sanitario italiano, anche il tessuto economico-produttivo ed il sistema della coesione sociale;

   a seguito delle misure di prevenzione e contenimento, decreti del Presidente del Consiglio dei ministri del 4 marzo 2020 e successivi, si sono verificate pesanti ripercussioni sullo sport in tutto il Paese: sono stati sospesi gli eventi e le competizioni sportive di ogni ordine e disciplina, in luoghi pubblici o privati, e sono state altresì interrotte le attività di palestre, centri sportivi, piscine, centri sociali e ricreativi, azzerando in tal modo gli incassi del settore sportivo;

   in particolare, il mondo natatorio è tra i più penalizzati, in quanto con la chiusura degli impianti delle piscine, in seguito al decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 9 marzo 2020, sono stati penalizzati non solo i singoli atleti, ma anche i gestori delle piscine che, anche chiuse, comportano comunque costi di manutenzione;

   le attività motorie e sportive in tutte le loro forme sono presupposto indispensabile per il benessere psicofisico delle persone di qualunque età e per la formazione e la crescita socioculturale di bambini e ragazzi;

   specialmente il nuoto è tra le attività consigliate per il corretto sviluppo e la crescita dei più piccoli, riconosciuta da diversi studi come un'attività che apporta sia benefìci sia cognitivi che fisici;

   anche gli allenamenti in palestra sono comunemente riconosciuti come attività benefica per tutto l'organismo umano: migliora la circolazione, potenzia la memoria, rinforza le articolazioni ed i muscoli, favoriscono la funzione cardiaca e respiratoria e stimolano il sistema immunitario;

   numerosi sono oggigiorno gli impianti sportivi dotati di piscina e palestra ed impellente e oramai percepita è la necessità di una loro riapertura, sia per l'utenza sia nell'ottica imprenditoriale e manageriale;

   inevitabilmente una chiusura ancora più prolungata avrebbe drammatici effetti economici sulla gestione degli impianti medesimi e, in particolare, delle piscine, molte delle quali si avvierebbero ad una chiusura definitiva, con nefaste conseguenze anche sull'indotto occupazionale –:

   quali iniziative di competenza il Ministro intenda adottare per accelerare la riapertura degli impianti sportivi e, in particolare, la ripresa delle attività natatorie e sopratutto quali linee guida intenda definire per permettere, come preannunciato, la riapertura di palestre e centri sportivi dal prossimo 18 maggio 2020.
(5-03922)


   FRASSINETTI e MOLLICONE. — Al Ministro per le politiche giovanili e lo sport. — Per sapere – premesso che:

   il Governo è attualmente impegnato nella predisposizione della «fase 2» della gestione dell'emergenza;

   dai dati contenuti nel rapporto del Comitato olimpico nazionale italiano sui «Numeri dello sport» riferito all'anno 2018, le società iscritte al registro presso il Coni sono 110.409, mentre i rapporti di affiliazione che caratterizzano lo sport dilettantistico sono 139.917; secondo la Federazione italiana pubblici esercizi, le perdite derivate dalla cancellazione delle manifestazioni sportive sono di decine di milioni di euro al mese;

   come denunciato dalla Sigis, in assenza di immediati interventi, la tenuta finanziaria ed economica delle imprese del settore sportivo sarà messa a rischio, con ricadute occupazionali e sugli utenti che praticano attività sportiva –:

   quali iniziative intenda adottare, con urgenza, al fine di sostenere il settore sportivo e, in particolare, se intenda promuovere la sottoscrizione di un protocollo d'intesa igienico-sanitario fra le principali categorie dell'impiantistica sportiva, il Ministero della salute e l'istituto superiore di sanità, così da garantire la prosecuzione delle attività sportive, anche del campionato di Serie A.
(5-03923)


   PICCOLI NARDELLI, PRESTIPINO, ROSSI, DI GIORGI, CIAMPI e ORFINI. — Al Ministro per le politiche giovanili e lo sport. — Per sapere – premesso che:

   in seguito all'emergenza sanitaria conseguente alla diffusione del Covid-19 sono stati diversi gli interventi messi in atto in favore del settore dello sport, rivolti a sostenere le difficoltà derivanti dalla sospensione delle attività sportive, degli eventi e delle competizioni;

   l'articolo 96 del decreto-legge 17 marzo 2020, n. 18, convertito dalla legge 24 aprile 2020, n. 27, cosiddetto decreto Cura Italia, riconosce, in favore di titolari di rapporti di collaborazione presso federazioni sportive nazionali, enti di promozione sportiva e società e associazioni sportive dilettantistiche, indennità per il mese di marzo 2020, pari a 600 euro;

