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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Mercoledì 16 ottobre 2019

ATTI DI INDIRIZZO

Mozione:


   La Camera,

   premesso che:

    il mondo delle libere professioni rappresenta un fondamentale valore aggiunto per l'economia della nostra Nazione, sia in termini di prodotto interno lordo che più in generale, come modello che, per la necessità di conseguire un titolo abilitativo per lo svolgimento della professione, ed in caso di professioni ordinistiche per l'obbligo di iscrizione all'Albo, garantisce anche una qualità elevata e per un certo aspetto «certificata» delle prestazioni fornite;

    i numeri parlano chiaro. Con 2,3 milioni di unità si concentra infatti in Italia la maggiore percentuale dei professionisti censiti nei 18 Paesi dell'Unione, una platea pari al 26 per cento del lavoro indipendente, capace a sua volta di occupare circa 900 mila persone;

    secondo il rapporto 2018 di Confprofessioni, i liberi professionisti hanno retto più di altri alla crisi economica ed alla seguente stagnazione, tuttavia il contributo al prodotto interno lordo dal 2011 al 2016 è calato dal 12,8 per cento al 12,4 per cento;

    al di là del mero aspetto numerico, non può sfuggire come la specificità del mondo delle libere professioni in Italia, sia anche a garanzia di un modello sociale ed economico che condividiamo, lontano da logiche assistenzialiste, ma anche da quegli aspetti iper mondialisti e liberisti legati ad una finanza senza volto e senz'anima, che nell'immaginario collettivo si legano al meccanismo delle «companies» americane, dove anche il più stimato professionista è un semplice granello intercambiabile, destinato ad essere spazzato via durante una delle crisi cicliche del turbo capitalismo che tanto spesso si sono viste in questi anni;

    difendere le libere professioni significa quindi difendere un modello sociale nel quale crediamo, come sempre nelle nostre battaglie con l'unica stella polare della tutela degli interessi nazionali;

    i liberi professionisti necessitano di risposte urgenti ed indifferibili da parte del Governo, in termini innanzi tutto di difesa della propria specificità ed identità, di riduzione della pressione fiscale, di semplificazione delle incombenze burocratiche, di tutela della meritocrazia anche a difesa di un modello che funziona e che è tipicamente italiano;

    Fratelli d'Italia ha incontrato in questi mesi rappresentanze ai massimi livelli di tutte le professioni ordinistiche, rappresentate nei tre grandi filoni giuridico, sanitario e tecnico, raccogliendo le principali istanze sulle quali i firmatari del presente atto di indirizzo intendono fin da subito sollecitare per quanto di competenza impegni seri e circostanziati da parte del Governo,

impegna il Governo:

1) ad intraprendere ogni opportuna iniziativa di carattere normativo atta a garantire la diffusa applicazione del principio dell'equo compenso per le prestazioni svolte da professionisti a favore delle pubbliche amministrazioni, grandi imprese, banche e assicurazioni, principio già contemplato all'articolo 13-bis della legge professionale forense, recepito nella legge di bilancio 2018 ed esteso anche alle prestazioni, per quanto compatibili, degli altri Ordini professionali di cui all'articolo 1 della legge 22 maggio 2017, n. 81, e a tutti i liberi professionisti, indipendentemente dalla iscrizione o meno ad un ordinamento professionale, commisurato alla quantità e alla qualità del lavoro svolto;

2) a promuovere tutte le iniziative necessarie atte a definire una riforma organica del diritto di successione anche in termini di riduzione della tassazione e di rinunciabilità della quota di legittima, ed una corrispondente revisione del codice civile, per risolvere l'annoso problema della circolazione dei beni immobili di provenienza donativa, fenomeno che ha riguardato circa 135.000 immobili nel 2017, ed oltre 139.00 immobili nel 2018, con rilevanti problemi per le famiglie di accesso al credito e per la erogazione di mutui da parte delle banche;

3) ad adottare iniziative per garantire la previsione di un sistema sanzionatorio differenziato e più lieve per i notai, commercialisti, consulenti del lavoro e professionisti obbligati alle segnalazioni, relativamente alla omessa o parziale segnalazione in tema di antiriciclaggio, sanzioni ad oggi equiparate a quelle previste per il sistema bancario;

4) a predisporre iniziative efficaci atte a potenziare la volontaria giurisdizione, anche a favore dei soggetti incapaci, per abbreviare i tempi lunghissimi per i provvedimenti provenienti dai giudici tutelari, tema sul quale Fratelli d'Italia ha presentato da tempo una proposta di legge per la soppressione dei tribunali dei minori e l'istituzione di apposite sezioni specializzate nell'ambito dei tribunali ordinari;

5) a prevedere specifiche iniziative finalizzate alla revisione dei compensi per i consulenti tecnici di ufficio ausiliari della giustizia, la cui tariffazione è ancora regolata dal Testo unico sulla giustizia che richiama la legge n. 319 del 1980, obsoleta sia nel testo che nei contenuti, tenendo conto che attualmente gli onorari sono commisurati al tempo impiegato dai professionisti a svolgere l'incarico e valutati poco più di quattro euro l'ora e che, alla luce delle nuove incombenze determinate dal decreto-legge n. 83 del 2015 che introduce nuove misure in materia fallimentare e di procedure di esecuzione forzata immobiliare, il compenso previsto per le attività del professionista appare assolutamente anti storico e non adeguato;

6) ad adottare iniziative per predisporre un Testo unico sull'abbattimento delle barriere architettoniche e sull'accessibilità, anche d'intesa con la rete delle professioni tecniche e con le rappresentanze interessate del terzo settore, perché oggi esistono una serie di norme tra di loro non coordinate, come il decreto del Presidente della Repubblica n. 503 del 1996 che riguarda tutto ciò che è attinente agli edifici pubblici, il decreto ministeriale n. 236 del 1989 che riguarda gli edifici privati, la legge sui Peba (piani di eliminazione delle barriere architettoniche) di fatto mai attuati, la legge n. 104 del 1992 che cura determinati aspetti, ma manca di una visione organica e sistematica di insieme;

7) a promuovere tutte le iniziative di competenza atte a garantire un più facile accesso al credito per i liberi professionisti, anche attraverso lo strumento dei Confidi per professionisti ai sensi del decreto-legge n. 70 del 2011, convertito dalla legge n. 106 del 2011 ed il coinvolgimento del Mediocredito centrale per un accesso più agevole al fondo di garanzia;

8) ad adottare ogni opportuna iniziativa finalizzata alla disapplicazione degli Isa (indicatori sintetici di affidabilità) 2018, o almeno alla loro applicazione facoltativa, evitando di caricare di ulteriori incombenze i dottori commercialisti e i consulenti del lavoro, impegnandosi ad un confronto costante con le categorie interessate ed al rispetto dello statuto del contribuente;

9) ad attuare le iniziative necessarie per esentare dall'Isa tutte le attività professionali, commerciali ed artigiane con fatturato pari od inferiore a 250.000 euro annui;

10) a promuovere il protocollo siglato nel 2014 tra il Consiglio nazionale dei consulenti del lavoro e il Ministero del lavoro e delle politiche sociali sulla asseverazione contrattuale (ASSE.CO) come marchio di legalità per le imprese e garanzia della regolarità contrattuale nella gestione dei rapporti di lavoro;

11) ad adottare iniziative per prevedere la detassazione degli investimenti operati dalle Casse dei professionisti in economia reale, ovvero la riduzione della tassazione dal 27 al 12,5 per cento come previsto per i titoli di Stato;

12) a valutare, nell'ambito delle prossime iniziative normative, la possibilità di abrogare l'obbligo di invio delle liquidazioni periodiche dell'Iva per i soggetti che utilizzino la fatturazione elettronica, per evitare inutili duplicazioni onerose sia per gli utenti che per i professionisti del settore;

13) ad adottare iniziative per abolire l'Iva sulle prestazioni veterinarie, rimodulando ed implementando le risorse dedicate a questo settore;

14) a prevedere un'iniziativa normativa volta a conferire lo status di pubblico ufficiale nell'esercizio delle funzioni per tutto il personale della sanità, con la procedibilità di ufficio nei confronti dell'aggressore, per contrastare il fenomeno delle aggressioni ai «camici bianchi», sempre più frequente in questi ultimi mesi;

15) ad adottare iniziative per rivedere la legge n. 124 del 2017, che ha consentito l'ingresso del capitale privato nel mondo della farmacia, anche in via esclusiva, di fatto aprendo alle multinazionali e permettendo alle grandi catene di «invadere» il mercato, a scapito della figura del farmacista e di oltre tremila farmacie private oggi in crisi, e per stanziare le necessarie risorse per la piena realizzazione della farmacia dei servizi alla persona, normata dai decreti del 18 novembre 2010, 16 dicembre 2010 e 8 luglio 2011 ed ancora scarsamente attuata;

16) ad adottare iniziative per applicare una «flat tax» al 15 per cento sugli incrementi di fatturato prodotti dai liberi professionisti e dalle piccole e medie imprese con fatturato pari o inferiore a 50 milioni di euro e con un numero di dipendenti pari od inferiore a 250, realizzati rispetto all'ultimo esercizio di bilancio e reinvestiti in economia reale;

17) ad adottare iniziative per sospendere l'obbligo di emissione della fattura elettronica per tutti i soggetti privati non esenti fino al 1° gennaio 2022;

18) ad adottare iniziative per innalzare la soglia della «no tax area» esentando dal pagamento dell'Irpef tutti i contribuenti, lavoratori dipendenti, lavoratori autonomi e pensionati con un reddito non superiore a 15 mila euro lordi annui.
(1-00266) «Meloni, Lollobrigida, Acquaroli, Baldini, Bellucci, Bignami, Bucalo, Butti, Caiata, Caretta, Ciaburro, Cirielli, Luca De Carlo, Deidda, Delmastro Delle Vedove, Donzelli, Ferro, Foti, Frassinetti, Galantino, Gemmato, Lucaselli, Mantovani, Maschio, Mollicone, Montaruli, Osnato, Prisco, Rampelli, Rizzetto, Rotelli, Silvestroni, Trancassini, Varchi, Zucconi».

Risoluzioni in Commissione:


   Le Commissioni III e IV,

   premesso che:

    nel dicembre del 2012, a seguito dell'aggravarsi della tensione lungo il confine con la Siria, la Nato ha dato avvio al Nato Support To Turkey (NS2T), sulla base di una specifica richiesta avanzata dalla Turchia a protezione del proprio territorio contro un'eventuale minaccia missilistica proveniente dai territori dello Stato siriano;

    a tale richiesta hanno aderito nel tempo gli Stati Uniti, la Germania, l'Olanda e la Spagna con lo schieramento di batterie missilistiche Patriot;

    successivamente, a seguito del ritiro dei Patriot americani e tedeschi dalle città di Gaziantep e Kahramanmaras, l'Italia ha deciso di schierare, a partire da giugno 2016, una batteria SAMP-T esclusivamente con compiti di difesa antimissile al fine di proteggere il territorio e gli abitanti della città turca di Kahramanmaras;

    l'impiego dell'unità italiana, composta da circa 130 unità di personale militare annuo per un costo complessivo di oltre 12 milioni di euro, era finalizzato ad assicurare la protezione della popolazione turca lungo il confine;

    la Turchia ha sferrato un attacco militare nella zona della Siria in cui i curdi sono stati decisivi per il contenimento prima e per la sconfitta poi dello Stato islamico, sorto al confine tra Siria ed Iraq e proclamato nel luglio 2014 da Abu Bakr al-Baghdadi: ai curdi siriani è stata, infatti, delegata per lungo tempo dalla Coalizione internazionale anti-Daesh e dagli Stati Uniti l'azione sul campo nella difesa di Kobane e nella riconquista di Raqqa, divenuta la capitale siriana di Daesh, obiettivi conseguiti dopo strenui combattimenti nelle città e nei villaggi e con enorme sacrificio in termine di vite umane e di sofferenze e violenze subite dalla popolazione civile curda;

    sono venuti meno i presupposti che hanno motivato lo schieramento della batteria in funzione anti-missilistica,

impegnano il Governo

ad assumere iniziative volte a ritirare immediatamente la batteria SAMP-T ed il relativo personale militare di cui in premessa.
(7-00346) «Ferrari, Formentini, Fantuz, Zoffili, Zicchieri, Toccalini, Boniardi, Castiello, Piccolo, Pretto, Raffaele Volpi, Bianchi».


