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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Mercoledì 15 aprile 2020

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, per sapere premesso che:

   l'8 aprile 2020 alle ore 10,20 crollava il ponte che collega Albiano e Caprigliola, coinvolgendo due furgoni che in quel momento vi transitavano. Si tratta di 258 metri di ponte crollati da dieci metri di altezza sul sottostante fiume Magra: una tragedia sfiorata grazie solo al periodo di traffico meno intenso dovuto al lockdown e alle limitazioni degli spostamenti per le disposizioni di contenimento del virus COVID-19 su un'arteria stradale solitamente ad alta intensità di traffico;

   il ponte è gestito da Anas dal novembre 2018, a seguito dell'emanazione del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 20 febbraio 2018, recante una revisione complessiva della rete stradale di interesse nazionale e della rete stradale di interesse regionale, in particolare quella toscana. Fino a quel momento l'infrastruttura era gestita dalla provincia di Massa e Carrara;

   da numerosi articoli di stampa risulterebbe che le sollecitazioni riguardo a un intervento di manutenzione del ponte di Albiano Magra, che rappresenta il collegamento tra Toscana e Liguria, in realtà iniziano pochi giorni dopo il crollo del Ponte Morandi, esattamente il 16 agosto 2018 quando il sindaco risulterebbe aver inviato la prima lettera all'Anas nella quale chiede una verifica strutturale di ponti e viadotti «visto il tragico evento del ponte Morandi»;

   circa un anno dopo, esattamente il 30 luglio 2019, il sindaco nuovamente avrebbe scritto all'Anas per sollecitare un intervento, sollecitazione seguita da una terza lettera, pochi giorni dopo, l'8 agosto 2019 in cui risulterebbe la richiesta di sopralluogo in quanto «il ponte è abnormemente sollecitato dal transito di mezzi anche pesanti». Il 4 novembre 2019 un'ulteriore sollecitazione risulterebbe essere inviata anche ai vigili del fuoco e al genio civile, in cui si sottolinea la «grossa preoccupazione per lo stato del ponte», seguita dall'ultima missiva l'8 novembre 2019;

   la tragedia sfiorata del ponte di Albiano Magra, in realtà, si inserisce nella più generale questione delle ispezioni annuali compiute dall'Anas ai fini della sicurezza dei viadotti di sua competenza. Come già evidenziato nell'interrogazione n. 5-03734 e da un'inchiesta giornalistica, infatti, emergerebbe che nel corso delle 2019 le ispezioni obbligatorie sarebbero state solo il 28 per cento, vale a dire 1.419 su 4.991, mentre nel 2018 si registrava una percentuale pari al 56 per cento con 2.068 ispezioni su 3.697;

   inoltre, in base a una mappatura operata nel 2019 risulterebbero 763 cavalcavia sui quali non sarebbe chiara la competenza, sia in termini di responsabilità che in termini di ispezioni e manutenzione;

   al fine di vigilare e garantire manutenzione e sicurezza alle infrastrutture, con il decreto-legge 28 settembre 2018, n. 109, cosiddetto «decreto Genova», il Governo Conte I aveva altresì istituito la nuova agenzia Ansfisa (Agenzia nazionale per la sicurezza delle ferrovie e delle infrastrutture stradali e autostradali). Occorre, quindi, rendere trasparente l'attività svolta da tale agenzia in merito ai controlli svolti sul ponte di Albiano Magra;

   al momento, per la ricostruzione del ponte, un'opera comunque strategica che permette il collegamento tra la Toscana e la Liguria, è stata proposta la nomina, quale commissario, del presidente della regione Toscana. A ciò si aggiunge che l'Anas, nel 2019, ha ricevuto dal Ministero delle infrastrutture e dei trasporti circa 29,9 miliardi di euro anche grazie al passaggio di alcune strade provinciali all'amministrazione in questione;

   l'articolo 35 del decreto-legge 30 dicembre 2019, n. 162, prevede che l'Anas potrebbe subentrare nelle concessioni autostradali in caso di revoca, decadenza o risoluzione di concessioni di strade o autostrade, ivi incluse quelle sottoposte a pedaggio, nelle more dello svolgimento delle procedure di gara per l'affidamento a nuovo concessionario;

   per il potenziamento delle misure di collegamento sul fiume Magra era stata individuata anche la realizzazione del ponte tra Ceparana e Santo Stefano, già finanziato dal Governo Renzi, di cui si attende ancora l'avvio della procedura di appalto. L'inizio dei lavori costituirebbe un valido rafforzamento delle vie di comunicazione e transito in quell'area territoriale;

   la questione della ripartenza dei cantieri pone sicuramente al centro la necessità di implementare la manutenzione delle strade, dei ponti e dei viadotti del nostro Paese come strumento per riaprire i cantieri, rimettere in moto l'economia e, dal punto di vista delle comunicazioni stradali, procedere a lavori di miglioramento e messa in sicurezza delle rete stradale del nostro Paese –:

   se non si ritenga urgente adottare iniziative per attribuire al commissario straordinario gli stessi poteri previsti per la ricostruzione del Ponte di Genova per l'immediato ripristino del ponte crollato, avvalendosi di risorse Anas;

   se non si ritenga utile adottare iniziative per la nomina di un commissario delegato per fronteggiare l'emergenza e predisporre un piano di interventi da sottoporre al Capo del Dipartimento della Protezione civile;

   se non si ritenga utile prevedere una viabilità alternativa di emergenza finanziata dalla stessa Anas (collegamento Bolano/Podenzana e apertura varchi autostradali sulla Salt A12);

   se non si ritenga utile adottare iniziative per la nomina immediata del commissario per la realizzazione della bretella Ceparana-Santo Stefano, già finanziata e ad oggi non ancora avviata dalla provincia della Spezia;

   se non si ritenga, altresì, urgente avviare, per quanto di competenza, verifiche sullo stato delle ispezioni effettivamente compiute su ponti e viadotti di competenza dell'Anas e far luce su quanto avvenuto sui controlli del ponte di Albiano;

   quali iniziative intenda adottare in ordine alla necessità di programmare un piano a livello nazionale per l'immediato avvio dell'apertura di cantieri per la messa in sicurezza della rete stradale e autostradale del nostro Paese.
(2-00737) «Paita, Ferri, Fregolent, D'Alessandro, Nobili».
(Presentata il 14 aprile 2020)

Interpellanze:


   Il sottoscritto chiede di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro della salute, il Ministro dello sviluppo economico, il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, per sapere – premesso che:

   il quadro di emergenza sanitaria e di lockdown avrà conseguenze economiche e sociali sulla vita di cittadini, famiglie e imprese;

   sarebbe necessario utilizzare questo momento per operare interventi in alcuni settori, come ad esempio la manutenzione della rete autostradale e stradale, effettuando controlli con criteri più approfonditi e attraverso tecnologie più efficaci o facendo interventi per il decoro della città, anche in vista del rilancio di una stagione turistica;

   in tale quadro pesa negativamente l'incertezza circa la prospettiva di breve termine, in vista della «ripartenza», o «fase 2»;

   servono prudenza e gradualità sul piano delle precauzioni sanitarie, ma anche una immediata pianificazione strategica sul piano economico e produttivo;

   sul versante sanitario serve definire gli indicatori standard, come l'andamento della curva epidemica e altri eventuali parametri, da raggiungere per poter avviare la «fase 2»;

   a tal fine, va programmato e realizzato un piano nazionale di screening su vasta scala, in grado di offrire un quadro epidemiologico attendibile sui casi di positività e sul livello di sviluppo di anticorpi in soggetti guariti dal Covid-19;

   per quanto attiene alla riapertura delle attività produttive, va realizzato un piano nazionale che definisca chi, quando e come possa riprendere l'attività lavorativa e produttiva, rispettando determinati standard di sicurezza igienico-sanitari nei luoghi di lavoro e negli spostamenti;

   è, inoltre, necessario immaginare anche un piano per sostenere l'eventuale riconversione di attività produttive di settori merceologici in grave crisi, pianificando interventi e linee guida di rilancio e di investimento su settori, come il turismo e il suo indotto, strategici per la ripartenza;

   è necessario, infine, immaginare un periodo di «sollievo fiscale», con una tassazione zero o minima, per chi riprende le attività, unitamente a iniziative volte al rilancio dei consumi, con liberalizzazioni di orari di vendita e incentivi all'acquisto nei settori guida –:

   quali siano le prospettive del Governo su ciascuno dei punti suindicati.
(2-00738) «Baldelli».


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro dell'interno, il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, il Ministro della salute, per sapere – premesso che:

   con decreto interministeriale del 7 aprile 2020, nessun migrante recuperato in mare al di fuori dell'area Sar potrà più essere accolto dall'Italia, almeno fino al perdurare dello stato di emergenza, la cui scadenza ad oggi è fissata per il 31 luglio 2020;

   nel decreto si legge: «Per l'intero periodo di durata dell'emergenza sanitaria nazionale derivante dalla diffusione del virus Covid-19, i porti italiani non assicurano i necessari requisiti per la classificazione e la definizione di Place of Safety (“luogo sicuro”), in virtù di quanto previsto dalla Convenzione di Amburgo sulla ricerca e il salvataggio marittimo»;

   la disposizione, valida per tutti i «casi di soccorso da parte di unità navali battenti bandiera straniera al di fuori dell'area Sar italiana», si sta rivelando un boomerang, perché «fatta la legge, trovato l'inganno» e, complice l'arrivo della bella stagione e le condizioni del mare favorevoli, nelle ultime settimane si sta registrando un incremento di barchini e gommoni, solo apparentemente «autonomi», approdati, indisturbati, sulle coste siciliane, da Lampedusa a Porto Empedocle, Pozzallo e Portopalo di Capo Passero;

   un barcone con 73 migranti è sbarcato a Porto Empedocle, dopo l'approdo di qualche giorno fa a Lampedusa, portando a più di 100 i migranti arrivati in Italia nelle ultime ore, con grande preoccupazione tra autorità locali e cittadini, mentre un altro gommone con 77 persone approdava nel porto siracusano di Portopalo di Capo Passero;

   nella domenica di Pasqua 101 migranti sono sbarcati a Pozzallo a bordo di un gommone e sono stati trasferiti per la quarantena nell'ex centro di sperimentazione agricola della regione siciliana «San Pietro», struttura tra Comiso e Ragusa, considerato che l’hot spot di Pozzallo è attualmente blindato dopo che un quindicenne egiziano è stato trovato positivo;

   solo qualche giorno fa, sempre a Pozzallo, nel silenzio generale, erano sbarcati circa 80 migranti e l'Alan Kurdi, la nave della ong battente bandiera tedesca, era pronta ad accompagnarne altri 156 che, secondo quanto si è appreso, verranno trasferiti per la quarantena su una nave individuata con il supporto della guardia costiera;

   nel frattempo, la regione siciliana, così come annunciato dal presidente Musumeci, ha reperito la motonave Azzurra della compagnia Gnv, dotata di protocollo sanitario per l'assistenza a bordo fino a 488 casi di Covid-19 positivi, per l'attivazione della quale, però, si attende la sottoscrizione del relativo contratto da parte del Governo;

   a fronte di un'annunciata chiusura dei porti, quindi, la realtà è un'altra: il peso organizzativo per collocare centinaia di persone sbarcate e altre pronte a sbarcare sulle coste italiane è a carico delle strutture siciliane. In piena emergenza, la Sicilia corre il rischio di una diffusione del Covid-19 — che ad oggi non c'è stata — a causa degli arrivi dalle coste africane dove non si effettua profilassi né controllo alcuno;

   inoltre, la prefettura di Trapani ha pubblicato un bando per l'individuazione di alberghi da adibire a sorveglianza sanitaria per migranti «per ottemperare a sollecite richieste del Ministero dell'interno (da ultimo la circolare del 10 aprile 2020) al fine di ospitare migranti che approdano sulle coste della Sicilia», riconoscendo un costo pro/capite di 28 euro al giorno, ad avviso degli interpellanti dimostrando che il Governo, da un lato, dispone la chiusura porti e, dall'altro, si adopera per accogliere migranti;

   da ultimo, per i soggetti arrivati sulle coste italiane non è prevista attività di piantonamento e/o di controllo in regime di restrizione, non essendo gli stessi in condizioni di privazione della libertà, aumentando quindi il rischio concreto che si allontanino dai luoghi individuati per la quarantena, rendendosi irreperibili;

   anche un singolo sbarco rischia di mettere in difficoltà, sotto il profilo logistico e della sicurezza, forze dell'ordine e soccorritori;

   mentre si chiedono grandi sacrifici ai cittadini per evitare il diffondersi del virus, non si può assistere a continui sbarchi con soluzioni improvvisate per accogliere i migranti utilizzando luoghi non idonei –:

   quali urgenti iniziative di competenza il Governo intenda adottare per negare l'approdo sulle coste italiane ai migranti, sbarrando la strada alle navi delle ong, ma anche a gommoni o piccole imbarcazioni, che rischiano di riversare decine di migranti in Italia, con tutti i problemi connessi alla logistica dell'accoglienza, non prestando, altresì, il fianco al cambio di strategia messo in atto dai trafficanti di esseri umani;

   come il Governo intenda gestire la vicenda dell’«Alan Kurdi», per quale motivo l'Italia debba farsi carico dell'accoglienza e della gestione sanitaria dei migranti a bordo della nave battente bandiera tedesca, e precisamente cosa sia stato disposto con la citata circolare del 10 aprile 2020 cui fa riferimento la prefettura di Trapani;

   quali urgenti iniziative il Governo intenda adottare per garantire il controllo effettivo ad opera di forze armate e forze dell'ordine dei soggetti provenienti dal continente africano sottoposti a quarantena, affinché rispettino le restrizioni imposte dalle autorità italiane.
(2-00741) «Varchi, Ferro, Galantino, Lucaselli, Rotelli, Maschio, Donzelli, Luca De Carlo, Ciaburro».


   Il sottoscritto chiede di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, per sapere – premesso che:

   il 10 aprile 2020 è andata in onda su Rai uno, poco prima dell'edizione delle 20:00 del Tg1, la conferenza stampa del Presidente del Consiglio dei ministri, Giuseppe Conte, con cui ha annunciato la proroga, fino al 3 maggio, delle misure restrittive sin qui adottate per il contenimento dell'emergenza epidemiologica da Covid-19;

   se, nella prima parte della conferenza stampa, il Presidente del Consiglio ha annunciato il contenuto del decreto dello stesso Presidente del Consiglio dei ministri sulle misure di contenimento attuate per l'epidemia in corso, nella seconda parte si è concentrato sui temi europei, dopo raccordo tra i Ministri delle finanze dell'Eurogruppo sugli strumenti da mettere in campo, tra cui il Mes;

   il Presidente del Consiglio, con toni molto accesi e indice rivolto verso la telecamera, ha poi affermato: «Il Mes esiste dal 2012, non è stato istituito ieri o attivato la scorsa notte come falsamente e irresponsabilmente è stato dichiarato da Matteo Salvini e Giorgia Meloni. Questo governo non lavora col favore delle tenebre: guarda in faccia gli italiani e parla con chiarezza»;

   il Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, ha poi aggiunto: «nel 2012 c'era un Governo di centrodestra, se non ricordo male la Meloni era Ministra. Se il Mes è una trappola, non è stata fatta da questo Governo, è stato ratificato da un Parlamento dove io non c'ero e non c'erano altre forze politiche (...): bisogna assumersi le proprie responsabilità»;

   quanto appena riportato non corrisponde al vero, considerato che, nel 2012, era in carica il Governo presieduto dal professor Mario Monti dopo le dimissioni del Governo Berlusconi IV del 12 novembre 2011;

   a seguito dell'attacco frontale del Presidente del Consiglio dei ministri, direttamente sulla principale rete del servizio pubblico in orario di massimo ascolto, la Rai ha concesso autonomamente il diritto di replica ai due leader delle opposizioni nella giornata di sabato 12 aprile 2020 direttamente sui notiziari;

   a ciò si aggiunga che il 13 aprile 2020 è stata diramata una nota dall'ufficio stampa della Presidenza del Consiglio in cui è stato specificato che «Palazzo Chigi non ha mai chiesto che la conferenza stampa venisse trasmessa a reti unificate; e infatti è stata trasmessa solo da alcuni canali tv e solo per una parte e non interamente»;

   l'ufficio stampa di Palazzo Chigi ha aggiunto che per la dichiarazione del 10 aprile non ci sarebbe stata alcuna «richiesta, da parte del capo del Governo, di trasmettere un discorso alla nazione a reti unificate» specificando che «la decisione di trasmettere o meno le conferenze stampa del Presidente del Consiglio», infatti, spetta «sempre e solo ai responsabili delle singole testate giornalistiche»;

   in questo modo, ad avviso dell'interpellante, non è chiaro il ruolo che assume la Rai nella trasmissione della conferenza stampa del Presidente del Consiglio dei ministri nonché il rapporto che intercorre tra l'ufficio stampa di Palazzo Chigi e l'azienda pubblica;

   nella nota stampa citata il Presidente del Consiglio dei ministri viene citato in terza persona come se l'ufficio stampa di Palazzo Chigi potesse divulgare proprie comunicazioni;

   nella nota viene precisato che il Presidente del Consiglio «nell'occasione ha smentito vere e proprie fake news che rischiavano di alimentare divisioni nel Paese e di danneggiarlo compromettendo il senso di comunità fondamentale soprattutto in questa fase di emergenza»;

   a tal proposito, l'ufficio stampa fa notare che «Conte non avrebbe potuto evitare di affrontare il tema del MES e chiarire le relative fake news veicolate dall'opposizione, visto che questo tema è poi stato oggetto delle domande poste dai giornalisti»;

   ad avviso dell'interpellante, il Presidente Conte ha affrontato la tematica relativa al Mes, subito dopo aver annunciato la proroga delle misure restrittive, citando peraltro i due leader delle opposizioni, in modo del tutto autonomo e non su sollecitazione di alcuna domanda da parte dei giornalisti;

   ad avviso dell'interpellante, l'ufficio stampa della Presidenza del Consiglio dovrebbe occuparsi della redazione, diffusione e archiviazione di note e comunicati – come previsto dall'articolo 2, comma 2, del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 5 settembre 2019 – mentre nel caso appena riportato si è assistito alla istituzione di un organismo con una propria personalità politica –:

   se non intenda chiarire quali siano i rapporti che intercorrono tra l'ufficio stampa della Presidenza del Consiglio dei ministri e la Rai nella trasmissione delle conferenze stampa e delle dichiarazioni del Presidente del Consiglio rese note durante l'emergenza epidemiologica da Covid-19;

   se ravvisi che l'ufficio stampa della Presidenza del Consiglio dei ministri, redigendo e divulgando la nota del 13 aprile 2020, abbia operato in palese violazione delle funzioni ad esso attribuitegli dal decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 5 settembre 2019.
(2-00743) «Mulè».

Interrogazione a risposta orale:


   MURA. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   dal 2014 risultano ancora fermi gli stabilimenti di Portovesme (ex Alcoa) in cui si realizzava la produzione, unica in Italia, di alluminio primario;

   i lavoratori attendono la conclusione della vertenza e oramai sono costretti a sopravvivere con una indennità di molto inferiore al reddito di cittadinanza;

   tutti i soggetti, Sider Alloys, Enel, Invitalia, impegnati per la ripartenza dello stabilimento di Portovesme, si dichiarano pronti a fare la loro parte per concludere il procedimento anche grazie al lavoro meritorio condotto dai rappresentanti dei lavoratori, dalla regione Sardegna, dai rappresentanti istituzionali del territorio e dal Ministero dello sviluppo economico che, negli ultimi mesi, ha promosso e favorito le interlocuzioni fra le parti e, di fatto, costruito le condizioni per la conclusione positiva dell'accordo;

   Enel si è dichiarata disponibile a riconoscere a Sider Alloys un contratto di fornitura dell'energia a un prezzo pari a circa la metà delle quotazioni di mercato (il prezzo dell'energia in questo momento risulta particolarmente favorevole) e a ridimensionare considerevolmente l'entità della garanzia fideiussoria a carico dell'azienda;

   Invitalia e Sace si faranno carico di parte della fideiussione richiesta alla Sider Alloys a garanzia di possibili inadempienze –:

   quali siano, considerato quanto riportato in premessa, gli ulteriori ostacoli alla chiusura dell'accordo fra le parti, affinché, a Portovesme, possa ripartire la produzione di alluminio;

   se il Governo non ritenga di adottare iniziative per un'accelerazione dei tempi di definizione dell'accordo, anche in considerazione della pesante crisi sanitaria che, a seguito della pandemia da coronavirus, rischia di accentuare ulteriormente quella sociale ed economica che da anni interessa il Sulcis-Iglesiente.
(3-01457)

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   CENNI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   il gruppo Tosi invest è proprietario delle seguenti testate giornalistiche: Libero, il Tempo, Corriere dell'Umbria (denominato «gruppo Corriere», raccoglie anche le edizioni di Viterbo, Arezzo, Rieti e Siena);

   le testate del gruppo Corriere rappresentano da anni un punto di riferimento per l'informazione locale;

   si apprende dai media che nei giorni scorsi il gruppo Corriere ha comunicato al comitato di redazione di voler sospendere, dal 6 aprile 2020 fino a data da destinarsi, le pubblicazioni del Corriere di Siena, prospettando ai giornalisti di utilizzare le ferie pregresse ed, esaurite queste, permessi non retribuiti. È stata inoltre prospettata la riduzione della foliazione per le altre edizioni del gruppo;

   con questa decisione termina, quindi, la pubblicazione di un quotidiano locale nato nel 1986 e punto di riferimento per un territorio di 250 mila abitanti;

   i giornalisti assunti con contratto a tempo indeterminato che lavorano nella redazione di Siena sono attualmente cinque. A questi si aggiungono una ventina di collaboratori, di cui alcuni a partita iva e altri a collaborazione continuativa, e un fotografo a partita iva;

   ad oggi non sono stare comunicate le ragioni di tali decisioni che appaiono, anzi in contraddizione rispetto a quanto comunicato recentemente dall'azienda stessa e in relazione all'attuale emergenza sanitaria, alla durata delle sospensioni e delle limitazioni dei giornali e alle ripercussioni che tali misure avranno sugli attuali livelli occupazionali;

   nelle scorse settimane il gruppo Corriere aveva infatti reso noto che a gennaio 2020 «il sito Corr.it è stato il 35esimo più visitato in Italia con sei milioni di utenti. Parliamo di numeri incredibili — riportava una nota della stessa azienda — per un giornale di provincia, l'unico fra l'altro presente in classifica»;

   è altrettanto significativo rimarcare come in questo particolare momento di emergenza sanitaria, il regolare e costante svolgimento del servizio di informazione, anche locale, sia tra quelli considerati essenziali. Al pari di altri servizi essenziali, le emittenti radiofoniche e televisive stanno svolgendo un importante compito e un notevole sforzo, al fine di garantire la continuità e la tempestività del servizio, specie con riferimento alle imprese di livello locale;

   le associazioni regionali di stampa toscana, romana e umbra hanno commentato la decisione del gruppo Corriere come «una grave forma di attacco non solo ai posti di lavoro, ma anche al sistema dell'informazione nel suo complesso, in questo momento di particolare emergenza dovuto alla pandemia Coronavirus» e hanno richiesto «l'apertura di un tavolo nazionale (considerato che il Gruppo Corriere è articolato su più regioni) per mettere al riparo le redazioni da provvedimenti che, se non applicati, potrebbero avere conseguenze devastanti per il giornale e per chi ci lavora»;

   il consiglio dell'Ordine della Toscana ha espresso «il proprio disappunto per la decisione della proprietà del gruppo Corriere (...). Una decisione che mette in difficoltà i colleghi della redazione senese, gli unici a subire la crisi del gruppo editoriale. I colleghi senesi in queste settimane, pur tra le mille difficoltà che ogni lavoratore ha dovuto accettare, hanno sempre garantito l'uscita del giornale proprio per rispondere a quel dovere di informazione che è la base deontologica e valoriale di ogni giornalista. Chiudere la testata proprio in questo momento significa non riconoscere né rispettare il sacrificio dei colleghi»;

   il Governo ha da tempo rimarcato l'importanza dell'informazione locale. Il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega all'editoria, Andrea Martella, ha recentemente dichiarato: «l'informazione locale è un presidio per la nostra democrazia, un bene che deve essere difeso. Il Governo si impegnerà per farlo rilanciando il settore dell'editoria e del giornalismo a partire proprio dalla dimensione locale che è fondamentale per dare un servizio ai cittadini» –:

   se il Governo disponga di ulteriori informazioni circa le misure decise dal gruppo Corriere citate in premessa, quali iniziative urgenti intenda assumere al fine di salvaguardare i livelli occupazionali delle testate coinvolte e, in particolare, del Corriere di Siena, oltre alla continuità editoriale del giornale, che rappresenta, soprattutto oggi alla luce dell'emergenza sanitaria in atto, un servizio essenziale per la comunità territoriale, e se ritenga di accogliere la richiesta di insediare un tavolo di confronto nazionale in sede ministeriale.
(5-03826)


   FOTI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   l'Emilia-Romagna sarà hub nazionale per la terapia intensiva: promosso dalla regione in collaborazione con il Ministero della salute, con un investimento di oltre 26 milioni di euro, verrà realizzato infatti sul territorio regionale il Covid Intensive Care: una rete di terapie intensive, con 146 posti letto utilizzabile oggi per l'emergenza coronavirus e, in futuro, per affrontare eventuali, diverse necessità sanitarie che richiedano il ricorso alla terapia intensiva e sub-intensiva. A disposizione dell'Emilia-Romagna, ma non solo;

   risultano individuate 6 realtà provinciali, in cui verranno effettuati lavori di ristrutturazione – o completamento – di reparti ospedalieri o la realizzazione di strutture ad hoc, per disporre di ambienti che dovranno avere i requisiti richiesti dalle norme di accreditamento nazionale e quelli che – terminata l'emergenza Covid – si renderanno necessari, a partire dalle ampie aree per vestizioni, svestizioni e sanificazione;

   l'iniziativa di cui sopra interesserà: l'ospedale Maggiore di Parma, il policlinico Sant'Orsola e l'ospedale Maggiore di Bologna, il Policlinico e l'ospedale Civile di Baggiovara a Modena e l'ospedale Infermi a Rimini;

   nonostante gli oltre 700 deceduti ad oggi «certificati» per Covid-19 (il 28 per cento dei decessi in Emilia-Romagna, il 3,5 per cento di quelli a livello nazionale), la provincia di Piacenza viene ingiustamente e dolosamente discriminata, risultando tagliata fuori dal Covid Intensive Care;

   nei fatti, con decisione di carattere politico, ad avviso dell'interrogante, censurabile sotto più profili, regione e Ministero della salute hanno voluto politicamente «punire» le due provincie (Piacenza e Ferrara) che, nelle recenti elezioni regionali, hanno più sonoramente bocciato, in ragione del libero voto espresso dai cittadini, l'operato del presidente Bonaccini e della sua giunta. Se si pensa all’hub di terapia intensiva a livello «nazionale», con quello che è successo e sta ancora succedendo, costruire un presidio forte a Piacenza, alle porte della Lombardia, avrebbe – infatti – avuto un senso, eccome –:

   se il Governo, prescindendo dalla possibilità che la regione concorra alla realizzazione a Piacenza tra 8 o 10 anni – a meno dell'adozione di norme che deroghino alle ordinarie procedure – di una nuova struttura ospedaliera, intenda assumere – e quali – immediate iniziative, per quanto di competenza, per coinvolgere detta provincia nel progetto che qui interessa e, in ogni caso, per mostrare ad essa, in ambito sanitario (a partire dall'auspicabile riattivazione dell'ex ospedale militare) quella vicinanza dello Stato che ad oggi, secondo l'interrogante, è mancata in questo e in altri settori.
(5-03829)

Interrogazioni a risposta scritta:


   BRAMBILLA. — Al Presidente del Consiglio dei ministri. — Per sapere – premesso che:

   per finanziare i buoni spesa e fronteggiare l'emergenza alimentare, il Presidente del Consiglio dei ministri ha firmato un decreto (28 marzo 2020) che anticipa ai comuni 4,3 miliardi di euro del fondo di solidarietà;

   l'ordinanza del capo del dipartimento della protezione civile n. 658 del 29 marzo 2020 aggiunge, allo stesso scopo, 400 milioni di euro spendibili immediatamente;

   l'articolo 2, comma 4, della citata ordinanza autorizza ciascun comune all'acquisizione: «a) di buoni spesa utilizzabili per l'acquisto di generi alimentari presso gli esercizi commerciali contenuti nell'elenco pubblicato da ciascun comune sul proprio sito istituzionale; b) di generi alimentari o prodotti di prima necessità»;

   secondo la Lega antivivisezione, che ha svolto in proposito un'indagine a campione, alcune amministrazioni comunali «vietano esplicitamente e tassativamente l'acquisto di materiali e alimenti per animali» con i buoni spesa, «pena la restituzione di quanto erogato». Sono segnalati i casi di Carmagnola (Torino), Montevarchi (Arezzo) Velletri (Roma), Zafferana Etnea (Catania);

   tale interpretazione appare all'interrogante in palese contrasto con l'indicazione dei decreti del Presidente del Consiglio dei ministri 11 marzo 2020 e 22 marzo 2020 che autorizzano il commercio e la produzione di alimenti per animali considerandoli evidentemente «essenziali» –:

   se non si ritenga opportuno chiarire definitivamente che gli alimenti per animali non possono essere esclusi dalla lista dei prodotti acquistabili con i buoni spesa.
(4-05190)


   CAPPELLACCI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   la rotta Algeria-Sardegna rappresenta da anni una delle vie di accesso dell'immigrazione clandestina;

   tra il 2015 e il 2018 gli arrivi sono duplicati, destando un particolare allarme sociale in un'isola popolata da soli 1.600.000 abitanti e, in particolare, nelle aree geografiche che più di altre hanno patito gli effetti della crisi economica;

   il Governo ha più volte annunciato la volontà di stipulare un accordo con l'Algeria al fine di proteggere le frontiere ed effettuare il blocco delle partenze e il rafforzamento della cooperazione sui rimpatri, ma, ad avviso dell'interrogante, non ha ancora tradotto in atti concreti questi impegni;

   la Sardegna è tuttora una delle regioni d'Italia in cui gli sbarchi di migranti clandestini arrivano tutto l'anno;

   anche durante lo stato di emergenza nazionale, determinato dalla pandemia del Covid-19, gli arrivi sulle coste dell'isola proseguono senza sosta;

   la presenza tra i migranti di soggetti positivi al Covid-19 rischia di determinare una nuova impennata dei contagi e di vanificare lo sforzo immane sostenuto dalle famiglie, dalle imprese e da tutta la collettività durante il «lockdown» deciso dal Governo;

   è intollerabile che, mentre gli italiani accettano una sospensione della propria libertà di circolazione con la chiusura degli scali portuali e aeroportuali, i trafficanti di esseri umani continuino imperterriti a trasportare migliaia di persone sul suolo nazionale –:

   se il Governo intenda adottare opportune iniziative volte a bloccare le partenze di migranti clandestini e proteggere le frontiere dello Stato italiano;

   se il Governo intenda porre in essere iniziative volte ad azzerare il rischio che arrivino illegalmente in Italia soggetti positivi al Covid-19 e scongiurare il rischio di un nuovo incremento dei contagi;

   se il Governo non ritenga indispensabile porre in essere tutte le iniziative di competenza per rendere effettivi i rimpatri degli stranieri sbarcati sulla rotta in questione che non sono titolari del diritto d'asilo;

   se il Governo non ritenga urgente, alla luce di quanto esposto in premessa, adottare iniziative per rinforzare le risorse umane e materiali delle forze dell'ordine affinché siano adeguate a sostenere il carico di lavoro aggiuntivo generato dal fenomeno degli sbarchi clandestini in Sardegna.
(4-05191)


