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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Mercoledì 1 aprile 2020

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interpellanza:


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro per gli affari europei, il Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, per sapere – premesso che:

   la pandemia da coronavirus comporterà effetti recessivi con una contrazione del prodotto interno lordo dell'Eurozona tra il 3 e il 10 per cento, con impatti rilevanti sull'economia dell'intera Unione europea;

   il Consiglio europeo del 26 marzo 2020 si è concluso con un nulla di fatto, limitandosi a confermare alcune delle già insufficienti proposte della Commissione europea, senza l'auspicato cambio di rotta per mettere a riparo il continente dai molteplici impatti di una crisi pandemica, ben diversa da quella del 2008-2010, che richiede una risposta straordinaria e coordinata, senza lasciare gli Stati con le sole proprie risorse;

   la Commissione europea, dopo ritardi e sottovalutazioni del contagio, ha proposto di sospendere sia le regole del patto di stabilità (attivazione della clausola «General crisis escape clause»), sia quelle sugli aiuti di Stato; la Bce ha finalmente deciso per un nuovo Quantitative Easing (Pandemic Emergency Purchase Programme) per 750 miliardi di euro; misure utili e, tuttavia, a giudizio degli interpellanti, insufficienti a contrastare la crisi pandemica;

   l'opposizione dei Paesi del Nord Europa, a partire da Germania e Olanda, non permette di accordarsi sull'emissione di titoli a livello europeo, ignorando l'iniziativa di nove leader dell'Eurozona che, con una lettera alla vigilia del vertice del 26 marzo 2020 (nel frattempo condivisa da altri Paesi dell'Unione europea), propongono anche strumenti di garanzia comuni, a lunga scadenza e per tutti, per sanità, imprese e posti di lavoro a rischio per Covid-19;

   sono necessarie risorse nazionali ed europee di fronte a uno shock simmetrico esogeno di cui non è responsabile alcun Paese, ma dalle conseguenze negative per tutti; occorre mettere in campo tutte le risorse: del Mes (senza condizionalità), del bilancio dell'Unione; occorre, dunque, una scelta storica tra l'essere leader di un'Europa sovrana, democratica e inclusiva, o essere testimoni del suo tramonto –:

   se il Governo non ritenga di mantenere ferma la posizione fin qui assunta, in favore di nuovi strumenti di garanzia europei per il futuro, per fronteggiare pandemia e conseguenze economiche;

   se il Governo non intenda attivarsi, anche a livello bilaterale, affinché la Germania superi le posizioni ingenerose e intransigenti, ricordando la solidarietà italiana nel dopoguerra, di cui il nostro Paese va fiero, allorché condonò i suoi debiti di guerra;

   se il Governo non ritenga di impegnarsi, nelle competenti sedi europee, per:

    a) un sistema di acquisti centralizzato di prodotti sanitari, con piani sanitari e protocolli omogenei europei, garantendo la libera circolazione dei prodotti primari ed evitando ostacoli nel mercato interno;

    b) rafforzare agricoltura, allevamento, pesca, trasporti, turismo e distribuzione, promuovendo un'agenda industriale, digitale per un'Europa più competitiva e resiliente di fronte alle crisi future;

    c) concordare celermente un sistema di riassicurazione di disoccupazione europeo;

    d) un'unità di emergenza militare europea;

    e) riscrivere totalmente il bilancio pluriennale dell'Unione europea per fronteggiare la crisi pandemica, in favore di lavoratori autonomi e piccole e medie imprese, con risorse maggiori per ricerca e innovazione, con particolare attenzione ai vaccini.
(2-00706) «Rossello, Brunetta, Battilocchio, Pettarin, Marrocco, Vietina».

Interrogazioni a risposta orale:


   BALDINI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno, al Ministro della salute, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   la circolare del Ministero della salute n. 5443 del 22 febbraio 2020 ha evidenziato che «in letteratura diverse evidenze hanno dimostrato che i Coronavirus, inclusi i virus responsabili della SARS e della MERS, possono persistere sulle superfici inanimate in condizioni ottimali di umidità e temperature fino a 9 giorni. Un ruolo delle superfici contaminate nella trasmissione intraospedaliera di infezioni dovute ai suddetti virus è pertanto ritenuto possibile, anche se non dimostrato. Allo stesso tempo però le evidenze disponibili hanno dimostrato che i suddetti virus sono efficacemente inattivati da adeguate procedure di sanificazione (...)»;

   pertanto, sebbene le procedure di sanificazione degli ambienti e delle superfici siano uno strumento determinante di contenimento della propagazione epidemiologica, non è stata introdotta una precisa prescrizione in tal senso e le disposizioni finora tratteggiate, ad avviso dell'interrogante, risultano esigue e lasciano l'attuazione alla discrezionalità dei singoli soggetti;

   nello specifico si evidenzia che nell'ambito del decreto-legge cosiddetto «Cura Italia» attualmente all'esame del Senato della Repubblica, l'articolo 64 ha introdotto un credito d'imposta per le spese di sanificazione degli ambienti di lavoro, allo scopo di incentivare la sanificazione quale misura di contenimento del contagio del virus Covid-19, lasciando al soggetto privato la discrezionalità operativa nonché l'onere di attuare l'intervento;

   infatti, a tal riguardo si segnala che in data 14 marzo 2020 è stato siglato in accordo con il Governo un protocollo fra Confindustria, Confapi e associazioni sindacali circa la «regolamentazione delle misure per il contrasto e il contenimento della diffusione del virus COVID-19 negli ambienti di lavoro» e, tra le indicazioni previste dallo stesso, vi è la sanificazione periodica dei locali, degli ambienti, delle postazioni di lavoro di tastiere, schermi touch, mouse e delle aree comuni e di svago nonché la sanificazione specifica in caso di presenza di una persona con Covid-19 all'interno dei locali aziendali;

   le procedure di sanificazione si configurano pertanto come «un'indicazione» dunque suscettibile di variabilità e limitazioni applicative tali da rarefarne potenzialmente la validità;

   si evidenzia ulteriormente che l'articolo 114 del medesimo decreto-legge ha istituito un fondo per la sanificazione di ambienti appartenenti a enti locali al fine di contribuire alle spese di sanificazione e disinfezione delle correlate strutture;

   risulta all'interrogante che in molti comuni non siano state avviate operazioni di sanificazione, poiché molti amministratori, ribadiscono la «mancanza di efficacia» della sanificazione e la volontà di intervenire solo in caso di precise indicazioni da parte delle autorità sanitarie;

   esiste al momento anche un'emergenza nelle strutture sanitarie per anziani sull'intero territorio nazionale, che stando ai dati relativi al numero di contagi, anche tra il personale sanitario, e alle dinamiche di trasmissione del Covid-19 risultano essere dei veri e propri ricettacoli virali: appare urgente predisporre una procedura di sanificazione coordinata delle strutture sul territorio nazionale;

   appare evidente che l'attuale scenario di sospensione delle attività e di distanziamento sociale previsto dai provvedimenti del Governo favorirebbe le operazioni di sanificazione, al fine di rendere successivamente più agevoli le operazioni di ripristino delle attività;

   la sanificazione degli ambienti che saranno nuovamente operativi nelle prossime settimane rappresenta una premessa inderogabile per consentire la ripartenza economica e sociale del Paese, da includere tra le misure di intervento socio-economico connesse all'emergenza epidemiologica da Covid-19 previste e coordinate a livello nazionale –:

   se non si ritenga opportuno adottare iniziative per istituire, con urgenza, una task force nazionale che provveda a definire un protocollo univoco di sanificazione e igienizzazione, da attuare nelle prossime settimane e che coinvolga tutte le strutture sanitarie, incluse le residenze sanitarie assistenziali, i luoghi pubblici e gli spazi urbani nonché le strutture private di pubblico accesso.
(3-01416)


   MOLLICONE e PRISCO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   nell'allegato 1 del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 11 marzo 2020 pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 64 dello stesso 11 marzo, recante ulteriori disposizioni attuative del decreto-legge n. 6 del 2020, richiamato all'articolo 1 del medesimo provvedimento, sono elencate tassativamente le tipologie di commercio al dettaglio escluse dalla sospensione delle attività in quanto ritenute di prima necessità;

   nel suddetto elenco rientra, fra gli altri, il commercio al dettaglio di computer, periferiche, attrezzature per le telecomunicazioni, elettronica di consumo audio e video, elettrodomestici, poiché il legislatore considera condivisibilmente tali beni come essenziali e di primaria necessità per i cittadini;

   con successivo e non sostitutivo decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 22 marzo 2020, che ha introdotto ulteriori misure in materia di contenimento e gestione dell'emergenza epidemiologica da Covid-19, applicabili sull'intero territorio nazionale, il Governo ha stabilito, questa volta, un elenco di attività produttive essenziali che, proprio in virtù della natura strategica della loro produzione, non sono sottoposte a chiusura forzata; tra le attività escluse dal novero di quelle essenziali, e quindi non incluse nel suddetto elenco, figurano anche la produzione e la distribuzione all'ingrosso dell'elettronica di consumo, che ha comportato la forzata chiusura di numerose aziende sul territorio;