   La XIII Commissione,

   premesso che:

    il volume di esportazioni verso gli Usa del comparto agroalimentare italiano ammontano a circa 4 miliardi di euro;

    l'Organizzazione mondiale del commercio ha autorizzato gli Usa ad apporre dazi su merci di provenienza europea per 7,5 miliardi di euro;

    i dazi sono applicati in ritorsione per l’affair Air Bus che coinvolge Francia, Gran Bretagna, Germania, Spagna;

    nonostante l'Italia sia assolutamente estranea alle infrazioni commesse dagli Stati europei sopracitati, i dazi del 25 per cento a carico dei prodotti europei colpiscono i prodotti di eccellenza italiana di derivazione lattiero casearia come il Parmigiano Reggiano, il Grana Padano, il Gorgonzola, i salumi come il salame e la mortadella ma anche i prodotti del mare come crostacei, molluschi agrumi o i succhi e liquori, amari e il limoncello che costeranno alle aziende italiane circa 500 milioni di euro;

    il comparto alimentare made in Italy ha registrato una crescita dell'8,3 per cento nei primi 8 mesi del 2019 nonostante i prodotti italiani abbiano subito la concorrenza sleale dell’italian sounding per un valore di oltre 24 miliardi di euro,

impegna il Governo:

   ad adottare iniziative in sede europea affinché sia assunta la gestione della crisi con un intervento decisivo volto a scongiurare le perdite economiche conseguenti dall'imposizione dei dazi anche sui prodotti agroalimentari italiani;

   ad adottare iniziative per attivare un fondo rischi europeo con una dotazione straordinaria volto all'assorbimento delle perdite economiche a carico del settore agroalimentare italiano del tutto estraneo al contenzioso che ha generato l'applicazione dei dazi in questione;

   ad avviare una contrattazione con le autorità statunitensi circa la revisione del provvedimento in direzione favorevole al mercato italiano, con particolare riferimento al settore agroalimentare, al fine di evitare che a pagare la compensazione siano indistintamente tutti gli Stati membri dell'Unione europea piuttosto che i Paesi coinvolti nel contenzioso Air Bus e, più in generale, affinché sia applicato sempre un criterio di giustizia diretta e sanzionatoria coerente con le responsabilità nei fatti scatenanti.
(7-00345) «Luca De Carlo».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazione a risposta orale:


   BERARDINI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 4-ter del decreto-legge n. 32 del 2019, convertito, con modificazioni, dalla legge 14 giugno 2019, n. 55 (pubblicata in Gazzetta ufficiale del 17 giugno 2019, n. 140) dispone che «Entro quindici giorni dalla data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto, il Presidente del Consiglio dei ministri, su proposta del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti sentito il Presidente della regione Abruzzo, con proprio decreto, nomina, fino al 31 dicembre 2021, un Commissario straordinario del Governo, scelto tra persone, anche estranee alla pubblica amministrazione, di comprovata esperienza gestionale e amministrativa, che non siano in una situazione di conflitto di interessi, con il compito di sovraintendere alla progettazione, all'affidamento e all'esecuzione degli interventi indifferibili ed urgenti volti a fronteggiare la situazione di grave rischio idrogeologico e conseguire adeguati standard di qualità delle acque e di sicurezza idraulica del sistema idrico del Gran Sasso.»;

   tale disposizione è entrata in vigore il 18 giugno 2019;

   la procura della Repubblica presso il tribunale di Teramo, dopo un anno dall'avvio dell'inchiesta sul sistema Gran Sasso, in seguito ai diversi sversamenti di sostanze inquinanti registrate nel corso del tempo, ha firmato l'avviso di conclusione delle indagini, chiedendo il rinvio a giudizio di dieci persone tra vertici dell'Istituto nazionale di fisica nucleare (Infn), Strada dei Parchi S.p.a. e Ruzzo Reti S.p.a.;

   il giudice dell'udienza preliminare, in data 10 aprile 2019, ha disposto il rinvio degli atti alla procura per la citazione diretta a giudizio dei dieci indagati;

   nel capo di imputazione viene riportato che «ciascuno tenendo nei rispettivi ambiti di competenza le condotte colpose di seguito specificate, abusivamente cagionavano o non impedivano ed, in ogni caso contribuivano a cagionare o a non impedire un permanente pericolo di inquinamento ambientale e, segnatamente, il pericolo di compromissione o deterioramento significativo e misurabile delle acque sotterranee del massiccio del Gran Sasso»;

   in particolare la procura di Teramo contesta ai vertici dell'Infn di aver mantenuto in esercizio i laboratori senza aver verificato se vi fosse «un adeguato isolamento idraulico delle opere di captazione e convogliamento delle acque destinate ad uso idropotabile ricadenti nella struttura rispetto alle limitrofe potenziali fonti di contaminazione» e quindi senza attuare le misure «atte a scongiurare il rischio di contaminazione delle acque sotterranee», così come di aver omesso di adottare «le misure necessarie per l'allontanamento della zona di rispetto delle sostanze pericolose detenute ed utilizzate nelle attività dei laboratori»;

   in data 1° agosto 2019 il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti pro tempore, Danilo Toninelli, ha individuato nell'ingegnere Corrado Gisonni il nome, sottoposto per l'intesa a presidente della regione Abruzzo Marco Marsilio, da proporre al Presidente del Consiglio per ricoprire il ruolo di commissario straordinario per il rischio idrico del Gran Sasso;

   ad oggi, nonostante il grave pericolo di inquinamento della risorsa idropotabile del Gran Sasso, il procedimento di nomina non è ancora stato concluso attraverso l'adozione del decreto da parte del Presidente del Consiglio dei ministri –:

   se il Presidente del Consiglio, dato il notevole ritardo e la situazione di estrema gravità per la salute di migliaia di cittadini, intenda procedere celermente all'adozione del decreto per la nomina del commissario straordinario per il rischio idrico del Gran Sasso.
(3-01036)

AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INTERNAZIONALE

Interrogazione a risposta orale:


   MOLLICONE. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   in data 23 gennaio 2019 l'interrogante ha presentato come primo firmatario l'interrogazione n. 4-02065 con la quale, in considerazione della normalizzazione della situazione politico e militare in Siria, chiedeva al Governo d'impegnarsi in sede europea e diplomatica affinché fossero revocate le sanzioni contro la Siria e fossero riprese le relazioni diplomatiche interrotte dal 2012;

   la situazione si è ulteriormente modificata poiché nel corso dell'attuale attacco militare della Turchia contro i territori siriani ove risiede l'etnia curda le forze armate del Governo di Damasco stanno intervenendo a difesa della popolazione e a sostegno delle milizie curde, dimostrando così una volontà corrispondente alla posizione assunta dall'Unione europea nei confronti dell'attacco militare turco;

   la situazione esistente non è più corrispondente a quella in cui furono prese misure politiche ed economiche nei confronti della Siria –:

   se il Governo non ritenga urgente intervenire presso l'Unione europea per la revoca delle sanzioni alla Siria e, in caso negativo, avviare le iniziative di competenza per effettuare tale revoca autonomamente esercitando, a parere dell'interrogante, una legittima azione di sovranità politica;

   se non ritenga necessario riprendere le relazioni diplomatiche con il legittimo Governo di Damasco sospese dal 2012 – attualmente in corso solo tramite la sede di Vienna dell'Ambasciata siriana o un incaricato d'affari della nostra ambasciata italiana in Libano – allo scopo di meglio intervenire politicamente per il ristabilimento della pace in quella martoriata regione, e umanitariamente a sostegno delle popolazioni vittime della guerra passata e di quella in atto;

   se non valuti opportuno assumere tale iniziativa politica e diplomatica anche al fine di consentire alle imprese italiane di partecipare alla ricostruzione delle infrastrutture e degli edifici distrutti dai combattimenti contro i miliziani del sedicente «Stato islamico» ISIS.
(3-01040)

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

III Commissione:


   VALENTINI, NAPOLI e MULÈ. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   nella città di Ventimiglia, presso gli edifici della storica piazza XX settembre, ha sede il consolato onorario di Francia;

   in considerazione della drammatica situazione sul fronte dell'immigrazione, i fatti di cronaca riportano, molto spesso, di manifestazioni di protesta e cortei diretti al consolato francese;

   le manifestazioni appena citate, oltre a bloccare il centro storico di Ventimiglia, mettono in serio pericolo l'incolumità dei cittadini e dei turisti che si trovano in uno dei luoghi simbolo della città;

   il comune ligure ha da poco revocato il comodato d'uso gratuito dei locali occupati anche dal consolato, di proprietà della società Civitas srl a totale capitale pubblico, nel timore che si possa intravedere un danno erariale;

   a ciò si aggiunge che, a differenza del consolato generale, il consolato onorario è una sede di rappresentanza retta da un cittadino dello Stato ospitante con funzioni burocratiche, ma non di diritto internazionale –:

   se il Ministro interrogato, considerati i problemi di ordine pubblico, non intenda valutare la possibilità di avviare un dialogo con l'ambasciata francese al fine di individuare nuovi locali idonei per la sede del consolato onorario di Francia a Ventimiglia.
(5-02929)


   FORMENTINI e ZOFFILI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   l'economia italiana dipende fortemente dalla regione che si può indicare come Eastmed, ovvero quella regione che comprende le coste del Mediterraneo centro-orientale ed i Balcani. Il nostro Paese è il primo stakeholder in settori strategici come l'energia e lo shipping, settore nel quale il nostro Paese controlla ben il 38 per cento delle rotte mediterranee;

   l’export italiano, ove l'Italia è il Paese più esposto ad eventuali crisi, conta 60 miliardi di euro di interscambio che viaggiano lungo quelle rotte e il nostro Paese esporta verso l'area Eastmed/Balcani per un valore di circa 42 miliardi di euro: quasi il doppio di quanto l'Italia esporta verso Cina, Russia e India, cumulativamente;

   a fronte di questi dati si rileva una scarsa attenzione da parte delle autorità italiane per una soluzione attiva delle criticità in corso, a tutto vantaggio di Paesi concorrenti come la Francia, che si avvantaggiano dell'inattività italiana, ad ampio danno delle aziende e dell’export italiano, specie nei settori di specializzazione intelligente della economia: in questo modo ci si espone a maligne campagne anti italiane orchestrate da chi vede di cattivo occhio le posizioni di leadership testé evidenziate;

   le difficoltà che tali campagne creano si riflettono in una «deminutio» della capacità strategica nazionale, con impatti fortemente negativi sull'economia e sull'industria italiana: si pensi solo alle commesse vinte o in corso di aggiudicazione da parte di Naval Group nei Balcani, commesse che un miglior sfruttamento del «Sistema Paese» avrebbe potuto garantite a Fincantieri –:

   quali accordi bilaterali il Governo stia prendendo con i Governi dell'area Eastmed per il trasporto delle risorse energetiche dell'area stessa verso il nostro Paese.
(5-02930)


   CABRAS, CAPPELLANI, CARELLI, SABRINA DE CARLO, DEL GROSSO, DI STASIO, EHM, EMILIOZZI, OLGIATI, PERCONTI, ROMANIELLO, SIRAGUSA, SURIANO, CORDA e SCANU. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   il 14 ottobre 2019, al termine del processo iniziato il 12 febbraio 2019, la Corte Suprema spagnola ha emesso una sentenza di condanna di reclusione tra i 9 e i 13 anni che ha colpito sei membri del precedente Governo catalano (Oriol Junqueras, Jordi Turull, Raül Romeva, Dolors Bassa, Joaquim Forn e Josep Rull), nonché l'ex presidente del Parlamento di Catalogna (Carme Forcadell) e due esponenti della società civile (Jordi Cuixart e Jordi Sánchez);

   la Corte Suprema di Madrid li ha ritenuti a vario titolo colpevoli dei reati di sedizione e malversazione nell'ambito della celebrazione del referendum sull'indipendenza celebrato il 1° ottobre 2017;

   in seguito alla suddetta sentenza di condanna si sono verificate imponenti manifestazioni di protesta che sono sfociate in gravi disordini e problemi di ordine pubblico;

   in una nota ufficiale del 14 ottobre, Alfred Bosch, Ministro dell'azione estera del Governo catalano, ha denunciato: «si tratta di un processo politico in cui delle persone sono state giudicate esclusivamente sulla base di idee politiche»;

   le conseguenze della dura condanna di reclusione nei confronti di esponenti politici che vantano un imponente seguito nella società catalana sono imprevedibili, financo latrici di una potenziale recrudescenza dello scontro tra le istanze indipendentiste e autonomiste catalane e le ragioni del governo centrale di Madrid;

   considerata la legittima necessità del governo centrale di far valere le proprie ragioni in sede giudiziale, è altrettanto innegabile che la condanna alla reclusione nei confronti dei suddetti esponenti dell'indipendentismo catalano rischia di acuire il problema che, a giudizio degli interroganti, non può essere risolto sul piano dell'azione repressiva penale, ma necessita di essere affrontato sul piano del dialogo politico tra le parti in causa;

   la vicenda catalana, nel suo insieme e per varie ragioni, si riflette su tutti i membri dell'Unione europea, ragione per cui è necessario che l'intera questione catalana sia affrontata con urgenza sul piano europeo, anche al fine di delimitare con nettezza l'ambito della politica da quello giudiziario-penale –:

   quali iniziative intenda adottare il Ministro interrogato, anche a livello comunitario, per scongiurare una ulteriore recrudescenza del conflitto tra governo regionale catalano e governo centrale spagnolo.
(5-02931)


