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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Mercoledì 15 gennaio 2020

ATTI DI INDIRIZZO

Risoluzione in Commissione:


   La XII Commissione,

   premesso che:

    come ricorda l'Istat, a livello mondiale l'Italia contende al Giappone il record di invecchiamento: 165 persone di 65 anni e più ogni 100 giovani con meno di 15 anni per l'Italia e 210 per il Giappone. Gli scenari indicano che la popolazione residente al 2050 risulterà molto probabilmente inferiore a quella odierna, scendendo da 60,4 milioni al 1° gennaio 2019 a 60,3 milioni nel 2020;

    per il quarto anno consecutivo, segnala l'Istat, è diminuita la popolazione in Italia. Al 10 gennaio 2019 era pari a 60 milioni e 391 mila, oltre 90 mila in meno sull'anno precedente (-1,5 per mille). Gli over 65enni erano 13,8 milioni (rappresentano il 22,8 per cento della popolazione totale), i giovani fino a 14 anni circa 8 milioni (il 13,2 per cento);

    i dati Istat registrano uno storico aumento degli anziani: sono cresciuti di oltre mezzo milione dal 2015 a oggi. Un vero e proprio record di over 65 che hanno raggiunto per la prima volta i 13,8 milioni;

    sotto l'aspetto economico, si ricorda che la Commissione europea, in seguito alle nuove proiezioni del Rapporto sulle spese legate all'invecchiamento (Ageing Report 2018), ha rivisto l'Obiettivo di medio termine (Omt) per l'Italia ad un surplus strutturale dello 0,5 per cento del prodotto interno lordo;

    considerato il trend di invecchiamento della popolazione, secondo Uecoop, l'Unione europea delle cooperative, diventa strategico formare nuove schiere di professionisti dell'assistenza in grado di seguire al meglio gli anziani dentro e fuori le residenze, anche considerato che i non autosufficienti sono già 2,5 milioni e raddoppieranno entro il 2030;

    l'invecchiamento progressivo della popolazione mette inevitabilmente sotto pressione il sistema sanitario e del welfare, considerato che in Italia si contano circa 2,2 milioni di persone sopra gli 85 anni e che il nostro Paese detiene il record europeo, insieme alla Francia, del maggior numero di ultracentenari in vita, oltre 14 mila. In questa situazione diventa una scelta obbligata il potenziare alcuni ambiti sanitari e il welfare sulle fasce di popolazione più anziana;

    l'invecchiamento demografico ha evidenti impatti sulla stessa crescita economica e ripercussioni non solo sul mercato del lavoro, ma anche sulla spesa pubblica, e sui servizi sanitari e sociali del nostro Paese;

    la maggiore longevità e il calo delle nascite, si accompagnano anche ad un sensibile aumento del numero assoluto di «over 75» con molteplici malattie croniche, che spesso rendono indispensabile il ricorso agli ospedali, con 1,3 milioni di ricoveri all'anno e una degenza media di 9 giorni;

    ma il numero esiguo dei posti letto in geriatria, appena 3.560 pazienti e un totale di geriatri specialisti di appena 2.500, si sommano ad altre criticità. Spesso i Pronto soccorso sono in affanno, e mancano corsie preferenziali per questi pazienti, spesso non in grado di attendere le cure, magari prestate su una barella;

    a fronte di tanti anziani, sono troppo pochi i medici con una specializzazione ad hoc e sono pochi i posti letto per prendersi carico di una popolazione che ha bisogno di risposte di cura su misura;

    la Società italiana di gerontologia e geriatria (Sigg) e la Società italiana di geriatria ospedale e territorio (Sigot), hanno da tempo dato l'allarme e chiedono che venga accresciuta la disponibilità di posti letto di geriatria e vengano implementati nei Pronto soccorso i percorsi dedicati ai pazienti geriatrici. Occorre inoltre istituire la figura dell'infermiere di emergenza geriatrica, debitamente formato, e aumentare il numero dei posti di specializzazione in geriatria;

    le suddette società italiana di gerontologia e geriatria, e la Società italiana di geriatria ospedale e territorio, già due anni fa avevano contribuito a redigere un documento ministeriale sul «ricorso dei pazienti geriatrici al Pronto Soccorso e al ricovero ospedaliero». Il testo, trasmesso il 28 marzo del 2018 dal Ministero della salute alla commissione salute della Conferenza delle regioni per poi approdare alle Conferenza Stato-regioni, non è stato ancora neanche calendarizzato;

    come ricordano i presidenti delle due citate società di geriatria, Raffaele Antonelli Incalzi e Filippo Luca Fimognari, ogni anno cresce il numero assoluto di grandi anziani e quindi anche di anziani malati che si rivolgono spesso in modo non appropriato al Pronto soccorso e all'ospedale;

    gli accessi in Pronto soccorso, alla base della maggior parte dei ricoveri, si attestano tra i 230 e 300 per mille abitanti, nell'arco di età che va da 40 a 69 anni, per poi aumentare sensibilmente, superando i 500 per mille abitanti tra 75 e 80 anni. All'aumento dell'età corrisponde anche il carico di molteplici malattie e disabilità: per questo i medici di Pronto soccorso spesso decidono di ricoverare gli anziani. La gestione del paziente è però particolarmente complessa, a fronte dell'esiguità dei posti letto geriatrici disponibili;

    al grave e costante invecchiamento della popolazione, all'aumento delle malattie croniche, e dei costi, si somma un perdurante sottofinanziamento della sanità pubblica nazionale;

    quello che da tempo è emerso con forza, è la scarsità del personale medico e di quello sanitario;

    la realtà è che si assiste al fallimento, in questi anni, della programmazione del numero di specialisti per regione e disciplina. Nei prossimi anni mediamente si laureeranno circa 10 mila medici ogni anno, ma il numero di contratti di formazione post lauream, è insufficiente a coprire la richiesta di specialisti e di percorsi formativi rispetto al numero di laureati. Questo ha fin qui prodotto un «imbuto formativo», che, nel tempo, ha ingabbiato in un limbo migliaia di giovani medici, che aumenteranno nei prossimi 5 anni fino ad oltre 20.000 senza un forte incremento dei contratti di formazione;

    nei prossimi 15 anni vi sarà carenza di circa 14 mila medici specialisti all'interno del Servizio sanitario nazionale e una delle figure professionali di cui si avrà maggiormente bisogno è quella dei geriatri,

impegna il Governo:

   ad adottare iniziative, per quanto di competenza, volte ad aumentare le unità di geriatria, e rendere disponibile un maggior numero di posti letto in geriatria cui destinare perlomeno i malati più complessi, alleggerendo conseguentemente i Pronto soccorso;

   ad adottare iniziative, per quanto di competenza, per associare ai Pronto Soccorso servizi geriatrici specifici, come già avviene in alcuni ospedali del nostro Paese;

   ad adottare iniziative per implementare il ruolo e la figura dell'infermiere geriatrico nella gestione del paziente anziano;

   ad adottare ogni utile iniziativa di competenza volta ad approvare quanto prima il documento predisposto dal Ministero della salute sul «ricorso dei pazienti geriatrici al Pronto Soccorso e al ricovero ospedaliero», trasmesso nel marzo 2018 alla Conferenza Stato-regioni ma non ancora calendarizzato;

   ad adottare ogni iniziativa di competenza volta a rendere la formazione medica maggiormente legata alle reali esigenze delle reti ospedaliere e al fabbisogno e alla programmazione del Servizio sanitario nazionale, con particolare riguardo alla specializzazione geriatrica.
(7-00398) «Novelli, Bagnasco, Mugnai, Bond, Versace, Brambilla».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazione a risposta in Commissione:


   BUTTI, SILVESTRONI e ROTELLI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro per l'innovazione tecnologica e la digitalizzazione, al Ministro per la pubblica amministrazione, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   Spid è l'acronimo di sistema pubblico di identità digitale attraverso il quale è possibile identificarsi presso siti pubblici dello Stato italiano e ottenerne i servizi on line con un'unica identità digitale cioè unica password e username;

   a parecchi mesi dalla nascita di Spid molti dubbi circa l'efficienza e l'efficacia del sistema non risultano dissipati, prova ne siano le disordinate dichiarazioni di illustri rappresentanti del Governo, le inchieste giornalistiche di giornali on line specializzati, le parecchie lamentele da parte degli utenti e le imbarazzanti risposte degli identity provider Spid, circa le procedure per il rilascio dello Spid stesso, che secondo gli interroganti, mettono a nudo le pesanti responsabilità della Presidenza del Consiglio da cui dipende direttamente Agid, struttura che dovrebbe implementare l'Agenda digitale italiana;

   equivoci e libere interpretazioni si sprecano soprattutto in ordine al valore che si riconosce ai documenti necessari per richiedere lo Spid –:

   per quale motivo Agid non eserciti la propria funzione di controllo, monitoraggio e vigilanza anche sulle procedure di richiesta dello Spid, generando equivoci che rallentano l'implementazione del già difficile processo di digitalizzazione del Paese;

   se i tecnici informatici arruolati, anche recentemente, da Agid e dalla Presidenza del Consiglio, abbiano esperienza anche di pubblica amministrazione, posto che i risultati non sembrano confermarlo;

   quale sia l'orientamento del Governo al riguardo e quali iniziative intendano assumere in relazione a quanto esposto in premessa.
(5-03383)

Interrogazione a risposta scritta:


   PATELLI, PETTAZZI, GIGLIO VIGNA, MACCANTI, TIRAMANI, GASTALDI, CAFFARATTO e BENVENUTO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri. — Per sapere – premesso che:

   durante la conferenza di fine anno del 28 dicembre 2019, il Presidente del Consiglio Conte ha comunicato di aver deciso di separare il comparto scuola dal comparto ricerca e università indicando, per il primo, la nomina a Ministro dell'allora sottosegretaria Lucia Azzolina;

   il 10 gennaio 2020, Lucia Azzolina prestava giuramento nelle mani del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, quale Ministro dell'istruzione;

   il 12 gennaio 2020 il quotidiano La Repubblica pubblicava un articolo dal titolo «La ministra dell'istruzione e la tesi copiata dai manuali», nel quale il docente di linguistica italiana (ex preside della facoltà di lingue e letterature straniere presso l'Università degli studi di Cagliari), Massimo Arcangeli contestava al neo-Ministro di aver riprodotto, nel lavoro presentato all'ateneo di Pisa nel 2010 per abilitarsi a insegnare alle superiori, molti passi da testi specialistici senza citarne opportunamente la fonte;

   nell'articolo citato Arcangeli ha evidenziato numerosi passaggi che sarebbero stati copiati da Azzolina per la scrittura di una tesi di 41 pagine intitolata «Un caso di ritardo mentale lieve associato a disturbi depressivi», presentata nel 2009 all'università di Pisa, presso la scuola di specializzazione per l'insegnamento secondario della Toscana (Ssis), per ottenere l'abilitazione all'insegnamento di sostegno nella scuola secondaria di secondo grado;

   tale grave accusa dovrebbe portare alle dimissioni immediate del Ministro o – almeno in prima istanza – a riferire con urgenza al Parlamento in merito alla questione;

   l'accusa di plagio ben circostanziata sulle pagine de La Repubblica appare infatti agli interroganti incompatibile moralmente e politicamente con la carica di Ministro, in particolare, con le competenze in materia di istruzione cui è titolare Lucia Azzolina;

   sempre a mezzo stampa il Ministro interessato si è difeso adducendo come motivazione che non è trattato di una tesi di laurea, bensì di una relazione di fine tirocinio;

   si ritiene tale giustificazione ancor più grave della stessa accusa, considerato che la relazione di fine tirocinio è lo strumento che dà l'abilitazione ad un docente –:

   se non ritenga che si debbano fornire urgentemente chiarimenti in ordine alla questione oggetto del presente atto;

   se non ritenga che l'accusa di plagio sia incompatibile moralmente e politicamente con la carica di Ministro, in particolare, con le competenze in materia di istruzione di cui è titolare Lucia Azzolina;

   se non ritenga necessario invitare la Ministra Lucia Azzolina, a rassegnare le dimissioni in seguito alle accuse di plagio.
(4-04482)

AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INTERNAZIONALE

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   FORMENTINI, COMENCINI e ZOFFILI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   il 5 gennaio 2020 il Parlamento venezuelano avrebbe dovuto rinnovare il mandato di suo presidente a Juan Guaidò, oppositore del Presidente Nicolas Maduro;

   a Guaidò e ad un nutrito gruppo di suoi sostenitori sarebbe invece stato precluso persino l'accesso al Parlamento, nel quale al suo posto è stato invece eletto Luis Alberto Parra Rivero, pare al cospetto dei soli sostenitori del Presidente Maduro ed in assenza del quorum prescritto;

   la circostanza è stata immediatamente stigmatizzata con gli opportuni strumenti diplomatici dai Governi degli Stati Uniti, del Brasile, della Colombia e persino dell'Argentina;

   non risultano agli atti invece prese di posizione da parte del Governo italiano –:

   se il Governo non ritenga opportuno rivedere la propria posizione nei confronti delle autorità venezuelane in considerazione di quanto accaduto il 5 gennaio 2020 nel Parlamento di quel Paese e delle conseguenti reazioni internazionali.
(5-03385)


   SCHIRÒ. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   il console di Barcellona, con decreto 1/2020 del 4 gennaio 2020, ha disposto la sospensione «fino a nuovo avviso» delle attività didattiche della Scuola italiana «Mendez Vigo» di Barcellona, un istituto che comprende una scuola dell'infanzia paritaria, una scuola primaria e scuole secondarie di primo e secondo grado;

   le ragioni addotte a giustificazione di tale provvedimento sarebbero legate alla mancanza dei permessi necessari per garantire la sicurezza degli alunni e dei docenti; tali requisiti di sicurezza sarebbero indispensabili per la legge locale ai fini dello svolgimento delle attività scolastiche;

   il provvedimento, oltre a creare un evidente e comprensibile sconcerto nelle famiglie degli alunni, blocca l'attività di un istituto che opera in una delle aree più dinamiche del Paese –:

   in quali tempi si ritenga di individuare soluzioni idonee affinché riprendano le attività didattiche per non compromettere il percorso formativo degli alunni e lo svolgimento dello stesso anno scolastico;

   quale ipotesi temporale venga avanzata per garantire i requisiti di sicurezza richiesti dalla legge e dalle esigenze di tutela degli alunni e degli operatori.
(5-03386)


   SCHIRÒ. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   i contrattisti a legge locale presso l'ambasciata d'Italia e la cancelleria consolare a l'Aja e presso l'Istituto italiano di cultura ad Amsterdam lamentano l'assenza nel loro contratto di una copertura complementare pensionistica alla pensione minima di base olandese (AOW);

   per integrare tale pensione minima, insufficiente a garantire un livello di vita dignitoso, nel sistema pensionistico olandese sono previste diverse tipologie di pensioni complementari collettive non obbligatorie, ma solitamente concesse ai lavoratori, soprattutto a quelli pubblici;

   infatti nei Paesi Bassi il 96 per cento dei lavoratori dipendenti fruisce, oltre che della pensione minima di base Aow (legata alla residenza nel Paese e perciò non contributiva), di una pensione complementare indicizzata (tramite un fondo pensione aziendale o di categoria) che porta l'indennità mensile complessiva di un pensionato a circa il 70 per cento dell'ultimo stipendio;

   nei contratti di lavoro dei cosiddetti «contrattisti» impiegati nelle rappresentanze diplomatiche italiane nei Paesi Bassi non è prevista alcuna altra assicurazione previdenziale diversa da quella minima di base Aow ed, in particolare, non è previsto alcun accantonamento contributivo da parte del datore di lavoro a favore del lavoratore, né è previsto alcun trattamento di fine rapporto;

   l'esclusione contrattuale dei lavoratori a contratto secondo legge locale da forme di assicurazione pensionistica complementare è fonte di grave preoccupazione per tali lavoratori che rischiano nell'età pensionabile, anche a causa del costante aumento del costo della vita nei Paesi Bassi, di dover far fronte a situazioni di grave disagio economico e a difficoltà di accesso ai servizi di assistenza medica e geriatrica;

   per questi motivi e, a quanto consta all'interrogante, come rilevato dalla stessa ambasciata d'Italia a L'Aja in un messaggio urgente al Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale maggio 2019, vari contrattisti a legge locale negli ultimi anni si sono visti costretti a rassegnare le dimissioni e la stessa ambasciata ha rappresentato le gravi difficoltà a mantenere il personale e a reperirne del nuovo, in una situazione di pieno impiego, in cui i datori di lavoro locali riescono a garantire stipendi equivalenti ma con maggiori coperture, tra cui quella pensionistica complementare –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza del problema su esposto ed in che modo finora abbia preso in considerazione le istanze che i lavoratori interessati hanno già rappresentato tramite le strutture e le rappresentanze diplomatiche italiane nei Paesi Bassi e se abbia già predisposto approfondimenti in merito a quanto rappresentato;

   se il Ministro interrogato non ritenga doveroso, opportuno e urgente adottare ogni iniziativa di competenza che possa garantire uno schema pensionistico complementare ai lavoratori a contratto locale presso le rappresentanze diplomatiche e gli istituti di cultura italiani nei Paesi Bassi, in modo tale da assicurare a tali lavoratori il diritto a una pensione dignitosa e quindi a mezzi adeguati alle esigenze di vita, come d'altronde garantito dalla Costituzione.
(5-03388)

Interrogazione a risposta scritta:


   RIBOLLA, FORMENTINI e ZOFFILI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   molte ambasciate italiane non accettano pagamenti elettronici ma solo tramite contanti;

   questo obbligo determina una palese inefficienza in termini di: tempi di attesa, difficoltà di pagamento, rischi di corruzione, un innalzamento dei costi dei servizi consolari e la necessità di recarsi fisicamente in ambasciata ogni qualvolta si debba effettuare un pagamento;

   sebbene all'interno dell'Unione europea il pagamento elettronico sia alquanto diffuso, solamente 17 delle sedi di rappresentanza italiane accettano tale modalità di pagamento;

   vi è un numero crescente di giovani connazionali all'estero avvezzi all'utilizzo dello strumento tecnologico ed elettronico;

   ogni 30 del mese le ambasciate devono certificare presso la Corte dei Conti l'allineamento della cassa (liquidità in sede per le percezioni) con le entrate registrate a sistema;

   allo stato attuale, qualora si ponesse in atto il pagamento elettronico, si andrebbe a creare un disallineamento dei dati per gli ultimi giorni del mese, dato che esso non è immediato come il pagamento in contanti –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti menzionati in premessa e se non ritenga opportuno assumere iniziative per innovare il metodo di pagamento nelle ambasciate italiane, adottando soluzioni quali lo spostamento del giorno della certificazione degli allineamenti dei registri delle percezioni al 15 del mese successivo, in modo da permettere anche ai pagamenti elettronici di essere trattati e finalizzati.
(4-04474)

AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interrogazioni a risposta scritta:


   DI STASIO e DEL SESTO. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   in Campania – evidenzia Legambiente – sono 9 le città dichiarate, «fuorilegge», per la qualità dell'aria, perché oltre la soglia limite per le polveri sottili Pm10 (35 giorni di sforamenti all'anno con una concentrazione superiore ai 50 microgrammi per metro cubo);

   secondo i dati dell'Arpac elaborati da Legambiente, la maglia nera per il record di sforamento spetta a San Vitaliano con 115 sforamenti, in pratica uno ogni 3 giorni. Segue Pomigliano d'Arco dove i giorni di superamento sono stati ben 82. Chiude il podio Nocera Inferiore con 72 sforamenti; per quanto riguarda le città capoluogo di provincia, a superare nel 2019 la soglia delle polveri sottili consentita per legge, è stata la sola città di Napoli (centralina Ferrovia) con 36 giorni di superamento dei limiti di legge. Seguono le città campane di Casoria (Napoli) con 46 giorni, Aversa (Caserta) con 68 giorni, Volla (Napoli) con 58 sforamenti, Acerra (Napoli) con 64 sforamenti e San Felice a Cancello (Caserta) con 46;

   secondo l’Air Quality Report 2019 dell'Agenzia europea per l'ambiente (dati 2016) in Italia le morti precoci per particolato fine Pm2,5 sono almeno 58.600;

   l'inquinamento dell'aria comporta gravi problemi alla salute dei cittadini e i costi relativi alla cura delle malattie causate dai gas generati dalla combustione ammontano all'incirca a 70 miliardi di euro annui nell'Unione europea –:

   quali politiche il Ministro interrogato, intenda mettere in atto per far fronte a questa emergenza.
(4-04471)


   FOGLIANI, ANDREUZZA, BAZZARO e VALLOTTO. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   l'11 gennaio 2020, la Ocean Alliance, l'alleanza tra alcune tra le principali compagnie porta container nel mondo (Cma Cgm, Cosco Shipping Lines, Evergreen Line e Oocl), ha annunciato di abbandonare Venezia come porto di arrivo della linea diretta di container dalla Cina e dal Sud-Est asiatico;

   pertanto, dal mese di aprile 2020, Venezia non farà parte dei porti per l'attracco di navi transoceaniche, rischiando un declassamento del porto, con pesanti ripercussioni di carattere occupazionale ed economico;

   le categorie sindacali dei lavoratori sono pronte a indire uno sciopero, in quanto si stima che resteranno senza lavoro circa 20 mila persone, proprio la parte di lavoratori che rappresenta una valida alternativa economica a quella dell'invasione turistica che sta soffocando la città;

   il danno economico per Venezia ammonta a circa 50 milioni di euro annui, venendo a mancare circa 50 toccate all'anno di navi portacontenitori, in quanto ciascuna toccata genera un valore di 1 milione di euro per lo scalo veneziano;

   tale perdita rappresenta un duro colpo non solo per Venezia, ma anche per il territorio più vasto che va oltre la regione Veneto;

   pur non avendo spiegato la Ocean Alliance i motivi della propria decisione, è lampante che tale scelta si basa sull'incertezza della possibilità di accesso al porto delle navi container da 6.500 teu – e in previsione da 8.500 teu –, considerato il pescaggio ridotto del porto e dei canali, che, a ottobre 2019, è arrivato a 10,20 metri;

   sulla decisione delle compagnie portacontenitori incide la situazione dei canali, interrati dai fanghi che non vengono dragati a fini manutentivi, come avviene regolarmente agli altri porti italiani;

   per evitare un blocco irreparabile dell'attività commerciale del porto di Venezia, urgono quindi le autorizzazioni per i dragaggi e per l'individuazione dei siti di conferimento dei sedimenti dragati, che sono bloccate dalla mancata approvazione del protocollo fanghi presso il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare;

   il 17 dicembre 2019, il Ministro interrogato, in occasione di un'audizione alle Commissioni ambiente e trasporti della Camera dei deputati sul tema delle grandi navi, ha prospettato l'approvazione e sottoscrizione del protocollo fanghi per l'inizio dell'anno 2020 –:

   se il Ministro interrogato intenda adottare immediatamente le iniziative di competenza per risolvere la questione dei dragaggi del porto di Venezia e sbloccare questa dannosa situazione per la città e per la regione Veneto, attivandosi per l'approvazione immediata del protocollo fanghi e per l'individuazione, senza ulteriori ritardi, di idonei siti di conferimento per i sedimenti da dragare.
(4-04475)

BENI E ATTIVITÀ CULTURALI E TURISMO

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

VII Commissione:


   MOLLICONE. — Al Ministro per i beni e le attività culturali e per il turismo. — Per sapere – premesso che:

   via Quattro Novembre è una strada di Roma che da piazza Santi Apostoli conduce verso via Nazionale e la pavimentazione di queste importanti vie del centro storico è interamente fatta da «sampietrini», tipici e rari blocchetti di porfido diventati nei secoli uno dei simboli della città e beni storico-monumentali rientranti nell'assetto architettonico e urbanistico della città di Roma;

   il sampietrino, con cui erano lastricate tutte le strade dell'Urbe, è stato inventato sotto Papa Sisto V e oggi è ancora usato per luoghi caratteristici nel centro storico di Roma; in particolare, quelli di via IV novembre e via Nazionale sono preziosi e unici al mondo, in porfido rosso e furono regalati dall'Egitto come omaggio, e su di essi esiste un vincolo della Soprintendenza e la stessa, nel 2015, si sarebbe opposta alla rimozione dei sampietrini da Borgo Pio;

   il sindaco di Roma Virginia Raggi dichiara sul suo profilo facebook «Via IV Novembre: verrà completamente asfaltata. È una delle arterie di traffico più importanti di Roma, ogni giorno consente l'accesso al centro storico a migliaia di cittadini(...) Nei prossimi giorni la ditta che eseguirà la manutenzione allestirà la zona di cantiere prima dell'inizio effettivo dei lavori» e questo è solo il primo intervento del cosiddetto «piano sanpietrini» che prevede il rifacimento di molte strade del centro storico e l'eliminazione dei sampietrini su via IV Novembre, via Nazionale, via Marsala e via Giolitti;

   sono previsti anche interventi nell'area fra piazza San Giovanni e il Colosseo, nelle passeggiate di via dei Santi Quattro, via Santo Stefano Rotondo, via di San Paolo della Croce;

   va considerato altresì che il cedimento del massetto, che – secondo la giunta comunale – sarebbe causa di incidenti, è provocato dal traffico pesante che andrebbe deviato su altre direttrici, riservando a traffico privato taxi e bus elettrici;

   inoltre, è stato dimostrato che un metro quadrato di sampietrini messi ad opera d'arte e manutenuti correttamente sono più economici dell'asfalto e i costi sono più alti per lo spostamento che per un piano di corretta manutenzione;

   nel 2008 l'assessore ai lavori pubblici Fabrizio Ghera dimostrò fattivamente quanto sopra esposto;

   se esista un vincolo specifico che tuteli il «sampietrino», uno dei simboli della capitale, e, in caso contrario, se non sia intenzione del Ministro interrogato adottare le iniziative di competenza per apporlo per la salvaguardia di questo importante elemento storico.
(5-03389)


   TOCCAFONDI e ANZALDI. — Al Ministro per i beni e le attività culturali e per il turismo. — Per sapere – premesso che:

   il bonus cultura, 18App, funziona bene, come dimostrano i dati del 2019 ovvero quelli della terza edizione;

   come confermano i dati del 2019, i ragazzi hanno ben compreso l'utilità dello strumento e non a caso oltre il 70 per cento viene speso per l'acquisto di libri e ben 430 mila neo 18enni, ovvero l'85 per cento, nel 2019 hanno attivato lo strumento e lo hanno utilizzato nei 6.400 esercizi convenzionati;

   si tratta di uno strumento utile per i ragazzi, le famiglie ma anche per gli esercizi commerciali e tutta la filiera che si occupa di cultura, editoria, musei, spettacoli dal vivo e teatro;

   nei precedenti tre anni la cifra destinata al bonus è stata di 240 milioni di euro l'anno per una platea di circa 500 mila ragazzi. La percentuale di chi ha usufruito dello strumento, che deve essere sempre e obbligatoriamente attivato, non è mai stata del 100 per cento degli aventi diritto;

   nel bilancio 2020 la cifra destinata al bonus cultura è attualmente di 160 milioni di euro, una cifra importante che non consente però la copertura totale dei 500 euro ai neo 18enni –:

   se sia intenzione del Ministro interrogato adottare iniziative per assicurare anche nel 2020 la stessa cifra concessa ai singoli aventi diritto degli anni passati, anche utilizzando i risparmi degli anni precedenti.
(5-03390)


   PICCOLI NARDELLI, DI GIORGI, PRESTIPINO, ROSSI, CIAMPI e ORFINI. — Al Ministro per i beni e le attività culturali e per il turismo. — Per sapere – premesso che:

   presso le Commissioni competenti di Camera e Senato riunite in seduta congiunta, il Ministro interrogato, nell'illustrare le linee programmatiche del proprio dicastero, ha confermato la politica già avviata nel precedente mandato e ha elencato quelle che saranno le principali urgenze;

   il Ministro interrogato ha posto l'attenzione sulla necessità di includere le politiche della cultura nelle scelte strategiche del Paese sostenendo che «il patrimonio culturale, materiale e immateriale del paese, del passato e del futuro, è una delle grandi opportunità per svolgere le attività previste dall'articolo 9 della Costituzione, ma anche per investire e valorizzare. Non è una forzatura dire che il Ministero per i beni e le attività culturali e per il turismo sia il ministero economico più importante del paese. Investire in cultura significa investire in ciò che ci rende unici e più competitivi»;

   nel confermare molte priorità condivise, il Ministro ha posto l'attenzione, quale emergenza, sulla necessità e sulla volontà di rafforzare la pianta organica: «(...) in questo mandato lavorerò per rafforzare la pianta organica attraverso nuove e periodiche assunzioni e per superare alcune problematiche contrattuali a partire dalle ingiustificate differenze delle indennità del personale del Mibact rispetto agli altri ministeri (...)»;

   da recenti dati sembrerebbe, infatti, che il Ministero registri circa quattromila carenze d'organico;

   il turnover e l'accesso al trattamento di pensione, cosiddetta «quota 100», hanno ulteriormente inserito in un sistema di carenza d'organico il Ministero;

   avere lacune di personale significa gestire il proprio patrimonio con risorse umane del tutto insufficienti e con gravissime conseguenze sulla gestione tecnica e amministrativa di siti archeologici, musei, archivi e biblioteche –:

   quali iniziative il Ministro interrogato intenda adottare per promuovere un piano straordinario di assunzioni di personale che risponda efficacemente alle necessità di gestione tecnica e amministrativa di siti archeologici, musei, archivi, biblioteche e dell'intero patrimonio culturale.
(5-03391)


   BELOTTI e LATINI. — Al Ministro per i beni e le attività culturali e per il turismo. — Per sapere – premesso che:

   la decisione di suddividere la Soprintendenza delle Marche in Marche Sud e in Marche Nord potrebbe non essere negativa, poiché in questa maniera sarà possibile svolgere al meglio quell'attività di tutela, conservazione e valorizzazione dei beni immobili di interesse storico e artistico tipica della Soprintendenza;

   la città di Ascoli Piceno si è fin da subito mossa a sostegno di questa iniziativa, chiedendo tempestivamente di ospitarne la sede territoriale, competente per le province di Macerata, Fermo ed Ascoli Piceno;

   la stessa, inoltre, con il suo variegato tessuto artistico-culturale che inizia dall'età picena fino alla stagione novecentesca, rappresenta la somma della sovrapposizione di quelle testimonianze culturali che nel corso dei secoli hanno concorso alla definizione di quell'identità Picena che connota l'intero territorio che afferisce al capoluogo;

   Ascoli Piceno è una delle pochissime città in Italia ad avere due teatri storici – il Teatro dei Filarmonici e il Teatro Ventidio Basso – ed il teatro romano, che offrono spazi adeguati per dare vita a stagioni artistico-culturali apprezzate da un pubblico vasto ed eterogeneo, ospitando anche eventi di risonanza nazionale;

   sono già disponibili numerose strutture idonee ad ospitare la sede della Soprintendenza come ad esempio Palazzo Panichi, il Museo Archeologico statale, ma sono presenti in città anche edifici di proprietà del demanio, ossia di proprietà dello Stato, che permetterebbero di ospitare la sede a costo zero;

   non mancano in città strutture e spazi adeguati per organizzare incontri culturali, seminari, conferenze e dibattiti che possono essere ospitati presso varie sedi comunali: Auditorium Montevecchi, Auditorium Cellini, Sala della Ragione del Palazzo dei Capitani, Sala della Vittoria della Pinacoteca Civica. Tra le altre, è presente la Bottega del terzo settore attivata dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Ascoli Piceno;

   la possibilità di ospitare ad Ascoli Piceno la sede della Soprintendenza è promossa e sostenuta da tutte le città che gravitano attorno al capoluogo, poiché esse riconoscono alla città delle Cento Torri quel patrimonio storico, artistico e culturale meritevole di ospitare una sede di tale importanza –:

   se l'ipotesi della scelta della città di Ascoli Piceno quale sede della Soprintendenza Marche Sud sia negli intendimenti del Ministro interrogato.
(5-03392)


   CASCIELLO e APREA. — Al Ministro per i beni e le attività culturali e per il turismo. — Per sapere – premesso che:

   a gennaio 2020, a Roma chiuderanno due storiche librerie che si aggiungono a quelle che hanno chiuso negli ultimi due mesi sia in centro che in periferia: la Libreria del Viaggiatore, la Pecora elettrica, la libreria Coliseum;

   il 28 dicembre 2019 a Torino ha chiuso la storica libreria Paravia di piazza Arbarello, la seconda più antica d'Italia;

   secondo gli ultimi dati disponibili, a Roma dal 2007 al 2017 hanno chiuso ben 223 librerie senza che nulla fosse fatto per arginare una tale perdita innanzitutto di natura culturale;

   a livello nazionale, dal 2012 al 2017 hanno chiuso circa 2300 librerie con un trend in crescita negli ultimi 5 anni: nel rilevamento precedente il tasso di chiusura era del 12 per cento, mentre oggi il trend si attesta al 13,47 per cento;

   praticamente nel nostro Paese ogni giorno chiude una libreria: viene così meno così un patrimonio culturale collettivo, un punto di riferimento di socialità, si perdono posti di lavoro, peraltro anche qualificati considerata la specificità del settore, si cancellano progetti di impresa;

   i dati sulla lettura in Italia sono allarmanti: legge almeno un libro all'anno il 60,6 per cento della popolazione con percentuali più alte al Nord e al Centro; una famiglia su dieci non ha libri in casa e anche nei casi in cui è presente una libreria domestica, il numero di titoli rimane basso; più del 25 per cento dei laureati non legge e anche la classe dirigente ha indici di lettura bassissimi: l'Italia è il Paese con il più basso tasso di lettori in Europa;

   a questo si aggiungono i dati Ocse-Pisa sulla scarsa capacità di lettura e comprensione di un testo che si registra in Italia;

   secondo un'indagine sulla distribuzione delle librerie in Italia, in media il 60 per cento del territorio non ha una libreria a disposizione se non a chilometri di distanza e circa 13 milioni di cittadini vivono in un luogo privo di librerie;

   questa situazione si accentua nel Sud dove la percentuale di assenza di libreria si alza, affiancata anche dalla penuria di biblioteche pubbliche, e in particolar modo di biblioteche scolastiche;

   i dati dicono che l'indice di lettura diminuisce con il diminuire della disponibilità di accesso ai libri –:

   quali urgenti iniziative intenda assumere per adottare una politica culturale volta a potenziare e a sostenere il settore e a promuovere iniziative mirate all'incremento della diffusione del libro e della lettura quali fondamentali presidi culturali.
(5-03393)

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazione a risposta orale:


   VARRICA, FICARA e GIARRIZZO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   la legge n. 145 del 2018 ha dato attuazione all'accordo tra lo Stato e la regione Siciliana siglato nel dicembre 2018;

   con la legge n. 160 del 2019 lo Stato ha dato seguito all'articolo 5 dell'accordo siglato con la regione, prevedendo all'articolo 1, comma 875, il riconoscimento a favore dei liberi consorzi e delle città metropolitane della regione Siciliana di un contributo di 80 milioni di euro annui da determinare sulla base di diversi requisiti –:

   secondo quali modalità ed entro quali tempistiche verrà effettuata la determinazione dei contributi per ciascun ente prevista dall'articolo 1, comma 875, della legge n. 160 del 2019 e quale sia lo stato di attuazione dell'accordo, punto per punto (incluso il rispetto dell'incremento di spesa per investimenti nella regione), e se intenda esplicitare espressamente le eventuali motivazioni che hanno rallentato la piena attuazione dello stesso.
(3-01250)

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

VI Commissione:


   CATTANEO, MARTINO, GIACOMONI, BARATTO, ANGELUCCI, PORCHIETTO e GIACOMETTO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   le società di investimento immobiliare quotate (Siiq) e non quotate (Siinq), nonché i soggetti esteri con i medesimi requisiti sostanziali (quali, a certe condizioni, i Real Estate Investment Trust — Reit), in, quanto società che svolgono ex lege a pena di decadenza dal regime speciale, l'attività di investimento in immobili da locare, costituiscono il «naturale» investitore istituzionale dei Fia immobiliari italiani (Fondi comuni d'investimento e Sicaf);

   pertanto, la non inclusione delle Siiiq (e delle Siinq) nell'elenco degli «investitori istituzionali» dei Fia immobiliari di cui all'articolo 32, comma 3, del decreto-legge n. 78 del 2010 risulta priva di una ragione sistematica e appare frutto della mancata considerazione di un istituto che all'epoca del decreto-legge n. 78 del 2010 era ancora agli inizi;

   in sede di esame del disegno di legge di conversione in legge del decreto-legge 26 ottobre 2019, n. 124 recante disposizioni urgenti in materia fiscale e per altre esigenze indifferibili (C. 2220-A) il gruppo Forza Italia ha proposto un emendamento contrassegnato con il numero 13.04 teso a risolvere una serie di criticità legate alla necessità di colmare quella che appariva più come una lacuna, che una precisa scelta del legislatore tributario;

   le innovazioni legislative proposte dal citato emendamento, per quanto risulta, non generano un impatto negativo sul gettito, considerato che i soggetti in esame continuerebbero ad essere assoggettati alle stesse imposte attualmente previste per i proventi distribuiti da un Fia immobiliare, applicando però le imposte sui proventi percepiti e non su proventi imputati per trasparenza;

   in data 5 dicembre 2019 è stato accolto l'ordine del giorno a firma di deputati del gruppo Forza Italia 9/02220-AR/233 con cui si impegna il Governo «ad approfondire la questione e valutare l'opportunità di adottare apposite iniziative normative volte a dare seguito a quanto esposto in premessa» –:

   se e quali iniziative siano state adottate ad oggi per dare seguito ai contenuti dell'ordine del giorno citato e quale sia, ove sussista, l'eventuale impatto sul gettito delle modifiche ivi proposte.
(5-03394)


   TRANO, CURRÒ, GIULIODORI, APRILE, RADUZZI, MARTINCIGLIO, PARISSE, MIGLIORINO e CASO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   la legge di bilancio 2020, reca alcune modifiche alla disciplina del regime forfettario, sopprimendo l'imposta sostitutiva al 20 per cento prevista a partire dal 2020, reintroducendo, come condizione per l'accesso al regime forfettario al 15 per cento, il limite delle spese sostenute per il personale e lavoro accessorio e l'esclusione per i redditi di lavoro dipendente eccedenti l'importo di 30 mila euro;

   numerosi articoli di stampa rilevano tuttavia che, in base allo statuto del contribuente e a quanto ribadito dall'Agenzia delle entrate nel 2019, la cosiddetta flat tax al 15 per cento sul reddito da lavoro autonomo, si applica anche a chi attualmente sarebbe escluso dai «paletti» stabiliti dalla legge di bilancio 2020; a tal fine, per l'anno in corso, sarebbe pertanto possibile accedere alla tassazione agevolata, anche per chi, oltre al reddito da lavoro autonomo, ha percepito più di 30 mila euro, da pensione o lavoro dipendente, così come non sarebbe peraltro previsto l'avvio per quest'anno, dell'altro limite, relativo a 20 mila euro di compensi a collaboratori o spese per l'acquisto di beni strumentali;

   gli interroganti evidenziano al riguardo che, in virtù di quanto disposto dalla legge 27 luglio 2000, n. 212, le disposizioni tributarie non possono prevedere adempimenti a carico dei contribuenti, la cui scadenza sia fissata anteriormente al sessantesimo giorno dalla data della loro entrata in vigore o dell'adozione dei provvedimenti di attuazione in esse espressamente previsti;

   a tal fine, gli interroganti rilevano altresì, che i «paletti» alla flat tax, contenuti nella manovra economica per il 2020, sono stati approvati definitivamente dal Parlamento, soltanto nel mese di dicembre 2019 per entrare in vigore pochi giorni dopo, ovvero il 1° gennaio 2020;

   la necessità di opportune precisazioni, in relazione alle osservazioni in precedenza esposte, risulta pertanto urgente e indispensabile, come peraltro sostenuto anche dall'Aiga nazionale, che auspica un intervento chiarificatore, valutato che sia gli operatori del settore, che oltre mezzo milione di professionisti con partite Iva, rivendicano il diritto di conoscere quale sia il regime fiscale effettivo da applicare –:

   se intenda confermare l'intenzione di adottare le iniziative di competenza affinché le nuove regole sulla flat tax previste dalla legge di bilancio per il 2020 entrino in vigore dal 2021 e, in caso affermativo, per prevedere la proroga di un anno per i contribuenti che intendono avvalersi del regime forfettario.
(5-03395)


   CENTEMERO, GUSMEROLI, BITONCI, CAVANDOLI, COVOLO, GERARDI, ALESSANDRO PAGANO, PATERNOSTER e TARANTINO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   è mistero sui requisiti più stringenti per l'accesso nel 2020 al regime forfettario, di cui ai commi 691 e 692 della legge n. 160 del 2019;

   l'attuale Governo ha voluto operare una vera e propria stretta sul regime forfettario introdotto dalla LegaSp al Governo con il decreto fiscale 2018, cancellando il nuovo regime agevolato con aliquota al 20 per cento per le partite Iva che ricavano fra i 65 mila e i 100 mila euro e mantenendo la tassazione agevolata al 15 per cento con tetto di 65 mila euro condizionato ai «paletti» che le spese sostenute per il personale e per il lavoro accessorio non superino i 20 mila euro lordi e che siano esclusi i soggetti, che nell'anno precedente hanno percepito redditi da lavoro dipendente e assimilati eccedenti l'importo di 30 mila euro;

   secondo quanto pubblicato su La Stampa – Economia & Finanza – l'11 gennaio 2020, in base allo statuto del contribuente, che fissa in 60 giorni il limite di tempo che deve intercorrere tra l'approvazione delle modifiche in materia fiscale e la loro applicazione, non dovrebbe trovare applicazione la stretta sulla flat tax per il 2020;

   lo stesso articolo di stampa ricorda che anche l'Agenzia dell'entrate nel 2019, con circolare n. 9/E del 10 aprile 2019, aveva fatto slittare di un anno l'esclusione dalla flat tax per chi possedeva quote di controllo in società a responsabilità limitata, in considerazione dell'approvazione della norma a ridosso della fine dell'anno;

   appare, dunque, più che mai razionale e logico per gli interroganti che, applicando lo stesso principio, chi nel 2019 ha superato i nuovi limiti fissati dalla legge di bilancio 2020 resta per tutto l'anno in corso in regime di flat tax, dovendo tuttavia adeguarsi nell'anno in corso ai nuovi «paletti» per poter rimanere in tale regime anche nel 2021;

   tuttavia, l'obiettivo dichiarato del Governo di far cassa con le nuove restrizioni, indicando risparmi per poco meno di 1,5 miliardi di euro, lascia presumere agli interroganti che l'attuale maggioranza intenda «forzare» sull'applicazione da subito delle nuove regole di accesso al regime della tassazione piatta –:

   se il Governo intenda far chiarezza su quanto esposto in premessa.
(5-03396)


   FRAGOMELI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 16-bis del decreto-legge 26 ottobre 2019, n. 124, cosiddetto decreto fiscale, convertito, con modificazioni, dalla legge del 19 dicembre 2019 n. 157, mira a modificare le scadenze per la presentazione della dichiarazione dei redditi, concedendo più tempo per presentare il modello 730 e le certificazioni uniche;

   in particolare, il comma 1 stabilisce che i contribuenti possono adempiere all'obbligo di dichiarazione dei redditi presentando la dichiarazione rispettivamente entro il 30 settembre – rispetto al previgente 7 luglio – dell'anno successivo a quello cui si riferisce la dichiarazione, al proprio sostituto d'imposta, che intende prestare l'assistenza fiscale; ovvero entro il 30 settembre – rispetto al previgente 23 luglio – ad un Caf, unitamente alla documentazione necessaria al controllo;

   il medesimo comma 1 dell'articolo 16-bis modifica la disciplina delle operazioni di conguaglio stabilendo che il sostituto d'imposta deve effettuare il conguaglio d'imposta a termine mobile e non più fisso con la retribuzione di competenza del mese di luglio come avveniva in precedenza ma con la prima retribuzione utile e, comunque, con quella di competenza del mese successivo a quello in cui il sostituto ha ricevuto il risultato contabile; analoga possibilità viene riconosciuta agli enti che erogano pensioni;

   durante l'esame del provvedimento e successivamente attraverso gli organi di stampa sarebbe emersa l'interpretazione (erronea a giudizio dell'interrogante) che tale novella normativa produrrebbe uno slittamento del rimborso delle tasse sia per i lavoratori ad ottobre, sia per i pensionati a novembre; in pratica due o tre mesi in più rispetto alla norma previgente;

   in realtà, la disposizione sembrerebbe ampliare le facoltà del contribuente concedendo più tempo per la presentazione della dichiarazione ma non escludendo la possibilità che vi era in precedenza di ottenere il rimborso del conguaglio d'imposta a partire dal mese di agosto o di settembre come avveniva in prima –:

   quali iniziative intenda adottare per dare necessario risalto alle novità introdotte, prevedendo idonei mezzi di comunicazione con diffusione sulla rete nazionale, anche al fine di chiarire che la modifica delle scadenze per la presentazione della dichiarazione dei redditi è volta a dare una facoltà ulteriore ai contribuenti, spostando il termine ultimo di presentazione della dichiarazione dei redditi ma non escludendo la possibilità di conguaglio d'imposta a partire dal mese di agosto come avveniva in precedenza per coloro che presentano in anticipo la documentazione per redigere il prospetto di liquidazione.
(5-03397)


   OSNATO, BIGNAMI e FOTI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   in Italia vi è una elevata richiesta di edilizia residenziale pubblica che porta gli enti gestori ad avere liste di attesa composte da migliaia di richiedenti aventi diritto spesso non soddisfatti per mancanza di alloggi disponibili;

   spesso la mancanza di tale disponibilità è causata anche dall'impossibilità di manutenzione degli alloggi stessi per carenza di risorse economiche;

   l'edilizia residenziale pubblica non ha una vera e propria fiscalità dedicata al suo sviluppo e mantenimento;

   gli alloggio Erp attualmente non pagano, quando regolarmente assegnati, l'Imu ai comuni di riferimento, poiché per essi è stata prevista una detrazione di 200 euro a partire dal 2014, che sostanzialmente «sterilizza» il valore dell'imposta;

   sia numerosi organi di informazione, sia – soprattutto – Federcasa (organismo rappresentativo degli enti gestori) hanno manifestato viva preoccupazione riguardo alla possibilità che questa condizione venga meno in seguito alla manovra economica appena approvata, esponendo così gli enti gestori a difficoltà economiche insuperabili;

   il Governo, nella Commissione Finanze e in Assemblea, ha comunicato la volontà di non penalizzare questo comparto con ulteriore tassazione –:

   quali iniziative il Governo intenda adottare per chiarire ufficialmente lo status fiscale degli alloggi di edilizia residenziale pubblica e se, al riguardo, non intenda promuovere la parificazione normativa tra gli alloggi Erp e quelli cosiddetti «sociali» ex decreto-legge n. 102 del 2013 riconoscendone altrettanto valore sociale.
(5-03398)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   SERRACCHIANI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   le lavoratrici ed i lavoratori impiegati presso le rappresentanze diplomatiche in Italia, in base a una consuetudine giuridica durata per oltre 50 anni e di discordanti interpretazioni della normativa vigente, di fatto, non sono stati messi nella condizione di versate integralmente l'Irpef dovuta in quanto, come è noto, non vi è obbligo da parte delle Rappresentanze diplomatiche ad essere sostituti di imposte;

   tale comportamento si è prodotto nella totale buona fede di detti lavoratori dipendenti di ambasciate, consolati, legazioni, istituti culturali e organizzazioni internazionali con sede in Italia che, nella maggior parte dei casi, si sono visti consegnare il Cud da parte dei datori di lavoro con la dicitura «reddito esente da imposta»;

   a quanto consta all'interrogante, appare che tale erronea, prassi si sia prodotta nel tempo anche in conseguenza di pareri rilasciati dagli uffici a consulenti legali di legazioni estere che confermavano tale esenzione;

