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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Giovedì 14 novembre 2019

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interpellanza:


   Il sottoscritto chiede di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro dell'interno, il Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, per sapere – premesso che:

   nelle scorse settimane il «caso Alvin», il figlio della donna albanese convertita all'Isis, che ha rapito il bambino di soli 6 anni dall'Italia, luogo in cui è nato e in cui risiedeva con la famiglia, per portarlo in Siria, ha scatenato l'attenzione di tutta l'opinione pubblica sui cosiddetti «figli di Isis»;

   l'identificazione dei cosiddetti «figli di Isis» è resa difficile da un complesso monitoraggio e dalla mancanza di documenti di identità validi nei Paesi d'origine dei genitori;

   si è trattato di un'operazione complessa e piena di rischi portata a termine dall'Italia, primo Paese che è riuscito a realizzare un corridoio umanitario dall'inizio della guerra in Siria, attraverso il confine fino al Libano;

   l'Unicef pochi giorni fa ha pubblicato un comunicato, in cui ribadisce che ci sono 28.000 minori di 60 nazionalità, 20.000 sono iracheni e l'80 per cento ha meno di 12 anni. Il 50 per cento è costituito da minori di 5 anni. Almeno 250 di loro sono detenuti, perché addestrati alla guerra dall'Isis;

   considerata l'attuale instabilità del nord est della Siria, si tratta di 12 mila combattenti a cui si aggiungono i 70 mila loro familiari prigionieri dei curdi nel nord della Siria, molti nel campo di Al Hol (in cui era prigioniero Alvin), tra i quali vi sono molti adolescenti indottrinati alla causa del Califfato e della Jihad e potenzialmente addestrati a compiere attacchi e attentati suicidi;

   potrebbero quindi esserci molti altri «casi Alvin» di minori detenuti nei campi siriani che sono nati in Italia, o qui risiedevano. Altri nati nei campi da genitori affiliati alla Jihad ma che sono fuggiti dall'Italia;

   le Nazioni Unite hanno esortato, sotto spinta delle autorità del nord est della Siria, gli Stati europei a rimpatriare i propri cittadini detenuti nel nord est della Siria. Ma la maggior parte dei Governi – inclusi quelli di Francia, Germania, Belgio e Gran Bretagna – si sono rifiutati di assumersi la responsabilità di donne e bambini, lasciandoli bloccati in un territorio instabile;

   vi sono «spose» e «figli» di Daesh che potrebbero aver sviluppato vulnerabilità e vissuti tali da condizionarne i comportamenti e innescarne l'attivazione violenta anche a distanza di tempo;

   alcuni Stati hanno, ad ogni modo, già rimpatriato ex combattenti. La Macedonia del Nord, ad esempio, è stata tra i primi Paesi europei a muoversi in questo senso, rimpatriando e processando sette combattenti nell'agosto 2018;

   la Norvegia ha accolto cinque bambini orfani di miliziani dello Stato islamico. Tre dei cinque bambini sono nati su suolo norvegese, mentre altri due sarebbero nati in Siria da genitori partiti dal Paese scandinavo per arruolarsi nelle fila del Califfato nel 2015. La richiesta di affido dei cinque bambini è arrivata direttamente dal Ministero degli esteri norvegese che si sta impegnando anche per trovare una soluzione ad altri quaranta bambini con un legame diretto con Oslo;

   Uzbekistan, Kazakistan, Russia e Svezia si sono adoperati per ricevere in consegna gli orfani del «Califfato». Proprio la Svezia ad inizio maggio 2019 aveva rimpatriato sette bambini nati in Svezia o in Siria, ma da foreign fighters svedesi;

   un raro esempio virtuoso in Europa è stato il Kosovo: il 20 aprile 2019, infatti, con un'operazione senza precedenti, il Governo kosovaro, supportato da Stati Uniti e dall'Organizzazione internazionale per le migrazioni (Iom), ha rimpatriato 110 persone dalla Siria, quasi tutte mogli o figli dei jihadisti kosovari unitisi all'Isis come foreign fighters. Il Kosovo ha avviato un progetto pilota di riabilitazione che coinvolge psichiatre, psicoterapeute familiari, psicologhe, imam. Questo programma prevede una cura del trauma e un reinserimento dei bambini nella società e nel sistema scolastico, evitando una radicalizzazione o un isolamento già avviati in Siria o Iraq;

   questo metodo, ad opinione dell'interpellante, è l'unico giudicato davvero efficace per evitare che il radicalismo iniziato in Siria e Iraq possa proseguire una volta rientrati nei Paesi d'origine –:

   quanti siano i foreign fighters italiani e quelli non italiani residenti in Italia prima della loro partenza e quanti siano i loro familiari;

   quali iniziative intenda intraprendere il Governo per tutelare i bambini che si trovano nelle stesse condizioni di Alvin;

   se il Governo non intenda adottare iniziative simili a quelle intraprese dal Kosovo.
(2-00562) «Ehm».

AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INTERNAZIONALE

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   FORMENTINI, ZOFFILI, BIANCHI e COMENCINI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   è da mesi in atto un'ondata di manifestazioni che coinvolge ad Hong Kong centinaia di migliaia di manifestanti;

   gli abitanti di Hong Kong dimostrano allo scopo di difendere i tratti sostanziali della loro autonomia, che è l'esito dell'accordo con il quale la Gran Bretagna restituì al Governo di Pechino la sua ex colonia;

   il progredire nel tempo delle manifestazioni è stato contrassegnato dalla crescita in intensità e pervasività della repressione attuata dal governo della Repubblica Popolare, con incidenti che purtroppo stanno iniziando a provocare la morte di civili, rei soltanto di esprimere il proprio pensiero;

   il Governo italiano non ha ancora assunto una posizione relativamente al caso di Joshua Wong, cui un tribunale cinese sta impedendo la possibilità di effettuare un viaggio all'estero che lo dovrebbe portare anche nel nostro Paese;

   il Ministro interrogato ha dichiarato a Shanghai di volersi attenere al più scrupoloso rispetto del principio di non ingerenza, affermazione che nelle presenti circostanze, potrebbe inopportunamente incoraggiare, ancorché involontariamente, il ricorso di Pechino ad una linea di particolare intransigenza nella gestione della crisi insorta nella ex colonia britannica –:

   per quali ragioni il Governo italiano si dimostri tanto indifferente alla battaglia che gli abitanti di Hong Kong stanno conducendo per difendere l'autonomia sostanziale del territorio in cui vivono.
(5-03141)


   QUARTAPELLE PROCOPIO, ANDREA ROMANO, BOLDRINI e FASSINO. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   ad Hong Kong da 5 mesi ci sono manifestazioni e proteste e la situazione si è particolarmente inasprita dopo che, nei giorni scorsi, la polizia ha sparato sui manifestanti ferendone uno, poi morto. Le proteste iniziate contro un emendamento alla legge sulle estradizioni, ritirata ad ottobre, si sono trasformate in un'opposizione all'ingerenza sempre più accentuata, secondo gli attivisti, da parte della Cina nell'autonomia di Hong Kong, con 5 richieste dettagliate: oltre al ritiro della norma sull'estradizione, le dimissioni del capo dell'esecutivo di Hong Kong, un'inchiesta sulla brutalità dalla polizia durante le proteste; il rilascio di coloro che sono stati arrestati; maggiori libertà democratiche;

   nel corso di questi mesi, infatti, la polizia hongkongese ha esercitato un uso non necessario ed eccessivo della forza nei confronti della grande maggioranza pacifica dei manifestanti – condannato sia dall'Unione europea che dagli Usa – compreso l'utilizzo di lacrimogeni, proiettili di gomma e idranti, che avrebbero causato moltissimi feriti. Dall'inizio delle manifestazioni il totale degli arresti è di 3.560 persone;

   a novembre 2019 sarebbe previsto un tour europeo dell'attivista di Hong Kong, Wong, – che interesserebbe anche l'Italia e per la quale il Governo cinese ha affermato che l'Italia non deve interferire con gli affari cinesi – ma la richiesta di Wong di espatrio è stata rigettata dalla Corte di Hong Kong;

