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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Venerdì 21 febbraio 2020

ATTI DI INDIRIZZO

Risoluzioni in Commissione:


   Le Commissioni I e IX,

   premesso che:

    il 15 marzo 2016 veniva introdotto in Italia lo Spid (identità digitale) che attualmente è distribuito da 9 operatori pubblici e privati (cosiddetti Identity provider) ed è stato richiesto da 5 milioni e 700 mila cittadini;

    risulta complicato per i cittadini italiani attivare lo Spid dal momento che, ad oggi, la comunicazione istituzionale, circa l'utilità dello strumento, risulta insufficiente e lo stesso non risulta utilizzabile in tutti i siti della pubblica amministrazione;

    appare indispensabile riconoscere allo Stato, attraverso la Presidenza del Consiglio dei ministri, piuttosto che attraverso il Ministero dell'interno, il ruolo chiave di operatore unico di ID, avendo cura che il trasferimento dei dati dagli attuali gestori di identità digitale allo Stato avvenga in modo corretto, riservato e sicuro,

impegnano il Governo:

   ad adottare iniziative per accelerare il passaggio dagli attuali Identity provider privati e pubblici al controllo dell'operatore pubblico entro la fine del 2020;

   ad adottare iniziative per chiudere in modo anticipato le convenzioni in essere con gli Identity provider, riconoscendo loro anche un eventuale indennizzo, ricordando che le stesse scadono scaglionate e più precisamente: nel 2021, per InfoCert, Poste Italiane, TIM e Sielte; nel 2022, per Aruba, In.Te.S.A., Namirial e Register e nel 2023, per Lepida;

   ad adottare iniziative volte a prevedere l'erogazione della Carta d'identità elettronica (Cie) con lo Spid al suo interno, con livello di sicurezza 3, cioè il massimo possibile, anche sfruttando – eventualmente – la presenza capillare sul territorio di Poste Italiane (partecipata al 64 per cento dallo Stato), considerata la nota difficoltà di molti comuni nel rilasciare la Cie, appurato che l'attesa per il cittadino, vedi Roma, può essere anche di diversi mesi;

   a promuovere campagne di comunicazione per far conoscere agli italiani i vantaggi e i benefici derivanti dall'utilizzo della Cie.
(7-00418) «Prisco, Rotelli, Butti, Silvestroni».


   La VII Commissione,

   premesso che:

    l'opera e la figura di Vincenzo Bellini sono un patrimonio straordinario per la Sicilia e, in particolare, per Catania, sua città natale. Bellini è stato tra i maggiori compositori italiani e tra i più celebri operisti dell'Ottocento, insieme alle figure di Verdi, Puccini, Rossini e Donizetti. Le sue opere, come la Norma, sono tra le più conosciute al mondo e il suo nome è da sempre bandiera e orgoglio dell'opera lirica italiana;

    legato ad uno stile musicale antico, basato sul primato del canto vocale o strumentale, Vincenzo Bellini riuscì a trasmettere la propria arte oltre i confini della sua amata terra, arrivando sino a Milano, Parigi e nelle principali città europee, trasmettendo la cultura mediterranea che l'Europa romantica aveva idealizzato nel mito della classicità. L'arte trasmessa dal Bellini fu frutto anche dei confronti con i più grandi compositori d'Europa, tra cui Fryderyk Chopin, attraverso cui il proprio linguaggio musicale si arricchì di colori e soluzioni nuove, pur conservando intatta l'ispirazione melodica di sempre. La musica di Bellini è una singolare unione tra classicità e romanticismo, grazie alla formazione ricevuta a Napoli, basata sui modelli della scuola operistica napoletana ed anche ad una personale tendenza a valori poetici come armonia e compostezza;

    negli ultimi anni il Teatro Massimo «V. Bellini» di Catania sta vivendo momenti di incertezza e di crisi, dovuta alla precarietà con cui ogni anno l'ente è tenuto ad effettuare la propria programmazione lirica, a causa da un lato dei ritardi da parte della regione Siciliana nell'erogare i fondi per lo spettacolo e dei debiti contratti negli anni dallo stesso Teatro, dall'altro degli interventi della magistratura per bloccare gli stessi fondi;

    a dicembre 2019 il Tar ha bloccato oltre 560.000 euro di contributi provenienti dal Fondo unico regionale per lo spettacolo (Furs);

    l'istituzione di un festival belliniano permetterebbe di ridare respiro all'ente e, al contempo, di rimediare a un gravissimo torto nei confronti di Bellini rispetto ai suoi colleghi compositori sopracitati che giustamente hanno avuto pieno riconoscimento nei luoghi che hanno segnato il loro percorso musicale e la loro maturità: Pesaro con il festival rossiniano, Parma e Busseto (Parma) con il festival verdiano, Torre del Lago (Lucca) con il festival pucciniano e Bergamo con quello donizettiano;

    tutti questi festival, promossi e sostenuti dalle istituzioni regionali e locali, rappresentano un'opportunità di crescita per le relative località in termini di accesso alla cultura, sviluppo culturale e incremento dell'offerta turistica. Un investimento in un festival di livello internazionale, accessibile indistintamente da tutta la popolazione, si traduce quindi in un'opportunità per le giovani generazioni di conoscere e studiare la cultura musicale etnea e approcciarsi con orgoglio alle opportunità che l'intera offerta musicale nazionale offre. La città godrebbe di un maggiore ritorno economico frutto di un turismo internazionale che riesce ad attrarre turisti interessati dalle opere belliniane messe in scena nella regione siciliana, creando un indotto economico rilevante, nonché occupazione qualificata; sarebbe inoltre un richiamo per tanti studiosi e amanti della musica, che potrebbero tornare a dare un contributo alla crescita culturale locale;

    uno speciale concorso e premio per giovani compositori al di sotto dei 35 anni di età e un premio letterario rivolto agli alunni delle scuole primarie e secondarie di I grado riguardante vari aspetti della cultura musicale catanese sono strumenti per coinvolgere i giovani e dar loro forti punti di riferimento culturali nell'economia locale. Il festival stesso può servire da volano per ravvivare vari luoghi simbolo, a cominciare dal Teatro Massimo Vincenzo Bellini, per arrivare al teatro greco-romano, a Taormina e ad altre città, anche in collaborazione con le istituzioni musicali siciliane. Si possono prevedere numerosi eventi, concerti, giornate di studio e conferenze di approfondimento sulla vita e sulle opere di Bellini, con il coinvolgimento di musicologi di chiara fama e in collaborazione con l'università di Catania;

    la realizzazione del Bellini Teatro Festival è dunque un investimento strategico irrinunciabile, perché guarda davvero al futuro, traendo dalla ricchezza culturale del tutto viva e attuale dell'opera di Vincenzo Bellini, figlio della terra siciliana, nuove opportunità di crescita culturale e sociale nonché di benessere economico per i cittadini e l'economia del territorio,

impegna il Governo:

   ad adottare iniziative, per quanto di competenza, volte a restituire la giusta dignità al Teatro Massimo e a offrire una programmazione lirica pluriennale, in modo tale da garantire anche una maggiore stabilità dei lavoratori del teatro etneo e permettere agli operatori turistico-culturali locali di investire con maggiore stabilità programmatica, nell'ottica di una crescita culturale e finanziaria della città di Catania;

   a considerare la possibilità di adottare iniziative per finanziare un festival belliniano, organizzato a cadenza annuale, con eventi da tenersi nel Teatro Massimo e nelle realtà siciliane in contiguità con la città di Catania, nonché nelle più famose località dotate di una tradizione lirica sinfonica di lungo corso;

   ad istituire premi e concorsi sia per giovani compositori under 35, sia per gli studenti delle scuole secondarie di primo grado dell'intera provincia catanese, al fine di far conoscere e permettere di diffondere la cultura musicale etnea.
(7-00419) «Casa, Lattanzio, Penna, Martinciglio, Villani, Sarli, Paxia, Marzana, Carbonaro, Suriano, Davide Aiello».


