Camera dei deputati

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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Martedì 28 gennaio 2020

ATTI DI CONTROLLO

AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INTERNAZIONALE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   DELMASTRO DELLE VEDOVE. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   a seguito della pestilenziale diffusione del cosiddetto coronavirus fonti di stampa confermano che l'Italia si stia adoperando per un piano di evacuazione, come altre nazioni, di alcuni connazionali residenti a Wuhan, città cinese epicentro del virus;

   i cittadini residenti a Wuhan sembrerebbero una cinquantina, fra iscritti e non iscritti all'Aire;

   il piano di evacuazione messo a punto dalla Farnesina prevederebbe prima il trasporto con pullman verso la città di Changsha a circa quattro ore di percorrenza da Wuhan;

   nella predetta città i nostri connazionali dovrebbero rimanere in quarantena e sotto osservazione dell'autorità medica cinese per circa due settimane;

   non vi è alcuna garanzia che nella predetta città le autorità sanitarie cinesi provvederebbero ad una quarantena individuale e non collettiva, con ulteriore esposizione a rischi dei nostri connazionali;

   a fronte del sopra indicato quadro, secondo alcune indiscrezioni di stampa, i nostri connazionali avrebbero rifiutato il piano di evacuazione, ritenendo meno pericoloso rimanere a Wuhan –:

   se quanto sopra corrisponda al vero e se il Ministro interrogato non ritenga opportuno delineare un piano di evacuazione più sicuro per i nostri connazionali e che in ogni caso non preveda una quarantena collettiva con tutti i rischi di ulteriore contagio connessi.
(5-03433)

Interrogazione a risposta scritta:


   NOJA. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   il 9 aprile 2019, la Camera dei deputati ha approvato la mozione n. 1-00157 che impegnava il Governo pro tempore «a mettere in atto tutte le iniziative concrete – facendo valere, nelle opportune sedi istituzionali, il peso del nostro Paese nell'attuale panorama brevettuale europeo – affinché l'Italia, in qualità di Paese europeo sul “podio” degli Stati membri per numero di brevetti depositati, possa ottenere il trasferimento della sezione specializzata della divisione centrale del Tribunale unificato dei brevetti (Tub) ad oggi assegnata a Londra, al fine di garantire la piena funzionalità dello stesso Tub»;

   tra le città, italiane, Milano è apparsa subito una candidatura particolarmente competitiva, poiché rappresenta un'eccellenza mondiale nella specializzazione di brevetti chimici e farmaceutici e proprio nel capoluogo lombardo si registra già il 32 per cento dei brevetti nazionali depositati;

   risulta come, in considerazione di ciò, siano state avviate interlocuzioni per favorire tale candidatura, nell'eventualità in cui si concretizzi effettivamente il trasferimento della sezione specializzata della divisione centrale del Tribunale unificato dei brevetti;

   ciononostante, secondo alcune indiscrezioni apparse recentemente sugli organi di stampa, sembrerebbe che l'attuale Governo non sarebbe intenzionato a considerare la candidatura del capoluogo lombardo –:

   a che punto sia l’iter relativo al trasferimento della sezione specializzata della divisione centrale del Tribunale unificato dei brevetti (Tub) e se il Governo intenda favorire la candidatura di Milano come sede di tale trasferimento.
(4-04569)

AFFARI EUROPEI

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

XIV Commissione:


   DE LUCA, BERLINGHIERI, INCERTI, ROTTA e SENSI. — Al Ministro per gli affari europei. — Per sapere – premesso che:

   il Consiglio europeo ha approvato il 12 dicembre 2019 l'obiettivo di realizzare un'Unione a impatto climatico zero entro il 2050, in linea con gli obiettivi dell'accordo di Parigi;

   il 14 gennaio 2020 è stato presentato un piano di investimenti per il Green deal europeo, attraverso la proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio 2020/0006 che, secondo la Commissione, costituirà la strategia per la crescita europea di lungo periodo e che si pone l'obiettivo di investire 1.000 miliardi di euro nel corso del prossimo decennio;

   in tale contesto, è stata presentata la proposta di costituire un «Fondo per una giusta transizione» con cui mettere a disposizione risorse per garantire che la progressiva trasformazione dell'attuale modello industriale verso un'economia climaticamente neutra entro il 2050 avvenga in modo equo e attutendo gli inevitabili impatti sociali, economici e occupazionali che si genereranno. A tal fine, il fondo sosterrà la trasformazione dei processi industriali necessari per il successo della transizione energetica e promuoverà la diversificazione economica dei territori maggiormente colpiti «a causa della loro dipendenza dai combustibili fossili, compresi il carbone, la torba e lo scisto bituminoso, o da processi industriali ad alta intensità di gas a effetto serra»;

   il meccanismo per una transizione giusta dovrebbe integrare le altre azioni del prossimo quadro finanziario pluriennale per il periodo dal 2021 al 2027;

   da molteplici anticipazioni di stampa, che hanno sollevato non poche polemiche, risulterebbe prevista per l'Italia un'allocazione di risorse pari a 364 milioni di euro, a fronte di un contributo netto pari a circa 600 milioni di euro, che dovrà, tuttavia, attivare un finanziamento totale con il finanziamento nazionale pari a 1.301 milioni e investimenti totali stimati attivati dal «Green deal» pari a 4.868 milioni, equivalenti a una intensità dell'aiuto calcolato pari a 6 euro per abitante;

   appare necessaria una dettagliata illustrazione dell'architettura del Just Transition Fund, delle logiche di co-finanziamento pubblico-private e relativo effetto-leva che ci si attende venga generato, anche attraverso il cosiddetto strumento InvestEU, nonché dal ruolo che in tale strategia verrà assegnato alla Banca europea degli investimenti-Bei –:

   quale impatto assumerebbe la dotazione finanziaria riservata al meccanismo per una transizione giusta in relazione all'ammontare complessivo del bilancio dell'Unione europea oggetto di negoziato e quali benefici ci si attende possano derivare per il nostro Paese dall'attuazione di tale meccanismo in termini di sviluppo economico, incremento occupazionale, nonché impatto sociale e ambientale, anche in relazione al contributo nazionale sopra citato.
(5-03438)


   BIANCHI, BAZZARO, COIN, ANDREA CRIPPA, LORENZO FONTANA, GIGLIO VIGNA e MAGGIONI. — Al Ministro per gli affari europei. — Per sapere – premesso che:

   il Comitato europeo delle regioni è un organo consultivo dell'Unione europea composto da rappresentanti eletti a livello locale e regionale provenienti dagli Stati membri. Attraverso il Comitato possono scambiarsi pareri sulle norme dell'Unione europea che incidono direttamente sulle regioni e sulle città;

   il Comitato europeo delle regioni offre alle città e alle regioni la possibilità di esprimere formalmente l'opinione nel processo legislativo dell'Unione europea per assicurare che la posizione e le esigenze degli enti regionali e locali siano rispettate;

   la Commissione europea, il Consiglio dell'Unione europea e il Parlamento europeo devono consultare il Comitato quando elaborano norme in settori che riguardano l'amministrazione locale e regionale come la sanità, l'istruzione, l'occupazione, la politica sociale, la coesione economica e sociale, i trasporti, l'energia e i cambiamenti climatici. Al contrario, il Comitato europeo delle regioni può adire la Corte di giustizia. Una volta ricevuta una proposta legislativa, elabora e adotta un parere e lo comunica alle pertinenti istituzioni dell'Unione europea. Il Comitato esprime anche pareri su propria iniziativa;

   appare indifferibile garantire alle regioni una rappresentanza effettiva, attraverso l'elezione del Parlamento su base regionale; ciò permetterebbe alle stesse di mediare in maniera effettiva con gli Stati rappresentati nel Consiglio, anche in sede di iter legislativo. In questo modo, di fatto, il Comitato delle regioni, oggi organismo consultivo, assumerebbe i poteri di co-legislatore e la mediazione con gli Stati centrali, rappresentati nel Consiglio, sarebbe effettiva anche in sede di iter legislativo europeo;

   esempio concreto di quello che potrebbe essere l'attività del Comitato è quanto ottenuto su sollecitazione italiana circa la necessità di integrare la dimensione giovanile in tutte le pertinenti politiche dell'Unione europea, in merito alla creazione del corpo europeo di solidarietà, facendo in modo che ci sia un forte coinvolgimento dei soggetti locali e regionali, sia pubblici sia privati, in quanto essi si trovano nella posizione migliore per comprendere le vere esigenze sociali dei loro territori –:

   se il Ministro interrogato, in una logica sempre più centrale per le municipalità e le autorità locali di attuazione del principio di sussidiarietà, intenda fornire elementi circa il suo orientamento sul ruolo che deve avere il Comitato delle regioni e circa l'eventuale intenzione di sostenere, come posizione italiana ai tavoli della discussione, la possibilità che il Comitato diventi organo non più solo consultivo ma faccia parte del «trilogo» per legiferare a livello europeo, soprattutto nell'ottica di potenziali revisioni dei trattati.
(5-03439)


   GALIZIA, SCERRA, BERTI, BRUNO, DE GIORGI, DI LAURO, GIORDANO, GRILLO, IANARO, PAPIRO, PENNA, SPADONI, TORTO e LEDA VOLPI. — Al Ministro per gli affari europei. — Per sapere – premesso che:

   lo stato delle procedure di infrazione e, più in generale, di quelle di contenzioso nei confronti del nostro Paese, risulta da alcuni anni particolarmente gravoso, sebbene di recente la situazione abbia conosciuto un sensibile miglioramento;

   come noto, tali procedure – che costituiscono uno strumento indispensabile per garantire il rispetto e l'effettività del diritto dell'Unione – rappresentano una situazione particolarmente delicata anche per gli effetti finanziari connessi a possibili sanzioni e a giudizi in termini negativi da parte della Commissione europea nei confronti dello Stato membro inadempiente;

   proprio in ragione degli oneri finanziari derivanti dalle sanzioni europee, il Governo italiano ha avviato un sistema di coordinamento attivo tra le strutture interessate su tutte le procedure ancora pendenti, rafforzando altresì il raccordo costante con la rappresentanza permanente d'Italia presso l'Unione europea e con la Commissione europea;

   da questo punto di vista, la legge europea e la legge di delegazione europea rappresentano due strumenti normativi di estrema importanza, con particolare riguardo alla esigenza di sanare le procedure di infrazione aperte ma soprattutto di chiudere con celerità i casi di pre-contenzioso –:

   se il Ministro interrogato intenda fornire elementi in merito allo stato delle procedure di infrazione che risultano attualmente aperte a carico dell'Italia, sulla base delle decisioni assunte dalla Commissione europea, comprese quelle in via di chiusura.
(5-03440)

AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   BUSINAROLO. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   il parco naturale regionale della Lessinia è stato istituito con la legge regionale n. 12 del 30 gennaio 1990 con lo scopo di tutelare il ricco patrimonio naturalistico, ambientale, storico ed etnico del territorio veronese. È sito di interesse comunitario e zona di protezione speciale dell'Unione europea n. IT3210040, in base alla decisione della Commissione europea del 10 gennaio 2011 che adotta, ai sensi della direttiva 92/43/CEE del Consiglio, un quarto elenco aggiornato dei siti di importanza comunitaria per la regione biogeografica alpina;

   fonti giornalistiche (vedasi www.idolomiti del 21 gennaio 2020 e www.greenreport.it del 20 gennaio 2020) riportano la notizia dell'approvazione, il 16 gennaio 2020, nella seduta della seconda commissione regionale della regione Veneto, con un vero e proprio «blitz», dopo l'audizione di diverse associazioni, tra cui Legambiente Verona e Italia Nostra Verona, di un progetto di legge presentato dal centrodestra, ad assoluta «trazione» Lega, che prevede un ridimensionamento dei confini del parco della Lessinia, con un taglio di 2.000 dei 17.000 ettari da cui è costituito, il 18 per cento dell'area protetta;

   al progetto si sono dichiarati contrari diversi esponenti politici appartenenti ai vari schieramenti (tra cui il Pd, il M5S e il Gruppo Misto), nonché circa 122 associazioni, tra cui Wwf e Italia Nostra. Quest'ultima, in una lettera, ha espresso la propria contrarietà alla motivazione addotta alla base dell'approvazione del progetto, ovvero l'ampliamento della caccia al cinghiale, animale ritenuto molto pericoloso ma che, secondo l'associazione ambientalista, potrebbe cercare rifugio in altre zone dell'area protetta con il rischio di aumentare e non di diminuire i disagi all'attività agro-pastorale;

   Manuel Brusco, consigliere regionale del M5S, sulla vicenda ha dichiarato: «Il commissariamento dei parchi del Veneto ha una sola causa, la gestione, ben distante da quella che doveva essere. E il Parco della Lessina ne è un esempio ancora oggi. Basti pensare che, per superare le difficoltà gestionali, invece che con un nuovo progetto, magari ampliarlo e mettersi nelle condizioni di attrarre finanziamenti comunitari, anche ingenti, si è pensato di ridurlo, rinunciando non solo a una bella realtà ambientale ma anche a milioni di euro da investire sul territorio. Per superare i vincoli che impone il regolamento del parco si poteva intervenire senza dover massacrare un ente che comunque ha creato positività per tutta l'area montana della provincia di Verona»;

   sarebbe opportuno prevedere incentivi per chi volesse vivere in territori montani, anche considerando che generalmente sono proprio i residenti di tali territori che garantiscono il presidio di tali zone e si impegnano nel contrasto al deturpamento dell'ambiente circostante –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza di quanto descritto in premessa e quali iniziative, per quanto di competenza, intenda porre in essere per tutelare un'area che è sito di importanza comunitaria e zona di protezione speciale, la cui superficie è costituita tra l'altro da luoghi ricchissimi di biodiversità e che, sapientemente valorizzati e preservati, possono diventare ottime opportunità di attrazione di investimenti, turismo e occupazione.
(5-03434)

Interrogazione a risposta scritta:


   MICELI. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   il comune di Calatafimi Segesta, in provincia di Trapani, è tra le località siciliane che vantano un importante patrimonio storico-artistico e archeologico e che, grazie alla presenza di due aree boschive naturali, il bosco Angimbè e il bosco Costa Mancuso, di siti forestali di proprietà del demanio e di siti di importanza comunitaria (S.i.c.) faunistica, tra cui oasi per uccelli migratori, rappresenta un'eccellenza ambientale e naturalistica dell'isola che si estende per oltre 15 mila ettari;

   in contrada Gallitello, zona agricola produttiva (zona E), l'azienda Owac s.r.l. ha presentato un progetto per la realizzazione di un impianto, in configurazione stand-alone, per il trattamento di rifiuti urbani e il recupero di materiali ed energia per una superficie complessiva di circa 66.785 metri quadrati, ripercorrendo il progetto della ditta Solgesta s.r.l., già nota alle cronache giudiziarie;

   nella documentazione per l'autorizzazione integrata ambientale del progetto ai fini della valutazione dell'impatto ambientale, la quale prevede un parere non vincolante del comune, ad essere presi in considerazione non sono stati i siti insistenti sul territorio immediatamente limitrofo alle aree individuate per gli impianti, bensì i siti di Montagna Grande e dei Monti di Santa Ninfa distanti da esse oltre 10 chilometri e tale evidenza, a giudizio dell'interrogante, avrebbe fornito una valutazione falsata dell'impatto sul territorio;

   da fonti locali e da quanto emerge da varie delibere di giunta, nell'area di Calatafimi Segesta esistono già altri progetti pubblici, finanziati e appaltati, per il trattamento di rifiuti e per il compostaggio che vengono considerati più che sufficienti per le esigenze di un territorio che raggiunge il 70 per cento di raccolta differenziata e tali progetti si aggiungono agli impianti esistenti o in progettazione nel vicino comune di Alcamo – autorizzati dal competente assessorato regionale ad un ampliamento per il trattamento di 128 mila tonnellate di rifiuti all'anno –, rendendo, di fatto, inutili ulteriori interventi e rappresentando un anomalo sovraccarico di impiantistica privata relativa al trattamento dei rifiuti;

   le specificità ambientali, storiche e archeologiche rendono l'area di Calatafimi Segesta e delle località limitrofe una zona a forte vocazione turistica e, ad avviso dell'interrogante, la realizzazione di nuovi e ulteriori impianti – in presenza di altri già in grado di soddisfare il fabbisogno locale – rappresenterebbe un rischio per la salute dei cittadini e danneggerebbe irrimediabilmente l'indotto prodotto sia dal turismo che dalle eccellenze agroalimentari derivanti dalle coltivazioni dei terreni a seminativo, tra cui uliveti e vigneti, con grave danno per l'economia del territorio e per gli imprenditori che vi hanno investito –:

   di quali elementi disponga il Ministro interrogato in relazione ai fatti esposti in premessa;

   se, alla luce delle criticità che emergono dal caso in questione, non intenda assumere iniziative normative, con il coinvolgimento delle regioni, volte a rendere più stringente la disciplina relativa all'ubicazione di impianti come quelli di cui in premessa che insistono in aree di rilevante pregio ambientale e paesaggistico e di notevole interesse archeologico, e che presentano anche profili di possibile rischio sul piano idro-geologico e della salute dei cittadini.
(4-04572)

BENI E ATTIVITÀ CULTURALI E TURISMO

Interrogazione a risposta immediata:


   PICCOLI NARDELLI, DI GIORGI, PRESTIPINO, ROSSI, CIAMPI, ORFINI, GRIBAUDO, ENRICO BORGHI e FIANO. — Al Ministro per i beni e le attività culturali e per il turismo. — Per sapere – premesso che:

   gli ultimi dati disponibili registrano nel 2019 oltre 55 milioni di visitatori nei musei italiani, con un lieve calo rispetto al 2018 dovuto anche alla parziale cancellazione delle domeniche gratuite, ripristinate e sembrerebbe – dalle recenti dichiarazioni del Ministro – rese permanenti;

   se il numero dei visitatori per la prima volta dopo anni di costante ascesa non è aumentato, sono comunque cresciuti gli introiti per le casse statali, con un +5 per cento che equivale ad un incremento di circa 12 milioni di euro, in parte dovuti ai nuovi piani tariffari per l'ingresso al Colosseo, agli Uffizi e per Pompei;

   la cultura – come dichiarato dal ministro Franceschini – (...) «è per tutti ed è davvero una festa vedere così tanti cittadini e famiglie andare a visitare i musei delle proprie città. Dalla sua prima edizione del luglio 2014 più di 17 milioni di persone sono andate al museo gratuitamente con questa promozione. Un vero e proprio successo: ecco perché la domenica gratuita tornerà a essere permanente tutto l'anno per tutti i musei dello Stato»;

   i dati riportati della prima edizione del 2020 registrano in tutta Italia una intensa affluenza di visitatori: 24 mila visitatori al Colosseo, 11 mila a Pompei, 10 mila al Giardino di Boboli, quasi 10 mila a Palazzo Pitti, 7 mila agli Uffizi, 7 mila al Museo Nazionale Romano, oltre 6 mila alla Galleria dell'Accademia di Firenze. Affluenza comunque molto alta in diversi musei italiani che hanno registrato in tutta Italia presenze di oltre il migliaio –:

   in che modo il Ministro interrogato intenda sostenere l'iniziativa dell'ingresso gratuito nei musei e nei luoghi della cultura statali, se confermando la «stagionalità» introdotta dal suo predecessore oppure ripristinando la gratuità della prima domenica del mese tutto l'anno.
(3-01270)

ECONOMIA E FINANZE

Interpellanza:


   Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro dell'economia e delle finanze, per sapere – premesso che:

   nell'aprile del 2015, il gruppo industriale Ferrarini s.p.a., collocava un prestito obbligazionario di minibond, pari a 30 milioni di euro, della durata di 5 anni, al tasso di rendimento pari al 6,375 per cento, attraverso la banca popolare di Vicenza e l'offerta del prestito si rivolgeva esclusivamente ad investitori professionali;

   nel luglio del 2018, la medesima società a causa di una perdurante crisi, avviava le procedure di risanamento, avanzando la richiesta di un concordato cosiddetto «in bianco», in relazione al consistente debito (oltre 350 milioni di euro) determinato prevalentemente dall'acquisto di titoli azionari delle banche venete, il cui valore è sceso pesantemente a causa della liquidazione coatta amministrativa dei medesimi istituti di credito, che hanno provocato una perdita del titolo quasi al 100 per cento del capitale investito;

   le banche, che avrebbero dovuto tenere i bond nel loro portafoglio o rivenderli ad altri investitori istituzionali, hanno invece collocato i bond sul mercato retail ad insaputa dell'emittente come riportato a pagina 13 dal quotidiano Milano Finanza del 25 giugno 2019;

   la delibera della Consob n. 20307 del 15 febbraio 2018, concernente «Regolamento recante norme di attuazione del decreto legislativo, 24 febbraio n. 58 in materia di intermediari», all'allegato n. 3 stabilisce che: «s'intendono clienti professionali per i servizi e gli strumenti d'investimento, i soggetti che sono tenuti a essere autorizzati ad operare nei mercati finanziari, siano essi italiani o esteri» e tale delibera chiarisce, inoltre, che il cliente è considerato professionale, se «possiede l'esperienza e le competenze necessarie per prendere consapevolmente le proprie decisioni in materia di investimenti e valutare correttamente i rischi che assume»;

   le disposizioni della Consob sono spesso disattese dagli istituti bancari, non solo con riguardo al caso in questione, a causa della approssimazione con cui talvolta sono classificati i clienti al dettaglio (retail), rappresentati dagli investitori che necessitano maggiore tutela, quanto non in possesso della esperienza e delle competenze richieste ai clienti professionali;

   l'interrogante ritiene urgente e indifferibile innalzare i livelli di vigilanza da parte delle autorità preposte sull'effettiva e piena trasparenza nelle attività di sottoscrizione e di collocamento degli strumenti finanziari, al fine di tutelare al meglio i risparmiatori vittime di costanti irregolarità –:

   se sia a conoscenza della vicenda in precedenza richiamata, connessa al crack finanziario della società agroalimentare Ferrarini, i cui effetti hanno determinato, tra le altre cose, gravi conseguenze nei confronti di numerosi risparmiatori coinvolti;

   se intenda adottare iniziative normative per rafforzare i poteri e l'attività delle autorità di vigilanza, le cui debolezze e incongruenze dimostrate, ad avviso dell'interrogante, confermano il sostanziale fallimento della capacità di prevenzione delle circostanze sopraesposte.
(2-00620) «Zanichelli».

