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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Venerdì 31 gennaio 2020

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazione a risposta in Commissione:


   DELMASTRO DELLE VEDOVE e DEIDDA. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   da notizie apparse recentemente sulla stampa, il Presidente della Repubblica d'Algeria, con proprio decreto n. 18-96 del 20 marzo 2018, ha costituito una zona economica esclusiva al largo delle coste algerine, con una nuova definizione dei confini marittimi;

   i limiti esterni della zona economica esclusiva – indicati nella tabella allegata al decreto – calcolati dalle linee di base, precedentemente definite con decreto n. 84-181 del 4 agosto 1984, sono specificati da coordinate espresse nel sistema geodetico mondiale WGS 84;

   l'articolo n. 2 del citato decreto evidenzia che i limiti esterni della zona economica esclusiva possano essere modificati, se necessario, conformemente agli accordi bilaterali con gli Stati delle coste adiacenti interessate o, di fronte alle coste algerine, conformemente alle disposizioni dell'articolo 74 della convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare del 1982;

   l'articolo 3, prevede, a sua volta, che, nella zona economica esclusiva, l'Algeria eserciti la sua sovranità e la sua giurisdizione, parimenti, in conformità con le disposizioni della convenzione delle Nazioni Unite sulla legge del mare del 1972;

   la nuova delimitazione in questione avrebbe interessato le acque internazionali antistanti i comuni italiani di Sant'Antioco, Carloforte, Portovesme, Oristano, Bosa e Alghero;

   il decreto suindicato, seppur legittimato dalla normativa internazionale, non ha visto una seria opposizione del Governo italiano, nelle varie formazioni succedutesi nel tempo, nonostante l'azione in questione interessi, oltre la pesca e l'acquacoltura, o la generica valorizzazione e protezione del mare, anche lo sfruttamento delle risorse energetiche:

   sia il Presidente del Consiglio dei ministri che il Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, recentemente e più di una volta, si sono recati in visita in Algeria, senza che dai comunicati ufficiali risulti esser stata discussa la questione;

   all'unilaterale atto del Presidente d'Algeria a quanto consta all'interrogante non vi è stata alcuna tempestiva reazione italiana, con il rischio di una sorta di accettazione della situazione di fatto –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti sopraesposti, se gli stessi siano stati fatti oggetto dei colloqui con gli omologhi algerini, e quali iniziative urgenti, indifferibili, e ultimative intenda assumere immediatamente al fine di opporsi all'atto unilaterale in questione, che vedrebbe l'Italia e i suoi cittadini privati della possibilità di esercitare la pesca, l'acquacoltura, la valorizzazione del mare, nonché la ricerca e lo sfruttamento energetico, in favore di un altro Stato estero.
(5-03470)

AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INTERNAZIONALE

Interrogazione a risposta scritta:


   DI SAN MARTINO LORENZATO DI IVREA, ZOFFILI, FORMENTINI, COMENCINI e RIBOLLA. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   il 9 gennaio 2020 è stato pubblicato dalla Gazzetta Ufficiale un decreto firmato dal vice direttore generale per le risorse e l'innovazione del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale, Patrizia Falcinelli, che fa stato della soppressione di ventisette uffici consolari onorari;

   sei sedi soppresse si trovano in Brasile e si tratta di quelle situate ad Aracaju, Chapeco, Nova Friburgo, Araraquara, Franca e Limeira;

   Aracaju è la città capitale dello Stato di Sergipe e ha una popolazione pari a 648.939 abitanti, mentre a Chapeco vivono 220.367 persone, a Nova Friburgo altre 190.084, ad Araraquara 233.744, a Franca 353.187 e a Limeira 300.911;

   le sedi soppresse servivano, quindi, un'utenza non trascurabile, con una folta presenza di cittadini italiani che hanno conseguentemente perso il punto di riferimento più vicino nella loro interlocuzione con la madrepatria –:

   quali criteri abbiano informato la decisione di cui in premessa, che ha comportato la chiusura di sei consolati onorari italiani in Brasile;

   se il Governo non ritenga opportuno riconsiderare la scelta di chiudere i predetti consolati, alla luce dell'importanza della comunità italiana che servivano.
(4-04604)

AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   MURONI. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   il lago di Pergusa, in territorio di Enna, è un lago naturale endoreico protetto da una riserva naturale ai sensi delle leggi regionali siciliane. Il lago è di importanza fondamentale per la rotta migratoria paleartica;

   è riconosciuto quale biotopo d'Italia dal 1976; inoltre, è riconosciuto dalla Unione europea come zona di protezione speciale (Zps) ai sensi della direttiva 79/409/CEE (uccelli) e come zona speciale di conservazione (Zsc) ai sensi della direttiva 92/43/CEE (habitat) con il codice ITA060002;

   inoltre, a parte e geosito del Rocca di Cerere Unesco Global Geopark ed è protetto da vincoli paesaggistici, archeologici, idrogeologici, naturalistici;

   sin dall'antichità è legato al mito di Demetra e Kore che qui vedeva tradizionalmente avvenire il ratto della fanciulla divina, creando così i presupposti per una fama che vede quest'ambiente naturale comparire in innumerevoli scritti da Pseudo Aristotele ad Ovidio, Claudiano, Dante;

   si evidenzia che attorno al lago, a una distanza media di metri 20 dalla sua linea di battigia odierna e in stretta correlazione con il vasto fragmiteto che circonda il lago e che è sede di una fauna ornitica di grande valore, ospitando tra le altre decine di specie anche la Moretta tabaccata (Aythya nyroca), il Pollo sultano (Porphyrio porphyrio) e il Falco di palude (Circus aeruginosus), si stende una pista motoristica mediamente larga 16 metri, interamente asfaltata, con aree di pertinenza sottratte al lago mediante colmate e asfaltate o coperte di pietrisco, con la creazione di una cesura del continuum naturale di gravissimo peso per la flora e per la fauna dei luoghi;

   la pista è circondata da altissimi reticolati muniti inoltre di triplice linea di filo spinato in modalità «antilupo», che ulteriormente impediscono ogni possibile interscambio faunistico non alato tra le colline e il lago;

   inoltre, la pertinente strada circumlacuale che l'affianca allargando ulteriormente la cesura tra le colline e il lago non ha alcuna soluzione di contiguità e, nei periodi corrispondenti alla migrazione dei giovani adulti di discoglosso dipinto (il Discoglossus pictus è una specie elencata in appendice II della Convenzione di Berna e nelle appendici II e IV della direttiva «Habitat» protetta dalle leggi italiane), crea i presupposti per l'uccisione mediante arrotamento da parte dei veicoli di migliaia di esemplari;

   stessa sorte tocca a migliaia di esemplari di anfibi, rettili, mammiferi e artropodi non di rado appartenenti a specie protette da leggi comunitarie e nazionali;

   con l'approvazione di un regolamento degli usi e dei divieti (Decreto 23/GAB. 3 febbraio 2006) la pista può essere utilizzata per fini agonistici dal 15 di marzo al 30 ottobre di ogni anno a grave nocumento della salubrità dell'ambiente naturale;

   lo stesso regolamento prevede, inoltre, l'utilizzazione a fini non agonistici, ma motoristici, dell'impianto anche nel rimanente periodo che vede la maggiore concentrazione degli arrivi delle specie migratorie, con il paradosso di immaginare un minore impatto semplicemente a causa del fine ultimo della manifestazione;

   si ricorda che il primo regolamento degli usi e dei divieti, conformemente alla normativa sulla conservazione naturale, prevedeva la dismissione dell'autodromo, mentre ad oggi la pista continua a estendersi perfettamente sull'area un tempo occupata dall'ecotono tra l'ambiente lacustre e le colline circostanti, impedendo ogni relazione tra i due ecosistemi –:

   se sia a conoscenza di quanto esposto in premessa e se non intenda promuovere, per quanto di competenza, iniziative al fine di garantire la tutela di un prezioso e delicato ecosistema lacustre, estremamente ricco in termini di biodiversità, che è riconosciuto come zona di protezione speciale (Zps) e zona speciale di conservazione (Zsc), oltre ad essere sottoposto a svariati vincoli paesaggistici, archeologici, idrogeologici, naturalistici.
(5-03467)


