Camera dei deputati

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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Venerdì 10 gennaio 2020

ATTI DI INDIRIZZO

Mozione:


   La Camera,

   premesso che:

    l'articolo 44 della Costituzione italiana vincola il legislatore al rispetto di due obiettivi principali quali il conseguimento di un uso razionale del suolo e la realizzazione di rapporti sociali equi; più in generale realizza una «protezione costituzionale» all'introduzione di politiche agricole e di governo del territorio volte a recepire quelle norme del diritto internazionale che promuovono uno sviluppo economico, sociale e ambientale «sostenibile»;

    il medesimo articolo prevede, in fine, che «La legge dispone provvedimenti a favore delle zone montane». La salvaguardia e la valorizzazione delle zone montane riveste, dunque, carattere di preminente interesse nazionale e, in generale, a tale scopo concorrono lo Stato, le regioni, le province autonome e gli enti locali;

    a favore delle zone montane è intervenuta la legge 31 gennaio 1994, n. 97, recante «Nuove disposizioni per le zone montane» e, da ultimo, la legge 6 ottobre 2017, n. 158 recante «Misure per il sostegno e la valorizzazione dei piccoli comuni, nonché disposizioni per la riqualificazione e il recupero dei centri storici dei medesimi comuni»;

    nell'ambito della politica regionale di coesione per il ciclo 2014-2020, è stata data particolare attenzione – quale strumento per lo sviluppo dell'intero Paese – alle cosiddette «aree interne», per le quali sono assegnate le risorse nazionali previste appositamente dalla legge 27 dicembre 2013, n. 147, articolo 1, comma 13 (legge di stabilità 2014), successivamente integrate dalla legge 23 dicembre 2014, n. 190, articolo 1, comma 674 (legge di stabilità 2015) e dalla legge 28 dicembre 2015, n. 208, articolo 1, comma 811, (legge di stabilità 2016);

    l'articolo 174 del trattato sul funzionamento dell'Unione europea dispone, tra le altre cose, che «l'Unione mira a ridurre il divario tra i livelli di sviluppo delle varie regioni ed il ritardo delle regioni meno favorite. Tra le regioni interessate, un'attenzione particolare è rivolta alle zone rurali, alle zone interessate da transizione industriale e alle regioni che presentano gravi e permanenti svantaggi naturali o demografici, quali le regioni più settentrionali con bassissima densità demografica e le regioni insulari, transfrontaliere e di montagna»;

    il Parlamento europeo con la risoluzione del 10 maggio 2016 sulla politica di coesione nelle regioni montane dell'Unione europea (2015/2279(INI)) e la risoluzione, approvata il 3 ottobre 2018, su come affrontare le esigenze specifiche delle zone rurali, montane e periferiche (2018/2720(RSP)) ha posto la centralità delle aree interne, rurali e montane nelle politiche di sviluppo dell'Unione europea;

    le zone montane costituiscono il 55 per cento del territorio italiano e 65 per cento del territorio dell'Unione europea, ospitano in Europa il 57 per cento della sua popolazione e generano il 46 per cento del valore aggiunto lordo;

    un quarto della popolazione delle zone rurali, montane e interne del Paese non ha accesso a Internet ad alta velocità e riscontra gravi problematiche nell'accesso ai servizi televisivi e radiofonici;

    è importante aiutare le zone interne e montane a superare le sfide cui devono far fronte; una di tali sfide è costituita dallo spopolamento rurale, in quanto i giovani continuano ad abbandonare queste zone e gli anziani (di età superiore a 65 anni) rappresentano il 34 per cento della popolazione totale; occorre pertanto garantire agli abitanti delle zone non urbane opportunità simili a quelle di cui godono gli abitanti delle zone urbane;

    l'economia, le aree urbane, l'industria (incluso il turismo) e i cittadini dipendono in ampia misura da queste zone montane in termini di approvvigionamento alimentare, utilizzo dei suoli, energia, risorse idriche, aria pulita e materie prime;

    è necessario sfruttare appieno le possibilità offerte dalla cooperazione, dalle strategie macroregionali (Eusalp ed Eusair) e da altri strumenti di interazione tra regioni per affrontare le esigenze specifiche delle Alpi e degli Appennini, promuovere la coesione e favorire rapporti di interazione a livello europeo;

    l'Italia, attraverso l'azione del Governo e del Parlamento, deve promuovere e sostenere lo sviluppo economico, sociale, ambientale e culturale dei piccoli comuni, garantire l'equilibrio demografico del Paese favorendo la residenza in tali comuni, nonché tutelarne e valorizzare il patrimonio naturale, rurale, storico-culturale e architettonici e favorire l'adozione di misure in favore dei cittadini residenti nei piccoli comuni e delle attività produttive ivi insediate, con particolare riferimento al sistema dei servizi territoriali, in modo da contrastarne lo spopolamento e da incentivare l'afflusso turistico. L'insediamento in questi comuni rappresenta una risorsa a presidio del territorio, soprattutto per le attività di piccola e diffusa manutenzione, prevenzione del dissesto idrogeologico e tutela dei beni comuni,

impegna il Governo:

1) ad adottare le iniziative necessarie a realizzare uno sviluppo territoriale equilibrato del Paese, costruendo un quadro giuridico di sviluppo delle aree interne, rurali e montane mediante specifiche politiche nazionali incentrate sulle esigenze di tali territori puntando decisamente ad un modello di sviluppo sostenibile basato sulla green economy;

2) a costruire la strategia di intervento per le aree interne, rurali e montane a partire dalla convocazione degli Stati generali della montagna quale strumento in cui consentire l'incontro ed il coordinamento dei soggetti portatori di interessi e delle politiche elaborate a livello europeo, nazionale e locale con l'obiettivo di stabilizzare e compensare le tendenze negative sui mercati locali, derivanti dalle dinamiche demografiche e dalla scarsità di risorse naturali per promuovere lo sviluppo locale;

3) ad assumere le necessarie iniziative in ambito europeo per la creazione, nel nuovo periodo di programmazione dei Fondi di coesione 2021-2027, di un fondo per il finanziamento di politiche specifiche per le aree interne rurali e montane, sul modello di quanto già fatto per le aree urbane e metropolitane;

4) ad adottare iniziative per attuare un serrato coordinamento tra le politiche nazionali e quelle europee per garantire lo sviluppo di tali territori, mediante investimenti volti a integrare tutte le politiche al fine di generare la crescita sociale ed economica intelligente, sostenibile e inclusiva, la sicurezza alimentare, l'inclusione sociale, la parità di genere, la lotta ai cambiamenti climatici, la riduzione del divario digitale, la prevenzione del dissesto, la creazione di posti lavoro, la digitalizzazione e l'efficienza del mercato, la massima interazione tra territori e in particolare tra aree interne e urbane;

5) ad adottare le iniziative di competenza per attuare la legge n. 158 del 2017 sui piccoli comuni, approvando in tempi rapidi i decreti attuativi al fine di individuare anche le modalità di spesa delle risorse economiche previste alla legge ed incrementando la dotazione del fondo previsto dalla medesima legge;

6) ad assumere iniziative per estendere la Strategia nazionale per le aree interne a tutte le zone montane alpine e appenniniche italiane, attraverso un programma operativo nazionale che individui fondi europee, nazionali e regionali della programmazione 2014-2020 e un pon specifico sulla programmazione dell'Unione europea 2021-2027;

7) a realizzare un coordinamento tra i Ministeri competenti al fine di generare un'accelerazione nella fase di spesa delle risorse europee e nazionali disponibili, in particolare quelle previste per le 72 cosiddette «aree pilota» individuate dalla Strategia nazionale per le aree interne;

8) ad adottare iniziative per individuare in 100 milioni di euro il Fondo nazionale per la montagna per il prossimo quinquennio, già attraverso il disegno di legge di bilancio 2021;

9) ad avviare un piano nazionale per i piccoli comuni, le aree rurali e montane del Paese al fine della prevenzione del dissesto idrogeologico, la lotta ai cambiamenti climatici, il riuso dei beni immobili e il contrasto al consumo di suolo, con uno stanziamento di 2 miliardi di euro per ciascun anno per i prossimi cinque anni;

10) ad adottare ogni iniziativa utile a favorire l'istituzione di un patto per i piccoli comuni nell'ottica di garantire un approccio più efficace, integrato e coordinato alle politiche dell'Unione europea aventi un impatto sulle zone rurali, con la partecipazione di tutti i livelli di Governo, conformemente al principio di sussidiarietà e in linea con l'Agenda urbana per l'Europa stabilita nel patto di Amsterdam;

11) ad assumere iniziative per consentire la piena attuazione dell'Agenda nazionale per le zone montane, che includa un quadro strategico per lo sviluppo di tali zone, al fine di raggiungere gli obiettivi in materia di verifica rurale, piccoli comuni intelligenti, accesso ai servizi pubblici, digitalizzazione, formazione e innovazione, riequilibrio tra zone rurali e zone urbane;

12) a sostenere l'ulteriore sviluppo del turismo rurale e dell'agroturismo montano preservando nel contempo le specificità di tali aree, ad esempio le tradizioni e i prodotti locali tradizionali;

13) ad individuare un piano di azione per una differenziazione dei sistemi fiscali delle aree interne, rurali e montane del Paese, al fine di favorire investimenti pubblici e privati, nonché la residenzialità, la nascita di nuove imprese, il contrasto alla desertificazione commerciale e all'abbandono di servizi pubblici.
(1-00312) «Enrico Borghi, Marco Di Maio, Fornaro, Rotta, De Menech, Bordo, Di Giorgi, De Maria, Fiano, Gribaudo, Lepri, Pezzopane, Pollastrini, Viscomi, Melilli, Pastorino».

