Camera dei deputati

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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Mercoledì 26 febbraio 2020

ATTI DI INDIRIZZO

Mozione:


   La Camera,

   premesso che:

    secondo il Global Gender Gap Report 2020 del World Economie Forum (WEF), la parità tra uomini e donne a livello globale, in assenza di radicali cambiamenti, non sarà raggiunta prima di un centinaio di anni;

    il mondo in cui si vive continua pertanto a proporre persistenti divari tra uomini e donne, sia dal punto di vista sociale sia dal punto di vista economico;

    negli ultimi anni, nel nostro Paese, la questione di genere è stata affrontata con numerosi provvedimenti legislativi intervenuti sia sugli aspetti culturali, come l'inserimento dell'educazione alla parità tra i sessi nelle scuole o il congedo obbligatorio per i padri, sia sugli aspetti civili come il divorzio breve. Importanti misure sono state adottate per il sostegno alla maternità (bonus bebé, voucher per baby sitter o asili nido, dimissioni in bianco), così pure per la parità di genere nella rappresentanza, e per il contrasto al femminicidio e il sostegno delle vittime di violenza;

    purtuttavia, si riconosce che la strada è ancora lunga, restano nodi da sciogliere e ostacoli da superare, ma la si sta percorrendo nell'assoluta convinzione che solo quando la parità sarà pienamente raggiunta si potrà definire l'Italia un Paese civile e maturo a tutti gli effetti;

    il nostro Paese, sulla base dell'ultimo report sul gender gap del Wef, si colloca ancora al 76° posto su 153 Paesi della classifica mondiale;

    tale posizione è dovuta a molteplici fattori. Uno di questi si rinviene nella scarsa rappresentanza femminile nei ruoli emergenti, in quanto, anche laddove le donne siano professionalmente adeguate per dei ruoli, non sono sufficientemente rappresentate. Le donne manager in Italia sono, infatti, solo il 27 per cento dei dirigenti: un valore molto al di sotto di quello medio europeo (33,9 per cento). Non solo le donne sono sottorappresentate nelle posizioni apicali, ma quando lavorano spesso svolgono mansioni per cui sarebbe sufficiente un titolo di studio più basso di quello che possiedono. Del resto, il 48,2 per cento degli italiani è convinto che le donne, per raggiungere gli stessi traguardi degli uomini, debbano studiare più di loro (Censis, 21 novembre 2019);

    tornando al Global Gender Gap Report, sull'Italia pesa anche la differenza salariale fra uomini e donne a parità di livello e di mansioni. E più le donne studiano, più aumenta il divario: se un laureato guadagna il 32,6 per cento in più di un diplomato, una laureata guadagna solo il 14,3 per cento in più;

    la situazione dell'Italia, alla luce dei dati forniti dal Wef, riflette ancora una ripartizione di ruoli tradizionale. Il Paese, infatti, risale posti in classifica sul fronte dell'istruzione, dove si colloca al 55esimo posto in tema di partecipazione delle donne, ma crolla al 117esimo quando si parla di inclusione economica, e addirittura al 125esimo se ci si confronta in equiparazione salariale;

    la Commissione lavoro della Camera ha avviato, sul tema della parità salariale, dell'occupazione e dell'imprenditoria femminile, l'esame di alcune proposte di legge che intervengono sulla materia e delle quali si auspica una rapida approvazione;

    sempre secondo il Censis, in Italia le donne che lavorano sono il 42,1 per cento degli occupati complessivi. Con un tasso di attività femminile del 56,2 per cento (rispetto al 75,1 per cento di quella maschile) si è all'ultimo posto tra i Paesi europei. Per le giovani donne la situazione è drammatica. Nell'ultimo anno il tasso di disoccupazione in Italia è pari all'11,8 per cento per le donne e al 9,7 per cento per gli uomini. Ma tra le giovani di 15-24 anni si arriva al 34,8 per cento, mentre per i maschi della stessa età si ferma al 30,4 per cento. In questo caso è abissale la distanza con l'Europa, dove il tasso medio di disoccupazione giovanile per le donne è del 14,5 per cento;

    la situazione peggiora quando arrivano i figli, stanti le difficoltà a conciliare i tempi di lavoro e quelli della famiglia. Per molte donne lavorare e formare una famiglia rimangono ancora oggi due percorsi paralleli e spesso incompatibili. In Italia l'11,1 per cento delle madri con almeno un figlio non ha mai lavorato. Un dato che è quasi tre volte la media dell'Unione europea, pari al 3,7 per cento. Il tasso di occupazione delle madri tra 25 e 54 anni che si occupano di figli piccoli o parenti non autosufficienti è del 57 per cento a fronte dell'89,3 per cento dei padri. Ma a guardare bene lo spaccato per livello di educazione, il divario è davvero notevole fra l'80 per cento del tasso di occupazione delle laureate e il 34 per cento di coloro che hanno la terza media o meno ancora, secondo i dati diffusi dall'Istat dal titolo «Conciliazione tra lavoro e famiglia/Anno 2018», pubblicato a metà novembre;

    la difficoltà di conciliare famiglia e lavoro emerge dalla preponderanza femminile nei lavori part-time: una donna occupata su tre (il 32,4 per cento, cioè più di 3 milioni di lavoratrici) lavora part time a fronte dell'8,5 per cento degli uomini. Lungi dal rappresentare una forma di emancipazione e una libera scelta, il lavoro a tempo parziale è subito per mancanza di alternative da circa 2 milioni di lavoratrici (è involontario per il 60,2 per cento delle donne che hanno un impiego part time). Del resto, il 63,5 per cento degli italiani riconosce che a volte può essere necessario o opportuno che una donna sacrifichi parte del suo tempo libero o della sua carriera per dedicarsi alla famiglia (Censis, 21 novembre 2019);

    il riconoscimento della parità di genere non è solo una questione di diritti, ma anche un investimento per il sistema Paese. Ad affermarlo è anche il governatore della Banca d'Italia, Ignazio Visco, che ha evidenziato come «negli ultimi 20 anni numerosi studi, inclusi quelli prodotti in Banca d'Italia, hanno messo in luce i molteplici benefici che derivano da una maggiore presenza e una più piena valorizzazione del contributo delle donne nell'economia e nella società», aggiungendo che «il raggiungimento della parità di genere nel mercato del lavoro è ancora lontano»;

    la cosiddetta legge Golfo-Mosca, da ultimo modificata con la legge di bilancio che ha portato, per le società quotate in borsa, la quota da riservare al genere meno rappresentato da un terzo (33 per cento) a due quinti (40 per cento), ha fatto sì che la percentuale di donne nei board delle società quotate italiane salisse al 36,4 per cento. Tuttavia, non ha avuto un impatto significativo, neanche indiretto, sull'aumento della percentuale femminile nel management;

    la questione della parità salariale ed economica tra uomo e donna diventa ancor più prioritaria nei casi di violenza domestica. Nel processo di fuoriuscita dalla violenza, le donne che denunciano dispongono di scarsi strumenti – in termini di welfare – a sostegno del loro percorso di libertà e autonomia. Fatto che, sovente, le obbliga a tornare dal partner violento per l'impossibilità di far fronte alle difficoltà economiche;

    una forma di violenza molto diffusa e difficile da riconoscere, esplicitamente citata nella Convenzione di Istanbul, è la violenza economica. Una delle ragioni per cui le donne faticano a denunciare violenze subite nello stesso ambito familiare sono le difficoltà economiche legate a percorsi di fuoriuscita dalla relazione, soprattutto quando il partner detiene il potere economico e sociale e il controllo completo sulle finanze e sulle risorse familiari, cosicché molte donne, se denunciano il partner violento e lasciano la relazione, rischiano di ritrovarsi senza una casa, senza risorse economiche, impossibilitate alla riorganizzazione materiale della propria vita, con la paura che le difficoltà economiche possano incidere anche nel rapporto con i figli;

    ancora troppe sono le donne vittime di violenza e anche il luogo di lavoro spesso diventa il luogo di molestie e discriminazioni. Si stima che siano il 43,6 per cento le donne fra i 14 e i 65 anni che nel corso della vita hanno subito qualche forma di molestia sessuale. E la percezione della gravità delle molestie fisiche subite è molto diversa tra i generi: il 76,4 per cento delle donne le considera molto o abbastanza gravi contro il 47,2 per cento degli uomini (Istat, Le molestie e i ricatti sessuali sul lavoro, 13 febbraio 2018);

    per questo è importante che si proceda alla ratifica della Convenzione dell'Organizzazione internazionale del lavoro contro la violenza e le molestie nei luoghi di lavoro;

    nell'ultimo rapporto sull'Italia redatto da Grevio, organo del Consiglio d'Europa che valuta come gli Stati applicano la Convenzione di Istanbul sulla prevenzione e la lotta contro la violenza sulle donne, si dà conto delle permanenti resistenze nei confronti di una piena attuazione della parità di genere;

    il rapporto esprime tutta la sua preoccupazione per «l'emergere di una tendenza a reinterpretare le politiche d'uguaglianza tra i sessi come politiche della famiglia e della maternità», trascurando tutta un'altra sfera della parità nel lavoro, o nella vita sociale;

    nell'analisi del Consiglio d'Europa, secondo Grevio, la scuola italiana non fa abbastanza per colmare il gender gap: «Molte scuole subiscono crescenti pressioni perché rinuncino a condurre attività educative sul tema, ma anche a livello di ricerca universitaria esiste una delegittimazione degli studi sulle questioni di genere, mentre a livello locale alcune città hanno “censurato” eventi che si dovevano tenere in biblioteche pubbliche e miravano ad accrescere la consapevolezza sulle questioni di genere». L'organismo del Consiglio d'Europa interviene inoltre sul cosiddetto disegno di legge Pillon in materia di affido condiviso e mantenimento diretto e garanzia di bigenitorialità sostenendo che «Se fosse stato approvato questo disegno di legge avrebbe comportato gravi regressioni nella lotta contro le disuguaglianze tra i sessi»;

    molti passi avanti sono però stati fatti: il rapporto mette anche in evidenza provvedimenti e misure che considera esempi a cui altri Paesi potrebbero addirittura ispirarsi: la legge n. 80 del 2015 che dà alle donne vittime di violenza speciali congedi dal lavoro; la legge n. 4 del 2018 per gli orfani delle vittime di femminicidio, così pure l'istituzione della Commissione d'inchiesta sul femminicidio al Senato viene considerata «lodevole»;

    purtroppo, la violenza sulle donne rimane una drammatica realtà. In vista della Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne, il 12 novembre 2019 è stata approvata dalla Camera dei deputati una mozione in cui, pur riconoscendo i numerosi passi avanti sul tema, grazie all'adozione di un complessivo quadro giuridico che interviene in tema di violenza sia dal punto di vista dell'educazione sia della prevenzione, del supporto e della punizione, si è impegnato il Governo ad adottare tutte le ulteriori e necessarie iniziative per proseguire lungo la strada intrapresa;

    il problema, come rileva l'Istat, è anche di tipo culturale. Nell'ultimo rapporto si dà conto dei più diffusi stereotipi di genere in cui si riconosce il 58,8 per cento della popolazione (di 18-74 anni), senza particolari differenze tra uomini e donne, e diventano più diffusi al crescere dell'età (65,7 per cento dei 60-74enni e 45,3 per cento dei giovani) e tra i meno istruiti. Per il 10,3 per cento della popolazione spesso le accuse di violenza sessuale sono false (più uomini, 12,7 per cento, che donne, 7,9 per cento); per il 7,2 per cento «di fronte a una proposta sessuale le donne spesso dicono no ma in realtà intendono sì», per il 6,2 per cento donne serie non vengono violentate;

    per aiutare a superare tali stereotipi, appare con ogni evidenza un punto di snodo imprescindibile quello di valorizzare le presenze femminili a ogni livello: strategico è, dunque, lo scenario pubblico, in tutte le sue varie declinazioni, iniziando dal mondo dei mass-media, specie per quanto riguarda l'aspetto della rappresentazione dell'immagine della donna;

    fondamentale risulta, inoltre, un'educazione scolastica che non trasmetta l'immagine stereotipata della donna, a partire dai testi scolastici adottati,

impegna il Governo:

1) a rafforzare le iniziative per la parità tra i sessi e per i diritti delle donne, anche a prescindere dalle politiche per la famiglia e la maternità;

2) ad adottare ogni iniziativa utile per favorire l'accesso e la permanenza delle donne nel mondo del lavoro, elemento fondamentale per la crescita del Paese;

3) a sostenere, in ogni sede, le iniziative volte a garantire la parità di genere nelle retribuzioni e nelle carriere;

4) a rafforzare strategie volte a prevenire e perseguire ogni forma di violenza fisica, psicologica e sessuale, che può affliggere le donne nel contesto di un rapporto di lavoro;

5) ad adottare ulteriori iniziative volte alla prevenzione e al contrasto della violenza economica;

6) ad adottare ulteriori iniziative per introdurre strumenti di welfare volti a sostenere economicamente le donne nel loro percorso di fuoriuscita dalla violenza e a favorirne l'inserimento nel mondo del lavoro e l'autonomia abitativa;

7) a promuovere la formazione sulla prevenzione della violenza di genere per le professionalità che, in ragione delle attività lavorative svolte, possono entrare a contatto con tali casi, quali medici, infermieri, psicologi, avvocati, assistenti sociali, polizia municipale, nonché a promuovere la formazione sulla prevenzione della discriminazione di genere nei luoghi di lavoro, anche pubblici;

8) a promuovere la parità e la prevenzione della violenza di genere attraverso l'educazione scolastica, anche mediante l'aggiornamento dei materiali didattici, volto a garantire che i nuovi libri di testo e i suddetti materiali didattici siano realizzati in modo da rimuovere gli stereotipi presenti in tali strumenti di formazione e assumendo conseguenti iniziative per destinare a tale scopo nuove risorse finanziarie nonché assicurando che, nei metodi di insegnamento e all'interno delle materie di studio, in particolar modo l'educazione civica, siano compresi il rispetto di genere e l'educazione al riconoscimento della violenza di genere, anche domestica;

9) ad assumere iniziative per dare attuazione all'articolo 17 della Convenzione di Istanbul, anche attraverso l'adozione di misure per la promozione da parte dei media della soggettività femminile e l'introduzione di efficaci meccanismi di monitoraggio e di intervento sanzionatorio su comportamenti mediatici e comunicativi di ogni tipo, che esprimano sessismo e visione stereotipata dei ruoli tra uomo e donna;

10) a promuovere l'equilibrio di genere nelle candidature, così come nell'ambito delle cariche istituzionali e del management delle società pubbliche.
(1-00334) «Boldrini, Ascari, Boschi, Muroni, Giannone, Bruno Bossio, Sarli, Gribaudo, Martinciglio, Prestipino, Spadoni, Cenni, Ciampi, Incerti».

