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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Lunedì 25 novembre 2019

ATTI DI INDIRIZZO

Mozioni:


   La Camera,

   premesso che:

    l'istituzione e l'attuazione del cosiddetto Green new deal dovrebbe semplicemente ripercorrere e mettere in pratica il concetto di «sviluppo sostenibile», in maniera cosciente e attenta e con una programmazione sul medio/lungo periodo, considerandone ogni impatto e relazione tra i vari tessuti produttivi e ambiti sociali, occupazionali ed economici;

    secondo la definizione proposta nel rapporto «Our common future», pubblicato nel 1987 dalla Commissione mondiale per l'ambiente e lo sviluppo (Commissione Bruntland) del Programma delle Nazioni Unite per l'ambiente, per «sviluppo sostenibile» si intende uno sviluppo in grado di assicurare «il soddisfacimento dei bisogni della generazione presente senza compromettere la possibilità delle generazioni future di realizzare i propri». Il concetto di sostenibilità, in questa accezione, viene collegato alla compatibilità tra sviluppo delle attività economiche e salvaguardia dell'ambiente. La possibilità di assicurare la soddisfazione dei bisogni essenziali comporta, dunque, la realizzazione di uno sviluppo economico che abbia come finalità principale il rispetto dell'ambiente, ma che allo stesso tempo veda anche i Paesi più ricchi adottare processi produttivi e stili di vita compatibili con la capacità della biosfera di assorbire gli effetti delle attività umane e i Paesi in via di sviluppo crescere in termini demografici ed economici a ritmi compatibili con l'ecosistema;

    la Conferenza delle Nazioni Unite su ambiente e sviluppo (UNCED, United Nations conference on environment and development), tenutasi a Rio de Janeiro nel 1992, ha consolidato il principio dello sviluppo sostenibile attraverso la sua formalizzazione negli atti adottati a conclusione del vertice: la Dichiarazione di Rio su ambiente e sviluppo, l'Agenda 21 e la Dichiarazione sulla gestione, la conservazione e lo sviluppo sostenibile delle foreste. Gli atti di Rio e le successive conferenze mondiali promosse dalle Nazioni Unite, in specie la Conferenza di Johannesburg del 2002, confermano una configurazione del principio dello sviluppo sostenibile fondata su tre fattori interdipendenti: tutela dell'ambiente, crescita economica e sviluppo sociale;

    anche secondo quanto riportato dal Wwf, per ottenere uno sviluppo delle società umane che sia sostenibile è necessario che:

     a) l'intervento umano sia limitato entro le capacità di carico dei sistemi naturali, conservandone la loro vitalità e la loro resilienza;

     b) il progresso tecnologico per la produzione di beni e servizi venga indirizzato all'incremento dell'efficienza, piuttosto che all'incremento del flusso di energia e materie prime;

     c) i livelli di prelievo delle risorse non rinnovabili non eccedano le loro capacità rigenerative;

     d) l'emissione di scarti e rifiuti (solidi, liquidi e gassosi) dovuti al metabolismo dei sistemi sociali non ecceda la capacità di assimilazione dei sistemi naturali;

    inoltre, gli obiettivi e valori dell'Unione europea sono sanciti dal Trattato di Lisbona e dalla Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea. Nello specifico il Trattato di Lisbona, firmato il 3 dicembre 2007, definisce chiaramente: le competenze dell'Unione europea, le competenze dei Paesi membri, le competenze condivise. Al titolo XX (Ambiente), articolo 191 (ex articolo 174 del Trattato che istituisce la Comunità europea), sono presenti i seguenti chiarimenti:

     «1. La politica dell'Unione in materia ambientale contribuisce a perseguire i seguenti obiettivi:

    salvaguardia, tutela e miglioramento della qualità dell'ambiente;

    protezione della salute umana;

    utilizzazione accorta e razionale delle risorse naturali;

    promozione sul piano internazionale di misure destinate a risolvere i problemi dell'ambiente a livello regionale o mondiale e, in particolare, a combattere i cambiamenti climatici;

     2. La politica dell'Unione in materia ambientale mira a un elevato livello di tutela, tenendo conto della diversità delle situazioni nelle varie regioni dell'Unione. Essa è fondata sui principi della precauzione e dell'azione preventiva, sul principio della correzione, in via prioritaria alla fonte, dei danni causati all'ambiente, nonché sul principio “chi inquina paga”. In tale contesto, le misure di armonizzazione rispondenti ad esigenze di protezione dell'ambiente comportano, nei casi opportuni, una clausola di salvaguardia che autorizza gli Stati membri a prendere, per motivi ambientali di natura non economica, misure provvisorie soggette ad una procedura di controllo dell'Unione;

     3. Nel predisporre la sua politica in materia ambientale l'Unione tiene conto:

    dei dati scientifici e tecnici disponibili;

    delle condizioni dell'ambiente nelle varie regioni dell'Unione;

    dei vantaggi e degli oneri che possono derivare dall'azione o dall'assenza di azione;

    dello sviluppo socioeconomico dell'Unione nel suo insieme e dello sviluppo equilibrato delle sue singole regioni;

     4. Nell'ambito delle rispettive competenze, l'Unione e gli Stati membri collaborano con i Paesi terzi e con le competenti organizzazioni internazionali. Le modalità della cooperazione dell'Unione possono formare oggetto di accordi tra questa ed i terzi interessati. Il comma precedente non pregiudica la competenza degli Stati membri a negoziare nelle sedi internazionali e a concludere accordi internazionali»;

    dal 1850 ad oggi, la temperatura del pianeta è aumentata di circa 0,8-1 grado centigrado. La comunità scientifica è divisa tra chi attribuisce tale aumento a cause prevalentemente naturali e chi invece ritiene che l'aumento sia causato principalmente dalle attività dell'uomo. Alcuni autorevoli studiosi, docenti universitari di chimica, fisica, geologia, economia delle fonti di energia, storia dell'agricoltura, geomorfologia, fisica dell'atmosfera, hanno fornito elementi scientifici, con il libro «Clima, basta catastrofismi», utili alla comprensione del tema, confermando che nel passato sono avvenuti numerosi cambiamenti climatici, la cui comprensione è l'unica premessa certa e attendibile prima di avanzare ipotesi catastrofiche sul futuro clima del pianeta e mettere in atto costose politiche climatiche volte a limitare la crescita dell'economia;

    il pianeta, nella sua vita millenaria, ha attraversato un'alternanza, tra periodi di siccità, con aumento della temperatura, e periodi di glaciazione. Infatti, non esistono prove incontrovertibili che le temperature che oggi si misurano siano le più alte in assoluto. Nel mese di dicembre 2018 su «Quaternary science reviews» è stato pubblicato un articolo a firma di Liang Chen, dal titolo molto eloquente: «Short term climate variability during “Roman classical period” in the Eastern Mediterranean». In tale articolo vengono pubblicati i risultati di uno studio effettuato nel Mar Adriatico, con il quale gli autori hanno ricostruito le condizioni climatiche ed ambientali dell'area nel periodo romano classico, in particolare tra il 60 avanti Cristo ed il 200 dopo Cristo;

    lo studio riguarda l'associazione tra diversi organismi resistenti alla degradazione aerobica, come rinvenuti nei reperti stratigrafici, sulla base dei quali gli studiosi sono riusciti a calcolare con buona precisione le temperature che caratterizzavano la regione nel periodo studiato, riscontrando che la temperatura dell'aria e quella della superficie marina dell'Italia meridionale non erano molto diverse da quelle attuali; anzi, secondo i risultati ottenuti dal gruppo di ricerca, tra il 60 avanti Cristo ed il 90 dopo Cristo le temperature erano più alte di quelle di oggi. Dopo il 90 dopo Cristo le temperature cominciarono a scendere, raggiungendo, intorno al 200 dopo Cristo, valori simili a quelli del 1800. Inoltre, nella successione stratigrafica sono stati anche individuati gli andamenti ciclici delle temperature, legati ai cicli solari e anche alle eruzioni dei vulcani;

    secondo tali scienziati, non è assolutamente vero che le temperature attuali sono «senza precedenti» e, comunque, il «periodo caldo romano», tra il 60 avanti Cristo ed il 200 dopo Cristo, ha fatto registrare temperature se non superiori almeno pari a quelle attuali e, inoltre, il riscaldamento, come anche il successivo raffreddamento, sono stati determinati da cause del tutto naturali;

    in ogni modo, indipendentemente dalle cause, si nota, nel breve periodo degli ultimi anni, l'alternarsi di periodi caldi e freddi e di periodi di piogge torrenziali con periodi di siccità, con alterazioni climatiche e squilibri che si susseguono con sempre maggiore frequenza in diverse parti del mondo e incidono sull'innalzamento della temperatura del pianeta terra, con una serie di conseguenze, come lo scioglimento dei ghiacciai, la crescita del livello dei mari, gli eventi atmosferici sempre più estremi, gli impatti sulla fauna e sull'agricoltura, che richiamano la necessità dell'intervento dell'uomo, della tecnologia e della ricerca scientifica;

    le attività umane, siano esse industriali o meno, incidono senz'altro sul cambiamento climatico in atto sia direttamente che indirettamente. È noto che, secondo l'ultimo rapporto del Gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico, ci sarebbero a disposizione soltanto 11 anni a disposizione per evitare la catastrofe ambientale;

    per far fronte a queste emergenze, è necessario prima di tutto analizzare le questioni in modo cosciente e analitico, per poter prendere delle decisioni, e solamente alla fine avanzare possibili soluzioni;

    come suggerisce Meadows (2008), ragionevolmente si può ascrivere al pensiero sistemico, dato che le soluzioni di economia circolare richiedono appunto di osservare gli asset esistenti e vedere in essi nuove opportunità (Meadows D. H., 2008, Thinking in systems, Sustainability Institute). Ragionare per sistemi significa, infatti, considerare i diversi elementi di un insieme come interconnessi e partire dalle influenze individuate per imprimere una nuova direzione all'insieme stesso:

     a) fase 1, affinare le nostre capacità di capire le parti;

     b) fase 2, vedere le interconnessioni;

     c) fase 3, porci domande del tipo «cosa succede se…» riguardo a possibili comportamenti futuri;

     d) fase 4, essere intraprendenti e creativi nella ri-progettazione di un sistema;

    chiaramente, ciò non è facile: come ha argomentato Simon (1972), «siamo esseri umani e prendiamo le nostre decisioni in base alle informazioni disponibili (non sempre perfette) e a capacità cognitive non assolute, in tempi comunque ristretti» (Simon H. A., 1972, Theories of bounded rationality);

    tuttavia in questi tempi le informazioni che circolano in rete o per mezzo dei mass media costituiscono un'arma a doppio taglio: si trovano notizie molto più facilmente dal punto di vista quantitativo, ma esse presentano spesso un livello qualitativo decisamente basso; circolano molte fake news e spesso si fa fatica a distinguere il vero dal falso. Dunque, per realizzare un livello di chiarezza e di organizzazione ragionevolmente possibile, invece di lasciarsi sorprendere ci si può allenare ad aspettarsi e utilizzare la complessità a proprio vantaggio, stimolando la coscienza critica e le capacità di analisi e di lettura della realtà che ci circonda;

    in un contesto come quello attuale e in un'ottica di cosciente e razionale attuazione di un programma di Green new deal, si fa riferimento a Cartesio e ai discorsi sul metodo, citando e argomentando i «quattro precetti logici» presentati dal filosofo, i quali possono essere usati come vere e proprie linee guida per la risoluzione dei problemi e metodo di lavoro: «Il primo era di non accogliere mai nulla per vero, che non conoscessi in modo evidente esser tale, cioè di evitare accuratamente la precipitazione e la prevenzione; e di non comprendere mai nei miei giudizi se non quello che si presentasse così chiaramente e distintamente alla mia mente, da non lasciarmi possibilità di dubbio. Il secondo di dividere ciascuna delle difficoltà da esaminare in tutte le parti in cui fosse possibile e di cui ci fosse bisogno per meglio risolverle. Il terzo di condurre con ordine i miei pensieri, cominciando dagli oggetti più semplici e più facili a conoscere, per salire a poco a poco, come per gradi, sino alla conoscenza dei più composti e supponendo che ci sia pure un ordine tra quelli che non si precedono naturalmente l'un l'altro. E l'ultimo, di far dovunque delle enumerazioni così complete e delle rassegne così generali da non omettere nulla (…)»;

    per andare sul concreto le aziende impiantistiche fanno ampio uso del principio di modularità cartesiano suddividendo i progetti in parti via via più piccole e quindi più facilmente gestibili: fasi (ingegneria, approvvigionamenti, costruzione e altro); sistemi (struttura, potenza, fluidi, comunicazioni, antincendio e altro); pacchetti di lavoro; discipline (elettrica, civile, meccanica, strumentale e altro); attività elementari. Un pacchetto di lavoro, o anche un intero progetto, può essere misurato, pianificato e controllato mediante una serie di grandezze che lo caratterizzano (quantità di lavoro da svolgere, risorse necessarie, durate temporali, avanzamento fisico, costi). Questo è un metodo efficace ed organizzato: se applicato nel contesto istituzionale permetterebbe di lavorare in modo programmato preventivando qualsiasi rischio;

    le cose cambiano semplicemente iniziando a cambiare il modo in cui le si vedono: i problemi possono divenire opportunità e le rimanenze possono essere il punto di partenza per altro. È questa una delle basi dell'economia circolare, che si può ricollegare a titolo esemplificativo alla gestione dei rifiuti e alla loro re-immissione nel circuito per mezzo del riciclo. Per tutte le società moderne, che generano grandi quantità di rifiuti, riciclare quanto più possibile i prodotti giunti al termine della loro vita utile ha acquisito un'importanza fondamentale. In primo luogo, aprendo nuove possibilità di utilizzo a materiali che tradizionalmente erano destinati allo smaltimento, il riciclo permette di ridurre i costi finanziari e ambientali della gestione dei rifiuti; il riciclo può, inoltre, contribuire ad un uso più efficiente delle risorse naturali;

    una rinnovata attenzione verso un Green new deal, che, se ben attuato, potrebbe contribuire a spingere gli investimenti in settori chiave del nostro Paese, come quelli dell'economia circolare, dell'efficienza energetica e delle rinnovabili, in cui le piccole e medie imprese e l'impresa diffusa di territorio sono da tempo presenti come soggetti attivi e qualificati, semplicemente ripercorrendo il concetto di «sviluppo sostenibile»;

    tutti i principali settori dell'economia sono direttamente o indirettamente interessati a tali temi: dalla distribuzione all'artigianato, dai trasporti al turismo, dalle professioni ai servizi. La tutela ambientale, che ha rappresentato in passato e per lungo tempo un vincolo, se non addirittura un ostacolo alla crescita economica, potrebbe diventare un'occasione di sviluppo e un ambito strategico su cui investire;

    pertanto, si ritiene utile e anzi indispensabile una particolare attenzione del Governo sul tema del clima e sulla necessità della promozione di uno sviluppo tecnologico e di ricerche più innovative possibili, in modo da rendere quanto più efficace ed economicamente sostenibile la transazione ecologica,

impegna il Governo:

1) ad adottare iniziative che mettano al primo posto la persona nella sua accezione più ampia, tutelando in primis le generazioni future, nel contesto di uno sviluppo sostenibile che individui le opportunità economiche in termini di nuova occupazione e competitività, sostenendo anche finanziariamente le aziende che manifestano l'intenzione di effettuare una transizione green e garantendo alle imprese tempi realistici e sostenibili, programmi elastici con obiettivi stabili a lungo termine e obiettivi intermedi non vincolanti, nonché soglie minime che consentano la sopravvivenza delle aziende più piccole che contribuiscono in misura non significativa in termini di emissioni climalteranti;

2) a promuovere a livello mondiale, per quanto di competenza, gli obiettivi dell'Accordo di Parigi, che comunque sottopongono le imprese nazionali a significativi sforzi economici ed esposizione a distorsioni della concorrenza a livello internazionale da parte delle imprese dei Paesi non sottoscrittori dell'Accordo di Parigi, promuovendo soluzioni realistiche e tempi congrui per la riconversione green;

3) a progettare e realizzare un piano pluriennale denominato Greennewdeal che coinvolga tutte le forze ambientaliste, sociali, imprenditoriali ed economiche disposte a lavorare insieme per vincere le sfide ambientali, economiche, occupazionali e sociali e dar vita a una serie di programmi nazionali, assumendo iniziative:

   a) per realizzare la transizione energetica e per ridurre le emissioni di anidride carbonica in tutti i settori produttivi, attraverso il miglioramento dell'efficienza energetica, l'utilizzo di fonti rinnovabili, il raggiungimento degli obiettivi di decarbonizzazione e il progressivo superamento della dipendenza dai combustibili fossili, facendo sì che si giunga ad un cambio di direzione in tutti i settori dell'economia tale da consentire in tempi certi e congrui, nel rispetto delle indicazioni scientifiche e degli accordi internazionali, la riduzione delle emissioni di anidride carbonica in atmosfera e la progressiva decarbonizzazione dell'economia;

   b) per realizzare un piano strutturale di messa in sicurezza del territorio, con politiche di prevenzione e mitigazione del rischio e di adattamento ai cambiamenti climatici;

   c) per realizzare un grande programma di investimenti pubblici orientati ai principi della sostenibilità ambientale, con azioni di riqualificazione energetica e messa in sicurezza sismica degli edifici pubblici e privati, politiche di rigenerazione urbana delle città, di tutela dei beni culturali, paesaggistici e degli ecosistemi;

   d) per accompagnare la transizione verso un modello di economia circolare basato su un uso efficiente delle risorse naturali, su una corretta gestione dell'acqua e su un virtuoso ciclo dei rifiuti che punti al recupero di materia ed energia;

