Camera dei deputati

Vai al contenuto

Sezione di navigazione

Menu di ausilio alla navigazione

MENU DI NAVIGAZIONE PRINCIPALE

Vai al contenuto

Resoconto dell'Assemblea

Vai all'elenco delle sedute

XVIII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Giovedì 2 aprile 2020

ATTI DI INDIRIZZO

Mozione:


   La Camera,

   premesso che:

    lo stato di emergenza scatenato dalla pandemia del coronavirus 2019 detto Covid-19 è stato dichiarato dal Consiglio dei ministri sin dal 31 gennaio 2020, come si evince dalla Gazzetta Ufficiale pubblicata il 1o febbraio dove sono palesate le possibili misure emergenziali;

    tra le indicazioni precauzionali e tra gli obblighi presenti nei decreti del Presidente del Consiglio dei ministri vi è l'utilizzo delle mascherine chirurgiche sia normali sia professionali della categoria Ffp2 ed Ffp3;

    le stesse, unitamente al gel disinfettante, sono risultate introvabili nei giorni seguenti alla diffusione dei primi casi conclamati sul territorio nazionale;

    le mascherine hanno raggiunto costi al dettaglio in negozio anche di decine di euro l'una;

    l'imminente fornitura andrà principalmente agli ospedali e non sarà fruibile da parte della cittadinanza,

impegna il Governo:

1) ad adottare iniziative per garantire la fornitura hinc et nunc alle farmacie su tutto il territorio nazionale partendo dalle cosiddette «zone rosse»;

2) ad adottare le iniziative di competenza per porre in essere le verifiche delle vendite al dettaglio brevi manu ed on line al fine di garantire un'uniformità dei costi;

3) ad adottare le iniziative di competenza affinché siano sanzionati coloro i quali continuino ad approfittare pesantemente dell'aumento dei prezzi sia delle mascherine sia dei disinfettanti.
(1-00340) «Dall'Osso, Gelmini».

Risoluzione in Commissione:


   La VII Commissione,

   premesso che:

    con la sospensione della didattica dovuta a questa situazione di emergenza sanitaria nelle scuole di ogni ordine e grado di tutta Italia si è sentita la necessità di mantenere il contatto tra insegnanti e studenti anche «da remoto», iniziando, laddove possibile, ad attivare la didattica a distanza (Dad). Uno dei problemi più seri dovuti all'introduzione di questo meccanismo è la difficoltà a valutare l'operato degli studenti;

    la valutazione dovrà essere fatta a distanza e, pertanto, appare improbabile pensare ad una valutazione oggettiva delle prove assegnate agli studenti mediante l'utilizzo della Dad, in quanto numerosi possono essere i fattori esterni tali da inficiare la validità delle stesse; a ciò bisogna aggiungere le difficoltà che hanno tanti studenti nel seguire la Dad per svariati motivi, tra i quali la mancanza di un computer, l'assenza o difficoltà di connessione o la presenza di contesti familiari con situazioni di grande difficoltà economica e sociale;

    in un quadro del genere l'ipotesi di procedere a una valutazione della Dad in base ai riscontri ottenuti in questo periodo risulterebbe quantomeno discriminatoria e soggettiva;

    i firmatari del presente atto ritengono, quindi, che sia necessaria una valutazione seria e approfondita effettuata anche e soprattutto sulla base degli esiti dei corsi di recupero e potenziamento nell'ambito dei quali si potrà in concreto stabilire eventualmente il recepimento delle lezioni effettuate attraverso la Dad;

    occorre, infatti, che ci sia la possibilità di stilare giudizi seri e ponderati che garantiscano il rispetto delle differenze meritocratiche per non lasciare, in futuro, alcun spazio a eventuali dubbi sulla carriera scolastica dei discenti dell'anno 2019/2020;

    pertanto, per superare queste difficoltà è necessario considerare l'anno in corso come il primo di un percorso biennale unico al termine del quale si procederà a una valutazione complessiva;

    tale percorso non si attuerà per le classi terminali di ogni ordine e grado dove sono previste specifiche prove d'esame,

impegna il Governo:

   ad adottare iniziative per prevedere che l'anno scolastico 2019-2020 diventi il primo anno di un percorso biennale collegato a quello successivo;

   ad adottare iniziative per prevedere che le due annualità siano considerate un biennio unitario solo al termine del quale verrà effettuata la valutazione complessiva del percorso;

   ad assumere iniziative per stabilire che gli scrutini finali ai fini della valutazione si tengano alla fine dell'anno scolastico 2020/2021, verificando le conoscenze complessive del biennio e prevedendo che in quell'occasione siano assegnati i voti inerenti al biennio, e, se del caso, sia sospeso il giudizio fino al saldo degli eventuali debiti assegnati, secondo i criteri che delibereranno i collegi dei docenti;

   ad adottare iniziative per prevedere che i docenti rilascino considerazioni, schede, valutazioni del lavoro svolto a distanza, con relativo «pagellino» declinato secondo quanto stabiliranno i collegi dei docenti, affinché le attività svolte con la didattica a distanza, in questo periodo, possano essere tenute in considerazione;

   ad adottare iniziative per prevedere che per tutte le classi non terminali nel mese di settembre e ottobre dell'anno scolastico 2020/2021 si svolga prevalentemente attività di recupero e potenziamento, iniziando la didattica relativa al nuovo anno a partire dal mese di novembre 2020;

   ad adottare iniziative per stabilire che per le scuole medie inferiori e superiori sin dall'inizio dell'anno scolastico 2020/2021 ogni consiglio di classe dovrà predisporre l'attivazione di appositi interventi di recupero specialmente per gli alunni che hanno riportato insufficienze in una o più materie nello scrutinio del primo trimestre (o quadrimestre) dell'anno scolastico 2019/20, prevedendo altresì che tale percorso non sia attuato per le classi terminali di ogni ordine e grado dove sono previste specifiche prove d'esame.
(7-00438) «Frassinetti, Mollicone, Bucalo».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro della salute, per sapere – premesso che:

   il coronavirus continua a fare morti in tutta Italia; ormai si è superata la quota di 8 mila vittime e tra queste ci sono molti professionisti sanitari, in prima linea a combattere contro questo terribile virus;

   il bilancio dei medici caduti sul campo è salito a 66 e si allunga di ora in ora la lista degli operatori sanitari deceduti per il Covid-19: il sacrificio di tanti dottori di famiglia, ma anche infettivologi, anestesisti e farmacisti, che stanno pagando un prezzo altissimo all'impegno per contenere l'epidemia;

   secondo i dati forniti dal Ministero della salute, in Italia, dall'inizio dell'epidemia al 28 marzo 2020, sono 7.763 i professionisti sanitari che hanno contratto il coronavirus e di questi quasi 4.000 sono infermieri, più del 9 per cento del totale delle persone contagiate, una percentuale più che doppia rispetto a quella cinese del 3,8 per cento;

   alla base di questo boom di contagiati, che, secondo la fondazione Gimbe, sarebbe peraltro sottostimato, ci sarebbe la mancata esecuzione dei tamponi a tutti gli operatori sanitari, ma anche l'utilizzo non adeguato delle mascherine e, in particolare, il ricorso a quelle chirurgiche che non proteggerebbero adeguatamente gli operatori a contatto con i pazienti Covid-19;

   a distanza di un mese dal «caso 1» di Codogno i numeri dimostrano che è stato pagato un prezzo molto alto per l'impreparazione organizzativa e gestionale dell'emergenza: dall'assenza di raccomandazioni nazionali a protocolli locali assenti o improvvisati; dalle difficoltà di approvvigionamento dei dispositivi di protezione individuale (Dpi), alla mancata esecuzione sistematica dei tamponi agli operatori sanitari; dalla mancata formazione dei professionisti sanitari alle campagne di informazione rivolte alla popolazione tutta;

   altro nodo è quello dei tamponi. All'inizio dell'emergenza sanitaria le regole decise dall'Istituto superiore di sanità (Iss) prevedevano il tampone solo agli operatori sanitari con sintomi e solo da qualche giorno il Comitato tecnico-scientifico ha esteso l'esecuzione dei tamponi anche agli operatori sanitari asintomatici che sono venuti a contatto con pazienti positivi;

   alcune regioni, come, ad esempio, Veneto e Toscana, hanno autonomamente deciso di estendere i tamponi a tutto il personale sanitario senza distinzioni, ma, nel frattempo, il contagio nelle strutture sanitarie si è diffuso in maniera incontrollata e i numeri crescono giorno dopo giorno;

   come ha spiegato il presidente della Fondazione Gimbe, «La mancanza di policy regionali univoche sull'esecuzione dei tamponi agli operatori sanitari, conseguente anche al timore di indebolire gli organici, si è trasformata in un boomerang letale. Infatti, gli operatori sanitari infetti sono stati purtroppo i grandi e inconsapevoli protagonisti della diffusione del contagio in ospedali, residenze assistenziali e domicilio di pazienti»;

   c'è poi il problema delle mascherine: oltre ad essere state distribuite in quantità irrisoria, le linee guida dell'Iss per gli operatori sanitari del 14 marzo 2020 suggeriscono il ricorso alle mascherine chirurgiche anche per quei medici che assistono e accedono alle stanze con pazienti Covid, mentre quelle Ffp2 e Ffp3, dotate di filtro, sono indicate per chi compie operazioni direttamente sui pazienti;

   lo stesso articolo 34 del decreto-legge 2 marzo 2020, n. 9, consente il ricorso alle mascherine chirurgiche quale dispositivo idoneo a proteggere gli operatori sanitari e prevede che siano utilizzabili, previa valutazione da parte dell'Istituto superiore di sanità, anche mascherine prive del marchio CE;

   evidenze scientifiche hanno, però, dimostrato che le mascherine chirurgiche non garantiscono alcuna protezione passiva, cioè di chi le indossa, e non sarebbero, pertanto, adeguate per proteggere professionisti e operatori sanitari che vengono a contatto con un soggetto infetto;

   anche il presidente Fnomceo, Filippo Anelli, ha pubblicato una lettera sul British Medical Journal a nome della federazione per chiedere di sbloccare immediatamente le forniture di dispositivi di protezione individuale ed eseguire test a risposta rapida, seguiti da tamponi, in maniera sistematica a tutti gli operatori sanitari nel pubblico e nel privato che mostrano sintomi di infezione da Covid-19 anche lieve e in assenza di febbre, o che sono stati in contatto con casi sospetti o confermati: «È lecito supporre che questi eventi sarebbero stati in larga parte evitabili se gli operatori sanitari fossero stati correttamente informati e dotati di sufficienti dispositivi di protezione individuale adeguati: mascherine, guanti, camici monouso, visiere di protezione, che invece continuano a scarseggiare o ad essere centellinati in maniera inaccettabile nel bel mezzo di un'epidemia a cui pure l'Italia si era dichiarata pronta solo due mesi fa»;

   anche per questo gli ospedali sono «diventati, così, il principale vettore di diffusione del contagio», come hanno scritto 13 medici del Papa Giovanni XXIII di Bergamo in un articolo sul New England Journal of Medicine: se fare più o meno tamponi alla popolazione è oggetto di dibattito, «non aver fatto le analisi e un attento tracciamento dei contatti per il personale sanitario è stato inspiegabile ed ha avuto effetti catastrofici»;

   medici e infermieri ad altissimo rischio hanno così continuato a lavorare con la sola mascherina chirurgica e senza alcun accertamento per capire se fossero malati e, molti, dopo giorni, sono risultati positivi al Covid-19;

   nonostante gli annunci e le rassicurazioni politiche, i dispositivi di protezione individuale, quali mascherine, guanti e visiere, in molte strutture continuano a scarseggiare, tanto che la procura di Torino ha aperto un'inchiesta su tale carenza –:

   quali urgenti iniziative di competenza intenda adottare il Governo per sbloccare immediatamente le forniture di dispositivi di protezione individuale ed eseguire test a risposta rapida, seguiti da tamponi, in maniera sistematica a tutti gli operatori sanitari nel pubblico e nel privato che mostrano sintomi di infezione da Covid-19, anche lieve e in assenza di febbre, o che sono stati in contatto con casi sospetti o confermati;

   se il Governo non ritenga necessario individuare percorsi dedicati esclusivamente al coronavirus quanto ad accesso, diagnostica, posti letto e operatori sanitari.
(2-00707) «Bellucci, Lollobrigida».

Interpellanza:


   Il sottoscritto chiede di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, il Ministro dello sviluppo economico, per sapere – premesso che:

   il 30 marzo 2020 Cin Tirrenia ha annunciato lo stop ai collegamenti di continuità territoriale, per i quali riceve dallo Stato 72 milioni di euro annui, a seguito del sequestro conservativo dei conti correnti da parte dei commissari di Tirrenia in amministrazione straordinaria;

   il blocco ha riguardato 11 rotte in relazione alle quali il problema maggiore è per le Tremiti, collegate in questa stagione solo da Cin. Sul fronte merci per Sardegna e Sicilia restano attive linee di altre compagnie: Grimaldi, Gnv e la stessa Moby, società controllante di Cin;

   secondo i commissari si è trattato di «un atto dovuto» dopo che la Commissione europea, chiusa a inizio marzo 2020 l'inchiesta sui pagamenti relativi alla continuità territoriale, ha stabilito che gli 846 milioni di euro pubblici versati alla compagnia Tirrenia tra il 2009 e il 2020 non sono aiuti di Stato, ma ha al tempo stesso reso esigibile il pagamento di 115 dei 180 milioni di euro che Cin ancora deve allo Stato italiano per la compagnia acquisita nel 2012;

   le avvisaglie di quanto stava avvenendo si erano avute già il 4 marzo 2020, quando con ordinanza del Tribunale di Roma è stato disposto il sequestro conservativo di 55 milioni di euro «su tutti i beni, mobili o immobili, nonché i crediti di cui la Cin sia titolare», per il mancato pagamento delle rate sospese, che dovevano essere pagate nel 2016 e nel 2019;

   il gruppo Onorato, proprietario della Cin, non naviga in buone acque: i nodi relativi a debiti con lo Stato, esposizioni con le banche e bond da rimborsare, stanno tutti giungendo al pettine. Ciò vale sia per la Cin Tirrenia, sia per un'altra società del Gruppo, la Moby;

   a luglio del 2020, se non sarà prorogata, è prevista la scadenza della convenzione di continuità territoriale, su cui si concentrano gli appetiti di molti altri armatori, convenzione che nei fatti giustifica l'esistenza stessa e le dimensioni della Cin Tirrenia, nella quale operano circa 1.500 dei 4.000 marittimi del gruppo Onorato;

   i territori serviti dalla continuità territoriale e, in particolare, la Sardegna, in forza della maggiore distanza dal continente, si trovano invischiati in una vicenda che rischia di avere prezzi altissimi sia in termini economici, sia in termini di diritto alla mobilità dei cittadini;

   destano ulteriore sconcerto anche gli eventi successivi all'annuncio del blocco: Onorato ha dichiarato sia di aver offerto una trattativa ai commissari, sia che il blocco della Cin Tirrenia non ci sarebbe stato se invece che i conti correnti fossero stati pignorati direttamente i beni, in particolare le navi. I commissari, dopo aver dichiarato che la tutela dei creditori era «indifferibile» stanno trattando per trasferire il sequestro dalla liquidità ai beni, liberando così il denaro nei conti necessario per riavviare i motori, cosa che, ad avviso dell'interrogante, potevano fare da subito;

   ma soprattutto, a giudizio dell'interrogante, desta preoccupazione l'inattività del Governo di fronte a fatti conclamati, decisioni di tribunale, approssimarsi di scadenza, posti di lavoro in pericolo. Il Ministro competente non ha inteso intervenire, valutando politicamente l'operato, sia pure legittimo, dei commissari. Né appaiono rassicuranti le generiche affermazioni sul fatto che per i sardi sarà garantita la mobilità di passeggeri e merci;

   l'accordo raggiunto nella serata del 1° aprile 2020 (basato sullo spostamento dell'oggetto del sequestro) risolve temporaneamente una questione che poteva essere impostata in questo modo sin dal primo momento, senza bloccare per alcuni giorni la Cin Tirrenia. E i cittadini hanno pertanto la sensazione di assistere a una sorta di gioco delle parti, di cui sono le vittime predestinate;

   nell'arco di pochi mesi la Sardegna rischia di perdere i due pilastri della continuità territoriale. Il destino di Air Italy sembra già segnato: è partita la «vendita-spezzatino» della società, complice il coronavirus che ha reso invisibile la vicenda. Scomparsi gli aerei, indirizzati i 1.500 dipendenti verso il licenziamento, i commissari vendono i pezzi di Air Italy più pregiati, come gli slot su Linate e la struttura di manutenzione a Olbia;

   anche la vicenda Tirrenia rischia di avere un epilogo simile. Giustamente è stato osservato che per l'Europa il diritto alla mobilità dei sardi vale meno del principio della libera concorrenza, posto che senza navi e aerei, senza turisti e merci, senza il diritto alla mobilità la Sardegna sparirà dal mondo, i sardi resteranno «intrappolati» nella loro isola e anche dopo il coronavirus resteranno a casa tra le macerie dell'economia –:

   quali urgentissimi e indilazionabili impegni intenda assumere il Governo per garantire stabilmente il diritto alla mobilità dei cittadini sardi e alla continuità territoriale per i passeggeri e le merci, quali strumenti imprescindibili e necessari per garantire lo sviluppo economico della regione Sardegna.
(2-00709) «Pittalis».

Interrogazione a risposta orale:


   DALL'OSSO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della salute, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   lo stato di emergenza scatenato dalla pandemia del coronavirus 2019, detto Covid-19, è stato deliberato dal Consiglio dei ministri sin dal 31 gennaio 2020 come si evince dalla Gazzetta Ufficiale pubblicata il 1° febbraio dove sono palesate le possibili misure emergenziali;

   tra le indicazioni precauzionali e tra gli obblighi presenti nei decreti del Presidente del Consiglio dei ministri vi è l'utilizzo delle mascherine chirurgiche sia normali sia professionali della categoria Ffp2 ed Ffp3;

   le stesse, unitamente al gel disinfettante, sono risultate introvabili nei giorni seguenti alla diffusione dei primi casi conclamati in Italia;

   le mascherine di qualsiasi tipologia hanno visto un'impennata dei costi sia nel mercato on-line sia in quello al dettaglio brevi manu;

   in un momento emergenziale e di palese necessità, in cui con il decreto dell'11 marzo 2020 si sono chiuse tutte le attività commerciali con una limitazione dei guadagni di molti, si vede lo speculare aumento dei prezzi, oltre a una vacanza degli elementi di protezione;

   le mascherine hanno raggiunto costi al dettaglio in negozio anche di decine di euro l'una;

   l'imminente fornitura andrà principalmente agli ospedali e non sarà fruibile da parte della cittadinanza –:

   se il Governo sia a conoscenza di tale situazione;

   quali controlli siano effettuati tramite la Guardia di finanza e l'Agenzia delle entrate in relazione alla situazione incresciosa di cui in premessa e al commercio in essere;

   quali iniziative abbia assunto o intenda assumere il Governo, per quanto di competenza, nei confronti dei soggetti cui è imputabile questo status.
(3-01419)

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   FOTI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   nella giornata di martedì 31 marzo 2020 il capo di gabinetto del Ministero dell'interno Piantedosi ha, con nota protocollo n. 0020170, divulgato alcuni specifici chiarimenti rispetto ai divieti di assembramento e alle limitazioni degli spostamenti delle persone fisiche, recentemente introdotti dai vari provvedimenti implementati per far fronte all'emergenza sanitaria legata alla diffusione del virus Covid-19;

   detti chiarimenti, indirizzati alle forze di polizia, hanno suscitato immediatamente lo sgomento dei presidenti di regione i cui territori risultano maggiormente colpiti dall'epidemia, con particolare riferimento al passaggio riguardante le passeggiate «genitore-figli», che testualmente recita: «...per quanto riguarda le persone fisiche, è da intendersi consentito, ad un solo genitore, camminare con i propri figli minori in quanto tale attività può essere ricondotta alle attività motorie all'aperto, purché in prossimità della propria abitazione»;

   lo stupore e la contrarietà rispetto alla nota in questione sono stati manifestati anche dalla comunità medico-scientifica, soprattutto nelle zone in cui il virus risulta particolarmente diffuso e aggressivo, quali ad esempio la provincia di Piacenza;

   al riguardo, appare sufficiente leggere l'intervista pubblicata il 1° aprile 2020 sul quotidiano Libertà di Piacenza (provincia in cui il rapporto popolazione/deceduti coronavirus risulta essere tra i più alti in Italia) dal primario di pediatria dell'ospedale di Piacenza dottor Giacomo Biasucci, che testualmente afferma: «Siamo tutti d'accordo sugli effetti benefici delle passeggiate, soprattutto in questa stagione, sia per i piccoli, sia per gli anziani. Ma non possiamo vanificare tutti i risultati positivi che abbiamo raggiunto. Se riusciamo a pazientare ancora un paio di settimane, potremo poi avere una chance in più di aver superato in maniera solida e stabile questa epidemia (...) In questo momento non è ancora opportuno portare fuori i bambini: molto probabilmente si creerebbero assembramenti che potrebbero essere pericolosi»;

   se, da un lato, la circolare n. 0020170 si pone l'obiettivo di «ricerca di un giusto equilibrio tra l'attenta vigilanza sulla corretta osservanza delle misure in argomento e la ragionevole verifica dei singoli casi», dall'altro risulta di tutta evidenza, ad avviso dell'interrogante, come una comunicazione di questo tipo, anche in ragione dell'amplificazione mediatica che ne è seguita, possa indurre numerosi cittadini ad assumere comportamenti che rischierebbero di vanificare i grandi sforzi e i grandi sacrifici sino ad ora sostenuti –:

   se, alla luce di quanto riportato in premessa, il Governo intenda adottare iniziative per ribadire che la possibilità generica delle passeggiate «genitore-figli», quantomeno per il territorio della provincia di Piacenza, risulta esclusa, trovando applicazione la misura restrittiva assunta con decreto del presidente della regione Emilia-Romagna, e che, in ogni caso, risulterebbe preclusa nei comuni in cui i sindaci emanino ordinanze in tal senso, alla luce di quanto previsto dall'articolo 1, comma 2, lettera n), del decreto-legge n. 19 del 25 marzo 2020.
(5-03799)


   PAITA e DE FILIPPO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   la regione Liguria si può definire un'area di seconda fascia, dopo le realtà più colpite dalla pandemia di Covid-19;

   il tasso di letalità è altissimo, il secondo del Paese dopo la Lombardia;

   in generale, tassi di letalità così alti si registrano in regioni dove si è proceduto a un numero molto limitato di tamponi mirati;

   del resto, il presidente della regione Giovanni Toti, ancora pochi giorni fa, pare abbia dichiarato a mezzo stampa che i tamponi non servono;

   solo negli ultimi giorni, anche dopo le nostre sollecitazioni via stampa, è cominciata la campagna di test a partire dal personale sanitario e sui soggetti più a rischio;

   sul resoconto dal Sole24 Ore, sulla base dei dati forniti dal Ministero della salute, si riscontra da parecchi giorni un'anomalia nei dati della Liguria, rispetto a quelli nazionali, perché non si è in grado di attribuire quasi la metà dei casi positivi alle singole province liguri (mentre nelle altre regioni questo dato è pari a zero o a percentuali minime);

   una richiesta di chiarimento su questo punto avanzata da Italia Viva al presidente della regione, sarebbe rimasta, a quanto consta agli interroganti, senza risposta;

   oltre a ciò, negli ultimi giorni, dagli operatori della sanità, in particolare a La Spezia, è stata fatta una denuncia ancora più grave: quella dello smarrimento di centinaia di tamponi;

   la Asl5 della città non nega il disservizio, ma lo limita a qualche decina, affermazione smentita da diversi operatori che confermano la scomparsa degli esiti di centinaia di tamponi;

   ci si trova in una realtà in cui già in principio non si è effettuata una separazione degli ospedali, individuando un centro Covid, nonostante la presenza di due grossi plessi come quello dell'Ospedale civile Sant'Andrea della Spezia e del San Bartolomeo di Sarzana;

   il ritardo con cui si è avviata la campagna dei tamponi e il successivo denunciato smarrimento di centinaia di esiti degli stessi ha reso impossibile la separazione delle aree Covid e non Covid anche all'interno degli stessi reparti degli ospedali –:

   se il Governo sia a conoscenza di questi fatti che appaiono molto gravi e aumentano la preoccupazione di operatori sanitari, pazienti e cittadini;

   se il Governo intenda chiarire, per quanto di competenza, le ragioni dell'incredibile numero di casi di persone contagiate in Liguria, senza che sia possibile attribuire i dati alle singole province liguri;

   se il Governo disponga di dati precisi sugli esiti dei tamponi andati persi nella struttura di cui in premessa e sui tempi necessari per effettuare nuovi test e conoscerne l'esito;

   se il Governo non ritenga di valutare se sussistono i presupposti per adottare iniziative, anche di carattere ispettivo, per accertare, per quanto di competenza, fatti così gravi, visto che numerosissimi operatori sanitari sono i primi a denunciare queste anomalie nella struttura sopra richiamata.
(5-03800)

Interrogazioni a risposta scritta:


   FERRO, PRISCO, BELLUCCI, CARETTA, LUCASELLI, LUCA DE CARLO e DEIDDA. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   è ormai noto che le mascherine per proteggersi dal contagio da Covid-19 sono diventate un caso, ma a far discutere non è solo la loro drammatica carenza e le difficoltà di approvvigionamento, che si fa sempre più urgente, o i prezzi saliti di almeno 10 volte, per cui anche la procura ha aperto un'inchiesta;

   a creare tensioni in queste ore tra regioni e Governo, come riportato dai principali organi di stampa nazionali, è la notizia poco confortante che riguarda una fornitura di mascherine Ffp2, destinate agli operatori sanitari, che erano passate attraverso il sistema di distribuzione della Protezione civile e che si sono rivelate non adatte all'uso sanitario e, pertanto, ritirate;

   il presidente della Federazione nazionale degli ordini dei medici, Filippo Anelli, ricevuta comunicazione dal commissario Arcuri, ha inviato agli Ordini dei medici dei capoluoghi di regione una circolare invitando a «sospendere immediatamente la distribuzione e l'utilizzo di quanto ricevuto, informando eventuali medici o strutture che ne fossero già in possesso»;

   in particolare, si legge nella circolare, «Il commissario straordinario per l'emergenza Covid-19, Domenico Arcuri mi ha appena informato che le mascherine contenute in involucri che riportavano la dizione maschere Ffp2 equivalenti, inviati dalla Protezione civile in data odierna agli Ordini dei medici dei capoluoghi di Regione, non sono dispositivi autorizzati per l'uso sanitario dalla Protezione civile»;

   le rappresentanze di medici e personale ospedaliero stanno chiedendo chiarimenti sulla possibilità che altri lotti della stessa fornitura siano stati consegnati al personale al lavoro negli ospedali;

   come confermato dal capo della Protezione civile, Angelo Borrelli, «Purtroppo non abbiamo una produzione nazionale di mascherine e dpi perché in passato è stata considerata a basso margine per gli operatori economici e ora ne paghiamo le conseguenze. È compito del commissario Arcuri razionalizzare le strutture che possono essere riconvertite per la produzione, lo stiamo valutando»;

   nonostante molte aziende abbiano convertito la loro normale produzione in fornitura di Dpi, le amministrazioni pubbliche, come ospedali, forze armate e forze dell'ordine, che si approvvigionano attraverso il mercato elettronico, potranno continuare ad acquistare tali dispositivi soltanto se certificati, con conseguente aggravio burocratico, certamente inconciliabile con la corsa contro il tempo per sconfiggere questo male invisibile, ma letale –:

   come sia stato possibile l'invio di mascherine non autorizzate per l'uso sanitario e quale sia la modalità di approvvigionamento dei dispositivi di protezione individuale e, in particolare, delle mascherine;

   se anche le amministrazioni pubbliche potranno beneficiare della deroga di cui all'articolo 15 del decreto-legge 17 marzo 2020, n. 18.
(4-05073)


   LOLLOBRIGIDA. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   la ex Solland Silicon di Merano (BZ) è un'azienda di rilevanza strategica per l'economia nazionale con un impianto di produzione di silicio iperpuro, componente fondamentale per tutta l'elettronica, una delle pochissime aziende specializzate a livello mondiale;

   attualmente la ex Solland è di proprietà del gruppo Auer/Ladurner che, con All Invest srl, si è aggiudicata, al termine di una procedura fallimentare, l'acquisizione per poco più di un milione e mezzo di euro con l'unica finalità di dismettere gli impianti e avviare una bonifica delle aree interessate;

   attualmente risulta esserci stata un'importante offerta – a quanto consta all'interrogante, da 65 milioni di euro, di cui 20 a immediata disposizione – da parte di un investitore cinese interessato a mantenere la produzione e anche il know how e i posti di lavoro in Italia e nello stabilimento di Merano in particolare;

   l'investitore risulta abbia presentato il suo piano industriale al Ministero dello sviluppo economico;

   in un periodo eccezionale in cui il caso della produzione di mascherine e apparecchiature medicali ha dimostrato in tutta la sua drammaticità che nei momenti di crisi solo i Paesi autosufficienti sopravvivono alle emergenze globali, il sistema Italia non può permettersi di disimpegnarsi in un settore strategico e di interesse nazionale come quello dei componenti di base per l'elettronica –:

   se il Governo non ritenga di preservare e con quali eventuali strumenti un'azienda strategica sul piano nazionale per la tutela dell'autosufficienza italiana nell'ambito delle produzioni di materiali fondamentali per l'elettronica;

   se non si intendano adottare, in via cautelare, le iniziative atte a interrompere le operazioni di dismissione dello stabilimento in attesa di verificare la praticabilità del piano industriale presentato dall'investitore al Ministero dello sviluppo economico.
(4-05076)


   DEIDDA, MASCHIO, GALANTINO, FERRO, LUCASELLI, ROTELLI, VARCHI, MANTOVANI e LUCA DE CARLO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   con il decreto-legge 17 marzo 2020, n. 18, il Governo, al fine di limitare gli effetti negativi sull'economia determinati dalle misure poste in essere per fronteggiare l'emergenza epidemiologica in atto, ha previsto l'erogazione, in favore dei lavoratori dipendenti, della cassa integrazione, ordinaria e in deroga e, in favore dei lavori autonomi e liberi professionisti, il pagamento di un contributo, per il mese di marzo 2020, determinato nell'importo, comunque assolutamente esiguo, pari ad euro 600;

   in particolare, l'articolo 29 del citato decreto ha previsto il pagamento della predetta indennità anche in favore dei lavoratori dipendenti stagionali del settore turistico e degli stabilimenti termali, che abbiano cessato involontariamente il rapporto di lavoro, purché non titolari di pensione o di contratto di lavoro dipendente alla data di entrate in vigore del decreto;

   moltissimi lavoratori stagionali, parimenti, allo stato, impossibilitati a operare, non risultano inclusi tra quelli beneficiari delle suddette misure di sostegno, per il solo fatto di aver concluso la propria attività lavorativa antecedentemente all'inizio del periodo emergenziale: e ciò nonostante medesimi lavoratori stagionali – non più coperti dall'indennità di disoccupazione, ormai integralmente consumata – vedano pregiudicata la ripresa della medesima attività, stante la crisi che, ormai quasi certamente, colpirà la prossima stagione estiva;

   in particolare, risultano esclusi dalla concessione della citata indennità i lavoratori stagionali aeroportuali – i quali, peraltro, da decenni, lavorano negli scali di tutta Italia, prevalentemente nel periodo compreso tra marzo e ottobre – che, proprio in ragione della crisi economica, anche conseguente alle limitazioni di movimento imposte sull'intero territorio nazionale, vedono compromessa la possibilità di essere richiamati al lavoro nei prossimi mesi;

   le conseguenze economiche della diffusione del Covid-19 non saranno limitate esclusivamente al periodo strettamente emergenziale, ma, per alcuni settori, e, in particolare, per tutti quelli legati al turismo, ricadranno sul medio e lungo periodo e, pertanto, occorre valutare misure di sostegno in favore di tutti quei lavoratori che, per tale ragione, saranno impossibilitati a riprendere la rispettiva attività lavorativa stagionale;

   l'esclusione dei lavoratori stagionali del comparto aeroportuale appare del tutto ingiustificata e, pertanto, appare necessario prevedere l'inclusione dei suindicati lavoratori, nonché di tutti quelli collegati, in qualsiasi modo, al turismo, tra i beneficiari delle citate misure –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti sopraesposti e quali iniziative intenda assumere affinché i lavoratori stagionali aeroportuali che non saranno richiamati dalle rispettive società di gestione degli scali in ragione della crisi conseguente alle misure adottate per fronteggiare l'emergenza epidemiologica in questione, godano delle indennità già previste per altre categorie dal decreto-legge n. 16 del 2020.
(4-05078)


   CUNIAL. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro per l'innovazione tecnologica e la digitalizzazione, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   il 23 marzo 2020, la Ministra Pisano ha pubblicato una «call for action» per «aziende, università, enti e centri di ricerca pubblici e privati, associazioni, cooperative, consorzi, fondazioni e istituti che, attraverso le proprie tecnologie, possono fornire un contributo nell'ambito dei dispositivi per prevenzione, diagnostica e monitoraggio per il contenimento e contrasto del diffondersi del Coronavirus sull'intero territorio nazionale»;

   in base alle dichiarazioni di Brusaferro e Ricciardi il Governo vorrebbe utilizzare il modello della Corea del Sud per contenere la diffusione del coronavirus attraverso il tracciamento dati dei cittadini, senza il loro consenso e senza il consenso delle piattaforme digitali che sono proprietarie dei dati;

   per rendere efficace un'operazione del genere sono necessarie due condizioni al momento non presenti in Italia su tutto il territorio nazionale: la capacità di effettuare tamponi anche alle persone con sintomi lievi o con nessun sintomo ma venute a contatto con infetti e un numero relativamente basso di contagi;

   verrebbero a determinarsi, a giudizio dell'interrogante, alcune violazioni nei confronti dei cittadini e dei loro diritti. In primis, le autorità, come in Sud Corea, possono ricostruire in ogni caso i percorsi del contagiato attraverso i dati incrociati di telecamere, sistemi di geolocalizzazione, transazioni con carta di credito. Una volta tracciati, i cittadini perdono inoltre il controllo delle informazioni che li riguardano: il Governo pubblica, anche se in forma anonima, i loro spostamenti, in modo tale da consentire a chiunque di sapere se ha avuto contatti con persone contagiate;

   questi dati possono essere aggregati anche da sviluppatori privati, che li rendono più precisi e ordinati e c'è la possibilità che le vite personali dei pazienti vengano rivelate;

   la situazione, ad avviso dell'interrogante, non è pericolosa soltanto per la privacy dei contagiati. Pone problemi anche per chi contagiato non è ancora e verrebbe a sua volta monitorato: per rendere il processo di tracciamento realmente efficace, i dati degli spostamenti dei contagiati non sarebbero soltanto pubblicati online in un sito apposito, ma anche inviati via sms ai cittadini che possono aver incrociato un infetto;

   oggi, in Italia, in nome della salute pubblica si è già ampiamente derogato alla libertà di circolazione, riunione, associazione;

   Antonello Soro ha dichiarato: «Non esistono preclusioni assolute nei confronti di determinate misure in quanto tali. Vanno studiate, però, molto attentamente le modalità più opportune e proporzionate alle esigenze di prevenzione, senza cedere alla tentazione della scorciatoia tecnologica solo perché apparentemente più comoda, ma valutando attentamente benefici e costi, anche in termini di sacrifici imposti alle nostre libertà»;

   il Governo ha previsto un sistema di intercettazione Trojan che costituisce un precedente invasivo, in quanto si uniformano in questo modo la sfera privata e la sfera dove potenzialmente i reati possono essere commessi, ma i dati delle conversazioni così ottenute possono essere utilizzati anche per provare reati che invece non consentirebbero intercettazioni di questo tipo;

   con un'ordinanza emanata dall'Enac, sono entrati in funzione i droni per il «monitoraggio degli spostamenti dei cittadini ». Nel documento è specificato che «le operazioni condotte con sistemi aeromobili a pilotaggio remoto con mezzi aerei di massa operativa al decollo inferiore a 25 kg, nella disponibilità dei Comandi di polizia locale, potranno essere condotte in deroga ai requisiti di registrazione e di identificazione» –:

   quali iniziative di competenza intendano adottare, in linea con i principi di efficacia, proporzionalità e ragionevolezza, a tutela della privacy e dei cittadini, assicurando che le misure di cui in premessa siano applicate in modo proporzionale alle reali necessità del contesto attuale;

   dove verranno eventualmente immagazzinati e analizzati i dati raccolti per garantire la dovuta sicurezza informatica e per quanto tempo.
(4-05079)


