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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Martedì 5 novembre 2019

ATTI DI INDIRIZZO

Risoluzione in Commissione:


   Le Commissioni VI e IX,

   premesso che:

    la Corte di giustizia dell'Unione europea, con sentenza C-449/17, esprimendosi su un rinvio pregiudiziale relativo all'interpretazione data ad una direttiva europea dall'ordinamento giuridico tedesco, ha stabilito che per quanto concerne l'insegnamento della guida automobilistica impartito da una scuola guida per il conseguimento della patente per veicoli di categoria B e C1, non si applica l'esenzione dal pagamento dell'Iva perché non rientra nell’«insegnamento scolastico o universitario», ai sensi dell'articolo 132, paragrafo 1, lettere i) e j), della direttiva 2006/11;

    con la risoluzione 79/E del 2 settembre 2019 l'Agenzia delle entrate ha recepito la sentenza della Corte di giustizia dell'Unione europea che ha cancellato l'esenzione Iva per i corsi di scuola guida, iniziando nelle scorse settimane il recupero degli arretrati per cinque annualità precedente a quella corrente;

    risulta che prima dell'entrata in vigore del decreto-legge 26 ottobre 2019, n. 124, l'operazione di recupero fosse già ad ampio spettro per importi che gli operatori – piccole imprese – stimano in un esborso medio di 110 mila euro ciascuna;

    l'articolo 32 del citato decreto-legge 26 ottobre 2019, n. 124, in vigore dal 27 ottobre 2019, in adeguamento a sentenza della Corte di giustizia dell'Unione europea del 14 marzo 2019, causa C-449/17, ribadisce che le prestazioni di insegnamento scolastico o universitario, come definite dal decreto del Presidente della Repubblica n. 633 del 1972, non comprendono «l'insegnamento della guida automobilistica ai fini dell'ottenimento delle patenti di guida per i veicoli delle categorie B e C1». In ogni caso, vengono fatti salvi i «comportamenti difformi adottati dai contribuenti anteriormente alla data di entrata in vigore della presente disposizione, per effetto della sentenza Corte di Giustizia UE del 14 marzo 2019, causa C-449/17». E viene altresì previsto che per le prestazioni didattiche finalizzate al conseguimento della patente, le autoscuole, tenute alla memorizzazione elettronica e trasmissione telematica dei dati dei corrispettivi giornalieri possono, fino al 30 giugno 2020, documentare i corrispettivi mediante il rilascio di ricevuta o scontrino fiscale;

    per la normativa vigente possono essere esentati i corsi di guida per l'ottenimento delle patenti superiori C e D, rispettivamente per autocarri non leggeri e autobus. Esse, infatti, sono il presupposto per conseguire la Carta di qualificazione del conducente, necessaria agli autisti professionisti. E il paragrafo 1 dell'articolo 132 della citata direttiva 2006/11 comprende tra le attività esenti dall'Iva anche «la formazione o la riqualificazione professionale»;

    la formazione dei giovani in materia di comportamento stradale e del traffico e della circolazione impartita anche dalle autoscuole è fondamentale per la tutela e la sicurezza stradale,

impegnano il Governo

a valutare l'opportunità di adottare iniziative per modificare l'articolo 123 del nuovo codice della strada, ovvero la definizione di autoscuola, da configurare come ente formativo in tema di sicurezza stradale a tutti gli effetti, considerato che lo stesso nuovo codice peraltro, all'articolo 230, prevede l'educazione stradale già nelle scuole, propedeutica agli studi per conseguire la patente e che in tal maniera i corsi di scuola guida sarebbero a tutti gli effetti di legge esenti da Iva.
(7-00364) «Ungaro, Paita, Del Barba».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   PAITA. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   l'intero territorio della regione Liguria è stato colpito da una violentissima ondata di maltempo;

   in particolare, sono straripati i fiumi Petronio a Sestri Levante e Vara in Val di Vara;

   movimenti franosi hanno isolato vari nuclei abitati anche nel ponente;

   desta particolare apprensione una vistosa lesione che ha interessato il ponte di Albiano Magra, al confine tra le province di La Spezia e Massa-Carrara –:

   se il Governo non ritenga opportuno procedere, con urgenza, alla deliberazione dello stato di emergenza per tutte le zone colpite;

   se il Governo non ritenga di porre particolare attenzione alla situazione del ponte di Albiano Magra, al fine di programmare immediati interventi di messa in sicurezza e ripristino.
(5-03053)


   BENAMATI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   nelle edizioni del 24 ottobre 2019 (pagine 5, 6) e 25 ottobre 2019 (pagina 15) il quotidiano economico-finanziario «Il Sole 24 Ore» ha diffusamente trattato dell'indagine condotta dal nucleo di polizia economico-finanziaria della guardia di finanza di Bologna «Plastic Bubbles» nei confronti di Bio-On s.p.a., società quotata (dal 24 ottobre 2019 il titolo è stato sospeso a tempo indeterminato) nel mercato dedicato alle piccole e medie imprese innovative «Aim» di Borsa italiana, culminata con il «blitz» con cui sono stati notificati provvedimenti giudiziari nei confronti di amministratori e componenti degli organismi di controllo della società suddetta;

   dalle pagine del quotidiano emerge che l'ordinanza del giudice per le indagini preliminari di Bologna, in accoglimento della ricostruzione della procura della Repubblica, reca la contestazione dei reati di false comunicazioni sociali (articolo 2622 codice civile) e di manipolazione del mercato (articolo 185, testo unico finanza) «sin dall'avvio della quotazione sull'Aim nell'ottobre 2014» di cui sarebbero autori – in concorso tra loro – amministratori e componenti degli organi di controllo, oltre al dirigente dell'area amministrazione-finanza-controllo;

   sono state disposte misure cautelari, oltre al sequestro preventivo per un valore complessivo, secondo quanto riportato dal quotidiano, di oltre 150 milioni di euro;

   come noto, il 25 luglio 2019 BIO-On era stata oggetto di accuse specifiche da parte del fondo speculativo internazionale «Quintessential», che hanno trovato, pertanto, a quanto risulta ad oggi, un significativo riscontro nell'indagine condotta dalla guardia di finanza;

   all'epoca di tale primo evento, il titolo aveva già subito un forte deprezzamento, ulteriormente aggravato a seguito del «blitz» della Guardia di finanza di Bologna, del 23 ottobre 2019;

   tale deprezzamento (da circa 57 euro a poco più di 10 euro per azione) ha colpito, stando a un articolo specifico del quotidiano, gli investitori «retail» (cioè i piccoli risparmiatori) e alcuni fondi di investimento, oltre ad aver provocato un danno per il mercato Aim, del quale il titolo BIO-ON rappresentava oltre 1/5 (20 per cento) della capitalizzazione complessiva;

   ci sono, inoltre, oltre 100 dipendenti della società che rischiano, insieme alle loro famiglie, di subire direttamente gli effetti negativi sulla produzione e sull'attività in genere dell'impresa;

   si pone, quindi, il tema dell'apertura di un confronto serio, sollecitato già dai sindacati, per verificare i presupposti per la continuità aziendale;

   inoltre, questa vicenda, che sembra ripercorrere quanto accaduto in analoghe vicende tristemente note, (Parmalat, per rimanere in terra emiliana) sollecita una riflessione sull'attuale accesso al mercato Aim, che potrebbe essere limitato agli investitori «professionali» (banche, fondi comuni di investimento), analogamente a quanto avviene per le obbligazioni delle piccole e medie imprese quotate nel mercato «ExtraMOT PRO» –:

   di quali elementi disponga il Governo in relazione ai fatti richiamati in premessa e se non intenda assumere iniziative, per quanto di competenza, al fine di tutelare innanzitutto i piccoli investitori e i lavoratori di Bio-On e nell'ottica più ampia di difendere la reputazione internazionale del mercato Aim di Borsa Italiana, in questa delicata fase di tensione innescata dalla perdita di capitalizzazione di BIO-ON.
(5-03075)

Interrogazioni a risposta scritta:


   EVA LORENZONI, FORMENTINI, BORDONALI, DONINA e RAFFAELE VOLPI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

   in Lombardia, Brescia è la provincia più colpita dai temporali di eccezionale intensità e dalle raffiche di vento che quest'estate (ad agosto, in particolare) hanno seminato distruzione nelle campagne e scoperchiato tetti di case e scuole, sradicando centinaia di alberi. Tra la città e i paesi della Bassa Bresciana la stima delle schede Rasda (quelle compilate da privati e imprese) riporta danni complessivi per 124,7 milioni di euro, cui aggiungerne altri 46 per il mondo agricolo;

   al Villaggio Prealpino (Brescia) il maltempo di agosto ha danneggiato parchi e strade della città, oltre al palazzetto dello Sport Pala Leonessa. A Castel Mella la furia del vento ha spazzato via ettari di serre e coltivazioni di frutta, sfollando di casa quaranta persone. Anche Fiero è tra i paesi più flagellati dall'ondata di maltempo del 12 agosto, insieme a Maclodio, Castelcovati, Torbole e Mairano, con danni importanti alle case e ai capannoni;

   le ferite che il maltempo ha lasciato nel bresciano equivalgono al 58 per cento di quelle provocate in tutte le province, che in Lombardia sono pari a 293 milioni di euro;

   occorrono risorse immediate da parte della protezione civile e dal fondo calamità del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali per fare fronte agli ingenti danni;

   la regione Lombardia non ha più a disposizione risorse proprie, se non per gli interventi di somma urgenza, e quindi, dopo aver stanziato le prime somme per sgombrare macerie e tagliare gli alberi, non riesce a risolvere l'emergenza con ulteriori fondi da erogare;

   agli interroganti risulta che la regione Lombardia abbia già inoltrato richiesta per la deliberazione dello stato di emergenza a livello nazionale, con adozione di apposita ordinanza del Presidente del Consiglio dei ministri –:

   se il Governo intenda adottare le iniziative di competenza per stanziare le risorse occorrenti a far fronte agli ingenti danni provocati dalle straordinarie avversità atmosferiche che hanno colpito la regione Lombardia e soprattutto la provincia di Brescia nella scorsa estate.
(4-04019)


   TOPO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   dopo oltre 11 anni dalla stipula dell'accordo di programma per le compensazioni ambientali, i lavori per la realizzazione delle opere nel comune di Villaricca non sono ancora stati ancora realizzati;

   si parte dal lontano 18 luglio 2008 con la sottoscrizione dell'accordo tra il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, il Sottosegretario di Stato presso la Presidenza del Consiglio nonché la regione Campania e il commissario delegato, successivamente modificato l'anno successivo 8 aprile 2009;

   tale accordo riguardava il «Programma strategico per le compensazioni ambientali nella Regione Campania» che racchiudeva interventi di «Riqualificazione urbana I stralcio funzionale via Consolare Campana e strade limitrofe» e di «Riqualificazione urbana I stralcio funzionale corso Europa — ex Circumvallazione esterna di Napoli»;

   a seguito e in attuazione dell'atto sopra citato, qualche mese dopo, il 4 agosto 2009, fu sottoscritto, anche l'accordo operativo tra il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, il Sottosegretario di Stato presso la Presidenza del Consiglio, la regione Campania, il commissario delegato e il comune di Villaricca;

   in ragione di tale accordo furono individuati, gli interventi di compensazione ambientale e bonifica nel territorio del suddetto comune, destinati al superamento dell'emergenza rifiuti in attuazione dell'articolo 11, comma 12, del decreto-legge 23 maggio 2008, n. 90, convertito, con modificazioni, dalla legge 14 luglio 2008, n. 123. Il comune, in un passaggio successivo, con deliberazione di giunta, la n. 9 del 2 marzo 2015, avrebbe approvato i progetti definitivi, contenuti nell'accordo;

   infine, come ultima istanza, nell'ottobre 2016, il sindaco, del suddetto comune, richiedeva al provveditore interregionale alle opere pubbliche Campania-Molise-Basilicata-Puglia un incontro per stabilire tempi certi e collaborare per l'avvio e la realizzazione degli interventi sopra citati e per porre la parola fine a questa lungaggine burocratica;

   ciò nonostante, dopo oltre undici anni dalla stipula dell'accordo di programma per le compensazioni ambientali, i lavori per la realizzazione di queste due opere non sono ancora partiti. Si tratta essenzialmente di opere di manutenzione straordinaria, con piccoli interventi aggiuntivi, senza procedure espropriative;

   ad oggi nessuno ha informato gli organi preposti sui tempi di esecuzione delle opere;

   non appare accettabile che siano trascorsi così tanti anni senza che ci sia stata la realizzazione delle citate opere –:

   se non ritengano urgente adottare le iniziative di competenza per consentire, finalmente la realizzazione delle opere richiamate in premessa particolarmente sentita dalla cittadinanza.
(4-04021)

AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INTERNAZIONALE

Interpellanza:


   Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, per sapere – premesso che:

   secondo quanto riportato da fonti di stampa nazionale, un tornello a quota 4.800 metri vieta l'accesso al Monte Bianco;

   mentre l'Italia era alle prese con l'ennesima crisi di Governo, la Francia, grazie ad una ordinanza estiva dei comuni di Chamonix e Saint Gervaix, vietava l'atterraggio in parapendio su un perimetro di 600 metri attorno alla cima del Monte Bianco, secondo l'interpellante «invadendo» con un atto di oggettiva prevaricazione un territorio considerato italiano e violando, così, il principio di sovranità nazionale;

   il «furto del secolo» rischia di riaprire un contenzioso internazionale, che dura dal 1860 e mai risolto, sui confini tra i due Paesi, con conseguenti delicati sviluppi giudiziari, oltre che economici, già evidenti a danno delle attività turistiche italiane;

   in particolare, la vicenda della proprietà della cima del monte Bianco affonda le sue radici nei Trattati di Torino del 24 marzo 1860 e nel Trattato di Pace di Parigi del 10 febbraio 1947. Entrambi definiscono il confine tra Francia e Italia nello spartiacque fluviale e che costituisce il confine naturale e idrogeologico della cima contesa;

   stando alla natura che ha ispirato da sempre i cartografi, infatti, il confine da sempre passa sulla «displuviale del colle del Gigante, lasciando una consistente porzione di punta Helbronner e tutta la zona circostante al rifugio Torino ampiamente in territorio italiano»;

   l'istituto geografico militare, ricevuta la segnalazione dell'ordinanza dalla Guardia di finanza di Entrèves (Courmayeur), ha informato della questione il Ministero degli affari esteri, chiarendo come dietro la vetta del Monte Bianco si celino ben altri interessi;

   si legge, infatti, nella nota ispettiva: «Nel 2015 a seguito dell'apertura al pubblico del nuovo impianto funiviario italiano denominato “Skyway Monte Bianco” (che collega Courmayeur con punta Helbronner) e del notevole successo commerciale da questo ottenuto in diretta concorrenza con l'omologo impianto francese di Chamonix, su incarico del sindaco di Chamonix, alcuni operatori hanno provveduto, senza alcuna concertazione con le autorità italiane, ad istallare dei sistemi di chiusura al cancello che il gestore funiviario italiano aveva posizionato sulla terrazza del rifugio Torino per motivi di sicurezza, impedendo in questo modo il diretto accesso dal rifugio al ghiacciaio del Gigante e quindi alle cime del massiccio. [...] dopo l'episodio si giunse ad un accordo tra le diplomazie dei due Paesi con il quale, nel rinviare ogni conclusione sull'esatta definizione dei confini, si stabiliva che in futuro nessuna parte avrebbe intrapreso atti unilaterali sulle porzioni di territorio interessate dal contenzioso» –:

   quali urgenti iniziative di competenza il Governo intenda adottare per tutelare l'interesse nazionale e la sovranità dello Stato italiano nelle aree del massiccio del monte Bianco a giudizio dell'interpellante, arbitrariamente acquisite dalle autorità francesi con un atto del tutto illegittimo anche a tutela delle attività turistiche, sportive e alpinistiche, colpite duramente dall'ordinanza francese;

   quali urgenti iniziative ritenga di dover adottare per giungere alla definitiva risoluzione di un contenzioso diplomatico che si trascina ormai da oltre 70 anni, durante il quale secondo l'interpellante l'Italia ha sempre subito passivamente le arbitrarie iniziative delle autorità francesi.
(2-00549) «Rampelli».

AFFARI EUROPEI

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

XIV Commissione:


   MONTARULI. — Al Ministro per gli affari europei. — Per sapere – premesso che:

   dal 2011 e fino al 2017 in concomitanza con le primavere arabe, sostenute dalle principali forze politiche dell'Unione europea, circa 18,4 milioni di immigrati e rifugiati sono arrivati in Europa;

   in ragione dell'incremento esponenziale dell'afflusso di immigrati in Europa, che ha registrato nel 2017 un aumento del 48 per cento, si è verificato un conseguenziale incremento della spesa per la gestione dei migranti e richiedenti asilo;

   i dati relativi agli oneri sostenuti dall'Unione europea negli anni nel 2008-2013 confermano una spesa di 2,131 bilioni di euro e successivamente nel quinquennio 2014-2018 un incremento di 25,3 bilioni a conferma del trend incrementale;

   il fondo per l'asilo, l'immigrazione e l'integrazione (Amf) istituito dal regolamento (UE) n. 516/2014 del Parlamento europeo e del Consiglio nel 2014, al fine di promuovere una gestione integrata dei flussi migratori, ha previsto strumenti di sostegno multilivello relativi ai vari aspetti correlati al fenomeno migratorio;

   originariamente la dotazione del suddetto fondo prevista per l'Italia era pari ad euro 310.355.777,00, attualmente le risorse complessive, ammontano a euro 394.185.470,00 di quota comunitaria, cui si aggiunge una analoga quota di risorse nazionali;

   nel 2017 la Commissione europea ha assegnato all'Italia 147 milioni di euro complessivi, sia con riferimento al Fondo sicurezza interna (Isf), che nel quadro dei programmi nazionali del Fondo asilo, migrazione e integrazione (Amif) e del Fondo sicurezza interna (Isf) per il periodo 2014-2020: risorse destinate per il prioritario obiettivo di fornire alloggi e servizi di informazione legale linguistico e culturale ai richiedenti asilo. Pertanto, non vi è alcun espresso riferimento agli oneri in capo all'Italia relativi ai rimpatri;

   secondo i recenti dati del Ministero dell'interno, il 75 per cento delle domande di protezione internazionale subisce un provvedimento di diniego e soltanto all'11 per cento dei richiedenti viene riconosciuto lo status di rifugiato;

   il Ministro interrogato, durate l'ultima audizione in Comitato parlamentare di controllo sull'attuazione dell'accordo di Schengen, ha annunciato l'urgenza di riconfigurare l'utilizzo delle risorse dell'Unione europea in materia di gestione di immigrazione, al fine di uscire dal dibattito emergenziale e individuare garanzie per fronteggiare il fenomeno che sarà costante in futuro –:

   se si intenda, in sede europea, contribuire alla riconfigurazione delle risorse dell'Unione europea al fine di prevedere un incremento di quelle specificamente destinate agli interventi di rimpatrio in ragione della specificità dell'esperienza nazionale sul fronte migratorio.
(5-03061)


   MAGGIONI, GIGLIO VIGNA, BAZZARO, BIANCHI, COIN, ANDREA CRIPPA, LORENZO FONTANA e MOLINARI. — Al Ministro per gli affari europei. — Per sapere – premesso che:

   il Consiglio europeo del 17 e 18 ottobre 2019 ha proceduto a uno scambio di opinioni su questioni chiave legate al prossimo Quadro finanziario pluriennale (Qfp), quali il livello complessivo, i volumi dei principali settori strategici, il finanziamento, comprese le entrate e le correzioni, nonché le condizionalità e gli incentivi. Il Consiglio europeo ha invitato la Presidenza finlandese del Consiglio dell'Unione europea presentare uno schema di negoziato completo di cifre prima del Consiglio europeo del dicembre 2019;

   il quadro delineato dal pacchetto sul Qfp, integrato, nei giorni immediatamente successivi, dalle proposte concernenti i futuri programmi di spesa settoriali, prevede, per i sette anni del ciclo di programmazione, stanziamenti pari a 1.135 miliardi di euro a prezzi costanti in termini di impegni, pari all'1,11 per cento del reddito nazionale lordo dell'UE-27 (RNL), che si traducono in 1.105 miliardi di euro a prezzi costanti in termini di pagamenti, ovvero l'1,08 per cento del RNL dell'UE-27;

   secondo le stime della Commissione europea, la politica agricola comune (Pac) subirebbe una riduzione del 5 per cento a prezzi correnti rispetto al periodo 2014-2020, il che equivarrebbe a una riduzione di circa il 12 per cento a prezzi costanti del 2018. Secondo la Commissione europea, l'Italia avrebbe una dotazione complessiva di circa 36,3 miliardi di euro a prezzi correnti e di circa 32,3 miliardi di euro a prezzi costanti. Si tratta di una riduzione di circa 4,7 miliardi di euro rispetto agli oltre 41 miliardi della PAC 2014-2020, di cui 27 miliardi per i pagamenti diretti, 4 miliardi per le misure di mercato e 10,5 miliardi per lo sviluppo rurale;

   per quanto riguarda la politica di coesione, invece, secondo le stime della Commissione europea, subirebbe una riduzione del 6 per cento (secondo il Parlamento europeo i tagli sarebbero sottostimati e ammonterebbero nel complesso al 10 per cento). In particolare, nell'ottica di ampliare il novero delle regioni beneficiarie, verrebbe innalzata la soglia attualmente prevista per la categoria delle regioni cosiddette in transizione: la proposta prevede un rapporto RNL pari o superiore al 75 per cento e inferiore al 100 per cento della media dell'Unione europea (attualmente la forbice è 75-90 per cento), penalizzando fortemente il nostro Paese –:

   se il Governo sia a conoscenza della situazione e se non intenda avvalersi delle disposizioni di cui all'articolo 312 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea, essendo necessaria l'unanimità per l'approvazione del Qfp, al fine di arrivare ad un riequilibrio nella distribuzione delle risorse, tutelando gli interessi del nostro Paese.
(5-03062)


   SCERRA, BRUNO, DE GIORGI, DI LAURO, GALIZIA, GIORDANO, IANARO, PAPIRO, PENNA e TORTO. — Al Ministro per gli affari europei. — Per sapere – premesso che:

   la Strategia europea per la plastica costituisce un tassello importante nell'implementazione di quella economia circolare di cui l'Unione europea si è fatta promotrice e sostenitrice prevedendo che la progettazione e la produzione di plastica e di prodotti di plastica rispondano pienamente alle esigenze di riutilizzo, riparazione e riciclaggio, e in cui siano sviluppati e promossi materiali più sostenibili;

   al fine di frenare il consumo di plastica monouso e il marine litter, in linea con gli obiettivi contenuti nella citata Strategia europea, l'Unione europea ha adottato la direttiva 2019/904/UE sulla riduzione dell'incidenza di determinati prodotti di plastica sull'ambiente, che gli Stati membri dovranno recepire entro il 3 luglio 2021;

   oltre a prevenire e ridurre l'incidenza di determinati prodotti di plastica sull'ambiente e sulla salute umana, nonché promuovere la transizione verso un'economia circolare, la direttiva contribuirà inoltre al conseguimento dell'obiettivo 12 dell'Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile «garantire modelli sostenibili di produzione e di consumo», preservando il valore dei prodotti e dei materiali il più a lungo possibile e generando meno rifiuti;

   in base ai dati diffusi dalla Commissione europea, grazie alla nuova direttiva, si otterranno benefìci ambientali ed economici sostanziosi: si eviterà l'emissione di 3,4 milioni di tonnellate di CO2 equivalente; si ridurranno i danni ambientali per un costo equivalente pari a 22 miliardi di euro entro il 2030; si genereranno risparmi per i consumatori pari a circa 6,5 miliardi di euro;

   in conformità con quanto previsto dalla strategia europea per ridurre il considerevole impatto negativo di determinati prodotti di plastica sull'ambiente, la salute e l'economia, il Titolo II, della parte II, del disegno di legge di bilancio 2020 reca, nell'ambito di provvedimenti a tutela di ambiente e salute, misure fiscali sul consumo dei manufatti in plastica con singolo impiego e incentivi per le agende produttrici manufatti in plastica biodegradabile e compostabile –:

   quali iniziative di competenza il Ministro interrogato intenda assumere per assicurare il tempestivo recepimento della suddetta direttiva 2019/904/UE e più in generale per sostenere in tutte le sedi in cui vengono definite le politiche europee la visione delineata dalla Commissione europea nella Strategia europea per la plastica in un'economia circolare, coerentemente con gli impegni assunti dall'Unione europea alla COP21 di Parigi per la lotta ai cambiamenti climatici e gli obiettivi di sviluppo sostenibile per il 2030 delle Nazioni Unite.
(5-03063)