   è di tutta evidenza che nel settore dell'elettronica di consumo sia stata permessa la vendita al dettaglio di tali beni, ma, contestualmente, sia stata impedita la produzione dei medesimi, generandosi un effetto drastico sulla capacità di approvvigionamento dei punti vendita, come da essi stessi lamentato;

   in previsione della probabile proroga delle disposizioni di cui al decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 22 marzo 2020 qui richiamate, il problema non potrà che acutizzarsi e peggiorare fino a non poter più garantire tali beni ai cittadini –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e quali iniziative intenda intraprendere per permettere, nel pieno rispetto del protocollo per combattere e contenere la diffusione del virus Covid-19 sul posto di lavoro, la produzione e la distribuzione all'ingrosso dei beni di elettronica di consumo per garantire ai cittadini ciò che con il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 11 marzo 2020 aveva condivisibilmente individuato come di primaria necessità.
(3-01417)


   ASCARI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro per le pari opportunità e la famiglia, al Ministro dell'interno, al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   a causa dell'emergenza epidemiologica determinata dal diffondersi del Covid-19 in Italia, a partire dal mese di marzo 2020, sono state attuate misure restrittive della libertà di movimento che impongono l'obbligo di restare nelle proprie abitazioni, salvo la possibilità eccezionale di uscire per motivi di lavoro, salute o emergenza;

   queste misure, giustificate per contenere il diffondersi dell'epidemia, hanno tuttavia avuto un effetto collaterale sulla sicurezza di alcune donne che sono o rischiano di essere vittime di abusi in famiglia;

   infatti, come ricordano bene le tragiche statistiche, l'81,2 per cento dei femminicidi è avvenuto all'interno delle mura di casa; in questo periodo il servizio di emergenza telefonica 1522 e chat web è attivo 24 ore su 24 7 giorni su 7; tuttavia, come ricorda Telefono Rosa, nelle prime due settimane di marzo le richieste di aiuto telefonico rispetto allo stesso periodo del 2019, sono diminuite del 55,1 per cento passando da 1.104 a 496;

   il Ministro per le pari opportunità e la famiglia ha inoltre lanciato una campagna informativa sui social network; anche i centri antiviolenza e le case rifugio rimangono aperti durante questo periodo e, tuttavia, devono fare i conti con le nuove regole imposte per evitare il diffondersi del virus che, tra l'altro, prevedono un minimo di distanza interpersonale e, di conseguenza, riducono la capienza massima delle strutture;

   queste stesse strutture stanno inoltre ancora attendendo lo sblocco dei fondi del 2019 per 30 milioni di euro, per ritardi attribuibili alle regioni; l'imposizione dell'isolamento può amplificare il rischio a cui le donne più fragili sono esposte, trovandosi a dover condividere per tutto il giorno gli spazi familiari con il proprio aggressore; come dichiarato dallo stesso procuratore aggiunto di Milano Maria Letizia Mannella: «C'è stato (...) un calo nelle denunce per maltrattamenti. È ancora presto per avere dei dati certi, ma possiamo dire che le convivenze forzate con i compagni, mariti e con i figli, in questo periodo, scoraggiano le donne dal telefonare o recarsi personalmente dalle forze dell'ordine» –:

   quali iniziative di competenza il Governo intenda intraprendere al fine di garantire che alle donne vittime di abusi durante il periodo di emergenza epidemiologica determinata dal diffondersi del Covid-19 venga assicurata la giusta tutela nei confronti dei propri aggressori.
(3-01418)

Interrogazioni a risposta scritta:


   GIACOMONI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   alla casa di cura «Nomentana Hospital» nel comune di Fonte Nuova (Roma), su decisione della Asl Roma 5 nei giorni scorsi sono stati ricoverati in emergenza i 50 ospiti tutti Covid-positivi, provenienti dalla casa di riposo di Nerola, che ha registrato al suo interno un numero elevatissimo di contagi ed è stata posta in isolamento;

   in conseguenza di questo ricovero, il sindaco di Fonte Nuova, Piero Presutti, ha firmato un'ordinanza con la quale prescrive urgentemente, alla casa di cura e all'Asl RM 5, l'assunzione di tutte le misure necessarie volte a salvaguardare la salute pubblica e l'incolumità della cittadinanza in relazione alla pandemia da Covid-19;

   peraltro, al Nomentana Hospital erano già presenti 22 ospiti positivi, di cui 4 operatori sanitari;

   i sindacati hanno lanciato l'allarme sull'inadeguatezza della struttura a ospitare un così alto numero di pazienti affetti da Covid-19, contestando le stesse modalità con cui è avvenuto il trasferimento «senza informazione agli operatori, né predisposizione delle procedure necessarie alla gestione dei pazienti». Il rischio è per la salute e la sicurezza sia degli operatori sanitari e di assistenza, che degli altri pazienti;

   i sindacati hanno sottolineato con preoccupazione la carente distribuzione ai lavoratori di dispositivi di protezione individuale idonei e il mancato rispetto del rapporto tra personale e pazienti Covid-positivi indicato dagli standard minimi. A ciò si aggiunga che si è dovuti continuamente ricorrere al personale dei reparti di lungodegenza e Rsa anche per assistere i pazienti colpiti dal virus, alimentando il caos e la paura dei lavoratori;

   nelle scorse ore inoltre, il presidente del Nomentana Hospital e i rappresentanti sindacali hanno scritto alla regione Lazio e alla Asl Roma 5, ricordando tra l'altro che «il supporto promesso in termini di personale specializzato e materiali, si è, per un reparto di 50 pazienti, concretizzato a oggi in due infermiere che tra l'altro in data odierna sono state richiamate al vostro servizio e poche centinaia di mascherine (...). Anche la promessa di effettuare la verifica della situazione dei contagi, eseguendo i relativi esami a tappeto, al fine di comprendere quale sia il relativo stato non ha avuto effettivo seguito, essendone stati eseguiti appena 40 (...). Purtroppo per le ragioni che vi abbiamo esposto non siamo più in grado di gestire la situazione che è diventata intollerabile. Ci vediamo dunque costretti a chiedervi di voler provvedere con la massima urgenza alla ricollocazione immediata di tutti i pazienti positivi da noi al momento ricoverati» –:

   quali iniziative, per quanto di competenza e in raccordo con la regione, si intendano adottare urgentemente per contribuire a dare effettiva soluzione alle forti e insostenibili criticità esposte in premessa, a garanzia della salute degli operatori sanitari e di assistenza, di tutti i pazienti della casa di cura «Nomentana Hospital» e di tutti i residenti nel comune di Fonte Nuova e dei comuni limitrofi, considerando che nella struttura lavorano oltre 500 operatori sanitari che, vivendo in zona, rischiano di diventare loro stessi strumenti di diffusione del virus.
(4-05070)


   MAGI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:

   il coronavirus dall'essere un'emergenza sanitaria è diventata un'emergenza sociale, economica e politica, non solo italiana;

   in un quadro europeo e internazionale già estremamente fragile, l'aiuto con modalità non chiare nell'affrontare l'emergenza sanitaria rischia di favorire l'ingerenza politica e militare di regimi autoritari;

   dopo gli aiuti della Cina – ma si tratta di forniture pagate e donate – la propaganda racconta la favola degli aiuti russi, sotto forma di aerei e personale militare arrivati a 24 ore da una telefonata tra Putin e Conte. Occorre dunque pretendere massima chiarezza, a partire da alcuni dati;

   il 23 marzo 2020 il deputato tedesco di estrema destra Ulrich Oehme comunica che «la leadership russa ha accolto la [sua] richiesta di aiuto per l'Italia settentrionale», dopo aver «reagito immediatamente a un messaggio WhatsApp» di un suo collega italiano della Lega Nord e aver scritto, il 20 marzo, «al membro della Duma della Federazione Russa e al membro del Consiglio d'Europa Leonid Slutsky»; lo stesso giorno il deputato italiano interessato sulla sua pagina Facebook conferma, o meglio rivendica, di aver chiesto l'intermediazione di Oehme;

