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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Giovedì 27 febbraio 2020

ATTI DI INDIRIZZO

Risoluzioni in Commissione:


   Le Commissioni III e XIV,

   premesso che:

    l'Unione europea sta dimostrando una crescente consapevolezza del ruolo di supporto e sostegno che può esercitare per la promozione e il consolidamento dei regimi democratici e dello Stato di diritto a livello internazionale, in considerazione del fatto che essa costituisce tuttora il modello di riferimento più avanzato per gli standard particolarmente elevati che si riscontrano nell'ambito dell'Unione europea in materia di salvaguardia dei diritti fondamentali;

    l'attenzione per questi profili costituisce ormai un dato strutturale e imprescindibile non soltanto per le politiche di cooperazione allo sviluppo ma anche per la stipula di accordi di partenariato e l'intensificazione degli scambi, anche di carattere commerciale;

    la stabilizzazione delle democrazie e la promozione dello sviluppo economico, politico e sociale nei Paesi con i quali l'Unione europea intrattiene, in primo luogo per motivi di vicinanza geografica, rapporti particolarmente intensi si giustifica anche in relazione ai vantaggi che possono derivarne sotto il profilo di una più efficace gestione dei flussi migratori e della sicurezza anche all'interno dell'Unione europea;

    a tal fine, sono state adottate diverse iniziative e attivati vari strumenti tra cui particolare utilità va assumendo, sulla base dei riscontri ampiamente positivi da parte dei Paesi che ne hanno beneficiato, la realizzazione di programmi di formazione e assistenza di carattere istituzionale, per il rafforzamento delle istituzioni democratiche e degli apparati amministrativi, in particolare mediante progetti di gemellaggio finanziati dalla Commissione europea e la cui gestione è affidata alle amministrazioni di uno o più Stati membri dell'Unione europea (o ad un consorzio fra più Stati) su base competitiva;

    i gemellaggi rappresentano anche un prezioso strumento per consentire lo scambio di esperienze e migliori pratiche fra le amministrazioni più qualificate del nostro Paese e quelle dei Paesi non facenti parte dell'Unione europea e costituiscono un canale di grande interesse per promuovere l'internazionalizzazione delle amministrazioni e la proiezione strategica del nostro Paese verso aree geopolitiche di interesse prioritario per l'Italia;

    va rilevato che sino ad oggi la partecipazione da parte delle amministrazioni italiane alle competizioni per l'assegnazione dei progetti di gemellaggio è avvenuta sulla base di iniziative non previamente e opportunamente coordinate delle diverse amministrazioni, al di fuori di una strategia nazionale in grado di definire le priorità per la presenza italiana in queste iniziative e un adeguato sostegno ai singoli progetti, a differenza di quanto avviene negli altri Paesi dell'Unione europea;

    nell'ambito dei gemellaggi amministrativi, i gemellaggi che mirino al rafforzamento delle istituzioni parlamentari dei Paesi beneficiari costituiscono uno strumento essenziale per strutturare su solidi basi le nuove democrazie,

impegnano il Governo:

   a comunicare tempestivamente alle Camere e alle altre istituzioni e amministrazioni potenzialmente interessate tutti i progetti di gemellaggio di cui si potrebbe richiedere l'attivazione in modo da far valere, presso le sedi europee, quelle che sono le priorità del nostro Paese nell'individuazione dei Paesi beneficiari e degli obiettivi da perseguire;

   a trasmettere alle Camere una relazione annuale sullo stato di attuazione dei progetti di gemellaggio cui partecipano amministrazioni italiane.
(7-00425) «Grande, Battelli».


   La XIII Commissione,

   premesso che:

    secondo quanto emerge da monitoraggi effettuati da associazione del settore, si ravvisa il rischio paralisi per il lavoro di oltre 500 aziende agricole negli undici comuni della «zona rossa» colpita da COVID 19 tra Lombardia e Veneto;

    in tale fascia di quarantena vivono infatti oltre centomila tra mucche e maiali, e la limitazione della circolazione di merci e persone impediscono una adeguata assistenza nelle stalle, mentre nei campi vincoli agli spostamenti degli operatori trattoristi rischiano di pregiudicare la qualità delle semine;

    per quanto riguarda il settore vinicolo, il problema principale riguarda il blocco delle visite nelle cantine, nonché le disdette di prenotazioni ed il blocco delle attività di oltre 20.000 aziende agrituristiche legate, per indotto, al sistema, e sulle quali si ripercuotono le conseguenze delle misure di contenimento applicate nella «zona rossa»;

    alcuni Paesi europei, minacciando il blocco delle frontiere nei confronti di persone provenienti dall'Italia, stanno spingendo la manodopera estera a rientrare nei Paesi di provenienza, a detrimento del comparto produttivo italiano;

    la potenziale chiusura delle frontiere nei confronti dell'Italia sta generando grande insicurezza per i comparti produttivi legati al settore agricolo, comportando infatti grande incertezze dal punto di vista della logistica e dei trasporti,

impegna il Governo:

   ad adottare tutte le iniziative necessarie per garantire sostegni immediati alle aziende agricole ed agroalimentari interessate dal fenomeno di cui in premessa, anche tramite sgravi fiscali e contributivi con il rinvio dei pagamenti, sospensione delle rate dei mutui, compensazioni previdenziali delle giornate di lavoro perse e la proroga delle scadenze dei piani di sviluppo rurale, regionali e nazionali;

   ad adottare iniziative volte a introdurre strumenti a difesa degli operatori della filiera agricola ed agroalimentare e di tutti quei professionisti ed imprese che sono stati colpiti dalle misure di contenimento;

   ad adottare tutte le iniziative necessarie per garantire i controlli qualitativi e sanitari dei prodotti agroalimentari, prevedendo anche l'accesso degli ispettori nelle «zone rosse»;

   ad adottare iniziative per chiarire che i mercati alimentari, inclusi quelli per la vendita diretta, non rientrino nel divieto totale di «manifestazioni» così come disposto dalla recente normativa in materia di contenimento del COVID-19;

   ad intraprendere tutte le iniziative necessarie in sede europea, per tutelare il comparto agricolo ed agroalimentare italiano da eventuali danni d'immagine derivanti dalla propagazione del COVID 19 e a scongiurare rischi per il comparto agricolo, connessi all'eventuale chiusura delle frontiere nei confronti dell'Italia.
(7-00424) «Caretta, Ciaburro».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazione a risposta scritta:


   DI STASIO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro per i beni e le attività culturali e per il turismo. — Per sapere – premesso che:

   le ultime gravi notizie relative alla diffusione del nuovo coronavirus (CoViD-19) nel nostro Paese hanno messo in ginocchio l'industria del turismo italiano;

   in pochissimo tempo la situazione è precipitata. Sino a qualche giorno fa, l'Italia risultava sostanzialmente indenne dall'epidemia, con un numero limitatissimo di contagiati;

   ad oggi con 12 decessi e 374 contagiati, il danno all'immagine si è ufficialmente tramutato in danno economico;

   l'Italia è il terzo Paese al mondo per numero di contagi di coronavirus e sempre più Paesi esteri – dalla Bosnia all'Irlanda alla Croazia a Israele – sconsigliano ai loro cittadini i viaggi in Italia;

   le stime più prudenti antecedenti alla diffusione del nuovo virus parlavano di una perdita di 5 miliardi di euro; ad oggi, il continuo allarmismo ha reso difficile quantificare i danni economici; secondo Federturismo Confindustria, solo il settore delle gite scolastiche, che sono state vietate, muove un business da 316 milioni di euro e a questo si aggiungono settimane bianche, carnevali, manifestazioni fieristiche;

   Napoli ha già perso 15 mila visitatori e si prevede una perdita del 30 per cento per Pasqua;

   Venezia ha già perso il 40 per cento e disdette di massa si stanno registrando nella Riviera romagnola che teme ricadute anche per il periodo estivo;

   ad oggi nel Lazio c'è stato un crollo delle prenotazioni del 60-70 per cento relative ai mesi successivi al periodo di Pasqua;

   questo disagio interessa non solo le zone rosse, individuate come focolai nel nuovo virus, ma l'intero Paese e se la situazione dovesse persistere molte imprese saranno costrette a cessare la loro attività, perché impossibilitate a sostenere le spese di gestione della stessa –:

   quali iniziative straordinarie intendano adottare per consentire la sopravvivenza delle imprese interessate dalla crisi, anche al fine di salvaguardare gli attuali livelli occupazionali.
(4-04841)

AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INTERNAZIONALE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   QUARTAPELLE PROCOPIO. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   da notizie a mezzo stampa parrebbe che, nella notte di mercoledì 15 gennaio 2020, un cittadino libico si sia presentato al pronto soccorso dell'ospedale San Raffaele di Milano con alcuni tagli presumibilmente procurati da una aggressione, motivo per il quale, i medici hanno chiamato la polizia;

   sulla base di un programma di aiuto sanitario tra il gruppo San Donato e l'ambasciata di Tripoli presso la Santa Sede, all'ospedale San Raffaele vengono ricoverati i feriti libici, senza specificare se si tratti di miliziani, militari o semplici feriti, che vengono evacuati dal Paese nordafricano e portati presso la struttura ospedaliera milanese, a spese del Governo di Tripoli. Quest'ultimo paga anche l'alloggio al vicino Hotel Rafael per chi, pur dimesso dal nosocomio, deve comunque rimanere a Milano per controlli ed accertamenti. Il libico che si è presentato ferito al pronto soccorso, è proprio uno di quelli che alloggiano in questo albergo. Dunque, si tratta di uno dei pazienti seguito nell'ambito del programma stipulato con l'ambasciata libica presso la Santa Sede;

   alla polizia lo stesso ha raccontato di essere stato aggredito da due suoi connazionali all'interno dell'Hotel Rafael per futili motivi. Intanto, al pronto soccorso, dove il ferito era ricoverato, per alcune ore si sarebbe verificato un via vai di persone legate al locale consolato libico, tale da informarne anche il capo del pool Antiterrorismo della procura di Milano, Alberto Nobili, che ha aperto un fascicolo, programmando per il giorno successivo un interrogatorio dei due presunti aggressori;

   purtroppo però, quando gli inquirenti sono tornati all'Hotel Rafael, i due non c'erano più. Hanno preso un volo di linea diretto a Tripoli e sarebbero stati fatti «emigrare» dall'Italia da funzionari del consolato e dell'ambasciata libica a Roma, nonostante su di loro pendesse un'indagine per lesioni e soprattutto, parrebbe, senza che alle forze di polizia milanesi, né alla procura, venisse comunicato nulla –:

   se quanto esposto corrisponda al vero e, in tal caso, se il Ministro interrogato sia a conoscenza dell'accordo tra il gruppo medico San Donato e il Governo di Tripodi e se siano stati avviati contatti con le autorità libiche al fine di contribuire, per quanto di competenza, a chiarire le circostanze del rientro dei due libici citati in premessa nel Paese d'origine.
(5-03700)

Interrogazione a risposta scritta:


   PALMISANO e DI STASIO. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   recenti notizie di stampa (www.il messaggero.it del 6 febbraio 2020) hanno portato all'attenzione dell'opinione pubblica un gravissimo episodio riguardante la diffusione su un noto social network di un filmato in cui una donna afghana, costretta all'interno di una buca, veniva offesa, insultata e lapidata a morte dalla folla inferocita;

   sulla vicenda, che sarebbe avvenuta nella provincia di Ghor, in Afghanistan, è intervenuto un portavoce del presidente afghano Ashraf Ghani, il quale ha espressamente indicato esponenti dei gruppi talebani quali autori delle atrocità commesse. Questi ultimi hanno però smentito tale ipotesi, dichiarando che si sarebbe trattato di un vecchio filmato risalente a diversi anni fa;

   il caso, su cui sta indagando la Commissione indipendente per i diritti umani in Afghanistan (Aihrc), è stato denunciato anche da alcuni attivisti per la difesa dei diritti umani che da anni si battono, in Afghanistan come in molte altre parti del mondo, per la tutela della popolazione locale e che, a causa del loro impegno, sono costretti a subire angherie e vessazioni non soltanto da parte delle milizie talebane ma anche dal Governo afghano, che in passato si era impegnato a difendere i diritti dei cittadini, ma che poi si è reso responsabile di indicibili soprusi, minacce e intimidazioni verso i cittadini indifesi e verso coloro che cercano di garantirne la tutela;

   la vicenda sopra descritta rappresenta la drammatica realtà attuale a livello internazionale in cui, nonostante gli interventi delle principali organizzazioni impegnate per la difesa dei diritti umani, si assiste ancora al perpetrarsi di situazioni di violenza inaudita e continue violazioni dei diritti e della dignità delle persone, come sottolineato anche da Amnesty International nel report 2018-2019 sulla situazione della salvaguardia dei diritti umani in Asia –:

   quali iniziative di competenza il Ministro interrogato intenda porre in essere, nelle opportune sedi a livello internazionale, al fine di perseguire, con riferimento a Paesi teatri di guerra come l'Afghanistan, l'obiettivo di contribuire a ripristinare la dignità e i diritti, sociali, economici e culturali della popolazione afghana, calpestati quotidianamente in spregio alla normativa internazionale in materia.
(4-04844)

AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   MURONI. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   la provincia di Trento ha annunciato che, ai primi di marzo 2020, la galleria di 11 chilometri che collega Mori a Torbole, realizzata negli anni Cinquanta per scaricare l'acqua dell'Adige nel Garda quando il fiume è in piena, verrà riaperta per «effettuare prove di scarico e tenuta delle paratoie»;

   le attività inizieranno il 2 marzo 2020 per terminare il 6 marzo, periodo in cui è istituito il divieto di navigazione in corrispondenza dello sbocco della galleria, per un raggio di 200 metri. L'apertura delle paratoie, fa sapere Trento, «comporterà uno scarico di circa 50 metri cubi al secondo d'acqua mista a limi e sabbie»;

   a tal proposito, si ricorda che a fine ottobre 2018, a causa della tempesta Vaia e di un'ondata di maltempo che flagellarono il nord Italia, in meno di 20 ore di apertura delle paratie si scaricarono nel lago di Garda di 17 milioni di metri cubi d'acqua dell'Adige;

   già a novembre 2018, poco dopo la riapertura dello scolmatore, era stato sollevato il problema della qualità delle acque, limacciose e zeppe di detriti, che erano state immesse nel lago di Garda; dalle analisi successive non si era rilevato un problema di inquinamento, a quanto era stato reso noto, ma l'acqua era rimasta torbida e color marrone per diverse settimane in un'area di diversi chilometri tra Torbole, Riva e Malcesine;

   si tratta di un approccio anacronistico, basato su regolamenti da rivedere. Il lago non è il corpo recettore del sistema di collettazione e depurazione e non può tollerare che venga immessa acqua dell'Adige con leggerezza;

   se passa l'idea che, in caso di piena, si scarica sempre nel Garda, ci si dovrà preparare a periodiche annuali inondazioni con le acque dell'Adige, tenendo conto che il cambio climatico, purtroppo, non è un'invenzione degli ambientalisti;

   il lago è un bene comune che va salvaguardato anche come risorsa fondamentale per l'economia dell'intero ambito lacustre. Secondo uno studio del 2013 della camera di commercio di Verona il valore indotto dalle attività legate al turismo supera il miliardo di euro l'anno –:

   se sia a conoscenza di quanto riportato in premessa e se non intenda promuovere, per quanto di competenza, un tavolo tecnico, coinvolgendo l'Autorità di bacino e tutte le istituzioni competenti, per valutare se sussistono i presupposti per rinviare o fermare l'apertura dello scolmatore e individuare e realizzare delle soluzioni diverse nel bacino dell'Adige per evitare in futuro di aprire lo scarico verso il lago ed evitare eventuali danni ambientali a un importante ecosistema, quale quello del lago di Garda e del fiume Adige.
(5-03697)

Interrogazione a risposta scritta:


   GIGLIO VIGNA. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   il sito dell'ex miniera di amianto di Balangero e Corio è stato individuato tra i siti di bonifica di interesse nazionale con legge 9 dicembre 1998, n. 426;

   nella miniera S. Vittore di Balangero è stato estratto amianto di serpentino a partire dagli anni ’20 sino al 1990, anno del fallimento della società Amiantifera di Balangero s.p.a. Tale produzione ha comportato la messa a dimora nei siti limitrofi al bacino di coltivazione dei materiali lapidei e fanghi contenenti residui di lavorazione dell'amianto;

   l'accordo di programma del 2007 è finalizzato alla prosecuzione degli interventi di messa in sicurezza di emergenza, caratterizzazione, bonifica e ripristino ambientale, ai fini del risanamento ambientale e della riqualificazione per lo sviluppo della ex miniera;

   l'importo totale dei fondi resi disponibili dall'accordo di programma ammonta a circa 32 milioni di euro, successivamente incrementati a circa 36 milioni, destinati per le opere già previste e in parte realizzate;

   per consentire la prosecuzione e il completamento degli interventi, lo Stato, con legge 190 del 2014, ha disposto l'assegnazione di ulteriori fondi che devono essere trasferiti alla regione Piemonte; pertanto, con decreto direttoriale n. 4/STA del Ministero dell'ambiente del 18 febbraio 2015, in attuazione della citata legge n. 190 del 2014, veniva assegnata alla citata Amministrazione regionale la somma di euro 14.597.000;

   il decreto 4/STA del 18 febbraio 2015 adottato dal direttore della direzione generale per la Salvaguardia del territorio e delle Acque approvava il piano operativo degli interventi da attuare nei Sin per le operazioni di bonifica e messa in sicurezza del sito di Balangero;

   il citato decreto prevedeva il trasferimento delle somme in 3 annualità: all'articolo 2, comma 2, stabiliva infatti che fosse effettuato in un'unica soluzione nei limiti della quota annuale e a condizione che i progetti definitivi degli interventi finanziati siano stati approvati in conferenza dei servizi;

   come rappresentato nella corrispondenza sin dal 2015, le modalità di trasferimento disposte dal citato decreto sono risultate problematiche ed ancora oggi l'Amministrazione regionale sta attendendo le somme previste dalla legge n. 190 del 2014;

   il trasferimento dei fondi in un'unica soluzione, vincolato all'approvazione di tutti i progetti definitivi degli interventi non ha di fatto reso possibile l'attuazione del decreto: per taluni interventi, infatti, non erano e non sono ad oggi disponibili le progettazioni definitive, alcune delle quali, peraltro, sono necessariamente conseguenti a più complesse scelte progettuali e di riutilizzo del Sin. Inoltre, per alcune voci – quali ad esempio il «monitoraggio ambientale» – la previsione di un progetto definitivo non pare corrispondente al tipo di attività da condurre;

   l'amministrazione regionale si adoperava sin dal 2015 per pervenire allo sblocco delle risorse assegnate nel rispetto di tutte le condizioni previste dal citato decreto del 18 febbraio 2015; a tal fine, in particolare, trasmetteva specifica proposta di rimodulazione dei quadri economici degli interventi, formulata in ultimo con nota prot. n. 27302 del 16 novembre 2017;

   con successive note prot. n. 19959 del 24 luglio 2018, n. 26675 del 22 ottobre 2019 nonché in modo informale e in occasione di incontri presso il Ministero, è stata evidenziata la necessità di pervenire a un riscontro della proposta formulata, al fine di dare corso agli interventi previsti sul Sin di Balangero –:

   se il Ministro interrogato intenda adottare le iniziative di competenza affinché siano accettate le proposte formulate, relativamente alla rimodulazione dei fondi su interventi per i quali sia possibile soddisfare le condizioni poste dal decreto 4/STA del 18 febbraio 2015, poiché, il prosieguo delle operazioni di messa in sicurezza e bonifica dell'intero ormai concretamente a rischio.
(4-04849)