   DE LUCA, BERLINGHIERI, DELRIO, INCERTI, ROTTA e SENSI. — Al Ministro per gli affari europei. — Per sapere – premesso che:

   con la programmazione per il 2021-2027, l'Unione europea riconosce la necessità di dotarsi una più strutturata politica migratoria e di risorse sufficienti a finanziarla;

   le attività di «dimensione interna» (politica europea di asilo, migrazione regolare, contrasto alla migrazione illegale e controllo delle frontiere esterne) vengono finanziate, con risorse in crescita, nell'ambito di una nuova rubrica ad hoc (rubrica 4, «Migrazioni e gestione delle frontiere»), cui pertengono anche i fondi per il rafforzamento di Frontex (circa 9 miliardi);

   la «dimensione esterna» (collaborazione con i Paesi di origine e transito, sia in chiave di gestione dei flussi che di contrasto alle cause profonde) è ricondotta, invece, al nuovo Strumento per il vicinato, lo sviluppo e la cooperazione internazionale (Ndici), principale fondo della rubrica 6 «Vicinato e resto del mondo»;

   quanto ai fondi emergenziali, creati fuori bilancio a seguito della crisi del 2015, il Fondo fiduciario per l'Africa (il cosiddetto trust fund Valletta) – lanciato nel novembre 2015 al Summit sulla migrazione della Valletta ed il cui budget ammonta a 4,6 miliardi di euro per il periodo 2016-2020 – dovrebbe estinguersi proprio nel 2020 e lasciare le proprie attività «in eredità» nel Ndici;

   si discute anche della possibilità di includere nel nuovo strumento la Facility per i rifugiati in Turchia, con un budget di 6 miliardi di euro per il periodo 2016-19 (Frit);

   l'Italia sostiene, in particolare: a) la creazione di una adeguata «componente esterna», in coerenza con gli impegni assunti dal Consiglio europeo di giugno 2018 (conclusioni: «i fondi [ISF, IBMF, AMF] dovrebbero includere specifiche componenti significative per la gestione della migrazione esterna»), da utilizzare in sinergia con il nuovo strumento Ndici di azione esterna; b) la modifica dei criteri di distribuzione delle risorse proposti dalla Commissione, in modo da tenere maggiormente conto degli oneri in capo agli Stati membri di primo ingresso (esempio presenza di migranti irregolari in attesa di rimpatrio, oppure la ripresa in carico di richiedenti asilo trasferiti da altri Stati membri ai sensi del vigente regolamento di Dublino). Secondo le proiezioni della Commissione, invece, solo cifre limitate andrebbero ai Paesi di primo ingresso, assorbendo la sola Germania quasi un terzo dei fondi –:

   quali iniziative si intendano adottare al fine di assicurare la definizione di criteri di attribuzione delle suddette risorse che non penalizzino il nostro Paese e che tengano conto del ruolo fondamentale svolto dall'Italia in materia di gestione del fenomeno migratorio.
(5-03064)

AFFARI REGIONALI E AUTONOMIE

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro per gli affari regionali e le autonomie, il Ministro dell'economia e delle finanze, per sapere – premesso che:

   gli usi civici, ossia il diritto di una comunità a poter svolgere specifiche attività legate al mondo agrario e pastorale su terreni di proprietà di un soggetto privato o pubblico, ed i demani collettivi, ossia le terre di proprietà collettiva gestite da enti esponenziali o dai comuni, sono una realtà, molto diffusa nel nostro Paese, che affonda le proprie radici nell'età feudale: da qui il brocardo «Ubi feuda ibi demanio»;

   tali istituti ai quali è stata riconosciuta la valenza di diritti dominicali non alienabili, non prescrittibili, non usucapibili, in molti casi hanno garantito il sostentamento di intere comunità dedite alle attività agro-silvo-pastorali, soprattutto in aree marginali;

   in altri casi, invece, le mutate condizioni socio-economiche hanno portato all'affievolirsi dell'interesse da parte delle comunità titolari dei diritti ed alla perdita della memoria degli stessi;

   la Corte costituzionale, nella sentenza 511/1991, rilevava che «(...omissis...) occorre considerare che le diverse e più remunerative possibilità di occupazione prodotte dal sopravvenuto sviluppo industriale del paese anche nelle zone tradizionalmente agricole, hanno ridotto a dimensioni modestissime le economie familiari di produzione per il consumo, determinando un progressivo abbandono dell'esercizio degli usi civici collegati a quelle economie. Tale fenomeno ha comportato che terreni gravati da usi civici, di cui si è perduto il ricordo, sono stati alienati dai Comuni, trascurando le condizioni e le procedure previste dall'art. 12 (della Legge 1766/1927) per finalità di pubblico interesse connesse ai bisogni di urbanizzazione o ai bisogni dell'industrializzazione apportatrice di nuovi posti di lavoro.»;

   la stessa Corte costituzionale raccomandava che «(...omissis...) occorre, pur nel quadro della legge nazionale, trovare spazi a leggi regionali di sanatoria»;

   tale indirizzo, in combinato a quanto disposto dall'articolo 66 del decreto del Presidente della Repubblica n. 616 del 1977 – che aveva trasferito alle regioni le funzioni in materia di usi civici – ha portato atta produzione di leggi regionali che hanno regolamentato le procedure di alienazione di beni civici che avessero perduto l'antica destinazione agro-silvo-pastorale;

   la Corte costituzionale, espressasi sulla costituzionalità dell'articolo 8 della legge regionale Lazio n. 1 del 1986 e degli articoli 13, 37, 38, 39 della legge regionale Sardegna n. 11 del 2017, ha dichiarato incostituzionali gli articoli delle leggi su richiamate;

   motivi di censura sono stati l'invasione da parte delle regioni di competenze legislative in capo esclusivamente allo Stato, quali le procedure che attengono al trasferimento di un bene o la sottrazione dello stesso alla tutela paesaggistico-ambientale;

   la Corte ha sottolineato che «(...omissis...) i diritti esercitati sui beni di Uso Civico hanno natura dominicale (...omissis...) è esatto pertanto l'assunto (...omissis...) secondo cui il regime dominicale degli Usi Civici attiene alla materia “ordinamento civile” di competenza esclusiva dello Stato. L'art. 66 del DPR n. 616 del 1997, che ha trasferito alle Regioni soltanto le funzioni amministrative in materia di Usi Civici, non ha mai consentito alla Regione ... di invadere, con norma legislativa, la disciplina dei diritti, estinguendoli, modificandoli o alienandoli» (vedi Sentenza n. 113 del 2018); in altro arresto della Consulta si legge: «(...omissis...) questa Corte ha già avuto modo di affermare (...omissis...) che la conservazione ambientale e paesaggistica spetta, in base all'art. 117. secondo comma, lettera s), della Costituzione, alla cura esclusiva dello Stato» (si veda la sentenza n. 178 del 2018);

   dopo le menzionate sentenze della Corte costituzionale ritornano attuali le problematiche relative alle aree urbanizzate che, pur avendo perduto in modo irreversibile la loro originaria funzione e destinazione agro-silvo-pastorale, sono state ricomprese tra i beni civici riconducibili al regime giuridico di inalienabilità, imprescrittibilità, inusucapibilità e soggetti al vincolo paesaggistico;

   si tratta di interi quartieri edificati in conformità alle norme urbanistiche all'epoca vigenti, in cui i proprietari, spesso inconsapevoli, hanno perduto la piena titolarità del diritto dominicale dei propri immobili;

   su detti immobili, ad oggi, pare impossibile operare trasferimenti di proprietà ed anche i trasferimenti attuati mediante la procedura di alienazione sono a rischio di declaratoria di nullità;

   invero, nella recentissima sentenza n. 5644/2019 le Sezioni Unite della Corte di cassazione hanno statuito che: «Il provvedimento amministrativo adottato sulla base della disposizione di legge dichiarata illegittima (...omissis...) comporta come sua conseguenza proprio l'inesistenza dell'atto adottato in forza della legge incostituzionale, non la sua mera illegittimità»;

   una simile situazione riguarda non solo le regioni Lazio e Sardegna, ma tutte quelle regioni, quali ad esempio Abruzzo, Basilicata, Toscana, Veneto che – avendo previsto procedure di alienazione – vedono le proprie leggi inficiate da seri profili di incostituzionalità –:

   se al Governo risulti – ed in che termini – la situazione descritta in premessa e, conseguentemente:

    a) se e quali verifiche le strutture ministeriali periferiche e centrali, nonché gli enti locali nell'ambito delle rispettive competenze, abbiano effettuato in merito alla situazione medesima, ovvero intendano effettuare;

    b) quali iniziative normative urgenti, attesa la gravità – in particolare in alcune aree del Paese – della situazione sopra riportata, intendano promuovere alla luce della citata sentenza della Corte costituzionale n. 113 del 2018 che prevede il necessario intervento statale in materia.
(2-00545) «Battilocchio, Occhiuto».

AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, per sapere – premesso che:

   le linee programmatiche di questo Governo, in materia di energia ed ambiente, vanno nella direzione del Green New Deal, ovvero verso un radicale mutamento culturale che porti ad annoverare la protezione dell'ambiente e della diversità tra i princìpi fondamentali del nostro sistema, anche all'interno di un'ambiziosa prospettiva di costituzionalizzazione di tale tutela;

   l'esafluoruro di zolfo, PSF6, il gas serra più potente oggi conosciuto, le cui emissioni sono aumentate rapidamente negli ultimi anni, come conseguenza indiretta dello sviluppo dell'energia verde è un gas economico e non infiammabile, appartenente al gruppo dei gas fluorurati, inodore e incolore, largamente utilizzato dagli anni ‘60 in poi per isolare grandi centrali elettriche e turbine eoliche allo scopo di prevenire cortocircuiti e incidenti. Questo gas persiste a lungo nell'atmosfera, poiché trattandosi di un gas sintetico, non viene assorbito o distrutto in modo naturale ed è stato stimato che il SF6 può avere effetto sul riscaldamento globale per almeno mille anni. Il suo rilascio si verifica in conseguenza di perdite di centrali elettriche e impianti eolici e secondo alcuni studi, nel 2017, le perdite hanno portato a emissioni di SF6 parti a 6,73 milioni di tonnellate di CO2, praticamente quanto prodotto da 1,3 milioni di auto;

   l'SF6 è 23.500 volte più caldo del diossido di carbonio (cioè l'anidride carbonica). È stato calcolato che è sufficiente un chilogrammo di SF6 per produrre un riscaldamento pari a ventiquattro voli da Londra a New York ed il gas persiste anche a lungo nell'atmosfera, rivelandosi in grado di riscaldarla per almeno mille anni;

   uno studio dell'università di Cardiff ha rilevato che la quantità di gas utilizzata si è incrementata di trenta-quaranta tonnellate all'anno. Un aumento simile si è verificato in tutta Europa, con emissioni totali nei 28 Stati membri nel 2017 pari a 6,73 milioni di tonnellate di CO2. Quantità enormi di emissioni che sarebbero state capaci di produrre 1,3 milioni di auto in un anno;

   al momento, le concentrazioni nell'atmosfera sembrano essere comunque contenute anche se, probabilmente, sono sottostimate e basate su quanto comunicato annualmente dai singoli Paesi alle Nazioni Unite. Inoltre, considerando il ritmo con cui sta crescendo il ricorso all'energia elettrica, le emissioni potrebbero aumentare del 75 per cento entro il 2030;

   nel 2014 la Commissione europea ha cercato di vietare alcune di queste sostanze dannose per l'ambiente, compresi i gas di refrigerazione e di condizionamento dell'aria, ma c'è stata una forte opposizione da parte delle industrie europee e, come dichiarato dall'eurodeputato olandese Bas Eickhout, allora responsabile del tentativo di regolare i gas fluorurati, l'Europa si è dovuta arrendere alla lobby dell'industria elettrica. L'eurodeputato, senza troppi giri di parole, ha dichiarato che «Il settore elettrico è stato molto deciso nel sostenere che se desideriamo una transizione energetica e vogliamo utilizzare più elettricità, avremo bisogno di più dispositivi elettrici e di conseguenza di più SF6. In alternativa, la transizione energetica sarebbe troppo rallentata»;

   nonostante esistano pochissimi rimedi al problema dell'SF6 per le applicazioni negli impianti ad alta tensione e al momento non sia possibile ricorrere ad un'alternativa, in quanto nessun altro composto ha dimostrato di essere efficace e sicuro per un lungo periodo di tempo, esistono però soluzioni per gli impianti di media tensione, anche se, purtroppo, pochi operatori sono disposti a utilizzare alternative meno dannose;

   risultano significative le parole dell'ufficio dei mercati del gas e dell'elettricità britannico Ofgem, il quale sostiene che «Stiamo utilizzando una gamma di strumenti per assicurarci che le aziende limitino il loro uso dell'SF6, un potenziale gas serra, laddove ciò è nell'interesse dei consumatori di energia. Ciò include finanziamenti e incentivi per la sperimentazione, l'innovazione e la ricerca di alternative, premi per chi rispetta limiti di emissioni e penalizzazioni per chi invece non li rispetta»;

   l'Unione europea rivedrà l'uso dell'SF6 il prossimo anno ed esaminerà eventuali alternative. Non si può non pensare a quanto il settore dell'energia rinnovabile eolica abbia avuto diffusione nel Meridione d'Italia, andando a costituire, con il passare del tempo, un vero e proprio ramo delle economie locali, spesso accompagnato da distorsioni di varia natura;

   infine gli interpellanti ritengono che eventuali scelte di revisione e/o correzione delle politiche energetiche sull'eolico non siano affatto in contrasto con la strategia del cosiddetto Green New Deal, il quale, del resto, intende promuovere il contrasto ai cambiamenti climatici ed il miglioramento della qualità dell'aria, favorendo l'adozione di prassi socialmente responsabili da parte di imprese e cittadini, nonché di stili di vita in genere più sostenibili per l'ecosistema –:

   quali siano gli orientamenti del Governo relativamente a quanto esposto in premessa e quali soluzioni siano state eventualmente valutate al fine di limitare l'emissione di una sostanza che autorevoli studi classificano come nociva per la salute umana, considerati gli impegni internazionali assunti dal nostro Paese, in primo luogo quelli derivanti dall'adesione del nostro Paese al protocollo di Kyoto.
(2-00546) «Maraia, Ilaria Fontana, Daga, Deiana, D'Ippolito, Federico, Licatini, Alberto Manca, Micillo, Ricciardi, Rospi, Terzoni, Varrica, Vianello, Vignaroli, Zolezzi, Adelizzi, Davide Aiello, Piera Aiello, Alaimo, Alemanno, Amitrano, Angiola, Aprile, Aresta, Ascari, Baldino, Barbuto, Battelli, Sabrina De Carlo».

Interrogazione a risposta scritta:


   EVA LORENZONI. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   in data 23 ottobre del 2019, come puntualmente riportato dalla stampa locale sono stati rinvenuti numerosi pesci morti nella roggia Longhena, corso d'acqua che scorre nella bassa bresciana, tra i comuni di Isorella, Visano e Remedello;

   la segnalazione è stata inoltrata alle competenti forze dell'ordine e alle autorità sanitarie per individuare le cause della suddetta moria, gli eventuali responsabili e determinare i rischi per la salute;

   al momento, le cause risultano ignote;

   l'episodio sopraesposto non è il primo, bensì l'ultimo di una lunga serie di accadimenti analoghi nella medesima zona della provincia di Brescia;

   in particolare, il fiume Chiese, corso d'acqua importante che attraversa tutta la provincia di Brescia, risulta essere particolarmente a rischio, come dimostrato dalle recenti analisi promosse dall'autorità sanitaria della provincia autonoma del Trentino, territorio da cui il corso d'acqua ha origine;

   i riscontri hanno evidenziato, inoltre, la presenza di molecole di Pfas, derivanti da composti chimici industriali, sostanze ritenute responsabili di malattie del sistema endocrino e riproduttivo;

   la scorsa estate in alcune zone della bassa bresciana attigue al fiume Chiese si è verificata un'epidemia di legionella, le cui cause ancora oggi non risultano essere state del tutto chiarite;

   un ulteriore episodio recente di inquinamento ha investito il canale Seriola, facendo mutare il colore delle acque, fra i comuni bresciani di Montichiari, Carpenedolo e quello mantovano di Castiglione delle Stiviere;

   i rilievi svolti dall'Arpa in merito a quest'ultimo caso hanno fatto emergere uno scarico di rifiuti industriali legato a deiezioni animali, oltre alla presenza di una concentrazione anomala di azoto legata all’Escherichia coli;

   in data 4 luglio 2019 si è verificato un nuovo caso di presunto sversamento di sostanze tossiche con conseguente moria di migliaia di pesci nel fiume Mella, fra i comuni bresciani di Azzano Mella e Capriano del Colle;

   in data 12 giugno 2019, nei canale la Seriola, fra i comuni bresciani di Gambara e Isorella, si è verificato l'ennesimo caso di moria di fauna ittica, fenomeno accompagnato da un persistente miasma, segnalato dal personale del Consorzio Allegri alle autorità sanitarie dell'Ats di Leno;

   quanto sopra esposto denota un moltiplicarsi di episodi di inquinamento e moria della fauna ittica, specie nell'ultimo anno, inerenti ai corsi d'acqua della zona meridionale della provincia di Brescia –:

   se il Governo non intenda assumere iniziative, anche per il tramite di Ispra, per procedere a una mappatura più approfondita circa il reale stato di salute di fiumi e canali dell'area in questione e se non intenda porre in essere iniziative straordinarie per il contenimento dei fenomeni di inquinamento, ormai sempre più frequenti, per un contrasto maggiore ai fenomeni di sversamento illegale.
(4-04024)

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   CARELLI e GRIMALDI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   il decreto-legge 23 ottobre 2018 n. 119, convertito, con modificazioni, dalla legge 17 dicembre 2018, n. 136, cosiddetto «decreto-fiscale», prevede all'articolo 6, comma 1, la possibilità di definire «le controversie attribuite alla giurisdizione tributaria in cui è parte l'Agenzia delle Entrate, aventi ad oggetto atti impositivi, pendenti in ogni stato e grado del giudizio, compreso quello in Cassazione»;

   nel febbraio 2019, l'Agenzia delle entrate, ha emanato i modelli per la presentazione delle istanze, precisando che per «atti impositivi» vanno intesi «gli avvisi di accertamento, i provvedimenti di irrogazione delle sanzioni e ogni altro atto di imposizione»;

   con la circolare n. 6 del 1° aprile 2019, l'Agenzia delle entrate a tal fine, ha fornito agli uffici periferici, le indicazioni operative in merito all'applicazione della definizione agevolata e in particolare, con riferimento agli avvisi di liquidazione dell'imposta di registro, ha riconosciuto, sulla base del consolidato orientamento della Corte di Cassazione, che «ai fini della definizione, rileva la natura sostanziale dell'atto impugnato, che prescinde dal “nomen iuris” utilizzato nella specie»;

   l'interrogante tuttavia evidenzia che, quindici giorni prima della scadenza di presentazione delle istanze, con la circolare n. 10 del 15 maggio 2019, paragrafo 1.1., l'Agenzia delle entrate ha inoltre affermato che, «le liti aventi ad oggetto avvisi di liquidazione relativi all'applicazione dell'imposta di registro agli atti giudiziari non sono definibili ai sensi dell'articolo 6, avendo essenzialmente una funzione di riscossione dell'imposta dovuta in relazione alla registrazione dei predetti atti»;

   al riguardo, l'interrogante rileva altresì come la suesposta circolare risulti contraddittoria con la normativa attuale e la precedente circolare, in relazione alla natura non impositiva, ma di mera riscossione di un atto quale la liquidazione dell'imposta di registro, che andrebbe verificata caso per caso, come espressamente chiarito dalla Corte di cassazione (sentenza n. 13136 del 24 giugno 2016: «il carattere meramente liquidatorio, e non impositivo, dell'atto deve essere desunto dal contenuto sostanziale e dalla funzione di quest'ultimo, non già dalla sua rubricazione nominale e qualificazione formale») che ha confermato la possibilità di definizione della lite relativa alla liquidazione dell'imposta di registro su atti giudiziari;

   la precedente circolare, a giudizio dell'interrogante, rischia invece di contraddire l'esigenza di una specifica valutazione, imponendo di conseguenza il rigetto indiscriminato di tali istanze, determinando l'impugnazione dei provvedimenti rigettati, che duplicheranno il contenzioso, la normativa prevista dal suddetto decreto-legge aveva invece l'obiettivo di ridurre;

   appare pertanto urgente e necessario, a parere dell'interrogante, escludere che le istruzioni interpretative pregiudichino gli obiettivi del Parlamento, volti a favorire la concordia tra i contribuenti e l'amministrazione fiscale e a ridurre i procedimenti pendenti della giustizia tributaria, accelerando al contempo il processo di entrate per le casse dello Stato –:

   quale sia l'orientamento del Governo con riferimento a quanto esposto in premessa ed, in particolare, se non intenda fornire opportuni chiarimenti, al fine di garantire, per i contribuenti che hanno presentato istanze di definizione delle liti sull'imposta di registro su atti giudiziari, una corretta valutazione della concreta natura degli atti impugnati, posto che tale valutazione, alla luce di quanto indicato nella circolare n. 10 del 15 maggio 2019, paragrafo 1.1, dell'Agenzia delle entrate, può mettere a rischio la corretta applicazione delle norme, nonché le finalità proprie delle disposizioni previste in materia di cui al decreto-legge n. 119 del 2018, in precedenza richiamato.
(5-03076)

GIUSTIZIA

Interrogazione a risposta scritta:


   ZANICHELLI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   dagli organi della stampa si apprende che le vicende in merito al carcere di Parma di via Burla sono nuovamente in testa alle cronache locali a causa della notizia in merito al suo sovraffollamento e a quella relativa a un possibile ricambio di guida, a soli pochi mesi dall'insediamento del nuovo direttore del carcere Tazio Bianchi;

   come rilevato anche dal presidente del consiglio comunale di Parma Alessandro Tassi Carboni, numerose sono le criticità in atto in merito alla situazione del carcere di Parma che spaziano dall'imminente apertura di un nuovo padiglione che ospiterà 200 detenuti in più, alla direzione temporanea confermata dalla pubblicazione di un bando emanato dall'amministrazione carceraria per la ricerca di un nuovo direttore;

   a ciò si aggiungono i disagi espressi più volte dagli agenti di polizia penitenziaria, legati non solo al fatto di avere un organico sottodimensionato, ma anche alle incognite sulla tipologia di detenuti che occuperanno il nuovo padiglione, alla mancata previsione di un innalzamento dei fondi statali a favore del penitenziario nonostante l'aumento della popolazione carceraria, nonché alla difficoltà di fare partire progetti di lavoro interni per la manutenzione o la ristrutturazione della struttura;

   come anticipato sopra e rilevato anche dalla nota del Sindacato nazionale autonomo della polizia penitenziaria (Sinappe), prot. 7797/S.G. del 23 ottobre 2019, è in auge un dibattito in merito all'apertura di un nuovo padiglione detentivo della capienza di 200 utenti (prevista entro il prossimo 31 dicembre);

   allo stato attuale i detenuti ospitanti sono circa 600 (rispetto ad una capienza effettiva di circa 450 posti) e l'incremento numerico porterà la presenza intorno alle 800 unità, facendo divenire Parma la sede del più grande penitenziario della regione, sebbene con una direzione di livello inferiore rispetto a quella di Bologna;

   a ciò si aggiunge il problema della carenza di spazi all'interno del carcere per l'effettuazione di attività di studio, lavorative e ricreative, nonché l'assenza di spazi per sviluppare i percorsi rieducativi in conformità con quanto indicato all'articolo 27 della Costituzione;

   a destare preoccupazione è anche la situazione in merito all'organico di polizia penitenziaria che, come anticipato, risulta essere carente e sottodimensionato (a fronte dei 458 previsti a giugno erano presenti 340 unità con 50 distaccati);

   infine, numerose sono le prese di posizione dei sindacati che sono perplessi in merito all'apertura del nuovo padiglione e ne vorrebbero condizionare la realizzazione solo al momento in cui l'Amministrazione avrà colmato il gap di personale e di risorse –:

   quali iniziative di competenza intenda adottare al fine di arginare le possibili ripercussioni che tale problematica rischia di avere non solo in ambito sociale ma anche sul piano della sicurezza.
(4-04022)

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, il Ministro per il sud e la coesione territoriale, per sapere – premesso che:

   la Sicilia, al pari della Sardegna, è riconosciuta Isola dall'ordinamento europeo ai sensi dell'articolo 174 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea (risoluzione del Parlamento europeo 4 febbraio 2016), ma, a differenza di quest'ultima, non gode del regime di continuità territoriale;

   l'insularità è riconosciuta quale condizione di svantaggio permanente cui gli Stati membri e l'Unione devono far fronte;

   con accordo del 18 dicembre 2018, siglato dal presidente della regione siciliana onorevole Nello Musumeci e dal Ministro dell'economia e delle finanze, le parti si sono impegnate ad individuare misure di riequilibrio per far fronte alla condizione di insularità;

   da ultimo, la Corte costituzionale con la sentenza n. 6 del 2019 ha prescritto che negli accordi tra Stato e regione si tenga conto degli svantaggi strutturali permanenti e dei costi dell'insularità;

   da alcune settimane la compagnia Vueling ha deciso di sopprimere i voli tra la regione Sicilia e il resto d'Italia. La scelta, operativa dall'inizio di ottobre 2019, ha altresì causato – oltre alla rarefazione dei collegamenti aerei – l'ulteriore lievitare dei prezzi dei biglietti da parte dei due vettori rimasti su questa tratta, ovvero Alitalia e Ryanair;

   già da oggi, ma soprattutto durante il periodo delle prossime festività, molti siciliani, costretti a vivere fuori, dovranno pagare scandalose tariffe ad oltre 500 euro a tratta;

   la situazione versa in stato di forte criticità, considerato che il trasporto aereo è l'unico mezzo di collegamento di cui può servirsi un siciliano in assenza di tutte le altre infrastrutture, a iniziare dall'alta velocità ferroviaria;

   Enac, autorità di regolazione del settore, allo stato appare agli interpellanti del tutto inerte –:

   se il Governo non intenda adottare immediatamente iniziative, con il coinvolgimento di Enac, affinché le tariffe aeree siano sottoposte ad un «price cap»;

   se il Governo non ritenga necessario adottare iniziative più strutturali per evitare la marginalizzazione della Sicilia rispetto al resto del Paese, promuovendo una norma che permetta di calmierare i prezzi dei biglietti aerei da e per la Sicilia.
(2-00548) «Bartolozzi, Prestigiacomo, Siracusano, Germanà, Minardo, Scoma, Napoli, Martino, Tartaglione, Valentini, Rossello, Saccani Jotti, Anna Lisa Baroni, Aprea, Palmieri, Pentangelo, Mandelli, Vietina, Fiorini, Battilocchio, Barelli, Ravetto, D'Ettore, Cannizzaro, Zanella, Mazzetti, Carrara, Ripani, Calabria, Nevi, Maria Tripodi, Ruggieri, Porchietto, Rosso, Pettarin, Cortelazzo, Bond, Baratto, Dall'Osso, Casino, Mugnai».

Interrogazione a risposta orale:


   DELMASTRO DELLE VEDOVE. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   il 3 settembre 2019, il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti ha firmato il decreto ministeriale attua la norma del decreto «sblocca cantieri» per il finanziamento di interventi infrastrutturali in comuni sotto i 3.500 abitanti;

   il decreto, che ad inizio agosto aveva ottenuto «l'ok» dalla Conferenza unificata, individua le modalità e i termini di accesso al finanziamento per lavori di immediata cantierabilità per la manutenzione straordinaria di strade, per l'illuminazione pubblica, per le strutture pubbliche comunali nonché per l'abbattimento delle barriere architettoniche in edifici pubblici, nei comuni con popolazione fino a 3.500 abitanti;

   le risorse a disposizione, non utilizzate dai precedenti programmi per i piccoli comuni, sono 7.535.118,69 di euro;

   i comuni che potranno accedere al finanziamento sono i 1.152 comuni con popolazione fino a 3.500 abitanti inclusi nell'elenco allegato al decreto ministeriale (Ministero delle infrastrutture e dei trasporti e Ministero dell'economia e delle finanze) n. 400 del 3 settembre 2019, individuati sulla base degli indici Istat sul «grado di urbanizzazione» e dell'indice di vulnerabilità sociale e materiale - Ivsm;

   dal programma sono stati esclusi i piccoli comuni che hanno già avuto accesso ai recenti programmi «nuovi progetti di intervento» e «6.000 campanili»;

   Marco Bussone, presidente nazionale dell'Uncem, Unione dei comuni, delle comunità e degli enti montani ha evidenziato, con una nota stampa, che escludere i comuni con minor grado di urbanizzazione vuol dire escludere i comuni che avrebbero più bisogno di risorse anche in virtù dell'estensione del loro territorio;

   secondo le stime di Uncem, il bando aperto il 31 ottobre 2019 da Ministero delle infrastrutture e dei trasporti premierà soli 35 comuni in Italia. Questo per l'irragionevole effetto del combinato disposto dei tre parametri usati per il bando; avere meno di 3.500 abitanti, quando per piccoli comuni sono stati sempre intesi quelli con meno di 5.000; l'indice di vulnerabilità sociale e materiale, che deve essere superiore alla media nazionale e in ordine decrescente, indice poco usato e sconosciuto ai più; il maggiore «grado di urbanizzazione» che penalizza oltremodo, per esempio, le aree montane;

   l'Uncem, oltre alla pars destruens, ha elegantemente suggerito al Governo una strada per uscire dall’impasse amministrativa in cui si è cacciato; annullare il bando, allargare la platea dei possibili beneficiari ripartendo dalla legge n. 158 del 2017 sui piccoli comuni e mettere a bando anche i 160 milioni di euro di dotazione della legge n. 158 del 2017 –:

   quali siano gli intendimenti del Governo in merito all'accoglimento della proposta di Uncem di annullare il bando di cui in premessa, allagare la platea dei possibili beneficiari per mettere a bando anche i 160 milioni di euro di dotazione di cui alla legge n. 158 del 2017.
(3-01084)

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

IX Commissione:


   TASSO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   l'incidente stradale del viadotto Acqualonga avvenuto la sera del 28 luglio 2013 lungo l'autostrada A16 nei pressi di Monteforte Irpino in provincia di Avellino – quando un pullman, a causa di un guasto all'impianto frenante e alla mancata resistenza del guardrail del viadotto autostradale, precipitò da un viadotto – provocò 40 vittime e si rivelò il più grave incidente stradale in Italia;

   a seguito di quell'incidente, la procura di Avellino, in una prima fase, ha chiesto e ottenuto il sequestro preventivo delle barriere di protezione posizionate ai bordi di 12 viadotti lungo la A16 Napoli-Canosa. Poi, sempre nell'ambito dell'inchiesta-bis su Autostrade per l'Italia, ha provveduto a far sequestrare preventivamente le barriere bordo ponte di altri 10 viadotti, stavolta lungo l'autostrada A14, Bologna-Taranto, in particolare fra Pescara Ovest e Porto S.Elpidio;

   la procura contesta ad Autostrade per l'Italia (Aspi) la validità degli interventi di manutenzione sulle barriere di protezione effettuati nel biennio 2016-2017 per migliorare le loro condizioni a seguito dei fenomeni non prevedibili emersi dopo l'incidente sul viadotto Acqualonga;

   enorme è il rischio di paralisi sulla dorsale adriatica, la seconda più importante del Paese tra Nord e Sud. Il sequestro delle barriere comporta, infatti, una riduzione di carreggiata. Il tutto in tratti trafficati con pendenze e curve;

   da Aspi, invece, si afferma che le barriere oggetto di sequestro sono sicure e conformi a quanto previsto dalla normativa. Inoltre, sempre da fonte Aspi, dai primi di agosto i tecnici di Autostrade per l'Italia stanno effettuando numerose prove sulle barriere tramite il supporto di docenti universitari, i cui risultati confermerebbero la piena efficacia ed adeguatezza dei sistemi di protezione;

   oltre a tutti i disagi subiti dagli utenti e dalle cittadine costiere sulla strada statale 16 adriatica – dove si rivelava il traffico autostradale congestionato – in data 3 novembre 2019 durante l'esodo di rientro dal ponte di Ognissanti si sono verificati pesanti difficoltà al traffico con rallentamenti che hanno portato i tempi di percorrenza fino a quattro ore per 100 chilometri;

   i pedaggi autostradali, tra i più alti d'Europa, sono rimasti immutati, nonostante il livello del servizio della A14 sia sceso molto al di sotto di quello normale in autostrada –:

   quali iniziative si intendano assumere per porre rimedio agli enormi disagi e disservizi subiti dagli utenti, considerando che, con il sopraggiungere dell'inverno, la neve ed il ghiaccio provocheranno un peggioramento della situazione.
(5-03054)


   ROTELLI e SILVESTRONI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   la Commissione tecnica Via/Vas del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare ha recentemente «bocciato» il progetto, presentato il 31 marzo 2017 da Enac e Adi, per l'ampliamento dell'aeroporto di Fiumicino perché ritenuto «Incompatibile con la riserva naturale dove dovrebbe sorgere»;

   il parere negativo ha generato l'esultanza dei comitati contrari al progetto e dell'amministrazione locale. Il Ministro Costa ha dichiarato che «Sarebbe stata l'ennesima speculazione di cemento in un territorio già martoriato e che l'idea dell'ampliamento dell'aeroporto di Fiumicino era in ballo da molti anni e andava a impattare una parte della riserva del litorale romano, nonché avrebbe comportato molti espropri per decine di famiglie, solo per aumentare il sedime aeroportuale»;

   anche per il Comitato FuoriPista, lo «stop» al raddoppio dell'aeroporto di Fiumicino rappresenta una grandissima vittoria per tutto il territorio, e per il raggiungimento della quale si sono battuti per anni;

   infatti, già dodici anni fa comparvero le prime cartografie con il progetto di Aeroporti di Roma di un vero e proprio secondo aeroporto che, estendendosi su 1.300 ettari a nord di quello attuale, lo avrebbe di fatto raddoppiato;

   in luogo dell'irrealizzabile raddoppio dell'aeroporto, a parere degli interroganti e così come confermano numerosi studi, sarebbe possibile contenere il previsto incremento di traffico passeggeri, pari a 70 milioni annui, potenziando l'aeroporto, così come evidenziato anche attraverso l'ordine del giorno n. 9/297/10 presentato da Fratelli d'Italia in Senato e approvato dall'Assemblea;

   è necessario uno sviluppo sensato ed efficiente dello scalo di Fiumicino e dei relativi collegamenti verso Roma e Ostia — dove vivono molti dei lavoratori dello scalo aeroportuale — e ciò può essere realizzato, attraverso il potenziamento dell'aeroporto e, a parere degli interroganti, utilizzando le risorse derivanti dalle tariffe aeroportuali anche per garantire l'efficienza dei relativi collegamenti tra l'aeroporto e Roma e Ostia, come evidenziato più volte dal Gruppo di Fratelli d'Italia –:

   quali siano le iniziative urgenti previste in merito al piano infrastrutturale degli aeroporti, alla luce di quanto descritto in premessa, e in maniera specifica sul terzo scalo del Lazio, e se non ritenga necessario rispettare l'impegno già assunto in Senato di potenziare l'aeroporto entro i confini dell'attuale sedime aeroportuale, in assenza del quale si creerebbero enormi disservizi a quanti arrivano a Fiumicino e a danno del turismo internazionale.
(5-03055)


   ROSSO e SOZZANI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   notizie di stampa, anche nazionale, hanno riportato la vicenda di un giovane torinese, sanzionato dalla polizia municipale, con una multa superiore ai mille euro, per aver violato il codice della strada, mentre era alla guida di un monopattino elettrico;

   tale multa sarebbe stata comminata in virtù della circolare della polizia municipale n. 92 del 2019, del 21 ottobre 2019 che equipara i monopattini elettrici che superano i 6 Km/h ai ciclomotori e, di conseguenza, all'osservanza delle norme ad essi applicabili del codice stradale;

   quanto sopra riportato appare agli interroganti in netto contrasto con la delibera della giunta comunale con cui a Torino, aderendo alla sperimentazione della circolazione su strada di dispositivi per la micromobilità elettrica, è stata autorizzata la circolazione dei monopattini elettrici nelle «Zone 30», sulle piste ciclabili e ciclopedonali alla velocità di 20 km/h, come dimostrano le dimissioni rassegnate in data 4 novembre dal comandante dei vigili urbani di Torino a seguito delle polemiche scatenate dalle multe nei confronti degli utilizzatori di monopattini;

   alla delibera non ha fatto seguito l'installazione della specifica segnaletica, necessaria per disciplinare predetta sperimentazione, ma in compenso sono state fissate le regole per il servizio di noleggio in città;

   il risultato è ad oggi, a parere degli interroganti, una situazione di totale caos, generata dall'amministrazione;

   è mancata un'adeguata campagna di informazione anche a livello nazionale, finalizzata ad informare correttamente i cittadini sulle modalità di svolgimento della sperimentazione;

   seppur legalmente possibile, è paradossale che un cittadino che, in virtù di una delibera comunale, utilizza un monopattino elettrico, sia costretto a pagare una multa dalle due alle tre volte il valore di un monopattino medio in commercio;

   quanto accaduto a Torino rimane un fatto eclatante, ma anche in altre città che hanno avviato la sperimentazione si sono verificati disagi applicativi;

   il codice della strada nulla dice in riferimento a tali dispositivi che, pur essendo ampiamente diffusi, non trovano una precisa collocazione nel nostro ordinamento giuridico –:

   se siano disponibili dati sull'andamento della sperimentazione della circolazione su strada di dispositivi per la micromobilità elettrica a livello nazionale e se il Ministro interrogato, nell'ambito delle proprie competenze, intenda promuovere iniziative per prevedere un sistema di verifiche e controlli, finalizzato ad assicurare condizioni di idonea, chiara e sicura sperimentazione della circolazione su strada di dispositivi per la micromobilità elettrica, nell'interesse di quanti sono direttamente o indirettamente coinvolti dalla stessa.
(5-03056)


   MACCANTI, CAPITANIO, CECCHETTI, DONINA, GIACOMETTI, RIXI e ZORDAN. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 1, comma 102, della legge 30 dicembre 2018, n. 148, ha introdotto la possibilità di autorizzare la sperimentazione della circolazione su strada di veicoli per la mobilità persona a propulsione prevalentemente elettrica (segway, hoverboard, monopattini), demandando la definizione delle modalità attuative e operative di tale sperimentazione ad un apposito decreto ministeriale;

   il 4 giugno 2019 il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti ha firmato il decreto ministeriale sulla micromobilità elettrica, in attuazione della citata disposizione legislativa;

   la città di Torino è stata una delle prime ad aderire alla sperimentazione e, ad inizio del mese di ottobre, la giunta comunale di Torino ha approvato la relativa delibera che contiene le linee guida per i servizi di micromobilità elettrica;

   il vigente codice della strada (decreto legislativo 30 aprile 1992, n. 285) prevede che tutti i mezzi in grado di raggiungere una velocità superiore ai 6 km/h debbano essere provvisti di targa, libretto di circolazione e assicurazione e nulla dice sui monopattini elettrici e sugli altri mezzi impiegati per la micromobilità elettrica;

   nelle scorse settimane, in assenza di una specifica ordinanza del comune di Torino due cittadini in monopattino elettrico sono stati multati (oltre 1000 euro ciascuno) dalla polizia municipale di Torino perché sprovvisti di targa, libretto di circolazione e assicurazione;

   dopo il clamore mediatico provocato dalle sanzioni, il comune ha emesso specifica ordinanza che autorizza la circolazione sperimentale dei monopattini nelle zone 30 e nelle aree pedonali (non sulle altre strade o nelle aree pedonali) –:

   se il Ministro interrogato intenda adottare iniziative per chiarire una volta per tutte questa situazione paradossale rispetto al regime normativo e sanzionatorio da applicarsi ai mezzi in questione (monopattini elettrici, segway, hoverboard) sia nelle zone in cui la circolazione è autorizzata con finalità di sperimentazione che nel caso di circolazione su altre strade o nelle aree pedonali.
(5-03057)


   BRUNO BOSSIO, GARIGLIO, ANDREA ROMANO e PIZZETTI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   il decreto legislativo n. 169 del 2016 ha profondamente innovato la governance dei porti di rilevanza economica nazionale ed internazionale prevedendo la costituzione di 15 autorità di sistema portuale;

   la legge n. 136 del 2018 ha modificato la giurisdizione di tali autorità di sistema portuale, prevedendo l'istituzione di 2 ulteriori autorità: l'Autorità dei Mari Tirreno meridionale e Jonio che comprende i porti di Gioia Tauro, Crotone, Corigliano Calabro, Taureana di Palmi e Vibo Valentia e l'Autorità dello Stretto che comprende i porti di Messina, Milazzo, Tremestieri, Villa San Giovanni e Reggio Calabria;

   rispetto alla suddetta norma è pendente un ricorso alla Corte Costituzionale promosso dalla regione Calabria;

   mentre il percorso di riforma è stato attuato su tutto il territorio nazionale, una situazione particolare e anomala, si è determinata per i porti della regione Calabria, per i quali le previsioni del decreto legislativo n. 169 del 2016 rimangono inattuate;

   è stata attivata la procedura per la costituzione degli organi della sola Autorità di sistema portuale dello Stretto, rispetto alla quale si è registrato il dissenso delle regioni Calabria e Sicilia chiamate all'intesa sul nominativo del presidente dell'Autorità di sistema portuale;

   è paradossale che, a oggi, non si abbia alcuna notizia sulla costituzione degli organi della Autorità di sistema portuale dei Mari Tirreno meridionale e Jonio e che i porti ad essa associati siano, ad oltre tre anni dall'entrata in vigore della riforma, governati da una Autorità portuale commissariata dall'anno 2014;

   in data 31 ottobre 2019 il Comitato portuale della medesima Autorità che agisce in un contesto di ente commissariato e comunque in carica solo in via transitoria, nelle more dell'attuazione delle previsioni del decreto legislativo n. 169 del 2016, ha nominato un segretario generale, ai sensi dell'assetto normativo previgente alla riforma e dunque secondo uno schema procedurale e organizzativo ormai abrogato;

   sembra dunque profilarsi per la governance dei porti calabresi un periodo di estrema criticità in quanto costituita, nelle sue figure apicali, in un contesto normativo basato su norme transitorie e di oggettiva controversa applicabilità –:

   quali iniziative intenda assumere il Ministro interrogato per superare le riportate criticità e consentire una nuova governance dei porti della Calabria, coerente con il decreto legislativo n. 169 del 2016, rispettando il ruolo e le competenze attribuiti alla regione Calabria e ponendo fine ad oggettive incongruità e palesi anomalie che rischiano di penalizzare la competitività di queste infrastrutture.
(5-03058)


   MARINO, DEIANA, ALBERTO MANCA, PERANTONI, SCANU, CADEDDU, CABRAS e SCAGLIUSI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   l'esigenza di tutelare il diritto alla mobilità dei sardi e degli aventi diritto al regime di continuità territoriale, quale valore costituzionalmente garantito, rende necessario conformare a questo l'esercizio del diritto allo sciopero. La delibera 14/387 del 13 ottobre 2014 della Commissione di garanzia per l'attuazione del diritto di sciopero nei servizi pubblici essenziali «Regolamentazione provvisoria delle prestazioni indispensabili e delle altre misure di cui all'articolo 2, comma 2, della legge n. 146 del 1990 e successive modificazioni, nel settore del trasporto aereo», all'articolo 9, garantisce la piena e regolare funzionalità dei collegamenti aerei in due fasce orarie, antimeridiana e pomeridiana, coincidenti con le fasce orarie 07,00-10,00 e 18,00-21,00; queste ultime non sembrano, ad oggi, tener conto degli orari dei voli in regime di continuità territoriale da e per la Sardegna. Questa asincronia, considerato il mancato decollo verificatosi in più occasioni, di due voli su tre in regime di continuità territoriale, combinata con l'assenza di alternative nei collegamenti da e verso la penisola, ha avuto come risultante una limitazione del diritto alla mobilità;

   occorrerebbe modificare la fascia oraria 07,00-10,00 con la fascia 06,00-09,00 e la fascia 18,00-21,00 con la fascia protetta 19,00-22,00 –:

   se, alla luce di quanto esposto in premessa, si intenda adottare ogni iniziativa di competenza, anche normativa, affinché gli orari dei voli da garantire in «fascia protetta» vengano regolamentati e rimodulati in funzione dell'operativo dei voli in regime di continuità territoriale da e per la Sardegna.
(5-03059)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   BELOTTI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   la tramvia Bergamo-Albino, lungo la Valle Seriana è ormai attiva da dieci anni riscontrando un notevole successo tra pendolari e studenti;

   il servizio è gestito dalla società a capitale pubblico Teb, Tramvie elettriche bergamasche;

   la tratta attraversa 6 comuni in un'area con più di 220.000 abitanti, conta 16 fermate, 12,5 chilometri di binari e 14 tram elettrici e nel 2018 è stata utilizzata da circa 3.750.000 passeggeri (oltre 33,5 milioni dal 2009);

   nel 2018 sono stati percorsi 534.328 chilometri (5,4 milioni chilometri dal 2009) con una media standard di circa 340.000 passeggeri al mese durante il periodo scolastico, pari a 13.500 passeggeri al giorno nei feriali (8.500 nel periodo estivo) e 4.500 passeggeri nei festivi;

   nel periodo scolastico la tabella oraria feriale prevede un tram ogni 15 minuti, con intensificazioni fino a 6 minuti nelle ore di punta e corse serali ogni 18 minuti per un totale di 128 corse intere al giorno (circa 64 per direzione);

   il servizio trova gradimento tra gli utenti salvo, però, per il problema del sovraffollamento che obbliga i pendolari, esasperati per questo calvario quotidiano, a rimanere stipati nei vagoni o addirittura a essere impossibilitati a salirvi;

   il problema del sovraffollamento potrebbe essere in parte risolto con l'aumento delle corse; tuttavia tale logica soluzione è però oggi impraticabile a causa della inaccessibilità del terzo binario al capolinea della stazione di Bergamo per l'indisponibilità di un tratto di soli 1,5 m di banchina di proprietà di Ferrovie dello Stato italiane;

   da tempo, a quanto consta all'interrogante, la direzione di Teb ha avanzato richiesta a Ferrovie per la cessione di questo ridottissimo tratto di banchina;

   la piena funzionalità, con tanto di banchina, del terzo binario nelle ore di punta permetterebbe un incremento delle corse, passando da una frequenza degli attuali 6/7 minuti a 5 minuti, in modo da avere una capacità di trasporto significativamente maggiore;

   sul tavolo del Ministro è alla firma il finanziamento per il progetto di Teb per la linea T2 Bergamo-Villa d'Almè, in direzione Valle Brembana, che ha avuto nei mesi scorsi l'avallo tecnico da parte degli uffici del Ministero;

   con l'entrata in funzione della T2 il terzo binario diventerebbe fondamentale e la frequenza, a pieno regime, nella tratta urbana a doppia linea, potrebbe scendere a un tram ogni due minuti e mezzo –:

   quali iniziative di competenza intenda adottare affinché Ferrovie dello Stato italiane autorizzi, con sollecitudine, la società Teb a realizzare la banchina, da 1,5x60 m, del terzo binario della stazione capolinea di Bergamo del tram delle Valli sull'area adibita a parcheggio delle automobili, al fine di consentire l'aumento delle corse della linea T1.
(5-03060)