   è stata, inoltre, prevista la sospensione, per il settore, dei termini relativi ai versamenti delle ritenute, dei contributi e dei premi per l'assicurazione obbligatoria, nonché dell'Iva e, ancora, la sospensione, fino al 31 maggio 2020, dei termini per il pagamento dei canoni di locazione e concessori relativi all'affidamento di impianti sportivi pubblici;

   la conseguente crisi finanziaria colpirà, inevitabilmente, il movimento sportivo di base. Le società sportive non potranno più contare sul sostegno delle sponsorizzazioni delle piccole imprese, sui finanziamenti o sulle agevolazioni degli enti locali. I costi delle attività saranno tutti sulle spalle dei praticanti e delle famiglie, che spesso non sono più in grado di sopportarli;

   nel corso del question time in Aula del 22 aprile 2020, il Governo, tramite il Ministro dello sviluppo economico, ha annunciato importanti interventi a sostegno delle imprese sostenendo che nel nuovo decreto economico di aprile si punterà a garantire liquidità immediata e diretta alle imprese. Accanto alla conferma del bonus di 600 euro, allo studio del Governo vi sono forme di finanziamento a fondo perduto. Per le imprese con meno di 10 dipendenti si sta lavorando ad una misura di ristoro diretto che permetterà di fornire liquidità diretta e non a prestito;

   l'associazionismo sportivo, rappresentato per lo più da piccole società, oltre a svolgere una funzione sociale, permettendo ai giovani di dedicarsi ad un'attività sportiva e di maturare attitudini, non solo fisiche ma anche umane, educative e di aggregazione, svolge un importante ruolo imprenditoriale con alto tasso occupazionale;

   è urgente avviare una serie di interventi specifici a sostegno del mondo dell'associazionismo sportivo volti a garantire investimenti a fondo perduto che permettano di fornire liquidità diretta –:

   come il Ministro interrogato intenda promuovere interventi urgenti di sostegno al mondo dell'associazionismo sportivo, che è uno dei settori imprenditoriali del Paese con riconosciuta funzione sociale e occupazionale.
(5-03924)


   FUSACCHIA. — Al Ministro per le politiche giovanili e lo sport. — Per sapere – premesso che:

   lo sport di base, a seguito delle misure che si sono rese necessarie per contrastare la diffusione del Coronavirus, rischia di risultare gravemente danneggiato, con conseguenze sul contributo che lo sport dà al benessere individuale e alla coesione sociale. Non c'è infatti solo il danno economico per le tantissime piccole società sportive italiane, con ripercussioni su migliaia di lavoratrici e lavoratori rimasti senza reddito e a cui le iniziative del Governo non hanno ancora dato una risposta compiuta. Occorre considerare anche le ripercussioni che questa crisi produce su tantissimi giovani che sono stati impossibilitati a fare attività sportiva e rischiano di non poter tornare a farla neppure quando sarà di nuovo possibile;

   l'introduzione di un reddito di emergenza basato sul modello proposto dal Forum disuguaglianze diversità e dall'Asvis costituirebbe una tutela minima in questa fase emergenziale capace di ricomprendere tutti coloro che sotto varie forme collaborano anche con le società sportive, superando l'approccio per categorie e per tipologia di contratti che inevitabilmente lascia indietro moltissime persone;

   le attività sportive di base sono un patrimonio irrinunciabile dal punto di vista educativo e della salute, la cui mancanza grava su tutti i cittadini, ma colpisce soprattutto i giovani. Vivendo già in una situazione di isolamento prolungato, e senza possibilità di riapertura delle scuole materne e di ripresa delle attività scolastiche, lo sport rappresenta ancor di più un elemento centrale per la salute psico-fisica;

   inoltre, con la progressiva riapertura delle imprese e gli istituti scolastici ancora chiusi, i centri estivi, i centri sportivi, le aree giochi che vedono attive anche associazioni culturali, ricreative e di volontariato rappresentano un valido sostegno a tutte le famiglie;