Interrogazione a risposta immediata:


   BALDELLI, GELMINI, OCCHIUTO, BARELLI, CARRARA, DELLA FRERA, FIORINI, POLIDORI, PORCHIETTO, SQUERI, MANDELLI, PRESTIGIACOMO, CANNIZZARO, D'ATTIS, D'ETTORE, PAOLO RUSSO, MARTINO, GIACOMONI, ANGELUCCI, CATTANEO, BARATTO, ROSSELLO, BATTILOCCHIO, MARROCCO, RUGGIERI, PETTARIN, ELVIRA SAVINO, SIBILIA e VIETINA. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   nella sentenza Commissione/Italia (Direttiva lotta contro i ritardi di pagamento) (C-122/18) pronunciata il 28 gennaio 2020, la Corte, riunita in Grande Sezione, ha constatato una violazione da parte dell'Italia della direttiva 2011/7/UE, relativa alla lotta contro i ritardi di pagamento nelle transazioni commerciali, in quanto tale Stato membro non ha assicurato che le sue pubbliche amministrazioni, quando sono debitrici nel contesto di simili transazioni, rispettino effettivamente termini di pagamento non superiori a 30 o 60 giorni di calendario, quali stabiliti all'articolo 4, paragrafi 3 e 4, di tale direttiva;

   il ricorso contro l'Italia era stato promosso dalla Commissione europea, alla quale operatori economici e associazioni di operatori economici italiani avevano rivolto varie denunce aventi ad oggetto i tempi eccessivamente lunghi in cui sistematicamente le pubbliche amministrazioni italiane saldano le proprie fatture relative a transazioni commerciali con operatori privati;

   il ritardo con il quale le amministrazioni pubbliche pagano le imprese che forniscono beni e servizi al settore pubblico costituisce un elemento di debolezza dell'economia del Paese, poiché la massa di risorse sottratte alle imprese ne rende difficile sia la gestione ordinaria che i piani di investimento, oltre a generare costi connessi alla ricerca di fonti alternative di finanziamento. Una situazione che colpisce principalmente le piccole e medie imprese, che sono le più esposte alle crisi di liquidità e per le quali è più difficile e oneroso l'accesso al credito;

   dalla XVII legislatura, in considerazione della normativa comunitaria e dopo la comunicazione del marzo 2013 del Vice Presidente della Commissione europea, Antonio Tajani, in cui si è chiarito che il pagamento dei debiti della pubblica amministrazione non sarebbe rientrato nel calcolo del debito pubblico ai fini del patto di stabilità, si sono succeduti diversi provvedimenti, che però non hanno offerto una soluzione efficace al problema;

   lo scorso 28 maggio 2019 l'aula ha votato all'unanimità una mozione che impegnava il Governo ad adottare ogni iniziativa utile a sbloccare il pagamento dei debiti delle pubbliche amministrazioni verso imprese e professionisti –:

   cosa intenda fare il Governo e quali puntuali iniziative intenda mettere in campo per superare le criticità riscontrate in relazione ai ritardi nei pagamenti da parte delle pubbliche amministrazioni ed evitare una procedura d'infrazione europea che graverebbe su famiglie, professionisti e imprese.
(3-01269)

Interrogazione a risposta scritta:


   FASANO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   dagli organi di stampa si apprende che la direzione provinciale dell'Agenzia delle entrate di Salerno ha disposto la soppressione del «team controlli» dell'Agenzia delle entrate di Sala Consilina, in provincia di Salerno;

   il «team controlli» è composto da un gruppo di funzionari che si occupa delle verifiche fiscali nei comuni di competenza dell'ufficio di Sala Consilina;

   il direttore provinciale dell'Agenzia delle entrate, secondo quanto riportato dal quotidiano «La Città» in data 24 gennaio 2020, ha spiegato che la decisione è dovuta a «ragioni di ordine organizzativo atteso che il team ha perso la consistenza numerica richiesta, era privo di capo team titolare e comportava una gestione oggettivamente inefficiente, inefficace ed antieconomica dei procedimenti funzionali e della struttura organizzativa»;

   la decisione presa dalla direzione provinciale penalizzerà oltremodo una parte di provincia che si ritroverebbe ulteriormente depotenziata e privata di un servizio importante. Basti pensare che per eventuali contestazioni in relazione ad accertamenti fiscali, i commercialisti del Vallo di Diano dovrebbero raggiungere Salerno che dista circa 80 chilometri. Questo comporterà notevoli disagi, oltre che un aumento dei costi delle parcelle dei commercialisti e quindi per i cittadini –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dell'accaduto e quali iniziative, per quanto di competenza, intenda mettere in campo per risolvere la suddetta problematica.
(4-04565)

GIUSTIZIA

Interrogazione a risposta orale:


   DELMASTRO DELLE VEDOVE. — Al Ministro della giustizia, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   il Ministro della giustizia Alfonso Bonafede, nel corso della trasmissione «otto e mezzo» de La7, ha testualmente affermato che «gli innocenti non finiscono in carcere»;

   viceversa, lo Stato italiano riconosce e prevede misure risarcitorie proprio per la cosiddetta «ingiusta detenzione» a seguito di errore giudiziario;

   il procedimento per ottenere l'indennizzo per ingiusta detenzione è, infatti, regolato dagli articoli 314 e 315 del codice di procedura penale e dall'articolo 102 delle norme di attuazione del codice di procedura penale;

   a prescindere dai più limitati casi di revisione di sentenze passate in giudicato, il risarcimento per ingiusta detenzione viene principalmente erogato nel caso in cui l'imputato abbia patito la custodia cautelare in carcere, salvo poi essere prosciolto con sentenza irrevocabile –:

   quante domande di indennizzo per ingiusta detenzione siano state inoltrate dal marzo 2018 ad oggi e per quale ammontare complessivo.
(3-01262)

Interrogazione a risposta scritta:


   SGARBI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   in data 7 gennaio 2020 il quotidiano la Verità pubblicava un articolo sull'inchiesta «toghe sporche» che vede indagato per corruzione il pm Luca Paiamara;

   in particolare, il quotidiano si soffermava su intercettazioni emerse dalle carte dell'indagine «(...) che avrebbero meritato maggiore approfondimento da parte degli organi chiamati a giudicare i comportamenti delle toghe nell'esercizio delle funzioni (...)»;

   in queste intercettazioni telefoniche, disposte per ordine della magistratura perugina sull'utenza telefonica del dottor Luca Palamara, già presidente dell'Anm nonché membro togato del precedente Csm, l'intercettato riferisce al suo interlocutore, il consigliere Luigi Spina, recentemente dimessosi, «... di essersi interessato pure al passaggio del test di ingresso a medicina di Mancinetti jr presso l'Università cattolica del Buon Consiglio a Tirana, convenzionata con l'Università di Tor Vergata di Roma: “Mi chie... fare i test (...) mi fisso l'appuntamento con il preside, che tra l'altro è pure mio amico, Novelli, Tor Vergata, e con quello che faceva i quiz, viene Annamaria Soldi (...) facciamo il colloquio”».;

   l'articolo prosegue riferendo che il figlio di Mancinetti e della Soldi venne ammesso – grazie ai buoni uffici descritti – al corso di medicina a Tirana, sebbene poche settimane prima egli fosse giunto solo 3820° in analogo test svoltosi presso la Cattolica di Milano;

   si legge ancora nell'articolo che Palamara riferisce a Spina che Mancinetti era stato poi a Tirana, circostanza questa che lo stessa Spina confermerà ai giornalisti del quotidiano, senza precisare però se dipesa dall'ammissione del figlio alla locale facoltà di medicina ovvero da incarico istituzionale per conto del Csm;

   in altre conversazioni telefoniche, Palamara parla di altri favori fatti ottenere all'ingrato Mancinetti, come ad esempio, quello di averlo mandato al Ministero della giustizia come direttore generale in quota ad Unicost;

   ed ancora, si legge nell'articolo, «In altre conversazioni l'ex PM romano allude a presunte spifferate su Perugia che avrebbe ricevuto da Mancinetti...»;

   questi fatti, appaiono riconducibili a quell’«uso della qualità di magistrato al fine di conseguire vantaggi ingiusti per sè o per altri», sanzionato dall'articolo 3, comma 1, lettera a), della legge 24 ottobre 2006, n. 269 –:

   se il Ministro interrogato sia intenzionato ad avviare iniziative ispettive con sollecitudine, ai fini dell'eventuale promozione dell'azione disciplinare.
(4-04570)

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interpellanze urgenti (ex articolo 138-bis del regolamento):