   La XIII Commissione,

   premesso che:

    la Cambogia godeva dell'esenzione dai dazi per l'esportazione di riso verso l'Unione europea dal settembre 2009 e Myanmar dal giugno 2013, con effetto retroattivo dal 2012. Nel solo 2018, per la Cambogia, questa esenzione ha avuto un valore di circa 5,3 miliardi di euro, a fronte di un valore delle importazioni di circa un miliardo di euro annui;

    l'esenzione dai dazi ha comportato un vertiginoso aumento delle importazioni dai due Paesi asiatici, il crollo dei prezzi (-40 per cento) e in Italia, che è il primo produttore europeo di riso, un calo della produzione e l'accumulo di grandi scorte;

    a seguito dell'approvazione alla Camera, nella XVII legislatura, di mozioni, con le quali si chiedeva al Governo pro tempore di intensificare l'azione affinché l'Unione europea revocasse per il riso proveniente da Paesi extra Unione europea l'applicazione del regime Eba, a gennaio 2019, la Commissione europea ha deciso di ripristinare i dazi sul riso proveniente da Cambogia e Myanmar, attivando la «clausola di salvaguardia» a tutela dei risicoltori e delle industrie italiane ed europee, che prevede la reintroduzione di dazi sulle importazioni dai due Paesi asiatici per un periodo di tre anni;

    il regime Eba (Everything But Arms), di cui agli articoli 17 e 18 del regolamento (Ue) n. 978 del 2012, concede l'accesso senza dazi e contingentamenti a tutti i prodotti, escluse armi e munizioni, provenienti dai Paesi meno sviluppati, con l'obiettivo di agevolare lo sviluppo degli stessi Paesi ma con la condizione che il Paese beneficiario rispetti le Convenzioni sul lavoro e sui diritti umani di cui al regolamento (Ue) n. 978 del 2012 relativo al Sistema delle preferenze tariffarie generalizzate (Spg);

    tuttavia, dall'inizio del 2019, si è registro un aumento notevole di importazioni, a dazio zero, di riso lavorato di varietà japonica dal Myamnar. Si tratta di un aumento molto significativo: in soli sei mesi, da gennaio a giugno 2019, sono state importate, rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente, 34.000 tonnellate in più, con un incremento del 141 per cento;

    da una inchiesta della Commissione europea è emerso, infatti, che le importazioni di riso Indica da Cambogia e Myanmar sono aumentate complessivamente dell'89 per cento nelle ultime campagne risicole, che i prezzi erano notevolmente inferiori a quelli praticati sul mercato dell'Unione europea ed erano di fatto diminuiti nello stesso periodo. L'impennata delle importazioni a basso prezzo ha causato gravi difficoltà ai produttori di riso europei, tanto che la loro quota di mercato nell'Unione europea è diminuita sensibilmente, passando dal 61 per cento al 29 per cento;

    le importazioni di riso japonica stanno di fatto sostituendo quelle di riso Indica. Il perdurare di tale situazione rischia di generare penalizzazioni e turbolenze all'interno del settore a livello europeo, ben maggiori se confrontate a quelle dovute alle importazioni di riso Indica. Infatti, il riso japonica costituisce la varietà maggiormente coltivata nei Paesi dell'Unione europea, per circa il 75 per cento della superficie risicola, il cui consumo è molto più limitato rispetto a quello, più globale, del riso Indica;

    soltanto nell'ultimo anno, dalla Cambogia, sono arrivati oltre 8 milioni di chili di riso, facendo del Paese asiatico il terzo esportatore in Italia dopo il Pakistan e la Thailandia, pur essendo da anni al centro di segnalazioni legate allo sfruttamento e all'accaparramento delle terre;

    l'Italia è il principale produttore di riso in Europa, da sola copre il 50 per cento della produzione di tutta l'intera Unione europea e le sole Lombardia e Piemonte producono circa il 90 per cento del riso italiano, con una gamma varietale unica e fra le migliori del mondo; su un'area di 220.000 ettari, 4.000 aziende agricole raccolgono 1,40 milioni di tonnellate di riso all'anno;

    il riso d'importazione soprattutto quello proveniente dal Sud Est Asiatico, non sempre è di ottima qualità e molto spesso non è commercializzabile, perché rovinato o conservato in condizioni pessime;

    il Sistema rapido di allerta per gli alimenti e i mangimi europeo (Rasff) ha rilevato spesso la presenza di riso e prodotti derivati di provenienza asiatica con troppi pesticidi non autorizzati e l'assenza di certificazioni sanitarie;

    la Commissione europea il 12 febbraio 2019 ha aperto la procedura di revoca delle preferenze tariffarie nei confronti della Cambogia sulla base di sistematiche violazioni dei diritti umani e del lavoro. Da febbraio ad agosto 2019, la Commissione ha intrapreso un monitoraggio della situazione in Cambogia e il 12 novembre 2019 ha pubblicato un rapporto nel quale ha contestato gli insufficienti progressi sui diritti politici, i diritti del lavoro e alcune questioni legate alle controversie fondiarie nel settore dello zucchero;

    la procedura si è conclusa con l'adozione il 12 febbraio 2020 di un regolamento delegato C(2020) 673, confermando la decisione della revoca temporanea delle concessioni Eba alla Cambogia su una lista di prodotti sui quali applicare dazi di ingresso nell'Unione europea, che vanno dallo zucchero, agli abiti, alle scarpe, ma non contempla il riso;

    il riso non è previsto perché, a parere della Commissione europea, su questo già pende la clausola di salvaguardia attivata a gennaio 2019. Questa clausola però sarà attiva solo fino a gennaio 2022 ed oltretutto è anche parziale, ovvero esclusivamente su riso lavorato di tipo Indica. Parlamento europeo e Consiglio, entro aprile 2020, esprimeranno il loro parere prima dell'entrata in vigore definitiva del suddetto atto delegato della Commissione europea, prevista per il prossimo 12 agosto 2020;

    inoltre, pende dinnanzi alla Corte di giustizia europea la procedura del Governo cambogiano per l'annullamento del regolamento europeo che istituisce la clausola di salvaguardia;

    anche il riso cambogiano deve essere inserito tra i prodotti soggetti a dazi doganali, perché la clausola di salvaguardia è valida ancora per soli due anni, ed è applicata solo al riso Indica lavorato mentre la Cambogia sta importando anche Japonica e semigreggio Indica;

    quando scadrà la clausola di salvaguardia non ci si può permettere che i nostri agricoltori e i nostri prodotti, che eccellono nel mondo per qualità e sicurezza alimentare, vengano messi fuori mercato in Europa da prodotti ottenuti con il lavoro minorile, senza il rispetto dei diritti dei lavoratori e con l'utilizzo di pesticidi da noi vietati, quindi senza la stessa attenzione che viene richiesta ai nostri produttori verso l'ambiente e la salute umana;

    è inaccettabile che si possano continuare a favorire con agevolazioni le importazioni di prodotti che derivano da forme di sfruttamento del lavoro e di violazione dei diritti umani universalmente riconosciuti e garantiti;

    questa proposta ha acceso un riflettore sulla necessità di imporre tali misure anche alle importazioni di riso, settore più volte all'attenzione della stessa Commissione europea poiché è al centro di pratiche riconducibili a forme di sfruttamento del lavoro, lesive della concorrenza e che rischiano di inquinare il mercato con prodotti di indubbia qualità che sono il frutto del mancato rispetto delle regole in materia di sicurezza e di tutela della salute, del lavoro e dell'ambiente,

impegna il Governo:

   ad intraprendere, nelle sedi opportune, iniziative per difendere le produzioni di riso italiane e garantire che i consumatori abbiano a disposizione un prodotto sano e prodotto in Italia;

   ad adottare iniziative per introdurre misure compensative nei confronti delle aziende italiane attive nel settore risicolo, che subiranno danni a seguito dell'entrata in vigore del regolamento delegato della Commissione europea di cui in premessa, che non prevede il riso tra i prodotti soggetti alla revoca temporanea delle concessioni del regime Eba;

   ad adottare iniziative, per quanto di competenza, in sede europea, prima che Parlamento europeo e Consiglio esprimano il loro parere sull'atto delegato della Commissione europea, affinché si possa includergli riso nell'elenco dei prodotti per i quali viene temporaneamente revocata la concessione del regime Eba in modo da arginare le importazioni dalla Cambogia di riso o, in alternativa, alla scadenza clausola di salvaguardia, affinché al riso si applichino i dazi della tariffa doganale comune;

   a proporre, in sede europea, l'applicazione anche al Myanmar della medesima procedura attuata per la Cambogia, in quanto risulta che il Paese, recentemente, è stato oggetto di una risoluzione Onu per le gravi violazioni dei diritti umani e dal quale proviene il riso di tipo Japonica che sta di fatto sostituendo quello di tipo Indica, attualmente sottoposto alla clausola di salvaguardia, al fine di tutelare la filiera produttiva del riso italiano ed europeo.
(7-00420) «Lolini, Viviani, Bubisutti, Gastaldi, Golinelli, Liuni, Loss, Manzato, Patassini».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interpellanza:


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro della salute, per sapere – premesso che:

   secondo quanto si evince dalla delibera di giunta n. 2272, del 4 dicembre 2018, in un'ottica di razionalizzazione del sistema sanitario regionale e di potenziamento delle relative eccellenze e al fine di rafforzare l'attrattività extra-regionale, la regione Puglia propose la costituzione dell'azienda ospedaliera «Giovanni XXIII – polo pediatrico pugliese», derivante dallo scorporo dell'attuale plesso pediatrico «Giovanni XXIII» dall'azienda ospedaliero universitaria «Policlinico» di Bari, riducendo in tal modo la mobilità passiva e contestualmente incrementando la mobilità attiva;

   la procedura di costituzione di nuove aziende ospedaliere è disciplinata dal decreto legislativo 30 dicembre 1992, n. 502;

   in particolar modo, l'articolo 4, comma 1-quater, del predetto decreto, dispone quanto segue: «Le regioni, entro sessanta giorni dalla data di entrata in vigore del presente decreto, trasmettono al Ministro della sanità le proprie indicazioni ai fini della individuazione degli ospedali di rilievo nazionale o interregionale da costituire in azienda ospedaliera avuto riguardo a quanto previsto dai commi 1-bis e 1-ter. Entro novanta giorni dalla data di entrata in vigore del decreto legislativo 19 giugno 1999, n. 229, il Ministro della sanità, attenendosi alle indicazioni pervenute dalle regioni previa verifica dei requisiti e, in mancanza, sulla base di proprie valutazioni, formula le proprie proposte al Consiglio dei ministri, il quale individua gli ospedali da costituire in azienda ospedaliera. Entro sessanta giorni dalla data della deliberazione del Consiglio dei ministri, le regioni costituiscono in azienda, ai sensi del comma 1, i predetti ospedali.»;

   secondo quanto si evince dagli organi di stampa, dalle dichiarazioni del Presidente della regione Puglia, del direttore Generale del Policlinico rilevate in seduta di audizione in IV commissione consiliare permanente del comune di Bari del 17 febbraio 2020, nonché da diversi esponenti politici, sembrerebbe che, ad oggi, il Ministro della salute non si sia ancora espresso in merito all'individuazione dell'ospedale da costituire in azienda ospedaliera;

   secondo fonti di stampa, pare che il direttore generale del Policlinico di Bari abbia evidenziato una serie di problematiche derivanti proprio dal mancato scorporo e dalla auspicata autonomia del plesso pediatrico «Giovanni XXIII». In particolare, sono state evidenziate difficoltà logistiche e organizzative nell'ambito della gestione dell'intera struttura del Policlinico che risulta di notevoli dimensioni e la cui carenza di personale non consentirebbe la corretta erogazione dei livelli essenziali di assistenza –:

   se il Governo pediatrico intenda adottare le iniziative di competenza per costituire l'attuale plesso pediatrico «Giovanni XXIII» in azienda ospedaliera, consentendo alla regione Puglia di procedere allo scorporo della struttura dall'azienda ospedaliero universitaria «Policlinico» di Bari e di costituire così, ai sensi dell'articolo 4, comma 1-quater, del citato decreto legislativo 30 dicembre 1992, n. 502, l'azienda ospedaliera «Giovanni XXIII – polo pediatrico pugliese».
(2-00654) «Gemmato».

AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   MONTARULI. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   come annunciato dalla regione Piemonte mancano 14 milioni di euro già stanziati dallo Stato e mai arrivati, per proseguire le opere di bonifica dell'amiantifera di Balangero;

   ancora peggiore risulta essere la situazione finanziaria prospettata dal Piano nazionale di bonifica dall'amianto degli edifici pubblici pubblicato nei giorni scorsi dal Governo, che registra il Piemonte fanalino di coda con 1,1 milioni di euro assegnati su 358 milioni complessivi;

   in Piemonte vi sono 5 siti contaminati classificati di interesse nazionale: Balangero, Cengio, Casale Monferrato, Serravalle, Pieve Vergonte e pertanto appare insufficiente l'assegnazione di 1 solo milione di euro per la bonifica dall'amianto, oltre ai 14 che non vengono assegnati dal 2015 –:

   quali iniziative si intendano adottare per reperire le risorse finanziarie adeguate per permettere la necessaria bonifica dei siti piemontesi, come richiesto anche dalla regione Piemonte.
(5-03651)

BENI E ATTIVITÀ CULTURALI E TURISMO

Interpellanza:


   Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro per i beni e le attività culturali e per il turismo, per sapere – premesso che:

   la necropoli di Mont'e Prama è stata scoperta casualmente nel marzo del 1974 ad opera di contadini che eseguivano lavori agricoli;

   nell'area furono ritrovati tra 1975 e 1979 ben 5178 frammenti di statue. Teste, busti, braccia, gambe e scudi sono stati pazientemente ricomposti, ridando forma a 26 possenti sculture, alte circa due metri, note come «I Giganti di Mont'e Prama»;

   le sculture di Mont'e Prama costituiscono un complesso che ha sempre richiamato l'attenzione dell'opinione pubblica e, in particolar modo, rappresentano un veicolo di promozione importantissimo per la Sardegna nel mondo;

   statue umane a tutto tondo, alte oltre due metri, risalenti a tremila anni fa, rappresentano, infatti, un caso unico al mondo;

   dopo la scoperta seguirono diversi interventi di scavo e di recupero condotti dalla Soprintendenza per i beni archeologici di Cagliari e Oristano e dall'Università degli studi di Cagliari;

   tra il 2007 e il 2011, grazie al finanziamento del Ministero dei beni e delle attività culturali e della regione Sardegna, è stato eseguito il restauro dell'intero complesso statuario presso il Centro di restauro e conservazione di Li Punti a Sassari;

   il comune di Cabras ha lavorato per anni al progetto di sistema museale di Mont'e Prama che prevede due fasi espositive: una temporanea, inaugurata il 22 marzo 2014, e una definitiva, che prevede l'ampliamento del museo di Cabras per poter riunire il complesso statuario in un'unica sede museale;

   i lavori per l'adeguamento della struttura attuale hanno avuto inizio nel 2010;

   nel dicembre 2011 è stato sottoscritto il protocollo d'intesa tra comune, regione, Ministero e soprintendenza che ha dato inizio al percorso di musealizzazione e ha stabilito il rientro delle statue e Cabras;

   nel 2011 è stato bandito un concorso d'idee, finanziato dalla regione Sardegna, che ha visto vincitore il progetto «Tra il silenzio e la luce» degli architetti Walter E.D. Dejana, Renata R.C. Fiamma e Simone Lumbau che prevede la realizzazione della nuova sala museale;

   la regione Sardegna, nel 2012, ha stanziato la somma di 2.000.000 di euro per l'ampliamento del museo e l'attività di promozione;

   il 22 marzo 2014 è stata inaugurata, dopo 40 anni, la mostra temporanea con l'esposizione nella struttura attuale delle prime 6 statue e dei primi modelli di nuraghe;