   MURONI. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   dall'odierna mattinata i militari del Nucleo investigativo di polizia ambientale agroalimentare e forestale (N.i.p.a.a.f.) e della stazione carabinieri forestale di Anagni, del gruppo carabinieri forestale di Frosinone, stanno eseguendo un'ordinanza di applicazione di misure cautelari reali e personali emanata dal Gip presso il tribunale di Roma, su richiesta della direzione distrettuale antimafia della procura della Repubblica di Roma, e consistenti in 2 custodie cautelari in carcere, 3 arresti domiciliari, sequestro di un sito adibito a cava, 29 sequestri di automezzi, per i reati di attività organizzate per il traffico illecito di rifiuti, smaltimento illecito di rifiuti, gestione di discarica abusiva, combustione illecita di rifiuti;

   la custodia cautelare in carcere è stata disposta per due fratelli residenti in Ferentino (FR), che nella cittadina gestiscono una cava, mentre gli arresti domiciliari sono stati disposti per due coniugi che gestiscono una società di smaltimento rifiuti in Morolo (FR), e un consulente ambientale residente a Castrocielo (FR);

   i fatti contestati risalgono al 2018-2019, e riguardano 22 società. La «N.G.», i cui soci sono due fratelli, è una società che gestisce una cava sita in Ferentino (FR). Le indagini svolte hanno accertato come il sito contenente la cava non venisse utilizzato dai rappresentanti della società solo per attività estrattive, bensì anche come enorme discarica abusiva di rifiuti prevalentemente derivanti da attività edilizia. I fatti si apprendono da un comunicato stampa «Operazione “CAVUM” – traffico illecito di rifiuti, 5 arresti e una cava sequestrata» del comando regione carabinieri forestale Frosinone - Anagni (FR) del 28 gennaio 2020;

   lo smaltimento abusivo dei rifiuti consentiva alle imprese, in primo luogo, di lucrare sulle differenze di prezzo con le discariche autorizzate, e soprattutto di ovviare alle norme sul trasporto e smaltimento dei rifiuti;

   infatti, la maggioranza dei trasporti avveniva senza la necessaria abilitazione, né con l'annotazione sui registri il cui possesso è obbligatoriamente previsto dalla legge. Non solo, gli illeciti sversamenti consentivano anche di violare tutte le norme a presidio della reale classificazione e caratterizzazione dei rifiuti;

   la gestione della discarica comprendeva non solo gli scarichi di rifiuti, ma anche i livellamenti dei cumuli che si sono col tempo ammassati, proprio per consentire ai mezzi di poter scaricare al meglio;

   la stessa società «N.G.» utilizzava la discarica per smaltire direttamente i rifiuti tramite mezzi propri;

   gli smaltimenti illeciti, inoltre, avvenivano sia presso la discarica in questione, sia in altri posti sparsi nel sito adibito a cava. I sopralluoghi effettuati con Arpa Lazio hanno consentito di rinvenire nell'intero sito, sia rifiuti pericolosi che non pericolosi, secondo la classificazione operata dall'Agenzia. Un cumulo, tra l'altro, era stato oggetto di combustione;

   le indagini, inoltre, hanno evidenziato un'illecita attività di recupero degli inerti, effettuata sempre all'interno dello stabilimento della società che gestiva la discarica abusiva, come emerge da un articolo pubblicato il 28 gennaio 2020, sul sito online «Frosinone web»;

   questa ennesima operazione confermerebbe l'ipotesi che nella Valle del Sacco si siano interrate notevoli quantità di rifiuti. Si ricorda che sulla questione della Valle del Sacco l'interrogante ha già depositato una mozione (n. 1-00086) e una interrogazione (n. 5-01052) –:

   se sia a conoscenza di quanto esposto in premessa e se non intenda promuovere, per quanto di competenza, una verifica da parte del comando dei carabinieri per la tutela dell'ambiente sulla situazione ambientale dell'area sopra richiamata in modo da avviare una bonifica dell'area;

   vista l'urgenza ambientale e sanitaria se siano state avviate le bonifiche dei siti compromessi ricadenti nella Valle del Sacco, che costituisce sito da bonificare di interesse nazionale, e se sia stato avviato il censimento dei siti inquinati.
(5-03468)

Interrogazione a risposta scritta:


   LICATINI e ILARIA FONTANA. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare — Per sapere – premesso che:

   la Basilicata è una delle regioni italiane colpite dalla procedura di infrazione 2014-2059 a causa della violazione della direttiva 91/271/CEE del 21 maggio 1991;

   tale direttiva ha ad oggetto la raccolta, il trattamento e lo scarico delle acque reflue urbane, nonché il trattamento e lo scarico delle acque reflue originate da taluni settori industriali e ha lo scopo di proteggere l'ambiente dalle ripercussioni negative provocate dagli scarichi di acque reflue;

   sulla base della summenzionata direttiva è necessario effettuare controlli sugli impianti di trattamento, sulle acque recipienti e sullo smaltimento dei fanghi, proprio al fine di garantire la protezione dell'ambiente dalle conseguenze negative dello scarico di acque reflue;

   in Basilicata ben 41 agglomerati non sono conformi alla direttiva e per la maggior parte di essi non è stato dimostrato che tutto il carico prodotto (a.e.) riceve un adeguato trattamento secondario, tra cui quello di Genzano di Lucania, posto già all'attenzione sia con interrogazione a risposta orale indirizzata al presidente del consiglio regionale della Basilicata e cofirmata dal consigliere regionale Gianni Perrino, sia tramite interpellanza urgente, svolta il 7 marzo 2019 e presentata dal deputato Luciano Cillis alla Camera;

   l'ente gestore è «Acquedotto Lucano», il quale ha provveduto nel corso degli anni ai numerosi solleciti soltanto in via d'urgenza e attraverso degli interventi che risolvessero solo temporaneamente i diversi problemi dell'impianto, come nel 2015 quando si è verificato uno sversamento di liquami dalla vasca di aerazione sul suolo dell'area dell'impianto, riscontrando il mancato funzionamento dell'unità biologica secondaria a dischi biologici e l'assenza di addetti in loco; e nel 2018, anno in cui si è preso atto che l'unità biologica secondaria non era in grado di funzionare per la presenza di acque non sottoposte a trattamento secondario;

   attualmente, l'unità biologica secondaria non è funzionante, priva di adeguate coperture che la proteggano dagli eventi atmosferici e in stato di abbandono;

   la regione Basilicata, con la deliberazione di giunta regionale n. 2492 del 23 dicembre 2002, accordo di programma quadro «Tutela delle Acque e gestione integrata delle risorse idriche», ha disposto la progettazione e la realizzazione di un nuovo impianto di depurazione delle acque reflue di origine urbana, individuando Acquedotto Lucano S.p.a. quale soggetto attuatore poiché responsabile della gestione dell'impianto di depurazione di Genzano di Lucania;

   solo dopo 11 anni, quindi nel 2013, è stato presentato un progetto preliminare per la realizzazione di un nuovo depuratore nella stessa area di quello esistente ma, fino ad oggi, l'ente gestore si è limitato ad addebitare i costi di depurazione agli utenti;

   nel mese di gennaio 2019, inoltre, è stato indetto un consiglio straordinario appositamente per elaborare un programma di interventi necessari per eseguire i lavori del nuovo depuratore. Acquedotto Lucano, però, ha manifestato l'impossibilità di transitare sulla strada che permette l'ingresso al depuratore poiché i suoi mezzi non erano adeguati. Stante ciò, il comune di Genzano ha provveduto a riportare alle normali condizioni di funzionalità quella strada, ma nulla è stato fatto per rimettere in funzionamento il depuratore in attesa della costruzione del nuovo;

   nel giugno del 2019, Acquedotto Lucano ha effettuato delle analisi sull'effluente del depuratore, inviato i dati al comune esortandolo a prendere provvedimenti amministrativi e legali contro le attività che producono caseina perché tale sostanza non è autorizzata ed è stata trovata a livelli superiori al valore limite di emissione in fognatura; la legge, tuttavia, impone che le analisi debbano essere compiute da un ente certificato (Arpab), contenere i valori di tutte le sostanze e soprattutto indicare a che punto dell'effluente è stato prelevato il campione di analisi;

   il comune di Genzano, a quanto consta all'interrogante, è tuttora sprovvisto del progetto di rete fognaria e non ha mai potuto visionare la planimetria dell'impianto fognario –:

   di quali elementi disponga il Governo in relazione allo stato di attuazione dell'intervento nell'agglomerato di Genzano di Lucania e quali iniziative intenda assumere, per quanto di competenza e di concerto con la regione, al fine di superare la procedura di infrazione di cui in premessa ed evitare ulteriori contestazioni in ambito europeo.
(4-04605)