   DELMASTRO DELLE VEDOVE. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   la Turchia di Erdogan ha assunto da tempo una pericolosa deriva islamista che nella politica estera si traduce nella costante eccitazione di una logica di scontro di civiltà in nome dell'islamismo politico ed in posizioni da potenza regionale egemone;

   il 9 ottobre 2019 la Turchia ha lanciato l'operazione «Sorgente di pace» nel nordest della Siria con l'ingresso di truppe e mezzi militari per occupare una fascia di circa 30 chilometri all'interno del territorio del Kurdistan siriano;

   in termini di tragedia umanitaria già oggi si contano più di 150 morti fra i militanti curdi e oltre 150.000 sfollati dall'inizio delle operazioni militari nei territori del Rojava, l'amministrazione curda nel nordest della Siria, oggetto delle brame del delirante sedicente sultano Erdogan;

   la soverchiante forza militare turca si manifesta con bombardamenti a tappeto; si profila una autentica tragedia umanitaria: secondo l'Onu prossimamente circa 400.000 persone potrebbero aver bisogno di assistenza e protezione;

   la tragedia si abbatterà ancora una volta sull'inerme popolazione fra cui moltissimi cristiani che potrebbero essere costretti ad abbandonare per sempre le terre della prima cristianità;

   mentre alcune città sono state occupate, la polizia curda siriana ha fatalmente abbandonato le attività volte a garantire la sicurezza attorno a diversi campi profughi da cui sono fuggiti diversi jihadisti dell'Isis;

   secondo fonti curde sarebbero addirittura 800 gli affiliati Daesh già scappati dai campi di detenzione e unitisi all'esercito turco;

   l'unilaterale aggressione della Turchia alla Siria e ai curdi potrebbe consentire a Daesh di riorganizzarsi vanificando gli sforzi della comunità internazionale, dei siriani e dei curdi;

   nel Consiglio europeo di ottobre era stata calendarizzata la questione delle posizioni internazionali della Turchia e segnatamente della violazione della sovranità marittima di Cipro nel cosiddetto blocco 7 estrattivo dato in concessione a Eni e Total, con l'ipotesi di applicare sanzioni alla Turchia;

   l'Europa ha condannato l'operazione turca in Siria, ma Erdogan ha sfacciatamente minacciato «Vi avverto, se cercherete di descrivere la nostra operazione come un'invasione, il nostro lavoro sarà facile: apriremo i confini e invieremo 3,6 milioni di rifugiati in Europa»;

   anche in considerazione della violenta risposta, è necessario rivedere la posizione nei confronti della Turchia che ostenta di allontanarsi politicamente dalla comunità internazionale, recitando la parte di una nazione ostile, contraddistinta dalla agitazione dell'islam politico –:

   se il Governo intenda porre in sede europea la questione della revoca dello status della Turchia di Paese candidato all'adesione.
(5-02932)

AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interrogazione a risposta scritta:


   EVA LORENZONI. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   nel Comune di Bagnolo (Bs) si trova un fontanile di proprietà demaniale su terreno privato, tombato dagli anni ’80, denominato «Fontana dell'Arrigo», nella zona ad Est della «Cava Sessanta», con la presenza di materiali e rifiuti, scorie e scarti, presumibilmente provenienti da fonderie della zona e da altre industrie;

   negli anni passati le denunce di associazioni ambientaliste del territorio, fra cui il circolo Legambiente di Montirone (BS), comune limitrofo, hanno portato ad accertamenti da parte delle forze dell'ordine e di Arpa, confermando la presenza di una grande discarica abusiva contenente materiali di pericolosità rilevante, fra cui amianto, scorie e polveri di fonderia, morchie oleose, residui industriali potenzialmente tossici e rifiuti urbani;

   l'area interrata interessata è di circa 530 metri lineari di larghezza per 22 metri lineari e il tratto secondario è di 650 metri lineari di larghezza per 15 metri lineari, con una profondità di 5 metri, con una stima totale di circa 53 mila metri cubi complessivi;

   stime recenti, divulgate a mezzo stampa, evidenziano, la presenza di circa 40-50 mila tonnellate di rifiuti;

   negli anni scorsi il Nucleo operativo dei carabinieri ha aperto un procedimento a carico di ignoti, svolgendo indagini per accertare le responsabilità della situazione, senza però giungere all'individuazione dei colpevoli;

   la questione è stata oggetto di una precedente interrogazione parlamentare nel 2014;

   negli anni passati Arpa ha posizionato dei piezometri e ha effettuato analisi per verificare l'eventuale contaminazione della falda; tali analisi hanno dato esito negativo, pur rivenendo percentuali di arsenico al di sotto delle concentrazioni ammissibili;

   nonostante ciò, a causa del permanere in loco del materiale inquinante, resta presente il rischio di penetrazione di sostanze nocive nel sottosuolo;

   nel 2018 la regione Lombardia ha stanziato una 165 mila euro per la realizzazione di un piano di caratterizzazione;

   con tali risorse l'amministrazione comunale di Bagnolo ha incaricato una società specializzata che ha realizzato il suddetto piano;

   in data 21 ottobre 2019 si riunirà la conferenza di servizi, con i rappresentanti dei comuni di Bagnolo, Montirone, Arpa e ATS per analizzare il piano di caratterizzazione;

   la stima dei costi di bonifica, che prevede, fra le altre, la soluzione di una rimozione completa dei rifiuti presenti nel fontanile, si aggira, stando a quanto riportato dalla stampa locale, fra i 2 e i 4 milioni di euro –:

   se il Ministro, anche attraverso il Noe e il Sistema nazionale per la protezione dell'ambiente, non intenda interessarsi del caso, promuovendo, per quanto di competenza, nuove e più incisive iniziative finalizzate a scongiurare ulteriori rischi di inquinamento delle falde;

   se non ritenga possibile, adottare ogni iniziativa di competenza per una compartecipazione economica per la bonifica, a valere sui fondi statali, nei rispetto delle competenze territoriali e anche sulla base di quanto emergerà dalla conferenza di servizi in merito al piano di caratterizzazione presentato dal comune di Bagnolo (BS).
(4-03838)

BENI E ATTIVITÀ CULTURALI E TURISMO

Interrogazione a risposta scritta:


   VINCI e CANTALAMESSA. — Al Ministro per i beni e le attività culturali e per il turismo. — Per sapere – premesso che:

   assurge in questi giorni alle cronache una singolare vicenda che ha come doloroso soggetto il castello Baronale di Altavilla Silentina (Salerno), che sarebbe a rischio di decadenza dopo essere stato sottoposto ad abusi edilizi ed architettonici di inaudita gravità;

   negli anni 2014 e 2016 la competente Soprintendenza ai beni culturali di Salerno, Avellino e Benevento aveva segnalato e formalmente denunciato alle autorità competenti come il bene fosse stato criminosamente leso, impartendo, con decreto del Ministero per i beni e le attività culturali e per il turismo Prot. n. 024807 del 26 settembre 2014 ed ai sensi dell'articolo 160, comma 1, del decreto legislativo n. 42 del 2004, l'ordine alla società Tele A spa, di Alfredo Abbaneo di ripristinare lo stato originario del bene dopo gravi abusi edilizi. Trascorsi due anni invano la stessa Soprintendenza, con atto Prot. n. 604/E/1 del luglio 2016, comunicava la nullità di due atti di compravendita, invitando il comune di Altavilla Silentina, l'Amministrazione provinciale e la regione Campania ad avvalersi, ai sensi dell'articolo 62 del decreto legislativo n. 42 del 2004, del diritto di prelazione sull'acquisto del bene;

   il 4 settembre del 2019 il settimanale Panorama ha pubblicato un articolo a firma del giornalista Antonio Amorosi con il titolo «Salvate quel castello dal disastro». In esso si ripercorre l'incredibile storia del castello di Altavilla, dalla nobile ed impareggiabile origine medioevale, passando per i potenti possessori che l'hanno avuto (Famiglia Colonna) ed i fasti ricoperti durante la seconda guerra mondiale (operazione Avalanche), fino al tragico epilogo degli abusi e delle violazioni che sta subendo oggi;

   il castello è stato acquistato nel 1999 dalla società «Tele A srl» di Alfredo Abbaneo al prezzo di 258.000 euro, al fine di ristrutturarlo per finalità turistico-alberghiere anche con il supporto di fondi pubblici;

   il suddetto Abbaneo avrebbe ottenuto dal comune di Altavilla Silentina il cambio di destinazione d'uso del castello ad attività turistico-alberghiera nel 2002 e avrebbe dato seguito ai lavori di ristrutturazione nel 2003, pare in violazione delle norme di cui al decreto legislativo n. 42 del 2004 e del decreto del Presidente della Repubblica n. 380 del 2001;

   nel 2005 la citata Soprintendenza avrebbe effettuato specifici sopralluoghi accertando l'effettività dei predetti abusi chiamandoli come «inutile oltraggio» e formalizzando esposti formali alla procura della Repubblica di Salerno e alla polizia municipale di Altavilla Silentina;

   la società Tele A srl, proprietaria del castello, è ricorsa al Tar ottenendo una sospensiva degli atti summenzionati e nello stesso tempo pare abbia effettuato una scissione, passando l'immobile ad una nuova ditta denominata «Immobiliare Tele A srl» e quest'ultima l'avrebbe venduto per 990.000 euro alla Esuberanza kft, una società ungherese con sede a Budapest e con capitale sociale di 10.000 euro, con socio unico tale Filomena Abbaneo (parente di Alfredo Abbaneo);

   da ultimo, risulterebbe che attualmente il castello sia gravato da un'ipoteca di euro 549.852, dovuta alla messa in mora di «Immobiliare Tele A srl» da parte di Equitalia per tributi non versati –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza della grave vicenda descritta in premessa;

   se e quali iniziative di competenza intenda intraprendere con riguardo a quanto esposto in premessa circa la sorte del castello Baronale di Altavilla Silentina, verificando eventuali possibili soluzioni per una sua restituzione alla collettività ovvero per un'acquisizione al patrimonio dei beni culturali ed architettonici pubblici tutelati, esercitando i poteri di vigilanza previsti dalla legge.
(4-03846)

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazione a risposta orale:


   DEIDDA. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   il Banco di Sardegna rappresenta un'importante istituzione bancaria sarda e, in ragione della presenza capillare nell'isola, costituisce importante punto di riferimento per l'intera cittadinanza, nonché fondamentale strumento di sviluppo economico anche per le numerose professionalità sarde impiegate nelle diverse sedi;

   allo stato, il Banco di Sardegna è interamente controllato dal gruppo Bper, il quale — controllando anche altri istituti di credito nel territorio nazionale — da diverso tempo, ha avviato una ristrutturazione delle proprie risorse che comprende, oltre alla razionalizzazione delle sedi territoriali in Sardegna, anche lo spostamento di alcune attività lavorative dalla direzione generale del Banco di Sardegna di Sassari ad altre strutture del medesimo gruppo presenti in Emilia Romagna ed in altre sedi della penisola;

   il citato piano industriale comporterà inoltre l'inevitabile contrazione degli organici del Banco di Sardegna nell'isola, con la perdita, nel tempo, anche in ragione dei pensionamenti, pure incentivati, di centinaia di unità lavorative che non verranno sostituite: in particolare, da quel che risulta, le organizzazioni sindacali hanno denunciato che la Sardegna sarà interessata dall'uscita anticipata di circa 600 lavoratori sui 1.300 previsti nell'intero territorio nazionale;

   la fondamentale presenza del Banco di Sardegna nell'isola — il quale conta 327 filiali in 284 comuni sardi — ha costituito, fino ad oggi, per i giovani sardi, una concreta opportunità di lavoro, oltre che strumento di sviluppo economico e sociale della medesima regione;

   appare pertanto necessario garantire il mantenimento dei livelli occupazionali — oltre che la conservazione delle posizioni lavorative afferenti alla direzione generale del Banco di Sardegna attualmente esistenti a Sassari assicurando conseguentemente una presenza omogenea e capillare in tutto il territorio regionale: in particolare, risulta indispensabile che l'organo amministrativo del gruppo Bper valuti in maniera più precisa e aderente alle specificità della Sardegna la riorganizzazione aziendale e la distribuzione delle attività lavorative –:

   se siano a conoscenza dei fatti sopraesposti e quali iniziative intendano adottare, per quanto di competenza, per garantire il mantenimento dei livelli occupazionali del gruppo Bper nell'ambito regionale sardo e per evitare un impoverimento del tessuto produttivo locale.
(3-01039)

Interrogazione a risposta scritta:


   PAROLO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   la località di Santa Caterina in comune di Valfurva (SO) risulta sostanzialmente isolata dal resto del territorio italiano da alcuni mesi a causa di una frana attiva che incombe sull'unica via di collegamento realisticamente praticabile (SP29); l'alternativa è il tortuoso percorso del Passo alpino del Gavia, comunque interdetto per molte categorie ai veicoli;

   detta frana, del Ruinon, è tra le più importanti a livello italiano ed europeo;

   la chiusura della viabilità di accesso ordinario ha generato un danno enorme per le attività, tutte site nel parco nazionale dello Stelvio, che vivono sostanzialmente di turismo;

   la provincia di Sondrio, con gli enti locali, si sta adoperando per garantire un'apertura in sicurezza della viabilità per assicurare la transitabilità in vista della stagione invernale, ma comunque il danno economico e di immagine generato è significativo soprattutto per i piccoli operatori;

   in tale contesto, sarebbe un importante segnale di attenzione a questa comunità che i fabbricati presenti in Valfurva (SO), e resi di fatto privi di redditività a causa dell'interruzione dell'accessibilità, possano essere esentati dall'applicazione dell'imposta municipale propria di cui all'articolo 13 del decreto-legge 6 dicembre 2011, n. 201, convertito, con modificazioni, dalla legge 22 dicembre 2011, n. 214, e dal tributo per i servizi indivisibili di cui all'articolo 1, comma 639, della legge 27 dicembre 2013, n. 147, per la rata scadente il 16 dicembre 2019 –:

   se il Governo non ritenga opportuno adottare le iniziative di competenza per la sospensione dell'Imu e della Tasi per la seconda rata dell'anno 2019 per gli immobili ubicati nel comune di Valfurva (SO).
(4-03841)

