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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Martedì 21 aprile 2020

ATTI DI INDIRIZZO

Risoluzioni in Commissione:


   La III Commissione,

   premesso che:

    i cittadini di Hong Kong, nel corso del 2019, con una grande mobilitazione di piazza a difesa della propria libertà, sono riusciti a bloccare, fino a data da destinarsi, il progetto di legge che prevede l'estradizione forzata di sospetti criminali in Cina;

    oltre un milione di persone ha contestato, manifestando in piazza nel corso del 2019, che la predetta legge potesse essere usata per portare avanti persecuzioni politiche e religiose all'interno del territorio di Hong Kong, minandone l'autonomia;

    la legge, fortunatamente fermata, avrebbe permesso di estradare in Cina i «sospetti», sottoponendoli al processo dei tribunali nazionali;

    la proposta proveniva dall'ala filo-cinese, capeggiata dal capo del governo Carrie Lam e avrebbe consentito all'Esecutivo le estradizioni ed esautorato il Parlamento da ogni valutazione e decisione;

    ancora oggi, i leader dell'opposizione democratica di Hong Kong pagano un caro prezzo per aver difeso l'autonomia e l'indipendenza di Hong Kong, in uno con la legalità e la democraticità dell'ordinamento di Hong Kong;

    il Governo di Carrie Lam, che, secondo i firmatari del presente atto di indirizzo, appare come la lunga mano dell'oppressione cinese, silenziosamente, sta consumando la sua vendetta con arresti e processi arbitrari;

    ancora in data 18 aprile 2020, la polizia di Hong Kong ha arrestato 14 delle più importanti personalità della società civile e politica di Hong Kong, tra cui ex Ministri del Governo, magistrati, avvocati, professori universitari, giornalisti;

    tra gli arrestati figura anche Jimmy Lai, 71 anni, fondatore del quotidiano Apple Daily, autorevole fonte dissidente nei confronti del Governo di Hong Kong e della sua sottomissione all'influenza cinese;

    la tradizionale politica di difesa dei diritti sociali, umani e politici dell'Italia sulla scena internazionale impone un autorevole e fermo intervento del nostro Governo, a prescindere dai rapporti di interlocuzione privilegiata, per i firmatari del presente atto improvvidamente assunti, con la sottoscrizione del Memorandum of Understanding della via della seta,

impegna il Governo

a esprimere la propria condanna per la nuova ondata di arresti ad Hong Kong, in una strategia di repressione delle pacifiche dimostrazioni di piazza del 2019, e ad assumere ogni utile iniziativa di competenza al fine di difendere il diritto di manifestazione del pensiero e di riunione ad Hong Kong.
(7-00445) «Delmastro Delle Vedove, Galantino, Bignami, Zucconi, Mantovani, Montaruli, Varchi, Rotelli, Prisco, Mollicone, Lucaselli, Ferro».


   La VII Commissione,

   premesso che:

    gli insegnanti precari, con almeno 36 mesi di servizio sono circa 200.000 e, calcolando soltanto i supplenti annuali, si ha a che fare con 100.000 unità a fronte di una previsione di sole 24.000 assunzioni;

    con il recepimento della direttiva europea n. 70 del 1999, per effetto del decreto legislativo n. 368 del 2001 (la cui disciplina è poi sostanzialmente confluita nel decreto legislativo n. 81 del 2015), è stato stabilito che, dopo 36 mesi in servizio, il lavoratore debba essere assunto a tempo indeterminato, altrimenti si configurerebbe l'abuso nella reiterazione dei contratti a termine, perpetuando dunque una discriminazione ai danni dei lavoratori; la grave crisi economica esplosa in Italia, come immediata e diretta conseguenza della pandemia, prefigura recessione e perdita di posti di lavoro;

    la nuova fase di reclutamento sarebbe, per l'ennesima volta, a rischio; si potrebbe configurare una disoccupazione di un numero abnorme di lavoratori precari, che a settembre si troverebbero senza lavoro e con una famiglia da mantenere, dopo aver insegnato per anni tra mille sacrifici economici e familiari nelle scuole italiane e contribuendo in misura eccezionale a reggere il sistema di istruzione nazionale; docenti sempre ritenuti validi e idonei all'insegnamento da precari, ma non altrettanto da insegnanti di ruolo, subendo dunque una seconda discriminazione;

    il Consiglio superiore dell'istruzione, nel parere espresso in data 6 aprile 2020 sullo schema di decreto recante il concorso straordinario, ha sollevato numerose critiche in quanto il decreto non migliorerebbe quel tessuto socio-culturale messo a dura prova, ritenendo come condizione essenziale per permettere alle scuole di operare a pieno regime, fin dal primo giorno del prossimo anno scolastico, la possibilità di avere immediatamente un organico completo e un corpo docente stabile e motivato;

    lo stesso Consiglio superiore dell'istruzione, non ritiene «possibile agire nei termini della programmata ordinarietà in quanto le procedure concorsuali, di cui alla legge n. 159 del 2019, pensate per tempi ordinari, non garantiscono affatto gli effetti auspicati per questi tempi straordinari», spingendosi ad auspicare «fortemente una riflessione da parte del Ministero in merito alla possibilità di assumere procedure concorsuali le più semplificate possibili, che tengano conto essenzialmente del periodo di servizio già prestato e delle esperienze culturali e professionali possedute dai docenti»;

    va ricordato, infine, che lo stato di emergenza dichiarato il 31 gennaio 2020, per 6 mesi consente, nel rispetto dei principi generali dell'ordinamento giuridico, di prevedere un concorso per servizio e titoli,

impegna il Governo

ad adottare iniziative per prevedere un piano di stabilizzazione che consenta, a tutti i lavoratori del settore scolastico con almeno 36 mesi di servizio, di trasformare il proprio rapporto di lavoro da tempo determinato a tempo indeterminato.
(7-00444) «Sasso, Belotti, Basini, Colmellere, Fogliani, Furgiuele, Latini, Patelli, Racchella».


   La Commissione VIII,

   premesso che:

    il crollo del viadotto che collegava la frazione di Albiano Magra e Aulla in provincia di Massa Carrara ha nuovamente portato all'attenzione generale la criticità riguardante la fragilità di numerose infrastrutture stradali, con particolare riferimento a ponti e viadotti, presenti sul territorio nazionale;

    le modalità del crollo del viadotto, che ha accusato un improvviso collasso strutturale, riportano alla mente il tragico crollo del ponte Morandi a Genova e, seppure con dinamiche parzialmente diverse, il crollo del viadotto Madonna del Monte sulla carreggiata nord dell'autostrada Torino-Savona;

    le ispezioni condotte sulla rete viaria a seguito di tali disastri e una serie di inchieste giornalistiche hanno fatto emergere una vera e propria emergenza manutenzione delle infrastrutture viarie. Alla fine del 2019 erano venti i ponti e i viadotti classificati a rischio crollo in tutta Italia;

    a seguito dell'emergenza epidemiologica da Covid-19 e al fine di limitare al massimo i contagi, a decorrere dall'11 marzo 2020, è stato istituto un regime di lockdown sull'intero territorio nazionale che, oltre a prevedere la sospensione di attività commerciali e produttive, ha imposto forti limitazioni agli spostamenti delle persone e il divieto generalizzato di spostamento da un comune ad un altro, fatta eccezione per i casi di riconosciuta necessità;

    la conseguenza di tali misure, per quanto attiene la mobilità dei veicoli su strade e autostrade, consiste di fatto nell'azzeramento del traffico veicolare. Tale condizione contingente, alla luce delle richiamate criticità relative alla sicurezza delle infrastrutture viarie si può rivelare estremamente utile per l'effettuazione di tutte quelle opere di manutenzione, o comunque parte di esse, necessarie a mettere in sicurezza le infrastrutture viarie considerate a rischio,

impegna il Governo:

   ad utilizzare l'attuale periodo di scarso traffico automobilistico imposto dal regime di lockdown per svolgere una generale attività ispettiva sulle infrastrutture stradali, con particolare riferimento agli interventi di manutenzione di ponti e viadotti classificati a rischio;

   a valutare la necessità di adottare iniziative per rendere obbligatori, da parte dei gestori della rete stradale, autostradale e ferroviaria, specifici sistemi di monitoraggio strutturale dei ponti e viadotti per valutarne, nel merito, lo stato di salute e i possibili comportamenti anomali di deformazione, registrando valori e dati più approfonditi di quelli rilevati dalle semplici ispezioni visive, come di consueto vengono svolte.
(7-00446) «Cortelazzo, Baldelli, Casino, Sozzani, Giacometto, Bergamini, Labriola, Mulè, Mazzetti, Pentangelo, Ruffino, Rosso, Zanella».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interpellanza:


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, il Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, il Ministro dell'economia e delle finanze, il Ministro dello sviluppo economico, per sapere – premesso che:

   l'epidemia da coronavirus in corso, oltre ad avere cagionato danni alla salute dei cittadini, ha recato grandi e spesso irreversibili danni al tessuto economico-produttivo del nostro Paese;

   sono molti i settori che hanno acquisito la consapevolezza di una chiusura d'attività che non sarà solo temporanea ma definitiva, in assenza di interventi consistenti da parte del Governo. Particolare apprensione suscita il destino riservato al futuro dell'attività venatoria che non può essere circoscritta a un'attività ludico-sportiva per tradizione, cultura e rapporti sociali che le sono propri;

   di grande rilievo è conseguentemente il tema economico della sorte dell'indotto del settore della caccia che in Italia ha il suo radicamento principale, a livello produttivo e commerciale, proprio nelle provincie di Bergamo e di Brescia, notoriamente devastate dal dilagare epidemiologico;

   il settore armiero che coinvolge tutta la filiera, dai produttori (quasi tutti italiani) alle armerie che ne sono i rivenditori finali, attraversava uno stato di crisi già prima del dilagare dell'epidemia. L'industria armiera italiana è la prima al mondo, basti vedere l'eccellenza degli atleti italiani nelle discipline olimpioniche del tiro al volo e del tiro a segno, sempre con dotazione di armi italiane. Una vera e propria eccellenza mondiale radicata in prevalenza nel bergamasco e nel bresciano ma anche in Toscana;

   purtroppo, da alcuni anni, a causa delle politiche sbagliate e disincentivanti portate avanti a livello europeo, nazionale e spesso regionale, si sta assistendo a una crisi del settore. Indotto venatorio non significa solo armi e munizioni ma anche vestiario, strumenti tecnici per i richiami, accessori per la cinofilia e altro;

   negli ultimi anni, nelle provincie italiane si è assistito a una chiusura di più del 50 per cento delle armerie attive (spesso da decenni) sul territorio;

   dell'indotto del settore venatorio fa parte anche l'artigianato armiero che ha il suo core business nella riparazione e manutenzione delle armi da caccia e, come tutte le forme di artigianato, è stato fortemente disincentivato negli anni, al punto che sta andando a scomparire. Ne fa parte anche la sempre più radicata figura dell'agriturismo venatorio;

   sempre attività connesse a quella venatoria o anche autonome sono quelle di tiro al volo, di tiro a segno e di tiro dinamico sportivo, tutte cessate in seguito alle disposizioni di prevenzione del contagio da Covid-19;

   si consideri che la caccia con il suo indotto, al netto degli agriturismi venatori, rappresenta un fatturato di sette miliardi di euro annui;

   proprio nel periodo in cui la caccia è chiusa, i cacciatori fanno acquisti per prepararsi alla nuova stagione. Le armerie oggi sono chiuse per il dilagare dell'epidemia e, anche se fossero aperte, in questa situazione d'incertezza nessuno farebbe acquisti;

   prevenire con congruo anticipo gli effetti economici negativi dell'epidemia dilagante è un atto lungimirante e dovuto, mentre sarebbe un grave errore limitarsi al contrasto sanitario e lasciare alle leggi economiche e naturali del mercato una impietosa selezione naturale;

   l'unico intervento di sostegno immediato all'industria, al commercio e all'artigianato del settore armiero e di tutto l'indotto funzionale all'attività venatoria potrebbe essere rappresentato da incentivi all'attività venatoria stessa, in prima battuta sospendendo perlomeno per due anni il pagamento delle imposte dell'annata venatoria di competenza statale –:

   quali urgenti iniziative di competenza intenda adottare il Governo per sostenere e incentivare l'attività venatoria, anche sospendendo la riscossione della parte di competenza statale della tassazione sull'annata venatoria, al fine di preservare la naturale vocazione sociale che da sempre le è propria;

   quali urgenti iniziative di competenza intenda adottare il Governo per il sostegno di tutta la produzione industriale e del commercio del materiale di indotto dell'attività venatoria, dall'industria produttrice agli esercizi commerciali di vendita di armi da fuoco e materiale funzionale all'attività venatoria stessa meglio descritto in premessa;

   quali urgenti iniziative di competenza intenda adottare il Governo per il sostegno delle attività, in parte riconducibili a quella venatoria o anche autonome, di agriturismo venatorio, di tiro al volo, di tiro a segno e tiro dinamico sportivo.
(2-00747) «Legnaioli, Belotti».

Interrogazioni a risposta orale:


   BALDINI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro per i beni e le attività culturali e per il turismo. — Per sapere – premesso che:

   l'emergenza epidemiologica in corso sta determinando dei riflessi drammatici sul comparto turistico italiano che rischiano di compromettere in maniera determinante l'impalcatura economica, sociale e culturale dell'Italia, che ha fatto del turismo in tutte le sue espressioni e progettualità, il dorso funzionale dell'intero sistema-Paese;

   stando ai dati di World Travel and Tourism Council, diramati da Confturismo nel comparto è occupato il 15 per cento della forza lavoro nazionale e nel trimestre del lockdown sarebbero 30 milioni le presenze mancate. Inoltre, ammonterebbero a circa 100 miliardi di euro le perdite per il 2020, anche in considerazione dei riverberi della crisi sull'indotto del comparto;

   il decreto-legge «Cura Italia» prevede un tavolo di crisi per il turismo, ma al netto delle misure elemosinarie previste per i lavoratori di comparto e della sola sospensione dei versamenti, non esiste alcun piano di sostegno concreto, poiché eventuali iniziative sono state demandate all'ennesimo tavolo tecnico e dunque affidate a una prospettiva temporale lunga e ben lontana dalle note esigenze di tempestività;

   proprio nella prospettiva di riadeguamento dell'offerta, dei servizi e delle strutture allo scenario post-emergenziale che sarà condizionato da una coabitazione virale che imporrà misure di distanziamento sociale, appare prioritario avviare un percorso di riconfigurazione turistica del territorio, che tenda a valorizzare la componente maggiormente stagionale e caratterizzante del turismo, quale quella del turismo correlato all'acqua e alle fonti idriche, nella sua accezione marittima, lacuo-fluviale e termale, che – segnatamente a decorrere proprio da questi mesi – raggiunge la sua massima espressione e dunque risulta essere quella particolarmente colpita dalle attuali dinamiche di contenimento;

   in questa prospettiva sarebbe ipotizzabile pianificare, attraverso il pieno e incondizionato coinvolgimento degli operatori di settore, un progetto di turismo integrato che miri a valorizzare le aree, precedentemente a piena vocazione esclusivamente balneare o lacuale, in una configurazione territorialmente più ampia, che leghi i tratti costieri all'entroterra in un'interlocuzione di offerta e proposte che riesca a valorizzare sicuramente un'area più vasta, ridurre l'assembramento costiero e, nel contempo, promuovere una piena trasversalità turistica ed enogastronomica che sappia rilanciare il comparto e il territorio in una visione rinnovata e maggiormente funzionale delle potenzialità turistiche italiane e alle esigenze sicuramente mutate dell'utenza;

   la priorità dovrà essere l'amplificazione delle potenzialità turistiche del territorio, inquadrato in una visione integrata e multilivello, e l'elevazione della qualità, improntando l'offerta anche a una valorizzazione del benessere psico-fisico del consumatore, che sarà una delle voci strettamente connesse alla domanda turistica dei prossimi mesi;

   il sovrapporsi di notizie e di confusione soprattutto nel comparto turistico-balneare, in ultimo si fa riferimento al progetto di schermatura in plexiglas delle spiagge, rischia di innescare un effetto distorsivo nel già compromesso mercato, ingenerando diffidenza e preoccupazione nei consumatori e rischiando di amplificare la divaricazione tra offerta turistica e utente;

   secondo quando riferito dal sottosegretario per i beni e le attività culturali e il turismo, il Ministero starebbe lavorando con il comitato tecnico-scientifico, all'elaborazione di specifiche normative operative per il comparto, ma il ritardo maturato rischia di amplificare notevolmente uno scenario già critico –:

   se si intendano emanare, in tempi celeri, adeguate linee guida operative che possano favorire una piena valorizzazione dell'offerta turistica delle aree legate a fonti idriche attraverso la definizione di un sistema turistico integrato sotto il profilo territoriale in grado di garantire un fattivo binomio «costa-entroterra» e una piena e ampia valorizzazione multilivello del territorio, sotto il profilo storico-culturale, enogastronomico, del benessere e della salute;

   se non si ritenga imprescindibile consentire agli operatori turistici, segnatamente quelli balneari, di procedere agli interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria, unitamente alle operazioni di sanificazione, nella prospettiva di poter garantire l'avvio celere delle attività.
(3-01465)


   SILVESTRONI, LUCA DE CARLO, CARETTA, MANTOVANI e GALANTINO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   non era mai accaduto prima nella storia umana che tutto l'ingranaggio del mondo si fermasse improvvisamente a causa della diffusione di un virus come quello Sars-CoV-2;

   le circostanze del tutto inedite in cui si trovano gran parte dei Paesi interessati dal coronavirus, in particolare quelli maggiormente colpiti, come l'Italia, cercheranno verosimilmente condizioni di accesso al vaccino;

   il Governo potrebbe essere tentato di rendere il vaccino per il Covid-19 obbligatorio per gran parte della popolazione italiana e parimenti i presidenti delle regioni, come già accaduto nel Lazio, potrebbero rendere obbligatori altre tipologie di vaccini, in considerazione del momento storico, nel quale l'intera popolazione si sente gravemente minacciata;

   è notoriamente risaputo che i farmaci vengono acquistati dalle persone quando queste si ammalano, o vengono prescritti dai medici in presenza di una patologia diagnosticata, mentre i vaccini vengono assunti in funzione profilattica, a scopo puramente cautelare;

   molte multinazionali del farmaco hanno spostato la maggior parte dei loro interessi e dei loro investimenti nella fabbricazione di vaccini, piuttosto che di nuovi medicinali, e sono spesso aduse a inserire i loro brevetti nei cosiddetti «patent boxes», che consistono in sistemi di agevolazione fiscale dedicati ai redditi che derivano dall'utilizzo di opere di ingegno come i brevetti, appunto, assicurando entrate per molti anni con scarsi oneri fiscali;

   una delle condizioni necessarie a far approvare un farmaco essenziale, oltre al suo valore terapeutico salvavita, dovrebbe essere l'accessibilità economica e non una unilaterale decisione di fissare prezzi tanto più elevati, quanto più il farmaco è necessario alla cura e a salvare la vita delle persone –:

   se il Governo intenda adottare un'unica strategia di salute pubblica nazionale per il futuro vaccino contro il Covid-19, oltre che per quelli esistenti resi obbligatori a livello cautelare da singole regioni, e se intenda negoziare le condizioni del prezzo del futuro vaccino per il Covid-19, facendo valere le clausole di eccezione brevettuale dell'accordo TRIPs (Trade related aspects of intellectual property rights), per impedire che l'esclusiva della proprietà intellettuale impedisca la possibilità di accesso al vaccino contro il virus Sars-CoV-2.
(3-01466)


   DELMASTRO DELLE VEDOVE. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   il 20 aprile 2020 la trasmissione TV Striscia la Notizia ha mandato in onda un servizio in cui si rendeva noto che Invitalia continua a emettere avvisi di pagamento per riscuotere le rate in scadenza, adducendo come motivazione che non sono state ricevute indicazioni in merito all'applicazione della sospensione dei termini di scadenza previsti con il decreto-legge cosiddetto Cura Italia;

   la situazione appare ancora più paradossale in quanto il commissario per l'emergenza è la stessa persona che ricopre la carica di amministratore delegato della stessa Invitalia;

   il Governo e il commissario per l'emergenza dovrebbero sapere che la quasi totalità degli operatori economici sono stati costretti a chiudere per l'emergenza Covid-19 attraverso disposizioni emanate proprio da loro;

   molti di questi operatori economici ai quali Governo e commissario hanno «intimato» la chiusura hanno usufruito di finanziamenti agevolati da parte di Invitalia e hanno un piano di ammortamento in corso;

   il mancato pagamento di tali rate ha delle conseguenze giuridiche in merito alla responsabilità contrattuale di chi ha usufruito del finanziamento;

   appare un'estrema contraddizione in termini quella di uno Stato che, mentre obbliga le categorie produttive a non produrre e costringe i lavoratori a stare a casa, da un lato giustamente congela i pagamenti di mutui e finanziamenti con istituti privati e, dall'altro, non sospende tutti i pagamenti nei confronti dei soggetti pubblici che, invece, continuano a incassare –:

   quali siano gli intendimenti del Governo in merito all'emanazione di idonee disposizioni affinché Invitalia sospenda immediatamente l'emissione di nuovi avvisi di pagamento e la riscossione delle rate scadute e quali siano i motivi per cui non sono state diramate le indicazioni a Invitalia in merito alla sospensione delle attività indicate in premessa.
(3-01467)


   DE FILIPPO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro per gli affari regionali e le autonomie, al Ministro della salute, al Ministro per il sud e la coesione territoriale, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   sul Bollettino ufficiale della regione Basilicata n. 21 è stata pubblicata l'ordinanza del presidente della giunta regionale n. 7 del 17 marzo 2020, recante in particolare disposizioni relative al comune di Moliterno (PZ), dichiarato «zona rossa»;

   il paese interessato è divenuto la prima «zona rossa» regionale, ma è altresì un territorio privo di un sostanziale presidio di monitoraggio e assistenza sanitaria;

   tale sopra richiamato atto, adottato in una situazione emergenziale, che vedeva Moliterno al centro di un primo focolaio di contagi sul territorio regionale, prevedeva stringenti misure in aggiunta a quelle già contenute nei decreti del Presidente del Consiglio dei ministri che interessavano il territorio nazionale;

   l'ordinanza, poi ulteriormente prorogata, è assimilabile ad altri provvedimenti adottati dai comuni del Sud Italia dichiarati «zona rossa», e sembra passibile di comportare ulteriori notevoli criticità di natura socio-economica per tali territori, che sono già interessati da un incessante gap rispetto alle altre regioni italiane;

   l'atto ha, difatti, comportato una chiusura del paese in senso letterale, attuata mediante posti di blocco e sbarramenti sulle vie di comunicazione e non permettendone l'accesso;

   la cittadinanza di Moliterno ha accettato con diligenza e senso del dovere, in linea di continuità con una storia di rispetto delle regole e propensione al sacrificio, ma sta lasciando emergere altresì un senso di abbandono, correlato alla carenza di specifiche misure di natura sanitaria, informativa, nonché di sostegno socio-economico –:

   quali urgenti iniziative il Governo intenda implementare, per quanto di competenza, al fine di porre rimedio alle specifiche criticità riscontrate in territori come Moliterno, anche con riferimento a eventuali misure ad hoc di assistenza sanitaria, nonché all'introduzione di disposizioni di favore fiscale e sostegno economico per le famiglie, le attività imprenditoriali, artigianali e commerciali di tali territori.
(3-01478)

Interrogazioni a risposta scritta:


   DEIDDA, VARCHI, ROTELLI, LUCA DE CARLO, GALANTINO, MASCHIO, BIGNAMI, MANTOVANI e MOLLICONE. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 79 del decreto-legge 17 marzo 2020, n. 18, reca «Misure urgenti per il trasporto aereo» e, in particolare, il comma 3 autorizza la costituzione di una nuova società interamente controllata dal Ministero dell'economia e delle finanze ovvero controllata da una società a prevalente partecipazione pubblica anche indiretta;

   l'11 febbraio 2020, la compagnia aerea Air Italy S.p.A., controllata dal gruppo AQA Holding, ha deliberato la liquidazione in bonis e la cessazione delle proprie operazioni di volo e i 1.450 dipendenti della stessa compagnia sono stati ammessi alla cassa integrazione guadagni fino a fine 2020, con conseguente sospensione della procedura di licenziamento collettivo;

   il vettore in questione, oltre a poter vantare personale altamente qualificato, possiede alcuni slot potenzialmente molto profittevoli e lo stesso vettore ha correttamente onorato gli obblighi assunti con la convenzione relativa alla continuità territoriale, garantendo una parte dei collegamenti da e per la Sardegna;

   allo stato, la situazione emergenziale in atto, ha determinato l'aggravamento della crisi di altri vettori nazionali – già in atto precedentemente – mentre la situazione contingente ha ulteriormente evidenziato l'importanza del controllo, anche da parte dello Stato, di asset strategici, anche per la difesa e la sicurezza nazionale;

   le caratteristiche infrastrutturali del Paese – per cui strade e ferrovie non appaiono sufficienti a garantire adeguate condizioni di spostamento della popolazione – richiedono l'esistenza di una grande azienda nazionale di trasporto aereo che si faccia carico di tutelare tutti collegamenti e, in particolare, quelli che non sono in grado di garantire una gestione economica efficiente;

   l'attuale situazione di blocco generalizzato dei voli sta causando difficoltà operative e di bilancio anche per i principali competitor internazionali e, quindi, in questa fase, appare possibile immaginare la creazione di un grande vettore nazionale in grado di competere nel mercato: e ciò anche al fine di contrastare politiche aggressive di vettori stranieri, ben foraggiate in passato da contributi pubblici;

   tale vettore potrebbe essere costituito, oltre che dalle professionalità già assunte da Alitalia, anche da quelle del vettore Air Italy S.p.A., e ciò anche in ragione della più ampia deroga concessa in questa fase dall'Unione europea avuto riguardo alla vigente normativa sugli aiuti di Stato –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti sopraesposti e quali iniziative di competenza intenda assumere – previo coinvolgimento degli enti territoriali interessati e delle organizzazione sindacali al fine di garantire la piena tutela occupazionale – per elaborare un serio progetto di rilancio del trasporto aereo nazionale, con il coinvolgimento delle risorse, umane e strumentali, attualmente in possesso dei due principali vettori nazionali, Alitalia e Air Italy, anche al fine di garantire un adeguato sistema di continuità territoriale avuto riguardo ai collegamenti da e per la Sardegna.
(4-05269)


   GAGLIARDI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   nella mattinata dell'8 aprile 2020 è crollato il viadotto che collega Albiano Magra, nel comune di Aulla (MS), e la provincia della Spezia, spezzandosi in più parti e collassando su sé stesso;

   nel crollo sono rimasti coinvolti due furgoni e i loro conducenti hanno riportato ferite, fortunatamente, non gravi;

   il ponte, sempre molto trafficato, unisce due regioni e nei mesi passati era stato al centro di diverse segnalazioni di cittadini che avevano denunciato la presenza di crepe;

   in particolare, nel mese di novembre 2019, durante un'ondata di maltempo, era stata fotografata una nuova vistosa crepa, anch'essa segnalata. I tecnici dell'Anas erano intervenuti ma con un'attività che era apparsa da subito insufficiente;

   la procura di Massa Carrara ha aperto un'inchiesta e ha messo sotto sequestro l'area del crollo. Il Ministro interrogato ha istituito una commissione d'inchiesta per accertare le responsabilità;

   il viadotto di Albiano sul Magra rappresenta un'infrastruttura strategica per la popolazione della Lunigiana e dell'intera provincia della Spezia;

   in un momento già tragico per il Paese, il crollo del ponte mette nuovamente in evidenza la fragilità e l'arretratezza delle infrastrutture, nonché la mancanza di controllo da parte del Ministero e dell'Agenzia nazionale per la sicurezza delle ferrovie e delle infrastrutture stradali e autostradali (Ansfisa), che ancora non è operativa, nonostante dovesse iniziare a operare nel gennaio 2019:

   il crollo del viadotto inciderà molto negativamente sull'economia dell'intera zona e sulle condizioni del traffico che si concentrerà sulle altre arterie anche prima molto trafficate;

   tutte le possibili alternative infrastrutturali della Liguria, già progettate e cantierabili o in corso di realizzazione, dovrebbero essere velocizzate usando un sistema di deroghe di protezione civile esattamente come quello usato per il ponte di Genova; ciò eviterebbe l'isolamento delle comunicazioni tra la Toscana e la Liguria, con tutte le conseguenze negative che ne potrebbero derivare;

   riconoscere lo stato di emergenza anche in Liguria, per consentire l'attuazione di un piano straordinario di investimenti sul sistema infrastrutturale, attraverso la nomina del presidente della regione quale commissario per l'emergenza della viabilità in Liguria, garantirebbe l'immediato affidamento del secondo e terzo lotto della strada della Ripa, l'asfaltatura e messa in sicurezza del tratto di strada sterrata tra Podenzana e Bolano, opere entrambe finanziate dalla regione, e l'avvio della costruzione del primo lotto del ponte di Ceparana, che vede finanziato il progetto esecutivo;

   queste infrastrutture devono essere realizzate rapidamente;

   la regione Liguria ha inserito nella sua programmazione le tre infrastrutture che procedono con gli iter e i tempi ordinari di progettazione ed esecuzione, mentre, potendo applicare il modello Genova, ci sarebbe una notevole accelerazione;

   nonostante le promesse e i proclami, il Governo non ha ancora sbloccato nessun cantiere né per la realizzazione di nuove opere né per le manutenzioni straordinarie;

   le infrastrutture del Paese sono drammaticamente ferme –:

   quali iniziative urgenti di competenza il Governo intenda assumere per accertare le responsabilità sul piano amministrativo del crollo del viadotto di Albiano Magra;

   quali iniziative di competenza si intendano porre in essere per porre rimedio alla situazione della viabilità interrotta tra le due regioni;

   se e quali attività di controllo sulla sicurezza del viadotto crollato siano state svolte dal Ministero delle infrastrutture e dei trasporti e da Ansfisa;

   se, oltre alla nomina del commissario Rossi in Toscana, si intendano adottare le iniziative di competenza per deliberare lo stato di emergenza in Liguria e nominare il presidente della regione medesima commissario per l'emergenza viabilità della parte ligure;

   se si intendano adottare le iniziative di competenza affinché i concessionari autostradali prevedano sconti o esoneri dal pagamento dei pedaggi anche per i cittadini liguri che lavorano nei comuni limitrofi al viadotto crollato, come già proposto e ottenuto per i cittadini toscani;

   quali iniziative si intendano porre in essere per «l'emergenza infrastrutture» sull'intero territorio nazionale, al fine di evitare di continuare a mettere in pericolo la sicurezza dei cittadini.
(4-05273)