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   TRANO, CURRÒ, GIULIODORI, APRILE, RADUZZI, MARTINCIGLIO, PARISSE, MIGLIORINO e CASO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   la legge di bilancio 2020, reca alcune modifiche alla disciplina del regime forfettario, sopprimendo l'imposta sostitutiva al 20 per cento prevista a partire dal 2020, reintroducendo, come condizione per l'accesso al regime forfettario al 15 per cento, il limite delle spese sostenute per il personale e lavoro accessorio e l'esclusione per i redditi di lavoro dipendente eccedenti l'importo di 30 mila euro;

   numerosi articoli di stampa rilevano tuttavia che, in base allo statuto del contribuente e a quanto ribadito dall'Agenzia delle entrate nel 2019, la cosiddetta flat tax al 15 per cento sul reddito da lavoro autonomo, si applica anche a chi attualmente sarebbe escluso dai «paletti» stabiliti dalla legge di bilancio 2020; a tal fine, per l'anno in corso, sarebbe pertanto possibile accedere alla tassazione agevolata, anche per chi, oltre al reddito da lavoro autonomo, ha percepito più di 30 mila euro, da pensione o lavoro dipendente, così come non sarebbe peraltro previsto l'avvio per quest'anno, dell'altro limite, relativo a 20 mila euro di compensi a collaboratori o spese per l'acquisto di beni strumentali;

   gli interroganti evidenziano al riguardo che, in virtù di quanto disposto dalla legge 27 luglio 2000, n. 212, le disposizioni tributarie non possono prevedere adempimenti a carico dei contribuenti, la cui scadenza sia fissata anteriormente al sessantesimo giorno dalla data della loro entrata in vigore o dell'adozione dei provvedimenti di attuazione in esse espressamente previsti;

   a tal fine, gli interroganti rilevano altresì, che i «paletti» alla flat tax, contenuti nella manovra economica per il 2020, sono stati approvati definitivamente dal Parlamento, soltanto nel mese di dicembre 2019 per entrare in vigore pochi giorni dopo, ovvero il 1° gennaio 2020;

   la necessità di opportune precisazioni, in relazione alle osservazioni in precedenza esposte, risulta pertanto urgente e indispensabile, come peraltro sostenuto anche dall'Aiga nazionale, che auspica un intervento chiarificatore, valutato che sia gli operatori del settore, che oltre mezzo milione di professionisti con partite Iva, rivendicano il diritto di conoscere quale sia il regime fiscale effettivo da applicare –:

   se intenda confermare l'intenzione di adottare le iniziative di competenza affinché le nuove regole sulla flat tax previste dalla legge di bilancio per il 2020 entrino in vigore dal 2021 e, in caso affermativo, per prevedere la proroga di un anno per i contribuenti che intendono avvalersi del regime forfettario.
(5-03471)


   CENTEMERO, GUSMEROLI, BITONCI, CAVANDOLI, COVOLO, GERARDI, ALESSANDRO PAGANO, PATERNOSTER e TARANTINO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   è mistero sui requisiti più stringenti per l'accesso nel 2020 al regime forfettario, di cui ai commi 691 e 692 della legge n. 160 del 2019;

   l'attuale Governo ha voluto operare una vera e propria stretta sul regime forfettario introdotto dalla LegaSp al Governo con il decreto fiscale 2018, cancellando il nuovo regime agevolato con aliquota al 20 per cento per le partite Iva che ricavano fra i 65 mila e i 100 mila euro e mantenendo la tassazione agevolata al 15 per cento con tetto di 65 mila euro condizionato ai «paletti» che le spese sostenute per il personale e per il lavoro accessorio non superino i 20 mila euro lordi e che siano esclusi i soggetti, che nell'anno precedente hanno percepito redditi da lavoro dipendente e assimilati eccedenti l'importo di 30 mila euro;

   secondo quanto pubblicato su La Stampa – Economia & Finanza – l'11 gennaio 2020, in base allo statuto del contribuente, che fissa in 60 giorni il limite di tempo che deve intercorrere tra l'approvazione delle modifiche in materia fiscale e la loro applicazione, non dovrebbe trovare applicazione la stretta sulla flat tax per il 2020;

   lo stesso articolo di stampa ricorda che anche l'Agenzia delle entrate nel 2019, con circolare n. 9/E del 10 aprile 2019, aveva fatto slittare di un anno l'esclusione dalla flat tax per chi possedeva quote di controllo in società a responsabilità limitata, in considerazione dell'approvazione della norma a ridosso della fine dell'anno;

   appare, dunque, più che mai razionale e logico per gli interroganti che, applicando lo stesso principio, chi nel 2019 ha superato i nuovi limiti fissati dalla legge di bilancio 2020 resta per tutto l'anno in corso in regime di flat tax, dovendo tuttavia adeguarsi nell'anno in corso ai nuovi «paletti» per poter rimanere in tale regime anche nel 2021;

   tuttavia, l'obiettivo dichiarato del Governo di far cassa con le nuove restrizioni, indicando risparmi per poco meno di 1,5 miliardi di euro, lascia presumere agli interroganti che l'attuale maggioranza intenda «forzare» sull'applicazione da subito delle nuove regole di accesso al regime della tassazione piatta –:

   se il Governo intenda far chiarezza su quanto esposto in premessa.
(5-03472)

Interrogazione a risposta scritta:


   PASTORINO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   Leonardo s.p.a. un'azienda italiana attiva nei settori della difesa, dell'aerospazio e della sicurezza, la tredicesima più grande impresa di difesa del mondo e la terza più grande in Europa. Il suo maggiore azionista è il Ministero dell'economia e delle finanze, che possiede una quota di circa il 30,20 per cento;

   Leonardo ha una storica presenza industriale nella città di Genova con la divisione automazione; presso il sito del capoluogo ligure sono sviluppati e prodotti sistemi di automazione e sistemi di comunicazione militare;

   negli ultimi mesi il settore dell'automazione è passato da line of business a business unit, mediante una riorganizzazione e l'ingresso di nuovi lavoratori. Tuttavia, non si conosce il piano industriale dell'unità, né quali siano gli investimenti nel comparto o i carichi di lavoro previsti;

   inoltre, secondo quanto riportato dalla rappresentanza Fiom presso la rappresentanza sindacale unitaria (Rsu) di Leonardo s.p.a., il nuovo responsabile della divisione automazione avrebbe affermato che la stessa, finora uno dei pilastri del sito genovese, non rientra più nel core business della società a partecipazione pubblica e, poiché per efficientare la produzione sarebbero necessari investimenti che attualmente la Leonardo s.p.a. non può sostenere, è stata paventata la possibilità di una joint venture con partner esterni;

   conseguentemente, il 17 gennaio 2020 si è svolto uno sciopero dei lavoratori genovesi non disponibili ad operazioni tese a ridimensionare il sito. Nel comunicato delle Rsu si spiegano le motivazioni della manifestazione: «contro la volontà del management di portare la business unit automazione fuori dal perimetro di Leonardo; per sollecitare chiarezza sullo sviluppo industriale (...); per rivendicare il rispetto, la difesa e lo sviluppo delle attività e dei prodotti del sito nella sua interezza» –:

   se siano a conoscenza della situazione critica esposta in premessa e se intendano chiarire, in virtù del rispetto dovuto ai lavoratori impiegati nel comparto e dell'importanza che riveste l'attività svolta nello stabilimento del capoluogo ligure, quale sarà lo sviluppo industriale della divisione Automazione e il piano industriale della stessa, nonché organigramma, obiettivi e investimenti, specificando se il sito di Genova continuerà a essere operativo o se sia effettivamente in procinto di essere realizzata una esternalizzazione.
(4-04602)

GIUSTIZIA

Interrogazioni a risposta scritta:


   GIANNONE. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   il decreto n. 2 del 2020 della corte d'appello di Roma, che ricalca i principi stabiliti dalla sentenza della Cassazione n. 13274/2019, stabilisce che la bigenitorialità, desunta dalla legge sull'affido condiviso, legge n. 54 del 2006, non è un principio astratto e normativo, ma è un valore posto nell'interesse del minore, che deve essere adeguato ai tempi e al benessere dello stesso;

   per realizzare veramente l'interesse del minore non appare realistico presumere che la paura e il conseguente rifiuto di una delle figure genitoriali «possano essere superate imponendo l'allontanamento del minore dalla sua casa e dai suoi affetti ed un collocamento coattivo». Il minore si troverebbe così «incolpevolmente, per l'incapacità dei genitori di trovare un terreno comune nel suo interesse, incastrato nella duplice sofferenza di un drastico sradicamento dal proprio ambiente e dai propri affetti, e di una esposizione forzosa ad una situazione per lui fonte di ansia e comunque estranea»;

   la legge n. 184 del 1983, delinea un quadro di misure volto a far sì che l'allontanamento del minore dalla propria famiglia venga disposto solo dinanzi ad insuperabili difficoltà del nucleo di origine ad assicurare al figlio un ambiente favorevole per la sua crescita, stante l'accertata inutilità di altre forme di sostegno alla famiglia o il rifiuto opposto da quest'ultima;

   diversi articoli di stampa hanno raccontato, anche tramite video-interviste, la storia di una madre della provincia di Lecce, vittima di violenza e resa invalida dalle percosse del marito, a cui è stato tolto il figlio di 7 anni dal tribunale dei minori di Lecce;

   nonostante tre pendenze penali sull'uomo per violenza domestica e stalking, padre e figlio si trovano insieme dentro una comunità. I giudici hanno stabilito che, per recuperare la perduta armonia padre-figlio, è necessaria una separazione forzata dalla madre con la quale il minore ha sempre vissuto e dove vuole tornare;

   la madre, infatti, nel pieno possesso della responsabilità genitoriale, può incontrare il bambino solo due volte a settimana per poche ore. La consulenza tecnica d'ufficio, tra l'altro, definisce la stessa, una madre amorevole, che non ha mai ostacolato il rapporto padre-figlio, nonostante il bambino, testimone ed anche vittima, di ripetuti episodi di violenza, sia terrorizzato dalla figura paterna;

   «Come se non bastasse, – precisa nel video il legale della donna – il tribunale penale ci ha messo del suo: a suon di rinvii si sta avvicinando giugno, termine oltre il quale i reati ascritti all'uomo cadranno in prescrizione»;

   il 27 gennaio 2020, Teleramanews.it riporta un ulteriore articolo con video allegato, in cui la mamma salentina denuncia di non poter conoscere le reali condizioni di salute del figlio in comunità. Nonostante il bambino stia male con l'influenza, nessuno la informa sulle effettive condizioni di salute, addirittura le viene negata la consueta videochiamata serale;

   l'Italia ha ratificato nel 2013 la «Convenzione sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica». La Convenzione di Istanbul è il primo strumento internazionale giuridicamente vincolante, volto a creare un quadro normativo completo a tutela delle donne contro qualsiasi forma di violenza –:

   quali iniziative di competenza intenda intraprendere affinché venga data piena applicazione al principio dell'affido condiviso, inteso come l'oggetto di un diritto dei minori, realizzato attraverso provvedimenti graduali e fattibili che non ledano l'equilibrio psicofisico del minore;

   se intenda valutare l'opportunità di adottare iniziative di competenza, anche normative, affinché, in pendenza di giudizio, vengano adottate misure idonee a tutelare i minori coinvolti in episodi di violenza domestica;

   se intenda adottare iniziative di carattere ispettivo in relazione al caso rappresentato in premessa.
(4-04612)


   GIANNONE. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   il 23 gennaio 2020 diversi articoli di autorevoli media nazionali, tra cui Ansa, il Resto del Carlino, hanno riportato la notizia che riguarda due funzionarie, assistenti sociali della Ausl di Rimini, messe sotto indagine dalla Procura per aver impedito ad una madre di vedere i suoi figli per ben tre anni;

   «Le funzionarie – riporta l’Ansa – avevano accusato una madre di maltrattare i due figli piccoli, ma la donna è stata scagionata e ora a rischiare il processo sono il responsabile del Servizio tutela minori dell'Ausl di Rimini e il responsabile della Responsabilità genitoriale tutela dei minori. Il primo è anche indagato per diffamazione per le parole mosse contro la famiglia affidataria, ma registrate da una delle madri ai quali erano stati tolti i due piccoli»;

   «Bimbi di pochi anni, – racconta il Resto del Carlino –, tolti alla famiglia naturale, prima e a quella affidataria poi, passati da permanenze in strutture di accoglienza e collocati poi presso una famiglia, e successivamente rimessi in strutture. Decisioni assunte dal Tribunale per i Minorenni su indicazioni del Servizio Sociale o dallo stesso nell'esercizio del proprio potere discrezionale»;

   le indagini, avviate dopo le denunce presentate dai familiari, hanno fatto sì che il sostituto procuratore della Repubblica di Rimini formulasse un'ipotesi di reato per «mancata esecuzione dolosa di un provvedimento del giudice». Da affidatarie, le due assistenti non avrebbero agevolato, né fornito adeguato sostegno per la ripresa dei rapporti familiari con la madre. «L'indagine – scrivono – riguarderebbe anche un altro caso di una giovane madre, già ospite di una struttura di accoglienza nel Riminese con un bambino piccolo e incinta del secondo»;

   la legge n. 184 del 1983 delinea un quadro di misure volto a far sì che l'allontanamento definitivo del minore dalla propria famiglia venga disposto solo per accertate e insuperabili difficoltà del nucleo di origine ad assicurare al bambino un ambiente favorevole per la sua crescita, stante l'accertata inutilità di altre forme di sostegno alla famiglia o il rifiuto opposto da quest'ultima;

   la Convenzione di New York sui diritti dell'infanzia e dell'adolescenza, ratificata dall'Italia con legge 27 maggio 1991, n. 176, all'articolo 9, stabilisce una riserva di legge rafforzata in materia di separazione del minore dai genitori, stabilendo che: «gli Stati parti vigilano affinché il fanciullo non sia separato dai suoi genitori contro la loro volontà a meno che le autorità competenti non decidano, sotto riserva di revisione giudiziaria e conformemente con le leggi di procedura applicabili, che questa separazione è necessaria nel preminente interesse del minore» –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e quali iniziative, per quanto di competenza, anche normative, intenda intraprendere per far in modo che la discrezionalità di cui godono i servizi sociali, così come previsto dall'ordinamento, possa essere esercitata nell'ambito di adeguati ed efficaci controlli al fine della piena tutela dei minori, per evitare il verificarsi di comportamenti «abusanti» che, non solo determinano un sovraccarico di lavoro da parte delle procure, ma ledono diritti fondamentali garantiti a livello internazionale, che una volta violati, sostanzialmente non possono essere più risarciti.
(4-04613)

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazione a risposta in Commissione:


   DARA. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   in un comunicato la Cisl Asse del Po ha denunciato una crescita nel 2019 del 128 per cento di ore di cassa integrazione autorizzate nella provincia mantovana: si tratta del dato più alto di tutta la Lombardia, molto al di sopra anche della media nazionale, ferma per lo scorso anno a un incremento del 20 per cento. Viene quindi confermato per l'area di Mantova il trend di decrescita occupazionale riscontrato nel quarto trimestre del 2019, unitamente alla riduzione delle imprese e a un quadro economico territoriale fortemente preoccupante anche sul piano strutturale;

   nei mesi di settembre e ottobre 2019 il ricorso alla cassa integrazione (specialmente quella ordinaria) era aumentato addirittura del 146 per cento, un dato che anche in quei caso peggiorava la media lombarda con un aumento, in soli due mesi, del 91 per cento;

   nella graduatoria di accesso agli ammortizzatori sociali in Lombardia per l'anno 2019 alle spalle di Mantova ci sono Brescia con un aumento del 47 per cento della cassa integrazione; Lecco con un più 33 per cento; Bergamo con un più 32 per cento; Cremona con un più 31,60 per cento; Como con un più 25 per cento; Varese con un più 9 per cento e infine Milano con un più 0,24 per cento. Altre province lombarde hanno registrato un trend positivo con una riduzione delle ore di cassa integrazione richieste del 6 per cento per Sondrio, del 5 per cento per Pavia e del 4 per cento per Lodi;

   tali dati confermano come le opere infrastrutturali siano oggi più che mai indispensabili e possano fungere da volano per l'economia dell'intero territorio mantovano: sono infatti le priorità a cui la provincia di Mantova non può più rinunciare;

   ancora una volta si registra una forte penalizzazione dell'area del mantovano dovuta alla carente rete di collegamenti con il resto della regione. È pertanto necessario dar seguito alle insistenti richieste del territorio che da dieci anni attende la realizzazione della Mantova-Cremona, il raddoppiamento del binario ferroviario e tutti gli interventi compensativi necessari, tra cui anche il progetto noto come Ti.Bre che prevede l'interconnessione del territorio mantovano con l'intera rete stradale lombarda e veneta –:

   se e quali iniziative di competenza il Governo intenda adottare per accelerare la realizzazione delle opere infrastrutturali di cui in premessa;

   se e quali iniziative di competenza intenda adottare per offrire un sopporto alle realtà imprenditoriali che ancora resistono in quel territorio e colmare, fino al completamento dei necessari collegamenti viabilistici, le perdite che le aziende subiscono per i maggiori costi dovuti alla carenza di infrastrutture.
(5-03469)