   a oggi non sono ancora state previste aperture immediate, né sono stati adottati protocolli di sicurezza validi per consentire a queste attività di riprendere e continuare il loro lavoro e ai genitori di organizzare le proprie vite;

   quali misure il Governo intenda adottare per permettere la sanificazione degli ambienti e la riapertura delle piccole società sportive, culturali e ricreative del mondo associativo e del terzo settore attive nell'ambito dello sport di base, al fine, da un lato, di garantire il sostegno alle lavoratrici e ai lavoratori impegnati con queste realtà e, dall'altro, di offrire ai genitori la possibilità di attività utili alla cura psico-fisica e al progressivo ritorno alla socialità dei propri figli.
(5-03925)


   MARIN, APREA, CASCIELLO, PALMIERI, SACCANI JOTTI e VIETINA. — Al Ministro per le politiche giovanili e lo sport. — Per sapere – premesso che:

   lo stato di emergenza deliberato per il contenimento del contagio da Covid-19 come tanti altri settori ha messo in ginocchio il mondo dello sport italiano, che, è bene ricordarlo, ha una importantissima valenza sociale di prevenzione sanitaria ed educativa;

   gli iscritti alle federazioni sportive in Italia sono circa 5 milioni e le associazioni sportive dilettantistiche rappresentano la spina dorsale di questo mondo;

   lo sport italiano – è sempre bene ricordarlo – vive di passione, volontariato e merito ed il Governo dovrebbe sentire il dovere di aiutarlo;

   nelle società e nelle associazioni sportive vanno milioni di nostri ragazzi, di nostri figli, che in quelle sedi trovano un ambiente educativo che insegna loro a stare con gli altri, a rispettare l'avversario, ad accettare la sconfitta, ma anche a vivere il proprio successo senza farlo pesare;

   è evidente come le associazioni sportive dilettantistiche oggi si trovino in una condizione che definire molto difficile è un eufemismo e molte sono a rischio di chiusura;

   per questo al decreto-legge n. 18 del 2020 – cosiddetto Cura Italia – decreto da 25 miliardi di euro il Gruppo di Forza Italia aveva presentato a firma Marin un emendamento per istituire un Fondo per lo sport, per l'anno 2020, di 200 milioni da destinare a queste associazioni sportive;

   nonostante tale cifra rappresentasse appena lo 0,008 per cento della cifra totale impegnata con il citato decreto-legge, il Governo ha ritenuto di non prendere effettivamente in considerazione l'emendamento;

   sarebbe auspicabile che il Ministro interrogato prendesse in considerazione di incontrare e sentire i rappresentanti del mondo dello sport, anche per valutarne direttamente le difficoltà e le necessità più immediate –:

   se non ritenga necessario adottare iniziative per istituire tempestivamente un fondo per lo sport, che rappresenta una misura indispensabile per la sopravvivenza dello sport italiano.
(5-03926)


   TOCCAFONDI e ANZALDI. — Al Ministro per le politiche giovanili e lo sport. — Per sapere – premesso che:

   l'emergenza epidemiologica di questi mesi ha comportato per il settore delle palestre e dei centri sportivi una perdita economica che ammonta a circa 1 miliardo di euro in 5 mesi e mette a rischio oltre 200 mila posti di lavoro secondo gli ultimi dati dell'Ifo (International Fitness Observatory);

   l'industria del fitness e dello sport rappresenta per l'indotto una realtà di rilevo nell'economia nazionale, essendo un settore che ha un ruolo sociale fondamentale per il benessere psico-fisico dei cittadini, come dimostrato anche dalla considerazione che ha avuto l'attività motoria all'aria aperta anche nei precedenti provvedimenti del Governo;

   le misure governative urgenti già predisposte a sostegno dei collaboratori operanti nel settore sportivo, visto il protrarsi del lockdown, hanno consentito a migliaia di collaboratori sportivi di affrontare l'attesa della ripartenza;

   le società e associazioni sportive che operano su tutto il territorio nazionale stanno ancora aspettando un sostegno concreto per fronteggiare questi mesi di crisi e, nell'ultima bozza del decreto-legge «Maggio» circolata nei giorni scorsi, per quanto consta agli interroganti sarebbe stata prevista la riapertura degli impianti sportivi il 18 maggio ad opera delle società e associazioni sportive dilettantistiche, nonché per far fronte alla crisi economica delle società operanti nel settore sportivo, la destinazione di alcune risorse a misure di sostegno economico, di cui tuttavia non si ha più notizia;

