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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Giovedì 24 ottobre 2019

ATTI DI INDIRIZZO

Risoluzioni in Commissione:


   La VII Commissione,

   premesso che:

    la musica rappresenta il settore trainante dell'industria culturale e creativa italiana con un fatturato stimato in 4,7 miliardi euro e circa 170.000 occupati;

    in uno scenario europeo sempre più vivace e in crescita, la scena jazz italiana è unanimemente riconosciuta come un'eccellenza di livello mondiale;

    nonostante il riconoscimento della qualità e della vivacità culturale della scena italiana, l'assenza di strumenti specifici di supporto alla promozione dei musicisti italiani all'estero impedisce la realizzazione di efficaci azioni di sistema, a differenza di altri Paesi europei dotati di export office che supportano il settore della produzione culturale, con importanti ricadute economiche;

    il sistema del jazz ha già avviato progetti di promozione all'estero (Nuova Generazione Jazz) e di artisti in residenza (Air) rivolti prevalentemente alla creatività emergente, secondo le indicazioni dell'Unione europea;

    la Federazione nazionale Il Jazz Italiano (FIJI) racchiude al suo interno le 7 associazioni rappresentative di tutti i comparti del jazz italiano: Associazione delle Etichette Jazz (ADEIDJ), Associazione dei Fotografi di Jazz (AFIJ), Associazione Nazionale dei Festival Jazz (I-JAZZ), Associazione dei Jazz Club (IJC), Associazione degli Agenti e Manager (IJN), Associazione il Jazz va a Scuola (IJVAS), Associazione Nazionale dei Musicisti di Jazz (MIDJ);

    nel panorama europeo, le modalità con cui l'azione di export office per il jazz viene strutturata sono molteplici: in alcuni Paesi c'è una gestione diretta a livello ministeriale, in altri la gestione viene affidata a un soggetto incaricato o in collaborazione con la società di gestione collettiva di diritti d'autore nazionale;

    in questo panorama variegato, l’export office nazionale dovrebbe occuparsi di:

     a) promozione e tutorship all'estero, anche in continuità con il progetto Nuova generazione Jazz, ideato da I-JAZZ, sostenuto dal bando triennale del Ministero per i beni e le attività culturali e per il turismo;

     b) supporto alle residenze creative all'estero, anche in continuità con il progetto Air (artisti in residenza) che MIDJ propone con successo grazie al sostegno della Siae, la collaborazione del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale e la disponibilità degli Istituti italiani di cultura. Il sostegno dovrebbe tradursi in un contributo alle spese di viaggio, vitto e alloggio per gli artisti under 40 che compiono una residenza artistica presso un istituto di cultura o altra struttura atta allo svolgimento dell'attività di ricerca artistica, in collaborazione con i partner di Europe Jazz Network e la rete dei conservatori europei;

     c) organizzare un evento nazionale di promozione del jazz italiano, anche in continuità con l'esperienza del primo showcase del jazz italiano (European Jazz Conference, Novara 2019), in modo da consentire al più alto numero di direttori artistici e curatori internazionali di assistere alle esibizioni live dei migliori artisti emergenti italiani,

impegna il Governo:

ad adottare iniziative per istituire, anche tramite la stipula di convenzioni con soggetti esterni al Ministero per i beni e le attività culturali e per il turismo, un ufficio di supporto all’export della musica jazz italiana, in collaborazione con la rete degli istituti italiani di cultura e con la Federazione nazionale Il Jazz Italiano (FIJI), con l'obiettivo di supportare la promozione e la diffusione all'estero della musica jazz italiana.
(7-00354) «Carbonaro, Vacca, Testamento, Torto, Casa».


   La XIII Commissione,

   premesso che:

    il Wto, l'Organizzazione mondiale del commercio, ha stabilito che gli Stati Uniti, a partire dal 18 ottobre, potranno imporre dazi su merci provenienti dall'Unione europea per 7,5 miliardi di dollari all'anno, corrispondenti a 6,8 miliardi di euro. Si tratta di una sentenza che risolve una disputa legale aperta da Boeing nel 2004, che accusa il consorzio Airbus (Francia, Germania, prevalentemente, e Regno Unito e Spagna) di aver ricevuto negli anni sussidi illeciti da parte dell'Unione europea e di alcuni suoi Stati membri;

    l’export italiano diretto verso gli Stati Uniti nel 2018 è stato pari a 54,7 miliardi di dollari;

    nel paniere dei beni che gli Stati Uniti hanno conseguentemente sottoposto a misure tariffarie figurano molti prodotti italiani, circostanza che costituisce una palese iniquità, considerato che dai successi commerciali di Airbus il nostro Paese non ha tratto alcun vantaggio economico;

    un primo blocco di dazi al 10 per cento, dal valore di circa 4 miliardi, riguarda il settore dell'aeronautica e non colpisce l'Italia, ma solo i 4 Paesi facenti parte del consorzio Airbus. Un secondo blocco al 25 per cento di 3,5 miliardi, invece, riguarda il comparto agroalimentare europeo;

    il settore dell'agroalimentare italiano, simbolo di eccellenza del «made in Italy» nel mondo, rischia di essere seriamente danneggiato dai dazi addizionali sulle importazioni dall'Unione europea, con indubbie conseguenze quali quelle di un considerevole calo dell’export verso gli Stati Uniti che, in termini economici, si tradurrebbe in una perdita, stando ai dati diffusi dalle principali associazioni di settore, stimata in circa 500 milioni di euro, con l'inevitabile rischio di mettere in ginocchio intere filiere e causare un crollo dei consumi all'estero;

    nell'elenco pubblicato sul sito del Tesoro americano, i dazi che riguardano l'Italia vanno a colpire 93 prodotti italiani, tra i quali figurano, principalmente, quelli del settore lattiero-caseario, che rappresentano il 14,5 per cento dei prodotti alimentari venduti negli Usa;

    le produzioni Dop del settore lattiero-caseario maggiormente colpite sono quelle di Grana Padano e Parmigiano Reggiano; ma sono colpiti anche altri prodotti come salami, mortadelle, crostacei, molluschi, liquori come amari e limoncelli ed anche gli agrumi, mentre i Paesi del consorzio Airbus sono soggetti a dazi anche sulle esportazioni di una più ampia gamma di generi alimentari (compresi olio e vino, che invece non riguarderanno l'Italia), prodotti d'abbigliamento, e altri beni di consumo;

    l’export verso il mercato statunitense dei prodotti lattiero-caseari raggiunge negli ultimi 12 mesi il valore di 312 milioni di euro pari al 9 per cento del valore complessivo delle vendite di questi prodotti in tutto il mondo;

    la regione con il maggiore export negli Usa di prodotti lattiero-caseari è l'Emilia-Romagna con 115 milioni di euro, seguita da Lombardia con 63 milioni, da Sardegna con 62 milioni, da Veneto con 35 milioni e da Campania con 12 milioni;

    negli Stati Uniti, il secondo mercato estero dopo la Francia, attualmente si vende un totale di 10 milioni di chilogrammi l'anno di Parmigiano Reggiano, al prezzo medio di 40 dollari al chilogrammo, ma con l'introduzione di tariffe rincarate il prezzo salirà a 60 dollari al chilo, stimando perdite del 90 per cento del giro d'affari negli Stati Uniti, corrispondenti a circa 360 milioni di euro. Per il Grana Padano si stimano danni per circa 270 milioni di euro per il verificarsi di un rialzo del dazio dagli attuali 2,15 dollari fino a 6 dollari al chilogrammo;

    il risultato è che ogni camion carico di formaggio costerà fino a 80 mila dollari in più secondo l'Associazione statunitense degli importatori di prodotti lattiero-caseari, mentre il consumatore americano lo dovrà acquistare sullo scaffale ad un prezzo notevolmente maggiorato, con un probabile effetto di contenimento dei consumi;

    i prodotti lattiero-caseari subiscono una grande concorrenza nel mercato statunitense dove vengono commercializzati prodotti generici che utilizzano impropriamente falsi nomi, evocativi del nostro Paese, come il «Parmesan» che rappresenta il simbolo del falso italiano;

    il mercato dei Dop italiani sta già producendo i primi segnali di insofferenza: negli ultimi giorni infatti gli acquisti di questi prodotti negli Stati Uniti sono aumentati e non a caso il Parmigiano Reggiano e il Grana Padano sono tra i prodotti che hanno subito gli aumenti più consistenti (+220 per cento);

    sembra intenzione dell'Amministrazione americana di avvalersi della cosiddetta regola del «carosello» (carousel retaliation) che consentirebbe di modificare periodicamente, dopo i primi 120 giorni e successivamente ogni 180, il paniere dei prodotti e/o la percentuale dei dazi, aumentando in questo modo il grado di incertezza per gli Stati europei ma soprattutto per le nostre aziende del settore agroalimentare;

    il rischio è che, una volta entrati in vigore i dazi, questi possano andare a far crescere proprio il mercato delle imitazioni dell’italian sounding. Il mercato dell’italian sounding, che negli ultimi 30 anni ha avuto una crescita esponenziale, negli Stati Uniti vale oggi 19 miliardi, un valore che con l'introduzione di dazi, che siano selezionati su determinate categorie merceologiche dell'agroalimentare italiano, potrebbe arrivare intorno ai 24 miliardi;

    i falsi «made in Italy» avranno inevitabilmente un vantaggio in più rispetto a quelli importati dall'Italia, perché andrebbero a costare meno rispetto a quelli italiani che, subendo un aumento del prezzo, arriverebbero ad una fetta minore di consumatori;

    il made in Italy ha già subito danni a causa dell'embargo russo per un valore di oltre un miliardo in cinque anni, al quale potrebbero sommarsi anche le conseguenze della Brexit;

    l'Italia si trova ad essere uno dei Paesi europei più colpiti dai dazi Usa nonostante non abbia avuto vantaggi dalla disputa tra Boeing e Airbus che essenzialmente è un progetto franco-tedesco al quale si sono aggiunti Spagna e Gran Bretagna;

    è emersa, nell'incontro alla Casa Bianca con il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, la disponibilità degli Stati Uniti a valutare le posizioni dell'Italia e l'eventuale ruolo minoritario che il nostro Paese ha avuto nell'ambito della vicenda dei sussidi statali ad Airbus;