   CARETTA e CIABURRO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della salute, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   con il decreto-legge 17 marzo 2020, n. 18, cosiddetto «Cura Italia», il Governo ha predisposto una prima serie di misure a sostegno di vari settori dell'economia italiana nonché a supporto del servizio sanitario nazionale;

   tra le misure ivi previste figurano, in particolare, congedo e indennità per i lavoratori dipendenti del settore pubblico nonché indennizzi per l'acquisto di servizi di baby-sitting per dipendenti del settore sanitario pubblico e privato accreditato, misura dalla quale sono tuttavia esclusi gli specialisti ambulatoriali;

   infatti, il decreto-legge n. 18 del 2020 riconosce nel complesso una serie di misure a sostegno sia di professionisti sanitari dipendenti pubblici e accreditati sia dei liberi professionisti, ma non per gli specialisti ambulatoriali, i quali riscontrano numerose difficoltà soprattutto per l'assenza di riconoscimento del congedo parentale;

   con specialisti ambulatoriali si fa riferimento a medici convenzionati (e a biologi, chimici o psicologi) con le aziende sanitarie che, seppur operanti nelle Asl anche con numeri superiori al personale dipendente equivalente, non sono né dipendenti pubblici né puramente professionisti, trovandosi quindi in un'area grigia tra le due categorie –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e quali iniziative intenda assumere per garantire agli specialisti ambulatoriali l'erogazione delle misure di sostegno previste per i professionisti sanitari dipendenti pubblici, con particolare riguardo al congedo parentale.
(4-05192)


   BELLUCCI, MELONI, LOLLOBRIGIDA, RAMPELLI, ACQUAROLI, BALDINI, BIGNAMI, BUCALO, BUTTI, CAIATA, CARETTA, CIABURRO, CIRIELLI, LUCA DE CARLO, DEIDDA, DELMASTRO DELLE VEDOVE, DONZELLI, FERRO, FOTI, FRASSINETTI, GALANTINO, GEMMATO, LUCASELLI, MANTOVANI, MASCHIO, MOLLICONE, MONTARULI, OSNATO, PRISCO, RIZZETTO, ROTELLI, SILVESTRONI, TRANCASSINI, VARCHI e ZUCCONI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro per le pari opportunità e la famiglia. — Per sapere – premesso che:

   troppo poco è stato detto su chi vive una condizione di grave disabilità, il cui vivere quotidiano somiglia per molti aspetti al #iorestoacasa di questa emergenza epidemiologica;

   norme così restrittive, con cui si è imparato a convivere solo da un mese, sono la quotidianità di moltissime famiglie, che assistono figli, coniugi o genitori disabili;

   sono i cosiddetti caregiver familiari, coloro che si prendono cura, al di fuori di un contesto professionale e a titolo gratuito, di una persona cara bisognosa di assistenza a lungo termine in quanto affetta da una malattia cronica, da disabilità o da qualsiasi altra condizione di non autosufficienza;

   pur non esistendo un dato ufficiale, secondo un'indagine di Istat del 2015 sarebbero addirittura 7,3 milioni i caregiver familiari in Italia, prevalentemente donne (74 per cento), di cui il 31 per cento di età inferiore a 45 anni, il 38 per cento di età compresa tra 46 e 60, il 18 per cento tra 61 e 70 e ben il 13 per cento oltre i 70;

   lavoratrici e lavoratori a tutti gli effetti, a cui, però, non vengono riconosciuti diritti e che ogni giorno affrontano difficoltà che potrebbero essere superate se solo ci fosse una rete e un riconoscimento dell'importanza sociale della loro attività: vivono con 800 euro di invalidità e accompagno, e, in assenza di una legge di riferimento, si troveranno senza pensione e senza ammortizzatori sociali;

   la maggior parte di loro ha perso o lasciato il lavoro, perché il carico assistenziale spesso impone l'affiancamento costante, con conseguente impoverimento del nucleo familiare;

   ad aggravare tale quadro, si sono aggiunte le misure di contenimento del contagio adottate dal Governo che hanno, di fatto, garantito la terapia intensiva ma raramente quella domiciliare, che per una persona non autosufficiente significa sopravvivenza: hanno chiuso i centri diurni e la continuità dell'assistenza domiciliare è stata affidata alle scelte discrezionali delle singole amministrazioni;

   sono centinaia le storie di famiglie lasciate sole a prendersi cura dei propri cari perché i centri diurni per disabili sono chiusi e quelli riabilitativi, in convenzione con la regione, stanno comunicando lo «stop» delle attività, così come anche l'assistenza indiretta, pagata dalle famiglie e rimborsata dall'ente locale, in questo momento non starebbe funzionando, come denunciano i genitori: «Si mettono in malattia o in ferie, ti dicono che non vengono, non si sentono protetti, nessuno gli dà i presidi di protezione e anche firmare una liberatoria non li garantisce, non li fa sentire più tranquilli. Perché poi non hanno lasciato i centri aperti mettendoli in condizioni di operare in sicurezza? Riducendo il numero di ragazzi magari, e con i presidi di protezione necessari. La responsabilità è in capo alle famiglie. Nei centri riabilitativi convenzionati se restano aperti ti dicono che la decisione spetta alle famiglie»;

   anche il decreto-legge «Cura Italia» ha previsto timide misure solo per i lavoratori che hanno un familiare disabile, estendendo i permessi della legge n. 104 del 1992 e i congedi parentali, mentre nulla è stato previsto per le persone che accudiscono quotidianamente un familiare né è stata accolta la richiesta di Fratelli d'Italia di riconoscere 600 euro per le persone disabili;

   le famiglie non possono essere abbandonate a se stesse; è necessario dar loro, soprattutto in emergenza, un maggior supporto qualificato, e invece le persone con disabilità e le loro famiglie sono state dimenticate e discriminate proprio dalle istituzioni, private di servizi essenziali, al pari dell'approvvigionamento alimentare e della stessa salute –:

   quali urgenti iniziative di competenza intenda adottare il Governo per attivare interventi essenziali e non differibili in favore delle persone con disabilità e delle loro famiglie, garantendo, in particolare, il necessario supporto economico e socio-sanitario ai caregiver familiari.
(4-05193)


   DEIDDA, GALANTINO, BIGNAMI, LUCA DE CARLO, VARCHI e PRISCO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   con i decreti del Presidente del Consiglio dei ministri dell'8 e 9 marzo 2020, è stata prevista l'estensione, all'intero territorio nazionale, del divieto di spostamento dei cittadini dal proprio domicilio, salvo che per comprovate esigenze lavorative o situazioni di necessità, ovvero per motivi di salute;

   con successivo decreto del Presidente del Consiglio dei ministri dell'11 marzo 2020 è stata disposta, altresì, la chiusura di tutte le attività commerciali, fatte salve quelle espressamente individuate nell'elenco allegato al medesimo decreto, vale a dire quelle per la vendita di beni primari e lo svolgimento di servizi essenziali;

   l'articolo 1, comma 1, lettera b), del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 22 marzo 2020 ha altresì fatto divieto, a tutte le persone fisiche, di trasferirsi o spostarsi, con mezzi di trasporto pubblici o privati, in un comune diverso rispetto a quello in cui attualmente si trovano, salvo che per comprovate esigenze lavorative, di assoluta urgenza ovvero per motivi di salute: esigenze, tra le quali, sembra non essere ricompreso l'acquisto di beni primari, ove reperibili, nel relativo territorio comunale;

   con il decreto-legge 17 marzo 2020, n. 18, il Governo, al fine di limitare gli effetti negativi sull'economia determinati dalle limitazioni suindicate ha adottato diverse misure di carattere economico, senza, però, prevedere, alcun controllo sull'andamento dei prezzi di vendita al dettaglio dei citati beni primari;

   i citati provvedimenti – in particolare in un ambito territoriale come quello regionale sardo, caratterizzato da piccole, diffuse e spesso distanti realtà comunali – costringono la cittadinanza ad acquistare i beni primari in questione esclusivamente nelle attività, spesso esclusive, presenti nel territorio comunale;

   tale limitazione – non consentendo, in alcun modo, lo spostamento verso realtà comunali più grandi, ove risultano presenti punti vendita della media e grande distribuzione – da quel che risulta, ha determinato l'impennata dei prezzi dei citati beni primari praticati dalle citate, esclusive rivendite al dettaglio;

   l'aumento dei prezzi in questione determina un ulteriore aggravamento della più ampia crisi economica in atto nel Paese e, le famiglie, già costrette a far fronte alle esigenze della vita quotidiana con risorse economiche limitate, si vedono costrette a dover acquistare i beni primari a prezzi notevolmente superiori a quelli ordinariamente praticati;

   con l'articolo 2, commi 198-203, della legge 24 dicembre 2007, n. 244 (legge finanziaria 2008), è stato istituito il «Garante per la sorveglianza dei prezzi» al quale è affidato il compito di controllare, verificare e arginare i fenomeni speculativi, se del caso: a) proponendo al Governo azioni mirate o strutturate di riforma dei mercati qualora si riscontrino anomalie o malfunzionamenti; b) segnalando i mercati dove devono essere ampliate o fatte riforme volte ad aumentare l'efficienza e le possibilità di libera concorrenza;

   appare necessaria – pure con l'intervento del citato Garante – l'adozione di misure idonee al contrasto dei richiamati fenomeni speculativi, se del caso, con la revisione delle citate limitazioni, al fine di garantire o il contenimento dei prezzi dei beni primari o, ad almeno un componente del nucleo familiare, anche limitatamente a un solo giorno alla settimana, lo spostamento in altro comune limitrofo per l'acquisto dei citati beni primari, presso punti vendita della media e grande distribuzione –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti sopra esposti e quali iniziative di competenza intenda assumere al fine di contrastare i citati fenomeni speculativi, avuto riguardo, in particolare, ai beni di prima necessità.
(4-05197)


   DELMASTRO DELLE VEDOVE, GALANTINO, PRISCO, BUTTI, DONZELLI, ROTELLI, VARCHI, OSNATO, BIGNAMI, FERRO, LUCASELLI, CIABURRO e CARETTA. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   nel Memorandum Of Understanding — a sommesso giudizio degli interroganti improvvidamente sottoscritto con la Cina in data 23 marzo 2019 — è espressamente previsto al paragrafo 2, punto 5, cosiddetto «connettività people to people» che le parti «promuoveranno forme di collaborazione, tra le rispettive Amministrazioni, sui temi dell'istruzione, della cultura, della scienza, dell'innovazione, della salute, del turismo e della previdenza pubblica»;

   viene quindi espressamente richiamata, fra le forme di collaborazione intense, la salute;

   a seguito dello scoppio della pandemia coronavirus il regime cinese ha più volte «silenziato» medici che già nel dicembre 2019 tentavano di avvisare la comunità internazionale della letalità, della diffusività del virus e soprattutto della trasmissibilità da uomo a uomo;

   in data 7 gennaio 2020 il leader del regime comunista cinese Xi Jinping, secondo quanto riportato da diverse fonti stampa, fra cui il Corriere della Sera del 16 febbraio 2020, era già a conoscenza della particolare modalità di diffusione del virus;

   solo in data 20 gennaio 2020 le autorità cinesi comunicavano alle comunità scientifica internazionale la trasmissione da uomo a uomo del coronavirus –:

   se le autorità cinesi abbiano comunicato tempestivamente alle autorità sanitarie italiane i dati della diffusione del coronavirus, in quali modalità e con quali informative;

   se, per l'ipotesi che non vi sia stata comunicazione tempestiva da parte cinese in ordine alle modalità di contagio del virus, si ritenga che la Cina abbia gravemente violato il Memorandum of Understanding e, in tale ultimo caso, se si ritenga la violazione di tale gravità da integrare una giusta causa per recedere dal Memorandum of Understanding.
(4-05200)


   CARETTA, LUCA DE CARLO e CIABURRO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della salute, al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

   a seguito dell'emergenza epidemiologica da Covid-19, il Governo ha varato, con il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 22 marzo 2020, misure straordinarie di contenimento, ponendo in essere anche la sospensione di numerose attività produttive su tutto il territorio nazionale;

   tra i settori più colpiti figura quello della pesca, il quale è stato messo in grande difficoltà dalle contingenze di ordine economico e sociale dovute all'emergenza da Covid-19;

   la riapertura di tutti quei settori che sono in grado di garantire l'applicazione delle basilari norme igienico-sanitarie permetterebbe agli stessi di ammortizzare, in un certo qual modo, il danno economico subito in questa fase di crisi acuta;

   l'attività di pesca in apnea, per sua natura, garantisce la sicurezza del pescatore e delle altre persone, in quanto gli equipaggiamenti essenziali per la suddetta attività comprendono una tuta in neoprene di spessore da 5 mm, guanti, calzari e maschera, senza contare che l'intera attività è svolta nella più assoluta solitudine –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e se ritenga opportuno adottare iniziative per permettere la ripresa delle attività di pesca in apnea il prima possibile.
(4-05201)


   GALANTINO, ROTELLI, LUCASELLI, CIABURRO e CARETTA. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   la Filcams Cgil Bat ha denunciato la situazione precaria, dal punto di vista della tutela della salute, cui sono sottoposti i dipendenti dell'appalto pulizie Universo Don Uva Bisceglie;

   in particolare, pare che i rappresentanti aziendali abbiano distribuito, a ogni lavoratore, solo due mascherine in tessuto Tnt da utilizzare per tutto il periodo di emergenza per il Covid-19, alla cui sanificazione e lavaggio dovrebbero provvedere gli stessi utilizzatori;

   le mascherine in Tnt sono sprovviste di una scheda tecnica che riporti i metodi corretti per il lavaggio e la sterilizzazione e che definisca i tempi di utilizzo in assoluta sicurezza, senza compromettere le capacità di contenimento e di filtraggio;

   si rammenta che la normativa vigente stabilisce regole, procedure e misure preventive da adottare al fine di rendere più sicuri i luoghi di lavoro e ridurre al minimo l'esposizione a rischi connessi all'esercizio del lavoro, per scongiurare infortuni, incidenti e malattie — anche — professionali. Pertanto, la sicurezza sul lavoro è a carico del datore di lavoro, dipendenti o collaboratori che devono comunque adottare un comportamento idoneo alla struttura in cui si trovano o alla mansione espletata;

   si consideri che, nel contesto descritto, la situazione è di per sé critica con 46 casi dichiarati positivi al Covid-19, di cui 36 fra i pazienti e 9 fra gli operatori sanitari. Situazione che potrebbe degenerare e trasformare Bisceglie in un focolaio epidemico –:

   quali urgenti iniziative si intendano adottare, per quanto di competenza, a tutela della salute del personale dell’«appalto pulizie Universo Don Uva Bisceglie», onde evitare che il comune di Bisceglie possa trasformarsi in un focolaio epidemico, e se sia intenzione del Governo assumere iniziative per garantire l'approvvigionamento dei dispositivi di protezione individuale nell'interesse, in primis, di tutti i lavoratori.
(4-05206)


   MASCHIO, OSNATO, VARCHI, DEIDDA, BIGNAMI, LUCA DE CARLO, LUCASELLI, FERRO, GALANTINO e CIABURRO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   con decreto 9 maggio 2018, n. 58, il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca ha adottato il regolamento recante gli esami di Stato di abilitazione all'esercizio della professione di medico-chirurgo;

   in particolare, il corso di laurea magistrale prevede 360 Cfu complessivi, articolati su sei anni di corso, di cui almeno 60 da acquisire in attività formative volte alla maturazione di specifiche capacità professionali da svolgersi in modo integrato con le altre attività del corso presso strutture assistenziali universitarie;

   il tirocinio può avvenire presso aziende ospedaliere universitarie, nelle aziende sanitarie, negli istituti di ricovero e cura a carattere scientifico, ovvero presso altra struttura del sistema sanitario nazionale;

   come noto, il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 8 marzo 2020 ha previsto che fino al 3 aprile 2020 le lezioni di tutti i corsi di laurea, laurea magistrale e a ciclo unico, e la didattica della formazione post-lauream (dottorati, scuole di specializzazione, master, corsi di perfezionamento e formazione degli insegnanti, corsi per le professioni sanitarie e altro) fossero erogati esclusivamente con modalità telematiche, consentendo, però le attività dei medici in formazione specialistica e dei tirocinanti delle professioni sanitarie;

   il termine del 3 aprile è stato prorogato al 13 aprile con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 1° aprile 2020, ma è stata stabilita già un'ulteriore proroga delle misure restrittive per il contenimento del contagio al 3 maggio 2020;

   di fatto, con la dichiarazione dello stato di emergenza da Covid-19, anche i tirocini dei corsi di laurea a ciclo unico di medicina e chirurgia e odontoiatria sono stati sospesi, scelta dettata, quasi obbligatoriamente, dal momento delicato e di forte pressione che stanno vivendo le strutture ospedaliere sedi di tirocinio;

   a ciò si va ad aggiungere la riorganizzazione di alcuni presidi ospedalieri a seguito dell'emergenza, che ha comportato la sospensione delle attività ambulatoriali programmate e, quindi, l'impossibilità di usufruire di un'opportunità formativa importante per il corsista;

   incrociando i dati sui pensionamenti e gli specializzati si è stimato che entro il 2025 si avrà un deficit enorme di professionisti: in tutte le regioni mancheranno infatti 4.241 medici di medicina d'urgenza e 1.523 anestesisti-rianimatori, solo a voler citare le specializzazioni maggiormente coinvolte nell'emergenza del coronavirus –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e quali urgenti iniziative di competenza intenda adottare per rivedere, limitatamente al periodo di emergenza sanitaria in corso, il sistema dei crediti formativi previsto dal corso di laurea magistrale in medicina e chirurgia, con particolare riferimento alle attività formative volte alla maturazione di specifiche capacità professionali da svolgersi presso strutture assistenziali universitarie;

   se e quali iniziative siano state previste per consentire agli studenti del corso di laurea in medicina e chirurgia di recuperare le ore di attività formativa da svolgersi presso le strutture ospedaliere con lezioni da erogarsi in modalità telematica o altri strumenti idonei, al fine di garantire il conseguimento della laurea entro i tempi — e senza subire ritardi o rinvii — del previsto corso di studi.
(4-05207)


   BIGNAMI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro per le politiche giovanili e lo sport. — Per sapere – premesso che:

   di recente il Coni ha inviato dei questionari da compilare in forma anonima e comunque non obbligatoria ad atleti e allenatori delle società di tutte le federazioni sportive italiane, al fine di acquisire informazioni su come gli stessi stanno vivendo questo periodo di «stop» delle attività a causa dell'emergenza sanitaria da Covid-19;

   nella fase di presentazione, anonima, della persona chiamata a rispondere ai quesiti compare la dicitura «genere» con quattro opzioni: uomo, donna, altro, preferisco non rispondere;

   a parere dell'interrogante tale richiesta appare piuttosto singolare, visto che, biologicamente, un individuo nasce maschio o femmina. Il Tas, affrontando la controversia inerente a Caster Semenya, ha chiarito, aderendo alla tesi della Iaaf, meno di un anno fa che la distinzione sussistente in ambito sportivo è tra uomo e donna. Un'atleta di fama internazionale come Martina Navratilova a febbraio 2019 ha definito un «imbroglio» la presenza in gara di atlete intersex; la scelta sembra più che altro finalizzata a promuovere surrettiziamente l'ideologia gender;

   appare singolare che il Coni in questa fase di emergenza si avventuri in distinzioni di questo tipo aumentando solo la confusione –:

   se il Governo intenda acquisire elementi conoscitivi rispetto a quanto esposto in premessa;

   se il Governo intenda adottare iniziative normative o di altro genere, per quanto di competenza, per evitare che, anche in futuro, sia utilizzata da parte del Coni una modulistica con richieste che appaiono ideologiche come quella rappresentata in premessa.
(4-05209)


   RAMPELLI e VARCHI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'interno, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   con colpevole ritardo rispetto alla dichiarazione dello stato di emergenza da Covid-19, il 7 aprile 2020 è stato firmato un decreto interministeriale, secondo cui «i porti italiani non assicurano i requisiti necessari per la classificazione e definizione di Place of Safety (“luogo sicuro”)», per cui i porti italiani non possono accogliere gli sbarchi al di fuori dell'area Sar italiana;

   nonostante ciò, è di poche ore fa la notizia del recente sbarco, solo l'ultimo in ordine di tempo, di 101 migranti nel porto di Pozzallo, arrivati in autonomia a bordo di un gommone e per i quali è stata trovata una sistemazione in un centro tra Comiso e Ragusa, considerato che l’hot spot di Pozzallo è stato blindato a seguito della notizia di un 15enne egiziano risultato positivo al test per il coronavirus, che ha destato grande allarme tra i cittadini;

   il giovane egiziano era stato trasferito a Pozzallo da Porto Empedocle, dopo essere approdato a Lampedusa, insieme a un gruppo di 67 persone, con un barchino di fortuna partito da Sabratha, in Libia;

   tutta la struttura dove si trova il migrante è stata posta in quarantena e sarebbero stati programmati i tamponi sia agli altri migranti sia agli operatori del centro e alle forze dell'ordine che lo presidiano; la stessa procura di Ragusa ha aperto un fascicolo contro ignoti per rifiuto e omissione di atti di ufficio e per delitto colposo contro la salute pubblica, per verificare se ci sono state negligenze o responsabilità nel trasferimento del giovane migrante da Porto Empedocle a Pozzallo;

   secondo quanto denunciato dal sindaco di Pozzallo, Roberto Ammatuna, «I trafficanti di esseri umani sono animali, dei criminali senza scrupoli che, per aggirare il decreto interministeriale che chiude i porti italiani per la pandemia del Coronavirus, hanno pensato bene di cambiare strategia di trasporto dei migranti. Sapete cosa fanno adesso? Prima li fanno salire su una nave “madre”, poi li trasferiscono su un gommone e li lasciano a 3 miglia dalle nostre coste così le autorità italiane sono costrette a intervenire per salvarli»;

   l'emergenza sanitaria impone un piano sistematico e tempi rapidi per isolare i migranti sbarcati e il ritardo nella gestione dell'emergenza rischia di mettere a repentaglio la tenuta del tessuto sociale di piccole comunità;

   con la bella stagione e le condizioni del mare favorevoli gli sbarchi sono destinati ad aumentare nei prossimi giorni –:

   per quali motivi lo sbarco dei migranti sulle coste italiane continui, nonostante il decreto interministeriale che ha dichiarato l'Italia porto non sicuro;

   se e quali iniziative ispettive il Governo intenda adottare, per quanto di competenza, per accertare eventuali responsabilità nel trasferimento del giovane migrante egiziano da Porto Empedocle a Pozzallo;

   quali urgenti iniziative di competenza intenda assumere il Governo per adottare un piano nazionale di gestione dei flussi migratori, impedendo gli sbarchi dei migranti sulle coste italiane e colmando le lacune riscontrate nel citato decreto interministeriale del 7 aprile 2020 che, evidentemente, impedisce lo sbarco alle navi di ong ma non alle barche e ai gommoni «indipendenti».
(4-05210)


   PICCHI, BILLI, COMENCINI, DI SAN MARTINO LORENZATO DI IVREA, FORMENTINI, GIORGETTI, GRIMOLDI, RIBOLLA e ZOFFILI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   in data 4 aprile 2020, alle 15,17 locali (presumibilmente ora della costa orientale statunitense), la testata on line denominata «Spectator.us», affiliata dallo Spectator edito nel Regno Unito, in un articolo a firma Amber Athey dava notizia della circostanza che la Repubblica Popolare Cinese stesse inviando nel nostro Paese aiuti necessari a fronteggiare l'emergenza sanitaria determinata dal virus Sars-CoV-2;

   la testata aggiungeva che gli aiuti erogati dalla Repubblica Popolare Cinese stavano giungendo a titolo oneroso e asseriva altresì che nelle forniture pagate dall'Italia figuravano anche aiuti precedentemente inviati dal nostro Paese in Cina, per contribuire agli sforzi di quest'ultima nella lotta al Sars-CoV-2 che aveva colpito la provincia dell'Hubei;

   le informazioni divulgate venivano inoltre ricondotte dallo «Spectator.us» a una fonte anonima dell'amministrazione Trump;

   alle 12,24 del 5 aprile, l'agenzia Agi dava a sua volta conto di una reazione ufficiosa attribuita a non meglio specificate «fonti di governo» italiane, che definivano quanto riportato dallo Spectator, peraltro confuso con la testata madre britannica, «una bufala senza precedenti»;

   malgrado quanto precede, altre fonti statunitensi, inclusa la nota rete televisiva Fox News, hanno pubblicato successivamente la stessa notizia, sempre attribuendone l'origine a fonti interne all'amministrazione Trump;

   la gravità delle informazioni meriterebbe risposte più circostanziate specialmente in relazione al carattere oneroso degli aiuti inviati in Italia dalla Repubblica Popolare Cinese e, soprattutto, all'eventuale presenza nelle forniture ricevute di beni precedentemente trasportati dal nostro Paese in Cina a titolo di contributo al contenimento dell'epidemia, allora nella sua fase acuta nella provincia dell'Hubei –:

   quali siano l'ammontare e la tipologia delle forniture ottenute dalla Cina a titolo di aiuto nella lotta agli effetti dell'epidemia da Sars-CoV-2;

   se intendano chiarire il carattere oneroso o meno degli aiuti ricevuti ed, eventualmente, il prezzo corrisposto;

   se corrisponda al vero la presenza, nell'ambito delle forniture ricevute, di beni precedentemente donati dall'Italia alla Repubblica Popolare Cinese.
(4-05211)


   PEZZOPANE. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   si apprende di un costituito Comitato per la tutela dell'Enpam, comprendente medici e odontoiatri, che chiede di prendere atto delle motivazioni che spingono a chiedere il rinvio delle elezioni del consiglio di amministrazione dell'Enpam per il quinquennio 2020-2025;

   la Fondazione Enpam ha inviato in data 3 e 13 marzo 2020 note indirizzate ai presidenti provinciali degli Ordini dei medici chirurghi e odontoiatri, tramite le quali preannunciava loro la indizione delle elezioni per la ricostituzione degli organi statutari della Fondazione, per il quinquennio 2020-2025. Nelle stesse note veniva indicata la data del 17 maggio 2020, quale data delle elezioni da tenersi presso le sedi degli Ordini dei medici e degli odontoiatri, e la data del 17 aprile 2020 quale data entro la quale dovrà avvenire la presentazione delle liste dei candidati a membro dell'assemblea nazionale;

   le note contenevano anche le modalità statutarie stabilite per il rinnovo degli organi e la possibilità di procedere alla votazione con sistemi di voto telematico online, ma ad oggi molti medici non hanno ancora ricevuto dagli Ordini di appartenenza nessuna comunicazione ufficiale sulla data e sulle modalità di svolgimento delle elezioni né attraverso pec né attraverso raccomandata postale A/R. Considerata la situazione di estrema delicatezza nella quale si trova attualmente il nostro Paese a causa della pandemia da coronavirus e considerato il duro impegno al quale sono chiamati quotidianamente migliaia di medici, sia negli ospedali che sul territorio e in altri ambiti di competenza, sembra quanto meno inopportuno e intempestivo pensare in questo momento al rinnovo degli organi statutari dell'Ente;

   non è pensabile che la moltitudine dei medici e odontoiatri italiani oggi alle prese con un compito così impegnativo e delicato per lo stesso futuro del nostro Paese possa pensare e trovare il tempo per proporre la propria candidatura o per partecipare al voto per il rinnovo degli organi dell'Enpam, oltretutto con una modalità, quella telematica, ancora tutta da strutturare e da validare legalmente, che inficerebbe di certo l'esito delle stesse elezioni. I contribuenti/elettori hanno diritto di conoscere i «contorni» di un voto elettronico ad oggi mai declinato nel regolamento che andrebbe modificato con delibera ad hoc assunta dal consiglio di amministrazione consentendo un voto consapevole a coloro che, spesso poco avvezzi all'uso delle metodiche digitali, non accederanno al seggio e avranno bisogno di avere notizie sulle liste in lizza e sui loro manifesti elettorali. E, continuando, non si ha contezza di quali saranno i requisiti del sistema che deve garantire il diritto alla riservatezza e il rispetto delle norme sulla privacy e, per concludere, quali saranno le garanzie di terzietà della società delegata alle operazioni di raccolta e scrutinio per un sereno svolgimento del confronto elettorale;

   il Comitato considera, pertanto, più che opportuno chiedere, in base al decreto legislativo 30 giugno 1994, n. 509, al consiglio di amministrazione dell'Enpam di adottare una delibera di proroga di dodici mesi degli attuali organi in carica nel rispetto delle modalità statutarie, così come avvenuto e sta avvenendo anche per altre manifestazioni o elezioni di organi istituzionali locali e nazionali;

   inoltre, il Comitato auspica venga deliberata contestualmente, oltre a una modifica del regolamento dell'Ente per l'inserimento della possibilità del voto elettronico, anche una sospensione, salvo rimborsi per spese documentate, degli emolumenti erogati ai componenti degli organismi statutari per tutto il periodo della proroga come già deliberato da altri consigli di amministrazione di vari settori dell'industria e del mondo finanziario –:

   se il Governo sia a conoscenza della situazione sopra esposta e se, tenuto conto degli elementi riportati in premessa, non ritenga necessario adottare iniziative, per quanto di competenza, affinché sia accolta la richiesta del citato personale medico.
(4-05212)


   CUNIAL. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   secondo l'Organizzazione mondiale della sanità (Oms), ogni anno, durante la stagione influenzale, si stima in tutto il mondo la perdita di 290.000-650.000 vite per malattie respiratorie; al 10 aprile 2020, in tutto il mondo, ci sono stati 85.711 decessi tra i positivi al test per il Cov-2, cioè tra il 13 e il 30 per cento delle suddette stime;

   sempre al 10 aprile 2020, risulta che il 72 per cento dei decessi da Covid-19 si sia verificato nella regione europea e che 17.669 sono i decessi nel nostro Paese, cioè il 20 per cento rispetto a tutto il mondo, e il 28 per cento rispetto alla sola Europa, di cui la popolazione italiana costituisce circa l'8 per cento. In breve, l'Italia è il primo Paese al mondo per perdite di vite per Covid-19, la metà delle quali in Lombardia. Un'epidemia che viene dalla Cina ha fatto in Lombardia più di due volte e mezzo i morti fatti in Cina;

   secondo il presidente dell'Istat, nel marzo 2019, le morti per malattie respiratorie sono state 15.189 e l'anno prima erano state 16.220, cioè, in entrambi i casi, più del corrispondente numero di decessi per Covid-19 (12.352) dichiarati nel marzo 2020;

   da uno studio dell'istituto superiore di sanità, nelle quattro stagioni influenzali 2014-2018, sono morte in media circa 34.000 persone a stagione, per disturbi respiratori, almeno la metà dei quali non attribuibili all'influenza, ma a malattie sintomatologicamente indistinguibili, come è il caso del Covid-19, e che possono a volte provocare, soprattutto in individui con serie patologie croniche, polmoniti e insufficienze respiratorie fatali. In altre parole, secondo l'interrogante, ben prima del Covid-19, la stagione influenzale in Italia mostrava cifre che avrebbero dovuto impensierire le autorità e far aprire un dibattito sui principali media;

   secondo il rapporto dell'Agenzia europea per l'ambiente (Aea), pubblicato nell'ottobre 2019 e relativo al 2016, l'Italia «ha il valore più alto dell'UE di decessi prematuri per biossido di azoto (NO2, 14.600), ozono (O3, 3000) e il secondo per il particolato fine PM2,5 (58.600)». In altre parole, in Italia ci sono state 76.200 morti in un solo anno per questi tipi di inquinamento. Inoltre, «Due milioni di italiani vivono in aree, soprattutto la Pianura Padana, dove i limiti UE per i tre inquinanti principali sono violati sistematicamente»;

   proprio nelle aree indicate dall'Aea si è verificato il massimo numero di vittime del Covid-19;

   il Covid-19 è andato a infierire su un sistema sanitario che è stato nel tempo, secondo l'interrogante, privato delle risorse necessarie dai Governi che si sono succeduti soprattutto nell'ultimo decennio, durante il quale sono stati sottratti allo stesso servizio sanitario complessivamente ben 37 miliardi di euro, con il conseguente calo di 70.000 posti letto e la chiusura di 359 reparti. Il personale sanitario è, anch'esso, tra le vittime di questa enorme riduzione di risorse, trovandosi a lavorare in condizioni di rischio e senza presidi essenziali, come denunciato in questi giorni da molti medici e infermieri;

   le strutture ospedaliere attraversano una grave crisi già evidente ben prima dell'epidemia in corso: nel 2016 sono morte, secondo dati dell'Osservatorio nazionale sulla salute, 49.301 persone per infezioni ospedaliere, le più comuni delle quali sono polmoniti (spesso in reparti di terapia intensiva) –:

   se il Governo intenda adottare le iniziative di competenza per promuovere un serio dibattito sulle morti per inquinamento e infezioni ospedaliere, che non solo sono, anche separatamente, molto più numerose di quelle per Covid-19, ma che probabilmente si sovrappongono largamente a queste;

   se e quali iniziative di competenza il Governo intenda adottare per individuare le cause di una crisi sanitaria che preesisteva al Covid-19, anche alla luce della situazione di panico che si è determinata per effetto di una normativa emergenziale che ha limitato alcuni diritti costituzionali sulla base dell'assunto, secondo l'interrogante in buona parte infondato, dell'eccezionalità e imprevedibilità della situazione attuale.
(4-05223)