BENI E ATTIVITÀ CULTURALI E TURISMO

Interrogazione a risposta scritta:


   ZIELLO. — Al Ministro per i beni e le attività culturali e per il turismo. — Per sapere – premesso che:

   l'area archeologica del Bastione e dell'Antiquarium di Marti, nel comune di Montopoli in Valdarno, provincia di Pisa, è stata recuperata e resa fruibile al pubblico nel quadro del programma di sviluppo sostenuto dal fondo a vantaggio delle aree sotto utilizzate;

   per la migliore fruibilità del sito è stato realizzato un percorso che segue l'antica strada lungo la collina fino a salire alla rocca del Bastione, da cui ammirare la pieve medievale e la vallata sottostante;

   si tratta di un qualificante intervento di recupero di un'area che fu anche insediamento etrusco, un'area di notevole interesse archeologica oltre che di interesse turistico;

   il cosiddetto Bastione è ciò che resta di un antico e fondamentale castello, l'ultimo e più occidentale avamposto pisano nel territorio del Valdarno;

   venduto alla Repubblica di Pisa nel 1280 dalla famiglia degli Upezzinghi, il borgo e il castello rimasero fedeli alla città della Torre fino alla seconda e definitiva sconfitta di Pisa ai primi del Cinquecento. Fu allora che i fiorentini ordinarono ai montopolesi, da tempo alleati della città del Giglio, di smantellare pezzo per pezzo il fortilizio e le tre cerchie di mura degli odiati vicini;

   tuttavia, l'intera zona archeologica versa da tempo in condizioni di degrado e di abbandono che rendono difficile la gestione e la fruibilità da parte dei turisti –:

   quali iniziative di competenza il Ministro interrogato intenda adottare sia per la tutela degli scavi e dei resti del Bastione che per la promozione turistica del plesso.
(4-04839)

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   BUTTI e OSNATO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   a Menaggio, lago di Como, era operativo un ufficio decentrato dell'Agenzia delle entrate;

   da qualche giorno, sulle vetrine dell'Agenzia, è affisso un volantino che preannuncia il depotenziamento dell'ufficio che, non solo, riduce il personale drasticamente, ma anche i giorni e gli orari di servizio al pubblico, limitandoli al martedì e giovedì e solo previo appuntamento;

   fermo restando che l'Agenzia delle entrate, e molti dei suoi specifici compiti, incontrano l'avversione degli italiani per noti motivi, non si comprende la ragione della riduzione del servizio in una zona già sufficientemente colpita da disagi infrastrutturali ed economici;

   le liste d'attesa sembrano essere già significative. In questo modo, un cittadino delle valle limitrofe o di Porlezza per avere un codice fiscale deve recarsi a Como o a Morbegno (Sondrio) –:

   se il Ministro sia a conoscenza di quanto esposto in premessa;

   quali iniziative intenda assumere per ovviare a simili disservizi;

   quali motivi abbiano giustificato la riduzione drastica del personale e degli orari di servizio al pubblico dell'ufficio territoriale di Menaggio;

   se la politica adottata dall'Agenzia delle entrate sia temporanea o definitiva.
(5-03696)

Interrogazione a risposta scritta:


   RADUZZI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   ai sensi dell'articolo 37-bis, comma 1-bis, del Testo unico bancario (Tub), le banche di credito cooperativo aventi sede legale nelle province autonome di Trento e Bolzano possano costituire autonomi gruppi bancari, ovvero, in alternativa, possono adottare un sistema di tutela istituzionale;

   le competenze delle regioni a statuto speciale e delle province autonome sono disciplinate dall'articolo 159 del Tub. Oltre alle province autonome di Trento e Bolzano, anche tutte le altre regioni a statuto speciale hanno disciplinato le competenze in materia bancaria ai sensi delle disposizioni del richiamato articolo 159 del Tub e in linea con le previsioni del proprio statuto;

   la facoltà, prevista dal suddetto articolo 37-bis del Tub, di costituire un gruppo bancario autonomo ovvero un sistema di tutela istituzionale per le sole province autonome di Trento e Bolzano non risulterebbe, ad avviso dell'interrogante, conforme con le disposizioni di cui all'articolo 159 del Tub medesimo, all'articolo 116 della Costituzione e alle disposizioni degli statuti speciali;

   considerato che il decreto legislativo 18 aprile 2006, n. 171 ha equiparato, di fatto, la competenza delle regioni a statuto ordinario in materia di banche a carattere regionale di cui all'articolo 117, terzo comma, della Costituzione, alle competenze delle regioni e delle province a statuto speciale, si desume che il mancato riconoscimento della facoltà di cui al suddetto articolo 37-bis del Tub di costituire un gruppo bancario autonomo ovvero un sistema di tutela istituzionale, anche per le regioni a statuto ordinario che abbiano istituito, ovvero siano in atto di istituire, un albo delle banche a carattere regionale, non risulterebbe conforme con le disposizioni di cui all'articolo 159 del Tub e all'articolo 117 della Costituzione (e al decreto legislativo 18 aprile 2006, n. 171) –:

   se intenda adottare iniziative normative per attribuire la facoltà di costituire un gruppo bancario autonomo, ovvero un sistema di tutela istituzionale anche alle banche di credito cooperativo (Bcc) ubicate nelle regioni a statuto speciale e ordinario, al fine di evitare una potenziale questione di legittimità costituzionale delle disposizioni di cui all'articolo 37-bis, comma 1-bis, del Tub.
(4-04846)

GIUSTIZIA

Interrogazioni a risposta orale:


   MANZO. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   gli uffici del giudice di pace del tribunale di Torre Annunziata servono un bacino di utenza molto ampio che comprende i comuni di: Agerola, Boscoreale, Boscotrecase, Pompei, Poggiomarino, Striano, Torre Annunziata, Torre del Greco, Trecase e Castellammare di Stabia;

   attualmente si registrano gravi carenze di personale che, di fatto, causano ritardi negli adempimenti e dilatano i tempi della conclusione dei processi;

   ad aggravare la già precaria situazione è intervenuta anche la chiusura nel 2014 degli uffici dei giudici di pace del mandamento di Castellammare di Stabia, con il susseguente trasferimento di tutti i procedimenti presso il tribunale oplontino;

   la gravità della situazione è stata in più occasioni denunciata dai rappresentati dell'Ordine degli avvocati di Torre Annunziata e dell'Associazione forense di Castellammare di Stabia, anche adottando iniziative di sciopero –:

   quali iniziative di competenza il Ministro interrogato intenda assumere al fine di risolvere il problema relativo alla carenza di personale presso il tribunale di Torre Annunziata, al fine di garantire il regolare svolgimento dei procedimenti ivi pendenti.
(3-01337)


   ASCARI, BOLOGNA, SARLI, BARBUTO, MENGA e PALMISANO. — Al Ministro della giustizia, al Ministro dell'interno, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   Marianna Manduca, madre di figli, è stata assassinata a Palagonia dal proprio marito il 3 ottobre del 2007;

   prima di essere uccisa aveva sporto 12 denunce alle autorità, per segnalare le violenze, gli abusi, i maltrattamenti, le minacce: tuttavia, nessun magistrato ha ritenuto di dover attivare alcuna misura che l'ordinamento giudiziario comunque consentiva per poter salvaguardare l'incolumità della donna e dei figli minori;

   dopo che il marito Saverio Nolfo è stato arrestato, i tre figli sono stati da un cugino della madre, Carmelo Calì e da sua moglie Paola, i quali decisero di fare causa allo Stato che non aveva protetto Marianna dalla morte, nonostante le sue numerose denunce all'autorità giudiziaria;

   in primo grado, i giudici hanno riconosciuto la responsabilità civile dei magistrati, risarcendo gli orfani di Marianna con oltre 250 mila euro, che sono stati utilizzati per avviare un'attività economica che consente il sostentamento dei figli e della nuova allargata famiglia adottiva;

   tuttavia, nel marzo del 2019, la corte d'appello di Messina ha ribaltato il giudizio di primo grado, in quanto, secondo i giudici, il padre era talmente determinato nel compiere l'omicidio «che l'epilogo mortale della vicenda sarebbe rimasto immutato», come se essere vittima di femminicidio fosse inevitabile e lo Stato non avesse alcun dovere di protezione verso le vittime che denunciano;

   a seguito di ciò la Presidenza del Consiglio ha chiesto la restituzione del risarcimento erogato: se la sentenza di appello fosse confermata in Cassazione, la somma dovrà essere interamente restituita con incalcolabili danni sulla vita futura degli orfani di Marianna e dell'intera famiglia adottiva;

   negli ultimi anni si sono susseguiti vari interventi normativi a sostegno degli orfani di femminicidio, tra cui la legge 11 gennaio 2018, n. 4, che hanno previsto la creazione di un apposito fondo con una dotazione di 7 milioni di euro annui, da destinare a interventi di sostegno, anche economico, agli orfani e alle famiglie affidatarie;

   tuttavia, sembrerebbe che tale fondo sia attualmente non operativo, a distanza di oltre due anni, a causa di ritardi nell'emanazione di provvedimenti attuativi –:

   se per quanto di competenza, siano state avviate, ovvero si intendano avviare, iniziative ispettive in ordine al comportamento tenuto dai magistrati in relazione alle 12 denunce presentate da Marianna Manduca;

   quali iniziative si intendano avviare al fine di rendere operativo il fondo di cui in premessa, assicurando che il sostegno economico previsto dalla legge istitutiva possa essere erogato anche in favore di soggetti che versano nella situazione degli orfani della signora Marianna Manduca e della loro famiglia affidataria.
(3-01339)

