Camera dei deputati

Vai al contenuto

Sezione di navigazione

Menu di ausilio alla navigazione

MENU DI NAVIGAZIONE PRINCIPALE

Vai al contenuto

Resoconto dell'Assemblea

Vai all'elenco delle sedute

XVIII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Martedì 30 luglio 2019

ATTI DI INDIRIZZO

Mozioni:


   La Camera,

   premesso che:

    è comunemente riconosciuto che l'Isis sia stato sconfitto nel marzo 2019, con la caduta di Baghuz, ultima roccaforte del Califfato;

    secondo un recente rapporto di Human Rights Watch i crimini dello Stato islamico proseguono ancora in alcune zone dell'Iraq e della Siria a macchia di leopardo;

    l'Isis è noto per i suoi metodi persecutori nei confronti delle minoranze religiose, come quella cristiana e yazida, vittime di esecuzioni sommarie, deportazioni di massa, conversioni forzate, riduzione in schiavitù ed altri crimini;

    nel settembre 2017, di fronte al perpetrarsi di violenza inaudite in particolar modo contro la minoranza yazida, il Consiglio di sicurezza dell'Onu ha approvato la risoluzione n. 2379 volta ad istituire un gruppo investigativo di esperti che raccolga prove contro i jihadisti di tutto il mondo che hanno commesso crimini in Iraq;

    i crimini commessi dal sedicente Stato islamico rappresentano l'acuzie di un fenomeno di intolleranza religiosa che, pur avendo il suo sanguinario epicentro in Medio Oriente, ormai ha assunto proporzioni, latitudini e vastità inaudite e sino ad oggi sconosciute, con una particolare recrudescenza nei confronti dei cristiani;

    se appare, quindi, meritevole agire sul piano internazionale affinché venga fatta luce sui crimini commessi dal sedicente Stato islamico, per rendere giustizia alla memoria delle vittime della violenza islamista in Iraq, secondo il mandato della risoluzione n. 2379 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, è altrettanto necessario, oltre che fatalmente intrecciato e connesso, allargare il campo di azione, indagine, prevenzione e contrasto alla violenza e all'intolleranza religiosa;

    la persecuzione delle minoranze religiose e, in particolare, dei cristiani è, infatti, il tratto comune che ha unito Isis e unisce i jihadisti in tutta l'area del Medio Oriente ed è perpetrata con modalità identiche a quelle riservate agli yazidi;

    in Siria, per 5 anni, le truppe del Governo e le milizie locali, supportate dalle superpotenze straniere, hanno combattuto per arrestare l'avanzata dell'Isis prima e per riconquistare i territori occupati poi, pagando un caro prezzo di sangue per difendere la libertà e la sovranità, all'interno della cui cornice era garantito il pluralismo religioso;

    in Stati quali Iraq e Siria il genocidio compiuto dall'Isis ha avuto effetti devastanti sulle locali minoranze religiose e il rapporto di «Aiuto alla Chiesa che soffre», relativo alla persecuzione dei cristiani nel mondo, mostra chiaramente come lo sradicamento dei cristiani, insieme a quello delle altre minoranze religiose, sia stato lo specifico e dichiarato obiettivo dei gruppi estremisti che agiscono in Iraq, in Siria e in altre aree della regione, incluso l'Egitto dove si ricordano i tre tragici attentati avvenuti nel 2017;

    allargando il campo, ma sempre rimanendo nei confini della persecuzione religiosa, assume la forma del genocidio anche quello in atto contro i cristiani in Nigeria, dove all'azione della setta islamista Boko Haram si uniscono le violenze commesse da pastori estremisti di etnia fulani, che hanno devastato villaggi cristiani e ucciso molti fedeli, con una sorte di complicità a livello governativo;

    conclusivamente è evidente che il fondamentalismo islamico continua ad essere la fonte principale di persecuzione dei cristiani e di altre minoranze religiose, estendendo le sue «fauci» in varie aree;

    parimenti deve far riflettere anche l'ascesa del nazionalismo religioso come prorompente fonte di persecuzione anti-cristiana, in particolare in Medio Oriente e Sud- Est asiatico e non va sottaciuto il ruolo di regimi totalitari, quale quello nordcoreano o la Cina;

    non può non essere sottolineato, nel quadro particolarmente problematico complessivo, la situazione del Pakistan, dove risultano notevolmente attive cellule del Daesh e dove, altresì, opera la legge sulla blasfemia, che spesso appare utilizzata come strumento per perseguitare le minoranze religiose, anche perché non prevede l'onere della prova per chi accusa;

    secondo i dati forniti dalla Commissione nazionale di giustizia e pace, un organismo della Chiesa cattolica pakistana, dal 1987 alla fine del 2017 le persone accusate di blasfemia sono 1.534. Di queste 774 sono musulmane, 501 ahmadi (minoranza islamica), 219 cristiane, 29 indù e 11 di altre fedi. Attualmente sono 187 i casi di cristiani accusati di aver profanato il Corano o diffamato Maometto;

    il quadro sopra rappresentato trova drammatica conferma nell'ormai famosa e accreditata indagine della organizzazione non governativa Portes ouvertes/Open doors, cosiddetta World watch list del 2019, che, prendendo in esame il periodo 1° novembre 2017 – 31 ottobre 2018, ha concluso che sono oltre 245 milioni (1 su 9) i cristiani nel mondo che sperimentano alti livelli di persecuzione, che 4.305 cristiani sono stati uccisi per cause legate alla loro fede, che 1.847 chiese ed edifici cristiani sono stati distrutti per intolleranza religiosa, che 3.150 cristiani sono stati arrestati o condannanti o detenuti senza processo a causa della loro fede;

    non difformi sono le conclusioni di «Aiuto alla Chiesa che soffre», che, nel suo tradizionale rapporto sulla libertà religiosa, ha identificato 38 Paesi in cui si registrano gravi o estreme violazioni della libertà religiosa, mentre altri 21 Paesi sono classificati come di persecuzione e altri 17, invece, sono luoghi di discriminazione, per concludere che il 61 per cento della popolazione mondiale vive in Paesi in cui non vi è rispetto per la libertà religiosa, il 9 per cento in nazioni dove vi è discriminazione e l'11 per cento in Stati in cui vi è persecuzione. Tali persecuzioni colpiscono, secondo il rapporto, 300 milioni di cristiani;

