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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Martedì 25 febbraio 2020

ATTI DI INDIRIZZO

Risoluzione in Commissione:


   Le Commissioni VI e IX,

   premesso che:

    il 10 gennaio 2020 è stata pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale dell'Unione europea la lettera del 15 novembre 2019 con cui la Commissione europea ha comunicato all'Italia la propria decisione di avviare il procedimento di cui all'articolo 108, paragrafo 2, del trattato sul funzionamento dell'Unione europea in relazione all'esenzione dell'imposta sul reddito delle società (Ires) dai porti italiani;

    tale procedimento è stato avviato sul presupposto che l'esenzione dall'Ires delle Autorità di sistema portuale (AdSP) sia in violazione dell'articolo 107 del trattato sul funzionamento dell'Unione europea in materia di aiuti di Stato, ritenendosi che il Governo italiano debba abolire l'esenzione vigente dall'imposta sulle società per i porti in Italia, garantendo che i porti che svolgono attività di natura economica siano assoggettati allo stesso regime di imposta che si applica alle imprese;

    ad avviso dei firmatari del presente atto di indirizzo non risulta in alcun modo condivisibile il presupposto giuridico addotto dalla Commissione europea in forza del quale i proventi delle Autorità di sistema portuale (AdSP) derivanti dalla gestione del demanio marittimo costituiscono un «reddito di impresa» assoggettabile alle relative imposte;

    nell'ambito dell'ordinamento giuridico italiano le infrastrutture, strutture e aree portuali costituiscono beni di pertinenza esclusiva demaniale e, in quanto tali, di inalienabile proprietà statale ai sensi degli articoli 28 e 29 del codice della navigazione e degli articoli 822 e 823 del codice civile;

    nel nostro Paese, la legge disciplina la proprietà e l'amministrazione dei beni demaniali portuali che le Autorità di sistema portuale (AdSP), enti pubblici non economici di rilevanza nazionale, regolano, svolgendo anche altri compiti istituzionali di rilevanza statale che rientrano nel novero delle funzioni di regolazione e di controllo sulle attività di erogazione di servizi spettanti ed effettivamente svolti dalle imprese portuali;

    le Autorità di sistema portuale (AdSP) rientrano, dunque, nel campo di applicazione dell'articolo 74 del decreto del Presidente della Repubblica n. 917 del 1986 (Testo unico delle imposte sui redditi) analogamente ad altri enti pubblici. Ai sensi del predetto articolo «Gli organi e le amministrazioni dello Stato, compresi quelli ad ordinamento autonomo, anche se dotati di personalità giuridica, i comuni, le unioni di comuni, i consorzi tra enti locali, le associazioni e gli enti gestori di demanio collettivo, le comunità montane, le province e le regioni non sono soggetti all'imposta. Non costituiscono esercizio dell'attività commerciale: a) l'esercizio di funzioni statali da parte di enti pubblici; b) l'esercizio di attività previdenziali, assistenziali e sanitarie da parte di enti pubblici istituiti esclusivamente a tal fine, comprese le aziende sanitarie locali nonché l'esercizio di attività previdenziali e assistenziali da parte di enti privati di previdenza obbligatoria.». Si consideri, inoltre, altresì che l'articolo 74 del Tuir si applica non solo alle Autorità di sistema portuale (AdSP) che sono una delle categorie di soggetti rientranti fra gli «enti gestori di demanio collettivo», ma anche ad esempio ai comuni, i quali gestiscono porzioni di demanio portuale e/o marittimo;

    la natura delle Autorità di sistema portuale (AdSP) e delle funzioni da esse svolte nell'amministrazione del demanio portuale, comporta, dal punto di vista dell'applicabilità della disciplina fiscale, il non assoggettamento delle stesse all'imposta sui redditi delle società (Ires);

    si evidenzia, inoltre, che le Autorità di sistema portuale (AdSP) sono sottoposte all'indirizzo e alla vigilanza del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti che svolge una funzione di coordinamento delle attività da esse svolte ai sensi dell'articolo 11-ter della legge n. 84 del 1994;

    il rendiconto della gestione finanziaria delle Autorità di sistema portuale (AdSP) è sottoposto al vaglio del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti e del Ministero dell'economia e delle finanze ed è soggetto al controllo della Corte dei conti italiana;

    alle Autorità di sistema portuale (AdSP) si applicano i principi del decreto legislativo n. 165 del 2001, concernenti le amministrazioni dello Stato, le regioni, le province, i comuni e tutti gli enti pubblici non economici;

    le Autorità di sistema portuale (AdSP) sono inserite nell'elenco Istat al fine di determinare il conto economico consolidato dello Stato;

    nel nostro ordinamento giuridico si è mantenuta una netta separazione tra attività di regolazione e accesso alle attività di impresa portuale ed alle relative aree demaniali (da una parte) ed esercizio delle suddette attività economiche (dall'altra). Tale separazione è dettata, infatti, dal comma 11 dell'articolo 6 della legge n. 84 del 1994, che vieta alle Autorità di sistema portuale (AdSP) lo svolgimento direttamente o tramite società partecipate delle operazioni portuali (carico/scarico, trasbordo, deposito, movimentazione, e altro) e delle attività ad esse connesse;

    inoltre, le Autorità di sistema portuale (AdSP) non svolgono, né possono svolgere, i servizi tecnico-nautici, ovvero pilotaggio, rimorchio, ormeggio e battellaggio, che sono disciplinati dall'articolo 14 della legge n. 84 del 1994 e da norme del codice della navigazione e del regolamento al codice della navigazione, né eseguono rifornimenti di carburanti alle navi, ovvero altre forniture navali e neppure la raccolta di rifiuti;

    le Autorità di sistema portuale (AdSP) assicurano, nell'esclusivo interesse pubblico, l'accesso non discriminatorio ai mercati delle operazioni e servizi portuali da parte di una pluralità di imprese, in regime di libera concorrenza tra loro;

    alla luce di quanto precede, le Autorità di sistema portuale (AdSP) non possono essere considerate assoggettabili a imposte come l'Ires;

    la Commissione europea, secondo i firmatari del presente atto di indirizzo, ha male interpretato il modello di organizzazione e regolazione pubblicistico della governance del sistema portuale italiano, che presenta caratteristiche diverse da quelli adottati da altri Stati membri dell'Unione europea come il Belgio, la Francia, l'Olanda e la Spagna;

    il fatto che le AdSP non siano soggette all'imposta sulle società è dunque coerente con il modello di organizzazione e regolazione (in base alle norme nazionali) del settore portuale italiano, secondo scelte che non dovrebbero essere sindacabili dalla Commissione europea, trattandosi di una misura di politica economica generale, al pari della scelta di riservare alla sfera pubblica competenze quali la previdenza sociale, l'istruzione o l'assistenza sanitaria;

    diversamente da quanto sostenuto dalla Commissione europea, il pagamento di un canone demaniale da parte del concessionario all'ente gestore del demanio non costituisce il pagamento di un corrispettivo per la fornitura di un servizio o la fornitura di un bene, ma un onere che l'impresa concessionaria deve pagare allo Stato per poter sfruttare economicamente una risorsa scarsa come il demanio portuale;

    secondo la legge (articolo 1, comma 993, della legge n. 296 del 2006) e la giurisprudenza (si veda la Corte di cassazione, sentenza 11261/2015) gli atti di concessioni demaniali rilasciati dalle Autorità di sistema portuale (AdSP) sono soggetti all'imposta proporzionale di registro, i relativi canoni non possono essere qualificati alla stregua di canoni commerciali e non costituiscono corrispettivi ai fini dell'imposta sul valore aggiunto;

    le Autorità di sistema portuale (AdSP) non svolgono attività di impresa perché non offrono beni e/o servizi sul mercato, nella considerazione che nell'ordinamento italiano non esiste un mercato relativo alla gestione dei beni demaniali;

    anche l'ipotesi avanzata dalla Commissione europea di paragonare la concessione di beni demaniali ad un contratto di locazione deve considerarsi del tutto fuori luogo in quanto trattasi di fattispecie giuridiche molto diverse tra loro: la concessione, infatti, non può essere considerata un contratto, trattandosi di un provvedimento discrezionale finalizzato alla cura dell'interesse pubblico. Infatti, l'uso anche esclusivo da parte del concessionario del bene non può avvenire in contrasto con l'interesse pubblico e Autorità di sistema portuale (AdSP) può revocare in qualunque momento la concessione rilasciata per specifici motivi inerenti al pubblico uso del mare o per altre ragioni di pubblico interesse (articolo 42 del codice della navigazione);

    inoltre, la non assoggettabilità delle Autorità di sistema portuale (AdSP) all'Ires non comporta una perdita di risorse statali e non distorce, né può distorcere la concorrenza, poiché, come detto, non esiste un «mercato relativo alle attività delle Autorità di Sistema Portuale (AdSP)», né esiste una concorrenza riguardante l'espletamento di dette pubbliche attività. Del resto non esiste la possibilità che altri soggetti, italiani o appartenenti ad altri Paesi dell'Unione europea, possano svolgere nei porti italiani le funzioni istituzionali affidati dalla legge n. 84 del 1994 alle Autorità di sistema portuale (AdSP);

    appare fondamentale rendere consapevole la Commissione europea che l'esenzione dell'imposta Ires non ha alcuna attinenza con una pratica distorsiva della concorrenza interna, comunitaria ma, al contrario, è rivolta allo sviluppo della competitività del sistema del nostro Paese. Non è un caso che nella nostra legislazione sia espressamente vietato alle Autorità di sistema portuale di esercitare direttamente attività, così come non è previsto dalla norma che le stesse abbiano una partita Iva. Ciò a dimostrare che, in Italia, le Autorità di sistema portuale (AdSP), enti pubblici non economici, sono soggetti terzi che hanno una serie di compiti istituzionali di regolazione, promozione, vigilanza e controllo. Questo assetto è di particolare importanza visto il ruolo delle Autorità, quali garanti pubblici, all'interno di un mondo, dove vari competitors sono sempre più aggressivi verso la filiera terrestre del trasporto delle merci, andando a creare dei veri e propri monopoli e posizioni dominanti nel mercato;

    compromettere questo assetto potrebbe significare determinare un colpo durissimo alle possibilità della portualità italiana di esercitare un ruolo adeguatamente competitivo nel settore e comporterebbe il cambiamento di ruoli e funzioni di questi enti, anche a scapito della sicurezza e della regolamentazione di settore;

    dimostrare che il modello portuale italiano è efficiente e rispetta le regole della concorrenza in un mercato regolamentato deve essere un preciso impegno del Governo anche se la difesa delle prerogative nazionali dovesse chiedere di ricorrere alla Corte di giustizia europea,

impegnano il Governo

ad adottare urgentemente ogni iniziativa presso le competenti sedi europee finalizzata ad ottenere la sospensione immediata della procedura avviata dalla Commissione europea, dimostrando come l'Italia rispetti pienamente le regole comunitarie sulla concorrenza in tema di tassazione di porti.
(7-00421) «Mulè, Giacomoni, Bagnasco, Cassinelli, Martino, Zanella, Cattaneo, Baratto, Angelucci, Porchietto, Giacometto, Osnato, Silvestroni, Bignami, Rotelli».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazioni a risposta scritta:


   PATASSINI, D'ERAMO, BELLACHIOMA, BASINI, CAPARVI, DE ANGELIS, DURIGON, GERARDI, LATINI, MARCHETTI, PAOLINI, SALTAMARTINI e ZICCHIERI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   nei comuni di cui agli allegati 1 e 2 del decreto-legge 17 ottobre 2016, n. 189, convertito, con modificazioni, dalla legge 15 dicembre 2016, n. 229, il 31 dicembre 2019 è terminata la sospensione dei termini per la notifica delle cartelle di pagamento e per la riscossione delle somme risultanti dagli atti di accertamento esecutivo e delle somme accertate e a qualunque titolo dovute, nonché per le attività esecutive da parte degli agenti della riscossione, e dei termini di prescrizione e decadenza relativi all'attività degli enti creditori, ivi compresi quelli degli enti locali, come stabilito dal comma 2 dell'articolo 11 del decreto-legge 9 febbraio 2019, n. 8, convertito, con modificazioni, dalla legge 7 aprile 2017, n. 45;

   come dichiarato anche dalle categorie di settore, la fine del periodo di sospensione minaccia di compromettere i già fragili equilibri finanziari del sistema produttivo locale e si ripercuote negativamente su una comunità ancora segnata dal dramma del sisma;

   la situazione sta diventando sempre più insostenibile e molte aziende del territorio colpito dagli eventi sismici del 2016-2017, soprattutto quelle della filiera dell'edilizia, rischiano il fallimento, con tutte le conseguenti ripercussioni in termini occupazionali;

   peraltro, con l'articolo 16-bis del decreto-legge 30 aprile 2019, n. 34, convertito, con modificazioni, dalla legge 28 giugno 2019, n. 58, recante in rubrica «Riapertura dei termini per gli istituti agevolativi relativi ai carichi affidati agli agenti della riscossione» è stato prorogato al 31 luglio 2019 il termine per la presentazione della domanda per tutti i soggetti debitori, in conformità alla modulistica che l'agente della riscossione ha pubblicato nel proprio sito internet, cosiddetta rottamazione-ter;

   purtroppo, i soggetti terremotati del centro Italia, essendo in periodo di proroga, non hanno potuto usufruire di tale istituto agevolativo; pertanto, al fine di garantire equità e parità di trattamento dei contribuenti, è necessario prevedere analoghe agevolazioni per tali soggetti, anche attraverso la riapertura dei termini della «rottamazione-ter»;

   un altro problema grave, in Preoccupante evoluzione, interessa un gran numero delle imprese terremotate che, a causa della terminata sospensione, dal 1° gennaio 2020 non sono in grado di lavorare e di incassare fatture, non avendo il Durc in regola;

   occorre prevedere una ulteriore proroga di almeno 12 mesi, per tutto il cratere sismico del centro Italia, per alleviare i disagi della popolazione che da quattro anni è impegnata in un difficile processo di ricostruzione e permettere a cittadini e imprese di riprogrammare meglio le proprie attività, concentrando le proprie energie e risorse sul rilancio del territorio –:

   se il Governo non intenda adottare, con la massima urgenza, le iniziative di competenza per risolvere le questioni illustrate in premessa.
(4-04810)


   CAVANDOLI, TOMBOLATO, MURELLI e VINCI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   la stazione di Colorno (Parma) sulla linea ferroviaria Parma-Brescia è inaccessibile alle persone diversamente abili e, a fronte della richiesta di intervento da parte del comune per l'abbattimento delle barriere architettoniche e la sistemazione della biglietteria automatica, essendo assente uno sportello con personale, Rfi ha risposto invitando i disabili e le persone con ridotta mobilità a prendere il treno alla stazione di Parma, e cioè quella più vicina senza barriere architettoniche, nonostante tale stazione disti ben 17 chilometri e sia normalmente la destinazione dei viaggiatori di Colorno; è stata, inoltre, rimossa la biglietteria automatica;

   la nota di Rfi riporta che: «La stazione di Colorno è interessata da una frequenza di 35 treni nell'intera giornata con un'affluenza massima di circa 150 viaggiatori al giorno. Il nostro piano di investimenti, finanziato attraverso il Contratto di programma con il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, prevede interventi di adeguamento infrastrutturale su un perimetro di 620 stazioni che rappresentano quelle a maggiore rilevanza trasportistica sulle circa 2.200 attualmente in esercizio». Pertanto, non si prevedono interventi di adeguamenti per la stazione di Colorno;

   gli interroganti ritengono che Rfi abbia dato una risposta inopportuna apertamente in contrasto con la Convenzione Onu sui diritti delle persone con disabilità senza nemmeno valutare di affrontare il problema;

   il decreto del Presidente della Repubblica n. 503 del 1996 stabilisce che tutti gli spazi pubblici debbano garantire la fruizione a chiunque abbia capacità motoria limitata, che si traduce non solo nell'abbattimento delle barriere architettoniche, ma anche nell'installazione di tutti gli ausili necessari agli edifici pubblici per poterli definire accessibili;

   la Convenzione dell'Onu sui diritti delle persone con disabilità, ratificata dal Parlamento italiano nel 2009, identifica con precisione la disabilità come «il risultato dell'interazione tra persone con minorazioni e barriere attitudinali ed ambientali, che impedisce la loro piena ed efficace partecipazione nella società su una base di parità con gli altri»;

   ci sono quindi norme ben precise che vanno rispettate e, nonostante le resistenze di Rfi, gli interroganti ricordano l'intenzione del legislatore di incentivare l'abolizione delle barriere architettoniche, anche con appositi contributi fin dalla legge n. 13 del 1989 –:

   se il Governo intenda adottare iniziative, per quanto di competenza, per risolvere il problema dell'abbattimento delle barriere architettoniche nelle stazioni ferroviarie con meno di 2.500 utenti, promuovendo soluzioni alternative all'impegno finanziario diretto di Rfi e consentendo anche alle persone con disabilità di essere pienamente incluse di utilizzare servizi essenziali; se si intenda verificare il posizionamento e il funzionamento delle biglietterie automatiche in tutte le stazioni ove non è presente uno sportello con operatore.
(4-04812)


   D'ATTIS. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   di fronte all'emergenza internazionale dichiarata dall'organizzazione mondiale della sanità, la richiesta di mascherine chirurgiche e di maschere protettive è salita alle stelle;

   l'Amuchina, gel igienizzante per le mani, è schizzata dal prezzo consigliato di 3 a 22 euro. Laddove l'Amuchina non è esaurita, si trova in vendita a prezzi esorbitanti. Sui banconi delle farmacie, sugli scaffali dei supermercati o nelle tabaccherie delle stazioni il prezzo è stato maggiorato: due, tre volte in più, mentre su Amazon, il più grande e-commerce del mondo, alcuni venditori privati hanno aumentato il prezzo fino al 700 per cento. Una sola bottiglietta da 80 mi è in vendita a 22 euro e, al momento, sul negozio online risulta pure esaurita.

   si può scegliere il pacco convenienza da 12 confezioni, ognuna da 80 ml, in modo da «risparmiare» ben 6 euro a boccetta per un costo totale di 200 euro cioè 208 euro al litro;

   questo piazzista non è il peggiore, perché un altro inserzionista propone 4 bottigliette di Amuchina X Germ da 80ml a 84,99 euro cioè 21 euro cadauno per 252 euro al litro;

   risulta anche il «più venduto» nonostante le spese di spedizione siano a parte. E pensare che il disinfettante Amuchina non è altro che ipoclorito di sodio cioè candeggina diluita;

   il Codacons ha presentato una denuncia alla procura della Repubblica di Roma e alla Guardia di finanza contro le speculazioni sui listini che si stanno registrando in queste ore, chiedendo anche di oscurare le pagine di Amazon e di altri portali specializzati nelle vendite online nelle quali si pubblicizzano a prezzi abnormi prodotti legati al Coronavirus. Se infatti i giganti dell’e-commerce non rimuovono autonomamente le pagine dove si realizzano le speculazioni, «si rendendo complici per concorso nella truffa agli utenti» –:

   quali iniziative di competenza, anche normative, abbia intenzione di intraprendere il Governo affinché il prezzo dei disinfettanti sia monitorato e si evitino abusi dettati dall'emergenza;

   quali iniziative di competenza il Governo sia intenzionato ad adottare affinché siano garantiti l'approvvigionamento e la disponibilità di prodotti igienizzanti.
(4-04813)


   GIGLIO VIGNA. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro per i beni e le attività culturali e per il turismo. — Per sapere – premesso che:

   il 23 febbraio 2020 il presidente del consiglio regionale del Piemonte, d'intesa con il Ministro della salute, emanava un'ordinanza riguardante misure urgenti in materia di contenimento e gestione dell'emergenza epidemiologica da Covid-2019;

   i provvedimenti del decreto avevano efficacia dalla data della firma del documento sino al 29 febbraio 2020 e parte delle misure avevano come fine la sospensione di manifestazioni o iniziative di qualsiasi natura, di eventi, in luogo pubblico o privato, sia in luoghi chiusi che aperti al pubblico, anche di natura culturale, ludico, sportiva e religiosa;

   tra gli eventi sono da annoverare i carnevali storici piemontesi, alcuni dei quali di rilevanza anche internazionale, come il Carnevale di Ivrea e carnevali del territorio;

   nel solo primo giorno del carnevale Ivrea è stata invasa da circa 50 mila persone (risultano 13.364 i biglietti venduti alle porte di ingresso: sono i non residenti, i cittadini di Ivrea entravano gratis);

   il carnevale nel capoluogo del Canavese, secondo i dati del 2019, muove circa 3,5 milioni di euro (0,5 in più del 2018) grazie, in particolare, alla manifestazione culminante: la battaglia delle arance, celebrazione dell'orgoglio cittadino e delle virtù civiche alla quale arriva a partecipare oltre un milione di persone, con un impatto economico su Ivrea e sulle sue attività commerciali e ricettive;

   tre volte nella storia il Carnevale di Ivrea s'è fermato. Durante le due guerre mondiali e poi nel 1960, quando Adriano Olivetti, mecenate e imprenditore rivoluzionario del Canavese, morì improvvisamente proprio a ridosso del carnevale. Fu un colpo per una città devota, costretta a indossare il lutto e a deporre il divertimento. E di nuovo oggi è obbligata a rinunciare alla festa al fine di tutelare la salute pubblica –:

   se il Governo sia a conoscenza della situazione e se intenda adottare ogni iniziativa di competenza al fine di predisporre una forma di aiuto e sostegno compensativo per le attività imprenditoriali della città di Ivrea e del territorio che, con la sospensione del carnevale storico, hanno subito un danno economico rilevante.
(4-04815)

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazione a risposta orale:


   ZANETTIN. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   la Banca popolare di Vicenza spa è stata posta in liquidazione coatta amministrativa con decreto del Ministro dell'economia e delle finanze del 25 giugno 2017, ai sensi dell'articolo 80 del Testo unico bancario nonché dell'articolo 2 del decreto-legge n. 99 del 2017; con quest'ultimo decreto, alla luce della situazione di crisi di tale istituto di credito, il Governo pro tempore ha dettato specifiche disposizioni nell'ottica di assicurare, in particolare, la tutela degli investitori e dei risparmiatori ed evitare danni su famiglie e imprese, oltre che ripercussioni negative sul tessuto produttivo e sul piano sociale e occupazionale;

   la peculiarità della situazione di crisi in cui è venuta a trovarsi la Banca popolare di Vicenza e la rilevanza degli interessi coinvolti, con particolare riguardo agli utenti non professionali, richiedono la massima trasparenza in merito alla gestione della procedura;

   a 20 mesi dall'inizio della procedura, sarebbero ancora detenute dalla Banca in liquidazione coatta partecipazioni azionarie in più di una società e non appaiono chiari all'interrogante i criteri in ragione dei quali, ad oggi, talune partecipazioni siano state alienate e altre no e quali iniziative siano state promosse per favorire l'alienazione delle partecipazioni sopra citate –:

   di quali elementi disponga il Ministro interrogato, per quanto di competenza, in relazione a tempi, procedure, modalità e trasparenza dell'alienazione delle partecipazioni di cui in premessa.
(3-01333)

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

VI Commissione:


   FRAGOMELI e BRAGA. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 1, commi da 219 a 224, della legge 27 dicembre 2019, n. 160, recante la legge di bilancio 2020, ha introdotto l'agevolazione fiscale per gli interventi finalizzati al recupero o al restauro degli edifici esistenti che, nello specifico, consente una detrazione dall'imposta lorda pari al 90 per cento delle spese sostenute per gli interventi finalizzati al recupero o al restauro della facciata esterna degli edifici esistenti ubicati in zona A o B, ai sensi del decreto ministeriale 2 aprile 1968, n. 1444, cosiddetto «bonus facciate»;

   in particolare, la parte corrispondente alla zona A è spesso identificata con l'ambito storico del comune e la parte corrispondente alla zona B è associata agli ambiti residenziali; la legge esclude invece dall'agevolazione i proprietari di immobili situati nelle Zona C, le cosiddette «aree di espansione urbanistica»;

   la guida dell'Agenzia delle entrate afferma che è possibile riferirsi a zone assimilabili alle categorie A o B, specificando che: «L'assimilazione alle zone A o B della zona territoriale nella quale ricade l'edificio oggetto dell'intervento dovrà risultare dalle certificazioni urbanistiche rilasciate dagli enti competenti»;

   in alcuni piani urbanistici predisposti dalle amministrazioni comunali non vi è alcun riferimento alle zone A o B sostituite, invece, da altre sigle;

   nella regione Lombardia, ad esempio, i piani delle regole (Pdr) più recenti, utilizzano il concetto di tessuto urbano consolidato (Tuc) del territorio che ha sostituito il lessico originario della zonizzazione; in questo caso si parla di aree P1, considerate non completate e quindi escluse dal «bonus facciate» e di aree P2 coincidenti con le zone che in altre regioni danno diritto al bonus;

   è necessario, al fine di applicare il «bonus facciate» in maniera omogenea su tutto il territorio nazionale, predisporre una ricognizione urbanistica per individuare in maniera ufficiale le equipollenze –:

   se non ritenga necessario assumere le iniziative di competenza per definire quanto prima, le tavole di raccordo, anche a seguito di un intervento di ricognizione urbanistica, in particolare nella regione Lombardia, volte ad individuare in maniera ufficiale le equipollenze delle zone che attualmente sono individuate in maniera differente ma che risultano comunque compatibili, al fine di applicare il «bonus facciate» in maniera omogenea su tutto il territorio nazionale.
(5-03670)


   GIACOMONI, GELMINI, MARTINO, CATTANEO, BARATTO, ANGELUCCI, PORCHIETTO, GIACOMETTO e MANDELLI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   nella Gazzetta Ufficiale n. 45 del 23 febbraio 2020 è stato pubblicato il decreto-legge 23 febbraio 2020, n. 6, recante «Misure urgenti in materia di contenimento e gestione dell'emergenza epidemiologica da Covid-19», nonché il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 23 febbraio 2020 recante le relative disposizioni attuative;

   a tali provvedimenti volti ad evitare la diffusione del Coronavirus a livello nazionale, per quanto risulta, si affiancherà un altro provvedimento d'urgenza recante misure di carattere economico di varia natura;

   il Consiglio nazionale dei commercialisti, nella giornata del 23 febbraio 2020, ha pubblicato una nota in cui chiede al Ministro dell'economia e delle finanze di assumere con urgenza un provvedimento di sospensione dei versamenti e degli adempimenti tributari a norma dell'articolo 9 dello statuto dei diritti del contribuente, poiché nelle aree dove sono applicate misure di quarantena contro il Coronavirus il tempestivo adempimento di obblighi tributari è oggettivamente impedito da cause di forza maggiore;

   l'articolo 9 della legge n. 212 del 2000 prevede, infatti, che in questi casi il Ministro dell'economia e delle finanze rimetta in termini i contribuenti interessati;

   i provvedimenti di quarantena collettiva, con chiusura di attività pubbliche e private disposti ai fini sanitari per scongiurare il diffondersi del coronavirus, ad avviso degli interroganti impongono l'immediata adozione di un decreto-legge;

   è evidente l'interesse pubblico di evitare l'esposizione a un rischio sanitario per la generalità dei cittadini e, quindi, anche per le categorie professionali e imprenditoriali;

   il provvedimento di sospensione eviterebbe a queste ultime le pesanti sanzioni che deriverebbero dal mancato rispetto dei termini fissati dalla normativa;

   ad avviso degli interroganti dovrebbero essere adottate anche misure di sostegno economico per tutte le attività lavorative interessate prevedendo l'estensione, ad esempio, della cassa integrazione guadagni anche ai commercianti e ai lavoratori autonomi, oltre che ai lavoratori dipendenti privati –:

   se il Governo non intenda adottare le iniziative di competenza per prevedere la sospensione dei versamenti e degli adempimenti tributari per i contribuenti e per i professionisti che abbiano la sede dell'attività oppure la residenza dei titolari, soci, professionisti, associati, amministratori esecutivi, collaboratori o dipendenti nelle aree interessate dalle misure di quarantena varate per contrastare la diffusione del coronavirus, introducendo altresì misure di natura fiscale e tributaria volte a garantire il sostegno economico per tutte le attività lavorative interessate svolte dai commercianti, lavoratori autonomi e dipendenti privati.
(5-03671)


   RUOCCO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   gli articoli 26-bis e 26-ter del decreto-legge 30 aprile 2019, n. 34, convertito, con modificazioni, dalla legge 28 giugno 2019, n. 58, cosiddetto decreto crescita, prevedono, rispettivamente: misure agevolative, sotto forma di abbuoni sui prezzi e di credito d'imposta, per incoraggiare l'aumento della percentuale di imballaggi riutilizzabili o avviati al riciclo, immessi sul mercato e il riconoscimento di benefìci finanziari e fiscali, ugualmente attraverso crediti d'imposta, per l'acquisto di prodotti da riciclo e da riuso; entrambe le disposizioni riproducono il contenuto già previsto all'interno della proposta di legge in materia di semplificazioni fiscali, approvata in prima lettura alla Camera dei deputati;

   i medesimi articoli dispongono che, con decreti ministeriali, da adottare entro novanta giorni dalla data di entrata in vigore della legge di conversione del citato decreto, siano definiti i requisiti tecnici e le certificazioni idonee ad attestare la natura e le tipologie di materie e prodotti oggetto di agevolazione, nonché i criteri e le modalità di applicazione e fruizione dei crediti d'imposta;

   al riguardo, l'interrogante evidenzia che entrambi i decreti attuativi delle misure in precedenza esposte, non sono stati tuttora emanati e risultano particolarmente attesi dagli operatori del settore (nonostante le agevolazioni siano limitate al momento solo per il 2020), considerato che, tali interventi di natura fiscale incoraggiano l'incremento della raccolta differenziata degli imballaggi in plastica e il corretto smaltimento degli imballaggi riutilizzabili o avviati al riciclo per essere immessi sul mercato –:

   quali iniziative di competenza si intendano adottare al fine di assicurare la piena e rapida applicazione delle citate misure fiscali, in considerazione del fatto che tali misure agevolative risultano indispensabili al fine di favorire la ripresa del settore dell'edilizia e dell'indotto, nonché dell'economia circolare, anche in materia ambientale.
(5-03672)


   OSNATO e BUTTI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   il legislatore, attraverso l'articolo 12-septies del decreto-legge 30 aprile 2019, n. 34, convertito, con modificazioni, della legge 28 giugno 2019, n. 58, ha stabilito:

    a) che l'importatore dal 1° gennaio 2020 è tenuto ad avviare telematicamente la dichiarazione d'intento e che l'Agenzia delle entrate rilasci una ricevuta con gli estremi del protocollo;

    b) che tali estremi vengano riportati sulla fattura delle merci da importare per dare la possibilità all'operatore doganale di controllarne la veridicità per via telematica;

    c) che l'Agenzia delle entrate metta a disposizione dell'Agenzia delle dogane e dei monopoli la banca dati delle dichiarazioni d'intento per dispensare l'operatore dalla consegna in dogana della copia cartacea delle dichiarazioni d'intento e delle ricevute di presentazione;

    d) che, con provvedimento del direttore dell'Agenzia delle entrate, da adottare entro 60 giorni dall'entrata in vigore della legge di conversione del decreto-legge 30 aprile 2019, n. 34 — termine ormai scaduto da tempo — sarebbero state definite le modalità operative per l'attuazione delle disposizioni dell'articolo 12-septies del citato decreto;

   ha previsto, inoltre l'inasprimento delle sanzioni per il cedente o per il prestatore che effettua cessioni o prestazioni senza aver prima riscontrato per via telematica l'avvenuta presentazione all'Agenzia delle entrate della dichiarazione;

   tutto ciò rappresenta un innegabile passo avanti nell'interpretazione di una disciplina complessa, ma per l'operatore doganale la questione di fondo resta irrisolta;

   in ordine all'emanazione del provvedimento del direttore dell'Agenzia delle entrate, già citato, c'è molta attesa e fiducia ed è evidente, oltre che indispensabile e di buon senso, che detto provvedimento contenga disposizioni per le quali gli uffici territoriali competenti dell'Agenzia stessa, prima di protocollare la dichiarazione d'intento, effettuino il controllo sui requisiti, al fine di autenticarne la validità per l'ottenimento dell'agevolazione richiesta dall'importatore;

   a sostegno di quanto sopraddetto intervengono la sentenza della Commissione tributaria regionale della Lombardia sezione 7 in appello n. 4427/2019, pronunciata il 4 luglio 2019 e depositata l'11 novembre 2019 e la sentenza della Corte di Cassazione, sez. V n. 23674 del settembre 2019 –:

   quali iniziative intenda porre in essere per porre fine a una vicenda paradossale che penalizza gli operatori doganali e che, se risolta positivamente, potrebbe incrementare il gettito Iva per lo Stato.
(5-03673)


   CENTEMERO, CECCHETTI, BITONCI, CAVANDOLI, COVOLO, GERARDI, GUSMEROLI, ALESSANDRO PAGANO, PATERNOSTER, TARANTINO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   è indubbio che, con l'articolo 4 del «decreto fiscale» collegato alla manovra di bilancio 2020 (decreto-legge n. 124 del 2019), il Governo ha introdotto una serie di adempimenti in tema di ritenute e compensazioni in appalti e subappalti fortemente critici, che rischiano di comportare un blocco dell'attività per interi settori;

   in particolare, per le opere o i servizi di valore complessivo annuo superiore a 200 mila euro, il datore di lavoro deve provvedere al versamento senza compensazione delle ritenute con modelli F24 separati per committente e deve richiedere all'Agenzia il Durf, documento unico di regolarità fiscale;

   requisiti e tempistiche per ottenere il Durf sono contenuti nel provvedimento dell'Agenzia delle entrate del 6 febbraio 2020, mentre i primi chiarimenti sulle nuove regole in ambito di ritenute e compensazioni in appalti e subappalti sono contenuti nella circolare dell'Agenzia delle entrate n. 1/E del 12 febbraio 2020;

   la prima scadenza con le nuove regole e modalità per le ritenute di gennaio 2020 è fissata al 17 febbraio 2020 per il versamento ed al 22 febbraio per la comunicazione degli F24;

   la stretta sulle tempistiche e il poco lasso di tempo intercorso tra i chiarimenti dell'Agenzia delle entrate e la prima scadenza da rispettare rischiano di rappresentare un vero e proprio corto circuito per le imprese, che può tramutarsi in un danno ancora più grave;

   il timore, infatti, è che l'Agenzia non riesca a rilasciare in tempo i|Durf (entro il 22 febbraio per certificare i versamenti delle ritenute di gennaio il cui pagamento è, appunto, avvenuto il 17 febbraio) e che le imprese non possano neanche presentare il modello F24 vidimato dalla banca, in quanto vige l'obbligo dell'invio telematico, con la conseguenza che, se entro la scadenza l'appaltatore è privo del Durf, il cliente per legge deve decurtare dal pagamento il 20 per cento del totale fatturato –:

   se e quali urgenti iniziative il Ministro interrogato intenda adottare per scongiurare il rischio paventato in premessa.
(5-03674)


   SANGREGORIO e GEBHARD. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   in base all'articolo 2 del decreto legislativo 5 agosto 2015, n. 127 – Trasmissione telematica delle operazioni Iva e di controllo delle cessioni di beni effettuate attraverso distributori automatici, in attuazione dell'articolo 9, comma 1, lettere d) e g), della legge 11 marzo 2014, n. 23 – a decorrere dal 1° gennaio 2020 i soggetti che effettuano commercio al minuto e attività assimilate memorizzano elettronicamente e trasmettono telematicamente all'Agenzia delle entrate i dati relativi ai corrispettivi giornalieri;

   l'Agenzia delle entrate, con la risposta a interpello n. 159 del 27 maggio 2019, ha chiarito che il servizio mensa offerto ai dipendenti, quantitativamente marginale, non è soggetto all'obbligo di memorizzazione e invio telematico dei corrispettivi giornalieri;

   in gran parte delle strutture ricettive e delle attività di ristorazione è prassi offrire servizio di vitto/alloggio ai propri collaboratori: detto servizio viene addebitato al collaboratore in busta paga per un importo forfettario, definito e determinato dal contratto collettivo;

   tale importo va assoggettato all'aliquota Iva del 4 per cento e contabilizzato nei «ricavi per corrispettivi»;

   attualmente agli esercenti le attività ricettive e di ristorazione non è stato chiarito se il predetto addebito sia soggetto all'obbligo di memorizzazione e invio telematico dei corrispettivi giornalieri oppure rientri, per analogia, nell'esenzione generalizzata del servizio mensa offerto ai dipendenti –:

   quale sia la corretta procedura da seguire rispetto a quanto esposto in premessa.
(5-03675)

Interrogazione a risposta scritta:


   BIGNAMI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   il 22 settembre 2017 è scaduta la fase di consultazione pubblica «concernente lo schema di decreto ministeriale recante il regolamento in materia di requisiti e criteri di idoneità allo svolgimento dell'incarico degli esponenti aziendali delle banche, degli intermediari finanziari, dei confidi, degli istituti di moneta elettronica, degli istituti di pagamento e dei sistemi di garanzia dei depositi, ai sensi degli articoli, 26, 110, comma 1-bis, 112, comma 2, 114-quinquies.3, comma 1-bis, 114-undecies, comma 1-bis, 96-bis.3, comma 3, del decreto legislativo 1° settembre 1993, n. 385»;

   tuttavia, al termine di quella fase di consultazione non risulta essere stato adottato alcun decreto ministeriale in merito;

   la normativa sui requisiti degli esponenti bancari necessita di aggiornamento anche per tenere conto delle nuove linee guida dell'Autorità bancaria europea. Si precisa, inoltre, che la consultazione pubblica sulle linee guida Eba, in merito all'attività bancaria in generale, è stata formalmente chiusa il 2 novembre 2017: pertanto, la chiusura al 22 settembre 2017 della consultazione pubblica relativa al citato schema di decreto appare quantomeno incoerente, a parere dell'interrogante;

   l'Autorità di vigilanza, oggi, in mancanza di un decreto aggiornato, deve basarsi sul decreto n. 161 del 1998 che non appare adeguato e comunque non in linea con le linee guida Eba e del meccanismo unico di vigilanza europeo (Ssm) –:

   se si intendano assumere iniziative di carattere normativo per superare le criticità di cui in premessa e per aggiornare le disposizioni in materia di requisiti e criteri di idoneità allo svolgimento dell'incarico degli esponenti aziendali delle banche, degli intermediari finanziari, dei confidi, degli istituti di moneta elettronica, degli istituti di pagamento e dei sistemi di garanzia dei depositi.
(4-04809)

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

IX Commissione:


   BALDELLI, SOZZANI, ZANELLA, BERGAMINI e ROSSO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   il 20 febbraio 2020, dopo soli dieci anni di attesa e numerosi atti di sindacato ispettivo e di indirizzo presentati dall'interrogante, è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale il decreto attuativo dell'articolo 25, comma 2, della legge n. 120 del 2010 nella parte che prevede da parte degli enti locali la predisposizione annuale di una relazione sull'utilizzo effettuato dei proventi delle sanzioni del codice della strada;

   il decreto prevede che gli enti locali debbano inviare annualmente la relazione entro il 31 maggio di ogni anno, utilizzando la piattaforma elettronica resa disponibile dal Ministero dell'interno, ma al comma 2 dell'articolo 2 demanda tale obbligo ad istruzioni operative che dovranno essere fornite dallo stesso Ministero, sentita la Conferenza Stato-città;

   la disposizione, a giudizio dell'interrogante ed in considerazione del fatto che proprio la resistenza operata dalla Conferenza Stato-città ha costituito di fatto «la palude» nel quale è rimasta impantanata per un decennio l'adozione del decreto, rischia di costituire un baco in grado di bloccare le altre disposizioni regolamentari, producendo ulteriore ritardo nell'applicazione effettiva della legge, qualora le istruzioni operative non fossero impartite celermente agli enti locali;

   un'ostilità da parte degli enti locali che potrebbe facilmente riproporsi in virtù del fatto che l'articolo 142, comma 12-quater del codice della strada prevede una sanzione estremamente severa in caso di inadempienza nell'invio della relazione ovvero di impiego dei proventi delle sanzioni non conforme alla legge, con una decurtazione del 90 per cento della quota spettante;

   nel decreto non viene inoltre fatto cenno ad alcuna forma di pubblicità del contenuto delle relazioni che saranno inviate dagli enti locali, una pubblicità che, per quanto non prevista, ma neppure vietata esplicitamente, dall'articolo 142, comma 12-quater, appare oggettivamente indispensabile in base ai principi basilari di trasparenza ai quali si deve informare l'attività della pubblica amministrazione –:

   se il Governo non intenda rendere pubblico e accessibile anche per via informatica il contenuto delle relazioni inviate dagli enti locali ai sensi dell'articolo 142, comma 12-quater, del codice della strada, unitamente all'elenco degli enti inadempienti, chiarendo quando saranno fornite le istruzioni operative di cui all'articolo 2, comma 2, del decreto interministeriale 30 dicembre 2019 e se ritenga di adottare iniziative per ridurre la sanzione della decurtazione pari al 90 per cento dell'importo spettante per gli enti che non adempiono all'obbligo di cui al citato comma 12-quater.
(5-03676)


   TASSO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   la strada statale 89 Garganica è una importante infrastruttura a servizio della viabilità in Capitanata, nonché strada di collegamento tra le maggiori località turistiche del Gargano;

   persiste la necessità di un generale miglioramento dei parametri di efficienza e sicurezza, da attuarsi non solo attraverso la manutenzione ordinaria e straordinaria, ma con opere impellenti e risolutive delle maggiori criticità quali:

    l'assenza di corsia di emergenza nelle vicinanze dell'aeroporto militare di Amendola direzione Manfredonia-Foggia, con rischi in caso di guasto e fermata degli automezzi;

    la caduta di pietrame e materiale inerte da versanti rocciosi sovrastanti la strada lungo la fascia costiera del Promontorio;

    la disomogeneità della larghezza della sede stradale che in alcuni tratti è di 6 metri, per poi variare tra i 10,5 e i 15 circa;

    la presenza di immissioni laterali provenienti da complanari utilizzate anche da mezzi agricoli;

   a destare, però, particolare preoccupazione è la mancanza dello spartitraffico centrale per oltre la metà tratto compreso tra Manfredonia e il capoluogo (40 chilometri circa, quattro corsie a scorrimento veloce), la cui realizzazione risulta prioritaria, in quanto serve essenzialmente ad obbligare gli automobilisti a seguire i rispettivi sensi di marcia delle due corsie e dunque a costringere chi deve invertire la marcia – o immettersi su altre vie dell'opposta carreggiata – a utilizzare il cavalcavia, poiché sono numerosi gli incidenti, spesso mortali, che si verificano per l'imprudenza degli automobilisti che tagliano di netto la doppia linea di mezzeria, con manovre vietate dal codice della strada, eppure azzardate;

   diversi sono i punti critici molto pericolosi, come ad esempio nei pressi dell'Abbazia di San Leonardo in Lama Volara, molto frequentata da turisti e credenti, dove si sono verificate numerose tragedie;

   nel 2018 l'Anas aveva comunicato che tale opera era inserita nel contratto di programma 2016-2020 e prevedeva l'adeguamento della piattaforma stradale al tipo B del decreto ministeriale 2001, l'inserimento della barriera spartitraffico lungo l'intero tratto, l'adeguamento ed il potenziamento degli svincoli e la realizzazione di viabilità complanare. La stessa Anas avrebbe, altresì, anticipato interventi di messa in sicurezza della strada statale 89, coerenti con il progetto definitivo di ammodernamento, mediante installazione di spartitraffico centrale «tipo New Jersey» nei tratti più critici;

   l'inizio dei lavori, previsto nel 2019, finora ha solo prodotto la collocazione di «birilli spartitraffico» in corrispondenza della predetta Abbazia –:

   se il Ministro interrogato intenda adottare iniziative per garantire la sicurezza della circolazione stradale nella tratta di cui in premessa.
(5-03677)


   ROTELLI, ACQUAROLI e SILVESTRONI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   il decreto legislativo n. 98 del 2017 dispone, all'articolo 1, l'entrata in vigore del documento unico (DU) contenente i dati di circolazione e di proprietà degli autoveicoli, dei motoveicoli e dei rimorchi ricadenti nel regime dei beni mobili registrati;

   il decreto dirigenziale n. 3 dell'11 febbraio 2020 del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti ha disposto la Prima fase di attuazione delle disposizioni in materia di rilascio del DU, prevedendo che le procedure telematiche per il suo rilascio prenderanno avvio a decorrere dal 6 aprile 2020;

   risulta agli interroganti il sussistere di molteplici criticità in capo all'attuazione della disciplina correlata all'entrata in vigore del documento unico, in primis per quanto attiene la procedura presso lo sportello telematico dell'automobilista di cui al decreto del Presidente della Repubblica 19 settembre 2000, n. 358, che risulterebbe farraginosa;

   si rinvengono ulteriori criticità in merito all'apposizione delle firme digitali che ogni volta dovrebbero essere sottoposte al Centro elaborazione dati della direzione generale per la motorizzazione del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti;

   si evidenzia che anche i tempi necessari per attuare il trasferimento di proprietà del mezzo risulterebbero incrementati, passando dagli attuali 15 ai 45 minuti, al netto di eventuali malfunzionamenti del sistema;

   la configurazione digitale delle operazioni e la non adeguatezza degli strumenti preposti alla loro realizzazione rischia di non consentire lo svolgimento delle stesse, con inevitabili danni economici in capo ai concessionari automobilistici;

   nella prospettiva di razionalizzazione dei processi di gestione dei dati di circolazione e di proprietà di autoveicoli, in ossequio alla ratio del decreto legislativo n. 98 del 2017, sarebbe auspicabile prevedere una razionalizzazione delle procedure di apposizione delle firme, consentire ulteriormente la possibilità di apportare correttivi alla pratica oggetto della procedura qualora subentrino errori senza che ne venga compromesso l'esito e prevedere l'eliminazione della modulistica cartacea ad eccezione del modello per l'istanza unica, e consentire l'inoltro contemporaneo di più pratiche o fascicoli al fine di ottimizzare i tempi delle procedure;

   nella medesima prospettiva, sarebbe prioritario consentire agli operatori la possibilità di conoscere concretamente le nuove procedure, agevolandone la pratica nella prospettiva di esorcizzare eventuali problemi di gestione con inevitabili danni economici per il venditore e compromissione dei servizi per il cittadino –:

   se non si ritenga prioritario adottare iniziative volte a rinviare la data di entrata in vigore del documento unico nella prospettiva di attuare i correttivi di cui in premessa al fine di garantire adeguati servizi ai cittadini ed esercenti.
(5-03678)


   MACCANTI, CAPITANIO, CECCHETTI, DONINA, GIACOMETTI, RIXI, TOMBOLATO e ZORDAN. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   nella giornata di lunedì 24 febbraio 2020, a causa dell'allarme per il virus Covid-19, il traffico della linea convenzionale Milano-Bologna fra Lodi e Piacenza è stato sospeso dalle 13.30 per controlli sanitari e attività precauzionali di sanificazione dei locali tecnici nella stazione di Casalpusterlengo, dopo che un dirigente delle Ferrovie ha accusato dei malori;

   a causa della sospensione del traffico, i servizi ferroviari sono stati riprogrammati: i treni a media e lunga percorrenza della linea AV Torino-Milano-Roma-Salerno hanno subito cancellazioni o deviazioni di percorso via Verona/Padova, con un allungamento medio dei tempi di viaggio superiore ai 90 minuti (e, in alcuni casi, fino a 287 minuti!); per i treni regionali sulla linea Milano-Bologna e Bologna-Poggio Rusco ci sono state cancellazioni e limitazioni; fra Lodi e Piacenza e fra Bologna e Poggio Rusco sono stati attivati servizi sostitutivi con autobus;

   la linea tra Piacenza e Lodi è proprio quella su cui è stato deviato il traffico dei treni Alta Velocità dopo il tragico incidente ferroviario verificatosi nei pressi di Ospedaletto Lodigiano (Lodi) lungo la linea AV Milano-Bologna il 6 febbraio 2020, giorno dal quale la medesima linea è impraticabile perché oggetto di accertamenti da parte dell'autorità giudiziaria;

   secondo quanto affermato da Rfi, vista la possibilità del verificarsi di nuove esigenze di controlli sanitari – in via precauzionale – l'offerta dei servizi di trasporto da martedì 25 febbraio 2020 è stata ridotta, anche in funzione della (ridotta) domanda di trasporto prevista dalle imprese ferroviarie; nella giornata di lunedì, sui treni lombardi, è stata rilevata un'affluenza pari al 40 per cento di quella ordinaria: ciò ha spinto Trenord a rimodulare il servizio, anche per favorire le operazioni di sanificazione dei convogli –:

   se il Ministro interrogato intenda fornire maggiori informazioni, per quanto di competenza, circa i fatti esposti in premessa e circa l'effettiva e regolare erogazione del servizio di trasporto ferroviario, vista la contrazione dell'offerta che RFI ha disposto.
(5-03679)


   BARBUTO, GRIPPA, SCAGLIUSI, LUCIANO CANTONE, CARINELLI, CHIAZZESE, DE GIROLAMO, DE LORENZIS, FICARA, MARINO, RAFFA, PAOLO NICOLÒ ROMANO, SERRITELLA, SPESSOTTO e TERMINI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   la situazione epidemiologica di Covid-19, che nelle ultime settimane sta interessando anche il nostro Paese è stata dichiarata dal direttore generale dell'Organizzazione mondiale della sanità (Oms) un'emergenza di sanità pubblica di rilevanza internazionale;

   facendo seguito alle note circolari n. 1997 del 22 gennaio 2020 e n. 2302 del 27 gennaio 2020, che contenevano, indicazioni sulla gestione dei casi nelle strutture sanitarie, l'utilizzo dei Dpi (Dispositivi di protezione individuale) per il personale sanitario e le precauzioni standard di biosicurezza, è stata emanata in data 22 febbraio 2020 un'ulteriore circolare ad integrazione delle precedenti, rivolta a tutti, compreso il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, ente nazionale per l'aviazione civile – Enac, Trenitalia e Italo;

   è noto, infatti, che la possibilità che il contagio possa essere veicolato tramite i mezzi di trasporto è particolarmente elevato, atteso il numero notevole di utenti che se ne servono;

   tra le precauzioni da utilizzare, nella circolare, si sottolinea la pulizia degli ambienti sia sanitari che non sanitari, misure preventive – igiene delle mani, raccomandando pertanto di posizionare appositi distributori di gel alcolici con una concentrazione di alcol al 60-85 per cento, nei luoghi affollati (tra cui: aeroporti, stazioni ferroviarie, porti, metropolitane);

   risulta dal sito di Trenitalia, che in data 23 febbraio 2020 il gruppo FS italiane abbia attivato procedure per garantire la gestione di situazioni riconducibili a possibili casi di Covid-2019 a bordo sia di treni a media lunga percorrenza, sia di treni regionali a favore della massima sicurezza delle persone in viaggio e del personale della società;

   ad avviso degli interroganti non risultano ancora stabilite misure omogenee e capillari sul territorio italiano, per tutte le modalità di trasporto, sia nazionale che regionale, anche in considerazione dell'elevato numero di persone che in questi giorni si sta spostando da nord a sud, in particolare dalle aree interessate dal contagio, con i vari mezzi di trasporto sia pubblico che privato –:

   quali iniziative, per quanto di competenza, il Governo intenda adottare per garantire la regolarità e la sicurezza del trasporto pubblico, alla luce dell'emergenza epidemiologica di cui in premessa.
(5-03680)


   ANDREA ROMANO, GARIGLIO, BRUNO BOSSIO, PIZZETTI e CANTINI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   è stata trasmessa agli operatori del settore marittimo la comunicazione del Ministero della salute, Direzione generale della prevenzione sanitaria, Usmaf, concernente le «Misure urgenti relative all'infezione nuovo Coronavirus» e tale comunicazione rende obbligatorio per ciascuna nave, indipendentemente dalla provenienza, nazionale o internazionale, di richiedere il rilascio della Libera pratica sanitaria (LPS) all'USMAF competente per il territorio. Senza tale documento, i vari Usmaf in concerto con il comando della capitaneria di porto non permetterà l'ormeggio nave;

   in molti territori le aziende sanitarie locali a quanto consta agli interroganti non hanno rilasciato prescrizioni inerenti al settore logistico portuale;

   va considerato che sulla filiera logistica operano vari soggetti tra cui i trasportatori ed i terminal portuali e che questi sono porte di ingresso ed uscita di merce, persone e passeggeri nonché luogo di lavori di moltissime persone –:

   se il Ministro interrogato preveda di adottare iniziative, per quanto di competenza, volte a garantire il regolare funzionamento della filiera logistico portuale italiana, veicolando le informazioni e prevedendo modalità di raccordo e coordinamento tra Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, associazioni di categoria e Autorità di sistema portuale.
(5-03681)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   MARCO DI MAIO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   nel mese di dicembre 2019 è stata disposta la chiusura dello svincolo della E45 in uscita a San Piero in Bagno (corsia direzione Cesena-Roma), a seguito della caduta di lastre di copertura del muro di ingresso dell'uscita;

   successivamente sono sopraggiunte problematiche nel tratto della E45 che transita per il territorio del comune di Bagno di Romagna (FC). In particolare, tutto il traffico leggero e pesante è stato costretto a transitare nel centro abitato di San Piero in Bagno, con conseguenti ripercussioni sulla sicurezza della comunità residente;

   in aggiunta, da oltre un anno è chiuso anche lo svincolo di Bagno di Romagna in entrata nella E45 in direzione Roma, costringendo tutti i mezzi provenienti da Bagno di Romagna e dalla zona industriale comunale ad accedere alla E45 dallo svincolo di San Piero in Bagno, con transito lungo la strada provinciale 138 che attraversa il centro abitato di San Piero in Bagno;

   si ricordano altresì i problemi connessi alla viabilità lungo la E45 nei pressi dello svincolo di Bagno di Romagna, ove persiste una deviazione del traffico lungo l'unica corsia nord — con transito a doppio senso di marcia — a causa del cantiere della galleria della Roccaccia –:

   quali iniziative di competenza il Ministro interrogato intenda mettere in atti, in maniera urgente, per far fronte alle problematiche connesse alla viabilità della suddetta zona, che rendono la situazione ormai insostenibile e fortemente penalizzante per cittadini e imprese.
(5-03669)

INTERNO

Interrogazioni a risposta scritta:


   BIGNAMI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   a mezzo stampa si apprende che la direzione centrale della polizia stradale di Roma, in accordo con il Ministero dell'interno, ha deciso la chiusura del distaccamento della Polstrada di Rocca San Casciano (FC), poiché non sarebbe più strategico nell'ambito del piano di razionalizzazione del servizio a livello nazionale;

   a tal proposito, è intervenuta l'ex sindaco di Rocca San Casciano, Rosaria Tassinari, attuale assessore ai servizi sociali del comune di Forlì, affermando che tale decisione «ha sollevato l'indignazione degli amministratori non solo della vallata del Montone, ma anche dei 15 Comuni dell'Unione dei Comuni della Romagna forlivese, dei parlamentari e delle associazioni di categoria e perfino dei gruppi di motociclisti della Romagna»;

   il presidio della Polstrada ha sempre svolto un servizio fondamentale fin dal 1959, per la sicurezza della Vallata e del territorio che corre lungo la strada statale 67 Ravenna-Firenze-Livorno. Importante, in particolare, è il servizio svolto per la sicurezza di automobilisti e camionisti. Numerosi interventi effettuati dagli agenti della Polstrada sono avvenuti, nel corso del 2019, proprio lungo la strada statale 67 nel periodo invernale;

   nei piccoli comuni, come Rocca San Casciano, tali distaccamenti sono ancora più preziosi e vitali, danno il senso della vicinanza delle istituzioni e costituiscono un presidio importantissimo a tutela della sicurezza pubblica. La loro chiusura, motivata tanto più dalla loro scarsa strategicità, è indice, a parere dell'interrogante, di poca attenzione nei confronti dei piccoli territori che, invece, necessitano di servizi e di presidi per poter continuare a essere attrattivi e sopravvivere al pericolo, sempre incombente, dello spopolamento;

   per mantenere il distaccamento a Rocca San Casciano l'ex amministrazione si era impegnata a individuare una sede senza costi per lo Stato. Da giugno 2019 il comune ha concesso un locale in comodato gratuito, firmando una convenzione con la prefettura di Forlì-Cesena. È assolutamente inaccettabile, a fronte dell'impegno dell'amministrazione, dei cittadini, dei comitati costituitisi allo scopo di chiedere il mantenimento del presidio, che dallo Stato centrale arrivi la decisione di chiusura che viene intesa come abbandono, da parte delle istituzioni, soprattutto dei territori più piccoli e deboli –:

   quali iniziative di competenza abbia assunto o intenda assumere al fine di evitare la chiusura del distaccamento della Polstrada di Rocca San Casciano e di altri distaccamenti ugualmente fondamentali, tra cui, a titolo di esempio, quelli di Lugo di Romagna e di Casalecchio di Reno, nella frazione di Ceretolo.
(4-04811)


   FRATOIANNI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   da un articolo pubblicato il 17 febbraio 2020 sull'edizione genovese di Repubblica.it si apprende che il 26 gennaio 2020, in una birreria di Albisola (Savona), si sarebbe tenuto un concerto dai contenuti marcatamente e dichiaratamente neofascisti e neonazisti, con tanto di musica e proclami che si richiamano apertamente al fascismo e conclusosi con saluti romani di gruppo, ripetuti fra bandiere con la croce celtica;

   il video integrale della serata con il concerto acustico del gruppo Feanor, legato all'associazione milanese Lorien, è stato inizialmente pubblicato integralmente sulla piattaforma Youtube e poi rimosso, stando a quanto si legge da un articolo pubblicato il 19 febbraio 2020 sul quotidiano onlineRepubblica.it;

   durante l'evento il presentatore della serata, un attivista lombardo dell'ultradestra, avrebbe pronunciato delle gravissime affermazioni, come quella di sostenere che l'Europa in cui loro credono sarebbe finita il giorno in cui Hitler è morto e che le SS non erano i macellai del nazismo ma «soldati che hanno sacrificato la loro vita per un'idea di Europa, la stessa Europa in cui crediamo noi finita quel giorno a Berlino»;

   tra i commenti al video pubblicato sulla piattaforma Youtube ci sarebbe anche un commento entusiasta, quello di Dario Cigliutti, referente di Casapound Savona: «Grazie per la bellissima serata», avrebbe infatti scritto in calce al video;

   secondo lo stesso articolo di Repubblica.it del 19 febbraio, molti dei presenti alla serata erano milanesi e alcuni sarebbero dei vecchi appartenenti all'area neofascista lombarda;

   a parere dell'interrogante, in un periodo storico come quello che si sta vivendo, in cui riappaiono prepotentemente in Italia vergognosi atti vandalici e sfregi con svastiche e offese antisemite a simboli che ricordano l'Olocausto e persone sopravvissute ai lager, l'episodio accaduto ad Albisola non può essere in alcun modo sottovalutato;

   Albissola Marina ha dato un importante contributo alla resistenza savonese e non merita certo che si svolgano iniziative di matrice addirittura neonazista nei locali pubblici della città;

   occorre un deciso intervento per porre fine a questo continuo agitarsi di propaganda neonazista nel nostro Paese –:

   di quali elementi disponga il Governo circa quanto esposto in premessa, quali iniziative di competenza intenda adottare per prevenire e contrastare tali episodi, che, parere dell'interrogante, violano apertamente le leggi in materia di apologia del fascismo e la stessa Costituzione;

   se esista un Osservatorio presso il Ministero dell'interno dedicato al fenomeno neofascista e neonazista e alle loro organizzazioni e quali iniziative, per quanto di competenza, intenda assumere, anche attraverso precise indicazioni alle prefetture, per monitorare attentamente situazioni come quelle esposte in premessa.
(4-04816)

ISTRUZIONE

Interrogazioni a risposta scritta:


   BENEDETTI. — Al Ministro dell'istruzione. — Per sapere – premesso che:

   il 10 gennaio 2020 l'ufficio scolastico regionale del Veneto disponeva l'assunzione di dodici nuovi funzionari, la cui distribuzione veniva stabilita in otto funzionari alla direzione generale, due a Venezia, uno a Verona e uno a Treviso;

   nessun funzionario è stato assegnato all'ufficio scolastico territoriale (Ust) di Belluno, nonostante lo stesso avesse evidenziato di essere sotto organico già nel giugno 2019, in occasione della conferenza provinciale sulla carenza del personale delle amministrazioni statali territoriali, tenutasi presso la prefettura;

   tale denunciata carenza di personale è stata ribadita recentemente dalla Cisl funzione pubblica: l'organico dell'Ust di Belluno è sottodimensionato del 60 per cento e questo mette a rischio le procedure di avvio del prossimo anno scolastico, oltre a impedire il ricambio professionale con il passaggio di conoscenze ai nuovi assunti (che, appunto, non ci sono);

   attualmente l'Ust di Belluno ha otto dipendenti: quattro funzionari, tre assistenti, un centralinista. Secondo l'organico di diritto previsto dal Ministero dell'istruzione, invece, i dipendenti dovrebbero ammontare a venti: otto funzionari, undici assistenti e un commesso;

   dall'organico sottodimensionato deriva anche il problema del pagamento degli straordinari;

   il personale presente, a quanto consta all'interrogante, è ovviamente costretto, per far fronte alla mole di lavoro, a fare numerose ore di lavoro straordinario, ma le risorse economiche per pagarle non ci sono e solo il 15/20 per cento dello straordinario effettuato viene effettivamente erogato ai dipendenti;

   inoltre, l'ultimo atto riorganizzativo dell'ufficio scolastico regionale del Veneto ha mantenuto inalterate le competenze già assegnate ai singoli uffici territoriali, senza prevedere quindi alcuna modifica organizzativa come, ad esempio, l'accentramento di funzioni;

   va sottolineato, infine, il particolare contesto in cui si trova ad operare l'Ust di Belluno, dove l'offerta scolastica risente non solo dell'orografia, ma anche dello spopolamento del territorio –:

   quali iniziative il Ministro interrogato intenda intraprendere per garantire un congruo organico all'ufficio scolastico territoriale di Belluno, mettendolo in condizioni di far fronte alle esigenze della popolazione scolastica della provincia.
(4-04814)


   BIGNAMI. — Al Ministro dell'istruzione. — Per sapere – premesso che:

   a seguito di segnalazioni, l'interrogante è venuto a conoscenza di alcuni contenuti proposti agli alunni dell'istituto comprensivo di Medicina (Bologna), nell'ambito del piano dell'offerta formativa, relativi a una «fiaba migrante» dal titolo «Cappuccetto rosso senegalese», nonché di una iniziativa politica di Anpi durante la quale dovrebbe essere cantata «Bella Ciao». L'interrogante ha trovato conferma delle suddette segnalazioni dopo aver portato a conoscenza della stampa tale situazione;

   tali iniziative, a parere dell'interrogante, hanno una forte connotazione ideologica. In particolare, è inaccettabile che temi di natura chiaramente politica, surrettiziamente presentati come formativi, vengano imposti nell'attività scolastica di bambini che le famiglie affidano alla scuola per ovvie ragioni didattiche e non certo per vederli sottoporre a un'attività propagandistica e politica;

   oltre alla «rivisitazione» della nota favola di «Cappuccetto rosso» in chiave migrante, messa in scena da una compagnia teatrale, sarebbe grave, secondo l'interrogante, ove trovasse conferma, anche la proposta di far cantare, in occasione del 25 aprile, la canzone «Bella Ciao» ai bambini, un canto di guerra e fortemente divisivo insegnato da una associazione come l'Anpi che, tra l'altro, ha anche patrocinato, in diversi comuni d'Italia, convegni negazionisti o giustificazionisti relativi alle Foibe; nell'iniziativa dell'Anpi la dirigente scolastica ha poi puntualizzato che i bambini non dovrebbero cantare nulla del genere;

   l'articolo 97 della Costituzione sancisce il fondamentale principio di imparzialità della pubblica amministrazione;

   la circolare ministeriale n. 4321 del 6 luglio 2015 ribadisce l'importanza della condivisione con le famiglie del piano dell'offerta formativa che «è il documento fondamentale costitutivo dell'identità culturale e progettuale delle istituzioni scolastiche che viene elaborato dal collegio dei docenti e approvato dal Consiglio di Istituto». La circolare chiarisce inoltre che «ai fini della predisposizione del Piano il dirigente scolastico deve promuovere i necessari rapporti con tutti gli stakeholder e tenere conto delle proposte e dei pareri formulati dagli organismi e dalle associazioni dei genitori e, per le scuole secondarie di secondo grado, degli studenti»; la stessa circolare sancisce per i genitori il diritto ma anche il dovere «di conoscere prima dell'iscrizione dei propri figli a scuola i contenuti del Piano dell'Offerta Formativa [...] si ricorda alle scuole, quindi, di assumere le iniziative utili per assicurare da parte delle famiglie una conoscenza effettiva e dettagliata del POF» –:

   se intenda acquisire elementi conoscitivi in relazione a quanto esposto in premessa al fine di valutare l'adozione delle eventuali iniziative di competenza;

   se intenda adottare iniziative, dal punto di vista normativo o, se del caso, con una circolare specifica, al fine di garantire l'imparzialità dell'istituzione scolastica ed evitare che la scuola diventi, direttamente o indirettamente, luogo di propaganda politica.
(4-04818)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazione a risposta scritta:


   BIGNAMI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   il 14 febbraio 2020 è venuto a mancare Steven Babbi, 24 enne di Cesenatico da tempo affetto da una grave malattia oncologica. Il suo caso era diventato di rilevanza nazionale quando, nel 2017, l'Inps aveva considerato esaurito il suo diritto alla malattia retribuita, essendo scaduti i 180 giorni annuali previsti dalla vigente normativa. L'azienda per la quale Steven lavorava, la Siropack di Cesenatico, continuò ad erogargli lo stipendio; i titolari, poco dopo, furono insigniti del riconoscimento di Cavalieri dell'Ordine al Merito della Repubblica Italiana per il loro grande gesto di generosità;

   la storia di Steven Babbi ha aperto la riflessione sulla necessità di modificare urgentemente una normativa che la stessa sottosegretaria per la salute, Sandra Zampa, ha definito «non sempre all'altezza»;

   è assolutamente indispensabile che si diano risposte concrete e tempestive ai tanti lavoratori malati oncologici che, con le attuali disposizioni di legge, non sono sufficientemente tutelati e, anzi, spesso si sentono completamente abbandonati dalle istituzioni nella difesa dei loro diritti –:

   quali iniziative di carattere normativo si intendano adottare per garantire una adeguata copertura previdenziale ai lavoratori malati oncologici, al fine di superare l'attuale limite di 180 giorni annuali di malattia retribuita.
(4-04817)

POLITICHE AGRICOLE ALIMENTARI E FORESTALI

Interrogazione a risposta in Commissione:


   MAGLIONE, LOVECCHIO, DEL SESTO, PARENTELA, GAGNARLI, CILLIS e MARZANA. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

   con decreto del Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali n. 17070 del 2012 è stato istituito l'Osservatorio nazionale del paesaggio rurale, delle pratiche agricole e conoscenze tradizionali e lo stesso decreto prevede che a presiedere tale organo sia il Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali;

   entro il 1° marzo di ogni anno, il Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali e le regioni raccolgono e trasmettono all'Osservatorio i dossier di candidatura per l'inserimento nel registro, secondo una apposita modulistica pubblicata sul sito internet istituzionale del Ministero, predisposta dall'Osservatorio e concordata con tutte le regioni e provincie autonome;

   l'Osservatorio valuta a maggioranza le candidature entro il 15 settembre di ogni anno e decide se iscriverle o meno nel registro in base all'origine, al valore storico, allo stato di conservazione, alla ricchezza di diversità bio-culturale, alle qualità estetiche;

   entro il 30 settembre di ogni anno, con decreto del Ministro, sono iscritti nel registro i paesaggi rurali, le pratiche agricole e le conoscenze tradizionali valutati positivamente dall'Osservatorio, nonché apportate le cancellazioni;

   ad oggi sono in attesa di approvazione 6 dossier, ossia il paesaggio storico della Bonifica Leopoldina in Valdichiana, il paesaggio agrario di olivastri storici del Feudo di Belvedere, il paesaggio del sito di Melanico del comune di Santa Croce di Magliano, il mosaico agricolo e campi allagati della piana di Rieti, il paesaggio policolturale di Fibbianello del comune di Semproniano e i vigneti terrazzati del versante retico della Valtellina;

   detto riconoscimento può rappresentare un valore aggiunto per i territori interessati sia dal punto di vista paesaggistico che di tutela, sia dal punto di vista commerciale per gli imprenditori agricoli che insistono in dette aree –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza di quanto descritto e quali iniziative intenda adottare anche prendendo in considerazione una convocazione straordinaria dell'Osservatorio, affinché si provveda a evadere le richieste di approvazione sopra menzionate.
(5-03665)

SALUTE

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   FREGOLENT. — Al Ministro della salute, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   la legislazione statale in materia di istituti di ricovero e cura a carattere scientifico, e in particolare il decreto legislativo n. 288 del 2003, nel dettare la regolamentazione sul riordino degli istituti, all'articolo 13 prevede le procedure e i requisiti valevoli per l'istituzione e il riconoscimento di nuovi istituti di ricovero e cura a carattere scientifico;

   il decreto del Ministero della salute 14 marzo 2013 e il successivo decreto di modifica 5 febbraio 2015 definiscono la «Documentazione necessaria per il riconoscimento degli istituti di ricovero e cura a carattere scientifico»;

   gli istituti di ricovero e cura a carattere scientifico (Irccs) sono ospedali di eccellenza, che perseguono finalità di ricerca, prevalentemente clinica e traslazionale, nel campo biomedico e in quello della organizzazione e gestione dei servizi sanitari;

   attualmente, in Italia gli istituti che hanno ottenuto tale riconoscimento scientifico sono in totale 49, di cui 21 pubblici e 28 privati;

   il «riconoscimento del carattere scientifico» da diritto alla fruizione anche di un finanziamento statale, che si integra a quello regionale, finalizzato esclusivamente allo svolgimento della attività di ricerca relativa alle materie riconosciute;

   tali istituti effettuano una ricerca che deve trovare sbocco in applicazioni terapeutiche negli ospedali, in aree di expertise definite, tra cui ad oggi non risulta essere presente una specifica area dedicata alle patologie ambientali;

   secondo l'Organizzazione mondiale della sanità, circa il 24 per cento di tutte le malattie globali (e il 33 per cento delle malattie nei bambini al di sotto dei 5 anni) è dovuto all'esposizione a fattori ambientali;

   l'attività di assistenza e ricerca erogata ai fini del soddisfacimento del bisogno di salute dei pazienti affetti da patologie correlate e, più in generale, da patologie ambientali, concorre alla realizzazione dei livelli essenziali e uniformi di assistenza, per costituire un riferimento multidisciplinare per le cure delle malattie a maggiore complessità di trattamento, rappresentando, con la loro attività di ricerca, un riferimento scientifico e culturale per le strutture del servizio sanitario nazionale (Ssn);

   sono numerose le evidenze scientifiche che imputano all'ambiente il principale fattore di rischio di molte malattie e tra queste va evidenziato il mesotelioma maligno. Il mesotelioma maligno è un tumore raro con incidenza inferiore a 6 casi su 100.000 all'anno;

   in Italia la sorveglianza epidemiologica del mesotelioma, la ricerca attiva, la registrazione dei casi incidenti e l'analisi delle modalità di esposizione all'amianto sono svolte dal Registro nazionale dei casi di mesotelioma (ReNaM), che stima un'incidenza di 1.500 nuovi casi all'anno;

   in questo contesto va sottolineato come ogni anno vengano diagnosticati, in provincia di Alessandria, tra i 50 e i 90 casi di mesotelioma maligno pleurico dei quali più del 70 per cento presenta un'esposizione ambientale all'amianto;

   la regione Piemonte sta portando avanti da anni politiche attive e interventi mirati per contrastare le problematiche sanitarie, ambientali e di ricerca inerenti all'amianto;

   l'azienda ospedaliera di Alessandria per rispondere all'emergenza in esame, in collaborazione con l'azienda sanitaria locale, accanto agli specifici percorsi assistenziali, ha dato avvio e implementato il percorso di istituzionalizzazione della ricerca attraverso l'Infrastruttura ricerca, formazione ed innovazione;

   un percorso che ha portato oggi il polo ospedaliero di Alessandria a rappresentare un centro di eccellenza per la cura del mesotelioma maligno. I professionisti coinvolti nella cura del paziente sono numerosi e alcuni accompagnano il paziente in ogni fase della malattia: lo pneumologo, il patologo, l'oncologo, il palliativista, lo psicologo, il radioterapista, il chirurgo toracico, il radiologo, il medico di medicina nucleare, l'infermiere, ma anche il data manager che segue i pazienti;

   la regione Piemonte ha deliberato ufficialmente l'11 aprile 2019 (verificando e garantendo quindi che sussistano i requisiti e il rispetto delle altre condizioni previste dalla normativa vigente) la candidatura dell'azienda ospedaliera di Alessandria e dell'Asl di Alessandria al riconoscimento quale Istituto di ricovero e cura a carattere scientifico per patologie ambientali e mesotelioma –:

   a che punto sia l’iter della candidatura dell'azienda ospedaliera di Alessandria e dell'Asl di Alessandria per il riconoscimento quale sede di istituto di ricovero e cura a carattere scientifico per patologie ambientali e mesotelioma.
(5-03666)


   FOTI e MORELLI. — Al Ministro della salute, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   l'emergenza provocata dal cosiddetto coronavirus richiede l'applicazione scrupolosa, soprattutto nei presìdi ospedalieri, di protocolli volti a scongiurare la sua possibile diffusione negli stessi;

   risulta agli interroganti che il 21 febbraio 2020, verso le ore 10, sia giunta al pronto soccorso dell'ospedale di Piacenza una persona anziana, proveniente da Codogno (Lodi), che presentava sintomi di grave polmonite virale, compatibili con il citato virus;

   alla ore 17 del predetto giorno – quando già l'assessore alla sanità della regione Lombardia aveva annunciato che nella provincia di Lodi, in particolare nel comune di Codogno, si sospettava la possibile diffusione del coronavirus – la citata paziente sarebbe stata ricoverata, sempre a quanto risulta agli interroganti, al reparto di medicina interna dell'ospedale di Piacenza – struttura priva dei presìdi atti ad adeguatamente tutelare il personale medico e di assistenza, oltre che i ricoverati, dalla possibile contrazione del virus in questione – anziché nel reparto di malattie infettive. Solo successivamente, accertato che la paziente risultava positiva ai test del coronavirus, la stessa sarebbe stata trasferita nel reparto di malattie infettive;

   resta però da accertare e verificare se il personale di medicina interna e le persone eventualmente venute a contatto con la predetta paziente nella struttura ospedaliera di Piacenza debbano – o meno – essere sottoposte al periodo di quarantena;

   risulterebbe altresì agli interroganti essere stata ricoverata presso la medicina d'urgenza, anziché al reparto di malattie infettive, sempre dell'ospedale di Piacenza, la manager di un'importante azienda con sede a Casalpusterlengo (Lodi), in seguito – fortunatamente – risultata negativa ai test volti ad accertare la contrazione del virus;

   nelle riunioni convocate presso la struttura ospedaliera di Piacenza per valutare come fronteggiare la situazione organizzativa della stessa, soprattutto in ragione della chiusura del vicino ospedale di Codogno, a quanto consta agli interroganti sarebbero sistematicamente escluse le capo sala;

   dalle riunioni in prefettura sono stati sistematicamente esclusi i parlamentari del territorio piacentino, costretti ad apprendere delle decisioni assunte nelle stesse dai giornali online;

   l'affermazione resa alla Conferenza Stato-regioni dal presidente Bonaccini secondo il quale la filiera della prevenzione pare stia funzionando risulta smentita dai fatti sopra evocati –:

   di quali elementi disponga il Governo in ordine a quanto esposto in premessa;

   se le questioni sopra rappresentate siano state affrontate nelle riunioni convocate dalla prefettura di Piacenza e, in caso di risposta affermativa, quali specifiche iniziative siano state assunte al riguardo;

   nel caso in cui le questioni rappresentate non siano note, se e quali urgenti iniziative di competenza intendano assumere i Ministri interrogati al fine di evitare il possibile ripetersi di fatti analoghi a quelli evidenziati a tutela - in primo luogo - della salute pubblica;

   se e quali specifiche iniziative siano state assunte per informare adeguatamente – ma non solo – i medici di medicina generale – da sempre, in ogni emergenza, in prima linea – che allo stato risulterebbero privi di specifiche indicazioni sulle procedure e le azioni da intraprendere, oltre che dei dispositivi di primo intervento (Dpi);

   se la Regione Emilia-Romagna abbia condiviso con il Ministero della salute un protocollo volto ad affrontare e gestire l'attuale situazione di crisi.
(5-03682)

SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazione a risposta in Commissione:


   PAITA. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   presso la sede genovese della compagnia assicurativa Itas i dipendenti sono in stato di agitazione dal momento che la società ha illustrato, in collegamento video da Trento, il piano industriale 2020-2022, che prevede la riorganizzazione del gruppo con la concentrazione delle attività di corporate a Milano, di quelle di controllo e retail a Trento e dei soli servizi a Genova;

   tale ipotesi allarma i sindacati, dal momento che la sede di Genova impiega 180 persone e opera nei settori rami elementari, grandi sinistri, reclami, funzioni di controllo, contabilità;

   il gruppo ha definito la sede genovese come un centro di costo con inefficienze, prevedendo quindi di localizzare i soli servizi di assistenza e liquidazione sinistri in area Nord-ovest;

   il piano di Itas non fa riferimento a esuberi, bensì a trasferimenti, mentre sono ancora tutti da definire i necessari ammortizzatori sociali per chi non sia in condizione di lasciare Genova e raggiungere la sede di Milano o il quartier generale di Trento;

   secondo dati Fisac Cgil, per le funzioni indicate dal piano industriale, a Genova rimarrebbero 60-70 persone, a fronte delle 180 attuali;

   i sindacati paventano «licenziamenti mascherati» da richieste di trasferimento, con conseguenti dimissioni per i lavoratori che non possano acconsentire alla richiesta;

   nei prossimi giorni dovrebbe quindi aprirsi la vertenza, che si aggiungerebbe ad altre già attive nel settore, come a titolo esemplificativo Carige, Unicredit o Ubi –:

   quali urgenti iniziative, per quanto di competenza, i Ministri interrogati intendano porre in essere al fine di tutelare la posizione dei dipendenti della compagnia Itas e scongiurare i potenziali effetti avversi del piano industriale di cui in premessa.
(5-03667)

UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazione a risposta in Commissione:


   DE LORENZO. — Al Ministro dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   da un articolo pubblicato sul sito twnews.it il 19 febbraio 2020 si legge che: «una studentessa dell'Accademia di Belle Arti di Napoli ha raccontato di essere stata molestata e sessualmente abusata da un suo docente: la sua al momento è l'unica denuncia, anche se altre ragazze, ascoltate, hanno confermato simili episodi. Il caso è deflagrato dopo che il sito Fanpage ha pubblicato un video in cui la ragazza racconta – di spalle e con la voce contraffatta – le minacce subite, i messaggi osceni e infine racconta una violenza sessuale avvenuta a casa del professore. Ieri sera il docente dell'Accademia ha rassegnato le sue dimissioni. Secondo il suo legale, la decisione del suo assistito è motivata dalla volontà di fare chiarezza il prima possibile: per questo ha depositato spontaneamente i tabulati delle conversazioni telefoniche con la ragazza»;

   da un articolo pubblicato il 20 febbraio 2020 sul giornale il Mattino si apprende quanto segue: «scrivono di essere in tantissime quelle che negli anni sarebbero state avvicinate dal professore accusato da una studentessa di 20 anni» [...] «è la lettera aperta delle studentesse di Belle Arti di Napoli, pubblicata dalle attiviste di Non una di meno Napoli su Facebook»;

   come riportato nell'articolo prima citato Giuseppe Gaeta, direttore dell'Accademia di belle arti di Napoli, a margine di un'iniziativa su Scuola Viva in regione Campania afferma quanto segue: «non ho mai incontrato il professore oggetto delle accuse. Io non ho provato a contattarlo e lui non si è fatto sentire»;

   destano stupore le seguenti affermazioni fatte dal presidente dell'Accademia Giulio Baffi e riportate da il Mattino del 19 febbraio 2020: «parlo anche a nome del direttore Giuseppe Gaeta e della Consulta degli studenti, sono profondamente addolorato per tutto quanto accaduto, l'Accademia perde un docente di grande esperienza e grande bravura che ha saputo dare molto ai suoi allievi e a questo luogo» che, se accertate come veritiere, dovrebbero comportare, a giudizio dell'interrogante, l'azzeramento dei vertici dell'Accademia addolorata per la perdita di un docente e non per la perdita della propria dignità e del proprio decoro istituzionale relativamente all'accaduto;

   ad avviso dell'interrogante, qualora la vicenda risultasse confermata dalle indagini giudiziarie, risulterebbe inaccettabile che proprio all'interno di un Istituto dello Stato che deve esaltare la creatività e la sensibilità degli studenti e che svolge un fondamentale compito educativo e formativo, si sarebbe perpetrato un reato di violenza sessuale da parte di un docente nei confronti di un proprio discente;

   si tratta di «delitti contro la persona» che proteggono il bene-interesse giuridico identificato nella libertà sessuale della persona intesa come libertà di autodeterminazione sessuale del soggetto passivo del reato. Tale libertà rientra nel novero dei diritti inviolabili dell'uomo di cui all'articolo 2 della Costituzione ed è espressione della personalità di ciascun individuo –:

   quali iniziative urgenti intenda intraprendere il Ministro interrogato, per quanto di competenza, per fare chiarezza su una vicenda che mina un bene-interesse giuridico di rilievo costituzionale;

   se sia a conoscenza di iniziative eventualmente intraprese dall'Accademia, in via preventiva, al fine di tutelare la dignità delle proprie studentesse da simili fatti che comportano il totale e completo annientamento di tale dignità nel suo aspetto più intimo e delicato quale è appunto quello relativo alla sfera sessuale.
(5-03668)

Apposizione di una firma ad una interrogazione.

  L'interrogazione a risposta scritta Lapia n. 4-04806, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 24 febbraio 2020, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato: Massimo Enrico Baroni.

Pubblicazione di un testo riformulato.

  Si pubblica il testo riformulato della interrogazione a risposta in Commissione Businarolo n. 5-03653, già pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta n. 309 del 21 febbraio 2020.