   sono oltre 100 mila le società e associazioni dilettantistiche operanti sul territorio nazionale che, a causa dell'arresto forzato dell'attività sportiva, non hanno più ricavi di alcun tipo;

   il Governo ha inoltre affidato la funzione di indirizzo, per quel che riguarda la materia sportiva, al Politecnico di Torino (ente privato), che ha emanato delle linee guida, a giudizio degli interroganti, completamente inadeguate alla realtà dello sport di base e dello sport dilettantistico, quali, ad esempio, quella di considerare lo sport della pallavolo più a rischio di contagio rispetto allo sport del pugilato;

   tali linee guida sono difficilmente applicabili alle oltre centomila società e associazioni sportive che non riescono a supplire economicamente alla carenza di azioni efficaci;

   è necessario predisporre interventi economici a favore delle società e delle associazioni sportive al fine di permettere loro di adottare le congrue misure per consentire la pulizia degli ambienti e degli impianti e il distanziamento necessari per consentire un'attività sportiva in sicurezza –:

   se il Ministro interrogato intenda riprendere in mano la politica pubblica sportiva, con particolare riferimento alla necessità di emanare delle linee guida semplici e comprensibili che consentano alle associazioni e società sportive di riprendere lo sport in condizioni di sicurezza e, in caso affermativo, quali siano la tempistica e le iniziative di supporto economico concreto che il Governo intende mettere in atto in favore delle società e associazioni sportive dilettantistiche per sostenerle nella difficile fase della riapertura e per coprire il grave deficit di ricavi derivato dalla pandemia.
(5-03927)

SALUTE

Interrogazioni a risposta scritta:


   UBALDO PAGANO. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   la delibera del Consiglio dei ministri del 31 gennaio 2020 dichiarava lo stato di emergenza per sei mesi in conseguenza del rischio sanitario connesso all'insorgenza di patologie derivanti da agenti virali trasmissibili;

   ai fini del contenimento e della gestione dell'emergenza epidemiologica, il Consiglio dei ministri e il Presidente del Consiglio dei Ministri emanavano, a partire dal 23 febbraio 2020, una serie di atti normativi e amministrativi volti a limitare gli spostamenti di persone e a sospendere determinate attività economiche sull'intero territorio nazionale;

   in data 2 marzo 2020, la direzione generale della sanità animale e dei farmaci veterinarie (Dgsaf) e la direzione generale per l'igiene e la sicurezza alimentare e la nutrizione del Ministero della salute trasmettevano alle prefetture, ai presidenti di regione e delle province autonome, alle associazioni di categoria e alla Federazione degli ordini dei medici veterinari, la nota 5086/2020 concernente gli aspetti di sanità pubblica veterinaria e di sicurezza alimentare cui assicurare adempimento al fine di contenere l'emergenza epidemiologica. La lettera C dell'Allegato 1 di tale documento, in materia di «Attività veterinaria, di sicurezza alimentare, produttiva e zootecnica nelle zone soggette a restrizione», indicava quali attività potessero continuare ad aver luogo e quali, invece, dovessero essere oggetto di differimento. In particolare, alla lettera b) del punto 1, si disponeva il differimento per un periodo di 30 giorni delle «attività afferenti alle operazioni di affido degli animali da parte dei canili sanitari e dei rifugi»;

   in data 12 marzo 2020, le medesime direzioni generali del Ministero della salute, in osservanza alle novità introdotte dal Decreto del Presidente del Consiglio di ministri 9 marzo 2020, emanavano la nota 6249/2020, con cui decretavano l'estensione a tutto il territorio nazionale delle misure adottate con la nota del 2 marzo 2020;

   facendo seguito alle summenzionate note, la Dgsaf ha precisato, con nota 6579/2020 del 18 marzo 2020, che «con particolare riferimento ai trasporti di animali non destinati ad attività riproduttive e zootecniche si rappresenta che questi potranno essere trasportati solo per esigenze connesse alla salute e al benessere stesso degli animali»;

