Camera dei deputati

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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Mercoledì 30 ottobre 2019

ATTI DI INDIRIZZO

Mozione:


   La Camera,

   premesso che:

    l'azionariato di Telecom Italia Mobile (TIM) è composto da Vivendi (23,94 per cento) Cassa Depositi e Prestiti (9,89 per cento), Paul Elliott Singer (9,55 per cento), Gruppo Telecom Italia (1,08 per cento), Investitori istituzionali italiani (1,91 per cento), Investitori istituzionali esteri (43,77 per cento), altri azionisti (9,86 per cento);

    l'assetto azionario di Open Fiber è costituito da una partecipazione paritetica tra Enel S.p.A. e Cdp Equity S.p.A. (CDPE), società del Gruppo Cassa depositi e prestiti;

    la Commissione europea ha adottato, il 19 maggio 2010, la Comunicazione «Un'Agenda digitale europea» (COM (2010)245), che rappresenta una delle sette «iniziative faro» della Strategia per la crescita «Europa 2020», prevedendo tre obiettivi in tema di banda larga ed ultralarga, con diverse scadenze temporali: banda larga di base per tutti entro il 2013; banda larga veloce (pari o superiore a 30 Mbps) per tutti entro il 2020; banda larga ultraveloce (velocità superiore a 100 Mbps) per almeno il 50 per cento degli utenti domestici europei entro il 2020;

    con la Comunicazione COM (2016)587 «Connettività per un mercato unico digitale competitivo: verso una società dei Gigabit europea», la Commissione ha annunciato gli obiettivi per il 2025: 1. connettività di almeno un 1 Gbps per scuole, biblioteche e uffici pubblici; 2. connettività di almeno 100 Mbps per tutte le famiglie europee; 3. copertura 5G ininterrotta in tutte le aree urbane e lungo i principali assi di trasporto terrestre;

    al fine di conseguire gli obiettivi europei, la Strategia italiana per la banda ultralarga è stata approvata dal Consiglio dei ministri, nella seduta del 3 marzo 2015, anche sulla base delle risultanze dell'indagine conoscitiva congiunta dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni e dell'Autorità garante della concorrenza e del mercato sulla concorrenza statica e dinamica nel mercato dei servizi di accesso e sulle prospettive di investimento nelle reti di telecomunicazioni a banda larga e ultralarga rese note l'8 novembre 2014;

    con riferimento agli interventi dal lato dell'offerta, nell'ambito del piano nazionale banda ultralarga si è preso atto che l'obiettivo europeo «Banda larga ultraveloce» non può essere conseguito senza un intervento pubblico che stimoli ed orienti la programmazione dei privati;

    nel piano si è proceduto, a questo scopo, a distinguere il territorio nazionale, da un punto di vista tecnico, in 94.645 sotto-aree e da un punto di vista della qualità delle connessioni in 4 cluster di intervento a seconda del livello di coinvolgimento pubblico necessario per il conseguimento dell'obiettivo, prevedendo il cluster C – aree marginali (nelle quali gli operatori possono maturare l'interesse a investire in reti con più di 100 Mbps soltanto grazie a un sostegno statale) e il cluster D – aree a fallimento di mercato (cosiddette «aree bianche») per le loro caratteristiche di scarsa densità abitativa e di dislocazione frastagliata sul territorio, per le quali solo l'intervento pubblico diretto può garantire alla popolazione residente un servizio di connettività a più di 30 Mbps;

    il piano ha programmaticamente destinato, a valere sulle risorse del Fondo sviluppo e coesione (FSC) 2014-2020, 3,5 miliardi di euro, di cui 2,2 miliardi di euro per interventi di immediata attivazione, rinviando a una successiva delibera l'assegnazione di ulteriori risorse nel limite massimo di 1,3 miliardi di euro. Ulteriori risorse, fino a 1,4 miliardi di euro, potranno essere conferite al piano strategico per la banda ultralarga, con successivi provvedimenti normativi (previo reperimento delle coperture finanziarie) per un totale di 4,9 miliardi di euro;

    il primo bando per la realizzazione della rete in fibra nelle cosiddette «aree bianche», quelle cioè a fallimento di mercato, e «grigie» raggruppate nei cluster C e D previsti dal piano nazionale banda ultralarga ha previsto un finanziamento pubblico di 1,4 miliardi di euro, suddivisi in più di un miliardo di euro di fondi statali (FSC) e 352 milioni ai fondi strutturali a livello regionale. La gara è stata aggiudicata ad Open Fiber ed il bando ha riguardato la progettazione, la realizzazione, la manutenzione e la gestione di una rete passiva e attiva di accesso in modalità wholesale, atta a consentire agli operatori di telecomunicazione di fornire servizi ad utenti finali a 100 Mbps. La rete è stata ceduta in concessione a Open Fiber per 20 anni e rimarrà di proprietà pubblica alla scadenza della stessa;

    il 24 agosto 2016 è stato pubblicato il secondo bando per la costruzione della rete pubblica a banda ultralarga nelle aree bianche, suddiviso in 6 lotti funzionali e concernente le regioni Piemonte, Friuli Venezia Giulia, Valle d'Aosta, Lazio, Basilicata, Campania, Umbria, Sicilia, Marche, Liguria e provincia di Trento. Anche in tal caso la procedura è stata aggiudicata all'operatore Open Fiber;

    il terzo bando di gara, relativo all'aggiudicazione dei lotti riguardanti le tre regioni rimanenti (Puglia, Calabria e Sardegna) è stato pubblicato il 17 aprile 2018; la gara si è conclusa il 18 dicembre 2018 ed è stata aggiudicata il 30 gennaio 2019. Anche in tal caso è risultato aggiudicatario per tutti i lotti l'operatore Open Fiber;

    la fibra ottica è l'unica tecnologia che, per caratteristiche fisiche, può essere definita realmente «a prova di futuro» e non soggetta al degrado di prestazioni dovuto all'ampliarsi dei servizi disponibili in rete. Lo sviluppo rapido e sostenibile della fibra ottica è, quindi, prioritario per il Paese in quanto premessa necessaria e ineludibile per lo sviluppo del 5G, dell’«industria 4.0» e per realizzare la rivoluzione digitale che rappresenta la più concreta occasione di benessere e di lavoro per le nuove generazioni;

    la direttiva (UE) 2018/1972 del Parlamento europeo e del Consiglio dell'11 dicembre 2018, che istituisce il codice europeo delle comunicazioni elettroniche, riconosce che i proprietari di rete il cui modello di business (wholesale only) si limita alla fornitura di servizi all'ingrosso ad altri soggetti svolgono un ruolo positivo nella creazione di un mercato all'ingrosso dinamico, con effetti positivi per la concorrenza nel mercato al dettaglio a valle;

    la stessa direttiva considera il modello di business wholesale only attraente per potenziali investitori finanziari interessati a infrastrutture meno volatili e con prospettive a più lungo termine di installazione delle reti ad altissima capacità;

    si rileva che la presenza di concorrenza sul mercato delle telecomunicazioni ha ampliato negli ultimi 20 anni la disponibilità dei servizi, riducendone i costi per i consumatori. Qualsiasi riduzione di concorrenza, in assenza dei necessari e tempestivi interventi regolatori, sicuramente non sarebbe nell'interesse dei cittadini, che dovrebbero sostenere costi più alti e soprattutto porterebbe, con ogni probabilità, ad un rallentamento del necessario processo di aggiornamento delle reti verso l’ultra broad band;

    come documentato dalla Commissione europea nel rapporto Desi 2018, il nostro Paese mostra un mercato caratterizzato da un crescente livello di concorrenza infrastrutturale, in primo luogo grazie all'ingresso sul mercato di Open Fiber, operatore wholesale only non verticalmente integrato, che alla fine del 2016 ha completato l'acquisizione di Metroweb Italia da F2i e FSI Investimenti. Sempre secondo la Commissione si assiste in Italia a un crescente livello di concorrenza a livello infrastrutturale e a una combinazione di investimenti a carattere pubblico e privato, grazie ai quali si sta registrando un significativo miglioramento sul fronte dell'installazione di reti di accesso in fibra ottica di nuova generazione (Nga), in conformità agli obiettivi previsti dall'Agenda digitale della Commissione europea, con conseguenti effetti positivi anche sul fronte della domanda che sta aumentando in parallelo, anche se ad un ritmo più lento;

    guardando l'indice Desi, utilizzato dalla Commissione europea per misurare l'evoluzione della competitività digitale dei Paesi membri, l'Italia nel 2018 è quartultima, la stessa posizione che ricopriva l'anno precedente, ma anche la stessa che ricopriva nel 2014;

    il decreto-legge 23 ottobre 2018, n. 119, recante disposizioni urgenti in materia fiscale e finanziaria, in linea con il codice europeo delle comunicazioni elettroniche, all'articolo 23-ter, prevede che l'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni possa indicare uno schema di eventuale aggregazione volontaria dei beni relativi alle reti di accesso appartenenti a diversi operatori, in un soggetto giuridico non verticalmente integrato e wholesale, appartenente a una proprietà diversa o sotto controllo di terzi indipendenti, ossia diversi da operatori di rete verticalmente integrati, volto a massimizzare lo sviluppo di investimenti efficienti in infrastrutture nuove e avanzate a banda ultralarga, con le migliori tecnologie disponibili, comunque in grado di fornire connessioni stabili, anche tenuto conto delle possibili inefficienze derivanti dall'eventuale duplicazione di investimenti. In caso di attuazione dello schema da parte degli operatori, l'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni determina gli adeguati meccanismi incentivanti di remunerazione del capitale investito, tenendo conto anche del costo storico degli investimenti effettuati in relazione alle reti di accesso trasferite, della forza lavoro dei soggetti giuridici coinvolti e delle migliori pratiche regolatorie europee e nazionali adottate in altri servizi e industrie a rete;

    occorre puntare, quindi, a una aggregazione tra le reti di TIM e Open Fiber con un baricentro azionario nella Cassa depositi e prestiti e non in capo all'operatore verticalmente integrato; un'aggregazione aperta alla gestione della nuova rete da parte degli operatori infrastrutturali già attivi sul territorio nazionale;

    il baricentro azionario in capo a Cassa depositi e prestiti rappresenterebbe, inoltre, il miglior strumento per garantire al nostro Paese la sicurezza delle reti e dei servizi in modo da resistere, a un determinato livello di riservatezza, a qualsiasi azione che comprometta la disponibilità, l'autenticità, l'integrità o la riservatezza di reti e servizi e dei dati conservati, trasmessi o trattati;

    ipotesi di fusione per incorporazione di Open Fiber in TIM (come riportate dai media) e cioè in capo all'operatore verticalmente integrato risulterebbero, quindi, contrarie allo spirito del codice europeo imperniato, come detto, sulla figura dell'operatore wholesale only e sulla promozione del co-investimento per la realizzazione di reti ad altissima capacità trasmissiva, nonché al recente intervento legislativo del Parlamento italiano che esclude espressamente una siffatta aggregazione in capo all'operatore verticalmente integrato;

    inoltre, una simile operazione determinerebbe la fusione tra le due principali infrastrutture di rete italiane, quella dell'operatore storico TIM e quella del suo principale concorrente Open Fiber (peraltro, quest'ultimo, beneficiario dei fondi pubblici stanziati a favore dell'aggiudicatario delle tre gare bandite da Infratel e della maggiorazione di punteggio prevista proprio a favore degli operatori wholesale only). Detta fusione solleverebbe evidenti criticità, sia sul versante regolamentare che su quello antitrust, in quanto pregiudicherebbe quell'assetto concorrenziale auspicato dal Regolatore europeo e nazionale sin dal lontano 1998, anno in cui fu completata la liberalizzazione del settore;

    viceversa, l'aggregazione delle reti Tim e Open Fiber con il baricentro azionario nella cassa depositi e prestiti e non in capo all'operatore verticalmente integrato consentirebbe lo sviluppo di investimenti efficienti in infrastrutture nuove e avanzate a banda ultralarga, assicurando la necessaria transizione degli asset consistenti nella infrastruttura di rame destinata ad essere dismessa; una soluzione del genere (ovvero quella di una società pubblica della rete che sia: a) unica, b) non verticalmente integrata, c) sul modello Wholesale only) sarebbe peraltro in linea con i livelli di partecipazione pubblica negli assetti proprietari dei principali operatori di telecomunicazioni europei e in totale assonanza con quanto auspicato dalla stessa Unione europea a proposito dell'adozione del modello Wholesale only come modello europeo per assicurare il dovuto sostegno infrastrutturale alle esigenze di crescita dell'economia europea. Va inoltre ricordato che un operatore Wholesale-only non ha alcun incentivo a discriminare gli operatori nel mercato al dettaglio, dal momento che non opera in tale mercato, diversamente dall'operatore verticalmente integrato,

impegna il Governo:

1) ad adottare iniziative per risolvere l'ormai annoso problema della condizione di stallo dell'intero settore delle telecomunicazioni italiane, che ormai si protrae da alcuni anni, una condizione di stallo che blocca le operations strategiche degli operatori, rallenta gli investimenti, allontana gli investitori istituzionali e internazionali, conferisce all'intero settore industriale uno stato di incertezza e di scarsa propensione per il futuro, accentua la condizione di crisi di molte società dell'indotto le quali, a causa dello stato di stallo, si trovano in condizioni di gravi difficoltà con conseguenti ricadute anche sul piano occupazionale, mentre l'operatore nazionale incumbent non sembra neanche in condizione di valorizzare l'immensa mole di personale molto qualificato che ha;

2) a promuovere, mediante la partecipazione azionaria detenuta da Cassa depositi e prestiti in TIM e in Open Fiber, l'aggregazione dei beni relativi alle reti di telecomunicazioni e a tutti gli asset infrastrutturali appartenenti a diversi operatori in capo a un soggetto giuridico non verticalmente integrato, creando una società unica della rete, con modello di business fondato sul Wholesale only e controllato dalla stessa Cassa depositi e prestiti;

3) ad adottare iniziative per far sì che la «società della rete» possa garantire il corretto utilizzo di fondi pubblici stanziati, assicurando l'ottimizzazione degli investimenti già effettuati e imponendo la verifica periodica del programma di sviluppo nazionale sotto il controllo della Presidenza del Consiglio, con un piano industriale vincolante che preveda il rispetto degli obiettivi dell'Agenda digitale italiana ed europea;

4) ad individuare le forme più adeguate ed avanzate per assicurare la sicurezza e l'integrità delle reti e dei servizi di comunicazione elettronica accessibili al pubblico, proteggendo l'integrità delle informazioni relative ai cittadini italiani e ai consumatori e garantendo la protezione della proprietà intellettuale dei brevetti e della ricerca di imprese ed università italiane contro ogni attacco nei confronti della sovranità digitale e tecnologica del Paese, posto che tutto ciò rappresenta un obiettivo ineludibile che anche in Italia, come già accade in tutti i principali Paesi dell'Unione europea, deve individuare le forme più adeguate di governance, per una valorizzazione delle competenze e delle responsabilità, e le forme più efficaci di intercettazione delle risorse adeguate e di ottimizzazione del loro uso.
(1-00274) «Meloni, Lollobrigida, Butti».