Risoluzioni in Commissione:


   Le Commissioni VIII e IX,

   premesso che:

    la Società italiana per il traforo autostradale del Fréjus per azioni (Sitaf S.p.a.) fa parte del gruppo Anas ed è stata costituita il 29 ottobre 1960 per iniziativa, nell'ambito della città di Torino, della camera di commercio, dell'Unione industriale, della provincia, del comune, nonché di primarie compagnie di assicurazione, istituti di credito e complessi industriali;

    Sitaf S.p.a. è concessionaria per la costruzione e la gestione del traforo del Fréjus (T4) e dell'autostrada Torino-Bardonecchia (A32) fino all'anno 2050, come stabilito dalla convenzione internazionale tra Italia e Francia del 23 febbraio 1973 e successivi provvedimenti governativi;

    Sitaf S.p.a. è partecipata dalla città Metropolitana di Torino e dal comune di Torino;

    le acquisizioni da soggetti pubblici da parte di quelli privati sono sempre avvenute senza gara pubblica;

    la Sitaf S.p.a. è inserita nell'elenco delle unità istituzionali che fanno parte del settore delle amministrazioni pubbliche, di cui alla Gazzetta Ufficiale del 30 settembre 2019;

    tali infrastrutture sono state costruite grazie al finanziamento del fondo centrale di garanzia per un importo superiore al miliardo di euro e per tale ragione il concedente, a garanzia della restituzione di tale importo, ha preteso di costituire un vincolo statutario sul mantenimento della maggioranza pubblica della società;

    all'interno della convenzione unica, sottoscritta il 22 dicembre 2009 tra Ministro delle infrastrutture e dei trasporti – direzione generale per la vigilanza sulle concessionarie autostradali e Sitaf S.p.a. il concessionario ha assunto l'obbligo di mantenere nel proprio statuto la clausola di partecipazione pubblica al capitale pari al 51 per cento, almeno fino a quando si renderanno necessari gli interventi finanziari legati alla garanzia rilasciata dallo Stato sui mutui della società;

    i soci pubblici hanno regolato i propri rapporti sino al 2019 attraverso accordi volti a garantire la stabilità azionaria dei soci pubblici (51 per cento), le modalità di controllo pubblico della società e la governance. Tali accordi si sono realizzati mediante un patto parasociale tra Anas S.p.a., città di Torino e l'allora provincia di Torino dal 2008 fino al 2014;

    fino al 2014, il 31,75 per cento delle azioni della Sitaf S.p.a. era dell'Anas S.p.a., il 10,65 per cento della società finanziaria del comune di Torino, denominata FCT Holding, l'8,69 per cento della provincia di Torino, per un totale di 51,09 per cento in mano pubblica;

    alla scadenza del patto parasociale, nel 2014, a causa della congiuntura economica, dei vincoli di bilancio e delle modificazioni dell'assetto istituzionale degli enti locali, sono state avviate procedure di dismissione delle partecipazioni societarie detenute dal comune e dalla provincia di Torino, attraverso un accordo procedimentale con Anas S.p.a., cui sono state trasferite la totalità delle azioni Sitaf S.pa. detenute dai suddetti enti locali;

    tale accordo ha comunque garantito il mantenimento del controllo pubblico (51 per cento) sulla società;

    in particolare con delibera di giunta del 30 settembre 2014, n. 4356, il comune di Torino, in ottemperanza all'articolo 3, commi 27 e 29, della legge 24 dicembre 2007, n. 244 (legge finanziaria per il 2008), ha determinato di dismettere la propria partecipazione in Sitaf S.p.a.;

    la quinta sezione del Consiglio di Stato, con sentenze n. 2425/2016 del 7 giugno 2016 e 7392/2019 del 28 ottobre 2019 (per ottemperanza), ha annullato gli atti propedeutici al suddetto trasferimento azionario ed ha dichiarato l'inefficacia del trasferimento stesso e, conseguentemente, ha ordinato alla città metropolitana di Torino (subentrata ex lege alla cessata provincia di Torino) – e al comune di Torino – di ripristinare le condizioni di opponibilità ai terzi della dichiarata inefficacia del contratto di trasferimento ad Anas S.p.a. e di dismettere ad evidenza pubblica la propria partecipazione in Sitaf S.p.a.;

    la città di Torino ha manifestato la volontà di procedere alla dismissione in ossequio al giudizio di ottemperanza di cui sopra mediante procedura di evidenza pubblica in capo alla propria società Fct S.p.a.;

    il consiglio metropolitano, nella seduta del 23 dicembre 2019, ha approvato all'unanimità un atto volto a sollecitare le autorità competenti in materia di trasporti per salvaguardare il controllo pubblico nella società Sitaf S.p.a.;

    le scelte gestionali del sistema autostradale hanno pesanti riflessi sulla viabilità ordinaria interconnessa, ragion per cui la partecipazione delle pubbliche amministrazioni locali risulta utile e necessaria per garantire, attraverso le indispensabili sinergie in tema di programmazione e realizzazione della manutenzione viaria e della gestione efficiente dei flussi di traffico, un servizio di mobilità migliore, più efficiente e più accessibile all'utenza;

    la gestione delle concessioni autostradali tutela l'esigenza di godere dei proventi dell'esercizio degli assi autostradali e di poterli destinare ad utilità collettiva, ma soprattutto di concorrere alle attività di manutenzione e di ammodernamento delle infrastrutture che, in una gestione puramente privatistica, potrebbero essere sacrificati alle mere logiche di impresa. I recenti fatti drammatici che hanno scosso l'opinione pubblica hanno aperto un dibattito che sostanzialmente individua nel partenariato pubblico-privato la soluzione più adeguata per garantire sia la qualità nell'erogazione del servizio, sia la redditività della gestione;

    l'Anas, attualmente proprietaria del 31,75 per cento delle azioni Sitaf S.p.a., attraverso la creazione della nuova società A.c.a. (Anas Concessioni autostradali S.p.a., interamente partecipata) ha reso esplicita la volontà di intervenire, anche in condizioni di mercato, nella gestione di asset autostradali strategici del comprensorio piemontese;

    è ampiamente nota la strategicità del corridoio che, attraverso la Valle di Susa, connette il Nord Ovest del nostro Paese con la Francia sia tramite il tunnel autostradale del Fréjus, sia per mezzo del canale ferroviario per merci e passeggeri che è in fase di potenziamento; questo corridoio diventerà essenziale nei prossimi anni a seguito della programmata chiusura del tunnel del Monte Bianco, che provocherà il raddoppio dei flussi di traffico merci tramite il Fréjus;

    allo stato attuale, le amministrazioni locali ed Anas S.p.a. sono poste di fronte alla possibilità di portare a termine il programma di disimpegno verso le concessioni autostradali, avviato negli anni ’90, oppure di operare un cambio di paradigma nella partecipazione alla gestione delle autostrade del territorio. La partecipazione pubblica di maggioranza, infatti, costituisce una più certa garanzia per la restituzione della parte residua del prestito concesso dal Fondo centrale di garanzia e mantiene sotto il controllo pubblico un asset strategico di livello nazionale e internazionale,

impegnano il Governo:

   ad adottare iniziative di competenza affinché Anas S.p.a. mantenga ed

   eventualmente rafforzi la propria partecipazione in Sitaf S.p.a., anche mediante accordi con la città metropolitana di Torino, che ha manifestato l'esigenza del mantenimento di una partecipazione pubblica, e in particolare rilevi la partecipazione azionaria della città di Torino;

   a porre in essere ogni necessaria iniziativa di competenza ai fini di mantenere il vincolo statutario di maggioranza pubblica in Sitaf S.p.a.;

   ad adottare le iniziative di competenza per potenziare le infrastrutture intermodali del corridoio che, attraverso la Val di Susa, connette il Nord ovest del Paese con la Francia, con particolare riguardo al canale ferroviario per merci e passeggeri.
(7-00422) «Serritella, Fregolent, Gariglio».


   La VII Commissione,

   premesso che:

    l'Italia, nell'implementare la direttiva 2019/790/EU sul diritto d'autore nel mercato unico digitale, deve avere un ruolo centrale per garantire il giusto equilibrio tra le posizioni giuridiche dei titolari dei diritti e della collettività, quale fruitore della cultura;

    il contesto del recepimento della suddetta normativa europea rappresenta l'occasione per rispondere e chiarire, all'interno del nostro ordinamento giuridico, la portata delle istanze volte al riconoscimento della facoltà di libera riproduzione di immagini di beni culturali in pubblico dominio, ma non è sufficiente a riordinare tutta la disciplina che soggiace alla digitalizzazione e al riuso delle riproduzioni digitali (bidimensionali e tridimensionali) dei beni culturali;

    la recente riorganizzazione del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo, a seguito del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 2 dicembre 2019, n. 169, prevede la costituzione dell'Istituto centrale per la digitalizzazione del patrimonio culturale – Digital Library – che cura il coordinamento e promuove programmi di digitalizzazione del patrimonio culturale di competenza del Ministero, elaborando, a tal fine, il Piano nazionale di digitalizzazione del patrimonio culturale e curandone l'attuazione, oltre ad essere chiamato ad esprimere parere obbligatorio e vincolante su ogni iniziativa del Ministero in materia;

    la direttiva 29/2001/CE, all'articolo 5, lettera h), prevede già la facoltà per gli Stati membri di porre eccezioni al diritto di riproduzione quando si utilizzino opere, quali opere di architettura o di scultura, realizzate per essere collocate stabilmente in luoghi pubblici, ma il carattere facoltativo di tale eccezione non ha favorito, come in altri settori, l'armonizzazione sul territorio del mercato unico digitale, ma è stato il frutto di incertezza del diritto in una materia così sensibile all'osservanza della libertà costituzionalmente garantita di accesso alla cultura;

    rimane ancora aperta la possibilità di limitare gli effetti di tale incertezza, approntando una sistematica adozione dell'articolo 14 della Direttiva 2019/790/EU all'interno del nostro ordinamento giuridico, in base alle disposizioni contenute nel Considerando 3) della medesima norma europea che sollecita l'adozione di disposizioni di legge che rendano più agevole l'utilizzo di contenuti di pubblico dominio;

    è necessario un coordinamento di tale norma con l'articolo 108 del decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42, recante il codice dei beni culturali che presenta tuttora una limitazione al riuso per fini commerciali di riproduzioni di beni culturali seppure, in pubblico dominio;

    si rende pertanto necessario e improcrastinabile un impegno del Governo volto ad assicurare l'emanazione di una normativa che persegua il raggiungimento degli obiettivi dettati dalla implementanda normativa europea, in grado di garantire un equo e giusto componimento degli interessi in campo e a sostenere un programma di digitalizzazione e riuso delle riproduzioni digitali del patrimonio culturale ispirato ai principi dell’open access;

    la possibilità di divulgare riproduzioni di beni culturali pubblici e di pubblico dominio, attraverso il web, attraverso licenze di libero riuso, rappresenta una leva fondamentale per rafforzare le politiche di valorizzazione e tutela territoriale e per la promozione dell'immagine dell'Italia all'estero, anche in chiave turistica, se si considera che la fotografia di un bene culturale su Wikipedia – l'enciclopedia libera tradotta in oltre 280 lingue, pubblicata con licenza Creative Commons Share Alike (licenza di diritto di autore che consente a qualunque utente di usare, modificare e condividere l'opera oggetto di licenza avendo come limite, al massimo, condizioni che impongono di riconoscere l'attribuzione dell'opera e di condividerla allo stesso modo) – diventa virale e circola in tutto il mondo, con milioni di visualizzazioni al giorno, come ampiamente attestato;

    tale divulgazione risulta ancora scarsa e inefficace se rapportata al potenziale delle bellezze artistiche, storiche e architettoniche del nostro Paese;

    è in crescita il numero di Paesi europei che esplicita nel proprio ordinamento eccezioni al diritto d'autore per permettere a chiunque la riproduzione di edifici e opere visibili dalla pubblica via come i recenti casi in Belgio ed in Francia e nell’iter della nuova direttiva europea sul diritto d'autore;

    il Parlamento europeo e la Commissione europea (COM(2016) 592 final, 14 settembre 2016), hanno indicato «la libertà di panorama» come un'eccezione importante da armonizzare e quindi da estendere a livello europeo;

    in Italia, al momento, ancorché sono stati già proposti diversi strumenti legislativi, non solo non esiste una simile eccezione al diritto di autore, ma continua a non essere chiaro, nella prassi quotidiana degli uffici ministeriali, in che termini le norme di cui agli articoli 107 e seguenti del decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42, interferiscano con la possibilità per il Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo di adottare licenze libere per la diffusione di immagini di beni culturali pubblici e di pubblico dominio;

    le iniziative di valorizzazione online delle collezioni o delle fonti storiche promosse da musei, archivi e biblioteche impongono del resto, in misura crescente, una cognizione precisa delle opportunità e dei limiti connessi al riuso delle immagini sia per l'ente promotore che, a maggior ragione, per l'utente fruitore, ponendo fine a un perdurante stato di incertezza sulla legittimità degli utilizzi delle riproduzioni dei beni culturali,

impegna il Governo:

   ad adottare iniziative al fine di dare attuazione alle disposizioni della direttiva europea 2019/790/EU, che mirano alla rimozione dei cosiddetti diritti connessi, nel caso di riproduzione di opere delle arti visive di pubblico dominio, non aventi carattere originale;

   ad adottare iniziative volte a favorire la libera divulgazione di immagini di beni culturali pubblici visibili dalla pubblica via, per qualsiasi finalità, anche commerciale, nel rispetto della normativa sul diritto d'autore (attuando perciò una forma di eccezione, cosiddetta «libertà di panorama» «temperata»);

   a fornire chiarimenti, se dal caso adottando iniziative normative, circa la libera riproduzione e divulgazione di immagini di beni culturali pubblici attraverso l'utilizzo, tra la rosa delle licenze Creative Commons di cui in premessa, di quelle tipiche dell’Open Access;

   ad adottare iniziative volte a riconoscere, formalmente, la facoltà dei singoli direttori di istituti centrali e periferici del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo di concedere l'utilizzo di immagini in rete, attraverso licenze Creative Commons di libero riuso, anche commerciale, le quali costituiscono, a tutti gli effetti, l'autorizzazione preventiva all'uso delle stesse già prevista dagli articoli 107 e 108 del codice dei beni culturali;

   ad adottare iniziative per costituire un gruppo di lavoro, composto da esperti nominati dall'istituto centrale per la digitalizzazione del patrimonio culturale, incaricato di valutare l'impatto culturale ed economico sotteso all'applicazione delle licenze Creative Commons nella digitalizzazione e condivisione del patrimonio culturale e di fornire consulenza e supporto informativo agli istituti centrali e periferici del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo, in materia di riproduzioni digitali del patrimonio culturale.
(7-00423) «Vacca, Casa».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazione a risposta orale:


   BIGNAMI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   il Giorno del ricordo è stato istituito, con legge 30 marzo 2004, n. 92, per ricordare le vittime delle foibe e l'esodo dei tanti italiani costretti a fuggire dalle terre d'Istria, Dalmazia e Friuli Venezia Giulia al termine della seconda guerra mondiale;

   da anni si parla, anche grazie a diverse inchieste giornalistiche, di uno scandalo «tutto italiano» in ragione del fatto che l'Italia continuerebbe a erogare la pensione a coloro che, negli anni immediatamente successivi alla fine della seconda guerra mondiale, si macchiarono di efferati crimini nei confronti di nostri connazionali;

   i soggetti, fruitori delle pensioni, hanno prestato un periodo di servizio militare per lo Stato italiano, anche minimo, poiché, al momento dell'inizio della seconda guerra mondiale, erano residenti in territori italiani;

   le ragioni di tale scandalo si collocherebbero in una interpretazione particolarmente «benevola» di norme europee: a tal riguardo, si evidenzia l'articolo 49 della legge 30 aprile 1969, n. 153, che stabilisce che il periodo di servizio militare è considerato utile ai fini della determinazione della pensione; inoltre, l'articolo 13 del regolamento (CEE) 1408/71 del Consiglio, equipara i periodi di assicurazione compiuti sotto la legislazione di ogni altro Stato membro a quelli dello Stato in cui il servizio militare è stato prestato;

   pertanto l'Inps, in ragione della Convenzione italo-jugoslava che subordina il diritto alla pensione al raggiungimento dei requisiti minimi di contribuzione con la totalizzazione dei periodi assicurativi italiani e jugoslavi, ha accertato il diritto alla pensione cumulando i contributi figurativi italiani con i contributi risultanti dall'estratto contributivo fornito dal competente organismo jugoslavo;

   in pratica, anche soggetti con una sola settimana di servizio militare italiano, si sono visti aggiungere 779 settimane, benevolmente dichiarate dai preposti uffici jugoslavi, raggiungendo il tetto delle 780 settimane, pari ai 15 anni previsti per il regime minimo pensionistico;

   negli anni Novanta, a seguito di una inchiesta giornalistica dal titolo «Pensionopoli balcanica» si stimò che lo Stato italiano avesse erogato, ogni anno, oltre 32 mila pensioni nella ex Jugoslavia, spendendo circa 18 miliardi di lire. Tra i percettori, a titolo di esempio, anche Ciro Raner che fu capo del campo di concentramento jugoslavo per prigionieri italiani di Borovnica. Raner incassò la pensione fino alla sua morte. La sua domanda di pensione fu accolta nel 1987, incassando anche 50 milioni di lire di arretrati, con contributi relativi a sole 72 settimane di servizio militare tra il 1941 e il 1942. Percettore della pensione anche Mario Toffanin conosciuto come comandante Giacca, che nel ‘45 si rese responsabile del massacro delle Malghe di Porzus, nell'alto Friuli: la vicenda riguardò l'eliminazione dei cosiddetti «partigiani bianchi» della brigata Osoppo, contrari all'annessione della Venezia Giulia da parte dell'esercito jugoslavo di Tito;

   in questa vicenda dai contorni davvero surreali, va inoltre ricordato che il 2 ottobre 1969 al Maresciallo Broz Tito Josip fu assegnato il cavalierato di Gran Croce, onorificenza mai revocata o messa in discussione nonostante le ripetute richieste provenienti dalle associazioni rappresentative degli esuli, di cancellazione delle onorificenze a Tito e ai suoi uomini per «indegnità» –:

   di quali informazioni e dati si disponga a oggi relativamente alle pensioni erogate dall'Inps nei territori della ex Jugoslavia, con particolare riferimento a coloro che militarono nell'esercito jugoslavo;

   se si intendano assumere iniziative normative per la revoca delle pensioni a coloro che si macchiarono di tali efferati crimini o, eventualmente, per il recupero delle somme già erogate;

   se e con quali tempistiche si intendano adottare le iniziative di competenza per modificare l'attuale normativa al fine di consentire la revoca della vergognosa onorificenza, tuttora in essere, concessa a Tito nel 1969.
(3-01334)

Interrogazioni a risposta scritta:


   MURONI e FUSACCHIA. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   negli stessi giorni in cui il Ministro dello sviluppo economico stigmatizza gli aumenti delle tariffe di trasporto gas della Germania, che danneggiano i consumatori italiani, il Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, secondo quanto riporta Staffetta Quotidiana sul suo sito online, avrebbe scritto al Governo austriaco auspicando che il regolatore dell'energia E-Control desista dalla sua proposta di ridurre le tariffe di trasporto riconosciute ai gestori delle infrastrutture Gas Connect, controllata da Omv, e Tag, controllata appunto da Snam;

   la decisione dell’authority, attesa nelle prossime settimane, avrà un impatto diretto per i consumatori italiani considerato che l'Italia è un importatore netto di gas, con ben oltre il 90 per cento dei consumi energetici coperti con importazioni e di fatto andrebbe a «sanare» una scelta del 2012 della stessa E-Control;

   è di pochi giorni fa la presa di posizione del Ministro dello sviluppo economico Patuanelli, che ha attaccato duramente la decisione del regolatore tedesco Bundesnetzagentur, di incrementare le tariffe di trasporto applicate al gas in transito in Germania verso l'Italia, riprendendo in modo ancor più netto una posizione che era già stata presa dal Ministero dello sviluppo economico ai tempi in cui era a capo di tale dicastero di Maio;

   la posizione espressa nella lettera dal ministro Luigi Di Maio al regolatore austriaco, che chiede di mantenere invariate le tariffe di trasporto con l'Austria, al contrario, indebolisce per gli interroganti la posizione dell'Italia nella partita con la Germania, anche agli occhi della Commissione europea, di cui il Ministro Patuanelli ha cercato a più riprese il sostegno;

   il nostro Paese deve essere capace di sviluppare un forte processo di «transizione energetica» che in questo momento sta caratterizzando tutte le maggiori economie europee e non. Gli elementi principali di questo processo sono: lo sviluppo dell'innovazione tecnologica, la decarbonizzazione, l'incremento dell'efficienza energetica, l'incremento del contributo delle fonti energetiche rinnovabili, l'evoluzione verso modelli di generazione distribuita e di empowerment del consumatore finale;

   ma tutto questo non basta per contenere l'aumento della temperatura media globale ben al di sotto dei 2 °C rispetto ai livelli pre-industriali se non si interviene sulla riduzione dei consumi di petrolio e gas –:

   alla luce di quanto esposto quale sia la posizione che il Governo intenda assumere rispetto al tema «costi di importazione del gas naturale da altri paesi dell'Unione europea» e più in generale sulle questioni di politica energetica che grande impatto avranno sulla bolletta energetica dei consumatori italiani e sui processi produttivi.
(4-04824)


   VARRICA e FICARA. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'istruzione, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti . — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 1, commi 62-64, della legge 27 dicembre 2019, n. 160, oggetto di modifica in sede di conversione del decreto «milleproroghe», ha autorizzato la concessione di contributi per il periodo 2020-2034 per il finanziamento di interventi relativi a programmi di manutenzione straordinaria ed efficientamento energetico delle scuole delle province e delle città metropolitane;

   il comma 64 demanda la disciplina per l'attuazione delle disposizioni di cui al comma 63 a un apposito decreto del Presidente del Consiglio dei ministri che preveda criteri di riparto e modalità di utilizzo, revoca, recupero e riassegnazione delle risorse;

   il decreto del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti del 16 febbraio 2018 dal titolo «Finanziamento degli interventi relativi a programmi straordinari di manutenzione della rete viaria di province e città metropolitane» ha stabilito le modalità di riparto di un fondo analogo a quello sopracitato, prevedendo, all'articolo 5, la presentazione di programmi pluriennali con espressa indicazione dei puntuali interventi per ciascuna annualità, difficilmente modificabili anche a causa della necessità di approvazione di tali programmi da parte del Ministero; questo ha creato un notevole carico amministrativo per il Ministero e un irrigidimento dell'autonomia degli enti locali beneficiari delle risorse;

   sarebbe auspicabile un sistema in cui gli enti locali comunichino a livello centrale gli interventi che intendono realizzare ma con ampia facoltà di modifica degli stessi, fermo restando il fondamentale ruolo del Governo di verificare in fase di rendicontazione il corretto utilizzo dei fondi –:

   se nell'ambito del decreto di cui in premessa, si intendano esplicitare agili e flessibili modalità di riparto e utilizzo delle risorse a città metropolitane e province, coerentemente con le necessità operative e le urgenze che caratterizzano la gestione di tali enti.
(4-04831)


   LUCA DE CARLO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno, al Ministro per i beni e le attività culturali e per il turismo. — Per sapere – premesso che:

   a seguito di quanto previsto dalla legge n. 92 del 30 marzo 2004, con l'istituzione del Giorno del ricordo, lo Stato italiano si propone di «conservare e rinnovare la memoria della tragedia degli italiani e di tutte le vittime delle foibe, dell'esodo dalle loro terre degli istriani, fiumani e dalmati nel secondo dopoguerra e della più complessa vicenda del confine orientale»; sono molteplici gli enti, le associazioni, movimenti e organizzazioni che danno luogo ad incontri, conferenze, commemorazione atte al «ricordo» della tragedia dei martiri ed esuli di Istria, Fiume e Dalmazia;

   per il 2 marzo 2020 l'Anpi ha organizzato nel comune di Maserada sul Piave (Treviso) un incontro conferenza il cui relatore sarà il partigiano Mario Bonifacio, classe 1928, nato a Pirano in Istria;

   Bonifacio fu gappista, membro dei Gap (Gruppi di azione patriottica) e prese parte alle azioni persecutorie compiute dai comunisti italiani che nel 1945 scelsero di non riconsegnare le armi per continuare la rivoluzione comunista e attuare quella che ai più alti livelli istituzionali, già il Presidente emerito della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha definito «pulizia etnica» e che, per realizzarla sequestrarono, spesso di notte, molti, presunti, «nemici del popolo», fra cui il segretario comunale di Pirano, Domenico Muiesan, allora rifugiatosi a Trieste. Muiesan era «Impiegato presso la Ragioneria del comune di Pirano, nell'ottobre del 1943 riparò a Trieste, dove l'11 maggio 1945 fu sequestrato e seviziato. Venne quindi trasferito nelle carceri di Pirano e poi di Capodistria da dove si persero le sue tracce». Questa è la descrizione della sua vicenda fatta dal Quirinale nel momento in cui la sua famiglia ricevette da parte del Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi Medaglia d'onore ai congiunti degli infoibati quale famiglia con uno, o più, infoibati. Di Muiesan furono note le modalità del sequestro, la prigionia, le sevizie subite, i dileggi diurni e gli interrogatori notturni, ma nulla si seppe sulla sua morte e ignota fu la sepoltura. Le accuse di furto che i GAP mossero nei confronti del segretario comunale di Pirano furono poi totalmente smentite dal processo che portò all'assoluzione di Domenico Muiesan;

   la presenza di un membro dei Gap di Pirano ad un incontro di formazione e divulgazione storica, il cui argomento cardine sono le Foibe e il dramma dell'esodo potrebbe essere per l'interrogante occasione di revisionismo storico, nonché di oltraggio ai martiri delle Foibe e di offesa alle famiglie degli esuli, in particolare nei confronti di Annamaria Muiesan Gaspari, esule da Pirano d'Istria nel 1945, figlia del suddetto segretario comunale di Pirano –:

   se il Governo si al corrente di quanto evidenziato in premessa e se intenda adottare iniziative di competenza per salvaguardare e rinnovare una memoria condivisa di fatti così tragici della storia nazionale, nel rispetto dello spirito e dei princìpi sottesi alla legge n. 92 del 2004, con i quali appaiono in contrasto incontri per l'interrogante quantomeno fuorvianti come quello segnalato in premessa.
(4-04833)


   GAVA. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro per gli affari europei. — Per sapere – premesso che:

   i comuni colpiti dalla tragedia del Vajont hanno più volte espresso amarezza per la mancata visita nei luoghi della sciagura da parte di qualsivoglia rappresentante istituzionale dell'Unione europea;

   recentemente sul tema è stata presentata un'interrogazione da parte dell'eurodeputato, On. Marco Dreosto, sottoscritta in segno di supporto da una trentina di parlamentari di ogni schieramento e gruppo;

   è notizia di poche ore fa che il Presidente della stessa assise parlamentare, Davide Maria Sassoli, abbia annunciato di volersi, recare personalmente nei comuni di Erto e Casso e Vajont (Pordenone) e Longarone (Belluno) in occasione delle future commemorazioni di ottobre 2020;

   a parere dell'interrogante è oltremodo opportuno e addirittura necessario un impegno del Governo italiano affinché anche la Commissione europea e il Consiglio, alla cui guida vi sono esponenti politici di altri Stati dell'Unione, seguano tale esempio;

   ciò a dimostrazione del fatto che il Vajont rappresenta un evento davvero internazionale, con messaggi profondi e partecipati per le future generazioni –:

   se il Governo intenda attivarsi presso la Commissione europea e il Consiglio affinché anche uno o più rappresentanti di queste due istituzioni comunitarie onorino le vittime del Vajont con una visita istituzionale ai luoghi della catastrofe, visita decisamente doverosa a distanza di quasi 60 anni dai fatti.
(4-04835)

AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interrogazione a risposta orale:


   CILLIS e LOVECCHIO. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   si apprende dal quotidiano locale «Le Cronache della Basilicata» del 18 febbraio 2020 che: «nell'impianto del centro oli di Corleto Perticara (Potenza) in data 10 gennaio 2020 ci sia stata una presunta fuoriuscita di greggio da un serbatoio di pretrattamento che ha determinato l'impiego di decine di autocisterne arrivate presumibilmente dalle regioni limitrofe per la pulizia dell'area interessata»; in data 30 gennaio la regione Basilicata ha chiesto chiarimenti alla Total in merito al presunto incidente; in data 7 febbraio 2020 la Total ha risposto alla regione Basilicata con una nota nella quale ha indicato le cause dell'incidente e le misure che sono state adottate; questa è la ricostruzione in ordine cronologico degli accadimenti ai quali purtroppo da anni i lucani si sono dovuti abituare grazie alle decine di simili «incidenti» accaduti nell'altro centro oli di proprietà dell'Eni nel comune di Viggiano (Potenza); pertanto, dopo il «COVA» subito anche a «Tempa Rossa», in questa circostanza, ad avviso dell'interrogante, è stata davvero superata ogni misura nella sfrontatezza e nella superficialità con la quale le compagnie petrolifere trattano le istituzioni locali ed in particolare le popolazioni di quei territori; da una disamina degli episodi sopra riportati ci si accorge che: il presunto incidente è del 10 gennaio 2020, i chiarimenti della regione sono stati chiesti il 30 gennaio 2020, la Total ha risposto il 7 febbraio 2020, praticamente il giorno dopo aver sottoscritto con grande enfasi, presso la sede regionale di Potenza, l'accordo con la regione Basilicata, occorrerebbe chiarire quindi se la Total e la regione Basilicata abbiano fornito piena informazione sull'incidente ai cittadini lucani;

   in quanto, come è facile intuire, la probabile divulgazione di tale notizia avrebbe sicuramente potuto compromettere la chiusura dell'accordo –:

   se e quali iniziative il Governo intenda assumere, per quanto di competenza, in relazione a quanto sopra esposto per conoscere la reale entità dello sversamento e dei danni provocati e quali misure di bonifica siano state predisposte;

   se il Governo intenda adottare le iniziative di competenza per effettuare verifiche, anche per il tramite del Comando dei carabinieri della tutela dell'ambiente, circa i fatti esposti e sospendere, al fine degli accertamenti, in via precauzionale le autorizzazioni alla messa in produzione del centro Oli «Tempa Rossa» di Corleto Perticara.
(3-01335)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   GIACOMETTO. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   la regione Piemonte è tra quelle più colpite dalle morti causate da mesotelioma, il tumore associato all'inalazione di fibre di amianto. I numeri parlano di un morto alla settimana;

   in Piemonte ci sono ben cinque siti contaminati classificati di interesse nazionale: Balangero, Casale Monferrato, Cengio e Valle Bormida, Serravalle Scrivia, Pieve Vergonte, cui si aggiunge il sito di Cavagnolo, già sede dell'Eternit;

   nonostante questa «emergenza amianto», alla regione mancano 14,5 milioni di euro già stanziati dallo Stato e mai arrivati, necessari per poter proseguire le opere di bonifica dell'amiantifera di Balangero. Rischiano così di fermarsi i lavori di messa in sicurezza della cava, chiusa nel 1990, un tempo la più grande d'Europa;

   l'assessore regionale all'ambiente Matteo Marnati, ha ricordato che «nonostante l'attuale Governo abbia deciso di abbandonare totalmente il Piemonte, l'assessorato ha stanziato con fondi regionali 1,2 milioni per 3 anni»;

   peraltro, il piano nazionale di bonifica da amianto degli edifici pubblici previsto nel secondo Addendum al piano operativo «Ambiente» approvato dal Cipe nel 2016 e adottato adesso con un provvedimento dalla direzione generale competente del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, mostra la regione Piemonte in fondo alla graduatoria riguardo ai fondi assegnati per le bonifiche: solo 1,162 milioni di euro assegnati su 385,6 milioni di euro complessivi;

   nel piano, sono individuati i soggetti beneficiari delle risorse (regioni e province autonome di Trento e Bolzano) e le modalità di trasferimento;

   tutti gli interventi del suddetto piano nazionale di bonifica da amianto degli edifici pubblici dovranno essere realizzati entro il 31 dicembre 2025. I 385 milioni di euro sono stati ripartiti secondo i coefficienti di assegnazione regionale utilizzati per le risorse del Fondo sviluppo e coesione. Alla regione Sicilia sono stati assegnati i finanziamenti più corposi: 107 milioni di euro. In seconda posizione è la Puglia, con 74 milioni di euro; segue la Calabria, con 43 milioni di euro;

   le risorse vengono quindi assegnate principalmente alle regioni del Sud, secondo il criterio previsto dal Fondo sviluppo e coesione, e non in funzione delle maggiori o minori criticità legate alla presenza dell'amianto –:

   se non si ritenga necessario adottare iniziative per rivedere la ripartizione delle risorse assegnate dal suddetto piano nazionale di bonifica da amianto degli edifici pubblici, al fine di garantire un aumento di risorse per le regioni maggiormente interessate dagli interventi di bonifica da amianto;

   se non intenda adottare quanto prima le iniziative per quanto di competenza per consentire l'immediata assegnazione dei 14,5 milioni di euro per Balangero di cui in premessa.
(5-03685)

Interrogazione a risposta scritta:


   ROSPI e ANGIOLA. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   dal 1973 al 1989 presso il comune di Ferrandina in provincia di Matera è rimasto in attività lo stabilimento della Materit s.r.l., azienda del gruppo Fibronit, attivo nella produzione di manufatti in amianto;

   lo stabilimento Materit a partire dal 1989 è stato chiuso dal nucleo operativo ecologico dei carabinieri in seguito alla mancata realizzazione di una discarica per lo smaltimento dei rifiuti;

   il sito dalla sua chiusura ad oggi risulta altamente contaminato, in quanto al suo interno sono presenti oltre 800 sacchi contenenti amianto, quantità imprecisate di crisotilo o amianto bianco, crocidolite o amianto blu, che è la forma di amianto più pericolosa in circolazione, in quanto le sue fibre hanno un aspetto aghiforme e si frazionano con più facilità;

   dal 2008 molto del materiale presente nell'ex stabilimento Materit è insaccato in 97 big bags, tutte contenute all'interno di un capannone che fungeva da contenimento ma che con il passare del tempo si è deteriorato;

   molti dei sacchi in cui sono state stipate le polveri di amianto versano in pessimo stato con il rischio di diffusione delle polveri di amianto anche al di fuori dell'impianto;

   il sito industriale ex Materit rientra nel perimetro del sito di interesse nazionale, Sin Tito e Vlbasento, che in data 19 giugno 2013 è stato oggetto di un accordo di programma stipulato tra il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, il Ministero dello sviluppo economico e la regione Basilicata e che prevede la realizzazione di diversi interventi di caratterizzazione e bonifica dell'area;

   il sito in questione risulta, inoltre, censito come sito di abbandono di materiali e rifiuti contenenti amianto secondo quanto stabilito dal piano amianto istituito con la legge n. 6 del 2 febbraio 2001 dalla regione Basilicata;

   da quanto si apprende da alcuni organi di stampa locali il 20 febbraio 2020 c'è stata una riunione tecnica presso il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare per verificare lo stato di attuazione degli interventi di bonifica presso l'area ex Materit;

   a seguito dell'inquinamento da amianto dell'ex Materit sono stati accertati cinque decessi e altre 17 persone colpite, che a vario titolo hanno lavorato presso l'impianto o sono state comunque in contatto con le fibre di amianto presenti nello stabilimento, e per tali ragioni sono state rinviate a giudizio cinque fra ex amministratori e dirigenti della società;

   il sito ormai da 18 anni rientra tra i siti Sin oggetto di bonifica da parte dello Stato; ad oggi nulla è stato ancora fatto e la situazione di degrado e inquinamento in cui versa l'area comporta un grave pericolo per i cittadini residenti –:

   se il Ministro in indirizzo sia a conoscenza della problematica esposta in premessa e quali iniziative di competenza intenda assumere al fine di attivare, in tempi rapidi, tutte le attività connesse alla rimozione, allo stoccaggio del materiale in amianto presente e alla messa in sicurezza dell'area;

   se intenda promuovere una verifica da parte del comando dei carabinieri per la tutela dell'ambiente al fine di acquisire un quadro esauriente dello stato in cui versa il sito ex Materit e delle criticità determinate dalla sua gestione e dai ritardi della bonifica dell'area.
(4-04828)

BENI E ATTIVITÀ CULTURALI E TURISMO

Interrogazione a risposta scritta:


   TORTO. — Al Ministro per i beni e le attività culturali e per il turismo. — Per sapere – premesso che:

   la delibera del Cipe n. 112/2017 del 22 dicembre 2017 pubblicata in Gazzetta Ufficiale serie generale n. 125 del 31 maggio 2018 ha assegnato l'importo pari a euro 1.500.000,00 per gli interventi di consolidamento e restauro nel settore dei beni culturali alla chiesa di S. Maria Maggiore nel paese della provincia di Pescara Caramanico Terme;

   la chiesa è stata danneggiata dal terremoto del 2017;

   da quanto si apprende dagli organi di stampa ad oggi le risorse assegnate rimangono inutilizzate, tant'è che si è formato un comitato di cittadini per chiedere alle istituzioni competenti la riapertura della chiesa;

   dalla documentazione reperita sul portale internet del segretariato regionale dell'Abruzzo e, in particolare, dalla programmazione in fase di attuazione, si apprende che il responsabile unico del procedimento assegnato alla chiesa di S. Maria Maggiore è lo stesso tecnico assegnato per il consolidamento e il restauro della chiesa di S. Urbano a Bucchianico, già oggetto di interrogazioni parlamentari da parte della sottoscritta, in quanto anche per la chiesa di S. Urbano le risorse assegnate rimanevano inutilizzate;

   la chiusura degli edifici di culto nei paesi delle aree interne rappresenta una grossa ferita per le comunità che non può essere ignorata;

   ad avviso dell'interrogante è necessario individuare soluzioni per velocizzare la ricostruzione di tutte le chiese danneggiate dai terremoti –:

   quale sia lo stato di attuazione dell'intervento per la tutela e la valorizzazione della chiesa di S. Maria Maggiore; ove sussistano ritardi, quali siano le motivazioni che li hanno causati e quali iniziative di competenza si intendano promuovere per rendere la fase di ricostruzione e ripristino degli immobili più efficiente.
(4-04826)

DIFESA

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   DEIDDA. — Al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:

   il 19 luglio 2020 è stato presentato il progetto «Caserme Verdi», ambizioso programma del Ministero della difesa, con il quale, nei prossimi vent'anni, è attesa la realizzazione di basi militari di nuova generazione, per incentivare l'interazione tra le caserme e i territori, al fine di renderle disponibili per la costituzione di asili e/o strutture sportive, aperte al pubblico;

   il progetto in questione nasce dall'inderogabile esigenza di ammodernamento delle attuali caserme esistenti — alcune risalenti all'800, o agli inizi del ’900 — al fine di limitare i costi di gestione a carico dell'Amministrazione della difesa e che, allo stato, su tutto l'intero territorio nazionale, sono state individuate, per una prima fase, 28 caserme, in accordo con le competenti amministrazioni comunali, regionali, nonché accademiche;

   in Sardegna, in particolare, sono stati previsti interventi in 4 differenti sedi, dislocate tra Cagliari e Teulada (le caserme Attilio Mereu, Alberto Riva Villasanta e Monfenera a Cagliari e la caserma Salvatore Pisano a Capo Teulada) e anche a testimonianza dell'attenzione al progetto in questione, l'evento programmato per la sua presentazione, ha visto la partecipazione del sindaco di Cagliari, dell'assessore regionale dell'ambiente, in rappresentanza del presidente della regione, del Magnifico rettore dell'università di Cagliari, nonché di tutte le autorità civili, militari e imprenditoriali, della Sardegna;

   nella città di Sassari ha sede, oltre al 152° reggimento Fanteria Sassari, nella caserma Gonzaga, anche il comando della Brigata Sassari, con sede in Piazza Castello;

   la Bandiera di Guerra della Brigata è pluridecorata, anche con due Medaglie d'Oro al Valor Militare e la festa del reggimento ha luogo il 28 gennaio, nell'anniversario dei combattimenti avvenuti, nel 1918, a Col del Rosso e al Col d'Echele;

   in ragione dell'ottimo lavoro svolto dai comandanti di reggimento e di brigata, la caserma Gonzaga, sede del 152° reggimento, è già ampiamente integrata con il resto della cittadinanza, grazie all'attivazione di progetti di collaborazione con l'università di Sassari, con il comune e con la provincia di Sassari, nonché con associazioni sportive e culturali pur essendo gestita e tenuta in modo accurato, anche in ragione del citato rapporto con la cittadinanza, trarrebbe giovamento da un intervento di ammodernamento;

   l'obiettivo d'interazione sotteso al progetto «Caserme Verdi», trova, nella città di Sassari, l'importante esempio della caserma sopra citata e le amministrazioni locali aderirebbero con entusiasmo nell'ipotesi in cui anche la «Gonzaga» venisse inserita tra quelle interessate dal programma in questione –:

   se sia a conoscenza dei fatti suindicati e quali iniziative intenda assumere al fine di inserire la caserma Gonzaga, sede del 152° reggimento fanteria Sassari, nel progetto «Caserme Verdi», se del caso, adottando iniziative per l'istituzione di un fondo dedicato nel bilancio pluriennale del Ministero della difesa.
(5-03686)