   BUSINAROLO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   l'assetto della governance dell'aeroporto veronese Catullo (Catullo spa, la società che gestisce gli scali aeroportuali di Verona e di Brescia-Montichiari) è scaduto e, ad oggi, resta completamente aperta la questione del rinnovo dei patti societari che vede attualmente la presenza della società Save al 42 per cento accanto al socio pubblico;

   l'attuale assetto societario deriva dall'ingresso di Save nella società Catullo con un'operazione che l'Anac ha censurato con la delibera n. 189 del 1° marzo 2018, dichiarandola non conforme alle norme relative alla cessione delle partecipazioni pubbliche, e su cui è intervenuta anche la sentenza n. 364 del 12 aprile 2018 della Corte dei conti del Veneto;

   dal 2014 ad oggi, ovvero dall'ingresso di Save, non sono stati effettuati investimenti di alcun tipo e attualmente la situazione è legata a un possibile rinnovo di patti parasociali;

   i patti, scaduti nel mese di dicembre 2019, sono stati prorogati fino al mese di febbraio 2020 e sembrerebbe che alcuni soci vogliano prorogarli ulteriormente; il 4 luglio 2019 l'assemblea dei soci della Catullo s.p.a. ha approvato il bilancio per l'anno 2018 che presenta un «buco» per circa 6 milioni di euro legato soprattutto alle pesanti ricadute negative dovute sia all'attuale situazione dello scalo di Brescia-Montichiari, che ha presentato gravi perdite, sia alla causa in corso con Enav (circa 20 milioni di euro), relativa ai servizi di controllo del traffico aereo a Montichiari negli anni 2002-2013;

   non è ancora stata resa definitiva la strategia futura dell'aeroporto, destinato ad essere parte importante del polo aeroportuale del Nordest che da Venezia arriva a Brescia e che, nel 2019, ha superato i 18 milioni di passeggeri; in passato è stata avanzata l'ipotesi, criticata fortemente da molti attori socio-economici veronesi, circa la possibilità che l'aeroporto ossa ospitare traffico locale low cost;

   fino al 2014, prima del passaggio di controllo alla Save, l'aeroporto Catullo presentava diversi collegamenti verso importanti hub europei, tra cui Parigi e Monaco, successivamente ridotti o cancellati, con una drastica riduzione del flusso di passeggeri, che lo hanno ridotto a un aeroporto esclusivamente low cost, in danno di tutto il macro territorio del Garda;

   il Veneto, la Lombardia e il Trentino Alto Adige dovranno affrontare diversi lavori in vista delle prossime Olimpiadi invernali 2026 ospitate nelle città di Milano e Cortina e che, secondo un dossier de Il Sole 24 ore dell'11 febbraio 2020, consisterebbero in 25 opere necessarie, tra cui il collegamento ferroviario Verona Porta Nuova aeroporto Catullo;

   nonostante l'interesse manifestato da importanti fondi d'investimento, pronti ad acquisire una partecipazione di controllo e investire pesantemente nelle infrastrutture aeroportuali del Catullo, i soci pubblici non hanno preso posizione e tale situazione favorisce il socio privato nell'acquisizione del controllo, senza prospettive d'investimento;

   nel corso degli ultimi anni, sulla vicenda sopra descritta, in diverse occasioni (Conferenza in Confindustria del 2 dicembre 2016, Ambrosetti Club del 4 dicembre 2019) si è assistito a dichiarazioni di vertici societari tra cui il presidente Marchi (presidente di Save), il presidente Arena (Catullo) e il presidente Riello (Camera di commercio) e Aerogest), relativamente ad investimenti, mai realizzati, e si è ancora in attesa di risposte chiare e concrete sulla strategia di sviluppo legata a un progetto industriale per la Catullo nel suo complesso –:

   se il Ministro interrogato, relativamente a quanto sopra descritto, intenda fornire elementi, per quanto di competenza, circa le dinamiche di cui in premessa in merito agli assetti societari, oggetto anche di una delibera dell'Anac, e circa il futuro dell'aeroporto Catullo di Verona e di Montichiari.
(5-03653)

Ritiro di documenti del sindacato ispettivo.

  Il seguente documento è stato ritirato dal presentatore:

   interrogazione a risposta in Commissione Gebhard n. 5-03611 del 18 febbraio 2020;

   interrogazione a risposta in Commissione Butti n. 5-03648 del 20 febbraio 2020;

   interrogazione a risposta scritta Cecchetti n. 4-04787 del 21 febbraio 2020.

Ritiro di una firma da una interrogazione.

  Interrogazione a risposta scritta Muroni e altri n. 4-04803, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 24 febbraio 2020: è stata ritirata la firma del deputato: Quartapelle Procopio.

INTERROGAZIONI PER LE QUALI È PERVENUTA RISPOSTA SCRITTA ALLA PRESIDENZA


   ANDREUZZA, BINELLI, DARA, PATASSINI e PETTAZZI. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   la legge n. 5 del 2018 recante «Nuove disposizioni in materia di iscrizione e funzionamento del registro delle opposizioni e istituzione di prefissi nazionali per le chiamate telefoniche a scopo statistico, promozionale e di ricerche di mercato», prevede l'estensione dell'iscrizione al registro delle opposizioni a tutte le utenze telefoniche, fisse e mobili, indipendentemente dalla presenza del numero telefonico in elenchi pubblici. In particolare, la nuova disciplina, al fine di rendere effettiva la tutela degli utenti con l'iscrizione al registro, dispone la revoca di tutti i consensi precedentemente espressi, con qualsiasi forma o mezzo e a qualsiasi soggetto, precludendo altresì l'uso delle numerazioni telefoniche cedute a terzi dal titolare del trattamento sulla base dei consensi precedentemente rilasciati. Sono fatti salvi solo i consensi prestati nell'ambito di specifici rapporti contrattuali in essere, ovvero cessati da non più di trenta giorni, aventi ad oggetto la fornitura di beni o servizi, per i quali è comunque assicurata, con procedure semplificate, la facoltà di revoca;

   al momento, purtroppo, le nuove disposizioni non sono ancora operative, perché ancora manca il regolamento da emanarsi con decreto del Presidente della Repubblica, su proposta del Ministro dello sviluppo economico, contenente le modifiche alle disposizioni regolamentari vigenti sulle modalità di iscrizione e funzionamento del registro;

   nello schema di regolamento predisposto dal Ministero dello sviluppo economico in materia di registro pubblico delle opposizioni si circoscrive l'applicazione delle nuove disposizioni a specifiche categorie merceologiche per le quali possono automaticamente essere rifiutate le telefonate pubblicitarie: la bozza del nuovo regolamento prevede, infatti, che si possa dare il consenso a ricevere telefonate per un certo tipo di prodotti e negarlo per altri. Al riguardo, il Garante per la protezione dei dati personali nel parere espresso nel mese di aprile 2019 ha evidenziato che questa scelta è «di difficile esecuzione pratica», perché ci sono aziende che trattano prodotti di diverse categorie merceologiche, pertanto sarebbe opportuno eliminare la distinzione per categorie. Nel suo parere, l'Autorità suggerisce inoltre di far confluire nel registro delle opposizioni anche tutti gli indirizzi postali non presenti negli elenchi telefonici in applicazione delle modifiche normative che oggi consentono tale iscrizione per evitare di ricevere nella cassetta della posta le pubblicità cartacee indesiderate;

   da più di un anno l'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni (Agcom) ha individuato i prefissi che permettono al consumatore di individuare in maniera univoca le chiamate finalizzate ad attività statistiche (prefisso 0843) e quelle finalizzate a ricerche di mercato/pubblicità/vendita/comunicazione commerciale (prefisso 0844). L'individuazione del prefisso unico, tuttavia, non tutela i consumatori dall'annoso problema delle telefonate moleste o telemarketing, selvaggio in quanto la legge n. 5 del 2018 dà facoltà ai call center di non richiedere l'assegnazione dei prefissi indicati, ma di presentare l'identità della linea a cui possono essere contattati. Ciò rende impossibile per il consumatore riconoscere subito la natura della telefonata che sta ricevendo e decidere quindi se rispondere o no. Occorre altresì consentire il riconoscimento dei call center che operano dall'estero per dare l'opportunità al consumatore di conoscere, oltre all'oggetto, anche la provenienza della chiamata;

   in mancanza dei decreti attuativi previsti dalla legge n. 5 del 2018, il telemarketing aggressivo e selvaggio continua ad imperversare a danno sia dei consumatori che degli operatori corretti –:

   quali siano i tempi di definizione del nuovo regolamento e se il Ministro interrogato intenda recepire le indicazioni contenute nel parere del Garante per la protezione dei dati personali e rispondere all'esigenza da più parti manifestata di introdurre i prefissi che permettono al consumatore di individuare in maniera univoca le chiamate finalizzate ad attività statistiche e quelle finalizzate a ricerche di mercato/pubblicità/vendita/comunicazione commerciale unitamente alla loro provenienza.
(4-03678)

  Risposta. — Con riferimento all'atto di sindacato ispettivo in esame, sentita la direzione generale competente, si rappresenta quanto segue.
  Gli interroganti fanno riferimento al nuovo regolamento di estensione del registro pubblico delle opposizioni alle numerazioni non presenti negli elenchi telefonici pubblici, secondo quanto previsto dalla legge 11 gennaio 2018, n. 5 recante «Nuove disposizioni in materia di iscrizione e funzionamento del registro delle opposizioni e istituzione di prefissi nazionali per le chiamate telefoniche a scopo statistico, promozionale e di ricerche di mercato».
  Specificamente, l'articolo 1 comma 15, della citata legge n. 5 del 2018 dispone: «Con decreto del Presidente della Repubblica, da emanare su proposta del Ministro dello sviluppo economico, ai sensi dell'articolo 17, comma 2, della legge 23 agosto 1988, n. 400, entro novanta giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge, sono apportate le opportune modifiche alle disposizioni regolamentari vigenti che disciplinano le modalità di iscrizione e funzionamento del registro delle opposizioni ed è altresì disposta l'abrogazione di eventuali disposizioni regolamentari incompatibili con le norme della presente legge».
  Ebbene, il nuovo regolamento in parola è stato approvato, in via preliminare, dal Consiglio dei ministri in data 17 gennaio 2020. Ora, dunque, il citato deve essere sottoposto ai pareri del Consiglio di Stato e delle Commissioni parlamentari competenti, per poi essere approvato, in via definitiva, dal Consiglio dei ministri ed emanato dal Presidente della Repubblica, per la sua pubblicazione in
Gazzetta ufficiale.
  In recepimento del parere espresso dal dipartimento per gli affari giuridici e legislativi della Presidenza del Consiglio dei ministri, lo schema di regolamento è stato modificato, indicando una data certa per l'attivazione del nuovo servizio e la contestuale abrogazione del decreto del Presidente della Repubblica 7 settembre 2010, n. 178, che attualmente regolamenta il registro. Viste le sostanziali modifiche apportate al citato decreto del Presidente della Repubblica n. 178 del 2010, è stato infatti necessario prevedere la sua abrogazione, con un periodo transitorio fino alla concreta realizzazione tecnica del nuovo servizio.
  La data di attivazione del nuovo registro pubblico delle opposizioni è stata individuata nel 1° dicembre 2020, al fine di consentire l'espletamento di tutte le fasi della procedura riportate nello schema di decreto, una volta pubblicato in
Gazzetta ufficiale.
  Tra le modalità di accesso al registro pubblico delle opposizioni, il nuovo regolamento prevede anche l'accesso tramite SPID, sistema unico di accesso con identità digitale ai servizi online della pubblica amministrazione italiana.
  Con riferimento all’
iter di approvazione del regolamento in parola, occorre rappresentare che, per avviare i lavori, è stato necessario attendere l'emanazione del decreto del Presidente della Repubblica 8 novembre 2018, n. 149, entrato in vigore il 3 febbraio 2019, che ha introdotto modifiche al regolamento di cui al citato decreto del Presidente della Repubblica n. 178 del 2010 per estendere il registro pubblico delle opposizioni agli indirizzi postali riportati negli elenchi telefonici.
  In attesa dell'emanazione del decreto del Presidente della Repubblica n. 149 del 2018, nel corso del 2018 il Ministero dello sviluppo economico ha istituito un apposito tavolo tecnico, che ha visto la partecipazione del Garante per la protezione dei dati personali, dell'Agcom della Fondazione Ugo Bordoni (gestore del servizio), dell'Istat e delle associazioni di categoria maggiormente rappresentative del settore del
telemarketing. Il tavolo tecnico ha affrontato taluni nodi tecnico-giuridici, dirimendo l'ambiguità del tenore letterale di alcune disposizioni della legge n. 5 del 2018, e ha raccolto osservazioni sul funzionamento del registro esteso ai cellulari.
  Gli interroganti si soffermano inoltre sulla previsione di circoscrivere l'applicazione delle nuove disposizioni a specifiche categorie merceologiche per le quali possono automaticamente essere rifiutate le telefonate pubblicitarie. A questo riguardo si riferisce che il nuovo schema di regolamento recepisce il parere dell'Autorità garante per la protezione dei dati personali, con il quale si suggerisce di eliminare il riferimento a specifiche categorie merceologiche. Con l'iscrizione al registro è ora prevista la contestuale revoca di tutti i consensi per fini di comunicazione pubblicitaria precedentemente espressi.
  Per quanto riguarda la richiesta del Garante per la protezione dei dati personali di prevedere l'iscrizione al registro pubblico delle opposizioni degli indirizzi postali non presenti negli elenchi telefonici, occorre evidenziare criticità di carattere sia normativo sia tecnico. Mentre la legge n. 5 del 2018 ha previsto la facoltà di iscrizione nel registro pubblico delle opposizioni anche delle numerazioni non presenti negli elenchi telefonici, il decreto legislativo 30 giugno 2003, n. 196 «Codice in materia di protezione dei dati personali» limita invece l'iscrizione ai soli indirizzi postali ivi contenuti (si veda l'articolo 130, comma 3-
bis, il quale richiama l'articolo 129 «Elenchi dei contraenti»). Inoltre, dal punto di vista applicativo, non sarebbe possibile ricondurre l'esercizio del diritto ai reali interessati, non essendo disponibile una banca dati con la relazione tra tutte le persone fisiche presenti nel territorio italiano e gli indirizzi postali.
  Per quello che attiene invece alla trasparenza delle chiamate di
telemarketing, l'Agcom ha emanato la delibera n. 156/2018/CIR, in attuazione del disposto di cui all'articolo 2, comma 1 della citata legge n. 5 del 2018, il quale obbliga gli operatori che svolgono attività di call center ad identificare la linea chiamante in chiaro, con facoltà di scegliere tra l'utilizzo di appositi codici oppure l'impiego di numerazioni geografiche ricontattabili.
  Per quanto attiene all'ubicazione del call center che effettua le chiamate, si rimanda alle disposizioni di cui all'articolo 1, comma 243, della legge 11 dicembre 2016, n. 232, che ha novellato l'articolo 24-
bis «Misure a sostegno della tutela dei dati personali, della sicurezza nazionale, della concorrenza e dell'occupazione nelle attività svolte da call center» del decreto-legge 22 giugno 2012, n. 83. Il nuovo articolo 24-bis prevede l'obbligo di comunicazione del Paese di origine della chiamata e la possibilità, per il soggetto che la riceve, di essere indirizzato verso un operatore collocato nel territorio nazionale o in un Paese membro dell'Unione europea. Inoltre, l'utilizzo di numeri geografici in chiaro da parte di call center ubicati all'estero rende evidente al consumatore la provenienza della chiamata.
  Occorre evidenziare, infine, come sia l'articolo 24-
bis del decreto-legge n. 83 del 2012, sia la legge n. 5 del 2018 hanno stabilito la responsabilità in solido tra il soggetto che affida la campagna pubblicitaria e il call center che effettua le chiamate, rafforzando ulteriormente l'impianto normativo del settore del telemarketing.
  Con l'istituzione del registro pubblico delle opposizioni esteso alle numerazioni non presenti negli elenchi telefonici pubblici, in accordo alla legge n. 5 del 2018, si offrirà ai cittadini una soluzione contro il
telemarketing aggressivo, garantendo un maggiore controllo del trattamento dei dati personali per finalità di telemarketing. Gli utenti non saranno obbligati ad esercitare il diritto di opposizione di cui all'articolo 21 del regolamento (UE) 679/2016 solo presso il titolare del trattamento, ma potranno farlo attraverso l'iscrizione nel registro pubblico delle opposizioni, anche in modalità selettiva, come previsto dall'articolo 1, comma 4, della citata legge n. 5 del 2018.
  In conclusione, una volta istituito il nuovo registro esteso a tutte le numerazioni telefoniche nazionali, sarà completata la riforma del settore del
telemarketing con un forte carattere innovativo a livello europeo, che consentirà ai cittadini di esercitare il diritto di opposizione alle chiamate pubblicitarie e agli operatori di telemarketing di poter agire in un mercato trasparente e regolato da un chiaro quadro normativo.
  

Il Ministro dello sviluppo economico: Stefano Patuanelli.


   ASCARI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   secondo quanto riportato nel rapporto Eures sono state 106 le vittime di femminicidio nei primi 10 mesi del 2018, una donna ogni 3 giorni, mentre dal 2000 al 2018 le donne uccise sono state 3.100 e in quasi 3 casi su 4 si è trattato di donne uccise per mano di un parente, di un partner o di un ex-partner;

   questi dati mostrano, dunque, che l'ambito della coppia e della relazione sentimentale è quello più a rischio per l'incolumità delle donne;

   nel 2018 sono state più di 2.000 le sentenze definitive per stupro e 1.827 quelle per stalking;

   questi dati mostrano che il fenomeno del femminicidio e della violenza sulle donne è particolarmente rilevante e attuale;

   risulta all'interpellante che molto spesso i soggetti condannati per reati cosiddetti di genere o contro i minori, quali, ad esempio, i reati di cui agli 572, 577, 600-bis, 600-ter, 600-quater.1, 600-quinquies, 609-bis, 609-ter, 609-quater, 609-quinquies, 609-octies, 609-undecies e 612-bis del codice penale, non pagano il risarcimento danni dovuto alle vittime dei reati determinato in sede di giurisdizione civile;

   tuttavia, possono accedere, similmente ad altri detenuti nelle carceri italiane, a forme di lavoro retribuito, così come disciplinato dagli articoli 20 e seguenti dell'ordinamento penitenziario, legge 26 luglio 1975, n. 354;

   la destinazione coattiva di una parte dei compensi per il lavoro svolto dai detenuti o dagli internati alle vittime, fino al raggiungimento dell'importo del risarcimento stabilito dal giudice, potrebbe costituire un'efficace modalità per i condannati di adempiere ai propri obblighi e per garantire quanto dovuto alle vittime, così come stabilito, tra l'altro, dall'articolo 24 dell'ordinamento penitenziario –:

   se trovi conferma quanto riportato in premessa sul mancato risarcimento dei danni, da parte di carcerati e internati che lavorano, verso le vittime di violenza di genere e di quali dati disponga il Ministro interpellato in merito;

   se il Ministro interpellato non intenda intraprendere, per quanto di competenza, tutte le iniziative di competenza, anche di tipo normativo, volte ad assicurare che carcerati e internati risarciscano coattivamente le vittime.
(4-04343)

  Risposta. — Con l'atto di sindacato ispettivo in esame l'interrogante, nel fare riferimento al fenomeno, particolarmente attuale e rilevante, dei femminicidi e, più in generale, della violenza sulle donne, rilevando che molto spesso i soggetti condannati per tali tipologie di reati non pagano il risarcimento dei danni alle vittime, come determinato in sede giudiziaria, chiede di sapere se ciò trovi conferma e di quali dati disponga il Ministero della giustizia in merito; se il Ministro della giustizia non intenda intraprendere, per quanto di competenza tutte le iniziative, anche di tipo normativo, volte ad assicurare che carcerati ed internati risarciscano coattivamente le vittime.
  Occorre innanzitutto osservare che quello della violenza sulle donne è uno dei temi più cari al Ministro della giustizia che, all'indomani del suo insediamento, ha alacremente lavorato per dare, a livello normativo, una risposta incisiva sia in termini investigativi che in termini repressivi.
  L'obiettivo è stato tempestivamente raggiunto, in quanto sulla
Gazzetta Ufficiale del 25 luglio 2019, è stata pubblicata la legge 19 luglio 2019, n. 69, recante «Modifiche al codice penale, al codice di procedura penale e altre disposizioni in materia di tutela delle vittime di violenza domestica e di genere» (cosiddetto «Codice Rosso»), con cui sono stati notevolmente innalzati i livelli di tutela delle vittime e gli strumenti di contrasto al fenomeno.
  Per quanto di più specifico interesse rispetto al tema sollevato dall'interrogante, tra le norme contenute nel richiamato testo di legge, rivestono particolare rilevanza l'aumento degli stanziamenti per il Fondo in favore degli orfani per crimini domestici (articolo 8), e la previsione specifica del trattamento penitenziario psicologico per i condannati per reati sessuali, per maltrattamenti contro familiari o conviventi e per atti persecutori (articolo 17).
  Con specifico riguardo all'inadempimento della prestazione risarcitoria dovuta alla vittima del reato, rispetto a cui non è possibile disporre di dati certi, potendo i dedotti inadempimenti emergere solo all'esito di un esame approfondito degli atti introduttivi e dei documenti depositati nell'ambito di ogni singolo processo esecutivo mobiliare o immobiliare pendente su tutto il territorio nazionale, va detto che l'attuale quadro normativo di riferimento, già appresta uno specifico rimedio; infatti, l'articolo 145 del codice penale e l'articolo 24 dell'ordinamento penitenziario, a garanzia della corresponsione delle somme dovute a titolo di risarcimento del danno, prevedono il prelievo alla fonte sulla remunerazione spettante ai condannati per il lavoro prestato.
  Tra l'altro, occorre evidenziare che l'articolo 145 del codice penale, nel delineare un ordine di prelievo, riconosce priorità assoluta proprio alle somme dovute a titolo di risarcimento, in quanto prevalenti sia rispetto alle spese per il mantenimento del condannato, che rispetto alle spese del procedimento.
  In altre parole, alla luce dell'attuale assetto ordinamentale, si può affermare, senza tema di smentita, che con il cosiddetto «Codice rosso», il livello di tutela delle vittime di violenza domestica e di genere è stato innalzato al massimo grado possibile, ferma restando, in ogni caso, l'apertura di questo Dicastero a sperimentare, anche sul fronte risarcitorio, eventuali ulteriori margini di potenziamento della protezione dei soggetti deboli dovessero rendersi opportuni all'indomani di quelli che saranno i prossimi riscontri applicativi della novella.
  Da ultimo, nel solco della particolare sensibilità riservata al tema, è d'uopo rimarcare le misure organizzative adottate anche in ambiente penitenziario.
  In particolare, atteso il numero particolarmente elevato di soggetti ristretti sia presso la casa circondariale di Napoli «Poggioreale» che presso la casa di reclusione di Milano «Bollate» per reati come atti persecutori (articolo 612-
bis del codice penale), maltrattamenti in famiglia (articolo 572 del codice penale), violenza sessuale (articolo 609-bis, 609-ter del codice penale) sono presenti appositi circuiti destinati ai soggetti resisi autori di reati a riprovazione sociale.
  Presso il VII reparto della casa di reclusione di Milano «Bollate» è attiva l'unità di trattamento intensivo per autori di reati sessuali, gestita da una équipe di specialisti che vede coinvolti circa 30 detenuti.
  Gli stessi vengono inseriti all'interno di un percorso specifico di approfondimento del reato e prevenzione del rischio di recidiva.
  Soprattutto, per i fini che nella presente sede rilevano, occorre rimarcare che nel corso dell'attività di osservazione e trattamento, viene dato rilievo anche al tema del risarcimento del danno stabilito nei confronti della parte offesa, curando con il detenuto un'interlocuzione tesa a verificarne la volontà di risarcire il danno, qualora non vi abbia già provveduto.
  Nel caso in cui il detenuto manifesti l'intenzione di provvedere e vi siano le condizioni per poter adempiere, viene proposta l'apertura di un libretto postale su cui versare, anche periodicamente, somme da destinare a tal fine.
  

Il Ministro della giustizia: Alfonso Bonafede.


   BAGNASCO. — Al Ministro della giustizia, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   dal 15 al 18 agosto 2019 circa 300 persone, tra dirigenti e militanti del Partito Radicale insieme all'Osservatorio delle Camere penali italiane, a diversi parlamentari, ai garanti delle persone private della libertà, hanno visitato 70 istituti penitenziari in 17 regioni;

   al 31 luglio 2019 i detenuti ristretti nelle carceri erano 60.254 per una capienza regolamentare di 50.480 e il personale di ogni livello ridotto nel suo organico;

   dall'inizio dell'anno nelle carceri italiane ci sono stati 29 suicidi;

   la delegazione che ha visitato il carcere di Modena il 29 agosto 2019 era composta da: Giovanni Archilletti, Tesoriere «Associazione Piero Capone Bologna»; Maura Benvenuti, Partito Radicale; Silvia De Pasquale, Coordinamento «Associazione Piero Capone Bologna»; Vito Laruccia, Partito Radicale; Ivan Innocenti, Coordinamento «Associazione Piero Capone Bologna»; Monica Mischiatti, Coordinamento «Associazione Piero Capone Bologna»;

   nel carcere di Modena:

    i detenuti presenti sono 499, ristretti nei 369 posti regolamentari;

    i detenuti lavoranti alle dipendenze dell'amministrazione sono 131;

    sono 186 i tossicodipendenti, mentre i casi psichiatrici sono 53; 27 detenuti sono in trattamento metadonico; 4 detenuti sono sieropositivi;

    181 ristretti sono in attesa del primo giudizio;

    gli agenti di polizia penitenziaria effettivamente in servizio sono 238 a fronte di una pianta organica che ne prevedrebbe 257 –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza della situazione descritta in premessa;

   quali iniziative intendano assumere affinché sia garantito il rispetto del terzo comma dell'articolo 27 della Costituzione;

   quali iniziative intenda adottare il Governo per riportare nella legalità costituzionale il carcere di Modena e per porre fine ai trattamenti disumani e degradanti ai quali sono oggigiorno sottoposti i detenuti;

   quali iniziative di competenza si intendano adottare per fronteggiare la gravissima situazione sanitaria;

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza di quanto sopra esposto e, in caso affermativo, se e in quale modo intendano intervenire al fine di garantire un adeguato livello di assistenza alla popolazione reclusa, in generale nelle carceri italiane e, in particolare, in quella di Modena;

   quali iniziative di competenza si intendano adottare per vigilare affinché venga garantito il diritto alla salute dei detenuti, considerata la presenza di un così alto numero di casi psichiatrici e di tossicodipendenti;

   se sia in funzione nelle carceri il servizio sanitario h24 e in che modo si intenda urgentemente far fronte ad eventuali gravi emergenze notturne.
(4-03681)

  Risposta. — Con l'atto di sindacato ispettivo in esame l'interrogante, nel fare riferimento agli esiti della visita presso il carcere di Modena effettuata lo scorso 29 agosto da dirigenti e militanti del Partito Radicale, insieme all'Osservatorio delle camere penali italiane, a diversi parlamentari ed ai garanti delle persone private della libertà, da cui sarebbero emerse una serie di criticità quali il tasso di sovraffollamento della popolazione detenuta e la scopertura degli organici di polizia penitenziaria chiede di sapere se il Ministro della giustizia sia a conoscenza della situazione, quali iniziative intenda assumere affinché sia garantito il rispetto dell'articolo 27 della Costituzione, quali iniziative si intendano adottare per riportare nella legalità costituzionale il suddetto carcere e porre fine ai trattamenti disumani e degradanti ai quali sono sottoposti i detenuti, quali iniziative di competenza si intendano assumere per fronteggiare la grave situazione sanitaria, se e in quale modo si intenda intervenire per garantire un adeguato livello di assistenza alla popolazione reclusa, quali iniziative di competenza si intendano adottare per vigilare affinché venga garantito il diritto alla salute dei detenuti, considerata la presenza di un così alto numero di casi psichiatrici e di tossicodipendenti, se sia in funzione il servizio di assistenza sanitaria h24 e in che modo si intenda urgentemente far fronte ad eventuali gravi emergenze notturne.
  Preliminarmente si deve far rilevare che alla data del 13 novembre 2019 presso la casa circondariale di Modena risultano presenti 536 detenuti, rispetto a una capienza regolamentare pari a complessivi 369 posti disponibili, rilevandosi un indice percentuale di affollamento pari al 146,85 per cento, effettivamente superiore alla media nazionale che si attesta intorno al 128 per cento.
  Pur a fronte di tale tasso di sovraffollamento, occorre rimarcare che non si registra alcuna violazione dei parametri minimi stabiliti dalla Cedu, in quanto presso la struttura in argomento 33 detenuti risultano allocati in uno spazio compreso tra i 3 e i 4 metri quadrati, mentre i restanti 501 ristretti risultano avere a disposizione, nelle rispettive camere di pernottamento, uno spazio di vivibilità superiore ai 4 metri quadrati.
  Per quanto riguarda il tasso di detenuti stranieri particolarmente elevato (343 rispetto ai 193 italiani) va dato atto dell'azione che, in campo internazionale, il Ministero sta già conducendo al fine di favorirne il rimpatrio per l'espiazione del residuo di pena nei rispettivi Paesi di origine, proseguendo i negoziati in essere, stipulando nuovi accordi e valorizzando altresì lo strumento dell'espulsione verso i Paesi d'origine per quei detenuti la cui pena residua lo consenta.
  In particolare, è fermo proposito di questo Dicastero sviluppare e condurre in porto in tempi ragionevoli i negoziati già in corso con molti Stati (Capo Verde, Filippine, Tunisia, Vietnam, Cina), affinché, in linea con i risultati soddisfacenti già conseguiti nell'anno corrente (Argentina, Colombia, Kosovo, Mali, Libia, Niger, Nigeria, Taiwan, Paraguay) nuovi accordi vengano siglati anche nell'anno venturo e verranno aperti nuovi fronti di dialogo con Paesi come la Bolivia e Cuba.
  Nella medesima direzione deflattiva si iscrive la recente istituzione, presso il Ministero della giustizia, di un tavolo tecnico fra il dipartimento dell'amministrazione penitenziaria ed il dipartimento per gli affari di giustizia con l'obiettivo di stimolare l'adozione e l'esecuzione di provvedimenti di espulsione dei detenuti stranieri
ex articolo 16, comma 5, decreto legislativo n. 286 del 1998 (testo unico immigrazione) verso i Paesi d'origine, velocizzandone le procedure di identificazione all'atto dell'ingresso in carcere attraverso lo sviluppo di una sinergia virtuosa con gli uffici immigrazione delle questure, da un lato, ed i tribunali di sorveglianza, dall'altro, ciascuno per i profili di rispettiva competenza.
  Rientra fra gli intendimenti prioritari di questo Dicastero fronteggiare incisivamente il problema del sovraffollamento carcerario anche attraverso un serio e concreto rilancio dell'edilizia penitenziaria, puntando sia alla riqualificazione degli spazi esistenti, che all'incremento dei posti detentivi.
  Nel tracciare in questa sede un profilo delle più importanti linee di intervento, oltre a richiamare l'avvenuto completamento nel 2018, da parte del Mit, dei tre padiglioni detentivi da 200 posti ciascuno presso gli istituti penitenziari di Parma, Lecce e Trani, occorre dare atto dell'imminente ultimazione dei due padiglioni detentivi da 200 posti presso gli istituti penitenziari di Sulmona e Taranto e del nuovo padiglione in realizzazione presso la casa di reclusione di Milano «Opera» per ulteriori n. 400 posti detentivi.
  Dei circa 3.500 posti attualmente risultanti inagibili, circa 1.000 sono già compresi nei procedimenti e negli interventi avviati con i finanziamenti del piano carceri e con la successiva rimodulazione deliberata dal comitato paritetico per l'edilizia penitenziaria, curati dai competenti provveditorati interregionali per le opere pubbliche del Mit.
  Sono in corso i procedimenti a cura del Mit, per la ricerca dell'area del nuovo istituto penitenziario di Savona e la progettazione e realizzazione di nuove strutture detentive, nonché a cura della provincia autonoma di Bolzano, per il nuovo carcere della città, per un totale di circa 3.500 nuovi posti, che, sommati ai 51.500 sopracitati, porterebbero al raggiungimento di un realistico obiettivo di medio termine, entro il 2025, di circa 55.000 posti detentivi.
  Nel solco normativo tracciato dal cosiddetto decreto-legge Semplificazione (decreto-legge 14 dicembre 2018, n. 135, convertito, con modificazioni, dalla legge 11 febbraio 2019, n. 12), si dovranno portare a compimento le riconversioni a uso penitenziario della ex caserma «Battisti» di Bagnoli e della ex caserma «Bixio» di Casale Monferrato, mentre è imminente il conferimento all'amministrazione penitenziaria della caserma «Barbetti» di Grosseto e sono in corso gli studi di fattibilità per la riconversione della (caserma «Capozzi» di Bari.
  Al contempo si darà seguito al progetto di realizzazione di nuove strutture modulari da 200 posti ciascuna all'interno delle cinte murarie di alcuni istituti che presentano le connotazioni morfologiche adatte per complessivi 960 posti detentivi.
  Con specifico riferimento alla dotazione organica del personale di polizia penitenziaria, va evidenziato che le maggiori scoperture presso la struttura in argomento si registrano nel ruolo dei sovrintendenti, in parte compensate, quanto meno dal punto di vista numerico, dagli esuberi nel ruolo degli agenti/assistenti.
  In ogni caso, anche nell'ottica di un riequilibrio funzionale, va ricordato che da poco si sono concluse le procedure per il concorso interno a complessivi 2.851 posti proprio per la nomina alla qualifica di vice sovrintendente del ruolo sia maschile che femminile del corpo i cui vincitori, al termine del corso di formazione, costituiranno un bacino significativo a cui attingere per colmare le diffuse scoperture che su tutto il territorio si registrano in questo profilo professionale.
  Si tratta di una misura che si innesta a pieno titolo nel più ampio alveo delle mirate politiche assunzionali perseguite da questo Ministero, anche nel comparto penitenziario.
  A tal riguardo ci si limita a evidenziare che è in atto il corso di formazione anche per i vincitori del concorso a 80 posti di vice commissario, mentre verranno completate le procedure concorsuali a complessivi 49 posti di ispettore superiore ed a complessivi 754 posti di allievo agente. Si provvederà, altresì, al completamento dell'assunzione straordinaria di 1.300 allievi agenti del corpo di polizia penitenziaria – ai sensi dell'articolo 1, commi 382-383, della legge 30 dicembre 2018, n. 145 (legge di bilancio 2019) – anche mediante scorrimento delle graduatorie vigenti e verranno inoltre avviate, nei prossimi mesi, le procedure per la copertura dei posti di vice sovrintendenti conseguito all'incremento della dotazione organica previsto dall'articolo 44, comma 8, lettere
b) e b-bis), del decreto legislativo 29 maggio 2017, n. 95 (di revisione dei ruoli delle forze di polizia), e alle vacanze disponibili dal 31 dicembre 2017 al 31 dicembre 2018.
  È altresì previsto un programma straordinario di assunzioni per i prossimi anni per un totale di 620 unità di polizia penitenziaria e di 150 unità del comparto funzioni Centrali con un impegno di spesa di quasi sei milioni annui per il 2020 e per il 2021.
  In tale direzione, si confida realisticamente di poter disporre, a breve, di un ampio bacino di risorse umane a cui attingere per sanare le varie scoperture di cui risentono gli istituti di tutto il territorio e rispetto a cui saranno tenute in debita considerazione anche le esigenze della casa circondariale di Modena che, comunque, va ricordato, lo scorso mese di luglio ha già usufruito di un incremento di 13 unità.
  Sul fronte dell'assistenza sanitaria non si registra alcuna specifica criticità presso la casa circondariale di Modena dove è in funzione un servizio di guardia medica continuativo nell'arco delle 24 ore.
  Il potenziamento complessivo dell'assistenza sanitaria in contesto penitenziario, entro i limiti delle proprie competenze, riveste uno specifico rilievo nell'ambito delle linee programmatiche di questo Dicastero.
  Con specifico riferimento al segnalato incremento di problematiche di natura psicologica e psichiatrica in contesto carcerario, va dato atto che sono in corso progetti per ampliare o istituire nuove sezioni delle Atsm (articolazioni per la tutela della salute mentale) presso varie strutture carcerarie del territorio.
  Inoltre, si fa presente che è intendimento di questa amministrazione continuare a sviluppare la progettualità appena descritta, nonché proporre la riattivazione dei lavori del Tavolo di consultazione permanente per la sanità penitenziaria presso la conferenza unificata, per condividere con il Ministero della salute e le regioni la definizione di un regolamento organizzativo delle articolazioni per la tutela della salute mentale con l'obiettivo di implementare l'assistenza psichiatrica negli istituti penitenziari, rendere omogenei i criteri di ammissione dei detenuti nelle Atsm e uniformare l'assistenza sul territorio nazionale.
  Proprio grazie alla necessaria sinergia con il servizio sanitario e con le regioni, si persegue l'obiettivo di ampliare e migliorare il servizio anche attraverso informazioni complete sullo stato di salute dei detenuti, un accesso veloce alle prestazioni sanitarie, un incremento dei reparti di medicina protetta
ex articolo 7 decreto-legge n. 187 del 1993 ed un rafforzamento del piano nazionale di intervento per la prevenzione dei suicidi in carcere.
  A tal riguardo, per i profili di sua competenza, il Ministero della salute ha evidenziato che sono, in corso i lavori del tavolo di consultazione permanente sull'attuazione del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 1° aprile 2008 e del comitato paritetico per il superamento degli ospedali psichiatrici giudiziari. In particolare, il suddetto Dicastero, ha rappresentato che il 15 gennaio 2019 si è svolta l'ultima riunione plenaria che ha tracciato un
focus sulle principali attività da sviluppare, individuandole nella revisione degli accordi conferenza Stato-Regioni e unificata, nel monitoraggio dei cambiamenti del settore e nella ripresa di un governo strategico della problematica gestione delle Rems che, giova ricordare, esulano dalla sfera di competenza di questo Dicastero, ai sensi del decreto-legge 22 dicembre 2011, n. 211, convertito, con modificazioni, dalla legge 17 febbraio 2012, n. 9.
  Tali propositi si innestano a pieno titolo nel più ampio alveo delle coordinate operative che puntano ad un innalzamento complessivo della qualità della vita detentiva focalizzando particolare attenzione alla valorizzazione dei rapporti familiari e della genitorialità ed al miglioramento dell'offerta trattamentale, con specifico riguardo sia alle attività didattiche, che alle iniziative in campo lavorativo.
  Sotto il primo aspetto assumono particolare rilievo l'adozione di iniziative tese, fra l'altro, ad agevolare i colloqui dei detenuti con i familiari sia favorendone la prenotazione
on line sia soprattutto, a seguito dell'adozione della circolare del 30 gennaio u.s., attraverso l'impiego dell'applicativo Skype for business per i video-colloqui.
  Attualmente già in 122 istituti di reclusione su 190 risulta attivo e funzionante il sistema
Skype – con il 64 per cento di copertura – così come in 12 su 17 tra Icam e asili nido – per una percentuale pari al 75 per cento.
  In parallelo è intendimento di questo Dicastero curare un
restyling logistico-strutturale attraverso l'allestimento e il miglioramento di spazi di accoglienza, animazione e supporto psicologico nelle strutture già esistenti.
  Sul piano trattamentale, occorre evidenziare che l'offerta didattica verrà potenziata e modernizzata sia grazie all'imminente rinnovo del protocollo d'intesa con il Miur, lungo un solco già tracciato dalla recente stipula, lo scorso 11 settembre, del protocollo d'intesa con la conferenza nazionale poli universitari (Cnupp) che prelude all'elaborazione di linee guida attraverso cui armonizzare i moduli di collaborazione fra atenei e mondo penitenziario, sia attraverso l'impiego del
web per sostenere gli esami a distanza ed espletare gli adempimenti burocratici funzionali e propedeutici.
  Ulteriore stimolo verrà impresso alle iniziative a carattere lavorativo, proseguendo nella diffusione del
format «Mi riscatto per...» ed estendendo la rete di contatti con il mondo imprenditoriale e delle cooperative così da ricreare, in contesto penitenziario, condizioni quanto più analoghe possibile al mercato del lavoro esterno e preparare al meglio i detenuti all'ingresso nel tessuto produttivo all'atto della loro remissione in libertà.
  Il 14 ottobre scorso il dipartimento dell'amministrazione penitenziaria ha istituito un'innovativa articolazione centrale (denominata
«Mi riscatto per il futuro») con il compito principale di agevolare l'incontro fra domanda ed offerta di lavoro in contesto detentivo, tra l'altro attraverso la costituzione ed implementazione di una banca dati costantemente aggiornata con le informazioni relative al profilo lavorativo-attitudinale dei soggetti ristretti così da incrementare sensibilmente le attività trattamentali a base lavorativa, favorendo per tale via il re-inserimento sociale.
  È fermo intendimento di questo Ministero valorizzare ed implementare in maniera significativa la funzionalità di tale struttura così da innalzare sensibilmente la percentuale dei detenuti lavoranti, che attualmente si attesta su una percentuale del 28 per cento, passando attraverso un radicale rinnovamento dell'impostazione di sistema del lavoro penitenziario.
  Per tale via si potrà favorire la capillare diffusione di laboratori e progettualità negli istituti di tutto il territorio e la realizzazione di cicli produttivi in cui coinvolgere stabilmente la popolazione detentiva così da assicurarle percorsi formativi e professionali qualificanti, agevolmente spendibili nei vari rami produttivi del mondo del lavoro, in tal modo facilitando sensibilmente il percorso di recupero e reinserimento sociale.
  È del tutto ragionevole ritenere che i propositi operativi sin qui sintetizzati impatteranno favorevolmente sulle condizioni e sulla qualità della vita detentiva in maniera trasversale su tutti gli istituti penitenziari tra cui, evidentemente, anche quello di Modena.

Il Ministro della giustizia: Alfonso Bonafede.


   BRAGA. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   risulta da quotidiani locali e agenzie di stampa della provincia di Treviso che il sindaco del comune di Zenson di Piave, Daniele Dalla Nese, non abbia ritenuto utile l'intervento della sua amministrazione comunale per censurare e cancellare dalla facciata – rivolta sulla pubblica via – di un palazzo situato nel centro del paese due volti stilizzati del duce Benito Mussolini e ridipinti in seguito a un restauro conservativo;

   a quanto si apprende il citato sindaco, così come la proprietà, giustificano la permanenza delle effigi del duce facendole risalire al tempo del Ventennio Fascista;

   nella XVII legislatura era stato approvato in prima lettura alla Camera un progetto di legge (A.C. 3343) volto a introdurre un articolo 293-bis nel codice penale al fine di prevedere il reato di propaganda del regime fascista e nazifascista in modo da punire chiunque propagandasse le immagini o i contenuti propri del partito fascista o del partito nazional-socialista tedesco ovvero delle relative ideologie, oppure ne richiamasse pubblicamente la simbologia e la gestualità –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza della vicenda sopra richiamata e se intenda assumere iniziative normative volte a sancire il divieto di riprodurre, divulgare e propagandare, con qualsiasi modalità, immagini o simboli propri del partito fascista e della relativa ideologia, anche al fine di evitare che possano ripetersi casi come quello di cui in premessa.
(4-04048)

  Risposta. — Il comune di Zenson di Piave, in provincia di Treviso, nei primi giorni dello scorso novembre, è stato oggetto dell'interesse della stampa locale che ha pubblicato alcune immagini del restauro del palazzo di proprietà della storica famiglia Berto, che reca tre effigi del «Duce».
  La notizia è stata oggetto di critiche da parte dell'Anpi di Treviso e da rappresentanti politici locali.
  Dalla informativa resa dalla locale Arma dei carabinieri alla prefettura di Treviso, è emerso che le immagini del Duce erano presenti nelle facciate del palazzo da oltre settant'anni, ma poco evidenti per i segni del tempo.
  A seguito dei violenti eventi atmosferici verificatisi il 2 agosto scorso, che hanno danneggiato l'edificio, i proprietari hanno dovuto effettuare lavori di ristrutturazione sullo stesso, in particolare sul tetto e sulle facciate.
  Detti lavori hanno ricompreso le effigi in parola, che ne sono risultate maggiormente visibili.
  La proprietà del palazzo ed il sindaco del citato comune hanno affermato pubblicamente che il restauro era volto esclusivamente ad un ripristino storico e non dettato da motivi ideologici.
  Su un piano più generale si assicura che è sempre alta l'attenzione e l'attività di prevenzione da parte del Ministero dell'interno per contrastare efficacemente comportamenti illeciti di gruppi e fazioni che si ispirano ai principi del nazi-fascismo e della discriminazione razziale.
  A tal fine le Forze di polizia presenti sul territorio svolgono un costante monitoraggio dei contesti e degli ambienti connotati da estremismo politico, finalizzato ad intercettare per tempo ed a prevenire il compimento di qualsivoglia illegalità.

Il Viceministro dell'interno: Vito Claudio Crimi.


   BRAMBILLA. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   da agosto 2019 gravi incendi stanno devastando la foresta pluviale nell'est della Bolivia, dipartimento di Santa Cruz;

   secondo un rapporto dell'Ong Friends of Nature Foundation (FAN), fondato su rilevazioni satellitari della Nasa e dell'Esa, al 15 settembre 2019 in Bolivia sono andati a fuoco 4,1 milioni di ettari di cui 3 nel dipartimento di Santa Cruz (come riferisce il quotidiano locale «El Deber» https://www.eldeber.com.bo). Le fiamme, ancora fuori controllo, hanno già distrutto in buona parte uno dei polmoni verdi del pianeta, straordinario scrigno di biodiversità;

   all'interrogante è pervenuto un appello, che risulterebbe inviato anche al Corpo dei vigili del fuoco italiano, da parte del signor Enrique Bruno Camacho, direttore generale del Comitato dipartimentale di operazioni d'emergenza di Santa Cruz (Coed), nel quale, di fronte alla «gravissima situazione», si chiede l'invio di «vigili del fuoco volontari specializzati nello spegnimento di incendi forestali» e di equipaggiamento. «Questa tragedia – sottolinea il signor Camacho – è andata oltre le nostre capacità» –:

   se e come il Governo intenda attivarsi per inviare al Coed gli aiuti richiesti.
(4-03630)

  Risposta. — In ordine alla vicenda segnalata dall'interrogante, si rappresenta, in primo luogo, che il Corpo nazionale dei vigili del fuoco interviene in soccorso di Paesi terzi colpiti da gravi disastri, di regola, attraverso l'attivazione del meccanismo europeo di protezione civile, per il tramite della direzione generale per gli aiuti umanitari e protezione civile della commissione europea e del dipartimento italiano di protezione civile.
  Ciò premesso, appare opportuno ricordare che il Ministero dell'interno, attraverso le sue diverse e specializzate articolazioni, si è sempre distinto per gli interventi in favore delle popolazioni colpite da calamità naturali e da gravi eventi.
  Con particolare riferimento ai fatti richiamati dall'interrogante, relativi ai gravi incendi avvenuti l'estate scorsa nell'est della Bolivia, si soggiunge infine che, tuttavia, non risulta pervenuta alcuna richiesta di intervento al dipartimento dei vigili del fuoco del soccorso pubblico e della difesa civile.
  

Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Carlo Sibilia.


   BRUNO BOSSIO. — Al Ministro della giustizia, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   dal 15 al 18 agosto 2019 circa 300 persone, tra dirigenti e militanti del Partito Radicale insieme all'Osservatorio delle Camere Penali italiane, a diversi parlamentari, ai garanti delle persone private della libertà, hanno visitato 70 istituti penitenziari in 17 regioni;

   al 31 luglio 2019 i detenuti ristretti nelle nostre carceri erano 60.254 per una capienza regolamentare di 50.480 e il personale di ogni livello ridotto nel suo organico;

   dall'inizio dell'anno nelle carceri italiane ci sono stati 29 suicidi;

   la delegazione che ha visitato il carcere di Siano (Catanzaro) il 15 agosto 2019 era composta da: Giuseppe Candido, del consiglio generale del Partito Radicale; Daniele Armellino, Partito Radicale; Rocco Ruffa, Partito Radicale; Giovanna Canigiula, Associazione Radicale Abolire la Miseria 19 Maggio; Antonio Lento, Associazione Radicale Abolire la Miseria 19 Maggio;

   la suddetta delegazione, durante la visita all'istituto, ha potuto rilevare che: i detenuti presenti sono 657 (15 assenti per permessi premio o altro). Vi è carenza di organico; l'assistenza sanitaria risulta insufficiente; le attese per le visite si prolungano per settimane, le diagnosi sono tardive. Una persona – A. B. – dichiara di aver perso 14 chilogrammi in quattro mesi e di non essere stato sottoposto ad analisi approfondite o portato in ospedale. D. C., in sciopero della fame da oltre 15 giorni, ha sospeso le terapie – ha problemi al midollo osseo, non sa se ha la leucemia e non verrebbe portato in ospedale. P. M. soffre di crisi nervose esplosive ed è un pericolo per sé e per gli altri perché lasciato in cella insieme ad altri detenuti. Il medico che dovrebbe essere reperibile h24 pare intervenga nelle urgenze anche dopo due ore. L. D. L. in isolamento per 20 giorni dall'arrivo in carcere per sospetta scabbia non avrebbe mai effettuato visita ospedaliera;

   in generale, i detenuti lamentano la mancanza di comunicazione con il tribunale di sorveglianza, che gli educatori non fanno relazioni di sintesi con il rischio di rimanere in carcere per svariati mesi in più, riferendo dell'attesa di mesi per permessi premio, di nessuna possibilità di lavoro, di nessun aiuto all'uscita, della condizione dell'isolamento che va oltre i 10/15 giorni, poiché si protrae come sosta anche di un anno e oltre, di docce insufficienti e con acqua tiepida e di condizioni igienico-sanitarie scarse –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza della situazione descritta in premessa;

   quali iniziative intendano assumere affinché sia garantito il rispetto del terzo comma dell'articolo 27 della Costituzione;

   quali iniziative di competenza intenda adottare il Governo per riportare nella legalità costituzionale il carcere di Siano e per porre fine ai trattamenti disumani e degradanti ai quali sono oggigiorno sottoposti i detenuti;

   quali iniziative di competenza si intendano adottare per fronteggiare la gravissima situazione sanitaria;

   se e in quale modo si intenda intervenire al fine di garantire un adeguato livello di assistenza alla popolazione reclusa;

   quali iniziative di competenza il Governo intenda adottare per migliorare il servizio sanitario h24 e in che modo si intenda urgentemente far fronte ad eventuali gravi emergenze notturne.
(4-03712)

  Risposta. — Con l'atto di sindacato ispettivo in esame l'interrogante, nel fare riferimento agli esiti della visita presso il carcere di Siano (Catanzaro) effettuata il 15 agosto scorso da una delegazione dei radicali italiani, da cui sono emerse una serie di criticità relative, in particolare, alla carenza di organico, all'inadeguatezza dell'assistenza sanitaria, evocando anche casi di singoli detenuti, alla inidoneità delle offerte trattamentali, alla mancanza di comunicazione con i magistrati di sorveglianza e a problematiche strutturali, con specifico riguardo ai servizi sanitari, chiede di sapere se il Ministro della giustizia sia a conoscenza della situazione descritta, quali iniziative si intendano assumere affinché sia garantito il rispetto dell'articolo 27, comma 3, della Costituzione, quali iniziative di competenza si intendano adottare per riportare nella legalità il carcere di Siano e porre fine ai trattamenti disumani e degradanti a cui sono sottoposti ogni giorno i detenuti, quali iniziative di competenza si intendano adottare per fronteggiare la grave situazione sanitaria, se ed in quale modo si intenda intervenire per garantire un adeguato livello di assistenza alla popolazione detenuta, quali iniziative si intendano adottare per migliorare il servizio sanitario h24 e in che modo si intenda far fronte ad eventuali gravi emergenze notturne.
  Va considerato in premessa che la casa circondariale «Ugo Caridi» di Catanzaro si connota per una virtuosa controtendenza rispetto a buona parte delle strutture penitenziarie del Paese, in quanto a fronte di 682 posti disponibili vi sono 641 detenuti, di tal che non si registra alcuna situazione di sovraffollamento.
  Ne consegue il pieno rispetto dei limiti dimensionali minimi stabiliti dalla Cedu.
  Quanto alla dotazione organica della polizia penitenziaria, presso l'istituto in parola, le principali scoperture si registrano nel ruolo dei Sovrintendenti, numericamente compensate dagli esuberi nel ruolo degli agenti/assistenti.
  In ogni caso, al fine di un riequilibrio anche sul piano funzionale, con riferimento alla carenza dei sovrintendenti, va ricordato in questa sede che i vincitori del concorso interno a complessivi 2.851 posti proprio per la nomina alla qualifica di Vice Sovrintendente, al termine del corso di formazione, costituiranno un bacino significativo a cui attingere per colmare le diffuse scoperture che su tutto il territorio si registrano in questo profilo professionale.
  Si tratta di una misura che si innesta a pieno titolo nel più ampio alveo delle mirate politiche assunzionali perseguite dal Ministero della giustizia, anche nel comparto penitenziario.
  A tal riguardo ci si limita a evidenziare che è in atto il corso di formazione anche per i vincitori del concorso a 80 posti di vice commissario, mentre verranno completate le procedure concorsuali a complessivi 49 posti di ispettore superiore ed a complessivi 754 posti di allievo agente. Si provvederà, altresì, al completamento dell'assunzione straordinaria di 1300 allievi agenti del corpo di polizia penitenziaria – ai sensi dell'articolo 1, commi 382-383, della legge 30 dicembre 2018, n. 145 (legge di bilancio 2019) – anche mediante scorrimento delle graduatorie vigenti e verranno inoltre avviate, nei prossimi mesi, le procedure per la copertura dei posti di vice sovrintendenti conseguito all'incremento della dotazione organica previsto dall'articolo 44, comma 8, lettere
b) e b-bis), del decreto legislativo 29 maggio 2017, n. 95 (di revisione dei ruoli delle forze di polizia), e alle vacanze disponibili dal 31 dicembre 2017 al 31 dicembre 2018.
  È altresì previsto un programma straordinario di assunzioni per i prossimi anni per un totale di 620 unità di polizia penitenziaria e di 150 unità del comparto funzioni centrali con un impegno di spesa di quasi sei milioni annui per il 2020 e per il 2021.
  In tale direzione, si confida realisticamente di poter disporre, a breve, di un ampio bacino di risorse umane a cui attingere per sanare le varie scoperture di cui risentono gli istituti di tutto il territorio e rispetto a cui saranno tenute in debita considerazione anche le esigenze della casa circondariale di Catanzaro che, comunque, va ricordato, già lo scorso mese di luglio ha fruito di un incremento di 40 unità.
  In merito all'offerta trattamentale di tipo lavorativo, premesso che ai fini di un miglior inquadramento della questione occorre innestarla nel difficile contesto lavorativo del territorio, va comunque evidenziato che sono assicurate, a mezzo di apposite liste lavoranti, l'assoluta imparzialità e uguaglianza nell'accesso al lavoro da parte dei detenuti e che i posti di lavoro sono quelli previsti dalla vigente normativa, con un numero di ore ridotto a causa della contrazione dei fondi sull'apposito capitolo di bilancio, dovuto all'innalzamento delle mercedi.
  A tal riguardo, per quanto qui di interesse, giova evidenziare che l'istituto in argomento ha comunque beneficiato di un incremento di
budget pari a circa 65.000,00 euro per l'esercizio finanziario in corso.
  La direzione dell'istituto ha garantito il suo costante impegno nella ricerca di possibilità di impiego della popolazione detenuta da parte di datori di lavoro esterni all'Amministrazione, anche attraverso l'implementazione dei lavori di pubblica utilità presso altri enti pubblici.
  Nessuna criticità è riscontrabile con riferimento ai rapporti con l'autorità giudiziaria.
  I magistrati di sorveglianza che si occupano dell'istituto di Catanzaro sono due ed entrambi accedono, alternativamente, una volta al mese; in caso di richieste o occasioni particolari, gli stessi garantiscono l'ulteriore partecipazione alla vita dell'istituto.
  Ogni ingresso mensile consta in circa 70/80 udienze.
  Analogamente è a dirsi sul diverso versante strutturale, in quanto la casa circondariale di Catanzaro è stata adeguata, quasi nella sua interezza, al decreto del Presidente della Repubblica n. 230 del 2000, mediante l'inserimento della doccia in camera di pernottamento, regolarmente alimentata da acqua calda. Restano da adeguare i padiglioni di media sicurezza e parte dell'alta sicurezza, rispetto a cui, nondimeno, consta a questo Dicastero che i detenuti ivi ristretti utilizzano regolarmente la doccia nei locali preposti con l'erogazione dell'acqua calda.
  Più che soddisfacente appare anche l'assistenza sanitaria che offre la possibilità di avere 14 branche specialistiche attive in ambito intramurario, ricorrendo al minimo le visite esterne con una sensibile contrazione anche dei tempi di attesa e di formulazione delle diagnosi.
  Costanti e continue sono le interlocuzioni in atto di questa amministrazione con l'A.S.P. territorialmente competente, al precipuo fine di migliorare il servizio di assistenza sanitaria.
  In termini più generali, occorre sottolineare che il potenziamento complessivo dell'assistenza sanitaria in contesto penitenziario, entro i limiti delle proprie competenze, riveste uno specifico rilievo nell'ambito delle linee programmatiche di questo Dicastero.
  Con specifico riguardo al segnalato incremento di problematiche di natura psicologica e psichiatrica in contesto carcerario, va dato atto che sono in corso progetti per incrementare o istituire nuove sezioni delle A.T.S.M. (articolazioni per la tutela della salute mentale) presso varie strutture carcerarie del territorio.
  Inoltre, si fa presente che è intendimento di questa amministrazione continuare a sviluppare la progettualità appena descritta, nonché proporre la riattivazione dei lavori del Tavolo di consultazione permanente per la sanità penitenziaria presso la Conferenza unificata, per condividere con il Ministero della salute e le regioni la definizione di un regolamento organizzativo delle articolazioni per la tutela della salute mentale con l'obiettivo di implementare l'assistenza psichiatrica negli istituti penitenziari, rendere omogenei i criteri di ammissione dei detenuti nelle A.T.S.M. e uniformare l'assistenza sul territorio nazionale.
  Proprio grazie alla necessaria sinergia con il servizio sanitario e con le Regioni, si persegue l'obiettivo di ampliare e migliorare il servizio anche attraverso informazioni complete sullo stato di salute dei detenuti, un accesso veloce alle prestazioni sanitarie, un incremento dei reparti di medicina protetta
ex articolo 7 del decreto-legge n. 187 del 1993 ed un rafforzamento del piano nazionale di intervento per la prevenzione dei suicidi in carcere.
  A tal riguardo, per i profili di sua competenza, il Ministero della salute ha evidenziato che sono in corso i lavori del tavolo di consultazione permanente sull'attuazione del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 1° aprile 2008 e del comitato paritetico per il superamento degli ospedali psichiatrici giudiziari. In particolare, il suddetto Dicastero, ha rappresentato che il 15 gennaio 2019 si è svolta l'ultima riunione plenaria che ha tracciato un
focus sulle principali azioni da sviluppare, individuandole nella revisione degli accordi conferenza Stato-Regioni e unificata, nel monitoraggio dei cambiamenti del settore e nella ripresa di un governo strategico della problematica gestione delle Rems che, giova ricordare, esulano dalla sfera di competenza di questo Dicastero, ai sensi del decreto-legge 22 dicembre 2011, n. 211, convertito, con modificazioni, dalla legge 17 febbraio 2012, n. 9.
  Tali propositi si innestano a pieno titolo nel più ampio alveo delle coordinate operative che puntano ad un innalzamento complessivo della qualità della vita detentiva focalizzando particolare attenzione alla valorizzazione dei rapporti familiari e della genitorialità ed al miglioramento dell'offerta trattamentale, con specifico riguardo sia alle attività didattiche, che alle iniziative in campo lavorativo.
  Sotto il primo aspetto assumono particolare rilievo l'adozione di iniziative tese, fra l'altro, ad agevolare i colloqui dei detenuti con i familiari sia favorendone la prenotazione
on line sia soprattutto, a seguito dell'adozione della circolare del 30 gennaio 2019 attraverso l'impiego dell'applicativo Skype for business per i videocolloqui.
  Attualmente già in 122 istituti di reclusione su 190 risulta attivo e funzionante il sistema
Skype – con il 64 per cento di copertura – così come in 12 su 17 tra Icam e asili nido – per una percentuale pari al 75 per cento.
  In parallelo è intendimento di questo Dicastero curare un
restyling logistico-strutturale attraverso l'allestimento e il miglioramento di spazi di accoglienza, animazione e supporto psicologico nelle strutture già esistenti.
  Sul piano trattamentale, occorre evidenziare che l'offerta didattica verrà potenziata e modernizzata sia grazie all'imminente rinnovo del protocollo d'intesa con il Miur, lungo un solco già tracciato dalla recente stipula, lo scorso 11 settembre, del protocollo d'intesa con la Conferenza nazionale poli universitari (Cnupp) che prelude all'elaborazione di linee guida attraverso cui armonizzare i moduli di collaborazione fra atenei e mondo penitenziario, sia attraverso l'impiego del
web per sostenere gli esami a distanza ed espletare gli adempimenti burocratici funzionali e propedeutici.
  Ulteriore stimolo verrà impresso alle iniziative a carattere lavorativo, proseguendo nella diffusione del
format «Mi riscatto per...» ed estendendo la rete di contatti con il mondo imprenditoriale e delle cooperative così da ricreare, in contesto penitenziario, condizioni quanto più analoghe possibile al mercato del lavoro esterno e preparare al meglio i detenuti al re-ingresso nel tessuto produttivo all'atto della loro remissione in libertà.
  Il 14 ottobre scorso il dipartimento dell'amministrazione penitenziaria ha istituito un'innovativa articolazione centrale (denominata «Mi riscatto per il futuro») con il compito principale di agevolare l'incontro fra domanda ed offerta di lavoro in contesto detentivo, tra l'altro attraverso la costituzione ed implementazione di una banca dati costantemente aggiornata con le informazioni relative al profilo lavorativo-attitudinale dei soggetti ristretti così da incrementare sensibilmente le attività trattamentali a base lavorativa, favorendo per tale via il re-inserimento sociale.
  È fermo intendimento del Ministero della giustizia valorizzare ed implementare in maniera significativa la funzionalità di tale struttura così da innalzare sensibilmente la percentuale dei detenuti lavoranti, che attualmente si attesta su una percentuale del 28 per cento passando attraverso un radicale rinnovamento dell'impostazione di sistema del lavoro penitenziario.
  Per tale via si potrà favorire la capillare diffusione di laboratori e progettualità negli istituti di tutto il territorio e la realizzazione di cicli produttivi in cui coinvolgere stabilmente la popolazione detentiva così da assicurarle percorsi formativi e professionali qualificanti, agevolmente spendibili nei vari rami produttivi del mondo del lavoro, in tal modo facilitando sensibilmente il percorso di recupero e reinserimento sociale.
  È del tutto ragionevole ritenere, in conclusione, che i propositi operativi sin qui sintetizzati impatteranno favorevolmente sulle condizioni e sulla qualità della vita detentiva in maniera trasversale su tutti gli istituti penitenziari tra cui, evidentemente, anche quello di Catanzaro.

Il Ministro della giustizia: Alfonso Bonafede.


   BURATTI. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   il telemarketing è l'attività di marketing effettuata tramite telefonate che permette alle società di contattare i titolari di un'utenza telefonica fissa o mobile per proporre prodotti, forniture o servizi. L'atteggiamento dei call center negli anni è diventato sempre più aggressivo; così, al fine di tutelare i cittadini dalla chiamate pubblicitarie indesiderate, sono state introdotte nuove misure in materia di protezione di dati personali;

   secondo quanto previsto dal Gdpr (General data protection regulation) regolamento (Ue) 2016/679 l'esercizio dei diritti in materia di protezione dei dati personali dovrebbe consentire all'interessato di conoscere chi tratta i suoi dati, le finalità e le categorie di dati oggetto del trattamento e il periodo di conservazione. E soprattutto dovrebbe essere possibile revocare l'eventuale consenso fornito alla ricezione di chiamate pubblicitarie;

   in Italia con la legge n. 5 del 2018 sono state introdotte importanti novità a tutela della privacy, prima fra tutte l'annullamento dei consensi precedentemente prestati per finalità pubblicitarie. Nonostante ciò, numerosi cittadini continuano a ricevere telefonate pubblicitarie indesiderate, sia su numeri di utenza fissi sia su cellulari, anche se hanno già manifestato la loro contrarietà. Sono numerose anche le segnalazioni ricevute dal Garante per la protezione dei dati personali e le sanzioni dallo stesso erogate nei confronti dei maggiori operatori commerciali;

   stando a quanto riportato da Il Tirreno nell'articolo del 13 maggio 2019 firmato da Ilaria Bonuccelli, in un anno ci sarebbero state 1.480 mail all'Urp del Garante contro il telemarketing aggressivo. Il 44 per cento dei reclami del 2018 riguardano chiamate, sms, mail indesiderate: circa 3.300 segnalazioni in un anno, 9 al giorno di media. Tutto questo disagio è dato dal fatto che manca ancora il regolamento attuativo che consentirebbe a 100 milioni di utenze non inserite negli elenchi telefonici di iscriversi nel registro pubblico delle opposizioni e di azzerare tutti i consensi dati nel passato;

   il 3 aprile 2019 il Garante per la protezione dei dati personali ha dato il parere allo schema di regolamento in materia di iscrizione e funzionamento del registro pubblico delle opposizioni sottolineando delle criticità e indicando delle modifiche per evitare il perpetuarsi di danni a scapito dei cittadini. Come si legge nell'articolo de Il Tirreno del 13 maggio 2019 lo schema di regolamento non rispetta la legge ed è uno scudo inefficace. Vari pericoli riguardano il modo in cui gli utenti dovrebbero esercitare il diritto di opposizione alle chiamate moleste e hanno a che fare con l'allegato delle categorie merceologiche, di cui non c'è traccia nella legge che indica che per i vecchi consensi a usare i dati per scopi commerciali basta l'iscrizione al registro pubblico delle opposizioni. Il regolamento, invece, subordina la revoca del consenso a due condizioni: il cittadino deve precisare le categorie merceologiche per le quali non vuole ricevere telefonate moleste; la revoca del consenso non scatta per le numerazioni legittimamente raccolte dall'operatore –:

   quali iniziative di competenza il Governo intenda adottare per tutelare i cittadini italiani e il loro diritto alla privacy dall'abuso della pratica del telemarketing;

   se il Governo intenda adottare iniziative per recepire le indicazioni del Garante per la protezione dei dati personali relativamente allo schema di regolamento;

   entro quali tempi il Governo intenda completare l’iter di competenza per l'emanazione del regolamento attuativo.
(4-03145)

  Risposta. Con riferimento all'interrogazione in esame, sentita la direzione generale competente, si rappresenta quanto segue.
  L'interrogante fa riferimento al nuovo regolamento di estensione del registro pubblico delle opposizioni alle numerazioni non presenti negli elenchi telefonici pubblici, secondo quanto previsto dalla legge 11 gennaio 2018, n. 5 recante «Nuove disposizioni in materia di iscrizione e funzionamento del registro delle opposizioni e istituzione di prefissi nazionali per le chiamate telefoniche a scopo statistico, promozionale e di ricerche di mercato».
  Specificamente, l'articolo 1, comma 15 della citata legge n. 5 del 2018 dispone: «Con decreto del Presidente della Repubblica, da emanare su proposta del Ministro dello sviluppo economico, ai sensi dell'articolo 17, comma 2, della legge 23 agosto 1988, n. 400, entro novanta giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge, sono apportate le opportune modifiche alle disposizioni regolamentari vigenti che disciplinano le modalità di iscrizione e funzionamento del registro delle opposizioni ed è altresì disposta l'abrogazione di eventuali disposizioni regolamentari incompatibili con le norme della presente legge».
  Ebbene, il nuovo regolamento in parola è stato approvato, in via preliminare, dal Consiglio dei ministri in data 17 gennaio 2020. Ora, dunque, il citato deve essere sottoposto ai pareri del Consiglio di Stato e delle Commissioni Parlamentari competenti, per poi essere approvato, in via definitiva, dal Consiglio dei Ministri ed emanato dal Presidente della Repubblica, per la sua pubblicazione in
Gazzetta ufficiale.
  In recepimento del parere espresso dal Dipartimento per gli affari giuridici e legislativi della Presidenza del Consiglio dei ministri, lo schema di regolamento è stato modificato, indicando una data certa per l'attivazione del nuovo servizio e la contestuale abrogazione del decreto del Presidente della Repubblica 7 settembre 2010, n. 178, che attualmente regolamenta il registro. Viste le sostanziali modifiche apportate al citato decreto del Presidente della Repubblica n. 178 del 2010, è stato infatti necessario prevedere la sua abrogazione, con un periodo transitorio fino alla concreta realizzazione tecnica del nuovo servizio.
  La data di attivazione del nuovo registro pubblico delle opposizioni è stata individuata nel 1° dicembre 2020, al fine di consentire l'espletamento di tutte le fasi della procedura riportate nello schema di decreto, una volta pubblicato in
Gazzetta ufficiale.
  Tra le modalità di accesso al registro pubblico delle opposizioni, il nuovo regolamento prevede anche l'accesso tramite Spid, sistema unico di accesso con identità digitale ai servizi
online della pubblica amministrazione italiana.
  Con riferimento all’
iter di approvazione del regolamento in parola, occorre rappresentare che, per avviare i lavori, è stato necessario attendere l'emanazione del decreto del Presidente della Repubblica 8 novembre 2018, n. 149, entrato in vigore il 3 febbraio 2019, che ha introdotto modifiche al regolamento di cui al citato decreto del Presidente della Repubblica n. 178 del 2010 per estendere il registro pubblico delle opposizioni agli indirizzi postali riportati negli elenchi telefonici.
  In attesa dell'emanazione del decreto del Presidente della Repubblica n. 149 del 2018, nel corso del 2018 il Ministero dello sviluppo economico ha istituito un apposito tavolo tecnico, che ha visto la partecipazione del Garante per la protezione dei dati personali, dell'Agcom, della Fondazione Ugo Bordoni (gestore del servizio), dell'Istat e delle associazioni di categoria maggiormente rappresentative del settore del
telemarketing. Il tavolo tecnico ha affrontato taluni nodi tecnico-giuridici, dirimendo l'ambiguità del tenore letterale di alcune disposizioni della legge n. 5 del 2018, e ha raccolto osservazioni sul funzionamento del Registro esteso ai cellulari.
  L'interrogante si sofferma inoltre sulla previsione di circoscrivere l'applicazione delle nuove disposizioni a specifiche categorie merceologiche per le quali possono automaticamente essere rifiutate le telefonate pubblicitarie. A questo riguardo si riferisce che il nuovo schema di regolamento recepisce il parere dell'Autorità garante per la protezione dei dati personali, con il quale si suggerisce di eliminare il riferimento a specifiche categorie merceologiche. Con l'iscrizione al registro è ora prevista la contestuale revoca di tutti i consensi per fini di comunicazione pubblicitaria precedentemente espressi.
  Per quanto riguarda la validità dei consensi alla ricezione di chiamate di
telemarketing in caso di iscrizione al futuro registro pubblico delle opposizioni, secondo quanto previsto dall'articolo 1, comma 5, della citata legge n. 5 del 2018, «sono fatti salvi i consensi prestati nell'ambito di specifici rapporti contrattuali in essere, ovvero cessati da non più di trenta giorni, aventi ad oggetto la fornitura di beni o servizi, per i quali è comunque assicurata, con procedure semplificate, la facoltà di revoca». Inoltre, l'articolo 1, comma 6, della medesima legge stabilisce che restino validi i consensi al trattamento dei dati per finalità pubblicitarie prestati successivamente alla data di iscrizione nel registro.
  Per quello che attiene invece alla trasparenza delle chiamate di
telemarketing, l'Agcom ha emanato la delibera n. 156/2018/CIR, in attuazione del disposto di cui all'articolo 2, comma 1 della citata legge n. 5 del 2018, il quale obbliga gli operatori che svolgono attività di call center ad identificare la linea chiamante in chiaro, con facoltà di scegliere tra l'utilizzo di appositi codici oppure l'impiego di numerazioni geografiche ricontattabili.
  Per quanto attiene all'ubicazione del
call center che effettua le chiamate, si rimanda alle disposizioni di cui comma 243, della legge 11 dicembre 2016, n. 232, che ha novellato l'articolo 24-bis Misure a sostegno della tutela dei dati personali, della sicurezza nazionale, della concorrenza e dell'occupazione nelle attività svolte da call center del decreto-legge 22 giugno 2012, n. 83. Il nuovo articolo 24-bis prevede l'obbligo di comunicazione del Paese di origine della chiamata e la possibilità, per il soggetto che la riceve, di essere indirizzato verso un operatore collocato nel territorio nazionale o in un Paese membro dell'Unione europea. Inoltre, l'utilizzo di numeri geografici in chiaro da parte di call center ubicati all'estero rende evidente al consumatore la provenienza della chiamata.
  Occorre evidenziare, infine, come sia l'articolo 24-
bis del decreto-legge n. 83 del 2012 sia la legge n. 5 del 2018 hanno stabilito la responsabilità in solido tra il soggetto che affida la campagna pubblicitaria e il call center che effettua le chiamate, rafforzando ulteriormente l'impianto normativo del settore del telemarketing.
  Con l'istituzione del registro pubblico delle opposizioni esteso alle numerazioni non presenti negli elenchi telefonici pubblici, in accordo alla legge n. 5, del 2018, si offrirà ai cittadini una soluzione contro il
telemarketing aggressivo, garantendo un maggiore controllo del trattamento dei dati personali per finalità di telemarketing. Gli utenti non saranno obbligati ad esercitare il diritto di opposizione di cui all'articolo 21 del Regolamento (UE) 679/2016 solo presso il titolare del trattamento, ma potranno farlo attraverso l'iscrizione nel registro pubblico delle opposizioni, anche in modalità selettiva, come previsto dall'articolo 1, comma 4, della citata legge n. 5 del 2018.
  In conclusione, una volta istituito il nuovo Registro esteso a tutte le numerazioni telefoniche nazionali, sarà completata la riforma del settore del
telemarketing con un forte carattere innovativo a livello europeo, che consentirà ai cittadini di esercitare il diritto di opposizione alle chiamate pubblicitarie e agli operatori di telemarketing di poter agire in un mercato trasparente e regolato da un chiaro quadro normativo.
  

Il Ministro dello sviluppo economico: Stefano Patuanelli.


   CANCELLERI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   la relazione annuale presentata al Parlamento da Mauro Palma, Garante nazionale dei detenuti, fotografa le carenze dei 191 penitenziari italiani, partendo dai cortili con servizi igienici a vista ai «cubicoli» senza finestre, arrivando alla piaga dei suicidi e del sovraffollamento;

   la Sicilia presenta diverse strutture prive di impianti di riscaldamento e di possibilità di erogazione di acqua calda continuativa. In Campania, la capienza massima delle carceri è di 6.142 persone, ma, al momento, i detenuti sono 7.660. A ciò va aggiunta l'endemica carenza di personale sanitario;

   la popolazione carceraria non è fatta di soli detenuti e delle condizioni di detenzione e del sovraffollamento ne fa le spese anche il personale della polizia penitenziaria in servizio presso le carceri italiane; personale che si trova la maggior parte delle volte in carenza d'organico e a dovere affrontare una serie di eventi critici prodotti dalla popolazione detenuta, come atti autolesionismo, tentati suicidi, risse;

   non è da sottovalutare la correlazione tra stress del lavoro e i casi di suicidi avvenuti in polizia penitenziaria; dal 2010 al 2018 sono stati registrati 252 episodi di suicidio tra gli operatori delle forze dell'ordine (carabinieri, polizia, Guardia di finanza, polizia penitenziaria, polizia locale) con un'incidenza di 9,8 casi su 100 mila appartenenti alle varie istituzioni; occorre monitorare costantemente lo stato psicologico dell'appartenente alle forze dell'ordine, mediante una più incisiva azione del servizio sanitario, e della figura dello psicologo –:

   quali iniziative abbia adottato o intenda adottare al fine di garantire, negli istituti penitenziari italiani, un'adeguata dotazione di agenti di polizia penitenziaria;

   se ritenga opportuno intraprendere, iniziative urgenti, volte a tamponare nell'immediato il problema legato alla carenza di agenti di polizia penitenziaria e prevenire il verificarsi di eventi tragici;

   se intenda avviare piani o iniziative per un carcere più dignitoso e sicuro, con una polizia penitenziaria maggiormente formata e non lasciata sola.
(4-03967)

  Risposta. — Con l'atto di sindacato ispettivo in esame l'interrogante, nell'evidenziare che le criticità dell'intero circuito detentivo vanno lette avuto riguardo non solo ai detenuti, ma tenendo in debita considerazione anche la situazione generale della polizia penitenziaria e le condizioni di difficoltà in cui essa opera, aggravate dalle scoperture d'organico che acuiscono uno stato di disagio con ricadute pregiudizievoli in termini di stress da lavoro suscettibile di sfociare anche in gesti anticonservativi, chiede di sapere quali iniziative il Ministro della giustizia abbia adottato o intenda adottare per garantire, negli istituti penitenziari, un'adeguata dotazione di agenti di polizia penitenziaria, se ritenga opportuno intraprendere iniziative urgenti volte a tamponare le scoperture di cui il corpo risente, se intenda avviare piani o iniziative per rafforzare le condizioni di sicurezza delle carceri, anche investendo sulla formazione della polizia penitenziaria.
  Sono di immediata evidenza le politiche assunzionali intraprese da questo Dicastero al fine di rafforzare in maniera incisiva il contingente organico del personale di polizia penitenziaria, nella ferma convinzione che attraverso il conseguimento di tale obiettivo passa inevitabilmente l'innalzamento delle condizioni di sicurezza delle strutture detentive del Paese.
  Quanto sostenuto trova riscontro nelle assunzioni a cui si è dato corso nel 2018 e nel 2019.
  In particolare, solo nell'anno 2018 sono stati immessi in ruolo 1.339 agenti di polizia penitenziaria e 32 ispettori superiori, mentre nell'anno 2019 sono stati immessi in ruolo 1.470 agenti di/Polizia penitenziaria e 971 vice ispettori.
  Sono attualmente in atto il corso di formazione per i vincitori del concorso interno a 2.851 posti per la nomina alla qualifica di vice sovrintendente ed il corso di formazione anche per i vincitori del concorso a 80 posti di vice commissario, mentre verranno completate le procedure concorsuali a complessivi 49 posti di ispettore superiore ed a complessivi 754 posti di allievo agente.
  Si provvedere, altresì, al completamento dell'assunzione straordinaria di 1.300 allievi agenti del corpo di polizia penitenziaria – ai sensi dell'articolo 1, commi 382-383, della legge 30 dicembre 2018, n. 145 (legge di bilancio 2019) – anche mediante scorrimento delle graduatorie vigenti e verranno inoltre avviate, nei prossimi mesi, le procedure per la copertura dei posti di vice sovrintendente conseguite all'incremento della dotazione organica previsto dall'articolo 44, comma 8, lettere
b) e b-bis), del decreto legislativo 29 maggio 2017, n. 95 (di revisione dei ruoli delle forze di polizia), e alle vacanze disponibili dal 31 dicembre 2017 al 31 dicembre 2018.
  È altresì previsto un programma straordinario di assunzioni per i prossimi anni per un totale di 620 unità di polizia penitenziaria e di 150 unità del comparto funzioni centrali con un impegno di spesa di quasi sei milioni annui per il 2020 e per il 2021.
  In tale direzione, si confida realisticamente di poter disporre, a breve, di un ampio bacino di risorse umane a cui attingere per sanare le varie scoperture di cui risentono gli istituti di tutto il territorio.
  Questo Ministero riserva altresì particolare attenzione anche agli strumenti a disposizione del personale di polizia penitenziaria.
  A tal fine sono state avviate attività per la dotazione di innovativi equipaggiamenti atti al contenimento senza pregiudizio per l'operatore penitenziario, come prodotti antitaglio e nuovi giubbotti antiproiettile, ed è attualmente allo studio la futura adozione di altri presidi di sicurezza, come prodotti paracolpi, scudi curvi e maschere facciali.
  Nella medesima direzione si iscrivono lo studio dell'impiego delle nuove tecnologie dei sistemi radar di derivazione militare nella progettazione e nel finanziamento di impianti perimetrali esterni ed impianti interni di videosorveglianza ed allarme, nonché la dotazione di strumenti per prevenire l'illecita introduzione di cellulari all'interno delle carceri, ovvero per rilevarne la presenza e schermarne la ricezione. In particolare, sono stati da poco distribuiti 40
jammer, mentre 40 metal detector, 90 apparecchiature a raggi x e 65 rilevatori portatili di cellulari, tutti recentemente acquistati, sono in corso di installazione ed altri 200 rilevatori sono in fase di acquisto.
  Sul fronte normativo, va poi ricordato che con il cosiddetto decreto sicurezza
bis (decreto-legge 14 giugno 2019, n. 53, convertito, con modificazioni, dalla legge 8 agosto 2019, n. 77), al fine di innalzare ulteriormente il livello di tutela penale per gli operatori di pubblica sicurezza, compresi gli appartenenti al corpo di polizia penitenziaria, è stata esclusa l'applicabilità dell'esimente della particolare tenuità prevista dall'articolo 131-bis del codice penale proprio rispetto ai reati di violenza, resistenza e oltraggio a pubblico ufficiale (articoli 336, 337, 341-bis del codice penale).
  Allo stesso modo va detto che, a legislazione invariata, gli operatori penitenziari già godono di uno stringente sistema di tutela apprestato, in via generale, in favore dei pubblici ufficiali e degli incaricati di pubblico servizio rispetto a condotte criminose di cui siano vittime nell'atto o a causa dello svolgimento del servizio.
  Ed invero, oltre all'aggravante a effetto comune, prevista dall'articolo 61 n. 10 del codice penale, che comporta l'aumento fino a un terzo della pena per qualunque reato commesso in loro danno, con specifico riferimento a condotte di aggressione fisica, trova applicazione l'aggravante a effetto speciale di cui all'articolo 576, comma 1, n. 5-
bis del codice penale che determina l'ergastolo, in caso di omicidio, e l'aumento della pena da un terzo alla metà, in caso di lesioni.
  Resta ferma, in ogni caso, l'apertura di questo Ministero alla valutazione di ogni altra ipotetica prospettiva di ulteriore rafforzamento della tutela degli operatori penitenziari e potenziamento delle condizioni generali di sicurezza in contesto detentivo, oltre che sul versante normativo, anche su quello organizzativo e strumentale.
  Proprio in questa direzione, del resto, lo scorso mese di aprile è stato istituito un gruppo di lavoro, composto da operatori penitenziari esperti nel settore, con il compito di individuare nuovi modelli organizzativi finalizzati a una migliore gestione degli eventi critici in ambito penitenziario.
  Gli esiti dei lavori sono attualmente oggetto di un'approfondita attività di analisi funzionale all'adozione di soluzioni utili ad incrementare il livello di sicurezza nelle carceri.
  Nel corso del 2019, le politiche di questo Ministero rispetto alla gestione del personale penitenziario sono state orientate anche al benessere psico-fisico.
  In questa direzione l'amministrazione ha continuato a finanziare interventi sul capitolo 1687 e sul capitolo 7301 per lavori di manutenzione ordinaria e straordinaria delle caserme e degli alloggi di servizio, secondo le priorità stabilite dai provveditorati regionali che hanno ricevuto in assegnazione le somme loro ripartite.
  Funzionali allo scopo sono anche le dotazioni di divise, rispetto a cui, nel corrente anno, sono stati assegnati 4,6 milioni di euro per il vestiario e si è proceduto all'acquisto di oltre 10.000 uniformi mentre, al medesimo scopo, sono stati riservati 7 milioni di euro per il 2020.
  Questo Ministero è perfettamente consapevole che, purtroppo, il fenomeno dei suicidi in contesto detentivo interessa anche gli appartenenti alla polizia penitenziaria. Nell'ultimo decennio il numero di episodi autosoppressivi che hanno riguardato il personale del corpo oscilla tra una punta massima di 11, verificatisi nel 2014 e una punta minima di 2 verificatisi l'anno successivo.
  L'attività del dipartimento dell'amministrazione penitenziaria, trasversale a tutte le categorie di personale, tende al rafforzamento delle iniziative indirizzate al benessere psicologico e al contenimento del disagio lavorativo ai fini della prevenzione del rischio
burn out.
  Nel solco del rinnovo, nel 2017, del protocollo d'intesa stipulato tra l'amministrazione penitenziaria e il consiglio nazionale dell'ordine degli psicologi, il dipartimento dell'amministrazione penitenziaria, al precipuo fine di stimolare questo virtuoso modello di cooperazione inter-istituzionale, con circolare del 16 agosto 2018 recante «Servizio per la prevenzione del suicidio rivolto al personale di polizia penitenziaria», ha avviato iniziative territoriali.
  Allo stato, secondo l'ultima rilevazione effettuata, risultano sottoscritti protocolli d'intesa con il consiglio dell'ordine degli psicologi presso i seguenti provveditorati regionali: Lazio, Abruzzo e Molise; Toscana e Umbria; Calabria; Sicilia; Triveneto; Emilia Romagna e Marche; Puglia e Basilicata; Lombardia.
  Inoltre si evidenzia che il corpo di polizia penitenziaria, attraverso 4 suoi funzionari, partecipa ai lavori dell'osservatorio permanente interforze sul fenomeno suicidario tra gli appartenenti alle forze di polizia, istituito l'8 febbraio 2019, con decreto del capo della polizia di Stato.
  L'Osservatorio ha aperto i lavori nel mese di aprile e, da allora, si è riunito con cadenza bimensile.
  Nel corso dei lavori è stata condivisa una «scheda tecnica» contenente le informazioni più importanti che attengono alla sfera della persona deceduta, che ciascuna amministrazione avrà cura di trasmettere direttamente all'osservatorio, entro pochi giorni (15/20 al massimo) dall'evento occorso.
  È stata concertata, altresì, una modalità di comunicazione, contestuale all'evento suicidario, che consiste nella compilazione e trasmissione all'osservatorio medesimo di altra «scheda sintetica» che conterrà le prime informazioni conosciute dall'amministrazione a cui appartiene il dipendente deceduto.
  Nel 2019 sono state assunte, su base territoriale, una serie di iniziative formative a tutela del benessere, svolte prevalentemente presso le sedi degli istituti penitenziari ove si sviluppano le condizioni stressogene.
  Oltre a questo tipo di iniziative «locali», vi sono state occasioni formative a carattere interprofessionale, a cui hanno preso parte operatori appartenenti ai due comparti e provenienti da strutture penitenziarie differenti.
  Tra gli obiettivi a cui tendono i progetti formativi figurano l'accrescimento delle competenze connesse alla capacità di analisi e risoluzione dei problemi, il rafforzamento delle competenze comunicative e relazionali, l'offerta di sostegno nelle situazioni emotivamente stressanti, la dotazione di strumenti per fronteggiare gli eventi critici, l'implementazione delle modalità funzionali di gestione dei conflitti, la destrutturazione del pregiudizio verso la richiesta di aiuto e la promozione della cultura del «lavorare insieme per raggiungere l'obiettivo».
  In linea generale, la metodologia formativa utilizzata è quella interattiva e i docenti sono formatori, psicologi, esperti della comunicazione,
counselor.
  Per quanto attiene alla sicurezza sul lavoro, tenuto conto delle disposizioni contenute nel decreto legislativo n. 81 del 2008, anche per il 2019 la formazione in materia è stata individuata come priorità delle attività programmate nelle sedi decentrate e asse primario dei piani annuali regionali della formazione (Parf).
  Il Ministero della giustizia guarda all'attività formativa anche in una prospettiva di più stretta attinenza all'aggiornamento professionale, individuando come sede elettiva il contrasto al terrorismo o comunque a fenomeni di proselitismo e di radicalizzazione violente.
  In particolare, sin dal 2010, è in corso un'attività formativa del personale di polizia penitenziaria tesa ad agevolare l'individuazione e la valutazione degli indicatori di un possibile processo di radicalizzazione violenta
in itinere.
  In un primo momento, l'attività formativa ha riguardato solo il personale di polizia penitenziaria, i comandanti ed i direttori degli istituti che ospitavano detenuti ristretti per reati di terrorismo, per poi essere estesa anche al personale operante nei circuiti comuni.
  L'iniziativa, ripetuta in numerose edizioni, ha permesso di formare un cospicuo numero di operatori penitenziari.
  La formazione specialistica ha riguardato anche la realizzazione, in via sperimentale di corsi intensivi di lingua araba a cui hanno preso parte varie unità di polizia penitenziaria.