Risoluzione in Commissione:


   La I e VII Commissione,

   premesso che:

    nel mese di agosto 2019, il presidente israeliano Reuven Rivlin ha invitato i leader mondiali a Gerusalemme in occasione del 75° Anniversario della Liberazione del lager nazista di Auschwitz, quello che più comunemente è conosciuto come «Giorno della Memoria per le vittime dell'Olocausto» e che è celebrato il 27 gennaio di ogni anno. L'invito, legato allo svolgimento del 5° World Holocaust Forum – che si terrà il prossimo 23 gennaio 2020 a Yad Vashem a Gerusalemme – rappresenta la volontà di dare un vero segnale nella lotta contro l'antisemitismo, anche a favore dell'educazione delle future generazioni all'importanza della memoria. Il Presidente della Repubblica italiana Sergio Mattarella ha già confermato la sua partecipazione, insieme al Presidente francese Emmanuel Macron, al Presidente tedesco Frank-Walter Steinmeier ed il Presidente austriaco Alexander Van der Bellen;

    il già menzionato Forum nasce in risposta all'aumento allarmante di episodi di antisemitismo, odio e violenza, soprattutto in molti Paesi europei: l'ultimo, in ordine di tempo, è relativo alla sparatoria avvenuta il 9 ottobre 2019 ad Halle, in Germania, di fronte alla sinagoga della città, dove erano in corso le celebrazioni per la festività dello Yom Kippur;

    per quanto riguarda il nostro Paese, l'Osservatorio antisemitismo della Fondazione Centro di documentazione ebraica contemporanea – Cdec – riporta che, nel primo trimestre del 2019 (gennaio-marzo) sono stati registrati 63 episodi di antisemitismo, nel secondo trimestre (aprile-maggio) 72 episodi, mentre nel terzo (luglio-settembre) 55, per un totale (da gennaio a settembre) di 189, mostrando come anche in Italia diventi sempre più preoccupante l'emersione di nuove forme di odio;

    lo stesso Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, nel suo discorso tenuto in occasione delle celebrazioni per il Giorno della Memoria del 2019, ha evidenziato che «in Italia e nel mondo sono in aumento gli atti di antisemitismo e di razzismo, ispirati a vecchie dottrine e a nuove e perverse ideologie. Si tratta, è vero, di minoranze. Ma sono minoranze sempre più allo scoperto, che sfruttano con astuzia i moderni mezzi di comunicazione, che si insinuano velenosamente negli stadi, nelle scuole, nelle situazioni di disagio»;

    al giorno d'oggi i populismi, i suprematismi e le fake news rappresentano un elemento che si afferma quotidianamente e costantemente; tale considerazione in associazione con la costatazione che Internet è diventata la fonte primaria per l'aggregazione del consenso e della formazione del pensiero comune, determina una condizione per cui l'antisemitismo si diffonde sempre più velocemente, trasformandosi in una sua versione evoluta e mediatica e avviando un processo che da verticale è diventato partecipativo e orizzontale, reiterando cliché antisemiti che contribuiscono ad alimentare un'immagine negativa e stereotipata degli ebrei;

    indubbiamente, dunque, il web ha permesso la formazione di una struttura culturale in cui l'antisemitismo è diventato socialmente accettabile – con particolare riferimento ai giovani – trasformandolo in «normalità». Ciò che è ancora più allarmante è che tale trasformazione favorisce la possibilità che le affermazioni di odio nei confronti degli ebrei si trasformino in forme di violenza che si realizzano nella vita reale, colpendo e abbattendo le difese che la società ha eretto contro il razzismo;

    a gennaio 2019, in risposta ai festeggiamenti per i 119 anni della Società di calcio della Lazio, sono stati diffusi dalle tifoserie antagoniste dei volantini in cui i sostenitori della Lazio e del Napoli venivano paragonati agli ebrei in termini estremamente dispregiativi; si ricorderà l'episodio del 2017 relativo alla diffusione di una figurina rappresentante Anna Frank con la maglietta della squadra della Roma, nonché l'oltraggio alla memoria di 20 vittime della Shoah con il furto di 20 pietre d'inciampo nel quartiere Monti a Roma nel 2018. In tale quadro rientrano anche le offese al giornalista Gad Lerner del settembre 2019 a Pontida, o gli sputi lanciati da un uomo romano con una svastica tatuata ad una professoressa di «Storia medioevale ed ebraica» all'Università di Pisa, perché «credeva fosse ebrea». Una carrellata di episodi inaccettabili che vanno ad intaccare la vita e le attività quotidiane, dimostrando una non accettabile normalizzazione del sentimento antisemita. Inoltre, si specifica anche che il numero reale degli episodi di antisemitismo risulta superiore a quello effettivamente registrato, poiché è più facile avere notizia di azioni più gravi rispetto a offese verbali o scritte, che vengono denunciate più raramente;

    il fenomeno, oltre che ad essere in forte crescita in Italia ed in Europa, desta preoccupazione anche oltreoceano. Negli Stati Uniti la logica del «suprematismo bianco» – inteso come una presunta superiorità della razza bianca su afroamericani, ispanici, arabi ed anche ebrei – incita alla diffusione di odio e violenza. Proprio in nome di tale suprematismo, il 27 aprile 2019, un diciannovenne è entrato nella sinagoga di Poway, nella Contea di San Diego in California, e ha aperto il fuoco durante la celebrazione della Pasqua ebraica; solo pochi mesi prima, nell'ottobre 2018, un uomo ha ucciso 11 persone che stavano assistendo alle funzioni del sabato mattina nella sinagoga di Pittsburgh, in Pennsylvania. Proprio quest'ultimo episodio è stato considerato tra i più efferati in termini di violenza contro la comunità ebraica;

    di fronte alla crescente ondata di odio – che assume dimensioni, dunque, globali – gli sforzi per educare ai pericoli dell'antisemitismo, del razzismo e della xenofobia e conseguentemente la promozione di occasioni di commemorazione e continua ricerca storica sull'olocausto devono essere sempre maggiori, e conseguentemente diventa più cruciale che mai – oltre ad un adeguato contrasto – creare occasioni di confronto e di dialogo, nonché promuovere il più diffusamente possibile la cultura della memoria nella società, nelle istituzioni e nelle comunità, sia in maniera «tangibile», che nel mondo della rete virtuale. La cultura, su questi fronti, ha ancora un potere importante;

    molte sono le iniziative culturali dedicate al ricordo del 75° anniversario della liberazione del campo di Auschwitz: tra i tanti esempi vi è l'opera del famoso architetto Daniel Libeskind – già autore del Museo Ebraico di Berlino e del Contemporary Jewish Museum di San Francisco, che ha progettato – insieme con il fotografo Caryl Englander e il curatore dell'Amud Aish Memorial Museum, Henri Lustiger Thaler – l'installazione temporanea «Through the Lens of Faith», che resterà allestita nel giardino dell'Auschwitz-Birkenau State Museum di OÅwiÄcim, in Polonia, fino al 31 ottobre 2020. L'opera raccoglie 21 fotografie a colori di altrettanti sopravvissuti, che rappresentano una forma di racconto in prima persona dai quali emerge chiaramente la brutalità a cui sono stati sottoposti i testimoni del dramma dell'olocausto;

    l'installazione offre uno spunto per ragionare su quanto il tema culturale – inteso nel suo complesso di attività e sfaccettature materiali ed immateriali – rappresenti uno strumento essenziale per coltivare l'importanza della memoria, per diffonderla e per evitare che si verifichino ancora nuove forme di persecuzione come l'olocausto degli ebrei. La cultura rappresenta un processo di costruzione attiva della memoria, orientata al futuro ed alle future generazioni;

    il binomio Cultura e Memoria, visto come la prima al servizio della seconda, può essere letto anche in una chiave differente, che accoglie un carattere osmotico e di interconnessione: parliamo della cultura della memoria, o di memoria culturale, laddove la cultura diventa custode della memoria, sostenendo un processo educativo destinato soprattutto alle future generazioni. La cultura promuove la definizione di un concetto di memoria basato su di un approccio di condivisione e dialogo, di autocritica e sostegno alla tutela dei diritti di tutti, senza discriminazione alcuna o diffusione di messaggi di odio, che si rivolge al passato ma crea un orientamento positivo per il futuro;

    è necessario incentivare una dinamica positiva in cui la Memoria diventi un bene immateriale capace di diffondersi da bocca a bocca, da mente a mente, creando una rete solida di testimonianza, capace di durare nel tempo. In futuro arriverà un momento in cui non sarà più presente chi ha vissuto in prima persona i drammi della Shoah, ed è dunque fondamentale sostenere un passaggio di testimone verso quelle che saranno in futuro «le candele della memoria», ossia coloro i quali saranno capaci di rigenerare e portare avanti il messaggio legato all'importanza del ricordo di quanto accaduto;

    un pieno coinvolgimento delle più giovani generazioni deve dunque prevedere la diffusione di un messaggio culturale sia attraverso la definizione di azioni concrete – soprattutto sul piano formativo e di valorizzazione del ricordo –, che di una piena diffusione di un dialogo culturale positivo anche sul web e nei nuovi media, lasciando così sempre meno spazio a chi li sfrutta su di un piano di discriminazione. Ed è proprio in tale cornice che si inserisce, seppur spesso in maniera non sistematica, l'attento lavoro di prevenzione, informazione e sensibilizzazione che il mondo della scuola, quello delle università e quello delle associazioni, del terzo settore portano avanti, sia come singole istituzioni, che in un quadro di collaborazione. Si parla proprio di quegli attori culturali che per primi sono in contatto con le giovani generazioni e le cui attività rappresentano una chiave di volta nella protezione e diffusione della memoria e del suo messaggio;

    il Giorno della Memoria è una ricorrenza istituita in Italia con la legge n. 211 del 20 luglio 2000, che all'articolo 1 ricorda il suo scopo che è «di ricordare la Shoah, le leggi razziali, la persecuzione italiana dei cittadini ebrei, gli italiani che hanno subito la deportazione, la prigionia, la morte, nonché coloro che, anche in campi e schieramenti diversi, si sono opposti al progetto di sterminio, ed a rischio della propria vita hanno salvato altre vite e protetto i perseguitati»,

impegnano il Governo:

   a supportare ogni iniziativa mirata al contrasto della diffusione dei messaggi di odio e razzismo antisemita, anche sul web, al fine di arginare e fermare la crescita esponenziale di episodi di violenza verbale e fisica nei confronti degli ebrei, soprattutto nei luoghi di maggiore aggregazione giovanile o di disagio socio-culturale;

   a prevedere adeguate iniziative, con il supporto di idonei finanziamenti, mirate ad incentivare nelle scuole e nei presidi educativi delle comunità lo svolgimento di manifestazioni ed attività dedicate al ricordo delle persecuzioni subite dal popolo ebraico – con particolare riferimento alla celebrazione del 75° anniversario della liberazione del campo di concentramento di Auschwitz – nonché a sostenere l'attuazione di adeguati percorsi formativi – anche in collaborazione con organizzazioni ed associazioni promotrici di attività dedicate alla diffusione e valorizzazione della memoria – destinati ai giovani e finalizzati a sostenere l'importanza della memoria delle persecuzioni subite dagli ebrei.
(7-00360) «Lattanzio, Brescia, Zennaro».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazioni a risposta scritta:


   SILLI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro per gli affari europei, al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   il regolamento (Ue) 2016/26 della Commissione, del 13 gennaio 2016, prevede la «messa al bando» di alcune sostanze chimiche sui prodotti tessili e non solo (nello specifico, alchil fenoli etossisali ed altri). In particolare, è stata aggiunta una nuova voce 46.a la quale stabilisce che i nonilfenoli etossilati non possono essere immessi sul mercato dopo il 3 febbraio 2021 in articoli tessili;

   l'industria tessile manifatturiera costituisce un settore trainante della economia interessando, in particolare, la moda italiana che costituisce una componente fondamentale dell'eccellenza del made in Italy. L'industria tessile è quindi importante per l'economia nazionale e per l’export italiano. In più, il prodotto tessile favorisce l'occupazione di numerosi lavoratori e costituisce un elemento irrinunciabile del tessuto produttivo ed economico italiano;

   il regolamento così come è predisposto produrrà innegabile effetti negativi nel settore tessile manifatturiero con ricadute sull'occupazione e sul tessuto economico-sociale italiano. Pertanto, la sua entrata a regime determinerà forti e negative ripercussioni interne su un settore, quello tessile, che come evidenziato, costituisce uno dei «punti di forza» dell'economia italiana su cui ricade ancora «il peso» della grave crisi economico-sociale iniziata nel 2008;

   compito dello Stato italiano, ad avviso dell'interrogante, è pertanto quello di avviare una procedura negoziata al fine di rivedere i contenuti essenziali del regolamento (Ue) 2016/26 della Commissione che presenta, come detto, elementi negativi per l'intero settore produttivo tessile e che genererà gravi ricadute sulla produzione e quindi sull'occupazione in generale;

   è fondamentale pertanto che il Governo intervenga per salvaguardare il settore manifatturiero tessile, che è considerato un settore produttivo di eccellenza della economia italiana, in modo da garantire la produzione con il trend odierno, senza quindi le restrizioni che necessariamente deriverebbero dall'applicazione del regolamento citato –:

   quali iniziative il Governo intenda adottare, in ambito europeo, per evitare che l'applicazione del regolamento (Ue) 2016/26 al settore tessile produca gravi effetti negativi su tale settore e, in generale, sul tessuto economico-produttivo e sociale italiano.
(4-03971)


   PEZZOPANE. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   nel settembre 2016 risulta avviato a L'Aquila il progetto di Scuola internazionale «Eagle...’s around the World»;

   si tratta di un percorso didattico verticale di «insegnamento bilingue» che inizia dalla scuola dell'infanzia fino ad arrivare alla scuola secondaria di secondo grado, adottando, per l'insegnamento della lingua inglese, il Sistema Cambridge Icgse;