   sabato 21 marzo avviene la telefonata tra Putin e Conte;

   domenica 22, a meno di 24 ore dalla telefonata, parte l'operazione «Dalla Russia con Amore» (questo il nome che campeggia sugli adesivi applicati ai velivoli militari) coordinata dal Ministero della difesa russo;

   l'arrivo dei primi 9 aerei all'aeroporto militare di Pratica di Mare è atteso dal Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale Luigi Di Maio, che ne fa una diretta Facebook;

   il video dell'arrivo di militari e mezzi militari è ripreso dall'Agenzia Vista che mostra l'assembramento di militari russi, peraltro senza mascherine, che stringono le mani e baciano diplomatici italiani senza mascherine o con le mascherine abbassate;

   il quotidiano La Stampa riporta fonti che riferiscono: «tra quelle forniture russe l'80 per cento è totalmente inutile», poiché si tratta essenzialmente di materiale per la sanificazione batteriologica di aree;

   nel medesimo articolo, firmato dal giornalista Jacopo Iacoboni, si apprendono i nomi di alcuni membri del convoglio: si tratta di militari di alto grado (generali, colonnelli, maggiori e altri) impegnati in passato in operazioni internazionali;

   in un altro articolo, sempre de La Stampa viene riportato un virgolettato del generale Marco Bertolini, ex comandante del Coi, Comando operativo di vertice interforze e della Brigata Folgore, che spiega «Gli aiuti non si rifiutano, è vero il detto che a caval donato non si guarda in bocca. Però bisogna stare molto attenti, il Mediterraneo, sia orientale che centrale, è un terreno di lotta per l'egemonia, dalla Siria alla Libia. Bisogna evitare che una crisi di carattere sanitario diventi una vicenda politico-militare. Va bene se c'è un'offerta di aiuti, ma bisogna anche mettere dei paletti»;

   è evidente il contrasto tra militari russi che possono girare liberamente sul territorio italiano ed il rigoroso regime di limitazione della libertà di circolazione a cui sono sottoposti 60 milioni di nostri concittadini, e, di fatto, in parte anche i membri del nostro Parlamento –:

   se esista un accordo alla base di questa operazione e cosa preveda o se sia il frutto di un semplice accordo verbale tra il Presidente russo e il Presidente del Consiglio dei ministri italiano, come riporta la stampa italiana;

   che tipo di attrezzature sia arrivato e in quale quantità;

   che qualifiche abbia il personale arrivato e quante unità di personale militare siano sbarcate, di chi si tratti, dove si trovino e quali siano i loro compiti.
(4-05072)

AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INTERNAZIONALE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   DELMASTRO DELLE VEDOVE. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   in data 25 marzo 2020 il sottoscritto evidenziava, con l'interrogazione a risposta scritta n. 4-05006, che, a seguito dello scoppio dell'emergenza coronavirus, numerosi italiani sono rimasti bloccati all'estero in virtù di repentine restrizioni sui mezzi di trasporto, adottate anche laddove il viaggio di ritorno risultava garantito; fra le nazioni in cui la situazione è più critica l'interrogante aveva individuato l'Ecuador;

   l'interrogante ha presentato il 18 marzo 2020 la risoluzione n. 7-00431 volta a impegnare il Governo, alla luce dei «prestiti ponte» erogati ad Alitalia per scongiurare il fallimento della stessa e, in considerazione degli scarsi voli nazionali e internazionali della compagnia, ad adottare iniziative per definire un piano che prevedesse l'acquisto di voli charter da Alitalia per il rimpatrio di tutti gli italiani bloccati nel mondo che ne facciano richiesta, prevedendo inoltre che i costi di tali voli siano compensati in sede di rimborso dei «prestiti ponte» concessi ad Alitalia. In ogni caso la Farnesina, per il tramite dei consolati e delle ambasciate, oltre che del sito cosiddetto «viaggiare sicuri», sollecitava gli italiani, ove possibile, ad acquistare biglietti alternativi, al fine di fare rientro quantomeno in Europa;

   nel caso dell'Ecuador non solo molti biglietti sono stati annullati, ma addirittura il sindaco di Guayaquil invadeva la pista di atterraggio di aeroporto internazionale con auto e camion, al fine di impedire il traffico aereo;

