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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Giovedì 30 aprile 2020

ATTI DI INDIRIZZO

Risoluzione in Commissione:


   La VII Commissione,

   premesso che:

    la crisi sanitaria del COVID-19 è una delle più grandi emergenze che la Nazione abbia dovuto affrontare, una crisi che sta mettendo in grande difficoltà la coesione sociale e l'economia, investendo anche il sistema universitario e il diritto allo studio. È necessario garantire, nelle attuali circostanze di emergenza, quanto riportato negli articoli 33 e 34 della nostra Costituzione, unici strumenti per esercitare numerosi altri diritti costituzionalmente garantiti, impegnandosi fortemente nel favorire la fruizione delle piattaforme per la formazione a distanza e tutti gli accorgimenti necessari per poter assicurare l'accesso al diritto allo studio con adeguata sicurezza di tutti gli attori del sistema universitario italiano;

    ogni euro investito nell'università e nella ricerca ne genera da 3 a 4 in termini di ricchezza prodotta. Negli ultimi due anni si è riusciti a raggiungere il massimo storico nel Fondo di finanziamento ordinario (FFO) per le università con la cifra di 7 miliardi 620 milioni di euro e anche per l'analogo fondo per gli enti di ricerca (FOE) si è raggiunta la cifra record di 1 miliardo e 812,1 milioni di euro. Nell'ultima finanziaria si è riusciti a portare il fondo per le borse di studio a 267,8 milioni di euro. Segno questo della grande importanza che si vuole dare ad un sistema che va comunque sostenuto e riformato nella direzione dell'efficienza, dei diritti e della valorizzazione effettiva del merito. Si ha bisogno di un sistema universitario equo, diffuso, sempre più accessibile e in continuo e costruttivo dialogo con la società e il territorio che la circonda, che non può prescindere anche da un ampliamento e potenziamento della No Tax Area. Si vuole andare verso un accrescimento del sapere e della conoscenza di nuovi strumenti, che, come anche questi mesi di emergenza hanno dimostrato, possono essere utilizzati per creare e produrre nuova ricchezza. È necessario accelerare sull'open science, perché la ricerca deve diventare bene comune, aperto e accessibile a tutti. Più che la concorrenza tra aziende e tra scienziati, conta la collaborazione e la condivisione delle informazioni ed è importante mettere la ricerca pubblica italiana in condizione di avere risorse e mezzi adeguati alle sfide poste da fenomeni come questa pandemia. Questa emergenza ha dimostrato definitivamente come sia indispensabile puntare forte su progetti innovativi come la digitalizzazione e la didattica a distanza;

    vista la gravità della situazione sanitaria nel Paese, il Governo ha già previsto, con il decreto-legge «Cura Italia», di ovviare alle particolari condizioni di sofferenza in cui versa il servizio sanitario nazionale (SSN), disponendo tempestivamente di medici i quali potranno, con il conseguimento della laurea magistrale a ciclo unico in medicina e chirurgia – classe LM/41, essere abilitati all'esercizio della professione di medico-chirurgo, previa acquisizione del giudizio di idoneità. I farmacisti italiani stanno facendo un grande lavoro di informazione e rassicurazione durante questa emergenza. In un momento difficilissimo, in cui c'è carenza di medici, molte sono le operazioni che si svolgono in farmacia ed è grande il numero di persone che non sono arrivate in pronto soccorso perché stoppate e filtrate dai farmacisti. Anche questo mestiere è fortemente a rischio a causa della frequente vicinanza ai contagiati. I farmacisti sono in prima linea e stanno facendo il possibile, ma ormai non si contano più i positivi al coronavirus e in troppi hanno già manifestato i sintomi e sono in quarantena. Qualcuno, purtroppo è morto. La situazione è ormai a limite e sono già diverse le farmacie, soprattutto nei comuni più interni, che sono state costrette a chiudere e, senza un aiuto con cui sostituire gli operatori ammalati, potrebbe non essere più garantito il servizio in tutto il territorio nazionale;

    il Ministero dell'università e della ricerca è intervenuto da subito per prolungare l'anno accademico 2018/2019 portando la scadenza a giugno 2020, per evitare ricadute negative sulla vita universitaria degli studenti e senza far pagare la tassa per il nuovo anno accademico a chi si dovesse laureare nella prossima sessione, oltrepassando quella straordinaria. Si cerca di assicurare, così, la massima regolarità e continuità di tutte le funzioni garantite dal sistema universitario, in modo da avere il minor impatto possibile, legato alla difficile situazione che stiamo vivendo;

    bisogna dar modo agli atenei di organizzarsi, non solo per quanto riguarda le attività didattiche, ma anche per le attività di tirocinio pre-laurea. Si hanno dei corsi di laurea, come ad esempio scienza dell'educazione o scienze della formazione primaria, che prevedono tirocini in asili nido e scuole materne che, a causa dell'emergenza coronavirus, sono chiuse. Ne consegue un'evidente difficoltà per i dipartimenti a far espletare questo tipo di tirocinio;

    in questa emergenza uno degli svantaggi più gravi con cui ci si è dovuti scontrare e che ha rallentato la reazione del Paese è stato quello dell'eccessiva burocrazia. Un'inefficienza che ha, ad esempio, causato un gran danno nella capacità di approvvigionamento dei dispositivi sanitari fondamentali per combattere il virus;

    la carenza maggiore con cui ci si è dovuti scontrare è stata quella degli specialisti in medicina. Il prossimo test di accesso alle scuole di specializzazione vedrà 22.500 candidati, tutti laureati in medicina e abilitati alla professione. Le borse però sono solo 8 mila e 300 e chi rimane fuori dovrà aspettare un anno, quando si aggiungeranno nuovi laureati. La previsione dello stanziamento di ulteriori 5 mila borse di studio non basta per intaccare quell'imbuto formativo che si è creato anche per i ripetuti tagli alla sanità degli ultimi decenni e che si è rivelato deleterio per l'Italia durante questa emergenza; il decreto-legge del 9 marzo 2020 ha fatto cadere le incompatibilità previste dal contratto di formazione specialistica, dando la possibilità di assumere gli specializzandi dell'ultimo e del penultimo anno. Si è, così, chiesto un ulteriore sforzo agli specializzandi, ma il tipo di contratto previsto, però, non fa aver diritto al Tfr e ai trattamenti economici che riguardano i turni di reperibilità, le guardie notturne e l'indennità di rischio, alle ferie. L'emergenza ha ovviamente bloccato tutte le attività formative di ambulatorio. Quello che non è ancora stato bloccato però è la prossima rata delle tasse universitarie. E un grande e fondamentale aiuto è arrivato anche dai cosiddetti camici grigi e dagli specializzandi di materie sanitarie non mediche;

    i laureati in medicina, risorsa fondamentale per il nostro Paese, come si è avuto modo di vedere durante questa emergenza, dovrebbero poter partecipare ad un concorso per le specializzazioni mediche che si dovrebbe svolgere a luglio. È prevista una ulteriore sessione di laurea in giugno-luglio e questo andrà presumibilmente ad aumentare il numero dei partecipanti al concorso per le specializzazioni mediche del 2020. In generale, l'emergenza COVID-19 impone di ripensare l'organizzazione di ogni eventuale procedimento selettivo, nell'ottica di garantire adeguate misure standard di sicurezza e il distanziamento sociale;

    l'Osservatorio nazionale per la formazione medico-specialistica (ONFMS), organo del Ministero dell'Università e della ricerca, dopo la scadenza naturale, più di un anno fa, non è ancora stato rinnovato. L'ONFMS dovrebbe verificare i requisiti che le scuole dichiarano in fase di accreditamento. Si parla, ad esempio, del numero di sale operatorie per poter formare i chirurghi, questione fondamentale, quindi, per assicurare che una certa struttura abbia davvero le caratteristiche che dichiara;

    l'articolo 100 del decreto «Cura Italia» prevede la costituzione per l'anno 2020 di un fondo denominato «Fondo per le esigenze emergenziali del sistema dell'Università, delle istituzioni di alta formazione artistica musicale e coreutica e degli enti di ricerca», con una dotazione pari a 50 milioni di euro, demandando al Ministro dell'università e della ricerca di individuare i criteri di riparto e di utilizzazione delle risorse tra le università, le istituzioni di alta formazione artistica musicale e coreutica e gli enti di ricerca ed i collegi universitari di merito accreditati. Ma il settore AFAM presenta diversi problemi ancora irrisolti: organici bloccati, assenza di una disciplina organica di settore, necessità di riscrivere i regolamenti emanati, assenza strutturale di un centro cui affidare la gestione del sistema e la programmazione e lo sviluppo delle istituzioni. In generale, tutto il sistema soffre di una politica di mancati investimenti;

    secondo un rapporto della Svimez, le università al Sud perdono 120 professori ogni anno. Avere molte università meridionali con una possibilità di reclutamento inferiore alle persone che hanno cessato servizio è un gravissimo problema in questo difficile momento, perché non permette alle università del Sud di ampliare l'offerta didattica e la qualità della ricerca, per come si dovrebbe assolutamente fare per favorire la ripartenza del nostro Paese. Ci sono tanti atenei meridionali che rischiano addirittura la soppressione, a causa degli squilibri nella ripartizione delle risorse, e questo non farebbe che acuire la desertificazione industriale e demografica del Mezzogiorno d'Italia, riflettendosi direttamente sulla capacità di sviluppo e ripresa economica dell'intero Paese,

impegna il Governo:

   ad adottare tutte le iniziative utili a investire di più nell'università e nella ricerca, settori che rappresentano un sistema integrato di assoluta importanza per far ripartire il nostro Paese, volano di sviluppo sociale ed economico di cui l'Italia ha e avrà assoluto bisogno appena usciti dall'emergenza coronavirus, facendo sì che gli investimenti aggiuntivi tengano conto della compensazione totale per quegli atenei che applicano la «No Tax Area», rafforzando e ampliando la misura e siano indirizzati con particolare attenzione al potenziamento e alla valorizzazione della didattica online e piattaforme «MOOC» come dell'open access, con i dati e i risultati della ricerca liberamente riutilizzabili e fruibili da tutti;

   ad adottare ogni iniziativa volta a offrire agli scienziati e ai ricercatori la possibilità di condividere le proprie informazioni e accedere alla letteratura scientifica in modo libero e aperto, anche attraverso piattaforme e motori di ricerca predisposti dal Ministero, rendendo accessibile al tempo stesso la conoscenza relativa alla produzione scientifica, anche solo in parte finanziata con fondi pubblici, a tutti coloro che ne siano interessati;

   ad adottare iniziative per rendere abilitante all'esercizio della professione di farmacista il conseguimento di una laurea magistrale afferente alla classe LM/13 in farmacia e farmacia industriale ed equiparate così da affrontare l'emergenza, dando un aiuto quanto mai necessario a tutto il sistema sanitario nazionale, così duramente impegnato in questi giorni così difficili;

   ad adottare iniziative per prorogare l'anno accademico 2019-2020 per dare agli atenei il tempo di organizzarsi o di cercare soluzioni alternative vista l'impossibilità per gli studenti di portare a termine alcuni tirocini pre-laurea con le regole stabilite prima delle misure adottate dalla Presidenza del Consiglio dei ministri al fine di contrastare il diffondersi sul territorio nazionale del virus, comportanti sospensioni, chiusure e divieti;

   ad adottare iniziative volte a snellire tutte le procedure che riguardano gli acquisti per i materiali utili alla ricerca, dando piena attuazione alle norme contenute nell'articolo 4 del decreto-legge 29 ottobre 2019, n. 126; a favorire una semplificazione della parte burocratica nella valutazione della qualità della ricerca (VQR), prevedendo, nel caso, un rinvio delle scadenze previste per il processo di VQR, così come da appello del Consiglio universitario nazionale; a tener conto, nell'ambito dell'individuazione dei criteri per l'abilitazione scientifica nazionale, dell'attività clinica svolta da chi è stato coinvolto nell'emergenza COVID-19 che ha impedito una normale produzione scientifica o la sospensione delle attività sperimentali;

   ad adottare tutte le iniziative utili, nei limiti delle risorse disponibili, a stanziare fondi aggiuntivi per la formazione specialistica e a favorire una serie di riforme strutturali che permettano di ampliare la capacità formativa degli atenei e arrivare a un numero maggiore di posti, garantendo un rapporto almeno del 70 per cento tra il numero di borse disponibili e i partecipanti, e favorendo, per quanto di competenza del Ministero dell'università e della ricerca, il riconoscimento professionale agli specializzandi, ai camici grigi e agli specializzandi in materie sanitarie non mediche, in termini di tasse, di contratto, di remunerazione, come in ordine alla qualità dell'assistenza fornita e dell'insegnamento;

   ad assumere ogni utile iniziativa di competenza per: garantire il rispetto di adeguate misure di sicurezza e di distanziamento sociale per lo svolgimento all'interno delle diverse università del concorso per le specializzazioni mediche, nella malaugurata ipotesi di un allungamento delle misure restrittive di contenimento e gestione dell'emergenza epidemiologica da COVID-2019; evitare ogni test di accesso ai corsi, dove il rapporto tra i candidati e posti disponibili sia dell'ordine di uno a uno; con modalità sperimentale, favorire lo slittamento del test di accesso a medicina e chirurgia al 2021, attraverso la revisione del primo anno, con esami che non prevedano effettuazione di attività laboratoriale e la sospensione dell'obbligatorietà di presenza; posticipare l'effettuazione dei test di accesso, garantendo l'accesso aperto alle lezioni con modalità telematica; garantire, con modalità sperimentale, l'effettuazione della didattica con modalità telematica o attraverso equa ripartizione degli studenti, con modalità telematica e frontale, di tutti i corsi di laurea;

   ad adottare tutte le iniziative utili a velocizzare la nuova composizione dell'Osservatorio nazionale per la formazione medico-specialistica e a stabilire le regole con le quali verranno rappresentate all'interno dell'organismo le varie associazioni;

   ad adottare iniziative di riordino e semplificazione per l'Afam, l'Alta formazione artistica, musicale e coreutica, ambito che sta accusando perdite non indifferenti dallo scoppio dell'emergenza;

   ad adottare tutte le iniziative utili a migliorare la proposta formativa delle università del sud dell'Italia con una maggiore possibilità di reclutamento di nuovi docenti, rivedendo quei criteri di distribuzione delle somme e dei punti organico che penalizzano le università del Meridione d'Italia.
(7-00459) «Melicchio, Vacca, Gallo, Carbonaro, Bella, Tuzi, Casa, Testamento».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazione a risposta in Commissione:


   FOTI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   il 28 aprile 2020, il Presidente del Consiglio dei ministri ha presieduto un vertice in prefettura a Piacenza, avente per oggetto l'emergenza epidemiologica da COVID-19, nel corso del quale ha incontrato alcuni sindaci e medici di quel territorio;

   nell'incontro con la stampa, tenutosi al termine del detto vertice, il Presidente del Consiglio dei ministri ha sostenuto – rispondendo ad una specifica domanda relativa al perché la Provincia di Piacenza non sia stata dichiarata immediatamente «zona rossa», in considerazione della sua estrema contiguità territoriale con il lodigiano – che: «Le decisioni che abbiamo preso avevano una base diciamo scientifica, sentendo gli esperti. È vero che c'è una prossimità con il lodigiano, però è anche vero che qui è stato un po' considerato un contagio di risulta rispetto alla epidemia del focolaio scoppiato a Codogno e dintorni. Dopo la cintura rossa del Lodigiano c'è stato suggerito che era misura sufficiente. Poi come sapete Piacenza è stata interessata da misure molto severe che hanno riguardato l'intera Lombardia, quindi nel momento in cui abbiamo disposto una sorta di zona rossa a livello regionale, ovviamente Piacenza è rientrata in questa. Francamente non abbiamo mai disatteso delle specifiche raccomandazioni»;

   risulta purtroppo dalla drammaticità dei fatti che la provincia di Piacenza è, in rapporto al numero di abitanti, quella che ha percentualmente il numero di decessi a causa del coronavirus più alto d'Italia –:

   quali evidenze scientifiche – fondate su quali presupposti, elaborazioni e analisi – abbiano indotto il Governo a giudicare quello piacentino «un contagio di risulta»;

   quali pareri e, in particolare quali autorità scientifico-sanitarie, abbiano espresso – e con quali modalità – «le specifiche raccomandazioni» che il Presidente del Consiglio dei ministri Conte afferma di avere seguito;

   se i pareri degli evocati esperti risultino espressi per iscritto e, comunque, vi sia traccia degli stessi in estratti di verbali di riunione, in corrispondenza tracciata e/o in eventuali dossier sottoposti alla valutazione del Governo e – se esistenti – intendano metterli a disposizione del Parlamento, oppure, se siano stati secretati, quali ne siano le ragioni.
(5-03883)

Interrogazioni a risposta scritta:


   TIRAMANI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri. — Per sapere – premesso che:

   nella Gazzetta Ufficiale del 27 aprile 2020, n. 108, è stato pubblicato il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 26 aprile 2020, volto a dettare le misure di contenimento dell'emergenza epidemiologica da COVID-19 sull'intero territorio nazionale a decorrere dal 4 maggio (cosiddetta Fase 2); il decreto contiene misure di parziale allentamento delle limitazioni alle libertà di movimento stabilite per il contenimento dell'emergenza;

   ai sensi dell'articolo 1, comma 1, lettera k), tuttavia, le attività scolastiche ed educative risultano ancora sospese e questo reca numerosi problemi a quei genitori che devono riprendere il lavoro, non potendo usufruire di forme di lavoro agile o di ferie e permessi vari, e non sanno come gestire i figli più piccoli;

   la disposizione richiamata prevede, infatti, che: «sono sospesi i servizi educativi per l'infanzia di cui all'articolo 2 del decreto legislativo 13 aprile 2017, n. 65, e le attività didattiche in presenza nelle scuole di ogni ordine e grado, nonché la frequenza delle attività scolastiche e di formazione superiore, comprese le Università e le Istituzioni di Alta Formazione Artistica Musicale e Coreutica, di corsi professionali, master, corsi per le professioni sanitarie e università per anziani, nonché i corsi professionali e le attività formative svolte da altri enti pubblici, anche territoriali e locali e da soggetti privati, ferma in ogni caso la possibilità di svolgimento di attività formative a distanza. Sono esclusi dalla sospensione i corsi di formazione specifica in medicina generale. I corsi per i medici in formazione specialistica e le attività dei tirocinanti delle professioni sanitarie e medica possono in ogni caso proseguire anche in modalità non in presenza. Al fine di mantenere il distanziamento sociale, è da escludersi qualsiasi altra forma di aggregazione alternativa. Sono sospese le riunioni degli organi collegiali in presenza delle istituzioni scolastiche ed educative di ogni ordine e grado. Gli enti gestori provvedono ad assicurare la pulizia degli ambienti e gli adempimenti amministrativi e contabili concernenti i servizi educativi per l'infanzia richiamati, non facenti parte di circoli didattici o istituti comprensivi»;

   molte amministrazioni comunali si trovano quindi costrette ad intervenire per risolvere il problema che coinvolge numerose famiglie e stanno predisponendo delle misure atte a colmare le lacune del decreto del Presidente del Consiglio;

   in particolare, alcune amministrazioni locali stanno elaborando dei programmi per la creazione di specifiche «classi», composte da un educatore e 5 bambini, per la gestione di questi ultimi nella fascia oraria 8-18;

   tali programmi, pensati per aiutare i genitori lavoratori senza venire meno alle disposizioni in materia di distanziamento sociale, sarebbero rivolti principalmente a quelle famiglie che non hanno possibilità alternative per la cura dei figli e prevedono una compartecipazione delle medesime al pagamento delle rette;

   si tratterebbe non tanto di programmi dalla valenza formativa o scolastica, quanto di un supporto per le famiglie con figli piccoli e genitori lavoratori;

   le norme richiamate escludono, però, il ricorso a «qualsiasi altra forma di aggregazione alternativa», il che sembrerebbe mettere in dubbio la legittimità di tali programmi –:

   se la realizzazione dei programmi richiamati in premessa sia legittima o ritenuta in contrasto con le disposizioni di cui al decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 26 aprile 2020 o altre disposizioni vigenti.
(4-05437)


   CIABURRO e CARETTA. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   a seguito del verificarsi dell'emergenza epidemiologica da COVID-19, il Governo ha emanato numerosi atti per disciplinare il nuovo regime emergenziale, tra tutti il decreto-legge 17 marzo 2020, n. 18, cosiddetto «Cura Italia»;

   il predetto decreto, all'articolo 42, comma 2, prevede che i casi accertati di infezione da coronavirus in occasione di lavoro debbano essere iscritti al registro dell'Inail come infortunio sul lavoro;

   tale disposizione tradurrebbe il principio generale secondo il quale le malattie infettive contratte in circostanze lavorative sono considerate infortuni sul lavoro; tuttavia, tale automatismo non offrirebbe chiarimenti sui criteri necessari per stabilire che il lavoratore è stato contagiato sul luogo di lavoro e non fuori;

   il predetto automatismo, quindi, crea numerose incertezze nei confronti dei datori di lavoro, in quanto la normativa vigente si è occupata anche di redigere delle linee guida e degli standard per il contenimento epidemico, scrupolosamente seguita dagli stessi, anche incorrendo in costi aggiuntivi; di fatto, il decreto-legge n. 18 del 2020, configurando il COVID-19 come infortunio sul lavoro, impone complessi, articolati e financo inadeguati, oneri probatori a carico dei datori di lavoro, i quali sarebbero così chiamati a dimostrare di aver applicato ogni possibile cautela per garantire la sicurezza del lavoro del proprio dipendente, il quale potrebbe contrarle il coronavirus nel tempo, assolutamente prevalente, vissuto fuori dall'azienda –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e quali iniziative, se del caso, intenda predisporre per fornire maggiori tutele, garanzie e chiarimenti nei confronti dei datori di lavoro, per quanto attiene alle problematiche esposte in premessa.
(4-05440)


   MELONI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   in data 21 aprile 2020 il tribunale amministrativo regionale dell'Abruzzo ha deciso la sospensione della deliberazione della giunta del comune de L'Aquila n. 211/2020, della successiva determinazione dirigenziale n. 1500/2020, e dell'avviso pubblico emesso di conseguenza;

   i provvedimenti sospesi sono volti a disciplinare l'assegnazione nel comune de L'Aquila dei buoni spesa per generi alimentari previsti dall'ordinanza di protezione civile n. 658 del 29 marzo 2020 tra le misure per fare fronte a gravi situazioni di necessità economica dei cittadini derivanti dalla pandemia da COVID-19 attualmente in atto nel territorio nazionale;

   la sospensione colpisce i citati provvedimenti nella parte in cui riservano l'accesso alla misura di sostegno ai nuclei familiari «residenti nel Comune dell'Aquila», accogliendo i giudici, con ciò, la tesi della ricorrente sulla supposta contrarietà di tale norma a un documento emesso dall'Ufficio per la promozione della parità di trattamento e la rimozione delle discriminazioni fondate sulla razza o sull'origine etnica (Unar);

   nel decreto del Tar si legge, infatti, «che la ricorrente esattamente ricorda come il Dipartimento per le Pari Opportunità della Presidenza del Consiglio - Ufficio per la promozione della parità di trattamento e la rimozione delle discriminazioni fondate sulla razza o sull'origine etnica» (UNAR) nelle Linee Guida in materia di solidarietà alimentare in esecuzione dell'ordinanza della C.P.C. n. 658/2020 ha affermato che «qualora fosse richiesto il requisito della residenza nei Comuni interessati, ... questo requisito» avrebbe «...l'effetto di discriminare i potenziali beneficiari (senza fissa dimora) individuabili senza dubbio come soggetti in evidente stato di altissima fragilità sociale»;

   il provvedimento dei giudici amministrativi ha per ora, e in attesa della discussione collegiale alla camera di consiglio fissata il 20 maggio 2020, la gravissima conseguenza che il comune non può erogare l'erogazione dei buoni alimentari, danneggiando in ultima istanza proprio quelle categorie fragili che afferma di voler proteggere;

   inoltre, ai fini della contestazione mossa dall'Unar non va dimenticato che i soggetti senza fissa dimora sono abitualmente iscritti come residenti presso la casa comunale e, quindi, possono, nel caso di specie, fruire del contributo;

   il requisito della residenza nel territorio comunale è, peraltro, richiesto da molti altri comuni ai fini dell'erogazione dei buoni spesa –:

   se il Governo sia informato dei fatti di cui in premessa e in quale modo intenda comunque garantire, per quanto di competenza, la tutela delle fasce più deboli della popolazione a fronte dell'emergenza sanitaria in atto attraverso interventi mirati di sostegno economico di immediata attuazione.
(4-05450)