   è un progetto che concorre indubbiamente alla riqualificazione culturale della città, attraverso una iniziativa tesa ad arricchire i percorsi formativi per i cittadini e le cittadine del domani che, al termine del percorso di studi, raggiungeranno il livello di conoscenza C1, cioè la capacità di discorrere e scrivere in modo naturale e fluente in lingua straniera, in tutti gli ambiti, dal lavoro alla vita sociale agli studi;

   si tratta di un progetto con evidenti vantaggi per i piccoli cittadini, in termini di sviluppo linguistico, interculturale, sociale, cognitivo e personale, perfettamente «dentro» l'idea di rilancio de L'Aquila come città della ricerca e della conoscenza e che, tra l'altro, rende la città appetibile anche per i ricercatori che provengono dall'estero per frequentare il Gssi, l'Università o i laboratori del Gran Sasso e che trovano una opportunità in più per le loro famiglie;

   risultano coinvolti sette istituti – due sezioni di scuola dell'infanzia, due prime classi nella scuola primaria, due prime classi di scuola secondaria di primo grado e una prima classe di liceo scientifico, con ampliamento di anno in anno, fino a completamento di corsi – sette docenti esperti esterni della Cambridge University, presenti nelle aule per almeno 15 ore settimanali;

   il suddetto progetto sembrerebbe vivere un momento di impasse. Ad oggi, infatti, non è pervenuta alcuna comunicazione ufficiale sull'avvio delle lezioni per l'anno scolastico 2019/2020, stante la mancata nomina dei docenti madrelingua; d'altra parte, gli esperti che hanno frequentato le classi il passato anno scolastico risulterebbero non ancora pagati per il lavoro svolto;

   l'assessore del comune dell'Aquila, con delega alla politiche scolastiche, ha risposto, contattato da «newstown», di non sapere nulla della vicenda, rimandando ad ulteriori approfondimenti con i suoi uffici: «si tratta evidentemente di questioni amministrative»;

   il percorso formativo non dovrebbe essere a rischio; la copertura finanziaria, infatti, è garantita da due delibere del Cipe, una da 150 mila euro – parzialmente stanziata – e una da 650 mila euro che stanno a garanzia di cinque annualità di progetto che, da accordo, dovrebbe durare almeno 10 anni scolastici e, dunque, andrà rifinanziato;

   a quanto si è potuto apprendere, il problema sarebbe la carente rendicontazione istruita dal comune de L'Aquila. Il progetto prevede che l'Ente, per ogni annualità, rendiconti le attività svolte alla struttura tecnica di missione (Stm); la Stm, dunque, invia i documenti al Ministero dell'economia e delle finanze per sbloccare le ricorse messe a disposizione dell'Usra che, a sua volta, gira i fondi al comune per destinarli all'istituto capofila;

   la rendicontazione prodotta per il passato anno scolastico sarebbe risultata approssimativa tanto che la struttura tecnica di missione avrebbe richiesto ulteriori precisazioni che, ad oggi, non sarebbero ancora arrivate;

   risulta urgente che il comune dell'Aquila invii le precisazioni richieste, per non mettere in difficoltà gli istituti coinvolti nel progetto, gli insegnanti madrelingua e così i giovani studenti –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e quali iniziative di competenza intenda adottare al fine di assicurare il corretto avvio, anche per l'anno scolastico in corso, del progetto di Scuola internazionale «Eagle...’s around the World».
(4-03976)

AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   GAGLIARDI, BENIGNI, PEDRAZZINI, SILLI e SORTE. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   negli ultimi tre anni sono stati 690 gli incendi sviluppatosi nei depositi di rifiuti, moltissimi di natura dolosa, alcuni per autocombustione, l'ultimo quello di Codogno in provincia di Lodi;

   quasi tutti questi impianti contenevano scarto non riciclabile del trattamento dei rifiuti, definito in gergo «sovvallo»; nel 2017 ne sono state prodotte 37,6 milioni di tonnellate;

   l'emergenza è nazionale, colpisce l'Italia, con discariche e depositi ricolmi di scorie e rifiuti; di fatto tutto il Paese è diventato «terra dei fuochi»;

   la legge prevede che, a far fronte alle spese di bonifica, sia il proprietario dell'immobile; se non lo fa, interviene la pubblica amministrazione, a volte utilizzando i fondi della fideiussione;

   la bonifica dei roghi e rifiuti abbandonati sta diventando un corposo capitolo di spesa: solo la regione Lombardia negli ultimi anni ha dovuto sborsare 12,4 milioni di euro per quattro siti dei quali non è stato possibile risalire al responsabile della contaminazione, altri 13,5 milioni di euro sono andati a coprire le spese di bonifica di 13 depositi pericolosi per la comunità;

   secondo l'Ispra, ogni tonnellata di rifiuti data alle fiamme produce 1,8 tonnellate di anidride carbonica: solo il rogo di Chiasserini, periferia di Milano, ne ha bruciato oltre 5.000 tonnellate;

   la filiera illegale nata nelle pieghe di quest'emergenza è ampiamente descritta negli atti di inchiesta dalla pm Donata Costa sul rogo di Chiasserini dell'ottobre del 2018: «I produttori di rifiuti li conferiscono ad aziende formalmente munite di autorizzazioni ma in realtà operanti in regime di illegalità». Poi entrano in gioco i broker specializzati che stoccano il «sovvallo» in capannoni industriali dismessi in attesa di eventi di autocombustione più o meno dolosa. I capannoni industriali dismessi sono diventati le praterie, dove scorrazzano i trafficanti. In Veneto sono quasi 11 mila quelli a disposizione; il Noe dei carabinieri, nel solo Nord, ne ha scoperti recentemente 34 in sei mesi già tutti stipati con «sovvallo»;

   il solo gestore della discarica non autorizzata di Chiasserini in soli sei mesi ha fatturato 1,4 milioni di euro;

   la destinazione finale per questa tipologia di scorie dovrebbe essere l'inceneritore, o il termovalorizzatore, che bruciando rifiuti produce anche energia: Brescia alimenta così l'80 per cento del riscaldamento di tutta la città. In Italia quelli attivi sono complessivamente 40, contro i 96 della Germania e i 126 della Francia;

   i traguardi della nuova tecnologia permettono di sciare sul tetto del tanto celebrato nuovissimo inceneritore di Copenaghen, le cui emissioni sono molto al di sotto dei limiti di legge;

   nell'impianto di Bolzano, controllato al 100 per cento da una società pubblica, le emissioni sono quasi zero. Produce energia elettrica e termica che viene immessa nella rete di teleriscaldamento in grado di riscaldare 10.000 alloggi e illuminarne 20.000;

   nei giorni successivi al rogo di Chiasserini nell'aria si è registrata una quantità di diossina fino a 100 volte il limite europeo, con un picco 22 volte superiore al valore guida fissato dall'Organizzazione nazionale della sanità. Esperti concordano e denunciano, come per la «terra dei fuochi», picchi di malformazioni congenite per i nascituri –:

   in attesa che la cosiddetta economia circolare possa iniziare a dare i suoi frutti, quali iniziative urgenti i Ministri interrogati intendano adottare, per quanto di competenza, anche prendendo a modello l'impianto di Bolzano, al fine di evitare sull'intero territorio nazionale i fenomeni di crisi sanitaria e ambientale che da tempo già si manifestano nella «terra dei fuochi».
(5-03021)

Interrogazione a risposta scritta:


   PAOLO RUSSO. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   in data 26 giugno 2019, l'associazione «Rombo Team», ha chiesto di organizzare una manifestazione sportiva denominata «Gara automobilistica nazionale di abilità Slalom» nel territorio di Ottaviano (NA), con tracciato fissato lungo la strada provinciale 259 fino al piazzale antistante alla delimitazione della Zona 1 individuata dal decreto del Presidente della Repubblica 5 giugno 1995, che ha istituito l'Ente Parco nazionale del Vesuvio;

   in data 27 agosto 2019 la città metropolitana di Napoli ha espresso parere tecnico favorevole allo svolgimento di detta manifestazione;

   in data 6 settembre 2019 il comando di polizia municipale di Ottaviano ha trasmesso il proprio nulla osta ai fini della viabilità, e la prefettura di Napoli, con nota prot. n. 264522 del 18 settembre 2019, ha ordinato la sospensione temporanea della circolazione per il giorno 29 settembre 2019 relativamente alla strada interessata dalla suddetta manifestazione automobilistica;

   in data 20 settembre 2019, con nota prot. n. U-0004835, l'ente Parco nazionale del Vesuvio richiedeva al settore «Affari Sociali e Sport» del comune di Ottaviano l'istanza del preventivo nullaosta finalizzato alla verifica della conformità dell'evento con le disposizioni della legge quadro n. 394 del 1991, e del decreto istitutivo del Piano del Parco;

   in data 23 settembre 2019 il sindaco del comune di Ottaviano, avvocato Luca Capasso e l'assessore allo sport, comunicavano all'Ente Parco Vesuvio, e per conoscenza al reparto dei Carabinieri per il parco nazionale del Vesuvio, che, alla luce della normativa vigente, ed in particolare dell'articolo 13 della legge quadro n. 394 del 1991, non era necessaria alcuna preventiva richiesta di nullaosta, mentre in virtù del punto 5, comma 1, dell'Allegato del decreto del Presidente della Repubblica 5 giugno 1995 che ha istituito l'Ente Parco nazionale del Vesuvio, non è vietato lo svolgimento di «attività sportive con veicoli a motore» nella zona 2 del Parco nazionale del Vesuvio;

   con nota prot. n. 0026023 del 25 settembre 2019, l'associazione Legambiente Campania, chiedeva delucidazioni circa lo svolgimento della gara automobilistica in assenza di nullaosta dell'Ente Parco nazionale del Vesuvio;

   con nota 0026222 del 26 settembre 2019, il comune di Ottaviano, ripercorrendo tutto l’excursus dei fatti fino a quel momento verificatisi, precisava ulteriormente che non era necessaria la richiesta del preventivo nullaosta;

   la suddetta manifestazione si è quindi svolta regolarmente il 29 settembre 2019;

   trattandosi nella fattispecie di un evento sportivo, è evidente che tale evento non necessitasse di alcun preventivo nullaosta, in quanto non rientrante tra le «concessioni o autorizzazioni relative ad interventi impianti ed opere all'interno del parco (...)», quindi nel pieno rispetto dell'articolo 13 della citata legge n. 394 del 1991;

   inoltre il decreto del Presidente della Repubblica 5 giugno 1995 che ha istituito l'Ente Parco nazionale del Vesuvio, al punto 4 del suo Allegato prevede testualmente: «Nelle aree di Zona 1, di cui al precedente articolo 1, vigono i seguenti ulteriori divieti: a) Lo svolgimento di attività sportive e con veicoli a motore (...)». In questo caso, essendo la manifestazione svoltasi in zona 2 del Parco, tale divieto non risulta applicabile all'evento suesposto;

   peraltro la manifestazione in questione non rientra nemmeno nell'ambito di applicazione della direttiva 92/43/CEE «Habitat» che richiama la direttiva 85/337/CEE in quanto non incide in alcun modo con il territorio visto che non è stata realizzata una pista stabile e sono stati utilizzati birilli amovibili per delimitare Il percorso –:

   se non intenda confermare, alla luce di quanto suesposto, che la manifestazione automobilistica di cui in premessa si è svolta nel pieno rispetto della normativa nazionale e comunitaria in particolare in materia di gestione delle aree naturali protette, e che quindi per eventi di tal genere non è necessario il preventivo nullaosta da parte dell'Ente Parco nazionale del Vesuvio.
(4-03981)

BENI E ATTIVITÀ CULTURALI E TURISMO

Interrogazione a risposta in Commissione:


   MONTARULI. — Al Ministro per i beni e le attività culturali e per il turismo, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   in data 21 ottobre 2019 un incendio ha colpito la Cavallerizza Reale di Torino, sito patrimonio dell'Unesco, straordinaria risorsa per la città di Torino e componente essenziale dell'identità della città e dell'Italia tutta;

   già in passato, nel 2014 e nel 2016, altri incendi avevano colpito questo sito;

   da anni, infatti, la Cavallerizza Reale si trova in uno stato di degrado, reso ancor più drammatico a causa dell'occupazione che la coinvolge e da tempo la condanna ad uno stato di illegalità assoluto;

   invero, il questore di Torino ha portato alla luce anche numerosi episodi di criminalità e ipotesi di reato che ivi si sarebbero consumati e il prefetto di Torino ha, pertanto, prospettato lo sgombero ove si faccia luogo a spettacoli ed esposizioni;

   il sindaco Appendino ha tuttavia dichiarato che non chiederà lo sgombero degli occupanti abusivi;

   in particolare, il sindaco ha annunciato che Torino riceverà dal Ministero per i beni e le attività culturali e per il turismo 5 milioni di euro (di cui 1,8 nel 2019 e i restanti nel 2020) per ristrutturare l'ala della Cavallerizza di sua proprietà, e che successivamente al restauro l'area sarà assegnata a chi da cinque anni la occupa;

   durante il restauro agli occupanti verrebbe assegnato temporaneamente un altro spazio comunale;

   la Cavallerizza, quindi, sarà assegnata da chi si è reso responsabile di una pessima gestione della stessa a chi l'ha occupata, contribuendo in maniera determinante alla situazione di degrado ed illegalità;

   ciò rappresenta peraltro, secondo l'interrogante, un altro schiaffo a quelle associazioni che hanno sempre atteso di usufruire spazi comunali e, quando vi hanno avuto accesso, hanno pagato affitti anche ingenti facendosi carico delle ristrutturazioni;

   ciò costituisce una disparità di trattamento senza precedenti che a breve la maggioranza pentastellata potrebbe istituzionalizzare con una discutibile applicazione del regolamento comunale relativo ai beni comuni destinati ad attività artistiche e culturali per tutti gli spazi occupati della città –:

   se, a fronte dei fondi statali destinati, il Governo non intenda promuovere, d'intesa con il comune di Torino, un piano di gestione del bene e un bando pubblico per l'eventuale assegnazione dello spazio.
(5-03028)

DIFESA

Interrogazione a risposta orale:


   BOND. — Al Ministro della difesa, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro della salute, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   il decreto legislativo n. 230 del 2017, in ottemperanza al regolamento (Ue) 1143/2014, prevede l'obbligo di denuncia degli animali da compagnia inseriti nell'elenco delle specie esotiche invasive;

   nel mese di agosto, il Ministero ha lanciato un appello ai cittadini ad effettuare la suddetta denuncia;

   da fonti di stampa, risulterebbe all'interrogante che una famiglia residente a San Stino di Livenza, in provincia di Venezia, essendo in possesso di un procione da compagnia, avrebbe regolarmente presentato denuncia di possesso, in ottemperanza alla normativa vigente;

   in seguito a tale denuncia, la Asl e le forze dell'ordine, in particolare i Carabinieri di Mestre avrebbero ritenuto opportuno denunciare il proletario per detenzione di animali pericolosi per l'incolumità e la salute pubblica, ai sensi del decreto ministeriale 19 aprile 1996, fissando la data di sequestro;

   il decreto legislativo n. 230 del 2017 prevede l'obbligo di denuncia di possesso e l'irrogazione di sanzioni nei casi di mancata presentazione della stessa e per la violazione dei divieti di introduzione, detenzione, trasporto, utilizzo, scambio o cessione, riproduzione, rilascio in ambiente –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti di cui in premessa, come si giustifichi l'operato dell'Arma dei carabinieri di Mestre e quali iniziative ritenga opportuno adottare per garantire la corretta applicazione della normativa in materia di specie esotiche invasive.
(3-01076)