Interrogazioni a risposta scritta:


   MAGLIONE. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   la Valle Caudina è un territorio della Campania che insiste su due province, Benevento e Avellino, ed è interessata da importanti fenomeni di pendolarismo sia verso la città di Benevento e, particolare, verso il capoluogo Napoli;

   l'unica linea ferroviaria che collega le città di Benevento e Napoli e che serve l'area della Valle Caudina è la linea suburbana Benevento-Cancello di proprietà dell'Ente autonomo Volturno (EAV srl) il cui socio unico è la regione Campania;

   detta linea ferroviaria è interconnessa con la Rete ferroviaria italiana (Rfi) Spa nelle stazioni di Benevento Centrale e Cancello e assorbe buona parte del pendolarismo di cui sopra;

   detta linea ferroviaria risulta essere non omologata agli attuali standard di sicurezza e a causa di ciò il 6 agosto 2018 la velocità di percorrenza del materiale rotabile non può superare il limite di 50 km\h con sensibili ripercussioni sul tempo di percorrenza della tratta;

   per l'ammodernamento dei sistemi di sicurezza sulla suddetta linea ferroviaria e la Piedimonte Matese-Santa Maria Capua Vetere sono stati stanziati con decreto ministeriale 46 milioni di euro;

   il comma 1 dell'articolo 47 del decreto-legge n. 50 del 24 aprile 2017 convertito dalla legge n. 96 del 21 giugno 2017 individua Rfi Spa quale unico soggetto responsabile della realizzazione dei necessari interventi tecnologici da realizzarsi sulle linee regionali affinché vengano uniformati gli standard di sicurezza;

   il comma 3 dell'articolo 47 del decreto-legge n. 50 del 24 aprile 2017 convertito dalla legge n. 96 del 21 giugno 2017 permette allo Stato di destinare finanziamenti alle linee regionali purché individuate con appositi decreti del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze, sulla base di criteri che tengano conto delle esigenze di mobilità dei viaggiatori e delle merci, di ampliamento della connettività della rete ferroviaria, di integrazione con il territorio e le aree metropolitane, di potenziamento delle connessioni verso i sistemi portuali ed aeroportuali;

   il comma 4 dell'articolo 47 del decreto-legge n. 50 del 24 aprile 2017 convertito dalla legge n. 96 del 21 giugno 2017 permette alle regioni territorialmente competenti, ai gestori delle linee regionali e Rete ferroviaria italiana Spa di concludere accordi e stipulare contratti per disciplinare il subentro nella gestione a favore della medesima Rete ferroviaria italiana Spa delle reti ferroviarie regionali, ivi comprese quelle classificate di rilevanza per la rete ferroviaria nazionale ai sensi del comma 3, definendo gli oneri contrattuali e individuando le necessarie risorse di copertura;

   i pendolari lamentano da tempo un deperimento del servizio offerto a causa di continui disservizi come testimoniato giornalmente dalle notizie riportate dai media locali –:

   se alla luce della normativa suddetta siano state avviate dal Ministero delle infrastrutture e dei trasporti le opportune e formali interlocuzioni con i corrispondenti uffici delle regione Campania al fine di avviare un tavolo tecnico di confronto per definire i dettagli di un eventuale subentro di Rfi all'attuale proprietà EAV, in virtù delle prerogative che gli sono conferite dal decreto-legge n. 50 del 24 aprile 2017, convertito dalla legge n. 96 del 21 giugno 2017 e in base a quanto disposto dal decreto ministeriale del 16 aprile 2018, pubblicato in Gazzetta Ufficiale n. 128 del 5 giugno 2018, recante indicazioni sull'individuazione delle linee ferroviarie regionali di rilevanza per la rete ferroviaria nazionale.
(4-04025)


   FORNARO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   in data 3 settembre 2019 il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, di concerto con il Ministero dell'economia e delle finanze, ha emanato il decreto interministeriale che istituisce il programma di interventi infrastrutturali per i piccoli comuni, per la manutenzione straordinaria di strade, illuminazione pubblica, strutture pubbliche comunali e per l'abbattimento delle barriere architettoniche;

   nell'articolo 3 del decreto sono elencati i criteri per comporre l'elenco degli enti ammessi: comuni con popolazione fino a 3500 abitanti (dati Istat 2018); comuni con indice di vulnerabilità sociale e materiale (IVSM), superiore alla media nazionale (IVSM > 100), ordinati secondo l'indice decrescente; comuni con maggiore grado di urbanizzazione, nel limite massimo di due comuni per provincia o città metropolitana. In questo modo rimangono fuori i piccoli comuni a bassa densità di popolazione, con estensioni territoriali notevoli, con gradi di fragilità marcata, che avrebbero veramente necessità di beneficiare di contributi per la manutenzione del territorio, mentre tra quelli che possono fare domanda rientrano comuni turistici che riescono più facilmente ad avere entrate, ad esempio attraverso l'Imu sulle seconde case;

   la legge n. 158 del 2017 «Misure per il sostegno e la valorizzazione dei piccoli comuni, nonché disposizioni per la riqualificazione e il recupero dei centri storici dei medesimi comuni» stabilisce che per piccoli comuni si intendano quelli sotto i 5000 abitanti e prevede le caratteristiche che questi comuni devono avere per beneficiare dei finanziamenti previsti dalla legge stessa. Sarebbe stato coerente rivolgere il programma ai comuni sotto i 5000 abitanti, così come previsto dalla legge sopracitata e così come sono sempre stati intesi i piccoli comuni –:

   se il Governo non ritenga utile revocare il decreto sopra richiamato e rivedere i criteri di classificazione degli enti in coerenza con la legge n. 158 del 2017.
(4-04027)

INNOVAZIONE TECNOLOGICA E DIGITALIZZAZIONE

Interrogazione a risposta scritta:


   GRIPPA, CASA e BARBUTO. — Al Ministro per l'innovazione tecnologica e la digitalizzazione, al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   la società digitale è ormai realtà e nei prossimi anni il processo è destinato a intensificarsi, considerati i cambiamenti radicali che si stanno mettendo in moto con la diffusione dell'intelligenza artificiale, della robotica, della realtà aumentata, dei bigdata;

   tali innovazioni impatteranno sul modo di lavorare e sulle professionalità del futuro. Con la tecnologia 5G nasceranno le «smart city», dove per far funzionare il sistema di reti integrate (ospedali, ambulanze, traffico urbano, nettezza urbana, servizi energetici, municipali e altro) occorrerà che tutti gli addetti dei vari settori sappiano dialogare con la tecnologia;

   da ciò deriva che di fronte a questi cambiamenti il nostro Paese, pur avendo eccellenze, ha un ritardo drammatico. Secondo l'indice internazionale che misura il livello di competenze digitali, nel 2018 l'Italia si piazza quartultima fra i Paesi dell'Unione europea, seguita solo da Bulgaria, Grecia e Romania;

   si tratta di una posizione che resta simile sia che si guardi alle competenze di base che a quelle specialistiche. Una prima causa riguarderebbe l'arretratezza del sistema scolastico e formativo di base. Una seconda riguarderebbe l'accesso e l'utilizzo della rete;

   sul piano privato, resta bassa la percentuale di chi in Italia utilizza Internet regolarmente (69 per cento). Un ritardo che si riflette poi sugli altri principali indicatori quali l’internet banking (con il 31 per cento si resta in posizioni di retrovia), l’e-commerce, la partecipazione ai social network, la lettura di quotidiani online, l'ascolto della musica. Si resta indietro anche nell'utilizzo dei servizi di e-government: nel 2018, soltanto il 13 per cento ha sottoposto moduli digitali compilati all'amministrazione. La media europea è del 30 per cento;

   secondo il Piaac (Programmefor the International Assessment of Adult Competencies) programma ideato dall'Ocse, l'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico «solo il 3,3 per cento degli adulti italiani raggiunge alti livelli di competenza linguistica (...), contro l'11,8 per cento della media dei 24 paesi partecipanti, e il 22,6 per cento del Giappone, il Paese in testa alla classifica»;

   inoltre, solo il 26,4 per cento ha un livello buono. Significa che il 70 per cento della popolazione ha livelli di competenze inferiori in lettura e scrittura. Un dato molto preoccupante, perché si traduce in maggiori probabilità di avere problemi di salute, nella convinzione di avere poco peso sul processo politico, nella non partecipazione alle attività associative e minor fiducia nel prossimo. Anche per quel che riguarda le competenze matematiche, solo il 4,5 per cento degli adulti italiani raggiunge un livello alto;

   i vantaggi dello sviluppo tecnologico dipendono non solo dal proliferare di nuove invenzioni, ma soprattutto dalla loro diffusione tra i consumatori e le imprese. Infatti, una invenzione è un esperimento, un prototipo che potrebbe restare chiuso in un cassetto per anni prima di essere reso disponibile alle imprese o ai consumatori. Le ragioni possono essere le più svariate: dai problemi di industrializzazione del processo di produzione a problemi legali o di sicurezza, dalla difficoltà di reperire determinate risorse al costo eccessivo di produzione e così via –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza di quanto riportato in premessa e quali iniziative intendano adottare, per quanto di competenza, al fine di rivedere il sistema «istruzione» favorendo la digitalizzazione della scuola, ovvero la diffusione dell'impiego delle tecnologie digitali nei percorsi di insegnamento e di apprendimento sia nella scuola che nel mondo del lavoro.
(4-04020)

INTERNO

Interrogazioni a risposta immediata:


   NOBILI, MIGLIORE, MARCO DI MAIO, FREGOLENT e D'ALESSANDRO. – Al Ministro dell'interno. – Per sapere – premesso che:

   domenica 3 novembre 2019, nel corso della partita Verona-Brescia, dalla curva dove siedono i tifosi del Verona partono cori razzisti contro Mario Balotelli, che suscitano l'indignazione del giocatore;

   non è la prima volta che il giocatore di colore, nato in Italia, con genitori italiani, è oggetto di insulti, cori razzisti e minacce nel corso delle partite, ma in quest'ultimo episodio ha suscitato la reazione anche dei suoi compagni: l'appello più forte è di un sedicenne, di origini ivoriane, nato in Italia, attaccante delle giovanili del Milan e delle Under 17, Henoc N'Gbesso, che ha dichiarato: «La ferita di Mario me la sono sentita addosso. Io non credo che debbano uscire dal campo solo i giocatori neri, ma tutti. Solo così la gente allo stadio si renderà conto che qualcosa di grosso è accaduto»;

   nel contempo Luca Castellini, figura di riferimento della curva dell'Hellas Verona e dirigente di Forza Nuova ha dichiarato che Balotelli «ha la cittadinanza italiana, ma non potrà mai essere italiano», giustificando così i cori razzisti contro il giocatore asserendo: «Ci son problemi a dire negro?»; e ancora «Mi viene a prendere la Commissione Segre perché chiamo uno negro?»;

   un segnale del clima generale che da diversi mesi si vive nel Paese, di cui sono testimonianza anche gli insulti alla senatrice Segre e l'indisponibilità da parte dei gruppi parlamentari di centrodestra a votare a favore della Commissione straordinaria per il contrasto dei fenomeni di intolleranza e razzismo;

   presso il Ministero dell'interno è attivo l'Osservatorio nazionale sulle manifestazioni sportive che è organo di consulenza tecnica per l'attuazione delle disposizioni e delle misure in materia di prevenzione e contrasto della violenza in occasione di manifestazioni sportive; si tratta di un lavoro che, oltre al contrasto sul territorio da parte delle forze di polizia, è estremamente importante al fine di monitorare fenomeni di intolleranza e violenza, ma anche per introdurre misure al fine di prevenire tali fenomeni;

   l'Osservatorio, infatti, introducendo un «termometro» di valutazione delle partite secondo un rischio da 0 a 3, ha stabilito che si giochino in notturna esclusivamente partite a rischio 0 –:

   quali iniziative intenda adottare, anche tramite l'Osservatorio di cui in premessa, al fine di ridurre i fenomeni di intolleranza e razzismo in occasione delle manifestazioni sportive.
(3-01092)


   LOLLOBRIGIDA, MELONI, FERRO, ACQUAROLI, BALDINI, BELLUCCI, BIGNAMI, BUCALO, BUTTI, CAIATA, CARETTA, CIABURRO, CIRIELLI, LUCA DE CARLO, DEIDDA, DELMASTRO DELLE VEDOVE, DONZELLI, FOTI, FRASSINETTI, GEMMATO, LUCASELLI, MANTOVANI, MASCHIO, MOLLICONE, MONTARULI, OSNATO, PRISCO, RAMPELLI, RIZZETTO, ROTELLI, SILVESTRONI, TRANCASSINI, VARCHI e ZUCCONI. – Al Ministro dell'interno. – Per sapere – premesso che:

   forze sindacali continuano a denunciare le carenze degli uffici del commissariato di polizia di Lamezia Terme, evidenziando l'enorme difficoltà finanche nel garantire il servizio minimo essenziale, nonostante il sacrificio degli agenti che si prodigano per la sicurezza dei cittadini senza risparmiarsi su nulla;

   con oltre settantamila abitanti Lamezia Terme è la terza città della Calabria per popolazione e per estensione territoriale (162,43 chilometri quadrati), è sede di un aeroporto internazionale e di una stazione ferroviaria ed è sita nei pressi di uno svincolo autostradale di primaria importanza;

   Lamezia Terme è, inoltre, sede della zona industriale più vasta del Meridione e, al contempo, accoglie al proprio interno il campo rom più vasto della regione;

   l'amministrazione comunale è stata sciolta per la terza volta per infiltrazioni mafiose e, dal punto di vista criminale, il territorio di Lamezia rappresenta il crocevia di numerosi traffici illeciti, sul quale si contendono il predominio numerose «famiglie» delinquenziali, non solo locali;

   negli anni, la città è stata teatro di violenti scontri di mafia che hanno visto contrapposte alcune delle famiglie «ndranghetistiche» più sanguinarie del circondario;

   nonostante ciò, ad oggi il commissariato di Lamezia Terme conta un organico di 92 unità di cui solo 75 operative (4 in congedo straordinario lunga degenza, 6 esentati dai servizi esterni e 7 esentati ex legge n. 104 del 1992), a fronte delle 120 unità del commissariato di Siderno (abitanti circa 18.000 ed estensione 31,86 chilometri quadrati) e delle 124 unità di Gioia Tauro (abitanti circa 20.000, estensione 39,87 chilometri quadrati);

   dalle 75 unità, che coprono i servizi di volante, corpo di guardia, squadra anticrimine, investigativa, uigos, pasi, Cot, reperibilità, focus, ordine pubblico ed altri, vanno sottratte ulteriori 4 unità impiegate giornalmente nei servizi di tutela;

   non occorre aggiungere altro per evidenziare l'evidente inadeguatezza dell'organico del commissariato di Lamezia Terme, rispetto alla mole dei servizi che devono essere garantiti giornalmente –:

   quali urgenti iniziative di competenza intenda adottare per sostenere le reali esigenze del personale del commissariato di pubblica sicurezza di Lamezia Terme, attraverso un adeguato aumento di organico, di risorse e di strumenti.
(3-01093)

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   PELLICANI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   l'inchiesta «At Last» del febbraio 2019 ha messo in luce la presenza e il radicamento della criminalità organizzata, in particolare del clan camorristico dei Casalesi, nel territorio di Eraclea, con l'arresto di 47 persone, tra cui il sindaco Mirco Mestre;

   l'inchiesta ha comportato il commissariamento del comune di Eraclea con l'insediamento della commissione d'accesso, nominata dal prefetto, che sta concludendo la sua attività. Secondo articoli di stampa (2 novembre 2019), il lavoro dei commissari avrebbe fatto emergere ulteriori spunti all'inchiesta condotta dalla direzione distrettuale antimafia di Venezia, con il comune a rischio di scioglimento per mafia. In particolare, gli approfondimenti compiuti avrebbero accertato che il piano del Livenzuola sarebbe stato adottato due giorni dopo l'arresto del sindaco Mestre. Inoltre, i commissari straordinari avrebbero appurato la continuità temporale dei condizionamenti camorristici, in quanto il piano venne approvato dall'amministrazione precedente a quella di Mirco Mestre;

   sempre da informazioni di stampa (3 novembre 2019), si apprende che l'inchiesta, condotta dal sostituto procuratore Roberto Terzo, coinvolgerebbe anche l'ex vicesindaco di Eraclea, Graziano Teso, che avrebbe avuto diversi rapporti con il boss Luciano Donadio, come dimostrerebbe una fotografia, acquisita agli atti, che li ritrae insieme;

   dall'inchiesta del pubblico ministero Roberto Terzo emergerebbero, inoltre, diversi spunti riguardanti il comune di Caorle, ossia la conferma che l'intero territorio veneziano sia al centro degli interessi delle mafie, vista anche l'inchiesta della Dda di Torino sulla presenza della ’ndrangheta a Jesolo, che si era impossessata del Golf Club;

   l'inchiesta della Dda sul litorale veneziano è l'ennesima prova che nel Veneto le mafie non si manifestano in modo violento, ma sono radicate nella società e, ad avviso dell'interrogante, hanno trovato terreno fertile anzitutto in quell'area grigia fatta di professionisti, consulenti, imprenditori;

   il Veneto, prima del blitz del febbraio 2019, messo a segno dalla direzione distrettuale antimafia di Venezia, sembrava essere la regione del nord Italia meno interessata dalla presenza di gruppi mafiosi strutturati e radicati. In realtà, gli insediamenti della camorra nel Veneto orientale risalgono ai primi anni ’80 con l'arrivo di Mimmo Celardo a San Donà di Piave, il quale era entrato in contatto con Silvano Maritan, il plenipotenziario di Felice Maniero per il territorio, che si appoggiava a Celardo per le forniture di cocaina. Dopo Celardo, il cui figlio è stato arrestato nell'ambito dell'inchiesta di Eraclea, nei primi anni ’90 è arrivato Luciano Donadio –:

   alla luce della storia degli ultimi vent'anni che ha visto il progressivo radicamento delle organizzazioni criminali, come evidenziato dalle ultime inchieste della magistratura, se il Ministro interrogato non ritenga giunto il momento di aprire, per quanto di competenza, un focus anche in altre zone del Nordest, considerate ad alto rischio di infiltrazioni mafiose;

   se non ritenga di adottare le iniziative di competenza per monitorare la situazione e contrastare il radicamento della criminalità in queste aree del Paese, a partire dal litorale veneziano.
(5-03074)


   BAZOLI e FIANO. — Al Ministro dell'interno, al Ministro per le politiche giovanili e lo sport. — Per sapere – premesso che:

   domenica 3 novembre 2019, in occasione della partita di calcio tra l'Hellas Verona e il Brescia, svoltasi presso lo stadio veronese, alcuni tifosi della squadra di casa si sono resi protagonisti di un comportamento indegno e incivile, ai danni di Mario Balotelli;

   nel corso dell'incontro sono stati rivolti cori razzisti all'indirizzo del giocatore cui hanno fatto seguito dichiarazioni di alti rappresentanti manageriali della società Hellas Verona e di politici, a tv e organi di stampa, nel tentativo di negare o minimizzare la gravità dell'accaduto;

   sul caso è intervenuto, con un'intervista alla radio veneta Radio Cafè, anche il capo ultras della Hellas Verona, coordinatore per il Nord Italia di Forza Nuova, dichiarando che «Balotelli è italiano perché ha la cittadinanza italiana ma non potrà mai essere del tutto italiano», che «l'abbiamo anche noi un negro in squadra, che ha segnato, e tutta Verona gli ha battuto le mani» e chiedendo provocatoriamente se ci fossero «problemi a dire la parola negro? Mi viene a prendere la Commissione Segre perché chiamo uno negro? Mi vengono a suonare il campanello?»;

   Castellini ha inoltre minimizzato dicendo che si è trattato di dieci, sette persone e che non li escluderebbe dalla curva aggiungendo, inoltre, che la tifoseria veronese ha «una cultura identitaria di un certo tipo, dissacrante (...), ma non lo fa con istinti politici o razzisti»;

   dopo l'intervista concessa alla radio veneta, Castellini ha firmato una nota stampa di Forza Nuova, attaccando ulteriormente Balotelli con una dichiarazione in cui, tra le altre cose, dice che «Dal prossimo anno, più inquartato e dopo qualche corso di dizione, lo vedremo calcare gli studi televisivi, (...), nel suo nuovo ruolo di ennesimo centravanti mediatico al servizio del nuovo Ministero della Verità»;

   su un caso del genere, non il primo, parte della politica, a partire dal sindaco di Verona Sboarina e l'ex Ministro Fontana hanno minimizzato, mentre Matteo Salvini si è espresso con la frase «Il razzismo va condannato ma (...)»;

   la relazione su Mafia e calcio, approvata il 17 dicembre 2017, dalla Commissione Antimafia (Doc. XXIII n. 31) evidenzia che: «Il fenomeno della politicizzazione del tifo organizzato è un fenomeno antico ed è un dato di comune conoscenza la distinzione delle tifoserie sulla base dell'orientamento ideologico di estrema destra o di estrema sinistra. Tuttavia, crea inquietudine la presenza di tifosi ultras in tutti i recentissimi casi di manifestazioni politiche estremistiche di destra, a dimostrazione che le curve possono essere “palestre” di delinquenza comune, politica o mafiosa e luoghi di incontro e di scambio criminale»;

   le manifestazioni sportive non possono e non devono essere la vetrina per veicolare idee razziste e per l'uso di linguaggi e comportamenti violenti, degradanti e denigratori;

   episodi come quelli accaduti allo stadio veronese devono essere fermamente stigmatizzati e sanzionati soprattutto in un contesto nazionale e internazionale di esaltazione dell'intolleranza, dell'odio, del razzismo e della violenza con rievocazioni nostalgiche di quei regimi che ne furono l'incarnazione;

   il mondo sportivo grazie ai valori che lo animano dovrebbe essere invece il luogo deputato a favorire l'inclusione sociale e contrastare le forme di intolleranza e discriminazione razziale –:

   quali iniziative urgenti intenda adottare il Governo, per quanto di competenza e nel rispetto della vigente autonomia delle Federazioni sportive, in relazione ai fatti riportati, nonché per impedire il ripetersi in futuro di fatti analoghi, assicurando così che anche gli stadi possano essere luoghi di civile convivenza e, contestualmente, per promuovere, anche nelle scuole, una rinnovata cultura sportiva incentrata su rispetto, lealtà e lotta a ogni forma di razzismo.
(5-03077)