Interrogazioni a risposta scritta:


   FICARA. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   numerose sono state, negli ultimi anni, le tensioni registrate all'interno dell'istituto circondariale di Siracusa, in contrada Cavadonna: episodi di risse tra detenuti, detenuti che hanno tentato di dar fuoco alle celle, aggressioni al personale, persino alcuni casi di suicidio, l'ultimo dei quali registrato il 26 dicembre 2019, come si apprende da notizie di stampa locale;

   il 24 gennaio 2020 l'interrogante si è recato in visita ispettiva presso l'istituto. Dall'interlocuzione con il comandante di polizia penitenziaria, il direttore e un'educatrice è emersa la seguente situazione: l'attuale pianta organica del reparto consta di 1 funzionario al reparto a fronte di 3, 10 ispettori a fronte di 15, nessun sovrintendente a fronte di 15 previsti, 165 agenti a fronte di 207;

   l'istituto, ad oggi, ospita 663 detenuti, di cui oltre la metà del circuito alta sicurezza, a fronte di una capienza di 539, risultando il secondo in termini di sovraffollamento dopo la casa circondariale Pagliarelli di Palermo;

   la carenza di personale di polizia penitenziaria è una delle maggiori criticità, anche se, come spiegato dal comandante, a una prima lettura della pianta risulterebbe un sovradimensionamento; questo deriva dal fatto che nella stessa, all'interno della forza operativa, viene non correttamente conteggiato il nucleo traduzioni, che va invece scorporato;

   a fronte di 40 sottufficiali ne risulterebbero presenti 9; anche il direttore lamentava difficoltà nella gestione del quotidiano, non essendo affiancato da un vicedirettore, che non sarebbe previsto nella nuova pianta;

   la grave carenza nel ruolo dei sottufficiali sarebbe accentrata dall'attivazione di 5 sale di videoconferenza che necessiterebbero di un sottufficiale, ufficiale di polizia giudiziaria, con mansione di ausiliario del giudice;

   la circostanza che l'organico di polizia penitenziaria sia così gravemente sottodimensionato determina condizioni di stress intollerabile per gli agenti e si ripercuote sulle condizioni di vita dei detenuti, atteso che sono insufficienti anche i mezzi per effettuare le traduzioni. Il nucleo traduzioni provinciale, infatti, serve 3 istituti (casa circondariale Siracusa, casa di reclusione Augusta, casa di reclusione Noto), con una popolazione detenuta di oltre 1.300 unità;

   a fronte di 6 educatori ne risulterebbero presenti 4;

   quanto all'assistenza sanitaria, è presente h24 solo un medico, nessun infermiere;

   i detenuti con problemi di tossicodipendenza e quelli affetti da patologie di tipo psichiatrico necessiterebbero di maggior supporto, a fronte di un servizio dell'Asp di 4 ore settimanali;

   altra criticità è stata rappresentata all'interrogante riguardo al servizio «nuovi giunti», riorganizzato con una vecchia circolare ministeriale del 1987 e nuove linee di indirizzo nel 2007, a fronte delle quali alcuni esperti psicologi ex articolo 80 della legge n. 354 del 1975 in servizio presso gli istituti in elenco sulle circolari sarebbero transitati nel ruolo di psicologo al servizio sanitario regionale, garantendo una copertura maggiore nello specifico presso gli istituti di Palermo e Catania, cosa che, a fronte delle stesse necessità esplicate dall'educatrice, che ad oggi riferisce che il numero dei nuovi giunti è sicuramente cresciuto, non sarebbe avvenuto presso l'istituto di Siracusa;

   strutturalmente, le criticità riguardano infiltrazioni d'acqua piovana in quasi tutti i locali, l'inagibilità di 2 (su 4) sale adibite ai colloqui, l'impianto solare termico, installato grazie ai finanziamenti dell'Unione europea, che non ha mai funzionato, e le strutture destinate al sostegno del benessere del personale, palestra, campo da tennis, campo di calcio, in stato di abbandono –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza della situazione descritta in premessa e quali urgenti iniziative intenda assumere in relazione alle criticità rappresentate, posto che ciascuna di esse contribuisce a creare seri rischi in termini di sicurezza e, nello specifico, se e in che termini si intenda potenziare il servizio «nuovi giunti» anche nell'istituto circondariale di Siracusa.
(4-04838)


   FICARA. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   dalla relazione tecnica sul progetto di determinazione delle piante organiche del personale di magistratura di merito in attuazione dell'articolo 1 comma 379 legge 30 dicembre 2018, n. 145, emerge che il distretto di Catania si caratterizza per un indice Ioc molto alto in tutti i circondari e, nonostante in tutte le procure del distretto si sia ad oggi registrata una generale diminuzione tanto delle iscrizioni quanto delle pendenze pro capite, tuttavia, sia le une che le altre rimangano comunque particolarmente alte negli uffici di Siracusa, dove il numero di procedimenti pendenti per magistrato è sensibilmente superiore alla media nazionale;

   a seguito della procedura per 320 posti di magistrato ordinario indetta con decreto ministeriale 31 maggio 2017 sono state assegnate al distretto 3 unità, 2 al tribunale e 1 alla procura della Repubblica presso il tribunale di Siracusa;

   tuttavia, sia rispetto alla carenza di magistrati che di personale amministrativo, l'incremento previsto per i suddetti uffici non è sufficiente ad alleggerire il carico di lavoro oggettivamente difficilmente sostenibile per i magistrati. Infatti, la copertura della pianta organica è, in atto, assai carente, sia riguardo alla procura, essendo in servizio solo 8 sostituiti su 13 ed annoverando cinque di tali magistrati un'anzianità inferiore all'anno, sia riguardo al tribunale, dove la scopertura nel settore civile è pari a 6 unità (presenti 13 magistrati su 18), mentre nell'ambito penale riguarda il settore dibattimento in cui sono presenti 9 magistrati su 12;

   il tribunale di Siracusa è quello nel distretto con il più alto numero di iscrizioni e pendenze pro capite, calcolato sull'organico complessivo, di fatto mai integralmente coperto, con la conseguenza che ciascun magistrato sopporta da tempo un carico ancora più elevato;

   neppure l'organico amministrativo ad oggi può essere di pronto supporto al lavoro dei magistrati: rispetto alla procura manca il funzionario contabile – assolutamente necessario atteso che nell'ufficio è previsto il funzionario delegato per le spese di giustizia – e non c'è nessun direttore amministrativo a fronte di 3 previsti e vi è, invece, un esubero di ausiliari; rispetto al tribunale, mancano, ad oggi, il dirigente amministrativo e il contabile e vi è una scopertura di 21 funzionari giudiziari, 11 cancellieri, 3 direttori amministrativi, 2 assistenti giudiziari, 2 operatori giudiziari e un esubero di ausiliari pari al 98 per cento;

   le vicende che hanno in questi anni interessato il territorio siracusano, note come «sistema Siracusa» che, iniziando nel 2003 con l'arresto di dirigenti e dipendenti dello stabilimento ex Enichem e un funzionario della provincia regionale di Siracusa hanno poi coinvolto politici, deputati, senatori, giornalisti, liberi professionisti e magistrati, hanno sicuramente contribuito a creare un clima che, oggi più che mai, richiede maggiore attenzione per un territorio in cui, oltre ad essere necessario ripristinare la sostenibilità del lavoro della magistratura più ancora occorre rafforzare quella fiducia nel lavoro della stessa che il momento ha portato un po’ ad affievolire –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza delle vicende di cui in premessa e quali urgenti iniziative, per quanto di competenza, intenda porre in essere per rafforzare gli organici e meglio garantire il lavoro degli uffici del tribunale e della procura della Repubblica di Siracusa.
(4-04847)

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazioni a risposta scritta:


   SILLI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   l'emergenza dovuta al diffondersi del cosiddetto «Coronavirus» sta determinando effetti negativi su vari settori della nostra economia e avrà gravi ripercussioni sul tessuto economico-sociale del nostro Paese;

   in particolare, si evidenzia che nel distretto tessile di Prato, nelle ultime settimane le tariffe aeree per le spedizioni di prodotti tessili sono molto aumentate. Ciò avrà un'incidenza negativa per le piccole imprese che rischiano di doversi accollare la maggiorazione dei costi dovuta proprio all'aumento delle suddette tariffe;

   si inoltre, come i voli passeggeri dall'Italia alla Cina, sui quali di norma viaggiano anche le merci, siano stati cancellati a causa del diffondersi dell'epidemia. Inoltre, gran parte delle compagnie cargo hanno comunicato agli spedizionieri doganali le nuove tariffe, annullando gli accordi precedenti. E prevedere cosa accadrà nei prossimi mesi è molto difficile;