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   BENAMATI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   il gruppo Eni, fondato nel 1953 come ente pubblico sotto la presidenza di Enrico Mattei e successivamente convertito in società per azioni controllata dal Tesoro con il decreto-legge n. 333 dell'11 luglio 1992 dal Governo Amato, opera in 67 Paesi e impiega oltre 30.000 persone in tutto il mondo nei settori del petrolio, del gas naturale, della chimica e della chimica verde, con attività di esplorazione, produzione, raffinazione e commercializzazione di olio e gas e produzione e distribuzione di energia elettrica anche attraverso energie rinnovabili;

   il principale azionista di controllo è lo Stato italiano che con il Ministero dell'economia e delle finanze ha il controllo di fatto in Eni spa in forza della partecipazione detenuta, sia direttamente con il 4,34 per cento, sia attraverso Cassa depositi e prestiti spa che detiene il 25,76 per cento, raggiungendo il 30,10 per cento del totale azionario;

   la produzione complessiva di idrocarburi, nel 2018, è stata pari a 1,9 milioni di barili/giorno, la più alta mai registrata dalla compagnia, con un incrementi del 5 per cento rispetto al 2017, sono 7.158 milioni di barili le riserve di idrocarburi accertate di proprietà Eni, distribuite nei 5 continenti: di tutte le riserve, il 52 per cento (3.711 milioni di barili) è situato in Africa, che con una produzione di 1,06 milioni di barili/giorno risulta la più alta al mondo, seguita con il 26 per cento (1.891 milioni di barili) da Asia e Oceania dove si producono 392 mila barili/giorno di idrocarburi. Il gas e il petrolio prodotto da Eni, sono venduti, rispettivamente, per il 50,8 per cento e 24 per cento in Italia;

   Eni rappresenta un asset strategico per l'Italia in politica energetica e industriale e risulta essere un cardine per il posizionamento del nostro Paese nel complesso scacchiere geopolitico mondiale;

   in una intervista rilasciata al quotidiano Sole 24 Ore il 18 ottobre 2019 l'amministratore delegato di Eni, Claudio Descalzi, ha messo in evidenza come, in caso di interesse all'acquisizione del gruppo Eni da parte del gruppo francese Total o da altre compagnie, sia il Governo in ultima istanza ad avere il potere di decidere in merito alla cessione;

   inoltre, Descalzi ha sottolineato che «Una società come l'Eni deve proteggersi con le sue competenze e con la sua capacità d'innovazione. Nel lungo termine è la tutela migliore, quella che paga davvero. Nel 2014, il 25 per cento degli analisti consigliava l'acquisto di azioni Eni, ora siamo al 70 per cento: questo è avvenuto avendo sempre lo stesso azionista di maggioranza relativa. Più che una grande preda siamo una grande società con tanta tecnologia, poco debito, tante riserve di petrolio e gas, patrimonio di competenze uniche al mondo. E abbiamo dimostrato attraverso le nostre capacità tecnologiche e competenze umane di riuscire ad espanderci velocemente in diverse parti del mondo» –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza di eventuali progetti di acquisizione di quote rilevanti dell'azionariato di Eni o di fusione da parte di gruppi esteri e se il Governo intenda adottare le iniziative di competenza per esercitare la «golden share» in caso di tentativo di acquisizione del controllo della compagnia da parte di soggetti privati e non italiani.
(5-03020)


   GEMMATO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 1, commi da 98 a 108, della legge 28 dicembre 2015, n. 208 (legge di stabilità 2016) introduce un credito di imposta a favore delle imprese che, a decorrere dal 1° gennaio 2016 e fino al 31 dicembre 2019, effettuano l'acquisizione dei beni strumentali nuovi espressamente indicati nel comma 99, facenti parte di un progetto di investimento iniziale e destinati a strutture produttive ubicate nelle zone assistite delle regioni Campania, Puglia, Basilicata, Calabria, Sicilia, Molise, Sardegna e Abruzzo;

   i soggetti interessati devono presentare all'Agenzia delle entrate un'apposita comunicazione nella quale devono essere indicati i dati degli investimenti agevolabili e del credito d'imposta del quale è richiesta l'autorizzazione alla fruizione;

   l'autorizzazione o meno alla fruizione del credito d'imposta è comunicata dall'Agenzia delle entrate in via telematica mediante un'apposita ricevuta ed è subordinata alla presentazione di una serie di documenti;

   la rilevanza degli importi oggetto delle istanze presentate e la peculiarità dell'agevolazione richiesta determinano, ai fini dell'autorizzazione, la richiesta, da parte dell'Agenzia delle entrate, della certificazione antimafia;

   l'Agenzia delle entrate acquisisce i documenti di certificazione antimafia dal sistema informativo della «Banca dati nazionale unica per la documentazione antimafia (Bdna)», istituita presso il Dipartimento per le politiche del personale dell'amministrazione civile e per le risorse strumentali e finanziarie, che è stata realizzata per accelerare il rilascio delle comunicazioni e informazioni antimafia liberatorie in modalità automatica ad amministrazioni pubbliche, enti pubblici ed aziende vigilate dallo Stato;

   secondo segnalazioni pervenute all'interrogante sembrerebbe che da circa 2 mesi un disservizio di natura informatica non consenta agli operatori dell'Agenzia delle entrate di visualizzare il dato relativo all'anagrafe tributaria dei contribuenti che richiedono l'agevolazione. Tale dato è, però, necessario ai funzionari dell'agenzia per accedere alla Bdna, richiedere telematicamente il relativo certificato antimafia al fine della verifica dello stesso e concedere l'autorizzazione;

   per il motivo sopra descritto, molte imprese non hanno ancora ricevuto l'autorizzazione alla fruizione della misura, ma stanno ricevendo dall'Agenzia delle entrate una nota telematica che comunica che «sono in corso verifiche previste dal decreto legislativo n. 159 del 2011», ovvero proprio quelle relative alla documentazione afferente ai requisiti antimafia;

   la sussistenza del predetto problema di natura tecnica, dunque, impedisce all'Agenzia delle entrate di acquisire agevolmente e in tempi brevissimi i certificati antimafia necessari nonostante il database della Bdna sia stato progettato proprio per accelerare queste procedure;

   per questo motivo molte istanze sono bloccate da mesi ad una fase antecedente all'avvio della verifica antimafia in quanto risultano prive di anagrafe tributaria a causa del disservizio informatico;

   il problema appena descritto sta provocando un blocco degli investimenti da parte delle imprese che, non avendo ancora ricevuto l'autorizzazione alla fruizione della misura e non avendo, dunque, ancora la certezza di poter beneficiare del credito di imposta, potrebbero annullare l'investimento che secondo i termini prescritti dalla legge devono essere portati a termine entro il 31 dicembre 2019;

   il credito d'imposta, infatti, è attribuito in relazione agli investimenti realizzati dalle imprese nel Mezzogiorno a decorrere dal 1° gennaio 2016 fino al 31 dicembre 2019;

   le imprese, quindi, danno seguito all'investimento subordinatamente alla ricezione dell'autorizzazione dell'Agenzia delle entrate alla fruizione della misura;

   appare del tutto evidente che, in tale quadro di incertezza, le imprese che in questi giorni non hanno ancora ricevuto l'autorizzazione rischiano di perdere la possibilità di accesso alla misura, poiché non rilevano condizioni economicamente adeguate a finalizzare l'investimento –:

   quali iniziative di competenza intenda adottare al fine di risolvere la problematica descritta in premessa così da consentire alle imprese la possibilità di accedere alla misura prevista dall'articolo 1, commi da 98 a 108, della legge 28 dicembre 2015, n. 208;

   se, nelle more della risoluzione della problematica descritta, non intenda adottare iniziative per prorogare la data di scadenza per la realizzazione degli investimenti attualmente fissata dalla legge al 31 dicembre 2019.
(5-03023)

Interrogazione a risposta scritta:


   D'ATTIS. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   si è svolta il 28 ottobre 2019 l'assemblea dei soci di Mediobanca s.p.a. da cui è emersa una nuova compagine azionaria che oggi vede quali soci rilevanti Unicredit (8,81 per cento), Leonardo Del Vecchio attraverso la holding Delfin (7,52 per cento), Vincent Bolloré – imprenditore bretone, sceso al 6,73 dal 7,85 per cento precedente –, Blackrock e Mediolanum, rimasti stabili, rispettivamente al 4,98 e al 3,28 per cento;

   a rappresentare Del Vecchio in assemblea è stato Romolo Bardin, membro del consiglio di amministrazione di EssilorLuxottica nonché amministratore delegato di Delfin Sàrl;

   Bardin, secondo indiscrezioni di stampa, è stato nei mesi scorsi l'autore di un dossier sull'istituto in seguito al quale Del Vecchio ha deciso di costruire una quota in Mediobanca che, come visto, è già salita dal 6,94 per cento di settembre al 7,52;

   l'intenzione di Del Vecchio, secondo la stampa, sarebbe di salire oltre il 10 per cento, soglia oltre la quale l'imprenditore dovrebbe ottenere il via libera dalla Bce;

   la quota acquisita servirebbe per poter incidere nelle scelte strategiche della banca, attraverso una politica più aggressiva su fusioni, acquisizioni e dismissioni di asset;

   l'amministratore delegato di Mediobanca Alberto Nagel, sulla partecipazione in Generali pari al 13 per cento ha rimarcato come «dal 2005 a oggi, il gruppo è cresciuto così tanto nelle altre componenti che la quota delle assicurazioni è andata diluendosi: la nostra dipendenza dalla compagnia triestina è venuta molto meno rispetto al passato, con i ricavi scesi in oltre un decennio dal 25 per cento a circa la metà, il 12 per cento»;

   le Generali, sempre secondo Nagel: «sono gestite in maniera efficace e corretta, i risultati si vedono sia dal punto di vista dell'utile sia del titolo». Obbiettivo dell'amministratore delegato sarebbe far rimanere l'assicurazione indipendente e con base in Italia;

   secondo indiscrezioni di stampa, il nuovo socio Del Vecchio riterrebbe Mediobanca troppo dipendente dai risultati di Generali, di cui lo stesso Del Vecchio è già socio tramite Delfin con una quota del 4,85 per cento, e sarebbe intenzionato a proporre una dismissione degli asset assicurativi per concentrare l'attività dell'azienda sull'investimento bancario;

   Del Vecchio avrebbe in mente per Generali un futuro di partnership con il gruppo francese AXA, che da anni è interessato alle assicurazioni triestine. Tramite Natixis, l'imprenditore è riuscito a mettere insieme sul mercato la sua attuale quota in Mediobanca, e proprio ad una società francese, Essilor ha legato la sua Luxottica con la fusione avvenuta nel corso del 2018;

   Generali è la prima compagnia assicurativa italiana, la terza in Europa, con 500 miliardi di euro di attività investite di cui circa 60 in titoli del tesoro italiani;

   per l'intero sistema assicurativo e finanziario italiano l'indipendenza e la presenza in Italia di un soggetto di primo piano a livello europeo e mondiale come Generali è fondamentale;

   Mediobanca s.p.a – terzo gruppo bancario italiano per capitalizzazione – risulta già oggi controllata per il 14 per cento del capitale da investitori istituzionali di origine francese; preoccupa che tale quota possa crescere in un futuro prossimo;

   la grande finanza francese ha già dato prova di essere interessata al patrimonio economico italiano ed il nostro Paese non è stato in grado di rispondere adeguatamente in difesa degli interessi nazionali –:

   se il Governo sia al corrente delle notizie riportate in premessa;

   di quali elementi disponga il Governo, anche ai sensi del dodicesimo comma dell'articolo 1 del decreto-legge n. 95 del 1974, circa l'evoluzione del quadro azionario di Mediobanca S.p.A. e di Assicurazioni Generali S.p.A.;

   quali iniziative di competenza il Governo sia intenzionato ad adottare per tutelare l'interesse nazionale evitando che il controllo di Assicurazioni Generali S.p.A. – società leader nel mercato assicurativo e finanziario italiano – possa finire in mani straniere.
(4-03982)

GIUSTIZIA

Interrogazione a risposta in Commissione:


   BRAGA. — Al Ministro della giustizia, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   presso la casa circondariale del Bassone di Como si riscontra un notevole e non più tollerabile aumento di atti ostili e aggressioni a danno del personale penitenziario determinate dalla grave situazione di sovraffollamento della popolazione carceraria, da disfunzioni organizzative e gestionali e soprattutto dalla carenza del numero di agenti di polizia penitenziaria;

   secondo i dati diffusi dalla FNS Cisl dei Laghi, aggiornati al 3 giugno 2019, i soggetti detenuti presso il carcere di Como sono circa 465, di cui 419 uomini e 44 donne, mentre il personale di polizia penitenziaria conta circa 191 agenti, 173 uomini e 18 donne;

   gli episodi di violenza al Bassone di Como sono ormai divenuti cronici tanto che le maggiori sigle sindacali locali denunciano una situazione ormai «al tracollo» in cui sono divenuti sistematici gli «attacchi da parte di detenuti con manici di scopa, gambe dei tavoli e altri suppellettili»; in cui i detenuti di nazionalità straniera, pari a quasi il 70 per cento dei carcerati totali, «presentano diversi problemi, di difficile soluzione anche a causa della difficoltà di contatto con i Paesi d'origine» che contribuiscono a «generare nervosismi che molto spesso degenerano in atti di autolesionismo o in aggressioni ai danni del personale di polizia privo, all'interno del carcere, di adeguati mezzi di difesa»; in cui la presenza di diversi detenuti affetti da patologie psichiatriche, per i quali la legge del 30 maggio 2014, n. 81 prevede peraltro la riabilitazione all'interno di strutture sanitarie come le Rems (Residenze per l'esecuzione delle misure di sicurezza), crea ormai «giornalmente» gravi problemi di sicurezza e incolumità al personale di vigilanza, ai medici e agli infermieri, e arreca disagi rilevanti alla convivenza con gli altri detenuti;

   la sicurezza e l'incolumità del personale penitenziario e operativo degli istituti di pena dovrebbero sempre essere garantiti in relazione al ruolo sociale e rieducativo da questi svolto –:

   se il Governo sia a conoscenza della situazione in cui versa la casa Circondariale del Bassone di Como;

   quali iniziative di competenza intenda porre in essere al fine di prevenire aggressioni a danno del personale in servizio nei carcere comasco e di garantire adeguate cure riabilitative nei confronti dei detenuti affetti da patologie psichiatriche;

   se non ritenga di adottare misure volte ad adeguare l'organico della polizia penitenziaria dell'istituto comasco.
(5-03027)

Interrogazioni a risposta scritta:


   CANCELLERI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   la relazione annuale presentata al Parlamento da Mauro Palma, Garante nazionale dei detenuti, fotografa le carenze dei 191 penitenziari italiani, partendo dai cortili con servizi igienici a vista ai «cubicoli» senza finestre, arrivando alla piaga dei suicidi e del sovraffollamento;

   la Sicilia presenta diverse strutture prive di impianti di riscaldamento e di possibilità di erogazione di acqua calda continuativa. In Campania, la capienza massima delle carceri è di 6.142 persone, ma, al momento, i detenuti sono 7.660. A ciò va aggiunta l'endemica carenza di personale sanitario;

   la popolazione carceraria non è fatta di soli detenuti e delle condizioni di detenzione e del sovraffollamento ne fa le spese anche il personale della polizia penitenziaria in servizio presso le carceri italiane; personale che si trova la maggior parte delle volte in carenza d'organico e a dovere affrontare una serie di eventi critici prodotti dalla popolazione detenuta, come atti autolesionismo, tentati suicidi, risse;

   non è da sottovalutare la correlazione tra stress del lavoro e i casi di suicidi avvenuti in polizia penitenziaria; dal 2010 al 2018 sono stati registrati 252 episodi di suicidio tra gli operatori delle forze dell'ordine (carabinieri, polizia, guardia di finanza, polizia penitenziaria, polizia locale) con un'incidenza di 9,8 casi su 100 mila appartenenti alle varie istituzioni; occorre monitorare costantemente lo stato psicologico dell'appartenente alle forze dell'ordine, mediante una più incisiva azione del servizio sanitario, e della figura dello psicologo –:

   quali iniziative abbia adottato o intenda adottare al fine di garantire, negli istituti penitenziari italiani, un'adeguata dotazione di agenti di polizia penitenziaria;

   se ritenga opportuno intraprendere, iniziative urgenti, volte a tamponare nell'immediato il problema legato alla carenza di agenti di polizia penitenziaria e prevenire il verificarsi di eventi tragici;

   se intenda avviare piani o iniziative per un carcere più dignitoso e sicuro, con una polizia penitenziaria maggiormente formata e non lasciata sola.
(4-03967)


   VARCHI e MASCHIO. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   la situazione del carcere «Di Lorenzo», sito in contrada Petrusa ad Agrigento, in merito al quale la procura di Agrigento, dopo varie denunce, ha aperto un fascicolo a carico di ignoti sulle condizioni di vita all'interno della struttura carceraria, necessita di interventi immediati;

   tale notizia non stupisce, trattandosi di una vicenda costellata da una serie di denunce sulla situazione sconfortante della casa circondariale agrigentina, dove ai problemi di organizzazione, si aggiungono anche quelli strutturali che si ripercuotono direttamente sulla qualità di vita dei detenuti e degli agenti penitenziari;

   come riportato da Il Dubbio, le maggiori criticità strutturali riscontrate riguardano, ad esempio, le finestre delle camere detentive, oltre alle sbarre, alle quali sono applicate reti a maglia stretta che limitano l'ingresso di aria e luce. I sei piccoli cortili passeggio di cui dispone il reparto sono spazi squallidi, con il water close alla turca, sprovvisti di panchine;

   tale situazione era già stata segnalata dal Sappe, secondo il quale «L'insufficiente organico stabilito dalla legge Madia porta il personale a effettuare turni massacranti. Ad aggravare la pesantissima condizione lavorativa dei poliziotti del Petrusa il dovere gestire senza alcuna formazione specifica, dopo la chiusura degli ospedali psichiatrici giudiziari, i criminali folli che continuano a delinquere anche dentro le galere. Forse è l'unico penitenziario in Italia dove i riscaldamenti non funzionano e le camere detentive sono prive di doccia e l'illuminazione all'interno delle camere è comandata manualmente ancora dall'operatore della Polizia penitenziaria, aspetti che rendono di fatto questa una realtà da terzo mondo», denunciando, peraltro, come l'unica risposta ricevuta dalle istituzioni sia stato «il trasferimento di ben otto agenti dal reparto al nucleo traduzioni e piantonamenti nonostante a breve verrà avviato il servizio delle videoconferenze con una riduzione del lavoro di oltre il 30 per cento a favore del nucleo, depauperando ulteriormente l'organico»;

   pesante è la denuncia della federazione sindacati autonomi di polizia penitenziaria, che parla di «organizzazione del lavoro fallimentare, turni di lavoro massacranti e diritti negati»;

   da ultimo, cento poliziotti penitenziari in servizio ad Agrigento, hanno chiesto nelle ultime settimane di essere trasferiti. Le carenze d'organico, secondo quanto emerge dalle denunce dei sindacalisti, costringono i pochi agenti ad effettuare turnazioni di lavoro estenuanti e, in alcune circostanze, alla negazione per determinate fasce di personale, di alcuni diritti previsti. Tra questi, l'esonero dei servizi di vigilanza e osservazione di cui dovrebbe godere il personale femminile con figli di età minore ai tre anni. L'organizzazione sindacale, inoltre evidenzia come gli intensi turni di lavoro non consentano il necessario recupero psicofisico. L'esiguo numero di personale dunque, non solo potrebbe cagionare alla qualità e sicurezza del servizio stesso, ma indurrebbe i poliziotti anche a un eccessivo stato di stress che sarebbe testimoniato dalle tante assenze per malattia. Tali disagi sono stati denunciati nel corso di una riunione di cui la stampa ha dato notizia, alla quale hanno partecipato i rappresentanti delle sigle sindacali Sappe, FSA cnpp, UilPa Penitenziari, Uspp, Cisl FINIS e Ospa –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei gravi fatti esposti in premessa e, verificata la fondatezza degli stessi, quali urgenti iniziative intenda adottare per affrontare l'atavico problema del sovraffollamento carcerario e sanare la drammatica situazione del carcere Di Lorenzo - Petrusa di Agrigento, anche a tutela del personale dell'amministrazione penitenziaria.
(4-03968)

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazione a risposta scritta:


   MURONI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   il tratto Tav Brescia-Verona va inquadrato nella tratta più ampia Milano-Venezia-Trieste per rendere chiaro che questo tratto deve essere realizzato solo recuperando e riqualificando la linea esistente, eliminando le gallerie nei comuni di Lonato del Garda e di Peschiera del Garda, previste nel progetto preliminare vecchio di vent'anni, poi trasferite nel progetto definitivo senza un minimo di aggiornamento critico;

   si evidenzia che il Consiglio superiore dei lavori pubblici ha contrapposto centinaia di osservazioni a questo progetto definitivo, ordinando che dovranno essere recepite col progetto esecutivo;

   nel frattempo il Consorzio assegnatario dell'opera CEPAV2 sta procedendo con gli espropri e l'allestimento dei cantieri operativi;

   oltre a ciò, il pericolo imponderato, per stessa ammissione del Consorzio CEPAV2, e prima ancora dal Consiglio superiore dei lavori pubblici, è costituito dalla presenza di queste gallerie lunghe complessivamente circa quindici chilometri, per le quali non è stata data garanzia sotto l'aspetto idrogeologico, da nessuno degli enti progettisti e costruttori;

   il lago di Garda, quale bacino d'acqua dolce più grande d'Europa, influenza con certezza la situazione idrogeologica delle colline Moreniche e tutta la parte territoriale della pianura Padana compresa fra i fiumi Chiese e Mincio, in estensione sino all'Oglio ed al Po;

   in questo territorio vivono oltre 100.000 abitanti che, attraverso la rete acquedottistica gestita dall'azienda pubblica Sisam spa (azienda con intero capitale dei 19 comuni soci), si attinge l'acqua di qualità ottima, senza alcun trattamento, dai campi pozzi infissi nei comuni collinari e pedecollinari di Castiglione delle Stiviere, Solferino, Cavriana, Monzambano, Volta Mantovana, Medole e Guidizzolo ed, attraverso la rete, l'acqua viene distribuita a tutti i comuni;

   le gallerie sotto la sponda del lago di Garda (nei comuni di Lonato e Peschiera d/G) previste nel progetto Tav, rischiano di provocare un danno irreversibile alle falde acquifere dalle quali si attinge l'acqua di primissima qualità attraverso i campi pozzi infissi nel nostro territorio e che alimentano la rete acquedottistica intercomunale gestita prioritariamente dall'azienda pubblica Sisam;

   l'azienda Sisam e tutti i 18 sindaci soci hanno sottoscritto l'indagine idrogeologica, ordinata, dall'azienda Sisam è stata presentata nell'incontro ufficiale, svoltosi a Peschiera d/G il 20 aprile 2018, agli assessori alle infrastrutture delle rispettive regioni Lombardia e Veneto;

   rispetto ai rischi idrogeologici irreversibili prodotti dalla escavazione delle gallerie, esiste ampia bibliografia di esperienze precedenti. La più recente, significativa e con risultati disastrosi, è avvenuta nel Mugello durante la realizzazione del Tav Milano-Roma;

   è del tutto evidente che bisogna eliminare le gallerie inutili ed inutilmente costose, riqualificare la linea storica esistente che, considerata la distanza fra le due fermate di Brescia e Verona, 70 chilometri scarsi, non consentirebbe comunque di raggiungere una velocità di punta superiore; non solo ci sarebbe un risparmio economico – il costo è stimato in sessanta milioni di euro al chilometro – ma non si andrebbe a distruggere un territorio di alto pregio naturalistico e paesaggistico;

   il risparmio totale, stimato in circa un miliardo di euro, ad esempio, potrebbe essere impiegato per il raddoppio della linea Monselice-Mantova-Codogno (molto funzionale collegamento Padova-Milano) che sarebbe tanto significativa anche per la diversificazione dell'Alta Capacità merci –:

   se non si ritenga di assumere iniziative, per quanto di competenza, per predisporre un'apposita valutazione delle alternative progettuali, come richiesto dai 18 sindaci dell'Alto Mantovano soci dell'Azienda pubblica che gestisce il ciclo dell'acqua Sisam spa, volte alla riqualificazione della linea ferrata esistente per la Tav, tratta Brescia-Verona, con contemporanea eliminazione delle gallerie da perforare sotto la sponda del lago di Garda, che incidono gravemente sull'area, lasciando senza acqua potabile il territorio di oltre 100.000 abitanti.
(4-03983)

INTERNO

Interrogazione a risposta in Commissione:


   FIANO, BAZOLI, CECCANTI, DE MARIA, FRAGOMELI, POLLASTRINI, RACITI e VISCOMI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   si apprende da notizie a mezzo stampa che nel comune di Collebeato in provincia di Brescia, nella notte di domenica 27 ottobre 2019, si è svolto un vero e proprio raid nazi-fascista;

   secondo quanto riporta la testata giornalistica www.giornaledibrescia.it un gruppo di persone, dopo avere aggredito verbalmente, insultandola, una signora che si rifiutava di dare indicazioni, ha raggiunto un'abitazione dove alloggiano alcuni ospiti dello Sprar e ha urlato frasi ingiuriose e lanciato un oggetto che ha provocato una forte esplosione;

   sempre lo stesso gruppo ha poi raggiunto la casa del sindaco Antonio Trebeschi per depositare nella sua cassetta postale del materiale esplosivo che, deflagrando, l'ha proiettata a vari metri di distanza danneggiando il portone di casa;

   il raid si è concluso con scritte razziste sul municipio e svastiche sotto la lapide in memoria dei partigiani;

   l'Associazione Fiamme Verdi di Brescia e l'Associazione Nazionale Partigiani d'Italia di Brescia – alle quali si sono uniti anche l'Anpi di Vallecamonica e le Fiamme Verdi Vallecamonica – hanno solidarizzato con il sindaco, l'Ufficio Sprar e i cittadini di Collebeato sottolineando che eventi come questi, favoriti dal clima di odio che, ad avviso degli interroganti, una politica sconsiderata e disumana alimenta quotidianamente, con cinismo e incoscienza, stanno diventando sempre più frequenti e invitano tutti a non assuefarsi e a non cedere alle minacce e alle intimidazioni del nazifascismo che rialza la testa, a non tollerare che atteggiamenti di razzismo, sopraffazione e violenza tornino a diventare strumenti di lotta politica;

   nel condannare fermamente tali atti di intimidazione si ritiene che in un Paese democratico non ci possa essere alcuno spazio per gruppi o associazioni che seminano odio, violenza, antisemitismo, razzismo, avvelenando il clima politico e sociale attraverso l'uso della violenza e dell'intimidazione per imporre le loro idee politiche –:

   quali iniziative, per quanto di competenza, intenda adottare il Ministro interrogato per facilitare l'individuazione degli autori di fatti quali quelli riportati in premessa nonché per contrastare ogni forma di violenza e di intolleranza riconducibile alla ricostituzione di organismi politico-ideologici aventi comune patrimonio ideale con il disciolto partito fascista o altre formazioni politiche analoghe.
(5-03022)

Interrogazioni a risposta scritta:


   FERRO, DEIDDA e GALANTINO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   la segreteria provinciale della Federazione sindacale di polizia (Fsp) si è trovata ancora una volta a denunciare le carenze degli uffici del commissariato di Lamezia Terme, evidenziando l'enorme difficoltà finanche nel garantire il servizio minimo essenziale, nonostante il sacrificio degli agenti che si prodigano per la sicurezza dei cittadini senza risparmiarsi su nulla;

   Lamezia Terme è la terza città della Calabria per numero di abitanti (70.664) e per estensione territoriale, (162,43 chilometri quadrati); essa è sede di aeroporto internazionale, e della stazione delle Ferrovie dello Stato e costituisce svincolo autostradale di primaria importanza. Sede della zona industriale più vasta del meridione, la città accoglie al proprio interno il campo Rom più vasto della regione;

   l'amministrazione comunale è stata sciolta per la terza volta per infiltrazioni mafiose e, dal punto di vista criminale, Lamezia Terme rappresenta il territorio crocevia di numerosi traffici illeciti, sul quale si contendono il predominio numerose «famiglie» delinquenziali, non solo locali;

   negli anni, la città è stata teatro di violenti scontri di mafia che hanno visto contrapposte alcune delle famiglie «ndranghetistiche» più sanguinarie del circondario;

   nonostante ciò, ad oggi il commissariato di Lamezia Terme conta un organico di 92 unità di cui solo 75 operative (4 in C.S. lunga degenza; 6 esentati dai servizi esterni e 7 esentati ai sensi della legge n. 104 del 1992), a fronte delle 120 unità del commissariato di Siderno (abitanti circa 18.000 ed estensione 31,86 chilometri quadrati) e delle 124 unità di Gioia Tauro (abitanti circa 20.000 estensione 39,87 chilometri quadrati);

   delle 75 unità, che coprono i servizi di volante, corpo di guardia, squadra anticrimine, investigativa, Uigos, Pasi, Cot, reperibilità, focus, ordine pubblico e altro, vanno sottratte ulteriori 4 unità impiegate giornalmente nei servizi di tutela;

   non occorre aggiungere altro per evidenziare l'evidente inadeguatezza dell'organico del commissariato di Lamezia Terme, rispetto alla mole dei servizi che devono essere garantiti giornalmente –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e, considerata le gravità degli stessi, quali urgenti iniziative di competenza intenda adottare per sostenere le reali esigenze del personale del commissariato di P.S. di Lamezia Terme, attraverso un adeguato aumento di organico, di risorse e di strumenti.
(4-03972)