   tale decisione, dunque, ha escluso la possibilità di effettuare trasporti di animali randagi destinati all'affido in una regione differente da quella di detenzione;

   come dimostrato dalle più recenti indagini Enpa e Lav, le regioni meridionali sono interessate da un alto tasso di randagismo, mentre questo risulta più contenuto nelle regioni centro-settentrionali. Tale distribuzione viene in parte sopperita dalle numerose pratiche di affido di cani detenuti nei canili/rifugi delle aree meridionali a soggetti residenti nel Nord Italia;

   nelle scorse settimane, l'interrogante ha ricevuto numerose segnalazioni in merito alla saturazione, a causa delle disposizioni sopra richiamate, delle strutture che nelle regioni meridionali si occupano di accoglienza dei cani randagi recuperati. Tale circostanza impedisce alle strutture la continuazione delle attività di recupero dei cani vaganti, anche e soprattutto degli animali feriti o necessitanti di soccorso;

   secondo l'interrogante, il blocco di queste attività potrebbe causare, nei prossimi mesi, un'impennata delle riproduzioni degli animali randagi, con ciò che ne consegue in termini di maggiori costi per l'accalappiamento a carico dei comuni, potenziali situazioni di pericolosità per i cittadini, danno in termini di attrattività per i territori a vocazione turistica –:

   se intenda, per quanto di competenza, valutare l'opportunità di consentire nuovamente il trasporto di animali ai fini dell'affido in regioni diverse da quella di detenzione.
(4-05512)


   MARTINCIGLIO, D'ORSO, CASA e NESCI. — Al Ministro della salute, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   l'esigenza di tutelare la sicurezza e la salute dei cittadini minata dall'emergenza epidemiologica hanno imposto al Governo l'adozione di prescrizioni rigide e perentorie volte a regolamentare dettagliatamente ogni aspetto della vita, soprattutto nella dimensione comunitaria;

   tra le disposizioni richiamate sono comprese anche quelle che, nel rispetto del principio costituzionale di libertà di movimento e di circolazione, ne tutelano l'esercizio in condizioni di assoluta sicurezza obbligando, soprattutto nel caso di trasporto pubblico, i responsabili del servizio ad adottare misure organizzative che assicurino in tutti i momenti del viaggio una distanza interpersonale di almeno un metro tra i passeggeri trasportati e, in caso di trasporto aereo, raccomandando l'uso da parte dell'equipaggio e dei passeggeri dei mezzi di protezione individuali;

   nonostante l'inderogabilità delle suddette prescrizioni, a tutt'oggi, e nonostante le molte segnalazioni rivolte all'Enac e alle numerose interrogazioni parlamentari presentate da tutte le forze politiche (sia di opposizione che di maggioranza) si continuano a registrare gravi inadempienze da parte della compagnia aerea Alitalia, soprattutto con riferimento alla mancata osservanza delle misure di distanziamento sociale sui voli che partono dalla Sicilia verso la Capitale;

   in particolare, risulta all'interrogante che sul volo Catania-Roma di mercoledì 29 aprile 2020 siano stati imbarcati ben 96 passeggeri, un numero tale da impedire oggettivamente la fruizione degli spazi adeguati che l'emergenza sanitaria impone;

   quello riportato non si configura come caso isolato, poiché nella stessa mattinata l'interrogante, passeggera del volo Alitalia Palermo-Roma, ha registrato una altrettanto inaccettabile approssimazione nell'organizzazione e nella gestione dei passeggeri che denotava, a giudizio dell'interrogante, una evidente violazione delle prescrizioni governative volte alla salvaguardia della salute pubblica;

   ciò è tanto più grave se si considera che la medesima compagnia aerea avrebbe adottato, invece, una condotta diversa e conforme alle regole nel successivo volo di collegamento della tratta Fiumicino-Milano per il quale ha utilizzato un velivolo più grande consentendo, così, ai passeggeri di viaggiare più distanziati;

   i passeggeri sono costretti a viaggiare per comprovati motivi di lavoro, esigenze di necessita o, nella quasi totalità dei casi, per motivi di salute e quindi in una condizione (quest'ultima) di per sé già debilitante;