    è indispensabile adottare un metodo di confronto collaborativo che sia in grado di limitare fin da subito i danni per il settore agroalimentare italiano e per evitare uno scambio di provvedimenti ritorsivi tra le due parti,

impegna il Governo:

   ad intraprendere iniziative, nelle sedi opportune, per tutelare le aziende dell'agroalimentare italiano che saranno colpite dai dazi sulle importazioni stabilite dagli Usa, al fine di scongiurare che siano messi a rischio i prodotti simbolo del made in Italy nonché per evitare che le misure di aiuto economico stabilite dall'Unione europea possano essere dirette a prodotti di Italian sounding presenti in altri Stati;

   a promuovere, per quanto di competenza, un'iniziativa presso le autorità statunitensi che porti ad una sostanziale revisione dei dazi imposti dagli Stati Uniti a danno del comparto agroalimentare italiano dato che la causa scatenante che li ha generati riguarda un contenzioso tra Airbus e Boeing, al quale il nostro Paese è del tutto estraneo e per questo motivo le misure protezionistiche dovrebbero interessare solo comparti specifici, come quello aerospaziale, e non l'agroalimentare;

   nel caso non si arrivasse ad una soluzione condivisa, ad adottare le necessarie iniziative, in accordo con le istituzioni europee, di compensazione economica mediante l'attivazione di un fondo straordinario europeo con adeguate risorse finanziarie, al fine di reintegrare le perdite subite dal comparto agroalimentare italiano, per evitare che questo settore, strategico per il nostro Paese, entri in stato di crisi;

   ad adottare iniziative per attivare misure finanziarie dirette alla tutela delle denominazioni di origine e di indicazione geografica (Dop e Igp) che nel nostro Paese saranno fortemente penalizzate da questa situazione;

   a realizzare programmi di promozione nei mercati extraeuropei dei prodotti agroalimentari italiani per tutelare l’export italiano colpito dagli aumenti tariffari sulle importazioni di prodotti europei negli Stati Uniti;

   a promuovere in tutte le sedi competenti una proficua attività finalizzata a stipulare un accordo internazionale per l'individuazione di un paniere di beni esenti da qualsiasi misura protezionistica per le loro proprietà salutistiche nella dieta mediterranea, riconosciuta dall'Unesco patrimonio culturale immateriale dell'umanità.
(7-00355) «Golinelli, Viviani, Bubisutti, Gastaldi, Guidesi, Liuni, Lolini, Loss, Manzato, Andreuzza, Saltamartini, Binelli, Colla, Dara, Galli, Patassini, Pettazzi, Piastra, Formentini, Zoffili».

ATTI DI CONTROLLO

AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INTERNAZIONALE

Interrogazione a risposta scritta:


   QUARTAPELLE PROCOPIO. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   a seguito dell'approvazione della legge n. 125 del 2014 in materia di disciplina generale sulla cooperazione internazionale per lo sviluppo, ed in ottemperanza all'articolo 22, comma 1, della suddetta, Cassa depositi e prestiti spa è stata incaricata di assolvere ai compiti di istituzione finanziaria per la cooperazione internazionale allo sviluppo;

   affinché Cassa depositi e prestiti possa assolvere a tale ruolo efficacemente e nelle modalità previste dal legislatore, è indispensabile che la disciplina introdotta dalla suddetta legge venga integrata dai necessari decreti attuativi ovvero da apposite delibere del Comitato interministeriale per la cooperazione allo sviluppo (CICS);

   nel quadro dell'articolo 8 di tale legge, trattante l'erogazione da parte di Cassa depositi e prestiti (CDP) di crediti concessionali a valere sul fondo rotativo per la cooperazione allo sviluppo (Frcs) a Stati, banche centrali o enti pubblici di Stati di cui all'articolo 2, comma 1, della legge medesima, nonché a organizzazioni finanziarie internazionali, è opportuno che si definisca la normativa attuativa attinente e prevista dall'articolo 22, comma 4, della suddetta legge, sotto forma di decreti del Ministero dell'economia e delle finanze, che introduca altresì una garanzia pubblica di ultima istanza a copertura di eventuali finanziamenti erogati da Cdp con risorse proprie verso tali controparti;

   nel quadro dell'articolo 27, comma 3, di tale legge, trattante la disciplina dell'utilizzo delle risorse del fondo rotativo per la cooperazione allo sviluppo (Frcs) finalizzate al coinvolgimento del settore privato nei processi di sviluppo dei Paesi partner di cooperazione, con specifico riferimento a controparti private, organizzazioni internazionali o investitori pubblici o privati, risulta necessaria l'introduzione della relativa normativa attuativa ovvero di delibere del Cics, così come previsto dall'articolo 27, comma 4, che consentano l'attivazione di tutte le forme di intervento previste dalla normativa primaria, oltreché l'attivazione della garanzia pubblica a prima richiesta sui finanziamenti eventualmente erogati ai sensi dell'articolo 22, comma 4, da Cdp con risorse proprie verso tali categorie di soggetti, in ottemperanza alla disciplina sugli aiuti di Stato –:

   con quali tempistiche e modalità il Cics, ai sensi dell'articolo 27, comma 4, provvederà ad emanare, per quanto di competenza, dette normative attuative, a cinque anni dall'approvazione della norma primaria;

   quali iniziative di competenza i Ministri interrogati intendano assumere, e con quali tempistiche, per l'emanazione delle suddette normative attuative.
(4-03914)

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   BOND e BARATTO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   ai sensi dell'articolo 100, comma 2, lettera g) del decreto del Presidente della Repubblica n. 917 del 1986 (Testo unico delle imposte sui redditi) sono deducibili: «le erogazioni liberali in denaro, per importo non superiore al 2 per cento del reddito d'impresa dichiarato, a favore di enti o istituzioni pubbliche, fondazioni e associazioni legalmente riconosciute che senza scopo di lucro svolgono esclusivamente attività nello spettacolo, effettuate per la realizzazione di nuove strutture, per il restauro ed il potenziamento delle strutture esistenti, nonché per la produzione nei vari settori dello spettacolo»;

   numerose associazioni società sportive dilettantistiche e non, gestiscono oppure sono concessionarie o affidatarie di impianti sportivi comunali e/o pubblici –:

   se la gestione, concessione, affidamento di impianti sportivi da parte di associazioni/società sportive dilettantistiche, e non, comporti per queste associazioni l'assunzione di uno status giuridico tale da rientrare nel novero dei soggetti di cui all'articolo 100, comma 2, lettera g) del decreto del Presidente della Repubblica n. 917 del 1986 che hanno il diritto alla deduzione delle erogazioni liberali ricevute per un importo non superiore al 2 per cento del reddito del soggetto erogante la liberalità.
(5-02983)


   CENTEMERO, BITONCI, CAVANDOLI, COVOLO, GERARDI, GUSMEROLI, ALESSANDRO PAGANO, PATERNOSTER e TARANTINO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 29 del decreto-legge n. 179 del 2012, recante «Ulteriori misure urgenti per la crescita», prevede la detrazione delle somme investite nelle imprese Start-up innovative per i soggetti Irpef e la deduzione per i soggetti Ires;

   è stato previsto, tramite la manovra di bilancio per il 2019 (articolo 1, comma 218 della legge n. 145 del 2018), l'incremento delle aliquote dal 30 al 40 per cento di detrazione e deduzione delle somme investite nelle imprese Start-up innovative che «nei casi di acquisizione dell'intero capitale sociale di Start-up innovative da parte di soggetti passivi dell'imposta sul reddito delle società, diversi da imprese Start-up innovative, le predette aliquote sono incrementate, per l'anno 2019, dal 30 al 50 per cento, a condizione che l'intero capitale sociale sia acquisito e mantenuto per almeno tre anni»;

   tuttavia, l'efficacia delle modifiche relative alle disposizioni di cui sopra è condizionata, secondo le procedure previste dall'articolo 108, paragrafo 3, del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea, dall'autorizzazione della Commissione europea;

   di conseguenza, ad oggi l'incentivo di cui sopra è ancora fermo ai blocchi di partenza, come confermato anche dall'articolo di stampa del 12 ottobre 2019 de Il Sole 24 ore, il quale richiama la risposta all'interpello n. 410 dell'Agenzia delle entrate;

   l'interpello nasce da una richiesta da parte di un'impresa per comprendere il meccanismo di riconoscimento della detassazione Ires, in funzione dell'acquisizione totale delle quote di una Start up innovativa, mantenendo l'investimento per oltre tre anni;

   dalla risposta dell'Agenzia delle entrate emerge l'impossibilità di intervenire poiché, non essendo allo stato attuale intervenuta l'autorizzazione della Commissione europea alla fruizione del beneficio, «non sussistono le condizioni per poter dare applicazione alle disposizioni e, di conseguenza, esprimere un parere» –:

   se e quali iniziative di competenza il Ministro interrogato intenda adottare in relazione all'autorizzazione di cui in premessa, anche considerato che i ritardi penalizzano la volontà del legislatore di favorire la crescita del Paese e l'iniziativa imprenditoriale.
(5-02985)

GIUSTIZIA

Interrogazione a risposta scritta:


   CECCHETTI e BONIARDI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   il 22 ottobre 2019, nel carcere di Bollate (Milano), considerato una eccellenza nella detenzione, durante un'accurata perquisizione delle sezioni detentive, in una cella sono stati rinvenuti coltelli, lame e cellulari e diverso materiale pericoloso non consentito;

   nel carcere in questione sono detenuti personaggi molto noti alla cronaca quali Rosa Bazzi e Massimo Bossetti;

   la notizia della perquisizione è stata comunicata dal Segretario regionale per la Lombardia del Sindacato autonomo polizia penitenziaria Sappe: «Ieri sera i nostri Agenti, nel corso di una perquisizione straordinaria all'interno del carcere di Bollate occupata da soli detenuti stranieri, hanno rinvenuto e sequestrato materiale pericoloso di cui, ovviamente, non è consentito il possesso. Parliamo di un telefono cellulare, lame affilate, un punteruolo, un cacciavite. Ma quel che più è significativo è il sequestro di più di 50 buste di tabacco che probabilmente venivano utilizzate per traffici illeciti.»;

   sulla questione relativa all'utilizzo abusivo di telefoni cellulari e di altra strumentazione tecnologica che può permettere comunicazioni non consentite è ormai indifferibile adottare tutti quegli interventi che mettano in grado la polizia penitenziaria di contrastare la rapida innovazione tecnologica e la continua miniaturizzazione degli apparecchi, che risultano sempre meno rilevabili con i normali strumenti di controllo;

   una comunicazione ministeriale risalente a maggio 2019 dava notizia che «il Servizio Telecomunicazioni del Dipartimento dell'Amministrazione Penitenziaria aveva ultimato la consegna degli apparati inibitori di comunicazioni cellulari a tutti i Provveditorati» e che «a breve si sarebbe dovuta dare l'adeguata e pertinente formazione del personale individuato per l'utilizzo e il funzionamento di tali apparecchiature». Non risulta, ad oggi, che tali apparecchi siano stati dati in uso alla polizia penitenziaria di Bollate;

   come richiesto anche dal Sappe, il sindacato di polizia penitenziaria, occorre segnare con forza un netto «cambio di passo» nelle attività di contrasto all'indebito possesso ed uso di telefoni cellulari e droga in carcere «a tutela di coloro che in prima linea delle sezioni detentive del carcere di Bollate rappresentano lo Stato, ossia gli appartenenti alla polizia penitenziaria» –:

   se il Ministro interrogato non reputi necessaria ed indifferibile l'adozione di concrete iniziative a tutela della sicurezza della polizia penitenziaria, nonché interventi, anche di carattere normativo, per contrastare il dilagante quanto indebito uso di telefoni cellulari o altra strumentazione elettronica da parte dei detenuti nei penitenziari italiani, nonché il possesso di materiale pericoloso non consentito, come appunto lame e coltelli.
(4-03916)