   CUNIAL. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della salute, al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:

   in data 9 aprile 2020 l'interrogante ha depositato l'interrogazione 4/05185 per chiedere al Governo di esprimersi ufficialmente sulla sperimentazione umana di vaccini anti Sars-Cov-2 potenzialmente mortali per i volontari;

   in data 13 aprile 2020, da una notizia dell'agenzia Ansa, si apprende che in merito al vaccino anti-Covid, prodotto in Italia, in aprile si darà il via ai test sull'uomo in Inghilterra;

   l'azienda Advent-Irbm di Pomezia ha dichiarato che intende «rendere utilizzabile il vaccino già a settembre per vaccinare personale sanitario e Forze dell'ordine in modalità di uso compassionevole»;

   i farmaci compassionevoli, ai sensi dell'articolo 1, comma 1, lettera a) del decreto del Ministero della salute 7 settembre 2017, sono quelli ad uso terapeutico sottoposti a sperimentazione, la cui fornitura gratuita è assicurata dall'azienda, quando questi non sono ancora autorizzati;

   il Comando generale dell'Arma dei carabinieri, SM – Il Reparto – Ufficio Operazioni, con la nota: «Emergenza da “Covid-19” (Coronavirus). Riconoscimento Lesioni Traumatiche e Vittime del Dovere» ha chiarito che l'ispettorato generale della sanità militare ha precisato come «ai fini dell'accertamento della dipendenza da causa di servizio di lesioni traumatiche, la “causa virulenta è equiparata a quella violenta”»;

   sempre nella nota si legge che: «Al riguardo, con riferimento ai militari affetti da COVID-19, deceduti o ricoverati, sono state impartite disposizioni affinché i Comandanti di Reparto avviino, d'ufficio e con tempestività, le relative procedure, trasmettendo, per il tramite delle Infermerie presidiarie, il modello “ML/C” all'Infermeria Presidiaria Centrale, costituita presso la Direzione di Sanità del Comando Generale dell'Arma dei Carabinieri, che provvederà alla definizione dell’iter amministrativo, con visione unitaria» e che «Contestualmente, per i soli militari deceduti, sarà inviata l'istanza per il riconoscimento di “vittima del dovere”, ai competenti Uffici del Personale del Comando Generale dell'Arma dei Carabinieri, che provvederanno ad interessare il Ministero dell'interno, d'intesa con la Direzione di Sanità per gli aspetti medico legali»;

   in una recente intervista Roberto Burioni ha dichiarato che: «Si prendono delle persone giovani, persone che non dovrebbero soffrire grande danno dall'infezione, si vaccinano e poi si prova a infettarle. Se questo venisse eticamente accettato noi potremmo ridurre quell'anno a pochi mesi»;

   le parole di Burioni, a giudizio dell'interrogante, risultano in contrasto con i principi enunciati nel codice di Norimberga, il quale afferma che «Non si deve eseguire la sperimentazione se a priori si è a conoscenza che tale sperimentazione possa causare danni o morte», oltre che essere del tutto inaccettabili e in contrasto con le norme dell'ordinamento;

   l'interrogante rileva inoltre con preoccupazione che è stato proposto che Roberto Burioni guidi la Task Force governativa contro le Fake News;

   il 5 aprile 2020, da un articolo su Repubblica.it si apprende che «L'Unità messa in piedi da Martella a Palazzo Chigi è composta da rappresentanti del Ministero della salute, della Protezione civile e dell'Agcom»; ciò risulterebbe comunicato dal Sottosegretario con delega all'Editoria Andrea Martella –:

   se il Governo intenda seguire la metodologia indicata da Roberto Burioni, ovvero consentire una sperimentazione scientifica, per l'interrogante eticamente discutibile, su soggetti sani e giovani, infettandoli per verificare il funzionamento del farmaco;

   se il Governo intenda adottare iniziative, per quanto di competenza, affinché non si autorizzi, sulla base delle norme relative ai farmaci compassionevoli, una sperimentazione potenzialmente mortale su esseri umani giovani sani e affinché si escluda che i suddetti vaccini sperimentali siano somministrati a operatori sanitari e militari;

   se il Governo intenda adottare iniziative, anche normative, al fine di garantire, per quanto di competenza, il pieno rispetto dei principi sulla sperimentazione scientifica medica, stabiliti dalla Dichiarazione di Helsinky del 1964 e nelle successive modifiche ed integrazioni e quelli presenti nel codice di Norimberga, enunciati all'indomani della tragica esperienza nazifascista.
(4-05226)


   ROSPI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   a causa dell'epidemia da Covid-19 è stata disposta da parte del Governo la chiusura di tutte le attività produttive non strettamente necessarie sul territorio nazionale;

   l'epidemia che ha colpito il nostro Paese, oltre ad aver messo in ginocchio il sistema sanitario nazionale, sta avendo un impatto significativo sul sistema economico e produttivo italiano;

   secondo gli ultimi dati disponibili del Fondo monetario internazionale, l'Italia pagherà un prezzo economico molto alto a causa della pandemia globale e per il 2020 si attesta una perdita del prodotto interno lordo pari al 9,1 per cento;

   con il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 10 aprile 2020 «Ulteriori disposizioni attuative del decreto-legge 25 marzo 2020, n. 19, recante misure urgenti per fronteggiare l'emergenza epidemiologica da COVID-19, applicabili sull'intero territorio nazionale» è stata prevista la graduale riapertura di nuove attività produttive in base ai codici Ateco;

   il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri prevede, all'allegato 3, tra le produzioni autorizzate alla ripartenza anche quelle relative alla produzione di porte ed infissi in legno, escluse le porte blindate e di porte, finestre, intelaiature in plastica per l'edilizia, non prevedendo invece nulla in merito alla riapertura delle imprese relative alla produzione di porte, finestre e loro telai, imposte e cancelli metallici;

   il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, escludendo dalla ripartenza i serramenti metallici, provoca una grave discriminazione nei confronti del settore dell'alluminio e dell'acciaio, uno dei settori più importanti nel nostro Paese e che rischia in questo modo una totale paralisi che comprometterebbe tutta la filiera delle piccole e medie imprese che lavorano in Italia –:

   se il Governo sia a conoscenza della problematica esposta e quali iniziative di competenza intenda assumere al fine di inserire tra le attività previste dall'allegato 3 del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 10 aprile 2020 anche quelle inerenti al codice Ateco 25.12.10, relative alla produzione di porte, finestre e cancelli metallici, con lo scopo di far ripartire al più presto la filiera dell'alluminio e dell'acciaio nel nostro Paese.
(4-05227)


   ELVIRA SAVINO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'istruzione, al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   l'emergenza connessa alla diffusione del Covid-19 ha evidenziato la necessità per gli studenti di disporre, nelle proprie abitazioni, di un'adeguata strumentazione informatica per consentire la didattica a distanza e contrastare gli eventuali danni psicologici derivanti dall'isolamento sociale;

   con il via libera del Ministero dell'istruzione alla didattica a distanza, e prima ancora già con il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 4 marzo 2020, purtroppo il problema del divario tecnologico delle famiglie italiane è emerso e si sta evidenziando in maniera sempre più netta;

   l'ultimo rapporto dell'Istat «Spazi in casa e disponibilità di computer per bambini e ragazzi» evidenzia una grave situazione di disparità tra regioni del Nord e quelle del Sud dell'Italia;

   la percentuale di famiglie senza computer supera il 41 per cento nel Mezzogiorno, con Calabria e Sicilia in testa (rispettivamente al 46 per cento e 44,4 per cento), diversamente dalle altre aree del Paese nelle quali si attesta attorno al 30 per cento;

   è maggiore nel Mezzogiorno anche la quota di famiglie con un numero di computer insufficiente rispetto al numero dei componenti dei nuclei: il 26,6 per cento dispone di un numero di pc e tablet inferiore alla metà dei componenti e solo il 14,1 per cento ne ha almeno uno per ciascun componente;

   viceversa, nelle regioni del Nord la proporzione di famiglie con almeno un computer in casa è maggiore: in particolare, a Trento, Bolzano e in Lombardia oltre il 70 per cento delle famiglie possiede un computer e la quota supera il 70 per cento anche nel Lazio;

   nelle regioni del Nord, inoltre, la quota di famiglie in cui tutti i componenti hanno un pc sale al 26,3 per cento. Rispetto alla dimensione del comune, la percentuale più alta di famiglie senza computer si rileva nei comuni di piccole dimensioni (39,9 per cento in quelli fino a 2.000 abitanti), la più bassa nelle aree metropolitane (28,5 per cento);

   ove si considerino le famiglie con minori, la quota di quante non posseggono un computer scende al 14,3 per cento, ma le differenze territoriali risultano ancor più marcate per valori che vanno dall'8,1 per cento del Nord-ovest (6 per cento in Lombardia) al 21,4 per cento del Sud;

   secondo Marcello Pacifico presidente Anief, «Il numero di famiglie che non hanno accesso ai pc e ad internet nel mezzogiorno è molto più alto di quello che si pensi. (...) Almeno un alunno ogni tre ha seri problemi di accesso alle lezioni e ai compiti impartiti dai docenti via web»;

   questi dati indicano che l'Italia non è un Paese moderno da questo punto di vista, perciò il Governo ha stanziato 85 milioni di euro per consentire alle scuole di acquistare computer e device e stipulare connessioni da mettere a disposizione degli studenti meno abbienti;

   tuttavia, se questo può servire a tamponare l'attuale situazione emergenziale e a portare a termine la fine del corrente anno scolastico, il problema del digital divide necessita di ben altre risorse e progetti;

   sarebbe necessario avviare un piano per implementare la scuola digitale, al di là di questo momento emergenziale, predisponendo una piattaforma per le attività didattiche on line e un piano di formazione per i docenti, al fine di consentire omogeneità di preparazione ed effettiva attuazione del diritto di eguaglianza (articolo 3 della Costituzione) in relazione al diritto allo studio (articoli 33 e 34 della Costituzione) –:

   se e quali iniziative il Governo intenda adottare urgentemente per assicurare una maggiore e adeguata diffusione di idonei dispositivi informatici presso i nuclei familiari del Mezzogiorno e una sufficiente e uniforme connettività su tutto il territorio nazionale, così garantendo la sostanziale eguaglianza in relazione al diritto all'istruzione degli studenti;

   se il Governo non ritenga necessario adottare iniziative per implementare la scuola digitale e avviare programmi di formazione per i docenti.
(4-05228)


   DELMASTRO DELLE VEDOVE. — Al Presidente del Consiglio dei ministri. — Per sapere – premesso che:

   con la legge n. 124 del 2007 è stato istituito il Sistema di informazione per la sicurezza della Repubblica, l'insieme degli organi e delle autorità che hanno il compito di assicurare le attività informative allo scopo di salvaguardare la Repubblica dai pericoli e dalle minacce provenienti sia dall'interno sia dall'esterno;

   la responsabilità politica dell'intero settore spetta al Presidente del Consiglio dei ministri, che si avvale del Dipartimento delle informazioni per la sicurezza (Dis) per l'esercizio delle proprie competenze;

   il Dis è destinatario di compiti specifici in materia di coordinamento e raccordo informativo, ricoprendo un ruolo centrale nell'ambito del Sistema;

   tra i compiti del Dipartimento delle informazioni per la sicurezza vi è quello di raccogliere informazioni, analisi e rapporti provenienti da Aise e Aisi, dalle forze armate e di polizia, dalle pubbliche amministrazioni e da enti di ricerca –:

   se il Presidente del Consiglio dei ministri, nei mesi di novembre e dicembre 2019 e gennaio 2020, abbia ricevuto informative di qualsiasi natura, da parte del Dipartimento delle informazioni per la sicurezza, circa la nascita e la progressione della pandemia da Covid-19 nel mondo e i pericoli di diffusione in Italia, nonché il loro grado di rilevanza.
(4-05234)


   FOTI, BIGNAMI e LUCASELLI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro per la pubblica amministrazione, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   alcuni utenti dei social network hanno segnalato e denunciato quella che gli interroganti giudicano l'inqualificabile, oltre che illegittima, pretesa del comune di Parma che – assegnatario con ordinanza n. 658 del 29 marzo 2020 della Protezione civile di risorse economiche da destinare ad acquisto di generi alimentari e di buoni spesa da erogare a cittadini singoli o famiglie che, in ragione dell'emergenza determinata dalla diffusione del virus Covid-19, si trovino in estreme difficoltà nel soddisfacimento dei bisogni primari di alimentazione – pretende dal richiedente i buoni spesa, nella fase di compilazione dell'istanza, una dichiarazione articolata in più punti, di adesione ad impegni di natura politica, estranea all'oggetto della stessa;

   in detto modulo, infatti, viene a giudizio degli interroganti arbitrariamente richiesta, a pena di esclusione nel caso in cui non sia resa, la sottoscrizione della dichiarazione prevista dall'articolo 5, comma 3, del «Regolamento per la concessione di contributi, vantaggi economici e patrocini» (approvato con delibera di consiglio comunale n. 80 del 24 settembre 2013, modificato con delibera di consiglio n. 13 del 26 marzo 2018 e delibera n. 99 del 19 novembre 2018), norma che testualmente recita: «Non possono inoltre beneficiare di contributi, vantaggi economici e patrocini i soggetti che, al momento della presentazione della relativa richiesta non dichiarino: a) di riconoscersi nei principi costituzionali democratici e di ripudiare il fascismo ed il nazismo; b) di non professare e non fare propaganda di ideologie nazifasciste, xenofobe, razziste, sessiste o in contrasto con la Costituzione e la normativa nazionale di attuazione della stessa (XII disposizione transitoria e finale della Costituzione Italiana, articolo 4 legge n. 645/1952, legge n. 205/1993 e loro eventuali successive modifiche); c) di non perseguire finalità antidemocratiche, esaltando, minacciando od usando la violenza quale metodo di lotta politica o propagandando la soppressione delle libertà garantite dalla Costituzione o denigrando la democrazia, le sue istituzioni ed i valori della Resistenza; d) di non compiere manifestazioni esteriori di carattere fascista e/o nazista, anche attraverso l'uso di simbologie o gestualità ad essi chiaramente riferiti; dando atto che la mancata presentazione di tale dichiarazione preclude l'accoglimento della richiesta»;

   l'applicazione dell'articolo 5, comma 3, del citato regolamento da parte dell'amministrazione comunale di Parma è, secondo gli interroganti, illegittima sia in ragione della violazione dei fondamentali diritti garantiti dalla Costituzione sia per essere esclusa dall'articolo 4, comma 1, lettera e) del regolamento stesso che prevede che detta disposizione non si applichi alle «... forme di sostegno alle persone fisiche che si trovano in particolari condizioni di disagio riguardanti l'area della assistenza sociale.»;

   il diritto al cibo è un diritto umano fondamentale, riconosciuto da disposizioni giuridiche internazionali. E come tutti i diritti umani fondamentali non dev'essere sottoposto ad alcuna limitazione o condizione (si vedano, al riguardo, l'articolo 25 della Dichiarazione universale dei diritti umani e l'articolo 11 della Convenzione internazionale dei diritti economici, sociali e culturali come interpretati dal General Comment n. 12 The Right to Adequate Food 12 maggio 1999 – E/C 12/1999/5);

   subordinare l'erogazione del bonus spesa alle dette condizioni è inqualificabile sotto il profilo politico e rappresenta, ad avviso degli interroganti, un tradimento dello Stato di diritto;

   agli interroganti non appare legittimo il vaglio preventivo sulle opinioni delle persone per poter accedere ai servizi pubblici – ex articolo 5, comma 3, del citato regolamento – attesi gli evidenti profili di illegittimità costituzionale dello stesso –:

   se il Governo, considerato che gli interventi in questione sono finanziati con risorse statali, intenda immediatamente adottare le iniziative di competenza per escludere che, dichiarazioni di natura politica possano costituire condizione per beneficiare dei sussidi;

   se il Governo ritenga di dovere tempestivamente promuovere al riguardo, a tutela dei princìpi di trasparenza ed efficacia dell'azione della pubblica amministrazione, una verifica da parte dell'ispettorato per la funzione pubblica e dei servizi ispettivi di finanza pubblica presso il comune di Parma.
(4-05237)

AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INTERNAZIONALE

Interrogazione a risposta orale:


   ENRICO BORGHI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   nella giornata dell'8 aprile 2020 numerosi lavoratori italiani impiegati presso le aziende svizzere del Canton Vailese e residenti per lo più nel territorio della Val d'Ossola sono stati loro malgrado protagonisti di un incidente ferroviario che avrebbe potuto registrare conseguenze ancora più pesanti;

   sotto questo profilo, si rileva che il treno internazionale Briga-Domodossola delle ore 17,22 nella giornata summenzionata, arrivato all'altezza del chilometro 10 della galleria internazionale del Sempione ha avuto un incidente di percorso che ne ha determinato il blocco immediato;

   per oltre due ore e mezza le decine di viaggiatori (tutti di nazionalità italiana) sono stati lasciati in balia di sé stessi, completamente al buio, all'interno del treno fermo nel cuore della galleria, senza che il personale viaggiante si prendesse cura di loro e soprattutto senza che si predisponesse una immediata evacuazione delle persone presenti prima di affrontare qualsivoglia intervento di carattere manutentivo sul materiale viaggiante;

   tale circostanza ha naturalmente impedito ai viaggiatori di assicurare le distanze di sicurezza previste dalla normativa in materia di prevenzione anti-coronavirus, senza che il personale viaggiante ponesse in atto misure preventive come da obblighi di legge;

   il trasbordo delle persone è avvenuto con gravi ritardi e con disagi rappresentati da tutti i testimoni presenti al fatto;

   nella circostanza parrebbe non essere stato osservato il piano di sicurezza previsto nei casi di incidenti all'interno della galleria ferrovia del Sempione, che l'interrogante ricorda essere tra le più lunghe al mondo con i suoi 19 chilometri e 823 metri –:

   quali iniziative di competenza intendano mettere in atto per stigmatizzare tale vicenda presso le autorità della Confederazione elvetica e il soggetto gestore della tratta ferroviaria internazionale Domodossola-Briga e per pervenire all'attuazione di ogni misura di prevenzione di simili circostanze.
(3-01456)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   DELMASTRO DELLE VEDOVE, GALANTINO, BIGNAMI, LUCA DE CARLO, VARCHI, PRISCO, LUCASELLI, MONTARULI, ZUCCONI, MANTOVANI, FERRO, BUTTI, DONZELLI e CARETTA. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   la pandemia che sta inginocchiando il mondo è partita da Wuhan e il primo contagio risale al 17 novembre 2019;

   diversi medici cinesi, impegnati nel fronteggiare il coronavirus nel mese di dicembre 2019, hanno tentato di avvertire il mondo della letalità e diffusività del virus;

   il regime cinese ha oscurato le propalazioni dei predetti medici, accusandoli di «sedizione» e sottoponendoli a interrogatori e a ritrattazioni;

   il medico Li Wenliang, morto per il virus il 7 febbraio 2020, in data 30 dicembre 2019 aveva tentato di avvisare la comunità internazionale, ma è stato costretto dall'ufficio di pubblica sicurezza a firmare una lettera in cui affermava di aver diffuso «false considerazioni» e di aver «gravemente disturbato l'ordine sociale»;

   questa strategia della «negazione» da parte del regime cinese è stata assunta, con gravissimo danno per la comunità internazionale, anche nei confronti della Organizzazione mondiale della sanità (Oms) che, ancora in data 12 gennaio 2020, affermava che non vi fossero prove che il virus si trasmettesse da uomo a uomo; il direttore generale dell'Oms, dottor Tedros Adhanom Ghebreyesus, non solo tranquillizzava la comunità internazionale sul rischio di contagio fra umani, ma in data 28 gennaio 2020 incontrava Xi Jinping per complimentarsi dell'eccellente lavoro;

   il direttore dell'Oms è da tempo schierato nelle questioni internazionali sulla linea cinese, forse anche in considerazione del fatto che l'Etiopia è immersa nella «trappola del debito» costituita dai finanziamenti cinesi, fra cui un prestito di circa 23 miliardi di dollari, oltre a grossi investimenti, come la ferrovia Gibuti-Addis Abeba per la quale il Governo etiope ha ristrutturato il rapporto di debito con Pechino all'interno della «Belt and road iniziative»;

   solo in data 11 marzo 2020 l'Oms dichiarava apertamente la pandemia;

   fra negligenze, disinformazione cinese e accettazione acritica della versione cinese da parte del direttore generale dell'Oms, la dichiarazione di pandemia è intervenuta a quattro mesi dal primo contagio;

   uno studio dell'università di Southampton conclude che, con diverso contegno cinese, la pandemia sarebbe stata drasticamente ridotta;

   lo studio dal titolo «Effetto di interventi non farmaceutici per contenere l'epidemia COVID-19 in Cina» precisa che «Se in Cina si fossero condotti gli INP una settimana, due settimane o tre settimane prima, i casi avrebbero potuto essere ridotti rispettivamente del 66 per cento, 86 per cento e 95 per cento»; sulla base della predetta ricerca, in uno con la opacità nel fornire i dati del contagio, il think thank «Henry Jackson Society» ha stilato un rapporto, concludendo che la mancata comunicazione adeguata delle informazioni all'Oms ha violato il regolamento sanitario internazionale;

   il rapporto aggiunge che la mancata divulgazione di dati sulla trasmissione da uomo a uomo per un periodo massimo di tre settimane e le informazioni errate sul numero dei contagi fra il 2 e l'11 gennaio 2020 costituiscono violazioni degli articoli 6 e 7 dell'Ihr;

   ancora, la Cina avrebbe consentito a 5 milioni di persone di lasciare Wuhan prima di imporre il blocco il 23 gennaio 2020;

   il rapporto suggerisce diverse sedi internazionali ove far valere le violazioni con contestuale richiesta di danni;

   il rapporto indica la possibilità di risolvere la controversia in seno all'Oms ai sensi dell'articolo 56 dell'Ihr, ma è procedura che prevede l'adesione di ambo le parti;

   in alternativa, il rapporto suggerisce di adire altre Corti –:

   quale sia l'intendimento del Governo circa la possibilità di promuovere un'azione congiunta dell'Europa nei confronti della Cina o di intraprendere anche in via esclusiva un'iniziativa per accertare la fondatezza di eventuali danni da atti illeciti relativamente alla comunicazione per il contrasto al coronavirus e correlativamente, in caso di accertamento, per richiedere nelle opportune sedi internazionali il risarcimento dei relativi danni.
(5-03835)

Interrogazioni a risposta scritta:


   ENRICO BORGHI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   nell'ambito della strategia di contenimento del coronavirus, la Confederazione elvetica ha disposto la chiusura di una serie di valichi di frontiera definiti «secondari» che collegano l'Italia con la Svizzera, utilizzati in larga misura dai lavoratori italiani frontalieri che si recano quotidianamente in Canton Ticino per le attività lavorative e/o professionali;

   nell'ambito di tale provvedimento è stato fatto rientrare anche il valico di confine denominato «Ponte Ribellasca-Camedo» al confine tra la provincia del Verbano Cusio Ossola e il Canton Ticino;

   nella giornata del 14 aprile 2020, le competenti autorità cantonali ticinesi hanno disposto la riapertura di circa 130 imprese, per un totale di qualche migliaio di addetti che è ritornato al lavoro, fra i quali numerosi lavoratori frontalieri;

   è nota la difficoltà per i lavoratori frontalieri residenti nelle vallate dell'Ossola di raggiungere il luogo di lavoro a seguito della chiusura del valico di Ponte Ribellasca-Camedo, che costringe tali lavoratori a una lunga e pericolosa trasferta attraverso la malmessa strada della Valle Cannobina per poter utilizzare l'unico valico di frontiera aperto, di Piaggio Valmara sul Lago Maggiore;

   il 16 aprile 2020 il Consiglio federale elvetico si esprimerà in ordine a una possibile riapertura di ulteriori attività produttive, ponendo ulteriormente la necessità che i flussi di traffico debbano essere agevolati –:

   quali iniziative intenda adottare, con la competente autorità della Confederazione elvetica, per consentire l'indispensabile riapertura del valico di frontiera «Ponte Ribellasca-Camedo», quantomeno per i lavoratori frontalieri italiani impegnati nelle attività produttive in Canton Ticino.
(4-05232)


   FORMENTINI, BILLI, COMENCINI, DI SAN MARTINO LORENZATO DI IVREA, GIORGETTI, GRIMOLDI, PICCHI, RIBOLLA e ZOFFILI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   il 14 aprile 2020, il Presidente degli Stati Uniti ha annunciato in un intervento trasmesso dai maggiori media nazionali l'intenzione di sospendere l'erogazione dei contributi che il suo Paese versa all'organizzazione mondiale della sanità (Oms), in conseguenza del comportamento da questa adottato nelle fasi iniziali dell'epidemia da Sars-CoV-2, ritenuto insoddisfacente;

   il Presidente Trump ha tra l'altro accusato l'Oms di aver di fatto avallato un'azione disinformativa da parte delle autorità della Repubblica Popolare Cinese;

   alcuni esponenti del Congresso americano hanno inoltre fatto cenno alla necessità di investigare sulle responsabilità della Repubblica Popolare Cinese, che avrebbe trasmesso informazioni incomplete e tardive sull'infezione in atto, mentre una maggiore trasparenza avrebbe probabilmente permesso alle autorità sanitarie internazionali e dei singoli Stati, inclusa l'Italia, di adottare tempestivamente misure efficaci di prevenzione e contenimento del contagio;

   secondo diversi organi di stampa, sarebbero inoltre allo studio negli Stati Uniti iniziative legali da assumere nei confronti della Repubblica Popolare Cinese, tese all'ottenimento di compensazioni economiche per i danni causati dal suo tentativo di nascondere la verità in merito alla gravità dell'infezione da Sars-CoV-2 –:

   se il Governo intenda seguire gli Stati Uniti e adottare iniziative per ricorrere conseguentemente all'interruzione, quantomeno della quota volontaria dei finanziamenti all'Oms, almeno fino al momento in cui non ne vengano rinnovati gli organi direttivi e non sia stata fatta chiarezza sulle cause che hanno determinato il grave ritardo con unità internazionale è stata avvertita della gravità dell'epidemia da Sars-CoV-2;

   se il Governo intenda associarsi all'eventuale promozione di un'azione risarcitoria nei confronti della Repubblica popolare Cinese, qualora a questo passo si risolvano le autorità degli Stati Uniti d'America.
(4-05236)

AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interrogazione a risposta scritta:


   OCCHIONERO. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   da ormai troppi anni, in un'area della regione Molise, la piana di Venafro (in provincia di Isernia, al confine con Lazio e Campania), si è materializzato un «buco nero ambientale», che sta drammaticamente inghiottendo la comunità locale, nel silenzio doloso, o quantomeno colposo, di larghe fasce della classe politica regionale e nazionale;

   si tratta di una piccola area, in cui si concentrano però una serie di strutture ad altissimo impatto inquinante: il cementificio di Sesto Campano, l'inceneritore di Pozzilli e l'inceneritore di San Vittore del Lazio;

   più in dettaglio, l'inceneritore di Pozzilli è stato autorizzato nel 2008 a bruciare da 20 mila a 100 mila tonnellate all'anno di Cdr (combustibile derivato da rifiuto, per meno del 10 per cento di provenienza molisana). Il cementificio di Sesto Campano emette dai suoi camini circa 400 tonnellate di polveri all'anno. L'inceneritore di San Vittore del Lazio, da dati disponibili, produce 111 tonnellate all'anno di Nox;

   non si calcola, poi, «l'indotto inquinante» dei mezzi pesanti che servono le tre strutture;

   in corrispondenza (temporale e causale) con questa proliferazione inquinante, si è registrato un enorme incremento delle patologie tumorali, cardiovascolari, respiratorie, dell'apparato digerente; la stessa natalità ne ha risentito. Per citare alcuni dati, è stato rilevato che il distretto di Venafro ha il tasso più alto di tumori, considerando tutti i distretti della provincia di Isernia, e che l'abortività spontanea risulta essere superiore del 30 per cento alla media nazionale. La gravità di queste statistiche ha portato la regione a stipulare un accordo con Asrem e Cnr per il monitoraggio della situazione dell'ambiente e della salute;

   su questo territorio martoriato, sono giunte non una, ma ben due proverbiali gocce che hanno fatto traboccare il vaso;

   la prima «goccia» è lo spettro della realizzazione, sempre più incombente vista l'autorizzazione del Ministero dello sviluppo economico a una grande centrale a turbogas a Presenzano, in Campania, a pochi chilometri dal confine molisano. Gli enti locali, le associazioni di categoria e di volontariato sono insorti di fronte a questo accanimento, ma non risulta che dal Ministero dello sviluppo economico, dal Ministero della salute o dal Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare siano giunti chiarimenti esaustivi. La seconda «goccia» è stata poi l'emergenza Covid-19. Pur nel quadro d'incertezza legato al virus, sembra abbastanza condivisa dagli esperti l'osservazione, per cui le polveri sottili catalizzano il contagio. La società Sima ONLUS riporta sul proprio sito, fra molti, che esiste «una relazione fra i superamenti dei limiti di legge delle concentrazioni di PM10 registrati nel periodo dal 10 al 29 febbraio e il numero di casi infetti da Covid-19 aggiornati al 3 marzo». Ebbene: nella piana di Venafro il superamento dei limiti di legge è un'evenienza purtroppo assai frequente e dunque si crea così un clima di coltura ideale per il coronavirus;

   in questi giorni, si parla molto di diritto alla salute, di nemici silenziosi che uccidono, di ripresa dopo il lockdown alla luce di una nuova sostenibilità ambientale dell'economia e del Green New Dea;

   come istituzioni, la prima cosa che si può fare è intervenire su situazioni come quella di Venafro, salvaguardando un territorio piccolo ma non per questo meno bello, meno prezioso o più sacrificabile, cominciando proprio da là e da «ogni altra Venafro» del nostro Paese –:

   se e quali orientamenti il Governo intenda esprimere in relazione ai fatti evidenziati in premessa, per garantire la sostenibilità ambientale complessiva degli impianti già operanti e di quelli eventualmente da realizzarsi in futuro;

   quali iniziative intendano assumere, per quanto di competenza, per garantire la messa in sicurezza del contesto venafrano.
(4-05238)

ECONOMIA E FINANZE

Interpellanza:


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'economia e delle finanze, il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, il Ministro dello sviluppo economico, per sapere – premesso che:

   tra i settori economico-produttivi che ancora oggi risentono della grave crisi iniziata nel 2007-2008, si trova il settore dell'edilizia, ancora alle prese con una situazione di grande difficoltà;

   l'edilizia in Italia continua a soffrire, con inevitabili ricadute negative su tutto il sistema Paese, considerando che essa è uno dei comparti trainanti. Nel 2017, il comparto dell'edilizia ha prodotto il 4,5 per cento del valore aggiunto italiano e ha rappresentato il 6,1 per cento dell'occupazione;

   la difficoltà a superare la crisi di questi anni riguarda anche il già costruito, ossia lo stesso mercato immobiliare che è sostanzialmente fermo da troppi anni. Sono diminuite le compravendite, così come l'invenduto, e i prezzi di mercato degli immobili, sostanzialmente fermi in tutti questi anni, stanno lì a dimostrare come anche questo comparto viva una profonda difficoltà;

   a tutto questo, si aggiungono ora le conseguenze della pandemia in atto nel nostro Paese, conseguenze sanitarie drammatiche che avranno effetti pesantissimi sull'economia mondiale e del nostro Paese;

   un recente lavoro dell'Osservatorio Immobiliare di Nomisma ha prospettato un probabile calo delle compravendite residenziali tra le 40 mila e le 110 mila unità rispetto alle 603 mila vendite del 2019, che in termini di fatturato significano da 9 a 20 miliardi di euro in meno di volumi nel 2020;

   nel triennio che ci aspetta, riguardo al settore residenziale, Nomisma prevede una perdita tra 54,5 e 113 miliardi di euro di fatturato, a seconda dello scenario che si concretizzerà. Quasi certamente l'Italia andrà in deflazione: una doccia fredda, dunque, quando il mercato sembrava aver ormai imboccato la via della ripresa con un fatturato stimabile in 98,3 miliardi di euro nel 2019;

   la casa comincia a pagare il conto dell'emergenza coronavirus. La serrata imposta dall'epidemia si fa sentire su un settore da cui dipendono un quinto del prodotto interno lordo e mezzo milione di addetti;

   la stessa situazione critica riguarda il settore dell'edilizia e delle costruzioni. Molte imprese di costruzioni, già in difficoltà, sono ora sempre più a rischio di fallimento. Si parla di un settore quale quello delle costruzioni, che con tutta la filiera (dai produttori dei materiali all'immobiliare), rappresenta ben il 22 per cento del prodotto interno lordo italiano;

   è indispensabile quindi che vengano messe in atto tutte quelle misure di semplificazione e di sostegno fiscale, che consentano di sostenere sia il settore immobiliare che quello dell'edilizia. Tra le numerose suddette misure di sostegno, si evidenzia in particolare la necessità:

    a) di mettere a regime ed estendere ai proprietari di qualunque immobile, a prescindere dalla sua destinazione d'uso, i benefici fiscali conseguenti a interventi di riqualificazione energetica (Ecobonus);

    b) di mettere a regime la detrazione «potenziata» per gli interventi di ristrutturazione edilizia e di adeguamento antisismico;

    c) di prevedere in forma stabile la possibilità di usufruire della cedolare secca del 10 per cento per qualunque tipo di immobile in locazione, a prescindere dalla sua destinazione d'uso;

    d) di prevedere l'esenzione da Imu e Tasi per le unità immobiliari di categoria catastale C1 (negozi e botteghe) e quelle strumentali utilizzate nell'esercizio dell'attività imprenditoriale, per le quali non risultino essere stati registrati contratti di locazione da almeno due anni, prevedendo forme di compensazione per gli enti locali in virtù del conseguente minor gettito;

    e) di mettere a regime dei benefici fiscali legati al «sismabonus»;

    f) di favorire gli interventi di riqualificazione e di rigenerazione urbana nelle aree già totalmente edificate, consentendo l'applicazione dei limiti di distanza tra i fabbricati previsti dal decreto ministeriale 1444/1968 solo alle zone C (nuova edificazione), escludendo le zone A e B (centri storici e altre zone);

    g) di disporre quantomeno una proroga del bonus facciate fino al 2021: il blocco delle assemblee condominiali, reso necessario dall'emergenza coronavirus, sta infatti rallentando l’iter della detrazione fiscale, che consente di effettuare lavori importanti in molti immobili degradati;

    h) di prevedere tempi più brevi e il silenzio/assenso relativamente all'autorizzazione del soprintendente riguardo all'esecuzione di lavori su beni culturali;

    i) di prevedere, in generale, un processo significativo di semplificazione delle norme edilizie e urbanistiche, anche attraverso la formazione di un unico «codice urbano nazionale» –:

   quali efficaci e mirate iniziative si intendano adottare per sostenere e rilanciare il mercato immobiliare e il settore delle costruzioni, anche prevedendo le misure di semplificazione e di sostegno fiscale indicate in premessa;

   se non si ritenga necessario adottare iniziative normative per una revisione della disciplina urbanistica ed edilizia, al fine di una sua maggiore semplificazione, e per accelerare la riqualificazione e il riuso del patrimonio edilizio esistente.
(2-00740) «Mazzetti, Cattaneo, Pettarin, D'Ettore, Anna Lisa Baroni».