   CECCANTI, QUARTAPELLE PROCOPIO, FIANO, ANDREA ROMANO, LA MARCA, RACITI, BERLINGHIERI, PELLICANI, BRUNO BOSSIO, PINI, FRAILIS, BOLDRINI, LACARRA, SERRACCHIANI, DE LUCA, CENNI, GRIBAUDO, CARLA CANTONE, INCERTI, RIZZO NERVO, MURA, PRESTIPINO, CIAMPI e FASSINO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro per gli affari europei. — Per sapere – premesso che:

   una legge approvata in data 30 marzo 2020 dal Parlamento monocamerale ungherese istituisce uno stato di emergenza del tutto anomalo soprattutto in quanto privo di limiti temporali (articolo 3, comma 1), che paralizza quindi qualsiasi efficace controllo parlamentare, non essendo tale in una Camera ad amplissima maggioranza a sostegno del Governo, e prevede una possibilità del tutto ipotetica di revoca (comma 2 del medesimo articolo) e doveri minimi di informazione ai capigruppo e al Presidente della Camera (articolo 4);

   oltre a tale abnorme anomalia democratica spiccano nella medesima legge anche altre norme che vanno al di là dei limiti normalmente consentiti ai diritti fondamentali in periodo di emergenza come la previsione nell'articolo 10 di una novella al codice penale (nuovo articolo 337) che sulla base di due fattispecie genericissime «falsa rappresentazione di un fatto connesso ad una minaccia pubblica» e, ancor più, «falsa rappresentazione di un fatto» o dichiarazione di «falso al pubblico in modo da ostacolare o intralciare l'efficacia delle misure adottate» consentono rispettivamente pene detentive fino a tre e cinque anni;

   tale legge viene a inserirsi in una serie di preoccupanti innovazioni incrementali a far data dal nuovo testo costituzionale del 2011 esplicitamente rivendicate dal Primo Ministro come segno di una complessiva rottura rispetto alle democrazie liberali, su cui più volte sono intervenuti i giudizi radicalmente critici del Consiglio d'Europa e del Parlamento europeo, in ultimo con la sua risoluzione del 12 settembre 2018;

   a giudizio degli interroganti non esiste a questo punto motivo alcuno per cui il Consiglio, non debba constatare, a norma dell'articolo 7, paragrafo 1, del Trattato sull'Unione europea, l'esistenza di un evidente rischio di violazione grave da parte dell'Ungheria dei valori su cui si fonda l'Unione procedendo alle raccomandazioni conseguenti e, in caso di persistenza, alle necessarie sanzioni –:

   se il Governo intenda, con altri Stati membri, formulare la proposta motivata di cui all'articolo 7 del Trattato sull'Unione europea e, in caso di difficoltà a giungere a tali esiti nell'ambito delle regole vigenti, se e quali iniziative alternative efficaci e tempestive intenda predisporre per sancire l'incompatibilità della progressiva costruzione di una democrazia illiberale con i valori di cui all'articolo 2 del medesimo Trattato.
(4-05087)

AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INTERNAZIONALE

Interrogazione a risposta scritta:


   DELMASTRO DELLE VEDOVE, GALANTINO, OSNATO, MONTARULI, MANTOVANI, FERRO, LUCASELLI, ROTELLI, DEIDDA e PRISCO. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   in questi giorni si sono susseguite notizie stampa, confermate dalla comunicazione ufficiale delle ambasciate italiane, in ordine a diverse donazioni e/o prestiti e/o erogazioni a diverso titolo dell'Italia in favore di Paesi esteri per affrontare l'emergenza sanitaria ed economica costituita dal propagarsi del coronavirus;

   in particolare, è emersa una erogazione di 50 milioni di euro a favore della Tunisia, di 21 milioni di euro a favore della Bolivia e di 200.000 a favore di Who Somalia, per il contrasto del coronavirus –:

   quale sia la quantità di prestiti e/o donazioni e/o erogazioni dell'Italia a favore di Paesi terzi, sia nell'ambito della cooperazione internazionale, sia specifici, per affrontare l'emergenza coronavirus;

   quali siano i singoli beneficiari delle predette erogazioni, siano essi altri Stati o persone giuridiche operanti in favore di e/o in altri Stati.
(4-05088)

ECONOMIA E FINANZE

Interpellanza:


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'economia e delle finanze, per sapere – premesso che:

   con l'articolo 54 del decreto-legge «Cura Italia» (decreto-legge n. 18 del 2020) viene prevista l'ammissione ai benefici del Fondo di solidarietà per i mutui «prima casa» (cosiddetto Fondo Gasparrini) per i lavoratori autonomi e i liberi professionisti che autocertifichino ai sensi degli articoli 46 e 47 del decreto del Presidente della Repubblica n. 445 del 2000 di aver registrato, in un trimestre successivo al 21 febbraio 2020 ovvero nel minor lasso di tempo intercorrente tra la data della domanda e la predetta data, un calo del proprio fatturato, superiore al 33 per cento del fatturato dell'ultimo trimestre 2019 in conseguenza della chiusura o della restrizione della propria attività operata in attuazione delle disposizioni adottate dall'autorità competente per l'emergenza coronavirus;

   con la pubblicazione del decreto ministeriale 25 marzo 2020, il Ministero dell'economia e delle finanze ha fissato le regole per l'accesso ai benefici del suddetto fondo. Conseguentemente, è stato aggiornato, rispetto al modello precedente, il modulo utile a presentare la domanda di sospensione del mutuo in riferimento ai mutui contratti per l'acquisto della prima casa, per immobile da adibire ad abitazione principale (fatta eccezione per gli immobili che rientrano nelle categorie catastali A/1, A/8 e A/9). Tale modulo «Modulo sospensione rate mutuo prima casa» può essere compilato online e inviato all'istituto di credito che ha concesso il mutuo; la banca, a sua volta, procede alla sospensione del finanziamento. Gli interessati potranno, dunque, reperire il modello sui siti del dipartimento del tesoro del Ministero dell'economia e delle finanze, di Consap e dell'Abi;

   alla luce della normativa citata e delle comunicazioni pubblicate sui siti del dipartimento del tesoro del Ministero dell'economia e delle finanze, di Consap e dell'Abi non appare chiara la procedura telematica attraverso la quale il sistema bancario condivide le proprie informazioni con Consap;

   con riferimento ai lavoratori autonomi e ai liberi professionisti, l'ammissione ai benefici del Fondo si basa su criteri di calcolo assai discutibili per la valutazione del calo del fatturato prendendo in considerazione un arco temporale non definito, potenzialmente anche ampio e idoneo a slittare di più settimane, che va dal «trimestre successivo al 21 febbraio 2020» a «il minor lasso di tempo intercorrente tra la data della domanda e la predetta data», con il rischio di esporre i professionisti a un calcolo falsato in relazione alla perdita reale di fatturato, ponendosi peraltro in contrasto con la normativa espressamente prevista per il riconoscimento del bonus di 600 euro ai liberi professionisti, per cui gli effetti si producono semplicemente per il fatto che risulti la titolarità di una partita Iva attiva in data del 23 febbraio 2020;

   occorre poi considerare che, alla luce della disciplina richiamata, per fatturato dei liberi professionisti si intende il «fatturato in senso lato» e non il «fatturato effettivamente percepito» o «incassato», senza tenere conto che in molti casi i crediti vantati dai liberi professionisti sono crediti vantati nei confronti della pubblica amministrazione e spesso non riscossi; tutto ciò determina, sia con riguardo ai mutui e ai finanziamenti, sia con riguardo all'eventuale contributo erogabile ai liberi professionisti in funzione della perdita di fatturato, l'impossibilità di accedere ai relativi fondi sulla base di una valutazione presunta e non reale dei redditi di lavoro effettivamente percepiti, con l'ulteriore conseguenza che la diversità di regime in ordine ai periodi trimestrali di riferimento del calcolo relativo al fatturato produce non soltanto una irragionevole antinomia, ma anche conseguenze gravissime su una vasta platea di liberi professionisti;

   le fattispecie e procedure stabilite dalla normativa citata appaiono evidentemente lesive di principi e valori costituzionali e pongono lo Stato in una posizione di prevaricazione nei confronti dei liberi professionisti, ai quali, addirittura, promette ipotetici benefici in questa situazione di emergenza ben conoscendo, al contempo, l'endemico ritardo della pubblica amministrazione nel pagamento dei propri debiti, nonché le difficoltà che oggettivamente subiscono lavoratori autonomi e liberi professionisti nella riscossione del proprio fatturato, in base a prestazioni già eseguite nell'attuale situazione di emergenza che, con tutta evidenza, dovrebbe costituire la ratio dei provvedimenti normativi in parola, presupponendo la reale e non meramente presunta disponibilità di liquidità monetaria;

   infine, per quanto risulta, se il credito di un professionista è assicurato, non rileva ai fini del calcolo per l'accesso al fondo e anche in questo caso occorrerebbe chiarire che tipologia assicurativa viene presa in considerazione, tenendo conto del fatto che l'assicurazione è a carico del cliente –:

   quali iniziative di competenza il Governo intenda assumere al fine di chiarire la procedura telematica attraverso la quale il sistema bancario condivide le proprie informazioni con Consap e, in ogni caso, consentire il pieno funzionamento dei siti per inoltrare le domande di ammissione alla garanzia del fondo;

   quali iniziative, anche normative, intenda assumere il Governo per garantire che il calcolo del fatturato dei professionisti sia computato effettivamente sul primo trimestre successivo alla data del 21 febbraio 2020 e che per «fatturato» del professionista venga considerato il «fatturato percepito o incassato», chiarendo in particolare cosa accada nel momento in cui il libero professionista vanta crediti non riscossi nei confronti della pubblica amministrazione ovvero crediti assicurati, spiegando, quindi, di che tipologia assicurativa deve trattarsi, tenendo conto che l'assicurazione è a carico del cliente.
(2-00708) «D'Ettore, Gelmini, Occhiuto, D'Attis, Mugnai, Vietina, Mazzetti, Saccani Jotti, Fiorini, Marrocco, Carrara, Zangrillo, Ruffino, Aprea, Battilocchio, Polidori, Sisto, Milanato, Nevi, Cannatelli, Paolo Russo, Rossello, Spena, Porchietto, Giacomoni, Mandelli, Ripani, Bagnasco, Cortelazzo, Labriola, Versace, Giacometto, Rosso, Pettarin».

Interrogazione a risposta orale:


   SPENA, CATTANEO, MARTINO, GIACOMONI, BARATTO, ANGELUCCI, PORCHIETTO, MARROCCO, BATTILOCCHIO, PENTANGELO, OCCHIUTO, SACCANI JOTTI, POLIDORI, MILANATO, APREA, NEVI, ANNA LISA BARONI, GIACOMETTO, FITZGERALD NISSOLI, D'ATTIS, PITTALIS, CAPPELLACCI, FIORINI, D'ETTORE, MAZZETTI, VERSACE, PETTARIN, PALMIERI, ROSSELLO, CAON, ROSSO, MARIN, TARTAGLIONE, RIPANI, SOZZANI, MUGNAI, ELVIRA SAVINO, BARTOLOZZI e BARELLI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   il decreto-legge n. 18 del 2020, che affronta anche in termini economici i problemi derivanti dall'emergenza coronavirus, contiene disposizioni in favore delle imprese e delle partite Iva, quali la sospensione fino al 30 settembre 2020 delle rate di prestiti e mutui, dei canoni di leasing mobiliare e immobiliare in essere al 31 gennaio 2020. In tal senso, il 6 marzo 2020, l'Abi e le associazioni di rappresentanza delle imprese hanno sottoscritto uno specifico Addendum all'accordo per il credito del 2019, prorogando l'applicazione della misura «Imprese in ripresa 2.0»;

   le associazioni dei consumatori e numerosi cittadini segnalano che, tuttavia, il decreto-legge non prevede alcuna misura a sostegno delle ipotesi di credito al consumo (finanziamenti personali e cessioni del quinto). Pertanto, chi attualmente oggi è costretto a pagare rate per tali forme di credito non sembra avere diritto ad alcuna moratoria;

   a fronte della situazione, le società di credito al consumo si stanno muovendo in modo autonomo. Alcune non forniscono informazioni su come stanno gestendo i prestiti al consumo in portafoglio. Altre si sono adeguate sospendendo i pagamenti delle rate di mutui e finanziamenti a imprese e liberi professionisti e prevedendo, per quanto riguarda i privati, facilitazioni di pagamento in favore dei clienti che dimostrino di aver subito una riduzione del loro reddito mensile;

   resta il fatto che non esiste attualmente una soluzione univoca e standardizzata ai debitori in difficoltà. Il tema è particolarmente delicato, perché negli ultimi anni, in Italia, è aumentata la richiesta di piccoli prestiti (+7 per cento solo nel 2019) alimentando un mercato del credito al consumo che vale circa 75 miliardi (dati dell'Osservatorio Findomestic-Prometeia 2019). Fino ad oggi, i debitori si sono mostrati molto puntuali ripagando i finanziamenti ottenuti: nei primi nove mesi del 2019, il tasso di default per il credito al consumo è stato pari all'1,7 per cento, secondo dati Assofin, Crif e Prometeia. Tuttavia la crisi in corso potrebbe aumentare la rischiosità del credito al consumo e, di conseguenza, aggravare le clausole di garanzia e i tassi di interesse applicati;

   l'associazione di consumatori Altroconsumo in queste settimane ha messo a disposizione un servizio di consulenza gratuita e ha calcolato che il 18 per cento delle persone che chiamano hanno problemi con la sospensione delle rate, che siano di mutuo o di prestito;

   occorre precisare che molti contratti di credito al consumo prevedono clausole che consentono di modificare importi delle rate e delle scadenze e che le società aderenti al Forum Unirec-Consumatori, hanno sospeso il pagamento delle rate alle società finanziarie nei termini stabiliti dal Governo per le piccole e medie imprese –:

   se il Ministro interrogato, in considerazione dell'emergenza in atto, non ritenga opportuno adottare iniziative per introdurre specifiche norme tendenti a prevedere regole uniformi per la sospensione delle rate del credito al consumo, in considerazione dell'ampia platea di cittadini interessati da questa problematica e del danno economico che deriverebbe qualora venisse meno la fiducia in tale forma di credito.
(3-01422)

GIUSTIZIA

Interrogazioni a risposta scritta:


   LATINI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   nel carcere di Ascoli Piceno, nonostante l'attuale emergenza coronavirus, gli operatori non dispongono delle necessarie misure di protezione personale. L'11 marzo 2020 sono state consegnate esclusivamente mascherine monouso non in numero sufficiente;

   il Sindacato autonomo amministrazione penitenziaria, Sappe, ha diffidato il capo del dipartimento dell'amministrazione penitenziaria (Dap) per la circolare che impone di prestare servizio ai poliziotti penitenziari con persone contagiate o a sospetto contagio. Il Sappe invoca la contrarietà al principio di correttezza e buona fede e la violazione dell'articolo 32 della Costituzione;

   si contesta la illegittimità della circolare, nella parte in cui – previo richiamo di quanto previsto dall'articolo 7 del decreto-legge n. 14 del 2010 – «al fine di garantire nell'ambito del contesto emergenziale, l'operatività delle attività degli istituti penitenziari, il cui personale si trova, in prima linea, a fronteggiare l'emergenza, nella unica prospettiva di salvaguardare l'ordine e la sicurezza pubblica collettiva», dispone che «gli operatori di Polizia Penitenziaria in servizio presso le strutture penitenziarie, in quanto operatori pubblici essenziali, debbano continuare a prestare servizio anche nel caso in cui abbiano avuto contatti con persone contagiate o che si sospetti siano state contagiate»; e tanto per contrarietà al principio di correttezza e buona fede nonché all'articolo 32 della Costituzione;

   le prescrizioni non tengono conto della obiettiva, grave ed emergenziale condizione in cui versano le strutture carcerarie e i poliziotti ivi addetti, i quali – già chiamati recentemente ad affrontare le ben note «rivolte» dei soggetti ivi ristretti, con gravissimo pericolo per la propria integrità – sono costretti ad affrontare il rischio da epidemia per Covid-19 in una condizione di ristrettezza – se non addirittura di assenza – di adeguati mezzi e sistemi di protezione;

   non sono previste misure volte a reperire – in tempi celeri e adeguati – i presidi sanitari di protezione (guanti e mascherine) necessari e sufficienti al fine di permettere a tutti i poliziotti (e non soltanto a un numero ristretto a causa della scarsità della dotazione) di svolgere, con regolarità, la propria funzione in modo sicuro, in una situazione già caratterizzata da numerosi casi di positività al virus;

   al contrario, sono diramate disposizioni interne volte al «risparmio» dei detti presidi sanitari, i quali addirittura non possono essere regolarmente utilizzati nello svolgimento del servizio, ma solo in caso di contatto – e nel limite temporale di quest'ultimo – con individui positivi o affetti da coronavirus;

   ci si chiede come possa il personale penitenziario essere a conoscenza della eventuale positività di un detenuto, piuttosto che di un altro, in modo da «giustificare» l'uso dei presidi a propria tutela;

   il Dap, ad avviso dell'interrogante, sta esponendo, con negligenza e colpa grave, il Corpo di polizia penitenziaria a un'inaccettabile e indiscriminata esposizione all'infezione da Covid-19, con l'effetto di favorire e accelerare la diffusione del virus, sia in ambito carcerario sia civile (rientrando nel proprio domicilio, i poliziotti espongono indiscriminatamente anche i propri familiari al rischio da contagio);

   i poliziotti penitenziari sono costretti a lavorare in totale spregio delle norme eccezionali di sicurezza (mezzi di protezione previste ed entrate in vigore per regolamentare tale situazione emergenziale –:

   se il Ministro interrogato non intenda adottare iniziative, per quanto di competenza, al fine di provvedere alla celere e compiuta dotazione nei confronti dei poliziotti penitenziari, assegnati presso le strutture penitenziarie e le case di reclusione, di ogni presidio necessario per il sicuro esercizio della funzione stessa a tutela del diritto inviolabile al bene «salute» di rango costituzione di cui all'articolo 32 della Costituzione;

   se il Ministro interrogato non intenda adottare ogni iniziativa ritenuta necessaria, nelle more, a tutelare gli appartenenti al Corpo di polizia penitenziaria nel pieno rispetto della richiamata normativa.
(4-05084)


   CAVANDOLI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   il tribunale di Roma, con l'ordinanza 13 marzo 2020, n. 1275, ha congelato i vertici del Consiglio nazionale forense (Cnf) in attesa che, il 15 aprile 2020, venga stabilito una volta per tutte se è stata legittima l'elezione di alcuni componenti del massimo organo di rappresentanza degli avvocati: in particolare del presidente Andrea Mascherin e di altri otto consiglieri;

   il nuovo provvedimento giunge in un momento particolarmente delicato, quello dell'emergenza epidemiologica da Coronavirus, determinando una obiettiva situazione di incertezza per quanto riguarda i rapporti tra Avvocatura ed istituzioni, coinvolti nella gestione delle problematiche che stanno investendo anche il settore giustizia;

   l'ordinanza adottata sospende gli effetti della proclamazione di otto consiglieri, conferma la sospensione per l'altro consigliere già attinto dal provvedimento nel precedente processo civile e rinvia per il merito alla già fissata udienza di discussione del ricorso ex articolo 702-bis codice di procedura civile. I giudici di merito, in definitiva, hanno disposto la sospensione cautelare degli effetti della proclamazione a consigliere del Cnf dei 9 avvocati dei quali era stata chiesta la dichiarazione di ineleggibilità in presenza dei requisiti ostativi alla loro elezione ai sensi della legge 31 dicembre 2012 n. 247;

   inoltre, sono stati confermati gli effetti dell'ordinanza adottata il 17 dicembre 2019 dal medesimo tribunale e con cui erano stati già sospesi gli effetti della nomina di uno dei consiglieri del Cnf (avvocato Antonio Baffa);

   il tribunale ritiene che l'interpretazione delle diverse norme della legge professionale forense, quella per l'elezione dei Consigli degli ordini degli avvocati (Coa) e quella per il Cnf, vada condotta nel solco già tracciato dalla Corte di Cassazione e dalla Corte Costituzionale, essendo le norme dettate dallo stesso criterio e formulate in modo identico;

   il limite del doppio mandato, pertanto, comprende i mandati pregressi e, da ciò, emerge che alcuni degli ineleggibili erano tali anche nella precedente tornata elettorale, avendo già svolto non due, ma tre mandati consecutivi;

   a parere dell'interrogante la ferma resistenza di questi ineleggibili appare pertanto inspiegabile, considerato che la legge professionale era già stata forzata per alcuni consentendo loro di svolgere un mandato al quale non avevano diritto;

   il tribunale romano considera prevalente il diritto di elettorato passivo che non tollera compressioni di sorta, una volta che il giudice abbia il ragionevole convincimento che quel diritto sia stato male attribuito;

   si può pertanto giustamente parlare di una decimazione del Cnf, poiché gli esclusi non potranno più partecipare ad alcuna attività, ma al tempo stesso non è possibile procedere a nuove elezioni se prima non interviene la pronuncia di merito sulla decadenza;

   nessun dubbio sulla capacità dei consiglieri restanti in carica di proseguire l'attività anche in numero limitato, cosa possibile poiché il Consiglio nazionale forense – composto da 33 membri – può funzionare con la presenza di un quarto dei suoi componenti;

   i fatti esposti inducono a sperare, ancora una volta, in un gesto di responsabilità da parte degli ineleggibili affinché privilegino l'interesse dell'ente rispetto al proprio interesse soggettivo –:

   di quali elementi disponga il Ministro interrogato in relazione alla vicenda di cui in premessa e se intenda adottare iniziative di competenza, anche normative, per tutelare il principio di legge dell'alternanza delle cariche elettive, volto a promuovere il pluralismo democratico e la partecipazione più ampia possibile dei candidati eleggibili nell'organismo di rappresentanza istituzionale dell'avvocatura italiana che rappresenta l'intera classe forense.
(4-05086)

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazione a risposta orale:


   SILVESTRONI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'interno, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   si apprende dalla stampa che 73 persone sbarcate il 31 marzo 2020 da una nave da crociera avrebbero dovuto prendere un volo all'aeroporto di Fiumicino per fare rientro nel Paese d'origine, ma l'Indonesia non ha autorizzato il rimpatrio e ora i crocieristi alloggiano nel b&b hotel di via Giulio Romano, a Parco Leonardo arrivati all'insaputa delle autorità sanitarie e politiche;

   la Asl ha subito predisposto una verifica sul loro stato di salute e 32 viaggiatori sono risultati positivi al Covid 19;

   dalla Liguria arrivano nel Lazio decine di crocieristi come nulla fosse; viene loro negato il visto dalla nazione di appartenenza e vengono tranquillamente ospitati in alberghi del territorio;

   risulta da dichiarazioni dell'assessore regionale alla sanità del Lazio che, il 25 marzo 2020, 229 passeggeri stranieri dalla nave Costa Luminosa – con almeno 49 membri dell'equipaggio risultati positivi al coronavirus – sono stati trasferiti da Savona a Roma prima all'Hotel Cicerone, nel cuore del rione Prati, e poi — dopo le veementi proteste dei residenti – spostati in periferia, nel quartiere Collatino, in un'altra struttura della stessa catena alberghiera, l'IH Hotels Roma Z3. Di questi, un buon 20 per cento aveva i sintomi del Covid-19; tutto ciò starebbe avvenendo all'insaputa della regione Lazio, che come il resto d'Italia sta lottando sul filo dei posti letto e delle terapie intensive per non far saltare il fragile sistema sanitario regionale;

   la notizia datata 1o aprile 2020 che desta molte preoccupazioni nella popolazione è quella relativa ai 41 ucraini e russi arrivati all'aeroporto di Fiumicino con un volo da Miami, che avrebbero dovuto fare uno scalo tecnico per imbarcarsi su un altro aereo verso i propri Paesi, e che non sono stati autorizzati a rientrare a casa loro, perché facenti parte di un equipaggio di una nave della Costa Crociere –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti di cui in premessa, se esista una direttiva o un protocollo sanitario per gli sbarchi croceristici e gli scali tecnici nell’hub internazionale di Fiumicino e quali misure preventive e sanzionatorie vengano applicate.
(3-01421)

INNOVAZIONE TECNOLOGICA E DIGITALIZZAZIONE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   BUTTI, ROTELLI e TRANCASSINI. — Al Ministro per l'innovazione tecnologica e la digitalizzazione. — Per sapere – premesso che:

   il Ministro interrogato ha lanciato una call per la presentazione di progetti di data tracing, ovvero di tracciamento digitale dei movimenti delle persone ai fini del contrasto del contagio da coronavirus;

   i termini del bando sono stati aperti martedì 24 marzo alle 9,00 e chiusi giovedì 26 marzo alle ore 13,00, dopo sole 52 ore;

   la prima lista di membri di una task force era composta da 24 nomi con una preponderante componente di economisti;

   lanciato e chiuso il bando, in tanti si sono chiesti che fine avesse fatto la costituenda task force e finalmente il pomeriggio del 31 marzo 2020 il Ministro interrogato adotta il decreto: una mastodontica task force con addirittura 74 membri, con una composizione e con obiettivi che destano perplessità e domande;

   i membri sono distribuiti in 7 sottogruppi di lavoro tematici e coordinati da un mini-gruppo, l'ottavo, composto da tre soli membri;

   si tratta di un esercito di nomi tra cui spicca qualche nome noto alla pubblica amministrazione e alla cerchia degli addetti ai lavori, ma in molti casi si tratta di persone, ad avviso dell'interrogante, con insufficienti esperienze curriculari e soprattutto non vi è nessun esperto di cyber security;

   una task force di 74 membri è un apparato burocratico impossibile da gestire in modo agile;

   neanche all'Onu ci sono commissioni operative così pletoriche, nonostante gli obblighi di rappresentanza territoriale mondiale;

   dei sottogruppi di lavoro due, il quinto e il sesto, sceglieranno il o i progetti vincenti per realizzare la app di tracciamento della popolazione. Non si sa in quanto tempo, perché, il decreto rimane vago, indica «senza ritardo»;

   ciascuno dei 7 sottogruppi di lavoro svolgerà attività di analisi e ricerca. Secondo le tematiche previste, alcuni gruppi hanno obiettivi complessi. Ad esempio, il terzo, il sottogruppo di lavoro dedicato all'impatto economico, «procede alla stima dell'impatto dell'emergenza COVID-19 sulla produzione industriale italiana a livello combinato di Regione-settore e alla stima degli impatti diretti ed indiretti sulla finanza pubblica». Un tema talmente complesso da richiedere la presenza di gruppi omogenei di ricerca, affiatati e pronti a dedicare anni a un argomento così articolato;

   ciascuno dei 7 sottogruppi di lavoro consegnerà al «Ministro Paola Pisano i risultati dello studio e analisi svolto». L'intero gruppo di lavoro presenterà infine «una sua relazione unitaria sulle attività svolte e sulle proposte elaborate». Difficile dire a cosa porterà un apparato burocratico di tali dimensioni;

   infine, l'ultimo punto riguarda l'inserimento, dettato dal decreto ministeriale, dei rappresentanti di Garante per la protezione dei dati personali, Autorità per le garanzie nelle comunicazioni e Autorità garante della concorrenza e del mercato. Difficile spiegare, a giudizio dell'interrogante, come sia stato possibile che un decreto preveda la presenza organica di rappresentanti di autorità, a giudizio dell'interrogante indipendenti all'interno di un gruppo di lavoro ministeriale –:

   quali siano stati i criteri nella selezione e quali le competenze e le qualifiche richieste per i membri che fanno parte della task force e che gestiranno i dati sensibili degli italiani, alla luce del fatto che tra i membri non c'è nessun esperto di telecomunicazioni, di rete, o di cyber security;

   quali siano i tempi previsti per il completamento dei lavori e soprattutto quale sia la durata della «task force» citata in premessa, dove saranno custoditi i dati raccolti e quali siano le garanzie di riservatezza per i cittadini;

   se non ritenga necessario adottare iniziative per garantire che, a tutela della riservatezza dei dati personali, i dati degli italiani non siano presi in carico da società straniere.
(5-03801)

INTERNO

Interrogazione a risposta orale:


   SGARBI. — Al Ministro dell'interno, al Ministro della giustizia, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   con delibera n. 177 del 24 marzo 2020, la commissione straordinaria dell'azienda sanitaria provinciale di Reggio Calabria ha concesso in comodato d'uso circa 8.000 metri quadri dell'area del presidio ospedaliero del comune di Gerace, al dottor Nicola Gratteri, procuratore della Repubblica di Catanzaro; contro ogni ragionevolezza, è stato stipulato un contratto di affitto di 10 anni con un canone annuo di 100 euro pari a 8,9 euro al mese;

   la motivazione sottesa appare all'interrogante ultronea, considerando che il dottor Gratteri è munito di scorta di Stato, finalizzata proprio a implementare le condizioni di sicurezza dell'abitazione privata del dottor Gratteri;

   l'area è attigua a un presidio ospedaliero realizzato nel 1985 per attività di lungodegenze e riabilitazione, con una capacità massima di 114 posti letto oggi preziosi, su quattro piani pronti all'utilizzo con apparecchiature mediche logorate dal tempo e dall'incuria;

   risulta all'interrogante inspiegabile il diniego al comune di Gerace che aveva manifestato la prevalente necessità di restituire l'edificio alla pubblica utilità in prospettiva di emergenze presenti e future;

   le garanzie per un singolo, chieste, a quanto asserisce il dottor Gratteri, su indicazione del questore e del dirigente del commissariato di Siderno, ad avviso dell'interrogante, non dovrebbero prevalere sull'interesse di molti, attraverso un contratto privatistico, come se fosse richiesto al medesimo procuratore di pagare la scorta di Stato –:

   se trovi conferma che le competenti autorità di pubblica sicurezza abbiano segnalato l'opportunità di richiedere all'Asp la concessione dell'area di cui in premessa;

   se l'opportunità della concessione dell'area sia stata valutata di concerto con i Ministri interrogati.
(3-01420)

Interrogazione a risposta scritta:


   POTENTI, LOLINI, ZIELLO, PICCHI, LEGNAIOLI e BILLI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   la percezione del crescente disagio economico-finanziario di famiglie ed imprese, derivante dal perdurare dell'emergenza virus Covid-19, non è sfuggita all'attenzione delle radicate realtà criminali del nostro Paese. Alcuni organi inquirenti hanno già reso noti i contenuti di recentissime informative in loro possesso;

   in data 31 marzo 2020, il generale di divisione comandante del Ros dei Carabinieri, Pasquale Angelosanto, ha riportato alla stampa: «È oggetto di attenzione l'eventuale salto qualitativo che la criminalità mafiosa tenterà di fare orientando strumentalmente il disagio delle imprese e dei singoli, provocato dalla crisi di liquidità, al fine di ricavarne consenso sociale». Parimenti, il Procuratore nazionale antimafia, dottor De Raho, in data 1° aprile 2020, ha osservato che «Ovunque ci sia un disagio sociale ed una difficoltà pensano di inserirsi mafia, camorra e “ndrangheta”. In particolare, il procuratore allerta lo Stato circa l'incremento dei traffici illeciti nei porti tirrenici e, quindi, anche in quelli toscani, il cui più rilevante è quello della droga, movimenti che sfrutterebbero i minor controlli di polizia, concentrati sull'emergenza Covid-19»;

   l'attenzione degli investigatori parrebbe focalizzata sul fronte imprenditoriale. Da quanto si apprende dal contenuto delle due interviste, le attuali «spie di allarme» sarebbero soprattutto nel Centro-Nord. Ancora il generale Angelosanto conferma come tra le regioni ove si prevede che la criminalità organizzata investirà capitali sporchi, grazie ad una rete di professionisti e imprenditori compiacenti o insediamenti di «locali» delle cosche, «vi sia anche la Toscana»;

   la Toscana, come le altre aree del centro nord, è stata effettivamente già oggetto di indagini e processi dai quali è appurato il diretto reinvestimento di cospicui proventi illeciti, attuato tra le altre vie, per l'ormai noto tramite di operatori economici, resisi disponibili a mettere la propria impresa al servizio dei mafiosi, trasformandosi di fatto in prestanome. È quindi ampiamente prefigurabile che la crisi socio-economica post virale determinerà forti rischi di infiltrazione e rafforzamento delle mafie anche nel territorio toscano –:

   se e di quali informazioni sia ulteriormente in possesso il Ministro interrogato riguardo agli interessi della criminalità organizzata nella regione Toscana;

   se e quali iniziative di competenza intenda assumere al fine di prevenire le attività di cui alle informative citate in premessa per le quali si confermerebbe il certo rafforzamento dei sodalizi criminali in Toscana pervia delle condizioni di difficoltà del sistema economico.
(4-05085)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazioni a risposta scritta:


   BIGNAMI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   è noto che, nei giorni scorsi, il sito dell'Inps è stato letteralmente inondato dalle migliaia e migliaia di richieste per poter accedere al bonus di 600 euro stanziati dal Governo come sussidio a seguito dello scoppio dell'emergenza coronavirus;

   come era facile prevedere, il sistema dell'Inps non ha retto. Peraltro, sono arrivate numerosissime segnalazioni relative a «scambi di identità» e dati sbagliati riferiti ad altri utenti, comparsi sulle schermate dei richiedenti;

   non prevedere questa situazione è stato, a parere dell'interrogante, un errore gravissimo del Governo e dell'Inps. Le dichiarazioni del presidente dell'Inps Tridico, sulla inevitabilità della situazione, appaiono poi all'interrogante davvero surreali –:

   quali iniziative urgenti siano state poste in essere per porre rimedio alla grave situazione di cui in premessa;

   se si intendano avviare le verifiche di competenza su quanto accaduto, al fine di individuare eventuali responsabilità, considerate anche le numerose segnalazioni su dati sbagliati e violazione della privacy.
(4-05074)


   D'ATTIS, GELMINI, OCCHIUTO, MARIN, SISTO, ZANGRILLO, MULÈ, CAPPELLACCI, TARTAGLIONE, MARIA TRIPODI, SACCANI JOTTI, SOZZANI, CASINO, NEVI, SPENA, PETTARIN, BATTILOCCHIO, MUGNAI, ANNA LISA BARONI, FASANO, VIETINA, GIACOMETTO, NOVELLI, ORSINI, PORCHIETTO, APREA, MILANATO, RIPANI, NAPOLI, PALMIERI, LABRIOLA, ELVIRA SAVINO, FERRAIOLI, CANNATELLI, PITTALIS, CASSINELLI, CRISTINA, D'ETTORE, ROSSO, RUFFINO, GIACOMONI, PENTANGELO, CANNIZZARO, POLIDORI, FIORINI, BARTOLOZZI, PELLA, CORTELAZZO, BALDELLI, DALL'OSSO, CATTANEO, PAOLO RUSSO, SIRACUSANO, CASCIELLO, SQUERI, CALABRIA, PRESTIGIACOMO, MAZZETTI, MANDELLI, RAVETTO, BRUNETTA, CAON, BAGNASCO, BRAMBILLA, MARROCCO, GREGORIO FONTANA, SARRO, ZANELLA, SCOMA, DELLA FRERA e ROTONDI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   per fronteggiare l'emergenza dovuta alla diffusione del virus Covid-19, il Governo ha adottato più provvedimenti, tra cui il decreto-legge 17 marzo 2020, n. 18, recante misure di potenziamento del servizio sanitario nazionale e di sostegno economico per famiglie, lavoratori e imprese connesse all'emergenza epidemiologica;

   gli articoli da 27 a 31 e l'articolo 38 del citato decreto-legge riconoscono in favore di alcune categorie di lavoratori un'indennità per il mese di marzo 2020, pari a 600 euro. Il beneficio può riguardare, a determinate condizioni: i liberi professionisti (titolari di partita Iva) iscritti alla gestione separata Inps e i titolari di rapporti di collaborazione coordinata e continuativa iscritti alla medesima; i lavoratori autonomi iscritti alle gestioni speciali dell'Inps; i lavoratori dipendenti stagionali del settore turismo e degli stabilimenti termali; gli operai agricoli a tempo determinato; i lavoratori dello spettacolo;

   l'indennità è riconosciuta dall'Inps, su domanda, fino a concorrenza delle risorse stanziate, per le varie categorie di lavoratori;

   a decorrere dal 1° aprile 2020, i soggetti interessati possono procedere alla richiesta di erogazione dell'indennità tramite il sito internet dell'Inps, autenticandosi con le credenziali in loro possesso; proprio il 1° aprile il portale dell'Inps ha manifestato gravi problemi nella gestione delle domande, che tra l'una di notte e le ore 8,30 del mattino sarebbero già state oltre 300 mila. Nel corso della mattinata le richieste – secondo quanto affermato da Pasquale Tridico, presidente dell'Istituto – sarebbero arrivate a 100 al secondo, rendendo difficile l'accesso al sito e provocando diffusi malfunzionamenti;

   il presidente dell'Inps, intervistato dal Tg1, ha poi affermato che il sito, nel corso della giornata, è stato chiuso a seguito degli attacchi hacker ricevuti che hanno provocato «disfunzioni» e sarà riaperto con orari diversi per chiedere le prestazioni per patronati e consulenti e per i cittadini; più in particolare, tra i malfunzionamenti, merita di essere evidenziato che molte persone dopo aver effettuato l'accesso si sono imbattute nelle schede anagrafiche di altri utenti con una gravissima violazione del diritto alla privacy;

   da oltre 20 giorni, da quando il decreto-legge 17 marzo 2020, n. 18, è entrato in vigore, era prevedibile che si sarebbe registrato un massiccio afflusso di utenti, ma, ad avviso degli interroganti, evidentemente niente è stato fatto per farsi trovare pronti all'appuntamento, nonostante anche diversi parlamentari di Forza Italia avessero già raccomandato al Governo di scegliere procedure più dirette;

   oltre ai fatti già elencati, il modulo per la richiesta di indennità, presente sul portale dell'Inps, non sarebbe sviluppato per essere accessibile alle persone con disabilità, in aperto contrasto con il dettato della legge 9 gennaio 2004, n. 4, recante disposizioni per favorire e semplificare l'accesso degli utenti e, in particolare, delle persone con disabilità agli strumenti informatici;