   nel 2014, ha inizio la nuova campagna di scavo che ha visto venire alla luce altre meravigliose statue e reperti che per la prima volta sono stati restaurati ed esposti direttamente nel museo di Cabras;

   nel 2015 è stata inaugurata la nuova sala dedicata all'esposizione delle statue e dei reperti dell'ultima campagna di scavo;

   nel 2015 il Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo ha comunicato il finanziamento di 3 milioni per la realizzazione della nuova ala del museo che diventerà la sede permanente del patrimonio scultoreo di Mont'e Prama;

   nel 2016, grazie al finanziamento della regione del 2012, iniziarono i lavori del primo lotto per l'ampliamento del museo;

   nel marzo 2017 è stato firmato l'accordo con l'Arcidiocesi di Oristano stabilendo che i terreni dell'area archeologica di Mont'e Prama, di proprietà della Curia, saranno gestiti dal comune di Cabras per i prossimi 10 anni;

   nel marzo 2017 è stata pubblicato il bando per realizzare il secondo lotto del nuovo museo civico di Cabras che, una volta completato, ospiterà tutti i Giganti di Mont'e Prama;

   nel luglio 2017 è stato siglato l'accordo tra comune, Ministero e regione con l'obiettivo di valorizzazione e implementare le risorse del sistema culturale del Sinis, anche tramite la costituzione di una fondazione;

   i beni culturali del Sinis sono i primi in Sardegna per numero di visitatori –:

   quali iniziative il Governo intenda porre in essere per la valorizzazione del patrimonio scultoreo di Mont'e Prama e, in particolare, per l'area archeologica, considerato che la stessa, dal 2017, è chiusa al pubblico;

   quali siano gli indirizzi relativi al rientro di tutto il patrimonio scultoreo nel comune di Cabras, una volta realizzata la nuova struttura museale;

   se il Governo, considerato l'inestimabile valore culturale delle statue, intenda adottare iniziative per stanziare ulteriori risorse per la valorizzazione del patrimonio scultoreo;

   se il Governo non ritenga opportuno, alla luce dell'accordo di valorizzazione siglato nel luglio 2017, verificare lo stato di attuazione delle procedure di costituzione della Fondazione.
(2-00653) «Cappellacci».

ECONOMIA E FINANZE

Interpellanza:


   Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro dell'economia e delle finanze, il Ministro dell'interno, per sapere – premesso che:

   il comune di Maiolati Spontini (AN) gestisce attraverso una società pubblica (Sogenus spa), di cui possiede una partecipazione azionaria insieme ad altri comuni e soggetti pubblici, una discarica comunale;

   detto comune è proprietario dell'impianto avviato nel 1989 con un finanziamento dell'allora Ministero del tesoro e ha provveduto negli anni ad ampliarlo con proprie risorse;

   a titolo di corrispettivo il comune di Maiolati Spontini riceve dal gestore dell'impianto (Sogenus spa) un canone in percentuale del fatturato;

   la discarica è al servizio dei comuni della provincia di Ancona, per i rifiuti solidi urbani e delle attività economiche della regione Marche, per le tipologie di rifiuti speciali autorizzati;

   tale situazione ha permesso al comune di ottenere i seguenti vantaggi: disponibilità dal 1995 in poi di risorse per far fronte alle proprie spese sia correnti che in conto capitale; evitare la contrazione di nuovi mutui con il sistema bancario, utilizzando le proprie risorse per gli interventi strutturali sul territorio; estinguere completamente, dal 2012, il debito residuo dei mutui contratti in precedenza entrando a far parte dei pochi comuni a «mutui zero»; eliminare completamente la spesa corrente per interessi passivi; sostituire la spesa per la restituzione delle rate del debito in ammortamento con spesa corrente per servizi prevalentemente destinati alla funzione dei servizi sociali e in parte a quelli di natura culturale;

   attualmente, per quanto risulta all'interpellante, si è arrivati alla completa saturazione dell'impianto;

   i tagli della spending review effettuati nell'ultimo quadriennio hanno avuto carattere lineare e non hanno tenuto conto delle situazioni particolari presenti nei comuni;

   nel caso del comune di Maiolati Spontini le criticità rilevate appaino le seguenti:

    a) la spesa corrente del comune risulta particolarmente elevata e i tagli che prendono come riferimento il valore assoluto della spesa corrente determinano riduzione dei contributi rilevanti e permanenti non giustificati;

    b) l'utilizzo dei codici siope per la spending review con riferimento agli acquisti, alle prestazioni e all'utilizzo dei beni di terzi non è per l'interpellante né corretto né equo in quanto nelle spese del comune, come prestazione di servizi, rientra, tra le altre, la fattura dello smaltimento del percolato per oltre un milione di euro l'anno (circa il 16 per cento della spesa corrente complessiva);

    c) la discarica è un impianto che serve per alcuni aspetti la provincia di Ancona e per altri la regione Marche. Quella spesa, dunque, doveva essere considerata in quota parte con tutti gli enti interessati invece ha influito per intero;

    d) i fabbisogni standard che il comune di Maiolati Spontini ha compilato, anche con la collaborazione del personale messo a disposizione da Anci e Sose spa, hanno considerato il comune tra gli enti con spesa elevata e quindi non efficiente in quanto sopra la media;

   la gestione di un impianto di discarica rappresenta un periodo determinato nella vita di un ente pubblico; ha una durata media lunga, ma resta una fase comunque straordinaria, creando, nel periodo di vita dell'impianto, risorse anche importanti che sono state utilizzate, come nel caso del comune di Maiolati Spontini, per quanto risulta, nel modo più virtuoso possibile attraverso la messa a norma di scuole e altre strutture comunali; manutenzione straordinaria del patrimonio immobiliare del comune; estinzione totale dei debiti in essere e, infine, aumento di alcuni servizi, i più sensibili per la popolazione residente, fino alla disponibilità delle risorse;

   va considerato che, a fronte di tali azioni virtuose, per effetto delle normative succedutesi negli anni e a quelle attualmente vigenti, si verifica incomprensibilmente un costante taglio rilevante delle entrate correnti da trasferimenti pubblici; un taglio delle risorse effettuato su una base imponibile errata che ha determinato una conseguente diminuzione di risorse importante non dovuta in quanto, a giudizio dell'interpellante, si sarebbe dovuta rettificare in riduzione la spesa corrente per l'importo di oltre un milione di euro relativa alla discarica che aveva una identica partita correlata in entrata –:

   se il Governo sia a conoscenza di quanto descritto in premessa e, in tal caso, se intenda adottare iniziative normative per risolvere la critica situazione in cui versa attualmente il comune di Maiolati Spontini in provincia di Ancona.
(2-00652) «Giacomoni».

Interrogazioni a risposta scritta:


   CECCHETTI, BITONCI, GUSMEROLI, CENTEMERO, CAVANDOLI e TARANTINO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   è polemica sulla richiesta che l'Agenzia delle entrate sta inviando in questi giorni a molti contribuenti in merito alla copia di cortesia delle fatture elettroniche emesse nel 2019, al fine di ottenere il rimborso dei crediti maturati;

   in particolare, la richiesta dell'Agenzia delle entrate, via pec, della documentazione comprovante la natura e la legittimità del credito richiesto a rimborso, sta arrivando a chi a febbraio 2020 ha inviato la dichiarazione Iva 2020 per avere il rimborso dei crediti maturati lo scorso anno o per poterli utilizzare in compensazione;

   indubbiamente la richiesta appare alquanto anomala, se non addirittura assurda e paradossale, tenuto conto che l'Agenzia delle entrate già possiede tali informazioni;

   tutte le fatture, infatti, oramai obbligatoriamente in elettronico, devono passare dai sistemi dell'Agenzia in automatico;

   peraltro, la scelta del passaggio al digitale, nell'ottica di contrasto all'evasione fiscale, è stata adottata proprio per consentire al fisco di avere il quadro completo e puntuale di entrate e uscite dei contribuenti tramite fattura;

   inoltre, sembra che quella della copia di cortesia non sia l'unica anomalia contenuta nella pec inviata dall'Agenzia delle entrate nell'elenco dei documenti richiesti come prova del diritto al rimborso, infatti, viene domandato anche il test di operatività;

   anche questa seconda richiesta appare agli interroganti alquanto insensata, considerato che il test viene richiesto anche ai titolari di partita iva di cui l'Agenzia possiede i dati e, pertanto, la stessa dovrebbe già essere a conoscenza della sua operatività o meno –:

   se e in che termini si intenda far chiarezza con riguardo a quanto esposto in premessa.
(4-04786)