GIUSTIZIA

Interrogazione a risposta scritta:


   GIACHETTI. — Al Ministro della giustizia, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   il quotidiano Il Dubbio del 9 ottobre 2019 riporta, a pagina 12, il dettagliato resoconto della visita al carcere di Agrigento «Petrusa», effettuata il 17 agosto 2019 da una delegazione del Partito Radicale e dell'Osservatorio Carceri delle Camere Penali;

   l'articolo, a firma di Damiano Aliprandi, si riferisce in particolare alla situazione riscontrata nella sezione isolamento, puntualmente relazionata al Dap, situazione che può essere così riassunta:

    alle finestre di molte camere detentive, oltre alle sbarre, sono applicate reti a maglia stretta che limitano l'ingresso di aria e luce naturale. In molte celle, durante la visita, il blindo della porta è chiuso. I sei piccoli cortili passeggio di cui dispone il reparto sono spazi squallidi, con il wc alla turca, sprovvisti di panchine;

    in questa sezione molti detenuti denunciano di aver visto, e in alcuni casi di avere subito, comportamenti violenti da parte degli agenti di polizia penitenziaria. «Gli agenti ti stuzzicano per farti sbagliare e poi ti alzano le mani, qui c'è la squadretta che alza le mani con i manganelli, qui ti lasciano notti e notti all'aria con le manette», riferisce un detenuto. Un altro ancora riferisce la stessa identica situazione. Altri chiedono di andare via. «Quello che io ho visto qua non l'ho visto da nessuna parte, e ne ho girati istituti in tanti anni di carcere; ho visto detenuti ammanettati e strisciati per terra; io da qui voglio andare via», riferisce un detenuto che avrebbe assistito a presunti atti di violenza da parte degli agenti di polizia penitenziaria. Un detenuto che indossa solo un paio di mutande di carta riferisce di essere stato vittima di violenze da parte della polizia penitenziaria. Lo avrebbero lasciato in cella liscia per 3 giorni, ha mangiato due viti, da 20 giorni le ha dentro nella pancia e ha provato anche ad impiccarsi. Un altro detenuto ancora riferisce che l'avrebbero lasciato, ammanettato, nel passeggio per una giornata e una nottata intera senza mangiare né bere e l'avrebbero preso a schiaffi e pedate. Altri ancora hanno riferito di essere stati testimoni di detenuti ammanettati e «strisciati» per terra. I racconti dei detenuti sono concordanti;

    ci sono inoltre altre testimonianze legate all'utilizzo non propriamente ordinario dell'isolamento. Un detenuto riferisce alla delegazione: «Sono in isolamento da 7 mesi; mi trovo qui perché protesto, vorrei essere trasferito in un carcere della Puglia; qui il blindo della porta è stato chiuso per una settimana; io faccio solo un'ora e mezza d'aria perché nel passeggio non c'è il wc e se torno in cella per andare in bagno poi non mi fanno ritornare al passeggio». Un altro recluso, in evidente stato di agitazione, è ristretto in una cella «liscia», dotata soltanto di un letto e di un lenzuolo: «sono arrivato in questo carcere sabato 27 luglio, proveniente dal carcere di Messina; al mio arrivo ho dimenticato di prendere la fornitura, il giorno dopo l'ho fatto presente perché mi serviva la carta igienica, ma mi hanno lasciato senza carta igienica fino al venerdì successivo, e non mi hanno consentito nemmeno di comprarla; sono in cella liscia dal 3 agosto» –:

   se i Ministri interrogati siano stati informati di quanto esposto in premessa e quali iniziative intendano adottare per verificarne la fondatezza, anche con l'ausilio delle telecamere che dovrebbero essere allestite nei reparti e, in particolare, in quelli di isolamento;

   quali iniziative i Ministri interrogati intendano adottare, per quanto di competenza, nel caso in cui i fatti indicati in premessa dovessero rivelarsi fondati; quali iniziative il Ministro della giustizia intenda intraprendere per evitare che maltrattamenti e violenze, umiliazioni e soprusi possano verificarsi nelle carceri italiane.
(4-03836)

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interpellanza:


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, il Ministro dell'economia e delle finanze, per sapere – premesso che:

   a fine luglio 2018, il precedente Governo ha sostituito l'intero consiglio d'amministrazione della società Ferrovie dello Stato italiane senza attenderne la naturale scadenza del mandato, decisione per la quale è in corso un'azione civile di risarcimento danni da parte di alcuni consiglieri;

   Ferrovie dello Stato italiane è assicurata da moltissimi anni con un unico fornitore e successivamente quale fornitore prevalente;

   a valle della completa riorganizzazione del settore gestione assicurazioni fatta in Ferrovie dello Stato italiane nel 2016, e con l'assunzione del nuovo responsabile Marco Binazzi, viene espletata nel 2017 una gara aperta per le coperture assicurative che ha registrato un ribasso del premio complessivo a parità di perimetro assicurato rispetto alla spesa storica di circa il 40 per cento pari a circa 25 milioni di euro;

   risulterebbe che, non appena nominato, il nuovo amministratore delegato del Gruppo abbia azzerato la nuova struttura Insurance Risk Management e abbia conseguentemente risolto il contratto con il dirigente Marco Binazzi, il responsabile delle assicurazioni che aveva prodotto il risparmio per Ferrovie dello Stato italiane; l'area assicurazioni è stata nuovamente riposizionata sotto l'area Finanza in cui era allocata fino al 2016;

   risulterebbe che l'attuale amministratore delegato Gianfranco Battisti abbia beneficiato nel 2014 di due risarcimenti assicurativi su polizza stipulata da Ferrovie dello Stato italiane per una cifra complessiva pari a oltre 1,6 milioni di euro. Il primo a causa di caduta in bagno, durante una domenica di lavoro, il secondo risarcimento, più capiente, come indennizzo per inabilità;

   da un'attenta analisi dei documenti finanziari, risulterebbe che il gruppo Ferrovie dello Stato Italiane nel solo periodo 2018 e nel corrente anno 2019 stia registrando un calo degli investimenti complessivi rispetto alle precedenti pianificazioni (piano industriale 2017-2026 presentato il 28 settembre 2016) pari a oltre 3,5 miliardi di euro;

   confrontando gli investimenti del nuovo piano 2019-2023 presentato da Ferrovie dello Stato italiane il 10 maggio 2019 con quelli del piano precedente 2017-2026, il cumulato 2019-2023 scende da 62,3 Miliardi di euro a 57,7 Miliardi di euro, con un calo del 7,3 per cento pari a circa 5 Miliardi di euro che si sommano ai 2 Miliardi di euro di scostamento già registrati nel 2018;

   all'interno del gruppo Ferrovie dello Stato Italiane nel solo periodo 2018 e nel corrente anno 2019 la società Anas, il cui board è stato sostituito nell'estate 2018 al pari di quello di Ferrovie dello Stato italiane, ha da sola contribuito alla diminuzione al citato calo degli investimenti complessivi rispetto alle precedenti pianificazioni per oltre 1 miliardo di euro, ma la riduzione degli investimenti pare riguardare diverse società del gruppo;

   i risultati del gruppo Ferrovie dello Stato Italiane nel 2019 sono comunque inferiori rispetto alle precedenti stime e, in particolare, risulta essere fortemente rallentata la crescita di fatturato, utili e investimenti rispetto al trend di crescita registrata nel triennio precedente –:

   se corrisponda al vero l'erogazione degli indennizzi riportati in premessa e se risulti vero che il dottor Battisti abbia continuato a ricoprire dopo l'importante risarcimento lo stesso ruolo di dirigente in Trenitalia con invariata retribuzione e responsabilità fino al 2017 e anche successivamente nel nuovo ruolo in Ferrovie dello Stato italiane Sistemi Urbani;

   quali siano state le cause e i fattori scatenanti della diminuzione degli investimenti di cui in premessa che determineranno un inevitabile impatto negativo sul prodotto interno lordo italiano, sull'andamento occupazionale e sulla qualità, efficienza e sicurezza delle infrastrutture di trasporto;

   quali iniziative urgenti intenda adottare al fine di superare le criticità potenzialmente lesive dei principi di buona gestione aziendale del gruppo Ferrovie dello Stato italiane soprariportate, che in poco più di 1 anno hanno ridotto l'accelerazione impressa dal precedente consiglio di amministrazione, dimezzando le risorse destinate agli investimenti produttivi ed infrastrutturali.
(2-00527) «Paita, Nobili».

Interrogazione a risposta in Commissione:


   GAGLIARDI, BENIGNI, PEDRAZZINI, SILLI e SORTE. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   l'attuale linea «Pontremolese» collega Parma con La Spezia, passando per alcuni centri vitali dell'Appennino come Pontremoli e Borgo Val di Taro, comuni che di fatto sono da riferimento per aree marginali della montagna;

   lungo i 103 chilometri di linea sono presenti anche fermate minori di servizio ai pendolari verso Parma e La Spezia;

   la linea è per il 50 per cento a binario unico e mostra pendenze elevate che riducono le dimensioni dei treni, soprattutto per le merci, eppure la ferrovia ha al suo sbocco uno dei più importanti porti del Paese;

   i treni più efficienti e frequenti verso i due capoluogo potrebbero inoltre spostare pendolari e merci dalla gomma al ferro, riducendo traffico ed inquinamento;

   il progetto di potenziamento della linea ferroviaria, con l'obiettivo di realizzare una linea a doppio binario di collegamento, era già presente nei piani di Ferrovie dello Stato sin dagli anni ’80 e queste sono le tappe più rilevanti: a) 1980 la Comunità europea la include nell'elenco delle strozzature da eliminare; b) l'articolo 13 della legge n. 67 del 1988 la inserisce tra le priorità e nel Piano nazionale dei trasporti del 1990 è prevista come collegamento verso nord del Corridoio tirrenico; c) la legge finanziaria n. 388 del 2000 dispone che per la progettazione definitiva del raddoppio dell'intero tracciato siano stanziati 4 miliardi di euro per il 2002 e 5 per l'anno successivo; nel 2001 l'opera è inclusa nella delibera Cipe n. 121; d) nel 2004 viene firmato un accordo di programma tra tutti gli enti interessati in cui si prevede, entro il 2015, la realizzazione completa dell'opera ed un costo di 2.194 milioni di euro, il 26 luglio 2005 la commissione Via esprime parere favorevole; e) 2006 l'opera è inclusa nella delibere Cipe nn. 130 e 136 del 2006 di rivisitazione del Pis – Programma infrastrutture strategiche – e viene approvato il progetto preliminare per un costo complessivo di 2.303,7 milioni di euro e con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 5 agosto 2009 l'ingegnere Besozzi viene nominato Commissario straordinario per l'opera; f) aprile 2011 nell'allegato infrastrutture al Def, l'opera è riportata nel Pis; h) il Cipe con delibera n. 4 del 2012 esprime parere favorevole sullo schema di aggiornamento del contratto di programma 2007-2011 tra Ministero delle infrastrutture e dei trasporti e Rfi Spa e ad ottobre 2013 l'opera è riportata nel XII allegato infrastrutture al Def e il Cipe, con delibera n. 112 del 2015, esprime parere favorevole sullo schema di aggiornamento del contratto di programma Rfi 2012-2016 parte investimenti; i) maggio 2018 nell'allegato infrastrutture del Def 2017, appendice 2 – Interventi, tabella prioritari – ferrovie, è inserito l'intervento «7 Direttrice centrale e direttrice Tirrenica Nord – Accesso ai porti tirrenici»; dall'ultima rilevazione dell'Anac sullo stato di attuazione delle infrastrutture strategiche e prioritarie, che si basa sui dati comunicati dal responsabile unico del procedimento al 31 maggio 2018, non risultano variazioni rispetto al monitoraggio precedente;

   in questi lunghi anni, l'opera è stata sempre ritenuta strategica nel piano di sviluppo delle infrastrutture anche al fine di ridurre sia tempi di percorrenza per le persone e favorire i convogli merci più moderni, sia per completare il collegamento ferroviario verso il Brennero e unire via ferro i flussi di persone e merci tra il Tirreno ed il Centro-Nord Europa –:

   quali iniziative urgenti il Ministro interrogato intenda adottare, di concerto con gli enti locali interessati, al fine di confermare gli investimenti necessari per completare un'opera che da decenni viene da tutti indicata come prioritaria e strategica per lo sviluppo del Paese, capace nello stesso tempo di rispondere anche alla richiesta di avere infrastrutture a basso impatto ambientale sia per il trasporto delle persone sia per le merci.
(5-02928)

INTERNO

Interrogazioni a risposta orale:


   SANDRA SAVINO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   sarebbero circa 3 mila i migranti rintracciati in Friuli Venezia Giulia nel 2019 dopo aver percorso la «rotta balcanica» e attraverso il confine con la Slovenia. Un incremento di quasi il 90 per cento rispetto all'anno precedente e di circa il 350 per cento rispetto al 2017. Sono i dati forniti dal Viminale e resi noti dalla trasmissione televisiva di La7, «Tagadà», nella puntata andata in onda il 14 ottobre 2019. Numeri che si ritengono sottostimati in quanto non comprendono i dati su coloro che riescono a entrare nel territorio italiano ma non vengono rintracciati;

   il dato summenzionato corrisponde a quello fornito dal prefetto di Trieste, Valerio Valenti, nel corso dell'audizione della VI commissione del Consiglio regionale del Friuli Venezia Giulia, in data 26 settembre 2019. Il prefetto ha riferito che, dal 31 dicembre 2018 al 15 settembre 2019, sono giunti in Friuli Venezia Giulia 5.526 migranti, dei quali 3.509 sono stati intercettati grazie all'attività delle forze dell'ordine, 2.017 sono invece coloro che, eludendo i controlli, hanno formulato successivamente la richiesta di asilo. I dati, anche in questo caso, ovviamente non tengono conto di quanti hanno eluso i controlli o non si sono presentati dopo l'ingresso nel territorio per la richiesta di asilo;

   il presidente della Turchia, Recep Tayyip Erdoğan, ha minacciato di aprire i confini turchi con l'Europa, con il conseguente rischio per il territorio italiano e per il Friuli Venezia Giulia in particolare di un'ulteriore, massiccia e incontrollata impennata di ingressi di migranti –:

   se, alla luce di quanto esposto in premessa, il Ministro interrogato ritenga di fornire ufficialmente i dati storici sugli ingressi attraverso il confine nord-orientale italiano, impegnandosi a tenerli aggiornati e pubblici, così come accade per gli sbarchi di migranti sulle coste italiane;

   se e quali iniziative il Ministro interrogato intenda assumere per controllare il confine nord-orientale.
(3-01037)


   ROSPI. — Al Ministro dell'interno, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   in Italia ci sono circa 5.645 impianti eolici per quasi 7.000 aerogeneratori di varie taglie di potenza;

   gran parte di questi parchi eolici si trovano nel sud Italia infatti, circa il 90 per cento degli impianti si trova nelle regioni del Sud;

   la Basilicata risulta essere una delle regioni del sud Italia con il maggior numero di parchi eolici presenti su proprio territorio; infatti, si contano circa 1409 installazioni per complessivi 1242 mega watt;

   in moltissime aree della Basilicata si sta assistendo ad una proliferazione incontrollata di impianti eolici che hanno un alto tasso di impatto ambientale e che deturpano il territorio lucano, rendendo la vita impossibile alle popolazioni locali;

   negli ultimi anni si è assistiti ad una vera e propria corsa al vento da parte di molte multinazionali del settore, che hanno presentato diversi progetti per un totale di 178 nuove torri e un incremento di 541 mega watt;

   l'aumento previsto porterebbe a raddoppiare nei prossimi anni il fabbisogno di potenza installata per la fonte eolica in Basilicata, arrivando a 1744 mega watt, rispetto ai circa 981 previsti dal piano regionale di indirizzo energetico ambientale;

   da quanto si apprende da organi di stampa nel corso del 2019 la regione avrebbe rilasciato nuove autorizzazioni per la realizzazione di altri impianti, per un totale di 332 mega watt di potenza e con circa 74 aerogeneratori, i quali risulterebbero maggiormente impattanti sul territorio;

   nei giorni scorsi si è appreso di un'operazione da parte della direzione investigativa antimafia (Dia) di Caltanissetta, la quale ha sequestrato due impianti eolici situati a Potenza ed Avigliano di proprietà dell'imprenditore Santo Valenti, ritenuto dagli inquirenti contiguo al clan mafioso del boss Rinzivillo;

   l'operazione della Dia riaccende i riflettori su un settore, quello dell'eolico in Basilicata, sul quale aleggiano da tempo sospetti su possibili infiltrazioni criminali provenienti da altre regioni limitrofe;

   nel rapporto annuale sulle Ecomafie la stessa Legambiente ha lanciato l'allarme in merito ad una possibile collusione tra il mondo dell'eolico e la criminalità organizzata in Basilicata –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti esposti e quali iniziative di competenza intenda assumere per contrastare eventuali infiltrazioni criminali nel sistema eolico lucano e, in generale, per ridurre l'impatto ambientale degli impianti eolici.
(3-01038)

Interrogazioni a risposta scritta:


   FOGLIANI, ANDREUZZA, BAZZARO, VALLOTTO e TONELLI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   il 10° reparto volo della polizia di Stato di Venezia, che ha competenza territoriale su tutto il triveneto, lamenta da tempo la carenza di velivoli necessari, invece, per garantire l'operatività del reparto;

   in dotazione al reparto volo c'è solo un elicottero del 1983 e un aereo P68 utilizzabile, però, solo per il trasporto urgente di organi e la vigilanza stradale;

   il reparto ha richiesto, in particolare, la sostituzione dell'elicottero che viene utilizzato più in larga scala in caso di interventi delicati e urgenti legati all'ordine e alla sicurezza pubblica, peraltro dovendo garantire il servizio per il Veneto, il Friuli-Venezia Giulia e il Trentino-Alto Adige;

   in queste condizioni, ha denunciato l'FSP Polizia che da tempo sta seguendo la questione, risulta molto complicato per il personale del reparto lavorare dignitosamente per rispondere a tutte le richieste provenienti dal territorio di competenza;

   le denunce sulla criticità della situazione risalgono ormai allo scorso anno e i parlamentari veneziani della Lega-Salvini premier avevano prontamente sensibilizzato il Ministero a gennaio 2019;

   peraltro, consta agli interroganti che il Ministero dell'interno, d'intesa con il Ministero della difesa, avesse già concluso la fase della manifestazione di interesse per l'acquisizione di due elicotteri «classe media multiruolo», con l'opzione di altri quattro per i reparti volo di Firenze, Milano e Venezia, e dovesse provvedere alla pubblicazione del bando di gara per la fase finale della procedura di acquisizione –:

   se intenda fornire informazioni aggiornate sullo stato dell'arte del bando di gara per l'acquisizione finale degli elicotteri e se ritenga presumibile che il mezzo possa arrivare al 10° reparto volo di Venezia entro i primi mesi del 2020.
(4-03835)


   FOGLIANI, ANDREUZZA, BAZZARO e VALLOTTO. — Al Ministro dell'interno, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   l'ex base missilistica «Silvestri», sita nel comune di Cona, è stata operativa fino al 2009, anno di cessazione delle attività militari in loco;

   dal 2015 la sopraindicata base è stata utilizzata come centro di accoglienza per richiedenti asilo e protezione umanitaria e, nel 2018, grazie ad una più accorta politica migratoria fortemente voluta dall'ex Ministro dell'interno, Matteo Salvini, il centro di accoglienza è stato smantellato;

   il sindaco del comune di Cona, dopo il definitivo smantellamento del centro di accoglienza presso l'ex base militare, ha prontamente avviato l’iter con l'Agenzia del demanio per la vendita a privati del terreno per un utilizzo agricolo;

   nel lasso di tempo in cui la ex base militare è stata utilizzata come hub di accoglienza, il comune di Cona e, nello specifico, la frazione di Conetta, è salita agli onori delle cronache nazionali per accadimenti non edificanti;

   un territorio in cui vivono circa 190 persone ha improvvisamente dovuto resistere all'arrivo di diverse centinaia di richiedenti asilo, il cui numero preciso non si è mai saputo, ma presumibilmente si aggirava intorno ai 1.600 ospiti;

   la popolazione del comune ha dovuto affrontare ogni tipo di proteste che hanno portato a svariati blocchi stradali e causato diversi rallentamenti al traffico urbano e al trasporto pubblico;

   una non accorta gestione delle persone stabilite nella ex base da parte della cooperativa assegnataria della conduzione della struttura ha portato a gravi crisi nei rapporti con i migranti e l'apice si è raggiunto con la triste morte di una ragazza ivoriana, Sandrine Bakayoko, che ha determinato una fortissima tensione nella struttura e nella frazione di Conetta;

   i residenti, che non avevano mai mostrato atteggiamenti razzisti, hanno sofferto la totale assenza e il disinteresse da parte dello Stato centrale e hanno subito uno stravolgimento delle abitudini di vita per la presenza nelle pubbliche vie e spesso anche in giardini privanti, financo nelle abitazioni, di persone che liberamente giravano sia di giorno che di notte, una presenza così massiccia di persone che, anche le forze dell'ordine, pur nel loro encomiabile lavoro, spesso si trovavano a non poter controllare completamente;

   con la nascita del nuovo Governo PD-Movimento 5 Stelle, ad avviso degli interroganti fortemente orientato al ritorno ad un modello di accoglienza già sperimentato con i precedenti Governi a guida PD, sono iniziate le prime avvisaglie giornalistiche che paventano una riapertura della ex base militare della frazione di Conetta come centro di accoglienza –:

   quali siano gli intendimenti del Governo in merito alla destinazione d'uso dell'ex base missilistica «Silvestri», tenuto conto di quanto illustrato in premessa.
(4-03837)


   COMENCINI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 3 del decreto-legge 29 ottobre 1991, n. 345, ha istituito la Direzione investigativa antimafia (D.i.a.) nell'ambito del dipartimento della pubblica sicurezza, con il compito di assicurare lo svolgimento, in forma coordinata, delle attività di investigazione preventiva attinenti alla criminalità organizzata, nonché di effettuare indagini di polizia giudiziaria relative esclusivamente a delitti di associazione di tipo mafioso o comunque ricollegabili all'associazione medesima;

   alla D.i.a. spettano le funzioni di analisi dei fenomeni criminali di stampo mafioso, nonché di studio e approfondimento dei relativi processi evolutivi al fine di orientare tempestivamente le investigazioni giudiziarie in modo da contrastare più efficacemente la criminalità mafiosa;

   tra i principali obiettivi della D.i.a. risulta di particolare importanza la lotta economico-finanziaria, perseguita attraverso l'aggressione ai patrimoni illecitamente accumulati, i quali, dopo essere stati opportunamente individuati e sottoposti a confisca, vengono successivamente restituiti a tutta la collettività;

   la D.i.a. è articolata su tutto il territorio nazionale in dodici centri operativi (Torino, Milano, Genova, Padova, Firenze, Roma, Bari, Napoli, Reggio Calabria, Catania, Palermo e Caltanissetta) e nove sezioni distaccate (Trieste, Salerno, Lecce, Agrigento, Messina, Catanzaro, Trapani, Bologna e Brescia), le cui funzioni e compiti sono opportunamente ripartiti per assicurare un'efficiente copertura operativa ed un ampio raggio dell'azione investigativa, in stretta collaborazione con le altre forze di polizia;

   il 31 marzo 2015 la Commissione parlamentare cosiddetta antimafia, con il fine di assumere informazioni utili ad ottenere un quadro generale relativo alle infiltrazioni mafiose nel territorio veronese, ha visitato la città di Verona e ha indicato la città come «un punto di fragilità nella Regione Veneto dal punto di vista delle infiltrazioni» e ha ricordato come la provincia di Verona non sia nuova a notizie sul sempre maggiore attecchimento della criminalità organizzata nel proprio tessuto economico e sociale;

   negli ultimi anni il prefetto di Verona ha adottato diversi provvedimenti di interdittiva antimafia, ovvero i provvedimenti che escludono un'azienda da qualsiasi rapporto con la pubblica amministrazione;

   alla luce di quanto su esposto, è necessaria la predisposizione di misure ancora più efficaci al contrasto del fenomeno mafioso nella provincia di Verona, sia con riferimento alle indagini penali sia a quelle patrimoniali, assicurando così le necessarie condizioni di sicurezza e libero sviluppo del territorio;

   i centri operativi sono organizzati, di norma, su 3 settori riconducibili alle seguenti aree omogenee di intervento: investigazioni preventive, investigazioni giudiziarie, affari generali e gestione delle risorse umane e strumentali; possono essere, altresì, articolati in una o più sezioni, ubicate in località diversa da quella in cui ha sede il centro operativo dal quale dipendono, con provvedimento del direttore della D.i.a.;

   l'istituzione di una sezione operativa della D.i.a. renderebbe l'apparato investigativo e di sicurezza della provincia di Verona maggiormente efficace e completo così come creerebbe un supporto ulteriore alla direzione distrettuale antimafia della procura della Repubblica presso il tribunale di Venezia –:

   se intenda adottare le iniziative di competenza per istituire una sezione operativa della Direzione investigativa antimafia (D.i.a.), con una dotazione organica adeguata, presso la città di Verona.
(4-03839)