   è necessario appurare le responsabilità connesse ai gravi disservizi e alla conseguente violazione della privacy provocati dal malfunzionamento del sito internet dell'Inps –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa;

   quali iniziative il Governo intenda adottare per garantire l'accessibilità di tutti i servizi erogati dall'Inps on-line, anche alle persone con disabilità;

   quali iniziative di competenza il Governo intenda adottare affinché siano accertate le responsabilità connesse al malfunzionamento del sito internet dell'Inps riscontrate il 1° aprile 2020;

   quali iniziative si intendano adottare, per quanto di competenza, nei confronti di eventuali responsabili;

   se corrisponda al vero che il sito dell'Inps è stato oggetto di un attacco hacker e quali siano gli elementi a supporto della dichiarazione rilasciata al riguardo dal presidente dell'Istituto.
(4-05081)

PARI OPPORTUNITÀ E FAMIGLIA

Interrogazione a risposta scritta:


   CECCHETTI. — Al Ministro per le pari opportunità e la famiglia, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   con decreto-legge n. 18 del 2020, a fronte dell'emergenza epidemiologica da Covid-19, è stata estesa la possibilità ai genitori lavoratori, dipendenti privati o pubblici, di fruire di uno specifico congedo (cfr. articoli 23-25) in conseguenza dei provvedimenti di sospensione dei servizi educativi per l'infanzia e delle attività didattiche nelle scuole di ogni ordine e grado;

   senza entrare nello specifico, sulla reale bontà della norma sotto il profilo economico e sulla durata complessiva del congedo, si deve rilevare che il lavoratore deve presentare la domanda tramite i canali telematici dell'Inps;

   oltre alle evidenti difficoltà tecniche (serve un pin dispositivo, ad esempio) e di reperibilità di tutte le informazioni da inserire nella domanda, rimesse al singolo cittadino che richiederebbero in molti casi l'assistenza dei centri assistenza fiscale, vi è anche la «criticità» di un portale Inps che, come da cronaca di questi giorni, non è raggiungibile e/o non funzionante;

   inoltre, non sempre i vari dirigenti del personale, dei vari uffici pubblici e/o privati, hanno ricevuto adeguate informazioni (si noti che la stessa circolare esplicativa dell'Inps è del 25 marzo 2020, una settimana dopo il decreto);

   vi è, infine, la beffa: gli utenti – come da avviso sul portale Inps – possono accedere al proprio «profilo cittadino» solo in certe fascia orarie e per poco tempo (ad esempio, a quanto risulta all'interrogante, dalle 00,00 alle 00,08), senza nessun ulteriore avviso con tutte le difficoltà immaginabili –:

   se il Governo non ritenga necessario adottare prontamente le iniziative di competenza per garantire i diritti delle famiglie che hanno fatto richiesta di congedo, eliminando ogni difficoltà tecnica e facilitando la fruizione del congedo, dando anche ogni chiarimento utile non solo per i genitori ma anche per gli operatori che devono applicare questo istituto nelle varie realtà lavorative.
(4-05082)

POLITICHE AGRICOLE ALIMENTARI E FORESTALI

Interrogazione a risposta scritta:


   CUNIAL. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   la pandemia Covid-19 sta già colpendo i sistemi alimentari direttamente attraverso gli impatti sull'offerta e sulla domanda di cibo e indirettamente attraverso la diminuzione del potere d'acquisto e della capacità di produrre e distribuire cibo, che avrà un impatto differenziato e colpirà più fortemente i poveri e i vulnerabili;

   in queste settimane le condizioni di favore per il settore dell'agroindustria nelle politiche del Governo hanno danneggiato la filiera del cibo locale italiano che non è composta solamente di agroindustria. Rara eccezione è stata la riapertura della vendita al dettaglio nel settore vivaistico;

   da indagine Istat 2019 il 25 per cento della produzione agricola nazionale è realizzato da circa 1.016.244 aziende agricole considerate «dedite all'autoconsumo», ma che in realtà sono quelle che riforniscono i mercati territoriali, che praticano la vendita diretta e la trasformazione aziendale;

   inoltre, anche le 260.615 «imprese agricole attive» che hanno fino a un solo addetto sono riconducibili alla categoria precedente per un totale di 1.276.859 aziende che non possono essere confuse con quelle di 5.878 imprese agricole con più di 10 addetti, per un totale di occupati di poco superiori a 108.000 addetti su un totale di circa 805.000 addetti totali (rapporto Istat 2019);

   le interruzioni delle catene di approvvigionamento e dei mercati agroalimentari possono rendere meno sicuri anche i mezzi di sussistenza di queste aziende territoriali;

   il Governo è responsabile nel sostenere le catene di approvvigionamento alimentare per garantire che funzionino senza problemi. Il Governo dovrebbe incoraggiare le comunità locali ad aumentare la produzione alimentare locale, a ridurre al minimo gli sprechi alimentari e ad astenersi dall'acquistare in preda al panico. I Governi dovrebbero fornire misure specifiche per gli operatori del settore alimentare coinvolti nella produzione, manipolazione e lavorazione degli alimenti per evitare la contaminazione e la diffusione di Covid-19;

   è possibile permettere la vendita semplificata, su base territoriale e in via eccezionale, ai canali della grande distribuzione, in deroga alle certificazioni volontarie (ad esempio, Iso En 9001) generalmente richieste da supermercati e industrie. A tal proposito, si ricorda che il regolamento (CE) 852/2004 su igiene e sicurezza alimentare non si applica «alla fornitura diretta di piccoli quantitativi di prodotti primari dal produttore al consumatore finale o a dettaglianti locali che forniscono direttamente il consumatore finale. (Art. 1, par. 2, lettera C)»;

   secondo i dati relativi al 2017 il 74 per cento dei lavoratori agricoli sono stranieri. Alcune misure sono immediatamente possibili: la residenza virtuale presso i comuni per tutti i lavoratori che vivono in insediamenti informali; l'accesso alle case agevolato dal ruolo di garanzia di soggetti pubblici; il rispetto dei contratti provinciali sull'obbligo di ospitalità da parte dei datori di lavoro, laddove le condizioni lo permettono (grandi produttori che garantiscono medi-lunghi periodi di lavoro); la regolarizzazione di migliaia di invisibili, che continuano a crescere per effetto dei decreti sicurezza;

   necessaria è la riorganizzazione degli spazi mercatali, anche attraverso il contributo e la collaborazione dei produttori con le autorità locali, al fine organizzare le piazze secondo una metodologia consona alle decisioni del governo e alle disposizioni sanitarie sulla scorta di quanto avviene già in altri Paesi dell'Unione europea –:

   quali iniziative si intendano adottare per garantire la raccolta dei prodotti agroalimentari nei prossimi mesi e se vi sia l'intenzione di adottare iniziative per prevedere le misure elencate in premessa per i lavoratori stranieri;

   se si intendano adottare iniziative per spostare una parte delle risorse finanziarie impiegate verso le aziende di piccola e media dimensione (circa 1.276.000 aziende) identificabili in base all'ammontare di titoli Pac aziendali non superiori a 50.000 euro;

   in che modo si intenda sostenere la riorganizzazione dei mercati contadini locali all'aperto e/o le iniziative che si vanno sviluppando in tutto il Paese per consentire alle produzioni locali di essere messe a disposizione dei cittadini.
(4-05080)

SALUTE

Interrogazioni a risposta scritta:


   LOMBARDO, MARTINCIGLIO, ALAIMO e CASA. — Al Ministro della salute, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   negli ultimi giorni sono pervenute all'indirizzo del primo firmatario del presente atto numerose segnalazioni di cittadini che lamentano da parte delle compagnie aeree che volano al momento sul territorio nazionale una scarsa attenzione al rispetto delle regole emanate dal Governo per contrastare la grave emergenza epidemiologica in atto e ridurre al minimo la diffusione del contagio da Covid-19;

   ai sensi del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 9 marzo 2020 non sono consentiti i viaggi all'estero o in Italia per turismo, eccetto che per comprovate esigenze di lavoro, situazioni di necessità o motivi di salute;

   con l'ordinanza del 28 marzo 2020 firmata dai Ministri interrogati, sono entrate in vigore disposizioni ancora più stringenti per chi fa ingresso in Italia e scrupolose misure organizzative che devono adottare i vettori e gli armatori, al fine di contenere il diffondersi dell'epidemia;

   in particolare, i vettori sono tenuti ad acquisire e verificare nei momenti prima dell'imbarco la documentazione, provvedendo alla misurazione della temperatura dei singoli passeggeri e vietando l'imbarco se uguale o maggiore di 37,5 gradi. Essi devono adottare le misure organizzative che assicurano in tutti i momenti del viaggio una distanza interpersonale di almeno un metro tra i passeggeri trasportati e, in caso di trasporto aereo, è raccomandato l'uso da parte dell'equipaggio e dei passeggeri dei mezzi di protezione individuali. Il vettore aereo provvede, al momento dell'imbarco, a dotare i passeggeri, che ne risultino sprovvisti, dei dispositivi di protezione individuale;

   anche il primo firmatario del presente atto e molti dei suoi colleghi si sono ritrovati, di recente, a bordo di un aeromobile sul quale, già nelle fasi che precedono l'imbarco, non sono state adottate le precauzioni igienico-sanitarie e, più in generale, il complesso delle regole fornite dal Governo per prevenire il contagio da Covid-19: il dato maggiormente preoccupante è il mancato rispetto della distanza di sicurezza fra i passeggeri sia durante la fase dell'imbarco sia in quella della sistemazione a bordo dei passeggeri che sono stati fatti sedere l'uno accanto all'altro –:

   quali iniziative il Governo intenda porre in essere nell'immediato al fine di vigilare sul rispetto delle previsioni normative adottate per far fronte alla grave emergenza epidemiologica in corso e al fine di garantire la salute di quei passeggeri che sono costretti a volare per le comprovate esigenze richiamate in premessa.
(4-05077)


   MURELLI, CAVANDOLI, TOMBOLATO e VINCI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   un'inchiesta giornalistica pubblicata su «Il fatto quotidiano», ripresa da «Report» e, a seguire, dai principali organi di stampa, ha portato alla luce nuovi elementi in merito all'origine dell'epidemia da Covid-19 nel nostro Paese;

   secondo la predetta inchiesta il «paziente uno» potrebbe non essere il ragazzo trentottenne di Codogno del quale tutti quanti hanno sentito parlare, bensì un soggetto anziano ricoverato in una clinica privata di Piacenza accreditata con il servizio sanitario regionale, la Casa di cura Piacenza, il quale potrebbe essersi ammalato di coronavirus già nel mese di gennaio 2020;

   a confermarlo sarebbe la testimonianza di un'infermiera della struttura stessa, secondo la quale – come riporta Repubblica – il predetto paziente sarebbe stato «portato via da personale che indossava tute da biocontenimento»;

   non è chiaro, a parere degli interroganti, per quale ragione un paziente al quale non era stata ancora diagnosticata un'infezione da Covid-19 dovesse essere trasportato altrove da personale sanitario in tuta da biocontenimento;

   nella medesima inchiesta si richiamano anche altri casi, come quello del chirurgo che ha operato nella citata clinica Piacenza fino al 12 febbraio 2020 e che il 25 febbraio successivo è risultato positivo a Tenerife dove era in vacanza con la famiglia, nonché il caso di un paziente anziano ricoverato presso la clinica S. Antonino, altra struttura piacentina appartenente allo stesso gruppo, che è stato prelevato dagli operatori sanitari del 118 in data 17 febbraio 2020 ed è, poi, risultato anch'egli positivo al Covid-19;

   la responsabile della Casa di cura Piacenza, intervistata sulla vicenda, ha dichiarato che la struttura si sarebbe attenuta alle disposizioni impartite dall'ospedale Guglielmo da Saliceto di Piacenza;

   per quasi un mese, dunque, di tali circostanze non è stata riportata alcuna notizia, né è stato dato alcun allarme, fino all'uscita dell'articolo su «Il fatto quotidiano» del 18 marzo 2020;

   è evidente l'esigenza di chiarire tali aspetti e di far luce sull'operato dei vertici del sistema sanitario regionale nella gestione della vicenda;

   ogni giorno di vantaggio, infatti, avrebbe potuto rivelarsi fondamentale nel contenimento dell'epidemia che, ad oggi, ha causato in Italia oltre dodici mila morti –:

   se il Governo non intenda adottare ogni iniziativa di competenza, con il coinvolgimento della regione Emilia-Romagna e degli altri enti competenti in materia, per fare chiarezza sulla vicenda esprimendosi ufficialmente in merito, anche alla luce del fatto che, attualmente, la struttura citata è stata convertita in luogo dedicato alla cura dei pazienti affetti da Covid-19.
(4-05083)

SVILUPPO ECONOMICO

Interpellanza:


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dello sviluppo economico, per sapere – premesso che:

   Italia Wanbao-ACC è stata fondata con l'acquisizione di ACC Compressors da parte del gruppo Wanbao nel 2014. ACC Compressors era una società storica situata nell'area di Belluno, fondata nel 1968 e leader nella produzione di compressori per uso domestico. Con l'ingresso di Wanbao i dipendenti sono passati da 438 ai 290 attuali; appena un anno fa l'ultima riduzione di personale con 90 licenziamenti e 40 esodi incentivati;

   in un vertice su Wanbao-ACC tenutosi il 24 ottobre 2019 presso il Ministero dello sviluppo economico, la proprietà cinese ha annunciato la vendita o la chiusura. La proprietà si è data 12 mesi per realizzare il piano di vendita o si procederà a cessare l'attività produttiva. Secondo la dirigenza si sono registrate perdite 68 milioni di dollari in soli cinque anni;

   di fatto, si rischia di chiudere l'unico stabilimento italiano di compressori per frigoriferi e uno dei pochi europei. Il lavoro non manca: nel 2019 esso ha registrato ordini per 1,9 milioni di pezzi e le stime sul nuovo anno raggiungevano, prima dell'emergenza sanitaria, quota 2,2 milioni di pezzi. I sindacati, peraltro, hanno sempre denunciato la mancata attuazione del piano industriale del 2017;

   davanti alla Commissione lavori pubblici del Senato il 28 gennaio 2020 il Ministro interrogato ha dichiarato la sua impotenza davanti a determinate vertenze affermando: «non abbiamo strumenti per obbligare nessuno a fare ciò che aveva previsto nel piano industriale»;

   a fine febbraio 2020 era in programma un ulteriore incontro presso il Ministero dello sviluppo economico, per individuare il percorso necessario a salvare un'azienda strutturalmente solida. L'incontro è saltato per l'emergenza coronavirus;

   nei primi giorni di marzo 2020 l'azienda ha presentato istanza di insolvenza, procedura nella quale è prevista la nomina di un commissario, con il compito di mantenere la linea produttiva e di cercare un nuovo acquirente;

   il 27 marzo 2020 il Tribunale di Venezia ha considerato indifferibile l'avvio della gestione commissariale tramite la nomina del commissario giudiziale, nonostante la sospensione dell'attività dettata dall'attuale situazione di emergenza sanitaria;

   per gestire la crisi in atto tramite un percorso concertato tra le parti sociali, le istituzioni locali e la regione Veneto era stato indicato il nome del dott. Castro quale commissario giudiziale di Italia Wanbao Acc in amministrazione straordinaria. Il dott. Castro aveva già proficuamente svolto il ruolo di amministratore straordinario di ACC, collaborando attivamente per la cessione dell'impresa nel 2014. Il Ministero dello sviluppo economico medesimo si era detto concorde con questa impostazione;

   viceversa il 27 marzo 2020 il tribunale di Venezia ha nominato un commissario giudiziale diverso da quello richiesto, sulla base di una indicazione pervenuta direttamente dal Ministro interrogato. Tale nomina, per voce concorde dei sindacati e dell'assessore al lavoro della regione Veneto, disattende un percorso di gestione collaborativa della crisi durato oltre sei mesi e crea forte disorientamento anche rispetto ai clienti e ai fornitori con cui opera Wanbao-ACC –:

   se il Ministro interpellato non ritenga opportuno adottare le iniziative di competenza per rivedere la nomina del commissario giudiziale, in maniera tale da pervenire alla nomina del dott. Maurizio Castro, quale soggetto incaricato del processo di risanamento della Wanbao-ACC di Mel (Belluno), in considerazione del fatto che negli ultimi mesi si è dimostrato persona di riferimento non solo per le istituzioni locali e le rappresentanze dei lavoratori, ma anche per i fornitori e i clienti;

   se non ritenga opportuno porre la massima attenzione alla vicenda descritta in premessa, che assume rilievo sia con riferimento al tessuto produttivo della provincia di Belluno, sia a livello nazionale, in quanto deve inquadrarsi nell'ambito di un processo nel quale si assiste a una complessiva deindustrializzazione e sottrazione di competenze a danno del nostro Paese, fenomeno che ormai coinvolge anche le aziende strutturalmente sane.
(2-00710) «Bond, Polidori».

Interrogazione a risposta scritta:


   BIGNAMI. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   con lo scoppio dell'emergenza coronavirus Poste Italiane ha deciso di chiudere diversi uffici periferici o situati nelle frazioni: questa situazione, a parere dell'interrogante, ha creato numerosi disagi soprattutto per le persone anziane;

   a mezzo stampa si apprende, ad esempio, della chiusura dell'ufficio di Sassoleone, frazione di meno di 300 abitanti nel comune di Casalfiumanese e con molti residenti anziani, e dell'apertura in un unico giorno dell'ufficio di Sesto Imolese, frazione di Imola di circa 2.000 abitanti, entrambe distanti diversi chilometri dai rispettivi capoluoghi;

   peraltro, a Sesto Imolese, nella giornata di apertura decisa da Poste Italiane, il portavalori non è arrivato e non è stato possibile erogare a tutti la pensione;

   anche a San Matteo della Decima, frazione di San Giovanni in Persiceto (BO) di 6.000 abitanti, risulta la medesima situazione. E verosimilmente, dunque, nella stessa condizione si trovano numerosi altri comuni, sui cui territori tali servizi sono stati notevolmente ridotti;

   la scelta di Poste italiane di chiudere queste filiali è, a parere dell'interrogante, priva di senso. Tali uffici erogano servizi necessari e indispensabili: tali scelte non sembrerebbero in linea con quanto disposto nelle misure emergenziali, visto che, proprio a causa di queste chiusure, si costringono gli utenti allo spostamento nel capoluogo, o in altri comuni, in particolare persone anziane alle quali è raccomandato invece di stare a casa il più possibile, oltre a favorire gli assembramenti –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti esposti;

   se il Governo intenda, alla luce delle criticità di cui in premessa, adottare le iniziative di competenza per la revisione del piano di chiusure degli uffici di Poste Italiane, compendiando le giuste richieste di sicurezza dei lavoratori con l'esigenza di ottenere il servizio senza aggravi o spostamenti pericolosi per gli utenti.
(4-05075)

ERRATA CORRIGE

  Interpellanza Rossello e altri n. 2-00706 pubblicata nell'Allegato B ai resoconti della Seduta n. 322 del 1° aprile 2020. Alla pagina 11667, seconda colonna, alla riga decima, dopo le parole «bilancio dell'Unione» devono intendersi inserite le seguenti righe: «europea e dei fondi strutturali, di Bei e Bce ed emissione di bond europei; solo mediante tali strumenti e la caduta di vecchi vincoli si può salvare l'Unione europea;

   tali interventi rispecchiano una visione solidaristica dell'Europa, in linea con l'intervento di Draghi che invita i Governi europei a "un cambio di mentalità", predisponendo interventi di spesa senza limiti, in presenza di uno shock non ciclico;

   le posizioni di Olanda e Germania, oltre ad essere contrarie al principio di solidarietà, ad avviso degli interpellanti contravvengono a un dovere di compensazione che, in particolar modo la Germania, dovrebbe sentire come obbligo verso chi è stato generoso in passato nei suoi confronti; è utile ricordare il debito di guerra tedesco (23 miliardi di dollari di allora) pari al 100 per cento del prodotto interno lordo, accumulato nelle due guerre provocate dalla stessa Germania. Solo grazie ad alcuni Paesi, tra cui l'Italia, che rinunciarono alla restituzione del debito quale atto di liberalità, fu possibile evitare alla Germania di cadere in default; anche per questo ora è chiamata a ricompensare quella gratitudine, scongiurando che altri Paesi, privi di colpa ma per un'emergenza pandemica, possano cadere in fallimento; non si tratta di restituire, ma di partecipare a un investimento collettivo per il futuro comune;

   in una comunità solidale il rispetto delle regole vale per tutti: tra gli obblighi non ci sono solo quelli relativi ai vincoli di spesa, ma anche quelli relativi a risparmi e surplus commerciali. Il recente monito della Commissione a Olanda e Germania, con attivi commerciali considerevoli, li sprona a usare il proprio spazio fiscale per liberare risorse e stimolare salari e consumi, scongiurando la recessione in tutto il continente;

   a giugno 2020 la Germania assumerà la presidenza di turno, con un quadro finanziario pluriennale (Qfp) da riscrivere interamente a causa di una pandemia senza precedenti e senza strumenti condivisi per affrontare sanità ed economia per i cittadini, con oggettivi rischi di derive autoritarie presenti in alcuni Paesi che, non riconoscendosi più nei valori fondanti della Unione europea, mettono in pericolo la democrazia dell'Unione;».

INTERROGAZIONI PER LE QUALI È PERVENUTA RISPOSTA SCRITTA ALLA PRESIDENZA


   AMITRANO, ALBERTO MANCA, DEL SESTO, GRIPPA, MANZO, NAPPI e VILLANI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   la tangenziale di Napoli è un asse viario realizzato per allargare i confini e i collegamenti di una delle maggiori metropoli italiane, la città di Napoli, e l'utilizzo di tale infrastruttura da parte degli utenti è stato subordinato al pagamento di un pedaggio;

   a distanza di quarant'anni dall'inaugurazione del primo tratto della tangenziale di Napoli, l'opera è continuamente sottoposta a modifiche e ampliamenti con nuove uscite e nuove rampe, da ultimo i lavori sul viadotto Capodichino, rimanendo tutt'oggi nel possesso di una società denominata Tangenziale di Napoli s.p.a. facente parte del gruppo Autostrade per l'Italia s.p.a., e soggetta al pagamento del pedaggio, da parte dei cittadini napoletani e di tutti coloro che per motivi di lavoro, quotidianamente la percorrono;

   i cittadini e i lavoratori napoletani sono sfavoriti e penalizzati rispetto ai cittadini delle altre città italiane ed europee, poiché Napoli è l'unica città con un tratto stradale urbano a pagamento e, nonostante il pagamento dell'anello stradale, risulta altresì, di difficile comprensione, come la società Tangenziale di Napoli s.p.a. – la quale ha chiuso il bilancio 2018 con incassi annui di quasi 70 milioni di euro – non indirizzi i propri investimenti nell'ambito della manutenzione, in quanto, da notizie stampa, si apprende che i lavori per il ripristino delle zone ossidate rilevate sul viadotto di Capodichino, probabilmente a causa di una mancata manutenzione, hanno provocato la limitazione della circolazione a una sola corsia, con disagi per i cittadini e i lavoratori;

   a parere degli interroganti, non si sono messe in atto sufficienti misure alternative alla circolazione in città per porre fine all'attuale disagio che ricade ancora una volta sui cittadini napoletani, provocato dai lavori dell'asse viario urbano, di cui non è chiara la natura ordinaria o straordinaria;

   le disposizioni vigenti prevedono variabili standardizzate per la determinazione del pedaggio e l'aggiornamento annuale delle tariffe autostradali, che è sempre avvenuto dal 1° gennaio di ogni anno ed è eseguito in osservanza dei regimi tariffari stabiliti dalla normativa, nonché dagli atti convenzionali firmati tra lo Stato e i concessionari;

   il relativo pedaggio ammonta attualmente a 1 euro che pesa non poco nelle tasche dei cittadini e lavoratori napoletani che oggi subiscono un ulteriore svantaggio, alla luce della situazione verificatasi lungo il citato viadotto –:

   se il Governo non ritenga opportuno assumere le iniziative di competenza, anche normative, volte a rendere gratuita la percorrenza della tangenziale, visto il carattere prevalentemente urbano dell'arteria quotidianamente percorsa da migliaia di cittadini e lavoratori costretti a pagare il pedaggio da quarant'anni.
(4-04095)

  Risposta. — Con riferimento all'atto di sindacato ispettivo in esame, sulla base delle informazioni pervenute dalla direzione generale per la vigilanza sulle concessionarie autostradali, si forniscono i seguenti elementi di risposta.
  Durante i giorni di manutenzione del viadotto Capodichino è stata autorizzata una sospensione del pagamento del pedaggio al fine di contenere i disagi all'utenza causati dal restringimento della carreggiata.
  Per quanto riguarda l'eliminazione definitiva del pedaggio occorre ricordare che lo stesso, obbligatorio per legge, è una componente fondamentale del rapporto concessorio e che, unitamente ad altre risorse, concorre alla realizzazione dei programmi di manutenzione ordinaria e straordinaria necessari al mantenimento dei livelli di sicurezza.
  In sede di revisione del contratto di concessione verrà approfondito il tema del pedaggio così come sarà data la massima priorità agli investimenti sulla sicurezza.

Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti: Paola De Micheli.


   BRUNO BOSSIO. — Al Ministro della giustizia, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   dal 15 al 18 agosto 2019 circa 300 persone, tra dirigenti del Partito Radicale insieme all'Osservatorio delle Camere penali italiane, parlamentari, garanti delle persone private della libertà, hanno visitato 70 istituti penitenziari in 17 regioni;

   al 31 luglio 2019 i detenuti ristretti nelle nostre carceri erano 60.254 per una capienza regolamentare di 50.480 e il personale di ogni livello ridotto nel suo organico;

   dall'inizio dell'anno nelle carceri italiane ci sono stati 29 suicidi;

   la delegazione che ha visitato la casa circondariale di Reggio Calabria «Panzera» ha potuto rilevare che, al 16 agosto 2019, i detenuti presenti erano 185 detenuti con una capienza regolamentare di 183 posti di cui 2 non disponibili, 128 in attesa di giudizio definitivo, di cui 78 in attesa del primo grado, 45 appellanti e 5 ricorrenti con una percentuale quasi del 70 per cento;

   le sezioni maschili e femminili presentano stanze di pernottamento con ben 5 detenuti, nell'unica cella adibita a disabili che ospitava due persone su sedia a rotelle e due detenuti posti in loro ausilio vi era un bagno in condizioni degradate con gli accessori ed i sanitari corrosi;

   l'area sanitaria offre un servizio medico ed infermieristico h 24 anche se si registrano ritardi nelle visite specialistiche malgrado siano sollecitate dal personale penitenziario. Da mesi non si effettuano radiografie in quanto i macchinari, pur se nuovi, presentano un guasto non ancora riparato. La sezione di osservazione psichiatrica, unica per tutta la Calabria, è occupata da ben 3 detenuti in attesa di valutazione sanitaria; i detenuti con patologie di tipo psichiatrico sono 54. L'assenza di un sistema di aerazione adeguata e soprattutto la carenza di congelatori per la conservazione di alimenti rende ancor più difficile questo periodo di particolare calore;

   il personale di polizia penitenziaria, con una pianta organica di 190 posti, risulta coperto da 183 agenti di cui effettivi solo 162. La presenza di soli 7 ispettori su 27 previsti e la dislocazione degli stessi tra i due plessi reggini, «Panzera» ed «Arghillà», complica e non poco la gestione non solo del personale privo di figure intermedie qualificate, ma anche dei detenuti in relazione alle carenti attività. Sono 7 gli educatori per entrambi gli istituti penitenziari, Panzera ed Arghillà, oltre a uno psicologo part-time. 12 sono i detenuti affetti da tossicodipendenza, di cui 1 trattato con terapia metadonica;

   sono previste solo 4 ore e mezzo cosiddetta «d'aria» e senza «celle aperte». I detenuti che svolgono attività lavorativa per l'amministrazione penitenziaria sono 28. All'interno della sezione femminile si è riscontrata la presenza di 5 donne in un'unica cella con la schermatura delle relative finestre per impedire comunicazioni con l'esterno, che rendono la convivenza poco tollerabile –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza della situazione descritta in premessa;

   quali iniziative intendano assumere affinché sia garantito il rispetto del terzo comma dell'articolo 27 della Costituzione;

   quali iniziative di competenza intenda adottare il Governo per riportare nella legalità costituzionale il carcere «Panzera» e per porre fine ai trattamenti inumani e degradanti ai quali sono sottoposti i detenuti;

   quali iniziative di competenza si intenda adottare per fronteggiare la gravissima situazione sanitaria;

   se e in quale modo intendano intervenire al fine di garantire un adeguato livello di assistenza alla popolazione reclusa, in generale nelle carceri italiane e, in particolare, a quella ristretta del carcere «Panzera»;

   quali iniziative di competenza si intendano adottare per vigilare affinché venga garantito il diritto alla salute dei detenuti, considerata la presenza di un così alto numero di casi psichiatrici e di tossicodipendenti.
(4-03709)

  Risposta. — Con l'atto di sindacato ispettivo in esame l'interrogante, nel fare riferimento agli esiti della visita presso il carcere «Panzera» di Reggio Calabria effettuata il 16 agosto 2019 da una delegazione dei Radicali italiani, da cui sono emerse una serie di criticità relative, in particolare, al sovraffollamento della popolazione detenuta alla carenza di organico della polizia penitenziaria ivi in servizio, alle condizioni di degrado dell'unica cella adibita a detenuti disabili, ad una serie di problematiche relative all'assistenza sanitaria, chiede di sapere se il Ministro della giustizia sia a conoscenza della situazione descritta, quali iniziative si intendano assumere affinché sia garantito il rispetto dell'articolo 27 comma 3 della Costituzione, quali iniziative di competenza si intendano adottare per riportare nella legalità il carcere di «Panzera» e porre fine ai trattamenti disumani e degradanti a cui sono sottoposti ogni giorno i detenuti, quali iniziative di competenza si intendano adottare per fronteggiare la grave situazione sanitaria, quali iniziative si intendano adottare per vigilare affinché venga garantito il diritto alla salute dei detenuti, considerata la presenza di un così alto numero di casi psichiatrici e di tossicodipendenza.
  Va considerato in premessa che, alla data del 21 novembre 2019, la casa circondariale «Panzera» di Reggio Calabria si connota per una virtuosa controtendenza rispetto a buona parte delle strutture penitenziarie del Paese, in quanto a fronte di 186 posti disponibili vi sono 163 detenuti, di tal che non si registra alcuna situazione di sovraffollamento.
  Ne consegue il pieno rispetto dei limiti dimensionali minimi stabiliti dalla CEDU.
  Quanto alla dotazione organica della polizia penitenziaria, presso l'istituto in parola, le principali scoperture si registrano nel ruolo dei sovrintendenti, numericamente compensate dagli esuberi nel ruolo dei funzionari, degli ispettori e degli agenti/assistenti.
  In ogni caso, al fine di un riequilibrio anche sul piano funzionale, con riferimento alla carenza dei sovrintendenti, va ricordato in questa sede che i vincitori del concorso interno a complessivi 2.851 posti proprio per la nomina alla qualifica di vice sovrintendente, al termine del corso di formazione, costituiranno un bacino significativo a cui attingere per colmare le diffuse scoperture che su tutto il territorio si registrano in questo profilo professionale.
  Si tratta di una misura che si innesta a pieno titolo nel più ampio alveo delle mirate politiche assunzionali perseguite da questo Ministero, anche nel comparto penitenziario.
  A tal riguardo ci si limita a evidenziare che è in atto il corso di formazione anche per i vincitori del concorso a 80 posti di vice commissario, mentre verranno completate le procedure concorsuali a complessivi 49 posti di ispettore superiore ed a complessivi 754 posti di allievo agente. Si provvederà, altresì, al completamento dell'assunzione straordinaria di 1.300 allievi agenti del Corpo di Polizia Penitenziaria — ai sensi dell'articolo 1, commi 382-383, della legge 30 dicembre 2018, n. 145 (Legge di bilancio 2019) — anche mediante scorrimento delle graduatorie vigenti e verranno inoltre avviate, nei prossimi mesi, le procedure per la copertura dei posti di vice sovrintendenti conseguito all'incremento della dotazione organica previsto dall'articolo 44, comma 8, lettere
b) e b-bis), del decreto legislativo 29 maggio 2017, n. 95 (di revisione dei ruoli delle forze di polizia), e alle vacanze disponibili dal 31 dicembre 2017 al 31 dicembre 2018.
  È altresì previsto un programma straordinario di assunzioni per i prossimi anni per un totale di 620 unità di Polizia penitenziaria e di 150 unità del comparto funzioni centrali con un impegno di spesa di quasi sei milioni annui per il 2020 e per il 2021.
  In tale direzione, si confida realisticamente di poter disporre, a breve, di un ampio bacino di risorse umane a cui attingere per sanare le varie scoperture di cui risentono gli istituti di tutto il territorio e rispetto a cui saranno tenute in debita considerazione anche le esigenze della casa circondariale di «Panzera» di Reggio Calabria che, comunque, va ricordato, già lo scorso mese di luglio ha fruito di un incremento di 8 unità.
  In merito all'assunto secondo cui «...nell'unica camera di pernottamento adibita a disabili vi era un bagno in condizioni degradate con gli accessori e i sanitari corrosi...», risulta a questo Ministero che il bagno è stato completamente ristrutturato e reso a norma per l'utilizzo da parte di persone disabili.
  Con specifico riguardo alle lamentate criticità relative all'assistenza sanitaria, si rileva in primo luogo che si sta provvedendo al ripristino del funzionamento del macchinario per le radiografie, essendo stata già ordinata la componente necessaria e che,
medio tempore, ai detenuti è comunque garantito il servizio di radiografia tramite apposite visite ambulatoriali.
  In secondo luogo, in relazione alle problematiche afferenti alla Sezione di osservazione psichiatrica, si precisa che, a fronte di una capienza massima di 5 posti, allo stato vi risultano allocati 3 detenuti che sono regolarmente visitati e assistiti dal personale dell'area sanitaria nonché dallo specialista psichiatra che garantisce la propria presenza, dal lunedì al venerdì.
  In termini più generali, occorre sottolineare che il potenziamento complessivo dell'assistenza sanitaria in contesto penitenziario, entro i limiti delle proprie competenze, riveste uno specifico rilievo nell'ambito delle linee programmatiche di questo Dicastero.
  Con specifico riguardo al segnalato incremento di problematiche di natura psicologica e psichiatrica in contesto carcerario, va dato atto che sono in corso progetti per incrementare o istituire nuove sezioni delle A.T.S.M. (articolazioni per la tutela della salute mentale) presso varie strutture carcerarie del territorio.
  Inoltre, si fa presente che è intendimento di questa Amministrazione continuare a sviluppare la progettualità appena descritta, nonché proporre la riattivazione dei lavori del tavolo di consultazione permanente per la sanità penitenziaria presso la conferenza unificata, per condividere con il Ministero della salute e le regioni la definizione di un regolamento organizzativo delle Articolazioni per la tutela della salute mentale con l'obiettivo di implementare l'assistenza psichiatrica negli istituti penitenziari, rendere omogenei i criteri di ammissione dei detenuti nelle A.T.S.M. e uniformare l'assistenza sul territorio nazionale.
  Proprio grazie alla necessaria sinergia con il servizio sanitario e con le regioni, si persegue l'obiettivo di ampliare e migliorare il servizio anche attraverso informazioni complete sullo stato di salute dei detenuti, un accesso veloce alle prestazioni sanitarie, un incremento dei reparti di medicina protetta
ex articolo 7 del decreto-legge n. 187 del 1993 ed un rafforzamento del Piano nazionale di intervento per la prevenzione dei suicidi in carcere.
  A tal riguardo, per i profili di sua competenza, il Ministero della salute ha evidenziato che sono in corso i lavori del tavolo di consultazione permanente sull'attuazione del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 1° aprile 2008 e del comitato paritetico per il superamento degli Ospedali psichiatrici giudiziari. In particolare, il suddetto Dicastero, ha rappresentato che il 15 gennaio 2019 si è svolta l'ultima riunione plenaria che ha tracciato un
focus sulle principali azioni da sviluppare, individuandole nella revisione degli accordi conferenza Stato-regioni e Unificata, nel monitoraggio dei cambiamenti del settore e nella ripresa di un governo strategico della problematica gestione delle REMS che, giova ricordare, esulano dalla sfera di competenza di questo Dicastero, ai sensi del decreto-legge 22 dicembre 2011, n. 211, convertito con modificazioni dalla legge 17 febbraio 2012, n. 9.
  Tali propositi si innestano a pieno titolo nel più ampio alveo delle coordinate operative che puntano ad un innalzamento complessivo della qualità della vita detentiva focalizzando particolare attenzione alla valorizzazione dei rapporti familiari e della genitorialità ed al miglioramento dell'offerta trattamentale, con specifico riguardo sia alle attività didattiche, che alle iniziative in campo lavorativo.
  Sotto il primo aspetto assumono particolare rilievo l'adozione di iniziative tese, fra l'altro, ad agevolare i colloqui dei detenuti con i familiari sia favorendone la prenotazione
on line sia soprattutto, a seguito dell'adozione della circolare del 30 gennaio 2020, attraverso l'impiego dell'applicativo Skype for business per i videocolloqui.
  Attualmente già in 122 istituti di reclusione su 190 risulta attivo e funzionante il sistema
Skype — con il 64 per cento di copertura — così come in 12 su 17 tra ICAM e asili nido — per una percentuale pari al 75 per cento.
  In parallelo è intendimento di questo Dicastero curare un
restyling logistico-strutturale attraverso l'allestimento e il miglioramento di spazi di accoglienza, animazione e supporto psicologico nelle strutture già esistenti.
  Sul piano trattamentale, occorre evidenziare che l'offerta didattica verrà potenziata e modernizzata sia grazie all'imminente rinnovo del protocollo d'intesa con il Miur, lungo un solco già tracciato dalla recente stipula, l'11 settembre 2019, del protocollo d'intesa con la Conferenza nazionale poli universitari (CNUPP) che prelude all'elaborazione di linee guida attraverso cui armonizzare i moduli di collaborazione fra atenei e mondo penitenziario, sia attraverso l'impiego del
web per sostenere gli esami a distanza ed espletare gli adempimenti burocratici funzionali e propedeutici.
  Ulteriore stimolo verrà impresso alle iniziative a carattere lavorativo, proseguendo nella diffusione del
format «Mi riscatto per...» ed estendendo la rete di contatti con il mondo imprenditoriale e delle cooperative così da ricreare, in contesto penitenziario, condizioni quanto più analoghe possibile al mercato del lavoro esterno e preparare al meglio i detenuti al re-ingresso nel tessuto produttivo all'atto della loro remissione in libertà.
  Il 14 ottobre 2019 il Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria ha istituito un'innovativa articolazione centrale (denominata «Mi riscatto per il futuro» con il compito principale di agevolare l'incontro fra domanda ed offerta di lavoro in contesto detentivo, tra l'altro attraverso la costituzione ed implementazione di una banca dati costantemente aggiornata con le informazioni relative al profilo lavorativo-attitudinale dei soggetti ristretti così da incrementare sensibilmente le attività trattamentali a base lavorativa, favorendo per tale via il re-inserimento sociale.
  È fermo intendimento di questo Ministero valorizzare ed implementare in maniera significativa la funzionalità di tale struttura così da innalzare sensibilmente la percentuale dei detenuti lavoranti, che attualmente si attesta su una percentuale del 28 per cento, passando attraverso un radicale rinnovamento dell'impostazione di sistema del lavoro penitenziario.
  Per tale via si potrà favorire la capillare diffusione di laboratori e progettualità negli istituti di tutto il territorio e la realizzazione di cicli produttivi in cui coinvolgere stabilmente la popolazione detentiva così da assicurarle percorsi formativi e professionali qualificanti, agevolmente spendibili nei vari rami produttivi del mondo del lavoro, in tal modo facilitando sensibilmente il percorso di recupero e reinserimento sociale.
  È del tutto ragionevole ritenere, in conclusione, che i propositi operativi sin qui sintetizzati impatteranno favorevolmente sulle condizioni e sulla qualità della vita detentiva in maniera trasversale su tutti gli istituti penitenziari tra cui, evidentemente, anche la casa circondariale «Panzera» di Reggio Calabria.
  