   CECCHETTI, BITONCI, GUSMEROLI, CENTEMERO, CAVANDOLI e TARANTINO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   è indubbio che con l'articolo 4 del decreto fiscale collegato alla manovra di bilancio 2020 decreto-legge n. 124 del 2019 il Governo ha introdotto una serie di adempimenti in tema di ritenute e compensazioni in appalti e subappalti fortemente critici, che rischiano di comportare un blocco dell'attività per interi settori;

   in particolare, per le opere o servizi di valore complessivo annuo superiore a 200 mila euro, il datore di lavoro deve provvedere al versamento senza compensazione delle ritenute con F24 separati per committente e deve richiedere all'Agenzia il Durf, documento unico di regolarità fiscale;

   requisiti e tempistiche per ottenere il Durf sono contenuti nel provvedimento dell'Agenzia dell'entrate del 6 febbraio 2020, mentre i primi chiarimenti sulle nuove regole in ambito di ritenute e compensazioni in appalti e subappalti sono contenuti nella circolare dell'Agenzia delle entrate n. 1/E del 12 febbraio 2020;

   la prima scadenza con le nuove regole e modalità per le ritenute di gennaio 2020 è fissata al 17 febbraio 2020 per il versamento e al 22 febbraio per la comunicazione degli F24;

   la stretta sulle tempistiche e il poco lasso di tempo intercorso tra i chiarimenti dell'Agenzia delle entrate e la prima scadenza da rispettare rischiano di rappresentare un vero e proprio corto circuito per le imprese, che può tramutarsi in un danno ancora più grave;

   il timore, infatti, è che l'Agenzia non riesca a rilasciare in tempo il Durf (entro il 22 febbraio per certificare i versamenti delle ritenute di gennaio il cui pagamento è, appunto, avvenuto il 17 febbraio) e che le imprese non possano neanche presentare il modello F24 vidimato dalla banca, in quanto vige l'obbligo dell'invio telematico, con la conseguenza che se entro la scadenza l'appaltatore è privo del Durf, il cliente per legge deve decurtare dal pagamento il 20 per cento del totale fatturato –:

   se e quali urgenti iniziative il Ministro interrogato intenda adottare per scongiurare il rischio paventato in premessa.
(4-04787)

GIUSTIZIA

Interrogazioni a risposta scritta:


   FERRO e DONZELLI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   come ormai noto, i territori di Prato e Castel Volturno, pur distanti geograficamente, sono accomunati da una rapida diffusione del fenomeno criminale di origine cinese e nigeriana;

   da tempo, Fratelli d'Italia ha denunciato la ramificazione su tutto il territorio nazionale della cosiddetta mafia nigeriana, nota per la sua particolare violenza, come anche di organizzazioni della malavita cinese;

   quelli che fino a pochi mesi fa apparivano come sporadici casi di cronaca locale facenti capo a singole menti criminali stanno acquisendo i connotati di organizzazioni criminali stabili e ben strutturate secondo i canoni mafiosi di cui all'articolo 416-bis, comma 3, del codice penale, come riconosciuto dalla stessa Corte di cassazione, VI sezione penale;

   anche negli ambienti della giustizia si starebbe facendo largo la consapevolezza dell'evoluzione patologica del fenomeno, con inquietanti parallelismi rispetto al fenomeno mafioso «nostrano», come avvalorato dall'attenzione mostrata dalla direzione distrettuale antimafia di Firenze alle associazioni criminali cinesi dell'area pratese e dai dirigenti della polizia penitenziaria, nonché dal sindaco di Castel Volturno rispetto alla crescita della mafia nigeriana;

   secondo il sostituto procuratore antimafia, Cesare Sirignano: «In Toscana c'è una escalation della criminalità straniera, cinese, albanese e nigeriana, che rappresenta una delle priorità tra le emergenze su cui impegnarsi e da contrastare. Il fenomeno dell'immigrazione è legato a quello criminale: se entrano 10, 100, 200 mila persone che non lavorano e vengono da territori dove c'è fame, è chiaro che questo è un terreno fertile per la criminalità»;

   altissima è la concentrazione della mafia nigeriana nella zona di Castel Volturno, che rappresenta la base per tutti i traffici criminali e costituisce una vera e propria emergenza sicurezza, dal momento che si sarebbe addirittura strutturata in squadre paramilitari, dedite allo spaccio di droga, alla prostituzione e addirittura al traffico di organi, come accertato anche dalle recenti indagini condotte dalla direzione distrettuale antimafia di Napoli con l'Fbi americano e la polizia canadese;

   a fronte di tale situazione, la presenza di una sezione distaccata della direzione distrettuale antimafia di Firenze presso la procura della Repubblica di Prato, e di Napoli area 2 presso la procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere, si rivelerebbe una misura necessaria per affrontare lo studio e la repressione di nuove realtà criminali slegate, ma non dissimili, da quella già presente nel territorio italiano da decenni;

   la creazione di un’«enclave» nei territori di Prato e Santa Maria Capua Vetere permetterebbe, altresì, di lasciare inalterata la divisione in distretti di corte d'appello già presenti, con il vantaggio di alleggerire il carico di lavoro delle procure preesistenti a tutto vantaggio dei cittadini e dell'efficienza degli uffici;

   l'iniziativa, se realizzata, rappresenterebbe una necessaria misura emergenziale ed assistenziale a garanzia dei territori interessati da un fenomeno sempre più strutturato, ma che sfugge alle catalogazioni canoniche di mafia –:

   se il Ministro interrogato non ritenga opportuno adottare iniziative di carattere normativo per istituire una sezione distaccata della direzione distrettuale antimafia di Firenze presso la procura della Repubblica di Prato, e di Napoli area 2 presso la procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere, al fine di affrontare le nuove criminalità organizzate con la necessaria durezza e il necessario impiego di risorse, umane e strumentali.
(4-04793)


   CIRIELLI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   si è appreso da organi di stampa che il procuratore generale, dottor Francesco Salluzzo, si sarebbe espresso circa l'ingolfamento del tribunale di Torino causato dal «boom» di arresti rilevato negli ultimi tempi;

   più precisamente sembrerebbe che, sul territorio torinese, grazie ad un impegno costante delle forze dell'ordine, si sarebbe giunti ad un elevato numero di arresti eseguiti prevalentemente per spaccio di sostanze stupefacenti;

   ebbene, tale dinamica virtuosa, generata dall'efficienza delle forze dell'ordine, si sarebbe scontrata con l'impossibilità di chiedere, poi, l'applicazione di una misura cautelare e con l'impossibilità da parte del tribunale di emettere la successiva ordinanza di custodia cautelare in carcere, perché in alcuni casi, come per lo spaccio di lieve entità, la norma non lo prevede;

   tale complessa situazione caratterizzata da un lato dagli arresti effettuati dalle forze dell'ordine, tutti legittimi e pertanto convalidati e dall'altro, dalla pressoché immediata scarcerazione dei criminali, ingenererebbe nel cittadino la sensazione che «la polizia arresta e la magistratura libera», oltre che una diffusa sfiducia nell'amministrazione della giustizia;

   ebbene, a fronte di tale rappresentazione dei fatti, sembrerebbe che il Salluzzo abbia invitato i pubblici ministeri ad utilizzare di più la liberazione immediata dell'arrestato quando non sia possibile o non intendano chiedere l'applicazione della misura cautelare, invitando al contempo le forze dell'ordine ad un momento di comune riflessione in quanto «il sistema ha una sua soglia di sostenibilità, e così non ce la si fa», suggerendo altresì, come emerge dal titolo di giornale, un «patto» tra i pubblici ministeri e le forze dell'ordine;