Interrogazioni a risposta scritta:


   CIABURRO, CARETTA e FERRO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali . — Per sapere – premesso che:

   con il decreto-legge 17 marzo 2020, n. 18, cosiddetto «Cura Italia», sono state predisposte varie misure a sostegno dei lavoratori dipendenti operanti sul territorio nazionale; tra le altre, è stata predisposta — di concerto con l'Associazione bancaria italiana, con la quale è stata siglata una convenzione in data 30 marzo 2020 — la possibilità di richiedere l'anticipo della cassa integrazione;

   per effettuare la richiesta di anticipo della cassa integrazione è richiesto l'invio telematico di varie documentazioni, da allegare in formato digitalizzato e controfirmato;

   secondo i dati Desi 2018, gli utenti italiani che dispongono di banda larga corrispondono a circa il 69-70 per cento della popolazione, con un'ampia fascia di utenti potenzialmente sprovvisti della facoltà di utilizzare strumenti digitali quali, tra gli altri, la posta elettronica;

   le recenti misure di restrizione e contenimento dell'emergenza epidemiologica da Covid-19 hanno portato al divieto di spostamento da un comune all'altro e a una forte restrizione della possibilità di spostarsi anche all'interno del comune medesimo;

   tali misure di contenimento rendono quindi poco plausibile una corretta distribuzione delle documentazioni necessarie, per la richiesta della cassa integrazione anticipata, da parte dei datori di lavoro nei confronti dei dipendenti –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti esposti in premessa e quali iniziative intendano predisporre per:

    a) uniformare le modalità di richiesta per la cassa integrazione anticipata su tutto il territorio nazionale, prevedendo procedure di richiesta semplificate anche mediante la semplice messaggistica a favore dei richiedenti e permettendo poi l'invio della documentazione di dettaglio per opportune verifiche in una fase successiva;

    b) semplificare le procedure di autocertificazione digitale per quanto concerne le richieste di bonus, indennità ed erogazioni di denaro collegate a normative straordinarie a contrasto dell'emergenza epidemiologica da Covid-19, prevedendo anche la possibilità di apporre firme digitali mediante l'allegazione dei documenti di identità tramite servizi di posta elettronica.
(4-05198)


   GAVA. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   il decreto-legge 17 marzo 2020, n. 18, recante «Misure di potenziamento del Servizio sanitario nazionale e di sostegno economico per famiglie, lavoratori e imprese connesse all'emergenza epidemiologica da COVID-19» ha introdotto una serie di misure a sostegno della liquidità per coloro che sono stati danneggiati dall'emergenza epidemiologica purtroppo ancora in essere;

   in particolare, ai sensi dell'articolo 54, comma 1, del predetto decreto-legge, e in deroga alla ordinaria disciplina del Fondo di solidarietà per i mutui per l'acquisto della prima, cosiddetto «Fondo Gasparrini», è riconosciuta la moratoria di nove mesi per i mutui d'acquisto della prima casa anche ai lavoratori autonomi e ai liberi professionisti che abbiano subito un calo del fatturato rispetto all'ultimo trimestre 2019 a seguito della chiusura o della restrizione della propria attività in attuazione delle misure adottate per l'urgenza pandemica;

   all'articolo 5 del decreto 25 marzo 2020 del Ministero dell'economia e delle finanze, è espressamente previsto che le banche mutuatarie «provvedono ad assicurare in ogni caso adeguate modalità di ricezione delle istanze, anche ai fini dell'assolvimento degli obblighi previsti dall'articolo 6 del decreto ministeriale n. 132/2010»;

   il 28 marzo 2020, il Ministero dell'economia e delle finanze, la Banca d'Italia, l'Associazione bancaria italiana e il Mediocredito centrale (Mcc) hanno costituito perfino una apposita task force per assicurare l'efficiente e rapido utilizzo delle misure di supporto alla liquidità adottate dal Governo; l'Abi (Associazione Bancaria Italia), con lettera circolare Prot. UCR/000633 del 30 marzo 2020, indirizzata agli associati, ha inviato le linee guida, le specifiche normative, nonché il modello della domanda per l'accesso al suddetto Fondo;

   l'articolo 12 del decreto-legge 8 aprile 2020, n. 23, recante «Misure urgenti in materia di accesso al credito e di adempimenti fiscali per le imprese, di poteri speciali nei settori strategici, nonché interventi in materia di salute e lavoro, di proroga di termini amministrativi e processuali», estende la possibilità di accedere al Fondo di solidarietà anche agli iscritti alle gestioni speciali Ago, quindi artigiani e commercianti, ampliando ulteriormente la platea di 3,6 milioni di beneficiari;

   il Ministero dell'economia e delle finanze, con comunicato stampa n. 70 del 13 aprile 2020, ha reso noto che il totale delle istruttorie relative all'accesso al Fondo Gasparrini per la sospensione del mutuo sulla prima casa è pari a un valore di quasi 3 miliardi di euro, mentre quelle per la moratoria su prestiti e rate di mutuo pari a importi per oltre 40 miliardi;

   le istruzioni applicative e procedurali diramate dal Ministero dell'economia e delle finanze e, successivamente anche dall'Abi, invitano il cittadino in possesso dei requisiti previsti a presentare domanda alla banca che ha concesso il mutuo, la quale a sua volta è tenuta tempestivamente a sospenderlo;

   all'interrogante sono pervenute diverse segnalazioni di utenti in difficoltà, impossibilitati di fatto a perfezionare l'istruttoria di sospensione, a causa di molti sportelli delle banche chiusi, mancanza di istruzioni chiare da parte degli operatori creditizi, carenza nelle comunicazioni sia per email che su linee telefoniche dedicate; in alcuni casi, ancor più grave, è stato segnalato che le stesse banche hanno regolarmente trattenuto le rate del mutuo tramite addebito sul conto corrente –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei gravi fatti esposti in premessa e se non intenda, con estrema urgenza, promuovere le iniziative di competenza per verificare le cause di questi ritardi, nonché degli inadempimenti da parte degli istituti di credito, in considerazione soprattutto dell'ampia platea di utenti interessati e della necessità di coloro che ricorrano a tale forma di credito.
(4-05222)

GIUSTIZIA

Interrogazione a risposta in Commissione:


   RIZZETTO. — Al Ministro della giustizia, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   si apprende che cinque detenuti positivi al Covid-19 sono stati trasferiti nel penitenziario di Tolmezzo dal carcere di Bologna;

   al riguardo, il Ministero della giustizia ha assunto tale provvedimento, ad avviso dell'interrogante in assenza delle necessarie misure di protezione per escludere contagi e tutelare gli agenti di polizia penitenziaria, né ha, preventivamente, dato comunicazione alle autorità e amministrazioni regionali e comunali, di tale spostamento di detenuti. Sono stati proprio questi ultimi a rendere noto agli agenti di essere venuti a contatto con un malato di coronavirus, poi purtroppo deceduto;

   si rischia che l'istituto penitenziario diventi un focolaio, causando molteplici contagi e decessi. Se fossero stati fatti dei tamponi prima dello spostamento, il penitenziario di Tolmezzo adesso non sarebbe in questa situazione di emergenza da arginare;

   a questo punto, è necessario che il Governo si faccia carico di assicurare il tampone e i dispositivi di protezione a tutti coloro che accedono e sono all'interno del penitenziario, con spese da parte dell'amministrazione centrale;

   ciò per salvaguardare le 150 persone che lavorano nel penitenziario in questione, le loro famiglie, i detenuti, nonché l'intera comunità di un territorio di montagna che, fino ad oggi, era riuscito a contenere l'epidemia, registrando, infatti, solo pochi casi –:

   quali siano gli orientamenti del Governo, per quanto di competenza, sui fatti esposti in premessa e per quali motivi sia stato effettuato il trasferimento dei cinque detenuti senza effettuare i tamponi;

   se e quali iniziative intendano assumere, per quanto di competenza, per garantire tutto il materiale necessario, compresi i tamponi, per escludere il rischio di contagi all'interno del penitenziario di Tolmezzo, come esposto in premessa.
(5-03834)

Interrogazioni a risposta scritta:


   TONDO. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   la situazione delle carceri italiane è molto critica dopo il diffondersi della pandemia del Covid-19. In particolare, è stato effettuato un trasferimento di cinque detenuti positivi al coronavirus provenienti dall'Emilia-Romagna, presso il carcere di Tolmezzo;

   infatti, l'istituto carcerario di Tolmezzo era rimasto estraneo alla situazione dovuta all'espandersi della pandemia. Ora, al contrario, con il suddetto trasferimento di detenuti positivi presso l'istituto di pena di Tolmezzo la situazione si è fatta particolarmente preoccupante;

   occorre quindi porre rimedio al diffondersi del Covid-19 nelle carceri adottando misure che possano superare il diffondersi della pandemia nelle carceri sovraffollate del nostro Paese. Non è certo infatti che, trasferendo i detenuti tra diversi istituti di pena, si riesca a risolvere il problema del diffondersi del Covid-19. È importante quindi predisporre urgentemente un piano di intervento che tenga conto anche del sovraffollamento degli istituti di pena per evitare un costante aumento del diffondersi del coronavirus. In particolare, si evidenzia l'importanza di predisporre misure alternative al carcere per i detenuti che hanno pene minori;

   si tratta pertanto di intervenire urgentemente con misure che possano salvaguardare il diritto alla salute dei detenuti e di quanti operano all'interno dei suddetti istituti –:

   se non ritenga necessario chiarire le ragioni che hanno portato al trasferimento di cinque detenuti positivi nel carcere di Tolmezzo;

   quali iniziative urgenti, oltre a quelle già adottate, intenda predisporre per superare le criticità nelle carceri dovute al diffondersi del Covid-19.
(4-05216)


   POTENTI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   l'emergenza Covid-19 determinerà conseguenze pesantissime su tutte le imprese italiane. Il settore dei fallimenti sarà il futuro snodo giudiziario nel cui alveo saranno decise gran parte delle vicende del tessuto produttivo nazionale. Il cosiddetto «decreto liquidità», decreto-legge n. 23 del 2020 appena pubblicato in Gazzetta ufficiale, ha introdotto varie misure a favore delle imprese per evitare la crisi e mantenere la continuità aziendale; tuttavia, nessuna disposizione ha derogato alla normativa penale fallimentare; l'articolo 10 prevede l'improcedibilità dei ricorsi per fallimento depositati tra il 9 marzo e il 30 giugno 2020. Si tratta di un limitato periodo di congelamento delle dichiarazioni di insolvenza che risulta del tutto insufficiente e sicuramente più breve del tempo che occorrerà realmente alle imprese per godere del cosiddetto «bazooka»;

   quanto ai reati fallimentari, come noto, questi si consumano quando l'impresa è in bonis, ma vengono puniti solo con la dichiarazione di fallimento o l'accesso al concordato preventivo da parte dell'impresa. Senza una specifica normativa di transizione che allunghi il periodo di moratoria ben dopo il 30 giugno, ci si potrebbe trovare di fronte alla più massiccia serie di procedimenti della storia repubblicana;

   infatti, con le previste misure di accesso al credito si ricorrerà a finanziamenti privilegiati con cui, la gran parte delle aziende, come comprensibile, farà fronte a debiti chirografari e in questo senso il «legislatore emergenziale» ha creato i presupposti per un serio effetto collaterale che vede, da una parte, la possibilità di aggravare il dissesto e commettere pagamenti preferenziali in violazione della par condicio creditorum (reato che sarà punibile dall'articolo 216 della legge fallimentare, come «bancarotta preferenziale») e, dall'altra, di creare condizioni che non permetteranno di attivare e utilizzare strumenti di composizione della crisi, quali il concordato preventivo o gli accordi di ristrutturazione dei debiti –:

   se il Ministro interrogato intenda promuovere una normativa transitoria in materia, successiva alla data del 30 giugno 2020, e se vi sia l'intenzione di adottare iniziative per intervenire sulla normativa penale fallimentare.
(4-05231)


   BARTOLOZZI e SIRACUSANO. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   il Governo avrebbe previsto per un determinato periodo di tempo – e più nello specifico dal 9 marzo 2020 al 30 giugno 2020 – che le udienze penali che non richiedono la partecipazione di soggetti diversi dal pubblico ministero, dalle parti private e dai rispettivi difensori, dagli ausiliari del giudice, da ufficiali o agenti di polizia giudiziaria, da interpreti, consulenti o periti possono essere tenute mediante collegamenti da remoto individuati e regolati con provvedimento del direttore generale dei sistemi informativi e automatizzati del Ministero della giustizia;

   il distanziamento sociale necessario a fronteggiare la pandemia prelude a sperimentare il processo a distanza, generalizzando quel che adesso è normato in via eccezionale e residuale per il dibattimento riservato agli imputati detenuti dall'articolo 146-bis norme att. c.p.p.;

   ma, in disparte la questione di legittimità costituzionale relativa ai poteri conferiti al dirigente della Direzione generale per i sistemi informativi automatizzati (DGSIA), sorgono evidenti perplessità su chi accerterà l'identità dell'imputato, come si acquisirà la prova documentale e come potrà il giudice valutare la genuinità di un documento non disponibile nella sua materialità, come sarà articolata la cross examination, quali saranno le modalità di verbalizzazione, come sarà garantita la segretezza della camera di consiglio, specie nei procedimenti collegiali, cosa accadrà in caso di interruzione dei collegamenti virtuali, rinnovazione o no, chi gestirà apertura e chiusura dei microfoni da remoto;

   in gioco ci sono diritti e garanzie costituzionali –:

   quali iniziative il Ministro interrogato intenda intraprendere al fine di risolvere le criticità procedimentali riportate in premessa.
(4-05233)


   BUBISUTTI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   da notizie di stampa, si apprende che nel carcere di massima sicurezza di Tolmezzo (Udine), cinque detenuti trasferiti e provenienti dal penitenziario di Bologna, sono risultati positivi al Covid-19 al termine del periodo di isolamento dopo un primo tampone negativo; si ha anche notizia di nuovi imminenti arrivi da Nuoro, da Voghera e da Milano Bollate;

   nonostante il carcere di Tolmezzo non sia in grado di accogliere nuovi ospiti, in quanto risulta essere già in sovrannumero, all'interrogante risulta che, il 27 marzo 2020, senza alcuna comunicazione sia avvenuto il trasferimento di un gruppo di sette detenuti posti in isolamento per precauzione al momento dell'arrivo. A un primo tampone, risultato negativo, ne è seguito al termine della «quarantena», un secondo, risultato invece positivo per cinque di loro; tutti e cinque i detenuti sono asintomatici;

   al loro arrivo, a quanto consta all'interrogante, risultano essere stati visitati nella tenda della protezione civile con il via libera per l'inserimento nella sezione comune; ma solo in seguito, due di essi, hanno comunicato di essere stati a contatto stretto con detenuti nel carcere di Bologna, fra i quali vi era un positivo poi deceduto;

   il trasferimento dei detenuti, ovviamente loro malgrado, ha causato un focolaio all'interno del carcere e attualmente, si registra la presenza di 9 detenuti in isolamento; alla data del 14 aprile 2020 su 76 tamponi effettuati ai dipendenti, 1 è risultato positivo;

   intanto, la segreteria regionale Uspp del Triveneto chiede la sospensione nazionale dei trasferimenti, di dotare tutto il personale di presidi sicuri e che vengano effettuati controlli triage a tutti gli operatori;

   l'interrogante ritiene opportuno sottolineare fermamente l'inadeguatezza della scelta di trasferimenti di detenuti in periodo di emergenza sanitaria nazionale, scelta che evidenzia ancora una volta, ad avviso dell'interrogante, come il Ministro non abbia la consapevolezza di quello che accade nei suoi dipartimenti poco attenti alle realtà periferiche –:

   se il Ministro interrogato intenda adottare iniziative per la sospensione a livello nazionale dei trasferimenti di detenuti in pendenza della fase emergenziale da Covid-19;

   quali iniziative di competenza il Ministro abbia adottato o stia adottando per impedire il diffondersi del contagio all'interno del carcere – tra detenuti e operatori – nonché per impedire che il medesimo si possa diffondere tra le famiglie dei lavoratori e, in seconda istanza, tra la popolazione extra carceraria;

   secondo quali valutazioni e criteri di opportunità il Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria del Ministero della giustizia abbia disposto trasferimenti di fatto senza condivisione con le strutture che devono accogliere i detenuti;

   se ogni struttura carceraria che procede al trasferimento dei detenuti debba attuare tutti i protocolli sanitari di controllo previsti e, in caso affermativo, come sia potuto accadere che nel carcere di Tolmezzo cinque detenuti trasferiti siano risultati positivi al Covid-19.
(4-05239)

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, il Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, il Ministro dell'interno, il Ministro della salute, per sapere – premesso che:

   nei giorni scorsi il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, di concerto con il Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, il Ministro dell'interno e il Ministro della salute, ha emanato un decreto che sospende la classificazione di place of safety (luogo sicuro) per i porti italiani, per i casi di soccorso effettuati da unità navali battenti bandiera straniera al di fuori dell'area Sar italiana;

   nella consapevolezza che la drammatica emergenza sanitaria che il nostro Paese sta vivendo impone al Governo, come priorità assoluta, la tutela della salute pubblica, a parere degli interpellanti il suddetto decreto non solo non risponde a tale necessità, ma appare anche sbagliato, incomprensibile e illegittimo;

   la pandemia da COVID-19 sta interessando, infatti, il mondo intero e per questo sarebbe opportuno e necessario concentrare ogni sforzo, al fine di individuare ogni strumento utile a definire protocolli in grado di assicurare la sicurezza e la salute pubblica, anziché negare il soccorso e la protezione dai rischi della navigazione;

   l'obbligo etico e giuridico di impedire che le persone perdano la vita nel Mediterraneo centrale non viene meno a causa dell'emergenza sanitaria e non pregiudica la tutela della salute, la sicurezza di tutti e un'efficace battaglia contro il nuovo Coronavirus;

   ad avviso degli interpellanti il nostro Paese è assolutamente nelle condizioni di predisporre protocolli sanitari in grado di garantire a terra, o attraverso l'utilizzo di assetti navali adeguati, luoghi sicuri nei quali far svolgere la necessaria quarantena alle persone soccorse, proprio per garantire la salute e la sicurezza di tutti, quella dei naufraghi e quella del personale che si occupa dello sbarco e dell'accoglienza (come ha recentemente detto anche l'Unhcr) e anche delle comunità costiere potenzialmente esposte a rischi di contagio, senza per questo pregiudicare i principi su cui si fonda la nostra civiltà giuridica e gli obblighi imposti dal diritto internazionale con decreti interministeriali come quello in questione;

   in questo senso, a parere degli interpellanti, si riscontra un travisamento e un uso illegittimo di alcuni articoli di testi normativi del diritto internazionale, tra cui l'assenza del presupposto richiesto dalla Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare siglato a Montego Bay, introducendo il principio secondo cui non è la nave che rappresenta un pericolo per la comunità costiera, ma è la comunità costiera a rappresentare un pericolo per l'integrità fisica delle persone a bordo;

   se questa è la ratio, non può dunque escludersi che per effetto del decreto i porti della Repubblica italiana possano essere ritenuti sostanzialmente chiusi a qualsiasi imbarcazione straniera;

   il decreto, che si compone di 12 voci di premesse e di 2 articoli, richiama diversi decreti e convenzioni internazionali, dalla Convenzione di Amburgo fino agli ultimi decreti sul Coronavirus e, proprio in virtù dello «stato di emergenza» varato il 31 gennaio 2020, vi è la «deroga» alla Convenzione di Amburgo e nell'articolo 1 si decreta che «i porti italiani non assicurano i necessari requisiti per la classificazione e definizione di place of safety (“luogo sicuro”), in virtù di quanto previsto da Amburgo», ma tale principio varrebbe solo per i casi di soccorso effettuati da parte di unità navali battenti bandiera straniera al di fuori dell'area Sar italiana;

   non si comprende quindi, secondo quale presupposto il place of safety («luogo sicuro») cesserebbe di esistere o ritornerebbe a seconda della nazionalità dell'imbarcazione: se la nave non ha bandiera italiana il place of safety («luogo sicuro») non c'è; se, al contrario, la nave batte bandiera italiana, ritorna il place of safety («luogo sicuro»). Tale distinzione basata sulla bandiera produrrebbe un'intollerabile discriminazione tra i soggetti soccorsi e tra i medesimi soccorritori; il Governo non può non porsi, inoltre, il problema del destino delle persone che continuano a fuggire dalla Libia e che continueranno a farlo, soprattutto in primavera e in estate. Il rischio reale è che ci saranno migliaia di persone in fuga dalla guerra e dai campi di detenzione libici, che probabilmente faranno aumentare i morti in mare e anche gli sbarchi spontanei;

   nel caso di questi ultimi le imbarcazioni che riescono ad arrivare autonomamente sulla terraferma rischiano di diventare un pericolo potenzialmente maggiore in assenza di protocolli per la quarantena e la gestione sanitaria delle persone sbarcate, mentre una gestione ordinata e razionale dei soccorsi permetterebbe al Governo di operare in tutta sicurezza;

   nell'attuale condizione di assenza di dispositivi di soccorso, sia della società civile che statali, il vero rischio è l'aumento sia degli arrivi spontanei, sia delle morti in mare e il suddetto decreto non risponde al primo fenomeno e rischia di far lievitare i numeri del secondo;

   si hanno tutti gli strumenti e le risorse per disporre misure di sicurezza che permettano di proteggere da possibili contagi sia i naufraghi che le popolazioni costiere, senza la necessità di definire il nostro Paese un «luogo non sicuro» o derogare a principi e valori costituzionali e alle convenzioni internazionali per la pandemia in corso;

   si è di fronte a un decreto che a parere degli interpellanti non solo non risolve il problema e denota un approccio sbagliato, ma rischia anche di essere più dannoso, oltre ad essere in palese violazione di norme di diritto internazionale a cui è sottoposto;

   dal 1° gennaio 2020 al 3 aprile 2020 ben 2.677 persone sono state riportate indietro dalla cosiddetta guardia costiera libica e quest'ultimo decreto del Governo genera un paradosso per il quale si considera un porto sicuro la Libia, che è un Paese in guerra, e non l'Italia –:

   se il Governo non intenda revocare subito il decreto citato in premessa e lavorare contestualmente a un dispositivo che preveda protocolli sanitari in grado di garantire a terra o in mare, attraverso l'utilizzo di assetti navali adeguati, luoghi sicuri nei quali far svolgere la necessaria quarantena, prevista dalle misure per combattere il COVID-19, ad eventuali migranti ed equipaggi di imbarcazioni che abbiano effettuato salvataggi di naufraghi, così da garantire la salute e la sicurezza degli stessi, degli operatori e delle comunità costiere.
(2-00736) «Palazzotto, Fratoianni, Muroni, Pastorino, Fornaro».
(Presentata il 14 aprile 2020)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   FERRI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   l'8 aprile 2020 ad Albiano Magra, frazione del comune di Aulla in provincia di Massa Carrara, è crollato il ponte che attraversa il fiume Magra;

   il viadotto Albiano collega Santo Stefano Magra (SP) con Albiano Magra (MS) e si trova lungo la strada statale 330 che si immette sulla Cisa;

   in passato, l'infrastruttura era stata oggetto di segnalazioni a causa della presenza di numerose crepe;

   in particolare, nel novembre 2019 si era formata una vistosa crepa, a seguito della quale i tecnici dell'Anas avevano effettuato i doverosi controlli;

   il crollo del ponte provoca gravi disagi per i cittadini di Albiano e di Montedivalli che saranno costretti, previa autorizzazione del prefetto, a transitare in comuni limitrofi e nella regione Liguria per diversi servizi primari;

   occorre garantire una strada – pur provvisoria – che consenta una viabilità alternativa idonea per il transito e per il collegamento tra la regione Toscana e la regione Liguria; a seguito di questo crollo sono in seria difficoltà i territori del comune di Aulla (Albiano), di Podenzana (Montedivalli), di Bolano e di Santo Stefano Magra (nella provincia di La Spezia);

   è altresì necessario avviare immediatamente i lavori di ricostruzione del ponte;

   dopo il crollo del Ponte Morandi di Genova, nel rinnovo del contratto di programma tra il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti e i concessionari, tra cui Anas, è stata disposta la verifica della staticità di tutti i viadotti e ponti nazionali;

   il ponte di Albiano è stato oggetto del suddetto monitoraggio;

   l'attività di monitoraggio e controllo svolta deve essere resa pubblica e trasparente;

   con il decreto-legge 28 settembre 2018, n. 109, cosiddetto «decreto Genova», il Governo Conte 1 ha poi creato la nuova agenzia Ansfisa (Agenzia nazionale per la sicurezza delle ferrovie e delle infrastrutture stradali e autostradali), con il fine di vigilare e garantire manutenzione e sicurezza alle infrastrutture;

   è necessario comprendere quali attività l'agenzia Ansfisa abbia compiuto per monitorare il ponte di Albiano Magra;

   occorre fare chiarezza, accertare eventuali responsabilità tecniche e garantire ai cittadini infrastrutture solide e funzionali;

   è altresì necessario conoscere gli esiti dei suddetti monitoraggi su scala nazionale e sapere se realmente sono stati svolti con metodi corretti e rigorosi;

   se i monitoraggi non sono stati effettuati, occorre comprenderne i motivi;

   i cittadini di Albiano Magra, di Montedivalli, di Bolano, di Santo Stefano Magra e tutti i cittadini che transitavano in quel territorio meritano risposte, trasparenza e le massime garanzie di sicurezza e celerità nella ricostruzione del ponte;

   occorre, inoltre, attuare un rigoroso piano a livello nazionale di manutenzione e controllo di tutte le infrastrutture –:

   se il Ministro interrogato intenda adottare le iniziative di competenza per fare chiarezza riguardo all'attività di monitoraggio nazionale effettuata sulle infrastrutture a seguito del crollo del ponte Morandi e, in particolare, rendere trasparente l'attività svolta dagli enti preposti e delegati per il controllo del ponte di Albiano Magra.
(5-03830)

Interrogazione a risposta scritta:


   TIRAMANI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   l'8 aprile 2020 il sindaco del comune di Pezzana ha ricevuto una lettera da Autostrade per l'Italia (Aspi) che lo informa in merito alla trasmissione del progetto definitivo e alla proposta di convenzione per l'adeguamento delle barriere di sicurezza laterali sul cavalcavia Aiscat 26043 sulla A26 in via Vercelli, di proprietà comunale;

   Aspi informa il comune che, per tutelare la sicurezza della circolazione autostradale, intende procedere in vece del comune alla sostituzione dei guard rail con nuovi dispositivi conformi alle normative vigenti, con successiva rivalsa delle spese sostenute;

   la lettera comprende un codice per un collegamento a un sito internet, ove il comune può validare i presupposti utilizzati dal progettista per l'individuazione della classe di contenimento delle barriere, individuare eventuali sottoservizi non censiti, approvare progetto e piano di caratterizzazione e condividere la proposta di convenzione che regolamenta gli impegni economici per il comune, connessi alla riqualifica delle barriere di sicurezza e alla successiva gestione e manutenzione; si fa inoltre presente che, in assenza di formale riscontro entro 30 giorni dalla richiesta, l'Aspi procederà comunque alla redazione del progetto esecutivo, al fine di avviare successivamente le procedure di appalto per l'esecuzione dei lavori;

   sembrerebbe che in altri casi di cavalcavia su autostrade o ferrovie le spese per le misure di sicurezza siano state poste a carico dell'Ente che aveva realizzato i sovrapassaggi e solo per questa autostrada si sia agito con rivalsa; peraltro, il comune ha a disposizione da anni solo la somma irrisoria di 23.000 euro per far fronte a spese in infrastrutture, come scuola, palazzo municipale, cimitero, centro polifunzionale, campo sportivo, palestra e strade asfaltate;

   effettivamente, piccoli comuni, come quello di Pezzana, non sono in grado di sopportare tali oneri che incidono in maniera sproporzionata sul bilancio comunale;

   specialmente in questo periodo di piena emergenza Covid-19, in cui lo stesso sindaco e una sola impiegata cercano con tutte le forze di affrontare e gestire l'emergenza, non esiste nemmeno il tempo necessario per seguire quanto comunicato dalla concessionaria;

   infatti, il comune di Pezzana è un piccolo comune italiano di circa 1.300 abitanti nella provincia di Vercelli, in Piemonte, mentre l'autostrada A26, chiamata Autostrada dei trafori, è un'autostrada, importante, con traffico sostenuto e quindi con corrispondenti ricavi tariffari, che da Genova Voltri, scorre verso nord, giungendo a Gravellona Toce, in Piemonte, mettendo in comunicazione il porto di Genova e il resto dell'Italia con i vari trafori di valico alpini;

   chiaramente, la custodia esercitata dal proprietario su una strada non si limita alla carreggiata, ma si estende anche alle pertinenze, comprese le eventuali barriere laterali di sicurezza; quindi, tali opere formalmente potrebbero rientrare nella competenza del comune; tuttavia, una concessionaria che ha modificato la rete stradale e ha costruito i cavalcavia per proprie esigenze, a parere dell'interrogante, non dovrebbe sottoporre i comuni a spese ingenti per i propri bilanci, peraltro con tempi e modalità favorevoli e comodi per la concessionaria medesima, allo scopo di garantire la sicurezza della propria infrastruttura sottostante i cavalcavia, specialmente qualora si tratti di piccoli comuni;