Interrogazione a risposta scritta:


   RAMPELLI. — Al Ministro dell'interno, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   nelle zone della Borghesiana e di Rocca Cencia, nel VI municipio di Roma Capitale, al confine con Valle Marteaa, nel comune di Zagarolo, da qualche mese i residenti dell'area hanno notato e denunciato un vero e proprio viavai di camion che trasportano casette prefabbricate;

   stando a quanto denunciato, una volta arrivate a destinazione, le casette verrebbero sistemate in terreni a destinazione agricola e poi, nel giro di qualche tempo, i prefabbricati si trasformerebbero in case più stabili, e quindi in cemento armato;

   all'origine del fenomeno ci sarebbe l'acquisto da parte di famiglie appartenenti alla comunità Rom di terreni agricoli alle porte della città;

   sarebbero stati inutili gli interventi già effettuati dalla polizia locale, già intervenuta più volte. I responsabili degli abusi, infatti, una volta posti i sigilli sui loro beni da parte delle autorità, li violerebbero e continuerebbero indisturbati a risiedere nei sempre più numerosi manufatti;

   il fenomeno ha luogo in un'ampia zona di territorio della Capitale, già provata da microcriminalità dilagante e assenza di servizi e trasporti e si inserisce nel contesto del più grave problema degli insediamenti abusivi della comunità Rom a Roma e in tutta Italia;

   numerosi sono gli episodi di roghi tossici dovuti all'abbruciamento di rifiuti provenienti dagli insediamenti Rom, un fenomeno da debellare, che mette a rischio la salute di tanti cittadini e degli stessi Rom;

   fenomeni di abusivismo simili a quelli denunciati sono stati segnalati nelle settimane scorse anche nella zona di via Cusago nel comune di Milano. La pratica sembra quindi essere prassi per la comunità Rom, elemento che desta ancora più preoccupazione;

   attualmente in Italia, nei campi regolari o abusivi, vivrebbero ben 26 mila Rom, una situazione al limite dell'insostenibile. La direzione da intraprendere, sostenuta anche a livello europeo, deve essere quella dello smantellamento e della chiusura dei campi Rom anche per giungere ad una integrazione di questa comunità nel sistema sociale e lavorativo del nostro Paese –:

   se il Governo sia a conoscenza delle notizie riportate in premessa;

   quali iniziative di competenza il Governo intenda adottare, in sinergia con gli enti locali interessati, per contrastare il fenomeno dell'abusivismo edilizio su terreni a destinazione agricola messo in atto da esponenti della comunità Rom nelle città di Roma e Milano;

   quali strategie il Governo intenda adottare per il superamento del sistema dei campi Rom in tutto il Paese.
(4-04023)

ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, il Ministro per l'innovazione tecnologica e la digitalizzazione, per sapere – premesso che:

   l'informazione sana, obiettiva e verificata rappresenta un bene prezioso da salvaguardare in particolar modo oggi che si assiste, invece, a un «cortocircuito della disinformazione» attraverso un aumento del numero delle fake news, ovvero della pubblicazione e della diffusione di notizie che risultano essere imprecise o chiaramente false; le fake news possono essere il frutto di una totale invenzione oppure prendere spunto da fatti realmente accaduti o da persone realmente esistenti ma distorcendoli. Spesso tale fenomeno riguarda in maniera quasi esclusiva il mondo digitale, mentre in realtà esso caratterizza l'insieme dei media, compresi quelli analogici e tradizionali. Difatti, sebbene la popolazione italiana utilizzi molto le piattaforme on line come fonte di informazione, essa rimane ancora fedele alla carta stampata e alla televisione, considerate tra i mezzi di comunicazione più attendibili;

   le distorsioni nell'informazione danneggiano gravemente sia i privati che le aziende e possono influenzare l'opinione pubblica su temi importanti come la salute, la scienza e la sicurezza, nonché rovinare in maniera permanente la reputazione di personaggi pubblici per cui è necessario e non più rinviabile indagare il fenomeno in profondità nonché porre in essere quanto necessario per sostenere l'introduzione e lo sviluppo di strumenti volti a diffondere il critical thinking;

   la disinformazione incide principalmente sulla quotidianità delle persone, infiltrandosi, nei gangli della «dieta mediatica» dei cittadini, che rimane varia, caratterizzata dalla compresenza di media tradizionali e digitali. È importante evidenziare che, sia che si parli della prima sia che si tratti della seconda categoria, oggi risulta molto semplice depotenziare o enfatizzare a piacimento molti aspetti di una notizia, condizionando così anche i messaggi finali che raggiungono gli utenti, comportando – tra le altre conseguenze – anche la diffusione di allarmismi di diversa natura, in particolare in materia scientifica o riguardanti specifici gruppi di persone, innescando così un circolo vizioso caratterizzato da una reiterazione dei discorsi di odio nei confronti di determinate minoranze, nonché la demonizzazione o l'enfasi di pratiche errate legate alla salute;

   all'inizio del mese di giugno 2019 è stata pubblicata da Med, l'Associazione italiana per l'educazione ai media e alla comunicazione, la nuova edizione del Premio Med Cesare Scurati, dedicato alla promozione di buone pratiche nel campo della media education e dell'informazione. Iniziative di questo genere rimarcano l'esigenza di dare maggiore visibilità e peso ad un bisogno educativo che diventa sempre più essenziale: l'educazione all'uso critico e consapevole dei media. Come rimarcato anche dalla Commissione europea, si tratta di una di quelle soft skills in grado di sostenere un'esistenza di cittadino consapevole e attivo;

   non sempre il legislatore è riuscito a rispondere efficacemente al fenomeno né si è riusciti ad identificare le pratiche educative e formative necessarie per stimolare il critical thinking nella popolazione, È parere degli interpellanti, quindi, che sia necessario porre in essere prontamente percorsi di educazione civica digitale volti a sviluppare la resilienza delle comunità nei confronti delle fake news, anche attraverso il sostegno alle attività poste in essere da strutture pubbliche e private attive nei processi formativi propedeutici alla definizione di un pensiero critico, nonché dell'esistenza di campagne di sensibilizzazione sulla verifica delle informazioni;

   la scuola quindi, come l'intera comunità educante, deve dunque diventare un luogo capace di offrire in maniera sistematica e continuativa percorsi educativi dedicati all'informazione come parte integrante della formazione dei giovani, come pure percorsi di aggiornamento e di professionalizzazione degli adulti, specialmente laddove è previsto l'utilizzo di media digitali nelle proprie mansioni lavorative e soprattutto educative è ormai riconosciuto che l'utilizzo inesperto dei social media può avere conseguenze emotive, sociali, finanziarie e anche giudiziarie, oltre alla diffusione indesiderata dei propri dati personali. I più giovani, ragazzi e bambini, sono esposti ai pericoli dei social network tanto quanto lo sono gli adulti. Ma anche enti, banche o persino le aziende di Internet stesse non sono di certo immuni dai rischi;

   l'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni ricorda che il mezzo di informazione più diffuso rimane la televisione, ma si evidenzia che secondo il Global Digital Report 2019 – dell'Agenzia We Are Social – in Italia l'uso di internet è aumentato del 27 per cento) rispetto al 2018, stimando che un totale di 54,80 milioni di persone usa la rete web; dunque più del 90 per cento degli italiani ha accesso alla rete internet, mentre oltre 35 milioni di cittadini utilizzano regolarmente i social network;

   i social network sono dunque popolari come non mai ed infatti dei 3,43 miliardi di utenti internet a livello mondiale, circa 2,28 miliardi di persone (ovvero circa un terzo della popolazione mondiale) usano abitualmente i social network, una tendenza in continua crescita. Facebook è in cima alla classifica tra le piattaforme che ottengono più clic, per non parlare poi del successo tra gli utenti di dispositivi mobili delle sue aziende figlie, quali Whatsapp;

   in particolare, i giovani finiscono spesso nelle «grinfie» della dipendenza da internet: in una fase di vita in cui i contatti sociali con i coetanei giocano un ruolo fondamentale per l'autostima e l'identificazione, i «mi piace» e le richieste d'amicizia inducono a passare sempre maggior tempo di fronte allo schermo del cellulare, di tablet o di computer che sia;

   anche in questo caso gli interpellanti ritengono doveroso un autorevole intervento attraverso una seria educazione all'uso consapevole dei media, efficace e capillare, al fine di tutelare e prevenire gli ormai noti rischi che nella rete si insidiano –:

   se il Ministro interpellato intenda promuovere e sostenere un'educazione civica digitale che favorisca lo sviluppo di percorsi formativi e progettuali volti a sostenere l'educazione dei giovani nell'utilizzo dei social media e a diffondere ed implementare pratiche educative e formative utili a stimolare il critical thinking.
(2-00544) «Lattanzio, Acunzo, Bella, Carbonaro, Casa, Gallo, Mariani, Marzana, Melicchio, Nitti, Testamento, Tuzi, Vacca, Valente, Villani, Berardini, Berti, Bilotti, Brescia, Bruno, Buompane, Businarolo, Cabras, Cadeddu, Cancelleri, Luciano Cantone, Cappellani, Carabetta, Carelli, Carinelli».

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazione a risposta orale:


   CAIATA. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   il 19 settembre 2019, ai fini della definizione del grado di rappresentatività delle organizzazioni sindacali aderenti al Testo unico della rappresentanza del 10 gennaio 2014, le confederazioni sindacali Confindustria, Cgil, Cisl, e Uil hanno sottoscritto con l'Inps e l'Inl una convenzione volta alla disciplina delle procedure per la raccolta, l'elaborazione e la comunicazione del dato associativo e del dato elettorale;

   la convenzione affida all'Inps la rilevazione dei dati degli iscritti alle organizzazioni sindacali, il cosiddetto «dato associativo» corrispondente al rapporto fra lavoratori iscritti a ogni organizzazione e il totale degli iscritti al sindacato, mentre all'Ispettorato nazionale del lavoro la raccolta di dati relativi alle rappresentanze nelle aziende, il cosiddetto «dato elettorale», ossia il rapporto fra lavoratori che, nelle elezioni delle rappresentanze sindacali aziendali, hanno votato la specifica organizzazione sindacale e il totale dei lavoratori che hanno preso parte al processo elettorale;

   tale raccolta è quindi finalizzata a calcolare un dato ponderato tra i due indici per stabilire quali siano le organizzazioni sindacali in possesso del requisito della cosiddetta maggiore rappresentatività comparata ai fini dell'individuazione del contratto collettivo nazionale di lavoro da assumere a riferimento ai fini del calcolo dei contributi previdenziali e assistenziali obbligatori, oltreché finalizzata ad individuare il contratto collettivo da applicare ai rapporti di lavoro nell'impresa per il riconoscimento dei benefici normativi e contributivi previsti dalla normativa vigente;

   si evidenzia che le disposizioni introdotte nella suindicata convenzione rischiano di minare il principio di rappresentatività delle organizzazioni sindacali, poiché quest'ultima risulterebbe vincolata e limitata da norme predisposte da una parte delle associazioni sindacali direttamente interessate e dunque non rispondenti alla disciplina generale della rappresentanza sindacale;

   infatti, risulta all'interrogante che alcuni sindacati, come l'organizzazione sindacale confederale Confsal, rappresentata anche al Cnel, non sono mai stati coinvolti nell'elaborazione della convenzione;

   inoltre, nella relazione di accompagno alla convenzione, l'Inps ha evidenziato le difficoltà nella certificazione dei dati che si avranno con la nuova convenzione, in ragione del fatto che risulta quasi impossibile censire i dati delle piccolissime e micro aziende, di cui buona parte non è nemmeno associata a Confindustria o ad altra associazione datoriale –:

   se si intenda adottare iniziative, per quanto di competenza, per garantire il riordino complessivo dell'intera materia delle relazioni industriali al fine di tutelare la rappresentatività di tutte le organizzazioni sindacali nel rispetto degli articoli 39 e 40 della Costituzione.
(3-01083)

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

XI Commissione:


   ZANGRILLO e CANNATELLI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   il decreto-legge n. 4 del 2019 ha istituito il reddito di cittadinanza (Rdc), un istituto che sulla base della normativa approvata avrebbe dovuto offrire a persone e nuclei familiari rientranti in determinati parametri un sussidio in denaro per il tempo necessario a trovare una nuova occupazione a seguito della stipula del così detto patto per il lavoro;

   lo stanziamento di risorse per il reddito di cittadinanza per l'anno 2020 previsto dalla legge di bilancio per il 2019 (legge n. 145 del 2018), e al momento, confermato dal disegno di legge di bilancio da poco depositato in Senato, è pari a circa 8 miliardi di euro;

   nei primi sette mesi di applicazione del Rdc l'istituto si è rivelato un fallimento sia per quanto riguarda le previsioni effettuate della platea di soggetti potenzialmente beneficiari, sia per quanto riguarda la sua attuazione pratica. Fallimento che emerge anche da quanto riportato dal Governo nella Nadef 2019 dove si afferma «dai dati dell'indagine sulle forze di lavoro non emerge pienamente l'incremento del tasso di partecipazione che sarebbe dovuto scaturire dall'adesione al reddito di cittadinanza e dal conseguente patto per il lavoro»;

   da aprile 2019 hanno avuto accesso al Rdc circa 843 mila nuclei familiari, con circa 2,2 milioni di persone coinvolte e con un importo medio mensile erogato di circa 522 euro;

   se la parte assistenziale dell'istituto è partita immediatamente è ancora assente la parte relativa alla ricollocazione nel modo del lavoro. Solo dall'inizio di settembre 2019 sono iniziate le chiamate dei beneficiari del Rdc da parte dei centri per l'impiego, chiamate che avrebbero riscontrato un tasso di non risposta molto elevato tra il 30 per cento e il 40 per cento a seconda delle città;

   come riportano notizie di stampa, i navigator si limiterebbero ad intervistare i beneficiari del Rdc, senza contattare i possibili datori di lavoro, perché questo personale, appositamente assunto, non sarebbe stato ancora formato per la ricerca effettiva di posti di lavoro in cui ricollocare i firmatari dei patti per il lavoro e perché non è ancora stata istituita la piattaforma informatica che doveva incrociare domanda e offerta –:

   su una platea di circa 843 mila nuclei familiari che hanno avuto accesso al reddito di cittadinanza, con circa 2,2 milioni di persone coinvolte, quanti siano stati i patti per il lavoro sottoscritti e quanti siano stati i posti di lavoro effettivamente trovati per i percettori del reddito di cittadinanza.
(5-03065)


   RIZZETTO, LUCASELLI e ZUCCONI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   come paventato da tempo, dopo mesi di politica a giudizio degli interroganti confusionaria e contraddittoria, ArcelorMittal ha annunciato di voler restituire l'ex Ilva di Taranto allo Stato entro 30 giorni;

   secondo quanto riportato da fonti di stampa, la multinazionale dell'acciaio ha comunicato l’«addio» ai commissari straordinari con una lettera nella quale viene spiegata la volontà di chiedere la risoluzione dell'accordo per l'affitto con acquisizione delle attività di Ilva Spa e di alcune controllate acquisite nel 2018;

   la decisione, come scrive l'azienda in una lettera ai dipendenti, è stata dettata innanzitutto dall'assenza dell'immunità penale. Il contratto, ad avviso dell'azienda, «prevede che, nel caso in cui un nuovo provvedimento legislativo incida sul piano ambientale dello stabilimento di Taranto in misura tale da rendere impossibile la sua gestione o l'attuazione del piano industriale, la società ha il diritto contrattuale di recedere dallo stesso contratto»;

   l'eliminazione dello scudo penale dal decreto «salva-imprese», che lo aveva reintrodotto dopo l'abolizione totale nel «decreto crescita», «giustificherebbe» ad avviso di ArcelorMittal «la comunicazione di recesso»;

   nella lettera agli operai, l'azienda illustra il «piano» per congelare l'impianto jonico: «Sarà necessario attuare un piano di ordinaria sospensione di tutte le attività produttive a cominciare dall'area a caldo dello stabilimento di Taranto che è la più esposta ai rischi derivanti dall'assenza di protezioni legali», precisando che verranno progressivamente sospese anche tutte le altre attività;

   tra un quadro legislativo in continuo mutamento e un mercato dell'acciaio in grave crisi, ArcelorMittal aveva già messo in cassa integrazione ordinaria circa 1.300 operai fino alla fine del 2019 e adesso sono a rischio oltre 10 mila posti di lavoro;

   se la decisione di ArcelorMittal venisse confermata, dal disinnesco di una bomba ambientale si passerebbe allo scoppio di una vera e propria bomba sociale;

   l'Italia rischia di perdere un pezzo di uno dei più importanti settori della produzione manifatturiera, la stessa siderurgia che il Governo dichiarava essere essenziale per il nostro Paese –:

   quali urgenti iniziative di competenza intenda adottare il Governo per garantire la salvaguardia dei livelli occupazionali, tramite il rispetto da parte di ArcelorMittal di tutti gli impegni sottoscritti in sede di accordo per la permanenza dell'attività produttiva del complesso siderurgico dell'ex Ilva.
(5-03066)


   MURELLI, IEZZI, DURIGON, CAFFARATTO, CAPARVI, LEGNAIOLI, EVA LORENZONI e MOSCHIONI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   con messaggio n. 3449 del 24 settembre 2019, l'Inps ha avviato la sperimentazione del progetto «Inps PER tutti», che «nasce dalla volontà di rendere più accessibili e, dunque, effettive, concrete ed esigibili tutte le prestazioni cui gli utenti abbiano diritto»;

   stante il messaggio «L'intento dell'istituto è, dunque, quello di promuovere azioni mirate, raggiungendo i soggetti più poveri ed emarginati, recandosi nei luoghi di lavoro in cui gli stessi si trovano, in modo da poter offrire loro supporto, individuare i loro bisogni e le eventuali prestazioni a loro spettanti, (...) L'originalità dell'iniziativa (...) sta nel fatto che (...) non sono i cittadini a cercare l'istituto, ma è l'Inps a raggiungerli»;

   la sperimentazione vedrà coinvolte, in prima battuta, le sedi Inps di Roma, Milano, Napoli, Bologna e Torino, dove l'istituto «intende promuovere, da subito, iniziative in favore dei cittadini senza fissa dimora, allo scopo di consentire la diffusione del RDC e delle altre prestazioni erogate dall'Inps. (...) Nell'ambito del progetto (...) i potenziali beneficiari (...) saranno intercettati direttamente nei luoghi in cui tipicamente sono soliti ritrovarsi (ad esempio, nelle mense, nelle stazioni e terminali di viaggio delle principali città italiane)»;

   per gli interroganti le finalità ed il modus operandi di tale progetto dell'Inps sono di una gravità inaudita in quanto a rischio di trasformare il reddito di cittadinanza (Rdc) e tutte le altre prestazioni Inps in misure assistenziali per immigrati clandestini, con l'aggravante che sia l'Ente previdenziale italiano a farsene promotore;

   il progetto, per gli interroganti, appare come una «svendita a domicilio» di una misura intesa invece, nella ratio del legislatore, quale strumento di politica attiva del lavoro;

   ad oggi sono già stati registrati diversi episodi di cronaca sulle criticità che connotano il Rdc e sui percettori che ne beneficiano indebitamente (secondo quanto riportato da Il Sole 24 Ore del 24 settembre 2019, medesima data del messaggio dell'Inps, un'operazione delle fiamme gialle ha dimostrato come circa il 60/70 per cento dei soggetti beneficiari nei fatti non avesse diritto ad ottenerlo);

   peraltro, a tutt'oggi, il sistema delle offerte di lavoro non è ancora partito, a danno di chi cerca concretamente di inserirsi nel mercato del lavoro –:

   quali siano gli orientamenti del Governo circa il richiamato messaggio dell'Inps, considerato anche che, per gli interroganti, il relativo progetto appare, di fatto, come la risposta dell'Inps alla dichiarazione del Presidente del Consiglio dei ministri alla kermesse del Movimento 5stelle «daremo lavoro a migliaia di africani».
(5-03067)


   GRIBAUDO, SERRACCHIANI, CARLA CANTONE, LEPRI, MURA, SOVERINI e VISCOMI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   la società Mahle GmbH è leader a livello mondiale nella produzione di componenti per motore; la sua clientela è costituita da gruppi automobilistici internazionali;

   nello stabilimento di Saluzzo si svolgono il processo produttivo di fusione della lega d'alluminio, nonché pre-lavorazioni meccaniche di formatura del pistone per i motori diesel, nei quali sono impiegati 200 operai e altri 40 lavoratori tra impiegati e quadri e dirigenti;

   dal mese di novembre 2018 circa 80 lavoratori dello stabilimento di Saluzzo sono entrati in cassa integrazione ordinaria;

   il 7 maggio 2019, presso l'assessorato per il lavoro della regione Piemonte, alla presenza dei rappresentanti sindacali, dei vertici della società e del sindaco di Saluzzo, è stato chiesto all'azienda di valutare l'opportunità di una diversificazione produttiva, con l'obiettivo di trovare soluzioni che portino a un rilancio produttivo e occupazionale degli stabilimenti piemontesi;

   il 23 ottobre 2019 si è tenuto un incontro alla Amma di Torino fra le parti sociali e i vertici dell'azienda. Di fronte alla sede si è tenuto un presidio dei lavoratori, che per lo stesso giorno hanno effettuato 8 ore di sciopero sui tre turni; in detto incontro l'azienda ha manifestato formalmente la volontà di chiudere i due stabilimenti, mettendo in difficoltà oltre 400 famiglie;

   il 31 ottobre 2019 nella sede di Confindustria a Torino, nel corso di un nuovo incontro fra le parti, è stata confermata la volontà di procedere con i licenziamenti, negando il loro ritiro come era stato richiesto dalle organizzazioni sindacali;

   la decisione dell'azienda sarebbe dovuta alla contrazione del mercato globale dell'auto e, in particolare, dell'utilizzo di motori diesel; tuttavia, le forze sindacali da tempo richiedevano il passaggio alla produzione di componenti per motori «diesel truck», «benzina» o «elettrico», ma l'azienda non ha mai ritenuto di effettuare investimenti nelle sedi italiane, preferendo gli stabilimenti dell'Europa dell'est;

   i dati relativi al settore automotive in Piemonte segnano un continuo arretramento del fatturato che mette a rischio l'intero comparto nella regione che ha fatto la storia dell'auto in Italia;

   la transizione ecologica del mercato dell'auto in Italia ha visto nel recente passato l'emanazione di misure esclusivamente a carattere di incentivo per i consumatori e disallineate rispetto alla condizione e alla produzione degli stabilimenti nel nostro Paese –:

   quali iniziative di competenza intenda adottare per evitare il licenziamento dei dipendenti e la chiusura degli stabilimenti Mahle di Saluzzo e La Loggia.
(5-03068)