   è da evidenziare che prima della crisi dovuta all'epidemia del coronavirus i costi di spedizione pesavano tra il 5 e il sette per cento del valore della merce. Oggi nei casi più critici si arriva al 20 per cento. Si tratta di una situazione pertanto insostenibile, soprattutto per le piccole aziende tessili che operano nel distretto produttivo di Prato;

   le problematiche riguardano anche le merci che arrivano a Prato. Molti trasportatori, infatti, non vogliono più consegnare le merci in Italia per la paura del contagio. Fatto da tenere in particolare considerazione è quello relativo all'importanza del traffico su gomma, strategico per il funzionamento del distretto produttivo di Prato;

   è necessario, pertanto, un intervento urgente del Governo per soluzione individuare una soluzione alle gravi problematiche evidenziate che stanno producendo effetti gravi e negativi soprattutto nei riguardi delle medie e piccole aziende tessili che costituiscono il punto di riferimento fondamentale per l'economia di quei territori;

   la situazione, pertanto, come detto, risulta particolarmente critica ed occorre intervenire al più presto per evitare che essa possa peggiorare con effetti economici e sociali molto negativi per il tessuto economico-produttivo e sociale sia della città di Prato che della regione Toscana –:

   se sia a conoscenza della situazione evidenziata in premessa e quali iniziative di competenza intenda assumere per evitare l'aumento delle tariffe aeree che comportano notevoli aggravi di costi di produzione, soprattutto per le piccole aziende che operano nel distretto produttivo di Prato;

   se il Governo non ritenga necessario promuovere, per quanto di competenza, un coordinamento con la regione per intervenire con la massima urgenza e fornire alle aziende tessili che operano nel distretto produttivo di Prato aiuti economici, anche sotto forma di sgravi fiscali al fine di consentire alle aziende di continuare la loro attività produttiva in un settore (quello tessile) di fondamentale importanza per l'economia del nostro Paese.
(4-04837)


   BELOTTI, FRASSINI e RIBOLLA. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   in data 3 settembre 2019 con decreto interministeriale [(Ministero delle infrastrutture e dei trasporti-Ministero dell'economia e delle finanze) n. 400], sono state previsti fondi pari a euro 7.535.118,69 per i comuni con popolazione fino a 3.500 abitanti, selezionati in base al grado di urbanizzazione e all'indice di vulnerabilità sociale e materiale (Ivsm);

   il decreto, pervenuto alla Corte dei Conti (Silea 26596), è stato restituito per mancanza documentale, per poi essere ritrasmesso (Silea 27464) e registrato in data 11 ottobre 2019;

   il programma è destinato a finanziare progetti per interventi strutturali per piccoli comuni fino a 3.500 abitanti, per lavori di immediata cantierabilità per la manutenzione straordinaria di strade, illuminazione pubblica, strutture pubbliche comunali, nonché per l'abbattimento delle barriere architettoniche in edifici pubblici;

   l'importo degli interventi oggetto di finanziamento dovrà essere pari a un massimo di 200.000,00 euro di cui fino a 150.000,00 euro per lavori e fino a 50.000,00 euro per somme a disposizione;

   il 5 novembre 2019 è stato pubblicato l'elenco dei comuni beneficiari selezionati in base al grado di urbanizzazione e all'indice di vulnerabilità sociale e materiale (Ivsm);

   tale criterio ha sollevato diverse critiche tra cui anche quelle degli organi rappresentativi dei piccoli comuni come l'Uncem;

   l'11 novembre 2019 è stato pubblicato il decreto direttoriale del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti n. 0014472 il quale, nel declinare l'ambito di intervento, i soggetti interessati, la destinazione delle risorse e la modalità di presentazione dell'istanza per il finanziamento, all'articolo 7, commi 5, 6 e 7, prevede che «5. La Direzione Generale per l'Edilizia Statale e gli Interventi Speciali, decorso il termine di 30 giorni per la presentazione della documentazione relativa all'intervento di cui al precedente articolo 6, verifica la completezza della stessa e richiede eventuali integrazioni da effettuarsi entro il termine perentorio di 10 giorni; il decorso infruttuoso del termine di 10 giorni determina la non ammissibilità della domanda al Programma di Interventi infrastrutturali per Piccoli Comuni fino a 3.500 abitanti. 6. Entro 30 giorni dal ricevimento di tutta la documentazione completa da parte di tutti i Comuni istanti, le proposte pervenute saranno esaminate procedendo alla verifica del possesso dei requisiti per il finanziamento. 7. Nei successivi 10 giorni viene redatto l'elenco dei Comuni ammessi al finanziamento (cosiddetti Beneficiari), nei limiti delle risorse disponibili; tale elenco è approvato con decreto ministeriale e pubblicato.»;

   risulta agli interroganti che ad oggi i comuni pare non abbiano ricevuto ancora alcuna comunicazione –:

   quale sia lo stato del procedimento volto a dare attuazione a quanto esposto in premessa e, nello specifico, quale sia la situazione in merito alla predisposizione delle graduatorie dei progetti presentati e all'erogazione dei contributi previsti.
(4-04845)

INTERNO

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   NARDI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   secondo i dati diffusi dal Ministero dell'interno, nell'ultima relazione del commissario straordinario del Governo per le persone scomparse resa nota nei giorni scorsi, sono 61.030 le persone, tra cittadini italiani (9.959) e stranieri (51.077), che nel periodo compreso dal 1° gennaio 1974 al 31 dicembre 2019 risultano ricercate sul territorio nazionale perché scomparse e non ancora rintracciate. Nello stesso arco temporale, invece, le denunce complessive di scomparsa sono state 245.012 (di cui 126.474 riferite a cittadini italiani e 129.181 riguardanti minorenni);

   è poi emerso che dei 61.036 soggetti ancora da ritrovare, 44.399 (il 73 per cento) sono minorenni (di cui 2.551 italiani), 15.012 (il 25 per cento) maggiorenni e 1.625 ultra65enni;

   nella relazione viene inoltre sottolineato come si sia comunque verificata, negli ultimi anni, una flessione delle percentuali di ritrovamento non solo degli scomparsi stranieri ma anche di quelli italiani: questo ultimo dato, viene rimarcato nella relazione sopracitata, «dovrà essere oggetto di un'attenta valutazione unitamente alle Forze di Polizia»;

   gli strumenti normativi e istituzionali vigenti per contrastare tale fenomeno sono il commissario straordinario per le persone scomparse nominato ai sensi dell'articolo 11 della legge 23 agosto 1988, n. 400 (e il suo «Ufficio» istituito nel 2007 e composto da dipendenti civili del Ministero dell'interno e della polizia di Stato), la legge 14 novembre 2012, n. 203, «Disposizioni per la ricerca delle persone scomparse» e le «Linee guida per favorire la ricerca di persone scomparse — circolare del 5 agosto 2010» redatte dall'ufficio del commissario straordinario;

   con decreto commissariale del 22 maggio 2019 è stata poi istituita la Consulta nazionale per le persone scomparse. Presieduta dal commissario, la Consulta è composta attualmente dai rappresentanti delle associazioni nazionali dei familiari delle persone scomparse e dalle altre componenti del volontariato interessate al fenomeno, con il compito di assicurare un confronto permanente e continuo su tale tematica;

   è stato più volte rimarcato, anche nella popolare trasmissione Rai «Chi l'ha visto» sia dai familiari delle persone scomparse, sia dalle associazioni che si occupano di tale problema, che sussistano ad oggi evidenti carenze sia rispetto alla reale efficacia delle norme vigenti sia alla loro corretta applicazione. Spesso le istituzioni sono infatti impreparate di fronte a questi eventi, non per mancanza di volontà o professionalità, ma perché è inefficace il coordinamento nelle azioni che vanno intraprese;

   tra le norme proposte viene evidenziata la necessità di istituire una banca dati nazionale sulle persone scomparse (con anche il dna delle persone ricercate) in modo da dotare il nostro Paese di uno strumento indispensabile per diffondere foto e segnalazioni. Sarebbe inoltre utile attivare un numero verde dedicato alle persone scomparse e un fondo di sostegno per le associazioni che si occupano di tale fenomeno (sono, infatti, le associazioni che, soprattutto dopo i primi immediati interventi di ricerca, sostengono e supportano i familiari nel prosieguo delle loro indagini);

   è stato infatti segnalato come l'attuale veicolazione delle informazioni tra le istituzioni pubbliche preposte (ad esempio, forze di polizia, presidi medici, stazioni) non sia repentina ed efficace e possa compromettere l'esito positivo delle ricerche che, se non viene raggiunto nelle prime ore, ha spesso risvolti drammatici –:

   quali iniziative urgenti di competenza intenda assumere, anche rispetto alle criticità esposte in premessa, al fine di ridurre il numero delle persone scomparse e pervenire a un sempre maggior numero di ritrovamenti.
(5-03698)