   CECCONI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   il decreto legislativo n. 334 del 2000 prevedeva concorsi straordinari per gli anni 2001/2005, per gli ispettori della polizia di Stato per l'accesso al ruolo direttivo speciale, ma il dipartimento, non bandendo i concorsi, ha creato un ingente danno al personale della polizia di Stato, già fortemente danneggiato dalla retrocessione a causa del riordino, ex decreto legislativo n. 197 del 1995, nonostante il ruolo rappresenti la spina dorsale della polizia: comandanti di reparto, responsabili delle sezioni di polizia giudiziaria presso le procure, responsabili sezioni delle squadre mobili o delle Digos nelle varie questure, di polizia scientifica, Polfer, polizia postale – viceversa – tutte le altre amministrazioni, carabinieri, Guardia di finanza, polizia penitenziaria, esercito e marina diedero luogo ai concorsi per Urs e, conseguentemente, i sottufficiali sottordinati funzionalmente, gerarchicamente ed economicamente ai predetti ispettori ex legge n. 121 del 1981, dapprima diventarono ope legis loro omologhi, poi transitarono nei rispettivi ruoli speciali degli ufficiali (Rsu) ed ora – con il riordino di cui al decreto legislativo n. 94 del 2017 e n. 95 del 2017 – sono stati ope legis dirigenzializzati diventando ufficiali superiori;

   grazie alla vittoriosa sentenza per una class action – Tar del Lazio n. 01439/2016 –, dopo 17 anni di elusione, l'amministrazione della polizia di Stato, ob torto collo, ha concorso a redigere lo schema di decreto legislativo n. 126 del 2018 prevedendo, nelle norme transitorie del decreto legislativo n. 95 del 2017, la bandizione del concorso per le annualità 2001/2005 in un nuovo ruolo, denominato ad esaurimento, con sviluppo inferiore a quello previsto per i ruoli direttivi speciali (Rds) contemporaneamente abrogato;

   l'amministrazione dell'interno – concorrendo alla stesura del decreto legislativo n. 95 del 2017 – non solo non ha tenuto fede all'annunciata volontà di ristorare parzialmente, dopo 17 anni l'irreparabile danno causato agli investigatori ma, cinicamente, ha affossato ulteriormente verso il basso i vincitori, infatti: a) la promozione a vice commissario ha comportato l'inquadramento nel parametro 136 rispetto al parametro 148 rivestito nella qualifica apicale degli ispettori rivestita prima del concorso; b) li hanno privati dello sviluppo di carriera già previsto per il Rds – con il decreto legislativo n. 334 del 2000 arrivava alla duplice qualifica di vice questore prevedendo solo la qualifica apicale di commissario capo (gradino iniziale del ruolo dei funzionari, rivestito il primo giorno di servizio); c) è previsto l'inquadramento a vice commissario con decorrenza febbraio 2018, senza tenere conto dell'enorme ed irreversibile danno arrecato loro per i passati 17 anni;

   le commissioni riunite I e IV del Senato – nella XVII legislatura – colsero ex ante tali criticità e le formalizzarono al Governo pro tempore in data 11 maggio 2017 nel parere espresso sullo schema di decreto legislativo n. 395 «raccomandando» l'inquadramento «...alla qualifica di commissario capo del ruolo direttivo ad esaurimento, con decorrenza giuridica dal 1° gennaio 2017 e decorrenza economica dal 1° gennaio 2018...»;

   si tratta di personale enormemente danneggiato, a ridosso della collocazione in pensione, con anzianità di servizio effettivo ricompresa tra 35 e i 40 anni, tenuto anche conto dei profili di rilevante e non manifestamente infondata questione di legittimità costituzionale dell'articolo 2 del decreto legislativo n. 95 del 2017, sollevati innanzi alla Corte Costituzionale dal Tar Abruzzo – ordinanza n. 104 del 2019, Reg.Prov.Coll. –:

   quali iniziative intenda adottare il Governo per riconoscere, come evidenziato nelle premesse, le giuste rivendicazioni del personale della polizia di Stato che si trova nella condizione evidenziata, al fine di garantire loro l'effettiva qualifica e retribuzione per le funzioni svolte.
(4-03842)


   PASTORINO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   il decreto legislativo n. 334 del 2000 prevedeva concorsi straordinari per gli anni dal 2001 al 2005, in favore degli ispettori della polizia di Stato, ex legge n. 121 del 1981, cosiddetti «ante riordino decreto legislativo n. 197 del 1995», per l'accesso al ruolo direttivo speciale della polizia di Stato;

   tuttavia, il dipartimento della polizia di Stato non ha mai bandito detti concorsi e tale deliberata omissione ha creato ingente danno agli interessati, già fortemente indeboliti dalla retrocessione col riordino del 1995, nonostante rappresentino la spina dorsale della polizia, costringendo nei fatti gli ispettori a svolgere funzioni direttive restando in un ruolo non direttivo e non percependo la retribuzione dei direttivi;

   per converso, tutte le altre componenti della polizia, ad ordinamento civile e ad ordinamento militare, diedero sistematicamente luogo a detti concorsi per ufficiali del ruolo speciale. Conseguentemente, i sottufficiali che erano sottordinati funzionalmente, gerarchicamente ed economicamente ai predetti ispettori ex legge n. 121 del 1981 dapprima diventarono loro omologhi, poi transitarono nei rispettivi ruoli speciali degli ufficiali ed ora, con i decreti legislativi nn. 94 e 95 del 2017, volti al riordino dei ruoli, sono divenuti ufficiali superiori;

   solo grazie alla vittoriosa sentenza per una class action degli interessati innanzi al Tar del Lazio, dopo ben 17 anni è stato bandito un concorso per coprire i posti del ruolo direttivo speciale per le annualità dal 2001 al 2005 in un nuovo e diverso ruolo, denominato ad esaurimento, con sviluppo inferiore a quello previsto per il ruolo direttivo speciale contemporaneamente abrogato;

   con tale operazione, tuttavia, non solo non si è tenuto fede alla volontà di ristorare parzialmente al danno causato, ma i vincitori del concorso sono stati ulteriormente indeboliti;

   infatti, sono stati retrocessi una seconda volta poiché la promozione a vice commissario ha comportato l'inquadramento nel parametro 136, facendoli così retrocedere di ben 12 punti stipendiali rispetto al parametro rivestito nella qualifica apicale degli ispettori (parametro 148) rivestita prima del concorso. Inoltre, sono stati privati dello sviluppo di carriera già previsto per il ruolo direttivo speciale, che, con il decreto legislativo n. 334 del 2000, arrivava alla duplice qualifica di vice questore, prevedendo, nel nuovo ruolo direttivo ad esaurimento, solo la qualifica apicale di commissario capo. Infine, si è previsto il loro inquadramento giuridico a vice commissario non già con le decorrenze espressamente previste a concorso per le annualità dal 2001 al 2005 bensì con decorrenza dal 26 febbraio 2018, senza tenere in alcun conto dell'enorme danno arrecato loro per causa di 17 anni di elusione di legge;

   dunque, il ritardo nell'istituzione del ruolo direttivo speciale, cui appartiene la qualifica di vice commissario, ha penalizzato il personale che già aveva maturato i requisiti per accedervi, realizzando al contempo una disparità di trattamento rispetto agli appartenenti alle altre forze di polizia che hanno invece avuto l'opportunità di progredire nella corrispondente carriera;

   inoltre, a causa dell'elevata età media di circa 57 anni e il conseguente raggiungimento del pensionamento per limiti di età, molti vincitori del concorso per il ruolo direttivo a esaurimento non sono riusciti ad essere nominati vice commissari, molti altri non saranno nominati commissario e solo pochissimi riusciranno a raggiungere la qualifica di commissario capo –:

   quali iniziative intenda adottare per accogliere le legittime istanze del personale della polizia di Stato, con particolare riferimento ai vincitori del primo concorso per commissari di ruolo direttivo ad esaurimento, alla luce delle criticità evidenziate in premessa;

   se ritenga opportuno assumere iniziative per riconoscere ed attribuire agli stessi l'effettiva qualifica in relazione alle funzioni svolte.
(4-03843)

ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazioni a risposta scritta:


   LATINI. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   l'Azienda sanitaria unica regionale delle Marche ha proposto un percorso formativo, denominato «W l'amore», sull'educazione sessuale, rivolto ai preadolescenti e proposto alle terze classi delle scuole secondarie di primo grado;

   i progetti e i materiali di «W l'amore» fanno riferimento al concetto di salute sessuale dell'Organizzazione mondiale della sanità (2002) racchiuso nel documento denominato «Standard per l'Educazione Sessuale in Europa» – Quadro di riferimento per responsabili delle politiche, autorità scolastiche e sanitarie, specialisti;

   il progetto «W l'amore» prende ispirazione da Long live love, a cura di Soa Aids Nederland e Rutger WFP, attivo nelle scuole dei Paesi Bassi. Questo è stato rivisto e adattato al contesto locale e verrà sperimentato nell'anno scolastico in corso nelle scuole della regione Marche, dopo essere stato attivato anche nella regione Emilia-Romagna negli anni scorsi; si propone l'obiettivo di formare gli insegnanti e gli allievi delle scuole secondarie attorno a temi come: prevenzione delle infezioni a trasmissione sessuale, contraccezione, identità di genere, diversità sessuale;

   il percorso didattico «W l'amore» è composto da 5 lezioni: la prima dal titolo Cosa mi succede?, riguarda i temi della pubertà, dei cambiamenti che avvengono nella mente, nelle relazioni e nel corpo durante l'adolescenza; la seconda, Che uomo, che donna stai diventando?, si propone di decostruire i modelli e i pregiudizi relativi all'essere uomo e all'essere donna presenti nel nostro contesto familiare, sociale e culturale; la terza unità didattica, intitolata È amore? riguarda il tema dell'innamoramento e dell'orientamento sessuale inteso come attrazione erotica verso i membri dell'altro sesso, dello stesso o di entrambi; la quarta unità, Decidi tu? tratta anche il tema della violenza e della pornografia; l'ultima unità, infine, Sesso? Sicuro! ai ragazzi viene insegnato come evitare le gravidanze indesiderate e come fare sesso sicuro;

   «W l'amore» intende tutelare e valorizzare la pluralità delle scelte e dei modelli identitari e di comportamento, in modo da prevenire discriminazioni, pregiudizi e violenze che riguardano il genere, l'orientamento sessuale, i riferimenti socio-culturali di ciascuno;

   l'articolo 30 della Costituzione italiana e l'articolo 26 della Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo sanciscono il diritto dei genitori all'educazione ed istruzione dei figli;

   i programmi di educazione all'affettività e alla sessualità, i percorsi di «contrasto al bullismo e alla discriminazione di genere» sono insegnamenti extracurriculari per cui è obbligatorio per le scuole richiedere l'espresso consenso ai genitori;

   con il pretesto di educare i ragazzi di 13/14 anni alla sessualità, secondo l'interrogante, li si vuole convincere della «normalità» di ogni tipo di comportamento sessuale, violando irrimediabilmente la loro adolescenza –:

   se non ritenga di adottare le iniziative di competenza per evitare che si dia attuazione nelle scuole al progetto «W l'amore» e se intenda attivare a tal fine l'ufficio scolastico regionale delle Marche, dato che non risulta che sia stato mai richiesto il consenso specifico dei genitori di questi minorenni per quella che, a giudizio dell'interrogante, rappresenta una vera e propria ennesima subdola aggressione degli ideologi del gender nei confronti di giovani adolescenti in una fase decisiva della loro formazione;

   quante scuole abbiano preferito non aderire al progetto e con quali motivazioni;

   se intenda chiarire quanti genitori abbiano preventivamente conosciuto tale iniziativa ed aderito al progetto e quanti abbiano espresso contrarietà;

   se risulti in base a quali evidenze educative si sia giunti a prendere ispirazione dal modello olandese piuttosto che da altri;

   se sia a conoscenza se, nella fase di elaborazione dei sussidi didattici, siano state coinvolte associazioni di famiglie e docenti, anche ai fini del rispetto di sensibilità differenti.
(4-03840)


   BUOMPANE, GRIMALDI, GRIPPA, CASA, VILLANI e DEL MONACO. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   l'Università degli Studi di Cassino e del Lazio Meridionale è una università statale italiana fondata nel 1979;

   secondo alcuni articoli di stampa, otto persone, tra cui l'ex rettore dell'Università di Cassino, Ciro Attaianese e il Presidente della Corte dei conti Lazio, Tommaso Miele, sono indagate per falso in bilancio e falso ideologico;

   secondo gli inquirenti, dal 2013 al 2015 avrebbero nascosto dai bilanci dell'ateneo circa 35 milioni di euro di debiti con il fisco;

   l'inchiesta prese il via quando alcuni dipendenti scoprirono che non erano stati versati i contributi Inps ai fini pensionistici;

   in base alla documentazione amministrativa e contabile dell'università, al vaglio della Guardia di finanza, si è scoperto come l'allora rettore pro tempore, due direttori generali pro tempore e il delegato al bilancio pro tempore, abbiano iscritto nei bilanci consuntivi del 2013 e 2014 importi dei debiti previdenziali diversi da quelli risultanti dalle rispettive schede contabili;

   inoltre, quattro revisori dei conti avevano falsamente attestato la corrispondenza dei dati dei predetti bilanci con le risultanze della contabilità pubblica dell'università;

   a finire sotto inchiesta è stato anche Raffaele Simeone, ex direttore generale e responsabile dell'area bilancio pro tempore dell'Università degli Studi di Cassino e del Lazio Meridionale, il professor Raffaele Trequattrini, nella sua qualità di delegato al bilancio pro tempore dell'Università degli Studi di Cassino e del Lazio, l'ex direttore generale pro tempore dell'Università degli Studi di Cassino e del Lazio Meridionale, Ascenzo Farenti e i tre componenti del collegio dei revisori dei conti pro tempore dell'Università degli Studi di Cassino e del Lazio Meridionale, Piera Marzo, Antonio Gai e Valter Pastena –:

   se alla luce della gravissima situazione il Governo intenda assumere iniziative urgenti per quanto di competenza, al fine di procedere con la massima intransigenza al recupero delle somme eventualmente sottratte alle casse dell'erario sul piano fiscale e previdenziale.
(4-03844)