   quanto descritto appare ancora più grave soprattutto alla luce della linea di assoluto rigore sulla quale il Governo ha deciso di proseguire per contrastare il diffondersi della pandemia che fa supporre la perdurante necessità di una scrupolosa osservanza dei protocolli di sicurezza, ancor più nelle regioni meridionali che, ancorché abbiano numeri di contagio contenuti, presentano maggiori carenze sanitarie –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti descritti in premessa e quali iniziative intendano adottare per garantire l'osservanza delle regole imposte per garantire la sicurezza e la salute dei cittadini che viaggiano in aereo;

   se, in particolare, intendano verificare quali standard di sicurezza la compagnia Alitalia stia applicando in queste settimane per assicurare ai cittadini l'incolumità durante gli spostamenti al fine di verificare se la condotta dalla stessa tenuta sia o meno conforme alle prescrizioni governative disposte per contenere il contagio da Covid-19.
(4-05526)

SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazioni a risposta scritta:


   VIETINA, D'ATTIS, SACCANI JOTTI, MILANATO, PITTALIS, MARIA TRIPODI, BAGNASCO, PETTARIN, NAPOLI, RUFFINO, LABRIOLA, SCOMA, ROTONDI e MARIN. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   il decreto «Cura Italia», all'articolo 125, comma 2, prevede l'estensione da 15 a 30 giorni del termine entro il quale l'impresa assicuratrice è tenuta a mantenere operante la polizza responsabilità civile auto, oltre la data di scadenza del contratto;

   in realtà, si tratta di 15 giorni che si sommano ai 15 previsti dalla norma ordinaria vigente, e che portano così a 30 giorni il cosiddetto «periodo di garanzia» per la sottoscrizione di una nuova polizza o per il rinnovo della precedente;

   le polizze responsabilità civile auto, a scadenza, beneficiano automaticamente dell'estensione del periodo di mora da 15 a 30 giorni;

   le auto a causa dell'emergenza sanitaria in corso Covid-19 sono ormai ferme da due mesi e la ratio della stessa norma è quella di garantire il prosieguo dell'appello di restare il più possibile presso il proprio domicilio;

   dalla polizia stradale si apprende che gli incidenti automobilistici sono in flessione da almeno tre mesi e si prevede resteranno contenuti fino a fine anno;

   tale estensione risulta, quindi, assolutamente insufficiente, alla luce dei risparmi che stanno attualmente ottenendo le compagnie assicurative;

   appare altresì limitata, sempre a fronte dei vantaggi che le compagnie assicurative stanno conseguendo in questo particolare periodo, la disposizione di cui al comma 2-bis del medesimo articolo che consente di sospendere il contratto di assicurazione in essere;

   appare fondamentale rivedere il premio assicurativo atteso che gli aumenti delle assicurazioni sono calcolati in base all'incidenza dei risarcimenti –:

   se e quali iniziative di competenza il Governo intenda adottare al fine di consentire una riduzione anche parziale dei premi assicurativi alla luce del periodo di lockdown.
(4-05517)


   LATINI. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro per l'innovazione tecnologica e la digitalizzazione. — Per sapere – premesso che:

   il divario digitale pesa in maniera particolare sugli anziani, che troppo spesso subiscono il confronto con la tecnologia e si sentono tagliati fuori dalla società;

   in Italia gli over 65 sono quasi 14 milioni, ovvero il 22 per cento della popolazione italiana, che raggiungerà il 33 per cento in 25 anni. Sono circa 1,2 milioni gli over 65 che si definiscono isolati e privi di amicizie e di reti al di fuori della famiglia (fonte Istat). Il rischio che restino esclusi dalla trasformazione digitale in atto e privati della possibilità di esercitare i loro diritti di cittadinanza in digitale è drammaticamente elevato. E si tratta di un rischio che lo Stato non può correre, perché i suoi servizi – online come offline – o sono per tutti o non sono per nessuno. Nessuno deve restare indietro lungo la strada della cittadinanza digitale;

   l'alfabetizzazione digitale si è affermata negli ultimi 30 anni in seguito alla diffusione delle nuove tecnologie. Come le nuove tecnologie, anche l'alfabetizzazione digitale si è evoluta, riuscendo ad affiancarsi anche alle competenze tecniche e scientifiche, che sono necessarie per utilizzare servizi nella rete;