   CAVANDOLI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro per le pari opportunità e la famiglia. — Per sapere – premesso che:

   durante l'emergenza sanitaria che si è determinata in seguito alla pandemia da COVID-19 in Italia, purtroppo, ancora una volta le italiane hanno dovuto constatare che l'Italia non è un «Paese per donne»;

   nel Comitato tecnico-scientifico che supporta il Governo nelle decisioni relative alle misure da adottare per il contenimento del virus, composto da 21 membri, non c'è nemmeno una donna, nonostante sia stata proprio una giovane ricercatrice precaria del laboratorio di virologia dell'ospedale Spallanzani di Roma – laboratorio guidato da una donna e tutto al femminile – per prima, ad isolare il virus in Italia con intuizione e tenacia;

   la situazione è leggermente migliore all'interno della task force guidata da Vittorio Colao che supporta, invece, il Governo nelle decisioni per far ripartire le attività produttive e imprenditoriali del nostro Paese, con un rapporto di 4 donne su 15 uomini dei 19 membri complessivi che compongono la squadra;

   in tale contesto, il Governo si è poi apprestato al rinnovo delle nomine delle grandi aziende pubbliche, partecipate dal Ministero dell'economia e delle finanze che erano in scadenza: sono andati a rinnovo i consigli di amministrazione di Enel, Eni, Poste Italiane, Leonardo, Enav, Terna, Banca Monte dei Paschi: non c'è un amministratore delegato che sia una donna;

   alle donne, oggi, viene riconosciuto un ruolo di garanzia in Italia, ritenendole idonee a svolgere al massimo la funzione di presidente di una società partecipata dallo Stato, visto che 5 su 7 presidenti nominati sono donne e in 19 saranno consiglieri di amministrazione, perché nei consigli di amministrazione sono state rispettate le quote di genere alla pari;

   Paola Severino, una donna che è arrivata ai vertici nella sua professione di avvocato, è stata Ministro della giustizia e una delle pochissime donne nel mondo accademico a ricoprire il ruolo di rettore in Italia, ha giustamente ricordato che era più moderna l'Italia del 1946, in confronto ad oggi, quando nel Comitato dei 75 costituenti che redasse la Costituzione c'erano ben 5 donne, tante per quell'epoca storica;

   va meglio in magistratura con il 53 per cento dei magistrati donne, dove è bene ricordare che si entra per merito, dal momento che il concorso è considerato uno tra i più duri e selettivi d'Italia, ma non ai vertici degli uffici giudiziari e, da poco, è una donna a presiedere la Corte costituzionale;

   la legge n. 120 del 2011, che ha imposto le quote rosa nei Consigli di amministrazione delle società quotate in rapporto di un quinto, pensata con una validità temporale di dieci anni, entro i quali si riteneva che l'Italia potesse rimuovere gli ostacoli all'accesso delle donne ai ruoli di comando, favorendo un processo di rinnovamento culturale che premiasse il merito, esaurirà sostanzialmente la sua efficacia nel 2022 per molte società –:

   quali iniziative intendano assumere per correggere questa «stortura» italiana, dal momento che gli eventi in Italia dimostrano che l'inversione di tendenza culturale, imposta per legge nel 2011, ancora non è avvenuta e quindi se ritengano ancora indispensabile riservare per legge le quote di genere, posto che le donne sono oltre la metà della popolazione italiana.
(4-05451)


   BALDELLI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri. — Per sapere – premesso che:

   il Presidente del Consiglio dei ministri, nella conferenza stampa del 10 aprile 2020, ha annunciato che per la «fase 2» dell'emergenza legata al coronavirus, si sarebbe avvalso di un comitato di esperti che avrebbe avuto il compito di elaborare e proporre misure necessarie a fronteggiare l'emergenza e per una ripresa graduale nei diversi settori delle attività sociali, economiche e produttive, operando in coordinamento con il comitato tecnico scientifico;

   il coinvolgimento di competenze ed eccellenze estranee alla pubblica amministrazione può certamente essere utile, ma tale coinvolgimento deve avvenire nella massima trasparenza e nel rispetto del ruolo del Parlamento e delle parti sociali;

   in questo contesto il Governo non ha ancora ritenuto necessario procedere all'assegnazione, dopo oltre 7 mesi, delle deleghe a molti dei propri Sottosegretari –:

   quanti siano ad oggi i comitati costituiti, su quali materie, da quanti componenti ciascuno di essi sia composto, quali siano stati i criteri di competenza per la selezione dei componenti, quale sia la loro effettiva attività, quali siano i risultati sino ad ora prodotti, quali siano gli eventuali costi e se il Governo, in attesa dell'assegnazione delle deleghe, non intenda coinvolgere i propri Sottosegretari senza deleghe nel lavoro dei suddetti comitati.
(4-05452)

AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INTERNAZIONALE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   FITZGERALD NISSOLI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   nel decreto-legge n. 18 del 2020, cosiddetto «Cura Italia», durante l'esame parlamentare per la sua conversione in legge, sono state introdotte all'articolo 72, comma 4-bis, alcune misure per la tutela e la sicurezza dei cittadini italiani all'estero che versano in condizioni di emergenza (con uno stanziamento di 1 milione di euro) e per l'assistenza di cittadini all'estero in condizioni di indigenza o necessità (con uno stanziamento di 4 milioni di euro);

   si tratta di una dotazione complessiva di 5 milioni di euro in favore di nostri connazionali che, a causa della pandemia da coronavirus, si trovano all'estero in condizioni di particolare difficoltà, in seguito al blocco delle attività economiche per lockdown e imposizione di quarantene:

   tale dotazione è autorizzata fino al 31 luglio 2020 e l'erogazione dei sussidi è prevista senza promessa di restituzione anche a cittadini non residenti nella circoscrizione consolare, per andare incontro a quei connazionali che essendosi spostati dal proprio luogo di residenza abituale in piena emergenza coronavirus, si trovano ad affrontare delle difficoltà lontani da casa;

   tenendo conto dell'ampia e potenziale platea dei beneficiari è necessario fornire ai nostri connazionali all'estero indicazioni maggiormente dettagliate circa le regole per accedere alle sovvenzioni su esposte, dando modo di comunicare informazioni complete e in tempi congrui –:

   se il Ministro interrogato non intenda fornire maggiori chiarimenti circa le modalità di accesso ai sussidi di cui in premessa, per un'adeguata informazione dei cittadini italiani residenti all'estero con particolare riguardo a:

    a) quali uffici siano preposti per la presentazione delle relative domande;

    b) quali criteri saranno adottati ai fini del concreto aiuto, tenendo conto dei limiti di spesa dell'importo complessivo predetto e della vasta platea dei potenziali beneficiari;

    c) necessità di definire e circoscrivere la qualificazione di «indigenza»;

    d) quali criteri saranno adottati per la ripartizione delle dotazioni relativamente alle diverse circoscrizioni estere;

    e) quale sia l'entità dei singoli sussidi e se siano previsti eventuali criteri di priorità per l'accoglimento delle relative domande;

    f) la necessità di prorogare la data del 31 luglio 2020 per l'autorizzazione delle domande, scadenza oltremodo ravvicinata per poter adeguatamente informare e dar modo ai cittadini all'estero bisognosi di aiuto di effettuare le domande.
(5-03877)

Interrogazioni a risposta scritta:


   TONDO. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   dall'inizio della pandemia dovuta al diffondersi del COVID-19 numerosi cittadini dei paesi dell'Est-Europa stanno rientrando nelle loro nazioni, perché le fabbriche ed altre attività produttive sono state chiuse e pertanto i medesimi cittadini hanno perduto il lavoro;

   si segnala comunque che anche alcune persone che abitavano nel nostro Paese con origini nei Paesi dell'Est Europa (Romania, Bulgaria, Ucraina) e non avevano alcuna occupazione e presumibilmente svolgevano attività illecite nel nostro Paese stanno rientrando nelle loro nazioni, perché l'Italia è in stato di emergenza, come detto, per la chiusura delle attività produttive;

   infatti, alcune questure hanno segnalato presunti autori di attività illecite che superavano il confine italiano per recarsi nei loro luoghi di origine. È quindi necessario un intervento per impedire che persone con precedenti penali o che siano ritenute pericolose possano rientrare nel territorio italiano per motivi di ordine pubblico o di pubblica sicurezza;

   pertanto, è fondamentale che lo Stato italiano intervenga con misure restrittive nei confronti di coloro che, stranieri, vogliano rientrare nel territorio italiano dopo la fine dell'emergenza dovuta al diffondersi del COVID-19 per compiere eventuali illeciti –:

   quali iniziative di competenza il Governo intenda adottare per impedire, al fine di tutelare l'ordine pubblico e la pubblica sicurezza, che cittadini, soprattutto provenienti dall'Est Europa con precedenti penali o ritenuti pericolosi per l'ordine pubblico o per la pubblica sicurezza, possano rientrare nel nostro Paese.
(4-05441)


   RIBOLLA, BILLI, COMENCINI, DI SAN MARTINO LORENZATO DI IVREA, FORMENTINI, GRIMOLDI, PICCHI e ZOFFILI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   Elisa Colosio è una ragazza di 21 anni di Telgare che nell'autunno del 2019 ha deciso di partire per la Cina per sei mesi, come ragazza alla pari, al fine di ottenere una certificazione di cinese;

   come riportato su L'Eco di Bergamo del 22 aprile 2020, la pandemia l'ha bloccata a Hangzhou, una metropoli di circa 10 milioni di abitanti poco lontana da Shanghai;

   Elisa si è ritrovata nell'impossibilità di rientrare in Italia, con i voli tutti bloccati e la necessità di rimanere nella famiglia dove ormai svolge il ruolo a tempo pieno di baby sitter;

   il consolato italiano le ha consigliato di prenotare i voli disponibili anche se fosse stato necessario fare uno scalo intermedio, pur di tornare in Italia, considerando che tutti i collegamenti diretti fra Italia e Cina sono stati sospesi;

   purtroppo, i voli da lei prenotati, uno dopo l'altro, sono stati annullati e non risulta che a maggio 2020 vi sia posto per rientrare sulle varie tratte a disposizione;

   Elisa ha segnalato la situazione alla Farnesina ma, al momento, non esistono voli speciali dalla Cina per i connazionali bloccati dalla pandemia –:

   se e quali iniziative, alla luce della situazione esposta in premessa, il Ministro interrogato intenda adottare affinché Elisa e gli altri connazionali che, come lei, sono rimasti bloccati in Cina, abbiano la possibilità di rientrare in Italia.
(4-05446)

AFFARI EUROPEI

Interrogazione a risposta scritta:


   FORMENTINI, GIGLIO VIGNA, ZOFFILI, ANDREUZZA, COMENCINI e VALBUSA. — Al Ministro per gli affari europei, al Ministro per i beni e le attività culturali e per il turismo. — Per sapere – premesso che:

   è in corso un dibattito a livello di Unione europea in merito all'adozione di un approccio coordinato e regole uniformi per i viaggi all'interno dell'Unione, possibilmente anche tramite protocolli comuni sulle misure sanitarie da adottare per l'ingresso dei turisti. Nonostante la competenza in materia di turismo sia degli Stati membri, ai sensi dell'articolo 195 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea, l'Unione europea può svolgere azioni intese a sostenere, coordinare o completare l'azione degli Stati membri nel settore del turismo, promuovendo la competitività delle imprese dell'Unione in tale settore;

   notizie di stampa riportano come i Governi di Repubblica Ceca, Austria e Croazia, con l'interesse anche di Ungheria e Slovenia stiano predisponendo progetti per la creazione di un «corridoio» che dalle città tedesche porti fino al mare croato;

   l'Austria ha già riaperto la frontiera con la Repubblica Ceca. E lo stesso ha fatto con la Germania, con l'intento di non perdere la quota di turisti tedeschi che nel 2019 hanno rappresentato il 30 per cento delle visite turistiche nel Paese;

   a confermare che il progetto di un corridoio tra Germania e Croazia sia un'idea cui si stia lavorando, sono le dichiarazioni del Ministro del Turismo di Zagabria, Gari Cappelli, Paese che tra l'altro detiene la Presidenza di turno del Consiglio dell'Unione europea. Al termine del vertice tra i Ministri del turismo dell'Unione europea, Cappelli ha detto che è stata discussa la possibilità di istituire «corridoi turistici», sempre tenendo conto delle considerazioni degli epidemiologi per la riapertura delle frontiere per la libera circolazione dei turisti;

   il Ministro Franceschini ha co-firmato, insieme agli omologhi di Bulgaria, Cipro, Francia, Grecia, Malta, Portogallo, Romania e Spagna una dichiarazione comune in cui viene auspicato, tra l'altro, che il recovery plan includa un forte sostegno al turismo (settore che rappresenta il 10 per cento del prodotto interno lordo dell'Unione europea e impiega il 12 per cento della forza lavoro), soprattutto in quelle aree maggiormente colpite dalla crisi. La dichiarazione chiede inoltre che vengano individuate regole omogenee per gli spostamenti via terra, mare e aria all'interno dello spazio europeo. Da ultimo i Ministri del turismo degli Stati membri dell'Unione europea hanno discusso il 27 aprile 2020 l'ipotesi di adottare un protocollo comune in modo da poter riaprire gradualmente le frontiere interne e consentire viaggi transfrontalieri;

   si ritiene che ove l'iniziativa di istituire un corridoio tra la Germania e la Croazia venisse confermata, si tratterebbe di un vero e proprio boicottaggio nei confronti del nostro Paese e del nostro settore turistico, essendo, a giudizio degli interroganti, un lampante caso di concorrenza sleale all'interno del mercato unico e, per tale motivo, l'Unione europea dovrebbe immediatamente intervenire;

   tra le mete turistiche più ricercate vi è il lago di Garda, i cui operatori turistici ricordano che dei 24 milioni di pernottamenti all'anno, oltre la metà sono di turisti provenienti dalla Germania: la loro presenza, con oltre 600 mila presenze annue, è a forte rischio a seguito dell'inerzia del Governo circa le indicazioni al settore su come organizzarsi –:

   se il Governo sia a conoscenza della situazione di crisi irreversibile alla quale il settore rischia di andare incontro e se non intenda intervenire affinché venga predisposto in tempi rapidissimi un piano europeo che consenta agli operatori del turismo di cominciare a pianificare il lavoro per i prossimi mesi, impedendo, quella che appare agli interroganti, una palese concorrenza sleale, che penalizzerebbe anche il lago di Garda, una delle zone a forte vocazione turistica del Paese.
(4-05445)

AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interrogazione a risposta orale:


   PATASSINI, BINELLI, DARA, GALLI, PETTAZZI, PIASTRA, BADOLE, BENVENUTO, D'ERAMO, GOBBATO, LUCCHINI, PAROLO, RAFFAELLI, VALBUSA e VALLOTTO. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   recentemente a sud della Puglia i geologi hanno individuato tra Santa Maria di Leuca e l'isola di Corfù, un giacimento di metano, denominato Fortuna Prospect che rappresenta un'eccezionale opportunità per l'Italia; non sembra che il Governo intende cogliere le opportunità offerte da tale scoperta dei geologi;

   la società Global Med aveva presentato le istanze per i permessi di ricerca nel dicembre 2013: la conferenza di servizi – che risale al 7 novembre 2016 – e subito dopo il Ministero dello sviluppo economico hanno espresso parere positivo;

   il 26 settembre 2017, l'allora Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare di concerto con il Ministro per i beni e le attività culturali, aveva riconosciuto poi la compatibilità ambientale dei progetti. Il 31 dicembre 2018 è stato pubblicato il decreto del 7 dicembre 2018 con il quale il direttore generale per la sicurezza dell'approvvigionamento e le infrastrutture energetiche del Ministero dello sviluppo economico ha concesso il permesso, valido per sei anni: fino al 7 dicembre 2024, per un totale di 68.830 euro di canoni annui pagati in anticipo. Ma subito dopo è subentrato il «decreto moratoria», che ha bloccato tutto;

   un emendamento del Movimento Cinque Stelle all'ultimo decreto «Milleproroghe», approvato il 13 febbraio 2020 nelle Commissioni della Camera, estende di sei mesi la moratoria sulle trivelle. I permessi per la ricerca e la prospezione di idrocarburi saranno sospesi non più per 18 mesi ma per 24, in attesa dell'approvazione da parte del Ministero dello sviluppo economico e Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare del piano per la transizione energetica sostenibile delle aree idonee;

   nel frattempo, la Grecia avrebbe già autorizzato la trivellazione di un pozzo esplorativo nell'area di questo giacimento che le appartiene, divisa fra Total al 50 per cento Edison al 25 per cento ed Elpe al 25 per cento. Se il pozzo esplorativo troverà il metano, partirà l'investimento per sfruttare il giacimento. Le condotte porteranno il gas fino alla costa greca dove passa, oggi ancora inattivo, perché in costruzione, il gasdotto Tap che va verso la Puglia e il mercato europeo;

   la statunitense Global Med, società che si occupa di valorizzazione geologica, aveva proposto proprio all'Italia di iniziare a esplorare il fondale in cui è stato individuato il giacimento. La risposta del Governo italiano da quando apparsa sui media sembra chiara: non si procede perché le trivellazioni potrebbero danneggiare il mare e il turismo italiano; tale scelta non considera che, se la Grecia procede alle trivellazioni, il mare italiano verrebbe comunque potenzialmente danneggiato, visto che i pozzi di estrazione si troverebbero a pochi chilometri dalle acque italiane;

   in questo senso, il danno ci sarebbe lo stesso e ancora più probabile sarebbe il danno economico, perché se la Grecia individuasse il metano, si aggiudicherebbe le royalty per tutto il gas estratto. In pratica ci si ritroverebbe a dover acquistare il metano prodotto in casa propria;

   nel nostro Paese il gas è caratterizzato dal 93 per cento di importazioni e avrà comunque un ruolo determinante per accompagnare la transizione energetica, come specificato nel Piano nazionale integrato energia e clima (PNIEC) –:

   se i Ministri interrogati intendano adottare le iniziative di competenza per rivedere i divieti alle nuove autorizzazioni di prospezione, ricerca e coltivazione di gas metano nel Mare Adriatico e Mar Ionio, anche provvedendo a predisporre e presentare al Parlamento gli adeguati strumenti legislativi, allo scopo di poter utilizzare le opportunità economiche offerte dal sottosuolo italiano.
(3-01503)

Interrogazione a risposta scritta:


   BARBUTO, GRIPPA e NAPPI. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro della salute, al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   la società Ionio Fuel srl ha presentato un progetto ed è in corso la relativa istruttoria, per la realizzazione nel comune di Crotone di un deposito costiero di rigassificazione di gas naturale liquefatto (Gnl) della capacità complessiva di 22.068 metri cubi, per la ricezione, lo stoccaggio, la vaporizzazione e la successiva distribuzione di Gnl sia allo stato liquido che gassoso;

   il progetto prevede un deposito, costituito da 18 serbatoi orizzontali del tipo «full containment» della capacità di 1.226 metri cubi ciascuno, da realizzare nella zona destinata alle attività industriali del Corap, una piattaforma operativa formata da un terminaloff-shore di 70 metri di lunghezza e 37 metri di larghezza, alla quale saranno collegati due ponticelli d'ormeggio (Bridge) simmetrici di 76 metri ciascuno, posizionati a circa 1,5 chilometri dalla costa e a circa 2 chilometri dal Porto nuovo di Crotone per l'attracco di navi metaniere aventi capacità massima di 27.500 metri cubi e da condotte di collegamento all'interno di cunicoli a terra e marini, costituite da tubazioni criogeniche con temperatura operativa attorno ai valori di -160/-120 °C, per il collegamento fra l'area terminale di scarico navi e il deposito costiero distanti circa 4,5 chilometri l'una dall'altro;

   il progetto, nello specifico, prevede la realizzazione degli interventi infrastrutturali e impiantistici necessari a consentire l'attracco delle metaniere, il trasferimento del Gnl dalle stesse ai serbatoi posti a terra per il suo stoccaggio e per il successivo invio in fase di gas naturale (Gn) alla rete di distribuzione, oltre che il carico di Gnl in autocisterne e in bettoline per il trasporto e la distribuzione;

   il suddetto progetto, se realizzato, ad avviso degli interroganti costituisce un serio pericolo per la salute e la sicurezza pubblica, legati allo stoccaggio e alla movimentazione di Gnl e Gn, atteso che il metano è un gas estremamente infiammabile che forma con l'aria miscele infiammabili/esplosive, anche in considerazione delle bassissime temperature cui il Gnl deve essere mantenuto (temperatura operativa media -150°C), i cui principali rischi sono correlati a un possibile rilascio di energia termica conseguente alla sua combustione in aria, essendo classificato come «estremamente infiammabile» e ai danni in grado di causare ai materiali non idonei a tali condizioni e alle ustioni da freddo per il personale eventualmente esposto;

   oltre alle criticità sopra menzionate, niente affatto trascurabili appaiono le circostanze che il deposito e le condutture verrebbero realizzate in piena area Sin (sito di interesse nazionale), che nel raggio di 2 chilometri vi è la presenza di numerose attività del terziario, sviluppatesi negli ultimi decenni a scapito dell'attività industriale, costituite in particolare da grossi centri commerciali con elevati indici di affollamento, a cui si aggiungono l'elevata sismicità della zona e il connesso rischio di maremoti, da non sottovalutare anche alla luce dello sciame tellurico di elevata intensità registratosi negli ultimi giorni, e la elevata congestione e insicurezza della viabilità stradale, costituita dalla strada statale 106, unica via di collegamento, già tristemente nota come la «strada della morte», per cui il trasporto su strada di Gnl mediante autocisterne per la sua distribuzione, oltre al rischio di incidenti stradali, comporta gravi situazioni di pericolo connesso all'attraversamento di numerosissimi centri abitati a elevata densità di popolazione, senza tralasciare il rischio di rilascio di Gnl durante lo scarico della nave metaniera o il carico della bettolina, connesso alle condizioni del tratto di mare aperto, privo di insenature o ridossi e soggetto a forti venti, ove dovrebbe essere installata la piattaforma off-shore;

   la città di Crotone, prima ancora di riuscire a vedere l'avvio della bonifica degli ex siti industriali che conservano nel sottosuolo pericolosi e letali veleni, vedrebbe così aggiungersi ai gravi problemi che già l'affliggono, un ulteriore fattore di rischio per l'ambiente, la salute e la sicurezza pubblica nonché, mortificata nella sua storia millenaria, naufragare definitivamente ogni ipotesi di rilancio turistico; il tutto a scapito della comunità e a vantaggio di pochi, nel momento in cui verrebbe realizzata una attività classificata come «a rischio di incidente rilevante» (direttiva «Seveso»), a giudizio degli interroganti completamente avulsa dal contesto territoriale e che non comporterebbe alcun effetto positivo sui livelli occupazionali –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza del progetto presentato dalla Ionio Fuel srl e dei gravi rischi per l'ambiente, la salute e la sicurezza pubblica cui verrebbe esposta la popolazione di Crotone e dell'intera fascia Jonica e quali iniziative intendano adottare, per quanto di competenza, per impedire che tali rischi si concretizzino
(4-05436)

BENI E ATTIVITÀ CULTURALI E TURISMO

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro per i beni e le attività culturali e per il turismo, per sapere – premesso che:

   l'emergenza epidemiologica da COVID-19 sta causando un impatto particolarmente negativo sulla filiera editoriale libraria con difficoltà non inferiori a quelle di spettacolo, cinema e audiovisivo;

   la chiusura delle librerie fisiche ha significato un ulteriore colpo inferto ad un settore già duramente provato dalla profonda crisi legata ai cambiamenti nella struttura distributiva, caratterizzato dalla chiusura di molte librerie negli ultimi anni e da un peggioramento della situazione di liquidità, nell'ultimo trimestre del 2019 rispetto allo stesso periodo del 2018, per oltre il 36 per cento delle aziende;

   le perdite per le librerie dovute all'emergenza COVID-19 sono state quantificate in un calo di fatturato atteso di circa 47 milioni di euro per l'anno 2020, con minori guadagni per investimenti e mantenimento strutture pari a circa 16,5 milioni di euro;

   l'Associazione italiana librai (ALI) indica una perdita di 25 mln di euro solo per il mese di marzo, mentre l'Aie segnala che la vendita dei libri, rispetto allo stesso periodo del 2019, è già calata del 75 per cento;

   sul settore peserà fortemente il blocco di tutte quelle attività che avrebbero avuto ricadute di natura economica quali fiere, festival, incontri con gli autori, attività di promozione nelle scuole e così via, la cui ripresa appare lontana nel tempo per il mantenimento di misure di distanziamento sociale;

   la chiusura delle librerie ha privato gli editori del canale principale di vendita spingendoli a rivedere pesantemente i piani editoriali per il 2020, riducendo del 31 per cento le novità in uscita, il che significa la pubblicazione di oltre 20 mila titoli in meno, con una stima di una perdita di 49 milioni di copie stampate e 2.500 titoli tradotti in meno, con le conseguenze immaginabili in termini occupazionali lungo tutta la filiera, dalla carta alla distribuzione, senza dimenticare il venir meno di redditi per autori e traduttori;

   le difficoltà di approvvigionamento delle librerie on line stanno vieppiù aggravando questa situazione;

   a decorrere dal 20 marzo il 64 per cento degli editori ha già fatto ricorso alla cassa integrazione (31 per cento) o è in procinto di attivarla (33 per cento) così come le librerie che impiegano personale dipendente;

   l'apertura anticipata delle librerie rispetto ad altre attività produttive ha voluto rispondere a una domanda di cultura quale bisogno fondamentale nella vita dei cittadini, ma in sé non può essere interpretata come un sostegno e un aiuto al settore a confrontarsi con le difficoltà delle perdite economiche derivanti dalla sospensione dell'attività;