   TONDO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della salute, al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   un'azienda italiana operante in Friuli Venezia Giulia, la Sbe Varvit, con 600 dipendenti, operativa su 4 sedi produttive ha effettuato nei giorni scorsi test sierologici sui propri dipendenti, al fine di riscontrare eventuali positività e quindi mettere in sicurezza i lavoratori in modo da potere continuare la propria attività produttiva;

   i test sono stati commissionati a una struttura privata autorizzata che ha effettuato correttamente le analisi;

   dopo tre giorni l'autorità competente ha predisposto il sequestro dei test mettendo di fatto l'azienda nella impossibilità di proseguire nella verifica delle eventuali positività dei propri dipendenti;

   il Ministero della salute ha nel frattempo chiarito che quanto prima si provvederà ad individuare, a livello nazionale, un soggetto unitario che possa effettuare i test per verificare la positività dei lavoratori;

   va sottolineato che gli imprenditori sono sia penalmente che civilmente responsabili delle positività che dovessero verificarsi nelle proprie imprese, in quanto equiparabili a infortuni sul lavoro;

   va inoltre riscontrato come l'eccessiva burocrazia rallenti in maniera crescente e spesso incoerente la buona volontà degli imprenditori del nostro Paese;

   a maggior ragione questo peso burocratico diventa insopportabile nel momento in cui si parla di «fase due», ovvero di una ripartenza delle attività produttive;

   va sottolineato, tra l'altro, che la Sbe Varvit aveva predisposto e commissionato l'effettuazione dei test a proprie spese. Pare evidente che il blocco di cui sopra diventa uno sgradevole elemento di scoraggiamento per l'attività delle imprese e inoltre danneggia i lavoratori –:

   se il Governo sia a conoscenza del fatto accaduto;

   quali siano le ragioni per cui un imprenditore non possa rivolgersi a una struttura privata per mettere in sicurezza i lavoratori;

   di quali elementi dispongano circa le ragioni che hanno portato al sequestro;

   se il Governo ritenga ragionevole effettuare una gara a livello nazionale per individuare un unico fornitore con tutte le conseguenze e le possibili complicazioni del caso.
(4-05278)


   UNGARO e MIGLIORE. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della difesa, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   sono 104 i militari russi arrivati in Italia a fine marzo 2020 e impegnati a Bergamo nella missione concordata tra il Governo italiano e il Governo russo a sostegno della provincia di Bergamo così duramente colpita dall'emergenza sanitaria dettata dal coronavirus. Il comandante del contingente russo è un generale, Sergey Kikot, vicecomandante del reparto di difesa chimica, radiologica, biologica dell'esercito russo: uno degli ufficiali che negli anni si è occupato di armi chimiche anche nel teatro della guerra civile in Siria a fianco di Bashar al Assàd;

   la missione sanitaria congiunta è per il Governo russo una missione militare a tutti gli effetti. De facto il personale russo indossa regolare divisa di ordinanza;

   secondo quanto si apprende da un editoriale de Il Foglio del 17 aprile 2020 pare che il costo dei voli aerei militari, peraltro sovradimensionati in numero rispetto ai contingenti del trasporto del personale e del materiale sanitario, sarebbero a carico dell'Italia;

   non si può non evidenziare quanto la presenza di militari russi, peraltro in forza con personale altamente specializzato nella guerra batteriologica e nello spionaggio, abbia destato particolare preoccupazione tra i partner della Nato, alleanza militare «avversaria» rispetto alla Russia –:

   se il Governo intenda chiarire gli estremi della missione sanitaria di aiuto concordata dai Governi italiano e russo, se quanto descritto da Il Foglio corrisponda a verità e se, da ultimo, siano state messe in campo tutte le misure di tutela anti-spionaggio strategico per la difesa della Repubblica.
(4-05282)


   D'ETTORE e MUGNAI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   in piena emergenza sanitaria, mentre cittadini e istituzioni proseguono la battaglia contro il coronavirus e le sue conseguenze anche economiche e sociali, il Governo si avvia a concludere una delle partite forse più strategiche della legislatura: quella per le nomine dei vertici delle partecipate pubbliche in scadenza;

   svariate fonti di stampa segnalano la proposta, che sarebbe caldeggiata dal M5S, per nominare l'avvocato Lucia Calvosa ai vertici dell'Eni, impresa d'interesse strategico nazionale e mondiale;

   l'avvocato Calvosa avrebbe pregressa esperienza in alcuni consigli di amministrazione, fra i quali: TIM, Monte Paschi – in quota al comune di Siena, quindi di area PD –, Carige, e, attualmente, la Società editoriale del Fatto e Invitalia Ventures;

   in questi drammatici giorni, non sono di minore rilievo le altre nomine, che paiono squisitamente «politiche», riguardanti altre grandi società partecipate, quali Enel, Leonardo, Terna, Poste Italiane ed Enav;

   in questa fase, le società a partecipazione pubblica assumono un ruolo fondamentale per il sistema-Paese: garanzia di occupazione, fonte di sicuri dividendi per il Ministero dell'economia e delle finanze e potenziali punte di lancia dell'espansione degli interessi dell'Italia;

   nello specifico, negli ultimi anni, Eni ha anche anticipato e sostenuto la diplomazia italiana in contesti critici come in Libia, Egitto, Medio Oriente;

   Enel si è internazionalizzata in settori strategici concernenti la transizione energetica;

   inoltre, tra le cordate di matrice «atlantica» (Usa e Regno Unito) di cui è partner, Leonardo, con Fincantieri, costituisce ponte per l'industria della Difesa italiana e rappresenta un importante membro della filiera della difesa europea;

   pare evidente come, anche nel pieno di una crisi senza precedenti, le nomine dei manager di queste società rappresentino uno snodo cruciale che non può tollerare svariati «conclave» politici sotto traccia, per le ricadute che tali processi decisionali avranno indubbiamente anche sull'economia nazionale e per la straordinarietà ed estrema drammaticità del contesto politico e sociale attuale a seguito della gravissima emergenza sanitaria pandemica «coronavirus Covid-19»;

   l'importanza delle decisioni in merito, che vedono coinvolti asset strategici dell'economia del nostro Paese, imporrebbe, agli stessi partiti della maggioranza, l'adozione di procedure e metodi ispirati al fondamentale principio di trasparenza, al fine di consentire che tali delicatissimi incarichi siano conferiti sulla base di stringenti criteri meritocratici e non sulla base di logiche meramente spartitorie di potere tra partiti –:

   se il Governo non intenda fornire chiarimenti circa le modalità con le quali si sta procedendo alle nomine delle maggiori società partecipate pubbliche di cui in premessa e se risultino valutati, tra la rosa dei nominativi proposti al Governo, anche soggetti indicati soltanto da partiti o singoli esponenti di partito;

   se non ritenga necessario informare con urgenza anche le forze politiche parlamentari di opposizione dei processi decisionali assunti per procedere alle nomine di cui in premessa.
(4-05283)


   VARCHI e RAMPELLI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   in Italia esistono dei territori senza contagio da Covid-19, come Pantelleria, isola a sud ovest della Sicilia, dove il virus non è arrivato o, perlomeno, non ancora;

   è di questi giorni, infatti, la notizia, denunciata anche in un servizio di Striscia La notizia, che le donne in gravidanza e i malati oncologici che vivono sull'isola sono costretti a trasferirsi a Trapani, passando addirittura da Palermo poiché i voli diretti sono stati sospesi a causa dell'emergenza sanitaria, per continuare le terapie o partorire negli stessi ospedali dove si curano pazienti affetti da Covid-19;

   in particolare, a Pantelleria c'è un ospedale, il Nagar, dotato di attrezzature incredibilmente moderne, che, nel corso degli anni, è stato depotenziato fino alla chiusura il 28 febbraio 2020 e di cui oggi sarebbe rimasto un pronto soccorso, attivo per le emergenze, e un centro nascite, perfettamente funzionante e con il personale del reparto di ostetricia, ma aperto solo per le urgenze; per i parti programmati e per quelli naturali dei quali si può prevedere l'iter, le donne devono partire entro la 37esima settimana di gravidanza; sono, pertanto, costrette a recarsi, a proprie spese, sulla terraferma e partorire, senza la vicinanza, né il sostegno dei propri cari, e con la paura di essere contagiate; analoga situazione per i circa 50 malati oncologici, molti dei quali sono costretti a recarsi a Trapani per proseguire le chemioterapie e anche loro, come le gestanti, non corrono solo un pericolo di contagio per sé stessi, ma nel tornare a Pantelleria rischiano di portare sull'isola un nuovo focolaio;

   per protesta, il sindaco, il vice sindaco e il presidente del consiglio comunale di Pantelleria avevano iniziato lo sciopero della fame a oltranza per spiegare che «Pantelleria sta combattendo due battaglie, una contro il Coronavirus, come tutta Italia, per tenerlo lontano dalle coste, e un'altra per assicurare la possibilità di partorire senza rischio contagio alle partorienti. La situazione è paradossale: il punto nascita è rimasto aperto in deroga fino al 28 febbraio, poi, in piena emergenza Covid-19, dal 1° marzo 2020 è scattata la chiusura. Quali sono i motivi? Solo ed esclusivamente economici. Ma la salute è libertà e non può essere il vil denaro a infliggere a una comunità disagi così grandi» –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e quali urgenti iniziative di competenza intenda adottare, in raccordo con la Regione Siciliana, per garantire la riapertura e la piena operatività dell'ospedale di Pantelleria, al fine di consentire anche ai pazienti oncologici e alle donne in gravidanza di farsi assistere in sicurezza sull'isola, a tutela di quel diritto alla salute in nome del quale sono stati sacrificati altri diritti fondamentali, quali il diritto alla libertà di circolazione.
(4-05290)


   DEIDDA, MONTARULI, VARCHI, GALANTINO, FERRO, CIABURRO, ROTELLI, BUTTI, MANTOVANI e CARETTA. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   il decreto-legge n. 18 del 2020 ha previsto l'istituzione di un fondo, con dotazione finanziaria pari a 70 milioni di euro, in favore dei comuni e delle province finalizzato al sostegno delle spese di sanificazione e disinfezione degli uffici, degli ambienti e dei mezzi dei citati enti locali; il medesimo decreto ha previsto, altresì, che il citato fondo debba essere ripartito con decreto del Ministero dell'interno, di concerto con il Ministero dell'economia e delle finanze e del Ministero della salute, da adottarsi, sentita la Conferenza Stato, città e autonomie locali, entro 30 giorni dalla sua pubblicazione, sulla base della popolazione residente e del numero dei casi di contagio da Covid-19 accertati nel medesimo ambito territoriale;

   per quanto concerne il dato del numero dei contagiati deve farsi riferimento ai dati comunicati dal Ministero della salute alla data del 10 aprile 2020;

   dalla stampa si apprende che i dati comunicati dal Ministero al riguardo – con riferimento alla regione Sardegna – presenterebbero delle gravi lacune, al punto che alcuni sindaci hanno potuto riscontrare, la presenza nel proprio comune, a loro insaputa, di soggetti risultati positivi: e ciò, contrariamente a quanto accertato finora dall'Ats e, conseguentemente, comunicato ai sindaci e alla cittadinanza;

   in particolare, tale attribuzione sarebbe conseguente all'aver utilizzato come parametro di riferimento il luogo di nascita dei soggetti in questione, nonostante i medesimi siano residenti da decenni in altro comune, senza avere, da tempo, il minimo contatto con la comunità di origine;

   tale situazione rischia di procurare un elevato e ingiustificato allarme sociale, oltre che un erroneo riparto delle somme suindicate –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti sopraesposti e quali iniziative intenda assumere per correggere, quanto prima, i dati di cui in premessa.
(4-05295)


   SPENA. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   a seguito dell'epidemia da Covid-19 e al fine di limitare i contagi il Governo ha adottato una serie di provvedimenti normativi che, oltre a limitare fortemente la mobilità delle persone, hanno previsto il blocco di una lunga serie di attività commerciali e produttive, dando vita al regime che è stato comunemente definito come lockdown;

   tra le attività non vietate sono rimasti ovviamente tutti i servizi essenziali e una serie di attività specificamente indicate negli allegati ai decreti del Presidente del Consiglio dei ministri;

   tra le attività consentite sono sempre state incluse quelle con codice ateco 42 relative a interventi di ingegneria civile, mentre con il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 10 aprile 2020 sono state esplicitamente consentite le attività relative al codice ateco 81.3 relative alla manutenzione di giardini pubblici e privati;

   l'attuale periodo di lockdown in cui il traffico di veicoli e persone è fortemente limitato all'interno delle singole città, si presenta come estremamente propizio per effettuare interventi e opere di manutenzione stradale e di manutenzione di stazioni della metropolitana;

   purtroppo nel comune di Roma non si sono registrati interventi per migliorare la condizione delle strade, procedendo, in particolare, alla copertura di buche estremamente pericolose per motoveicoli e autoveicoli;

   allo stesso modo, la stazione della metropolitana di Roma Barberini risulta ancora clamorosamente chiusa ai passeggeri in entrata, consentendo soltanto la discesa e l'uscita dei passeggeri, dopo essere rimasta chiusa per più di un anno;

   anche la manutenzione del verde pubblico da parte del comune di Roma risulta estremamente deficitaria con strade e marciapiedi che, essendo in alcuni casi coperti da erba folta, risultano inagibili o comunque pericolosi per le persone che li attraversano. Anche le aree verdi e i parchi della città, seppure chiusi al pubblico, sono stati lasciati nel più totale abbandono –:

   se, nel regime di restrizioni imposto dalle misure adottate dal Governo a partire dal decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 11 marzo 2020, le amministrazioni comunali possano comunque procedere allo svolgimento di opere di manutenzione stradale e di manutenzione del verde pubblico.
(4-05296)


   SERRITELLA. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro per la pubblica amministrazione, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   l'Autorità di regolazione per energia reti e ambiente (Arera), con la determinazione n. 15/2020/DAGR, ha emanato un bando di concorso pubblico, per titoli ed esami, per l'assunzione di complessive sette unità di personale, di cui cinque da inquadrare nella carriera dei funzionari di ruolo dell'Arera stessa e due nella carriera dei funzionari di ruolo dell'Autorità di regolazione dei trasporti (Art);

   il Collegio dell'Arera, al punto 35 del verbale del 16 aprile 2019, ha dato mandato alla direzione affari generali e risorse di procedere all'assunzione delle unità di personale. In conseguenza del mandato ricevuto, la direzione suddetta, ai sensi dell'articolo 2, comma 1, della convenzione quadro in materia di procedure concorsuali per il reclutamento del personale delle autorità indipendenti, sottoscritta in data 9 marzo 2015, ai sensi dell'articolo 22, comma 4, del decreto-legge del 24 giugno 2014, n. 90, convertito dalla legge 11 agosto 2014, n. 114, ha comunicato alle autorità indipendenti sottoscrittrici della medesima, tra cui l'Art, l'attivazione della procedura concorsuale;

   nei termini stabiliti l'Art, a seguito della decisione del Consiglio del 4 luglio 2019, ha reso noto di voler aderire – ai sensi dell'articolo 2, comma 2, della convenzione quadro – alla procedura concorsuale, indicando l'esigenza di assumere due unità di personale nel ruolo dei funzionari. Questi devono rientrare nel profilo E2-r-2019: laureati in discipline economiche con competenze ed esperienza specifica di analisi di bilancio, redazione e/o la certificazione dei conti annuali separati (unbundling) a fini regolatori, nonché alla disciplina e alla normativa tributaria di riferimento. I vincitori del concorso sarebbero con la qualifica di funzionario, livello funzionario III cod. FIII7, con sede di lavoro a Torino;

   l'Art è stata istituita ai sensi dell'articolo 37 del decreto-legge 6 dicembre 2011, n. 201, convertito, con modificazioni, dalla legge 22 dicembre 2011, n. 214. Questa è competente nel settore dei trasporti e dell'accesso alle relative infrastrutture. Tra i suoi compiti rientrano, altresì, la definizione delle condizioni minime di qualità dei servizi di trasporto e dei contenuti minimi dei diritti degli utenti nei confronti dei gestori dei servizi e delle infrastrutture di trasporto;

   l'Art, ai sensi del decreto-legge citato, è finanziata con un contributo versato dai gestori delle infrastrutture e dei servizi;

   l'Art è un organo un'autorità collegiale, composta dal presidente e da due componenti nominati con decreto del Presidente della Repubblica, che durano in carica sette anni e il loro mandato non è rinnovabile. Il primo consiglio dell'Autorità è stato nominato con decreto del Presidente della Repubblica del 9 agosto 2013;

   appare all'interrogante inusuale e poco opportuno che un'Autorità come l'Art decida di attivare una procedura concorsuale per l'assunzione di nuovo personale a pochi mesi della scadenza del mandato, tenuto conto che l'Autorità si autofinanzia con contributi a carico degli operatori del settore, e le stime del traffico sono crollate sia nel settore autostradale (-85 per cento dati Aiscat) che aeroportuale (-95 per cento dati Assoaeroporti) e che la stessa Autorità ha un mandato particolarmente lungo e soprattutto non rinnovabile –:

   se siano a conoscenza di quanto sopra esposto e quali iniziative di competenza, anche normative, intendano porre in essere, per una razionalizzazione delle spese di reclutamento delle pubbliche amministrazioni, incluse le autorità indipendenti,

   anche in ragione del delicato momento che la Nazione sta affrontando e dell'attuale instabilità del sistema economico che non permette di delineare un quadro definito financo del prossimo futuro.
(4-05306)

AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INTERNAZIONALE

Interrogazioni a risposta scritta:


   POTENTI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   la nave MSC Bellissima è una nave Passenger (Cruise) Ship costruita nel 2018 che naviga attualmente sotto bandiera dello stato di Malta. Nella scheda di viaggio reperibile pubblicamente su sito internet risulta di proprietà della società «Vista 2 compania naviera SA» e risulta attualmente ferma nel porto dell'emirato arabo di Dubai/Port Rashid dal 2 aprile alle ore 04:00;

   negli scorsi giorni sono stati rivolti appelli di aiuto alla stampa e via web da connazionali, membri del personale di bordo della nave MSC Bellissima, i quali attualmente, e in conseguenza dell'emergenza Covid-19, hanno visto l'unità navale costretta appunto all'attracco assieme all'altra della compagnia, la MSC Lirica, nello scalo di Port Rashid di Dubai;

   dalle informazioni assunte tramite questi messaggi dei signori Valentina Mannari e Pio Riccardi apparsi, rispettivamente, su Il Tirreno del 16 aprile e Il Sipontino del 13 aprile 2020, il personale di bordo della MSC Bellissima, lamenta una grave situazione sanitaria che si sarebbe aggravata, in danno del personale di bordo, dopo la discesa di tutti gli ospiti;

   questi membri dell'equipaggio sarebbero stati infatti ristretti nelle proprie cabine senza verifiche sulla positività a Covid-19, pur in presenza di sintomi a questo riconducibili e per un tempo che a oggi si quantifica in venti giorni. Oltre a ciò, la permanenza a bordo sta continuando senza chiare indicazioni di quanto trascorrerà prima del loro rimpatrio. Risulta, infatti, che per ben tre volte sia stato fissato un volo aereo di rientro, ma che, ogni volta, senza apparente e chiara motivazione questo sia stato rinviato;

   la grave circostanza che motiva l'interrogante ad attivarsi tramite il presente atto di sindacato ispettivo è che, sino alla data del 16 aprile 2020, il personale manifestava sintomi potenzialmente riconducibili a Covid-19, ma nessuno, dopo settimane di permanenza a bordo, sarebbe stato ancora sottoposto a tampone. Quindi, dalle autorità sanitarie di Dubai non paiono esservi state azioni di sollecito intervento in questo senso –:

   se e di quali notizie disponga il Ministro interrogato circa l'attuale stato di salute dei membri dell'equipaggio della MSC Bellissima e la tempistica del loro rientro;

   se e quali iniziative diplomatiche si intendano assumere perché sia garantita dal Paese di attracco assistenza sanitaria a bordo.
(4-05268)


   RIBOLLA, BILLI, COMENCINI, DI SAN MARTINO LORENZATO DI IVREA, FORMENTINI, GRIMOLDI e PICCHI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

   in Germania e nella fattispecie a Monaco, è ormai sempre più raro trovare generi alimentari italiani sia nei supermercati che dai grossisti;

   la vocazione internazionale della città non fa certo pensare a una diminuita domanda di prodotti italiani: i negozianti lamentano uno scarso approvvigionamento dovuto perlopiù ai controlli interminabili alle frontiere;

   i generi alimentari, come la pasta, sono introvabili, mentre sugli scaffali cominciano a farsi largo la «simil mozzarella» e altri prodotti dall'italian sounding, dei quali il nostro Paese ha già in passato dovuto contestare la commercializzazione;

   il mancato approvvigionamento dall'Italia lascia ampi margini di mercato agli altri Paesi e molti supermercati hanno cambiato assortimento, puntando su prodotti italiani non Dop –:

   se e quali iniziative, alla luce della situazione esposta in premessa, il Governo intenda adottare per limitare i danni causati all'esportazione di generi alimentari italiani in Germania, eventualmente anche adottando una campagna di corretta informazione sui prodotti italiani in rapporto al dilagare della pandemia da Covid-19.
(4-05305)

AFFARI REGIONALI E AUTONOMIE

Interrogazione a risposta scritta:


   BORDONALI, BELOTTI, BIANCHI, CAPITANIO, CECCHETTI, CENTEMERO, COLLA, COMAROLI, ANDREA CRIPPA, DARA, DONINA, FERRARI, FORMENTINI, FRASSINI, GALLI, GARAVAGLIA, GIORGETTI, GOBBATO, GRIMOLDI, GUIDESI, IEZZI, INVERNIZZI, LOCATELLI, EVA LORENZONI, LUCCHINI, MAGGIONI, MOLTENI, MORELLI, PAROLO, RIBOLLA, TARANTINO, TOCCALINI, RAFFAELE VOLPI, ZOFFILI, ANDREUZZA, BADOLE, BAZZARO, BISA, BITONCI, COIN, COLMELLERE, COMENCINI, COVOLO, FANTUZ, FOGLIANI, LORENZO FONTANA, GIACOMETTI, LAZZARINI, MANZATO, PATERNOSTER, PRETTO, RACCHELLA, STEFANI, TURRI, VALBUSA, VALLOTTO, ZORDAN, CAVANDOLI, CESTARI, GOLINELLI, MORRONE, MURELLI, PIASTRA, RAFFAELLI, TOMASI, TOMBOLATO, TONELLI e VINCI. — Al Ministro per gli affari regionali e le autonomie. — Per sapere – premesso che:

   l'emergenza determinata in Italia dalla pandemia da Covid-19 ha visto in campo fin dall'inizio, in prima linea, le regioni del Nord, focolaio del contagio in Italia, prime fra tutte la Lombardia e il Veneto, che, in assenza di un protocollo nazionale per gestire le epidemie, si sono dovute adoperare per individuare linee guida da far seguire in regione e, soprattutto nella fase iniziale, si è avuta l'impressione che lo Stato seguisse, invece di precedere, le ordinanze regionali della Lombardia e del Veneto;

   con queste premesse iniziali il Veneto, grazie ai numeri ridotti del focolaio iniziale, in autonomia è riuscito quasi subito a isolare il contagio e la Lombardia, dopo aver chiesto al Governo l'aiuto del dipartimento della protezione civile nazionale per trasformare la Fiera di Milano in ospedale Covid, avendo ricevuto un diniego, ha dovuto assumere un proprio consulente per procedere da sola nella costruzione della terapia intensiva presso i padiglioni della Fiera di Milano;

   l'articolo 117 della Costituzione attribuisce allo Stato la competenza a definire con legge i princìpi fondamentali della tutela della salute, mentre lascia alle regioni l'organizzazione sanitaria e, grazie a questa competenza, la Lombardia e il Veneto sono intervenute tempestivamente all'inizio in assenza di norme nazionali di cornice per la gestione dell'epidemia;

   il Ministro interrogato, invece, durante l'audizione svolta presso la Commissione affari costituzionali il 14 aprile 2020, ha subito colto l'occasione per sottolineare sostanzialmente che la prima fase dell'emergenza ha evidenziato la necessità di inserire nella Costituzione una clausola di supremazia dello Stato nei confronti degli enti territoriali, anticipato in questo dalla presentazione di due proposte di legge costituzionali di maggioranza;

   l'inserimento in Costituzione di una clausola di supremazia statale in nome della tutela dell'unità giuridica o economica della Repubblica ovvero della tutela dell'interesse nazionale va indubbiamente in controtendenza rispetto alla richiesta di autonomia differenziata avanzata dalle regioni del Nord –:

   se ritenga di fornire ulteriori chiarimenti in merito agli intendimenti del Governo circa il processo di autonomia differenziata richiesta dalla Lombardia, dal Veneto e dall'Emilia-Romagna, alla luce delle ultime dichiarazioni rese in occasione dell'attuale emergenza sanitaria.
(4-05308)

AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interrogazioni a risposta orale:


   BALDINI. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro dell'interno, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   nelle ultime ore è circolata la notizia del ritrovamento di «tracce del COVID-19» in campioni idrici «non potabili» del comune di Parigi. Stando alle notizie rilasciate dalle autorità francesi, si tratta di «tracce minime» rinvenute nella rete dell'acqua non potabile;

   stando a quanto riportato dai media, il laboratorio che lavora per la rete idrica comunale ha rinvenuto queste «tracce minime» nelle ultime 24 ore in quattro dei 27 punti di prelevamento campionati, pertanto il Municipio avrebbe sospeso, «per precauzione», l'utilizzo dell'acqua non potabile;

   le autorità hanno ribadito la sicurezza della rete idrica cittadina di acqua potabile, ribadendo che la configurazione della rete idrica non potabile sia «totalmente indipendente» da quella dell'acqua potabile, la quale, di contro, «non presenta alcuna traccia di Covid-19»;

   il report dell'Oms del 19 marzo 2020 Water, sanitation, hygiene, and waste management far the COVID-19 virus, evidenzia che «sebbene sia possibile la persistenza del virus nell'acqua potabile, non esiste evidenza che i coronavirus possano contagiare attraverso l'acqua potabile contaminata. Il COVID-19 è un “virus avvolto”, con una fragile membrana esterna. In genere, i virus avvolti sono meno stabili nell'ambiente e sono più sensibili agli ossidanti, come il cloro. Sebbene non vi siano evidenze fino ad oggi sulla sopravvivenza del virus di COVID-19 nell'acqua o nelle acque reflue, è probabile che il virus venga inattivato in modo significativamente più rapido rispetto ai virus con trasmissione nota a base acquosa»;

   uno studio del 2005, richiamato nel suddetto report, ha dimostrato che un coronavirus umano surrogato sia sopravvissuto solo due giorni in acqua di rubinetto declorurata;

   il report evidenzia, inoltre, che «è possibile adottare una serie di misure per migliorare la sicurezza dell'acqua, a cominciare dalla protezione dell'acqua di fonte» e che «I metodi convenzionali e centralizzati di trattamento dell'acqua che utilizzano filtrazione e disinfezione dovrebbero inattivare il virus COVID-19» e che «Altri coronavirus umani hanno dimostrato di essere sensibili alla clorazione e alla disinfezione con luce ultravioletta (UV)»;

   l'approccio dell'Oms appare cauto, poiché, in assenza di prove e di una conoscenza conclamata e approfondita della configurazione virale, della sua evoluzione e della sua persistenza in ambienti «apparentemente» ostili, si parla di probabilità, utilizzando il «condizionale» segnatamente con riferimento all'efficacia dei metodi convenzionali di trattamento dell'acqua per l'inattivazione del virus, potendosi basare soltanto sull'esperienza degli altri coronavirus;

   è evidente, a giudizio dell'interrogante, che la certezza con cui il Ministero della salute ha affermato la totale assenza di rischi per l'acqua potabile, sia in contrasto con la cautela dell'Oms; infatti, si legge sul portale che «Bere l'acqua del rubinetto è sicuro. Le pratiche di depurazione cui è sottoposta l'acqua del rubinetto sono efficaci nell'abbattimento dei virus»;

   malgrado non si abbia piena contezza delle analisi francesi sulla rete idrica, le notizie diramate in queste ore sollevano una questione complessa e meritevole di approfondimento nelle competenti sedi, in ragione della sussistenza virale nella rete idrica e della promiscuità tra reti che potrebbe innescare una potenzialità della propagazione virale e in assenza di evidenze chiare circa l'efficacia dei trattamenti di depurazione –:

   se, alla luce delle suesposte evidenze, non si ritenga opportuno avviare nuove indagini, anche in sede di confronto internazionale, nella prospettiva di avere certezze, attualmente non pienamente confermate, circa la capacità di inattivazione del virus con i metodi convenzionali di trattamento dell'acqua;

   quali siano, allo stato attuale, le procedure vigenti in Italia in materia di trattamento delle acque e se queste siano state adattate alla specificità del virus e alla sua conclamata evoluzione.
(3-01464)


   PRESTIPINO e FRAILIS. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

   in data 15 aprile 2020 è stato avviato un piano di contenimento della presenza di cinghiali nella riserva dell'Insugherata, a Roma, con modalità che suscitano diverse perplessità e preoccupazioni tra le associazioni che si occupano della tutela dell'ambiente e degli animali;

   mediante il «blitz» della polizia locale, della polizia provinciale, dei carabinieri forestali e dall'Asl Roma, attuato attraverso una vera e propria battuta di caccia e nel pieno della stagione della riproduzione, sono stati catturati per telenarcosi dei cinghiali in modo da consentirne il successivo abbattimento;

   l'operazione è diretta conseguenza del protocollo d'intesa (recepito con la delibera di giunta capitolina n. 190 il 27 settembre del 2019 e approvato dalla regione con deliberazione n. 9 il 15 gennaio 2019) tra regione Lazio, Roma Capitale e città metropolitana di Roma Capitale per la gestione del cinghiale nel territorio di Roma;

   se, indubbiamente, la presenza di cinghiali in alcune zone della Capitale può costituire un rischio sia per le persone sia per il mantenimento dell'equilibrio ecologico e della biodiversità, è altrettanto evidente, come riconosciuto dallo stesso protocollo, che «tale criticità è legata all'innaturale incremento numerico e distributivo della specie da imputare in buona parte all'azione dell'uomo e, in particolare, al crescente interesse venatorio che la specie ha destato negli ultimi decenni, unitamente alle non sufficienti misure di controllo attuate all'interno delle aree interdette all'attività venatoria». Appare, dunque, poco etico che a pagare tale spregiudicatezza siano proprio gli animali; nello stesso protocollo si leggono, inoltre, affermazioni, a giudizio degli interroganti, contraddittorie. Roma Capitale intende, infatti, «promuovere metodi di contenimento delle popolazioni animali etici e rispettosi del loro benessere», operando «nel rispetto degli animali quali essere senzienti, riducendo al minimo lo stress e la sofferenza nelle operazioni di cattura e abbattimento» (articolo 2, comma 1, lettera d));

   dunque, non è chiaro perché si sia scelto di operare primariamente con la modalità della telenarcosi quando il protocollo tecnico per il controllo del cinghiale nel territorio di Roma Capitale predisposto da Ispra la inserisce solo dopo la cattura tramite recinti o gabbie-trappola: una metodologia, quest'ultima, fortemente richiesta da Legambiente, Coldiretti, Federparchi e RomaNatura che la utilizzano da oltre un anno nelle proprie riserve;

   il ricorso alla telenarcosi sembrerebbe legato non ai piani di contenimento che ciascun parco dovrebbe elaborare, ma a questioni di ordine pubblico, direttamente collegate alla cattiva gestione operata sinora;

   si ricorda, in tal senso, come il protocollo tecnico di Ispra indichi una serie di interventi di prevenzione e mitigazione sia degli incidenti stradali che della gestione e riduzione delle risorse trofiche, da attuare prima o insieme al controllo diretto degli animali;

   tali previsioni sono state disattese preferendo ricorrere alla via più cruenta, veloce e non risolutiva a lungo termine, ossia la cattura e l'abbattimento dei cinghiali. In tal senso, l'Enpa (Ente nazionale di protezione degli animali) ha segnalato come a Roma manchino «un'efficace raccolta dei rifiuti, l'apposizione di recinzioni meccaniche ed elettriche nelle zone attigue ai parchi, l'utilizzo di dissuasori acustici o luminosi tutte misure obbligatorie e prioritarie previste dalla legge nazionale 157 del 1992 sulla protezione della fauna selvatica»;

   quanto il nostro Paese sta vivendo in questi drammatici mesi dovrebbe avere insegnato la necessità di approcciare con maggiore rispetto all'ambiente e alla biodiversità, danneggiando i quali si è tutti esposti a pericoli imprevedibili –:

   se il Governo, alla luce dei fatti esposti in premessa, non intenda adottare iniziative per verificare, per quanto di competenza, se siano state approntate le corrette modalità di contenimento della presenza di cinghiali nella Capitale, monitorando altresì il rispetto dell'utilizzo di metodi incruenti per il loro controllo diretto.
(3-01479)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   LUCA DE CARLO, GALANTINO, ROTELLI, MANTOVANI, DEIDDA e VARCHI. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   a partire dal 4 aprile 2020 fino al quattordicesimo giorno dello stesso mese l'Ucraina è stata colpita da incendi boschivi di grande portata che hanno interessato anche la «zona di esclusione» di Chernobyl e per dieci giorni ininterrottamente i roghi hanno avvicinato e colpito la cosiddetta area di alienazione dell'ex centrale nucleare di Chernobyl, raggiungendo anche la cittadina di Pripyat, a solo due chilometri dai depositi di materiale radioattivo di Podlesny;

   da mercoledì 16 aprile i roghi sono tornati a minacciare il territorio in questione e le importanti concentrazioni di fumo hanno costretto le autorità ucraine a chiedere anche alla popolazione di Kiev, distante circa 100 chilometri dal sito contaminato, di restare in casa con le finestre chiuse;

   da uno studio condotto dall'Irsn, l'istituto di radioprotezione e sicurezza nucleare francese è emerso che la nube radioattiva che si è sprigionata a causa degli incendi che dal 7 al 14 aprile 2020 hanno colpito la «zona di esclusione» del disastro nucleare di Chernobyl non si è limitata a transitare sull'Ucraina, ma ha raggiunto buona parte dell'Europa, Italia compresa; l'Irsn minimizza l'impatto radiologico stabilendo che il tasso di radioattività, pur superiore al normale, non sarebbe però pericoloso;

   va tenuto conto della particolarità dell'area colpita, il 26 aprile 1986, dal più grave incidente nucleare della storia e le informazioni sia sui danni che sui decessi ad esso correlati non sono mai state particolarmente trasparenti e anche oggi si ravvisano informazioni scarne –:

   se i Ministri interrogati abbiano contattato le competenti autorità ucraine e abbiano ricevuto delucidazioni in merito alla situazione che interessa una zona altamente critica; se abbiano notizie certe circa il grado di nocività dei residui che si stanno diffondendo nell'aria fino a raggiungere anche i territori più a sud d'Europa.
(5-03839)