INTERNO

Interrogazioni a risposta scritta:


   TONELLI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   gli appartenenti alla polizia di Stato, in servizio nei reparti operativi, nel 2015 sono stati dotati di una nuova fondina a estrazione rapida in polimero, al fine di soddisfare i canoni di sicurezza e di operatività;

   sin dai primi mesi di utilizzo, alcune organizzazioni sindacali hanno segnalato un difetto di rottura persistente nella staffa di aggancio al cinturone, tra quest'ultimo e il blocco girevole;

   nel marzo 2019 l'amministrazione della pubblica sicurezza ha attivato una procedura di verifica, tramite la ditta fornitrice, indicando alcune migliorie da apportare e ha iniziato un periodo di prova, in alcuni reparti, utilizzando il nuovo manufatto modificato;

   nell'ottobre 2019, in seguito a successive rotture e ulteriori segnalazioni delle organizzazioni sindacali, il dipartimento della pubblica sicurezza ha fatto sapere di aver attivato una verifica interna volta all'individuazione della miglior soluzione possibile, specificando di aver acquistato una nuova campionatura in fase di valutazione;

   è accaduto, purtroppo, qualche giorno fa a Bologna che c'è stato un ennesimo caso di rottura delle fondine che ha provocato la caduta dell'arma, mettendo a rischio seriamente gli agenti impegnati in una colluttazione per un arresto per resistenza;

   tali rotture, come appena evidenziato nel caso di Bologna, minano seriamente la sicurezza degli operatori in strada, poiché sono costretti a prestare attenzione alla tenuta della fondina e non possono concentrarsi unicamente sulle operazioni di controllo ed emergenziali che il servizio li porta ad affrontare, come dovrebbe invece essere, poiché se l'arma cade a terra, come è successo, potrebbe accadere il peggio –:

   se sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e se intenda verificare lo stato dell'arte in merito alla effettiva fornitura di una nuova tipologia di fondina che possa risolvere i problemi di rottura ed, eventualmente, se si sia individuato un manufatto perfettamente funzionante, quali siano le tempistiche per la distribuzione capillare di tali equipaggiamenti e a quali reparti si intenda dare la priorità.
(4-04603)


   TONELLI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   la polizia di Stato e i suoi operatori hanno subito negli anni un continuo e costante ridimensionamento del potere d'acquisto del proprio salario;

   la loro prestazione, associata alla riduzione del potere di acquisto del salario, ha innescato una ricerca forzata al miglior servizio inteso sotto il profilo remunerativo, considerato che un servizio di ordine pubblico fuori sede è pari a 27 euro ed è in vetta alle graduatorie di apprezzamento, mentre un semplice servizio esterno, pari a 6 euro, viene messo agli ultimi posti dell'indice di gradimento;

   sembrano cifre apparentemente risibili, ma non lo sono, se si considera che un'ora di straordinario viene remunerata 5 euro circa;

   gli effetti di tale situazione hanno determinato, per tutte le forze di polizia, un esodo dai servizi tradizionalmente più ambiti professionalmente (Digos, squadra mobile, uffici investigativi) verso quelli esclusivamente più remunerativi, causando, conseguentemente, la perdita di esperienza professionale decennale;

   nella polizia di Stato l'equilibrio per l'impiego degli operatori, tenendo conto anche della remunerazione del servizio, è divenuta sempre più complicata e molti reparti mobili, destinati ai servizi di ordine pubblico, hanno iniziato a utilizzare indici di performance per suddividere meglio i servizi ed equilibrare i carichi di lavoro e i conseguenti riflessi stipendiali;

   tali indici, contrattati tra amministrazione e organizzazioni sindacali, tengono conto di vari dati e sono utilizzati con successo a Bari, Taranto, Milano, Bologna, Napoli, Palermo, Catania; ovviamente, in ogni realtà, si è tenuto conto di dati diversi in virtù delle peculiarità dell'impiego, ma in tutti i casi si è determinato un migliore livellamento del carico di lavoro e si sono pressoché azzerate le rimostranze rispetto a eventuali favoritismi;

   in alcuni reparti, stranamente, tale metodo non è stato ancora adottato o, peggio, è stato disattivato dopo pochi mesi a seguito di resistenze interne che fanno sospettare di logiche certamente non legate ai canoni di trasparenza ed equità propri della polizia di Stato;

   si pensi, ai casi del reparto mobile di Reggio Calabria, similare alla situazione di Firenze, ove, nonostante le ripetute richieste, non si è mai giunti nemmeno a un periodo di prova;

   appare dunque, necessario livellare sia il carico di lavoro sia l'impatto economico in relazione alla remunerazione dei vari servizi di tutti gli operatori secondo le loro mansioni, dal momento che la differenza di remunerazione dei vari servizi deve obbligatoriamente avere una maggiore attenzione rispetto a una equa turnazione del personale, al fine di evitare sperequazioni;

   la situazione sopra descritta si riscontra anche in gran parte dei trattamenti economici accessori e sugli straordinari in primis –:

   se e quali iniziative di competenza intenda adottare con riguardo a quanto illustrato in premessa, anche attraverso una verifica delle motivazioni per cui in alcuni reparti gli indici di performance non vengano applicati, assicurandone la conseguente applicazione ai reparti ancora oggi sprovvisti, nell'ottica di garantire piena attuazione ai princìpi ispiratori della pubblica amministrazione previsti all'articolo 97 della Costituzione, ossia il buon andamento e l'imparzialità, ed al fine di evitare le sperequazioni economico-lavorative riferite ai carichi di lavoro e alla diversa economicità dei servizi prestati.
(4-04606)

ISTRUZIONE

Interrogazione a risposta scritta:


   BUOMPANE, VILLANI, NAPPI e GRIMALDI. — Al Ministro dell'istruzione. — Per sapere – premesso che:

   l'istituto professionale industria e artigianato «Osvaldo Conti», dal 2011 diventato istituto statale di istruzione secondaria superiore ha sede ad Aversa, in provincia di Caserta;

   tra i settori di specializzazione dell'istituto vi sono: elettrico, elettronico, meccanico, sistemi energetici, telecomunicazioni, abbigliamento e moda;

   da anni, numerosi problemi affliggono l'istituto suddetto;

   uno dei problemi è relativo allo stato di manutenzione della struttura: infiltrazioni d'acqua e infissi malandati che permettono l'ingresso di aria fredda durante i periodi invernali;

   inoltre, nell'anno scolastico 2014/2015, a quanto consta agli interroganti, sarebbero stati soppressi i laboratori di meccanica M1, di meccanica M2 (termo-idraulica) e M3 (macchine a controllo numerico);

   il laboratorio M2 sarebbe stato chiuso senza motivazione alcuna, con conseguente deperimento dei macchinari in esso presenti;

   l'istituto avrebbe tuttavia utilizzato somme del programma operativo nazionale (Pon), pari a circa 55.000 euro, al fine di acquistare i macchinari presenti all'interno del laboratorio M2;

   il laboratorio M3, sempre a quanto risulta agli interroganti, sarebbe stato chiuso anch'esso senza alcuna apparente motivazione nell'ottobre del 2014, con conseguente non utilizzo di macchinari di ingente valore;

   il laboratorio di meccanica M1 sarebbe stato soppresso per la realizzazione di una sala danza;

   quest'ultima sarebbe stata realizzata utilizzando fondi Pon-Fesr obiettivo C;

   tuttavia i fondi Pon-Fesr erano stati richiesti dal precedente dirigente scolastico, al fine di riqualificare e mettere in sicurezza la struttura dell'istituto, quindi per risolvere gran parte dei problemi suddetti;

   la mancanza della didattica laboratoriale causa un grave danno al territorio, sia in merito all'aumento della dispersione scolastica registrata negli ultimi anni, in un tessuto sociale giovanile già gravemente minacciato, sia a causa della mancata preparazione tecnica specialistica di cui tutta la regione Campania avrebbe un gran bisogno –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti suddetti e, qualora ne sia accertata la veridicità, quali iniziative di competenza, anche di urgenza, intenda porre in essere al riguardo.
(4-04608)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazione a risposta scritta:


   VALLASCAS. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   il 9 gennaio 2020, la società Bricocenter ha comunicato ai rappresentanti dei lavoratori la decisione di chiudere in via definitiva il punto vendita «Bricocenter Marconi», interno alla Città Mercato Auchan di Cagliari-Pirri, e di voler procedere al contestuale licenziamento, con effetto dal 1° marzo 2020, di 19 unità lavorative impiegate;

   secondo quanto viene riportato da alcuni organi di stampa, la decisione sarebbe legata all'imminente avvio di un intervento di riqualificazione e ampliamento dell'intero centro commerciale, che comporterà la chiusura di tutte le attività commerciali presenti all'interno dell'edificio per un periodo non inferiore ai 18 mesi;

   nello specifico, per quanto riguarda il Bricocenter Marconi, secondo quanto sarebbe stato riferito dai vertici aziendali, la chiusura definitiva sarebbe legata «a una crisi degli ultimi cinque anni ma anche ai maggiori costi per il cambio di sede in vista della realizzazione del nuovo centro commerciale»;

   la decisione dell'azienda ha destato legittime preoccupazioni tra i lavoratori della sede di Cagliari-Pirri, anche in relazione alle notizie riferite dai rappresentanti dei lavoratori secondo le quali Bricocenter Italia non sarebbe intenzionata a reimpiegare in Sardegna i lavoratori che si appresta a dichiarare in esubero;

   a questo proposito, è il caso di riferire che alcuni organi di stampa hanno riportato le dichiarazioni dei sindacati di base secondo le quali tutti i lavoratori sarebbero stati convocati e agli stessi sarebbe stato offerto un incentivo risibile o un trasferimento lontano dalla Sardegna;

   questa condotta, se fosse confermata, non solo sarebbe lesiva della dignità dei lavoratori, molti dei quali sono impiegati da oltre vent'anni nel centro di Cagliari-Pirri, ma risulterebbe immotivata vista la presenza nell'isola di altre strutture commerciali dell'azienda o collegate in vario modo ad essa;

   è il caso di riferire che Bricocenter risulterebbe interamente controllata, dal 2005, dalla società Leroy Merlin che, oltre a operare nel medesimo settore, controllerebbe anche altre catene di distribuzione sempre per la stessa categoria merceologica, come, ad esempio, Bricoman;

   questa circostanza, rafforzata dal fatto che Bricocenter farebbe parte del gruppo Adeo, presente in Sardegna con diverse società della grande distribuzione, consentirebbe un più agevole ricollocamento nell'isola dei dipendenti del Bricocenter Marconi in altri Bricocenter o in altre società del gruppo;

   tra l'altro, è il caso di riferire che, secondo i rappresentanti dei lavoratori, riportate anche da alcuni organi di stampa, al Bricocenter Marconi potrebbe subentrare, nella struttura di Cagliari-Pirri, Leroy Merlin di cui, come anticipato in premessa, Bricocenter Italia sarebbe una controllata;

   da quanto esposto, risulterebbe una situazione controversa sotto diversi profili, soprattutto per quanto concerne la tutela e la dignità dei lavoratori;

   è il caso di sottolineare che, nonostante la presenza in Sardegna di diverse realtà del gruppo, proporre a lavoratrici e lavoratori sardi il trasferimento in altra regione – circostanza impraticabile considerati i gravi ed evidenti disagi che comporterebbe – significa indebolire la posizione negoziale del lavoratore che, in tal modo, verrebbe deprivato della libertà di scelta e costretto ad accettare la soluzione più vantaggiosa per il datore di lavoro –:

   se non si ritenga opportuno adottare iniziative, per quanto di competenza, per verificare se nella vertenza esposta in premessa il comportamento dell'azienda sia conforme alla normativa in materia di tutela del lavoro e della dignità dei lavoratori e per garantire il mantenimento dei livelli occupazionali.
(4-04611)

POLITICHE AGRICOLE ALIMENTARI E FORESTALI

Interrogazioni a risposta scritta:


   FASSINA e MURONI. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, al Ministro della salute, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   a poche ore dal suo arrivo a Roma previsto per il 29 gennaio 2020, il Ministro americano dell'agricoltura Sonny Perdue ha incontrato la stampa internazionale a Bruxelles dopo un meeting con i commissari europei Janusz Wojciechowski (agricoltura), Stella Kyriakides (salute) e Phil Hogan (commercio), dichiarando che: «a Davos, le parti hanno concordato settimane, non mesi» per chiudere un accordo. Secondo Perdue, Hogan «deve convincere gli altri Commissari e il Parlamento». La conferenza stampa è stata l'occasione per mettere in chiaro i paletti che gli Stati Uniti vogliono sradicare con il nuovo trattato transatlantico di facilitazione commerciale (Ttip). Per gli Stati Uniti l'approccio vigente in Europa non è accettabile, e la nuova Commissione presieduta dalla Von der Leyen deve abbandonare il principio di precauzione per basarsi su «una solida scienza»;

   per capire il concetto di «solida scienza» statunitense basti sapere che negli Usa i nuovi prodotti e sostanze vengono messi in commercio sulla base di valutazioni fatte dalle imprese. I controlli delle agenzie pubbliche scattano soltanto su ricorsi o denunce dei cittadini e consumatori vittime degli eventuali impatti negativi;

   nella Unione europea, invece, si adotta il principio di precauzione per evitare che l'onere della prova, nei casi in cui ci siano forti preoccupazioni sulla nocività di una sostanza o di un prodotto, ricada sui cittadini a tragedia già avvenuta. La differenza di approccio ha tenuto finora fuori dal mercato europeo pesticidi, organismi geneticamente modificati e alimenti trattati con sostanze pericolose per la salute e attualmente vietate, provenienti dagli Stati Uniti;

   il Ministro dell'agricoltura statunitense ha altresì dichiarato alla stampa che il commissario europeo per il commercio Hogan avrebbe «riconosciuto che dobbiamo conciliare il deficit di 10-12 miliardi di dollari con l'UE» relativamente agli scambi di prodotti agricoli. A questo proposito, ha detto Perdue, Trump sarebbe «completamente concentrato» (laser-focused) «sulla chiusura di quel deficit commerciale agricolo con il blocco europeo»;

   il Governo statunitense chiede all'Unione europea pesanti concessioni: un indebolimento delle norme sanitarie e fitosanitarie, così come dei limiti massimi consentiti di residui di pesticidi e altre sostanze chimiche nel cibo; il cambio della legislazione europea sugli organismi geneticamente modificati per consentire il commercio di alimenti geneticamente manipolati, soprattutto se prodotti con le nuove tecniche di creazione varietale (in particolare, quella denomina Crispr);

   in merito a questo secondo aspetto, è stata emessa una sentenza della Corte di giustizia dell'Unione europea che obbliga i prodotti di queste nuove tecniche a sottostare alle normative vigenti in tema di organismi geneticamente modificati. Nonostante questo, le lobby dell’agribusiness continuano a chiedere un cambio di regime, supportate da una parte di mondo scientifico che sottovaluta i rischi ambientali e guarda con favore all'estensione della proprietà intellettuale su piante e sementi;

   a giudizio degli interroganti quella impressa dagli Stati Uniti è una forzatura inaudita e inaccettabile. Lo stesso Parlamento europeo ha negato alla Commissione europea il mandato di negoziare il commercio dei prodotti agricoli;

   l'amministrazione Trump si è inoltre tirata fuori dagli impegni dell'accordo di Parigi sul clima, favorendo così una concorrenza sleale nei confronti di Paesi che come l'Italia rispettano tali impegni. Il Ttip non potrà che far crescere la produzione di emissioni climalteranti, in contrasto con le misure previste dai programmi di «green new deal» europeo e italiano, e con il manifesto di Assisi ispirato dal pontefice Francesco e sottoscritto dal Presidente del Consiglio Conte –:

   se il Governo ritenga di dovere adottare ogni iniziativa di competenza per respingere la conclusione di un nuovo Ttip, salvaguardando il principio di precauzione ed evitando il «via libera» al commercio di cibi contenenti pesticidi e di organismi geneticamente modificati, nonché l'imposizione di nuovi dazi da parte degli Usa.
(4-04607)