   il Ministro interrogato ha dichiarato, in merito alle proteste di Hong Kong, che «in questo momento non vogliamo interferire nelle questioni altrui e quindi, per quanto ci riguarda, abbiamo un approccio di non ingerenza nelle questioni di altri Paesi» e anche il precedente Esecutivo non aveva mai preso posizione dall'inizio delle contestazioni;

   il Parlamento europeo, nella recente risoluzione sulla situazione a Hong Kong, ha espresso «profonda preoccupazione per il costante deterioramento dei diritti civili, dei diritti politici e della libertà di stampa (...) e per la pressione senza precedenti esercitata sui giornalisti e per la crescente autocensura riguardo, in particolare, al trattamento delle questioni sensibili per la Cina continentale o di quelle concernenti il governo della RAS di Hong Kong» –:

   quale sia la posizione dell'Italia riguardo alla situazione delle proteste ad Hong Kong anche al fine di sostenere, nelle sue relazioni bilaterali con la Cina e con Hong Kong, la necessità di tutelare l'elevato grado di autonomia di Hong Kong nonché i diritti umani di associazione e libertà di pensiero e di stampa.
(5-03142)


   SIRAGUSA. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   il 16 marzo 2019 a Las Palmas si è tenuto un incontro con il coordinamento di «Sistema Paese», promosso dall'ambasciata italiana di Madrid, dove è emersa la necessità dell'apertura di un ulteriore ufficio consolare di ruolo di carriera, da integrare con l'esperienza della figura onoraria, presso le isole Canarie;

   lo stato di difficoltà in cui sembrerebbe versare il consolato onorario di Tenerife è stato testimoniato anche da alcune foto pubblicate sul mensile locale «Leggo Tenerife», che hanno evidenziato l'inadeguatezza dei locali che ospitano gli uffici;

   il numero ridotto di personale, inoltre, risulterebbe insufficiente per l'adempimento delle numerose pratiche;

   dall'Anagrafe degli italiani residenti all'estero, infatti, i nostri connazionali in Spagna risultano essere oltre 190.126, di cui oltre 28.000 residenti nelle isole Canarie;

   peraltro, si stima che la comunità degli italiani residenti nelle Canarie sia molto più ampia considerando i cittadini non iscritti all'Anagrafe degli italiani residenti all'estero;

   per comprendere la vastità del fenomeno basta menzionare il dato sull'utenza nel solo comune di Arona della sede del consolato onorario di Tenerife: circa 10.000 residenti;

   successivamente all'incontro tenutosi a Las Palmas, l'interrogante ha presentato una risoluzione in Commissione affari esteri, per impegnare il Governo a valutare l'opportunità di adottare iniziative – compatibilmente con le risorse finanziarie disponibili in bilancio ovvero a fronte di nuove risorse umane e finanziarie – per l'apertura di un ufficio consolare di carriera presso le isole Canarie;

   recentemente, il Sottosegretario agli esteri Ricardo Merlo ha annunciato l'autorizzazione all'apertura di alcune nuove sedi Consolari, tra cui una a Tenerife –:

   quando avverrà l'apertura della sede consolare citata in premessa anche in riferimento ai fondi predisposti per la stessa.
(5-03143)

Interrogazione a risposta scritta:


   DI SAN MARTINO LORENZATO DI IVREA. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   secondo quanto riportato dal giornale online «Insieme» le riunioni del Comitato degli italiani all'estero (Comites) di Curitiba (Brasile), organo di rappresentanza democratica italiana degli Stati brasiliani di Parana e Santa Caterina, non possono essere registrate o riprese;

   il console Raffaele Festa in un’email indirizzata al presidente dei Comites di Curitiba ha intimato che «non ci potranno essere registrazioni audio o riprese video» delle sedute del Comites;

   secondo il giornale online «Insieme» non sarebbe la prima volta che il console Festa proibisce la registrazione o la possibilità di fotografare le riunioni del Comites di Curitiba;

   l'editore di «Insieme», Desiderio Peron, sostiene che lo stesso console abbia espresso insoddisfazione, e chiesto una visione preventiva di un articolo, avente ad oggetto una riunione dell'Intercomites dell'agosto 2017;

   la redazione di «Insieme» riferisce che il console Festa abbia impedito loro di seguire la fase di chiusura delle urne presso il consolato in occasione delle ultime elezioni politiche del 2018;

   più recentemente è stato allo stesso modo proibito di registrare con mezzi audiovisivi la serata di chiusura della «Settimana della lingua italiana nel mondo», presso la Società Dante Alighieri di Curitiba, dove lo stesso console si esibiva in qualità di pianista –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza di quelli che appaiono all'interrogante casi di limitazione della libertà di stampa e se intenda adottare iniziative, per quanto di competenza, affinché sia garantita la libera pubblicità delle sedute dei Comites e di altri eventi pubblici promossi dal consolato d'Italia.
(4-04092)

AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interrogazione a risposta scritta:


   MINARDO. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   il sovrannumero di cinghiali e daini nell'area parco delle Madonie e nelle aree urbane adiacenti è del tutto fuori controllo e rappresenta un rischio per l'incolumità pubblica e la sicurezza urbana. Le segnalazioni di avvistamenti nelle aree limitrofe e nei centri urbani sono cresciute a dismisura, tanto da arrecare ingenti danni alla biodiversità floristica, fino a risultare fatali come nel caso di Salvatore Rinaudo, ucciso a seguito di un attacco di un cinghiale nel 2015 a Cefalù. Vista l'emergenza, la conferenza permanente dei presidenti dei consigli comunali della Città a rete Madonie si era espressa favorevolmente ad una modifica della legge regionale n. 18 dell'11 agosto 2015, al fine di modificare talune disposizioni normative riguardanti i soggetti abilitati all'attuazione di piani di abbattimento. L'emendamento che prevedeva il controllo del patrimonio faunistico attraverso l'abbattimento selettivo degli esemplari in sovrannumero è stato approvato in seno all'Assemblea regionale siciliana, con la legge n. 1 del 2019; tuttavia la legge è stata impugnata dinnanzi alla Corte Costituzionale per profili attinenti alla sua legittimità costituzionale. Questo ha di fatto bloccato il percorso per riuscire ad incidere efficacemente sul controllo della specie ed evitare danni e pericoli finora riscontrati nel territorio madonita –:

   se il Governo intenda adottare iniziative al fine di stabilizzare la situazione;

   quali mezzi intenda utilizzare per ridurre la consistenza della fauna selvatica e in che tempi intenda intervenire, visto il carattere d'urgenza, e considerati i risvolti che potrebbe creare un eventuale ritardo nell'intervento.
(4-04098)

BENI E ATTIVITÀ CULTURALI E TURISMO

Interrogazione a risposta scritta:


   IANARO. — Al Ministro per i beni e le attività culturali e per il turismo, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   il 18 ottobre 2019 a Bari l'assemblea generale dell'Associazione europea delle vie Francigene (Aevf) ha approvato all'unanimità l'estensione della certificazione di «Itinerario culturale del Consiglio d'Europa» della via Francigena nel Sud;

   il nuovo percorso, di circa 3.200 chilometri, che partendo da Canterbury unirà l'Europa da Nord a Sud, rappresenta una grande opportunità di sviluppo economico, culturale e sociale per il Meridione;

   al voto, oltre ai 150 rappresentanti dei Paesi attraversati dall'itinerario europeo – Inghilterra, Francia, Svizzera, Italia – hanno partecipato anche quelli delle regioni interessate al nuovo cammino, Lazio, Campania, Basilicata, Molise e Puglia;

   le 5 regioni dal 2015 sono impegnate nell'individuazione dello storico percorso di pellegrinaggio e, in accordo con il Consiglio d'Europa (che tra i suoi compiti persegue anche quello dell'identità culturale europea), nella realizzazione di studi di fattibilità sui vari tracciati;

   per quanto riguarda la Campania, il percorso principale è stato modificato (delibera n. 17 del 22 gennaio 2019), scegliendo di transitare per la Valle Telesina e non più per la Valle Caudina, viste le indicazioni del Ministero per i beni e le attività culturali, che avendo finanziato un progetto apposito per l'antico tracciato romano della via Appia (Appia Regina Viarum) non permetteva di sovrapporre i tracciati e quindi anche i conseguenti finanziamenti;

   il nuovo percorso approvato riveste particolare importanza per il territorio comunale di Benevento perché, oltre ad attraversare il centro urbano della città, transita nell'Oasi «zone umide beneventane», un'area di protezione della fauna creata dalla provincia nel 2008 e oggi gestita dalla Lipu;

   il passaggio in quest'area avviene sulla pista ciclopedonale «Paesaggi Sanniti» inserita – grazie alla sezione beneventana della Fiab – nel percorso cicloturistico Euro Velo 5 «Via Romea Francigena», che ha un'importanza europea visto che rientra tra i 15 mappati in tutto il continente dell’European Cyclists Federation (Efc);

   sul tracciato della pista ciclopedonale, in contrada Sant'Angelo a Piesco, si trova il centro visite dell'Oasi «zone umide beneventane» gestito dalla Lipu e ristrutturato recentemente grazie al progetto «L'oasi delle opportunità – Progetto di valorizzazione dell'Oasi zone umide beneventane», finanziato nell'ambito del piano azione coesione «Giovani no profit» dal dipartimento della gioventù e del servizio civile nazionale della Presidenza del Consiglio dei ministri;

   proprio in quest'area, la società che gestisce il servizio idrico integrato, Gesesa spa, incaricata dal comune di Benevento, avrebbe individuato il sito dove costruire il più grande dei quattro depuratori della città;

   è evidente che la realizzazione del depuratore e delle infrastrutture connesse che per raggiungere il sito attraverserebbero la pista ciclopedonale avrebbero sul territorio un impatto ambientale pesantissimo, danneggiando un luogo di interesse nazionale e internazionale;

   da organi di stampa si apprende che l'amministrazione comunale, sarebbe intervenuta recentemente per evitare la realizzazione di un depuratore a contrada Santa Clementina, rientrante nell'antico percorso della via Appia e candidato a sito Unesco;

   a giudizio dell'interrogante, risulta altrettanto indispensabile evitare la realizzazione di un depuratore in contrada Sant'Angela a Piesco, tenuto conto della valenza culturale e paesaggistica del territorio, e dei vantaggi economici che due percorsi d'importanza europea come la via Francigena nel Sud e l'Euro Velo 5 possono portare alla città di Benevento –:

   e se non ritenga opportuno adottare, per quanto di competenza, iniziative per salvaguardare le aree di grande pregio ambientale, culturale e paesaggistico di cui in premessa, ricadenti nel tracciato della Via Francigena nel Sud e nel percorso Euro Velo 5, che sarebbero compromesse dalla realizzazione del progetto sopra menzionato.
(4-04097)

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazione a risposta scritta:


   BIGNAMI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   l'aliquota agevolata Ires al 50 per cento per istituti diocesani e parrocchie è regolata dalla legge n. 222 del 1985, dagli accordi con la Cei sulla revisione del Concordato del 1929 e dal Testo unico n. 917 del 1986;

   tale riduzione è da normativa prevista in favore degli enti ecclesiastici ed è assoggettata al soddisfacimento del requisito non solo soggettivo, ovvero la qualifica dell'ente, ma anche del requisito oggettivo, ossia la natura dell'attività svolta in concreto dall'ente stesso;

   in relazione al soddisfacimento dei suddetti requisiti, non di rado accade che gli istituti diocesani avviino ricorsi nei confronto dell'Agenzia delle entrate per il mancato riconoscimento della aliquota agevolata Ires al 50 per cento;

   è il caso, ad esempio, dell'ordinanza della Corte di Cassazione n. 25586 del 13 dicembre 2016. I giudici di merito, sia di primo che di secondo grado, avevano accolto il ricorso di un ente religioso, annullando l'avviso di accertamento dell'Agenzia delle entrate per il recupero della maggiore imposta Ires. La Corte di Cassazione, invece, accoglieva il ricorso del fisco;

   per poter agire nelle varie commissioni tributarie, occorre versare 1/3 dell'importo relativo alla cartella notificata. Posto che tali ricorsi producono notevole dispendio di risorse, nonché di tempo, e data anche la diversità di pronunce sul tema, occorre a parere dell'interrogante una verifica conoscitiva per capire quanti ricorsi di questo tipo vengono annualmente aperti e individuare soluzioni, al fine di ridurne significativamente il numero e riconoscere con certezza l'agevolazione sulla corresponsione dell'Ires –:

   quanti siano stati i ricorsi dell'ultimo triennio aperti dagli enti ecclesiastici ai quali non sia stata riconosciuta l'agevolazione Ires di cui in premessa;

   quanti dei suddetti ricorsi siano stati vinti dagli enti ecclesiastici e quanti dall'Agenzia delle entrate;

   quali ulteriori iniziative, anche di carattere normativo, si intendano mettere in campo per ridurre significativamente il numero dei suddetti ricorsi e al fine di riconoscere con certezza, agli enti ecclesiastici, l'agevolazione Ires al 50 per cento.
(4-04091)

GIUSTIZIA

Interrogazione a risposta in Commissione:


   MARTINCIGLIO, CASA, NESCI e LOMBARDO. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   da fonti di stampa si apprende che è in corso una grave agitazione tra il personale amministrativo-contabile in servizio presso la casa circondariale di Trapani, la cui dotazione organica è assolutamente inadeguata e insufficiente se rapportata alla presenza attuale di 550 detenuti;

   la situazione appare più drammatica se si tiene conto del fatto che il numero dei detenuti è destinato ad aumentare di ulteriori 100 unità con la prevista apertura di altri padiglioni detentivi (fino ad un totale di 650 ristretti) che farà diventare quello trapanese il secondo istituto penitenziario della regione siciliana;

   è chiaro che la prevista assegnazione di due sole unità di funzionari contabili – individuate a seguito del concorso già espletato, applicando l'attuale insufficiente pianta organica (correlata alla precedente capienza di 286 ristretti) – a fronte dei numerosi pensionamenti, le poche risorse umane, il mancato effettivo adeguamento delle dotazioni organiche, è certamente insufficiente a risolvere la descritta situazione che sta di fatto portando l'istituto penitenziario di Trapani al collasso;

   quanto precede è stato ripetutamente segnalato dalle organizzazioni sindacali di settore agli uffici competenti e, più precisamente, alla direzione della struttura, al provveditorato amministrazione penitenziaria di Palermo, al capo del dipartimento dell'amministrazione penitenziaria di Roma e al Ministro della giustizia, a quanto consta agli interroganti, senza ricevere ad oggi riscontro;

   in particolare, la grave emergenza circa l'inadeguatezza della pianta organica dell'istituto penitenziario trapanese e stata denunciata nel mese di marzo 2019 con nota inviata dalla Uilpa agli uffici centrali di Roma e Palermo. Ad oggi, la stessa risulterebbe non ancora attenzionata;

   nonostante i lavoratori dell'Istituto siano stati interessati da una campagna di sensibilizzazione volta a informare del grave problema ormai diventato patologico in tutti gli uffici della pubblica amministrazione, gli stessi rivendicano fortemente e giustamente un ambiente di lavoro sereno e sano, che disponga di adeguate risorse umane, in strutture sicure che permettano loro di esercitare le funzioni in modo sicuro e dignitoso;

   la tutela della salute e della sicurezza del lavoratore, inteso non solo come forza produttiva, ma anche e soprattutto come persona, è ampiamente garantita normativamente sia a livello nazionale che internazionale sul presupposto che la salute e la sicurezza dei lavoratori possono essere compromesse da «fattori di rischio trasversali», per loro natura individuabili all'interno della complessa articolazione che caratterizza il rapporto tra «l'operatore» e «l'organizzazione del lavoro» in cui è inserito, i cosiddetti rischi psicosociali;