   BUTTI e PRISCO. — Al Ministro dell'interno, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   con nota n. 2392 dell'11 dicembre 2018, l'Autorità di bacino dei laghi Ceresio, Piano e Ghirla poneva quesito urgente al Ministero dell'interno, in ordine al possibile riconoscimento della, stessa Autorità quale «ente locale», ai fini dell'applicazione dell'articolo 260, comma 2, del decreto legislativo n. 267 del 2000, che prevede, fra l'altro, il rimborso della spesa sostenuta dall'ente locale presso il canale ha assunto servizio il personale dichiarato in disponibilità (proveniente, in questo caso, dal comune dissestato di Campione d'Italia);

   con nota n. 10387 del 21 gennaio 2019, il Ministero dell'interno chiedeva al Ministero dell'economia e delle finanze un parere in merito alla possibilità di assimilazione della predetta Autorità di bacino ad «ente locale», secondo la definizione di cui all'articolo 2 del decreto legislativo n. 267 del 2000, che non disciplina tale fattispecie;

   a tal riguardo, si evidenzia che l'articolo 2 del decreto legislativo n. 267 del 2000 prevede che «ai fini del presente testo unico si intendono per enti locali i comuni, le province, le città metropolitane, le comunità montane, le comunità isolane e le unioni di comuni» e che «le norme sugli enti locali previste dal presente testo unico si applicano, altresì, salvo diverse disposizioni, ai consorzi cui partecipano enti locali, con esclusione di quelli che gestiscono attività aventi rilevanza economica ed imprenditoriale e, ove previsto dallo statuto, dei consorzi per la gestione dei servizi sociali»;

   in realtà, il decreto legislativo n. 267 del 18 agosto 2000 non poteva prevedere una figura giuridica non ancora esistente. Le autorità di bacino in Lombardia sono state istituite con legge regionale n. 6 del 4 aprile 2012, il cui articolo 48, fra l'altro, non ha creato nuovi organismi, ma si è limitato a trasformare in enti pubblici non economici «i consorzi per la gestione associata di bacino lacuale attualmente in essere tra gli enti locali», tanto che «divenuto efficace l'adeguamento statuario, l'autorità di gestione continua nella titolarità di tutti i rapporti giuridici attivi e passivi facenti capo al precedente consorzio» (comma 5 del citato articolo 48 della legge regionale n. 6 del 2012);

   si è quindi trattato di dare un diverso assetto giuridico a una realtà operativa da tempo esistente: quelli che erano dei consorzi fra enti locali, già disciplinati dal decreto legislativo n. 267 del 2000, sono stati trasformati, nel 2012, in enti pubblici non economici, «costituiti per l'esercizio in forma associata delle funzioni degli enti locali in materia di demanio lacuale»;

   riesce difficile sostenere che l'Autorità di bacino del Ceresio, trasformata d'ufficio da consorzio intercomunale a ente pubblico economico, ma sempre con caratteristiche analoghe e con gli stessi soggetti di governo e dipendenti partecipanti, non possa essere più considerata una forma associata di funzioni locali e non rientrare quindi, quanto meno, nella previsione di cui all'articolo 32 del decreto legislativo n. 267 del 2000 (unione di comuni per l'esercizio associato di funzioni e servizi) –:

   se i Ministri interrogati intendano adottare iniziative per chiarire che, alla luce di quanto esposto in premessa, il dispositivo di cui al suindicato articolo 2 del Testo unico delle leggi sull'ordinamento degli enti locali va correttamente interpretato nel senso di ricomprendervi le autorità di bacino lacuali lombarde o ogni altro ufficio demaniale costituito con forza di legge regionale.
(5-03699)

ISTRUZIONE

Interrogazioni a risposta scritta:


   TOCCALINI. — Al Ministro dell'istruzione — Per sapere – premesso che:

   in data 22 febbraio 2020 presso il liceo artistico «F. Arcangeli» di Bologna si è tenuta un'assemblea di istituto che ha visto la partecipazione, come unico protagonista del movimento delle Sardine per parlare del tema «Democrazia e attualità» di fronte agli studenti;

   il movimento delle Sardine è un gruppo che non si può definire a-politico ma neanche a-partitico, visto che si è largamente speso durante l'ultima campagna elettorale in Emilia a favore del candidato di centro sinistra;

   si tratta di un gruppo che ormai da tempo non nasconde le proprie idee politiche e soprattutto è schierato apertamente contro i partiti di centrodestra;

   organizzando un'assemblea simile non solo non si è garantito un doveroso e utile contraddittorio, ma si è voluta fare quella che appare all'interrogante una vera e propria controinformazione senza dare agli studenti coinvolti la possibilità di esprimere il proprio pensiero;

   l'interrogante ha scritto anche alla preside senza avere alcuna risposta in merito –:

   quali iniziative il Ministro interrogato intenda adottare, nell'ambito delle proprie competenze, al fine di garantire in futuro, nel rispetto dell'autonomia didattica, la neutralità e l'imparzialità dell'istruzione.
(4-04836)


   RIBOLLA, BELOTTI, FRASSINI e TOCCALINI. — Al Ministro dell'istruzione. — Per sapere – premesso che:

   nell'istituto «Fantoni» di Clusone, in provincia di Bergamo, durante un'esercitazione in classe è stato sottoposto agli studenti del liceo economico e sociale un questionario con domande a dir poco tendenziose, all'insegna degli stereotipi, con al centro i marocchini;

   la vicenda lascia del tutto sbigottiti anche perché non si capisce quale sia lo scopo di una simile operazione che non può definirsi normale routine di classe;

   il quiz in questione è tutto incentrato su cosa pensano gli studenti dei marocchini, le domande sono ambigue e arrivano addirittura a toccare la sfera dei comportamenti sessuali dei ragazzi;

   a giudizio degli interroganti tale questionario sembra avere uno scopo ben preciso;

   sembra, infatti, confezionato ad arte per «schedare» gli studenti che non sono allineati con il pensiero di chi ha pensato tale operazione;

   ad avviso degli interroganti è necessario far cessare questo uso strumentale della scuola pubblica, che dovrebbe essere luogo di apprendimento e non di indottrinamento ideologico –:

   quali iniziative di competenza il Ministro interrogato intenda porre in essere, anche di carattere normativo e ispettivo, al fine di evitare che si ripetano quelli che appaiono agli interroganti episodi di propaganda politica.
(4-04848)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazione a risposta orale:


   MANZO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   la zona della provincia sud di Napoli che va da Ercolano a Sorrento, passando per Torre del Greco, Torre Annunziata, Castellammare di Stabia e tutta la penisola sorrentina, è un territorio ad alta concentrazione di lavoratori marittimi e considerata la particolare natura della loro attività lavorativa, che li rende soggetti a patologie e malattie causate dalla permanenza prolungata in ambienti umidi, a diretto contatto con l'acqua e/o dovute a lavori usuranti, sono molto numerose le richieste di accesso all'indennità di malattia avanzate dai lavoratori marittimi nei periodi in cui non sono imbarcati, richieste che si riversano, per tutti i comuni sopracitati unicamente sull'ufficio Inps di Castellammare di Stabia;

   tale ufficio, a fronte di un'utenza potenziale estremamente estesa, è dotato di sole 7 unità di personale ed è aperto al pubblico solo due volte alla settimana, nonostante l'imponente mole di lavoro cui è soggetto; la conseguenza di tale situazione consiste in tempi di attesa estremamente lunghi da parte dell'utenza per l'evasione di tutte le richieste avanzate e nell'impossibilità materiale da parte dell'ufficio Inps di vagliare attentamente tutte le richieste pervenute, con il rischio che, in alcuni casi, l'indennità di malattia sia concessa anche a chi non ne avrebbe diritto –:

   se sia al corrente della situazione riportata in premessa e quali iniziative di competenza intenda assumere al fine di consentire l'integrazione delle risorse umane in forza all'ufficio di Castellammare di Stabia al fine di migliorarne la funzionalità.
(3-01338)

Interrogazioni a risposta scritta:


   SCOMA, CANNATELLI, ROTONDI e ZANGRILLO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   gli ambiti territoriali competenti, nella qualità dei distretti socio-sanitari hanno stipulato a luglio 2019 una convenzione con l'Inps per la gestione dei progetti Home Care Premium 2019 finanziati con fondi provenienti dal credito e welfare (ex Inpdap);

   tale convenzione prevede l'erogazione di assistenza domiciliare a soggetti disabili iscritti nella gestione relativa a credito e welfare che i comuni stanno già erogando a partire dal mese di luglio 2019;

   tale erogazione prevede una rendicontazione trimestrale da effettuare in una piattaforma accessibile dal sito internet dell'Inps e a seguito della quale (verificato il durc dei comuni), l'Inps procede a erogare le spettanze dovute che i comuni dovranno, in seguito, utilizzare per pagare gli enti del terzo settore che erogano i servizi;

   tale rendicontazione allo stato attuale risulta bloccata e impossibile da effettuare a causa del blocco della piattaforma telematica dell'Inps con conseguente ricaduta negativa sul progetto e sui servizi socio-assistenziali;

   tale blocco sta mettendo in ginocchio sia le cooperative sociali sia le associazioni no profit sia i comuni capofila di distretto che si trovano sommersi da ingiunzioni di pagamento –:

   quali siano le motivazioni per cui da circa 9 mesi (luglio 2019 – febbraio 2020) è impossibile procedere al rendiconto telematico e quindi alla riscossione delle spettanze dovute e quali iniziative urgenti di competenza intenda assumere il Ministro interrogato al fine di ripristinare al più presto il pieno funzionamento della piattaforma telematica.
(4-04843)