POLITICHE AGRICOLE ALIMENTARI E FORESTALI

Interrogazioni a risposta immediata:


   TASSO. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

   le imprese di pesca, in particolare quelle pugliesi, vivono un grande malessere a seguito dell'entrata in vigore di regolamenti comunitari e conseguenti norme nazionali che stanno richiedendo un grande impegno e sforzo organizzativo dei pescatori, per evitare di cadere in sanzioni la cui entità è il più delle volte sproporzionata all'irregolarità commessa;

   le dimensioni dei pesci adulti pescati nei mari pugliesi – tra i quali totani, merluzzi, moscardini, gamberi – sono inferiori a quelle imposte dai limiti dei regolamenti europei e difficilmente potranno corrispondere a tali indicazioni;

   l'attività del pescatore, in uno scenario di settore già fortemente messo alla prova da una crisi annosa, è diventato estremamente complicato. Gli adempimenti richiesti alla categoria a bordo e a terra sono numerosi. Un esempio è la compilazione del diario di bordo informatizzato (log book) che ogni capobarca deve aggiornare ogni volta che tira su una rete, specificando tipo e dimensione del pescato. Una operazione che porta via del tempo e distrae dalle attività di bordo, che non sempre vengono svolte in condizioni meteorologiche normali;

   ogni minima dimenticanza, distrazione o solo un'imprecisione significa multe salate che vanificano la già compromessa redditività economica del settore;

   negli ultimi tempi i controlli in mare durante le battute di pesca – inopportuni per motivi di sicurezza – si sono intensificati e sono state comminate multe sproporzionate ai pescatori fino a 20 mila euro;

   le norme europee sono state redatte più per le flotte imponenti della pesca atlantica che per quelle della pesca mediterranea, fatta di piccole barche con pochi membri di equipaggio. La debolezza della pesca mediterranea e le scarse politiche a suo sostegno hanno portato negli ultimi 10 anni ad una riduzione del 30 per cento della flotta, della produzione e dei lavoratori;

   la categoria dei pescatori sostiene che, in Europa, ci debba essere la riconsiderazione dell'ampiezza delle maglie della rete da pesca (inadeguata per l'Adriatico), l'adozione di nuovi strumenti di studio degli stock ittici e il finanziamento di eventuali misure di ripopolamento marino –:

   come il Ministro interrogato intenda attivarsi, per quanto di competenza, per affrontare questo grave problema prima che diventi una vera e propria emergenza sociale e affinché a livello di Unione europea si comprenda – facendo valere le ragioni della biodiversità dei mari italiani – quanto sia errata l'applicazione di un unico regolamento per tutti gli Stati membri.
(3-01087)


   MOLINARI, CAVANDOLI, CESTARI, GOLINELLI, MORRONE, MURELLI, PIASTRA, RAFFAELLI, TOMASI, TOMBOLATO, TONELLI, VINCI, ANDREUZZA, BADOLE, BASINI, BAZZARO, BELLACHIOMA, BELOTTI, BENVENUTO, BIANCHI, BILLI, BINELLI, BISA, BITONCI, BOLDI, BONIARDI, BORDONALI, CLAUDIO BORGHI, BUBISUTTI, CAFFARATTO, CANTALAMESSA, CAPARVI, CAPITANIO, CASTIELLO, VANESSA CATTOI, CECCHETTI, CENTEMERO, COIN, COLLA, COLMELLERE, COMAROLI, COMENCINI, COVOLO, ANDREA CRIPPA, DARA, DE ANGELIS, DE MARTINI, D'ERAMO, DI MURO, DI SAN MARTINO LORENZATO DI IVREA, DONINA, DURIGON, FANTUZ, FERRARI, FOGLIANI, LORENZO FONTANA, FORMENTINI, FOSCOLO, FRASSINI, FURGIUELE, GALLI, GARAVAGLIA, GASTALDI, GAVA, GERARDI, GIACCONE, GIACOMETTI, GIGLIO VIGNA, GIORGETTI, GOBBATO, GRIMOLDI, GUIDESI, GUSMEROLI, IEZZI, INVERNIZZI, LATINI, LAZZARINI, LEGNAIOLI, LIUNI, LOCATELLI, LOLINI, EVA LORENZONI, LOSS, LUCCHINI, MACCANTI, MAGGIONI, MANZATO, MARCHETTI, MATURI, MOLTENI, MORELLI, MOSCHIONI, ALESSANDRO PAGANO, PANIZZUT, PAOLINI, PAROLO, PATASSINI, PATELLI, PATERNOSTER, PETTAZZI, PICCHI, PICCOLO, POTENTI, PRETTO, RACCHELLA, RIBOLLA, RIXI, SALTAMARTINI, SASSO, STEFANI, SUTTO, TARANTINO, TATEO, TIRAMANI, TOCCALINI, TURRI, VALBUSA, VALLOTTO, VIVIANI, RAFFAELE VOLPI, ZICCHIERI, ZIELLO, ZOFFILI e ZORDAN. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

   la Cooperativa di produttori bieticoli (Coprob), fondata nel 1962, è oggi unico player nazionale di zucchero con il marchio «Italia Zuccheri» prodotto nei due stabilimenti di Minerbio (Bologna) e Ponte Longo (Padova), che può contare su 7 mila aziende agricole associate, 270 dipendenti e 280 milioni di euro di fatturato e una quota di mercato del 23 per cento;

   a fronte di una riforma europea dell'organizzazione comune di mercato zucchero entrata in vigore il 1° ottobre 2017, senza clausole di salvaguardia e disegnata per favorire i grandi produttori del Nord Europa, Francia e Germania in testa, nel mese di maggio 2019 la Coprob ha rivolto un appello all'Unione europea per la difesa del comparto saccarifero per approvare un'equa ripartizione di quote e utili per i bieticoltori italiani, tutelando i posti di lavoro e il made in Italy;

   in un contesto di consumo di zucchero in Italia nelle bevande in netto calo, non sono accettabili ulteriori interventi penalizzanti, discriminatori, come un'eventuale sugar tax, che ha ad avviso degli interroganti l'unico obiettivo di fare cassa, senza affrontare la tematica salute, favorendo esclusivamente l'uso di edulcoranti chimici al posto di un prodotto coltivato nel territorio nazionale;

   in Italia sono 7.000 le aziende agricole che conferiscono barbabietole agli zuccherifici con 30.000 ettari coltivati, garantendo una corretta rotazione agronomica e contribuendo alla sostenibilità dei territori. Tali aziende, che rappresentano circa 20‐25.000 persone concentrate in Veneto ed Emilia-Romagna, con le proprie circa 250.000 tonnellate di zucchero prodotto (pari circa ad un 15 per cento della domanda italiana), sono l'ultimo baluardo di una produzione locale, di qualità, che rispetta ogni regola sociale e ambientale, sicura e stabile, in grado di soddisfare la crescente domanda di prodotti alimentari made in Italy –:

   quali iniziative intenda adottare, per quanto di competenza, per supportare il marchio «Italia Zuccheri» favorendo un approccio integrato, controllato e sicuro dal campo alla tavola che permetta alle istituzioni di riconoscere il valore delle eccellenze del made in Italy ed eviti di arrecare un danno ingiustificato e gravissimo a questa eccellenza produttiva del nostro Paese.
(3-01088)

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

XIII Commissione:


   GAGNARLI, CADEDDU, CILLIS, CIMINO, CASSESE, DEL SESTO, GALIZIA, GALLINELLA, LOMBARDO, LOVECCHIO, MAGLIONE, ALBERTO MANCA, MARZANA, PARENTELA e PIGNATONE. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

   a seguito dell'eccezionale gravità degli eventi climatici avversi che si sono verificati nei giorni 27 e 28 luglio 2019 e che hanno colpito le province di Arezzo e Firenze, la regione Toscana ha raccolto segnalazioni di danni stimati complessivamente in circa 29 milioni di euro, di cui 25 milioni di mancata produzione e 4 milioni di danni alle strutture;

   la portata dell'evento è stata talmente eccezionale nei suoi aspetti più distruttivi che rischia di mettere seriamente in ginocchio il comparto agricolo, in particolare i comparti dell'ortofrutta e del tabacco;

   in data 2 settembre 2019 l'assessorato all'agricoltura della legione ha deliberato di chiedere al Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali la declaratoria del riconoscimento dello stato di calamità naturale, specificando il territorio colpito e chiedendo, altresì, di fare salve le misure di riduzione degli oneri previdenziali e assistenziali, l'agevolazione al credito anche attraverso le disponibilità e gli strumenti della Cassa depositi e prestiti e l'aumento della dotazione finanziaria del Fondo di solidarietà nazionale (FSN) di cui al decreto legislativo n. 102 del 2004;

   l'assessorato all'agricoltura regionale, contestualmente alla richiesta diretta al Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali dell'11 settembre 2019 prot. n. 0003416, ha dichiarato l'impossibilità, per le imprese agricole colpite, di stipulare in via preventiva le polizze assicurative agevolate previste dal piano di gestione dei rischi e ha pertanto richiesto di derogare allo stesso per poter procedere all'attivazione degli interventi, a valere sul previsti dagli articoli 5, 6, 7 e 8 del citato decreto legislativo –:

   con riferimento all’iter per il riconoscimento dello stato di calamità naturale per il territorio colpito, quali misure intenda attivare per sostenere le imprese agricole danneggiate.
(5-03069)


   INCERTI, CENNI, CRITELLI, DAL MORO, GENTILONI SILVERI e MARTINA. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

   è in fase di preparazione la partecipazione del sistema produttivo nazionale ad uno degli eventi clou del 2020, l'Expo2020 di Dubai che diventerà un'eccellente occasione di visibilità per le imprese, con alcuni settori in prima linea, come l'agricoltura;

   viene stimato che Expo2020 e la sua eredità saranno destinati a contribuire per circa 31 miliardi di euro all'economia degli Emirati;

   quello degli Emirati è un mercato dove la presenza italiana è sempre più forte, con un interscambio commerciale di 5,7 miliardi di euro e oltre 200 imprese italiane stabilite a Dubai per cogliere le opportunità di business;

   il direttore dell'ufficio Ice di Dubai ha dichiarato che le azioni promozionali durante l'Expo si concentreranno su quindici settori, tra i quali particolare interesse rivestono per il comparto agricolo le energie rinnovabili e la filiera agroalimentare;

   il commissario generale per Expo 2020 ha dichiarato che sarà fondamentale presentare l'innovazione nel settore agri-food e, in particolare, vanno considerate le opportunità offerte dall'agricoltura di precisione ad un processo di sviluppo realmente sostenibile;

   a Expo Dubai l'Italia dovrà quindi aspirare ad avere un ruolo guida, confermando la sua leadership in settori chiave come l'agricoltura sostenibile e la filiera agroalimentare in un'area di primario interesse nazionale quale il Mediterraneo;

   il prodotto interno lordo pro capite degli Emirati Arabi Uniti viene stimato in oltre 61.000 dollari ed è tra i più elevati al mondo. I consumi di prodotti alimentari beneficiano degli elevati livelli di ricchezza del Paese che alimentano forti volumi di importazione, nonché investimenti diretti esteri finalizzati a conseguire sicurezza alimentare per il Paese;

   l'ampia base di consumatori, caratterizzata dall'elevata proporzione di espatriati, e i cospicui livelli di reddito disponibile continueranno a sostenere la domanda di prodotti alimentari nel medio periodo;

   anche gli arrivi turistici vengono previsti in forte incremento, parallelamente allo sviluppo di diverse attrazioni e alla citata organizzazione di Expo2020 per la quale, nei sei mesi dell'evento, si prevede un'affluenza di 25 milioni di visitatori. In un Paese dove il numero di turisti è superiore alla popolazione residente, il turismo rappresenta una importante fonte di domanda alimentare –:

   come il Ministro interrogato intenda cogliere questa straordinaria occasione per le imprese italiane, per promuovere le eccellenze alimentari del Made in Italy e il modello italiano di produzione agroalimentare basato sulla sostenibilità e sullo sviluppo tecnologico.
(5-03070)


   GOLINELLI, VIVIANI, BUBISUTTI, GASTALDI, GUIDESI, LIUNI, LOLINI, LOSS, MANZATO, CAVANDOLI, CESTARI, MORRONE, MURELLI, PIASTRA, RAFFAELLI, TOMASI, TOMBOLATO, TONELLI e VINCI. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

   l'eccessivo aumento di alcune specie di fauna selvatica presenti sul territorio, oltre ad essere un rischio per la sicurezza delle persone, nei centri abitati e nelle campagne, comporta gravi danni alle colture agricole;

   da anni le rilevanti criticità determinate dai danni causati all'agricoltura e alla zootecnia da alcune specie di fauna selvatica, hanno portato ripercussioni che vanno ad incidere anche sui bilanci economici delle aziende agricole che vedono compromesso gran parte del reddito ed interessano produzioni di grande qualità ed eccellenza;

   la gestione della fauna selvatica è una problematica che richiede l'individuazione di soluzioni condivise e di opzioni efficaci al fine di salvaguardare le produzioni agricole e agroalimentari italiane, nonché proporre soluzioni che portino ad un contenimento delle varie specie di fauna selvatica presenti sul territorio nazionale;

   nelle Valli di Comacchio esiste un'emergenza dovuta dalla eccessiva presenza di cormorani e aironi che predano gli allevamenti di anguille della zona;

   in Italia negli ultimi 10 anni il numero dei cinghiali selvatici è praticamente raddoppiato. I cinghiali rappresentano anche un rischio reale di trasmissione di epidemie di grande rilevanza e particolarmente gravi, quali la peste suina africana, che, proprio attraverso di essi, rappresenta una minaccia concreta per le produzioni agroalimentari e la zootecnia. Eventuali abbattimenti programmati di essi potrebbero rappresentare un contenimento efficace e un ulteriore prevenzione contro la peste suina africana;

   in accordo con le regioni, si potrebbero valutare possibili modifiche alla legge n. 157 del 1992 prevedendo la figura dell'operatore volontario, ossia un «selecontrollore» che, a seguito di appositi corsi di formazione, a titolo volontario fornisca supporto nell'effettuazione del contenimento numerico della fauna selvatica coordinandosi con gli agenti dipendenti di regioni, province e città metropolitane;

   in Emilia-Romagna la figura dell'operatore volontario ovvero del «coadiutore» è già normata ed operativa da tempo e sta portando ottimi risultati per il contenimento della fauna selvatica. Però, se non si prevede a livello nazionale una modifica della legge n. 157 del 1992 questa figura, a seguito dei ricorsi sopravvenuti, rischia di non essere più operativa –:

   quali iniziative urgenti intenda attuare, congiuntamente alle altre competenti amministrazioni centrali e periferiche, in modo da individuare soluzioni utili da attivare sul territorio, sia a livello normativo che operativo, volte a contrastare il fenomeno e rendere concretamente attuabili ed efficaci i piani di contenimento per una migliore gestione del patrimonio agricolo e zootecnico.
(5-03071)


   NEVI e ANNA LISA BARONI. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

   il Crea e il più grande ente pubblico di ricerca che si occupa di agroalimentare, ovvero il terzo ente pubblico di ricerca più grande del Paese. Esso svolge un ruolo chiave in un Paese come l'Italia in cui l'agroalimentare è il settore strategico;

   il personale precario del Crea contribuisce direttamente alla realizzazione delle ricerche; in alcuni casi ricopre ruoli istituzionali, è responsabile di progetti scientifici ed è impegnato nelle sfide dei prossimi anni: dall'agricoltura sostenibile, alla salubrità degli alimenti, alla difesa da organismi nocivi;

   il 2 gennaio 2019 sono stati assunti, in forza del decreto legislativo n. 75 del 2017, articolo 20 («legge Madia»), i primi 406, su un totale di circa 600 precari. Il personale assunto ricadeva all'interno delle previsioni del decreto legislativo n. 75 del 2017, articolo 20, comma 1, prioritario, cioè che era in servizio nel periodo giugno-dicembre 2017. Restano, ad oggi, escluse 22 unità di personale «comma 1 non prioritario» (cioè non presente nella finestra di cui sopra), circa 100 precari con requisito «comma 2 (prioritario e non prioritario)»;

   l'amministrazione sta attuando quanto previsto dal piano di fabbisogno del personale approvato decreto del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali 27 settembre 2018, sulla scorta delle risultanze dei lavori della commissione, specificatamente istituita al riguardo;

   nel rispondere il 5 marzo 2019 ad una interrogazione, il Governo pro tempore ha informato che, tenuto conto dei vincoli di spesa «si procederà all'assunzione in via prioritaria dei candidati portatori dei requisiti previsti dal comma 2 dell'articolo 20 (...) nonché alla successiva assunzione del rimanente personale in possesso dei requisiti previsti per la stabilizzazione...» e inoltre «... il piano di fabbisogno di personale ha previsto solo in parte lo scorrimento delle graduatorie attive già esistenti, ritenendo prioritaria l'esigenza di innalzare la qualificazione scientifica dei centri di ricerca...»;

   a giudizio degli interroganti, va considerato che in enti di ricerca come il Crea, il curriculum è la parte sostanzialmente più importante;

   in base agli ultimi bilanci dell'Ente, non sembrerebbe superato il limite massimo alle spese di personale di cui all'articolo 9, comma 2, del decreto legislativo n. 218 del 2016 e le norme prevedono la possibilità di utilizzare parte delle risorse dei progetti istituzionali per contribuire alle assunzioni del personale –:

   quale sia stato di avanzamento dell'assorbimento dei precari del Crea e se non si ritenga opportuno dare certezze anche temporali al suddetto personale.
(5-03072)


   BENEDETTI, CUNIAL, GIANNONE e VIZZINI. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

   la legge 2 dicembre 2016, n. 242, entrata in vigore il 14 gennaio 2017, reca «Disposizioni per la promozione della coltivazione e della filiera agroindustriale della canapa»;

   l'interruzione della coltivazione e della trasformazione della canapa in Italia per oltre cinquanta anni, ha determinato un pesante gap tecnologico rispetto agli altri Paesi produttori sia nell'ambito della genetica, settore in cui l'Italia aveva in passato primeggiato, sia per quanto riguarda l'efficienza dei macchinari agricoli e di quelli per la prima trasformazione;

   allo scopo di aiutare il settore a superare tale divario, l'articolo 6 della legge citata prevede incentivi per la filiera della canapa per favorirne il miglioramento delle condizioni di produzione e trasformazione;

   si prevede quindi che il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali, compatibilmente con la normativa europea in materia di aiuti di Stato, destini annualmente al settore della canapa una quota delle risorse disponibili a valere sui piani nazionali di settore di propria competenza, nel limite massimo di 700.000 euro;

   inoltre, una quota delle risorse iscritte annualmente nello stato di previsione del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali, sulla base dell'autorizzazione di spesa di cui alla legge 23 dicembre 1999, n. 499, può essere destinata – con decreto del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali – al finanziamento di progetti di ricerca e sviluppo per la produzione e i processi di prima trasformazione della canapa, finalizzati prioritariamente alla ricostituzione del patrimonio genetico e all'individuazione di corretti processi di meccanizzazione;

   non risulta all'interrogante che tali risorse – a quasi tre anni dall'entrata in vigore della legge – siano mai state erogate –:

   se quanto risulta agli interroganti corrisponda al vero e, in caso affermativo, quali siano i motivi di tale clamoroso ritardo da parte del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali nell'erogazione delle risorse previste dall'articolo 6 della legge 2 dicembre 2016, n. 242.
(5-03073)

POLITICHE GIOVANILI E SPORT

Interrogazione a risposta immediata:


   FORNARO e FRATOIANNI. – Al Ministro per le politiche giovanili e lo sport. – Per sapere – premesso che:

   nel corso della partita del campionato di calcio di seria A giocata domenica 3 novembre 2019 a Verona tra la squadra locale e il Brescia, il giocatore Mario Balotelli è stato oggetto di ripetuti insulti razzisti da parte della curva degli ultras del Verona; inoltre, sempre nella stessa giornata di campionato, la partita Roma–Napoli, allo stadio Olimpico, è stata interrotta dall'arbitro a causa dei cori razzisti contro la città di Napoli;

   questi sono solo gli ultimi episodi, in ordine di tempo, di razzismo, che ripetutamente si manifestano negli stadi italiani e che coinvolgono ogni categoria, fino a quelle dilettantistiche e giovanili;

   nel corso di un'intervista a una radio locale il capo degli ultras del Verona ha dichiarato: «Balotelli è italiano perché ha la cittadinanza italiana, ma non potrà mai essere del tutto italiano», riferendosi al colore della pelle del giocatore e cittadino italiano. Lo stesso capo ultras si è espresso con parole sprezzanti: «Ci sono problemi a dire la parola “negro”? Mi viene a prendere la Commissione Segre perché chiamo uno negro? Mi vengono a suonare il campanello?», riferendosi alla Commissione contro il razzismo, l'antisemitismo e l'odio la cui istituzione è stata votata a maggioranza dal Senato della Repubblica;

   il Ministero dell'interno nel «censimento» del tifo organizzato della stagione 2017-2018 ha individuato 386 gruppi attivi, dei quali 81 indicati come di destra ed estrema destra e che coinvolgono circa 10.000 persone;

   da troppo tempo gli stadi sono diventati una zona franca dove vengono esibiti impunemente slogan e simboli del fascismo e del nazismo;

   tali fenomeni non si verificano solo negli stadi della massima serie ma anche nei campionati dilettanti e in quelli giovanili: sabato 2 novembre 2019 alla partita Desio-Sovicese del campionato pulcini, la categoria dei più piccoli, un bambino, secondo la denuncia della società di casa, è stato apostrofato da un genitore come «negro di merda»;

   a fronte di queste ripetute situazioni si assiste a un'inaccettabile minimizzazione, se non giustificazione, da parte di diverse società calcistiche, come nelle dichiarazioni del presidente del Verona: «Il nostro pubblico è ironico»;

   d'altra parte, il Ministro interrogato ha espresso chiaramente la propria riprovazione ed ha annunciato il proprio impegno perché si adottino iniziative concrete –:

   quali iniziative di competenza intenda adottare nei confronti delle società sportive e dell'intero sistema del calcio italiano affinché questi episodi di razzismo siano severamente puniti, anche in riferimento alla recente legge n. 86 del 2019 sullo sport che delega al Governo numerose materie in tema di ordinamento e gestione delle società sportive.
(3-01086)

PUBBLICA AMMINISTRAZIONE

Interrogazioni a risposta immediata:


   MADIA, DE LUCA, CECCANTI, SERRACCHIANI, DE MARIA, FIANO, FRAGOMELI, VISCOMI, POLLASTRINI, RACITI, CARLA CANTONE, GRIBAUDO, LEPRI, MURA, SOVERINI e ENRICO BORGHI. – Al Ministro per la pubblica amministrazione. – Per sapere – premesso che:

   in materia di validità delle graduatorie di pubblici concorsi, importanti innovazioni sono state introdotte dall'articolo 6-bis del decreto-legge n. 101 del 2019, modificando la disciplina transitoria prevista dall'articolo 1, comma 362, della legge 30 dicembre 2018, n. 145;

   alla luce dell'esigenza delle pubbliche amministrazioni di godere dei necessari margini di flessibilità e al contempo di provvedere al ricambio generazionale che le recenti modifiche in materia previdenziale hanno introdotto, appare necessario un ulteriore intervento volto a superare gli attuali limiti per quel che riguarda lo scorrimento delle suddette graduatorie che impediscono la possibilità di accesso nei casi di fabbisogno di personale emergente e non programmabile, così pregiudicando in tal modo le facoltà assunzionali degli enti pubblici, con gravi ripercussioni sull'efficienza e sul corretto funzionamento dei relativi uffici e sulle legittime aspettative di migliaia di persone, soprattutto giovani, che hanno investito competenze e professionalità alla ricerca di un'occupazione in grado di garantire loro un'attività lavorativa solida e dignitosa;

   appare perciò necessario un intervento legislativo volto a modificare anche il comma 361 dell'articolo 1 della citata legge n. 145 del 2018, finalizzato a estendere l'ambito di efficacia delle graduatorie, prevedendo che esse siano utilizzabili nei casi di avvenuta cessazione dal servizio di personale dipendente, nonché di previsioni contenute nel budget assunzionale stabilito dal piano triennale del fabbisogno di personale, che ciascuna amministrazione pubblica è tenuta a predisporre ai sensi del decreto del Ministro per la semplificazione e la pubblica amministrazione dell'8 maggio 2018 –:

   quali urgenti iniziative intenda adottare, per quanto di competenza, sin dai prossimi provvedimenti utili, al fine di rivedere l'attuale disciplina in materia di utilizzazione delle graduatorie da parte delle amministrazioni pubbliche, consentendo di potervi far ricorso qualora si verifichino cessazioni dal servizio di personale dipendente, nonché in ragione delle previsioni contenute nel budget assunzionale stabilito dal piano triennale del fabbisogno di personale.
(3-01089)


   MACINA, DIENI, ALAIMO, BALDINO, BERTI, BILOTTI, MAURIZIO CATTOI, CORNELI, D'AMBROSIO, SABRINA DE CARLO, FORCINITI, PARISSE, FRANCESCO SILVESTRI, SURIANO e ELISA TRIPODI. – Al Ministro per la pubblica amministrazione. – Per sapere – premesso che:

   la pubblica amministrazione e la qualità delle sue azioni costituiscono un fattore determinante dello sviluppo ed influiscono sulla crescita economica del Paese;

   il dibattuto tema dei cambiamenti nei processi decisionali pubblici nasce dalla necessità di definire un nuovo rapporto tra le amministrazioni pubbliche e la collettività;

   è indubbio che l'organizzazione amministrativa dei pubblici uffici e delle funzioni pubbliche abbiano ricadute immediate sulla vita dei cittadini e del settore produttivo, nonché conseguenze dirette sull'esercizio dei loro diritti rispetto all'accesso e all'adeguatezza dei servizi pubblici;

   è altresì indubbio che, nel tempo, siano stati compiuti passi in avanti che hanno cambiato il rapporto di autoreferenzialità tenuto dalle amministrazioni pubbliche nei confronti dei cittadini, che, ad avviso degli interroganti, devono essere ritenuti soggetti da coinvolgere sempre più nell'agire pubblico, attivando funzioni di interazione e ascolto delle loro istanze, in quanto i processi partecipativi rappresentano uno strumento di avvicinamento, a fronte dell'esigenza di colmare il senso di distacco tra apparati pubblici ed utenti;

   le scelte e le decisioni da parte delle strutture pubbliche dovrebbero essere suffragate dalla partecipazione della collettività – cittadini, imprese, associazioni – alla determinazione degli obiettivi verso cui l'azione pubblica è diretta –:

   se il Ministro interrogato non intenda adottare iniziative di competenza che prevedano, sulle principali questioni che interessano il «circuito» tra pubblica amministrazione, cittadini ed imprese, il coinvolgimento e la partecipazione attiva dei soggetti interessati, al fine di conoscerne e considerarne, in forma preventiva e propedeutica nell'ambito del processo decisionale pubblico, le principali attese ed istanze.
(3-01090)

SALUTE

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della salute, per sapere – premesso che:

   con deliberazione del direttore generale n. 542 del 1° luglio 2019 (approvata dal decreto del commissario ad acta del 4 luglio 2019, n. U00259 e pubblicato sul Bollettino ufficiale della regione n. 58 del 18 luglio 2019), l'azienda ospedaliera universitaria Policlinico Umberto I di Roma ha adottato un atto aziendale disponendo la soppressione della «UOSD – Malattie Rare Displasie Scheletriche – Malattie Metabolismo Osseo in età pediatrica ed evolutiva nel Dipartimento Materno Infantile e Scienze Urologiche», e costituendo in sua vece una «Struttura Tecnica Coordinamento Malattie Rare»;

   l'adozione del predetto atto ha generato preoccupazioni, timori e sgomento in tanti genitori che ogni giorno, con enormi sforzi e con grande coraggio, devono affrontare le più disparate condizioni cliniche e sanitarie dei figli che, nel suddetto reparto, trovavano un'essenziale punto di riferimento; la predetta Uosd (l'Unità operativa semplice dipartimentale), presente nel dipartimento materno infantile e scienze urologiche, è difatti una unità assistenziale che ha risorse proprie in termini di personale sanitario e organizzazione;

   nella Uosd sono strutturati, oltre il responsabile, altri 2 medici e viene assicurata assistenza con posti letti di day hospital e posti letti di ricovero ordinario ed, inoltre, l'attività assistenziale si esplica anche attraverso l'assistenza ambulatoriale in clinica pediatrica ma anche presso lo sportello malattie rare ambulatorio di prima valutazione ubicato in clinica dermatologica;

   nella Uosd è inserito il centro di riferimento malattie rare displasie scheletriche riconosciuto dalla regione Lazio, al quale afferiscono attualmente circa 1.200 pazienti affetti da malattie rare complesse, quali osteodistrofie congenite, condropatie e altre malattie con interessamento del metabolismo osseo;

   si tratta, pertanto, di un polo che da oltre 15 anni è un punto di riferimento europeo e costituisce un bacino di utenza per tutto il Centro-sud;

   in considerazione di ciò la creazione della «Struttura tecnica coordinamento malattie rare» al posto della Uosd sarebbe solo di coordinamento con funzione meramente organizzativa e non assistenziale diretta con il rischio di non essere più in grado di garantire, attraverso organizzazione propria, l'appropriatezza dei protocolli terapeutici, ed un'assistenza costante ai piccoli pazienti che necessitano di una complessa attività assistenziale da parte di personale particolarmente specializzato;

   si sta parlando, difatti, di malattie con manifestazioni cliniche ricorrenti caratterizzate da fratture multiple, sublussazioni articolari, scompensi cardiaci, tiroidei e renali con conseguente grave invalidità fisica e psicologica;

   tra l'altro, è lo stesso Policlinico Umberto I a ritenere necessaria una riorganizzazione; con nota prot. 0030636 si afferma che è intenzione della direzione generale «riorganizzare la Rete Malattie Rare mantenendo invariati i Percorsi Diagnostici Terapeutici Assistenziali attualmente in essere ... Tale organizzazione permetterà sicuramente di mantenere invariata l'offerta assistenziale»;

   la soppressione dell'unità operativa in commento, a parere degli interpellanti, comporta gravi disagi e problematiche ai piccoli pazienti attualmente in cura e costituirebbe un potenziale rischio di violazione di quei princìpi fondamentali – universalità, uguaglianza, equità – cui deve essere ispirato il servizio sanitario nazionale in attuazione dell'articolo 32 della Costituzione –:

   se il Ministro interpellato sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e quali iniziative di competenza intenda adottare, anche per il tramite del Commissario ad acta per l'attuazione del piano di rientro dai disavanzi sanitari regionali, a tutela del diritto alla salute.
(2-00547) «Baldino, Massimo Enrico Baroni, Bologna, D'Arrando, Ianaro, Lapia, Lorefice, Mammì, Menga, Nappi, Nesci, Provenza, Sapia, Sarli, Sportiello, Troiano, Caso, Cassese, Cataldi, Maurizio Cattoi, Chiazzese, Cillis, Cimino, Ciprini, Colletti, Corda, Corneli, Costanzo, Cubeddu, Currò, D'Ambrosio».

Interrogazione a risposta scritta:


   CARNEVALI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   ellaOne® o pillola dei 5 giorni dopo è un contraccettivo di emergenza autorizzato alla commercializzazione con procedura centralizzata;

   la CHMP, ha ritenuto che ellaOne® non presenta un rischio che possa comportare un danno diretto o indiretto (Assessment Report EMA/73099/215) sulla base degli studi approfonditi effettuati ai tempi dell'autorizzazione in commercio;

   con determina in data 21 aprile 2015, l'Aifa, stabiliva un duplice regime di dispensazione del farmaco: con prescrizione medica per le minorenni, senza prescrizione medica per le maggiorenni, ma non per ragioni associate alla sicurezza del farmaco;

   dal 2015 ad oggi, l'efficacia e la sicurezza di ellaOne® è puntualmente e quotidianamente monitorata attraverso la Rete nazionale di farmacovigilanza presso l'Aifa (Rnf) e il «Registro delle Gravidanze», così come attraverso il Comitato per la valutazione dei rischi per la farmacovigilanza dell'Agenzia europea per i medicinali (Ema) (Prac);

   dal 2015 ad oggi, non sono stati rilevati nuovi problemi di sicurezza e la valutazione del rapporto rischi/benefici rimane favorevole;

   proprio con riferimento alla sicurezza di ellaOne®, con «Raccomandazioni del PRAC sulle nuove misure di minimizzazione del rischio di rari ma gravi danni epatici con l'uso di Esmya® per i fibromi» del 18 maggio 2018, EMA ha chiarito che «l'ulipristal acetato è anche il principio attivo di un altro medicinale autorizzato per la contraccezione d'emergenza, in dose singola, di nome ellaOne®. Con ellaOne® non sono stati segnalati casi di grave danno epatico e al momento non vi sono problemi nell'uso di questo medicinale». Quanto precede è stato ulteriormente confermato con parere del 26 luglio 2018 da Ema;

   per quanto riguarda il meccanismo di azione di ellaOne® ed i presunti effetti abortivi e anti-annidatori della stessa occorre fare chiarezza: come evidenziato negli studi clinici disponibili analizzati da EMA/CHMP/PRAC (risalenti al periodo 2009 al 2018), ellaOne® non interrompe una gravidanza già esistente, ma semplicemente impedisce l'instaurarsi di una gravidanza prevenendo o posticipando l'ovulazione;

   già gli Studi Berger 2016, Li 2017, Li 2016 e Levy 2014 confermarono l'azione contraccettiva (e non abortiva) di ellaOne® e non hanno provato effetti anti-annidatori di ellaOne® pertanto il Prac nel 2018 ha concluso affermando che: «non sono state identificate nuove informazioni sulla sicurezza in questi studi sull'effetto clinico endometriale di UPA»;

   il Consiglio superiore di sanità in data 13 marzo 2018 ha dichiarato che «una corretta e completa informazione su ellaOne® è tanto più rilevante per quelle fasce di età (adolescenza), in cui i primi rapporti sessuali possono, appunto, prefigurarsi occasionali»;

   tale accesso alle informazioni deve essere garantito anche alle minorenni per un tempestivo ricorso al farmaco e ciò anche attraverso l'utilizzo e l'ausilio di strumenti appropriati alla loro età –:

   se non ritenga necessario fare chiarezza sulla sicurezza dei contraccettivi di emergenza attualmente in commercio, regolarmente approvati da Ema e costantemente monitorati dagli enti preposti;

   se non ritenga necessario supportare iniziative volte a favorire la diffusione di informazioni sui metodi di contraccezione di emergenza a mezzo della diffusione di materiali informativi che possano rispondere in primis all'esigenza di maggiore diffusione di preventiva, puntuale e corretta informazione, finalizzata ad un accesso tempestivo e consapevole per tutte le donne, a prescindere dalla loro età, alla contraccezione di emergenza.
(4-04026)

SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazione a risposta immediata:


   GELMINI, FIORINI e PORCHIETTO. – Al Ministro dello sviluppo economico. – Per sapere – premesso che:

   il disegno di legge di bilancio 2020 prevede, dal 1 aprile 2020, un'imposta pari a 1 euro/KG sul consumo di manufatti di plastica monouso. Il gettito previsto è pari a 1.079 milioni di euro il primo anno e circa 1.700 a regime. La norma prevede anche un credito d'imposta fino a 20.000 euro per impresa, finalizzato alla riconversione delle imprese verso la produzione di plastiche sostenibili;

   l'Italia è il secondo Paese dell'Unione europea nella produzione delle plastiche trasformate (14 per cento) e lavora poco meno di 7 milioni di tonnellate di plastica l'anno. Le imprese di settore sono oltre 2.000 e impiegano 50.000 lavoratori;

   in particolare, in Emilia Romagna, più di 230 imprese, con 17.000 dipendenti e un giro di affari che supera i 4 miliardi di euro, realizzano il 40 per cento della produzione europea degli imballaggi e la produzione di plastica biomedicale costituisce una eccellenza esportata in tutto il Mondo;

   con riferimento a tale settore, la norma prevede l'esclusione dalla tassa delle sole siringhe, ma giova osservare che innumerevoli dispositivi medici devono essere prodotti, per evidenti motivi di igiene, in plastica monouso. In tale settore la plastica compostabile non è utilizzabile, perché sarebbe tossica per i pazienti;

   la regione Emilia si sta muovendo in direzione del «plastic free» con uno specifico Piano nel quale si parte dall'assunto che per ridurre l'uso di plastica bisogna incentivare tecnologie e consumi ecosostenibili e non penalizzare la competitività delle imprese e le «tasche» dei cittadini;

   la misura del disegno di legge di bilancio non ha finalità ambientali in quanto penalizza i prodotti e non i comportamenti e rappresenta unicamente un'imposizione diretta a recuperare risorse a carico di imprese, lavoratori e consumatori. Si calcola che la maggiore imposta graverà sui consumi delle famiglie per circa 110 euro l'anno;

   per lo sviluppo sostenibile occorre il completamento della transizione verso il modello economico circolare e non la tassazione dei materiali, occorre favorire il percorso già intrapreso dall'industria italiana, attraverso un minore utilizzo delle materie prime, una maggiore efficienza nei processi produttivi, meno rifiuti e una positiva percezione da parte del mercato e dei consumatori:

   quali iniziative si intendano adottare al fine di salvaguardare un comparto di eccellenza, accompagnando il sistema industriale verso una trasformazione sostenibile delle produzioni e dei consumi, che tenga conto degli effetti che si producono nell'economia reale.
(3-01091)

Interrogazione a risposta orale:


   DARA, ANDREUZZA, BINELLI, CAFFARATTO, COLLA, GALLI, LEGNAIOLI, EVA LORENZONI, MURELLI, PATASSINI, PETTAZZI e PIASTRA. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   in occasione dell'interrogazione a risposta immediata in Commissione X n. 5-01822 del 3 aprile 2019 l'allora sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico, Davide Crippa, rispondeva sulla crisi del distretto della calzetteria dando disponibilità «alla apertura, su richiesta, di uno specifico Tavolo che affronti le problematiche del comparto della calzetteria e del noto distretto della calza di Castel Goffredo (Mn)»;

   il successivo 9 aprile 2019 veniva quindi trasmessa dalle associazioni rappresentative del distretto n. 6 Castel Goffredo-Tessile-Calzetteria una richiesta di incontro al Ministero dello sviluppo economico per l'apertura di un tavolo di confronto sulla crisi del settore;

   ad oggi ancora nessuna iniziativa è stata avviata dal Ministero dello sviluppo economico e purtroppo i dati evidenziati dalla ricerca Cersi (Centro di ricerca per lo sviluppo imprenditoriale, centro di ricerca universitario, fondato nel 2006 dalla facoltà di economia e giurisprudenza della sede di Cremona e Piacenza dell'università Cattolica del Sacro Cuore) — commissionata dal Credito Padano, Adici (Associazione distretto calza e intimo) e dalla Camera di commercio di Mantova — sono sempre più allarmanti: dal 2000 al 2018 le imprese di produzione della calzetteria sono passate da 338 a 189. Solo negli ultimi 10 anni hanno cessato l'attività 130 imprese in tutto il distretto tessile nel suo complesso, con una media di 13 chiusure per ogni anno e una perdita di oltre il 40 per cento dei lavoratori impiegati nelle aziende della calzetteria e di oltre il 20 per cento nelle restanti imprese del distretto tessile. In 10 anni sono 4.142 gli operatori del distretto lasciati a casa passando da 10.463 addetti tessili a soli 6.321;

   la centralità internazionale della calza è stato il traguardo raggiunto in 60 anni di duro lavoro, ma questa eccellenza, dopo l'avvento sul mercato dei nuovi player orientali che hanno imposto strategie low price, ha registrato una preoccupante contrazione delle esportazioni. Questo tema è stato al centro di una tavola rotonda svoltasi a Castel Goffredo il 28 ottobre 2019 nel corso della quale si è evidenziata la necessità di una strategia innovativa ma anche di un nuova filiera produttiva certificata che garantisca qualità e legalità: la concorrenza al ribasso tra le aziende del distretto, spesso sfruttando anche i laboratori «fuorilegge» del settore che praticano il caporalato artigiano, deve essere definitivamente debellata così come il fenomeno della contraffazione dei prodotti italiani con un impegno serio anche da parte delle istituzioni –:

   quali iniziative, nell'ambito delle proprie competenze, intendano adottare per supportare il distretto n. 6 Castel Goffredo-Tessile-Calzetteria e se non ritengano utile aprire un tavolo di crisi specificamente dedicato a questo importantissimo settore, che negli ultimi anni ha registrato gravissime perdite in termini produttivi e occupazionali.
(3-01085)

Apposizione di firme ad una interrogazione.

  L'interrogazione a risposta scritta Gagliardi n. 4-03729, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 2 ottobre 2019, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Viviani, Foscolo.

Pubblicazione di testi riformulati.

  Si pubblica il testo riformulato della mozione Pella n. 1-00082, già pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta n. 92 del 28 novembre 2018.

   La Camera,

   premesso che:

    l'obesità rappresenta ormai un problema rilevantissimo di salute pubblica e di spesa per i sistemi sanitari nazionali, spesa che diverrà insostenibile se non saranno adottate politiche di prevenzione adeguate, non disgiunte da programmi di gestione della malattia in grado di affrontare il fardello delle comorbidità, ciò ad intendere la situazione nella quale si verifica in uno stesso soggetto una sovrapposizione e un'influenza reciproca di più patologie, in questo caso connesse all'obesità (diabete, ipertensione, dislipidemia, malattie cardio e cerebrovascolari, tumori, disabilità);

    secondo stime recenti dell'Istat in Italia vi sono circa 21 milioni di soggetti in sovrappeso, mentre il numero degli obesi è di circa 6 milioni, con un incremento percentuale di circa il 10 per cento rispetto al 2001; è sovrappeso oltre 1 persona su 3 (36 per cento, con preponderanza maschile: 45,5 per cento rispetto al 26,8 per cento nelle donne) e obesa 1 su 10 (10 per cento) e oltre il 66,4 per cento delle persone con diabete di tipo 2 è anche sovrappeso o obeso;

    l'incremento dell'obesità è attribuibile soprattutto alla popolazione maschile, in particolare nei giovani adulti di 25-44 anni e tra gli anziani;

    sovrappeso e obesità affliggono principalmente le categorie sociali svantaggiate che hanno minor reddito e istruzione, oltre a maggiori difficoltà di accesso alle cure;

    l'obesità riflette e si accompagna dunque alle disuguaglianze, innestandosi in un vero e proprio circolo vizioso che coinvolge gli individui che vivono in condizioni disagiate, i quali devono far fronte a limitazioni strutturali, sociali, organizzative e finanziarie che rendono difficile compiere scelte adeguate relativamente alla propria dieta e all'attività fisica;

    nel nostro Paese tra gli adulti con un titolo di studio medio-alto la percentuale degli obesi si attesta intorno al 5 per cento (per le persone laureate è pari al 4,6 per cento, per i diplomati è del 5,8 per cento), mentre triplica tra le persone che hanno conseguito al massimo la licenza elementare (15,8 per cento);

    lo stigma sull'obesità, ovvero la disapprovazione sociale, come rilevato dalla World Obesity Federation, è una delle cause che, attraverso stereotipi, linguaggi e immagini inadatte, finisce per ritrarre l'obesità in modo impreciso e negativo;

    lo stigma del peso si riferisce ai comportamenti e agli atteggiamenti negativi che sono rivolti verso le persone unicamente a causa del loro peso;

    esistono dati a livello globale di discriminazione basata sul peso in molte fasi della vita lavorativa, come nell'orientamento professionale, nei colloqui e nelle procedure di selezione, nelle disparità salariali, nei minori avanzamenti di carriera, nelle azioni disciplinari più severe e nel più elevato numero di licenziamenti;

    il bullismo sui giovani con obesità e uno dei fattori presenti nell'ambiente scolastico;

    l'alimentazione in gravidanza e nei primi anni di vita è fondamentale per uno sviluppo armonico dei bambini, per il contenimento della generazione delle cellule adipose e per lo sviluppo del sistema immunitario, come numerosi studi riportano in relazione all'importanza dei primi «mille giorni di vita», comprendendovi anche la gestazione, e come lo stesso Ministero della salute dipartimento per la prevenzione ha sottolineato affermando che: «le evidenze scientifiche disponibili confermano che i primi mille giorni di vita sono fondamentali per un adeguato sviluppo fisico e psichico»;

    accade spesso che i bimbi, anche di pochi mesi e comunque entro i «mille giorni», siano nutriti presso strutture comunitarie, asili nido per esempio, strutture sul territorio nazionale ove si privilegia una dieta che giornalmente prevede proteine in eccesso, in particolare di origine animale. Risulta carente la cultura in merito alla possibile assunzione degli aminoacidi essenziali anche solo sommando nello stesso pasto legumi e cereali. Numerosi studi riferiscono all'eccesso di proteine animali, in particolare nei primi anni di vita, lo sviluppo di obesità e patologie metaboliche, in crescita nel nostro Paese. Vi sono evidenze di un'associazione tra lo squilibrio di nutrienti della dieta nelle prime fasi della vita e il rischio aumentato di sviluppare obesità e «non communicable diseases», nelle epoche successive; presso queste stesse strutture comunitarie i bambini di solito assumono un solo pasto al giorno: senza una dovuta educazione nutrizionale delle famiglie dei bimbi si corre il rischio che essi assumano proteine animali più volte al giorno; senza contare che la produzione di proteine animali è correlata a circa il 10 per cento delle emissioni di gas serra in Italia;

    la nutrizione non è sufficientemente integrata nell'educazione medica, indipendentemente dal paese esaminato o dall'anno accademico;