   è già in corso il progetto di azioni di protesta e di agitazione del personale che, a fronte soprattutto della delicatezza che il comparto penitenziario presenta, sarebbe quanto mai opportuno evitare;

   per ristabilire la giusta condizione per la gestione dei servizi indispensabili della casa circondariale di Trapani sembrerebbe dunque necessario e improcrastinabile un adeguamento della dotazione di organico, del personale civile, amministrativo e contabile –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza della situazione di assoluta inadeguatezza della pianta organica del personale amministrativo-contabile in servizio presso la casa circondariale di Trapani;

   quali iniziative urgenti di competenza intenda intraprendere, anche al fine di scongiurare il pericolo di disordini e proteste da parte del personale interessato.
(5-03145)

Interrogazione a risposta scritta:


   PALAZZOTTO. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   nella Gazzetta Ufficiale n. 80 dell'8 ottobre 2019 è stato pubblicato il bando del Ministero della giustizia per la selezione, finalizzata all'assunzione, di seicentosedici operatori giudiziari, con rapporto di lavoro a tempo pieno e indeterminato, per la copertura di posti vacanti in uffici giudiziari aventi sede nelle regioni Calabria, Campania, Emilia-Romagna, Lazio, Liguria, Lombardia, Marche, Piemonte, Puglia, Toscana e Veneto;

   dal suddetto elenco è rimasta esclusa la Sicilia e, di conseguenza, i lavoratori tirocinanti presenti presso il tribunale di Palermo saranno esclusi dalla partecipazione alla suddetta selezione proprio perché, almeno per il momento, nessuna assunzione è prevista presso gli uffici giudiziari aventi sede in Sicilia;

   a parere dell'interrogante occorre dare risposte certe anche agli operatori giudiziari tirocinanti di Palermo e della Sicilia circa il loro inserimento lavorativo;

   questi tirocinanti negli anni hanno acquisito una professionalità e dimostrato impegno e serietà nello svolgere le loro mansioni, nonostante le condizioni economiche sfavorevoli e insufficienti a condurre una vita economicamente dignitosa –:

   se il Ministro non intenda esplicitare per quali motivi la regione Sicilia non sia stata inserita nel bando del Ministero della giustizia per la selezione, finalizzata all'assunzione, di seicentosedici operatori giudiziari;

   quali iniziative urgenti di competenza intenda assumere il Ministro interrogato al fine di garantire l'avvio di un percorso di assunzioni anche per i lavoratori tirocinanti presenti presso il Tribunale di Palermo.
(4-04088)

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   MARTINCIGLIO, CATALDI, D'ORSO, CASA, ALAIMO, APRILE e RAFFA. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   da fonti di stampa si apprende che dal 1° ottobre 2019 la compagnia aerea spagnola «Vueling» ha sospeso i voli da Roma Fiumicino per Catania e Palermo;

   lo «stop», disposto per la stagione invernale a fronte di un'asserita diminuzione della domanda sulle due tratte per la Sicilia, impatta notevolmente sulle migliaia di persone che per motivi di studio, salute, lavoro o anche semplicemente vacanza, volano da e per gli aeroporti citati che, si segnala, accolgono anche i viaggiatori provenienti dalla Sicilia occidentale e, precisamente dal trapanese, il cui aeroporto di riferimento (Trapani Birgi) rende disponibile nella tratta Trapani-Roma e viceversa un unico volo giornaliero Alitalia;

   i voli da e per l'aeroporto di Trapani, oltre ad essere pochi, sono anche carissimi e spesso studenti fuori sede o lavoratori sono costretti a volare su altri aeroporti proprio per contenere le spese di viaggio;

   la soppressione dei voli nelle tratte richiamate ha inevitabilmente già comportato – e verosimilmente comporterà ulteriormente in prossimità delle festività natalizie – un notevole rincaro dei costi dei biglietti aerei delle compagnie concorrenti che mantengono i voli in quelle tratte;

   il costo medio del biglietto a persona si attesta oltre i 500 euro. Tenuto conto che la pausa natalizia rappresenta per i cittadini che vivono fuori sede un'occasione per ricongiungersi con i propri cari, quando a doversi spostare è un'intera famiglia il costo va moltiplicato diventando proibitivo;

   il trasporto, ivi compreso anche quello aereo, è un corollario del «diritto alla mobilità» e, più in generale della libertà di circolazione sancita dalla Costituzione italiana (articolo 16) e in Europa dalla Carta dei diritti dell'Unione europea (articolo II-105) e rappresenta un servizio di interesse economico generale da garantire a tutti i cittadini, indipendentemente dallo loro dislocazione geografica;

   sotto il profilo del diritto costituzionale nazionale italiano, il diritto del cittadino di usufruire di un sistema di mobilità pubblica trova tutela costituzionale alla luce delle disposizioni contenute anche negli articoli 1, primo comma, 2, 3, 4, 33 e 34 della Costituzione in omaggio ai quali il trasporto pubblico, offerto a condizioni accessibili a tutti, dovrebbe essere considerato come uno strumento per neutralizzare le disparità sociali e per conferire uguali opportunità di lavoro e d'istruzione ai cittadini meno abbienti, che non sempre possono sostenere il costo della mobilità privata per recarsi sul luogo di lavoro o per raggiungere l'istituzione scolastica o universitaria;

   nonostante ciò, negli ultimi anni, a fronte di un aumento delle tratte internazionali da e verso gli aeroporti della Sicilia, si è assistito a una progressiva diminuzione dell'offerta di trasporto aereo in collegamento con le principali destinazioni nazionali, in particolare Roma e Milano Malpensa, a cui si è aggiunta una politica tariffaria, che certamente non favorisce i collegamenti, siano essi per i residenti nell'Isola, per i turisti o per chi si sposta per lavoro;

   tale situazione, unita alla clamorosa carenza di soluzioni alternative al trasporto aereo – basti pensare che Trenitalia offre un solo treno giornaliero con destinazione oltre Roma in partenza da Palermo ed uno in partenza da Catania – costituisce un grave danno per l'economia e una palese disattenzione per le esigenze dei cittadini siciliani che, di certo, non possono esser penalizzati o pregiudicati dalla naturale insularità della regione a cui deve essere garantita la continuità territoriale –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza della situazione descritta in premessa e quali iniziative di competenza intenda adottare;

   se ritenga opportuno convocare un tavolo tecnico tra Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, regione siciliana ed Enac per valutare le azioni da intraprendere per garantire la mobilità dei siciliani fuori sede o di quanti intendano visitare la regione senza insostenibili ulteriori aggravi economici.
(5-03140)


   BUTTI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   la strada statale Regina 340, in provincia di Como, presenta evidenti, noti e cronici problemi relativi allo scorrimento del traffico in entrambe le direzioni;

   le soluzioni proposte nel corso degli anni per rendere scorrevole il traffico attraverso limitazioni orarie per il transito di mezzi con caratteristiche di lunghezza e larghezza non compatibili con le caratteristiche della strada, hanno avuto effetti, tutto sommato, positivi se coniugati con altre misure;

   l'ordinanza dell'Anas n. 29/2019/MI ha cessato i suoi effetti il 31 ottobre 2019;

   i movieri, impiegati durante l'estate, hanno cessato il servizio;

   a parere dell'interrogante urge un intervento globale e organico che preveda non solo l'applicazione di moderne tecnologie per quanto concerne gli impianti di video sorveglianza da installare nelle strettoie più complicate da gestire e gli impianti di segnalazione preventiva (ad esempio, urge approfittare degli interventi in corso nella galleria di Cernobbio per introdurre adeguati impianti elettronici di segnaletica), ma anche un approccio diverso nella gestione delle fasce orarie previste da Anas, l'impiego di personale addetto e – soprattutto – la volontà di far osservare i divieti e di imporre sanzioni ai trasgressori;

   residenti, lavoratori, turisti, operatori non possono sfidare quotidianamente la sorte per affrontare qualche chilometro di strada;

   probabilmente va rivista anche la cosiddetta gestione delle deroghe, prevista dalla citata ordinanza, in capo al competente ufficio del comune di Tremezzina –:

   se non ritenga di adottare le iniziative di competenza in relazione a quanto sopra esposto, e, soprattutto, se non si ritenga di estendere l'efficacia della citata ordinanza dell'Anas fino al 31 dicembre 2019, opportunamente comunicando e pubblicizzando la nuova scadenza, nonché organizzando e impiegando, per assicurarne il rispetto e sanzionare i trasgressori, agenti della polizia stradale e delle forze dell'ordine in genere.
(5-03146)