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e quali iniziative di competenza intenda adottare al fine di garantire la sicurezza della circolazione senza tuttavia esporre a spese insopportabili i bilanci di piccoli comuni, come quello di Pezzana nel caso sopra esposto, eventualmente regolamentando i comportamenti e le competenze delle concessionarie autostradali in merito alla manutenzione straordinaria delle barriere di sicurezza su cavalcavia al di sopra della rete comunale, da esse stesse costruiti.
(4-05219)

INTERNO

Interrogazione a risposta in Commissione:


   FOTI. — Al Ministro dell'interno, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro per la pubblica amministrazione. — Per sapere – premesso che:

   con improvvida modulistica, poi modificata, il comune di Parma pretendeva una «dichiarazione di antifascismo» anche per l'erogazione del buono spesa. Detta dichiarazione resta tuttavia in essere per la richiesta, ad esempio, dell'occupazione di suolo pubblico e della concessione del passo carraio o per le associazioni, comunque denominate, che presentino istanza per la concessione di sale e immobili comunali;

   risulterebbe che in locali del comune di Parma, ubicati in via Testi 10, a suo tempo utilizzati – non ne è noto il titolo – dal collettivo Rete antifascista sia avvenuta nel 2010 una violenza sessuale, ai danni di una ragazza che vi aderiva. Detta violenza, scoperta nel corso di un'indagine riguardante altri fatti, negli anni successivi portava – già insediata la giunta Pizzarotti – alla condanna di alcuni degli esecutori materiali e di altri aderenti, questi ultimi per favoreggiamento dei primi;

   non risulta all'interrogante che l'amministrazione comunale di Parma, pur di fronte a una odiosa violenza, si sia costituita parte civile nei processi di cui sopra;

   apparirebbe gravissimo, secondo l'interrogante, se risultasse che il comune di Parma avesse concesso alle stesse condizioni già utilizzate in precedenza i locali di via Testi 10 – che risultano tuttora occupati – ad una associazione che pare sia in continuità con il citato collettivo –:

   se il Governo, in ragione della concessione in uso (se vi è stata) dell'immobile di cui in premessa e di altri, sempre di proprietà del comune di Parma, a enti e/o associazioni, intenda promuovere al riguardo, a tutela dei principi di trasparenza ed efficacia della pubblica amministrazione, una verifica da parte dell'ispettorato per la funzione pubblica e dei servizi ispettivi di finanza pubblica presso il comune di Parma.
(5-03836)

Interrogazioni a risposta scritta:


   D'ATTIS. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   il prefetto di Brindisi in data 7 aprile 2020 ha diramato ai sindaci della provincia di Brindisi una circolare con il seguente oggetto: «Misure di emergenza per la prevenzione ed il controllo della polmonite da nuovo coronavirus Covid-19 - Flusso comunicativo dei dati relativi a soggetti sottoposti a sorveglianza fiduciaria»;

   nella comunicazione il prefetto ricorda ai sindaci che i dati personali che i comuni ricevono al fine di poter svolgere le funzioni di competenza nel garantire il rispetto delle regole adottate ai fini del contenimento del contagio epidemiologico, sono «sensibilissimi e protetti dalle disposizioni a tutela della privacy, non divulgabili, né utilizzabili per finalità diverse da quelle consentite, conformante a quanto previsto dall'articolo 5 dell'ordinanza n. 630/2020 del Capo Dipartimento della Protezione Civile»;

   il prefetto ricorda ai destinatari le responsabilità civili e penali connesse a un uso difforme rispetto a quello consentito dei dati sensibili che giungono in loro possesso, chiudendo la comunicazione con la precisazione che la prefettura proseguirà l'attività di monitoraggio sul corretto utilizzo dei dati personali da parte dei comuni;

   il tenore della nota del prefetto di Brindisi è, ad avviso dell'interrogante, molto simile a quello di un richiamo rivolto alle amministrazioni locali della provincia e lascia ipotizzare che sia stata motivata da un uso non corretto da parte di alcune amministrazioni comunali dei dati personali pervenuti in loro possesso nell'ambito della attività volte al contrasto della diffusione epidemiologica da Covid-19;

   un'ipotesi simile, se confermata, sarebbe estremamente preoccupante e per questo è necessario, a giudizio dell'interrogante, fare la massima chiarezza anche per evitare l'insorgere di un rapporto di sfiducia in un momento particolarmente critico come quello attuale tra la cittadinanza soggetta a misure di isolamento sociale a fini sanitari e le istituzioni che dovrebbero tutelarla –:

   se vi siano evidenze di casi di uso difforme da quello consentito, da parte delle amministrazioni comunali della provincia di Brindisi, relativamente ai dati personali giunti in loro possesso nell'ambito del flusso dei dati di persone sottoposte a sorveglianza fiduciaria.
(4-05199)


   TARTAGLIONE. — Al Ministro dell'interno, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   la pandemia globale in atto ha reso necessario un drastico cambiamento dello stile di vita che continuerà a essere tale anche nella fase di graduale ritorno alla normalità;

   tornare a vivere le città, però, ha come presupposto la messa in sicurezza dei tessuti urbani, in vista di mutazioni sociali e di vita pratica probabilmente non facili da metabolizzare;

   torneranno ad animarsi contesti sociali complessi, come le periferie, dove le dinamiche di convivenza già prima erano spinte al limite di un equilibrio fragilissimo e pronto a rompersi dando luogo a tensioni. A queste tensioni sarà necessario rispondere supportando le classi più deboli con misure di sostegno e assistenza che possano prevenire fenomeni di illegalità. Allo stesso tempo, però, sarà fondamentale adottare misure di controllo capillare del territorio, anche di fronte a situazioni inedite che ci si troverà ad affrontare;

   nuove modalità di comportamento, come ad esempio l'uso delle mascherine, se da un lato saranno importanti per la salvaguardia collettiva, perché utili a limitare la trasmissione del virus Covid-19 attraverso l'effetto droplet, allo stesso tempo renderanno tutti meno riconoscibili e, perciò, sarà più agevole per i malintenzionati mescolarsi e confondersi, probabilmente sfuggendo anche ai sistemi di videosorveglianza;

   per di più, l'emergenza sanitaria sta comportando importanti difficoltà di natura economica e sociale che, nei casi più estremi e tuttavia non poco numerosi se li si considerano in aggiunta al tasso di criminalità già esistente, potrebbero tradursi in un incremento della delinquenza. Risulta pertanto indispensabile intervenire prevedendo un ritorno al controllo «umano» del territorio, implementando i presidi fisici delle forze dell'ordine e delle forze di sicurezza, nonché la formula del poliziotto e del carabiniere di quartiere. Assieme a questo, sarà prioritario garantire ai comuni quei fondi necessari per sviluppare politiche mirate di sicurezza pubblica: migliorare la videosorveglianza, che comunque rimane strumento fondamentale, migliorare l'illuminazione nelle strade, colmare le assai diffuse croniche carenze negli organici di polizia locale;

   si manifesta l'occasione per avviare un percorso di legalizzazione, partendo dal contrasto al lavoro nero e all'infiltrazione della criminalità nel tessuto economico, in particolare nel Sud Italia –:

   quali iniziative urgenti il Governo intenda adottare, nell'ambito delle proprie competenze, per dare soluzione alle situazioni di cui in premessa, per disporre l'incremento dei presìdi di controllo delle forze dell'ordine sull'intero territorio nazionale nonché per rendere disponibili risorse finanziare per i comuni, al fine di poter svolgere prevenzione e controllo, in particolare nel Sud Italia.
(4-05220)


   ALESSANDRO PAGANO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   qualche giorno fa nel porto di Pozzallo, nel Libero consorzio comunale di Ragusa, in Sicilia, sarebbero stati fatti sbarcare settantadue immigrati clandestini giunti a bordo di un piccolo natante, ma in realtà, secondo fonti locali, condotti a ridosso del litorale da una «nave madre» poco più al largo gestita, come noto, dai trafficanti di esseri umani;

   secondo quanto riferito anche dalla stampa, si tratterebbe dell'ennesimo sbarco irregolare sulle coste siciliane registrato negli ultimi giorni che ha messo ulteriormente e legittimamente in allarme i cittadini e le autorità locali, anche in relazione alla grave emergenza sanitaria in corso da Covid-19 sull'intero territorio nazionale e nell'isola;

   difatti, recentemente proprio a Pozzallo un migrante di nazionalità egiziana, arrivato clandestinamente a Lampedusa nei giorni scorsi e poi condotto nell’hotspot della cittadina, sarebbe stato trovato positivo al Covid-19;

   pertanto, senza dunque transitare dall’hotspot per gli opportuni controlli previsti dalla legge, gli immigranti sbarcati a Pozzallo sarebbero stati trasferiti a Siculiana, un comune del Libero consorzio di Agrigento, come riferito telefonicamente al sindaco Leonardo Lauricella dalla prefettura, e collocati a Villa Sikania, un centro già chiuso lo scorso autunno ma riaperto nell'arco di poche ore per accogliere gli ultimi immigrati irregolari arrivati sull'isola;

   nonostante l'articolo 11 del decreto legislativo n. 142 del 2015 preveda il parere preventivo dell'ente locale, tale decisione sarebbe stata, invece, adottata senza neanche avvertire il sindaco di Siculiana il quale, assieme alla popolazione, già aveva manifestato la propria contrarietà negli scorsi anni fino a ottenere la chiusura della struttura e che si è dunque ritrovato il centro di accoglienza riaperto da un giorno all'altro senza alcun preavviso;

   le legittime proteste del sindaco e della cittadinanza di Siculiana non sono fatti isolate, poiché a causa dei continui sbarchi sulle coste dell'isola, nonostante la gravissima emergenza sanitaria in corso, numerosi amministratori di diversi schieramenti politici e comitati di cittadini hanno più volte denunciato, legittimamente preoccupati, una situazione che si sta sempre più aggravando;

   difatti, mentre sono chiesti grandi sacrifici ai cittadini italiani, ormai da tempo chiusi in casa per arginare l'epidemia in corso, invece gli immigrati continuano a giungere illegalmente e indisturbati nei territori italiani, specificatamente nell'Italia del Sud, nonostante il recente decreto interministeriale del 7 aprile 2020 che classifica i porti italiani come non «place of safety», mettendo così a repentaglio la salute di tutti e vanificando gli sforzi finora fatti –:

   se quanto riportato in premessa corrisponda al vero;

   quali procedure di identificazione e di carattere sanitario siano state attivate prima del trasferimento degli immigrati nel centro di accoglienza di Villa Sikania;

   se, prima del trasferimento, sia stata assicurata la doverosa attività informativa sui rischi della diffusione del virus, sulle prescrizioni anche igienico-sanitarie, sul distanziamento all'interno dei centri, sull'interdizione degli spostamenti e sull'esigenza del loro assoluto rispetto;

   quali siano le convenzioni ad oggi in corso tra la prefettura di Agrigento e le strutture alberghiere nel territorio provinciale per valutare se sia stata considerata la possibilità di una equa ripartizione dei migranti, il cui numero per una sola struttura a Siculiana appare consistente relativamente alle esigenze di distanziamento in vigore;

   quali iniziative si intendano adottare urgentemente, tenuto conto che la struttura individuata, ex Villa Sikania, ricade all'interno del centro abitato di Siculiana e valutato il rischio di interferenze con la popolazione residente, per individuare strutture alternative in contesti meno rischiosi per la salute pubblica;

   se non si ritenga opportuno adottare le iniziative di competenza per lo sgombero immediato della struttura in questione;

   quali iniziative il Governo intenda adottare nell'immediato per impedire gli arrivi e gli sbarchi irregolari sulle coste della Sicilia.
(4-05221)


   FRATOIANNI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   da un post pubblicato il 6 aprile 2020 sulla pagina Facebook «Cosa succede a Pordenone» e da diversi articoli di stampa si apprende che sul profilo Facebook del sindaco di Pordenone, Alessandro Ciriani, sotto una foto postata dallo stesso primo cittadino tra i commenti con cui lo stesso sindaco ha interagito, peraltro con un tono che appare amichevole e confidenziale, colpisce quello di un utente che, completamente fuori dal contesto dell'immagine, fa un esplicito richiamo all'utilizzo delle armi contro Montecitorio per cacciare i deputati eletti fuori dal Parlamento;

   tale messaggio non solo non è stato in alcun modo immediatamente censurato dal sindaco di Pordenone, ma ha dato vita a un ironico scambio di battute che ha visto lo stesso sindaco scherzare, ad avviso dell'interrogante, irresponsabilmente con chi aveva appena incitato a prendere con le armi Montecitorio;

   a parere dell'interrogante con le istituzioni democratiche non si scherza e appare opportuno ricordare come chiunque rappresenti, a qualsiasi titolo, un'istituzione della Repubblica, debba sempre mantenere un comportamento che sia di esempio per i cittadini e appare irresponsabile chi, sui social e attraverso un profilo pubblico ironizzi su «chiamate alle armi», invece di stigmatizzare e censurare tali affermazioni, anche se pronunciate da persone amiche –:

   di quali elementi disponga il Governo circa quanto esposto in premessa e quali iniziative di competenza intenda intraprendere al fine di monitorare e contrastare questi episodi di odio e violenza verbale sul web.
(4-05229)


   MICELI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   nel pieno dell'emergenza Covid-19 e in vigenza delle disposizioni straordinarie del Governo, il sindaco della città di Messina, on. Cateno De Luca, si è reso più volte protagonista della scena politico-istituzionale in aperta rottura con le istituzioni regionali e nazionali anche attraverso quelli che l'interrogante giudica messaggi dalla dubbia opportunità e poco consoni al clima che si sta vivendo;

   tra le iniziative del sindaco De Luca – il quale ha pesantemente offeso con toni minacciosi il Ministro interrogato e l'intero Governo e per il quale sono pendenti procedimenti per vilipendio dinanzi la procura della Repubblica di Messina – vi è anche un'ordinanza che obbliga chi intende attraversare lo stretto a registrarsi e che con decreto del Presidente della Repubblica è stata annullata in via straordinaria, a seguito della deliberazione del Consiglio dei ministri e visto il parere del Consiglio di Stato;

   secondo organi di stampa, lo stesso De Luca avrebbe commentato la vicenda definendo «vomitevole che un Ministro della Repubblica, in questo momento di emergenza, si occupi di una procedura straordinaria per annullare una ordinanza di un sindaco che è restrittiva e rispetta i princìpi di questo momento che stiamo vivendo di emergenza Coronavirus. Ancora più restrittivo per la salute pubblica. È proprio vomitevole. Lamorgese è inadeguata, si dimetta. Lamorgese conferma la sua inadeguatezza al ruolo istituzionale che ha e quindi si deve dimettere. La Ministra agisce violentando il territorio e le rappresentanze democratiche del territorio. Non vedo l'ora di assistere a questo spettacolo indecoroso di un Consiglio dei ministri che si riunisce per deliberare l'annullamento dell'ordinanza del sindaco De Luca e attendo pure che il Presidente della Repubblica faccia il suo decreto, come prevede la procedura, per recepire la delibera di annullamento»;

   nei giorni scorsi sono state pubblicate da alcuni giornali le immagini di un corteo funebre nel pieno centro della città di Messina con decine di persone assembrate al seguito del carro mortuario in evidente atteggiamento contrario alle disposizioni previste per il contrasto al Covid-19, tra cui il mancato rispetto delle distanze di sicurezza e l'assenza di presìdi, quali guanti e mascherine idonei a limitare il rischio di contagi;

   secondo quanto ricostruito dagli stessi organi di stampa, si sarebbe trattato del corteo funebre relativo alle esequie di Rosario Sparacio, già condannato per estorsione e fratello di Luigi, noto boss mafioso, e parrebbe che né le forze dell'ordine, né i vigili urbani siano intervenuti e il sindaco De Luca, interpellato dalla stampa, avrebbe minimizzato l'accaduto parlando di «mero trasporto della salma per poche centinaia di metri, al quale si sono uniti, in modo estemporaneo, alcuni familiari del defunto, in numero non superiore alla trentina» e di accanimento strumentale nei suoi riguardi;

   ad avviso dell'interrogante, non si comprende come si sia potuto dar luogo a un simile assembramento e come questo possa essere passato pressoché inosservato agli occhi del sollecito primo cittadino, a detta del quale sono stati messi in campo strumenti straordinari di presidio e sorveglianza del territorio –:

   di quali elementi disponga il Ministro interrogato in relazione ai fatti esposti in premessa;

   alla luce di quanto accaduto, se e quali iniziative di competenza intenda assumere affinché venga garantito il rispetto delle normative vigenti e si evitino condotte illegali, anche a maggior ragione ad opera di forze che si contrappongono allo Stato.
(4-05230)

ISTRUZIONE

Interpellanza:


   Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro dell'istruzione, il Ministro dell'università e della ricerca, per sapere – premesso che:

   con comunicazione del 31 marzo 2020 il segretario generale dell'Unadis, organizzazione sindacale rappresentativa dei dirigenti delle funzioni centrali, ha lamentato il mancato rispetto del contratto collettivo nazionale di lavoro (Ccnl) in vigore dal 9 marzo 2020 nell'ambito del Ministero dell'istruzione e del Ministero dell'università e della ricerca. In particolare, risultano, infatti, pubblicati avvisi di interpelli dirigenziali generali senza la preventiva attivazione degli istituti di relazioni sindacali previsti dal Ccnl di settore;

   con note nn. 506, 507, 508 e 509 del 24 marzo 2020 a firma del capo dipartimento per le risorse umane, finanziarie e strumentali del Ministero dell'istruzione e n. 7513 del 23 marzo 2020 a firma del direttore generale per le risorse umane, finanziarie e strumentali del Ministero dell'istruzione (a supporto del Ministero dell'università e della ricerca), si è dato avviso degli interpelli per 5 posti di funzione dirigenziale generale dell'amministrazione centrale del Ministero più 1 posto presso gli uffici di diretta collaborazione. Sul punto si rileva che il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri n. 140 del 21 ottobre 2019 aveva individuato complessivamente 10 posti funzionanti presso l'amministrazione centrale più quello funzionante presso gli uffici di diretta collaborazione e tali posti sono stati oggetto di interpello in data 26 dicembre 2019 e successivamente decaduti a causa dell'emanazione del decreto-legge n. 1 del 9 gennaio 2020 che ha disposto lo scorporo tra Ministero dell'istruzione e Ministero dell'università e della ricerca; l'attività procedimentale dianzi esposta, oltre a creare sconcerto tra i dirigenti dei Ministeri coinvolti, appare all'interpellante di assoluta inopportunità sotto molteplici aspetti: il primo dei quali è certamente quello della mancanza di trasparenza e di adeguata comunicazione;

   l'articolo 116 del decreto-legge n. 18 del 17 marzo 2020 dispone la proroga dei termini dei processi di riorganizzazione dei Ministeri per tre mesi, in considerazione della situazione emergenziale in cui versa il Paese a causa dell'epidemia Covid-19, con l'evidente intento di consentire alle amministrazioni di procedere a tali completamenti solo successivamente alla fine della fase emergenziale;

   la scelta di avviare la procedura di interpello in questo particolare momento, ad avviso dell'interpellante, contrasta non solo con le disposizioni di legge e contrattuali sopra richiamate, ma anche con ogni regola di buon senso e condotta improntata all'etica pubblica in un momento in cui tutto l'amministrazione si trova a lavorare in condizioni di emergenza, garantendo con grande senso del dovere e responsabilità le attività di competenza, pur tra gli enormi sacrifici e difficoltà che discendono dallo svolgere le proprie attività da remoto;

   la rappresentanza sindacale ha chiesto a tutela della legalità e del corretto esercizio delle funzioni di ciascuna struttura dei Ministeri, nonché a garanzia dell'azione amministrativa in questo frangente di crisi sanitaria ed economica, il ritiro delle procedure selettive e l'avvio immediato anche con mezzi informatici, di consultazioni finalizzate alla definizione delle nuove procedure e dei nuovi criteri di conferimento degli incarichi dirigenziali, che devono inderogabilmente presiedere e precedere ogni successivo passo dell'amministrazione verso il completamento del processo di riordino;

   vista la particolare situazione di sofferenza che vivono gli uffici scolastici regionali e le scuole in questo momento, sarebbe più opportuno conoscere gli esiti degli avvisi per la copertura dei posti di direttori generali degli uffici scolastici regionali e di procedere, ove occorra, alla celere copertura dei suddetti posti con nuovi interpelli –:

   quali urgenti iniziative, anche normative, i Ministri interrogati intendano porre in essere al fine di garantire il rispetto del vigente contratto collettivo nazionale di lavoro e salvaguardare gli istituti di relazioni sindacali previsti dalla contrattazione di settore.
(2-00739) «Colmellere».

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazione a risposta immediata:


   LUPI, BENIGNI, COLUCCI, GAGLIARDI, PEDRAZZINI, SANGREGORIO, SGARBI, SILLI, SORTE e TONDO. – Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. – Per sapere – premesso che:

   il nuovo decreto del Presidente del Consiglio dei ministri ha prorogato al 3 maggio 2020 la partenza della «fase due» dell'emergenza Coronavirus;

   il Paese non può stare fermo altre tre settimane. Si devono fare le cose con prudenza, con le misure che garantiscano sicurezza sui posti di lavoro, ma si deve ripartire;

   altri Paesi (Germania, Austria, Repubblica Ceca, Spagna) hanno già riavviato gli impianti produttivi: alcune attività economiche devono rimettersi in moto, altrimenti i soldi promessi dallo Stato, che prima o poi arriveranno, serviranno solo per la liquidazione delle imprese italiane;

   esistono esperienze, come, ad esempio, l'accordo tra Fca e sindacati metalmeccanici, per affrontare la «fase due» dell'emergenza che, prevedendo alcune importanti limitazioni e procedure per l'immediata riapertura delle aziende (obbligo di mascherina per l'intero personale, rilevazione delle temperature prima dell'ingresso in azienda, mantenimento della distanza di almeno un metro, sanificazione degli ambienti, procedure per evitare assembramenti nelle mense e negli spogliatoi, uso dello smart working e formazione del personale), devono poter essere applicate, immediatamente, anche ad altri settori, in particolare quelli del made in Italy che sono il motore trainante dell'economia italiana;

   gli artigiani, che lavorano da soli nel loro laboratorio e che hanno rare opportunità di rapporto con la clientela (e che si possono comunque normare come previsto per i supermercati), potrebbero, con le dovute cautele, riaprire subito;

   il cosiddetto «decreto dignità» approvato nel 2019 ha inserito, ad avviso degli interroganti, rigidità e vincoli nel mercato del lavoro, che sono assolutamente anacronistici in questo momento di crisi epocale –:

   se non ritenga necessario, al fine di evitare conseguenze ancora più drammatiche sul fronte dell'occupazione, anticipare la riapertura di alcuni settori trainanti e strategici, in particolare quelli del made in Italy, applicando le medesime modalità previste dall'accordo Fca/sindacati e permettendo, al contempo, ai piccoli artigiani e alle imprese individuali di riaprire i propri laboratori anche al fine di effettuare nuove assunzioni (tramite l'adozione di iniziative volte all'eliminazione di alcuni vincoli introdotti dal cosiddetto «decreto dignità», come il riutilizzo di voucher e rendendo più agevole l'avvalersi del lavoro somministrato) in questo periodo di grave crisi economico-sociale.
(3-01450)
(Presentata il 14 aprile 2020)

Interrogazione a risposta orale:


   MURELLI, DURIGON, CAFFARATTO, CAPARVI, GIACCONE, LEGNAIOLI, EVA LORENZONI e MOSCHIONI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   è allarme in merito agli ammortizzatori sociali con causale Covid-19, promessi dal Governo «a stretto giro» e ancora non pervenuti ai beneficiari, a causa anche dell'enorme confusione in merito alle procedure e agli aventi diritto;

   con circolare n. 47 del 28 marzo 2020 l'Inps aveva dettato le prime istruzioni in materia di trattamento di cassa integrazione guadagni ordinaria (Cigo), assegno ordinario e cassa integrazione guadagni in deroga (Cigd) con causale Covid-19;

   con circolare n. 8 dell'8 aprile 2020 del Ministero del lavoro e delle politiche sociali, ad avviso dell'interrogante non solo non sono state chiarite le prime indicazioni operative fornite dall'Inps, ma addirittura il Ministero è andato in senso contrario all'istituto previdenziale, aggiungendo ulteriori dubbi e complessità procedurali per le aziende che hanno già avanzato richiesta o si accingono a presentarla, come – ad esempio – per le imprese plurilocalizzate, ossia con unità produttive site in cinque o più regioni o province autonome sul territorio nazionale, far rientrare nel concetto di unità produttiva anche i singoli punti vendita di un'impresa commerciale;

   ciò, infatti, significherebbe per le imprese che già hanno avanzato richiesta alla regione nella quale ha sede la sola e vera unità produttiva, di vedersi respingere l'istanza con l'onere di dover riavviare la procedura in sede ministeriale, in piena contraddizione con quanto dovrebbe connotare la gestione di tale fase e cioè celerità dell’iter burocratico per avvantaggiare i lavoratori rimasti privi di sostegno economico;

   se, peraltro, la circolare dell'Inps, in linea con i dettami del decreto-legge n. 18 del 2020, prevedeva la sola intesa tra regioni e sindacati con informativa aziendale, ai fini della concessione della Cigd, la circolare ministeriale, per le imprese plurilocalizzate, centralizza la procedura, obbligando le aziende all'accordo sindacale, con incognita sulle tutele dei lavoratori in caso di mancato accordo; ancor più irrazionale sembra all'interrogante la scelta ministeriale operata per le imprese del trasporto aereo e di gestione aeroportuale, comparto tra i più colpiti dall'emergenza pandemica, «per le quali un eventuale utilizzo della cassa integrazione in deroga (...) non consentirebbe di accedere alle prestazioni del relativo Fondo di solidarietà del settore»;

   a tale caos si aggiunge anche la preoccupazione derivante dal nuovo riparto nazionale che, per la regione Liguria, si traduce in un taglio di 3 milioni di euro per la Cigd –:

   se e in che termini il Governo intenda adottare iniziative per garantire, a fronte di quanto esposto in premessa, la celerità delle procedure di erogazione degli ammortizzatori sociali e mantenere la promessa che gli stessi siano per tutti potenzialmente retroattivi al 23 febbraio 2020.
(3-01458)

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

XI Commissione:


   RIZZETTO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   già da tempo si segnala l'inadeguatezza del presidente dell'Anpal, Domenico Parisi, tanto da ritenere, a parere dell'interrogante, necessario rimuoverlo urgentemente dal proprio incarico;

   sin dall'inizio è stato al centro di inchieste giornalistiche che ne hanno, a parere dell'interrogante, fondatamente evidenziato le gravi mancanze che stanno danneggiando l'operatività dell'Anpal e, dunque, di un settore fondamentale qual è quello delle politiche del lavoro. Sul punto, basti solo pensare che, ad oggi, non esiste ancora un valido sistema di scambio tra offerta e domanda di lavoro, essenziale per il reddito di cittadinanza, e che, in base agli annunci fatti all'epoca del suo insediamento, doveva essere il primo importante progetto assunto da Parisi;

   attualmente Anpal si trova in pieno sbandamento a causa della «bocciatura» da parte del consiglio di amministrazione del piano industriale triennale 2020-2022 presentato da Parisi, a cui è seguita la sua partenza per gli Stati Uniti, per affari personali che lo vedono coinvolto in un ulteriore incarico alla Mississippi State University, nonostante già pesi su di lui una rilevata incompatibilità tra il ruolo di presidente Anpal e gli incarichi presso l'università americana;

   ebbene, come se non bastasse, dal mese di febbraio 2020 sono state denunciate quelle che l'interrogante giudica le assurde spese personali di Parisi, che hanno pesato sul bilancio dell'Anpal durante i 12 mesi della sua presidenza, rese possibili anche attraverso modifiche da lui poste in essere ai regolamenti aziendali. Si tratta di un importo di circa 160.000 euro, di cui: 71.000 euro di voli in business class per gli Stati Uniti; 55.000 euro di noleggio auto con autista; 32.400 euro di affitto per una casa a Roma. L'entità di tali spese fanno ritenere che non siano riconducibili al servizio che rende per Anpal e, ad ogni modo, a giudizio dell'interrogante violano la normativa sulla spending review. A ciò si aggiunge che, inspiegabilmente, tali somme non sono state rendicontate sul sito di Anpal Servizi spa;

   nonostante il Ministero del lavoro e delle politiche sociali debba vigilare su Anpal, Parisi non è stato ancora rimosso dal suo incarico e in merito alle onerose e ingiustificate spese, mai neanche negate dallo stesso, non è intervenuto alcun provvedimento, anche per ristorare il danno economico che si è determinato –:

   se e quali iniziative abbia adottato a fronte delle ingiustificate spese sostenute da Parisi, per rimborsi e viaggi, anche per esigerne la pubblicazione nel dettaglio sul sito istituzionale.
(5-03823)
(Presentata il 14 aprile 2020)


   MURELLI, CAPARVI, DURIGON, GIACCONE, CAFFARATTO, LEGNAIOLI, EVA LORENZONI, MINARDO e MOSCHIONI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   è allarme in merito agli ammortizzatori sociali con causale Covid-19, promessi dal Governo a stretto giro e ancora non pervenuti ai beneficiari, a causa anche dell'enorme confusione in merito alle procedure e agli aventi diritto;

   con circolare n. 8 dell'8 aprile 2020 del Ministero del lavoro e delle politiche sociali, il Ministero, ad avviso degli interroganti, è andato in senso contrario all'istituto previdenziale e alle prime indicazioni fornite con circolare n. 47 del 28 marzo 2020, aggiungendo ulteriori dubbi e complessità procedurali per le aziende che hanno già avanzato richiesta o si accingono a presentarla, come – ad esempio – per le imprese plurilocalizzate, ossia con unità produttive site in cinque o più regioni o province autonome sul territorio nazionale, far rientrare nel concetto di unità produttiva anche i singoli punti vendita di un'impresa commerciale;

   ancor più irrazionale sembra agli interroganti la scelta ministeriale operata per le imprese del trasporto aereo e di gestione aeroportuale, comparto tra i più colpiti dall'emergenza pandemica, «per le quali un eventuale utilizzo della cassa integrazione in deroga (...) non consentirebbe di accedere alle prestazioni del relativo Fondo di solidarietà del settore»;

   è, altresì, scoppiata la polemica in merito all'applicazione dell'articolo 19, comma 6, del decreto-legge n. 18 del 2020, cosiddetto «Cura Italia», ai sensi del quale i Fondi di cui all'articolo 27 del decreto legislativo n. 148 del 2015 garantiscono l'erogazione dell'assegno ordinario con causale Covid-19, per 9 settimane, con oneri finanziari posti a carico del bilancio dello Stato nel limite di 80 milioni di euro per l'anno 2020 e sono trasferiti ai rispettivi Fondi con decreto del Ministero del lavoro e delle politiche sociali di concerto con il Ministero dell'economia e delle finanze;

   qualora trovasse fondamento la tesi dell'iscrizione e regolarità contributiva con il Fondo di solidarietà bilaterale per l'artigianato (Fsba), per migliaia di artigiani significherebbe pagare l'equivalente di 36 mesi di iscrizione, per una cifra intorno a 4/5 mila euro che, in fase post chiusura dell'attività per pandemia, è tutt'altro che irrisoria, oltre che far decadere il requisito della volontarietà dell'iscrizione stessa;

   per gli interroganti dovrebbe prevalere, per buon senso, la tesi per cui la norma non intenda creare nuovi iscritti al fondo settore artigiano, bensì individuare semplicemente un canale già esistente per l'erogazione della prestazione, al pari di quanto individuato, dal medesimo decreto, con cassa integrazione guadagni ordinaria (Cigo) e Fondo di integrazione salariale (Fis) –:

   se e in che termini il Governo intenda garantire la celerità delle procedure di erogazione della cassa integrazione in deroga (Cigd) e chiarire in maniera univoca e definitiva se, ai fini dell'accesso al beneficio Covid-19 per gli artigiani, sia obbligatoria la preventiva regolarizzazione della posizione contributiva come richiesto da Fsba.
(5-03824)
(Presentata il 14 aprile 2020)