    è stato istituito con decreto ministeriale del 18 gennaio 2019 presso il Ministero della salute «Il Tavolo di lavoro per la prevenzione e il contrasto del sovrappeso e dell'obesità»;

    l'obesità desta particolare preoccupazione per l'elevata comorbidità associata, specialmente di tipo cardiovascolare, come ad esempio il diabete tipo 2, in genere preceduto dalle varie componenti della sindrome metabolica (ipertensione arteriosa e dislipidemia aterogena), con progressione di aterosclerosi e aumentato rischio di eventi cardio e cerebrovascolari;

    sono sufficienti pochi dati per valutare la dimensione del problema: in chi pesa il 20 per cento in più del proprio peso ideale aumenta del 25 per cento il rischio di morire di infarto e del 10 per cento di morire di ictus rispetto alla popolazione normopeso, mentre, se il peso supera del 40 per cento quello consigliato, il rischio di morte per qualsiasi causa aumenta di oltre il 50 per cento, per ischemia cerebrale del 75 per cento e per infarto miocardico del 70 per cento; alla luce di queste condizioni, anche la mortalità per diabete aumenta del 400 per cento;

    è altrettanto importante sottolineare la correlazione fra eccesso di peso e rischio di tumori: per ogni 5 punti in più di indice di massa corporea (Bmi) il rischio di tumore esofageo negli uomini aumenta del 52 per cento e quello di tumore al colon del 24 per cento, mentre nelle donne il rischio di tumore endometriale e di quello alla colecisti aumenta del 59 per cento e quello di tumore al seno, nella fase post menopausa, del 12 per cento;

    l'eccesso di peso è anche responsabile di patologie non letali ma altamente disabilitanti e costose in termini di accesso alle cure, come ad esempio l'osteoartrosi;

    la dimensione del problema è tale non solo da meritare l'attenzione delle istituzioni e della politica, ma anche da rappresentare una priorità nell'ambito delle scelte da adottare e delle azioni da intraprendere a stretto giro nell'insieme delle questioni di salute pubblica da affrontare con più urgenza, per contenere il fenomeno e contrastarne le devastanti conseguenze. Infatti, non si può più ignorare che l'obesità influenzi pesantemente anche lo sviluppo economico e sociale: secondo la Carta europea sull'azione di contrasto all'obesità, obesità e sovrappeso negli adulti comportano costi diretti (ospedalizzazioni e cure mediche) che arrivano a rappresentare fino all'8 per cento della spesa sanitaria nella regione europea; tali patologie, inoltre, sono responsabili anche di costi indiretti, conseguenti alla perdita di vite umane, e di produttività e guadagni correlati, valutabili in almeno il doppio dei citati costi diretti;

    a livello mondiale, l'obesità è oggi responsabile di un costo complessivo pari a circa 2000 miliardi di dollari, che corrisponde al 2,8 per cento del prodotto interno lordo globale; l'impatto economico dell'obesità, in altre parole, è sovrapponibile a quello del fumo di sigaretta e a quello di tutte le guerre, atti di violenza armata e di terrorismo;

    in Italia i dati più recenti riguardo i costi dell'obesità sono stati ricavati nell'ambito del progetto Sissi, svolto con i database della medicina generale, dalla regione Toscana: lo studio stima che l'eccesso di peso sia responsabile del 4 per cento della spesa sanitaria nazionale, per un totale di circa 4,5 miliardi di euro nel 2012;

    i programmi di contrasto all'obesità del Ministero della salute fanno riferimento nello specifico a diverse linee di attività, quali: la collaborazione con la regione europea dell'organizzazione mondiale della sanità per la definizione di una strategia di contrasto alle malattie croniche, denominata «Gaining Health»; la cooperazione con l'Organizzazione mondiale della sanità per la costruzione di una strategia europea di contrasto all'obesità; le indicazioni europee del Consiglio Epsco del 2006; il piano sanitario nazionale 2006-2008; il piano di prevenzione 2010-2012; lo sviluppo e il coordinamento del programma «Guadagnare salute»; il piano di prevenzione 2014-2018 per programmi di promozione della salute e strategie basate sull'individuo;

    l'impatto dell'obesità e delle malattie non trasmissibili (NCDs, non-communicable diseases), per le quali l'obesità rappresenta il principale fattore di rischio, è preso in seria considerazione ai vari livelli governativi;

    a settembre 2018 l'Assemblea delle Nazioni Unite ha inserito come priorità di azione, articolata in 13 punti, la lotta alle NCDs e all'obesità con particolare richiamo agli Stati membri per uno sforzo che aumenti e renda prioritaria la spesa indirizzata alla riduzione dei fattori di rischio delle NCDs e alla sorveglianza, alla prevenzione e alla diagnosi precoce degli stessi;

    in Inghilterra le policy sull'obesità sono state affrontate dai programmi «Change4life», incentrato particolarmente sulla prevenzione dell'obesità, e «Healthy Child Programme», indirizzato al contrasto dell'obesità giovanile; nel 2010, la responsabilità per le politiche alimentari è passata dalla Food Standard Agency al Department of Health e il Governo ha iniziato a collaborare con il mondo produttivo in una sorta di patto di responsabilità per la salute pubblica per far fronte a diverse problematiche, tra cui l'obesità;

    in Spagna nel 2011 è stata approvata una legge sulla sicurezza alimentare che contiene misure per l'implementazione della strategia contro l'obesità NAOS (Estrategìa para la nutrición, actividad fisica y prevención de la obesidad), con la possibilità di adattare le linee di azione ogni 5 anni; nel 2013 è stato istituito un Osservatorio sulle abitudini alimentari e per lo studio dell'obesità che, oltre al costante monitoraggio sulla prevalenza dell'obesità, prevede l'implementazione delle modifiche dello stile di vita;

    negli Stati Uniti il sistema federale non consente che vi sia una policy nazionale unitaria sull'obesità; tuttavia, a livello federale, nel 2011, è stata approvata la terapia intensiva comportamentale per l'obesità, ora rimborsata da Medicare e Medicaid;

    nel 2017 e nel 2018 l'assemblea plenaria del Comitato delle regioni dell'Unione europea ha approvato due pareri d'iniziativa (123rd plenary session, 11-12 maggio 2017 «Health in cities: the common good» e 131st plenary session, 10 ottobre 2018 «Mainstreaming sport into the EU agenda post-2020»), i quali hanno individuato come obiettivo, tra gli altri, rispettivamente la lotta dell'obesità nell'ambito urbano e il ruolo dell'attività fisica e sportiva nella prevenzione dell'obesità;

    il sistema di sorveglianza, denominato «OKkio alla salute», sul sovrappeso e sull'obesità nei bambini delle scuole primarie (6-10 anni) e i fattori di rischio correlati, promosso e finanziato dal Ministero della salute/CCM, coordinato dal Centro nazionale di epidemiologia, sorveglianza e promozione della salute (Cnesps) dell'istituto superiore di sanità (Iss) in collaborazione con le regioni, il Ministero della salute e il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca, collegato al programma europeo «Guadagnare salute» e ai piani di prevenzione nazionali e regionali, facente anche parte dell'iniziativa della regione europea dell'Organizzazione mondiale della sanità «Childhood Obesity Surveillance Initiative (COSI)», evidenzia che in Italia complessivamente il 37 per cento dei bambini presenta un eccesso ponderale fra sovrappeso e obesità;

    si stima che 1 bambino su 3 sia fisicamente inattivo, maggiormente le femmine rispetto ai maschi, e la frequenza di sovrappeso e obesità nei bambini conferma livelli preoccupanti di eccesso ponderale: il 25 per cento dei bambini è in sovrappeso e l'11 per cento obeso, con maggiore prevalenza nelle regioni del sud d'Italia;

    secondo i dati della Childhood Obesity Surveillance initiative (2015-17) dell'Organizzazione mondiale della sanità l'Italia ha il maggior numero dei bambini obesi o in sovrappeso tra le nazioni europee;

    entro il 2030 una migrazione di massa porterà 1,47 miliardi di persone dalle campagne alle città, causando anche un incremento dell'obesità e, conseguentemente, importanti documenti quali il «Copenhagen Consensus of Mayors for healthier and happier cities for all» (WHO Europe 2018), la «Roma Urban Health Declaration» (2017 G7 on Health Italian Precidency), il Manifesto per la «Salute nelle città: bene comune» (Health City Institute-ANCI 2017), il «Bending the curve» (Cities Changing Diabetes Summit, Houston 2017), individuano nella lotta all'obesità in ambito urbano una delle priorità d'azione per le istituzioni governative e i sindaci nell'ambito dell’urban health;

    in occasione della giornata mondiale e nazionale dell'obesità 2018, l’Italian Obesity Network ha promosso il documento «Manifesto dell’Italian Obesity Network per un futuro sostenibile» e per la Giornata 2019 il documento «Carta dei diritti e dei doveri delle persone con obesità», sottoscritto da tutte le società scientifiche e le associazioni di pazienti attive sull'obesità in Italia,

impegna il Governo:

1) ad adottare iniziative normative affinché nell'ordinamento siano introdotte una definizione di obesità come malattia cronica caratterizzata da elevati costi, diretti e indiretti, economici e sociali, e una definizione del ruolo degli specialisti che si occupano di tale patologia;

2) a implementare un piano nazionale sull'obesità che armonizzi a livello nazionale, le attività nel campo della prevenzione e della lotta all'obesità, un documento, condiviso con le regioni, che, compatibilmente con la disponibilità delle risorse economiche, umane e strutturali, individui un disegno strategico comune inteso a promuovere interventi basati su un approccio multidisciplinare integrato e personalizzato, centrato sulla persona con obesità e orientato a una migliore organizzazione dei servizi e a una piena responsabilizzazione di tutti gli attori dell'assistenza;

3) ad adottare iniziative per assicurare alla persona con obesità il pieno accesso agli iter diagnostici per le comorbidità, alle cure e ai trattamenti dietetico-alimentari, e, nei casi più gravi, l'accesso a centri di secondo livello per valutare approcci, psicologici, farmacologici e chirurgici;

4) a prevedere una più stringente implementazione di quanto previsto nel Patto Nazionale della Prevenzione 2014-2018 relativamente alle politiche di contrasto all'obesità adottando iniziative vincolanti nel nuovo Patto nazionale della prevenzione 2020-2025 prevedendo linee guida inerenti ai «primi 1.000 giorni di vita», del bambino;

5) a promuovere il miglioramento della formazione degli operatori sanitari sul tema della nutrizione e a promuovere una maggiore cultura per gli operatori scolastici e per i neo genitori su questo tema;

6) a promuovere ulteriori studi sulle cause di obesità e ad adottare iniziative per migliorare gli standard di nutrizione delle mamme in gravidanza e dei bambini per agire in particolare anche sui primi «1.000 giorni», esplicitando che non vi è obbligo di erogazione quotidiana di proteine animali nelle mense pubbliche e favorendo un approccio culturale basato sull'assunzione del corretto quantitativo di proteine e sulla possibilità di assumere gli aminoacidi essenziali anche con sole proteine vegetali;

7) a promuovere programmi per la prevenzione dell'obesità infantile e per la lotta alla sedentarietà attraverso iniziative coordinate di promozione della salute, intesa nella sua dimensione biopsicosociale, che implementino a livello scolastico l'attività fisica e sportiva, la sana alimentazione e l'informazione sulla promozione dei corretti stili di vita, compresa la qualità relazionale;

8) a intraprendere iniziative congiunte e sinergiche di informazione alla popolazione a sostegno di quanto promosso dalla campagna nazionale e internazionale denominata Obesity Day;

9) a promuovere percorsi educativi e informativi e interventi a tutela della persona con obesità negli ambienti lavorativi e scolastici, volti a contrastare le discriminazioni e gli atti di bullismo anche nei confronti delle persone con obesità;

10) a intraprendere tutte le iniziative per la protezione dell'allattamento al seno materno, per sei mesi esclusivo e fino a due anni complementare;

11) ad assumere iniziative per disciplinare la pubblicità di prodotti alimentari e bevande per bambini, al fine di:

   a) adoperarsi affinché i luoghi dove i bambini si riuniscono (asili, scuole, cortili delle scuole e centri di pre-scuola, parchi giochi, cliniche della famiglia e del bambino e servizi pediatrici e durante tutte le attività sportive e culturali) siano liberi da ogni forma diretta e indiretta di pubblicità di alimenti con un alto contenuto di grassi saturi, acidi grassi, zuccheri e sali liberi;

   b) sviluppare politiche di contenimento del marketing alimentare sui bambini, con la predisposizione di misure che proteggano l'interesse pubblico;

   c) identificare le informazioni e la natura degli effetti del marketing alimentare rivolto ai bambini per sviluppare ulteriori ricerche in questo campo al fine di ridurre l'impatto sui bambini della pubblicità di alimenti con un eccessivo contenuto di grassi saturi, acidi grassi, zuccheri e sali liberi;

12) ad assumere iniziative per stimolare l'industria alimentare a studiare una adeguata porzionatura dei prodotti per l'infanzia e l'adolescenza, tenuto conto di tutti i nutrienti che possono influire sullo sviluppo di obesità.
(1-00082) (Nuova formulazione) «Pella, Bologna, Boldi, Carnevali, Gemmato, De Filippo, Rostan, Pedrazzini, Cecconi, Giacometto, Pentangelo, Rosso, Zangrillo, Occhiuto, Bagnasco, D'Arrando, Siani, Sozzani, Versace, Di Lauro, Nappi, Sportiello, Provenza, Zolezzi, Giordano, Sarli, Menga, Nevi».

  Si pubblica il testo riformulato della mozione Nitti n. 1-00231, già pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta n. 214 del 24 luglio 2019.

   La Camera,

   premesso che:

    Dante Alighieri, nato a Firenze tra il maggio e il giugno del 1265 e scomparso a Ravenna nella notte tra il 13 e il 14 settembre del 1321, è il massimo esponente della tradizione letteraria italiana e la Divina Commedia resta, a tutt'oggi, l'opera italiana più celebre e tradotta al mondo, nonché uno dei maggiori capolavori della letteratura mondiale;

    lo studio delle opere di Dante Alighieri ha da sempre rappresentato un'esperienza intellettuale irrinunciabile e capace di segnare nel profondo i percorsi di vita di intere generazioni di studenti e di cittadini;

    Dante Alighieri viene unanimemente considerato il «padre» della lingua italiana in virtù della teorizzazione della lingua volgare «illustre», «cardinale», «aulica» e «curiale» esposta nell'opera De vulgari eloquentia (1303-1305) e in virtù dell'utilizzo della «nuova lingua» a partire dall'opera giovanile Vita nova, per arrivare alla celebre Commedia, opera in cui si rappresenta, metaforicamente, il tortuoso processo di maturazione linguistica del volgare illustre, assurgendo il volgare fiorentino al di sopra delle altre varianti del volgare italiano;

    la vastissima diffusione del poema dantesco, già immediatamente dopo la morte del suo autore, veicolò anche la lingua con cui era stato composto, che funse così da modello linguistico per tutti i letterati, studiosi, intellettuali e semplici lettori;

    i capolavori di Dante hanno plasmato il Rinascimento, destato l'interesse dell'intero panorama della letteratura mondiale, e costituiscono, oltre all'incommensurabile valore letterario, anche un prezioso affresco di storia del pensiero occidentale intriso di riferimenti biblici e mitologici, di rimandi alla letteratura greca e latina, di riflessioni filosofiche e teologiche, di preziose testimonianze storiche e politiche del suo tempo;

    l'influenza dell'opera di Dante travalicò presto i confini della letteratura per abbracciare tutte le arti, divenendo immediatamente oggetto di interesse presso pittori rinascimentali come Sandro Botticelli, e successivamente presso esponenti della corrente del Romanticismo (Eugène Delacroix, Dominique Ingres e Gustave Doré) e dei preraffaelliti; da Vincenzo Galilei a Franz Liszt, anche la musica trasse ispirazione dalla poetica dantesca;

    William Blake, uno dei principali esponenti del Romanticismo inglese, illustrò la Divina Commedia con scene grandiose e visionarie, mentre il tedesco Joseph Anton Koch, della corrente dei nazareni, dedicò al poema dantesco gli affreschi del Casino Massimo di Roma;

    i primi influssi danteschi sulla produzione letteraria europea giunsero nella seconda metà del XIV secolo in Inghilterra, dove Dante venne scoperto grazie al letterato inglese Geoffrey Chaucer, che viaggiò in Italia ed entrò in contatto con il nostro mondo letterario;

    anche in Spagna la conoscenza di Dante si diffuse rapidamente sin dal XIV sec. con il Cancionero de Baena ed Enrique de Aragòn. La Commedia fu tradotta in spagnolo da Miguel Aranda y Sanjuàn nel 1868 e da Conde de Cheste nel 1879;

    in Francia Dante si diffuse grazie alla Scuola lionese e successivamente con le lezioni di Claude Fauriel e Abel-François Villemain;

    in Germania l'interesse per il Sommo Poeta raggiunse il culmine con la Riforma protestante e, in età Romantica, con August Wilhelm von Schlegel e i filosofi Schelling ed Hegel, e il filologo Karl Witte; anche Auerbach compì importanti studi su Dante;

    in America Ralph Waldo Emerson tradusse la Vita Nova e grazie ad Ezra Pound, Henry Miller e Charles S. Singleton l'interesse verso Dante crebbe sempre più;

    nell'età moderna il culto dantesco raggiunse anche gli altri Paesi europei grazie ai viaggi di letterati e intellettuali in Italia e all'operato di italiani che ne patrocinarono la diffusione all'estero, come il frate francescano Giovanni Bertoldi da Serravalle che tradusse e commentò in latino la Commedia tra il 1414 e il 1417, diffondendone la conoscenza presso i prelati di Inghilterra, Germania e Francia;

    l'influenza di Dante fu molto forte anche su alcuni poeti del Novecento, tra cui in particolare Thomas Stearns Eliot ed Eugenio Montale; tra i principali studiosi danteschi del XX sec. si annoverano Gianfranco Contini, Umberto Bosco, Natalino Sapegno, Maria Corti, Marco Santagata, Giorgio Petrocchi;

    l'Enciclopedia Treccani ha calcolato che il 90 per cento del lessico fondamentale dell'italiano in uso oggi (cioè il 90 per cento delle 2000 parole più frequenti, che a loro volta costituiscono il 90 per cento di tutto ciò che si dice, si legge o si scrive ogni giorno) è già presente nella Divina Commedia;

    Il Corriere della Sera, nell'imminenza del Settecentesimo anniversario dalla morte del Sommo Poeta, che cadrà nel 2021, ha lanciato la proposta di istituire una giornata nazionale dantesca, ricevendo l'immediata adesione dell'Accademia della Crusca, della Società Dante Alighieri, della Società dantesca e dell'Associazione degli italianisti;

    Marcello Ciccuto, presidente della società dantesca di Firenze, ha sottolineato al Corriere della Sera in data 3 giugno 2019 «l'esigenza di fissare un momento nella memoria culturale della Nazione nel quale molti ancor oggi riconoscerebbero uno dei sensi fondativi della nostra individualità storica». Alberto Casadei, docente di letteratura italiana presso l'Università di Pisa, ha precisato come «Nel 2021 l'attenzione internazionale verso Dante sarà fortissima e per questo va individuato un giorno specifico per ricordare uno dei pochi autori noti a livello davvero globale»;

    nel corso della XVII legislatura il Parlamento ha approvato, a larghissima maggioranza, la legge 12 ottobre 2017, n. 153, «Disposizioni per la celebrazione dei 500 anni dalla morte di Leonardo da Vinci e Raffaello Sanzio e dei 700 anni dalla morte di Dante Alighieri»;

    il disegno di legge è stato presentato allora con l'intento di garantire adeguato risalto nazionale e internazionale alla celebrazione della vita, del pensiero e delle opere di un poeta e di due artisti di straordinaria importanza, attraverso le attività di alto valore scientifico programmate e attuate da tre Comitati nazionali, con forti e positivi riflessi sulla conoscenza scientifica e sulla ricerca;

    l'approvazione della suddetta legge ha permesso di avviare una misura ulteriore e speciale rispetto alla sola legge n. 420 del 1997, che avrebbe sì consentito al Ministero di tutelare e valorizzare la tradizione culturale italiana attraverso l'istituzione e il sostegno economico dei comitati nazionali celebrativi, ma con minori risorse e in tempi di coordinamento molto lunghi;

    nello specifico, il Comitato nazionale per le celebrazioni dei settecento anni dalla morte di Dante Alighieri nel 2021 ha avviato i suoi lavori e raccolto le proposte di progetto di associazioni, enti locali, musei, istituti e realtà culturali per promuovere e ricordare questa importante ricorrenza;

    in occasione del recente discorso di insediamento, il Presidente del Consiglio dei ministri Giuseppe Conte ha citato il settimo centenario della morte di Dante Alighieri come un'occasione imperdibile per l'Italia, sottolineando l'importanza di preparare il nostro Paese a celebrarlo nel miglior modo possibile: «Anche sul terreno culturale dovremo promuovere l'Italia e il nostro brand, anche culturale, nel mondo. Valorizzando attraverso gli istituti di cultura lo studio e la diffusione della lingua italiana e (...) preparandoci così nel modo migliore a celebrare il settimo centenario della morte di Dante Alighieri nel 2021»;

    risulta doveroso, anche in considerazione dell'imminente ricorrenza dei Settecento anni dalla morte di Dante Alighieri, che il nostro Paese celebri a dovere il più grande letterato della sua storia,

impegna il Governo:

1) ad assumere iniziative per istituire una giornata celebrativa in onore di Dante Alighieri, individuando una data in accordo con le varie associazioni e istituzioni culturali italiane che si dedicano allo studio, alla diffusione e alla conservazione del patrimonio dantesco, e a sostenere le attività e le celebrazioni che si svolgeranno in occasione dell'anno dedicato al Sommo Poeta;

2) al fine di divulgare e valorizzare un patrimonio culturale unico e universale, a coordinare la realizzazione di un percorso, commisurato alla rilevanza culturale della personalità celebrata, mirato all'arricchimento dell'offerta culturale in termini di formazione, ricerca, divulgazione e conoscibilità delle opere dantesche.
(1-00231) «Nitti, Piccoli Nardelli, Toccafondi, Fratoianni, Lattanzio, Di Giorgi, Fregolent, Casa, Prestipino, Rospi, Rossi, Ferri, Zennaro, Ciampi, Testamento, Orfini, Aresta, De Giorgi, Cubeddu, De Lorenzo, Ianaro, Angiola, Trizzino, Melicchio, Bella, Villani, Acunzo, Frate, Palmisano, Gallo, Giordano».

Ritiro di un documento di indirizzo.

  Il seguente documento è stato ritirato dal presentatore: mozione Piccoli Nardelli n. 1-00245 del 30 settembre 2019.

Ritiro di documenti del sindacato ispettivo.

  I seguenti documenti sono stati ritirati dai presentatori:

   interrogazione a risposta in Commissione Deiana n. 5-02756 del 25 settembre 2019;

   interrogazione a risposta in Commissione Iezzi n. 5-02941 del 21 ottobre 2019;

   interrogazione a risposta scritta Ferro n. 4-03972 del 30 ottobre 2019;

   interrogazione a risposta in Commissione Rosso n. 5-03036 del 31 ottobre 2019;

   interpellanza Bartolozzi n. 2-00543 del 4 novembre 2019.

Trasformazione di un documento del sindacato ispettivo.

  Il seguente documento è stato così trasformato su richiesta del presentatore: interrogazione a risposta scritta Carelli e Grimaldi n. 4-03453 del 30 luglio 2019 in interrogazione a risposta in Commissione n. 5-03076.