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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Lunedì 18 novembre 2019

ATTI DI INDIRIZZO

Mozioni:


   La Camera,

   premesso che:

    Venezia è tra le più belle città al mondo, per il suo straordinario ed enorme patrimonio artistico ed architettonico frutto di secoli di storia, ma anche per le sue peculiarità che la rendono davvero unica tanto da essere considerata patrimonio dell'umanità (1987) da proteggere e tutelare. Venezia vanta, infatti, un patrimonio materiale di inestimabile valore, ma vale ancor di più quello immateriale fatto di una presenza antropica importante, di tradizioni, di saperi, di mestieri, di arti e di cultura consolidata nei secoli di storia che l'hanno vista protagonista;

    è necessario partire dalla sua fragilità strutturale che la rende affascinante, ma che l'ha sempre costretta a difendersi, a modellare il suo stile sulle problematiche che è chiamata ad affrontare;

    recenti studi sul cambiamento climatico ipotizzano un innalzamento considerevole del livello dei mari nel giro di pochissimi anni;

    solo nel ventesimo secolo, il livello del mare a Venezia si è innalzato di oltre 30 centimetri e, a causa della particolare conformazione della città a Venezia, si aggiunge anche il fenomeno della subsidenza, cioè lo sprofondamento del suolo;

    al problema dell'innalzamento si aggiunge anche quello delle alte maree, tanto che in passato superavano raramente il livello di 110 centimetri, mentre negli ultimi 50-60 anni si sono intensificate. Per quanto riguarda, invece, le maree oltre i 140 centimetri, i dati mostrano che fino al 2000 c'erano state solo 9 occorrenze di maree eccezionali in oltre 120 anni, mediamente una ogni 14 anni, mentre dal 2000 ad oggi sono state ben 11, quasi una l'anno;

    la marea dei giorni scorsi ha raggiunto un picco di 187 centimetri secondo solamente al record di 194 rilevato nel 1966, provocando ingenti danni sia al patrimonio storico e culturale, sia a numerose attività commerciali che sono state letteralmente messe in ginocchio;

    Venezia è un museo a cielo aperto con monumenti di pregio disseminati ovunque: chiese, contenenti preziosissime opere d'arte; palazzi storici di famiglie nobili, molti dei quali affacciati sul Canal Grande (definito «la più bella strada del mondo»), Palazzo Ducale, Piazza San Marco, l'Arsenale, l'Accademia, i Musei, la Fenice, il Conservatorio, l'Università di Ca’ Foscari;

    anche le aree costiere limitrofe vivono in un perenne stato di emergenza, stante il fatto che le mareggiate non sono più un fenomeno estemporaneo che avviene nei periodi invernali, ma si manifestano più volte durante l'anno anche in periodi di stagionalità turistica, mettendo a repentaglio i beni delle aziende che operano nel comparto, ad esempio stabilimenti balneari ma anche strutture ricettive fronte mare, oltre che il livello occupazionale, l'indotto e la redditività;

    per contrastare le mareggiate nel corso degli anni sono state investite ingenti risorse pubbliche, in particolare per il progetto Mose. Progetto nato al principio degli anni ’80 e il cui costo avrebbe dovuto aggirarsi attorno a 1,6 miliardi di euro, ma lievitato fino a 5,5 miliardi di euro senza che sia stato ancora ultimato;

    seppur in condizioni difficilissime, Venezia ed i veneziani hanno dimostrato una straordinaria capacità di affrontare le difficoltà, ma lo Stato ha il dovere di fornire loro strumenti moderni ed efficaci per farlo;

    serve una visione d'insieme che non tocchi solo Venezia, ma che abbracci tutta la gronda lagunare e l'intero territorio della città metropolitana, da Bibione fino a Chioggia. Questa è la visione di Fratelli d'Italia che ispira e continuerà a ispirare il suo impegno per Venezia e i veneziani,

impegna il Governo:

1) ad adottare iniziative per provvedere, nel più breve tempo possibile, al completamento e alla messa in funzione del progetto Mose;

2) ad adottare immediatamente le iniziative di competenza per pervenire a una nuova «legge speciale» per Venezia che ne riconosca la specificità, ne sancisca l'interesse nazionale e che predisponga tutte le iniziative di tutela sia della città, sia dei suoi abitanti, prevedendo una forma di incentivazione per i residenti attraverso il riconoscimento dello status di «custodi del patrimonio di Venezia».

3) ad adottare le iniziative di competenza per sospendere gli obblighi di pagamento di tasse e imposte per tutte le attività colpite dal maltempo e prevedere l'azzeramento o quanto meno l'abbattimento dei canoni concessori per gli operatori delle zone colpite dalle mareggiate;

4) ad adottare iniziative normative urgenti, non potendosi sospendere le scadenze fissate al 18 novembre 2019, per escludere le sanzioni e gli interessi legali per quelle aziende che non riusciranno a onorare gli impegni;

5) ad adottare iniziative per istituire a Venezia un’«Agenzia per l'acqua» per discutere scientificamente di mari e oceani allo scopo di trovare soluzioni agli effetti del surriscaldamento globale;

6) ad adottare iniziative per implementare la ricerca di nuove strategie per la realizzazione di opere complementari per la tutela della laguna nella sua interezza, prevedendo la costante pulizia dei canali, la rimozione e lo smaltimento dei fanghi, l'innalzamento del suolo con l'immediata impermeabilizzazione di Piazza San Marco, anche a tutela della basilica stessa, e opere di protezione;

7) a istituire un tavolo di lavoro in cui siano rappresentati lo Stato, le autonomie locali e regionali, congiuntamente alle categorie economiche e alla comunità scientifica, con l'obiettivo di progettare e realizzare delle opere strutturali di difesa di Venezia e dei territori alla stessa economicamente connessi dell'Alto Adriatico;

8) a istituire un tavolo permanente multidisciplinare costituito da operatori del mondo della pesca – da intendersi dall'allevamento alla produzione, alla raccolta, alla vendita e alla distribuzione del prodotto ittico – studiosi di biologia marina, geologi, climatologi, giuristi, avente lo scopo di studiare la conservazione della flora e della fauna;

9) a promuovere campagne di sensibilizzazione della difesa del territorio marino, coinvolgendo le scuole del territorio, popolazione stanziale e turisti, e ad adottare iniziative per integrare esigenze, da un lato, scientifiche e, dall'altro, commerciali con il fine di mantenere un equilibrio del mondo marino.
(1-00288) «Meloni, Lollobrigida, Luca De Carlo, Acquaroli, Baldini, Bellucci, Bignami, Bucalo, Butti, Caiata, Caretta, Ciaburro, Cirielli, Deidda, Delmastro Delle Vedove, Donzelli, Ferro, Foti, Frassinetti, Galantino, Gemmato, Lucaselli, Mantovani, Maschio, Mollicone, Montaruli, Osnato, Prisco, Rampelli, Rizzetto, Rotelli, Silvestroni, Trancassini, Varchi, Zucconi».


   La Camera,

   premesso che:

    gli allagamenti eccezionali verificatesi a Venezia il 12 novembre 2019 e nei giorni successivi, in cui l'acqua alta ha raggiunto i 187 centimetri sul medio mare e sfiorato il massimo storico di 194 registrato durante la disastrosa alluvione del 1966, mettendo a rischio di danni potenzialmente irreparabili un patrimonio storico-monumentale dal valore inestimabile e a nudo il fragile equilibrio ambientale di una città e di un contesto lagunare unici al mondo, non può che far riportare prepotentemente all'ordine del giorno la questione del Mose, l'imponente struttura in costruzione ormai da oltre quindici anni che dovrebbe proteggere la città e la sua laguna da simili devastazioni e umiliazioni;

    il Mose (Modulo sperimentale elettromeccanico), pensato negli anni ’80 per difendere la laguna di Venezia da piene superiori ai 110 centimetri, è una complessa opera ingegneristica, nella fattispecie d'ingegneria idraulica e ambientale, di controllo dei flussi mareali, studiata per separare la laguna di Venezia dal Mare Adriatico e per scongiurare tragiche alluvioni durante anomali fenomeni d'alta marea e che, una volta ultimato, dovrebbe essere composto complessivamente da 78 paratoie mobili a scomparsa installate per tutta l'estensione delle tre bocche di porto lagunari di Lido, Malamocco e Chioggia;

    i lavori per la realizzazione del Mose sono cominciati nel 2003, quando era Presidente del Consiglio dei ministri Silvio Berlusconi e nel 2014 il Consorzio Venezia Nuova – concessionario del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti per la realizzazione dei lavori – visto che vari suoi membri erano stati coinvolti dalle indagini della magistratura, è stato commissariato dallo Stato con la nomina di tre amministratori straordinari;

    il completamento del Mose, ad oggi realizzato al 94 per cento e con entrata in funzione per la fine del 2021, secondo i suoi costruttori, è urgente e indifferibile, visto che a tutt'oggi Venezia e l'intero sistema lagunare assistono inermi ed impotenti alle disastrose conseguenze della propagazione dell'onda d'alta marea che viene dall'Adriatico e che il Mose dovrebbe essere in grado di fronteggiare e arrestare; d'altra parte, nel corso degli anni, il legislatore è già intervenuto con le leggi n. 171 del 1973, n. 798 del 1984, n. 360 del 1991 e n. 139 del 1992 per la salvaguardia di Venezia e della sua laguna di cui il Mose è parte avanzata del sistema di difese da attuare;

    l'articolo 4, comma 6-bis, del decreto-legge 18 aprile 2019, n. 32, convertito, con modificazioni, dalla legge 14 giugno 2019, n. 55, cosiddetto sblocca cantieri, ha previsto la nomina di un commissario straordinario per completare l'opera, assumendo le funzioni di stazione appaltante e operando, in raccordo con la struttura del provveditorato interregionale alle opere pubbliche per il Veneto, il Trentino-Alto Adige e il Friuli Venezia Giulia, anche con procedure acceleratorie, in deroga alle disposizioni di legge in materia di contratti pubblici, fatto salvo il rispetto dei principi generali posti dai Trattati dell'Unione europea e dalle disposizioni delle direttive di settore, anche come recepiti dall'ordinamento interno; tuttavia, sono stati registrati cospicui ritardi alla nomina del commissario da parte del Governo;

    l'acqua alta del 12 novembre 2019 ha danneggiato pesantemente la Basilica di San Marco, allagata per la sesta volta in 1200 anni, dopo che la prima ondata di marea a 127 centimetri ha invaso il nartece, la parte iniziale della chiesa, sommergendolo con 70 centimetri d'acqua, con possibili danni ai mattoni e alle strutture portanti dell'edificio oltre ai marmi recentemente sostituiti. Durante la notte l'acqua è salita ancora e tutta la cripta è stata sommersa; dentro la basilica, nel momento di picco della marea (187 centimetri), si misurava dalla pavimentazione quasi un metro e 10 centimetri di acqua;

    oltre ai gravi danni alla Basilica di San Marco, l'acqua alta non ha risparmiato neppure il Teatro La Fenice, invadendo le aree di servizio e rendendo inutilizzabile il sistema elettrico e quello antiincendio;

    i disastrosi fatti accaduti a Venezia sono preoccupanti sia per la città che per lo sterminato patrimonio culturale che essa racchiude, per una città che è stata per 1100 anni la capitale della Serenissima Repubblica di Venezia ed è conosciuta a questo riguardo come la Serenissima, la Dominante e la Regina dell'Adriatico. Per le peculiarità urbanistiche e per il suo patrimonio artistico, Venezia è universalmente considerata una tra le più belle città del mondo ed è stata dichiarata, assieme alla sua laguna, patrimonio mondiale dell'umanità dall'Unesco nel 1987, fattore che ha contribuito a farne la terza città italiana (dopo Roma e Milano) con il più alto flusso turistico, in gran parte proveniente dall'estero. Oltre ai danni materiali c'è tutta la problematica inerente alle prenotazioni prossime future per un gioiello turistico come Venezia;

    tutto il litorale veneto è stato fortemente colpito: l'isola di Pellestrina in particolare ed i comuni litoranei di Caorle, Jesolo, Cavallino Treporti, Chioggia, San Michele al Tagliamento (Bibione), Eraclea, Rosolina sono stati al contempo spazzati dalla furiosa mareggiata che ha devastato le spiagge e le infrastrutture turistiche del litorale veneziano;

    sono state danneggiate le infrastrutture pubbliche e private: numerose imbarcazioni sono affondate, istituzioni e beni culturali sono stati letteralmente devastati, così come le strutture turistiche, gli esercizi commerciali e le abitazioni;

    i danni sono stimabili nell'ordine di circa un miliardo di euro;

    il 14 novembre 2019 il Governo ha deliberato lo stato di emergenza nel territorio del comune di Venezia e ha stanziato risorse per i primi soccorsi e assistenza alla popolazione e per il ripristino dei servizi essenziali e, inoltre, ha nominato il sindaco di Venezia commissario straordinario per far fronte all'emergenza;

    come richiesto da Confindustria Veneto e dalla regione Veneto, non è più rinviabile l'istituzione di una zona economica speciale su Porto Marghera e sui 16 comuni della provincia di Rovigo, che veda come porto di riferimento il porto di Venezia e la cui estensione includa tutte le zone censuarie individuate da questa regione con propria delibera di giunta n. 1329 del 2014, recepite dalla Commissione europea nella carta degli aiuti di Stato, valida fino al 2020. Le categorie economiche hanno condiviso questo piano di sviluppo con i sindaci dei comuni delle aree includibili nella zona economica speciale, con l'autorità di sistema portuale, le prefetture di Venezia e Rovigo e con altri comuni, sottoscrivendo un'apposita lettera di intenti. Dinanzi agli eventi alluvionali che hanno messo in ginocchio Venezia e tutto il litorale, l'accelerazione di una zona economica speciale Veneto si ritiene possa essere un ottimo volano per favorire una rapida ripresa ed ulteriore crescita del territorio,

impegna il Governo:

1) ad assumere ogni urgente iniziativa di competenza ai fini del ristoro dei danni causati dagli eccezionali eventi meteorologici che hanno colpito la Laguna di Venezia e il suo capoluogo, provvedendo alla concessione di contributi in favore dei soggetti pubblici, delle persone fisiche, delle imprese e degli altri soggetti che hanno segnalato danni in sede di ricognizione dei fabbisogni relativi al patrimonio pubblico, al patrimonio privato e alle attività economiche e produttive;

2) ad adottare iniziative normative per la sospensione del pagamento delle tasse per i cittadini e le imprese colpiti dalla calamità, fino al ripristino delle normali condizioni di vita e di lavoro;

3) ad adottare immediatamente iniziative presso il neo commissario del Mose, che dovrà sovraintendere alle fasi di completamento, collaudo e avviamento del sistema, affinché, attraverso le opportune procedure amministrative e le occorrenti risorse finanziarie, si giunga nel più breve tempo possibile al completamento e alla messa in funzione dell'opera;

4) ad assumere ogni opportuna iniziativa, anche di carattere normativo, per finanziare con adeguate risorse la gestione e la manutenzione del sistema Mose;

5) ad adottare immediatamente le iniziative di competenza per pervenire a una nuova «legge speciale» per la città metropolitana di Venezia, al fine di individuare le dotazioni finanziarie necessarie al funzionamento ordinario dei sistemi di difesa dalle acque alte della laguna e i soggetti responsabili preposti ad assumere le decisioni nei casi di emergenza, come quello occorso nella serata del 12 novembre 2019;

6) ad adottare iniziative per favorire l'istituzione di una zona economica speciale nella regione Veneto che comprenda Venezia e i comuni dell'entroterra che hanno come riferimento il porto di Venezia, sulla base del piano industriale che tutte le categorie economiche e le amministrazioni locali hanno già condiviso con la regione medesima.
(1-00289) «Molinari, Bitonci, Andreuzza, Badole, Bazzaro, Bisa, Coin, Colmellere, Comencini, Covolo, Fantuz, Fogliani, Lorenzo Fontana, Giacometti, Lazzarini, Manzato, Paternoster, Pretto, Racchella, Stefani, Turri, Valbusa, Vallotto, Zordan, Basini, Bellachioma, Belotti, Benvenuto, Bianchi, Billi, Binelli, Boldi, Boniardi, Bordonali, Claudio Borghi, Bubisutti, Caffaratto, Cantalamessa, Caparvi, Capitanio, Castiello, Vanessa Cattoi, Cavandoli, Cecchetti, Centemero, Cestari, Colla, Comaroli, Andrea Crippa, Dara, De Angelis, De Martini, D'Eramo, Di Muro, Di San Martino Lorenzato Di Ivrea, Donina, Durigon, Ferrari, Formentini, Foscolo, Frassini, Furgiuele, Galli, Garavaglia, Gastaldi, Gava, Gerardi, Giaccone, Giglio Vigna, Giorgetti, Gobbato, Golinelli, Grimoldi, Guidesi, Gusmeroli, Iezzi, Invernizzi, Latini, Legnaioli, Liuni, Locatelli, Lolini, Eva Lorenzoni, Loss, Lucchini, Maccanti, Maggioni, Marchetti, Maturi, Molteni, Morelli, Morrone, Moschioni, Murelli, Alessandro Pagano, Panizzut, Paolini, Parolo, Patassini, Patelli, Pettazzi, Piastra, Picchi, Piccolo, Potenti, Raffaelli, Ribolla, Rixi, Saltamartini, Sasso, Sutto, Tarantino, Tateo, Tiramani, Toccalini, Tomasi, Tombolato, Tonelli, Vinci, Viviani, Raffaele Volpi, Zicchieri, Ziello, Zoffili».