   la predetta situazione in Ecuador ha, dunque, determinato la Farnesina – in costante raccordo con l'ambasciata e il consolato – a organizzare voli europei con le compagnie Klm e Iberia per il rientro, fra gli altri, dei nostri connazionali;

   anche i predetti voli sono ormai terminati, anche alla luce del fatto che è stato completamente interdetto il traffico aereo da e per l'Europa in Ecuador; ad oggi ancora numerosi connazionali sono in Ecuador e vorrebbero fare rientro; è necessario dunque prima organizzare un viaggio verso un altro Paese limitrofo e poi organizzare un viaggio di rientro in Italia –:

   se il Ministro interrogato intenda adottare iniziative per prevedere un piano generale per il rimpatrio degli italiani bloccati in Ecuador e in quali termini;

   se il Ministro interrogato non ritenga opportuno coinvolgere Alitalia con la modalità sopra descritta;

   in ogni caso, quando sia previsto un volo per il rientro dei connazionali attualmente in Ecuador in attesa di rimpatriare.
(5-03798)

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazione a risposta scritta:


   GIACOMONI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   con il decreto-legge cosiddetto «Cura Italia» sono stati adottati interventi a sostegno di famiglie e imprese italiane danneggiate dall'emergenza Covid-19;

   si tratta solo di una prima risposta, del tutto insufficiente, cui dovrà necessariamente seguire un'ulteriore azione per affrontare le gravissime conseguenze che l'emergenza sta causando sull'economia del Paese, prima che diventino irreversibili;

   appare urgente un'azione finalizzata ad assicurare alle famiglie più in difficoltà e alle imprese di tutte le dimensioni la «liquidità ponte» necessaria per sopravvivere al temporaneo fermo delle attività. È possibile metterla in campo rapidamente attivando risorse europee e puntando in particolare sul ruolo di Cassa depositi e prestiti, Banca europea degli investimenti e Fondo europeo degli investimenti;

   il sistema bancario italiano può giocare un ruolo parimenti decisivo per fare affluire il danaro a famiglie e imprese. Non si tratta, tanto, di richiedere risorse aggiuntive, ma di adottare, come sostenuto dal presidente di Confindustria, un meccanismo virtuoso di sostegno basato sulla garanzia dello Stato. Lo Stato si fa garante nei confronti del sistema bancario che, a sua volta, assicura subito credito e liquidità a famiglie e imprese, generando un forte effetto moltiplicatore. Questo fenomeno produce un impatto sul bilancio dello Stato diluito nel tempo che può essere compensato in trenta anni;

   il Governo e il Parlamento non possono permettersi di perdere altro tempo: bisogna consentire ai cittadini che sono rimasti improvvisamente e incolpevolmente senza reddito di acquistare beni di prima necessità, alle madri e ai padri di far crescere i loro figli. Bisogna garantire alle imprese la possibilità di pagare i fornitori, ma anche di anticipare gli stipendi ai dipendenti, tutelando il lavoro anche attraverso forme di credito vincolato al pagamento della cassa integrazione;

   si deve evitare che le imprese finiscano per essere acquisite a prezzi di saldo dall'estero e che le attività commerciali cadano nelle mani di «strozzini» e della malavita. Per questo l'interrogante apprezza l'azione dell'Abi volta alla velocizzazione dei processi, ma è necessario che anche il Governo imprima una forte accelerazione sul piano dei prestiti con garanzia dello Stato, attraverso la Cassa depositi e prestiti che, a sua volta, deve poter operare sotto il controllo della Commissione di vigilanza, organo questo che, per responsabilità dei gruppi di maggioranza, non viene convocato da mesi e che risulta di fatto paralizzato –:

   se il Governo non intenda adottare subito, con la massima urgenza e senza perdere altro tempo, nuove iniziative di carattere eccezionale finalizzate a garantire risorse e liquidità a centinaia di migliaia di famiglie e di imprese colpite dalla crisi, garantendone la sopravvivenza e dunque, in ultima istanza, la sopravvivenza stessa del Paese.
(4-05071)

GIUSTIZIA

Interrogazione a risposta scritta:


   DELMASTRO DELLE VEDOVE. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   la drammatica situazione in cui il Paese sta vivendo a seguito del diffondersi dell'epidemia da Covid-19 e della conseguente normativa emergenziale in vigore e della sua pratica applicazione, unitamente all'adempimento degli obblighi di distanziamento sociale, ha inevitabilmente comportato una drastica riduzione dell'attività professionale anche per l'avvocatura;

   in tale contesto, gli avvocati debbono sostenere i costi fissi relativi ai rispettivi uffici, vedendo sensibilmente diminuiti, se non azzerati gli incassi e, nella maggior parte dei casi, ridotte ai minimi termini attività dai cui possano derivare introiti futuri;

   le disposizioni normative finalizzate ad alleviare l'impatto economico della pandemia su tutto il territorio nazionale, sia in termini di alleggerimento dei costi che di interventi di sostegno al reddito e della liquidità, hanno un impatto modesto e limitato sui professionisti iscritti ai vari Ordini; tra quest'ultimi, in molti attendono da tempo, e in alcuni casi anche da anni, il pagamento degli onorari liquidati dai giudici in virtù di fatture emesse anche in periodi di imposta precedenti al corrente anno e relative a compensi liquidati a seguito di ammissione al patrocinio a spese dello Stato, difese di ufficio o incarichi del giudice, quali ad esempio tutele e curatele dell'inabilitato o del minore, amministrazioni di sostegno, curatele fallimentari, attività dei professionisti delegati; per altri, non è ancora stato emesso il provvedimento di liquidazione da parte dal giudice procedente, che risulta pertanto tuttora pendente;

   proprio alla luce di ciò risulta di manifesta importanza offrire un tempestivo riscontro economico all'attività svolta dai difensori a favore dell'erario, o comunque su incarichi giudiziari, peraltro in virtù di crediti maturati in epoche, a volte, ampiamente antecedenti al verificarsi dell'attuale stato di emergenza;

   per quanto risulta all'interrogante, il Ministero sarebbe in questo periodo pronto a erogare quanto stanziato, come attestato da provvedimenti di alcuni presidenti di uffici giudiziari, che hanno invitato i magistrati a emanare i decreti di liquidazione di loro competenza e al personale delle cancellerie di dare priorità all'emissione dei nuovi ordini di pagamento –:

   quali iniziative di competenza, anche normative, il Governo intenda adottare affinché si dia corso all'evasione delle istanze di liquidazione già depositate in tutti i procedimenti ovvero si ponga in essere ogni attività necessaria per provvedere al pagamento dei compensi liquidati.
(4-05069)

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazione a risposta scritta:


   DEIDDA e ROTELLI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   il traffico marittimo, da e per la Sardegna, la Sicilia e le Tremiti, rappresenta, per i territori in questione, un'assoluta necessità, sia dal punto di vista sociale che economico, in quanto, tenuto conto della loro condizione di insularità, agevola il parziale superamento delle evidenti disparità esistenti tra chi risiede e/o lavora nei territori in questione e chi risiede e/o lavora nel resto del territorio nazionale;

   tali collegamenti – allo stato esercitati in regime di convenzione prevalentemente dalla Compagnia italiana di navigazione (Cin) – appaiono indispensabili, anche per garantire l'approvvigionamento delle merci da destinare ai relativi mercati, i quali, infatti, in ragione della citata insularità, non potrebbero sopperire altrimenti a tale necessità;

   l'incertezza sui collegamenti marittimi, peraltro, da sempre, genera preoccupazione, allarme e indignazione tra gli operatori economici: e ciò, per l'impossibilità di programmare le rispettive attività, in particolare, avuto riguardo al settore del trasporto merci, che, infatti, ha necessità di organizzare, per tempo, i flussi, anche al fine di ammortizzare, in modo proficuo, i costi del medesimo trasporto;

   il 30 marzo 2020 la Compagnia italiana di navigazione, assegnataria delle citate rotte, ha annunciato il blocco, con decorrenza immediata, delle corse programmate dalla Tirrenia, su tutte le linee in convenzione con la Sardegna, la Sicilia e le Tremiti: decisione che sarebbe determinata dal sequestro conservativo dei conti correnti della medesima società su iniziativa dei commissari;

   tale decisione, nel pieno dell'emergenza epidemiologica in atto, rischia di impedire il necessario approvvigionamento delle merci nei territori interessati, oltre che cancellare il seppur ridotto traffico passeggeri, con ulteriore, grave danno per la popolazione e le pochissime attività commerciali non sospese dai provvedimenti governativi recentemente adottati –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti sopraesposti, quali iniziative di competenza intendano assumere al fine di garantire il ripristino immediato delle rotte in questione e se intendano convocare un tavolo tecnico per una riforma del settore dei trasporti marittimi ai fini della salvaguardia di un servizio essenziale e della tutela dei posti di lavoro.
(4-05068)