   PINI. — Al Ministro della difesa, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   il 5 settembre 2019 il direttore generale dell'Agenzia industrie difesa emanava un decreto di annullamento in procedura di gara in autotutela relativamente al lotto n. 3 della gara a procedura aperta accelerata mediante aggiudicazione per lotti separati, per la fornitura presunta di 400 chilogrammi di Cannabis per le esigenze dello Stabilimento chimico farmaceutico di Firenze, importo presunto euro 1.520.000,00 al netto di I.V.A. codice Gara 7462842;

   in tale decreto si legge che le motivazioni per l'annullamento sono da riscontrarsi in quanto di seguito riportato: «Sentito il parere del Direttore dello Stabilimento Militare Chimico Farmaceutico di Firenze che, vista la sopravvenuta irrilevanza, nel quadro del fabbisogno nazionale, della tipologia Cannabis infiorescenza ad alto contenuto di CBD (lotto di gara n. 3) ritiene non necessario l'approvvigionamento»;

   tale sopravvenuta irrilevanza, a giudizio dell'interrogante, non trova riscontro nella realtà dei fatti;

   in tutto il territorio nazionale è sempre più difficile reperire il farmaco anche a causa dell'impossibilità di reperire l'infiorescenza di Cannabis ad alto contenuto di Cbd da parte dei farmacisti;

   il fabbisogno di Cannabis ad uso medico era stato stimato, nel 2017, a 1.000 chilogrammi. In relazione alla diffusione delle prescrizioni a livello regionale, tuttavia, il dato ha subìto nel tempo (e potrà subire prossimamente) un incremento significativo;

   ciò è testimoniato dalla relazione tecnica al cosiddetto disegno di legge «Cannabis» (approvato in prima lettura dalla Camera nella scorsa legislatura), ove si legge che il fabbisogno potrebbe realisticamente raggiungere in poco tempo i 2.000 kg/anno;

   la previsione risulta essere confermata anche dal report Estimated World Requirements of Narcotic Drugs 2020 dell’International Narcotics Control Board, che riporta un fabbisogno di 1.950 chilogrammi;

   a fronte di tale domanda, sulla base di quanto pubblicato sul sito del Ministero della salute, lo Stabilimento chimico farmaceutico militare di Firenze, nel 2018, ha distribuito alle farmacie Cannabis per soli 146 chilogrammi con un totale di vendite ammontante a 578 chilogrammi;

   questo quantitativo è assolutamente insufficiente tanto è vero che, a seguito degli accordi intercorsi a fine 2018 tra il Ministero della salute italiano e quello olandese, la quota importata dall'Italia passata da 450 kg/anno a 700 kg/anno per il 2019;

   lo stesso comunicato del Ministero della salute, tuttavia, ha specificato che «le varietà inviate dipenderanno dall'effettiva disponibilità», senza alcuna garanzia, pertanto, della continuità terapeutica per i pazienti;

   migliaia di pazienti e di medici in tutto il territorio nazionale non riescono a reperire il farmaco;

   la sottoscritta ha già interrogato due volte il Ministero della salute; nell'ultima risposta, la Sottosegretaria per la salute delegata, ha indicato il Ministero della difesa come dicastero cui rivolgersi per ulteriori approfondimenti;

   l'annullamento del lotto e la carenza sistematica del farmaco ormai da mesi stanno causando un grave danno a pazienti e medici;

   i pazienti che necessitano il suddetto farmaco appartengono alle fasce più deboli, malati oncologici o cronici –:

   sulla base di quali dati il direttore generale dell'Agenzia industrie difesa abbia annullato il lotto n. 3 indicato in premessa;

   sulla base di quali dati il direttore dello Stabilimento chimico farmaceutico militare di Firenze abbia ritenuto di esprimere un parere di sopravvenuta irrilevanza, nel quadro del fabbisogno nazionale, della tipologia cannabis infiorescenza ad alto contenuto di Cbd;

   se il Governo non ritenga opportuno approfondire ulteriormente le motivazioni che spingono enti vigilati dal Ministero della difesa a dichiarare sopravvenute irrilevanze in relazione alla reperibilità di farmaci che il Ministero della salute deve reperire dall'estero a causa della loro mancanza sul territorio nazionale, causando gravi disagi al sistema sanitario nazionale.
(5-03693)

ECONOMIA E FINANZE

Interpellanza:


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'economia e delle finanze, per sapere – premesso che:

   l'articolo 1, comma 875, della legge n. 160 del 2019, in attuazione dell'intesa Stato-regione siciliana siglata il 19 dicembre 2018, ha attribuito alle ex province siciliane 80 milioni di euro annui a decorrere dal 2020, come riduzione del concorso alla finanza pubblica richiesto ai medesimi enti dalla legge n. 190 del 2014 (articolo 1, comma 418);

   lo Stato ha dunque repentinamente rispettato la propria parte di impegno per il risanamento delle ex province siciliane;

   l'articolo 1, comma 885 della legge n. 145 del 2018, in recepimento dell'intesa Stato-regione siciliana siglata il 19 dicembre 2018, statuisce che «resta fermo l'obbligo a carico della Regione siciliana di destinare ai liberi consorzi del proprio territorio 70 milioni di euro annui aggiuntivi rispetto al consuntivo 2016, di cui al punto 4 dell'Accordo tra il Governo e la Regione siciliana sottoscritto in data 12 luglio 2017»;

   la regione siciliana dovrebbe stanziare dunque a favore delle ex province 122,050 milioni di euro annui (52,05 milioni di euro stanziati nel 2016, cui si sommano i 70 milioni previsti dall'accordo del 2017 e confermati nell'accordo del 2018);

   la regione siciliana ha stanziato, rispettivamente, per il 2017, il 2018 e il 2019, 112,55 milioni di euro (9,5 milioni di euro in meno di quanto previsto), 111,05 milioni di euro (11 milioni di euro in meno del previsto) e 101,05 milioni (21 milioni di euro in meno del previsto);

   il risanamento finanziario delle ex province siciliane è fondamentale per l'erogazione di servizi quali la manutenzione delle strade e delle scuole e per lo sblocco di cospicui investimenti infrastrutturali –:

   se sia a conoscenza di questi dati e quali iniziative di competenza intenda adottare per garantire l'attuazione degli accordi siglati tra lo Stato e la regione siciliana.
(2-00657) «Varrica, Ficara».

GIUSTIZIA

Interrogazione a risposta scritta:


   D'ORSO. — Al Ministro della giustizia, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   la mediazione civile è disciplinata dal decreto legislativo n. 28 del 4 marzo 2010. Gli articoli 17 e 20 del citato decreto hanno previsto una serie di esenzioni d'imposta — totali o parziali — e di ulteriori agevolazioni fiscali, sotto forma di credito di imposta, in ogni tipo di procedura di mediazione, nonché una specifica esenzione dal pagamento della indennità dovuta all'organismo di mediazione, per l'attività prestata, nella mediazione a condizione di procedibilità o obbligatoria prevista dall'articolo 5, comma 1, del decreto. Ciò allo scopo di promuovere e incoraggiare, sotto l'aspetto dell'onere economico, la ricerca di un accordo amichevole per la composizione di una controversia;

   in particolare, ai sensi dell'articolo 20 del decreto legislativo n. 28 del 2010, «alle parti che corrispondono l'indennità ai soggetti abilitati a svolgere il procedimento di mediazione presso gli organismi è riconosciuto, in caso di successo della mediazione, un credito d'imposta...». Sempre la stessa disposizione richiama, espressamente, il «Fondo unico giustizia» quale fondo istituito presso il Ministero della giustizia destinato a finanziare le agevolazioni fiscali previste;

   l'articolo 20 prevede poi, al secondo comma, che entro il 30 aprile di ogni anno (a decorrere dal 2011), con decreto del Ministero della giustizia, sia determinato l'ammontare delle risorse a valere sulla quota del Fondo unico di giustizia, destinato alla copertura delle minori entrate derivanti dal credito d'imposta di cui al comma 1 e relativo alle mediazioni concluse nell'anno precedente. La norma prosegue stabilendo che «Con il medesimo decreto è individuato il credito d'imposta effettivamente spettante in relazione all'importo di ciascuna mediazione in misura proporzionale alle risorse stanziate e comunque nei limiti indicati dal comma 1»;

   pare che, fin dall'entrata in vigore del decreto in questione, il credito di imposta per la mediazione di cui all'articolo 20 del decreto citato, ad oggi, non sarebbe concretamente fruibile, in quanto la concessione di siffatto credito relativo alle mediazioni concluse nell'anno precedente presuppone l'adozione di un decreto del Ministero della giustizia che fornisca chiarimenti circa le modalità operative per il relativo utilizzo e ne determini la misura e la copertura finanziaria. Tale decreto pare però non essere ancora stato ancora emanato;

   va considerato che la mediazione civile ha come scopo principale quello di ridurre il numero di nuove controversie giudiziarie, in quanto misura deflattiva che garantisce ai cittadini tempi più veloci, costi certi e vantaggi fiscali –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti sopra esposti e quali iniziative di competenza ritenga opportuno adottare per addivenire al più presto — anche attraverso l'emanazione di un decreto ministeriale come previsto dalla normativa citata — alla soluzione delle criticità sopra esposte che rischiano di far venir meno la finalità propria della mediazione civile, con evidenti ricadute negative in termini di deflazione dei procedimenti civili.
(4-04823)

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   CUNIAL, BENEDETTI e GIANNONE. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   il 5 dicembre 2019 sono entrati in servizio al Ministero delle infrastrutture e dei trasporti gli ingegneri meccanici vincitori del concorso dell'8 giugno 2018 e destinati alle sedi periferiche del dipartimento per i trasporti in tutta Italia, divisi tra uffici motorizzazione civile (Umc), centri prova autoveicoli (Cpa), uffici speciali trasporti a impianti fissi (Ustif);

   i neoassunti si occuperanno delle attività relative alla sicurezza stradale, agli esami per prendere la patente e ai controlli tecnici dei veicoli, anche nell'ottica di implementare le nuove professionalità sia negli uffici della motorizzazione, che in tutti gli altri servizi a disposizione dell'utenza;

   la pianificazione delle nuove assunzioni al Ministero delle infrastrutture e dei trasporti prevede che, nei mesi successivi il predetto bando, saranno banditi due nuovi concorsi per altre figure professionali al fine di inserire in organico 500 nuovi assunti, oltre a 100 nuovi dirigenti;

   sui 148 vincitori convocati si sono presentati e hanno firmato il contratto individuale di lavoro 137 ingegneri, assunti con contratto a tempo indeterminato nel profilo professionale di funzionario ingegnere-architetto;

   al fine di coprire il numero di posti messi a concorso, l'11 dicembre 2019 sono stati convocati gli ulteriori 36 candidati risultati idonei;

   recentemente in un articolo su Tgcom24 Unasca ha lamentato la lentezza del rilascio delle patenti suggerendo, a giudizio degli interroganti, una soluzione non auspicabile –:

   quali siano le iniziative messe in campo da parte del Governo per rendere più celere l'entrata in servizio dei nuovi assunti e per rendere altresì più rapide le ulteriori assunzioni di personale per le sedi periferiche del Dipartimento per i trasporti, la navigazione, gli affari generali ed il personale in tutta Italia.
(5-03684)


   FICARA. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro per il sud e la coesione territoriale, al Ministro per i beni e le attività culturali e per il turismo. — Per sapere – premesso che:

   il libero consorzio comunale di Ragusa ha predisposto il progetto «Passi Iblei – Circuito del Barocco» che prevede la realizzazione di un sistema integrato di mobilità ciclo-ferroviaria per l'accessibilità turistico-ricreativa nella Val di Noto e nel comprensorio degli Iblei;

   in particolare, il circuito è costituito, sul versante montano, dalla sede della vecchia ferrovia «ex secondaria» ormai dismessa, da riconvertire a green way e quindi destinata ad uso prevalentemente ciclabile, e sul versante pedemontano dalla attuale sede ferroviaria in esercizio, orientata a un turismo a carattere culturale con la visita dei centri del barocco, patrimonio dell'Unesco;

   con istanza n. 20023 del 13 giugno 2018 il Libero consorzio comunale di Ragusa ha richiesto alla Regione siciliana di proporre al Ministero delle infrastrutture e dei trasporti l'inserimento del suddetto progetto nel programma di azione e coesione (Pac) infrastrutture e reti 2014-2020 (delibera del Cipe n. 10 del 28 gennaio 2015) – asse tematico C – accessibilità turistica, per cui le risorse necessarie porranno essere assicurate a valere sui relativi stanziamenti, con un costo complessivo dell'investimento complessivamente preventivabile in euro 51.000.000;

   con nota n. 40366 del 6 agosto 2018 l'assessorato regionale delle infrastrutture e della mobilità, nell'evidenziare la validità del progetto sotto il profilo turistico, naturalistico-ambientale e storico-architettonico-culturale in un contesto fortemente caratterizzato da una molteplicità di siti riconosciuti patrimonio dell'Unesco, ha provveduto a inoltrare la richiesta del Libero consorzio al Ministero delle infrastrutture e dei trasporti;

   «Passiblei» vuole essere un progetto di riqualificazione di tratte ferroviarie dismesse ed esistenti e, allo stesso tempo, di promozione turistica e culturale del territorio. Un'iniziativa che porterebbe servizi e lavoro, con ricadute economiche importanti sul territorio;

   ad oggi, tuttavia, il procedimento volto alla selezione dei progetti ammessi ai finanziamenti di cui al programma di azione e coesione (Pac) infrastrutture e reti 2014-2020 non risulterebbe essere ancora concluso –:

   se il Governo sia a conoscenza di quanto sopra esposto, se sussistano delle criticità che abbiano portato a un rallentamento della suddetta procedura, e, in quest'ultimo caso, se non ritenga di adottare iniziative al fine di velocizzare l’iter del procedimento volto a individuare le modalità di selezione degli interventi da finanziare nell'ambito del programma di azione e coesione (Pac), infrastrutture e reti 2014-2020.
(5-03688)


   MARCO DI MAIO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali . — Per sapere – premesso che:

   presso le Omc Locomotive Rimini è stato proclamato lo stato di agitazione da parte di Fit-Cgil Fit-Cisl Uil-Trasporti a seguito della volontà espressa dalla società Trenitalia di non assumere addetti in uscita per pensionamento, né di programmare un piano formativo mirato a mantenere le professionalità necessarie alla tenuta produttiva dello stabilimento;

   l'accordo nazionale siglato il 23 aprile 2018 prevedeva un aumento delle internalizzazioni e la riduzione di attività affidate all'esterno, confermando il ruolo strategico della manutenzione di Trenitalia da valorizzare anche a livello territoriale;

   un percorso di riconversione professionale e di investimenti infrastrutturali mirati era stato predisposto sia con un verbale di incontro il 7 marzo 2019 sia con l'accordo del 9 luglio 2019. Tuttavia, ad oggi, questo percorso di rilancio e di estensione delle potenzialità dell'impianto è di fatto fermo –:

   se il Governo sia al corrente della situazione espressa in premessa e quali iniziative di competenza intenda assumere per offrire garanzie ai lavoratori coinvolti.
(5-03691)

Interrogazioni a risposta scritta:


   ZIELLO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   la stazione ferroviaria di San Romano-Montopoli-Santa Croce è una stazione ferroviaria della provincia di Pisa che fa parte della linea ferroviaria Firenze-Pisa ed è frequentata principalmente dai cittadini dei comuni di Montopoli in Val d'Arno, Santa Croce sull'Arno e Castelfranco di Sotto che ogni giorno la utilizzano negli spostamenti per motivi di studio e di lavoro;

   la stazione di Montopoli ha svolto sul territorio una funzione propulsiva per lo sviluppo del polo urbano e della sua area produttiva, rappresentando anche un riferimento spaziale e orientando le localizzazioni insediative;

   da anni è presente un progetto di riqualificazione della stazione in fase preliminare, che è ancora oggetto di discussione e prevede il rilancio della stazione con la riorganizzazione delle funzioni e dei servizi connessi, migliorando la possibilità di integrazione fra i diversi modi di locomozione. Questo si può ottenere migliorando il sistema della sosta con parcheggi scambiatori e il collegamento tramite mezzi pubblici su gomma, coordinando il complesso degli orari e incentivando anche l'uso della bicicletta;

   in una visione di insieme, la riqualificazione della stazione di Montopoli si interseca con un altro progetto regionale, questo in via di definizione, che è la ciclopista dell'Arno;

   allo stato attuale, il comune di Montopoli andrebbe ad intervenire con un totale di 350 mila euro su un'area che è di proprietà della Rete ferroviaria italiana (Rfi) –:

   se il Ministro interrogato intenda chiarire, per quanto di competenza, quali iniziative sono previste da Rfi per la riqualificazione della stazione di Montopoli e se vi siano tempistiche certe per l'inizio dei lavori.
(4-04820)


   GAVA. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   da anni in Friuli Venezia Giulia si discute della possibilità di prolungare fino alla città di Gemona (Udine) la superstrada Cimpello - Sequals, importante asse viario della provincia di Pordenone;

   l'opera è ritenuta essenziale soprattutto dagli industriali e dall'imprenditoria locale per consentire una miglioria accesso al territorio della così detta Macroregione (Triveneto, Austria e Slovenia);

   a parere dell'interrogante è improcrastinabile definire l'orientamento del Governo e chiarire la volontà o meno di sostenere il progetto da un punto di vista finanziario e logistico, specificandone al contempo la fattibilità tecnica, la tempistica di realizzazione e il possibile coinvolgimento dell'Unione europea –:

   quali siano gli orientamenti del Governo, per quanto di competenza, sul piano politico, tecnico e di fattibilità circa il progetto indicato in premessa, avendo cura di chiarire la tempistica oggi ipotizzabile e le relative risorse finanziarie disponibili.
(4-04834)

INTERNO

Interrogazioni a risposta scritta:


   BIGNAMI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   il 7 febbraio 2020 è stato trasmesso il piano di razionalizzazione degli uffici della specialità di polizia stradale che prevede fra gli interventi da attuare la soppressione di alcuni distaccamenti della Polstrada, in quanto, da quanto dichiarato dal dipartimento della polizia di Stato, sorgerebbero in aree non più di interesse strategico per la viabilità;

   fra i presidi interessati da tale provvedimento vi è il distaccamento della polizia stradale di Lugo (Ravenna), città capofila dell'unione dei comuni della bassa Romagna, comprendente un territorio di circa 500 chilometri quadrati sul quale vivono circa 110.000 persone; un territorio articolato in tanti piccoli e medi centri cittadini con svariate realtà produttive di interesse nazionale, attraversato peraltro da due importanti vie di comunicazione statali come la S. Vitale e la strada statale 16;

   oltre ad aver determinato un inevitabile indebolimento dell'attività di controllo su strade statali e provinciali che, pur essendo arterie secondarie registrano un tasso di incidentalità e pericolosità molto elevato, la notizia della possibile chiusura del distaccamento della polizia ha suscitato grande allarmismo nella popolazione locale che, da quanto reso noto all'interrogante, sta assistendo in questi anni a un aumento esponenziale di furti in appartamento e, più in generale, a un aumento della piccola criminalità diffusa su tutto il territorio;

   si ritiene indispensabile, al fine di garantire ai cittadini più sicurezza e più controllo del territorio, salvaguardare l'importante servizio svolto dal distaccamento della Polstrada di Lugo –:

   se si intenda rivedere la decisione in merito alla soppressione del distaccamento della Polstrada di Lugo (Ravenna);

   se intenda adottare iniziative al fine di potenziare il commissariato di Polizia di Lugo mediante l'aumento del personale e l'implementazione dei turni, ivi compresi quelli notturni ora solo su base volontaria;

   se siano previsti fondi con l'obbiettivo di implementare strumenti deputati alla tutela della sicurezza del territorio e al contrasto della microcriminalità.
(4-04819)


   GASTALDI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 53 della legge 25 maggio 1970, n. 352, recante le norme sui referendum, prevede che le spese per lo svolgimento delle consultazioni di propria competenza siano a carico dello Stato, mentre le spese relative agli adempimenti di spettanza dei comuni siano anticipate dai comuni e rimborsate dallo Stato;

   ciò premesso, l'Associazione nazionale piccoli comuni d'Italia (Anpci) ha emesso una nota segnalando che il Ministero dell'interno, in occasione del referendum costituzionale che si terrà il 29 marzo 2020, ha stabilito di prendere come riferimento il referendum del 17 aprile 2016 per la programmazione della spesa, ma con una riduzione del 20 per cento, riducendo in tal modo quello che dovrebbe essere un rimborso a un mero contributo, e che, proseguendo di questo passo, l'onere economico sarà integralmente sostenuto dai comuni;

   peraltro, già ci sono spese che il comune sostiene senza avere rimborsi e che non vengono considerate, come il lavoro straordinario prestato dai dipendenti comunali durante la festività della domenica, che dà diritto al lavoratore di recuperare la giornata successivamente a discapito poi del normale orario settimanale che il comune deve rispettare, gli oneri ulteriori derivanti dalla necessità di ripristinare lo stato dei luoghi e dalla pulizia dei locali adibiti a seggi elettorali prima della riconsegna alla scuola, le spese per l'acquisto di materiale monouso (ad esempio lenzuola) nonché per il lavaggio delle coperte per i militari, le spese varie per l'utilizzo delle utenze telefoniche delle scuole e i vari spostamenti –:

   se intenda adottare tempestivamente le iniziative di competenza al fine di prevedere il rimborso integrale ai comuni delle spese anticipate, sostenute e documentate, come risulterà dal rendiconto consuntivo, per consentire ai comuni di organizzare al meglio il lavoro necessario al corretto svolgimento del referendum costituzionale del 29 marzo 2020.
(4-04821)


   DONZELLI. — Al Ministro dell'interno, al Ministro della salute, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   in Toscana è stimato il rientro dalla Cina di 2.500 persone andate in patria per festeggiare il Capodanno. La regione Toscana, prima della pubblicazione della circolare del Ministero della salute «Ulteriori misure profilattiche contro la diffusione della malattia infettiva COVID-19. (20A01220)», ha deciso di non prevedere per queste persone la quarantena obbligatoria, ma soltanto consigliato un'auto-quarantena. La asl Toscana centro, in una nota diramata nei giorni scorsi ha fatto sapere che «i cittadini cinesi rientrati in Toscana negli ultimi due mesi sono circa 1300, segnalati all'Azienda sanitaria, e sono in isolamento domiciliare volontario ed oggetto di sorveglianza attiva da parte del Dipartimento di prevenzione. Gli altri cittadini che si sono recati in Gina per trascorrere le festività del Capodanno sono attualmente bloccati dalle autorità cinesi». Ha precisato inoltre che «sono 364 i bambini in isolamento» volontario a casa «con le famiglie». Di queste 120 hanno «superato il periodo di 14 giorni di isolamento previsto dalla circolare ministeriale». Secondo quanto riportato dalla stampa, inoltre, il console cinese di Firenze Wang Wengang, non avrebbe consegnato alle autorità la lista dei cittadini cinesi residenti –:

   se il Governo sia a conoscenza della situazione;

   se risulti al Governo se i luoghi indicati dalle persone rientrate dalla Cina per effettuare la quarantena corrispondano agli indirizzi di residenza degli stranieri regolari.
(4-04827)


   LUCA DE CARLO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   la legge 15 febbraio 1989, n. 54, stabilisce all'articolo 1, «Tutte le amministrazioni dello Stato, del parastato, degli enti locali e qualsiasi altro ufficio o ente, nel rilasciare attestazioni, certificazioni, dichiarazioni, documenti in genere, a cittadini italiani nati in comuni già sotto la sovranità italiana ed oggi compresi nei territori ceduti ad altri Stati, ai sensi del trattato di pace con le potenze alleate ed associate, quando deve essere indicato il luogo di nascita dell'interessato, hanno l'obbligo di riportare unicamente il nome italiano del comune, senza alcun riferimento allo Stato cui attualmente appartiene»;

   nei documenti di alcuni esuli residenti in Italia è riportato quanto segue: «nato in Jugoslavia-Serbia Montenegro»; in particolare sulla «Tessera del tifoso» di alcuni sostenitori de L'Unione Sportiva Triestina Calcio –:

   se, alla luce di quanto illustrato in premessa, non intenda adottare iniziative di competenza volte a rivedere m senso più restrittivo la disciplina sull'indicazione del luogo di nascita nei documenti rilasciati ai cittadini che si trovano nelle condizioni di cui in premessa.
(4-04830)


   FRATOIANNI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   da vari articoli di stampa e web apparsi nei giorni scorsi si apprende che una appartenente alla polizia di Stato, in forza alla questura di Grosseto, abbia scritto sul social networkFacebook, giovedì 20 febbraio 2020, riferendosi alla comandante della nave Sea Watch3 Carola Rackete e alla recente sentenza della Corte di Cassazione che ha riconosciuto la correttezza dei suoi comportamenti: «È inutile che vi sforziate di dare dignità a questa lurida zecca di sinistra per avere visibilità: è solo una terrorista che farà la fine che merita e voialtri siete una pletora di mummie, completamente decontestualizzate dalla vita reale, talmente adusi a spaccare il capello in 4 da dimenticare pure di che cosa state parlando»;

   l'autrice del post, Silvia B., vicesovrintendente della polizia di Stato a Grosseto, dopo il clamore e le proteste, ha cancellato il post. Tuttavia nel corso di questi mesi è autrice di altri post, sempre sulla sua pagina Facebook, dove, con un linguaggio violento, si attaccano esponenti politici e di Governo nonché altre figure più o meno note;

   ad esempio, il 28 gennaio 2020 scriveva frasi gravemente offensive nei confronti del Pontefice Francesco;

   il 4 gennaio 2020 la stessa Silva B. scriveva: «Ti fanno presentare sto c... di festival solo perché una bella to... diversamente bianca. Diversamente non ti ca... nessuno. Povera mentecatta» riferito alla partecipazione al festival di Sanremo della giornalista Rula Jebreal;

   il 26 novembre 2019 scriveva: «Fabio Fazio comunista squallido e disgustoso, servo di partito, radical chic prezzolato dei miei co...»; ancora, il 25 ottobre 2019: «mi associo alla ripugnanza per questo omuncolo di m..., un piccolo lerner... disgusto, ribrezzo e sozzume untuoso, non so con quale stomaco li hanno tro... quelle che hanno avuto intimità con questi laidi vituperi» evidentemente riferito ad un altro giornalista;

   il 24 ottobre 2019 il capo della Polizia ha predisposto una circolare sull'utilizzo dei social network e applicazioni di messaggistica da parte del personale della polizia di Stato dove è richiesto «un comportamento ineccepibile ed esemplare (...) si possono esprimere opinioni ma sempre ponderando oculatamente tempi, modi e caratteri della propria esternazione in modo da tenere un comportamento improntato a correttezza, imparzialità e cortesia»;

   la suddetta circolare, a parere dell'interrogante, è stata ampiamente disattesa come anche i regolamenti interni;

   sempre a parere dell'interrogante ci si trova di fronte ad una serie di episodi gravissimi, resi ancor più gravi dall'appartenenza alle forze dell'ordine dell'autrice;

   non si tratta certo della manifestazione di libere opinioni, ma di offese, insulti, minacce, parole di odio, con probabili profili di natura penale e disciplinare;

   appare evidente all'interrogante che l'appartenenza alla polizia di Stato è incompatibile con tali manifestazioni di odio –:

   di quali elementi disponga il Governo circa quanto esposto in premessa e quali iniziative di competenza intenda adottare con urgenza per prevenire ulteriori episodi di questo genere;

   se il Ministro sia a conoscenza di quali provvedimenti urgenti abbiano assunto i vertici della Polizia di Stato nei confronti dell'autrice di questi messaggi che, a parere dell'interrogante, si pongono al di fuori delle leggi e della stessa Costituzione, e se siano state avviate iniziative disciplinari in relazione alla vicenda, che secondo l'interrogante dovrebbero portare all'allontanamento della vicesovrintendente dal Corpo di polizia.
(4-04832)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   PEZZOPANE. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   da articoli di stampa si apprende che starebbero crescendo le preoccupazioni circa il rischio di esuberi che potrebbero concretizzarsi nel cambio d'appalto della commessa per il servizio di call center per Poste Italiane, dalla società Olisistem start (Ex E-Care) a Distribuzione Italia, aggiudicatrice del bando a invito istruito circa sei mesi fa;

   nel suddetto passaggio di appalto sono coinvolti oltre 500 lavoratori, tra i 300 di Roma e i 209 di L'Aquila;

   negli incontri avvenuti tra le organizzazioni sindacali e l'azienda subentrante per concludere l'accordo di cambio d'appalto, Distribuzione Italia si è detta disposta ad applicare la clausola sociale limitatamente ai lavoratori che hanno prestato servizio per sei mesi continuativi ed esclusivi nel periodo luglio-dicembre 2019;

   secondo l'azienda subentrante, nel sito aquilano avrebbero tale requisito solo 179 lavoratori, escludendo pertanto 30 unità, mentre, per il sito romano, ad essere esclusi sarebbero 71 lavoratori;

   oltre al rischio di esuberi, si aggiungono i ritardi nel pagamento degli stipendi da parte di Olisistem. Infatti, i lavoratori, attualmente in sciopero, attendono la mensilità di gennaio 2020, ritardo che sarebbe motivato dal mancato pagamento di Poste Italiane di alcune fatture a copertura dei salari; per avere garanzie certe sul futuro occupazionale e sul versamento degli stipendi, le segreterie nazionali di Slc-Cgil, Fistel-Cisl, Uilcom-Uil, Ugl telecomunicazioni hanno proclamato una giornata di sciopero e indetto per il 14 febbraio, due presidi di protesta a L'Aquila, davanti agli uffici di Centi Colella, e a Roma, davanti alla direzione generale all'Eur;

   le organizzazioni sindacali hanno inoltre richiesto un incontro urgente a Poste Italiane, anche in conseguenza delle incongruenze tra i dati forniti all'azienda da Poste e quelli forniti da Olisistem all'azienda subentrante;

   ad esempio, alcuni lavoratori non presenterebbero i requisiti richiesti dalla società subentrante per il riassorbimento, in ragione di un'analisi sbagliata effettuata da Poste. Infatti, la mancanza di continuità lavorativa di alcuni dipendenti, in realtà, sarebbe dovuta al fatto che gran parte del lavoro su questa commessa è di back office e, quindi, non richiederebbe «loggatura»;

   peraltro, per la Olisistem, nella sede di L'Aquila, anche i 106 lavoratori impiegati nella gestione della commessa per la società Acea, stanno subendo notevoli disagi economici in conseguenza del mancato versamento del trattamento di fine rapporto dal dicembre 2019 ovvero da quando l'appalto per la gestione di tale commessa è stato aggiudicato alla società Tecnocall –:

   quali urgenti iniziative, per quanto di competenza, intendano adottare al fine di verificare la situazione della gestione delle richiamate commesse, nonché per assicurare, anche attraverso un'apposita convocazione delle imprese coinvolte e delle rappresentanze sindacali, la corretta applicazione della clausola sociale e, quindi, la continuità lavorativa per il personale sinora impegnato in tali servizi.
(5-03683)