   La Camera,

   premesso che:

    il programma che riguarda la costruzione degli F35 è fondamentale perché dimostra la capacità e l'importanza del connubio industria-difesa per lo sviluppo economico-occupazionale del nostro Paese. L'Italia si è impegnata con gli Stati Uniti per l'acquisizione di 90 velivoli F35. Si ricorda che l'F35 è un aereo di caccia di nuova generazione caratterizzato dalla capacità di raccogliere, elaborare e distribuire informazioni operative a tutte le forze impegnate in operazioni;

    il programma di acquisto degli F35, di cui sono stati ridotti i costi di produzione e migliorata sensibilmente l'efficienza, è molto importante per la crescita dell'economia e dell'occupazione italiana. Pertanto, risulta necessario ed indispensabile continuare la produzione di F35 che rappresentano uno strumento militare di eccellenza e, come detto, rafforzano il sistema difesa-industria tanto importante per lo sviluppo economico del Paese;

    durante l'audizione presso la Commissione difesa, il Ministro Guerini ha sottolineato che potenziare il settore industriale della difesa «costituisce una componente strategica della nostra sovranità nazionale poiché ci consente di non dipendere dalla tecnologia e dai prodotti esteri e pone l'Italia nel ristretto novero delle nazioni che, potendo vantare un settore industriale per la difesa di comprovata esperienza, può svolgere un ruolo da protagonista anche nell'ambito dei più importanti programmi internazionali»;

    inoltre, sempre il Ministro della difesa ha indicato l'importanza dell'attuazione di una strategia industriale-tecnologica della difesa con la partecipazione delle altre amministrazioni interessate, dell'industria, dei centri di ricerca, delle università e degli operatori del settore;

    diventa, quindi, indispensabile confermare il programma degli F35 e lo stesso Ministro ha recentemente chiarito che la sua posizione è chiara e decisa a favore della conferma del programma F35. In sostanza il medesimo Ministro ha espresso un giudizio che in sintesi mette in luce l'importanza dei velivoli F35 realizzati da Lockheed Martin, perché servono alle Forze armate e consolidano la posizione italiana nel contesto euro-atlantico. Tra l'altro, il Ministro ha espresso l'importanza della realizzazione degli F35 e soprattutto della prosecuzione del citato programma per superare le preoccupazioni manifestate circa il sito di Cameri, dove operano con efficienza numerosi lavoratori specializzati in questo settore;

    il programma sta andando molto bene, considerando anche le richieste che provengono da Paesi dell'Europa. La scelta manifestata dal Ministro della difesa è quella annunciata più volte di proseguire con coerenza con gli impegni assunti con gli Stati Uniti e attenzione nei confronti dei ritorni industriali ed occupazionali;

    una riduzione della commessa pertanto può determinare una situazione di incertezza per lo stabilimento di Cameri (dove vengono realizzati parti di questi velivoli e assemblati quelli per il nostro Paese ed altri partner dell'Unione europea che li hanno acquistati) e possibili ricadute negative sull'eventuale allargamento di intese industriali nel campo della difesa per il nostro Paese. Tra l'altro, il sito di Cameri rappresenta un'eccellenza con un'occupazione altamente specializzata;

    è opportuno chiarire pertanto le effettive intenzioni del Governo in merito alla prosecuzione del programma di acquisto degli F35, in modo che si possano conoscere con esattezza le reali intenzioni circa il medesimo programma tanto importante per l'interesse nazionale del Paese, considerando anche gli indubbi vantaggi industriali, tecnologici ed occupazionali;

    il programma di costruzione degli F35 è decisamente da implementare, soprattutto in una prospettiva futura per rafforzare l'alleanza italiana con gli Stati Uniti e, soprattutto, non venire meno agli impegni presi, in funzione anche di future collaborazioni con i medesimi Stati Uniti;

    quindi, è necessario assicurare, con risorse economiche adeguate, l'efficacia e l'efficienza dello strumento militare e la partecipazione dell'Italia al programma F35 risponde a tali necessità. Inoltre, come detto, garantire l'impegno con gli Stati Uniti dimostra l'affidabilità italiana da un punto di vista politico-strategico,

impegna il Governo:

1) ad adottare iniziative dirette a confermare l'acquisto degli F35 per proseguire con gli impegni assunti nei confronti degli Stati Uniti e per potenziare lo sviluppo di un settore strategico dell'economia del Paese;

2) a garantire lo sviluppo del programma di acquisizione degli F35, ponendo particolare attenzione al ruolo attivo dell'Italia nel contesto internazionale in questo importante settore;

3) a fugare tutti i dubbi circa eventuali ipotesi di rinegoziazione degli accordi assunti con gli Stati Uniti per il programma F35 per rafforzare i rapporti con i medesimi Stati Uniti e per riaffermare la credibilità italiana nel contesto internazionale.
(1-00290) «Silli, Benigni, Gagliardi, Pedrazzini, Sorte, Schullian».


   La Camera,

   premesso che:

    a Laguna di Venezia è uno degli esempi più antichi e complessi delle relazioni tra attività antropiche e dinamiche naturali, dove è presente un'altissima concentrazione di beni culturali e di espressioni artistiche stratificate nel corso dei secoli;

    il sito «Venezia e la sua Laguna» è stato iscritto nella lista del patrimonio mondiale nel 1987 per l'unicità, eccezionalità e singolarità del suo patrimonio storico, archeologico, urbano, architettonico e artistico, integrato in un contesto ambientale, naturale e paesaggistico straordinario;

    a Venezia, nei giorni scorsi e in queste stesse ore in cui la situazione di Venezia diventa oggetto di dibattito e iniziativa parlamentare nell'Aula di Montecitorio, le maree stanno ripetutamente superando il livello di 150 centimetri, arrivando al record di 187 centimetri, causando enormi sofferenze e disagi alla popolazione e ingenti danni al patrimonio artistico e culturale della città;

    a causa delle eccezionali mareggiate, la cripta della Basilica di San Marco è stata sommersa dall'acqua, causando danni ai pavimenti musivi, ai marmi, ai mosaici dorati e alle pareti che hanno assorbito l'acqua; risulterebbero essere almeno una cinquantina le chiese danneggiate nella città dalle mareggiate;

    presso la Fondazione Querini Stampalia, che custodisce la biblioteca della città antica, sono stati danneggiati impianti, arredi e volumi; i magazzini della Fondazione sono in condizioni drammatiche a causa dell'acqua;

    sono finiti parzialmente sott'acqua alcuni volumi, partiture, libri antichi e preziosi manoscritti della biblioteca del Conservatorio Benedetto Marcello, oltre ad alcuni mobili e strumenti; anche le grandi vetrate storiche hanno subito danni;

    la sede degli Incurabili dell'Accademia di belle arti ha riscontrato danni all'esterno, particolarmente agli intonaci e al portone d'ingresso, con diverse aule e ambienti completamente allagati; danni ancora più ingenti riguardano la sede di San Servolo;

    il Gran Teatro La Fenice ha riportato numerosi danni all'archivio musicale e a tutti i suoi macchinari teatrali;

    il Sacrario dei grandi del passato all'Istituto veneto di scienze lettere e arti sarebbe stato ugualmente invaso dalle acque;

    l'isola di San Lazzaro degli Armeni, sede della Congregazione mechitarista dal 1717, simbolo dell'identità cosmopolita di Venezia e uno dei più importanti centri di produzione culturale armena nel mondo, ha subito ingenti danni strutturali, alle dotazioni tecniche e agli impianti. I muri di protezione contro le maree sono crollati sul lato sud dell'isola. Vi sono danni importanti ai marmi, alle pareti, ai manufatti liturgici della chiesa e del refettorio che ospitano capolavori di arte armena e veneziana;

    a Venezia nasce il commercio internazionale così come lo si conosce oggi, globale e multiculturale; a Venezia Fra Luca Pacioli inventa la partita doppia e la moderna ragioneria; a Venezia si istituisce la prima scuola superiore di commercio italiana e la seconda europea, poi trasformata nell'Università Ca’ Foscari, dove Gino Zappa fonda la disciplina dell'economia aziendale;

    l'acqua è entrata al piano terra della galleria Ca’ Pesaro, nella chiesa di San Giacomo dall'Orio, in più sedi dell'Università degli Studi Ca’ Foscari, al piano terra di Palazzo Ducale e a Palazzo Fortuny;

    l'Università Ca’ Foscari ha dovuto annullare lo Strategy innovation forum, importante occasione di confronto nazionale sui temi dell'innovazione, della tecnologia, dell'impresa, della cultura, che aveva previsto anche una collaborazione con (e la partecipazione di) parlamentari membri dell'intergruppo sull'intelligenza artificiale;

    dà speranza la grande mobilitazione di volontari, veneziani e del resto d'Italia, così come di tanti studenti che si sono adoperati per salvaguardare la città e limitare i danni nelle ore più critiche;

    il dibattito scaturito dall'ondata di maltempo e dai conseguenti danni causati al patrimonio artistico e culturale ha ricondotto all'urgenza di ripensare l'intero paradigma urbano e turistico della città in termini di sostenibilità ambientale, legata alle conseguenze del cambiamento climatico ma non solo, e di innovazione;

    Venezia dispone di un potenziale imprenditoriale e di attrazione di investimenti non pienamente espresso, legato in particolare alla cultura, all'artigianato artistico, all'alta formazione, e va invece evitato che venga progressivamente ridotta a semplice museo a cielo aperto o a grande parco giochi;

    il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca ha attivato una task force al fine di garantire un collegamento costante ed unitario con tutte le strutture locali: dalle scuole alle università e alle istituzioni dell'alta formazione artistica, musicale e coreutica, dandosi come primo obiettivo quello di comprendere l'entità dei danni al fine di definire con rapidità un piano di interventi;

    peraltro, i recenti eccezionali eventi atmosferici, che hanno interessato Venezia, hanno prodotto danni al patrimonio storico, artistico e culturale in tutto il territorio nazionale; infatti, altre città con una storia culturale di primario rilievo nazionale e internazionale, a partire da Matera, capitale europea della cultura 2019, sono rimaste vittime del maltempo,

impegna il Governo:

1) a predisporre con urgenza un piano straordinario di interventi espressamente finalizzato alla messa in sicurezza, al restauro, alla tutela e alla conservazione del patrimonio culturale, storico, artistico, archivistico e bibliografico custodito a Venezia presso tutte le istituzioni artistiche danneggiate dalle eccezionali maree degli ultimi giorni;

2) a valutare i danni relativi in particolare a biblioteche, librerie e altri centri di conservazione e fruizione dei libri, predisponendo iniziative affinché la promozione della lettura diventi un'attività sempre più rilevante per il rilancio e la crescita sociale, culturale ed economica di Venezia;

3) a completare con urgenza il processo di digitalizzazione e pubblicizzazione dell'ingente patrimonio archivistico e bibliografico custodito a Venezia presso le istituzioni dell'alta formazione artistica danneggiate dalle eccezionali maree degli ultimi giorni, tutelandone i contenuti dalla vulnerabilità specifica dei singoli beni e del materiale ivi custodito, anche alla luce degli impegni recentemente assunti dal Governo con l'approvazione della risoluzione conclusiva di dibattito n. 8/00045, in data 23 ottobre 2019;

4) ad assumere iniziative per realizzare i necessari lavori di manutenzione ordinaria e straordinaria degli edifici e delle strutture che a Venezia custodiscono beni di interesse storico, artistico, archivistico e bibliografico;

5) ad assumere iniziative per sviluppare modalità per assicurare che i privati possano utilmente contribuire alla tutela, al ripristino e al restauro dei beni architettonici di Venezia;

6) ad assumere iniziative, per quanto di competenza, affinché ogni azione legata all'ecosistema urbano e turistico della città di Venezia venga d'ora in avanti (ri)pensata e (ri)progettata in chiave innovativa e sostenibile, sfruttando anzitutto le competenze delle prestigiose realtà scientifiche e universitarie presenti sul territorio;

7) ad assumere iniziative, per quanto di competenza, per contribuire, con la regione e il comune, alla migliore valorizzazione dell'industria creativa e culturale veneziana e in generale della comunità di innovatori locali, e per fare di Venezia un luogo non solo di tutela del patrimonio e di una ricca tradizione multiculturale, ma anche di nascita e crescita di nuove imprese e iniziative economiche legate alla produzione di cultura, a partire da start up innovative e da nuove professioni intellettuali, anche al fine di rilanciare lo sviluppo economico ed occupazionale della città gravemente danneggiata dai recenti eventi alluvionali;

8) ad adottare iniziative per rafforzare il ruolo della Biennale di Venezia come intreccio di arte, cultura, istruzione e impresa, per farne opportunità di sempre maggiore accreditamento internazionale per la città e per la ricchezza delle espressioni artistico-culturali che è in grado di attrarre, al fine di rilanciare la reputazione della città a livello globale;

9) ad adottare le iniziative di competenza per patrocinare lo Strategy innovation forum, riproposto adesso dall'Università Ca’ Foscari per il 20 e 21 marzo 2020, aggiungendosi alle istituzioni locali già sostenitrici della manifestazione e contribuendo a farne un evento di primario rilievo sull'innovazione strategica e sociale, affinché Venezia possa posizionarsi nuovamente come luogo di attrazione del business internazionale pronto a puntare su cultura e sostenibilità, anche al fine di superare i tragici eventi alluvionali che hanno colpito la città;

10) ad assumere iniziative di competenza per assicurare a Dubai2020 una significativa presenza di Venezia – intesa come città di conoscenza, cultura, incontro e scambio di merci e idee – in considerazione del tema «Unire le menti, creare il futuro» scelto per la prossima esposizione universale, anche al fine di rilanciare la reputazione internazionale della città.
(1-00291) «Fusacchia, Nitti, Piccoli Nardelli, Toccafondi, Lattanzio, Carbonaro, Vacca, Fratoianni, Melicchio, Casa».


   La Camera,

   premesso che:

    la città di Venezia è stata colpita e devastata da un'ondata «di acqua alta» con gravissimi danni alle abitazioni ed alle opere artistiche e architettoniche di grande pregio. Un disastro, quindi, con danni molto ingenti e con alcuni morti;

    a causa delle forti piogge, infatti, il livello del mare ha superato i 180 centimetri e ha causato l'allagamento della città e delle isole minori e la mareggiata ha investito tutto il litorale;

    anche i comuni di Caorle, Jesolo, Cavallino Treporti, Chioggia sono stati devastati dalla mareggiata;

    dopo il primo ritiro delle acque si è potuta constatare la gravità dei danni che hanno colpito, in particolare, numerosi beni culturali, come monumenti, chiese e, in particolare, la Basilica di San Marco;

    anche le infrastrutture pubbliche hanno subito rovine, insieme a case, imbarcazioni e strutture ricettive, con danni futuri al settore turistico e alberghiero;

    occorre, quindi, con urgenza un grande sostegno economico per le prime spese ed un successivo impegno di risorse adeguate anche per le difficoltà della regione e degli enti locali a fronteggiare da soli la grave situazione;

    per realizzare una struttura protettiva che mitigasse e difendesse Venezia dall'acqua alta è stato progettato il Mose;

    il Mose, infatti, è un'infrastruttura strategica inclusa nel relativo programma (istituito dalla legge n. 443 del 2001, cosiddetta legge obiettivo.) L'opera, di cui oggi è completa solo la struttura di cemento e acciaio delle quattro dighe, non è ancora finita. Infatti, il sistema di paratoie mobili è fermo al 94 per cento dei lavori. Il Mose può proteggere Venezia e la laguna dalle maree alte fino a tre metri e da un innalzamento del livello del mare fino a 60 centimetri nei prossimi cento anni. Dovrebbe essere l'unica opera in grado di assicurare la difesa del territorio dagli allagamenti;

    il Mose prevede che le dighe a scomparsa resistano alle maree alte fino a 3 metri (quella che ha investito la città di Venezia era alta poco meno di 1,9 metri). Adesso l'opera «lavora» con impianti provvisori e sarà effettivamente a regime fra un anno. Dall'apertura del cantiere avvenuta nel 2003 è prevista la sua realizzazione finale fra due anni. Dopo anni di lavoro sono state posate da molti mesi tutte le 78 paratoie che formano le quattro barriere alle bocche del porto di Lido, Malamocco e Chioggia. Sono stati costruiti gli edifici tecnici e la sala comando a Rocchetta, a fianco della torre piloti della bocca Malamocco, che è la torre di controllo dell'intero porto;

    tuttavia, mancano gli impianti accessori, come alcune batterie di compressori, gli arredi, gli ascensori, diverse condutture, numerosi attuatori oleodinamici. Le barriere funzionano già in via sperimentale con una dotazione minima di impianti, ma mancano i collaudi finali, è assente la cabina di regia e va attivata la procedura di autorizzazione per l'apertura e la chiusura delle dighe mobili;

    le prove di sollevamento hanno dato esiti positivi, ma l'esperimento in programma era stato sospeso e rinviato per alcune anomalie, Il cronoprogramma prevede che il 30 giugno 2020 il Mose sarà pronto e il 31 dicembre 2021, con la consegna delle opere, inizierà la gestione ordinaria,

impegna il Governo:

1) ad assumere immediatamente le iniziative di competenza per fronteggiare l'emergenza in atto nel comune di Venezia, per ristorare i danni alle persone e alle cose causati dal maltempo e per scongiurare pericoli futuri;

2) ad adottare iniziative di carattere normativo e finanziario a sostegno della gestione commissariale del Consorzio Venezia Nuova, affinché si possa nel più breve tempo possibile rendere funzionante il sistema di paratoie mobili del Mose.
(1-00292) «Lupi, Colucci, Sangregorio, Tondo, Schullian».


   La Camera,

   premesso che:

    nella notte del 12 novembre 2019 a Venezia si è verificata un'acqua alta eccezionale di 187 centimetri, seconda soltanto ai 194 centimetri dell’«aqua granda», verificatasi il 4 novembre 1966;

    nonostante l'eccezionalità del fenomeno, dovuto alla contemporanea presenza di venti di scirocco a 100 chilometri orari e di bassa pressione atmosferica, non si può non inserirlo in un contesto di cambiamento climatico. Infatti, l'andamento del numero di maree maggiori di 110 centimetri è andato ampiamente crescendo negli ultimi venti anni;

    il rapporto di Enea «Innalzamento del Mar Mediterraneo in Italia – Aree costiere e porti a rischio inondazione al 2100», presentato a febbraio 2019, ha evidenziato come il livello del Mediterraneo si stia innalzando più velocemente del previsto a causa degli effetti del riscaldamento globale. Alcune città saranno particolarmente soggette alle conseguenze dell'innalzamento del mare, con gravi danni: i picchi maggiori riguarderanno anche Venezia con un innalzamento di 1,064 metri;

    nella Laguna di Venezia i picchi di acqua alta sono diventati più pronunciati anche a causa delle varie modifiche antropiche alla laguna. Basti pensare alla costruzione del grande hub di Porto Marghera; l'area è stata ottenuta eliminando le zone di barena, ossia quei terreni periodicamente sommersi dalle maree che riuscivano a contenere la portata idrica. Inoltre, per l'accesso delle petroliere è stato scavato il cosiddetto «Canale dei Petroli», che ha aumentato la quantità di acqua che entra nella laguna. Oltre a questi «macro esempi», altre opere, come ponti, dighe, porti minori, isole artificiali, hanno cambiato l'idrodinamica e quindi la morfologia lagunare;

    la necessità di tutela della morfologia lagunare si traduce in diverse disposizioni normative, sia nazionali che regionali:

     a) la legge n. 171 del 1973 prevede «la progettazione ed esecuzione delle sole opere che rispettino i suoi valori idrogeologici, ecologici e ambientali ed in nessun caso rendano impossibile o compromettano il mantenimento dell'unità e continuità fisica della laguna»;

     b) la legge n. 798 del 1984 prevede interventi per il riequilibrio idrogeologico della laguna, per l'arresto e l'inversione del processo di degrado del bacino lagunare e per l'eliminazione delle cause che lo hanno provocato, nel rispetto delle caratteristiche di sperimentalità, reversibilità e gradualità;

     c) la legge n. 139 del 1992 prevede interventi volti al ripristino della morfologia lagunare;

     d) il cosiddetto «Protocollo fanghi», elaborato dal Ministero dell'ambiente nel 1993, fa riferimento alla ricostruzione della forma originaria della laguna, riportata nella cartografia del 1901 e del 1931, per ridurre gli effetti della portualità sulla morfologia lagunare;

     e) il «Piano di area della Laguna e dell'area veneziana», adottato dalla giunta regionale del Veneto nel 1991, predispone misure per la protezione e la valorizzazione dell'ambiente naturale della laguna, con particolare riguardo all'equilibrio idraulico e idrogeologico e all'unità fisica ed ecologica della stessa, attraverso l'innalzamento delle quote dei fondali determinatesi per l'erosione presso le bocche di porto e nei canali di navigazione, vietando interventi di bonifica e colmata, nonché movimenti di terra e scavi e consentendo la formazione di nuove barene, tenendo conto della morfologia storica lagunare;

    in quasi tutta la laguna centro-meridionale da decenni sono documentati processi erosivi di forte intensità dovuti non solo al moto ondoso, ma anche alle correnti indotte dal traffico navale. In particolare, oltre al traffico minore, esiste il transito delle cosiddette «grandi navi» che causa lo spostamento di grandi masse d'acqua e il movimento di rilevanti quantità di sedimento, con notevoli impatti sui canali, fin dentro il centro storico;