Interrogazione a risposta scritta:


   AMITRANO, ALBERTO MANCA, DEL SESTO, GRIPPA, MANZO, NAPPI e VILLANI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   la tangenziale di Napoli è un asse viario realizzato per allargare i confini e i collegamenti di una delle maggiori metropoli italiane, la città di Napoli, e l'utilizzo di tale infrastruttura da parte degli utenti è stato subordinato al pagamento di un pedaggio;

   a distanza di quarant'anni dall'inaugurazione del primo tratto della tangenziale di Napoli, l'opera è continuamente sottoposta a modifiche e ampliamenti con nuove uscite e nuove rampe, da ultimo i lavori sul viadotto Capodichino, rimanendo tutt'oggi nel possesso di una società denominata Tangenziale di Napoli s.p.a. facente parte del gruppo Autostrade per l'Italia s.p.a., e soggetta al pagamento del pedaggio, da parte dei cittadini napoletani e di tutti coloro che per motivi di lavoro, quotidianamente la percorrono;

   i cittadini e i lavoratori napoletani sono sfavoriti e penalizzati rispetto ai cittadini delle altre città italiane ed europee, poiché Napoli è l'unica città con un tratto stradale urbano a pagamento e, nonostante il pagamento dell'anello stradale, risulta altresì, di difficile comprensione, come la società Tangenziale di Napoli s.p.a. – la quale ha chiuso il bilancio 2018 con incassi annui di quasi 70 milioni di euro – non indirizzi i propri investimenti nell'ambito della manutenzione, in quanto, da notizie stampa, si apprende che i lavori per il ripristino delle zone ossidate rilevate sul viadotto di Capodichino, probabilmente a causa di una mancata manutenzione, hanno provocato la limitazione della circolazione a una sola corsia, con disagi per i cittadini e i lavoratori;

   a parere degli interroganti, non si sono messe in atto sufficienti misure alternative alla circolazione in città per porre fine all'attuale disagio che ricade ancora una volta sui cittadini napoletani, provocato dai lavori dell'asse viario urbano, di cui non è chiara la natura ordinaria o straordinaria;

   le disposizioni vigenti prevedono variabili standardizzate per la determinazione del pedaggio e l'aggiornamento annuale delle tariffe autostradali, che è sempre avvenuto dal 1° gennaio di ogni anno ed è eseguito in osservanza dei regimi tariffari stabiliti dalla normativa, nonché dagli atti convenzionali firmati tra lo Stato e i concessionari;

   il relativo pedaggio ammonta attualmente a 1 euro che pesa non poco nelle tasche dei cittadini e lavoratori napoletani che oggi subiscono un ulteriore svantaggio, alla luce della situazione verificatasi lungo il citato viadotto –:

   se il Governo non ritenga opportuno assumere le iniziative di competenza, anche normative, volte a rendere gratuita la percorrenza della tangenziale, visto il carattere prevalentemente urbano dell'arteria quotidianamente percorsa da migliaia di cittadini e lavoratori costretti a pagare il pedaggio da quarant'anni.
(4-04095)

INTERNO

Interrogazione a risposta orale:


   MONTARULI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   come appreso da alcuni quotidiani locali, a quanto consta all'interrogante, il comune di Torino si starebbe preparando a rinnovare la concessione degli spazi siti in via Cigna a Radio BlackOut;

   l'emittente in questione è diretta espressione e voce del mondo antagonista torinese, resosi protagonista negli anni, e nei mesi passati, di violente manifestazioni, devastazioni e assalti contro le forze dell'ordine, il cantiere della Tav di Chiomonte e il Cpr di Corso Brunelleschi;

   Radio BlackOut funge da megafono per la galassia antagonista, segnalando le operazioni delle forze dell'ordine, chiamando a raccolta per i «picchetti» anti-sfratto, o supportando la resistenza degli occupanti dell'Ex asilo di via Alessandria, sgomberato a seguito di un'inchiesta dell'anti-terrorismo;

   a quanto risulterebbe la concessione degli spazi di proprietà del comune di Torino avverrebbe a canone agevolato e, contemporaneamente nel 2018, dal Ministero dello sviluppo economico, secondo le tabelle dei contributi, sarebbe stato confermato un contributo di diverse migliaia di euro a beneficio di Radio BlackOut –:

   quali urgenti iniziative si intendano adottare per evitare l'erogazione di fondi statali a beneficio di chi propaganda sui suoi canali la violenza fisica e gli attacchi contro lo Stato e le sue istituzioni.
(3-01117)

Interrogazione a risposta scritta:


   MURONI e PALAZZOTTO. — Al Ministro dell'interno, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   «Qui abita Mohamed con la famiglia (...) qui due albanesi (...) in questa palazzina altri immigrati (...)»: in un video pubblicato su Facebook e in seguito rimosso due esponenti di Fratelli d'Italia di Bologna hanno effettuato una sorta di «schedatura» passando in rassegna citofoni e portoni e mostrando nomi e cognomi e indirizzi degli stranieri che occupano alloggi popolari del capoluogo emiliano. Un modo – a loro dire – di denunciare come i criteri di assegnazione delle case pubbliche penalizzino gli italiani. Ma i due ora dovranno fare i conti con una segnalazione al Garante per la protezione dei dati personali e possibili conseguenze legali per istigazione all'odio, come riportato in un articolo pubblicato, il 11 novembre 2019, sul sito online del Corriere della Sera;

   protagonisti dell'iniziativa sono stati due esponenti politici, uno nazionale e uno comunale, entrambi appartenenti a Fratelli d'Italia che hanno passato in rassegna diversi fabbricati di alloggi popolari a Bologna: l'inquadratura mostra i nomi sui portoni e sui campanelli d'ingresso, sottolineando in molti casi come la maggioranza degli inquilini siano immigrati. Famiglie che occupano abusivamente quelle case? Che non sono in regola con il pagamento dei canoni? Il video non lo specifica, si limita a mettere in evidenza l'origine di chi vi abita per arrivare a dimostrare una «discriminazione» a danno degli italiani. Quanto alla riservatezza «Ci diranno che stiamo violando la privacy – afferma nel video uno di loro – ma non ce ne frega assolutamente nulla, perché se stai in un alloggio popolare e c'è il tuo nome sul campanello bisogna che ti metta nell'ottica che poi qualcuno può andare a vedere»;

   l'intemerata non è passata inosservata: Cathy La Torre, avvocata bolognese e promotrice della campagna «Odiare ti costa» ha prima denunciato l'episodio su twitter e poi presentato un esposto al Garante per la protezione dei dati personali. Si tratterebbe a suo avviso di un comportamento che viola le basilari norme della privacy (i dati sono stati diffusi senza il consenso degli interessati) ma non solo. «Sulle case e i negozi degli ebrei i nazisti affiggevano cartelli che potessero agevolarne il riconoscimento. Oggi il censimento della razza che “ruba” agli ariani si fa con “telecamera”», scrive La Torre. «Quelle famiglie – prosegue – abitano in quelle case legittimamente, non le hanno rubate a nessuno, sono state assegnate loro per diritto. Quale sarebbe la loro colpa? Perché sottoporli a questa violenza? Ovviamente la loro colpa è essere stranieri, essere di un'altra “razza”, essere carne da macello elettorale» –:

   se il Governo sia a conoscenza di quanto riportato in premessa e se non ritenga di adottare iniziative normative, alla luce delle criticità rilevate nel caso in questione, per tutelare la privacy dei cittadini con riferimento all'uso di sistemi di videoregistrazione e alla loro diffusione sui social network.
(4-04099)

ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazione a risposta scritta:


   LUCASELLI e FRASSINETTI. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   anche quest'anno, nel mese di settembre 2019 oltre 68 mila aspiranti medici hanno affrontato il test d'ingresso per poter accedere alla facoltà dei propri sogni;

   in Italia, l'accesso a medicina è, infatti, storicamente affidato alla esclusiva valutazione di conoscenze nozionistiche nel campo delle scienze biologiche, fisiche, chimiche, matematiche e della logica e cultura generale;

   un servizio de Le Iene andato in onda il 3 ottobre 2019 ha, però, nuovamente puntato i riflettori sulle procedure di selezione per il corso universitario di medicina, con il rischio che anche per questo anno accademico si profilino i medesimi profili di illegittimità che, negli ultimi anni, hanno determinato l'accoglimento di ricorsi per più di un migliaio di studenti;

   in particolare, nel servizio televisivo viene denunciato come gli aspiranti studenti di medicina, attraverso micro-auricolari, smartwatch o il classico cellulare, si servano di qualche aiuto per superare il temutissimo test;

   secondo le testimonianze degli stessi studenti, portare con sé questi apparecchi è vietato, ma i controlli non sono poi così serrati;

   che qualcosa durante i cento minuti del test non vada proprio secondo le regole lo dimostrerebbero anche le ricerche su Google, come spiegato da un esperto di motori di ricerca Seo, Roberto Serra, secondo cui i giorni prima del test o durante l'orario di espletamento della prova si sarebbe registrato un picco elevatissimo di ricerche on line riguardo le parole chiave contenute nella prova, come, per esempio, «enzima», «frattale» o «glucogenesi»;

   tali circostanze sollevano, quanto meno, il dubbio, ad avviso degli interroganti, che molti candidati fossero a conoscenza in anticipo delle domande oggetto della prova di accesso ai corsi di laurea in medicina e odontoiatria; andrebbe quindi accertato se vi sia stato un eventuale illegittimo utilizzo di dispositivi elettronici durante il test, che avrebbe consentito ad alcuni candidati di comunicare con l'esterno –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e, ove essi trovino riscontro, quali urgenti iniziative di competenza intenda adottare per rivedere i sistemi di controllo e gestione delle prove di ingresso alle facoltà universitarie a numero chiuso;

   se non ritenga di dover aprire un tavolo tecnico al fine di analizzare le criticità dell'attuale sistema di accesso e costruire un nuovo modello di selezione, sull'esempio del modello francese, attraverso una selezione per reale merito alla fine del primo anno universitario o, comunque, basata sui principi di trasparenza e oggettività della valutazione.
(4-04093)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazione a risposta orale:


   ASCARI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   Italpizza s.p.a. è una società con sede a San Donnino (Modena), specializzata nella produzione e commercializzazione di pizze surgelate sia in Italia che all'estero, con interessi in oltre 50 Paesi;

   in nove anni ha incrementato il fatturato da 33,4 milioni di euro a quasi 120 milioni di euro, con un aumento del 248 per cento, mentre l'utile netto, nello stesso periodo, è passato da 2,2 milioni di euro a poco più di 8 milioni di euro, con un incremento del 262 per cento; dall'altra parte, invece, il numero degli occupati diretti della società nel medesimo lasso temporale è diminuito, passando da 110 a 94;

   contestualmente, si mantengono centinaia di lavoratori dedicati alle fasi produttive dell'attività inquadrati in cooperative;

   con l'atto di sindacato ispettivo n. 3-00405 sono stati riportati alcuni presunti comportamenti illegittimi da parte della società e delle cooperative, confermati dalla risposta data dal Governo pro tempore in data 15 gennaio 2019, nella quale veniva riferito che, a seguito di ispezioni da parte dell'ispettorato del lavoro di Modena, erano state accertate diverse violazioni di legge a carico di Italpizza e delle cooperative ed erano state recuperate somme di denaro dovute allo Stato per svariate centinaia di migliaia di euro;

   le categorie di Cgil, Cisl e Uil hanno aperto il 29 ottobre 2019 lo stato di agitazione in Italpizza dopo che il tavolo di trattativa sulla gestione dell'accordo quadro del 17 luglio 2019 si è interrotto;

   la principale criticità riguarda le trattative in seguito a un doppio cambio appalto voluto da Italpizza e programmato prima per il 31 ottobre, slittato poi al 30 novembre, con il quale si prevede che le attività in appalto attualmente gestite dalla cooperativa Cofamo e dalla cooperativa Evologica siano conferite a una terza società di nuova costituzione, Aviva s.p.a.;

   al centro della discussione del tavolo sindacale vi sono le preoccupazioni di non riuscire a ottenere in tempi certi le spettanze di fine rapporto, nonché il mancato accordo sul passaggio dal contratto nazionale di lavoro delle pulizie al contratto nazionale della logistica per tutti gli addetti alla movimentazione e alle attività ausiliarie, già denunciato nell'atto n. 3-00405 –:

   se siano state assunte ulteriori iniziative ispettive o sanzionatorie, per quanto di competenza, verso la società Italpizza s.p.a. o le cooperative di cui in premessa;

   quali ulteriori iniziative intenda intraprendere il Governo nei confronti di Italpizza e delle cooperative di cui in premessa;

   se non intenda esercitare i poteri di vigilanza di cui al decreto legislativo 2 agosto 2002, n. 220, anche valutando l'avvio di una gestione commissariale delle suddette cooperative.
(3-01118)

Interrogazione a risposta scritta:


   DEIDDA. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro per la pubblica amministrazione, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   la legislazione vigente prevede che il trattamento di fine rapporto dei dipendenti pubblici non possa essere liquidato e messo in pagamento prima di dodici mesi dalla cessazione del rapporto di lavoro quando questa è avvenuta per: a) raggiungimento dei limiti di età; b) cessazioni dal servizio conseguenti all'estinzione del rapporto di lavoro a tempo determinato; c) cessazione dal servizio a seguito di risoluzione unilaterale del rapporto di lavoro ai sensi dell'articolo 72, comma 11, del decreto-legge n. 112 del 2008, convertito con modificazioni dalla legge n. 133 del 2008;

   in particolare, l'articolo 12, commi 7 e 8, del decreto-legge 31 maggio 2010, n. 78, ha previsto che il riconoscimento del trattamento in questione, comunque denominato, spettante a seguito di cessazione a vario titolo dall'impiego, debba essere corrisposto finanche in tre rate: la prima, come si è già accennato, nel termine di 12 mesi e le successive, rispettivamente, dopo dodici e ventiquattro mesi dal versamento del primo rateo;

   l'articolo 23, del decreto-legge del 28 gennaio 2019, n. 4 – convertito con modificazioni dalla legge 28 marzo 2019, n. 26 – ha previsto che i lavoratori del pubblico impiego, collocati in quiescenza col sistema cosiddetto «quota 100», sulla base di apposite certificazioni rilasciate dall'Inps, possono richiedere l'erogazione di una parte del citato trattamento, a mezzo di apposito finanziamento concesso da banche e/o intermediari finanziari che aderiscono ad un apposito accordo quadro;

   il citato accordo quadro avrebbe dovuto essere stipulato entro 60 giorni dalla data di conversione in legge del citato decreto, di concerto tra il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, il Ministro dell'economia e delle finanze, il Ministro per la pubblica amministrazione e l'Associazione bancaria italiana, pervio parere dell'Inps;

   il predetto finanziamento, di fatto, non comporta alcun onere per il lavoratore – essendo stata prevista l'integrale deducibilità dei relativi interessi – ed è, altresì, garantito dalla cessione pro solvendo, automatica, e nel limite dell'importo finanziato, senza alcuna formalità, dei crediti derivanti dal trattamento di fine servizio maturato, che i soggetti interessati vantano nei confronti dell'Inps;

   risultano abbondantemente decorsi i termini per la sottoscrizione del citato accordo senza che, allo stato, sia possibile per i lavoratori collocati in quiescenza, con il citato sistema cosiddetto «quota cento», ottenere il beneficio in questione;

   appare necessario procedere con la sottoscrizione dell'accordo, in quanto il citato anticipo consentirebbe ai beneficiari, dopo anni di lavoro, di poter ottenere immediatamente una parte del beneficio, comunque spettante, senza dover attendere i tempi ordinariamente previsti per la sua liquidazione –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti sopraesposti e quali iniziative intendano assumere al fine di procedere, immediatamente, alla sottoscrizione dell'accordo con l'Abi, consentendo così l'attuazione integrale della normativa in questione.
(4-04090)