   la formazione digitale di ogni individuo non può essere sottovalutata, perché le tecnologie digitali sono ormai presenti in ogni aspetto della vita di tutti noi e rappresentano uno strumento di contrasto alle disuguaglianze sociali. La stessa Europa, nel programma «Europe2020», si è espressa in merito all'importanza che tutti possano acquisire le basi della strumentazione digitale;

   la «frequentazione culturale classica» (libri e giornali cartacei, televisione, radio, spettacoli musicali, teatro, cinema, biblioteche, musei, siti archeologici) e quella «moderna digitale» contribuiscono non soltanto a costruire il capitale umano di un Paese, ma generano e nutrono il sentimento di appartenenza, di inclusione sociale e di partecipazione cognitiva, politica, civica e interiore delle persone al proprio tempo;

   la necessità di contenere i contagi ha avuto come conseguenza l'adozione da parte delle pubbliche amministrazioni ed enti di misure restrittive che hanno modificato anche l'erogazione dei servizi ai cittadini e la loro fruizione attraverso la forma digitale;

   le nuove piattaforme web sono riuscite a far aprire nuovi scenari di apprendimento, ma sono riuscite anche a garantire nuove conoscenze. Per questo la crescita e la diffusione delle opportunità offerte dal digitale sono da incoraggiare e sostenere con nuove misure di espansione;

   gli anziani rischiano di essere esclusi dalla società digitale. Numerose, però, sono le aziende che permettono l'alfabetizzazione digitale degli anziani. Tra le metodologie più apprezzare vi è l'e-learning e il modello d'apprendimento intergenerazionale. Introdurre le persone più avanti con gli anni a dei veri e propri corsi d'apprendimento e formazione potrebbe essere una valida soluzione per chi intende incoraggiare un genitore o un parente anziano che mostra poca dimestichezza nell'approccio con le nuove tecnologie;

   in queste ore anche personaggi noti del mondo della cultura e dello spettacolo hanno richiamato l'attenzione sull'importanza dell'inclusione digitale degli anziani e in futuro molti servizi, tra cui quelli postali, bancari, assicurativi e altri, renderanno necessaria una capillare opera di alfabetizzazione digitale per gli anziani stessi –:

   quali iniziative di competenza, anche di carattere normativo, il Governo intenda porre in essere al fine di istituire un piano di formazione sull'innovazione digitale e l'utilizzo del computer – rivolto ai cittadini oltre i 65 anni – al fine di facilitare l'accesso ai servizi digitalizzati e l'utilizzo degli strumenti tecnologici e di alleviare le conseguenze dell'isolamento sociale, gravoso anche se necessario.
(4-05518)

Apposizione di firme ad interrogazioni.

  L'interrogazione a risposta scritta Nesci e altri n. 4-05413, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 29 aprile 2020, deve intendersi sottoscritta anche dalla deputata Grande.

  L'interrogazione a risposta orale Dara e altri n. 3-01509, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 5 maggio 2020, deve intendersi sottoscritta anche dalla deputata Lucchini.

  L'interrogazione a risposta immediata in Commissione De Luca n. 5-03909, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 5 maggio 2020, deve intendersi sottoscritta anche dalla deputata Berlinghieri.

  L'interrogazione a risposta immediata in Commissione Mantovani n. 5-03910, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 5 maggio 2020, deve intendersi sottoscritta anche dalla deputata Montaruli.

  L'interrogazione a risposta immediata in Commissione Suriano e altri n. 5-03915, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 5 maggio 2020, deve intendersi sottoscritta anche dalla deputata Papiro.

  L'interrogazione a risposta scritta Deidda e altri n. 4-05479, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 5 maggio 2020, deve intendersi sottoscritta anche dalla deputata Ciaburro.

  L'interrogazione a risposta scritta Villani e altri n. 4-05497, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 5 maggio 2020, deve intendersi sottoscritta anche dalle deputate Faro e Leda Volpi.

ERRATA CORRIGE

  Interrogazione a risposta in Commissione Zanella e Mulé n. 5-03893 pubblicata nell'Allegato B ai resoconti della Seduta n. 334 del 5 maggio 2020, alla pagina 12400, prima colonna, dalla riga trentaduesima alla riga trentacinquesima, deve leggersi: «2020 per il rilascio volontario anticipato delle frequenze, prevedendo, prima del rilascio, l'individuazione degli indennizzi da corrispondere;» e non come stampato.