Risoluzione in Commissione:


   La VII Commissione,

   premesso che:

    l'articolo 13, comma 3, della legge 5 febbraio 1992, n. 104 prevede che i processi per l'integrazione scolastica siano affidati a due specifiche figure professionali: a) i docenti di sostegno; b) gli assistenti all'autonomia e alla comunicazione personale. Per l'assegnazione degli assistenti all'autonomia e alla comunicazione personale il decreto del Presidente della Repubblica 24 luglio 1977, n. 616 e successive modificazioni e integrazioni prevede che tale obbligo sia assolto dagli enti locali, ai quali è demandata l'individuazione del personale nei limiti delle risorse disponibili;

    il decreto legislativo 13 aprile 2017, n. 66, modificato con il decreto legislativo 7 agosto 2019, n. 96, ha introdotto importanti novità riguardo all'inclusione scolastica, adeguando la normativa ai princìpi dell'ICF (International Classification of Functioning, Disability and Health) e dell'ICF-CY (International Classification of Functioning, Disability and Health for Children and Youth) e ha introdotto il concetto di accomodamento ragionevole. Per quanto riguarda la figura professionale dell'assistente all'autonomia e alla comunicazione personale, il suddetto decreto n. 66 prevede, all'articolo 3, comma 4, un'intesa in sede di conferenza unificata, da adottare entro 180 giorni dall'entrata in vigore del decreto, per individuare i criteri per una progressiva uniformità su tutto il territorio nazionale della definizione dei profili professionali del personale destinato all'assistenza per l'autonomia e per la comunicazione personale;

    inoltre sempre il decreto legislativo 13 aprile 2017, n. 66, riconoscendo il ruolo essenziale degli assistenti all'autonomia e alla comunicazione personale per i processi d'inclusione scolastica, stabilisce, agli articoli 7 e 9, la presenza degli assistenti all'autonomia e comunicazione personale nei Glis (Gruppi di lavoro per l'inclusione scolastica) per la redazione del Pei (Piano educativo individualizzato) dell'alunno;

    sebbene tali figure professionali siano indispensabili per favorire e attuare i processi d'inclusione scolastica, per il corretto sviluppo delle competenze cognitive e socio-relazionali degli alunni con disabilità, nonché espressamente obbligatorie secondo la legge n. 104 del 1992, la carente situazione economico-finanziaria degli enti locali comporta spesso notevoli ritardi nell'assegnazione delle risorse, nel reperimento del personale e, nei casi più gravi, persino l'assenza di personale qualificato nelle istituzioni scolastiche, o il mancato riconoscimento degli emolumenti dovuti al personale per il loro servizio. Tale vulnus comporta una lesione dei diritti degli studenti con disabilità, le cui famiglie sono soventi costrette a ricorrere alla giustizia amministrativa, nonché della figura professionale dell'assistente all'autonomia e alla comunicazione,

impegna il Governo:

   1) ad adottare tempestivamente le iniziative di competenza, ai sensi dell'articolo 3, comma 4, del decreto legislativo 13 aprile 2017, n. 66, per individuare i criteri per una progressiva uniformità su tutto il territorio nazionale della definizione dei profili professionali del personale destinato all'assistenza per l'autonomia e per la comunicazione personale;

   2) ad adottare iniziative volte a prevedere percorsi per la graduale stabilizzazione degli assistenti all'autonomia e alla comunicazione personale come organico interno al Ministero dell'istruzione.
(7-00397) «Casa, Penna, Alaimo, Martinciglio, D'Arrando».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   PRISCO, ACQUAROLI e TRANCASSINI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   a più di tre anni dal sisma che nel 2016 ha rovinosamente colpito le regioni del Centro Italia, il problema relativo allo smaltimento delle macerie è soggetto a criticità ricorrenti;

   l'ordinanza n. 391 del 1° settembre 2016 del capo del dipartimento della protezione civile, stabilisce che il trasporto delle macerie ai centri di raccolta comunali e ai siti di deposito temporaneo è operato a cura delle aziende che gestiscono il servizio di gestione integrata dei rifiuti urbani presso i territori interessati e che tali soggetti sono autorizzati in deroga agli articoli 212 (iscrizione albo nazionale), 190 (registro), 193 (Fir) e 188-ter del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, e successive modifiche e integrazioni;

   la società «Valle Umbra Servizi spa» gestisce il servizio integrato dei rifiuti nei comuni dell'Umbria maggiormente interessati dagli eventi sismici del 2016 ed è una società in house a totale partecipazione pubblica;

   l'Umbria, ai sensi della suddetta previsione normativa e previo parere richiesto alla Di.Coma.C, (direzione di comando e controllo dei vigili del fuoco) ha affidato direttamente al soggetto gestore dei rifiuti, Vus Spa, non solo la raccolta e il trasporto temporaneo delle macerie derivanti dal sisma, ma anche la gestione dell'intero ciclo con il recupero di alcune componenti e lo smaltimento definitivo delle parti non recuperabili;

   come l'Umbria, anche la regione Marche ha optato per tale soluzione al fine di poter avere la disponibilità immediata, sul territorio, delle macerie da reimpiegare per la ricostruzione;

   alla luce dell'articolo 28 del decreto-legge n. 189 del 2016, che fissava al 31 dicembre 2019 il termine sia per la gestione dei depositi temporanei di macerie che per i materiali da scavo, l'affidamento a Vus è scaduto in quella data;

   con la proroga dello stato di emergenza al 31 dicembre 2020 e le altre modifiche recentemente introdotte dal decreto-legge n. 123 del 2019, all'articolo 28 del decreto-legge n. 189 del 2016, è stato paradossalmente prorogato il termine per la raccolta e lo smaltimento delle macerie ma non anche quello per la gestione dei siti temporanei in cui le macerie vengono stoccate, con l'impossibilità, pertanto, per il gestore di procedere anche alla raccolta: ad oggi Umbria e Marche non possono trattare le macerie;

   alla luce della necessità urgente e indifferibile di scongiurare l'interruzione del servizio, la regione Umbria ha segnalato la problematica al commissario straordinario che, a sua volta, ha interessato il dipartimento della protezione civile che, a sua volta, ha invitato il commissario a interessare della questione direttamente il Presidente del Consiglio il quale, nel frattempo direttamente interpellato anche dalla regione Umbria che ha richiesto una modifica urgente del quadro normativo, non ha fornito, a quanto consta all'interrogante, alcun riscontro;

   la mancata proroga dei termini di cui trattasi ha indotto la regione Umbria, in accordo con Vus spa, a optare per la sospensione del contratto fino al 30 marzo 2020 in attesa che il Governo adotti le iniziative per definire le modifiche necessarie a consentire il ripristino del servizio nella sua interezza; tuttavia, sulla legittimità di tale sospensione pende il pronunciamento dell'Anac non ancora intervenuto e, qualora esso fosse negativo, comporterebbe la risoluzione del contratto con effetto retroattivo –:

   se e quali iniziative di competenza il Governo intenda adottare per porre rimedio allo stallo determinato dalla normativa vigente, recentemente modificata, che ad avviso degli interroganti senza alcuna coerenza giuridica ha prorogato al 31 dicembre 2020 lo stato di emergenza post-sisma e, tra l'altro, il termine per la raccolta e lo smaltimento delle macerie, ma non anche il termine per la gestione dei siti temporanei di deposito delle macerie stesse, bloccando di fatto la ricostruzione nell'Umbria e nelle Marche.
(5-03360)