    continuare a prevedere il passaggio e lo stazionamento delle grandi navi nella Laguna di Venezia significa peggiorare gli effetti idrodinamici e l'erosione da circa 1,1 milione di metri cubi di sedimento all'anno già in atto: si prospetta per il futuro la trasformazione della laguna, caratterizzata da bassi fondali, in un braccio di mare con profondità tendente ai valori di -2,0/-2,5 metri;

    inoltre, qualsiasi ipotesi progettuale per mantenere l'accesso delle grandi navi in laguna, che comporti scavi di fondale, di nuovi canali o di ampliamento di quelli esistenti, in tutto il territorio lagunare comprese le bocche di porto, contrasta con quanto disposto dal piano morfologico del 1992 e con le leggi speciali per Venezia;

    il decreto ministeriale del 2 marzo 2012, «Clini-Passera», prevede all'articolo 2, comma 1, lettera b), punto 1) che nella Laguna di Venezia sia vietato il transito nel canale di San Marco e nel Canale della Giudecca delle navi adibite al trasporto di merci e passeggeri superiori a 40.000 tonnellate di stazza lorda. Ai sensi dell'articolo 3 del medesimo provvedimento, tale divieto si applica a partire dalla disponibilità di vie di navigazione praticabili alternative a quelle vietate, come individuate dall'autorità marittima con proprio provvedimento. Nelle more di tale disponibilità, l'autorità marittima, d'intesa con il Magistrato alle acque di Venezia e l'autorità portuale, adotta misure finalizzate a mitigare i rischi connessi al regime transitorio, perseguendo il massimo livello di tutela dell'ambiente lagunare;

    durante questi sette anni la citata disposizione transitoria di cui all'articolo 3 che autorizza il passaggio delle grandi navi, nell'attesa dell'individuazione di vie di navigazione praticabili alternative a quelle vietate, è diventata la norma e il divieto di transito in laguna è tuttora disapplicato;

    per difendere i centri storici della laguna dal fenomeno delle acque alte è stato approvato e iniziato il Modulo sperimentale elettromeccanico (Mose): la sua realizzazione, iniziata nel 2003, è nella fase finale e dovrebbe concludersi nel 2022;

    oltre alla grave corruzione che ha caratterizzato la realizzazione del progetto Mose, oltre al fatto che il Mose non abbia in nessun modo le caratteristiche «sperimentali, graduali e reversibili» secondo la legge n. 798 del 1984, a tutt'oggi non esiste alcuna verifica tecnica sulle anomalie e sulla reale funzionalità del sistema, anche in relazione all'innalzamento del mare previsto. Il progetto approvato del 2002, infatti, è tarato dalla sottostima della frequenza e della durata delle chiusure delle paratoie;

    ammesso che il sistema funzioni, con fenomeni di acqua alta più numerosi e più importanti, saranno necessarie chiusure delle paratoie del Mose più frequenti e prolungate alle bocche di porto, con due conseguenze gravi. Innanzitutto diminuirà lo scambio delle acque tra laguna e mare, compromettendo l'ossigenazione e la vivificazione delle aree lagunari più interne e provocando una pericolosa concentrazione di inquinanti. Come conseguenza secondaria, sarà impedito l'accesso delle navi alla laguna per molti giorni all'anno con danno alle attività portuali o a quelle da esse dipendenti;

    oltre a questo, quand'anche il sistema entrasse in funzione, essendo le paratoie dinamicamente instabili, per risonanza sub-armonica potrebbero verificarsi inondazioni a Venezia anche con l'attuale livello del mare. Una perizia del Codacons di settembre 2019 riporta come il progetto definitivo del Mose sia stato approvato con un falso tecnico: «La risonanza sub-armonica che si ha in mare regolare ovvero con onde monocromatiche scompare nelle prove in mare irregolare. Nei documenti agli atti da noi esaminati nelle prove fatte a Delft e successivamente anche a Voltabarozzo è del tutto evidente che quando c'è risonanza sub-armonica in mare regolare la stessa si ha anche in mare irregolare. Il progetto è proseguito con l'approvazione basata su questo falso»,

impegna il Governo:

1) a dare applicazione, in via immediata, a quanto disposto nel piano di recupero morfologico e ambientale della laguna, in conformità con la legge n. 139 del 1992, recante interventi per la salvaguardia di Venezia e della sua laguna, rispettando, nelle more dell'elaborazione di uno studio indipendente che ne individui i parametri realmente compatibili con gli equilibri lagunari, il limite massimo di 40 mila tonnellate di stazza stabilito con il decreto «Clini-Passera» del 2 marzo 2012 in ordine alla sicurezza della navigazione, escludendo qualsiasi deroga al divieto di transito delle grandi navi nel bacino di San Marco e nel Canale della Giudecca;

2) ad adottare iniziative per subordinare l'applicazione dell'articolo 3 del decreto «Clini-Passera» (decreto ministeriale del 2 marzo 2012) alla disponibilità di nuovi scali alle bocche di porto lagunari, prevedendo sin da subito in maniera tassativa l'estromissione dalla Laguna di Venezia delle navi con essa incompatibili;

3) ad adottare con urgenza un'iniziativa normativa che escluda il passaggio delle grandi navi in laguna;

4) ad adottare iniziative per elaborare ogni futuro progetto inerente alla laguna con finalità e modalità coerenti con il piano morfologico del 1993, con il «Piano di area della Laguna e dell'area veneziana» (1995) e con le prescrizioni della Commissione di salvaguardia (2003);

5) ad assumere iniziative, per quanto di competenza, per stabilire la riduzione delle attuali velocità per i natanti di connessione interna con la Marittima e l'aeroporto, al fine di contenere, nei limiti possibili, il moto ondoso;

6) a costituire immediatamente un tavolo tecnico-scientifico con esperti qualificati a livello internazionale, coordinato dal Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al fine di pianificare azioni di salvaguardia della Laguna di Venezia, mitigando gli effetti dei cambiamenti climatici;

7) a promuovere, in un'ottica di sviluppo portuale di tipo collaborativo invece che competitivo, un modello di programmazione delle attività di lavoro condiviso tra il porto di Venezia e quelli economicamente connessi dell'Alto Adriatico e ispirato ai principi di solidarietà, sostenibilità ed economicità;

8) ad assumere immediatamente tutte le iniziative necessarie presso la gestione commissariale del Consorzio Venezia nuova, affinché si possa procedere all'immediata verifica tecnico-scientifica del progetto Mose da parte di un organismo indipendente e qualificato composto anche da esperti nel campo della progettazione e modellazione di sistemi marini complessi, con riferimento all'efficacia dell'opera, valutando altresì la possibilità di approntare, anche alla luce delle nuove tecniche costruttive e delle nuove conoscenze scientifiche, le varianti in corso d'opera ancora realizzabili al fine di ridurre l'impatto ambientale e i costi di realizzazione, riconvertendo, ove possibile, le opere marittime realizzate, attraverso soluzioni progettuali delle bocche sperimentali, graduali e reversibili;

9) ad adottare iniziative per rifinanziare, con dotazioni adeguate, la legge n. 139 del 1992, recante interventi per la salvaguardia di Venezia e della sua Laguna, affinché si possa veramente affrontare il problema delle acque alte, utilizzando anche sistemi alternativi e più funzionali del Mose.
(1-00293) «Benedetti, Cunial, Vizzini, Giannone, Schullian».


   La Camera,

   premesso che:

    il programma Joint Strike Fighter (JSF) è stato avviato negli Stati Uniti nella prima metà degli anni ’90, nell'ambito del progetto Joint Advanced Strike Technology (JAST), e prevedeva lo sviluppo di un aereo da combattimento di nuova generazione, che fosse in grado di combinare la capacità di un lungo periodo di impiego con la possibilità di sostituire, con un unico aereo in più versioni, un'ampia gamma di velivoli della flotta militare statunitense, compresi quelli a decollo verticale;

    il programma Joint Strike Fighter (JSF) si svolge nell'ambito di una cooperazione internazionale tra diversi Paesi, tra cui Stati Uniti, Regno Unito, Italia, Paesi Bassi, Canada, Turchia, Australia, Norvegia, Danimarca e Giappone;

    l'Italia ha aderito al programma già dalla fine del 1998, quando con il Governo D'Alema è stato firmato il Memorandum of agreement per la fase concettuale dimostrativa ed è partner di secondo livello, insieme all'Olanda, con una quota d'investimento totale pari a quasi il 4 per cento;

    in attuazione del programma Joint Strike Fighter (JSF), è stato sviluppato un velivolo caccia multiruolo di quinta generazione con spiccate caratteristiche di bassa osservabilità da parte dei sistemi radar (stealth) e di interconnessione di tutti i sistemi di comunicazione, informazione e scambio dati (net-centriche);

    l'F35 Lightning II, prodotto in tre versioni, è destinato a sostituire circa 250 velivoli attualmente impiegati dalle Forze armate italiane, la cui dismissione è inevitabile per obsolescenza e limiti strutturali;

    nell'aprile del 2009 le Commissioni difesa della Camera e del Senato hanno espresso parere favorevole sullo schema di programma predisposto dal Governo pro tempore in ordine all'acquisto di 131 velivoli F35, alla realizzazione, presso l'aeroporto militare di Cameri (Novara), di una linea di assemblaggio finale e di verifica (Faco) per i velivoli destinati principalmente ai Paesi europei e all'adeguamento di siti individuati per ospitare i nuovi assetti, al costo complessivo stimato di 12,9 miliardi di euro, spalmati fino al 2026;

    il 15 febbraio 2012, il Ministro della difesa pro tempore, ammiraglio Di Paola, nell'illustrare alle Commissioni difesa della Camera e del Senato le linee di indirizzo per la revisione dello strumento militare, ha annunciato un ridimensionamento del programma: «l'esame fatto a livello tecnico e operativo porta a ritenere come perseguibile, da un punto di vista operativo e di sostenibilità, un obiettivo programmatico dell'ordine di 90 velivoli (con una riduzione di circa 40 velivoli, pari a un terzo del programma), una riduzione importante che, tuttavia, salvaguarda anche la realtà industriale e che, quindi, rappresenta una riduzione significativa coerente con l'esigenza di oculata revisione della spesa»;

    in quella sede è stata confermata la necessità di proseguire nel programma e questa è stata posta in relazione con la necessità di sostituire tre linee di velivoli, i Tornado, gli Amx e gli Av-8 B che, nell'arco dei prossimi 10 anni, usciranno progressivamente dalla linea operativa per vetustà;

    il programma Joint Strike Fighter (JSF) offre all'industria italiana un ritorno tecnologico e occupazionale di significativo valore: dal punto di vista industriale, l'F35 vede protagoniste le maggiori aziende del settore aeronautica (Alenia aeronautica e Avio, solo per citarne alcune) e sosterrà la produzione dell'industria aeronautica italiana per i prossimi anni, mentre l'indotto include sia grandi aziende, sia piccole e medie imprese in numerose regioni;

    sotto il profilo industriale e occupazionale, un importante ritorno è legato alla citata Final assembly and check out (Faco) di Cameri: un'indiscussa realtà industriale le cui cellule assemblate e le ali prodotte – quasi 50 all'anno – ne hanno ampiamente riconosciuto in campo internazionale la qualità produttiva, che proseguirà per almeno 40 anni; la Faco sta assicurando il lavoro già ora a più di 2.700 persone direttamente e a svariate migliaia con l'indotto;

    i mutamenti del quadro geopolitico globale, in cui alla relativa stabilità dell'area atlantica corrisponde la crescente instabilità di aree di rilevante interesse strategico in Asia, Africa e anche nell'area dell'Est europeo, uniti ad una significativa riduzione della presenza militare statunitense in Europa, impongono nuove e crescenti responsabilità al sistema di difesa, che è chiamato a potenziare la propria autonomia ed efficienza operativa all'interno delle severe compatibilità dettate dagli obiettivi di finanza pubblica;

    in questo quadro, la modernizzazione in essere della componente aerotattica costituisce un'esigenza obiettiva ed irrinunciabile del sistema di difesa euroatlantica, nell'ambito della quale gli F35 rappresentano una capacità strategica che, qualora si decidesse di rinunciare a continuare alla sua messa a punto e produzione, sarebbe impossibile riacquisire;

    la lungimirante decisione nazionale di partecipare al programma è oggi chiaramente evidente da fatti concreti, uno fra tutti la recente attività di Air policing della Nato svolta in Islanda, citata orgogliosamente anche ai più alti livelli istituzionali, che ha dimostrato la crescita professionale nel settore operativo, tecnico e logistico dell'Aeronautica militare e ha visto l'Italia prima nazione dei Paesi europei ad impiegare una cellula F35 per la difesa dello spazio aereo di responsabilità del Patto atlantico;

    l'abbandono o finanche un rallentamento acquisitivo del programma Joint Strike Fighter (JSF) comporterebbe in sintesi delle conseguenze gravissime sotto il profilo occupazionale, sotto il profilo dell'ammodernamento degli strumenti militari italiani, sotto il profilo addestrativo di equipaggi che sono già orientati alla digitalizzazione e alla 5a generazione, ma anche danni economici diretti, avendo l'Italia già investito risorse ingenti nella sua attuazione, e indiretti, con riferimento ai citati benefici per le aziende italiane coinvolte;

    per quanto infine attiene alle presenti criticità in ordine ai costi di produzione, quanto affermato già nel 2014 dal Sottosegretario alla difesa pro tempore americano Kendall, nel corso di un'audizione al Congresso – che ha dichiarato che i costi per aeromobile si stanno riducendo – corrisponde al vero poiché, già oggi, il costo di ogni cellula è inferiore a 80 milioni di dollari,

impegna il Governo:

1) a rispettare senza ulteriori indugi gli impegni internazionali assunti in ordine alla realizzazione completa del programma Joint Strike Fighter (JSF), al fine di tutelare sia l'aumento della produzione industriale nazionale ad essa connesso ed i conseguenti effetti positivi sui livelli occupazionali, sia l'impegno finanziario sin qui sostenuto, sia la crescita addestrativa ed operativa dello strumento militare a tutela degli interessi nazionali;

2) ad assumere iniziative per proseguire, in costante raccordo con i competenti organi parlamentari, nell'esecuzione dell'attuazione del programma, nonché, in un quadro più generale, nel rafforzamento di una cooperazione nel campo aerospaziale della difesa con gli Stati Uniti d'America che sia adeguata alle sfide emergenti, quali la cybersecurity, la digitalizzazione operativa e la ricerca informativa di nicchia;

3) a continuare a sostenere il ruolo dell'Italia, in sede internazionale, in qualità di protagonista e in qualità di partner strategico nella ricerca, nell'individuazione e nello sviluppo delle potenzialità innovative tecnologiche prodotte dall'industria aerospaziale nazionale e della difesa.
(1-00294) «Meloni, Lollobrigida, Deidda, Ferro, Galantino, Acquaroli, Baldini, Bellucci, Bignami, Bucalo, Butti, Caiata, Caretta, Ciaburro, Cirielli, Luca De Carlo, Delmastro Delle Vedove, Donzelli, Foti, Frassinetti, Gemmato, Lucaselli, Mantovani, Maschio, Mollicone, Montaruli, Osnato, Prisco, Rampelli, Rizzetto, Rotelli, Silvestroni, Trancassini, Varchi, Zucconi».


   La Camera,

   premesso che:

    nella serata di martedì 12 novembre e nei giorni successivi a Venezia si è verificata una sequenza di maree eccezionali, mai verificatesi in precedenza, con l'acqua alta che ha raggiunto quota 187 centimetri, la seconda marea più elevata di sempre dopo l'alluvione del 1966; le isole del Lido e di Pellestrina sono state particolarmente colpite dall'alta marea e anche Chioggia è stata allagata, con l'acqua che ha raggiunto i 170 centimetri. Forti mareggiate hanno colpito inoltre i comuni del litorale veneziano come Cavallino Treporti, Jesolo e Caorle;

    l'evento eccezionale ha causato molti danni e il decesso di una persona sull'isola di Pellestrina. Si registrano ingenti danni ad abitazioni, negozi, esercizi commerciali e alberghi completamente allagati; molte sono le imbarcazioni affondate; alcuni vaporetti sono stati spinti a terra; una ventina di gondole sono state ammassate in Riva degli Schiavoni; via Garibaldi è stata attraversata dall'acqua spinta dal vento come un fiume in piena;

    si è registrata anche una grave compromissione del patrimonio storico e culturale della città, a partire dai danni alla basilica di San Marco. A tale riguardo, risulta che il Ministero per i beni e le attività culturali e per il turismo ha già attivato l'unità di crisi per la verifica e la messa in sicurezza del patrimonio culturale danneggiato dall'eccezionale alta marea che sta colpendo Venezia;

    dopo l'alluvione del 1966 è stata approvata la legge speciale per Venezia (legge 16 aprile 1973, n. 171) che dichiara il problema della salvaguardia di Venezia «di preminente interesse nazionale». L'aggiornamento della legge speciale, con la legge 29 novembre 1984, n. 798, sottolinea la necessità di affrontare in maniera unitaria gli interventi di salvaguardia, e istituisce il Comitato interministeriale di indirizzo, coordinamento e controllo sulla laguna di Venezia (il cosiddetto «Comitatone»), attraverso il quale nel corso del tempo è stato possibile stanziare le risorse per una serie di interventi per la salvaguardia, la residenza, la tutela dei monumenti e altri interventi diffusi in città;

    il suddetto Comitato dovrebbe trasmettere al Parlamento, alla data di presentazione del disegno di legge relativo alle disposizioni per la formazione del bilancio annuale dello Stato, la relazione sullo stato di attuazione degli interventi;

    la citata legge n. 798 del 1984 istituisce anche il Consorzio Venezia Nuova, che presenta un sistema di interventi per la salvaguardia di Venezia, dando l'avvio al Mose (Modulo Sperimentale Elettromeccanico), finalizzato alla difesa di Venezia e della sua laguna dalle acque alte, la cui progettazione va avanti dalla fine degli anni ’80, fino ad arrivare all'inizio dei lavori, il 14 maggio 2003. Il Mose consta di 78 paratoie mobili vincolate attraverso alcune cerniere ai 20 cassoni di alloggiamento collocati nei fondali, collegati tra loro da tunnel che consentono anche le ispezioni tecniche. Altri 6 cassoni di spalla contengono tutti gli impianti e gli edifici necessari al funzionamento delle paratoie;

    il Consorzio Venezia Nuova, costituito da imprese di costruzione italiane, cooperative e imprese locali, è il concessionario del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti – ex Magistrato alle Acque di Venezia, ora provveditorato interregionale per le opere pubbliche del Triveneto – per la realizzazione degli interventi per la salvaguardia di Venezia e della laguna veneta di competenza dello Stato italiano, in attuazione della legge speciale n. 798 del 1984;

    il Consorzio Venezia Nuova opera, in qualità di soggetto attuatore, attraverso lo strumento delle Convenzioni (contratti stipulati con l'amministrazione concedente) sulla base di un piano generale degli interventi definito dal Comitato, ex articolo 4 della legge n. 798 del 1984;