POLITICHE AGRICOLE ALIMENTARI E FORESTALI

Interrogazione a risposta scritta:


   PIGNATONE, DEL SESTO, MAGLIONE, PARENTELA, CADEDDU, CILLIS, ALBERTO MANCA e MARZANA. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

   la Huang long bing (Hlb), nota da oltre un secolo in Cina, è una delle più antiche malattie distruttive degli agrumi, probabilmente la più grave dell'arancio dolce e del mandarino, poiché ne compromette la longevità, la produttività e la qualità dei frutti;

   la trasmissione della malattia avviene mediante propagazione agamica di materiale infetto oppure tramite due tipologie di psille, portatori del batterio, venendo in questo modo trasmessa a più piante durante l'intero arco della vita dell'insetto;

   attualmente, non si hanno a disposizione mezzi di lotta efficaci, tranne l’«esclusione» dei batteri associati alla malattia e dei loro vettori;

   negli ultimi anni si è avuta una rapida ed improvvisa diffusione dell'Hlb nel continente americano ed africano, che rappresenta una pericolosa minaccia da tenere quanto più lontana possibile dalle regioni agrumicole in cui la stessa non risulta presente, come ad esempio il bacino del Mediterraneo, dove sono due i fronti di avanzamento dell'Hlb: da una parte, la Penisola araba e, dall'altra, l'Etiopia, dove si trovano i liberibacter sia asiatico che africano;

   una potenziale via di ingresso del batterio nei nostri territori è rappresentata dai frutti che vengono importati da queste zone del pianeta, nonché dai loro mezzi di trasporto e dal materiale di propagazione importato dall'estero, e tutto ciò sta destando una crescente preoccupazione tra gli addetti del comparto agrumicolo italiano –:

   quali iniziative normative e quali misure precauzionali intenda promuovere per impedire e contrastare l'introduzione e la diffusione dei summenzionati organismi nocivi nel territorio nazionale.
(4-04089)

SALUTE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   SPORTIELLO, MAMMÌ, GRIPPA, NESCI, PENNA, NAPPI, SARLI, D'ARRANDO e MASSIMO ENRICO BARONI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   la ellaOne® è un contraccettivo di emergenza (pillola dei 5 giorni dopo) autorizzato alla commercializzazione con procedura centralizzata;

   il Comitato per i medicinali per uso umano (Chmp), ha ritenuto che ellaOne® non presenta un rischio che possa comportare un danno diretto o indiretto alla salute della donna, sulla base degli studi approfonditi effettuati ai tempi dell'autorizzazione in commercio;

   con determina del 21 aprile 2015, l'Aifa, stabiliva un duplice regime di dispensazione del farmaco: con prescrizione medica per le minorenni, senza prescrizione medica per le maggiorenni; tale distinzione nella prescrizione non avveniva per ragioni associate alla sicurezza del farmaco;

   dal 2015 ad oggi, l'efficacia e la sicurezza di ellaOne® sono monitorate attraverso la Rete nazionale di farmacovigilanza presso Aifa (Rnf) e il «registro delle gravidanze», così come attraverso il Comitato per la valutazione dei rischi per la farmacovigilanza di Ema (Prac);

   dal 2015 ad oggi, non sono stati rilevati nuovi problemi di sicurezza e la valutazione del rapporto rischi/benefici rimane favorevole;

   proprio con riferimento alla sicurezza di ellaOne®, con «Raccomandazioni del PRAC sulle nuove misure di minimizzazione del rischio di rari ma gravi danni epatici con l'uso di Esmya® per i fibromi» del 18 maggio 2018, l'Ema ha chiarito che «l'ulipristal acetato è anche il principio attivo di un altro medicinale autorizzato per la contraccezione d'emergenza, in dose singola, di nome ellaOne®. Con ellaOne® non sono stati segnalati casi di grave danno epatico e al momento non vi sono problemi nell'uso di questo medicinale»;

   per quanto riguarda il meccanismo di azione di ellaOne® e i presunti effetti abortivi e anti-annidatori della stessa, come evidenziato negli studi clinici disponibili analizzati da Ema/Chmp/Prac (risalenti al periodo 2009 al 2018), ellaOne® non interrompe una gravidanza già esistente, ma semplicemente impedisce l'instaurarsi di una gravidanza prevenendo o posticipando l'ovulazione; la doppia classificazione di ellaOne® ha ostacolato il diritto di accesso al farmaco per le minorenni;

   l'accesso alle informazioni, in base al diritto alla salute previsto dall'articolo 32 della Costituzione dovrebbe essere garantito sia alle maggiorenni che alle minorenni per un tempestivo ricorso al farmaco e ciò anche attraverso l'utilizzo e l'ausilio di strumenti appropriati alla loro età –:

   se non ritenga di intraprendere tutte le iniziative di competenza per assicurare un'informazione corretta in merito alla sicurezza dei contraccettivi di emergenza attualmente in commercio.
(5-03144)

SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazione a risposta orale:


   VIVIANI. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   la centrale nucleare francese di Cruas-Meysse, situata nel dipartimento dell'Ardèche, può produrre a pieno regime fino a 3.600 Megawatt di energia elettrica, parte dei quali esportati verso l'Italia;

   a seguito del terremoto di magnitudo 5.4 registrato lunedì 11 novembre 2019 in tutta l'area centromeridionale del Paese transalpino, a circa 250 chilometri dal confine piemontese con l'Italia, l'Autorità francese per la sicurezza nucleare ha disposto la chiusura precauzionale di tre dei quattro reattori dell'impianto per effettuare alcuni controlli, di fatto azzerando l'approvvigionamento energetico dalla Francia e richiedendo ad Enel una reazione rapida per garantire sostentamento al sistema energetico nazionale;

   in particolare, si è resa necessaria l'applicazione del protocollo di emergenza che prevede la riaccensione dell'impianto Enel di La Spezia per sopperire al fabbisogno italiano e scongiurare il rischio di un blocco nel sistema elettrico nazionale;

   la centrale di Melara (nota come «centrale Eugenio Montale»), ferma dalla scorsa primavera, è rientrata in produzione l'11 novembre 2019 e tale emergenza, in un momento molto delicato per il futuro dell'area e nell'attuale condizione di debolezza del sistema elettrico italiano, ha riacceso la polemica sull'effettiva possibilità che Terna autorizzi l'uscita dal carbone entro il 1o gennaio del 2021 per la centrale spezzina: in particolare, si teme che quanto accaduto in via d'urgenza possa giustificare l'estensione dell'utilizzo del carbone nel sito ligure oltre la data prevista e potenzialmente fino al 2028 o, secondo alcuni, addirittura fino al 2029. Un «via libera» che contrasterebbe con le posizioni assunte dagli enti locali, che in queste settimane si sono schierati contro l'ipotesi di una nuova centrale a gas a Vallegrande, in sostituzione della vecchia, e per il rilancio dell'intera area;

   durante una riunione del mese di giugno 2019 con le amministrazioni liguri, Enel ha confermato la cessazione al 2021 dell'uso del carbone per la centrale spezzina, in anticipo rispetto alle scadenze previste dal piano nazionale integrato per l'energia e il clima, e si è impegnata a darne ufficiale evidenza procedendo con l'invio della formale richiesta al Ministero dello sviluppo economico;

   la città di La Spezia e la sua intera provincia hanno pagato per anni le pesanti conseguenze, in termini di ambiente e salute, della centrale a carbone di Melara e non potrebbero sopportare un'ulteriore proroga del termine di chiusura dell'impianto già fissato per 1° gennaio del 2021 –:

   se sia già pervenuta al Ministero dello sviluppo economico la formale richiesta da parte dell'Enel di cui in premessa e, in caso affermativo, in quale data;

   quali iniziative di competenza intenda adottare per garantire la chiusura della centrale a carbone di Vallegrande entro il 1o giugno 2011.
(3-01116)