Il Ministro della giustizia: Alfonso Bonafede.


   BRUNO BOSSIO. — Al Ministro della giustizia, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   dal 15 al 18 agosto 2019 circa 300 persone, tra dirigenti e militanti del Partito Radicale insieme all'Osservatorio delle camere penali italiane, a diversi parlamentari, ai garanti delle persone private della libertà, hanno visitato 70 istituti penitenziari in 17 regioni;

   al 31 luglio 2019 i detenuti ristretti nelle carceri erano 60.254 per una capienza regolamentare di 50.480 e il personale di ogni livello ridotto nel suo organico; dall'inizio dell'anno nelle carceri italiane ci sono stati 29 suicidi;

   la delegazione che ha visitato il carcere di Palmi il 16 agosto 2019 era composta da: Giuseppe Candido del consiglio generale del Partito Radicale; Daniele Armellino, Partito Radicale; Rocco Ruffa, Partito Radicale; Giovanna Canigiula, Associazione Radicale Abolire la Miseria 19 Maggio; Antonio Lento, Associazione Radicale Abolire la Miseria 19 Maggio;

   la suddetta delegazione ha rilevato che i detenuti presenti sono 66, di cui 14 definitivi e due stranieri. I casi psichiatrici sono 7. Per tutti, la delegazione ha raccolto testimonianza del fatto che non vi è nessuna possibilità di incontrare il magistrato di sorveglianza, che lamentano scarsa assistenza medica e poche possibilità di lavorare e con turni trimestrali. Non vi sarebbe nessun aiuto al reinserimento, impossibilità di attivare corsi di scuola primaria e secondaria di primo grado, impossibilità di accesso ai corsi online perché non si riesce ad usufruire della rete internet;

   le celle sono senza doccia e con vaso e lavabo assieme, vi è carenza di acqua calda e svariate problematiche per quanto attiene gli strumenti – tipo doccia – di pulizia personale;

   nei casi specifici di S. P. e G. G. sono state raccolte testimonianze da verificare di carcere particolarmente restrittivo da novembre in poi e circa il mancato accoglimento delle seguenti richieste al nuovo direttore: denuncia di subire persecuzioni e uso di tecniche repressive nei loro confronti e minacce, richiesta di colloquio con lo stesso, accesso al vecchio regolamento (in attesa del nuovo) per evitare punizioni per violazioni di norme che si ignorano, fumo di sigari per fini terapeutici (stipsi non curabile con altri farmaci per motivi allergici) –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza della situazione descritta in premessa;

   quali iniziative intendano assumere affinché sia garantito il rispetto del terzo comma dell'articolo 27 della Costituzione;

   quali iniziative di competenza intenda adottare il Governo per riportare nella legalità costituzionale il carcere di Palmi e per porre fine ai trattamenti disumani e degradanti ai quali sono oggigiorno sottoposti i detenuti;

   se e in quale modo il Governo intenda intervenire al fine di garantire un adeguato livello di assistenza alla popolazione reclusa.
(4-03713)

  Risposta. — Con l'atto di sindacato ispettivo in esame l'interrogante, nel fare riferimento agli esiti della visita presso il carcere di Palmi effettuata il 16 agosto 2019 da una delegazione dei Radicali italiani, da cui sono emerse una serie di criticità relative, in particolare, alla mancanza di possibilità di incontrare il magistrato di sorveglianza, alla scarsità dell'offerta trattamentale e dell'assistenza medica, chiede di sapere se il Ministro della giustizia sia a conoscenza della situazione descritta, quali iniziative si intendano assumere affinché sia garantito il rispetto dell'articolo 27, comma 3, della Costituzione, quali iniziative si intendano adottare per riportare nella legalità il carcere di Palmi e porre fine ai trattamenti disumani e degradanti a cui sono sottoposti i detenuti, se ed in quale modo si intenda intervenire per garantire un adeguato livello di assistenza alla popolazione detenuta,
  Va considerato in premessa che la casa circondariale di Palmi si connota per una virtuosa controtendenza rispetto alla media generale degli istituti penitenziari del territorio in quanto, alla data del 4 novembre 2019, risultano presenti 50 detenuti, di cui uno soltanto straniero, rispetto a 139 posti regolamentari.
  Ne consegue l'assenza di qualsivoglia problema in termini di sovraffollamento, anche al netto della momentanea indisponibilità di 34 camere di pernottamento per complessivi 70 posti.
  Venendo al merito delle questioni sollevate, non trovano riscontro le lamentate criticità in termini di impossibilità di incontro con il magistrato di sorveglianza, avendo questi fatto ingresso in istituto il 16 maggio 2018 e il 22 gennaio 2019, effettuando un'udienza e una visita in entrambi i casi.
  Allo stato, risultano pendenti 5 istanze di udienza dei detenuti di colloquio con il Magistrato di sorveglianza, che ha già programmato un suo imminente accesso in istituto.
  Non si ravvisano particolari problematiche neppure in relazione all'offerta trattamentale.
  Per quanto attiene al lavoro intramurario il 21 febbraio 2019 è stata istituita la Commissione lavoro.
  Nel corso della prima riunione sono stati pienamente applicati i dettami in tema di lavoro penitenziario, a seguito delle modifiche apportate all'articolo 20 della legge n. 354 del 1975, è stato predisposto il nuovo modello di istanza dei detenuti per l'ammissione al lavoro e sono stati definiti i criteri di accesso allo stesso, distinguendo i lavori «generici» (di durata trimestrale) da quelli «specifici» (di durata semestrale).
  Dal mese di maggio al 30 settembre 2019, sono stati ammessi al lavoro 31 dei 42 detenuti richiedenti a cui vanno aggiunti altri 3 detenuti del circuito media sicurezza e 2 detenuti del circuito alta sicurezza che, nonostante non abbiano avanzato richiesta espressa, prestano la loro attività lavorativa.
  In sostanza, ad eccezione dei casi dei detenuti tradotti, scarcerati e esclusi per gravi motivi disciplinari, tutti i detenuti che abbiano presentato istanza di lavoro, hanno regolarmente svolto attività lavorativa.
  Per quanto attiene all'offerta didattica presso la struttura di Palmi, nell'anno scolastico 2018/2019 si è svolto un corso di alfabetizzazione per 3 detenuti analfabeti, mentre allo stato non sono presenti detenuti sprovvisti del titolo conseguibile con la frequenza del corso di scuola primaria né risultano presenti detenuti sprovvisti del titolo di studio conseguibile con la frequenza del corso di scuola secondaria di 1° grado - 1° periodo didattico.
  È attivo il corso di scuola secondaria di 1° grado, 2° periodo didattico a cui risultano attualmente iscritti n. 12.
  È inoltre previsto l'avvio del corso professionale di «installatore e manutentore di impianti elettrici», in collaborazione con il C.P.LA. «Stretto Tirreno-Ionio», istituto professionale per l'industria e l'artigianato di Palmi.
  Per la frequenza di tale corso professionale, sono pervenute 35 istanze di adesione, tutte di detenuti appartenenti al circuito alta sicurezza.
  Con riguardo alle attività culturali, ricreative e sportive, tra quelle previste dal Progetto d'istituto, sono state portate a termine con risultati ampiamente positivi, per l'attiva e costante partecipazione dei detenuti frequentanti, il progetto di lettura «Libroforum» ed il progetto «Tutti all'Opera», mentre in occasione di «Matera Capitale europea della Cultura 2019», si sono svolti una rappresentazione teatrale «Passione e morte di Cristo», portata in scena dall'Associazione «A Pigghiata» di Tinolo; un incontro con il regista/attore Paolo Vilasi rivolto ai detenuti AS3 e una mostra pittorica.
  Particolare attenzione è rivolta ai rapporti affettivi tra i figli minori e i padri detenuti, in quanto il 12 giugno 2019 si è tenuto il primo incontro del progetto «Genitori dentro e fuori» condotto da un’
équipe psicopedagogica, alla quale hanno preso parte n. 12 detenuti A.S.
  Relativamente all'accesso a corsi
online, si evidenzia che i detenuti autorizzati possono accedere a internet solo nelle sale comuni dedicate alle attività trattamentali, con esclusione delle stanze di pernottamento, al fine di consentire un agevole controllo agli operatori.
  Un detenuto Alta sicurezza, studente universitario, ha manifestato tale esigenza che non è stato possibile soddisfare per mancanza di sale comuni idonee a tale scopo.
  Nell'ultimo anno, tre detenuti hanno effettuato un totale di 10 esami universitari attraverso la procedura
Skype. Uno di essi, altresì, ha completato, con il supporto dei funzionari giuridico-pedagogici ivi presenti, il percorso di studi universitari, conseguendo la laurea in «Scienze Motorie» presso l'università degli studi di Messina e sostenendo la discussione della tesi di laurea attraverso il collegamento Skype.
  Infine, così come era stato programmato nel progetto d'Istituto, è stata attivata la Sala informatica che, a partire da quest'anno verrà utilizzata per i corsi scolastici ed extrascolastici.
  Per quanto attiene all'assistenza sanitaria, presso l'istituto di Palmi, nel 2019 sono state effettuate 2.293 visite S.I.A.S., 761 visite da parte di specialisti (150 dermatologiche, 82 odontoiatriche, 155 ortopediche, 48 infettivologiche, 67 chirurgiche, 94 psichiatriche, 119 psicologiche, 39 oculistiche, 7 neurologiche), 203 accertamenti diagnostici strumentali interni, n. 83 traduzioni di detenuti verso presidi esterni per motivi sanitari.
  Durante il 2019 hanno fatto accesso 8 medici di fiducia autorizzati. Il tutto sui circa 60-65 detenuti mediamente presenti nel periodo di riferimento, con una media di circa 50 interventi sanitari a persona in 9 mesi.
  In termini più generali, occorre sottolineare che il potenziamento complessivo dell'assistenza sanitaria in contesto penitenziario, entro i limiti delle proprie competenze, riveste uno specifico rilievo nell'ambito delle linee programmatiche di questo Dicastero.
  Con specifico riguardo al segnalato incremento di problematiche di natura psicologica e psichiatrica in contesto carcerario, va dato atto che sono in corso progetti per incrementare o istituire nuove sezioni delle A.T.S.M. (articolazioni per la tutela della salute mentale) presso varie strutture carcerarie del territorio.
  Inoltre, si fa presente che è intendimento di questa Amministrazione continuare a sviluppare la progettualità appena descritta, nonché proporre la riattivazione dei lavori del tavolo di consultazione permanente per la sanità penitenziaria presso la conferenza unificata, per condividere con il Ministero della salute e le regioni la definizione di un regolamento organizzativo delle articolazioni per la tutela della salute mentale con l'obiettivo di implementare l'assistenza psichiatrica negli istituti penitenziari, rendere omogenei i criteri di ammissione dei detenuti nelle A.T.S.M. e uniformare l'assistenza sul territorio nazionale.
  Proprio grazie alla necessaria sinergia con il servizio sanitario e con le regioni, si persegue l'obiettivo di ampliare e migliorare il servizio anche attraverso informazioni complete sullo stato di salute dei detenuti, un accesso veloce alle prestazioni sanitarie, un incremento dei reparti di medicina protetta
ex articolo 7 del decreto-legge n. 187 del 1993 ed un rafforzamento del piano nazionale di intervento per la prevenzione dei suicidi in carcere.
  A tal riguardo, per i profili di sua competenza, il Ministero della salute ha evidenziato che sono in corso i lavori del tavolo di consultazione permanente sull'attuazione del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 1° aprile 2008 e del comitato paritetico per il superamento degli ospedali psichiatrici giudiziari. In particolare, il suddetto Dicastero, ha rappresentato che il 15 gennaio 2019 si è svolta l'ultima riunione plenaria che ha tracciato un
focus sulle principali azioni da sviluppare, individuandole nella revisione degli accordi conferenza Stato-regioni e unificata, nel monitoraggio dei cambiamenti del settore e nella ripresa di un governo strategico della problematica gestione delle REMS che, giova ricordare, esulano dalla sfera di competenza di questo Dicastero, ai sensi del decreto-legge 22 dicembre 2011, n. 211, convertito, con modificazioni, dalla legge 17 febbraio 2012, n. 9.
  Tali propositi si innestano a pieno titolo nel più ampio alveo delle coordinate operative che puntano ad un innalzamento complessivo della qualità della vita detentiva focalizzando particolare attenzione alla valorizzazione dei rapporti familiari e della genitorialità ed al miglioramento dell'offerta trattamentale, con specifico riguardo sia alle attività didattiche, che alle iniziative in campo lavorativo.
  Sotto il primo aspetto assumono particolare rilievo l'adozione di iniziative tese, fra l'altro, ad agevolare i colloqui dei detenuti con i familiari sia favorendone la prenotazione
on line sia soprattutto, a seguito dell'adozione della circolare del 30 gennaio 2020, attraverso l'impiego dell'applicativo Skype for business per i videocolloqui.
  Attualmente già in 122 istituti di reclusione su 190 risulta attivo e funzionante il sistema
Skype – con il 64 per cento di copertura – così come in 12 su 17 tra ICAM e asili nido – per una percentuale pari al 75 per cento.
  In parallelo è intendimento di questo Dicastero curare un
restyling logistico-strutturale attraverso l'allestimento e il miglioramento di spazi di accoglienza, animazione e supporto psicologico nelle strutture già esistenti.
  Sul piano trattamentale, occorre evidenziare che l'offerta didattica verrà potenziata e modernizzata sia grazie all'imminente rinnovo del protocollo d'intesa con il Miur, lungo un solco già tracciato dalla recente stipula, l'11 settembre 2019, dei protocollo d'intesa con la Conferenza nazionale poli universitari (Cnupp) che prelude all'elaborazione di linee guida attraverso cui armonizzare i moduli di collaborazione fra atenei e mondo penitenziario, sia attraverso l'impiego del
web per sostenere gli esami a distanza ed espletare gli adempimenti burocratici funzionali e propedeutici.
  Ulteriore stimolo verrà impresso alle iniziative a carattere lavorativo, proseguendo nella diffusione del
format «Mi riscatto per...» ed estendendo la rete di contatti con il mondo imprenditoriale e delle cooperative così da ricreare, in contesto penitenziario, condizioni quanto più analoghe possibile al mercato del lavoro esterno e preparare al meglio i detenuti al re-ingresso nel tessuto produttivo all'atto della loro remissione in libertà.
  Il 14 ottobre 2019 il dipartimento dell'amministrazione penitenziaria ha istituito un'innovativa articolazione centrale (denominata «Mi riscatto per il futuro») con il compito principale di agevolare l'incontro fra domanda e offerta di lavoro in contesto detentivo, tra l'altro attraverso la costituzione e implementazione di una banca dati costantemente aggiornata con le informazioni relative al profilo lavorativo-attitudinale dei soggetti ristretti così da incrementare sensibilmente le attività trattamentali a base lavorativa, favorendo per tale via il re-inserimento sociale.
  È fermo intendimento di questo Ministero valorizzare e implementare in maniera significativa la funzionalità di tale struttura così da innalzare sensibilmente la percentuale dei detenuti lavoranti, che attualmente si attesta su una percentuale del 28 per cento, passando attraverso un radicale rinnovamento dell'impostazione di sistema del lavoro penitenziario.
  Per tale via si potrà favorire la capillare diffusione di laboratori e progettualità negli istituti di tutto il territorio e la realizzazione di cicli produttivi in cui coinvolgere stabilmente la popolazione detentiva così da assicurarle percorsi formativi e professionali qualificanti, agevolmente spendibili nei vari rami produttivi del mondo del lavoro, in tal modo facilitando sensibilmente il percorso di recupero e reinserimento sociale.
  È del tutto ragionevole ritenere, in conclusione, che i propositi operativi sin qui sintetizzati impatteranno favorevolmente sulle condizioni e sulla qualità della vita detentiva in maniera trasversale su tutti gli istituti penitenziari tra cui, evidentemente, anche quello di Palmi.
  

Il Ministro della giustizia: Alfonso Bonafede.


   LUCIANO CANTONE, GRIPPA, MARTINCIGLIO e CASA. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   si apprende attraverso la testata giornalistica online «Catanianews» del 20 settembre 2019 che, la compagnia aerea «Vueling» dal 1° ottobre ha soppresso i voli aerei per Catania da Roma Fiumicino, mentre la compagnia aerea «Ryanair» ha tagliato 150 voli tra cui alcuni collegamenti per la Capitale;

   da ciò, è possibile desumere che i cittadini, i lavoratori e le famiglie della Sicilia orientale saranno ulteriormente penalizzati, in quanto, non operando molti vettori sulla stessa tratta aeroportuale, verrà meno la concorrenza sui prezzi dei biglietti e sarà facile aspettarsi rincari e/o diminuzione del numero di voli da e per Roma e/o Milano;

   il trasporto è un elemento essenziale del «diritto alla mobilità», previsto all'articolo 16 della Costituzione, e costituisce un servizio di interesse economico generale tale da dover essere garantito a tutti i cittadini, indipendentemente dalla loro dislocazione geografica;

   la continuità territoriale, intesa come capacità di garantire un servizio di trasporto che non penalizzi cittadini residenti in territori meno favoriti, si inserisce nel quadro più generale di garanzia dell'uguaglianza sostanziale dei cittadini e di coesione di natura economica e sociale, previsto sia all'articolo 3, secondo comma, della Costituzione, sia dalla vigente normativa europea;

   il regolamento comunitario (CEE) n. 2408/1992, e il successivo n. 1008/2008, intervenendo in materia di liberalizzazione dei servizi di trasporto aereo, ha fatto salva la possibilità per gli Stati membri di imporre oneri di servizio pubblico a determinate condizioni. Inoltre, il citato regolamento riconosce, in via generale, alle imprese titolari della licenza comunitaria il diritto di istituire a propria discrezione servizi di trasporto aereo sulle rotte ritenute più convenienti;

   in casi specifici e limitati o in presenza di determinate condizioni socio-economiche, ad ogni Stato membro viene riconosciuta la possibilità di imporre oneri di servizio pubblico necessari al mantenimento di servizi aerei adeguati verso alcune regioni;

   gli interventi di aiuto sono limitati al caso in cui altre forme di trasporto non riescano a garantire servizi ininterrotti con almeno due frequenze giornaliere; dunque, lo Stato identifica i servizi aerei di linea per i quali possono essere imposti oneri di servizio pubblico e, in particolare, tali servizi devono riguardare aeroporti situati in regioni periferiche o in via di sviluppo oppure devono essere relativi a rotte a bassa densità di traffico verso qualsiasi aeroporto, se essenziale per lo sviluppo economico e sociale della regione stessa;

   la Sicilia è un'isola per cui la distanza dalla terraferma è tale da non consentire come per la Sardegna la possibilità che la continuità territoriale trovi attuazione per gli aeroporti di Catania e Palermo;

   gli aeroporti di Catania e Palermo hanno verso Roma e Milano una frequenza di almeno due rotte giornaliere e, negli ultimi anni, hanno registrato un incremento significativo negli spostamenti;

   è crescente la necessità di spostamento degli studenti fuori sede, dei lavoratori e dei cittadini che per esigenze di salute, si muovono verso le destinazioni di Roma e/o Milano, attraverso voli adeguati, regolari e continuativi, e ciò deve avvenire senza eccessivi aggravi economici –:

   se sia a conoscenza della situazione che sta interessando gli aeroporti di Palermo e Catania;

   se ritenga di porre in essere iniziative, per quanto di competenza, affinché si possa garantire agli studenti fuori sede, ai lavoratori e ai residenti in Sicilia che sono costretti a rivolgersi a strutture del servizio sanitario nazionale del territorio italiano, il diritto alla mobilità senza ulteriori aggravi economici insostenibili sulle tratte Catania-Palermo-Roma o Milano e viceversa.
(4-04054)

  Risposta. — Con riferimento all'atto di sindacato ispettivo in esame, sulla base delle informazioni acquisite dall'ente nazionale per l'aviazione civile e dalla direzione generale per gli aeroporti ed il trasporto aereo, si forniscono i seguenti elementi di risposta.
  In merito a quanto segnalato dagli interroganti circa la necessità di garantire i collegamenti da e per la Sicilia a tariffe sostenibili per l'utenza, si ricorda, preliminarmente, che nell'ambito del processo di liberalizzazione del trasporto aereo i vettori titolari di licenza di trasporto aereo rilasciata da uno Stato membro dell'Unione europea hanno la possibilità di scegliere le rotte sulle quali operare e di fissare liberamente le tariffe per il trasporto passeggeri e merci come stabilito dall'articolo 22 del Regolamento (CE) 1008/2008, del 24 settembre 2008, del Parlamento europeo e del Consiglio, che reca norme comuni per le prestazioni di servizi aerei nella Comunità.
  La possibilità di calmierare il costo dei biglietti aerei è consentita esclusivamente attraverso l'imposizione di oneri di servizio pubblico (OSP) qualora ricorrano i presupposti di cui all'articolo 16 dei Regolamento citalo.
  Per le rotte destinate a garantire la continuità territoriale e soggette a oneri di servizio pubblico è possibile praticare tariffe distinte tra residenti e non, nonché riconoscere sconti o biglietti gratuiti per alcune categorie di passeggeri quali, ad esempio, malati e loro accompagnatori, disabili, studenti, sportivi.
  Inoltre, si evidenzia che le rotte su cui imporre oneri di servizio pubblicò per assicurare la giusta mobilità dei cittadini, ridurre i disagi derivanti dalla condizione di insularità e assicurare servizi aerei di linea continui, regolari e a ridotta tariffazione, sono individuate in sede di Conferenza di servizi, cui partecipano le competenti amministrazioni centrali e territoriali.
  Sono stati già adottati alcuni provvedimenti destinati ad assicurare la continuità territoriale aerea sia con le isole minori della Sicilia sia con vari scali nazionali.
  In particolare il decreto ministeriale n. 550 del 28 novembre 2017 ha previsto l'imposizione di oneri di servizio pubblico per i collegamenti, rispettivamente, tra le isole di Pantelleria e Lampedusa ed i principali scali siciliani.
  Inoltre, d'intesa con la Regione siciliana, con decreto ministeriale n. 2 dell'8 gennaio 2020 è stata prevista l'imposizione, a far data dal 15 luglio 2020, di nuovi oneri di servizio pubblico sulle rotte da e per lo scalo di Trapani e gli scali nazionali di Trieste Brindisi, Parma, Ancona, Perugia e Napoli.
  Per lo scalo di Comiso è in fase di avanzata definizione analogo procedimento. È quindi già operativo un sistema di oneri di servizio pubblico che prevede, tra i vari benefici, un «tetto massimo» per il prezzo dei biglietti aerei in regime onerato sulle rotte Pantelleria-Trapani, Pantelleria-Palermo, Pantelleria-Catania, Lampedusa-Palermo, Lampedusa-Catania, e viceversa.
  Da ultimo, per quanto riguarda gli scali di Palermo e Catania, si fa presente che ai sensi dell'articolo 1, commi 124 e 125, della legge di bilancio 2020 (legge n. 160 del 2019) – al fine di garantire un completo ed efficace sistema di collegamenti aerei da e per la Sicilia, che consenta di ridurre i disagi derivanti dalla condizione di insularità e assicurare la continuità del diritto alla mobilità – è stato riconosciuto, per ogni biglietto aereo acquistato, un contributo per determinate categorie di cittadini residenti, nel territorio della regione siciliana.
  Soggetti destinatari di tale disposizioni sono gli studenti universitari fuori sede, i disabili gravi, i lavoratori dipendenti con sede lavorativa al di fuori della regione e con reddito lordo annuo non superiore a 20.000 euro, nonché i migranti per ragioni sanitarie con reddito lordo annuo non superiore a 20.000 euro. A tal fine è stata autorizzata la spesa di 25 milioni di euro per l'anno 2020.

La Ministra delle infrastrutture e dei trasporti: Paola De Micheli.


   CASSINELLI. — Al Ministro della giustizia, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   dal 15 al 18 agosto 2019 circa 300 persone, tra dirigenti e militanti del Partito Radicale insieme all'Osservatorio delle Camere penali italiane, a diversi parlamentari, ai garanti delle persone private della libertà, hanno visitato 70 istituti penitenziari in 17 regioni;

   al 31 luglio 2019 i detenuti ristretti nelle carceri erano 60.254 per una capienza regolamentare di 50.480 e il personale di ogni livello ridotto nel suo organico;

   dall'inizio dell'anno nelle carceri italiane ci sono stati 29 suicidi;

   la delegazione che ha visitato le carceri di Venezia Santa Maria Maggiore ed il carcere femminile di Giudecca il 15 agosto 2019 era composta dall'onorevole Nicola Pellicani;

   nel carcere di Venezia S. Maria Maggiore i detenuti presenti sono 239, in leggero calo rispetto all'inverno scorso, numero comunque superiore ai 161 disponibili; le celle sono piccole e soprattutto all'ultimo piano si soffre molto il caldo; i detenuti stranieri sono 147 a fronte di 83 italiani; tra gli stranieri ci sono 32 tunisini, 25 rumeni, 23 albanesi, 14 nigeriani; resta irrisolto il problema del lavoro: solo in pochi riescono ad essere occupati con attività retribuite; poche unità operano nelle attività di laboratorio ed una cinquantina nei lavori legati ai servizi carcerari; gli agenti sono in numero insufficiente con turni molto pesanti; discreto numero di detenuti psichiatrici, la cui gestione è molto complicata, spesso pericolosa: dovrebbero essere ospitati nelle residenze per l'esecuzione delle misure di sicurezza, ma sono poche e non c'è mai posto;

   nel carcere femminile della Giudecca, sono 81 le detenute presenti, di cui 34 straniere di diversa nazionalità delle quali 11 rumene; grazie all'impegno del mondo cooperativo è delle associazioni in attività di reinserimento sociale, svolgono lavori, regolarmente retribuiti: lavanderia, sartoria, laboratorio di cosmesi, con una linea di prodotti per la cura personale, un orto che produce frutta e verdura biologiche certificate che vengono vendute all'esterno del carcere; presente nella struttura anche un Icam (Istituto a custodia attenuata per madri detenute); attualmente accoglie una madre con due figli di 5 e 4 anni; sono ospitate anche tre donne incinte –:

   quali iniziative il Governo intenda assumere affinché sia garantito il rispetto del terzo comma dell'articolo 27 della Costituzione; quali iniziative di competenza il Governo intenda assumere per vigilare affinché venga garantito il diritto alla salute dei detenuti, considerata la presenza di un così alto numero di casi psichiatrici e di tossicodipendenti; quali iniziative il Governo intenda assumere in relazione all'esigenza di funzionamento del servizio sanitario carcerario h24, attivo anche per far fronte ad eventuali gravi emergenze notturne.
(4-03688)

  Risposta. — Con l'atto di sindacato ispettivo in esame interrogante, nel fare riferimento agli esiti della visita presso il carcere di Venezia Santa Maria Maggiore e presso il carcere femminile della Giudecca, effettuata il 15 agosto scorso da una delegazione dei Radicali italiani, da cui sono emerse una serie di criticità relative, con particolare riferimento alla prima struttura, al sovraffollamento della popolazione detenuta, alle scoperture dell'organico di polizia penitenziaria ivi in servizio ed alla scarsità dell'offerta trattamentale di tipo lavorativo, chiede di sapere quali iniziative intenda il Governo assumere affinché sia garantito il rispetto dell'articolo 27 della Costituzione, quali iniziative di competenza il Governo intenda assumere affinché sia garantito il diritto alla salute dei detenuti, tenuto conto della presenza di numerosi casi psichiatrici e di tossicodipendenza, quali iniziative il Governo intenda assumere in relazione alla necessità di garantire il funzionamento di un servizio sanitario carcerario h24, attivo anche per far fronte ad eventuali gravi emergenze notturne.
  Per quanto attiene alle presenze detentive presso la Casa circondariale di Venezia Santa Maria Maggiore, va detto che alla data del 19 novembre 2019, sono ristretti 257 detenuti, per una percentuale di affollamento che si attesta sul 161,64 per cento come tale effettivamente superiore alla media nazionale che oscilla attorno al 128 per cento. Di contro non si registra alcuna criticità presso la struttura femminile della Giudecca, dove il numero delle detenute, pari a 91, è inferiore a quello dei posti disponibili, pari a 115, l'I.c.a.m., allo stato, ospita 4 detenute madri con prole al seguito che hanno a disposizione spazi tesi a favorire il supporto alla genitorialità, grazie anche alla disponibilità della nuova risorsa abitativa denominata casa Santa Croce.
  Pur sussistendo per l'istituto maschile un'obiettiva problematica di sovraffollamento, va dato conto, innanzitutto, del pieno rispetto dei parametri minimi stabiliti dalla Cedu, in quanto 116 detenuti risultano allocati in uno spazio compreso tra i 3 e i 4 metri quadrati, mentre i restanti 138 ristretti risultano avere a disposizione, nelle rispettive camere di pernottamento, uno spazio di vivibilità superiore ai 4 metri quadrati.
  Per quanto riguarda il numero particolarmente elevato di detenuti stranieri (163 rispetto ai 94 italiani) va dato atto dell'azione che, in campo internazionale, il Ministero sta già conducendo al fine di favorirne il rimpatrio per l'espiazione del residuo pena nei rispettivi Paesi di origine, proseguendo i negoziati in essere, stipulando nuovi accordi e valorizzando altresì lo strumento dell'espulsione verso i paesi d'origine per quei detenuti la cui pena residua lo consenta.
  In particolare, è fermo proposito di questo Dicastero sviluppare e condurre in porto in temi ragionevoli i negoziati già in corso con molti Stati (Capoverde, Filippine, Tunisia, Vietnam, Cina), affinché, in linea con i risultati soddisfacenti già conseguiti nell'anno corrente (Argentina, Colombia, Kosovo, Mali, Libia, Niger, Nigeria, Taiwan, Paraguay) nuovi accordi vengano siglati anche nell'anno venturo e verranno aperti nuovi fronti di dialogo con Paesi come la Bolivia e Cuba.
  Nella medesima direzione deflattiva si iscrive la recente istituzione, presso il Ministero della giustizia, di un tavolo tecnico fra il dipartimento dell'amministrazione penitenziaria ed il dipartimento per gli Affari di giustizia con l'obiettivo di stimolare l'adozione e l'esecuzione di provvedimenti di espulsione dei detenuti stranieri ex articolo 16 comma 5 del decreto legislativo 286 del 1998 (testo unificato immigrazione) verso i paesi d'origine, velocizzandone le procedure di identificazione all'atto dell'ingresso in carcere attraverso lo sviluppo di una sinergia virtuosa con gli Uffici Immigrazione delle questure, da un lato, ed i tribunali di sorveglianza, dall'altro, ciascuno per i profili di rispettiva competenza.
  Rientra fra gli intendimenti prioritari di questo Dicastero fronteggiare incisivamente il problema del sovraffollamento carcerario anche attraverso un serio e concreto rilancio dell'edilizia penitenziaria, puntando sia alla riqualificazione degli spazi esistenti, che all'incremento dei posti detentivi.
  Nel tracciare in questa sede un profilo delle più importanti linee di intervento, oltre a richiamare l'avvenuto completamento nel 2018, da parte del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, dei tre padiglioni detentivi da 200 posti ciascuno presso gli istituti penitenziari di Parma, Lecce e Trani, occorre dare atto dell'imminente ultimazione dei due padiglioni detentivi da 200 posti presso gli istituti penitenziari di Sulmona e Taranto e del nuovo padiglione in realizzazione presso la casa di reclusione di Milano «Opera» per ulteriori n. 400 posti detentivi.
  Dei circa 3.500 posti attualmente risultanti inagibili, circa 1.000 sono già compresi nei procedimenti e negli interventi avviati con i finanziamenti del Piano Carceri e con la successiva rimodulazione deliberata dal comitato paritetico per l'edilizia penitenziaria, curati dai competenti Provveditorati interregionali per le opere pubbliche del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti.
  Sono in corso i procedimenti a cura del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti per la ricerca dell'area del nuovo istituto penitenziario di Savona e la progettazione e realizzazione di nuove strutture detentive, nonché a cura della provincia Autonoma di Bolzano, per il nuovo carcere della città, per un totale di circa 3.500 nuovi posti, che, sommati ai 51.500 sopracitati, porterebbero al raggiungimento di un realistico obiettivo di medio termine, entro il 2025, di circa 55.000 posti detentivi.
  Nel solco normativo tracciato dal cosiddetto decreto-legge semplificazione (decreto-legge, 14 dicembre 2018, n. 135, convertito con modificazioni dalla legge 11 febbraio 2019, n. 12), si dovranno portare a compimento le riconversioni a uso penitenziario della ex Caserma «Battisti» di Bagnoli e della ex Caserma «Bixio» di Casale Monferrato, mentre è imminente il conferimento all'amministrazione penitenziaria della caserma «Barbetti» di Grosseto e sono in corso gli studi di fattibilità per la riconversione della Caserma «Capozzi» di Bari.
  Quanto alla dotazione organica della polizia penitenziaria, le scoperture più significative si registrano nel ruolo dei Sovrintendenti, per quanto riguarda l'istituto maschile, e nel ruolo degli ispettori, per quanto riguarda l'istituto femminile, in entrambi i casi numericamente compensate dagli esuberi nel ruolo degli agenti/assistenti.
  In ogni caso, al fine di un riequilibrio anche sul piano funzionale, con riferimento alla carenza dei sovrintendenti, va ricordato in questa sede che i vincitori del concorso interno a complessivi 2.851 posti proprio per la nomina alla qualifica di vice sovrintendente, al termine del corso di formazione, costituiranno un bacino significativo a cui attingere per colmare le diffuse scoperture che su tutto il territorio si registrano in questo profilo professionale.
  Si tratta di una misura che si innesta a pieno titolo nel più ampio alveo delle mirate politiche assunzionali perseguite da questo Ministero, anche nel comparto penitenziario.
  A tal riguardo ci si limita a evidenziare che è in atto il corso di formazione anche per i vincitori del concorso a 80 posti di Vice Commissario, mentre verranno completate le procedure concorsuali a complessivi 49 posti di ispettore superiore ed a complessivi 754 posti di allievo agente. Si provvederà, altresì, al completamento dell'assunzione straordinaria di 1300 allievi agenti del corpo di polizia penitenziaria – ai sensi dell'articolo 1, commi 382-383, della legge 30 dicembre 2018, n. 145 (legge di bilancio 2019) – anche mediante scorrimento delle graduatorie vigenti e verranno inoltre avviate, nei prossimi mesi, le procedure per la copertura dei posti di vice sovrintendenti conseguito all'incremento della dotazione organica previsto dall'articolo 44, comma 8, lettere
b) e b-bis), del decreto legislativo 29 maggio 2017, n. 95 (di revisione dei ruoli delle forze di polizia), e alle vacanze disponibili dal 31 dicembre 2017 al 31 dicembre 2018.
  È altresì previsto un programma straordinario di assunzioni per i prossimi anni per un totale di 620 unità di polizia penitenziaria e di 150 unità del comparto funzioni centrali con un impegno di spesa di quasi sei milioni annui per il 2020 e per il 2021.