   COSTANZO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   Alpitel è un'azienda che si occupa di installazioni di telecomunicazioni, progettazione, sviluppo e realizzazione di impianti di segnalamento e sicurezza ferroviari e autostradali, nonché soluzioni IoT, cloud, big data;

   in tutto Alpitel conta circa 600 dipendenti in Italia, distribuiti negli stabilimenti di Piemonte, Liguria e Lazio, di cui 180 lavorano a Moncalieri;

   fondata nel 1950 con il nome di Ilcet, al 31 dicembre 2018 Alpitel aveva, stando a quanto riportato da Adnkronos in data 28 agosto 2018, un valore della produzione di poco superiore ai 131 milioni di euro in un anno chiuso con un rosso di 3,5 milioni;

   poiché l'azienda versava in condizioni economiche precarie, a luglio 2019 è stata venduta alla Psc, realtà che si occupa di cantieri navali, ferroviari e autostradali;

   il gruppo Psc, di proprietà della famiglia Pesce, secondo quanto scrive Il Sole 24 Ore, ha acquisito la storica azienda per implementare la sua attività nel settore delle telecomunicazioni;

   secondo quanto riportato da Tuttosoldi in data 23 settembre 2019, in Psc c'è una partecipazione pubblica di Fincantieri per una quota del 10 per cento e di Cassa depositi e prestiti, attraverso Simest, per una quota del 9,6 per cento;

   come riportato da Repubblica Torino in data 13 dicembre 2019, la nuova proprietà, senza presentare un vero piano industriale, ha annunciato 100 licenziamenti tra i 600 addetti di Alpitel in tutta Italia;

   il taglio incide pesantemente sul Piemonte: gli esuberi pianificati a Nucetto sono 29, altri 32 ricadono sulla sede di Moncalieri, dove lavorano in 180;

   i lavoratori Alpitel di Moncalieri e degli altri stabilimenti del Piemonte, Liguria e Lazio hanno dichiarato l'11 febbraio 2020 otto ore di sciopero con un presidio sotto la sede del Ministero del lavoro e delle politiche sociali di Roma;

   i sindacati hanno chiesto che Alpitel apra alla possibilità dei contratti di solidarietà in luogo del taglio occupazionale, in modo da rilanciare un piano di sviluppo futuro degli stabilimenti;

   quali iniziative il Governo intenda assumere per tutelare l'occupazione dei lavoratori dichiarati in esubero, anche considerando la partecipazione pubblica in Psc che ha acquisito Alpitel.
(5-03694)

SALUTE

Interrogazione a risposta orale:


   BOND. — Al Ministro della salute, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro per gli affari regionali e le autonomie. — Per sapere – premesso che:

   il 2 luglio 2013 si concludeva la sperimentazione gestionale tra la regione siciliana, il comune di Cefalù, l'Asp di Palermo e la Fondazione San Raffaele del Monte Tabor di Milano, avviata il 17 gennaio 2003, per il venir meno del partner privato fondatore e nella considerazione che la verifica dei risultati economici, prevista dal comma 3 dell'articolo 9-bis del decreto legislativo n. 502 del 1992, ha prodotto esiti negativi e l'emersione di gravi criticità e gravi perdite di esercizio, quantificabili in circa 37 milioni di euro;

   conseguentemente, con deliberazione della giunta regionale n. 237 del 2 luglio 2013 fu dato mandato all'assessore regionale per la salute di precisare al commissario straordinario, all'uopo nominato, di predisporre tutti gli atti necessari alla doverosa riassegnazione della struttura ospedaliera al Servizio sanitario regionale e quindi all'Asp di Palermo;

   inopinatamente, in data 13 maggio 2015, invece di procedere allo scioglimento della fondazione ed alla restituzione del presidio ospedaliero all'Asp, venne costituita una nuova fondazione, Istituto G. Giglio di Cefalù, tutta composta di soci pubblici;

   a tutt'oggi, non risulta presente un partner privato che giustifichi il mantenimento di una fondazione, soggetto giuridico non contemplato peraltro dalla legge regionale siciliana di riordino del servizio sanitario n. 5 del 2009, né dallo stesso articolo 9-bis del decreto legislativo n. 502 del 1992;

   nel frattempo, a causa delle scelte che risulterebbero assunte a giudizio dell'interrogante in contrasto con il quadro normativo vigente, operate dalla giunta regionale ed in assenza di qualsiasi attività di sperimentazione gestionale, ormai da anni vengono corrisposti compensi al presidente, al direttore sanitario, al consiglio di amministrazione, al collegio dei revisori e al comitato tecnico scientifico;

   l'incarico di presidente, direttore generale e di direttore amministrativo sono stati conferiti a soggetti non iscritti, nell'albo nazionale e/o regionale dei direttori generali e dei direttori amministrativi delle aziende sanitarie quindi privi dei requisiti di legge;

   non si comprende come sia possibile mantenere in vita una Fondazione che presenta ancora nel proprio bilancio d'esercizio 2018 un disavanzo di oltre 33 milioni di euro –:

   di quali elementi disponga il Governo, per quanto di competenza, in relazione a quanto esposto in premessa e se la questione sia stata esaminata nell'ambito dei tavoli ministeriali di monitoraggio sull'attuazione del piano di rientro dai disavanzi sanitari e se, in particolare, in tale sede siano emerse le ragioni che hanno impedito la restituzione del presidio ospedaliero alla competente Asp di Palermo, cui avrebbe dovuto essere affidato anche l'avvio di una eventuale sperimentazione gestionale, senza dar luogo a consistenti oneri aggiuntivi per la remunerazione aggiuntiva di organi, collegi e comitati;

   se, sempre nell'ambito dei medesimi tavoli di monitoraggio, risulti quali risorse siano state corrisposte, nel 2019, alla vasta platea di soggetti istituzionali operanti in seno alla fondazione, di cui non è dato conoscere l'ammontare;

   se non intenda adottare iniziative normative volte a rendere più stringente l'affidamento degli incarichi di vertice delle strutture sanitarie pubbliche, alla luce dell'esborso ad avviso dell'interrogante ingiustificato di denaro in favore di soggetti istituzionali per molti dei quali non è chiaro se siano in possesso di tutti i requisiti previsti dalla legislazione nazionale per ricoprire i predetti incarichi.
(3-01336)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   GEMMATO. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   secondo quanto si evince da fonti di stampa, nonché da comunicazioni della regione Puglia, dal 1° agosto 2019 è stato sospeso all'ospedale Sarcone di Terlizzi, in provincia di Bari, il servizio di ricovero per pazienti acuti di pneumologia;

   in tutta la zona del nord barese, ovvero tra i comuni di Terlizzi, Molfetta, Corato, Ruvo di Puglia, Giovinazzo, Mariotto e Palombaio non risultano attive altre unità operative di pneumologia ad eccezione di quella ubicata nell'ospedale San Paolo di Bari, la cui capacità ricettiva media di pazienti risulta bassa rispetto alla popolazione residente;

   attualmente il Governo sta affrontando l'emergenza derivante dalla improvvisa e rilevante diffusione del virus denominato «Sindrome respiratoria acuta grave coronavirus 2» (SARS-CoV-2);

   la malattia provocata dal nuovo Coronavirus è denominata «Covid-19» e, tra i sintomi più comuni, sono inclusi tosse e difficoltà respiratorie. Nei casi più gravi, l'infezione può causare polmonite, sindrome respiratoria acuta grave, insufficienza renale e persino la morte;

   in ottica di prevenzione e di prudenza, per poter assistere un possibile e futuro alto flusso di pazienti che potrebbero soffrire, proprio nella zona del nord barese, delle infezioni rientranti tra i casi più gravi appena citati, apparirebbe opportuno un intervento urgente del Governo volto al ripristino del servizio di ricovero per pazienti acuti di pneumologia all'ospedale Sarcone di Terlizzi così da garantire un più alto numero di possibili ricoveri urgenti di pazienti con le predette malattie –:

   se la sospensione del servizio di ricovero per pazienti acuti di pneumologia, presso l'ospedale di Sarcone di Terlizzi, sia connessa a esigenze di razionalizzazione delle spese, determinate dal piano di rientro dai disavanzi sanitari regionali;

   se non intenda adottare le iniziative urgenti di competenza, in sinergia con la regione Puglia, per garantire, in caso di alta diffusione anche nel nord barese del virus «Sindrome respiratoria acuta grave coronavirus 2» (SARS-CoV-2), un'adeguata erogazione dei livelli essenziali di assistenza ed in particolar modo l'assistenza ad un alto numero di possibili pazienti affetti da Covid 19.
(5-03687)

Interrogazioni a risposta scritta:


   FIORINI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   il coronavirus, partito dalla città cinese di Wuhan, si è ormai diffuso in Italia e il bilancio dei decessi e dei contagiati è in continuo aggiornamento;

   il livello di attenzione è alto non solo nelle regioni coinvolte, fino a questo momento, ma in tutto il Paese e la situazione rimane preoccupante, perché non si sa quanto il virus sia effettivamente pericoloso e nemmeno quanto sia veloce il contagio;

   è fondamentale adottare ogni iniziativa utile volta a prevenire il contagio e a tutelare, soprattutto nelle aree più a rischio, sia la popolazione che il personale medico;

   infatti, il 23 febbraio 2020, ai medici di base presso l'Ausl di Modena è stato tenuto un corso di aggiornamento obbligatorio sulle linee guida per il nuovo il Covid-19;

   però, l'Ausl di Modena — da quello che risulta all'interrogante — non sarebbe in grado di fornire né le mascherine per i pazienti sospetti da isolare, né i dispositivi di protezione per i medici: tute, guanti, occhiali di protezione, mascherine e altro;

   i medici devono poter garantire, con la massima sicurezza, il servizio delle visite in questo periodo di grande emergenza, tutelando prima di tutto loro stessi e poi i pazienti che potrebbero non essere affetti da coronavirus;

   il rischio di contagio, oltre per i medici, è alto per tutto il personale infermieristico e paramedico dell'intero sistema sanitario nazionale;

   un elevato numero di sanitari contagiati sarebbe un aggravio per la già precaria situazione e bisogna impedirlo con ogni mezzo;

   si è più volte evidenziata al Governo la massima disponibilità a collaborare, sia a livello nazionale che locale, con tutte le istituzioni, in un momento così delicato –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti in premessa;

   se sussistano casi analoghi anche in altre Ausl dell'Emilia-Romagna;

   quali iniziative il Ministro interrogato abbia assunto e intenda assumere per far fronte alle criticità del momento a livello nazionale per tutelare da eventuali contagi tutte le categorie professionali dell'ambito sanitario.
(4-04822)


   CIABURRO, DEIDDA, ROTELLI, GALANTINO e CARETTA. — Al Ministro della salute, al Ministro dell'interno, al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:

   dagli organi di stampa, si apprende che il numero di cittadini italiani risultato positivo al Covid-19 è salito sopra le 200 unità;

   i casi paiono non essere circoscritti alla sola Lombardia e Veneto, in quanto sono emersi anche in altre regioni come Piemonte o Emilia-Romagna;

   nonostante i due turisti cinesi ricoverati all'istituto Spallanzani di Roma siano in via di guarigione, il numero dei soggetti contagiati risulta essere, con ogni probabilità, destinato ad aumentare;

   in merito, il Sindacato nazionale autonomo dei medici italiani (SNAMI) ha evidenziato la mancanza di presìdi sanitari sul territorio e di dotazioni tecnologiche preventive per gli operatori del settore sanitario in tutto il territorio nazionale;

   al fine di contenere la diffusione del virus e di gestire l'emergenza epidemiologica, sono state recentemente dettate misure urgenti in materia di contenimento e gestione dell'emergenza epidemiologica da Covid-19;

   permane il problema della scarsità di materiale protettivo a disposizione degli operatori del settore, così come per il personale delle Forze armate delle Forze dell'ordine –:

   se i Ministri interrogati siano al corrente degli elementi esposti in premessa e quali iniziative intendano intraprendere per fronteggiare la scarsità di attrezzature tecnologiche di prevenzione per il personale sanitario e dotare di tutti gli strumenti protettivi necessari il personale sanitario nazionale e il personale delle Forze dell'ordine e delle Forze armate.
(4-04825)