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, per sapere – premesso che:

   a quanto si è appreso da recenti articoli di stampa e come annunciato sul sito ufficiale del Ministero interpellato, il 7 gennaio 2020 il Ministro interpellato, e il Viceministro delle infrastrutture e dei trasporti, hanno incontrato i rappresentanti delle categorie degli autotrasportatori e degli armatori per fare il punto sull'adeguamento dei noli marittimi;

   l'incontro aveva ad oggetto una comunicazione inviata alla fine del 2019, dalle maggiori compagnie di navigazione a tutte le aziende di autotrasporto, con la quale è stato annunciato – a partire dal 1° gennaio 2020 – un aumento del 25 per cento dei noli marittimi in ragione dell'entrata in vigore delle nuove norme della Convenzione internazionale (Marpol) (Annesso VI) dell'International Maritime Organization (Imo), cosiddetto Imo2020 riguardante la riduzione del tenore di zolfo nei combustibili liquidi utilizzati dalle navi;

   infatti, il 1° gennaio 2020 sono entrate in vigore le nuove norme della Convenzione internazionale Marpol (Annesso VI) dell’International Maritime Organization (Imo), ossia l'Agenzia marittima delle Nazioni Unite, che obbligano ad utilizzare a livello mondiale carburanti navali con un contenuto di zolfo inferiore allo 0,5 per cento m/m (massa per massa). Lo scopo è quello di migliorare la qualità dell'aria e diminuire drasticamente l'inquinamento ambientale prodotto dalle navi commerciali che oggi utilizzano combustibile con tenore di zolfo al 3,5 per cento;

   tale cambiamento risulta necessario e opportuno per la tutela dell'ambiente, ma occorre comunque vigilare affinché non vi sia una ripercussione negativa sul sistema dell’import/export riguardante il tessuto produttivo delle isole del nostro Paese;

   l'incremento del costo dei noli marittimi, rischia di generare una reazione a catena causando uno squilibrio dei costi sostenuti dai trasportatori, tra le regioni peninsulari e quelle insulari;

   inoltre, l'aumento dei costi stabilito dai vettori marittimi a carico degli autotrasportatori potrebbe causare serie difficoltà agli imprenditori isolani, con conseguenti e prevedibili aumenti destinati a ripercuotersi anche sul consumatore finale;

   nel 2004, la Commissione europea ha emanato i nuovi orientamenti in materia di aiuti di Stato ai trasporti marittimi (comunicazione della Commissione C (2004) 43), disponendo quali siano compatibili a norma degli articoli 106 e 107 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea (ex articoli 86 e 87 del TCE);

   il punto 10 della citata comunicazione, «aiuti al trasporto marittimo a corto raggio» se letto in combinato disposto con il punto 5 «aiuti agli investimenti», rende possibili incentivi per promuovere l'uso di navi sicure e non inquinanti nonché finalizzati a conformare le navi immatricolate nell'Unione a standard più rigorosi delle norme vincolanti in materia di sicurezza e di ambiente stabilite nelle convenzioni internazionali e in anticipo sull'adozione di norme più rigorose, in modo da migliorare i controlli in materia di sicurezza e di ambiente –:

   quali iniziative, per quanto di competenza, intenda adottare per valutare la congruità degli aumenti posti in essere dalle compagnie di navigazione rispetto ai costi sostenuti per l'adeguamento alla nuova normativa;

   se non intenda valutare opportune iniziative volte a prevedere incentivi finalizzati agli investimenti per l'adeguamento delle unità navali, nel rispetto della normativa europea sugli aiuti di Stato, e in conformità a quanto disposto dalle nuove norme della Convenzione internazionale Marpol (Annesso VI) dell’International Maritime Organization (Imo).
(2-00621) «Marino, Barbuto, Luciano Cantone, Carinelli, De Girolamo, De Lorenzis, Ficara, Grippa, Chiazzese, Raffa, Paolo Nicolò Romano, Scagliusi, Serritella, Spessotto, Termini, Sabrina De Carlo, De Giorgi, De Lorenzo, Del Grosso, Del Monaco, Di Lauro, Di Sarno, Di Stasio, Dieni, Donno, Dori, D'Orso, D'Uva, Emiliozzi, Ermellino, Faro, Flati, Frusone, Galizia, Giarrizzo».


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, per sapere – premesso che:

   la gestione della rete autostradale è disciplinata da un corpo normativo costituito da norme di legge, decreti, delibere del Comitato interministeriale per la programmazione economica (Cipe), oltre che, ovviamente, dalle clausole convenzionali relative ai singoli rapporti concessori;

   in via preliminare, si segnalano le principali normative: la legge 21 maggio 1955, n. 463, che stabilisce la disciplina generale delle concessioni per la costruzione e gestione di tratte autostradali; l'articolo 11 della legge 23 febbraio 1992, n. 498, che, tra l'altro, assegna al Cipe la competenza ad emanare direttive sulla revisione delle concessioni autostradali ed in materia tariffaria; la legge 24 dicembre 1993, n. 537, che ha avviato il processo di privatizzazione del settore ed ha introdotto l'obbligo per i concessionari di pagare un canone annuo sui proventi netti da pedaggio; il decreto legislativo 26 febbraio 1994, n. 143, che ha stabilito compiti e poteri spettanti alle società concedenti e la delibera Cipe n. 319 dei 20 dicembre 1996, che ha fatto del piano finanziario l'elemento di verifica del servizio ed ha aggiornato le modalità di adeguamento tariffario;

   in particolare, l'articolo 2, comma 83, del decreto-legge 3 ottobre 2006, n. 262, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 novembre 2006, n. 286, e successivamente modificato dall'articolo 1, comma 1030, della legge 27 dicembre 2006, n. 296, alla lettera «a», statuisce «la determinazione del saggio di adeguamento annuo delle tariffe e il riallineamento in sede di revisione periodica delle stesse in ragione dell'evoluzione del traffico, della dinamica dei costi nonché del tasso di efficienza e qualità conseguibile dai concessionari»;

   ai sensi del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri n. 72 del 2014, le strutture del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti svolgono le seguenti funzioni: selezione dei concessionari autostradali e relativa aggiudicazione; vigilanza e controllo sui concessionari autostradali, inclusa la vigilanza sull'esecuzione dei lavori di costruzione delle opere date in concessione e il controllo della gestione delle autostrade il cui esercizio è dato in concessione; approvazione dei progetti relativi ai lavori inerenti alla rete stradale e autostradale di interesse nazionale, che equivale a dichiarazione di pubblica utilità ed urgenza ai fini dell'applicazione delle leggi in materia di espropriazione per pubblica utilità; proposta di programmazione del progressivo miglioramento ed adeguamento delle autostrade in concessione; proposta in ordine alla regolazione e variazioni tariffarie per le concessioni autostradali; predisposizione degli atti necessari per la trattazione del contenzioso relativo alle materie di competenza; vigilanza sull'attuazione, da parte dei concessionari, delle leggi e dei regolamenti concernenti la tutela del patrimonio delle autostrade in concessione nonché la tutela del traffico e della segnaletica; vigilanza sull'adozione, da parte dei concessionari, dei provvedimenti ritenuti necessari ai fini della sicurezza del traffico sulle autostrade medesime;

   tramite i competenti uffici il Ministero svolge pertanto le funzioni di concedente compresa la vigilanza sull'intero settore autostradale e si evidenzia che è deputato prioritariamente ad individuare e contrattualizzare, tramite le nuove convenzioni o tramite il riaffidamento di concessioni già scadute, la gestione delle nuove tratte autostradali mediante procedure di gara o affidamento tramite l'istituto del project financing, nonché all'aggiornamento dei nuovi piani economico-finanziari. Gli ambiti operativi maggiormente significativi afferiscono ai seguenti aspetti: espletamento delle procedure concorsuali per l'individuazione dei nuovi concessionari; aggiornamento/revisione convenzioni vigenti e piani economico-finanziari; verifica del rispetto degli obblighi concessori sotto l'aspetto gestionale, amministrativo, tecnico e finanziario; verifica tecnica dello stato dell'infrastruttura concessa; verifica del mantenimento della funzionalità delle infrastrutture concesse, attraverso la manutenzione e la riparazione tempestiva delle stesse; controllo amministrativo e tecnico sui lavori, nonché monitoraggio sull'attuazione dei programmi d'investimento e delle manutenzioni; controllo tecnico sulla progettazione dei lavori autostradali; sistema di erogazione di sanzioni e penali; sistema di contabilità regolatoria; individuazione di un benchmark ai fini dell'ammissibilità dei costi operativi; valutazioni e analisi delle stime di traffico;

   negli ultimi tempi, il tratto autostradale A16 Napoli-Canosa, detto anche «Autostrada dei due mari», gestito da Autostrade per l'Italia spa, è stato interessato da continue interruzioni e restringimenti della carreggiata, che hanno fortemente rallentato la circolazione degli automezzi, arrecato disagi agli utenti e favorito situazioni di pericolo. Ciò è avvenuto anche a causa di lavori in corso da molto tempo (ed è il caso, ad esempio, delle opere effettuate sul ponte all'altezza dello snodo di Castel del Lago). Si evidenzia inoltre il ripetersi di episodi particolarmente gravi, come l'incidente stradale avvenuto sul viadotto di Acqualonga avvenuto il 28 luglio 2013, nel quale perirono quaranta persone –:

   se, alla luce di quanto esposto, il Ministro interpellato, intenda valutare la possibilità di effettuare, attraverso gli organismi competenti, un monitoraggio sul tratto autostradale A16 Napoli-Canosa, al fine di chiarire lo stato di avanzamento dei cantieri e individuare i punti maggiormente critici, causa di rallentamenti e restringimenti di carreggiata;

   se intenda valutare la possibilità di adottare le iniziative di competenza per disporre, in forza delle succitate normative ed attraverso le competenti strutture ministeriali, la sospensione o, in alternativa, la riduzione delle tariffe del pedaggio sulla stessa autostrada A16 Napoli-Canosa.
(2-00622) «Maraia, Daga, Deiana, D'Ippolito, Federico, Ilaria Fontana, Licatini, Alberto Manca, Micillo, Ricciardi, Terzoni, Varrica, Vianello, Vignaroli, Zolezzi».