   DONZELLI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   da un comunicato stampa del 5 maggio 2015 si è appreso della nomina in Cassa depositi e prestiti Immobiliare di Riccardo Maestrelli, già finanziatore di Matteo Renzi, che in quel momento era Presidente del Consiglio dei ministri;

   secondo quanto riportato dalla stampa, fra agosto e settembre dello stesso anno, la Cassa depositi e prestiti avrebbe ceduto alla società Corso Italia Firenze Srl, per circa 23 milioni di euro, l'edificio che storicamente ospitava il teatro comunale di Firenze, cifra dimezzata rispetto alla valutazione effettuata dal comune di Firenze guidato allora da Matteo Renzi;

   dai bilanci della società Corso Italia Firenze Srl si evince che era stato sottoscritto un compromesso che ha visto l'incasso di una caparra da 2,5 milioni di euro da parte di Cassa depositi e prestiti. Le quote di maggioranza della società appartenevano alla Nikila di Ilaria Niccolai, socia in affari di Tiziano Renzi nella Party Srl, e vedeva coinvolto lo stesso Luigi Dagostino, regista delle operazioni outlet, già condannato con i genitori di Matteo Renzi per false fatture. Inoltre, fra i componenti figurava .anche una società con sede nei paradisi fiscali: la Uk Development and Investments, cui si ricondurrebbe anche la figura di Lorenzo Rosi, ultimo presidente di Banca Etruria: lo stesso istituto di credito che finanziò la Fondazione Open attraverso la società Intesa Aretina Scarl;

   nel 2016 nella Corso Italia hanno fatto ingresso anche i figli di Bacci, già finanziatore della fondazione Big Bang e da Matteo Renzi plurinominato nelle società fiorentine;

   oggi, da quanto, risulta, l'ex teatro comunale dovrebbe essere in disponibilità di una società del gruppo Cassa depositi e prestiti: si era chiesto di conoscere i dettagli dell'operazione, nell'interrogazione 4-02935, presentata il 17 maggio 2019. Secondo quanto si apprende da un'inchiesta realizzata da l'Espresso, Riccardo Maestrelli avrebbe elargito un prestito a Matteo Renzi per l'acquisto della sua villa a Firenze –:

   quali siano i tempi, le modalità tecniche ed economiche delle operazioni relative all'ex teatro comunale di Firenze che hanno riguardato le società del gruppo Cassa depositi e prestiti;

   se risulti se l'operazione di cessione del 2015, di cui dà conto la stampa, sia andata in porto o, in caso contrario, perché eventualmente sia sfumata;

   di chi sia oggi la proprietà dell'ex teatro comunale di Firenze;

   se risulti quale sia stato il ruolo che nel dettaglio ha avuto il consigliere Maestrelli in riferimento all'affare in questione;

   se risulti se si fosse a conoscenza dei rapporti fra Maestrelli e Matteo Renzi, nell'ambito della trattativa con un'impresa fra i cui soci figuravano personaggi in affari con Tiziano Renzi, padre dell'ex premier;

   se, alla luce del finanziamento elargito alla Fondazione Open, della nomina effettuata dall'Esecutivo allora guidato da Matteo Renzi e del prestito per la casa elargito allo stesso ex premier, non si ritenga inopportuno che Maestrelli ricopra il ruolo di consigliere Cassa depositi e prestiti Immobiliare.
(5-03362)

Interrogazione a risposta scritta:


   PEZZOPANE. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   ancora tanti sono gli incidenti che si verificano lungo la strada Tiburtina Valeria, arteria al centro di numerose polemiche, trafficatissima e percorsa quotidianamente da migliaia di persone;

   a riaccendere i riflettori sullo stato di sicurezza è stato il gravissimo incidente, di pochi giorni fa, in cui una giovane donna ha purtroppo perso la vita nel tratto compreso tra Aielli e Celano, in provincia de L'Aquila. Proprio su questa arteria bisogna agire immediatamente per evitare tragedie come quella di Sara, ma anche come quelle che purtroppo nel corso degli anni si sono verificate;

   i punti critici sono moltissimi; ad esempio, nel tratto che da Cerchio va ad Avezzano, l'illuminazione è inesistente, mancano le rotatorie, la capienza delle carreggiate è inadeguata al traffico veicolare che è a doppio senso di marcia, ci sono diversi incroci pericolosi, assenza assoluta di barriere fisiche che impediscano i sorpassi nei punti più critici;

   queste, sopra elencate, sono solo alcune delle necessità che richiedono interventi urgenti per la messa in sicurezza della strada Tiburtina, arteria che rientra nella viabilità nazionale di competenza dell'Anas –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e se non ritenga urgente adottare le iniziative di competenza per un'adeguata messa in sicurezza della strada Tiburtina.
(4-04437)

AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   GADDA. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

   in data 28 aprile 2017 è stato approvato il regolamento di esecuzione e organizzazione (Reo) dell'Area marina protetta Penisola del Sinis-Isola Mal di Ventre;

   il regolamento sopra citato è stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana il 17 maggio 2017;

   il comma 5 dell'articolo 24 del citato Reo prevede «nelle zone B e C è consentita esclusivamente, previa autorizzazione del soggetto gestore, l'attività di piccola pesca artigianale»;

   a seguito dell'applicazione del Reo, in combinato disposto con l'articolo 1 del decreto 7 dicembre 2016, recante Disciplina della piccola pesca e della piccola pesca artigianale, del Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali che riportava la definizione.di piccola pesca artigianale, sono rimaste escluse dall'operatività nelle aree B e C dell'area marina protetta Penisola del Sinis-Isola Mal di Ventre, 13 unità da pesca iscritte nel compartimento di Oristano, sulle quali operano circa 40 imbarcati. Si tratta di imbarcazioni datate, che superano di poco il limite dei 12 metri fuori tutto, con una media di tre imbarcati per imbarcazione, e risulterebbe particolarmente oneroso per i proprietari sostenere investimenti volti a sostituire o modificare gli scafi coinvolti;

   da generazioni, tali imbarcazioni gestite a livello familiare, praticavano la propria attività nell'area marina protetta con attrezzi della piccola pesca entro le 12 miglia e i relativi scafi superano di poco il limite di 12 metri Ftt previsti dalla definizione sopra citata;

   i decreti del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali 16 maggio 2019, recante disposizioni per la campagna di pesca del tonno rosso-Anno 2019, e 25 luglio 2019,modifica all'articolo 3, comma 1, del decreto ministeriale n. 210 del 16 maggio 2019, modificano la definizione di piccola pesca artigianale, abrogando e sostituendo in toto l'articolo 1 del decreto ministeriale dicembre 2016, Disciplina della piccola pesca e della piccola pesca artigianale;

   a seguito delle modifiche sopra citate le suddette 13 imbarcazioni rientrerebbero nella definizione di piccola pesca artigianale e potrebbero pertanto operare, in linea con le disposizioni del Reo, nelle acque delle zone B e C dell'area marina protetta Penisola del Sinis-Isola Mal di Ventre;

   con le note del 17 ottobre 2019, una indirizzata ai soggetti gestori delle Aree marine protette, del 15 novembre 2019, una indirizzata a Legacoop Sardegna e del 9 ottobre 2019, una indirizzata alla direzione generale della pesca marittima e dell'acquacoltura del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali, il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, ha comunicato di non ritenere applicabili le modifiche introdotte dal Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali alla definizione di cui al decreto ministeriale 7 dicembre 2016, adducendo la validità delle stesse per il solo svolgimento della campagna di pesca del tonno rosso e rammentando la esclusiva titolarità del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare in merito alla gestione delle aree marine protette, anche riservandosi la possibilità di normare in maniera più restrittiva rispetto alla norma generale –:

   sulla base di quali presupposti giuridici il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare abbia ritenuto non applicabili nelle aree sopracitate le suddette modifiche al quadro normativo;

   se il Governo sia a conoscenza se il sia a conoscenza delle gravi conseguenze economiche, sociali ed occupazionali che sta comportando l'esclusione delle 13 imbarcazioni sopra menzionate dall'operatività nelle zone B e C dell'area marina protetta Penisola del Sinis-Isola Mal di Ventre.
(5-03363)

BENI E ATTIVITÀ CULTURALI E TURISMO

Interrogazione a risposta in Commissione:


   BALDINI. — Al Ministro per i beni e le attività culturali e per il turismo, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   il direttore del Museo e Real Bosco di Capodimonte Sylvain Bellenger ha evidenziato in una recente comunicazione sui social che «la grave carenza di personale ora non solo amministrativo ma anche scientifico espone Capodimonte nel 2020 alla più grande crisi della sua storia», sottolineando con forza la criticità maggiore che al momento condiziona l'operatività e le potenzialità del complesso museale napoletano, afferente al versante della penuria di professionalità operanti nella struttura;

   si evidenzia che il museo rappresenta una delle più importanti istituzioni museali d'Europa, con un'area espositiva di oltre 15.000 metri quadri e un patrimonio di circa 47.000 opere;

   come è evidenziato nel report delle attività novembre 2015-novembre 2019 del Museo e Real Bosco di Capodimonte «La creazione dell'organigramma, aggiornato periodicamente dal 2016 ad oggi, ha mostrato chiaramente le carenze di personale, prevalentemente amministrativo (6 unità in meno rispetto alle 12 previste in dotazione organica; assenza di un Direttore Amministrativo) all'interno dell'istituzione. Si sottolinea che il dipartimento Amministrazione e Finanze è retto da personale ALES ed è privo di funzionario responsabile. La pianta organica approvata dal Ministero per Capodimonte prevede 245 unità lavorative mentre allo stato attuale si contano 173 dipendenti (72 unità in meno), di cui 15 prossimi al pensionamento»;

   il complesso museale è noto, in particolare, anche per le omonime pregiate ceramiche che rappresentano uno dei capisaldi della tradizione artigianale partenopea, configurandosi come una vera e propria eccellenza del settore, da tutelare e promuovere;

   infatti, all'interno del parco si colloca la Fabbrica di Capodimonte, manifattura installata da Carlo di Borbone pochi anni dopo il suo insediamento a Napoli: nella struttura negli anni ’60 è stato fondato l'istituto superiore Giovanni Caselli che nei suoi diversi indirizzi formativi rappresenta un riferimento sul versante della formazione della competenza ed expertise in materia di lavorazione della ceramica;

   infatti, a tal riguardo si evidenzia che il settore ceramico ha vissuto una fase di contrazione produttiva e commerciale in ragione della scarsa capacità delle realtà artigiane del territorio di operare investimenti in termini di innovazione e di contare su professionalità adeguatamente formate in ragione della penuria di maestranze;

   pertanto, il connubio museale e artigianale per quanto attiene al complesso di Capodimonte appare imprescindibile;

   si evidenzia ulteriormente come il complesso rappresenti anche un vero e proprio polmone verde per la città di Napoli: il parco circostante, progettato nel 1734 dall'architetto Ferdinando Sanfelice, dal 1735 è stato riserva di caccia di Carlo di Borbone, ha un'estensione di oltre cento ettari configurandosi come l'area verde più vasta del capoluogo campano;

   secondo i dati del Ministero per i beni e le attività culturali e per il turismo dal 2017 il numero dei visitatori è cresciuto del 21 per cento ed il solo parco registra oltre 1 milione di accessi annui, a conferma dell'attenzione e dell'interesse nazionale ed internazionale che sono andati acuendosi e rafforzandosi sulla struttura;

   Capodimonte rappresenta una realtà unica in Italia e nel mondo, espressione di bellezza dove la storia, l'arte e l'artigianato si compenetrano perfettamente, affascinando e sollecitando interesse ed attenzione: l'arte artigiana ha raggiunto capacità artistiche straordinarie consolidandosi in un patrimonio unico in relazione al quale appare prioritaria l'urgenza conservativa e di promozione sia sotto il profilo della valorizzazione delle attività produttive del territorio sia sul versante della promozione artistica e dei connessi riverberi in termini turistici –:

   quali iniziative si intendano adottare al fine di salvaguardare e promuovere il complesso museale di Capodimonte, anche sul versante delle potenzialità artigianali ad esso correlate, nella prospettiva di tutelare un patrimonio storico e artistico unico nel panorama nazionale.
(5-03361)

DIFESA

Interrogazione a risposta scritta:


   FASSINA e FRATOIANNI. — Al Ministro della difesa, al Ministro dell'interno, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   come riportato dalla stampa, in data 11 settembre 2019 alle ore 13,35, un'ambulanza Fe5 è stata chiamata, su indicazione della centrale operativa 118, a intervenire nella caserma dei Carabinieri di Copparo, in provincia di Ferrara, per un intervento da codice giallo in seguito a una richiesta di intervento pervenuta dal personale dell'Arma dei carabinieri;

   la vicenda è stata oggetto di una segnalazione da parte dell'equipaggio del 118, con mail indirizzata al responsabile medico e al responsabile infermieristico E.T. di Ferrara, al responsabile direzione infermieristica dell'Ausl di Ferrara, al coordinatore della centrale operativa 118 Emilia est e al responsabile dell'ordine delle professioni infermieristiche di Ferrara;

   l'equipaggio, una volta giunto nella caserma, avrebbe trovato presso il cortile un giovane di 33 anni, inginocchiato e circondato dai carabinieri, in preda a dolori addominali e conati di vomito: il giovane risulta essere stato arrestato in attesa di processo;

   a seguito di una valutazione preliminare da parte del personale del 118, veniva ritenuto indispensabile il trasporto del soggetto presso il pronto soccorso di Cona. A questa richiesta i militari presenti avrebbero opposto un diniego, affermando che il comandante della caserma avrebbe vietato il trasferimento del giovane, chiedendo che venisse invece inviato in loco un medico di E.T. 118 in modo da – come verrebbe riportato nella segnalazione – «praticare una iniezione, chiudere la pratica e refertare»;

   sarebbe stata quindi contattata dal Cpsi di Fe5 la centrale operativa richiedendo la presenza dell'automedica di Copparo che in quel momento era impegnata su codice rosso;

   in attesa dell'arrivo dell'automedica il soggetto è stato sistemato in una barella all'interno dell'ambulanza; giunto il medico soccorritore dell'automedica Copparo 102, dopo aver somministrato una terapia idratante e antiemetica, avrebbe ritenuto che il caso dovesse essere approfondito presso il pronto soccorso di Cona ricevendo il diniego da parte dei carabinieri presenti;

   a seguito delle proposte da parte del personale medico e infermieristico sarebbe intervenuto il comandante della caserma il quale avrebbe ribadito in maniera netta il proprio diniego al trasporto, assumendosi interamente la responsabilità della decisione, firmando il foglio paziente e impedendo il trasferimento dello stesso al pronto soccorso, agendo in totale disaccordo con il parere del medico;

   qualora gli episodi segnalati si rivelassero veritieri, i fatti sarebbero gravi e violerebbero la necessaria prassi di collaborazione fra azienda sanitaria di Ferrara e forze dell'ordine volta a mantenere la piena autonomia delle figure professionali;

   dalle notizie di stampa il comportamento messo in atto dai militari e dal comandante dei carabinieri di Copparo avrebbe pregiudicato la corretta operatività del servizio del 118 nel territorio, tenendo impegnati per lungo tempo e senza una valida motivazione un equipaggio e una ambulanza, impedendone lo svolgimento dell'attività e mettendo a rischio la salute di una persona;

   a seguito di questi fatti e segnalazioni in data 27 dicembre 2019 è stata depositata querela da parte del segretario generale della Cgil di Ferrara e del segretario della Fp Cgil contro i responsabili di questi fatti per i reati di violenza, minaccia e interruzione di un pubblico servizio –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza di quanto riportato in premessa e se non intendano adottare ogni iniziativa di competenza al riguardo, considerata la gravità dei fatti esposti;

   se non si ritenga necessario e doveroso verificare lo stato di attuazione delle procedure di collaborazione tra forze dell'ordine e personale sanitario in modo da garantire la piena e corretta operatività.
(4-04445)

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazioni a risposta scritta:


   GASTALDI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   il Fondo di solidarietà comunale (Fsc), istituito nel 2013, è – o almeno dovrebbe essere – lo strumento di perequazione fiscale del comparto comunale, finalizzato a garantire un'equa distribuzione delle risorse ai comuni con funzione di compensazione delle risorse storiche e di perequazione determinata dalla differenza tra fabbisogno standard e capacità fiscale ed alimentato anche con una quota del gettito Imu di spettanza dei comuni stessi;

   il cosiddetto «decreto fiscale 2019» (decreto-legge n. 124 del 2019, articolo 57) intervenendo sulla disciplina di riparto del Fsc, ha ridotto la percentuale di risorse del Fondo da redistribuire nell'anno 2019 tra i comuni delle regioni a statuto ordinario secondo logiche di tipo perequativo, sulla base della differenza tra le capacità fiscali e i fabbisogni standard, allungando fino al 2030 il periodo di transizione per il raggiungimento del 100 per cento della perequazione, da attuarsi mediante un progressivo aumento di tale percentuale di riparto nella misura del 5 per cento ogni anno a decorrere da quello in corso;

   il citato decreto ha, altresì previsto, una revisione della metodologia per la determinazione della differenza tra le capacità fiscali e il fabbisogno standard per la neutralizzazione della componente rifiuti;

   tale rivisitazione si è tradotta per tanti comuni virtuosi, nell'amara sorpresa con il nuovo anno di veder ridotto il Fsc di cifre consistenti, come il taglio di circa 21 mila euro per Genola, con l'aggravante di subire la sforbiciata a bilanci già approvati con i precedenti stanziamenti;

   ne consegue, per l'interrogante, che molti comuni non potranno far fronte a impegni già presi (come, ad esempio, le nuove assunzioni per coprire le carenze di chi è andato in quiescenza) oppure dovranno aumentare le aliquote Imu;

   così, ad avviso dell'interrogante, la responsabilità di un errato intervento normativo dell'attuale maggioranza governativa sarà scaricata sui sindaci –:

   se il Governo intenda rimediare, con iniziative di carattere normativo, alla problematica di cui in premessa al fine di garantire anche per il 2020 le medesime risorse del Fondo di solidarietà comunale 2019 nell'ottica di evitare a numerosi comuni la revisione di bilanci già approvati ovvero l'inevitabile innalzamento delle aliquote sull'imposizione comunale per sopperire al mancato gettito.
(4-04442)