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interpellanza:


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, il Ministro dell'interno, per sapere – premesso che:

   a seguito della recente approvazione da parte del Consiglio dell'Unione europea della proposta di regolamento sulla digitalizzazione, il cammino verso l'informatizzazione del settore trasporti sembra continuare il suo percorso nell'ambito di un orientamento generale sulla proposta della Commissione europea, contenuta nel terzo pacchetto «L'Europea in movimento», che mira a rendere più fluidi ed efficienti i flussi di comunicazione digitale sul trasporto merci;

   sulla stessa scia procede anche il settore degli accertamenti che mira a facilitare i controlli tecnici, controlli dei tempi di guida e riposo, che richiedono una grande quantità di tempo, non solo per le autorità addette al controllo, ma anche per gli autisti;

   dal 15 giugno 2019 è stata introdotta una nuova generazione di tachigrafi disciplinata dal regolamento (Ue) 502/2018, che ha modificato il regolamento n. 799/2016, a sua volta applicativo del regolamento n. 165/2014. Il nuovo tachigrafico intelligente coinvolge solo i veicoli, con massa superiore a 3,5 tonnellate, immatricolati dopo la metà dello stesso mese;

   tra i fini della misura vi sono quello di rendere più semplici i controlli sui tempi di guida e di impedire manomissioni. Infatti, grazie alla geolocalizzazione, la posizione del veicolo viene rilevata a inizio turno e ogni tre ore cumulative di guida. Oltre a tale controllo il nuovo dispositivo digitale permette anche di implementare diverse funzioni come servizi di esenzione pedaggi, sistemi di pesatura dei veicoli in movimento, dati sul consumo del carburante e la rilevazione dei dati utili per il controllo delle operazioni di cabotaggio e distacco degli autisti;

   il portale GNSS (Global Navigation Satellite System) è un sistema satellitare che utilizza le postazioni terrestri (ripetitori di segnale Gps) e, a differenza del Gps tradizionale, riesce a coprire anche quelle zone coperte e nascoste, raggiungendo livelli di precisione più elevati, disponendo della tecnologia del software «Galileo». Ciò significa sviluppo e attivazione di una rivoluzione tecnologica, culturale, sociale e civile;

   sono esonerati dall'installazione del nuovo tachigrafico i veicoli adibiti al trasporto di linea per percorsi inferiori a 50 chilometri, i mezzi delle forze dell'ordine, le cisterne da latte, i veicoli speciali e tutti gli autocarri con peso maggiore di 3,5 tonnellate immatricolati prima del 14 giugno 2019;

   grazie al modulo Dsrc (Dedicated Short Range Communication) di Dtco 4.0 le autorità di controllo hanno adesso la possibilità di rilevare con veicolo in movimento i dati relativi allo stato del veicolo, alla calibrazione del tachigrafo e altre informazioni sulle sue condizioni di sicurezza e sul corretto funzionamento. Controlli più approfonditi verranno pertanto effettuati solo nei casi sospetti. In genere, durante queste operazioni di controllo, i dati personali del conducente non vengono trasmessi;

   per le violazioni relative alle nuove installazioni sono previste adeguate sanzioni: sia se si supera il periodo massimo di guida giornaliero-settimanale che per l'omissione delle pause e per la mancata effettuazione del riposo settimanale. Ulteriori sanzioni riguardano l'assenza del dispositivo a bordo, la sua non omologazione e malfunzionamento e la circolazione con cronotachigrafo alterato e o con sigilli manomessi o mancanti –:

   se i Ministri interpellati siano a conoscenza dei dati relativi ai nuovi controlli effettuati dalle forze dell'ordine, quali siano le violazioni maggiormente riscontrate e se siano stati comparati tali dati con quelli degli anni precedenti;

   se il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti non ritenga, per quanto di competenza, di istruire un tavolo istituzionale, con il coinvolgimento delle parti interessate, con l'obiettivo di valutare, approfondire ed accertare la possibilità di realizzare un progetto pilota Gnss per il monitoraggio dei camion e la tracciabilità delle merci, contribuendo in tal modo allo sviluppo e al miglioramento delle tecnologie in campo e all'estensione dei servizi correlati.
(2-00535) «Grippa, Termini, Nesci, Raffa».

Interrogazioni a risposta scritta:


   CIRIELLI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   consultando il sito internet di Trenitalia, si scopre che dal 16 dicembre 2019 non ci saranno più treni Frecciargento diretti da Salerno per Roma in orari mattutini;

   la stessa cosa avverrebbe da Roma Termini per Salerno in orari pomeridiani;

   esiste una vasta utenza di lavoratori pendolari, che quotidianamente dalla stazione di Salerno si reca a Roma e che trovava comodità e vantaggio nell'usufruire di un collegamento che impiegava circa 90 minuti, al posto degli oltre 120 minuti di Frecciarossa e Frecciabianca che fanno scalo presso la stazione di testa di Napoli centrale –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza delle motivazioni di questa scelta di Ferrovie dello Stato italiane che, eliminando un tale servizio, genererà molti disagi ai lavoratori pendolari;

   se intenda adottare ogni iniziativa di competenza per fare in modo che siano garantiti viaggi con Frecciargento da Salerno a Roma in orario mattutino e da Roma a Salerno in orario pomeridiano.
(4-03910)


   PAGANI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   le organizzazioni sindacali Filt Cgil, Fit Cisl e Uiltrasporti hanno proclamato uno sciopero dei lavoratori della società GNV di Genova, per protesta a seguito del licenziamento, da parte di GNV, di un lavoratore;

   successivamente le segreterie di Filt Cgil, Fit Cisl e Uiltrasporti hanno diramato una nota, ove tra l'altro si legge: «le Segreterie sindacali hanno coinvolto i propri delegati e deciso di estendere la protesta in tutto il porto per continuare la lotta sindacale contro il precariato ed i contratti di lavoro atipici nel settore e l'attuale applicazione delle normative sul lavoro che le scriventi contrastano sin dai tempi della sua entrata in vigore e contrasteranno in futuro. Per queste ragioni Filt Cgil, Fit Cisl e Uiltrasporti di Genova proclamano lo sciopero di 24 ore per tutte le prestazioni del giorno 31 ottobre 2019 a partire dal turno di notte (es. 24.00/01.00 alle ore 23.59/00.59). L'astensione dal lavoro riguarderà tutti i lavoratori degli organici porto e comunque tutti i dipendenti delle imprese ex articoli 16, 17 e 18 della legge 28 gennaio 1994 n. 84 e dei dipendenti delle AdSP»;

   con l'estensione generalizzata della protesta a tutti i lavoratori del porto, naturalmente, si amplia decisamente la portata dello scontro che va ben oltre il singolo episodio e il singolo porto. Basti pensare agli scioperi effettuati al porto di Napoli e a quelli programmati al porto di Civitavecchia sempre per chiedere la corretta applicazione della legge n. 84 del 1994 che, in non pochi porti, viene disattesa con gravi rischi per la sicurezza del lavoro e sul lavoro –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti suesposti e se e come intenda intervenire per contribuire a scongiurare le agitazioni in programma.
(4-03917)

INTERNO

Interrogazione a risposta in Commissione:


   PEZZOPANE. — Al Ministro dell'interno, al Ministro per la pubblica amministrazione. — Per sapere – premesso che:

   da notizie a mezzo stampa, e come denunciato dall'Anci, si evince che il nostro Paese è in presenza di una vera e propria emergenza democratica costituita dalla gravissima carenza di organico dei segretari comunali che rischia di paralizzare lo svolgimento della ordinaria attività amministrativa per numerosissimi comuni sul nostro territorio nazionale;

   la situazione è ulteriormente peggiorata con l'introduzione della cosiddetta «quota 100», che ha favorito l'ulteriore pensionamento dei segretari comunali, in assenza di procedure concorsuali adeguate atte a colmare le posizioni di chi andava in pensione;

   già da diverso tempo, infatti, molti comuni, specie quelli piccoli di montagna, facevano fatica ad assicurare la necessaria attività amministrativa e per citare solo l'Abruzzo è sufficiente pensare ai casi di Scanno e Campotosto, ma la situazione è ulteriormente peggiorata andando a coinvolgere un numero di enti locali ormai enorme;

   tale situazione non appare più sostenibile, né si può pensare di continuare a colmare le carenze con la cosiddetta tecnica dello «scavalco», ossia con il segretario comunale che svolge le sue funzioni una volta al mese in comuni con un solo dirigente o in certi casi in assenza del dirigente;

   in assenza dei segretari comunali, i sindaci rischiano di non poter provvedere su questioni delicatissime che, solo per fare qualche esempio, vanno dalla sicurezza urbana dei cittadini alla nettezza urbana, nonché a qualunque altra questione emergenziale che possa profilarsi –:

   quali iniziative urgenti intenda adottare il Governo per garantire quanto prima il necessario fabbisogno degli enti locali con riferimento all'insostituibile ruolo dei segretari comunali.
(5-02981)

Interrogazioni a risposta scritta:


   CUNIAL, BENEDETTI, GIANNONE e VIZZINI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   persistono diverse criticità in relazione all'attribuzione del cognome ai figli;

   in proposito, va segnalato che il diritto all'identità personale è supportato da norme di rango costituzionale, ovvero dagli articoli 2, 22 e 29 della Costituzione, e da norme sovranazionali tra cui la Carta di Nizza dei diritti fondamentali dell'Unione europea, la Convenzione Unicef sull'eliminazione di tutte le forme di discriminazione nei confronti della donna, la Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali;

   con le raccomandazioni n. 1271 del 1995 e n. 1362 del 1998 il Consiglio d'Europa, affermato che il mantenimento di previsioni discriminatorie tra donne e uomini riguardo alla scelta del nome di famiglia non è compatibile con il principio di eguaglianza sostenuto dal Consiglio stesso, ha raccomandato agli Stati inadempienti di realizzare la piena eguaglianza tra madre e padre nell'attribuzione del cognome dei loro figli, di assicurare la piena eguaglianza in occasione del matrimonio in relazione alla scelta del cognome comune ai due partners, di eliminare ogni discriminazione nel sistema legale per il conferimento del cognome tra figli nati nel e fuori dal matrimonio;

   la sentenza della Corte costituzionale n. 286 del 2016 afferma che è costituzionalmente illegittima la norma desumibile dagli articoli 237, 262 e 299 cod. civ., 72, primo comma, del regio decreto n. 1238 del 1939; 33 e 34 del decreto del Presidente della Repubblica n. 396 del 2000, nella parte in cui non consente ai coniugi, di comune accordo, di trasmettere ai figli, al momento della nascita, anche il cognome materno;

   la citata sentenza afferma che «La diversità di trattamento dei coniugi nell'attribuzione del cognome ai figli, in quanto espressione di una superata concezione patriarcale della famiglia e dei rapporti fra coniugi, non è compatibile né con il principio di uguaglianza, né con il principio della loro pari dignità morale e giuridica»;

   i prefetti sono tenuti ad attuare la circolare del Ministero dell'interno n. 7 del 2017, in recepimento delle disposizioni della Corte circolare, che, a giudizio degli interroganti non appare conforme alle massime espresse dalla sentenza e alle norme sovranazionali sopra citate;

   attualmente inoltre, all'interno del matrimonio, l'attribuzione al figlio del solo cognome paterno non risulta oggetto di esplicita previsione normativa primaria, risultando mera consuetudine saldamente radicata in una visione patriarcale della famiglia;

   in caso di separazione, la citata circolare impedisce a uno dei due coniugi di trasmettere il proprio cognome al figlio, per l'impossibilità di raggiungere un «comune accordo» tra i coniugi in lite –:

   se il Ministro interrogato non ritenga opportuno ed urgente assumere iniziative per modificare la circolare n. 7 del 2017, per garantire una maggiore adesione ai princìpi stabiliti dalla pronuncia della Corte costituzionale e alla normativa sovranazionale citata in premessa;

   se intenda assumere iniziative normative volte a garantire un'effettiva pari opportunità ai coniugi nell'attribuzione del cognome al figlio, superando la necessità del comune accordo, ovviando a una discriminazione che colpisce principalmente le donne.
(4-03908)


   CIRIELLI. — Al Ministro dell'interno, al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:

   da organi di stampa si apprende che la caserma dei carabinieri della frazione Licola, nel comune di Pozzuoli (NA), sarebbe chiusa da oltre 2 anni (e, precisamente, da agosto 2017) perché bisognosa di importanti lavori di ristrutturazione;

   tuttavia, ad oggi, gli interventi non sarebbero stati ancora completati e il personale militare sarebbe ospite nella caserma di Monterusciello;

   la situazione avrebbe suscitato fin da subito le proteste dei residenti i quali avrebbero preso parte a numerose manifestazioni svoltesi anche proprio in via dei Platani, dinanzi alla stazione oramai vuota a Licola, al fine di richiederne la riapertura;

   fonti giornalistiche confermerebbero che, per gli abitanti della zona, la presenza dei militari nella caserma sarebbe essenziale per assicurare la sicurezza, l'ordine pubblico e la legalità della zona, quest'ultima da sempre ritenuta poco sicura, in quanto molto spesso teatro di episodi di microcriminalità;

   a parere dell'interrogante, la riapertura della caserma di Licola sarebbe di fondamentale importanza per i cittadini, costituendo la stessa una struttura istituzionale di estrema rilevanza e grazie alla quale tutti i residenti della zona si sentivano sicuri ed oltremodo tranquilli. Situazione radicalmente mutata in questi due anni: la cittadinanza, infatti, lamenterebbe un peggioramento, uno stato di grave degrado, che va dallo spaccio di droga agli episodi di violenza –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti e, considerata la gravità degli stessi, quali urgenti iniziative di competenza intenda porre in essere per garantire la riapertura della caserma dei carabinieri di Licola, la cui assenza costituirebbe grave nocumento alla legalità.
(4-03911)


   PRETTO. — Al Ministro dell'interno, al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   da fonti giornalistiche si è appreso che domenica 13 ottobre 2019 alcuni cacciatori sono stati aggrediti da un gruppo di animalisti nell'area del Biron di Sotto, al confine tra i comuni di Costabissara, Monteviale e Vicenza;

   si è trattato di quattro episodi similari ad opera di un gruppo di persone, uomini e donne, vestite di nero e con il volto coperto, probabilmente legate ai movimenti animalisti più integralisti, che hanno insultato, offeso, spintonato i cacciatori e danneggiato oggetti di loro proprietà;

   nel primo caso, un cacciatore che si trovava nei campi è stato aggredito verbalmente dal gruppo e ha preferito tornare a casa e, tornato successivamente al proprio capanno, lo ha trovato distrutto;

   il secondo caso ha coinvolto un altro cacciatore lungo l'argine del torrente Dioma che ha chiamato le forze dell'ordine che sono intervenute con una volante;

   il terzo episodio è avvenuto sempre nell'area del Biron di Sotto e ha riguardato un gruppetto di cacciatori che hanno preferito, anche loro, tornare a casa;

   infine l'ultimo episodio, nel territorio di Monteviale, ha visto come protagonista un cacciatore di Costabissara che si trovava nel proprio capanno e ha avuto la peggio in quanto è stato prima strattonato, poi gli animalisti hanno liberato le allodole da richiamo dalle gabbie e hanno distrutto il suo capanno;

   quest'ultimo ha sporto denuncia presso i carabinieri di Dueville e da lì è partita l'indagine anche degli agenti della polizia provinciale e della questura di Vicenza per individuare gli aggressori;

   la zona non è nuova ad episodi del genere di gruppi integralisti, tanto che anche l'anno scorso c'erano stati, eventi similari e gli attivisti erano stati identificati dalle forze dell'ordine;

   quest'anno, però, gli episodi si sono verificati già all'apertura della stagione venatoria, e si è diffuso subito un clima di allarme e di paura tra i cacciatori della zona per il ripetersi delle aggressioni –:

   quali iniziative il Governo intenda adottare per garantire la sicurezza dei cacciatori in provincia di Vicenza e, in generale, per tutelare contestualmente i diritti dei cacciatori al libero esercizio dell'attività venatoria.
(4-03918)


   BILOTTI. — Al Ministro dell'interno, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   in data 22 ottobre 2019, il Nucleo operativo e radiomobile della Compagnia di Vallo di Diano impegnato nel controllo del territorio ricadente nell'area circostante la zona industriale di Polla, in località Sant'Arsenio, ha ispezionato un camion di una ditta operante nel settore edilizio e ha rinvenuto, a bordo del mezzo, sei cisterne da 1.000 litri, con rubinetto sul fondo per lo sversamento, contenenti una soluzione chimica altamente tossico-cancerogena verosimilmente identificabile in idrossido di potassio, utilizzato quale detergente alcalino per applicazione industriale;

   durante l'ispezione il Nucleo ha altresì accertato l'assenza dell'autorizzazione e del formulario per l'identificazione e il trasporto dei rifiuti;

   a seguito della perquisizione nell'impresa sono state sequestrate dieci cisterne, uguali a quelle rinvenute sul camion e contenenti le stesse soluzioni chimiche;

   su disposizione della Procura di Lagonegro, il Nucleo ha dunque provveduto al sequestro delle 16 cisterne per l'irrigazione (contenenti 16.000 litri di sostanze altamente tossiche irritanti e cancerogene);

   l'autista del rimorchio e il titolare della ditta di produzione edile sono stati denunciati per deposito e trasporto illecito di rifiuti speciali pericolosi tossico-cancerogeni;

   sono state sequestrate anche l'area adibita a luogo per il deposito e lo stoccaggio illecito di rifiuti speciali pericolosi (circa 2.000 metri quadrati) e l'autocarro utilizzato per il trasporto dei rifiuti, nonché altre attrezzature ritrovate nell'impresa e utilizzate per le operazioni di carico;

   si tratta di un vasto traffico di rifiuti speciali, anche con potenzialità altamente radioattive, con smaltimento nel Vallo di Diano (Sa) e proveniente da tutta Italia;

   le denunce e il sequestro indicati nelle premesse possono costituire un elemento indicativo di una situazione ben più grave e che può interessare una vera e propria rete di malaffare legata allo smaltimento di rifiuti pericolosi tossico-cancerogeni in una area, già profondamente colpita da danni ambientali e sanitari, anche con ramificazioni con aziende che si occupano del ciclo integrato dei rifiuti prodotto dalle altre regioni –:

   quali iniziative indifferibili il Governo intenda porre in essere, per quanto di competenza, per attivare sui territori una speciale cabina di regia per procedere a controlli urgenti e immediati al fine di tutelare la sicurezza, la salute dei cittadini e dell'ambiente, con particolare attenzione alle ramificazioni con il traffico interregionale di rifiuti pericolosi tossico-cancerogeni.
(4-03921)