   TIRAMANI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   la sentenza n. 1127 del 29 giugno 2016 del Tar Piemonte aveva accolto il ricorso di un maresciallo dei carabinieri avverso tutti i provvedimenti e le sanzioni adottate nei suoi confronti dal comandante della legione carabinieri «Piemonte e Valle d'Aosta»;

   il maresciallo aveva, infatti, comunicato ai propri superiori la circostanza di aver assunto la carica politica di segretario regionale per il Piemonte in seno al PSD-Partito per gli operatori della sicurezza e della difesa e, di conseguenza, aveva ricevuto un provvedimento disciplinare di corpo, la consegna di rigore di giorni cinque; inoltre il comandante lo aveva formalmente ammonito a recedere dalla carica politica avvertendolo che, in caso di inottemperanza, sarebbe stato avviato il procedimento per la diffida ministeriale ed eventuale successiva decadenza dal servizio, ai sensi dell'articolo 1, commi 1 e 3, dell'allora vigente legge n. 37 del 1968;

   il comando della legione carabinieri «Piemonte e Valle d'Aosta» ha poi impugnato la sentenza del Tar Piemonte dinanzi al Consiglio di Stato, il quale ha ritenuto, invece, di ribaltare completamente l'orientamento del Tar regionale, ritenendo legittimo il provvedimento del comandante recante ammonimento a recedere dalla carica e la sanzione disciplinare della consegna di rigore per cinque giorni, poiché il militare doveva mantenersi al di fuori delle competizioni politiche nei rispetto del principio di neutralità delle istituzioni;

   anche la polizia di Stato deve sottostare al divieto di partecipazione ad associazioni e organizzazioni di cui all'articolo 5 del codice di comportamento dei dipendenti pubblici di cui al decreto del Presidente della Repubblica 16 aprile 2013, n. 62, che però espressamente esonera l'adesione a partiti politici o a sindacati da tale divieto;

   il 24 ottobre 2019 il Capo della Polizia, Franco Gabrielli, ha diramato una circolare sull'utilizzo dei social network e di applicazioni di messaggistica da parte degli operatori della polizia di Stato, nella quale richiama il particolare regime giuridico cui debba sottostare l'appartenente alla polizia di Stato rispetto alla generalità dei pubblici dipendenti con riguardo al godimento dei diritti e delle libertà fondamentali previste in Costituzione, in considerazione del delicato compito istituzionale che egli svolge –:

   se intenda adottare le iniziative di competenza per confermare che non sussistono limiti per gli appartenenti alla polizia di Stato all'iscrizione a partiti e movimenti politici, anche per evitare che essi incorrano in procedimenti disciplinari e/o sanzionatori.
(4-03977)


   FRATOIANNI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   il 2 settembre 2019 si è tenuto a Molfetta l'evento letterario «Conversazioni dal Mare», organizzato dall'Associazione «Artemia» e patrocinato dal comune anche economicamente per un importo pari a 2.981 euro;

   tra gli altri ospiti era presente anche l'ex segretario della Lega Nord Roberto Maroni, chiamato a presentare il suo ultimo libro: «Il rito ambrosiano. Per una politica della concretezza»;

   la presenza dell'esponente nazionale leghista ha spinto un gruppo di cittadini e cittadine a costituire un comitato temporaneo che realizzasse un'iniziativa pacifica di controinformazione, chiamata «MolfettanonsiLega»;

   tale iniziativa si sarebbe tenuta in concomitanza all'evento «Conversazioni dal Mare», in una piazza poco distante da Piazza Municipio, luogo in cui era previsto l'evento organizzato dalla Associazione «Artemia»;

   dopo il presidio in piazza, pacifico ed autorizzato, le persone presenti si sono incamminate verso il luogo dell'evento organizzato dall'Associazione «Artemia», in piazza del Municipio, dove è stato letto un volantino da parte di uno dei presenti;

   le forze dell'ordine avrebbero chiesto le generalità al manifestante che aveva appena terminato la lettura del testo;

   gli altri manifestanti, ritenendo ingiusta la richiesta, in quanto chi leggeva lo faceva a nome di tutti, in segno di solidarietà hanno chiesto che venissero identificati tutti i presenti alla manifestazione; il giorno successivo alla manifestazione «MolfettanonsiLega» ad alcuni manifestanti sarebbero giunte delle informative sul diritto di difesa, nelle quali venivano contestate alcune ipotesi di reato tra cui la resistenza a pubblico ufficiale –:

   se il Ministro interrogato non intenda acquisire ogni elemento utile a chiarire quanto accaduto e richiamato in premessa e se sia a conoscenza di quali siano gli elementi che hanno portato gli operatori delle forze dell'ordine presenti in piazza quella sera ad assumere un comportamento, a giudizio dell'interrogante, immotivato, contro i manifestanti radunatisi in piazza a Molfetta per la manifestazione «MolfettanonsiLega», anche in considerazione del fatto che l'evento letterario «Conversazioni dal Mare», oggetto della contestazione, si è svolto senza problemi di sorta.
(4-03978)

ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazione a risposta in Commissione:


   TOCCAFONDI. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   gli studenti che hanno frequentato o frequentano i corsi Scolastici secondari di secondo grado di istruzione professionale in ambito sociale e sanitario si trovano in una situazione che non facilita l'inserimento nel mondo del lavoro dato che il titolo rilasciato al termine degli studi non trova riconoscimento nella maggior parte delle regioni italiane;

   questo fatto determina che eventuali operatori con diploma di Stato che lavorano in strutture residenziali o centri diurni sociali e socio-sanitari non concorrono a soddisfare gli standard di personale previsti per l'accreditamento del servizio: la conseguenza è che difficilmente i giovani vengono assunti, pur avendo effettuato un percorso formativo di carattere professionale;

   in particolare, sono circa 50.000 gli studenti che in Italia frequentano i corsi dell'istruzione professionale «servizi socio-sanitari» e sono oltre 100.000 i diplomati nell'istruzione professionale in ambito sociale e sanitario. Gli attuali corsi d'istruzione professionale «servizi socio-sanitari» sono in esaurimento; nel precedente anno scolastico l'istruzione professionale ha avviato il corso «servizi per la sanità e l'assistenza sociale»;

   nell'anno scolastico 2018/2019 risultano iscritti al primo anno del corso 12.022 alunni; il terzo indirizzo per frequenza dell'istruzione professionale con l'11,7 per cento degli iscritti. Anche il nuovo corso al momento presenta gli stessi problemi di occupabilità già presenti per diplomati dei corsi precedenti «servizi sociali» e «servizi socio-sanitari»;

   oggi esiste una situazione differenziata rispetto alla possibilità di realizzare percorsi integrativi per il conseguimento della qualifica di operatore socio-sanitario che crea disparità tra i soggetti interessati. Alcune regioni prevedono già oggi la possibilità di percorsi integrativi al corso d'istruzione professionale per consentire agli studenti che lo desiderano l'acquisizione della qualifica di «operatore socio-sanitario» che consente di lavorare nelle strutture sociali e socio-sanitarie. In alcune regioni è previsto un percorso integrativo per i diplomati con spese a carico delle regioni ed in altri casi la spesa è a carico degli utenti. In altre regioni, invece, non sono previsti affatto percorsi integrativi;

   questa realtà mette gli studenti in condizioni molto diverse rispetto alla prospettiva occupazionale a seconda della regione in cui vivono;

   con la precedente interrogazione a risposta in commissione n. 5-01697, discussa il 19 marzo 2019 l'allora viceministro Fioramonti rispose auspicando «che si possa ricostituire da subito un percorso tra questo Ministero, il Ministero della salute e le regioni per la messa a punto di un quadro di obiettivi condivisi al fine di pervenire alla individuazione di nuovi profili professionali sociosanitari – mediante uno o più accordi Stato-regioni, ai sensi dell'articolo 5, comma 2, della citata legge n. 3 del 2018 – e alla definizione della normativa secondaria che ne disciplini il relativo ordinamento didattico della formazione» –:

   se non si ritenga di dover adottare ogni iniziativa di competenza, in sinergia con le regioni, per il riconoscimento del titolo di studio ai fini lavorativi dei futuri diplomati del nuovo corso d'istruzione professionale, affinché sia consentito agli studenti di conseguire un titolo spendibile nel mondo del lavoro e senza discriminazioni territoriali, dando luogo altresì a un adeguamento dei percorsi in atto in coerenza con la soluzione che sarà scelta.
(5-03018)

Interrogazioni a risposta scritta:


   BENIGNI. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   la scuola, nonostante tutto, ancora oggi rappresenta un'istituzione alla quale affidare i propri figli senza pensieri;

   sono attualmente, secondo i dati dell'Anagrafe dell'edilizia scolastica in Italia, 40.151 edifici scolastici attivi, di cui 22.000 costruiti prima del 1970. Di questi edifici il 59,5 per cento risulta tuttora privo di certificati di prevenzione incendi e il 53,8 per cento non ha quello di agibilità ed abitabilità;

   la legge di bilancio 2019, legge n. 145 del 2018, ha previsto l'attribuzione alle province delle regioni a statuto ordinario di un contributo per il finanziamento di piani di sicurezza finalizzati, tra l'altro, alla manutenzione degli edifici;

   il decreto-legge n. 59 del 2019 convertito, con modificazioni, dalla legge n. 81 del 2019 ha previsto l'adozione di un piano straordinario per l'adeguamento alla normativa antincendio, al contempo differendo al 31 dicembre 2021 il termine per l'adeguamento;

   secondo i dati dell'Anci di giugno 2019 è di circa 10 miliardi di euro l'ammontare complessivo delle 6.300 richieste pervenute dagli enti locali a seguito dei bandi regionali per i mutui Bei 2018/2020, un fabbisogno molto superiore alle risorse pari a 1.700 milioni di euro;

   l'Agenzia di tutela della salute di Bergamo dal 2003 annualmente svolge controlli accurati su quattro aspetti specifici sulla sicurezza degli edifici scolastici, pubblici e privati: sicurezza sul lavoro, igiene, impianti elettrici e impianti termici. A seguito dei sopralluoghi invia al proprietario dell'edificio e al dirigente scolastico una dettagliata relazione in cui si evidenziano le carenze riscontrate e gli obiettivi di miglioramento;

   su 690 scuole, 669 non sono state realizzate secondo norme antisismiche, poiché la normativa di riferimento risale al 1974 e moltissimi edifici scolastici risalgono a un'epoca antecedente;

   discorso analogo vale per il certificato di agibilità che nasce nel 1934, ma molte scuole della bergamasca sono state realizzate negli anni precedenti, tant'è che di anno in anno, gli stessi edifici possono essere utilizzati dagli studenti solo grazie ad una deroga ministeriale;

   su 690 edifici pubblici statali, 402 non hanno un certificato di agibilità, 169 non hanno il certificato di collaudo statico, 392 non dispongono del certificato di prevenzione incendi; il certificato di valutazione rischi manca in 79 e il piano di emergenza è assente in 57 istituti. È pari a solo 25 milioni di euro lo stanziamento previsto per l'edilizia scolastica della provincia di Bergamo;

   fondamentale, inoltre, sarebbe una verifica periodica dei controsoffitti, del potenziamento delle luci di emergenza, delle uscite di sicurezza e della percorribilità dei percorsi che portano al luogo sicuro –:

   se il Governo sia a conoscenza, con particolare riferimento agli immobili della provincia di Bergamo, dello stato di grave precarietà in cui versano gli edifici scolastici e quali iniziative urgenti, soprattutto economico-finanziarie, intenda adottare al fine di assicurare agli studenti e al corpo docente e ausiliario ambienti idonei e confortevoli per lo svolgimento della normale didattica;

   se il Governo non reputi necessario avviare tutte le procedure necessarie affinché ogni struttura scolastica sia dotata, nel più breve tempo possibile, di un fascicolo elettronico del fabbricato, facilmente consultabile, ove siano riportati tutti i dati strutturali e gli adempimenti alle normative vigenti.
(4-03969)


   FRATOIANNI. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   da un articolo pubblicato sul quotidiano La Repubblica il 27 ottobre 2019, si apprende che l'ex Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca Marco Bussetti avrebbe concentrato la maggior parte delle sue 133 missioni di lavoro in una sola regione, la Lombardia, quella in cui vive;

   secondo lo stesso quotidiano, il confronto tra l'agenda del Ministro e l'elenco delle trasferte e dei suoi relativi costi, dimostrerebbe un «numero ingombrante di missioni fittizie, create ad arte, per le quali il ministero dell'istruzione ha pagato il rimborso»;

   le missioni immotivate di Bussetti sarebbero 80 su 133 totali, costate – sempre secondo La Repubblica – 25.456,24 euro;

   in alcuni eventi l'ex Ministro non si sarebbe nemmeno presentato, mandando «lo stesso a rimborso il biglietto aereo utilizzato per rientrare a Linate o Malpensa», 54 sarebbero le trasferte non giustificate;

   nove viaggi sarebbero stati costruiti ad hoc per rientrare nella sua abitazione a spese dello Stato;

   tra le spese sostenute ci sarebbe anche la «colazione in onore di Salvini», tenutasi in un hotel di Milano, che sarebbe costata 440 euro, per la partecipazione di Bussetti;

   tra le spese rimborsate figura anche una gita in Costa Azzurra datata 21 giugno 2018, tre settimane dopo l'insediamento del Governo pro tempore, quando l'ex Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca prese un aereo alle 13 da Fiumicino per Milano Linate per poi recarsi in Costa Azzurra insieme a Luciana Volta, dirigente di provveditorato, nonostante per quella giornata, alle 19 a Roma, fosse prevista una riunione del Consiglio dei ministri alla quale Bussetti non avrebbe partecipato;

   questi giorni in Costa Azzurra, secondo Repubblica, verranno giustificate come una missione del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca con una spesa richiesta di 507 euro per il rientro a Linate;

   all'interrogante risultano altresì gravissime le affermazioni del primo segretario particolare dell'ex Ministro Bussetti, Marco Lonero, allontanato dopo quattro mesi e che a La Repubblica avrebbe testualmente riferito: «Il secondo piano del ministero dell'istruzione era diventato un suk dell'evento. Del Prete (l'ex capo della segreteria) chiedeva a tutti i collaboratori di rintracciare manifestazioni in Lombardia per far rientrare il ministro gratis a casa»;

   infine, a Milano il 19 aprile 2019, Bussetti si sarebbe fatto affiancare dall'avvocato Zarrillo, «consulente Miur a 60 mila euro al mese», per chiudere con il rogito di una casa da acquistare a Gallarate e in almeno cinque occasioni lo stesso Zarrillo si sarebbe spostato per «questioni personali», sempre a spese del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca;

   se venisse confermato quanto sostenuto da La Repubblica, a parere dell'interrogante ci si troverebbe di fronte ad un malcostume inaccettabile e si auspica che le autorità competenti facciano tutte le verifiche del caso ed eventualmente prendano gli adeguati provvedimenti –:

   quali iniziative di competenza intenda assumere il Ministro interrogato in relazione all'inchiesta apparsa sulle pagine de La Repubblica e descritta in premessa sulle possibili trasferte fittizie sopra richiamate e rimborsate dal Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca, affinché venga fatta chiarezza sulla situazione considerato anche che all'interrogante appare peraltro inopportuno che l'ex Ministro Bussetti continui a dirigere l'ufficio scolastico provinciale di Milano finché non sarà fatta piena luce sull'intera vicenda.
(4-03970)