Interrogazione a risposta scritta:


   SPORTIELLO, NAPPI, SARLI, NESCI e D'ARRANDO. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   il rapporto dell'Istituto superiore di sanità n. 3/2020 contiene indicazioni ad interim per la gestione dei rifiuti urbani in relazione alla trasmissione dell'infezione Sars-Cov-2; in particolare, indica che:

    a) vi sia una gestione specifica per i rifiuti urbani prodotti nelle abitazioni dove soggiornano soggetti positivi al tampone in isolamento o in quarantena obbligatoria;

    b) i rifiuti urbani provenienti dalle abitazioni dove soggiornano soggetti positivi al tampone in isolamento o in quarantena obbligatoria, dovrebbero essere considerati equivalenti a quelli che si possono generare in una struttura sanitaria, come definiti dal decreto del Presidente della Repubblica n. 254 del 2003;

    c) in tale contesto dovrebbero essere applicate le prescrizioni del Presidente della Repubblica n. 254 del 2003 e, nello specifico, i rifiuti andrebbero raccolti in idonei imballaggi a perdere;

    d) quanto alla fornitura degli imballaggi a perdere, la raccolta degli stessi dovrebbe essere a carico della struttura sanitaria che si dovrebbe avvalere di un'azienda specializzata nella raccolta, nel trasporto e nello smaltimento del rifiuto stesso;

   nel rapporto si evidenzia altresì che la procedura sopra descritta potrebbe essere di difficile attuazione e si raccomandano quindi ulteriori procedure per la preparazione e il conferimento dei rifiuti da parte dei soggetti sopra citati, per tutelare la salute della popolazione e degli operatori del settore della raccolta e dello smaltimento dei rifiuti;

   in regione Campania, in vari comuni, tra cui quello di Acerra, in base all'ordinanza regionale del 23 marzo 2020, la raccolta di tali rifiuti provenienti da case con pazienti risultati positivi in isolamento o in quarantena obbligatoria e, a quanto consta all'interrogante, viene effettuata da parte delle stesse imprese che si occupano normalmente della raccolta rifiuti urbani –:

   se il Governo intenda adottare le iniziative di competenza, anche normative, per prevedere che la raccolta di rifiuti urbani prodotti nelle abitazioni dove soggiornano soggetti positivi al tampone in isolamento o in quarantena obbligatoria venga effettuata da aziende diverse rispetto a quelle che si occupano degli ordinari rifiuti urbani;

   se non si intendano intraprendere iniziative, per quanto di competenza, per verificare lo stato di salute dei lavoratori delle aziende di raccolta di rifiuti urbani che operano nella regione Campania, nonché la presenza di un eventuale contagio che tale raccolta di rifiuti sanitari potrebbe causare alle popolazioni dei luoghi coinvolti.
(4-05288)

BENI E ATTIVITÀ CULTURALI E TURISMO

Interrogazioni a risposta immediata:


   FUSACCHIA. – Al Ministro per i beni e le attività culturali e per il turismo. – Per sapere – premesso che:

   teatri, musei, cinema, festival, fiere e altri luoghi della cultura sono stati i primi a essere chiusi per fronteggiare l'emergenza sanitaria e rischiano adesso di essere gli ultimi a venire riaperti;

   la cultura è un bene essenziale e primario e l'accesso alla cultura va considerato, nei rapporti tra Stato e cittadini, alla stregua della sicurezza fisica o della disponibilità di cure mediche, cibo e acqua potabile; inoltre, è nell'ambito culturale che si elaborano le risposte necessarie ai cittadini e alle organizzazioni per far fronte alla ricostruzione;

   la cultura contribuisce in maniera significativa alla ricchezza dell'Italia, attraverso realtà del terzo settore, imprese culturali e tantissimi lavoratori autonomi di elevata competenza e questi sono mediamente più fragili e vulnerabili rispetto ad altri comparti più strutturati e risentono più facilmente e più gravemente di cambiamenti di contesto, chiusure prolungate, incertezza professionale;

   in Italia esiste un'infrastruttura culturale di prossimità fatta di centri culturali, hub creativi e spazi di aggregazione capillarmente sparsi in tutto il Paese e che rischiano di non riaprire;

   l'indagine «La cultura dove ci porterà?», condotta da professionisti del settore su un campione di 2088 persone, ha rivelato che solo il 50 per cento degli interpellati è disponibile a ritornare subito a frequentare luoghi della cultura, una volta terminate le misure di restrizione alla libertà personale, e che la piena ripartenza delle attività culturali in presenza richiederà molto tempo, oltre alla necessità di ripensare gli spazi pubblici di fruizione della cultura;

   le fondazioni bancarie e non, normalmente attive nel sostegno a iniziative e attività culturali, a causa della grave crisi economica che la pandemia sta generando, saranno portate a ridurre significativamente le proprie erogazioni e a rivedere le loro politiche di sostegno al mondo della cultura;

   gli 1,5 milioni di lavoratori della cultura sono un patrimonio inestimabile: non possono essere lasciati indietro perché il lavoro contribuisce alla più generale tenuta sociale dell'Italia;

   il comparto culturale non ha ancora ricevuto adeguata regolamentazione (impresa culturale) e riconoscimento (codici Ateco) e, di conseguenza, sussistono problemi di rappresentanza e consapevolezza del reale peso economico del comparto –:

   quali iniziative il Governo intenda adottare per sostenere le realtà del terzo settore e le imprese culturali e creative per far in modo che contribuiscano alla tenuta sociale e alla ripresa economica del Paese.
(3-01474)


   GELMINI, MARROCCO, BARELLI, FIORINI, CARRARA, DELLA FRERA, POLIDORI, PORCHIETTO, SQUERI e GIACOMONI. – Al Ministro per i beni e le attività culturali e per il turismo. – Per sapere – premesso che:

   l'impatto del Coronavirus e il cosiddetto lockdown stanno avendo effetti drammatici sul turismo, congelandone tutti i settori;

   l'intera filiera genera circa il 13 per cento del prodotto interno lordo nazionale, il 15 per cento dell'occupazione e 17 miliardi di euro di contributo al saldo attivo della bilancia commerciale secondo Banca d'Italia. Stime preliminari indicano che nel primo semestre del 2020 i ricavi del settore subiranno una contrazione del 73 per cento, con un giro d'affari atteso di appena 16 miliardi di euro rispetto ai 57 miliardi dello stesso periodo del 2019; a rischio nel 2020 circa 220 mila occupati. Tra febbraio e settembre 2020 la perdita di turisti stranieri ammonterà a 50,2 milioni. Nel biennio 2020-2021, le imprese potrebbero subire perdite dei ricavi dai 33 ai 73 miliardi di euro;

   è indubbio che quando inizierà la ripresa delle attività, quelle annesse al settore turistico saranno tra le ultime a riaprire e a preoccupare gli operatori è l'assoluta incertezza circa gli scenari futuri di medio e lungo termine, ora quanto mai foschi;

   ad avviso di molte associazioni di categoria ed operatori, sono mancate azioni forti per la sopravvivenza delle imprese del settore e per la salvaguardia del lavoro, a cominciare dal riconoscimento dello stato di crisi del comparto;

   la ventilata introduzione dei «buoni vacanza» va inserita in un contesto più ampio di interventi: estensione della portata dei provvedimenti fino ad oggi adottati, da quelli sulla parte salariale, con particolare attenzione agli ammortizzatori sociali e alla sospensione di pagamenti, imposte, contributi e premi; introduzione di norme volte ad una forte «sburocratizzazione» degli adempimenti; creazione di un fondo straordinario di sostegno per tutte le imprese del settore, attraverso finanziamenti a tasso zero o prestiti a fondo perduto proporzionali al fatturato delle singole aziende;

   nelle prossime settimane le imprese del settore dovranno investire sulle strutture per adeguare l'offerta agli attuali principi di distanziamento sociale e lavorare per essere pronte ad accogliere ospiti, garantendo loro massima sicurezza. Per questo suscitano forte preoccupazione la mancata emanazione delle indicazioni-istruzioni sulla sicurezza, nonché le voci di continui rinvii dell'adozione del cosiddetto «decreto di aprile» –:

   quali iniziative intenda assumere per porre il turismo al centro delle strategie per il rilancio dell'economia italiana alla fine dell'emergenza e, relativamente alle problematiche collegate alle fasi della riapertura delle attività, quale sia la tempistica per la definizione delle misure di precauzione e sicurezza necessarie agli operatori del settore.
(3-01475)


   LOLLOBRIGIDA, MELONI, ACQUAROLI, BALDINI, BELLUCCI, BIGNAMI, BUCALO, BUTTI, CAIATA, CARETTA, CIABURRO, CIRIELLI, LUCA DE CARLO, DEIDDA, DELMASTRO DELLE VEDOVE, DONZELLI, FERRO, FOTI, FRASSINETTI, GALANTINO, GEMMATO, LUCASELLI, MANTOVANI, MASCHIO, MOLLICONE, MONTARULI, OSNATO, PRISCO, RAMPELLI, RIZZETTO, ROTELLI, SILVESTRONI, TRANCASSINI, VARCHI e ZUCCONI. – Al Ministro per i beni e le attività culturali e per il turismo. – Per sapere – premesso che:

   il settore del turismo, con un fatturato annuo di oltre 230 miliardi di euro, contribuisce per il 13 per cento al prodotto interno lordo e, con i suoi 4,2 milioni di occupati, per il 15 per cento all'occupazione nazionale ed è tra i più colpiti in assoluto dalle conseguenze della crisi derivante dalla pandemia mondiale da COVID-19;

   incide su questo anche il fatto che la stagione turistica è sostanzialmente compresa tra i mesi di marzo e ottobre e che sul turismo il danno del COVID-19 ha cominciato ad agire molto prima che sugli altri settori, considerata la contrazione delle attività subita già nel mese di gennaio 2020 a causa del blocco dei flussi turistici provenienti dalla Cina;

   il nuovo Cervedindustry forecast, dedicato agli impatti attesi del COVID-19 su oltre duecento settori dell'economia italiana, analizzando i trend delle diverse componenti della filiera, mostra come gli alberghi risultino il settore più colpito, con cali nel 2020 stimati tra il 37,5 e il 73,3 per cento e perdite complessive tra i 6 e i 13 miliardi di euro, seguiti dalle agenzie di viaggio, con contrazioni previste per il prossimo biennio che vanno dai 5 ai 10 miliardi di euro, la ristorazione, dai 5 ai 10 miliardi di euro, l'autonoleggio, dai 2 ai 6 miliardi di euro, e i trasporti marittimi dai 2 ai 5 miliardi di euro;

   tra i settori più danneggiati risultano – oltre ai settori alberghiero, delle agenzie di viaggio, della ristorazione, dell'autonoleggio, dei trasporti pubblici locali, dei trasporti aerei, marittimi e ferroviari – gli stabilimenti balneari, la gestione degli aeroporti, l'organizzazione di fiere e convegni, ma l'estensione del danno derivante dal blocco dei flussi turistici sull'economia nazionale è drammaticamente più esteso e difficilmente stimabile nella sua interezza;

   sinora il Governo non ha approntato un piano specifico per il salvataggio del comparto turistico e, anzi, il Ministro interrogato sembrerebbe aver espressamente rifiutato la proposta della dichiarazione dello stato di crisi del settore –:

   per quali motivi non abbia voluto recepire la richiesta volta alla dichiarazione dello stato di crisi del settore turistico, posta l'evidente drammatica situazione nel quale questo versa.
(3-01476)

DIFESA

Interrogazioni a risposta scritta:


   LUCA DE CARLO, GALANTINO, BUTTI, BIGNAMI, ROTELLI, MANTOVANI, DEIDDA e VARCHI. — Al Ministro della difesa, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'interno, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   i porti italiani fino alla fine dell'emergenza coronavirus non hanno più il requisito di «porto sicuro» come stabilito dal decreto interministeriale del 7 aprile 2020, secondo cui le disposizioni producono effetto dalla data della sua adozione e per la durata del periodo di emergenza sanitaria di cui alla deliberazione del Consiglio dei ministri del 31 gennaio 2020; pertanto, fino al 31 luglio 2020, salvo revoche, è stabilito che «Per l'intero periodo di durata dell'emergenza sanitaria nazionale derivante dalla diffusione del virus COVID-19, i porti italiani non assicurano i necessari requisiti per la classificazione e definizione di Place of Safety (“luogo sicuro”), in virtù di quanto previsto dalla Convenzione di Amburgo, sulla ricerca ed il salvataggio marittimo, per i casi di soccorso effettuati da parte di unità navali battenti bandiera straniera al di fuori dell'area SAR italiana»;

   in queste ultime ore c'è molto fermento tra i migranti che mirano all'Italia, poiché le navi delle organizzazioni non governative di varia provenienza si avvicinano alle coste libiche, rappresentando così un invito a intraprendere la traversata del Mediterraneo;

   la testata giornalistica Il Riformista in un articolo del 14 aprile 2020 asserisce che Alarm Phone, il servizio telefonico dedicato ai migranti in difficoltà, riceve continue richieste di aiuto per l'attività di soccorso;

   i migranti e i «trafficanti di uomini – scafisti» non si imbarcherebbero se non avessero la certezza di trovare al largo delle coste le navi delle Ong pronte al soccorso, le quali, ben consapevoli di non poter sbarcare in Italia, ad avviso degli interroganti stanno tentando di far salire la tensione per porre un problema e trovare una soluzione alternativa; ne è dimostrazione la situazione della Alan Kurdi, la nave della ong tedesca con 149 profughi a bordo soccorsi oltre dieci giorni fa nel Mediterraneo. Appare davvero controverso il fatto che il Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale abbia trascurato il dramma dei tanti connazionali bloccati nei vari Paesi del mondo a causa dell'emergenza e che in alcuni casi, a quanto consta agli interroganti, abbia fornito loro assistenza tramite le ambasciate indicando soltanto la spesa da sostenere per il biglietto aereo a costi elevatissimi, e che nelle acque del Mediterraneo si assista a quello che appare agli interroganti un servizio taxi esercitato dalla nave Diciotti di fatto in favore degli illeciti traffici degli scafisti;

   nelle ultime ore, inoltre, sulle coste della Sicilia sono molteplici gli arrivi incontrollati di migranti provenienti dalla Libia –:

   se si intenda chiarire quale sia l'impiego della nave Diciotti e la missione già in atto nel Mar Mediterraneo, se essa sia finalizzata al trasporto dei migranti e dove questi uomini, donne e bambini provenienti dal continente africano saranno sbarcati e, infine, dislocati;

   quali iniziative di competenza il Governo intenda adottare per contenere e controllare lo sbarco di tutte le piccole imbarcazioni che senza controllo continuano ad arrivare, in particolare sull'isola di Lampedusa.
(4-05266)


   DEIDDA e LUCA DE CARLO. — Al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:

   con determinazione n. 491 del 10 marzo 2020, il comando aviazione dell'Esercito ha provveduto ad aggiudicare la gara relativa al servizio di pulizie dei reparti amministrati dal medesimo comando, per il periodo di un anno, con possibile proroga di quattro mesi;

   da quel che risulta agli interroganti – anche in relazione a quanto avvenuto all'atto della proroga disposta al contratto precedente per il corrente mese di aprile – il servizio sarebbe assoggettato a un sensibile ribasso delle ore giornaliere di lavoro per singolo operatore: e ciò avverrebbe, nonostante gli spazi interessati dal servizio risultino identici a quelli oggetto degli affidamenti precedenti;

   il servizio in questione appare essenziale al fine di garantire la salubrità degli ambienti di lavoro destinati ai componenti degli appartenenti al comando in questione, in particolare, oggi, nel pieno della nota crisi epidemiologica conseguente alla diffusione del Covid-19;

   i continui tagli disposti in relazione al servizio in esame – alle ore e, di conseguenza, al personale operante – risultano lesivi del diritto degli operatori assegnati ai relativi reparti a operare in ambienti adeguatamente puliti e igienizzati;

   appare opportuno prevedere uno stanziamento adeguato e sufficiente a garantirne i normali standard di igiene e pulizia –:

   se sia a conoscenza dei fatti sopraesposti e quali iniziative di competenza intenda assumere al fine di prevedere un adeguato e sufficiente stanziamento per il servizio in esame tale da garantirne i normali standard di igiene e pulizia.
(4-05303)

ECONOMIA E FINANZE

Interpellanza:


   Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro dell'economia e delle finanze, il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, per sapere – premesso che:

   nel 2017 è stato sottoscritto dal Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, di concerto con il Ministero dell'economia e delle finanze e la società Trenitalia SpA, il contratto di servizio (CdS) a media e lunga percorrenza 2017-2026 per il trasporto ferroviario di passeggeri; questo vede tra gli obiettivi principali il mantenimento di tutti i collegamenti ferroviari precedentemente in essere con incremento di oltre 1,8 milioni di treni/chilometri, servizi aggiuntivi a bordo treno, rinnovo e sostituzione del vecchio materiale rotabile IC nel corso dei primi tre anni di validità del CdS;

   Trenitalia SpA è un'azienda partecipata al 100 per cento da Ferrovie dello Stato Italiane SpA, a sua volta partecipata al 100 per cento dal Ministero dell'economia e delle finanze. La capogruppo controlla le società operative nei quattro settori della filiera: trasporto, infrastruttura, servizi immobiliari e altri servizi e svolge attività di natura societaria tipiche di una holding (gestione delle partecipazioni, controllo azionariato e altro), oltre che di tipo industriale. In particolare il Ministero dell'economia e delle finanze, attraverso il dipartimento del tesoro, gestisce le proprie partecipazioni attraverso la definizione dei consigli di amministrazione, le decisioni sulla composizione degli organi sociali e sui compensi erogati, l'analisi dei bilanci e la fissazione degli obiettivi specifici, annuali e pluriennali;

   associazioni, rappresentanze sindacali, semplici cittadini lamentano da tempo i frequenti ritardi che affliggono i treni a lunga e media percorrenza, oltre a una situazione igienico-sanitaria sempre più critica;

   quelle che l'interpellante giudica scelte scellerate dei precedenti Governi e decisioni aziendali discutibili rischiano di spingere gli utenti a non usufruire di questo servizio, portando Ferrovie dello Stato italiane alla sua soppressione e/o ulteriore riduzione, perché antieconomico con ulteriori ripercussioni sul piano occupazionale;

   come riporta l'ultimo rapporto di Legambiente sul trasporto ferroviario, Pendolaria 2019, dal 2010 al 2018 si è assistito a una riduzione del 16,7 per cento del numero dei collegamenti a lunga percorrenza e parallelamente sono calati i passeggeri di quasi il 46 per cento. Per il 2019 i dati sono in leggera ripresa per quanto riguarda il numero di passeggeri, ma per questa tipologia di treni si è lontani dai dati del 2010 sia per l'offerta sia per la frequentazione;

   da un'analisi complessiva del CdS 2017-2026 emerge che in capo a Trenitalia è previsto l'obbligo di monitorare la qualità del servizio percepita dagli utenti relativamente ai servizi di trasporto e di trasmettere al Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, entro i 45 giorni successivi ad ogni trimestre solare, una relazione sul servizio e sulla qualità erogata nel trimestre, corredata dai risultati delle indagini, insieme alla documentazione esplicativa di dettaglio, nonché da idonea e completa documentazione attestante i servizi effettivamente resi, inclusa la pulizia a bordo treno, e quanto necessario per la verifica del rispetto degli obblighi contrattuali. In particolare, l'allegato n. 2 al CdS 2017-2026 prevede che, insieme alla relazione sulla contabilità regolatoria annuale, Trenitalia dovrà fornire un report con l'andamento dei reclami ricevuti relativamente ai servizi in contratto. Tuttavia, le suddette rilevazioni, ad avviso dell'interpellante, corrono il rischio di non essere pienamente obiettive, oltre che di fornire un quadro che non tenga conto delle problematiche peculiari di aree specifiche del Paese;

   inoltre, il CdS prevede anche un piano degli investimenti sul materiale rotabile utilizzato per i servizi (all. 8 e 9), con un investimento programmato di 1.079.104.369 di euro nel periodo 2017-2026;

   dalla «Relazione informativa circa i servizi finanziari in regime di obbligo di servizio pubblico relativa al contratto di servizio per il trasporto ferroviario di passeggeri a media e lunga percorrenza 2017/2026. Anno 2018», trasmessa annualmente dal Ministero delle infrastrutture e dei trasporti al Cipe, emergono numerose criticità nel raggiungimento degli obiettivi contrattualmente prefissati e un trend che relativamente agli indicatori di puntualità, regolarità e pulizia vede spesso valori inferiori al 2017;

   inoltre, relativamente alla qualità percepita dalla clientela, rilevata su quattro indicatori (pulizia e condizioni igieniche del treno, comfort, security, viaggio nel complesso) si sono riscontrati, nel 2018, parametri inferiori a quelli attesi;

   per quanto riguarda l'annualità 2017, sono state applicate penali per oltre 1 milione e 200 mila euro per eventi dovuti a disservizi e relativi al comfort. Inoltre, a seguito di disallineamenti riscontrati fra i valori previsti e quelli consuntivi nel piano degli investimenti per l'anno 2017, 235,70 milioni di euro a fronte del valore riportato nella certificazione di 154,9 milioni di euro, è stata determinata una sanzione di euro 4.038.904,60;

   inoltre, a far data dal 2008 si è avuta una gestione intermittente ed emergenziale del servizio di accompagnamento e assistenza alla clientela di carrozze letto e cuccette sui treni intercity notte e numerose sono state le lamentele del personale impiegato relativamente all'inquadramento contrattuale e alle condizioni di lavoro notturno;

   l'articolo 12 del CdS disciplina la revisione contrattuale, prevedendo da marzo 2020 l'avvio di un iter che coinvolge le parti interessate (azienda, Ministero delle infrastrutture e dei trasporti e Ministero dell'economia e delle finanze), con particolare riferimento al programma di investimenti per il materiale rotabile e alle condizioni di equilibrio economico-finanziario del contratto –:

   se i Ministri interpellati siano a conoscenza di quanto sopra esposto e quali iniziative di competenza, anche alla luce dei poteri di cui il Ministero dell'economia e delle finanze dispone nei confronti delle società del gruppo Ferrovie dello Stato italiane, intendano porre in essere per verificare il rispetto da parte di Trenitalia degli impegni assunti nel contratto di servizio 2017-2026 per porre rimedio all'annoso problema del miglioramento della qualità complessiva dei servizi relativi ai treni a lunga percorrenza e del rinnovo del materiale rotabile, non prescindendo dalle criticità relative alla gestione del personale impiegato a bordo.
(2-00749) «Ficara».

Interrogazione a risposta in Commissione:


   DEL BARBA. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   il Covid-19 non ha tardato a produrre effetti devastanti sui mercati italiani, europei e internazionali, esponendo gli investitori a perdite ingenti e favorendo speculazioni e distorsioni del normale andamento dei titoli, su cui è chiamata a vigilare la Consob;

   anche molti parlamentari, già a partire dall'8 marzo 2020, hanno sollecitato Consob e Ministero dell'economia e delle finanze a valutare misure di controllo e limitazione dei mercati, suggerendone anche la chiusura contestuale in tutta Europa. Ciononostante la Consob ha vietato le vendite allo scoperto su 85 titoli del listino solo dal 13 marzo 2020, attendendo che il FtseMib segnasse il suo minimo dall'inizio della crisi, e cioè 14.894 punti contro gli oltre 21.000 di inizio mese e il picco di 25.000 a inizio crisi: si è atteso un crollo del listino di oltre il 40 per cento in meno del mese precedente prima di intervenire;

   nel comunicato del 9 marzo 2020 Consob segnalava che «l'adozione del divieto unilaterale di short selling è valutata (...) se la caduta dei corsi supera mediamente il 10 per cento e in presenza degli altri presupposti. La sospensione di tutte le contrattazioni di Borsa invece sarebbe una decisione che spegnerebbe l'indicatore di prezzo senza rimuovere le cause, generando problemi di mercato di non facile soluzione nell'immediato futuro»;

   nell'audizione in Commissione finanze del 9 gennaio 2020 e su ilSole24ore del 19 giugno 2019, il presidente della Consob Savona aveva avuto modo di apprezzare il ricorso a sistemi informatici basati sui big data e sul l'intelligenza artificiale (la) applicati ai mercati finanziari;

   su ilSole24ore, con un articolo di Franceschi cui ha fatto eco MilanoFinanza, il 26 marzo si riportano le strepitose performance del fondo Euklid, presieduto fino ad aprile 2018 da Savona, che ne conserva ancora il 5 per cento e che avrebbe realizzato ingenti guadagni non quantificati dalle dichiarazione del Ceo Antonio Simeone, che nell'articolo spiega come il fondo abbia, con l'uso di sofisticati algoritmi, scommesso sul tracollo delle borse attuando valutazioni ribassiste che gli stessi operatori del fondo faticavano a spiegarsi;

   il quotidiano Repubblica, il 28 marzo 2020, titola «Euklid anticipa la crisi delle borse e Savona incassa» e riporta le dichiarazioni di Savona: «Abbiamo proibito le vendite allo scoperto perché non era più possibile distinguere tra le forme speculative propriamente definite dai comportamenti pratici degli operatori» –:

   se il Ministro sappia se Consob avesse già valutato prima del 13 marzo 2020 di disporre il divieto di vendite allo scoperto poi deliberato e quali considerazioni l'abbiano indotta a rimandare tale scelta, nonché cosa abbia reso impossibile distinguere comportamenti speculativi, e non, solo il 12 marzo;

   se Consob, prima del 9 marzo 2020, si sia consultata con il Ministero dell'economia e delle finanze e/o le altre autorità di controllo straniere, se sia stata valutata la possibilità di concertare la chiusura dei listini europei e quali fossero le motivazioni che il Ministero dell'economia e delle finanze ha ritenuto coerenti con la scelta della Consob di non intervenire;

   se risponda al vero che il presidente della Consob detenga una partecipazione al fondo Euklid e se non ne vadano chiarite l'entità nonché il ruolo ivi ricoperto nel tempo, rendendo note le operazioni ribassiste compiute e verificando la conformità di un simile coinvolgimento alla normativa vigente e all'articolo 54 della Costituzione che richiede «disciplina ed onore» a chi vengono affidate funzioni pubbliche e valutando se sia opportuno che lo stesso mantenga il suo incarico e la partecipazione a un fondo che scommette contro gli interessi dei risparmiatori e dei mercati su cui egli è chiamato a vigilare.
(5-03843)

Interrogazioni a risposta scritta:


   ALBERTO MANCA. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 1 del decreto-legge n. 59 del 2016, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 119 del 2016 ha introdotto nel nostro ordinamento giuridico l'istituto del pegno mobiliare non possessorio che è una nuova garanzia reale mobiliare di natura non possessoria, senza spossessamento del bene in favore del creditore;

   tale istituto ha lo scopo di potenziare gli strumenti di tutela delle garanzie creditorie, nell'ottica di favorire la circolazione della ricchezza e la sicurezza dei traffici economici;

   l'attuazione dell'istituto prevede l'istituzione del registro informatizzato, al fine di garantire il corretto funzionamento; infatti, il decreto-legge n. 59 del 2016 convertito dalla legge 30 giugno 2016, n. 119, prevede l'istituzione del predetto registro, presso l'Agenzia delle entrate, per l'iscrizione dei pegni mobiliari non possessori. Tale iscrizione, come esplicitamente previsto dall'articolo 1, comma 4, del decreto-legge n. 59 del 2016, «ha effetto verso i terzi esclusivamente con la iscrizione in un registro informatizzato costituito presso l'Agenzia delle entrate»; essendo la garanzia costituita in forza del contratto stipulato fra le parti, l'iscrizione nel registro pegni ha funzione dichiarativa e non costitutiva. Al comma 6 di detto articolo si demanda a un decreto del Ministro dell'economia e delle finanze, di concerto con il Ministro della giustizia la regolamentazione delle operazioni di iscrizione, consultazione, modifica, rinnovo o cancellazione presso il registro, degli obblighi a carico di chi effettua tali operazioni nonché delle modalità di accesso al registro stesso;

   il citato decreto, essendo riconducibile fra i regolamenti ministeriali, è adottato previo parere del Consiglio di Stato e sottoposto al visto e alla registrazione della Corte dei conti;

   il Consiglio di Stato, con provvedimento n. 2880 del 14 dicembre 2018, ha sospeso l'adozione del parere richiesto, reputando necessario un supplemento di istruttoria da parte del Ministero dell'economia e delle finanze, evidenziando, tra l'altro, l'opportunità di un'audizione degli stakeholder, in ragione dell'impatto che la normativa ha sul traffico dei beni di impresa, gli effetti della garanzia nonché le esigenze di certezze sottese alla circolazione del bene vincolato;

   in parallelo alle attività istruttorie sopra illustrate, l'Agenzia delle entrate ha provveduto alla pianificazione degli sviluppi informatici necessari per la realizzazione e la gestione del registro informatizzato per l'iscrizione dei pegni non possessori, nonché dei correlati adempimenti fiscali, che verranno definiti nel dettaglio a valle della emanazione del previsto regolamento;

   ad oggi il registro informatizzato non risulta essere ancora operativo presso l'Agenzia dell'entrate, con la conseguenza che l'istituto del pegno mobiliare non possessorio esiste solo nell'ordinamento giuridico senza poter essere utilizzato per incentivare i movimenti economici legati principalmente alla piccola e media impresa –:

   quali siano motivi per i quali ad oggi il registro informatizzato, descritto in premessa, non è stato ancora istituito presso l'Agenzia dell'entrate, rendendo quindi efficace tale nuovo istituto giuridico;

   quali iniziative siano state predisposte dal Ministro interrogato al fine di rimuovere tutti gli elementi ostativi alla creazione del predetto registro informatizzato.
(4-05264)