   SERRACCHIANI, ROTTA, CARLA CANTONE, GRIBAUDO, LEPRI, MURA e VISCOMI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   in base all'attuale disciplina dell'indennità per i lavoratori dello spettacolo, il beneficio dei 600 euro è riconosciuto a condizione che si possa contare su 30 giorni di lavoro nel 2019, ma viene escluso qualora sia attivo un rapporto di lavoro dipendente al 17 marzo 2020;

   tale ultima condizione finisce per escludere un'ampia platea di tale categoria di lavoratori che, come noto, spesso hanno contratti di lavoro intermittenti e che, quindi, pur non essendo impegnati in alcuna attività lavorativa, stante il blocco delle produzioni e degli spettacoli, risultavano comunque formalmente come lavoratori dipendenti alla suddetta data del 17 marzo;

   per la medesima ragione, non possono nemmeno avere accesso alla cassa integrazione in deroga, perché non hanno lavoro «emergente» da indennizzare;

   tutto ciò si determina nonostante tali lavoratori versino regolarmente all'Inps sia il contributo per la Naspi sia il contributo Fis per periodo di crisi aziendale;

   il contratto di lavoro intermittente disciplinato dagli articoli 13-18 del decreto legislativo n. 81 del 2015 è un contratto di lavoro subordinato, a tempo determinato o indeterminato, riservato ad attività non predeterminabili, come lo spettacolo o pubblici esercizi, tassativamente previsto nei contratti collettivi nazionali di lavoro o nella tabella delle attività discontinue del regio decreto n. 2657 del 1923;

   il lavoratore intermittente si pone a disposizione di un datore di lavoro che attiva la prestazione, chiamandolo solo all'occorrenza. In virtù di tale regolamentazione, nei periodi in cui il rapporto di lavoro è «dormiente», il lavoratore non matura né retribuzione né diritti;

   è di tutta evidenza che la peculiarità della prestazione lavorativa nel settore dello spettacolo non possa non essere tenuta in considerazione nel momento in cui si introducono forme straordinarie di reddito per i lavoratori colpiti dalla crisi conseguente il diffondersi dell'epidemia Covid-19 e il prolungato blocco delle attività –:

   quali urgenti iniziative di competenza intenda assumere al fine di superare l'incongruenza derivante dall'attuale quadro normativo che finisce per lasciare senza alcuna forma di sostegno del reddito tanta parte dei lavoratori dello spettacolo.
(5-03825)
(Presentata il 14 aprile 2020)

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   PEZZOPANE. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   come evidenziato in una lettera ufficiale delle segreterie provinciali di Teramo di Fim-Cisl e Fiom-Cgil, inviata al prefetto di Teramo, si segnala la grave situazione occupazionale e sociale presente sul territorio teramano, già antecedente alla diffusione dell'epidemia Covid-19 e al conseguente blocco delle attività produttive;

   in particolare, le vertenze Atr e Veco hanno determinato da mesi l'assenza di reddito per i 200 lavoratori coinvolti e rischiano di produrre risvolti sotto il profilo dell'ordine e della sicurezza pubblica; i 150 lavoratori dell'Atr, di Colonnella sono in attesa che l'azienda paghi (come da impegni ufficialmente assunti, e puntualmente disattesi, anche nel corso dell'incontro istituzionale tenutosi presso la prefettura, il 7 febbraio 2020) le mensilità di luglio e dicembre 2019 e di gennaio, febbraio e marzo 2020. Inoltre, gli stessi, sono in attesa che l'Inps di Teramo liquidi la cassa integrazione ordinaria a copertura di una parte del mese di marzo 2020;

   i 50 lavoratori della Veco Fonderia e Smalteria Spa di Martinsicuro, fallita il 23 gennaio 2020, attendono da quella data, senza nel frattempo godere di alcuna retribuzione, una risposta del Ministero del lavoro e delle politiche sociali riguardo all'attivazione e alla liquidazione della cassa integrazione per cessazione, come da accordo sottoscritto presso l'ufficio dell'assessorato al lavoro della regione Abruzzo il 25 febbraio 2020. Attivazione che, nonostante i ripetuti solleciti anche in ordine alla cassa integrazione per Covid-19, ad oggi non è ancora stata definita;

   appare indispensabile un'opera di sensibilizzazione rivolta anche agli enti territoriali competenti affinché si adottino ulteriori misure di sostegno a situazioni di disagio sociale ed economico e di assistenza alla popolazione, nonché un'azione diretta e immediata affinché, prima possibile, entrambe le vertenze trovino una definizione positiva –:

   quali urgenti iniziative intenda adottare, per quanto di competenza, al fine di individuare le più opportune azioni per la positiva soluzione delle vertenze delle aziende richiamate in premessa, assicurando il pagamento degli stipendi arretrati – come da impegni formalmente assunti – e il tempestivo riconoscimento della cassa integrazione alle maestranze che ne hanno diritto.
(5-03832)


   MURA. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   il trattamento di mobilità in deroga compete ai lavoratori in possesso dei requisiti di cui all'articolo 16, comma 1, della legge n. 223 del 1991, che risultino privi di altra prestazione legata alla cessazione del rapporto di lavoro e che provengano da imprese di cui all'articolo 2082 del codice civile;

   con decreto del Ministro del lavoro e delle politiche sociali, di concerto con il Ministero dell'economia e delle finanze, n. 5 del 5 marzo 2020 ammesso a registrazione della Corte dei conti n. 432 del 19 marzo 2020, in attuazione dell'articolo 1, comma 491, legge n. 160 del 2019, sono state ripartite fra le regioni interessate le risorse finanziarie per il 2020 per un ammontare di 45 milioni di euro;

   le risorse sono state ripartite sulla base di quelle utilizzate nel 2019 e tenuto conto di quelle residue, relative a finanziamenti di annualità precedenti, nelle disponibilità delle regioni stesse;

   la regione Sardegna risulta assegnatario per il 2020 di 13.471.570,31 euro per un ammontare complessivo, considerati i residui nella disponibilità della regione Sardegna pari a 262.408,80 euro, di 13.733.979,11 euro a cui potranno accedere i lavoratori delle aree sarde di crisi industriale complessa. Le risorse a disposizione della regione Sardegna per l'annualità 2020 non risultano sufficienti a coprire l'intero periodo di durata della misura di sostegno (gennaio 2020-dicembre 2020);

   l'entità del sostegno economico riconosciuto ai lavoratori in terza e quarta proroga, compresi fra i beneficiari della mobilità in deroga, risulta inferiore al reddito di cittadinanza (780 euro) e ad altre equivalenti (quanto a importo e finalità) misure di sostegno ai disoccupati ovvero ai soggetti meno abbienti –:

   se sia a conoscenza della situazione;

   se non ritenga di porre in essere iniziative affinché la mobilità in deroga riconosciuta ai lavoratori in terza e quarta proroga sia equiparata al reddito di cittadinanza (780 euro) ovvero ad altre equivalenti (per importo e finalità) misure di sostegno di carattere ordinario e straordinario.
(5-03833)

Interrogazioni a risposta scritta:


   CARBONARO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro per i beni e le attività culturali e per il turismo. — Per sapere – premesso che:

   il decreto «Cura Italia» denota un approccio senz'altro condivisibile e un'attenzione specifica al settore dello spettacolo dal vivo. Tuttavia, permangono delle criticità in merito alla copertura di specifiche tipologie di lavoratori, tra cui gli intermittenti e quelli con contratto di prestazione occasionale;

   le disposizioni dell'autorità pubblica per arginare l'epidemia da Covid-19 hanno imposto le sospensioni di attività nel comparto dello spettacolo;

   il lavoro intermittente è per sua natura e per legge non prevedibile, la chiamata non può essere inferiore al giorno lavorativo e il fondo di integrazione salariale (Fis) non regola il pagamento dell'indennità per il lavoro intermittente;

   la circolare dell'Inps n. 47 del 28 marzo 2020 individua per i lavoratori intermittenti, ai fini dell'indennità di cassa integrazione in deroga, l'accesso a tale trattamento nei limiti delle giornate lavorate alla media dei 12 mesi precedenti, ma riconosce tale diritto ai sensi della circolare dell'Inps n. 41 del 2006, che dispone che, per le integrazioni salariali, tale diritto sia condizionato alla risposta alla chiamata. In sostanza, si riconosce tale diritto solo quando si avvia la procedura di chiamata del lavoratore e solo in quel caso, ovvero non nel caso attuale in cui i lavoratori non vengono chiamati, perché c'è una sospensione di attività determinata dalle disposizioni per arginare l'epidemia da Covid-19;

   le disposizioni emesse a seguito dell'epidemia da Covid-19 determinano, di fatto, l'impossibilità di effettuare chiamate di intermittenti;

   la circolare dell'Inps n. 47 del 28 marzo 2020, di fatto, impedisce ai lavoratori intermittenti di accedere a una tutela, sia per quanto riguarda il trattamento di cassa integrazione in deroga, limitando l'indennità ai sensi della circolare n. 41 del 2006, sia per il Fis, in quanto non stabilisce come sarà definita l'indennità in caso di ricorso al Fis medesimo. Il rischio concreto è che il Fis adotti la stessa misura prevista per gli intermittenti per la cassa integrazione in deroga. Nei fatti, quindi, queste tipologie di lavoratori restano esclusi da ogni tipo di tutela –:

   se i Ministri interrogati non intendano assumere le più opportune iniziative volte a sanare la situazione esposta in premessa e, nello specifico, per pervenire a un ulteriore chiarimento da parte dell'Inps in merito alla definizione di misure di calcolo che tengano conto della straordinarietà della fase, in analogia alle misure messe in campo dal Governo, per assicurare reali tutele ai lavoratori intermittenti.
(4-05195)


   LEGNAIOLI, ANDREUZZA, BINELLI, DARA, PETTAZZI, PIASTRA e BELOTTI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro per i beni e le attività culturali e per il turismo, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   il turismo all'aria aperta è la seconda modalità ricettiva in Italia dopo quella alberghiera e in questo settore operano oltre 2.500 imprese, strutturate con oltre un milione di posti letto, generando ogni anno nel nostro Paese circa 70 milioni di presenze con un giro di affari stimato intorno ai 4 miliardi di euro l'anno e offrendo occupazione a circa 100.000 addetti, tra occupati diretti e indotto;

   il comparto sta attraversando al pari di tante altre categorie ricettive questo grave momento di difficoltà e le strutture ricettive all'aria aperta svolgono, di fatto, le medesime funzioni della ricettività alberghiera cosiddetta «tradizionale», con servizi di alloggio, ristorazione e servizi accessori;

   sono numerose le aziende di questo comparto attualmente impegnate nelle attività di manutenzione e preparazione all'apertura stagionale, alla luce del fatto che le imprese di questo settore si caratterizzano per grandi estensioni di superfici, immensa presenza del verde, ubicazioni in zone fortemente sottoposte a condizioni ambientali difficili per l'erosione, richiedendo in tal senso, specialmente nella fase della primavera, importanti interventi di manutenzione;

   l'impossibilità di svolgere di tali attività, oltre a mettere a rischio la sicurezza dell'impresa stessa, genererebbe gravi ritardi nell'apertura stagionale delle attività, aggiungendo ulteriori difficoltà nella gestione di una prossima stagione turistica già di per sé, essendo ottimisti, difficoltosa;

   con riferimento alle ulteriori misure urgenti necessarie per contenere l'emergenza epidemiologica da Covid-19, emanate nell'ultimo decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, nell'allegato 1 del citato decreto, contenente le attività produttive esentate dalla sospensione produttiva, si ritrovano le imprese classificate con il Codice Ateco 55.1 «Alberghi e strutture simili» –:

   quali iniziative i Ministri interrogati intendano adottare per sostenere le imprese del settore impegnate nel turismo all'aria aperta e per tutelare i livelli occupazionali coinvolti.
(4-05208)

POLITICHE AGRICOLE ALIMENTARI E FORESTALI

Interrogazioni a risposta immediata:


   GADDA, FREGOLENT, D'ALESSANDRO, MORETTO e MARCO DI MAIO. – Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. – Per sapere – premesso che:

   l'emergenza sanitaria da COVID-19 sta avendo ripercussioni sull'economia: nel comparto agroalimentare il lattiero-caseario risulta tra i più danneggiati nel suo periodo fisiologico di maggiore produzione. Questo in ragione del fermo imposto, in particolare, al settore Horeca, riferimento essenziale per la vendita di latte fresco di produzione italiana e per le esportazioni dei trasformati, colpendo in particolar modo i produttori localizzati in Lombardia, Veneto, Piemonte, Emilia-Romagna;

   la chiusura delle scuole, inoltre, ha comportato l'interruzione del programma dell'Unione europea «Frutta e latte nelle scuole», finanziato nel 2019-2020 per una dotazione di 30 milioni di euro, ad oggi non tutte assegnati. Tale programma potrebbe essere rimodulato, in ragione dell'emergenza sanitaria in atto, variando temporaneamente la destinazione dei beni nei confronti di strutture sanitarie o altre destinazioni, nonché valutando l'estensione della platea dei fornitori;

   si segnalano, inoltre, in un contesto di mercato già di per sé fragile, il calo delle vendite dei caseifici rispetto al consumo interno e all’export e il rallentamento delle lavorazioni per carenza di manodopera, con effetti sensibili sul ritiro del latte fresco presso gli allevamenti conferenti e sulle quotazioni del prodotto;

   il Fondo per la distribuzione di derrate alimentari alle persone indigenti, istituito presso Agea, consente di coniugare politiche «anti-spreco» e di sostegno agli indigenti, rispetto alla distribuzione di derrate alimentari attraverso enti del terzo settore, con misure di sostegno a comparti agricoli e agroalimentari in difficoltà tramite ritiri dal mercato; in data 16 marzo 2020, il Ministro interrogato ha dato notizia della firma del decreto di ripartizione del fondo in questione, concernente il bando per il ritiro di latte crudo da trasformarsi in uht per un totale di 6 milioni di euro. È stato, altresì, avviato un bando da 14 milioni di euro per il pecorino dop;

   con decreto-legge n. 18 del 2020, in piena emergenza sanitaria, il suddetto fondo è stato incrementato di ulteriori 50 milioni di euro per il 2020;

   l'ammasso privato è una misura soggetta ad autorizzazione comunitaria e potrebbe integrare l'intervento pubblico insieme ad ulteriori iniziative di promozione all'acquisto di prodotto italiano finalizzate al contrasto della perdita di prodotto –:

   quale sia lo stato di avanzamento delle iniziative poste in essere nonché le ulteriori iniziative in programma, finalizzate al contrasto delle criticità sopra evidenziate, per evitare che l'invenduto di latte crudo italiano e dei suoi trasformati comporti spreco di prodotto e ingente perdita di fatturato per le imprese del comparto.
(3-01451)
(Presentata il 14 aprile 2020)


   INCERTI, GRIBAUDO, CENNI, CAPPELLANI, CRITELLI, DAL MORO, FRAILIS, MARTINA, FIANO e ENRICO BORGHI. – Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. – Per sapere – premesso che:

   secondo quanto riportato dalla stessa Ministra interrogata, è stimato in circa 350.000 unità il numero di lavoratrici e lavoratori agricoli che mancano nel comparto dopo l'inizio dell'emergenza sanitaria. Tutte le principali associazioni del mondo agricolo hanno sottolineato la gravità della situazione, che rischia di lasciare senza manodopera adeguata una parte rilevante della filiera agricolo-alimentare;

   contemporaneamente vi sono molti richiedenti asilo che hanno visto respinta la propria domanda di asilo e che, quindi, sono in condizioni di irregolarità e sono oggetto di sfruttamento lavorativo;

   questi lavoratori in misura rilevante associano alla precarietà lavorativa e allo sfruttamento anche una precarietà e fragilità abitativa caratterizzata per lo più da insediamenti informali rurali, veri e propri ghetti in prossimità dei campi; tale situazione, già inaccettabile in tempi normali, diventa ancor più insostenibile e potenzialmente pericolosa in presenza di una pandemia globale;

   a parere degli interroganti, oltre a garantire il rinnovo dei permessi di soggiorno scaduti ai lavoratori stagionali regolari, i richiedenti asilo potrebbero usufruire della norma di cui all'articolo 20-bis del decreto legislativo 25 luglio 2008, n. 286, introdotto dall'articolo 1, comma 1, lettera h), del decreto-legge 4 ottobre 2018, n. 113, convertito, con modificazioni, dalla legge 1° dicembre 2018, n. 132, che prevede la possibilità di rilasciare il permesso di soggiorno per calamità; inoltre, occorrerebbe organizzare l'evacuazione delle persone che vivono negli insediamenti informali prossimi alle attività agricole e agevolare accordi con i proprietari di strutture alberghiere o ricettive, anche utilizzando gli strumenti previsti all'articolo 6, comma 7, del decreto-legge n. 18 del 2020; indispensabili appaiono, inoltre, la costruzione di una piattaforma telematica di facile utilizzo per l'incrocio di domanda e offerta di lavoro agricolo, come approntato ad esempio in Francia, che garantisca il reperimento legale della manodopera e autorizzi gli spostamenti fra le aree agricole del Paese, nonché strumenti per l'esonero o l'alleggerimento contributivo finalizzato all'utilizzo di personale che usufruisce di reddito di cittadinanza, pensioni, ammortizzatori sociali;

   al fine di individuare le risposte più idonee a questa fase di emergenza per il settore, il Partito democratico nei giorni scorsi ha richiesto la convocazione di un tavolo con Governo e parti sociali che coinvolga la piccola e grande distribuzione, per sostenere al meglio sia la produzione che la corretta erogazione di alimenti e beni primari a tutta la popolazione –:

   quali iniziative intenda adottare per garantire il reperimento della manodopera necessaria al sistema dell'agricoltura italiana attraverso forme e soluzioni che mettano in sicurezza queste persone dal punto di vista lavorativo, strettamente connesso a quelli abitativo, della salute e della dignità sociale.
(3-01452)
(Presentata il 14 aprile 2020)

Interrogazioni a risposta scritta:


   CIABURRO e ROTELLI. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   l'emergenza epidemiologica da Covid-19 ha richiesto la predisposizione di misure straordinarie da parte del Governo, tra cui la sospensione di gran parte delle attività produttive sull'intero territorio nazionale;

   tale chiusura ha comportato un'inevitabile ricaduta sulla liquidità dei cittadini e dell'intero comparto produttivo nazionale;

   con non pochi sforzi in termini di risorse economiche, con il decreto-legge 17 marzo 2020, n. 18, cosiddetto «Cura Italia», il Governo ha varato una serie di interventi a sostegno delle filiere agricole, i quali tuttavia non sono sufficienti a sostenere settori quali florovivaismo, agriturismo e comparto lattiero-caseario;

   in numerose regioni è stato registrato un calo della raccolta di frutta e ortaggi pari anche al 50 per cento, dovuto al mancato impiego di manodopera straniera che, per le misure di contenimento straordinarie emanate dal Governo, non è in grado di operare sul territorio nazionale;

   nella sola provincia di Cuneo sono oltre 10.000 gli stagionali assunti ogni anno dalle strutture rurali, come evidenziato da numerose associazioni di categoria che hanno richiesto la possibilità di semplificare le procedure di assunzione del personale necessario, in modo da rispondere con rapidità alla sopravvenuta emergenza occupazionale;

   al momento attuale, si ravvisa una considerevole difficoltà da parte dello Stato di reperire le finanze necessarie per predisporre tutte le misure necessarie a sostenere a pieno titolo tutti i settori produttivi nazionali, rendendosi necessaria, il più possibile, l'attuazione di politiche che non rechino ingenti oneri alle casse pubbliche –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti esposti in premessa e quali iniziative di competenza intendano predisporre per:

   a) attuare una radicale semplificazione amministrativa e gestionale dello strumento del voucher, da applicarsi nel settore agricolo per permettere l'assunzione agevolata di disoccupati, studenti, cassaintegrati e pensionati, permettendo di sostenere e regolarizzare lo svolgimento dei lavori necessari a supportare le aziende agricole sul territorio nazionale alla luce delle criticità di cui in premessa;

   b) impiegare i percettori di reddito di cittadinanza nello svolgimento di lavori di pubblica utilità, tra cui il sostegno alle attività di raccolta delle aziende agricole, viste le deroghe loro accordate dal decreto-legge «Cura Italia».
(4-05196)


   MANTOVANI, CIABURRO e CARETTA. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, al Ministro per gli affari europei. — Per sapere – premesso che:

   come evidenziato da Confagricoltura tramite comunicato stampa datato 31 marzo 2020, in Italia sono circa 1.115.00 i dipendenti impiegati in agricoltura;

   la quota più numerosa (97 per cento) è costituita dagli operai, seguiti da impiegati, quadri e dirigenti (3 per cento), mentre le aziende agricole che assumono dipendenti sono circa 190 mila e incidono per il 26 per cento sul totale di quelle iscritte alle camere di commercio;

   la manodopera agricola è prevalentemente impiegata nel Sud (55 per cento), che detiene anche la quota più rilevante di quella a tempo determinato (57 per cento), mentre nel Nord si concentra una maggiore incidenza degli operai a tempo indeterminato (55 per cento);

   Confagricoltura, nel medesimo comunicato, ricorda che i lavoratori dipendenti stranieri regolari (iscritti all'Inps) in agricoltura è pari a 391.500 unità e la loro incidenza sul totale operai attivi in Italia ha raggiunto il 36 per cento;

   l'agricoltura detiene una quota rilevante di manodopera straniera rispetto agli altri settori di cui il 9 per cento è costituito da extra-comunitari presenti in Italia e il 17 per cento da comunitari;

   stando a quanto comunicato il 31 marzo 2020 dal presidente di Confagricoltura «molti operatori stagionali hanno fatto rientro nei loro Paesi d'origine a causa del virus»; in data 3 aprile il presidente Ettore Prandini ha proposto, tramite comunicato stampa, l'introduzione di voucher «per consentire a cassaintegrati, studenti e pensionati italiani lo svolgimento dei lavori nelle campagne in un momento in cui peraltro scuole, università attività economiche ed aziende sono chiuse e molti lavoratori potrebbero trovare una occasione di integrazione del reddito proprio nelle attività di raccolta»;

   la mancanza di manodopera nel settore agricolo è, come evidenziato da un articolo pubblicato sul sito del «Sole 24 Ore» in data 5 aprile 2020, una questione che colpisce anche altri Paesi dell'Unione europea; in Francia, il Ministro dell'agricoltura, Didier Guillaume, ha proposto a chi si trova in stato di disoccupazione tecnica di lavorare nei campi lanciando peraltro una piattaforma informatica per far incontrare domanda e offerta di lavoro alla quale sembra, secondo il sopracitato articolo del «Sole 24 Ore», abbiano aderito in 60 mila;

   come si apprende dal già citato articolo, il Ministro dell'agricoltura tedesco ha proposto che quanti hanno perso il lavoro in altri settori, in particolare nel mondo della ristorazione, si riconvertano temporaneamente all'agricoltura;

   secondo i dati dell'Istat relativi alla disoccupazione e relativi al periodo pre-Covid-19, il tasso di disoccupazione si attesta al 9,7 per cento, mentre quello giovanile al 29,6 per cento –:

   se non sia opportuno adottare iniziative per supportare il settore agricolo attingendo, analogamente a quanto stanno facendo i competitor dell'Italia, Francia e Germania, al gran numero di disoccupati presenti nel nostro Paese, anziché attivare complesse e lunghe trattative per «corridoi verdi» con Paesi dell'est Europa.
(4-05205)


   VIVIANI, GOLINELLI, BUBISUTTI, GASTALDI, LIUNI, LOLINI, LOSS, MANZATO, PATASSINI. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — per sapere – premesso che:

   l'emergenza generata dal Covid-19 sta lasciando il segno nel settore agroalimentare. Da quando è iniziata l'emergenza coronavirus l'attività delle aziende agricole è crollata di circa il 41 per cento; anche nella movimentazione delle merci, sia di materie prime che di prodotti finiti, si rilevano delle difficoltà; ogni giorno 5,7 milioni di litri di latte straniero low cost attraversano le frontiere e invadono i mercati nazionali e vanno ad abbattere il prezzo conferito ai produttori italiani; il mercato dei mangimi sta subendo un aumento dei prezzi e questo aumento va a incidere sui costi di produzione degli allevatori; mantenere il livello produttivo degli allevamenti è indispensabile per la produzione di latte, carne, uova e pesce;

   l'emergenza sta generando apprensione anche nel comparto frutticolo. Le coltivazioni stanno ancora facendo i conti con la cimice asiatica, che lo scorso anno aveva falcidiato le produzioni comportando ingenti perdite agli agricoltori, e sono state colpite, nel mese di marzo, da importanti gelate, in particolare al Nord; particolarmente rilevante sembra essere l'impatto del gelo su albicocco, susino, pesco e ciliegio e c'è forte preoccupazione anche per pere e mele. È purtroppo lecito aspettarsi che una parte della produzione sarà molto probabilmente compromessa;

   tutto questo incide sull'andamento dei mercati e sulle quotazioni del prezzo dei prodotti agricoli. È necessario preservare il corretto funzionamento del mercato e contrastare le pratiche speculative alle quali ricorrono taluni operatori con lo scopo di far lievitare il prezzo dei fattori produttivi delle imprese agricole, oppure per portare le quotazioni dei prodotti a livelli bassi; fino ad ora sono stati messi in campo interventi di sostegno, che oltre a rivelarsi insufficienti e del tutto inadeguati, ad avviso degli interroganti sono disorganici ed estemporanei, generati più per tamponare l'emergenza che nel quadro di una vera e propria strategia per il momento in cui si affronterà la fase successiva all'emergenza;

   il sistema agro-alimentare italiano deve essere preservato, tutelato e valorizzato in questa drammatica stagione; è fondamentale favorire il made in Italy e orientare gli acquisti degli italiani verso prodotti nostrani, spingendo la grande distribuzione e i supermercati affinché sugli scaffali siano evidenziati i prodotti nazionali e del territorio –:

   quali iniziative il Governo intenda mettere in atto per garantire il sostegno al mercato interno e la sopravvivenza di migliaia di imprese agroalimentari soprattutto in questo momento di criticità, affrontando il problema con un piano strategico di prospettiva e non solo con interventi estemporanei sulla base delle necessità contingenti.
(4-05218)

RAPPORTI CON IL PARLAMENTO

Interrogazioni a risposta immediata:


   MOLINARI, ANDREUZZA, BADOLE, BASINI, BAZZARO, BELLACHIOMA, BELOTTI, BENVENUTO, BIANCHI, BILLI, BINELLI, BISA, BITONCI, BOLDI, BONIARDI, BORDONALI, CLAUDIO BORGHI, BUBISUTTI, CAFFARATTO, CANTALAMESSA, CAPARVI, CAPITANIO, CASTIELLO, VANESSA CATTOI, CAVANDOLI, CECCHETTI, CENTEMERO, CESTARI, COIN, COLLA, COLMELLERE, COMAROLI, COMENCINI, COVOLO, ANDREA CRIPPA, DARA, DE ANGELIS, DE MARTINI, D'ERAMO, DI MURO, DI SAN MARTINO LORENZATO DI IVREA, DONINA, DURIGON, FANTUZ, FERRARI, FOGLIANI, LORENZO FONTANA, FORMENTINI, FOSCOLO, FRASSINI, FURGIUELE, GALLI, GARAVAGLIA, GASTALDI, GAVA, GERARDI, GIACCONE, GIACOMETTI, GIGLIO VIGNA, GIORGETTI, GOBBATO, GOLINELLI, GRIMOLDI, GUIDESI, GUSMEROLI, IEZZI, INVERNIZZI, LATINI, LAZZARINI, LEGNAIOLI, LIUNI, LOCATELLI, LOLINI, EVA LORENZONI, LOSS, LUCCHINI, MACCANTI, MAGGIONI, MANZATO, MARCHETTI, MATURI, MINARDO, MOLTENI, MORELLI, MORRONE, MOSCHIONI, MURELLI, ALESSANDRO PAGANO, PANIZZUT, PAOLINI, PAROLO, PATASSINI, PATELLI, PATERNOSTER, PETTAZZI, PIASTRA, PICCHI, PICCOLO, POTENTI, PRETTO, RACCHELLA, RAFFAELLI, RIBOLLA, RIXI, SALTAMARTINI, SASSO, STEFANI, SUTTO, TARANTINO, TATEO, TIRAMANI, TOCCALINI, TOMASI, TOMBOLATO, TONELLI, TURRI, VALBUSA, VALLOTTO, VINCI, VIVIANI, RAFFAELE VOLPI, ZICCHIERI, ZIELLO, ZOFFILI e ZORDAN. — Al Ministro per i rapporti con il Parlamento. — Per sapere – premesso che:

   ha indignato non poco l'articolo a mezzo stampa dal titolo «Mentre l'Italia non aveva mascherine, (Conte) si è costruito un ospedale a Palazzo Chigi»;

   secondo la ricostruzione del giornalista Franco Bechis, la Presidenza del Consiglio dei ministri, in pieno mese di febbraio 2020, quando ancora non era stata decretata la chiusura dell'intero Paese, ma su tutto il territorio nazionale, in specie nelle regioni con maggiori criticità, si faticava a cercare mascherine e dispositivi di protezione individuale, avrebbe fatto approvvigionamenti di materiale sanitario per proteggere sé stessa e i relativi lavoratori; nel dettaglio, «con lettera del 26 febbraio scorso ha acquisito la disponibilità da parte di un'azienda veneta di consegnare entro cinque giorni a trattativa diretta “500 mascherine AP VR FFP3”, al prezzo di 7,98 euro cadauna, consegnate secondo programma da un'azienda veneta, la Kit ufficio di Scorzè (Venezia). Alla stessa data e con gli identici tempi di consegna (cinque giorni) trovate per Conte & c anche 10 mila mascherine chirurgiche a un ottimo prezzo (0,20 euro l'una) assicurato da un'azienda del bergamasco, la Mediberg di Calcinate; non solo: “Nell'ultima settimana di marzo l'ordine è stato integrato con una commissione alla bergamasca Mediberg di 32.400 mascherine chirurgiche, al prezzo di 0,20 euro l'una. La stessa azienda a marzo aveva consegnato camici da visitatore non chirurgici”. Scorte clamorose, arricchite anche da quanto arrivato da un'azienda del foggiano, la Ceriche Biopharm, che ha consegnato “270 taniche da cinque litri l'una di gel disinfettante al prezzo di 16,50 euro per tanica e al prezzo di 3 euro l'uno altri 50 flaconi di sapone antibatterico da 500 millilitri con dosatore e 130 flaconi di gel disinfettante da 500 millilitri con dosatore”. Poi le commesse per guanti monouso, camici tnt idrorepellente con rinforzo e addirittura quattro bombole di ossigeno da 14 litri e 7 bombole da 2 litri. Infine, 9 mila euro di farmaci extra»;

   la Presidenza del Consiglio dei ministri, dunque, avrebbe pensato prima a sé stessa e ai propri collaboratori e, solo in un secondo momento, agli italiani, chiedendo a Consip di bandire la gara, con esiti peraltro, a parere degli interroganti, disastrosi –:

   se la notizia trovi conferma e quali spiegazioni il Governo intenda dare al Paese in merito ad un comportamento secondo gli interroganti di una gravità inaudita, che sembra denotare in capo al Presidente del Consiglio dei ministri una gestione «egoistica» e per nulla da leader di una nazione, ancor meno da «avvocato del popolo».
(3-01448)
(Presentata il 14 aprile 2020)


   LOLLOBRIGIDA, MELONI, ACQUAROLI, BALDINI, BELLUCCI, BIGNAMI, BUCALO, BUTTI, CAIATA, CARETTA, CIABURRO, CIRIELLI, DELMASTRO DELLE VEDOVE, LUCA DE CARLO, DEIDDA, DONZELLI, FERRO, FOTI, FRASSINETTI, GALANTINO, GEMMATO, LUCASELLI, MANTOVANI, MASCHIO, MOLLICONE, MONTARULI, OSNATO, PRISCO, RIZZETTO, RAMPELLI, ROTELLI, SILVESTRONI, TRANCASSINI, VARCHI e ZUCCONI. – Al Ministro per i rapporti con il Parlamento. – Per sapere – premesso che:

   dalla dichiarazione dello stato di emergenza nazionale adottata il 31 gennaio 2020 ai primi decreti del mese di marzo 2020 del Presidente del Consiglio dei ministri, gli organi di stampa danno testimonianza di uno stato di allerta sanitaria in sostanza a garanzia esclusiva della Presidenza del Consiglio dei ministri;

   a fine febbraio 2020, nel momento di massima allerta per gli italiani, caratterizzata da carenza di presidi medici sanitari e di dispositivi di sicurezza a tutela della salute per far fronte all'emergenza, sarebbe stato allestito un vero e proprio arsenale con cui «resistere nel bunker anche per lunghi mesi», così come racconta l'inchiesta del direttore de Il Tempo, ripresa da diversi organi di stampa;

   sarebbero state ordinate mascherine, gel, guanti, camici, bombole di ossigeno in quantità industriale, tutte ad esclusivo vantaggio della Presidenza del Consiglio dei ministri, tenendo nascoste agli italiani informazioni che sarebbero state utili per affrontare in modo tempestivo l'emergenza;

   inoltre, dalla stessa inchiesta emerge che nella sede della Presidenza del Consiglio dei ministri di Via della Mercede 96, dove è ubicato «l'Hospital», sarebbero state compiute velocemente delle modifiche di suddivisione degli spazi: in particolare, sarebbero stati isolati dei locali accuratamente adibiti per il contenimento del contagio in caso di persone «sospette»;

   considerata poi l'ingente acquisizione di materiale sanitario, si presume che, oltre alla salvaguardia del Presidente del Consiglio dei ministri, sia stata assicurata anche quella dei molteplici collaboratori presenti in pianta stabile;

   ai primi di marzo 2020 la Presidenza del Consiglio dei ministri aveva già le prime protezioni necessarie e solo successivamente ha pensato anche agli altri italiani, chiedendo a Consip di fare una gara;

   si tratta di accuse gravi e puntuali, mosse attraverso l'inchiesta giornalistica al Presidente del Consiglio dei ministri, per questo occorrono risposte certe e gli interroganti esigono che venga fatta chiarezza –:

   se sia vero quanto denunciato dagli organi di stampa e citato in premessa e se non ritenga necessario fare chiarezza sulla vicenda che vede coinvolti il Presidente del Consiglio dei ministri e i suoi collaboratori.
(3-01449)
(Presentata il 14 aprile 2020)