    appare, dunque, necessaria la creazione di un tribunale internazionale per giudicare i crimini commessi dai miliziani dell'Isis in Siria e in Iraq, secondo il modello delle Corti per l'ex Jugoslavia e il Rwanda, con l'obiettivo di scongiurare che crimini di guerra, quali decapitazioni, stupri, riduzione in schiavitù e massacri, restino impuniti;

    inoltre, è indispensabile un'azione complessiva e globale in relazione alla persecuzione dei cristiani che, purtroppo, non si limita al Medio Oriente, ma che, a parere dei firmatari del presente atto di indirizzo, ha assunto latitudini, intensità e vastità prima sconosciute e ormai inquietanti, con una sorta di silenziosa complicità della comunità internazionale e segnatamente di quella europea e occidentale,

impegna il Governo:

1) a proporre, in sede Onu, di estendere il mandato previsto dalla risoluzione del Consiglio di sicurezza n. 2379 del 2017 anche ai crimini commessi dall'Isis in Siria;

2) a proporre, in sede Onu, la creazione di un tribunale internazionale per giudicare i crimini commessi dai miliziani dell'Isis in Siria e in Iraq sul modello delle Corti per l'ex Jugoslavia e il Rwanda, con l'accortezza specifica che tale tribunale non diventi il luogo per un processo politico al Governo legittimo siriano;

3) ad adottare ogni iniziativa di competenza volta a contrastare i fenomeni di persecuzione religiosa, con particolare riferimento alle minoranze cristiane, soprattutto nell'ambito di Stati e territori a prevalenza islamica, ove operano gruppi estremisti in vario modo connessi al fondamentalismo islamico;

4) a rendersi promotore in ambito internazionale di un'iniziativa volta a favorire il rientro dei cristiani d'Oriente nei propri Stati di appartenenza, che hanno dovuto abbandonare a causa di guerre e fenomeni di intolleranza religiosa.
(1-00234) «Lollobrigida, Meloni, Delmastro Delle Vedove, Caretta, Acquaroli, Baldini, Bellucci, Bucalo, Butti, Caiata, Ciaburro, Cirielli; Luca De Carlo, Deidda, Donzelli, Ferro, Foti, Frassinetti, Gemmato, Lucaselli, Mantovani, Maschio, Mollicone, Montaruli, Osnato, Prisco, Rampelli, Rizzetto, Rotelli, Silvestroni, Trancassini, Varchi, Zucconi».


   La Camera,

   premesso che:

    il cosiddetto «Stato islamico», noto come «Daesh», rappresenta oggi la più importante e problematica organizzazione terroristica internazionale;

    Daesh ha guadagnato le scene della ribalta sin dalla sua proclamazione, da parte di Al-Baghdadi, il 5 luglio 2014 all'interno della moschea Al-Nuri di Mosul (Iraq). L'evento ha costituito un salto di qualità nella strategia del cosiddetto «jihadismo salafita», introducendo la pretesa di un elemento statuale rispetto a quello che fino a quel momento era stato un paradigma transnazionale privo di ambizioni di controllo territoriale. Tuttavia, a dispetto dell'apparentemente inarrestabile espansione dei suoi esordi, tra Siria e Iraq, l'organizzazione dell'autoproclamato Califfo ha subito un'altrettanta inarrestabile serie di sconfitte militari sul terreno, fino a scomparire in quanto entità territoriale;

    negli anni del suo dominio territoriale, Daesh si è contraddistinta per una caratterizzazione ideologica basata su un'interpretazione letteralista e rigorista delle fonti dell'Islam;

    tale interpretazione dell'Islam, ulteriormente estremizzata da Daesh, ha condotto ad atti di efferata intolleranza nei confronti delle altre confessioni religiose. Un'efferatezza che ha colpito sia la galassia di confessioni riconducibili al Cristianesimo presenti nel vicino Oriente, sia la galassia di confessioni riconducibili all'Islam: sciiti, alawiti, drusi, ma anche gli stessi sunniti che non hanno aderito alla visione e al progetto di Daesh;

    oggetto delle atroci violenze sono state anche le altre minoranze che, in Siria e in Iraq, si sono opposte all'avanzata del sedicente Stato islamico, tra cui le popolazioni curde del Nord-Est siriano e del Nord iracheno, nonché la minoranza yazida e quella cristiana;

    nella sua massima espansione territoriale, Daesh ha avuto il controllo di una vastissima porzione territoriale nel Nord-Est della Siria e nel Nord-Ovest dell'Iraq, fino ai confini con la Turchia, occupando importanti città e capoluoghi, quali Mosul, seconda città dell'Iraq, e Raqqa in Siria;

    la notevole espansione territoriale ha ulteriormente aggravato la già critica situazione nell'area, determinando una crisi senza precedenti in termini di sfollati: quasi metà della popolazione siriana è stata costretta ad abbandonare le proprie case e la maggior parte ha trovato rifugio nei Paesi della regione (Turchia, Libano e Giordania);

    in questi anni Daesh ha impresso un cambio di paradigma anche nella gestione della propaganda, dando vita a un nuovo tipo di proselitismo basato su un sofisticato uso di internet, dei social media e di pubblicazioni on line;

    i vari gruppi ribelli che hanno operato in Siria e in Iraq hanno avuto ingenti disponibilità finanziarie attraverso l'appropriazione di pozzi petroliferi, opere d'arte ed interi caveau di banche durante la loro espansione territoriale, ma per arrivare a tutto ciò hanno sfruttato le capacità di riciclaggio della finanza dei Paesi del Golfo;

    le ingenti disponibilità finanziarie e l'uso di avanzate tecniche di comunicazione hanno consentito a Daesh di reclutare e attrarre un elevato numero di foreign fighter, provenienti da più di 80 Paesi;

    le stime sul numero dei combattenti di Daesh presenti nell'area siro-irachena oscillano tra i 12 mila e i 20 mila individui, di cui circa la metà foreign fighter. Tra questi ultimi sarebbero circa 2.600 gli europei dello spazio Schengen e 500 i balcanici. In totale, se si comprendono anche donne e bambini, il fenomeno riguarda non meno di 40 mila individui;