   ZIELLO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze — Per sapere – premesso che:

   negli ultimi anni le Fondazioni di origine bancaria hanno avviato un processo di implementazione che le ha viste protagoniste per lo sviluppo sociale ed economico dell'intero Paese. In particolare, dall'approvazione della legge delega 23 dicembre 1998, n. 461 (cosiddetta «legge Ciampi»), a oggi, si stima che le 87 fondazioni di origine bancaria hanno erogato oltre 22 miliardi di euro attraverso più di quattrocentomila iniziative e investito significative risorse per perseguire gli obiettivi di utilità sociale e promozione allo sviluppo;

   la loro vocazione solidaristica e di supporto alle istituzioni e al terzo settore ne hanno quindi convalidato il ruolo come soggetti istituzionali dediti al perseguimento di finalità sussidiarie dell'ordinamento civile;

   inoltre, a seguito della progressiva implementazione del protocollo «Associazione di fondazioni e di Casse di risparmio Spa – Ministero dell'economia e delle finanze» dell'aprile 2015, le fondazioni sono pienamente legittimate a creare interventi pluriennali a sostegno del welfare locale e nazionale;

   le medesime operano ormai da anni nei più diversi campi: dalla progettualità a favore della conservazione e valorizzazione dei beni architettonici, artistici e archeologici, alla cooperazione allo sviluppo, alla ricerca medica e al contrasto della povertà educativa minorile; il presidente di Acri – Associazione di fondazioni e di casse di risparmio Spa – ha definito il loro operato: «Motore di coesione e di innovazione sui territori, stimolano e accompagnano la crescita del Terzo settore, la partecipazione e il protagonismo delle comunità, contribuendo così fattivamente alla vita democratica del Paese»;

   l'emergenza sanitaria, sociale ed economica connessa all'epidemia da Covid-19 ha sensibilizzato tutti i soggetti pubblici, associativi, istituzionali ed economici affinché si valorizzino presto quelle interazioni sui territori capaci di attivare virtuosi processi di solidarietà;

   le fondazioni bancarie, pertanto, possono svolgere un ruolo di sostegno cruciale – proprio per la loro peculiare vocazione territoriale – soprattutto alle istituzioni locali, nella produzione di servizi alla comunità e di nuovi supporti ai servizi di welfare;

   in relazione all'attuale situazione emergenziale, il 18 marzo 2020, il comitato esecutivo di Acri, ha deliberato l'attivazione di un fondo di garanzia rotativo a sostegno delle esigenze finanziarie delle organizzazioni di terzo settore per permettere l'erogazione di finanziamenti rimborsabili in massimo 18 mesi; inoltre, il comitato ha invitato le singole fondazioni ad aggiungere ulteriori contribuzioni volontarie al fine di aumentare la capacità di predetto fondo;

   sebbene l'attuale assetto delle fondazioni bancarie sia caratterizzato dalla loro natura privata, gestionale e indipendente dall'azione governativa, la loro attività di fatto è indirizzata all'utilità sociale e al sostegno dello sviluppo economico –:

   se il Governo non intenda promuovere – con precise azioni di coordinamento mediante, ad esempio, la sottoscrizione di specifici protocolli – iniziative di coinvolgimento delle fondazioni bancarie per il rilancio dell'economia locale;

   se il Governo non ritenga necessario adottare le iniziative di competenza per avviare una riforma del sistema delle fondazioni bancarie con lo specifico fine di implementare le loro politiche di sostegno e sussidiarietà rispetto all'economia locale, in particolare nei confronti dei comuni nei quali hanno sede.
(4-05287)


   CATTANEO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   a seguito dell'adozione delle misure di confinamento (lockdown) e il conseguente fermo di molte attività lavorative e produttive, le normali dinamiche di mercato hanno subito una grave alterazione, generando un quadro atipico di crisi economica cui molti enti locali debbono far fronte;

   il diffondersi della pandemia da Covid-19 e la conseguente chiusura di molte piccole e medie imprese ha significativamente colpito il comune di Pavia, caratterizzato dalla presenza di un tessuto produttivo differenziato ed eterogeneo, generando una preoccupante condizione di disoccupazione e povertà;

   al fine di garantire una celere ripresa delle ordinarie attività e nell'attesa dello stanziamento di risorse straordinarie da parte del Governo, il comune di Pavia ha adottato misure straordinarie di sostegno alla propria popolazione;

   l'efficace ed efficiente azione dell'ente locale risulta, però, paralizzata dall'obbligo del rispetto del patto di stabilità interno dei comuni;

   il 6 aprile 2020 il consiglio comunale di Pavia ha approvato, all'unanimità, un ordine del giorno che ha impegnato la giunta a chiedere al Governo lo sblocco delle risorse degli enti Locali vincolate a salvaguardia degli equilibri di bilancio, tramite la facoltà di prelevare il 50 per cento dell'importo totale dei crediti di dubbia esigibilità, al fine di erogare contributi e incentivi finalizzati a preservare il tessuto economico-produttivo della città di Pavia, nonché a sostenere la propria cittadinanza nelle primarie esigenze di vita quotidiana;

   allo stato, non sono ben definibili gli effetti, non solo di tipo sanitario, bensì sistemici della pandemia da Covid-19 che si riverberano e seguiteranno a riverberarsi sull'economia delle comunità e degli enti locali –:

   se e quali iniziative di competenza il Governo intenda adottare per sbloccare le risorse degli enti locali vincolate a salvaguardia degli equilibri di bilancio, al fine di agevolare i finanziamenti e gli investimenti sul territorio, permettendo così più larghi margini di manovra nei bilanci delle economie più colpite dalla diffusione del coronavirus, come quella del comune di Pavia.
(4-05294)

GIUSTIZIA

Interrogazione a risposta scritta:


   BATTILOCCHIO. — Al Ministro della giustizia, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   si è appreso dalla stampa della possibilità che la casa circondariale di Civitavecchia e, in particolare, la struttura carceraria sita in via Tarquinia, sia destinata dal provveditorato delle carceri ad accogliere i detenuti risultati positivi al Covid-19 di tutto il Lazio;

   sussiste dall'inizio dell'emergenza una situazione di pericolo infettivo costante dovuta all'attracco di navi al porto turistico e mercantile;

   si è appreso dalla stampa che il sindaco e l'amministrazione comunale non siano stati avvisati dalle autorità competenti riguardo all'ipotesi in questione;

   le strutture sanitarie cittadine risultano essere già pesantemente segnate dall'emergenza Covid-19, visti i 3 cluster attivi, di cui uno di recentissima esplosione –:

   se i Ministri interrogati intendano confermare quanto appreso dai media in merito al trasferimento dei detenuti positivi e se non ritengano opportuno, considerate le potenziali situazioni di sovraccarico per l'ospedale di Civitavecchia e i già ampi rischi connessi al transito portuale come citato in premessa, bloccare, qualora fosse confermata, tale proposta e indirizzare in altre case circondariali la creazione di un reparto per i detenuti positivi al Covid-19.
(4-05261)

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interpellanza:


   La sottoscritta chiede di interpellare il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, per sapere – premesso che:

   nel comune di Quincinetto insiste ormai da tempo, al confine tra la regione Piemonte e la regione Valle D'Aosta, un movimento franoso che incombe sulla autostrada A5 Torino-Aosta dove una frana di circa mezzo milione di metri cubi di roccia e detriti ha ripreso a muoversi, costituendo un serio pericolo per la viabilità comunale e per la sicurezza della tratta ferroviaria Torino-Aosta con potenziali ricadute sull'abitato;

   lo spostamento dei blocchi lapidei solo nel mese di dicembre 2018 è stato quantificato in 12 centimetri e sarebbe avvenuto, con molta probabilità, a causa delle forti precipitazioni verificatesi nel periodo autunnale. Le misurazioni dei movimenti sono state rilevate anche attraverso un sistema di monitoraggio messo in atto a partire dal mese di ottobre 2018 dallo stesso comune di Quincinetto;

   il sindaco di Quincinetto, nel dicembre 2018, ha chiesto alla Società autostrade valdostane (Sav), incaricata della gestione del tratto autostradale, di controllare autonomamente i cambiamenti e gli spostamenti della frana, provvedendo alla segnalazione del pericolo ai viaggiatori e alla predisposizione di un piano di intervento in caso di necessità, che prevedesse anche la chiusura del tratto autostradale che corre parallelo alla montagna;

   nell'arco dell'anno 2019, il tratto autostradale interessato dalla frana è stato, infatti, più volte interdetto al traffico per superamento delle soglie di attenzione indicate dall'università di Firenze, la quale provvede alle misurazioni degli spostamenti delle masse lapidee in accordo con Sav; ciò ha comportato notevoli disagi alla circolazione, sia sul tratto valdostano, sia sul tratto piemontese;

   il progetto già approvato come intervento urgente, rappresentando un'opera essenziale per la messa in sicurezza poiché deve garantire i flussi di traffico di merci e passeggeri a servizio dei territori e delle attività produttive ivi localizzate, si caratterizza come un sistema di terrazzamenti antifrana preceduti dalla realizzazione di una viabilità alternativa di servizio, necessaria anche per i cantieri che verranno allestiti;

   l'urgenza è altresì confermata, anche in considerazione del volume di traffico transitante sul tratto autostradale in questione che costituisce la primaria via di accesso alla regione Valle D'Aosta, quanto la principale rete di collegamento tra Torino e Aosta, e tra l'Italia e la Francia;

   l'intervento sul corpo di frana sarebbe auspicabile potesse essere realizzato con procedura d'urgenza, tenendo quindi conto sia dell'attuale limitazione del traffico, a seguito delle disposizioni previste nel decreto-legge n. 19 del 25 marzo 2020, sia dell'ormai prossima percorribilità del ponte comunale di Quincinetto ai veicoli pesanti, che permetterebbe di limitare la deviazione, necessaria al fine di eseguire i lavori di messa in sicurezza del corpo di frana, del traffico autostradale al solo tratto Quincinetto-Pont Saint Martin –:

   se il Ministro interpellato sia a conoscenza dei fatti sopra esposti;

   se e quali iniziative intenda porre in essere, per quanto di competenza, al fine di assicurare l'immediata realizzazione degli interventi previsti dal piano di messa in sicurezza del fronte franoso e della viabilità, direttamente e indirettamente, interessata relativamente al tratto autostradale A5 Torino-Aosta;

   se, a tale fine, il Ministro interpellato intenda, con la medesima urgenza, adottare le competenti iniziative di impulso e controllo, in qualità di concedente del tratto autostradale in parola, anche in considerazione dell'opportunità che i lavori di messa in sicurezza possano essere rapidamente realizzati con minore impatto sulla mobilità, avvalendosi della contingente condizione determinata dai limitati flussi di traffico conseguenti alle disposizioni previste nei diversi decreti del Presidente del Consiglio dei ministri concernenti l'emergenza da Covid-19.
(2-00746) «Elisa Tripodi».

Interrogazione a risposta in Commissione:


   BARBUTO, GRIPPA, VILLANI, NAPPI e SERRITELLA. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   la Sacal SpA gestisce l'aeroporto di Lamezia Terme dal 1990 e dal 2009 ha ottenuto la gestione totale per un periodo di quarantanni, mentre nell'anno 2017 si è aggiudicata la gestione degli aeroporti di Reggio Calabria e Crotone per un periodo di trent'anni ed è tuttora il gestore dell'intero sistema aeroportuale calabrese;

   sin dall'inizio della sua gestione, la Sacal, ad avviso dell'interrogante, ha mantenuto, nei confronti dello scalo pitagorico, un atteggiamento di disinteresse che preludeva alla volontà di chiusura dello stesso, investendo all'uopo ben poco nello sviluppo della struttura, non curandosi di attivare l'Ils che, benché già installato, non è stato mai incomprensibilmente collaudato, limitandone personale e operatività, senza impegno nel rilancio dello stesso come dovuto, in adempimento e in conformità agli obblighi assunti con la partecipazione al bando e la sua aggiudicazione; ciò nonostante lo stesso abbia fatto registrare negli ultimi anni un traffico di passeggeri sempre in crescita e nonostante i pochi voli nazionali e internazionali operati al massimo della capacità degli aeromobili, tanto è vero che i dati diffusi a gennaio 2020 evidenziano come l'aeroporto di Crotone registri un + 83,2 per cento sul traffico passeggeri e un incremento dei movimenti del + 52,4 per cento;

   a conferma delle intenzioni suddette giungono, in questi giorni di sofferenza, le gravi dichiarazioni del presidente di Sacal, il quale sembra già dettare le linee programmatiche della società per il post- emergenza individuando lo scalo reggino, che comunque ha fatto registrare un dato di traffico inferiore rispetto allo scalo pitagorico, come meritevole di rilancio mediante la concessione di oneri di servizio che si impegna a richiedere, mentre individua, nonostante l'iter della concessione degli oneri di servizio per Crotone sia già in corso, lo scalo di S. Anna come destinato di fatto a chiudere, dichiarando testualmente che sarà difficile riprendere a volare da Crotone, una volta terminata l'emergenza dovuta al Covid-19;

   preme sottolineare che l'aeroporto di Crotone rappresenta l'unica infrastruttura al momento efficiente per togliere dall'isolamento l'intera fascia Jonica e, in particolare, la zona del crotonese e favorirne lo sviluppo socioeconomico, attesa la mancanza di collegamenti alternativi adeguati e sicuri, sia ferroviari che stradali;

   con la legge di bilancio 2019 sono stati stanziati in favore dell'aeroporto di Crotone 9 milioni di euro per la continuità territoriale, a cui si aggiungono circa 3,8 milioni di euro di fondi Enac, per l'imposizione degli oneri di servizio pubblico ed è stata indetta la conferenza dei servizi che ha individuato in Roma, Torino e Venezia le nuove rotte su cui operare;

   inoltre, recentemente, è stato siglato un protocollo d'intesa tra il Ministero dello sviluppo economico e la regione Calabria che, ex articolo 45 della legge n. 99 del 2009, prevede lo stanziamento di 4,3 milioni di euro per la realizzazione di interventi mirati alla valorizzazione e allo sviluppo turistico incentrati sulla creazione del brand denominato «Costa Jonica», dando all'aeroporto di Crotone un ruolo centrale nel progetto attesa la sua vicinanza alla città magnogreca e la sua centralità nell'intera area jonica;

   in virtù di quanto sopra, le dichiarazioni del presidente di Sacal spa appaiono all'interrogante del tutto inaccettabili e offensive per i cittadini del territorio il cui sviluppo sociale, economico e turistico non può prescindere dalla operatività a pieno regime della infrastruttura aeroportuale di S. Anna –:

   se il Ministro interrogato sia al corrente del grave rischio di chiusura che correrebbe l'aeroporto di Crotone, secondo le valutazioni della Sacal e quali iniziative intenda adottare, per quanto di competenza, per scongiurare una futura chiusura dell'aeroporto.
(5-03844)

Interrogazione a risposta scritta:


   CIABURRO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   sul ponte dell'Olla, che passa sopra il fiume Stura di Demonte, sull'asse viario della strada statale 21 del Colle della Maddalena nel comune di Gaiola (CN), transita quotidianamente un importante carico di mezzi pesanti che percorrono la medesima arteria stradale, la quale costituisce quindi l'unico passaggio per l'ingresso e per l'uscita della Valle Stura;

   il ponte dell'Olla è stato progettato, concepito e realizzato in un'epoca storica nella quale vi era prevalentemente un transito di carri, trainati da cavalli, e piccole autovetture, ovvero non un passaggio giornaliero di circa mille autotreni da diverse tonnellate di carico;

   essendo il manufatto vistosamente ammalorato, l'amministrazione comunale di Gaiola ha più volte richiesto all'Anas di fornire i risultati delle ispezioni effettuate sulla struttura, che presenta evidenti danni strutturali, ispezioni secondo le quali non si ravvisa il rischio di danno strutturale;

   il sindaco di Gaiola, Paolo Bottero, ha sollevato numerose preoccupazioni, oltre che per il potenziale pericolo di un eventuale peggioramento statico delle condizioni strutturali del ponte, anche per le sue parti esterne vistosamente danneggiate, affacciate sul fiume Stura di Demonte;

   a seguito di numerose segnalazioni ad attestazione della precarietà dell'infrastruttura viaria con riferimento all'ottobre 2019, il sindaco di Gaiola ha contattato la prefettura di Cuneo e l'Anas per conoscere le tempistiche di manutenzione relative al ponte dell'Olla; in risposta è stata comunicata la chiusura del ponte nel mese di dicembre 2019 per prove di carico da effettuarsi in data 4 dicembre, i cui dati, richiesti dal sindaco all'Anas nel gennaio 2020, non sono pervenuti;

   a predetta richiesta è seguito un ulteriore sollecito alla prefettura di Cuneo e all'Anas, sottoscritto anche dal presidente dell'Unione Montana Valle Stura a nome dell'assemblea dei sindaci, per confrontarsi riguardo alle ultime evidenze raccolte, richiesta che, alla data del 16 aprile 2020, non ha trovato alcuna risposta;

   si tratta di un'infrastruttura essenziale per collegare il traffico cittadino e commerciale che dall'Italia, attraverso la provincia di Cuneo, sfocia in Francia, necessario per aziende di portata nazionale e internazionale quali, per altro, la nota azienda dell'Acqua Sant'Anna, che fa riferimento alle sorgenti di Vinadio (CN), in alta Valle Stura;

   in data 9 aprile 2020 è stato riportato a mezzo stampa il crollo del viadotto di Albiano Magra, che presenta molte similitudini con il predetto ponte dell'Olla;

   sempre a mezzo stampa emerge che il comune di Aulla (MS) abbia, in una corrispondenza con l'Anas, segnalato per cinque volte i problemi di stabilità del ponte, tra cui crepe nella carreggiata dell'infrastruttura, dubbi ridimensionati dai referenti Anas, fino al fatidico crollo del 9 aprile 2020 –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e quali iniziative di competenza intenda intraprendere, se del caso, per:

    a) promuovere nuovi controlli sull'attuale stato dell'infrastruttura citata in premessa, oltre all'immediata messa in sicurezza delle parti esterne danneggiate, in concertazione con l'amministrazione comunale di Gaiola;

    b) assicurare la pubblica incolumità dei cittadini facenti uso dell'infrastruttura, tenendo conto che il ponte di cui in premessa costituisce, con il tunnel del colle di Tenda, l'unico accesso aperto 12 mesi l'anno verso la Francia, non solo per i cittadini, ma anche per le imprese, per i turisti è per il traffico pesante;

    c) predisporre un tavolo di confronto con gli enti locali per definire la realizzazione di una infrastruttura di raccordo alternativa e complementare al ponte dell'Olla che permetta di garantire continuità alla strada statale della Maddalena e all'importante traffico commerciale internazionale e turistico dell'area, anche in considerazione della prevista chiusura del tunnel internazionale del Monte Bianco con la logica implementazione del tunnel del Fréjus, del tunnel del Tenda e del valico internazionale del Colle della Maddalena.
(4-05270)

INTERNO

Interrogazioni a risposta orale:


   LUCA DE CARLO, GALANTINO, BUTTI, TRANCASSINI, OSNATO, VARCHI e ROTELLI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   in ottemperanza al decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 8 marzo 2020 e ai successivi, nel rispetto delle misure per contrastare il diffondersi del contagio da coronavirus, tutti i cittadini sono tenuti ad evitare «ogni spostamento delle persone fisiche in entrata e in uscita dai territori di cui al presente articolo, nonché all'interno dei medesimi territori, salvo che per gli spostamenti motivati da comprovate esigenze lavorative o situazioni di necessità ovvero spostamenti per motivi di salute. È consentito il rientro presso il proprio domicilio, abitazione o residenza»;

   sono molteplici le segnalazioni riportate anche dalle maggiori testate giornalistiche riguardo a eclatanti posti di blocco che hanno dato seguito all'irrogazione di una sanzione per trasgressione della disposizione di cui sopra che risulta essere piuttosto discutibile; in particolar modo, si fa riferimento alla spiacevole notizia appresa dal Corriere Fiorentino, del gruppo Corriere della Sera, secondo cui una famiglia già provata da una grave leucemia mieloide è stata fermata mentre si recava da Grosseto a Pisa per un fondamentale esame di controllo post-trapianto di midollo osseo e successivamente multata, poiché «troppo lontana dal domicilio» e perché nell'abitacolo dell'autovettura vi erano «troppe persone», in particolare madre, padre, bambina sottoposta a trapianto e il fratellino, sebbene facciano tutti parte dello stesso nucleo familiare e siano stati sottoposti a tampone a causa della vulnerabilità dello stato di salute della bambina e siano tutti risultati negativi;

   successivamente, è stata sospesa e annullata la sanzione sopracitata, solo in seguito all'intervento dei media e di un legale;

   negli stessi giorni un sindaco della provincia di Rieti, del comune di Rocca Sinibalda, ha denunciato alla stampa e alla prefettura la storia di un concittadino multato per essersi spostato dal comune di appartenenza in direzione del capoluogo di provincia, previo consulto con il comando dei carabinieri e con la segreteria del sindaco, perché necessitava di approvvigionamenti di generi per cui i negozi del paese non possono provvedere, essendo un comune montano dove in condizioni normali non si commerciano tutti i generi utili alla sopravvivenza in casa;

   non è intenzione di nessuno mettere in discussione l'operato delle forze dell'ordine e ledere l'effetto delle disposizioni per il contenimento della diffusione del Covid-19, tanto meno è utile alla collettività generare panico, allarmismo o timore con sanzioni improprie che ammontano a una cifra vicina ai 600 euro, praticamente quanto è stato erogato ai lavoratori con partita Iva in difficoltà; i cittadini oggi stanno percependo non solo il disagio psicologico per delle restrizioni prolungate, ma sono fortemente colpiti economicamente dalle conseguenze di tali restrizioni;

   occorre evitare ulteriori difficoltà nella tenuta «psicologica» del sistema sociale e scongiurare lo stress psicologico ed economico che comporta un «ricorso» in tribunale –:

   se il Governo intenda chiarire quali siano i criteri di valutazione che le forze dell'ordine applicano per stabilire quali siano le reali necessità dei cittadini, quali siano i documenti da presentare per comprovare la veridicità delle dichiarazioni, quando e come sia stato stabilito un chilometraggio massimo di spostamento e quando ne sia stata data notizia alla popolazione e come sia garantito a tutti i cittadini pari accesso a servizi e beni di prima necessità;

   se si intenda spiegare per quali ragioni coloro che convivono sotto lo stesso tetto non possano spostarsi in automobile insieme, soprattutto se si tratta di una famiglia con figli non autonomi.
(3-01468)


   SURIANO, SABRINA DE CARLO, MARTINCIGLIO, MARZANA, CANCELLERI e ALAIMO. — Al Ministro dell'interno, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   con delibera del Consiglio dei ministri del 31 gennaio 2020 è stato dichiarato, per sei mesi, lo stato di emergenza in conseguenza del rischio sanitario connesso all'insorgenza di patologie derivanti da agenti virali trasmissibili;

   con decreto del 7 aprile 2020, il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, di concerto con i Ministri degli affari esteri e della cooperazione internazionale, dell'interno e della salute, ha stabilito che, per l'intero periodo di durata dell'emergenza sanitaria nazionale, i porti non assicurano i necessari requisiti per la classificazione e definizione di Place of Safety («luogo sicuro») in virtù di quanto previsto dalla Convenzione di Amburgo, sulla ricerca ed il salvataggio marittimo, per i casi di soccorso effettuati da parte di unità navali battenti bandiera straniera al di fuori dell'area Sar italiana;

   in piena emergenza Covid-19 non si è mai arrestato il flusso migratorio ed è continuato anche nelle giornate pasquali, complici il bel tempo e il mare calmo, con sbarchi autonomi o «fantasma». Il 9 aprile 2020 un 15enne egiziano sbarcato a Lampedusa e trasferito tramite Porto Empedocle all'hotspot di Pozzallo è risultato positivo al Covid-19. Il 12 aprile nel porto di Pozzallo (Ragusa) è avvenuto lo sbarco di 101 migranti, arrivati a bordo di un gommone e trasferiti nell'ex centro di sperimentazione agricola della regione siciliana «San Pietro», struttura tra Comiso e Ragusa;

   il sistema sanitario e organizzativo non era pronto a un'emergenza di tale portata e la Sicilia è esposta a criticità legate anche agli sbarchi connessi ai flussi migratori che, come già sta avvenendo, potrebbero aumentare nei prossimi giorni;

   i siciliani (e la Sicilia) sono sempre stati un popolo accogliente e generoso, ma in questo frangente mostrano preoccupazione per il rischio dei contagi, per la formazione di eventuali focolai e per la difficoltà di avere strutture idonee, necessarie a garantire la salvaguardia dei richiedenti asilo e dei lavoratori dell'accoglienza, nonché per le difficoltà della somministrazione delle cure che dovessero essere necessarie;

   al momento, a causa del blocco dei voli e dei confini, risulta più complesso ottemperare alle espulsioni degli irregolari sul territorio siciliano ma anche nazionale –:

   se i Ministri interrogati siano al corrente, per quanto di competenza, del rapido evolversi della situazione in Sicilia;

   come si intenda gestire la situazione degli sbarchi, che potrebbero ulteriormente incrementarsi nei prossimi giorni, e quali iniziative intendano adottare per gestire l'emergenza sanitaria ad essi correlata;

   se e come il Governo sia intervenuto per gestire gli irregolari presenti sul territorio sul fronte sanitario e se si prevedano iniziative, per quanto di competenza, per affrontare la questione.
(3-01477)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   MONTARULI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   si richiamano l'interrogazione del 18 marzo 2020 presentata dalla sottoscritta proprio in relazione all'occupazione dello stabile sito in corso Giulio Cesare n. 45 a Torino, nonché le numerose segnalazioni effettuate negli anni in riferimento alla situazione in cui vertono i quartieri di Aurora e Barriera di Milano;

   invero, da anni esponenti per lo più riconducibili all'area anarchica interverrebbero a vario titolo e con diverse modalità per favorire atti illegali e garantirne l'impunità: dalle occupazioni di stabili anche da parte di immigrati, all'organizzazione di disordini in caso di intervento delle forze dell'ordine per reprimere non solo le suddette occupazioni ma anche attività di spaccio (episodi del 7 aprile 2017 e del 15 settembre 2018, tanto per citarne alcuni) o scippi (quale quello verificatosi il 19 aprile 2020). Tra le manifestazioni a cui si è assistito negli anni ad opera di anarchici e frange di immigrati insieme, volte ad azioni contro le forze dell'ordine e contro chi denuncia la situazione, è emblematica quella risalente al 17 febbraio 2018 sponsorizzata con volantini «bisogna difendersi dalla polizia», come riporta il quotidiano online «Torino.diariodelweb.it» del 13 febbraio 2018, dove si può leggere «forze dell'ordine da una parte, antagonisti e pusher dall'altra: è un'alleanza decisamente particolare quella nata a Torino. Un'alleanza tacita ma di facile interpretazione dopo i volantini apparsi in questi giorni nel quartiere Aurora (...)»;

   quanto sopra riportato fa presumere l'esistenza di un sodalizio tra l'area anarchica e la criminalità volte al controllo del territorio e a impedire la repressione dei fenomeni di illegalità da parte delle forze dell'ordine;

   tale sodalizio sarebbe rafforzato, quindi, da atteggiamenti minacciosi e intimidatori sia verso le autorità sia verso singole persone che denunciano il malaffare e la situazione fin qui descritta, quali quelli più volte subiti dalla consigliera di circoscrizione Patrizia Alessi;

   in data 19 aprile 2020 alcuni occupanti della medesima palazzina avrebbero aggredito le forze dell'ordine impegnate nel perseguire e fermare gli autori di uno scippo;

   durante l'aggressione altri occupanti scendevano in strada per sollecitare la popolazione a protestare, violando le norme sul contenimento per l'emergenza Covid-19 e facendo leva sul disagio da ciò derivante;

   come dalle stesse autorità competenti è stato denunciato, vi sarebbe il rischio che organizzazioni criminali utilizzino l'emergenza per sobillare rivolte e attrarre le fasce più deboli della popolazione;

   in ogni caso il richiamo all'emergenza Covid-19, ad avviso dell'interrogante, è strumentale a cercare di nascondere e giustificare davanti all'opinione pubblica gli atti di criminalità che da anni si ripetono nella zona; dunque, quanto recentemente accaduto, alla luce dei precedenti registrati, desta particolare preoccupazione ed evidenzia la necessità di interventi straordinari che risultavano già indispensabili negli anni passati e che oggi si dimostrano fondamentali –:

   quali urgenti iniziative si intendano adottare per risolvere la situazione di cui in premessa e, in particolare, se non si intendano adottare le iniziative di competenza per procedere allo sgombero di tutte le palazzine occupate nell'area, creando presidi fissi di polizia e aumentandone le dotazioni sia in termini di risorse umane che di mezzi, e consentire, di concerto con il comune, la riqualificazione dell'area.
(5-03841)

Interrogazioni a risposta scritta:


   ZAN e BENEDETTI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   in data 22 febbraio 2020 l'ospedale «Madre Teresa di Calcutta», sito in località Schiavonia (comune di Monselice, provincia di Padova), è stato, tramite ordinanza del Ministro della salute d'intesa con il presidente della regione Veneto, di fatto convertito in Covid-hospital, ossia una struttura interamente dedicata al trattamento dei pazienti affetti da coronavirus;

   prima di tale conversione, la struttura sopra citata fungeva da presidio ospedaliero per un bacino di utenza di circa 180 mila abitanti, in particolare per quei cittadini residenti nei comuni compresi nel distretto 5 della Ulss 6 Euganea;

   ad oggi, a questo bacino di utenza non sono garantiti servizi sanitari primari ed essenziali, come un pronto soccorso;

   alle ore 12 del 9 aprile 2020 si è svolta nei pressi dell'ospedale «Madre Teresa di Calcutta» una conferenza stampa di venti sindaci dei comuni del distretto 5 (ex Ulss17) atta a sensibilizzare l'opinione pubblica e i vertici istituzionali e sanitari della regione Veneto circa la necessità di garantire ai cittadini un presidio ospedaliero e servizi sanitari essenziali; a parere degli interroganti tale conferenza stampa si è svolta nel pieno rispetto delle disposizioni di sicurezza contro il Covid-19, essendo stati questi sindaci a una distanza tra loro di oltre due metri e protetti dai dispositivi di sicurezza personali prescritti dalla legge;

   in tale occasione è intervenuto il comandante della polizia locale del comune di Monselice, vice commissario Albino Corradin, e ha bloccato la conferenza stampa sopra descritta, tramite un sopralluogo di una pattuglia della polizia locale, che ha identificato i sindaci presenti, rilasciando loro conseguente verbale;

   alla conferenza stampa era presente anche Nicola Cesaro, corrispondente del quotidiano locale Il Mattino di Padova, anch'egli identificato dagli agenti della polizia locale;

   a parere degli interroganti, il sopra descritto intervento della polizia locale potrebbe aver ostacolato le funzioni di questi sindaci in quanto responsabili della condizione di salute della popolazione dei propri territori e leso il diritto di cronaca sancito dall'articolo 21 della Costituzione –:

   se il Governo sia informato dei fatti sopra descritti, se e quali segnalazioni siano state inviate al prefetto e quali iniziative di competenza si intendano porre in essere in relazione a quanto esposto in premessa, alla luce delle funzioni di coordinamento e monitoraggio dell'attuazione delle misure di contenimento spettanti alle prefetture.
(4-05271)