   all'origine dei richiamati mancati versamenti delle imposte sui redditi per tale personale dipendente vi sarebbe anche la difficoltà di conferire una chiara interpretazione della definizione di «impiegato con funzioni consolari», così come appare nella Convenzione di Vienna, nonché l'articolo che sembrerebbe coinvolgere anche queste figure dall'esenzione per i diplomatici;

   da un anno a questa parte l'Agenzia delle entrate sta provvedendo a richiedere a circa 1.600 dipendenti delle legazioni estere il versamento dell'Irpef non corrisposta far data dal 2012. Come è di tutta evidenza si tratta di importi, anche rilevanti, che difficilmente possono essere corrisposti senza produrre un grave disagio economico per i diretti interessati;

   in risposta ad un analogo atto di sindacato ispettivo del marzo 2019, il Sottosegretario all'economia e alla finanze pro tempore annunciò che l'Agenzia delle entrate si era già «adoperata per attivare tavoli di confronto con le Rappresentanze diplomatiche e con i loro dipendenti coinvolti nell'attività di controllo, al fine di individuare soluzioni ai problemi proposte dalle parti...»;

   tuttavia, a tutt'oggi, a quanto risulta all'interrogante, ancora non sono state individuate le opportune e concrete soluzioni per alleviare gli effetti di tali rimborsi su lavoratori che, peraltro, senza aver commesso alcuna azione dolosa, non possono nemmeno rivalersi sui propri datori di lavoro, in ragione della immunità all'esecuzione forzata di cui al decreto-legge n. 132 del 2014;

   va inoltre evidenziato che non tutte le Agenzie delle entrate operanti sul territorio stanno emettendo le cartelle per il recupero delle imposte sul reddito di tale categoria di lavoratori –:

   quali iniziative si intendano adottare al fine di individuare le opportune soluzioni, anche di carattere normativo, finalizzate ad attenuare – stante la peculiare circostanza che ha caratterizzato la vicenda sommariamente evidenziata in premessa – gli effetti economici dei suddetti rimborsi Irpef, prevedendo periodi di rateizzazione superiore a quelli ordinari e senza l'applicazione delle sanzioni, nonché per statuire il ruolo di sostituto di imposta per le legazioni estere.
(5-03387)

Interrogazioni a risposta scritta:


   PAOLO RUSSO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali — Per sapere – premesso che:

   il gruppo Auchan in Italia versava da molto tempo in una grave crisi economica. Tale crisi si è dimostrata talmente profonda che l'acquisto della rete di punti vendita presenti sul territorio italiano da parte del gruppo Conad è stata anticipata al 31 luglio 2019 rispetto ai tempi inizialmente previsti per il closing;

   nel corso di un'audizione svolta l'11 dicembre 2019 presso la commissione attività produttive della Camera dei deputati il segretario generale dell'Associazione nazionale cooperative dettaglianti Ancd-Conad ha illustrato le linee guida del piano industriale relativo all'acquisizione della rete vendita di Auchan con il relativo personale;

   da quanto affermato in sede di audizione e dalla documentazione depositata per quanto riguarda l'assorbimento o comunque la ricollocazione del personale Auchan, sono stati ipotizzati esuberi per 3.105 unità;

   nell'ambito di questo scenario, il punto vendita Auchan sito nel centro commerciale Vulcano Buono di Nola vive una situazione di particolare criticità; l'ipermercato nolano, infatti, negli anni precedenti ha già subito riduzioni sia di personale che di superficie commerciale;

   attualmente i 137 dipendenti del punto vendita versano in uno stato di totale incertezza per quanto riguarda il loro futuro occupazionale. Nonostante una serie di iniziative di protesta poste in essere ed altre già annunciate per l'immediato futuro, da parte del gruppo Conad non è stata fornita alcuna indicazione in merito all'utilizzo che verrà effettuato del punto vendita e in merito alla sorte occupazionale degli attuali dipendenti;

   considerate le scarse opportunità di lavoro presenti nella zona del nolano in cui sorge l'ipermercato, eventuali licenziamenti riguardanti le unità di personale attualmente impiegato produrrebbero un impatto sociale estremamente negativo e difficilmente riassorbibile –:

   quali iniziative i Ministri interrogati intendano porre in essere, per quanto di competenza, al fine di tutelare il personale dell'ipermercato Auchan di Nola.
(4-04472)


   EVA LORENZONI e FORMENTINI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   con provvedimento dell'Agenzia delle entrate, prot. N. 2019/897228, il direttore vicario ha disposto, con decorrenza 3 febbraio 2020, la soppressione dell'ufficio territoriale di Verolanuova, con conseguente assegnazione del bacino di utenza di riferimento all'ufficio territoriale di Brescia 2;

   la motivazione è che «la chiusura si rende necessaria, perché la ridottissima dotazione di personale dell'ufficio non ne consente più il funzionamento. 7...) trattandosi di sede sub provinciale, l'assegnazione di nuovo personale (...) non sarebbe coerente con l'esigenza di garantire un'ottimale distribuzione delle risorse sul territorio (...)»;

   in una missiva indirizzata al direttore vicario, i sindaci dei comuni territorialmente competenti hanno espresso «la propria preoccupazione per la pesante ricaduta negativa per i cittadini della pianura bresciana e per la totale mancanza di comunicazione alle amministrazioni locali»;

   in particolare, i sindaci evidenziano come l'ufficio dell'Agenzia delle entrate di Verolanuova sia «una presenza storica nella bassa bresciana, svolge un servizio essenziale sul territorio e [ci] risulta essere tra le più operative in termini di accessi in provincia di Brescia, in un bacino che garantisce allo stato un importante gettito fiscale, essendo un territorio che vanta la presenza di un tessuto industriale, arginale e terziario diffuso»;

   gli interroganti, concordando pienamente con il contenuto della citata lettera, intendono evidenziare il grave errore e la forte criticità di scelte puramente gestionali-organizzative che prescindono dalle esigenze territoriali e dalle necessità dei cittadini-contribuenti;

   tale chiusura, infatti, non è conseguenziale a un ridotto bacino di utenza, interessando ben 26 comuni, bensì a una carenza di organico dell'Agenzia delle entrate che, per ragioni proiettate solo sull'efficienza organizzativa dell'Agenzia stessa e non già sui servizi al cittadino, ha ritenuto sacrificabile una sede subprovinciale;

   inevitabilmente a pagare tale scelta di procedere alla soppressione della sede di Verolanuova saranno i contribuenti più anziani, meno pratici dei sistemi telematici e, dunque, obbligati a spostamenti quotidiani per recarsi nella nuova sede di Brescia2 –:

   se si intenda valutare in maniera più approfondita l'impatto sui cittadini e sul territorio, tenendo anche conto del bacino di utenza e dell'età anagrafica dei contribuenti costretti, dalla decisione dell'Agenzia delle entrate di cui in premessa, a spostamenti quotidiani, rivedendo di conseguenza la scelta medesima.
(4-04480)

GIUSTIZIA

Interrogazione a risposta orale:


   POTENTI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   in data 4 ottobre 2018 risulta essere stata perfezionata una convenzione tra la corte di appello di Firenze ed il dipartimento di scienze giuridiche dell'Università degli studi di Firenze finalizzata allo smaltimento del contenzioso arretrato, anche avvalendosi dell'aiuto di borsisti esperti di mediazione di conflitti;

   infatti sulla pagina web unifi.it è presentato un progetto di studio in collaborazione tra le due istituzioni che ha come finalità quelle di analizzare e sperimentare azioni di risoluzione dei conflitti complementari al processo, testando «sul campo» nuove modalità di gestione delle controversie legate alla mediazione;

   in virtù di tale convenzione parrebbe quindi che diversi fascicoli siano stati resi accessibili per un esame da parte dei predetti soggetti esterni. Infatti, in alcune ordinanze dei collegi di cui alle sezioni assegnatarie della pendenza d'appello, le parti processuali, a quanto consta all'interrogante, verrebbero rese edotte dell'avvenuto esperimento di un «esame anticipato» degli atti, in conseguenza del quale parrebbero emerse opportunità di definizione non contenziosa;

   la modalità operativa prescelta appare foriera di criticità segnalate, a quanto risulta all'interrogante, anche da molti operatori professionali tra le quali: una mancata preventiva informazione alle parti processuali e ai difensori; la delega di una attività di valutazione che l'articolo 5, comma 2, del decreto legislativo n. 28 del 2010 riserva espressamente, per la sede d'appello, al giudice; infine, una violazione della normativa in materia di riservatezza e privacy rispetto al contenuto degli atti giudiziari, intesi come atti processuali o quelli che siano espressione della funzione giurisdizionale –:

   se e di quali informazioni sia in possesso il Ministero della giustizia riguardo alle modalità operative oggetto della convenzione citata e quali iniziative intenda assumere il Ministro, per quanto di competenza, riguardo alle criticità segnalate in premessa.
(3-01251)

Interrogazione a risposta scritta:


   ASCARI, BUOMPANE, GRIPPA, NAPPI, LUCIANO CANTONE, MENGA e D'ORSO. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   Cismai è stato al centro di alcuni scandali riguardante l'impiego dei servizi sociali nella gestione di minori;

   la sua attività e i suoi metodi sono stati fortemente criticati da associazioni ed esperti e sono state al centro del cosiddetto scandalo Bibbiano che ha visto l'arresto di numerosi soggetti ed altre decine di indagati, inclusi assistenti sociali e psicologi;

   attualmente, alcuni tribunali ed altre istituzioni pubbliche usufruiscono dei servizi del Cismai, tra cui sembrerebbe anche l'Autorità garante per l'infanzia e l'adolescenza, la quale le avrebbe commissionato la nuova indagine nazionale sui maltrattamenti di minori, che dovrebbe concludersi nel 2020 dopo una rilevazione campionaria che coinvolgerà 231 comuni italiani;

   non solo, sembrerebbe che il Consiglio superiore della magistratura e la Scuola superiore della magistratura abbiano promosso per anni corsi di formazione per i magistrati italiani incentrati sulle idee (non riconosciute dalla comunità scientifica) del Cismai;

   è fondamentale fare luce sulle basi scientifiche dei metodi adottati dal Cismai e sulla diffusione dei suoi metodi sul territorio italiano, a partire dall'impiego nelle istituzioni italiane –:

   di quali elementi disponga in merito a quanto esposto in premessa;

   se sia a conoscenza del numero di soggetti che collaborano con i tribunali italiani formati presso il Cismai o enti affiliati ovvero che utilizzano metodi da esso elaborati;

   se sia a conoscenza degli importi erogati, e per quanti anni, dalla Scuola superiore della magistratura al Cismai direttamente o ai suoi rappresentanti o enti associati;

   se non intenda adottare iniziative normative al fine di meglio specificare i criteri, validi su tutto il territorio nazionale, in tema di rapporti tra tribunali ed enti o esperti che si occupano di servizi sociali e servizi per l'infanzia.
(4-04476)

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazione a risposta scritta:


   MONTARULI, GALANTINO, LUCASELLI, FERRO, MANTOVANI, TRANCASSINI, DELMASTRO DELLE VEDOVE, CARETTA e ZUCCONI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   in data 11 gennaio 2020 si è tenuta a Torino una manifestazione No Tav in solidarietà a Nicoletta Dosio, esponente del movimento, condannata in via definitiva e attualmente detenuta, non avendo la stessa chiesto alcuna misura alternativa alla detenzione in carcere e rivendicando con orgoglio la propria condotta giudicata illecita;

   a causa di tale manifestazione le autorità competenti hanno disposto la chiusura straordinaria del tribunale per ragioni di sicurezza, evento assolutamente eccezionale che denota la pericolosità delle manifestazioni in questione esposte alle frange più violente;

   invero, lo stesso leader No Tav Perino, secondo quanto riportato dagli organi di stampa, avrebbe attaccato il procuratore generale Francesco Saluzzo, accusando le autorità di «strategia della tensione»;

   alla manifestazione de quo hanno partecipato esponenti dei partiti dell'attuale maggioranza di Governo, i quali avrebbero annunciato la richiesta di amnistia per gli esponenti No Tav –:

   quale sia la posizione del Governo circa la richiesta di adottare iniziative normative volte a promuovere un'amnistia per i reati connessi alla protesta No Tav.
(4-04481)