   PITTALIS, OCCHIUTO, PRESTIGIACOMO, MANDELLI, D'ETTORE, PAOLO RUSSO e CATTANEO. — Al Ministro dell'interno, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   come si apprende dalla stampa nazionale e locale, nella serata del 22 ottobre 2019, vasti incendi alimentati da un fortissimo vento di scirocco, sono divampati sulla costa occidentale della Sardegna. Il primo rogo è scoppiato intorno alle ore 21.30 sulle pendici di Monte Furru e ha fatto scattare l'evacuazione di diverse abitazioni a Bosa Marina, in località «S'Istangione» alla periferia del paese. L'allontanamento forzato ha riguardato una quarantina di persone che hanno lasciato le loro case a scopo precauzionale. Nel corso della notte, poi, un altro grosso incendio è divampato nella Marina di Arborea, in provincia di Oristano, dove le fiamme hanno aggredito la pineta a ridosso del resort Ala Birdi, dove sono state evacuate dalla struttura turistica 240 persone, poi trasferite nella palestra del comune. Sul posto sono state inviate tutte le squadre disponibili dei vigili del fuoco di Oristano e sei distaccamenti di Ghilarza e Ales, oltre a decine di squadre della Forestale. Alle prime luci dell'alba sono stati inviati sul posto quattro Canadair, oltre due elicotteri del Corpo forestale regionale;

   nel comune di Bosa in particolare ben 250 ettari di vegetazione sono andati in fiamme e il fuoco è arrivato a un centinaio di metri dalle abitazioni. Sul posto sono intervenuti vigili del fuoco, Corpo forestale, Carabinieri, Protezione civile e anche la Croce rossa. Nelle prime ore della mattina è stato necessario l'intervento dei mezzi aerei per spegnere alcuni focolai in alcune aree irraggiungibili dalle forze a terra. Gli ettari di vegetazione andati a fuoco riguardano, in particolare, la strada provinciale 49 Bosa-Alghero, in località Capo Marraggiu; altri 30 ettari sono stati interessati dalle fiamme sulla strada statale 129, all'altezza di Monte Furru e 10 ettari sono andati in fumo a Monte Contra. Oltre a quello di Monte Furru sono in atto da alcune ore almeno altri tre incendi, in località S'Abba Druche, a Sas Tres Puntas e al chilometro 10 della litoranea che collega Bosa ad Alghero. Infine, la strada è stata chiusa alla circolazione in entrambi i sensi di marcia;

   va considerato che sono andati in fumo ettari di macchia mediterranea, pascoli e pinete e tutto ciò provoca allarme e profonda preoccupazione nella popolazione. Si tratta, infatti, di centri ad alta vocazione turistica e per la produzione di prodotti del lattiero-caseario nel caso di Arborea;

   appare evidente, ad avviso dell'interrogante, che non ci si trovi di fronte ad episodi dovuti al caso, ma riconducibili ad atti di natura criminale;

   inoltre, sono anni che la regione Sardegna aspetta un piano organico per lottare e prevenire gli incendi nel suo territorio, mentre si distruggono ettari di terra e patrimonio ambientale –:

   se il Governo non intenda adottare ogni iniziativa di competenza finalizzata ad attenzionare e monitorare la situazione, anche potenziando le attività di controllo del territorio;

   se il Governo non intenda assumere iniziative per prevedere appositi stanziamenti per ristorare le comunità e le imprese colpite.
(4-03925)

ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazione a risposta orale:


   COLMELLERE. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   la questione del sostegno, è ancora oggi una delle piaghe più profonde nel mondo della scuola, un problema che va a braccetto con il precariato, e a cui si sommano tutta un'altra serie di crisi, dalle abilitazioni ai problemi infrastrutturali, che non consentono ai ragazzi, e a chi insegna loro, di vivere con dignità il proprio ruolo all'interno dell'istituzione scolastica;

   basti dire che, secondo gli ultimi dati Istat, appena il 32 per cento delle scuole è attrezzata (con passerelle, ascensori eccetera) per consentire agli studenti di muoversi tra le aule; gli studenti spesso finiscono per ritrovarsi a dover essere sollevati di peso dagli educatori;

   malgrado gli studenti affetti da disabilità a scuola siano praticamente raddoppiati in vent'anni, toccando quota 300 mila, l'organico di diritto è rimasto fermo a 100 mila unità circa, e contestualmente è lievitato il numero di posti in organico di fatto, passati in soli quattro anni, tra il 2014 e il 2018, da 28 a 65 mila unità;

   fra loro vi sono tanti, troppi supplenti: se il precariato a scuola caratterizza statisticamente il 20 per cento dell'organico complessivo, sul sostegno si arriva a toccare quote del 40 per cento, un unicum già di per sé negativo, ma doppiamente discriminatorio, considerando che a maggior ragione sarebbero loro ad avere diritto a tutele;

   il problema principale del sostegno risiede nel fatto che non vengono organizzati sufficienti Tfa, ovvero i corsi abilitanti, e che il numero di posti è scarsissimo rispetto alla richiesta –:

   quali iniziative il Ministro interrogato intenda adottare per risolvere il problema relativo all'elevato numero di idonei al Tfa (Tirocinio formativo attivo) sostegno 2019, circa 6.000 persone, che hanno superato comunque le tre difficili prove di accesso al corso (test d'ingresso, prova scritta e prova orale), ma che si sono trovati in posizione non utile in graduatoria a causa dell'esiguo numero di posti messi a bando negli atenei.
(3-01061)

Interrogazioni a risposta scritta:


   D'ETTORE. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   la procedura selettiva del concorso nazionale indetto con Ddg 1259/2017 finalizzato al reclutamento di dirigenti scolastici che si è recentemente conclusa con la pubblicazione della graduatoria rettificata, ha generato non poche problematiche nelle procedure di assegnazione delle sedi per i vincitori di concorso;

   con nota 32565/2019 il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca invitava coloro che avevano superato la prova orale a rettificare la dichiarazione dei titoli, ma, ad oggi, non esiste indicazione delle modalità di rettifica utilizzate e non risulta la richiesta di documentazione comprovante la veridicità e/o la valutabilità dei titoli dichiarati, sulla base dei quali le Commissioni hanno proceduto alla valutazione dei titoli;

   con DD 1205/2019, veniva pubblicata una prima graduatoria e agli idonei veniva chiesto di indicare 17 regioni in ordine di preferenza;

   con DD 1229/2019 veniva pubblicata la graduatoria rettificata e il 9 agosto 2019 veniva pubblicata la tabella con l'assegnazione alle regioni;

   ogni ufficio scolastico regionale ha proceduto con l'assegnazione seguendo modalità diverse una dall'altra;

   si è determinata una situazione generale anomala per cui, in alcune regioni, a fronte di nessuno o pochi posti messi a concorso, si è registrato un numero cospicuo di candidati vincitori: si vedano per esempio, Lazio e Campania;

   conseguentemente, un numero ingente di posti è stato assegnato fuori regione così che sedi collocate al Nord sono state assegnate soprattutto a dirigenti provenienti da altre aree geografiche e si sono ridotti i posti disponibili per coloro che avevano concorso in una determinata regione sulla base delle iniziali disponibilità;

   di tutto questo i neo dirigenti scolastici sono venuti a conoscenza soltanto a procedura conclusa;

   appare stigmatizzabile anche la procedura seguita per l'assegnazione dei posti e le successive rinunce: a fronte dei primi 1.984 posti ci sono state 78 rinunce i cui posti sono stati resi disponibili e assegnati sulla base della graduatoria a partire dal n. 1.985 al 2.045 così che a idonei con punteggi più bassi sono state assegnate sedi più agevoli, in quanto situate nella regione di prima preferenza;

   anche nel secondo scaglione si sono verificate rinunce che il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca ha deciso di non assegnare, così da non ottemperare al numero di assunzioni previste;

   la futura gestione della mobilità presenterà criticità: infatti, la mobilità dei 1.000 dirigenti scolastici appena immessi in ruolo fuori della propria regione sarà ostacolata dal vincolo triennale di assegnazione alla propria sede e dal limite del 30 per cento delle sedi disponibili da riservare alla mobilità interregionale, previsto nel contratto di lavoro; a ciò si aggiungerà la sincronia della richiesta eventuale richiesta di mobilità interregionale da parte di dirigenti alla scadenza di ogni triennio;

   lo scorrimento della graduatoria a partire dall'ultimo idoneo non immesso nel corrente anno scolastico determinerà l'immissione in ruolo dei candidati idonei prima dei vincitori;

   va inoltre tenuto conto del fatto che in questo modo i vincitori posti nelle ultime posizioni, che saranno immessi in ruolo da settembre 2020, potranno di fatto scegliere sedi più vantaggiose rispetto a coloro che hanno dovuto scegliere il posto, anche fuori regione, per l'anno scolastico in corso, perché si sono collocati prima nella graduatoria;

   al danno si aggiungerà la beffa se, come desumibile dalle bozze disponibili sul web, il prossimo concorso previsto dal decreto-legge «istruzione», sarà bandito su base regionale e non nazionale –:

   considerate le numerose irregolarità su indicate, se non ritenga di dover adottare iniziative per prevedere per i prossimi anni scolastici, fino all'esaurimento delle graduatorie di merito, una procedura straordinaria di mobilità su tutte le sedi disponibili prima di procedere a nuove immissioni in ruolo e la non attivazione del limite del 30 per cento dei posti disponibili per la mobilità interregionale.
(4-03919)


   FRATOIANNI. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   da quanto si apprende nei giorni scorsi il presidente della regione Abruzzo ha sottoscritto una convenzione con l'Università degli Studi di Teramo per favorire la formazione del personale regionale attraverso l'iscrizione ai corsi di laurea attivi con agevolazioni di carattere economico;

   tale convenzione avrà una durata di 5 anni e potranno usufruirne esclusivamente i dipendenti della regione in servizio e in quiescenza, i coniugi e conviventi nonché i figli dei dipendenti regionali in servizio o in quiescenza;

   l'università si impegna a concedere una riduzione del 30 per cento del contributo annuale delle tasse, a condizione che per gli anni successivi al primo lo studente, che non dovrà essere fuori corso, consegua almeno 36 crediti formativi se a tempo pieno e 18 nel caso di studente a tempo parziale;

   a parere dell'interrogante tale iniziativa appare assurda, un beneficio ingiusto e incomprensibile rivolto unicamente ai dipendenti della regione Abruzzo e ad un unico ateneo regionale;

   anziché attivarsi per garantire in modo davvero universale il diritto allo studio elementare, medio ed universitario, finanziando maggiormente le borse di studio, sostenendo le università in Abruzzo come in tutto il Paese si fa ricorso ad una norma inaccettabile e dal carattere «elitario» che, per di più, ricadrà anche sulla fiscalità generale;

   a parere dell'interrogante, è fondamentale che tutte e tutti possano accedere ai massimi livelli di istruzione e a parità di condizioni –:

   se il Ministro sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa;

   quali iniziative di competenza intenda promuovere per affermare l'universalità del diritto allo studio garantendo che tutte e tutti possano accedere ai massimi livelli di istruzione a parità di condizioni tutelando maggiormente chi per motivi economici è costretto a lasciare anticipatamente gli studi o accedere agli stessi.
(4-03922)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazione a risposta in Commissione:


   CAFFARATTO, MOLINARI, MURELLI, DURIGON, GASTALDI, BENVENUTO, MACCANTI, BINELLI, DARA e PETTAZZI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   è notizia del 22 ottobre 2019 quella della decisione della multinazionale «Mahle», che si occupa di produzione di pistoni, di traslocare la produzione in Polonia;

   tale scelta pone a rischio la sopravvivenza di due fabbriche piemontesi, i siti di la Loggia e Saluzzo, e l'occupazione di ben 400 lavoratori;

   la situazione in cui sembra versare l'azienda non è delle migliori, a causa della crisi dei motori diesel e del negativo scenario a livello globale del settore automotive;

   già lo scorso maggio le aspettative per il 2019 mostravano un peggioramento rispetto alle previsioni fatte a dicembre 2018 e l'azienda aveva anche preannunciato la necessità di ricorrere alla cassa integrazioni guadagni per far fronte al calo produttivo;

   ora la multinazionale tedesca pensa addirittura alla chiusura degli stabilimenti e al trasferimento della produzione in Polonia, con una, notevole riduzione dei costi;

   nel mese di aprile 2019 l'allora Ministro del lavoro e delle politiche sociali e dello sviluppo economico, rispondendo in Senato ad un atto di sindacato ispettivo vertente sulla vicenda, aveva assicurato «totale disponibilità del Ministero dello sviluppo economico ad avviare un tavolo di confronto con le parti interessate, ovviamente con richiesta delle parti coinvolte» –:

   se e quale seguito abbia avuto l'impegno di cui in premessa, se l'azienda abbia ricevuto finanziamenti pubblici e in che misura e quali iniziative di competenza il Governo intenda adottare con urgenza a salvaguardia degli stabilimenti piemontesi sopra richiamati delle centinaia di posti di lavoro, anche avviando, qualora non fosse già stato, un tavolo istituzionale con tutte le parti coinvolte.
(5-02982)

POLITICHE AGRICOLE ALIMENTARI E FORESTALI

Interrogazione a risposta scritta:


   MINARDO. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   la «pirateria agroalimentare» internazionale che utilizza impropriamente parole, colori, località, immagini, denominazioni e ricette per evocare il nostro Paese, è in continua crescita con danni miliardari per le imprese nazionali;

   secondo recenti indagini di mercato all'estero risulta falso un menù italiano su tre. Il volume di affari del made in Italy alimentare «taroccato», stimato in oltre 50 miliardi di euro, rappresenta ormai più della metà del fatturato alimentare nazionale. Tra i prodotti maggiormente taroccati ci sono il vino e i formaggi. Anche metà della pasta in mostra nei supermercati esteri e servita nei cosiddetti ristoranti italiani, sarebbe falsa. Falsi made in Italy agroalimentari sono ampiamente diffusi nei diversi continenti, dall'Europa all'Asia, dall'Oceania all'America: vini, olio, formaggi, pasta, salse di pomodoro, prosciutti, insaccati in generale sono solo alcuni prodotti agroalimentari italiani vittime di concorrenza sleale e pirateria. La lotta a tali forme di concorrenza sleale deve restare un passaggio fondamentale nei negoziati sul commercio internazionale per evitare ogni forma di agropirateria e salvaguardare le produzioni tradizionali da contraffazioni internazionali;

   l'Italia è al primo posto nell'Unione europea nelle produzioni agroalimentari di qualità che possono fregiarsi del marchio a denominazione di origine protetta o di indicazione geografica tipica;

   l'Italia è il secondo Paese produttore di vino in Europa, settore che costituisce la principale voce dell’export agroalimentare nazionale;

   la tutela dei prodotti alimentari tipici minacciati dalle imitazioni è una scelta essenziale per la sopravvivenza stessa di molte imprese italiane, ma è anche tutela del consumatore e della sua salute, in quanto molto spesso tali prodotti di imitazione non hanno gli stessi standard qualitativi e di salubrità degli originali italiani;

   la contraffazione agroalimentare rappresenta una minaccia sempre più preoccupante per le imprese, i consumatori e l'economia nel nostro Paese, oltre a rappresentare un problema sociale di notevole entità;

   le imprese agroalimentari italiane sono quelle che, in Europa, hanno visto meno protetto il proprio patrimonio innovativo e tecnologico e la concorrenza sleale, in particolare, ha messo drammaticamente in evidenza quanto la tutela e la protezione dei marchi di origine sia importante e quanto sia strategico affrontare i mercati internazionali con un piano finalizzato alla difesa delle produzioni nazionali di alta qualità, derivanti da secoli di tradizioni produttive tramandate di padre in figlio –:

   se il Governo intenda attivarsi in tutte le sedi competenti, sia a livello comunitario che nell'ambito del Wto, organizzazione mondiale per il commercio, per far sì che i prodotti agroalimentari italiani vengano tutelati attraverso sistemi di maggior trasparenza in ordine all'etichettatura e ai messaggi pubblicitari per consentire ai consumatori di operare scelte consapevoli e per contrastare le pratiche fraudolente che creano un danno economico alle imprese, falsando la concorrenza;

   se il Governa intenda adoperarsi nelle sedi opportune per il riconoscimento internazionale, a livello di Wto, delle denominazioni comunitarie protette, con particolare riferimento a quelle che valorizzano l'origine geografica dei prodotti agroalimentari;

   se il Governo intenda intraprendere tutte le iniziative necessarie per garantire l'effettività e l'intensificazione dei controlli in materia di etichettatura dei prodotti agroalimentari.
(4-03909)

SALUTE

Interrogazioni a risposta scritta:


   D'UVA. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   con la legge n. 296 del 2006, articolo 1, comma 796, punto o) si è previsto che «le regioni provvedono, entro il 28 febbraio 2007, ad approvare un piano di riorganizzazione della rete delle strutture pubbliche e private accreditate eroganti prestazioni specialistiche e di diagnostica di laboratorio, al fine dell'adeguamento degli standard organizzativi e di personale coerenti con i processi di incremento dell'efficienza resi possibili dal ricorso a metodiche automatizzate»;

   nella seduta del 23 marzo 2011, la conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano ha approvato i «Criteri per la riorganizzazione delle reti di offerta di diagnostica dei laboratori» quali disposizioni di indirizzo per le regioni ai fini della riorganizzazione della rete, sul presupposto di dover realizzare un nuovo e diverso sistema di governance clinica basato sulla creazione di reti e di network di strutture pubbliche e private. Tra i criteri suesposti, ai fini dell'accreditamento, è stata indicata la necessità di prevedere una soglia minima di attività, che è stata proposta nella misura di 200.000 esami di laboratorio complessivamente erogati in un anno, oltreché di prevedere strumenti di aggregazione delle struttura tramite, ad esempio, cooperative, strutture consortili o associazioni temporanee di imprese;

   con circolare del Ministero della salute 16 aprile 2015, n. 11669 – Riorganizzazione dei servizi di medicina di laboratorio nel Servizio sanitario nazionale (indirizzata ai direttori generali degli assessorati alla sanità delle regioni e delle province autonome), sono stati forniti, tra gli altri, i seguenti indirizzi secondo cui «Le Regioni disciplinano le forme di aggregazioni nel rispetto delle previsioni del codice civile e di eventuali ulteriori forme innovative previste da disposizioni legislative, in modo da prevedere che sia un unico soggetto l'esclusivo interlocutore della Regione, con responsabilità contrattuale e clinico-assistenziale. Ogni singolo soggetto erogatore aggregato può mantenere la propria autonomia amministrativo-fiscale, di cui rimane responsabile, fatta salva la responsabilità in capo al soggetto aggregatore, unico interlocutore della regione, di vigilare sulla correttezza e trasparenza delle suddette attività amministrativo-fiscali»;

   tuttavia, a seguito dell'emanazione della norma che ne impone la riorganizzazione e della formulazione degli indirizzi operativi, nelle diverse regioni non sono stati adottati strumenti univoci di aggregazione delle strutture erogatrici delle prestazioni;

   in alcune regioni come la Calabria, la Basilicata e la Puglia, è stata prevista l'opzione di dar luogo alla «rete contratto», ossia la possibilità da parte delle strutture aggregate di mantenere la fase analitica, mentre in altre regioni questo non è stato consentito e si è imposta la rottura del processo di laboratorio, scindendo il luogo del prelievo e quello dell'analisi;

   tra queste ultime ci sarebbe anche la regione siciliana, che nonostante alcuni atti della giunta regionale degli anni passati tesi al riconoscimento della «rete contratto», è indirizzata a consentire esclusivamente i consorzi come forme di aggregazione utili, che tuttavia non consentirebbero la contestualità presso le singole strutture della fase del prelievo e di quella dell'analisi;

   poiché una simile decisione, imponendo l'obbligo di eseguire la fase d'analisi previo trasporto presso un'altra struttura, anche per la peculiarità dettata delle condizioni orografiche, insulari, viarie e ferroviarie presenti nella regione siciliana, rischia di compromettere gravemente la qualità e l'affidabilità dell'attività d'analisi, come noto avente funzione determinante per la diagnosi preventiva per le malattie e per le cure dei pazienti –:

   quali iniziative intenda adottare, per quanto di competenza, per garantire la qualità e l'affidabilità, sull'intero territorio nazionale ed in particolare nella regione siciliana, delle attività delle strutture eroganti prestazioni specialistiche e di diagnostica di laboratorio e della possibilità di aggregarsi senza che si operi la scissione tra luogo del prelievo e luogo d'analisi.
(4-03912)