    con la sconfitta militare di Daesh e la perdita del controllo territoriale in Siria e Iraq, il ritorno di foreign fighter nei Paesi di origine pone una seria minaccia alla sicurezza degli Stati di provenienza;

    sono infatti numerosi i gruppi familiari e i singoli combattenti che vengono registrati in uscita dalla Siria e dall'Iraq, prevalentemente in direzione Nord Africa (Tunisia e Libia in primis), ma anche Asia meridionale e centrale, Sud-Est asiatico ed Europa, dove i cosiddetti returnee sarebbero circa 1.700, dei quali 400 balcanici, mentre circa un migliaio sarebbero i combattenti tunisini ritornati in patria dalle zone di conflitto;

    la pericolosità del fenomeno dei foreign fighter di ritorno non risiede tanto nei numeri, quanto piuttosto nella qualità del loro profilo: potenziali veicoli di propaganda e proselitismo, nonché portatori di esperienza bellica e di competenze nell'uso di armi ed esplosivi. A questo si aggiunge l'oggettiva difficoltà di identificare e censire la totalità dei foreign fighter;

    con riferimento specifico all'Italia, nel 2018 sono stati monitorati dalle autorità 135 individui: di questi, soltanto 24 sono in possesso della cittadinanza italiana, il 90 per cento sono uomini, l'88 per cento ha un basso livello di istruzione e l'età media è di 30 anni;

    un ulteriore elemento, che per l'Italia incrementa potenzialmente la pericolosità del fenomeno, è la vicinanza geografica con la regione nordafricana, in particolar modo la Tunisia e la Libia, Paesi nei quali la presenza di formazioni jihadiste può aumentare l'instabilità;

    con riferimento al contesto europeo, il numero complessivo può essere considerato basso in valori assoluti e addirittura molto basso in relazione all'intera popolazione: si tratta, infatti, di poco più di 2 foreign fighter per milione di abitanti, contro i circa 46 per milione di abitanti in Belgio, 33 in Austria, 30 in Svezia e 28 in Francia;

    oltre che essere un pericolo per i Paesi di origine, i foreign fighter ancora presenti nelle aree di conflitto rappresentano un pericolo concreto per la sicurezza dell'intera regione vicinorientale. Qui una concreta minaccia futura per gli Stati della regione è costituita dal rischio di una riorganizzazione all'interno di nuove campagne militari o attraverso attacchi armati a macchia di leopardo, con modalità ancora più incisive e radicate di quanto accaduto in Iraq dopo la guerra del 2003;

    dei foreign fighter reduci dalle campagne militari in Siria e Iraq, circa 2 mila combattenti e le rispettive famiglie (per un totale di circa 4 mila persone) sarebbero nelle mani delle Forze democratiche siriane (Syrian democratic forces, Sdf) e delle autorità irachene. Attualmente il loro rimpatrio in Europa presenta diverse problematiche: legali, etiche, di sicurezza ed economiche;

    occorrerebbe, pertanto, un impegno della comunità internazionale finalizzato ad assicurare alla giustizia i responsabili delle atroci condotte criminali perpetrate ai danni delle popolazioni di Siria e Iraq, nonché alla stabilizzazione e ricostruzione dei suddetti Paesi devastati dalla furia delle organizzazioni criminali jihadiste,

impegna il Governo:

1) a intervenire in diversi fora multilaterali, inclusi l'Assemblea generale delle Nazioni Unite e il Consiglio per i diritti umani, nonché l'ufficio dell'Alto Commissario per i diritti umani dell'Onu, affinché prosegua il lavoro della squadra d'indagine, istituita dalla risoluzione n. 2379 del 2017 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, con il compito di affiancare le autorità giudiziarie irachene e siriane rispetto ai crimini di guerra, i crimini contro l'umanità e gli atti di genocidio commessi dai combattenti di Daesh;

2) a sostenere ogni azione utile a contrastare la violenza ai danni delle minoranze da parte delle residue forze di Daesh in Iraq e Siria;

3) a promuovere la ratifica da parte di Iraq e Siria degli strumenti internazionali in materia di prevenzione e lotta al genocidio e ai crimini contro l'umanità.
(1-00235) «Zoffili, Cabras, Formentini, Grande, Billi, Cappellani, Caffaratto, Carelli, Coin, Colletti, Comencini, Sabrina De Carlo, Di San Martino Lorenzato Di Ivrea, Del Grosso, Grimoldi, Di Stasio, Ribolla, Ehm, Emiliozzi, Olgiati, Perconti, Romaniello, Siragusa, Suriano».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazioni a risposta orale:


   ANZALDI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della difesa, al Ministro dell'interno, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   in merito a quanto accaduto sui social network a seguito dell'efferato delitto che ha provocato la morte del carabiniere Cerciello si segnala sulla pagina FB «puntato», l'app degli operatori di polizia annunciasse la cattura di quattro nordafricani, «tre cittadini di origini marocchine e uno di origini algerine», con tanto di foto segnaletiche e occhi coperti per tutelarne la privacy;

   ovviamente si sa bene che si tratta di una «bufala» ma tale post è stato lanciato nella immediatezza della diffusione della tragica notizia e suddetta pagina risulta avere oltre 180 mila «seguaci» e quindi anche se è stato rimosso in pochi minuti ha avuto la possibilità di avere un effetto cavalcando l'enorme emotività che si è venuta a creare nel Paese;

   suddetta pagina social risulterebbe essere gestita da due carabinieri in servizio;

   si fa presente che suddetta falsa notizia è stata ripresa da un'altra pagina Facebook, denominata «Soli non siamo nulla. UNITI Saremo TUTTO» che alle fasulle foto segnaletiche aggiungeva il commento: «Ora lasciateli a noi colleghi ed al popolo, faremo noi giustizia»;

   ad amministrare questa pagina sarebbe un appartenente alla Guardia di finanza di lungo corso, tale Valerio Galuppi, che nelle sue pagine Facebook mostra ripetutamente contenuti di estrema destra, foto di CasaPound con la scritta #noiussoli ma soprattutto la contrastatissima marcia «Tutto per la Patria» organizzata da Forza Nuova per ricordare la Marcia su Roma di Mussolini mascherata come una iniziativa per la «libertà di espressione»;

   anche in quel caso il post è stato successivamente cancellato, ma ha aiutato a diffondere la «bufala» –:

   se il Governo sia a conoscenza della presenza di tali pagine, se intenda adottare le iniziative di competenza per approfondire la questione, attivare le competenti autorità per la chiusura delle stesse e verificare la violazione di norme anche deontologiche da parte dei responsabili, incompatibili con la funzione ricoperta.
(3-00924)