   FRATOIANNI. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   da quanto risulta all'interrogante, utilizzando il «bonus docente» da 500 euro, gli insegnanti che ne fanno richiesta potrebbero partire la prossima primavera per un corso di aggiornamento – accreditato dal Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca – di 25 ore (16 in presenza e 9 online) facendo una crociera di 8 giorni nel Mediterraneo;

   il corso è rivolto ai docenti di ogni ordine e grado, educatori, psicologi e pedagogisti, per l'acquisizione di nuove metodologie didattico-pedagogiche, attraversando in crociera il Mediterraneo alla scoperta delle sue bellezze ed è organizzato da «BiMed», Associazione di enti locali per l’educational e la cultura, nonché ente formatore per docenti accreditato dal Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca;

   tale corso è presente sulla piattaforma Sofia, il sistema online con cui il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca mette a disposizione tutte le iniziative formative proposte nel catalogo online dalle scuole e dai soggetti accreditati/qualificati MIUR;

   al termine della crociera e previsto il rilascio di un attestato di partecipazione per corso di aggiornamento di enti qualificati ai sensi della direttiva del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca n. 170 del 2016, coerente con il piano per la formazione dei docenti 2016-2019 del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca del 3 ottobre 2016;

   l'itinerario previsto, della durata di 8 giorni e 7 notti, a bordo della nave Costa Pacifica prevede le seguenti tappe: Catania, Civitavecchia Genova, Barcellona, Palma di Maiorca, Malta La Valletta;

   la prima edizione è prevista dal 1° aprile 2020 al 10 aprile 2020 e la seconda edizione dal 15 aprile 2020 al 24 aprile 2020;

   a parere dell'interrogante la scuola non ha affatto bisogno di corsi di aggiornamento di questo tipo, molto spesso mascherati e che offrono ben altro rispetto alla necessaria esigenza di formazione del personale docente delle scuole –:

   se il Ministro interrogato intenda fornire maggiori chiarimenti circa i fatti esposti in premessa e se intenda, per quanto di competenza, adottare iniziative affinché corsi come quello sopra citato non rientrino tra le iniziative formative per docenti presenti sul sistema Sofia, piattaforma online dello stesso Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca.
(4-03973)


   D'ATTIS e PAOLO RUSSO. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   l’iter concorsuale di cui al concorso per dirigente scolastico indetto con decreto direttoriale del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca 13 luglio 2011, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale, 4ª serie speciale, n. 56 del 15 luglio 2011, è stato oggetto di numerosi ricorsi così come precedenti procedure bandite nel 2004 e nel 2006;

   la legge n. 107 del 2015,all'articolo 1, commi da 87 a 90, e il successivo decreto ministeriale n. 499 del 2019 hanno previsto norme volte a risolvere e superare parte di tali contenziosi;

   le misure adottate hanno risolto solo parzialmente le questioni insolute, in quanto è stata individuata una soluzione che ha determinato, ad avviso degli interroganti, una palese e manifesta disparità di trattamento tra i ricorrenti delle procedure concorsuali a dirigente scolastico del 2004 e 2006 da una parte, per i quali è stata definita una speciale procedura di selezione riservata realizzata attraverso lo svolgimento di un corso intensivo di formazione (80 ore) con relativa unica prova scritta finale, e quelli del concorso a dirigente scolastico del 2011 dall'altra, ai quali invece è stata preclusa la possibilità di partecipare al medesimo corso, nonostante si trovassero nella medesima situazione;

   la stessa legge n. 107 del 2015 ha consentito ai candidati già dirigenti o agli idonei del concorso 2011, che in fase di ricorrezione non hanno superato le prove concorsuali, di espletare una prova orale sull'esperienza maturata o un corso intensivo con relativa prova scritta finale –:

   se non ritenga di dover adottare urgenti iniziative volte a risolvere questa evidente situazione di diseguaglianza tra lavoratori prevedendo l'avvio di una nuova sessione speciale del corso intensivo di formazione per il ruolo di dirigente scolastico, di durata di 80 ore complessive con prova scritta finale, di cui al comma 87 e seguenti dell'articolo 1 della legge 13 luglio 2015, n. 107, per gli aspiranti dirigenti che hanno in corso un contenzioso avverso il decreto direttoriale del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca 13 luglio 2011, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale, 4 serie speciale, n. 56 del 15 luglio 2011, ovvero il decreto ministeriale n. 499 del 20 luglio 2015.
(4-03974)


   FRATOIANNI. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   si è appreso che l'Università D'Annunzio di Chieti/Pescara non ha internamente organizzato dei corsi di abilitazione all'insegnamento PEF24 – come fatto invece dalle altre università italiane – ma si è avvalsa di un accordo di collaborazione didattica tra l'ateneo «G. D'Annunzio» e l'Università telematica «Leonardo Da Vinci» (di seguito denominato Unidav) approvato in senato accademico il 17 settembre per effettuare lo svolgimento di questi corsi, i quali risultano essere a pagamento per gli studenti iscritti alla Università degli studi «D'Annunzio»;

   l'intesa siglata in data 1° ottobre 2019 dal Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca con le organizzazioni sindacali rappresentative del comparto sul tema del reclutamento e del precariato della scuola prevede l'uscita nel corso del 2020 del concorso per l'insegnamento;

   il decreto ministeriale 10 agosto 2017, n. 616, individua in una prima fase transitoria, i 24 crediti formativi universitari che costituiscono requisito di accesso ai concorsi per docente della scuola secondaria di primo e secondo grado, così da consentire agli studenti universitari e Afam, ai laureati magistrali, nonché ai diplomati accademici di secondo livello di completare, ove occorra, la loro preparazione in vista della partecipazione al concorso di cui all'articolo 17 del decreto legislativo 13 aprile 2017, n. 59;

   la Fondazione Università «Gabriele D'Annunzio» svolge attività di vigilanza sull'ateneo telematico, in conformità alle linee di indirizzo formulate dall'Università «Gabriele D'Annunzio»;

   l'Università Gabriele D'Annunzio intende comunque garantire ai propri studenti iscritti ai corsi di laurea magistrale, ad una scuola di specializzazione o a un dottorato di ricerca, la possibilità di acquisire crediti necessari all'ottenimento della certificazione «24 CFU» alle condizioni di cui all'articolo 4 del decreto ministeriale n. 616 del 2017;

   l'offerta del percorso formativo PEF24 è esente da contribuzioni per crediti curriculari aggiuntivi come previsto dall'articolo 4, comma 1, del decreto ministeriale n. 616 del 2017, per l'anno accademico 2019/20 da parte della quasi totalità delle università, tra cui anche gli atenei abruzzesi di Teramo e L'Aquila, oltre che degli atenei del Centro-Italia come quelli di Bologna, Roma e Firenze;

   a parere dell'interrogante tale modalità è profondamente lesiva del diritto allo studio degli studenti universitari e crea un pericoloso precedente di imparzialità nelle modalità di trattamento per gli studenti di diverse realtà italiane –:

   se il Ministro interrogato non intenda adottare le iniziative di competenza, anche normative, affinché siano esonerati dal pagamento della contribuzione prevista per l'iscrizione al Pef24 tutti gli studenti che risultano regolarmente iscritti «in corso» o «fuori corso», ai corsi di laurea magistrale o magistrale a ciclo unico, ad una scuola di specializzazione o ad un dottorato di ricerca sia per l'iscrizione ai corsi erogati in modalità online sia per l'iscrizione ai corsi erogati in modalità frontale, così da garantire il diritto allo studio dei suddetti studenti.
(4-03979)

POLITICHE AGRICOLE ALIMENTARI E FORESTALI

Interrogazioni a risposta scritta:


   ROSSI. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

   la coltivazione e la produzione di olii essenziali rappresenta per le aziende agricole una utile fonte di entrate da affiancare a quella delle colture tradizionali e rientra tra le strategie di diversificazione delle attività agricole che aumentano il grado di indipendenza delle aziende, permettendo di sopravvivere alle attività soprattutto in contesti difficili come la montagna;

   per lunghi anni il settore della produzione e della trasformazione degli olii essenziali in azienda agricola è stato sostanzialmente trascurato dalla legislazione italiana e solamente nel 2018, con il decreto legislativo 21 maggio 2018 n. 75 (Testo unico in materia di coltivazione, raccolta e prima trasformazione delle piante officinali, ai sensi dell'articolo 5, della legge 28 luglio 2016, n. 154), sono state disciplinate e riconosciute come attività agricola la coltivazione, la raccolta e la prima trasformazione di tali olii;

   il decreto n. 75 del 2018 tuttavia non affronta il nodo della commercializzazione degli olii essenziali, rimandando alle normative di settore le attività successive, compresa la vendita dei derivati della prima trasformazione;

   in conseguenza di ciò, attualmente le aziende agricole che hanno investito o intendono investire in questo tipo di produzioni sono tenute a fare riferimento a normative di settore che non sono espressamente collegate al Testo unico in materia di erbe officinali e si trovano di fronte a dubbi interpretativi e vuoti normativi che costituiscono un elemento di incertezza e di rischio per la loro attività –:

   se intenda adottare iniziative per chiarire il quadro normativo che regola la commercializzazione degli olii essenziali, con particolare riguardo all'uso esterno, all'uso alimentare e all'uso farmaceutico;

   in particolare, se intenda adottare iniziative per chiarire se sia vietata la vendita diretta degli olii essenziali per uso esterno, laddove non sia richiesta alcun tipo di trasformazione (come, ad esempio, nei diffusori, per i pediluvi, nella difesa dai parassiti, nella pulizia della casa e altro).
(4-03975)


   EVA LORENZONI. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   nel primo pomeriggio del 24 ottobre 2019 presso la località di Castelletto, frazione del comune di Leno (BS), è divampato un incendio presso il caseificio Solat;

   le fiamme hanno continuato a bruciare per molte ore a seguire e sono state spente in maniera definitiva nella mattinata del 26 ottobre 2019;

   per spegnere le fiamme sono state impiegate 7 squadre per un totale di 50 vigili del fuoco;

   sono stati feriti 7 operai, che fortunatamente non risultano essere in pericolo di vita;

   l'incidente ha divorato una parte consistente della struttura causando gravi danni all'intero stabilimento produttivo;

   nel corso del maxi-rogo sono bruciate circa 30 mila forme di formaggio Grana Padano, per un valore di circa 10 milioni di euro;

   i danni complessivi economici subiti dal caseificio Solat di Castelletto di Leno, ammonterebbero, stando alle primissime stime, a circa 20 milioni di euro, che comprenderebbero oltre alle forme di formaggio distrutte, anche il pesante danneggiamento della struttura, dei macchinari e degli impianti di produzione;

   complessivamente il caseificio si estende per circa 6000 metri quadrati, fra impianto di produzione e magazzini di stoccaggio;

   stando a quanto dichiarato dal presidente del caseificio Solat sarà necessario almeno 1 anno e mezzo per ripartire a seguito del rogo;

   l'azienda Solat, fondata negli anni Sessanta, rappresenta una realtà importante, non soltanto per il comune di Leno (BS) e per la frazione di Castelletto, ma anche per tutta la bassa bresciana;

   annualmente il caseificio produce circa 65.000 forme di formaggio Grana Padano;

   da esso dipende una filiera importante per l'agricoltura di tutta la zona e il blocco della produzione legato all'incendio rischia di avere ripercussioni economiche gravissime sia sui lavoratori che per quanto attiene i produttori di latte che riforniscono il caseificio;

   l'assessore regionale all'agricoltura, Fabio Rolfi, ha dichiarato la propria disponibilità, attraverso i bandi previsti dal programma di sviluppo rurale, a valutare un sostegno da parte della regione agli investimenti necessari alla Solat per ripartire nel più breve tempo possibile –:

   se il Governo intenda adottare, per quanto di competenza, iniziative concrete a sostegno dell'azienda Solat, che ha un'importanza strategica per l'agricoltura della provincia di Brescia, e per aiutare questa realtà e i suoi lavoratori ad uscire dalla fase emergenziale.
(4-03980)

POLITICHE GIOVANILI E SPORT

Interrogazione a risposta in Commissione:


   ROSSI, CIAMPI, PICCOLI NARDELLI, LOTTI, PRESTIPINO e DE MENECH. — Al Ministro per le politiche giovanili e lo sport. — Per sapere – premesso che:

   durante la 134a sessione del Comitato Olimpico Internazionale, il 24 giugno 2019 a Losanna, tra le città organizzatrice dei XXV Giochi olimpici invernali, che si terranno nel 2026, è stata selezionata la candidatura di Milano-Cortina d'Ampezzo;

   le prossime Olimpiadi italiane si svolgeranno con eventi e gare distribuiti su tre regioni, Lombardia, Veneto e Trentino Alto-Adige;

   è oramai dimostrato che i grandi eventi sportivi possono essere un vero e proprio strumento di marketing territoriale, turistico e culturale a cui ricorrere per valorizzare le risorse di un territorio; l'organizzazione di un grande evento sportivo può lanciare processi di rinascita e riqualificazione dei territori ospitanti;

   per un evento così prestigioso è opportuno individuare le misure economiche e strumentali necessarie a rispettare gli impegni e le promesse avanzate –:

   se il Governo non intenda adottare un'iniziativa normativa ad hoc finalizzata ad individuare e definire le misure economiche e strumentali necessarie a rispettare gli impegni e le promesse avanzate per l'organizzazione dei Giochi olimpici invernali nel 2026.
(5-03026)

PUBBLICA AMMINISTRAZIONE

Interrogazione a risposta scritta:


   CONTE. — Al Ministro per la pubblica amministrazione. — Per sapere – premesso che:

   il decreto legislativo n. 75 del 25 maggio 2017, all'articolo 20, ha previsto misure per il superamento del precariato nelle pubbliche amministrazioni;

   in particolare, ha previsto che «le amministrazioni, al fine di superare il precariato, ridurre il ricorso ai contratti a termine e valorizzare la professionalità acquisita dal personale con rapporto di lavoro a tempo determinato, possono, nel triennio 2018-2020 (...) assumere a tempo indeterminato personale non dirigenziale che, alla data di entrata in vigore del presente decreto, possegga tutti i seguenti requisiti»:

    a) sia in servizio con contratti a tempo determinato presso l'amministrazione che procede all'assunzione;

    b) sia stato già selezionato dalla medesima amministrazione con procedure concorsuali;

    c) abbia maturato, al 31 dicembre 2017, alle dipendenze dell'amministrazione che procede all'assunzione almeno tre anni di servizio, anche non continuativi, negli ultimi otto anni;

   successivamente, la legge 27 dicembre 2017, n. 205, recante «Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2018 e bilancio pluriennale per il triennio 2018-2020», all'articolo 1, comma 881, ha modificato la norma di cui sopra allargando i casi della lettera a) non solo all'amministrazione che procede all'assunzione ma anche alle amministrazioni comunali che esercitino funzioni in forma associata;

   le norme di cui sopra hanno consentito numerose stabilizzazioni che hanno chiuso lunghe storie di precariato e creato opportunità di lavoro stabile per molte persone, offrendo nel contempo la possibilità alle amministrazioni di assumere un assetto più stabile;

   sono rimaste fuori dalla stabilizzazione, però, molte figure che, pur avendo i requisiti di cui alle lettere a) e b) dell'articolo 20 del decreto legislativo n. 75 del 2017, non sono rientrate nei termini perentori indicati dalla lettera c) del sopra menzionato articolo 20 (31 dicembre 2017);

   si tratta di personale che lavora giornalmente sul territorio, con compiti spesso delicati e importanti, che sopperiscono in modo decisivo alle carenze di organico degli enti locali, acuite negli ultimi tempi dall'applicazione della legge sulla cosiddetta Quota 100;

   si renderebbe utile, a parere dell'interrogante, un intervento al fine di modificare l'articolo 20 del decreto legislativo n. 75 del 2017 e successive integrazioni, portando il termine dal 31 dicembre 2017 ad almeno il 31 dicembre 2021, in modo da offrire alla platea vasta del precariato nella pubblica amministrazione, e agli enti stessi, una ulteriore opportunità di stabilizzazione –:

   se sia a conoscenza di quanto sopraesposto e se non ritenga di attivare, nell'ambito delle sue competenze, un'iniziativa per garantire al precariato nella pubblica amministrazione una opportunità ulteriore di stabilizzazione con lo slittamento del termine del 31 dicembre 2017 di cui all'articolo 20 del decreto legislativo n. 75 del 2017, e successive integrazioni, ad almeno il 31 dicembre 2021.
(4-03966)

SALUTE

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

XII Commissione:


   DE FILIPPO e MORETTO. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   il rapporto dell'Organizzazione mondiale della sanità riporta stime di crescita allarmanti della demenza: 35,6 milioni di casi nel 2010 che raddoppieranno nel 2030 e triplicheranno nel 2050 con 7,7 milioni di nuovi casi all'anno (uno ogni 4 secondi) e il cui impatto economico sui sistemi sanitari sarà di circa 604 miliardi di dollari l'anno;

   secondo i dati dell'Osservatorio demenze dell'Istituto superiore di sanità, in Italia, un milione di persone sono affette da demenza di cui 600 mila sono colpite da Alzheimer e circa 3 milioni sono, direttamente o indirettamente, coinvolte nell'assistenza dei loro cari;

   il morbo di Alzheimer colpisce sia gli uomini che le donne e si manifesta con turbe delle funzioni intellettive che portano con il tempo a una progressiva perdita di autonomia;

   il 5 per cento delle persone che ne soffrono riscontra un'insorgenza precoce, nota anche come «insorgenza anticipata», che spesso appare tra i quaranta e cinquant'anni, o tra i cinquanta e sessant'anni;

   nonostante il «Piano nazionale demenze – Strategie per la promozione ed il miglioramento della qualità e dell'appropriatezza degli interventi assistenziali nel settore delle demenze», approvato con accordo del 30 ottobre 2014 dalla Conferenza unificata tra il Governo, le regioni e le province autonome, fornisca indicazioni strategiche per la promozione e il miglioramento degli interventi nel settore e il successivo accordo del 26 ottobre 2017, n. 130, contenente le «Linee di indirizzo nazionali sui Percorsi Diagnostico Terapeutici Assistenziali (PDTA) per le demenze» e «Linee di indirizzo nazionali sull'uso dei Sistemi informativi per caratterizzare il fenomeno delle demenze», le persone colpite da Alzheimer e le loro famiglie sono costrette a iter burocratici e sanitari lunghi e difficoltosi per vedersi riconosciuta la malattia ed essere supportati nell'assistenza, nella riabilitazione, nell'informazione, nel sostegno morale, tutti elementi necessari a garantire una seppur minima presa in carico –:

   se il Governo non ritenga necessario individuare specifici livelli essenziali di assistenza relativi alla presa in carico dei pazienti affetti da Alzheimer con insorgenza anticipata, anche individuando all'interno dello schema di decreto volto a definire i criteri di appropriatezza nell'accesso ai ricoveri di riabilitazione ospedaliera, dei protocolli specifici di presa in carico delle persone affette da Alzheimer con insorgenza anticipata tali da garantire una riabilitazione continuativa in grado di mantenere e stimolare le abilità residue.
(5-03024)


   NOVELLI, MUGNAI, BAGNASCO, BOND, BRAMBILLA e VERSACE. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   negli ultimi tempi in Toscana si sono verificati 126 casi, il 33 per cento con esiti mortali, conseguenza del batterio New Delhi, un enzima prodotto da alcuni particolari batteri presenti nell'intestino, che hanno la potenzialità di annullare l'effetto di numerose tipologie di antibiotici;

   il nome del batterio richiama evidentemente all'India, Paese da cui proviene. E proprio in India si sono recati i giornalisti del programma «Report» per realizzare un'inchiesta andata in onda il 28 ottobre 2019, dal titolo «Principi cattivi», un reportage nelle fabbriche low cost delle medicine da dove arriva il batterio New Delhi. Un gioco di parole che ben riassume un fenomeno allarmante: medicinali regolarmente autorizzati dalle autorità competenti conterrebbero principi attivi contaminati, presi a basso costo da Paesi asiatici, India in particolare;

   le immagini trasmesse da Report sono inquietanti: prodotti spesso adulterati, realizzati in impianti scadenti e con scarse condizioni igieniche. Un cocktail micidiale che genera batteri multifarmaco-resistenti che una volta giunti in Europa rischiano di causare patologie e morti, soprattutto nei pazienti più fragili;

   risulta che nel nostro Paese 1 medicinale su 10 è prodotto in un distretto farmaceutico dell'India nelle cui acque di scarico sono state rinvenute grosse quantità di antibiotici;

   nell'inchiesta viene dichiarato che i batteri New Delhi che stanno creando seri problemi e morti in Toscana sono molto simili a quelli trovati negli scarichi del distretto farmaceutico indiano;

   a questo si aggiunga che il 19 settembre 2019 l'Ema, l'Agenzia europea per i medicinali, chiede alle aziende farmaceutiche di controllare i farmaci che producono, perché potrebbero essere contaminati da nitrosammine, che anni di letteratura scientifica hanno identificato come cancerogeni e che attaccano il fegato, lo stomaco e l'esofago. Le «impurezze» si trovano in farmaci anche molto popolari e secondo le stime dell'Ema potrebbero causare un tumore ogni 3.500 pazienti circa. Ma l'agenzia ammette che la portata non è quantificabile con precisione. Manca la qualità, mancano i controlli;

   risalire la filiera di produzione è complicatissimo, se non impossibile. Non c'è tracciabilità circa la provenienza dei principi attivi. I principi attivi per il 60 per cento arrivano da Paesi extra europei: India, Cina, Brasile, Armenia e Argentina;

   i controlli dell'Aifa sono pochissimi e circa 250 l'anno –:

   quali iniziative urgenti si intendano avviare per garantire la tracciabilità dei farmaci, al fine di aumentare e migliorare i controlli e tutelare la salute dei cittadini.
(5-03025)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   DONNO e MISITI. — Al Ministro della salute, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro per la pubblica amministrazione. — Per sapere – premesso che:

   in data 17 maggio 2019, seduta n. 177 con l'interrogazione n. 5-02139, il sottoscritto presentava al Ministro della salute, la questione relativa la riconversione dell'ospedale Veris Delli Ponti di Scorrano e dell'ospedale Santa Caterina Novella di Galatina e la contestuale realizzazione, ex novo, dell'ospedale del Sud Salento così come determinato dal «Riordino ospedaliero della regione Puglia», P.R. 10 marzo 2017, n. 7;

   lo stesso richiedente evidenziava, già in quell'occasione, la necessità, al fine di garantire la massima trasparenza ed evitare ulteriori sprechi di ogni genere, di acquisire e riportare specifiche informazioni relative, nella fattispecie, ad un'analisi costi benefici;

   in data 22 ottobre 2019, la trasmissione d'inchiesta televisiva «Le Iene» portava all'attenzione dell'opinione pubblica proprio l'attuazione del riordino ospedaliero della regione Puglia e la conseguente razionalizzazione degli ospedali. Nel caso specifico, si evidenziava come l'ospedale sito nel comune di Terlizzi (BA), oggetto di recenti lavori per un investimento di 10 milioni di euro, è in fase di declassamento o addirittura chiusura. Stessa sorte è già toccata ad altri ospedali pugliesi, come l'ospedale di Rutigliano, declassato a poliambulatorio per servizi specialistici, che si mostra attualmente in uno stato di abbandono e di degrado con la sola postazione di guardia medica;

   nelle città di Bari, Toritto e Alberobello sono presenti piscine terapeutiche interamente ultimate ed oggi in stato di abbandono, nonostante la spesa di qualche milione di euro per la loro realizzazione;

   è paradossale la situazione dell'ospedale di Santa Maria degli Angeli di Putignano, più volte ristrutturato e ampliato, ma declassato con il piano di riordino e il cui reparto di pediatria, fiore all'occhiello dello stesso, è stato trasferito in un ex obitorio strutturalmente non idoneo, il tutto in ragione della futura costruzione del nuovo ospedale presso il comune di Monopoli;

   nello stesso servizio vengono, tra l'altro, evidenziati seri dubbi sulle assunzioni dei dirigenti delle Asl di Bari, alcuni dei quali privi dei requisiti necessari a rivestire l'incarico ricoperto ed altri procedimenti penali in corso;

   infine, numerose sono le assunzioni effettuate ex articolo 15-septies del decreto legislativo n. 502 del 1992, che tuttavia, invece di restare a tempo determinato, sono state di fatto reiterate realizzando una sorta di «stabilizzazione» di fatto, con l'effetto, ad avviso dell'interrogante, di aggirare i chiari pronunciamenti della Corte Costituzionale sulla normativa pugliese –:

   se il Governo non ritenga opportuno, nell'ambito del monitoraggio sull'attuazione del piano di rientro previa ricognizione delle strutture esistenti e degli investimenti operati, avviare una verifica del piano di riordino pugliese, anche acquisendo previamente una specifica analisi costi-benefici in ordine agli effetti connessi alla costruzione dei nuovi ospedali piuttosto che alla piena operatività di quelli già esistenti;

   se il Governo non ritenga opportuno promuovere, per quanto di competenza, una verifica da parte dei servizi ispettivi di finanza pubblica e dell'ispettorato per la funzione pubblica in ordine alle assunzioni dei dirigenti delle Asl della regione Puglia, al fine di garantire la massima trasparenza e legalità.
(5-03019)

Apposizione di una firma
ad una interrogazione.

  L'interrogazione a risposta scritta Galantino e altri n. 4-03952, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 29 ottobre 2019, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Ciaburro.

Pubblicazione di un testo riformulato.

  Si pubblica il testo riformulato della interrogazione a risposta scritta Romaniello n. 4-03927, già pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta n. 246 del 25 ottobre 2019.

   ROMANIELLO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro dell'interno. – Per sapere – premesso che:

  il 21 ottobre 2019 i comuni di Rivanazzano Terme e di Codevilla, entrambi situati in provincia di Pavia, sono stati colpiti da un eccezionale evento atmosferico che ha causato diversi e gravi danni al territorio. La città di Rivanazzano Terme, infatti, si è trasformata in un fiume d'acqua, con diversi stabili allagati e numerose persone tratte in salvo solo grazie allo straordinario lavoro svolto dai vigili del fuoco. A Codevilla, invece, l'intensità delle precipitazioni ha causato numerosi cedimenti alle sedi stradali, frane, smottamenti, allagamenti e molti edifici e strutture pubbliche, come scuole e cimiteri, ma anche edifici privati, hanno subito danni, quali allagamenti delle pertinenze, danni alle centrali termiche, infiltrazioni d'acqua e crolli di mura di recinzione;

  il 22 ottobre, il sindaco del comune di Rivanazzano Terme aveva presentato istanza formale al presidente della provincia di Pavia per richiedere l'attivazione dello stato di emergenza per il territorio comunale, come da deliberazione della giunta comunale n. 96 del 22 ottobre 2019, dichiarata immediatamente eseguibile;

  a Codevilla è stato accertato che l'evento verificatosi risultava del tutto imprevedibile, poiché sia l'avviso di criticità regionale n. 166 del 20 ottobre 2019 delle ore 13,00, sia l'avviso n. 167 del 21 ottobre 2019 delle ore 13,00 segnavano per la zona IM-14, corrispondente al territorio dell'Appennino Pavese, solo livello di criticità gialla ordinaria per rischio idrogeologico, temporali forti e vento forte, e vento assente per rischio idraulico;

  mentre, sempre gli stessi avvisi, per la zona IM-12, corrispondente alla Bassa Pianura occidentale, indicavano un livello di criticità gialla ordinaria per rischio idraulico, temporali forti e vento forte, invitando i sistemi locali di protezione civile ad attivare e mantenere una fase operativa minima di attenzione;

  il 22 ottobre 2019, con l'ordinanza n. 14/2019, per grave situazione sopravvenuta all'emergenza alluvionale, il sindaco del comune di Codevilla ha previsto la chiusura cautelativa di alcune strade comunali che collegano alle frazioni a tutela della pubblica incolumità, oltre alla chiusura del cimitero del capoluogo, gravemente danneggiato dall'esondazione dei fossi prospicienti;

  alcune frazioni risultano tuttora isolate e sono ancora attualmente in corso interventi di ripristino della viabilità e di messa in sicurezza di edifici pubblici e privati. Sono inoltre in corso indagini conoscitive più dettagliate da parte del comune per verificare l'estensione e la gravità dei danni complessivamente subiti;

  allo stato attuale, per far fronte alle emergenze alluvionali, agli interventi di ripristino e messa in sicurezza dei danni provocati alle infrastrutture e al sistema viario, occorrono risorse e interventi straordinari;

  si deve tener conto, al riguardo, di quanto previsto dal decreto legislativo n. 267 del 18 agosto 2000, dal decreto legislativo n. 1 del 2 gennaio 2018 cosiddetto «codice della protezione civile», dalla legge regionale n. 16 del 22 maggio 2004 e dalle relative delibere regionali in materia –:

  se il Governo intenda adottare le iniziative di competenza per deliberare lo stato di emergenza a livello nazionale in relazione agli eccezionali eventi atmosferici di cui in premessa.
(4-03927)

Ritiro di un documento
del sindacato ispettivo.

  Il seguente documento è stato ritirato dal presentatore: interrogazione a risposta in Commissione Moretto n. 5-02337 del 24 giugno 2019.