   COMENCINI. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   all'università di Roma «La Sapienza» c'è una cattedra intitolata a «Re Hamad» del Bahrein per favorire «il dialogo inter-religioso e la coesistenza pacifica», di cui è titolare il professor Alessandro Saggioro;

   la cattedra, inaugurata il 5 novembre 2018, «è stata concepita» – secondo i documenti istitutivi – «per la formazione e il coinvolgimento dei giovani di ogni parte del mondo al fine di contribuire a combattere terrorismo, estremismo e radicalismi»;

   sempre nella documentazione illustrativa circa l'oggetto dell'insegnamento, si parla del fatto che la «formazione e diffusione della conoscenza saranno il filo conduttore delle attività della nuova cattedra che si inserisce in un sistema di formazione a livello triennale, magistrale, master e dottorato, unico in Italia»;

   è utile ricordare che il re del Bahrain Hamad bin Isa Al Khalifa, peraltro già beneficiario di una laurea honoris causa proprio alla Sapienza due anni fa, è stato più volte denunciato per violazioni dei diritti umani, per aver fatto condannare all'ergastolo per reati di opinione;

   si racconta di centinaia di bahreiniti privati arbitrariamente della cittadinanza, intossicati, torturati e non curati –:

   se il Ministro interrogato intenda valutare se sussistono i presupposti per assumere iniziative, per quanto di competenza, in relazione alla vicenda descritta in premessa, considerato che, per l'interrogante, esiste un grave problema etico e di inopportunità culturale dato dalla presenza di questo corso all'interno di un'università italiana.
(4-03845)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazione a risposta in Commissione:


   RIZZETTO e ACQUAROLI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   ad oggi, nelle Marche sono stati trasferiti al gruppo Conad 19 punti vendita Sma, rispetto ai totali 27 presenti in regione, e due Auchan. Nei prossimi mesi, inoltre, saranno completate ulteriori acquisizioni;

   tale operazione ha messo in grave crisi il polo logistico al servizio dei punti vendita acquisiti e gestito, con fitto di ramo di azienda, da Xpo Logistics di Osimo, che sta registrando una perdita del 50 per cento dei volumi movimentati. Tale comparto marchigiano, che occupa oltre 100 lavoratori e che ha servito con professionalità la rete Sma e Auchan, attualmente, ad avviso degli interroganti, non costituisce una priorità per Conad, che continua a non dare risposte sul piano che intende portare avanti per la logistica;

   pertanto, il 14 ottobre 2019, i lavoratori del Magazzino Xpo Logistic di Osimo, temendo per la stabilità dei propri posti di lavoro, hanno scioperato. Gli stessi in tale sede hanno chiesto un incontro con la nuova proprietà per ottenere risposte concrete sul proprio destino;

   la mobilitazione si è resa necessaria a causa della rottura del tavolo nazionale che aveva il fine di raggiungere un accordo per tutelare, oltre i lavoratori dei punti vendita acquisiti, anche quelli del polo logistico e della sede amministrativa. A ciò si è aggiunta l'indisponibilità delle cooperative Conad locali di dare inizio ad un confronto periferico;

   è evidente che, alla luce di quanto sta accadendo in danno ai lavoratori coinvolti, il piano di acquisizione che sta attuando il gruppo Conad, rischia di essere una mera operazione finalizzata a garantirgli il primato nel settore;

   ad Osimo, Xpo Logistics, come predetto, è vittima di una progressiva diminuzione dei volumi di merce movimentati e quindi del fatturato dell'unità produttiva –:

   se e quali iniziative intenda adottare il Ministro interrogato per salvaguardare i livelli occupazionali del settore logistico delle Marche, penalizzato dal piano di acquisizione del gruppo Conad.
(5-02926)

Interrogazioni a risposta scritta:


   LEGNAIOLI, CASTIELLO, CANTALAMESSA, MURELLI, CAFFARATTO, CAPARVI, DURIGON, EVA LORENZONI e MOSCHIONI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   notizie a mezzo stampa di quest'oggi riportano la notizia secondo la quale nella giornata del 13 settembre 2019 è scoppiato un incendio in un'azienda in provincia di Avellino, la lgs, che produce contenitori in plastica per batterie automobilistiche;

   le fiamme sono divampate poco dopo le 13,30 nel piazzale esterno all'azienda dove erano state stoccate le produzioni e non ci sarebbero al momento notizie di feriti o intossicati;

   il prefetto di Avellino ha dovuto convocare il dentro coordinamento soccorsi per fronteggiare eventuali criticità provocate dall'inquinamento e ha dichiarato lo stato di emergenza –:

   quali iniziative, nell'ambito delle proprie competenze, il Ministro interrogato intenda adottare in relazione a vicende analoghe a quella riportata in premessa, allo scopo di salvaguardare la sicurezza nei luoghi di lavoro.
(4-03833)


   GRIBAUDO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   la legge di bilancio per il 2019 ha disposto, per il triennio 2019-2021, il blocco della rivalutazione automatica dei trattamenti pensionistici, con riferimento a quelli di importo superiore a tre volte il trattamento minimo dell'Inps (articolo 1, comma 260, legge n. 145 del 2018);

   pertanto, con decorrenza dal 1° gennaio 2019, tutte le pensioni di importo superiore a 1.539 euro (a valori 2019), che a legislazione previgente avrebbero avuto diritto a un incremento pari all'1,1 per cento (secondo l'indice di rivalutazione previsto dalla circolare Inps n. 122 del 27 dicembre 2018), sono soggette per legge al blocco della perequazione automatica;

   ciò nondimeno, le pensioni in pagamento da quella data risultano a tutt'oggi calcolate ad importo pieno, senza cioè l'applicazione della prevista riduzione, rimessa in via amministrativa a un successivo «conguaglio»;

   con comunicato del 30 dicembre 2018, l'Inps ha infatti informato che «alle pensioni in pagamento nel prossimo mese di gennaio non è stato possibile applicare la normativa sul sistema di rivalutazione delle pensioni introdotto dalla Legge di stabilità 2019» avendo l'istituto già elaborato entro novembre 2018 gli importi di pensioni rinnovate in applicazione della legislazione a quel momento vigente;

   lo stesso comunicato ha quindi rinviato a una successiva circolare dell'Inps l'illustrazione delle modalità di attuazione delle nuove norme sulla perequazione delle pensioni e l'indicazione dei tempi per i conguagli;

   la suddetta norma che ha disposto il blocco della perequazione automatica delle pensioni concorre alla copertura della manovra di bilancio per il 2019 in misura significativa, determinando un risparmio permanente di spesa pari a 3,6 miliardi di euro nel solo triennio 2019-2020 –:

   se il Governo non ritenga di assumere iniziative affinché ai pensionati ai quali è stato richiesto un sacrificio economico rilevante per la copertura della manovra di bilancio per il prossimo triennio sia data una piena e tempestiva informazione circa gli effetti del previsto blocco della perequazione automatica sui loro importi pensionistici, attuali e futuri;

   in particolare, se non ritenga di assumere iniziative per modificare la disciplina sopracitata considerato che il differimento sine die del «conguaglio» a carico dei pensionati appare all'interrogante lesivo del diritto alla certezza della prestazione previdenziale e sostanzialmente di dubbia legittimità, in quanto risulterebbe lasciata alla discrezionalità amministrativa la scelta dei tempi e delle forme per l'esazione di una prestazione patrimoniale che colpisce una vastissima platea di cittadini (circa 5 milioni di persone);

   se il Governo non valuti indispensabile provvedere nei tempi più rapidi all'applicazione del blocco della perequazione previsto nell'ambito dell'ultima legge di bilancio, in modo da: a) assicurare l'effettività di una norma che concorre significativamente alla copertura della manovra finanziaria; b) limitare al massimo l'importo dei conguagli che saranno posti a carico dei pensionati;

   se il Governo intenda chiarire le motivazioni alla base della tempistica per l'applicazione della norma sopra citata, considerato che il Governo ha stabilito che il conguaglio avverrà dopo le elezioni europee di maggio e che i pensionati a cui si è tornati a mettere le mani in tasca con l'ultima legge di bilancio se ne accorgeranno solo a urne elettorali chiuse.
(4-03834)

SALUTE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   PINI, GRIBAUDO, CARNEVALI, RIZZO, SCHIRÒ e SIANI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   in Italia sono circa 30.000 le persone che fanno uso terapeutico della cannabis medica e, principalmente di tratta di persone affette da patologie di dolore cronico o in cura per malattie oncologiche o fortemente debilitanti;

   nel nostro Paese l'uso della cannabis medica è stato regolamentato dalla legge n. 148 del 2017, articolo 18-quater, che, al comma 2, prevede, qualora la produzione dello Stabilimento chimico farmaceutico militare (Scfm) di Firenze non sia sufficiente, che: «l'Organismo statale per la cannabis di cui al decreto del Ministro della salute 9 novembre 2015, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 279 del 30 novembre 2015, può autorizzare l'importazione di quote di cannabis da conferire allo Stabilimento chimico farmaceutico militare di Firenze, ai fini della trasformazione e della distribuzione presso le farmacie»;

   un lotto vinto dall'industria Aurora Pedanios nel bando emesso dal Ministero della difesa a giugno 2019 è stato annullato a causa dell'alto contenuto di Cbd e si rischia pertanto di vedere scoperta la fornitura necessaria per il 2019;

   si calcola che nel nostro Paese ci sia un fabbisogno di 1 tonnellata l'anno, mentre le previsioni per il 2022 e 2025 parlano di un fabbisogno di 3 e 4 tonnellate e ad oggi la domanda viene soddisfatta in minima parte dalle coltivazioni dello Stabilimento chimico farmaceutico militare (Scfm) di Firenze, del Ministero della difesa, visto che questo nel 2018 ne ha prodotti 150 chilogrammi nel 2019 ne produrrà 350 chilogrammi;

   al comma 3 dell'articolo 18-quater del decreto-legge n. 148 del 2017 si legge: «Qualora risulti necessaria la coltivazione di ulteriori quote di cannabis oltre quelle coltivate dallo Stabilimento chimico farmaceutico militare di Firenze, possono essere individuati, con decreto del Ministro della salute, uno o più enti o imprese da autorizzare alla coltivazione nonché alla trasformazione, con l'obbligo di operare secondo le Good agricultural and collecting practices (GACP) in base alle procedure indicate dallo stesso Stabilimento» –:

   se il Ministro abbia intenzione di adottare il suddetto decreto per consentire la coltivazione nonché la trasformazione della cannabis medica anche ad altri enti o imprese, in modo da garantire l'accesso alle cure a tutti i malati che ne abbiano fatto richiesta, considerato che al momento attuale purtroppo questo accesso non è garantito.
(5-02925)

SUD E COESIONE TERRITORIALE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   BUOMPANE, RADUZZI, DONNO, FARO, FASSINA, MANZO, SCERRA, TRIZZINO e SODANO. — Al Ministro per il sud e la coesione territoriale. — Per sapere – premesso che:

   secondo fonti giornalistiche, gli investimenti pubblici derivanti da risorse nazionali nelle regioni del Mezzogiorno sarebbero di quasi il 20 per cento inferiori a quelli risultanti dagli impegni che l'Italia ha assunto con l'Unione europea, rischiando di vanificare l'efficacia dei fondi strutturali dell'Unione europea e della politica di coesione;

   la direzione generale per le politiche regionali dell'Unione europea ha inviato una lettera al Governo italiano per evidenziare i problemi suddetti e ricordare che alla chiusura del periodo 2014-2020 ci sarebbe il fondato rischio di una correzione del programma, che farebbe perdere all'Italia risorse europee per 44 miliardi di euro;

   nella suddetta lettera, si sottolinea che tra il 2014 e il 2016 l'Italia avrebbe dovuto investire nelle regioni del Sud un importo pari allo 0,47 per cento, del prodotto interno lordo, ma nella pratica l'ammontare non è andato oltre lo 0,4 per cento, con un conseguente mancato investimento di quasi il 20 per cento;

   l'andamento tendenziale sarebbe poi ancora peggiore; infatti, nel 2017 la percentuale scenderebbe ulteriormente allo 0,38 per cento;

   la missiva si sarebbe poi chiusa ricordando all'Italia che il mancato raggiungimento degli obiettivi legittimerebbe la Commissione a operare una correzione finanziaria sull'intero importo;

   con il 51 per cento l'Italia è l'ultimo Paese per percentuale di abitanti in cui i progetti finanziati dai fondi europei hanno avuto un impatto positivo, mentre la media dei Paesi dell'Unione europea è dell'81 per cento;

   si evidenzia da tempo un importante calo degli investimenti nel Mezzogiorno;

   l'ingente quantità di fondi messi a disposizione dall'Unione europea potrebbe essere un'importante leva economica per il Paese ed, in particolare, per le aree meno sviluppate, quelle in cui i cittadini soffrono maggiori disagi –:

   quali iniziative o programmi straordinari il Ministro interrogato, per quanto di competenza, abbia intenzione di adottare per aumentare l'utilizzo dei fondi messi a disposizione dall'Unione europea, al fine di incrementare gli investimenti al Sud.
(5-02927)

Apposizione di una firma ad una risoluzione.