   LEGNAIOLI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   dura ormai da diverse settimane il blocco cui è sottoposto il nostro Paese per evitare la diffusione del coronavirus, e che costringe gli italiani a osservare con estrema attenzione ogni disposizione, governativa e regionale, nell'ottica di garantire la sicurezza e la tutela della salute di tutti;

   è grande la preoccupazione, tanto nel mondo medico quanto tra la cittadinanza, che la diffusione del virus non rallenti come invece si spera, così da pregiudicare una riapertura delle attività;

   organi di stampa di questi giorni riportano la notizia secondo cui i 146 migranti a bordo della nave Alan Kurdi saranno trasferiti sul traghetto Rubattino della Tirrenia, la nave individuata dalle autorità italiane per ospitarli durante il tempo necessario alla quarantena;

   i migranti a bordo erano 149, ma c'è stata un'evacuazione medica per tre persone, e i migranti sarebbero a bordo da circa 11 giorni –:

   se il Ministro interrogato non ritenga opportuno dettagliare quale procedura dovranno osservare i migranti al fine di evitare ogni possibilità di contagio, precisando altresì a quanto ammontino i costi sostenuti dal Governo per la gestione dello sbarco così come descritto in premessa;

   se il Ministro interrogato non ritenga opportuno rassicurare ogni operatore coinvolto nella vicenda descritta in premessa al momento dello sbarco, ovvero le forze dell'ordine e il personale medico, circa lo stato di salute dei migranti che si trovavano a bordo dell'imbarcazione, precisando altresì quali precauzioni siano state adottate dall'equipaggio della Alan Kurdi nei giorni trascorsi in mare e quali dispositivi medici e sanitari fossero a disposizione nella nave stessa, al fine di scongiurare una diffusione del virus, ovvero di qualsiasi malattia, tra gli occupanti.
(4-05272)


   GRILLO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   l'11 aprile 2020 un corteo funebre ha attraversato alcune strade di Messina, per accompagnare la salma del sig. Rosario Sparacio, fratello dell'ex boss Luigi detto Gino Sparacio;

   i decreti del Presidente del Consiglio dei ministri in materia di contenimento e gestione dell'emergenza epidemiologica da Covid-19 sospendono su tutto il territorio nazionale tutte le cerimonie civili e religiose alla presenza di gruppi di persone, compresi i funerali;

   tale notizia è stata riportata sulle principali testate giornalistiche sia locali che nazionali con fotografie che testimoniano il reale svolgimento di tale evento, ovvero la presenza di un corteo funebre con un non meglio specificato numero di persone a bordo di auto e motocicli;

   domenica 12 aprile 2020 alle ore 16,39 sul sito ilmessaggero.it viene pubblicato un articolo dal titolo «Messina, 100 persone in corteo funebre per il fratello dell'ex boss: è polemica», dove si raccontava di tale avvenimento avvenuto in città nelle ore precedenti;

   in una nota stampa del 13 aprile il sindaco De Luca afferma che «venerdì scorso, nel primo pomeriggio, il signor Sparacio Rosario, già gravemente malato, è deceduto all'interno della propria abitazione. Constatato il decesso, trascorse le canoniche 24 ore di osservazione, nel pomeriggio di sabato 11 aprile il feretro è stato trasportato dall'abitazione sita in via del Santo fino al Camposanto in via Catania dove è stato deposto in attesa della tumulazione. Non si è trattato né di un corteo funebre né di una celebrazione religiosa, che sono peraltro vietati dalle disposizioni del DPCM come ribadite dallo stesso Arcivescovo di Messina che, da oltre un mese, ha vietato la celebrazione dei funerali. Dunque, quanto in modo becero è definito 'corteo funebre con oltre cento persone non è altro che un mero trasporto della salma per poche centinaia di metri, al quale si sono uniti, in modo estemporaneo, alcuni familiari del defunto, in numero non superiore alla trentina. Sulla partecipazione al trasporto del feretro da parte dei parenti e dei soggetti che sono ripresi nelle fotografie diffuse dalla stampa sta già indagando la Questura, alla quale competono in via esclusiva questo genere di attività e sulle quali mi corre l'obbligo di osservare il massimo riserbo, ragione per la quale fino ad ora non avevo inteso entrare nel merito della questione»;

   tale messaggio è stato pubblicamente condiviso da profili Facebook apparentemente riconducibili a parenti del defunto, con un post Facebook, che condivideva le parole del primo cittadino e citava testuali parole: «condividiamo perché anche il sindaco ha dato ragione alla mia famiglia! Grazie Cateno De Luca hai le p..., non perché hai dato ragione ma perché sei coerente e onesto in tutto e per tutto!» –:

   se siano state avviate iniziative, per quanto di competenza, volte a verificare l'accaduto e, in caso affermativo, se effettivamente si sia trattato di un assembramento in violazione delle norme di distanziamento sociale adottate, se da tali fatti siano emersi contagi da Covid-19 e, per quanto di competenza, se siano stati posti in essere atti consequenziali di accertamento di responsabilità.
(4-05277)


   NESCI, D'IPPOLITO, SAPIA, D'ARRANDO e SARLI. — Al Ministro dell'interno, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   come riportato da organi di stampa, a seguito del ricovero di un ospite della Rsa «Villa Torano» di Torano Castello, in provincia di Cosenza, sono stati effettuati 105 tamponi sul personale della struttura e sui degenti;

   dai primi dati emersi dalle analisi del laboratorio di Catanzaro sono risultati positivi 39 pazienti e 28 operatori sanitari, per un totale di 67 soggetti asintomatici;

   un numero tale di asintomatici concentrati in una piccola struttura meriterebbe studi scientifici approfonditi, a meno che non si tratti di un banale errore procedurale;

   il commissario straordinario dell'Asp di Cosenza, dottor Giuseppe Zuccatelli, insospettito da queste risultanze, ha inteso ripercorrere a ritroso la procedura posta in essere, evidenziando che il dipendente della Rsa incaricato ha effettuato i tamponi sempre con gli stessi guanti, senza cambiarli a ogni prelievo come invece prevede il protocollo;

   il risultato anomalo è pertanto probabilmente frutto di un'informazione errata data dall'inquinamento dei tamponi;

   il commissario Zuccatelli ha disposto di effettuare nuovamente i 105 tamponi inviando nella Rsa gli specialisti dell'azienda sanitaria provinciale di Cosenza;

   è giunta conferma dell'imminente ripetizione dei tamponi anche dal dottor Mario Marino, dirigente medico e responsabile della «task force» per il coronavirus dell'azienda sanitaria provinciale di Cosenza;

   tale anomalo risultato ha comunque indotto la presidente della regione Calabria Jole Santelli a dichiarare «zona rossa» il comune di Torano Castello;

   inoltre, anche nella casa di cura per anziani di Chiaravalle Centrale (Catanzaro), al 6 aprile 2020, sono stati rilevati oltre 70 casi positivi al coronavirus tra anziani ospiti e dipendenti della struttura con un numero di decessi pari a 17;

   preposti, secondo le disposizioni emergenziali vigenti, al controllo delle misure di contenimento dei contagi da Sars-CoV-2 sono i prefetti territorialmente competenti –:

   se siano a conoscenza dei fatti suddetti e quali controlli siano stati effettuati nelle Rsa e nelle case di cura private della regione Calabria per il rigoroso accertamento di eventuali contagi da nuovo coronavirus mediante tamponi faringei, con quali protocolli specifici e con quali misure di sicurezza atte ad evitare la trasmissione virale all'interno e all'esterno delle medesime;

   se, per ragioni di tutela della salute pubblica, in questa fase di emergenza sanitaria il Ministro della salute abbia adottato le iniziative di competenza, anche per il tramite del commissario ad acta per l'attuazione del piano di rientro dai disavanzi sanitari regionali, per una verifica di tutte le procedure di accreditamento delle case di cura private o se intenda farlo a breve.
(4-05284)


   SUT. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   il 5 aprile 2020, il sindaco di Pordenone Alessandro Ciriani pubblicava alle 19,44, sulla personale Pagina fan del social network «Facebook» (@alessandro.ciriani.5), un contenuto di pubblico dominio, poi accompagnato da alcuni commenti di altri utenti della piattaforma;

   tra questi, un utente della pagina, con tono amicale, commentava il post del sindaco Ciriani, riportando le seguenti affermazioni: «Facciamo così. Prendo un po' di alpini, parà e carabinieri, coi c... quadrati. Facciamo un salto a Montecitorio con una dozzina di carri armati. Destituiamo quei quattro farabutti inetti traditori della patria. Sistemate due cosine che so io, ci mettiamo te, Alessandro, a capo del Governo, lo intanto riapro la zecca nazionale, e ricomincio a stampare le Lire, e tu comunichi l'uscita unilaterale dell'Italia dall'Eurozona»;

   di seguito, Alessandro Ciriani replicava: «Ovviamente, ci portiamo dietro Max!». E poi, di seguito: «E una folta squadra di avvocati!»;

   le succitate risposte del sindaco Ciriani, successivamente rimosse assieme al commento iniziale postato dall'utente, sono state però fotografate da alcuni fruitori del social attraverso lo strumento di cattura, disponibile sui supporti digitali;

   l'episodio è stato oggetto dei commenti negativi di vari esponenti politici afferenti ai diversi schieramenti della scena regionale del Friuli Venezia Giulia, concordi nello stigmatizzare il comportamento del sindaco di Pordenone;

   il sindaco di Pordenone replicava alle suddette reazioni, dichiarando: «Se non sa distinguere una battuta che esclude qualsiasi aggancio con la realtà da un tentativo di golpe, offende me e la sua intelligenza. Non mi faccio intimidire dai moralisti del web come Lei, dai guardiani del pensiero che chiudono gli occhi dinanzi a intere pagine di insulti politici (reali) nei miei confronti. Se siamo arrivati a meschinità come l'indignazione per battute che tali sono e restano, è perché non avete altri argomenti per attaccarmi. La questione finisce qui. La gente muore, i cittadini sono reclusi, io sono h24 a disposizione della mia comunità e non ho bisogno del vostro ditino alzato per mostrare il mio impegno istituzionale e il rispetto del mio ruolo, oggi come ieri»;

   il tenore verosimilmente ironico delle predette esternazioni, intercorse tra l'utente Facebook e il sindaco Ciriani, è avvenuto in un contesto di socialità virtuale, quale si configura essere un social network, sebbene strumento ormai acclarato di diffusione contenutistica da parte delle istituzioni e dei suoi rappresentanti;

   nonostante tale contestualizzazione, il contenuto espresso esplicitamente dal sindaco di Pordenone si configura, ad avviso dell'interrogante, quale commento dell'evidente paventare, da parte dell'utente Facebook, un atto sovversivo verso l'ordinamento politico della Repubblica italiana, da attuarsi attraverso l'uso di Forze militari a destituzione del Parlamento e del Governo –:

   se sia a conoscenza dell'episodio esposto in premessa e quali iniziative di competenza intenda assumere in considerazione della carica pubblica ricoperta dal sindaco di Pordenone Alessandro Ciriani e delle connesse responsabilità.
(4-05286)


   ZUCCONI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   l'amministrazione comunale di Massarosa (LU), guidata dal sindaco Alberto Coluccini, ha affidato un incarico per la certificazione dei dati del rendiconto 2018 approvato con delibera del consiglio comunale n. 49 del 24 aprile 2019, dal quale era emerso un disavanzo di amministrazione di euro 7.564.284,23 e del bilancio di previsione 2019/2021 approvato con delibera del consiglio comunale n. 25 del 2 aprile 2019. Tale relazione è stata trasmessa alla sezione regionale della Corte dei Conti;

   in data 30 luglio 2019 con deliberazione n. 63 il consiglio comunale ha proceduto ai sensi degli articoli 175 e 193 del decreto legislativo n. 267 del 2000 alla verifica del permanere degli equilibri di bilancio sulla base dell'istruttoria effettuata dal dirigente del servizio programmazione/entrate. Accertato il non permanere degli equilibri di bilancio sia per competenza che per cassa, e constatato che il ricorso alle misure ordinarie normate dal testo unico non consentiva l'immediato ripristino degli equilibri, il consiglio comunale ha deliberato il ricorso alla procedura di riequilibrio finanziario pluriennale cosiddetto «pre-dissesto» non essendo possibile riequilibrare il bilancio con strumenti ordinari. In questa occasione si dichiarava uno squilibrio di parte corrente di euro 1.430.529,31;

   la procedura di predissesto prescrive che il consiglio comunale entro 90 giorni dalla propria deliberazione di ricorrere al riequilibrio pluriennale deve provvedere a deliberare il piano di risanamento;

   dopo le verifiche previste, il servizio finanziario ha predisposto un piano di riequilibrio finanziario della durata di quindici anni condiviso con il collegio dei revisori dei conti e la commissione bilancio dell'ente;

   è emerso che il piano di riequilibrio finanziario pluriennale non era sostenibile per l'ente;

   la passività è pari complessivamente a euro 10.860.213,07, generata da un disavanzo di amministrazione non ricoperto negli anni precedenti sia ordinario che da extradeficit, da un disavanzo di cassa, da passività potenziali emergenti, da debiti fuori bilancio, dallo squilibrio strutturale del bilancio 2019-2021, dai vincoli di cassa non ricostruiti, dalle misure correttive richieste dalla Corte dei Conti Toscana con deliberazione n. 361/2019/PRP nonché dal disavanzo presunto 2019 gestione residui;

   il collegio dei revisori dei conti ha espresso nella sua relazione la necessità di deliberare il dissesto finanziario con il ricorso alla procedura del piano di riequilibrio finanziario pluriennale;

   con la delibera di consiglio comunale n. 84 del 27 novembre 2019 il comune di Massarosa ha dichiarato il dissesto dell'ente. La delibera è stata accompagnata da una relazione dell'organo di revisione, e trasmessa al Ministero dell'interno e alla procura della Corte dei Conti competente per territorio. La delibera doveva essere pubblicata per estratto nella Gazzetta Ufficiale a cura del Ministero dell'interno unitamente al decreto del Presidente della Repubblica, da adottare su proposta del Ministro dell'interno, di nomina dell'organo straordinario di liquidazione (Osi); dopo oltre 4 mesi dalla dichiarazione di dissesto, non risulta all'interrogante ancora pubblicato il decreto di nomina dell'Osl per il comune di Massarosa;

   la crisi attuale a causa della pandemia di Covid-19 si presenta ancora più complessa per il comune di Massarosa, in attesa ancora oggi della nomina dell'Osl, comunque chiamato a rispondere alle necessità della sua popolazione con una difficilissima situazione di cassa (al 21 novembre 2019 euro 5.117.127,92), di debiti verso i fornitori (al 21 novembre 2019 di euro 5.117.127,92 a cui si sono aggiunti quelli del primo trimestre 2020) e di tempi medi di pagamento superiori ai 250 giorni - :

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e quali iniziative, per quanto di competenza, intenda adottare ai fini della nomina, in tempi celeri, dell'organo straordinario di liquidazione per il comune di Massarosa in modo tale da poter offrire risposte adeguate a un'intera comunità.
(4-05293)


   IEZZI. — Al Ministro dell'interno, al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   a Milano, nella notte tra venerdì 17 e sabato 18 aprile 2020, un ragazzo bengalese di ventidue anni, subito dopo aver dato fuoco a due autovetture parcheggiate in piazza Bernini, all'incrocio tra via Lippi e via Sansovino, è stato fermato e arrestato dagli agenti del commissariato Città Studi;

   in particolare, secondo quanto riportato dalla stampa, alle due di notte i poliziotti, che stavano già pattugliando la zona allertati dalla segnalazione di una serie di incendi avvenuti nella stessa zona e nei giorni scorsi a danno di altre vetture, lo avevano notato mentre giungeva da via Noè e si accovacciava improvvisamente davanti a una vettura Renault Capture;

   nonostante il giovane bengalese abbia fatto in tempo ad appiccare le fiamme all'auto, poi estese ad una Volvo parcheggiata lì accanto, e abbia tentato di fuggire subito dopo, grazie al tempestivo intervento degli agenti di pattuglia è stato immediatamente raggiunto e arrestato;

   secondo la ricostruzione riportata dalla stampa, al momento dell'arresto l'uomo aveva ancora tra le mani, che odoravano di benzina, due accendini e pare che per far appiccare il fuoco avesse usato anche uno straccio imbevuto di «accelerante»;

   dunque, poco dopo l'arresto in flagranza di reato con l'accusa di «danneggiamento seguito da incendio», trascorse poche ore, in mattinata, l'uomo, che non ha ancora spiegato i motivi del suo gesto, è stato processato per direttissima e condannato alla pena di un anno e due mesi;

   secondo gli investigatori considerato che la zona, le modalità d'azione e l'orario scelto coincidono, il giovane bengalese sarebbe altresì il responsabile di altri tre incendi avvenuti nei giorni scorsi nello stesso quartiere milanese a danno complessivamente di ben undici vetture;

   inoltre, pare che il giovane bengalese sia già noto da tempo alle forze dell'ordine, essendo senza fissa dimora e con altri precedenti per danneggiamento, avendo già distrutto alcune auto in via Morgagni anni fa e, inoltre, lo stesso risulta destinatario di ben due provvedimenti di espulsione ancora da eseguire, uno della prefettura di Milano e uno del questore di Roma;

   nonostante i precedenti del giovane bengalese e le misure di cui sopra nonché l'ultima condanna per i fatti accaduti in piazza Bernini nella notte tra venerdì 17 e sabato 18 aprile, il giudice ne avrebbe disposto l'immediata scarcerazione e l'applicazione della sola misura cautelare dell'obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria –:

   se e quali iniziative di competenza i Ministri interrogati, alla luce di quanto esposto in premessa, intendano adottare in merito, sia relativamente alle procedure per il trattenimento del giovane bengalese in un centro di permanenza per il rimpatrio ai fini della sua espulsione, sia riguardo alle misure per impedire allo stesso di reiterare ulteriormente i reati per i quali è già stato condannato anche in passato.
(4-05309)

ISTRUZIONE

Interrogazioni a risposta immediata:


   CASA, VACCA, GALLO, ACUNZO, BELLA, CARBONARO, LATTANZIO, MARIANI, MELICCHIO, TESTAMENTO, TUZI, VALENTE e VILLANI. – Al Ministro dell'istruzione. – Per sapere – premesso che:

   il nostro Paese sta attraversando un momento di grandissima emergenza a causa della pandemia da COVID-19, che ha coinvolto larga parte del tessuto economico, sociale e culturale della nazione;

   anche la scuola è stata travolta dall'emergenza, ma è riuscita a riorganizzarsi repentinamente per offrire alle studentesse e agli studenti forme alternative alla didattica frontale;

   la didattica a distanza è stata attivata fin dalla fine del mese di febbraio 2020, ma insieme alla sua incredibile e poliedrica funzionalità ed efficacia ha evidenziato un gap tra una parte della popolazione studentesca e gli strumenti digitali;

   preso atto delle difficoltà di garantire a tutti gli studenti il medesimo livello di efficacia della didattica a distanza, dovuta proprio al digital divide, si è apprezzato l'incremento delle risorse previste per il Piano nazionale scuola digitale di 85 milioni di euro, per l'anno 2020, destinando 10 milioni di euro alla dotazione o al potenziamento di piattaforme e strumenti digitali per l'apprendimento a distanza, 70 milioni di euro per mettere a disposizione degli studenti meno abbienti, in comodato d'uso, dispositivi digitali individuali per la fruizione delle piattaforme di apprendimento e per garantire la connettività di rete nei territori ove essa sia carente o mancante e 5 milioni di euro per la formazione del personale scolastico sulle metodologie e sulle tecniche per la didattica a distanza;

   per quanto di conoscenza degli interroganti, le suddette cifre sono state già messe a disposizione delle istituzioni scolastiche, ma non è chiaro il loro effettivo utilizzo e la ricaduta sulla popolazione studentesca e, soprattutto, si percepisce un disomogeneo utilizzo della didattica a distanza;

   la Ministra interrogata ha più volte invitato le scuole a cogliere la sfida dettata dall'emergenza sanitaria del Coronavirus e trasformarla in laboratorio di sperimentazione pedagogica per l'intera comunità scolastica e questo non può che essere condiviso e supportato –:

   se la Ministra interrogata intenda comunicare lo stato di avanzamento della distribuzione delle risorse previste nel decreto-legge «Cura Italia» e quali iniziative intenda intraprendere per riuscire ad individuarne ulteriori, affinché il digital divide si assottigli sempre più riuscendo ad arrivare anche agli studenti più fragili.
(3-01469)


   TOCCAFONDI, FREGOLENT, ANZALDI, D'ALESSANDRO e NOBILI. – Al Ministro dell'istruzione. – Per sapere – premesso che:

   le attività didattiche in presenza sono sospese dal 5 marzo 2020, in alcune aree dal 24 febbraio 2020, e al momento è incerta la ripresa entro il 18 maggio 2020, data limite indicata dal decreto-legge n. 22 del 2020 per consentire uno svolgimento con poche modifiche degli esami di Stato;

   Paesi europei e non, anche duramente colpiti dalla pandemia, hanno iniziato da tempo a pianificare la riapertura delle scuole ed una graduale ripresa delle lezioni a partire dal mese di maggio 2020;

   gli esami di Stato di fine ciclo rappresentano un momento fondamentale nel percorso scolastico e, anche qualora fossero svolti unicamente con un orale e/o l'esposizione di un elaborato, sarebbe opportuno prevedere la presenza in aula, tenendo conto delle necessarie garanzie previste per il contenimento del COVID-19;

   senza una graduale riapertura delle scuole non sarà possibile garantire la ripresa delle attività per tutti i lavoratori, in particolare se hanno figli piccoli, che peraltro necessitano di una relazione educativa costante con docenti e personale educativo e per i quali le modalità a distanza sono più problematiche;

   la mancanza di una relazione diretta con insegnanti ed educatori per i mesi estivi, quando le attività educative vengono solitamente portate avanti da realtà del terzo settore, in sinergia con i comuni e le scuole, costituirà certamente un problema da affrontare. Senza una riprogrammazione di tali attività alla luce della situazione di emergenza in cui ci si trova e senza una definizione di protocolli di sicurezza nazionali da realizzare con l'ausilio di tutti i soggetti coinvolti, non sarà possibile programmare tali attività estive, con grave danno per le famiglie e i bambini;

   il periodo di chiusura forzata delle scuole dovrebbe rappresentare l'occasione per avviare lavori di ristrutturazione e messa in sicurezza degli edifici scolastici, che favorirebbero anche la ripresa del settore edilizio, particolarmente colpito dal lockdown;

   nei prossimi mesi potrebbero essere necessari ulteriori periodi di sospensione delle attività didattiche ed è dunque necessario ripensare adesso l'organizzazione scolastica e delle strutture che la ospitano, ridefinendo le linee guida per la progettazione degli edifici, prevedendo, ad esempio, un maggior numero di metri quadri per studente e la presenza di spazi verdi –:

   quali iniziative intenda adottare per affrontare le problematiche esposte in premessa connesse al contenimento ed alla prevenzione della diffusione del virus COVID-19, in vista di una riapertura graduale delle scuole e della ripresa delle attività scolastiche in presenza.
(3-01470)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazione a risposta in Commissione:


   NOJA. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   al fine di garantire misure di sostegno al reddito per i lavoratori dipendenti e autonomi che, in conseguenza dell'emergenza epidemiologica da Covid-19, abbiano cessato, ridotto o sospeso la loro attività lavorativa, l'articolo 44 del decreto-legge «Cura Italia» n. 18 del 2020 ha istituito il fondo denominato «Fondo per il reddito di ultima istanza» volto a garantire il riconoscimento ai predetti soggetti una specifica indennità;

   l'articolo 34 del decreto-legge «liquidità» n. 23 del 2020 prevede che, ai fini del riconoscimento di tale indennità, «i professionisti iscritti agli enti di diritto privato di previdenza obbligatoria di cui al decreto legislativo 30 giugno 1994, n. 509 e al decreto legislativo febbraio 1996, n. 103, devono intendersi non titolari di trattamento pensionistico e iscritti in via esclusiva»;

   il decreto interministeriale 28 marzo 2020, che fissa i criteri di priorità e le modalità di attribuzione dell'indennità in esame in favore dei lavoratori autonomi e professionisti iscritti agli enti di diritto privato di previdenza obbligatoria danneggiati dal Covid-19, indica che l'accesso alla misura in questione è esclusa per i lavoratori autonomi/liberi professionisti titolari di pensione;

   in mancanza di un chiarimento interpretativo, se ne potrebbe quindi dedurre che l'indennità di cui all'articolo 44 del decreto-legge «Cura Italia» spetterebbe a chi percepisce un assegno di invalidità civile (provvidenza di natura assistenziale erogata dall'Inps), mentre sarebbe negato a chi riceve un assegno ordinario di invalidità, denominato in alcuni casi pensione, provvidenza di natura previdenziale erogata da enti previdenziali ai lavoratori iscritti e che hanno versato contributi per un certo numero di anni;

   in realtà, per questi lavoratori autonomi/liberi professionisti tale assegno di invalidità costituisce un'integrazione del reddito professionale ridotto per la diminuita capacità lavorativa e i costi sostenuti a causa di patologie che rendono meno remunerativa l'attività lavorativa;

   si tratta, dunque, di una prestazione previdenziale ben diversa nelle premesse, nelle finalità e negli importi rispetto alle pensioni dirette di anzianità e vecchiaia, riconosciute a chi cessa la propria attività;

   è del tutto evidente che, a parità di condizioni, lo strumento di tutela risulterebbe quindi negato ai lavoratori in situazione di maggiore fragilità e, cioè, a chi ne avrebbe più bisogno;

   si tratterebbe di una discriminazione che sarebbe in palese contraddizione con la volontà ripetutamente espressa dal Governo di proteggere i cittadini più colpiti dall'emergenza causata dalla diffusione del Covid-19 –:

   se non intenda adottare le iniziative di competenza per fare immediatamente chiarezza – attraverso una corretta interpretazione del combinato disposto delle norme che hanno istituito il reddito di ultima istanza – riportando a equità l'attuale distorsiva interpretazione e, in questo modo, tutelando i lavoratori invalidi ingiustamente penalizzati.
(5-03842)

Interrogazioni a risposta scritta:


   SERRACCHIANI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   come già segnalato con la precedente interrogazione a risposta immediata in Commissione n. 5-03749 la situazione gestionale di Anpal e di Anpal Servizi suscita notevoli riserve e criticità, in larga parte determinate da una guida del presidente che, ad avviso dell'interrogante, si caratterizza per frammentarietà, sovrapposizione di ruoli e interessi, nonché spese ingenti e non sempre debitamente rendicontate;

   la stessa operatività dell'Anpal risulta fortemente condizionata dalle scelte del proprio presidente, basti pensare alla «bocciatura» del piano industriale dell'Agenzia da lui proposto, deliberata dal consiglio di amministrazione;

   a tal riguardo, il presidente Parisi ha sostenuto, nel corso dell'audizione tenutasi presso la Commissione lavoro alla Camera dei deputati, che tale piano industriale sarebbe stato condiviso dalle organizzazioni sindacali, circostanza formalmente smentita con una nota della Cgil nazionale; dalla nota della Cgil si apprende che il nuovo piano industriale «è venuto infatti a conoscenza delle organizzazioni sindacali soltanto due giorni prima della sua presentazione nella riunione del Cda» e che «Tale atto è da considerarsi quindi come una semplice informativa che le organizzazioni sindacali hanno avuto, cosa ben diversa da una condivisione, che, come già detto, non c'è stata»;

   tale ultimo episodio, a parere dell'interrogante, non fa che confermare tutte le riserve da più parti sollevate sul modo di interpretare il ruolo di presidente di un ente di tale rilevanza come l'Anpal, soprattutto in una fase di estrema emergenza sociale, economica e occupazionale quale quella che si è abbattuta sull'Italia –:

   quali iniziative di competenza si intendano assumere al fine di verificare i fatti sommariamente esposti in premessa, nonché per assicurare una guida nella gestione dell'Anpal all'altezza delle funzioni che la legge ha affidato a tale ente.
(4-05260)


   FRATOIANNI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   nell'azienda di lavorazione carni «Siciliani spa» di Palo del Colle (Ba) sono stati accertati in tutto 33 casi di coronavirus tra i dipendenti del reparto macellazione;

   dopo i primi 5 contagi, due ricoverati di cui uno già dimesso e altri tre in isolamento domiciliare, venerdì 17 aprile 2020 la Asl competente avrebbe eseguito 100 tamponi, il cui esito ha evidenziato ulteriori 28 positivi e 72 negativi;

   per i casi positivi è stato disposto l'isolamento domiciliare e i dipendenti sono stati messi in quarantena dopo i primi contagi accertati;

   il reparto dell'azienda dove lavoravano i dipendenti contagiati è stato temporaneamente chiuso e sanificato;

   l'azienda conta in totale oltre 450 dipendenti che saranno dotati di protezioni individuali contro il coronavirus e contemporaneamente saranno sottoposti a test rapidi;

   la «Siciliani carni», oltre a rifornire molte catene di supermercati pugliesi, esporta i suoi lavorati in tutta Europa, in Asia e in alcuni Stati africani;

   a parere dell'interrogante, la tenuta del sistema economico è fondamentale, ma il rilancio dell'economia può avvenire soltanto se prima di tutto viene garantita la salute e la sicurezza dei lavoratori nei luoghi di lavoro –:

   di quali elementi dispongano i Ministri interrogati in relazione a quanto esposto in premessa e quali iniziative di competenza intendano assumere per verificare se l'azienda citata in premessa, così come tutte le aziende attualmente operative nel Paese, abbia pienamente e adeguatamente attuato il protocollo di regolamentazione delle misure per il contrasto e il contenimento della diffusione del virus Covid-19.
(4-05274)