   ANZALDI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri. — Per sapere – premesso che:

   l'emanazione da parte dell'Agcom delle linee guida sul gioco d'azzardo in relazione alla nuova normativa introdotta ha visto la reazione preoccupata e sconcertata praticamente unanime di tutto il mondo associativo che da anni combatte il fenomeno del gioco d'azzardo;

   si palesa una evidente contraddizione in particolare con riferimento in particolare alle esternazioni degli esponenti del M5S al Governo poiché quanto si sta delineando contraddice quanto più volte espresso sull'argomento nel corso degli anni;

   le associazioni lamentano il fatto che il Governo abbia sottovalutato la portata delle linee guida dell'Agcom proprio mentre le stesse segnalavano la criticità delle scommesse e dei siti esteri;

   le stesse associazioni chiedono con urgenza delucidazioni in merito alla riforma del sistema del gioco legale in quanto evidenziano un atteggiamento da parte dell'Esecutivo assolutamente privo di trasparenza e con una modalità di confronto che di fatto ha escluso il loro contributo, anche in riferimento alla questione del rinnovo del SuperEnalotto;

   a preoccupare ancora di più questo importante segmento della società civile, che da anni si batte contro le ludopatie e i loro effetti devastanti per persone e famiglie che ne cadono vittima sono le dichiarazioni dello stesso Ministro dell'economia e delle finanze, professor Tria, che ha dichiarato di non poter rispondere sulla questione perché non avrebbe sotto controllo lo stato di avanzamento della riforma, affermazioni di per sé alquanto gravi considerato che si tratta di una figura chiave per tutto il sistema del gioco;

   le stesse associazioni hanno lanciato un appello pubblico affinché vengano fornite tempestivamente risposte ai quesiti sollevati rispetto alla delicata problematica del gioco nel nostro Paese –:

   se il Presidente del Consiglio dei ministri risulti essere a conoscenza di quanto riportato in premessa, quali risposte intenda fornire, per quanto di competenza, in merito ai punti di enorme rilevanza critica evidenziatisi a seguito delle linee guida fornite da Agcom; a che punto sia lo stato di avanzamento della riforma del gioco legale, se non ritenga poco verosimile e comunque discutibile che il Ministro dell'economia e delle finanze non ne sia a conoscenza; quali siano le basi per il rinnovo del Superenalotto e se il Governo non ritenga opportuno aprire, invece, tempestivamente un confronto trasparente anche con il settore associativo che lotta contro le ludopatie al fine di scongiurare una pericolosa eterogenesi dei fini.
(3-00926)

Interrogazione a risposta scritta:


   DELMASTRO DELLE VEDOVE. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro per gli affari europei, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   l'ex Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega agli affari europei, Sandro Gozi, secondo fonti giornalistiche italiane e francesi, fra cui Le Figaro, non smentite, sarà nominato a breve responsabile delle politiche europee del Governo francese;

   la nomina da parte del Primo Ministro francese Edouard Philippe è attesa nei prossimi giorni;

   Sandro Gozi, ex Pd, era già stato candidato alle ultime elezioni europee per il movimento «Reinassance» di Emmanuel Macron;

   Sandro Gozi entrerà per Reinassance nel Parlamento europeo il 31 ottobre 2019 a seguito dell'uscita dei parlamentari inglesi per il processo della «Brexit»;

   la riconoscenza del Governo francese per i meriti di Sandro Gozi appare talmente intensa da voler comunque assicurare «medio tempore» un «posto al sole» al già Sottosegretario italiano, poi candidato per il movimento francese di Macron;

   sino al 31 ottobre 2019 Sandro Gozi dunque ricoprirà la carica di responsabile delle politiche europee del Governo francese all'interno dell'Esecutivo –:

   quanti e quali dossier europei con controparte o cointeressato il Governo francese abbia trattato e/o sottoscritto Sandro Gozi in Europa nella sua veste di Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega agli affari europei;

   quanti e quali trattati abbia eventualmente sottoscritto in nome e per conto del Governo italiano con il Governo francese.
(4-03454)

AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INTERNAZIONALE

Interrogazioni a risposta immediata:


   EMANUELA ROSSINI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   si sta trattando con l'Unione europea la nuova programmazione dei fondi 2021 – 2027, in base alla quale il nostro Paese dovrebbe avere più fondi per le regioni, soprattutto del Sud;

   nell'ambito di questa trattativa sarebbe importante che si valutasse che i programmi Por regionali non si sovrapponessero con quelli nazionali, per lasciare alle regioni la gestione dei propri fondi come stanno chiedendo;

   vista la ripartizione dei fondi tra Sud e Nord, per cui al Nord vanno solo il 20 per cento degli stessi, diventa importante e strategica Eusalp – la macroregione alpina che riunisce 48 regioni e province autonome e sette Paesi (Germania, Francia, Italia, Austria, Slovenia, Svizzera e Liechtenstein) – che fin dalla sua nascita, nel 2013, stanno lavorando in un partenariato per sviluppare politiche comuni sovranazionali per lo spazio alpino in tema di competitività e innovazione, mobilità e connettività rispettose dell'ambiente e gestione sostenibile delle risorse energetiche, naturali e culturali, senza però né norme né fondi specifici –:

   se il Ministro interrogato, per quanto di competenza, non intenda adottare iniziative per valutare e proporre in ambito europeo l'apertura di una linea di finanziamento dedicata per lo spazio alpino al fine di attuare politiche sovranazionali su temi oggi in agenda come mobilità, energia, vivibilità in alta montagna e innovazione.
(3-00922)