  In tale direzione, si confida realisticamente di poter disporre, a breve, di un ampio bacino di risorse umane a cui attingere per sanare le varie scoperture di cui risentono gli istituti di tutto il territorio e rispetto a cui saranno tenute in debita considerazione anche le esigenze delle strutture in argomento che, comunque, va ricordato, già lo scorso mese di luglio hanno fruito di un incremento rispettivamente di 5 unità l'istituto maschile e di 2 unità quello femminile.
  Con specifico riferimento alle offerte trattamentali di tipo lavorativo, rispetto a cui l'interrogante lamenta profili di inadeguatezza con riferimento alla casa circondariale di Venezia Santa Maria Maggiore, giova rimarcare che, al 30 giugno 2019, risulta un totale di 73 detenuti lavoranti, 60 dei quali alle dipendenze dell'amministrazione penitenziaria.
  Non si ravvisano poi particolari criticità né sul fronte dell'offerta formativa di tipo scolastico, in quanto per l'anno scolastico 2019-2020 sono stati programmati il corso di alfabetizzazione della lingua italiana per stranieri, il corso per il conseguimento della licenza media ed il corso di formazione e orientamento al lavoro di pelletteria e tipografia a cura dell’«Associazione Umana», né tantomeno sul piano delle attività ricreative, anche grazie alla proficua sinergia tra la direzione e la comunità esterna che ha consentito la realizzazione di un corso di teatro, di un corso di scrittura e lettura integrato, di corsi di educazione alla pace, di un corso di cartapesta per la realizzazione delle maschere tipiche dell'artigianato veneziano, di un corso «Informa Salute» rivolto ai tossicodipendenti e di corsi di informatica.
  Con specifico riferimento alla Giudecca, ci si limita ad evidenziare l'ampiezza dell'offerta trattamentale che la struttura offre alle detenute, di cui, per altro, dà atto lo stesso interrogante.
  Da ultimo, per quanto attiene all'assistenza sanitaria si rileva innanzitutto che la copertura medica sulle 24 ore è garantita sia presso la sanità circondariale di Venezia Santa Maria Maggiore, sia presso la casa di reclusione della Giudecca, dove sono altresì assicurati vari servizi specialistici con assidui contatti con il presidio ospedaliero cittadino.
  Con riferimento alla presenza di detenuti affetti da disagio psichico, si rappresenta che, pur essendo la gestione degli stessi in capo al servizio sanitario nazionale, la tematica è all'attenzione dell'amministrazione penitenziaria che ha di recente richiesto alle articolazioni regionali dettagliata relazione relativa agli interventi da attuare in ordine all'acuirsi di problematiche in tema di sicurezza interna riconducibili a esso.
  Tale criticità è stata da tempo affrontata sia sul piano della prevenzione degli atti auto/etero aggressivi, sia sul piano della formazione del personale, prevedendo momenti formativi da svolgersi congiuntamente agli operatori sanitari, nella convinzione che la formazione condivisa costituisca un pilastro fondamentale per incrementare le conoscenze del personale di entrambe le amministrazioni, penitenziaria e sanitaria.
  Sempre a tal proposito, va richiamato il recente incontro dell'8 ottobre 2019, relativo alla presentazione del percorso formativo per la tutela della salute mentale nelle strutture carcerarie del Veneto, tenutosi presso l'Università degli Studi di Padova e organizzato dalla stessa regione, a cui è intervenuto il direttore dell'ufficio detenuti e trattamento del locale Provveditorato.
  Presso la casa circondariale di Venezia Santa Maria Maggiore è stato avviato l'esame congiunto sulla materia con l'azienda U.l.s.s. locale, al fine di addivenire alla sottoscrizione del relativo protocollo di intesa.
  L'importanza rivestita dalla materia ha indotto il locale Provveditorato a costituire, altresì, con apposita disposizione del 31 marzo 2017, una commissione per la presa in carico e la prevenzione del suicidio e dell'autolesionismo in ambito penitenziario.
  Dall'approfondita analisi delle criticità e delle
best practices riscontrate si è giunti alla stesura di «Raccomandazioni» atte a fornire un quadro di riferimento epistemologico e teorico sul tema, nonché informazioni operative per fronteggiare situazioni complesse.
  Il documento redatto è stato trasmesso nel giugno 2018 a tutti gli istituti afferenti al distretto del Triveneto, nonché ai referenti della Sanità regionale del Veneto, Friuli Venezia Giulia e Province autonome di Trento e Bolzano.
  Che la materia relativa alle problematiche afferenti al disagio psichico sia particolarmente avvertita e affrontata da entrambe le amministrazioni, lo si evince anche dal recente incontro dell'osservatorio regionale permanente per la Sanità penitenziaria per il Veneto, tenutosi in data 26 settembre 2019, nell'ambito del quale si è discusso anche della tematica dei detenuti che presentano aspetti psichiatrici, ovvero disagi psichici negli istituti del Veneto.
  Per quanto qui di interesse, va altresì dato atto che la regione Veneto dispone di una Residenza per l'esecuzione delle misure di sicurezza, sita a Nogara (Verona), con circa 40 posti letto.
  Presso la regione Veneto è stato istituito un tavolo tecnico interistituzionale per la gestione del paziente sottoposto a misure di sicurezza. A tali incontri il locale Provveditorato partecipa con presenza qualificata. La più recente riunione del tavolo, tenutasi in data 17 settembre 2019, ha visto, tra i punti all'ordine del giorno, l'analisi di un sistema di offerte per soggetti sottoposti a giudizio e che presentano segni di sofferenza psichica.
  In termini più generali, occorre sottolineare che il potenziamento complessivo dell'assistenza sanitaria in contesto penitenziario, entro i limiti delle proprie competenze, riveste uno specifico rilievo nell'ambito delle linee programmatiche di questo Dicastero.
  Con specifico riguardo al segnalato incremento di problematiche di natura psicologica e psichiatrica in contesto carcerario, va dato atto che sono in corso progetti per incrementare o istituire nuove sezioni delle A.t.s.m. (articolazioni per la tutela della salute mentale) presso varie strutture carcerarie del territorio.
  Inoltre, si fa presente che è intendimento di questa Amministrazione continuare a sviluppare la progettualità appena descritta, nonché proporre la riattivazione dei lavori del tavolo di consultazione permanente per la sanità penitenziaria presso la Conferenza unificata, per condividere con il Ministero della Salute e le Regioni la definizione di un regolamento organizzativo delle articolazioni per la tutela della salute mentale con l'obiettivo di implementare l'assistenza psichiatrica negli istituti penitenziari, rendere omogenei i criteri di ammissione dei detenuti nelle a.t.s.m. e uniformare l'assistenza sul territorio nazionale.
  Proprio grazie alla necessaria sinergia con il servizio sanitario e con le regioni, si persegue l'obiettivo di ampliare e migliorare il servizio anche attraverso informazioni complete sullo stato di salute dei detenuti, un accesso veloce alle prestazioni sanitarie, un incremento dei reparti di medicina protetta ex articolo 7 decreto-legge 187 del 1993 ed un rafforzamento del Piano nazionale di intervento per la prevenzione dei suicidi in carcere.
  A tal riguardo, per i profili di sua competenza, il Ministero della salute ha evidenziato che sono in corso i lavori del tavolo di consultazione permanente sull'attuazione del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 1° aprile 2008 e del comitato paritetico per il superamento degli ospedali psichiatrici giudiziari. In particolare, il suddetto Dicastero, ha rappresentato che il 15 gennaio 2019 si è svolta l'ultima riunione plenaria che ha tracciato un focus sulle principali da sviluppare, individuandole nella revisione degli accordi conferenza Stato-Regioni e unificata, nel monitoraggio dei cambiamenti del settore e nella ripresa di un governo strategico della problematica gestione delle REMS che, giova ricordare, esulano dalla sfera di competenza di questo Dicastero, ai sensi del decreto-legge 22 dicembre 2011, n. 211 convertito con modificazioni dalla legge 17 febbraio 2012, n. 9.
  Tali propositi si innestano a pieno titolo nel più ampio alveo delle coordinate operative che puntano ad un innalzamento complessivo della qualità della vita detentiva focalizzando particolare attenzione alla valorizzazione dei rapporti familiari e della genitorialità ed al miglioramento dell'offerta trattamentale, con specifico riguardo sia alle attività didattiche, che alle iniziative in campo lavorativo.
  Sotto il primo aspetto assumono particolare rilievo l'adozione di iniziative tese, fra l'altro, ad agevolare i colloqui dei detenuti con i familiari sia favorendone la prenotazione
on line sia soprattutto, a seguito dell'adozione della circolare del 30 gennaio 2020, attraverso l'impiego dell'applicativo Skype for business per i video colloqui.
  Attualmente già in 122 istituti di reclusione su 190 risulta attivo e funzionante il sistema
Skype – con il 64 per cento di copertura – così come in 12 su 17 tra Icam e asili nido – per una percentuale pari al 75 per cento.
  In parallelo è intendimento di questo Dicastero curare un restyling logistico-strutturale attraverso l'allestimento e il miglioramento di spazi di accoglienza animazione e supporto psicologico nelle strutture già esistenti.
  Sul piano trattamentale, occorre evidenziare che l'offerta didattica verrà potenziata e modernizzata sia grazie all'imminente rinnovo del protocollo d'intesa con il Ministero dell'istruzione dell'università e della ricerca, lungo un solco già tracciato dalla recente stipula, lo scorso 11 settembre, del protocollo d'intesa con la Conferenza Nazionale Poli Universitari (CNUPP) che prelude all'elaborazione di linee guida attraverso cui armonizzare i moduli di collaborazione fra atenei e mondo penitenziario, sia attraverso l'impiego del web per sostenere gli esami a distanza ed espletare gli adempimenti burocratici funzionali e propedeutici.
  Ulteriore stimolo verrà impresso alle iniziative a carattere lavorativo, proseguendo nella diffusione del
format «Mi riscatto per...» ed estendendo la rete di contatti con il mondo imprenditoriale e delle cooperative così da ricreare, in contesto penitenziario, condizioni quanto più analoghe possibile al mercato del lavoro esterno e preparare al meglio i detenuti al re-ingresso nel tessuto produttivo all'atto della loro remissione in libertà.
  Il 14 ottobre scorso il dipartimento dell'amministrazione penitenziaria ha istituito un'innovativa articolazione centrale (denominata «Mi riscatto per il futuro») con il compito principale di agevolare l'incontro fra domanda ed offerta di lavoro in contesto detentivo, tra l'altro attraverso la costituzione ed implementazione di una banca dati costantemente aggiornata con le informazioni relative al profilo lavorativo-attitudinale dei soggetti ristretti così da incrementare sensibilmente le attività trattamentali a base lavorativa, favorendo per tale via il re-inserimento sociale.
  È fermo intendimento di questo Ministero valorizzare ed implementare in maniera significativa la funzionalità di tale struttura così da innalzare sensibilmente la percentuale dei detenuti lavoranti, che attualmente si attesta su una percentuale del 28 per cento passando attraverso un radicale rinnovamento dell'impostazione di sistema del lavoro penitenziario.
  Per tale via si potrà favorire la capillare diffusione di laboratori e progettualità negli istituti di tutto il territorio e la realizzazione di cicli produttivi in cui coinvolgere stabilmente la popolazione detentiva così da assicurarle percorsi formativi e professionali qualificanti, agevolmente spendibili nei vari rami produttivi del mondo del lavoro, in tal modo facilitando sensibilmente il percorso di recupero e reinserimento sociale.
  È del tutto ragionevole ritenere, in conclusione, che i propositi operativi sin qui sintetizzati impatteranno favorevolmente sulle condizioni e sulla qualità della vita detentiva in maniera trasversale su tutti gli istituti penitenziari tra cui, evidentemente, anche quelli di Venezia Santa Maria Maggiore e della Giudecca.

Il Ministro della giustizia: Alfonso Bonafede.


   CIABURRO. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   il maltempo di queste settimane ha generato ingenti danni in quasi tutte le regioni del nostro territorio. Una delle situazioni maggiormente complesse è quella del Piemonte, dove, nella giornata di giovedì 14 novembre 2019 è caduta la prima neve a bassa quota della stagione. Quest'ultima ha messo in ginocchio il sistema di telecomunicazioni e trasporti in larga parte della provincia di Cuneo, nelle vallate del Cuneese, Monregalese, in Alta Langa e nel Saluzzese, con 15 mila utenze tra famiglie e aziende rimaste senza elettricità, riscaldamento, internet e telefono, e con numerosi black-out nell'erogazione dell'elettricità per la caduta di alberi sui fili, i disagi per la circolazione sulle strade, come la chiusura al traffico del valico internazionale del colle della Maddalena tra Argentera e il confine con la Francia;

   il maltempo ha generato decine di black-out, anche telefonici, in città, paesi, vallate, a causa di alberi spezzati o caduti sulle linee di alta tensione e sulle strade; ha causato la soppressione o il ritardo fino a 170 minuti dei treni, oltre a causare la chiusura delle scuole. Non sono stati solo questi i disagi che hanno dovuto affrontare i cittadini in questione. Essi hanno avuto anche molte difficoltà nel reperimento di scorte e nelle comunicazioni in generale, trovandosi soprattutto nell'impossibilità di chiamare eventuali soccorsi in seguito ad emergenze sanitarie;

   la mancanza di luce e di qualsivoglia altro collegamento ha creato molte problematiche anche alle fabbriche, agli uffici ed alle imprese artigiane, ma anche ai bar, ai ristoranti ed alle attività commerciali. Esemplificativi i casi dello stabilimento Michelin di frazione Ronchi, con 150 operai del turno del mattino rimandati a casa intorno alle 11, e dove l'attività è ripresa a singhiozzo e con molte difficoltà, e del tribunale di Cuneo, dove alcune udienze sono state rinviate per l'impossibilità di verbalizzare al computer;

   nonostante la situazione stia pian piano tornando alla normalità, è assurdo che nel 2019 interi paesi e intere valli debbano rimanere senza elettricità e linea telefonica, oltre che senza riscaldamento per intere giornate. La nevicata del 14 novembre era stata peraltro preventivamente prevista dalle previsioni meteo, ma ha causato comunque interruzioni di pubblico servizio elettrico e di comunicazioni fisse e mobili che in alcuni casi hanno superato le 48 ore a seguito di un evento durato circa 8 ore. Tale situazione preoccupa le intere comunità, in quanto le maggiori criticità sono da attribuirsi al mancato intervento preventivo di manutenzione sulle linee aeree interessate dalla presenza di alberi e rami, che, per ragioni diverse, potrebbero interrompere i sistemi ogni qual volta vi sia un evento nevoso. In questo caso le foglie ancora presenti sugli stessi hanno creato una emergenza diffusa, ma è altrettanto vero che, da tempo, non sono più previste manutenzioni programmate di taglio vegetale sulle linee aeree. A quanto pare si finisce sempre per ovviare a delle situazioni già avvenute con delle opere di ripristino, invece di mettere in campo un piano di manutenzione preventiva per evitare che tali problematiche si possano riproporre –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti esposti in premessa, e quali iniziative, per quanto di competenza, intendano adottare per risolvere al più presto le problematiche sopracitate nelle zone colpite dal maltempo;

   quali iniziative intendano porre in essere, per quanto di competenza, per evitare il riproporsi di tali disservizi, valutando un repentino intervento di riammodernamento, ristrutturazione e di manutenzione delle linee interessate, rimuovendo gli alberi e le piante a rischio, ripristinando i piani di pulizia preventiva di tutte le linee aeree insistenti su questi territori, evitando così che possano riproporsi gli inconvenienti intercorsi alle famiglie ed alle imprese delle zone colpite.
(4-04149)

  Risposta. — Con riferimento all'atto di sindacato ispettivo in esame, sentita la direzione generale competente del Ministero dello sviluppo economico, si rappresenta quanto segue.
  L'interrogante fa riferimento all'interruzione del sistema di telecomunicazioni e trasporti avvenuta il 14 novembre 2019 e nei giorni successivi in Piemonte, soprattutto nella zona del cuneese, e dei relativi disagi e danni arrecati alla cittadinanza e al sistema produttivo.
  Sul punto, occorre evidenziare, per la parte di competenza del Ministero dello sviluppo economico, che la direzione generale ha compiuto le dovute verifiche dei disagi lamentati consultando alcuni operatori.
  Sul punto, la società TIM ha riferito che, in data 14 novembre 2019, alle ore 21:20, i suoi centri di monitoraggio della rete nazionale TIM hanno rilevato allarmi di «mancanza rete elettrica» che hanno progressivamente causato lo «spegnimento» di 63 siti radio mobili e di 20 centrali di rete fissa, con conseguente disservizio nelle zone in argomento. La società ha pertanto immediatamente contattato il gestore elettrico per comprendere la gravità del guasto. Considerata l'entità del
black out, è stato costituito un gruppo di pronto intervento di tecnici TIM, che, nelle giornate del 15, 16 e 17 novembre, hanno ripristinato il servizio grazie all'impiego di unità mobili di alimentazione elettrica. Le infrastrutture di rete coinvolte nel black out sono dotate di unità di alimentazione autonoma idonee a sopperire alla mancanza di energia elettrica per un periodo di circa 4 ore, arco temporale di norma sufficiente a superare le cause dei disservizi. Vista l'entità del black out, TIM ha comunicato di aver posto in essere quanto necessario per garantire il più rapido superamento delle criticità riscontrate, sopperendo alla mancata fornitura di energia elettrica.
  La società wind tre, sulla base delle verifiche effettuate con l'area tecnica W3 tre nord-ovest, fa presente che dal giorno 14 novembre 2019 nell'area del cuneese sono stati registrati disservizi su 22 nodi, determinati da interruzione del flusso energetico da parte del fornitore Enel distribuzione. I tempi di ripristino del servizio pertanto sono dipesi dalla ripresa dell'energia elettrica, avvenuta, nella quasi totalità dei casi, entro le 24/36 ore. Il medesimo operatore Wind Tre riferisce che ad oggi non si registrano disservizi diffusi nella medesima zona della provincia di Cuneo.
  La società Vodafone ha riferito che la zona maggiormente colpita dal disservizio è stata quella del cuneese dove si è registrato lo spegnimento di tre
hub importanti: Hub Cossano, Hub Sommariva Perno, Hub Morozzo. Il mancato funzionamento di questi impianti ha allargato alle aree limitrofe il perimetro del disservizio. Alcuni siti sono stati ripristinati il 15 novembre con gruppo elettrogeno di emergenza, altri il 16 novembre. L'operatore ha ritenuto che il disservizio sia da imputare alle forti nevicate che hanno causato l'interruzione dell'alimentazione degli impianti di telefonia mobile. Nella giornata del 14 novembre, durante la mancanza di rete elettrica, gli impianti hanno continuato a funzionare regolarmente in modalità batteria per alcune ore; solo in serata, in seguito all'esaurimento della carica, si è avuto il disservizio.
  Il ripristino del servizio di telefonia mobile è avvenuto nelle giornate del 15 e 16 novembre, grazie ai gruppi elettrogeni di emergenza, non appena le strade sono tornate percorribili con mezzi speciali. Nei giorni successivi, per garantire l'erogazione del servizio di telefonia mobile si è provveduto al rabbocco di gasolio di tali gruppi elettrogeni, sempre con mezzi speciali, fino al ripristino definitivo delle linee elettriche da parte di Enel.
  Data l'eterogeneità delle questioni sollevate dall'interrogante, riguardo il tema in parola è stato interessato anche il Ministero dell'interno, il quale ha svolto approfondimenti presso la prefettura di Cuneo.

  Quest'ultima ha confermato che nei giorni fra il 14 e il 15 novembre 2019 si è verificata, nel territorio del cuneese, un'intensa nevicata con neve pesante che, a fronte di una stagione caratterizzata da temperature alte rispetto agli standard invernali, ha causato molti danni e disagi alla popolazione, alla viabilità e soprattutto all'erogazione di energia elettrica e alle comunicazioni fisse e mobili, a causa della caduta di alberi sulle linee di conduzione. A causa del maltempo è stata interrotta la viabilità su numerose strade e sono state chiuse molte scuole.
  La principale causa dei disservizi in parola sembrerebbe essere la caduta di alberi ad alto fusto sulle linee aeree, con conseguente messa fuori servizio delle cabine di erogazione di media tensione (MT) e bassa tensione (BT).
  Per quello che attiene specificamente ai numerosi
black out elettrici e telefonici, la prefettura di Cuneo riferisce di aver mantenuto contatti con i responsabili dell'Enel, con i gestori di telefonia fissa e mobile e con i sindaci dei comuni maggiormente colpiti, al fine di monitorare la situazione e garantire la tempestività di interventi a tutela della popolazione.
  In termini di prevenzione, la direzione dell'area nord-ovest della società e-distribuzione riferisce di aver emesso una dichiarazione di allerta per le regioni Piemonte e Liguria comprensiva del periodo dal 14 al 20 novembre, a fronte delle previsioni meteorologiche pervenute dai vari istituti preposti. La società riferisce di aver contestualmente avviato le attività previste dal piano operativo emergenza: rinforzo del personale reperibile, pre-allerta delle imprese appaltatrici, verifica della disponibilità ed efficienza delle dotazioni e dei mezzi, inclusi i gruppi elettrogeni.
  Al verificarsi dell'effettiva emergenza, la società riferisce di aver attivato subito una
task force composta dalle altre unità territoriali di e-distribuzione e dal personale proveniente dalle altre zone del Piemonte non interessate dai disservizi, al fine di fornire aiuto al personale tecnico operativo nella zona di Cuneo.
  La principale causa del disservizio sembrerebbe essere stata individuata nei manicotti di neve e ghiaccio di dimensioni eccezionali sui conduttori, nonché nella caduta di piante ad alto fusto collocate al di fuori della fascia di rispetto dei conduttori delle linee elettriche aeree di media tensione. Per «fascia di rispetto» si intende l'estensione in larghezza, misurata sul piano del terreno, della proiezione verticale al suolo dei conduttori della linea elettrica, entro la quale l'esercente dell'elettrodotto ha facoltà di effettuare il taglio di rami e delle piante che interferiscono con l'elettrodotto stesso. Ebbene, può capitare che una pianta situata al di fuori di detta «fascia di rispetto» – dove dunque la società E-Distribuzione non è autorizzata a realizzare interventi di taglio – cada per effetto degli agenti atmosferici e interferisca con i conduttori della linea, provocando l'intervento delle protezioni della linea stessa, con conseguente disalimentazione dei clienti ad essa connessi.
  Nella provincia di Cuneo, i guasti si sono verificati a causa della rottura di numerosi conduttori e di alcuni sostegni. Il sovraccarico della neve particolarmente pesante e il terreno ammorbidito dalle precedenti piogge hanno amplificato il fenomeno, soprattutto durante l'accesso ai fondi per effettuare le riparazioni.
  In termini di stima di massima dei danni occorsi alla rete elettrica nella provincia di Cuneo, la società riferisce che le linee interessate da guasti singoli o multipli sono state 89, mentre le cabine secondarie disalimentate sono state 1.700.
  Per fronteggiare tale situazione, E-Distribuzione riferisce di aver attivato una
task force di circa 250 risorse e usato oltre 145 mezzi speciali; nonché di aver fatto ricorso a 110 gruppi elettrogeni per rialimentare i clienti nei casi in cui le strade impraticabili rendevano impossibile l'accesso agli impianti per riparazioni tempestive.
  Viene riportata inoltre l'immediata attivazione di canali di comunicazione dedicati alla protezione civile e alle autorità locali per definire le priorità di intervento e per lavorare in maniera coordinata alla soluzione dei problemi di accessibilità e viabilità.
  Per quello che attiene alla manutenzione delle linee elettriche, E-Distribuzione riferisce di effettuarla sistematicamente. Si tratterebbe di attività cicliche biennali di ispezioni eliportata e taglio piante, a rotazione, oltre che di piani di manutenzione dedicati a specifici componenti. Tutti i varchi delle linee aeree interessate dal maltempo nelle giornate in parola erano ricompresi nei programmi di manutenzione. Per le attività di manutenzione e gli interventi sulla rete della provincia di Cuneo, E-Distribuzione riferisce di aver investito circa 104 milioni di euro nel quinquennio 2015-2019. In particolare, nel 2019 la società riferisce di aver eseguito attività di taglio piante e ispezione eliportate sulle linee elettriche della zona di Cuneo per circa un milione di euro.
  Infine, la prefettura di Cuneo informa di aver convocato, il 20 novembre 2019, una riunione con i vertici dell'area territoriale dell'Enel interessata, al fine di valutare l'accaduto e porre in essere gli interventi necessari per prevenire eventuali future emergenze. Su richiesta del presidente dell'Unione nazionale dei comuni, comunità ed enti montani (Uncem) del Piemonte, il 22 novembre si è tenuto un secondo incontro alla presenza di una delegazione dei sindaci delle zone maggiormente colpite dai disservizi segnalati. Nel corso di questa seconda riunione è stato consegnato ad Uncem un documento contenente le proposte per prevenire eventuali future criticità di analoga natura. Gestore e sindaci hanno concordato sulla priorità di mantenere sgombre le fasce di rispetto intorno alle linee di conduzione, possibilmente senza alberi che possano danneggiare o rompere i cavi, causando gravi disagi alla comunità.
  In conclusione, tengo a precisare che il Ministero dello sviluppo economico, nei limiti delle proprie competenze, conferma la propria disponibilità ad attivarsi al fine di garantire la continuità dei servizi di comunicazione ed elettrici ai cittadini, al fine di evitare ovvero di limitare ogni possibile danno al sistema produttivo anche in ipotesi emergenziali come quelle descritte con l'interrogazione in parola.

Il Ministro dello sviluppo economico: Stefano Patuanelli.


   DE MARTINI e ZOFFILI. — Al Ministro dell'interno, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   il numero degli sbarchi di immigrati clandestini di nazionalità algerina in Sardegna è in continua ascesa e gli arrivi avvengono ormai quasi quotidianamente senza più alcun controllo dai Paesi africani;

   il problema della rotta migratoria illegale, in particolare dall'Algeria verso la zona del Sulcis, nel sud della Sardegna, era già stata negli anni precedenti segnalata con altre interrogazioni;

   successivamente, come emerso in occasione del Comitato nazionale per l'ordine e la sicurezza pubblica dell'11 giugno 2019, con riguardo al numero dei migranti provenienti da tale rotta, i dati registrati nel 2018, in particolare da giugno, avevano segnato una flessione in negativo rispetto all'anno precedente, raggiungendo le mille unità contro le 1936 del 2017, fino ad arrivare ad un ulteriore e drastico calo con soli 220 sbarchi in Sardegna a giugno 2019 e una diminuzione dell'85 per cento degli sbarchi a livello nazionale;

   invece, come riferito dal Ministro interrogato nel corso dell'audizione presso il Comitato parlamentare Schengen, Europol e Immigrazione del 7 novembre 2019 relativamente al numero degli sbarchi cosiddetto autonomi, al 4 novembre 2019, tali sbarchi risultano complessivamente pari a 7.510, rispetto ai 6.000 dell'intero 2018, con una tendenza in aumento in particolar modo nel mese di settembre (1.924) e ottobre (1.398);

   tale inversione di tendenza è, difatti, confermata dall'intensificarsi negli ultimi mesi degli arrivi illegali sulle coste del Sulcis, come accaduto anche il 18 ottobre 2019 quando si è verificato un nuovo sbarco di 15 migranti algerini, di cui uno minorenne, a Sant'Antioco, mentre un secondo «barchino» non lontano, con altre 8 immigrati, è approdato nella zona di Giba;

   come nelle precedenti operazioni di recupero, è stato costatato che tutti i migranti erano in buone condizioni, il che dà conferma di un viaggio effettuato in una condizione ottimale per affrontare fisicamente una traversata marina anche nei periodi successivi all'estate;

   l'impegno delle forze dell'ordine è messo quotidianamente a durissima prova dalla necessità di conciliare il pattugliamento e gli interventi sulla fascia costiera e in mare per l'arrivo dei barchini dall'Algeria, onde scongiurare anche il pericolo di eventuali infiltrazioni di organizzazioni criminali nel nostro territorio, e l'espletamento dell'ordinaria attività nelle zone dell'entroterra;

   è di tutta evidenza che le stesse forze dell'ordine non devono essere costrette a sacrificare la normale attività di controllo del territorio per dover far fronte a questa nuova emergenza e che, pertanto, vi è la necessità di urgenti rinforzi onde evitare il collasso dell'intera struttura –:

   se il Governo sia a conoscenza di quanto riportato in premessa e quali iniziative abbia già adottato o intenda adottare, per quanto di competenza, al fine di garantire il controllo dei confini marittimi davanti alle coste del Sud della Sardegna, in particolar modo le coste del Sulcis, per impedire l'approdo diretto di natanti con a bordo immigrati clandestini e quali iniziative intenda attivare al fine di contrastare le organizzazioni criminali deputate alla gestione della rotta nord africana.
(4-04151)


   DE MARTINI. — Al Ministro dell'interno, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   secondo quanto pubblicato da numerosi quotidiani, in diverse località tra Teulada e Carloforte, sulle coste del Sulcis in Sardegna, solo nella giornata del 3 gennaio 2020 sarebbero sbarcati in modo illegale a bordo di piccole imbarcazioni complessivamente circa un centinaio di immigrati;

   difatti, durante tutta la giornata del 3 gennaio sulle coste del sud della Sardegna gli sbarchi si sono susseguiti senza sosta e il numero degli arrivi irregolari, frazionati ed in piccoli gruppi, sarebbe salito di ora in ora fino a raggiungere la cifra record di un centinaio di immigrati nell'arco di sole 24 ore;

   grazie alle numerose stazioni dislocate sul territorio da parte dei carabinieri, degli agenti del commissariato e dei militari della Guardia di finanza per affrontare lo stato di emergenza, dopo essere stati via via intercettati e dopo le procedure di identificazione, gli immigrati, risultati irregolari, in prevalenza giovani e in buona salute, sarebbero stati tutti trasportati al centro di accoglienza di Monastir;

   secondo quanto dichiarato alle forze dell'ordine, gli immigrati sarebbero tutti partiti dal Nordafrica, sarebbero di nazionalità algerina e sarebbero salpati dalla zona di Annaba che dista circa 250 chilometri dalle coste meridionali della Sardegna;

   nonostante l'impegno delle forze dell'ordine dislocate sul territorio per affrontare l'emergenza che sta investendo il sud della Sardegna, si teme che, visto l'elevato numero degli sbarchi in questi giorni, possano essere sfuggiti all'individuazione altri immigrati e che dunque il numero degli arrivi sia ancora più elevato rispetto a quello accertato;

   il fenomeno degli sbarchi illegali diretti sulle coste meridionali della Sardegna, con arrivi frazionati dall'Algeria, ha registrato a partire dal mese di settembre 2019 un aumento vertiginoso fino a raggiungere in questi ultimi giorni cifre paragonabili solo a quelle registrate nel 2016 e 2017, dopo il drastico calo nel 2018 (-47,68 per cento) fino ad agosto del 2019;

   quanto accaduto negli ultimi giorni nella zona del Sulcis e riportato anche dalla stampa, nonché l'aumento crescente e incontrollato degli sbarchi illegali provenienti dal nord Africa verso le coste meridionali della Sardegna non possono che destare grande preoccupazione, anche per le pesanti ricadute sull'isola in termini negativi sotto i profili della sicurezza e dell'ordine pubblico –:

   quali iniziative i Ministri interrogati, per quanto di competenza, abbiano già assunto o intendano assumere, nel più breve tempo possibile, al fine di contrastare il fenomeno degli sbarchi illegali di immigrati provenienti in maggior parte dall'Algeria e diretti alle coste meridionali della Sardegna e al fine di intensificare i controlli su tutta l'area marittima e terrestre interessata da tale fenomeno.
(4-04426)


   DE MARTINI. — Al Ministro dell'interno, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   i dati ufficiali, resi noti attraverso il proprio sito istituzionale dal Ministero dell'interno – dipartimento della pubblica sicurezza, attestano che solo nel periodo dal 1° al 20 gennaio 2020 il numero di immigrati sbarcati irregolarmente nel nostro Paese è stato pari a 735;

   raffrontando il numero degli sbarchi registrati nello stesso periodo del 2019, quando sono stati solo 155 in tutto il mese di gennaio, è di tutta evidenza che, nonostante le condizioni meteorologiche meno favorevoli rispetto a quelle dei mesi estivi, gli stessi hanno subìto un notevole aumento, confermando il preoccupante trend in crescita degli arrivi illegali via mare registrato negli ultimi mesi;

   sempre secondo tali dati, la prima nazionalità dichiarata dagli immigrati giunti illegalmente sulle coste italiane 2020 sarebbe quella algerina, con 248 ingressi su un totale di 735 (ossia il 34 per cento), il che dimostra un preoccupante incremento della rotta migratoria illegale dall'Algeria verso le coste meridionali della Sardegna;

   difatti, sempre stando ai dati riportati anche da diversi quotidiani nazionali, al 20 gennaio di quest'anno sarebbero già 237 gli immigrati irregolari rintracciati dalle forze dell'ordine sulle coste della sud della Sardegna a seguito di sbarchi illegali, in particolare nella zona del Sulcis, un numero che corrisponde a quello degli immigrati di nazionalità algerina sopra citato;

   a destare ulteriore preoccupazione vi è inoltre la circostanza che, mentre nel gennaio 2019 in Sardegna non si erano registrati sbarchi illegali, solo nei primi 20 giorni del 2020, invece, il loro numero è ormai di 237, ossia ben un terzo degli arrivi complessivi nazionali e già un quarto, in soli 20 giorni, degli arrivi registrati in Sardegna in tutto il 2019 (894);

   come evidenziato nei mesi scorsi dalla stampa e altresì dal sottoscritto con altre interrogazioni rivolte ai Ministri interrogati per sollecitare il loro tempestivo intervento, l'intensificarsi degli arrivi illegali sulle coste meridionali della Sardegna rappresenta un serio rischio e pericolo per la legalità e la sicurezza del nostro Paese, anche per la necessità di scongiurare possibili infiltrazioni di organizzazioni criminali nel territorio italiano, essendo stati rintracciati dopo gli sbarchi dall'Algeria immigrati altresì con precedenti penali –:

   quali iniziative abbiano già adottato o intendano adottare, nel più breve termine, per quanto di competenza, per garantire il controllo dei confini marittimi e contrastare i flussi migratori illegali e le organizzazioni criminali che gestiscono il traffico di esseri umani dai Paesi del Nord Africa nonché per impedire l'arrivo, in particolare dall'Algeria, di natanti con a bordo immigrati clandestini sulle coste del Sud della Sardegna.
(4-04523)

  Risposta. — Gli sbarchi di migranti sulle coste meridionali della Sardegna avvengono con fasi alterne, da circa 15 anni, e generalmente hanno luogo con arrivi frazionati, spesso imprevedibili in qualsiasi ora del giorno e della notte.
  Si tratta quasi esclusivamente di migranti di nazionalità algerina che, in condizioni di mare calmo e con piccole imbarcazioni di ridotte capacità di trasporto, riescono a raggiungere direttamente la costa meridionale della provincia di Cagliari ricompresa tra i comuni di Teulada e Sant'Antioco.
  Gli stranieri, generalmente di sesso maschile, sono organizzati in piccoli gruppi a bordo di due o tre imbarcazioni per ogni singolo evento.
  Le informazioni acquisite nell'immediatezza degli eventi confermano come possa ritenersi costituita una stabile rotta dall'Algeria verso la Sardegna, prevalentemente percorsa da giovani algerini, spinti alla traversata da motivazioni derivanti dallo stato di precarietà in cui vivono nel proprio Paese.
  Le destinazioni finali dichiarate dai migranti sono la Francia e la Germania, ove gli stessi riferiscono di avere parenti o conoscenti.
  Gli sbarchi, agevolati in presenza di condizioni meteo marine favorevoli, negli ultimi anni hanno registrato un andamento decrescente: da 1.989 migranti giunti nel 2017 si è passati ai 1.012 del 2018 (meno 49 per cento rispetto al 2017), mentre nel 2019 ne sono sbarcati 894 (meno 11 per cento rispetto al 2018).
  Si evidenzia che, ove i migranti riescano a raggiungere autonomamente la costa, sono prontamente rintracciati dalle forze di polizia, e che i cittadini algerini non propongono, se non in casi sporadici, alcuna domanda di protezione internazionale.
  In tale contesto, si è reso necessario predisporre un particolare dispositivo di accoglienza, soprattutto in considerazione delle operazioni sanitarie e di polizia che conseguono al loro rintraccio.
  In particolare, i migranti sono condotti nel centro di primo soccorso e accoglienza allestito nel comune di Monastir; qui ricevono le visite mediche da parte di personale della ASL e sono avviati alle procedure di identificazione svolte dalle forze di polizia.
  Dal 20 gennaio 2020 è operativo in Sardegna, nel comune di Macomer, anche un centro per i rimpatri con capacità di 50 posti.
  Sotto il profilo preventivo e per il contrasto al fenomeno del traffico di migranti via mare verso le coste della Sardegna, si precisa che viene in ogni caso regolarmente effettuata una mirata attività di vigilanza, con l'impiego sia di mezzi aerei che di unità navali: proprio questa attività ha permesso di individuare all'interno delle acque territoriali parte dei natanti impiegati per l'immigrazione clandestina, di scortarli nei luoghi di approdo e di garantire nel contempo la salvaguardia delle vite umane e la sicurezza pubblica.
  Lo specchio di Mar Mediterraneo teatro degli arrivi dalle coste algerine è da tempo all'attenzione delle istituzioni europee, e in particolare all'Agenzia Frontex, l'Agenzia europea della guardia di frontiera e costiera, che coordina infatti già da alcuni anni l'operazione Themis.
  Su richiesta del nostro Paese, e al fine di un più incisivo monitoraggio e controllo dei flussi migratori che transitano via mare dal Nord Africa al Sud della Sardegna, Themis è stata anche potenziata con l'impiego nella regione di un ulteriore assetto aeronavale, cui conferiscono mezzi e personale anche di altri Stati.
  Al fine di implementare la sorveglianza delle coste meridionali sarde e dello stesso canale di Sardegna, grazie all'impiego di fondi europei, è in corso la realizzazione di una stazione radar nell'area di Capo Carbonara, in provincia di Cagliari.
  Con la stessa finalità operano la Guardia costiera di Cagliari, che nell'ultimo anno ha incrementato le ore di pattugliamento, con conseguente rafforzamento della capacità di sorveglianza.
  Al riguardo, si evidenzia come la Direzione Marittima della Guardia costiera di Cagliari contribuisca con i propri mezzi navali all'attività di pattugliamento in esame. Nel semestre da maggio a ottobre 2019, sono state effettuate 150 ore di moto mensili, per un totale di 900 ore. Inoltre, nel corso del mese di gennaio di quest'anno, i mezzi aeronavali della Guardia costiera sono stati impiegati per la predetta attività nella misura pari a 150 ore per i mezzi navali e 37,5 ore di moto per mezzi ad ala rotante.
  Si osserva, pertanto, che la Guardia di finanza, nell'ultimo anno, ha incrementato le ore di pattugliamento ad opera delle proprie unità navali, avviando anche un processo di ammodernamento e potenziamento della flotta aeronavale.
  Ha inoltre promosso lo svolgimento di una più intensa ed efficace attività di vigilanza integrata, tramite il raccordo del reparto operativo aeronavale di Cagliari con il comando operativo aeronavale di Pomezia e il reparto operativo aeronavale di Palermo.
  Il Ministro della difesa ha comunicato come la Marina militare italiana sia impegnata nel Mediterraneo centrale con il dispositivo Mare Sicuro, che, pur con funzioni di sorveglianza e di sicurezza marittima, contribuisce all'azione di deterrenza e contrasto ai traffici illeciti e all'immigrazione illegale.
  Il Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale ha altresì rappresentato come l'Algeria stia efficacemente lavorando al contrasto delle reti di trafficanti di esseri umani e dell'immigrazione irregolare, intensificando i controlli della frontiera marittima e di quella terrestre.
  Le autorità algerine hanno riferito al Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale di aver contrastato nel 2019 3.053 tentativi di immigrazione irregolare via mare e di aver salvato 331 persone nel Mediterraneo.
  Si informa, infine, che nel corso degli ultimi due anni l'attività di contrasto al traffico di migranti provenienti dall'Algeria ha portato all'arresto di 17 cittadini algerini, mentre, per quanto concerne le procedure di rimpatrio, nel 2019 sono stati 200 i cittadini algerini allontanati dal territorio nazionale, dei quali 83 respinti alla frontiera, 72 riammessi nei Paesi di provenienza e 45 rimpatriati a seguito di decreto di espulsione o respingimento.

Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Carlo Sibilia.


   DEIDDA. — Al Ministro per la pubblica amministrazione. — Per sapere – premesso che:

   negli ultimi anni, le graduatorie dei concorsi pubblici hanno conosciuto interventi legislativi volti ad estenderne l'efficacia temporale, nonché a consentirne l'utilizzo da parte di amministrazioni diverse da quella promotrice del concorso, oltre che ad ammetterne l'utilizzabilità da parte della stessa amministrazione, per la copertura di posti ulteriori rispetto a quelli inizialmente banditi;

   già l'articolo 9 della legge n. 3 del 2003, aveva previsto a decorrere dal 2003 la possibilità per le amministrazioni dello Stato, anche ad ordinamento autonomo, e gli enti pubblici non economici di ricoprire i posti disponibili, nei limiti della propria dotazione organica, utilizzando gli idonei delle graduatorie di pubblici concorsi approvate da altre amministrazioni del medesimo comparto di contrattazione;

   fino all'approvazione della legge di bilancio 2019, nella legislazione italiana emergeva, quindi, una chiara preferenza per l'assunzione di personale mediante scorrimento di graduatorie, proprie o altrui: facoltà che l'articolo 3, comma 5-ter, del decreto-legge n. 90 del 2014, aveva esteso anche agli enti locali: disposizione, peraltro, non espressamente abrogata dalla citata legge di bilancio 2019;

   la citata legge di bilancio 2019 ha invece imposto che le graduatorie dei concorsi siano utilizzate esclusivamente per la copertura dei posti banditi, autorizzando l'eventuale scorrimento della graduatoria nella sola ipotesi in cui sia necessario attingere dai candidati «idonei» per la copertura di posti che, pur essendo stati messi a concorso, non siano stati coperti o siano successivamente divenuti scoperti nel triennio di validità della graduatoria;

   le nuove disposizioni normative, pertanto, hanno determinato un'inversione di tendenza nella utilizzabilità delle graduatorie di concorso, non consentendo più lo scorrimento da parte di altre amministrazioni, né da parte della medesima amministrazione, creando così uno stretto collegamento tra la singola graduatoria e i posti messi a concorso;

   diverse sezioni regionali di controllo della Corte dei conti si sono recentemente occupate della questione inibendo di fatto lo scorrimento delle graduatorie in questione – con il risultato che quelle formatesi a seguito delle disposizioni della legge di bilancio 2019 saranno utilizzabili nei termini suindicati – e precisando altresì che la disciplina in questione debba ritenersi applicabile avuto riguardo alla data di formazione della graduatoria e non a quella di indizione del concorso;

   il comma 365 dell'articolo 1, della legge di bilancio 2019, di contro ha previsto che la normativa in questione si applichi alle graduatorie delle procedure concorsuali bandite successivamente alla data di entrata in vigore della legge stessa pertanto, sembrerebbe pacifica la validità di tutte le graduatorie pur formatesi nel 2019 ma relative a concorsi banditi prima della data di entrata in vigore della citata legge di bilancio 2019;

   tale condizione di incertezza potrebbe arrecare diversi pregiudizi alle amministrazioni interessate ad effettuare nuove assunzioni le quali, infatti, sarebbero costrette a effettuare una scelta dalla quale potrebbe successivamente scaturire un notevole contenzioso tra i diversi aspiranti alle posizioni oggetto di concorso o intraprendere una nuova procedura concorsuale per la copertura di singole posizioni, con notevole aggravio sulla spesa pubblica di dette amministrazioni;

   la partecipazione ai concorsi banditi prima dell'entrata in vigore della legge di bilancio 2019 – talvolta con notevoli sacrifici anche di carattere economico – era motivata anche dal fatto che l'idoneità ottenuta nei medesimi avrebbe potuto determinare l'assunzione da parte di altre amministrazioni, mediante lo scorrimento delle graduatorie in questione –:

   se il Ministro sia a conoscenza dei fatti sopraesposti e quali iniziative di competenza intenda assumere al fine di rimuovere l'incertezza createsi in ragione della recente evoluzione normativa, se del caso adottando ogni opportuna iniziativa di carattere normativo al fine di fornire un'interpretazione autentica della disciplina in questione.
(4-03604)

  Risposta. — Evidenzio, preliminarmente, che nel corso dell'ultimo decennio, in ragione della necessità di riduzione della spesa pubblica, il legislatore ha disposto il blocco delle assunzioni nella pubblica amministrazione, con limitazioni ed esclusioni volta per volta previste dalle varie leggi di bilancio.
  Tuttavia, al fine di salvaguardare le legittime aspettative all'assunzione da parte dei candidati idonei utilmente collocati nelle varie procedure concorsuali nel frattempo espletate, non potendo le pubbliche amministrazioni procedere alla copertura degli eventuali posti vacanti proprio a causa del citato divieto, il legislatore ha disposto la perdurante vigenza delle graduatorie concorsuali in via di scadenza.
  In particolare, a decorrere dall'anno 2011, sono stati approvati i seguenti provvedimenti:

   a) il decreto-legge n. 216 del 2011 (convertito in legge n. 14 del 2012), che ha statuito la validità delle graduatorie concorsuali approvate dopo il 2005 fino al 31 dicembre 2012, termine in seguito ulteriormente prorogato al 31 dicembre 2013;

   b) il decreto-legge n. 101 del 2013 (convertito in legge n. 125 del 2013), che ha disposto la proroga delle graduatorie concorsuali vigenti, alla data di entrata in vigore del decreto, fino al 31 dicembre 2016, termine successivamente aggiornato al 31 dicembre 2017;

   c) la legge n. 205 del 2017, che ha stabilito la validità delle citate graduatorie, vigenti alla data del 31 dicembre 2017, fino al 31 dicembre 2018 (prevedendo altresì la vigenza delle stesse fino alla completa assunzione dei vincitori e, comunque, la validità del termine di 3 anni di cui al decreto legislativo n. 165 del 2001 per gli idonei);

   d) la legge n. 145 del 2018, che ha ulteriormente prorogato la validità delle graduatorie approvate dal 1° gennaio 2010 fino al 30 settembre 2019, con una diversificazione temporale, ed ha previsto altresì, per i candidati idonei collocati nelle graduatorie approvate negli anni dal 2010 al 2013, la frequenza di appositi corsi di formazione e aggiornamento nonché il superamento di un esame-colloquio diretto a verificarne la perdurante idoneità;

   e) la legge n. 128 del 2019 (di conversione del decreto-legge n. 101 del 2019), che ha statuito, a parziale modifica delle norme precedenti, quanto segue:

    1) la scadenza delle graduatorie del 2010 alla data del 30 settembre 2019;

    2) la validità delle graduatorie del 2011 fino alla data del 31 marzo 2020, con il vincolo della frequenza di corsi formazione ed aggiornamento e del relativo esame-colloquio finale;

    3) la validità delle graduatorie approvate dall'anno 2012 all'anno 2015 fino alla data del 30 settembre 2020;

    4) la validità delle graduatorie approvate negli anni 2016, 2017 e 2018 rispettivamente fino alla data 30 settembre 2020, del 31 marzo 2021 e del 31 dicembre 2021;

    5) la validità per un triennio delle graduatorie approvate dal 1° gennaio 2019, come previsto dall'articolo 35, comma 5-ter, del decreto legislativo n. 165 del 2001.

  L'intera materia è stata ridefinita, con talune significative innovazioni, dalla legge 27 dicembre 2019 n. 160 (legge di bilancio 2020), la quale, all'articolo 1, commi 147-149, ha disposto quanto segue:

   a) le graduatorie approvate nell'anno 2011 sono utilizzabili fino al 31 marzo 2020, previa frequenza obbligatoria di corsi di formazione e aggiornamento organizzati dalle singole amministrazioni e superamento del relativo esame-colloquio finalizzato a verificarne la perdurante idoneità (in tal senso confermando del tutto la precedente previsione di cui alla legge n. 128 del 2019);

   b) le graduatorie approvate negli anni dal 2012 al 2017 sono utilizzabili fino al 30 settembre 2020;

   c) le graduatorie approvate negli anni 2018 e 2019 sono utilizzabili entro 3 anni dalla loro approvazione;

   d) l'articolo 35, comma 5-ter, del decreto legislativo n. 165 del 2001, viene modificato prevedendo, in luogo dell'originario termine di 3 anni, un periodo di validità delle graduatorie concorsuali pari a 2 anni dalla data di approvazione;

   e) l'abrogazione dell'articolo 1, comma 361, della legge n. 145 del 2018, che stabiliva il principio per il quale le graduatorie approvate a decorrere dall'anno 2019 fossero utilizzate esclusivamente per la copertura dei posti messi a concorso (tali graduatorie, pertanto, potranno essere utilizzate altresì per la copertura di qualsiasi altro posto diverso da quelli messi a concorso).

  In sintesi, è stata compiuta la scelta di offrire ancora una possibilità ai cosiddetti «idonei», prolungando la validità delle graduatorie a fronte dello sblocco integrale del turn over compiutosi dopo molti anni, al contempo attribuendo alle singole amministrazioni pubbliche la facoltà, non l'obbligo, di utilizzare le graduatorie dei concorsi pubblici entro i termini di scadenza riportati innanzi.
La Ministra per la pubblica amministrazione: Fabiana Dadone.


   FERRARI, IEZZI, BONIARDI, FANTUZ, PICCOLO, TOCCALINI, RAFFAELE VOLPI e ZICCHIERI. — Al Ministro dell'interno, al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:

   in occasione dell'anniversario dell'affondamento della corazzata Roma avvenuto ad opera dell'aeronautica militare tedesca il 9 settembre 1943, il sindaco di Porto Torres, Sean Wheeler, ha presenziato ad una cerimonia svoltasi nel suo comune indossando la fascia tricolore ed un paio di bermuda probabilmente più adeguati ad una spiaggia che non ad una manifestazione indetta per onorare la memoria di 1700 caduti;

   secondo una circolare emanata dal Ministro dell'interno pro-tempore, Rosa Russo Iervolino, il 4 novembre 1998, in coincidenza con la giornata dell'unità nazionale in cui si ricorda la vittoria dell'Italia nella Prima guerra mondiale, «l'alto ruolo istituzionale svolto dal sindaco impone [...] un uso corretto e conveniente della fascia tricolore nell'avvertita consapevolezza della dignità e del decoro della carica, e tale da non scalfire la realtà dello Stato come elemento di unità giuridica, nel cui ambito ogni cittadino è tenuto a partecipare al mantenimento dei valori che lo caratterizzano e lo fondano» –:

   posto che il comportamento tenuto dal sindaco di Porto Torres in occasione della recente commemorazione dell'affondamento della corazzata Roma e di quanti vi morirono non sembra agli interroganti essere stato conforme alle indicazioni contenute nella citata circolare emanata il 4 novembre 1998, quali iniziative di competenza si ritenga eventualmente di assumere per assicurare un uso corretto della fascia tricolore e un abbigliamento consono in occasione di importanti ricorrenze nazionali come quella di cui in premessa;

   quali reazioni abbia determinato la scelta del sindaco di Porto Torres da parte del personale militare ed in particolare di quello della Marina militare e di coloro che fanno parte dell'Associazione nazionale marinai d'Italia.
(4-03611)

  Risposta. — Come anche ricordato dagli interroganti, si evidenzia, in primo luogo, che il Ministero dell'interno ha fornito, con circolare del 4 novembre 1998, specifiche indicazioni sull'impiego della fascia tricolore da parte del soggetto che rappresenta la comunità locale, anche al fine di uniformarne l'uso su tutto il territorio nazionale.
  In particolare, è stato sottolineato come in tale contesto l'uso della fascia tricolore assuma un valore altamente simbolico. L'alto ruolo istituzionale svolto dal sindaco impone, pertanto, un uso corretto e conveniente della fascia tricolore.
  Nell'interrogazione in esame si fa riferimento all'abbigliamento — ritenuto non consono al ruolo istituzionale ricoperto — del sindaco di Porto Torres, in occasione della sua partecipazione alla commemorazione dei caduti della Corazzata Roma.
  Al riguardo, si osserva come il prefetto di Sassari, nell'immediatezza dei fatti, abbia provveduto a convocare il primo cittadino, richiamando la sua attenzione sul corretto utilizzo della fascia tricolore, nel rigoroso rispetto dei principi stabiliti nella citata circolare. Il sindaco, nell'occasione, ha sottolineato come con l'abbigliamento utilizzato non intendesse offendere, in alcun modo, la memoria dei caduti, né le istituzioni militari e men che meno lo Stato italiano. Il sindaco ha inoltre tenuto a precisare il «suo profondo e deferente rispetto per lo Stato, per tutti i corpi militari e per ogni singolo essere umano», rivolgendo le sue scuse a chiunque si fosse ritenuto offeso, nel corso della cerimonia in esame.
  Al termine dell'incontro svoltosi in Prefettura, il sindaco ha, infine, accolto l'invito del prefetto ad osservare scrupolosamente, per il futuro, le disposizioni ministeriali vigenti in materia.
  

Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Carlo Sibilia.


   FOTI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   da circa tre settimane, con cadenza quasi giornaliera, lungo la tratta autostradale della A1 che collega Parma con Reggio Emilia in direzione Bologna, si formano code, nella fascia oraria 06,30-09,30, anche di 10-12 chilometri – con conseguenti impegni di tempo di percorrenza biblici – per asseriti lavori sulla tratta che qui interessa;

   appare quanto meno singolare che, nei fatti, chi percorre la detta tratta non riesca mai a trovare un cantiere in attività, tant'è che viene il ragionevole dubbio che altri siano le cause del formarsi di detti veri e propri blocchi;

   anche nella giornata del 1° agosto 2019 le code raggiungevano i 10 chilometri, nonostante gli avvisi ne indicassero 4 –:

   se intenda verificare presso il gestore della rete autostradale in questione le ragioni di una situazione non più ulteriormente sopportabile, se non altro perché non occasionale ma abituale, e richiedere allo stesso di assumere, con l'urgenza che il caso richiede ogni utile iniziativa al riguardo.
(4-03494)

  Risposta. — Con riferimento all'atto di sindacato ispettivo in esame, sulla base delle informazioni pervenute alla Direzione generale per la vigilanza sulle concessionarie autostradali dalla società Autostrade per l'Italia, si forniscono i seguenti elementi di risposta.
  Tra l'11 luglio e il 1° agosto 2019, nella fascia oraria tra le 6 e le 10, sul tratto compreso tra Parma e Reggio Emilia direzione Bologna dell'A1, i sensori hanno registrato, in 3 occasioni, tempi di percorrenza superiori al valore di riferimento.
  In particolare:

   il 16 luglio, per un guasto alle attrezzature, un cantiere di lavoro notturno è stato rimosso poco dopo le 8, circa due ore dopo l'orario previsto, provocando disagi a causa della sovrapposizione con gli alti volumi di traffico della fascia mattutina e code con estensione massima di 13 chilometri;

   il 24 luglio, un incidente, risolto poco dopo le 7, ha determinato il blocco del traffico con code con estensione massima di 6 chilometri;

   il 1° agosto, un intervento per ripristino urgente della pavimentazione tra Terre di Canossa e Reggio Emilia, avviato nel corso della notte e terminato alle 7 e 30 circa, ha causato code con estensione massima di 10 chilometri.

  In tutti i predetti casi le code sono state segnalate per l'intera durata sia dal personale su strada, che attraverso pannelli a messaggio variabile, canali radiofonici, sito web e call center viabilità di Autostrade per l'Italia.
  Ad ogni modo il Ministero ha chiesto alla società concessionaria una maggiore attenzione nella programmazione dei prossimi cantieri per limitare il più possibile ogni disagio all'utenza.

La Ministra delle infrastrutture e dei trasporti: Paola De Micheli.


   IORIO, GRIMALDI, VILLANI, DEL MONACO, BUOMPANE. — Al Ministro per i beni e le attività culturali e per il turismo. — Per sapere – premesso che:

   il «Ponte di Ercole» a Caserta, è una galleria-sottopasso interposta tra via M. Camusso e via G. A. Sartorio con la parte sovrastante appartenente al parco reale dell'Ente museo della Reggia di Caserta. Il «Ponte di Ercole» è provvisto anche di percorso pedonale e risulta essere un'importante via di collegamento con il centro di Caserta; tale collegamento, se chiuso, comporterebbe gravi disagi nella circolazione veicolare e pedonale con conseguente isolamento di una parte della città di Caserta (frazione di Ercole) e del confinante comune di Casagiove. Inoltre, via G. A. Sartorio, nella sua parte terminale, si interseca con via G. Tescione, strada lungo la quale è ubicato l'Ospedale S. Anna e S. Sebastiano di Caserta;

   in data 4 dicembre 2017, il dirigente ai lavori pubblici del comune di Caserta, a seguito di segnalazioni da parte dei cittadini casertani, rilevando l'indispensabile e urgente necessità di mettere in sicurezza gli archi di ingresso di ambo i lati del «Ponte di Ercole» al fine di salvaguardare la pubblica e privata incolumità, ha diffidato l'ente Museo della Reggia di Caserta, per la messa in sicurezza delle parti strutturali (archi) di cui sopra. Nella stessa diffida, il dirigente, nelle premesse dell'atto, citando la nota n. 42964 del 22 aprile 2017 della polizia municipale, specifica che la manutenzione del «Ponte di Ercole», è competenza dell'ente Museo della Reggia di Caserta;

   in data 31 dicembre 2017, a seguito dell'urto di un camion sul portale di pietra che delimita l'entrata della galleria dal lato di via G. A. Sartorio (transito non consentito per veicolo di altezza superiore a metri 2,30 a causa della differente altezza tra le due entrate), una parte dell'arco in pietra è fuoriuscita dalla sua sede naturale compromettendo la stabilità dell'intero arco e determinando un maggiore pericolo per la pubblica e privata incolumità rappresentata dal possibile collasso statico dell'intero arco;

   al fine del ripristino della viabilità ordinaria, a seguito di ulteriore incidente legato a transito non consentito e relativa chiusura temporanea al traffico, il comune di Caserta ha provveduto al posizionamento di una armatura di sostegno, necessaria a restituire stabilità alla parte danneggiata. L'armatura di sostegno, in acciaio zincato, ha quindi ridotto ulteriormente l'altezza del «Ponte di Ercole», portando il divieto di transito per i veicoli aventi altezza superiore a mt. 2,20;

   la diminuita altezza della galleria ostacola il passaggio delle ambulanze che si dirigono verso l'ospedale di cui sopra;

   il «Ponte di Ercole», infine, continua a essere ripetutamente interessato da impatti contro l'armatura metallica di cui sopra con conseguente blocco del traffico: l'ultimo impatto è avvenuto il 25 settembre 2019 –:

   se il Ministro sia a conoscenza dei fatti di cui sopra;

   se siano state indicate o si intendano promuovere, anche per il tramite della Soprintendenza competente, soluzioni complementari alla classica segnaletica stradale, in modo da scongiurare, in modo più efficace, il passaggio di veicoli con altezza superiore al consentito;

   se siano previsti e con quali tempi, da parte dell'ente Museo Reggia di Caserta, lavori di consolidamento e ristrutturazione dell'arco del portale di pietra del «Ponte di Ercole» (lato via G. A. Sartorio) in modo da ripristinarne le condizioni di sicurezza e staticità originarie o se si intendano adottare iniziative affinché l'ente suddetto proceda in tal senso;

   se siano pianificati e messi a bilancio interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria sulle strutture di competenza dell'ente Museo Reggia di Caserta.
(4-03753)

  Risposta. — Si riscontra l'atto di sindacato ispettivo in esame, con il quale l'interrogante ha chiesto notizie in merito al «Ponte di Ercole» appartenente al parco reale dell'ente museo della Reggia di Caserta.
  Sulla base degli elementi forniti dalla predetta Reggia, si rappresenta quanto segue.
  Il ponte di Ercole, elemento caratterizzante la struttura del Parco Vanvitelliano, è un punto di intersezione tra il Parco reale e la viabilità comunale che lo sottopassa e alla quale risulta inevitabilmente asservito.
  Prima degli episodi segnalati dall'interrogazione parlamentare in oggetto, il Ponte di Ercole è stato già danneggiato dalla viabilità comunale.
  Con nota prot. n. 3 del 16 aprile 2015 e successiva nota prot. n. 625 dell'8 giugno 2015 a titolo esemplificativo, a seguito del passaggio di un mezzo di altezza superiore ai limiti consentiti che aveva provocato il danneggiamento dell'intradosso della volta, il segretariato regionale per la Campania, rammentando che i danni arrecati alla proprietà demaniale derivavano dall'asservimento del varco ad uso di viabilità urbana comunale, richiedeva all'Amministrazione comunale di provvedere a riparare il danno arrecato, richiamando gli obblighi in capo alla stessa di realizzare eventuali opere provvisionali a tutela della pubblica e privata incolumità.
  Dalla fine del 2017, però, i fenomeni di danneggiamento del Ponte di Ercole da parte della viabilità comunale si sono decisamente ripetuti con una frequenza non ordinaria.
  A titolo non esaustivo si rammentano i seguenti episodi: 31 dicembre 2017, 19 settembre 2018, 11 ottobre 2018, 30 ottobre 2018, 18 dicembre 2018, 20 dicembre 2018, 18 marzo 2019, 30 aprile 2019, 3 settembre 2019, 29 settembre 2019.
  Con nota prot. n. 19694 del 14 dicembre 2018 su istanza del comune di Caserta, la Sabap per le province di Caserta e Benevento, ai sensi dell'articolo 21 del decreto legislativo n. 42 del 2004 e successive modificazioni e integrazioni, autorizzava, con prescrizioni, l'installazione di un portale a bandiera apribile per la regolamentazione del traffico veicolare, al fine di impedire il transito sotto il Ponte di Ercole di veicoli con sagoma superiore a quella consentita.
  Contestualmente, richiedeva all'amministrazione comunale, ai sensi dell'articolo 27 del decreto legislativo n. 42 del 2004 e successive modificazioni e integrazioni, la trasmissione del progetto di restauro del bene danneggiato.
  L'installazione del portale a bandiera apribile non è mai stata effettuata.
  A seguito degli ulteriori danni arrecati al Ponte di Ercole dall'incidente stradale dell'11 ottobre 2018, che comportarono nuovamente la chiusura della viabilità comunale fino all'attuazione da parte del comune di Casella degli interventi di messa in sicurezza necessari, il Museo, con nota prot. n. 7443 del 23 ottobre 2018, richiedeva all'agenzia del Demanio un parere circa la responsabilità di intervento sul bene asservito alla pubblica viabilità, che si riteneva essere di competenza dell'asservente.
  La nota è rimasta priva di riscontro.
  Con nota prot. n. 2288 del 20 febbraio 2019 su istanza del comune di Caserta, la Sabap per le province di Caserta e di Benevento, in alternativa al portale a bandiera già autorizzato, si esprimeva favorevolmente sull'installazione di un sistema di rilevamento dell'altezza della sagoma dei veicoli collegati a un apparato di segnaletica ad alta luminosità, richiedendo al contempo la trasmissione del progetto del sistema proposto ai fini del rilascio dell'autorizzazione ai sensi dell'articolo 21 del decreto legislativo n. 42 del 2004 e successive modificazioni e integrazioni.
  Contestualmente, veniva rammentato all'Amministrazione comunale, ai sensi dell'articolo 27 del decreto legislativo n. 42 del 2004 e successive modificazioni e integrazioni, la necessità della trasmissione di un progetto di restauro del bene danneggiato.
  Con nota prot. n. 21435 del 21 febbraio 2019 e successiva nota prot. n. 27969 del 7 marzo 2019 il comune di Caserta ha richiesto di fissare un incontro presso gli uffici della Reggia per la costituzione di un tavolo tecnico comune-Reggia-Soprintendenza al fine di individuare soluzioni tecniche e finanziarie per il restauro del ponte di Ercole e del ponte di Sala.
  A tale richiesta la Sabap per le province di Caserta e Benevento ha aderito favorevolmente con nota prot. n. 2609 del 28 febbraio 2019.
  La Reggia di Caserta, con nota prot. n. 1269 del 15 marzo 2019 ha accolto positivamente la richiesta, convocando un primo incontro in data del 21 marzo 2019.
  Con nota prot. n. 1663 del 1° aprile 2019, facendo seguito all'incontro del 21 marzo 2019, il museo, nel rammentare al comune di Caserta la necessità di procedere con sollecitudine all'intervento di riparazione dei danni arrecati al ponte di Ercole dalla viabilità stradale, richiedeva informazioni circa lo stato di avanzamento delle procedure per il risarcimento del danno a carico dei conduttori dei veicoli responsabili dei ripetuti danneggiamenti.
  Contestualmente, sollecitava il comune di Caserta all'individuazione e messa in atto di soluzioni «definitive» per la gestione del traffico veicolare, al fine di scongiurare ulteriori danneggiamenti, anche attraverso un'eventuale revisione delle quote stradali.
  Con nota prot. n. 4670 del 9 aprile 2019, la Sabap per le province di Caserta e di Benevento, su istanza del comune di Caserta, autorizzava, ai sensi dell'articolo 21 del decreto legislativo n. 42 del 2004 e successive modificazioni e integrazioni, con prescrizioni, il progetto di installazione di un sistema di rilevamento dell'altezza della sagoma dei veicoli collegati a un apparato di segnaletica ad alta luminosità.
  Contestualmente, rammentava la necessità della trasmissione del progetto di restauro del bene danneggiato, ai sensi dell'articolo 27 del decreto legislativo n. 42 del 2004 e successive modificazioni e integrazioni.
  L'installazione del sistema di rilevamento dell'altezza della sagoma dei veicoli collegati a un apparato di segnaletica ad alta luminosità non è mai stata effettuata.
  Con nota prot. n. 6097 del 7 maggio 2019, la Sabap per le province di Caserta e di Benevento, ai sensi dell'articolo 27 del decreto legislativo n. 42 del 2004 e successive modificazioni e integrazioni, richiedeva con urgenza al comune di Caserta, l'invio del progetto di sistemazione definitiva e restauro del Ponte di Ercole.
  Con nota prot. n. 8711 del 26’ giugno 2019, la Sabap per le province di Caserta e di Benevento, su istanza del comune di Caserta, autorizzava, ai sensi dell'articolo 27 del decreto legislativo n. 42 del 2004 e successive modificazioni e integrazioni, un nuovo progetto di installazione di un sistema di rilevamento dell'altezza della sagoma dei veicoli collegati a un apparato di segnaletica ad alta luminosità.
  Contestualmente rammentava la necessità della trasmissione del progetto di restauro del bene danneggiato, ai sensi dell'articolo 27 del decreto legislativo n. 42 del 2004 e successive modificazioni e integrazioni.
  L'installazione del nuovo sistema di rilevamento dell'altezza della sagoma dei veicoli collegati a un apparato di segnaletica ad alta luminosità non è stata, ancora effettuata.
  Con nota prot. n. 12262 del 10 settembre 2019, la Sabap per le province di Caserta e di Benevento, ai sensi dell'articolo 27 del decreto legislativo n. 42 del 2004 e successive modificazioni e integrazioni, rinnovava la richiesta al comune di Caserta di invio del progetto di sistemazione definitiva e restauro del Ponte di Ercole.
  In data 25 settembre 2019, il Museo convocava specifica riunione con il comune di Caserta, la Soprintendenza e la polizia municipale per individuare una soluzione definitiva alla problematica «Ponte di Ercole».
  In sede di riunione, tenuto conto che la frequenza degli incidenti verificatasi negli ultimi due anni richiede evidentemente un'accurata analisi del contesto, si stabiliva che:

   il comune di Caserta avrebbe proceduto con la massima sollecitudine all'installazione di un sistema di rilevamento dell'altezza della sagoma dei veicoli collegati a un apparato di segnaletica ad alta luminosità;

   il comune di Caserta avrebbe provveduto a rivedere il sistema di centinatura provvisoria dell'arco del Ponte di Ercole al fine di ridurre l'ingombro del presidio, che limita ulteriormente l'altezza, di transito dei veicoli;

   il comune di Caserta avrebbe fornito alla Reggia di Caserta i riferimenti dei veicoli responsabili dei danneggiamenti, in modo da consentire l'attivazione della procedura di risarcimento del danno da parte del Museo;

   il museo si sarebbe fatto promotore di un'iniziativa per lo studio urbanistico dell'interferenza tra parco e città in corrispondenza dei ponti di Ercole e di sala, con il coinvolgimento delle università.

  Con nota prot. n. 112733 del 14 ottobre 2019 il comune di Caserta trasmetteva i dati relativi ai veicoli responsabili dei soli danneggiamenti del 20 dicembre 2018, 30 aprile 2019 e 3 settembre 2019.
  Il museo, ad oggi, è in attesa della trasmissione compieta delle notizie richieste per esperire ogni azione giudiziaria di competenza, nei confronti degli autori dei danneggiamenti.
  Si evidenzia che una verifica ed eventuale revisione delle quote stradali costituirebbe anch'essa un'importante azione di prevenzione rispetto a futuri incidenti.
  

La Sottosegretaria di Stato per i beni e le attività culturali e per il turismo: Anna Laura Orrico.


   LIUZZI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro per i beni e le attività culturali, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   un articolo dei Il Fatto Quotidiano, pubblicato in data 28 marzo 2019, riporta i contenuti di una denuncia presentata presso l'Autorità nazionale anticorruzione – Anac, in merito ad una serie di presunte disfunzioni verificatesi presso la sede interregionale di Roma della Siae, sede competente per le regioni Lazio, Abruzzo e Umbria;

   dall'articolo si apprende che nel corso dell'anno 2018 sarebbero state 4.221 le richieste di diffida al fine di attivare la procedura di recupero credito derivante da mancato pagamento dei diritti d'autore, per un valore complessivo di 1.276.013,45 euro, inviate al direttore della sede interregionale di Roma ai fini della sua approvazione, indispensabile per procedere alla notifica ai destinatari, e da quest'ultimo non autorizzate;

   sempre a quanto riportato dall'articolo il direttore della sede Siae ha addotto, come causa della mancata autorizzazione, il persistente malfunzionamento tecnico del sistema informatico utilizzato per la processazione e l'autorizzazione delle diffide;

   l'impossibilità di effettuazione del procedimento autorizzativo delle richieste di diffida si sarebbe sbloccato con l'inizio dell'anno 2019, ove nei primi tre mesi, da gennaio a marzo, sarebbero state autorizzate circa 4.000 pratiche;

   la Siae è un ente pubblico economico sottoposto alla vigilanza congiunta della Presidenza del Consiglio dei ministri, del Ministero per i beni e le attività culturali e del Ministero dell'economia e delle finanze ai sensi dell'articolo 1, comma 3, della legge 9 gennaio 2008, n. 2 –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti riportati in premessa e quali iniziative intenda assumere, nell'ambito delle proprie competenze, al fine di verificare il corretto funzionamento della sede interregionale di Roma della Siae e delle altre sedi presenti nel resto d'Italia.
(4-02611)

  Risposta. — Si riscontra l'atto di sindacato ispettivo in esame, con il quale l'interrogante ha chiesto di conoscere quali iniziative questo Ministero intende adottare nei confronti della sede interregionale di Roma della Siae che, da notizie riportate sul «Fatto Quotidiano» del 26 marzo 2019 risulta essere destinataria di numerose diffide per il mancato pagamento dei diritti d'autore.
  Della questione è stata interessata la direzione generale biblioteche a istituti culturali la quale ha prontamente richiesto alla Siae, in data 4 aprile 2019 con nota n. 7218, un dettagliato rapporto informativo.
  Sulla base degli elementi forniti dalla predetta direzione generale, si rappresenta quanto segue.
  La Siae, ente pubblico economico a base associativa ai sensi della legge n. 2 del 2008, svolge, tra l'altro, l'attività di intermediazione in Italia dei diritti di rappresentazione, esecuzione, recitazione, comunicazione al pubblico e riproduzione meccanica e cinematografica di opere tutelate ai sensi della legge 22 aprile 1941, n. 633 recante «Protezione del diritto d'autore e di altri diritti connessi al suo esercizio».
  Per il corretto espletamento della complessa attività sopra elencata la Siae si avvale dell'azione della direzione generale di Roma e di un'articolata struttura territoriale, costituita da uffici periferici e agenzie mandatarie, che provvede segnatamente al rilascio dei permessi e delle licenze agli utilizzatori, all'effettuazione degli accertamenti sulla regolarità degli eventi e alla riscossione dei corrispettivi.
  La Siae, direttamente in Italia e tramite accordi di rappresentanza all'estero, gestisce un repertorio costituito da circa 58 milioni di opere — avvalendosi prevalentemente per l'esercizio della propria attività della rete territoriale sopra richiamata che, annualmente, provvede al rilascio di oltre 1,2 milioni di licenze e autorizza oltre 1,6 milioni di eventi di pubblica esecuzione in tutto il territorio nazionale, negoziando con circa 570 mila organizzatori di eventi.
  Il recupero dei crediti avviene attraverso ragione degli uffici presenti nelle 10 sedi regionali con l'ausilio di uffici presso la direzione generale ed è un'attività particolarmente complessa che prevede una fase stragiudiziale che consente il recupero di svariate decine di milioni di euro di diritti d'autore non corrisposti (a titolo esemplificativo nel periodo 2017-2019 la fase stragiudiziale ha consentito il recupero di diritti d'autore non corrisposti di oltre 22 milioni di euro).
  Come si è appreso attraverso una interlocuzione diretta con la Società, il caso dei malfunzionamenti informatici effettivamente occorsi nella Sede interregionale di Roma — competente per le regioni di Lazio, Abruzzo e Umbria — non ha pregiudicato la regolare esecuzione delle attività sopra ricordate, né il corretto recupero degli importi dovuti.
  Il Ministero per i beni e le attività culturali, con la Presidenza del Consiglio dei Ministri e, per le materie di sua specifica competenza, il Ministero dell'economia e delle finanze, svolgono un'attività di vigilanza sull'Ente che non può essere equiparata in alcun modo al controllo dalla gestione, esplicandosi essenzialmente nella nomina del Presidente del Consiglio di Gestione, nell'approvazione del rendiconto di gestione e delle modifiche statutarie.
  Preme infine ricordare che, ai sensi dell'articolo 40 del decreto legislativo n. 35 del 2017, la vigilanza sulla corretta applicazione della normativa inerente l'attuazione della direttiva 2014/26/Ue del Parlamento europeo e del Consiglio del 26 febbraio 2014, sulla gestione collettiva dei diritti d'autore e dei diritti connessi e sulla concessione di licenze multiterritoriali per i diritti su opera musicali per l'uso
online nel mercato interno è demandata all'autorità per le garanzie nelle comunicazioni.
  