POLITICHE AGRICOLE ALIMENTARI E FORESTALI

Interrogazione a risposta scritta:


   DELMASTRO DELLE VEDOVE. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

   su un articolo del quotidiano La Stampa è apparso un drammatico appello per interventi urgenti da parte di un'azienda operante nel settore della filiera avicola; secondo quanto lamentato dall'azienda, «a causa dell'emergenza coronavirus viviamo il paradosso più grande: lavorare e produrre, in quanto azienda di produzione primaria, già certi di non avere acquirenti». Si tratterebbe quindi di una filiera che si trova a produrre per buttar via il frutto del proprio lavoro;

   secondo quanto spiega il responsabile delle relazioni esterne dell'azienda, che dice di aver già segnalato la situazione al Ministro interrogato, ad oggi tutta la filiera del pollo rurale sta operando in un paradosso: si è costretti a lavorare, ma il consumatore finale è impossibilitato all'acquisto, anche in seguito alle ordinanze che vietano la vendita ambulante, creando così un blocco totale a ritroso fino agli stessi incubatoi;

   l'azienda lamenta di aver ricevuto, in questo mese di marzo 2020, disdette pari al 50 per cento del fatturato, su ordini già incubati e anche su quelli futuri. Per aprile sono stati raccolti ordini pari al 5 per cento rispetto agli anni passati; la situazione, paradossale, sta diventando drammatica. I costi rimangono gli stessi, ma il fatturato crolla drasticamente. La merce incubata e annullata o viene svenduta o viene smaltita, aumentando i costi di smaltimento. A breve, le aziende avicole si troveranno nelle condizioni di non poter adempiere agli impegni, totalmente in crisi di liquidità: «Quello che perdiamo oggi, sarà impossibile recuperarlo in un futuro dato che il nostro mercato di riferimento è da anni in un calo fisiologico annuale di circa il 10%» si legge nell'articolo;

   l'azienda del settore avicolo ha scritto al Ministro interrogato per chiedere lo sblocco dei contributi per i costi di smaltimento degli anni passati e un intervento economico nazionale ad hoc per il settore, come negli anni passati in caso di influenza aviaria;

   la contrazione dei fatturati è ancora più grave a seguito della chiusura degli sbocchi commerciali esteri. Per i mercati sottoposti al sistema delle quote, come quello del latte, si assiste ancora all'importazione di materia prima da Paesi come la Francia, quando i produttori italiani potrebbero fornire alle industrie la materia prima che attualmente sono costretti a buttare. Secondo quanto denunciato Confagricoltura, il mercato del latte si sta intasando, perché Germania e Francia non stanno esportando latte in polvere in Cina e riversano quantitativi di prodotto sotto costo sul mercato nazionale posto sotto assedio anche dalle ingiuste discriminazioni e dalle crescenti difficoltà, a vario titolo, connesse con l'emergenza sanitaria Covid-19 –:

   quali siano gli intendimenti del Governo in merito alla concessione di contributi per i costi di smaltimento degli anni passati e a un intervento economico nazionale ad hoc per il settore avicolo, come accaduto in anni passati in caso di influenza aviaria;

   quali siano gli intendimenti del Governo in merito a iniziative idonee a sostituire il latte di importazione francese e tedesca con il latte prodotto dagli allevatori italiani che viene attualmente buttato o sprecato.
(4-05067)

ERRATA CORRIGE

  Interpellanza urgente Gelmini e Bagnasco n. 2-00691 pubblicata nell’Allegato B ai resoconti della seduta n. 321 del 31 marzo 2020 deve intendersi «interpellanza» e non «interpellanza urgente», come stampato nell'indice e alla relativa pagina.

  Interpellanza urgente Siracusano e altri n. 2-00699 pubblicata nell’Allegato B ai resoconti della seduta n. 321 del 31 marzo 2020 deve intendersi «interpellanza» e non «interpellanza urgente», come stampato nell'indice e alla relativa pagina.