   QUARTAPELLE PROCOPIO, FASSINO, GUERINI, LA MARCA, MINNITI, SCALFAROTTO, GRIBAUDO, FIANO e ENRICO BORGHI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   risulta ormai certa la presenza di Gianluca Savoini, documentata anche da foto presenti sul sito dell'ambasciata d'Italia a Mosca, nella delegazione ufficiale al seguito del Vice Presidente del Consiglio dei ministri, Matteo Salvini, in occasione della missione del 16 luglio 2018 a Mosca, nel corso della quale il Ministro dell'interno ha incontrato il suo omologo Vladimir Kolokoltsev e alcuni rappresentanti del Consiglio per la sicurezza nazionale della Federazione russa, tra cui il Vice Segretario Juri Averjanov;

   rimane, invece, ancora non chiaro il ruolo che ha avuto lo stesso Savoini nel corso della visita ufficiale a Mosca, all'Assemblea generale di Confindustria Russia, del 17 ottobre 2018 del Ministro Salvini;

   secondo quanto riportato da Il Corriere della Sera, Salvini la sera del 17 ottobre 2018, dopo la partecipazione all'Assemblea generale di Confindustria Russia, sarebbe andato a cena con Gianluca Savoini, protagonista dell'incontro del giorno seguente al Metropol, oggetto dell'indagine della procura di Milano per corruzione internazionale;

   la mattina del 22 luglio 2019 Il Corriere della Sera ha effettuato una richiesta di accesso agli atti presso la Presidenza del Consiglio dei ministri, chiedendo di conoscere l'elenco dei viaggi in Russia effettuati nel 2018 e nel 2019 dal consigliere strategico di Salvini, Claudio D'Amico, per conto della Presidenza del Consiglio dei ministri, lo scopo delle missioni, ma anche l'eventuale presenza nelle delegazioni di Gianluca Savoini con i relativi costi e accrediti a lui concessi; il Segretario generale della Presidenza del Consiglio dei ministri ha chiarito: «Confermo di non aver ancora ricevuto riscontro dallo staff del Vice Presidente del Consiglio dei ministri Salvini»;

   va considerato che nel corso della permanenza in carica dell'attuale Esecutivo, la visita diplomatica in Russia del Ministro interrogato è stata una sola, mentre quelle del Ministro dell'interno sono state due –:

   che tipo di assistenza abbia fornito l'ambasciata italiana al signor Savoini nelle sue missioni a Mosca del 16 luglio 2018 e del 17 ottobre del 2018 e se la stessa fosse al corrente di chi fosse e di che ruolo rivestisse nella delegazione.
(3-00923)

AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interrogazione a risposta immediata:


   D'ETTORE e MUGNAI. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   il 27 e 28 luglio 2019 diverse regioni del Nord e Centro Italia sono state colpite da un forte maltempo con piogge e vento intensi e persistenti che hanno provocato tre morti e prodotto ingenti danni;

   la Toscana è tra le regioni più colpite, soprattutto nell'aretino e sull'Amiata, con un anziano morto nel nubifragio di Arezzo travolto dalla piena e con importanti danni all'agricoltura e alle infrastrutture. In buona parte del territorio regionale i cumulati delle precipitazioni sono stati superiori ai 50-70 millimetri, ma in alcune zone come Arezzo, Chianti, Monte Amiata, hanno raggiunto valori intorno ai 200 millimetri, con picchi sopra gli 80 millimetri l'ora;

   fino a poche ore fa si contavano ancora 157 interventi attivi dei vigili del fuoco, di cui 129 solamente ad Arezzo;

   la regione sta avviando, assieme ai comuni interessati, un censimento dei danni anche per verificare le situazioni idrogeologiche più critiche;

   il 29 luglio 2019 il presidente della regione, Enrico Rossi, ha firmato il decreto che dichiara lo stato di emergenza regionale e ha preannunciato che farà richiesta di emergenza nazionale e di calamità nazionale per i danni all'agricoltura –:

   alla luce della situazione critica conseguente agli eventi calamitosi di cui in premessa che hanno interessato la regione Toscana, e in particolare l'aretino, quali iniziative di competenza si intendano porre in essere per il contrasto al dissesto idrogeologico, la difesa del suolo e gli interventi di sistemazione idraulica indispensabili per la messa in sicurezza della regione e comunque se il Governo non intenda deliberare, laddove richiesto dal presidente della regione, lo stato di emergenza di rilievo nazionale.
(3-00917)

Interrogazione a risposta scritta:


   TESTAMENTO, TUZI, MARIANI, VILLANI, GRIPPA e MELICCHIO. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   in un articolo di stampa de ilfattoquotidiano.it del 5 luglio 2019, dal titolo «Indagine sui veleni del termocombustore di Acea» si fa riferimento a un esposto depositato dall'associazione ambientalista «Fare Verde Onlus» di Cassino in merito ad «alcune gravi irregolarità nell'iter autorizzativo riguardante l'inceneritore Acea ubicato a San Vittore, in provincia di Frosinone». Nell'esposto si denunciano anche «continui sforamenti dei limiti di legge per quanto riguarda le emissioni»;

   dalla medesima fonte di stampa si apprende che «acqua e area sono a forte rischio e che almeno dal 2011 l'attività dell'inceneritore di San Vittore sta comportando il riversamento di sostanze nocive come ferro, alluminio, arsenico, cloro, cromo, manganese, ossidi di azoto e altri agenti molto pericolosi, in grado di compromettere in maniera significativa l'aria, l'acqua e il sottosuolo nei dintorni dell'inceneritore in esame». Inoltre, si fa riferimento a una «relazione dell'Ispra sul biennio 2014-2015 in cui si attesta che "l'inceneritore non ha bruciato soltanto rifiuti solidi urbani, ma anche materiali "altri"» che hanno prodotto ceneri pericolose finite anche a 70 chilometri di distanza;