4) ad assumere iniziative per adottare e finanziare un piano di sensibilizzazione su larga scala volto a creare una coscienza ecologica consapevole, anche attraverso l'incentivazione di azioni green;

5) a promuovere la riscoperta, nelle generazioni odierne e future, del senso civico e ambientale che si è andato a perdere negli ultimi decenni, provvedendo all'immediata attuazione della legge n. 92 del 2019, che, all'articolo 3, incarica il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca di definire linee guida per l'insegnamento dell'educazione civica, che individuino, ove non già previsti, specifici traguardi per lo sviluppo delle competenze e degli obiettivi specifici di apprendimento, assumendo a riferimento una serie di tematiche, tra cui «Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile, adottata dall'Assemblea generale delle Nazioni Unite il 25 settembre 2015» ed «educazione ambientale, sviluppo ecosostenibile e tutela del patrimonio ambientale»;

6) ad adottare le opportune iniziative per stimolare la coscienza critica dei cittadini e, soprattutto, dei giovani e le capacità di analisi e di lettura della realtà che ci circonda, tra le informazioni che circolano in rete o per mezzo dei mass media, sulla base del principio che «chi crea l'inquinamento abbandonando i rifiuti è l'uomo e non i rifiuti o il materiale in sé», tutto ciò attraverso un'attenta ed intelligente attività di prevenzione, che non porti però a scelte affrettate e non ragionate come «rapide soluzioni»;

7) ad adottare iniziative per allineare la normativa italiana alle direttive europee del «pacchetto economia circolare», tenendo presente che in fase di recepimento vanno obbligatoriamente supportate in modo concreto le aziende che garantiscono il fine vita del rifiuto e pertanto la «chiusura del cerchio», all'interno di un contesto di economia circolare che, sotto molti punti di vista, rimane ancora e solamente sulla carta;

8) ad assumere opportune iniziative per riorganizzare l'ordine delle priorità e mantenere un approccio di valutazione a 360 gradi, considerando ogni relazione e impatto tra i vari ambiti e sezioni della società e dell'industria, ad esempio evitando di penalizzare un settore o un particolare materiale nel tentativo di risolvere una problematica in maniera miope e incompleta, fatto questo che sul lungo periodo finirà con l'inasprire ancor di più le presenti criticità;

9) a sostenere, per quanto di competenza, l'inserimento del principio dello sviluppo sostenibile e della tutela ambientale nella Costituzione.
(1-00298) «Molinari, Andreuzza, Badole, Basini, Bazzaro, Bellachioma, Belotti, Benvenuto, Bianchi, Billi, Binelli, Bisa, Bitonci, Boldi, Boniardi, Bordonali, Claudio Borghi, Bubisutti, Caffaratto, Cantalamessa, Caparvi, Capitanio, Castiello, Vanessa Cattoi, Cavandoli, Cecchetti, Centemero, Cestari, Coin, Colla, Comaroli, Colmellere, Comencini, Covolo, Andrea Crippa, Dara, De Angelis, De Martini, D'Eramo, Di Muro, Di San Martino Lorenzato Di Ivrea, Donina, Durigon, Fantuz, Ferrari, Fogliani, Lorenzo Fontana, Formentini, Foscolo, Frassini, Furgiuele, Galli, Garavaglia, Gastaldi, Gava, Gerardi, Giaccone, Giacometti, Giglio Vigna, Giorgetti, Gobbato, Golinelli, Grimoldi, Guidesi, Gusmeroli, Iezzi, Invernizzi, Latini, Lazzarini, Legnaioli, Liuni, Locatelli, Lolini, Eva Lorenzoni, Loss, Lucchini, Maccanti, Maggioni, Manzato, Marchetti, Maturi, Molteni, Morelli, Morrone, Moschioni, Murelli, Alessandro Pagano, Panizzut, Paolini, Parolo, Patassini, Patelli, Paternoster, Pettazzi, Piastra, Picchi, Piccolo, Potenti, Pretto, Racchella, Raffaelli, Ribolla, Rixi, Saltamartini, Sasso, Stefani, Sutto, Tarantino, Tateo, Tiramani, Toccalini, Tomasi, Tombolato, Tonelli, Turri, Valbusa, Vallotto, Vinci, Viviani, Raffaele Volpi, Zicchieri, Ziello, Zoffili, Zordan».


   La Camera,

   premesso che:

    la consapevolezza dell'emergenza climatica in atto e degli effetti ad essa connessi e riscontrabili nell'attualità e sul medio-lungo periodo è oggetto di molteplici ed autorevoli studi scientifici orientati non solo verso l'individuazione della correlazione tra cambiamento climatico e azione antropica, ma anche e soprattutto verso l'individuazione di prospettive di intervento tese al contenimento degli effetti deleteri sull'ecosistema, che devono essere riferimento imprescindibile per le politiche in materia;

    i dati del quinto rapporto di valutazione, pubblicato nel 2013 e 2014 dall'Ipcc (Intergovernmental panel on climate change), gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico, evidenziano come l'aumento delle concentrazioni di gas serra in atmosfera sia da individuare come la causa alla base dei più complessi e deleteri cambiamenti climatici in atto: in particolare, si evidenzia come la temperatura del pianeta sia aumentata, dal 1860 ad oggi, di quasi 1 grado centigrado nella sola Europa e che le previsioni scientifiche attestano un incremento della temperatura tra 1,4 e 5,8 gradi entro la fine del secolo. Nello specifico è stato registrato, nel corso dell'ultimo trentennio, un incremento del 70 per cento delle emissioni globali di anidride carbonica, con il conseguente superamento del 20 per cento della soglia limite di concentrazioni delle 400 parti per milione;

    si sottolinea che, stando ai dati del rapporto «Trajectories of the earth systemin the anthropocene», pubblicato dalla National Academy of sciences degli Usa del 2018, il solo incremento della temperatura di 2 gradi potrebbe configurarsi come conditio per un «effetto domino incontenibile», in ragione della conseguenzialità sussistente tra incremento della temperatura ed evoluzioni climatiche correlate ad eventi estremi ed i loro riverberi sul versante degli equilibri eco-sistemici, della sicurezza dei territori rivierasche e dell'accessibilità ai rifornimenti idrici;

    con l'Accordo di Parigi siglato nel dicembre 2015 tra gli Stati membri della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (Unfccc), sottoscritto da 192 Paesi, tra cui l'Italia, è stato siglato il primo accordo universale sul clima mondiale, nel quale è definito un piano d'azione globale, finalizzato al contenimento dei cambiamenti climatici attraverso la riduzione dell'incremento del riscaldamento globale;

    sul versante dell'Unione europea sono state intraprese molteplici iniziative orientate all'individuazione di un'azione di politica climatica concreta e lungimirante finalizzata alla definizione di adeguate misure di adattamento per ridurre e gestire i rischi connessi ai cambiamenti climatici. Nel 2009 con il libro bianco «Adattarsi ai cambiamenti climatici: verso un quadro d'azione europeo», la Commissione europea ha richiesto agli Stati membri di elaborare le rispettive strategie di adattamento nazionale. Nel 2013 con l'adozione della «Strategia europea per i cambiamenti climatici» e con le successive conclusioni del Consiglio europeo del 13 giugno 2013 «Una strategia europea di adattamento al cambiamento climatico» è stato richiesto agli Stati membri di avviare una revisione del concetto di vulnerabilità, di rivedere le soglie critiche di rischio a livello nazionale e di misurare le proprie capacità di resilienza agli effetti dei cambiamenti climatici attraverso politiche basate su un approccio locale e un determinante coinvolgimento di tutti gli interlocutori socio-economici;

    in questa prospettiva è stata adottata nel 2015 dal Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare la Strategia nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici (Snac), il cui obiettivo principale è quello di elaborare una visione nazionale sui percorsi comuni da intraprendere per far fronte ai cambiamenti climatici, contrastando e attenuando i loro impatti, attraverso l'individuazione di azioni e di percorsi finalizzati alla riduzione dei rischi correlati ai cambiamenti climatici; nel 2016 è stata avviata la definizione del Piano nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici (Pnacc) al fine di sostenere l'attuazione della Strategia nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici (Snac);

    l'obiettivo della carbon neutrality da raggiungere entro il 2050 rappresenta una priorità: sebbene questa prospettiva rientri tra gli obiettivi proposti dalla Commissione europea, la mancata approvazione del Consiglio europeo può rappresentare un limite nella direzione della 25esima Conferenza delle parti dell’United Nations framework Convention on climate change (COP25 Unfccc) del dicembre 2019;

    si evidenzia come la Commissione ambiente del Parlamento europeo abbia sollecitato l'Unione europea a veicolare in sede di COP25 Unfccc «La sua strategia a lungo termine per raggiungere la neutralità climatica al più tardi nel 2050», al fine di consentire il mantenimento in capo all'Unione europea della «leadership mondiale in materia di lotta contro il cambiamento climatico»;

    si sottolinea ulteriormente come uno degli effetti più evidenti del cambiamento climatico si rintracci nella progressiva riduzione della disponibilità idrica a cui corrisponde, di contro, un incremento della variabilità estrema delle dinamiche dei volumi di acqua dei bacini fluviali e lacuali: le conseguenze correlate a questa variabilità sono da rintracciarsi nella compromissione della sicurezza del territorio unitamente ad un'alterazione dei ritmi di produzioni, soprattutto di alcune specie ittiche, e di effetti deleteri sulla produzione agricola in ragione della difficoltà di accesso agli approvvigionamenti, con inevitabili danni agli ecosistemi e progressiva perdita di biodiversità;

    si evidenzia, inoltre, che l'incremento delle temperature determina l'aumento del rischio di desertificazione, di cui attualmente è interessato un quarto della superficie terrestre, e che l'inaridimento caratterizzato da carenza di piogge e da alte temperature riguarda circa il 47 per cento delle terre emerse;

    tra le conseguenze dei cambiamenti climatici si annoverano la crescita del livello del mare, aumentato nell'ultimo secolo di 10-25 centimetri e che sembra possa aumentare di altri 88 centimetri entro il 2100, la perdita di biodiversità perché molte specie animali non saranno in grado di adattarsi ai cambiamenti del clima con la rapidità necessaria, una maggiore diffusione di malattie e problemi nella produzione alimentare;

    molteplici sono i rischi anche per la produzione agricola, che subisce gli effetti delle variazioni climatiche estreme con il conseguenziale susseguirsi di carestie: la Fao ha rilevato che entro il 2080 ci sarà una perdita di oltre 10 per cento della superficie coltivabile nei Paesi in via di sviluppo, con riduzione della produzione di cereali e il conseguente aumento della fame nel mondo;

    a tal riguardo, si rileva come lo stallo climatico ed il continuo avvicendarsi di fenomeni atmosferici estremi stia mettendo in evidenza in tutta la sua drammaticità il crescente rischio idrogeologico strettamente connesso alla configurazione territoriale ed infrastrutturale italiana: il susseguirsi di eventi di attualità mettono in luce, ancora di più rispetto al passato, le gravissime carenze strutturali presenti nel nostro Paese per quanto riguarda il dissesto idrogeologico del territorio;

    quanto verificatosi in data 24 novembre 2019 con il crollo di una porzione di 30 metri del viadotto Torino-Savona, a causa di una frana distaccatasi dal monte che fiancheggia il viadotto, rappresenta la conferma, allarmante e drammatica, dell'emergenza idrogeologica che condiziona il nostro Paese, il cui patrimonio infrastrutturale è palesemente incapace di fronteggiare gli effetti devastanti dei cambiamenti climatici in corso; dinanzi a questo scenario e ai continui rischi a cui è esposto il Paese appaiono non più rinviabili la pianificazione di un monitoraggio ed una mappatura completa delle zone a rischio, attraverso il coinvolgimento di istituzioni competenti, enti locali ed esperti, al fine di rivolgere ai siti interessati, opportunamente studiati ed analizzati, specifici interventi strutturali – risolutivi e sistemici – che non si risolvano in misure tampone che rischiano di limitarsi alla gestione dell'emergenza in atto, lasciando inevase tutte le altre situazioni a rischio del Paese;

    sono evidenti, infatti, i danni provocati da frane, inondazioni e alluvioni, che deturpano una vasta percentuale del territorio nazionale: risultano più di 29.000 i chilometri quadrati di territorio nazionale che presentano elevati aspetti di criticità sotto il profilo idrogeologico e più di 10 milioni i cittadini che vivono in insediamenti abitati in aree a rischio. Inoltre, negli ultimi decenni l'intero patrimonio territoriale nazionale ha subito una progressiva riduzione delle aree naturali a vantaggio di un incremento degli insediamenti urbani e industriali, con incrementi vicini anche al 500 per cento rispetto ai primi anni del dopoguerra;

    si sottolinea, pertanto, che la capacità di consentire la gestione degli effetti dei cambiamenti climatici, già in atto e attesi a partire dal prossimo decennio, con le esigenze sociali, le istanze economiche e tecnologiche costituisca una sfida importante per la gestione delle risorse del nostro territorio, segnatamente in quelle aree dove la tenuta e la stabilità del suolo sono maggiormente in crisi;

    la maggiore sensibilità per le tematiche ambientali e l'aspettativa di trasparenza e partecipazione da parte della società, da un lato, il rilevante peso degli usi produttivi delle risorse, dall'altro, uniti alla crescente e abbondante disponibilità d'informazioni prodotte da tecnologie di monitoraggio innovative e di modelli di previsione sempre più affidabili, sono elementi da considerare in modo coordinato, per indirizzare la governance del territorio, valorizzare in modo armonico le risorse locali e rendere più resilienti le comunità locali;

    la complessità dello scenario richiede di affrontare le questioni evidenziate in premessa con una visione sistemica del territorio, che non si limiti ad affrontare la singola emergenza, ma che consenta una visione integrata, orientata ad una completa «gestione delle risorse» attraverso il coinvolgimento di tutti i soggetti direttamente coinvolti. Infatti, lo scenario in evoluzione impone l'individuazione di soluzioni ambiziose con il coinvolgimento di tutte le parti in un processo di pianificazione che consideri tutti gli interessi dei soggetti coinvolti, grazie anche al supporto di strumenti operativi e innovativi in grado di fornire informazioni quantitative, facilitando l'esplorazione delle possibili sinergie tra i vari la varie parti interessate e delle azioni da compiere anche quotidianamente. In questa prospettiva, risultano esemplificativi i progetti So-Watch del Politecnico di Milano, che si propone di studiare le strategie di adattamento per la gestione delle risorse idriche in condizioni di cambiamento climatico e socio-economico, ed il progetto Adapt cofinanziato dal Programma Interreg Italia-Francia marittimo 2014-2020, che ha l'obiettivo di individuare strategie di adattamento delle città italiane e francesi dell'Alto Tirreno alle conseguenze dei cambiamenti climatici, con particolare riferimento alle alluvioni causate dalle cosiddette «bombe d'acqua»;

    in tal senso, non si può trascurare la necessità di evitare il consumo di nuovo suolo privilegiando modalità di intervento che ottimizzino l'impiego dei fattori «territorio e ambiente» in una prospettiva di sostenibilità e che siano, pertanto, anche volte al recupero e alla riconversione di siti industriali esistenti, cresciuti in numero e diffusione territoriale, in funzione delle successive fasi di industrializzazione del secolo scorso e che oggi, invece, in ragione dei fenomeni di deindustrializzazione, presentano elevati livelli di contaminazione ambientale e di rischio per la salute dei cittadini;

    appare non trascurabile l'analisi dell'impatto sulla salute degli eventi correlati ai cambiamenti climatici: secondo il rapporto «The Lancet countdown 2019: tracking progress on health and climate change», redatto da 120 esperti di 35 istituzioni accademiche internazionali e agenzie delle Nazioni Unite, con l'obiettivo di fornire elementi e strumenti più adeguati ai Governi affinché adottino politiche adeguate alle criticità connesse ai cambiamenti climatici, tra le altre cose, evidenzia la correlazione tra utilizzo di fonti fossili per la produzione di energia e peggioramento della qualità dell'aria, oltre che la correlazione tra l'incremento delle temperatura e la diffusione di malattie infettive: con riferimento all'Italia, soltanto nel 2016 sono stati registrati 45.600 decessi prematuri a seguito dell'esposizione a Pm 2.5, un dato tra i più alti in Europa;

    inoltre, è evidente la correlazione tra dinamiche di mercato e rispetto della sostenibilità ambientale sul versante economico-produttivo; infatti, il carattere elevato dei volumi di prodotti importati da paesi extra Unione europea che non rispettano gli standard europei di tutela ambientale, oltre che gli standard di salute e sicurezza sul lavoro, e la conseguente alterazione della concorrenza con effetto distorsivo sul mercato sollevano molteplici quesiti circa la compatibilità di tali immissioni di prodotti nel mercato europeo con le misure di sostenibilità ambientale ed economico-sociale perseguite nella cornice europea. Su questo versante l'ipotesi di prevedere delle misure di contrasto all'importazione di prodotti da Paesi extra Unione europea che non rispettano gli standard ambientali, salariali e di sicurezza vigenti in ambito europeo risulterebbe in linea con gli interventi strutturali di sostenibilità economico-sociale perseguiti, configurandosi anche come una misura di deterrenza verso quei Paesi che ancora sono sostenitori di ragioni ostative agli impegni a tutela ambientale contratti in sede internazionale;

    l'assenza di una cultura ambientale nel nostro Paese che parta dalle scuole e che porti ad una sensibilizzazione crescente verso la tutela dell'ambiente ed il suo rispetto e verso la cultura del risparmio energetico, l'eliminazione degli sprechi, la mobilità sostenibile rappresenta un fattore ostativo all'evoluzione in chiave sostenibile della società: l'Italia è fanalino di coda in Europa, segnatamente per quanto riguarda la presenza di tali tematiche tra le materie oggetto di approfondimento e di insegnamento nelle scuole; infatti, i programmi scolastici non affrontano in maniera adeguata e univoca questi temi fondamentali per le future generazioni, spesso affidati alla discrezionalità e sensibilità dei singoli insegnanti;

    in data 19 novembre 2019 la Camera dei deputati ha approvato una mozione unitaria sulle iniziative a favore della città di Venezia alla luce dell'emergenza che ha interessato la città in queste ultime settimana, che hanno contribuito a renderla metafora per eccellenza del rischio correlato ai mutamenti climatici e degli effetti devastanti di questo sugli insediamenti urbani: nella suddetta mozione, tra le altre cose, il Governo si è impegnato ad istituire nella città di Venezia un Centro internazionale sui cambiamenti climatici, per valorizzare il patrimonio di conoscenze maturate da soggetti pubblici e privati, al fine di renderlo riferimento per l'approfondimento e lo studio internazionale sui fenomeni legati ai cambiamenti climatici,

impegna il Governo:

1) a superare i generici impegni programmatici e cronologici in materia di lotta ai cambiamenti climatici e ad adottare iniziative per definire quelle attività antropiche che contribuiscono, direttamente o indirettamente, all'incremento delle temperature con chiari indirizzi per una loro graduale diminuzione: centrali elettriche a carbone o a olio combustibile, incenerimento dei rifiuti anche legati alla produzione di energia, trasporto su gomma, riscaldamenti con combustibili fossili, deforestazione, consumo del territorio in particolare attraverso l'espansione delle città;

2) ad adottare, anche con il coinvolgimento del Parlamento, iniziative volte all'attuazione degli impegni di cui agli accordi siglati in sede internazionale finalizzati alla riduzione delle emissioni di gas serra e all'attuazione della progressiva transizione energetica verso la decarbonizzazione;

3) a promuovere l'impegno dell'Unione europea per l'attuazione della carbon neutrality entro il 2050;

4) ad incentivare la ricerca scientifica in materia di adattamento climatico urbano, attraverso la sperimentazione di nuovi materiali e nuove tecnologie sul versante dell'edilizia nella prospettiva di ridurre i consumi energetici, dando priorità alla manutenzione costante del territorio e delle infrastrutture;

5) ad avviare un monitoraggio ed una mappatura completa delle zone e delle infrastrutture a rischio idrogeologico, attraverso il coinvolgimento di istituzioni competenti, enti locali ed esperti, al fine di rivolgere ai siti interessati specifici interventi strutturali – risolutivi e sistemici – che non si risolvano in misure di gestione dell'emergenza, che rischiano di limitarsi alle criticità in atto, lasciando inevase tutte le altre situazioni a rischio del Paese;

6) ad adottare tutte le iniziative necessarie per stanziare adeguate risorse per favorire la prevenzione dei fenomeni di dissesto idrogeologico e gli interventi a difesa del suolo, ivi inclusi quelli destinati alla lotta all'erosione costiera, promuovendo il rafforzamento e lo sviluppo delle attività di complesso monitoraggio del territorio nazionale;

7) a valutare l'opportunità di adottare iniziative per prevedere un corpo specialistico di polizia ambientale a ordinamento civile con funzioni di tutela ambientale, delle foreste, del paesaggio e della biodiversità, come strumento attivo di tutela del patrimonio ambientale, nonché di prevenzione e di contrasto del rischio idrogeologico;

8) a promuovere, partendo dalle scuole di ogni ordine e grado, una maggiore sensibilizzazione dei cittadini verso gli effetti dei cambiamenti climatici, promuovendo best practice tese alla tutela dell'ambiente;

9) a promuovere l'introduzione di dazi, inquadrabili come dazi di civiltà, su quei prodotti di importazione provenienti da Paesi extra Unione europea che non rispecchiano gli standard di tutela ambientale, unitamente a quelli salariali e di salute e sicurezza sul lavoro, vigenti in ambito europeo, al fine di evitare un pericoloso dumping sociale e contrastare fenomeni di concorrenza sleale;

10) a valutare l'opportunità di promuovere progetti di ricerca orientati all'individuazione di strategie di adattamento per la gestione delle risorse naturali in condizioni di cambiamento climatico e socio-economico;

11) a predisporre un tavolo tecnico multilivello teso all'individuazione, al monitoraggio e all'approfondimento dei rischi per la salute dovuti al deterioramento eco-sistemico e all'interrelazione di questo con il cambiamento climatico, nella prospettiva di pianificare azioni volte al contenimento e alla sensibilizzazione della popolazione circa i rischi sulla salute umana;

12) a farsi portavoce, nelle competenti sedi internazionali, dell'individuazione di regole e parametri condivisi a livello globale finalizzati alla concreta e fattiva attuazione degli accordi siglati in sede internazionale.
(1-00299) «Meloni, Lollobrigida, Butti, Luca De Carlo, Foti, Trancassini, Acquaroli, Baldini, Bellucci, Bignami, Bucalo, Caiata, Caretta, Ciaburro, Cirielli, Deidda, Delmastro Delle Vedove, Donzelli, Ferro, Frassinetti, Galantino, Gemmato, Lucaselli, Mantovani, Maschio, Mollicone, Montaruli, Osnato, Prisco, Rampelli, Rizzetto, Rotelli, Silvestroni, Varchi, Zucconi».


   La Camera,

   premesso che:

    i cambiamenti climatici, anche quale causa e moltiplicatore di altri rischi ambientali, rappresentano una sfida decisiva e ineludibile per tutti i Paesi e per l'umanità;

    nel dicembre 2015, alla Conferenza sul Clima di Parigi (COP21), 195 Paesi hanno adottato un importante accordo universale e vincolante sul clima mondiale. Si tratta di un sensibile passo avanti di un percorso ancora lungo e non facile volto a contrastare il surriscaldamento globale. L'accordo ha definito un piano d'azione globale, inteso a rimettere il mondo sulla buona strada per limitare il riscaldamento globale. I Governi hanno concordato di mantenere l'aumento medio della temperatura mondiale a 1,5 gradi centigradi, e comunque ben al di sotto di 2 gradi centigradi rispetto ai livelli preindustriali come obiettivo a lungo termine, e di fornire ai Paesi in via di sviluppo un sostegno internazionale continuo e più consistente all'adattamento;

    sono obiettivi impegnativi che devono inevitabilmente tradursi in nuove opportunità di crescita economica e di occupazione, anche attraverso lo sviluppo di tecnologie pulite e dell'innovazione;

    nel quadro della Convenzione delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, l'Accordo ha compreso elementi per una riduzione progressiva delle emissioni globali di gas serra e si è basato, per la prima volta, su principi comuni validi per tutti i Paesi. Uno degli obiettivi principali è stato quello di orientare i flussi finanziari privati e statali verso uno sviluppo a basse emissioni di gas serra e di migliorare la capacità di adattamento ai cambiamenti climatici;

    per mettere a punto quanto stabilito con l'Accordo di Parigi del 2015 (COP21) e proseguire sulle iniziative comuni volte al contrasto del riscaldamento globale, si sono svolte: la Conferenza di Marrakech nel 2016 (COP22), la Conferenza di Bonn nel 2017 (COP 23), la Conferenza sul clima di Katowice (COP24) nel dicembre 2018. Il prossimo summit globale sul clima dell'Onu si terrà a Madrid nel dicembre 2019;

    il rapido processo verso un'economia a basse emissioni di carbonio, come chiedono gli accordi di Parigi 2015, perché sia efficace, dovrebbe vedere pienamente coinvolti Usa, Cina e i maggiori Paesi in via di sviluppo e purtroppo non può essere sufficiente il ruolo dell'Europa, che peraltro si conferma essere la più virtuosa sotto questo aspetto;

    la sfida climatica da vincolo si deve trasformare in opportunità economica e si deve affrontare con più innovazione, con nuove tecnologie in grado di creare posti di lavoro;

    in quest'ottica, bisogna avere la consapevolezza che, senza modificare fortemente l'attuale sistema produttivo, non sarà possibile fermare il riscaldamento globale. E va da sé che il sistema produttivo lo si modifica solo con interventi a monte, in primo luogo con una nuova politica energetica che favorisca l'utilizzazione di tecnologie e fonti energetiche a basse emissioni di carbonio e definisca una vera e propria road map verso l'inevitabile decarbonizzazione che riguardi tutti i settori, attraverso investimenti pubblici, incentivi fiscali e semplificazione;

    l'ambiente è tema trasversale: impone soluzioni coordinate sia sul piano industriale sia per gli usi civili e richiede modelli di sviluppo nuovi, in grado di affrontare realtà profondamente diverse e armonizzarle in direzione di un comune obiettivo di crescita socio-economica;

    la trasformazione è inevitabile, chi partirà prima più sarà avvantaggiato in futuro;

    oggi ha poco senso discutere sul «se». Occorre piuttosto metter in atto le molteplici sfide che l'ambiente pone alla classe politica e alla società civile. Peraltro, ogni risposta possibile, in questa prospettiva, deve necessariamente partire, per quanto riguarda il nostro Paese, dal livello più alto dell'ordinamento: la Costituzione. È infatti il momento di adeguare la «lettera» della Carta, nella convinzione che la Costituzione sia anche, e prima di tutto, la tavola dei valori della comunità, in cui ciascuno deve riconoscersi. L'ambiente è ormai parte integrante della cultura e dell'ordinamento italiani e, dunque, non può non trovare riconoscimento formale nella Carta;

    di tutto ciò la gran parte della comunità internazionale ne è consapevole e si sta muovendo in questa direzione. Ma se la direzione è giusta, va accelerato il passo e quindi vanno accelerate le decisioni di politica economica e industriale di contrasto al global warming;

    la Germania di Angela Merkel ha deciso di stanziare 100 miliardi di euro entro il 2030 (54 entro il 2023) per riconvertire l'economia nel segno della sostenibilità, con l'obiettivo di diminuire le emissioni di gas serra del 55 per cento entro il 2030 e diventare «neutrali» dal punto di vista climatico entro il 2050;

    il Presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, ha fin da subito posto la centralità dell'ambiente nell'azione del suo Esecutivo, dando nuovo impulso all'impegno, avanzato dalla Commissione nel 2018, di azzerare le emissioni entro il 2050. E ha proposto di alzare l'asticella fissata per il 2030, portando il taglio dal 40 al 50 per cento rispetto ai livelli del 1990. Secondo l'Agenzia europea per l'ambiente, nel 2020 si raggiungerà una riduzione del 26 per cento;

    le nuove politiche ambientali dell'Unione europea puntano su un forte rilancio degli investimenti in energia e infrastrutture, in una fase di stagnazione economica. La transizione a un'economia a zero emissioni, secondo la Commissione europea, dovrebbe portare a un 2 per cento in più di prodotto interno lordo entro il 2050;

    nel bilancio 2014-2020, l'Unione europea ha destinato il 20 per cento della sua spesa (206 miliardi di euro) in programmi legati al climate change;

    nella proposta di budget 2021-2027, da finalizzare entro fine 2019, si sale al 25 per cento (320 miliardi di euro). Attraverso la partecipazione dei privati, von der Leyen vuole arrivare a mobilitare 1.000 miliardi di euro in investimenti «verdi». Un obiettivo è quello di sbloccare più capitali privati da destinare alle energie rinnovabili e, più in generale, alle tecnologie «pulite»;

    la Banca europea per gli investimenti, uno dei maggiori finanziatori di progetti finalizzati a sostenere obiettivi climatici e ambientali nell'Unione europea, ha fornito negli ultimi cinque anni più di 65 miliardi di euro a favore delle energie rinnovabili, dell'efficienza energetica e della distribuzione di energia;

    sempre la Banca europea per gli investimenti ha annunciato che, nel prossimo decennio, mobiliterà 1.000 miliardi di euro di investimenti sostenibili su ambiente e clima. La quota di finanziamenti dedicati agli obiettivi climatici e ambientali raggiungerà il 50 per cento delle operazioni entro il 2025, mantenendo gli impegni negli anni successivi;

    per quanto riguarda l'Italia, in controtendenza rispetto a un'economia nazionale completamente ferma da troppo tempo, il rapporto GreenItaly, presentato nell'ottobre 2019 da Unioncamere e Fondazione Symbola, dice che oltre 432 mila imprese italiane negli ultimi 5 anni hanno investito in prodotti e tecnologie green per ridurre l'impatto ambientale, risparmiare energia e contenere le emissioni di anidride carbonica (o prevedono di farlo entro il 2019). In Italia le persone che lavorano in questo settore sono 3,1 milioni, il 13,4 per cento degli occupati. Complessivamente il 21,5 per cento delle imprese investe su prodotti e tecnologie green. E nei prossimi 5 anni, l'economia circolare e sostenibile offrirà un'opportunità di lavoro su 5 sia nel settore privato, sia in quello pubblico;

    il potenziale di crescita e di nuove opportunità per l'economia e le imprese legate allo sviluppo dell'economia verde è enorme;

    la transizione climatica deve avvenire nei tempi decisi a livello internazionale, ma si devono tenere in considerazione anche le implicazioni che un rapido cambiamento del modello di sviluppo, come conosciuto fino ad oggi, ha inevitabilmente su una parte del mondo produttivo e dei lavoratori, maggiormente coinvolti nella «obbligata» ma necessaria riconversione;

    sotto questo aspetto, affinché la transizione sia realmente efficace, è indispensabile che gli aggiustamenti per la lotta al cambiamento climatico e la salvaguardia dell'ambiente siano anche equi e giusti;

    se la transizione ecologica significa nuove opportunità per ampi settori produttivi, essa porta con sé anche svantaggi per quei settori produttivi e quei lavoratori che hanno meno alternative e quindi maggiori difficoltà ad adeguarsi al cambio di paradigma, in quanto operano in settori dove è più difficile riconvertirsi se non a costi assai elevati. È questo un aspetto assai importante, ma a volte sottovalutato;

    la sostenibilità ambientale è ormai un'esigenza ineludibile che impone una nuova visione di sviluppo, ma la sostenibilità ambientale deve essere perseguita parallelamente con la sostenibilità economica;

    il nuovo paradigma deve essere perseguito tenendo in considerazione che per molte imprese adattarsi al nuovo corso green richiede tempo, tante risorse e fatica imprenditoriale e che può mettere in difficoltà la stessa tenuta occupazionale, e di questo non si può non tenerne conto;

    un settore decisivo per il controllo del global warming è certamente quello dell'economia circolare e dello sviluppo delle filiere del recupero, attraverso l'uso di materiali e beni riciclati;

    i mutamenti climatici sono infatti collegati anche all'utilizzo di materie prime. Il 62 per cento delle emissioni di gas a effetto serra avviene durante il processo di estrazione e lavorazione delle materie prime. Ogni anno l'economia mondiale consuma quasi 93 miliardi di tonnellate di materie prime, ma solamente il 9 per cento di queste vengono riutilizzate;

    favorire il trattamento dei rifiuti ai fini del loro recupero e riutilizzo nel sistema produttivo non solo fa bene all'ambiente, ma permette a moltissime aziende della filiera che investono nel nostro Paese di essere competitive anche rispetto alla concorrenza estera;

    come ha recentemente ricordato il presidente di Assolombarda all'assemblea generale dell'associazione, «il problema numero uno nell'ambito non energetico è chiudere integralmente il ciclo del trattamento dei rifiuti, industriali e urbani. Rifiuti che continuiamo a esportare nel mondo pagando miliardi, quando non sono poi gestiti dalle ecomafie»;

    gran parte del nostro Paese fatica enormemente a gestire efficacemente la gestione dei rifiuti, con la conseguenza di convivere con una grave e perdurante emergenza. Uno dei problemi principali, se non il principale, è infatti l'estrema carenza degli impianti necessari per trattare in sicurezza i rifiuti e chiudere integralmente il ciclo del loro trattamento. Si tratta di impianti indispensabili per poter rispettare gli obiettivi europei di riciclo. Senza questi impianti i costi crescono, le aziende dell'ambiente si fermano e si impedisce di fatto anche lo sviluppo dell'economia circolare. Laddove esiste un ciclo integrato dei rifiuti grazie ad un parco impiantistico sviluppato, viene ridotto significativamente l'utilizzo della discarica;

    una cattiva gestione del ciclo dei rifiuti si ripercuote inevitabilmente su un'altra emergenza collegata: ossia la presenza ingente di rifiuti plastici nell'ambiente e in particolare in quello marino, dove ha ormai assunto le dimensioni di una sfida complessa e globale. Su 150 tartarughe morte spiaggiate, i ricercatori dicono che i tre quarti hanno plastica nel corpo. Recentemente è stato reso pubblico il rapporto Ispra, che ricorda come complessivamente ogni anno circa 8 milioni di tonnellate di plastica finiscono in mare, di cui il 7 per cento nel Mediterraneo;

    nonostante i buoni proclami di questo come degli ultimi passati Governi, il nostro Paese risulta essere ancora carente sul fronte delle misure per la lotta allo smog;

    i preoccupanti recenti dati pubblicati dall'Agenzia europea per l'ambiente (Aea), nel rapporto annuale sulla qualità dell'aria, indicano l'Italia come primo Paese dell'Unione europea per morti premature da biossido di azoto e nel gruppo di quelli che sforano sistematicamente i limiti di legge per i principali inquinanti atmosferici. Come riportato nei report dell'Agenzia europea per l'ambiente, nel nostro Paese le morti premature attribuibili all'inquinamento atmosferico sono oltre 60 mila l'anno, senza contare i costi collegati alla salute derivanti dall'inquinamento. I troppi superamenti dei limiti previsti di biossido di azoto riguardano molte delle città italiane;

    il fatto è che, al di là dell'impegno dei singoli sindaci e amministratori locali, il Governo centrale deve dare il suo contributo anche in termini di risorse finanziarie;

    devono essere messe in campo ben altre cifre per favorire e investire sulla mobilità pubblica nelle aree urbane, con particolare riguardo a quella elettrica e su rotaia e sul trasporto pubblico regionale, fino ad arrivare alla necessaria riqualificazione degli edifici pubblici per quanto riguarda l'efficientamento energetico;

    il nostro Paese continua a non avere un efficace programma di contrasto all'inquinamento atmosferico e un'integrata strategia antismog;

    a ciò si aggiunga che il 10 per cento dei cittadini è a rischio sanitario, perché vive in aree contaminate che avrebbero urgente bisogno di bonifiche ambientali;

    a fronte di tante criticità, il nostro Paese, per ora, propone timide iniziative e scarsissime risorse dedicate. Il Governo si presenta con misure e interventi assolutamente non all'altezza della situazione: nel disegno di legge di bilancio per il 2020, così come nel «decreto clima», entrambi all'esame del Parlamento, ci sono alcune misure, ma del tutto insufficienti e inadeguate, così come si vede poco in termini di risorse finanziarie stanziate. E la stessa sottovalutazione delle forti criticità ambientali è riscontrabile nelle misure del Governo previste nel disegno di legge «Salvamare», volte a contrastare la presenza di rifiuti nelle acque marine e interne,

impegna il Governo:

1) ad accelerare l'attuazione delle misure di contrasto ai cambiamenti climatici e a implementare tutte le iniziative necessarie a consentire il raggiungimento, nei tempi previsti, degli ambiziosi obiettivi ambientali e di sostenibilità previsti dagli accordi internazionali e firmati dal nostro Paese;

2) a mettere in atto tutte quelle iniziative volte a sostenere, nel rapido processo di adattamento produttivo legato alla transizione ecologica in atto, quella parte importante delle attività produttive, del mondo industriale e dei lavoratori maggiormente coinvolti e che hanno maggiori difficoltà ad adeguarsi al cambio di paradigma, in quanto operanti in settori dove è più difficile riconvertirsi se non a costi molto elevati e con conseguenze negative anche per la tenuta occupazionale;

3) ad avviare un tavolo permanente di confronto con i suddetti soggetti coinvolti, al fine di individuare le iniziative e gli strumenti più adeguati a sostenerli per adattarsi al meglio alle nuove sfide;

4) a favorire maggiormente le startup e le aziende che innovano sui prodotti esistenti e sulla loro modalità di produzione e a incrementare iniziative e risorse a favore dell'efficienza energetica dell'edilizia, dell'industria e dei trasporti e dello sviluppo di tecnologie elettro-efficienti in ambito residenziale;

5) ad adottare iniziative per prevedere, d'intesa con regioni ed enti locali, le necessarie risorse volte a finanziare credibili ed efficaci misure di contrasto all'inquinamento atmosferico, che, secondo i report dell'Agenzia ambientale europea (Eea), provoca nel nostro Paese 60 mila morti premature l'anno e vede l'Italia come primo Paese dell'Unione europea per morti premature da biossido di azoto;

6) ad adottare iniziative per varare un reale ed efficace piano per la mobilità urbana ecosostenibile, attraverso l'introduzione di incentivi fiscali per cittadini e imprese, misure di semplificazione, nonché una capillare diffusione delle infrastrutture necessarie per la mobilità elettrica;

7) a implementare tutte le iniziative volte a incentivare l'economia circolare e a favorire lo sviluppo delle filiere legate al recupero e all'uso dei materiali e dei beni riciclati;

8) ad adottare le necessarie iniziative improcrastinabili, volte a favorire la chiusura integrale del ciclo del trattamento dei rifiuti, anche attraverso la realizzazione degli impianti indispensabili per rispettare gli obiettivi europei di riciclo e necessari per recuperare e trattare in sicurezza i rifiuti e chiudere il ciclo del loro trattamento;

9) ad adottare le iniziative di competenza per garantire un'autonomia finanziaria degli enti locali che impegnano le risorse derivanti dalla tassazione alle imprese in investimenti nel settore energetico-ambientale per la riduzione delle emissioni di gas serra e per il miglioramento della gestione del ciclo dei rifiuti.
(1-00300) «Labriola, Prestigiacomo, Gelmini, Cortelazzo, Casino, Giacometto, Mazzetti, Ruffino».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, il Ministro per gli affari europei, per sapere – premesso che:

   la Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo (Bers o nell'acronimo inglese Ebrd), nata alla fine della guerra fredda nel 1990 a Parigi, è un organismo finanziario internazionale volto a favorire la transizione dei Paesi dell'Europa centrale e orientale e dell’ex-Urss verso economie di mercato improntate a sistemi pluripartitici e democratici;

   la Bers può essere considerata come frutto dello spirito e dei princìpi affermatisi nell'ambito della Conferenza di Helsinki sulla sicurezza e la cooperazione in Europa (Csce), alla quale si riferisce in Maniera specifica il preambolo dell'accordo istitutivo della Banca;

   la Bers fornisce solo il 40 per cento dei suoi finanziamenti al settore statale dei Paesi ritenuti meritevoli dei finanziamenti, per non favorire una statalizzazione eccessiva dell'economia degli Stati in cui interviene; il 51 per cento del suo capitale sociale è controllato da Unione europea, Banca europea degli investimenti e singoli Stati membri, in ragione della forte caratterizzazione comunitaria e a voler rimarcare il controllo dell'Unione sui finanziamenti concessi;

   della Bers fanno parte tutti gli Stati europei, dell'America Settentrionale, Australia, Nuova Zelanda, Cina, Giappone ed altri; l'Italia è tra i suoi Paesi fondatori e partecipa al suo capitale con una quota dell'8,52 pari a quella detenuta da Francia, Germania, Regno Unito e Giappone;

   la Bers viene ricompresa tra le banche multilaterali di sviluppo regionale, categoria nella quale rientrano la Banca asiatica di sviluppo, la Banca interamericana di sviluppo e la Banca africana di sviluppo, insieme alla Banca europea degli investimenti e alla stessa Banca internazionale per la ricostruzione e lo sviluppo (nota come Banca mondiale);

   si discute sull'ipotesi di estendere il campo della sua operatività verso la sponda sud del Mediterraneo, a seguito dei recenti eventi che hanno interessato l'area e dell'interesse da parte di Egitto, Tunisia e Marocco al riconoscimento dello status di Paesi d'operazione;

   con la Brexit, la Bers dovrà lasciare la sede di Londra e il trasferimento della banca, che gestisce importanti fondi e finanziamenti, potrà offrire numerose opportunità, specie per un'area delicata, ma quanto mai decisiva come quella mediterranea;

   la Francia ospita già molte istituzioni europee (tra cui la European Bank Authority) e così anche la Spagna; l'Olanda ospita Authority per i farmaci (Ema), la Germania la Banca centrale europea (Bce) e il Lussemburgo la Banca per gli investimenti (Bei);

   l'Italia, invece, è in coda alla classifica, avendo anche perso di recente il confronto con l'Olanda per l'assegnazione della sede dell'Authority del farmaco (Ema). L'Italia potrebbe dunque ben aspirare ad ottenere il trasferimento da Londra di un'istituzione importante come la Bers in una delle città italiane;

   una petizione del «Movimento 24 agosto per l'Equità Territoriale» propone di candidare Napoli per la sede della Bers, segnalando la stretta connessione tra le finalità della Banca e la città di Napoli, designata come Capitale culturale del Mezzogiorno e del Mediterraneo;

   pur dovendo attendere gli esiti del processo travagliato e incerto della Brexit, il nostro Paese non dovrebbe farsi trovare impreparato, lavorando fin da ora per candidare una delle città italiane ritenute maggiormente in grado di fornire sedi prestigiose e all'altezza dei compiti richiesti ai fini del trasferimento della sede Bers –:

   se non ritengano nell'ambito delle rispettive competenze, di doversi attivare nelle competenti sedi europee, affinché, in vista della Brexit e del conseguente trasferimento da Londra, l'Italia si candidi ad ospitare sul territorio nazionale la sede della Bers, in quanto importante Paese fondatore dell'Unione.
(2-00570) «Rossello, Battilocchio, Marrocco, Pettarin, Ruggieri, Elvira Savino, Cosimo Sibilia, Vietina, Brunetta, Carfagna, Bergamini, Biancofiore, Cappellacci, Fitzgerald Nissoli, Orsini, Perego Di Cremnago, Fascina, Gregorio Fontana, Milanato, Mulè, Pella, Paolo Russo, Baldelli, Cattaneo, Labriola, Giacomoni, Novelli, Vito, Pittalis, Squeri, Angelucci, Bagnasco, Bendinelli, Caon, Costa, D'Attis, Sisto, Sozzani, Versace, Zangrillo, Giacometto, Marin, Musella, Polverini, Santelli, Ruffino».

Interrogazione a risposta in Commissione:


   MOSCHIONI, DURIGON, MURELLI, CAFFARATTO, CAPARVI, LEGNAIOLI e EVA LORENZONI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro per la pubblica amministrazione, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   il comma 2 dell'articolo 23 del decreto-legge n. 4 del 2019, convertito dalla legge 28 marzo 2019 n. 26, ha previsto la possibilità, per i soggetti che accedono al pensionamento con i requisiti di cui all'articolo 14 del medesimo decreto o che accedono al trattamento pensionistico di vecchiaia o anticipato, di richiedere una somma pari all'indennità di fine servizio maturata, mediante finanziamento bancario agevolato, entro un determinato importo massimo. La norma ha previsto altresì che il finanziamento (e i relativi interessi) siano restituiti integralmente a valere sull'indennità di fine servizio liquidata al pensionato, secondo la tempistica di liquidazione definita a normativa vigente (articolo 12 del decreto-legge n. 78 del 2010);

   ai sensi del successivo comma 5 dell'articolo 23 sopracitato, il limite massimo della somma concedibile è pari a 45.000 euro, ovvero è pari all'importo spettante al personale che richiede il finanziamento, ove l'indennità di fine servizio – comunque denominata – sia inferiore;

   infine, ai sensi del comma 7, la norma prevede che le modalità di attuazione delle disposizioni di cui all'articolo 23, i criteri, le condizioni e le modalità di funzionamento del Fondo di garanzia e della garanzia di ultima istanza dello Stato siano disciplinati con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze, il Ministro del lavoro e delle politiche sociali e il Ministro per la pubblica amministrazione;

   la disciplina è volta a diminuire i tempi di erogazione del trattamento di fine servizio dopo la cessazione del rapporto di lavoro che possono andare da un minimo di 105 giorni a un massimo di 24 mesi;

   la misura sarebbe dovuta entrare in vigore con i pensionamenti cosiddetti «Quota 100», in modo da consentire ai neo pensionati dal 1° settembre 2019 di riscuotere subito una parte del Trattamento di fine servizio, ma attualmente non risultano ancora emanati i decreti attuativi senza i quali l'Associazione bancaria italiana e Ministero del lavoro e delle politiche sociali non possono stipulare l'accordo previsto dal decreto-legge n. 4 del 2019 e rendere noto l'elenco delle banche convenzionate;

   nel 2019 sono previste circa 150 mila cessazioni con la cosiddetta legge Fornero e 100 mila con la cosiddetta «Quota 100», per un totale di 250 mila pensionamenti;

   la Corte costituzionale nella sentenza 159 del 2019 ha stabilito che le indennità di fine rapporto comunque denominate assumono il carattere di retribuzione differita e come tali devono assicurare le finalità previste dall'articolo 36 della Costituzione. Il Tfr e le altre indennità di fine servizio, evidenzia la Corte, «si prefiggono di accompagnare il lavoratore nella delicata fase dell'uscita della vita lavorativa attiva» e sono corrisposte al momento della cessazione del servizio allo scopo di «agevolare il superamento delle difficoltà economiche che possono insorgere nel momento in cui viene meno la retribuzione». Sulla base di tali considerazioni la Corte, infine, ha ritenuto di non potersi esimere dal «segnalare al Parlamento l'urgenza di ridefinire una disciplina non priva di aspetti problematici, nell'ambito di una organica revisione dell'intera materia» –:

   quali siano le modalità e i tempi per l'emanazione del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, attuativo delle disposizioni concernenti la possibilità di anticipo del trattamento di fine servizio previsto dal comma 7 dell'articolo 23 del decreto-legge 4 del 2019, convertito dalla legge 28 marzo 2019 n. 26.
(5-03192)

Interrogazioni a risposta scritta:


   GUIDESI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   in Lombardia, Lodi è la provincia più colpita dai temporali di eccezionale intensità e dalle raffiche di vento che quest'estate – ad agosto, in particolare – hanno seminato distruzione nelle campagne e scoperchiato tetti di case con cinque famiglie sfollate a Caselle Lurani, capannoni (alcune lamiere hanno invaso la strada statale 235 tra Lodi e il casello A1), campi da tennis e stalle;

   sono stati moltissimi gli alberi divelti e caduti sulle auto in sosta; i cartelli stradali sono stati divelti, i frutteti e i filari d'alberi sono stati abbattuti, le centraline elettriche sono state colpite dai fulmini e gravemente danneggiate. Tra i danni registrati ci anche dei box di un canile andati completamente distrutti a Pieve Fissiraga. I danni provocati da questa eccezionale tromba d'aria, in provincia di Lodi, sono stimati a circa quindici milioni di euro;

   come si apprende da notizie a mezzo stampa, il dipartimento della protezione civile non ha accolto la richiesta dello stato di emergenza a livello nazionale per i fenomeni calamitosi dovuti alla tromba d'aria del 12 agosto 2019. La regione Lombardia aveva formalizzato la richiesta in data 22 agosto 2019;

   nella nota, a firma del capo dipartimento della protezione civile, Angelo Borrelli, si rileva come gli eventi meteo dell'estate scorsa «non siano tali da giustificare l'adozione di misure che trascendono le capacità operative e finanziarie degli enti competenti in via ordinaria», perché «gli stessi non sono ascrivibili alla tipologia di eventi contemplati» dalla normativa in materia;

   la regione Lombardia, tra le più virtuose del Paese, non è consona ad avanzare facili richieste di stato di emergenza e da tempo investe tantissimo nella prevenzione e nell'emergenza, con stanziamenti di decine di milioni di euro per opere contro il dissesto idrogeologico;

   occorrono risorse immediate da parte della protezione civile e dal fondo calamità del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali per fare fronte agli ingenti danni;

   la regione Lombardia non ha più a disposizione risorse proprie, se non per gli interventi di somma urgenza, e quindi, dopo aver stanziato le prime somme per sgombrare macerie e tagliare gli alberi, non riesce a risolvere l'emergenza con ulteriori fondi da erogare;

   il comparto agricolo del Lodigiano, danneggiato dagli eventi calamitosi di questa estate, rappresenta un'attività economica di primaria importanza per tutta la provincia di Lodi; quindi, il mancato riconoscimento dello stato di calamità rappresenta una forte penalizzazione all'economia locale –:

   se il Governo non ritenga opportuno rivedere la «decisione» di cui in premessa di non riconoscere lo stato di emergenza e, di conseguenza, se non ritenga di adottare le iniziative di competenza per stanziare le risorse occorrenti a far fronte agli ingenti danni provocati dalle straordinarie avversità atmosferiche che hanno colpito la regione Lombardia e soprattutto la provincia di Lodi nella scorsa estate, attese anche le ricadute sul compito agricolo.
(4-04157)


   TONELLI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   al personale della polizia di Stato, della specialità stradale, ferroviaria e postale e delle comunicazioni, che presta servizio specifico e secondo i termini previsti, sono corrisposte varie competenze in relazione alla tipologia di servizio effettuato, come ad esempio la scorta a treni o il servizio autostradale;

   questi emolumenti vengono perennemente remunerati con ampio ritardo e i tempi di attesa si dilatano, fino a circa un anno e mezzo, per la liquidazione di quanto spettante al personale avente diritto;

   da decenni i sindacati di categoria protestano a causa di questi enormi ritardi nei pagamenti, al fine di sensibilizzare l'amministrazione che non risponde in maniera pertinente;

   con la circolare ministeriale 557/RS/01/20/13/1694 del 12 febbraio 2013, per esempio, avente ad oggetto «Indennità ferroviaria, autostradale e postale – Capitolo 2584 Esercizio 2012 – Competenze accessorie al personale al netto dell'imposta regionale sulle attività produttive e degli oneri sociali a carico dell'Amministrazione», è stato precisato che i ritardi nel pagamento delle indennità discendono da una molteplicità di fattori e concause dovute ai passaggi procedurali previsti per rendere disponibili sul pertinente capitolo di spesa le somme versate dalle società concessionarie al fine del pagamento delle suddette indennità ai destinatari;

   la procedura finalizzata ad assegnare le somme agli aventi diritto, che prevede una infinità di passaggi, determina, a giudizio dell'interrogante, l'effetto di «fare cassa» sulle spalle degli operatori poiché l'amministrazione della polizia di Stato ha immediata contezza degli emolumenti da liquidare ai dipendenti dal momento che le aziende concessionarie, quali Trenitalia, Poste Italiane e Autostrade SPA, provvedono in tempo reale al pagamento del corrispettivo per i servizi erogati e, nel lasso di tempo compreso tra l'elargizione delle aziende convenzionate e la liquidazione al dipendente, vi sono ingenti somme di denaro che giacciono tra una amministrazione e l'altra a scapito dei poliziotti;

   il ritardo nel pagamento delle suddette indennità agli operatori delle specialità, i quali svolgono una funzione altamente qualificata, rischiando quotidianamente la propria vita per garantire la sicurezza dei cittadini, li danneggia economicamente e questi ritardi producono danni erariali ingenti, poiché spesso i poliziotti sono costretti ai ricorsi e il giudice amministrativo sentenzia il pagamento delle indennità comprensive di interessi legali moratori e delle spese per le copie e per le spese legali, come accaduto nel 2010, con la sentenza della prima sezione del Tar dell'Emilia-Romagna;

   si evidenziano lungaggini burocratico-amministrative nell'attuazione dei vari passaggi interministeriali, alcuni non più necessari, i quali rallentano una rapida liquidazione degli emolumenti spettanti, dal momento che la procedura di riaccredito delle somme versate puntualmente dall'ente concessionario subisce un costante ritardo superiore ad un periodo di circa un anno –:

   se e quali iniziative di competenza il Governo intenda adottare tempestivamente al fine di velocizzare il pagamento degli emolumenti spettanti in tempi consoni, prevedendo un apposito fondo autofinanziato presso il dipartimento della polizia di Stato allo scopo di anticipare l'elargizione delle indennità unitamente alle altre previste e successivamente rimpinguando parimenti il fondo con quanto versato dalle aziende convenzionate.
(4-04161)

AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INTERNAZIONALE

Interrogazione a risposta scritta:


   FORMENTINI, ZOFFILI e RIBOLLA. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   l'Enac, l'ente italiano preposto alla gestione del traffico aereo, su input del Governo, aveva imposto lo stop ai voli da e per l'Italia della compagnia iraniana Mahan Air, a partire dal 15 dicembre 2019;

   la stampa nazionale ha però recentemente dato notizia del fatto che dal 2 dicembre prossimo riprenderà invece i suoi collegamenti con Roma e Milano la compagnia Iran Air;

   la scelta di Iran Air è stata argomentata facendo riferimento alle necessità dei numerosi iraniani che vivono in Italia ma nel darne notizia l'agenzia iraniana Fars ha anche fatto riferimento a posizioni ricondotte all'ambasciatore italiano a Teheran, Giuseppe Perrone, che avrebbe auspicato lo sviluppo della collaborazione bilaterale tra la Repubblica Italiana e la Repubblica Islamica;

   Iran Air figura nella lista delle società sanzionate dal Dipartimento del tesoro americano ed esiste quindi il rischio che l'apertura delle nuove rotte tra la capitale iraniana e le città italiane di Roma e Milano determini l'adozione di misure ritorsive da parte degli Stati Uniti;

   gli eventi sopra riferiti accadono mentre aumentano le tensioni nella regione e l'Iran compie nuovi passi sulla strada della ripresa dell'arricchimento dell'uranio –:

   se il Governo intenda assumere iniziative relative alla gestione delle tratte aeree tra l'Italia e l'Iran, tenuto conto del fatto che diverse società iraniane sono sottoposte a sanzioni da parte degli Stati Uniti.
(4-04162)

AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   MURONI. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   in data 22 luglio 2019 con nota a firma del commissario dell'agenzia regionale per la gestione dei rifiuti in Puglia, dottor Gianfranco Grandaliano, si decideva il conferimento e lo smaltimento dei rifiuti solidi urbani della città di Brindisi nell'impianto di biostabilizzazione di località Burgesi, nel territorio del comune di Ugento;

   tale decisione segue decisioni simili prese in determinati periodi del 2008; 2009; 2014; 2017 e 2018;

   sembrerebbe, infatti, che la scelta di gestire le emergenze ambientali del territorio pugliese e salentino ricada quasi esclusivamente sull'impianto di Ugento: a tal proposito, occorre ricordare che detto impianto è stato progettato esclusivamente per 24 comuni del Basso Salento e, seppur individuata quale discarica di servizio – soccorso, tale evenienza è normativamente e logisticamente prevista in via del tutto eccezionale, e non come sembra accadere oggi in maniera ciclica e periodica;

   si evidenzia che detto impianto si trova quasi a ridosso del centro abitato di Presicce-Acquarica e della frazione ugentina di Gemini e che la vecchia discarica di rifiuto «tal quale», sempre insita in località Burgesi, sembrerebbe essere stata interessata dallo sversamento illegale di fusti di policlorobifenile (PCB) e che, a seguito dell'autodenuncia di un indagato per il suddetto reato, sembrano essercene altri 600 tombati nell'area della vecchia discarica di Burgesi. A tal proposito, si evidenzia che i cittadini di Ugento e di Presicce-Acquarica sono ancora in attesa che i competenti organismi nazionali e regionali avviino e dovute fasi di messa in sicurezza del sito summenzionato; in ultimo, ma non meno importante, un eventuale sovraccarico dell'impianto di Ugento con rifiuti extraterritoriali potrebbe provocare problemi logistici per il trattamento dei rifiuti stessi ed un conseguente riempimento dei volumi tecnici presenti nella discarica di servizio-soccorso del più volte richiamato impianto di biostabilizzazione di Burgesi: tale incresciosa situazione potrebbe provocare un rischio sanitario per le popolazioni esposte e, di contro, che l'emergenza rifiuti possa interessare anche i 24 comuni del sud Salento per i quali l'impianto di Ugento è stato realizzato –:

   di quali elementi disponga il Governo in relazione a quanto esposto in premessa e se intenda promuovere una verifica da parte del Comando dei carabinieri per la tutela dell'ambiente sulla situazione ambientale dei siti sopra richiamati in località Burgesi di Ugento, anche nell'ottica di una messa in sicurezza dell'area dell'ex discarica di rifiuti indifferenziati.
(5-03194)


   MURONI. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   in un articolo pubblicato il 19 novembre 2019 sul sito online «Nuovo Quotidiano di Puglia» si legge: «Balle di rifiuti differenziati esposti alle intemperie. Sui piazzali. Maleodoranti. I piazzali con crepe e fessurazioni tali da mettere in conto la possibilità di infiltrazioni dei liquami nel terreno. E poi anche canalette di raccolta delle acque piovane ostruite da rifiuti fangosi. Il tutto in violazione dell'autorizzazione unica rilasciata dalla Provincia il 6 ottobre 2015. Una situazione appurata dalla polizia provinciale nei sopralluoghi nella sede delle “Cave Marra Ecologia” di Galatone, sulla strada per Galatina. E per questo il pubblico ministero della Procura di Lecce, Alessandro Prontera, ha emesso un decreto urgente di sequestro preventivo eseguito nella giornata dell'altro ieri dalla stessa polizia provinciale»;

   attività di gestione di rifiuti non autorizzata e gettito pericolo di cose, sono le ipotesi di reato contestate all'amministratore Fabio Marra, nell'inchiesta avviata con l'esposto del proprietario di un terreno accanto alla sede dell'azienda di smaltimento dei rifiuti indifferenziati dei comuni di Galatone e Neviano. Esposto che «ha fatto il paio» con la segnalazione arrivata dall'associazione «Galatone bene comune» sui cattivi odori emanati dall'impianto e sulle condizioni in cui si trovavano le balle di rifiuti;

   l'articolo prosegue riportando: «Hanno dato il via ai sopralluoghi del 21 giugno e del 13 settembre, l'esposto e la segnalazione. Con la partecipazione anche del personale dell'ufficio Tecnico comunale, dell'Arpa e della Asl, nonché dell'amministratore con il suo legale ed un consulente. Nel primo caso è stata rilevata la presenza di rifiuti plastici portati dal vento anche su alcuni alberi di ulivo. E l'inequivocabile puzzo di materia organica fermentata. Nel secondo sopralluogo l'attenzione si è soffermata soprattutto sul funzionamento dell'impianto. Con una analisi impietosa: ferma la stazione di trasferimento della frazione organica; non sarebbe stato rispettato il termine di tre anni prescritto nell'autorizzazione della Provincia, per adeguare i due impianti di trattamento delle acque piovane; rifiuti stoccati in maniera diversa ma come indicato dalle planimetrie autorizzate, è stata constatata la mancanza, peraltro, di cartelli con i codici identificativi.»;

   ulteriori contestazioni sono emerse dalle indagini svolte dall'Arpa. L'inchiesta penale ha inoltre fatto presente che la provincia, con una nota dell'11 ottobre 2019, ha inviato una diffida alla «Cave Marra Ecologia» per adeguare l'impianto alle determine dirigenziali del 2010, 2013 e 2015 che autorizzarono le attività di stoccaggio, preselezione e selezione dei rifiuti;

   la mancata osservanza delle prescrizioni ha invece comportato – ha fatto presente nel decreto il magistrato titolare dell'inchiesta – emissioni di cattivi odori che hanno fatto configurare l'ipotesi di reato di gettito pericoloso di cose: cattivi odori che causano disagio a chi abita o frequenta la zona attorno alla discarica;

   provincia e procura, dunque, sono in sintonia sulla gestione di quell'impianto, tranne che su un punto: la consulenza affidata al professore Mauro Sanna ha fatto presente come sia stato escluso dalla valutazione di impatto ambientale il progetto di potenziamento dell'impianto, a condizione che l'impresa si adeguasse alle prescrizioni. Prescrizioni e condizioni definite inconciliabili dal decreto di sequestro –:

   di quali elementi disponga il Ministro interrogato in merito a quanto esposto in premessa;

   quali iniziative concrete e immediate, per quanto di competenza, il Governo intenda intraprendere, per pervenire e riparare situazioni di danno ambientale e per realizzare un monitoraggio epidemiologico sugli eventuali rischi sanitari della popolazione e del territorio di cui in premessa.
(5-03195)

Interrogazione a risposta scritta:


   BATTILOCCHIO. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   si apprende da una nota stampa del sindaco di Roma Virginia Raggi che, per ovviare alla chiusura della discarica di Colleferro (Roma), stia lavorando alla stesura di un'ordinanza che autorizzi il conferimento di una maggiore quantità di rifiuti urbani nella discarica di Civitavecchia;

   nella medesima nota stampa, il sindaco ha affermato che è in attesa delle decisioni della regione Lazio in merito all'individuazione dei siti per lo smaltimento dei rifiuti: questo denota che, come spesso accaduto negli ultimi mesi, la dialettica politica incentrata su quella che appare all'interrogante come una mancata volontà di assunzione della responsabilità tra i vari organi politici dei vari livelli, si ripercuota negativamente sui territori dell'area metropolitana di Roma. Le «servitù» imposte ai territori del litorale nord della capitale sono innumerevoli e ben note: la scelta di Civitavecchia denota quindi per l'interrogante una mancata valutazione della situazione che porta a decisioni che non rendono equa la distribuzione delle «servitù»;

   è evidente come la provincia di Roma, e in particolare Civitavecchia, abbia fatto passi da gigante nell'implementazione della raccolta differenziata, avviata la scorsa primavera con il metodo «porta a porta»; lo stesso non si può dire del comune di Roma, e non è ragionevole che queste carenze di gestione siano assorbite da comuni ampiamente più virtuosi;

   notizie di stampa fanno riferimento ad una riunione prevista per il 25 novembre 2019 della cabina di regia presso il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, con riferimento alla questione della gestione dei rifiuti nella capitale –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza della situazione di cui in premessa e se non ritenga necessario assumere ogni utile iniziativa, per quanto di competenza, per fronteggiare l'emergenza rifiuti della capitale, nell'ambito della cabina di regia sopracitata, evitando che tale emergenza gravi sui territori della provincia di Roma e più in particolare del comprensorio di Civitavecchia.
(4-04167)

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   GARIGLIO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   il gruppo Torinese Trasporti (Gtt) gestisce la tratta ferroviaria SFM1 Pont – Rivarolo – Chieri;

   si apprende da fonti stampa che gli utenti del servizio subiscano quotidianamente disagi e ritardi;

   tali disservizi colpiscono soprattutto i numerosi pendolari che utilizzano il trasporto pubblico per ragioni di lavoro, studio o salute;

   nonostante tali criticità l'Agenzia per la mobilità piemontese (l'ente responsabile per la pubblica amministrazione della mobilità collettiva su tutto il territorio piemontese le cui quote sono detenute in maggior parte dal comune di Torino e dalla regione Piemonte) il 23 ottobre 2019 ha deliberato un adeguamento tariffario per tutto il territorio regionale a copertura delle variazioni dell'inflazione senza prendere in alcun modo in considerazione eventuali differenziazioni per le tratte che, sul territorio piemontese, presentano disservizi oggettivi ed evidenti come succede per la SFM1;

   tale aumento non è stato quindi preceduto da una valutazione attenta e puntuale dell'Agenzia per la mobilità piemontese finalizzata all'individuazione delle tratte critiche e alla conseguente sospensione degli adeguamenti tariffari ed ai doverosi rimborsi all'utenza;

   Trenitalia, essendosi aggiudicata la gara per la gestione integrale del servizio ferroviario metropolitano, dovrebbe subentrare a Gtt nella gestione del servizio entro il 9 dicembre 2019, con l'entrata in vigore dell'orario invernale;

   ad oggi, a poche settimane dalla data prevista per il subentro, non risulta inoltre che Trenitalia abbia sottoscritto con l'Agenzia della mobilità piemontese il relativo contratto di servizio;

   il rischio che si paventa all'orizzonte è un differimento «sine die» del subentro che pregiudicherebbe ulteriormente la qualità del servizio di trasporto pubblico posto che Gtt, gestore in uscita, non ha più alcun interesse e titolo ad investire sul citato servizio ferroviario;

   al contrario, è urgente e indifferibile che Trenitalia e Rfi, cioè l'intero gruppo Ferrovie dello Stato (partecipato al 100 per cento dal Ministero dell'economia e delle finanze) rilevino nei tempi previsti l'intera «business unit» ferroviaria di Gtt, struttura che è dotata delle autorizzazioni per la sicurezza rilasciate dall'Agenzia italiana per la sicurezza delle ferrovie e delle infrastrutture stradali e autostradali (Ansfisa) vigilata dal Ministero delle infrastrutture e dei trasporti sia per l'esercizio sia per le infrastrutture;

   soltanto con tale acquisizione il gruppo Ferrovie dello Stato italiane avrà infatti il controllo totale della linea e potrà subentrare con maggior efficienza e sicurezza nell'esercizio della tratta ferroviaria –:

   se non intenda adottare le iniziative di competenza affinché Trenitalia sottoscriva il contratto di servizio con l'Agenzia per la mobilità piemontese e subentri a Gtt nella gestione del servizio medesimo a decorrere dal 9 dicembre 2019 e conseguentemente affinché Rfi sottoscriva, con la regione Piemonte, l'accordo per subentrare a Gtt nella gestione dell'infrastruttura ferroviaria con l'acquisizione dell'intera «business unit» ferroviaria.
(5-03191)

Interrogazioni a risposta scritta:


   ZAN. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro per la pubblica amministrazione, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   da organi di stampa si apprende che nella gestione del comune di Cittadella (Padova) si sono verificate numerose anomalie, che, se confermate dalle competenti sedi giudiziarie, determinerebbero, a parere dell'interrogante, uno scenario di diffusa illegalità nella gestione della macchina amministrativa comunale;

   nel 2013 ispettori del Ministero dell'economia e delle finanze hanno rivelato alcune irregolarità nella retribuzione di dirigenti del comune, irregolarità che hanno portato alla condanna definitiva di tre dirigenti con la sentenza n. 298 del 2019 della Corte dei Conti. La Corte, condannando dirigenti che si sono susseguiti tra il 2007 e il 2010, stima in 385.528 euro il danno erariale complessivo e specifica nella sentenza che «Su tale somma va calcolata una prima quota da imputare in via virtuale (non essendo stati citati in giudizio) al sindaco e ai componenti della giunta che adottarono la delibera del 2006 sugli aumenti di stipendio pari al 60 per cento»;

   tale condanna non è stata ancora seguita da un'azione da parte del comune di Cittadella di recupero del danno erariale nei confronti delle persone condannate;

   da una seconda relazione degli ispettori del Ministero dell'economia e delle finanze, depositata nel 2017, che ha analizzato la gestione del quadriennio 2013-2016 si evince che, la Corte dei Conti di Venezia ha aperto ulteriori inchieste che indagano, da un lato, su un meccanismo di elargizione di stipendi gonfiati per dirigenti comunali (inchiesta simile a quella che ha portato alla sentenza di condanna di cui sopra), dall'altro, contratti di extra dotazione organica conferiti a due dirigenti, rispettivamente a comandante della polizia locale e a capo del terzo settore (urbanistica, lavori pubblici ed edilizia privata) e del quarto settore (manutenzione, ambiente, sport e biblioteca) del comune di Cittadella, contratti che, secondo gli ispettori del Ministero dell'economia e delle finanze, sarebbero nulli;

   l'Anac (Autorità nazionale anticorruzione) ha aperto un procedimento contro l'amministrazione comunale di Cittadella e contro il comandante della polizia locale del comune relativa agli incarichi di ausiliari del traffico affidati ai dipendenti di Aps Holding di Padova per l'accertamento delle violazioni in materia di sosta per il periodo dicembre 2018-giugno 2019;

   a parere dell'interrogante il concorso per l'individuazione del comandante della polizia locale di Cittadella mostra alcune anomalie e irregolarità: si sono, infatti, seguiti, nel tempo tre rinvii delle date delle prove: la prima, nell'ottobre 2019, rinviata al 4 novembre 2019, e anche questa rinviata al 25 novembre 2019, che ancora è stata rinviata al 20 dicembre 2019 tramite delibera. I rinvii sono stati dovuti alle dimissioni dei commissari d'esame, dopo l'esposto e la diffida dell'ex comandante della polizia locale del comune Paolocci agli stessi commissari e all'Anac. In tale diffida si sostiene che sono avvenute una serie di violazioni in relazione alla composizione e alla scelta dei commissari e si chiede «un'accurata verifica in merito alle dichiarazioni circa la sussistenza dei requisiti professionali posseduti dal candidato Samuele Grandin», già condannato dalla Corte dei Conti, sezione Friuli Venezia Giulia (sentenza n. 70 del 2017), che ha ritenuto illegittimo un incarico dirigenziale a tempo conferito a Grandin in assenza di selezione pubblica e di carenza di requisiti e titoli professionali –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti sopra esposti e se intendano promuovere, per quanto di competenza, un'ulteriore verifica per il tramite dei servizi ispettivi di finanza pubblica, anche in sinergia con l'ispettorato della funzione pubblica, in relazione alle irregolarità sopra evidenziate nell'amministrazione e nella gestione del comune di Cittadella.
(4-04168)