Interrogazioni a risposta scritta:


   DARA, ANDREUZZA, BINELLI, COLLA, GALLI, PATASSINI, PETTAZZI e PIASTRA. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   la Corneliani, azienda del settore della moda e dell'abbigliamento maschile di lusso con sedi a Mantova e Milano e filiali negli Usa e in Cina, il 6 novembre 2019 ha comunicato che il piano industriale predisposto dal management dell'azienda, controllata al 51 per cento dal fondo londinese Investcorp e per il resto dalla famiglia Corneliani, attuerà una revisione profonda del modello organizzativo per «adattare la struttura ad anni di flessione della domanda, con un impatto equivalente a 130 risorse sul territorio mantovano», di cui 72 operai e 58 impiegati, ossia il 28 per cento circa dell'intera forza lavoro della sede mantovana;

   nelle intenzioni dell'azienda il piano «è stato costruito per affrontare le avverse condizioni di mercato e i cambiamenti irreversibili nel settore che richiedono inderogabilmente nuovi modelli organizzativi e di business. I trend sono confermati anche dagli ultimi dati di Camera di Commercio e da Euromonitor e vedono sotto pressione specialmente la manifattura italiana di alta gamma, in competizione con i brand internazionali favoriti dall'ampio utilizzo di manifattura a basso costo proveniente da Paesi emergenti. In questo contesto il segmento più colpito appare proprio quello dell'abbigliamento formale maschile, di cui Corneliani è una delle massime espressioni. Le stime evidenziano un calo delle vendite dei principali concorrenti tra il 2012 e il 2017 fino a oltre il 10 per cento»;

   il processo di modernizzazione dell'azienda prevede, pertanto, investimenti per 18,5 milioni di euro in tre anni, finalizzati a garantire la crescita dell'azienda e a riaffermare i valori e il Dna del brand Corneliani, trasformando la storica sede produttiva di Mantova in un polo di eccellenza della manifattura tessile d'alta gamma. A detta dell'azienda tale riorganizzazione permetterà di essere «più agile e pronta a rispondere rapidamente alle esigenze dei clienti, anticipando le nuove necessità determinate dall'evoluzione del mercato, proteggendo al tempo stesso le competenze artigianali e sartoriali specializzate che esprime il territorio mantovano e una tradizione che si rinnova da oltre 60 anni» –:

   quali iniziative di competenza intenda adottare per supportare l'azienda Corneliani in questa delicata ristrutturazione al fine di rilanciare un marchio da sempre sinonimo di altissima qualità sartoriale ed eccellenza del made in Italy collaborando con l'azienda medesima per la definizione di un nuovo piano che la renda più competitiva proprio grazie a quelle professionalità artigianali e sartoriali specializzate, di cui oggi si priverebbe e che rappresentano una ricchezza per tutto il territorio mantovano.
(4-04094)


   ROSPI. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   la Ferrosud s.p.a. sita in Matera in zona Jesce è un'azienda italiana di costruzioni meccaniche del settore ferroviario e di ristrutturazioni rotabili;

   nel corso di oltre 40 anni di esperienza ha offerto lavoro a tantissimi cittadini lucani raggiungendo gli oltre 800 dipendenti e la sua conoscenza nel campo ferroviario, unitamente alle dotazioni e agli impianti, mette la Ferrosud s.p.a. nelle condizioni di poter costruire qualsiasi tipo di carrozza in acciaio al carbonio, acciaio inox e lega leggera, rappresentando un'eccellenza nel settore;

   attualmente l'azienda occupa circa 100 lavoratori, i quali vivono in un costante stato di ansia dovuto alle sorti dello stabilimento materano, il quale rischia la chiusura a causa della crisi aziendale e di commesse che ormai perdura da diversi anni;

   nel febbraio 2019 presso il Ministero dello sviluppo economico si è tenuto un incontro tra le parti interessate riguardante il futuro della Ferrosud s.p.a., risultando infruttuoso;

   i dipendenti dell'impianto hanno visto una decurtazione del proprio orario di lavoro del 50 per cento a causa della mancanza di commesse o a causa dei ritardi nei pagamenti da parte di alcuni committenti tra cui anche Rfi;

   è notizia dell'ottobre 2019 secondo la quale i vertici dell'azienda hanno presentato il nuovo piano industriale relativo all'azienda materana, il quale prevede la chiusura delle attività dell'impianto di Matera e la riduzione della forza lavoro di circa il 50 per cento;

   la situazione della Ferrosud s.p.a. rientra nelle 150 crisi aziendali per le quali il Ministero dello sviluppo economico si è adoperato attraverso l'apertura di tavoli tecnici –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza della problematica esposta e quali iniziative di competenza intenda assumere al fine di tutelare e salvaguardare i dipendenti della Ferrosud s.p.a.;

   se non ritenga necessaria una nuova convocazione del tavolo tecnico al fine di individuare, con i vertici dell'azienda e con le sigle sindacali, una nuova politica aziendale che scongiuri la chiusura dello stabilimento di Matera e il licenziamento dei dipendenti, salvaguardando i livelli occupazionali;

   se ritenga necessario acquisire elementi sulla situazione dell'azienda nei confronti dei creditori.
(4-04096)

Apposizione di firme ad una mozione e modifica dell'ordine dei firmatari.

  Mozione Ferrari ed altri n. 1-00260, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta dell'11 ottobre 2019, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Maria Tripodi, Vito, Fascina, Dall'Osso, Gregorio Fontana, Perego di Cremnago e Ripani. Contestualmente, l'ordine delle firme si intende così modificato: «Ferrari, Maria Tripodi, Molinari, Fantuz, Zicchieri, Toccalini, Boniardi, Castiello, Piccolo, Pretto, Formentini, Vito, Fascina, Dall'Osso, Gregorio Fontana, Perego di Cremnago, Ripani».

Apposizione di una firma ad una risoluzione.

  La risoluzione in Commissione Baldini e altri n. 7-00368, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 13 novembre 2019, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Silvestroni.

Apposizione di firme ad interrogazioni.

  L'interrogazione a risposta scritta D'Attis n. 4-04013, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 4 novembre 2019, deve intendersi sottoscritta anche dalla deputata Ferro.

  L'interrogazione a risposta scritta Frassinetti n. 4-04070, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 12 novembre 2019, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Mantovani, Butti, Foti, Varchi, Prisco, Montaruli, Deidda, Ferro, Osnato, Baldini, Acquaroli.

  L'interrogazione a risposta in Commissione Grippa e altri n. 5-03124, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 13 novembre 2019, deve intendersi sottoscritta anche dalla deputata Iorio.

  L'interrogazione a risposta immediata in Commissione Mor e Moretto n. 5-03130, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 13 novembre 2019, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Ungaro.

Ritiro di documenti del sindacato ispettivo.

  I seguenti documenti sono stati ritirati dai presentatori:

   interrogazione a risposta immediata in Commissione Formentini n. 5-03137 del 13 novembre 2019;

   interrogazione a risposta immediata in Commissione Quartapelle Procopio n. 5-03138 del 13 novembre 2019;

   interrogazione a risposta immediata in Commissione Siragusa n. 5-03139 del 13 novembre 2019.