   l'inceneritore Acea di San Vittore, al quale attualmente è consentito bruciare fino 400 mila tonnellate di rifiuti all'anno, si è sempre contraddistinto per la costante emissione di ceneri altamente pericolose e inquinanti che, oltre a impattare sul territorio cassinate e la popolazione residente, dispiegano i loro effetti negativi anche nella confinante Piana di Venafro, in Molise, dove la situazione dal punto di vista ambientale e sanitario è già fortemente compromessa a causa della contemporanea presenza nel raggio di pochissimi chilometri dell'inceneritore Herambiente di Pozzilli, che brucia circa 100 mila tonnellate di rifiuti all'anno, e del cementificio Colacem di Sesto Campano, dove vengono incenerite altre 25 mila tonnellate di rifiuti ogni anno. Anche nella Piana di Venafro, come già riportato nell'atto di sindacato ispettivo n. 4-01304, a prima firma dell'interrogante, si verificano continui sforamenti dei limiti delle emissioni inquinanti fissati per legge e sono stati riscontrati alti indici di malattie tumorali e patologie bronco-polmonari e cardiovascolari tra la popolazione residente;

   dalla medesima fonte di stampa si apprende della presenza di uno studio realizzato dall'ospedale «Regina Elena» di Roma secondo cui tra la popolazione residente nell'area in cui è presente l'impianto risultano alti indici di malattie tumorali e patologie agli apparati respiratorio e digerente –:

   se il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, alla luce delle numerose criticità esposte, abbia già provveduto a disporre verifiche e controlli da parte del personale appartenente al Comando carabinieri tutela ambiente (C.C.T.A.), ai sensi dell'articolo 197, comma 4, del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, sullo stato di inquinamento di tutte le matrici ambientali presenti in loco;

   se il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare non ritenga opportuno adottare iniziative di carattere normativo affinché siano definiti i criteri generali per lo studio dell'impatto cumulativo delle fonti inquinanti al fine di tenerne conto nel rilascio delle autorizzazioni integrate ambientali su tutto il territorio nazionale;

   se il Ministro della salute, nell'ambito delle proprie competenze, intenda costituire un tavolo tecnico di confronto con le regioni Molise e Lazio per l'avvio di uno studio epidemiologico, anche con l'ausilio dell'istituto superiore di sanità, volto ad accertare l'eventuale correlazione tra la crescita delle gravi patologie di cui sopra nei territori della Piana di Venafro e di Cassino e le emissioni prodotte dagli inceneritori Acea ed Herambiente e dal cementificio Colacem, oggetto anche queste ultime di continui elevati sforamenti dei parametri di legge.
(4-03451)

BENI E ATTIVITÀ CULTURALI

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   PAITA. — Al Ministro per i beni e le attività culturali, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   è forte preoccupazione circa il serio rischio che presso il comune di Lavagna possa chiudere la storica e importantissima biblioteca comunale «Serabandini Bini»;

   in data 27 luglio 2019, si è svolta una riunione tra i rappresentanti dell'amministrazione comunale e numerose associazioni lavagnesi dopo che si è paventata la possibile chiusura della citata biblioteca;

   in campo, a difesa dell'importante presidio culturale pubblico, è sceso anche il presidente dell'associazione italiana biblioteche per la Liguria, Francesco Langella;

   l'incontro non ha individuato percorsi certi in grado di assicurare il pieno funzionamento della biblioteca, in quanto non si tratta di avere solo una apertura ma occorre che venga assicurata una reale funzionalità con personale formato e operativo;

   si tratta di una biblioteca che al suo interno custodisce un patrimonio di oltre ventimila volumi;

   si sono palesate evidenti criticità da parte dell'amministrazione comunale circa la carenza di personale e la condizione di dissesto in cui versa attualmente il comune;

   la mobilitazione posta in essere dal tessuto associativo e civico della comunità di Lavagna ha fatto emergere l'attenzione del territorio, affinché venga assicurata l'apertura della biblioteca comunale;

   in prima lettura alla Camera dei deputati è stata approvata una proposta di legge finalizzata alla promozione della lettura che al suo interno contiene misure importanti –:

   se intenda adottare iniziative, per quanto di competenza e in sinergia con gli enti locali, per tutelare il patrimonio librario pubblico e la rete delle biblioteche sul territorio, sostenendo, anche attraverso la destinazione di specifiche risorse, importanti presìdi culturali come quello del comune di Lavagna che rischiano di andare perduti per ragioni di carattere finanziario.
(5-02649)


   PENTANGELO. — Al Ministro per i beni e le attività culturali, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   il consiglio comunale di Gragnano ha deliberato, nel settembre 2017, la richiesta indirizzata ai Ministri interrogati finalizzata a inserire il territorio del comune nella cosiddetta «Buffer Zone» del progetto «Grande Pompei»;

   la richiesta è fatta perché, anche il comune di Gragnano, distante soli dieci chilometri da Pompei, possa partecipare al rilancio economico sociale e alla riqualificazione ambientale e urbanistica già previsti per i nove comuni interessati dal progetto stesso, anche per potenziare l'attrattiva turistica dell'area;

   in particolare, il piano prevede degli interventi infrastrutturali urgenti, necessari per migliorare anche le vie di accesso e le interconnessioni ai siti archeologici, nonché per aumentare il recupero ambientale dei paesaggi ora degradati o compromessi, mediante il recupero e il riuso di aree industriali dismesse, consentendo interventi di riqualificazione urbana, nel rispetto del principio del minor consumo del territorio, avendo la priorità del recupero di quello già precedentemente consumato;

   l'inserimento di Gragnano nel progetto consentirebbe di intraprendere azioni e interventi di promozione e sollecitazione anche di erogazioni liberali, sponsorizzazioni e creazioni di partenariato pubblico – privato, nonché il coinvolgimento di cooperative sociali, associazioni di volontariato, di promozione sociale, organizzazioni non lucrative di utilità sociale, fondazioni, che abbiano tra i propri fini statutari la tutela e la valorizzazione del patrimonio culturale;

   tutto ciò comporterebbe anche il coinvolgimento degli operatori del settore turistico e culturale, ai fini della valutazione delle iniziative necessarie al rilancio dell'area;

   il comune di Gragnano chiede l'inserimento nel progetto poiché il proprio attuale territorio ospita le vestigia dell'Antica Stabia;

   inoltre Gragnano è parte integrante del sistema territoriale compreso tra il Vesuvio e Monti Lattari, infatti è parte costitutiva del distretto turistico Pompei – Monti Lattari e Valle del Sarno;