   VARCHI e MASCHIO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro dell'interno, al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   la situazione di maltempo che sta attraversando il sud Italia e, in particolare, la Sicilia in questi giorni, unitamente alle pessime condizioni del mare, ha riportato a galla una emergenza di cui nessuno parla, nonostante le numerose denunce delle istituzioni locali e dei pescatori;

   si tratta del problema legato alle numerose imbarcazioni con cui attraccano ogni mese al molo «Favaloro» di Lampedusa migliaia di migranti, poste sotto sequestro, assegnate agli uffici dell'Agenzia delle dogane, ma poi non rottamate e «dimenticate» nel porto e, in questi giorni, in balia delle onde, con il rischio di danneggiare le altre imbarcazioni ed i pescherecci locali;

   secondo quando riportato dalle fonti di stampa, alcune imbarcazioni rimarrebbero ormeggiate al molo fino al loro naturale deterioramento nelle acque del porto, a seguito del quale scattano i conseguenti vincoli ambientali che complicano ulteriormente la procedura di rimozione, con relativi onerosi costi che le amministrazioni locali non sono in grado di affrontare;

   come è facile immaginare, il porto rappresenta per l'isola di Lampedusa, che detiene il triste primato del maggior numero di sbarchi, una infrastruttura fondamentale sotto diversi punti di vista, poiché l'economia di questa bellissima isola si basa su turismo e pesca;

   secondo la denuncia dei pescatori locali, ci sono circa 100 metri di banchina disponibile in tutta Lampedusa per l'attracco dei pescherecci, un decimo di quanto servirebbe, visto che i pescherecci sono una quarantina;

   a luglio 2019 ci sarebbero state circa 230 imbarcazioni da rottamare nel molo Favarolo, tutte arrivate all'inizio dell'anno, di cui 150 a terra, 44 galleggianti e sei-sette affondate, più un'altra cinquantina depositate presso l'ex base Loran;

   ci sono, poi, gli aspetti legati al rischio di inquinamento ambientale delle acque del porto commerciale di Lampedusa a seguito dell'affondamento delle imbarcazioni sequestrate, spesso cariche di gasolio pronto a riversarsi in mare;

   vieppiù, come verificato dall'interrogante in almeno due occasioni, alcune imbarcazioni sono ammassate in uno spiazzale nelle vicinanze del porto senza alcun controllo né operazioni di pulizia, con conseguente nocumento per l'igiene e la salute pubblica;

   non è possibile gestire una simile situazione d'emergenza con i tempi ordinari della legge e della burocrazia pubblica, ma servono provvedimenti straordinari –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e, considerata la gravità degli stessi, quali urgenti iniziative di competenza intenda adottare per risolvere l'emergenza legata alla rimozione delle imbarcazioni sequestrate e abbandonate a Lampedusa, anche attraverso l'individuazione di procedure straordinarie;

   quale sia ad oggi la situazione delle imbarcazioni sequestrate e ormeggiate presso il molo Favarolo, nonché di quelle ammassate in altri punti dell'isola, in attesa di essere rottamate.
(4-04169)

GIUSTIZIA

Interrogazione a risposta orale:


   BARTOLOZZI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   come noto, la legge n. 3 del 2019, recante «Misure per il contrasto dei reati contro la pubblica amministrazione, nonché in materia di prescrizione del reato e in materia di trasparenza dei partiti e movimenti politici», ha modificato gli articoli 158, 159 e 160 del codice penale;

   in via di estrema sintesi, la riforma introdotta – inserita in fase emendativa nel corso dell'esame in sede referente alla Camera dei deputati, con un'operazione di «ampliamento del perimetro del provvedimento» del tutto discutibile e rocambolesca – sospende il corso della prescrizione dalla data di pronuncia della sentenza di primo grado (sia di condanna che di assoluzione) o dal decreto di condanna, fino alla data di esecutività della sentenza che definisce il giudizio o alla data di irrevocabilità del citato decreto;

   la legge n. 3 del 2019, all'articolo 1, comma 2, fissa l'entrata in vigore della riforma della prescrizione al 1° gennaio 2020. Lo stesso Governo pro tempore aveva infatti preannunciato in maniera chiara la volontà di realizzare entro tale termine un intervento riformatore del codice di procedura penale volto alla drastica riduzione dell'irragionevole durata dei processi in Italia, intendendo così marginalizzare l'impatto concreto dell'eliminazione della prescrizione dopo la sentenza di primo grado. In buona sostanza, ad avviso dell'interrogante, le forze di Governo dell'epoca, consapevoli che l'intervento così operato era «una bomba nucleare sul processo» (per usare le parole dell'allora Ministro per la pubblica amministrazione Giulia Bongiorno), da un lato hanno collocato l'ordigno, dall'altro hanno spostato il tempo dell'esplosione;

   lo stesso Ministro della giustizia, Bonafede, aveva parlato di un «accordo politico» che «prevede che approfittiamo di questo anno anche per scrivere la riforma del processo penale. Il Governo avrà la delega dal Parlamento con scadenza 2019»;

   ebbene: dall'approvazione della riforma della prescrizione ad oggi, non è stata però esaminata dalle Camere alcuna proposta normativa concreta in tal senso. Solo a fine luglio 2019 è stato approvato dal Consiglio dei ministri «salvo intese» un disegno di legge delega che avrebbe dovuto stabilire i princìpi e criteri direttivi per riformare il processo civile, il processo penale, l'ordinamento giudiziario, la disciplina sull'eleggibilità e il ricollocamento in ruolo dei magistrati, il funzionamento e l'elezione del Consiglio superiore della magistratura e la flessibilità dell'organico dei magistrati. L'avvicendamento di maggioranza, il cambio di Governo, l'evoluzione in atto del quadro politico, lasciano facilmente immaginare che non si riuscirà ad approvare alcun testo prima della fine dell'anno. Senza dunque entrare nel dettaglio della riforma del processo penale è evidente che questa non potrà certamente essere operativa prima del 1° gennaio 2020, termine dal quale dispiegherà la sua efficacia la soppressione – di fatto – della prescrizione;

   ad ogni evidenza, ciò travolge e fa venire meno il presupposto – a giudizio dell'interrogante debolissimo e risibile – che aveva in qualche modo giustificato la sostanziale soppressione della prescrizione, altrimenti del tutto inaccettabile sia dal punto di vista politico che, prima ancora, giuridico. Inaccettabilità che, preme segnalare, è stata rilevata dagli operatori del diritto ad ogni livello – avvocati, magistrati, esponenti del mondo universitario – con una lunga serie di interventi, manifestazioni e scioperi;

   il 20 novembre 2019 si è svolta un'interrogazione a risposta immediata in Assemblea sul tema (n. 3-01129), in relazione alla quale il Governo ha dato una risposta, ad avviso dell'interrogante non soddisfacente;

   mancano ormai 36 giorni: un intervento è ormai indifferibile e urgente –:

   se il Ministro interrogato intenda adottare iniziative normative urgenti per evitare l'ormai imminente entrata in vigore della riforma, o meglio dell'abolizione de facto, della prescrizione.
(3-01144)

Interrogazioni a risposta scritta:


   BILOTTI. — Al Ministro della giustizia, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   solo un mese prima che Tiziana Cantone si togliesse la vita, il tribunale di Napoli Nord aveva accolto le richieste della ricorrente ex articolo 700 c.p.c. ordinando a Facebook Ireland Ltd: «l'immediata cessazione e rimozione dalla piattaforma del social network di ogni post contenente (foto e/o video) o apprezzamenti riferiti specificamente alla persona della ricorrente»; a seguito del ricorso della compagnia che gestisce il social network, il giudice aveva provveduto a dare una qualificazione giuridica al social network in questione assimilandolo in tutto e per tutto a un provider e, sottolineando al tempo stesso, che mentre non sussistono dubbi sulla responsabilità diretta di quest'ultimo laddove agisca da content provider, ben più articolato si dimostra l'inquadramento giuridico dei social e la definizione del suo profilo di responsabilità quando questi si limiti ad esercitare attività di hosting mettendo a disposizione dei terzi (che compiono l'illecito) uno spazio virtuale; negli Stati Uniti d'America, la normativa del Dmca (Digital Millennium CopyrightAct) costringe i gestori di servizi, ossia coloro che affittano i propri server e sistemi software ai criminali on line, a chiudere i rapporti con i propri clienti al fine di scongiurare accuse di favoreggiamento e associazione a delinquere; i content provider statunitensi hanno adottato e implementato i dettami normativi del Dmca con una procedura di segnalazione e rimozione per i titolari di copyright le cui opere appaiano nei relativi siti web senza autorizzazione; la procedura – di norma – prevede che sia designato un agente («Agente DMCA») addetto alla ricezione di adeguate segnalazioni scritte da parte di titolari di copyright che indichino l'uso inappropriato di materiali protetti da copyright all'interno dei loro siti web e che siano prese tutte le misure più appropriate, salva la propria discrezionalità, inclusa la rimozione del contenuto illecito, la consultazione del titolare dell’account interessato o la terminazione dell’account che pubblichi ripetutamente contenuto illecito; il modello statunitense permette di avere finalmente un contatto diretto con chi commette il crimine, fino a oggi garantito dall'anonimato e immune dalle azioni delle forze dell'ordine, proprio in relazione alla sostanziale irresponsabilità degli host provider; il sistema americano offre la possibilità di un risarcimento, in considerazione del fatto che il soggetto presente nei contenuti incriminati, grazie alla legge federale sul diritto d'autore, diventa proprietario di quei contenuti e dunque può agire per farli rimuovere; negli Stati Uniti, finalmente, i video di Tiziana Cantone, sono stati messi off-line e grazie alla tracciabilità degli indirizzi IP dei loro computer i responsabili sono punibili in maniera certa e tempestiva; uno dei profili problematici della vicenda era quello dei contenuti che la ritraevano in situazioni hard e, ancora più complesso, quello della rimozione di tutti i contenuti che, a cascata, riportano le medesime situazioni pur in assenza del contenuto video originario; sono sempre di più le donne, anche giovanissime, che sono vittime di abusi via web, tanto che solo nel 2018 la polizia postale ha individuato 940 casi di ricatti a sfondo sessuale on line;

   per il reato di «pornovendetta» inserito nel «codice rosso» il termine per la presentazione della querela è di soli sei mesi –:

   se i Ministri interrogati intendano valutare la sussistenza dei presupposti per adottare iniziative normative per l'introduzione nel nostro ordinamento delle soluzioni previste nel Digital Millennium Copyright Act statunitense, al fine di prevenire casi e vicende giudiziarie, come quella di Tiziana Cantone, legate a doppio filo alla irresponsabilità dei content provider e la sostanziale impotenza delle vittime di tali abusi sul web;

   se i Ministri interrogati intendano valutare la possibilità di adottare iniziative normative per estendere il termine per la presentazione della querela nei casi di reato di «pornovendetta» recentemente inserito nel «codice rosso».
(4-04163)


   FERRO e VARCHI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   da tempo i sindacati denunciano una vera e propria emergenza incolumità per il personale di polizia penitenziaria, vittima di un crescendo di episodi di aggressioni, 485 dall'inizio dell'anno, a cui si aggiungono rivolte di detenuti e risse;

   l'ultimo grave episodio è stato registrato pochi giorni fa nel reparto B della casa circondariale di Castrovillari, dove un assistente capo è stato colpito al volto con un violento pugno, dopo il reiterato invito all'aggressore ad entrare nella camera detentiva al rientro dalla doccia giornaliera;

   solo grazie alla presenza di altri detenuti che hanno bloccato l'aggressore e al pronto intervento di altri agenti che lo hanno riportato alla calma e accompagnato nella camera detentiva si è potuto evitare il peggio;

   l'episodio è stato denunciato da Vincenzo Ventura, delegato regionale USPP (Unione sindacati di polizia penitenziaria), che, nel segnalare la «professionalità ed il sangue freddo dell'agente coinvolto che ha mantenuto la calma chiamando i rinforzi nonostante il forte colpo al viso», ha ribadito la necessità di ripianamento delle carenze organiche di tutti i reparti di polizia penitenziaria;

   ancora una volta, si torna a parlare di emergenza carceraria, perché, come avvalorato da Ventura, «il blocco delle assunzioni dell'ultimo decennio ha lasciato invecchiare il personale di un intero istituto, la cui età media oggi e sui cinquanta anni con problemi di tenuta fisica; turni giornalieri di otto ore e 30/40 ore di straordinario mensile non aiutano certamente. Inoltre, urgono importanti interventi strutturali sempre annunciati ma mai realizzati, come l'installazione delle docce in tutte le camere detentive che avrebbe evitato sicuramente l'evento critico odierno. Auspichiamo quindi l'adozione di idonei correttivi da parte del capo del Dap Francesco Basentini e del guardasigilli Alfonso Bonafede rispetto alla situazione non solo di Castrovillari ma di tutti gli istituti calabresi, ormai vicini al collasso, dotando la Polizia Penitenziaria di strumenti adeguati a contrastare simili comportamenti che spesso vengono perseguiti esclusivamente sotto l'aspetto disciplinare e quindi ininfluenti e inutili»;

   i numeri riferiti all'anno 2018, con una popolazione detenuta inferiore a quella attuale di oltre 60.400 presenze, parlano da soli: 7.784 colluttazioni, 1.159 ferimenti, 91 evasioni, 10.423 atti di autolesionismo, 61 suicidi;

   nonostante tale drammatica situazione, si continua ad assistere ad una serie di provvedimenti sbagliati, che sembrano, invece, andare nella direzione del depotenziamento della polizia penitenziaria: dall'imposizione dei numeri degli organici negli Istituti e servizi penitenziari senza alcuna logica, alla soppressione delle Centrali Operative Regionali della Polizia Penitenziaria, che controllano i trasporti dei detenuti in tutto il Paese sui mezzi del Corpo, i piantonamenti, i sistemi stessi di sicurezza delle carceri; alla chiusura di carceri e Provveditorati regionali dell'amministrazione penitenziaria in ragione di supposte razionalizzazioni –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e, accertata la gravità degli stessi, quali urgenti iniziative di competenza intenda adottare per affrontare l'annosa problematica dell'emergenza carceraria;

   se non ritenga necessaria l'istituzione di un tavolo tecnico, con la partecipazione delle principali associazioni di rappresentanza, per lo studio di un progetto di legge specifico volto a garantire il controllo degli istituti penitenziari;

   se non ritenga necessario istituire un tavolo permanente presso il Ministero della giustizia per monitorare la situazione penitenziaria e trovare idonee soluzioni.
(4-04164)

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interpellanza:


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, per sapere – premesso che:

   il contratto di servizio (CdS) a media e lunga percorrenza 2017-2026 per il trasporto ferroviario di passeggeri, è stato sottoscritto nel 2017 dal Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, il Ministro dell'economia e delle finanze e la società Trenitalia s.p.a. e vede tra gli obiettivi principali il mantenimento di tutti collegamenti ferroviari precedentemente in essere con incremento di oltre 1,8 milioni di treni/chilometro, servizi aggiuntivi a bordo treno, rinnovo e sostituzione del vecchio materiale rotabile IC nel corso dei primi tre anni di validità del Cds;

   associazioni, comitati, rappresentanze sindacali e semplici cittadini lamentano i sempre più frequenti ritardi che affliggono i treni a lunga e media percorrenza, oltre ad una situazione igienica sanitaria sempre più critica nei convogli e nelle stazioni;

   scelte, a giudizio degli interpellanti, scellerate, dei precedenti governi e decisioni aziendali discutibili rischiano dipingere gli utenti a non usufruire dei servizi di trasporto ferroviario portando Ferrovie dello Stato italiane spa alla loro soppressione e/o alla loro ulteriore riduzione, perché antieconomici con ulteriori ripercussioni sul piano occupazionale;

   come riporta l'ultimo rapporto di Legambiente sul trasporto ferroviario, Pendolaria 2018, dal 2010 al 2017 si è assistito ad una riduzione del 16,1 per cento del numero dei collegamenti a lunga percorrenza e parallelamente sono calati i passeggeri del 42,8 per cento;

   dalla «Relazione informativa circa i servizi finanziari in regime di obbligo di servizio pubblico relativa al Contratto di Servizio per il Trasporto Ferroviario di passeggeri a media e lunga percorrenza 2017/2026. Anno 2018» trasmessa annualmente dal Ministero delle infrastrutture e dei trasporti al Cipe emergono numerose criticità nel raggiungimento degli obiettivi contrattualmente prefissati e un trend che, relativamente agli indicatori di puntualità, regolarità e pulizia, vede spesso valori inferiori al 2017;

   in particolare: a) gli indici di puntualità con riferimento ai ritardi entro i 30 ed i 60 minuti per l'anno 2018 sono risultati inferiori al valore obiettivo prefissato attestandosi per i ritardi entro i 30 minuti ad un valore di 92,2 a fronte di un obiettivo di 93,9 e per i ritardi entro i 60 minuti ad un valore di 96,8 a fronte di un obiettivo fissato di 97,9. Destano, inoltre, non poca preoccupazione i dati degli indici di puntualità riferiti ad alcune direttrici di traffico quali la Sicilia-Milano (83,58), la Sicilia-Roma (87,54) e la Roma-Puglia (86,54); b) l'indice relativo all'efficienza del servizio, rapportata ai treni soppressi, limitati e giunti con ritardo superiore alle 2 ore, risulta essere pari ad un valore di 98,6 rispetto al valore obiettivo atteso di 99,1; c) in relazione alla «qualità percepita» dagli utenti i parametri concernenti pulizia e condizioni igieniche del treno, comfort del treno, security e viaggio nel complesso sono risultati inferiori a quelli attesi nonostante nel 2018 vi sia stato un aumento degli interventi di pulizia con treno in marcia; d) nel corso del 2018 vi è stato un incremento dell'attività ispettiva rispetto all'anno precedente che tuttavia è stata limitata sulle tratte in arrivo/partenza da Roma a causa di un'insufficiente disponibilità finanziaria che non rende possibile l'estensione dell'attività all'intero territorio nazionale. Su tale aspetto è importante ricordare che l'articolo 5, comma 1, lettera o), del contratto di servizio passeggeri 2017-2026 ha previsto di «destinare annualmente, in caso di mutamento del quadro regolatorio che lo consenta, la quota del 0,15 per cento dell'ammontare dello stanziamento di bilancio alla finalità di consentire studi di monitoraggio sui servizi prestati e valutazione del bacino di traffico soggetto a obblighi di servizio pubblico, nonché all'espletamento e all'effettuazione di ispezioni e controllo a bordo treno anche mediante ricorso a terzi e all'utilizzo di applicazioni innovative». Tuttavia, ad oggi l'utilizzo delle suddette somme sembrerebbe subordinato all'assunzione di un provvedimento normativo che ne autorizzi l'effettiva disponibilità;

   sempre dalla suddetta relazione emerge che, a seguito di disallineamenti riscontrati fra i valori previsti e quelli consuntivi nel piano degli investimenti per l'anno 2017 (235,70, milioni di euro a fronte del valore riportato nella certificazione di 154,9 milioni di euro), è stata determinata una sanzione di euro 4.038.904,60;

   alla luce di quanto sopra riportato desta non poca preoccupazione il raffronto con i dati della relazione informativa circa i servizi finanziari in regime di obbligo di servizio pubblico relativa al contratto di servizio per il trasporto ferroviario di passeggeri a media e lunga percorrenza 2017/2026. Anno 2017 da cui emerge un netto aumento dei treni con ritardo superiore ai 30 minuti (passati da 1.807 a 3.349), dei treni con ritardo superiore ai 60 minuti (passati da 671 a 1.402) e dei treni con ritardo superiore ai 120 minuti (passati da 183 a 396). In riferimento all'indicatore di regolarità, inoltre si assiste ad un numero di treni soppressi che è passato dai 26 del 2017 ai 64 del 2018;

   nel corso dell'ultimo anno, il controllo costante e dettagliato del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti ha consentito che venissero alla luce le suddette criticità e un trend che invece che migliorare tende a ridurre ulteriormente, soprattutto nel Mezzogiorno, il livello e l'efficienza del trasporto ferroviario –:

   se il Ministro interpellato sia a conoscenza di quanto sopra esposto e quali iniziative intenda porre in essere per verificare il rispetto da parte di Trenitalia degli impegni assunti nel contratto di servizio 2017-2026 per porre rimedio all'annoso problema del rinnovo del materiale rotabile e del miglioramento della qualità complessiva dei servizi relativi ai treni a lunga percorrenza, in particolare nel Sud Italia;

   se e in che termini il Ministro interpellato ritenga opportuno attivarsi al fine di una eventuale revisione e del potenziamento del meccanismo di rilevazione della qualità e del grado di soddisfazione, in maniera tale da tenere conto anche delle peculiarità e criticità di aree specifiche del Paese.
(2-00571) «Ficara, Raffa, Martinciglio, Alaimo, Grippa, Barbuto, Suriano, D'Orso».

INTERNO

Interrogazioni a risposta scritta:


   DI MURO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   la provincia di Imperia è una zona isolata, sia dal punto di vista geografico che dei collegamenti, specie per quanto riguarda la possibilità di ricevere rinforzi tempestivi e congrui in caso di necessità di interventi di soccorso urgenti per calamità o per incidenti che richiedano un supplemento di forze da impegnare;

   i dati statistici medi nazionali, tratti dal documento di statistica del Corpo nazionale dei vigili del fuoco per l'anno 2014, evidenziavano come l'attività operativa del comando di Imperia sia tra le più impegnative del territorio nazionale;

   le altre province del territorio nazionale, comprese quelle della Liguria stessa, per caratteristiche geografiche di viabilità e di distribuzione sul territorio delle sedi centrali e dei distaccamenti dei vigili del fuoco, possono ricevere un aiuto consistente da almeno due sedi centrali o da più distaccamenti in tempi non superiori ai 40 minuti, la provincia di Imperia, invece, non ha distaccamenti dei vigili del fuoco volontari ed i ripetuti tentativi di sensibilizzazione in tal senso, chiesti dal comando dei vigili del fuoco agli enti locali, non hanno portato a soluzioni percorribili per la costituzione di presidi almeno similari;

   nella provincia di Imperia, tuttavia, si rilevano interventi in costante aumento, anche dovuti al problema dell'afflusso, dello stazionamento e dell'insediamento di migranti, soprattutto nella zona di Ventimiglia, che verosimilmente interesserà la provincia anche per il prossimo futuro, nonché all'intensificarsi di allerte ed emergenze meteo e delle relative conseguenze di dissesto idrogeologico –:

   se il Ministro interrogato intenda assumere iniziative per potenziare l'attuale organico dei vigili del fuoco di Imperia e parimenti per rivedere la classificazione dei distaccamenti di Sanremo e di Ventimiglia, nonché destinare adeguati automezzi per l'espletamento delle attività dei vigili del fuoco su base provinciale.
(4-04159)


   FIORINI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   la città di Zocca è un comune ubicato nell'area appenninica del Modenese, circondato da aree boschive e vaste aree rurali;

   i recenti mutamenti climatici che, sovente, si traducono in eventi atmosferici paradossi – piogge alluvionali, alternate a periodi di siccità – rendono sempre più frequenti smottamenti dei terreni ed incendi boschivi;

   il comune di Zocca, colpito sempre più frequentemente dal fenomeno degli incendi boschivi estivi, soffre in modo particolare l'assenza di un presidio in loco del Corpo dei vigili del fuoco, anche in ragione dei lunghi tempi di percorrenza che gli stessi sono costretti a dover affrontare per la peculiare orografia del territorio;

   il Corpo dei vigili del fuoco svolge un ruolo di primaria importanza nelle operazioni di soccorso in occasione degli eventi dannosi, di origine naturale o meno, che purtroppo continuano a colpire il territorio nazionale e quel territorio;

   esiste già una delibera di giunta dell'Unione Terre di Castelli (n. 44 del 18 aprile 2019) che, nell'ambito della realizzazione del polo della sicurezza dell'Unione, prevede il finanziamento e il supporto proprio di una struttura dedicata ad uso vigili del fuoco/protezione civile –:

   se il Governo intenda adottare idonee iniziative di competenza volte alla previsione di un presidio, anche stagionale, del Corpo dei vigili del fuoco nel comune di Zocca, al fine di garantire la sicurezza e l'incolumità degli abitanti di quella zona.
(4-04165)


   FIORINI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   da tempo il sindacato della polizia Siulp di Modena chiede che la questura di Modena sia elevata di fascia, poiché, a seguito dell'aumento dei fenomeni criminosi da fronteggiare, si rende necessario un aumento di organico, sia per il capoluogo che per i commissariati di Carpi, Sassuolo e Mirandola;

   l'elevazione di fascia avrebbe come effetto un aumento di personale e di mezzi. Risulta che sia allo studio un piano del Ministero dell'interno per elevare di fascia alcune questure, tenendo conto di diversi parametri;

   il Siulp ha prodotto un'analisi sulla sicurezza nella provincia di Modena. Negli ultimi 12 mesi, il sindacato ha conteggiato indicativamente poco meno di 700 servizi di ordine pubblico. Il che significa che dipendenti della questura o dei commissariati di Carpi, Sassuolo e Mirandola, hanno lasciato il loro incarico per garantire la sicurezza in eventi pubblici di particolare rilievo che richiamano migliaia di persone, ovvero in manifestazioni e proteste particolarmente gravose in termini di dispendio di risorse umane;

   sul fronte della prevenzione generale e del soccorso pubblico, sempre relativamente alla città di Modena, i dati Siulp dicono che negli ultimi 12 mesi sono stati tratti in arresto circa 140 soggetti, la maggior parte dei quali per reati contro il patrimonio (furto, rapina, ricettazione), la persona e in materia di stupefacenti. Decisamente più alto, sempre per lo stesso periodo, sarebbe il numero di persone denunciate a piede libero, che sfiorerebbe le 1.000 unità. Inoltre, più di 26.000 soggetti sono stati sottoposti a controllo dalle volanti, molti dei quali a bordo di veicoli anch'essi controllati;

   del pari molto intensa è l'attività investigativa svolta dalla polizia di Stato di Modena. Si ricordano solo le più recenti ed importati operazioni, quali quella del 2018 denominata «Baby gang» che ha portato all'arresto di 5 minorenni accusati di lesioni, furto aggravato e rapine, e l'indagine «Flipper» che ha consentito di eseguire due ordinanze di custodia cautelare in carcere e un fermo di soggetti responsabili di numerose rapine;

   nel 2019 si rammenta l'operazione «Fossalta» che ha condotto a 9 ordinanze di custodia cautelare e tre divieti di dimora nei confronti di una banda di albanesi, per tentato omicidio, favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione;

   tra l'altro, dagli anni ’90 a oggi, è esponenzialmente aumentata l'attività relativa al rilascio e al rinnovo dei permessi di soggiorno;

   nel gennaio 1990, gli addetti dell'ex ufficio stranieri erano in totale 6 e si occupavano di circa 5.000 immigrati. Attualmente, negli stessi uffici prestano servizio 35 operatori, mentre i cittadini extracomunitari regolarmente presenti nella provincia di Modena risultano essere quasi 75.000, con un carico di lavoro per gli addetti pressoché triplicato;

   per alcune province che hanno immigrati in numero similare a quello di Modena (Bologna) il numero di addetti è molto più elevato se non quasi il doppio di quello della questura modenese; in altri casi, come ad esempio a Salerno, che sarà prossimamente «promossa» in fascia «A», si registra un organico di 25 addetti tra dirigenti, diretti, operatori e impiegati civili per un numero di immigrati che sfiora le 30.000 unità –:

   se la questura di Modena sia ricompresa nel progetto di revisione delle dotazioni organiche delle questure e di definizione di un nuovo modello organizzativo delle questure e dei commissariati, allo studio presso il Ministero dell'interno, ai fini dell'elevazione di fascia e, in caso contrario, se non ritenga di adottare iniziative affinché vi sia inclusa;

   se non ritenga di assumere iniziative volte a rimodulare l'organigramma della questura di Modena, elevandolo alla fascia superiore (A), nel contesto della nuova classificazione.
(4-04166)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazione a risposta in Commissione:


   MURELLI, DURIGON, CAFFARATTO, CAPARVI, LEGNAIOLI, EVA LORENZONI e MOSCHIONI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   persiste, a parere degli interroganti, il conflitto di interessi per Mimmo Parisi, il professore italoamericano voluto dal Governo pro tempore alla presidenza dell'Agenzia nazionale per le politiche attive del lavoro (Anpal), guru del reddito di cittadinanza e dei Navigator, nonché ideatore della piattaforma di incrocio tra domanda e offerta di lavoro che ha già venduto negli Usa allo Stato del Mississippi (Mississippi Works);

   secondo quanto pubblicato su Linkiesta del 22 novembre 2019, Parisi sta tentando di vendere al Governo la sua app «Italy works» per un valore di 25 milioni di euro, mentre per Ernst&Young servono appena 600 mila euro;

   nello specifico, secondo il parere di Ernst&Young, per sviluppare la piattaforma informatica per la ricerca del lavoro ai beneficiari del reddito di cittadinanza basta sistemare l'infrastruttura già presente, My Anpal – arenatasi dopo l'arrivo di Parisi – con un costo inferiore a euro 1 milione, circa 600 mila euro, anziché i 25 milioni di euro stanziati dal Governo pro tempore e confermati da Invitalia – l'agenzia partecipata dal Ministero dell'economia e delle finanze incaricata della realizzazione della app;

   appena insediatosi alla presidenza dell'Agenzia, Parisi presentò ai funzionari di Anpal lo sviluppo di «Italy works», con un documento che portava in calce il nome dell'ingegnere Johnathan Barlow del centro di ricerca sui Big Data di Starkville Nspar (tramite il quale Parisi ha sviluppato e venduto la sua app), facendo emergere da subito l'evidente conflitto di interesse qualora il professore si fosse trovato a vendere e a comprare la sua stessa applicazione;

   dopo l'annuncio di una gara pubblica mai avvenuta e diversi tentativi di soluzione nei cosiddetti decreti «Sbloccacantieri», «Decretone» e «Crescita», è stata introdotta la possibilità per Anpal di servirsi di una società in house per l'affidamento diretto dello sviluppo della sua app, per un onere – appunto – di euro 25 milioni a valere sulle risorse destinate ai centri per l'impiego;

   a giugno 2019 il consiglio di amministrazione di Anpal dà il via libera alla stipula di una convenzione con Invitalia per l'acquisto della piattaforma e l'agenzia, nel documento di stima dei costi, conferma di fatto il costo del progetto Parisi;

   per l'analisi di congruità del piano di fabbisogno Invitalia, viene – però – coinvolto un terzo soggetto indipendente, appunto, la società di consulenza Ernst&Young che, a fine settembre, rilascia un parere di pagine 40, in cui si valuta analiticamente il progetto «Italy Works», stimando l’«effort necessario per realizzare le singole fasi progettuali previste, ossia: l'analisi, il disegno, lo sviluppo, il collaudo e il go-live»; dopo aver elencato le infrastrutture già presenti in Anpal che potrebbero essere riutilizzate e rinnovate (profili dei datori di lavoro, algoritmo di incontro domanda-offerta, e altro) il documento conclude che per la realizzazione della piattaforma il costo è inferiore ad euro 1 milione;

   stando sempre all'articolo di stampa citato, sembrerebbe che, in maniera del tutto anomala, Parisi per contrastare il risultato di E&Y si sia fatto dare mandato dal consiglio di amministrazione di Anpal di interloquire lui stesso con Invitalia, mentre l'amministratore delegato di Invitalia, Domenico Arcuri, ha persino partecipato al penultimo consiglio di amministrazione di Anpal del 17 ottobre 2019; manca ancora l'avviso degli altri due membri del consiglio di amministrazione di Anpal, uno dei quali è l'ex caposegreteria tecnica del Ministro del lavoro e delle politiche sociali pro tempore Di Maio, nominato in extremis prima che lo stesso Di Maio andasse alla Farnesina; si dubita pertanto che costui possa avallare il parere di E&Y –:

   se ed in che termini il Ministro interrogato intenda far luce sulla vicenda di cui in premessa, con particolare riguardo all'effettivo costo per la realizzazione della piattaforma informatica sopra citata, e per porre fine all'eventuale conflitto di interessi che investirebbe il professor Parisi, nella veste di venditore dell’app e acquirente della medesima.
(5-03193)

Interrogazioni a risposta scritta:


   FORNARO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   Manital è un'azienda di servizi alle imprese con sede a Ivrea che lavora con appalti pubblici e privati su tutto il territorio nazionale, in particolare nel settore delle pulizie;

   I.g.i. Investimenti Group, fondo industriale specializzato nelle ristrutturazioni aziendali, ha comprato la ditta Manital che, compreso l'indotto, conta 10 mila lavoratori in tutta Italia;

   ad oggi non è chiaro quale sarà il futuro dell'azienda, sia in termini occupazionali sia per quanto riguarda il pagamento degli stipendi arretrati;

   il 21 novembre 2019 era previsto un incontro presso la prefettura di Torino con il nuovo amministratore delegato che, però, non si è presentato;

   tra i tanti lavoratori Manital ci sono gli operai del gruppo Mgc, Azienda edile che da cinque anni lavora al restauro del castello di Parella. Dal 4 novembre 2019 questi lavoratori sono in presidio permanente perché da mesi sono senza stipendio –:

   quali iniziative di competenza il Governo intenda intraprendere affinché vengano garantiti i livelli occupazionali dell'azienda e il diritto alla retribuzione per l'attività lavorativa svolta.
(4-04158)


   CECCHETTI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   con delibera n. 200 del 13 dicembre 2018 di Trenitalia S.p.a., è stata disposta l'aggiudicazione della gara, da oltre 132 milioni di euro, per l'affidamento in appalto del servizio di manutenzione e correttiva dei convogli ETR 500 della durata di 6 anni in favore della società Caf Italia Srl, società appartenente al gruppo spagnolo Construcciones y Auxiliar de Ferrocarriles;

   a seguito di tale aggiudicazione, Caf Italia ha avviato un piano di assunzione di nuovi dipendenti per adempiere all'incarico, arruolando circa 200 tecnici specializzati nella manutenzione dei treni in tutta Italia, di cui una sessantina a Milano;

   nella vicenda, tuttavia, si è inserito un ricorso al Tar del Lazio presentato da Hitachi, società uscente che ha perso la gara (in tandem con Sitav) e non ha ottenuto il rinnovo dell'incarico;

   Hitachi a luglio ha vinto il ricorso, contro Caf Italia, appellandosi «all'assenza del requisito della capacità professionale e tecnica» da parte della concorrente, «tra cui l'essere in possesso di un sistema di gestione delle competenze conforme alla normativa nazionale»;

   la gara è stata annullata e nei confronti dei manutentori assunti da Caf Italia, tra cui molti ex dipendenti Hitachi che già in precedenza si occupavano dei Frecciarossa, è scattata la procedura di licenziamento collettivo;

   in altri termini, gli effetti della sentenza del Tar del Lazio fan sì che Caf Italia si ritrovi con un organico di gran lunga superiore rispetto alle proprie attività ed esigenze, con la paradossale conseguenza per i sessanta lavoratori milanesi di rappresentate esuberi e, quindi, di esser licenziati sebbene non abbiano mai lavorato dall'assunzione per via della battaglia legale in corso –:

   se e quali iniziative di competenza, anche di carattere normativo, il Governo intenda adottare a tutela dei lavoratori interessati dalla vicenda esposta in premessa, ad esempio estendendo a codesti settori la clausola sociale che tutela i posti di lavoro quando avviene un cambio d'appalto;

   se non intenda intraprendere iniziative di competenza affinché Hitachi possa riassumere i lavoratori in esubero.
(4-04160)

Apposizione di una firma ad una mozione.