Il Ministro della giustizia: Alfonso Bonafede.


   CARETTA. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   il comune di Bibione (Venezia), frazione del comune di San Michele al Tagliamento, occupa una parte del litorale veneto che è il secondo lido in Italia per numero di presenze. Come tutta la costa adriatica del Veneto, Bibione è meta di turismo italiano e internazionale, e in estate la sua popolazione esplode. La spiaggia bandiera blu di circa 9 chilometri fornita di zone per animali, le piste ciclabili, le attrazioni, gli eventi sportivi e il paradiso naturale della Pineda seducono ogni tipologia di turista riuscendo a coinvolgere tutta la famiglia, dagli adolescenti ai nonni, dai freschi sposini ai gruppi di studenti in vacanza, per non parlare del flusso di visitatori provenienti dai Paesi tedescofoni, austriaci, svizzeri, tedeschi, che rendono la spiaggia di Bibione la seconda più frequentata in Italia;

   come suddetto, durante i mesi estivi, gli abitanti di Bibione subiscono una sensibile impennata. Le rilevazioni Istat, che parlano di circa 5 milioni 500 mila presenze turistiche nel 2018, certificano ampiamente questo fenomeno;

   si fa presente però che, nonostante nei mesi estivi i residenti di Bibione si accrescano sensibilmente, sul territorio non è presente alcun distaccamento dei vigili del fuoco che possa garantire la sicurezza di abitanti e turisti. Il comando più vicino infatti è quello di Portogruaro, il quale però dista circa 30 chilometri da Bibione e deve coprire ampie zone di territorio fra cui Caorle. Nei mesi estivi in cui il traffico aumenta, il comando di Portogruaro non riesce ad assicurare il servizio su Bibione in tempi rapidi, come certificano le lunghe attese registrate durante l'incendio del 13 giugno 2019 in via Ariete, in una piccola porzione di pineta non lontana dalle terme, e durante un più recente incendio dell'11 luglio quando i vigili del fuoco sono giunti in loco dopo oltre un'ora;

   la situazione sopra esposta è particolarmente grave e richiede un intervento immediato poiché c'è in gioco la sicurezza di abitanti e turisti che devono essere obbligatoriamente tutelati –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e se intenda, per quanto di competenza, assumere iniziative volte ad istituire un distaccamento dei vigili del fuoco sul territorio del comune di Bibione, anche provvisorio, che possa garantire la sicurezza, l'incolumità delle persone e la tutela dei beni e dell'ambiente.
(4-03332)

  Risposta. — Gli incrementi della dotazione organica della qualifica di vigile del fuoco, quantitativamente e temporalmente definiti dalla legge n. 145 del 2018, consentiranno di realizzare nel breve e medio termine un generale potenziamento del dispositivo di soccorso territoriale.
  In tale quadro, si stanno attualmente definendo nel dettaglio le soluzioni per un ottimale allocazione delle risorse disponibili, individuate sulla base della valutazione comparativa delle esigenze operative rilevate in ambito nazionale.
  Per quel che attiene, nello specifico, l'area costiera veneto-friulana, si informa che sarà proposta l'istituzione di una nuova sede distaccata permanente ubicata nel comune di Latisana, nella provincia di Udine.
  La nuova sede consentirà di ottimizzare il dispositivo di soccorso per Lignano Sabbiadoro e Bibione.
  In proposito si vuole evidenziare che, coerentemente con il carattere nazionale dell'organizzazione del soccorso del Corpo nazionale dei vigili del fuoco, l'ambito di competenza operativa delle sedi permanenti viene determinato con l'attribuzione alle stesse dei territori più facilmente raggiungibili in termini di tempo, prescindendo dai loro confini amministrativi comunali, provinciali e regionali.
  Occorre peraltro precisare che, sul territorio limitrofo alla località di Bibione, sono presenti – oltre alla sede permanente di Portogruaro – anche le sedi volontarie di Caorle, Latisana e Lignano; quest'ultima, in particolare, viene inoltre potenziata nel periodo estivo mediante l'istituzione di un presidio stagionale dotato di personale permanente.
  Sulla base della legislazione vigente, resta ferma, in ogni caso, la facoltà degli Enti locali di sostenere la sottoscrizione di apposite convenzioni con il Dipartimento dei Vigili del fuoco, del soccorso pubblico e della difesa civile, finalizzate all'attivazione di presidi estivi nelle zone a maggior afflusso turistico.
  Per quanto riguarda infine l'incendio menzionato dall'onorevole, durante il quale si sarebbe verificato un ritardo negli interventi, si rappresenta che lo scorso 13 giugno, alle ore 18.25, il comando di Venezia è stato raggiunto da una richiesta di soccorso per sterpaglie che avevano preso fuoco all'interno di un parco pubblico nella frazione di Bibione, del comune di San Michele al Tagliamento. Sul posto sono intervenute le squadre dei distaccamenti di Portogruaro (arrivate alle ore 18.54), Latisana (ore 18.49) e Lignano (ore 18.49), mentre alle ore 18.40 è partita anche un'autobottepompa (ABP) da Mestre, poi rientrata in sede perché non più necessaria.
  Si soggiunge altresì che, lo scorso 11 luglio, la sala operativa 115 del Comando di Venezia non ha ricevuto nessuna richiesta di intervento per incendio in località Bibione.

  Appare opportuno evidenziare che, in ordine all'istituzione di ulteriori distaccamenti dei vigili del fuoco sul territorio, la relativa procedura non può prescindere dalle determinazioni del comune interessato, tenuto a contribuire, peraltro, anche in parte, agli oneri legati alla realizzazione del progetto.
  Al riguardo, la richiesta è effettuata, tramite il comando provinciale dei vigili del fuoco – che formula un parere tecnico in relazione al dispositivo di soccorso – al Ministero dell'interno, chiamato a valutare la fattibilità del progetto, tenuto conto delle disponibilità delle risorse, umane e finanziarie.
  

Il Viceministro dell'interno: Vito Claudio Crimi.


   CARETTA. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   il carcere «Filippo del Papa» (Casa circondariale di Vicenza) è una struttura di massima sicurezza a celle singole concepita per ospitare detenuti condannati o imputati di reati di mafia, poi adibita a casa circondariale;

   si tratta di un istituto penitenziario caratterizzato da uno stato di sovraffollamento cronico che non è calato nell'ultimo periodo. Nonostante l'apertura di una nuova area detentiva, inaugurata di recente, alcune sezioni restano inabitate a causa della carenza di personale. Infatti, assieme al sovraffollamento, quello delle risorse umane nell'ambito del reparto di polizia penitenziaria è un problema che contribuisce a rendere le condizioni di lavoro problematiche e ad elevato rischio di stress lavoro correlato. Difficoltosi sono anche l'avvio e il mantenimento di progetti educativi per i ristretti; in particolare, per quanto riguarda i corsi scolastici, le aule disponibili sono poco capienti e non coprono l'esigenza della struttura;

   infatti, i detenuti presenti ad oggi sono 315, ed in arrivo si prevedono altri 100 detenuti ad alta sicurezza di cui 36 già assegnati e di prossimo arrivo. Dunque, la stima dei detenuti complessiva è di 420 presenze (270 comuni, 100 AS3, e 50 collaboratori di giustizia). L'organico di polizia penitenziaria ad oggi conta di 190 unità amministrate e, visto il numero ingente di detenuti presenti e di prossimo arrivo, la carenza stimata di personale è di circa 60 unità, prevalentemente nel ruolo ispettori e sovrintendenti;

   nella struttura manca un direttore titolare; l'attuale direttore reggente assicura la sua presenza per soli due giorni a settimana; mancano due direttivi del Corpo di polizia penitenziaria, ed il dirigente/comandante del reparto è costretto a svolgere i propri compiti di coordinamento della polizia penitenziaria senza l'ausilio di un vice comandante e di ruoli intermedi;

   la carenza d'organico ha creato chiaramente enormi disagi al personale dipendente del carcere soprattutto in relazione alla cosiddetta «sorveglianza dinamica» e all'introduzione del sistema a «custodia aperta». La polizia penitenziaria, infatti, non è più chiamata ad attuare un controllo statico sulla popolazione detenuta, ma piuttosto un controllo incentrato sulla conoscenza e sull'osservazione della persona detenuta. Tale sistema comporta una più difficile possibilità di controllo effettivo delle sezioni, che viene decisamente aggravata quando il personale non è sufficiente come in questo caso;

   alle carenze di organico suddette e al sovraffollamento detentivo della casa circondariale, si aggiungono altre problematiche strutturali che affliggono l'intero carcere, fra le quali si ricordano: la caserma agenti fatiscente e priva di docce in camera, l'inadeguatezza dei sistemi di videosorveglianza che appaiono insufficienti a garantire la vigilanza dei detenuti e della struttura e il mancato funzionamento dei sistemi di antiscavalcamento e antintrusione; la vetustà degli automezzi del Corpo; la mancanza di automezzi blindati per il trasporto di detenuti ad alta sicurezza;

   è arrivato il momento di tutelare la categoria della polizia penitenziaria. Tali agenti svolgono, infatti, un lavoro cruciale e a tratti molto rischioso, un lavoro che spesso, in relazione alla configurazione a giudizio dell'interrogante, erronea del reato di tortura, li espone a minacce di ritorsione e vendetta;

   le problematiche precedentemente esposte devono trovare una soluzione nel più breve tempo possibile, per evitare che la situazione degeneri e porti a complicazioni e conseguenze gravissime –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e se intenda, per quanto di competenza, assumere iniziative volte ad incrementare l'organico di polizia penitenziaria della casa circondariale di Vicenza, al fine di garantire la sicurezza della struttura e il rispetto dei diritti soggettivi degli agenti penitenziari, in connessione con l'imminente incremento della popolazione detentiva;

   in che modo intenda intervenire per risolvere le molteplici criticità strutturali di cui soffre il carcere «Filippo del Papa», in modo tale da rendere più sicuro e vivibile l'intero complesso.
(4-03869)

  Risposta. — Con l'atto di sindacato ispettivo in esame l'interrogante, nel fare riferimento alle condizioni di sovraffollamento della popolazione detenuta, in cui versa il carcere «Filippo del Papa» di Vicenza, alle scoperture dell'organico di polizia penitenziaria ivi in servizio, nonché alle criticità strutturali dell'edificio ed alla vetustà degli automezzi a disposizione del corpo, chiede di sapere se il Ministro della giustizia sia a conoscenza dei fatti esposti e se intenda, per quanto di competenza, assumere iniziative volte a incrementare l'organico di polizia penitenziaria ivi in servizio, al fine di garantire la sicurezza dell'istituto e il rispetto dei diritti soggettivi degli agenti penitenziari che vi lavorano, anche in vista dell'imminente incremento della popolazione detenuta, e in che modo intenda intervenire per risolvere le molteplici criticità strutturali di cui soffre il carcere «Filippo del Papa» in modo tale da rendere più sicuro e vivibile l'intero complesso.
  Va considerato in premessa che alla data del 9 dicembre 2019, presso l'istituto di Vicenza sono presenti un totale di 390 detenuti, rispetto a una capienza regolamentare pari a complessivi 286 posti disponibili, rilevandosi un indice percentuale di affollamento pari al 149,43 per cento, come tale effettivamente superiore alla media nazionale che si attesta attorno al 128 per cento.
  Allo stato, diversamente da quanto rappresentato dall'interrogante nell'atto di sindacato ispettivo in esame, non risultano sezioni inoccupate a causa della carenza degli organici del corpo, ma 22 camere di pernottamento indisponibili (corrispondenti a complessivi 25 posti detentivi), poiché oggetto di atti vandalici da parte di detenuti e per le quali sono state avviate le relative procedure per il ripristino.
  Per quanto riguarda il tasso di detenuti stranieri particolarmente elevato (199 rispetto ai 191 italiani) va dato atto dell'azione che, in campo internazionale, il Ministero sta già conducendo al fine di favorirne il rimpatrio per l'espiazione del residuo pena nei rispettivi Paesi di origine, proseguendo i negoziati in essere, stipulando nuovi accordi e valorizzando altresì lo strumento dell'espulsione verso i Paesi d'origine per quei detenuti la cui pena residua lo consenta.
  In particolare, è fermo proposito di questo Dicastero sviluppare e condurre in porto in tempi ragionevoli i negoziati già in corso con molti Stati (Capo Verde, Filippine, Tunisia, Vietnam, Cina), affinché, in linea con i risultati soddisfacenti già conseguiti nell'anno corrente (Argentina, Colombia, Kosovo, Mali, Libia, Niger, Nigeria, Taiwan, Paraguay) nuovi accordi vengano siglati anche nell'anno venturo e verranno aperti nuovi fronti di dialogo con Paesi come la Bolivia e Cuba.
  Nella medesima direzione deflattiva si iscrive la recente istituzione, presso il Ministero della giustizia, di un tavolo tecnico fra il dipartimento dell'amministrazione penitenziaria ed il dipartimento per gli affari di giustizia con l'obiettivo di stimolare l'adozione e l'esecuzione di provvedimenti di espulsione dei detenuti stranieri
ex articolo 16, comma 5, del decreto legislativo n. 286 del 1998 (T.U. Immigrazione) verso i Paesi d'origine, velocizzandone le procedere di identificazione all'atto dell'ingresso in carcere attraverso lo sviluppo di una sinergia virtuosa con gli uffici immigrazione delle questure, da un lato, ed i tribunali di sorveglianza, dall'altro, ciascuno per i profili di rispettiva competenza.
  Sempre al fine di una razionalizzazione in chiave deflattiva dei flussi demografici, va dato atto della costante attività di monitoraggio effettuata da questo Ministero, propedeutica e funzionale all'adozione di provvedimenti di trasferimento dei detenuti con finalità perequativa.
  In questa direzione, per quanto qui rileva, nel periodo compreso fra il 1° gennaio ed il 29 ottobre, la casa circondariale di Vicenza ha beneficiato, complessivamente, di 37 provvedimenti di trasferimento di detenuti verso altre sedi,
infra ed extra distretto.
  Con specifico riferimento alla dotazione organica del personale di polizia penitenziaria, va evidenziato che le maggiori scoperture presso la struttura di in argomento si registrano nel ruolo dei sovrintendenti, in parte compensate, quanto meno dal punto di vista numerico, dagli esuberi nel ruolo degli agenti assistenti.
  In ogni caso, anche nell'ottica di un riequilibrio funzionale, va ricordato che i vincitori del concorso interno a complessivi 2.851 posti proprio per la nomina alla qualifica di vice sovrintendente del ruolo sia maschile che femminile del corpo, al termine del corso di formazione, costituiranno un bacino significativo a cui attingere per colmare le diffuse scoperture che su tutto il territorio si registrano in questo profilo professionale.
  Si tratta di una misura che si innesta a pieno titolo nel più ampio alveo delle mirate politiche assunzionali perseguite da questo Ministero, anche nel comparto penitenziario.
  A tal riguardo ci si limita a evidenziare che è in atto il corso di formazione anche per i vincitori del concorso a 80 posti di vice commissario, mentre verranno completate le procedure concorsuali a complessivi 49 posti di ispettore superiore ed a complessivi 754 posti di allievo agente. Si provvederà, altresì, al completamento dell'assunzione straordinaria di 1300 allievi agenti del Corpo di polizia penitenziaria – ai sensi dell'articolo 1, commi 382-383, della legge 30 dicembre 2018, n. 145 (legge di bilancio 2019) – anche mediante scorrimento delle graduatorie vigenti e verranno inoltre avviate, nei prossimi mesi, le procedure per la copertura dei posti di vice sovrintendenti conseguito all'incremento della dotazione organica previsto dall'articolo 44, comma 8, lettere
b) e b-bis) del decreto legislativo 29 maggio 2017, n. 95 (di revisione dei ruoli delle forze di polizia), e alle vacanze disponibili dal 31 dicembre 2017 al 31 dicembre 2018.
  È altresì previsto un programma straordinario di assunzioni per i prossimi anni per un totale di 620 unità di polizia penitenziaria e di 150 unità del comparto funzioni centrali con un impegno di spesa di quasi sei milioni annui per il 2020 e per il 2021.
  In tale direzione, si confida realisticamente di poter disporre, a breve, di un ampio bacino di risorse umane a cui attingere per sanare le varie scoperture di cui risentono gli istituti di tutto il territorio e rispetto a cui saranno tenute in debita considerazione anche le esigenze della casa circondariale di Vicenza che, comunque, va ricordato, lo scorso mese di luglio ha già usufruito di un incremento di 32 unità ed è stata altresì individuata come sede di destinazione di uno degli 80 vincitori del concorso per vice commissario, a cui prima si è fatto cenno, con funzioni di vice comandante di reparto.
  Per quanto riguarda la scopertura del posto di direttore, fermo restando che la direzione dell'istituto penitenziario risulta comunque assicurata con incarichi temporanei di reggenza, va chiarito che il 5 luglio 2019, è stata avviata la procedura per il conferimento degli incarichi dirigenziali, ai sensi dell'articolo 4 del decreto ministeriale 28 settembre 2016, relativa ai posti di funzione di direttore titolare rimasti vacanti all'esito delle suddette procedure, tra cui, il posto di funzione della casa circondariale di Vicenza.
  In termini più generali, va dato atto che è in corso di emanazione il decreto del Ministro della giustizia, di concerto con il Ministro per la semplificazione e la pubblica amministrazione, per l'individuazione delle modalità e dei criteri per l'assunzione di 35 dirigenti di istituto penitenziario, di livello dirigenziale non generale, elevati a 45, per effetto del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 20 giugno 2019.
  Si tratta, all'evidenza, di un ulteriore canale che consentirà di colmare le scoperture di cui, in tale ruolo, tuttora risentono vari istituti del Paese.
  Per quanto attiene alle criticità strutturali che più direttamente impattano sulla sicurezza della casa circondariale di Vicenza, sono attualmente allo studio sia un progetto per la realizzazione dell'impianto di protezione perimetrale sul muro di cinta e dell'impianto di videosorveglianza delle aree esterne mediante impiego di telecamere termiche, sia l'ipotesi alternativa di una soluzione di protezione perimetrale basata sull'impiego di sistemi
radar.
  Per quanto attiene, invece, alla caserma agenti, allo stato, dalle articolazioni periferiche interessate non risultano segnalazioni recenti circa criticità di particolare rilevanza.
  Con specifico riguardo al parco automezzi, l'istituto in argomento consta di 20 veicoli (di cui 14 adibiti al trasporto dei detenuti), 4 autovetture in versione radiomobile e 2 autovetture per i servizi ordinari, ma va dato atto che 2 automezzi protetti per il trasporto dei detenuti risultano in «fermo meccanico».

  Precisato, comunque, che il provveditorato regionale del triveneto, qualora rilevi carenze e criticità di mezzi di trasporto, interviene in anticipo, trasferendo e riorganizzando le risorse presenti nel proprio distretto di competenza, va detto che è in corso un progetto per l'ottimizzazione della spesa relativa al rinnovo del parco veicoli per il Corpo di polizia penitenziaria, nonché la sostituzione dei veicoli «leggeri» per il trasporto dei detenuti e del parco automezzi adibiti ai servizi istituzionali.
  Le procedure per l'acquisizione dei beni verranno espletate ricorrendo, ove possibile, al mercato delle «convenzioni Consip» e all'evidenza pubblica a livello europeo.
  In particolare, per raggiungere l'obiettivo di rinnovare il parco automezzi e soddisfare le necessità dei servizi istituzionali del corpo di polizia penitenziaria, nel corso degli anni 2018/2019 sono stati immatricolati 628 automezzi, mentre per il corrente anno sono state definite le procedure per l'approvvigionamento di altri 331 automezzi.
  Sempre nell'ottica di corrispondere all'esigenza di innalzare il livello di sicurezza generale delle strutture detentive, va dato atto dell'avvio di attività per la dotazione di innovativi equipaggiamenti atti al contenimento senza pregiudizio per l'operatore penitenziario, come prodotti antitaglio e nuovi giubbotti antiproiettile, ed è attualmente allo studio l'adozione, per l'anno venturo, di altri presidi di sicurezza, come prodotti paracolpi, scudi curvi e maschere facciali.
  Nel medesimo solco si iscrive l'inclusione, nel programma di edilizia penitenziaria 2019, di lavori di adeguamento degli impianti tecnologici di sicurezza.
  Allo stesso obiettivo corrisponde la dotazione di strumenti per il rilevamento di cellulari introdotti illecitamente e la schermatura della loro ricezione, nonché lo studio dell'impiego delle nuove tecnologie dei sistemi
radar di derivazione militare nella progettazione e nel finanziamento di impianti perimetrali esterni ed impianti interni di videosorveglianza ed allarme.
  Co-essenziali all'innalzamento del livello di sicurezza in contesto detentivo, risultano le iniziative messe in campo per potenziare, dal punto di vista strumentale, la vigilanza sul materiale in ingresso all'interno degli istituti penitenziari.
  A tal fine, sono stati da poco distribuiti 40
jammer, mentre 40 metal detector, 90 apparecchiature a raggi x e 65 rilevatori portatili di cellulari, tutti recentemente acquistati, sono in corso di installazione ed altri 200 rilevatori sono in fase di acquisto.
Il Ministro della giustizia: Alfonso Bonafede.


   CASCIELLO. — Al Ministro della giustizia, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   dal 14 al 18 agosto 2019 circa 300 persone, dirigenti e militanti del Partito Radicale, l'Osservatorio delle Camere penali italiane, diversi parlamentari, garanti delle persone private della libertà, hanno visitato 70 istituti penitenziari in 17 regioni;

   al 31 luglio 2019 i detenuti ristretti nelle carceri erano 60.254 per una capienza regolamentare di 50.480 e il personale di ogni livello è estremamente ridotto nel suo organico; dall'inizio dell'anno nelle carceri italiane ci sono stati 29 suicidi;

   la delegazione che ha visitato la casa circondariale di Vallo della Lucania (Salerno) il 16 agosto 2019 era composta da: Donato Salzano, capo delegazione Partito Radicale, professor Samuele Ciambriello, Garante regionale campano per i diritti delle persone private della libertà personale, avvocato Maria Rosaria Cardenuto, componente dello staff del Garante, avvocato Fiorinda Mirabile Camera penale salernitana ed il dottor Peppe Tarallo Comitato «Verità e Giustizia Franco Mastrogiovanni»;

   nella casa circondariale di Vallo della Lucania (Salerno) alla visita del 16 agosto la fotografia è la seguente:

   55 detenuti ristretti nei 56 posti regolamentari;

   i detenuti lavoranti alle dipendenze dell'amministrazione sono 5/6; i casi psichiatrici sono moltissimi; i ristretti che sono in attesa del primo giudizio 7; gli agenti di polizia penitenziaria effettivamente in servizio sono 7, di cui 3 destinati alle traduzioni (ogni turno di custodia) per un totale di 22 giornalieri a fronte di una pianta organica che ne prevedrebbe 26;

   si tratta di istituto dedicato in esclusiva dal dipartimento dell'amministrazione penitenziaria (Dap) a tipologie particolari di reati riguardanti la sfera sessuale; vi sono soltanto uomini e, nonostante le presenze siano al di sotto del numero legale, il sovraffollamento è strabiliante, in 7/8 in una stanza con una sola doccia e un solo wc;

   la struttura era un piccolo e stretto antico monastero riadattato in età Borbonica a carcere; fortunatamente le mura sono state da poco tinteggiate; le stanze di detenzione sono sotto il livello della strada, tant'è che la visita si è svolta a mezzogiorno, ma si teneva accesa la luce come se fosse stata mezzanotte, quando invece un primo piano a piena luce rimane chiuso per mancanza di personale;

   la Corte europea dei diritti dell'uomo ha condannato l'Italia per i trattamenti inumani e degradanti con la sentenza «Torreggiarli ed altri» del 2013, non certo e soltanto per il sovraffollamento e la mancata assistenza sanitaria ma, tra le altre cose, anche e soprattutto per l'assenza della luce naturale in stanza e negli ambienti di passeggio;

   il carcere di Vallo della Lucania come il terribile carcere di Favignana, dove le stanze sono al di sotto del livello del mare, pare abbandonato al suo destino; il personale medico e paramedico amorevole fa l'impossibile; sono pochi gli agenti, una sola educatrice encomiabile, un solo psichiatra del Ministero per 27 ore al mese e un solo psicologo dell'Asl una volta a settimana; è gravissima la carenza di questo tipo di personale, vista la tipologia di reati in trattamento e fortissima tale criticità –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza della situazione descritta in premessa e quali iniziative di competenza, anche di natura amministrativa, intendano assumere:

    a) per porre fine ai trattamenti disumani e degradanti ai quali sono sottoposti i detenuti, riportando nella legalità costituzionale il carcere di Vallo della Lucania;

    b) per fronteggiare la gravissima situazione sanitaria e assicurare un adeguato livello di assistenza alla popolazione reclusa, anche tramite la presenza di un servizio sanitario h24 per fronteggiare le eventuali gravi emergenze notturne, così garantendo il diritto alla salute dei detenuti.
(4-03765)

  Risposta. — Con l'atto di sindacato ispettivo in esame l'interrogante, nel fare riferimento agli esiti della visita presso la casa circondariale di Vallo della Lucania effettuata il 16 agosto scorso da una delegazione dei radicali italiani, da cui sono emerse una serie di criticità relative, in particolare, all'elevata presenza dei detenuti psichiatrici, all'inadeguatezza degli organici di polizia penitenziaria e delle figure degli educatori e degli psichiatri, all'inadeguatezza delle dotazioni sanitarie degli ambienti, alle condizioni di scarsa luminosità delle stanze di detenzione, chiede di sapere se il Ministro della giustizia sia a conoscenza della situazione descritta e quali iniziative di competenza, anche di natura amministrativa, intenda assumere: a) per porre fine ai trattamenti disumani e degradanti ai quali sono sottoposti i detenuti, riportando nella legalità costituzionale il carcere di Vallo della Lucania, b) per fronteggiare la gravissima situazione sanitaria e assicurare un adeguato livello di assistenza alla popolazione reclusa, anche tramite la presenza di un servizio sanitario h24 per fronteggiare le eventuali gravi emergenze notturne, così garantendo il diritto alla salute dei detenuti.
  Va considerato in premessa che, alla data del 28 novembre 2019, presso la casa circondariale di Vallo della Lucania risultano ristretti 52 detenuti rispetto a 40 posti disponibili, per una percentuale di affollamento pari al 130 per cento, come tale pressoché in linea rispetto alla media del Paese che si attesta attorno al 128 per cento.
  Ciò nondimeno, va comunque dato atto del pieno rispetto dei parametri minimi stabiliti dalla CEDU, in quanto tutti i ristretti risultano avere a disposizione, nelle rispettive camere di pernottamento, uno spazio di vivibilità superiore ai 4 metri quadrati.
  78 detenuti risultano avere a disposizione uno spazio di vivibilità compreso tra i 3 e i 4 metri quadrati, mentre i restanti 151 ristretti risultano disporre di uno spazio superiore ai 4 metri quadrati. Esiguo è il numero dei detenuti stranieri, pari a 3 rispetto ai 49 detenuti italiani, ma va comunque dato atto dell'azione che, in campo internazionale, il Ministero della giustizia sta già conducendo al fine di favorirne il rimpatrio per l'espiazione del residuo pena nei rispettivi Paesi di origine, proseguendo i negoziati in essere, stipulando nuovi accordi e valorizzando altresì lo strumento dell'espulsione verso i Paesi d'origine per quei detenuti la cui pena residua lo consenta.
  In particolare, è fermo proposito di questo Dicastero sviluppare e condurre in porto in temi ragionevoli i negoziati già in corso con molti Stati (Capo Verde, Filippine, Tunisia, Vietnam, Cina), affinché, in linea con i risultati soddisfacenti già conseguiti nell'anno corrente (Argentina, Colombia, Kosovo, Mali, Libia, Niger, Nigeria, Taiwan, Paraguay) nuovi accordi vengano siglati anche nell'anno venturo e verranno aperti nuovi fronti di dialogo con Paesi come la Bolivia e Cuba.
  Nella medesima direzione deflattiva si iscrive la recente istituzione, presso il Ministero della giustizia, di un tavolo tecnico fra il dipartimento dell'amministrazione penitenziaria ed il dipartimento per gli affari di giustizia con l'obiettivo di stimolare l'adozione e l'esecuzione di provvedimenti di espulsione dei detenuti stranieri
ex articolo 16 comma 5 decreto legislativo n. 286 del 1998 (testo unico immigrazione) verso i Paesi d'origine, velocizzandone le procedure di identificazione all'atto dell'ingresso in carcere attraverso lo sviluppo di una sinergia virtuosa con gli uffici immigrazione delle questure, da un lato, ed i tribunali di sorveglianza, dall'altro, ciascuno per i profili di rispettiva competenza.
  Quanto alla dotazione organica della polizia penitenziaria, presso l'istituto in parola, le uniche scoperture si registrano nel ruolo dei sovrintendenti, compensate almeno numericamente dall'esubero nel ruolo sia degli Ispettori che degli agenti/assistenti.
  In ogni caso, al fine di un riequilibrio anche sul piano funzionale, con riferimento alla carenza dei sovrintendenti, i vincitori del concorso interno a complessivi 2.851 posti proprio per la nomina alla qualifica di vice sovrintendente, al termine del corso di formazione, costituiranno un bacino significativo a cui attingere per colmare le diffuse scoperture che su tutto il territorio si registrano in questo profilo professionale.
  Si tratta di una misura che si innesta a pieno titolo nel più ampio alveo delle mirate politiche assunzionali perseguite dal Ministero della giustizia, anche nel comparto penitenziario.
  A tal riguardo ci si limita a evidenziare che è in atto il corso di formazione anche per i vincitori del concorso a 80 posti di vice commissario, mentre verranno completate le procedure concorsuali a complessivi 49 posti di ispettore superiore ed a complessivi 754 posti di allievo agente. Si provvederà, altresì, al completamento dell'assunzione straordinaria di 1300 allievi agenti del Corpo di polizia penitenziaria – ai sensi dell'articolo 1, commi 382-383, della legge 30 dicembre 2018, n. 145 (legge di bilancio 2019) – anche mediante scorrimento delle graduatorie vigenti e verranno inoltre avviate, nei prossimi mesi, le procedure per la copertura dei posti di vice sovrintendenti conseguito all'incremento della dotazione organica previsto dall'articolo 44, comma 8, lettere
b) e b-bis), del decreto legislativo 29 maggio 2017, n. 95 (di revisione dei ruoli delle forze di polizia), e alle vacanze disponibili dal 31 dicembre 2017 al 31 dicembre 2018.
  È altresì previsto un programma straordinario di assunzioni per i prossimi anni per un totale di 620 unità di polizia penitenziaria e di 150 unità del comparto funzioni centrali con un impegno di spesa di quasi sei milioni annui per il 2020 e per il 2021.
  In tale direzione, si confida realisticamente di poter disporre, a breve, di un ampio bacino di risorse umane a cui attingere per sanare le varie scoperture di cui risentono gli istituti di tutto il territorio e rispetto a cui saranno tenute in debita considerazione anche le esigenze della casa circondariale di Vallo della Lucania.
  La scopertura di cui attualmente risente l'area trattamentale, ove si registra la presenza di una unità rispetto alle due previste, sarà a breve reintegrata con l'interpello in corso di definizione.
  In termini più generali, per quanto qui di interesse, va altresì menzionata la procedura concorsuale per 50 posti relativi al profilo professionale di funzionario della professionalità giuridico-pedagogica, autorizzata con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 20 giugno 2019, pubblicato sulla
Gazzetta Ufficiale 29 agosto 2019, n. 204.
  Dal punto di vista delle lamentate criticità strutturali, va rimarcato che nella casa circondariale di Vallo della Lucania, allo stato, sono stati implementati tutti gli interventi possibili per migliorare le condizioni di vita interna alle sezioni e assicurare adeguati livelli di sicurezza intramuraria, in considerazione sia delle risorse disponibili sia delle esigenze degli altri istituti penitenziari di un distretto, quello campano, caratterizzato da un grado di complessità rilevante.
  Allo stato, le caratteristiche strutturali rispecchiano i canoni comunitari, non solo dal punto di vista dimensionale, secondo quanto già innanzi precisato, ma anche per quanto attiene all'illuminazione.
  Occorre debitamente precisare che l'istituto non è situato sotto il livello stradale e che il parziale appannamento delle finestre che danno sulla via cittadina è determinato dall'imprescindibile necessità di evitare, dall'esterno, la visuale degli ambienti detentivi.
  L'offerta sanitaria è modulata sulla base delle concrete esigenze dei detenuti presso la struttura.
  In particolare, lo psichiatra e lo psicologo, entrambi, dell'Asl, effettuano interventi appropriati su richiesta dei medici di istituto.
  È previsto un monte ore mensile di 26 ore per gli esperti psicologi
ex articolo 80 dell'ordinamento penitenziario.
  Sono altresì garantite le branche specialistiche della cardiologia, della odontostomatologia, dell'ortopedia, dell'infettivologia, della psichiatria, della psicologia e della medicina per le dipendenze.
  Eventuali altre prestazioni specialistiche o esami strumentali sono effettuate nei poliambulatori distrettuali o nei presidi ospedalieri viciniori.
  Per tutti i detenuti viene effettuato lo
screening per l'HCV e, in caso di risultati positivi, viene somministrata terapia eradicante. Allo stato, l'istituto penitenziario di Vallo della Lucania, insieme a quello di Eboli e di Salerno, è una struttura HCV free.
  Inoltre, viene garantita copertura vaccinale e si attua il programma di prevenzione per le patologie neoplastiche.
  Sono presenti in istituto, tutti i giorni, nelle 12 ore diurne, un medico di continuità assistenziale e due infermieri.
  Alle rare urgenze notturne provvede il servizio territoriale del 118, distante pochi metri dell'istituto.
  Il potenziamento complessivo dell'assistenza sanitaria in contesto penitenziario, entro i limiti delle proprie competenze, riveste uno specifico rilievo nell'ambito delle linee programmatiche di questo Dicastero.
  Con specifico riguardo al segnalato incremento di problematiche di natura psicologica e psichiatrica in contesto carcerario, va dato atto che sono in corso progetti per incrementare o istituire nuove sezioni delle A.t.s.m. (articolazioni per la tutela della salute mentale) presso varie strutture carcerarie del territorio.
  Inoltre, si fa presente che è intendimento di questa Amministrazione continuare a sviluppare la progettualità appena descritta, nonché proporre la riattivazione dei lavori del tavolo di consultazione permanente per la sanità penitenziaria presso la Conferenza unificata, per condividere con il Ministero della salute e le regioni la definizione di un regolamento organizzativo delle articolazioni per la tutela della salute mentale con l'obiettivo di implementare l'assistenza psichiatrica negli istituti penitenziari, rendere omogenei i criteri di ammissione dei detenuti nelle A.t.s.m. e uniformare l'assistenza sul territorio nazionale.
  Proprio grazie alla necessaria sinergia con il servizio sanitario e con le Regioni, si persegue l'obiettivo di ampliare e migliorare il servizio anche attraverso informazioni complete sullo stato di salute dei detenuti, un accesso veloce alle prestazioni sanitarie, un incremento dei reparti di medicina protetta
ex articolo 7 decreto-legge 187 del 1993 ed un rafforzamento del Piano nazionale di intervento per la prevenzione dei suicidi in carcere.
  A tal riguardo, per i profili di sua competenza, il Ministero della salute ha evidenziato che sono in corso i lavori del tavolo di consultazione permanente sull'attuazione del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 1° aprile 2008 e del comitato paritetico per il superamento degli ospedali psichiatrici giudiziari. In particolare, il suddetto Dicastero, ha rappresentato che il 15 gennaio 2019 si è svolta l'ultima riunione plenaria che ha tracciato un
focus sulle principali azioni da sviluppare, individuandole nella revisione degli accordi Conferenza Stato-regioni e Unificata, nel monitoraggio dei cambiamenti del settore e nella ripresa di un governo strategico della problematica gestione delle Rems che, giova ricordare, esulano dalla sfera di competenza di questo Dicastero, ai sensi del decreto-legge 22 dicembre 2011, n. 211, convertito con modificazioni dalla legge 17 febbraio 2012, n. 9.
  Tali propositi si innestano a pieno titolo nel più ampio alveo delle coordinate operative che puntano ad un innalzamento complessivo della qualità della vita detentiva focalizzando particolare attenzione alla valorizzazione dei rapporti familiari e della genitorialità ed al miglioramento dell'offerta trattamentale, con specifico riguardo sia alle attività didattiche, che alle iniziative in campo lavorativo.
  Sotto il primo aspetto assumono particolare rilievo l'adozione di iniziative tese, fra l'altro, ad agevolare i colloqui dei detenuti con i familiari sia favorendone la prenotazione
on line sia soprattutto, a seguito dell'adozione della circolare del 30 gennaio 2020, attraverso l'impiego dell'applicativo Skype for business per i videocolloqui.
  Attualmente già in 122 istituti di reclusione su 190 risulta attivo e funzionante il sistema
Skype – con il 64 per cento di copertura – così come in 12 su 17 tra ICAM e asili nido – per una percentuale pari al 75 per cento.
  In parallelo è intendimento di questo Dicastero curare un
restyling logistico-strutturale attraverso l'allestimento e il miglioramento di spazi di accoglienza, animazione e supporto psicologico nelle strutture già esistenti.
  Sul piano trattamentale, occorre evidenziare che l'offerta didattica verrà potenziata e modernizzata sia grazie all'imminente rinnovo del protocollo d'intesa con il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca, lungo un solco già tracciato dalla recente stipula, lo scorso 11 settembre, del protocollo d'intesa con la Conferenza nazionale poli universitari (Cnupp) che prelude all'elaborazione di linee guida attraverso cui armonizzare i moduli di collaborazione fra atenei e mondo penitenziario, sia attraverso l'impiego del web per sostenere gli esami a distanza ed espletare gli adempimenti burocratici funzionali e propedeutici.
  Ulteriore stimolo verrà impresso alle iniziative a carattere lavorativo, proseguendo nella diffusione del
format «Mi riscatto per...» ed estendendo la rete di contatti con il mondo imprenditoriale e delle cooperative così da ricreare, in contesto penitenziario, condizioni quanto più analoghe possibile al mercato del lavoro esterno e preparare al meglio i detenuti al re-ingresso nel tessuto produttivo all'atto della loro remissione in libertà.
  Il 14 ottobre scorso il dipartimento dell'amministrazione penitenziaria ha istituito un'innovativa articolazione centrale (denominata «Mi riscatto per il futuro») con il compito principale di agevolare l'incontro fra domanda ed offerta di lavoro in contesto detentivo, tra l'altro attraverso la costituzione ed implementazione di una banca dati costantemente aggiornata con le informazioni relative al profilo lavorativo-attitudinale dei soggetti ristretti così da incrementare sensibilmente le attività trattamentali a base lavorativa, favorendo per tale via il re-inserimento sociale.
  È fermo intendimento di questo Ministero valorizzare ed implementare in maniera significativa la funzionalità di tale struttura così da innalzare sensibilmente la percentuale dei detenuti lavoranti, che attualmente si attesta su una percentuale del 28 per cento passando attraverso un radicale rinnovamento dell'impostazione di sistema del lavoro penitenziario. Per tale via si potrà favorire la capillare diffusione di laboratori e progettualità negli istituti di tutto il territorio e la realizzazione di cicli produttivi in cui coinvolgere stabilmente la popolazione detentiva così da assicurarle percorsi formativi e professionali qualificanti, agevolmente spendibili nei vari rami produttivi del mondo del lavoro, in tal modo facilitando sensibilmente il percorso di recupero e reinserimento sociale.
  È del tutto ragionevole ritenere, in conclusione, che i propositi operativi sin qui sintetizzati impatteranno favorevolmente sulle condizioni e sulla qualità della vita detentiva in maniera trasversale su tutti gli istituti penitenziari tra cui, evidentemente, anche la casa circondariale di Vallo della Lucania.

Il Ministro della giustizia: Alfonso Bonafede.


   CIRIELLI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   all'esito della tornata elettorale, svoltasi con la celebrazione del primo turno il 26 maggio 2019 e del ballottaggio il 9 giugno 2019, il dottor Alberico Gambino è risultato eletto sindaco del comune di Pagani con un ampio consenso pari ad oltre il 60 per cento dei voti, sconfiggendo il sindaco uscente del Partito Democratico, Salvatore Bottone;

   da organi di stampa si apprende che il 27 giugno, l'ufficio segretario generale del comune di Pagani avrebbe trasmesso al dottor Gambino una comunicazione con ad oggetto la sua decadenza dalla carica alla luce dell'articolo 143, comma 11, del decreto legislativo n. 167 del 2000 (sulla base del quale è prevista l'impossibilità per gli amministratori locali di candidarsi alle elezioni regionali, provinciali, comunali e circoscrizionali, limitatamente al primo turno elettorale successivamente allo scioglimento dei consigli comunali e provinciali, qualora la loro incandidabilità sia dichiarata con provvedimento definitivo), che sarebbe stata dichiarata con ordinanza della Corte di cassazione pubblicata l'11 giugno 2019;

   in particolare, all'interno della comunicazione sarebbe stata allegata una nota della prefettura – ufficio territoriale di Governo di Salerno trasmessa al comune di Pagani contenente un parere del Ministero dell'interno – dipartimento per gli affari interni e territoriali. Tale parere sarebbe stato precedentemente richiesto dal sindaco uscente, peraltro ricandidato e sconfitto nelle elezioni;

   sembrerebbe all'interrogante, quindi, che un ufficio del Ministero si sia occupato di esprimere ed inviare un parere indirizzato alla prefettura di Salerno su una questione di cui è competente l'autorità giudiziaria;

   a parere dell'interrogante, si tratterebbe di una questione particolarmente delicata e discutibile che andrebbe ulteriormente chiarita in altre sedi anche per cercare di evitare dispendio delle risorse delle amministrazioni locali e centrali;

   vi è di più, a parere dell'interrogante, simile circostanza avrebbe altresì arbitrariamente destabilizzato la comunità paganese, colpito moralmente la persona del sindaco eletto e creato incertezza e tensione all'interno della giunta comunale, oltre a porsi di fatto in contrasto con gli esiti democraticamente stabiliti con la preferenza espressa dai cittadini con il voto del 26 maggio e del 9 giugno –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti e, considerata la gravità degli stessi, quali urgenti iniziative di competenza intenda porre in essere, anche di carattere normativo, al fine di contribuire a chiarire la situazione riportata in premessa ed eventuali altre analoghe.
(4-03455)

  Risposta. — Con l'interrogazione in esame l'interrogante nel richiamare l'attenzione del Ministro dell'interno sulla convalida effettuata in data 1° luglio 2019 da parte del consiglio comunale di Pagani dell'elezione del sindaco, dottor Alberico Gambino, chiede chiarimenti in merito alla vicenda.
  Come è noto il citato sindaco, candidato nelle ultime consultazioni elettorali, ha ottenuto nel turno di ballottaggio del 9 giugno 2019 il maggior numero di voti. Il successivo 13 giugno, l'ufficio centrale preposto alla verifica dei risultati e alla proclamazione degli eletti ha proceduto alla proclamazione del primo cittadino.
  Il giorno seguente, il Presidente dell'ufficio centrale ha comunicato alla prefettura di Salerno che solo nel pomeriggio del 13 giugno 2019, dopo l'avvenuta convalida, ha acquisito conoscenza dell'ordinanza della Corte di Cassazione, pubblicata l'11 giugno 2019, con la quale era stata dichiarata, in via definitiva, l'incandidabilità del suddetto Gambino, ai sensi dell'articolo 143, comma 11, del T.U.E.L. (Testo unico degli enti locali).
  Inoltre, il 30 giugno 2019 il consiglio comunale ha proceduto alla convalida del Sindaco – che nel frattempo aveva nominato la giunta – e degli altri consiglieri eletti.
  A seguito dei predetti fatti, il successivo 22 luglio 2019, il prefetto di Salerno, ritenendo sussistenti i presupposti di legge, ha promosso l'azione popolare per la decadenza dalla carica di sindaco nei confronti del citato Gambino, ai sensi dell'articolo 70 del T.U.E.L.
  Sulla questione è stato instaurato un contenzioso in merito al quale, il Tribunale di Nocera Inferiore, con ordinanza pubblicata il 9 ottobre 2019, ha accolto il ricorso proposto dall'Avvocatura distrettuale dello Stato nell'interesse del prefetto di Salerno, dichiarando decaduto il dottor Gambino dalla carica di sindaco del comune di Pagani.
  Dalla data di pubblicazione della predetta ordinanza, il Gambino si è astenuto dallo svolgimento delle funzioni di sindaco.
  Intervenuto poi il passaggio in giudicato della citata ordinanza, della quale il consiglio comunale ha preso atto con apposita deliberazione, è stato avviato l’
iter per lo scioglimento del consiglio comunale di Pagani, in base al combinato disposto degli articoli 141, comma 1, lettera b), n. 1 e 53, comma 1, del T.U.E.L.
  In base alla predetta normativa, a seguito della pronuncia di scioglimento del consiglio comunale per decadenza del sindaco, il consiglio e la giunta comunale rimangono in carica sino alle successive elezioni amministrative.
  Per il comune in questione le elezioni amministrative si terranno nella prossima primavera e, fino a quella data, le funzioni di sindaco saranno svolte dal vicesindaco.

Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Carlo Sibilia.


   CIRIELLI. — Al Ministro dell'interno, al Ministro della giustizia, al Ministro per la pubblica amministrazione. — Per sapere – premesso che:

   in base al combinato disposto degli articoli 11, comma 1, lettera a), e 10, comma 1, lettera c), del decreto legislativo 31 dicembre 2012, n. 235, gli amministratori locali che hanno riportato una condanna non definitiva per i delitti contro la pubblica amministrazione sono sospesi di diritto dalle cariche elettive;

   la Corte Costituzionale, chiamata a pronunciarsi sulla sospensione, ha confermato, a quanto a tale istituto, la natura di misura cautelare volta a tutelare esigenze proprie della funzione amministrativa e della pubblica amministrazione presso cui il soggetto presta servizio e a ridurre, nelle more dell'accertamento penale definitivo, i condizionamenti in grado di incidere sul libero esercizio del mandato elettorale e di pregiudicare interessi pubblici fondamentali dell'amministrazione;

   a seguito della riforma, talune problematiche sono state sollevate in relazione alla estensione o meno della sospensione di diritto alle condanne non definitive per reati contro la pubblica amministrazione, rimasti allo stadio del tentativo;

   secondo i pareri resi dal Ministero dell'interno, richiamando sentenze della Corte ante riforma, tale sospensione non si applicherebbe ai reati tentati contro la pubblica amministrazione ma solo per quelli consumati;

   la ratio legis del decreto legislativo n. 235 del 2012 è quella di fronteggiare il dilagare della criminalità all'interno delle istituzioni pubbliche al fine di salvaguardare l'imparzialità e il buon andamento della pubblica amministrazione e la non inclusione dei reati in forma tentata svilirebbe la funzione della sospensione quale strumento di prevenzione dell'illegalità;

   avendo riguardo alla condotta criminosa, sia consumata sia tentata, il bene giuridico tutelato non cambia, essendo sempre individuabile, per quanto riguarda i reati contro la pubblica amministrazione, in quello dell'imparzialità e del buon andamento dell'azione amministrativa;

   sulla base dei principi sin qui espressi, la mancata applicazione della previsione di cui agli articoli 11, comma 1, lettera a), e articolo 10, comma 1, lettera c), del decreto legislativo n. 235 del 2012 ai delitti tentati genera, ad avviso dell'interrogante, un grave vulnus e una interpretazione in contrasto con le norme e la ratio legis, lasciando di sfatto indenni molti amministratori locali, quali i sindaci, che hanno riportato condanne non definitive per reati tentati contro la pubblica amministrazione anche gravi, quali concussione, che di fatto minano l'imparzialità e la credibilità della funzione pubblica;

   da ultimo, si cita il caso del sindaco di Sarno, Giuseppe Canfora, condannato in primo grado a due anni di reclusione, con pena sospesa, per tentata concussione nei confronti dell'ex presidente del consorzio Asi, avvocato Gianluigi Cassandra;

   non si comprendono le ragioni per cui la sospensione de qua non possa applicarsi al delitto di concussione che, anche nell'ipotesi del tentativo, si caratterizza per una maggiore offensività del bene giuridico tutelato dalla norma rispetto, ad esempio, al reato di abuso di ufficio consumato;

   infatti, il maggior disvalore della condotta di concussione tentata comporta pene edittali più severe rispetto a quelle previste per il reato di abuso di ufficio, anche per la condotta consumata; basti osservare che per la tentata concussione, applicando la diminuzione massima prevista dall'articolo 56 del codice penale, cioè due terzi, si applicherebbe una pena da 2 a 4 anni di reclusione, quindi più severa anche rispetto all'abuso di ufficio consumato che è punito da 1 a 4 anni di reclusione;

   a parere dell'interrogante, quindi, pur in essenza di specifico richiamo in ordine a fattispecie consumata oppure tentata, la citata disposizione di cui all'articolo 10, comma 1, lettera c), deve essere considerata riferita a entrambe, stante il medesimo bene giuridico tutelato e la gravità della condotta criminosa insita sia nella fattispecie consumata che tentata;

   a tal riguardo, giova richiamare l'ormai consolidato orientamento della giurisprudenza amministrativa che in materia analoga, in relazione alla sospensione dal servizio dei dipendenti pubblici condannati anche con sentenza non definitiva per uno dei reati di cui all'articolo 3, comma 1, della legge n. 97 del 2001, ha ritenuto che nei delitti elencati dalla norma rientrano, senza che sia necessaria una indicazione specifica, sia le fattispecie consumate che quelle tentate –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti esposti in premessa e, stante la gravità degli stessi, se intendano adottare iniziative di carattere normativo per consentire l'uniforme e corretta interpretazione delle norme richiamate con conseguente applicazione della sospensione di diritto anche in caso di condanne non definitive per reati tentati;

   se non si intendano assumere, tramite la prefettura, le iniziative di competenza ai sensi dell'articolo 11, comma 5, del decreto legislativo n. 235 del 2012 finalizzate alla sospensione del sindaco di Sarno, stante la gravità del reato.
(4-03949)

  Risposta. — Con l'interrogazione in esame si chiedono chiarimenti in merito alla sospensione dalle cariche elettive degli amministratori locali che hanno riportato una condanna non definitiva per i delitti contro la pubblica amministrazione, con particolare riferimento alla vicenda che vede il coinvolgimento del Sindaco di Sarno, in provincia di Salerno.
  Al riguardo, si evidenzia che l'articolo 11, comma 1, lettera
a) del decreto legislativo n. 235 del 31 dicembre 2012, prevede la sospensione di diritto, dalle cariche indicate all'articolo 10, comma 1, per gli amministratori locali che hanno riportato una condanna non definitiva per uno dei delitti indicati all'articolo 10, comma 1, lettere a), b) e c) del medesimo testo normativo.
  Nel quadro normativo rappresentato, per le ipotesi delittuose previste dalla citata lettera
c) non viene effettuata una distinzione tra delitti tentati e consumati, diversamente da quanto previsto alla lettera b) del medesimo articolo 10, comma 1.
  Pertanto, per i delitti previsti dall'articolo 10, comma 1, lettera
c) – tra i quali è annoverato il reato di concussione di cui all'articolo 317 del codice penale – qualora tentati, non si configura l'ipotesi di sospensione dalla carica in caso di sentenza di condanna non definitiva.
  Ciò anche alla luce dell'orientamento espresso dalla Corte di Cassazione nella sentenza n. 1990 del 2003, relativamente al preesistente articolo 59 del T.U.E.L. (Testo unico enti locali), ed in conformità a quanto già sostenuto da questo Ministero in fattispecie analoghe.
  In particolare, con la citata sentenza la Corte di Cassazione ha specificato che la sospensione automatica dalle cariche elettive, in ragione della commissione di delitti da parte di pubblici ufficiali, non può essere disposta dall'autorità competente quando l'eletto sia risultato autore di un delitto tentato (nella specie, tentata concussione), posto che – dalla normativa dettata dal decreto legislativo n. 267 del 2000 – «emerge (...) come la sospensione di diritto non possa ora più riconnettersi anche alle ipotesi (minori) del delitto tentiate, come precedentemente autorizzato nel vigore» della disposizione dell'articolo 15 della legge n. 55 del 1990, come emendata dalla legge n. 16 del 1992.
  Ad avviso del giudice di legittimità, pertanto, «la condanna per delitti tentati (e non consumati) contro la (Pubblica Amministrazione "rileva" ai soli fini della decadenza e non anche della sospensione cautelare dalla carica elettiva».

  Considerato che il decreto legislativo n. 235 del 2012, che pure ha ampliato la casistica delle ipotesi di incandidabilità rispetto a quanto previsto dagli abrogati articoli 58 e 59 del T.U.E.L., nulla ha innovato rispetto alla normativa preesistente con riferimento allo specifico profilo in esame, si ritiene che i principi elaborati dalla citata giurisprudenza trovino tuttora applicazione.
  Quanto a possibili interventi normativi in materia, il Ministero della giustizia ha comunicato che, allo stato, non sono allo studio iniziative legislative volte alla modifica della disciplina vigente in tema di sospensione delle cariche elettive per gli amministratori locali che hanno riportato condanne non definitive.

Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Achille Variati.


   CIRIELLI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   per il tramite di un comunicato stampa emesso dall'organizzazione sindacale autonoma polizia penitenziaria (Osapp), si apprende che il professor Alessandro Meluzzi, medico psichiatra di fama nazionale, avrebbe gratuitamente offerto delle consulenze a favore del personale di polizia penitenziaria in servizio presso il carcere di Torino;

   per tale ragione, l'Osapp avrebbe richiesto l'autorizzazione per l'ingresso del professionista alla direzione del carcere; quest'ultima però, avrebbe incaricato il provveditore regionale in missione della decisione, il quale avrebbe negato l'autorizzazione per necessari approfondimenti;

   così, sarebbe stato negato un servizio totalmente gratuito e decisamente utile nonché necessario, in relazione alle attuali tangibili situazioni degli appartenenti al Corpo di polizia penitenziaria, concretamente scoraggiati a causa degli svariati episodi avvenuti, nell'ultimo periodo, nel carcere di Torino;

   si ricordano, tra i tanti, varie evasioni di detenuti che, ammessi al lavoro esterno, non hanno più fatto ritorno in carcere e le denunce nei confronti di alcuni agenti, perché accusati di ripetuti atti di violenza e tortura nei confronti dei detenuti. Episodi, questi, che avrebbero destabilizzato il corpo di polizia penitenziaria in servizio;

   a parere dell'interrogante, l'assistenza psicologica ai poliziotti sarebbe di grande ausilio alle complesse e difficoltose mansioni che gli stessi, quotidianamente, hanno il compito di svolgere. Il corpo di polizia penitenziaria, infatti, giornalmente, rischia la propria vita trovandosi, molto spesso, a contatto con detenuti di conclamata pericolosità sociale e ricopre un ruolo di primaria importanza per garantire l'ordine e il rispetto della legge all'interno delle carceri;

   per tali motivazioni, le scelte dell'amministrazione degli istituti penitenziari dovrebbero maggiormente rivolgersi alla tranquillità e all'equilibrio psichico e fisico degli appartenenti alla polizia penitenziaria e non solamente alle condizioni della popolazione detenuta, poiché solo così potrebbe essere garantita la sicurezza nelle carceri italiane –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti e, considerata la gravità degli stessi, quali urgenti iniziative di competenza intenda porre in essere al fine di verificare il pieno rispetto della normativa vigente in relazione alla vicenda descritta in premessa e porre rimedio alla situazione di disattenzione del sistema penitenziario nei confronti degli agenti di polizia penitenziaria.
(4-04046)

  Risposta. — Con l'interrogazione in esame l'interrogante, nel fare riferimento ad un comunicato stampa dell'Osapp, Organizzazione sindacale autonoma di polizia penitenziaria, secondo cui sarebbe stata negata l'autorizzazione all'ingresso del professor Alessandro Meluzzi all'interno del carcere di Torino per svolgere gratuitamente consulenze in favore del personale di polizia penitenziaria, prendendo spunto da tale vicenda per evidenziare la necessità di orientare le scelte organizzative anche a favore del benessere degli appartenenti al corpo, oltre che dei detenuti, chiede di sapere se il Ministro della giustizia sia a conoscenza dei fatti e quali urgenti iniziative di competenza intenda assumere al fine di verificare il pieno rispetto della normativa vigente in relazione alla vicenda in premessa e porre rimedio alla situazione di disattenzione del sistema penitenziario nei confronti degli agenti di polizia penitenziaria.
  Con riferimento alla vicenda oggetto dell'interrogazione parlamentare, va preliminarmente chiarito che la direzione della casa circondariale «Lorusso e Cutugno» di Torino, ricevuta la richiesta, da parte dell'Osapp, nei termini di cui in premessa, investiva a fini consultivi il provveditore regionale che, pur riconoscendo l'indubbio valore dell'iniziativa, evidenziava l'opportunità che venisse chiarito cosa dovesse intendersi per «supporto psicologico», atteso che le modalità dell'incontro non sembravano soddisfare le giuste esigenze di un
setting terapeutico.
  È di tutta evidenza la finalità meramente conoscitiva della richiesta interlocutoria del provveditore, anche alla luce del fatto che l'incontro veniva a configurarsi come un'intervista collettiva, propedeutica ad un più complesso studio da articolarsi in diverse fasi.
  In questo senso il provveditore autorizzava l'incontro, riconducendolo nell'alveo di una assemblea associativa e chiedendo di essere portato a conoscenza del relativo esito.
  In termini generali va poi osservato che nel corso del 2019 le politiche di questo Ministero rispetto alla gestione del personale penitenziario sono state orientate all'incremento del livello di benessere psico-fisico.
  In particolare, sono state assunte, su base territoriale, una serie di iniziative formative a tutela del benessere, svolte prevalentemente presso le sedi degli istituti penitenziari ove si sviluppano le condizioni stressogene.
  Oltre a questo tipo di iniziative «locali», vi sono state occasioni formative a carattere interprofessionale, a cui hanno preso parte operatori appartenenti ai due comparti e provenienti da strutture penitenziarie differenti.
  Tra gli obiettivi a cui tendono i progetti formativi figurano l'accrescimento delle competenze connesse alla capacità di analisi e risoluzione dei problemi, il rafforzamento delle competenze comunicative e relazionali, l'offerta di sostegno nelle situazioni emotivamente stressanti, la dotazione di strumenti per fronteggiare gli eventi critici, l'implementazione delle modalità funzionali di gestione dei conflitti, la destrutturazione del pregiudizio verso la richiesta di aiuto e la promozione della cultura del «lavorare insieme per raggiungere l'obiettivo».
  In linea generale, la metodologia formativa utilizzata è quella interattiva e i docenti sono formatori, psicologi, esperti della comunicazione,
counselor.
  Il Ministero della giustizia riserva particolare attenzione anche al fenomeno dei suicidi tra gli appartenenti al corpo.
  A tal fine, nel solco del rinnovo, nel 2017, del protocollo d'intesa stipulato tra l'amministrazione penitenziaria e il Consiglio nazionale dell'ordine degli psicologi, il Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria, al precipuo fine di stimolare questo virtuoso modello di cooperazione inter-istituzionale, con circolare del 16 agosto 2018 recante «Servizio per la prevenzione del suicidio rivolto al personale di Polizia Penitenziaria» ha avviato iniziative territoriali.
  Allo stato, secondo l'ultima rilevazione effettuata, risultano sottoscritti protocolli d'intesa con il Consiglio dell'ordine degli psicologi presso i seguenti provveditorati regionali: Lazio, Abruzzo e Molise; Toscana e Umbria; Calabria; Sicilia; Triveneto; Emilia Romagna e Marche; Puglia e Basilicata; Lombardia.
  Va anche rimarcato che il corpo di polizia penitenziaria, attraverso 4 suoi funzionari, partecipa ai lavori dell'osservatorio permanente interforze sul fenomeno suicidario tra gli appartenenti alle forze di polizia, istituito l'8 febbraio 2019, con decreto del capo della polizia di Stato.
  L'osservatorio ha aperto i lavori nel mese di aprile e, da allora, si è riunito con cadenza bimensile.
  Nel corso dei lavori è stata condivisa una «scheda tecnica» contenente le informazioni più importanti che attengono alla sfera della persona deceduta, che ciascuna Amministrazione avrà cura di trasmettere direttamente all'osservatorio, entro pochi giorni (15/20 al massimo) dall'evento occorso.
  È stata concertata, altresì, una modalità di comunicazione, contestuale all'evento suicidario, che consiste nella compilazione e trasmissione all'osservatorio medesimo di altra «scheda sintetica» che conterrà le prime informazioni conosciute dall'amministrazione a cui appartiene il dipendente deceduto.
  Anche il tema correlato della sicurezza sul lavoro è alla costante attenzione di questo Ministero che, tenuto conto delle disposizioni contenute nel decreto legislativo n. 81 del 2008, anche per il 2019 ha individuato la formazione in materia, come priorità delle attività programmate nelle sedi decentrate e asse primario dei piani annuali regionali della formazione (Parf).
  Nella medesima direzione, da ultimo, si iscrive il potenziamento delle dotazioni in favore del personale di polizia penitenziaria, essendo state avviate attività per l'introduzione di innovativi equipaggiamenti atti al contenimento senza pregiudizio per l'operatore, come prodotti antitaglio e nuovi giubbotti antiproiettile, mentre è attualmente allo studio la futura adozione di altri presidi di sicurezza, come prodotti paracolpi, scudi curvi e maschere facciali.
  Del resto, un segno concreto della costante attenzione rivolta alle esigenze, anche strumentali, del corpo della polizia penitenziaria, è rappresentato dai 196 milioni stanziati a tal fine dal decreto-legge 4 ottobre 2018, n. 113, convertito, con modificazioni, dalla legge 1° dicembre 2018, n. 132, cosiddetto decreto sicurezza.
  Tra queste risorse, va fatta menzione dell'assegnazione di 4,6 milioni di euro per il vestiario. Sono state oltre 10.000, le divise acquistate e già in via di distribuzione agli istituti, mentre per l'anno in corso sono stati riservati, a tal fine, 7 milioni di euro.

Il Ministro della giustizia: Alfonso Bonafede.


   CIRIELLI e VARCHI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   da tempo ormai gli organi di stampa nazionali e locali informano dell'esponenziale crescita di aggressioni e altre condotte illecite che i detenuti commettono all'interno delle carceri italiane, violando le leggi e i regolamenti che dovrebbero normare la vita penitenziaria;

   è di pochi giorni fa la notizia secondo cui nel carcere di Salerno – a seguito di una perquisizione straordinaria – sarebbero stati rinvenuti all'interno dell'istituto sostanze stupefacenti e dieci telefoni cellulari perfettamente funzionanti, presumibilmente utilizzati dai capiclan camorristici per comunicare con gli affiliati esterni e impartire ordini;

   quanto accaduto rappresenta solo uno degli innumerevoli episodi che quotidianamente si verificano in tutte le carceri italiane, evidenziando il collasso del sistema penitenziario e il fallimento degli interventi legislativi in materia, in particolare dell'introduzione dell'istituto della sorveglianza dinamica;

   come ha evidenziato Aldo Di Giacomo, segretario del sindacato di polizia penitenziaria, la situazione delle carceri italiane è drammatica, in quanto il sistema carcerario non è più in grado di garantire alcuna certezza sociale a causa delle politiche, troppo «buoniste», adottate negli ultimi anni che hanno concesso indistintamente anche a detenuti non meritevoli benefici e troppa libertà di movimento, rendendo le carceri italiane luoghi privi di sicurezza;

   tale circostanza è dimostrata dal fatto che, a seguito dell'introduzione della sorveglianza dinamica, intesa quale sistema di celle aperte e possibilità per i detenuti di spostarsi liberamente all'interno delle carceri, si è registrato un repentino aumento delle aggressioni contro gli appartenenti della polizia penitenziaria, vittime spesso di gravi lesioni personali;

   a parere degli interroganti l'istituto della sorveglianza dinamica, così come concepita e attuata, porrebbe inevitabilmente una serie di interrogativi, atteso che comporterebbe l'aumento del livello delinquenziale all'interno delle carceri, con gravi conseguenze sulla sicurezza della polizia penitenziaria nonché degli altri detenuti;

   le criticità della sorveglianza dinamica sono ulteriormente amplificate se si considera che la «riforma Madia» avrebbe notevolmente ridotto il personale in organico e gli ulteriori interventi legislativi degli ultimi anni non avrebbero apportato alcun ammodernamento tecnologico (esempio introduzione di sistemi di videosorveglianza) che possa assicurare livelli sufficienti di sicurezza non solo per i detenuti ma anche per il personale;

   la sicurezza e l'incolumità del personale dovrebbero sempre rappresentare il fondamento di qualsivoglia riforma penitenziaria, atteso che questi svolgono una funzione essenziale per conto della comunità, prodromica alla sicurezza dei detenuti e di quanti altri sono presenti negli istituti;

   in relazione a quanto precede, al fine di rafforzare la tutela intramuraria e scongiurare ulteriori aggressioni sarebbe opportuno ridefinire i criteri della sorveglianza dinamica e della sua applicazione, limitandone la fruibilità per chiunque abbia commesso un reato grave, anche in forma non associata, perpetrato con condotte violente e minacciose tali da far ritenere il detenuto un soggetto pericoloso per gli altri detenuti e per il personale;

   sarebbe altresì opportuno introdurre avanzati sistemi di video sorveglianza e incrementare l'organico del Corpo di polizia penitenziaria, predisponendo nuove assunzioni tramite scorrimento delle graduatorie degli idonei non vincitori e nuove procedure concorsuali –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e se non ritenga di dover adottare iniziative, per quanto di competenza, per evitare che in futuro possano verificarsi ulteriori condotte illecite come quella sopradescritta e assicurare la massima legalità e sicurezza all'interno degli istituti penitenziari.
(4-04083)

  Risposta. — Con l'atto di sindacato ispettivo in esame gli interroganti, nel fare riferimento al recente rinvenimento di sostanze stupefacenti e cellulari all'interno del carcere di Salerno all'esito di una perquisizione straordinaria, episodio indicativo del generalizzato stato di «collasso» del sistema penitenziario, anche tenuto conto dell'introduzione del modello della sorveglianza dinamica che viene messo in relazione all'incremento delle aggressioni al personale di Polizia penitenziaria e che, a loro dire, andrebbe rivisto, introducendo altresì sistemi di videosorveglianza più avanzati ed incrementando gli organici del Corpo, chiedono di sapere se il Ministro della giustizia sia a conoscenza dei fatti esposti e se non ritenga di adottare iniziative di sua competenza per evitare che in futuro possano verificarsi ulteriori condotte illecite ed assicurare la massima legalità e sicurezza all'interno degli istituti penitenziari.
  Dopo che il 4 novembre 2019 due detenuti ristretti presso la casa circondariale «Antonio Caputo» di Salerno venivano sorpresi nell'atto di scambiarsi un microcellulare, un cavetto usb ed un pezzo di carta, e per questo sanzionati con l'esclusione dall'attività in comune rispettivamente per dieci e quindici giorni, il successivo 9 novembre si dava corso ad un'attività di perquisizione straordinaria all'interno dell'istituto, in esito alla quale venivano rinvenuti dodici telefoni cellulari (quattro
smartphone e otto micro cellulari) e sostanza stupefacente del tipo hashish, per un peso complessivo lordo di grammi 2,51.
  Oltre alle iniziative disciplinari adottate nei confronti dei vari detenuti coinvolti, per due di essi veniva disposto il trasferimento ad altra sede, e della perquisizione veniva data immediata notizia alla procura della Repubblica di Salerno.
  Tanto premesso in fatto, occorre innanzitutto chiarire che il regime cosiddetto «a custodia aperta» deriva dall'esigenza per l'Italia di allinearsi ai parametri europei a seguito delle sentenze di condanna emesse dalla Corte europea dei diritti dell'uomo.
  Il regime «a custodia aperta», così come attualmente vigente, convive con il regime detentivo alternativo della «custodia chiusa» e consta di una precisa differenziazione dei detenuti e delle modalità di svolgimento della vita detentiva ai fini del raggiungimento degli obiettivi di sicurezza, responsabilizzazione dei soggetti in stato di detenzione e incremento delle attività trattamentali necessarie per la concreta attuazione della finalità rieducativa della pena.
  I detenuti per i quali viene in rilievo un grado di pericolosità significativo, desunto da fattori quali la tipologia di reato commesso, l'appartenenza ad associazioni criminali, le infrazioni disciplinari commesse, vengono infatti collocati nelle sezioni a «custodia chiusa», con una modalità di controllo diretta da parte della polizia penitenziaria.
  Al contrario, il regime «a custodia aperta» opera per i soli detenuti che presentano un grado di pericolosità lieve o basso, in base alle valutazioni elaborate dal comandante del reparto e sottoposte all'approvazione definitiva dell’
équipe presieduta dal direttore dell'istituto.
  Giova evidenziare, altresì, che la circolare 26 maggio 2015, relativa agli eventi critici, specifica che, per evitare che la nuova modalità operativa della vigilanza dinamica sia messa in crisi dagli atti di aggressione in danno al personale, così come da qualsiasi altra azione di turbativa dell'ordine e della sicurezza comunque sanzionabile, debba essere previsto, nell'ambito delle unità operative di cui al decreto del Presidente della Repubblica 15 febbraio 1999, n. 82, un servizio di controllo che intervenga in caso di bisogno del personale in servizio, oltre alla creazione di sezioni
ex articolo 32 del decreto del Presidente della Repubblica n. 230 del 2000, dando disposizione alle articolazioni periferiche di individuare alcune sezioni appositamente dedicate ove allocare quei detenuti non ancora pronti al regime aperto, ovvero che si rivelino incompatibili con lo stesso.
  In definitiva, il quadro normativo di riferimento, a legislazione invariata, presenta già un adeguato stato di differenziazione, in quanto strettamente ancorato proprio alla pericolosità dei detenuti, oltre ad essere corredato da idonee prescrizioni tese a contenere eventuali rischi degenerativi.
  Deve d'altro canto aggiungersi che, secondo quanto emerso da un recente studio condotto dal dipartimento dell'amministrazione penitenziaria, è possibile escludere qualsivoglia forma di corrispondenza biunivoca fra grado di applicazione del regime a custodia aperta e tasso di aggressioni.
  La dimostrazione oggettiva di quanto si sostiene risiede negli esiti restituiti da mirate estrazioni statistiche dalle quali risulta che i due distretti che registrano i più bassi livelli di aggressione risultano essere quelli in cui vi è rispettivamente il maggiore ed il minore grado di apertura, ossia Lombardia e Calabria.
  A ciò deve aggiungersi che regioni come Lazio, Abruzzo, Molise o Sardegna connotati da livelli di apertura superiori alla media presentano livelli bassi di aggressività, mentre questo
trend si inverte per l'Emilia Romagna che figura tra le regioni con maggior livello di apertura e presenta al contempo il più elevato indice di aggressività; allo stesso modo vi sono distretti caratterizzati da modesti livelli di apertura e contenuti indici di aggressività.
  Ne consegue l'insostenibilità di una correlazione necessaria o comunque lineare tra le due variabili.
  L'incremento del livello di sicurezza nelle strutture carcerarie del territorio costituisce un obiettivo prioritario delle politiche di questo Dicastero.
  A tal riguardo è d'uopo richiamare la circolare adottata il 9 ottobre 2018 dal dipartimento dell'amministrazione penitenziaria, che ha inteso perseguire una mirata politica di valorizzazione dell'istituto del trasferimento per ragioni di ordine e sicurezza, previsto dall'articolo 42 della legge n. 354 del 1975 (ordinamento penitenziario), a cui, del resto, si è fatto ricorso anche nel caso di specie.
  Si reputa opportuno evidenziare i benefici che ne possono conseguire in termini di incremento dei livelli di sicurezza nelle strutture detentive, tangibile anche nel più consistente ricorso a tale strumento che si è registrato dalla data di adozione della suddetta circolare al mese di marzo scorso (n. 1550 detenuti trasferiti), rispetto al numero ben più esiguo di occasioni in cui vi si è fatto ricorso nel medesimo periodo del biennio precedente (n. 1143).
  Proprio in questa direzione, lo scorso mese di aprile è stato istituito un gruppo di lavoro, composto da operatori penitenziari esperti nel settore, con il compito di individuare nuovi modelli organizzativi finalizzati a una migliore gestione degli eventi critici in ambito penitenziario.
  Gli esiti dei lavori sono attualmente oggetto di un'approfondita attività di analisi funzionale all'adozione di soluzioni utili ad incrementare il livello di sicurezza nelle carceri.
  Tale obiettivo viene perseguito anche riservando particolare attenzione agli strumenti a disposizione del personale di polizia penitenziaria.
  A tal fine sono state avviate attività per la dotazione di innovativi equipaggiamenti atti al contenimento senza pregiudizio per l'operatore penitenziario, come prodotti antitaglio e nuovi giubbotti antiproiettile, ed è attualmente allo studio la futura adozione di altri presidi di sicurezza, come prodotti paracolpi, scudi curvi e maschere facciali.
  Nella medesima direzione si iscrivono, da ultimo, lo studio dell'impiego delle nuove tecnologie dei sistemi radar di derivazione militare nella progettazione e nel finanziamento di impianti perimetrali esterni ed impianti interni di videosorveglianza ed allarme, nonché la dotazione di strumenti per prevenire l'illecita introduzione di cellulari all'interno delle carceri ovvero per rilevarne la presenza e schermarne la ricezione. In particolare, sono stati da poco distribuiti 40
jammer, mentre 40 metal detector, 90 apparecchiature a raggi x e 65 rilevatori portatili di cellulari, tutti recentemente acquistati, sono in corso di installazione ed altri 200 rilevatori sono in fase di acquisto.
  Il rafforzamento del livello di sicurezza all'interno delle strutture detentive viene perseguito anche attraverso le politiche assunzionali messe in campo da questo Dicastero in un'ottica di sensibile rafforzamento del contingente di Polizia penitenziaria.
  Oltre ai 1.162 agenti immessi in servizio la scorsa estate al termine del 175° corso, va ricordato che sono in atto il corso di formazione per i vincitori del concorso a 2.851 posti di vice sovrintendente ed il corso di formazione per i vincitori del concorso a 80 posti di vice commissario, mentre verranno completate le procedure concorsuali a complessivi 49 posti di ispettore superiore ed a complessivi 754 posti di allievo agente. Si provvederà, altresì, al completamento dell'assunzione straordinaria di 1.300 allievi agenti del Corpo di polizia penitenziaria – ai sensi dell'articolo 1, commi 382-383, della legge 30 dicembre 2018, n. 145 (legge di bilancio 2019) – anche mediante scorrimento delle graduatorie vigenti e verranno inoltre avviate, nei prossimi mesi, le procedure per la copertura dei posti di vice sovrintendenti conseguito all'incremento della dotazione organica previsto dall'articolo 44, comma 8, lettere
b) e b-bis), del decreto legislativo 29 maggio 2017, n. 95 (di revisione dei ruoli delle forze di polizia), e alle vacanze disponibili dal 31 dicembre 2017 al 31 dicembre 2018.
  È altresì previsto un programma straordinario di assunzioni per i prossimi anni per un totale di 620 unità di polizia penitenziaria e di 150 unità del comparto funzioni centrali con un impegno di spesa di quasi sei milioni annui per il 2020 e per il 2021.

  In tale direzione, si confida realisticamente di poter disporre, a breve, di un ampio bacino di risorse umane a cui attingere per fronteggiare efficacemente le varie scoperture di cui risentono gli istituti di tutto il territorio e, per essi, i correlati problemi di sicurezza che ne conseguono.
Il Ministro della giustizia: Alfonso Bonafede.


   D'ATTIS e LABRIOLA. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   il Testo unico della legge sull'ordinamento degli enti locali (Tuel), all'articolo 227, comma 2, prevede «Il rendiconto della gestione è deliberato entro il 30 aprile dell'anno successivo dall'organo consiliare, tenuto motivatamente conto della relazione dell'organo di revisione. La proposta è messa a disposizione dei componenti dell'organo consiliare prima dell'inizio della sessione consiliare in cui viene esaminato il rendiconto entro un termine, non inferiore a venti giorni, stabilito dal regolamento di contabilità»;

   il regolamento generale sull'ordinamento degli uffici e dei servizi vigente del comune di Ginosa prevede all'articolo 28 «Avocazione e controllo sostitutivo» le azioni da intraprendere, in capo al sindaco e/o al segretario comunale, in caso di inerzia o di ritardo da parte dei responsabili comunali di settore per la predisposizione di atti di loro competenza;

   in tale circostanza, sia il sindaco che il segretario comunale non hanno ritenuto di proporre alcuna diffida e/o nomina di commissario ad acta, come previsto dalla norma regolamentare, al fine di consentire l'approvazione nei termini di legge del provvedimento in discorso;

   scaduto il termine del 30 aprile 2019 per l'approvazione del rendiconto della gestione 2018, il prefetto di Taranto (dopo ben 14 giorni dalla scadenza dei termini previsti dalle norme vigenti per l'approvazione del predetto Rendiconto), in data 14 maggio 2019 con nota n. 24705, notificata ai consiglieri comunali il 15 maggio 2019, in virtù del combinato disposto dell'articolo 227, comma 2-bis, e dell'articolo 141, comma 1, lettera c) e comma 2, del T.u.e.l diffidava il comune di Ginosa (TA), entro il termine di 20 giorni, al perfezionamento dell'adempimento;

   in data 30 maggio 2019 si teneva la conferenza dei capigruppo consiliari del comune di Ginosa (TA) e per adempiere al rispetto delle norme vigenti veniva fissata per il 20 giugno 2019 la convocazione del consiglio comunale per l'approvazione del rendiconto della gestione per l'esercizio 2018;

   in data 2 giugno 2019 alle ore 9:00 veniva nuovamente convocata con urgenza dal presidente del consiglio comunale di Ginosa (TA) la conferenza dei capigruppo su sollecitazione del sindaco che prendeva atto dell'impossibilità della celebrazione del consiglio comunale;

   in data 3 giugno 2019 con nota n. 28402, il prefetto di Taranto sottoponeva all'attenzione del sindaco di Ginosa, l'urgenza dell'approvazione del rendiconto della gestione per l'esercizio 2018 del comune di Ginosa (Ta), segnalando nel contempo la nota di diffida n. 24705 del 14 maggio 2019 rivolta al presidente del consiglio comunale e al segretario comunale, in merito alla predetta approvazione, entro il termine perentorio previsto dalla stessa (20 giorni);

   in data 3 giugno 2019 il vice presidente del consiglio comunale di Ginosa convocava con nota prot. 14903 del 3 giugno 2019 il consiglio comunale per il giorno 4 giugno 2019 per l'approvazione del provvedimento de quo;

   in data 4 giugno 2019 con nota n. prot. 14993, il presidente del consiglio comunale di Ginosa «vista l'illegittimità della Convocazione del C.C. a firma del vicepresidente prot. 14903 del 3 giugno 2019» revocava la convocazione fissata per il 4 giugno 2019 e con ulteriore nota stesso prot. n. 14993 del 4 giugno 2019 (inviata anche al Ministro dell'interno) ribadiva la revoca della suddetta convocazione precisandone nel dettaglio i motivi –:

   se il Ministro interrogato intenda adottare le iniziative di competenza in relazione a quanto previsto dal combinato disposto dell'articolo 227, comma 2-bis, e dell'articolo 141, comma 1 lettera c) e comma 2, del T.u.e.l.
(4-03029)

  Risposta. — Con l'interrogazione in esame l'interrogante pone all'attenzione del Ministro dell'interno la questione relativa alla mancata approvazione del rendiconto della gestione 2018 da parte del comune di Ginosa (Taranto) entro il termine del 30 aprile dell'anno successivo, come previsto dall'articolo 227 del Testo unico delle leggi sull'ordinamento degli enti locali.
  Si richiede, in particolare, se a seguito della mancata approvazione del bilancio nei termini suindicati, sussistano le condizioni per le iniziative previste dal citato articolo 227, comma 2-
bis, in combinato disposto con l'articolo 141, comma 1, lettera c), del Tuel, quest'ultimo relativo all'ipotesi di scioglimento del consiglio comunale.
  Nella ricostruzione della vicenda, appare utile, sia pur brevemente, ripercorrere la cronologia degli eventi e la condotta delle parti interessate.
  Al riguardo, come risulta dalla documentazione agli atti, il prefetto di Taranto, verificata la scadenza del termine del 30 aprile 2019 previsto per l'approvazione del bilancio da parte del comune di Ginosa, il 14 maggio successivo ha proceduto a richiamare il Sindaco all'assolvimento degli obblighi di legge, assegnando il termine di 20 giorni per l'adempimento.
  La scadenza del termine del 4 giugno è stata peraltro ulteriormente richiamata dal prefetto il successivo 2 giugno, cui è seguita il 3 giugno la convocazione, in via d'urgenza, del Consiglio comunale.
  A seguito della revoca della suddetta convocazione per motivi di legittimità, nella stessa giornata del 4 giugno, il sindaco e il presidente del consiglio del comune di Ginosa, su loro richiesta, sono stati ricevuti dal prefetto cui hanno rappresentato le ragioni del ritardo nell'adozione dei provvedimenti richiesti.
  Dopo tre giorni, il 7 giugno, il Sindaco ha prodotto alla prefettura una articolata relazione ove ha esposto i motivi del ritardo nell'approvazione del rendiconto (tra le quali, le improvvise ed impreviste dimissioni del responsabile del servizio finanziario), nonché le iniziative poste in essere al fine di abbreviare i tempi per la conclusione del procedimento.
  In conclusione va evidenziato come, a seguito dell'intervento del prefetto, il comune non abbia mantenuto uno stato di inerzia, ma, al contrario, abbia posto in essere le iniziative del caso e, pur con un lieve ritardo, sia pervenuto all'approvazione del bilancio, intervenuta con deliberazione n. 38 del 23 giugno 2019.
  Si aggiunge anche che, sulla base del parere favorevole rilasciata dal collegio dei revisori che ha svolto le attività di controllo previste dal Tuel il rendiconto ha riportato un risultato di amministrazione al 31 dicembre 2018, pari ad euro 10.800.135.
  Sulla tematica oggetto dell'interrogazione, va anche segnalato il recente orientamento giurisprudenziale (Consiglio di Stato, Sezione V, 19 febbraio 2007, n. 826 e, da ultimo, TAR Calabria, n. 195/2019), in cui si afferma che «risulta, altresì condivisibile il rilievo secondo il quale ciò che legittima l'autorità prefettizia all'adozione dei provvedimenti prefettizi sostitutivi non è la mera scadenza dei termini stabiliti nell'atto di diffida bensì solo la manifesta inerzia dell'ente (...); ne discende che deve propendersi per la natura ordinatoria-acceleratoria sia del termine di legge per l'approvazione del bilancio e del rendiconto, sia del termine ultimo fissato su iniziativa dell'autorità prefettizia».
  Si soggiunge, infine, che il comune di Ginosa risulta ora adempiente rispetto alla trasmissione degli schemi di bilancio e dei dati contabili analitici.

Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Matteo Mauri.


   DONZELLI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   il sindaco di Firenze Dario Nardella ha concesso il 21 settembre 2017 alla moglie dell'ex Presidente del Consiglio e attuale senatore Matteo Renzi, Agnese Landini, un pass auto «istituzionale sicurezza» che gli consentiva di parcheggiare gratis con la sua auto in tutta la città. Il permesso gli consente anche di circolare liberamente nel centro di Firenze: aree pedonali, corsie preferenziali e zone a traffico limitato;

   Matteo Renzi ha bollato la notizia come «Fake news», sostenendo che la moglie avesse diritto al permesso come residente. Ma nessun pass riservato ai residenti consente il privilegio di circolare e parcheggiare gratis ovunque. Il permesso concesso alla moglie di Renzi è un pass istituzionale affidato «su indicazione della segreteria del sindaco». Lo stesso che viene concesso al sindaco, agli assessori, ai parlamentari. Tant'è che dopo l'elezione a senatore il comune ha autorizzato Matteo Renzi ad utilizzare lo, stesso pass. Il comune di Firenze ha sostenuto che il pass fosse stato richiesto per motivi di sicurezza dalla prefettura, la quale ha però ha smentito –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti descritti in premessa;

   se il Ministero dell'interno abbia mai segnalato particolari prescrizioni sulla sicurezza di Agnese Landini e se queste siano state oggetto di comunicazioni con il comune di Firenze.
(4-02923)

  Risposta. — In relazione all'atto di sindacato ispettivo in esame, si informa che nessuna indicazione è stata fornita dal Ministero dell'interno, né dalla prefettura di Firenze, in merito al rilascio, del pass auto «istituzionale sicurezza» al quale fa riferimento l'interrogante, anche perché il suo rilascio non è in alcun modo di competenza di questa amministrazione.
  Al riguardo, il comune di Firenze ha riferito che la società servizi alla strada, società
in house del comune medesimo, ha rilasciato un contrassegno a favore dell'ex Presidente del Consiglio Matteo Renzi in data 21 settembre 2017.
  Per completezza d'informazione, si aggiunge che la prefettura di Firenze ha esaminato la situazione in merito alle misure di protezione personale da intraprendere in favore dell'ex Presidente del Consiglio, in sede di riunione di coordinamento delle forze di polizia.

Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Achille Variati.


   FERRO e VARCHI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   da tempo i sindacati denunciano una vera e propria emergenza incolumità per il personale di polizia penitenziaria, vittima di un crescendo di episodi di aggressioni, 485 dall'inizio dell'anno, a cui si aggiungono rivolte di detenuti e risse;

   l'ultimo grave episodio è stato registrato pochi giorni fa nel reparto B della casa circondariale di Castrovillari, dove un assistente capo è stato colpito al volto con un violento pugno, dopo il reiterato invito all'aggressore ad entrare nella camera detentiva al rientro dalla doccia giornaliera;

   solo grazie alla presenza di altri detenuti che hanno bloccato l'aggressore e al pronto intervento di altri agenti che lo hanno riportato alla calma e accompagnato nella camera detentiva si è potuto evitare il peggio;

   l'episodio è stato denunciato da Vincenzo Ventura, delegato regionale USPP (Unione sindacati di polizia penitenziaria), che, nel segnalare la «professionalità ed il sangue freddo dell'agente coinvolto che ha mantenuto la calma chiamando i rinforzi nonostante il forte colpo al viso», ha ribadito la necessità di ripianamento delle carenze organiche di tutti i reparti di polizia penitenziaria;

   ancora una volta, si torna a parlare di emergenza carceraria, perché, come avvalorato da Ventura, «il blocco delle assunzioni dell'ultimo decennio ha lasciato invecchiare il personale di un intero istituto, la cui età media oggi e sui cinquanta anni con problemi di tenuta fisica; turni giornalieri di otto ore e 30/40 ore di straordinario mensile non aiutano certamente. Inoltre, urgono importanti interventi strutturali sempre annunciati ma mai realizzati, come l'installazione delle docce in tutte le camere detentive che avrebbe evitato sicuramente l'evento critico odierno. Auspichiamo quindi l'adozione di idonei correttivi da parte del capo del Dap Francesco Basentini e del guardasigilli Alfonso Bonafede rispetto alla situazione non solo di Castrovillari ma di tutti gli istituti calabresi, ormai vicini al collasso, dotando la Polizia Penitenziaria di strumenti adeguati a contrastare simili comportamenti che spesso vengono perseguiti esclusivamente sotto l'aspetto disciplinare e quindi ininfluenti e inutili»;

   i numeri riferiti all'anno 2018, con una popolazione detenuta inferiore a quella attuale di oltre 60.400 presenze, parlano da soli: 7.784 colluttazioni, 1.159 ferimenti, 91 evasioni, 10.423 atti di autolesionismo, 61 suicidi;

   nonostante tale drammatica situazione, si continua ad assistere ad una serie di provvedimenti sbagliati, che sembrano, invece, andare nella direzione del depotenziamento della polizia penitenziaria: dall'imposizione dei numeri degli organici negli Istituti e servizi penitenziari senza alcuna logica, alla soppressione delle Centrali Operative Regionali della Polizia Penitenziaria, che controllano i trasporti dei detenuti in tutto il Paese sui mezzi del Corpo, i piantonamenti, i sistemi stessi di sicurezza delle carceri; alla chiusura di carceri e Provveditorati regionali dell'amministrazione penitenziaria in ragione di supposte razionalizzazioni –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e, accertata la gravità degli stessi, quali urgenti iniziative di competenza intenda adottare per affrontare l'annosa problematica dell'emergenza carceraria;

   se non ritenga necessaria l'istituzione di un tavolo tecnico, con la partecipazione delle principali associazioni di rappresentanza, per lo studio di un progetto di legge specifico volto a garantire il controllo degli istituti penitenziari;

   se non ritenga necessario istituire un tavolo permanente presso il Ministero della giustizia per monitorare la situazione penitenziaria e trovare idonee soluzioni.
(4-04164)

  Risposta. — Con l'atto di sindacato ispettivo in esame gli interroganti, nel fare riferimento a un recente episodio di aggressione posto in essere da un soggetto detenuto presso la casa circondariale di Castrovillari ai danni di un operatore di polizia penitenziaria, indicandolo come sintomatico della situazione di emergenza carceraria che si riverbera in danno degli appartenenti al Corpo, asseritamente destinatari di una serie di provvedimenti sbagliati che sembrano indirizzati a un loro depotenziamento, chiedono di sapere se il Ministro della giustizia sia a conoscenza dei fatti e quali iniziative urgenti intenda adottare per affrontare l'annosa problematica dell'emergenza carceraria, se non ritenga necessaria l'istituzione di un tavolo tecnico, anche con la partecipazione sindacale, per lo studio di un progetto di legge volto a garantire il controllo degli istituti penitenziari, se non ritenga necessario istituire un tavolo permanente presso il Ministero della giustizia per monitorare la situazione penitenziaria e trovare idonee soluzioni.
  Va innanzitutto evidenziato che immediatamente dopo l'evento critico, a cui fanno riferimento gli interroganti, il detenuto coinvolto veniva trasferito presso gli Istituti penitenziari «G. Panzera» di Reggio Calabria, Plesso «Arghillà» per ragioni di ordine e sicurezza.
  In termini generali, per quanto attiene alla situazione della casa circondariale di Castrovillari, va detto che, alla data dell'8 gennaio 2019, risultano ristretti un totale di 172 detenuti, rispetto a una capienza regolamentare pari a complessivi 122 posti disponibili, rilevandosi un indice percentuale di affollamento pari al 140,98 per cento, come tale di poco superiore alla media nazionale che si attesta attorno al 130 per cento circa.
  Pur al netto di tale affollamento, va comunque dato atto che presso l'istituto in questione non si registra alcuna violazione dei parametri previsti dalla Cedu, atteso che tutti i ristretti risultano avere a disposizione, nelle rispettive camere di pernottamento, uno spazio di vivibilità superiore ai 4 metri quadri.
  Per quanto attiene alla dotazione del personale di Polizia penitenziaria, a fronte di una pianta organica di 124 unità, anche al netto dei distacchi in entrata ed in uscita, risultano in servizio presso l'istituto in argomento 107 unità.
  Le maggiori scoperture si registrano nel ruolo dei sovrintendenti, compensate, quanto meno sul versante numerico, dall'esubero nel ruolo degli agenti/assistenti.
  In ogni caso, anche nell'ottica di un riequilibrio funzionale dei ruoli, va ricordato che i vincitori del concorso interno a complessivi 2.851 posti proprio per la nomina alla qualifica di vice sovrintendente del ruolo sia maschile che femminile del Corpo, al termine del corso di formazione in atto, costituiranno un bacino significativo a cui attingere per colmare le diffuse scoperture che su tutto il territorio si registrano in questo profilo professionale.
  Si tratta di una misura che si innesta a pieno titolo nel più ampio alveo delle mirate politiche assunzionali perseguite da questo Ministero, anche nel comparto penitenziario.
  A tal riguardo ci si limita a evidenziare che è in atto anche il corso di formazione per i vincitori del concorso a 80 posti di vice commissario, mentre verranno completate le procedure concorsuali a complessivi 49 posti di ispettore superiore ed a complessivi 754 posti di allievo agente. Si provvederà, altresì, al completamento dell'assunzione straordinaria di 1.300 allievi agenti del Corpo di polizia penitenziaria – ai sensi dell'articolo 1, commi 382-383, della legge 30 dicembre 2018, n. 145 (legge di bilancio 2019) – anche mediante scorrimento delle graduatorie vigenti e verranno inoltre avviate, nei prossimi mesi, le procedure per la copertura dei posti di vice sovrintendenti conseguito all'incremento della dotazione organica previsto dall'articolo 44, comma 8, lettere
b) e b-bis), del decreto legislativo 29 maggio 2017, n. 95 (di revisione dei ruoli delle forze di polizia), e alle vacanze disponibili dal 31 dicembre 2017 al 31 dicembre 2018.
  È altresì previsto un programma straordinario di assunzioni per i prossimi anni per un totale di 620 unità di Polizia penitenziaria e di 150 unità del comparto funzioni centrali con un impegno di spesa di quasi sei milioni annui per il 2020 e per il 2021.
  In tale direzione, si confida realisticamente di poter disporre, a breve, di un ampio bacino di risorse umane a cui attingere per sanare le varie scoperture di cui risentono gli istituti di tutto il territorio e rispetto a cui saranno tenute in debita considerazione anche le esigenze della casa circondariale di Castrovillari che, va comunque ricordato, lo scorso mese di luglio ha già fruito dell'incremento di 5 unità.
  L'innalzamento dei livelli di sicurezza delle strutture detentive costituisce un obiettivo primario che viene perseguito da questo Ministero, oltre che attraverso il rafforzamento degli organici, anche sotto il profilo organizzativo e funzionale.
  A tal riguardo, è d'uopo richiamare la circolare adottata il 9 ottobre 2019 dal dipartimento dell'amministrazione penitenziaria, che ha inteso perseguire una mirata politica di valorizzazione dell'istituto del trasferimento per ragioni di ordine e sicurezza, previsto dall'articolo 42 della legge n. 354 del 1975 (ordinamento penitenziario), a cui, del resto, si è fatto ricorso anche nel caso di specie.
  Si reputa opportuno evidenziare i benefici che ne possono conseguire in termini di incremento dei livelli di sicurezza nelle strutture detentive, tangibile anche nel più consistente ricorso a tale strumento che si è registrato dalla data di adozione della suddetta circolare al mese di marzo scorso (n. 1550 detenuti trasferiti), rispetto al numero ben più esiguo di occasioni in cui vi si è fatto ricorso nel medesimo periodo del biennio precedente (n. 1143).
  In punto di diritto occorre innanzitutto precisare che gli operatori penitenziari già godono dello stringente sistema di tutela apprestato, in via generale, in favore dei pubblici ufficiali e degli incaricati di pubblico servizio rispetto a condotte criminose di cui siano vittime nell'atto o a causa dello svolgimento del servizio.
  Ed invero, oltre all'aggravante a effetto comune, prevista dall'articolo 61 n. 10 del codice penale, che comporta l'aumento fino ad un terzo della pena per qualunque reato commesso in loro danno, con specifico riferimento a condotte di aggressione fisica, trova applicazione l'aggravante a effetto speciale di cui all'articolo 576, comma 1, n. 5-
bis del codice penale che determina l'ergastolo, in caso di omicidio, e l'aumento della pena da un terzo alla metà, in caso di lesioni.
  Per quanto qui rileva, va altresì rimarcato che con il cosiddetto decreto sicurezza bis (decreto-legge 14 giugno 2019, n. 53, convertito, con modificazioni, dalla legge 8 agosto 2019, n. 77), al fine di innalzare ulteriormente il livello di tutela penale per gli operatori di pubblica sicurezza, è stata esclusa l'applicabilità dell'esimente della particolare tenuità prevista dall'articolo 131-
bis del codice penale proprio rispetto ai reati di violenza, resistenza e oltraggio a pubblico ufficiale (articoli 336, 337, 341-bis del codice penale).
  Resta ferma, in ogni caso, l'apertura di questo Ministero alla valutazione di ogni altra ipotetica prospettiva di ulteriore rafforzamento della tutela degli operatori penitenziari e potenziamento delle condizioni generali di sicurezza in contesto detentivo, oltre che sul versante normativo, anche su quello organizzativo e strumentale.
  Proprio in questa direzione, nel mese di aprile 2019 è stato istituito un gruppo di lavoro, composto da operatori penitenziari esperti nel settore, con il compito di individuare nuovi modelli organizzativi finalizzati a una migliore gestione degli eventi critici in ambito penitenziario.
  Gli esiti dei lavori sono attualmente oggetto di un'approfondita attività di analisi funzionale all'adozione di soluzioni utili ad incrementare il livello di sicurezza nelle carceri.
  L'obiettivo dell'incremento della sicurezza nelle carceri viene perseguito anche riservando particolare attenzione agli strumenti a disposizione del personale di Polizia penitenziaria.
  A tal fine sono state avviate attività per la dotazione di innovativi equipaggiamenti atti al contenimento senza pregiudizio per l'operatore penitenziario, come prodotti antitaglio e nuovi giubbotti antiproiettile, ed è attualmente allo studio la futura adozione di altri presidi di sicurezza, come prodotti paracolpi, scudi curvi e maschere facciali.
  Nella medesima direzione si iscrivono, da ultimo, lo studio dell'impiego delle nuove tecnologie dei sistemi radar di derivazione militare nelle progettazione e nel finanziamento di impianti perimetrali esterni ed impianti interni di videosorveglianza ed allarme, nonché la dotazione di strumenti per prevenire l'illecita introduzione di cellulari all'interno delle carceri ovvero per rilevarne la presenza e schermarne la ricezione.
  In particolare, sono stati da poco distribuiti 40
jammer, mentre 40 metal detector, 90 apparecchiature a raggi x e 65 rilevatori portatili di cellulari, tutti recentemente acquistati, sono in corso di installazione ed altri 200 rilevatori sono in fase di acquisto.
Il Ministro della giustizia: Alfonso Bonafede.


   GAGLIARDI. — Al Ministro della giustizia, al Ministro della salute. — Per sapere - premesso che:

   dal 15 al 18 agosto 2019 circa 300 persone, tra dirigenti e militanti del Partito radicale, insieme all'Osservatorio delle camere penali italiane, a diversi parlamentari, ai garanti delle persone private della libertà, hanno visitato 70 istituti penitenziari in 17 regioni;

   al 31 luglio 2019 i detenuti ristretti nelle nostre carceri erano 60.254 per una capienza regolamentare di 50.480 e il personale di ogni livello così ridotto nel suo organico;

   dall'inizio dell'anno nelle carceri italiane ci sono stati 29 suicidi;

   la delegazione che ha visitato il carcere di La Spezia il 15 agosto era composta da: avvocato Deborah Cianfanelli, consiglio generale del Partito radicale, camera penale La Spezia; avvocato Manuela Gagliardi, deputata di Cambiamo! - 10 volte meglio, camera penale di La Spezia: Catia Piras, camera penale La Spezia-Segretario del consiglio dell'ordine degli avvocati di La Spezia; Andrea Lazzoni, presidente della Camera penale di La Spezia: Raffaella Nardone, segretario della Camera penale di La Spezia e membro dell'Osservatorio nazionale carcere; avvocato Paolo Lunghi; Giacomo Gianello, Partito radicale: Stefano Tosini, Patito radicale; Antonella Rocca, Partito radicale;

   si è rilevato che nel carcere di La Spezia:

    i detenuti presenti sono 237 su una capienza regolamentare di 151 posti;

    i detenuti stranieri sono 121;

    31 ristretti sono in attesa di giudizio di cui imputati 13, appellanti 10 e ricorrenti 8;

    i detenuti tossicodipendenti sono 142, 18 sono in terapia metadonica, 4 sono sieropositivi;

    i detenuti affetti da epatite C sono 21, detenuti con patologie di tipo psichiatrico sono 200;

    i detenuti lavoranti dipendenti dall'amministrazione penitenziaria sono 45; lavoranti in carcere per conto di imprese e cooperative sono 6, detenuti «semiliberi» che lavorano alle dipendenze di datori di lavoro esterni sono 15 mentre «semiliberi» che lavorano in proprio è 1;

    la pianta organica degli agenti di polizia penitenziaria è di 146 unità, assegnati 130, effettivamente in servizio 14;

    la pianta organica degli educatori è composta da 3 unità, 3 assegnati e 3 effettivamente in servizio:

    la pianta organica psicologi ex articolo 80, della legge sull'ordinamento penitenziario, prevede 2 unità, assegnati 2, effettivamente in servizio 2;

    sono state eliminate le sale colloqui con avvocati e le sale colloqui con educatori;

    le celle sono nuovamente prevalentemente a regime chiuso, ad eccezione della sezione protetti;

    la maggior parte della popolazione soffre di gravi patologie psichiatriche e dovrebbe stare nelle Residenze per l'esecuzione delle misure di sicurezza;

    vi e grande difficoltà a reperire disponibilità di braccialetti elettronici;

    nel 2019 ci sono stati due suicidi;

    il medico è garantito h 24 –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza della situazione descritta in premessa;

   quali iniziative intendano assumere affinché sia garantito il rispetto del terzo comma dell'articolo 27 della Costituzione;

   quali iniziative di competenza intenda adottare il Governo per riportare nella legalità costituzionale il carcere di La Spezia e per porre fine ai trattamenti disumani e degradanti ai quali sono oggigiorno sottoposti i detenuti;

   quali iniziative di competenza intenda assumere per fronteggiare la gravissima situazione sanitaria;

   quali iniziative di competenza si intendano assumere per vigilare affinché venga garantito il diritto alla salute dei detenuti, considerata la presenza di un così alto numero di casi psichiatrici e di tossicodipendenti.
(4-03735)

  Risposta. — Con l'atto di sindacato ispettivo in esame l'interrogante, nel fare riferimento agli esiti della visita presso il carcere di La Spezia effettuata il 15 agosto scorso da una delegazione di dirigenti e militanti del Partito Radicale insieme all'Osservatorio delle Camere penali italiane, a diversi parlamentari, ai garanti delle persone private della libertà, da cui sono emerse una serie di criticità relative, in particolare, al sovraffollamento carcerario, alle scoperture degli organici di Polizia penitenziaria, all'eliminazione delle sale colloqui con avvocati e con educatori, alla prevalenza numerica delle celle a regime chiuso, alle gravi patologie psichiatriche di cui soffre la maggior parte della popolazione detenuta, chiede di sapere se il Ministro della giustizia sia a conoscenza della situazione descritta, quali iniziative si intendano assumere affinché sia garantito il rispetto dell'articolo 27, comma 3, della Costituzione, quali iniziative si intendano adottare per riportare nella legalità costituzionale il carcere di La Spezia e porre fine ai trattamenti disumani e degradanti a cui sono sottoposti ogni giorno i detenuti, quali iniziative di competenza si intendano adottare per fronteggiare la gravissima situazione sanitaria e per vigilare affinché venga garantito il diritto alla salute dei detenuti, considerata la presenza di un così alto numero di casi psichiatrici e di tossicodipendenti.
  Va considerato in premessa che, alla data del 28 novembre 2019, presso la casa circondariale di La Spezia risultano ristretti 292 detenuti rispetto a 151 posti disponibili, per una percentuale di affollamento pari al 151,66 per cento, come tale superiore alla media del Paese che si attesta attorno al 128 per cento.
  Ciò nondimeno, va comunque dato atto del pieno rispetto dei parametri minimi stabiliti dalla Cedu, in quanto 78 detenuti risultano avere a disposizione uno spazio di vivibilità compreso tra i 3 e i 4 metri quadrati, mentre i restanti 151 ristretti risultano disporre di uno spazio superiore ai 4 metri quadrati.
  Per quanto riguarda l'elevato numero di detenuti stranieri (123 rispetto ai 106 italiani) va dato atto dell'azione che, in campo internazionale, il Ministero sta già conducendo al fine di favorirne il rimpatrio per l'espiazione del residuo pena nei rispettivi Paesi di origine, proseguendo i negoziati in essere, stipulando nuovi accordi e valorizzando altresì lo strumento dell'espulsione verso i Paesi d'origine per quei detenuti la cui pena residua lo consenta.
  In particolare, è fermo proposito di questo dicastero sviluppare e condurre in porto in tempi ragionevoli i negoziati già in corso con molti Stati (Capo Verde, Filippine, Tunisia, Vietnam, Cina), affinché, in linea con i risultati soddisfacenti già conseguiti nell'anno corrente (Argentina, Colombia, Kosovo, Mali, Libia, Niger, Nigeria, Taiwan, Paraguay) nuovi accordi vengano siglati anche nell'anno venturo e verranno aperti nuovi fronti di dialogo con Paesi come la Bolivia e Cuba.
  Nella medesima direzione deflativa si iscrive la recente istituzione, presso il Ministero della giustizia, di un tavolo tecnico fra il dipartimento dell'amministrazione penitenziaria ed il dipartimento per gli affari di giustizia con l'obiettivo di stimolare l'adozione e l'esecuzione di provvedimenti di espulsione dei detenuti stranieri
ex articolo 16, comma 5, del decreto legislativo n. 286 del 1998 (Testo unico immigrazione) verso i Paesi d'origine, velocizzandone le procedure di identificazione all'atto dell'ingresso in carcere attraverso lo sviluppo di una sinergia virtuosa con gli Uffici Immigrazione delle questure, da un lato, ed i tribunali di sorveglianza, dall'altro, ciascuno per i profili di rispettiva competenza.
  Quanto alla dotazione organica della polizia penitenziaria, presso l'istituto in parola, le maggiori scoperture si registrano nel ruolo dei sovrintendenti, compensate almeno numericamente dall'esubero nel ruolo degli agenti/assistenti.
  In ogni caso, al fine di un riequilibrio anche sul piano funzionale, con riferimento alla carenza dei sovrintendenti, va ricordato in questa sede che i vincitori del concorso interno a complessivi 2.851 posti proprio per la nomina alla qualifica di vice sovrintendente, al termine del corso di formazione, costituiranno un bacino significativo a cui attingere per colmare le diffuse scoperture che su tutto il territorio si registrano in questo profilo professionale.
  Si tratta di una misura che si innesta a pieno titolo nel più ampio alveo delle mirate politiche assunzionali perseguite dal Ministero della giustizia, anche nel comparto penitenziario.
  A tal riguardo ci si limita a evidenziare che è in atto il corso di formazione anche per i vincitori del concorso a 80 posti di vice commissario, mentre verranno completate le procedure concorsuali a complessivi 49 posti di ispettore superiore ed a complessivi 754 posti di allievo agente. Si provvederà, altresì, al completamento dell'assunzione straordinaria di 1.300 allievi agenti del corpo di polizia penitenziaria – ai sensi dell'articolo 1, commi 382-383, della legge 30 dicembre 2018, n. 145 (legge di bilancio 2019) – anche mediante scorrimento delle graduatorie vigenti e verranno inoltre avviate, nei prossimi mesi, le procedure per la copertura dei posti di vice sovrintendenti conseguito all'incremento della dotazione organica previsto dall'articolo 44, comma 8, lettere
b) e b-bis), del decreto legislativo 29 maggio 2017, n. 95 (di revisione dei ruoli delle forze di polizia), e alle vacanze disponibili dal 31 dicembre 2017 al 31 dicembre 2018.
  È altresì previsto un programma straordinario di assunzioni per i prossimi anni per un totale di 620 unità di polizia penitenziaria e di 150 unità del comparto funzioni centrali con un impegno di spesa di quasi sei milioni annui per il 2020 e per il 2021.
  In tale direzione, si confida realisticamente di poter disporre, a breve, di un ampio bacino di risorse umane a cui attingere per sanare le varie scoperture di cui risentono gli istituti di tutto il territorio e rispetto a cui saranno tenute in debita considerazione anche le esigenze della casa circondariale di La Spezia che, comunque, va ricordato, già lo scorso mese di luglio ha fruito di un incremento di 2 unità.
  L'offerta trattamentale di tipo lavorativo non presenta elementi di specifica criticità.

  All'interno dell'istituto lavorano stabilmente tre imprese private (Euroguarco s.p.a., Metallica s.r.l. e Il Golfo s.r.l.) che, negli anni, hanno garantito l'inserimento lavorativo a un significativo numero di detenuti che, infatti, hanno avuto l'occasione di sviluppare professionalità ed esperienza nei tre settori a cui si dedicano le citate imprese, avendo così la possibilità di inserirsi con più facilità nel mercato del lavoro. Oltre a tener conto del numero dei detenuti attualmente inseriti (tre dipendenti per Metallica s.p.a., un dipendete per Golfo s.r.l. e due dipendenti per Euroguarco s.p.a.), va dato particolare risalto al giovamento che la presenza delle citate imprese ha creato negli anni in favore della popolazione detenuta, ben sintetizzato dalla circostanza per cui dei trenta detenuti formati dalla società Metallica s.r.l. solo due hanno di nuovo fatto ingresso in istituto.
  Per completezza si evidenzia che i detenuti lavoranti, alla data del 30 giugno 2019 (ultima rilevazione disponibile) sono complessivamente 64, dei quali 44 impiegati alle dipendenze dell'amministrazione penitenziaria e 20 alle dipendenze di soggetti terzi. L'asserita inesistenza di idonei spazi per i colloqui sia con i funzionari giuridico-pedagogici sia con gli avvocati, non trova alcuna corrispondenza in atti; i primi, infatti, hanno a disposizione delle salette dedicate sia all'interno delle sezioni detentive sia nei corridoi di collegamento, mentre gli avvocati usufruiscono di due uffici e di una saletta.
  I suddetti spazi, effettivamente, sono stai ridotti, ma solo per la necessità di dedicare spazi ulteriori all'interno dell'istituto in favore di un'aliquota di personale di Polizia penitenziaria che ricopre cariche fisse.
  Relativamente alla riferita prevalenza del cosiddetto «regime chiuso», occorre debitamente rimarcare che in tutte le sezioni è prevista l'apertura di otto ore, con la sola eccezione della seconda sezione dedicata all'articolo 32 del regolamento di esecuzione (decreto del Presidente della Repubblica n. 230 del 2000), per la quali sono comunque garantire 6 ore di apertura. La sezione «protetti promiscua» ha un maggior numero di ore di apertura, poiché a tutt'oggi è classificata come una sezione di reclusione.
  Al fine di garantire un'adeguata offerta sanitaria in favore dei detenuti con problematiche di ordine psichiatriche, in accordo con la Asl 5 di La Spezia, l'istituto assicura la copertura giornaliera dello psichiatra per 6 ore, tutti i giorni della settimana, compreso il sabato.
  A ciò, si aggiunge il medico di guardia che effettua una turnazione sulle 24 ore e la guardia infermieristica (anch'essa organizzata sulle 24 ore). Si aggiungono poi gli specialisti in numerose branche come oculista, ortopedico, dentista, infettivologo, dermatologo e altri, che visitano, su appuntamento, all'interno della struttura.
  Il potenziamento complessivo dell'assistenza sanitaria in contesto penitenziario, entro i limiti delle proprie competenze, riveste uno specifico rilievo nell'ambito delle linee programmatiche di questo dicastero.
  Con specifico riguardo al segnalato incremento di problematiche di natura psicologica e psichiatrica in contesto carcerario, va dato atto che sono in corso progetti per incrementare o istituire nuove sezioni delle A.T.S.M. (articolazioni per la tutela della salute mentale) presso varie strutture carcerarie del territorio.
  Inoltre, si fa presente che è intendimento di questa Amministrazione continuare a sviluppare la progettualità appena descritta, nonché proporre la riattivazione dei lavori del Tavolo di consultazione permanente per la sanità penitenziaria presso la Conferenza unificata, per condividere con il Ministero della salute e le Regioni la definizione di un regolamento organizzativo delle articolazioni per la tutela della salute mentale con l'obiettivo di implementare l'assistenza psichiatrica negli istituti penitenziari, rendere omogenei i criteri di ammissione dei detenuti nelle A.T.S.M. e uniformare l'assistenza sul territorio nazionale.
  Proprio grazie alla necessaria sinergia con il Servizio Sanitario e con le Regioni, si persegue l'obiettivo di ampliare e migliorare il servizio anche attraverso informazioni complete sullo stato di salute dei detenuti, un accesso veloce alle prestazioni sanitarie, un incremento dei reparti di medicina protetta
ex articolo 7 del decreto-legge n. 187 del 1993 ed un rafforzamento del piano nazionale di intervento per la prevenzione dei suicidi in carcere.
  A tal riguardo, per i profili di sua competenza, il Ministero della salute ha evidenziato che sono in corso i lavori del tavolo di consultazione permanente sull'attuazione del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 1° aprile 2008 e del comitato paritetico per il superamento degli ospedali psichiatrici giudiziari. In particolare, il suddetto Dicastero, ha rappresentato che il 15 gennaio 2019 si è svolta l'ultima riunione plenaria che ha tracciato un
focus sulle principali azioni da sviluppare, individuandole nella revisione degli accordi conferenza Stato-Regioni e unificata, nel monitoraggio dei cambiamenti del settore e nella ripresa di un governo strategico della problematica gestione delle Rems che, giova ricordare, esulano dalla sfera di competenza di questo dicastero, ai sensi del decreto-legge 22 dicembre 2011, n. 211, convertito, con modificazioni, dalla legge 17 febbraio 2012, n. 9.
  Tali propositi si innestano a pieno titolo nel più ampio alveo delle coordinate operative che puntano ad un innalzamento complessivo della qualità della vita detentiva focalizzando particolare attenzione alla valorizzazione dei rapporti familiari e della genitorialità ed al miglioramento dell'offerta trattamentale, con specifico riguardo sia alle attività didattiche, che alle iniziative in campo lavorativo.
  Sotto il primo aspetto assumono particolare rilievo l'adozione di iniziative tese, fra l'altro, ad agevolare i colloqui dei detenuti con i familiari sia favorendone la prenotazione
on line sia soprattutto, a seguito dell'adozione della circolare del 30 gennaio 2019, attraverso l'impiego dell'applicativo Skype for business per i videocolloqui.
  Attualmente già in 122 istituti di reclusione su 190 risulta attivo e funzionante il sistema
Skype – con il 64 per cento di copertura – così come in 12 su 17 tra Icam e asili nido – per una percentuale pari al 75 per cento.
  In parallelo è intendimento di questo Dicastero curare un restyling logistico-strutturale attraverso l'allestimento e il miglioramento di spazi di accoglienza, animazione e supporto psicologico nelle strutture già esistenti.
  Sul piano trattamentale, occorre evidenziare che l'offerta didattica verrà potenziata e modernizzata sia grazie all'imminente rinnovo del protocollo d'intesa con il Miur, lungo un solco già tracciato dalla recente stipula, lo scorso 11 settembre, del protocollo d'intesa con la Conferenza nazionale poli universitari (Cnupp) che prelude all'elaborazione di linee guida attraverso cui armonizzare i moduli di collaborazione fra atenei e mondo penitenziario, sia attraverso l'impiego del
web per sostenere gli esami a distanza ed espletare gli adempimenti burocratici funzionali e propedeutici.
  Ulteriore stimolo verrà impresso alle iniziative a carattere lavorativo, proseguendo nella diffusione del
format «Mi riscatto per..» ed estendendo la rete di contatti con il mondo imprenditoriale e delle cooperative così da ricreare, in contesto penitenziario, condizioni quanto più analoghe possibile al mercato del lavoro esterno e preparare al meglio i detenuti al re-ingresso nel tessuto produttivo all'atto della loro remissione in libertà.
  Il 14 ottobre scorso il dipartimento dell'amministrazione penitenziaria ha istituito un'innovativa articolazione centrale (denominata «Mi riscatto per il futuro
») con il compito principale di agevolare l'incontro fra domanda ed offerta di lavoro in contesto detentivo, tra l'altro attraverso la costituzione ed implementazione di una banca dati costantemente aggiornata con le informazioni relative al profilo lavorativo-attitudinale dei soggetti ristretti così da incrementare sensibilmente le attività trattamentali a base lavorativa, favorendo per tale via il re-inserimento sociale.
  È fermo intendimento di questo Ministero valorizzare ed implementare in maniera significativa la funzionalità di tale struttura così da innalzare sensibilmente la percentuale dei detenuti lavoranti, che attualmente si attesta su una percentuale del 28 per cento, passando attraverso un radicale rinnovamento dell'impostazione di sistema del lavoro penitenziario. Per tale via si potrà favorire la capillare diffusione di laboratori e progettualità negli istituti di tutto il territorio e la realizzazione di cicli produttivi in cui coinvolgere stabilmente la popolazione detentiva così da assicurarle percorsi formativi e professionali qualificanti, agevolmente spendibili nei vari rami produttivi del mondo del lavoro, in tal modo facilitando sensibilmente il percorso di recupero e reinserimento sociale.
  È del tutto ragionevole ritenere, in conclusione, che i propositi operativi sin qui sintetizzati impatteranno favorevolmente sulle condizioni e sulla qualità della vita detentiva in maniera trasversale su tutti gli istituti penitenziari tra cui, evidentemente, anche la casa circondariale di La Spezia.

Il Ministro della giustizia: Alfonso Bonafede.


   GAGLIARDI. — Al Ministro della giustizia, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   dal 15 al 18 agosto 2019 circa 300 persone, tra dirigenti e militanti del Partito Radicale insieme all'osservatorio delle Camere penali italiane, a diversi parlamentari, ai garanti delle persone private della libertà, hanno visitato 70 istituti penitenziari in 17 regioni;

   al 31 luglio 2019 i detenuti ristretti nelle carceri erano 60.254 per una capienza regolamentare di 50.480 e il personale di ogni livello ridotto nel suo organico;

   dall'inizio dell'anno nelle carceri italiane ci sono stati 29 suicidi;

   la delegazione che ha visitato il carcere di Massa il 15 agosto 2019 era composta da: avvocato Deborah Cianfanelli, consiglio generale del Partito Radicale, Camera penale La Spezia; Stefano Petrella, Partito Radicale; avvocato Raffaella Nardone, Segretaria Camera penale di La Spezia e Membro dell'Osservatorio nazionale carcere; Corrado Ceccarelli, Camera penale di Massa, referente locale dell'Osservatorio nazionale carcere; Giacomo Gianello, Partito Radicale, onorevole Cosimo Ferri, PD;

   nel carcere di Massa:

    i detenuti presenti sono 233, di cui 90 stranieri, ristretti nei 179 posti regolamentari. I posti non disponibili sono 18;

    i detenuti lavoranti alle dipendenze dell'amministrazione sono 100; quelli per conto di imprese cooperative sono 2;

    i detenuti semiliberi sono 6, dei quali 3 lavorano alle dipendenze di datori di lavoro esterni;

    i tossicodipendenti sono 87 di cui 15 sono in trattamento metadonico; i detenuti affetti da epatite C sono 30, quelli sieropositivi 10 ed i detenuti con patologie di tipo psichiatrico sono 10;

    i detenuti con pena definitiva sono 178, mentre quelli in attesa di giudizio sono 31 imputati, 6 appellanti e 5 ricorrenti;

    gli agenti di polizia penitenziaria effettivamente in servizio sono 114 a fronte di una pianta organica che ne prevedrebbe 139;

    i 18 posti non disponibili riguardano il complesso inaugurato nel 2015, successivamente chiuso;

    l'infermeria ad oggi è utilizzata per i casi psichiatrici gravi inviati alla casa di reclusione di Massa da altri istituti, in particolare Volterra;

    nell'istituto vi è una tessitoria che impiega 30 lavoranti e una sartoria che ne impiega 15. Altri 60 detenuti lavorano a turni in lavanderia, cucina e a rotazione nelle sezioni, oltre a 4 impiegati nell'orto;

    gli agenti di polizia penitenziaria rilevano che, oltre ad essere sotto organico, a causa della carenza di personale amministrativo, almeno 10 di loro sono adibiti a mansioni amministrative;

    le celle sono prevalentemente occupate da 3 detenuti e la metratura appare al di sotto dei parametri stabiliti dalla Corte europea dei diritti dell'uomo (Cedu) con il sistema di custodia aperta;

    il reparto infermeria ospita anche i detenuti «nuovi ingressi» e coloro che non possono essere collocati nelle altre sezioni per altre ragioni;

    i detenuti usciti dal 1° gennaio 2019 al 14 agosto 2019 per fine pena, rimessione in libertà, arresti domiciliari (con o senza braccialetto elettronico), espulsione, estradizione, trasferimento ed altro sono stati un totale 113 –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza della situazione descritta in premessa;

   quali iniziative intendano assumere affinché sia garantito il rispetto del terzo comma dell'articolo 27 della Costituzione;

   quali iniziative intenda adottare il Governo per riportare nella legalità costituzionale il carcere di Massa e per porre fine ai trattamenti disumani e degradanti ai quali sono oggigiorno sottoposti i detenuti;

   quali iniziative di competenza il Governo intenda adottare per fronteggiare la gravissima situazione sanitaria;

   quali iniziative di competenza si intendano adottare per vigilare affinché venga garantito il diritto alla salute dei detenuti, considerata la presenza di un così alto numero di casi psichiatrici e di tossicodipendenti;

   se sia in funzione nelle carceri il servizio sanitario h24 e in che modo si intenda urgentemente far fronte a eventuali gravi emergenze notturne.
(4-03737)

  Risposta. — Con l'atto di sindacato ispettivo in esame, l'interrogante, nel fare riferimento agli esiti della visita presso il carcere di Massa effettuata il 15 agosto 2019 da una delegazione di dirigenti e militanti del Partito Radicale insieme all'Osservatorio delle Camere penali italiane, a diversi parlamentari, ai garanti delle persone private della libertà, da cui sono emerse una serie di criticità relative, in particolare, al sovraffollamento carcerario ed alle scoperture degli organici di Polizia penitenziaria chiede di sapere se il Ministro della giustizia sia a conoscenza della situazione descritta, quali iniziative si intendano assumere affinché sia garantito il rispetto dell'articolo 27, terzo comma, della Costituzione, quali iniziative si intendano adottare per riportare nella legalità costituzionale il carcere di Massa e porre fine ai trattamenti disumani e degradanti a cui sono sottoposti ogni giorno i detenuti, quali iniziative di competenza si intendano adottare per fronteggiare la gravissima situazione sanitaria, quali iniziative di competenza si intendano adottare per vigilare affinché venga garantito il diritto alla salute dei detenuti, considerata la presenza di un così alto numero di casi psichiatrici e di tossicodipendenti, se sia in funzione nelle carceri il servizio sanitario h24 e in che modo si intenda urgentemente intervenire per far fronte a eventuali gravi emergenze notturne.
  Va considerato in premessa che, alla data del 2 dicembre 2019, presso la casa di reclusione di Massa risultano ristretti 227 detenuti rispetto a 179 posti disponibili, per una percentuale di affollamento pari al 140,99 per cento, come tale superiore alla media del Paese che si attesta attorno al 128 per cento.
  Pur a fronte del suddetto tasso di sovraffollamento, va comunque dato atto del pieno rispetto dei parametri minimi stabiliti dalla CEDU, in quanto 118 detenuti risultano avere a disposizione, nelle rispettive camere di pernottamento, di uno spazio di vivibilità compreso tra i 3 e i 4 metri quadrati, mentre i restanti 109 detenuti risultano allocati in spazi superiori ai 4 metri quadrati.
  Per quanto riguarda l'elevato numero di detenuti stranieri (82 rispetto ai 145 italiani) va dato atto dell'azione che, in campo internazionale, il Ministero sta già conducendo al fine di favorirne il rimpatrio per l'espiazione del residuo pena nei rispettivi Paesi di origine, proseguendo i negoziati in essere, stipulando nuovi accordi e valorizzando altresì lo strumento dell'espulsione verso i Paesi d'origine per quei detenuti la cui pena residua lo consenta.
  In particolare, è fermo proposito di questo Dicastero sviluppare e condurre in porto in tempi ragionevoli i negoziati già in corso con molti Stati (Capo Verde, Filippine, Tunisia, Vietnam, Cina), affinché, in linea con i risultati soddisfacenti già conseguiti nell'anno corrente (Argentina, Colombia, Kosovo, Mali, Libia, Niger, Nigeria, Taiwan, Paraguay) nuovi accordi vengano siglati anche nell'anno venturo e verranno aperti nuovi fronti di dialogo con Paesi come la Bolivia e Cuba.
  Nella medesima direzione deflattiva si iscrive la recente istituzione, presso il Ministero della giustizia, di un tavolo tecnico fra il dipartimento dell'amministrazione penitenziaria ed il dipartimento per gli affari di giustizia con l'obiettivo di stimolare l'adozione e l'esecuzione di provvedimenti di espulsione dei detenuti stranieri
ex articolo 16, comma 5, del decreto legislativo n. 286 del 1998 (testo unico sull'immigrazione) verso i Paesi d'origine, velocizzandone le procedure di identificazione all'atto dell'ingresso in carcere attraverso lo sviluppo di una sinergia virtuosa con gli uffici immigrazione delle questure, da un lato, ed i tribunali di sorveglianza, dall'altro, ciascuno per i profili di rispettiva competenza.
  Rientra fra gli intendimenti prioritari di questo Dicastero fronteggiare incisivamente il problema del sovraffollamento carcerario anche attraverso un serio e concreto rilancio dell'edilizia penitenziaria, puntando sia alla riqualificazione degli spazi esistenti, che all'incremento dei posti detentivi.
  Nel tracciare in questa sede un profilo delle più importanti linee di intervento, oltre a richiamare l'avvenuto completamento nel 2018, da parte del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, dei tre padiglioni detentivi da 200 posti ciascuno presso gli istituti penitenziari di Parma, Lecce e Trani, occorre dare atto dell'imminente ultimazione dei due padiglioni detentivi da 200 posti presso gli istituti penitenziari di Sulmona e Taranto e del nuovo padiglione in realizzazione presso la casa di reclusione di Milano «Opera» per ulteriori n. 400 posti detentivi.
  Dei circa 3.500 posti attualmente risultanti inagibili, circa 1.000 sono già compresi nei procedimenti e negli interventi avviati con i finanziamenti del piano carceri e con la successiva rimodulazione deliberata dal comitato paritetico per l'edilizia penitenziaria, curati dai competenti provveditorati interregionali per le opere pubbliche del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti.
  Sono in corso i procedimenti a cura del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, per la ricerca dell'area del nuovo istituto penitenziario di Savona e la progettazione e realizzazione di nuove strutture detentive, nonché a cura della provincia autonoma di Bolzano, per il nuovo carcere della città, per un totale di circa 3.500 nuovi posti, che, sommati ai 51.500 sopracitati, porterebbero al raggiungimento di un realistico obiettivo di medio termine, entro il 2025, di circa 55.000 posti detentivi.
  Nel solco normativo tracciato dal cosiddetto decreto-legge Semplificazione (decreto-legge, 14 dicembre 2018, n. 135, convertito con modificazioni dalla legge 11 febbraio 2019, n. 12), si dovranno portare a compimento le riconversioni a uso penitenziario della ex caserma «Battisti» di Bagnoli e della ex caserma «Bixio» di Casale Monferrato, mentre è imminente il conferimento all'amministrazione penitenziaria della caserma «Barbetti» di Grosseto e sono in corso gli studi di fattibilità per la riconversione della caserma «Capozzi» di Bari.
  Quanto alla dotazione organica della polizia penitenziaria, presso l'istituto in parola, le maggiori scoperture si registrano nel ruolo dei sovrintendenti, compensate almeno numericamente dall'esubero nel ruolo degli agenti assistenti, mentre modesta è la scopertura nel ruolo degli ispettori (11 unità in servizio delle 13 previste) ed il ruolo dei funzionari risulta essere a pieno organico.
  In ogni caso, al fine di un riequilibrio anche sul piano funzionale, con riferimento alla carenza dei sovrintendenti, va ricordato in questa sede che i vincitori del concorso interno a complessivi 2.851 posti proprio per la nomina alla qualifica di vice sovrintendente, al termine del corso di formazione, costituiranno un bacino significativo a cui attingere per colmare le diffuse scoperture che su tutto il territorio si registrano in questo profilo professionale.
  Si tratta di una misura che si innesta a pieno titolo nel più ampio alveo delle mirate politiche assunzionali perseguite da questo Ministero, anche nel comparto penitenziario.
  A tal riguardo ci si limita a evidenziare che è in atto il corso di formazione anche per i vincitori del concorso a 80 posti di vice commissario, mentre verranno completate le procedure concorsuali a complessivi 49 posti di ispettore superiore ed a complessivi 754 posti di allievo agente. Si provvederà, altresì, al completamento dell'assunzione straordinaria di 1300 allievi agenti del corpo di polizia penitenziaria – ai sensi dell'articolo 1, commi 382-383, della legge 30 dicembre 2018, n. 145 (legge di bilancio 2019) – anche mediante scorrimento delle graduatorie vigenti e verranno inoltre avviate, nei prossimi mesi, le procedure per la copertura dei posti di vice sovrintendenti conseguito all'incremento della dotazione organica previsto dall'articolo 44, comma 8, lettere
b) e b-bis), del decreto legislativo 29 maggio 2017, n. 95 (di revisione dei ruoli delle forze di polizia), e alle vacanze disponibili dal 31 dicembre 2017 al 31 dicembre 2018.
  È altresì previsto un programma straordinario di assunzioni per i prossimi anni per un totale di 620 unità di polizia penitenziaria e di 150 unità del comparto funzioni centrali con un impegno di spesa di quasi sei milioni annui per il 2020 e per il 2021.
  In tale direzione, si confida realisticamente di poter disporre, a breve, di un ampio bacino di risorse umane a cui attingere per sanare le varie scoperture di cui risentono gli istituti di tutto il territorio e rispetto a cui saranno tenute in debita considerazione anche le esigenze della casa di reclusione di Massa che, comunque, va ricordato, già nel mese di luglio 2019 ha fruito di un incremento di 3 unità.
  Presso la struttura in disamina l'assistenza sanitaria viene garantita h24 ed è praticata anche la fisiokinesiterapia.
  Il potenziamento complessivo dell'assistenza sanitaria in contesto penitenziario, entro i limiti delle proprie competenze, riveste uno specifico rilievo nell'ambito delle linee programmatiche di questo Dicastero.
  Con specifico riguardo al segnalato incremento di problematiche di natura psicologica e psichiatrica in contesto carcerario, va dato atto che sono in corso progetti per incrementare o istituire nuove sezioni delle A.T.S.M. (articolazioni per la tutela della salute mentale) presso varie strutture carcerarie del territorio.
  Inoltre, si fa presente che è intendimento di questa amministrazione continuare a sviluppare la progettualità appena descritta, nonché proporre la riattivazione dei lavori del tavolo di consultazione permanente per la sanità penitenziaria presso la conferenza unificata, per condividere con il Ministero della salute e le regioni la definizione di un regolamento organizzativo delle articolazioni per la tutela della salute mentale con l'obiettivo di implementare l'assistenza psichiatrica negli istituti penitenziari, rendere omogenei i criteri di ammissione dei detenuti nelle articolazioni per la tutela della salute mentale e uniformare l'assistenza sul territorio nazionale.
  Proprio grazie alla necessaria sinergia con il servizio sanitario e con le regioni, si persegue l'obiettivo di ampliare e migliorare il servizio anche attraverso informazioni complete sullo stato di salute dei detenuti, un accesso veloce alle prestazioni sanitarie, un incremento dei reparti di medicina protetta
ex articolo 7 del decreto-legge n. 187 del 1993 ed un rafforzamento del piano nazionale di intervento per la prevenzione dei suicidi in carcere.
  A tal riguardo, per i profili di sua competenza, il Ministero della salute ha evidenziato che sono in corso i lavori del tavolo di consultazione permanente sull'attuazione del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 1° aprile 2008 e del comitato paritetico per il superamento degli ospedali psichiatrici giudiziari. In particolare, il suddetto Dicastero, ha rappresentato che il 15 gennaio 2019 si è svolta l'ultima riunione plenaria che ha tracciato un
focus sulle principali azioni da sviluppare, individuandole nella revisione degli accordi conferenza Stato-regioni e unificata, nel monitoraggio dei cambiamenti del settore e nella ripresa di un governo strategico della problematica gestione delle REMS che, giova ricordare, esulano dalla sfera di competenza di questo Dicastero, ai sensi del decreto-legge 22 dicembre 2011, n. 211, convertito, con modificazioni, dalla legge 17 febbraio 2012, n. 9.
  Tali propositi si innestano a pieno titolo nel più ampio alveo delle coordinate operative che puntano ad un innalzamento complessivo della qualità della vita detentiva focalizzando particolare attenzione alla valorizzazione dei rapporti familiari e della genitorialità ed al miglioramento dell'offerta trattamentale, con specifico riguardo sia alle attività didattiche, che alle iniziative in campo lavorativo.
  Sotto il primo aspetto assumono particolare rilievo l'adozione di iniziative tese, fra l'altro, ad agevolare i colloqui dei detenuti con i familiari sia favorendone la prenotazione
on line sia soprattutto, a seguito dell'adozione della circolare del 30 gennaio 2019, attraverso l'impiego dell'applicativo Skype for business per i video-colloqui.
  Attualmente già in 122 istituti di reclusione su 190 risulta attivo e funzionante il sistema
Skype – con il 64 per cento di copertura – così come in 12 su 17 tra ICAM e asili nido – per una percentuale pari al 75 per cento.
  In parallelo è intendimento di questo Dicastero curare un
restyling logistico-strutturale attraverso l'allestimento e il miglioramento di spazi di accoglienza, animazione e supporto psicologico nelle strutture già esistenti.
  Sul piano trattamentale, occorre evidenziare che l'offerta didattica verrà potenziata e modernizzata sia grazie all'imminente rinnovo del protocollo d'intesa con il Miur, lungo un solco già tracciato dalla recente stipula, l'11 settembre 2019, del protocollo d'intesa con la conferenza nazionale poli universitari (CNUPP) che prelude all'elaborazione di linee guida attraverso cui armonizzare i moduli di collaborazione fra atenei e mondo penitenziario, sia attraverso l'impiego del
web per sostenere gli esami a distanza ed espletare gli adempimenti burocratici funzionali e propedeutici.
  Ulteriore stimolo verrà impresso alle iniziative a carattere lavorativo, proseguendo nella diffusione del
format «Mi riscatto per...» ed estendendo la rete di contatti con il mondo imprenditoriale e delle cooperative così da ricreare, in contesto penitenziario, condizioni quanto più analoghe possibile al mercato del lavoro esterno e preparare al meglio i detenuti al re-ingresso nel tessuto produttivo all'atto della loro remissione in libertà.
  Il 14 ottobre 2019 il dipartimento dell'amministrazione penitenziaria ha istituito un'innovativa articolazione centrale (denominata «Mi riscatto per il futuro») con il compito principale di agevolare l'incontro fra domanda ed offerta di lavoro in contesto detentivo, tra l'altro attraverso la costituzione ed implementazione di una banca dati costantemente aggiornata con le informazioni relative al profilo lavorativo-attitudinale dei soggetti ristretti così da incrementare sensibilmente le attività trattamentali a base lavorativa, favorendo per tale via il re-inserimento sociale.
  È fermo intendimento di questo Ministero valorizzare ed implementare in maniera significativa la funzionalità di tale struttura così da innalzare sensibilmente la percentuale dei detenuti lavoranti, che attualmente si attesta su una percentuale del 28 per cento passando attraverso un radicale rinnovamento dell'impostazione di sistema del lavoro penitenziario. Per tale via si potrà favorire la capillare diffusione di laboratori e progettualità negli istituti di tutto il territorio e la realizzazione di cicli produttivi in cui coinvolgere stabilmente la popolazione detentiva così da assicurarle percorsi formativi e professionali qualificanti, agevolmente spendibili nei vari rami produttivi del mondo del lavoro, in tal modo facilitando sensibilmente il percorso di recupero e reinserimento sociale.
  È del tutto ragionevole ritenere, in conclusione, che i propositi operativi sin qui sintetizzati impatteranno favorevolmente sulle condizioni e sulla qualità della vita detentiva in maniera trasversale su tutti gli istituti penitenziari tra cui, evidentemente, anche la casa di reclusione di Massa.

Il Ministro della giustizia: Alfonso Bonafede.


   GAGLIARDI, BENIGNI, PEDRAZZINI, SORTE e SILLI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro per gli affari regionali e le autonomie. — Per sapere – premesso che:

   a seguito dell'intervenuta gara per la privatizzazione della società Tirrenia di Navigazione s.p.a., in attuazione delle previsioni ex articolo 1, commi 998 e 999, della legge n. 296 del 2006, il 18 luglio 2012 è stata sottoscritta la convenzione tra il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti e la compagnia di navigazione Cin Tirrenia s.p.a., avente ad oggetto l'esercizio dei servizi di collegamento marittimo in regime di pubblico servizio da e verso la Sardegna, nell'ottica di garantire alla Sardegna il diritto alla continuità territoriale con oneri interamente a carico dello Stato;

   il concetto di continuità territoriale è da intendersi in generale come capacità di garantire un servizio di trasporto che non penalizzi i cittadini residenti in territori meno favoriti quale è quello sardo a causa della sua condizione di insularità e deve essere inserito in un quadro più generale di garanzia e riconoscimento dell'uguaglianza sostanziale di tutti i cittadini e di coesione economica e sociale;

   il trasporto è espressione del diritto alla mobilità garantito costituzionalmente a prescindere dalla dislocazione geografica;

   l'esistente regime di continuità territoriale in Sardegna rischia di subire una dura battuta d'arresto e di essere sottratto ai sardi, poiché la convenzione scadrà nel luglio 2020. Il rinnovo presuppone la predisposizione di un nuovo bando di gara e l'espletamento della procedura medesima da parte dello Stato e i tempi per l'espletamento sono molto ristretti rispetto alla scadenza del luglio 2020 per le numerose problematiche ad essa connesse;

   una eventuale proroga della convenzione in essere, per il periodo successivo al 20 luglio 2020, non risulterebbe essere infatti praticabile secondo il recente parere dell'Autorità garante della concorrenza e del mercato che ha espresso la sua opposizione in merito alla verosimile violazione dei princìpi della libera concorrenza chiedendo al Ministero delle infrastrutture e dei trasporti di rinnovare la convenzione tramite gara, «di correggere eventuali distorsioni e attivare i meccanismi di confronto competitivo (...)»;

   è necessario che la regione venga effettivamente coinvolta nel procedimento di elaborazione della procedura di gara anche in applicazione dell'articolo 53 dello statuto speciale sardo che stabilisce: «la Regione è rappresentata nella elaborazione delle tariffe ferroviarie e della regolamentazione dei servizi nazionali di comunicazione e trasporti terrestri marittimi e aerei che possano direttamente interessarla»;

   la sentenza della Corte Costituzionale n. 230 del 2013, concludendo il giudizio avviato da un ricorso presentato in via principale dalla regione Sardegna in relazione ad alcune disposizioni (articolo 6, comma 19, del decreto-legge n. 95 del 2012) concernenti il processo di privatizzazione di Tirrenia, ritenute lesive delle prerogative dello Statuto speciale in riferimento, tra gli altri, all'articolo 53, dispone che il procedimento avente ad oggetto le convenzioni con i soggetti che gestiscono il rapporto di trasporto tra la Sardegna e il continente deve assicurare un effettivo coinvolgimento della medesima regione, che trova espressione nell'intesa e che la regione Sardegna deve essere chiamata ad esprimerla in occasione della adozione delle convenzioni medesime e della loro revisione;

   se non si interverrà con urgenza, la Sardegna si troverà ad affrontare un lungo periodo di difficoltà nei collegamenti e di grande incertezza sulle tariffe applicabili con gravissime ripercussioni sia per i residenti che per le attività turistiche –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti di cui in premessa e se non ritengano, d'intesa con la regione Sardegna, di adottare tutte le iniziative necessarie per procedere, con la massima urgenza, alla predisposizione del bando di gara relativo all'aggiudicazione del servizio pubblico di trasporto marittimo di persone e merci in regime di continuità territoriale e all'espletamento della relativa procedura fino alla sottoscrizione di una nuova convenzione.
(4-04072)

  Risposta. — Con riferimento all'atto di sindacato ispettivo in esame, sulla base delle informazioni acquisite dalla direzione generale per la vigilanza sulle autorità portuali, le infrastrutture portuali ed il trasporto marittimo per le vie d'acqua interne, si forniscono i seguenti elementi di risposta.
  Per l'esercizio dei trasporti marittimi in regime di pubblico servizio con le isole maggiori e minori è attualmente vigente la convenzione n. 54, stipulata il 18 luglio 2012 tra il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti (Mit) e la Compagnia italiana di navigazione (Cin) per la durata di 8 anni, con scadenza al 18 luglio 2020.
  L'articolo 7 della convenzione individua il corrispettivo per i servizi sovvenzionati svolti dalla Cin in circa 72,68 milioni di euro all'anno per ciascuno degli otto anni di durata della stessa. La continuità territoriale con la Sardegna è garantita dalle linee passeggeri/merci di Genova-Porto Torres, Civitavecchia-Olbia, Genova-Olbia, Cagliari-Palermo, Civitavecchia-Cagliari-Arbatax e Napoli-Cagliari.
  I collegamenti sono attualmente in regolare svolgimento e la compagnia accetta prenotazioni a tutta l'estate 2020.
  La scadenza contrattuale del 18 luglio 2020 ha richiesto l'attivazione, da parte del Ministero, delle procedure per la riassegnazione dei servizi di trasporto marittimo con le isole maggiori e minori, nel rispetto della normativa comunitaria e nazionale.
  Il 20 giugno 2019 il Ministero ha comunicato alla società esercente Cin l'avvio della procedura di riaffidamento del nuovo servizio e quindi la cessazione della convenzione alla scadenza contrattuale.
  Ai fini della pubblicazione del bando di gara deve essere effettuata una specifica attività istruttoria (in corso di svolgimento) che tenga conto sia del contenuto della delibera dell'Autorità di regolazione dei trasporti n. 22/2019 – che ha, per la prima volta, disciplinato le singole fasi dell'affidamento – sia della normativa europea (disciplina 2012/C 8/03 – decisione 2012/21 sui servizi interesse economico generale).
  A seguito delle diverse interlocuzioni con il Ministero, la Commissione europea ha già assegnato un codice di pre-notifica al caso, al fine di verificare l'assenza di aiuti di Stato nella procedura in atto. Analoghe interlocuzioni sono in corso con l'Autorità di regolazione dei trasporti trattandosi della prima applicazione della delibera n. 22/2019.
  Come indicato dalla stessa delibera, l'assegnazione dei servizi di trasporto marittimo deve, infatti, seguire quattro macro-fasi:

   1 - fase propedeutica di verifica del mercato;

   2 - procedura di imposizione di obblighi di servizio pubblico;

   3 - fase di gara per l'assegnazione in esclusiva del servizio;

   4 - fase di stipula della convenzione e gestione della stessa nella fase esecutiva.

  La fase propedeutica per l'affidamento del servizio è volta ad accertare, in base ai principi comunitari sulla liberalizzazione del cabotaggio marittimo, la sufficienza dei servizi di trasporto regolare (Comunicazione sul l'interpretazione del regolamento (CEE) n. 3577/92 COM 2014 232 final).
  La direzione generale per la vigilanza sulle autorità portuali, le infrastrutture portuali ed il trasporto marittimo per le vie d'acqua interne ha già concluso l'analisi dei dati dell'offerta, relativi al traffico delle merci e di persone nei porti di origine e destinazione delle linee attualmente esercite, sulla base delle informazioni acquisite tramite le autorità di sistema portuale competenti, le direzioni marittime, le capitanerie di porti e le società operanti.
  Per quanto riguarda il coinvolgimento della Regione Sardegna, si rappresenta che da oltre un anno è in corso un costante confronto con i competenti uffici della medesima Regione per analizzare la domanda di mobilità marittima, per individuare le rotte, nonché per la verifica del mercato.
  Tale verifica, che consiste nel mettere a consultazione pubblica le analisi, dei dati relativi all'esigenza di servizio pubblico individuata, deve appurare la distribuzione temporale e spaziale della potenziale domanda e rilevare le motivazioni di viaggio, le caratteristiche socio-economiche, demografiche e comportamentali; ciò al fine di verificare la sussistenza di un interesse economico degli operatori di mercato alla fornitura del servizio.
  Si procederà quindi ad acquisire le manifestazioni di interesse da parte delle imprese che posseggono i requisiti per l'esercizio dei servizi previsti e che siano nelle condizioni di presentare un'offerta, avuto riguardo, in particolare, alla proprietà e disponibilità dei mezzi navali richiesti.
  Dalla verifica scaturiscono tre possibili scenari, previsti dalla delibera dell'Autorità di regolazione dei trasporti:

   la piena disponibilità degli operatori ad assicurare il servizio in regime di libero mercato senza contributo;

   la parziale disponibilità degli operatori ad assicurare il servizio in regime di libero mercato con necessità di sovvenzione per mantenere l'equilibrio economico-finanziario;

   l'assenza di offerte a svolgere il servizio in mancanza di sovvenzione pubblica.

  Solo in caso di esito negativo della manifestazione di interesse, il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti dovrà procedere all'imposizione di obblighi di servizio o all'assegnazione del servizio con contratto di servizio pubblico attraverso l'espletamento di gara pubblica.
La Ministra delle infrastrutture e dei trasporti: Paola De Micheli.


   GIACHETTI. — Al Ministro della giustizia, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   il 15 agosto 2019 una delegazione dei Radicali Italiani, composta da Lorenzo Tinagli, Matteo Giusti e Matteo Manera, ha visitato il carcere di Prato;

   al 31 luglio 2019 i detenuti ristretti nelle carceri italiane erano 60.254 per una capienza regolamentare di 50.480 e il personale di ogni livello così ridotto nel suo organico;

   dall'inizio dell'anno nelle carceri italiane ci sono stati 29 suicidi;

   nel carcere di Prato il sovraffollamento della popolazione detenuta mette ulteriormente in evidenza il problema del sotto organico della polizia penitenziaria come degli altri operatori;

   la situazione risulta essersi maggiormente aggravata negli ultimi anni a seguito dell'ingresso di detenuti con patologie psichiatriche dovuto alla chiusura degli ospedali psichiatrici giudiziari;

   la popolazione carceraria straniera è pari al 55 per cento del totale a fronte del 33,5 per cento medio del resto dell'Italia;

   il numero di ore del personale medico assegnato è pari a 12 ogni 100 detenuti a fronte delle 62 per il medesimo numero di pazienti delle altre carceri italiane;

   tali circostanze hanno determinato un senso di malessere tra i detenuti che sono ricorsi a forme di protesta eclatanti quali circa 70 scioperi della fame e della sete nel solo anno 2017;

   la pianta organica teorica dell'istituto è pari a 310 unità di personale così ripartita tra i diversi ruoli; 5 commissari, 40 ispettori, 58 sovrintendenti, 207 agenti/assistenti; realmente sono invece presenti solamente 261 unità di cui 2 commissari, 11 ispettori, 11 sovrintendenti, 237 agenti/assistenti con una carenza pari al 60 per cento di commissari, 72 per cento di ispettori e 81 per cento di sovrintendenti con parziale recupero del 14 per cento sugli agenti (dati a ottobre 2018);

   mancano pertanto le figure strategiche che svolgano una funzione di «mediazione» tra le istanze dei detenuti e i vertici dell'istituto;

   il rapporto agente/detenuto è pari a 2,3 a fronte del rapporto medio nazionale di 1,8;

   mancano le figure professionali degli educatori che hanno in carico mediamente 124 detenuti a fronte dei 77 degli altri istituti italiani –:

   se il Governo sia a conoscenza della situazione descritta in premessa;

   se siano previste in futuro la revisione e l'incremento della pianta organica reale e di conseguenza l'immissione in servizio di personale per le figure di agenti, sovrintendenti, ispettori, commissari, personale medico ed educatori;

   quali siano le iniziative che i Ministri interrogati intendono intraprendere per riportare alla piena efficienza la struttura penitenziaria della terza città del Centro-Italia per numero di abitanti, nella quale sono presenti 126 diverse etnie e che conta una popolazione straniera pari al 21 per cento dei residenti.
(4-03633)

  Risposta. — Con l'atto di sindacato ispettivo in esame l'interrogante, nel fare riferimento agli esiti della visita presso il carcere di Prato effettuata il 15 agosto 2019 da una delegazione di radicali italiani, da cui sono emerse una serie di criticità relative, in particolare, al sovraffollamento della popolazione detenuta, il 55 per cento della quale di origine straniera, allo scarso numero di ore giornaliere di assegnazione del personale medico, alle scoperture degli organici della polizia penitenziaria, alla mancanza dei vari profili professionali, tra cui quella degli educatori, ed al diffuso senso di malessere che ne consegue fra i soggetti ristretti i quali hanno dato vita anche a forme di proteste eclatanti, chiede di sapere se il Governo sia a conoscenza di tale situazione, se siano previste in futuro la revisione e l'incremento della pianta organica reale e di conseguenza l'immissione in servizio di personale per le figure degli agenti, sovrintendenti, ispettori, commissari, personale medico ed educatori, quali siano le iniziative che si intendano intraprendere per riportare alla piena efficienza la struttura penitenziaria in parola, anche tenuto conto della peculiarità del territorio di Prato in cui sono presenti 126 etnie diverse ed una popolazione straniera che si attesta su una percentuale pari al 21 per cento del totale.
  Per quanto attiene alle presenze detentive, va detto che alla data del 17 ottobre 2019, presso la casa circondariale di Prato, sono presenti un totale di 610 detenuti, rispetto a una capienza regolamentare pari a complessivi 589 posti disponibili.
  Ne consegue che il numero di detenuti è di poco superiore a quello dei posti disponibili rilevandosi un indice percentuale di affollamento pari al 112,55 per cento come tale inferiore sia alla media regionale (127,77 per cento) che a quella nazionale, attualmente attorno al 129 per cento.
  Posto che la principale causa del problema è da individuarsi nei lavori di ristrutturazione di 27 camere detentive attualmente in corso, ne va debitamente rimarcata la portata transitoria, essendo tale criticità destinata a risolversi non appena saranno ultimati i lavori, grazie ai quali verrà ripristinata la massima capienza della struttura.
  Per altro, al fine di una razionale gestione del flusso demografico, occorre ricordare che dall'inizio dell'anno corrente al 1° ottobre, sono stati adottati quattro provvedimenti di movimentazione in uscita dalla Casa circondariale di Prato.
  In termini più generali, anche tenuto conto della forte connotazione straniera della popolazione detentiva ospitata in tale struttura (331 detenuti stranieri rispetto ai 279 italiani), va dato atto dell'azione che, in campo internazionale, il Ministero sta già conducendo al fine di favorire il rimpatrio dei detenuti stranieri per l'espiazione del residuo di pena nei loro Paesi di origine, proseguendo i negoziati in essere, stipulando nuovi accordi e valorizzando altresì lo strumento dell'espulsione verso i paesi d'origine per quei detenuti la cui pena residua lo consenta.
  In particolare, è fermo proposito di questo Dicastero sviluppare e condurre in porto in tempi ragionevoli i negoziati già in corso con molti Stati (Capo Verde, Filippine, Tunisia, Vietnam, Cina), affinché, in linea con i risultati soddisfacenti già conseguiti nell'anno corrente (Argentina, Colombia, Kosovo, Mali, Libia, Niger, Nigeria, Taiwan, Paraguay) nuovi accordi vengano siglati anche nell'anno venturo e verranno aperti nuovi fronti di dialogo con Paesi come la Bolivia e Cuba.
  Nella medesima direzione deflativa si iscrive la recente istituzione, presso il Ministero della giustizia, di un tavolo tecnico fra il dipartimento dell'amministrazione penitenziaria ed il dipartimento per gli affari di giustizia con l'obiettivo di stimolare l'adozione e l'esecuzione di provvedimenti di espulsione dei detenuti stranieri
ex articolo 16, comma 5, del decreto legislativo n. 286 del 1998 (testo unico sull'immigrazione) verso i Paesi d'origine, velocizzandone le procedure di identificazione all'atto dell'ingresso in carcere attraverso lo sviluppo di una sinergia virtuosa con gli uffici immigrazione delle questure, da un lato, ed i tribunali di sorveglianza, dall'altro, ciascuno per i profili di rispettiva competenza.
  Con specifico riferimento alla dotazione organica della Polizia penitenziaria, presso l'istituto in parola, a fronte di una pianta organica di 310 unità, ne risultano effettivamente in servizio 293.
  Le maggiori scoperture riguardano il ruolo dei sovrintendenti, in parte compensate, quanto meno numericamente, dal sovrannumero degli agenti/assistenti.
  In ogni caso, al di là del dato numerico, al fine di un riequilibrio anche sul piano funzionale, con riferimento alla carenza dei sovrintendenti, va ricordato in questa sede che i vincitori del concorso interno a complessivi 2.851 posti proprio per la nomina alla qualifica di vice sovrintendente del ruolo sia maschile che femminile del Corpo, al termine del corso di formazione, costituiranno un bacino significativo a cui attingere per colmare le diffuse scoperture che su tutto il territorio si registrano in questo profilo professionale.
  Si tratta di una misura che si innesta a pieno titolo nel più ampio alveo delle mirate politiche assunzionali perseguite da questo Ministero, anche nel comparto penitenziario.
  A tal riguardo ci si limita a evidenziare che è di imminente avvio il corso di formazione anche per i vincitori del concorso a 80 posti di vice commissario, mentre verranno completate le procedure concorsuali a complessivi 49 posti di ispettore superiore ed a complessivi 754 posti di allievo agente. Si provvederà, altresì, al completamento dell'assunzione straordinaria di 1300 allievi agenti del Corpo di polizia penitenziaria – ai sensi dell'articolo 1, commi 382-383, della legge 30 dicembre 2018, n. 145 (legge di bilancio 2019) – anche mediante scorrimento delle graduatorie vigenti e verranno inoltre avviate, nei prossimi mesi, le procedure per la copertura dei posti di vice sovrintendenti conseguito all'incremento della dotazione organica previsto dall'articolo 44, comma 8, lettere
b) e b-bis), del decreto legislativo 29 maggio 2017, n. 95 (di revisione dei ruoli delle forze di polizia), e alle vacanze disponibili dal 31 dicembre 2017 al 31 dicembre 2018.
  Nei prossimi quattro anni sono previste ulteriori assunzioni straordinarie e, precisamente, 513 unità nell'anno 2020; 337 unità nell'anno 2021; 100 unità sia per l'anno 2022 che per l'anno 2023.
  In tale direzione, si confida realisticamente di poter disporre, a breve, di un ampio bacino di risorse umane a cui attingere per sanare le varie scoperture di cui risentono gli istituti di tutto il territorio e rispetto a cui saranno tenute in debita considerazione anche le esigenze della casa circondariale di Prato che, comunque, va ricordato, già lo scorso mese di luglio ha fruito di un incremento di dieci unità.
  Per quanto attiene al personale del comparto funzioni centrali, l'attuale situazione presso la struttura fa registrare la presenza di complessive 24 unità (escluse le 3 unità dirigenziali), rispetto alle 29 previste.
  Dei vari settori, l'area trattamentale è quella che risente del minor tasso di scopertura, essendo presenti 8 unità rispetto alle 9 previste.
  In ogni caso, anche su questo piano, deve darsi atto degli imminenti rimedi derivanti dalle politiche assunzionali perseguite da questo Dicastero.
  È infatti in programma un'altra procedura concorsuale per il reperimento di ulteriori 50 unità appartenenti al profilo di funzionario giuridico pedagogico, che andranno a coprire i posti attualmente vacanti sul territorio nazionale rispetto a tale qualifica.
  La modesta scopertura di funzionari contabili (4 presenti su 6 previsti), sarà a propria volta reintegrata con la prossima definizione dell'interpello straordinario nazionale, tuttora in corso, nonché con le prossime assunzioni di funzionari contabili a seguito della conclusione della relativa procedura concorsuale.
  L'area amministrativa non presenta criticità, mentre, in area tecnica, si registra la carenza di una unità rispetto alle due previste, rispetto a cui giova ricordare che è prossimo l'espletamento di una procedura concorsuale per il reperimento di risorse appartenenti al predetto profilo.
  A tutto ciò va aggiunto che, con la legge di bilancio, è in previsione un programma straordinario di assunzioni in tutto il settore penitenziario, con un incremento ulteriore di 620 unità di Polizia penitenziaria e 150 unità del personale del comparto funzioni centrali.
  Con specifico riguardo all'assistenza sanitaria, occorre rimarcare che presso la struttura è attivo un servizio di guardia medica h 24, sono stati allestiti un ambulatorio odontoiatrico e uno radiologico, regolarmente funzionanti, in cui prestano servizio 15 specialisti (oculista, diabetologo, urologo, cardiologo, chirurgo, podologo, infettivologo, dermatologo e internista), compresi lo psichiatra, che effettua tre accessi settimanali, e lo psicologo, che si occupa dei nuovi giunti.
  È attivo, inoltre, il presidio per i detenuti tossicodipendenti.
  In termini più generali occorre sottolineare che il potenziamento complessivo dell'assistenza sanitaria dei detenuti, entro i limiti delle proprie competenze, riveste uno specifico rilievo nell'ambito delle linee programmatiche di questo Dicastero.
  Con specifico riguardo all'incremento di problematiche di natura psicologica e psichiatrica in contesto carcerario, va dato atto che sono in corso progetti per incrementare o istituire nuove sezioni della A.t.s.m. (articolazioni per la tutela della salute mentale) presso varie strutture carcerarie del territorio.
  Inoltre, si fa presente che è intendimento di questa Amministrazione continuare a sviluppare la progettualità appena descritta, nonché proporre la riattivazione dei lavori del tavolo di consultazione permanente per la sanità penitenziaria presso la Conferenza unificata, per condividere con il Ministero della salute e le regioni la definizione di un regolamento organizzativo delle articolazioni per la tutela della salute mentale con l'obiettivo di implementare l'assistenza psichiatrica negli istituti penitenziari, rendere omogenei i criteri di ammissione dei detenuti nelle A.t.s.m. e uniformare l'assistenza sul territorio nazionale.
  Proprio grazie alla necessaria sinergia con il servizio sanitario e con le regioni, si persegue l'obiettivo di ampliare e migliorare il servizio anche attraverso informazioni complete sullo stato di salute dei detenuti, un accesso veloce alle prestazioni sanitarie, un incremento dei reparti di medicina protetta
ex articolo 7 del decreto-legge n. 87 del 1993 ed un rafforzamento del piano nazionale di intervento per la prevenzione dei suicidi in carcere.
  A tal riguardo, per i profili di sua competenza, il Ministero della salute ha evidenziato che sono in corso i lavori del tavolo di consultazione permanente sull'attuazione del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 1° aprile 2008 e del comitato paritetico per il superamento degli ospedali psichiatrici giudiziari. In particolare, il suddetto Dicastero, ha rappresentato che il 15 gennaio 2019 si è svolta l'ultima riunione plenaria che ha tracciato un
focus sulle principali attività da sviluppare, individuandole nella revisione degli accordi Conferenza Stato-regioni e unificata, nel monitoraggio dei cambiamenti del settore e nella ripresa di un governo strategico della problematica gestione delle REMS che, giova ricordare, esulano dalla sfera di competenza di questo Dicastero, ai sensi del decreto-legge 22 dicembre 2011, n. 211, convertito con modificazioni dalla legge 17 febbraio 2012, n. 9.
  Tali propositi si innestano a pieno titolo nel più ampio alveo delle coordinate operative che puntano ad un innalzamento complessivo della qualità della vita detentiva focalizzando particolare attenzione alla valorizzazione dei rapporti familiari e della genitorialità ed al miglioramento dell'offerta trattamentale, con specifico riguardo sia alle attività didattiche, che alle iniziative in campo lavorativo.
  Sotto il primo aspetto assumono particolare rilievo l'adozione di iniziative tese, fra l'altro, ad agevolare i colloqui dei detenuti con i familiari sia favorendone la prenotazione
on line sia soprattutto, a seguito dell'adozione della circolare del 30 gennaio 2019, attraverso l'impiego dell'applicativo Skype for business per i video-colloqui.
  Attualmente già in 122 istituti di reclusione su 190 risulta attivo e funzionante il sistema
Skype – con il 64 per cento di copertura – così come in 12 su 17 tra Icam e asili nido – per una percentuale pari al 75 per cento.
  In parallelo è intendimento di questo Dicastero curare un
restyling logistico-strutturale attraverso l'allestimento e il miglioramento di spazi di accoglienza, animazione e supporto psicologico nelle strutture già esistenti.
  Sul piano trattamentale, occorre evidenziare che l'offerta didattica verrà potenziata e modernizzata sia grazie all'imminente rinnovo del protocollo d'intesa con il Miur, lungo un solco già tracciato dalla recente stipula, l'11 settembre 2019, del protocollo d'intesa con la Conferenza nazionale poli universitari (Cnupp) che prelude all'elaborazione di linee guida attraverso cui armonizzare i moduli di collaborazione fra atenei e mondo penitenziario, sia attraverso l'impiego del
web per sostenere gli esami a distanza ed espletare gli adempimenti burocratici funzionali e propedeutici.
  Ulteriore stimolo verrà impresso alle iniziative a carattere lavorativo, proseguendo nella diffusione del
format «Mi riscatto per...» ed estendendo la rete di contatti con il mondo imprenditoriale e delle cooperative così da ricreare, in contesto penitenziario, condizioni quanto più analoghe possibile al mercato del lavoro esterno e preparare al meglio i detenuti al re-ingresso nel tessuto produttivo all'atto della loro remissione in libertà.
  Il 14 ottobre 2019 il dipartimento dell'amministrazione penitenziaria ha istituito la sezione «Mi Riscatto per il futuro – Ufficio Centrale per il lavoro dei detenuti», ossia un'innovativa articolazione centrale con il compito principale di agevolare l'incontro fra domanda ed offerta di lavoro in contesto detentivo, tra l'altro attraverso la costituzione ed implementazione di una banca dati costantemente aggiornata con le informazioni relative al profilo lavorativo-attitudinale dei soggetti ristretti così da incrementare sensibilmente le attività trattamentali a base lavorativa, favorendo per tale via il re-inserimento sociale.
  È del tutto ragionevole ritenere che i propositi operativi sin qui sintetizzati impatteranno favorevolmente sulle condizioni e sulla qualità della vita detentiva così da comprimere significativamente quello stato di disagio che, comunemente, è alla base degli eventi critici nelle carceri, rispetto a cui, con specifico riferimento alla casa circondariale di Prato, giova evidenziare che, nell'ultimo triennio, non si è registrato alcun episodio di suicidio.

Il Ministro della giustizia: Alfonso Bonafede.