   a parere dell'interrogante, se quanto sopra rappresentato corrispondesse al vero, la soluzione prospettata dal procuratore, alquanto impropria, comporterebbe non solo lo svilimento del proficuo lavoro delle forze dell'ordine quotidianamente impegnate, con professionalità e sacrificio, nella lotta alla criminalità per garantire l'ordine pubblico e la sicurezza dei cittadini, ma ancor peggio configurerebbe una anomala ingerenza del potere giudiziario nel potere esecutivo;

   infatti, invitando le forze dell'ordine e i pubblici ministeri a sublimare un «patto» finalizzato a ridurre il carico giudiziario, presumibilmente mediante la riduzione degli arresti facoltativi di cui all'articolo 381 del codice di procedura penale, in qualche modo sembrerebbe invitare i primi a non svolgere le funzioni della polizia giudiziaria cui sono preposti, andando ad invadere una sfera non rientrante nelle sue competenze;

   invero, ogni qualvolta un soggetto venga colto in flagranza di reato per le ipotesi previste dal predetto articolo, le forze dell'ordine giustamente devono azionare la propria facoltà e, solo successivamente sarà devoluto al pubblico ministero il compito di valutare la legittimità e l'efficacia del loro operato;

   per cui, l'invito generalizzato e, a giudizio dell'interrogante, improprio, del procuratore sembrerebbe violare le norme previste in materia di misure precautelari e, soprattutto, le facoltà attribuite alle forze dell'ordine con conseguente ingerenza nel loro operato;

   lo Stato non può e non deve mostrarsi debole di fronte a reati così massivi e odiosi come lo spaccio di stupefacenti, che una norma discutibile ha definito di lieve entità, prospettando soluzioni in linea con scelte legislative sempre più buoniste lassiste che hanno prodotto nel corso degli anni pericolosi meccanismi di disattivazione della certezza della pena –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e, considerata la gravità degli stessi, quali urgenti iniziative di competenza intenda adottare, anche di carattere normativo, per rendere maggiormente incisive le norme in materia e se non ritenga necessario procedere ad una verifica ispettiva presso la procura della Repubblica e il tribunale penale di Torino, in relazione alle dinamiche illustrate in premessa.
(4-04794)

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazione a risposta in Commissione:


   BUSINAROLO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   l'assetto della governance dell'aeroporto veronese Catullo (Catullo spa, la società che gestisce gli scali aeroportuali di Verona e di Brescia-Montichiari) è scaduto e, ad oggi, resta completamente aperta la questione del rinnovo dei patti societari che vede attualmente la presenza della società Save al 40 per cento accanto al socio pubblico;

   i patti, scaduti nel mese di dicembre 2019, sono stati prorogati fino al mese di febbraio 2020;

   il 4 luglio 2019 l'assemblea dei soci della Catullo spa ha approvato il bilancio per l'anno 2018 che presenta un «buco» per circa 6 milioni di euro legato soprattutto alle pesanti ricadute negative riconducibili all'attuale situazione dello scalo di Brescia-Montichiari, che ha presentato gravi perdite, sia alla causa in corso con Enac, relativa ai servizi di controllo del traffico aereo a Montichiari negli anni 2002-2013;

   non è ancora stata resa definitiva la strategia futura dell'aeroporto, destinato a essere parte importante del polo aeroportuale del Nordest che da Venezia arriva a Brescia e che, nel 2019, ha superato i 18 milioni di passeggeri;

   in passato è stata avanzata l'ipotesi, criticata fortemente da molti attori socio-economici della città di Verona, relativa alla possibilità che l'aeroporto possa ospitare traffico locale low cost;

   fino al 2014, prima del passaggio di controllo alla Save l'aeroporto Catullo era un aeroporto con diversi ed efficienti collegamenti verso importanti hub europei, tra cui Parigi, Monaco e Francoforte, successivamente ridotti o addirittura cancellati, con una drastica riduzione del flusso di passeggeri nello scalo aeroportuale scaligero;

   occorre ricordare che le regioni Veneto, Lombardia e Trentino Alto Adige dovranno affrontare lavori e opere in vista delle prossime Olimpiadi invernali 2026 che si disputeranno tra Milano e Cortina d'Ampezzo e che, secondo un dossier riportato da «Il Sole 24 ore» dell'11 febbraio 2020, consisterebbero in 25 opere necessarie, tra le quali figurerebbe il collegamento ferroviario Verona Porta Nuova-aeroporto Catullo;

   nel corso degli ultimi anni, sulla vicenda sopra descritta, in diverse occasioni (conferenza in Confindustria del 2 dicembre 2016, Ambrosetti Club del 4 dicembre 2019) si è spesso assistito a dichiarazioni di vertici societari tra cui il presidente Marchi, il presidente Arena e il presidente Riello, relativamente a investimenti di rilancio che, però, non sono mai stati realizzati e si è ancora in attesa di risposte chiare e concrete sulla strategia di sviluppo legata a un progetto industriale per la Catullo –:

   se il Ministro interrogato, relativamente a quanto illustrato in premessa, intenda fornire elementi per quanto di competenza, circa i suddetti assetti societari e il futuro dell'aeroporto Catullo di Verona.
(5-03653)

Interrogazione a risposta scritta:


   FRATOIANNI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro dell'interno, al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:

   il 17 febbraio 2020 la nave saudita Bahri Yanbu, carica di armamenti destinati alle forze armate impegnate in Yemen ha fatto il suo ingresso nel porto di Genova;

   per qualche ora i lavoratori portuali hanno valutato la possibilità di astenersi dal lavoro, nel rispetto della legge n. 185 del 1990 che regola l’import-export e il transito di armi in Italia;

   solo nel primo pomeriggio sono iniziate le operazioni di carico di materiale civile;

   nonostante il materiale caricato nel porto genovese era di tipo civile, il fatto che la nave trasportasse armamenti militari, aveva allarmato i lavoratori portuali e le associazioni che da anni chiedono e si battono per la pace e lo stop agli armamenti; almeno dal maggio 2019 la compagnia saudita Barhi è accusata di trasportare armamenti e componenti militari che vengono poi utilizzati nel conflitto in Yemen;

   da quanto si apprende da un articolo pubblicato il 18 febbraio 2020 su Il Fatto Quotidiano, il Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale avrebbe definito il caso della nave Yanbu un caso di transito per il quale non troverebbe applicazione la legge n. 185 del 1990, perché non ci sarebbe stato un passaggio doganale;

   la prefettura di Genova avrebbe sostenuto l'inapplicabilità della legge n. 185 del 1990 affermando che: «Non sono coinvolte imprese italiane nella spedizione, il transito è regolare»;

   occorre sottolineare che il 26 giugno 2019 una mozione parlamentare, sottoscritta da diverse forze politiche, impegnava il Governo italiano pro tempore ad adoperarsi in sede europea per l'adozione di un embargo comunitario alle forniture militari all'Arabia e ad «adottare gli atti necessari a sospendere le esportazioni di bombe d'aereo e missili che possono essere utilizzati per colpire la popolazione civile»;

   ancora una volta il porto di Genova diventa teatro dello sbarco di armamenti destinati al conflitto nello Yemen;

   a parere dell'interrogante, nessun porto italiano dovrebbe essere disponibile ai mercanti di armi e per il regime saudita impegnato in una terribile guerra in Yemen che affama e uccide migliaia di civili in quella regione;

   il Governo dovrebbe essere più intransigente per l'interrogante nel rispetto della Costituzione, della legge n. 185 del 1990 e della recente mozione approvata dal Parlamento;

   la legge n. 185 del 1990 vieta il transito di armamenti in Italia quale sia la nazionalità dello spedizioniere verso «Paesi i cui governi sono responsabili di gravi violazioni delle convenzioni internazionali in materia di diritti umani», come nel caso dell'Arabia Saudita in Yemen, sul cui conflitto non mancano le prese di posizione anche internazionali, sulle violazioni perpetrate ai danni degli Yemeniti –:

   se il Governo intenda chiarire quali siano le motivazioni che hanno portato le autorità preposte a concedere l'autorizzazione all'attracco della nave della compagnia saudita Bhari nel porto di Genova e sulla base di quali presupposti non si sia ritenuta tale decisione in contrasto con quanto, previsto dalla legge n. 185 del 1990 e anche alla luce di quanto indicato nella mozione recentemente approvata dal Parlamento italiano.
(4-04790)