   LORENZO FONTANA, BITONCI, ANDREUZZA, BADOLE, BAZZARO, BISA, COIN, COLMELLERE, COMENCINI, COVOLO, FANTUZ, FOGLIANI, GIACOMETTI, LAZZARINI, MANZATO, PATERNOSTER, PRETTO, RACCHELLA, STEFANI, TURRI, VALBUSA, VALLOTTO e ZORDAN. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   l'11 dicembre 2019, in sede di Conferenza Stato-Città ed autonomie locali sono stati definiti i criteri di riparto per l'anno 2020 del Fondo di solidarietà comunale, tenendo conto delle modifiche del decreto-legge 26 ottobre 2019, n. 124, cosiddetto decreto fiscale 2019;

   quest'ultimo, all'articolo 57, intervenendo sulla lettera c) del comma 449 dell'articolo 1 della legge 11 dicembre 2016, n. 232, ha modificato la disciplina del riparto del Fondo di solidarietà comunale stabilendo: «L'ammontare complessivo della capacità fiscale perequabile dei comuni delle regioni a statuto ordinario è determinata in misura pari al 50 per cento dell'ammontare complessivo della capacità fiscale da perequare sino all'anno 2019. A decorrere dall'anno 2020 la predetta quota è incrementata del 5 per cento annuo, sino a raggiungere il valore del 100 per cento a decorrere dall'anno 2029. La restante quota, sino all'anno 2029, è, invece, distribuita assicurando a ciascun comune un importo pari all'ammontare algebrico della medesima componente del Fondo di solidarietà comunale dell'anno precedente, eventualmente rettificata, variato in misura corrispondente alla variazione della quota di fondo non ripartita secondo i criteri di cui al primo periodo,» ossia secondo i criteri stabiliti sulla base della differenza tra le capacità fiscali e i fabbisogni standard approvati dalla Commissione tecnica per i fabbisogni standard entro il 30 settembre dell'anno precedente a quello di riferimento;

   il previgente comma 449, alla lettera c), prevedeva invece una percentuale dell'85 per cento per l'anno 2020 e del 100 per cento a decorrere dall'anno 2021, da distribuire tra i comuni sulla base della differenza tra le capacità fiscali e i fabbisogni standard approvati dalla Commissione tecnica per i fabbisogni standard e che l'ammontare complessivo della capacità fiscale perequabile dei comuni delle regioni a statuto ordinario fosse determinato in misura pari al 50 per cento dell'ammontare complessivo della capacità fiscale da perequare;

   suddette modifiche incidono in modo importante sul riparto del Fondo arrecando, in particolare, un pregiudizio significativo ai comuni veneti, le cui risorse per il 2020 risultano ridotte di circa 7,8 milioni di euro, producendo un saldo negativo a 418 comuni su 563;

   inoltre, in molti comuni del Veneto si dovrà procedere a una verifica e conseguente variazione dei bilanci di previsione per il 2020 appena approvati;

   l'Anci Veneto ha anche segnalato che i nuovi criteri risultano molto vantaggiosi per alcuni comuni, come quello di Roma, che riceverà ben oltre 13 milioni di euro nel 2020 –:

   quali iniziative i Ministri interrogati intendano intraprendere al fine di garantire ai comuni del Veneto, innanzitutto, le stesse risorse del fondo di solidarietà del 2019 anche per il 2020, attualmente mancanti di 7,8 milioni di euro come specificato in premessa, e, conseguentemente, al fine di non costringere 418 comuni della medesima regione a dover rivedere i bilanci per il 2020 già approvati.
(4-04443)

GIUSTIZIA

Interrogazione a risposta scritta:


   BENIGNI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   al fine di essere rappresentata in giudizio, sia per agire che per difendersi, la persona non abbiente può richiedere la nomina di un avvocato e la sua assistenza a spese dello Stato;

   l'ammissione al patrocinio a spese dello Stato è valida per ogni grado del processo e, in ambito penale, altresì nella fase delle indagini;

   per essere ammessi al patrocinio a spese dello Stato è necessario che il richiedente sia titolare di un reddito annuo imponibile, ultima dichiarazione, non superiore a euro 11.493,82 (decreto ministeriale 16 gennaio 2018). Se l'interessato convive con il coniuge o con altri familiari, il reddito è costituito dalla loro somma, salvo che gli interessi del richiedente siano in conflitto con quelli degli altri componenti il nucleo familiare con lui conviventi;

   possono richiedere l'ammissione al patrocinio a spese dello Stato: a) cittadini italiani; b) stranieri, regolarmente soggiornanti sul territorio nazionale al momento del sorgere del rapporto o del fatto oggetto del processo da instaurare; c) apolidi; d) enti o associazioni che non perseguono fini di lucro e non esercitino attività economica;

   in alcuni casi, l'ammissione al patrocinio a spese dello Stato è semplificata quando: a) la persona offesa dai reati ex articoli 572, 583-bis, 609-bis, 609-quater, 609-octies e 612-bis, nonché, ove commessi in danno di minori, dai reati ex articoli 600, 600-bis, 600-ter, 600-quinquies, 601, 602, 609-quinquies e 609-undecies del codice penale, può essere ammessa al patrocinio anche in deroga ai limiti di reddito previsti dalla legge; b) il minore straniero non accompagnato coinvolto a qualsiasi titolo in un procedimento giurisdizionale ha diritto di essere informato dell'opportunità di nominare un legale di fiducia, anche attraverso il tutore nominato o l'esercente la responsabilità genitoriale ai sensi dell'articolo 3, comma 1, legge 4 maggio 1983, n. 184, e di avvalersi del gratuito patrocinio; c) i figli minori o i figli maggiorenni economicamente non autosufficienti rimasti orfani di un genitore a seguito di omicidio commesso in danno dello stesso genitore dal coniuge, anche legalmente separato o divorziato, dall'altra parte dell'unione civile, anche se l'unione civile è cessata, o dalla persona che è o è stata legata da relazione affettiva e stabile convivenza possono essere ammessi al patrocinio gratuito, anche in deroga ai limiti di reddito previsti, applicando l'ammissibilità in deroga al relativo procedimento penale e a tutti i procedimenti civili derivanti dal reato;

   la domanda di ammissione in ambito civile si presenta presso il Consiglio dell'Ordine degli avvocati competente, che valuta la fondatezza delle pretese da fa valere e se ricorrono le condizioni per l'ammissibilità. Poi trasmette copia del provvedimento all'interessato, al giudice competente e all'ufficio delle entrate, per la verifica dei redditi dichiarati. Se il consiglio dell'Ordine respinge l'istanza, questa può essere proposta al magistrato competente per il giudizio che decide con decreto;

   dopo il provvedimento di ammissione l'interessato può nominare un difensore, scegliendolo dall'elenco degli avvocati abilitati alle difese per il patrocinio gratuito appositamente approntati dal consiglio dell'Ordine;

   ultimamente, a quanto consta all'interrogante, si registrano gravi ritardi, anche di anni, soprattutto con riferimento ai professionisti iscritti all'Albo degli avvocati di Bergamo, per la liquidazione dei compensi dovuti agli avvocati difensori di cittadini che beneficiano dell'istituto del patrocinio a spese dello Stato –:

   quali iniziative di competenza il Ministro interrogato intenda adottare per risolvere il problema dei notevoli ritardi nel pagamento dei compensi dovuti agli avvocati che prestano la propria attività a favore di assistiti che beneficiano del patrocinio a spese dello Stato e se vi siano ragioni particolari per i ritardi concernenti gli iscritti all'albo degli avvocati di Bergamo.
(4-04446)

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazione a risposta in Commissione:


   PAITA. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   da fonti di stampa si apprende che da tempo sono evidenti le criticità relative al servizio di pulizie all'interno della stazione centrale di La Spezia;

   negli ultimi giorni la situazione sarebbe ulteriormente peggiorata, dal momento che si evidenziano accumuli di cartacce e rifiuti sui marciapiedi dei binari e nei cestini;

   le ragioni di tali criticità andrebbero riportate alle difficoltà che stanno vivendo le ditte che hanno ottenuto in appalto il servizio di pulizia;

   nelle more di un subentro da parte di altre ditte, le suddette fonti di stampa richiamano l'impegno delle società del gruppo Ferrovie dello Stato italiane a trasferire direttamente ai dipendenti gli emolumenti che avrebbero dovuto versare alle imprese di pulizie;

   tale meccanismo, peraltro, riscontrerebbe diverse criticità in merito alla sua uniforme applicazione a tutti i lavoratori. Circa 30 lavoratori, difatti, attendono ancora di percepire due mensilità e la tredicesima arretrate;

   il 17 gennaio 2020 si prevede un incontro tra le parti finalizzato ad addivenire ad una soluzione concreta, che si palesi in un accordo per il subentro nello svolgimento del servizio da parte di una nuova impresa –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza delle criticità riportate in premessa e quali iniziative di competenza intenda porre in essere al fine di porvi rimedio, ridando speranza e stabilità alle famiglie coinvolte.
(5-03358)

INTERNO

Interpellanza:


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'interno, il Ministro dell'economia e delle finanze, il Ministro per la pubblica amministrazione, per sapere – premesso che:

   nel centro di Pisa, in via Borgo Stretto, era presente un'edicola, quale bene confiscato ad una associazione mafiosa;

   il chiosco è stato oggetto del primo laboratorio toscano di riutilizzo sociale di un'azienda confiscata alla criminalità organizzata. Il progetto prendeva il nome «I saperi della Legalità» e vedeva come soggetti partner la regione Toscana, il comune e tutte le associazioni del coordinamento provinciale di Libera Pisa;

   più precisamente nel luglio 2013 il tribunale di Reggio Calabria ha disposto il sequestro di un'edicola posta nel centro storico di Pisa, a complemento delle indagini della direzione investigativa antimafia di Messina riguardanti un sodalizio mafioso degli anni ’90;

   Libera, attraverso il coordinamento provinciale di Pisa e la cooperativa sociale AXIS - Acli X impegno sociale, con il supporto di un'ampia rete di soggetti istituzionali, nell'interpretazione più autentica della legge n. 109 del 1996 (disposizione in materia di gestione e destinazione di beni sequestrati o confiscati) ha proposto al tribunale di Reggio Calabria un progetto di riutilizzo sociale dell'edicola;

   il parere favorevole del tribunale ha permesso l'avvio del progetto, inaugurato il 6 giugno 2014 e che ha visto la sua chiusura a metà del 2018;

   grazie alla sua posizione strategica, l'edicola è divenuto uno strumento efficace per la promozione della cultura della legalità democratica, della solidarietà e dell'antimafia sociale;

   a partire da quel momento l'Associazione Libera ha chiesto alle amministrazioni di avviare un percorso che portasse all'assegnazione del bene al patrimonio dell'ente e un suo successivo riutilizzo mediante procedura pubblica di affidamento;

   l'amministrazione comunale, guidata dal sindaco Michele Conti, non solo dichiarava pubblicamente che non avrebbe proceduto all'abbattimento, ma ospitava in data 5 giugno 2019 un incontro pubblico alla presenza delle associazioni del territorio e dei consiglieri comunali al fine di discutere compiutamente del tema dei beni confiscati alle mafie nel comune di Pisa e nella provincia;

   secondo quanto si apprende dalla stampa l'edicola, nella notte tra il 1 ed il 2 gennaio 2020, è stata rimossa dal comune di Pisa senza avvertire nemmeno l'Associazione Libera che era stata attore principale del progetto di riutilizzo e non consentendole neppure di recuperare i messaggi ed il materiale didattico che era stato ivi deposto;

   dai media si apprende inoltre che Libera Pisa in una nota si è detta «indignata per un atto che non tardiamo a definire vile. Non solo hanno rimosso un simbolo della lotta alla criminalità organizzata ma oltretutto hanno distrutto tutti i messaggi di speranza che i ragazzi delle scuole avevano appeso all'edicola. Alla nostra richiesta di spiegazioni al Comune ci hanno risposto che erano tutti in ferie»;

   l'Anbsc (Agenzia nazionale per l'amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata) istituita nel 2010, è un ente con personalità giuridica di diritto pubblico, vigilato dal Ministro dell'interno. Con la sua attività l'Agenzia favorisce la raccolta e lo scambio di informazioni sui beni e il superamento di eventuali criticità relative alla loro destinazione, dalla fase di sequestro durante la quale coadiuva gli amministratori giudiziari alla fase di gestione diretta dei beni, dopo la confisca, fino alla loro destinazione;

   l'articolo 28 della legge 27 dicembre 2002, n. 289, dispone, comma 1, che «allo scopo di assicurare il perseguimento degli obiettivi di finanza pubblica il Ministero dell'economia e delle finanze provvede all'acquisizione di ogni utile informazione sul comportamento degli enti ed organismi pubblici di cui all'articolo 1, comma 2, del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, avvalendosi dei propri rappresentanti nei collegi sindacali o di revisione presso i suddetti enti ed organismi e dei servizi ispettivi di finanza pubblica»;

   i parametri di destinazione dell'azienda confiscata (nel cui compendio era presente il chiosco) non appaiono all'interpellante essere rispettati dall'Agenzia nazionale in relazione al parametro della maggiore utilità e necessita una approfondita ed urgente verifica dell’iter amministrativo seguito dall'Agenzia e dall'ente locale;

   appare quindi per l'interpellante urgente e necessaria una verifica, da parte degli organismi competenti, al fine di appurare se la vicenda della rimozione dell'edicola di via Borgo Stretto abbia potuto interferire con la corretta gestione delle risorse pubbliche –:

   se la rimozione dell'edicola di via Borgo Stretto, eseguita dall'amministrazione comunale di Pisa unilateralmente senza alcuna interlocuzione con l'associazione promotrice del progetto di riutilizzo, sia stata effettuata nel pieno rispetto della normativa vigente relativa ai beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata;

   quali iniziative di competenza il Governo intenda assumere al fine di valutare la sussistenza dei presupposti per avviare verifiche da parte dei servizi ispettivi di finanza pubblica e dell'ispettorato della funzione pubblica in ordine alla gestione amministrativo-contabile degli enti pubblici interessati, alla luce delle vicende richiamate in premessa, ed in particolare rispetto alla gestione dell'edicola di Via Borgo Stretto a Pisa;

   di quai elementi disponga, in particolare tramite l'Anbsc, circa l'effettiva valorizzazione di beni sequestrati alla criminalità organizzata e destinati ad uso pubblico, quale l'edicola sopra richiamata, e quali siano gli orientamenti in proposito.
(2-00609) «Ciampi, Cenni, Ceccanti».

Interrogazione a risposta in Commissione:


   MICELI, GAVINO MANCA, PELLICANI, CIAMPI, SERRACCHIANI, CAMPANA, VERINI, LA MARCA, ZAN, FIANO, FRAGOMELI, GRIBAUDO e PEZZOPANE. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   notizie di stampa riportano la vicenda accaduta a Trappeto, comune della provincia di Palermo, dove militanti di Forza Nuova hanno distribuito, in occasione della festa dell'Epifania, calze nere contenenti dolciumi con il logo di Forza Nuova e il tricolore;

   l'iniziativa è stata organizzata davanti alla sede dell'organizzazione di estrema destra alla presenza del segretario palermitano Massimo Ursino e del responsabile di zona Maurizio Tinaglia;

   a suscitare polemiche però è stata soprattutto la partecipazione del sindaco di Trappeto Santo Cosentino e della vicesindaca Rosita Orlando, entrambi ringraziati sui canali Twitter di Ursino, non nuovi a manifestazioni pubbliche di simpatia nei confronti del movimento politico neofascista;

   già la scorsa estate, infatti, il sindaco Cosentino era finito al centro delle polemiche dopo la pubblicazione sull’account Facebook ufficiale del comune di un post in cui si ringraziava pubblicamente la sezione trappetese di Forza Nuova per aver ripulito alcune aree del paese. Post successivamente rimosso dopo le aspre critiche sollevate dalla comunità;

   si ricorda che Forza Nuova è un movimento politico di estrema destra di ispirazione fascista non nuovo ad episodi di violenza e che la strumentalizzazione a fini politici di una festività religiosa che è anche una festa della cultura popolare è per gli interroganti da condannare in quanto rischia di creare tensioni e divisioni;

   si sono uniti alla condanna dell'accaduto, anche associazioni quali Legambiente, associazioni antimafia (come Casa Memoria) e la Cgil. Quest'ultima ritiene «allarmante la presenza all'iniziativa di Forza Nuova del sindaco e del vice sindaco del Comune di Trappeto, paese di Danilo Dolci», e «condanna fortemente la connivenza del primo cittadino con le forze fasciste, confidando nella parte sana dei cittadini, delle associazioni e dei movimenti civici (...) per promuovere ogni iniziativa utile alla richiesta di dimissioni del sindaco». Non ritiene, infatti, che possano «passare sotto silenzio simili atteggiamenti concilianti con l'avanzare delle organizzazioni neofasciste che (...) restano ancora oggi un grave pericolo per la democrazia» –:

   quali iniziative di competenza intenda assumere per evitare che eventi quali quelli esposti in premessa, chiaramente finalizzati a fare propaganda politica mediante la strumentalizzazione di festività religiose o di feste appartenenti alla cultura popolare, possano tramutarsi in occasioni di tensioni e di problemi di ordine pubblico e quali iniziative urgenti intenda adottare, per quanto di competenza, nei confronti degli ambienti della destra radicale, al fine di contrastare ogni situazione, o propalazione ideologica di gruppi e fazioni che si ispirano ai princìpi del nazi-fascismo.
(5-03359)