Interrogazioni a risposta immediata:


   MOLINARI, ANDREUZZA, BADOLE, BASINI, BAZZARO, BELLACHIOMA, BELOTTI, BENVENUTO, BIANCHI, BILLI, BINELLI, BISA, BITONCI, BOLDI, BONIARDI, BORDONALI, CLAUDIO BORGHI, BUBISUTTI, CAFFARATTO, CANTALAMESSA, CAPARVI, CAPITANIO, CASTIELLO, VANESSA CATTOI, CAVANDOLI, CECCHETTI, CENTEMERO, CESTARI, COIN, COLLA, COLMELLERE, COMAROLI, COMENCINI, COVOLO, ANDREA CRIPPA, DARA, DE ANGELIS, DE MARTINI, D'ERAMO, DI MURO, DI SAN MARTINO LORENZATO DI IVREA, DONINA, DURIGON, FANTUZ, FERRARI, FOGLIANI, LORENZO FONTANA, FORMENTINI, FOSCOLO, FRASSINI, FURGIUELE, GALLI, GARAVAGLIA, GASTALDI, GAVA, GERARDI, GIACCONE, GIACOMETTI, GIGLIO VIGNA, GIORGETTI, GOBBATO, GOLINELLI, GRIMOLDI, GUIDESI, GUSMEROLI, IEZZI, INVERNIZZI, LATINI, LAZZARINI, LEGNAIOLI, LIUNI, LOCATELLI, LOLINI, EVA LORENZONI, LOSS, LUCCHINI, MACCANTI, MAGGIONI, MANZATO, MARCHETTI, MATURI, MINARDO, MOLTENI, MORELLI, MORRONE, MOSCHIONI, MURELLI, ALESSANDRO PAGANO, PANIZZUT, PAOLINI, PAROLO, PATASSINI, PATELLI, PATERNOSTER, PETTAZZI, PIASTRA, PICCHI, PICCOLO, POTENTI, PRETTO, RACCHELLA, RAFFAELLI, RIBOLLA, RIXI, SALTAMARTINI, SASSO, STEFANI, SUTTO, TARANTINO, TATEO, TIRAMANI, TOCCALINI, TOMASI, TOMBOLATO, TONELLI, TURRI, VALBUSA, VALLOTTO, VINCI, VIVIANI, RAFFAELE VOLPI, ZICCHIERI, ZIELLO, ZOFFILI e ZORDAN. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   il raddoppio della strada statale 640 che collega Agrigento-Caltanissetta fino all'autostrada A19, per lavori per l'ammodernamento e l'adeguamento a quattro corsie, nasce grazie al programma di finanziamento delle importanti infrastrutture strategiche della legge obbiettivo n. 413 del 2001, con la rilevante finalità di aumentare il livello di sicurezza e degli standard qualitativi della mobilità siciliana della strada statale 640;

   il progetto prevede la realizzazione di sedici viadotti, cinque gallerie artificiali, quattro gallerie naturali, di cui la galleria Caltanissetta a doppio fornice di circa 4.050 metri di sviluppo, e sei svincoli, di cui tre di nuova costruzione e tre di adeguamento di quelli già esistenti;

   il lavoro è stato gestito da Anas come contraente generale e affidato prima alla Cmc e ora al «Consorzio Italia». Le opere che procedono a rilento stanno causando gravissimi danni alle popolazioni dei territori interessati, oltre al fatto che le imprese che hanno ricevuto in subappalto alcuni interventi, sono creditrici di decine di milioni non versati dalla Cmc;

   la galleria Caltanissetta sta facendo nascere molte apprensioni, poiché il grosso tunnel scavato sotto la collinetta «Sant'Elia» potrebbe procurare ingenti problemi a causa delle abbondanti infiltrazioni di acqua che ne avrebbero già danneggiato in maniera invasiva la volta, richiedendo lavori che si aggiungono a quelli necessari per le intercapedini di comunicazione tra le due canne;

   all'interrogante risulta che nella galleria siano presenti giunti in neoprene, aventi funzione di tenuta stagna, ma nonostante ciò risultano danni per la presenza dell'acqua nella parte superiore della galleria; tramite pompe è stata già tolta acqua per milioni di metri cubi, ma si sono ricreate le precedenti condizioni di saturazione d'acqua nell'estradosso della galleria;

   come già riportato nell'interrogazione 5-04772 della XVI Legislatura, l'area geografica individuata per la realizzazione della galleria Sant'Elia-Caltanissetta è caratterizzata dalla sovrapposizione di faglie che si intersecano in corrispondenza e perpendicolarmente all'asse delle due canne della galleria, che determinano dei gradini tettonici tanto marcati da rappresentare gli unici rilievi della zona; ciò lascerebbe presagire danni futuri, irreversibili e compromettenti per le strutture –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e se, nell'ipotesi di conferma dei dati non corrispondenti al progetto definitivo, che recherebbero peggioramenti al progetto, non ritenga utile adottare iniziative, per quanto di competenza, affinché siano effettuate una perizia di variante e suppletiva per la realizzazione dell'opera.
(3-01265)


   D'ALESSANDRO, ANNIBALI e FREGOLENT. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   come noto, dalla mezzanotte del 4 ottobre 2019, per effetto dell'adozione del decreto di sequestro preventivo emesso dal giudice per le indagini preliminari del tribunale di Avellino, è stato disposto il sequestro delle barriere, denominate «New Jersey», su dieci viadotti della A14, in particolare dal chilometro 273 al chilometro 388, da Pescara a Porto Sant'Elpidio;

   tale decisione ha generato una condizione di transito ad una sola corsia con code di traffico e tempi di percorrenza insostenibili, mentre si è continuato ingiustificatamente a pretendere gli stessi identici pedaggi;

   tale situazione, già insostenibile, si è drammaticamente aggravata per effetto della decisione di deviare il traffico pesante sulla Statale 16, che pone a serio rischio le condizioni e la qualità di vita delle popolazioni esasperate e in protesta dei territori attraversati dalla Statale 16, con il conseguente blocco della viabilità, ritardi nei soccorsi anche sanitari, smog, danni economici, infrastrutturali ed ambientali;

   in particolare, con successivo provvedimento della stessa autorità giudiziaria, è stato inibito il transito sul Viadotto del Cerrano, sulla A14, in ragione di valutazioni di potenziale rischio, che richiede un monitoraggio costante in grado di superare le ragioni ostative al transito dei mezzi pesanti –:

   se non ritenga necessario adottare iniziative di competenza idonee e tempestive volte a superare le cause che hanno determinato l'intervento della autorità giudiziaria al fine di ripristinare l'accesso ai mezzi sul Viadotto del Cerrano in modo da liberare la Statale 16 e, nelle more del ripristino della ordinaria circolazione sulla Autostrada A14, di provvedere alla sospensione temporanea dei pedaggi autostradali.
(3-01266)


   LOLLOBRIGIDA, MELONI, ZUCCONI, ACQUAROLI, BALDINI, BELLUCCI, BIGNAMI, BUCALO, BUTTI, CAIATA, CARETTA, CIABURRO, CIRIELLI, LUCA DE CARLO, DEIDDA, DELMASTRO DELLE VEDOVE, DONZELLI, FERRO, FOTI, FRASSINETTI, GALANTINO, GEMMATO, LUCASELLI, MANTOVANI, MASCHIO, MOLLICONE, MONTARULI, OSNATO, PRISCO, RAMPELLI, RIZZETTO, ROTELLI, SILVESTRONI, TRANCASSINI e VARCHI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   la legge di bilancio per il 2019, legge 30 dicembre 2018, n. 145, ha introdotto alcune disposizioni relative alla questione delle concessioni demaniali marittime, ispirate dalla finalità di «tutelare, valorizzare e promuovere il bene demaniale delle coste italiane, che rappresenta un elemento strategico per il sistema economico, di attrazione turistica e di immagine del Paese»;

   in particolare, la legge ha previsto l'emanazione di un decreto del Presidente del Consiglio dei ministri volto a fissare «i termini e le modalità per la generale revisione del sistema delle concessioni demaniali marittime»;

   nelle more della revisione, il comma 682 dell'articolo 1 della citata legge ha disposto la proroga di quindici anni delle concessioni demaniali marittime in essere, la cui scadenza era precedentemente fissata al 2020;

   sebbene la proroga non sia risolutiva rispetto alle complesse problematiche che affliggono ormai da anni gli operatori del settore dopo l'entrata in vigore della cosiddetta direttiva Bolkestein, la categoria dei balneari, che comprende trentamila imprese e oltre centomila addetti diretti, all'epoca aveva creduto di poter tirare un sospiro di sollievo e vedere maggiormente garantiti tutti quegli sforzi – anche e soprattutto economici – effettuati nel tempo;

   a distanza di oltre un anno dall'approvazione delle predette disposizioni, tuttavia, non vi è alcuna chiarezza sull'applicabilità della proroga, e, fatto ancor più grave, non è ancora stato emanato il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri di revisione, nonostante il termine del 30 aprile 2019 fissato dalla legge;

   tale incertezza normativa sta determinando la paralisi di un intero settore e ha generato una confusione amministrativa nell'applicazione della nuova durata delle concessioni in essere –:

   se il Governo non ritenga di provvedere con urgenza all'emanazione del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri di cui in premessa e quali ulteriori iniziative intenda assumere a tutela del comparto.
(3-01267)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   SCAGLIUSI, GRIPPA, PERANTONI, VILLANI e NAPPI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   la Guardia di finanza di Genova, indagando sul crollo del ponte Morandi, ha scoperto che i pannelli antirumore installati nelle autostrade sarebbero a rischio di crollo. Nella corrispondenza tra Austostrade e Spea Engineering (la società controllata del gruppo Atlantia che avrebbe la responsabilità su manutenzione e sicurezza), si lamentano difetti di fabbricazione e installazione lungo tutta la rete italiana (Repubblica – 11 dicembre 2019);

   l'inchiesta (La Stampa – 11 dicembre 2019) sarebbe partita da alcune corrispondenze (mail, lettere e chat) che i quattro manager indagati si sarebbero scambiati e che riguarderebbe due piccoli incidenti avvenuti a cavallo tra il 2016 e il 2017 sulla rete autostradale di Genova, la A-12, nei quali, a causa del vento forte, i pannelli si sono staccati e sono finiti sulla carreggiata, mettendo a rischio la sicurezza degli utenti;

   secondo la procura i vertici di Autostrade avrebbero violato la concessione con lo Stato e compiuto il reato installando barriere e pannelli che, secondo i primi accertamenti investigativi, non sarebbero a norma, perché realizzati in dimensioni e materiali diversi rispetto a quelli previsti dalla legge;

   in data 10 dicembre 2019 – viene indicato dai pubblici ministeri nel decreto –, i finanzieri del nucleo metropolitano hanno perquisito le sedi di Genova e Roma di Autostrade e di Spea Engineering cercando documenti ben precisi. Anche la società Pavimental di Genova (che gestisce diversi appalti per Aspi) che avrebbe realizzato alcune di queste barriere, sarebbe coinvolta nelle indagini;

   la Guardia di finanza si sarebbe presentata anche negli uffici del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti di Roma;

   nelle prossime ore, riporta sempre La Stampa in data 11 dicembre 2019, ai quattro manager indagati potrebbero aggiungersi altri dirigenti e tecnici che avrebbero concorso nei due reati contestati: attentato alla sicurezza dei trasporti e frode nelle pubbliche forniture –:

   se il Ministro intenda fornire elementi aggiuntivi, per quanto di competenza e nel rispetto delle indagini in corso, per chiarire quanto emerso su alcuni quotidiani in data 11 dicembre 2019, al fine di tutelare la sicurezza di tutti gli utenti della rete autostradale italiana.
(5-03441)