   GIACHETTI. — Al Ministro della giustizia, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   dal 15 al 18 agosto 2019 circa 300 persone, tra dirigenti e militanti del Partito Radicale insieme all'Osservatorio delle Camere penali italiane, a diversi parlamentari, ai garanti delle persone private della libertà, hanno visitato 70 Istituti penitenziari in 17 regioni;

   al 31 luglio 2019 i detenuti ristretti nelle carceri erano 60.254 per una capienza regolamentare di 50.480 e il personale di ogni livello così ridotto nel suo organico;

   dall'inizio dell'anno nelle carceri italiane ci sono stati 29 suicidi;

   la delegazione che ha visitato il carcere di Oristano Massama il 15 agosto 2019 era composta da Matteo Angioli, membro del consiglio generale del Partito Radicale, segretario del Comitato globale per lo Stato di diritto «Marco Pannella»; avvocato Rosaria Manconi, presidente della Camera penale di Oristano;

   avvocato Anna Maria Uras, Camera penale Oristano; Tania Filice, Partito Radicale; Paolo Mocci, Garante comunale per i diritti dei detenuti di Oristano; Francesco Pitirra, consigliere nazionale degli studenti universitari; avvocato Maria Teresa Antonia Pintus, Camera Penale Sassari, componente Osservatorio carcere; avvocato Franco Villa, Tesoriere Camera penale Cagliari, componente Osservatorio carcere; avvocato Michele D'Agostino;

   nell'istituto penitenziario di Oristano Massama, i detenuti presenti sono 260, ristretti nei 265 posti regolamentari;

   i detenuti stranieri sono 26;

   i detenuti comuni sono 74;

   i detenuti in attesa di giudizio sono: 15 imputati, 3 appellanti e 9 ricorrenti;

   i tossicodipendenti sono tra i 40 e i 50, i detenuti tossicodipendenti in terapia intensiva sono circa 15, i detenuti affetti da epatite sono circa 30;

   i detenuti con patologie di tipo psichiatrico sono circa 70;

   gli agenti di polizia penitenziaria effettivamente in servizio sono 179 a fronte di una pianta organica che ne prevedrebbe 211;

   i detenuti lavoranti sono 57;

   gli educatori effettivamente in servizio sono 4, a fronte di una pianta organica di 5;

   la pianta organica degli psicologi varia a seconda dei fondi a disposizione, gli psicologi effettivamente in servizio sono 2, ex articolo 80 dell'Ordinamento penitenziario;

   gli atti di autolesionismo avvengono regolarmente;

   i detenuti lamentano un controllo eccessivo, il regime a celle chiuse, la mancanza di attività di studio e lavoro (quel poco che c'è è sottopagato), l'assenza costante del direttore e il conseguente mancato rapporto con lo stesso;

   i detenuti esprimono una mancanza di fiducia nell'operato del garante comunale dei detenuti;

   le celle ospitano fino a 3 persone, anche ergastolani. In una cella che ospita tre detenuti è stata segnalata la presenza di due detenuti disabili, uno con il deambulatore e l'altro con la bombola dell'ossigeno. Il terzo fa da badante in uno spazio inferiore a quello che gli è garantito –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza della situazione descritta in premessa;

   quali iniziative si intendano assumere affinché sia garantito il rispetto del terzo comma dell'articolo 27 della Costituzione;

   quali iniziative intenda adottare il Governo per riportare nella legalità costituzionale il suddetto carcere e per porre fine ai trattamenti disumani e degradanti ai quali sono oggigiorno sottoposti i detenuti;

   quali iniziative di competenza si intendano adottare per fronteggiare la gravissima situazione sanitaria;

   se e in quale modo si intenda intervenire al fine di garantire un adeguato livello di assistenza alla popolazione reclusa, in generale nelle carceri italiane e, in particolare, a quello di Massama di Oristano, e quali iniziative di competenza si intendano adottare per vigilare affinché venga garantito il diritto alla salute dei detenuti, considerata la presenza di un così alto numero di casi psichiatrici e di tossicodipendenti;

   se sia in funzione nel carcere di Massama Oristano il servizio sanitario h24 e in che modo si intenda urgentemente far fronte ad eventuali gravi emergenze notturne.
(4-03662)

  Risposta. — Con l'atto di sindacato ispettivo in esame l'interrogante, nel fare riferimento agli esiti della visita presso il carcere Massama di Oristano effettuata il 15 agosto 2019 da dirigenti e militanti del Partito radicale, insieme all'osservatorio delle camere penali italiane, a diversi parlamentari ed ai garanti delle persone private della libertà, da cui sarebbero emerse una serie di criticità quali la mancanza di un educatore penitenziario, essendo presenti 4 unità delle 5 previste in pianta organica, il numero variabile degli psicologi in servizio, di cui due effettivamente presenti, il regolare verificarsi di atti di autolesionismo, disagi lamentati dai detenuti per gli eccessivi controlli, il regime a custodia chiusa, la mancanza di offerte trattamentali di studio e di lavoro, la mancanza del direttore, chiede di sapere se il Ministro della giustizia sia a conoscenza della situazione, quali iniziative intenda assumere affinché sia garantito il rispetto dell'articolo 27 della Costituzione, quali iniziative intenda adottare il Governo per riportare nella legalità costituzionale il suddetto carcere e porre fine ai trattamenti disumani e degradanti ai quali sono sottoposti i detenuti, quali iniziative di competenza si intendano adottare per fronteggiare la gravissima situazione sanitaria, in quale modo si intenda intervenire per garantire un adeguato livello di assistenza alla popolazione reclusa, in generale nelle carceri italiane e, in particolare, all'istituto penitenziario di Oristano, e quali iniziative di competenza si intendano adottare per vigilare affinché venga garantito il diritto alla salute dei detenuti, considerata la presenza di un così alto numero di casi psichiatrici e di tossicodipendenti, se sia in funzione nel carcere di Massama il servizio sanitario h24 e in che modo si intenda urgentemente far fronte ad eventuali gravi emergenze notturne.
  Preliminarmente si deve far rilevare come presso la casa di reclusione «Salvatore Toro» di Oristano non si riscontri alcuna criticità in termini di affollamento carcerario.
  Presso tale struttura, infatti, si registra una virtuosa controtendenza rispetto alla situazione generale, in quanto sono presenti un totale di 260 detenuti, rispetto a una capienza regolamentare pari a complessivi 265 posti disponibili.
  Ne discende un indice percentuale di affollamento pari ai 98,11 per cento, come tale di gran lunga inferiore alla media nazionale che si attesta intorno al 128 per cento ed il pieno rispetto dei parametri C.e.d.u., in quanto tutti i detenuti risultano allocati in spazi superiori ai 4 metri quadri.
  Con specifico riferimento alla dotazione organica del personale di Polizia penitenziaria, presso la casa di reclusione di Oristano, le maggiori scoperture riguardano il ruolo dei sovrintendenti, rispetto a cui va ricordato che da poco si sono concluse le procedure per il concorso interno a complessivi 2.851 posti proprio per la nomina alla qualifica di vice sovrintendente del ruolo sia maschile che femminile del Corpo i cui vincitori, al termine del corso di formazione, costituiranno un bacino significativo a cui attingere per colmare le diffuse scoperture che su tutto il territorio si registrano in questo profilo professionale.
  Si tratta di una misura che si innesta a pieno titolo nel più ampio alveo delle mirate politiche assunzionali perseguite da questo Ministero, anche nel comparto penitenziario.
  A tal riguardo ci si limita a evidenziare che è in atto il corso di formazione anche per i vincitori del concorso a 80 posti di vice commissario, mentre verranno completate le procedure concorsuali a complessivi 49 posti di ispettore superiore ed a complessivi 754 posti di allievo agente. Si provvederà, altresì, al completamento dell'assunzione straordinaria di 1.300 allievi agenti del Corpo di polizia penitenziaria – ai sensi dell'articolo 1, commi 382-383, della legge 30 dicembre 2018, n. 145 (legge di Bilancio 2019) – anche mediante scorrimento delle graduatorie vigenti e verranno inoltre avviate, nei prossimi mesi, le procedure per la copertura dei posti di vice sovrintendenti conseguito all'incremento della dotazione organica previsto dall'articolo 44, comma 8, lettere
b) e b-bis), del decreto legislativo 29 maggio 2017, n. 95 (di revisione dei ruoli delle forze di polizia), e alle vacanze disponibili dal 31 dicembre 2017 al 31 dicembre 2018.
  È altresì previsto un programma straordinario di assunzioni per i prossimi anni per un totale di 620 unità di polizia penitenziaria e di 150 unità del comparto funzioni centrali con un impegno di spesa di quasi sei milioni annui per il 2020 e per il 2021.
  In tale direzione, si confida realisticamente di poter disporre, a breve, di un ampio bacino di risorse umane a cui attingere per sanare le varie scoperture di cui risentono gli istituti di tutto il territorio e rispetto a cui saranno tenute in debita considerazione anche le esigenze della casa di reclusione di Oristano che, comunque, va ricordato, già lo scorso mese di luglio ha fruito di un incremento di tredici unità.
  Per quanto riguarda la scopertura del posto di direttore dell'istituto, trattasi di una criticità in via di risoluzione, in quanto il 5 luglio 2019 è stata avviata la procedura per il conferimento degli incarichi dirigenziali, ai sensi dell'articolo 4 del decreto ministeriale 28 settembre 2016, relativa ai posti di funzione di direttore titolare vacanti, tra cui, il posto di funzione della casa di reclusione di Oristano.
  
Medio tempore, la copertura è comunque assicurata con incarichi temporanei di reggenza.
  Per completezza informativa, va altresì rimarcato che è in corso di emanazione il decreto del Ministro della giustizia, di concerto con il Ministro per la semplificazione e la pubblica amministrazione, per l'individuazione delle modalità e dei criteri per le assunzioni di n. 35 dirigenti di istituto penitenziario, di livello dirigenziale non generale, elevati a 45, per effetto del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 20 giugno 2019.
  Relativamente alla lamentata mancanza di un'unità dell'area educativa, posto che su scala nazionale si rileva una scopertura nell'ordine del 9,01 per cento, per quanto qui di interesse, giova evidenziare che si tratta di una criticità, almeno in parte, in via di soluzione, grazie alla procedura concorsuale per n. 50 posti relativi al profilo professionale di funzionario della professionalità giuridico-pedagogica, autorizzata con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 20 giugno 2019, pubblicato sulla
Gazzetta Ufficiale 29 agosto 2019, n. 204.
  Presso la casa di reclusione di Oristano operano, inoltre, due psicologi cui sono attribuite 20 ore mensili
pro capite.
  Alcuna concreta criticità, di contro, è riscontrabile con riferimento al regime custodiale adottato ed alle attività trattamentali offerte.
  In particolare, va fatto rilevare che, ospitando la casa di reclusione di Oristano detenuti prevalentemente appartenenti al circuito alta sicurezza, il regime a cosiddetta «custodia chiusa» è previsto dalla normativa vigente; in ogni caso va rimarcato che i detenuti fruiscono di due accessi settimanali ai campi di calcetto e alla palestra, delle sale di socialità per complessive sei ore giornaliere, delle sale hobby e delle seguenti attività scolastiche, frequentate da oltre 90 detenuti, con classi suddivise per categoria di appartenenza:

   licenza media 3 classi (1 destinata agli AS1, 1 per gli AS3 e 1 per la media sicurezza);

   corso di ragioneria 4 classi (3 destinate agli AS3 e 1 per AS1);

   liceo artistico 5 classi (4 destinate agli AS3 e 1 per AS1).

  Va altresì dato atto della possibilità di frequentare corsi di restauro e mosaico.
  I posti di lavoro interni all'istituto sono, allo stato, 57 e le retribuzioni sono quelle previste dalla vigente normativa; si sta tentando, inoltre, di ampliare l'offerta occupazionale attraverso la predisposizione di progetti per accedere ai fondi regionali ed europei.
  Del pari non si rilevano criticità con riferimento alla continuità dell'assistenza sanitaria che, presso la casa di reclusione di Oristano, risulta essere garantita con una copertura h24.
  In termini più generali, va rimarcato che il potenziamento complessivo dell'assistenza sanitaria in contesto penitenziario, entro i limiti delle proprie competenze, riveste uno specifico rilievo nell'ambito delle linee programmatiche di questo Dicastero.
  Con specifico riferimento al segnalato incremento di problematiche di natura psicologica e psichiatrica in contesto carcerario, va dato atto, che sono in corso progetti per incrementare o istituire nuove sezioni delle A.t.s.m. (articolazioni per la tutela della salute mentale) presso varie strutture carcerarie del territorio.
  Inoltre, si fa presente che è intendimento di questa Amministrazione continuare a sviluppare la progettualità appena descritta, nonché proporre la riattivazione dei lavori del tavolo di consultazione permanente per la sanità penitenziaria presso la Conferenza unificata, per condividere con il Ministero della salute e le regioni la definizione di un regolamento organizzativo delle articolazioni per la tutela della salute mentale con l'obiettivo di implementare l'assistenza psichiatrica negli istituti penitenziari, rendere omogenei i criteri di ammissione dei detenuti nelle A.t.s.m. e uniformare l'assistenza sul territorio nazionale.
  Proprio grazie alla necessaria sinergia con il servizio sanitario e con le regioni, si persegue l'obiettivo di ampliare e migliorare il servizio anche attraverso informazioni complete sullo stato di salute dei detenuti, un accesso veloce alle prestazioni sanitarie, un incremento dei reparti di medicina protetta
ex articolo 7 decreto-legge n. 187 del 1993 ed un rafforzamento del piano nazionale di intervento per la prevenzione dei suicidi in carcere.
  A tal riguardo, per i profili di sua competenza, il Ministero della salute ha evidenziato che sono in corso i lavori del tavolo di consultazione permanente sull'attuazione del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 1° aprile 2008 e del comitato paritetico per il superamento degli ospedali psichiatrici giudiziari. In particolare, il suddetto Dicastero, ha rappresentato che il 15 gennaio 2019 si è svolta l'ultima riunione plenaria che ha tracciato un
focus sulle principali attività da sviluppare, individuandole nella revisione degli accordi Conferenza Stato-regioni e unificata, nel monitoraggio dei cambiamenti del settore nella ripresa di un governo strategico della problematica gestione delle Rems che, giova ricordare, esulano dalla sfera di competenza di questo Dicastero, ai sensi del decreto-legge 22 dicembre 2011, n. 211, convertito, con modificazioni, dalla legge 17 febbraio 2012, n. 9.
  Tali propositi si innestano a pieno titolo nel più ampio alveo delle coordinate operative che puntano ad un innalzamento complessivo della qualità della vita detentiva focalizzando particolare attenzione alla valorizzazione dei rapporti familiari e della genitorialità ed al miglioramento dell'offerta trattamentale, con specifico riguardo sia alle attività didattiche, che alle iniziative in campo lavorativo.
  Sotto il primo aspetto assumono particolare rilievo l'adozione di iniziative tese, fra l'altro, ad agevolare i colloqui dei detenuti con i familiari sia favorendone la prenotazione
on line sia soprattutto, a seguito dell'adozione della circolare del 30 gennaio 2019, attraverso l'impiego dell'applicativo Skype for business per i video-colloqui.
  Attualmente già in 122 istituti di reclusione su 190 risulta attivo e funzionante il sistema
Skype – con il 64 per cento di copertura – così come in 12 su 17 tra Icam e asili nido – per una percentuale pari al 75 per cento.
  In parallelo è intendimento di questo Dicastero curare un
restyling logistico-strutturale attraverso l'allestimento e il miglioramento di spazi di accoglienza, animazione e supporto psicologico nelle strutture già esistenti.
  Sul piano trattamentale, occorre evidenziare che l'offerta didattica verrà potenziata e modernizzata sia grazie all'imminente rinnovo del protocollo d'intesa con il Miur, lungo un solco già tracciato dalla recente stipula, l'11 settembre 2019, del protocollo d'intesa con la Conferenza nazionale poli universitari (Cnupp) che prelude all'elaborazione di linee guida attraverso cui armonizzare i moduli di collaborazione fra atenei e mondo penitenziario, sia attraverso l'impiego del
web per sostenere gli esami a distanza ed espletare gli adempimenti burocratici funzionali e propedeutici.
  Ulteriore stimolo verrà impresso alle iniziative a carattere lavorativo, proseguendo nella diffusione del
format «Mi riscatto per...» ed estendendo la rete di contatti con il mondo imprenditoriale e delle cooperative così da ricreare, in contesto penitenziario, condizioni quanto più analoghe possibile al mercato del lavoro esterno e preparare al meglio i detenuti al re-ingresso nel tessuto produttivo all'atto della loro remissione in libertà.
  Il 14 ottobre 2019 il dipartimento dell'amministrazione penitenziaria ha istituito un'innovativa articolazione centrale (denominata «
Mi riscatto per il futuro») con il compito principale di agevolare l'incontro fra domanda ed offerta di lavoro in contesto detentivo, tra l'altro attraverso la costituzione ed implementazione di una banca dati costantemente aggiornata con le informazioni relative al profilo lavorativo-attitudinale dei soggetti ristretti così da incrementare sensibilmente le attività trattamentali a base lavorativa, favorendo per tale via il re-inserimento sociale.
  È fermo intendimento di questo Ministero valorizzare ed implementare in maniera significativa la funzionalità di tale struttura così da innalzare sensibilmente la percentuale dei detenuti lavoranti, che attualmente si attesta su una percentuale del 28 per cento passando attraverso un radicale rinnovamento dell'impostazione di sistema del lavoro penitenziario.
  Per tale via si potrà favorire la capillare diffusione di laboratori e progettualità negli istituti di tutto il territorio e la realizzazione di cicli produttivi in cui coinvolgere stabilmente la popolazione detentiva così da assicurarle percorsi formativi e professionali qualificanti, agevolmente spendibili nei vari rami produttivi del mondo del lavoro, in tal modo facilitando sensibilmente il percorso di recupero e reinserimento sociale.
  È del tutto ragionevole ritenere che i propositi operativi sin qui sintetizzati impatteranno favorevolmente sulle condizioni e sulla qualità della vita detentiva in maniera trasversale su tutti gli istituti penitenziari tra cui, evidentemente, anche quello di Oristano.

Il Ministro della giustizia: Alfonso Bonafede.


   GIACHETTI. — Al Ministro della giustizia, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   dal 15 al 18 agosto 2019 circa 300 persone, tra dirigenti e militanti del Partito Radicale insieme all'Osservatorio delle Camere penali italiane, a diversi parlamentari, ai garanti delle persone private della libertà, hanno visitato 70 istituti penitenziari in 17 regioni;

   al 31 luglio 2019 i detenuti ristretti nelle carceri erano 60.254 per una capienza regolamentare di 50.480 e il personale di ogni livello ridotto nel suo organico;

   dall'inizio dell'anno nelle carceri italiane ci sono stati 29 suicidi;

   la delegazione che ha visitato il carcere di Cremona il 16 agosto era composta da Gino Ruggeri, Segretario Radicali Cremona; Maria Teresa Molaschi, Partito Radicale; Avvocato Laura Maria Rita Negri, Camera penale Cremona;

   nel suddetto carcere:

    i detenuti presenti sono 463 (capienza tollerabile 620) ristretti nei 393 posti regolamentari, di cui 10 sono posti non disponibili;

    i detenuti stranieri sono 307;

    i detenuti tossicodipendenti sono 107, 10 detenuti sono in terapia metadonica, 14 detenuti sono sieropositivi, 5 detenuti sono affetti da epatite C;

    quanto ai detenuti con patologie di tipo psichiatrico vi sono: 74 psicotici; 48 con disturbo depressivo maggiore, 20 con disturbo borderline, 76 con disturbo di personalità;

    i detenuti con condanna definitiva sono 374;

    i detenuti in attesa di giudizio sono 88: 20 imputati, 22 appellanti e 46 ricorrenti;

    i detenuti lavoranti alle dipendenze dell'amministrazione penitenziaria sono 99; i detenuti lavoranti in carcere per conto di imprese e cooperative sono 2; 1 detenuto «semilibero» lavora alle dipendenze di datori di lavoro esterni;

    gli agenti di polizia penitenziaria effettivamente in servizio sono 185, quelli assegnati sono 214 a fronte di una pianta organica che ne prevedrebbe 223;

    gli psicologi effettivamente in servizio sono 2+2 del Sert, la pianta organica prevedrebbe 1+1 del Sert;

    gli educatori in servizio sono 5 a fronte di una pianta organica di 5 –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza della situazione descritta in premessa;

   quali iniziative intendano assumere affinché sia garantito il rispetto del terzo comma dell'articolo 27 della Costituzione;

   quali iniziative intenda adottare il Governo per riportare nella legalità costituzionale il carcere di Cremona e per porre fine ai trattamenti disumani e degradanti ai quali sono oggigiorno sottoposti i detenuti;

   se e in quale modo intendano intervenire al fine di garantire un adeguato livello di assistenza alla popolazione reclusa, in generale nelle carceri italiane e, in particolare, all'istituto penitenziario di carcere di Cremona;

   quali iniziative di competenza si intendano adottare per vigilare affinché venga garantito il diritto alla salute dei detenuti, considerata la presenza di un così alto numero di detenuti con patologie di tipo psichiatrico e di tossicodipendenti;

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza del fatto che risultano in aumento i casi di disagi psichici e psichiatrici dei detenuti nelle strutture detentive italiane e che i posti presso le residenze per l'esecuzione delle misure di sicurezza (Rems) sono insufficienti e come intendano affrontare tale situazione.
(4-03663)

  Risposta. — Con l'atto di sindacato ispettivo in esame l'interrogante, nel fare riferimento agli esiti della visita presso il carcere di Cremona effettuata il 16 agosto 2019 da dirigenti e militanti del Partito radicale, insieme all'osservatorio delle camere penali italiane, a diversi parlamentari ed ai garanti delle persone private della libertà, da cui sarebbero emerse una serie di criticità quali il tasso di sovraffollamento e la scopertura degli organici di Polizia penitenziaria, chiede di sapere se il Ministro della giustizia sia a conoscenza della situazione, quali iniziative intenda assumere affinché sia garantito il rispetto dell'articolo 27 della Costituzione, quali iniziative si intendano adottare per riportare nella legalità costituzionale il suddetto carcere e porre fine ai trattamenti disumani e degradanti ai quali sono sottoposti i detenuti, se e in quale modo si intenda intervenire per garantire un adeguato livello di assistenza alla popolazione reclusa, in generale nelle carceri italiane e, in particolare, all'istituto penitenziario di Cremona, quali iniziative di competenza si intendano adottare per vigilare affinché venga garantito il diritto alla salute dei detenuti, considerata la presenza di un così alto numero di casi psichiatrici e di tossicodipendenti, se si sia a conoscenza dell'incremento dei casi di disagi psichici e psichiatrici dei detenuti nelle strutture penitenziarie italiane, dell'insufficienza dei posti presso le Rems, e come si intenda affrontare tale situazione.
  Preliminarmente si deve far rilevare come presso la casa circondariale di Cremona, alla data dell'11 novembre 2019, sono presenti un totale di 475 detenuti, a fronte di una capienza regolamentare pari a complessivi 393 posti disponibili, rilevandosi un indice percentuale di affollamento pari al 124,02 per cento, come tale inferiore a quello nazionale che si attesta sul 128 per cento circa.
  Pur al netto di tale sovraffollamento, va comunque chiarito che presso la casa circondariale di Cremona non si registra alcuna violazione dei parametri previsti dalla Cedu, atteso che a ogni detenuto viene garantita una superficie media individuale superiore ai 4 metri quadrati.
  Per quanto riguarda il tasso di detenuti stranieri particolarmente elevato (313 rispetto ai 162 italiani) va dato atto dell'azione che, in campo internazionale, il Ministero sta già conducendo al fine di favorirne il rimpatrio per l'espiazione del residuo di pena nei rispettivi Paesi di origine, proseguendo i negoziati in essere, stipulando nuovi accordi e valorizzando altresì lo strumento dell'espulsione verso i Paesi d'origine per quei detenuti la cui pena residua lo consenta.
  In particolare, è fermo proposito di questo Dicastero sviluppare e condurre in porto in tempi ragionevoli i negoziati già in corso con molti Stati (Capo Verde, Filippine, Tunisia, Vietnam, Cina), affinché, in linea con i risultati soddisfacenti già conseguiti nell'anno corrente (Argentina, Colombia, Kosovo, Mali, Libia, Niger, Nigeria, Taiwan, Paraguay) nuovi accordi vengano siglati anche nell'anno venturo e verranno aperti nuovi fronti di dialogo con Paesi come la Bolivia e Cuba.
  Nella medesima direzione deflattiva si iscrive la recente istituzione, presso il Ministero della giustizia, di un tavolo tecnico fra il dipartimento dell'amministrazione penitenziaria ed il dipartimento per gli affari di giustizia con l'obiettivo di stimolare l'adozione e l'esecuzione di provvedimenti di espulsione dei detenuti stranieri
ex articolo 16, comma 5, del decreto legislativo n. 286 del 1998 (testo unico sull'immigrazione) verso i Paesi d'origine, velocizzandone le procedure di identificazione all'atto dell'ingresso in carcere attraverso lo sviluppo di una sinergia virtuosa con gli uffici immigrazione delle questure, da un lato, ed i tribunali di sorveglianza, dall'altro, ciascuno per i profili di rispettiva competenza.
  Rientra fra gli intendimenti prioritari di questo Dicastero fronteggiare incisivamente il problema del sovraffollamento carcerario anche attraverso un serio e concreto rilancio dell'edilizia penitenziaria, puntando sia alla riqualificazione degli spazi esistenti, che all'incremento dei posti detentivi.
  Nel tracciare in questa sede un profilo delle più importanti linee di intervento, oltre a richiamare l'avvenuto completamento nel 2018, da parte del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, dei tre padiglioni detentivi da 200 posti ciascuno presso gli istituti penitenziari di Parma, Lecce e Trani, occorre dare atto dell'imminente ultimazione dei due padiglioni detentivi da 200 posti presso gli istituti penitenziari di Sulmona e Taranto e del nuovo padiglione in realizzazione presso la casa di reclusione di Milano «Opera» per ulteriori n. 400 posti detentivi.
  Dei circa 3.500 posti attualmente risultanti inagibili, circa 1.000 sono già compresi nei procedimenti e negli interventi avviati con i finanziamenti del piano carceri e con la successiva rimodulazione deliberata dal comitato paritetico per l'edilizia penitenziaria, curati dai competenti provveditorati interregionali per le opere pubbliche del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti.
  Sono in corso i procedimenti a cura del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, per la ricerca dell'area del nuovo istituto penitenziario di Savona e la progettazione e realizzazione di nuove strutture detentive, nonché a cura della provincia autonoma di Bolzano, per il nuovo carcere della Città, per un totale di circa 3.500 nuovi posti, che, sommati ai 51.500 sopracitati, porterebbero al raggiungimento di un realistico obiettivo di medio termine, entro il 2025, di circa 55.000 posti detentivi.
  Nel solco normativo tracciato dal cosiddetto decreto-legge Semplificazione (decreto-legge 14 dicembre 2018, n. 135, convertito, con modificazioni, dalla legge 11 febbraio 2019, n. 12), si dovranno portare a compimento le riconversioni a uso penitenziario della ex Caserma «Battisti» di Bagnoli e della ex Caserma «Bixio» di Casale Monferrato, mentre è imminente il conferimento all'amministrazione penitenziaria della Caserma «Barbetta» di Grosseto e sono in corso gli studi di fattibilità per la riconversione della Caserma «Capozzi» di Bari.
  Con specifico riferimento alla dotazione organica del personale di polizia penitenziaria, presso la casa circondariale di Cremona le maggiori scoperture riguardano il ruolo dei sovrintendenti, rispetto a cui va ricordato che da poco si sono concluse le procedure per il concorso interno a complessivi 2.851 posti proprio per la nomina alla qualifica di vice sovrintendente del ruolo sia maschile che femminile del corpo i cui vincitori, al termine del corso di formazione, costituiranno un bacino significativo a cui attingere per colmare le diffuse scoperture che su tutto il territorio si registrano in questo profilo professionale.
  Si tratta di una misura che si innesta a pieno titolo nel più ampio alveo delle mirate politiche assunzionali perseguite da questo Ministero, anche nel comparto penitenziario.
  A tal riguardo ci si limita a evidenziare che è in atto il corso di formazione anche per i vincitori del concorso a 80 posti di vice commissario, mentre verranno completate le procedure concorsuali a complessivi 49 posti di ispettore superiore ed a complessivi 754 posti di allievo agente. Si provvederà, altresì, al completamento dell'assunzione straordinaria di 1300 allievi agenti del Corpo di polizia penitenziaria – ai sensi dell'articolo 1, commi 382-383, della legge 30 dicembre 2018, n. 145 (Legge di bilancio 2019) – anche mediante scorrimento delle graduatorie vigenti e verranno inoltre avviate, nei prossimi mesi, le procedure per la copertura dei posti di vice sovrintendenti conseguito all'incremento della dotazione organica previsto dall'articolo 44, comma 8, lettere
b) e b-bis), del decreto legislativo 29 maggio 2017, n. 95 (di revisione dei ruoli delle forze di polizia), e alle vacanze disponibili dal 31 dicembre 2017 al 31 dicembre 2018.
  È altresì previsto un programma straordinario di assunzioni per i prossimi anni per un totale di 620 unità di polizia penitenziaria e di 150 unità del comparto funzioni centrali con un impegno di spesa di quasi sei milioni annui per il 2020 e per il 2021.
  In tale direzione, si confida realisticamente di poter disporre, a breve, di un ampio bacino di risorse umane a cui attingere per sanare le varie scoperture di cui risentono gli istituti di tutto il territorio e rispetto a cui saranno tenute in debita considerazione anche le esigenze della casa circondariale di Cremona che, comunque, va ricordato, già lo scorso mese di luglio ha fruito di un incremento di 25 unità.
  Relativamente alle scoperture nell'area giuridico-pedagogica, la mancanza di un'unità costituisce un problema dalla portata evidentemente contenuta e comunque in via di soluzione, grazie alla procedura concorsuale per n. 50 posti relativi al profilo professionale di funzionario della professionalità giuridico-pedagogica, autorizzata con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 20 giugno 2019, pubblicato sulla
Gazzetta Ufficiale 29 agosto 2019, n. 204.
  Il potenziamento complessivo dell'assistenza sanitaria in contesto penitenziario, entro i limiti delle proprie competenze, riveste uno specifico rilievo nell'ambito delle linee programmatiche di questo Dicastero.
  Con specifico riferimento al segnalato incremento di problematiche di natura psicologica e psichiatrica in contesto carcerario, va dato atto che sono in corso progetti per incrementare o istituire nuove sezioni delle A.t.s.m. (articolazioni per la tutela della salute mentale) presso varie strutture carcerarie del territorio.
  Inoltre, si fa presente che è intendimento di questa Amministrazione continuare a sviluppare la progettualità appena descritta, nonché proporre la riattivazione dei lavori del tavolo di consultazione permanente per la sanità penitenziaria presso la Conferenza unificata, per condividere con il Ministero della salute e le regioni la definizione di un regolamento organizzativo delle articolazioni per la tutela della salute mentale con l'obiettivo di implementare l'assistenza psichiatrica negli istituti penitenziari, rendere omogenei i criteri di ammissione dei detenuti nelle A.t.s.m. e uniformare l'assistenza sul territorio nazionale.
  Proprio grazie alla necessaria sinergia con il servizio sanitario e con le regioni, si persegue l'obiettivo di ampliare e migliorare il servizio anche attraverso informazioni complete sullo stato di salute dei detenuti, un accesso veloce alle prestazioni sanitarie, un incremento dei reparti di medicina protetta
ex articolo 7 del decreto-legge n. 187 del 1993 ed un rafforzamento del piano nazionale di intervento per la prevenzione dei suicidi in carcere.
  A tal riguardo, per i profili di sua competenza, il Ministero della salute ha evidenziato che sono in corso i lavori del tavolo di consultazione permanente sull'attuazione del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 1° aprile 2008 e del comitato paritetico per il superamento degli ospedali psichiatrici giudiziari. In particolare, il suddetto Dicastero, ha rappresentato che il 15 gennaio 2019 si è svolta l'ultima riunione plenaria che ha tracciato un
focus sulle principali attività da sviluppare, individuandole nella revisione degli accordi Conferenza Stato-regioni e unificata, nel monitoraggio dei cambiamenti del settore e nella ripresa di un governo strategico della problematica gestione delle Rems che, giova ricordare, esulano dalla sfera di competenza di questo Dicastero, ai sensi del decreto-legge 22 dicembre 2011, n. 211, convertito con modificazioni dalla legge 17 febbraio 2012, n. 9.
  Tali propositi si innestano a pieno titolo nel più ampio alveo delle coordinate operative che puntano ad un innalzamento complessivo della qualità della vita detentiva focalizzando particolare attenzione alla valorizzazione dei rapporti familiari e della genitorialità ed al miglioramento dell'offerta trattamentale, con specifico riguardo sia alle attività didattiche, che alle iniziative in campo lavorativo.
  Sotto il primo aspetto assumono particolare rilievo l'adozione di iniziative tese, fra l'altro, ad agevolare i colloqui dei detenuti con i familiari sia favorendone la prenotazione
on line sia soprattutto, a seguito dell'adozione della circolare del 30 gennaio 2019, attraverso l'impiego dell'applicativo Skype for business per i video-colloqui.
  Attualmente già in 122 istituti di reclusione su 190 risulta attivo e funzionante il sistema
Skype – con il 64 per cento di copertura – così come in 12 su 17 tra Icam e asili nido – per una percentuale pari al 75 per cento.
  In parallelo è intendimento di questo Dicastero curare un
restyling logistico-strutturale attraverso l'allestimento e il miglioramento di spazi di accoglienza, animazione e supporto psicologico nelle strutture già esistenti.
  Sul piano trattamentale, occorre evidenziare che l'offerta didattica verrà potenziata e modernizzata sia grazie all'imminente rinnovo del protocollo d'intesa con il Miur, lungo un solco già tracciato dalla recente stipula, l'11 settembre 2019, del protocollo d'intesa con la Conferenza nazionale poli universitari (Cnupp) che prelude all'elaborazione di linee guida attraverso cui armonizzare i moduli di collaborazione fra atenei e mondo penitenziario, sia attraverso l'impiego del
web per sostenere gli esami a distanza ed espletare gli adempimenti burocratici funzionali e propedeutici.
  Ulteriore stimolo verrà impresso alle iniziative a carattere lavorativo, proseguendo nella diffusione del
format «Mi riscatto per...» ed estendendo la rete di contatti con il mondo imprenditoriale e delle cooperative così da ricreare, in contesto penitenziario, condizioni quanto più analoghe possibile al mercato del lavoro esterno e preparare al meglio i detenuti al re-ingresso nel tessuto produttivo all'atto della loro remissione in libertà.
  Il 14 ottobre 2019 il Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria ha istituito un'innovativa articolazione centrale (denominata «Mi riscatto per il futuro») con il compito principale di agevolare l'incontro fra domanda ed offerta di lavoro in contesto detentivo, tra l'altro attraverso la costituzione ed implementazione di una banca dati costantemente aggiornata con le informazioni relative al profilo lavorativo-attitudinale dei soggetti ristretti così da incrementare sensibilmente le attività trattamentali a base lavorativa, favorendo per tale via il re-inserimento sociale.
  È fermo intendimento di questo Ministero valorizzare ed implementare in maniera significativa la funzionalità di tale struttura così da innalzare sensibilmente la percentuale dei detenuti lavoranti, che attualmente si attesta su una percentuale del 28 per cento passando attraverso un radicale rinnovamento dell'impostazione di sistema del lavoro penitenziario.
  Per tale via si potrà favorire la capillare diffusione di laboratori e progettualità negli istituti di tutto il territorio e la realizzazione di cicli produttivi in cui coinvolgere stabilmente la popolazione detentiva così da assicurarle percorsi formativi e professionali qualificanti, agevolmente spendibili nei vari rami produttivi del mondo del lavoro, in tal modo facilitando sensibilmente il percorso di recupero e reinserimento sociale.
  È del tutto ragionevole ritenere che i propositi operativi sin qui sintetizzati impatteranno favorevolmente sulle condizioni e sulla qualità della vita detentiva in maniera trasversale su tutti gli istituti penitenziari tra cui, evidentemente, anche quello di Cremona.

Il Ministro della giustizia: Alfonso Bonafede.


   GIACHETTI. — Al Ministro della giustizia, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   dal 15 al 18 agosto 2019 circa 300 persone, tra dirigenti e militanti del Partito Radicale insieme all'Osservatorio delle Camere penali italiane, a diversi parlamentari, ai garanti delle persone private della libertà, hanno visitato 70 istituti penitenziari in 17 regioni;

   al 31 luglio 2019 i detenuti ristretti nelle carceri erano 60.254 per una capienza regolamentare di 50.480 e il personale di ogni livello così ridotto nel suo organico;

   dall'inizio dell'anno nelle carceri italiane ci sono stati 29 suicidi;

   la delegazione che ha visitato il carcere di Mantova il 15 agosto era composta da: Roberto Zaghi, Giovanna Martelli, Sara Magarotto;

   i detenuti presenti sono 132 (di cui 120 uomini e 12 donne), ristretti in 126 posti regolamentari;

   i detenuti tossicodipendenti sono 71, 6 sono in trattamento metadonico;

   i detenuti affetti da epatite C sono 2;

   i detenuti stranieri sono 89; il mediatore culturale si reca in carcere due/tre volte la settimana;

   i detenuti lavoranti alle dipendenze dell'amministrazione penitenziaria sono 16;

   i detenuti in attesa di giudizio sono 34: 16 imputati, 11 appellanti, 7 ricorrenti;

   gli agenti di polizia penitenziaria effettivamente in servizio sono 74 a fronte di una pianta organica che ne prevedrebbe 80;

   di notte ci sono solo 4 agenti in servizio; se occorre accompagnare un detenuto in ospedale l'intero carcere resta in custodia a un unico agente;

   l'istituto penitenziario di Mantova non ha un direttore assegnato (è condiviso con il carcere di Cremona) ed è presente una/due volte la settimana;

   l'edificio è vetusto e non a norma (è un ex convento convertito a carcere nel 1911);

   la saletta perquisizioni non è pulita, con un materasso di gomma piuma sporco, wc alla turca, un tavolino;

   il reparto protetti è composto di 8 stanze con wc alla turca, di cui 3 inagibili;

   nel reparto femminile ci sono tre docce in una stanza senza finestra, le pareti presentano segni di umidità, l'ambiente è sporco, senza arredi, la ventola di aspirazione è rotta;

   nel reparto maschile le celle doppie sono piccole, le docce al pian terreno senza finestre, i locali trasandati;

   la cucina è piccola, maleodorante, c'è acqua nei piani e nel pavimento. È in costruzione una nuova cucina ma dopo tre anni e mezzo e quattrocento mila euro spesi i lavori sono fermi. È stata pertanto sistemata all'aperto dell'attrezzatura da cucina, frigoriferi e banconi, un grande tavolo retroilluminato, un forno in ceramica, più materiale vario, alle intemperie da più di tre anni; le mura di cinta sono inagibili, in pessimo stato e in parecchi punti cadono calcinacci –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza della situazione descritta in premessa;

   quali iniziative intendano assumere affinché sia garantito il rispetto del terzo comma dell'articolo 27 della Costituzione;

   quali iniziative intenda adottare il Governo per riportare nella legalità costituzionale il carcere di Mantova e per porre fine ai trattamenti disumani e degradanti ai quali sono oggigiorno sottoposti i detenuti;

   quali iniziative di competenza si intendano adottare per fronteggiare la gravissima situazione sanitaria e per assicurare il diritto alla salute dei detenuti, considerata la presenza di un così alto numero di tossicodipendenti;

   se e in quale modo intendano intervenire al fine di garantire un adeguato livello di assistenza alla popolazione reclusa, in generale nelle carceri italiane, e in particolare, in quello di Mantova;

   se il Ministro della giustizia sia a conoscenza del fatto che quanto esposto in premessa sulla carenza di organico della polizia penitenziaria crea grossi problemi nel presidio notturno, e come si intenda far fronte a questa specifica situazione che vede solo 4 agenti per 132 detenuti.
(4-03664)

  Risposta. — Con l'atto di sindacato ispettivo in esame l'interrogante, nel fare riferimento agli esiti della visita presso il carcere di Mantova effettuata il 15 agosto 2019 da dirigenti e militanti del Partito Radicale, insieme all'Osservatorio delle Camere penali italiane, a diversi parlamentari ed ai garanti delle persone private della libertà, da cui sarebbero emerse una serie di criticità quali il sovraffollamento della popolazione detenuta, la scopertura degli organici di polizia penitenziaria, la scopertura del posto di direttore dell'istituto, problematiche di ordine strutturale e di inadeguatezza degli ambienti, chiede di sapere se il Ministro della giustizia sia a conoscenza della situazione, quali iniziative intenda assumere affinché sia garantito il rispetto dell'articolo 27, terzo comma, della Costituzione, quali iniziative si intendano adottare per riportare nella legalità costituzionale il suddetto carcere e porre fine ai trattamenti disumani e degradanti ai quali sono sottoposti i detenuti, quali iniziative si intendano adottare per fronteggiare la grave situazione sanitaria e per assicurare il diritto alla salute dei detenuti, considerata la così alta percentuale di tossicodipendenti, se e in quale modo si intenda intervenire per garantire un adeguato livello di assistenza alla popolazione reclusa, quali iniziative si intendano assumere per vigilare affinché venga garantito il diritto alla salute dei detenuti, considerata la presenza di un così alto numero di casi psichiatrici e di tossicodipendenti, se il Ministro della giustizia sia a conoscenza del fatto che la grave scopertura degli organici di polizia penitenziaria crea grossi problemi nel presidio notturno e come si intenda far fronte a questa specifica situazione.
  Preliminarmente si deve far rilevare che alla data del 2 dicembre 2019, presso l'istituto in esame sono presenti un totale di 131 detenuti, rispetto a una capienza regolamentare pari a complessivi 104 posti disponibili, rilevandosi, un indice percentuale di affollamento pari al 125,96 per cento, come tale leggermente inferiore alla percentuale media nazionale che si attesta attorno al 128 per cento.
  Pur a fronte del richiamato sovraffollamento, va dato atto del pieno rispetto dei parametri previsti dalla C.E.D.U., atteso che 66 ristretti risultano avere a disposizione uno spazio compreso tra i 3 e i 4 metri quadrati, mentre i restanti 64 detenuti risultano allocati in camere di pernottamento che garantiscono loro uno spazio di vivibilità superiore ai 4 metri quadrati, ad ogni detenuto viene attualmente garantito uno spazio superiore ai 4 metri quadrati.
  Per quanto riguarda il tasso di detenuti stranieri particolarmente elevato (83 rispetto ai 48 italiani) va dato atto dell'azione che, in campo internazionale, il Ministero sta già conducendo al fine di favorirne il rimpatrio per l'espiazione del residuo pena nei rispettivi Paesi di origine, proseguendo i negoziati in essere, stipulando nuovi accordi e valorizzando altresì lo strumento dell'espulsione verso i paesi d'origine per quei detenuti la cui pena residua lo consenta.
  In particolare, è fermo proposito di questo Dicastero sviluppare e condurre in porto in temi ragionevoli i negoziati già in corso con molti Stati (Capo Verde, Filippine, Tunisia, Vietnam, Cina), affinché, in linea con i risultati soddisfacenti già conseguiti nell'anno corrente (Argentina, Colombia, Kosovo, Mali, Libia, Niger, Nigeria, Taiwan, Paraguay) nuovi accordi vengano siglati anche nell'anno venturo e verranno aperti nuovi fronti di dialogo con Paesi come la Bolivia e Cuba.
  Nella medesima direzione deflattiva si iscrive la recente istituzione, presso il Ministero della giustizia, di un tavolo tecnico fra il dipartimento dell'amministrazione penitenziaria ed il dipartimento per gli affari di giustizia con l'obiettivo di stimolare l'adozione e l'esecuzione di provvedimenti di espulsione dei detenuti stranieri
ex articolo 16, comma 5, del decreto legislativo n. 286 del 1998 (testo unico sull'immigrazione) verso i Paesi d'origine, velocizzandone le procedure di identificazione all'atto dell'ingresso in carcere attraverso lo sviluppo di una sinergia virtuosa con gli uffici immigrazione delle questure, da un lato, ed i tribunali di sorveglianza, dall'altro, ciascuno per i profili di rispettiva competenza.
  Con specifico riferimento alla dotazione organica del personale di polizia penitenziaria, va evidenziato che le maggiori scoperture presso la struttura di Cuneo si registrano nel ruolo dei sovrintendenti e che le stesse, quanto meno dal punto di vista numerico, sono compensate dagli esuberi nel ruolo degli agenti assistenti.
  In ogni caso, anche nell'ottica di un riequilibrio funzionale, va ricordato che i vincitori del concorso interno a complessivi 2.851 posti proprio per la nomina alla qualifica di vice sovrintendente del ruolo sia maschile che femminile del corpo, al termine del corso di formazione in atto, costituiranno un bacino significativo a cui attingere per colmare le diffuse scoperture che su tutto il territorio si registrano in questo profilo professionale.
  Si tratta di una misura che si innesta a pieno titolo nel più ampio alveo delle mirate politiche assunzionali perseguite da questo Ministero, anche nel comparto penitenziario.
  A tal riguardo ci si limita a evidenziare che è in atto il corso di formazione anche per i vincitori del concorso a 80 posti di vice commissario, mentre verranno completate le procedure concorsuali a complessivi 49 posti di ispettore superiore ed a complessivi 754 posti di allievo agente. Si provvederà, altresì, al completamento dell'assunzione straordinaria di 1300 allievi agenti del corpo di polizia penitenziaria – ai sensi dell'articolo 1, commi 382-383, della legge 30 dicembre 2018, n. 145 (Legge di Bilancio 2019) – anche mediante scorrimento delle graduatorie vigenti e verranno inoltre avviate, nei prossimi mesi, le procedure per la copertura dei posti di vice sovrintendenti conseguito all'incremento della dotazione organica previsto dall'articolo 44, comma 8, lettere
b) e b-bis), del decreto legislativo 29 maggio 2017, n. 95 (di revisione dei ruoli delle forze di polizia), e alle vacanze disponibili dal 31 dicembre 2017 al 31 dicembre 2018.
  È altresì previsto un programma straordinario di assunzioni per i prossimi anni per un totale di 620 unità di polizia penitenziaria e di 150 unità del comparto funzioni centrali con un impegno di spesa di quasi sei milioni annui per il 2020 e per il 2021.
  In tale direzione, si confida realisticamente di poter disporre, a breve, di un ampio bacino di risorse umane a cui attingere per sanare le varie scoperture di cui risentono gli istituti di tutto il territorio e rispetto a cui saranno tenute in debita considerazione anche le esigenze della casa circondariale di Mantova che, comunque, giova ricordare, nel mese di luglio 2019 ha già usufruito di un incremento di 9 unità.
  Relativamente alla scopertura del posto di direttore, si tratta di un problema in via di risoluzione in quanto è in corso definizione la procedura per il conferimento degli incarichi dirigenziali vacanti, tra cui anche il posto di funzione della casa circondariale di Mantova.
  In termini più generali, giova rimarcare che è altresì in corso di emanazione il decreto del Ministro della giustizia, di concerto con il Ministro per la semplificazione e la pubblica amministrazione, per l'individuazione delle modalità e dei criteri per le assunzioni di n. 35 dirigenti di istituto.
  Per quanto attiene ai profili di criticità strutturale e inadeguatezza logistica, si fa innanzitutto rilevare che il 16 ottobre 2019 si è proceduto ad un sopralluogo presso l'istituto, al fine di esaminare la situazione dell'istituto.
  Quanto alle condizioni della saletta perquisizioni, si rappresenta che la criticità descritta era determinata da fatti contingenti e temporanei ed è stata immediatamente risolta.
  Per quanto riguarda i servizi igienici con bagno alla turca, sono già stati effettuati studi di fattibilità tecnico-economica, proposti per l'inserimento nella programmazione annuale del dipartimento.
  Il reparto protetti consta di sette camere detentive, una saletta comune e un locale docce e tutti gli ambienti sono apparsi attualmente agibili e utilizzati, né presentano condizioni tali da richiederne la chiusura.
  Presso il reparto femminile dell'istituto è stato redatto uno studio preliminare di fattibilità per la messa a norma degli ambienti.
  Si dà atto che è già intervenuta la direzione dell'istituto richiedendo la possibilità di finanziare l'intervento mediante i fondi della cassa ammende.
  È in corso di realizzazione il progetto della nuova cucina nell'ambito del più ampio progetto di riqualificazione dell'ala sud dell'istituto (di importo complessivo 400.000,000 euro), promosso dall'associazione Libra Onlus e finanziato, per il 97 per cento, con finanziamenti volontari di privati e associazioni, e, per il 3 per cento, con fondi della cassa ammende.

  Recentemente sono stati ultimati i lavori del panificio e risultano in stato avanzato quelli relativi alla nuova cucina.
  All'interno del progetto di riqualificazione è stata data precedenza alla realizzazione del panificio, che consentirà ai detenuti di partecipare ad appositi programmi di formazione e lavoro. Questa parte del progetto sarà ultimata entro la fine dell'anno.
  Infine, quanto al muro di cinta, state avviate le valutazioni tecniche necessarie alla quantificazione dell'intervento di messa in sicurezza e successivo inserimento nella programmazione.
  La casa circondariale di Mantova, in conformità alle previsioni di cui alla delibera regionale n. 4716/2016, è dotata di un servizio medico di base, presso il quale vengono assegnati detenuti riconosciuti in buone condizioni generale di salute.
  Tale servizio offre in via continuativa e per fasce orari prestazioni di medicina di base e assistenza infermieristica, nonché, ordinariamente, prestazioni di medicina specialistica (odontoiatria, cardiologia, psichiatria, malattie infettive).
  A fronte di esigenze sanitarie non praticabili presso l'istituto stesso, fermi restando i casi in cui si rende necessario procedere a ricoveri presso luoghi esterni di cura, su segnalazione del medico responsabile dell'istituto, il locale provveditorato regionale, acquisito il parere del medico U.O.S.P., procede all'assegnazione dei detenuti interessati presso altri istituti maggiormente dotati.
  Il potenziamento complessivo dell'assistenza sanitaria in contesto penitenziario, entro i limiti delle proprie competenze, riveste uno specifico rilievo nell'ambito delle linee programmatiche di questo Dicastero.
  Con specifico riferimento al segnalato incremento di problematiche di natura psicologica e psichiatrica in contesto carcerario, va dato atto che sono in corso progetti per incrementare o istituire nuove sezioni delle A.T.S.M. (articolazioni per la tutela della salute mentale) presso varie strutture carcerarie del territorio.
  Inoltre, si fa presente che è intendimento di questa amministrazione continuare a sviluppare la progettualità appena descritta, nonché proporre la riattivazione dei lavori del tavolo di consultazione permanente per la sanità penitenziaria presso la conferenza unificata, per condividere con il Ministero della salute e le regioni la definizione di un regolamento organizzativo delle articolazioni per la tutela della salute mentale con l'obiettivo di implementare l'assistenza psichiatrica negli istituti penitenziari, rendere omogenei i criteri di ammissione dei detenuti nelle articolazioni per la tutela della salute mentale e uniformare l'assistenza sul territorio nazionale.
  Proprio grazie alla necessaria sinergia con il servizio sanitario e con le regioni, si persegue l'obiettivo di ampliare e migliorare il servizio anche attraverso informazioni complete sullo stato di salute dei detenuti, un accesso veloce alle prestazioni sanitarie, un incremento dei reparti di medicina protetta
ex articolo 7 del decreto-legge n. 187 del 1993 ed un rafforzamento del piano nazionale di intervento per la prevenzione dei suicidi in carcere.
  A tal riguardo, per i profili di sua competenza, il Ministero della salute ha evidenziato che sono in corso i lavori del tavolo di consultazione permanente sull'attuazione del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 1° aprile 2008 e del comitato paritetico per il superamento degli ospedali psichiatrici giudiziari. In particolare, il suddetto Dicastero, ha rappresentato che il 15 gennaio 2019 si è svolta l'ultima riunione plenaria che ha tracciato un
focus sulle principali attività da sviluppare, individuandole nella revisione degli accordi conferenza Stato-regioni e unificata, nel monitoraggio dei cambiamenti del settore e nella ripresa di un governo strategico della problematica gestione delle Residenze per l'esecuzione delle misure di sicurezza che, giova ricordare, esulano dalla sfera di competenza di questo Dicastero, ai sensi del decreto-legge 22 dicembre 2011, n. 211, convertito con modificazioni dalla legge 17 febbraio 2012, n. 9.
  Tali propositi si innestano a pieno titolo nel più ampio alveo delle coordinate operative che puntano ad un innalzamento complessivo della qualità della vita detentiva focalizzando particolare attenzione alla valorizzazione dei rapporti familiari e della genitorialità ed al miglioramento dell'offerta trattamentale, con specifico riguardo sia alle attività didattiche, che alle iniziative in campo lavorativo.
  Sotto il primo aspetto assumono particolare rilievo l'adozione di iniziative tese, fra l'altro, ad agevolare i colloqui dei detenuti con i familiari sia favorendone la prenotazione
on line sia soprattutto, a seguito dell'adozione della circolare del 30 gennaio 2019, attraverso l'impiego dell'applicativo Skype for business per i video-colloqui.
  Attualmente già in 122 istituti di reclusione su 190 risulta attivo e funzionante il sistema
Skype – con il 64 per cento di copertura – così come in 12 su 17 tra Icam e asili nido – per una percentuale pari al 75 per cento.
  In parallelo è intendimento di questo Dicastero curare un
restyling logistico-strutturale attraverso l'allestimento e il miglioramento di spazi di accoglienza, animazione e supporto psicologico nelle strutture già esistenti.
  Sul piano trattamentale, occorre evidenziare che l'offerta didattica verrà potenziata e modernizzata sia grazie all'imminente rinnovo del protocollo d'intesa con il Miur, lungo un solco già tracciato dalla recente stipula, l'11 settembre 2019, del protocollo d'intesa con la conferenza nazionale poli universitari (CNUPP) che prelude all'elaborazione di linee guida attraverso cui armonizzare i moduli di collaborazione fra atenei e mondo penitenziario, sia attraverso l'impiego del
web per sostenere gli esami a distanza ed espletare gli adempimenti burocratici funzionali e propedeutici.
  Ulteriore stimolo verrà impresso alle iniziative a carattere lavorativo, proseguendo nella diffusione del
format «Mi riscatto per...» ed estendendo la rete di contatti con il mondo imprenditoriale e delle cooperative così da ricreare, in contesto penitenziario, condizioni quanto più analoghe possibile al mercato del lavoro esterno e preparare al meglio i detenuti al re-ingresso nel tessuto produttivo all'atto della loro remissione in libertà.
  Il 14 ottobre scorso il dipartimento dell'amministrazione penitenziaria ha istituito un'innovativa articolazione centrale (denominata «Mi riscatto per il futuro») con il compito principale di agevolare l'incontro fra domanda ed offerta di lavoro in contesto detentivo, tra l'altro attraverso la costituzione ed implementazione di una banca dati costantemente aggiornata con le informazioni relative al profilo lavorativo-attitudinale dei soggetti ristretti così da incrementare sensibilmente le attività trattamentali a base lavorativa, favorendo per tale via il re-inserimento sociale.
  È fermo intendimento di questo Ministero valorizzare ed implementare in maniera significativa la funzionalità di tale struttura così da innalzare sensibilmente la percentuale dei detenuti lavoranti, che attualmente si attesta su una percentuale del 28 per cento, passando attraverso un radicale rinnovamento dell'impostazione di sistema del lavoro penitenziario.
  Per tale via si potrà favorire la capillare diffusione di laboratori e progettualità negli istituti di tutto il territorio e la realizzazione di cicli produttivi in cui coinvolgere stabilmente la popolazione detentiva così da assicurarle percorsi formativi e professionali qualificanti, agevolmente spendibili nei vari rami produttivi del mondo del lavoro, in tal modo facilitando sensibilmente il percorso di recupero e reinserimento sociale.
  È del tutto ragionevole ritenere che i propositi operativi sin qui sintetizzati impatteranno favorevolmente sulle condizioni e sulla qualità della vita detentiva in maniera trasversale su tutti gli istituti penitenziari tra cui, evidentemente, anche quello di Mantova.

Il Ministro della giustizia: Alfonso Bonafede.


   GIACHETTI. — Al Ministro della giustizia, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   dal 15 al 18 agosto 2019 circa 300 persone, tra dirigenti e militanti del Partito Radicale insieme all'Osservatorio delle Camere penali italiane, a diversi parlamentari, ai garanti delle persone private della libertà, hanno visitato 70 istituti penitenziari in 17 regioni;

   al 31 luglio 2019 i detenuti ristretti nelle carceri erano 60.254 per una capienza regolamentare di 50.480 e il personale di ogni livello ridotto nel suo organico;

   dall'inizio dell'anno nelle carceri italiane ci sono stati 29 suicidi;

   la delegazione che ha visitato il carcere di Castrogno a Teramo il 16 agosto 2019 era composta da Maurizio Turco, segretario del Partito Radicale, Antonella Casu, Antonio Cerrone, M. Antonietta Farina Coscioni del consiglio generale del Partito Radicale; avvocato Enrico Miscia; avvocato Ilaria Emanuela Saltarelli, Partito Radicale;

   nel suddetto carcere:

    i detenuti presenti sono 426: 383 uomini, 43 donne e una bambina di tre mesi ristretta con la propria madre in custodia cautelare, su 255 posti regolamentari, di cui 5 sono posti non disponibili;

    i detenuti stranieri sono 124;

    i detenuti comuni sono 336, in alta sicurezza sono 90;

    i detenuti con condanna definitiva sono 258, in attesa di giudizio sono 116;

    i detenuti tossicodipendenti sono 79, 28 in terapia metadonica, 3 sieropositivi, 30 affetti da epatite C, molti cardiopatici;

    i detenuti con problemi psichiatrici sono 82;

    i lavoranti dipendenti dall'amministrazione penitenziaria sono 141, di cui 125 uomini e 16 donne; i detenuti lavoranti in carcere per imprese e cooperative sono 4; i «semiliberi» sono 4;

    gli agenti di polizia penitenziaria effettivamente in servizio sono 147 su 167 assegnati, a fronte di una pianta organica di 216; il sottorganico comporta spesso turni di 12h; nel turno notturno sono in servizio 9 poliziotti;

    è in servizio una psicologa dell'Asl per 18 ore settimanali e 2 esperte per 54 ore mensili;

    3 educatori sono effettivamente in servizio, su una pianta organica di 5;

    la struttura del carcere era concepita per una capienza di 255 detenuti, ma a causa del sovraffollamento le celle singole ospitano due persone, ogni piano ospita quasi il doppio delle persone consentite dalla capienza;

    la compresenza di diversi circuiti penitenziari comporta difficoltà di gestione;

    i servizi igienici sono carenti; poche docce e alcune non funzionanti; manca l'acqua calda nelle celle; si segnalano inoltre mancanza di arredo nella saletta della socialità, la presenza di acqua nei locali quando piove e materassi in pessimo stato;

    mancano attività rieducative e ricreative, di studio e di lavoro –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza della situazione descritta in premessa;

   quali iniziative intendano assumere affinché sia garantito il rispetto dell'articolo 27 terzo comma della Costituzione;

   quali iniziative intenda adottare il Governo per riportare nella legalità costituzionale il carcere di Castrogno e per porre fine ai trattamenti disumani e degradanti ai quali sono oggigiorno sottoposti i detenuti;

   in quale modo intendano intervenire al fine di garantire un adeguato livello di assistenza alla popolazione reclusa, in generale nelle carceri italiane e, in particolare, all'istituto penitenziario di Castrogno;

   in che modo il Governo intenda attivarsi e in che tempi per porre rimedio al grave sovraffollamento dell'istituto;

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza del fatto che risultano in aumento i casi di disagi psichici e psichiatrici dei detenuti nelle strutture detentive italiana e che i posti presso le residenze per l'esecuzione delle misure di sicurezza (Rems) sono insufficienti (in Abruzzo c'è una sola Rems con 20 posti), e come intendano affrontarle;

   cosa il Governo intenda fare per garantire ai detenuti l'attività trattamentale, di studio e/o di formazione e lavoro, atta a preparare il futuro reinserimento sociale previsto dall'articolo 27 della Costituzione.
(4-03665)

  Risposta. — Con l'atto di sindacato ispettivo in esame l'interrogante, nel fare riferimento agli esiti della visita presso il carcere di Castrogno a Teramo effettuata il 16 agosto 2019 da dirigenti e militanti del Partito radicale, insieme all'osservatorio delle camere penali italiane, a diversi parlamentari ed ai garanti delle persone private della libertà, da cui sarebbero emerse una serie di criticità quali il tasso di affollamento della popolazione detenuta, le scoperture dell'organico della polizia penitenziaria e degli educatori, varie criticità strutturali e la scarsa offerta trattamentale, sotto il profilo delle attività rieducative, ricreative, di studio e di lavoro, chiede di sapere se il Ministro della giustizia sia a conoscenza della situazione, quali iniziative intenda assumere affinché sia garantito il rispetto dell'articolo 27, comma 3; della Costituzione, quali iniziative intenda adottare il Governo per riportare nella legalità costituzionale il carcere di Castrogno e porre fine ai trattamenti disumani e degradanti ai quali sono sottoposti i detenuti, in quale modo si intenda intervenire per garantire un adeguato livello di assistenza alla popolazione reclusa, in generale nelle carceri italiane e, in particolare, all'istituto penitenziario di Castrogno, in che modo il Governo intenda attivarsi e in che tempi per porre rimedio al grave sovraffollamento dell'istituto, se si sia a conoscenza del fatto che risultano in aumento i casi di disagi psichici e psichiatrici dei detenuti nelle strutture detentive italiane e dell'insufficienza di posti presso le REMS e come intendano affrontarle, cosa il Governo intenda fare per garantire ai detenuti l'attività trattamentale, di studio e/o di formazione e lavoro, atta a preparare il futuro reinserimento sociale previsto dall'articolo 27 della Costituzione.
  Per quanto attiene all'affollamento carcerario, va detto che alla data del 7 novembre 2019, presso la casa circondariale di Teramo sono presenti un totale di n. 415 detenuti rispetto a una capienza regolamentare pari a 255 posti disponibili, rilevandosi un indice percentuale di affollamento pari al 168,70 per cento, come tale superiore alla media nazionale che si attesta attorno al 128 per cento.
  Pur al netto di tale sovraffollamento, va comunque chiarito che presso la casa circondariale di Teramo non si registra alcuna violazione dei parametri previsti dalla Cedu, atteso che a ogni detenuto viene garantita una superficie media individuale superiore ai 4 metri quadrati.
  Costante è infatti il monitoraggio dell'Amministrazione penitenziaria sul rispetto dei parametri minimi fissati dalla Cedu, attraverso l'apposito applicativo spazi detentivi (A.S.D.), che consente di conoscere non soltanto il numero dei detenuti presenti nei singoli istituti, bensì anche la loro collocazione all'interno dell'istituto e lo spazio disponibile per ciascun individuo, accrescendo in termini operativi il potere di gestione e di intervento.
  Nel caso in cui l'applicativo rilevi che il numero dei soggetti allocati in una camera di pernottamento sia incompatibile con la superficie minima stabilita dalla C.E.D.U., viene generato un
alert che chiama l'amministrazione a porre in essere ogni intervento necessario a evitare che abbia a protrarsi tale condizione, ovvero che vi siano detenuti ospitati in camere in cui abbiano spazi inferiori ai 3 metri quadrati ciascuno.
  Altrettanto costante è l'impegno di questo Ministero nel razionalizzare la gestione del flusso demografico negli istituti penitenziario, procedendo a periodiche movimentazioni
infra ed extra distretto con finalità deflattive e perequative.
  A tal riguardo va debitamente rimarcato che la casa circondariale di Teramo dal 1° gennaio 2019 al 15 ottobre 2019, ha già beneficiato di 15 provvedimenti di sfollamento, dieci dei quali infra distretto e cinque extradistretto.
  Per quanto riguarda il significativo tasso di detenuti stranieri (109 rispetto ai 306 italiani) va dato atto dell'azione che, in campo internazionale, il Ministero sta già conducendo al fine di favorirne il rimpatrio per l'espiazione del residuo pena nei rispettivi Paesi di origine, proseguendo i negoziati in essere, stipulando nuovi accordi e valorizzando altresì lo strumento dell'espulsione verso i paesi d'origine per quei detenuti la cui pena residua lo consenta.
  In particolare, è fermo proposito di questo Dicastero sviluppare e condurre in porto in temi ragionevoli i negoziati già in corso con molti Stati (Capo Verde, Filippine, Tunisia, Vietnam, Cina), affinché, in linea con i risultati soddisfacenti già conseguiti nell'anno corrente (Argentina, Colombia, Kosovo, Mali, Libia, Niger, Nigeria, Taiwan, Paraguay) nuovi accordi vengano siglati anche nell'anno venturo e verranno aperti nuovi fronti di dialogo con Paesi come la Bolivia e Cuba.
  Nella medesima direzione deflattiva si iscrive la recente istituzione, presso il Ministero della giustizia, di un tavolo tecnico fra il dipartimento dell'amministrazione penitenziaria ed il dipartimento per gli affari di giustizia con l'obiettivo di stimolare l'adozione e l'esecuzione di provvedimenti di espulsione dei detenuti stranieri
ex articolo 16, comma 5, decreto legislativo n. 286 del 1998 (T.U. immigrazione) verso i Paesi d'origine, velocizzandone le procedure di identificazione all'atto dell'ingresso in carcere attraverso lo sviluppo di una sinergia virtuosa con gli uffici immigrazione delle questure, da un lato, ed i tribunali di sorveglianza, dall'altro, ciascuno per i profili di rispettiva competenza.
  Rientra fra gli intendimenti prioritari di questo Dicastero fronteggiare incisivamente il problema del sovraffollamento carcerario anche attraverso un serio e concreto rilancio dell'edilizia penitenziaria, puntando sia alla riqualificazione degli spazi esistenti, che all'incremento dei posti detentivi.
  Nel tracciare in questa sede un profilo delle più importanti linee di intervento, oltre a richiamare l'avvenuto completamento nel 2018, da parte del M.i.t., dei tre padiglioni detentivi da 200 posti ciascuno presso gli istituti penitenziari di Parma, Lecce e Trani, occorre dare atto dell'imminente ultimazione dei due padiglioni detentivi da 200 posti presso gli istituti penitenziari di Sulmona e Taranto e del nuovo padiglione in realizzazione presso la Casa di reclusione di Milano «Opera» per ulteriori n. 400 posti detentivi.
  Dei circa 3.500 posti attualmente risultanti inagibili, circa 1.000 sono già compresi nei procedimenti e negli interventi avviati con i finanziamenti del piano carceri e con la successiva rimodulazione deliberata dal comitato paritetico per l'edilizia penitenziaria, curati dai competenti provveditorati interregionali per le opere pubbliche del M.i.t.
  Sono in corso i procedimenti a cura del M.i.t. per la ricerca dell'area del nuovo istituto penitenziario di Savona e la progettazione e realizzazione di nuove strutture detentive, nonché a cura della Provincia autonoma di Bolzano, per il nuovo carcere della città, per un totale di circa 3.500 nuovi posti, che, sommati ai 51.500 sopracitati, porterebbero al raggiungimento di un realistico obiettivo di medio termine, entro il 2025, di circa 55.000 posti detentivi.
  Nel solco normativo tracciato dal cosiddetto decreto-legge Semplificazione (decreto-legge, 14 dicembre 2018, n. 135, convertito con modificazioni dalla legge 11 febbraio 2019, n. 12), si dovranno portare a compimento le riconversioni a uso penitenziario della, ex Caserma «Battisti» di Bagnoli e della ex Caserma «Bixio» di Casale Monferrato, mentre è imminente il conferimento all'amministrazione penitenziaria della caserma «Barbetti» di Grosseto e sono in corso gli studi di fattibilità per la riconversione della caserma «Capozzi» di Bari.
  Con specifico riferimento alla dotazione organica del personale di polizia penitenziaria, presso la casa circondariale di Teramo, le maggiori scoperture riguardano il ruolo dei sovrintendenti, rispetto a cui va ricordato che da poco si sono concluse le procedure per il concorso interno a complessivi 2.851 posti proprio per la nomina alla qualifica di vice sovrintendente del ruolo sia maschile che femminile del Corpo i cui vincitori, al termine del corso di formazione, costituiranno un bacino significativo a cui attingere per colmare le diffuse scoperture che su tutto il territorio si registrano in questo profilo professionale.
  Si tratta di una misura che si innesta a pieno titolo nel più ampio alveo delle mirate politiche assunzionali perseguite da questo Ministero, anche nel comparto penitenziario.
  A tal riguardo ci si limita a evidenziare che è in atto il corso di formazione anche per i vincitori del concorso a 80 posti di vice commissario, mentre verranno completate le procedure concorsuali a complessivi 49 posti di ispettore superiore ed a complessivi 754 posti di allievo agente. Si provvederà, altresì, al completamento dell'assunzione straordinaria di 1.300 allievi agenti del corpo di polizia penitenziaria – ai sensi dell'articolo 1, commi 382-383, della legge 30 dicembre 2018, n. 145 (legge di bilancio 2019) – anche mediante scorrimento delle graduatorie vigenti e verranno inoltre avviate, nei prossimi mesi, le procedure per la copertura dei posti di vice sovrintendenti conseguito all'incremento della dotazione organica previsto dall'articolo 44, comma 8, lettere
b) e b-bis), del decreto legislativo 29 maggio 2017, n. 95 (di revisione dei ruoli delle forze di polizia), e alle vacanze disponibili dal 31 dicembre 2017 al 31 dicembre 2018.
  È altresì previsto un programma straordinario di assunzioni per i prossimi anni per un totale di 620 unità di polizia penitenziaria e di 150 unità del comparto funzioni centrali con un impegno di spesa di quasi sei milioni annui per il 2020 e per il 2021.
  In tale direzione, si confida realisticamente di poter disporre, a breve, di un ampio bacino di risorse umane a cui attingere per sanare le varie scoperture di cui risentono gli istituti di tutto il territorio e rispetto a cui saranno tenute in debita considerazione anche le esigenze della casa circondariale di Teramo che, comunque, va ricordato, già lo scorso mese di luglio ha fruito di un incremento di 13 unità.
  Non si ravvisano, di contro, specifiche criticità con riferimento al comparto funzioni centrali, dove anzi si registra la presenza effettiva di 24 unità (esclusa l'unità dirigenziale), rispetto alle 20 unità previste.
  Per quanto riguarda l'area educativa si registra una sola scopertura (4 unità presenti sulle 5 previste) di imminente soluzione in virtù dell'interpello per funzionari giuridico pedagogici in corso di definizione.
  In ordine ai riferiti problemi strutturali, con particolare riferimento alla mancanza d'acqua calda nelle camere di pernottamento delle sezioni maschili, va detto che è in fase di realizzazione un apposito impianto.
  L'erogazione dell'acqua calda viene comunque assicurata nei locali docce e barbieria presenti in ogni sezione detentiva maschile; al contrario, nelle camere di pernottamento del reparto femminile, la presenza dell'acqua calda è da sempre garantita.
  Con riferimento, invece, ai problemi strutturali prodotti dalle infiltrazioni di acqua piovana, al già effettuato intervento di riparazione, per una spesa di 38.000,00 euro oltre Iva, seguiranno interventi analoghi sull'edificio semiliberi, per una spesa di circa 45.000,00 euro più Iva.
  Non trova riscontro la rilevata assenza di adeguate attività trattamentali, ricreative, di studio e lavoro, in quanto presso l'istituto in argomento risultano costantemente attive azioni che tendano a favorire un congruo incremento delle attività intramurarie, sia lavorative che formative.
  Sono stati finanziati lavori tendenti al recupero funzionale della struttura penitenziaria; sono in corso le attività inerenti alla realizzazione di un ampio tenimento agricolo che veda coinvolti un congruo numero di detenuti; sono stati potenziati gli spazi dedicati allo svolgimento delle attività didattiche e sono in fase di allestimento gli spazi presso i quali verranno realizzati laboratori per la trasformazione dei prodotti agricoli.
  Di concerto con la regione Abruzzo, sono state attivate le procedure per l'avvio di percorsi di formazione professionale dedicata ai detenuti presenti negli 8 istituti abruzzesi.
  Il potenziamento complessivo dell'assistenza sanitaria in contesto penitenziario, entro i limiti delle proprie competenze, riveste uno specifico rilievo nell'ambito delle linee programmatiche di questo Dicastero.
  Con specifico riferimento al segnalato incremento di problematiche di natura psicologica e psichiatrica in contesto carcerario, va dato atto che sono in corso progetti per incrementare o istituire nuove sezioni delle A.t.s.m. (articolazioni per la tutela della salute mentale) presso varie strutture carcerarie del territorio.
  Inoltre, si fa presente che è intendimento di questa Amministrazione continuare a sviluppare la progettualità appena descritta, nonché proporre la riattivazione dei lavori del Tavolo di consultazione permanente per la sanità penitenziaria presso la Conferenza unificata, per condividere con il Ministero della salute e le regioni la definizione di un regolamento organizzativo delle articolazioni per la tutela della salute mentale con l'obiettivo di implementare l'assistenza psichiatrica negli istituti penitenziari, rendere omogenei i criteri di ammissione dei detenuti nelle A.t.s.m. e uniformare l'assistenza sul territorio nazionale.
  Proprio grazie alla necessaria sinergia con servizio sanitario e con le regioni, si persegue l'obiettivo di ampliare e migliorare il servizio anche attraverso informazioni complete sullo stato di salute dei detenuti, un accesso veloce alle prestazioni sanitarie, un incremento dei reparti di medicina protetta
ex articolo 7 del decreto-legge n. 187 del 1993 ed un rafforzamento del piano nazionale di intervento per la prevenzione dei suicidi in carcere.
  A tal riguardo, per i profili di sua competenza, il Ministero della salute ha evidenziato che sono in corso i lavori del tavolo di consultazione permanente sull'attuazione del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 1° aprile 2008 e del comitato paritetico per il superamento degli ospedali psichiatrici giudiziari. In particolare, il suddetto Dicastero, ha rappresentato che il 15 gennaio 2019 si è svolta l'ultima riunione plenaria che ha tracciato un
focus sulle principali attività da sviluppare, individuandole nella revisione degli accordi Conferenza Stato-regioni e Unificata, nel monitoraggio dei cambiamenti del settore e nella ripresa di un Governo strategico della problematica gestione delle Rems che, giova ricordare, esulano dalla sfera di competenza di questo Dicastero, ai sensi del decreto-legge 22 dicembre 2011, n. 211, convertito con modificazioni dalla legge 17 febbraio 2012, n. 9.
  Tali propositi si innestano a pieno titolo nel più ampio alveo delle coordinate operative che puntano ad un innalzamento complessivo della qualità della vita detentiva focalizzando particolare attenzione alla valorizzazione dei rapporti familiari e della genitorialità ed al miglioramento dell'offerta trattamentale, con specifico riguardo sia alle attività didattiche, che alle iniziative in campo lavorativo.
  Sotto il primo aspetto assumono particolare rilievo l'adozione di iniziative tese, fra l'altro, ad agevolare i colloqui dei detenuti con i familiari sia favorendone la prenotazione
on line sia soprattutto, a seguito dell'adozione della circolare del 30 gennaio 2019, attraverso l'impiego dell'applicativo Skype for business per i videocolloqui.
  Attualmente già in 122 istituti di reclusione su 190 risulta attivo e funzionante il sistema
Skype – con il 64 per cento di copertura – così come in 12 su 17 tra Icam e asili nido – per una percentuale pari al 75 per cento.
  In parallelo è intendimento di questo Dicastero curare un
restyling logistico-strutturale attraverso l'allestimento e il miglioramento di spazi di accoglienza, animazione e supporto psicologico nelle strutture già esistenti.
  Sul piano trattamentale, occorre evidenziare che l'offerta didattica verrà potenziata e modernizzata sia grazie all'imminente rinnovo del protocollo d'intesa con il Miur, lungo un solco già tracciato dalla recente stipula, lo scorso, 11 settembre, del protocollo d'intesa con la conferenza nazionale poli universitari (Cnupp) che prelude all'elaborazione di linee guida attraverso cui armonizzare i moduli di collaborazione fra atenei e mondo penitenziario, sia attraverso l'impiego del web per sostenere gli esami a distanza ed espletare gli adempimenti burocratici funzionali e propedeutici.
  Ulteriore stimolo verrà impresso alle iniziative a carattere lavorativo, proseguendo nella diffusione dei
format «Mi riscatto per...» ed estendendo la rete di contatti con il mondo imprenditoriale e delle cooperative così da ricreare, in contesto penitenziario, condizioni quanto più analoghe possibile al mercato del lavoro esterno e preparare al meglio i detenuti al re-ingresso nel tessuto produttivo all'atto della loro remissione in libertà.
  Il 14 ottobre scorso il dipartimento dell'amministrazione penitenziaria ha istituito un'innovativa articolazione centrale (denominata «Mi riscatto per il futuro») con il compito principale di agevolare l'incontro fra domanda ed offerta di lavoro in contesto detentivo, tra l'altro attraverso la costituzione ed implementazione di una banca dati costantemente aggiornata con le informazioni relative al profilo lavorativo-attitudinale dei soggetti ristretti così da incrementare sensibilmente le attività trattamentali a base lavorativa, favorendo per tale via il re-inserimento sociale.
  È fermo intendimento di questo Ministero valorizzare ed implementare in maniera significativa la funzionalità di tale struttura così da innalzare sensibilmente la percentuale dei detenuti lavoranti, che attualmente si attesta su una percentuale del 28 per cento, passando attraverso un radicale rinnovamento dell'impostazione di sistema del lavoro penitenziario.
  Per tale via si potrà favorire la capillare diffusione di laboratori e progettualità negli istituti di tutto il territorio e la realizzazione di cicli produttivi in cui coinvolgere stabilmente la popolazione detentiva così da assicurarle percorsi formativi e professionali qualificanti, agevolmente spendibili nei vari rami produttivi del mondo del lavoro, in tal modo facilitando sensibilmente il percorso di recupero e reinserimento sociale.
  È del tutto ragionevole ritenere che i propositi operativi sin qui sintetizzati impatteranno favorevolmente sulle condizioni e sulla qualità della vita detentiva in maniera trasversale su tutti gli istituti penitenziari tra cui, evidentemente, anche quello di Teramo.

Il Ministro della giustizia: Alfonso Bonafede.