   FRATOIANNI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   da alcuni articoli pubblicati online il 14 aprile 2020 si apprende del licenziamento di un dipendente della PreGel di Reggio Emilia, avvenuto alla vigilia di Pasqua;

   il dipendente licenziato, di 33 anni, con moglie e figlio piccolo e un secondo in arrivo da mantenere, sarebbe l'unico rappresentante sindacale della storica ditta reggiana di prodotti e semilavorati per la gelateria che conta circa 300 dipendenti;

   l'operaio era il primo rappresentante sindacale presente in azienda da 52 anni, perché, prima dell'ottobre del 2019, nessun altro aveva accettato l'incarico;

   secondo la Flai Cgil le uniche responsabilità del dipendente sarebbero state quelle di «aver descritto le proprie mansioni in un annuncio di ricerca lavoro» risalente ad anni addietro, «aver chiesto informazioni su marca e modello di una macchina a chi vi operava» e «aver tossito senza coprirsi la bocca nelle vicinanze di un collega a cui poco prima aveva chiesto una mascherina senza averla ricevuta, poiché questi non ne aveva»;

   rispetto a quest'ultima motivazione sembrerebbe che l'operaio non potesse coprirsi la bocca per frenare l'improvviso colpo di tosse, perché aveva entrambe le mani impegnate nel trasporto di due secchi di materiale;

   l'azienda, rivendicando il licenziamento per giusta causa si oppone «a ogni paventato collegamento tra il licenziamento ed eventuali comportamenti tenuti dal dipendente di mancata attenzione alla possibile diffusione del virus», mentre ha specificato che all'operaio sono stati «contestati comportamenti con rilievo disciplinare per aver messo a repentaglio importantissimi segreti industriali che farebbero rientrare pienamente i motivi della scelta adottata da Pregel nell'ambito del licenziamento per giusta causa, così come normato dall'articolo 7 dello Statuto dei Lavoratori»;

   a parere della Flai-Cgil si tratta invece di una vicenda assurda e inspiegabile rivolta a colpire attraverso il licenziamento, un lavoratore «scomodo», presumibilmente per la sua attività sindacale all'interno della fabbrica;

   le contestazioni al delegato sarebbero iniziate da quando il giovane ha partecipato a una riunione sulla sicurezza in azienda facendo osservazioni relative ad aspetti normali per la gestione dell'emergenza coronavirus, come la sanificazione degli ambienti e la limitazione degli assembramenti;

   osservazioni che sarebbero state omesse dal verbale dell'incontro, che il lavoratore si è pertanto rifiutato di firmare;

   l'azienda avrebbe licenziato un dipendente che aveva precedentemente premiato con aumenti di stipendio e passaggi di livello e, a parere del sindacato, lo avrebbe fatto solo perché questi ha accettato di essere il primo rappresentante sindacale nella storia dell'azienda;

   i princìpi di responsabilità sociale dell'imprenditore, specialmente con l'emergenza sanitaria nazionale in corso, dovrebbero imporre a Pregel di revocare il licenziamento;

   a parere dell'interrogante tale licenziamento appare veramente discutibile, sia nel merito che nel metodo, e in un momento di crisi sociale come questa non è tollerabile che un'azienda invii lettere di licenziamento il giorno di Pasqua, sanzione che peraltro non può essere comminata secondo le norme in vigore per l'emergenza e il contrasto al Covid-19 –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e quali iniziative di competenza intenda assumere affinché venga fatta chiarezza al più presto sull'intera vicenda;

   quali iniziative di competenza intenda assumere al fine di prevenire il ripetersi di episodi analoghi e affermare la pienezza del diritto dei lavoratori a formare rappresentanze sindacali in tutti i settori produttivi senza temere ritorsioni dall'azienda.
(4-05291)


   RAMPELLI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   fa discutere la singolare richiesta, annunciata dall'amministratore delegato di Acqualatina, Marco Lombardi, di beneficiare della cassa integrazione per 300 dei suoi dipendenti;

   Acqualatina S.p.A. è il gestore del servizio idrico integrato nell'ambito territoriale ottimale n. 4 – Lazio meridionale ed è una società mista a prevalente capitale pubblico (il 51 per cento del capitale è detenuto dai comuni dell'ATO4 in proporzione alla popolazione residente), che nel bilancio 2018 ha dichiarato 11 milioni di euro di utili;

   in particolare, il ricorso alla cassa integrazione non sarebbe giustificato da perdite del settore anche perché per il periodo di emergenza sanitaria è presumibile immaginare che i consumi idrici aumenteranno e di conseguenza anche i costi delle bollette idriche faranno altrettanto, né, ad oggi, risulta una sospensione o riduzione dei pagamenti delle utenze a favore degli utenti;

   secondo le stime dell'Enea, l'Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l'energia e lo sviluppo economico sostenibile, infatti, con l'emergenza Coronavirus e la consequenziale necessità di rimanere in casa, si registrerà un aumento dei consumi domestici di acqua di oltre il 50 per cento della nostra media di spesa;

   la cassa integrazione, quindi, non sarebbe giustificata da mancati introiti, né da rilevanti riduzioni delle bollette a favore degli utenti –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e, considerata la gravità degli stessi, quali urgenti iniziative di competenza intenda adottare per garantire che le risorse pubbliche vadano a sostegno delle famiglie, quali utenti finali, e non, invece, di società, come il gestore del servizio idrico Acqualatina S.p.a., che ha mantenuto integri i propri margini di guadagno e, anzi, proprio in considerazione dell'emergenza sanitaria da Covid-19, li aumenterà.
(4-05301)

POLITICHE AGRICOLE ALIMENTARI E FORESTALI

Interrogazione a risposta in Commissione:


   GEMMATO, BIGNAMI, ROTELLI, LUCA DE CARLO, CARETTA, CIABURRO, GALANTINO, MANTOVANI, DEIDDA, VARCHI, BUTTI, TRANCASSINI, PRISCO, MASCHIO, DONZELLI e ZUCCONI. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

   a seguito della pandemia determinata dalla diffusione del virus Sars-Cov-2, tra i tanti settori produttivi danneggiati vi è certamente quello del florovivaismo;

   il protrarsi dell'attuale stato di emergenza ha causato un generale calo della domanda dei diversi prodotti da florovivaismo e un conseguente e differente calo dei fatturati delle imprese del settore determinato dal blocco dei mercati, degli eventi, delle cerimonie nonché dalla diversa tipologia di prodotto venduto;

   in favore delle imprese del settore florovivaistico, in data 2 aprile 2020, il Ministro interrogato ha chiarito che «La vendita anche al dettaglio di semi, piante e fiori ornamentali, piante in vaso e fertilizzanti è consentita su tutto il territorio nazionale o almeno dove non prevalga una norma locale (...)»;

   con questo chiarimento, il Governo ha reso possibile alle imprese che producono piante e fiori in vaso, ovvero piante e fiori caratterizzate da un ciclo di vita lungo e che possono essere conservate e vendute anche nel corso di un arco di tempo lungo, di vendere a singoli fiorai, a grosse catene di grande distribuzione organizzata e anche all'estero;

   appare evidente che il danno subito dalle imprese che producono piante da vaso è rilevante, dato il calo della domanda, ma risulterebbe leggermente mitigato dal predetto provvedimento del Governo che concede loro maggiori sbocchi commerciali rispetto ad altre imprese;

   un danno sicuramente maggiore, infatti, pare sia stato causato anche a quelle aziende che occupano una posizione unica nei mercati, poiché il loro prodotto principale, ovvero il cosiddetto «prodotto da fiore reciso», viene coltivato per essere piantato e poi reciso in un arco di tempo breve e, al contempo, ha un ciclo di vita molto limitato e non può essere conservato e commercializzato se non in ambiti e occasioni specifiche e se non in tempi brevi. Ci si riferisce, in particolare, a rose, fresie, calle, Lilium gypsophila, ranuncoli e altri ovvero a piante e fiori che solitamente vengono venduti nell'ambito dei mercati dei fiori o di manifestazioni, eventi e cerimonie di vario genere che sono tutti sbocchi commerciali attualmente preclusi. E infatti, i fiorai non li acquistano, poiché non possono rivenderli nell'immediato a chi intende regalarli, i mercati dei fiori sono attualmente, e nella maggior parte, ancora chiusi e gli eventi e le cerimonie di vario genere sono attualmente vietati;

   tra le economie cittadine che registrano maggiori danni vi è certamente Terlizzi. Nel settore della floricoltura e del vivaismo operano, su una superficie di circa 700 ettari, circa 460 aziende che diventano circa 600 se si considera l'area del distretto floricolo del nord-barese. Si pensi che solo il mercato dei fiori di Terlizzi, tra i più grandi in Italia, si estende su una superficie di 32.000 metri quadrati e ospita circa 400 singoli produttori;

   anche secondo quanto si evince da comunicati alla stampa di Confagricoltura, «Il protrarsi della situazione emergenziale (...) sta mettendo a serio rischio il florovivaismo italiano, a causa del mercato fermo, del completo azzeramento degli eventi, della chiusura dei mercati ambulanti rionali, ma anche e soprattutto per le numerose disdette provenienti dal mercato estero»;

   la conseguenza determinata da questo stato di fatto è rappresentata dalla alta probabilità che le imprese del settore del florovivaismo, e soprattutto quelle il cui prodotto principale è rappresentato da «prodotto da fiore reciso», nonostante l'intervento del Governo citato in premessa, non avendo concreti sbocchi commerciali dovuti ai provvedimenti nazionali e locali, rischino il fallimento e la destabilizzazione dei relativi livelli occupazionali –:

   quali iniziative urgenti di competenza intenda adottare al fine di sostenere le attività delle imprese del settore del florovivaismo e i relativi livelli occupazionali.
(5-03840)

POLITICHE GIOVANILI E SPORT

Interrogazione a risposta in Commissione:


   LOTTI. — Al Ministro per le politiche giovanili e lo sport. — Per sapere – premesso che:

   considerato l'evolversi della situazione epidemiologica in Italia, causata dal carattere particolarmente diffusivo dell'epidemia da Coronavirus (Covid-19), negli ultimi mesi il Governo ha varato diverse misure restrittive;

   sulla base dell'articolo 1, comma 2, lettera c), del decreto-legge 23 febbraio 2020, n. 6, il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 4 marzo 2020 ha sospeso già dal 4 marzo 2020 gli eventi e le competizioni sportive di ogni ordine e disciplina, svolti in ogni luogo, sia pubblico sia privato, sospensione confermata e rinviata al 3 maggio dall'ultimo decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 10 aprile 2020;

   in tutte le categorie sportive, sia professionistiche che dilettantistiche, si registra grande incertezza sulla possibilità di portare a conclusione i campionati;

   la Federazione italiana pallavolo ha decretato la conclusione definitiva di tutti i campionati pallavolistici di ogni serie e categoria, ritenendo conclusi senza assegnazione degli scudetti, delle promozioni e delle retrocessioni tutti i campionati nazionali, regionali e territoriali;

   altre federazioni, dopo una prima sospensione solo per le categorie juniores e regionali, hanno successivamente annunciato la sospensione definitiva, tra queste il campionato italiano di rugby, il campionato di pallacanestro e i campionati nazionali di pallanuoto di serie A1 maschili e femminili;

   per le categorie calcistiche la Figc ha comunicato la decisione di sospendere definitivamente i campionati giovanili organizzati a livello nazionale e le fasi nazionali e interregionali delle varie categorie dilettantistiche, dichiarando ufficialmente concluso, per la stagione 2019/2020, il campionato nazionale Primavera organizzato dalla divisione calcio femminile e i campionati destinati ai settori giovanili organizzati dalla Fisc e scolastico;

   per quanto, invece, riguarda i campionati dilettantistici e l'attività giovanile organizzata dai comitati regionali e provinciali, la Lega nazionale dilettanti (Lnd) ha comunicato che «(...) per quanto attiene ai campionati di sua competenza e organizzati sia a livello nazionale sia dalle articolazioni territoriali (Comitati Regionali, Delegazioni Provinciali e Distrettuali) si riserva l'adozione di eventuali provvedimenti all'esito di quanto sarà successivamente comunicato dalle Autorità di Governo e da quelle sanitarie in relazione allo svolgimento dell'attività sportiva»;

   il Ministro interrogato, tramite una lettera inviata l'11 aprile 2020 ai presidenti del Comitato nazionale italiano – Coni e del Comitato italiano paraolimpico – Cip, ha prospettato una possibile ripresa degli allenamenti dal prossimo 4 maggio 2020, nel più rigoroso rispetto delle prescrizioni di sicurezza, con l'auspicio di riprendere nei prossimi mesi anche i campionati;

   la Commissione medico scientifica della Figc, con lo scopo di tracciare le linee guida del protocollo sanitario di garanzia per la ripresa degli allenamenti finalizzati alla ripartenza dei campionati professionistici, ha ribadito che «(...) Per far ripartire il calcio in sicurezza è fondamentale in questa fase mettere a punto le migliori procedure possibili, prospettando il ritiro chiuso almeno per il primo periodo di allenamento e la sanificazione dei luoghi»;

   l'approssimarsi della data del 4 maggio 2020 anche in relazione all'attivazione della cosiddetta fase 2 necessita di adeguato chiarimento anche per quel che concerne le attività sportive professionistiche –:

   in considerazione di quanto riportato in premessa, come il Ministro interrogato intenda attivarsi – per quanto di competenza – al fine di promuovere, nel rispetto del principio dell'autonomia sportiva, un percorso condiviso per affrontare la conclusione della stagione in corso dei campionati professionistici di calcio di serie A, scongiurando ripercussioni negative sul sistema che potrebbero comprometterne la stessa sostenibilità;

   se intenda, altresì, attivarsi – per quanto di competenza – in ordine alle modalità di conclusione della stagione di serie B e di Lega Pro, nonché della Lega nazionale dilettanti (LND) e se le linee guida della Commissione medico-scientifica della Figc tracciate per la serie A debbano intendersi applicabili anche alle suddette categorie, contemperando comunque il valore assoluto della tutela della salute con la regolarità delle richiamate attività sportive.
(5-03845)

SALUTE

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della salute, per sapere – premesso che:

   sulla base dei dati rilasciati dalla Protezione civile il 15 aprile 2020, il Piemonte è la terza regione italiana per numero di contagi (18.229) e di deceduti (2.015) e solo la quinta per numero di tamponi effettuati (75.664);

   l'8 aprile 2020, l'Ordine dei medici e l'Ordine degli odontoiatri hanno stilato un rapporto sulle criticità della gestione dell'emergenza in Piemonte, che metteva in risalto: la mancanza di una strategia preventiva ed operativa di valutazione delle situazioni più critiche nelle case di riposo; la mancanza di un bollettino giornaliero con le scelte strategiche decise dall'Unità di crisi sulla base dei rilevamenti epidemiologici; la mancanza di dati sull'esatta diffusione dell'epidemia, viziata dall'esecuzione di un numero ridotto di tamponi; l'attribuzione della diagnosi di morte per Covid solo ai deceduti in ospedale, mancando al conteggio delle morti quelle avvenute a domicilio o in residenza, dove i tamponi non sono stati eseguiti; la mancata fornitura di protezioni individuali ai medici del territorio e ai medici ospedalieri; la gravissima carenza delle attività di igiene pubblica a causa della quale non è stato possibile intercettare immediatamente sul territorio i sintomatici, i positivi e far seguire a questo il tracciamento rigoroso dei contatti, la quarantena dei conviventi o dei sospetti a rischio; la mancata esecuzione tempestiva dei tamponi agli operatori sanitari del territorio e al personale operante nelle strutture ospedaliere pubbliche e private; il non aver dotato i medici di territorio di sufficienti e adeguati Dpi, così come di strumenti di diagnosi, controllo e di percorsi preferenziali per una diagnosi rapida e tempestiva;

   negli stessi giorni, i medici di medicina generale della regione, sulla base di rilievi diagnostici sui propri pazienti, suggerivano di moltiplicare per 7 il numero di contagiati ufficiali per ottenere il reale dato di pazienti Covid-19 in Piemonte;

   sempre l'8 di aprile, il comando torinese dei Nas ha effettuato, in diverse Rsa di Torino e del nord-est della regione, ispezioni, sopralluoghi e acquisizioni di documenti, sulla base di alcune segnalazioni giunte negli ultimi giorni. Sono invece in corso due procedimenti giudiziari al momento senza indagati o ipotesi di reato: il primo si riferisce alle denunce sulla penuria di mascherine e altri dispositivi nella dotazione destinata al personale sanitario in tutta la regione; il secondo riguarda i decessi in una casa di riposo a Grugliasco, dove sono morti in pochi giorni 21 ospiti su 87;

   segnalazioni di allarme giungono, inoltre, da varie residenze per anziani nei comuni di Brusasco, Chieri, Corio, Lessona, Borgomanero, Invorio, Villanova di Mondovì, Bosconero, Volpiano, Rivarolo, Borgaro, Alpignano, Premosello Chiovenda, Odalengo Grande e Tortona;

   l'assessore alla sanità della regione Piemonte, Luigi Leardi, ha dichiarato alla stampa che la situazione del Piemonte è dovuta anche alla «sfortuna» nelle modalità di diffusione del contagio e ha ammesso che la regione ha perso dai 7 ai 10 giorni prima di iniziare ad adottare le necessarie procedure di contrasto al contagio –:

   quale sia il numero di contagiati e di decessi da Covid-19 tra gli ospiti e il personale delle strutture Rsa della regione Piemonte;

   se non ritenga di adottare le iniziative di competenza, in raccordo con la regione, per verificare se le indicazioni fornite alle Rsa siano state congrue rispetto alle gravi condizioni epidemiche nelle Rsa e nei servizi semiresidenziali e quali verifiche intenda promuovere, per quanto di competenza, con riferimento all'attività di prevenzione, vigilanza e indirizzo effettuata;

   se non ritenga di adottare iniziative, per quanto di competenza, perché sia fatta chiarezza dal punto di vista della tutela della salute pubblica, in ordine all'adeguatezza delle decisioni adottate per la limitazione del contagio;

   se non ritenga necessario adottare le iniziative di competenza al fine di garantire ai cittadini del Piemonte lo svolgimento di un numero di tamponi adeguato al contenimento del contagio nonché un'adeguata fornitura di Dpi per il personale sanitario.
(2-00750) «Gribaudo, Enrico Borghi».

Interpellanza:


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della salute, per sapere – premesso che:

   il protrarsi della situazione di emergenza sanitaria determinata dal diffondersi del contagio da Covid-19 determina la necessità dell'adozione di misure di carattere urgente e straordinario di separazione sociale, isolamento domiciliare e di rafforzamento della sorveglianza sanitaria dei soggetti ritenuti a rischio;

   nell'ambito dello scenario generale di emergenza è emersa la particolare situazione di criticità legata alla vulnerabilità degli ospiti ricoverati nelle residenze sanitarie assistenziali e all'anomalo numero di decessi in esse riscontrati dall'inizio della pandemia;

   il bilancio dei controlli dei Nas, effettuati a partire da febbraio 2020, nelle strutture ricettive sanitarie e socio-assistenziali per persone anziane e con disabilità, dopo la dichiarazione dello stato di emergenza, ha rilevato 104 strutture per anziani non conformi alla normativa su 601 controllate (il 17 per cento), 61 persone denunciate e altre 157 sanzionate per un ammontare complessivo di oltre 72 mila euro. E quindici Rsa sono state chiuse;

   l'azione di vigilanza ha constatato la presenza di poche figure professionali, spesso insufficienti per le necessità dei pazienti, situazioni rilevate soprattutto nel mese di gennaio 2020, nella seconda parte del periodo delle festività natalizie, durante il quale aumenta la richiesta di collocazione degli anziani;

   secondo quanto emerso dalla stampa, al 14 aprile 2020, nella regione Lazio si registrava un dato di 143 casi di positività e un trend al 2,9 per cento; i due terzi dei casi giornalieri sono legati prevalentemente a tre cluster e di questi uno molto rilevante, una Rsa di Rocca di Papa, il San Raffaele, su cui è in corso un audit a cura della Asl competente e del Seresmi, mentre gli altri due fanno riferimento a due case di riposo, una a Fiano Romano e una a Campagnano;

   a seguito dei dati riscontrati è stata firmata l'ordinanza che impone per la struttura sanitaria San Raffaele nel comune di Rocca di Papa, fino al 28 aprile 2020, un cordone sanitario intorno alla struttura con divieto di accesso all'area interdetta;

   grave appare anche la situazione nella Rsa «Villa Nina» nel territorio di Marino, che in un solo giorno ha visto crescere i propri casi positivi fino a 20. La struttura è off-limits da 30 giorni, come confermato dalla Asl territoriale competente;

   tale contesto di rischio, soprattutto con riferimento alla necessità di realizzare una compiuta azione di previsione, prevenzione e contenimento di ulteriori contagi, impone l'assunzione immediata di iniziative di carattere straordinario e urgente, per fronteggiare adeguatamente possibili situazioni di pregiudizio per la collettività presente sul territorio nazionale e, al contempo, fornire adeguata informazione alla popolazione al fine di evitare disinformazione che può facilmente assumere il carattere di allarme sociale –:

   di quali informazioni disponga il Governo in ordine alla reale situazione di contagio e se i dati acquisiti confermino che vi siano (o vi siano stati) motivi di allarme per le stesse strutture e, in particolare, per l'incolumità dei loro ospiti e dei loro operatori;

   se il Governo, alla luce di quanto sopra esposto, non ritenga urgente adottare, per quanto di competenza e in sinergia con la regione, iniziative sanitarie utili a effettuare tempestivamente i tamponi diagnostici ai degenti e al personale delle strutture sociosanitarie residenziali e a garantire la fornitura dei dispositivi di protezione individuale di cui le suddette strutture hanno lamentato la carenza.
(2-00748) «Spena, Barelli, Battilocchio, Marrocco».

Interrogazioni a risposta scritta:


   BARZOTTI. — Al Ministro della salute, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   le cronache locali e nazionali di tutta Italia riportano uno scenario drammatico rispetto al numero di vittime da coronavirus ospiti delle residenze sanitarie assistenziali (Rsa) tanto che si parla di «Strage degli innocenti» nelle case di riposo;

   al fine di avere un monitoraggio sulla situazione dell'epidemia da COVID-19 nelle Rsa, l'Istituto superiore di sanità ha avviato un'apposita indagine nelle strutture residenziali e socio-sanitarie («Survey nazionale sul contagio COVID-19»). La Survey, iniziata il 24 marzo 2020, ha coinvolto 2.166 Rsa (90 per cento del totale) distribuite in modo rappresentativo in tutto il territorio nazionale. In media, sono stati riportati 2,6 medici per struttura, 10 infermieri e 35 operatori socio-sanitari. Circa l'8 per cento delle strutture ha dichiarato di non avere medici fra le figure professionali coinvolte nell'assistenza. La percentuale maggiore di decessi, sul totale dei decessi riportati, è stata registrata in Lombardia (47,2 per cento) con 1.822 morti alla data del 6 aprile 2020. Ulteriori dati preoccupanti emergono dal fatto che l'85,9 per cento delle strutture interrogate ha riportato la mancanza di dispositivi di protezione individuale e il 17,7 per cento ha riportato una scarsità di informazioni ricevute circa le procedure da svolgere per contenere l'infezione. L'11,9 per cento ha segnalato una carenza di farmaci; il 35,1 per cento l'assenza di personale sanitario e l'11,3 per cento la difficoltà nel trasferire i residenti affetti da COVID-19 in strutture ospedaliere. Infine, il 24,9 per cento dichiara di avere difficoltà nell'isolamento dei residenti affetti da COVID-19 e il 6,8 per cento ha specificato fra le principali difficoltà quelle di reperire i Dpi e l'impossibilità di eseguire tamponi;

   l'altissimo numero di decessi tra gli ospiti delle Rsa di tutta Italia, i tanti contagi registrati tra gli operatori sanitari impegnati in queste strutture e i mancati tamponi all'interno delle Rsa meritano apposite azioni, ciascuno per propria competenza, da parte dei Ministri interrogati;

   in particolare, si ritiene necessario che le procedure effettivamente adottate dalle varie Rsa siano efficaci, tempestive e uniformi su tutto il territorio nazionale;

   si apprende, dal sito del Ministero dell'interno, che il prefetto di Firenze ha garantito attenzione massima, sul fronte sanitario dei contagi da COVID-19, alle Rsa, dove potrebbero arrivare in supporto anche infermieri dell'Esercito, richiamando l'attenzione dell'azienda sanitaria locale e della regione sulla necessità di controlli e tamponi per rilevare il virus, aprendo altresì un dialogo anche con la Protezione civile nazionale –:

   alla luce di quanto sopra esposto, quali iniziative urgenti i Ministri interrogati intendano intraprendere, nel rispetto delle competenze territoriali in materia, per garantire l'universalità della tutela del diritto alla salute costituzionalmente garantito e per assicurare un'apposita e uniforme assistenza alle Rsa presenti su tutto il territorio nazionale.
(4-05267)


   FICARA, NAPPI, LOREFICE, MARZANA, SCERRA e MARTINCIGLIO. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   al fine di fronteggiare l'emergenza COVID-19 in vista di un probabile incremento dei casi da trattare, il 16 marzo 2020 la direzione aziendale Asp Siracusa ha elaborato un piano aziendale per la gestione dell'emergenza che prevede, tra l'altro, la realizzazione del COVID center nel padiglione di malattie infettive del presidio ospedaliero Umberto I e due COVID center periferici per pazienti «paucisintomatici», localizzati nell'ospedale di Noto e Augusta;

   le linee guida in materia consigliano di differenziare completamente strutture ospedaliere dedite ad assistenza di pazienti COVID e non COVID e il piano aziendale in esame sembrerebbe agli interroganti disattendere, sul punto, le linee guida nazionali nella misura in cui né l'ospedale di Noto né quello di Augusta ospiterebbero esclusivamente pazienti COVID, essendo rimaste attive altre unità operative;

   il piano aziendale, inoltre, sembrerebbe lacunoso in ordine ad alcuni profili riguardanti lo screening del personale e i dispositivi di protezione individuale, nonché sulla preparazione di un piano di sicurezza per pazienti e visitatori, aspetti che, tuttavia, non è noto agli interroganti se siano disciplinati in altri documenti;

   da notizie di stampa locale si apprende che particolarmente preoccupante sarebbe la situazione esistente al pronto soccorso che rischia di essere un focolaio incontrollabile di contagio per gli operatori sanitari e per la collettività, non essendo stata da subito attuata una separazione netta tra i pazienti che si recano per varie cause e quelli per sospetto contagio;

   i dispositivi di protezione individuale sono carenti, risulterebbe inadeguata la sanificazione dei locali del pronto soccorso, sarebbero poco chiare anche alcune circolari dell'Asp che redarguiscono il personale sull'uso delle mascherine;

   a seguito di numerose denunce sul presunto stato di precarietà all'interno dell'Umberto I, il sindaco ha ottenuto che la regione siciliana inviasse un COVID-team per assistere l'Asp nella gestione dell'emergenza, ossia tre professionisti che avrebbero già modificato alcuni percorsi; tuttavia, sono ripetuti gli episodi di positività che si registrano tra i medici del pronto soccorso e nei reparti: a Siracusa, i sanitari positivi al coronavirus sarebbero il 21,77 per cento dei contagiati, 27 su 124, l'11,44 per cento in più della media nazionale;

   il 23 marzo 2020, dopo undici giorni di ricovero presso l'Umberto I, è venuto a mancare il direttore del parco archeologico di Siracusa, Eloro e Villa del Tellaro, risultato positivo al COVID-19 e poco dopo una sua collaboratrice. Inoltre, si legge su www.agi.it dell'8 aprile 2020 che «altri dipendenti dell'ente regionale [...] hanno sintomi influenzali ed alcuni di essi sono in attesa dell'esito dei tamponi. Una catena di contagi che farebbe pensare ad un secondo focolaio, scoppiato, però, prima di quello che ha riguardato l'ospedale». La vicenda, attualmente al vaglio della procura di Siracusa, sembrerebbe avere contorni poco chiari;

   tali circostanze sono state attenzionate nel dettaglio in due interrogazioni depositate in questi giorni dal deputato regionale Stefano Zito, il quale negli anni ha più volte richiesto chiarimenti in ordine alla gestione dell'Asp di Siracusa, senza tuttavia ottenere esaustivi riscontri;

   anche il sindaco di Siracusa, nel manifestare più volte la disponibilità dell'amministrazione comunale ad adottare ogni azione utile per collaborare con l'azienda, avrebbe espresso qualche perplessità nella gestione dell'emergenza da parte dell'Asp –:

   se sia a conoscenza delle vicende riportate e se non ritenga opportuno verificarle, per quanto di competenza, anche inviando degli ispettori in un momento in cui l'emergenza sia rientrata e anche nell'ottica di una verifica più generale sul funzionamento del servizio sanitario nell'area, al fine di garantire il diritto fondamentale alla salute che troppo spesso in questa provincia, negli ultimi anni, sembra essere stato messo in secondo piano.
(4-05276)


   ZARDINI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   è in atto una grave emergenza legata al diffondersi in maniera incontrollata del virus denominato Covid-19 nelle case di riposo e di assistenza nella provincia di Verona;

   ad oggi i casi che destano maggiore preoccupazione, anche se con dati ancora parziali e in costante aggiornamento, sono gli istituti di Villa Bartolomea (36 decessi su 68 pazienti), Sommacampagna (15 decessi su 70 pazienti), Lazise, Legnago, Pescantina e molte altre strutture della provincia dove alte percentuali di operatori sono contagiati;

   in un bollettino del 14 aprile 2020 si comunica il decesso di 110 ospiti e 464 Covid-positivi con una letalità del 19,2 per cento;

   i test rapidi messi in atto non danno risultati corretti sugli anziani, poiché spesso accade che i primi test siano negativi, ma già dopo qualche giorno si manifesta la positività a causa del rallentamento del sistema immunitario degli anziani che non evidenzia un'immediata formazione di immunoglobine, seppur in presenza del virus;

   la consigliera regionale del Partito democratico Anna Maria Bigon ha sollecitato nelle scorse settimane l'assessore alla sanità della regione Veneto, il quale avrebbe dato comunicazione che entro il 13 aprile 2020 si sarebbero effettuati controlli in tutte le strutture del Veneto, cosa, a quanto consta all'interrogante, non ancora successa in provincia di Verona –:

   se non ritenga opportuno adottare ogni iniziativa di competenza, compreso l'invio immediato di ispettori, in ordine all'operato a tutela e sostegno di pazienti e operatori nel campo delle case di riposo in provincia di Verona.
(4-05279)


   PAITA. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   la diffusione del virus Covid-19 nella regione Liguria continua a destare sempre più allarme nonostante la regione sia stato un focolaio primario a fronte di risposte tardive e insoddisfacenti della sanità regionale;

   il tasso di mortalità nella regione è pari al 14,22 per cento, secondo solo a quello della Lombardia e, per quanto concerne i tamponi, anche per quelli da effettuare sugli operatori sanitari, la Liguria è in ritardo ed è all'ultimo posto tra quelle più colpite dal virus, con il 2,03 per cento effettuati sui residenti;

   per quanto riguarda i contagi, la Liguria registra una percentuale dello 0,42 per cento sulla popolazione residente che stupisce rispetto alla percentuale dei contagiati in Veneto pari allo 0,32 per cento, dove si è sviluppato un focolaio importante e dove è stato effettuato un numero rilevante di tamponi;

   allarmante è la situazione delle case di riposo in Liguria che ha comportato la necessità di richiamare un primario in pensione come supporto all'emergenza sanitaria, a dimostrazione della fragilità o dell'inesistenza dell'unità di crisi impegnata a seguire questo delicatissimo settore;

   sconcertanti sono i dati che emergono da fonti stampa della diffusione del virus nelle suddette strutture, virus che ha contagiato il 40 per cento delle stesse, nonostante vigesse il divieto di accesso ai parenti dei ricoverati; non si sarebbe provveduto, infatti, a effettuare immediatamente il tampone al personale delle case di riposo, dove solo nel mese di aprile 2020 sono deceduti 810 ospiti in una settimana, quando nel 2019 il numero delle vittime era stata di 750 ospiti in un mese; i decessi nelle strutture di cui sopra sarebbero aumentati di oltre il 400 per cento dando luogo alla necessità di fare chiarezza sulla gestione sanitaria delle case di riposo –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza di quanto si è verificato nella regione Liguria e quali iniziative intenda assumere, per quanto di competenza, anche prevedendo l'invio di ispettori sanitari per far luce sulla situazione delle strutture sanitarie della regione medesima.
(4-05281)