    nel giugno 2014 lo scandalo Mose ha evidenziato un ampio sistema di corruzione, che ha coinvolto anche parti della pubblica amministrazione e ha portato 35 arresti e oltre 100 indagati, tra cui i vertici del Consorzio Venezia Nuova, che dal 1° dicembre 2014 è stato commissariato da Anac e prefettura, con la nomina degli amministratori straordinari il dottor Luigi Magistro (in carica fino al 4 maggio 2017) e il professore ingegnere Francesco Ossola, mentre il 27 aprile 2015 è stato nominato anche l'avvocato Giuseppe Fiengo;

    nel corso del tempo è emersa una forte conflittualità interna tra i commissari e tra i commissari e le imprese del Consorzio circa questioni di tipo economico e tecnico, circostanza che avrebbe dato origine a rilevanti contenziosi economici non risolti che avrebbero di fatto rallentato fino a paralizzare lo stato di avanzamento dell'opera. Le principali imprese del CVN (Mantovani, Condotte, Grandi Lavori Fincosit e Kostruttiva) attraversano da tempo una grave crisi che ha comportato anche pesanti tagli occupazionali e il fallimento di alcune di esse;

    ulteriore conseguenza delle inchieste giudiziarie è stata la soppressione del magistrato alle acque, le cui competenze sono state affidate al provveditorato alle opere pubbliche. Che nel corso del tempo ha denunciato più volte lo stallo dei cantieri e l'abbandono delle opere già realizzate, che non essendo soggette ad alcuna manutenzione, sono esposte a fenomeni di deterioramento, corrosione dei materiali, fino ad arrivare a fessurazioni dei cassoni sott'acqua;

    il 4 novembre 2019 doveva svolgersi la prima prova completa di sollevamento di tutte le paratoie alla bocca di porto di Malamocco, ma i test parziali hanno evidenziato un ulteriore problema, ovvero vibrazioni in alcuni tratti di tubazioni;

    lo scorso 14 novembre Elisabetta Spitz è stata nominata Commissario per il Mose, in attuazione di quanto previsto dal decreto-legge 18 aprile 2019, n. 32 (cosiddetto Sbloccacantieri);

    dall'inizio dei lavori nel 2003 ad oggi il Mose ha drenato tutte le risorse della legge speciale destinate alla salvaguardia di Venezia, impedendo di progettare ed eseguire altri interventi di manutenzione diffusi per la salvaguardia della città;

    l'evento catastrofico del 12 novembre, effetto apicale dell'impatto del cambiamento climatico su un ecosistema fragile come quello veneziano, certifica purtroppo che i cambiamenti climatici sono una delle sfide più rilevanti su scala globale. Tutti i rapporti evidenziano che l'Europa meridionale e l'area mediterranea nei prossimi decenni saranno le aree più vulnerabili del pianeta;

    nell'aprile 2013, l'Unione europea ha adottato la «Strategia di adattamento ai cambiamenti climatici», nella quale sono stati definiti princìpi, linee-guida e obiettivi della politica comunitaria in materia di adattamento ai cambiamenti climatici e sono quindi diventati obiettivi prioritari per tutti gli Stati membri;

    in Italia, a seguito della «Strategia di adattamento ai cambiamenti climatici» adottata nell'aprile 2013 dall'Unione europea, è stata approvata la Strategia nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici (SNAC) ed è in fase di approvazione il piano nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici (PNACC) che necessita di essere ulteriormente implementato;

    secondo i dati Ispra l'Italia, dal 1998 al 2018, ha speso circa 5,6 miliardi di euro (300 milioni all'anno) in progettazione e realizzazione di opere di prevenzione del rischio idrogeologico, a fronte di circa 20 miliardi di euro spesi per riparare i danni del dissesto e delle catastrofi, secondo dati del Cnr e della Protezione civile;

    la questione della salvaguardia di Venezia, sia del suo fragile sistema architettonico e artistico che del suo delicato ecosistema della laguna, comprende diversi temi, che per essere risolti vanno necessariamente affrontati in modo unitario mediante un «Dossier Venezia». In tal senso vanno affrontati contestualmente i problemi legati:

     al traffico crocieristico: attualmente entrano nella laguna di Venezia le Grandi Navi fino a 96 mila tonnellate – circa 530 navi l'anno – e raggiungono il terminal della Marittima, sull'isola del Tronchetto, attraverso il Bacino di San Marco e il Canale della Giudecca, provocando gravi problemi e disagi alla vita della città. In tal senso da tempo c'è l'impegno da parte del Governo per trovare una soluzione alternativa al passaggio delle Grandi navi, che però al momento non è stata ancora individuata tra le molteplici proposte, avanzate finora da vari soggetti;

     alla sostenibilità ambientale e sociale della città e della laguna, che oggi è sempre più ristretta tra una iperspecializzazione turistica della sua economia ed una sempre più accentuata e preoccupante curva di diminuzione della popolazione residente;

     al turismo: per limitare il sovraffollamento cittadino e contrastare lo spopolamento della città storica che va tutelata e valorizzata con politiche mirate che regolamentino l'afflusso turistico e favoriscano il ripopolamento;

     alle bonifiche a Porto Marghera; si tratta di un'area di circa 2 mila ettari, di cui ad oggi risulta bonificato solo il 16 per cento dei suoli e l'11 per cento di acque di falda, con progetti di bonifica e messa in sicurezza approvati per il 69 per cento dei suoli e il 66 per cento delle acque di falda, ma non ancora attuati;

     all'operatività del Porto che non può prescindere dall'approvazione di un nuovo protocollo fanghi e del nuovo Piano Morfologico della Laguna, nonché da una verifica dell'effettiva funzionalità della conca di navigazione. Due strumenti fondamentali per la necessità di aggiornare la normativa sullo smaltimento dei sedimenti e di procedere con gli interventi di manutenzione ordinaria della laguna nei suoi aspetti morfologici;

     al moto ondoso determinato dal traffico in laguna e nei canali interni della città che ha raggiunto livelli insostenibili provocando problemi di sicurezza con frequenti incidenti, anche mortali. In passato il Governo aveva istituito anche il Commissario per il moto ondoso, per cercare di gestire il fenomeno;

     all'applicazione di un approccio resiliente alla pianificazione urbana e alla gestione edilizia del patrimonio architettonico di Venezia che sia attenta ai rischi, sensibile alle peculiarità della struttura urbanistica della città e che si prenda cura della messa in sicurezza del patrimonio culturale e delle attività produttive;

    un altro grave problema che insiste sulla laguna e sui suoi abitanti e che in questi giorni di acqua alta ha messo in grande apprensione i cittadini di Chioggia, è la presenza del deposito GPL in località Val Da Rio. Si è rilevato che in caso di incidente rilevante, l'unica via di fuga verso Sottomarina risulterebbe pressoché impraticabile in una situazione di emergenza da alta marea come quella verificatisi in questi giorni,

impegna il Governo:

1) ad adottare le iniziative di competenza per individuare le risorse per far fronte ai danni causati dal fenomeno dell'alta marea in tutti territori interessati, sia quelli riportati dalle infrastrutture pubbliche come rive, muri, ponti, parapetti, sia quelli che hanno colpito i privati, le abitazioni, i magazzini, le attività economiche, prevedendo sgravi fiscali, contributi per il risarcimento dei danni subiti, sospensione del pagamento dei tributi locali, strumenti di incentivazione delle donazioni;

2) ad adottare iniziative per aggiornare e rifinanziare la «legge speciale» per Venezia, predisponendo un piano organico di interventi di manutenzione urbana diffusa, ecologica, infrastrutturale ed edilizia della città storica per la salvaguardia della laguna di Venezia, avendo riguardo al suo recupero e mantenimento morfologico, che contempli ogni intervento urgente ed indifferibile, con particolare riferimento a piazza San Marco e che risponda in modo adeguato ai molteplici problemi della città, richiamati nel citato «dossier Venezia», con specifica attenzione alle misure di limitazione degli affitti turistici e di promozione e di sostegno al ripopolamento della città;

3) ad adottare iniziative per concludere nei tempi previsti, 31 dicembre 2021, il Mose, tenendo conto che la salvaguardia della città di Venezia va necessariamente rapportata anche in relazione alle previsioni dell'innalzamento del livello del mare e va quindi verificato quali altri progetti possono essere sviluppati per l'adattamento ai cambi climatici;

4) ad accelerare la realizzazione degli interventi di bonifica nel sito di interesse nazionale di Venezia Porto Marghera, di competenza del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, necessari alla protezione dall'inquinamento dell'ambiente lagunare, anche attraverso il completamento delle opere di marginamento delle macroisole finalizzato alla messa in sicurezza dell'area;

5) ad adottare iniziative normative per estendere l'applicazione del cosiddetto «Art bonus» al comune di Venezia e agli altri territori ricompresi nella «legge speciale» per Venezia anche con riferimento ai beni ecclesiastici;

6) ad adottare iniziative per istituire nella città di Venezia un Centro internazionale sui cambiamenti climatici, per valorizzare il patrimonio di conoscenze maturate da soggetti pubblici e privati, che porti avanti studi e ricerche sui temi della vulnerabilità e dell'adattamento ai cambiamenti climatici nell'ambito della salvaguardia della città di Venezia, anche nel quadro del piano nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici di cui è importante e urgente completare l'elaborazione;

7) ad adottare iniziative per completare con urgenza il processo di digitalizzazione e pubblicizzazione dell'ingente patrimonio archivistico e bibliografico custodito a Venezia presso le istituzioni dell'alta formazione artistica danneggiate dalle eccezionali maree degli ultimi giorni, tutelandone i contenuti dalla vulnerabilità specifica dei singoli beni e del materiale ivi custodito, anche alla luce degli impegni recentemente assunti dal Governo con l'approvazione della risoluzione 8/00045, in data 23 ottobre 2019;

8) a predisporre con urgenza un piano straordinario di interventi espressamente finalizzato alla messa in sicurezza, alla tutela e alla conservazione del patrimonio culturale, storico, artistico, archivistico e bibliografico custodito a Venezia presso tutte le istituzioni artistiche danneggiate dalle eccezionali maree degli ultimi giorni;

9) acquisire elementi in ordine alle condizioni ambientali, nonché di sicurezza degli impianti di Gpl siti in località Val da Rio a Chioggia, al fine di verificare se le relative procedure di emergenza siano compatibili con la attuale localizzazione degli impianti;

10) a valutare la possibilità di assumere iniziative che stimolino la ripresa economica di Venezia sul modello delle zone economiche speciali.
(1-00295) «Pellicani, Ilaria Fontana, Moretto, Stumpo, Zolezzi, Braga, Fregolent, Epifani, Terzoni, Federico».

Risoluzioni in Commissione:


   Le Commissioni I e XI,

   premesso che:

    il Corpo nazionale dei vigili del fuoco svolge un ruolo fondamentale per la salvaguardia dell'incolumità delle persone e dell'integrità dei beni, garantendo il soccorso non solo in occasione di incendi, ma anche in altre situazioni di emergenza, quali improvvisi (o minaccianti) crolli strutturali, frane, piene, alluvioni, o altra pubblica calamità;

    trattasi, dunque, di attività anche pericolose, cui i vigili del fuoco, con alta professionalità e coraggio, si espongono quotidianamente;

    nell'ambito dell'esercizio delle loro attività, i vigili del fuoco sostengono turni notturni obbligatori nell'intera vita lavorativa, esponendosi al rischio di sostanze tossiche che possono inalare o con le quali possono venire a contatto durante gli interventi, operando spesso in spazi ristretti o sotterranei, nonché conducendo veicoli pesanti, svolgendo anche attività subacquea o aerea;

    appare quindi evidente la correlazione a situazioni di continuo stress fisico e psicologico, quando sono impiegati in attività di emergenza e soccorso, difesa civile, servizi al cittadino, prevenzione e sicurezza come sta accadendo in occasione delle recenti inondazioni, che hanno coinvolto gran parte del nostro territorio;

    nel programma del Governo, tra i punti, si prevede: «Occorre offrire maggiore tutela e valorizzare il personale della difesa, delle forze di polizia e dei vigili del fuoco (comparto sicurezza e soccorso pubblico)»;

    in data 9 settembre 2019, il tema è stato anche esplicitato in occasione del discorso di insediamento del Presidente del Consiglio alle Camere, nel quale il professor Conte ha specificato «abbiamo convenuto che occorre offrire maggiore tutela, valorizzare il personale della Difesa, delle Forze di polizia e dei Vigili del fuoco»;

    l'impegno si è intanto tradotto in alcune iniziative in favore di tale Corpo, quali la proroga della validità delle graduatorie, le assunzioni straordinarie, nonché gli stanziamenti aggiuntivi per i compensi del lavoro straordinario;

    si prevede peraltro un incremento delle risorse destinate agli istituti normativi ed ai trattamenti economici accessori del personale del Corpo nazionale dei vigili del fuoco;

    nell'ambito dell'armonizzazione dei requisiti di accesso al trattamento pensionistico del «Personale del comparto difesa-sicurezza e del comparto vigili del fuoco soccorso pubblico», la disciplina vigente è attualmente quella recata dal decreto legislativo n. 165 del 1997. Non sono state coinvolte infatti, quelle categorie, dalle riforme pensionistiche approntate nel 2004 e nel 2007 (rispettivamente, la legge n. 243 del 2004 e la legge n. 247 del 2007). A questi si è estesa, invece, l'applicazione degli istituti della cosiddetta «finestra mobile» e l'adeguamento alla speranza di vita, introdotti dal decreto-legge n. 78 del 2010. Ma soprattutto e di contro, il decreto-legge n. 201 del 2011 ha inteso riallineare – più esattamente, armonizzare – i requisiti per l'accesso al pensionamento di tali categorie, pur nel rispetto delle «obiettive peculiarità ed esigenze» delle loro attività e dei loro ordinamenti;

    l'impegno del Governo in favore del Corpo nazionale dei vigili del fuoco, non può non tradursi anche in iniziative che equiparino retribuzioni e previdenza del relativo personale a quello del personale delle forze di polizia ad ordinamento civile, nel rinnovo e adeguamento dei contratti, con una congrua dotazione finanziaria, nonché in un ulteriore impegno per il potenziamento degli organici del Corpo nazionale, finalizzato a diffondere il servizio sul territorio e a tutela della stessa sicurezza dei vigili del fuoco,

impegnano il Governo:

   alla luce di quanto descritto in premessa, ad assumere iniziative urgenti al fine di:

    a) valorizzare dal punto di vista retributivo e previdenziale il prezioso ed indispensabile lavoro dei vigili del fuoco, equiparando il relativo trattamento a quello del personale delle forze di polizia ad ordinamento civile;

    b) destinare al rinnovo e all'adeguamento dei contratti nel pubblico impiego, in particolare relativi al comparto dei vigili del fuoco, un'adeguata e congrua dotazione finanziaria;

    c) garantire una maggior tutela e garanzia degli infortuni e delle malattie professionali tipiche del lavoro dei vigili del fuoco;

    d) potenziare ulteriormente gli organici del Corpo nazionale al fine di diffondere il servizio sul territorio e garantire la tutela stessa della sicurezza dei vigili del fuoco;

    e) proseguire negli interventi inerenti al soccorso pubblico, agli strumenti, alla dotazione e ai mezzi, soprattutto in un momento storico particolarmente drammatico, quale quello in corso, sul fronte delle emergenze.
(7-00371) «Macina, Siragusa, Ceccanti, Fiano, Marco Di Maio, Fornaro, Dieni, Alaimo, Baldino, Berti, Bilotti, Maurizio Cattoi, Corneli, D'Ambrosio, Sabrina De Carlo, Forciniti, Parisse, Francesco Silvestri, Suriano, Elisa Tripodi, Davide Aiello, Amitrano, Ciprini, Cominardi, Costanzo, Cubeddu, De Lorenzo, Invidia, Segneri, Tripiedi, Tucci, D'Alessandro, Epifani, De Maria, Fragomeli, Pollastrini, Raciti, Viscomi, Serracchiani, Gribaudo, Carla Cantone, Mura, Lepri».


   Le Commissioni II e III,

   premesso che:

    la sottrazione internazionale di minorenni indica quella situazione in cui un minore viene condotto e trattenuto all'estero illecitamente, senza il consenso di colui che esercita la responsabilità genitoriale sul minore stesso, in genere ad opera di uno dei genitori;

    si tratta di un fenomeno in progressivo aumento, quale probabile conseguenza dell'incremento di presenze di cittadini stranieri nel nostro Paese e dell'aumento di matrimoni misti, nei quali uno dei coniugi è cittadino straniero;

    infatti, proprio nell'ambito della crisi delle coppie formate da cittadini italiani ed extra-Ue, che si verifica più frequentemente il «kidnapping», l'allontanamento del minore dal Paese di abituale residenza, ad opera di un genitore, senza il consenso dell'altro, potendo, spesso, contare il coniuge straniero non solo sulla possibilità di entrare facilmente e «regolarmente» nel proprio Stato di origine in compagnia del figlio ed anche su assetti normativi nazionali a lui più favorevoli;

    per proteggere i minori e risolvere le controversie derivanti dall'illecito trasferimento in uno Stato diverso da quello di residenza abituale, sono state stipulate convenzioni internazionali che definiscono regole applicabili in tutti gli Stati aderenti;

    nello specifico, il principale riferimento è la Convenzione dell'Aia del 25 ottobre 1980, ratificata e resa esecutiva in Italia con la legge 15 gennaio 1994 n. 64, che interviene sugli aspetti civili della sottrazione internazionale di minori;

    la Convenzione dell'Aja può trovare applicazione solo dopo che si sia verificata l'illecita sottrazione del minorenne;

    oltre alla citata convenzione, l'altro strumento di tutela per fronteggiare tali gravissime condotte è il regolamento (CE) n. 2201/2003 del Consiglio, del 27 novembre 2003, relativo alla competenza, al riconoscimento e all'esecuzione delle decisioni in materia matrimoniale e in materia di responsabilità genitoriale;

    le procedure previste dalla Convenzione dell'Aia e dal regolamento (CE) si applicano se:

     1) lo Stato di residenza abituale prima della sottrazione e lo Stato in cui il minore è stato portato (Stato di rifugio) hanno entrambi ratificato o aderito alla Convenzione dell'Aia del 1980 e hanno reciprocamente accettato l'adesione dell'altro Stato;

     2) il minore sottratto ha meno di sedici anni di età. Al compimento del sedicesimo anno, la procedura si interrompe, anche se è già in fase giudiziaria;

     3) la persona che richiede il ritorno è il titolare della responsabilità genitoriale sul minore e al momento della sottrazione esercitava effettivamente le corrispondenti funzioni. La titolarità della responsabilità genitoriale e i relativi diritti e doveri vanno verificati alla luce della legislazione in vigore nello Stato in cui il minore aveva la sua residenza abituale prima del trasferimento;

    la procedura per ottenere il ritorno di un minore sottratto illecitamente è normalmente promossa dall'autorità centrale dello Stato in cui il minore aveva la residenza abituale prima della sottrazione, su richiesta della persona che lamenta la sottrazione;

    l'ordinamento domestico, all'articolo 574-bis del codice penale prevede espressamente la punibilità della sottrazione del minore al genitore esercente la responsabilità genitoriale, allorquando l'azione delittuosa sia stata realizzata interamente all'estero (ovvero nell'ipotesi di trattenimento del minore all'estero contro la volontà del medesimo genitore), sempre che sussista l'elemento di collegamento con la giurisdizione italiana costituito dal verificarsi, all'interno del territorio dello Stato, dell'evento del reato, consistente nell'impedimento dell'esercizio delle prerogative genitoriali per effetto della condotta illecita (Cass. Pen. Sez. VI, 14 dicembre 2017, n. 7777);

    tra l'altro, anche la norma penale rischia di non trovare applicazione, laddove l'evento del reato di sottrazione di minori deve esser posto in correlazione al luogo nel quale il minore ha la sua residenza abituale, concordata con l'altro genitore, al momento dell'arbitraria decisione del genitore di trasferirlo o trattenerlo all'estero: è infatti in relazione a tale luogo che si verifica l'offesa derivante dalla condotta illecita, consistente nel pregiudizio del rapporto di effettiva cura del minore da parte dell'altro genitore, venendo impedito a quest'ultimo di continuare a soddisfare le molteplici esigenze fondamentali del figlio e, al minore, di mantenere consuetudini e comunanza di vita rispetto all'altro genitore;