   le opere di messa in sicurezza delle antichità, i restauri di intonaci, di apparati decorativi, di pitture e di impianti strutturali, quella di conoscenza, consistente in attività di indagine e rilievo sull'intera area scavata, quella di rafforzamento tecnologico e di capacity building, volto al potenziamento delle attrezzature tecnologiche, nonché quella di sicurezza, in particolare la bonifica del materiale contenente amianto infine l'opera di miglioramento dei servizi e della comunicazione renderebbero un ottimo servizio alla popolazione residente, ai turisti, ai visitatori in genere, producendo un gioco a somma positiva dove gli investimenti produttivi in cultura, storia, archeologia, avrebbero benefìci effetti culturali, sociali, economici, contribuendo al rilancio anche delle opere di mitigazione del rischio idrogeologico;

   tutto ciò è assolutamente necessario per Gragnano il cui nome deriva dalla Gens Grania di origine romana che aveva vasti possedimenti nella zona assieme ad altre nobili famiglie romane le quali possedevano ville ed ampi praedia rustici, tanto che i toponimi Varano, Scanzano, Rovigliano indicano nomi di antiche famiglie della Gens Varia, Scandia e Robilia. La storia di Gragnano inizia da queste nobili genti che possedeva ville signorili in questo amenissimo luogo tra l'altro molto fertile e in cui si coltivavano la sacra spiga e la pregiata vite che meriterebbero un adeguato restauro e valorizzazione –:

   se i fatti narrati in premessa corrispondano al vero e quali iniziative i Ministri interrogati intendano assumere, per quanto di competenza, affinché la richiesta dell'amministrazione della città di Gragnano di essere inserita nel progetto Grande Pompei possa essere favorevolmente accolta generando un beneficio non solo per la città bensì per l'intera area in questione poiché, senza Gragnano, una parte molto importante del territorio storico che si intende riqualificare e far conoscere rimarrebbe, inspiegabilmente, non valorizzata ed esclusa da quello che invece, al tempo, era un sistema strettamente connesso e di cui Gragnano faceva parte a pieno titolo.
(5-02650)

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazioni a risposta immediata:


   PASTORINO e FORNARO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   non accenna a placarsi la situazione di grave paralisi operativa venutasi a determinare in seno alle agenzie fiscali a seguito della sentenza della Corte costituzionale n. 37 del 2015, che, avendo dichiarato illegittime le nomine di 1.000 funzionari, ha posto nel nulla alcune disposizioni normative che avevano permesso il conferimento di mansioni dirigenziali senza concorso ad alcune centinaia di funzionari dell'Agenzia delle entrate e successivamente recepita dalle commissioni tributarie, le quali hanno pressoché costantemente annullato gli atti impositivi sottoscritti da impiegati dell'amministrazione finanziaria dichiarati decaduti dalle posizioni dirigenziali;

   nella fattispecie, l'erario, temendo la dichiarazione di invalidità di migliaia di atti di accertamento firmati da dirigenti nominati illegittimamente aveva fatto ricorso all'articolo 42 del decreto del Presidente della Repubblica n. 600 del 1973, che consente la sottoscrizione degli atti di accertamento a funzionari non necessariamente dirigenti, purché opportunamente delegati, appellandosi al principio di affidamento che opera solo a favore dei terzi che entrano in rapporto con la pubblica amministrazione;

   secondo la giurisprudenza, in virtù del suddetto principio, detto anche del «funzionario di fatto», gli atti posti in essere da chi si manifesta al pubblico come funzionario di una pubblica amministrazione, anche se in effetti non lo è, possono mantenere la loro validità;

   fino ad oggi il Governo, al fine di aggirare il suddetto pronunciamento della Corte costituzionale, ha adottato una serie di «soluzioni ponte», prima fra tutte la proroga fino al 31 dicembre 2018 delle cosiddette posizioni organizzative temporanee assegnate ai dirigenti decaduti dopo la sentenza della Corte costituzionale;

   nonostante il conferimento di incarichi dirigenziali nell'ambito di un'amministrazione pubblica debba avvenire previo esperimento di un pubblico concorso, la quasi totalità dei dirigenti attualmente in forze presso il nuovo ente di riscossione sono stati assunti mediante passaggio diretto dalla soppressa società di diritto privato Equitalia;

   dopo tanta attesa il 1° febbraio 2019 l'Agenzia delle entrate ha reso noto l'avvio di una procedura di selezione per 160 posizioni da dirigente, di cui 150 da destinare alla direzione di uffici preposti ad attività di gestione, riscossione e contenzioso dei tributi, ma il cui calendario delle prove subisce continui rinvii –:

   se non ritenga, anche al fine di scongiurare che l'operatività dell'Agenzia venga definitivamente compromessa, di dover imprimere un'accelerazione alla suddetta procedura concorsuale.
(3-00918)