   DI SARNO. — Al Ministro della salute, al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   il Ministero della salute, a seguito della diffusione nel nostro Paese di casi di contagio del virus Sars - CoV-2 (cosiddetto Coronavirus) e della scoperta di focolai in Lombardia, Piemonte e Veneto, ha emanato un decalogo di misure di protezione personale, al fine di evitarne la trasmissione;

   tra le raccomandazioni da adottare figurano il lavaggio frequente delle mani, anche mediante l'utilizzo di soluzioni alcoliche e disinfettanti; nei casi in cui il soggetto presenti sintomi influenzali o assista una persona con sospetta infezione da Coronavirus, è necessario indossare mascherine monouso protettive;

   i cittadini hanno mostrato particolare attenzione alle misure di igiene prescritte, munendosi di prodotti detergenti e/o antibatterici, i quali normalmente risultano reperibili sul mercato a prezzi accessibili per tutti i consumatori;

   i recenti dati evidenziano l'esistenza di fenomeni speculativi su tali beni, con rincari oltre il 160 per cento sui prezzi praticati al pubblico e in molte zone del Paese è diventato difficile reperire gel disinfettanti, guanti sterili e mascherine nella grande distribuzione o nelle farmacie;

   per tali ragioni la popolazione ricorre anche ad acquisiti on-line e a siti di e-commerce, dove pure si registrano speculazioni intollerabili, con prezzi stellari e aumenti pari al 650 per cento approfittando dell'apprensione diffusasi tra i cittadini;

   le associazioni a tutela dei consumatori denunciano lo sciacallaggio attualmente in atto sui prodotti igienico-sanitari, che i cittadini hanno necessità di procurarsi per la tutela di un bene primario e costituzionalmente protetto, qual è la salute;

   a fronte delle numerose segnalazioni, la procura della Repubblica di Milano ha aperto un fascicolo, annoverando tra le ipotesi di reato quella di «manovre speculative su merci», volto a punire chiunque compie manovre speculative su generi di largo consumo e di prima necessità, in modo tale da determinare la rarefazione o il rincaro sul mercato interno;

   la Guardia di finanza ha avviato una serie di controlli volti ad accertare la sussistenza delle gravi condotte perpetrate dagli operatori commerciali, pronti a trarre profitto da una emergenza sanitaria come quella in atto –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza della grave situazione che sta interessando il rincaro dei prezzi dei prodotti igienico-sanitari;

   quali iniziative di competenza intendano adottare per assicurare il monitoraggio dei prezzi e scongiurare fenomeni speculativi come quelli in atto.
(4-04829)

SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazione a risposta immediata in Commissione:

X Commissione:


   BALDINI e ZUCCONI. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   attualmente sussiste uno scenario di criticità per circa 300 imprese che detengono concessioni di pertinenza demaniali marittime, condizionate dalla rideterminazione dei canoni pertinenziali, a decorrere dal 1° gennaio 2007 basata sull'applicazione dei valori Omi (Osservatorio mobiliare italiano);

   a tal riguardo è intervenuto anche il cosiddetto decreto milleproroghe, attualmente all'esame del Senato della Repubblica, che ha previsto la sospensione fino al 30 giugno 2020 del pagamento dei canoni non ancora corrisposti alla data del 1° gennaio 2020 per le concessioni di pertinenze demaniali marittime con finalità turistico-ricreative e per la realizzazione e la gestione di strutture dedicate alla nautica da diporto;

   al momento, l'urgenza è quella di contenere il contenzioso in sede amministrativa e giudiziaria correlato al pagamento dei relativi canoni a seguito dell'applicazione dei nuovi canoni introdotti dalla legge n. 296 del 2006 il cui incremento in taluni casi, di oltre il 350 per cento, ha contribuito a maturare un notevole debito in capo alle citate imprese, spesso insostenibile tanto da condurre le amministrazioni concedenti ad avviare procedure di decadenza e revoca delle concessioni;

   sebbene il legislatore abbia inteso procedere con la sterilizzazione semestrale del debito, nei fatti le difficoltà afferenti al comparto continuano a sussistere considerando che l'elemento di maggiore criticità del comparto si colloca nell'insostenibilità dei canoni demaniali e nell'impossibilità di prosieguo delle attività economiche delle imprese, segnatamente alla vigilia della stagione turistica;

   si evidenzia che lo scenario testé descritto rischia seriamente di minare la tenuta economica delle imprese, in ragione dell'insostenibilità dei costi, maturati alla luce dell'incremento dei debiti; pertanto, rischio di chiusura o fallimento delle stesse appare verosimile con gli inevitabili riverberi in termini occupazionali e di compromissione delle potenzialità turistico-ricreative del territorio nazionale;

   nell'ambito dell'esame del cosiddetto decreto milleproroghe il Governo ha accolto un ordine del giorno della prima firmataria del presente atto con il quale si impegna a riaprire i termini della definizione agevolata dei debiti delle imprese in questione, nelle more del riordino complessivo della materia afferente alla configurazione dei canoni delle concessioni demaniali –:

   quali iniziative di competenza intenda assumere al fine di salvaguardare il prosieguo delle attività del comparto produttivo, anche con riguardo alla tenuta dei livelli occupazionali delle centinaia di imprese del settore.
(5-03689)

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   BENAMATI, NARDI, BONOMO, LACARRA, GAVINO MANCA e ZARDINI. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   attualmente una parte consistente dell'approvvigionamento energetico dell'Italia passa attraverso il rifornimento di gas che viene prodotto all'estero (Russia, Algeria, Libia, Olanda e Norvegia) e poi importato tramite gasdotti internazionali o via mare in forma liquefatta come Gnl;

   per quanto riguarda il gas proveniente dal nord Europa e dalla Russia, due sono i corridoi principali di accesso. L'uno attraverso la Svizzera (Transitgas) e proveniente dalla Germania l'altro attraverso l'Austria (Tag - Trans Austria Gas) proveniente dalla Federazione russa via Ucraina. In dettaglio il Tag trasporta gas dal confine Slovacchia-Austria presso Baumgarten an der March fino a Arnoldstein nel sud dell'Austria, vicino al confine con l'Italia. Tag, di cui Snam detiene l'85 per cento del capitale, ha una capacità di trasporto di 107 milioni di metri cubi/giorno e trasporta il 40 per cento della domanda nazionale di gas. Le tariffe di transito sono elementi fondamentali per il costo del gas e la competitività industriale del Paese;

   pure se le tariffe di transito sono definite dai regolatori nazionali, il 19 febbraio 2020 Ministro interrogato ha incontrato la commissaria europea all'energia, Kadri Simsond alla quale ha molto opportunamente evidenziato l'impossibilità di accettare il previsto aumento tariffario per il costo di transito del gas dalla Germania verso l'Italia che inciderebbe per circa il 20 per cento sul costo dell'energia delle imprese italiane, 2 euro a megawatt l'ora, e che si tramuterebbe, per il 2020, in un extra costo energetico per circa mezzo miliardo di euro per i nostri cittadini;

   da notizie di stampa (staffetta quotidiana) si apprende per contro che il regolatore austriaco (E-Control), che ha la competenza in merito alla revisione del regime di remunerazione delle attività di trasporto del gas naturale attraverso il Tag, avrebbe previsto per il quadriennio 2020-2024 la riduzione delle tariffe di rete, ossia il compenso per l'utilizzo delle condutture del gas, e con esse i ritorni dei gestori delle infrastrutture gas connect;

   si apprende anche che il Ministro Di Maio, nei giorni scorsi, avrebbe scritto al Governo austriaco auspicando che il regolatore dell'energia E-Control desista dalla sua proposta di ridurre le tariffe di trasporto –:

   se siano a conoscenza dei fatti esposti in premessa e quale sia la posizione del Governo rispetto al tema cruciale dei costi di transito nell'importazione del gas naturale attraverso altri Paesi dell'Unione europea ed esterni ad essa.
(5-03690)


   COSTANZO. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   Manitalldea spa è un'azienda di servizi alle imprese, con sede a Ivrea, che lavora con appalti pubblici e privati su tutto il territorio nazionale, in particolare nel settore delle pulizie, occupando circa 5.000 lavoratori;

   gli appalti coinvolti nella provincia di Torino riguardano Fca spa, Fpt spa, Alutek spa, Telecom, Iveco, Inps, Inail, Guardia di finanza, Agenzia del demanio Piemonte e Valle d'Aosta, Equitalia, e Trenitalia, Aci di Asti, e altri comuni della provincia interessati (Nichelino, Città metropolitana, Pianezza, Asti, Alpignano);

   come già segnalato della sottoscritta nell'interrogazione a risposta in Commissione n. 5-00234, da mesi i lavoratori delle varie sedi Manital sul territorio nazionale non ricevono il pagamento degli stipendi, la tredicesima e la quattordicesima;

   I. G. I. Investimenti Group, fondo industriale specializzato nelle ristrutturazioni aziendali, ha acquisito tutte le quote di Manital, e Graziano Cimadom, presidente di Manital che è rimasto all'interno dell'azienda, ha dichiarato il 17 ottobre 2019 che «questo è un piano di rilancio industriale e non di liquidazione»;

   il 21 ottobre 2019 gli operai di Mgc, azienda edile del gruppo Manital che da cinque anni lavora al restauro del castello di Parrella, hanno scioperato per i mancati pagamenti degli stipendi degli ultimi tre mesi, come segnalato da La Stampa in data 21 ottobre 2019;

   secondo quanto riferito dal quotidiano on-line TorinoToday in data 27 novembre 2019 i lavoratori Manital hanno bloccato il transito nella città di Ivrea e dal 4 novembre sono in presidio permanente al castello di Parrella, per protestare contro il mancato pagamento degli stipendi da parte dell'azienda;

   il cambio di proprietà e l'ingresso di Igi investimenti al momento non sembra aver portato benefici e i lavoratori hanno continuato a protestare per i mancati pagamenti in diverse zone d'Italia, proclamando, ad esempio, uno sciopero di due giorni a Reggio Calabria, dove dalla committente Poste Italiane non sono arrivate notizie in merito al pagamento in surroga previsto dalla normativa, come evidenziato dal quotidiano strettoweb.com in data 2 dicembre 2019;

   il 20 dicembre era in programma, presso il tribunale delle imprese a Torino, un'udienza sullo stato di insolvenza di Manital e sull'eventuale passaggio all'amministrazione straordinaria;

   a soffocare Manital ci sono appalti Consip con la pubblica amministrazione vinti ma mai partiti, dal valore di 600 milioni di euro, mentre un altro settore della pubblica amministrazione, facente riferimento al Ministero dell'istruzione, blocca ad esempio un appalto del valore di circa 13 milioni di euro;

   il Ministero dell'istruzione, in particolare la direzione generale per le risorse umane e finanziarie, è stato più volte interpellato su Manital, con mail e telefonate dell'interrogante –:

   quali urgenti iniziative intenda porre in essere per risolvere la problematica esposta in premessa, anche alla luce del cambio di proprietà con l'ingresso del fondo Igi Investimenti, e se non ritenga opportuno promuovere un efficientamento della comunicazione istituzionale all'interno del Ministero, in modo da consentire di fornire gli aggiornamenti necessari sulla situazione.
(5-03692)


   CASO. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   diversi intermediari assicurativi segnalano agli scriventi alcune problematiche connesse alle circolari fornite dalle imprese assicurative sulle modalità di attribuzione della classe di merito universale (Cu), ai sensi delle nuove disposizioni di cui all'articolo 134, comma 4-bis, del Codice delle assicurazione private, così come modificato dall'articolo 55-bis, del decreto-legge n. 125 del 2019. Non tutte le imprese assicurative, sembrerebbe, stiano applicando le disposizioni del citato articolo 134, comma 4-bis, nel modo corretto. Tra le varie circolari riguardanti le problematiche, una in particolar modo suscita l'attenzione dell'interrogante. Si legge: «Perché la legge fosse applicabile IVASS ha dovuto, prima di attuare un provvedimento, effettuare una “pubblica consultazione”. In molti hanno chiesto come dovesse essere interpretata la norma, la risposta di IVASS è stata: “Le osservazioni non richiedilo modifiche al testo in quanto trattasi di commenti attinenti la norma primaria”»;

   Ania (Associazione nazionale tra le imprese assicuratrici) avrebbe lasciato ampia facoltà interpretativa alle compagnie assicurative, alcune delle quali avrebbero prospettato la possibilità di usare la CU anche di veicoli di diversa tipologia, ma a patto che si debba assicurare sempre e comunque un nuovo acquisto. Ciò, ove confermato, appare a giudizio dell'interrogante, particolarmente grave. In base ai princìpi dell'ordinamento giuridico della Repubblica, alla legge non è possibile attribuire un significato diverso da quello «palesato» e riconducibile alle intenzioni del legislatore. Non risulta all'interrogante che l'Ania abbia la facoltà di fornire tali indicazioni;

   le disposizioni del citato articolo 134, comma 4-bis, così come modificato, a seguito dell'approvazione di un emendamento presentato dall'interrogante, prevedono:

    nell'ipotesi di stipula di un nuovo contratto l'interessato può beneficiare della miglior classe disponibile nel nucleo familiare sia per i veicoli della stessa tipologia, che di diversa tipologia senza condizioni;

    nell'ipotesi di rinnovo di un contratto già stipulato:

     a) per i veicoli della medesima tipologia l'interessato può beneficiare della miglior classe disponibile nel nucleo familiare senza condizioni;

     b) per il veicolo di diversa tipologia, l'interessato può beneficiare della miglior classe disponibile nel nucleo familiare a condizione che nei 5 anni precedenti siano assenti sinistri con responsabilità esclusiva o principale o paritaria riferiti al veicolo al quale si intende attribuire la miglior classe disponibile. In questo caso specifico, i 5 anni rappresentano un periodo di osservazione e non una condizione di possesso di un attestato di rischio della durata minima di 5 anni per il veicolo di diversa tipologia a cui si intende attribuire la miglior classe disponibile nel nucleo familiare. Per tal motivo se l'interessato dispone di un attestato di rischio – riferito quindi al veicolo di diversa tipologia a cui si intende attribuire la miglior classe disponibile nel nucleo familiare – di una durata inferiore a Scanni, l'impresa assicurativa dovrà verificare l'assenza di sinistri con responsabilità esclusiva o principale o paritaria nei limiti degli anni di attestato di rischio disponibili – anche se pari ad uno solo – ed attribuire al veicolo interessato la migliore classe disponibile nel nucleo familiare nell'ipotesi di assenza dei suddetti sinistri;

   appare opportuno chiarire il dubbio interpretativo, anche mediante un intervento dell'Ivass preposto a modificare le disposizioni – chiarendole – del provvedimento n. 72 del 2018 –:

   quali iniziative di competenza intende assumere, anche normative, per:

    risolvere i dubbi interpretativi dell'articolo 134, comma 4-bis, del Codice delle assicurazioni private, alla luce di quanto enunciato in premessa;

    valutare l'introduzione di sanzioni per punire l'applicazione errata e contra legem delle disposizioni di cui all'articolo 134, comma 4-bis, del Codice delle assicurazioni private.
(5-03695)

Apposizione di firme ad interrogazioni.

  L'interrogazione a risposta in Commissione Ascari n. 5-00699, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta dell'11 ottobre 2018, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Maurizio Cattoi.

  L'interrogazione a risposta in Commissione Siragusa n. 5-03531, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta dell'11 febbraio 2020, deve intendersi sottoscritta anche dalla deputata Costanzo.