   SCANU. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   in data 27 agosto 2013, la Asl di Oristano, con deliberazione n. 705, in ossequio a quanto disposto con delibera di giunta regionale n. 24/43 del 27 giugno 2013, confermava l'atto aziendale, già approvato con precedente deliberazione del 28 dicembre 2012, che conferiva l'incarico di referente aziendale delle attività di oncoematologia nell'ambito del dipartimento di cure mediche, ivi compresa la previsione di istituire una struttura complessa di oncologia ed ematologia;

   in data 7 settembre 2016 la Asl di Oristano provvedeva a richiedere l'inserimento della unità operativa complessa di oncoematologia di Oristano fra i centri prescrittori dei cosiddetti farmaci innovativi, su richiesta del suddetto referente. Richiesta reiterata dalla Asl nel dicembre dello stesso anno su richiesta del responsabile della struttura semplice dipartimentale di oncologia di Oristano;

   in data 11 gennaio 2017 il direttore del servizio qualità dei servizi e governo clinico dell'assessorato regionale della sanità (di seguito, direttore competente dell'assessorato regionale della sanità), comunica il diniego al richiesto inserimento della struttura di oncoematologia di Oristano fra i centri prescrittori, in quanto tale struttura non risultava formalmente autorizzata;

   l'impossibilità alla prescrizione dei farmaci innovativi ha costretto la struttura di oncoematologia di Oristano a inviare i pazienti, nel momento in cui si rendeva indispensabile il loro utilizzo, presso altri centri della Sardegna con estremo disagio e costi per gli stessi pazienti e i loro familiari con tutti gli aspetti negativi derivanti dall'aumento della mobilità passiva a carico della Asl di Oristano;

   in data 15 luglio 2019 il direttore competente dell'assessorato regionale della sanità con determinazioni nn. 723 e 726, individua quale centro prescrittore dei farmaci innovativi Vyxeos e Mylotarg, indicati esclusivamente nella terapia delle leucemie acute mielodi, patologie oncoematologiche, la unità operativa di oncologia medica ospedaliero-universitaria di Cagliari che non si occupa di tali patologie, non è riconosciuta come struttura di oncoematologia e non ha dirigenti dell'azienda medici ematologi in organico;

   nel dicembre 2019 l'assessorato regionale della sanità, con varie determinazioni, autorizza le unità operative ambulatori del Mater Olbia Hospital alla prescrizione e alla somministrazione di una moltitudine di farmaci innovativi, malgrado non risulti che vi siano strutture di oncologia e/o oncoematologia operative né tantomeno autorizzate;

   dunque, da un lato, si nega l'autorizzazione a prescrivere e infondere i farmaci innovativi a una struttura che opera da oltre 11 anni e che possiede tutti i requisiti per operare, dall'altro si autorizzano strutture che non esistono, non operano nel contesto delle malattie oncoematologiche e che non posseggono i requisiti per operare;

   per ultimo viene comunicato che non risulta approvata una unità operativa di oncoematologia nel presidio ospedaliero San Martino di Oristano ma un (mero) ambulatorio di oncologia, precisando che tale unità operativa non risulta inserita in alcun atto aziendale della ex Asl di Oristano approvato dalla giunta regionale;

  a quanto consta all'interrogante, nel 2013 è stato approvato in via definitiva l'atto aziendale della asl di Oristano che prevedeva una struttura complessa di oncologia ed ematologia con 8 posti letto ciascuna e tale documento è stato approvato dalla giunta regionale per decorrenza termini (articolo 9, comma 3, della legge regionale n. 10 del 2006) –:

  se e quali iniziative di competenza il ministro interrogato intenda adottare, anche sul piano normativo e con il coinvolgimento delle regioni, per assicurare, alla luce delle criticità emerse nel caso in questione, un'idonea definizione della rete delle strutture abilitate alla somministrazione di farmaci innovativi per i pazienti onco-ematologici, con particolare riferimento ai requisiti necessari per la loro operatività, al fine di garantire le terapie salva-vita e i livelli essenziali di assistenza.
(4-04851)

SALUTE

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della salute, il Ministro dell'università e della ricerca, il Ministro per le pari opportunità e la famiglia, per sapere – premesso che:

   il 2° rapporto Apmarr-WeResearch «Vivere con una malattia reumatica», che ha visto coinvolte oltre 1.020 persone con patologie reumatologiche, è stato presentato in occasione della Giornata delle malattie reumatiche del 12 ottobre 2019;

   da tale rapporto emerge che sono oltre 5 milioni gli italiani, che convivono con malattie reumatiche, ma di questi sono ben 700 mila quelli colpiti da patologie severe, che comportano gravi problemi di disabilità. Se si aggiungono i caregiver, le cifre raddoppiano e si arriva a un esercito di quasi 1 milione e mezzo di persone che tutti i giorni devono lottare con i disagi e la sofferenza che derivano da queste malattie invalidanti;

   in Italia 7 persone su 10, con patologie reumatologiche, hanno difficoltà a svolgere le attività abituali: studio, lavori domestici, attività familiari o di svago. La condizione invalidante di queste patologie incide pesantemente anche sulla relazione sessuale con il partner causando, in 9 casi su 10, l'allontanamento o la separazione. Nella sfera lavorativa, poi, i problemi aumentano;

   lunghi sono i tempi di attesa prima di poter fare una visita o un esame specialistico in una struttura pubblica: lo denunciano 7 persone su 10 affette da patologie reumatologiche. Oltre la metà delle persone (57 per cento) lamenta l'insufficienza nel numero di centri di reumatologia presenti sul territorio. Quasi 4 persone su 10 faticano a trovare uno specialista reumatologo per le cure;

   la ragione di questi lunghi tempi di attesa è la scarsa diffusione sul territorio dei centri di reumatologia: nel 69 per cento dei casi sono completamente assenti o presenti in numero insufficiente;

   il problema della lunghezza delle liste d'attesa è particolarmente grave nel centro-sud Italia dove in 9 casi su 10 (90,6 per cento) i tempi di attesa sono eccessivamente lunghi. Ciò costringe le persone a doversi rivolgere a strutture private o a strutture lontane dal luogo di residenza, con conseguente aggravio di costi e sviluppo del fenomeno delle migrazioni sanitarie. Lo stesso discorso vale per la diffusione sul territorio dei centri di reumatologia: al centro-sud nell'84,4 per cento dei casi sono completamente assenti o in numero insufficiente, con le persone costrette a dover percorrere lunghe distanze, facendosi accompagnare da qualcuno per raggiungerli –:

   quali iniziative i Ministri interpellati intendano adottare, per quanto di competenza, al fine di risolvere i bisogni e le esigenze delle persone affette da patologie reumatologiche, affinché possano avere cure precoci in tempi certi, favorendo, per quanto di competenza, l'apertura di nuovi centri per la diagnosi e la cura e garantendo cure vicino a casa o a domicilio e una rete organizzativa e assistenziale che le supporti;

   quali iniziative di competenza si intendano adottare al fine di valorizzare la tutela delle persone affette da malattie reumatologiche affinché abbiano pari dignità rispetto alle altre, si accelerino i tempi di attuazione, in tutti i territori, del piano nazionale delle cronicità (Pnc), e siano stanziate adeguate risorse dedicate al medesimo Pnc;

   se sia nell'agenda del Governo, tra le prossime iniziative, anche quella della revisione dei livelli essenziali di assistenza, affinché si possa accedere con maggiore facilità alle cure;

   se si intendano adottare iniziative volte ad aumentare il numero di posti nelle scuole di specializzazione, in tale settore, visto che gli specialisti in reumatologia sono sempre meno e molti sono i posti lasciati vacanti dai tanti reumatologi andati in pensione, causando con ciò liste di attesa sempre più lunghe e determinando ritardi nella diagnosi precoce, unica arma per poter accedere a cure altrettanto precoci, in modo da migliorare il decorso della patologia.
(2-00658) «Elvira Savino, Gelmini, Occhiuto, Barelli, Carrara, Della Frera, Fiorini, Polidori, Porchietto, Squeri, Sozzani, Bergamini, Mulè, Pentangelo, Rosso, Zanella, Zangrillo, Cannatelli, Fatuzzo, Musella, Rotondi, Scoma, Rossello, Battilocchio, Pettarin, Martino, Cattaneo, Giacomoni, Baratto, Giacometto, D'Ettore».