Interrogazione a risposta scritta:


   NOBILI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   in data 13 gennaio 2020 a Roma una giovane donna disabile si è messa con la sua carrozzina in posizione ostativa sui binari del tram numero 5 di Piazza Maggiore, bloccando le vetture in arrivo;

   la giovane era in attesa da ore di un tram munito di una pedana per disabili che le consentisse l'accesso, ma nella stessa giornata ne erano transitati già tre sforniti;

   tale circostanza ha spinto la donna al gesto esasperato di bloccare il traffico, mediante l'occupazione dei binari;

   l'Azienda per la mobilità di Roma – Atac S.p.A –, invece di aiutare coloro che quotidianamente vivono il disagio di un trasporto urbano non a misura di disabile e potenziare le corse dei mezzi accessibili, ha provveduto a denunciare la 33enne disabile per interruzione di pubblico servizio;

   un ingente numero di mezzi di trasporto urbano dell'Atac S.p.A sono sprovvisti di pedane d'accesso per disabili;

   il diritto alla mobilità per queste categorie più bisognose di sostegno ne risulta pertanto fortemente leso;

   già da settembre 2018 diverse associazioni di difesa dei diritti dei disabili avevano chiesto l'apertura di un tavolo di confronto permanente con le aziende di trasporto della Capitale, al fine di affrontare il tema delle barriere architettoniche e sensoriali;

   i dati emersi avevano attestato che solo 21 linee su 256 risultano accessibili alle persone disabili e la presenza di molte pedane «guaste», con la conseguenza di un diritto alla mobilità non esigibile;

   ai sensi dell'articolo 16 della Costituzione italiana è tutelato il diritto alla mobilità per ogni cittadino;

   l'articolo 3 della Costituzione sancisce l'uguaglianza formale e sostanziale di tutti i cittadini nei diritti e negli obblighi;

   inoltre, ai sensi della legge n. 67 del 1° marzo 2006, è disciplinato il procedimento snello e semplificato per la tutela giudiziaria contro le discriminazioni nei confronti delle persone con disabilità in ragione del loro stato;

   l'episodio del 13 gennaio non è il primo gesto provocatorio, ma si inserisce in una catena di atti di protesta che già si sono verificati, da ultimo, ad ottobre 2019 a Piazzale Flaminio da parte di un prete che aveva bloccato il passaggio di un bus con la sua sedia a rotelle, urlando «non siamo spazzatura»;

   alla luce dei fatti sopra richiamati sarebbe opportuno che l'azienda Atac S.p.a. ritirasse la denuncia nei confronti della suddetta donna disabile che quotidianamente lotta per i suoi diritti –:

   se il Governo sia al corrente dei fatti di cui in premessa e se intenda assumere ogni iniziativa di competenza per promuovere un abbattimento delle barriere architettoniche e assicurare la dovuta tutela alle persone con disabilità come la giovane donna disabile sopra citata.
(4-04571)

INTERNO

Interrogazione a risposta in Commissione:


   CENTEMERO, BITONCI, CAVANDOLI, COVOLO, GERARDI, GUSMEROLI, ALESSANDRO PAGANO, PATERNOSTER e TARANTINO. — Al Ministro dell'interno, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 30-ter del decreto-legge n. 34 del 2019, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 58 del 2019, ha introdotto, con decorrenza dal 1° gennaio 2020, un'agevolazione volta a promuovere l'economia locale attraverso la riapertura e l'ampliamento di attività commerciali, artigianali e di servizi;

   nello specifico l'agevolazione consiste nell'erogazione di un contributo pari ai tributi comunali pagati dall'esercente nel corso dell'anno e viene corrisposta per l'anno nel quale avviene l'apertura o l'ampliamento dell'esercizio commerciale e per i tre anni successivi, per un totale di quattro anni;

   beneficiari di tali agevolazioni, secondo quanto previsto dai commi 1 e 2, sono i soggetti esercenti attività imprenditoriali nei seguenti settori: artigianato, turismo, fornitura di servizi destinati alla tutela ambientale, alla fruizione di beni culturali e al tempo libero, commercio al dettaglio, compresa la somministrazione di alimenti e di bevande al pubblico;

   in altri termini, l'agevolazione è circoscritta ai soli esercizi di vicinato e alle medie strutture di vendita ed opera nei confronti dei predetti soggetti a condizione che procedano all'ampliamento di esercizi commerciali già esistenti o alla riapertura di esercizi chiusi da almeno sei mesi, siti nei territori dei comuni con popolazione fino a 20 mila abitanti; la misura del contributo è rapportata alla somma dei contributi comunali dovuti dall'esercente e regolarmente pagati nell'anno precedente a quello nel quale è presentata la richiesta di concessione, fino al 100 per cento dell'importo;

   per l'attuazione della norma, il comma 6 del predetto articolo 30-ter prevede che i comuni istituiscano, nell'ambito del proprio bilancio, un apposito fondo da destinare alla concessione della misura agevolativa e che il Ministro dell'interno, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze e sentita la Conferenza Stato-città ed autonomie locali, con decreto provveda a ripartire tra i comuni le risorse stanziate in un Fondo ad hoc istituito presso il Ministero dell'interno (pari a 5 milioni di euro per l'anno 2020, a 10 milioni di euro per l'anno 2021, a 13 milioni di euro per l'anno 2022 e a 20 milioni di euro annui a decorrere dall'anno 2023);

   la norma in questione, fortemente voluta dalla Lega SP, trae ispirazione dal cosiddetto «Modello Arona»; tale comune, con proprio regolamento, ha attuato una simile agevolazione con grande riscontro positivo in termini di riuscita –:

   se il Governo intenda dare attuazione alla misura di cui in premessa e per quali ragioni fino ad oggi non sia stato ancora emanato l'apposito decreto.
(5-03442)

ISTRUZIONE

Interrogazione a risposta immediata:


   FRATOIANNI, FORNARO, EPIFANI e PALAZZOTTO. — Al Ministro dell'istruzione. — Per sapere – premesso che:

   lo scorso 11 maggio l'insegnante di italiano dell'istituto industriale Vittorio Emanuele III di Palermo, Rosa Maria Dell'Aria, è stata sospesa per due settimane dall'ufficio scolastico provinciale, con dimezzamento dello stipendio, perché non avrebbe «vigilato» sul lavoro di alcuni suoi studenti che, durante la Giornata della memoria, avevano presentato un video nel quale avrebbero accostato la promulgazione delle leggi razziali del 1938 al «decreto sicurezza»;

   l'ispezione che ha portato alla sospensione è nata da un tweet inviato all'ex Ministro dell'istruzione Marco Bussetti a fine gennaio da un attivista di estrema destra di Monza che ha accusato la docente di avere obbligato gli studenti a dire che «Salvini è come Hitler perché stermina i migranti»;

   in realtà, in occasione del Giornata della memoria, dopo alcune letture fatte dagli studenti e delle discussioni sulla Giornata del migrante e sulle violazioni dei diritti umani, la II E dell'istituto aveva deciso di produrre un elaborato in formato slide. Nella presentazione preparata dagli studenti c'erano due slide con l'immagine di Salvini: una presentava a sinistra la prima pagina del Corriere della Sera dell'epoca sulla promulgazione delle leggi razziali e a destra l'approvazione del «decreto sicurezza». La seconda slide mostrava una foto della conferenza di Évian del 1938 – dove si tentò di stabilire delle quote di accoglienza dei rifugiati ebrei provenienti dalla Germania nazista – e una del vertice di Innsbruck dell'Unione europea sulla questione dei migranti;

   gli stessi studenti hanno affermato di non essere mai stati obbligati dall'insegnante circa i contenuti del video contestato;

   si è trattato dunque di un lavoro didattico dove gli studenti hanno liberamente espresso le loro opinioni su temi fondamentali per la nostra crescita civica e democratica;

   a maggio la docente ha incontrato l'allora Vicepremier assieme al Ministro dell'istruzione, che hanno riconosciuto il suo comportamento corretto e assicurato che si sarebbe trovata una soluzione;

   l'ex Ministro dell'istruzione Fioramonti, lo scorso dicembre, aveva annunciato la soluzione del caso;

   oggi, nonostante le diverse prese di posizione, la situazione è invariata e la sua sospensione non è mai stata revocata –:

   quali iniziative, per quanto di competenza, intenda assumere affinché sia revocato l'atto di sospensione dell'insegnante, oltre a risarcirla del danno economico e di immagine subito, auspicando che mai più episodi del genere abbiano a ripetersi.
(3-01264)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazione a risposta scritta:


   FRASSINETTI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   si apprende dagli organi di stampa che 900 dipendenti dell'istituto Sacra Famiglia di Cesano Boscone (Milano) sono in agitazione contro i tagli degli stipendi che l'istituto ha annunciato;

   la trattativa sindacale si è caratterizzata anche per momenti di forte tensione e con l'intervento, in almeno un'occasione, dei Carabinieri;

   secondo la previsione dei sindacati il nuovo contratto di lavoro andrebbe gravemente a peggiorare le condizioni in essere e 900 dipendenti (su 1.700 totali), che andrebbero a perdere mediamente circa 3 mila euro l'anno, ed il loro orario di lavoro passerebbe da 36 a 38 ore settimanali;

   «Ci sono rimaste solo le mutande», recita lo slogan che da giorni campeggia sulle cancellate dell'Istituto Sacra Famiglia di Cesano Boscone in Piazza Monsignor Moneta;

   l'istituto ha sedi in 3 regioni, Piemonte, Lombardia e Liguria, ed il rischio reale e quello che decine e decine di famiglie subiscano un grave danno economico: lavoreranno di più per essere pagati di meno;

   tale situazione sta creando innumerevoli tensioni e disagi tra i lavoratori –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza della vicenda che interessa i 900 lavoratori citati in premessa e del loro stato di agitazione, se intenda promuovere un incontro con i vertici dell'istituto Sacra Famiglia di Cesano Boscone e quali urgenti iniziative di competenza intenda intraprendere a sostegno dei dipendenti.
(4-04564)

PARI OPPORTUNITÀ E FAMIGLIA

Interrogazione a risposta immediata:


   D'ARRANDO, SARLI, NAPPI, NESCI, PROVENZA, SAPIA, SPORTIELLO, TROIANO, MASSIMO ENRICO BARONI, BOLOGNA, IANARO, LAPIA, LOREFICE, MAMMÌ, MENGA, BALDINO, ASCARI e SALAFIA. — Al Ministro per le pari opportunità e la famiglia. — Per sapere – premesso che:

   nel mese di novembre 2019 la Conferenza Stato-Regioni ha dato il via libera al riparto dei 30 milioni di euro previsti per il 2019 e destinati a centri antiviolenza e case rifugio, attualmente si attende il decreto per destinare alle regioni i relativi finanziamenti;

   i finanziamenti pubblici sono saliti dai 12 milioni del 2017 ai 20 milioni del 2018 ed ai 30 milioni del 2019. Nel complesso, per le politiche antiviolenza, nel 2015-16 sono stati stanziati 39 milioni, nel 2017 21,6 milioni, nel 2018 35,4 milioni, nel 2019 37 milioni;

   sul riparto dei fondi, come ricordano anche i centri antiviolenza, permangono però le problematiche, già riscontrate in passato, nella distribuzione dei fondi da parte di alcune regioni e nella ripartizione dei finanziamenti; i medesimi centri segnalano altresì una distribuzione disomogenea tra le diverse regioni, alcune delle quali trasferiscono le risorse direttamente e tempestivamente, con procedure trasparenti, mentre altre le affidano agli enti locali competenti determinando rallentamenti burocratici;

   occorre dunque affrontare la questione del coordinamento tra il Dipartimento per le Pari Opportunità e le regioni, tra le regioni e i comuni e agire sulla governance territoriale delle risorse e sul monitoraggio delle stesse;

   le informazioni relative allo status dello stanziamento e all'assegnazione dei finanziamenti purtroppo sono accessibili solo in parte e dovrebbe essere garantita maggiore trasparenza su quante risorse sono destinate ai diversi target;

   nonostante il progressivo aumento dei fondi stanziati previsti dalla legge n. 119 del 2013, le effettive liquidazioni impiegano un minimo di due anni per essere concretamente erogate, con il conseguente rischio di chiusura dei centri antiviolenza; il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri di erogazione dei fondi, firmato il 4 dicembre 2019, non è ancora disponibile nella Gazzetta Ufficiale;

   il ritardo nell'erogazione dei fondi anche da parte delle regioni è dovuto all'onerosità del procedimento amministrativo e anche alla carenza del personale impiegato nel Dipartimento per le Pari Opportunità, nelle regioni e negli enti locali –:

   quali iniziative si intenda adottare per rendere più tempestiva e trasparente la procedura di stanziamento e assegnazione dei fondi destinati ai centri antiviolenza.
(3-01268)

POLITICHE AGRICOLE ALIMENTARI E FORESTALI

Interrogazione a risposta scritta:


   DELMASTRO DELLE VEDOVE. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

   la «cimice asiatica» continua a flagellare le colture italiane con danni rilevantissimi;

   a titolo di esempio, nel cuneese la cimice asiatica ha causato perdite sino all'80 per cento dei raccolti;

   la cimice asiatica, secondo i dati di Coldiretti, è capace di aggredire circa 300 specie coltivate e diffuse in tutta Italia, con danni particolarmente rilevanti nel Nord Italia;

   sempre secondo i dati diffusi da Coldiretti i danni causati al comparto agricolo italiano nel solo 2019 ammontano a 700 milioni di euro;

   l'invasione della cimice asiatica è certamente causata dai cambiamenti climatici, ma altrettanto certamente è stata favorita dai ritardi nei controlli e nella profilassi messa in campo dall'Unione europea;

   il Governo ha stanziato complessivamente 80 milioni di euro di aiuti per le annualità 2020, 2021 e 2022, di cui 40 milioni per il solo 2020;

   trattasi di stanziamento decisamente marginale per fare fronte ai catastrofici danni patiti dal comparto agricolo;

   in ogni caso, non è ancora stata esplicitata la strategia con cui il Governo, anche coinvolgendo l'Europa, intenda intervenire con azioni di contenimento immediato del patogeno, di futuro debellamento del patogeno e di difesa del settore ortofrutticolo nazionale;

   interventi straordinari potrebbero e dovrebbero trovare spazio all'interno del cosiddetto Green Deal europeo nella lotta ai cambiamenti climatici che non può e non deve assumere solo un tratto punitivo verso le aziende italiane, ma anzi diventare un'occasione per proteggere e difendere un comparto d'eccellenza e rispettoso dell'ambiente –:

   se il Governo abbia previsto misure specifiche di contenimento del patogeno e, in caso affermativo, quali iniziative si ritenga di intraprendere al riguardo;

   se il Governo ritenga opportuno coinvolgere l'Unione europea nella lotta al patogeno e soprattutto nel reperimento della ingenti risorse necessarie a debellarlo;

   se il Governo intenda, oltre alla misura stanziata, definire un piano d'intervento specifico che comprenda aiuti e sgravi alle imprese ortofrutticole colpite dal patogeno, con misure stabili e permanenti sino al completo debellamento della cimice asiatica.
(4-04568)

SALUTE

Interrogazioni a risposta scritta:


   DELMASTRO DELLE VEDOVE. — Al Ministro della salute, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   il cosiddetto coronavirus ha infettato, secondo fonti giornalistiche, 2.835 persone e ha già mietuto 81 vittime;

   l'epidemia non sembra circoscritta alla sola città di Wuhan, ma ormai a 30 province della Cina;

   le autorità cinesi stanno assumendo provvedimenti draconiani di tutela e profilassi sanitaria nei confronti di 56 milioni di persone, con ciò dimostrando di temere massimamente la diffusione del virus;

   in effetti il virus si è propagato pericolosamente in vari Paesi del mondo, fra cui Stati Uniti, Vietnam, Costa d'Avorio, Austria, Francia, Australia, Malaysia, Thailandia, Giappone;

   attualmente le misure assunte dall'Italia limitano i controlli in entrata all'aeroporto di Fiumicino e di Malpensa e per i voli provenienti da Wuhan, per il tramite della misurazione della temperatura corporea con apposito scanner;

   il nuovo virus però non è ancora conosciuto e diversi virologhi hanno precisato che non si ha alcuna certezza in ordine al tempo di incubazione del virus e in ordine alla sua potenziale diffusione anche nel periodo di incubazione;

   nei confronti degli stessi italiani residenti a Wuhan a cui la Farnesina ha proposto un piano di evacuazione, le autorità cinesi sembrano aver adottato la misura della quarantena per due settimane, con ciò ritenendo evidentemente necessaria un'osservazione prolungata e temendo che il virus possa diffondersi anche nella sua fase di incubazione –:

   se si ritenga sufficiente come misura di profilassi sanitaria e come misura per scongiurare la diffusione in Italia del virus, la semplice misurazione corporea per il tramite dello scanner adottato o si intendano prevedere ulteriori misure di prevenzione;

   se il Governo non ritenga in ogni caso di estendere le misure di controllo a tutti i voli provenienti da qualunque provincia della Cina;

   se il Ministro della salute abbia interloquito con le autorità sanitarie cinesi in ordine alle motivazioni che spingono le predette ad adottare la ben più cautelativa misura della quarantena per un periodo di due settimane nei confronti delle persone che potrebbero aver contratto il virus.
(4-04566)


   DELMASTRO DELLE VEDOVE. — Al Ministro della salute, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   il cosiddetto coronavirus continua a mietere vittime;

   attualmente sarebbero 81 le vittime e 2835 le persone infette di cui 1400 nella sola zona di Wuhan;

   a differenza di quanto propalato inizialmente, l'epidemia non è circoscritta a una provincia della Cina, ma ormai a 30 province della Cina;

   le autorità cinesi hanno assunto provvedimenti nei confronti di 56 milioni di persone, con ciò dimostrando di vere compreso appieno la gravità del virus e la facilità di propalazione dello stesso;

   lo stesso Presidente Xi Jinping ha ammesso che la situazione «è grave» e che «l'epidemia accelera»;

   in vari Paesi del mondo, fra cui Stati Uniti, Vietnam, Costa d'Avorio, Austria, Francia, Australia, Malaysia, Thailandia, Giappone, si registrano i primi segni del contagio;

   attualmente, le misure assunte dall'Italia limitano i controlli in entrata all'aeroporto di Fiumicino e di Malpensa e per i voli provenienti da Wuhan;

   i controlli a Fiumicino vengono gestiti con uno scanner che misura la temperatura corporea;

   il nuovo virus però non è ancora conosciuto e diversi virologhi hanno precisato che non si ha alcuna certezza in ordine al tempo di incubazione del virus e in ordine alla sua potenziale diffusione anche nel periodo di incubazione;

   la misurazione con lo scanner della temperatura sembra quindi essere una misura inadatta a fronteggiare l'ingresso e la diffusione del virus in Italia –:

   se i Ministri interrogati non ritengano opportuno adottare iniziative per mantenere sotto controllo ed in quarantena per un congruo periodo di tempo chi entra in Italia dalla Cina, prima di consentire la libera circolazione sul territorio nazionale per compiere debiti accertamenti sanitari;

   se i controlli attualmente predisposti riguardino tutti gli ingressi dalla Cina a prescindere dai voli partiti da Wuhan;

   in ogni caso quali siano le strategie complessive con cui si intenda fronteggiare l'emergenza sanitaria costituita dal coronavirus.
(4-04567)

SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazione a risposta orale:


   DONZELLI. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   la crisi della cooperativa Cft, oggetto di una precedente interrogazione (3-00320) del sottoscritto a cui il Governo pro tempore ha dato risposta in data 15 gennaio 2019, ha portato all'approvazione nel dicembre 2019 del bilancio da parte dell'assemblea dei soci. Secondo quanto riportato da un articolo pubblicato dal quotidiano La Nazione, in data 27 gennaio 2020, la Cft avrebbe azzerato le quote e preteso da parte di centinaia di lavoratori e pensionati la restituzione di una cifra pari a 10 mila euro. Un fatto che fa sentire truffati i lavoratori, alla stessa stregua di ciò che è accaduto negli anni scorsi, per citare un caso eclatante, con l'azzeramento degli investimenti dei risparmiatori delle banche popolari. Il Ministero dello sviluppo economico aveva già comunicato di aver messo sotto osservazione la cooperativa, colosso della logistica, con oltre 100 milioni di euro di debiti accumulati fra cui 14 milioni di rosso con l'Erario, il cui pagamento è stato rateizzato in cinque anni. Negli anni Cft è stata ridotta per l'interrogante a un vero e proprio «poltronificio»: alla guida si sono succedute diverse figure che per l'interrogante hanno condotto al disastro la cooperativa. Tutto mentre i lavoratori per mesi sono stati lasciati senza stipendio a causa della suddetta crisi. Sui conti della cooperativa il Governo pro tempore nella risposta del 15 gennaio 2019 alla suddetta interrogazione, ha comunicato di essersi di fatto accontentato della revisione dei conti interna effettuata da Legacoop. La stessa regione Toscana, poco più di un mese fa, inoltre, ha esultato per la «ripartenza» della cooperativa e le «garanzie» per i lavoratori –:

   se sia a conoscenza dei fatti di cui in premessa;

   se non intenda aprire un tavolo per la salvaguardia dei suddetti lavoratori;

   se non intenda inviare ispettori ministeriali per la verifica dei conti di Cft e procedere al commissariamento della cooperativa.
(3-01263)