Interrogazioni a risposta scritta:


   BIGNAMI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   a mezzo stampa si apprende della mancata erogazione dei buoni pasto, per i mesi di ottobre, novembre e dicembre 2019 per circa 2500 agenti di polizia della città metropolitana di Bologna: (www.secoloditalia.it);

   il 23 dicembre 2019 la questura di Bologna avrebbe infatti diramato una circolare in merito: l'erogazione dei suddetti buoni pasto non sarebbe stata possibile a causa del mancato rinnovo del relativo appalto;

   quanto accaduto appare particolarmente grave se si pensa che i buoni pasto sono dovuti per legge e che tali ritardi nell'erogazione, soprattutto a ridosso delle festività natalizie, hanno certamente creato disagi di non poco conto agli agenti di polizia e alle loro famiglie;

   articoli di stampa riportano anche quanto accaduto a duecento agenti impegnati a garantire la sicurezza durante la partita Virtus-Fortitudo, costretti a fare la doccia con acqua gelata al termine della partita;

   tali vicende meritano di essere raccontate e denunciate affinché trovino piena applicazione i diritti e le tutele che per legge spettano a chi, quotidianamente, rischia la propria vita per garantire la sicurezza pubblica –:

   quali siano le motivazioni legate al ritardo nell'erogazione dei buoni pasto per gli agenti di polizia operanti nella città metropolitana di Bologna;

   se intenda acquisire elementi conoscitivi in merito alle vicende esposte in premessa, al fine di assumere le iniziative del caso, con particolare riguardo all'inaccettabile ritardo nell'erogazione dei buoni pasto e in relazione alle condizioni dei servizi igienici e delle docce in uso agli agenti di polizia.
(4-04439)


   CASCIELLO. — Al Ministro dell'interno, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   si apprende dalla stampa che, nella mattina del 5 gennaio 2020, scene di follia e violenza si sono verificate all'interno del pronto soccorso dell'ospedale San Giovanni di Dio e Ruggi d'Aragona di Salerno;

   un cittadino extracomunitario è stato il protagonista dell'ennesima aggressione che ha seminato il panico tra il personale medico e i pazienti;

   l'uomo, in attesa con codice verde, all'improvviso ha cominciato ad urlare. Poi si è chiuso in bagno e ha cominciato a gridare «Allah Akbar». È stato proprio in quel preciso momento che tutti hanno cominciato a pensare al peggio, anche a un possibile attentato terroristico;

   poco dopo sono intervenuti due vigilanti che hanno cercato di risolvere la situazione, ma alla fine sono stati aggrediti dall'uomo, il quale ha strappato lo specchio dal muro del bagno e ha colpito i due ferendoli alle mani e al volto;

   la circostanza che il protagonista di questo ultimo episodio verificatosi a Salerno sia un immigrato non rende più grave una situazione che ha superato ogni limite;

   l'increscioso episodio di violenza verificatosi al pronto soccorso dell'azienda ospedaliera di Salerno è solo l'ultimo di un'inquietante e allarmante escalation che coinvolge ospedali in tutto il Paese, determinando un vero allarme sicurezza;

   a farne le spese è molto spesso il personale sanitario del pronto soccorso, alle prese con una domanda di assistenza che aumenta di giorno in giorno e una carenza di personale diffusa. Una miscela esplosiva, che favorisce la tensione tra le persone in attesa;

   il presidente dell'ordine dei medici di Salerno e provincia, Giovanni D'Angelo ha spiegato: «questo ennesimo atto di violenza nei luoghi nei quali si svolge l'attività di assistenza conferma l'estrema urgenza di mettere in atto ogni misura possibile per dare sicurezza in primis al personale, che con dedizione e professionalità si adopera giorno e notte per curare chi ne ha bisogno e, nel contempo, per ricreare quella necessaria tranquillità in ambienti così particolari, quali quelli dediti alla risoluzione di problematiche mediche in emergenza-urgenza, che rappresentano le condizioni trigger più comuni per l'insorgenza di atti di violenza verbale e fisica. La legge per il riconoscimento dello status giuridico di “pubblico ufficiale” per chi opera nell'assistenza attende da mesi la discussione e approvazione alla Camera, ultimo ostacolo». Ma, al di là della legge, «sono necessari interventi di tipo divulgativo e comunicativo verso la popolazione, perché si riporti in Sanità il rapporto paziente-personale assistenziale a una corretta e produttiva forma collaborativa e a un giusto livello di tolleranza, che deve contraddistinguere una società civile, nel rispetto dei diritti di entrambi: sanitari e pazienti»;

   la sicurezza degli operatori sanitari e sociosanitari è, dunque, un'emergenza nazionale che necessita di molteplici iniziative per risolverla;

   prioritaria è la necessità di riconoscere per legge la qualifica di pubblico ufficiale a chiunque eserciti una professione sanitaria o sociosanitaria, stante la pubblica funzione che svolgono in attuazione di un diritto tutelato dall'articolo 32 della Costituzione;

   è, altresì, improcrastinabile la modifica dell'articolo 357 del codice penale, prevedendo la procedibilità d'ufficio e un inasprimento della pena per chi aggredisce o vilipende gli operatori sanitari nell'esercizio delle loro funzioni –:

   quali iniziative intendano adottare i Ministri interrogati, per quanto di competenza, in relazione a quanto esposto in premessa e quali ulteriori urgenti iniziative ritengano di attuare al fine di garantire la sicurezza dei medici e del personale ospedaliero, «veri eroi», professionisti della salute, che riescono a garantire uno dei migliori servizi sanitari nazionali con risorse inferiori alla media degli altri Stati.
(4-04444)

ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazione a risposta scritta:


   BIGNAMI. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   il decreto-legge 29 ottobre 2019, n. 126, convertito dalla legge 20 dicembre 2019, n. 159, recante «Misure di straordinaria necessità ed urgenza in materia di reclutamento del personale scolastico e degli enti di ricerca e di abilitazione dei docenti» prevede, all'articolo 1, comma 18-bis, che gli idonei al concorso del 2016 possano essere inseriti in una fascia aggiuntiva (e cioè in coda) ad altro concorso del 2018 svoltosi per soli titoli e con solo una prova orale;

   il concorso del 2016 è stato particolarmente selettivo e la situazione degli idonei non è mai stata chiarita del tutto. Nello specifico, con la creazione di altre graduatorie, provenienti da nuovi concorsi non selettivi, gli idonei del concorso 2016 vedranno diminuire gradualmente la possibilità di entrare in ruolo;

   il tema dell'ingresso in ruolo di migliaia di docenti precari è senza dubbio una priorità indiscussa e vanno garantiti criteri di massima equità per coloro che hanno superato i concorsi nel corso degli anni;

   ad oggi sono nati diversi Comitati a tutela degli idonei del concorso 2016 i quali ritengono che la massima tutela che lo Stato possa loro garantire sia l'inserimento fino all'ultimo idoneo nelle graduatorie di merito –:

   quali iniziative si intendano assumere a tutela dei docenti risultati idonei al concorso 2016 e non ancora entrati in ruolo.
(4-04440)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazioni a risposta scritta:


   BIGNAMI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   il cosiddetto «decreto dignità» ha previsto che i contratti a termine non possano avere una durata superiore a 12 mesi e che possano arrivare a 24 solo in determinati casi, per esigenze temporanee e oggettive o per incrementi temporanei dell'attività ordinaria, non programmabili. Anche in caso di rinnovo è stata fissata la durata massima nell'ambito dei 24 mesi;

   tali «paletti» sono fonte di criticità per le aziende: nell'attuale panorama di incertezze, infatti, le aziende tendono a non assumere a tempo indeterminato, a meno che non sia strettamente necessaria una figura specifica con determinate professionalità, con il risultato dunque di licenziamenti «obbligati» allo scadere del tempo limite per il tempo determinato;

   in questo modo il personale stesso è penalizzato, in quanto non viene sufficientemente «professionalizzato», mentre le aziende hanno un continuo dispendio di energie per formare personale che, dopo un certo periodo di tempo, viene irrimediabilmente lasciato a casa;

   pertanto, l'obiettivo di spingere le aziende a stabilizzare i precari con assunzioni a tempo indeterminato non sembra essere stato raggiunto. Peraltro, la norma apparirebbe anche «aggirabile» e interpretabile in modo molto discrezionale, soprattutto in riferimento ai singoli contratti di lavoro dove la durata massima del tempo determinato varia in base alla categoria: per esempio, per i metalmeccanici è di 44 mesi, per i chimici e farmaceutici di 54, per i lavoratori di Anpal servizi spa di 82 mesi –:

   quali iniziative di carattere normativo si intendano assumere per superare le criticità di cui in premessa, al fine di semplificare realmente la vita agli imprenditori ma anche per garantire la reale professionalizzazione e stabilizzazione del lavoratore, posto che a oggi le misure in campo appaiono assolutamente insufficienti.
(4-04436)