  La risoluzione in Commissione Caretta e altri n. 7-00328, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 4 ottobre 2019, deve intendersi sottoscritta anche dalla deputata Ciaburro.

Apposizione di firme ad interrogazioni.

  L'interrogazione a risposta immediata in Assemblea Ceccanti e altri n. 3-01034, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 15 ottobre 2019, deve intendersi sottoscritta anche dalla deputata Boldrini.

  L'interrogazione a risposta in Commissione Gariglio n. 5-02913, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 15 ottobre 2019, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Enrico Borghi.

Pubblicazione di un testo riformulato.

  Si pubblica il testo riformulato della mozione Gelmini n. 1-00261, già pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta n. 237 dell'11 ottobre 2019.

   La Camera,

   premesso che:

    il cuneo fiscale corrisponde alla somma delle imposte e dei contributi previdenziali che gravano sui redditi dei lavoratori e dei datori di lavoro e, quindi, la differenza tra il costo di un lavoratore per l'azienda che lo impiega e quanto il lavoratore percepisce come retribuzione in busta paga;

    in data 11 aprile 2019 l'Ocse ha diffuso il rapporto «Taxing wages 2019» dedicato al tema del cuneo fiscale, dal quale emerge in modo inequivocabile, prendendo come riferimento un lavoratore single e senza figli a carico, come l'Italia sia ancora il terzo Paese in classifica, dopo il Belgio e la Germania, per l'incidenza più alta di oneri e tasse a carico dei lavoratori con un cuneo fiscale del 47,9 per cento contro una media Ocse del 36,1 per cento;

    quello del costo del lavoro è un problema di lungo periodo che affligge da sempre lo sviluppo economico del Paese, producendo effetti negativi anche sotto il profilo dell'incremento occupazionale e della riduzione della propensione alla spesa da parte di milioni di lavoratori: un problema che nell'ultimo ventennio, purtroppo, non solo non ha trovato una soluzione, ma si è aggravato, essendo passati da un cuneo fiscale del 47,1 per cento nel 2000 all'attuale 47,9 per cento;

    in una situazione di crescita economica praticamente nulla come quella registrata nel corso dell'anno 2019 e in vista di una crescita estremamente modesta, che le previsioni del Governo riportate nella nota di aggiornamento al documento di economia e finanza 2019 non stimano oltre lo 0,4 per cento del prodotto interno lordo per il quadro economico tendenziale e lo 0,6 per cento per il quadro relativo alla finanza pubblica corretto per il ciclo nelle previsioni per l'anno 2020, un intervento importante per l'abbattimento del cuneo fiscale rappresenta senza alcun dubbio il principale strumento di politica economica in grado di sortire effetti anticiclici per la crescita del Paese;

    non a caso tale misura è invocata con forza da tutto il mondo produttivo italiano anche sotto forma di un intervento volto a ridurre gli oneri gravanti sulle retribuzioni dei lavoratori;

    il Governo nella nota di aggiornamento al documento di economia e finanza 2019 ha previsto un intervento volto alla riduzione del cuneo fiscale, ma la portata di tale misura appare largamente insufficiente sia per le risorse che si prevedono di stanziare, sia per le modalità attuative. Dette risorse sono, infatti, pari allo 0,15 per cento del prodotto interno lordo, il che equivale a 2 miliardi e 700 milioni di euro. Inoltre, la normativa sul cuneo fiscale, alla luce di quanto previsto dalla nota di aggiornamento al documento di economia e finanza non sarà inserita nell'ambito del disegno di legge bilancio per il 2020 di prossima presentazione al Senato ma in un apposito disegno di legge collegato, con la conseguenza che l'intervento di riduzione del cuneo non entrerà in vigore dal 1° gennaio 2020, ma nel secondo semestre dell'anno. Inoltre, con 2 miliardi e 700 milioni di euro di stanziamento, se la platea interessata fosse di 10 milioni di lavoratori con i redditi medio bassi al di sotto dei 26.000 euro si tratterebbe di una media di circa 40 euro al mese da luglio 2020. In buona sostanza, si passerebbe così dagli 80 euro di Renzi ai 40 euro di Conte;

    il Gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente ha presentato da tempo proposte puntuali in materia di riduzione del costo del lavoro e abbattimento del cuneo fiscale. In particolare, durante l'esame del disegno di legge di bilancio 2019 Forza Italia ha proposto sia interventi in materia di riduzione strutturale dei premi e dei contributi Inail con coperture a regime per 1.500 milioni di euro, sia interventi di riduzione del cuneo fiscale e incentivo strutturale all'occupazione giovanile con oneri stimati fino a 10 miliardi e 900 milioni di euro a regime. Da ultimo, infine, Forza Italia ha anche presentato una proposta di legge di riduzione del cuneo fiscale che prevede un incremento delle detrazioni Irpef per redditi fino a 35.000 euro lordi. Il tutto al fine di alleviare il peso di imposte e contributi che grava su un terzo dello stipendio medio di un lavoratore. Non a caso il cuneo fiscale è stato definito come la «tassa occulta» che raddoppia il costo del lavoro;

    tali proposte rappresentano il frutto di un lavoro politico condiviso con le rappresentanze del mondo produttivo da Confindustria ad Assolombarda e comportano, ovviamente, ingenti oneri ai fini della loro copertura economica;

    ad avviso dei firmatari del presente atto di indirizzo maggiori risorse da destinare ad un intervento più efficace di quello descritto dalla Nadef 19 in materia di cuneo fiscale possono essere reperite tramite una riduzione degli stanziamenti previsti dalla legge di bilancio 2019 per il reddito di cittadinanza, un istituto che nel suo primo anno di applicazione si è dimostrato del tutto fallimentare in termini di crescita economica configurandosi, nei fatti, come misura di carattere meramente assistenziale. Dal 1° gennaio 2020 il fondo per il reddito di cittadinanza sarà finanziato per 8.055 milioni di euro a fronte di una platea di richiedenti che, come dimostrano i dati per l'anno 2019, sarà nettamente inferiore;

    si rileva, inoltre, che tra le innovazioni normative introdotte dalle manovre economiche dal 2014 al 2019 e l'indebitamento netto per il 2020 si stimano effetti in termini di maggiori spese o minori entrate pari per un importo totale complessivo pari a 50,2 miliardi di euro. Si tratta di misure di carattere espansivo che hanno certamente una loro ragion d'essere, ma sarebbe importante assicurarsi che detti interventi centrino gli obiettivi giusti o raggiungano le persone giuste attraverso opportuni controlli. Di rado, tuttavia, come ben evidenziato da recenti report dell'Osservatorio per i conti pubblici guidato da Carlo Cottarelli, si fa una valutazione a posteriori per verificare, a distanza di tempo, se le innovazioni abbiano avuto effettivamente l'effetto sperato e quindi se valga la pena mantenerle (o anche potenziarle), oppure se sia preferibile impiegare le risorse altrove. Questa valutazione è possibile e viene fatta in vari Paesi, e anche dalla Commissione europea per le norme di sua competenza. In Italia, invece, non solo non vi è una valutazione a posteriori, ma manca addirittura l'elenco totale delle misure che sono state prese negli ultimi anni e del loro costo attuale;

    infine, una strategia realistica ed efficace di vera «spending review» può rendere disponibili ulteriori risorse dando piena attuazione alle disposizioni concernenti la razionalizzazione e la revisione delle spese per consumi intermedi per l'acquisto di beni, servizi e forniture contenute nel decreto-legge 24 aprile 2014, n. 66, convertito, con modificazioni, dalla legge 23 giugno 2014, n. 89,

impegna il Governo:

1) a ridurre sin da subito, nell'ambito del disegno di legge di bilancio 2020 e non in un successivo provvedimento collegato, l'impatto del cuneo fiscale sulle imprese e sui lavoratori utilizzando a tal fine le risorse rinvenienti dal finanziamento del reddito di cittadinanza rispetto al quale la legge di bilancio 2019 prevede per l'anno 2020 uno stanziamento di più di 8 miliardi di euro (segnatamente, 8 miliardi e 55 milioni di euro) e, in tale prospettiva a introdurre disposizioni volte a favorire l'occupazione giovanile e l'imprenditorialità femminile, combinate a misure tese a promuovere e garantire la parità retributiva di genere e una migliore e più efficace conciliazione delle esigenze di vita professionale e vita privata;

2) a favorire l'apertura di un tavolo di confronto che assicuri il pieno coinvolgimento di tutte le forze politiche, delle parti sociali e del mondo produttivo sul tema cruciale delle politiche finalizzate alla riduzione del costo del lavoro e all'abbattimento del cuneo fiscale, al fine di rilanciare lo sviluppo economico delle imprese, incrementare l'occupazione e la capacità di acquisto dei lavoratori, anche tenendo conto delle proposte attualmente depositate in Parlamento dall'inizio della legislatura, trasformando in tal senso la prossima «sessione di bilancio» in una vera e propria «sessione di sviluppo» per il bene dell'economia italiana;

3) a presentare in Parlamento un elenco, attualmente disponibile solo per le spese fiscali, attraverso il quale si possa associare ad ogni voce del bilancio pubblico le norme che, almeno negli ultimi anni, ne hanno determinato la configurazione attuale in termini di costo/beneficio per la finanza pubblica e per gli utenti, al fine di ottimizzare il reperimento o il riorientamento di risorse per destinarle a interventi cruciali come quello dell'abbattimento del cuneo fiscale, dando peraltro un contributo importante alla trasparenza sui conti pubblici;

  4) ad adottare iniziative per rendere disponibili ulteriori risorse, in un'ottica di «spending review», dando piena attuazione alle disposizioni concernenti la razionalizzazione e la revisione delle spese per consumi intermedi per l'acquisto di beni, servizi e forniture contenute nel decreto-legge n. 66 del 2014 convertito, con modificazioni, dalla legge n. 89 del 2014, in modo tale che le amministrazioni pubbliche abbiano l'obbligo di procedere agli acquisti dei beni e dei servizi esclusivamente tramite convenzioni e accordi quadro messi a disposizione da Consip Spa e dalle centrali di committenza regionali al fine di garantire una riduzione della loro spesa.
(1-00261) (Nuova formulazione) «Gelmini, Mandelli, Prestigiacomo, Occhiuto, Cannizzaro, D'Attis, D'Ettore, Pella, Paolo Russo, Martino, Giacomoni, Cattaneo, Baratto, Angelucci, Porchietto, Giacometto, Brunetta, Zangrillo, Mazzetti, Cassinelli, Sarro, Maria Tripodi, Mugnai, Cappellacci, Zanella, Labriola, Bergamini, Ripani, Bagnasco, Pettarin, Bartolozzi, Squeri, Rotondi, Casino, Mulè, Milanato, Palmieri, Saccani Jotti, Versace, Gregorio Fontana, Cannatelli, Nevi, Anna Lisa Baroni, Scoma, Marin, Napoli, Della Frera, Ravetto, Orsini, Ruffino, Spena, Pittalis, Marrocco, Fasano, Minardo, Sozzani, Fiorini, Rosso, Vietina».

Ritiro di un documento del sindacato ispettivo.

  Il seguente documento è stato ritirato dal presentatore:

   interrogazione a risposta scritta Mulè n. 4-03683 del 30 settembre 2019.

Trasformazione di documenti del sindacato ispettivo.

  I seguenti documenti sono stati così trasformati su richiesta dei presentatori:

   interrogazione a risposta in Commissione Gribaudo n. 5-01877 dell'8 aprile 2019 in interrogazione a risposta scritta n. 4-03834;

   interrogazione a risposta in Commissione Legnaioli e altri n. 5-02710 del 17 settembre 2019 in interrogazione a risposta scritta n. 4-03833.

ERRATA CORRIGE

  Risoluzione in Commissione Maglione Pasquale e altri n. 7-00335 pubblicata nell'Allegato B ai resoconti della Seduta n. 237 del 11 ottobre 2019.

  Alla pagina 8686, prima colonna, dalla riga tredicesima alla riga quattordicesima, deve leggersi: «necessarie a fronteggiare l'emergenza, compresa la restituzione alle esportazioni;» e non come stampato.

  Interpellanza Magi n. 2-00525 pubblicata nell'Allegato B ai resoconti della Seduta n. 239 del 15 ottobre 2019, alla pagina 8756, prima colonna dalla riga prima alla riga seconda deve leggersi: «1990 convocando entro l'anno 2019 la Sesta conferenza nazionale sulle politiche sulle» e non come stampato.

  Interrogazione a risposta immediata in assemblea Calabria Annagrazia e altri n. 3-01033 pubblicata nell'Allegato B ai resoconti della Seduta n. 239 del 15 ottobre 2019, pagina 8767 seconda colonna, dalla riga quarta alla riga sesta deve leggersi «CALABRIA, GIACOMONI, BATTILOCCHIO, BARELLI, MARROCCO, POLVERINI, RUGGIERI e SPENA. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso» e non come stampato.