    è, infatti, rilevante il peculiare concetto di «residenza abituale»: è infatti in relazione a tale luogo che si verifica l'offesa derivante dalla illecita condotta, consistente nel pregiudizio del rapporto di effettiva cura del minore da parte dell'altro genitore, venendo impedito a quest'ultimo di continuare a soddisfare le molteplici esigenze fondamentali del figlio e, al minore, di mantenere consuetudini e comunanza di vita rispetto all'altro genitore;

    a tale proposito, va rammentato che la Convenzione dell'Aja qualifica come illecito il trasferimento o il mancato rientro di un minore in relazione al luogo di «residenza abituale» di quest'ultimo immediatamente prima del suo trasferimento o del suo mancato rientro (convenzione 2, articolo 3);

    come ha precisato la giurisprudenza di legittimità (Cass. Civ. 14 dicembre 2017, Sez. I, n. 30123) la nozione di residenza abituale, posta dalla suddetta Convenzione, non coincide con quella di «domicilio», né con quella, di residenza in senso formale, ma corrisponde ad una «situazione di fatto», dovendo intendersi il luogo in cui il minore, in virtù di una durevole e stabile permanenza ha consolidato, consolida, ovvero, in caso di recente trasferimento, possa consolidare una rete di affetti e relazioni tali da assicurargli un armonico sviluppo psicofisico;

    declinati questi principi, può accadere che cittadini italiani, che decidano di trasferirsi con i propri figli minori per un «periodo significativo all'estero», ove decidano di far rientro in Italia e l'altro genitore impedisca (illecitamente) il rientro dei figli minorenni, questi non sia perseguibile ai sensi dell'articolo 7, del codice penale, né ai sensi dell'articolo 10 del codice penale difettando il requisito ivi previsto della richiesta del Guardasigilli, sia quello della pena edittale (Cass. Pen., V Sez., del 27 febbraio 2019, n. 8660);

    la problematica è dunque complessa e l'attuale assetto normativo presenta evidenti vulnera, sia in materia di prevenzione del rischio, sia di giurisdizione, quindi di punibilità della parte resasi colpevole della fattispecie di reato previsto e punita dall'articolo 574-bis del codice penale;

    in tale assetto normativo che prevede – come detto – strumenti di tutela «ex post», di lunga durata ed estrema gravosità, i soggetti i cui preminenti interessi sono certamente, e spesso irreparabilmente, sono i figli minorenni illecitamente sottratti;

    in tal senso le disposizioni contenute nell'articolo 15 della Convenzione dell'Aja (convenzione 2) sono un sicuro fattore di complicazione e, dunque di eccessivo allungamento del relativo iter. Tale articolo dispone: «Le Autorità giudiziarie o amministrative di uno Stato contraente hanno facoltà, prima di decretare il ritorno del minore, di domandare che il richiedente produca una decisione o attestato emesso dalle Autorità dello Stato di residenza abituale del minore, comprovante che il trasferimento o il mancato rientro era illecito ai sensi dell'Articolo 3 della Convenzione, sempre che tale decisione o attestato possa essere ottenuto in quello Stato. Le Autorità centrali degli Stati contraenti assistono il richiedente, per quanto possibile, nell'ottenimento di detta decisione o attestato»,

impegna il Governo:

   a promuovere le opportune modifiche normative al fine di chiarire il concetto di «residenza abituale», collegandolo a fattispecie giuridicamente definite, quali il domicilio o la residenza anagrafica, anche al fine di radicare la giurisdizione del giudice italiano nella fattispecie di reato di cui all'articolo 574-bis del codice penale;

   ad assumere iniziative volte a prevedere le opportune modifiche agli articoli 7 e 10 del codice penale, inserendovi anche la fattispecie di cui all'articolo 574-bis del codice penale;

   ad assumere iniziative normative volte a prevedere un coordinamento e la specializzazione delle procure nazionali, al fine della efficace prevenzione e repressione del fenomeno della sottrazione internazionale dei minori;

   ad assumere iniziative per prevedere, in deroga ai limiti reddituali vigenti, l'ammissione al gratuito patrocinio per le vittime dell'illecita sottrazione di figli minori, in considerazione delle ingenti spese legali da sopportare nei Paesi esteri;

   a promuovere, in tutte le sedi internazionali competenti, la revisione della Convenzione dell'Aja del 25 ottobre 1980, al fine di semplificarne le procedure e di predisporre sistemi di tutela anticipata del fenomeno dell'illecita sottrazione di minorenni;

   a promuovere accordi bilaterali con tutti i Paesi attualmente non sottoscrittori della menzionata Convenzione dell'Aja, al fine di pattuire disposizioni che riconoscano la fondamentale rilevanza dell'interesse del minore in tutte le questioni pertinenti alla sua custodia e, quindi, allo scopo di proteggere il minore stesso, a livello internazionale, contro gli effetti dannosi derivanti da un suo trasferimento o mancato rientro illecito, e stabilire efficaci procedure tese a prevenire il fenomeno, nonché ad assicurare l'immediato rientro del minore nel proprio Stato di residenza anagrafica o domicilio;

   ad intraprendere le opportune iniziative che permettano la tempestiva individuazione, segnalazione e divieto di espatrio del minore già ai terminal degli aeroporti, porti e comunque ad ogni valico confine, agevolando l'applicazione dell'accordo di Schengen del 14 giugno 1985;

   ad assumere iniziative per una modifica delle direttive sulla registrazione all'Aire (anagrafe italiani residenti all'estero) prevedendo che il genitore che porta con sé il figlio minore all'estero debba in ogni caso chiedere il consenso dell'altro genitore o comunque prevedere l'obbligo delle competenti autorità della richiesta dell'altro genitore di iscrizione all'Aire del figlio minorenne.
(7-00370) «Bartolozzi, Fitzgerald Nissoli».


   La XII Commissione,

   premesso che:

    il termine pet therapy è stato coniato dallo psichiatra americano Boris Levinson nei primi anni ’60 e letteralmente significa «terapia dell'animale da affezione». Si tratta di una pratica di supporto ad altre forme di terapia tradizionali che sfrutta gli effetti positivi dati dalla vicinanza di un animale a una persona;

    in Italia la pet-therapy è stata riconosciuta come cura ufficiale dal decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 28 febbraio 2003 che recepisce l'accordo 6 febbraio 2003 tra il Ministro della salute, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano, in materia di benessere degli animali da compagnia e pet-therapy, su proposta del Ministro della salute;

    nonostante tale riconoscimento, per molti anni è mancato un riferimento normativo specifico in materia e, solo con le «Linee Guida Nazionali per gli interventi Assistiti con gli Animali (IAA)», approvate in Conferenza Stato-regioni nel marzo 2015 si è colmata, almeno in parte, tale lacuna;

    al fine di tutelare la salute degli utenti e il benessere dell'animale impiegato, le Linee guida, oltre a definire standard operativi per la corretta e uniforme applicazione degli IAA nel territorio nazionale, danno indicazioni sui compiti e le responsabilità delle molteplici figure professionali e degli operatori coinvolti in questo tipo di iniziative (veterinari, medici, psicologi, educatori, educatori cinofili, etologi) e ne individuano le modalità di formazione;

    gli IAA, caratterizzati dal contesto multidisciplinare con finalità di tipo terapeutico, educativo e ludico-ricreativo, rivestono un crescente interesse, sia in Italia che nel resto del mondo, al passo con l'evoluzione della società contemporanea e del suo bisogno di trovare nella relazione emotiva con l'animale una forma di supporto e questo interesse si concretizza nella quantità crescente di esperienze offerte dal territorio;

    alla base di questo importante documento c'è la convinzione che gli IAA debbano essere improntati su criteri scientifici e richiedano «l'applicazione di protocolli che contemplino la presa in carico del paziente/utente, la stesura di un progetto, la definizione degli obiettivi, la verifica periodica dei risultati raggiunti e la capacità di lavorare in équipe da parte di specialisti che spesso appartengono ad ambiti scientifici e culturali molto diversi» e che la pet therapy non può e non deve essere improvvisata. Tali interventi sono ancora a volte basati su iniziative spontanee, caratterizzate da una notevole eterogeneità, sia per quanto riguarda il percorso formativo degli operatori, sia per la tipologia degli utenti e le metodologie adottate. Evidenze scientifiche e strumenti metodologici adeguati e scientificamente validati sono quindi requisiti fondamentali affinché gli IAA possano diventare degli strumenti innovativi all'interno del Servizio sanitario nazionale;

    le linee guida distinguono al loro interno gli IAA (articolo 3) in tre tipi d'intervento, Interventi di terapia assistita con gli animali (TAA), finalizzati alla cura di disturbi della sfera fisica, neuro e psicomotoria, cognitiva, emotiva e relazionale rivolto a soggetti con patologie fisiche, psichiche, sensoriali o plurime, Educazione assistita con gli animali (EAA) intervento di tipo educativo che ha il fine di promuovere, attivare e sostenere le risorse e le potenzialità di crescita e Attività assistita con gli animali (AAA) quale intervento con finalità di tipo ludico ricreativo e di socializzazione;

    questi tre tipi di intervento, pur facendo parte della sanità pubblica veterinaria e quindi per legge essere eseguiti da una figura professionale appartenente alle professioni sanitarie, sono in capo alla figura del «coadiutore dell'animale» che prende in carico l'animale durante le sedute e assume la responsabilità della corretta gestione dell'animale ai fini dell'interazione, provvedendo a monitorarne lo stato di salute e di benessere, secondo i criteri stabiliti dal medico veterinario al quale riferisce eventuali sintomi di malattia o di disturbi del comportamento. Il coadiutore dell'animale è in possesso di comprovata esperienza nella gestione delle specie animali impiegate negli IAA;

    questa figura, che ha come unico requisito richiesto, il possesso di comprovata esperienza, ha al contempo numerosi compiti quali monitorare in tempo reale lo stato di salute e di benessere dell'animale; riferire di eventuali sintomi di malattia o di disturbi del comportamento; prendere in carico l'animale durante le sedute;

    tali compiti si addicono, invece, meglio ad un medico veterinario esperto in IAA il quale non solo ha una comprovata esperienza, ma anche una formazione universitaria adeguata ed è in grado di effettuare monitoraggi sanitari e diagnosi differenziali sullo stato di salute dell'animale in corso di terapia. È l'unica figura professionale in grado di tutelare la salute e il benessere animale (legge 20 luglio 2004, n. 189, che modifica il codice penale) e l'unica figura professionale abilitata a tutelare la salute dell'uomo dai rischi di qualsiasi attività dell'animale;

    le linee guida evidenziano alcune incongruenze anche rispetto alla parte riguardante la formazione;

    le terapie, come le attività e l'educazione assistite con gli animali in ambito sanitario (pedagogia medica) sono servizi riferibili a prestazioni sanitarie di tipo specialistico, la cui formazione rientra a pieno titolo in quelli che sono dei veri e propri percorsi di alta formazione e quindi erogati dall'università;

    a questo tipo di formazione post laurea, invece, si sommano una serie di formazioni di tipo diverso disciplinate dalle singole regioni che hanno creato una sovrapposizione di ruoli nel mercato del lavoro generando, tra gli utenti, non poca confusione;

    infine, le linee guida non danno indicazioni sugli standard dei criteri di scelta delle specie e degli individui animali e delle tecniche di educazione, là dove la standardizzazione di questi criteri rende sicuramente più sicuri gli interventi, abbassando nel contempo lo stress dell'animale e la possibilità che si realizzino le condizioni per zoonosi sia infettive che comportamentali; inoltre, nelle linee guida non sono state indicate le modalità di gestione degli animali coinvolti soprattutto se gli interventi sono realizzati nelle strutture sanitarie verso le quali gli animali stessi possono rappresentare dei fattori di rischio epidemiologico come possibili vettori in entrata ed in uscita di importanti germi patogeni;

    a tutt'oggi vengono introdotti nelle strutture sanitarie animali con analisi cliniche generiche quando sarebbero necessari protocolli sanitari specifici derivati da analisi del rischio in base alle diverse condizioni dei setting costruiti, tenendo presente i diversi fattori che vanno ad influenzarlo; ad esempio vengono introdotte specie, quali il coniglio e altri pet non convenzionali, che non hanno ancora gli etogrammi definiti in tutto il loro corredo comportamentale e di cui non è conosciuto nemmeno il loro effettivo potenziale di rischio zoonosico;

    ad esempio, per il coniglio, non viene considerato che presenta la Pasteurella multocida come commensale del tratto respiratorio e, le condizioni ambientali e lo stress possono giocare un importante ruolo nella probabilità di trasmissione di questo germe. Le infezioni da Pasteurella, inoltre, avvengono anche tramite leccamento o contatto con secrezioni mucose. L'assenza di protocolli di gestione degli animali, quindi, espone a rischio sia le persone sia l'animale stesso, nonché l'operatore e la struttura per possibili denunce per maltrattamento animale. A volte vengono introdotti rettili (tartarughe) anche se è ormai conosciuto il potenziale di rischio poiché portatori di salmonella, essendo questo patogeno spesso presente come commensale del loro intestino. Anche il coinvolgimento dei cani andrebbe normato secondo analisi del rischio zoonosico infettivo e comportamentale; infatti, recentemente, sono stati segnalati casi di meningiti in bambini sempre da Pasteurella spp a seguito del leccamento;

    quanto finora realizzato è un primo passo per uniformare i comportamenti degli operatori, consentire la realizzazione di esperienze confrontabili dal punto di vista dell'efficacia terapeutica, rafforzando un approccio scientifico all'impiego degli IAA;

   si rileva che la regione Lombardia prevede, tra le prestazioni a carico del Servizio sanitario nazionale (SSN), l'attività abilitativa/riabilitativa equestre nelle disabilità dell'età evolutiva;

   si rileva inoltre che l'articolo 8, punto 3, dell'accordo sopracitato recita: «(...) Il Ministero della salute in collaborazione con il Centro di Referenza Nazionale per gli IAA, l'Istituto Superiore di Sanità e i Rappresentati delle Regioni e Provincie autonome, anche avvalendosi di esperti in materia e rappresentanti delle Associazioni del settore di rilevanza nazionale, (...) propone eventuali revisioni alle linee guida»,

impegna il Governo:

   1) a promuovere, come previsto dall'articolo 8, punto 3, dell'accordo citato in premessa, una revisione delle linee guida nazionali sopra richiamate affinché:

    a) le terapie con gli animali possano essere considerate finalizzate al benessere dei pazienti e utilizzate per interventi abilitativi;

    b) la conduzione dell'animale sia effettuata esclusivamente dalla figura del medico veterinario;

    c) la formazione delle figure professionali coinvolte nell’équipe multidisciplinare per gli Interventi assistiti con gli animali in ambito sanitario e nelle terapie sia di tipo universitario e interdisciplinare;

    d) vi sia una distinzione esplicita tra le attività che non si inseriscono nel contesto degli IAA (ad esempio nell'ambito delle fattorie didattiche e delle fattorie sociali o nell'ambito delle attività svolte nei maneggi/centri equestri che non rientrano tra le attività assistite con animali, o in altro);

    e) si proceda ad una revisione dei requisiti previsti per le strutture che erogano Taa ed Eaa con animali residenziali rispettando sia le reali necessità degli operatori e degli utenti che sono coinvolti negli interventi, sia contemporaneamente l'esigenza di tutela del benessere degli animali;

    f) si provveda ad una definizione di criteri standardizzati di selezione, scelta ed educazione degli animali e specie coinvolte anche attraverso la stesura di protocolli sanitari standardizzati con l'analisi del rischio per i differenti setting;

   2) ad assumere iniziative normative, prevedendo adeguate risorse finanziarie, volte ad inserire nei livelli essenziali di assistenza (Lea) alcune tipologie di terapie assistite con gli animali (Taa), già previste da alcune regioni.
(7-00372) «Siani».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazione a risposta scritta:


   BRAGA. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro per i beni e le attività culturali e per il turismo. — Per sapere – premesso che:

   Villa Emo è una villa veneta realizzata nei pressi della località di Fanzolo, nel comune di Vedelago, in provincia di Treviso, dal famoso architetto Andrea Palladio. L'opera, costruita probabilmente a partire dal 1558 fu commissionata dalla nobile famiglia Emo di Venezia, famiglia di cui è rimasta nelle disponibilità fino al 2004, cedendola poi alla Banca di Credito Trevigiano. È una delle più compiute ville palladiane. Dal 1996 è stata inserita dall'Unesco nella lista dei patrimoni dell'umanità, assieme alle altre ville palladiane del Veneto e a Vicenza «città del Palladio»;

   detto capolavoro architettonico è incorniciato da due lunghe barchesse colonnate che ospitavano originariamente le strutture per le attività agricole, secondo un progetto di struttura produttiva analogo a quello di Villa Badoer e di buona parte dei progetti palladiani di villa in tutto il Veneto;

   come riportano recentemente il quotidiano La Repubblica e l'autorevole blog di storia dell'arte «ArtTribune», il consiglio di amministrazione della sopraddetta Banca di Credito Trevigiano, il 28 gennaio 2019, ha messo ai voti il destino della villa e ha deciso per la sua alienazione sulla base di una poco dettagliata offerta, perlomeno negli importi e nelle modalità della transazione, di uno sconosciuto magnate straniero;

   come racconta la Tribuna di Treviso, che descrive la battaglia di più di un migliaio di liberi cittadini riunitisi nel comitato «No VendEMO» e coordinati da Fiorenza Morao, la vendita del complesso di Villa Emo Capodilista inevitabilmente causerà un frazionamento del complesso artistico snaturandolo e creando un danno con relativa perdita di valore inestimabile per tutto il territorio;

   il World Heritage Committee dell'Unesco, l'organismo di controllo che vigila sulla corretta conservazione dei beni culturali riconosciuti patrimonio dell'umanità, ha aperto un'indagine per valutare se la vendita di Villa Emo – in particolare scorporando l'antica fattoria sede della banca – garantirebbe o meno il prestigioso logo di cui si fregia la villa. È già pervenuta al comitato «No VendEMO» una lettera, firmata dalla responsabile del settore culturale del World Heritage Centre delle Nazioni Unite;

   quanto sopra descritto risulta peraltro un paradosso, poiché i firmatari della petizione per la tutela di Villa Emo nella sua interezza e contro l'alienazione sono soci, clienti della banca e semplici cittadini che riconoscono in Villa Emo il bene più rappresentativo della loro comunità. Un bene acquisito da una banca, il Credito Trevigiano, strettamente legata al territorio e che su di esso ha come mandato quello di reinvestire. Una banca della comunità che non può non considerare ciò che la sua comunità vuole. Nel 2014 il Credito Trevigiano fu commissariato dal Ministero dell'economia e delle finanze su indicazioni della Banca d'Italia per perdite oltre i 42 milioni e altre irregolarità nella gestione dell'istituto, ora l'istituto è uscito dalla sua crisi e quanto si apprende è in equilibrio finanziario;

   il complesso architettonico, comprese le pertinenze, di Villa Emo Capodilista, in Fanzolo, è sottoposto a vincolo conservativo ai sensi della legge n. 1089 del 1939 –:

   quali iniziative urgenti, per quanto di competenza, intenda intraprendere il Governo, anche per il tramite degli uffici territorialmente competenti come la Soprintendenza regionale del Veneto, per conoscere i dettagli e le condizioni della prospettata alienazione del bene in questione, anche al fine di valutare quali saranno gli impatti paesaggistici e architettonici e l'eventuale rischiosa perdita di valore del bene che è tutelato dalla normativa nazionale vigente.
(4-04108)

AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   MURONI. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   le criticità per la mancata depurazione delle acque in parte della provincia Brescia è risaputa, come si evince dal piano d'ambito;

   la costruzione dei depuratori deve essere, pertanto, una priorità per evitare il continuo sversamento di reflui non depurati in corpi idrici con conseguenti danni ambientali ai territori del lago di Garda. Questo compito aspetta alla provincia e all'Ambito territoriale ottimale (Ato) di Brescia;

   è bene ricordare che il progetto iniziale, commissionato nel 2013 dalla società Garda Uno per la depurazione della rete fognaria dei paesi afferenti alla sponda bresciana del lago di Garda e che prevedeva il collettamento della fognatura al depuratore di Visano, è stato abbandonato;

   il piano investimenti 2018 di Acque Bresciane srl, gestore del servizio idrico integrato su incarico dell'Ato di Brescia, proposto in approvazione al «Comitato di indirizzo e controllo» nella seduta del 23 ottobre 2018, andata deserta, contiene un intervento denominato «collettamento e depurazione sponda bresciana del lago di Garda», per il quale la scheda indica: sito impianto da definire (corpo recettore fiume Chiese);

   l'intervento è stato abbandonato; sul progetto dell'impianto di Visano, nel maggio 2018, Acque Bresciane aveva commissionato all'Università degli studi di Brescia una ricerca sul tema «analisi dei siti alternativi per l'ubicazione dell'impianto di depurazione a servizio della sponda bresciana del lago di Garda, ai fini della presentazione della VIA»;

   ad oggi la situazione è questa: il depuratore intercomunale in costruzione a Gavardo, il nuovo depuratore del Garda in progetto a Gavardo, il depuratore da ampliare a Montichiari, il depuratore intercomunale di Nuvolera appena entrato in funzione che comprende i reflui di Serie Paitone Nuvolento e Prevalle per una capacità di 25.000 Al, scaricheranno nell'asta del Chiese e del Naviglio, aggiungendosi ai depuratori esistenti al servizio di oltre venti comuni, siti solo lungo l'asta del Chiese, e tali scarichi dovranno essere diluiti da acqua fluente;

   è noto che la regimentazione delle acque del fiume Chiese soggiace al limitato rilascio del lago d'Idro e che per diversi mesi l'anno il fiume Chiese, dal comune di Calcinato in poi, è praticamente in regime d'asciutta per utilizzi agricoli delle acque;

   è altresì noto che nel periodo estivo coincidono la minima portata del fiume Chiese e la massima portata del collettore fognario proveniente dai comuni turistici, situati lungo la sponda bresciana del lago di Garda, molti dei quali privi della separazione tra acque meteoriche e fognarie;

   va tenuto conto della vastità dei problemi sanitari verificatisi nell'estate 2018 nei comuni lungo l'asta del Chiese, con l'insorgenza di una forte epidemia batterica di legionella che ha colpito quasi mille persone e con il verificarsi di molteplici casi di polmonite batterica;

   il sito prescelto per l'insediamento del nuovo depuratore del Garda nel territorio di Gavardo è di rilevanza paesaggistica e ambientale, completamente preservato negli anni da attività edilizie;

   si registrano il mancato coinvolgimento – da parte dell'ente gestore Acque Bresciane, dell'Ato, della provincia di Brescia, di regione Lombardia e del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare – dei paesi dislocati lungo l'asta del fiume Chiese nonché la crescente opposizione dei territori relativamente al progetto presentato il 13 agosto –:

   se intenda adottare ogni iniziativa di competenza per verificare, anche per il tramite della Autorità di bacino, le problematiche connesse al progetto per il collettamento e la depurazione dei reflui della sponda bresciana del lago di Garda, individuando la miglior soluzione in termini di minor impatto ambientale.
(5-03151)

BENI E ATTIVITÀ CULTURALI E TURISMO

Interrogazione a risposta scritta:


   IORIO, DEL MONACO e GRIMALDI. — Al Ministro per i beni e le attività culturali e per il turismo. — Per sapere – premesso che:

   l'anfiteatro campano di Santa Maria Capua Vetere (Ce) è il secondo anfiteatro romano in ordine di grandezza tra tali tipi di monumenti nell'Italia antica dopo il Colosseo;

   a seguito delle numerose segnalazioni da parte di visitatori dell'Anfiteatro avvenute anche a mezzo stampa e social network, riguardo al degrado che interessa soprattutto la parte interna del bene, con particolare riferimento alla presenza di specie vegetali infestanti con diversa capacità penetrante dell'apparato radicale, è stato chiesto alla direzione del polo museale della Campania e alla Soprintendenza archeologia belle arti e paesaggio per le province di Caserta e Benevento di intervenire quanto prima in modo da ripristinare il decoro (anche in un'ottica di migliore fruibilità) e tutelare e conservare le parti interne ed esterne del bene in questione;

   il degrado di cui sopra è stato riscontrato in una visita svolta dalla interrogante il 29 marzo 2019 ed è stato fatto notare alla direzione dell'Anfiteatro, presente durante la visita stessa;

   inoltre, l'Anfiteatro è stato oggetto, la notte tra il 14 e il 15 novembre 2019, di una nuova incursione notturna, da parte di tale Paolo Sforza già noto per l'azione dimostrativa all'interno del parco della Reggia di Caserta con la propria auto, che senza problemi è riuscito a superare un cancello in orario di chiusura e a documentare il tutto a mezzo social;

   alla richiesta di cui sopra, la direzione del polo museale della Campania, ha dato risposta con comunicazione prot. 0006605 23 luglio 2019 CI. 49.10.07/2 in cui si citava l'implementazione delle seguenti attività per il contrasto del degrado di cui sopra:

    1) riguardo alla crescita di specie infestanti: «soluzione radicale che questo Polo sta programmando mettendo a frutto le risorse interne al MiBAC e attivando strategie politiche che coinvolgano sia settore pubblico sia il privato»;

    2) riguardo al restauro e alla valorizzazione: «progetto di Restauro e valorizzazione dell'Anfiteatro Romano di Santa Maria Capua Vetere (Ce), fondi PON “Attrattori culturali, naturali e turismo” FESR 2007/2013»;

    3) riguardo alla manutenzione del verde in generale: «attivazione di un tirocinio formativo per un totale di 30 ore settimanali sulla manutenzione del verde»;

   alla lettera di risposta è seguita una ulteriore comunicazione della interrogante in cui si chiedevano delucidazioni in merito al cronoprogramma di attuazione di quanto riportato nei punti di sopra. Ad oggi non è giunta alcuna risposta in merito –:

   se il Ministro sia a conoscenza dei fatti di cui sopra;

   se intenda fornire dettagli sulle tempistiche di attuazione (cronoprogramma) relative ai punti citati nella risposta della direzione del Polo museale della Campania di cui sopra.
(4-04116)

DIFESA

Interrogazioni a risposta scritta:


   SANTELLI. — Al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:

   la costruzione della nuova caserma militare che doveva nascere a Cutro si basa su un accordo di programma del 31 luglio 1998 sottoscritto tra i seguenti attori istituzionali: Ministero della difesa, regione Calabria, provincia di Crotone e il comune di Cutro;

   diventa difficile pensare che un progetto strategico quale quello sopra citato possa essere caduto nel dimenticatoio da tutta quella parte istituzionale che, ai massimi livelli, si era impegnata, tenuto conto delle varie emergenze che questo territorio è costretto ad affrontare, a partire dalla sicurezza, e considerato che un insediamento siffatto rappresenta un presidio in questo senso;

   la caserma militare di Cutro è stata pensata in linea con le strategie di nuova difesa e pronto intervento delle forze dell'ordine. Rappresenterebbe anche un investimento strategico di sviluppo del territorio di Cutro e dell'intera provincia di Crotone;

   sembra, invece, che questo territorio debba scontare in maniera continuata l'assenza delle istituzioni regionali e governative, che dovrebbero essere le prime a mantenere i patti sottoscritti in un accordo di programma;

   il comune di Cutro è rimasto sempre fedele alla sottoscrizione dell'accordo di programma, adempiendo a tutti gli impegni assunti. Il Ministero della difesa, invece, ad oggi, non ha ancora rispettato gli obblighi dell'accordo;

   allo stato attuale sono state realizzate 9 palazzine, complete e funzionali, da destinare ad alloggi militari e non sono stati portati a termine i lotti relativi all'addestramento e all'area dei servizi;

   diversi enti pubblici sono costretti, non avendo strutture idonee, a locare immobili privati con cannoni elevatissimi, di certo non in linea con i principi di spending review –:

   se il Ministro interpellato abbia piena conoscenza di quanto esposto in premessa;

   quali iniziative di competenza intenda assumere al fine di:

    a) procedere al completamento dei lavori necessari alla realizzazione dei lotti relativi all'addestramento e all'area dei servizi e destinare la caserma all'uso previsto nell'accordo di programma;

    b) prevedere di riconvertire la struttura in maniera tale da renderla utilizzabile dalle pubbliche amministrazioni, evitando, così, che diventi un'altra cattedrale nel deserto.
(4-04110)


   GALANTINO, LUCASELLI, ZUCCONI, MOLLICONE, FOTI, BUTTI, MANTOVANI, CARETTA, DEIDDA, BALDINI, FRASSINETTI, BUCALO, MONTARULI, DONZELLI e FERRO. — Al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:

   dagli organi di stampa, l'interrogante ha appreso che l'ex Ministro della difesa Elisabetta Trenta, scelta dal M5S, vive nell'appartamento nel centro di Roma assegnatole come «alloggio di servizio»;

   la stessa Elisabetta Trenta, pur non ricoprendo più alcun ruolo pubblico, pare che abbia deciso di rimanerci, facendolo assegnare al marito, il Maggiore dell'Esercito Claudio Passarelli;

   la vicenda de qua, in caso di accertamento positivo, potrebbe interessare sia la magistratura contabile per valutare eventuali danni erariali, sia quella ordinaria per verificare la regolarità della procedura di assegnazione –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza di quanto esposto in premessa o se tali fatti trovino conferma;

   nel caso tale vicenda trovi conferma, quali iniziative intenda adottare per garantire il principio di buon andamento della pubblica amministrazione che trova fondamento nella Carta costituzionale.
(4-04112)

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazione a risposta scritta:


   ALEMANNO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   il decreto legislativo 20 giugno 2005, n. 122, in tema di «Disposizioni per la tutela dei diritti patrimoniali degli acquirenti di immobili da costruire, a norma della legge 2 agosto 2004, n. 210», istituisce, tra l'altro, presso il Ministero dell'economia e delle finanze il fondo di solidarietà per gli acquirenti di beni immobili da costruire, di seguito denominato «Fondo»;

   il fondo viene istituito al fine di assicurare un indennizzo, nell'ambito delle risorse dello stesso, agli acquirenti che, a seguito dell'assoggettamento del costruttore a procedure implicanti una situazione di crisi, hanno subito la perdita di somme di denaro o di altri beni e non hanno conseguito il diritto di proprietà o altro diritto reale di godimento su immobili oggetto di accordo negoziale con il costruttore, ovvero l'assegnazione in proprietà o l'acquisto della titolarità di un diritto reale di godimento su immobili da costruire per iniziativa di una cooperativa;

   la gestione del fondo è attribuita alla Consap — Concessionaria di servizi assicurativi pubblici s.p.a., che vi provvede per conto del Ministero dell'economia e delle finanze sulla base di apposita concessione, approvata con decreto del medesimo Ministero;

   ai sensi del comma 4 dell'articolo 18 del citato decreto legislativo n. 122 del 2005, Consap, nello svolgimento dell'attività istruttoria per l'accesso al Fondo, al fine di determinare criteri di valutazione uniformi in merito a situazioni e documentazioni ricorrenti, può acquisire il parere di un apposito comitato, costituito con il decreto di cui al successivo comma 6 del citato articolo 18, composto da rappresentanti del Ministero della giustizia, del Ministero dell'economia e delle finanze, del Ministero dello sviluppo economico e delle categorie interessate;

   nel nostro Paese, ci sono migliaia di cittadini che sono stati danneggiati dall'insolvenza delle imprese costruttrici, e a tal proposito, l'interrogante denuncia una carenza del meccanismo sanzionatorio rispetto al mancato versamento dell'indennizzo da parte di Consap, a causa di danni o di mancati versamenti del dovuto da parte dei costruttori –:

   se il Governo sia a conoscenza di quanto sopra esposto e quali iniziative, per quanto di competenza, intenda intraprendere per sostenere i cittadini che, oltre al danno derivante dalla perdita delle somme anticipate per l'acquisto dell'immobile e dall'impossibilità di conseguire la proprietà di quest'ultimo, subiscono anche la beffa di non ricevere l'indennizzo previsto da parte di Consap.
(4-04114)

GIUSTIZIA

Interrogazione a risposta orale:


   CASSINELLI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   come noto, la legge n. 3 del 2019, recante «Misure per il contrasto dei reati contro la pubblica amministrazione, nonché in materia di prescrizione del reato e in materia di trasparenza dei partiti e movimenti politici», ha modificato, all'articolo 1, comma 1, lettere d), e) e f), gli articoli 158, 159 e 160 del codice penale;

   in via di estrema sintesi, la riforma introdotta dalla legge n. 3 del 2019 – inserita, giova ricordarlo, in fase emendativa nel corso dell'esame in sede referente alla Camera dei deputati, con un'operazione di «ampliamento del perimetro del provvedimento» del tutto discutibile e rocambolesca – individua nel giorno di cessazione della continuazione il termine di decorrenza della prescrizione in caso di reato continuato (si tratta di un ritorno alla disciplina anteriore alla cosiddetta «legge ex Cirielli» n. 251 del 2005) e sospende il corso della prescrizione dalla data di pronuncia della sentenza di primo grado (sia di condanna che di assoluzione) o dal decreto di condanna, fino alla data di esecutività della sentenza che definisce il giudizio o alla data di irrevocabilità del citato decreto;

   la legge n. 3 del 2019, all'articolo 1, comma 2, fissa l'entrata in vigore della riforma della prescrizione al 1° gennaio 2020. Lo stesso Governo pro tempore aveva infatti preannunciato in maniera chiara la volontà di realizzare entro tale termine un intervento riformatore del codice di procedura penale volto alla drastica riduzione dell'irragionevole durata dei processi in Italia, intendendo così marginalizzare l'impatto concreto dell'eliminazione della prescrizione dopo la sentenza di primo grado. In buona sostanza, ad avviso dell'interrogante, le forze di Governo dell'epoca, consapevoli che l'intervento così operato era «una bomba nucleare sul processo» (per usare le parole dell'allora Ministro per la pubblica amministrazione Giulia Bongiorno), da un lato hanno collocato l'ordigno, dall'altro hanno spostato il tempo dell'esplosione;

   lo stesso Ministro della giustizia Bonafede, aveva parlato di un «accordo politico» che «prevede che approfittiamo di questo anno anche per scrivere la riforma del processo penale. Il Governo avrà la delega dal Parlamento con scadenza 2019». Ebbene: dall'approvazione della riforma della prescrizione ad oggi, non è stata però esaminata dalle Camere alcuna proposta normativa concreta in tal senso. Solo a fine luglio 2019 è stato approvato dal Consiglio dei ministri «salvo intese» un disegno di legge delega che avrebbe dovuto stabilire i princìpi e criteri direttivi per riformare il processo civile, il processo penale, l'ordinamento giudiziario, la disciplina sull'eleggibilità e il ricollocamento in ruolo dei magistrati, il funzionamento e l'elezione del Consiglio superiore della magistratura e la flessibilità dell'organico dei magistrati;

   l'avvicendamento di maggioranza, il cambio di Governo, l'evoluzione in atto del quadro politico, lascia facilmente immaginare che non si riuscirà ad approvare alcun testo prima della fine dell'anno. Senza dunque entrare nel dettaglio della riforma del processo penale è evidente che questa non potrà certamente essere operativa prima del 1° gennaio 2020, termine dal quale dispiegherà la sua efficacia la soppressione – di fatto – della prescrizione;

   ad ogni evidenza, ciò travolge e fa venire meno il presupposto – a giudizio dell'interrogante debolissimo e risibile – che aveva in qualche modo giustificato la sostanziale soppressione della prescrizione, altrimenti del tutto inaccettabile sia dal punto di vista politico che, prima ancora, giuridico. Inaccettabilità che, preme segnalare, è stata rilevata dagli operatori del diritto ad ogni livello – avvocati, magistrati, esponenti del mondo universitario – con una lunga serie di interventi, manifestazioni e scioperi;

   mancano ormai 43 giorni, un intervento è ormai indifferibile e urgente –:

   se il Ministro interrogato intenda adottare iniziative normative urgenti per evitare l'ormai imminente entrata in vigore della riforma, o meglio dell'abolizione de facto, della prescrizione.
(3-01120)

Interrogazione a risposta scritta:


   PITTALIS. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   da quanto si apprende da diverse, e qualificate, segnalazioni, parrebbe che il Ministero della giustizia abbia in animo di chiudere il carcere San Daniele di Lanusei;

   peraltro, tale ipotesi, allarmante, è avvalorata anche da un precedente: già nel 2017, infatti, il Ministero si era avventurato in un simile tentativo, salvo poi retrocedere, a fronte dell'orgogliosa protesa della comunità ogliastrina;

   la chiusura del carcere di Lanusei sarebbe una scelta di politica carceraria, ad avviso dell'interrogante, del tutto irragionevole, sia per la specifica realtà dell'Ogliastra, sia, più in generale, per la situazione dei ristretti in Sardegna;

   come noto, stando a recenti rilevazioni, in Sardegna la situazione del sovraffollamento carcerario è ormai endemica, e colpisce i maggiori penitenziari dell'isola: Cagliari-Uta (581 per 561 posti); Sassari-Bancali (475 per 454), Alghero (161 per 156). Risultano ormai saturi Tempio Pausania (161 per 168 posti), Oristano Massama (260 per 265) e Nuoro (276 per 385 — è chiusa però una sezione di circa 100 posti per ristrutturazione). Il record, però, spetta proprio al carcere di Lanusei, dove il sovraffollamento oscilla attorno al 136 per cento;

   ad acuire il già grave problema del sovraffollamento, poi, sta il fatto che, in assenza di lavoro, i detenuti rischiano di restare dentro le celle per 22 ore su 24. La situazione critica, peraltro, è in predicato di peggiorare ancora, considerando che il trend attuale è quello di aumento dei detenuti, come dimostrano i dati Istat 2018;

   ci sono, inoltre, dati ulteriori che meritano di essere portati alla luce in questa sede;

   la Sardegna registra un numero di detenuti in alta e massima sicurezza pari circa al 37 per cento dei reclusi. Sono infatti circa 900 (92 in 41-bis) su 2.321 ristretti. Un numero particolarmente significativi perché si tratta di reclusi, con pene piuttosto alte, quasi tutti provenienti dalla Penisola, concentrati in 5 istituti penitenziari su 10. Per contro il numero dei direttori è ormai ridotto all'osso. Sono solo 4 e a due di loro, oltre a due o tre carceri, sono assegnati importanti incarichi per il provveditorato regionale. In queste condizioni diventa davvero difficile garantire un equilibrio tra attività trattamentale e sicurezza. Il sistema detentivo, insomma, risulta scarsamente efficiente, creando un profondo disagio anche agli agenti penitenziari;

   come si vede, il principio della territorialità della pena è disatteso. Ad avviso dell'interrogante, la Sardegna, nella concezione del dipartimento, appare come il luogo ideale di «esclusione sociale» di persone che avrebbero particolare necessità di una risocializzazione e reintegro nelle proprie comunità. Viene quindi accentuata la scarsa economicità del sistema. Anche la motivazione che si tratta di personaggi della criminalità organizzata non sembra una giustificazione plausibile, perché prima o poi, concluso il periodo di detenzione assegnato dal tribunale, dovranno uscire dal carcere. Non si può inoltre ignorare che la Sardegna con 712 reclusi figura al 14/mo posto per il numero di stranieri. Un dato sconcertante se paragonato agli abitanti. La Puglia, con oltre 4 milioni di residenti, è al 19/mo posto e la Campania, con quasi 6 milioni, al 20/mo;

   a fronte di tutto ciò, la soluzione di chiudere una struttura come quella di Lanusei non avrebbe altro risultato che vibrare un ulteriore colpo, probabilmente mortale, al già compromesso equilibrio del sistema carcerario sardo: i detenuti di Lanusei, infatti, andrebbero verosimilmente ricollocati entro strutture già sovraffollate, con l'aggravio delle condizioni igienico-sanitarie e di sicurezza dei detenuti e degli operatori –:

   quali iniziative intenda assumere, anche di carattere normativo, per evitare la chiusura di Lanusei e per mettere in campo una strategia penitenziaria organica funzionale a risolvere la situazione critica in cui versa l'Ogliastra e la Sardegna tutta.
(4-04111)

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazione a risposta in Commissione:


   MULÈ. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   ad oggi non è previsto un collegamento ferroviario diretto tra le città di Bolzano, Trento e Milano; tale tratta non è coperta con un treno diretto né da Trenitalia, né da Italo;

   tale condizione provoca un notevole disagio a migliaia di cittadini altoatesini che hanno bisogno di raggiungere la città di Milano per motivi di lavoro, costringendoli a utilizzare gli autoveicoli con conseguenti ricadute di traffico e smog sull'autostrada A 22;

   quanto sia sentito il disagio dell'assenza di un collegamento ferroviario diretto tra Bolzano, Trento e Milano è dimostrato dalla petizione lanciata dalla testata on-line Alto Adige innovazione, che chiede appunto l'istituzione di un treno diretto per Milano che, quotidianamente, faccia un viaggio di andata e ritorno; tale petizione ha raggiunto in meno di un anno ben 5.000 sottoscrizioni;

   l'attuale situazione di disagio rischia di aggravarsi ulteriormente, perché, come riportato sempre da Alto Adige Innovazione, dal 15 dicembre 2019 dovrebbe essere soppresso anche il collegamento ferroviario diretto tra Bolzano e Napoli –:

   quali iniziative intenda assumere il Ministro interrogato, per quanto di competenza, al fine di favorire l'istituzione di un collegamento ferroviario diretto tra le città di Bolzano, Trento e Milano.
(5-03149)

Interrogazione a risposta scritta:


   UNGARO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   il primo progetto per la conservazione dell'equilibrio idraulico della laguna e la difesa di Venezia dalle acque alte, definito comunemente «progettone», risale al 1981. Dal 1988 al 1992 sono state eseguite sperimentazioni sul prototipo di una paratoia «modulo sperimentale elettromeccanico» da cui l'acronimo Mose;

   nel 1989, è stata effettuata la stesura del progetto preliminare di massima delle opere mobili, ultimato nel 1992, in seguito, approvato dal Consiglio superiore dei lavori pubblici. Nel 2002 è stato presentato il progetto definitivo e il Comitato interministeriale per la programmazione economica (CIPE) ha approvato il primo finanziamento dell'opera per un importo di 450 milioni di euro. Nel 2003 è stato aperto il cantiere del Mose. Nonostante l'opera sia stata inserita all'interno della cosiddetta legge obiettivo sulle grandi opere (legge n. 443 del 2001), ad oggi non è ancora conclusa e la fine dei lavori è attualmente prevista per l'anno 2020. I costi del Mose nel corso degli anni sono costantemente aumentati;

   dal miliardo e mezzo di euro preventivato ad inizio lavori il costo totale dell'opera ammonta oggi a quasi 6 miliardi di euro per la conclusione prevista, secondo quando ricorda il Corriere del Veneto, entro il 2020;

   si è trattato di un iter tanto travagliato, che dalla prima progettazione ha visto trascorrere un periodo temporale più che ventennale, a fronte di un incontrollato aumento dei costi e a fronte di certificazioni e relazioni assenti o negative, quali il parere negativo della commissione VIA del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare nel 1998, o il rapporto della Corte dei conti del 2008, in cui si definiva l'opera non risolutiva per la salvaguardia della città lagunare e si avanzavano dubbi nei riguardi della funzionalità dell'opera;

   il 12 novembre 2019 Venezia, con un livello di 187 centimetri, è stata interessata dalla seconda acqua più alta di sempre. La città lagunare è stata de facto alluvionata con ingenti danni al suo unico e inestimabile patrimonio artistico e agli immobili privati e pubblici, con due vittime –:

   se i Ministri interrogati intendano fornire informazioni circa l'ammontare dei danni alla città in seguito all'acqua alta del 12 novembre 2019 e non si intendano adottare le iniziative di competenza per chiarire l'utilità della citata opera Mose e il cronoprogramma per l'ultimazione dell'opera medesima.
(4-04115)

ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazione a risposta orale:


   LATINI, BELOTTI, BASINI, COLMELLERE, FOGLIANI, FURGIUELE, PATELLI, RACCHELLA, SASSO, PAOLINI e PATASSINI. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   a Maiolati Spontini, un piccolo comune dell'Anconetano, nella scuola materna Gianni Rodari sarebbe stata espressa la volontà di annullare la recita di Natale, perché essa sarebbe considerata un gesto discriminatorio nei confronti di una percentuale, il 10 per cento di bambini non cattolici;

   tale scelta, ove confermata e operata unilateralmente dalla scuola senza consultazione e consenso delle famiglie, sarebbe un gesto che appare profondamente discriminatorio nei confronti dell'altra percentuale di alunni;

   ciò per gli interroganti non solo non favorirebbe l'integrazione, ma avrebbe la conseguenza di diffondere all'interno della scuola questioni ideologiche e politiche a cui bambini così piccoli sono giustamente estranei;

   per i bambini di quell'età la recita per festeggiare il Natale è un gioco, un momento da condividere insieme; annullarlo significa ampliare il divario religioso, culturale e dei costumi di ciascun alunno, anziché favorire l'integrazione;

   la dirigente scolastica avrebbe successivamente precisato che la scuola si sarebbe limitata a chiedere se ci fossero bambini che non intendessero partecipare all'iniziativa –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti suesposti e quali iniziative ritenga di dover assumere al fine di valorizzare e difendere le tradizioni e radici culturali italiane.
(3-01123)

Interrogazione a risposta scritta:


   BINELLI, VANESSA CATTOI, LOSS e SUTTO. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   di recente, l'Università di Trento ha raggiunto l'attenzione della stampa nazionale per un grave episodio di intolleranza e violenza verbale accaduto alla fine del mese di ottobre 2019;

   un gruppo di studenti dell'Università ha inscenato una protesta in occasione della conferenza del giornalista Biloslavo, prevista sul tema dell'attuale situazione in Libia, che ha impedito il regolare svolgimento dell'evento, a causa anche delle contestazioni verbali avvenute all'interno dell'aula, affiancate da atti violenti contro le strutture della facoltà di sociologia e delle persone presenti;

   in merito all'episodio, l'assessore provinciale Bisesti ha rimarcato come «Impedire ad una persona di parlare, di diffondere le proprie idee è un fatto gravissimo, perché informare, ci tengo ancora una volta a sottolinearlo, è uno dei più sacrosanti diritti di un Ateneo e di uno Stato democratico così come il diritto al confronto civile.»;

   dal mese di dicembre 2018 la facoltà di sociologia avrebbe emesso nuovamente a disposizione di un gruppo di studenti uno spazio per attività autogestite, nonostante in passato lo stesso spazio fosse diventato la sede riservata di gruppi di impronta anarchica, sede organizzativa da dove sono partite diverse azioni di protesta svoltesi nella città di Trento;

   a inizio novembre 2019 la stampa ha riportato la notizia di come i rettori delle Università di Roma, Milano, Firenze si siano ribellati alla moda dei «rave» illegali, organizzati all'interno dei loro atenei con la complicità il più delle volte dei collettivi e dei centri sociali; si tratta di feste non autorizzate, con migliaia di partecipanti, senza civiltà e senza alcun rispetto delle regole di sicurezza, tanto che nei mesi si contano anche alcune vittime;

   non si può dimenticare come le università abbiano, tra i valori principali alla base della loro attività, proprio l'educazione delle future generazioni, attraverso l'insegnamento di principi, quali il rispetto della res publica e la capacità delle nuove generazioni di partecipazione attiva e consapevole alla vita civile e al mondo del lavoro;

   l'Università di Trento ha sviluppato il piano strategico che prevede come terza missione proprio lo sviluppo civile, ovvero contribuire allo sviluppo culturale, economico e sociale delle comunità a cui partecipa, eppure episodi come quelli citati mostrano l'esatto contrario, con manifestazioni che hanno provocato danneggiamenti alle strutture della città e aggressioni ai cittadini, evidenziando il fallimento delle politiche troppo permissive degli atenei –:

   se e quali iniziative di competenza, anche di carattere normativo, il Governo intenda adottare per contrastare le azioni violente e illegali di gruppi di studenti come quelli di cui in premessa, pur nel rispetto della libertà di pensiero e di espressione degli studenti medesimi, secondo i principi di cui all'articolo 21 della Costituzione, al fine di garantire una maggiore sicurezza pubblica ed al contempo salvaguardare quella funzione educativa e di crescita sociale e culturale delle università, propedeutica alla formazione dei giovani.
(4-04113)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazione a risposta orale:


   ASCARI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   nel comune di Cento, in provincia di Ferrara, è presente un importante stabilimento produttivo del gruppo Fca;

   secondo quanto denunciato da una sigla sindacale di nuova costituzione all'interno dello stabilimento, vi sarebbero numerose criticità che rischiano di avere gravi ricadute sulla salute e sulla integrità psicofisica dei lavoratori;

   in particolare, in un comunicato stampa diramato in data 28 ottobre 2019 vengono elencati i seguenti punti:

    «1) I gas di scarico che provengono dalla Sala Prove Motori entrano in reparto rendendo l'aria irrespirabile mettendo in serio pericolo la salute dei lavoratori;

    2) I carrelli porta Motori risultano essere senza la protezione in corrispondenza della ruota anteriore;

    3) Le postazioni sono senza ergonomia, spesso non è prevista la possibilità di rotazione degli operatori, costretti alle stesse operazioni per tutta la giornata lavorativa; questo ovviamente crea seri problemi fisici;

    4) La stazione Domino Line a 6 ha una saturazione e un carico di lavoro al 100 per cento senza avere alcuno spazio vitale per l'operatore e senza alcuna possibilità di tempi di recupero;

    5) Obbligo di firma di manleva utilizzato dall'Azienda per esonerarsi da qualsiasi responsabilità, tra l'altro senza che venga rilasciata nessuna copia al lavoratore;

    6) Le pause sono anticipate ad esclusivo interesse dell'Azienda, e sono palesemente in contrasto con gli accordi precedentemente firmati tra O.O.S.S. e Azienda;

    7) Le comunicazioni telefoniche relative ai cambi turno e agli orari di lavoro, vengono comunicate con meno di 24 H di preavviso, rendendo quasi impossibile l'organizzazione di vita dei singoli Lavoratori;

    8) All'interno dell'impianto vengono fatte pressioni psicologiche nei confronti dei lavoratori da parte dei Team Leader, quando per ragioni fisiologiche ci si ferma oltre la pausa prevista o di fronte a richieste di aiuto o ancora di fronte a ritardi causati ora dalla velocità della catena, ora da materiali difettosi;

    9) Motivazioni errate da parte dei Team Leader nel redigere i Report, per gli eventuali ritardi sul ciclo produttivo;

    10) Pressioni aziendali per chi subisce infortuni sul lavoro;

    11) Cambiamenti repentini per quello che riguarda l'età degli operatori e la movimentazione dei pesi;

    12) Cambio di metodologia delle pause da collettiva ad individuale, che costringono l'operatore a passare da 01.15 h a 01.45 h di lavoro;

    13) Firma di Herca: La Metodologia Herca è uno strumento di identificazione della causa principale dell'errore umano per poi impostare una contromisura, spesso però diventa uno strumento per rimproverare ed umiliare l'operatore, perdendo l'idea di strumento reale utile alla risoluzione del problema» –:

   se sia a conoscenza di quanto esposto in premessa;

   quali iniziative di competenza intenda intraprendere al fine di verificare che la normativa in tema di salute e sicurezza dei lavoratori sia rispettata all'interno dello stabilimento Fca di Cento (FE).
(3-01122)

Interrogazione a risposta scritta:


   BENIGNI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   il reddito di cittadinanza, introdotto con decreto-legge 28 gennaio n. 4 del 2019, viene erogato in dodici mensilità, attraverso una carta di pagamento elettronico (carta RdC), la cui gestione è stata affidata a Poste Italiane. L'importo varia a seconda della numerosità del nucleo familiare e del reddito;

   il beneficio si articola in due integrazioni: a) una prima integrazione del reddito familiare per raggiungere la soglia di 6 mila euro annui per un singolo. Il beneficio, in base a una scala di equivalenza, viene poi riparametrato in modo differente per ogni componente del nucleo familiare. Questo parametro non tiene conto delle persone del nucleo familiare che si trovano «in stato detentivo» e quelle «ricoverate in istituti di cura di lunga degenza o altre strutture residenziali»; b) una seconda integrazione riguarda il reddito dei nuclei familiari che vivono in affitto in un appartamento e che può raggiungere il massimo di 3360 euro all'anno. Il beneficio si abbassa alla soglia massima di 1800 euro per il nucleo familiare che vive in una casa gravata da mutuo;

   in totale, il beneficio del reddito – su cui non si pagherà l'Irpef – non può superare i 9360 euro annui (che corrisponde a un massimo di 780 euro al mese) e non può essere inferiore a 480 all'anno;

   il beneficio viene erogato per il periodo in cui il richiedente rientra in una delle condizioni viste, ma la durata continuativa non può superare l'anno e mezzo (cioè 18 mesi). Il reddito può essere comunque rinnovato, con una sospensione di un mese dell'erogazione prima di ciascun rinnovo. Il decreto non chiarisce la durata del reddito in caso di rinnovo e se esistano limiti nel numero dei rinnovi possibili;

   il decreto, inoltre, stabilisce che il beneficio mensile deve essere speso entro il mese altrimenti sono previste penalizzazioni: nella mensilità successiva a quella in cui il beneficio non è stato interamente speso, viene sottratta la parte del reddito non spesa o non prelevata (comunque nei limiti del 20 per cento del beneficio erogato); dopo una verifica effettuata ogni semestre, viene tolto il totale del beneficio non speso o non prelevato. Nel provvedimento, però, non vengono definite le modalità con cui si verificherà la fruizione del beneficio e le possibili eccezioni;

   le richieste sorto state circa 1.400.000, molto meno delle 2.700.000 ipotizzate e sono solo circa 900 mila quelle effettivamente accolte: si tratta ad avviso dell'interrogante, un vero «flop» che non ha dato alcun sollievo ai poveri, ma ha favorito il lavoro nero e i soliti «furbetti» come evidenziano anche i recenti controlli della Guardia di finanza nella lotta all'economia sommersa e al lavoro nero;

   recentemente i reparti territoriali della Guardia di finanza operanti a Bergamo e provincia hanno consentito di intercettare diversi casi di indebita percezione del Dodici le persone reddito di cittadinanza. Dodici le persone scoperte: 7 cittadini italiani e 5 stranieri; una di queste simulando una separazione dal coniuge, non aveva indicato il reddito del marito di oltre 120 mila euro;

   le imposizioni irregolari sono state subito segnalate alla direzione provinciale dell'Inps di Bergamo per l'immediato blocco del beneficio e il recupero delle somme incassate indebitamente, quantificate in oltre 31 mila euro –:

   se i Ministri interrogati, anche alla luce dei fatti gravi emersi dalle verifiche effettuate dalla Guardia di finanza di Bergamo, non ritengano di dover effettuare a tappeto, sull'intero territorio, verifiche puntuali su tutti coloro che hanno ottenuto l'erogazione del reddito di cittadinanza ed adottare, con urgenza, tutte le iniziative di competenza per recuperare le somme indebitamente erogate;

   quanti siano coloro che nella provincia di Bergamo stanno percependo il reddito di cittadinanza e quante siano le risorse erogate;

   quale sia la percentuale delle irregolarità riscontrate sul totale dei controlli effettuati nella provincia di Bergamo.
(4-04107)

POLITICHE AGRICOLE ALIMENTARI E FORESTALI

Interrogazione a risposta orale:


   LO MONTE. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

   è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana del 25 maggio il decreto legislativo dell'11 maggio 2018, n. 52, relativo alla disciplina della riproduzione animale, in attuazione dell'articolo 15 della legge 28 luglio 2016, n. 154. Il decreto entrerà in vigore il 9 giugno 2018 ed individua i principi fondamentali della disciplina relativa alle condizioni zootecniche e genealogiche applicabili alla riproduzione animale per il raggiungimento degli obiettivi stabiliti dalla politica agricola comune, in modo da perseguire, omogeneamente sul territorio nazionale, la corretta gestione del patrimonio genetico delle razze di interesse zootecnico nei settori della riproduzione, selezione, ricostituzione, creazione di nuove razze e conservazione della biodiversità zootecnica;

   l'associazione italiana allevatori (Aia), con nota dell'11 ottobre 2018, ha reso noto alle associazioni nazionali allevatori (Ana) che, il 26 settembre 2018, a seguito della delibera di scissione approvata dall'assemblea straordinaria dell'Aia stessa il 22 maggio 2018, era stato perfezionato l'atto di scissione dell'Aia;

   tale atto, si legge nella nota, è stato dettato dal mutato contesto normativo e regolamentare a seguito dell'adozione del decreto di cui sopra e a quanto riportato negli avvisi pubblici relativi alle sottomisure 10.2 e 16.2 del PSRN i quali impongono la cessazione di ogni rapporto tra le Aia e le Ana e tra queste ultime e le Ara-Apa;

   a seguito dell'atto di scissione è venuto meno anche il rapporto associativo intercorrente tra l'Aia e le associazioni nazionali allevatori così come prevede il decreto legislativo n. 52 del 2018; ma, la nota Aia, di cui sopra, a quanto consta all'interrogante, istituisce motu proprio, senza alcun riferimento normativo e senza alcuna interlocuzione con il Ministero delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo, la Federazione delle associazioni nazionali di razza e specie cui, sempre secondo Aia, dovranno aderire obbligatoriamente le Ana;

   presumibilmente entro la fine di novembre le associazioni nazionali allevatori dovranno convocare le assemblee per il rinnovo degli organi sociali e per l'adozione del nuovo statuto. Ne deriva che i nuovi organi sociali saranno espressione della nuova base sociale in quanto frutto della trasformazione di tali enti in enti di primo grado i cui soci sono gli allevatori stessi e non più le associazioni regionali allevatori legate ad Aia;

   ai sensi dell'articolo 13 del decreto legislativo n. 52 del 2018 entro 18 mesi dalla data di entrata in vigore del provvedimento, le Associazioni nazionali allevatori adegueranno i loro requisiti tecnici e organizzativi ai parametri richiesti dall'articolo 3, comma 2;

   allo stato attuale non è dato sapere esattamente quale è la compagine sociale che andrà a determinare la nuova governance. Ciò sembra essersi già verificato, come si legge dall'articolo 6, comma 2, del nuovo statuto adottato dall'Associazione nazionale bovini di razza piemontese 6 settembre 2018: «gli allevatori precedentemente iscritti al libro genealogico nazionale della razza piemontese (...) salvo espressa volontà di recesso (...) risultano di fatto soci dell'associazione». Inoltre, a conferma di quanto affermato sopra, si legge ancora all'articolo 2 che l'associazione aderisce alla Federazione delle associazioni nazionali di razza e di specie –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza delle iniziative intraprese dall'Associazione italiana allevatori e se la riorganizzazione che sta attuando sia in linea con i dettami del decreto legislativo n. 52 del 2018;

   quali iniziative il Ministro interrogato abbia intenzione di porre in essere, per quanto di competenza, affinché le operazioni che porteranno alla formazione dei nuovi organi sociali delle associazioni in parola siano effettuate in modo trasparente e nel rispetto del diritto di rappresentanza dei nuovi associati.
(3-01121)

SALUTE

Interrogazione a risposta scritta:


   FURGIUELE. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   il fenomeno relativo alla carenza di medici ha oltrepassato da tempo i livelli guardia nel nostro Paese. In base alle recenti proiezioni, nei prossimi 15 anni il servizio sanitario nazionale perderà 56 mila medici dipendenti, circa 8 mila specialisti e 35 mila medici di medicina generale;

   una situazione di emergenza nell'emergenza si riscontra, in particolare, nel territorio della regione Calabria, il cui servizio sanitario è ormai al collasso dopo un decennio di gestione commissariale che ne ha compromesso profondamente le relative funzioni e capacità. L'ammanco di medici, infermieri e personale tecnico/amministrativo presso le aziende sanitarie e ospedaliere di questa regione ha già raggiunto dimensioni preoccupanti e incide gravemente sulla quantità e sulla qualità dei servizi erogati ai cittadini, i quali risultano insufficienti a integrare gli standard minimi richiesti dai livelli essenziali di assistenza (Lea);

   in questo quadro, proprio nella regione Calabria, si stanno susseguendo una serie di accadimenti drammatici. Si è innescata una spirale di tensione tra centinaia di precari della sanità calabrese, una parte, che attendono di essere stabilizzati dopo anni di servizio e promesse non mantenute, e i soggetti risultati idonei nelle graduatorie sanitarie regionali, dall'altra, che aspirano anch'essi giustamente alla chiamata attraverso lo scorrimento delle graduatorie medesime;

   la situazione è degenerata nelle ultime settimane quando i precari dell'ospedale «Pugliese Ciaccio» di Catanzaro, licenziati alla scadenza dei contratti, hanno occupato la direzione generale dell'azienda, iniziando uno sciopero della fame e della sete. Secondo fonti stampa, «un lavoratore sarebbe addirittura giunto per disperazione a cospargersi di benzina, minacciando di darsi fuoco»;

   gli organici del servizio sanitario regionale sono gravemente carenti. Servono urgentemente medici, infermieri e personale di supporto; ciononostante, si accumulano i ritardi nello sblocco delle procedure di assunzione degli idonei e di regolarizzazione dei precari. È scoppiata una «guerra» tra queste categorie che non ha alcuna ragione di esistere, essendo chiaro che il sistema regionale ha bisogno degli uni e degli altri per tutelare il diritto alla salute degli assistiti e per garantire l'erogazione quantomeno delle prestazioni essenziali –:

   se e quali iniziative di competenza il Ministro interrogato intenda adottare a fronte della problematica esposta in premessa, tenuto conto dell'esigenza di tutelare i diritti delle centinaia di famiglie coinvolte, tra precari e idonei, e della necessità di garantire l'erogazione dei livelli essenziali di assistenza nel territorio regionale.
(4-04109)

SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazione a risposta in Commissione:


   BENAMATI. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   il 12 ottobre 2018 l'assemblea dei soci del Gestore servizi energetici (Gse) ha nominato il nuovo vertice, con Francesco Vetrò presidente e Roberto Moneta amministratore delegato della società;

   l'8 aprile 2019, con la definizione del piano energia e clima al 2030, il consiglio di amministrazione del Gse ha approvato la nascita di una nuova struttura interna, reputata necessaria «per essere in grado di cogliere la sfida e l'opportunità di supportare al meglio il Paese nell'ambizioso percorso che si appresta a intraprendere»;

   la struttura consiste di tre dipartimenti: promozione e supporto dello sviluppo sostenibile, affari legali, regolatori e istituzionali, governance amministrativa e servizi aziendali;

   il 24 luglio 2019 la Corte dei conti ha sollevato dei rilievi sulle nomine effettuate e il giorno successivo il consiglio di amministrazione del Gse ha annullato le nomine dei nuovi dirigenti operate dall'amministratore delegato Roberto Moneta e operative a partire dal 1° maggio 2019. In particolare, si tratta delle nomine di cinque dirigenti: Daniele Novelli alla divisione incentivi, Flaminia Barachini alla promozione dello sviluppo sostenibile, e quelle di Annamaria Saraceno, Stefano Santelli Brilli e Luca Benedetti;

   le nomine sono state considerate illegittime dalla magistratura contabile sotto vari aspetti: in particolare su Novelli per alcuni profili di incompatibilità legati al suo incarico nella segretaria tecnica del Ministero dello sviluppo economico alla direzione generale per il mercato elettrico per quasi otto anni;

   da articoli di stampa si apprende che ad agosto 2019 il Governo pro tempore avrebbe chiesto chiarimenti al consiglio di amministrazione del Gse in merito alla vicenda dei dirigenti, ottenendo, a quanto si apprende, risposte separate e divergenti da presidente e amministratore delegato;

   sempre da fonti di stampa si apprende che il Ministero dell'economia e delle finanze, il 3 settembre 2019 avrebbe inviato una nuova lettera, indirizzata direttamente al consiglio di amministrazione del Gse, per chiedere di adottare le misure più idonee per l'applicazione di procedure per la selezione e la promozione del personale della società pubblica, chiedendo, tra l'altro, di mettere fine alle pratiche considerate scorrette dalla Corte dei conti: il presidente Francesco Vetrò avrebbe inoltre convocato un consiglio di amministrazione della società con all'ordine del giorno la revoca delle deleghe all'amministratore delegato Roberto Moneta;

   tutto il settore legato alle energie rinnovabili è estremamente preoccupato di questa situazione tanto che in una nota congiunta Anev, Associazione nazionale energia del vento, e Coordinamento Free, fonti rinnovabili ed efficienza energetica hanno dichiarato che «senza voler entrare nel merito delle procedure utilizzate o delle persone scelte, la situazione creatasi è di assoluta criticità per il settore delle rinnovabili e dell'efficienza che, come noto, attende da anni i provvedimenti necessari a poter realizzare nuovi investimenti e a far funzionare efficientemente quelli già realizzati» e che «è indispensabile che la struttura tutta, vertici, funzionari e dipendenti tutti, lavori in maniera compatta così da poter fornire risposte univoche e certe agli operatori. Purtroppo invece quanto sta accadendo, ed in particolare i ritardi e i cambi che vi sono stati e vi dovranno essere per ripristinare la situazione, rischiano seriamente di compromettere il già delicato equilibrio che regola l'operatività dell'Ente, con grave rischio per le aziende del comparto, proprio a ridosso di importanti appuntamenti in cui il Gse è chiamato ad operare con tempestività e competenza» –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e se e quali iniziative di competenza intenda intraprendere per assicurare che la governance della società pubblica che gestisce oltre 14 miliardi di euro di incentivi alle fonti rinnovabili sia in grado di operare con trasparenza ed efficienza.
(5-03150)

Apposizione di una firma ad una interpellanza.

  L'interpellanza Barzotti n. 2-00561, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 13 novembre 2019, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Ficara.

Apposizione di firme ad interrogazioni.

  L'interrogazione a risposta orale D'Orso e altri n. 3-01102, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta dell'11 novembre 2019, deve intendersi sottoscritta anche dalla deputata Cancelleri.

  L'interrogazione a risposta in Commissione Formentini e altri n. 5-03141, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 14 novembre 2019, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Ribolla.

Pubblicazione di testi riformulati.

  Si pubblica il testo riformulato della mozione Brunetta n. 1-00286, già pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta n. 258 del 13 novembre 2019.

   La Camera,

   premesso che:

    nella tarda serata del 12 novembre 2019 la città di Venezia è stata colpita in maniera eccezionale da un evento meteorologico di straordinaria intensità;

    l'acqua alta ha raggiunto i 187 centimetri, avvicinandosi ai livelli di quella più alta mai registrata: 194 centimetri, durante l'alluvione del 1966. Nonostante il Centro previsioni e segnalazioni maree della città abbia previsto nel corso della giornata una quota di 140 centimetri, le eccezionali condizioni atmosferiche, legate in modo particolare al vento di scirocco che ha iniziato a soffiare ad una velocità superiore di 50 nodi, hanno portato a un picco di 187 centimetri intorno alle 23,15;

    per effetto di questo livello del mare, il 100 per cento della città è stato allagato e, contemporaneamente, anche le isole minori e la barriera litoranea di Lido e Pellestrina sono state investite dalla marea e dalla mareggiata;

    in centro storico e nelle isole della Laguna si sono rilevati danni ingenti che hanno colpito beni culturali, come la Basilica di San Marco e altri beni monumentali di straordinaria rilevanza artistica ed architettonica;

    in modo particolare, al ritiro delle acque sono emersi ingenti danni alle infrastrutture pubbliche e private: numerose imbarcazioni sono affondate, istituzioni e beni culturali sono stati letteralmente devastati, così come le strutture turistico-ricettive, gli esercizi commerciali e le abitazioni;

    nonostante il comune di Venezia abbia messo in atto tutte le misure a salvaguardia della sicurezza della città e della popolazione, i danni che si registrano sono di vastissima portata;

    dal 2003 è in fase di realizzazione il Mose, straordinario progetto di ingegneria civile, ambientale e idraulica, finalizzato alla difesa di Venezia e della sua Laguna dalle acque alte eccezionali, attraverso la costruzione di paratoie mobili alle tre bocche di porto;

    il progetto in questione, dopo una prima fase di sperimentazione, è stato avviato nel 2003 e, a seguito delle vicende giudiziarie verificatisi tra il 2013 e il 2014, ha subito un brusco rallentamento e la gestione commissariale del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti non ha ottemperato alla necessità del rapido completamento dell'opera;

    la città di Venezia è riconosciuta come patrimonio culturale a livello mondiale,

impegna il Governo:

1) ad assumere le iniziative di competenza per dare tutta la copertura finanziaria che sarà necessaria a fronteggiare lo stato di emergenza nel territorio del comune di Venezia dichiarato con deliberazione del Consiglio dei ministri del 14 novembre 2019, ulteriore rispetto a quella già prevista dalla deliberazione stessa, allo scopo di far fronte ai danni che hanno gravemente compromesso le infrastrutture pubbliche e private della città;

2) ad assumere immediatamente iniziative presso la gestione commissariale del Consorzio Venezia nuova, soggetto attuatore della realizzazione del Mose, affinché attraverso procedure di legge e risorse finanziarie si giunga nel più breve tempo possibile al completamento e alla messa in funzione dell'opera;

3) ad adottare immediatamente le iniziative di competenza per finanziare nuovamente con continuità la «legge speciale» per Venezia, con una dotazione che si stima di almeno 100 milioni di euro l'anno per un periodo di almeno dieci anni, al fine di poter così assicurare la realizzazione delle costanti opere di manutenzione infrastrutturali ed impiantistiche, di restauro e recupero degli edifici e del patrimonio culturale ed artistico, necessarie per quella «salvaguardia dell'ambiente paesistico, storico, archeologico ed artistico», dell'equilibrio idraulico, della vitalità socioeconomica della città che sono i fondamenti della legge speciale stessa;

4) ad adottare ogni iniziativa di competenza volta a prevedere, per un periodo di almeno due anni, la sospensione del pagamento per le fatture di acqua, energia elettrica e gas per le famiglie, i professionisti e le imprese coinvolte dagli eccezionali eventi meteorologici che si sono verificati a partire dal 12 novembre 2019;

5) ad assumere iniziative per sospendere, per un periodo di almeno due anni, i termini per gli adempimenti e per i versamenti dei tributi, dei contributi previdenziali e assistenziali e dei premi per l'assicurazione obbligatoria, nonché il pagamento delle rate di adempimenti contrattuali, compresi mutui e prestiti, per i soggetti che hanno subito danni riconducibili ai suddetti eccezionali eventi meteorologici, prevedendo che il pagamento dei suddetti adempimenti, dopo la sospensione dei termini, sia effettuato con rateizzazioni e senza applicazione di sanzioni e interessi;

5) a dare seguito a quanto già annunciato in merito alla possibilità di adottare iniziative per estendere l'applicazione delle norme volte a favorire le erogazioni liberali a sostegno della cultura (cosiddetto «art bonus» – di cui al decreto-legge n. 83 del 2014) anche al recupero del patrimonio culturale ed ecclesiastico di Venezia, così come già disposto per le aree colpite dal sisma.
(1-00286) (Nuova formulazione) «Brunetta, Gelmini, Baratto, Bendinelli, Bond, Caon, Cortelazzo, Marin, Milanato, Zanettin».

  Si pubblica il testo riformulato dell'interrogazione a risposta in Commissione Quartapelle Procopio n. 5-03142, già pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta n. 259 del 14 novembre 2019.

   QUARTAPELLE PROCOPIO, ANDREA ROMANO, BOLDRINI e FASSINO. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   ad Hong Kong da 5 mesi ci sono manifestazioni e proteste e la situazione si è particolarmente inasprita dopo che, nei giorni scorsi, la polizia ha sparato sui manifestanti ferendone uno, poi morto. Le proteste iniziate contro un emendamento alla legge sulle estradizioni, ritirata ad ottobre, si sono trasformate in un'opposizione all'ingerenza sempre più accentuata, secondo gli attivisti, da parte della Cina nell'autonomia di Hong Kong, con 5 richieste dettagliate: oltre al ritiro della norma sull'estradizione, le dimissioni del capo dell'esecutivo di Hong Kong, un'inchiesta sulla brutalità dalla polizia durante le proteste; il rilascio di coloro che sono stati arrestati; maggiori libertà democratiche;

   gli scontri sono recentemente peggiorati, quando un poliziotto ha sparato ad un giovane manifestante disarmato, poi deceduto, e i manifestanti hanno dato fuoco a un sostenitore del regime cinese. L'episodio più grave si è registrato poche ore fa, con quella che è stata definita la «battaglia del Politecnico», all'interno del quale da diversi giorni si erano asserragliati decine di manifestanti. La polizia ha fatto irruzione nel campus con gas lacrimogeni e cariche, con un bilancio di 38 feriti e oltre 300 arresti. La città continua a restare sotto assedio, con scuole, linee ferroviarie, metropolitane e negozi chiusi;

   il prossimo 24 novembre 2019 si terranno le elezioni per eleggere i membri dei consigli distrettuali e la tensione potrebbe aumentare qualora il Governo di Hong Kong decidesse di annullarle o rimandarle;

   i soldati cinesi, per la prima volta dall'inizio delle proteste, sono scesi nelle strade della regione per ripulirle dai detriti della guerriglia. In base alla legge sulla guarnigione di Hong Kong, i soldati cinesi non debbono interferire negli affari locali, ma possono essere chiamati dal governo della città in caso di calamità naturali o eventi di ordine pubblico straordinari. E non è stato chiarito se siano stati effettivamente chiamato dalla governatrice Carrie Lam;

   nel corso di questi 5 mesi, la polizia hongkongese ha esercitato un uso non necessario ed eccessivo della forza nei confronti della grande maggioranza pacifica dei manifestanti – condannato sia dall'Unione europea che dagli Usa, che hanno invitato le autorità del territorio a – rinunciare alla violenza e all'uso della forza – e invitato «le parti ad astenersi dalla violenza e di impegnarsi in un dialogo costruttivo» compreso l'utilizzo di lacrimogeni, proiettili di gomma e idranti, che avrebbero causato moltissimi feriti. Dall'inizio delle manifestazioni il totale degli arresti è di 3.560 persone;

   a novembre 2019 sarebbe previsto un tour europeo dell'attivista di Hong Kong, Wong, – che interesserebbe anche l'Italia e per la quale il Governo cinese ha affermato che l'Italia non deve interferire con gli affari cinesi e l'ambasciatore cinese in Italia ha dichiarato al Tg2 che «la Cina è contraria che qualsiasi governo fornisca supporto per le attività indipendentiste di Hong Kong» – ma la richiesta di Wong di espatrio è stata rigettata dalla Corte di Hong Kong ed è in attesa del responso della Corte di Appello che deciderà a breve;

   il Parlamento europeo, nella recente risoluzione sulla situazione a Hong Kong, ha espresso «profonda preoccupazione per il costante deterioramento dei diritti civili, dei diritti politici e della libertà di stampa (...) e per la pressione senza precedenti esercitata sui giornalisti e per la crescente autocensura riguardo, in particolare, al trattamento delle questioni sensibili per la Cina continentale o di quelle concernenti il governo della RAS di Hong Kong» –:

   quale sia la posizione dell'Italia riguardo alla situazione delle proteste ad Hong Kong anche al fine di sostenere, nelle sue relazioni bilaterali con la Cina e con Hong Kong, la necessità di tutelare l'elevato grado di autonomia di Hong Kong nonché i diritti umani di associazione e libertà di pensiero e di stampa.
(5-03142)

Ritiro di un documento del sindacato ispettivo.

  Il seguente documento è stato ritirato dal presentatore:

   interpellanza Santelli n. 2-00356 del 17 aprile 2019.

Trasformazione di documenti del sindacato ispettivo.

  I seguenti documenti sono stati così trasformati su richiesta dei presentatori:

   interrogazione a risposta in Commissione Lo Monte n. 5-00919 dell'8 novembre 2018 in interrogazione a risposta orale n. 3-01121;

   interrogazione a risposta in Commissione Braga n. 5-01968 del 17 aprile 2019 in interrogazione a risposta scritta n. 4-04108.