La Sottosegretaria di Stato per i beni e le attività culturali e per il turismo: Anna Laura Orrico.


   MICELI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro per il sud e la coesione territoriale. — Per sapere – premesso che:

   da alcune settimane gli organi di stampa hanno evidenziato il lievitare dei prezzi dei biglietti aerei

   ed, in particolare, nelle tratte dalle principali città italiane – tra cui Milano e Roma – per gli aeroporti della Sicilia;

   il «caro-voli» coinvolge tutto l'anno vaste categorie di soggetti tra cui studenti, insegnanti, lavoratori, concorsisti o soggetti che viaggiano per ragioni di salute che, per la specificità delle esigenze, non possono programmare in anticipo i propri spostamenti, dovendo, pertanto, far fronte a elevati costi in considerazione delle ridotte tempistiche di prenotazione;

   l'aumento delle tariffe è dovuto non solo all'aumento della domanda di voli nell'avvicinamento di periodi sensibili dell'anno (ferie e festività), ma anche alle operazioni di mercato di singoli vettori privati operanti nel trasporto aereo, – basti ricordare che una delle compagnie aeree coprenti le tratte da e per la Sicilia ha deciso di sopprimere i collegamenti;

   non tutte le compagnie aeree che servono le tratte da e verso la Sicilia offrono la possibilità di effettuare un servizio di trasferimento di barelle o posti a ridotta mobilità con conseguente riduzione dell'offerta di trasporto aereo per tale tipologia di utenti, ledendo in maniera evidente i diritti dei soggetti interessati;

   a differenza della Sardegna, la Sicilia non gode del regime di continuità territoriale, ma è innegabile che le esigenze sostanziali di chi viaggia da e per l'isola richiedono un medesimo regime almeno sul piano sociale, ampliando, se necessario, la qualificazione di «servizio pubblico» tale da assicurare criteri equi di continuità, regolarità, tariffazione o capacità minima;

   è nota la condizione delle infrastrutture siciliane e dei collegamenti, differenti da quelli aerei, tra la Sicilia ed il resto d'Italia tale da non potersi qualificare il trasporto su gomma o su rotaia – sia per i tempi che per l'efficienza delle modalità – una concreta ed efficace alternativa al trasporto via aria;

   il sottosegretario Giancarlo Cancelleri ha annunciato norme volte all'introduzione di una «tariffa sociale» a favore di alcune categorie di residenti in Sicilia, anche coinvolgendo l'Ente nazionale per l'aviazione civile (Enac), soggetto preposto alla vigilanza nel settore, e l'Autorità garante della concorrenza e del mercato (Antitrust) nel controllo delle tariffe dei vettori e dei principali hub aeroportuali italiani a gestione privata;

   l'Antitrust è inoltre chiamata a far emergere eventuali condotte scorrette ad opera degli operatori del settore –:

   se e con quali iniziative di competenza i Ministri interrogati intendano garantire una sostanziale continuità territoriale dei residenti nelle regioni del sud Italia, anche in considerazione della necessità di tutelare al meglio il diritto alla mobilità, assicurando, tra l'altro, riserve minime di aerei in grado di effettuare il servizio di trasferimento di barelle e posti a ridotta mobilità;

   se e quali iniziative di competenza i Ministri interrogati intendano porre in essere per promuovere – di concerto con le altre autorità preposte – un tavolo di confronto per la sottoposizione delle tariffe al cosiddetto «price cap».
(4-04084)

  Risposta. — Con riferimento all'atto di sindacato ispettivo in esame, sulla base delle informazioni acquisite dall'Ente nazionale per l'aviazione civile e dalla Direzione generale per gli aeroporti ed il trasporto aereo, si forniscono i seguenti elementi di risposta.
  In merito a quanto evidenziato dall'interrogante, circa la necessità di garantire collegamenti aerei da e per la Sicilia a tariffe sottoposte ad un «
price cap» (o «tetto massimo»), si rappresenta che, nell'ambito del processo di liberalizzazione del trasporto aereo, i vettori titolari di licenza di trasporto aereo rilasciata da uno Stato membro dell'Unione europea hanno la possibilità di scegliere le rotte sulle quali operare e di fissare liberamente le tariffe per il trasporto passeggeri e merci, come stabilito dall'articolo 22 del Regolamento n. 1008/2008 del 24 settembre 2008 del Parlamento europeo e del Consiglio, recante norme comuni per le prestazioni di servizi aerei nella Comunità.
  La possibilità di calmierare il costo dei biglietti aerei è consentita esclusivamente attraverso l'imposizione di oneri di servizio pubblico (OSP) qualora ricorrano i presupposti di cui all'articolo 16 del Regolamento citato.
  Per le rotte destinate a garantire la continuità territoriale e soggette a oneri di servizio pubblico è possibile praticare tariffe distinte tra residenti e non, nonché riconoscere sconti o biglietti gratuiti per alcune categorie di passeggeri quali, ad esempio, malati e loro accompagnatori, disabili, studenti, sportivi.
  Si evidenzia che le rotte su cui imporre oneri di servizio pubblico per assicurare la giusta mobilità dei cittadini, ridurre i disagi derivanti dalla condizione di insularità e assicurare servizi aerei di linea continui, regolari e a ridotta tariffazione, sono individuate in sede di Conferenza di servizi, cui partecipano le competenti amministrazioni centrali e territoriali.
  Sono stati già adottati alcuni provvedimenti destinati ad assicurare la continuità territoriale aerea sia con le isole minori della Sicilia sia con vari scali nazionali.
  In particolare il decreto ministeriale n. 550 dei 28 novembre 2017 ha previsto l'imposizione di oneri di servizio pubblico per i collegamenti, rispettivamente, tra le isole di Pantelleria e Lampedusa ed i principali scali siciliani.
  Inoltre, d'intesa con la Regione siciliana, con decreto ministeriale n. 2 dell'8 gennaio 2020 è stata prevista l'imposizione, a far data dal 15 luglio 2020, di nuovi oneri di servizio pubblico sulle rotte da e per lo scalo di Trapani e gli scali nazionali di Trieste, Brindisi, Parma, Ancona, Perugia e Napoli.
  Per lo scalo di Comiso è in fase di avanzata definizione analogo procedimento. È quindi già operativo un sistema di oneri di servizio pubblico che prevede, tra i vari benefici, un «tetto massimo» per il prezzo dei biglietti aerei in regime onerato sulle rotte Pantelleria-Trapani, Pantelleria-Palermo, Pantelleria-Catania, Lampedusa-Palermo, Lampedusa-Catania, e viceversa.
  Da ultimo, per quanto riguarda gli scali di Palermo e Catania, si fa presente che ai sensi dell'articolo 1, commi 124 e 125, della legge di bilancio 2020 (legge n. 160 del 2019) – al fine di garantire un completo ed efficace sistema di collegamenti aerei da e per la Sicilia, che consenta di ridurre i disagi derivanti dalla condizione di insularità e assicurare la continuità del diritto alla mobilità – è stato riconosciuto, per ogni biglietto aereo acquistato, un contributo per determinate categorie di cittadini residenti nel territorio della regione siciliana.
  Soggetti destinatari di tale disposizione sono gli studenti universitari fuori sede, i disabili gravi, i lavoratori dipendenti con sede lavorativa al di fuori della regione e con reddito lordo annuo non superiore a 20.000 euro, nonché i migranti per ragioni sanitarie con reddito lordo annuo non superiore a 20.000 euro. A tal fine è stata autorizzata la spesa di 25 milioni di euro per l'anno 2020.

La Ministra delle infrastrutture e dei trasporti: Paola De Micheli.


   MIGLIORE. — Al Ministro per i beni e le attività culturali. — Per sapere – premesso che:

   da notizie a mezzo stampa si è appreso che il Ministero per i beni e le attività culturali avrebbe negato l'autorizzazione allo spostamento di un'opera di Caravaggio, denominata le Sette Opere di Misericordia, che era stata richiesta da Sylvain Bellenger, direttore del Museo di Capodimonte, in occasione dell'inaugurazione presso il museo di un'importante mostra dedicata proprio a Michelangelo Merisi, il nome di battesimo del Caravaggio;

   sempre da notizie a mezzo stampa si è appreso che la richiesta del direttore del museo era già stata concordata con il soprintendente del Pio Monte, che si era espresso in modo favorevole al prestito d'arte temporaneo sulla prima tela che il Caravaggio dipinse a Napoli;

   il successivo diniego espresso dal direttore generale del Ministero per i beni e le attività culturali ha suscitato, dunque, un vero e proprio sconcerto generalizzato che ha portato alla mobilitazione di cento intellettuali, storici e artisti italiani e stranieri che hanno firmato il loro dissenso contro «una concezione elitaria e conservatrice» della cultura;

   l'eco, anche internazionale, avuto dalla vicenda a fronte della legittima richiesta del direttore del Museo di Capodimonte, ad avviso dell'interrogante, ha gettato nuovamente una luce di discredito sul provincialismo delle istituzioni italiane che hanno negato la richiesta di prestito di una tela per una mostra scientifica, collocata a una distanza di appena due chilometri dalla chiesa napoletana del Pio Monte della Misericordia;

   a parere dell'interrogante, è legittimo il dubbio che tra le motivazioni che hanno portato al diniego abbia prevalso più l'ostilità per un direttore di Museo straniero, in virtù di una riforma approvata dal passato Governo, che non i presunti rischi ai quali l'opera verrebbe esposta nel trasferimento –:

   quali siano le motivazioni per le quali il Ministro interrogato ha negato l'autorizzazione al trasferimento di un'opera così significativa per una mostra sull'attività di Caravaggio a Napoli.
(4-02578)

  Risposta. — Si riscontra l'atto di sindacato ispettivo in esame, con il quale l'interrogante ha chiesto di conoscere le motivazioni per le quali questo Ministro ha negato l'autorizzazione al trasferimento dell'opera le Sette opere di misericordia conservato presso il Pio Monte della Misericordia di Napoli al Museo Nazionale di Capodimonte nell'ambito della mostra «Caravaggio a Napoli».
  L'opposizione al trasferimento è stato determinato da motivi di opportunità oltre che storici.
  Sulla base di quanto affermato dalla direzione generale archeologia, belle arti e paesaggio «i rischi ai quali l'opera verrebbe esposta al solo fine di essere trasferita presso un'istituzione culturale che si trova a poco più di due chilometri dalla chiesa nella quale essa è (ben) conservata, sconsigliano di autorizzare il prestito».
  «Già nel 1613 i governatori del Pio Monte in considerazione della perfettione artistica del capolavoro caravaggesco, stabilirono che esso non potesse essere alienato per nissuno prezzo e che sempre si debba ritenere nella detta chiesa. Nello stesso giorno (27 agosto 1613) i governatori autorizzarono che il conte di Villamediana, che ne aveva fatto richiesta, potesse far realizzare una copia dell'opera a condizione che detto quadro non si possa ammovere da detto altare. E pochi anni dopo, precisamente il primo giugno 1621, al fine di evitare discriminazioni tra i richiedenti, stabilirono il divieto perpetuo di effettuare copie delle opere della chiesa e in particolare di quella dell'altare havendo riguardo più presto al pubblico decoro che al privato commodo».
  Questa sorta di autoimposto vincolo pertinenziale aveva (ed ha) lo scopo di rendere inscindibile il legame tra l'opera, l'istituzione che l'ha commissionata e il contesto architettonico nel quale è stabilito che il dipinto debba essere conservato in perpetuo.
  Questa amministrazione tra l'altro, aveva inviato al Pio Monte due studiosi per un sopralluogo, Carla Zaccheo e Paolo Scarpitti che avevano riferito che «il buono stato di conservazione in cui il dipinto si trova è dovuto non solo alle attenzioni dell'associazione, ma anche alla continuità del suo mantenimento in loco».
  «A sconsigliare una rimozione dell'opera dalla sua sede è il problema della movimentazione dell'opera. Considerata la sua notevole altezza (circa 4 metri) e il fatto che la tela si trova posizionata a tre metri di altezza si imporrebbe la necessità di installare un ponteggio. Tuttavia sia la penuria di spazio libero ai lati, sia l'angustia del passaggio di servizio, che divide l'altare maggiore dal muro retrostante renderebbero l'operazione non impossibile ma macchinosa e quindi particolarmente rischiosa per l'integrità del dipinto con maggiori sollecitazioni a carico del telaio di sostegno e quindi della tela stessa».
  Per queste principali ragioni il Ministero per i beni e le attività culturali e per il turismo ha sconsigliato il prestito.
  Non potendo spostare l'opera del Merisi «Sette opere di misericordia» al museo di Capodimonte, il Ministro, in accordo con il direttore del museo e Real Bosco di Capodimonte, ha sdoppiato la mostra, o meglio, l'ha allargata al Pio Monte.
  Inoltre ha spiegato il Ministro «ci sarà anche la digitalizzazione dell'opera che verrà esposta a Capodimonte. “Useremo a Capodimonte le nuove tecnologie – ha aggiunto – per un'esperienza museale nuova e per il Pio Monte un'illuminazione che valorizzi di più le opere. Visto che c'è un problema di viabilità, inoltre, una navetta collegherà Capodimonte al Pio Monte”».
  Per quanto sopra esposto, si ritiene corretto l'operato di questo Ministero a tutela dell'opera in argomento e senza alcuna ripercussione sulla mostra che risulta semplicemente allargata.

La Sottosegretaria di Stato per i beni e le attività culturali e per il turismo: Anna Laura Orrico.


   MINARDO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   la Sicilia patisce più delle altre regioni le esternalità negative generate dagli operatori del trasporto su strade, autostrade, trasporto ferroviario ed aereo. E proprio su quest'ultimo punto (trasporto aereo) la regione è sempre più isolata per l'esoso costo dei biglietti aerei soprattutto nei periodi festivi e durante la stagione estiva;

   i collegamenti aerei, è inutile ripeterlo, sono indispensabili e indifferibili per chi vive nelle isole non solo dal punto di vista turistico ed economico, ma anche per la qualità di vita degli abitanti della regione siciliana;

   la Sicilia è particolarmente svantaggiata rispetto al resto del Paese per un divario notevole in termini di infrastrutture e di servizi con un notevole aggravio per la mobilità dei suoi cittadini;

   quindi, occorre convincersi che il principio della continuità territoriale della Sicilia con gli scali nazionali è vitale, per cui è indispensabile consentire ai cittadini di godere di tariffe scontate rispetto al normale costo del biglietto nelle rotte da e per l'isola;

   la questione della continuità territoriale in Sicilia è da tre anni al centro di una vicenda che ricade negativamente sui fruitori di un servizio che appare essenziale come quello dei collegamenti aerei da e per il territorio dell'isola;

   la legge di stabilità per il 2016 (legge n. 208 del 28 dicembre 2015) contiene una disposizione (all'articolo 1, comma 486) che prevede, al fine di ridurre i disagi derivanti dalla condizione di insularità della stessa Isola, lo stanziamento di 20 milioni di euro scaturito da un emendamento dell'interrogante;

   la congrua applicazione di questa norma, come più volte ribadito, contribuirebbe notevolmente alla riduzione dei disagi, nonché alla crescita socio-economica della Sicilia e allo sviluppo ulteriore del settore turistico;

   la norma citata, infatti, favorisce il diritto alla mobilità anche ai passeggeri non residenti, costituisce un elemento fondamentale per sviluppare il sistema del trasporto aereo per la Sicilia e ha, inoltre, importanti ricadute positive dal punto di vista economico-sociale per l'intera regione;

   a giudizio dell'interrogante è scarsa l'attenzione del Governo e del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti nei confronti della Sicilia, lo si è visto da come il Governo, ad avviso dell'interrogante, ha cassato la cosiddetta «operazione Cancelleri» che doveva essere un piano di Natale, concordato con Alitalia, per incrementare il numero di voli da Milano e Roma per Catania e Palermo, allo scopo di «aumentare l'offerta per calmierare il caro-tariffe sulla Sicilia». Peccato però che il Sottosegretario siciliano, ad avviso dell'interrogante, non sia stato adeguatamente considerato dal Governo di cui fa parte;

   si tratta di un Sicilia difficile da lasciare (emotivamente parlando) e ancora più difficile da raggiungere fisicamente: studenti fuori sede, giovani e meno giovani che tentano la lotteria dei concorsi, lavoratori che si sono dovuti trasferire o anche semplici vacanzieri che sperano di trascorrere qualche giorno in una località diversa del Paese; tutti devono fare il conto con il caro biglietti aerei che sta isolando sempre più l'isola dal resto d'Italia –:

   se intenda adottare iniziative per ripristinare il contributo previsto dalla legge di stabilità per il 2016 per la regione Sicilia che consentirebbe un'implementazione dei traffici e un aumento considerevole del turismo, nonché innegabili vantaggi per l'economia dell'isola, considerato, tra l'altro, come ricordato in premessa, che gli stanziamenti sono stati erogati con modalità, secondo l'interrogante non pienamente funzionali rispetto alla norma introdotta con la suddetta legge di stabilità.
(4-04270)

  Risposta. — Con riferimento all'atto di sindacato ispettivo in esame, cui si risponde per delega della Presidenza del Consiglio dei ministri, sulla base delle informazioni acquisite dall'ente nazionale per l'aviazione civile e dalla direzione generale per gli aeroporti e il trasporto aereo, si forniscono i seguenti elementi di risposta.
  In merito a quanto segnalato dall'interrogante circa la necessità di garantire i collegamenti da e per la Sicilia a tariffe sostenibili per l'utenza, si rappresenta che nell'ambito del processo di liberalizzazione del trasporto aereo i vettori titolari di licenza di trasporto aereo rilasciata da uno Stato membro dell'Unione europea hanno la possibilità di scegliere le rotte sulle quali operare e di fissare liberamente le tariffe per il trasporto passeggeri e merci, come stabilito dall'articolo 22 del Regolamento (CE) 1008/2008, del 24 settembre 2008, del Parlamento europeo e del Consiglio, che reca norme comuni per le prestazioni di servizi aerei nella Comunità.
  La possibilità di calmierare il costo dei biglietti aerei è consentita esclusivamente attraverso l'imposizione di oneri di servizio pubblico (OSP) qualora ricorrano i presupposti di cui all'articolo 16 del Regolamento citato.
  Per le rotte destinate a garantire la continuità territoriale e soggette a oneri di servizio pubblico è possibile praticare tariffe distinte tra residenti e non, nonché riconoscere sconti o biglietti gratuiti per alcune categorie di passeggeri quali, ad esempio, malati e loro accompagnatori, disabili, studenti, sportivi.
  Quanto alla possibilità di avviare un tavolo di lavoro, si evidenzia che le rotte su cui imporre oneri di servizio pubblico per assicurare la giusta mobilità dei cittadini, ridurre i disagi derivanti dalla condizione di insularità e assicurare servizi aerei di linea continui, regolari e a ridotta tariffazione, sono individuate in sede di Conferenza di servizi, cui partecipano le competenti amministrazioni centrali e territoriali.
  Sono stati già adottati alcuni provvedimenti destinati ad assicurare la continuità territoriale aerea sia con le isole minori della Sicilia sia con vari scali nazionali.
  In particolare il decreto ministeriale n. 550 del 28 novembre 2017 ha previsto l'imposizione di oneri di servizio pubblico per i collegamenti, rispettivamente, tra le isole di Pantelleria e Lampedusa e i principali scali siciliani.
  Inoltre, d'intesa con la Regione siciliana, con decreto ministeriale n. 2 dell'8 gennaio 2020 è stata prevista l'imposizione, a far data dal 15 luglio 2020, di nuovi oneri di servizio pubblico sulle rotte da e per lo scalo di Trapani e gli scali nazionali di Trieste, Brindisi, Parma, Ancona Perugia e Napoli.
  Per lo scalo di Comiso è in fase di avanzata definizione analogo procedimento. È quindi già operativo un sistema di oneri di servizio pubblico che prevede, tra i vari benefici, un «tetto massimo» per il prezzo dei biglietti aerei in regime onerato sulle rotte Pantelleria-Trapani, Pantelleria-Palermo, Pantelleria-Catania, Lampedusa-Palermo, Lampedusa-Catania, e viceversa.
  Da ultimo, per quanto riguarda gli scali di Palermo e Catania, si fa presente che ai sensi dell'articolo 1, commi 124 e 125, della legge di bilancio 2020 (legge n. 160 del 2019) – al fine di garantire un completo ed efficace sistema di collegamenti aerei da e per la Sicilia, che consenta di ridurre i disagi derivanti dalla condizione di insularità e assicurare la continuità del diritto alla mobilità – è stato riconosciuto, per ogni biglietto aereo acquistato, un contributo per determinate categorie di cittadini residenti nel territorio della regione siciliana.
  Soggetti destinatari di tale disposizione sono gli studenti universitari fuori sede, i disabili gravi, i lavoratori dipendenti con sede lavorativa al di fuori della regione e con reddito lordo annuo non superiore a 20.000 euro, nonché i migranti per ragioni sanitarie con reddito lordo annuo non superiore a 20.000 euro. A tal fine è stata autorizzata la spesa di 25 milioni di euro per l'anno 2020.

La Ministra delle infrastrutture e dei trasporti: Paola De Micheli.


   MURONI. — Al Ministro per i beni e le attività culturali. — Per sapere – premesso che:

   il castello di Copertino, in provincia di Lecce, è un edificio fortificato che si distingue nel suo genere sia per la dimensione monumentale che per la tipologia strutturale, e rappresenta un rilevante esempio dell'architettura militare rinascimentale in Puglia;

   il nucleo originario del complesso può essere individuato nel mastio, riconducibile al programma di riorganizzazione militare promosso da Carlo I d'Angiò, che nel 1266 elevò Copertino a sede amministrativa di contea;

   nel 1885 il castello fu dichiarato monumento nazionale e, nel 1956, è stato acquisito al demanio dello Stato. Il percorso all'interno del castello permette di scoprire le tappe che hanno scandito l'evoluzione dell'edificio in rapporto al progredire della tecnica militare e alle vicende che interessarono il territorio, tra medioevo ed età moderna, intrecciandosi con la storia delle diverse famiglie che si succedettero nel possesso del feudo copertinese;

   quasi a ridosso nel citato bastione, sulla cortina Est, è posto l'unico portale di accesso preceduto da un ponte in murtura a due campate, che scavalca il fossato, in sostituzione dell'originario ponte levatoio; antistante al portale, si rileva ancora l'antica piazza d'armi, ora piazza Castello, direttamente servita dalla adiacente porta di S. Giuseppe in comunicazione con la piazza del Foggiaro e la porta del Malassiso, dalla parte opposta dell'abitato, mediante «lo chiancato», asse di attraversamento rappresentativo del decoro urbano;

   piazza Castello è a tutti gli effetti un unicum con il castello ed è da sempre sgombera di qualsivoglia «arredo urbano» poiché la funzione di tali spazi era in origine dedicata a funzioni militari di difesa e manovra; oggi purtroppo è interessata da lavori di rifacimento, che riguardano una serie di interventi, tra i quali: fontane, sedili a forma di «L», aiuole, lampioni dal design ultramoderno che sono del tutto fuori luogo e inappropriati rispetto al contesto architettonico della piazza, del castello e di tutto il centro storico di Copertino;

   va ricordato che in nessun luogo dove insistono monumenti simili – Otranto e Corigliano d'Otranto, solo per citare due interventi recenti – la Soprintendenza ha autorizzato un così forte stravolgimento degli spazi prospicienti, limitando gli interventi al semplice rifacimento del basolato, peraltro garantendo l'uniformità della pavimentazione dell'intera area, ma conservando intatte le piazze;

   pur ricadendo l'intervento in area di interesse archeologico, non risulta all'interrogante sia stato previsto né effettuato alcun lavoro di indagine archeologica preventiva. Infine, si ricorda che l'innalzamento del piano di calpestio non ha tenuto conto dell'eventuale pericolo rappresentato dall'altezza del muro di recinzione del fossato sensibilmente inferiore al metro di altezza, cosa che potrebbe rendere pericolosa la circolazione nella piazza per pedoni e soprattutto bambini;

   altrettanto deleteria appare, inoltre, la scelta di confermare lo smaltimento delle acque piovane, rigettandole nel fossato attraverso due doccioni, con la conseguenza di arrecare non solo danno agli strati fondali e sottofondali, ma di impedire, al tempo stesso, la possibilità di recupero a verde delle aree del fossato stesso del castello –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza di quanto esposto in premessa e se non intenda promuovere, per quanto di competenza, una riflessione tecnica, mirata alla rimodulazione del progetto sopra citato al fine di garantire, compatibilmente con il rispetto delle norme sulla sicurezza, un sobrio ed elegante recupero, conservativo piuttosto che corruttivo del genius loci, della piazza, quale luogo urbano per eccellenza, e, possibilmente, una indagine archeologica preventiva adeguata, almeno sulle aree non ancora cementate in modo da tutelare concretamente un così importante insieme di beni architettonici, storici e culturale che comprende il castello di Copertino la sua piazza e il suo centro storico.
(4-02040)

  Risposta. — Si riscontra l'atto di sindacato ispettivo in esame, con il quale, l'interrogante ha chiesto notizie riguardo ai lavori autorizzati su piazza Castello di Copertino, provincia di Lecce.
  Sulla base degli elementi forniti dalla soprintendenza archeologia, belle arti e paesaggi di Lecce, si rappresenta quanto segue.
  Il progetto in esame, è stato proposto dall'amministrazione comunale di Copertino e riguarda la sistemazione di largo castello, una piazza del centro storico della città sulla quale insiste anche il Castello Angioino, in consegna al polo museale della Puglia.
  Il sito risulta tutelato ai sensi della parte seconda del decreto legislativo n. 42 del 2004 e successive modificazioni e integrazioni in quanto facente parte degli spazi aperti urbani di cui all'articolo 10, comma 4 lettera
g) del medesimo decreto.
  Il progetto è stato autorizzato dal predetto ufficio, ai sensi dell'articolo 21 del decreto legislativo n. 42 del 2004 e successive modificazioni e integrazioni, con le seguenti note:

    prot. 3615 del 21 febbraio 2017: autorizzazione del progetto definitivo;

    prot. 7006 del 6 aprile 2017:autorizzazione del progetto esecutivo;

    prot. 10404 del 24 maggio 2017: presa d'atto degli elaborati di recepimento delle prescrizioni;

    prot. 5678 del 28 marzo 2018: autorizzazione delle offerte migliorative proposte dall'impresa vincitrice della gara d'appalto;

    prot. 18707 del 4 ottobre 2018: autorizzazione delle offerte migliorative proposte dall'impresa subentrata a seguito di sentenza TAR.

   Come si evince dal numero di note autorizzatorie sopra richiamate, l’iter di approvazione del progetto si è svolto interamente con il controllo costante della soprintendenza che ha verificato di volta in volta le scelte progettuali avanzate dall'amministrazione comunale di Copertino, sia attivando le opportune misure in termini di prescrizioni rese a tutela del bene interessato, sia condividendo il percorso progettuale con i proponenti e con il Polo Museale della Puglia, anche mediante sopralluoghi e riunioni.
   Il Polo Museale della Puglia, che ha in consegna il Castello Angioino, è stato sempre messo al corrente delle autorizzazioni rilasciate, sebbene i lavori interessino solo indirettamente il bene ministeriale, ma influenti sulla fruizione e gestione dello stesso.
   Si richiama a titolo di esempio la prescrizione n. 12 della nota prot. 7006 del 6 aprile 2017 con cui la Soprintendenza dispone che: «... sia assicurato l'accesso ai lavoratori e ai visitatori del Castello medievale di Copertino durante tutta la durata dei lavori con modalità da concordare preventivamente con la Soprintendenza e con il competente Polo museale della Puglia, al fine di garantire le condizioni di sicurezza e di decoro a tutela del monumento» e la n. 1 della nota prot. 18707 del 4 ottobre 2018 «...la relazione delle opere che interessano il fossato del Castello sono subordinate alla preventiva condivisione delle stesse da parte del Polo museale per la Puglia...».
   Con particolare riferimento all'esposto della «Rete Civica Tutela del paesaggio e del patrimonio storico artistico e archeologico», lo stesso pare condotto senza riscontri effettivi né aderenti l’
iter amministrativo e i contenuti tecnici del progetto.
   Infatti nell'esposto, così come nelle notizie apparse sulla stampa, si omette di evidenziare che il progetto in corso di realizzazione ha come primo obiettivo la riqualificazione di uno spazio urbano che prima dei lavori era caratterizzato da un degradante rivestimento bituminoso e dell'anonima e dequalificante destinazione a paleggio; la piazza non era mai stata rivestita da basolato lapideo e non era mai, stata vissuta come luogo di aggregazione, come intende realizzare il progetto.
   A tal fine, il progetto dell'arredo urbano ha previsto l'inserimento combinato di sedute e vegetazione, adottando un linguaggio architettonico il più possibile semplificato, proprio in rispetto della monumentalità del luogo.
   Le stesse immagini pubblicate a corredo degli articoli dimostrano come la tipologia delle panchine, in parte disposte lungo l'asse rivolto verso l'ingresso principale del Castello, non impediscono la visione del monumento, anzi ne valorizzano la visione esaltandone la prospettiva.
   Infine, riguardo alla paventata assenza di sorveglianza archeologica, la Soprintendenza ha comunicato che risultino ottemperati da parte dell'amministrazione comunale tutti gli obblighi di legge previsti.

La Sottosegretaria di Stato per i beni e le attività culturali e per il turismo: Anna Laura Orrico.


   NAPPI, MANZO, PARENTELA, VILLANI e MENGA. — Al Ministro per i beni e le attività culturali. — Per sapere – premesso che:

   il territorio della provincia di Napoli è ricco di siti archeologici, molti ancora da scoprire e valorizzare;

   negli anni Ottanta, nel corso di lavori per la costruzione di una scuola elementare tra Ottaviano e Piazzolla di Nola (Napoli), in località Villa Albertini, fu rinvenuto un capitello composito in marmo bianco di pregevole fattura e recentemente altri reperti consegnati alla soprintendenza;

   lo studio dei reperti ritrovati hanno consentito la pubblicazione del libro «Territorio e Archeologia – Ricerche e indagini di superficie nei territori nolano ed avellano» curato dall'archeologo Nicola Castaldo;

   in particolare, il capitello rinvenuto, per dimensioni e tipologia è decisamente originale: l'ipotesi è che possa essere addirittura parte di una villa romana di livello. Giuseppe Vecchio, ispettore per l'area nolana della soprintendenza archeologica di Napoli, ebbe a definirlo «reperto importantissimo». Forse si trattava della dimora «apud Nolam» nei pressi di Nola, dove il primo imperatore di Roma, Gaio Giulio Cesare Ottaviano Augusto, stroncato da un malore, il 19 agosto del 14 d.C., emanò l'ultimo respiro all'età di 76 anni;

   il ritrovamento del «capitello» si deve alla passione e all'amore per l'archeologia di alcuni cittadini componenti del comitato civico di Ottaviano ed è grazie a loro che il pregevole reperto attualmente è esposto nel lapidarium allestito nel cortile interno del Museo storico archeologico di Nola;

   sul sito di rinvenimento del capitello, ad avviso dell'interrogante, occorre intervenire subito:

    disponendo un sondaggio preliminare di scavo, propedeutico a un eventuale e successivo vincolo archeologico;

    stabilendo indagini preventive, che comprendono: prospezioni geofisiche non invasive, carotaggi esplorativi e sondaggi preliminari di scavo andando così a fornire un supporto completo e integrato;

    utilizzando le prospezioni geofisiche (georadar e geomagnetismo) per condurre indagini di carattere non distruttivo dalla superficie del terreno, con straordinaria utilità a scopo preventivo;

    elaborando e interpretando quei dati al fine di ottenere la restituzione grafica di quanto conservato nel sottosuolo, con particolare efficacia in presenza di strutture murarie e materiale con carica magnetica residua (metalli ma anche concentrazioni di laterizi antichi) –:

   quali misure abbia intenzione di promuovere con riferimento a detto capitello e in generale all'area dove lo stesso è stato rinvenuto e se sulla predetta area siano previste, nel breve/lungo periodo, indagini preliminari onde accertare l'importanza archeologica del sito ed all'esito, verificatane la rilevanza, porre il vincolo archeologico.
(4-02896)

  Risposta. — Si riscontra l'atto di sindacato ispettivo in esame, con il quale l'interrogante ha chiesto informazioni in ordine ad un capitello di notevoli dimensioni rinvenuto, negli anni ’80, in località Villa Albertini (tra Ottaviano e Piazzolla di Nola) e quali iniziative siano state intraprese per verificare la presenza in zona di ulteriori reperti archeologi.
  In riferimento a quanto richiesto e dopo aver acquisiti elementi da parte della competente soprintendenza archeologia, belle arti e paesaggio dell'area metropolitana di Napoli, si comunica quanto segue.
  In data 26 maggio 2011, veniva consegnato dal nucleo tutela patrimonio culturale dei carabinieri di Nola al museo storico-archeologico di Nola un capitello marmoreo di grandi dimensioni, sequestrato in località Ottaviano al signor Coppola Aniello.
  Il capitello veniva, quindi, posizionato nel cortile del museo.
  La predetta soprintendenza ha posto in essere diversi sopralluoghi che non hanno, però, consentito di confermare che il capitello sia stato realmente recuperato nella località indicata ove, peraltro, tenuto conto delle sue dimensioni, sarebbe stato plausibile prevedere la presenza di un imponente complesso archeologico.
  Anche dalle informazioni richieste all'amministrazione comunale di Nola non sono emersi utili elementi a tale scopo.
  Sul ritrovamento del reperto, inoltre, sono in corso le indagini a cura del nucleo tutela patrimonio artistico dei carabinieri.
  Sulla base dei labili elementi sinora emersi, la citata soprintendenza non ha potuto avviare alcun procedimento di vincolo sull'area, né, tantomeno, svolgere ulteriori indagini archeologiche conoscitive.
  Viene assicurata, comunque, la presenza sul territorio da parte di personale tecnico-scientifico della citata soprintendenza, allo scopo di garantire una costante vigilanza sugli interventi edilizi in corso.

La Sottosegretaria di Stato per i beni e le attività culturali e per il turismo: Anna Laura Orrico.