SALUTE

Interpellanza:


   La sottoscritta chiede di interpellare il Ministro della salute, per sapere – premesso che:

   con la delibera del Consiglio dei ministri del 31 gennaio 2020, è stato dichiarato lo stato di emergenza per il rischio sanitario connesso all'insorgenza di patologie derivanti da agenti virali trasmissibili;

   con i decreti del Presidente del Consiglio dei ministri che si sono succeduti in queste settimane e con il decreto-legge n. 19 del 2020 sono state imposte restrizioni alla libera circolazione dei cittadini, ed è stata disposta la chiusura di attività economiche, produttive e culturali;

   il ritorno alla normalità appare purtroppo ancora lontano e renderlo compatibile con i pericoli legati alla persistenza del virus nelle comunità, come ha recentemente sottolineato il Ministro della salute, non sarà per nulla semplice;

   nessuno vorrà tornare al lavoro e alle consuete attività quotidiane, se non in tranquillità, e questo sarà uno dei problemi principali da affrontare nelle prossime settimane dal quale dipenderà la ripresa economica e sociale, sia nazionale che internazionale;

   la prima priorità sarà mettere in sicurezza il personale sanitario, sia per potere continuare a garantire l'assistenza ai malati, sia per evitare che medici e infermieri possano diventare vettore di contagio per la popolazione;

   è altresì ormai urgente affrontare i bisogni di salute sinora rinviati di tutti quei malati non affetti da Covid-19, che presentano patologie croniche o di altra natura e che hanno importanti necessità di assistenza e, anche per questo, bisognerà essere certi che chi lì prenderà in cura non rischi di contagiarli;

   lo sviluppo di una chiara strategia, attraverso una mappatura della popolazione generale, è assolutamente indispensabile per la riapertura delle attività produttive e, ad oggi, l'unica ipotesi che sembrerebbe percorribile è quella di processare test anticorpali su siero;

   i test sierologici sono molto utili per dimostrare l'estensione della diffusione virale in una comunità e fornire utili informazioni sulla salute pubblica. Questi test sono in grado di evidenziare anticorpi di tipo IgG e IgM direttamente sul sangue, plasma, o siero del soggetto. Le immunoglobuline M (IgM) sono prodotte alla prima risposta dell'organismo a una nuova infezione o a un nuovo antigene estraneo, fornendo una protezione a breve termine. La concentrazione delle IgM aumenta per alcune settimane e poi diminuisce quando inizia la produzione di IgG. Le immunoglobuline G (IgG) aumentano, invece, dopo qualche settimana dal contatto, per poi diminuire e stabilizzarsi. L'organismo mantiene la memoria delle diverse IgG, che possono quindi essere riprodotte ad ogni esposizione allo stesso antigene. Le IgG sono responsabili della protezione a lungo termine contro i microrganismi;

   il rischio di una ripresa incerta con possibili effetti boomerang e riaccensioni di focolai, esponendo così al contagio la popolazione ancora Covid-19 negativa, va assolutamente scongiurato. Il modello ospedale-centrico che ha guidato la difesa dal virus della prima ora deve spostarsi verso il territorio, mettendo insieme sorveglianza epidemiologica, medicina generale e ricerca clinica, solo così si potrà riavviare il motore economico e sociale del Paese;

   si evidenzia che la regione Molise, con una popolazione di circa 300 mila abitanti, non presentando ad oggi particolari criticità legate all'emergenza in atto, potrebbe essere la candidata ideale per avviare una verifica a tappeto sulla popolazione attraverso i test anticorpali su siero. In pochissimi giorni, infatti, con un esiguo stanziamento di risorse, sarebbe possibile avere una mappatura di tutta la popolazione regionale e questo risultato andrebbe a costituire il dato su cui basare la prosecuzione della ricerca sull'intero territorio nazionale –:

   quali iniziative urgenti di competenza si intendano adottare per stanziare adeguati fondi e consentire all'azienda sanitaria regionale del Molise di processare test anticorpali sierologici sull'intera popolazione, al fine di verificare l'estensione della diffusione virale del Covid-19.
(2-00742) «Tartaglione».

Interrogazione a risposta in Commissione:


   FOTI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   nelle residenze sanitarie per anziani, secondo il secondo rapporto sulle strutture Rsa dell'Istituto superiore di sanità, riferito a 576 delle 2.166 Rsa coinvolte, il 37,4 per cento dei decessi tra i residenti – pari a 1.443 su 3.859 deceduti – ha interessato residenti con riscontro di infezione da Sars-CoV-2 o con manifestazioni simil-influenzali. In particolare, dei 3.859 soggetti deceduti, 133 erano risultati positivi al tampone e 1.310 avevano presentato sintomi simil-influenzali;

   dai risultati del detto questionario, allo stato, nelle Rsa dell'Emilia-Romagna risulterebbero registrati – dal 1° febbraio 2020 – 352 decessi di cui 24 da Covid-19 (in ragione del riscontro positivo del tampone effettuato) e 152 con sintomi simil-influenzali, nei fatti il 50 per cento dei deceduti totali;

   con riferimento alle Rsa attive in provincia di Parma, la Cisl Fp di Piacenza e la Cgil di Parma denunciano i numeri di quella che definiscono «una strage silenziosa che coinvolge molte, troppe strutture anche sul nostro territorio, assumendo dimensioni ormai fuori controllo». Il numero dei decessi risulta impietoso: 13 dei 34 ospiti presso la Cra «Villa Margherita» di Calestano; da inizio anno 25 su 56 ospiti della «Residenza al Parco» di Monticelli Terme; al «Don Pandrocchi Cavalli» a Sissa Trecasali, si ipotizza il 40 per cento di decessi tra gli ospiti; al «Santa Rita» di Soragna sarebbe deceduto il 16 per cento dei ricoverati; al «Villa Matilde» a Bazzano il 43 per cento dei ricoverati; alla Cra «Peracchi» di Fontanellato si sono registrati 11 decessi e 11 dipendenti su 25 in malattia;

   appare evidente – è il caso delle Rsa in provincia di Parma – che l'irrisorio numero di tamponi effettuato sugli ospiti delle stesse altera del tutto un esame corretto dei dati di cui si dovrebbe disporre per scientificamente valutare la diffusione del virus nelle dette Rsa, le ragioni dell'accaduto e quali iniziative assumere per evitare all'interno delle stesse un aggravamento della situazione –:

   se i fatti siano noti al Ministro interrogato e se non intenda promuovere, per quanto di competenza, adeguate iniziative al riguardo, avviando un'ispezione quanto meno per il territorio della provincia di Parma, al fine di verificare le cause e le eventuali connesse responsabilità di quanto evidenziato nel presente atto.
(5-03831)

Interrogazioni a risposta scritta:


   GALLO, MARTINCIGLIO e DEL SESTO. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   con riferimento alla circolare del Ministero della salute del 3 aprile 2020, n. 0011715, sono individuati in un apposito elenco i laboratori autorizzati per la diagnosi molecolare su campioni clinici respiratori secondo protocolli specifici indicati dall'organizzazione mondiale della sanità (Oms), volti all'individuazione e all'arresto della diffusione epidemica di Covid-19;

   con riferimento ai dati relativi al 6 aprile 2020, l'unità di crisi della regione Campania ha comunicato che il totale complessivo dei soggetti positivi al virus è pari a 3.068 persone. La visita dei pazienti e l'analisi dei test diagnostici sono possibili grazie al prezioso lavoro svolto dai laboratori dalle strutture presenti nelle diverse aree della regione, come l'ospedale Cotugno di Napoli, l'ospedale Ruggi di Salerno, l'ospedale Sant'Anna di Caserta, l'Asl di Caserta, l'ospedale Moscati di Avellino, l'ospedale San Paolo di Napoli, l'azienda universitaria Federico II, l'Istituto zooprofilattico sperimentale del Mezzogiorno, l'ospedale di Nola e l'ospedale di Eboli;

   tra i comuni del sud Italia maggiormente colpiti dall'emergenza sanitaria, vi è senza dubbio Torre del Greco, città abitata da circa 84 mila persone e che ad oggi registra, purtroppo, 79 contagi e 15 persone che hanno perso la vita a causa del virus Covid-19, un dato che corrisponde a ben il 6 per cento dei decessi avuti nell'intera regione Campania;

   nonostante il costante e ammirevole impegno di tutti i livelli istituzionali, dei medici, del personale ospedaliero e delle forze dell'ordine, purtroppo i dati citati continuano a destare preoccupazione e indicano la necessità di garantire, oltre al rispetto delle misure di sicurezza, l'esecuzione di un numero maggiore di tamponi, anche attraverso l'utilizzo dei test rapidi, al fine di poter individuare anche coloro che non presentino sintomi, con il principale scopo di isolare il virus;

   a fronte dell'emergenza, manifestatasi da subito in forma grave nel comune di Torre del Greco, è necessario ricorrere a un potenziamento della rete ospedaliera, prevedendo un rafforzamento del presidio ospedaliero Maresca, il cui contributo potrebbe essere fondamentale per il contrasto dell'epidemia. Al riguardo, risulta difficile comprendere le motivazioni sulla base delle quali si è deciso di non individuare un «Covid hospital» proprio presso uno dei comuni della Campania maggiormente colpito –:

   quali iniziative di competenza il Ministro interrogato intenda mettere in atto per potenziare il sistema sanitario e garantire la possibilità di analizzare un numero maggiore di tamponi, anche con test rapidi per pazienti dei centri ospedalieri e per gli operatori sanitari, al fine di individuare, tra le persone che abbiano contratto il virus, anche coloro i quali non presentino alcun sintomo e interrompere, così, la diffusione;

   quali iniziative si intendano assumere, per quanto di competenza e in raccordo con la regione, per potenziare il presidio ospedaliero Maresca, il cui contributo all'intera rete di ospedali presenti sul territorio potrebbe risultare fondamentale per rispondere all'emergenza sanitaria che ha colpito duramente la città di Torre del Greco e le aree limitrofe, favorendo, in particolare, un possibile incremento della capacità di analisi dei test diagnostici per Covid-19.
(4-05203)


   PALAZZOTTO. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   la Società italiana della riproduzione umana – Siru – società scientifica inclusa nell'elenco del Ministero della salute, operante nell'ambito della procreazione medicalmente assistita (Pma), con nota del 6 dicembre 2019 rivolta rispettivamente al direttore del Centro nazionale trapianti, al presidente dell'istituto superiore di sanità e alla responsabile del registro per la Pma, ha posto due quesiti in ordine all'applicazione del decreto del Presidente della Repubblica n. 131 del 23 agosto 2019 (Gazzetta Ufficiale del 14 novembre 2019) - regolamento in materia di prescrizioni tecniche relative agli esami effettuati sui tessuti e cellule umane in ambito di Pma eterologa – che di seguito si richiamano; al punto 2.1. della nuova sezione B si legge che «la selezione dei donatori avviene sulla base dell'anamnesi sanitaria e medica compiuta anche sulla base di un questionario (...) e di un colloquio individuale con il medico responsabile. Tale valutazione deve comprendere fattori rilevanti che possono contribuire a individuare e ad escludere le persone la cui la donazione può costituire un rischio sanitario per gli altri, come la possibilità di trasmettere malattie (...)»; successivamente, si indica la necessità di ulteriori esami in base agli antecedenti del donatore;

   al punto 2.6, si afferma «ai fini dello screening genetico di geni autosomici recessivi risultati prevalenti nel contesto etnico del donatore in base a evidenze scientifiche internazionali, nonché di una valutazione del rischio di trasmissione di patologie ereditarie che risultano presenti nella famiglia del donatore, sono effettuati una visita di genetica medica con relazione scritta (...)»; al riguardo non appare chiaro se la visita e la relazione scritta debbano essere effettuate esclusivamente da uno specialista in genetica medica;

   sul punto, in una serie di incontri anche pubblici come congressi medici, sono emerse incertezze e contrasti di vedute;

   considerando la valenza anche medico-legale nonché le possibili sanzioni di carattere amministrativo, l'interrogante ritiene che la risposta debba provenire dall'organo istituzionalmente competente; come è a conoscenza dello stesso Centro trapianti, il reperimento dei gameti attualmente viene effettuato tramite il rapporto con banche dei gameti estere e quindi occorre che le stesse siano portate a conoscenza delle nuove norme;

   sotto questo profilo non è chiaro se le banche dei gameti estere e, in particolare, quelle poste in territorio dell'Unione europea si debbano attenere alle regole italiane, atteso che i gameti saranno utilizzati all'interno di procedure di Pma eterologa in Italia e su coppie italiane; all'interrogante appare urgente avere una risposta chiara ai suddetti quesiti, trattandosi di tematiche che riguardano la salute dei cittadini e l'attività degli operatori in ambito, peraltro, giustamente presidiato da sanzioni sia penali che amministrative per le ipotesi di mancato rispetto delle norme; in un incontro tenutosi il 19 dicembre 2019 presso l'Istituto superiore di sanità, tale questione è stata ulteriormente sottoposta all'attenzione;

   il direttore del Centro nazionale trapianti riconosceva l'urgenza di inviare un quesito all'ufficio legislativo del Ministero della salute e, a tale riguardo, informava che lo stesso avrebbe inviato al Ministero della salute una richiesta formale di parere;

   la domanda di chiarimenti da parte della Siru, a quanto consta all'interrogante, non ha ad oggi ricevuto risposta, né tale risposta sembra sia pervenuta al Centro nazionale trapianti e sussiste preoccupazione su come possano comportarsi i centri di Pma e le istituzioni preposte in carenza di certezza sulle modalità di azione –:

   se il Ministro interrogato non intenda adottare le iniziative di competenza per fornire urgentemente le risposte ai quesiti sottoposti dalla Siru e dal Centro nazionale trapianti in ordine ai dubbi interpretativi, richiamati in premessa, circa l'applicazione del decreto del Presidente della Repubblica n. 131 del 23 agosto 2019 entrato in vigore a novembre 2019.
(4-05213)


   CUNIAL. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   l'Istat raccoglie i dati dei decessi e delle cause di morte, aggregando e archiviando le informazioni fornite dai medici secondo le procedure indicate nel decreto del Presidente della Repubblica n. 285 del 10 settembre 1990, riportando nel referto la cosiddetta «causa di morte» ovvero la patologia o stato morboso individuata come iniziale responsabile del concatenamento di patologie che hanno portato alla morte;

   elaborando i dati Istat, i morti per prima causa di polmonite sono cresciuti di circa il 60 per cento dal 2003 al 2017, passando da 7.480 a 13.069 con un incremento del tasso di mortalità, calcolato sull'intera popolazione, da 12,94 a 21,60 morti ogni 100.000 abitanti;

   non sono presenti sul sito di Istat i dati del 2018;

   nel 2018, è emersa in Lombardia una epidemia di polmonite legata a una possibile infezione da legionella e all'inquinamento, che colpiva soggetti analoghi a quelli affetti da Covid-19;

   all'inizio di aprile 2020 l'Istat comunica di aver censito i morti di polmonite del primo trimestre 2020 e pubblica un raffronto con il quinquennio precedente per lo stesso periodo;

   l'Istat chiarisce che i dati elaborati nel raffronto fanno riferimento alle «Indagini sui decessi e cause di morte», ovvero sulla «causa iniziale di morte», di conseguenza dal totale dei morti di polmonite sono esclusi i malati di Covid-19, che seguono un'altra classificazione;

   l'Istituto Cattaneo ha fatto una disamina dei dati dichiarando che: «al 21 marzo 2020 in Italia i pazienti deceduti positivi al COVID-19 erano 4.825, ma la differenza, rilevata dall'analisi, tra i decessi nel 2020 e la media dei decessi nel periodo 2015-2019, per il periodo che va dal 21 febbraio al 21 marzo, era già 8.740»;

   se si analizzano le tabelle di dati pubblicati da Istat nel primo trimestre 2019 le persone con «causa iniziale di morte» polmonite ammontano a 8.054, su un campione di 40.886.049 di abitanti (censiti nella Anpr), mentre per il primo trimestre 2020 sono 16.216, passando da un tasso di mortalità di 19,70 a 36,99 morti ogni 100.000 abitanti;

   nel 2019 c'è stata una forte campagna di vaccinazione anti-influenzale, sostenuta dal Ministero della salute come «mezzo più efficace e sicuro per prevenire l'influenza e ridurre le complicanze», con la discesa in campo dell'impegno dei membri dell'Istituto superiore di sanità nel dare l'esempio;

   dal 27 gennaio al 2 febbraio 2020 il numero dei casi di ILI (sindromi simil influenzali) si è attestato a circa 13 casi per mille assistiti;

   se si analizzano i dati pubblicati sul sito del Ministero della salute riguardo alle coperture vaccinali e ai dati divisi per regione della popolazione residente, si scopre una correlazione statistica con R2=0,905 tra il numero assoluto di vaccinati over65 e il numero di morti per Covid-19;

   lo studio scientifico pubblicato su ScienceDirect del 10 gennaio 2020 «Influenza vaccination and respiratory virus interference among Department of Defense personnel during the 2017-2018 influenza season» nel dimostrare che «La vaccinazione antinfluenzale può aumentare il rischio di altri virus respiratori, un fenomeno noto come interferenza virale» ha concluso che «L'interferenza del virus derivato dal vaccino era significativamente associata al coronavirus e al metapneumovirus umano»;

   nello studio scientifico pubblicato su Intern Med il 15 gennaio 2017 «Interstitial Pneumonia Associated with the Influenza Vaccine: A Report of Two Cases» si affrontano due casi di polmonite interstiziale che si sono sviluppati dopo la vaccinazione;

   le precauzioni non-farmacologiche Covid-19 coincidono con le precauzioni ILI –:

   quanti dei pazienti morti per Covid-19 siano stati preventivamente vaccinati con l'anti-influenzale e quanti anche con altri vaccini non obbligatori.
(4-05215)


   ZENNARO e BERARDINI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   i quattro ordini delle professioni infermieristiche della regione Abruzzo, a nome e per conto dei circa 12.000 operatori iscritti, hanno espresso pubblicamente in data 8 aprile 2020, anche per mezzo della stampa, la mancanza di considerazione da parte della regione Abruzzo – nell'attuale scenario emergenziale dovuto al Sars-Cov-2 – nel garantire i livelli necessari di protezione dai rischi di esposizione professionale cui è soggetto il personale infermieristico;

   nel denunciare le misure di prevenzione e protezione disponibili, i quattro ordini delle professioni infermieristiche fanno riferimento, in particolare, all'inadeguatezza del numero e della tipologia dei Dpi forniti dalle aziende sanitarie, che pone il personale infermieristico a un maggiore rischio di contaminazione, in considerazione del suo ruolo assistenziale verso i soggetti affetti da Covid-19, spesso con l'esigenza di contatti lunghi e ravvicinati;

   la regione ha la facoltà di elevare il grado di protezione e sicurezza degli operatori, ai sensi del decreto legislativo n. 81 del 2008, così come specificato nell'ultimo rapporto dell'istituto superiore di sanità Covid-19, n. 2/2020 Rev. aggiornato al 28 marzo 2020, in cui si raccomanda di valutare a livello locale quale sia il Dpi più idoneo nei vari contesti da utilizzare –:

   se il Ministro interrogato, intenda adottare iniziative, per quanto di competenza e in raccordo con la regione Abruzzo, per verificare il rispetto delle misure di precauzione e protezione in relazione all'infezione da Sars-Cov-2 messe in atto a tutela del personale infermieristico coinvolto nelle attività sanitarie;

   se e quali iniziative di competenza si intendano adottare, in collaborazione con la regione Abruzzo, al fine di assicurare che siano assunte per il personale infermieristico le misure adeguate di prevenzione e mitigazione del rischio, quali fattori di protezione «chiave» sia nei contesti sanitari sia di comunità.
(4-05217)


   SARLI, MASSIMO ENRICO BARONI, MENGA, NAPPI e NESCI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   il giornale La Repubblica riportava il 3 aprile 2020 la notizia che a Napoli due cittadini, Anna Gentile e Vincenzo Esposito, di 55 e 57 anni sono deceduti a causa del Covid-19; la signora Anna Gentile è morta senza riuscire a ottenere neanche un tampone prima del decesso, sebbene sintomatica da giorni e con il marito già ricoverato in terapia intensiva con tampone positivo per Sars-CoV-2;

   si tratta di una vicenda che il giornale La Repubblica aveva già raccontato. La cognata della vittima, N. E., aveva denunciato inerzia e ritardi e Anna si era spenta lentamente, nella sua casa. Vincenzo era già risultato positivo e ricoverato, mentre a lei, nonostante i sintomi tipici, la forte astenia, capogiri, febbre, la mancanza di olfatto, negavano il tampone;

   quindi, è arrivata la morte e il ricovero ormai inutile, quando era già quasi in agonia;

   nella loro abitazione, a ridosso di piazza Garibaldi, nel capoluogo partenopeo, erano presenti in coabitazione al momento dell'insorgere della malattia la figlia dei coniugi deceduti, A. E., il genero e il nipote;

   una doppia tragedia familiare che avrebbe dovuto imporre il massimo del monitoraggio intorno a questa famiglia;

   A. E., dopo quattordici giorni di attesa, è stata sottoposta al tampone, mentre al marito e al figlio, come si apprende dall'articolo del giornale, non sarebbe stato ancora fatto, nonostante la stretta coabitazione;

   il documento relativo all'opportunità di sottoporre soggetti clinicamente asintomatici alla ricerca di Covid-19 o Sars-CoV-2 attraverso tampone rino-faringeo redatto dal gruppo di lavoro permanente costituito, in data 5 febbraio 2020, nell'ambito del Consiglio superiore di sanità (sessione II) e compiutamente elaborato alla data del 26 febbraio 2020 prevede: «caso sospetto che richiede test diagnostici: pazienti con infezione respiratoria acuta (insorgenza di almeno uno dei seguenti: tosse, febbre, dispnea) che richieda il ricovero o meno, e che nei 14 giorni precedenti l'insorgenza dei sintomi rispettino almeno uno dei seguenti criteri: i) stretto contatto con un caso confermato o probabile infezione Covid 19; o ii) aver soggiornato in aree con presunta trasmissione comunitaria» –:

   se sia a conoscenza dei fatti sopra citati e quali iniziative di competenza intenda intraprendere, in collaborazione con la regione, per verificare le cause della mancanza di sorveglianza attiva nei confronti delle persone decedute di cui in premessa;

   se non intenda adottare ogni iniziativa di competenza per appurare le cause della mancanza di misure di sorveglianza attiva, protratta per molti giorni, nei confronti delle persone conviventi di Anna Gentile e Vincenzo Esposito deceduti a causa del coronavirus.
(4-05225)


   GRIBAUDO, BONOMO, ENRICO BORGHI, GARIGLIO e LEPRI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   sulla base dei dati rilasciati dalla Protezione civile l'8 aprile 2020, il Piemonte è la terza regione italiana per numero di contagi (13.883) e solo la sesta per numero di tamponi effettuati (48.495); in rapporto alla popolazione, Marche e Liguria hanno comunque svolto più tamponi del Piemonte;

   lo stesso giorno, l'Ordine dei medici e l'Ordine degli odontoiatri hanno stilato un rapporto sulle criticità della gestione dell'emergenza in Piemonte, che metteva in risalto: la mancanza di una strategia preventiva e operativa di valutazione delle situazioni più critiche nelle case di riposo; la mancanza di un bollettino giornaliero con le scelte strategiche decise dall'unità di crisi sulla base dei rilevamenti epidemiologici; la mancanza di dati sull'esatta diffusione dell'epidemia, viziata dall'esecuzione di un numero ridotto di tamponi; l'attribuzione della diagnosi di morte per Covid-19 solo ai deceduti in ospedale, mancando al conteggio delle morti quelle avvenute a domicilio o in residenza, dove i tamponi non sono stati eseguiti; la mancata fornitura di protezioni individuali ai medici del territorio e ai medici ospedalieri; la gravissima carenza delle attività di igiene pubblica a causa della quale non è stato possibile intercettare immediatamente sul territorio i sintomatici, i positivi e far seguire a questo il tracciamento rigoroso dei contatti, la quarantena dei conviventi o dei sospetti a rischio; la mancata esecuzione tempestiva dei tamponi agli operatori sanitari del territorio e al personale operante nelle strutture ospedaliere pubbliche e private; il non aver dotato i medici di territorio di sufficienti e adeguati Dpi, così come di strumenti di diagnosi, controllo e di percorsi preferenziali per una diagnosi rapida e tempestiva;

   negli stessi giorni, i medici di medicina generale della regione, sulla base di rilevanti diagnostici sui propri pazienti, suggerivano di moltiplicare per 7 il numero di contagiati ufficiali per ottenere il reale dato di pazienti Covid-19 in Piemonte;

   sempre l'8 aprile, il comando torinese dei Nas ha effettuato, in diverse Rsa di Torino e del nord-est della regione, ispezioni, sopralluoghi e acquisizioni di documenti, sulla base ad alcune segnalazioni giunte negli ultimi giorni. Sono invece in corso due procedimenti giudiziari al momento senza indagati o ipotesi di reato: il primo si riferisce alle denunce sulla penuria di mascherine e altri dispositivi nella dotazione destinata al personale sanitario in tutta la regione; il secondo riguarda i decessi in una casa di riposo a Grugliasco, dove sono morti in pochi giorni 21 ospiti su 87. Segnalazioni di allarme giungono inoltre da varie residenze per anziani nei comuni di Brusasco, Chieri, Corio, Lessona, Borgomanero, Invorio, Villanova di Mondovì, Bosconero, Volpiano, Rivarolo, Borgaro, Alpignano, Premosello Chiovenda, Odalengo Grande e Tortona;

   l'assessore alla sanità della regione Piemonte, Luigi Icardi, ha dichiarato alla stampa che la situazione del Piemonte è dovuta anche alla «sfortuna» nelle modalità di diffusione del contagio e ha ammesso che la regione ha perso dai 7 ai 10 giorni prima di iniziare ad adottare le necessarie procedure di contrasto al contagio –:

   quale sia il numero di contagiati e di decessi da Covid-19 tra gli ospiti e il personale delle strutture Rsa della regione Piemonte;

   se non ritenga di adottare le iniziative di competenza in raccordo con la regione, per verificare se le indicazioni fornite alle Rsa siano state congrue rispetto alle gravi condizioni epidemiche nelle Rsa medesime e nei servizi semiresidenziali;

   se non ritenga di adottare le iniziative di competenza perché sia fatta chiarezza, dal punto di vista della tutela della salute pubblica, in ordine all'adeguatezza delle decisioni adottate per la limitazione del contagio;

   se non ritenga necessario adottare le iniziative di competenza al fine di garantire ai cittadini del Piemonte lo svolgimento di un numero di tamponi adeguato al contenimento del contagio nonché un'adeguata fornitura di Dpi per il personale sanitario.
(4-05235)


   LOLLOBRIGIDA. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   rischia di essere smantellata a breve la brain suite dell'ospedale Sant'Andrea di Roma, camera operatoria unica in Italia ad elevato indice di sicurezza ed efficacia per il trattamento dei tumori del cervello, presidio d'eccellenza per tutto il Centro-sud;

   l'interrogante ritiene si tratti di un'azione forzata e attuata proprio il giorno prima della domenica di Pasqua, con motivazioni di antieconomicità non veritiere, in quanto smentite dai dati;

   si tratta di una struttura di eccellenza che è stata la «numero 1» della neurochirurgia in Italia, avvalendosi di una tecnologia all'avanguardia basata sull'utilizzo integrato della risonanza magnetica nucleare del sistema di neuro navigazione computerizzata del microscopio operatorio e della neuro endoscopia;

   dal 2009 al 2017 la struttura ha registrato una media annua di circa 150 interventi effettuati, cifra importante che potrebbe essere ulteriormente incrementata se supportata da opportuni investimenti;

   allo stato attuale smantellare una struttura di questa portata rappresenterebbe fare scempio di un'eccellenza sanitaria in grado di servire tutto il Centro-sud, consentendo anche di risanare il disavanzo di circa 700 milioni di euro di mobilità passiva e garantendo cure per una patologia complessa e con alto indice di mortalità come il tumore cerebrale, in un periodo di grande pressione per la sanità regionale;

   la brain suite è stata acquistata nel 2004 a 10 milioni di euro ed è inutilizzata dal 2017 per mancato rinnovo del contratto di manutenzione; sarebbe un errore, considerata l'eccellenza della struttura, non rinnovare il contratto;

   a parere dell'interrogante è del tutto fuori luogo, oltre che dannoso per tutti gli abitanti del Lazio, la decisione presa dal management del Sant'Andrea, in piena emergenza coronavirus, di smantellare questa preziosa struttura fondamentale anche per la ricerca e la didattica –:

   se non si ritenga necessario adottare con urgenza ogni utile iniziativa di competenza, anche per il tramite del commissario ad acta per l'attuazione del piano di rientro dai disavanzi sanitari regionali, volta a garantire la riattivazione della brain suite presso l'azienda ospedaliera Sant'Andrea, struttura di eccellenza per tecnologia e personale impiegato e formato;

   quali iniziative si intendano porre in essere, per quanto di competenza, per impedire che venga ulteriormente danneggiato il sistema sanitario nazionale, messo a dura prova dall'attuale emergenza in corso e bisognoso di strutture quale quella descritta in premessa, in grado di formare eccellenze e di garantire un'elevata specializzazione.
(4-05240)

SUD E COESIONE TERRITORIALE

Interrogazioni a risposta immediata:


   CONTE e FORNARO. – Al Ministro per il sud e la coesione territoriale. – Per sapere – premesso che:

   secondo la Svimez, il lockdown del Paese, in seguito all'emergenza sanitaria per il Sars-Cov2, costa 47 miliardi di euro al mese: 37 miliardi al Centro-Nord, 10 miliardi al Sud;

   se la ripresa a pieno regime avvenisse nel secondo semestre del 2020, secondo il report, il prodotto interno lordo nazionale nel 2020 si ridurrebbe dell'8,4 per cento;

   il blocco interessa di più il Nord per valore aggiunto (49,1 per cento, circa 6 punti percentuali in più rispetto al Centro e al Mezzogiorno) e si livella in termini di occupati (53,3 per cento nel Nord, 51,1 per cento al Centro e 53,2 per cento nel Mezzogiorno);

   dal report emerge che il Sud rischia di accusare una maggiore debolezza rispetto al Centro-Nord nella fase della ripresa, perché sconta la precedente lunga crisi, mai del tutto superata; il Mezzogiorno, infatti, incontra lo shock del lockdown in una fase già tendenzialmente recessiva, con un livello ancora inferiore di 15 punti percentuale rispetto al 2007 (il Centro-Nord di circa 7);

   il decreto-legge «cura Italia» sviluppa un intervento essenzialmente di maggior spesa corrente pari a 1,2 punti di prodotto interno lordo; il provvedimento esplica maggiori effetti al Sud in rapporto al prodotto interno lordo (1,4 per cento contro l'1,2 per cento nel Centro-Nord), mentre in termini pro capite si concentra maggiormente al Centro-Nord (372 euro pro capite contro i 251 nel Mezzogiorno);

   il rischio di default, secondo il rapporto Svimez, è maggiore per le medie e grandi imprese del Mezzogiorno: sui dati di bilancio disponibili per un campione di imprese con fatturato superiore agli 800 mila euro, le evidenze su grado di indebitamento, redditività operativa e costo dell'indebitamento stimano una probabilità di uscita dal mercato delle imprese meridionali 4 volte superiore rispetto a quelle del Centro-Nord;

   nel mese di febbraio 2020, il Governo aveva presentato il Piano Sud 2030, descritta come un'azione pubblica per recuperare il processo di disinvestimento al Sud, che tra il 2008 e il 2018 ha ridotto nel Mezzogiorno la spesa per investimenti ordinari della pubblica amministrazione da 21 miliardi di euro a 10,3 miliardi;

   in data 12 marzo 2020, il Ministro interrogato ha annunciato di voler procedere a riprogrammare i fondi strutturali non impegnati del ciclo 2014-2020, per utilizzare anche quelli destinati al Sud, nella fase più immediata dell'emergenza sanitaria –:

   in che modo intenda riformare e rafforzare il Piano Sud 2030, alla luce delle gravi condizioni socio-economiche determinate dalla crisi e dal mutato quadro finanziario europeo.
(3-01453)
(Presentata il 14 aprile 2020)