   PALMISANO. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   la partoanalgesia con epidurale, consistente in una piccola dose di anestetico che non blocca l'attività dei muscoli, iniettata nella partoriente al momento del travaglio, rappresenta una tecnica farmacologica molto efficace nel controllo del dolore legato al parto. Si tratta, nello specifico, di una prestazione inserita nei livelli essenziali di assistenza (Lea) attraverso il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 23 aprile 2008 e confermata successivamente dall'aggiornamento dei Lea con il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 18 aprile 2017, ma che ad oggi non risulta essere stata applicata in maniera omogenea, relegando il nostro Paese in una posizione di fanalino di coda rispetto alle altre realtà europee ed internazionali;

   per quanto concerne nello specifico la regione Puglia, quest'ultima ha approvato, con delibera n. 796/2017, il modello organizzativo di implementazione della partoanalgesia nei centri più grandi, ovvero quelli ove si effettuano più di 1.000 parti all'anno;

   di recente alcuni articoli di stampa (www.brindisisettenews.it del 1° settembre 2019) hanno riportato la notizia della chiusura, nel mese di gennaio 2020, del reparto di ostetricia della clinica privata Salus di Brindisi, disposta per ragioni di carattere aziendale. Tale struttura offriva la possibilità alle donne del territorio di ricorrere ad un parto indolore con epidurale, stante l'impossibilità di usufruire di questa tecnica presso il locale ospedale pubblico «Perrino»;

   la chiusura della struttura, quindi, arrecherebbe gravi disagi a tutte le donne che, volendo ricorrere al parto indolore, sarebbero costrette a lunghi e pesanti spostamenti verso strutture del territorio pugliese che lo prevedano, distanti fino a 100 chilometri –:

   quali iniziative il Ministro interrogato intenda assumere — nell'ambito delle proprie competenze e nel rispetto di quelle attribuite alle regioni in materia sanitaria dalla normativa vigente — al fine di garantire pienamente la scelta delle partorienti che intendono ricorrere a un parto praticato con tecniche indolori e la completa attuazione dei livelli essenziali di assistenza a beneficio di ogni paziente.
(4-03913)


   CUNIAL e GIANNONE. — Al Ministro della salute, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   il Parlamento ha impegnato il Governo «nell'approfondimento degli studi e delle ricerche sull'elettromagnetismo», garantendo «un monitoraggio costante e continuativo da parte del Comitato interministeriale per la prevenzione e la riduzione dell'inquinamento elettromagnetico»;

   le agenzie regionali/provinciali per la protezione ambientale ad oggi non hanno strumenti tecnici, né uno standard per misurare l'elettrosmog del 5G;

   il Sistema nazionale per la protezione ambiente ripete che il 5G «pone significativi problemi e interrogativi sulle modalità più opportune per la misurazione dei livelli di esposizione al campo elettromagnetico, sia in ottica di estrapolazione a massima potenza sia per l'estrapolazione sulle 24 ore», sostenendo che «l'approccio delle Arpa/Appa per garantire l'attività di vigilanza e controllo deve necessariamente essere rivisto e adattarsi al nuovo scenario»;

   i contributi di Arpa Lombardia, Toscana, Lazio, Puglia, Basilicata, Piemonte sulla rivista Ecoscienza denunciano che «la nuova tecnologia necessiterà di un nuovo approccio di valutazione delle esposizioni al campo elettromagnetico, sia in fase preventiva, sia in fase di controllo di rispetto dei limiti fissati»;

   Arpa Lazio afferma che l'irradiazione delle micro-celle del 5G spesso considerate a scarso impatto elettromagnetico sono invero tutt'altro che trascurabili; se «installale in ambienti ad alta frequentazione ne risulta un'esposizione complessiva della popolazione meritevole di attenzione da parte degli enti di controllo»;

   il 19 ottobre 2019 si è tenuto un convegno sul 5G organizzato dalla commissione ambiente dcll'ordine dei medici di Torino, in cui – chiedendo una sospensione della sperimentazione 5G come già i medici di Isde e gli scienziati dell'Istituto Ramazzini – si è dichiarato che in assenza di strumentazione validata per misurarne l'irradiazione non è possibile monitorarne l'impatto sulla salute;

   la dottoressa Ivaldi (Arpa Piemonte) ha ammesso l'assenza in commercio di strumenti validati per misurare i campi elettromagnetici del 5G, ripetendo quanto già affermato in Commissione Smart City a Torino col dottor D'Amore, in presenza anche dell'ex assessore all'innovazione Pisano (ora neo-Ministro deputato al 5G) (fonte: Cataldo Curatella, presidente commissione Smart City);

   l'Appa Trento, in un incontro sul 5G del 24 giugno 2019, il dottor Stefano Pegoretti ha detto: «si evidenza che per i sistemi 5G la misura è significativa per il solo punto di misurazione, quindi non può essere considerata sintomatica del campo elettromagnetico che è presente nell'area di copertura della cella. Inoltre, in attesa che la Commissione elettrotecnica internazionale dia indicazioni in merito, la misura del 5G non può essere utilizzata per la verifica del campo elettromagnetico, dove per verifica si intende nella norma un confronto con i limiti di legge, quindi eventualmente determinare il rispetto o il superamento dei limiti»;

   la fase sperimentale del 5G è partita senza il preventivo parere sanitario obbligatorio dal 1978 (legge 23 dicembre, n. 833), ma rientra tra le competenze del Servizio sanitario nazionale nei «controlli sulla produzione dell'energia termoelettrica»;

   non esistono studi preliminari d'impatto ambientale per gli effetti sull'umanità e sull'ecosistema, irradiazione da inesplorate radiofrequenze (possibili cancerogene dal 2011), pensate in maniera ubiquitaria 24 ore al giorno addosso al 99 per cento della popolazione, sul 98 per cento del suolo italiano –:

   se il Governo intenda assumere iniziative per sospendere ogni attività sul 5G finché non siano state concesse agli enti preposti strumentazioni e standard adeguati per misurare i livelli d'elettrosmog del 5G;

   se il Governo intenda assumere iniziative per sospendere ogni attività sul 5G finché non siano state prodotte prove sufficienti alla sua innocuità, tutelando così la salute delle persone prima di procedere con una estensione di tecnologia su cui mancano sia certezze sulla sicurezza, sia strumenti validati per controllare le esposizioni sia limiti di emissione di legge che garantiscano realmente la salute.
(4-03923)


   CUNIAL, BENEDETTI, GIANNONE e VIZZINI. — Al Ministro della salute, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   il clorpirifos metile è un insetticida organofosforico tra i più usati in agricoltura. Già stato messo al bando da diversi Stati europei (Germania, Danimarca, Finlandia, Irlanda, Lettonia, Lituania, Slovenia, Svezia e da poco anche in Svizzera, mentre in Francia attualmente è autorizzato solo nella coltura degli spinaci), in Italia continua ad essere ammesso in diverse modalità. Classificato come prodotto fitosanitario, il suo utilizzo è regolamentato dal Pan (Piano di azione nazionale sull'uso sostenibile dei pesticidi), attualmente in corso di revisione. La stessa sostanza chimica può però essere utilizzata per usi non agricoli (disinfestazioni urbane, giardinaggio) e in questo caso viene classificata come «biocida», sfuggendo così alle regole del Pan che pone pochi limiti per l'utilizzo dei pesticidi nelle aree frequentate dalla popolazione;

   secondo l'oncologa Patrizia Gentilini dell'Associazione medici per l'ambiente anche dosi «infinitesimali» possono causare problemi nello sviluppo del cervello dei bambini, per il clorpirifos infatti non esistono livelli cautelativi per il neurosviluppo. Inoltre, studi condotti su cavie da laboratorio avrebbero riscontrato un aumento dei disturbi «cognitivi, dello spettro autistico e dell'attenzione», a cui si aggiungono «alterazioni di tipo relazionale» e «comportamenti aggressivi». Altri disturbi riguardano alterazioni dell'equilibrio ormonale e effetti al «microbiota intestinale». Secondo Gentilini «ci sono studi molto accurati che mettono in relazione la degradazione del microbiota con l'emergere di patologie dello spettro autistico»;

   il mese scorso sono state chiuse contaminazione da pesticidi 11 scuole del comune di Sabaudia. Secondo le analisi condotte dall'Arpa Lazio all'interno dei locali degli istituti scolastici sarebbe stata rinvenuta traccia di clorpirifos metile. Proprio una precedente attività di disinfestazione sarebbe alla base della presenza del pesticida nei locali degli istituti. Contrariamente a quanto sarebbe dovuto avvenire, ovvero la totale assenza di tracce di clorpirifos metile da pareti, soffitti e banchi;

   i valori registrati a settembre 2019 erano prossimi allo zero e vengono riferiti come «in progressiva diminuzione». Tuttavia il perdurare della presenza del pesticida ha indotto le autorità scolastiche alla chiusura delle strutture, per procedere con appositi interventi di lavaggio: carteggio per alcune aree con relativa tinteggiatura delle pareti interne. A questo verranno sommati l'applicazione a soffitti e pavimenti di una soluzione e di una pulizia a base di bicarbonato di sodio (seguita poi da una mediante alcol denaturato) per banchi e suppellettili. Il tutto avrà un costo stimato in circa 367 mila euro;

   il problema non riguarda solo le sostanze chimiche classificate come biocidi ed utilizzate per il controllo degli animali molesti (in particolare le zanzare) nelle aree urbane, ma chiama in causa tutti i prodotti fitosanitari utilizzati anche in agricoltura nelle vicinanze delle abitazioni –:

   se i Ministri interrogati intendano inserire nella nuova bozza del Pan il divieto totale di utilizzo di molecole chimiche di sintesi pericolose per la salute umana e per l'ambiente nelle aree frequentate da soggetti vulnerabili come bambini, donne in gravidanza ed anziani;

   se e come i Ministri interrogati intendano impedire che una stessa sostanza chimica possa essere utilizzata con regole diverse in relazione alle finalità di utilizzo, non garantendo così la salute umana;

   se e quali iniziative i ministri interrogati intendano adottare, per quanto di competenza, per far luce su ciò che è accaduto a Sabaudia verificando le dinamiche e le cause di una situazione così grave e pericolosa.
(4-03924)

SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazione a risposta in Commissione:


   CENNI, CIAMPI, CECCANTI e NARDI. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   quella «geotermica» è una forma di energia naturale che trova origine dal calore della terra e, tra le energie rinnovabili, ha un valore aggiunto che condivide soltanto con l'idroelettrico: la continuità della produzione. La geotermia, quindi, può essere intesa come un elemento importante per la «green economy» e un sostegno significativo per sviluppare politiche «low carbon»;

   lo sviluppo corretto della geotermia porta con sé inoltre non solo benefici ambientali, contribuendo in maniera importante alla lotta contro i cambiamenti climatici, ma offre anche importanti occasioni per la creazione di nuovi posti di lavoro;

   l'Italia è il Paese dove l'energia geotermica è stata sfruttata per la prima volta a fini industriali. Il nostro Paese è infatti uno dei principali produttori di energia geotermica a livello mondiale;

   attraverso strumenti di sostegno pubblico le fonti rinnovabili (Fer) hanno consolidato negli ultimi anni un ruolo di primo piano nell'ambito del sistema energetico italiano. Con il decreto ministeriale 23 giugno 2016, sono stati introdotti incentivi per l'energia elettrica prodotta da fonti rinnovabili diverse dal fotovoltaico;

   la nuova Strategia energetica nazionale, adottata dal Governo pro tempore nel mese di novembre 2017, considera lo sviluppo delle fonti rinnovabili come funzionale non solo alla riduzione delle emissioni, ma anche al contenimento della dipendenza energetica, prefissando l'obiettivo al 2030 del 28 per cento di consumi da rinnovabili rispetto ai consumi complessivi;

   i nuovi incentivi verranno erogati nel rispetto del tetto complessivo di 5,8 miliardi di euro annui;

   il Nadef ha annunciato che nella legge di bilancio 2020 sarà inserito un «Green new deal» per un ammontare complessivo di almeno 50 miliardi di euro un orizzonte pluriennale: «le risorse – si legge nel documento – saranno assegnate per attivare progetti di rigenerazione urbana, di riconversione energetica di incentivo all'utilizzo di fonti rinnovabili»;

   nel cosiddetto «Fer 1» (definito «decreto rinnovabili») pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 9 agosto 2019 non sono stati inseriti incentivi per l'energia geotermica;

   si apprende da fonti stampa che l'assessore all'ambiente della regione Toscana Federica Fratoni avrebbe avuto rassicurazioni dal Ministero dello sviluppo economico e dall'ex sottosegretario Davide Crippa che gli incentivi per la geotermia sarebbero stati inseriti nel prossimo decreto «Fer 2». Ad oggi tale decreto non è stato però ancora emanato;

   tali ritardi stanno allarmando operatori del settore ed associazioni di categoria oltre a numerose comunità rispetto alle ricadute negative per lo sviluppo economico, occupazionale e sociale locale che potrebbe causare la mancanza degli incentivi;

   in particolare nella regione Toscana la geotermia conta 34 centrali per una potenza installata di 761 megawatt. La produzione annua è di circa 5,9 miliardi di chilowattora che, complessivamente soddisfa quasi il 30 per cento del fabbisogno energetico della regione e permette un risparmio di oltre 1 milione e 400 mila TEP e 4,1 Mt di emissioni CO2 evitate. In questi territori la geotermia garantisce 650 occupati diretti e circa 2.000 nell'indotto ed ha promosso lo sviluppo di numerose piccole e medie imprese in diversificati settori produttivi;

   la Camera, in data 12 marzo 2019, ha accolto come raccomandazione un ordine del giorno (numero 9/01432-A/003) che impegnava il precedente Governo, prima dell'approvazione del «Fer 2», a convocare un tavolo di concertazione tra Ministero dello sviluppo economico, regioni interessate, enti territoriali competenti e associazioni di categoria coinvolte, sul tema dei meccanismi di incentivazione per gli impianti con fluidi –:

   quali siano gli orientamenti del Governo rispetto agli incentivi per l'energia geotermia;

   se nel decreto ministeriale «Fer 2» verranno inseriti incentivi riservati agli impianti con fluidi geotermici;

   quando verrà emanato tale decreto e se sia stato convocato il tavolo di concertazione citato nell'ordine del giorno di cui in premessa.
(5-02984)

Interrogazioni a risposta scritta:


   FORMENTINI, ZOFFILI, GIORGETTI e CENTEMERO. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   l'East-Med è il progetto di un gasdotto che attraverserebbe anche le acque territoriali italiane e che collegherà le risorse di gas del Mediterraneo orientale con l'Europa;

   il gasdotto vede coinvolti Israele, Grecia, Cipro e Italia e prevede una lunghezza di quasi duemila chilometri, con una capacità di base – che potrebbe potenzialmente raddoppiare – di 10 miliardi di metri cubi l'anno;

   il punto di partenza sarà vicino alla costa meridionale di Cipro, poi passerà per Creta, in seguito proseguirà sul territorio greco e, infine, tramite il futuro gasdotto Poseidon, giungerà a Otranto;

   il 21 dicembre 2018, in una conferenza stampa congiunta, i primi ministri di Grecia, Cipro e Israele hanno manifestato il reciproco accordo e la ferma intenzione di portare avanti il progetto –:

   quali siano le intenzioni del Governo in relazione alla realizzazione di tale opera e quale sia la tempistica prevista.
(4-03915)


   STUMPO. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   in data 16 ottobre 2019 la società Grande distribuzione (GD), che gestisce, per conto del noto marchio Carrefour, il punto vendita di Crotone, comunicava ai lavoratori con messaggio WhatsApp la chiusura del suddetto punto vendita, in località Passovecchio e il loro licenziamento con decorrenza immediata;

   si tratta di un fatto inaccettabile che ben 52 lavoratori apprendano tale gravissima notizia senza nessun rispetto da parte del mittente delle procedure di legge che sono previste in questi casi, non ultima la preventiva comunicazione alle organizzazioni sindacali e l'avvio di soluzioni condivise per salvaguardare l'occupazione in un territorio già pesantemente afflitto da una gravissima crisi economica e occupazionale;

   solo successivamente e a seguito dello stato di agitazione dei lavoratori, le sigle sindacali hanno ricevuto le lettere di licenziamento per i 52 lavoratori del Carrefour di Crotone, tramite raccomandata, inviate dall'imprenditore Franco Perri, titolare dell'esercizio;

   l'imprenditore, in precedenza con altra e-mail certificata trasmessa ai sindacati, aveva annunciato che la chiusura dell'attività commerciale sarebbe stata motivata da inventario, con i lavoratori in ferie forzate, e che il punto vendita sarebbe stato riaperto ma con una riduzione del personale;

   nell'ultima raccomandata inviata, invece, l'imprenditore Perri dichiara la volontà di chiusura del supermercato e di avvio della procedura di licenziamento collettivo;

   i sindacati hanno già inviato la richiesta di un incontro all'unità di crisi del Ministero dello sviluppo economico con la partecipazione di Carrefour Italia e della stessa società GD che gestisce il punto di Crotone;

   Carrefour Italia ha «anch'essa chiesto chiarimenti all'imprenditore che ha inviato con modalità non consuete il licenziamento e si è dichiarata pronta ad intraprendere ogni azione necessaria alla tutela e al rispetto dei princìpi che ispirano la propria attività sull'intero territorio nazionale»;

   Carrefour Italia, quindi, si è dissociata fermamente da questa vicenda, che impatta negativamente su un'intera comunità, oltre che essere profondamente contraria ai princìpi etici di business che contraddistinguono il gruppo in Italia;

   la presa di posizione di Carrefour Italia è importante ma non può esimerla da una responsabilità che deriva dall'assegnazione del suo marchio;

   tale responsabilità deve essere necessariamente oggetto di un confronto in sede di Ministero dello sviluppo economico in quanto attiene ad un approccio complessivo e strutturale da parte del colosso francese che non riguarda solo il fatto avvenuto a Crotone;

   pur in presenza di una dichiarazione chiara da parte di Carrefour non si comprende attraverso quali iniziative intenda garantire la prosecuzione delle attività del punto vendita di Crotone –:

   se il Governo non ritenga necessario avviare un confronto con Carrefour presso il Ministero dello sviluppo economico al fine di affrontare in maniera strutturale le modalità con le quali opera il colosso francese anche in relazione alle criticità emerse nel rapporto tra operatori economici che utilizzano il marchio e le ricadute nei confronti dei lavoratori e dei territori ove insistono punti vendita a marchio Carrefour.
(4-03920)

Apposizione di una firma ad una interpellanza.

  L'interpellanza urgente Zolezzi e altri n. 2-00529, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 22 ottobre 2019, deve intendersi sottoscritta anche dalla deputata Di Lauro.

Pubblicazione di un testo riformulato.

  Si pubblica il testo riformulato della interrogazione a risposta scritta Gagnarli n. 4-03895, già pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta n. 244 del 23 ottobre 2019.

   GAGNARLI. – Al Ministro per i beni e le attività culturali e per il turismo. – Per sapere – premesso che:

   nell'area a sud-est di Camucia, nel comune di Cortona, da più di trent'anni è nota l'esistenza di un'ampia area archeologica che va dall'epoca etrusca alla tarda romanità, area che negli anni passati è stata oggetto di danneggiamenti collegati a cantieri edili, come sottolineato nella interrogazione n. 4-11330 presentata dalla sottoscritta nella precedente legislatura;

   nel corso degli ultimi decenni, in diverse occasioni, si è scelto di sigillare i ritrovamenti: nel 1988 emersero reperti e strutture che furono parzialmente scavate e poi tombate sotto un grosso stabile. Nei primi anni Novanta fu profondamente sconvolta un'area sacra di epoca etrusca con il trasporto in discarica di ben 5.500 metri cubi di materiali archeologici. Negli anni successivi sono stati effettuati scavi in via Capitini che hanno restituito tracce di santuari etruschi, poi riseppelliti sotto un parcheggio. Nel 2016, un finanziamento del Ministero dei beni e delle attività culturali ha reso possibile degli interessanti scavi stratigrafici che hanno restituito importanti reperti in conseguenza dei quali è stato abbandonato il progetto di realizzazione di un centro direzionale;

   il Soprintendente Andrea Pessina, in un pubblico convegno di qualche anno fa a Cortona dichiarava che, considerati i rinvenimenti di strutture murarie e manufatti riferibili a un vasto e imponente complesso edilizio, Cortona avrebbe potuto a breve arricchirsi di una nuova ampia area archeologica;

   attualmente la Soprintendenza archeologica, belle arti e paesaggio per le province di Siena, Grosseto e Arezzo ha autorizzato la copertura degli scavi sia nell'ex campo sportivo «La Maialina», che nell'area del vivaio limitrofo, chiedendo di lasciare visibili solo un pozzo e una parte delle mura rinvenute;

   il comune sta invece autorizzando la costruzione di un supermercato vicino all'ex campo di calcio, con l'unico accorgimento che «non vengano fatte fondazioni profonde»;

   le poche aree di Camucia ancora libere da costruzioni sono le ultime sopravvissute a una speculazione edilizia selvaggia, iniziata ormai da qualche decennio, e sono, a giudizio dell'interrogante, meritevoli di un importante progetto di insieme –:

   quali siano i propositi del Ministro interrogato in merito alla possibilità di approfondire le indagini, con un'ottica di insieme, sulle aree interessate dalle criticità citate in premessa;

   se l'eventuale intervento ministeriale possa prevedere anche iniziative per mettere a disposizione adeguate risorse finanziarie.
(4-03895)

Ritiro di un documento del sindacato ispettivo.

  Il seguente documento è stato ritirato dalla presentatrice: interrogazione a risposta orale Frassinetti n. 3-01046 del 21 ottobre 2019.