ISTRUZIONE

Interrogazione a risposta scritta:


   TOCCALINI. — Al Ministro dell'istruzione, al Ministro dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   in data 12 gennaio 2020 il quotidiano La Repubblica ha pubblicato un articolo dal titolo «La Ministra dell'istruzione e la tesi copiata dai manuali», firmato dal linguista Massimo Arcangeli;

   nel suddetto articolo si fa riferimento alla tesi conseguita dal Ministro interrogato all'università di Pisa nel 2009, presso la scuola di specializzazione per l'insegnamento secondario della Toscana, dal titolo «Un caso di ritardo mentale lieve associato a disturbi depressivi»;

   l'elaborato in questione sarebbe composto da complessive 41 pagine e costituirebbe parte integrante e fondamentale del percorso di abilitazione all'insegnamento presso la scuola secondaria;

   nell'articolo di Repubblica sopraccitato, si fa esplicito riferimento alle prime 3 pagine della suddetta tesi, unico estratto dell'elaborato disponibile alla consultazione sulla rete;

   da quanto emerso a mezzo stampa, gran parte della tesi risulterebbe essere copiata e ripresa da testi specializzati di psicologia, senza gli opportuni riferimenti bibliografici;

   nello specifico i volumi da cui sarebbero stati ripresi i passaggi in questione sono: il «Dizionario di psicologia» di Umberto Galimberti, il «Trattato di psichiatrica» edito da Masson nel 1992 e la versione italiana del «Diagnostic and statistical manual of mental disorders»;

   in alcuni Paesi dell'Unione europea, simili episodi di plagio sono stati causa di dimissioni da parte di illustri esponenti governativi, come nel 2012 l'ex Presidente della Repubblica Pal Schimitt in Ungheria e l'ex Ministro dell'istruzione tedesco Annette Schavan;

   nel 2017 accuse di plagio hanno investito anche il Ministro della pubblica amministrazione pro tempore Marianna Madia, generando forti polemiche in particolare da parte del medesimo partito politico del Ministro interrogato;

   l'accusa di plagio, se confermata potrebbe costituire a parere dell'interrogante, motivo sufficiente per le dimissioni del Ministro, in particolare alla luce del dicastero detenuto e della delicatezza delle deleghe all'istruzione –:

   se non ritenga doveroso chiarire in maniera dettagliata le circostanze e le modalità di stesura della tesi dal titolo «Un caso di ritardo mentale lieve associato a disturbi depressivi»;

   se non ritenga doveroso rendere pubbliche tutte le 41 pagine dell'elaborato, al fine di verificarne dettagliatamente il contenuto;

   se non ritenga opportuno, qualora fossero confermate le accuse di plagio riportate dal quotidiano La Repubblica e dagli altri organi di stampa, in ragione della delicatezza del ruolo ricoperto, direttamente connesso con la scuola e i suoi valori, rassegnare le proprie dimissioni dall'incarico.
(4-04483)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

XI Commissione:


   MURELLI, CAFFARATTO, CAPARVI, DURIGON, LEGNAIOLI, EVA LORENZONI, MINARDO e MOSCHIONI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   si è tenuto l'11 gennaio 2020 un presidio di protesta e sciopero contro il precariato e il mancato rispetto dei contratti da parte di alcune aziende, indetto dal sindacato Ugl davanti alla sede del negozio di abbigliamento H&M di via XX settembre a Piacenza;

   in particolare si registra, la denuncia per alcune lavoratrici assunte come commesse a chiamata ma fatte lavorare come stabili;

   a far scattare la protesta in via Venti Settembre è stata la posizione di tre lavoratrici, a cui non verranno rinnovati i contratti;

   a Piacenza ci sono 18 lavoratori, di cui 10 stabili e 8 precari, con contratti di lavoro a chiamata da 12 a 24 mesi ma concretamente utilizzati come se fossero dipendenti;

   nel caso specifico le tre lavoratrici erano impiegate per almeno 20 giorni al mese e inserite nei turni;

   ancora oggi il precario rappresenta una grave piaga, specie per le giovani generazioni, che invece dovrebbero essere una risorsa per Italia sulla quale investire;

   il ricorso a contratti tipo quello a chiamata dovrebbe avvenire per coprire le emergenze ed i picchi di vendita, invece diventa uno strumento elusivo dei diritti del lavoratore, in quanto chi è impiegato con questo tipo di contratto ha tutele ridotte rispetto ad altri lavoratori, come ad esempio la malattia, ma al contempo rappresenta per la categoria datoriale una riduzione del costo del lavoro;

   il caso di Piacenza potrebbe non essere isolato, anzi si teme che tale situazione costituisca la prassi in molte catene del commercio –:

   se e quali iniziative di competenza, anche di carattere normativo, il Ministro interrogato intenda adottare per contrastare il precariato e garantire ai lavoratori – specie giovani – quella «dignità» tanto decantata dalla forza politica di maggioranza cui peraltro appartiene lo stesso Ministro.
(5-03399)


   SERRACCHIANI, DE MENECH, CARLA CANTONE, GRIBAUDO, LEPRI, MURA, SOVERINI e VISCOMI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   Safilo Group s.p.a. è un'azienda italiana attiva nel campo della produzione e distribuzione di occhiali da vista, da sole e sportivi, maschere da sci e caschi da sci e biciclette, con sede amministrativa a Padova. Il gruppo dispone di 7 stabilimenti produttivi di proprietà, di cui quattro in Italia e tre all'estero (Slovenia, Stati Uniti e Cina), un network esteso di filiali di proprietà in 40 Paesi – Nord America e America Latina, Europa, Medio Oriente e Africa, Asia-Pacifico e Cina – e quasi 100.000 punti vendita in tutto il mondo;

   è notizia di queste settimane che l'approvazione del nuovo piano industriale al 2024 rende necessario l'avvio di un piano di riorganizzazione e ristrutturazione industriale, che risponda prontamente al nuovo scenario produttivo, questo a causa della perdita delle licenze del lusso con Lvmh. Questo assetto riorganizzativo prevede circa 700 esuberi in Italia già nel 2020, di cui 400 sono relativi alla sede di Longarone e 250 a quella di Martignacco (Udine), dove tra l'altro è prevista la chiusura totale del sito;

   inoltre, l'azienda «taglia» anche gli obiettivi al 2020, riducendo i target dei ricavi netti tra i 960 e 1.000 milioni di euro, rispetto a 1.000-1.020 milioni comunicati il 2 agosto 2018 –:

   quali urgenti iniziative di competenza intenda adottare al fine di scongiurare la chiusura del sito di Martignacco e i licenziamenti annunciati.
(5-03400)


   RIZZETTO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   la Safilo Group s.p.a., azienda italiana che produce e distribuisce occhiali, controllata dal 2009 dal fondo olandese Hal, ha recentemente approvato un piano industriale, che prevede, tra l'altro, un drammatico ridimensionamento delle attività italiane;

   la società ha annunciato che, nel 2020, procederà a ben 700 esuberi su 2600 dipendenti;

   a pagare il prezzo più alto del piano industriale in questione, è lo stabilimento di Martignacco (Udine), di cui è prevista la chiusura e l'esubero dei suoi 250 dipendenti, nonostante sia considerato il più performante per efficienza e produttività;

   tra i sindacati e i vertici di Safilo ci sono stati degli incontri per trattare degli esuberi e del destino dell'impianto di Martignacco, ma non sono andati a buon fine;

   in particolare, rispetto allo stabilimento friulano non è stata registrata alcuna apertura da parte di Safilo sulla possibilità di attivare dei contratti di solidarietà o strumenti alternativi per tutelare i lavoratori che rischiano la perdita del posto di lavoro;

   il 16 gennaio 2020 si terrà un incontro al Ministero dello sviluppo economico su tale vertenza;

   bisogna scongiurare la chiusura dello stabilimento di Martignacco e mantenere i livelli occupazionali. Se fosse portato a termine il piano di esuberi, esso avrebbe inevitabilmente gravi ricadute nei territori interessati: oltre al Friuli, i pesanti tagli riguardano lo stabilimento di Padova, dove sono a rischio 50 lavoratori e quello di Longarone (Belluno) con 400 esuberi;

   vanno adottate, in ogni caso, specifiche iniziative a tutela dei lavoratori e occorre porre in essere ogni utile iniziativa affinché, quanto meno, si ricorra a degli ammortizzatori sociali;

   non si possono consentire i drammatici effetti sociali del piano industriale adottato da Safilo, anche considerando che quello dell'occhialeria è un settore che di certo non è in crisi –:

   se e quali iniziative intenda assumere il Ministro interrogato, per quanto di competenza, per tutelare i lavoratori di Safilo che rischiano il posto di lavoro.
(5-03401)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   CAFFARATTO, BENVENUTO, BOLDI, GASTALDI, GIACCONE, GIGLIO VIGNA, GUSMEROLI, LIUNI, MACCANTI, MOLINARI, PATELLI, PETTAZZI e TIRAMANI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   la vicenda di Embraco, l'azienda brasiliana del gruppo Whirlpool, che nel 2017 ha deciso di licenziare 417 operai del suo stabilimento a Riva di Chieri (Torino) per trasferire la produzione di compressori per frigoriferi in Slovacchia, sembra essere senza fine;

   alla fine degli anni ’90 lo stabilimento impiegava circa 2.500 persone, ma nel 2000 Whirlpool lo cedette alla sua controllata Embraco ed iniziarono le difficoltà. Nel 2004, Embraco apre uno stabilimento in Slovacchia e annuncia 812 esuberi lasciando a casa 420 addetti. Nel 2014, quando minaccia nuovamente di lasciare l'Italia, la regione, per farle cambiare idea firma un protocollo di intesa di due milioni di euro e in cambio Embraco si impegna a fare nuovi investimenti, ma nel frattempo il numero dei dipendenti si è ridotto. Nel 2017, la società annuncia una riduzione della produzione nello stabilimento di Riva di Chieri poi confermata, a gennaio 2018, dalla decisione di spostare la produzione in Slovacchia e gli oltre 400 operai sono raggiunti dal licenziamento collettivo;

   il resto è storia recente: Whirlpool destina un assegno di oltre 50 milioni di dollari per la reindustrializzazione del sito di Riva di Chieri, nel frattempo abbandonato dalla società controllata Embraco Europe; Embraco incarica una società di Randstad (Sofit) di individuare imprenditori solidi capaci di garantire l'attività, sotto il controllo del Ministero dello sviluppo economico e di Invitalia; la scelta ricade su Ventures, la società israelo-cinese che produce sistemi per la depurazione delle acque e robot per la pulizia a secco dei pannelli solari, che garantisce la conferma di tutti gli operai;

   il 16 luglio 2018 viene ultimata l'assunzione dei 417 lavoratori da parte della Ventures Production, tramite l'applicazione delle disposizioni relative alla cessione di ramo d'azienda;

   tuttavia, sembra ancora essere tutto «sulla carta», tant'è che il 13 gennaio 2020 gli oltre 400 operai sono scesi in piazza per manifestare contro quella che ritengono una presa in giro;

   «A oggi Ventures non ha neanche più la capacità economica per pagare le sue pendenze verso di noi – si legge nel volantino che hanno distribuito nel corso della protesta – e così non ci hanno pagato la tredicesima, né la mensilità di dicembre. In un Paese come il nostro è inaccettabile che le istituzioni abbiano garantito questo progetto, senza che fosse valutato attentamente (...) Subire le decisioni di una multinazionale senza scrupoli è già di per sé difficile da accettare, ma sentirsi presi in giro da chi ci dovrebbe rappresentare e tutelare diventa insopportabile» –:

   se e quali iniziative di competenza intenda adottare per salvaguardare, in modo concreto e reale, il posto di lavoro di oltre 400 persone, nonché per pervenire allo sblocco del pagamento della tredicesima e dell'ultimo stipendio a tutti i lavoratori.
(5-03384)

Interrogazione a risposta scritta:


   FORNARO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   180 soci lavoratori della cooperativa Sanguglielmo sono passati a novembre 2019 con cessione del ramo alla Secureway, a causa di un contenzioso con l'Inps riguardante una multa che ha causato il blocco dei pagamenti delle retribuzioni;

   si tratta del personale che quotidianamente si occupa del ripristino e del posizionamento della segnaletica per delimitare i cantieri lungo le tratte autostradali A6, A7, A12, A10, A26, A4 e A21;

   dal 9 dicembre 2019 circa 25 lavoratori fra capisquadra e operatori della tratta di Tortona, in assenza di informazioni certe sulla situazione degli stipendi di Sanguglielmo e sul futuro con Secureway, hanno deciso di non garantire più i lavori e, come loro, si sono fermati anche buona parte dei lavoratori di Genova, Torino e Savona;

   sempre il 9 dicembre 2019, un gruppo di circa 80 soci lavoratori si è recato negli uffici della Secureway di Alessandria, in via Gramsci, per avere chiarimenti, e in quella occasione con una mediazione della questura è stata presentata una richiesta di incontro al prefetto che all'interrogante non risulta essere stato ancora programmato;

   della questione si stanno occupando i sindacalisti della Uil trasporti di Alessandria che hanno avviato un incontro con la dirigenza della società Secureway per risolvere una situazione che, oltre a rallentare le attività, è diventata un'odissea per lavoratori e famiglie;

   da due mesi, denuncia il sindacato, gli addetti non sono più in grado di raggiungere i cantieri di lavoro, in quanto in assenza di retribuzioni: versano in gravi condizioni economiche, non hanno carburante per i mezzi, né tessere viacard per pedaggi autostradali; tale situazione si è riverberata nelle tratte segnalate, in quanto i cantieri sono rimasti incustoditi rappresentando un pericolo per la sicurezza di cittadini e automobilisti –:

   se sia a conoscenza dei fatti citati in premessa;

   se non ritenga necessario assumere iniziative, a partire dalla attivazione di un tavolo con tutte le parti interessate al fine di garantire le retribuzioni ai lavoratori della cooperativa Sanguglielmo, il futuro del loro lavoro con Secureway e la ripresa delle attività di custodia dei cantieri sulle tratte autostradali interessate, anche al fine di garantire la sicurezza di queste tratte per cittadini e automobilisti.
(4-04478)

PUBBLICA AMMINISTRAZIONE

Interrogazione a risposta scritta:


   FRATOIANNI. — Al Ministro per la pubblica amministrazione, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro della giustizia, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   in diversi settori la normativa prescrive specifiche certificazioni che abilitano all'esercizio di una professione;

   esiste oggi un sistema abilitativo diffuso per l'esercizio delle professioni che prevede certificazioni rilasciate da soggetti istituzionali e non;

   spesso il rilascio di queste certificazioni consegue alla frequentazione di corsi di formazione che a volte sono semplici corsi a catalogo che non prevedono un minimo di ore obbligatorio né prove di esame;

   tale pluralità di percorsi di formazione può generare situazioni di incompatibilità e ipotesi di conflitti d'interesse che minano la fiducia verso quei soggetti che abilitano all'esercizio di una attività;

   coloro che sono stati formati e abilitati esercitano soprattutto funzioni pubblicistiche. Si pensi, in particolare, alla formazione continua obbligatoria che interessa categorie importanti di professionisti presenti sul mercato: avvocati, commercialisti, consulenti del lavoro, revisori contabili, che fruiscono di formazione presso privati;

   in particolare, i revisori fruiscono della formazione obbligatoria presso centri formativi che interagiscono con interessi di valutazione inerenti agli stessi;

   i revisori conseguono e mantengono la propria abilitazione presso istituti di formazione che prestano contemporaneamente attività di formazione diffusa a catalogo, rilasciano le certificazioni per l'iscrizione all'albo, esercitano stabilmente attività di consulenza, assistenza tecnica nel settore finanziario, affiancamento agli uffici in tutti gli ambiti;

   spesso i medesimi centri formativi sono destinatari di affidamenti diretti, quasi sempre sotto soglia comunitaria, da parte di responsabili di procedimenti che sono proprio coloro che hanno partecipato ai corsi, e la loro attività e la regolarità della spesa viene controllata da soggetti dagli stessi formati e certificati;

   spesso gli stessi dirigenti di strutture pubbliche sono docenti remunerati in convegni organizzati dagli stessi centri formativi. Gli stessi dirigenti che hanno l'onere dell'affidamento di incarichi pubblici vengono chiamati a valutare e giudicare i centri che li hanno formati;

   questo sistema sfugge anche al controllo dell'Anac: spesso prolifera sugli affidamenti sotto soglia che non recano il codice Cig (codice identificativo gara rilasciato da Anac), ma i cosiddetti Cig Smart, sempre rilasciati da Anac ma senza registrazione dell'indicazione nominativa dell'aggiudicatario;

   il semplice buon senso vuole che controllato e controllore siano soggetti diversi, che non siano rintracciabili situazioni di incompatibilità e/o conflitto d'interesse che, ai sensi del comma 41 dell'articolo 1 della legge n. 190 del 2012 – «legge Severino», portano a una manifesta violazione dell'articolo 6-bis della legge n. 241 del 1990, nonché del decreto del Presidente della Repubblica n. 62 del 2013;

   l'articolo 42 del codice dei contratti afferma che c'è conflitto d'interessi quando un soggetto interviene svolgimento della procedura di aggiudicazione o può influenzarne, in qualsiasi modo, risultato, avendo, direttamente o indirettamente, un interesse finanziario, economico o altro interesse personale che può essere percepito come una minaccia alla sua imparzialità e indipendenza;

   in presenza di un contrasto, anche solo potenziale, tra il soggetto e le funzioni attribuitegli è indispensabile arginare gli effetti prodotti, tanto che le regole sull'incompatibilità sono rivolte ad assicurare l'imparzialità e il prestigio della pubblica amministrazione ponendola al di sopra di ogni sospetto: in quest'ottica si colloca il principio espresso dall'articolo 42, comma 2, del decreto legislativo n. 50 del 2016 –:

   quali iniziative di competenza intenda adottare il Governo affinché siano pienamente e realmente rispettate le dichiarate finalità della norma di sterilizzare le dinamiche di conflitto di interesse ed evitare il pericolo di distorsioni della concorrenza e/o di violazione della parità di trattamento di tutti gli operatori economici;

   quali iniziative di competenza il Governo intenda porre in essere affinché vengano assicurati comportamenti conformi alla legge sotto il profilo procedimentale della trasparenza, onde evitare fenomeni riconducibili anche in via ipotetica ed astratta alla diffusione di dinamiche corruttive.
(4-04477)

SVILUPPO ECONOMICO

Interpellanza:


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dello sviluppo economico, il Ministro dell'economia e delle finanze, per sapere – premesso che:

   l'azienda Sibeg di Catania, che da 50 anni imbottiglia Coca Cola, ha deciso di delocalizzare in Albania parte della produzione, dove pagherà una flat tax del 15 per cento, mandando a casa 151 operai sui 350 dello stabilimento siciliano. Con riferimento a questa azienda, la plastic tax, che decorre dal 1° luglio 2020, e la sugar tax, che decorre dal 1° ottobre 2020, graverebbero per 18 milioni di euro su un fatturato aziendale di 115, sul quale già paga un carico di oneri fiscali e contributivi attorno al 60 per cento. Le nuove imposte, con tutta probabilità, hanno spinto la Sibeg a compiere questa scelta, purtroppo del tutto legittima sotto il profilo dell'ottimizzazione dei costi aziendali;

   cominciano quindi a farsi sentire gli effetti delle due imposte sulla plastica monouso e sullo zucchero nelle bevande, introdotte dal Governo per presunte finalità ambientali e di tutela della salute, senza una adeguata valutazione degli impatti sulle imprese di settore e senza che il relativo gettito a regime, pari a 261 milioni di euro per la sugar tax e a 320 milioni di euro per la plastic tax, sia destinato a finalità di sostegno e riconversione dei settori industriali interessati o ambientali o sanitarie;

   già in sede di discussione della legge di bilancio per il 2020, i produttori italiani di bevande analcoliche avevano fatto presente che l'imposta sulla plastica fissata a 45 centesimi al chilo è una imposizione enorme su plastiche vendute a 80 centesimi al chilo, come il Pet;

   altrettanto pesante risulta essere l'imposta sullo zucchero fissata a 10 centesimi al litro su prodotti venduti anche a 40-50 centesimi al litro dal produttore al dettagliante. Di fatto, a regime, le due norme comportano un +60 per cento sul costo della plastica e un +28 per cento di pressione fiscale sulle bevande zuccherate;

   con espresso riferimento all'introduzione di questa doppia imposizione, nel novembre 2019 Coca Cola Italia aveva annunciato il blocco di investimenti per 49 milioni di euro e il rischio di chiusura di diversi impianti, mentre la Fanta ha annunciato il fermo della produzione di aranciata con le arance siciliane Igp;

   il settore delle bevande analcoliche è composto da 80 aziende con 100 stabilimenti distribuiti in tutta la penisola e 80 mila addetti lungo tutta la filiera. Nel 2018 in Italia, ne sono state consumate 3.680 milioni di litri, oltre a 730 milioni di litri di succhi e bevande alla frutta. Le imprese di settore hanno da tempo denunciato che, con l'introduzione della nuova doppia imposizione, sono a rischio 5.000 posti di lavoro nella filiera, di cui oltre 1.500 della filiera a monte (fornitori di materie prime agricole, macchinari, ingredienti, eccetera) e oltre 2.000 della filiera a valle (commercio, trasporti, e altro);

   l'industria della plastica in Italia (2017) registra 12 miliardi di euro di fatturato, 3.000 aziende e 50.000 addetti. Ha lavorato nel 2016 7,5 milioni di tonnellate, di cui 2,1 milioni di tonnellate di plastica nel solo settore Food & Beverage. Le due nuove imposte quindi avranno un impatto significativo sui prezzi dei generi alimentari e quindi sui clienti finali –:

   se i Ministri interrogati non ritengano opportuno riconsiderare gli effetti delle imposte sulla plastica monouso e sullo zucchero nelle bevande analcoliche sui comparti industriali individuati in premessa, sull'occupazione di settore, sui territori ove insistono le imprese dei suddetti comparti e sui cittadini, che presto vedranno aumentare il prezzo dei generi alimentari di prima necessità, e adottare le iniziative conseguenziali al riguardo.
(2-00614) «Porchietto, Spena, Fiorini».

Interrogazione a risposta scritta:


   GASTALDI. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   Poste italiane continua a mantenere una ferma posizione di chiusura in merito alla consegna – a giorni alterni – della corrispondenza nella cittadina di Verzuolo che ha 6.437 abitanti ed è parzialmente montana;

   al disagio condiviso da micro e piccole imprese, anziani e famiglie si aggiunge la preoccupazione evidenziata nelle scorse settimane dal sindacato Uil Poste. Il servizio di sportelleria in provincia potrebbe, infatti, molto presto incontrare gravi difficoltà legate alla mancanza di personale e al pensionamento, alla fine del 2019, di 60 dei 550 addetti impegnati in 272 uffici postali delle macroaree di Cuneo e Alba;

   il comune di Verzuolo ha proposto tre soluzioni alternative per ovviare al problema. L'assunzione di un operatore polifunzionale – in grado di svolgere anche mansioni di sportello oltre al recapito – per migliorare il servizio e la sperimentazione, per 12 mesi, di un sistema di consegna 5 giorni su 7, escludendo il sabato;

   i contenuti del servizio postale universale sono definiti a livello europeo dalla direttiva 97/67/UE del 15 dicembre 1997 (cosiddetta «prima direttiva postale»), come successivamente modificata dalle direttive 2002/39/UE del 10 giugno 2002 (cosiddetta «seconda direttiva postale») e della direttiva 2008/6/UE del 20 febbraio 2008 (cosiddetta «terza direttiva postale»). La direttiva stabilisce che il servizio universale corrisponde ad un'offerta di servizi postali di qualità determinata forniti permanentemente in tutti i punti del territorio a prezzi accessibili a tutti gli utenti. Il servizio postale universale deve essere assicurato per almeno cinque giorni a settimana e garantire almeno una raccolta e una distribuzione al domicilio degli utenti degli invii postali;

   il decreto legislativo n. 261 del 1999 rappresenta a tutt'oggi il testo di riferimento per la disciplina generale del servizio postale, con specifico riferimento alla fornitura del servizio universale. Tale decreto ha recepito i contenuti della direttiva 97/67/CE ed è stato successivamente modificato dal decreto legislativo n. 384 del 2003, che ha recepito la «seconda direttiva postale», 2002/39/CE, e dal decreto legislativo n. 58 del 2011, che ha recepito la «terza direttiva postale», la direttiva 2008/6/UE del 20 febbraio 2008. Fornitore del servizio universale è riconosciuta ex lege la società Poste italiane Spa per un periodo di quindici anni a decorrere dalla data di entrata in vigore del decreto legislativo n. 58 del 2011 (e quindi fino al 30 aprile 2026);

   il servizio postale universale è affidato a Poste Italiane s.p.a. fino al 30 aprile 2026, sulla base del contratto di programma 2020-2024 che «regola i rapporti tra lo Stato e la società per la fornitura del servizio postale universale, Poste Italiane S.p.A., nel perseguimento di obiettivi di coesione sociale ed economica, che prevedono la fornitura di servizi utili al cittadino, alle imprese e alle pubbliche amministrazioni mediante l'utilizzo della rete postale della Società»;

   a fronte del contributo che la società riceve per l'onere pubblico, pari a 262,4 milioni di euro all'anno, non sembra corrispondere un servizio di qualità, nonostante sulla «Carta dei servizi postali», pubblicata il 10 ottobre 2017, si legga che «grazie alla presenza capillare su tutto il territorio nazionale, ai forti investimenti in ambito tecnologico e al patrimonio di conoscenze rappresentato dai suoi oltre 140 mila dipendenti, Poste Italiane ha assunto un ruolo centrale nel processo di crescita e modernizzazione del Paese» –:

   quali iniziative il Ministro intenda adottare, per quanto di competenza, in modo da garantire anche agli utenti della città di Verzuolo un corretto esercizio del servizio postale.
(4-04479)

UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazione a risposta scritta:


   CARFAGNA e PAOLO RUSSO. — Al Ministro dell'università e della ricerca, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   alle scuole di specializzazione di area sanitaria possono accedere anche soggetti in possesso di titolo di studio diverso dalla laurea magistrale in medicina e chirurgia, tra cui la laurea magistrale in biologia (LM6);

   la frequenza delle scuole di specializzazione di area sanitaria possiede particolare valenza dal punto di vista formativo e professionale e costituisce, contestualmente, uno strumento, fondamentale per ampliare le possibilità di sbocchi lavorativi in quanto il possesso del titolo di specialista costituisce requisito indispensabile per partecipare ai concorsi del Servizio sanitario nazionale;

   nelle scuole di specializzazione viene applicato un ordinamento didattico unico che prevede sia per i laureati in medicina che per i laureati in discipline diverse pari-impegno sia in termini di impegno didattico, durata dei corsi, frequenza dei tirocini;

   lo status economico e contrattuale degli specializzandi medici delle scuole di specializzazione di medicina appare però completamente diverso rispetto a quello degli specializzandi «non medici», nonostante l'accesso a tali scuole avvenga per tutti esclusivamente tramite concorso pubblico;

   per i laureati in medicina la normativa vigente prevede la stipula di uno specifico contratto di formazione specialistica, con durata pari a quella del corso, che prevede un trattamento economico pari a 25 mila euro per i primi due anni di specializzazione e a 26 mila per gli altri tre; tali soggetti sono inoltre destinatari di una copertura previdenziale e del riconoscimento della maternità;

   per gli specializzandi non medici non è previsto alcun inquadramento contrattuale, né tanto meno economico e questi sono inoltre tenuti a pagare la copertura assicurativa dei rischi professionali e le tasse di iscrizione alla scuola di specializzazione;

   appare evidente che da questa disparità di trattamento ne deriva grave nocumento per i laureati in materie diverse da medicina che si vedono costretti ad affrontare ingenti spese per specializzarsi con le conseguenti difficoltà economiche che ciò comporta per un neo laureato;

   tale disparità di trattamento appare agli interroganti in evidente contrasto con il principio di eguaglianza in quanto inficia il libero esercizio del diritto di scelta di formazione professionale, a parità di condizioni;

   in tempi in cui si registra la carenza di personale sanitario specializzato per assicurare il diritto alla salute dei cittadini, non viene adeguatamente sostenuta e valorizzata l'attività svolta da specialisti e specializzandi biologi all'interno dei laboratori diagnostici del Servizio sanitario nazionale;

   merita inoltre, ricordare che il Consiglio di Stato si è pronunciato in materia nel 2002, evidenziando la sussistenza di un diritto di tali categorie a ricevere un compenso in quanto «La frequenza delle scuole di specializzazione, per l'impegno a tempo pieno che comporta e le incompatibilità con ogni altra attività lavorativa, è attività necessariamente retributiva e, conseguentemente, non possono essere ammessi frequentare le scuole di specializzazioni laureati che non godono di (...) contratto annuale di formazione-lavoro»;

   in tal senso, il Consiglio di Stato si è nuovamente pronunciato nel 2013, imponendo di fatto ai Ministeri l'obbligo di retribuire gli specializzandi, in osservanza dell'articolo 8 della legge n. 401 del 2000;

   il decreto-legge n. 42 del 2016 ha stabilito, all'articolo 2-bis, che, «nelle more di una definizione organica della materia», le scuole di specializzazione non-mediche debbano essere attivate senza nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica –:

   se il Governo non ritenga di dover intervenire nel più breve tempo possibile, nell'ambito della rivisitazione organica della materia di cui al decreto-legge n. 42 del 2016, adottando le necessarie iniziative normative finalizzate a prevedere un adeguato trattamento contrattuale ed economico per gli specializzandi non medici, eliminando così una palese e ingiusta disparità di trattamento per la formazione di professionisti giuridicamente equiparati agli specializzandi medici ma mai riconosciuti tali.
(4-04473)

Apposizione di firme ad una mozione.

  La mozione Giacomoni e altri n. 1-00313, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 14 gennaio 2020, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Bond, Rosso.

Apposizione di una firma ad una interrogazione.

  L'interrogazione a risposta immediata in assemblea Gribaudo e altri n. 3-01242, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 14 gennaio 2020, deve intendersi sottoscritta anche dalla deputata Carnevali.

Pubblicazione di un testo ulteriormente riformulato.

  Si pubblica il testo riformulato della mozione D'Alessandro 1-00302, già pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta n. 276 dell'11 dicembre 2019.

   La Camera,

   premesso che:

    nella seduta di interrogazioni a risposta immediata in Assemblea del 9 ottobre 2019 è stato sollevato il caso dell'ormai drammatica situazione di carenza di segretari comunali che rischia di paralizzare lo svolgimento dell'ordinaria attività amministrativa e il buon andamento degli uffici pubblici in numerosissimi comuni, assumendo i caratteri di una problematica di portata nazionale, in quanto vi sono regioni in cui più del 50 per cento dei comuni risulta sprovvisto di tale figura;

    ripetutamente, e in diverse sedi istituzionali, l'Anci ha sottolineato al Governo, al consiglio direttivo dell'Albo dei segretari comunali e provinciali, nonché in Conferenza Stato-città, l'emergenza che riguarda, soprattutto, i segretari di fascia C in molti ambiti regionali e nei comuni colpiti dai più recenti eventi sismici;

    il corso-concorso «Coa 6» del 2017, dopo la fase preselettiva, ha espletato le prove scritte e l'indizione di un nuovo concorso «Coa 7» è in ritardo, pur dando atto che dopo diversi anni si è finalmente avviata una nuova stagione concorsuale. Tale lentezza aggrava ulteriormente la carenza negli organici e amplifica l'attuale lunghezza della procedura di reclutamento del corso-concorso, circostanza che evidenzia, ancor di più, come il concorso «Coa 6», attualmente in espletamento, che porterà all'inserimento di 294 nuovi segretari comunali, nonché di ulteriori 171 unità derivanti dal «Coa 7», non possa ritenersi idoneo a ovviare alle più ampie e strutturali carenze che caratterizzano attualmente la categoria;

    si continua a registrare un crescente fabbisogno di segretari comunali e le procedure concorsuali di cui sopra non soddisferanno, se non in minima parte, il fabbisogno delle sedi oggi vacanti, posto che, su tutto il territorio nazionale, solamente il 40 per cento degli enti locali risulta dotato di un segretario comunale e nei piccoli comuni le sedi vacanti sono più di 1.400, a fronte di un trend che vede il numero di segretari comunali ridursi, dal 2010 a oggi, di circa 700 unità;

    le carenze di segretari comunali verranno pure ulteriormente aggravate dai pensionamenti anticipati, i quali aumenteranno in maniera assai preoccupante il trade-off negativo che continua a registrarsi nel turn over dei segretari comunali;

    tale drammatica situazione rischia di provocare una seria paralisi dell'attività amministrativa e la messa in discussione della stessa figura dei segretari comunali, i quali, oltre a interpretare un ruolo fondamentale nella preparazione ed esecuzione delle deliberazioni del consiglio e della giunta, espletano funzioni che assumono un valore strategico per la stessa azione amministrativa dell'ente, nonché per l'attività negoziale e contrattuale dello stesso, con inesorabili riflessi sul funzionamento dello stesso, in termini di efficacia ed efficienza;

    soprattutto i piccoli comuni risultano spesso sprovvisti di segretari comunali per via del fatto che questi ultimi rifiutano la sede vacante, per ragioni di distanza dalla sede lavorativa o perché non di loro gradimento, lasciando pertanto detti comuni senza una figura essenziale al loro stesso funzionamento, con riflessi sul complesso delle attività degli enti locali – sia in termini di servizi che di prestazioni – e andando a incidere sul tessuto socioeconomico del territorio, condizionando la stessa capacità dell'ente di ottemperare ai programmi di sviluppo nazionale stabiliti a livello centrale e, sostanzialmente, bloccando anche le più basilari facoltà gestionali dei comuni;

    del tutto necessario appare un intervento sulla normativa dettata in materia di segretari comunali;

    l'urgenza di far fronte alla carenza di segretari comunali, soprattutto per quanto concerne i piccoli comuni, rende indispensabile il vaglio di forme ulteriori di reclutamento dei segretari comunali rispetto al corso-concorso, come la previsione della possibilità, per i piccoli comuni, di ovviare al perdurare della mancanza di segretari comunali, attingendo da personale qualificato della pubblica amministrazione,

impegna il Governo:

1) ad assumere iniziative urgenti per affrontare e gestire la grave carenza di segretari comunali sopra descritta e, in particolare, a valutare con la massima urgenza un'iniziativa normativa che miri a superare e correggere le criticità del corso-concorso, attraverso una semplificazione e velocizzazione delle procedure selettive;

2) ad adottare iniziative per individuare, in via temporanea, figure che possano garantire la reggenza delle sedi vacanti sopperendo al perdurare della mancanza di segretari comunali, da reperire tra personale interno alla pubblica amministrazione locale, ivi compresi coloro che abbiano svolto le funzioni di vice segretario comunale presso enti locali, purché siano in possesso dei titoli di studio richiesti per la partecipazione al corso-concorso;

3) a valutare la previsione di forme di sostegno a carico del bilancio dello Stato relativamente alla spesa dei piccoli comuni per i segretari comunali;

4) ad assumere iniziative volte al potenziamento degli organici dei segretari comunali, prevedendo al contempo che, ove esista un segretario titolare, i vice segretari comunali operino in costante raccordo con i soggetti titolari.
(1-00302) (Ulteriore nuova formulazione) «D'Alessandro, Fornaro, Macina, Melilli, Ruffino, Iezzi, Silvestroni, De Filippo, Marco Di Maio, Ferri, Occhionero, Ciaburro, Caretta, Carnevali».

Ritiro di documenti del sindacato ispettivo.

  I seguenti documenti sono stati ritirati dai presentatori:

   interrogazione a risposta scritta Casciello n. 4-04421 dell'8 gennaio 2020;

   interrogazione a risposta immediata in Commissione Zucconi n. 5-03382 del 14 gennaio 2020.

Trasformazione di un documento del sindacato ispettivo.

  Il seguente documento è stato così trasformato su richiesta del presentatore: interrogazione a risposta orale Ascari e altri n. 3-01041 del 18 ottobre 2019 in interrogazione a risposta scritta n. 4-04476.