   GIACHETTI. — Al Ministro della giustizia, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   dal 15 al 18 agosto 2019 circa 300 persone, tra dirigenti e militanti del Partito Radicale insieme all'Osservatorio delle Camere penali italiane, a diversi parlamentari, ai garanti delle persone private della libertà, hanno visitato 70 Istituti penitenziari in 17 regioni;

   al 31 luglio 2019 i detenuti ristretti nelle nostre carceri erano 60.254 per una capienza regolamentare di 50.480 e il personale di ogni livello così ridotto nel suo organico;

   dall'inizio dell'anno nelle carceri italiane ci sono stati 29 suicidi;

   la delegazione che ha visitato il carcere di Roma Regina Coeli era composta da Maurizio Turco, segretario del Partito Radicale; Irene Testa, tesoriere del Partito Radicale; M. Antonietta Farina Coscioni, consiglio generale del Partito Radicale; Ilaria Saltarelli, Partito Radicale; Raffaela Capitanelli, Partito Radicale;

   nel suddetto carcere:

    i detenuti presenti al momento della visita erano 1048, ristretti nei 616 posti regolamentari, di cui 31 sono posti non disponibili;

    i detenuti psichiatrici sono 50, il 4,5 per cento della popolazione detenuta di Regina Coeli; moltissimi detenuti sono tossicodipendenti;

    i detenuti lavoranti alle dipendenze dell'amministrazione penitenziaria sono 36;

    gli agenti di polizia penitenziaria effettivamente in servizio sono 453, a fronte di una pianta organica che ne prevedrebbe 516;

    gli educatori effettivamente in servizio sono 11, come previsto dalla pianta organica;

    la struttura fa fronte a circa 5000 ingressi ogni anno; il tempo di permanenza medio è circa un anno;

    in tutte le sezioni, tranne che nella 7°, vige il regime delle celle aperte (dalle 8,30 alle 19,30), anche per sopperire alla mancanza di spazio a causa del sovraffollamento;

    ogni sezione ha un'infermeria o un ambulatorio, circa 130 persone tra medici, infermieri, assistenti socio-sanitari della Asl;

    il centro clinico è stato depotenziato dalla regione, ma ospita malati cronici e acuti quando l'ospedale Pertini non ha posto. In molti casi il carcere è costretto a effettuare i ricoveri in altri ospedali, con la conseguenza che va previsto il piantonamento;

    al momento della visita 5 persone erano in attesa di Rems con misura provvisoria;

    la presenza di stranieri è molto alta, solo nella 3° sezione ci sono 200 detenuti di 67 nazionalità diverse –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza della situazione descritta in premessa;

   quali iniziative intendano assumere affinché sia garantito il rispetto del terzo comma dell'articolo 27 della Costituzione;

   quali iniziative intenda adottare il Governo per riportare nella legalità costituzionale il carcere di Roma Regina Coeli e per porre fine ai trattamenti disumani e degradanti ai quali sono oggigiorno sottoposti i detenuti;

   se e quali iniziative i Ministri interrogati intendano adottare al fine di garantire un adeguato livello di assistenza alla popolazione reclusa, in generale nelle carceri italiane e, in particolare, all'istituto penitenziario di Roma Regina Coeli;

   quali iniziative di competenza intendano adottare per vigilare affinché venga garantito il diritto alla salute dei detenuti, considerata la presenza di un così alto numero di casi psichiatrici e di tossicodipendenti;

   se i Ministri siano a conoscenza del fatto che risultano in aumento i casi di disagi psichici e psichiatrici dei detenuti nelle strutture detentive italiane e che i posti presso le residenze per l'esecuzione delle misure di sicurezza (Rems) sono insufficienti, e come intendano affrontare tale situazione;

   in che modo il Governo intenda attivarsi e in che tempi per porre rimedio al grave sovraffollamento dell'istituto di Regina Coeli, che presenta uno spazio minimo per detenuto al di sotto dei 3 metri quadrati per cella collettiva, soglia stabilita dalla Corte europea dei diritti dell'uomo, che negli ultimi anni ha condannato più volte l'Italia per il «trattamento inumano e degradante» nelle sue carceri.
(4-03666)

  Risposta. — Con l'atto di sindacato ispettivo in esame l'interrogante, nel fare riferimento agli esiti della visita presso il carcere di Roma «Regina Coeli» effettuata lo scorso mese di agosto da dirigenti e militanti del partito radicale, insieme all'osservatorio delle camere penali italiane, a diversi parlamentari ed ai garanti delle persone private della libertà, da cui sarebbero emerse una serie di criticità quali il tasso di sovraffollamento della popolazione detenuta con una presenza di stranieri molto alta, la scopertura degli organici di polizia penitenziaria, la presenza di cinque persone in attesa di essere collocati in Rems, chiede di sapere se il Ministro della giustizia sia a conoscenza della situazione, quali iniziative intenda assumere affinché sia garantito il rispetto dell'articolo 27 della Costituzione, quali iniziative si intendano adottare per riportare nella legalità costituzionale il suddetto carcere e porre fine ai trattamenti disumani e degradanti ai quali sono sottoposti i detenuti, se e in quale modo si intenda intervenire per garantire un adeguato livello di assistenza alla popolazione reclusa, quali iniziative si intendano assumere per vigilare affinché venga garantito il diritto alla salute dei detenuti, considerata la presenza di un così alto numero di casi psichiatrici e di tossicodipendenti, se si sia a conoscenza del fatto che risultano in aumento i casi di disagi psichici e psichiatrici dei detenuti e che i posti presso le Rems sono insufficienti e come si intenda affrontare la situazione, in che modo e in che tempi il Governo intenda attivarsi per porre rimedio al grave sovraffollamento del carcere di Regina Coeli che presenterebbe uno spazio minimo per detenuto al di sotto della soglia dei 3 metri quadrati stabilita dalla Cedu.
  Preliminarmente si deve far rilevare che alla data dell'11 novembre 2019, presso la Casa circondariale di Roma «
Regina Coeli» sono presenti un totale di 1.047 detenuti, rispetto a una capienza regolamentare pari a 616 posti disponibili, rilevandosi un indice percentuale di affollamento pari al 178,97 per cento, effettivamente superiore alla media nazionale che si attesta intorno al 128 per cento.
  Pur a fronte di tale tasso di sovraffollamento, occorre rimarcare che non si registra alcuna criticità in termini di violazione dei parametri minimi stabiliti dalla Cedu, in quanto presso la struttura in argomento n. 603 detenuti hanno a disposizione una superficie media individuale compresa tra 3 e 4 metri quadrati e di n. 440 uno spazio superiore ai 4 metri quadrati.
  Per fronteggiare il problema del sovraffollamento, il Ministero della giustizia è costantemente impegnato in un'attività di osservazione e monitoraggio dei flussi demografici in contesto detentivo, procedendo a periodici spostamenti deflativi infra ed extra-distretto con la finalità di razionalizzare e perequare la popolazione carceraria fra le varie strutture del territorio.
  Il carcere di Regina Coeli è stato recentemente interessato da considerevoli trasferimenti in uscita, in quanto solo negli ultimi 6 mesi sono stati trasferiti presso le altre sedi penitenziarie del distretto (Lazio, Abruzzo e Molise) 148 detenuti, di cui 66 nel solo mese di agosto 2019.
  Per quanto riguarda l'elevato tasso di detenuti stranieri (528 rispetto ai 519 italiani) va dato atto dell'azione che, in campo internazionale, il Ministero sta già conducendo al fine di favorirne il rimpatrio per l'espiazione del residuo pena nei rispettivi Paesi di origine, proseguendo i negoziati in essere, stipulando nuovi accordi e valorizzando altresì lo strumento dell'espulsione verso i Paesi d'origine per quei detenuti la cui pena residua lo consenta.
  In particolare, è fermo proposito di questo Dicastero sviluppare e condurre in porto in tempi ragionevoli i negoziati già in corso con molti Stati (Capo Verde, Filippine, Tunisia, Vietnam, Cina), affinché, in linea con i risultati soddisfacenti già conseguiti nell'anno corrente (Argentina, Colombia, Kosovo, Mali, Libia, Niger, Nigeria, Taiwan, Paraguay) nuovi accordi vengano siglati anche nell'anno venturo e verranno aperti nuovi fronti di dialogo con Paesi come la Bolivia e Cuba.
  Nella medesima direzione deflattiva si iscrive la recente istituzione, presso il Ministero della giustizia, di un tavolo tecnico fra il dipartimento dell'amministrazione penitenziaria ed il dipartimento per gli affari di giustizia con l'obiettivo di stimolare l'adozione e l'esecuzione di provvedimenti di espulsione dei detenuti stranieri
ex articolo 16, comma 5, del decreto legislativo n. 286 del 1998 (testo unico Immigrazione) verso i Paesi d'origine, velocizzandone le procedure di identificazione all'atto dell'ingresso in carcere attraverso lo sviluppo di una sinergia virtuosa con gli uffici immigrazione delle questure, da un lato, ed i tribunali di sorveglianza, dall'altro, ciascuno per i profili di rispettiva competenza.
  Rientra fra gli intendimenti prioritari di questo Dicastero fronteggiare incisivamente il problema del sovraffollamento carcerario anche attraverso un serio e concreto rilancio dell'edilizia penitenziaria, puntando sia alla riqualificazione degli spazi esistenti, che all'incremento dei posti detentivi.
  Nel tracciare in questa sede un profilo delle più importanti linee di intervento, oltre a richiamare l'avvenuto completamento nel 2018, da parte del M.i.t. dei tre padiglioni detentivi da 200 posti ciascuno presso gli istituti penitenziari di Parma, Lecce e Trani, occorre dare atto dell'imminente ultimazione dei due padiglioni detentivi da 200 posti presso gli istituti penitenziari di Sulmona e Taranto e del nuovo padiglione in realizzazione presso la casa di reclusione di Milano «Opera» per ulteriori n. 400 posti detentivi.
  Dei circa 3.500 posti attualmente risultanti inagibili, circa 1.000 sono già compresi nei procedimenti e negli interventi avviati con i finanziamenti del piano carceri e con la successiva rimodulazione deliberata dal comitato paritetico per l'edilizia penitenziaria, curati dai competenti provveditorati interregionali per le opere pubbliche del M.i.t.
  Sono in corso i procedimenti a cura del M.i.t., per la ricerca dell'area del nuovo istituto penitenziario di Savona e la progettazione e realizzazione di nuove strutture detentive, nonché a cura della provincia autonoma di Bolzano, per il nuovo carcere della Città, per un totale di circa 3.500 nuovi posti, che, sommati ai 51.500 sopracitati, porterebbero al raggiungimento di un realistico obiettivo di medio termine, entro il 2025, di circa 55.000 posti detentivi.
  Nel solco normativo tracciato dal cosiddetto decreto-legge Semplificazione (decreto-legge 14 dicembre 2018, n. 135, convertito, con modificazioni, dalla legge 11 febbraio 2019, n. 12), si dovranno portare a compimento le riconversioni a uso penitenziario della ex caserma «Battisti» di Bagnoli e della ex
caserma «Bixio» di Casale Monferrato, mentre è imminente il conferimento all'amministrazione penitenziaria della caserma «Barbetti» di Grosseto e sono in corso gli studi di fattibilità per la riconversione della caserma «Capozzi» di Bari.
  Al contempo si darà seguito al progetto di realizzazione di nuove strutture modulari da 200 posti ciascuna all'interno delle cinte murarie di alcuni istituti che presentano le connotazioni morfologiche adatte per complessivi 960 posti detentivi.
  Con specifico riferimento alla dotazione organica del personale di polizia penitenziaria, va evidenziato che le maggiori scoperture presso la struttura capitolina si registrano nel ruolo dei sovrintendenti, in parte compensate, quanto meno dal punto di vista meramente numerico, dagli esuberi nel ruolo degli agenti/assistenti, mentre nel ruolo degli ispettori non si registra alcuna criticità essendo presenti in servizio le 41 unità previste in pianta organica.
  In ogni caso, anche nell'ottica di un riequilibrio funzionale, va ricordato che da poco si sono concluse le procedure per il concorso interno a complessivi 2.851 posti proprio per la nomina alla qualifica di vice sovrintendente del ruolo sia maschile che femminile del corpo i cui vincitori, al termine del corso di formazione, costituiranno un bacino significativo a cui attingere per colmare le diffuse scoperture che su tutto il territorio si registrano in questo profilo professionale.
  Si tratta di una misura che si innesta a pieno titolo nel più ampio alveo delle mirate politiche assunzionali perseguite da questo Ministero, anche nel comparto penitenziario.
  A tal riguardo ci si limita a evidenziare che è in atto il corso di formazione anche per i vincitori del concorso a 80 posti di vice commissario, mentre verranno completate le procedure concorsuali a complessivi 49 posti di ispettore superiore ed a complessivi 754 posti di allievo agente. Si provvederà, altresì, al completamento dell'assunzione straordinaria di 1.300 allievi agenti del corpo di polizia penitenziaria – ai sensi dell'articolo 1, commi 382-383, della legge 30 dicembre 2018, n. 145 (legge di bilancio 2019) – anche mediante scorrimento delle graduatorie vigenti e verranno inoltre avviate, nei prossimi mesi, le procedure per la copertura dei posti di vice sovrintendenti conseguito all'incremento della dotazione organica previsto dall'articolo 44, comma 8, lettere
b) e b-bis), del decreto legislativo 29 maggio 2017, n. 95 (di revisione dei ruoli delle forze di polizia), e alle vacanze disponibili dal 31 dicembre 2017 al 31 dicembre 2018.
  È altresì previsto un programma straordinario di assunzioni per i prossimi anni per un totale di 620 unità di polizia penitenziaria e di 150 unità del comparto funzioni centrali con un impegno di spesa di quasi sei milioni annui per il 2020 e per il 2021. In tale direzione, si confida realisticamente di poter disporre, a breve, di un ampio bacino di risorse umane a cui attingere per sanare le varie scoperture di cui risentono gli istituti di tutto il territorio e rispetto a cui saranno tenute in debita considerazione anche le esigenze della casa circondariale di Roma «
Regina Coeli» che, comunque, va ricordato, lo scorso mese di luglio ha già usufruito di un incremento di 14 unità.
  Il potenziamento complessivo dell'assistenza sanitaria in contesto penitenziario, entro i limiti delle proprie competenze, riveste uno specifico rilievo nell'ambito delle linee programmatiche di questo Dicastero.
  Con specifico riferimento al segnalato incremento di problematiche di natura psicologica e psichiatrica in contesto carcerario, va dato atto che sono in corso progetti per incrementare o istituire nuove sezioni delle A.t.s.m. (articolazioni per la tutela della salute mentale) presso varie strutture carcerarie del territorio.
  Inoltre, si fa presente che è intendimento di questa amministrazione continuare a sviluppare la progettualità appena descritta, nonché proporre la riattivazione dei lavori del tavolo di consultazione permanente per la sanità penitenziaria presso la Conferenza unificata, per condividere con il Ministero della salute e le regioni la definizione di un regolamento organizzativo delle articolazioni per la tutela della salute mentale con l'obiettivo di implementare l'assistenza psichiatrica negli istituti penitenziari, rendere omogenei i criteri di ammissione dei detenuti nelle A.t.s.m. e uniformare l'assistenza sul territorio nazionale.
  Proprio grazie alla necessaria sinergia con il servizio sanitario e con le regioni, si persegue l'obiettivo di ampliare e migliorare il servizio anche attraverso informazioni complete sullo stato di salute dei detenuti, un accesso veloce alle prestazioni sanitarie, un incremento dei reparti di medicina protetta
ex articolo 7 del decreto-legge n. 187 del 1993 ed un rafforzamento del Piano nazionale di intervento per la prevenzione dei suicidi in carcere.
  A tal riguardo, per i profili di sua competenza, il Ministero della salute ha evidenziato che sono in corso i lavori del tavolo di consultazione permanente sull'attuazione del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 1° aprile 2008 e del comitato paritetico per il superamento degli ospedali psichiatrici giudiziari. In particolare, il suddetto Dicastero, ha rappresentato che il 15 gennaio 2019 si è svolta l'ultima riunione plenaria che ha tracciato un
focus sulle principali attività da sviluppare, individuandole nella revisione degli accordi conferenza Stato-regioni e unificata, nel monitoraggio dei cambiamenti del settore e nella ripresa di un governo strategico della problematica gestione delle Rems che, giova ricordare, esulano dalla sfera di competenza di questo Dicastero, ai sensi del decreto-legge 22 dicembre 2011, n. 211, convertito, con modificazioni, dalla legge 17 febbraio 2012, n. 9.
  Tali propositi si innestano a pieno titolo nel più ampio alveo delle coordinate operative che puntano ad un innalzamento complessivo della qualità della vita detentiva focalizzando particolare attenzione alla valorizzazione dei rapporti familiari e della genitorialità ed al miglioramento dell'offerta trattamentale, con specifico riguardo sia alle attività didattiche, che alle iniziative in campo lavorativo.
  Sotto il primo aspetto assumono particolare rilievo l'adozione di iniziative tese, fra l'altro, ad agevolare i colloqui dei detenuti con i familiari sia favorendone la prenotazione
on line sia soprattutto, a seguito dell'adozione della circolare del 30 gennaio 2019, attraverso l'impiego dell'applicativo Skype for business per i video-colloqui.
  Attualmente già in 122 istituti di reclusione su 190 risulta attivo e funzionante il sistema
Skype – con il 64 per cento di copertura – così come in 12 su 17 tra Icam e asili nido – per una percentuale pari al 75 per cento.
  In parallelo è intendimento di questo Dicastero curare un
restyling logistico-strutturale attraverso l'allestimento e il miglioramento di spazi di accoglienza, animazione e supporto psicologico nelle strutture già esistenti.
  Sul piano trattamentale, occorre evidenziare che l'offerta didattica verrà potenziata e modernizzata sia grazie all'imminente rinnovo del protocollo d'intesa con il Miur, lungo un solco già tracciato dalla recente stipula, lo scorso 11 settembre, del protocollo d'intesa con la Conferenza nazionale poli universitari (Cnupp) che prelude all'elaborazione di linee guida attraverso cui armonizzare i moduli di collaborazione fra atenei e mondo penitenziario, sia attraverso l'impiego del
web per sostenere gli esami a distanza ed espletare gli adempimenti burocratici funzionali e propedeutici.
  Ulteriore stimolo verrà impresso alle iniziative a carattere lavorativo, proseguendo nella diffusione del
format «Mi riscatto per...» ed estendendo la rete di contatti con il mondo imprenditoriale e delle cooperative così da ricreare, in contesto penitenziario, condizioni quanto più analoghe possibile al mercato del lavoro esterno e preparare al meglio i detenuti al re-ingresso nel tessuto produttivo all'atto della loro remissione in libertà.
  Il 14 ottobre scorso il dipartimento dell'amministrazione penitenziaria ha istituito un'innovativa articolazione centrale (denominata «Mi riscatto per il futuro
») con il compito principale di agevolare l'incontro fra domanda ed offerta di lavoro in contesto detentivo, tra l'altro attraverso la costituzione ed implementazione di una banca dati costantemente aggiornata con le informazioni relative al profilo lavorativo-attitudinale dei soggetti ristretti così da incrementare sensibilmente le attività trattamentali a base lavorativa, favorendo per tale via il re-inserimento sociale.
  È fermo intendimento di questo Ministero valorizzare ed implementare in maniera significativa la funzionalità di tale struttura così da innalzare sensibilmente la percentuale dei detenuti lavoranti, che attualmente si attesta su una percentuale del 28 per cento, passando attraverso un radicale rinnovamento dell'impostazione di sistema del lavoro penitenziario.
  Per tale via si potrà favorire la capillare diffusione di laboratori e progettualità negli istituti di tutto il territorio e la realizzazione di cicli produttivi in cui coinvolgere stabilmente la popolazione detentiva così da assicurarle percorsi formativi e professionali qualificanti, agevolmente spendibili nei vari rami produttivi del mondo del lavoro, in tal modo facilitando sensibilmente il percorso di recupero e reinserimento sociale.
  È del tutto ragionevole ritenere che i propositi operativi sin qui sintetizzati impatteranno favorevolmente sulle condizioni e sulla qualità della vita detentiva in maniera trasversale su tutti gli istituti penitenziari tra cui, evidentemente, anche quello di Roma «
Regina Coeli».
Il Ministro della giustizia: Alfonso Bonafede.


   GIACHETTI. — Al Ministro della giustizia, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   dal 15 al 18 agosto 2019 circa 300 persone, tra dirigenti e militanti del Partito Radicale insieme all'Osservatorio delle Camere penali italiane, a diversi parlamentari, ai garanti delle persone private della libertà, hanno visitato 70 istituti penitenziari in 17 regioni;

   al 31 luglio 2019 i detenuti ristretti nelle carceri erano 60.254 per una capienza regolamentare di 50.480 e il personale di ogni livello così ridotto nel suo organico;

   dall'inizio dell'anno nelle carceri italiane ci sono stati 29 suicidi;

   la delegazione che ha visitato il carcere di Cuneo il 15 agosto era composta da: Federico Borgna, sindaco di Cuneo, Patrizia Manassero, vice sindaca di Cuneo, già parlamentare PD, Mario Tretola, Garante dei detenuti della città di Cuneo, Flavio Provenzale, membro del Partito Radicale, Sergio Rovasio, membro del Partito Radicale;

   nel suddetto carcere:

    i detenuti presenti sono 295, ristretti nei 556 posti regolamentari; di questi i detenuti comuni sono 250 e i detenuti in regime di «41-bis» 45; 196 sono i detenuti con condanna definitiva; quanto ai detenuti in attesa di giudizio risultano: imputati 26, appellanti 21, ricorrenti 18; detenuti stranieri 1 semilibero, 2 in articolo 21 e 159 giudicabili;

    i detenuti lavoranti alle dipendenze dell'amministrazione sono 50, mentre i detenuti lavoranti in carcere per conto di imprese e cooperative sono 2;

    i tossicodipendenti in terapia metadonica sono 10; 4 sono i casi di detenuti sieropositivi e circa 20 sono affetti da epatite C;

    i casi psichiatrici presenti sono 2;

    gli agenti di polizia penitenziaria effettivamente in servizio sono 181, assegnati 187 a fronte di una pianta organica che ne prevedrebbe 202;

    gli educatori effettivamente in servizio sono 4, quelli assegnati 5 a fronte di una pianta organica di 7, mentre sono assegnati 2 psicologi;

    uno dei quattro reparti dove ci sono i detenuti di maggior sorveglianza ha l'aria in spazi cementificati alti quattro metri in un'area complessiva di 55 metri quadrati, senza posti a sedere, senza verde e dove, a volte, sono anche in 40/50;

    l'acqua per le docce arriva per non più di mezz'ora, il cibo è scarso e di pessima qualità;

    i corsi della scuola alberghiera, dipendenti direttamente dalla scuola alberghiera di Cuneo, sono poco frequentati perché coloro i quali vi possono accedere sono molto pochi –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza della situazione descritta in premessa;

   quali iniziative intendano assumere affinché sia garantito il rispetto del terzo comma dell'articolo 27 della Costituzione;

   quali iniziative intenda adottare il Governo per riportare nella legalità costituzionale il carcere di Cuneo e per porre fine ai trattamenti disumani e degradanti ai quali sono oggigiorno sottoposti i detenuti;

   quali iniziative di competenza si intendano assumere per fronteggiare la gravissima situazione sanitaria;

   se e in quale modo intendano intervenire al fine di garantire un adeguato livello di assistenza alla popolazione reclusa;

   quali iniziative di competenza si intendano adottare per vigilare affinché venga garantito il diritto alla salute dei detenuti, considerata la presenza di un così alto numero di casi psichiatrici e di tossicodipendenti;

   se sia in funzione nelle carceri il servizio sanitario h24 e in che modo si intenda urgentemente far fronte ad eventuali gravi emergenze notturne.
(4-03667)

  Risposta. — Con l'atto di sindacato ispettivo in esame l'interrogante, nel fare riferimento agli esiti della visita presso il carcere di Cuneo effettuata il 15 agosto 2018 da dirigenti e militanti del Partito radicale, insieme all'osservatorio delle camere penali italiane, a diversi parlamentari ed ai garanti delle persone private della libertà, da cui sarebbero emerse una serie di criticità quali la scopertura degli organici di polizia penitenziaria e degli educatori, problematiche di ordine strutturale scarsi riscontri nelle offerte trattamentali di tipo didattico, chiede di sapere se il Ministro della giustizia sia a conoscenza della situazione, quali iniziative intenda assumere affinché sia garantito il rispetto dell'articolo 27 della Costituzione, quali iniziative si intendano adottare per riportare nella legalità costituzionale il suddetto carcere e porre fine ai trattamenti disumani e degradanti ai quali sono sottoposti i detenuti, se e in quale modo si intenda intervenire per garantire un adeguato livello di assistenza alla popolazione reclusa, quali iniziative si intendano assumere per vigilare affinché venga garantito il diritto alla salute dei detenuti, considerata la presenza di un così alto numero di casi psichiatrici e di tossicodipendenti, se sia in funzione il servizio sanitario h24 e in che modo si intenda urgentemente far fronte ad eventuali gravi emergenze notturne.
  Preliminarmente si deve far rilevare che alla data dell'11 novembre 2019, presso l'istituto in esame sono presenti un totale di 291 detenuti, rispetto a una capienza regolamentare pari a complessivi 428 posti disponibili, rilevandosi, al netto delle camere attualmente non disponibili, un indice percentuale di affollamento pari al 101,39 per cento, come tale ben al di sotto della percentuale media nazionale che si attesta attorno al 128 per cento.
  Ne consegue il pieno rispetto dei parametri previsti dalla Cedu, atteso che ad ogni detenuto viene attualmente garantito uno spazio superiore ai 4 metri quadri.
  Per quanto riguarda il tasso di detenuti stranieri particolarmente elevato (153 rispetto ai 138 italiani) va dato atto dell'azione che, in campo internazionale, il Ministero sta già conducendo al fine di favorirne il rimpatrio per l'espiazione del residuo pena nei rispettivi Paesi di origine, proseguendo i negoziati in essere, stipulando nuovi accordi e valorizzando altresì lo strumento dell'espulsione verso i paesi d'origine per quei detenuti la cui pena residua lo consenta.
  In particolare, è fermo proposito di questo Dicastero sviluppare e condurre in porto in temi ragionevoli i negoziati già in corso con molti Stati (Capo Verde, Filippine, Tunisia, Vietnam, Cina), affinché, in linea con i risultati soddisfacenti già conseguiti nell'anno corrente (Argentina, Colombia, Kosovo, Mali, Libia, Niger, Nigeria, Taiwan, Paraguay) nuovi accordi vengano siglati anche nell'anno venturo e verranno aperti nuovi fronti di dialogo con Paesi come la Bolivia e Cuba.
  Nella medesima direzione deflattiva si iscrive la recente istituzione, presso il Ministero della giustizia, di un tavolo tecnico fra il dipartimento dell'amministrazione penitenziaria ed il dipartimento per gli affari di giustizia con l'obiettivo di stimolare l'adozione e l'esecuzione di provvedimenti di espulsione dei detenuti stranieri
ex articolo 16 comma 5 decreto legislativo n. 286 del 1998 (Testo Unico immigrazione) verso i Paesi d'origine, velocizzandone le procedure di identificazione all'atto dell'ingresso in carcere attraverso lo sviluppo di una sinergia virtuosa con gli uffici immigrazione delle questure, da un lato, ed i tribunali di sorveglianza, dall'altro, ciascuno per i profili di rispettiva competenza.
  Con specifico riferimento alla dotazione organica del personale di polizia penitenziaria, va evidenziato che le maggiori scoperture presso la struttura di Cuneo si registrano nel ruolo dei sovrintendenti e che le stesse, quanto meno dal punto di vista numerico, sono compensate dagli esuberi nel ruolo degli agenti/assistenti.
  In ogni caso, anche nell'ottica di un riequilibrio funzionale, va ricordato che da poco si sono concluse le procedure per il concorso interno a complessivi 2.851 posti proprio per la nomina alla qualifica di vice sovrintendente del ruolo sia maschile che femminile del corpo i cui vincitori, al termine del corso di formazione, costituiranno un bacino significativo a cui attingere per colmare le diffuse scoperture che su tutto il territorio si registrano in questo profilo professionale.
  Si tratta di una misura che si innesta a pieno titolo nel più ampio alveo delle mirate politiche assunzionali perseguite da questo Ministero, anche nel comparto penitenziario.
  A tal riguardo ci si limita a evidenziare che è in atto il corso di formazione anche per i vincitori del concorso a 80 posti di vice commissario, mentre verranno completate le procedure concorsuali a complessivi 49 posti di ispettore superiore ed a complessivi 754 posti di allievo agente. Si provvederà, altresì, al completamento dell'assunzione straordinaria di 1300 allievi agenti del corpo di polizia penitenziaria – ai sensi dell'articolo 1, commi 382-383, della legge 30 dicembre 2018, n. 145 (legge di bilancio 2019) – anche mediante scorrimento delle graduatorie vigenti e verranno inoltre avviate, nei prossimi mesi, le procedure per la copertura dei posti di vice sovrintendenti conseguito all'incremento della dotazione organica previsto dall'articolo 44, comma 8, lettere
b) e b-bis), del decreto legislativo 29 maggio 2017, n. 95 (di revisione dei ruoli delle forze di polizia), e alle vacanze disponibili dal 31 dicembre 2017 al 31 dicembre 2018.
  È altresì previsto un programma straordinario di assunzioni per i prossimi anni per un totale di 620 unità di polizia penitenziaria e di 150 unità del comparto funzioni centrali con un impegno di spesa di quasi sei milioni annui per il 2020 e per il 2021.
  In tale direzione, si confida realisticamente di poter disporre, a breve, di un ampio bacino di risorse umane a cui attingere per sanare le varie scoperture di cui risentono gli istituti di tutto il territorio e rispetto a cui saranno tenute in debita considerazione anche le esigenze della casa circondariale di Cuneo che, comunque, giova ricordare, lo scorso mese di luglio ha già usufruito di un incremento di 7 unità.
  Relativamente alle scoperture nell'area giuridico pedagogica, si tratta di una criticità in via di imminente, grazie alla procedura concorsuale per n. 50 posti relativi a tale profilo professionale, autorizzata con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 20 giugno 2019, pubblicato sulla
Gazzetta Ufficiale 29 agosto 2019, n. 204.
  Dal punto di vista strutturale, i quattro cortili adibiti ai passeggi risultano soddisfare le esigenze correlate al tasso di affluenza media, che si attesta sulle 26/30 unità e tutte le camere di pernottamento sono dotate di doccia. Al fine di garantirne la fruizione a tutti i detenuti allocati sui quattro piani ed evitare la contemporaneità di utilizzo, che comporterebbe problemi di natura tecnica, sono state previste delle fasce orarie (mattino, pomeriggio e sera) nelle quali l'acqua calda è disponibile nella sezione detentiva per almeno 4 ore al giorno, mentre le quattro camere di pernottamento destinate a ospitare detenuti con disabilità hanno la disponibilità dell'acqua calda per l'intera giornata.
  Con specifico riferimento all'offerta trattamentale non si riscontrano criticità né sul versante strettamente didattico, né su quello della formazione professionale.
  L'accesso al corso di istruzione di scuola media superiore è aperto a tutta la popolazione detenuta. Da parte del Got (Gruppo osservazione e trattamento) viene fatta una selezione delle istanze di partecipazione.
  In classe prima sono sempre stati inseriti almeno 30 detenuti (superando l'ordinario limite della composizione delle classi all'esterno).
  Nel corrente anno scolastico, i detenuti frequentanti le tre classi del corso alberghiero sono stati 56, su una media di 240 presenze; il percorso formativo consente l'inserimento in tirocini lavorativi che, in taluni casi, hanno condotto alla successiva assunzione.
  Sono attivi, altresì, i corsi di alfabetizzazione, scuola elementare e media, che vedono coinvolti circa 25 detenuti.
  Oltre ai corsi di istruzione, grazie al finanziamento della regione Piemonte, annualmente si svolgono due corsi di formazione professionale nel settore edile, della durata di 600 ore ciascuno. Il corso coinvolge 36 detenuti che al termine del percorso di formazione potranno conseguire la qualifica professionale di «operatore edile». Attraverso tali percorsi è possibile il successivo inserimento dei detenuti nei cantieri lavoro finanziati ai sensi della legge regionale n. 34 del 2008).
  Presso la casa circondariale di Cuneo è attivo il servizio di assistenza sanitaria h24.
  Il potenziamento complessivo dell'assistenza sanitaria in contesto penitenziario, entro i limiti delle proprie competenze, riveste uno specifico rilievo nell'ambito delle linee programmatiche di questo Dicastero.
  Con specifico riferimento al segnalato incremento di problematiche di natura psicologica e psichiatrica in contesto carcerario, va dato atto che sono in corso progetti per incrementare o istituire nuove sezioni delle A.T.S.M. (articolazioni per la tutela della salute mentale) presso varie strutture carcerarie del territorio.
  Inoltre, si fa presente che è intendimento di questa amministrazione continuare a sviluppare la progettualità appena descritta, nonché proporre la riattivazione dei lavori del tavolo di consultazione permanente per la sanità penitenziaria presso la conferenza unificata, per condividere con il Ministero della salute e le regioni la definizione di un regolamento organizzativo delle articolazioni per la tutela della salute mentale con l'obiettivo di implementare l'assistenza psichiatrica negli istituti penitenziari, rendere omogenei i criteri di ammissione dei detenuti nelle Atsm e uniformare l'assistenza sul territorio nazionale.
  Proprio grazie alla necessaria sinergia con il servizio sanitario e con le regioni, si persegue l'obiettivo di ampliare e migliorare il servizio anche attraverso informazioni complete sullo stato di salute dei detenuti, un accesso veloce alle prestazioni sanitarie, un incremento dei reparti di medicina protetta
ex articolo 7 decreto-legge n. 187 del 1993 ed un rafforzamento del piano nazionale di intervento per la prevenzione dei suicidi in carcere.
  A tal riguardo, per i profili di sua competenza, il Ministero della salute ha evidenziato che sono in corso i lavori del tavolo di consultazione permanente sull'attuazione del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 1° aprile 2008 e del comitato paritetico per il superamento degli ospedali psichiatrici giudiziari. In particolare, il suddetto Dicastero, ha rappresentato che il 15 gennaio 2019 si è svolta l'ultima riunione plenaria che ha tracciato un focus sulle principali attività da sviluppare, individuandole nella revisione degli accordi Conferenza Stato-regioni e Unificata, nel monitoraggio dei cambiamenti del settore e nella ripresa di un governo strategico della problematica gestione delle REMS che, giova ricordare, esulano dalla sfera di competenza di questo Dicastero, ai sensi del decreto-legge 22 dicembre 2011, n. 211, convertito con modificazioni dalla legge 17 febbraio 2012, n. 9.
  Tali propositi si innestano a pieno titolo nel più ampio alveo delle coordinate operative che puntano ad un innalzamento complessivo della qualità della vita detentiva focalizzando particolare attenzione alla valorizzazione dei rapporti familiari e della genitorialità ed al miglioramento dell'offerta trattamentale, con specifico riguardo sia alle attività didattiche, che alle iniziative in campo lavorativo.
  Sotto il primo aspetto assumono particolare rilievo l'adozione di iniziative tese, fra l'altro, ad agevolare i colloqui dei detenuti con i familiari sia favorendone la prenotazione
on line sia soprattutto, a seguito dell'adozione della circolare del 30 gennaio 2019, attraverso l'impiego dell'applicativo Skype for business per i videocolloqui.
  Attualmente già in 122 istituti di reclusione su 190 risulta attivo e funzionante il sistema
Skype – con il 64 per cento di copertura – così come in 12 su 17 tra Icam e asili nido – per una percentuale pari al 75 per cento.
  In parallelo è intendimento di questo Dicastero curare un restyling logistico-strutturale attraverso l'allestimento e il miglioramento di spazi di accoglienza, animazione e supporto psicologico nelle strutture già esistenti.
  Sul piano trattamentale, occorre evidenziare che l'offerta didattica verrà potenziata e modernizzata sia grazie all'imminente rinnovo del protocollo d'intesa con il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca lungo un solco già tracciato dalla recente stipula, lo scorso 11 settembre 2019, del protocollo d'intesa con la conferenza nazionale poli universitari (Cnupp) che prelude all'elaborazione di linee guida attraverso cui armonizzare i moduli di collaborazione fra atenei e mondo penitenziario, sia attraverso l'impiego del
web per sostenere gli esami a distanza ed espletare gli adempimenti burocratici funzionali e propedeutici.
  Ulteriore stimolo verrà impresso alle iniziative a carattere lavorativo, proseguendo nella diffusione del
format «Mi riscatto per...» ed estendendo la rete di contatti con il mondo imprenditoriale e delle cooperative così da ricreare, in contesto penitenziario, condizioni quanto più analoghe possibile al mercato del lavoro esterno e preparare al meglio i detenuti al re-ingresso nel tessuto produttivo all'atto della loro remissione in libertà.
  Il 14 ottobre 2019 il dipartimento dell'amministrazione penitenziaria ha istituito un'innovativa articolazione centrale (denominata «Mi riscatto per il futuro») con il compito principale di agevolare l'incontro fra domanda ed offerta di lavoro in contesto detentivo, tra l'altro attraverso la costituzione ed implementazione di una banca dati costantemente aggiornata con le informazioni relative al profilo lavorativo-attitudinale dei soggetti ristretti così da incrementare sensibilmente le attività trattamentali a base lavorativa, favorendo per tale via il re-inserimento sociale.
  È fermo intendimento di questo Ministero valorizzare ed implementare in maniera significativa la funzionalità di tale struttura così da innalzare sensibilmente la percentuale dei detenuti lavoranti, che attualmente si attesta su una percentuale del 28 per cento, passando attraverso un radicale rinnovamento dell'impostazione di sistema del lavoro penitenziario.
  Per tale via si potrà favorire la capillare diffusione di laboratori e progettualità negli istituti di tutto il territorio e la realizzazione di cicli produttivi in cui coinvolgere stabilmente la popolazione detentiva così da assicurarle percorsi formativi e professionali qualificanti, agevolmente spendibili nei vari rami produttivi del mondo del lavoro, in tal modo facilitando sensibilmente il percorso di recupero e reinserimento sociale.
  È del tutto ragionevole ritenere che i propositi operativi sin qui sintetizzati impatteranno favorevolmente sulle condizioni e sulla qualità della vita detentiva in maniera trasversale su tutti gli istituti penitenziari tra cui, evidentemente, anche quello di Cuneo.

Il Ministro della giustizia: Alfonso Bonafede.


   GIACHETTI. — Al Ministro della giustizia, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   dal 15 al 18 agosto 2019 circa 300 persone, tra dirigenti e militanti del Partito Radicale insieme all'Osservatorio delle Camere penali italiane, a diversi parlamentari, ai garanti delle persone private della libertà, hanno visitato 70 Istituti penitenziari in 17 regioni;

   al 31 luglio 2019 i detenuti ristretti nelle nostre carceri erano 60.254 per una capienza regolamentare di 50.480 e il personale di ogni livello così ridotto nel suo organico; dall'inizio dell'anno nelle carceri italiane ci sono stati 29 suicidi;

   la delegazione che ha visitato il carcere di Milano San Vittore il 15 agosto era composta da: dall'avvocato Simona Debora Giannetti accompagnata dal presidente della Camera penale di Milano Avvocato Monica Gambirasio, dal consigliere comunale Pd Avvocato Alessandro Giungi e dai militanti del Partito Radicale Architetto Paola Maria Gianotti e dal Dottor Marco del Ciello;

   nel suddetto carcere:

    i detenuti presenti sono 1045, capienza tollerabile 551, 247 posti non disponibili. Docce in spazi comuni e in ambiente non areato. I letti sono di media tre per cella;

    i detenuti con disturbi psichiatrici sono circa 150, 28 affetti da epatite C e 27 sono i sieropositivi;

    nel mese di giugno 2019 è avvenuto un suicidio. Un uomo aveva ricevuto il giorno prima la notifica del provvedimento del tribunale che decideva la decadenza della patria potestà. La direzione conferma che la comunicazione del provvedimento era avvenuta, come di norma, in modo assistito alla presenza del sostegno psicologico;

    sono 413 i detenuti tossicodipendenti; 51 sono in terapia metadonica;

    la pianta organica degli agenti di polizia penitenziaria ne prevede 780, di cui 748 sono assegnati ed effettivamente in servizio sono 681;

    dei 1.045 detenuti, 948 sono uomini e 97 donne, oltre a 10 bambini presso l'Icam di Milano con le loro madri. Dei 1.045, solo 1 è in regime di AS2 (alta sicurezza); sono 282 i detenuti con condanna definitiva, 762 i detenuti «non definitivi» di cui 420 sono imputati in attesa della sentenza di primo grado; 291 sono coloro che hanno proposto appello e ben 51 quelli che attendono il giudizio in Corte di Cassazione;

    sono 627 i cittadini stranieri, di cui 563 uomini;

    5 sono gli psicologi che sono indicati come consulenti esterni; è previsto un medico presente ogni giorno e gli educatori sono 11 effettivamente in servizio, anche se regolamentari sarebbero 13;

    i detenuti che lavorano sono 286, di cui 246 uomini e 40 donne, tutti dipendenti della pubblica amministrazione, tranne 1 –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza della situazione descritta in premessa;

   quali iniziative intendano assumere affinché sia garantito il rispetto del terzo comma dell'articolo 27 della Costituzione;

   quali iniziative intenda adottare il Governo per porre rimedio alle degradanti condizioni in cui i detenuti svolgono i colloqui e per favorire gli interventi necessari, come previsto agli articoli 27 e 31 della Costituzione, in tema di protezione dei legami famigliari e dell'interesse del minore;

   quali iniziative di competenza si intendano adottare per fronteggiare la gravissima situazione sanitaria e per garantire, in conformità all'articolo 32 della Costituzione, effettive misure che possano allontanare sempre più le intenzioni suicidiarie di detenuti e personale operante nelle carceri;

   come si intenda intervenire riguardo al sovrannumero di presenze di detenuti in attesa del primo grado di giudizio;

   quali iniziative di competenza si intendano adottare per vigilare affinché venga garantito il diritto alla salute dei detenuti, considerata la presenza di un così alto numero di casi psichiatrici nella casa circondariale di Milano.
(4-03669)

  Risposta. — Con l'atto di sindacato ispettivo in esame l'interrogante, nel fare riferimento agli esiti della visita presso il carcere di Milano San Vittore effettuata il 15 agosto scorso da dirigenti e militanti del Partito Radicale, insieme all'Osservatorio delle Camere penali italiane, a diversi parlamentari ed ai garanti delle persone private della libertà, da cui sarebbero emerse una serie di criticità quali il tasso di sovraffollamento, la scopertura degli organici di polizia penitenziaria e degli educatori, chiede di sapere se il Ministro della giustizia sia a conoscenza della situazione, quali iniziative intenda assumere affinché sia garantito il rispetto dell'articolo 27, comma 3°, della Costituzione, quali iniziative si intendano adottare per porre rimedio alle degradanti condizioni in cui i detenuti svolgono i colloqui e per favorire gli interventi necessari in tema di protezione dei legami familiari e dell'interesse del minore, quali iniziative di competenza si intendano adottare per fronteggiare la grave situazione sanitaria e per garantire, in conformità all'articolo 32 della Costituzione, effettive misure che possano allontanare sempre di più le misure suicidiarie di detenuti e personale operante nelle carceri, come si intenda intervenire riguardo al sovrannumero di presenze detentive, quali iniziative di competenza si intendano adottare perché venga garantito il diritto alla salute dei detenuti, considerato il così alto numero di casi psichiatrici nella casa circondariale di Milano.
  Alla data dell'11 novembre 2019, presso la casa circondariale «F. Di Cataldo» San Vittore Milano risultano presenti un totale di 962 detenuti, rispetto a una capienza regolamentare pari a complessivi 748 posti disponibili, rilevandosi un indice percentuale di affollamento pari al 192,02 per cento effettivamente tra i più alti dell'intero distretto di riferimento.
  Pur al netto del richiamato tasso di affollamento, la casa circondariale di Milano San Vittore non fa registrare alcuna violazione dei parametri previsti dalla C.e.d.u., in quanto 683 detenuti risultano allocati in uno spazio compreso tra i 3 e i 4 metri quadrati, mentre i restanti 270 ristretti risultano avere a disposizione, nelle rispettive camere di pernottamento, uno spazio di vivibilità superiore ai 4 metri quadrati.
  Per quanto riguarda il tasso di detenuti stranieri particolarmente elevato (561 rispetto ai 401 italiani) va dato atto dell'azione che, in campo internazionale, il Ministero sta già conducendo al fine di favorirne il rimpatrio per 1'espiazione del residuo pena nei rispettivi Paesi di origine, proseguendo i negoziati in essere, stipulando nuovi accordi e valorizzando altresì lo strumento dell'espulsione verso i paesi d'origine per quei detenuti la cui pena residua lo consenta.
  In particolare, è fermo proposito di questo Dicastero sviluppare e condurre in porto in temi ragionevoli i negoziati già in corso con molti Stati (Capo Verde, Filippine, Tunisia, Vietnam, Cina), affinché, in linea con i risultati soddisfacenti già conseguiti nell'anno corrente (Argentina, Colombia, Kosovo, Mali, Libia, Niger, Nigeria, Taiwan, Paraguay) nuovi accordi vengano siglati anche nell'anno venturo e verranno aperti nuovi fronti di dialogo con Paesi come la Bolivia e Cuba.
  Nella medesima direzione deflattiva si iscrive la recente istituzione, presso il Ministero della giustizia, di un tavolo tecnico fra il dipartimento dell'amministrazione penitenziaria ed il dipartimento per gli affari di giustizia con l'obiettivo di stimolare l'adozione e l'esecuzione di provvedimenti di espulsione dei detenuti stranieri
ex articolo 16, comma 5, decreto legislativo n. 286 del 1998 (Testo unico Immigrazione) verso i paesi d'origine, velocizzandone le procedure di identificazione all'atto dell'ingresso in carcere attraverso lo sviluppo di una sinergia virtuosa con gli uffici immigrazione delle questure, da un lato, ed i tribunali di sorveglianza, dall'altro, ciascuno per i profili di rispettiva competenza.
  Rientra fra gli intendimenti prioritari di questo Dicastero fronteggiare incisivamente il problema del sovraffollamento carcerario anche attraverso un serio e concreto rilancio dell'edilizia penitenziaria, puntando sia alla riqualificazione degli spazi esistenti, che all'incremento dei posti detentivi.
  Nel tracciare in questa sede un profilo delle più importanti linee di intervento, oltre a richiamare l'avvenuto completamento nel 2018, da parte del M.i.t., dei tre padiglioni detentivi da 200 posti ciascuno presso gli istituti penitenziari di Parma, Lecce e Trani, occorre dare atto dell'imminente ultimazione dei due padiglioni detentivi da 200 posti presso gli istituti penitenziari di Sulmona e Taranto e del nuovo padiglione in realizzazione presso la casa di reclusione di Milano «Opera» per ulteriori n. 400 posti detentivi.
  Dei circa 3.500 posti attualmente risultanti inagibili, circa 1.000 sono già compresi nei procedimenti e negli interventi avviati con i finanziamenti del piano carceri e con la successiva rimodulazione deliberata dal comitato paritetico per l'edilizia penitenziaria, curati dai competenti provveditorati interregionali per le opere pubbliche del M.i.t.
  Sono in corso i procedimenti a cura del M.i.t., per la ricerca dell'area del nuovo istituto penitenziario di Savona e la progettazione e realizzazione di nuove strutture detentive, nonché a cura della provincia autonoma di Bolzano, per il nuovo carcere della città, per un totale di circa 3.500 nuovi posti, che, sommati ai 51.500 sopracitati, porterebbero al raggiungimento di un realistico obiettivo di medio termine, entro il 2025, di circa 55.000 posti detentivi.
  Nel solco normativo tracciato dal cosiddetto decreto-legge Semplificazione (decreto-legge, 14 dicembre 2018, n. 135, convertito con modificazioni dalla legge 11 febbraio 2019, n. 12), si dovranno portare a compimento le riconversioni a uso penitenziario della ex caserma «Battisti» di Bagnoli e della ex caserma «Bixio» di Casale Monferrato, mentre è imminente il conferimento all'amministrazione penitenziaria della caserma «Barbetti» di Grosseto e sono in corso gli studi di fattibilità per la riconversione della Caserma «Capozzi» di Bari.
  Con specifico riferimento alla dotazione organica del personale di polizia penitenziaria in servizio presso la casa circondariale di Milano San Vittore, va detto che le maggiori scoperture si registrano nel ruolo dei sovrintendenti, compensate, almeno dal punto di vista numerico, dagli esuberi nel ruolo degli agenti/assistenti.
  In ogni caso, anche nell'ottica di un riequilibrio funzionale dei ruoli, va ricordato che da poco si sono concluse le procedure per il concorso interno a complessivi 2.851 posti proprio per la nomina alla qualifica di vice sovrintendente del ruolo sia maschile che femminile del Corpo i cui vincitori, al termine del corso di formazione, costituiranno un bacino significativo a cui attingere per colmare le diffuse scoperture che su tutto il territorio si registrano in questo profilo professionale.
  Si tratta di una misura che si innesta a pieno titolo nel più ampio alveo delle mirate politiche assunzionali perseguite da questo Ministero, anche nel comparto penitenziario.
  A tal riguardo ci si limita a evidenziare che è in atto il corso di formazione anche per i vincitori del concorso a 80 posti di vice commissario, mentre verranno completate le procedure concorsuali a complessivi 49 posti di ispettore superiore ed a complessivi 754 posti di allievo agente. Si provvederà, altresì, al completamento dell'assunzione straordinaria di 1.300 allievi agenti del Corpo di polizia penitenziaria – ai sensi dell'articolo 1, commi 382-383, della legge 30 dicembre 2018, n. 145 (legge di bilancio 2019) – anche mediante scorrimento delle graduatorie vigenti e verranno inoltre avviate, nei prossimi mesi, le procedure per la copertura dei posti di vice sovrintendenti conseguito all'incremento della dotazione organica previsto dall'articolo 44, comma 8, lettere
b) e b-bis) del decreto legislativo 29 maggio 2017, n. 95 (di revisione dei ruoli delle forze di polizia), e alle vacanze disponibili dal 31 dicembre 2017 al 31 dicembre 2018.
  È altresì previsto un programma straordinario di assunzioni per i prossimi anni per un totale di 620 unità di polizia penitenziaria e di 150 unità del comparto funzioni centrali con un impegno di spesa di quasi sei milioni annui per il 2020 e per il 2021.
  In tale direzione, si confida realisticamente di poter disporre, a breve, di un ampio bacino di risorse umane a cui attingere per sanare le varie scoperture di cui risentono gli istituti di tutto il territorio e rispetto a cui saranno tenute in debita considerazione anche le esigenze della casa circondariale di Milano San Vittore che, va comunque ricordato, lo scorso mese di luglio ha già fruito dell'incremento di 4 unità.
  Non si ravvisano particolari criticità con riferimento alla professionalità giuridico pedagogica, in quanto a fronte delle 13 unità in pianta organica, risultano in servizio 11 unità, alle quali si aggiungono ulteriori 2 unità, sebbene in regime di distacco, tramite provvedimenti di assegnazione temporanea. Tale situazione, comunque, potrà essere agevolmente fronteggiata anche grazie alla procedura concorsuale per n. 50 posti relativi al profilo professionale di funzionario della professionalità giuridico-pedagogica, autorizzata con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 20 giugno 2019, pubblicato sulla
Gazzetta ufficiale 29 agosto 2019, n. 204.
  L'attenzione dell'amministrazione penitenziaria rispetto al fenomeno dei suicidi e degli atti di autolesionismo, nel corso del tempo, si è progressivamente rafforzata nella consapevolezza dell'importanza di affinare, costantemente, le linee di azione volte a prevenire gesti autosoppressivi.
  Il problema è stato avvertito, in tutta la sua rilevanza, già in sede di riforma dell'ordinamento penitenziario, in quanto il decreto legislativo, 2 ottobre 2018, n. 121 ha previsto specificamente che, all'ingresso in istituto, sia garantito un supporto psicologico da parte di personale specializzato, utile anche per la predisposizione del progetto educativo e per la prevenzione del rischio di atti di autolesionismo e di suicidio.
  Nella medesima direzione si iscrive la definitiva approvazione, il 27 luglio 2018, del Piano nazionale di intervento per la prevenzione dei suicidi in carcere da parte della conferenza Stato-Regioni e, per l'appunto, del Ministero della giustizia.
  Punti principali del piano nazionale sono gli strumenti di rilevazione del rischio, il presidio delle situazioni potenzialmente critiche ed i protocolli operativi per la gestione dei casi a rischio e per affrontare le urgenze.
  Nello stesso solco va, altresì, ricondotta la nota con cui il 14 agosto 2018, l'ufficio ispettivo, su disposizione del capo del dipartimento dell'amministrazione penitenziaria, ha predisposto una sorta di decalogo nell'immediatezza di un intervento suicidario, invitando i provveditori regionali:

   a trasmettere una dettagliata relazione sui preliminari aspetti rilevanti della vicenda e sugli immediati provvedimenti adottati;

   ad attivare contestualmente una commissione ispettiva regionale deputata ad accertare, previo nulla osta dell'autorità giudiziaria, acquisibile anche per le vie brevi circostanze, modalità e cause dell'evento, verificando altresì se siano stati attivati i protocolli operativi per cogliere i sintomi di disagio e prevenire tutte quelle situazioni suscettibili di sfociare in condotte suicidarie;

   a richiedere all'autorità giudiziaria competente copia degli atti di indagine, una volta conclusa la relativa fase, per poi trasmetterli all'ufficio ispettivo.

  Non sfuggono a fenomeni suicidiari gli operatori di polizia penitenziaria.
  L'attività del dipartimento dell'amministrazione penitenziaria, trasversale a tutte le categorie di personale, tende al rafforzamento delle iniziative indirizzate al benessere psicologico e al contenimento del disagio lavorativo ai fini della prevenzione del rischio
burn out.
  All'uopo, è stato rinnovato, in data 11 settembre 2017, il protocollo d'intesa stipulato tra l'amministrazione penitenziaria e il consiglio nazionale dell'Ordine degli psicologi nel 2013.
  L'iniziativa si propone di potenziare le attività di assistenza e protezione sociale realizzate dall'amministrazione nei confronti del proprio personale, senza distinzione di appartenenza contrattuale, in servizio e in congedo, attraverso l'offerta organica e qualificata di prestazioni psicologiche e psicoterapeutiche sul territorio nazionale a tariffe agevolate, estese anche ai rispettivi familiari e conviventi. Viene prevista, altresì, la possibilità di concordare fra i provveditorati regionali dell'amministrazione penitenziaria e i consigli regionali dell'ordine degli psicologi l'organizzazione di convegni e conferenze divulgative in favore del personale su temi riguardanti il benessere psico-sociale e la prevenzione del disagio lavorativo.
  Nel solco di tale iniziativa, con nota circolare del 16 agosto 2018 recante «Servizio per la prevenzione del suicidio rivolto al personale di polizia penitenziaria», il dipartimento dell'amministrazione penitenziaria ha dato concreto impulso all'avvio di iniziative territoriali.
  Allo stato, secondo una recente rilevazione effettuata, risultano sottoscritti protocolli d'intesa con il Consiglio dell'Ordine degli psicologi presso i seguenti Provveditorati regionali: Lazio, Abruzzo e Molise, Calabria, Sicilia, Triveneto, Emilia Romagna e Marche, Puglia e Basilicata, Lombardia.
  Va da ultimo rimarcato che quattro funzionari del Corpo di polizia penitenziaria partecipano ai lavori dell'osservatorio permanente interforze sul fenomeno suicidario tra gli appartenenti alle forze di polizia, che si compone di qualificati rappresentanti anche della polizia di Stato, dell'Arma dei carabinieri, del corpo della Guardia di finanza e del corpo di polizia penitenziaria.
  L'osservatorio ha aperto i lavori nel mese di aprile e, da allora, si è riunito con cadenza bimensile.
  Il potenziamento complessivo dell'assistenza sanitaria in contesto penitenziario, entro i limiti delle proprie competenze, riveste uno specifico rilievo nell'ambito delle linee programmatiche di questo Dicastero.
  Con specifico riferimento al segnalato incremento di problematiche di natura psicologica e psichiatrica in contesto carcerario, va dato atto che sono in corso progetti per incrementare o istituire nuove sezioni delle A.t.s.m. (articolazioni per la tutela della salute mentale) presso varie strutture carcerarie del territorio.
  Inoltre, si fa presente che è intendimento di questa amministrazione continuare a sviluppare la progettualità appena descritta, nonché proporre la riattivazione dei lavori del tavolo di consultazione permanente per la sanità penitenziaria presso la Conferenza unificata, per condividere con il Ministero della salute e le regioni la definizione di un regolamento organizzativo delle articolazioni per la tutela della salute mentale con l'obiettivo di implementare l'assistenza psichiatrica negli istituti penitenziari, rendere omogenei i criteri di ammissione dei detenuti nelle A.t.s.m. e uniformare l'assistenza sul territorio nazionale.
  Proprio grazie alla necessaria sinergia con il servizio sanitario e con le regioni, si persegue l'obiettivo di ampliare e migliorare il servizio anche attraverso informazioni complete sullo stato di salute dei detenuti, un accesso veloce alle prestazioni sanitarie, un incremento dei reparti di medicina protetta
ex articolo 7 del decreto-legge 187 del 1993 ed un rafforzamento del piano nazionale di intervento per la prevenzione dei suicidi in carcere.
  A tal riguardo, per i profili di sua competenza, il Ministero della salute ha evidenziato che sono in corso i lavori del tavolo di consultazione permanente sull'attuazione del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 1° aprile 2008 e del Comitato paritetico per il superamento degli ospedali psichiatrici giudiziari. In particolare, il suddetto Dicastero, ha rappresentato che il 15 gennaio 2019 si è svolta l'ultima riunione plenaria che ha tracciato un focus sulle principali attività da sviluppare, individuandole nella revisione degli accordi conferenza Stato-Regioni e unificata, nel monitoraggio dei cambiamenti del settore e nella ripresa di un Governo strategico della problematica gestione delle Rems che, giova ricordare, esulano dalla sfera di competenza di questo Dicastero, ai sensi del decreto-legge 22 dicembre 2011, n. 211, convertito, con modificazioni dalla legge 17 febbraio 2012, n. 9.
  Tali propositi si innestano a pieno titolo nel più ampio alveo delle coordinate operative che puntano ad un innalzamento complessivo della qualità della vita detentiva focalizzando particolare attenzione alla valorizzazione dei rapporti familiari e della genitorialità ed al miglioramento dell'offerta trattamentale, con specifico riguardo sia alle attività didattiche, che alle iniziative in campo lavorativo.
  Sotto il primo aspetto assumono particolare rilievo l'adozione di iniziative tese, fra l'altro, ad agevolare i colloqui dei detenuti con i familiari sia favorendone la prenotazione
on line sia soprattutto, a seguito dell'adozione della circolare del 30 gennaio u.s., attraverso l'impiego dell'applicativo Skype for business per i video-colloqui.
  Attualmente già in 122 istituti di reclusione su 190 risulta attivo e funzionante il sistema
Skype – con il 64 per cento di copertura – così come in 12 su 17 tra Icam e asili nido – per una percentuale pari al 75 per cento.
  In parallelo è intendimento di questo Dicastero curare un
restyling logistico-strutturale attraverso l'allestimento e il miglioramento di spazi di accoglienza, animazione e supporto psicologico nelle strutture già esistenti.
  Sul piano trattamentale, occorre evidenziare che l'offerta didattica verrà potenziata e modernizzata sia grazie all'imminente rinnovo del protocollo d'intesa con il Miur, lungo un solco già tracciato dalla recente stipula, lo scorso 11 settembre, del protocollo d'intesa con la conferenza nazionale poli universitari (Cnupp) che prelude all'elaborazione di linee guida attraverso cui armonizzare i moduli di collaborazione fra atenei e mondo penitenziario, sia attraverso l'impiego del web per sostenere gli esami a distanza ed espletare gli adempimenti burocratici funzionali e propedeutici.
  Ulteriore stimolo verrà impresso alle iniziative a carattere lavorativo, proseguendo nella diffusione del
format «Mi riscatto per...» ed estendendo la rete di contatti con il mondo imprenditoriale e delle cooperative così da ricreare, in contesto penitenziario, condizioni quanto più analoghe possibile al mercato del lavoro esterno e preparare al meglio i detenuti al re-ingresso nel tessuto produttivo all'atto della loro remissione in libertà.
  Il 14 ottobre scorso il dipartimento dell'amministrazione penitenziaria ha istituito li un'innovativa articolazione centrale (denominata «Mi riscatto per il futuro») con il compito principale di agevolare l'incontro fra domanda ed offerta di lavoro in contesto detentivo, tra l'altro attraverso la costituzione ed implementazione di una banca dati costantemente aggiornata con le informazioni relative al profilo lavorativo-attitudinale dei soggetti ristretti così da incrementare sensibilmente le attività trattamentali a base lavorativa, favorendo per tale via il re-inserimento sociale.
  È fermo intendimento di questo Ministero valorizzare ed implementare in maniera significativa la funzionalità di tale struttura così da innalzare sensibilmente la percentuale dei detenuti lavoranti, che attualmente si attesta su una percentuale del 28 per cento, passando attraverso un radicale rinnovamento dell'impostazione di sistema del lavoro penitenziario.
  Per tale via si potrà favorire la capillare diffusione di laboratori e progettualità negli istituti di tutto il territorio e la realizzazione di cicli produttivi in cui coinvolgere stabilmente la popolazione detentiva così da assicurarle percorsi formativi e professionali qualificanti, agevolmente spendibili nei vari rami produttivi del mondo del lavoro, in tal modo facilitando sensibilmente il percorso di recupero e reinserimento sociale.
  È del tutto ragionevole ritenere che i propositi operativi sin qui sintetizzati impatteranno favorevolmente sulle condizioni e sulla qualità della vita detentiva in maniera trasversale su tutti gli istituti penitenziari tra cui, evidentemente, anche quello di Milano San Vittore.

Il Ministro della giustizia: Alfonso Bonafede.


   GIACHETTI. — Al Ministro della giustizia, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   dal 15 al 18 agosto 2019 circa 300 persone, tra dirigenti e militanti del Partito Radicale insieme all'Osservatorio delle Camere Penali italiane, a diversi parlamentari, ai garanti delle persone private della libertà, hanno visitato 70 Istituti penitenziari in 17 regioni;

   al 31 luglio 2019 i detenuti ristretti nelle carceri italiane erano 60.254 per una capienza regolamentare di 50.480 e il personale di ogni livello così ridotto nel suo organico;

   dall'inizio dell'anno nelle carceri italiane ci sono stati 29 suicidi;

   la delegazione che ha visitato il carcere di Siena il 17 agosto 2019 era composta da: Giulia Simi, docente del dipartimento di ingegneria dell'informazione e scienze matematiche, università di Siena, e responsabile per il proprio dipartimento della didattica penitenziaria, iscritta al Partito Radicale nonviolento transnazionale transpartito; Fabio Mugnaini del dipartimento di scienze storiche e beni culturali, università di Siena, delegato dal rettore alla didattica penitenziaria;

   nel carcere di Siena i detenuti presenti sono 79, ristretti in 58 posti regolamentari, per una capienza tollerabile di 74;

   i detenuti stranieri sono 37;

   i detenuti comuni sono 74. 5 detenuti sono in alta sicurezza;

   i detenuti con condanna definitiva sono 36; i detenuti in attesa di giudizio sono: 2 imputati, 14 appellanti, 9 ricorrenti;

   i detenuti tossicodipendenti sono 30; 3 detenuti sono in trattamento metadonico; i detenuti con patologie psichiatriche sono 15; i detenuti sieropositivi sono 2; 4 detenuti sono affetti da epatite C;

   i detenuti lavoranti alle dipendenze dell'amministrazione penitenziaria sono 22; i detenuti «semiliberi» che lavorano alle dipendenze di datori di lavoro esterni sono 7;

   gli agenti di polizia penitenziaria effettivamente in servizio sono 39 a fronte di una pianta organica che ne prevedrebbe 50;

   c'è un solo educatore in servizio, a fronte di 2 educatori previsti dalla pianta organica;

   1 psicologo opera su convenzione;

   si rileva l'inadeguatezza della struttura fisica del carcere, un antico convento del 1400, con mura spesse e finestre non ampie;

   la necessità di fare posto alla popolazione detenuta richiede anche l'uso di celle che presentano scarsa aerazione (con le finestre a bocca di lupo) o che sono destinate ad accogliere fino a 6 detenuti;

   sono necessari molti interventi di riqualificazione: dal rifacimento dei pavimenti nel primo piano, alla imbiancatura delle pareti, al rifacimento delle docce nel reparto accettazione;

   il reparto accettazione è limitato ad una sola cella da 4 persone, che necessita urgente miglioramento (pavimento e arredi) –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza della situazione descritta in premessa;

   quali iniziative intendano assumere affinché sia garantito il rispetto del terzo comma dell'articolo 27 della Costituzione;

   quali iniziative intenda adottare il Governo per riportare nella legalità costituzionale il carcere di Siena e per porre fine ai trattamenti disumani e degradanti ai quali sono oggigiorno sottoposti i detenuti;

   se e in quale modo si intenda intervenire al fine di garantire un adeguato livello di assistenza alla popolazione reclusa, più in generale nelle carceri italiane e in particolare a quella di Siena;

   quali iniziative di competenza si intendano assumere per vigilare affinché venga garantito il diritto alla salute dei detenuti, considerata la presenza di un così alto numero di casi psichiatrici e di tossicodipendenti;

   se sia in funzione nel carcere di Siena il servizio sanitario h24 e in che modo si intenda urgentemente far fronte ad eventuali gravi emergenze notturne.
(4-03670)

  Risposta. — Con l'atto di sindacato ispettivo in esame l'interrogante, nel fare riferimento agli esiti della visita presso il carcere di Siena effettuata il 17 agosto 2019 da dirigenti e militanti del Partito radicale, insieme all'osservatorio delle camere penali italiane, a diversi parlamentari ed ai garanti delle persone private della libertà, da cui sarebbero emerse una serie di criticità quali il tasso di sovraffollamento, la scopertura degli organici di polizia penitenziaria, la presenza di un solo educatore sui due previsti, uno psicologo che opera su convenzione, l'inadeguatezza della struttura e la necessità di interventi di riqualificazione, chiede di sapere se il Ministro della giustizia sia a conoscenza della situazione, quali iniziative intenda assumere affinché sia garantito il rispetto dell'articolo 27 della Costituzione, quali iniziative si intendano adottare per riportare nella legalità costituzionale il suddetto carcere e porre fine ai trattamenti disumani e degradanti ai quali sono sottoposti i detenuti, se e in quale modo si intenda intervenire per garantire un adeguato livello di assistenza alla popolazione reclusa, in generale nelle carceri italiane e, in particolare, all'istituto penitenziario di Siena, quali iniziative si intendano assumere per vigilare affinché venga garantito il diritto alla salute dei detenuti, considerata la presenza di un così alto numero di casi psichiatrici e di tossicodipendenti, se sia in funzione presso il carcere di Siena il servizio sanitario h24 e in che modo si intenda urgentemente far fronte ad eventuali gravi emergenze notturne.
  Preliminarmente si deve far rilevare che alla data del 12 novembre 2019, presso la casa circondariale di Siena sono presenti un totale di 83 detenuti, rispetto a una capienza regolamentare pari a complessivi 61 posti disponibili, rilevandosi un indice percentuale di affollamento pari al 143,10 per cento, come tale superiore alla media nazionale che oscilla attorno al 128 per cento.
  Pur al netto del richiamato tasso di affollamento, la casa circondariale di Siena non fa registrare alcuna violazione dei parametri previsti dalla Convenzione europea dei diritti dell'uomo (C.e.d.u.), atteso che 36 detenuti risultano allocati in uno spazio compreso tra i 3 e i 4 metri quadri, mentre i restanti 47 risultano avere a disposizione, nelle rispettive camere di pernottamento, uno spazio di vivibilità superiore ai 4 metri quadri.
  Per quanto riguarda l'elevato tasso di detenuti stranieri (39 rispetto ai 44 italiani) va dato atto dell'azione che, in campo internazionale, il Ministero sta già conducendo al fine di favorirne il rimpatrio per l'espiazione del residuo di pena nei rispettivi Paesi di origine, proseguendo i negoziati in essere, stipulando nuovi accordi e valorizzando altresì lo strumento dell'espulsione verso i paesi d'origine per quei detenuti la cui pena residua lo consenta.
  In particolare, è fermo proposito di questo Dicastero sviluppare e condurre in porto in temi ragionevoli i negoziati già in corso con molti Stati (Capo Verde, Filippine, Tunisia, Vietnam, Cina), affinché, in linea con i risultati soddisfacenti già conseguiti nell'anno corrente (Argentina, Colombia, Kosovo, Mali, Libia, Niger, Nigeria, Taiwan, Paraguay) nuovi accordi vengano siglati anche nell'anno venturo e verranno aperti nuovi fronti di dialogo con Paesi come la Bolivia e Cuba.
  Nella medesima direzione deflattiva si iscrive la recente istituzione, presso il Ministero della giustizia, di un tavolo tecnico fra il dipartimento dell'amministrazione penitenziaria ed il dipartimento per gli affari di giustizia con l'obiettivo di stimolare l'adozione e l'esecuzione di provvedimenti di espulsione dei detenuti stranieri
ex articolo 16, comma 5, decreto legislativo n. 286 del 1998 (T.U. Immigrazione) verso i Paesi d'origine, velocizzandone le procedure di identificazione all'atto dell'ingresso in carcere attraverso lo sviluppo di una sinergia virtuosa con gli uffici immigrazione delle questure, da un lato, ed i tribunali di sorveglianza, dall'altro, ciascuno per i profili di rispettiva competenza.
  Rientra fra gli intendimenti prioritari di questo Dicastero fronteggiare incisivamente il problema del sovraffollamento carcerario anche attraverso un serio e concreto rilancio dell'edilizia penitenziaria, puntando sia alla riqualificazione degli spazi esistenti, che all'incremento dei posti detentivi.
  Nel tracciare in questa sede un profilo delle più importanti linee di intervento, oltre a richiamare l'avvenuto completamento nel 2018, da parte del M.i.t., dei tre padiglioni detentivi da 200 posti ciascuno presso gli istituti penitenziari di Parma, Lecce e Trani, occorre dare atto dell'imminente ultimazione dei due padiglioni detentivi da 200 posti presso gli istituti penitenziari di Sulmona e Taranto e del nuovo padiglione in realizzazione presso la casa di reclusione di Milano «Opera» per ulteriori n. 400 posti detentivi.
  Dei circa 3.500 posti attualmente risultanti inagibili, circa 1.000 sono già compresi nei procedimenti e negli interventi avviati con i finanziamenti del piano carceri e con la successiva rimodulazione deliberata dal comitato paritetico per l'edilizia penitenziaria, curati dai competenti provveditorati interregionali per le opere pubbliche del M.i.t.
  Sono in corso i procedimenti a cura del M.i.t., per la ricerca dell'area del nuovo istituto penitenziario di Savona e la progettazione e realizzazione di nuove strutture detentive, nonché a cura della provincia autonoma di Bolzano, per il nuovo carcere della città, per un totale di circa 3.500 nuovi posti, che, sommati ai 51.500 sopracitati, porterebbero al raggiungimento di un realistico obiettivo di medio termine, entro il 2025, di circa 55.000 posti detentivi.
  Nel solco normativo tracciato dal cosiddetto decreto-legge
Semplificazione (decreto-legge, 14 dicembre 2018, n. 135, convertito, con modificazioni, dalla legge 11 febbraio 2019, n. 12), si dovranno portare a compimento le riconversioni a uso penitenziario della ex caserma «Battisti» di Bagnoli e della ex Caserma «Bixio» di Casale Monferrato, mentre è imminente il conferimento all'amministrazione penitenziaria della caserma «Barbetti» di Grosseto e sono in corso gli studi di fattibilità per la riconversione della caserma «Capozzi» di Bari.
  Con specifico riferimento alla dotazione organica del personale di Polizia penitenziaria, presso la casa circondariale di Siena va ricordato che da poco si sono concluse le procedure per il concorso interno a complessivi 2.851 posti proprio per la nomina alla qualifica di vice sovrintendente del ruolo sia maschile che femminile del Corpo i cui vincitori, al termine del corso di formazione, costituiranno un bacino significativo a cui attingere per colmare le diffuse scoperture che su tutto il territorio si registrano in questo profilo professionale.
  Si tratta di una misura che si innesta a pieno titolo nel più ampio alveo delle mirate politiche assunzionali perseguite da questo Ministero, anche nel comparto penitenziario.
  A tal riguardo ci si limita a evidenziare che è in atto il corso di formazione anche per i vincitori del concorso a 80 posti di vice commissario, mentre verranno completate le procedure concorsuali a complessivi 49 posti di ispettore superiore ed a complessivi 754 posti di allievo agente. Si provvederà, altresì, al completamento dell'assunzione straordinaria di 1300 allievi agenti del corpo di polizia penitenziaria – ai sensi dell'articolo 1, commi 382-383, della legge 30 dicembre 2018, n. 145 (legge di bilancio 2019) – anche mediante scorrimento delle graduatorie vigenti e verranno inoltre avviate, nei prossimi mesi, le procedure per la copertura dei posti di vice sovrintendenti conseguito all'incremento della dotazione organica previsto dall'articolo 44, comma 8, lettere
b) e b-bis), del decreto legislativo 29 maggio 2017, n. 95 (di revisione dei ruoli delle forze di polizia), e alle vacanze disponibili dal 31 dicembre 2017 al 31 dicembre 2018.
  È altresì previsto un programma straordinario di assunzioni per i prossimi anni per un totale di 620 unità di polizia penitenziaria e di 150 unità del comparto funzioni centrali con un impegno di spesa di quasi sei milioni annui per il 2020 e per il 2021.
  In tale direzione, si confida realisticamente di poter disporre, a breve, di un ampio bacino di risorse umane a cui attingere per sanare le varie scoperture di cui risentono gli istituti di tutto il territorio e rispetto a cui saranno tenute in debita considerazione anche le esigenze della casa circondariale di Siena.
  Non si ravvisano particolari criticità con riferimento alla professionalità giuridico pedagogica, in quanto le 2 unità previste in pianta organica risultano effettivamente in servizio, sebbene una di esse in regime di distacco tramite provvedimento di assegnazione temporanea.
  Dal punto di vista strutturale, va premesso che la casa circondariale di Siena è situata in pieno centro cittadino, allocata in un antico convento del 1300 che sorge intorno a un chiostro, su cui si aprono le camere di pernottamento.
  Ne consegue che ogni tipo di intervento strutturale deve essere necessariamente e preventivamente sottoposto al vaglio della sovrintendenza competente.
  Negli anni, per migliorare la struttura sottoposta a vincolo architettonico, sono stati comunque eseguiti numerosi interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria, compresa la ristrutturazione della cucina, anche attraverso l'impiego di manodopera detenuta, e altri interventi saranno realizzati entro la fine dell'anno.
  Il potenziamento complessivo dell'assistenza sanitaria in contesto penitenziario, entro i limiti delle proprie competenze, riveste uno specifico rilievo nell'ambito delle linee programmatiche di questo Dicastero.
  Con specifico riferimento al segnalato incremento di problematiche di natura psicologica e psichiatrica in contesto carcerario, va dato atto che sono in corso progetti per incrementare o istituire nuove sezioni delle A.t.s.m. (articolazioni per la tutela della salute mentale) presso varie strutture carcerarie del territorio.
  Inoltre, si fa presente che è intendimento di questa amministrazione continuare a sviluppare la progettualità appena descritta, nonché proporre la riattivazione dei lavori del tavolo di consultazione permanente per la sanità penitenziaria presso la Conferenza unificata, per condividere con il Ministero della salute e le regioni la definizione di un regolamento organizzativo delle articolazioni per la tutela della salute mentale con l'obiettivo di implementare l'assistenza psichiatrica negli istituti penitenziari, rendere omogenei i criteri di ammissione dei detenuti nelle A.T.S.M. e uniformare l'assistenza sul territorio nazionale.
  Proprio grazie alla necessaria sinergia con il servizio sanitario e con le regioni, si persegue l'obiettivo di ampliare e migliorare il servizio anche attraverso informazioni complete sullo stato di salute dei detenuti, un accesso veloce alle prestazioni sanitarie, un incremento dei reparti di medicina protetta
ex articolo 7 decreto-legge n. 187 del 1993 ed un rafforzamento del piano nazionale di intervento per la prevenzione dei suicidi in carcere.
  A tal riguardo, per i profili di sua competenza, il Ministero della salute ha evidenziato che sono in corso i lavori del tavolo di consultazione permanente sull'attuazione del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 1° aprile 2008 e del comitato paritetico per il superamento degli ospedali psichiatrici giudiziari. In particolare, il suddetto Dicastero, ha rappresentato che il 15 gennaio 2019 si è svolta l'ultima riunione plenaria che ha tracciato un
focus sulle principali attività da sviluppare, individuandole nella revisione degli accordi Conferenza Stato-regioni e Unificata, nel monitoraggio dei cambiamenti del settore e nella ripresa di un governo strategico della problematica gestione delle Rems che, giova ricordare, esulano dalla sfera di competenza di questo Dicastero, ai sensi del decreto-legge 22 dicembre 2011, n. 211, convertito, con modificazioni, dalla legge 17 febbraio 2012, n. 9.
  Tali propositi si innestano a pieno titolo nel più ampio alveo delle coordinate operative che puntano ad un innalzamento complessivo della qualità della vita detentiva focalizzando particolare attenzione alla valorizzazione dei rapporti familiari e della genitorialità ed al miglioramento dell'offerta trattamentale, con specifico riguardo sia alle attività didattiche, che alle iniziative in campo lavorativo.
  Sotto il primo aspetto assumono particolare rilievo l'adozione di iniziative tese, fra l'altro, ad agevolare i colloqui dei detenuti con i familiari sia favorendone la prenotazione
on line sia soprattutto, a seguito dell'adozione della circolare del 30 gennaio 2019, attraverso l'impiego dell'applicativo Skype for business per i video-colloqui.
  Attualmente già in 122 istituti di reclusione su 190 risulta attivo e funzionante il sistema
Skype – con il 64 per cento di copertura – così come in 12 su 17 tra Icam e asili nido – per una percentuale pari al 75 per cento.
  In parallelo è intendimento di questo Dicastero curare un
restyling logistico-strutturale attraverso l'allestimento e il miglioramento di spazi di accoglienza, animazione e supporto psicologico nelle strutture già esistenti.
  Sul piano trattamentale, occorre evidenziare che l'offerta didattica verrà potenziata e modernizzata sia grazie all'imminente rinnovo del protocollo d'intesa con il Miur, lungo un solco già tracciato dalla recente stipula, lo scorso 11 settembre 2019, del protocollo d'intesa con la conferenza nazionale poli universitari (CNUPP) che prelude all'elaborazione di linee guida attraverso cui armonizzare i moduli di collaborazione fra atenei e mondo penitenziario, sia attraverso l'impiego del
web per sostenere gli esami a distanza ed espletare gli adempimenti burocratici funzionali e propedeutici.
  Ulteriore stimolo verrà impresso alle iniziative a carattere lavorativo, proseguendo nella diffusione del
format «Mi riscatto per...» ed estendendo la rete di contatti con il mondo imprenditoriale e delle cooperative così da ricreare, in contesto penitenziario, condizioni quanto più analoghe possibile al mercato del lavoro esterno e preparare al meglio i detenuti al re-ingresso nel tessuto produttivo all'atto della loro remissione in libertà.
  Il 14 ottobre 2019 il dipartimento dell'amministrazione penitenziaria ha istituito un'innovativa articolazione centrale (denominata «
Mi riscatto per il futuro») con il compito principale di agevolare l'incontro fra domanda ed offerta di lavoro in contesto detentivo, tra l'altro attraverso la costituzione ed implementazione di una banca dati costantemente aggiornata con le informazioni relative al profilo lavorativo-attitudinale dei soggetti ristretti così da incrementare sensibilmente le attività trattamentali a base lavorativa, favorendo per tale via il re-inserimento sociale.
  È fermo intendimento di questo Ministero valorizzare ed implementare in maniera significativa la funzionalità di tale struttura così da innalzare sensibilmente la percentuale dei detenuti lavoranti, che attualmente si attesta su una percentuale del 28 per cento, passando attraverso un radicale rinnovamento dell'impostazione di sistema del lavoro penitenziario.
  Per tale via si potrà favorire la capillare diffusione di laboratori e progettualità negli istituti di tutto il territorio e la realizzazione di cicli produttivi in cui coinvolgere stabilmente la popolazione detentiva così da assicurarle percorsi formativi e professionali qualificanti, agevolmente spendibili nei vari rami produttivi del mondo del lavoro, in tal modo facilitando sensibilmente il percorso di recupero e reinserimento sociale.
  È del tutto ragionevole ritenere che i propositi operativi sin qui sintetizzati impatteranno favorevolmente sulle condizioni e sulla qualità della vita detentiva in maniera trasversale su tutti gli istituti penitenziari tra cui, evidentemente, anche quello di Siena.

Il Ministro della giustizia: Alfonso Bonafede.


   GIACHETTI. — Al Ministro della giustizia, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   dal 15 al 18 agosto 2019 circa 300 persone, tra dirigenti e militanti del Partito Radicale insieme all'Osservatorio delle Camere Penali italiane, a diversi parlamentari, ai garanti delle persone private della libertà, hanno visitato 70 Istituti penitenziari in 17 regioni;

   al 31 luglio 2019 i detenuti ristretti nelle nostre carceri erano 60.254 per una capienza regolamentare di 50.480 e il personale di ogni livello così ridotto nel suo organico;

   dall'inizio dell'anno nelle carceri italiane ci sono stati 29 suicidi;

   la delegazione che ha visitato il carcere di Sollicciano (Firenze) il 15 agosto 2019 era composta da: Massimo Lensi, presidente dell'associazione Progetto Firenze; Emanuele Baciocchi, vice presidente dell'associazione Progetto Firenze, Grazia Galli, segreteria dell'associazione Progetto Firenze; Antonella Moro Bundu, consigliere comunale di Sinistra Progetto Comune; Dmitrij Palagi, consigliere comunale di Sinistra Progetto Comune; Tommaso Grassi, ex consigliere comunale di Firenze riparte a sinistra; Maria Milani, dell'associazione Progetto Firenze, Sandra Gesualdi, dell'associazione Progetto Firenze; l'avvocato Luca Maggiora, segretario della Camera penale di Firenze;

   nel suddetto carcere:

    sono 767 i detenuti, 659 uomini, 108 donne e un bimbo di meno di un anno con la madre. Gli stranieri sono il 62,11 per cento;

    407 sono con condanna definitiva, 252 in attesa di condanna definitiva di cui 108 in attesa del giudizio di primo grado; 88 donne con condanna definitiva, 20 in attesa di condanna definitiva e 12 in attesa del giudizio di primo grado;

    la capienza regolamentare è di 500 persone, ridotta a 456, con 26 stanze non disponibili;

    il personale di polizia penitenziaria è di 566 addetti previsti ma effettivi 475;

    il regime a celle aperte vige solo nei reparti penali e per alcune ore al giorno;

    9 sono gli operatori dell'area trattamentale previsti in organico, gli effettivi sono 7;

    pochi detenuti lavorano per poche ore al giorno e per un massimo di 20-30 giorni ogni 4 (reparti femminili) o 6 mesi (reparti maschili);

    si rilevano problemi di comunicazione con i familiari, in particolare per i detenuti stranieri. La posta interna è stata sospesa. La distribuzione di francobolli è stata sospesa per mancanza di fondi;

    i detenuti delle sezioni maschili lamentano la pessima qualità del cibo, non solo quello cucinato;

    le condizioni d'igiene e pulizia restano decisamente scadenti. Permane irrisolto il problema igienico legato alla infestazione di piccioni;

    nelle sezioni maschili del giudiziario le celle in molti reparti presentano grandi macchie di muffa e infiltrazioni sia esterne che interne. In alcune sezioni, e particolarmente nella quinta, sono visibili pozze di acqua che da tubi rotti infiltrano i muri per propagarsi poi nei corridoi e nelle celle;

    le docce sono teoricamente 4 per ciascuna sezione, ma in nessun caso veramente tutte funzionanti;

    lavabi e piatti doccia sono difficilmente igienizzabili perché usurati e pesantemente incrostati;

    nella sezione femminile, teatro e chiesa sono ancora inagibili a causa dello sprofondamento del pavimento per varie decine di centimetri verificatosi anni fa –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza della situazione descritta in premessa;

   quali siano le iniziative che il Governo intenda porre in essere con urgenza, per quanto di competenza, per fronteggiare la gravissima situazione sanitaria, anche coinvolgendo la Conferenza Stato-regioni per la parte strettamente sanitaria e l'Anci per la parte socio-sanitaria;

   quali iniziative di competenza il Governo intenda assumere affinché sia garantito il diritto alla salute dei detenuti;

   se sia in funzione nel carcere di Sollicciano il servizio di assistenza sanitaria continuata, anche in sede notturna;

   quali atti di natura programmatica intenda il Governo assumere affinché sia garantito il rispetto del terzo comma dell'articolo 27 della Costituzione.
(4-03672)

  Risposta. — Con l'atto di sindacato ispettivo in esame l'interrogante, nel fare riferimento agli esiti della visita presso il carcere di Sollicciano (Firenze) effettuata il 15 agosto 2019 da dirigenti e militanti del Partito Radicale, insieme all'Osservatorio delle camere penali italiane, a diversi parlamentari ed ai garanti delle persone private della libertà, da cui sono emerse una serie di criticità relative, in particolare, al sovraffollamento della popolazione detenuta, il 62,11 per cento della quale di origine straniera, alle carenze strutturali e connessi problemi di igiene, alle scoperture degli organici, allo scarso coinvolgimento dei detenuti in attività lavorative, chiede di sapere se si sia a conoscenza della situazione descritta, quale siano le iniziative che il Governo intenda porre in essere con urgenza, per quanto di competenza, per fronteggiare la gravissima situazione sanitaria, anche coinvolgendo la Conferenza Stato-regioni per la parte strettamente sanitaria e l'Anci per la parte socio-sanitaria, quali iniziative di competenza il Governo intenda assumere affinché sia garantito il diritto alla salute dei detenuti, se sia in funzione nel carcere di Sollicciano il servizio di assistenza sanitaria continuata, anche in orario notturno, quali atti di natura programmatica intenda il Governo assumere affinché sia garantito il rispetto dell'articolo 27, comma 3, della Costituzione.
  Per quanto attiene alle presenze detentive, va detto che attualmente, presso l'istituto di Sollicciano su 500 posti regolamentari, sono presenti 771 detenuti, per una percentuale di affollamenti che si attesta sul 168,71 per cento come tale superiore alla media nazionale che oscilla attorno al 128 per cento.
  Pur sussistendo una obiettiva e significativa problematica di sovraffollamento, va dato conto, innanzitutto, del pieno rispetto del parametro minimo dei tre metri quadri per ciascun detenuto, come stabilito dalla CEDU.
  Per quanto riguarda il tasso di detenuti stranieri particolarmente elevato (486 rispetto ai 285 italiani) va dato atto dell'azione che, in campo internazionale, il Ministero sta già conducendo al fine di favorirne il rimpatrio per l'espiazione del residuo pena nei rispettivi Paesi di origine, proseguendo i negoziati in essere, stipulando nuovi accordi e valorizzando altresì lo strumento dell'espulsione verso i Paesi d'origine per quei detenuti la cui pena residua lo consenta.
  In particolare, è fermo proposito di questo dicastero sviluppare e condurre in porto in temi ragionevoli i negoziati già in corso con molti Stati (Capo Verde, Filippine, Tunisia, Vietnam, Cina), affinché, in linea con i risultati soddisfacenti già conseguiti nell'anno corrente (Argentina, Colombia, Kosovo, Mali, Libia, Niger, Nigeria, Taiwan, Paraguay) nuovi accordi vengano siglati anche nell'anno venturo e verranno aperti nuovi fronti di dialogo con Paesi come la Bolivia e Cuba.
  Nella medesima direzione deflattiva si iscrive la recente istituzione, presso il Ministero della giustizia, di un tavolo tecnico fra il Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria ed il Dipartimento per gli affari di giustizia con l'obiettivo di stimolare l'adozione e l'esecuzione di provvedimenti di espulsione dei detenuti stranieri
ex articolo 16, comma 5, del decreto legislativo n. 286 del 1998 (T.U. immigrazione) verso i Paesi d'origine, velocizzandone le procedure di identificazione all'atto dell'ingresso in carcere attraverso lo sviluppo di una sinergia virtuosa con gli uffici immigrazione delle questure, da un lato, ed i tribunali di Sorveglianza, dall'altro, ciascuno per i profili di rispettiva competenza.
  Rientra fra gli intendimenti prioritari di questo dicastero fronteggiare incisivamente il problema del sovraffollamento carcerario anche attraverso un serio e concreto rilancio dell'edilizia penitenziaria, puntando sia alla riqualificazione degli spazi esistenti, che all'incremento dei posti detentivi.
  Nel tracciare in questa sede un profilo delle più importanti linee di intervento, oltre a richiamare l'avvenuto completamento nel 2018, da parte del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, dei tre padiglioni detentivi da 200 posti ciascuno presso gli istituti penitenziari di Parma, Lecce e Trani, occorre dare atto dell'imminente ultimazione dei due padiglioni detentivi da 200 posti presso gli istituti penitenziari di Sulmona e Taranto e del nuovo padiglione in realizzazione presso la casa di reclusione di Milano «Opera» per ulteriori n. 400 posti detentivi.
  Dei circa 3.500 posti attualmente risultanti inagibili, circa 1.000 sono già compresi nei procedimenti e negli interventi avviati con i finanziamenti del piano carceri e con la successiva rimodulazione deliberata dal Comitato paritetico per l'edilizia penitenziaria, curati dai competenti provveditorati interregionali per le opere pubbliche del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti.
  Sono in corso i procedimenti a cura del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, per la ricerca dell'area del nuovo istituto penitenziario di Savona e la progettazione e realizzazione di nuove strutture detentive, nonché a cura della provincia autonoma di Bolzano, per il nuovo carcere della città, per un totale di circa 3.500 nuovi posti, che, sommati ai 51.500 sopracitati, porterebbero al raggiungimento di un realistico obiettivo di medio termine, entro il 2025, di circa 55.000 posti detentivi.
  Nel solco normativo tracciato dal cosiddetto decreto-legge Semplificazione (decreto-legge, 14 dicembre 2018, n. 135, convertito con modificazioni dalla legge 11 febbraio 2019, n. 12), si dovranno portare a compimento le riconversioni a uso penitenziario della ex caserma «Battisti» di Bagnoli e della ex caserma «Bixio» di Casale Monferrato, mentre è imminente il conferimento all'amministrazione penitenziaria della caserma «Barbetti» di Grosseto e sono in corso gli studi di fattibilità per la riconversione della caserma «Capozzi» di Bari.
  Con specifico riferimento alle carenze strutturali, posto che l'aggiudicazione della gara relativa ai lavori di «Manutenzione straordinaria delle coperture e delle facciate dei reparti detentivi; revisione delle sottocentrali termiche e realizzazione delle dorsali degli impianti idrico-sanitari, in vista dell'adeguamento dei servizi igienici dei reparti detentivi al decreto del Presidente della Repubblica n. 230 del 2000» è stata oggetto di un contenzioso giudiziario in sede amministrativa – su cui sono già intervenute le sentenze del Tar e del Consiglio di Stato – e che si è in attesa di un pronunciamento dell'Avvocatura dello Stato interpellata con finalità consultive su una questione interpretativa, si rappresenta che il risanamento e l'adeguamento al decreto del Presidente della Repubblica n. 230 del 2000 saranno comunque completati con una programmazione di lavori di installazione della doccia in ogni camera di pernottamento dei padiglioni giudiziario e penale, attraverso progetti già presentati alla cassa delle ammende.
  Da qualche mese è stato altresì completato un programma di ripristino della funzionalità delle docce comuni dei reparti maschili.
  Va poi ricordato che l'istituto
de quo è oggetto, unitamente alla casa circondariale «Mario Gozzini», di un accordo di programma tra la regione Toscana, il Ministero della giustizia e il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, sottoscritto e approvato con decreto del Presidente della Repubblica 2 agosto 2019, n. 116, finalizzato all'efficientamento energetico delle strutture.
  Tale programma, finanziato con i fondi POR-FERS 2014-2020, assegna euro 4.000.000 ai lavori di efficientamento energetico.
  Le caratteristiche della struttura in argomento influiscono anche sull'igiene e la pulizia, in quanto la sua conformazione favorisce l'annidamento di piccioni.
  A tal riguardo, anche per l'anno prossimo, la direzione dell'istituto ha manifestato l'intendimento di rinnovare la convenzione con un falconiere per allontanare i volatili, senza violare la normativa in materia.
  Sono, in corso, altresì, altri cinque progetti finanziati da cassa delle ammende per riqualificare gli spazi dei cortili passeggi, ristrutturare la seconda cucina e realizzare un campo da
rugby.
  Quanto alla dotazione organica della polizia penitenziaria, presso l'istituto in parola, a fronte di una pianta organica di 566 unità, ne risultano effettivamente in servizio 555.
  Le maggiori scoperture riguardano il ruolo dei sovrintendenti, in parte compensate, quanto meno numericamente, dal sovrannumero degli agenti assistenti.
  In ogni caso, al di là del dato numerico, al fine di un riequilibrio anche sul piano funzionale, con riferimento alla carenza dei sovrintendenti, va ricordato in questa sede che da poco si sono concluse le procedure per il concorso interno a complessivi 2.851 posti proprio per la nomina alla qualifica di vice sovrintendente del ruolo sia maschile che femminile del corpo i cui vincitori, al termine del corso di formazione, costituiranno un bacino significativo a cui attingere per colmare le diffuse scoperture che su tutto il territorio si registrano in questo profilo professionale.
  Si tratta di una misura che si innesta a pieno titolo nel più ampio alveo delle mirate politiche assunzionali perseguite da questo Ministero, anche nel comparto penitenziario.
  A tal riguardo ci si limita a evidenziare che è in atto il corso di formazione anche per i vincitori del concorso a 80 posti di vice commissario, mentre verranno completate le procedure concorsuali a complessivi 49 posti di ispettore superiore ed a complessivi 754 posti di allievo agente. Si provvederà, altresì, al completamento dell'assunzione straordinaria di 1300 allievi agenti del corpo di polizia penitenziaria – ai sensi dell'articolo 1, commi 382-383, della legge 30 dicembre 2018, n. 145 (legge di bilancio 2019) – anche mediante scorrimento delle graduatorie vigenti e verranno inoltre avviate, nei prossimi mesi, le procedure per la copertura dei posti di vice sovrintendenti conseguito all'incremento della dotazione organica previsto dall'articolo 44, comma 8, lettere
b) e b-bis), del decreto legislativo 29 maggio 2017, n. 95 (di revisione dei ruoli delle forze di polizia), e alle vacanze disponibili dal 31 dicembre 2017 al 31 dicembre 2018.
  È altresì previsto un programma straordinario di assunzioni per i prossimi anni per un totale di 620 unità di polizia penitenziaria e di 150 unità del comparto funzioni centrali con un impegno di spesa di quasi sei milioni annui per il 2020 e per il 2021.
  In tale direzione, si confida realisticamente di poter disporre, a breve, di un ampio bacino di risorse umane a cui attingere per sanare le varie scoperture di cui risentono gli istituti di tutto il territorio e rispetto a cui saranno tenute in debita considerazione anche le esigenze della casa circondariale di Sollicciano che, comunque, va ricordato, già lo scorso mese di luglio ha fruito di un incremento di 34 unità.
  Per quanto attiene al personale del comparto funzioni centrali, l'attuale situazione presso la struttura fa registrare la presenza di complessive 24 unità (escluse le 3 unità dirigenziali), rispetto alle 29 previste ed in particolare nell'area trattamentale si rileva la presenza di 6 unità rispetto alle 9 previste.
  Tali scoperture potranno essere agevolmente sanate nel prossimo futuro, sia con l'emanazione di interpelli straordinari di sede, sia in virtù della procedura concorsuale per il reperimento di 50 funzionari giuridico pedagogici per garantire la copertura delle sedi che presentano maggiori criticità, autorizzata con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 20 giugno 2019, all'espletamento.
  Discorso analogo può farsi con riferimento alle scoperture dell'area contabile, in cui sono presenti 3 funzionari contabili sui 6 previsti, tenuto conto della prossima definizione dell'interpello straordinario nazionale, tuttora in corso, nonché delle prossime assunzioni di funzionari contabili a seguito della conclusione della relativa procedura concorsuale.
  A tutto ciò va aggiunto che, con la prossima legge di bilancio, è in previsione un programma straordinario di assunzioni in tutto il settore penitenziario, con un incremento ulteriore di 620 unità di polizia penitenziaria e 150 unità del personale del comparto funzioni centrali.
  Quanto alle attività lavorative, risultano impegnati un totale di 160 detenuti a rotazione, con cadenza quindicinale e a orario ridotto, causa carenza fondi.
  Complessivamente, per l'anno in corso, sono stati assegnati al provveditorato regionale di Firenze euro 1.376.250 per la retribuzione dei detenuti, oltre ad euro 50.000 per la cura dei tenimenti agricoli.
  La direzione è comunque costantemente impegnata, attraverso la partecipazione degli enti locali e delle associazioni di volontariato, nell'implementazione delle opportunità lavorative; in tal senso, la realizzazione di un nuovo padiglione, già finanziata, per attività manifatturiere e di formazione professionale, consentirà di ampliare le opportunità lavorative e formative offerte alla popolazione detenuta.
  Si segnala, inoltre, che, a breve, in collaborazione con l'A.s.l. di riferimento, è prevista l'attivazione di un punto C.u.p. in cui saranno impegnate le detenute.
  Con la collaborazione del personale sanitario si sta provvedendo a revisionare i menù giornalieri per migliorare la qualità dei pasti, che, allo stato, appare comunque accettabile, considerato che qualità e quantità delle derrate vengono giornalmente controllate dal personale delegato dalla direzione.
  Da ultimo, per quanto attiene all'assistenza sanitaria in favore dei detenuti, va detto che presso la struttura di Sollicciano essa è quotidianamente garantita nell'arco delle 24 ore da due medici e due infermieri mentre, nella fascia mattutina, sono presenti complessivamente sette medici e sei infermieri, oltre agli specialisti che garantiscono un numero di accessi sufficienti, e agli operatori del S.e.r.t. per la cura dei detenuti con problematiche di tossicodipendenza.
  Dopo l'attivazione dell'articolazione per la tutela della salute mentale il personale sanitario è stato adeguatamente incrementato.
  In termini più generali, occorre sottolineare che il potenziamento complessivo dell'assistenza sanitaria in contesto penitenziario, entro i limiti delle proprie competenze, riveste uno specifico rilievo nell'ambito delle linee programmatiche di questo Dicastero.
  Con specifico riguardo al segnalato incremento di problematiche di natura psicologica e psichiatrica in contesto carcerario, va dato atto che sono in corso progetti per incrementare o istituire nuove sezioni delle A.t.s.m. (articolazioni per la tutela della salute mentale) presso varie strutture carcerarie del territorio.
  Inoltre, si fa presente che è intendimento di questa amministrazione continuare a sviluppare la progettualità appena descritta, nonché proporre la riattivazione dei lavori del tavolo di consultazione permanente per la sanità penitenziaria presso la Conferenza unificata, per condividere con il Ministero della salute e le regioni la definizione di un regolamento organizzativo delle articolazioni per la tutela della salute mentale con l'obiettivo di implementare l'assistenza psichiatrica negli istituti penitenziari, rendere omogenei i criteri di ammissione dei detenuti nelle A.T.S.M. e uniformare l'assistenza sul territorio nazionale.
  Proprio grazie alla necessaria sinergia con il servizio sanitario e con le regioni, si persegue l'obiettivo di ampliare e migliorare il servizio anche attraverso informazioni complete sullo stato di salute dei detenuti, un accesso veloce alle prestazioni sanitarie, un incremento dei reparti di medicina protetta
ex articolo 7 del decreto-legge n. 187 del 1993 ed un rafforzamento del piano nazionale di intervento per la prevenzione dei suicidi in carcere.
  A tal riguardo, per i profili di sua competenza, il Ministero della salute ha evidenziato che sono in corso i lavori del tavolo di consultazione permanente sull'attuazione del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 1° aprile 2008 e del comitato paritetico per il superamento degli ospedali psichiatrici giudiziari. In particolare, il suddetto Dicastero, ha rappresentato che il 15 gennaio 2019 si è svolta l'ultima riunione plenaria che ha tracciato un
focus sulle principali attività da sviluppare, individuandole nella revisione degli accordi Conferenza Stato-regioni e Unificata, nel monitoraggio dei cambiamenti del settore e nella ripresa di un governo strategico della problematica gestione delle Rems che, giova ricordare, esulano dalla sfera di competenza di questo Dicastero, ai sensi del decreto-legge 22 dicembre 2011, n. 211, convertito, con modificazioni, dalla legge 17 febbraio 2012, n. 9.
  Tali propositi si innestano a pieno titolo nel più ampio alveo delle coordinate operative che puntano ad un innalzamento complessivo della qualità della vita detentiva focalizzando particolare attenzione alla valorizzazione dei rapporti familiari e della genitorialità ed al miglioramento dell'offerta trattamentale, con specifico riguardo sia alle attività didattiche, che alle iniziative in campo lavorativo.
  Sotto il primo aspetto assumono particolare rilievo l'adozione di iniziative tese, fra l'altro, ad agevolare i colloqui dei detenuti con i familiari sia favorendone la prenotazione
on line sia soprattutto, a seguito dell'adozione della circolare del 30 gennaio 2019, attraverso l'impiego dell'applicativo Skype for business per i video-colloqui.
  Attualmente già in 122 istituti di reclusione su 190 risulta attivo e funzionante il sistema
Skype – con il 64 per cento di copertura – così come in 12 su 17 tra ICAM e asili nido – per una percentuale pari al 75 per cento.
  In parallelo è intendimento di questo Dicastero curare un
restyling logistico-strutturale attraverso l'allestimento e il miglioramento di spazi di accoglienza, animazione e supporto psicologico nelle strutture già esistenti.
  Sul piano trattamentale, occorre evidenziare che l'offerta didattica verrà potenziata e modernizzata sia grazie all'imminente rinnovo del protocollo d'intesa con il Miur, lungo un solco già tracciato dalla recente stipula, lo scorso 11 settembre 2019, del protocollo d'intesa con la conferenza nazionale poli universitari (Cnupp) che prelude all'elaborazione di linee guida attraverso cui armonizzare i moduli di collaborazione fra atenei e mondo penitenziario, sia attraverso l'impiego del
web per sostenere gli esami a distanza ed espletare gli adempimenti burocratici funzionali e propedeutici.
  Ulteriore stimolo verrà impresso alle iniziative a carattere lavorativo, proseguendo nella diffusione del
format «Mi riscatto per...» ed estendendo la rete di contatti con il mondo imprenditoriale e delle cooperative così da ricreare, in contesto penitenziario, condizioni quanto più analoghe possibile al mercato del lavoro esterno e preparare al meglio i detenuti al re-ingresso nel tessuto produttivo all'atto della loro remissione in libertà.
  Il 14 ottobre 2019 il dipartimento dell'amministrazione penitenziaria ha istituito un'innovativa articolazione centrale (denominata «Mi riscatto per il futuro») con il compito principale di agevolare l'incontro fra domanda ed offerta di lavoro in contesto detentivo, tra l'altro attraverso la costituzione ed implementazione di una banca dati costantemente aggiornata con le informazioni relative al profilo lavorativo-attitudinale dei soggetti ristretti così da incrementare sensibilmente le attività trattamentali a base lavorativa, favorendo per tale via il re-inserimento sociale.
  È fermo intendimento di questo Ministero valorizzare ed implementare in maniera significativa la funzionalità di tale struttura così da innalzare sensibilmente la percentuale dei detenuti lavoranti, che attualmente si attesta su una percentuale del 28 per cento, passando attraverso un radicale rinnovamento dell'impostazione di sistema del lavoro penitenziario.
  Per tale via si potrà favorire la capillare diffusione di laboratori e progettualità negli istituti di tutto il territorio e la realizzazione di cicli produttivi in cui coinvolgere stabilmente la popolazione detentiva così da assicurarle percorsi formativi e professionali qualificanti, agevolmente spendibili nei vari rami produttivi del mondo del lavoro, in tal modo facilitando sensibilmente il percorso di recupero e reinserimento sociale.
  È del tutto ragionevole ritenere, in conclusione, che i propositi operativi sin qui sintetizzati impatteranno favorevolmente sulle condizioni e sulla qualità della vita detentiva in maniera trasversale su tutti gli istituti penitenziari tra cui, evidentemente, anche quello di Sollicciano.