   peraltro, in molte regioni, tale apertura è stata procrastinata rispetto alle indicazioni del Governo e molti operatori hanno preferito non riavviare l'attività, dovendo tener conto delle molteplici misure di distanziamento e contingentamento degli ingressi, snaturando così anche la loro naturale funzione di luogo di socializzazione, di confronto e riflessione;

   sulle librerie, così come sulle attività culturali in genere, la crisi dispiegherà i propri nefasti effetti ancora per lungo tempo in considerazione delle difficoltà economiche che porteranno le persone a contrarre le spese per concentrarle su beni più immediatamente necessari;

   non ci si può permettere un Paese senza librerie, editori e senza tutti gli altri operatori della filiera del libro così come non ci si può permettere la chiusura di teatri, sale cinematografiche, sale concerti;

   sono necessari interventi concreti a sostegno del settore librario, ma, affinché tali azioni abbiano un significato concreto e proiettato nel futuro, è necessario prevedere anche interventi di promozione alla lettura;

   tutto il settore culturale avrà bisogno di interventi portati avanti sul duplice piano del sostegno economico e dell'educazione alla fruizione del prodotto culturale da parte dei cittadini –:

   se non ritenga di dover adottare iniziative urgenti e straordinarie finalizzate:

    a) all'istituzione di un fondo dedicato alla filiera editoriale libraria con congrua dotazione;

    b) a prevedere un potenziamento del tax credit per le librerie;

    c) a prevedere un credito di imposta per le famiglie per l'acquisto di libri, non soltanto scolastici, soprattutto per i figli minori così da formare giovani lettori che diventeranno lettori adulti;

    d) a organizzare campagne di promozione della lettura soprattutto nei territori in cui è meno diffusa, coinvolgendo le librerie;

    e) potenziare la rete bibliotecaria sia scolastica che degli enti territoriali (soprattutto comunali);

    f) a promuovere, quale servizio pubblico, nelle sedi di competenza, un canale Rai dedicato all'editoria.
(2-00766) «Aprea, Palmieri, Casciello, Marin, Saccani Jotti, Vietina, Angelucci, Biancofiore, Brunetta, Cannizzaro, Caon, Cappellacci, Carrara, Cristina, D'Ettore, Fasano, Fiorini, Fitzgerald Nissoli, Labriola, Mandelli, Martino, Nevi, Orsini, Pittalis, Ruffino, Paolo Russo, Sarro, Sandra Savino, Cosimo Sibilia, Sisto, Tartaglione, Zanettin».

Interrogazione a risposta scritta:


   FITZGERALD NISSOLI. — Al Ministro per i beni e le attività culturali e per il turismo, al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   l'Associazione italiana alberghi per la gioventù (AIG), ente storico e patrimonio del Paese, è stata riconosciuta nel 1995 come ente culturale ed è inclusa tra le «organizzazioni non governative» segnalate dall'Onu tra gli enti di sviluppo sociale;

   l'Associazione si è sempre occupata di agevolare la promozione della cultura italiana, dei siti paesaggistici, culturali e dei siti riconosciuti patrimonio Unesco, anche attraverso la rete della International Youth Hostel Federation;

   dal 1° luglio 2019 l'AIG si trova in procedura fallimentare (n. 492/2019), avviata dal tribunale fallimentare di Roma;

   il 26 giugno 2019 il Tribunale fallimentare di Roma ha respinto la domanda di omologazione di concordato in continuità avviata con ricorso ai sensi dell'articolo 161 della legge fallimentare, e depositata in data 30 giugno 2017, nonostante l'approvazione del piano dalla maggioranza dei creditori, pronunciatisi a favore di AIG e della sua solvibilità, oltre che a favore della concreta possibilità di un suo pronto rilancio e sviluppo;

   l'Agenzia delle entrate e l'Inps hanno espresso il proprio assenso all'omologazione del piano, anche in virtù dell'elevata patrimonializzazione dell'ente, dell'interesse sociale e della salvaguardia del livello occupazionale;

   l'ente, per quanto consta all'interrogante, si è opposto alla procedura fallimentare, depositando il reclamo presso la corte d'appello, in pendenza già di un ricorso per regolamento di giurisdizione presso la Corte di cassazione e di un secondo ricorso presso la stessa Corte d'appello e che è, ad oggi, in attesa di una risolutiva e definitiva via d'uscita;

   dopo quasi 75 anni di ininterrotta e preziosa attività al servizio del turismo giovanile, scolastico e sociale, l'AIG rischia la definitiva chiusura;

   si aggiunga, peraltro, che la procedura fallimentare sta determinando il licenziamento del personale diretto e indiretto, oltre 200 persone con relative famiglie. Occorre, inoltre, evidenziare le pesanti ricadute per l'indotto dovute alla subitanea messa in vendita dell'ingente patrimonio immobiliare dell'ente, nonché alla dismissione del suo importante «brand» nazionale ed internazionale;

   in fase di conversione del decreto-legge «Salva Imprese», fu approvata all'unanimità nelle Commissioni riunite 10 e 11 del Senato, una norma che introduceva misure urgenti a salvaguardia del valore e delle funzioni dell'ente e, tale norma, fu stralciata dal maxi-emendamento con l'impegno assunto dal Governo a ripresentarla in successivo provvedimento;

   con l'ordine del giorno n. 9/2305/99, la Camera ha impegnato il Governo ad adottare le misure necessarie a salvaguardia delle attività sociali e assistenziali portate avanti dall'AIG;

   la situazione è stata aggravata dalla pandemia da COVID-19 ed anche per questo un intervento si rende ancora più urgente, al fine di non depauperare il patrimonio mobiliare e immobiliare dell'Ente;

   a causa dell'attuale gravissima crisi economica sarà necessario adottare misure e strumenti di sostegno al turismo e in particolare delle categorie più svantaggiate, tra cui rientrano quelle giovanili e quelli a basso reddito –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti esposti;

   se siano stati attivati gli ammortizzatori sociali per tutti i dipendenti non più in servizio;

   quali iniziative di competenza siano state adottate a tutela del marchio storico e dei servizi di utilità sociali dell'Ente;

   se il Governo, anche a seguito delle reiterate sollecitazioni da parte del Parlamento (compreso un ordine del giorno accolto alla Camera), non ritenga opportuno adoperarsi al fine di salvaguardare le funzioni di un ente (e i relativi posti di lavoro), la cui rete di strutture, la distribuzione e il radicamento in ogni regione italiana svolgono un prezioso ruolo sociale ed educativo, oltre ad essere opportunità di conoscenza del nostro Paese, a livello nazionale e internazionale, garantendone anche crescita e coesione sociale.
(4-05453)

DIFESA

Interrogazione a risposta in Commissione:


   PAGANI, DE MENECH, FRAILIS e LOSACCO. — Al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:

   un numero consistente di immobili in uso alla Difesa, come alloggi di servizio per essere assegnati al personale, sono stati rilasciati dai precedenti assegnatari, a seguito della rideterminazione dei canoni;

   tali canoni sono stati elevati al di sopra dei valori di mercato, anche perché gli assegnatari sono stati considerati sine titulo;

   essi scaturiscono – infatti – dall'applicazione delle disposizioni contenute in un decreto ministeriale, emanato il 16 marzo 2011, per essere applicati agli alloggi di servizio occupati da famiglie di militari, ritenute sine titulo, per lo più con redditi medio-bassi e comunque non in grado di corrispondere canoni elevati e al di sopra delle loro possibilità;

   tuttavia, molte unità abitative rilasciate sono rimaste non riassegnate, determinando così per l'Amministrazione della difesa un duplice danno: il lucro cessante dei mancati canoni incassati e gli oneri di manutenzione per ragioni di sicurezza, nonché di vigilanza di custodia;

   caso emblematico, in tal senso, è quello dell'unità bifamiliare sita in via delle Baleniere 263 a Ostia (Roma);

   proprio a seguito dello scarso adempimento degli obblighi di custodia, tale frazione immobiliare non è mai stata assegnata e – lasciata vuota da diversi anni – è stata in questi giorni occupata abusivamente da militanti di Casa Pound, con tanto di allacci abusivi –:

   se non intenda adottare le iniziative di competenza per disporre l'immediato sgombero dell'immobile, per la sollecita tutela del patrimonio pubblico (in questo caso, un'installazione militare), e l'avvio delle procedure per l'assegnazione, onde evitare l'aggravarsi del danno all'Amministrazione e dei pericoli per la sicurezza militare.
(5-03879)

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   PRISCO, LUCA DE CARLO, MANTOVANI, GALANTINO, CIABURRO e CARETTA. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   il direttore dell'Agenzia delle entrate, Ernesto Maria Ruffini, nel corso dell'audizione alla Camera dei deputati per l'esame del decreto-legge 8 aprile 2020, n. 23 («decreto liquidità»), ha sostenuto che, nel caso non saranno previste ulteriori proroghe, dal 1° giugno 2020 ripartiranno tutti i controlli ordinari fiscali per il 2020 e riprenderà l'attività di comunicazione per 8,5 milioni di atti, da parte dell'amministrazione finanziaria, nei confronti dei contribuenti;

   tale decisione, deriva dalla prossima scadenza del 31 maggio, data nella quale termina la sospensione che la stessa Agenzia delle entrate ha stabilito a seguito dell'introduzione del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri dell'11 marzo 2020 che disponeva la chiusura delle attività economico-produttive nell'intero Paese;

   l'intervento del responsabile dell'Agenzia delle entrate si è concluso sostenendo inoltre che, in pratica, l'Agenzia, non avrebbe avuto bisogno dei due anni supplementari che il Governo aveva inizialmente previsto (norma successivamente soppressa) e che, nell'ottica dell'amministrazione finanziaria, quella norma era stata disposta addirittura per favorire i contribuenti, in quanto finalizzata a dilazionare nel tempo i controlli fiscali e le comunicazioni di irregolarità;

   le dichiarazioni del direttore dell'Agenzia delle entrate, a giudizio degli interroganti, destano sconcerto e preoccupazione, in relazione alla scarsa considerazione delle condizioni economiche e sociali di estrema emergenza in cui versano la maggior parte dei contribuenti del Paese, (famiglie e imprese) a causa della gravissima pandemia che ha coinvolto l'intero territorio nazionale, i quali con ogni probabilità saranno nell'impossibilità di adempiere alle prossime scadenze fiscali previste, a seguito della perdita del posto di lavoro o del blocco dell'attività professionale;

   al riguardo, sarebbero state evidentemente più adeguate e apprezzate da parte dell'Agenzia delle entrate, secondo gli interroganti, espressioni più morbide e di sostegno nei confronti dell'intera platea dei contribuenti italiani, in relazione alla situazione attuale in cui versa il Paese, i cui effetti negativi e penalizzanti della sospensione dell'attività lavorativa praticamente per ogni settore, peraltro decisa dal Governo, rendono impraticabile il pagamento delle prossime scadenze fiscali; si evidenzia che l'Associazione nazionale dei commercialisti, sul punto, ha evidenziato l'urgenza di introdurre rapide misure legislative, finalizzate a rimodulare i termini di tutte le attività di liquidazione, accertamento, controllo e riscossione delle imposte –:

   quali orientamenti il Ministro interrogato intenda esprimere con riferimento a quanto esposto in premessa e se non convenga sulla necessità urgente e indifferibile di adottare ulteriori adeguate iniziative normative volte a differire il termine attualmente previsto del 1° giugno 2020 per la ripresa dell'attività svolta dall'Agenzia delle entrate, di liquidazione, accertamento, controllo e riscossione delle imposte, al fine di sostenere le famiglie e le imprese nel fronteggiare le conseguenze economiche di questa gravissima emergenza epidemiologica.
(5-03881)

Interrogazione a risposta scritta:


   RADUZZI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   la Bce nella riunione del 12 marzo 2020 ha stabilito un incremento nell'ammontare della liquidità che immetterà sul mercato, da qui a fine anno, attraverso il suo programma «standard» di acquisto di asset finanziari APP, per 120 miliardi di euro complessivi;

   nella serata del 18 marzo la Bce ha comunicato l'istituzione di un apposito programma di acquisto di asset finanziari specifico per combattere la pandemia COVID-19 Pepp Pandemic Emergeney Purchase Programme, che prevede l'immissione di circa 750 miliardi di euro entro fine 2020;

   a questa disponibilità, manifestata dalla Bce, non sembrerebbe essere seguito un incremento nell'emissione dei titoli di Stato per fronteggiare le esigenze finanziarie del Paese in un momento di forte necessità;

   secondo i dati pubblicati dipartimento del tesoro nel periodo di riferimento, 1o gennaio 2020 al 15 aprile 2020, la somma assegnata per l'acquisto dei BOT, BTP, BPTP€1, CCTeu e CTZ presentano valori molto simili al medesimo periodo del 2019. Tramite l'effetto di acquisti sul mercato secondario la Bce avrebbe potuto agevolare il sostegno ad eventuali aste di emissione di debito incrementali del Mef, rispetto alle previsioni iniziali, per la fornitura di ulteriore liquidità;

   questa soluzione, dati alla mano, non è stata percorsa; gli asset presentano dal 1o gennaio 2019 al 15 aprile 2019, una somma assegnata complessiva a 147,318 miliardi di euro mentre nel medesimo periodo di riferimento, 1o gennaio 2020 al 15 aprile 2020, il valore complessivo, ha subito un minimale incremento positivo a 147,517 miliardi, con un delta positivo di appena 200 milioni di euro. Tra il 1o marzo 2020 e 15 aprile 2020, si registrerebbe solo un piccolo aumento del totale della somma assegnata (4525 milioni di euro), rispetto al medesimo periodo del 2019, in gran parte riferibile all'introduzione di un BOT a 3 mesi con importo pari a 3.000 milioni di euro ad aprile 2020;

   la Bce, con queste sue scelte di politica monetaria relative al potenziamento del Pspp e l'introduzione del Pepp sta sostenendo il valore di mercato di diversi asset, tra cui i titoli di Stato, riducendo sensibilmente la volatilità sul mercato dei bond governativi europei e creando conseguentemente un ambiente di mercato ottimale per il collocamento degli eventuali nuovi titoli di debito degli stati europei;

   la disponibilità di cassa tra febbraio e marzo 2020 avrebbe registrato una preoccupante diminuzione di oltre 43.000 milioni di euro della disponibilità di cassa tra febbraio e marzo –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei dati esposti;

   perché il Mef non abbia fatto ricorso celermente alle aste di debito pubblico per raccogliere liquidità sul mercato;

   in relazione a quanto riportato in premessa e alle considerazioni ivi esposte, quali iniziative intenda adottare per agevolare l'incremento della disponibilità di cassa, ai minimi storici dal 2012.
(4-05449)

GIUSTIZIA

Interrogazioni a risposta scritta:


   DORI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 24 della Costituzione, nel riconoscere l'inviolabilità del diritto di difesa, garantisce «ai non abbienti, con appositi istituti, i mezzi per agire e difendersi davanti ad ogni giurisdizione»;

   lo strumento attraverso il quale viene assicurato il predetto diritto è il «gratuito patrocinio a spese dello Stato»;

   gli avvocati che prestano la loro attività professionale in favore dei clienti ammessi al gratuito patrocinio assolvono un compito di elevato valore sociale;

   in Italia il patrocinio a spese dello Stato è disciplinato dal decreto del Presidente della Repubblica n. 115 del 2002, come successivamente modificato e integrato;

   numerose associazioni forensi hanno da tempo evidenziato la sussistenza di gravi disfunzioni nella procedura di liquidazione di tali compensi;

   in particolare, si rilevano ritardi nelle liquidazioni delle parcelle, con la conseguenza che dall'emissione della fattura sino all'effettivo pagamento da parte dello Stato trascorrono anche anni; il ritardo dei pagamenti è determinato da varie cause, come disservizi organizzativi, carenza di personale amministrativo, procedure complesse e non digitalizzate, esaurimento dei fondi necessari per i pagamenti;

   con comunicazione al Consiglio nazionale forense e ai Consigli dell'Ordine degli avvocati, la Corte di appello di Roma in data 17 aprile 2020 ha affermato di trovarsi nell'impossibilità di soddisfare le richieste dei pagamenti «poiché i fondi a disposizione risultano esauriti». La medesima Corte di appello afferma di aver ampiamente rappresentato la grave situazione al Ministero della giustizia, non avendo tuttavia ricevuto riscontro «in merito alle tempistiche di accreditamento dei fondi»; come si evince dal «Rendiconto del Ministero della giustizia» del 20 gennaio 2020, «nell'anno 2019 lo stanziamento iniziale di bilancio del cap. 1360, p.g. 1, “spese di giustizia” è pari ad euro 516.626.730, a fronte di una spesa che, su base previsionale, può essere quantificata in misura superiore a 628 milioni di euro. Anche dalla gestione dell'anno 2019, dunque, è derivata una consistente esposizione debitoria. Le maggiori esigenze sono principalmente correlate all'aumento della spesa per difensori d'ufficio di soggetti ammessi al patrocinio a spese dello Stato, passata da circa 271 milioni di euro dell'anno 2016 ai circa 323 milioni circa dell'anno 2017 e fino ai circa 366 milioni di euro dell'anno 2018 (comprensivi di IVA e cassa forense – dati consuntivi di spesa)»;

   per effetto di tale situazione, lo stanziamento effettuato su base previsionale risulta quindi insufficiente rispetto alle effettive esigenze;

   tale situazione potrebbe aggravarsi per il probabile aumento di richieste di accesso al gratuito patrocinio per effetto della crisi economica conseguente all'emergenza epidemiologica COVID-19 –:

   quali iniziative il Ministro interrogato intenda intraprendere, nell'ambito delle proprie competenze, per individuare misure efficaci per consentire agli uffici delle Corti di appello di disporre degli adeguati stanziamenti per il pagamento degli onorari degli avvocati per l'attività svolta in regime di gratuito patrocinio.
(4-05444)


   VARCHI e FRASSINETTI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   il 13 settembre 2019, il tunisino S.H., condannato per reati legati al terrorismo internazionale e, pertanto, inserito nel circuito «Alta sicurezza 2», veniva recluso presso la casa di reclusione Opera di Milano;

   nel provvedimento di assegnazione si specificava che tale disposizione era da ritenersi temporanea per motivi di incompatibilità nei tre istituti penitenziari individuati per accogliere detenuti rientranti nel citato circuito;

   l'istituto lombardo, infatti, non rientra tra le strutture carcerarie predisposte ad ospitare questa categoria di detenuti che, secondo i numerosissimi protocolli previsti dal Dap (Dipartimento amministrazione penitenziaria), devono essere trattati in modo particolare per scongiurare il rischio di proselitismo in carcere ed evitare di favorire una loro deradicalizzazione;

   ad Opera, invece, pur non potendo entrare a contatto diretto con gli altri detenuti, rimaneva alto il rischio di un'ulteriore radicalizzazione di Himdi e, in particolare, di proselitismo su altri detenuti facilmente manipolabili;

   proprio per queste ragioni e già dalle prime avvisaglie di problemi gestionali, a quanto risulta alle interroganti, la direzione della casa di reclusione di Opera avrebbe più volte chiesto il trasferimento del detenuto, richieste cadute nel vuoto per mesi, fino a quando, il 22 aprile 2020, ne è stato finalmente disposto il trasferimento presso il carcere di Asti;

   il trasferimento di S.H., però, non sarebbe andato a buon fine, perché il detenuto sarebbe arrivato nel nuovo carcere con 37,5 di febbre e, dopo ore di tentennamenti, sarebbe stato rimandato a Opera sulla base di un'interpretazione dei protocolli anti-COVID –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e, accertata la veridicità degli stessi e considerata la loro gravità, per quali motivi il detenuto S.H. non sia stato immediatamente recluso presso una struttura carceraria inserita nel circuito «alta sicurezza 2» e quali urgenti iniziative di competenza intenda adottare per disporne l'immediato trasferimento presso idonea struttura;

   sulla base di quale interpretazione dei protocolli di contenimento del contagio da COVID-19 S.H. è stato rimandato nella casa di reclusione Opera di Milano, con i rischi legati ad un ulteriore trasferimento, invece che isolarlo e curarlo nel carcere di Asti dove ormai si trovava.
(4-05454)


   MORRONE, TURRI, BISA, CANTALAMESSA, DI MURO, MARCHETTI, PAOLINI, POTENTI e TATEO. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   in questi giorni grande sconcerto ha destato la notizia di diverse scarcerazioni di detenuti per mafia (47), di cui alcuni considerati ad altissima pericolosità, motivate dal rischio di contagio da COVID-19;

   un articolo stampa de Il Fatto Quotidiano, datato 29 aprile 2020, giornale non certo avverso al Governo in carica, riferisce di «intercettazioni», da cui emergerebbe che i boss rinchiusi in carcere avrebbero esultato per la possibilità di uscire dagli istituti di pena con la «scusa del COVID» grazie alla circolare del Dap;

   ancor più intollerabile appare all'interrogante la decisione del magistrato di sorveglianza di Sassari di disporre la scarcerazione di Pasquale Zagaria, detenuto in regime di 41-bis con una pena da scontare ancora di 21 anni e 7 mesi, «per il presunto rischio contagio da COVID-19»;

   il sessantenne Pasquale Zagaria, considerato dagli inquirenti la mente economica del clan dei Casalesi e fratello di Michele, boss dell'omonimo clan, potrà così trascorrere i prossimi cinque mesi ai domiciliari con moglie e figli, in una località del bresciano, con la facoltà di uscire per le sole esigenze sanitarie;

   le caratteristiche del 41-bis minimizzano il rischio contagio, in quanto i detenuti vivono in isolamento quasi totale, in celle singole e, nello specifico caso di Sassari, le celle risultano anche non contigue tra loro e totalmente separate da altri padiglioni;

   dette scarcerazioni, motivate da presunto rischio contagio COVID-19, stanno minando la credibilità dello Stato e della stessa amministrazione penitenziaria, in quanto pare poco credibile la scelta di scarcerazione invece che rendere i penitenziari ambienti all'altezza di preservare la salute anche dei detenuti più pericolosi e del personale che vi opera;

   è stato appurato che la magistratura di sorveglianza, proprio per evitare la scarcerazione di Zagaria, abbia chiesto al Dap di poterlo eventualmente trasferire in altro istituto penitenziario, attrezzato per la tipologia di trattamenti di cui aveva bisogno, ma, «dal Dipartimento dell'Amministrazione Penitenziaria – si legge nel provvedimento della Sorveglianza – non è giunta risposta alcuna...». Nell'articolo citato sopra si menziona una «presa di distanza» da parte del Ministro Bonafede «dai gravi errori compiuti dal Dap in queste settimane», presa di distanza certamente tardiva che ha di fatto «commissariato» il capo del Dap Francesco Basentini, pur lasciandolo al suo posto, nominando suo vice il pm antimafia Roberto Tartaglia –:

   se e quali iniziative abbia intrapreso, per quanto di competenza, in merito al caso esposto in premessa e, in particolare, se siano stati disposti accertamenti sullo svolgimento delle dinamiche che hanno condotto alla decisione della scarcerazione di Zagaria;

   se siano state individuate responsabilità a carico del dipartimento dell'amministrazione penitenziaria (Dap) e quali sanzioni verranno eventualmente assunte;

   se il Ministro fosse stato messo al corrente anticipatamente della circolare del Dap che ha portato alla scarcerazione dei boss mafiosi dal 41-bis o se il Dap abbia agito in modo autonomo ovvero se ci sia stato un mancato controllo da parte dello stesso Ministro sull'attività del Dap;

   quale ruolo svolga in questo momento il capo del Dap Basentini e quali attività siano in capo al suo vice Tartaglia;

   come si intenda provvedere affinché siano chiuse le falle aperte dalla circolare del Dap circa le scarcerazioni dal 41-bis e come si intenda procedere, per quanto di competenza, per riportare in cella i boss mafiosi a parere dell'interrogante inopinatamente scarcerati.
(4-05455)

INTERNO

Interrogazioni a risposta scritta:


   BRUNO BOSSIO. — Al Ministro dell'interno, al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:

   nei giorni scorsi è stata soppressa la stazione dei carabinieri sita nel comune di Mandatoriccio;

   tale decisione è sopraggiunta in maniera sorprendente, dal momento che non è stata data alcuna motivazione ufficiale né antecedente né successivamente alla chiusura;

   l'organico in dotazione ed in servizio attualmente è stato trasferito nella stazione di Scala Coeli, comune limitrofo;

   tutto ciò è avvenuto nel mentre ufficialmente si era alla ricerca di nuovi locali, anche con la collaborazione attiva della amministrazione comunale locale;

   tale decisione è ancora più sorprendente non solo per le modalità di esecuzione, ma anche perché avviene nel pieno della fase emergenziale coronavirus;

   tale scelta lascia sguarnita di una primaria attività di controllo e di prevenzione un'ampia fascia del territorio ionico cosentino ad alta densità di presenza mafiosa e della criminalità organizzata –:

   quali siano le ragioni che avrebbero determinato tale decisione;

   se si intenda ripristinare, in tempi rapidissimi, la stessa stazione dei carabinieri nell'ambito del territorio del comune di Mandatoriccio.
(4-05438)