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

IX Commissione:


   BRUNO BOSSIO e GARIGLIO. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   il nostro Paese è fortemente in ritardo nel processo di digitalizzazione e infrastrutturazione digitale; sono diversi gli obiettivi che si perseguono con il Piano strategico per la banda ultralarga, coordinato dalla Presidenza del Consiglio dei ministri, tramite il Comitato per la diffusione della banda ultralarga (Cobul);

   il Governo si è impegnato attraverso l'approvazione di risoluzioni parlamentari delle forze di maggioranza e di opposizione a stimolare l'accesso degli utenti alla banda ultralarga mediante incentivi alla domanda (voucher) per aumentare esponenzialmente il numero di connessioni ad almeno 100 Mbps;

   tali obiettivi risultano in linea con quelli espressi dall'Agenda digitale europea sulla banda ultra larga e sono declinati correttamente in relazione alle peculiarità del nostro Paese, in particolare, per rilanciare i lavori nelle aree bianche e sbloccare i fondi per le aree grigie del Paese e i voucher per la connettività di cittadini e piccole e medie imprese;

   le aree grigie sono quelle dove si concentra il maggior numero di imprese e dunque quelle più strategiche da cablare. Attualmente nel nostro Paese gli accessi ultrabroadband su rete fissa sono composti per l'82 per cento della clientela residenziale e solo per il 17,8 per cento da quella commerciale, segmento che include sia le imprese, sia la pubblica amministrazione. Le connessioni di questi ultimi vanno per l'80 per cento a 30 Mb/s, mentre solo il 16,2 per cento va a 100 Mb/s;

   con le medesime risoluzioni il Governo si è impegnato inoltre, a dare un forte impulso per fare partire in modo rapido ed efficace la seconda fase della strategia nazionale per la banda ultra larga al fine di rendere al più presto tangibili i progressi che si stanno strutturando per la digitalizzazione del Paese –:

   quali iniziative siano state intraprese al fine di dare attuazione alle misure incentivanti (voucher) per i cittadini, per le piccole e medie imprese, per gli istituti scolastici pubblici statali e per i centri per l'impiego attualmente privi di collegamento a banda ultralarga, in coerenza con le suddette risoluzioni parlamentari approvate.
(5-03435)


   CAPITANIO, MACCANTI. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   la stampa nazionale del 25 gennaio 2020 riporta la notizia che il progetto della banda ultralarga sarebbe in ritardo di almeno tre anni e che, per tale ragione, verrebbero messi a rischio anche i fondi europei stanziati per il progetto;

   il piano strategico per la banda ultralarga (Bul) è coordinato dalla Presidenza del Consiglio dei ministri tramite il Comitato per la diffusione della banda ultralarga (Cobul), composto dalla Presidenza del Consiglio dei ministri, Ministero dello sviluppo economico, Infratel e AgID (Agenzia per l'Italia Digitale), che ha definito la strategia nazionale e ne monitorerà la corretta attuazione;

   Open Fiber, come noto, si è aggiudicata i tre bandi indetti da Infratel Italia S.p.A., società in-house del Ministero dello sviluppo economico, per la realizzazione e di un'infrastruttura in fibra ottica in oltre 7600 comuni di piccole dimensioni in 20 regioni. La rete rimarrà di proprietà pubblica e sarà gestita in concessione da Open Fiber stessa per 20 anni;

   i ritardi accumulati fino ad oggi non sono in alcun modo giustificabili ed il rischio di perdere i finanziamenti europei si profila come una concreta ipotesi di danno erariale. Non risultano, poi, essere stati chiariti e palesati i termini dei contratti di concessione per la realizzazione di una rete a banda ultralarga nelle aree a fallimento di mercato sottoscritti tra Infratel S.p.a. ed Open Fiber. Da quanto appreso, successivamente alle riunioni del Cobul (19 dicembre 2019 e 23 gennaio 2020), la concedente Infratel non avrebbe opposto alcuna doglianza all'operato di Open Fiber;

   come evidenziato dai dati dell'ultimo osservatorio sulle comunicazioni dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, cresce in Italia la diffusione del Fixed Wireless Access (Fwa). L'Fwa non può più essere considerata una mera tecnologia «ancillare» rispetto all'Ftth, da utilizzare per raggiungere le case sparse nelle aree bianche, tanto più che vanno considerate le difficoltà di posa della fibra Ftth e i ritardi nell'attuazione del piano nazionale banda ultralarga –:

   se il Ministro non ritenga opportuno rendere noti i contenuti delle convenzioni di concessione tra Infratel ed Openfiber e se non ritenga di risolvere le problematiche evidenziate in premessa adottando le iniziative di competenza, anche normative, per nominare i presidenti delle regioni commissari per la connettività o investendo anche sulla tecnologia Fwa per ridurre i tempi di copertura delle aree a fallimento di mercato.
(5-03436)


   SCAGLIUSI. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   nel 2022 sarà introdotto il nuovo standard televisivo del digitale terrestre DVb-T2. Nell'ambito del processo di trasformazione delle reti televisive, correlato alla liberazione delle frequenze in banda 700 MHz, a favore dello sviluppo del 5G, il legislatore italiano ha previsto di supportare, attraverso contributi economici, i cittadini;

   il Ministero dello sviluppo economico, in particolare, ai sensi dell'articolo 1, comma 1110, della legge n. 145 del 2018 (legge di bilancio 2019) che modifica l'articolo 1, comma 1039, della legge n. 205 del 2017, ha stanziato 151 milioni di euro, rendendo disponibile da metà dicembre il Bonus Tv fino a 50 euro per l'acquisto di un nuovo Tv o un nuovo decoder compatibile con il digitale terrestre di seconda generazione;

   la settimana scorsa è inoltre partita la fase di test per l'auto verifica, tramite cartello dedicato, dal telecomando, del tipo di ricevitore utilizzato in modo da accertarsi se sarà necessario dotarsi un decoder o di un nuovo apparecchio televisivo;

   il ricambio, tuttavia, non coinvolgerà tutti gli apparecchi ma solo quelli che non hanno già una predisposizione per il sistema Dvb-T2 o un decoder adatto al nuovo sistema. Secondo i dati della Fondazione Ugo Bordoni saranno circa 8,4 milioni le famiglie che potranno essere interessate dalla necessità di sostituire l'apparecchio;

   secondo quanto comunicato recentemente dal Ministero dello sviluppo economico, si è al momento in fase di definizione tecnica da parte degli operatori e sarebbe fuorviante per i cittadini provare adesso a sintonizzare i canali e dedurre, in caso negativo, che il proprio apparecchio sia da cambiare –:

   quali siano le tempistiche di conclusione della fase di test del cartello citato e con quali modalità sarà fruibile dagli utenti il servizio di cui in premessa, volto a verificare le prestazioni tecniche del proprio apparecchio televisivo.
(5-03437)

UNIVERSITÀ E RICERCA

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'università e della ricerca, per sapere – premesso che:

   in data 28 dicembre 2018, l'istituto nazionale di astrofisica (Inaf) ha pubblicato il bando di concorso pubblico, per titoli ed esami, ai fini del reclutamento di quarantasei «ricercatori», terzo livello professionale, con contratto di lavoro a tempo indeterminato e regime di impegno a tempo pieno, indetto ai sensi dell'articolo 20, comma 2, del decreto legislativo 25 maggio 2017, n. 75, nel rispetto delle indicazioni contenute e delle modalità definite dalla «circolare» del «Ministero per la semplificazione e la pubblica amministrazione» del 23 novembre 2017, n. 3, e in attuazione di quanto previsto dalla delibera del consiglio di amministrazione del 4 luglio 2018, n. 60;

   dopo un sensibile ritardo nell'avvio delle procedure concorsuali, l'iter è terminato regolarmente con l'individuazione dei candidati vincitori;

   tuttavia, a quanto risulta agli interpellanti, in data 18 dicembre 2019, il direttore generale dell'Inaf ha comunicato alle rappresentanze dei dipendenti che, valutate le esigenze organizzative e funzionali dell'Ente, la direzione generale, d'intesa con la direzione scientifica, tutte le assunzioni di personale programmate per il 2020, comprese quelle previste in base al concorso succitato, sarebbero state autorizzate con decorrenza non antecedente al 1° luglio 2020;

   l'ulteriore ritardo nell'assunzione effettiva dei 46 ricercatori risultanti vincitori del concorso rischia di pregiudicare il buon funzionamento dell'Ente, contribuendo, altresì, a procurare nocumento economico e morale ai lavoratori in attesa di assunzione o stabilizzazione. Inoltre, non sono note le motivazioni di tale dilazione dei termini previsti per l'assunzione di personale –:

   se il Ministro interpellato, nell'ambito dei propri poteri di vigilanza, sia a conoscenza delle motivazioni della dilazione al 1° luglio 2020 dei termini previsti per l'assunzione di personale nel corso dell'anno 2020;

   se e quali iniziative di competenza il Ministro interpellato intenda avviare per sollecitare un più rapido inserimento delle persone risultanti vincitrici del concorso nell'ambito del personale di ruolo dell'Ente.
(2-00619) «Bella, Lattanzio, Acunzo, Villani, Carbonaro, Casa, Gallo, Mariani, Melicchio, Testamento, Tuzi, Vacca, Valente, Brescia, Bruno, Buompane, Businarolo, Luciano Cantone, Carabetta, Carelli, Carinelli, Cataldi, Maurizio Cattoi, Chiazzese, Ciprini, Colletti, Cominardi, Corda, Corneli, Costanzo, Cubeddu, D'Ambrosio, Giuliano».

Apposizione di firme ad una mozione.

  La mozione Enrico Borghi e altri n. 1-00312, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 10 gennaio 2020, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Carnevali, Incerti, Cenni.

Apposizione di firme ad una interrogazione.

  L'interrogazione a risposta scritta Gagliardi n. 4-04558, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 27 gennaio 2020, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Silli, Pedrazzini, Benigni, Sorte.