Il Ministro della giustizia: Alfonso Bonafede.


   GIACHETTI. — Al Ministro della giustizia, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   dal 15 al 18 agosto 2019 circa 300 persone, tra dirigenti e militanti del Partito Radicale, insieme all'Osservatorio delle Camere Penali italiane, a diversi parlamentari, ai garanti delle persone private della libertà, hanno visitato 70 Istituti penitenziari in 17 regioni;

   al 31 luglio 2019 i detenuti ristretti nelle nostre carceri erano 60.254 per una capienza regolamentare di 50.480 e il personale di ogni livello così ridotto nel suo organico;

   dall'inizio dell'anno nelle carceri italiane ci sono stati 29 suicidi;

   la delegazione che ha visitato il carcere di Roma Rebibbia N.C. il 15 agosto 2019 era composta da Ilari Valbonesi, Consiglio Generale del Partito Radicale; Paola Severini Melograni, Direttrice di Angelipress.com; Sheila Bobba, Partito Radicale; Bachisio Maureddu, Partito Radicale; Guglielmo Giannini, Partito Radicale; Pasqualino del Grosso, Partito Radicale; Veronica Orofino, Partito Radicale; George Nganyuo Ebai, Partito Radicale;

   nel suddetto carcere:

    i detenuti presenti sono 1608, ristretti nei 1175 posti regolamentari, di cui 80 sono posti non disponibili;

    i detenuti stranieri sono 498;

    i detenuti tossicodipendenti in terapia metadonica sono 45;

    i detenuti con patologie di tipo psichiatrico sono 5;

    i detenuti comuni sono 1263, i detenuti in alta sicurezza sono 150, i detenuti in regime di 41-bis sono 50;

    i detenuti con condanna definitiva sono 1007, i detenuti ergastolani sono 33;

    i detenuti in attesa di giudizio: 437 imputati, 147 appellanti, 89 ricorrenti;

    i detenuti lavoranti dipendenti dall'amministrazione penitenziaria sono 250; i detenuti lavoranti in carcere per conto di imprese e cooperative sono 60;

    gli agenti di polizia penitenziaria assegnati sono 700, di cui 580 effettivamente in servizio e 120 impiegati nel Nucleo Traduzioni, a fronte di una pianta organica che ne prevedrebbe 831;

    gli psicologi effettivamente in servizio ex articolo 80 della legge n. 354 del 1975, dipendenti dall'amministrazione penitenziaria sono 10;

    gli educatori effettivamente in servizio sono 13, assegnati sono 13, a fronte di una pianta organica di 15;

    al reparto G8 le persone transessuali detenute, quasi tutte straniere, denunciano la particolare situazione di disagio per la permanenza in cella, (non possono uscire dal reparto), e per i gabinetti nelle stanze multiple;

    il tariffario dei generi alimentari è sembrato sproporzionato e senza alternative, rispetto alle effettive possibilità economiche delle persone detenute al limite della povertà;

    i detenuti stranieri hanno riportato l'assenza di un mediatore culturale;

    per quanto riguarda i fenomeni di autolesionismo nel 2018 sono stati 123, nel 2019 sono stati 87 –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza della situazione descritta in premessa;

   quali iniziative intendano assumere affinché sia garantito il rispetto del terzo comma dell'articolo 27 della Costituzione;

   quali iniziative intenda adottare il Governo per riportare nella legalità costituzionale il carcere di Roma Rebibbia N.C. e per porre fine ai trattamenti disumani e degradanti ai quali sono oggigiorno sottoposti i detenuti;

   se e come si intenda intervenire al fine di garantire un adeguato livello di assistenza alla popolazione reclusa;

   in che modo i Ministri interrogati intendano attivarsi e in che tempi per superare i problemi di sovraffollamento del carcere di Roma Rebibbia N. C.;

   quali iniziative di competenza si intendano assumere per garantire il diritto alla salute dei detenuti, considerate le inefficienze strutturali dell'assistenza sanitaria e di coordinamento, che compromettono l'attività di tutela della salute della popolazione detenuta, e il diritto alla salute costituzionalmente riconosciuto (articolo 32 della Costituzione), soprattutto dove si verificano fenomeni come il sovraffollamento, la promiscuità, la tossicodipendenza e il disagio mentale che accrescono la sofferenza del detenuto, e mettono a rischio il rapporto tra salute e sicurezza;

   in che modo si intenda garantire il diritto al lavoro dei detenuti, e in che modo intenda garantire le attività trattamentali e ricreative e sportive attivate nell'istituto di cui in premessa che coinvolgono un numero basso di detenuti.
(4-03673)

  Risposta. — Con l'atto di sindacato ispettivo in esame l'interrogante, nel fare riferimento agli esiti della visita presso il carcere di Roma Rebibbia Nuovo Complesso effettuata il 15 agosto 2019 da dirigenti e militanti del Partito Radicale, insieme all'Osservatorio delle Camere penali italiane, a diversi parlamentari ed ai garanti delle persone private della libertà, da cui sarebbero emerse una serie di criticità quali il tasso di sovraffollamento della popolazione detenuta con una presenza di stranieri molto alta, la scopertura degli organici di Polizia penitenziaria e degli educatori, l'assenza di un mediatore culturale per i detenuti stranieri, i numerosi atti di autolesionismo, il tariffario spropositato per i generi alimentari le condizioni logistiche di disagio per i detenuti transessuali, chiede di sapere se il Ministro della giustizia sia a conoscenza della situazione, quali iniziative intenda assumere affinché sia garantito il rispetto dell'articolo 27 della Costituzione, quali iniziative si intendano adottare per riportare nella legalità costituzionale il suddetto carcere e porre fine ai trattamenti disumani e degradanti ai quali sono sottoposti i detenuti, se e in quale modo si intenda intervenire per garantire un adeguato livello di assistenza alla popolazione reclusa, in che modi ed in che tempi intenda attivarsi per superare i problemi di sovraffollamento della popolazione detenuta presso il carcere di Rebibbia N.C., quali iniziative si intendano assumere per garantire il diritto alla salute dei detenuti, anche tenuto conto dei casi di disagio mentale e di tossicodipendenza, in che modo si intendano garantire ai detenuti le attività trattamentali ed il diritto al lavoro.
  Preliminarmente si deve far rilevare che alla data del 12 novembre 2019, presso la Casa circondariale di Roma Rebibbia N.C. sono presenti un totale di n. 1.596 detenuti, rispetto a una capienza regolamentare pari a complessivi 1.164 posti disponibili, rilevandosi un indice percentuale di affollamento pari al 144,43 per cento, effettivamente superiore alla media nazionale che si attesta intorno al 128 per cento.
  Pur a fronte di tale tasso di sovraffollamento, occorre rimarcare che non si registra alcuna criticità in termini di violazione dei parametri minimi stabiliti dalla CEDU, in quanto presso la struttura in argomento ad ogni detenuto viene attualmente garantito un adeguato spazio di movimento.
  Per fronteggiare il problema del sovraffollamento, il Ministero della giustizia è costantemente impegnato in un'attività di osservazione e monitoraggio dei flussi demografici in contesto detentivo, procedendo a periodici spostamenti deflattivi infra ed extra-distretto con la finalità di razionalizzare e perequare la popolazione carceraria fra le varie strutture del territorio.
  Il carcere di Rebibbia N.C. è stato recentemente interessato da considerevoli trasferimenti in uscita, in quanto solo negli ultimi 6 mesi sono stati trasferiti presso le altre sedi penitenziarie del distretto (Lazio, Abruzzo e Molise) 100 detenuti.
  Per quanto riguarda il significativo tasso di detenuti stranieri (462 rispetto ai 1.134 italiani) va dato atto dell'azione che, in campo internazionale, il Ministero sta già conducendo al fine di favorirne il rimpatrio per l'espiazione del residuo pena nei rispettivi Paesi di origine, proseguendo i negoziati in essere, stipulando nuovi accordi e valorizzando altresì lo strumento dell'espulsione verso i paesi d'origine per quei detenuti la cui pena residua lo consenta.
  In particolare, è fermo proposito di questo Dicastero sviluppare e condurre in porto in temi ragionevoli i negoziati già in corso con molti Stati (Capo Verde, Filippine, Tunisia, Vietnam, Cina), affinché, in linea con i risultati soddisfacenti già conseguiti nell'anno corrente (Argentina, Colombia, Kosovo, Mali, Libia, Niger, Nigeria, Taiwan, Paraguay) nuovi accordi vengano siglati anche nell'anno venturo e verranno aperti nuovi fronti di dialogo con Paesi come la Bolivia e Cuba.
  Nella medesima direzione deflattiva si iscrive la recente istituzione, presso il Ministero della giustizia, di un tavolo tecnico fra il Dipartimento dell'Amministrazione penitenziaria ed il dipartimento per gli affari di giustizia con l'obiettivo di stimolare l'adozione e l'esecuzione di provvedimenti di espulsione dei detenuti stranieri
ex articolo 16 comma 5 decreto legislativo n. 286 del 1998 (testo unico Immigrazione) verso i Paesi d'origine, velocizzandone le procedure di identificazione all'atto dell'ingresso in carcere attraverso lo sviluppo di una sinergia virtuosa con gli uffici immigrazione delle Questure, da un lato, ed i tribunali di sorveglianza, dall'altro, ciascuno per i profili di rispettiva competenza.
  Rientra fra gli intendimenti prioritari di questo dicastero fronteggiare incisivamente il problema del sovraffollamento carcerario anche attraverso un serio e concreto rilancio dell'edilizia penitenziaria, puntando sia alla riqualificazione degli spazi esistenti, che all'incremento dei posti detentivi.
  Nel tracciare in questa sede un profilo delle più importanti linee di intervento, oltre a richiamare l'avvenuto completamento nel 2018, da parte del Mit, dei tre padiglioni detentivi da 200 posti ciascuno presso gli istituti penitenziari di Parma, Lecce e Trani, occorre dare atto dell'imminente ultimazione dei due padiglioni detentivi da 200 posti presso gli istituti penitenziari di Sulmona e Taranto e del nuovo padiglione in realizzazione presso la casa di reclusione di Milano «Opera» per ulteriori n. 400 posti detentivi.
  Dei circa 3.500 posti attualmente risultanti inagibili, circa 1.000 sono già compresi nei procedimenti e negli interventi avviati con i finanziamenti del Piano carceri e con la successiva rimodulazione deliberata dal Comitato paritetico per l'edilizia penitenziaria, curati dai competenti Provveditorati interregionali per le opere pubbliche del Mit.
  Sono in corso i procedimenti a cura del Mit, per la ricerca dell'area del nuovo istituto penitenziario di Savona e la progettazione e realizzazione di nuove strutture detentive, nonché a cura della Provincia Autonoma di Bolzano, per il nuovo carcere della città, per un totale di circa 3.500 nuovi posti, che, sommati ai 51.500 sopracitati, porterebbero al raggiungimento di un realistico obiettivo di medio termine, entro il 2025, di circa 55.000 posti detentivi.
  Nel solco normativo tracciato dal cosiddetto decreto-legge Semplificazione (decreto-legge, 14 dicembre 2018, n. 135, convertito con modificazioni dalla legge 11 febbraio 2019, n. 12), si dovranno portare a compimento le riconversioni a uso penitenziario della ex Caserma «Battisti» di Bagnoli e della ex Caserma «Bixio» di Casale Monferrato, mentre è imminente il conferimento all'amministrazione penitenziaria della Caserma «Barbetti» di Grosseto e sono in corso gli studi di fattibilità per la riconversione della Caserma «Capozzi» di Bari.
  Al contempo si darà seguito al progetto di realizzazione di nuove strutture modulari da 200 posti ciascuna all'interno delle cinte murarie di alcuni istituti che presentano le connotazioni morfologiche adatte per complessivi 960 posti detentivi.
  Con specifico riferimento alla dotazione organica del personale di Polizia penitenziaria, va evidenziato che le maggiori scoperture presso la struttura di capitolina si registrano nel ruolo dei Sovrintendenti, in parte compensate, quanto meno dal punto di vista meramente numerico, dagli esuberi nel ruolo degli agenti assistenti.
  In ogni caso, anche nell'ottica di un riequilibrio funzionale, va ricordato che da poco si sono concluse le procedure per il concorso interno a complessivi 2.851 posti proprio per la nomina alla qualifica di vice sovrintendente del ruolo sia maschile che femminile del Corpo i cui vincitori, al termine del corso di formazione, costituiranno un bacino significativo a cui attingere per colmare le diffuse scoperture che su tutto il territorio si registrano in questo profilo professionale.
  Si tratta di una misura che si innesta a pieno titolo nel più ampio alveo delle mirate politiche assunzionali perseguite da questo Ministero, anche nel comparto penitenziario.
  A tal riguardo ci si limita a evidenziare che è in atto il corso di formazione anche per i vincitori del concorso a 80 posti di vice commissario, mentre verranno completate le procedure concorsuali a complessivi 49 posti di ispettore superiore ed a complessivi 754 posti di allievo agente. Si provvederà, altresì, al completamento dell'assunzione straordinaria di 1.300 allievi agenti del Corpo di polizia penitenziaria – ai sensi dell'articolo 1, commi 382-383, della legge 30 dicembre 2018, n. 145 (legge di bilancio 2019) – anche mediante scorrimento delle graduatorie vigenti e verranno inoltre avviate, nei prossimi mesi, le procedure per la copertura dei posti di vice sovrintendenti conseguito all'incremento della dotazione organica previsto dall'articolo 44, comma 8, lettere
b) e b-bis), del decreto legislativo 29 maggio 2017, n. 95 (di revisione dei ruoli delle forze di polizia), e alle vacanze disponibili dal 31 dicembre 2017 al 31 dicembre 2018.
  È altresì previsto un programma straordinario di assunzioni per i prossimi anni per un totale di 620 unità di polizia penitenziaria e di 150 unità del comparto funzioni centrali con un impegno di spesa di quasi sei milioni annui per il 2020 e per il 2021.

  In tale direzione, si confida realisticamente di poter disporre, a breve, di un ampio bacino di risorse umane a cui attingere per sanare le varie scoperture di cui risentono gli istituti di tutto il territorio e rispetto a cui saranno tenute in debita considerazione anche le esigenze della casa circondariale di Roma Rebibbia N.C. che, comunque, va ricordato, nel mese di luglio 2019 ha già usufruito di un incremento di 20 unità.
  Per quanto attiene al ruolo degli educatori, va detto che presso la struttura in argomento risultano presenti 15 delle 16 unità previste in pianta organica, con una scopertura del 6,25 per cento come tale inferiore alla media nazionale.
  Tale modesta criticità potrà essere comunque fronteggiata in virtù della procedura concorsuale per n. 50 posti relativi al profilo professionale di funzionario della professionalità giuridico-pedagogica a cui questa Amministrazione è stata autorizzata con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 20 giugno 2019, pubblicato sulla
Gazzetta Ufficiale 29 agosto 2019 n. 204.
  Analogamente, in merito alla segnalata assenza di un mediatore culturale, giova richiamare il concorso pubblico per tale profilo professionale pubblicato a febbraio 2018.
  Con specifico riguardo all'offerta trattamentale dell'istituto, non si ravvisano profili di criticità, né sul versante lavorativo né su quello scolastico.
  In particolare, si registrano 215 detenuti lavoratori, di cui 60 stranieri, alle dipendenze dell'amministrazione penitenziaria e 34 detenuti lavoranti, di cui 5 stranieri, non alle dipendenze dell'amministrazione penitenziaria.
  È tuttora in atto il progetto di pubblica utilità «Mi riscatto per Roma» in collaborazione con il Comune di Roma e la Società autostrade, per lavori di manutenzione del verde pubblico e del manto stradale, in cui sono impiegati attualmente 65 detenuti, suddivisi in 13 asfaltisti e 42 giardinieri.
  A partire dalla fine di ottobre sono stati impiegati 4 detenuti (per poi aumentare) per lo stoccaggio di materiali per il commercio
online.
  La formazione professionale è attiva con il corso di alta sartoria con l'Accademia nazionale dei sartori, il corso di termo idraulica (Società formatrice CEFME) ed il corso per piccole manutenzioni edili ed elettriche (Società formatrice Palladioschool), cofinanziati attraverso il fondo sociale europeo.
  L'attività scolastica comprende il corso di alfabetizzazione della lingua italiana per stranieri, il corso di scuola media ed il corso ad indirizzo tecnico tecnologico ed economico «J. Von Neumann».
  Gli studenti universitari ricevono un'attività di tutoraggio da parte delle tre Università statali di Roma e della LUISS «Guido Carli». Con quest'ultima università sono realizzate due attività: una di giornalismo, per la realizzazione di una rubrica all'interno del quindicinale pubblicato dalla Scuola di Giornalismo della LUISS e l'altra di fumetto, per la realizzazione di un laboratorio di fumetto sulle storie dei detenuti.
  Si segnala, altresì, la proficua collaborazione tra la direzione e la comunità esterna che ha consentito la realizzazione delle seguenti attività:

   Radio Giornale da Rebibbia - Associazione «Antigone», gestita dal giornalista Giorgio Poidomani;

   Giornale «Oltre il Cancello» - Associazione «Gruppo Idee», il cui capo redattore è il giornalista Federico Vespa;

   6 laboratori teatrali con compagnie finanziate dall'esterno;

   Corso base di biblioteconomia organizzato dal CESP, in collaborazione con la Cattedra di Bibliografia e Biblioteconomia dell'Università Roma Tre, che si svolge nella biblioteca centrale dell'istituto.

  Da ultimo, l'offerta trattamentale presso l'istituto di Rebibbia N.C. consta anche di attività sportive quali il campionato di calciotto e la pratica del rugby, oltre a dover segnalare la presenza di varie palestre all'interno dell'istituto.
  Il potenziamento complessivo dell'assistenza sanitaria in contesto penitenziario, entro i limiti delle proprie competenze, riveste uno specifico rilievo nell'ambito delle linee programmatiche di questo Dicastero.
  Con specifico riferimento al segnalato incremento di problematiche di natura psicologica e psichiatrica in contesto carcerario, va dato atto che sono in corso progetti per ampliare o istituire nuove sezioni delle Atsm (Articolazioni per la tutela della salute mentale) presso varie strutture carcerarie del territorio, tra cui figura anche l'istituto di Rebibbia N.C. per il quale è previsto un ampliamento dell'articolazione per la tutela della salute mentale.
  Inoltre, si fa presente che è intendimento di questa Amministrazione continuare a sviluppare la progettualità appena descritta, nonché proporre la riattivazione dei lavori del Tavolo di consultazione permanente per la sanità penitenziaria presso la Conferenza unificata, per condividere con il Ministero della salute e le regioni la definizione di un regolamento organizzativo delle Articolazioni per la tutela della salute mentale con l'obiettivo di implementare l'assistenza psichiatrica negli istituti penitenziari, rendere omogenei i criteri di ammissione dei detenuti nelle Atsm e uniformare l'assistenza sul territorio nazionale.
  Proprio grazie alla necessaria sinergia con il servizio sanitario e con le regioni, si persegue l'obiettivo di ampliare e migliorare il servizio anche attraverso informazioni complete sullo stato di salute dei detenuti, un accesso veloce alle prestazioni sanitarie, un incremento dei reparti di medicina protetta
ex articolo 7 decreto-legge n. 187 del 1993 ed un rafforzamento del Piano nazionale di intervento per la prevenzione dei suicidi in carcere.
  A tal riguardo, per i profili di sua competenza, il Ministero della salute ha evidenziato che sono in corso i lavori del tavolo di consultazione permanente sull'attuazione del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 1° aprile 2008 e del Comitato paritetico per il superamento degli ospedali psichiatrici giudiziari. In particolare, il suddetto dicastero, ha rappresentato che il 15 gennaio 2019 si è svolta l'ultima riunione plenaria che ha tracciato un
focus sulle principali azioni da sviluppare, individuandole nella revisione degli accordi Conferenza Stato-Regioni e unificata, nel monitoraggio dei cambiamenti del settore e nella ripresa di un governo strategico della problematica gestione delle Residenze per l'esecuzione delle misure di sicurezza (Rems) che, giova ricordare, esulano dalla sfera di competenza di questo dicastero, ai sensi del decreto-legge 22 dicembre 2011, n. 211, convertito con modificazioni dalla legge 17 febbraio 2012, n. 9.
  Tali propositi si innestano a pieno titolo nel più ampio alveo delle coordinate operative che puntano ad un innalzamento complessivo della qualità della vita detentiva focalizzando particolare attenzione alla valorizzazione dei rapporti familiari e della genitorialità ed al miglioramento dell'offerta trattamentale, con specifico riguardo sia alle attività didattiche, che alle iniziative in campo lavorativo.
  Sotto il primo aspetto assumono particolare rilievo l'adozione di iniziative tese, fra l'altro, ad agevolare i colloqui dei detenuti con i familiari sia favorendone la prenotazione
on line sia soprattutto, a seguito dell'adozione della circolare del 30 gennaio 2019, attraverso l'impiego dell'applicativo Skype for business per i video-colloqui.
  Attualmente già in 122 istituti di reclusione su 190 risulta attivo e funzionante il sistema
Skype – con il 64 per cento di copertura – così come in 12 su 17 tra Icam e asili nido – per una percentuale pari al 75 per cento.
  In parallelo è intendimento di questo Dicastero curare un
restyling logistico-strutturale attraverso l'allestimento e il miglioramento di spazi di accoglienza, animazione e supporto psicologico nelle strutture già esistenti.
  Sul piano trattamentale, occorre evidenziare che l'offerta didattica verrà potenziata e modernizzata sia grazie all'imminente rinnovo del protocollo d'intesa con il Miur, lungo un solco già tracciato dalla recente stipula, l'11 settembre 2019, del protocollo d'intesa con la Conferenza nazionale poli universitari (Cnupp) che prelude all'elaborazione di linee guida attraverso cui armonizzare i moduli di collaborazione fra atenei e mondo penitenziario, sia attraverso l'impiego del
web per sostenere gli esami a distanza ed espletare gli adempimenti burocratici funzionali e propedeutici.
  Ulteriore stimolo verrà impresso alle iniziative a carattere lavorativo, proseguendo nella diffusione del format «Mi riscatto per...» ed estendendo la rete di contatti con il mondo imprenditoriale e delle cooperative così da ricreare, in contesto penitenziario, condizioni quanto più analoghe possibile al mercato del lavoro esterno e preparare al meglio i detenuti al re-ingresso nel tessuto produttivo all'atto della loro remissione in libertà.
  Il 14 ottobre 2019 il Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria ha istituito un'innovativa articolazione centrale (denominata «Mi riscatto per il futuro») con il compito principale di agevolare l'incontro fra domanda ed offerta di lavoro in contesto detentivo, tra l'altro attraverso la costituzione ed implementazione di una banca dati costantemente aggiornata con le informazioni relative al profilo lavorativo-attitudinale dei soggetti ristretti così da incrementare sensibilmente le attività trattamentali a base lavorativa, favorendo per tale via il re-inserimento sociale.
  È fermo intendimento di questo Ministero valorizzare ed implementare in maniera significativa la funzionalità di tale struttura così da innalzare sensibilmente la percentuale dei detenuti lavoranti, che attualmente si attesta su una percentuale del 28 per cento, passando attraverso un radicale rinnovamento dell'impostazione di sistema del lavoro penitenziario.
  Per tale via si potrà favorire la capillare diffusione di laboratori e progettualità negli istituti di tutto il territorio e la realizzazione di cicli produttivi in cui coinvolgere stabilmente la popolazione detentiva così da assicurarle percorsi formativi e professionali qualificanti, agevolmente spendibili nei vari rami produttivi del mondo del lavoro, in tal modo facilitando sensibilmente il percorso di recupero e reinserimento sociale.
  È del tutto ragionevole ritenere che i propositi operativi sin qui sintetizzati impatteranno favorevolmente sulle condizioni e sulla qualità della vita detentiva in maniera trasversale su tutti gli istituti penitenziari tra cui, evidentemente, anche quello di Roma Rebibbia N.C.

Il Ministro della giustizia: Alfonso Bonafede.


   GIACHETTI. — Al Ministro della giustizia, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   dal 15 al 18 agosto 2019 circa 300 persone, tra dirigenti e militanti del Partito Radicale insieme all'Osservatorio delle camere penali italiane, a diversi parlamentari, ai garanti delle persone private della libertà, hanno visitato 70 Istituti penitenziari in 17 regioni;

   al 31 luglio 2019 i detenuti ristretti nelle nostre carceri erano 60.254 per una capienza regolamentare di 50.480 e il personale di ogni livello così ridotto nel suo organico;

   dall'inizio dell'anno nelle carceri italiane ci sono stati 29 suicidi;

   la delegazione che ha visitato il carcere di San Gimignano «Ranza» il 16 agosto 2018 era composta: Giulia Simi, consiglio generale del Partito Radicale; Fabio Mugnaini, docente a Siena, orientamento tra università e carcere; Daniela Morbis, assessore nella giunta comunale di San Gimignano;

   nel suddetto carcere:

    i detenuti presenti sono 351, ristretti nei 235 posti regolamentari;

    sono dichiarati presenti 248 detenuti in alta sicurezza e 95 detenuti in media sicurezza;

    i detenuti stranieri sono 70;

    i detenuti tossicodipendenti sono 55, 5 in terapia metadonica; i detenuti sieropositivi sono 11; i detenuti affetti da epatite C sono 7;

    i detenuti lavoranti alle dipendenze dell'amministrazione penitenziaria sono 97; 1 detenuto «semilibero» lavora alle dipendenze di datori di lavoro esterni;

    gli agenti di polizia penitenziaria assegnati sono 205, quelli effettivamente in servizio sono 190, a fronte di una pianta organica che ne prevedrebbe 229;

   dalla sua riconversione in struttura di alta sicurezza, l'istituto non ha ancora un proprio direttore nominato in via definitiva; tale carenza è aggravata da quella del comandante di reparto, incarico attualmente svolto in via surrettizia dalla comandante del nucleo. Nel recente passato si sono verificati significativi momenti di tensione;

   si rileva l'assenza, al momento, di un regolamento della struttura, che risulta perennemente in via di approvazione; il mancato collegamento dell'acquedotto alla rete idrica locale è motivo di ricorrenti crisi idriche, soprattutto nel periodo estivo: condizione, questa, riconosciuta come problema dagli interlocutori istituzionali;

   i detenuti denunciano un persistente cattivo odore che si diffonde in varie fasce orarie, nelle aree di passeggio e persino nelle celle, impedendo talune volte ai detenuti di poter dormire;

   data l'ubicazione della struttura detentiva, evidenzia l'impossibilità di raggiungere il carcere con mezzi pubblici: ciò rende difficile sia la condizione dei familiari che devono effettuare i colloqui, sia la condizione dei detenuti che potrebbero godere di semilibertà e lavoro esterni;

   anche le attività culturali volontarie risentono della impossibilità di raggiungere il carcere con mezzi pubblici;

   si rileva che le ore di aria sono solo: 9-11 e 13,30-15,30; i detenuti hanno accolto positivamente l'aggiunta di una ulteriore fascia oraria estiva, 17-19,45;

   la figura del mediatore culturale è prevista solo in progetti di durata temporanea; analoga carenza riguarda la figura dello psicologo: carenza grave in una struttura marcata dalla condizione dell'ergastolo e in più casi, di ergastolo ostativo;

   sono state raccolte dichiarazioni di insoddisfazione relative all'assistenza sanitaria e altra carenza segnalata è l'insufficienza delle linee telefoniche (solo 2) –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza della situazione descritta in premessa;

   quali iniziative intendano assumere affinché sia garantito il rispetto del terzo comma dell'articolo 27 della Costituzione;

   quali iniziative si intendano assumere per vigilare affinché venga garantito il diritto alla salute dei detenuti, considerata la presenza di un così alto numero di casi psichiatrici e di tossicodipendenti;

   se sia in funzione nel carcere di San Gimignano «Ranza» il servizio sanitario h 24 e in che modo si intenda far fronte ad eventuali gravi emergenze notturne.
(4-03674)

  Risposta. — Con l'atto di sindacato ispettivo in esame l'interrogante, nel fare riferimento agli esiti della visita presso il carcere di San Gimignano effettuata il 16 agosto 2019 da dirigenti e militanti del Partito Radicale, insieme all'Osservatorio delle Camere penali italiane, a diversi parlamentari ed ai garanti delle persone private della libertà, da cui sarebbero emerse una serie di criticità quali il tasso di sovraffollamento della popolazione detenuta, le scoperture degli organici di polizia penitenziaria, la carenza di mediatori ed educatori, la mancanza di un direttore in pianta stabile e del comandante di reparto, problematiche di ordine strutturale e logistico, con particolare riguardo all'impossibilità di raggiungere la struttura con mezzi pubblici, da cui discenderebbero ricadute negative anche sulle attività di culturali su base volontaria, criticità rispetto ai livelli di assistenza sanitaria, chiede di sapere se il Ministro della giustizia sia a conoscenza della situazione, quali iniziative si intendano assumere affinché sia garantito il rispetto dell'articolo 27 della Costituzione, per vigilare affinché venga garantito il diritto alla salute dei detenuti, considerata la presenza di un così alto numero di casi psichiatrici e di tossicodipendenti, se sia in funzione il servizio sanitario h24 e in che modo si intenda urgentemente far fronte ad eventuali gravi emergenze notturne.
  Preliminarmente si deve far rilevare che alla data del 13 novembre 2019, presso l'istituto in esame sono presenti un totale di 263 detenuti, rispetto a una capienza regolamentare pari a complessivi 235 posti disponibili, rilevandosi un indice percentuale di affollamento pari al 111,11 per cento come tale inferiore alla media nazionale che si attesta intorno al 128 per cento.
  Ne consegue il pieno rispetto dei parametri previsti dalla C.E.D.U., atteso che ad ogni detenuto viene attualmente garantito uno spazio superiore ai 4 metri quadri.
  Con specifico riferimento alla dotazione organica del personale di polizia penitenziaria, va evidenziato che le maggiori scoperture presso la struttura si registrano nel ruolo dei sovrintendenti e che le stesse, quanto meno dal punto di vista meramente numerico, sono compensate dagli esuberi nel ruolo degli agenti/assistenti.
  In ogni caso, anche nell'ottica di un riequilibrio funzionale, va ricordato che da poco si sono concluse le procedure per il concorso interno a complessivi 2.851 posti proprio per la nomina alla qualifica di vice sovrintendente del ruolo sia maschile che femminile del corpo i cui vincitori, al termine del corso di formazione, costituiranno un bacino significativo a cui attingere per colmare le diffuse scoperture che su tutto il territorio si registrano in questo profilo professionale.
  Si tratta di una misura che si innesta a pieno titolo nel più ampio alveo delle mirate politiche assunzionali perseguite da questo Ministero, anche nel comparto penitenziario.
  A tal riguardo ci si limita a evidenziare che è in atto il corso di formazione anche per i vincitori del concorso a 80 posti di vice commissario, mentre verranno completate le procedure concorsuali a complessivi 49 posti di ispettore superiore ed a complessivi 754 posti di allievo agente. Si provvederà, altresì, al completamento dell'assunzione straordinaria di 1300 allievi agenti del corpo di polizia penitenziaria – ai sensi dell'articolo 1, commi 382-383, della legge 30 dicembre 2018, n. 145 (legge di bilancio 2019) – anche mediante scorrimento delle graduatorie vigenti e verranno inoltre avviate, nei prossimi mesi, le procedure per la copertura dei posti di vice sovrintendenti conseguito all'incremento della dotazione organica previsto dall'articolo 44, comma 8, lettere
b) e b-bis), del decreto legislativo 29 maggio 2017, n. 95 (di revisione dei ruoli delle forze di polizia), e alle vacanze disponibili dal 31 dicembre 2017 al 31 dicembre 2018.
  È altresì previsto un programma straordinario di assunzioni per i prossimi anni per un totale di 620 unità di polizia penitenziaria e di 150 unità del comparto funzioni centrali con un impegno di spesa di quasi sei milioni annui per il 2020 e per il 2021.
  In tale direzione, si confida realisticamente di poter disporre, a breve, di un ampio bacino di risorse umane a cui attingere per sanare le varie scoperture di cui risentono gli istituti di tutto il territorio e rispetto a cui saranno tenute in debita considerazione anche le esigenze della casa di reclusione di San Gimignano che, comunque, nel mese di luglio 2019, ha già usufruito di un incremento di 12 unità.
  Per quanto attiene alla figura del direttore di istituto, il problema della scopertura è in via di risoluzione, in quanto, il 5 novembre 2019, come già preannunciato il 27 settembre 2019, è stato pubblicato l'interpello per la copertura del posto.
  Per completezza informativa si ritiene utile precisare che la vacanza si era creata dopo che la competente direzione generale del personale e delle risorse aveva provveduto a revocare l'incarico di direttore al dirigente penitenziario già designato con provvedimento del 20 novembre 2018, a causa di comportamenti gestionali che venivano ritenuti omissivi, scorretti e lesivi del prestigio e dell'immagine dell'amministrazione.
  In ogni caso, al fine di garantire continuità gestionale all'istituto di San Gimignano, il provveditore regionale territorialmente competente, nelle more di un'assegnazione definitiva, provvedeva a conferire dapprima incarico di reggenza giornaliera alla dottoressa Rosa Alba Casella (già direttore dell'ufficio I del provveditorato di Firenze) e, a far data dal 26 settembre 2019, incarico da reggenza per 4 giorni a settimana al dottor Giuseppe Renna (già direttore della casa circondariale di Arezzo).
  È altresì utile specificare che è in corso di emanazione il decreto del Ministro della giustizia, di concerto con il Ministro per la semplificazione e la pubblica amministrazione, per l'individuazione delle modalità e dei criteri per le assunzioni di n. 35 dirigenti di istituto penitenziario, di livello dirigenziale non generale, elevati a 45, per effetto del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 20 giugno 2019.
  Per quanto attiene al comandante di reparto, l'Amministrazione penitenziaria, già con provvedimento del 9 settembre 2019, aveva proceduto alla sua individuazione a seguito di procedura di mobilità straordinaria, conferendo tale funzione ad un commissario capo del corpo di polizia penitenziaria, assegnato impianta stabile a far data dal 23 settembre 2019.
  La segnalata assenza della figura del mediatore culturale costituisce una criticità in via di soluzione in quanto, per tale profilo professionale, già il 9 febbraio 2018 è stato pubblicato il concorso pubblico i cui vincitori costituiranno, pertanto, un utile bacino a cui attingere al fine di sanare le scoperture delle varie sedi.
  Per quanto attiene alle criticità strutturali, secondo gli elementi informativi forniti dal dipartimento dell'amministrazione penitenziaria, con i fondi ex piano carceri, la casa di reclusione di San Gimignano è oggetto di un finanziamento complessivo di circa euro 1.500.000,00 per l'esecuzione sia di interventi di efficientamento energetico, con installazione di pannelli solari termici e fotovoltaici, che di interventi di adeguamento delle centrali termica ed idrica e delle relative sotto-centrali.
  I medesimi fondi saranno impiegati anche per un miglioramento dell'approvvigionamento idrico che richiede interventi di manutenzione straordinaria con integrazione dell'impianto di osmosi inversa, di quello di deferrizzazione e dei filtri.
  Sotto il profilo logistico, va detto che la struttura dista circa 7 chilometri dal centro cittadino a cui è collegata da un servizio navetta con due corse al giorno. Da quanto a conoscenza di questo Ministero, l'amministrazione comunale si è resa disponibile a mantenere il servizio navetta, in scadenza, eventualmente modificandolo a chiamata, in modo da garantirlo in una fascia oraria più ampia.
  Con specifico riferimento all'offerta trattamentale non si riscontrano criticità, essendo attivi due corsi scolastici, uno a indirizzo enogastronomico e l'altro tecnico turistico, nonché un polo universitario con la presenza di 26 iscritti. È attivo, altresì, un laboratorio stabile di teatro ed è possibile effettuare attività sportive cadenzate e seguite da associazioni di volontariato.
  Analogamente è a dirsi in relazione all'assistenza sanitaria in istituto che viene garantita h24 con personale medico e infermieristico; è presente, altresì, il presidio del S.e.r.t. costituito da medico, assistente sociale e psicologo.
  Nella struttura operano tre esperti psicologi
ex articolo 80 O.P. per complessive 150 ore mensili, garantendo un servizio congruo rispetto alle esigenze reali, alla luce dei risultati emersi dal monitoraggio semestrale.
  Il potenziamento complessivo dell'assistenza sanitaria in contesto penitenziario, entro i limiti delle proprie competenze, riveste uno specifico rilievo nell'ambito delle linee programmatiche di questo Dicastero.
  Con specifico riferimento al segnalato incremento di problematiche di natura psicologica e psichiatrica in contesto carcerario, va dato atto che sono in corso progetti per incrementare o istituire nuove sezioni delle A.T.S.M. (articolazioni per la tutela della salute mentale) presso varie strutture carcerarie del territorio.
  Inoltre, si fa presente che è intendimento di questa amministrazione continuare a sviluppare la progettualità appena descritta, nonché proporre la riattivazione dei lavori del tavolo di consultazione permanente per la sanità penitenziaria presso la conferenza unificata, per condividere con il Ministero della salute e le regioni la definizione di un regolamento organizzativo delle articolazioni per la tutela della salute mentale con l'obiettivo di implementare l'assistenza psichiatrica negli istituti penitenziari, rendere omogenei i criteri di ammissione dei detenuti nelle A.T.S.M. e uniformare l'assistenza sul territorio nazionale.
  Proprio grazie alla necessaria sinergia con il servizio sanitario e con le Regioni, si persegue l'obiettivo di ampliare e migliorare il servizio anche attraverso informazioni complete sullo stato di salute dei detenuti, un accesso veloce alle prestazioni sanitarie, un incremento dei reparti di medicina protetta
ex articolo 7 del decreto-legge 187 del 1993 ed un rafforzamento del piano nazionale di intervento per la prevenzione dei suicidi in carcere.
  A tal riguardo, per i profili di sua competenza, il Ministero della salute ha evidenziato che sono in corso i lavori del tavolo di consultazione permanente sull'attuazione del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 1° aprile 2008 e del comitato paritetico per il superamento degli ospedali psichiatrici giudiziari. In particolare, il suddetto Dicastero, ha rappresentato che il 15 gennaio 2019 si è svolta l'ultima riunione plenaria che ha tracciato un
focus sulle principali da sviluppare, individuandole nella revisione degli accordi Conferenza Stato-regioni e unificata, nel monitoraggio dei cambiamenti del settore e nella ripresa di un governo strategico della problematica gestione delle REMS che, giova ricordare, esulano dalla sfera di competenza di questo Dicastero, ai sensi del decreto-legge 22 dicembre 2011, n. 211, conv. con modificazioni dalla legge 17 febbraio 2012, n. 9.
  Tali propositi si innestano a pieno titolo nel più ampio alveo delle coordinate operative che puntano ad un innalzamento complessivo della qualità della vita detentiva focalizzando particolare attenzione alla valorizzazione dei rapporti familiari e della genitorialità ed al miglioramento dell'offerta trattamentale, con specifico riguardo sia alle attività didattiche, che alle iniziative in campo lavorativo.
  Sotto il primo aspetto assumono particolare rilievo l'adozione di iniziative tese, fra l'altro, ad agevolare i colloqui dei detenuti con i familiari sia favorendone la prenotazione
on line sia soprattutto, a seguito dell'adozione della circolare del 30 gennaio 2019, attraverso l'impiego dell'applicativo Skype for business per i videocolloqui.
  Attualmente già in 122 istituti di reclusione su 190 risulta attivo e funzionante il sistema
Skype – con il 64 per cento di copertura – così come in 12 su 17 tra Istituto di custodia attenuata madri e asili nido – per una percentuale pari al 75 per cento.
  In parallelo è intendimento di questo Dicastero curare un
restyling logistico-strutturale attraverso l'allestimento e il miglioramento di spazi di accoglienza, animazione e supporto psicologico nelle strutture già esistenti.
  Sul piano trattamentale, occorre evidenziare che l'offerta didattica verrà potenziata e modernizzata sia grazie all'imminente rinnovo del protocollo d'intesa con il Miur, lungo un solco già tracciato dalla recente stipula, l'11 settembre 2019, del protocollo d'intesa con la Conferenza nazionale poli universitari (CNUPP) che prelude all'elaborazione di linee guida attraverso cui armonizzare i moduli di collaborazione fra atenei e mondo penitenziario, sia attraverso l'impiego del
web per sostenere gli esami a distanza ed espletare gli adempimenti burocratici funzionali e propedeutici.
  Ulteriore stimolo verrà impresso alle iniziative a carattere lavorativo, proseguendo nella diffusione del
format «Mi riscatto per...» ed estendendo la rete di contatti con il mondo imprenditoriale e delle cooperative così da ricreare, in contesto penitenziario, condizioni quanto più analoghe possibile al mercato del lavoro esterno e preparare al meglio i detenuti al re-ingresso nel tessuto produttivo all'atto della loro remissione in libertà.
  Il 14 ottobre 2019 il dipartimento dell'amministrazione penitenziaria ha istituito un'innovativa articolazione centrale (denominata «Mi riscatto per il futuro») con il compito principale di agevolare l'incontro fra domanda ed offerta di lavoro in contesto detentivo, tra l'altro attraverso la costituzione ed implementazione di una banca dati costantemente aggiornata con le informazioni relative al profilo lavorativo-attitudinale dei soggetti ristretti così da incrementare sensibilmente le attività trattamentali a base lavorativa, favorendo per tale via il re-inserimento sociale.
  È fermo intendimento di questo Ministero valorizzare ed implementare in maniera significativa la funzionalità di tale struttura così da innalzare sensibilmente la percentuale dei detenuti lavoranti, che attualmente si attesta su una percentuale del 28 per cento, passando attraverso un radicale rinnovamento dell'impostazione di sistema del lavoro penitenziario.
  Per tale via si potrà favorire la capillare diffusione di laboratori e progettualità negli istituti di tutto il territorio e la realizzazione di cicli produttivi in cui coinvolgere stabilmente la popolazione detentiva così da assicurarle percorsi formativi e professionali qualificanti, agevolmente spendibili nei vari rami produttivi del mondo del lavoro, in tal modo facilitando sensibilmente il percorso di recupero e reinserimento sociale.
  È del tutto ragionevole ritenere che i propositi operativi sin qui sintetizzati impatteranno favorevolmente sulle condizioni e sulla qualità della vita detentiva in maniera trasversale su tutti gli istituti penitenziari tra cui, evidentemente, anche quello di San Gimignano.

Il Ministro della giustizia: Alfonso Bonafede.


   GIACHETTI. — Al Ministro della giustizia, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   dal 15 al 18 agosto 2019 circa 300 persone, tra dirigenti e militanti del Partito Radicale, insieme all'Osservatorio delle Camere penali italiane, a diversi parlamentari, ai garanti delle persone private della libertà, hanno visitato 70 istituti penitenziari in 17 regioni;

   al 31 luglio 2019 i detenuti ristretti nelle nostre carceri erano 60.254 per una capienza regolamentare di 50.480 e il personale di ogni livello così ridotto nel suo organico;

   dall'inizio dell'anno nelle carceri italiane ci sono stati 29 suicidi;

   la delegazione che ha visitato il carcere di Lecco il 15 agosto 2019 era composta da: Mauro Toffetti, presidente dell'Opera Radicale e del direttivo Nessuno Tocchi Caino; Antonella Carenzi, Partito Radicale; Andrea Consonni, Partito Radicale;

   nel suddetto carcere:

    i detenuti presenti sono 72 ristretti nei 53 posti regolamentari;

    i detenuti lavoranti alle dipendenze dell'amministrazione sono 2;

    sono in attesa del primo giudizio 19;

    gli agenti di polizia penitenziaria effettivamente in servizio sono 32 a fronte di una pianta organica che ne prevedrebbe 42 –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza della situazione descritta in premessa;

   quali iniziative intendano assumere affinché sia garantito il rispetto del terzo comma dell'articolo 27 della Costituzione;

   quali iniziative intenda adottare il Governo per riportare nella legalità costituzionale il carcere di Lecco e per porre fine ai trattamenti disumani e degradanti ai quali sono oggigiorno sottoposti i detenuti;

   quali iniziative di competenza si intendano adottare per fronteggiare la gravissima situazione sanitaria;

   se e in quale modo intendano intervenire al fine di garantire un adeguato livello di assistenza alla popolazione reclusa;

   quali iniziative di competenza si intendano adottare per vigilare affinché venga garantito il diritto alla salute dei detenuti, considerata la presenza di un così alto numero di casi psichiatrici e di tossicodipendenti;

   se sia in funzione nelle carceri il servizio sanitario h24 e in che modo si intenda urgentemente far fronte ad eventuali gravi emergenze notturne.
(4-03680)

  Risposta. — Con l'atto di sindacato ispettivo in esame l'interrogante, nel fare riferimento agli esiti della visita presso il carcere di Lecco effettuata lo scorso 15 agosto 2019 da dirigenti e militanti del Partito radicale, insieme all'osservatorio delle camere penali italiane, a diversi parlamentari ed ai garanti delle persone private della libertà, da cui sarebbero emerse una serie di criticità quali il tasso di sovraffollamento della popolazione detenuta e la scopertura degli organici di polizia penitenziaria chiede di sapere se il Ministro della giustizia sia a conoscenza della situazione, quali iniziative intenda assumere affinché sia garantito il rispetto dell'articolo 27 della Costituzione, quali iniziative si intendano adottare per riportare nella legalità costituzionale il suddetto carcere e porre fine ai trattamenti disumani e degradanti ai quali sono sottoposti i detenuti, quali iniziative di competenza si intendano assumere per fronteggiare la grave situazione sanitaria, se e in quale modo si intenda intervenire per garantire un adeguato livello di assistenza alla popolazione reclusa, quali iniziative di competenza si intendano adottare per vigilare affinché venga garantito il diritto alla salute dei detenuti, considerata la presenza di un così alto numero di casi psichiatrici e di tossicodipendenti, se sia in funzione il servizio di assistenza sanitaria h24 e in che modo si intenda urgentemente far fronte ad eventuali gravi emergenze notturne.
  Preliminarmente si deve far rilevare che alla data del 13 novembre 2019 presso la casa circondariale di Lecco risultano presenti 74 detenuti, rispetto a una capienza regolamentare pari a complessivi 53 posti disponibili, rilevandosi un indice percentuale di affollamento pari al 145,10 per cento, effettivamente superiore alla media nazionale che si attesta intorno al 128 per cento.
  Pur a fronte di tale tasso di sovraffollamento, occorre rimarcare che non si registra alcuna violazione dei parametri minimi stabiliti dalla CEDU, in quanto presso la struttura in argomento 50 detenuti risultano allocati in uno spazio compreso tra i 3 e i 4 metri quadri mentre i restanti n. 24 ristretti risultano avere a disposizione, nelle rispettive camere di pernottamento, uno spazio di vivibilità superiore ai 4 metri quadri.
  Per quanto riguarda il significativo tasso di detenuti stranieri (34 rispetto ai 40 italiani) va dato atto dell'azione che, in campo internazionale, il Ministero sta già conducendo al fine di favorirne il rimpatrio per l'espiazione del residuo pena nei rispettivi Paesi di origine, proseguendo i negoziati in essere, stipulando nuovi accordi e valorizzando altresì lo strumento dell'espulsione verso i Paesi d'origine per quei detenuti la cui pena residua lo consenta.
  In particolare, è fermo proposito di questo Dicastero sviluppare e condurre in porto in tempi ragionevoli i negoziati già in corso con molti Stati (Capo Verde, Filippine, Tunisia, Vietnam, Cina), affinché, in linea con i risultati soddisfacenti già conseguiti nell'anno corrente (Argentina, Colombia, Kosovo, Mali, Libia, Niger, Nigeria, Taiwan, Paraguay) nuovi accordi vengano siglati anche nell'anno venturo e verranno aperti nuovi fronti di dialogo con Paesi come la Bolivia e Cuba.
  Nella medesima direzione deflativa si iscrive la recente istituzione, presso il Ministero della giustizia, di un tavolo tecnico fra il dipartimento dell'amministrazione penitenziaria ed il dipartimento per gli affari di giustizia con l'obiettivo di stimolare l'adozione e l'esecuzione di provvedimenti di espulsione dei detenuti stranieri
ex articolo 16, comma 5, del decreto legislativo n. 286 del 1998 (T.U. Immigrazione) verso i Paesi d'origine, velocizzandone le procedure di identificazione all'atto dell'ingresso in carcere attraverso lo sviluppo di una sinergia virtuosa con gli uffici immigrazione delle questure, da un lato, ed i tribunali di sorveglianza, dall'altro, ciascuno per i profili di rispettiva competenza.
  Rientra fra gli intendimenti prioritari di questo Dicastero fronteggiare incisivamente il problema del sovraffollamento carcerario anche attraverso un serio e concreto rilancio dell'edilizia penitenziaria, puntando sia alla riqualificazione degli spazi esistenti, che all'incremento dei posti detentivi.
  Nel tracciare in questa sede un profilo delle più importanti linee di intervento, oltre a richiamare l'avvenuto completamento nel 2018, da parte del M.i.t., dei tre padiglioni detentivi da 200 posti ciascuno presso gli istituti penitenziari di Parma, Lecce e Trani, occorre dare atto dell'imminente ultimazione dei due padiglioni detentivi da 200 posti presso gli istituti penitenziari di Sulmona e Taranto e del nuovo padiglione in realizzazione presso la casa di reclusione di Milano «Opera» per ulteriori n. 400 posti detentivi.
  Dei circa 3.500 posti attualmente risultanti inagibili, circa 1.000 sono già compresi nei procedimenti e negli interventi avviati con i finanziamenti del piano carceri e con la successiva rimodulazione deliberata dal comitato paritetico per l'edilizia penitenziaria, curati dai competenti provveditorati interregionali per le opere pubbliche del M.i.t..
  Sono in corso i procedimenti a cura del M.i.t., per la ricerca dell'area del nuovo istituto penitenziario di Savona e la progettazione e realizzazione di nuove strutture detentive, nonché a cura della provincia autonoma di Bolzano, per il nuovo carcere della città, per un totale di circa 3.500 nuovi posti, che, sommati ai 51.500 sopracitati, porterebbero al raggiungimento di un realistico obiettivo di medio termine, entro il 2025, di circa 55.000 posti detentivi.
  Nel solco normativo tracciato dal cosiddetto decreto-legge Semplificazione (decreto-legge 14 dicembre 2018, n. 135, convertito con modificazioni, dalla legge 11 febbraio 2019, n. 12), si dovranno portare a compimento le riconversioni a uso penitenziario della ex caserma «Battisti» di Bagnoli e della
ex caserma «Bixio» di Casale Monferrato, mentre è imminente il conferimento all'amministrazione penitenziaria della caserma «Barbetti» di Grosseto e sono in corso gli studi di fattibilità per la riconversione della caserma «Capozzi» di Bari.
  Al contempo si darà seguito al progetto di realizzazione di nuove strutture modulari da 200 posti ciascuna all'interno delle cinte murarie di alcuni istituti che presentano le connotazioni morfologiche adatte per complessivi 960 posti detentivi.
  Con specifico riferimento alla dotazione organica del personale di polizia penitenziaria, va evidenziato che le maggiori scoperture presso la struttura in argomento si registrano nel ruolo dei sovrintendenti, in parte compensate, quanto meno dal punto di vista numerico, dagli esuberi nel ruolo degli agenti/assistenti.
  In ogni caso, anche nell'ottica di un riequilibrio funzionale, va ricordato che da poco si sono concluse le procedure per il concorso interno a complessivi 2.851 posti proprio per la nomina alla qualifica di vice sovrintendente del ruolo sia maschile che femminile del corpo i cui vincitori, al termine del corso di formazione, costituiranno un bacino significativo a cui attingere per colmare le diffuse scoperture che su tutto il territorio si registrano in questo profilo professionale.
  Si tratta di una misura che si innesta a pieno titolo nel più ampio alveo delle mirate politiche assunzionali perseguite da questo Ministero, anche nel comparto penitenziario.
  A tal riguardo ci si limita a evidenziare che è in atto il corso di formazione anche per i vincitori del concorso a 80 posti di vice commissario, mentre verranno completate le procedure concorsuali a complessivi 49 posti di ispettore superiore ed a complessivi 754 posti di allievo agente. Si provvederà, altresì, al completamento dell'assunzione straordinaria di 1.300 allievi agenti del corpo di polizia penitenziaria – ai sensi dell'articolo 1, commi 382-383, della legge 30 dicembre 2018, n. 145 (legge di bilancio 2019) – anche mediante scorrimento delle graduatorie vigenti e verranno inoltre avviate, nei prossimi mesi, le procedure per la copertura dei posti di vice sovrintendenti conseguito all'incremento della dotazione organica previsto dall'articolo 44, comma 8, lettere
b) e b-bis), del decreto legislativo 29 maggio 2017, n. 95 (di revisione dei ruoli delle forze di polizia), e alle vacanze disponibili dal 31 dicembre 2017 al 31 dicembre 2018.
  È altresì previsto un programma straordinario di assunzioni per i prossimi anni per un totale di 620 unità di polizia penitenziaria e di 150 unità del comparto funzioni centrali con un impegno di spesa di quasi sei milioni annui per il 2020 e per il 2021. In tale direzione, si confida realisticamente di poter disporre, a breve, di un ampio bacino di risorse umane a cui attingere per sanare le varie scoperture di cui risentono gli istituti di tutto il territorio e rispetto a cui saranno tenute in debita considerazione anche le esigenze della casa circondariale di Lecco che, comunque, va ricordato, lo scorso mese di luglio ha già usufruito di un incremento di 4 unità.
  Sul fronte dell'assistenza sanitaria, la casa circondariale di Lecco non fa registrare alcuna specifica criticità.
  In conformità alle previsioni di cui alla delibera regionale n. 4716 del 2016, la struttura è dotata di un servizio medico di base, presso il quale vengono assegnati detenuti riconosciuti in buone condizioni generali di salute. Esso offre, in via continuativa e per fasce orarie, prestazioni di medicina di base e assistenza infermieristica, nonché prestazioni ordinarie di medicina specialistica (odontoiatria, cardiologia, psichiatria e malattie infettive).
  A fronte di eventuali esigenze sanitarie che non possano eventualmente essere fronteggiate presso detto istituto, fermi restando i casi in cui si rende necessario procedere a ricoveri presso luoghi esterni di cura, su segnalazione del medico responsabile dell'istituto, il provveditorato regionale, acquisito il parere del medico U.O.S.P., procede all'assegnazione dei detenuti interessati presso altri istituti maggiormente dotati.
  Il potenziamento complessivo dell'assistenza sanitaria in contesto penitenziario, entro i limiti delle proprie competenze, riveste uno specifico rilievo nell'ambito delle linee programmatiche di questo Dicastero.
  Con specifico riferimento al segnalato incremento di problematiche di natura psicologica e psichiatrica in contesto carcerario, va dato atto che sono in corso progetti per ampliare o istituire nuove sezioni delle A.T.S.M. (articolazioni per la tutela della salute mentale) presso varie strutture carcerarie del territorio.
  Inoltre, si fa presente che è intendimento di questa Amministrazione continuare a sviluppare la progettualità appena descritta, nonché proporre la riattivazione dei lavori del tavolo di consultazione permanente per la sanità penitenziaria presso la Conferenza unificata, per condividere con il Ministero della salute e le regioni la definizione di un regolamento organizzativo delle articolazioni per la tutela della salute mentale con l'obiettivo di implementare l'assistenza psichiatrica negli istituti penitenziari, rendere omogenei i criteri di ammissione dei detenuti nelle A.T.S.M. e uniformare l'assistenza sul territorio nazionale.
  Proprio grazie alla necessaria sinergia con il servizio sanitario e con le regioni, si persegue l'obiettivo di ampliare e migliorare il servizio anche attraverso informazioni complete sullo stato di salute dei detenuti, un accesso veloce alle prestazioni sanitarie, un incremento dei reparti di medicina protetta
ex articolo 7 del decreto-legge n. 187 del 1993 ed un rafforzamento del piano nazionale di intervento per la prevenzione dei suicidi in carcere.
  A tal riguardo, per i profili di sua competenza, il Ministero della salute ha evidenziato che sono in corso i lavori del tavolo di consultazione permanente sull'attuazione del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 1° aprile 2008 e del Comitato paritetico per il superamento degli ospedali psichiatrici giudiziari. In particolare, il suddetto Dicastero, ha rappresentato che il 15 gennaio 2019 si è svolta l'ultima riunione plenaria che ha tracciato un
focus sulle principali azioni da sviluppare, individuandole nella revisione degli accordi Conferenza Stato-regioni e Unificata, nel monitoraggio dei cambiamenti del settore e nella ripresa di un governo strategico della problematica gestione delle REMS che, giova ricordare, esulano dalla sfera di competenza di questo Dicastero, ai sensi del decreto-legge 22 dicembre 2011, n. 211, convertito, con modificazioni, dalla legge 17 febbraio 2012, n. 9.
  Tali propositi si innestano a pieno titolo nel più ampio alveo delle coordinate operative che puntano ad un innalzamento complessivo della qualità della vita detentiva focalizzando particolare attenzione alla valorizzazione dei rapporti familiari e della genitorialità ed al miglioramento dell'offerta trattamentale, con specifico riguardo sia alle attività didattiche, che alle iniziative in campo lavorativo.
  Sotto il primo aspetto assumono particolare rilievo l'adozione di iniziative tese, fra l'altro, ad agevolare i colloqui dei detenuti con i familiari sia favorendone la prenotazione
on line sia soprattutto, a seguito dell'adozione della circolare del 30 gennaio 2019, attraverso l'impiego dell'applicativo Skype for business per i video-colloqui.
  Attualmente già in 122 istituti di reclusione su 190 risulta attivo e funzionante il sistema
Skype – con il 64 per cento di copertura – così come in 12 su 17 tra ICAM e asili nido – per una percentuale pari al 75 per cento.
  In parallelo è intendimento di questo Dicastero curare un
restyling logistico-strutturale attraverso l'allestimento e il miglioramento di spazi di accoglienza, animazione e supporto psicologico nelle strutture già esistenti.
  Sul piano trattamentale, occorre evidenziare che l'offerta didattica verrà potenziata e modernizzata sia grazie all'imminente rinnovo del protocollo d'intesa con il Miur, lungo un solco già tracciato dalla recente stipula, l'11 settembre 2019, del protocollo d'intesa con la Conferenza nazionale poli universitari (CNUPP) che prelude all'elaborazione di linee guida attraverso cui armonizzare i moduli di collaborazione fra atenei e mondo penitenziario, sia attraverso l'impiego del
web per sostenere gli esami a distanza ed espletare gli adempimenti burocratici funzionali e propedeutici.
  Ulteriore stimolo verrà impresso alle iniziative a carattere lavorativo, proseguendo nella diffusione del
format «Mi riscatto per...» ed estendendo la rete di contatti con il mondo imprenditoriale e delle cooperative così da ricreare, in contesto penitenziario, condizioni quanto più analoghe possibile al mercato del lavoro esterno e preparare al meglio i detenuti al re-ingresso nel tessuto produttivo all'atto della loro remissione in libertà.
  Il 14 ottobre 2019 il dipartimento dell'amministrazione penitenziaria ha istituito un'innovativa articolazione centrale (denominata «
Mi riscatto per il futuro») con il compito principale di agevolare l'incontro fra domanda ed offerta di lavoro in contesto detentivo, tra l'altro attraverso la costituzione ed implementazione di una banca dati costantemente aggiornata con le informazioni relative al profilo lavorativo-attitudinale dei soggetti ristretti così da incrementare sensibilmente le attività trattamentali a base lavorativa, favorendo per tale via il re-inserimento sociale.
  È fermo intendimento di questo Ministero valorizzare ed implementare in maniera significativa la funzionalità di tale struttura così da innalzare sensibilmente la percentuale dei detenuti lavoranti, che attualmente si attesta su una percentuale del 28 per cento, passando attraverso un radicale rinnovamento dell'impostazione di sistema del lavoro penitenziario.
  Per tale via si potrà favorire la capillare diffusione di laboratori e progettualità negli istituti di tutto il territorio e la realizzazione di cicli produttivi in cui coinvolgere stabilmente la popolazione detentiva così da assicurarle percorsi formativi e professionali qualificanti, agevolmente spendibili nei vari rami produttivi del mondo del lavoro, in tal modo facilitando sensibilmente il percorso di recupero e reinserimento sociale.
  È del tutto ragionevole ritenere che i propositi operativi sin qui sintetizzati impatteranno favorevolmente sulle condizioni e sulla qualità della vita detentiva in maniera trasversale su tutti gli istituti penitenziari tra cui, evidentemente, anche quello di Lecco.

Il Ministro della giustizia: Alfonso Bonafede.


   GIACOMETTO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 163 del decreto legislativo n. 112 del 1998, assegna alle province o città metropolitane, il riconoscimento della nomina:

    a) a guardia giurata degli agenti venatori dipendenti dagli enti delegati dalle regioni;

    b) a guardia giurata delle guardie volontarie delle associazioni venatorie e protezionistiche nazionali;

    c) di agenti giurati addetti alla sorveglianza sulla pesca nelle acque interne e marittime;

   riguardo allo status e alle mansioni degli agenti di vigilanza ittico venatoria con qualifica di «guardie particolari giurate volontarie» per conseguire la nomina è richiesta la frequenza a corsi specifici di qualificazione;

   le guardie volontarie, limitatamente al settore operativo assegnato con decreto di nomina rilasciato dalla provincia o città metropolitana, rivestono la qualifica di pubblici ufficiali;

   le guardie volontarie, con competenze sulle norme che regolamentano in materia ittica, sono anche agenti di polizia giudiziaria solo per l'applicazione delle specifiche norme del settore, quando sono in servizio e nell'ambito del territorio di competenza;

   tutte le guardie volontarie, durante lo svolgimento delle proprie mansioni, svolgono funzione di polizia amministrativa (legge n. 689 del 1981);

   l'attività svolta dalle guardie volontarie sul territorio si sostanziano fondamentalmente nella vigilanza anche notturna, presso gli ambiti territoriali di caccia, nei comprensori alpini, nel controllo presso le oasi di protezione, nelle zone di ripopolamento e cattura con competenze specifiche per il contrasto alle attività illecite quali il bracconaggio e pesca di frodo. Un'altra attività di importanza rilevante, ai fini del controllo del territorio, è senza dubbio quella dello smaltimento abusivo dei rifiuti e di controllo dei parchi pubblici;

   nonostante quanto sopra esposto, da alcuni anni le prefetture, tra le quali anche quella di Torino, tendono a svolgere un'attività ostativa nel rilascio dei porti d'arma per difesa personale, richiedendo giustificazioni documentali per il rilascio delle licenze di porto d'arma alle guardie volontarie ittico venatorie, emanando circolari dispositive ad avviso dell'interrogante di dubbio valore giuridico, valutando con diffidenza e sfiducia l'operato svolto a titolo gratuito delle guardie volontarie, adottando provvedimenti restrittivi verso il personale volontario che detiene tale titolo, pregiudicando di fatto l'incolumità personale di tali soggetti che risultano, inoltre, esposti a possibili minacce o ritorsioni da parte degli individui sanzionati a seguito di illeciti amministrativi o, peggio, sorpresi in flagranza di reato;

   a norma del Tulps R.D. n. 773 del 1931, e degli articoli 27 e 28 della legge n. 157 del 1992, l'unica differenza tra gli agenti dipendenti della provincia o città metropolitana e le guardie giurate volontarie, è che queste ultime sono soggette al rilascio da parte della prefettura di appartenenza del porto d'arma ad uso difesa personale mentre, per gli agenti dipendenti da enti pubblici, ricoprendo la qualifica di agenti, di pubblica sicurezza, l'arma viene fornita in dotazione, pur avendo le medesime funzioni delle guardie giurate volontarie ittico venatorie;

   è difficile comprendere perché la vigilanza e la repressione di attività illegali come il bracconaggio perpetrato anche con armi, la pesca di frodo e l'abbandono illecito di rifiuti, in molti casi anche pericolosi per la salute pubblica, dovrebbero ritenersi al di fuori da possibili situazioni di pericolo –:

   quali siano i motivi per i quali da tempo non si rinnova il porto d'armi alle guardie venatorie volontarie;

   se non si ritenga necessario predisporre quanto prima un'opportuna iniziativa normativa volta a individuare, in modo inequivoco e «definitivo», le competenze da attribuire alla vigilanza volontaria, tenendo in dovuto conto le effettive e non secondarie attività già svolte dalla vigilanza volontaria medesima sul territorio, valutando, altresì, le notevoli carenze di personale qualificato in forza alle province e/o città metropolitane per il controllo del territorio.
(4-03537)

  Risposta. — L'esercizio su base volontaria dell'attività di guardia protezionistica in ambito venatorio, zoofilo, ittico da parte di soggetti privati si configura come una collaborazione con gli organi preposti alla prevenzione e alla repressione delle violazioni nelle materie in questione e non implica una diretta e generalizzata esposizione al rischio dell'incolumità personale. In ragione di tali motivi non si ravvisa necessariamente un automatismo tra lo svolgimento di tali funzioni e il rilascio del porto d'arma.
  Nel caso di richiesta di porto d'arma da parte di una guardia giurata volontaria, l'autorità di pubblica sicurezza è tenuta infatti a valutare l'istanza nella sua piena discrezionalità e a verificare la sussistenza del «dimostrato bisogno» richiesto dall'articolo 42 del Testo unico della leggi di pubblica sicurezza per il rilascio del titolo.
  Al riguardo, la Corte Costituzionale ha osservato che il potere di rilasciare le licenze per porto d'armi «costituisce una deroga al divieto sancito dall'articolo 699 del codice penale e dall'articolo 4, primo comma, della legge n. 110 del 1975»: «il porto d'armi non costituisce un diritto assoluto, rappresentando, invece, eccezione al normale divieto di portare le armi» (sentenza n. 440 del 16 dicembre 1993).
  Inoltre, il Consiglio di Stato ha precisato che spetta al legislatore introdurre una specifica regola per cui l'appartenenza a una categoria giustifica il rilascio di tali licenze; negli altri casi, l'appartenenza a una categoria non ha di per sé uno specifico rilievo che possa giustificare il rilascio del porto d'armi (sez. III, sentenza n. 3329 del 25 luglio 2016).
  Per quanto riguarda, in particolare, il territorio della provincia di Torino – cui si fa riferimento nell'interrogazione – si precisa che negli ultimi anni non risultano segnalate specifiche situazioni di pericolo a danno delle guardie particolari giurate volontarie impiegate, per conto delle associazioni venatorie, nell'attività di vigilanza ittico venatoria e di contrasto al bracconaggio, né risultano, allo stato, denunciate fattispecie di reato di cui esse siano state vittima in ragione di quest'attività.
  Sulla base di tali premesse, il 21 febbraio 2018, il Comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica, presieduto dal prefetto di Torino, ha espressamente previsto che l'attività delle guardie giurate volontarie possa essere svolta, in generale, senza il possesso del porto d'armi per difesa personale, dal momento che la stessa attività è svolta in un contesto di sinergia istituzionale con le forze dell'ordine e con le istituzioni territoriali e locali.
  Il predetto comitato, rilevato che dall'attività di vigilanza autorizzata dalla città metropolitana non derivano in capo alle guardie venatorie né l'esposizione a un rischio specifico, né obblighi di intervento da cui consegua la necessità di circolare armati, ha quindi stabilito che debbano applicarsi criteri di massimo rigore nella valutazione delle istanze di rinnovo delle licenze rilasciate a tale titolo, tenuto anche conto che lo statuto di diverse associazioni prevede già espressamente che il servizio di vigilanza volontaria debba essere svolto senza l'uso di armi.
  Sul nuovo indirizzo della prefettura di Torino si è pronunciato anche il TAR Piemonte, che ha respinto il ricorso presentato da una guardia venatoria contro il provvedimento di diniego di rinnovo porto di pistola (sentenza n. 1031 del 12 settembre 2018).
  Secondo l'orientamento espresso dal giudice amministrativo – che ha richiamato anche la predetta sentenza del Consiglio di Stato – si deve ritenere che «l'appartenenza alla categoria in sé non abbia uno specifico rilievo, tale da giustificare il rilascio della licenza di porto d'armi».
  Il Tar Piemonte ha anche evidenziato che «neppure può essere ravvisato un profilo di contraddittorietà nella determinazione dell'Amministrazione di non disporre il rinnovo delle licenze, più volte in precedenza rilasciate», in quanto il rilascio del porto di pistola per difesa personale presuppone l'esistenza di una specifica esposizione a rischio della propria incolumità personale, che deve essere adeguatamente provata dall'istante.

Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Carlo Sibilia.


   GIACOMONI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   il diffuso e crescente fenomeno delle occupazioni abusive di immobili ha raggiunto livelli preoccupanti su tutto il territorio nazionale ed, in particolar modo, nella città di Roma Capitale;

   la Capitale d'Italia, nella insufficienza di politiche abitative adeguate, versa in uno stato di degrado tra immobili occupati abusivamente, il completo abbandono dei commercianti, i mezzi di trasporto sempre più problematici e la gestione dei rifiuti pressoché inesistente;

   tra gli immobili occupati, il caso più eclatante, è quello del palazzo dell'ex Inpdap di circa 17 mila metri quadrati, nella zona dell'Esquilino, occupato dal 12 ottobre 2013 dall'associazione «Action-diritti in movimento» a scopo abitativo;

   il palazzo è balzato alle cronache nel mese di maggio 2019 quando è rimasto per giorni senza energia a causa di una morosità di oltre 300 mila euro, finché l'elemosiniere pontificio, il cardinale Konrad Krajewki, non ha provveduto personalmente e illegalmente alla riattivazione del servizio;

   tra il 2015 e il 2016 non sono mancati episodi di cronaca nera: un occupante nigeriano venne trovato morto e un inquilino marocchino si tolse la vita;

   lo Spin Time Labs, questo il nome dato all'occupazione, oltre ad essere utilizzato a scopo abitativo per circa 450 persone, italiani e stranieri, tra cui un centinaio di minori, è anche la sede di un laboratorio di birra artigianale, di una falegnameria, di una sala prove nonché punto di ritrovo per molti giovani, considerato che al piano seminterrato è ubicata una discoteca abusiva che ha ripreso a funzionare da un mese;

   le serate organizzate nello stabile prevedono un ticket di ingresso da un minimo di tre euro senza alcuna ricevuta, vendita di alcolici a prezzi ribassati e senza alcuna licenza, nessun pagamento alla Siae, nessun servizio di sicurezza e mancato rispetto delle norme relative alle uscite di emergenza nonché musica ad alto volume fino alle 5 di mattina, con annessi disagi ai residenti che sono costretti a fare i conti con gli schiamazzi notturni;

   a ciò si aggiunga che i ticket degli eventi e dei concerti organizzati allo «Spin Time Labs», a quanto consta all'interrogante, sarebbero venduti abusivamente negli istituti scolastici della Capitale e che alle serate possono accedere anche i minorenni, come documentato dai video pubblicati sui social network, considerato che all'ingresso non è richiesto alcun documento;

   da ultimo, come riportato dalle maggiori fonti di stampa, gli alunni del Collettivo del liceo Virgilio di Roma avrebbero organizzato una serata allo Spin Time Labs accordandosi con gli occupanti dello stabile per una divisione degli incassi relativi agli ingressi e alla somministrazione degli alcolici;

   durante l'evento appena citato, come testimoniato dai social, sembrerebbe che oltre alla vendita di alcolici, senza alcuna autorizzazione, vi sia stata anche quella delle droghe: un gruppo di ragazze si sono filmate su Instagram mentre si preparavano uno «spinello» aggirandosi per il locale sotto effetto di stupefacenti –:

   se il Ministro interrogato non ritenga opportuno, al fine di ristabilire le opportune condizioni di legalità e sicurezza, assumere ogni iniziativa di competenza per procedere all'immediato sgombero dell'immobile citato in premessa.
(4-04292)

  Risposta. — Il 12 ottobre 2013 un gruppo di circa 300 persone, sostenute dal movimento per il diritto all'abitare «Action», ha occupato arbitrariamente un immobile sito a Roma in via di Santa Croce in Gerusalemme, ex sede dell'Inpdap.
  Alla denuncia ritualmente presentata da parte della proprietà ha fatto seguito l'instaurazione di un procedimento penale. Non risultano, al momento, adottati provvedimenti dell'autorità giudiziaria che, come noto, dato l'elevato numero di occupazioni in corso nella Capitale, ne consentirebbero l'inserimento nel piano degli sgomberi, da ultimo predisposto dal prefetto di Roma il 18 luglio 2019.
  Il piano riguarda 23 immobili, individuati in base a specifici criteri di priorità, fissati in sede di comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica.
  Per quanto concerne l'evento di Capodanno – svoltosi nonostante la diffida tempestivamente notificata dal questore di Roma – i due organizzatori sono stati deferiti all'autorità giudiziaria.
  Più in generale, si evidenzia che il fenomeno delle occupazioni abusive si presenta con connotazioni diversificate sull'intero territorio nazionale e riveste profili di particolare complessità.
  In alcuni casi, infatti, gli occupanti sono nuclei familiari in condizioni di disagio economico e sociale, mentre in altri sono riconducibili a settori dell'antagonismo di diversa estrazione ideologica o gruppi di matrice anarchica, anche nell'ambito della cosiddetta campagna per il «diritto all'abitare».
  Una realtà così articolata, che determina varie forme di illegalità diffusa, impone un approccio attento e ponderato da parte di molteplici amministrazioni, senza dimenticare che, in un'ottica idealmente preventiva, risulta fondamentale lo sviluppo di politiche che sappiano dare risposta alle situazioni di marginalità e di emergenza abitativa, mantenendo fermo il rispetto rigoroso della legge e la salvaguardia dei diritti dei proprietari.
  In tale contesto, i prefetti, nell'ambito dei comitati provinciali per l'ordine e la sicurezza pubblica, estesi alla partecipazione dei rappresentanti degli enti territoriali e dell'autorità giudiziaria, sono impegnati in una puntuale ed efficace programmazione degli sgomberi che richiedono una scrupolosa e complessa attività preparatoria.
  Nel 2019 sono state eseguite 296 operazioni di sgombero di rilievo, sull'intero territorio nazionale, 20 delle quali hanno prodotto criticità sotto il profilo dell'ordine e della sicurezza pubblica. Nel corso di tali attività, 19 persone sono state arrestate e 220 denunciate in stato di libertà, mentre 22 operatori delle forze dell'ordine e 4 civili sono rimasti feriti.
  Infine si informa che il Ministro dell'interno ha sollecitato il massimo impegno delle forze dell'ordine non solo per il supporto agli interventi programmati, quanto, soprattutto, per impedire, in chiave di prevenzione, i tentativi di nuove occupazioni ed il consolidarsi di situazioni di illegalità diffusa.

Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Carlo Sibilia.


   LICATINI e DAVIDE AIELLO. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   a decorrere dal 4 febbraio 2018 è entrata in vigore la legge 11 gennaio 2018, n. 5, «Nuove disposizioni in materia di iscrizione e funzionamento del registro delle opposizioni e istituzione di prefissi nazionali per le chiamate telefoniche a scopo statistico, promozionale e di ricerche di mercato», pubblicata in Gazzetta Ufficiale n. 28 del 3 febbraio 2018, che aggiorna il decreto del Presidente della Repubblica 7 settembre 2010, n. 178 «Regolamento recante istituzione e gestione del registro pubblico degli abbonati che si oppongono all'utilizzo del proprio numero telefonico per vendite o promozioni commerciali»;

   come specificato nel relativo portale, il registro pubblico delle opposizioni, istituito con il decreto del Presidente della Repubblica n. 178 del 2010 e aggiornato con il n. 149 del 2018, è un servizio gratuito per l'utente che permette di opporsi all'utilizzo per finalità pubblicitarie dei numeri di telefono di cui si è intestatari e dei corrispondenti indirizzi postali associati, presenti negli elenchi pubblici, da parte degli operatori che svolgono attività di marketing tramite il telefono e/o la posta cartacea;

   l'articolo 2 della predetta legge 5 del 2018 dispone che entro novanta giorni dalla data di entrata in vigore della norma, l'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni (Agcom) individua, ai sensi dell'articolo 15 del codice di cui al decreto legislativo 1° agosto 2003, n. 259, due codici o prefissi specifici, atti a identificare e distinguere in modo univoco le chiamate telefoniche finalizzate ad attività statistiche da quelle finalizzate al compimento di ricerche di mercato e ad attività di pubblicità, vendita e comunicazione commerciale;

   rispetto al suddetto articolo, l'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, ha successivamente individuato i prefissi specifici previsti, delibera n. 156/18/CIR, con entrata in vigore prevista dal 2019;

   da quanto si apprende dal sito web del Garante per la protezione dei dati personali, www.garanteprivacy.it, sembrerebbe non essere stato ancora adottato il regolamento attuativo della norma –:

   se il Governo intenda fornire elementi in merito allo stato di applicazione della legge 11 gennaio 2018, n. 5, e, alla luce di quanto sopra esposto e al fine di garantire una sempre maggiore tutela dei consumatori nel rispetto delle norme vigenti, se intenda adottare le iniziative di competenza per l'emanazione del regolamento attuativo della norma.
(4-04215)

  Risposta. — Con riferimento all'atto di sindacato ispettivo in esame, sentita la direzione generale competente, si rappresenta quanto segue.
  Gli interroganti fanno riferimento al nuovo regolamento di estensione del registro pubblico delle opposizioni alle numerazioni non presenti negli elenchi telefonici pubblici, secondo quanto previsto dalla legge 11 gennaio 2018, n. 5, recante «Nuove disposizioni in materia di iscrizione e funzionamento del registro delle opposizioni e istituzione di prefissi nazionali per le chiamate telefoniche a scopo statistico, promozionale e di ricerche di mercato».
  Specificamente, l'articolo 1, comma 15, della citata legge n. 5 del 2018 dispone: «Con decreto del Presidente della Repubblica, da emanare su proposta del Ministro dello sviluppo economico, ai sensi dell'articolo 17, comma 2, della legge 23 agosto 1988, n. 400, entro novanta giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge, sono apportate le opportune modifiche alle disposizioni regolamentari vigenti che disciplinano le modalità di iscrizione e funzionamento del registro delle opposizioni ed è altresì disposta l'abrogazione di eventuali disposizioni regolamentari incompatibili con le norme della presente legge».
  Ebbene, il nuovo regolamento in parola è stato approvato, in via preliminare, dal Consiglio dei ministri in data 17 gennaio 2020. Ora, dunque, il citato deve essere sottoposto ai pareri del Consiglio di Stato e delle commissioni parlamentari competenti, per poi essere approvato, in via definitiva, dal Consiglio dei ministri ed emanato dal Presidente della Repubblica, per la sua pubblicazione in
Gazzetta Ufficiale.
  In recepimento del parere espresso dal dipartimento per gli affari giuridici e legislativi della Presidenza del Consiglio dei ministri, lo schema di regolamento è stato modificato, indicando una data certa per l'attivazione del nuovo servizio e la contestuale abrogazione del decreto del Presidente della Repubblica 7 settembre 2010, n. 178, che attualmente regolamenta il Registro. Viste le sostanziali modifiche apportate al citato decreto del Presidente della Repubblica n. 178 del 2010, è stato infatti necessario prevedere la sua abrogazione, con un periodo transitorio fino alla concreta realizzazione tecnica del nuovo servizio.
  La data di attivazione del nuovo registro pubblico delle opposizioni è stata individuata nel 1° dicembre 2020, al fine di consentire l'espletamento di tutte le fasi della procedura riportate nello schema di decreto, una volta pubblicato in
Gazzetta Ufficiale.
  Tra le modalità di accesso al registro pubblico delle opposizioni, il nuovo regolamento prevede anche l'accesso tramite Spid, sistema unico di accesso con identità digitale ai servizi
online della pubblica amministrazione italiana.
  Con riferimento all’
iter di approvazione del regolamento in parola, occorre rappresentare che, per avviare i lavori, è stato necessario attendere l'emanazione del decreto del Presidente della Repubblica 8 novembre 2018, n. 149, entrato in vigore il 3 febbraio 2019, che ha introdotto modifiche al regolamento di cui al citato decreto del Presidente della Repubblica n. 178 del 2010 per estendere il registro pubblico delle opposizioni agli indirizzi postali riportati negli elenchi telefonici.
  In attesa dell'emanazione del decreto del Presidente della Repubblica n. 149 del 2018, nel corso del 2018 il Ministero dello sviluppo economico ha istituito un apposito tavolo tecnico, che ha visto la partecipazione del Garante per la protezione dei dati personali, dell'Agcom, della fondazione Ugo Bordoni (gestore del servizio), dell'Istat e delle associazioni di categoria maggiormente rappresentative del settore del
telemarketing. Il tavolo tecnico ha affrontato taluni nodi tecnico-giuridici, dirimendo l'ambiguità del tenore letterale di alcune disposizioni della legge n. 5 del 2018, e ha raccolto osservazioni sul funzionamento del Registro esteso ai cellulari.
  Come correttamente ricordano gli interroganti, in materia di trasparenza delle chiamate di
telemarketing, l'Agcom ha emanato la delibera n. 156/2018/Cir che reca i codici che «identificano in modo univoco rispettivamente le chiamate telefoniche finalizzate ad attività statistiche e quelle finalizzate al compimento di ricerche di mercato e ad attività di pubblicità, vendita e comunicazione commerciale». La citata delibera è emanata, come ricordano gli interroganti, in attuazione del disposto di cui all'articolo 2, comma 1, della citata legge n. 5 del 2018, il quale obbliga gli operatori che svolgono attività di call center ad identificare la linea chiamante in chiaro, con facoltà di scegliere tra l'utilizzo di appositi codici oppure l'impiego di numerazioni geografiche ricontattabili.
  Per quanto attiene, invece, all'ubicazione del
call center che effettua le chiamate, si rimanda alle disposizioni di cui all'articolo 1, comma 243, della legge 11 dicembre 2016, n. 232, che ha novellato l'articolo 24-bis «Misure a sostegno della tutela dei dati personali, della sicurezza nazionale, della concorrenza e dell'occupazione nelle attività svolte da call center» del decreto-legge 22 giugno 2012, n. 83. Il nuovo articolo 24-bis prevede l'obbligo di comunicazione del Paese di origine della chiamata e la possibilità, per il soggetto che la riceve, di essere indirizzato verso un operatore collocato nel territorio nazionale o in un Paese membro dell'Unione europea. Inoltre, l'utilizzo di numeri geografici in chiaro da parte di call center ubicati all'estero rende evidente al consumatore la provenienza della chiamata.
  Occorre evidenziare, infine, come sia l'articolo 24-
bis del decreto-legge n. 83 del 2012 sia la legge n. 5 del 2018 hanno stabilito la responsabilità in solido tra il soggetto che affida la campagna pubblicitaria e il call center che effettua le chiamate, rafforzando ulteriormente l'impianto normativo del settore del telemarketing.
  Con l'istituzione del registro pubblico delle opposizioni esteso alle numerazioni non presenti negli elenchi telefonici pubblici, in accordo alla legge n. 5 del 2018, si offrirà ai cittadini una soluzione contro il
telemarketing aggressivo, garantendo un maggiore controllo del trattamento dei dati personali per finalità di telemarketing. Gli utenti non saranno obbligati ad esercitare il diritto di opposizione di cui all'articolo 21 del regolamento (Ue) 679/2016 solo presso il titolare del trattamento, ma potranno farlo attraverso l'iscrizione nel registro pubblico delle opposizioni, anche in modalità selettiva, come previsto dall'articolo 1, comma 4, della citata legge n. 5 del 2018.
  In conclusione, una volta istituito il nuovo registro esteso a tutte le numerazioni telefoniche nazionali, sarà completata la riforma del settore del
telemarketing con un forte carattere innovativo a livello europeo, che consentirà ai cittadini di esercitare il diritto di opposizione alle chiamate pubblicitarie e agli operatori di telemarketing di poter agire in un mercato trasparente e regolato da un chiaro quadro normativo.
Il Ministro dello sviluppo economico: Stefano Patuanelli.


   LOLLOBRIGIDA. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   da alcune segnalazioni, supportate anche da materiale fotografico, giunte all'interrogante, risulterebbe che agenti della polizia federale austriaca (Bundespolizei) in divisa, armati e con le auto di servizio, facciano ingresso sovente in territorio italiano attraverso il confine di Stato per recarsi nel paese di Brennero al bar, in pizzeria, al centro commerciale o al discount per pranzare o fare acquisti;

   l'ingresso dei poliziotti austriaci in divisa sul territorio italiano risulterebbe essere in palese violazione delle vigenti leggi internazionali e comunitarie, nonché degli accordi bilaterali italo-austriaci che consentono l'attraversamento del confine solo per determinati casi specifici, quali l'inseguimento transfrontaliero, previa comunicazione ed autorizzazione della polizia della Nazione in cui ci si sta recando;

   agli agenti austriaci in divisa – a seguito delle intese intercorse tra Italia ed Austria – sarebbe consentito l'accesso a Brennero unicamente per servizio e per recarsi in stazione ferroviaria mezz'ora prima della partenza dei treni internazionali diretti in Austria;

   i ripetuti sconfinamenti in territorio italiano, invece, a quanto pare avverrebbero senza avvisi, senza giustificazioni e senza la prevista autorizzazione da parte delle autorità italiane –:

   se siano a conoscenza dei fatti esposti in premessa e quali iniziative intendano adottare, per quanto di competenza, per chiedere conto alle autorità di Governo austriache delle incursioni non giustificabili di poliziotti austriaci in divisa in territorio italiano, per motivi apparentemente non riconducibili ad alcuna attività istituzionale, e per assicurare il rispetto dei vincoli di relazione internazionale.
(4-03154)

  Risposta. — In data 11 luglio 2014, Italia e Austria hanno siglato a Vienna un Accordo in materia di cooperazione di polizia, ratificato con la legge 3 novembre 2016, n. 209, ed entrato in vigore il 1° aprile 2017.
  Nel quadro della cooperazione prevista, il personale appartenente alla polizia austriaca può fare ingresso in Italia, nel centro di Brennero, in divisa, con automezzi di servizio con gli strumenti in dotazione ammessi nel proprio Stato per i seguenti motivi:

  raggiungere la stazione ferroviaria di quel centro per salire sui treni internazionali ed effettuare i controlli di competenza nella tratta «Brennero-Innsbruck»;

  recarsi presso il commissariato di pubblica sicurezza di Brennero per esigenze connesse agli accompagnamenti di persone per le riammissioni attive o passive o per le estradizioni;

  effettuare congiuntamente a personale del citato commissariato, del posto di polizia ferroviaria di Brennero e della polizia tedesca, i servizi di controllo dei treni merci presso la stazione di Brennero;

  iniziare o terminare il servizio di scorta trilaterale sui treni passeggeri, nella tratta «Trento-Brennero».

  Al riguardo, si fa presente che non sono pervenute formali segnalazioni agli uffici del dipartimento della pubblica sicurezza del Ministero dell'interno.
  In ogni caso, la problematica è stata rappresentata dallo stesso dipartimento al competente ufficio di polizia tirolese, che ha assicurato il proprio intervento sul personale dipendente affinché la presenza della polizia austriaca sul territorio italiano sia strettamente collegata all'espletamento di attività istituzionali, come da disposizioni già impartite.

Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Matteo Mauri.


   MACINA. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   il 4 giugno 2019, su ordine della procura di Brindisi, la Guardia di finanza ha arrestato il sindaco di San Pietro Vernotico, Pasquale Rizzo, eletto con una lista civica di centrodestra, il suo predecessore Maurizio Renna, sostenuto dal centrosinistra, e il presidente del consiglio di amministrazione della società partecipata di riscossione tributi, Luigi Conte, con l'accusa di bancarotta fraudolenta nell'ambito dell'inchiesta denominata «Oversight». In totale, sono dieci gli indagati e un dipendente del comune ha ricevuto l'interdizione dall'esercizio dei pubblici uffici. Sequestri denaro e beni per 200 mila euro;

   l'operazione si riferisce alle vicende che hanno portato al fallimento di «Fiscalità Locale srl», società a capitale misto pubblico-privato, costituita il 18 maggio del 2005, cui era affidato il servizio di riscossione dei tributi del comune, dichiarata fallita dal tribunale di Brindisi il 13 aprile del 2017;

   l'inchiesta del nucleo di polizia economico-finanziaria di Brindisi è stata avviata in seguito alle denunce presentate (l'8 settembre del 2017) da un funzionario responsabile dell'ufficio legale del comune sulle gravi irregolarità nei bilanci, nella gestione della società partecipata, oltre che condotte dispersive del patrimonio di «Fiscalità locale» con conseguente danno all'ente locale che la partecipava. Dal 2015 al 2016, inoltre, aveva segnalato un probabile omesso versamento sul conto del comune, di somme di denaro corrisposte dai cittadini a titolo di tributi;

   nel marzo 2018, sette persone, tra le quali il sindaco Pasquale Rizzo, ricevono un avviso di garanzia;

   sono disposte perquisizioni e sequestrati documenti e gli hard disk dei computer in uso ad alcuni indagati. Secondo gli inquirenti, Rizzo, tra l'altro, sarebbe stato firmatario della messa in liquidazione della «Fiscalità locale srl» senza il passaggio in consiglio comunale, atto oggetto di duri scontri in consiglio comunale;

   dalle verifiche eseguite dalla Guardia di finanza di Brindisi, scaturite nei recenti arresti, sui conti correnti sui quali aveva operato Fiscalità locale, sono emerse molteplici operazioni bancarie attinenti a operazioni riconducibili ad emissione di assegni circolari (per un totale di 66.648,29 euro), girofondi (per un totale di 3.193.800 euro, effettuati dal conto master delle Poste italiane al conto n. 10 della BPP) e consulenze (per un totale di 82.366,18 euro), ritenute «non giustificabili», in quanto hanno permesso alla società di usufruire indebitamente di somme di denaro di esclusiva spettanza del comune;

   i finanzieri hanno accertato che le gravi irregolarità non riguardavano solo la gestione 2015/2016, atteso che Fiscalità locale srl era stata creata e tenuta in vita per oltre un decennio solo per essere utilizzata come strumento di favori politico-elettorali. Ciò si desume dalle violazioni dello statuto riscontrate sin dall'anno 2008, da una lunga serie di false comunicazioni sociali accertate a decorrere dall'anno 2010 per impedire la messa in liquidazione della società, da condotte di appropriazione perpetrate dai rappresentanti di Fiscalità locale srl e realizzate grazie ad una gestione promiscua dei conti della società e di quelli del comune nonché all'assenza di controllo: come si legge nell'ordinanza di custodia cautelare emessa dal giudice per le indagini preliminari (gip) «i risultati delle intercettazioni telefoniche evidenziavano, senza dubbio alcuno, la promessa e la corresponsione di somme di denaro in cambio di voti nel periodo della campagna elettorale conclusasi con le elezioni del 10 giugno 2018, restituendo uno scenario inquietante in ordine alle modalità di gestione della cosa pubblica, sempre piegata (...) agli interessi dei singoli» (il tutto come riportano gli articoli di stampa);

   alla luce delle dichiarazioni sopra riportate rese dal gip sussiste la necessità di escludere che vi siano condizionamenti della criminalità organizzata nell'attività dell'amministrazione locale coinvolta –:

   se il Governo intenda valutare la sussistenza dei presupposti per promuovere l'invio di una commissione di accesso presso il comune di San Pietro Vernotico, ai sensi dell'articolo 143 del testo unico delle leggi sull'ordinamento degli enti locali di cui al decreto legislativo n. 267 del 2000.
(4-03138)

  Risposta. — Come ricordato nell'interrogazione, il Nucleo di polizia economico-finanziaria della Guardia di finanza di Brindisi ha eseguito indagini delegate dalla locale autorità giudiziaria al fine di verificare la sussistenza del reato di bancarotta in ordine al fallimento della società «Fiscalità Locale S.r.l.» partecipata dal comune di San Pietro Vernotico, in provincia di Brindisi, e concessionaria del servizio di riscossione dei tributi del predetto Ente.
  Il 4 giugno 2019, il predetto reparto, unitamente alla tenenza della Guardia di finanza di San Pietro Vernotico, ha dato esecuzione a un'ordinanza del Giudice per le indagini preliminari del tribunale di Brindisi che ha disposto l'applicazione di diverse misure cautelari.
  Tra gli altri sono stati disposti gli arresti domiciliari nei confronti dell'attuale e del precedente sindaco di San Pietro Vernotico, per l'affidamento di lavori pubblici a ditte vicine all'amministrazione comunale, previa indizione di gare sostanzialmente fittizie.
  Stessa misura è stata disposta per un consulente esterno del predetto comune e amministratore
pro tempore della società di riscossione tributi «Fiscalità locale S.r.l.».
  Inoltre, è stata notificata la misura interdittiva della sospensione per un anno dall'esercizio dei pubblici uffici a carico di un dirigente comunale ed è stato eseguito un provvedimento di sequestro preventivo finalizzato alla confisca per un importo di oltre 200.000 euro nei confronti di 7 persone indagate.
  Di conseguenza, il prefetto di Brindisi ha sospeso dall'incarico il Sindaco in carica, avendo accertato la sussistenza della causa di sospensione di diritto dalla carica ricoperta, prevista dall'articolo 11, comma 2, del decreto legislativo n. 235 del 31 dicembre 2012, disponendo la notifica del relativo provvedimento al consiglio comunale.
  Nei successivi 24 e 25 giugno il Tribunale del riesame, adito dagli amministratori innanzi citati, ha disposto la revoca delle misure cautelari rispettivamente nei confronti dei due ex sindaci.
  Secondo quanto riferito dalla prefettura di Brindisi, al momento non sono emersi elementi che inducano ad attivare gli strumenti previsti dal vigente ordinamento in materia di enti locali, come richiesto nell'interrogazione.
  Gli sviluppi della vicenda sono comunque all'attenzione della prefettura e la situazione dell'Ente viene costantemente monitorata.

Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Carlo Sibilia.


   ALBERTO MANCA. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   la recente inchiesta giornalistica del programma televisivo «Report», ha evidenziato presunte irregolarità in merito all'esecuzione del contratto di affidamento della gestione logistica ed operativa della flotta aerea antincendio dello Stato, in capo alla multinazionale Babcock M.C.S. Italia Spa;

   le maggiori criticità riguardano la manutenzione dei 19 Canadair e la loro integrità, ergo la sicurezza dei piloti: in merito alla non smentita riduzione dello staff tecnico a disposizione della società per l'esecuzione delle attività alla medesima affidate, il reportage ha divulgato le preoccupazioni del dipartimento dei vigili del fuoco e le conseguenti richieste di assicurazioni rivolte dal medesimo alla Babcock, in relazione alla sussistenza delle condizioni necessarie per garantire il regolare svolgimento del servizio pubblico in questione, tra le quali l'esecuzione delle necessarie verifiche sull'efficienza dei velivoli. Stando alle dichiarazioni del pilota intervistato dalla cronista, il risparmio conseguente alla riduzione del personale consentirebbe alla Babcock di incrementare il proprio margine di profitto, costringendo indirettamente i piloti a volare in assenza di regolare manutenzione, ovvero delle condizioni prescritte per la formale accettazione dell'aeromobile. Tra le altre cose, l'intervistato ha dichiarato che i (pochi) tecnici in servizio «si raccomandano di non accettare gli aeroplani perché gli chiedono di non sostituire le parti e di soprassedere (...) e poi, soprattutto, escono i velivoli non rispettando i tempi di manutenzione: anziché metterci 72 ore, ce ne mettono 12 o 24, omettono i controlli (...) e questa è una cosa che ci fa preoccupare parecchio, anzi, abbiamo proprio paura (...) i tecnici ci dicono che per accelerare i tempi, visto che sono pochi, sono costretti a firmare le manutenzioni senza farle». Uno dei tecnici, rifiutatosi di firmare la manutenzione di un Canadair, al quale non era stato sostituito un cassone alare corroso dalla ruggine, avrebbe addirittura rassegnato le proprie dimissioni. La volontà di Babcock di conseguire un indebito profitto sarebbe dimostrata, altresì, dal presunto tentativo della medesima di gonfiare il prezzo di acquisto di parti dell'equipaggiamento dei velivoli;

   le procedure relative alle verifiche tecniche necessarie per poter considerare un Canadair idoneo al volo sono molteplici e complesse: quanto riportato solleva fondati dubbi circa l'esatta ed effettiva esecuzione delle stesse;

   il quadro delineato risulta aggravato in ragione del fatto che l'interrogante ha inoltre avuto modo di apprendere come la società abbia impartito disposizioni operative in merito alla segnalazione delle avarie, le quali darebbero indicazione ai piloti di effettuare procedure, secondo l'interrogante, discutibili, anche in relazione alla sicurezza del personale a bordo;

   il disciplinare tecnico della gestione operativa logistica della flotta Canadair CL-415 prevede che «A salvaguardia dei beni di proprietà dello Stato affidati alla Società, il Dipartimento ha necessità di verificare a vari livelli la qualità del servizio fornito e la sua rispondenza a quanto richiesto (...). Il Dipartimento, ferme le previsioni contrattuali in tema di “attività di controllo”, si riserva la facoltà di eseguire, anche senza preavviso, ispezioni presso tutte le basi di schieramento e manutentive, in occasione delle quali la Società dovrà fornire massima collaborazione, in ordine:

    alla consultazione ed assunzione in copia della documentazione tecnica relativa alle attività di gestione operativa e logistica oggetto del presente disciplinare;

    alla verifica dello stato di velivoli, materiali e attrezzature impiegati e relative modalità di conservazione;

    all'accesso ai dati di gestione aziendale della Società connessi all'esecuzione delle prestazioni oggetto del presente disciplinare;

    all'accesso ai dati di dettaglio relativi alla gestione logistica della flotta»;

   l'articolo 25 del contratto in questione attribuisce al dipartimento la facoltà di risolvere il medesimo qualora le operazioni di manutenzione siano ritardate od omesse, nonché qualora l'aggiudicatario, per oltre 60 giorni nell'arco di un anno, non disponga di un organico di tecnici sufficiente a garantire il rispetto dei requisiti di operatività stabiliti nel contratto –:

   quali iniziative siano state intraprese per verificare la veridicità di quanto emerso dal citato reportage;

   se e in che modo abbiano trovato riscontro le assicurazioni richieste dal dipartimento dei vigili del fuoco alla Babcock, in merito alla permanenza, presso la medesima, di un'adeguata dotazione di personale tecnico;

   qualora non vi abbia già provveduto, se il Ministro interrogato non ritenga opportuno promuovere le ispezioni previste dal disciplinare e richiamate in premessa, in particolare per procedere alla verifica dello stato di velivoli, materiali e attrezzature impiegati e delle relative modalità di conservazione;

   in caso di accertamento delle presunte violazioni esposte in premessa, se non si ritenga opportuno valutare l'ipotesi di risolvere il contratto in essere e, contestualmente, provvedere alla internalizzazione della gestione logistica e operativa della flotta aerea antincendio.
(4-03383)

  Risposta. — Il Corpo nazionale dei vigili del fuoco ha in essere un contratto con la società Babcock MCS, stipulato a seguito di gara europea svolta nel 2017, per la gestione logistica ed operativa della flotta dei 19 aerei anfibi Canadair CL415.
  Detti aeromobili sorto impiegati dal Corpo nazionale, sia per la lotta attiva antincendio boschivo (AIB), che per il trasporto di uomini ed attrezzature in caso di emergenza, in ogni periodo dell'anno, anche oltre i confini nazionali, in linea con il progetto europeo Buffer UE.
  La predetta gara ha favorito la massima partecipazione delle imprese aeronautiche, infatti, è stata estesa anche ai Paesi aderenti al WTO (quali Canada, USA, Giappone) è a quelli in rapporto di reciprocità con l'Italia in tema di partecipazione alle gare pubbliche.
  Si segnala che il predetto bando di gara è stato, a suo tempo, oggetto di attenzione dell'Autorità garante della concorrenza e del mercato, che non ha avanzato rilievi sulla procedura, e che l'aggiudicazione della stessa gara non è stata oggetto di impugnazione da parte di alcun operatore.
  La società aggiudicataria Babcock MCS, per assicurare il requisito operativo di 15 aeromobili in linea di volo nel periodo estivo di massimo impiego AIB, ha dovuto dimensionare l'organico di piloti e tecnici in modo ben più consistente rispetto a quanto richiesto in fase di gara, in conformità ai requisiti indicati dall'Autorità aeronautica (in Italia l'ENAC) per ottenere e mantenere la certificazione di Operatore antincendio «COAN», nonché per assicurare le correlate attività di «
continuing airworthines» e di manutenzione degli aeromobili.
  Va anche evidenziato che, oltre i controlli propri dell'ENAC, anche il Corpo nazionale dei vigili del fuoco provvede ad effettuare verifiche tecnico-contrattuali, in esito alle quali, ad oggi, non sono state evidenziate inadempienze.
  In ogni caso, il competente Ufficio soccorso aereo ha provveduto a richiedere all'ENAC un'ulteriore verifica delle certificazioni aeronautiche possedute dalla società.
  Va evidenziato come nelle scorse campagne antincendio boschivo il livello di efficienza degli aeromobili sia stato tale da consentire all'operatore di assicurare velivoli aggiuntivi rispetto a quelli previsti dal contratto, due in più nel corso del 2018 e, almeno, uno in più nel corso dell'anno corrente.
  Tale circostanza ha consentito all'Italia di partecipare con successo, fin dal 2016, ai bandi europei per la messa a disposizione di un modulo aereo al meccanismo comunitario di protezione civile, ottenendo, peraltro, cofinanziamenti per circa un milione di euro l'anno.
  Va sottolineato, inoltre, anche l'ottimale utilizzo delle risorse economiche a disposizione del Corpo nazionale dei vigili del fuoco.
  L'attività di rinnovo di tutti i contratti inerenti la flotta CL-415, svolta dal Corpo nazionale a partire dal 2015, ha infatti permesso di conseguire l'obiettivo di ridurre, rispetto alla precedente gestione, la spesa complessiva di circa il 17 per cento (pari, a circa 10 milioni di euro annui) e, contestualmente, di migliorare le prestazioni contrattuali, a beneficio del servizio pubblico svolto, con l'aumento da 6 a 8 velivoli operativi nel periodo da ottobre a maggio, con l'incremento da 10 a 11 ore di volo durante le campagne AIB estive e con l'incremento sia degli equipaggi che delle basi operative.
  Quanto, infine, alla vicenda riportata dalla trasmissione televisiva «Report», va rilevato che la stessa fa riferimento ad una richiesta di informazioni alla Babcock MCS riguardo le dimissioni di alcuni tecnici.
  A tale nota l'impresa ha fornito formale riscontro, comunicando le correlate azioni messe in atto.

Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Matteo Mauri.


   MELONI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   nonostante la diffida trasmessa dalla questura di Roma, che ha vietato l'evento per motivi di sicurezza, la notte di Capodanno ha avuto luogo la festa programmata presso il centro sociale «Spin time labs», sito nel palazzo occupato di Via di Santa Croce in Gerusalemme;

   come riferito da Il Messaggero per l'evento non è stato «previsto alcun servizio di vigilanza, senza uscite di emergenza e in uno stabile in cui vivono già 450 persone (di cui molti minori). E soprattutto, è l'unico party per l'ultimo dell'anno senza alcun tipo di permesso: nessuna licenza per spettacoli danzanti, per la vendita di alcolici e di cibo, e senza alcun pagamento alla Siae»;

   in spregio di qualunque normativa, disposizione di sicurezza e pagamento di tasse o licenze, gli organizzatori hanno tranquillamente comunque venduto su Internet migliaia di biglietti per la festa, e da notizie di stampa risulta che l'incasso per la serata sia stato pari a circa ottantamila euro;

   questo mentre, anche il giorno dopo l'evento, Il Messaggero, riportando la notizia della denuncia effettuata nei confronti del centro sociale, ha ribadito che «Spin Time è una zona franca, dove la polizia non può entrare», e «quindi, non può effettuare nessun controllo sulle uscite di emergenza (assenti), sulle vie di fuga (assenti), sui permessi per la somministrazione di cibi e bevande (assenti), sui buttafuori (assenti), per non parlare degli spacciatori che qui sanno di poter agire indisturbati: un'illegalità ostentata che rappresenta un caso unico, uno sfregio, ad esempio, a quei locali tradizionali che, invece (giustamente), sono chiamati al rispetto minuzioso delle leggi»;

   il quotidiano romano continua, poi, nella cronaca della festa di Capodanno allo «Spin time labs», riportando alcuni casi di persone che sono state colte da malore nel corso della serata e nottata;

   da Il Messaggero è stata riportata anche la notizia che sul sito turismoroma.it, il sito ufficiale del comune di Roma, curato dal dipartimento turismo, formazione professionale e lavoro, tra gli «spazi polifunzionali» è pubblicizzato proprio lo «Spin time Labs», definito «un bene comune, cantiere di rigenerazione urbana, una nuova dimensione dell'abitare e un centro culturale polifunzionale. Un tetto per più di 150 famiglie, una sala concerti ed eventi e un auditorium per orchestre, conferenze e assemblee»;

   l'occupazione dello stabile in Via Santa Croce in Gerusalemme si protrae da quasi otto anni, dopo che nel 2012, con un'azione violenta erano stati cacciati i vigilantes messi a presidio dell'edificio, e i residenti della zona sono ormai esasperati, e anche ora, nonostante la denuncia sporta contro il centro sociale, non sembra essere previsto lo sgombero –:

   quali urgenti iniziative di competenza intenda assumere con riferimento ai fatti di cui in premessa al fine di tutelare la legalità e il rispetto delle regole da parte di tutti e di evitare che si ripetano gli illeciti sopra citati;

   se non ritenga di assumere iniziative, per quanto di competenza, al fine di disporre con immediatezza lo sgombero del citato palazzo di Via Santa Croce in Gerusalemme e restituire il quartiere ai suoi residenti.
(4-04432)

  Risposta. — Il 12 ottobre 2013 un gruppo di circa 300 persone, sostenute dal movimento per il diritto all'abitare «Action», ha occupato arbitrariamente un immobile sito a Roma in via di Santa Croce in Gerusalemme, ex sede dell'Inpdap.
  Alla denuncia ritualmente presentata da parte della proprietà ha fatto seguito l'instaurazione di un procedimento penale. Non risultano, al momento, adottati provvedimenti dell'Autorità giudiziaria che, come noto, dato l'elevato numero di occupazioni in corso nella capitale, ne consentirebbero l'inserimento nel piano degli sgomberi, da ultimo predisposto dal prefetto di Roma il 18 luglio 2019.
  Il piano riguarda 23 immobili, individuati in base a specifici criteri di priorità, fissati in sede di Comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica.
  Per quanto concerne l'evento di capodanno – svoltosi nonostante la diffida tempestivamente notificata dal questore di Roma – i due organizzatori sono stati deferiti all'Autorità giudiziaria.
  Più in generale, si evidenzia che il fenomeno delle occupazioni abusive si presenta con connotazioni diversificate sull'intero territorio nazionale e riveste profili di particolare complessità.
  In alcuni casi, infatti, gli occupanti sono nuclei familiari in condizioni di disagio economico e sociale, mentre in altri sono riconducibili a settori dell'antagonismo di diversa estrazione ideologica o gruppi di matrice anarchica, anche nell'ambito della cosiddetta campagna per il «diritto all'abitare».
  Una realtà così articolata, che determina varie forme di illegalità diffusa, impone un approccio attento e ponderato da parte di molteplici amministrazioni, senza dimenticare che, in un'ottica realmente preventiva, risulta fondamentale lo sviluppo di politiche che sappiano dare risposta alle situazioni di marginalità e di emergenza abitativa, mantenendo fermo il rispetto rigoroso della legge e la salvaguardia dei diritti dei proprietari.
  In tale contesto, i prefetti, nell'ambito dei Comitati provinciali per l'ordine e la sicurezza pubblica, estesi alla partecipazione dei rappresentanti degli enti territoriali e dell'Autorità giudiziaria, sono impegnati in una puntuale ed efficace programmazione degli sgomberi che richiedono una scrupolosa e complessa attività preparatoria.
  Nel 2019 sono state eseguite 296 operazioni di sgombero di rilievo, sull'intero territorio nazionale, 20 delle quali hanno prodotto criticità sotto il profilo dell'ordine e della sicurezza pubblica. Nel corso di tali attività, 19 persone sono state arrestate e 220 denunciate in stato di libertà, mentre 22 operatori delle forze dell'ordine e 4 civili sono rimasti feriti.
  Infine si informa che il Ministro dell'interno ha sollecitato il massimo impegno delle Forze dell'ordine non solo per il supporto agli interventi programmati, quanto, soprattutto, per impedire, in chiave di prevenzione, i tentativi di nuove occupazioni e il consolidarsi di situazioni di illegalità diffusa.

Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Carlo Sibilia.


   MURA. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   alla fine del 2017 sono state definite le condizioni normative relative al costo dell'energia e quelle attinenti ai soggetti pubblici e privati disponibili a rilevare proprietà degli impianti e a farsi carico dei relativi investimenti, necessarie per il rilancio della ex Alcoa;

   per quanto attiene alle condizioni normative e al costo dell'energia, con l'approvazione della legge europea 2017 e dei relativi decreti attuativi, si interviene sulla disciplina delle agevolazioni previste per le imprese a forte consumo di energia elettrica con un intervento di detassazione che abbassa di almeno 5 euro per MWh il valore economico delle tariffe;

   relativamente ai costi energetici si procede poi a siglare il Memorandum of Understanding con le condizioni di competitività per rendere appetibile lo stabilimento. All'interno di tale protocollo, oltre ad alcune condizioni infrastrutturali (in particolare, dragaggio del porto e ripartizione delle responsabilità sulle tematiche ambientali) venivano previste risorse economiche (20 milioni) messe a disposizione da Alcoa per riavviare lo stabilimento e si ipotizzavano strumenti per riequilibrare le tariffe energetiche:

    a) la interrompibilità ovvero la possibilità di interrompere l'erogazione di energia in ogni momento in cambio di importanti sconti sulle tariffe (circa 25 milioni di euro all'anno di compensazioni da parte di Terna);

    b) lo strumento dell’interconnector (funzionale all'acquisto di energia da Paesi stranieri come la Francia, previa installazione da parte del beneficiario di una infrastruttura ai confini);

    c) un accordo bilaterale con l'ente energetico (secondo la logica del «più consumo, meno pago»);

   considerato il nuovo quadro normativo e tariffario, a fine 2015, la svizzera Sider Alloys presenta manifestazione di interesse e nel marzo 2017 formalizza l'offerta di acquisto e presenta un piano industriale al Ministero dello sviluppo economico che, valutato positivamente il piano industriale medesimo, avvia la procedura per l'accordo di programma recante interventi di bonifica e reindustrializzazione con Invitalia, regione Sardegna, Alcoa e Sider Alloys;

   il tutto è inserito all'interno del contratto di sviluppo (55,7 milioni di euro), il cosiddetto «piano Sulcis»;

   a dicembre 2017 risultano definiti i seguenti atti:

    1) protocollo ambientale per interventi di bonifica e reindustrializzazione (tra Ministero dello sviluppo economico e Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, Invitalia, Alcoa, regione autonoma della Sardegna – provincia della Sardegna del Sud Consorzio industriale provinciale Carbonia-Iglesias);

    2) risoluzione del contenzioso Alcoa – Autorità per l'energia elettrica, il gas e il sistema idrico;

    3) master agreement Alcoa – Invitalia per la cessione dello stabilimento di Portovesme;

    4) accordo di programma tra Ministero dello sviluppo economico, Invitalia, regione Sardegna per la riattivazione e il rilancio del complesso industriale ex Alcoa Portovesme;

   a partire da marzo 2018, Sider Alloys, come da impegni assunti, ingaggia un gruppo iniziale di lavoratori esperti, già dipendenti dello stabilimento, per eseguire attività di test e verifiche sui macchinari al fine di definire il migliore revamping a garanzia di performance tecniche e costi operativi adeguati;

   a oggi, dopo il percorso complesso e articolato, sinteticamente descritto, si attende che il Ministero dello sviluppo economico sciolga definitivamente le riserve circa il mantenimento degli impegni assunti all'inizio del 2018 –:

   se si intendano adottare iniziative per garantire l'attuazione del telaio normativo definito nella scorsa legislatura attraverso il Memorandum of Understanding (interrompibilità, interconnector e accordi bilaterali) quale condizione sine qua non per la ripresa delle attività produttive presso lo stabilimento Sider Alloys;

   se non si volessero realizzare le misure di cui sopra, quali iniziative si intendano adottare per garantire comunque la ripresa produttiva del sito Sider Alloys.
(4-04448)

  Risposta. — Con riferimento all'interrogazione in esame, sentita la direzione generale competente del Ministero dello sviluppo economico e il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, si rappresenta quanto segue.
  L'interrogante fa riferimento alla crisi dello stabilimento ex Alcoa di Portovesme, iniziata nel 2012, quando l'azienda americana annuncia di voler interrompere la produzione di alluminio nel sito in questione.
  A riguardo, è opportuno ricordare sinteticamente i punti principali della vicenda.
  Con decreto del Ministero dello sviluppo economico del 13 settembre 2016 il polo di Portovesme è stato riconosciuto come area di crisi industriale complessa con impatto significativo sulla politica industriale nazionale.
  Nel dicembre 2017 è stato sottoscritto un Accordo di programma tra il Ministero dello sviluppo economico, la regione Sardegna e Invitalia, funzionale al contratto di sviluppo proposto dalla società Sider Alloys per il rilancio dell'area industriale di Portovesme.
  Il 15 febbraio 2018 è poi avvenuto il trasferimento della proprietà dello
smelter ex Alcoa alla società svizzera. Con il citato accordo, il Ministero dello sviluppo economico e la regione Sardegna hanno deciso di sostenere gli investimenti industriali che la società acquirente intende realizzare negli anni 2018-2021, volti alla riattivazione del sito in parola, inattivo dal 2012.
  Nel merito, giova informare che il gruppo Sider Alloys ha inviato, in data 27 marzo 2019 e 17 maggio 2019, la documentazione relativa al Sal1 per circa 25 milioni di euro e, successivamente in data 11 giugno 2019, ha presentato una richiesta di variazione sostanziale del programma di investimenti che ha previsto una modifica del paradigma tecnologico, funzionale al risparmio energetico ed all'incremento ed efficientamento della capacità produttiva, nonché un incremento della spesa a circa 148 milioni di euro.
  Per la variante il gestore Invitalia ha espresso parere positivo e si sta attualmente perfezionando il processo di approvazione formale della stessa. Contestualmente sono in corso le verifiche relative alla rendicontazione del primo Sal.
  Nello specifico degli aspetti legati alle procedure di bonifica del sito in parola, nell'ambito del protocollo ambientale cui fa riferimento l'interrogante, il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare ha riferito che il progetto di bonifica dei suoli, approvato nel 2015, risulta in corso di realizzazione mentre per la falda sono attive le misure di prevenzione.
  Si ricorda, inoltre, che da maggio 2018 è attivo presso il Ministero dello sviluppo economico il tavolo di crisi riguardante la situazione dello stabilimento Sider Alloys-Alcoa di Portovesme, al fine di verificare lo stato di avanzamento del cronoprogramma che dovrebbe portare al riavvio delle attività nello stabilimento in parola, attraverso il
revamping degli impianti e alla risoluzione delle criticità connesse.
  L'8 novembre 2019 si è poi svolta una nuova riunione con l'obiettivo primario di sciogliere uno dei nodi dirimenti della vicenda: il costo energetico. Si mira, infatti, ad individuare una possibile convergenza verso un costo funzionale alla ripresa delle attività di Sider Alloys.
  Occorre rilevare, tuttavia, che il mercato nazionale ed europeo offrono oggi – per un grande consumatore di energia, quale lo
smelter di Portovesme – opportunità di approvvigionamento a condizioni competitive nel medio e lungo termine. Tali opportunità, insieme alle agevolazioni già esistenti per le produzioni manifatturiere energivore, costituiscono un mix di strumenti che, ottimizzati, arrivano a raggiungere l'obiettivo.
  Peraltro, proprio qualche settimana fa il confronto con Sider Alloys è arrivato ad un momento che ci si augura conclusivo. È stata, infatti, consegnata una nota alla Sider Alloys con la quale viene confermato il quadro delle opportunità attivabili e le condizioni legate al prezzo dell'energia che consentono all'azienda la ripartenza della produzione.
  Inoltre, con tale lettera si è inteso dare risposta alla richiesta avanzata dall'azienda nello scorso agosto, con la quale si chiedeva di poter completare gli approfondimenti necessari, considerando anche gli aspetti connessi alla disciplina Ets.
  Con l'approvazione del decreto-legge 3 settembre 2019, n. 101, convertito in legge 2 novembre 2019, n. 128, anche questa richiesta ha trovato una precisa risposta.
  Infatti, tale legge prevede, all'articolo 13, l'istituzione di un «Fondo per la transizione energetica del settore industriale», la cui finalità è il sostegno dei settori esposti al rischio di delocalizzazione a causa dei costi indiretti connessi al sistema Ets che gravano sul prezzo dell'energia.
  In conclusione, il Ministero dello sviluppo economico sta lavorando in modo sinergico al fine di garantire quanto definito attraverso il
Memorandum of Understanding e individuare una soluzione sostenibile che possa assicurare il percorso di rilancio dello stabilimento ex Alcoa e il conseguente riassorbimento dei lavoratori in cassa integrazione, nel rispetto degli impegni assunti dall'azienda e nel mantenimento della totalità della forza lavoro.
La Sottosegretaria di Stato per lo sviluppo economico: Alessandra Todde.


   MURONI. — Al Ministro dell'interno, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   messaggi di sostegno sono stati pubblicati su Facebook da alcuni cittadini sestesi a favore del sindaco di Sesto San Giovanni in seguito agli atti d'accusa lanciati da molti partiti di opposizione nei confronti dello stesso sindaco, tacciato di violare la privacy dei cittadini e di usare «due pesi e due misure» nei confronti di chi imbratta i muri della città;

   il caso dei volantini affissi da un gruppo di cittadini per contestare le politiche dell'amministrazione in materia di asili nido si sta trasformando in una bufera che travalica i confini della politica. La cronaca dei fatti è un crescendo di ostilità: il 26 febbraio un gruppo di persone aveva affisso nottetempo dei volantini nei quali poneva alcuni domande al sindaco in fatto di nidi comunali;

   nel giro di 48 ore il primo cittadino aveva schierato i suoi vigili e individuato, grazie ai sistemi di videosorveglianza, i volti di almeno 4 delle persone che hanno compiuto l'attacchinaggio;

   la vicenda si sarebbe conclusa qui se non fosse che il sindaco ha deciso di pubblicare sui social network uno dei video delle telecamere di sicurezza del comune, nel quale si intravedono le sagome dei quattro contestatori. Il sindaco li attacca definendoli «i soliti pochi rappresentanti della sinistra» e additandoli come «imbrattatori» e «portatori di fake news», ma soprattutto li mette alla berlina dei cittadini che sotto il suo post commentano definendoli «pagliacci» e chiedendo di pubblicare i nomi dei responsabili;

   è del tutto evidente che ci si trova di fronte a un utilizzo di risorse e tecnologie che violano la privacy e azzerano la libertà di pensiero. Inoltre, il regolamento della videosorveglianza vieta l'uso delle immagini delle telecamere per fini estranei alle indagini e recita che «il Comune può disporre l'utilizzo degli impianti comunali di videosorveglianza ai fini di prevenzione e repressione di fatti delittuosi. I dati raccolti possono essere utilizzati solo dalle autorità»;

   è del tutto evidente che i video pubblicati dovevano essere gestiti solo dalle forze dell'ordine e che non potevano essere consegnati a terze persone se non dietro richiesta della magistratura; invece, sono stati consegnati al sindaco e a terze persone;

   a tal proposito, si ricorda che alcuni mesi fa era stato denunciato che erano stati affissi abusivamente volantini firmati da due assessori. Nonostante alcune email al sindaco e alla polizia locale, nessuno si è mosso. Se i cittadini devono essere multati, devono essere multati anche gli altri imbrattatori –:

   se il Governo sia a conoscenza di quanto riportato in premessa e se non ritenga di adottare iniziative normative, alla luce delle criticità rilevate nel caso in questione, per tutelare la privacy dei cittadini con riferimento all'uso dei sistemi di videosorveglianza e alla diffusione di immagini sui social network.
(4-02517)

  Risposta. — In merito all'ipotizzato uso improprio da parte del sindaco di Sesto San Giovanni (Milano) delle immagini del sistema di videosorveglianza, la competente prefettura ha reso noto che, effettivamente, in data 1° marzo 2019, il predetto amministratore ha pubblicato sul proprio profilo «Facebook» un video del 26 febbraio 2019, estrapolato dalle telecamere di videosorveglianza del comune, che registrava un gruppo di persone intente ad affiggere in spazi non consentiti, volantini di dissenso alle politiche dell'amministrazione comunale in materia di asili nido.
  Sul
post il sindaco ha, altresì, dichiarato di avere riconosciuto i responsabili, ai quali sarebbero state comminate le relative sanzioni amministrative. In consiglio comunale, l'opposizione ha stigmatizzato l'utilizzo da parte del sindaco delle predette registrazioni, affermando che, nella veste di titolare del trattamento dei dati personali, avrebbe utilizzato i filmati secondo finalità difformi dalla vigente normativa.
  Risulta, inoltre, che la polizia locale di Sesto San Giovanni, in data 28 febbraio 2019, all'esito della visione delle telecamere, ha sanzionato amministrativamente, per violazione dell'articolo 23 del regolamento di polizia urbana, un cittadino riconosciuto come uno degli autori delle affissioni abusive.
  Per la suddetta vicenda non risulta, infine, che sia stata sporta denuncia presso gli uffici di polizia di Sesto San Giovanni.
  Si rammenta, su un piano più generale, che la videosorveglianza, quando dia luogo alla rilevazione a distanza di immagini riproducenti persone che possono essere direttamente o indirettamente identificate, costituisce un'operazione di trattamento dei dati personali, da effettuare in conformità alla disciplina in materia di protezione dei dati personali.
  Quest'ultima è rinvenibile nel regolamento dell'Unione europea n. 2016/679 del 27 aprile 2016, recante la normativa generale sulla protezione dei dati personali, nonché nella normativa speciale contenuta nel decreto legislativo 18 maggio 2018, n. 51, applicabile esclusivamente al trattamento dei dati personali effettuati per finalità di prevenzione, indagine, accertamento e perseguimento dei reati, o esecuzione di sanzioni penali.
  Per quanto concerne le amministrazioni comunali, trova anche applicazione il decreto-legge 23 febbraio 2009, n. 11, che costituisce la base giuridica del trattamento dei dati personali mediante strumenti di videosorveglianza effettuato dai comuni esclusivamente ai fini di tutela della sicurezza urbana. In particolare, il predetto decreto prevede che i comuni possano utilizzare sistemi di videosorveglianza in luoghi, pubblici o aperti al pubblico, prescrivendo altresì che la conservazione dei dati, delle informazioni e delle immagini raccolte mediante l'uso dei sistemi, di videosorveglianza è limitata ai sette giorni successivi alla rilevazione, fatte salve speciali esigenze di ulteriore conservazione.
  Tali fonti normative, pur prevedendo numerose disposizioni di carattere generale applicabili anche alla videosorveglianza, non contemplano tuttavia specifiche previsioni per tale peculiare modalità di raccolti dei dati personali. Per ovviare a tale lacuna, il Garante per la protezione dei dati personali, è intervenuto ripetutamente con provvedimenti regolatori
ad hoc, da ultimo con il provvedimento in materia di videosorveglianza dell'8 aprile 2010, che contiene prescrizioni vincolanti per tutti i soggetti pubblici e privati che intendano avvalersi del sistema in esame.
  Da tale articolato quadro normativo discendono rilevanti vincoli per il titolare del trattamento, tra i quali si evidenziano: l'obbligo di rispettare i principi generali di liceità, correttezza e trasparenza del trattamento; l'obbligo di adottare misure tecnico-organizzative adeguate per garantire un trattamento conforme alle disposizioni in materia, nonché il dovere di assicurare agli interessati la possibilità di esercitare i diritti di informativa di accesso e di cancellazione dei dati. Più nello specifico, il provvedimento del Garante prescrive che gli interessati debbano essere sempre informati che stanno per accedere ad una zona videosorvegliata, prevedendo a tal fine l'utilizzo di apposita cartellonistica con la dicitura «area videosorvegliata» da collocare in prossimità del raggio d'azione della telecamera.
  Particolare attenzione, ancora, è posta sulle misure di sicurezza fisica e informatica da adottare per proteggere i dati personali dal rischio di distruzione e di perdita, anche accidentale, di accesso non autorizzato, di trattamento non consentito o non conforme alle finalità della raccolta, nonché sulla durata della conservazione eventuale delle immagini.

Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Achille Variati.


   MURONI e PALAZZOTTO. — Al Ministro dell'interno, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   «Qui abita Mohamed con la famiglia (...) qui due albanesi (...) in questa palazzina altri immigrati (...)»: in un video pubblicato su Facebook e in seguito rimosso due esponenti di Fratelli d'Italia di Bologna hanno effettuato una sorta di «schedatura» passando in rassegna citofoni e portoni e mostrando nomi e cognomi e indirizzi degli stranieri che occupano alloggi popolari del capoluogo emiliano. Un modo – a loro dire – di denunciare come i criteri di assegnazione delle case pubbliche penalizzino gli italiani. Ma i due ora dovranno fare i conti con una segnalazione al Garante per la protezione dei dati personali e possibili conseguenze legali per istigazione all'odio, come riportato in un articolo pubblicato, il 11 novembre 2019, sul sito online del Corriere della Sera;

   protagonisti dell'iniziativa sono stati due esponenti politici, uno nazionale e uno comunale, entrambi appartenenti a Fratelli d'Italia che hanno passato in rassegna diversi fabbricati di alloggi popolari a Bologna: l'inquadratura mostra i nomi sui portoni e sui campanelli d'ingresso, sottolineando in molti casi come la maggioranza degli inquilini siano immigrati. Famiglie che occupano abusivamente quelle case? Che non sono in regola con il pagamento dei canoni? Il video non lo specifica, si limita a mettere in evidenza l'origine di chi vi abita per arrivare a dimostrare una «discriminazione» a danno degli italiani. Quanto alla riservatezza «Ci diranno che stiamo violando la privacy – afferma nel video uno di loro – ma non ce ne frega assolutamente nulla, perché se stai in un alloggio popolare e c'è il tuo nome sul campanello bisogna che ti metta nell'ottica che poi qualcuno può andare a vedere»;

   l'intemerata non è passata inosservata: Cathy La Torre, avvocata bolognese e promotrice della campagna «Odiare ti costa» ha prima denunciato l'episodio su twitter e poi presentato un esposto al Garante per la protezione dei dati personali. Si tratterebbe a suo avviso di un comportamento che viola le basilari norme della privacy (i dati sono stati diffusi senza il consenso degli interessati) ma non solo. «Sulle case e i negozi degli ebrei i nazisti affiggevano cartelli che potessero agevolarne il riconoscimento. Oggi il censimento della razza che “ruba” agli ariani si fa con “telecamera”», scrive La Torre. «Quelle famiglie – prosegue – abitano in quelle case legittimamente, non le hanno rubate a nessuno, sono state assegnate loro per diritto. Quale sarebbe la loro colpa? Perché sottoporli a questa violenza? Ovviamente la loro colpa è essere stranieri, essere di un'altra “razza”, essere carne da macello elettorale» –:

   se il Governo sia a conoscenza di quanto riportato in premessa e se non ritenga di adottare iniziative normative, alla luce delle criticità rilevate nel caso in questione, per tutelare la privacy dei cittadini con riferimento all'uso di sistemi di videoregistrazione e alla loro diffusione sui social network.
(4-04099)

  Risposta. — Nei giorni scorsi, sul proprio profilo Facebook, un ex consigliere comunale di Bologna ha denunciato l'esistenza di un video girato dal parlamentare Galeazzo Bignami e dal consigliere comunale di Bologna, Marco Lisei.
  Il video, pubblicato sul profilo
Facebook dei due esponenti politici, è stato successivamente rimosso, sebbene sia stato ampiamente diffuso, seppure in forma non integrale, dagli organi di informazione.
  Nel video, girato in una data imprecisata, appaiono i due esponenti politici che si filmano in una strada, affermando di trovarsi nel quartiere della Bolognina, definito luogo simbolo del degrado del capoluogo emiliano.
  Nella circostanza, gli stessi annunciano di voler documentare, con lo stesso video, una situazione nota ai residenti che, a loro parere, avrebbe dovuto essere portata anche all'attenzione dell'amministrazione cittadina.
  I due esponenti politici, nel riprendere un complesso di palazzine dell'Azienda casa Emilia Romagna (Acer) destinate all'edilizia popolare, affermano che gli appartamenti nelle stesse ubicati sono stati consegnati da poche settimane agli inquilini e che, in particolare al numero civico 2 del complesso, i cognomi degli assegnatari sarebbero tutti stranieri, con l'unica eccezione di una famiglia italiana.
  A conferma di quanto affermato, il video prosegue con la ripresa del citofono e con la lettura dei cognomi stranieri che vi compaiono. A conclusione, l'onorevole Bignami dichiara che il 59 per cento del totale degli alloggi disponibili sarebbero stati assegnati a cittadini stranieri.
  Sul punto, il presidente dell'Acer Alessandro Alberani, a smentita del dato percentuale enunciato dall'onorevole Bignami, è intervenuto sulla stampa per precisare che, sul totale degli alloggi di edilizia residenziale pubblica, l'80 per cento risulta assegnato a cittadini italiani.
  Risulta altresì che l'ex consigliere comunale di Bologna, che ha denunciato l'esistenza del video, abbia segnalato l'episodio, in relazione ai profili relativi alla tutela della riservatezza personale, al Garante della
privacy per la violazione degli articoli 6, 13 e 35 del regolamento (UE) 679/2016.
  Per quanto concerne invece eventuali profili inerenti l'ordine pubblico e la sicurezza, la locale questura non ha ricevuto specifiche segnalazioni o denunce.
  In tale contesto – ferme restando le valutazioni che saranno effettuate dal Garante della
privacy in relazione agli eventuali profili di illiceità delle condotte denunciate, nonché alle possibili conseguenze di carattere sanzionatorio – occorre richiamare un principio sancito dalla Corte Costituzionale.
  La Consulta, più volte chiamata a pronunciarsi sul diritto all'abitazione, ha statuito la mancanza di differenze sostanziali tra cittadini italiani e stranieri nell'accesso agli alloggi pubblici (sentenze n. 106 del 2018 e 168 del 2014).
  La Corte richiama anche il diritto eurounitario, e in particolare la direttiva CE 2003/109, recepita nel 2007 dal nostro ordinamento, che prevede, tra l'altro, che i soggiornanti di lungo periodo (i cittadini extracomunitari che risiedono regolarmente in uno Stato membro da almeno 5 anni) sono equiparati ai cittadini dello Stato membro in cui si trovano per il godimento dei servizi e delle prestazioni sociali, tra i quali rientra l'assegnazione di alloggi di edilizia residenziale pubblica.
  La Corte, nel pronunciarsi sulla legittimità di alcune leggi regionali che prevedevano un requisito minimo di residenza nella regione superiore ai cinque anni per poter accedere all'assegnazione di alloggi di edilizia residenziale pubblica, ha anche osservato che la valutazione di irragionevolezza e di mancanza di proporzionalità di tale requisito si risolve in una formula dissimulata di discriminazione nei confronti dei cittadini stranieri.
  Concludendo, occorre in ogni caso ribadire che tutte le iniziative che possono generare fenomeni di intolleranza e alimentare un clima di contrapposizione tra cittadini sono da ritenersi gravi e assolutamente da stigmatizzare. Soprattutto se poste in essere da rappresentanti delle istituzioni.

Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Matteo Mauri.


   PALMISANO. — Al Ministro dell'interno, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   notizie di stampa recenti (Lecce Prima del 25 marzo 2019, Ostuni Notizie del 5 maggio 2019, La Gazzetta del Mezzogiorno del 7 giugno 2019) hanno portato all'attenzione dell'opinione pubblica la vicenda relativa a 30 dipendenti, su un totale di circa 500, della ditta Gial Plast s.r.l. – Servizi di Igiene Urbana e Ambientale, con sede a Taviano (LE), ai quali, dopo una prima lettera del 16 aprile 2019 recante una contestazione disciplinare da parte del datore di lavoro, in data 8 maggio 2019 è stato comunicato, attraverso una seconda missiva, il licenziamento disposto nei loro confronti, a seguito di una informativa interdittiva ai sensi degli articoli 84 e 91 del decreto legislativo n. 159 del 2011, emessa dalla prefettura di Lecce nei confronti della Gial Plast s.r.l., per la quale veniva decretata la cancellazione dall'elenco dei fornitori, prestatori di servizi ed esecutori di lavori non soggetti a tentativo di infiltrazione mafiosa (cosiddetta «white list») dovuta, secondo quanto comunicato dai vertici della società, anche alla sussistenza di condanne penali in capo ai dipendenti sopracitati;

   in particolare, a questi ultimi è stata contestata, a seguito di specifici accertamenti che hanno evidenziato le condanne penali passate, una incompatibilità con le prescrizioni normative in materia a cui sono soggette le imprese, in materia di legge antimafia;

   secondo le stesse fonti di stampa in molti casi si tratterebbe di carichi pendenti molto risalenti nel tempo e non riferibili ad ipotesi di possibile infiltrazione mafiosa (ad esempio furto di bicicletta);

   su analoga vicenda è intervenuta anche la sentenza n. 11189 del 2018 del tribunale di Bari che ha accolto il ricorso di un dipendente nei confronti della società datrice di lavoro sottoposta a interdittiva antimafia, annullando il licenziamento disposto nei confronti del lavoratore e condannando l'azienda al reintegro dello stesso nel posto di lavoro e al pagamento di una indennità risarcitoria sino all'effettiva integrazione;

   di recente un caso simile si è verificato per 14 lavoratori della società pugliese Ecotecnica, operante nella raccolta dei rifiuti, preventivamente sospesi dall'azienda perché gravati da precedenti penali, successivamente ricollocati nella stessa a seguito del «congelamento» dei provvedimenti di sospensione a loro carico e in attesa di un tavolo di discussione tra società e sindacati sulla vicenda –:

   quali iniziative di carattere normativo, il Governo intenda porre in essere per impedire che l'applicazione della cosiddetta «interdittiva antimafia» generi risvolti abnormi, come nel caso dei lavoratori della Gial Plast s.r.l. che hanno scontato condanne risalenti a 20-25 anni fa non attinenti a reati di stampo mafioso.
(4-03143)

  Risposta. — Sulla questione concernente i licenziamenti di trenta dipendenti della Gial Plast s.r.l., impresa operante nel settore dei rifiuti e titolare del servizio di raccolta in molti comuni del Salento e della Puglia, disposti a seguito di interdittiva antimafia, adottata dalla prefettura di Lecce in data 15 marzo 2019, giova evidenziare, in via preliminare, i caratteri propri di tale provvedimento amministrativo.
  L'interdittiva antimafia è un provvedimento di carattere amministrativo avente natura cautelare e preventiva (Consiglio di Stato, Sez. III, sentenza 30 gennaio 2019, n. 758), adottato in un'ottica di bilanciamento tra la tutela dell'ordine e della sicurezza pubblica e la libertà di iniziativa economica riconosciuta dall'articolo 41 della Costituzione, ai sensi del decreto legislativo n. 159 del 2011 (cosiddetto codice antimafia), nell'ambito di una fattispecie di «pericolo» e non di «danno».
  In relazione al caso specifico, si precisa che nell'interdittiva antimafia in questione sono state prese in considerazione le posizioni di ben quarantasette soggetti controindicati, numero non certamente trascurabile, alcuni dei quali in servizio alla data dell'interdittiva stessa ed altri che avevano prestato servizio per la società in passato. Tra costoro figuravano sia soggetti ai vertici di una consorteria mafiosa sia soggetti appartenenti a famiglie notoriamente legate agli ambienti della locale criminalità organizzata di stampo mafioso.
  Secondo quanto riferito dalla prefettura di Lecce, la stampa locale ha dato ampio risalto alla notizia dell'interdittiva antimafia a carico della Gial Plast e, a seguito del clamore mediatico suscitato, si è sviluppata un'accesa azione di protesta coordinata dalle organizzazioni sindacali che hanno lamentato l'avvio di procedure di sospensione dei lavoratori gravati da precedenti penali.
  Il 1° aprile 2019 il prefetto di Lecce ha incontrato i rappresentanti delle organizzazioni sindacali ai quali ha riferito che il procedimento volto all'adozione di una misura interdittiva antimafia si caratterizza per essere molto articolato, riguardando una molteplicità di aspetti, evidenziando come nel caso di specie, la circostanza dei precedenti penali dei lavoratori dell'impresa avesse rappresentato solo uno degli elementi indiziari che ha portato all'adozione del provvedimento.
  Va, dunque, precisato che l'interdittiva antimafia, lungi dall'essere una misura afflittiva a carico dei lavoratori, ha come obiettivo quello di «affermare ... il “potere della legge” verso il contropotere perseguito dalle mafie» (Consiglio di Stato, sentenza 758/2019 cit.).
  Tale provvedimento, come detto di carattere preventivo, non può essere rappresentato come una minaccia per i lavoratori, costituendo invece uno strumento di contrasto all'infiltrazione mafiosa nel mondo imprenditoriale.
  Si precisa, inoltre, che la Gial Plast s.r.l., a seguito dell'adozione dell'interdittiva antimafia, è stata altresì destinataria di due provvedimenti prefettizi di applicazione della misura della straordinaria e temporanea gestione ai sensi dell'articolo 32 del decreto-legge n. 90 del 2014, adottati sia per assicurare la continuità di un servizio pubblico essenziale e indifferibile, quale è quello di igiene urbana e raccolta differenziata dei rifiuti svolto dall'impresa, sia per salvaguardare i livelli occupazionali della stessa azienda.
  La misura della straordinaria e temporanea gestione della Gial Plast s.r.l. è stata poi sostituita dal controllo giudiziario disposto
ex articolo34-bis, comma 6, del decreto legislativo n. 159 del 2011 del Tribunale di Lecce Seconda sezione penale – Ufficio misure di prevenzione con ordinanza n. 140/2019 in data 28 giugno 2019, depositata il 4 luglio 2019, per la durata di anni due, a seguito di apposita istanza presentata dalla compagine societaria.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Matteo Mauri.


   ROBERTO ROSSINI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   il commissariato di pubblica sicurezza di Fano, tra il 2019 e il 2020, sarà interessato da una riduzione del personale a causa di pensionamenti per limiti d'età e per il raggiungimento dei requisiti contributivi, che determinerà la perdita complessiva di 9 uomini sulla forza effettiva che, al momento, è di 42 unità;

   non è attualmente prevista alcuna forma di integrazione o sostituzione delle predette unità per le quali è previsto il pensionamento;

   gran parte del personale prossimo al pensionamento consiste in ufficiali di polizia giudiziaria che hanno finora diretto settori delicati e determinanti per l'efficienza del commissariato, con la ovvia conseguenza che lo stesso non potrà più avvalersi dell'opera di uomini di notevole esperienza e professionalità;

   tale riduzione di personale, per le ragioni sopra esposte, non potrà che ripercuotersi negativamente sul controllo del territorio su cui il commissariato esercita la propria giurisdizione –:

   quanti uomini si preveda di assegnare al commissariato di pubblica sicurezza di Fano per far fronte ai pensionamenti di cui in premessa e con quali tempistiche.
(4-04333)

  Risposta. — Sulla base di quanto rappresentato dalla direzione centrale per le risorse umane del dipartimento di pubblica sicurezza, la situazione numerica degli organici del commissariato di pubblica sicurezza di Fano, aggiornata al 1° gennaio dell'anno in corso, è costituita da 43 elementi, a cui devono aggiungersi – per completare il quadro d'insieme in cui operano le forze dell'ordine della cittadina in questione – una sottosezione della polizia autostradale, una compagnia e una stazione dell'Arma dei carabinieri, oltre a una compagnia della Guardia di finanza.
  Il questore di Pesaro e Urbino ha comunicato al riguardo che, presso il commissariato in argomento, nel corso del 2019 sono stati collocati in quiescenza tre dipendenti appartenenti al ruolo dei sovrintendenti.
  Tra gli appartenenti al ruolo degli ispettori, lo scorso ottobre è stato collocato in quiescenza un dipendente, mentre altri 3 andranno in quiescenza tra gennaio e settembre del 2020.
  Si precisa che tutti i dipendenti in questione saranno posti in quiescenza per raggiunti limiti di età e che, allo stato attuale, non vi sono domande di pensionamento per raggiungimento dei requisiti contributivi.
  Presso il presidio in parola, nel mese di dicembre, hanno preso servizio un agente in prova, un assistente capo, trasferita dalla sottosezione autostradale della polizia stradale, e 2 vice ispettori.
  Da ultimo, per completezza d'informazione si evidenzia che, in materia di sicurezza urbana e integrata, il comune di Fano – nell'ambito della procedura espletata ai sensi dell'articolo 5, comma 2-
ter, del decreto-legge 20 febbraio 2017, n. 14, convertito, con modificazioni, dalla legge 18 aprile 2017, n. 48 – avendo conseguito una posizione utile in graduatoria, è stato ammesso al finanziamento statale per la somma di 59 mila euro, finalizzata alla realizzazione dei sistemi di videosorveglianza urbana.
  Si assicura, in ogni caso, che le esigenze del presidio di Fano saranno tenute nella debita considerazione in occasione della programmazione dei prossimi potenziamenti degli organici, in linea con uno degli obiettivi prioritari del Governo che è quello di rafforzare l'azione delle Forze di polizia e di incrementare i servizi di prevenzione e controllo del territorio e di tutela dell'ordine e sicurezza pubblica. Ne costituisce tangibile dimostrazione il recentissimo decreto-legge n. 162 del 2019, con l'introduzione di misure normative finalizzate ad assunzioni straordinarie per complessive 2.369 unità delle forze di polizia.

Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Achille Variati.


   SIRAGUSA. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   nel periodo compreso tra il 23 e il 26 maggio 2019 si sono svolte in tutti i Paesi membri dell'Unione europea le elezioni per il rinnovo del Parlamento europeo;

   dal portale internetopen-data del Ministero dell'interno si evince che il numero totale di elettori residenti all'estero era pari a 1.673.837, mentre il numero di votanti è stato pari a 127.926 con una conseguente partecipazione al voto pari al 7,7 per cento;

   i cittadini italiani residenti nei Paesi dell'Unione europea avevano la possibilità di scegliere se votare per i candidati al Parlamento europeo del Paese di residenza ovvero per i candidati nella circoscrizione italiana presso le sezioni elettorali istituite dalle ambasciate e dai consolati oppure in Italia;

   le persone temporaneamente residenti in un Paese membro dell'Unione europea, nonché i familiari conviventi, hanno potuto invece votare per i candidati nella circoscrizione italiana, presentando apposita domanda tramite l'ufficio consolare di riferimento –:

   quanti siano i cittadini residenti all'estero che abbiano esercitato l'opzione di voto per i candidati dei Paesi di residenza ovvero quanti abbiano esercitato l'opzione di voto in Italia;

   se il numero dei votanti indicato nel portale open-data del Ministero dell'interno comprenda sia coloro che abbiano votato per i candidati al Parlamento europeo del Paese di residenza sia coloro che abbiano votato per i candidati nella circoscrizione italiana.
(4-03719)

  Risposta. — In occasione delle elezioni europee del maggio 2019, sulla base delle comunicazioni trasmesse dai comuni, risultano 83 i cittadini italiani ritornati in Italia per votare.
  I cittadini italiani residenti in altro Stato dell'Unione europea, che hanno scelto di votare per i candidati al Parlamento europeo dello stesso Stato in cui risiedono, sono stati 118.834.
  Il dato pubblicato nel portale
internet del Ministero dell'interno, 127.926, si riferisce al numero complessivo degli elettori italiani residenti negli Stati dell'Unione europea, compresi quelli temporaneamente residenti, che hanno votato per i candidati italiani a parlamentare europeo nei seggi appositamente istituiti dai consolati.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Achille Variati.


   VILLANI, SURIANO, PIERA AIELLO, PALLINI, MENGA, DE LORENZO, TUZI, GALLO, CASA, ELISA TRIPODI, BILOTTI, DAVIDE AIELLO, AMITRANO, NAPPI, GRIMALDI, IORIO, PROVENZA, SARLI, MASSIMO ENRICO BARONI, DORI, ADELIZZI, SAPIA e TESTAMENTO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   nel comune di Pagani, in provincia di Salerno, il 26 maggio 2019 si sono svolte le elezioni amministrative per il rinnovo del consiglio comunale e della carica di sindaco della città;

   non avendo nessun candidato raggiunto il 50 per cento più uno dei consensi durante la tornata elettorale del 26 maggio, si è provveduto in data 9 giugno al ballottaggio tra i due candidati che al primo turno avevano raggiunto il maggior numero di consensi;

   in seguito al ballottaggio è risultato eletto il candidato del centro-destra Alberico Gambino;

   in data 13 giugno l'ufficio elettorale centrale ha proclamato eletto il Signor Gambino quale sindaco di Pagani;

   il 14 giugno dagli organi di stampa si apprendeva di una sentenza emessa in data 15 maggio 2019 e pubblicata l'11 giugno attraverso la quale la Corte di cassazione con ordinanza Sez. 1 n. 15725, rigettava il ricorso proposto dal signor Gambino in merito all'incandidabilità dello stesso ex articolo 143, comma 11, del decreto legislativo n. 267 del 2000, rendendo di fatto definitivo il provvedimento di incandidabilità; nella stessa giornata del 14 giugno il presidente dell'ufficio centrale deputato alla verifica dei risultati ed alla proclamazione degli eletti relativamente alle elezioni amministrative svoltesi presso il comune di Pagani, inviava una nota al Ministero dell'interno, attraverso la quale informava il Ministero della problematica;

   la prefettura ha chiesto al Ministero, dipartimento per gli affari interni e territoriali, un parere in merito alla legittimità dell'eventuale nomina della giunta da parte del sindaco neoeletto e degli eventuali atti amministrativi da lui compiuti;

   in data 26 giugno la prefettura di Salerno con nota n. 0084592 ha comunicato al comune di Pagani, in base a quanto previsto dall'articolo 16, comma 2, del decreto legislativo n. 235 del 2012, la decadenza di diritto del sindaco neoeletto e l'impossibilità per lo stesso di nominare la giunta; il 27 giugno, il comune di Pagani nella persona del Segretario generale, con nota n. 0031072, comunicava al neoeletto sindaco la decadenza di diritto dalla carica e la nullità di tutti gli atti fino a quel momento adottati, per effetto del provvedimento di incandidabilità sancito dalla Corte di cassazione;

   il sindaco Gambino nei giorni successivi alla sua elezione ha nominato la giunta del comune di Pagani contravvenendo a quanto stabilito e comunicato dalla prefettura;

   il 1° luglio si è riunito il consiglio comunale di Pagani che ha convalidato l'elezione del sindaco;

   oggi il comune di Pagani si ritrova in una situazione irreale, con un sindaco decaduto di diritto in conseguenza di una sentenza definitiva emanata dalla Corte di cassazione, e che, nonostante ciò continua ad amministrare la città senza tener conto delle conseguenze che questo può avere nei confronti della cittadinanza –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti e quali iniziative di competenza intenda intraprendere al fine di risolvere la problematica in questione, riportando stabilità e legalità nel comune di Pagani.
(4-04363)

  Risposta. — Con l'interrogazione in esame l'interrogante, nel richiamare l'attenzione del Ministro dell'interno sulla convalida effettuata in data 1° luglio 2019 da parte del consiglio comunale di Pagani dell'elezione del Sindaco Cambino, chiede chiarimenti in merito alla vicenda.
  Come è noto il citato Sindaco, candidato nelle ultime consultazioni elettorali, ha ottenuto nel turno di ballottaggio del 9 giugno 2019 il maggior numero di voti. Il successivo 13 giugno, l'ufficio centrale preposto alla verifica dei risultati e alla proclamazione degli eletti ha proceduto alla proclamazione del primo cittadino.
  Il giorno seguente, il presidente dell'ufficio centrale ha comunicato alla prefettura di Salerno che solo nel pomeriggio del 13 giugno, dopo l'avvenuta convalida, ha acquisito conoscenza dell'ordinanza della Corte di cassazione, pubblicata l'11 giugno 2019, con la quale era stata dichiarata, in via definitiva, l'incandidabilità del suddetto Gambino, ai sensi dell'articolo 143, comma 11, del Testo unico enti locali.
  Inoltre, il 30 giugno 2019 il consiglio comunale ha proceduto alla convalida del Sindaco – che nel frattempo aveva nominato la giunta – e degli altri consiglieri eletti.
  A seguito dei predetti fatti, il 22 luglio 2019, il prefetto di Salerno, ritenendo sussistenti i presupposti di legge, ha promosso l'azione popolare per la decadenza dalla carica di Sindaco nei confronti del citato Gambino, ai sensi dell'articolo 70 del Tuel.
  Sulla questione è stato instaurato un contenzioso in merito al quale, il tribunale di Nocera Inferiore, con ordinanza pubblicata il 9 ottobre 2019, ha accolto il ricorso proposto dall'Avvocatura distrettuale dello Stato nell'interesse del prefetto di Salerno, dichiarando decaduto il dottor Gambino dalla carica di Sindaco del comune di Pagani.
  Dalla data di pubblicazione della predetta ordinanza, il Gambino si è astenuto dallo svolgimento delle funzioni di Sindaco.
  Intervenuto poi il passaggio in giudicato della citata ordinanza, della quale il consiglio comunale ha preso atto con apposita deliberazione, è stato avviato l’
iter per lo scioglimento del consiglio comunale di Pagani, in base al combinato disposto degli articoli 141, comma 1, lettera b), n. 1 e 53, comma 1, del Tuel.
  In base alla predetta normativa, a seguito della pronuncia di scioglimento del consiglio comunale per decadenza del sindaco, il consiglio e la giunta comunale rimangono in carica sino alle successive elezioni amministrative.
  Per il comune in questione le elezioni amministrative si terranno nella prossima primavera e, fino a quella data, le funzioni di sindaco saranno svolte dal vicesindaco.

Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Carlo Sibilia.


   ZANICHELLI, SPADONI e GRIPPA. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 78 del testo unico delle leggi sull'ordinamento degli enti locali decreto legislativo n. 267 del 2000 – Tuel, al comma 3 reca che «I componenti della Giunta Comunale competenti in materia di urbanistica, di edilizia di lavori pubblici devono astenersi dall'esercitare attività professionale in materia di edilizia privata e pubblica nel territorio da essi amministrato»;

   nella delibera dell'Autorità nazionale anticorruzione (Anac) n. 1307 del 14 dicembre 2016, recante «Richiesta di parere concernente l'applicazione dell'art. 78 comma 3 del decreto legislativo n. 267/2000 (T.U.E.L.) nei confronti dell'Assessore municipale ai lavori pubblici e del Presidente della Commissione Lavori Pubblici, entrambi esercenti, nel territorio del Municipio, la libera professione, rispettivamente, di architetto e geometra. Comune di Roma. Fascicolo n. 3721/2016», tenuto conto anche dalla delibera dell'Anac n. 833 del 3 agosto 2016, concernente «Linee guida in materia di accertamento delle inconferibilità e delle incompatibilità degli incarichi amministrativi da parte del responsabile della prevenzione della corruzione. Attività di vigilanza e poteri di accertamento dell'ANAC in caso di incarichi inconferibili e incompatibili», l'Autorità ha ribadito e confermato che un assessore deve astenersi dall'attività professionale all'interno del comune interessato e che è «sufficiente constatare che la mancata sottoscrizione o partecipazione diretta dell'assessore alla pratica edilizia presentata presso l'ufficio tecnico, poiché curata dagli altri associati allo studio, non solleva il medesimo da quella personale responsabilità politica e deontologica cui deve essere sempre improntato il proprio comportamento»;

   il ruolo di assessore con deleghe a lavori pubblici, viabilità, sport, patrimonio presso il comune di Colorno (PR) è stato ricoperto da Valerio Manfrini;

   si apprende dalla stampa locale che tale assessore uscente dal comune di Colorno mentre ricopriva un incarico pubblico, ha continuato a lavorare al contempo come geometra nel suo studio privato. Il suo studio, infatti, avrebbe depositato oltre 50 pratiche al comune di Colorno proprio mentre lui stesso ricopriva la carica di assessore con delega ai lavori pubblici;

   si apprende, inoltre, che tale Manfrini risulta attualmente candidato sindaco nella lista civica sostenuta dal PD, con la conseguenza che possa verificarsi la possibilità che torni in campo, ricoprendo stavolta il ruolo di sindaco della città e con possibili nuove deleghe che possa lui stesso attribuirsi nelle materie di cui al comma 3 dell'articolo 78 del Tuel –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti sopra esposti;

   quali iniziative, per quanto di competenza intenda assumere, posto che l'episodio sopra illustrato potrebbe essere considerato un'ipotesi di incompatibilità anche in conformità con quanto disposto dalle delibere dell'Anac;

   se, per evitare che si verifichino spiacevoli episodi di potenziali interessi conflittuali, non ritenga opportuno adottare iniziative normative affinché siano implementate le forme di controlli e monitoraggi, rendendoli più stringenti e rigorosi per garantire un'attenta e corretta applicazione della disposizione enunciata nell'articolo 78 del Tuel.
(4-02964)

  Risposta. — In via preliminare si osserva che l'articolo 78, comma 3, del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267, nel disporre che «I componenti la giunta comunale competenti in materia di urbanistica, di edilizia e di lavori pubblici devono astenersi dall'esercitare attività professionale in materia di edilizia privata e pubblica nel territorio da essi amministrato», mira a garantire l'imparzialità dell'azione amministrativa e si rivolge a coloro che svolgono un'attività libero-professionale nel medesimo delicato settore nel quale, come pubblici amministratori, sono chiamati a tutelare interessi della collettività locale.
  La norma sancisce, quindi, una inibizione all'esercizio della professione nel territorio amministrato, divieto che interessa ciascun componente della giunta che abbia una delle deleghe nelle materie tecniche suindicate e che fornisca prestazioni di carattere prevalentemente intellettuale nella medesima materia per la quale risulti titolare della delega. Si tratta, dunque, di un conflitto di interessi che inerisce la carica, con conseguente obbligo di astensione (Consiglio di stato, sez. IV, 4806/2014).
  In ogni caso la valutazione dell'eventuale esistenza delle cause di incompatibilità in esame è rimessa al consiglio comunale. Infatti, in conformità al generale principio per cui ogni organo collegiale è competente a deliberare sulla regolarità dei titoli di appartenenza dei propri componenti, la verifica delle cause ostative all'espletamento del mandato è compiuta con la procedura prevista dall'articolo 69 del citato decreto legislativo n. 267 del 2000 che garantisce il contraddittorio tra organo ed amministratore, assicurando a quest'ultimo l'esercizio del diritto di difesa e la possibilità di rimuovere, entro un congruo termine, la causa d'incompatibilità contestata.
  Venendo al caso specifico del geometra Valerio Manfrini, oggetto dell'interrogazione, si rappresenta che il medesimo, a seguito delle consultazioni elettorali del 25 maggio 2014, è stato nominato assessore del comune di Colorno, con deleghe relative ai settori: lavori pubblici, viabilità, sport e patrimonio.
  In proposito il comune asserisce di aver condotto preventivamente nei confronti di tutti gli interessati opportune verifiche circa il possesso dei requisiti di legge ai fini della nomina nonché l'insussistenza di cause di ineleggibilità o incompatibilità.
  In particolare, sulla questione della compatibilità o meno per il geometra Manfrini tra lo svolgimento dell'incarico professionale e l'esercizio del mandato politico-amministrativo, l'Ente ha ritenuto che la carica assessorile, in astratto, non fosse incompatibile con l'esercizio della professione privata e che tale incompatibilità fosse sufficientemente presidiata, da un lato dalla vigilanza esercitata dall'ordine professionale di appartenenza e, dall'altro, dal precetto generale nascente dal dovere di correttezza che avrebbe imposto, in capo all'interessato, l'obbligo di astenersi dall'esercizio delle funzioni nell'ipotesi in cui se ne fosse ravvisata la necessità.
  In tal senso lo stesso comune ha evidenziato che il settore tecnico non ha mai segnalato la presentazione da parte dell'assessore Manfrini di pratiche che potessero configurare un'ipotesi di incompatibilità tra il ruolo politico e quello professionale.
  Per completezza di informazione si segnala che il geometra Valerio Manfrini, candidato alla carica di sindaco delle scorse elezioni amministrative con la lista «Colorno domani – Valerio Manfrini Sindaco – Avanti insieme», non è stato eletto ed oggi è consigliere comunale di minoranza.

Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Achille Variati.