Interrogazione a risposta scritta:


   DE FILIPPO e PAOLO RUSSO. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   l'asma è una malattia cronica delle vie aeree con un forte impatto sui pazienti e sulle loro famiglie, sull'organizzazione delle cure e sulla società. L'Organizzazione mondiale della sanità stima che siano circa 235 milioni le persone affette da asma in tutto il mondo, con oltre 383.000 decessi/anno;

   l'asma causa ricorrenti episodi di dispnea, caratterizzati da respiro sibilante e senso di costrizione toracica, accompagnati da tosse. L'infiammazione delle pareti delle vie aeree le rende ispessite ed edematose, ostacolando il passaggio dell'aria. Le cellule muscolari che circondano le vie aeree possono contrarsi più o meno violentemente restringendo le vie aeree (broncospasmo), ostacolando ulteriormente il passaggio dell'aria, che può essere impedito anche da secrezioni nelle vie aeree;

   in Italia, l'incidenza dell'asma è pari al 4,5 per cento della popolazione, circa 2,8 milioni di persone; l'asma grave riguarda circa il 5-10 per cento degli asmatici, può insorgere a qualsiasi età e può essere legata anche a una sensibilizzazione allergica;

   la severità dell'asma è valutata in base alle caratteristiche dei sintomi e ai trattamenti necessari per controllarli, nonché alla presenza di riacutizzazioni;

   l'asma grave è uno degli argomenti di interesse pneumologico/allergologico di più ampio dibattito ed è una patologia potenzialmente molto pericolosa, con esacerbazioni frequenti e intense che possono portare, in assenza di interventi tempestivi, anche alla morte;

   inoltre, gli alti costi di gestione del paziente rendono l'asma grave un problema sanitario emergente; dallo studio italiano Ihpb-Altis emergono le seguenti criticità nella gestione dell'asma grave:

    a) carenza di percorsi strutturati per la gestione del paziente con asma severo in pronto soccorso (48 per cento delle strutture) e nel follow up (38 per cento);

    b) carenza di team multidisciplinari (29 per cento delle strutture);

    c) carenza di una rete territorio-ospedale per la gestione specialistica del paziente con asma grave (52 per cento dei pazienti dimessi dal pronto soccorso senza piano di follow up, 26 per cento dei pazienti inviati solo al medico di medicina generale);

   tali dati, emersi da un campione nazionale di 71 dipartimenti di urgenza, sottolineano la necessità di strutturare percorsi di presa in carico del paziente e di follow-up condivisi per il paziente con asma grave;

   solitamente, risolta la fase acuta, il paziente è dimesso senza indicazioni e orientamenti sulle azioni preventive da intraprendere o suggerimenti sull'aderenza alla terapia: ciò lo espone a recidive e ulteriori rischi. La mancata gestione organica della sintomatologia acuta dell'asma grave, senza una scelta terapeutica personalizzata, può costituire una delle cause di fallimento del programma terapeutico, con ricadute economiche a carico del servizio sanitario nazionale –:

   se abbia ulteriori informazioni e dati sul percorso del paziente affetto da asma grave in pronto soccorso, con particolare riguardo al protocollo di gestione della sintomatologia acuta nei dipartimenti di prima emergenza;

   se intenda adottare le iniziative di competenza per verificare la corretta applicazione delle linee guida per la diagnosi e il trattamento dell'asma, adattamento italiano delle linee guida internazionali (Global Initiative for Asthma) e quali proposte intenda avanzare qualora dovessero emergere criticità applicative;

   quali iniziative, anche di rango normativo, intenda porre in essere per prevedere l'introduzione di un piano diagnostico terapeutico assistenziale ospedaliero per la patologia dell'asma grave, al fine di garantire al paziente un monitoraggio attento e frequente, con controlli clinico-funzionali presso centri specialistici, nonché una terapia personalizzata e mirata;

   se intenda adottare tutte le iniziative di competenza per inserire l'asma grave nel piano nazionale delle cronicità e introdurre un apposito codice diagnostico ICD-9;

   se non ritenga necessario promuovere e avviare campagne informative per la prevenzione, la diagnosi e la cura dell'asma grave, al fine di rendere i cittadini maggiormente consapevoli sia sui rischi che sui protocolli terapeutici.
(4-04840)

UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazioni a risposta scritta:


   PICCOLI NARDELLI, SERRACCHIANI e CARNEVALI. — Al Ministro dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   con decreto ministeriale il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca ha rinviato a data da destinarsi la data della prova scritta dell'esame di Stato di medico-chirurgo (seconda sessione) del 2019, prevista il 28 febbraio 2020, come da avviso del Ministero dell'università e della ricerca n. 5384;

   tale decisione fa seguito all'ordinanza «Corona Virus», che ha già previsto la chiusura di molti atenei italiani;

   gli studenti neo-laureati in medicina e chirurgia hanno inviato nei giorni scorsi una lettera/appello affinché i Ministeri competenti si adoperino per trovare una soluzione, sottolineando il fatto che il laureato è un dottore in medicina. Per esercitare la professione deve sostenere il tirocinio e il test finale, previsto e ora rinviato a data da destinarsi;

   gli interroganti precisano che gli studenti interessati dalla suddetta prova d'esame sono oltre 10.000 e tra di loro ce ne sono molti che hanno vinto il concorso in medicina generale e senza l'abilitazione perderanno il posto; allo stesso modo i concorsi per l'accesso alla continuità assistenziale non potranno svolgersi; inoltre, il protrarsi delle procedure per l'abilitazione rischia di far sì che esse abbiano tempi molto ravvicinati rispetto alla prova di esame per l'accesso alle specializzazioni;

   se il Ministro interrogato abbia valutato opzioni alternative, al fine di superare queste situazioni causate dall'emergenza sanitaria;

   se il Ministro, valutate le problematiche che il rinvio causerà agli studenti vincitori di concorso in medicina generale, abbia intenzione di adottare iniziative per prorogare i termini per l'ottenimento dell'abilitazione, così da non far perdere loro il posto ottenuto.
(4-04842)


   CIRIELLI. — Al Ministro dell'università e della ricerca, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   si apprende da organi di stampa che, la scorsa settimana, negli spazi dell'università di Torino, durante un convegno sulle Foibe, si sarebbero verificati degli scontri tra esponenti del Fuan (Fronte universitario d'azione nazionale) da un lato e collettivo autonomo universitario dall'altro, placati poi dall'intervento delle forze dell'ordine;

   invero, sembrerebbe che gli scontri avrebbero altresì portato alla occupazione dell'università e che le forze dell'ordine, al fine di garantire la sicurezza e l'incolumità di docenti e studenti che in quel momento si trovavano al Campus, li avrebbero invitati a trasferirsi altrove per proseguire nel regolare svolgimento delle attività;

   la decisione di interrompere gli esami sarebbe stata condivisa anche dall'ateneo;

   ebbene, tale invito sarebbe stato poco gradito dalla professoressa del dipartimento di cultura, politica e società, Raffaella Ferrero Camoletto, che, nonostante gli scontri in atto, rilevata a suo avviso l'assenza di pericoli per la sicurezza pubblica, avrebbe riconosciuto a tutti gli studenti – che quel giorno avrebbero dovuto sostenere il suo esame – un trenta politico, con ciò, a giudizio dell'interrogante manifestando una protesta contro la richiesta degli agenti, con i quali si sarebbe anche lamentata;

   a parere dell'interrogante se quanto sopra narrato corrispondesse al vero si sarebbe di fronte ad una grave lesione della dignità e della onorabilità degli agenti delle forze dell'ordine, che quotidianamente scendono in campo per servire lo Stato, garantire l'ordine pubblico e la sicurezza di tutti i cittadini compresa la professoressa;

   sono comportamenti, questi, da stigmatizzare sempre e comunque, ma è doppiamente grave e inaccettabile che a delegittimare l'operato delle forze dell'ordine sia stata una insegnante che dovrebbe educare i giovani al rispetto delle istituzioni e della convivenza civile, pacifica e democratica;

   invero, con il suo comportamento refrattario alle giuste disposizioni delle forze dell'ordine, la professoressa sarebbe stata non solo un pessimo esempio per i discenti, ma avrebbe anche messo ulteriormente a repentaglio la classe, alimentando polemiche che, a giudizio dell'interrogante, sarebbero potute degenerare in ulteriori e più gravi disordini;

   a tal proposito, vale la pena ricordare che la scuola e le università sono i luoghi all'interno dei quali deve essere insegnato il rispetto civico, la cultura e la legalità e di certo non possono diventare teatro utile per esprimere o manifestare propri pregiudizi, a maggior ragione da parte chi svolge il ruolo di insegnante;

   e ancora sarebbe inaccettabile il riconoscimento a tutti gli studenti del superamento dell'esame senza una previa valutazione meritocratica che la professoressa avrebbe accordato, a giudizio dell'interrogante, al solo e unico, nonché personale fine di protestare contro la richiesta delle forze dell'ordine di sgomberare le aule;

   un tale comportamento svilirebbe e mortificherebbe non solo il ruolo dell'istituzione universitaria, ma anche il lavoro degli altri insegnanti e studenti –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e verificata, per quanto di competenza, la veridicità e la gravità degli stessi, se disponga di elementi circa le eventuali iniziative di carattere disciplinare adottate dai vertici dell'Ateneo nei confronti della predetta professoressa, nonché circa l'effettiva verbalizzazione degli esami di cui in premessa.
(4-04850)

Apposizione di firme ad una mozione.

  La mozione Boldrini e altri n. 1-00334, pubblicata nell'Allegato B ai resoconti della seduta del 26 febbraio 2020, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: De Giorgi, Pezzopane, Deiana, Giordano, Occhionero, Ciprini, Casa, Benedetti, D'Arrando, Palmisano, Madia, Schirò.

Apposizione di firme a risoluzioni.

  La risoluzione in Commissione Di Giorgi e altri n. 7-00337, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta dell'11 ottobre 2019, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Fusacchia.

  La risoluzione in Commissione Serritella e altri n. 7-00422, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 26 febbraio 2020, deve intendersi sottoscritta anche dalla deputata Deiana.

Apposizione di una firma ad una interrogazione.

  L'interrogazione a risposta scritta Muroni e altri n. 4-04803, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 24 febbraio 2020, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Magi.

Ritiro di un documento del sindacato ispettivo.

  Il seguente documento è stato ritirato dal presentatore: interpellanza Elvira Savino n. 2-00650 del 19 febbraio 2020.

Ritiro di una firma da una risoluzione.

  Risoluzione in commissione Serritella e altri n. 7-00422, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 26 febbraio 2020: è stata ritirata la firma della deputata Fregolent.