   DI STASIO, OLGIATI, VILLANI e DEL MONACO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   il 14 novembre 2019 i militari del Nucleo antisofisticazione, si sono recati nell'azienda «Moreno confezioni» di Melito, in provincia di Napoli, per verificare l'effettiva esistenza di una mensa per i dipendenti e gli operai;

   durante i controlli nei locali dell'azienda stessa, che realizza accessori di lusso per note case di moda, i carabinieri hanno effettuato una sconcertante scoperta: all'interno di un vero e proprio caveau erano stati rinchiusi 43 operai, tutti di origine italiana e dipendenti irregolari;

   gli operai, tra cui una donna incinta e due minori, erano stati costretti a nascondersi in questa stanza senza finestre, servizi igienici o uscite di sicurezza, proprio in virtù dei controlli che avevano portato i militari, poco prima, ad individuare già 14 lavoratori in nero, sui 35 che erano stati controllati. Proprio il numero esiguo, rispetto alla mole di lavoro, degli operai presenti nei locali adibiti, ha portato i Nas ad insospettirsi e approfondire la perquisizione dello stabile;

   alla luce di fatti inequivocabili, il titolare dell'azienda, che riservava ai suoi operai una paga giornaliera di 20 euro a fronte di 9 ore di lavoro, è stato tratto in arresto e si trova attualmente ai domiciliari con le accuse di sequestro di persona, sfruttamento del lavoro e intermediazione illecita;

   tutti gli elementi emersi portano alla luce il dramma dello sfruttamento dei lavoratori, ai danni di persone spesso indigenti e costrette ad accettare condizioni irrispettose della dignità della persona; va tenuto conto che il lavoro sommerso, difficile da quantificare, in Italia interessa per quasi l'80 per cento il settore terziario, quindi manifatturiero –:

   quali iniziative il Governo, per quanto di competenza, abbia intrapreso o intenda intraprendere per contrastare i fenomeni del lavoro sommerso e dello sfruttamento della manodopera.
(4-04438)

SALUTE

Interrogazione a risposta scritta:


   CANTALAMESSA, PANIZZUT e LOCATELLI. — Al Ministro della salute, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   domenica 5 gennaio 2020, nell'ospedale Loreto Mare di Napoli, si è verificato l'ennesimo episodio di aggressione al personale sanitario, che si è visto letteralmente sequestrato da una banda di giovanissimi che hanno costretto medici e paramedici a soccorrere un loro coetaneo che non necessitava del servizio di autoambulanza;

   secondo l'associazione «Nessuno tocchi Ippocrate», che tiene il conto delle aggressioni che avvengono ai danni del personale sanitario nel capoluogo campano, si tratta già del quinto caso di aggressione da inizio anno;

   medici e paramedici in servizio sulle ambulanze svolgono un lavoro fondamentale per salvare vite umane, tuttavia continuano ogni giorno a rischiare la propria incolumità;

   la mancanza di sistemi di sicurezza e di difesa non solo mette a repentaglio la vita degli operatori sanitari, ma crea un clima di incertezza e di insicurezza che rallenta le operazioni di soccorso, diminuendo così la capacità di intervenire tempestivamente per poter garantire un servizio adeguato ai cittadini;

   il 16 dicembre 2019, in sede di comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica, il Ministro Lamorgese aveva annunciato la realizzazione di sistemi di sorveglianza collegati con le centrali delle forze di polizia;

   da anni l'Ordine dei medici chiede che siano previsti presidi di polizia nei reparti di pronto soccorso degli ospedali e che vi sia la presenza di adeguata vigilanza sulle ambulanze, non ritenendo adeguata la semplice installazione di telecamere –:

   in relazione a quanto esposto in premessa, quali iniziative intenda assumere il Governo al fine di garantire al più presto la predisposizione di misure di sicurezza all'interno dei reparti di pronto soccorso e delle autoambulanze garantendo la presenza e la sorveglianza delle forze dell'ordine.
(4-04441)

SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazione a risposta scritta:


   MOLTENI. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   come riportato dal quotidiano «La Provincia di Como» del 9 gennaio 2020 sono oltre sette mesi che si registrano crescenti disservizi nel servizio di consegna della corrispondenza erogato da Poste Italiane s.p.a. e da Nexive s.p.a. In particolare, si segnalano ritardi nello smistamento e nel recapito della corrispondenza che si traducono in difficoltà per cittadini e attività economiche con scadenze non rispettate, mancate comunicazioni in tempo utile, oneri che si scaricano sull'utenza in palese violazione degli obblighi derivanti dal contratto di servizio;

   la frequenza e la persistenza con cui si verifica il malfunzionamento del servizio postale, servizio che a norma di legge dovrebbe essere garantito «permanentemente in tutti i punti del territorio nazionale», stanno causando quindi difficoltà e disagi agli abitanti e agli utenti;

   i contenuti del servizio postale universale sono definiti a livello europeo dalla direttiva 97/67/UE del 15 dicembre 1997 (cosiddetta «prima direttiva postale»), come successivamente modificata dalle direttive 2002/39/UE del 10 giugno 2002 (cosiddetta «seconda direttiva postale») e 2008/6/UE del 20 febbraio 2008 (cosiddetta «terza direttiva postale»). La direttiva stabilisce che il servizio universale corrisponde ad un'offerta di servizi postali di qualità determinata forniti permanentemente in tutti i punti del territorio a prezzi accessibili a tutti gli utenti. Il servizio postale universale deve essere assicurato per almeno cinque giorni a settimana e garantire almeno una raccolta e una distribuzione al domicilio degli utenti degli invii postali;

   il decreto legislativo n. 261 del 1999 rappresenta a tutt'oggi il testo di riferimento per la disciplina generale del servizio postale, con specifico riferimento alla fornitura del servizio universale. Tale decreto ha recepito i contenuti della direttiva 97/67/CE ed è stato successivamente modificato dal decreto legislativo n. 384 del 2003, che ha recepito la «seconda direttiva postale», 2002/39/CE, e dal decreto legislativo n. 58 del 2011, che ha recepito la «terza direttiva postale», la direttiva 2008/6/UE del 20 febbraio 2008. Fornitore del servizio universale è riconosciuta ex lege la società Poste italiane spa per un periodo di quindici anni a decorrere dalla data di entrata in vigore del decreto legislativo n. 58 del 2011 (e quindi fino al 30 aprile 2026);

   il servizio postale universale è affidato a Poste Italiane s.p.a. fino al 30 aprile 2026, sulla base del testo del contratto di programma 2020-2024 che «regola i rapporti tra lo Stato e la società per la fornitura del servizio postale universale, Poste Italiane S.p.A., nel perseguimento di obiettivi di coesione sociale ed economica, che prevedono la fornitura di servizi utili al cittadino, alle imprese e alle pubbliche amministrazioni mediante l'utilizzo della rete postale della Società»;

   a fronte del contributo che la società riceve per l'onere pubblico, pari a 262,4 milioni di euro all'anno, non sembra all'interrogante corrispondere un servizio di qualità, nonostante sulla «Carta dei servizi postali», pubblicata il 10 ottobre 2017, si legga che «grazie alla presenza capillare su tutto il territorio nazionale, ai forti investimenti in ambito tecnologico e al patrimonio di conoscenze rappresentato dai suoi oltre 140 mila dipendenti, Poste Italiane ha assunto un ruolo centrale nel processo di crescita e modernizzazione del Paese» –:

   quali iniziative il Ministro intenda adottare, per quanto di competenza, affinché cessino i frequenti ritardi nella consegna e nella distribuzione della corrispondenza, in modo da garantire anche agli utenti della città di Cantù un corretto esercizio del servizio postale.
(4-04447)

Trasformazione di un documento del sindacato ispettivo.

  Il seguente documento è stato così trasformato su richiesta del presentatore: interrogazione a risposta scritta Donzelli n. 4-04252 del 4 dicembre 2019 in interrogazione a risposta in commissione n. 5-03362.