INTERNO

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   MONTARULI. — Al Ministro dell'interno, al Ministro dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   in data 13 febbraio 2020 il Campus Luigi Einaudi dell'università di Torino è stato teatro di violenti scontri tra i collettivi «antagonisti» le forze dell'ordine poste a tutela di un volantinaggio autorizzato della lista universitaria Fuan azione universitaria;

   tale volantinaggio mirava a rendere omaggio alla memoria dei Martiri delle foibe e ribadire l'importanza del 10 febbraio come giorno del ricordo dovere istituzionale sancito da una legge dello Stato;

   durante gli scontri tra collettivi «antagonisti» e forze dell'ordine, quattro agenti e due addetti alla vigilanza del campus sono rimasti feriti e contusi, e un'auto della polizia di Stato è stata danneggiata. E tre sono stati invece i fermati tra gli appartenenti ai collettivi;

   successivamente i collettivi «antagonisti», con all'interno elementi appartenenti alla galassia autonoma e anarchica, hanno sfondato la porta e devastato l’«auletta Paolo Borsellino», posta al primo piano della palazzina Einaudi, e successivamente hanno sottratto tutto il materiale e le suppellettili ivi presenti;

   e nella giornata di venerdì 14 febbraio 2020, i già citati collettivi «antagonisti» hanno occupato il rettorato dell'università di Torino, facendo oggetto le finestre di lanci di uova e pietre, per poi dirigersi verso il campus Einaudi ed occupare la struttura della palazzina Einaudi;

   allo stato attuale l'auletta Paolo Borsellino a quanto consta all'interrogante risulterebbe ancora occupata da parte dei collettivi «antagonisti» –:

   quali elementi intenda fornire il Governo in merito ai violenti scontri di cui in premessa tra collettivi antagonisti e Forze dell'ordine quali iniziative di competenza intenda adottare in relazione agli evidenti profili di ordine pubblico.
(5-03652)


   MONTARULI. — Al Ministro dell'interno, al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro per l'innovazione tecnologica e la digitalizzazione. — Per sapere – premesso che:

   in data 7 febbraio 2019 a Torino, in seguito all'Operazione «Scintilla», veniva sgomberato il centro sociale anarchico «Asilo Occupato»;

   tale centro sociale aveva rappresentato per anni uno degli epicentri del degrado in città, con continue manifestazioni violente e imbrattamenti degli edifici del quartiere;

   a seguito dello sgombero, l'amministrazione comunale di Torino aveva promesso l'avvio di un percorso di riqualificazione dello stabile, così da restituirlo alla città e ai residenti, tanto da presentare con il Ministro del lavoro e delle politiche sociali e dello sviluppo economico pro tempore Luigi Di Maio il progetto per una Casa delle tecnologie emergenti da stabilirvi all'interno;

   a quanto si apprende dalla stampa locale, ad oggi, a quanto consta all'interrogante, non avrebbe ancora avuto inizio alcun lavoro per portare alla riqualificazione dello stabile –:

   quali iniziative si intendano adottare, per quanto di competenza, per reperire le risorse finanziarie adeguate per permettere la necessaria riqualificazione dell'ex asilo occupato, e per quale motivo non abbia ancora preso corpo il progetto per la creazione della casa delle tecnologie emergenti.
(5-03654)

Interrogazioni a risposta scritta:


   FOTI. — Al Ministro dell'interno, al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   nel contesto della vicenda del progetto della «fabbrica delle polveri» che si vorrebbe far sorgere a Zurco nell'area della ceramica ex Kis, in comune di Cadelbosco (RE), progetto al centro di una forte opposizione da parte dei cittadini, si è verificato un grave episodio di intimidazione politica al termine del consiglio comunale tenutosi in quel comune il 13 febbraio 2020;

   da notizia di stampa risulta infatti che una esponente del comitato che si oppone al citato progetto sarebbe stata aggredita – al riguardo la vittima avrebbe già depositato formale querela – dal locale presidente dell'Associazione nazionale partigiani d'Italia, nonché membro del locale direttivo del Partito Democratico;

   già il verificarsi di fatti come quello evidenziato sono fonte di preoccupazione, ma parimenti appare grave che, per il solo fatto di avere postato alcuni commenti su Facebook, mani allo stato ignote avrebbero fatto pervenire alla locale stazione dei carabinieri una sorta di lista di proscrizione dei cittadini più attivi sulla predetta piattaforma social –:

   di quali elementi disponga sulla vicenda e se, in ordine ai fatti sopra citati, risultino aperte formali indagini, alla luce della querela depositata dalla persona oggetto di quello che, in modo salomonico, ma anche estremamente preoccupante, la locale amministrazione comunale ha derubricato a «diverbio»;

   quali urgenti iniziative intenda assumere, per quanto di competenza, il Governo per garantire che nel comune di Cadelbosco sia assicurata la possibilità a chiunque di esprimersi liberamente, senza pericolo per la personale incolumità, tanto più quando si tratti di manifestare la contrarietà all'ipotizzata realizzazione in loco di un mega impianto di bonifica e raffinazione delle argille destinate all'industria ceramica.
(4-04791)


   TONELLI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   il 19 febbraio 2020, a Bologna, un piccolo gruppo di sedicenti anarchici ha organizzato una manifestazione, invitando le forze dell'ordine a non avvicinarsi a Piazza Verdi, rinominata «piazza Vetri», luogo dell'incontro, minacciando altrimenti una pioggia di bottiglie sulla polizia e su quanti la pensassero diversamente da loro;

   la questura di Piazza Galilei, a quanto risulta all'interrogante conseguentemente, avrebbe dato disposizioni alle volanti di servizio per pattugliamento, di non avvicinarsi alla manifestazione per evitare disordini, secondo quanto riferiscono fonti del sindacato autonomo di polizia (Sap), che ha emesso un comunicato stampa per denunciare l'accaduto;

   la conseguenza è stata che ai residenti di un'ampia zona del centro non è stata garantita la sicurezza e l'ordine pubblico per diverse ore, trattandosi di residenti, peraltro, già duramente provati dalla perdurante situazione di grave disagio per la dilagante criminalità e il degrado, dal momento che tali gruppi sono soliti ritrovarsi a piazza Verdi;

   tali fatti, se realmente avvenuti con le modalità riportate, rappresentano sempre una sconfitta per lo Stato ad avviso dell'interrogante –:

   se intenda chiarire per quali ragioni la manifestazione non sia stata vietata e quali ordini la questura abbia impartito alle volanti in servizio quel giorno, nonché quali iniziative intenda assumere, per quanto di competenza, affinché tali avvenimenti non si ripetano più a Bologna con simili modalità.
(4-04795)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazione a risposta scritta:


   ORLANDO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   Morris Profumi spa, storica azienda parmigiana leader nel comparto della profumeria fondata nel 1946, ha dichiarato di voler cessare l'attività produttiva per mezzo di liquidazione volontaria, mettendo così a repentaglio circa 114 posti di lavoro e altrettante famiglie;

   l'azienda, che dal 2010 fa parte del gruppo Perfume holding, verteva in una situazione di difficoltà economica legata essenzialmente alla perdita di un marchio storico, Ferrari, che rappresentava una quota molto significativa del fatturato della società;