   ANGIOLA. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   sul territorio della Murgia e dell'Alta Murgia barese è molto diffusa, come in numerose altre parti d'Italia, la pratica dell'apicoltura, ossia dell'allevamento delle api allo scopo di sfruttare i prodotti dell'alveare;

   la specie animale delle api è in declino, minacciata com'è da pesticidi, dalla perdita di habitat, dalla diffusione indiscriminata della monocoltura, dai parassiti, dalla malattie e, soprattutto, dai cambiamenti climatici;

   se la vita delle api viene messa in pericolo, a farne le spese saranno l'ambiente, il cibo e l'agricoltura. Tutti sanno, infatti, che le api non producono solo miele: dalla loro opera di impollinazione dipende un terzo degli alimenti che si consumano abitualmente – come le mele, le fragole, i pomodori e le mandorle – e la produttività del 75 per cento delle principali colture agricole;

   recenti studi hanno, infatti, confermato che i neonicotinoidi danneggiano non solo le api, ma anche i bombi, le farfalle, gli insetti acquatici e persino gli uccelli, con possibili ripercussioni su tutta la catena alimentare;

   l'attuale sistema di agricoltura industriale che fa un uso talvolta incontrollato e indiscriminato di pesticidi chimici, come i neonicotinoidi, crea non pochi problemi, soprattutto dal fondamentale punto di vista della «sostenibilità»;

   il 27 aprile 2018 l'Unione europea ha approvato il bando permanente di tre insetticidi neonicotinoidi dannosi per le api: l'imidacloprid e il clothianidin della Bayer e il tiamethoxam della Syngenta;

   l'utilizzo dei neonicotinoidi resta, però, consentito all'interno di serre permanenti. Inoltre, è ancora consentito l'uso di altri neonicotinoidi: acetamiprid, thiacloprid, sulfoxaflor e flupyradifurone e altre sostanze quali cipermetrina, deltametrina e clorpirifos, tutti insetticidi potenzialmente pericolosi per le api e gli altri insetti impollinatori –:

   se il Governo non ritenga necessario adottare le iniziative di competenza per bandire l'uso di tutti i pesticidi dannosi per le api e gli altri insetti impollinatori;

   se il Governo non ritenga necessario adottare iniziative per predisporre rigidi standard per la valutazione dei rischi derivanti dall'utilizzo di pesticidi;

   quali iniziative il Governo intenda adottare per aumentare i finanziamenti per la ricerca, lo sviluppo e l'applicazione di pratiche agricole ecologiche, in modo tale da salvaguardare l'apicoltura del nostro Paese, tanto importante anche per la tutela dell'ambiente.
(4-04609)

PUBBLICA AMMINISTRAZIONE

Interrogazioni a risposta scritta:


   DEIDDA, FERRO, DELMASTRO DELLE VEDOVE, LUCASELLI, MASCHIO, CIABURRO, ROTELLI, CAIATA, OSNATO, CARETTA, DONZELLI, BALDINI, BUCALO, GALANTINO e BELLUCCI. — Al Ministro per la pubblica amministrazione, al Ministro della difesa, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   il contratto collettivo di lavoro per gli appartenenti alle Forze armate e alle Forze di polizia ad ordinamento militare è scaduto il 31 dicembre 2018;

   le leggi di bilancio 2018 e 2019 hanno stanziato risorse per il rinnovo del citato contratto;

   appare necessario avviare, quanto prima, i tavoli per procedere al rinnovo dei citati contratti, che consentirebbero agli interessati di conseguire un, seppur minimo, aumento contrattuale;

   appare, altresì, necessario provvedere allo stanziamento di ulteriori risorse economiche, al fine di venire incontro alle esigenze manifestate nel tempo dagli appartenenti alle categorie interessate;

   il Cocer ha recentemente deliberato di richiedere ai Ministri interrogati l'immediata apertura dei lavori per l'avvio della stagione contrattuale 2019/2021 –:

   se siano a conoscenza dei fatti suindicati e quali iniziative di competenza intendano assumere al fine di avviare i lavori per il rinnovo dei contratti di lavoro in questione.
(4-04601)


   SUTTO. — Al Ministro per la pubblica amministrazione, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   il debito della pubblica amministrazione verso le imprese in Italia ha registrato un trend di discesa negli ultimi anni, ma nel confronto internazionale rimane tra i più elevati nell'Unione europea;

   secondo l'ultimo aggiornamento del Ministero dell'economia e delle finanze nel 2018 la piattaforma dedicata ai pagamenti della pubblica amministrazione ha registrato che «i tempi medi ponderati occorsi per saldare, in tutto o in parte, queste fatture sono pari a 54 giorni, a cui corrisponde un ritardo medio di 7 giorni sulla scadenza delle fatture stesse»;

   la società Serist s.r.l., ad esempio, ha dichiarato delle difficoltà di flusso finanziario derivanti dalla dilatazione dei tempi di pagamento o addirittura del mancato pagamento per i servizi resi da parte delle pubbliche amministrazioni locali e centrali per un ammontare di euro 3,4 milioni, oltre crediti insoluti da parte dei privati per euro 1,2 milioni;

   in data 21 gennaio 2020 si è tenuto a Roma l'incontro delle segreterie nazionali sindacali con i vertici societari in merito al ritardato pagamento delle retribuzioni ai dipendenti. A seguito della gravissima crisi economica nella quale versa, il consiglio di amministrazione è decaduto ed è stato sostituito da un amministratore unico, il quale ha rappresentato che l'azienda si è impegnata nell'attività almeno parziale di recupero dei crediti. In ogni caso l'organo amministrativo ha specificato che l'azienda non può permettersi di sospendere i servizi derivanti dai contratti in essere per non incorrere nel rischio dell'escussione delle fideiussioni prestate a garanzia dei propri crediti;

   la legge europea 2018 ha cercato di porre rimedio a una serie di procedure di infrazione avviate dall'Unione europea contro l'Italia per il mancato o il non completo rispetto della normativa comunitaria in materia di tempi di pagamento e appalti;

   la direttiva 2011/7/UE sui ritardi nei pagamenti ha imposto alle autorità pubbliche di eseguire i pagamenti non oltre 30 giorni o, in casi singolarmente motivati, 60 giorni dalla data di ricevimento della fattura o, se del caso, al termine della procedura di verifica della corretta prestazione dei servizi;

   la Corte dell'Unione europea si è espressa contro l'Italia per l'incapacità di risolvere definitivamente il problema dei ritardi nei tempi dei pagamenti da parte della pubblica amministrazione verso i suoi fornitori. Secondo la sentenza pronunciata il 28 gennaio, la Grande Sezione della Corte ha certificato che l'Italia «non ha assicurato che le sue pubbliche amministrazioni, quando sono debitrici nel contesto di simili transazioni, rispettino effettivamente termini di pagamento non superiori a 30 o 60 giorni di calendario», limiti stabiliti dalla direttiva comunitaria che norma la materia;

   la Corte, infine, ha rilevato che la direttiva «impone agli Stati membri di assicurare il rispetto effettivo, da parte delle loro pubbliche amministrazioni, dei termini di pagamento da esso previsti». Anzi, «in considerazione dell'elevato volume di transazioni commerciali in cui le pubbliche amministrazioni sono debitrici di imprese, nonché dei costi e delle difficoltà generate per queste ultime da ritardi di pagamento da parte di tali amministrazioni, il legislatore dell'Unione ha inteso imporre agli Stati membri obblighi rafforzati per quanto riguarda le transazioni tra imprese e pubbliche amministrazioni» –:

   quali urgenti iniziative il Governo intenda porre in essere per garantire alle imprese fornitrici la puntualità dei pagamenti della pubblica amministrazione e favorire il processo di accelerazione del pagamento dei debiti commerciali delle pubbliche amministrazioni.
(4-04610)