  La mozione Muroni e altri n. 1-00181, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 10 maggio 2019, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Fusacchia.

Pubblicazione di un testo ulteriormente riformulato.

  Si pubblica il testo riformulato della mozione Muroni n. 1-00181, già pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta n. 173 del 10 maggio 2019.

   La Camera,

   premesso che:

    eventi climatici estremi – alluvioni, siccità, ondate di calore, livello del mare e l'aumento del cuneo salino – si susseguono con sempre maggiore frequenza in diverse parti del mondo, determinando danni economici a persone, ad animali e a interi sistemi produttivi;

    numerosi studi accademici hanno confermato come il cambiamento climatico in atto sia direttamente influenzato e dipendente dalle attività umane, siano esse industriali o meno;

    l'urgenza di un intervento netto e deciso per invertire tale processo non è più in alcun modo rinviabile, come ampiamente dimostrato dal sempre crescente numero di allarmi che giungono dall'intera comunità scientifica;

    secondo l'ultimo rapporto del Gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico si hanno soltanto 11 anni a disposizione per evitare la catastrofe ambientale; l'organismo scientifico dell'Onu ha invitato tutti i legislatori e i Governi ad assumere misure senza precedenti nella storia recente;

    nel 2018 si sono contati 850 disastri naturali, soprattutto alluvioni, inondazioni, frane (46 per cento) e uragani e tempeste (42 per cento). L'Italia dal 1998 al 2018 ha speso, secondo dati Ispra, circa 5,6 miliardi di euro (300 milioni all'anno) in progettazione e realizzazione di opere di prevenzione del rischio idrogeologico, a fronte di circa 20 miliardi di euro spesi per «riparare» i danni del dissesto secondo dati del Cnr e della Protezione civile (un miliardo di euro all'anno in media, considerando che dal 1944 ad oggi sono stati spesi 75 miliardi di euro);

    gli effetti dei cambiamenti climatici non generano solo conseguenze ambientali, ma anche conseguenze sociali derivanti dagli effetti dei cambiamenti climatici. Con la pubblicazione, il 19 marzo 2018, del rapporto, la Banca mondiale ha lanciato un nuovo allarme sulle conseguenze sociali dei cambiamenti climatici. Entro il 2050, infatti, potrebbe arrivare a quota 143 milioni il numero di persone costrette ad abbandonare le proprie case per colpa dei fenomeni meteorologici estremi o delle condizioni ambientali diventate invivibili;

    in Europa i disastri naturali del 2018 sono stati simili a quelli registrati negli anni 2014, 2015, 2016 e 2017, con un totale di 113 eventi con perdite per 16 miliardi di euro. Le perdite maggiori sono state causate dalla siccità, che è costata circa 4 miliardi di dollari;

    uno studio internazionale pubblicato dalla rivista scientifica Climate ha precisato che i danni per le inondazioni in Europa potrebbero arrivare a costare 17 miliardi di euro all'anno, qualora le temperature medie dovessero salire di 3 gradi centigradi, alla fine del secolo, rispetto alla media pre-industriale. Mentre il numero di cittadini che subiranno le conseguenze delle piene potrebbe raggiungere le 780 mila unità, in crescita del 123 per cento rispetto ad oggi. Il problema, dunque, non riguarderebbe solo il sud del mondo;

    in Italia la situazione non è migliore, anzi. Il 2018 è stato l'anno più caldo per il nostro Paese dal 1800 e si assiste al susseguirsi di record che non possono lasciare indifferenti. Nubifragi, siccità, ondate di calore sempre più forti e prolungate, fenomeni meteorologici sempre più intensi ed estremi, dovuti in primis ai cambiamenti climatici, stanno causando danni ai territori e alle città, indietro nelle politiche di adattamento al clima, e alla salute dei cittadini;

    soltanto nel 2018 sono state 32 le vittime in 148 eventi estremi che si sono succeduti lungo tutta la penisola; 66 sono i casi di allagamenti da piogge intense; 41 casi, invece, di danni da trombe d'aria, 23 di danni alle infrastrutture e 20 esondazioni fluviali;

    da ultimo si veda quanto è avvenuto a Venezia, ove si è verificata una sequenza di maree eccezionali, mai verificatesi in precedenza, con l'acqua alta che ha raggiunto quota 187 centimetri, la seconda marea più elevata di sempre dopo l'alluvione del 1966; l'alta marea ha, come noto, colpito anche le isole del Lido e di Pellestrina e Chioggia. Contestualmente e ancora in queste ore si sono verificati eventi meteorologici eccezionali in aree localizzate lungo l'intero territorio italiano: dal Piemonte – in particolare nell'alessandrino – alla Liguria – con il crollo di un viadotto autostradale sull'A6 – dalla Calabria, con Reggio Calabria, alla Basilicata, con Matera e il Metapontino;

    nonostante la portata storica dell'Accordo di Parigi siglato nel 2015, la strada per la sua attuazione procede con lentezza e fatica per le resistenze degli Stati ad assumere decisioni coraggiose e capaci di superare un modello di sviluppo ormai insostenibile, sotto il profilo ambientale, ma anche sociale ed economico;

    nella recente Cop24 (Conferenza delle parti della Convenzione internazionale sui cambiamenti climatici) tenutasi a Katowice, in Polonia, è stato fatto il punto sullo stato di avanzamento degli impegni assunti dai membri della comunità internazionale; elemento positivo è stato aver dotato l'Accordo del 2015 di linee guida (rulebook) per la sua attuazione dal 2020, mentre non sono stati concordati impegni sull'adozione di un quadro normativo vincolante e condiviso;

    l'esempio dell'adolescente svedese Greta Thunberg ha dato vita ad una manifestazione transnazionale che il 15 marzo 2019 ha riempito di giovani e studenti le piazze di tutto il mondo, comprese quelle italiane, chiedendo l'impegno concreto dei Governi nazionali nel contrasto dei cambiamenti climatici e per salvare il pianeta, non pregiudicandone oltre il futuro;

    secondo gli scienziati dell'Onu dell'Ipcc si ha tempo fino al 2030 per contenere l'aumento della temperatura globale entro 1,5° gradi centrigradi e molti parlamenti di Paesi europei hanno dichiarato lo stato di emergenza climatica;

    per dare una risposta a queste istanze bisogna investire in innovazione e ricerca, green economy, riduzione delle diseguaglianze, investimenti in infrastrutture e manutenzione;

    in questo drammatico contesto l'Italia ha la possibilità di assumere un ruolo da protagonista sui temi del cambiamento climatico, della tutela del paesaggio e del suolo, della transizione verso forme di energia sostenibili ed ecologiche, coniugandole con il sostegno alle nuove tecnologie e alle azioni delle comunità locali, della società civile, delle istituzioni universitarie in modo da uscire dalla crisi climatica, economica e sociale;

    è positivo che nel programma il Governo, al punto 7 dei 29 punti programmatici, sia stata espressamente prevista la realizzazione di un Green new deal, che comporti un radicale cambio di paradigma culturale e porti a inserire la protezione dell'ambiente e della biodiversità tra i principi fondamentali del sistema costituzionale italiano. Viene stabilito, altresì, che tutti i piani di investimento pubblico dovranno avere al centro la protezione dell'ambiente, il progressivo e sempre più diffuso ricorso alle fonti rinnovabili, la protezione della biodiversità e dei mari, il contrasto ai cambiamenti climatici. Viene, inoltre, stabilità la necessità di adottare misure che incentivino prassi socialmente responsabili da parte delle imprese e perseguano la piena attuazione della eco-innovazione. Vengono, infine, espressamente richiamati lo sviluppo tecnologico e le ricerche più innovative, in modo da rendere quanto più efficace la «transizione ecologica» e indirizzare l'intero sistema produttivo verso un'economia circolare, che favorisca la cultura del riciclo e del riuso e dismetta definitivamente la cultura del rifiuto;

    come noto, Green new deal è il perno della strategia di sviluppo del Governo e si inserisce nel disegno di bilancio per il 2020 con la finalità di promuovere il benessere equo e sostenibile, la cui programmazione è stata introdotta in Italia in anticipo sugli altri Paesi europei e che il Governo intende rafforzare in tutte le sue dimensioni;

    è fondamentale rimarcare che un Green new deal non deve essere solo una agenda di impegni, seppur in chiave verde e sostenibile, ma deve essere un programma organico, sociale ed economico, che ha tra i principali obiettivi la decarbonizzazione dell'economia, l'economia circolare, la rigenerazione urbana, il turismo sostenibile, l'adattamento e la mitigazione dei rischi sul territorio derivanti dal cambiamento climatico, ma anche un programma, che comporti un fisco green che sostenga la transizione ecologica e sostenga le attività di prevenzione del rischio di danno ambientale, e una legislazione che attui pienamente il principio del «chi inquina paga» e della responsabilità estesa del produttore che realizza prodotti e sistemi produttivi impattanti; il Governo, attraverso l'articolo 1 del decreto-legge 14 ottobre 2019, n. 111, ha già istituito un programma strategico nazionale per il contrasto ai cambiamenti climatici e per il miglioramento della qualità dell'aria, in cui sono individuate le misure di competenza nazionale da porre in essere al fine di assicurare la corretta e piena attuazione della direttiva 2008/50/CE del Parlamento europeo e del Consiglio del 21 maggio 2008 e contrastare i cambiamenti climatici. È auspicabile che tale politica strategica nazionale per il contrasto ai cambiamenti climatici si coordini con il Piano nazionale integrato per l'energia e il clima e con la pianificazione di bacino per il dissesto idrogeologico e che venga approvato e attuato con urgenza il Pnacc (Piano nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici); è stata, altresì, riconosciuta la necessità della trasformazione del Cipe in Cipess (Comitato interministeriale per la programmazione economica e per lo sviluppo sostenibile), come strumento di indirizzo strategico di tutti gli investimenti pubblici per il perseguimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile stabiliti dall'Agenda 2030 delle Nazioni Unite;

    vanno considerate, altresì, come un passo nella giusta direzione le recenti misure poste in essere dal Governo in ordine alla riforestazione, comprensive di misure per la dimora di alberi, di reimpianto e di silvicoltura, e per la creazione di foreste urbane e periurbane nelle città metropolitane, con l'obiettivo di garantire la salvaguardia ambientale, la lotta e l'adattamento al cambiamento climatico così come previsto dal decreto legislativo 3 aprile 2018, n. 34;

    il disegno di legge di bilancio per il 2020 ha previsto, altresì, misure importanti per la transizione ambientale, tra cui il fondo investimento delle amministrazioni centrali, finalizzato al rilancio degli investimenti sull'economia circolare, alla decarbonizzazione dell'economia, a misure di sostegno e per l'innovazione nel compatto agricolo, tra i settori maggiormente colpiti dagli effetti dei cambiamenti climatici, alla riduzione delle emissioni, al risparmio energetico e alla sostenibilità ambientale, l'estensione degli incentivi di Industria 4.0 per le imprese che realizzano progetti ambientali nell'ambito dell'economia circolare, così come il piano «Rinascita urbana» finalizzato a migliorare la qualità dell'abitare e che punta, inter alia, sulla riqualificazione urbana e delle periferie;

    è necessario affrontare in modo integrato i rischi del cambiamento climatico con altri rischi naturali rappresentati dal rischio sismico, idrogeologico e vulcanico, così come riportato, unitamente alla valorizzazione del patrimonio abitativo, nella mission del programma «Casa Italia», ora dipartimento presso la Presidenza del Consiglio dei ministri,

impegna il Governo:

1) ad adottare iniziative, anche normative, per:

   a) riconoscere lo stato di emergenza ambientale e climatica nel nostro Paese e operare, in raccordo con il Parlamento, per consentire in tempi rapidi e certi, nel rispetto delle indicazioni scientifiche e degli accordi internazionali, la riduzione delle emissioni di anidride carbonica in atmosfera e la progressiva decarbonizzazione dell'economia;

   b) accelerare la realizzazione degli interventi di mitigazione ed adattamento al cambiamento climatico, in particolare sul fronte della prevenzione del dissesto idrogeologico;

   c) promuovere l'inserimento del principio dello sviluppo sostenibile nella Costituzione;

   d) rafforzare le misure contenute nel Piano nazionale integrato per l'energia e il clima per dare piena attuazione agli impegni adottati nell'ambito dell'Accordo di Parigi sui cambiamenti climatici;

   e) procedere alla ricognizione degli incentivi esistenti per l'efficientamento energetico, la valorizzazione delle aree verdi e per il sostegno all'utilizzo di tecniche e materiali di edilizia ecocompatibile, adottando le iniziative necessarie per la loro razionalizzazione e stabilizzazione;

   f) accompagnare la transizione verso un modello di economia circolare basato su un uso efficiente delle risorse naturali, su una corretta gestione dell'acqua e su un virtuoso ciclo dei rifiuti che punti, nel rispetto della gerarchia europea, alla riduzione, al riuso e al recupero di materia ed energia, rispettando i tempi per il recepimento nell'ordinamento giuridico nazionale delle direttive europee del «pacchetto economia circolare» in materia di rifiuti, imballaggi, discariche, rifiuti elettrici ed elettronici, veicoli fuori uso e pile;

   g) pervenire alla progressiva riduzione dei sussidi ambientalmente dannosi di cui alla legge 28 dicembre 2015, n. 221, attraverso un percorso di transizione che contempli ipotesi alternative e compensative con carattere di sostenibilità, anche con l'eventualità di introdurre l'obbligo di valutazione ambientale preventiva dei sussidi, con l'obiettivo di salvaguardare, innovare e rafforzare le attività produttive collegate, a cominciare dall'agricoltura;

   h) elaborare politiche di trasporto, edilizia, modelli produttivi che rispondano in maniera coerente alla necessità di adattamento ai cambiamenti climatici e che coinvolgano regioni e comuni;

   i) favorire la transizione verso un sistema di trasporto pubblico sostenibile e verso la mobilità elettrica, con l'obiettivo della completa decarbonizzazione – emissioni zero – del settore;

   l) intervenire in materia di politica industriale e di riqualificazione del settore manifatturiero, sostenendo e favorendo la transizione verso un modello economico-produttivo ecologicamente sostenibile;

   m) realizzare un piano strutturale di messa in sicurezza del territorio, con politiche di prevenzione e mitigazione del rischio e di adattamento ai cambiamenti climatici;

   n) realizzare un grande programma di investimenti pubblici orientati ai principi della sostenibilità ambientale, con azioni di riqualificazione energetica e messa in sicurezza sismica degli edifici pubblici e privati, politiche di rigenerazione urbana delle città, di tutela dei beni culturali, paesaggistici e degli ecosistemi, di contrasto al nuovo consumo di suolo e all'abusivismo edilizio;

   o) sostenere a livello europeo la proposta di arrivare alla «carbon neutrality» entro il 2050;

   p) rendere possibili finanziamenti agevolati, da parte degli istituti bancari e creditizi, per sostenere l'economia circolare e quella eco-compatibile;

   q) promuovere lo sviluppo della filiera agricola convenzionale e biologica e delle buone pratiche agronomiche, in modo da ridurre l'impatto della chimica nel suolo e tutelare le risorse sotto il profilo qualitativo e quantitativo, aumentare e mantenere la qualità del territorio, la fertilità organica del suolo ed il sequestro di carbonio;

   r) favorire l'occupazione giovanile attraverso l'introduzione di incentivi e agevolazioni fiscali per le imprese che assumono a tempo indeterminato giovani per svolgere attività finalizzate alla salvaguardia delle risorse naturali, con particolare riferimento alla protezione del territorio e alla gestione delle emergenze, nonché all'implementazione delle fonti di energia rinnovabili e allo sviluppo dell'economia circolare;

   s) attuare la strategia nazionale per lo sviluppo sostenibile, rendendo pienamente operativa la cabina di regia «Benessere Italia», istituita presso la Presidenza del Consiglio dei ministri con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri dell'11 giugno 2019, attraverso il potenziamento della struttura in termini di adeguate risorse umane e finanziarie necessarie al perseguimento delle finalità e all'assolvimento dei compiti istitutivi.
(1-00181) (Ulteriore nuova formulazione) «Muroni, Orlando, Ilaria Fontana, Fregolent, Federico, Braga, Gadda, Fornaro».

Ritiro di un documento di indirizzo.

  Il seguente documento è stato ritirato dal presentatore: mozione Orlando n. 1-00178 del 29 aprile 2019.