   CABRAS. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   il decreto-legge 25 marzo 2020, n. 19, contiene un elenco delle misure che possono essere adottate nel corso dell'emergenza sanitaria COVID-19, dichiarata per un periodo di sei mesi con una delibera del Consiglio dei ministri del 31 gennaio 2020. Quest'elenco è tassativo, lo si legge all'articolo 1, comma 2, del decreto, e comprende 29 voci (lettere da a) ad hh);

   il suddetto decreto ha conferito a Governo e regioni un'ampia libertà di provvedere, concretatasi in una considerevole produzione di decreti del Presidente del Consiglio dei ministri, decreti, ordinanze e circolari ministeriali, decreti dei presidenti di regione, nonché ordinanze contingibili e urgenti dei sindaci di moltissimi comuni;

   l'alto grado di proliferazione normativa e regolamentare ha così determinato una crescente confusione tra i cittadini, soprattutto in termini di intellegibilità delle norme, sollevando anche alcune criticità in termini di certezza del diritto;

   numerosi costituzionalisti hanno inoltre sollevato forti dubbi su taluni atti legislativi e regolamentari che vanno a incidere su diritti e libertà costituzionali;

   sovrapposizioni normative e limitazioni delle libertà fondamentali hanno così contribuito a determinare diversi episodi di tensione tra cittadini e forze dell'ordine;

   secondo i dati ufficiali, solo il 5 per cento dei controlli effettuati dalle forze dell'ordine nei confronti di cittadini fuori dalle mura domestiche ha riscontrato una violazione delle norme di restrizione, con conseguente sanzione;

   tuttavia, diverse sono le segnalazioni riportate dalla stampa circa presunti abusi avvenuti durante alcuni dei suddetti controlli, tra cui: la coppia che è stata oggetto di violenza fisica (calci e pugni) da parte della polizia locale di Sassari in via Ugo La Malfa il 17 aprile 2020; la coppia di anziani (72 e 74 anni) multati di 900 euro a Nuoro mentre andavano a fare la spesa assieme, perché la moglie, invalida al 100 per cento, non poteva essere lasciata sola in casa; l'infermiera in pensione multata di 400 euro dalla polizia locale di Cagliari, perché al telefono davanti al portone di casa; il rider multato di 4.000 euro dalla polizia locale di Torino il 15 aprile, mentre stava lavorando; la messa interrotta dalla polizia locale nella parrocchia di San Francesco a Marina di Cerveteri; l'ormai celebre caso di don Lino Viola, parroco di Gallignano (Cremona), interrotto dai carabinieri mentre celebrava la messa in diretta streaming, alla presenza di dodici accoliti;

   simili episodi portano a creare tensione e diffondono la pericolosa percezione che gli uomini e delle donne in divisa esercitino le proprie funzioni con arbitrio, a danno della fiducia conquistata dalla maggioranza dei tutori dell'ordine pubblico –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti citati in premessa e se disponga di ulteriori informazioni;

   se il Ministro interrogato, qualora la natura di tali e simili episodi sia confermata, non intenda intraprendere opportune iniziative per uniformare l'attività di tutte le autorità preposte al controllo delle disposizioni di contenimento del contatto sociale e per prevenire eventuali casi di abusi.
(4-05447)

ISTRUZIONE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   GALLO, VILLANI, DI LAURO, BUOMPANE, DEL SESTO, SARLI e TESTAMENTO. — Al Ministro dell'istruzione. — Per sapere – premesso che:

   il 23 febbraio 2016 il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca indice un concorso pubblico per titoli ed esami per complessivi 63.211 posti di docente per le scuole dell'infanzia, primaria e secondaria di primo e di secondo grado, riservandolo ai possessori dell'abilitazione, oltre che al titolo di studio necessario per l'accesso al Concorso;

   numerosi laureati non abilitati decidono di ricorrere in giudizio per chiedere di misurarsi nelle prove concorsuali;

   con ricorso innanzi al Tar Lazio n. 4518/2016, vengono impugnati i decreti ministeriali del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca 23 febbraio 2016 nn. 105, 106 e 107, nella parte in cui non ammettono a parteciparvi i ricorrenti nella loro qualità di insegnanti laureati non abilitati;

   il 22 aprile 2016, con decreto monocratico n. 2012/2016, il Tar respinge l'istanza cautelare e non ammette i ricorrenti a partecipare con riserva alle prove scritte;

   il 24 maggio 2016, avverso all'ordinanza cautelare di cui sopra, i ricorrenti presentano ricorso in appello innanzi al Consiglio di Stato;

   il 5 ottobre 2016 il Consiglio di Stato con ordinanza n. 4419/2016 accoglie l'istanza cautelare e per l'effetto dispone la partecipazione alla procedura concorsuale, intimando al Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca di predisporre delle prove suppletive;

   si svolgono le prove suppletive in tutte le regioni interessate dal ricorso. Vengono riconvocate le commissioni esaminatrici del 2016 e predisposte nuove prove: scritta e orale e per alcune classi di concorso anche una prova pratica;

   il 1° settembre 2019 tutti i docenti in turno di nomina prendono servizio stipulando un contratto di lavoro a tempo indeterminato: molti di loro cambiano radicalmente vita, lasciano un precedente e altrettanto sicuro lavoro, chiudono la propria attività, rinunciano a supplenze annuali, forti e fiduciosi in una pronuncia definitiva coerente e in linea con le precedenti pronunce;

   il 13 novembre 2019 con sentenza n. 7789/2019, il Consiglio di Stato ribalta il giudizio positivo della sentenza del Tar;

   il decreto-legge 29 ottobre 2019, n. 126, convertito, con modificazioni, della legge 20 dicembre 2019, n. 159, all'articolo 1, prevede l'avvio di un concorso straordinario e un concorso ordinario per titoli ed esami per la scuola secondaria di primo e secondo grado. Al riguardo, si dispone che la procedura di concorso preveda «l'abilitazione all'esercizio della professione docente per la relativa classe di concorso, dei vincitori della procedura immessi in ruolo, all'atto della conferma in ruolo.» che quindi non è più richiesto come requisito;

   i partecipanti che hanno superato le prove suppletive del concorso dell'anno 2016, sono stati ammessi alla partecipazione con lo scopo di valutare e accertare le proprie conoscenze disciplinari e didattiche, così come avvenuto per tutti coloro che, in possesso di abilitazione, hanno partecipato alla prova concorsuale indetta il 23 febbraio del medesimo anno;

   coloro i quali hanno superato le prove suppletive, appositamente predisposte dal Ministero dell'istruzione, hanno quindi dimostrato di essere in possesso delle conoscenze necessarie per poter intraprendere il proprio percorso di insegnamento –:

   quali iniziative di competenza il Ministro interrogato intenda mettere in atto, anche a carattere normativo, affinché vengano individuati percorsi e riconoscimenti dedicati ai docenti laureati che hanno superato con successo le prove suppletive del concorso 2016, al fine di garantire il giusto riconoscimento del merito e la valorizzazione della qualità dell'insegnamento.
(5-03880)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazione a risposta in Commissione:


   RIZZETTO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   il reddito di cittadinanza è stato introdotto come misura di politica attiva del lavoro, prevedendo un percorso di reinserimento lavorativo e sociale;

   tale misura si è rilevata fallimentare, poiché istituita con criteri inadeguati e contraddittori, senza aver messo a disposizione un'infrastruttura istituzionale concretamente operativa. Ad oggi, poco più del 4 per cento dei beneficiari, tenuti a recarsi ai centri per l'impiego, è riuscito a stipulare contratti di lavoro. Pertanto, il reddito di cittadinanza appare all'interrogante una misura disciplinata «frettolosamente», solo per poter essere sbandierata a fini di propaganda politica. Tra l'altro, il reddito di cittadinanza ha notoriamente favorito il lavoro nero e registrato molteplici casi di frode;

   in questo contesto, è chiaro che l'Agenzia per le politiche attive del lavoro (Anpal) non è riuscita a mettere in campo strumenti adeguati, affinché i beneficiari del reddito di cittadinanza, fossero reinseriti nel mondo del lavoro;

   già, dunque, nel periodo precedente all'attuale emergenza sanitaria, l'Anpal non ha conseguito alcun risultato soddisfacente nel coordinare le politiche del lavoro per ricollocare i disoccupati, attraverso i propri strumenti a supporto degli operatori pubblici e privati del mercato del lavoro. Ciò ha messo in luce, ad avviso dell'interrogante, un inadeguato modus operandi dell'Agenzia e un management aziendale che, nel tempo, si è distinto, per lo più, per comportamenti poco trasparenti e non per risultati conseguiti;

   con un mercato del lavoro già stagnante, l'emergenza coronavirus renderà lo scenario socio-economico ancora più complicato e drammatico. Si registrerà un aumento della disoccupazione e il lavoro potrebbe diventare ancora più precario, come avviene nei periodi di crisi, poiché piccole e medie imprese cercheranno di abbattere i costi;

   ci sono fondati motivi, quindi, secondo l'interrogante per ritenere che Anpal non sia all'altezza di svolgere il proprio mandato istituzionale, alla luce della crisi del mercato occupazionale determinatasi a causa dell'emergenza sanitaria –:

   se e quali politiche del lavoro straordinarie intenda attuare l'Anpal, per favorire efficacemente l'incontro tra l'offerta e la domanda di lavoro, in una fase così drammatica, a fronte dell'emergenza sanitaria da COVID-19.
(5-03878)

Interrogazione a risposta scritta:


   CARFAGNA. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   l'APe social è un anticipo pensionistico che l'Inps eroga a coloro che abbiano almeno 63 anni di età, non siano titolari di pensione diretta in Italia o all'estero e si trovino nelle condizioni determinate dalla legge;

   tra la platea di fruitori dell'APe social vi sono i così detti «cargiver», vale a dire coloro che assistono da almeno sei mesi il coniuge, il partner dell'unione civile o un parente di primo grado convivente con handicap grave ai sensi dell'articolo 3, comma 3, della legge n. 104 del 1992;

   nonostante una sentenza della Corte di giustizia europea (la CGUE C-449/16 del 21 giugno 2017) abbia sancito che all'anticipo pensionistico non si applichi il Regolamento (CE) 29 aprile 2004, n. 883/2004 – regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio relativo al coordinamento dei sistemi di sicurezza sociale, ad oggi centinaia di aventi diritto all'APe Sociale si sono visti revocare o rigettare il beneficio dall'Inps, perché titolari di una pensione estera, anche se di modestissima entità;

   l'Ape sociale, per le sue finalità e per i presupposti per la sua attribuzione, non costituisce un trattamento pensionistico e, dunque, deve considerarsi una prestazione di natura assistenziale e, in quanto tale, sottratta all'applicazione del Regolamento (CE) n. 883/2004 relativo al coordinamento dei sistemi di sicurezza sociale, a prescindere dalla qualificazione datane dalla legge nazionale;

   l'aspetto assistenzialistico si evidenzia ancor di più rispetto ai caregiver: in Italia sono circa 7 milioni le persone che assistono volontariamente almeno un parente non autosufficiente;

   attraverso l'attività dei caregiver si garantisce alla persona bisognosa un'effettiva e continuativa sorveglianza e, al contempo, un concreto supporto nello svolgimento delle attività quotidiane: le persone che usufruiscono dell'assistenza di tipo familiare, appartengono a molteplici tipologie, dall'anziano non autosufficiente, al malato cronico ovvero al disabile. Garantire un'assistenza in ambito familiare alle persone bisognose, significa consentire a queste ultime di continuare a godere delle proprie relazioni affettive, di continuare a svolgere le proprie attività quotidiane nel proprio domicilio familiare, così evitando la collocazione della persona bisognosa in case di riposo o in strutture similari;

   l'attività dei caregiver deve essere necessariamente supportata ed incentivata, in quanto elemento fondamentale dell'assistenza domiciliare e strumento imprescindibile per la sostenibilità dei sistemi sanitari e sociali –:

   se il Governo intenda urgentemente adottare le opportune iniziative, anche di carattere normativo, volte a riconoscere il carattere assistenziale dell'APe social, escludendo i redditi pensionistici da Stati esteri quale limite legale alla percezione del trattamento, al fine di uniformare la normativa nazionale alla giurisprudenza dell'Unione europea.
(4-05439)

POLITICHE AGRICOLE ALIMENTARI E FORESTALI

Interrogazione a risposta scritta:


   BUBISUTTI, VIVIANI, GASTALDI, GOLINELLI, LIUNI, LOLINI, LOSS, MANZATO e PATASSINI. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

   il 25 marzo 2020 il sito «Wine business» conosciuto a livello internazionale ha annunciato che in Francia i vignaioli naturali, al termine di una battaglia durata quasi dieci anni, hanno ottenuto il riconoscimento formale, da parte delle autorità d'Oltralpe, all'esistenza del «vino naturale»;

   in tutto il mondo non esiste una definizione unica di «vino naturale» in quanto è difficile specificare cosa sia «naturale»; inoltre le attuali regolamentazioni europee proibiscono l'uso del termine «vini naturali», che include un'importante nicchia del settore; pertanto le autorità francesi hanno deciso di aggirare l'ostacolo legislativo creando una nuova denominazione dal nome «vin méthode nature», stabilendo un elenco di criteri e un protocollo di screening dedicati, messo a punto dal neonato Sindacato del vino naturale, unicamente a questa nuova denominazione;

   inoltre, i produttori che decidono di far parte di questa denominazione avranno il permesso di mettere un'etichetta su ogni bottiglia con la scritta «vin methode nature». Questa iniziativa potrebbe creare una concorrenza sleale fra i produttori di vino europei, già duramente provati dall'emergenza legata al coronavirus, e confusione fra i consumatori che potrebbero essere fuorviati dalla presenza di un'etichetta con termini non riconosciuti a livello europeo;

   nato a novembre 2019 proprio con l'obiettivo di accelerare l'iter del riconoscimento governativo, il sindacato è presieduto dal vignaiolo della Loira Jacques Carroget, in collaborazione con il Ministero dell'agricoltura e l'Inao – Istituto nazionale dell'origine e della qualità;

   per poter utilizzare la dicitura, il vino deve essere prodotto da uve raccolte a mano da viti biologiche certificate e prodotto con un lievito indigeno. Durante il processo di vinificazione tutte le pratiche di filtrazione a flusso incrociato sono vietate, come sono altresì proibite pastorizzazioni flash, termovinificazione e osmosi inversa. Sono ammessi fino a 30 milligrammi per litro di solfiti in tutti i tipi di vino. E per distinguere tra vini naturali che contengono solfiti e vini naturali che invece ne sono privi, sono stati creati due loghi appositi. Ogni anno una commissione controllerà i vini che hanno richiesto la denominazione; se non conforme ai parametri stabiliti, il vino dovrà essere commercializzato con un marchio diverso, così da non indurre in errore i consumatori;

   si prevede che nei prossimi mesi si troveranno questi loghi sulle bottiglie prodotte da un centinaio di aziende francesi (ma anche da un paio di vignaioli italiani e altrettanti spagnoli), per un totale di 1.000 ettolitri di vino, già certificato e conforme alle regole stabilite dal Sindacato del vino naturale;

   con ristoranti, bar, enoteche di tutto il mondo chiusi, a cui si aggiungono ritardi e disdette di ordini, anche le aziende vitivinicole sono in forte difficoltà: un problema che si riscontra sia sul mercato nazionale sia per quanto riguarda le esportazioni. Dall'inizio dell'emergenza coronavirus il numero di bottiglie rimaste ferme in cantina è in continuo aumento, anche se alcune produzioni d'eccellenza, hanno già visto esaurire le scorte;

   in questo momento a soffrire maggiormente sono i produttori che attuano la vendita diretta e quelli che lavorano in larga parte con i Paesi stranieri, oltre alle vendite ovviamente bloccate per tutto il comparto della ristorazione –:

   se sia a conoscenza di questa iniziativa francese e come intenda procedere, nelle opportune sedi europee, al fine di contrastare questo riconoscimento del vino naturale francese che può essere fuorviante per il consumatore e, altresì, contrario alle disposizioni europee;

   quali iniziative intenda mettere in campo per tutelare i vini italiani, soprattutto in questo momento di emergenza, visto che le aziende vitivinicole italiane producono vini di alta qualità, rinomati in tutto il mondo).
(4-05443)

SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazione a risposta in Commissione:


   MULÈ. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   il 29 aprile 2020 il settimanale Panorama ha pubblicato un articolo dal titolo «La misteriosa vendita di Blue panorama» in cui, tra l'altro, si riporta la notizia che nel corso del 2017 sotto la gestione commissariale dell'epoca di Alitalia, la compagnia aerea affidò ad un'azienda dello stesso gruppo di Blue Panorama, di cui Giancarlo Zeni, attuale direttore generale di Alitalia, era amministratore delegato, il subappalto per il servizio di procacciamento dei posti in hotel per tutto il personale Alitalia in trasferta, e, sempre l'articolo, solleva il quesito se al momento dell'insediamento del dottor Zeni come amministratore generale di Alitalia questi abbia dichiarato di essere stato amministratore delegato di una parte correlata con un fornitore di Alitalia;

   in occasione dell'audizione svolta sempre in data 29 aprile 2020 dal commissario straordinario di Alitalia, avvocato Giuseppe Leogrande, presso la Commissione trasporti, poste e telecomunicazioni della Camera dei deputati, l'interrogante ha chiesto al commissario Leogrande chiarimenti in ordine alle notizie riportate dall'articolo di Panorama, sia in merito ad eventuali indagini della magistratura in corso nei confronti del dottor Zeni, sia nello specifico in merito alla dichiarazione di Zeni, all'atto di assunzione della carica di direttore generale della gestione commissariale di Alitalia, di essere stato amministratore delegato di un'azienda correlata con un fornitore della stessa Alitalia;

   il commissario Leogrande ha risposto alla prima richiesta di chiarimenti, sostenendo di non avere alcuna notizia di indagini nei confronti del dottor Zeni, mentre non ha fornito alcuna risposta sulla seconda richiesta di chiarimenti. Nessuna risposta è stata fornita in merito dallo stesso dottor Zeni, che pure è intervenuto nella medesima audizione –:

   se il dottor Zeni, all'atto dell'assunzione della carica di direttore generale di Alitalia, abbia dichiarato di aver ricoperto il ruolo di amministratore delegato di un'azienda correlata con un fornitore della stessa Alitalia.
(5-03882)

Interrogazioni a risposta scritta:


   GIACHETTI e NOBILI. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   nel territorio del comune di Marradi (città Metropolitana di Firenze) si registrano da diverso tempo numerose criticità inerenti alla ricezione del segnale di telefonia mobile;

   tali problematiche si rilevano sia nelle frazioni di Gamberaldi e Campigno, le quali si trovano in una sorta di cono d'ombra degli attuali ripetitori, causandone un completo isolamento in caso di mal funzionamento della linea fissa, sia nella frazione di Lutirano, che tra l'altro risulta essere la più lontana dalla centro abitato di Marradi;

   in riferimento alla situazione della frazione di Lutirano, che per l'amministrazione comunale risulta di assoluta priorità, è stata già rilevata, a seguito di opportuni sopralluoghi, la presenza di un traliccio atto a servire la frazione che potrebbe essere collegato mediante ponte radio dagli operatori Tim, Vodafone e WindTre con l'impianto sito in località Cesata e verso il quale si gode di piena visibilità;

   inoltre, a seguito di ulteriori verifiche effettuate dall'amministrazione con gli stessi operatori telefonici, è emersa una concreta fattibilità tecnica dell'intervento che, data la presenza dell'infrastruttura portante, comporterebbe anche un modico investimento economico da parte delle compagnie di servizio;

   sebbene l'amministrazione comunale abbia sempre palesato la disponibilità a partecipare alle spese di gestione di un nuovo sito trasmittente, l'operazione di copertura è stata dichiarata in più occasioni dalle compagnie telefoniche «non prioritaria», a causa dello scarso riscontro economico che ne sarebbe derivato;

   risulta pertanto evidente che il perdurare di tali situazioni non consente di garantire a tutti i cittadini residenti un equo accesso ai servizi di comunicazione e di connessione, specialmente in questo momento di difficoltà derivante dell'emergenza nazionale COVID-19, rendendo di fatto impossibile sia per i lavoratori che per gli studenti universitari e non, l'accesso alle attività di lavoro agile e di didattica a distanza;

   inoltre, il territorio del comune di Marradi è stato spesso oggetto di gravi eventi naturali rispetto ai quali la tempestività dei soccorsi risulta fondamentale e la difficoltà ad effettuare comunicazione stabili e continuative ha già creato pericolosi disagi negli interventi di soccorso, spesso rallentando il lavoro dei soccorritori stessi –:

   quali iniziative urgenti intenda assumere il Governo, per quanto di competenza, per risolvere tale insostenibile e pericolosa condizione di isolamento telefonico e di accesso alla rete internet;

   quali iniziative di competenza intenda porre in essere il Governo al fine di garantire a tutti i cittadini del comune di Marradi la possibilità di usufruire di tutti gli strumenti tecnologici attualmente a disposizione.
(4-05442)


   TARTAGLIONE, GIACOMONI, MANDELLI, MULÈ, SQUERI, POLIDORI, PRESTIGIACOMO, SPENA, MAZZETTI, ROSSO, BAGNASCO, FASCINA, SACCANI JOTTI, PALMIERI, FASANO, NAPOLI, PETTARIN e CASSINELLI. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   dall'ultimo decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale del 27 aprile 2020, si conferma come di fatto non vi sia ancora una data certa per la riapertura di molte attività commerciali, in particolar modo per bar e ristoranti, parrucchieri e centri estetici. Per questi sembra ancora lontano un programma chiaro e aiuti concreti;

   pur comprendendo che queste misure vengono adottate allo scopo di contrastare la diffusione del virus e dunque fronteggiare l'emergenza sanitaria in atto, si ritiene che obbligare questi esercizi alla chiusura per tre mesi, comporti il rischio per molti di essi non poter mai più riprendere l'attività. Non senza un sostegno concreto da parte del Governo, non senza lo stanziamento di fondi diretti dei quali i titolari possano disporre nell'immediato per recuperare, almeno parzialmente, l'enorme perdita economica subita;

   si evidenzia anche che la diffusione del virus, molto più concentrata nelle regioni del Nord, potrebbe indurre ragionevolmente ad una scelta diversa, ovvero quella di disporre la graduale riapertura a partire dalle regioni meno colpite e meno a rischio, anticipando in questi luoghi la data prevista e mettendo fine anche alle prestazioni domiciliari di molti operatori abusivi;

   diverse amministrazioni locali, sempre in prima linea e a contatto diretto con i problemi dei cittadini, stanno cercando di valutare ogni possibile forma di aiuto. Dalla concessione di suolo pubblico per ampliare le superfici dei locali ed evitare così la drastica riduzione dei posti a sedere nel rispetto delle distanze di sicurezza, allo stanziamento di fondi per garantire un contributo, seppur minimo, a tutte quelle attività che saranno le ultime a riaprire e dunque le più penalizzate;

   è ovviamente impensabile che i comuni possano disporre di cifre in bilancio tali da fronteggiare questa emergenza, soprattutto nelle piccole città e in quelle regioni del Centro-sud con un tessuto economico già fortemente provato –:

   quali iniziative urgenti di competenza si intendano adottare per stanziare ulteriori e adeguati fondi diretti alle attività commerciali e, in particolare, alle categorie citate in premessa, valutando anche una riapertura anticipata delle stesse nelle regioni meno colpite;

   se non si ritenga di agevolare le amministrazioni locali consentendo loro sostanzialmente di assumere decisioni in deroga ai regolamenti locali vigenti in materia di Tosap e occupazioni di suolo pubblico.
(4-05448)

Apposizione di una firma ad una interpellanza.

  L'interpellanza Ficara n. 2-00749, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 21 aprile 2020, deve intendersi sottoscritta anche dalla deputata Barzotti.

Apposizione di firme ad interrogazioni.

  L'interrogazione a risposta scritta Ficara e altri n. 4-05139, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta dell'8 aprile 2020, deve intendersi sottoscritta anche dalla deputata Barzotti.

  L'interrogazione a risposta scritta Lorenzo Fontana n. 4-05376, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 29 aprile 2020, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Billi, Comencini, Di San Martino Lorenzato Di Ivrea, Formentini, Grimoldi, Picchi, Ribolla, Zoffili.

  L'interrogazione a risposta scritta Vinci n. 4-05388, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 29 aprile 2020, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Billi, Comencini, Di San Martino Lorenzato Di Ivrea, Formentini, Grimoldi, Picchi, Ribolla, Zoffili.

  L'interrogazione a risposta scritta Cecchetti n. 4-05417, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 29 aprile 2020, deve intendersi sottoscritta anche dalla deputata Locatelli.

ERRATA CORRIGE

  Interrogazione a risposta immediata in Commissione Maria Tripodi e Dall'Osso n. 5-03875 pubblicata nell'Allegato B ai resoconti della seduta n. 332 del 29 aprile 2020 è da intendersi presentata dal deputato Dall'Osso, già cofirmatario della stessa.