SALUTE

Interrogazione a risposta orale:


   ZENNARO. — Al Ministro della salute, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   la casa di riposo «Carlo Campanini», ricompresa nell'azienda di servizi alla persona Asp n. 1 della provincia di Teramo, da sempre, ha svolto la propria attività socio-assistenziale nel centro storico del comune di Sant'Omero, in provincia di Teramo, in un complesso annesso alla Chiesa di Santa Maria Santissima Annunziata, di proprietà esclusiva dell'Azienda unità sanitaria locale di Teramo fino a maggio 2019, quando è scaturita l'impossibilità di mantenere aperta la casa di riposo per questioni relative alla mancata sicurezza dell'immobile;

   il comune di Sant'Omero, al fine di salvaguardare l'importante servizio di assistenza sul territorio della Val Vibrata, si è impegnato tempestivamente a trovare un'idonea sistemazione agli ospiti della casa di riposo, anche al fine di tutelare i livelli occupazionali di tutte maestranze impiegate nella struttura e individuando come sede temporanea un edificio comunale;

   l'attuale sede, di natura provvisoria, ha fatto riscontrare problematiche gestionali da parte degli operatori e degli ospiti, generando un clima di sostanziale precarietà rispetto alla garanzia di prosecuzione dei servizi della casa di riposo, che riveste un ruolo di primaria importanza su tutto il territorio della Val Vibrata;

   a ciò si aggiunge il mancato adeguamento delle tariffe dei servizi convenzionati, importi che sono rimasti invariati dal 2002, circostanza che ha contribuito a un generale impoverimento della struttura in questione, come di tutte le case di riposo sul territorio regionale;

   la rete dei servizi rivolti al mondo della senilità, con particolare riferimento a quelli svolti dalle case di riposo, rappresenta un tassello fondamentale per il benessere di milioni di italiani che quotidianamente affidano i propri anziani a strutture residenziali e semiresidenziali;

   molte case di riposo sul territorio nazionale che offrono servizi convenzionati con le Asl, come la «C. Campanini», si trovano in condizioni di precarietà strutturale e organica, con il rischio di compromettere la qualità dell'assistenza agli anziani ospiti; tale situazione richiede, ad avviso dell'interrogante, l'individuazione di soluzioni in modo coordinato tra Stato, regioni ed enti locali –:

   di quali elementi disponga il Governo in ordine alle problematiche di cui in premessa, con particolare riferimento al rischio della compromissione dei livelli essenziali di assistenza;

   se si intenda promuovere, per quanto di competenza e in collaborazione con le regioni e gli enti locali, un monitoraggio su tutto il territorio nazionale in merito alle criticità della rete delle strutture residenziali e semi-residenziali per anziani e dei servizi alla persona;

   se e quali iniziative di competenza si intendano adottare, anche sul piano normativo e in sinergia con le regioni, al fine di assicurare la sostenibilità e la sopravvivenza di quelle strutture per anziani già attive e presenti sui territori e che svolgono servizi convenzionati con il sistema sanitario nazionale, al fine di superare situazioni di criticità come quella sopra descritta, e con l'obiettivo di preservare l'occupazione delle maestranze specializzate, garantendo al contempo ai pazienti e alle loro famiglie la prosecuzione delle cure e l'attenzione di cui essi necessitano.
(3-01275)

SVILUPPO ECONOMICO

Interpellanza:


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dello sviluppo economico, per sapere – premesso che:

   il 16 gennaio 2020 si è riunito al Ministero dello sviluppo economico il gruppo di coordinamento e controllo dell'area di crisi industriale complessa di Piombino, a cui hanno partecipato la regione Toscana, la provincia di Livorno, il comune di Piombino, l'autorità portuale, Invitalia, Anpal, Rfi e Terna. Nel corso dell'incontro è stato condiviso un percorso operativo, al fine di definire attraverso dei gruppi di lavoro tecnici un cronoprogramma dettagliato di interventi in grado di accelerare la riqualificazione e il rilancio produttivo del territorio di Piombino. Infine, il Ministero dello sviluppo economico ha comunicato che nei giorni seguenti sarebbe stato convocato il tavolo relativo allo stabilimento siderurgico Jsw nel corso del quale l'azienda avrebbe illustrato il nuovo piano industriale per il rilancio dell'impianto siderurgico ex Aferpi;

   il 24 gennaio 2020 Jsw Steel Italy Piombino spa ha inviato una lettera ai firmatari pubblici dell'accordo di programma per il progetto integrato di messa in sicurezza, riconversione industriale e sviluppo economico produttivo (ai sensi dell'articolo 252 del decreto legislativo n. 152 del 2006) secondo il quale l'azienda era tenuta, 18 mesi dopo la firma del 24 luglio 2018, alla presentazione della cosiddetta fase 2 del piano industriale, ovvero gli investimenti per una produzione di acciaio basata su tecnologie sostenibili (ad esempio, forni elettrici a basso impatto ambientale). Come riportato anche dagli organi di stampa, Jsw Steel Italy ha, invece, inviato una lettera con richiesta di proroga del termine di 4 mesi subordinata anche al rispetto degli impegni pubblici, di cui al suddetto accordo di programma, entro successivi ulteriori 4 mesi;

   l'azienda si era impegnata, con l'accordo di programma sottoscritto nel luglio 2018, a completare lo studio di fattibilità dell'impianto, in sostituzione dell'altoforno fermato nel 2014 e ormai inservibile, entro 18 mesi dalla firma del contratto di proprietà. La presentazione della seconda fase del piano industriale avrebbe dovuto sciogliere le incertezze sulla realizzazione di un'acciaieria elettrica e sul ritorno della produzione autonoma di acciaio nell'ex Lucchini;

   ovviamente, il rinvio del piano industriale ha generato tra i sindacati e nel territorio grande preoccupazione. Ancora una volta i lavoratori di Piombino si vedono costretti a subire le conseguenze economiche e una prospettiva di totale incertezza a causa delle responsabilità di soggetti che non rispettano gli impegni sottoscritti: ossia, gli investimenti sulla laminazione, gli smantellamenti, la presentazione del progetto per la nuova acciaieria elettrica entro i 18 mesi previsti;

   la richiesta di proroga da parte di Jsw è inaccettabile di fronte alla situazione occupazionale drammatica del polo siderurgico toscano: sono, infatti, più di 2.000 i posti di lavoro già persi e migliaia di lavoratori specializzati sono in cassa integrazione e in attesa di notizie per il rilancio del sito produttivo;

   appare evidente agli interpellati che il gruppo indiano ha poco interesse a rilanciare il sito di Piombino e, di conseguenza, a effettuare investimenti in macchinari e infrastrutture;

   dalle 9 di martedì 28 gennaio 2020 gli attivisti del Camping Cig e i lavoratori dell'ex Aferpi hanno installato un gazebo in piazza Cappelletti a Piombino e dato il via allo sciopero della fame e al presidio permanente in difesa del diritto al lavoro –:

   se il Governo abbia già fissato un incontro con Jsw Steel Italy;

   quali iniziative il Governo, nell'ambito delle proprie competenze, intenda mettere in atto al fine di dare effettiva operatività agli impegni assunti dai Jsw nel luglio 2018 con l'accordo di programma.
(2-00624) «Fassina, Fratoianni».

Apposizione di firme ad una mozione.

  Mozione Ianaro ed altri n. 1-00193, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 12 giugno 2019, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Carnevali, Schirò.

Apposizione di una firma ad una interrogazione.

  L'interrogazione a risposta in Commissione Gallo e altri n. 5-03466, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 30 gennaio 2020, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Nitti.

Ritiro di documenti del sindacato ispettivo.

  I seguenti documenti sono stati ritirati dai presentatori:

   interrogazione a risposta immediata in Commissione Trano n. 5-03395 del 15 gennaio 2020;

   interrogazione a risposta immediata in Commissione Centemero n. 5-03396 del 15 gennaio 2020;

ERRATA CORRIGE

  Apposizione di firma alla mozione Zoffili e altri n. 1-00239 pubblicata nell'Allegato B ai resoconti della Seduta n. 296 del 30 gennaio 2020. Alla pagina 10635, seconda colonna, dalla riga prima alla riga dodicesima, deve leggersi:

«Apposizione di una firma ad una mozione.

  Mozione Zoffili ed altri n. 1-00239, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 21 agosto 2019, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Delmastro Delle Vedove.».