   Morris, in seguito alla cessione del predetto marchio, dichiarava di voler acquisire direttamente sul mercato nuovi prodotti utili per garantire la continuità delle attività produttive e tuttavia, nel frattempo, nel 2019 collocava i lavoratori in cassa integrazione ordinaria per sei mesi;

   non individuando alcun cliente sostitutivo e constatando il persistente andamento generale non positivo del mercato di riferimento, Morris dichiarava di trovarsi nell'impossibilità di generare i volumi necessari al sostenimento dei costi fissi;

   durante l'incontro con i delegati della direzione aziendale, svoltosi nella giornata del 5 febbraio 2020, i sindacati di categoria e la rappresentanza sindacale unitaria (Rsu) Morris spa hanno appreso la volontà della proprietà Morris di cessare l'attività nei primi mesi del 2020;

   tale decisione colpisce improvvisamente una città intera – peraltro già segnata dalla crisi di altri importanti marchi storici – e ovviamente le famiglie dei lavoratori e delle lavoratrici che, nei giorni scorsi, hanno aderito compattamente alle 48 ore di sciopero indetto da Filctem Cgil, Femca Cisl e Uiltec Uil –:

   se il Governo sia a conoscenza delle decisioni assunte da Perfume Holding e della sua controllata Morris e quali iniziative di competenza ritenga di assumere al fine di individuare potenziali soluzioni alternative e minimizzare l'impatto occupazionale, anche tramite realtà interessate a rilevare la produzione.
(4-04789)

POLITICHE GIOVANILI E SPORT

Interrogazione a risposta scritta:


   BELOTTI. — Al Ministro per le politiche giovanili e lo sport. — Per sapere – premesso che:

   il 16 maggio 2019 il Consiglio nazionale del Coni ha deliberato il bilancio d'esercizio 2018 dell'Ente, l'ultimo prima del trasferimento di competenze previsto dalla riforma del sistema sportivo, attuata dal primo Governo Conte e sancita dalla stipula del contratto di servizio tra Coni e Sport e Salute spa;

   ad analizzare i costi si notano in particolare le seguenti spese:

    per ufficio rapporti con i media euro 2.200.000 (circa il doppio dell'ufficio stampa del Governo);

    per pubblicità e promozione: euro 1.400.000;

    per servizi di catering: euro 700.000;

    per servizi fotografici e riprese video: euro 500.000;

   dal bilancio risulta un costo complessivo per la comunicazione del presidente di circa 5.000.000 di euro, pari al 10 per cento della somma che il Coni riceve dal Governo per lo svolgimento dell'attività olimpica;

   inoltre vanno aggiunti ulteriori 3.500.000 di euro di costi per gli uffici di segreteria del presidente e del segretario generale, spese confermate anche per il 2019 e 2020, nonostante il taglio di risorse deciso dal Governo;

   complessivamente 8.500.000 di euro di spese destinate ad attività non direttamente collegate a quella olimpica e alle quali, con ogni probabilità, si riferiva l'ex amministratore delegato di Sport e Salute spa, Rocco Sabelli, quando invitava a un contenimento dei costi dell'ente;

   senza considerare che era in uso la distribuzione di migliaia di biglietti omaggio per le partite di calcio di Roma e Lazio e per tutti gli altri eventi che si svolgono all'interno del Parco del Foro Italico (Internazionali di tennis, Sei Nazioni di rugby, Golden Gala e concerti vari) per un valore di ben 2.500.000 di euro, la cui revoca avrebbe procurato malcontento ai vertici dell'ente –:

   quali iniziative di competenza intenda adottare il Ministro, in qualità di autorità di vigilanza, in merito alle spese del Coni per attività di comunicazione e al fine di pervenire, da parte dell'Ente, ad un maggior contenimento delle medesime.
(4-04792)

PUBBLICA AMMINISTRAZIONE

Interrogazione a risposta scritta:


   SURIANO e FICARA. — Al Ministro per la pubblica amministrazione, al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   la Sac Società Aeroporto Catania spa, è soggetta a direzione e coordinamento da parte della camera di commercio del sud est, la cui sede legale e amministrativa è l'aeroporto di Fontanarossa di Catania e i cui soci sono la camera di commercio del sud est, città metropolitana di Catania, l'Irsap di Palermo, il Libero consorzio comunale di Siracusa e il comune di Catania, quindi interamente pubblica;

   la Sac Service s.r.l. è una società unipersonale soggetta all'attività di direzione e coordinamento del socio unico Sac spa con sede legale ed amministrativa all'aeroporto Fontanarossa di Catania;

   in data 2 febbraio 2020 la testata giornalistica on-line Sudpress titola «Sac aeroporto di Catania: in 23 mesi consulenze ed incarichi per oltre 614 mila euro all'avv. Francesco Merlino di Acireale (Catania)», dove si legge che la Sac e la Sac Service hanno conferito incarichi diretti, firmati dall'amministratore delegato della Sac Domenico Torrisi, ad un unico avvocato e per un importo complessivo di euro 614.868 nell'arco di tempo febbraio 2018-gennaio 2020;

   in data 7 febbraio 2020 la stessa Sudpress titola «SAC aeroporto di Catania: 213 mila euro di compensi in 23 mesi a Salvatore Nicotra di Acireale e non solo»; sembrerebbe che il commercialista Salvatore Nicotra (già assessore e consulente al comune di Acireale ai tempi della giunta del sindaco Roberto Barbagallo, sospeso dopo l'arresto e poi dimesso) e lo studio Drr Nicotra&Sciacca associati, di cui Salvatore Nicotra è rappresentante legale, abbiano ricevuto incarichi diretti sempre a firma dell'amministratore delegato della Sac Domenico Torrisi per un importo di circa 213 mila euro, da febbraio 2018 a gennaio 2020;

   l'articolo 1, comma 2, del decreto legislativo n. 175 del 2016, Testo unico sulle società pubbliche, prevede che «le disposizioni contenute nel presente decreto sono applicate avendo riguardo all'efficiente gestione delle partecipazioni pubbliche, alla tutela e promozione della concorrenza del mercato, nonché alla razionalizzazione e riduzione della spesa pubblica»;

   l'articolo 19, del decreto legislativo n. 175 del 2016 «gestione del personale» prevede che le società a controllo pubblico stabiliscono, con propri provvedimenti, criteri e modalità per il reclutamento del personale nel rispetto dei princìpi di trasparenza, pubblicità ed imparzialità e dei princìpi di cui all'articolo 35, comma 3, del decreto legislativo n. 165 del 2001, riprendendo i princìpi contenuti nell'articolo 18 del decreto-legge n. 112 del 2008 che ha previsto che le società a partecipazione pubblica totale o di controllo, non quotate sui mercati regolamentati, adottino, con propri provvedimenti, «criteri e modalità di reclutamento del personale e per il conferimento di incarichi nel rispetto dei princìpi, anche di derivazione comunitaria, di trasparenza, pubblicità e imparzialità»;

   la Corte dei conti ha individuato i presupposti di legittimità che devono essere osservati nell'affidamento degli incarichi esterni: le società controllate prima di procedere all'affidamento di un incarico devono verificare la sussistenza di alcuni presupposti, quali «l'impossibilità di utilizzare risorse interne», «esigenze di funzionalità», «proporzionalità del compenso riconosciuto», «rispetto del principio di trasparenza», «rispetto del principio di imparzialità»;

   il nuovo codice dei contratti pubblici, decreto legislativo n. 50 del 2016, pone l'attenzione sul conferimento di incarichi di consulenza e collaborazione da parte delle società partecipate;

   non sono stati pubblicati bandi né avvisi pubblici e gli incarichi sono stati affidati in maniera diretta, di fatto non rispettando i «princìpi di trasparenza», come da normativa vigente e citata e come affermato da alcune deliberazioni della Corte dei conti (in particolare, sezione regionale di controllo Emilia-Romagna, deliberazione 15 ottobre 2015, n. 135) –:

   se sia a conoscenza dei fatti esposti;

   se, alla luce delle criticità evidenziate in premessa, non ritenga di adottare iniziative normative volte a rendere più stringente la procedura di affidamenti di consulenze e collaborazioni da parte delle società partecipate dalle pubbliche amministrazioni, nel rispetto dei princìpi stabiliti dalla normativa e dalla giurisprudenza esistente.
(4-04788)