   BRUNO BOSSIO. — Al Ministro della salute, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   è stato accertato dagli organismi sanitari responsabili che in Calabria, in alcune strutture residenziali per anziani, si sono verificati veri e propri focolai infettivi da Covid-19;

   il fenomeno è stato registrato in territori situati in diverse province della Calabria ed è stato rilevato in tempi differenziati nell'arco del periodo emergenziale;

   in particolare, nelle strutture «Domus Area», «Santa Maria», «Villa Torano», allocate rispettivamente nei comuni di Chiaravalle Centrale, Bocchigliero e Torano Castello si registra un'altissima percentuale di contagi positivi tra gli operatori sanitari e i degenti ospiti;

   in conseguenza dell'esplosione di tale acuta emergenza, sono stati dichiarati «zone rosse» i territori dei comuni nei quali tali strutture sono insediate e operano;

   il fenomeno oltre, ovviamente, ad essere fonte di grave allarme sociale, è divenuto fattore di forte attrazione e interesse mediatico e giornalistico a livello nazionale;

   al fine della gestione di tale particolare emergenza sanitaria, sono state emanate e si sono succedute una molteplicità di ordinanze da parte della stessa amministrazione regionale;

   anche per la gravità della dimensione che ha assunto tale fenomeno sono state generate preoccupanti polemiche dovute, in particolare, a contrasti tra i diversi soggetti (istituzionali, operatori pubblici e privati) preposti a gestire sul campo tale emergenza;

   si sono registrati gravi ritardi e manifestati preoccupanti livelli di confusione e di incertezza. Ha suscitato contrasti e polemiche, in particolare, il trasferimento di una parte di pazienti ospiti da una struttura residenziale all'altra. Questa è stata una pratica attuata in particolare nelle residenze di Bocchigliero e Torano Castello. In relazione alla gestione della vicenda di Chiaravalle Centrale è stato a dir poco drammatica l'opera di trasferimento dei pazienti che necessitavano cure presso i presidi ospedalieri preposti;

   nel contesto di tali criticità si è registrato, persino, un inedito conflitto istituzionale tra comune e regione, dal momento che il sindaco di Mottafollone si è visto costretto a emanare una ordinanza per non consentire il trasferimento di pazienti da «Villa Torano» presso una struttura sanitaria operante nell'ambito del territorio di propria competenza;

   i suddetti trasferimenti, a quanto consta all'interrogante, pare siano stati disposti non sulla base di specifiche necessità epidemiologiche o, comunque, di tipo sanitario ma in base a esigenze risalenti a scelte di carattere organizzativo, dal momento che i trasferimenti sono stati disposti e avvenuti nell'ambito di strutture residenziali facenti capo alla stessa proprietà gestionale;

   ha destato, poi, ancor di più allarme il fatto che gli esiti di oltre 100 tamponi siano stati annullati e i test ripetuti, perché i prelievi pare siano stati svolti con tecniche e modalità in contrasto con le normi vigenti di sicurezza e igiene;

   alla luce di tali confusione e incertezze è da registrare che il sindaco dello stesso comune di Torano Castello si trova a fronteggiare criticità e difficoltà, conseguenti all'applicazione di disposizioni contenute nelle ordinanze amministrative regionali, che appaiono addirittura contraddittorie rispetto alla finalità di contenimento della diffusione del virus –:

   quali iniziative di competenza si intendano assumere:

    a) per verificare se in Calabria i testi delle ordinanze istruite dal dipartimento della sanità regionale siano coerenti con le linee nazionali, oltretutto poste a base della scelta del capo del dipartimento della protezione civile nazionale di assegnare ai presidenti delle regioni la responsabilità di soggetto attuatore della gestione dell'attuale fase emergenziale;

    b) per valutare l'opportunità di disporre un coinvolgimento diretto e attivo dell'Istituto superiore di sanità, perché possa essere accertata l'efficacia e la coerenza delle procedure con cui in Calabria si definiscono le condizioni e le modalità di effettuazione dei tamponi e di organizzazione dei servizi sanitari connessi al trattamento dell'emergenza in atto.
(4-05285)


   FRATOIANNI. — Al Ministro della salute — Per sapere – premesso che:

   da un articolo pubblicato su «Repubblica.it» il 18 aprile 2020 si apprende che in Lombardia, al San Raffaele Resnati, sarebbe possibile, per privati e aziende, accedere ai tamponi per scoprire se si è positivi o meno al coronavirus;

   esisterebbero quindi dei laboratori che, privatamente e per cifre molto variabili, offrono la possibilità di effettuare i test diagnostici per il Covid-19;

   il San Raffaele li fornirebbe per un costo intorno ai 120 euro, altri addirittura al doppio;

   a parere dell'interrogante è inaccettabile che, mentre si negano o vanno al rilento i test agli operatori sanitari, ai pazienti e al personale delle residenze per anziani, così pure a chi presenta evidenti sintomi, ci sia un mercato privato dei tamponi;

   è del tutto evidente che i cittadini, non solo lombardi, hanno il diritto di sapere cosa stia accadendo in relazione al numero dei tamponi effettuati e al loro approvvigionamento e chi di dovere ha l'obbligo di fare quanto è in suo potere per aumentare il più possibile il numero di tamponi analizzati dal servizio sanitario regionale;

   per evitare qualsiasi tentativo di speculazione sulla salute a parere dell'interrogante ogni risorsa disponibile nella lotta al contagio da Covid-19 deve essere messa a disposizione di un piano di salute pubblica;

   il San Raffaele ha precisato di eseguire tamponi esclusivamente ai pazienti, al personale sanitario proprio e di strutture sanitarie e socio-sanitarie regionali e di effettuare altresì tamponi all'interno delle convenzioni di medicina del lavoro instaurate con alcune aziende per gli adempimenti di cui al decreto legislativo n. 81 del 2008 ed, eccezionalmente, a soggetti possibilmente portatori del virus Sars-Cov-2, e quindi possibilmente infettanti, e solo su richiesta specifica del medico di medicina generale o di altri medici specialisti;

   soltanto a causa di un disguido amministrativo, uno dei poliambulatori della società H San Raffaele Resnati ha erogato a poche persone la prestazione – già contattate per il rimborso dovuto – associando un codice errato;

   nonostante tali giustificazioni, dal momento che il caso esposto in premessa non sembra sia l'unico episodio, è indispensabile vigilare su una possibile corsa di alcune strutture sanitarie private a effettuare test e tamponi dietro compenso, creando un'evidente disparità rispetto a chi non ha adeguate risorse economiche o non riesce ad accedere ai controlli del servizio sanitario pubblico che, al momento, pare non essere in grado di soddisfare ogni necessità –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa;

   quali iniziative di competenza intenda assumere affinché ogni risorsa disponibile nella lotta al contagio da Covid-19 venga messa a disposizione di un piano di salute pubblica;

   quali iniziative di competenza intenda assumere per vigilare affinché non cresca e si diffonda, in Lombardia come nel resto del Paese, un mercato privato di tamponi e altri test diagnostici per il Covid-19 offerti a pagamento da strutture sanitarie private ai cittadini e alle imprese.
(4-05292)


   GIACHETTI. — Al Ministro della salute, al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   secondo quanto riportato dalla testata triesteallnews.it il 12 aprile 2020, 5 detenuti che erano stati trasferiti dal carcere di Bologna a quello di Tolmezzo sono risultati positivi al Covid-19; in particolare, la segreteria regionale del sindacato Uspp ha fatto presente che si tratta di un fatto grave, perché mette a repentaglio la sicurezza – sanitaria, ma non solo – del carcere; un fatto – secondo i sindacati – che poteva essere evitato, se fossero stati bloccati i trasferimenti degli utenti;

   secondo quanto riferito al quotidiano Il Dubbio 16 aprile 2020 dalla moglie di un detenuto trasferito da Bologna a Tolmezzo, questi, affetto da gravi patologie anche tumorali, sarebbe risultato positivo al Covid-19 e si troverebbe in isolamento con un altro detenuto positivo, in condizioni igieniche disastrose;

   notizie di trasferimenti di detenuti sono reperibili su tutti i mezzi di informazione, soprattutto a seguito delle rivolte che si sono verificate in numerose carceri italiane a partire dal 7 marzo 2020 e sulle quali ha riferito in aula a Montecitorio il Ministro della giustizia l'11 marzo 2020;

   in particolare, il Ministro della giustizia, ha riferito: 1) di almeno 6.000 detenuti coinvolti nelle rivolte; 2) che d'intesa con la Protezione civile, sarebbero stati effettuati i tamponi ai detenuti trasferiti a vario titolo;

   il capo del dipartimento dell'amministrazione penitenziaria Basentini, secondo quanto riferito dal Governo in una relazione inviata al Parlamento a seguito dell'informativa del Ministro, ha rimarcato come siano state particolarmente complesse le attività di trasferimento verso altri istituti penitenziari dei detenuti che hanno preso parte alle rivolte, confermando così che in piena epidemia da coronavirus sono state effettuate migliaia di traduzioni in tutta Italia;

   i detenuti positivi al coronavirus sono passati dai 37 casi del 6 aprile ai 105 del 15 aprile 2020, mentre gli agenti e altro personale sono passati dai 163 casi del 6 aprile ai 209 del 15 aprile 2020; il recente aumento dei casi positivi è impressionante ad avviso dell'interrogante;

   la quasi totalità delle schede trasparenza degli istituti penitenziari non sono aggiornate soprattutto riguardo ai posti effettivamente disponibili e ai detenuti presenti in ciascun carcere, così come i dati del settore statistiche del sito ministeriale, che, per la prima volta da anni, non fornisce i dati dei detenuti presenti e delle capienze per istituto del mese precedente all'attuale –:

   quali siano le condizioni in cui si svolge l'isolamento delle 5 persone trasferite da Bologna a Tolmezzo, risultate positive al Covid-19;

   quale sia il numero dei detenuti trasferiti dal dipartimento dell'amministrazione penitenziaria dal 7 marzo 2020 in poi con specificazione dell'istituto di partenza e di quello o quelli di destinazione;

   quali precauzioni siano state prese per evitare il diffondersi del contagio nelle operazioni di trasferimento dei detenuti e se non si ritenga di doverle sospendere;

   quanti tamponi siano stati eseguiti nei confronti dei detenuti trasferiti a vario titolo;

   quali misure generali siano state previste per evitare il diffondersi del Covid-19 nelle carceri quanto a tende pre-triage, a garanzia del «distanziamento sociale», a diffusione di mascherine e guanti fra i detenuti e fra tutto il personale, a prodotti per sanificare le celle, a luoghi idonei dotati di bagno e doccia ad uso esclusivo per effettuare l'isolamento sanitario;

   per quale motivo non siano stati ancora forniti sul sito del Ministero della giustizia i dati al 31 marzo 2020 dei «detenuti italiani e stranieri presenti e capienze per istituto»;

   quale sia il motivo per il quale le «schede trasparenza degli istituti penitenziari» non siano aggiornate costantemente almeno a ritmo mensile;

   se non ritengano necessario adottare le iniziative di competenza per verificare le condizioni sanitarie delle carceri secondo il modello di cui all'articolo 286-bis codice di procedura penale, che riguarda il diverso profilo della situazione legata all'Hiv.
(4-05297)


   PEZZOPANE. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   l'Italia sta attraversando un momento difficile e non si possono fare errori nel programmare la cosiddetta «fase 2»;

   in particolare, nella regione Abruzzo si avverte con crescente preoccupazione la mancanza di un quadro di riferimento e di una strategia operativa nello gestire l'emergenza e nel programmare tale fase;

   si evince la mancanza di esperti dotati di adeguate competenze e conoscenze epidemiologiche impegnati nell'elaborazione di un piano e un progetto articolato ed efficace, viste anche le esperienze di altre regioni che, molto prima e con più gravità, hanno affrontato la pandemia e le più recenti indicazioni che emergono nella comunità scientifica internazionale;

   da organi di stampa si è appreso la notizia di una velocissima procedura per allestire un ospedale Covid-19 a Pescara con un ingente investimento di risorse pubbliche dello Stato, messe a disposizione su richiesta della regione. Una spesa enorme, per allestire ulteriori 214 posti, di cui 40 di terapia intensiva;

   tale scelta deve necessariamente comportare un quadro strategico complesso ove si prevede un numero elevato di contagi e di ricoveri all'interno della regione e, in particolare, in terapia intensiva, smentendo quindi le affermazioni rassicuranti sul contagio in questo territorio;

   le scelte fatte finora dalla regione Abruzzo, ad avviso dell'interrogante, fanno pensare a una situazione in crescendo, poiché: l'Abruzzo è stato collocato nella fase 4, stesso livello attribuito a zone con numeri molto alti di contagi, e decessi; sono stati deliberati atti molto impegnativi che coinvolgono persino le cliniche private; è stata promossa una procedura superveloce per allestire un nuovo ospedale Covid-19 con ulteriori 214 letti e posti di terapia intensiva a Pescara e vi è poi il progetto di ulteriori terapie intensive negli altri ospedali della regione –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti sopraesposti e di quali elementi disponga circa le misure adottate nella regione Abruzzo, anche alla luce dei dati epidemiologici in suo possesso e, in particolare, di quanti posti in terapia intensiva e sub-intensiva effettivamente la regione necessiti per far fronte all'emergenza in atto;

   se, alla luce dei dati epidemiologici, non si ritenga necessario avviare una campagna di screening, con il supporto dell'istituto superiore di sanità, su tutta la popolazione residente in Abruzzo, a partire dal personale sanitario e da coloro che stanno tornando al lavoro.
(4-05298)


   PENTANGELO. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   è del 14 aprile 2020 la notizia della chiusura dei reparti di medicina generale e di chirurgia dell'ospedale di Pozzuoli. Secondo fonti di stampa alcuni pazienti saranno trasferiti all'ospedale Cotugno, altri al drappello sanitario di Ponticelli;

   la decisione è stata presa in seguito all'aumento esponenziale dei casi di positivi al Covid-19. Il giorno precedente la situazione era già molto grave, il servizio del 118 sospeso e i malati costretti a recarsi all'ospedale con mezzi propri. Nella tarda serata dello stesso giorno un ulteriore decesso ha aumentato i dubbi circa l'efficacia delle misure prese per contrastare la diffusione del virus. Un paziente è morto due giorni dopo essere stato dimesso dall'ospedale. Il tampone effettuato post mortem ne ha attestato la positività, facendo sorgere i suddetti dubbi sull'efficacia delle misure adottate tra la cittadinanza;

   la paura è giustificata dal fatto che a Pozzuoli è salito a 66 il numero delle persone che hanno contratto il virus. Di queste, 55 sono attualmente contagiate, 4 guarite definitivamente, 7 decedute, ma solo negli ultimi giorni i casi di contagio sono stati 45. Molto elevato è il numero dei contagiati anche tra il personale sanitario: sono circa 30 quelli risultati positivi al tampone;

   gli ultimi casi di positività riguardano due pazienti del reparto di medicina, un medico del reparto di chirurgia, un infermiere di ginecologia e, soprattutto, il cappellano dell'ospedale. Fonti di stampa sostengono che sia in atto una verifica degli spostamenti del religioso, poiché, in virtù della funzione svolta, è entrato in contatto con numerose persone all'interno dell'ospedale di Pozzuoli e si deve verificare se abbia involontariamente trasmesso il virus ad altri –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza di quanto esposto in premessa e se, nell'ambito delle proprie competenze, intenda intraprendere eventuali iniziative, anche sotto forma di attività ispettiva, per accertare quanto accaduto e le cause degli eventi verificatisi in piena emergenza coronavirus;

   se e in base a quali protocolli sia avvenuta la sanificazione dell'ospedale, quali iniziative siano state adottate a tutela del personale sanitario con sintomatologia verosimilmente riconducibile al Covid-19 e se si intenda verificare, per quanto di competenza, la corretta applicazione delle misure previste e obbligate, a tutela della salute pubblica, in materia di contenimento e gestione dell'emergenza epidemiologica da Covid-19.
(4-05299)


   SARLI e DEL SESTO. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   all'ospedale S. Maria delle Grazie di Pozzuoli si apprende dal giornale Il Mattino del 14 aprile 2020, che sia scoppiato un focolaio di Covid-19 nel reparto di medicina del nosocomio; sono risultati positivi il primario, tre medici, infermieri, operatori socio-sanitari, due pazienti e anche tre medici del reparto di chirurgia;

   il focolaio ha causato la chiusura per 72 ore dei reparti di medicina e chirurgia e il blocco di tutti i ricoveri e degli interventi non urgenti;

   il sito Fanpage riporta la notizia il 14 aprile 2020 che si sono verificati contagi per coronavirus all'Ospedale Monaldi di Napoli, dove nel reparto di medicina interna cardiovascolare e dismetabolica sono risultati positivi il primario, quattro infermieri e anche un addetto delle pulizie. Il primario è stato ricoverato poi all'ospedale Cotugno di Napoli. L'Ospedale dei Colli ha avviato la sanificazione dei locali e i tamponi per il personale;

   nelle indicazioni (aggiornate al 28 marzo 2020) per un utilizzo razionale delle protezioni per infezioni da Sars-Cov-2 nelle attività sanitarie a cura del gruppo di lavoro dell'istituto superiore di sanità si legge: «È di fondamentale importanza che tutti gli operatori sanitari coinvolti in ambito assistenziale e siano opportunamente formati e aggiornati in merito ai rischi di esposizione professionale, alle misure di prevenzione e protezione disponibili, nonché alle caratteristiche del quadro clinico di COVID-19, al fine di permettere uno screening degli accessi o dei pazienti ricoverati che permetta una quanto più rapida identificazione dei casi sospetti (...);

   si evidenzia che i DPI devono essere considerati come una misura efficace per la protezione dell'operatore sanitario solo se inseriti all'interno di un più ampio insieme d'interventi che comprenda controlli amministrativi e procedurali, ambientali, organizzativi e tecnici nel contesto assistenziale sanitario (...);

   in altre aree di transito e trasporto interno dei pazienti (ad esempio reparti, corridoi) non sono necessari DPI. Indossare mascherina chirurgica e guanti monouso solo in caso di trasporti prolungati (tempo superiore a 15 minuti);

   precauzioni aggiuntive sono necessarie per gli operatori sanitari al fine di preservare sé stessi e prevenire la trasmissione del virus in ambito sanitario e sociosanitario. Tali precauzioni includono l'utilizzo corretto dei DPI e adeguata sensibilizzazione e addestramento alle modalità relative al loro uso, alla vestizione, svestizione ed eliminazione, tenendo presente che alla luce delle attuali conoscenze, le principali modalità di trasmissione del SARS-CoV-2» –:

   se, alla luce di quanto esposto in premessa, non intenda adottare tutte le iniziative di competenza per adeguare le indicazioni per le protezioni per infezioni da Sars-Cov-2, tenendo conto della casistica dei contagi, della composizione dei soggetti contagiati tra operatori sanitari, personale amministrativo e personale legato ad attività di supporto e ad attività di ditte esterne, in ambito ospedaliero;

   se risulti al Governo che il personale dedicato ad attività di supporto e quello di ditte esterne, in ambito ospedaliero, siano stati opportunamente formati e aggiornati in merito ai rischi di esposizione professionale, alle misure di prevenzione e alle protezioni disponibili;

   se sia a conoscenza dell'esistenza nei due ospedali, sopra menzionati, di locali dedicati alla vestizione e alla svestizione per il personale sanitario e non sanitario in forza ai due nosocomi;

   quali iniziative di competenza intenda adottare, in collaborazione con la regione Campania, per individuare le cause dei contagi presso le strutture ospedaliere sopra menzionate.
(4-05300)


   PAOLO RUSSO, RIPANI, CORTELAZZO, CASSINELLI, FITZGERALD NISSOLI, BAGNASCO, DALL'OSSO, SACCANI JOTTI, CASCIELLO, MAZZETTI, POLIDORI, LABRIOLA e FIORINI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   in considerazione della rapida evoluzione epidemiologica della pandemia e l'assai limitata disponibilità di reagenti e di test a livello internazionale, il Ministero della salute ha ritenuto necessario individuare delle priorità per l'esecuzione dei test diagnostici per Sars-CoV-2, al fine di assicurare un uso ottimale delle risorse;

   per tali finalità il medesimo Ministero della salute ha provveduto a emanare la circolare n. 11715 del 3 aprile 2020, riguardante l'aggiornamento delle indicazioni sui test diagnostici e sui criteri da adottare nella determinazione delle priorità;

   nella suddetta circolare ministeriale si raccomanda di applicare, nell'effettuazione dei test diagnostici, alcuni criteri di priorità. Tra i soggetti prioritari a cui effettuare i test diagnostici vengono riportati anche gli «operatori, anche asintomatici, delle RSA e altre strutture residenziali per anziani», nonché «le persone vulnerabili, quali le persone che risiedono in residenze per anziani»;

   con un comunicato del 17 aprile 2020, l'Anaste Campania (Associazione nazionale strutture terza età) ha denunciato la mancata applicazione della citata circolare del Ministero della salute da parte del presidente della regione Campania, proprio nella parte su evidenziata relativa all'effettuazione di test diagnostici per operatori e ospiti delle Rsa e altre residenze per anziani;

   tale inadempimento mette evidentemente in pericolo gli ospiti delle strutture residenziali per anziani, dal momento che essendo stati vietati gli accessi di familiari e visitatori, gli operatori rimangono gli unici che, accedendo alle strutture e poi ritornando alle proprie abitazioni, possono veicolare all'interno delle stesse l'infezione virale –:

   se non ritenga di adottare iniziative, per quanto di propria competenza, per verificare quanto esposto in premessa, anche al fine di garantire il diritto alla salute degli ospiti delle strutture residenziali per anziani e ridurre il forte rischio di focolai e diffusione del contagio.
(4-05302)


   MAMMÌ. — Al Ministro della salute, al Ministro per gli affari regionali e le autonomie. — Per sapere – premesso che:

   il 10 aprile 2020 sul Tg1 Rai è andato in onda un servizio dell'inviata Stefania Battistini sulla vicenda della decisione di riaprire l'ospedale Pesenti Fenaroli, in provincia di Bergamo, poche ore dopo l'accertamento dei primi due casi Covid-19. In particolare, è stata compiutamente ricostruita la dinamica della riunione di emergenza del 23 febbraio 2020 tra i primari di Alzano e i capi dipartimento, grazie alla testimonianza inedita di un primario, il quale ha riferito che da parte dei colleghi era stato espresso il parere unanime di chiudere l'ospedale, contro le resistenze del direttore generale dell'assessorato al welfare della regione Lombardia Walter Cajazzo, il quale ne ordinò telefonicamente la riapertura;

   il personale sanitario non era pronto per fronteggiare l'emergenza, non essendo stato dotato di mascherine né di altri dispositivi di protezione individuale. In breve tempo l'ospedale di Alzano diveniva pertanto l'epicentro italiano del contagio da Covid-19 e ai primi di marzo 2020 l'epidemia dilagava in Val Seriana;

   nel servizio del Tg1 dell'8 aprile 2020 l'assessore al welfare della regione Lombardia Giulio Gallera, affermava di aver ricevuto una relazione del direttore generale dell'Asst Francesco Locati che lo rassicurava circa l'esecuzione dei tamponi a tutti gli operatori entrati in contatto diretto con i positivi. A smentire le parole è il medesimo servizio del Tg1, grazie alla testimonianza di un sindacalista FP Cgil Bergamo, il quale ha dichiarato che il 27 febbraio inviò una mail al direttore sanitario Roberto Cosentina in cui evidenziava i contatti avvenuti tra pazienti positivi al tampone e operatori sanitari sprovvisti di idonei Dpi al momento del contatto e ai quali sarebbe stato negato il tampone anche se sintomatici;

   per far luce su quanto accaduto nell'ospedale Pesenti Fenaroli, sta indagando la procura di Bergamo che ha aperto un fascicolo a carico di ignoti e avviato le indagini con l'ipotesi di reato di epidemia colposa;

   già il 13 marzo 2020 il quotidiano «Avvenire» pubblicava la drammatica testimonianza di due operatori sanitari che in una lettera indirizzata alla redazione del giornale denunciavano la riapertura del pronto soccorso «senza nessun intervento di sanificazione e senza la costituzione immediata di triage differenziati né di percorsi alternativi per i pazienti che erano subito tornati ad afferire», puntualizzando che la situazione all'interno del presidio migliorò solo con l'arrivo dei medici dell'Esercito;

   nel corso del programma tv di La7 «Non è l'Arena» del 5 aprile l'assessore al welfare Gallera, alla domanda sui motivi della mancata istituzione della «zona rossa» a Nembro e Alzano, rispondeva negando di avere le competenze e i poteri necessari per schierare le forze armate o di polizia per far rispettare le limitazioni, accusando il Governo senza spiegare come le altre regioni abbiano istituito le zone rosse;

   inoltre, a quanto risulta dall'interrogante:

    il Presidente del Consiglio dei ministri Giuseppe Conte, nel corso della conferenza stampa del 6 aprile 2020, ha dichiarato di non aver mai impedito alla regione Lombardia di agire autonomamente quanto alla istituzione di una «zona rossa» ad Alzano e Nembro, riconoscendo il potere di istituirla ai sensi dell'articolo 3 del decreto-legge 23 febbraio 2020, n. 6, tramite ordinanze ai sensi dell'articolo 32 della legge n. 833 del 1978 –:

   se il Governo non ritenga di dover approfondire, per quanto di competenza, l'operato dell'azienda socio-sanitaria territoriale Bergamo est, in relazione alle vicende su esposte.
(4-05307)

SUD E COESIONE TERRITORIALE

Interrogazione a risposta scritta:


   BILOTTI. — Al Ministro per il sud e la coesione territoriale. — Per sapere – premesso che:

   il dipartimento per la programmazione e il coordinamento della politica economica della Presidenza del Consiglio dei ministri, nella sua relazione di aprile 2020 «L'Italia e la risposta al Covid-19» include alcune proposte tese a modificare il quadro legislativo attuale in merito alla destinazione di risorse economiche del Mezzogiorno;

   in particolare, fra gli allegati al capitolo 3 «Analisi delle misure e dei piani settoriali per l'emergenza economica» vengono riportate due proposte emendative che sospenderebbero le attuali regole di riparto tra il Mezzogiorno e il resto dell'Italia sia dei fondi di sviluppo e coesione e sia la clausola di riequilibrio territoriale per gli stanziamenti in conto capitale delle amministrazioni centrali;

   le motivazioni formali addotte per un tale orientamento riguardano «l'esplosione della crisi sanitaria e delle sue conseguenze economiche nel Paese» ragion per cui sarebbe indispensabile consentire alla «Autorità Politica la valutazione delle zone ove concentrare la maggior quantità di risorse per investimenti in considerazione del mutato scenario sociale e produttivo»;

   di contro, il recente rapporto Svimez dell'8 aprile 2020 dal titolo «L'impatto economico e sociale del Covid-19: Mezzogiorno e Centro Nord» prefigura una ripresa molto lenta e complessa proprio dell'economia delle regioni meridionali. «Se non si affronta» cita il rapporto Svimez «in termini ugualmente rapidi come nell'emergenza, il post-crisi in termini di ricostruire nel Sud una base produttiva che rispetto alla popolazione già adesso è insufficiente, e rischia di divenirlo ancora di più, la spaccatura tra le due Italie appare destinata ad allargarsi»;

   è evidente che ancora a fine 2019 l'economia del Mezzogiorno d'Italia non aveva completato il percorso di rientro dallo stato di difficoltà causato dall'ultima crisi –:

   quali iniziative si intendano assumere affinché il riparto delle risorse economiche post-emergenza Covid-19 non pregiudichi in alcun modo le strategie di riequilibrio territoriale fin qui adottate per ridurre le distanze in termini di crescita e sviluppo tra Nord e Sud del Paese.
(4-05263)

SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazioni a risposta immediata:


   FASSINA e FORNARO. – Al Ministro dello sviluppo economico. – Per sapere – premesso che:

   in conseguenza del COVID-19, il trasporto aereo è sostanzialmente bloccato e va verso una radicale riorganizzazione e un significativo ridimensionamento, sia nel movimento delle persone che in quello delle merci;

   tutte le compagnie aeree sono state colpite e vengono rimesse in discussione gerarchie consolidate nel mercato, in particolare per i vettori low cost;

   dall'avvio dell'emergenza epidemiologica si è toccato con mano la rilevanza della scomparsa dall'Italia di capacità produttive di beni e servizi fondamentali. Al tempo stesso, i cittadini italiani hanno potuto contare, nonostante le gravi difficoltà dell'azienda, su Alitalia per la mobilità, il trasporto di organi e merci deperibili e per il rimpatrio di connazionali all'estero;

   la drastica contrazione dei voli ha determinato l'impennata del numero di lavoratrici e lavoratori in cassa integrazione e ulteriori sofferenze sul piano finanziario per l'azienda;

   in tale drammatico quadro si possono aprire spazi di mercato per il rilancio di Alitalia, ma il passaggio degli asset aziendali a una società pubblica, come previsto dal decreto-legge «Cura Italia», è condizione necessaria, ma non sufficiente;

   affinché Alitalia possa riconquistare la sua essenziale funzione di compagnia di bandiera al servizio della ricostruzione economica post Coronavirus e salvaguardare, come da impegni assunti dal Governo, l'occupazione, va messa a punto un'adeguata strategia industriale e i conseguenti investimenti pubblici per: garantire una flotta aerea superiore ai 100 aeromobili, con sufficiente dotazione per il lungo raggio e per l'attività cargo; preservare l'unitarietà nel medesimo compendio aziendale delle funzioni aviation, handling e manteinance; stringere, senza subalternità e senza perdere il controllo pubblico dell'azienda, un'alleanza con un adeguato partner industriale;

   per la svolta è, inoltre, decisivo intervenire sulle cause extra-aziendali della perdita di competitività: per correggere le tariffe aeroportuali, in particolare a Fiumicino, hub Alitalia, dove hanno raggiunto livelli poco giustificabili in relazione ai servizi offerti e agli investimenti effettuati dal concessionario; per realizzare un piano nazionale per gli aeroporti in grado di promuovere sinergie ed evitare la concorrenza al ribasso determinata dal disordinato sostegno finanziario degli enti territoriali alle compagnie low cost; per ricostruire, anche attraverso iniziative protettive unilaterali, un level playing field per il trasporto aereo, almeno all'interno dell'Unione europea, dove imperversa il dumping fiscale e sociale praticato da vettori low cost residenti in paradisi fiscali e in giurisdizioni prive delle garanzie minimali per lavoratrici e lavoratori –:

   se il Governo non intenda impegnarsi, a partire dal prossimo documento di economia e finanza, sugli obiettivi richiamati e sugli investimenti per conseguirli.
(3-01471)