   GALIZIA, PERCONTI, BERTI, BRUNO, CASA, DE GIORGI, DI LAURO, D'ORSO, GIARRIZZO, GIORDANO, GRILLO, IANARO, ALAIMO, LOMBARDO, MARTINCIGLIO, PAPIRO, PENNA, PIGNATONE, SAITTA, SCERRA, SURIANO, SPADONI, TORTO e LEDA VOLPI. – Al Ministro per il sud e la coesione territoriale. – Per sapere – premesso che:

   il Governo, sin dalle prime fasi dell'insorgenza dell'epidemia da COVID-19, ha dato una risposta tempestiva volta non solo a contenere il diffondersi del contagio, ma anche a contrastare le conseguenze economiche e sociali che ne sono scaturite;

   per controbilanciare gli effetti socio-economici della crisi, la Commissione europea ha adottato, il 13 marzo 2020, la comunicazione «Risposta economica coordinata all'emergenza COVID-19», che ha istituito, tra le altre misure, l’«Iniziativa di investimento in risposta al Coronavirus», finalizzata a destinare all'emergenza sanitaria 37 miliardi euro nel quadro della politica di coesione, attraverso la mobilizzazione delle risorse di liquidità disponibili all'interno dei fondi strutturali e di investimento europei;

   la Commissione europea ha successivamente concesso la massima flessibilità nell'utilizzo delle risorse provenienti dai fondi strutturali 2014-2020, attraverso l'anticipazione dei pagamenti, il riorientamento dei fondi stanziati per la politica di coesione (Fondo sociale europeo e il Fondo per lo sviluppo regionale) e l'assistenza agli Stati membri nel convogliare i fondi dove sono più necessari e il più rapidamente possibile;

   gli enti preposti alla gestione di tali fondi sono innanzitutto le regioni: tra le stesse, principalmente tra quelle del Sud Italia – essendo la nuova misura retroattiva – è emerso il forte timore di perdere, mediante una rimodulazione, parte delle risorse assegnate nell'attuale programmazione, a cui seguirebbe la penalizzazione di alcune zone della penisola, già carenti di investimenti pubblici; se ciò dovesse verificarsi, particolarmente colpiti sarebbero i comuni partecipanti alla «Strategia per le aree interne (Snai)», come le aree interne siciliane, che, a causa di un'eventuale riprogrammazione dei fondi europei per far fronte all'emergenza COVID, rischierebbero di subire un ulteriore danno, vedendosi bloccato il virtuoso processo di sviluppo e inclusione avviato in questi anni;

   sarebbe utile l'avvio di un percorso di cooperazione interistituzionale finalizzato ad ottimizzare l'utilizzo del Fondo sociale europeo e del Fondo per lo sviluppo regionale, per dare una risposta economica al Paese non solo nel breve periodo –:

   nell'ambito dell’«Iniziativa di investimento in risposta al Coronavirus», quali iniziative intenda adottare il Governo per risolvere una situazione complessa come quella in premessa e se a tal fine intenda avanzare proposte che impegnino, oltre ai citati fondi europei, anche risorse nazionali, come quelle del Fondo nazionale sviluppo e coesione, al fine di consentire che tutte le risorse ancora non utilizzate possano essere mobilitate al massimo per affrontare gli effetti della pandemia da COVID-19.
(3-01454)
(Presentata il 14 aprile 2020)


   PAOLO RUSSO, GELMINI, OCCHIUTO, CARFAGNA, BARTOLOZZI, CANNIZZARO, CASCIELLO, D'ETTORE, D'ATTIS, FASANO, FASCINA, FERRAIOLI, GERMANÀ, GIANNETTA, LABRIOLA, MARTINO, PENTANGELO, PRESTIGIACOMO, ROTONDI, SARRO, ELVIRA SAVINO, SCOMA, COSIMO SIBILIA, SIRACUSANO, SISTO, TARTAGLIONE, MARIA TRIPODI, VERSACE e VITO. – Al Ministro per il sud e la coesione territoriale. – Per sapere – premesso che:

   la diffusione del Coronavirus ha messo sotto stress l'intero Paese e l'emergenza sanitaria si è presto tradotta in emergenza sociale ed economica, in particolare per il Mezzogiorno, strutturalmente meno pronto ad assorbire l'onda d'urto dell'epidemia da COVID-19;

   dall'ultimo report Svimez emerge, infatti, che il Sud rischia di accusare una maggiore debolezza rispetto al Centro-Nord nella fase della ripresa, perché sconta inevitabilmente la precedente lunga crisi, prima recessiva, poi di sostanziale stagnazione, dalla quale non è mai riuscito a uscire del tutto;

   sul fronte sanitario il «divario» è evidente: prima del Coronavirus c'erano 1.582 posti in terapia intensiva negli ospedali pubblici delle sette regioni del Sud e delle Isole. In tutta Italia erano 5.395. Oggi sono 2.340 su 11.900 e, date le strutture vecchie e tecnologicamente arretrate, si è preferito addirittura procedere con la costruzione di ospedali da campo. Tra l'altro, vale la pena rilevare come l'età media dei ricoverati è sensibilmente più alta nel Mezzogiorno: 82 anni, a fronte dei 51 anni di età media registrati al Nord;

   l'emergenza ha poi evidenziato la necessità per gli studenti di poter disporre di un'adeguata strumentazione informatica: l'ultimo rilevamento Istat ha, però, evidenziato che la percentuale di famiglie senza computer supera il 41 per cento nel Mezzogiorno; maggiore anche la quota di famiglie con un numero di computer insufficiente rispetto al numero dei componenti dei nuclei: il 26,6 per cento dispone di un numero di personal computer e tablet inferiore alla metà dei componenti e solo il 14,1 per cento ne ha almeno uno per ciascun componente;

   per superare le difficoltà del settore agricolo, in particolare per la fase della ripresa, sarà poi necessario rafforzare il sistema di interconnessione per un collegamento territoriale diffuso, in quanto i costi e l'affidabilità del trasporto incidono in maniera rilevante sull'economia dei prodotti agricoli, nonché procedere con la creazione di piattaforme logistiche volte a razionalizzare l'accentramento dei prodotti e la costruzione dei grandi invasi;

   sarà, inoltre, decisivo il tema delle reti infrastrutturali dei trasporti, la cui carenza ricopre da troppo tempo caratteri emergenziali e di precarietà, provocando notevoli disagi ai cittadini e all'intera economia del Sud –:

   quali iniziative urgenti il Governo abbia posto in essere per rispondere alle drammatiche carenze infrastrutturali sociali del Mezzogiorno, in particolare in termini di sicurezza, di adeguati standard di istruzione, di idoneità di servizi sanitari e di cura, e per implementare le reti infrastrutturali fondamentali per la fase della ripresa.
(3-01455)
(Presentata il 14 aprile 2020)

Interrogazione a risposta scritta:


   CANTALAMESSA, BELLACHIOMA, CASTIELLO, FURGIUELE, TATEO, SASSO, DE MARTINI, ALESSANDRO PAGANO e D'ERAMO. — Al Ministro per il sud e la coesione territoriale, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   con il decreto-legge del 20 giugno 2017, n. 91, è stata introdotta una misura a favore dei giovani imprenditori nel Mezzogiorno denominata «Resto al sud»;

   la misura è rivolta ai soggetti di età compresa tra i 18 e i 35 anni ed è gestita da Invitalia spa al fine di promuovere la costituzione di nuove imprese nelle regioni Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sardegna e Sicilia;

   l'accesso al menzionato incentivo ha permesso a molti giovani imprenditori del Sud di poter accedere a finanziamenti — 35 per cento a fondo perduto e 65 per cento a tasso zero — per poter avviare la propria impresa o società;

   ad oggi, secondo i dati forniti dal Presidente del Consiglio durante la conferenza stampa di fine anno, la misura «Resto al sud» ha finanziato 4.260 progetti per 284 milioni di euro di investimenti e una occupazione prevista di 16 mila posti di lavoro;

   la regione più performante in termine di progetti approvati e di investimenti messi in moto è la Campania con 2.270 iniziative portate a buon fine per 152,4 milioni di euro di investimenti e un effetto previsto sull'occupazione pari a 8.993 posti di lavoro, a cui vanno aggiunte le 662 iniziative di «selfiemployment» per un investimento pari a circa 34,6 milioni di euro;

   l'investimento medio per impresa è di circa 66.000 euro con un contributo medio di 31.000 euro; i settori più finanziati sono quello del turistico-culturale (50 per cento), le attività manifatturiere e artigianali (21 per cento) e i servizi alle persone (15 per cento);

   a partire dal decreto-legge 23 febbraio 2020, n. 6, recante misure urgenti in materia di contenimento e gestione dell'emergenza epidemiologica da Covid-19, il Governo ha adottato una serie di interventi normativi straordinari sempre più stringenti fino a chiudere tutte le attività considerate non essenziali su tutto il territorio nazionale con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 9 marzo 2020;

   tra le attività bloccate dai decreti per il contrasto alla crisi epidemiologica in atto rientrano tutte quelle finanziate con la misura «Resto al sud»;

   a causa della chiusura forzata molte di queste aziende non saranno in grado di completare l'investimento secondo la data prevista dal cronoprogramma approvato da Invitalia e chi ha già realizzato l'investimento non sarà in grado di pagare le rate del finanziamento alla banca –:

   se, in relazione a quanto esposto in premessa, il Governo non ritenga di dover adottare iniziative in favore dei giovani imprenditori beneficiari dei finanziamenti «Resto al sud», prorogando di almeno tre mesi la data di chiusura dell'investimento per quanto riguarda i progetti ancora in corso di realizzazione e sospendendo per almeno quattro mesi il pagamento delle rate di finanziamento a tasso agevolato.
(4-05194)

SVILUPPO ECONOMICO

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dello sviluppo economico, per sapere – premesso che:

   la crisi sanitaria e quella economica che è conseguita all'emergenza epidemiologica COVID-19 hanno causato un forte impatto sul settore energetico;

   le commodity energetiche, infatti, stanno scontando la prospettiva di una sensibile riduzione della domanda, di un significativo trend al ribasso dei prezzi spot del gas naturale e di una riduzione significativa delle quotazioni delle materie prime nei mercati all'ingrosso;

   la suddetta contrazione dei consumi è stata fortemente determinata dall'adozione, nella maggior parte dei Paesi, di misure stringenti in relazione al diffondersi della pandemia, che ha determinato la chiusura di alcune filiere produttive non essenziali e la limitazione degli spostamenti, sia nell'ambito interno dei rispettivi confini che in ambito internazionale;

   in un lasso di tempo ristretto, pertanto, i consumi energetici del nostro Paese sono precipitati, portando la domanda elettrica nazionale a registrare un 21,4 per cento in meno;

   a seguito dell'aggiornamento trimestrale dei prezzi di riferimento di luce e gas da parte dell'Autorità di regolazione per energia reti e ambiente, a partire dal 1° aprile fino al 31 luglio 2020, per la cosiddetta «famiglia tipo» in maggior tutela si avranno una diminuzione del costo dell'elettricità di –18,3 per cento e del gas di –13,5 per cento;

   gli oneri di sistema, invece, ovvero le varie componenti delle bollette pagate dai singoli utenti e finalizzate a sostenere diverse attività necessarie a sviluppare, mantenere in sicurezza e decarbonizzare il sistema elettrico nazionale, tra cui il sostegno alle energie rinnovabili, rimangono invariati a 4,18 centesimi per chilowattora;

   la sospensione dei distacchi delle forniture di energia elettrica e gas per morosità, messe in atto dall'Autorità di regolazione per energia reti e ambiente per il periodo emergenziale, hanno evitato ai clienti impossibilitati a pagare le bollette di ritrovarsi senza servizi essenziali;

   alcuni operatori del settore energetico e loro organizzazioni lamentano già una crescente difficoltà finanziaria connessa all'aumento di morosità, che, nel giro di qualche mese, potrebbe ripercuotersi su tutta la filiera;

   al fine di garantire la sostenibilità degli interventi regolatori a favore dell'intera filiera dell'energia elettrica e del gas, la stessa Autorità di regolazione per energia reti e ambiente ha incrementato fino a 1,5 miliardi di euro la disponibilità del conto ad hoc istituito presso la Cassa per i servizi energetici e ambientali per l'emergenza COVID-19; superata questa emergenza, avere costi dell'energia contenuti potrebbe favorire la ripresa delle attività, soprattutto per le piccole imprese; andrebbe evitato un possibile «effetto rimbalzo» dei prezzi, determinato dalla ripresa dei consumi, soprattutto a livello industriale, e dalla risalita dei prezzi delle commodity energetiche –:

   se – nell'ambito delle prossime iniziative normative – esista una misura allo studio del Ministro interpellato che vada nel senso di alleggerire il peso degli oneri generali per gli utenti del sistema elettrico o, comunque, contenere i costi delle forniture energetiche per i clienti finali, garantendo il buon funzionamento della filiera energetica;

   quali siano gli intendimenti del Ministro interpellato circa le misure da adottare per dare copertura alle componenti tariffarie che incentivano le attività di sostegno alla produzione di energia da fonti rinnovabili e di risparmio energetico nelle ipotesi in cui, al fine di aumentare la competitività delle imprese e dare respiro al settore anche nel dopo emergenza, si intervenga sugli oneri di sistema;

   se il Ministro interpellato ritenga sufficiente l'intervento dell'Autorità di regolazione per energia reti e ambiente con il «conto emergenza COVID-19» istituito presso la Cassa per i servizi energetici e ambientali o siano in valutazione ulteriori iniziative, per quanto di competenza, per la gestione delle morosità aggiuntive nel post emergenza.
(2-00735) «Sut, Alemanno, Berardini, Carabetta, Fantinati, Giarrizzo, Masi, Papiro, Paxia, Perconti, Rizzone, Scanu, Vallascas».
(Presentata il 14 aprile 2020)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   CIAMPI. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'interno, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   Poste Italiane è una società per azioni di proprietà dello Stato italiano posta sotto il controllo e la vigilanza del Ministero dello sviluppo economico;

   il servizio universale postale rientra tra i servizi di pubblica utilità ed è definito da apposite direttive europee. Questi provvedimenti stabiliscono che il servizio universale corrisponda a un'offerta di servizi postali di qualità determinata forniti permanentemente in tutti i punti del territorio a prezzi accessibili a tutti gli utenti;

   il decreto legislativo n. 261 del 1999 rappresenta a tutt'oggi il testo di riferimento per la disciplina generale del servizio postale, con specifico riferimento alla fornitura del servizio universale;

   il testo del contratto di programma tra Ministero dello sviluppo economico e Poste Italiane disciplina anche la fornitura del servizio universale;

   l'importo riconosciuto dallo Stato per l'erogazione del servizio universale è stabilito in 262,4 milioni di euro annui e può essere integrato fino ad un massimo di 89 milioni di euro annuali;

   è compito di uno Stato democratico e delle sue istituzioni garantire, anche nell'attuale momento di emergenza, i diritti fondamentali dei cittadini e la salute pubblica;

   è in questa direzione che sono stati varati i provvedimenti relativi al contenimento dell'epidemia da coronavirus e che prevedono norme relative al distanziamento interpersonale e alla limitazione degli spostamenti;

   le attuali norme includono, coerentemente con misure che assicurino la salute dei lavoratori, anche Poste Italiane fra le aziende fornitrici di servizi pubblici essenziali;

   sono stati chiusi in provincia di Pisa numerosi uffici di Poste Italiane. La sospensione del servizio interessa centri abitati piccoli, comuni di medie dimensioni e il capoluogo. In particolare, risultano essere interdetti al pubblico quasi tutti quelli presenti nei paesi del litorale;

   si tratta, ad avviso dell'interrogante, di una decisione grave, perché presa in assoluta autonomia dall'azienda, senza una concertazione con gli enti locali territoriali e che rischia di vanificare le norme restrittive vigenti sugli spostamenti della popolazione;

   gli uffici postali sono infatti, soprattutto per alcune fasce della popolazione e in determinate realtà piccole e marginali, l'unico presidio dove poter accedere ai risparmi o ritirare stipendi e pensioni;

   limitare pesantemente l'accesso agli uffici postali costringe i cittadini a spostamenti prolungati e lunghe file alle poche strutture aperte, incentivando occasioni di contagio e mettendo a repentaglio la salute stessa della popolazione e dei lavoratori di Poste Italiane;

   ad oggi, nonostante le richieste degli enti territoriali, dei partiti politici, del mondo imprenditoriale e dei sindaci e l'intervento del prefetto di Pisa, le chiusure degli uffici sono state confermate;

   una grande azienda del Paese come Poste Italiane, che, ormai da qualche tempo, si è caratterizzata sul versante della modernizzazione e di una maggiore efficienza, non può rimanere insensibile rispetto ai bisogni e alle attese di migliaia di cittadini della provincia di Pisa, che chiedono di non aggiungere ansie e altre preoccupazioni a quelle, già consistenti, dovute al Covid-19;

   sono evidenti le gravi difficoltà e i comprensibili timori che hanno gli addetti e gli impiegati di Poste italiane a lavorare in questa situazione, ma è altrettanto necessario che il servizio postale universale sia garantito e che sia possibile coniugare una razionalizzazione funzionale delle aperture degli sportelli con il rispetto delle norme di sicurezza, senza quindi ricorrere alla totale chiusura degli uffici –:

   se il Governo sia al corrente della situazione espressa in premessa e quali iniziative urgenti intenda assumere, nell'ambito delle proprie competenze e nel rispetto del contratto di programma e della funzione pubblica svolta da Poste italiane, per garantire in provincia di Pisa un servizio postale efficiente, che tuteli le necessità dell'utenza e la salute dei lavoratori, in relazione alle norme vigenti per contrastare l'epidemia.
(5-03827)

Interrogazioni a risposta scritta:


   GALANTINO, ROTELLI, OSNATO, LUCASELLI, CIABURRO, PRISCO, CARETTA e DELMASTRO DELLE VEDOVE. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   con deliberazione 17/2CI20/R/COM del 2 aprile 2020, l'Autorità di regolazione per energia reti e ambiente (Arera) ha prorogato fino al 13 aprile 2020 la disciplina di tutela del credito per l'inadempimento delle obbligazioni di pagamento relative a fatture anche scadute alla data del 10 marzo 2020;

   tale deliberazione, a modifica e integrazione della deliberazione n. 60/2020 del 12 marzo 2020, ha dettato ulteriori misure urgenti per far fronte all'emergenza sanitaria Covid-19 a tutela dei clienti e degli utenti finali;

   come è ormai noto, i cittadini italiani vivono una situazione emergenziale sanitaria ed economica eccezionale, tanto che il rispetto delle severe norme vigenti li costringe alla chiusura delle attività commerciali da un mese circa, lasciandoli privi di fonti di reddito;

   tale situazione si estenderà ben oltre il 13 aprile 2020 e i cittadini incolpevolmente morosi, pertanto, rischierebbero il distacco delle principali utenze in un momento storico di per sé critico –:

   quali urgenti iniziative di competenza, anche normative, i Ministri interrogati intendano adottare, affinché i cittadini incolpevolmente inadempienti non siano afflitti anche dalla mancata fruizione dei servizi energetici essenziali durante il periodo di vigenza delle severe misure di contenimento.
(4-05202)


   BIGNAMI. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   in questi giorni sono giunte all'interrogante diverse segnalazioni riguardanti la gestione di alcune pratiche e l'erogazione di servizi della Camera di commercio industria artigianato e agricoltura di Bologna;

   in particolare, risulterebbero sospese tutte le pratiche non inviate in formato pdf e non firmate digitalmente con grave penalizzazione per i tanti utenti che attualmente non dispongono nelle proprie abitazioni di software e/o supporti tecnologici adeguati, come ad esempio uno scanner di ultima generazione per effettuare la trasmissione della documentazione nelle modalità richieste;

   per gli utenti che non dispongono della carta digitale sarebbe necessario recarsi personalmente presso gli uffici della Camera di commercio che attualmente, a causa della situazione sanitaria emergenziale, sono aperti solo per l'erogazione di servizi essenziali ed esclusivamente su appuntamento, ma, da quanto reso noto all'interrogante, risulterebbe impossibile, anche negli orari indicati sul sito dell'ente, mettersi in contatto con gli operatori sia telefonicamente che tramite mail;

   non da ultimo sono stati denunciati gravi ritardi nell'erogazione agli aventi diritto dei contributi già riconosciuti a causa dell'emergenza Covid-19, risultando paradossale che in una situazione di così grave difficoltà economica gli enti pubblici non siano in grado di soddisfare in tempi rapidi le richieste dei contribuenti, già vagliate ed approvate da tempo, in alcuni casi da oltre due mesi –:

   se sia a conoscenza della situazione suesposta;

   se ritenga necessario acquisire ogni utile elemento al fine di verificare quanto segnalato ed eventualmente adottare iniziative, per quanto di competenza, per far sì che in una situazione di grave emergenza, sia sanitaria che economica, come quella che si sta attraversando, enti così importanti per il lavoro come le camere di commercio mettano in atto tutto quanto possibile per favorire la fruizione dei propri servizi da parte degli utenti, anche attraverso la facilitazione e la semplificazione dell'invio delle pratiche e degli accessi e soprattutto al fine di assicurare l'erogazione dei contributi spettanti indispensabili per la sopravvivenza delle piccole e medie imprese.
(4-05214)


   CILLIS, SUT, FICARA, ROBERTO ROSSINI, DEIANA, VIANELLO, LOVECCHIO, PERANTONI, ALBERTO MANCA e PARENTELA. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   il dottor Claudio Descalzi è stato direttore di Eni dell'area geografica Italia, Africa e Medio Oriente dal 2002 al 2005, vice direttore generale dal 2005 al 2008, Chief Operating Officer dal 2008 al 2014 – divisione exploration & production e infine dal 9 maggio 2014 amministratore delegato e direttore generale;

   questa è solo l'ultima parte temporale della carriera di Descalzi in Eni, con un curriculum professionale e manageriale di tutto rispetto, che evidenzia il suo ruolo fondamentale e soprattutto decisionale nella politica strategica dell'azienda negli ultimi 20 anni, carriera che coincide pertanto anche con tutte le problematiche e le decine di «incidenti» che si sono susseguiti nel corso delle attività estrattive di Eni in regione Basilicata e, in particolare, al centro oli Cova di Viggiano;

   sul centro oli di Viggiano pendono e sono tuttora in corso due inchieste della magistratura lucana per le ipotesi di reati di disastro, disastro ambientale, abuso d'ufficio e falso ideologico;

   la prima inchiesta riguarda lo smaltimento irregolare di oltre 854 mila tonnellate di sostanze pericolose, che nell'arco temporale di un anno, sono state reiniettate nel pozzo «Costa Molina 2» nel comune di Montemurro;

   la seconda riguarda la perdita da due serbatoi di stoccaggio, come dichiarato dalla stessa Eni, di 400 tonnellate di greggio all'interno dell'impianto Cova di Viggiano così come accertato dalla procura della Repubblica di Potenza nel 2017;

   come risulta dai sopralluoghi e dai rilievi effettuati dal Noe, il petrolio fuoriuscito dal Cova si era infiltrato nella rete fognaria, arrivando a contaminare il reticolo idrografico della Val d'Agri, che si trova in prossimità della diga del Pertusillo, un invaso che rappresenta la fonte primaria di molta parte dell'acqua destinata al consumo umano della Puglia e della Basilicata, oltre ad essere utilizzato per l'irrigazione di un'area a uso agricolo di oltre 35 mila ettari;

   l'origine della perdita di idrocarburi sarebbe stata individuata nei serbatoi di stoccaggio del greggio; durante i sopralluoghi del Noe e dei consulenti della procura, a febbraio 2017, infatti, sono stati riscontrati dei fori sul fondo dei serbatoi che avevano dato luogo alle perdite di greggio, mai comunicate agli organi competenti, circostanze però già note alla dirigenza Eni, sin dal 2012 secondo gli investigatori;

   ci si trova di fronte a un vero e proprio disastro ambientale che probabilmente ha contribuito all'aumento del tasso di mortalità in quelle zone per determinate patologie tumorali, così come accertato da un'indagine epidemiologica condotta dal dottor Bianchi, ricercatore del Cnr, ricerca commissionata dai comuni di Viggiano e Grumento Nova e poi contestata dall'Eni, una volta che sono stati pubblicati e diffusi i risultati;

   il mandato del dottor Descalzi è prossimo alla sua scadenza naturale e, nelle prossime settimane dovrebbe essere decisa una sua eventuale riconferma o la nomina di un suo successore –:

   se, sulla base di tutto quanto espresso in premessa e alla luce dei procedimenti giudiziari tuttora in corso e non ancora conclusi, il Governo ritenga opportuno adottare ogni iniziativa utile affinché non si proceda alla riconferma del dottor Descalzi ai vertici di Eni.
(4-05224)

UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazione a risposta in Commissione:


   DI GIORGI. — Al Ministro dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   in base all'articolo 7 del decreto legislativo 5 giugno 1998, n. 204, gli stanziamenti da destinare agli enti di ricerca sono determinati con un'unica autorizzazione di spesa e affluiscono al fondo ordinario per gli enti e le istituzioni di ricerca finanziati dal Ministero dell'università e della ricerca. Tale Fondo è ripartito annualmente dal Ministro con propri decreti, previo parere delle Commissioni parlamentari competenti;

   la procedura disciplinata dal decreto legislativo n. 204 del 1998, recante disposizioni per il coordinamento, la programmazione e la valutazione della politica nazionale relativa alla ricerca scientifica e tecnologica, è molto complessa. Ulteriori disposizioni che ne regolano l'applicazione si sono stratificate nel tempo con l'approvazione del decreto legislativo n. 213 del 2009 e, da ultimo, con l'approvazione del decreto legislativo n. 218 del 2016, anche nell'ottica di una semplificazione;

   da tempo, anche nelle osservazioni che accompagnano i pareri, è emerso il disagio delle Commissioni parlamentari chiamate, quasi sempre dopo il primo semestre di esercizio, a esprimersi in tempi rapidi anche per liberare le risorse allocate con la manovra;

   per citare gli ultimi 5 anni il fondo ordinario enti è stato distribuito: il 10 agosto, per l'esercizio 2015; l'8 agosto, per l'esercizio 2016; l'8 agosto, per l'esercizio 2017; il 26 luglio, per l'esercizio 2018; il 10 ottobre per l'esercizio 2019;

   per l'esercizio finanziario 2020, considerate anche le esigenze derivanti dall'emergenza, sarebbe importante poter gestire celermente le procedure per non mantenere incertezza nelle entrate di competenza da parte degli enti di ricerca –:

   se il Ministro interrogato ritenga opportuno verificare la situazione e sottoporre in tempi rapidi alle commissioni parlamentari competenti lo schema di decreto di riparto del fondo ordinario enti di ricerca per la competenza 2020;

   quali iniziative il Ministro interrogato intenda adottare, anche di tipo normativo, per semplificare e rivedere il quadro della disciplina della politica nazionale della ricerca in cui si collocano gli strumenti di finanziamento degli enti pubblici di ricerca vigilati dal Ministero dell'università e della ricerca.
(5-03828)

Interrogazione a risposta scritta:


   IOVINO. — Al Ministro dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   la normativa attuale assegna alla valutazione della qualità della ricerca (Vqr) un importante ruolo nella distribuzione del fondo di finanziamento ordinario (Ffo) per gli atenei italiani e, in generale, per gli enti di ricerca;

   il decreto ministeriale del 29 novembre 2019, recante «Linee guida per la valutazione della qualità della ricerca (VQR) 2015-2019», definisce i criteri cui l'Anvur avrebbe dovuto aderire nel definire le modalità di espletamento della prossima Vqr;

   il bando dell'Anvur del 3 gennaio 2020 si discosta sensibilmente dal decreto ministeriale cui avrebbe dovuto dare attuazione, introducendo, a giudizio dell'interrogante, vincoli arbitrari rispetto alla selezione degli esperti e recando indicazioni non del tutto conseguenti ai criteri da adottare, potenzialmente distorsive dei risultati; l'attuale consiglio direttivo dell'Anvur risulta composto da soli tre membri in carica rispetto ai sette previsti dalla normativa;

   fonti di stampa riferiscono di una dichiarazione del Ministro interrogato presso il Consiglio universitario nazionale (11 febbraio 2020), nella quale si esprime l'intenzione di correggere il decreto ministeriale sopra citato;

   è stato presentato almeno un ricorso al Tar con la richiesta di annullamento del bando dell'Anvur;

   il Consiglio universitario nazionale, riunitosi il 2 aprile 2020 in rappresentanza della comunità accademica e scientifica, chiede ufficialmente di sospendere e rinviare all'anno 2021 l'esercizio di valutazione della qualità della ricerca (Vqr 2015-2019) in ragione anche della drammatica situazione di emergenza in atto legata al Covid-19. Questo per consentire agli atenei e alla comunità accademica di profondere il massimo sforzo per superare le difficoltà relative alla organizzazione e al mantenimento delle attività istituzionali e soprattutto per riavviare nei modi e nei tempi appropriati, non appena possibile, la didattica in presenza e tutte le attività di ricerca –:

   se il Ministro interrogato non ritenga di adottare le iniziative di competenza affinché sia ritirato il bando relativo all'imminente esercizio della valutazione della qualità della ricerca (Vqr), vista l'impossibilità di garantire la corretta esecuzione delle indicazioni previste nel bando medesimo e la quasi certezza di ricorsi amministrativi;

   in tal caso, se, in attesa del superamento dell'emergenza oltre che di completare la composizione del consiglio direttivo dell'Anvur e di correggere il testo del bando almeno nelle parti ad alto rischio di illegittimità, non si intendano adottare iniziative per svincolare la distribuzione delle risorse di funzionamento ordinario da criteri premiali, limitando l'applicazione di questi ultimi alle sole risorse in eccesso, allo stato inesistenti, e assicurando che tali criteri siano noti nel periodo precedente alla valutazione e non successivo;

   in alternativa, se non si intendano adottare iniziative per ripartire tali risorse in maniera perequativa, al fine di sostenere gli atenei più in difficoltà nell'affrontare questa situazione emergenziale e le modalità di attività a distanza, in particolare nelle aree interne e nel Sud Italia.
(4-05204)

Apposizione di una firma ad una risoluzione.

  La risoluzione in Commissione Nitti e Lattanzio n. 7-00439, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta dell'8 aprile 2020, deve intendersi sottoscritta anche dalla deputata Carbonaro.

Apposizione di firme ad interrogazioni.

  L'interrogazione a risposta scritta Paolo Russo e altri n. 4-05138, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta dell'8 aprile 2020, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Fasano.

  L'interrogazione a risposta scritta Legnaioli n. 4-05147, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta dell'8 aprile 2020, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Lolini, Viviani, Belotti, Bubisutti, Gastaldi, Golinelli, Liuni, Loss, Manzato, Patassini.

  L'interrogazione a risposta scritta Formentini n. 4-05165, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 9 aprile 2020, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Billi, Comencini, Di San Martino Lorenzato Di Ivrea, Giorgetti, Grimoldi, Picchi, Ribolla, Zoffili.

Modifica dell'ordine dei firmatari ad una interrogazione.

  Alla risposta scritta Rixi ed altri n. 4-05187, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta n. 325 del 9 aprile 2020, l'ordine delle firme deve intendersi così modificato: «Rixi, Ziello, Viviani, Legnaioli, Lolini, Potenti, Lucchini, Bitonci, Benvenuto, Badole, Gobbato, Parolo, Raffaelli, Valbusa, Vallotto, Billi e Picchi».