   PATASSINI, PAOLINI e LATINI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   continuano i disagi per la viabilità nel Fermano per la chiusura, a seguito del decreto di sequestro preventivo, dei viadotti dotati di dispositivi di ritenuta analoghi a quelli presenti sul viadotto Acqualonga emesso dal gip di Avellino a settembre, nell'inchiesta sulla strage del 2013 di un bus che precipitò dal viadotto succitato;

   i tratti del Fermano interessati dalla limitazione al traffico, con restrizione della velocità massima di 40 km/h all'ora per i Tir e 60km/h per le auto, e carreggiate dimezzate comprendono i viadotti Fosso San Biagio, Campofilone, Vallescura, Petronilla dell'A14, oltre ad altrettanti viadotti del tratto di A14 del teramano/pescarese;

   società autostrade e Polizia stradale dovranno gestire le inevitabili situazioni di criticità e congestione del traffico in A14 e Ss16 riguardanti il deflusso veicolare;

   risulta in ogni caso spezzato a metà il flusso stradale sulla dorsale adriatica dell'intera Italia portando, ogni settimana code chilometriche con punte, durante gli esodi festivi, di circa 20 chilometri di media giornaliera;

   la stessa paralisi interessa tutti quei comuni costieri adriatici stretti tra autostrada e costa adriatica con identica paralisi della vita cittadina in parallelo ai picchi autostradali, ripercussioni sui distretti economico-produttivi locali e sui sistemi turistici;

   società autostrade e polizia stradale si ritrovano a gestire tali disposizioni che determinano quotidianamente rallentamenti e code nelle ore di punta soprattutto in giorni di particolare intensità di traffico sulla adiacente strada statale 16, evidentemente non idonea a sopportare volumi così elevati e con possibili criticità anche per la circolazione dei mezzi di soccorso;

   la situazione descritta è stata oggetto di diverse riunioni dei Cov (Comitato operativo viabilità) a livello territoriale nonché della riunione di «viabilità Italia» 30 ottobre nell'ambito della definizione dei piani neve per la pianificazione delle attività necessarie alla gestione del traffico in caso di blocchi della circolazione autostradale;

   i sindaci della costa Marchigiana da Porto Sant'Elpidio a San Benedetto del Tronto hanno sottoscritto una missiva per rimodulare i sequestri stessi in modo tale da poter garantire la circolazione a due corsie e ristabilire i livelli di sicurezza della viabilità, limitando i rallentamenti e la più alta probabilità del verificarsi di incidenti dovuta all'elevato traffico;

   ad oggi Autostrade per l'Italia ha già predisposto un progetto di sostituzione delle barriere interessate da sequestro, con approvazione già avvenuta da parte della direzione generale di vigilanza presso il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti appare evidente la possibilità di una risoluzione della questione in tempi ridotti per la società stessa di agire con affidamento «in house» a una propria partecipata per l'esecuzione dei lavori, in luogo di una lunga procedura di appalto esterno: la differenza di tempistica sarebbe palese e stimabile in un anticipo di mesi;

   l'autorizzazione a procedere a tale più rapido affidamento è in capo allo stesso Ministero che ne deve vagliare la conformità amministrativa ai sensi dell'articolo 177 codice degli appalti –:

   se il Ministro interrogato abbia valutato quest'ultima modalità di affidamento dei lavori di sostituzione delle barriere da parte di Autostrade per l'Italia e, ove ciò non sia ancora avvenuto, quali siano le tempistiche per tale valutazione;

   quali iniziative urgenti il Ministro intenda adottare al fine di tutelare la sicurezza della circolazione e garantire una più agevole viabilità durante il periodo delle festività, quando il volume del traffico aumenta esponenzialmente, anche assumendo le opportune iniziative affinché la società Autostrade valuti lo spostamento delle barriere verso l'interno della carreggiata, quindi isolando la corsia di emergenza, garantendo comunque la circolazione a due corsie e assegnando priorità alla sostituzione delle barriere dell'A14, essendo tale direttrice essenziale per gli spostamenti a livello nazionale e internazionale.
(4-04080)

  Risposta. — Con riferimento all'atto di sindacato ispettivo in esame, sulla base delle informazioni pervenute dalla direzione generale per la vigilanza sulle concessionarie autostradali, si forniscono i seguenti elementi di risposta.
  Sulla tratta autostradale A14 Bologna-Taranto esistono attualmente molteplici restringimenti di carreggiata derivanti, sia dai provvedimenti di sequestro emessi dall'autorità giudiziaria, sia dai cantieri attivi per gli interventi di manutenzione, che interessano, in particolare, le regioni Abruzzo e Marche. In aggiunta, il concessionario autostradale, a seguito delle attività di verifica condotte dal Ministero delle infrastrutture e dei trasporti e tenuto conto delle risultanze tecniche, ha adottato misure di regolazione del traffico finalizzate al mantenimento dei livelli di sicurezza.
  In occasione della limitazione al transito dei mezzi pesanti determinatasi sulla A14 in corrispondenza del viadotto Cerrano, il Ministero si è prontamente attivato per favorire celermente tutte le attività di verifica sullo stato delle infrastrutture e di monitoraggio della frana contigua attraverso l'attivazione del piano emergenziale. Tali misure sono state favorevolmente considerate dall'autorità giudiziaria che ha disposto, qualche settimana fa, il dissequestro del viadotto. Tale provvedimento ha consentito il ripristino del transito ai mezzi pesanti sull'autostrada, con alcune limitazioni, superando, in tal modo, parte dei disagi connessi al congestionamento dell'autostrada in corrispondenza della tratta Pescara Nord-Giulianova.
  Per superare definitivamente le limitazioni connesse al sequestro delle barriere bordo ponte, il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti ha richiesto al concessionario Autostrade per l'Italia la predisposizione di un programma di riqualificazione e sostituzione da attuare in tempi certi. Ad oggi, il concessionario ha presentato per buona parte delle barriere della A14 progetti definitivi già esitati dai competenti uffici del Ministero per la parte tecnica.
  A breve saranno sviluppati progetti esecutivi da sottoporre alla procedura di approvazione convenzionalmente prevista. Una volta approvati la società concessionaria potrà aggiudicare i lavori anche con affidamenti diretti, fermo restando i limiti stabiliti dall'articolo 177 del decreto legislativo n. 50 del 2016.

La Ministra delle infrastrutture e dei trasporti: Paola De Micheli.


   RIZZO. — Al Ministro dell'interno, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   con ordinanza dirigenziale n. 30 del 12 novembre 2018 la città metropolitana di Catania ha istituito il divieto di transito veicolare e pedonale sul ponte della strada provinciale 25/I in corrispondenza della sottostante strada statale 417;

   la motivazione di tale iniziativa è da riscontrarsi nel fatto che il danneggiamento all'impalcato del ponte è stato dovuto all'urto di un mezzo pesante su alcune travi del cavalcavia in corrispondenza della sottostante strada statale 417. Pertanto, non sono presenti le caratteristiche plano-altimetriche e strutturali del corpo stradale adatte allo svolgimento del transito in piena sicurezza;

   tale situazione reca forti disagi alla circolazione, atteso che detto ponte permette il transito sostenuto tra le due città di Palagonia e Ramacca, nonché tra i mezzi agricoli e commerciali in transito sulla strada provinciale 25/I;

   con l'ordinanza n. 30 si comunica, altresì, che il percorso alternativo è rappresentato dalla strada statale 417;

   diverse testimonianze provenienti dal territorio, a quanto risulta all'interrogante, riferiscono di comportamenti indisciplinati degli autisti dei veicoli che percorrono tale tratto di strada, in quanto non viene rispettato l'ordine di transitare sulla strada statale 417 per poter raggiungere la destinazione e viene, invece, operata una pericolosa «inversione ad u» su strada statale con doppia striscia continua, con una palese violazione del codice della strada;

   verrebbe meno, quindi, il rispetto degli obblighi, dei divieti e delle limitazioni cui gli utenti della strada devono uniformarsi e alle trasgressioni non verrebbero applicate le misure sanzionatorie previste dallo stesso codice della strada per il mancato controllo permanente da parte delle autorità preposte –:

   se i Ministri interrogati siano informati dei pericoli sussistenti sul tratto di strada indicato in premessa;

   quali iniziative il Governo intenda promuovere, per quanto di competenza, per salvaguardare il rispetto del codice della strada, in aggiunta all'ordinanza emessa dalla città metropolitana di Catania;

   di quali elementi dispongano circa le tempistiche previste per il finanziamento, l'affidamento e la realizzazione del nuovo ponte di cui in premessa.
(4-02691)

  Risposta. — Come riferito nell'interrogazione, con ordinanza dirigenziale n. 30 del 12 novembre 2018, la città metropolitana di Catania ha interrotto il transito veicolare e pedonale sul cavalcavia della strada provinciale 25/I, in corrispondenza della sottostante strada statale 417, a seguito del danneggiamento subito a causa dell'urto di un mezzo fuori sagoma che transitava su quella carreggiata. Pertanto il traffico veicolare è stato deviato sulla predetta strada statale 417, attraverso la quale è possibile raggiungere tutte le destinazioni.
  Nello specifico, il danneggiamento procurato al cavalcavia è stato definito talmente grave da aver reso necessario un intervento progettuale al fine di provvedere alla totale sostituzione dello stesso, in tal senso, la città metropolitana ha predisposto un progetto per la sua demolizione e ricostruzione, con la previsione del ricorso a fondi della protezione civile regionale, per un importo complessivo di oltre un milione di euro.
  Si evidenzia come la prefettura di Catania abbia costantemente seguito la situazione segnalata, nell'ambito dell'attività di monitoraggio sulle condizioni di sicurezza della viabilità nel territorio della provincia.
  In tale contesto, il Prefetto, fin dal febbraio 2019, anche attraverso la convocazione di una Conferenza interprovinciale delle autorità di pubblica sicurezza delle province della Sicilia orientale, alla quale hanno partecipato prefetti di Messina, Siracusa, Ragusa ed Enna, insieme ai responsabili provinciali delle forze dell'ordine e dei Vigili del fuoco, ha avviato un esame congiunto sulle problematiche, relative alla sicurezza delle principali arterie della Sicilia orientale.
  Sono state, pertanto, programmate le iniziative da adottare, al fine di garantire la sicurezza della circolazione sulle strade ed autostrade di collegamento tra le province della Sicilia orientale, tra cui la citata arteria, in un quadro di coordinamento e di pianificazione degli interventi.
  È stata, in particolare, evidenziata la necessità dell'adozione di più incisive misure per il controllo, la manutenzione e il miglioramento degli, impianti stradali, comprese le verifiche su viadotti, gallerie e ponti, unitamente all'incremento della segnaletica stradale e dell'illuminazione.
  In attuazione di tali linee di intervento programmate, si evidenzia, infine, che il 28 gennaio 2019 la città metropolitana ha trasmesso alla stessa prefettura una apposita relazione tecnica con la quale si dà atto dell'avvenuta esecuzione di parte dei lavori di ripristino del cavalcavia, fornendo altresì indicazioni sui residui interventi, che dovrebbero essere ultimati, secondo il cronoprogramma stabilito, entro il mese di febbraio 2020.

Il Sottosegretario di Stato dell'interno: Achille Variati.


   ROMANIELLO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   il Corpo nazionale dei vigili del fuoco rappresenta in Italia uno dei più importanti presidi di sicurezza del Paese, con donne e uomini che lavorano in emergenza di notte, di giorno, durante i periodi festivi, per assicurare l'incolumità dei cittadini;

   spesso, però, le dotazioni a disposizione di tale Corpo non risultano idonee alla prevenzione dei rischi insiti nello stesso svolgimento dell'attività di soccorso: tale professione infatti, oltre ad essere rischiosa, risulta anche particolarmente usurante e disagiata, poiché articolata su un ciclo continuo e con turni, anche notturni, di 12 ore;

   tali condizioni lavorative, unite all'incidenza di fattori esterni di carattere ambientale e/o legate alla particolarità degli scenari che si presentano, sottopongono gli operatori a un notevole stress psico-fisico;

   la sede operativa di Voghera ha attualmente un organico sottodimensionato rispetto ai turni di lavoro svolti e al territorio da presidiare. Tale sede operativa rappresenta il presidio più importante per la sicurezza dei cittadini della città e del territorio della Valle Staffora e dell'Oltrepò Pavese; la sua competenza si estende per un'area che comprende circa 40 comuni della provincia di Pavia, operando il citato distaccamento in un territorio ricco di attività rilevanti e con un alto rischio d'incidente;

   al momento, vi è un'unica autoscala presente su tutta la provincia di Pavia, in dotazione al comando provinciale di Pavia; quando il territorio presidiato dal distaccamento dei vigili del fuoco di Voghera necessita dell'autoscala per le operazioni di soccorso, tale distaccamento è costretto a far richiesta al comando di Pavia, mentre durante gli interventi in aree interne si verifica la temporanea assenza dell'autoscala nel territorio presidiato dai vigili del fuoco di Pavia;

   quando si opera nelle aree interne (collinari e montuose), il decorso del tempo necessario per l'arrivo dell'autoscala è inevitabilmente un elemento di insicurezza con conseguente rischio di efficacia ridotta dell'intervento, poiché molti centri urbani sono collocati geograficamente in un territorio collinare e/o montuoso, con una viabilità difficoltosa e, di fatto, sarebbero raggiungibili più agevolmente con un mezzo dotato di cestello omologato. Si fa, peraltro, presente che presso la caserma iriense, in osservanza della classificazione D2 del distaccamento, dovrebbero essere in servizio sette uomini per turno, mentre ne risultano, invece, soltanto cinque;

   come adeguatamente descritto dagli organi di informazione, all'interno della caserma manca un secondo camion effettivo, in quanto il veicolo presente nel garage, dopo essere stato soggetto per oltre un anno a varie riparazioni, continua a presentare il malfunzionamento degli strumenti minimi di soccorso, necessari per il funzionamento del mezzo; gli stessi organi segnalano, inoltre, anche la carenza degli insetticidi necessari per le disinfestazioni dagli imenotteri, oltre che delle tute protettive di ultima generazione, capaci di resistere ai pungiglioni delle nuove specie di calabroni provenienti dall'Africa;

   il territorio sul quale opera il distaccamento dei vigili del fuoco di Voghera è stato colpito nelle scorse settimane da un violento nubifragio; contemporaneamente, un pericoloso incendio ha devastato una palazzina condominiale nella città di Voghera e sono dovuti intervenire i mezzi antincendio dalla caserma di Alessandria –:

   quali iniziative di competenza il Ministro interrogato intenda adottare per migliorare la situazione generale descritta e, in particolare, per fornire al distaccamento dei vigili del fuoco di Voghera il mezzo dotato di cestello e se intenda valutare l'opportunità di integrare il personale come segnalato in premessa.
(4-04000)

  Risposta. — In relazione alla carenza di organico, segnalata dall'interrogante, si evidenzia, in primo luogo, che il comando di Pavia, a fronte di una dotazione organica teorica di 200 unità operative (suddivise in 72 capi reparto/capi squadra e 128 vigili) definita con decreto del Ministro dell'interno del 28 marzo 2019, presenta un organico effettivo di 175 unità (62 capi squadra/capi reparto e 113 vigili). Al riguardo, appare opportuno precisare che sono già state adottate alcune iniziative, finalizzate al potenziamento dell'organico in quel determinato ambito territoriale. Infatti, a seguito della conclusione dell'85° corso di formazione, sono stati assegnati al comando di Pavia 15 vigili del fuoco che hanno preso servizio il 30 settembre 2019, mentre con decorrenza 23 dicembre 2019, sono state ulteriormente assegnate al predetto Comando 7 unità operative, provenienti dall'86° corso di formazione.
  In tale contesto, si è provveduto a predisporre un piano di distribuzione dei richiami di personale vigile volontario, con l'assegnazione di un congruo numero di ore di straordinario alla direzione regionale dei vigili del fuoco della Lombardia.
  Per quanto riguarda in particolare il distaccamento di Voghera, sono attualmente presenti 29 unità (8 qualificati e 21 vigili). Il contingente del personale assegnato a Voghera – come anche quello previsto per tutte le altre sedi di servizio del Comando – è sufficiente a garantire sempre i minimi operativi ed, in particolare, la formazione di una squadra base di 5 unità (come previsto nel vigente regolamento di servizio).
  In ordine alla situazione dei mezzi di soccorso presenti in tale distaccamento (classificato SD3), si informa che il relativo parco automezzi è costituito da due autopompe serbatoio (APS), una autobotte (ABP), un autocarro, due autocampagnole e un autofurgone, che appaiono sufficienti a garantire la piena operatività della squadra di soccorso in quella sede; si precisa, peraltro, che ogni automezzo è regolarmente sottoposto a tutte le necessarie manutenzioni ordinarie e straordinarie, oltre che a revisione annuale.
  In relazione agli automezzi speciali, si evidenzia che il comando di Pavia è dotato di una sola autoscala e di nessuna autogrù, che in ogni caso, a seconda delle esigenze, può essere richiesta ai comandi limitrofi che hanno in dotazione il predetto mezzo speciale. L'autoscala è assegnata alla sede centrale di Pavia ma, in caso di necessità, nonché a seconda della tipologia di intervento, l'operatività del mezzo è assicurata in tutto l'ambito territoriale provinciale.
  La previsione di tale modalità operativa, nell'attivazione dei protocolli di emergenza, deriva dal carattere nazionale dell'organizzazione del Corpo dei vigili del fuoco che, a seconda delle necessità, consente di affrontare e superare le eventuali carenze di uomini o di mezzi, riscontrate nello specifico ambito locale.
  Con riferimento ai veicoli di soccorso in elevazione, si evidenzia che questa Amministrazione ha previsto l'attivazione, nel prossimo biennio, di gare pubbliche finalizzate all'acquisizione sia di autoscale che di piattaforme di diverso tipo e utilizzo. Si informa, altresì, che è anche in corso di realizzazione un piano nazionale finalizzato a nuove acquisizioni relative ai mezzi APS (autopompe serbatoio) e ABP (autobotte).
  Si assicura, pertanto, che anche su tale fronte le esigenze del comando di Pavia saranno tenute in debita considerazione, secondo le modalità e le priorità definite dalla competente direzione regionale dei vigili del fuoco per la Lombardia.
  Per quanto concerne, infine, la carenza di insetticidi necessari per le disinfestazioni dagli imenotteri e di tute protettive di ultima generazione, si rappresenta che il Comando ha già provveduto a effettuarne l'acquisizione ed è in corso la distribuzione a tutte le sedi di servizio.

Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Achille Variati.


   TORTO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   la sicurezza del luogo di lavoro è elemento imprescindibile per il corretto svolgimento della propria funzione, ancora di più per coloro che sono al servizio dello Stato, come la polizia penitenziaria;

   è assolutamente necessario un adeguato e congruo numero di personale in servizio, sia per garantire la sicurezza degli operatori stessi dalle aggressioni da parte dei reclusi, sia per il rispetto di orari lavorativi coerenti con la tipologia di lavoro svolto;

   in data 1° ottobre 2019, come riportato dalla testata giornalistica de Il Centro, la relazione della segreteria provinciale di Pescara del Sappe (Sindacato autonomo di polizia penitenziaria) conferma il sovraffollamento dei reclusi nella casa circondariale di Pescara contestualmente anche ad un sottodimensionamento del personale di polizia penitenziaria, e il consigliere regionale abruzzese, Domenico Pettinari, evidenzia anche altre criticità come quella dell'elettrificazione dei cancelli;

   è possibile evincere dall'articolo su citato che il sottosegretario Ferraresi si sarebbe impegnato a risolvere la questione delle strumentazioni usurate per le porte elettriche e, in merito al sovraffollamento, lo stesso ha confermato l'emissione di provvedimenti deflativi che dovrebbero muovere circa 280 unità, garantendo una più equa distribuzione dei reclusi su tutto il territorio nazionale, riportando così il carcere di San Donato di Pescara nel limite previsto di 270 detenuti;

   come riportato dalla notizia di stampa richiamata, l'organico del personale penitenziario ammonterebbe a 160 unità, di cui in servizio 126, e delle 34 unità mancanti 17 risulterebbero non assegnate e 17 distaccate in altri uffici –:

   se il Governo abbia intrapreso o intenda intraprendere, in tempi brevi, iniziative che permettano di restituire al carcere pescarese le unità minime di personale necessarie a garantire la sicurezza dei detenuti e degli operatori.
(4-03718)

  Risposta. — Con l'atto di sindacato ispettivo in esame l'interrogante, nel fare riferimento a una serie di criticità che presenterebbe la Casa circondariale di Pescara in termini di sovraffollamento della popolazione detenuta, di scoperture degli organici della Polizia penitenziaria, di problematiche di ordine strutturale afferenti, nello specifico, all'automazione dei cancelli, chiede di sapere se il Governo abbia intrapreso o intenda intraprendere, in tempi brevi, iniziative che permettano di restituire all'istituto in disamina le unità minime di personale necessarie a garantire la sicurezza dei detenuti e degli operatori.
  Alla data del 22 novembre 2019, presso la casa circondariale di Pescara risultano presenti un totale di 403 detenuti, rispetto a una capienza regolamentare pari a complessivi 273 posti disponibili, rilevandosi un indice percentuale di affollamento pari al 147,62 per cento, come tale effettivamente superiore al tasso medio di affollamento su base nazionale che si attesta attorno al 128 per cento.
  Pur al netto del richiamato tasso di affollamento, va comunque chiarito che la casa circondariale di Pescara non fa registrare alcuna violazione dei parametri previsti dalla C.E.D.U., in quanto 143 detenuti risultano avere a disposizione, nelle rispettive camere di pernottamento, uno spazio compreso tra i 3 e i 4 metri quadri, mentre i restanti 254 ristretti risultano avere a disposizione uno spazio di vivibilità superiore ai 4 metri quadri.
  Va chiarito che questo Ministero conduce un costante monitoraggio dei flussi demografici in contesto detentivo, provvedendo a periodiche movimentazioni che rispondono a finalità deflative e perequative.
  Per quanto attiene alla casa circondariale di Pescara, per quanto qui di interesse, si rileva che dal 1° gennaio al 15 ottobre 2019 la struttura ha beneficiato del trasferimento presso altre sedi di un totale di 50 detenuti.
  Per quanto riguarda il consistente tasso di detenuti stranieri (104 rispetto ai 299 italiani) va dato atto dell'azione che, in campo internazionale, il Ministero sta già conducendo al fine di favorirne il rimpatrio per l'espiazione del residuo pena nei rispettivi Paesi di origine, proseguendo i negoziati in essere, stipulando nuovi accordi e valorizzando altresì lo strumento dell'espulsione verso i Paesi d'origine per quei detenuti la cui pena residua lo consenta.
  In particolare, è fermo proposito di questo Dicastero sviluppare e condurre in porto in temi ragionevoli i negoziati già in corso con molti Stati (Capoverde, Filippine, Tunisia, Vietnam, Cina), affinché, in linea con i risultati soddisfacenti già conseguiti nell'anno corrente (Argentina, Colombia, Kosovo, Mali, Libia, Niger, Nigeria, Taiwan, Paraguay) nuovi accordi vengano siglati anche nell'anno venturo e verranno aperti nuovi fronti di dialogo con Paesi come la Bolivia e Cuba.
  Nella medesima direzione deflattiva si iscrive la recente istituzione, presso il Ministero della giustizia, di un tavolo tecnico fra il dipartimento dell'amministrazione penitenziaria ed il dipartimento per gli affari di giustizia con l'obiettivo di stimolare l'adozione e l'esecuzione di provvedimenti di espulsione dei detenuti stranieri
ex articolo 16 comma 5 del decreto legislativo n. 286 del 1998 (Testo Unico immigrazione) verso i Paesi d'origine, velocizzandone le procedure di identificazione all'atto dell'ingresso in carcere attraverso lo sviluppo di una sinergia virtuosa con gli uffici immigrazione delle questure, da un lato, ed i tribunali di sorveglianza, dall'altro, ciascuno per i profili di rispettiva competenza.
  Rientra fra gli intendimenti prioritari di questo Dicastero fronteggiare incisivamente il problema del sovraffollamento carcerario anche attraverso un serio e concreto rilancio dell'edilizia penitenziaria, puntando sia alla riqualificazione degli spazi esistenti, che all'incremento dei posti detentivi.
  Nel tracciare in questa sede un profilo delle più importanti linee di intervento, oltre a richiamare l'avvenuto completamento nel 2018, da parte del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, dei tre padiglioni detentivi da 200 posti ciascuno presso gli istituti penitenziari di Parma, Lecce e Trani, occorre dare atto dell'imminente ultimazione dei due padiglioni detentivi da 200 posti presso gli istituti penitenziari di Sulmona e Taranto e del nuovo padiglione in realizzazione presso la casa di reclusione di Milano «Opera» per ulteriori n. 400 posti detentivi.
  Dei circa 3.500 posti attualmente risultanti inagibili, circa 1.000 sono già compresi nei procedimenti e negli interventi avviati con i finanziamenti del piano carceri e con la successiva rimodulazione deliberata dal comitato paritetico per l'edilizia penitenziaria, curati dai competenti Provveditorati interregionali per le opere pubbliche del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti.
  Sono in corso i procedimenti a cura del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, per la ricerca dell'area del nuovo istituto penitenziario di Savona e la progettazione e realizzazione di nuove strutture detentive, nonché a cura della provincia autonoma di Bolzano, per il nuovo carcere della Città, per un totale di circa 3.500 nuovi posti, che, sommati ai 51.500 sopracitati, porterebbero al raggiungimento di un realistico obiettivo di medio termine, entro il 2025, di circa 55.000 posti detentivi.
  Nel solco normativo tracciato dal cosiddetto decreto-legge «Semplificazione» (decreto-legge, 14 dicembre 2018, n. 135, convertito con modificazioni dalla legge 11 febbraio 2019, n. 12), si dovranno portare a compimento le riconversioni a uso penitenziario della ex caserma «Battisti» di Bagnoli e della ex Caserma «Bixio» di Casale Monferrato, mentre è imminente il conferimento all'amministrazione penitenziaria della caserma «Barbetti» di Grosseto e sono in corso gli studi di fattibilità per la riconversione della caserma «Capozzi» di Bari.
  Con specifico riferimento alla dotazione organica del personale di Polizia penitenziaria in servizio presso la casa circondariale di Pescara, va detto che le maggiori scoperture si registrano nel ruolo dei Sovrintendenti, compensate, almeno dal punto di vista numerico, dagli esuberi nel ruolo degli ispettori.
  In ogni caso, anche nell'ottica di un riequilibrio funzionale dei ruoli, va ricordato che i vincitori del concorso interno a complessivi 2.851 posti per la nomina alla qualifica di vice sovrintendente del ruolo sia maschile che femminile de corpo, al termine del corso di formazione, costituiranno un bacino significativo a cui attingere per colmare le diffuse scoperture che su tutto il territorio si registrano in questo profilo professionale.
  Si tratta di una misura che si innesta a pieno titolo nel più ampio alveo delle mirate politiche assunzionali perseguite da questo Ministero, anche nel comparto penitenziario.
  A tal riguardo ci si limita a evidenziare che è in atto il corso di formazione anche per i vincitori del concorso a 80 posti di vice commissario, mentre verranno completate le procedure concorsuali a complessivi 49 posti di ispettore superiore ed a complessivi 754 posti di allievo agente. Si provvederà, altresì, al completamento dell'assunzione straordinaria di 1300 allievi agenti del Corpo di polizia penitenziaria – ai sensi dell'articolo 1, commi 382-383, della legge 30 dicembre 2018, n. 145 (legge di bilancio 2019) – anche mediante scorrimento delle graduatorie vigenti e verranno inoltre avviate, nei prossimi mesi, le procedure per la copertura dei posti di vice sovrintendenti conseguito all'incremento della dotazione organica previsto dall'articolo 44, comma 8, lettere
b) e b-bis), del decreto legislativo 29 maggio 2017, n. 95 (di revisione dei ruoli delle forze di polizia), e alle vacanze disponibili dal 31 dicembre 2017 al 31 dicembre 2018.
  È altresì previsto un programma straordinario di assunzioni per i prossimi anni per un totale di 620 unità di polizia penitenziaria e di 150 unità del comparto funzioni centrali con un impegno di spesa di quasi sei milioni annui per il 2020 e per il 2021.
  In tale direzione, si confida realisticamente di poter disporre, a breve, di un ampio bacino di risorse umane a cui attingere per sanare le varie scoperture di cui risentono gli istituti di tutto il territorio e rispetto a cui saranno tenute in debita considerazione anche le esigenze della casa circondariale di Pescara che, va comunque ricordato, lo scorso mese di luglio ha già fruito dell'incremento di 10 unità.
  Da ultimo, con riferimento alle criticità strutturali, si è di recente proceduto ad un sopralluogo finalizzato al ripristino degli impianti di sicurezza e all'automazione degli accessi nei reparti giudiziario e penale, per la cui realizzazione è stato preventivato un impegno di spesa che ammonta presumibilmente a circa euro 300.000,00 + IVA.

Il Ministro della giustizia: Alfonso Bonafede.


   VARCHI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   il Tribunale di Termini Imerese si caratterizza per avere il circondario più esteso del distretto di corte di appello di Palermo, comprensivo del territorio di 62 comuni, ed essere il più popoloso dopo quello del capoluogo di distretto;

   il circondario si connota anche per alcune specificità territoriali, rappresentate da un incremento dei contenziosi scaturenti da alcune zone, quali quelle dell'entroterra delle Madonie e del Corleonese, nonché dall'aumento esponenziale di procedimenti penali aventi ad oggetto l'accertamento della presenza sul territorio di frange della criminalità organizzata;

   a seguito dell'ormai nota revisione della geografia giudiziaria di cui al decreto legislativo n. 155 del 2012, la consistenza territoriale del circondario che si è venuta a determinare, da un lato, e il mancato adeguamento dell'organico dei magistrati e del personale amministrativo, dall'altro, hanno portato a una situazione ormai insostenibile;

   nonostante l'impegno profuso da tutti gli operatori del settore, infatti, non si è riusciti a contenere il rapporto tra le sopravvenienze, in continua crescita in tutti i settori, ed il numero dei procedimenti definiti;

   l'avvocatura di Termini Imerese è in stato di agitazione, oltre che per la carenza di organico che colpisce il tribunale e la procura della Repubblica, anche per la gestione del cosiddetto gratuito patrocinio: l'esiguità di fondi a disposizione e la carenza di organico degli uffici preposti alla gestione delle pratiche fanno sì che le liquidazioni avvengano con grande ritardo;

   sulle condizioni critiche del tribunale l'allarme era già stato lanciato dal presidente, dottor Raimondo Lo Forti con il programma delle attività annuali del 2019, dal quale emergevano in tutta la loro drammaticità i numeri dei procedimenti e del personale: solo nel settore penale pendono oltre 5 mila processi divisi tra i giudici ordinari, onorari e giudici di pace;

   più in particolare, rilevava il presidente del tribunale: «la situazione è molto critica e ho già richiesto l'ampliamento della pianta organica da 20 a 23 giudici e l'istituzione del secondo posto di presidente di sezione da destinare al civile. A fronte della grave insufficienza della pianta organica, i trasferimenti recentemente disposti non potranno che rendere ancora più difficoltoso il lavoro dei giudici rimasti (6 al settore penale dibattimentale, 2 all'ufficio gip/gup e 7 al settore civile) che, nonostante tutto, continuano a lavorare con appassionato senso di giustizia ed affrontano le attuali condizioni critiche di lavoro con encomiabile spirito di servizio»;

   sempre secondo Lo Forti, anche la dotazione organica del personale amministrativo registra una situazione delicata: «Il passaggio di un numero consistente di cancellieri al profilo superiore ha causato la preoccupante riduzione del numero degli stessi, la cui presenza effettiva si è ridotta a 6 unità. Non può sottacersi, inoltre, che le nuove esigenze delle strutture giudiziarie richiedono la presenza di professionalità (contabili, tecnici, statistici) dotate di competenze estranee ai profili professionali tradizionali» –:

   quali urgenti iniziative di competenza il Ministro interrogato intenda adottare al fine di stanziare, anche nel prossimo disegno di legge di bilancio, le risorse necessarie per garantire l'efficiente funzionamento del tribunale e della procura di Termini Imerese e dare immediato seguito alle richieste formulate dal presidente del tribunale in questione e dall'avvocatura.
(4-03805)

  Risposta. — Con l'interpellanza in esame si evoca la situazione di grave criticità di personale del tribunale di Termini Imerese a seguito della revisione della geografia giudiziaria di cui al decreto legislativo n. 155 del 2012, con incremento della popolazione e mancato adeguamento dell'organico. Si chiede, dunque, di sapere quali iniziative il Ministero della giustizia intenda intraprendere per garantire l'efficiente funzionamento del tribunale e della procura di Termini Imerese.
  Preliminarmente preme evidenziare che, nonostante la rivisitazione della geografia giudiziaria e il conseguente accorpamento della sede di Bagheria al tribunale di Termini Imerese, il relativo carico di lavoro è rimasto incardinato presso il tribunale di Palermo; né la contestuale soppressione delle relative sezioni distaccate di Cefalù e Corleone ha originato alcun incremento di competenza o di carichi di lavoro, in quanto dalla stessa è semplicemente scaturita la trattazione in sede centrale degli affari già pendenti.
  In corrispondenza di tali previsioni, in sede di prima attuazione, sono state, quindi, adottate modifiche compensative dei relativi organici idonee a corrispondere alle esigenze determinate dalle suddette modifiche di competenza territoriale. In concreto, l'attuale consistenza della pianta organica del tribunale di Termini Imerese prevede 22 magistrati e 89 unità amministrative di vario profilo (1 dirigente di II fascia, 5 direttori di III area, 20 funzionari giudiziari, 17 cancellieri esperti, 20 assistenti giudiziari, 7 operatori giudiziari, 4 conducenti di automezzi, 15 ausiliari).
  Ma come preme evidenziare, allo stato di fatto, nel tribunale di Termini Imerese, su una dotazione organica di 89 unità, 107 dipendenti sono in servizio, con una situazione addirittura sovrannumeraria e la posizione dirigenziale coperta.
  A ciò va aggiunto che, con provvedimento del 18 aprile del 2019, al distretto di Palermo sono state destinate 3 unità di profilo «funzionario tecnico» (2 per la corte d'appello e 1 per la procura generale) e 6 unità di profilo di «assistente tecnico» (4 per la corte d'appello e 2 per la procura generale), costituenti ausilio per tutti gli uffici giudiziari dei distretto.
  Va, infatti, rimarcato che l'incremento del personale negli uffici giudiziari, sia di magistratura che amministrativo, costituisce una delle più ferme priorità del Ministero della giustizia, che ha già efficacemente e tempestivamente messo in campo tutte le misure necessarie. Così si deve opportunamente segnalare che, nell'ambito dell'assunzione e conseguente destinazione agli uffici giudiziari sul territorio di un corposo contingente di assistenti giudiziari, attingendo anche alle graduatorie degli idonei del concorso ad 800 posti, 94 unità sono state destinate al distretto di Palermo e 4 alla sede di Termini Imerese; nell'ambito dell'interpello per assistente giudiziario di II fascia, indetto il 18 febbraio 2019, i posti destinati alla sede di Termini Imerese (4) sono pari al 40 per cento del contingente destinato all'intero distretto (10), non interamente coperti per mancanza di aspiranti; nell'ambito della procedura di riqualificazione del personale in servizio (cancellieri e ufficiali giudiziari) nel distretto 153 cancellieri sono ora inquadrati come funzionari giudiziari e 30 ufficiali giudiziari sono inquadrati come funzionari UNEP tutti nel medesimo ufficio; e nel tribunale di Termini Imerese 10 cancellieri, ora inquadrati nel profilo di funzionario giudiziario, sono stati tutti confermati nel medesimo ufficio.
  In aggiunta va anche evidenziato che l'attenzione del Ministero della giustizia alle dotazioni di personale degli uffici giudiziari è costante e sempre altissima e le politiche assunzionali attuate e programmate lo dimostrano, in netta inversione di tendenza rispetto al passato.
  Nell'immediato futuro infatti, con la legge n. 145 del 2018, articolo 1, comma 379, Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2019 e bilancio pluriennale per il triennio 2019-2021, sono previsti l'incremento di 600 unità del ruolo organico del personale di magistratura ordinaria e la conseguente rideterminazione delle piante organiche degli uffici; attività, quest'ultima, che prevede tempi di attuazione contenuti, essendo in corso un tavolo tecnico per la rideterminazione delle piante organiche degli uffici di merito destinato a chiudere i lavori a breve.
  Preme inoltre rimarcare che recentemente sono state pubblicate dal CSM le sedi vacanti giudicanti e requirenti di primo e secondo grado per i quali sussistono i requisiti previsti dall'articolo 1, comma 3, della legge 4 maggio 1998, n. 133 (cosiddette sedi disagiate) per l'anno 2019; e per gli uffici giudiziari di Termini Imerese sono stati previsti 3 posti di Giudice e 2 posti di Sostituto procuratore.
  Anche per quanto riguarda il personale amministrativo, si rappresenta che resta fermo comunque l'impegno dell'amministrazione a proseguire le politiche di incremento del personale nella convinzione che il supporto di collaborazione amministrativa sia essenziale all'attività giurisdizionale dei magistrati.
  E a tal proposito si evidenzia che l'ulteriore capacità assunzionale sussistente per il 2019 consentirà in tempi contenuti l'ulteriore scorrimento della graduatoria dei concorsi recentemente espletati.
  A quanto sopra menzionato si aggiungono: le ulteriori assunzioni previste
ex legge n. 68 del 1999 in tema di disabilità; l'assunzione di 97 posti di ausiliario Area 1 F1, disposta il 27 agosto 2019 ed il recente bando di concorso Ripam-Giustizia, pubblicato il 26 luglio 2019, per il reclutamento di 2.329 unità di personale non dirigenziale a tempo indeterminato per il profilo di funzionario da inquadrare nell'area funzionale terza, fascia economica F1, nei ruoli del personale del Ministero della giustizia.
  Inoltre, si tiene a rappresentare che è stato anche proposto l'inserimento di ulteriori norme nella prossima legge di bilancio volte a proseguire nel rafforzamento della politica di potenziamento del personale addetto agli uffici giudiziari.
  Pertanto, resta inteso che la pianificazione dell'ingresso di nuove risorse umane negli organici dell'organizzazione giudiziaria sarà certamente modulata in maniera tale da tenere in adeguata considerazione le necessità dei singoli uffici, compreso il tribunale di Termini Imerese.
  Dunque, gli elementi esposti ed in particolare la politica assunzionale perseguita, tesa ad un significativo ingresso di nuove risorse umane negli organici, fanno emergere con evidenza la massima concentrazione e il massimo impegno profuso dal Ministero della giustizia su questo fronte.
  È ferma convinzione dello scrivente Ministro, infatti, che un sistema ben organizzato è tra le basi di un'attività giudiziaria più efficiente e, dunque, più efficace e che le necessità organizzative di ogni singolo ufficio giudiziario, compreso quello di Termini Imerese, sono necessità di questo Ministero, che, una volta rideterminate le piante organiche sul territorio, con i nuovi concorsi procederà anche all'aumento di magistrati su tutto il territorio nazionale, oltre alla politica assunzionale di unità amministrative.

Il Ministro della giustizia: Alfonso Bonafede.