   MOLINARI, GUIDESI, ANDREUZZA, BADOLE, BASINI, BAZZARO, BELLACHIOMA, BELOTTI, BENVENUTO, BIANCHI, BILLI, BINELLI, BISA, BITONCI, BOLDI, BONIARDI, BORDONALI, CLAUDIO BORGHI, BUBISUTTI, CAFFARATTO, CANTALAMESSA, CAPARVI, CAPITANIO, CASTIELLO, VANESSA CATTOI, CAVANDOLI, CECCHETTI, CENTEMERO, CESTARI, COIN, COLLA, COLMELLERE, COMAROLI, COMENCINI, COVOLO, ANDREA CRIPPA, DARA, DE ANGELIS, DE MARTINI, D'ERAMO, DI MURO, DI SAN MARTINO LORENZATO DI IVREA, DONINA, DURIGON, FANTUZ, FERRARI, FOGLIANI, LORENZO FONTANA, FORMENTINI, FOSCOLO, FRASSINI, FURGIUELE, GALLI, GARAVAGLIA, GASTALDI, GAVA, GERARDI, GIACCONE, GIACOMETTI, GIGLIO VIGNA, GIORGETTI, GOBBATO, GOLINELLI, GRIMOLDI, GUSMEROLI, IEZZI, INVERNIZZI, LATINI, LAZZARINI, LEGNAIOLI, LIUNI, LOCATELLI, LOLINI, EVA LORENZONI, LOSS, LUCCHINI, MACCANTI, MAGGIONI, MANZATO, MARCHETTI, MATURI, MINARDO, MOLTENI, MORELLI, MORRONE, MOSCHIONI, MURELLI, ALESSANDRO PAGANO, PANIZZUT, PAOLINI, PAROLO, PATASSINI, PATELLI, PATERNOSTER, PETTAZZI, PIASTRA, PICCHI, PICCOLO, POTENTI, PRETTO, RACCHELLA, RAFFAELLI, RIBOLLA, RIXI, SALTAMARTINI, SASSO, STEFANI, SUTTO, TARANTINO, TATEO, TIRAMANI, TOCCALINI, TOMASI, TOMBOLATO, TONELLI, TURRI, VALBUSA, VALLOTTO, VINCI, VIVIANI, RAFFAELE VOLPI, ZICCHIERI, ZIELLO, ZOFFILI e ZORDAN. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   da fonti giornalistiche si apprende che le banche sono state «prese d'assalto» da piccole imprese e partite Iva, intenzionate ad avvalersi del finanziamento a «burocrazia zero» messo in campo dal Governo per fronteggiare l'emergenza economica legata all'epidemia da COVID-19;

   come osservato da molti esperti, il modulo per l'accesso al finanziamento di 25.000 euro, interamente garantito dallo Stato e immediatamente fruibile dalle imprese, presenta molte complicazioni, soprattutto per le piccole e medie realtà produttive che di quelle somme, seppur esigue, hanno urgentemente bisogno in termini di sopravvivenza;

   è stato anche osservato che le misure proposte dal Governo, anziché iniettare liquidità reale in favore delle piccole e medie imprese italiane, si limitano a garantire le banche: per ogni finanziamento concesso, ove perdurino le difficoltà economiche, il beneficiario rischierà il fallimento, mentre l'istituto di credito non correrà alcun pericolo, anzi, in alcuni casi, otterrà una nuova garanzia dello Stato su crediti già concessi in precedenza e con margini di rischio maggiori;

   al riguardo sembra, ad avviso degli interroganti, che il Governo abbia scelto di proteggere le banche dalle insolvenze debitorie, anziché sostenere le attività produttive con trasferimenti diretti in favore di queste ultime. La preannunciata liquidità non viene concessa a fondo perduto in favore delle realtà produttive del Paese, bensì nella formula del prestito con vincolo di restituzione: un debito da aggiungere ad altro debito per quelle imprese che, oltre ad affrontare il momento di estrema difficoltà, a breve dovranno far fronte anche alle scadenze fiscali rinviate al 30 maggio;

   molte imprese a seguito dei provvedimenti di lockdown imposti dall'emergenza sanitaria hanno azzerato i loro fatturati e richiedono oggi aiuti concreti per sostenere i costi fissi e le imminenti scadenze tributarie, al solo scopo di evitare un default che si abbatterebbe con effetto domino sull'intero sistema Paese –:

   quali iniziative il Governo intenda adottare per assicurare alle piccole e medie imprese liquidità vera e immediata, svincolata dai meccanismi di finanziamento oneroso e soprattutto finalizzata non solo alla loro sopravvivenza ma al loro pieno rilancio.
(3-01472)


   NARDI, BENAMATI, BONOMO, LACARRA, GAVINO MANCA, ZARDINI, GRIBAUDO, ENRICO BORGHI e FIANO. – Al Ministro dello sviluppo economico. – Per sapere – premesso che:

   la chiusura forzata e prolungata di gran parte delle attività produttive e dei servizi a seguito dell'emergenza Coronavirus è una situazione straordinaria, che non ha precedenti nella storia della nazione e che secondo stime autorevoli comporterà una contrazione della produzione industriale e del prodotto interno lordo a due cifre;

   il Governo si è attivato prontamente, avendo come priorità la tenuta del sistema economico e dell'occupazione, ed ha affrontato, con il decreto-legge n. 18 del 2020 «Cura Italia» e con il decreto-legge n. 23 del 2020 «Accesso al credito», i temi di un primo sostegno alle imprese ed ai lavoratori, investendo importanti risorse per garantire gli ammortizzatori sociali, sostenere il reddito dei lavoratori e favorire il mantenimento della liquidità delle imprese;

   un recente sondaggio tra le imprese italiane effettuato da Confindustria mostra uno stato di sofferenza generalizzato del tessuto imprenditoriale italiano, sofferenza in aumento rispetto ad un analogo sondaggio effettuato un mese fa: in particolare, rispetto alla normalità (marzo 2019) si è assistito, in media, ad un calo del 32,6 per cento del fatturato e del 32,5 per cento delle ore lavorate, che diventano, per le imprese con meno di 10 dipendenti, una diminuzione del 39,7 per cento del fatturato e del 37,3 per cento delle ore lavorate;

   i maggiori problemi riscontrati riguardano il rallentamento della domanda nel mercato domestico e nel mercato internazionale, con particolare attenzione per il calo della domanda di beni ovvero di servizi di consumo in Italia;

   è necessario intervenire con ulteriori misure che possano aiutare le imprese in sofferenza, soprattutto le piccole e medie imprese (che in Italia sono oltre 4 milioni, rappresentano oltre il 90 per cento delle imprese attive ed impiegano oltre 7 milioni di lavoratori), ad affrontare la situazione attuale e a farsi trovare pronte non appena il sistema Paese ripartirà con i tempi e le modalità che verranno decisi nelle prossime settimane;

   altri Paesi dell'Unione europea, in particolare Francia e Germania, stanno mettendo in campo misure di ristoro e di indennizzo a fondo perduto per le imprese piccole e piccolissime, con stanziamenti di risorse pubbliche nell'ordine di decine di miliardi di euro –:

   quante risorse intenda impegnare il Governo con misure a fondo perduto per assicurare il sostegno alle piccole e medie imprese ora e nella fase di ripartenza generalizzata delle attività produttive.
(3-01473)

Interrogazioni a risposta scritta:


   BALDELLI. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   a seguito dell'adozione delle misure di confinamento (lockdown) e il conseguente fermo di molte attività economiche, le normali dinamiche di mercato risultano alterate, in un quadro di crisi economica generale che prevede un calo di diversi punti del prodotto interno lordo, con conseguente incremento della disoccupazione e ricadute negative sull'economia reale e sulle fasce più deboli della popolazione;

   al di là del caso eclatante delle mascherine, si segnalano singolari aumenti di prezzi in diversi settori produttivi, come ad esempio, nella filiera agroalimentare, dove, secondo Coldiretti, i prezzi di frutta e verdura nel mese di marzo 2020 sarebbero saliti a un tasso quaranta volte superiore rispetto al dato medio diffuso dall'Istat, che ha registrato aumenti superiori al 4 per cento;

   esiste presso il Ministero dello sviluppo economico un Osservatorio prezzi e tariffe, sulla cui attività, da tempo, non si hanno più notizie –:

   quali iniziative urgenti di competenza il Governo intenda adottare per monitorare attentamente, con gli strumenti a disposizione, l'andamento dei prezzi di beni e servizi, al fine di tutelare i diritti di utenti e consumatori rispetto a dinamiche di tipo speculativo.
(4-05262)


   D'ETTORE, MUGNAI, PEREGO DI CREMNAGO e FIORINI. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   nei distretti produttivi della provincia di Arezzo le imprese dell'oreficeria e della moda sono quasi tutte in «lockdown», fino alla scadenza prevista del 4 maggio 2020. La provincia di Arezzo è la seconda in Italia per intensità di export in rapporto alla popolazione e l'attuale blocco delle attività mette in condizioni di vantaggio competitor stranieri, localizzati in aree dove si continua a lavorare, come ad esempio in Turchia e altri Paesi;

   le produzioni dei settori di oro e moda di cui il 70 per cento è riferito all'export, si indirizzano a una fascia alta di consumatori stranieri residenti in Paesi economicamente performanti, produzioni quindi destinate nel medio periodo a riprendere un trend di crescita prevedibilmente positivo, purché si possa riprendere a lavorare prima possibile;

   nel settore della lavorazione dell'oro Arezzo è il distretto più importante del settore sia a livello nazionale che europeo, con 1.202 aziende attive e quasi 8.000 addetti; alle grandi realtà aziendali dislocate nelle varie zone industriali, si affiancano sia imprese di piccole dimensioni che semplici laboratori artigianali situati anche all'interno dei centri storici;

   nel settore della moda (tessile, abbigliamento, pelletterie e calzature) la provincia di Arezzo, assieme a quella di Firenze, ha un'altissima concentrazione di imprese. Molte grandi firme italiane hanno in Toscana sedi di medie e grandi dimensioni (ad esempio Prada e Valentino). Sono 10 le imprese con più di 250 addetti che complessivamente occupano 5 mila addetti (il 5 per cento del totale), mentre 160 sono quelle di medie dimensioni (tra 50 e 249 addetti) che assorbono oltre 14 mila addetti. Ma si registrano anche 800 piccolissime imprese, anche artigianali, direttamente coinvolte nella filiera;

   i settori della moda in senso stretto (tessile, abbigliamento, conceria, calzature, pelletteria, gioielleria) danno lavoro in Toscana a circa 130 mila persone: 115 mila direttamente impegnate, 1.800 nella produzione di macchine e 12.800 nel terziario (commercio all'ingrosso e intermediazione). Il peso del sistema moda toscano su quello nazionale in termini di valore aggiunto è del 22,1 per cento (Lombardia 23 per cento, Veneto 16,3 per cento). In termini di addetti sul totale nazionale, la Toscana ha il peso maggiore con il 22,8 per cento. Anche in termini di distretti industriali è evidente l'importanza della moda per la Toscana: su 15 totali, 10 sono specializzati nel comparto;

   la moda ha ulteriori necessità urgenti, connesse con la tempestiva prototipazione delle collezioni autunno/inverno. Occorre ideare, disegnare e produrre tutte le collezioni; preparare la stagione autunno-inverno vuol dire cominciare subito a sfornare almeno i modelli, che vanno pubblicizzati almeno entro luglio in tutto il mondo. È necessario avere certezze e programmare accuratamente i tempi. Analogo discorso per il settore dell'oro: se si riparte a maggio, mancheranno meno di due mesi per Oro Arezzo 2020 (già spostata, e programmata ora per metà luglio, la più importante fiera dell'anno). Per arrivarci pronti servono oltre due mesi;

   occorre autorizzare e avviare al più presto, e senza ulteriori ritardi, un processo graduale di riattivazione che deve prevedere la sanificazione dei locali e una nuova organizzazione del lavoro. Occorre riavviare gli approvvigionamenti, aggiornare dei campionari, riprendere contatti con i clienti. Non basta, quindi, un decreto la domenica sera per aprire il lunedì;

   in considerazione dell'emergenza in atto, le aziende ad alta vocazione internazionale hanno già sviluppato e discusso con la regione Toscana dei protocolli di sicurezza, e possono prevedere; un'organizzazione del lavoro basata su più turni per evitare sovra affollamenti e su sette giorni lavorativi; dispositivi di protezione individuali; igienizzazione frequente dei locali; termoscanner in ingresso e in uscita; verifiche periodiche sulle linee di produzione; sostegni pubblici mirati con risorse dedicate per servizi alle imprese;

   le attuali strategie di politica estera ed economica del Governo devono subito tenere conto dell'importanza dei settori produttivi dell'industria italiana che deve tornare a competere sui mercati, al fine di non regalare quote di export ad altri competitor internazionali; i dati trimestrali su produzione ed export sono molto preoccupanti per moda, tessile, abbigliamento, meccanica –:

   se il Ministro interrogato non intenda adottare urgenti e specifiche iniziative per consentire il riavvio delle attività dei settori dell'oro e della moda in Toscana e anche in provincia di Arezzo, il prima possibile, rispetto alla scadenza del lockdown prevista per il 4 maggio 2020, in considerazione del fatto che la gran parte delle imprese di settore possono organizzarsi per l'emergenza e che le scadenze commerciali e internazionali impongono un sollecito riavvio delle attività;

   se intenda avviare immediatamente, e senza ulteriori ritardi, con le aziende e le rappresentanze di categoria dei settori citati in premessa, un tavolo, anche tecnico, di confronto per procedere, in tempi brevissimi, all'emanazione dei conseguenti provvedimenti governativi, anche autorizzativi, di concerto con le regioni interessate.
(4-05275)


   SUT. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   la convenzione n. 5124 stipulata il 19 marzo 1990, tra la regione Friuli Venezia Giulia e la Comergas s.p.a., allora controllata da Eni s.p.a. e successivamente assorbita da quest'ultima, interveniva ad assicurare ai comuni montani dell'Udinese (Enemonzo, Preone, Raveo, Socchieve, Villa Santina) e del Pordenonese (Andreis, Barcis, Cimolais, Claut, Forni di Sopra, Forni di Sotto, Paularo), l'accesso a un servizio pubblico convenzionato per la distribuzione del gas combustibile domestico, civile, artigianale e commerciale, a un prezzo inferiore rispetto a quello dei combustibili precedentemente utilizzati;

   la convenzione, nell'ottica del superamento dello svantaggio energetico caratterizzante le zone dell'Alto Friuli Venezia Giulia, ha inteso garantire un servizio di qualità, gestito direttamente sul territorio;

   la pronuncia n. 00354/2019 del Tar del Friuli Venezia Giulia, pur demandando la competenza alla giurisdizione ordinaria, ha confermato la vigenza della suddetta convenzione;

   la convenzione, all'articolo 4, prevedeva per Eni s.p.a., l'impegno, da tempo disatteso, al mantenimento di un'unica tariffa finale, valida per tutte le tipologie (gas naturale o metano, aria propanata, GPL) e gli usi del gas distribuito. Ne è conseguito, per la regione, l'onere di compensazione a proprio carico della differenza di costo per chilocaloria dei diversi tipi di gas;

   il sopracitato articolo prevedeva, per la concessionaria, la garanzia di un'assistenza tecnica gratuita nei casi di necessaria conversione delle apparecchiature, la trasformazione di quelle pubbliche ad uso cottura, l'esecuzione a proprio onere dei lavori di allacciamento alla rete gas degli edifici comunali eroganti servizi pubblici, la formazione del personale locale per l'installazione degli impianti interni;

   nonostante l'obbligo di gestione diretta del servizio disposto dalla convenzione, il 27 novembre 2018 è stato pubblicato un bando per la gestione delle reti canalizzate di gas Gpl, in cui si prevedono anche «Servizi di manutenzione ordinaria e straordinaria, lavori per nuovi allacci ed ampliamenti, attività di pronto intervento su impianti e gestione amministrativa della clientela», nei suddetti comuni;

   la pubblicazione di tale procedura parrebbe esprimere l'unilaterale decisione di Eni s.p.a. di affidare a società ad essa esterne la gestione di tali servizi, laddove l'articolo 30 della convenzione prevedeva unicamente il diritto, per la concessionaria, di trasferire la concessione ad altra società del gruppo Eni;

   l'interrogante intende inoltre evidenziare la vicenda riguardante la sede Eni di Villa Santina (Udine), definita nelle fatture relative alla fornitura di gas quale «ufficio commerciale di zona», sebbene interessata da un processo di depotenziamento dei servizi all'utenza; si assiste infatti ad una sostanziale chiusura al pubblico del presidio, nonché a notevoli difficoltà di fruizione telefonica dell'assistenza;

   le predette circostanze delineano un contesto di importanti criticità nell'effettiva accessibilità del servizio, concepito come di prossimità ma, in larga parte, indisponibile all'assistenza di sportello, contrariamente a quanto dovrebbe essere previsto sulla base di ciò che è riportato nell'allegato sub C della convenzione che si configurerebbe, in tal senso, disattesa nell'intento originario, espresso all'articolo 25, che impegna la concessionaria ad una propria e adeguata rappresentanza nella regione;

   si rileva altresì la possibile disattenzione della concessionaria verso l'impegno al mantenimento di «tariffe identiche per i vari usi, indipendentemente dal gas distribuito», stabilito dall'articolo 4 e ribadito dall'articolo 24;

   la regione, proprietaria degli impianti al 67 per cento, è stata più volte richiamata alla promozione attiva del rispetto degli obblighi convenzionali da parte della concessionaria, anche attraverso azione di sensibilizzazione, finora inascoltata, rivolta alla regione Friuli Venezia Giulia da parte dei sindaci del territorio;

   perplessità è stata espressa dalle amministrazioni comunali interessate, di fronte all'eventualità che società terze, non presenti sul territorio, possano gestire tempestivamente ed efficacemente un intervento di manutenzione straordinaria che si rendesse necessario, ad esempio, in caso di eventi atmosferici eccezionali –:

   se il Governo sia a conoscenza della situazione esposta in premessa e quali iniziative intenda assumere, per quanto di competenza e anche alla luce della partecipazione statale in Eni, con riferimento alla possibile inadempienza della stessa concessionaria Eni s.p.a. in relazione agli obblighi sottoscritti con la convenzione n. 5124, stipulata tra l'allora Comergas s.p.a. e la regione Friuli Venezia Giulia.
(4-05280)


   TIRAMANI, ANDREUZZA, BINELLI, DARA, PETTAZZI, GERARDI, COVOLO, PATERNOSTER, GUSMEROLI, MURELLI, EVA LORENZONI, CAPARVI e CAFFARATTO. — Al Ministro dello sviluppo economico — Per sapere – premesso che:

   dai dati raccolti dall'Istat per il mese di marzo 2020, riportati anche sul sito dell'Osservatorio prezzi e tariffe del Ministero dello sviluppo economico, emerge che i prezzi dei beni alimentari, per la cura della casa e della persona accelerano da +0,3 per cento di febbraio a +1,0 per cento, registrando una crescita anche maggiore di quella riferita all'intero paniere;

   come denunciato da diverse associazioni dei consumatori in molti comuni italiani, a fronte di un aumento della domanda di generi alimentari e prodotti di prima necessità acquistabili solo presso gli esercizi sotto casa, a causa dell'obbligo di uscire il meno possibile e per distanze circoscritte, si è registrato un ingiustificato aumento dei prezzi;

   come già accaduto per le mascherine e per i prodotti igienizzanti, oggi anche i generi alimentari soprattutto freschi e i prodotti per l'igiene della persona costano di più e le limitazioni negli spostamenti a causa dell'emergenza Covid-19 impediscono ai cittadini di scegliere i prezzi più convenienti disponibili sul mercato. Questo, aggiunto alla grave crisi economica che colpisce gran parte dei lavoratori e delle famiglie, richiede un intervento immediato che consenta di calmierare i prezzi perlomeno dei beni di prima necessità, evitando speculazioni a danno dei consumatori –:

   se il Ministro interrogato sia al corrente di quanto illustrato in premessa e quali iniziative di competenza intenda adottare per un più capillare monitoraggio dei prezzi applicati ai beni di prima necessità, al fine di disincentivarne l'aumento e garantire una maggiore tutela dei consumatori.
(4-05289)


   FIORINI. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 22 marzo 2020, che ha introdotto ulteriori misure in materia di contenimento e gestione dell'emergenza epidemiologica da Covid-19, il Governo ha stabilito un elenco di attività essenziali che, proprio in virtù della natura strategica della loro produzione, non sono sottoposte a chiusura forzata così come predisposto dal predetto decreto; l'elenco delle attività essenziali è stato oggetto di revisione a seguito di un confronto con le principali sigle sindacali che ha portato alla emanazione del decreto del Ministero dello sviluppo economico 25 marzo 2020 modificativo del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 22 marzo 2020, predisponendo un elenco di attività essenziali più ristretto rispetto a quello emanato in data 22 marzo 2020;

   tale provvedimento di chiusura forzata di numerose attività produttive su tutto il territorio nazionale non ha preso in considerazione quei casi in cui gli impianti produttivi sono stati lasciati in funzione durante il fine settimana precedente l'entrata in vigore del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 22 marzo 2020, impedendo quindi ai responsabili della produzione di predisporre misure emergenziali per una chiusura improvvisa e urgente;

   tra le attività escluse dal novero di quelle essenziali figurano le aziende di ricostruzione di pneumatici; così, si è disposta la chiusura di numerose aziende che saranno costrette a disfarsi di migliaia di euro di materia prima, come ad esempio la mescola di gomma, prodotto che, per sue caratteristiche, è utilizzabile fino ad un massimo di 10 giorni;

   il tavolo di confronto tra Governo e sigle sindacali per la revisione dell'allegato di cui al decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 22 marzo 2020 inerente alle attività essenziali e non essenziali è stato tenuto a porte chiuse, senza includere le associazioni di categoria quali, nel caso di specie, Airp-Associazione italiana ricostruttori pneumatici;

   le aziende di ricostruzione di pneumatici, identificate dal codice Ateco 22.11, sono strettamente connesse alla filiera dei trasporti essenziali, come ad esempio quella alimentare e farmaceutica; la ricostruzione degli pneumatici si configura anche come un servizio essenziale per gli operatori del trasporto, che permette loro di risparmiare in media circa il 40 per cento rispetto all'acquisto di pneumatici nuovi: grazie all'impiego di pneumatici ricostruiti gli autotrasportatori ottengono in media un risparmio di 57,1 milioni di euro all'anno, a cui si aggiungono benefici ambientali come la riduzione di consumi energetici e di materie prime;

   alcune aziende del comparto della ricostruzione di pneumatici hanno l'obbligo di consegnare pneumatici ricostruiti alle aziende municipalizzate (nettezza urbana, trasporti pubblici e mezzi di emergenza) con le quali hanno vincoli contrattuali stringenti;

   essendo chiuse le grandi fabbriche di pneumatici industriali in Europa, Egitto e Turchia, occorre mantenere un nucleo produttivo di ricostruttori che, senza concentrazione di persone e nella massima sicurezza, possano garantire la presenza di pneumatici al mercato del ricambio dei servizi essenziali;

   l'ultimo elenco delle attività essenziali è contenuto in allegato al decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 10 aprile 2020 –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e quali iniziative intenda intraprendere per:

    a) predisporre un tavolo di lavoro con le categorie produttive e le associazioni di categoria per rivedere l'elenco delle attività essenziali di cui al decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 10 aprile 2020;

    b) indennizzare tutte le attività produttive che hanno subito danni come nel caso di cui in premessa;

    c) garantire misure a tutela dell'intero comparto produttivo del Paese a copertura del mancato guadagno procurato dalle nuove e più stringenti misure restrittive approvate dal Governo, anche in considerazione della perdita di quote di mercato a detrimento delle imprese nazionali, fattore che può causare una contrazione della capacità produttiva del tessuto industriale italiano irrecuperabile.
(4-05304)

UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazione a risposta scritta:


   NITTI. — Al Ministro dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   l'attivazione nel sistema Afam del corso di diploma accademico di primo livello in discipline storiche, critiche e analitiche della musica si porrebbe quale base e primo fondamento rispetto alla prosecuzione del corso di diploma accademico di secondo livello in discipline storiche, critiche e analitiche della musica (Dcsl-69), già approvato ad ordinamento dal Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca per l'anno accademico 2018/2019, permettendo così di offrire agli studenti un percorso di studi completo, quinquennale, nell'area disciplinare musicologica;

   l'interesse nutrito dagli studenti nei confronti di tale area disciplinare è comprovato dall'esistenza presso gli istituti superiori di studi musicali di numerosi corsi di primo livello in composizione ad indirizzo scienze storiche, critiche e analitiche della musica;

   l'attivazione del corso di diploma accademico di primo livello in discipline storiche, critiche e analitiche della musica risponde, inoltre, all'esigenza di radicare la ricerca musicologica e le competenze con essa acquisite all'interno del profilo formativo dei conservatori di musica, al fine di ottenere una più proficua sinergia fra il piano della didattica, quello della ricerca e quello della produzione artistica, anche in vista di una prossima istituzione del terzo livello della formazione (percorsi di specializzazione e di formazione alla ricerca, dottorati e altro) all'interno delle istituzioni Afam;

   la richiesta di integrare il decreto ministeriale 30 settembre 2009, n. 124, con un nuovo ordinamento in discipline storiche, critiche e analitiche della musica era stata presentata alla direzione generale del Ministero da parte di una nutrita rappresentanza di docenti, compositori e artisti in data 8 aprile 2019;

   la direzione generale per lo studente, lo sviluppo e l'internazionalizzazione della formazione superiore ha acquisito la medesima richiesta con protocollo n. 12801 del 10 aprile 2019;

   la Conferenza dei direttori dei conservatori ha espresso in data 25 giugno 2019 parere favorevole alla richiesta;

   in data 10 luglio 2019 la commissione Afam istituita ex legge 13 luglio 2015, n. 107, ha confermato il parere della Conferenza dei direttori del 25 giugno 2019;

   in data 13 marzo 2020 la direzione generale del Ministero, nella figura della direttrice generale Afam Maria Letizia Melina ha poi diramato le indicazioni operative per l'accreditamento e le modifiche dei corsi di diploma accademico di primo e secondo livello, anno accademico 2020-2021;

   secondo quanto previsto dalle indicazioni operative, le proposte di nuova attivazione sarebbero dovute pervenire, per il tramite della apposita piattaforma informatica, entro il 10 maggio 2020;

   nonostante l'attuazione di tutti gli adempimenti necessari, ad oggi, a quanto consta all'interrogante, il decreto ministeriale non è ancora stato emanato, prefigurando il rischio concreto di far trascorrere un altro anno senza che il corso in questione venga attivato –:

   come si intenda procedere per l'attivazione del corso di diploma accademico di I livello in discipline storiche, critiche e analitiche della musica, al fine di non pregiudicare il corretto funzionamento dei corsi Afam e di non rinviare questo percorso già approvato dalla Conferenza dei direttori e dalla Commissione Afam, vista l'imminente scadenza del 10 maggio 2020 relativa alle proposte di modifiche e nuova attivazione dei percorsi di studio.
(4-05265)

Apposizione di firme ad interrogazioni.

  L'interrogazione a risposta scritta Vianello e altri n. 4-04877, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 3 marzo 2020, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Olgiati, Casa, Alaimo, Cancelleri, Lombardo.

  L'interrogazione a risposta scritta Ficara e altri n. 4-05139, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta dell'8 aprile 2020, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Giarrizzo, Olgiati, Casa, Alaimo.

  L'interrogazione a risposta scritta Cillis e altri n. 4-05224, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 15 aprile 2020, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Olgiati, Casa, Alaimo, Lombardo.

  L'interrogazione a risposta scritta Lollobrigida n. 4-05240, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 15 aprile 2020, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Silvestroni.

Pubblicazione di un testo riformulato.

  Si pubblica il testo riformulato della interrogazione a risposta orale Ascari n. 3-01447, già pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta n. 325 del 9 aprile 2020.

   ASCARI e IOVINO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro per le pari opportunità e la famiglia, al Ministro dell'interno, al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   il 29 luglio 2019 è stata approvata in via definitiva la legge n. 69, cosiddetta «Codice rosso», recante norme volte a contrastare la violenza di genere, tra cui anche un nuovo reato, inserito all'articolo 612-ter del codice penale, rubricato «Diffusione illecita di immagini o video sessualmente espliciti», cioè il più comunemente noto «revenge porn», il quale punisce «chiunque, dopo averli realizzati o sottratti o ricevuti da terzi, invia, consegna, cede, pubblica o diffonde immagini o video a contenuto sessualmente esplicito, destinati a rimanere privati, senza il consenso delle persone rappresentate, è punito con la reclusione da uno a sei anni e con la multa da euro 5.000 a euro 15.000»;

   il fenomeno del revenge porn è relativamente recente, sviluppatosi con l'avanzare della tecnologia digitale ed esploso negli ultimi anni: viene perpetrato soprattutto da uomini, di ogni età, in danno soprattutto delle ex partner, anche se, nei canali di diffusione di questi materiali, sono spesso presenti materiali pedopornografici;

   il report di Amnesty International sull'Italia parla chiaramente: almeno una donna su cinque ha subito molestie e minacce online, con un gravissimo impatto psicologico, anche di lunga durata; secondo quanto emerso dall'inchiesta del giornale online Wired, esiste all'interno dell'App di messaggistica Telegram, un canale creato il 19 gennaio 2020, con oltre 43 mila iscritti di tutte le età, inclusi padri di famiglia, spesso coperti dall'anonimato, raggiunti in due mesi, con 21 canali tematici collegati e con un volume di conversazioni che si aggira sui 30 mila messaggi ogni giorno, che è diventato in breve «il più grande network italiano di revenge porn»: «un'enorme chat accessibile a tutti, contenente foto e video di atti erotici e sessuali pubblicati senza il consenso o la consapevolezza delle vittime», numeri di telefono, recapiti social, indirizzi, utilizzati per mettere in scena il rito dello stupro virtuale di gruppo;

   è stata riscontrata anche la pubblicazione di materiale pedopornografico, con video di minori, anche di 8 anni, ma anche richieste sconcertanti di utenti che chiedono come poter stuprare la propria figlia minorenne senza farla piangere;

   questo sistema è ormai collaudato da anni: il gruppo nasce, raggiunge il picco di utenti e viene infine cancellato da Telegram perché «utilizzato per diffondere contenuti pornografici»; tuttavia, un messaggio fissato nella parte superiore della chat reindirizza a un «gruppo di riserva», quello da ripopolare in caso di cancellazione, tramandando un'eredità condivisa fatta di foto e video privati canali Telegram;

   le conseguenze sociali, umane ed economiche per le vittime del revenge porn nel mondo reale sono a volte anche tragiche, inclusa la morte di qualche innocente vittima;

   il suddetto canale Telegram, ad esempio, è costato il lavoro a una professionista bresciana di 40 anni, sposata e con due figli: a seguito della pubblicazione di video, con nome, cognome e numero di telefono, e delle conseguenti molestie telefoniche, la donna è stata licenziata;

   Telegram non è l'unico strumento utilizzato per perpetrare il revenge porn ed altre App di messaggistica e social sarebbero coinvolte –:

   quali iniziative di competenza, anche normative, intendano intraprendere al fine di contrastare in maniera più efficace il fenomeno del revenge porn, anche tramite l'inasprimento delle pene, la creazione o il rafforzamento di strumenti di tutela psicologica ed economica per le vittime e l'organizzazione di campagne informative volte a sensibilizzare la popolazione sul revenge porn e sulle sue conseguenze;

   se il Governo non intenda adottare le iniziative di competenza al fine di concertare con gli amministratori di Telegram, nonché di altre piattaforme di messaggistica e social, soluzioni al fine di pervenire a una strategia condivisa di contrasto al «revenge porn», nonché valutare l'adozione di iniziative per l'introduzione di norme vincolanti per responsabilizzare le piattaforme social e di messaggistica nel contrasto al fenomeno del revenge porn, prevedendo la possibilità di comminare sanzioni in caso di mancato pronto intervento di rimozione dei contenuti lesivi.
(3-01447)

Ritiro di un documento del sindacato ispettivo.

  Il seguente documento è stato ritirato dal presentatore: Interrogazione a risposta scritta Gribaudo n. 4-05235 del 15 aprile 2020.

Ritiro di una firma da una risoluzione.

  Risoluzione in commissione Nitti e altri n. 7-00439, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta dell'8 aprile 2020: è stata ritirata la firma del deputato Carbonaro.