   MOLINARI, ANDREUZZA, BADOLE, BASINI, BAZZARO, BELLACHIOMA, BELOTTI, BENVENUTO, BIANCHI, BILLI, BINELLI, BISA, BOLDI, BONIARDI, BORDONALI, CLAUDIO BORGHI, BUBISUTTI, CAFFARATTO, CANTALAMESSA, CAPARVI, CAPITANIO, VANESSA CATTOI, CAVANDOLI, CECCHETTI, CENTEMERO, CESTARI, COIN, COLLA, COLMELLERE, COMAROLI, COMENCINI, COVOLO, ANDREA CRIPPA, DARA, DE ANGELIS, DE MARTINI, D'ERAMO, DI MURO, DI SAN MARTINO LORENZATO DI IVREA, DONINA, FANTUZ, FERRARI, FOGLIANI, FORMENTINI, FOSCOLO, FRASSINI, FURGIUELE, GASTALDI, GERARDI, GIACCONE, GIACOMETTI, GIGLIO VIGNA, GOBBATO, GOLINELLI, GRIMOLDI, GUSMEROLI, IEZZI, INVERNIZZI, LATINI, LAZZARINI, LEGNAIOLI, LIUNI, LO MONTE, LOLINI, EVA LORENZONI, LOSS, LUCCHINI, MACCANTI, MAGGIONI, MARCHETTI, MATURI, MORELLI, MOSCHIONI, MURELLI, ALESSANDRO PAGANO, PANIZZUT, PAOLINI, PAROLO, PATASSINI, PATELLI, PATERNOSTER, PETTAZZI, PIASTRA, PICCOLO, POTENTI, PRETTO, RACCHELLA, RAFFAELLI, RIBOLLA, RIXI, SALTAMARTINI, SASSO, SUTTO, STEFANI, TARANTINO, TATEO, TIRAMANI, TOCCALINI, TOMASI, TOMBOLATO, TONELLI, TURRI, VALBUSA, VALLOTTO, VINCI, VIVIANI, ZICCHIERI, ZIELLO, ZOFFILI e ZORDAN. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   il 19 giugno 2019, in occasione delle comunicazioni del Presidente del Consiglio dei ministri in vista del Consiglio europeo, il Governo ha assunto di fronte alle Camere l'impegno a «rendere note alle Camere le proposte di modifica al trattato Esm, elaborate in sede europea, al fine di consentire al Parlamento di esprimersi con un atto di indirizzo e, conseguentemente, a sospendere ogni determinazione definitiva finché il Parlamento non si sia pronunciato». Ad oggi non si è ancora potuto incardinare questo esame, specificamente richiesto secondo quanto disposto dall'articolo 5, comma 1, della legge 24 dicembre 2012, n. 234, per cui «il Governo informa tempestivamente le Camere di ogni iniziativa volta alla conclusione di accordi tra gli Stati membri dell'Unione europea che prevedano l'introduzione o il rafforzamento di regole in materia finanziaria o monetaria o comunque producano conseguenze rilevanti sulla finanza pubblica»;

   emerge dal dettato normativo che l'informativa rafforzata richiesta dalla legge n. 234 del 2012 è da considerarsi tempestiva laddove consenta alle Camere di esprimersi prima che si addivenga a una determinazione definitiva sul testo dell'accordo;

   si è appreso dalla stampa che durante l'Eurogruppo di luglio 2019 i Ministri delle finanze dell'Unione europea hanno iniziato a discutere, seppur informalmente, anche della nomina del direttore esecutivo del Fondo monetario internazionale, propendendo, a quanto si apprende, per Jeroen Dijsselbloem, colui che fu, ad avviso degli interroganti, «esecutore politico» delle nefaste vicende che hanno travolto i risparmiatori italiani;

   da recenti dichiarazioni del suo collega francese, Le Maire, si evincerebbe che il contenuto dell'accordo sulla riforma dell'Esm sarebbe stato definito all'Eurogruppo di dicembre 2018, ben prima che il Parlamento italiano fosse sollecitato ad esprimere un atto di indirizzo come richiesto dalla legge n. 234 del 2012, e confermato in quello di giugno 2019, nonostante nel frattempo fosse intervenuto l'impegno del Governo a sospenderne l'esame;

   il Presidente del Consiglio dei ministri si presentò alle Camere affermando di voler tutelare la centralità del Parlamento –:

   su quali elementi possa riferire in merito alla proposta di nomina di Jeroen Dijsselbloem a direttore esecutivo del Fondo monetario internazionale, e se vi si sia eventualmente opposto, e in che fase sia l’iter procedimentale della riforma del trattato Esm, anche per agevolare, nel caso esistano margini di intervento sulla riforma, un tempestivo esame da parte degli organi parlamentari competenti (precisando quali siano gli effettivi ambiti di intervento).
(3-00919)


   MANIERO, RADUZZI, DONNO, ADELIZZI, ANGIOLA, BUOMPANE, D'INCÀ, FARO, FLATI, GUBITOSA, GABRIELE LORENZONI, LOVECCHIO, MANZO, SODANO, TRIZZINO, GRIMALDI, RUOCCO, ZENNARO, ZANICHELLI, GIULIODORI, TRANO, CURRÒ, CANCELLERI, MARTINCIGLIO, RUGGIERO, CASO e MIGLIORINO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   in data 26 luglio 2019 è stato pubblicato il Rapporto sul debito pubblico 2018;

   il rapporto annuale è fonte essenziale di informazioni che potrebbe altresì essere integrata con ulteriori dati rilevanti: le modalità di calcolo dell'importo da versare per le garanzie; la distribuzione probabilistica dei versamenti periodici in caso di variazione avversa dei tassi; il numero delle clausole di «accelerated termination event» tuttora in essere, con indicazione del valore di mark to market, e delle relative controparti; il valore di mercato delle «receiver swaption» vendute alle controparti bancarie, specificando, nelle condizioni attuali, probabilità di realizzazione delle medesime ed eventuali oneri; i benefici finanziari delle ristrutturazioni, con allungamento del debito e postergazione degli effetti swap, a confronto con gli oneri relativi; considerando che il Ministero dell'economia e delle finanze risulta avere un mark to market negativo sui derivati di circa 29 miliardi di euro e un tasso del 4 per cento sugli swap in essere con varie controparti bancarie, il dettaglio delle operazioni, con indicazione dei rischi di mercato coperti e del relativo sottostante, a cui tali swap sono correlati; gli elementi su cui si basano le previsioni di aumento degli interessi passivi sul debito nel 2020 e nel 2021;

   nel 2017, rileva l'Ufficio parlamentare di bilancio, i pagamenti per interessi sui titoli di Stato emessi hanno raggiunto 53 miliardi di euro, a cui si aggiungono 3,9 miliardi di euro di derivati per un totale di 57 miliardi di euro; la voce «interessi su titoli di Stato» del consuntivo 2017 risulta, peraltro, pari a 61 miliardi di euro;

   la recente discesa dei tassi sui flussi attesi dovrebbe avere ricadute positive sulla voce di spesa «oneri derivanti dalle operazioni su garanzie da esposizione su derivati» istituita con la legge di bilancio per il 2019;

   l'impatto dei derivati dal 2006 risulta negativo per l'Italia; è importante valutare l'esatto ammontare dei flussi negativi di tali operazioni dal 1999 al 2006 e dal 2006 ad oggi;

   per le regole di collateralizzazione di credit support annex – «decreto garanzie» 2017 – negli accordi Isda tra Repubblica e banche – per operazioni in essere appare opportuno richiedere la restituzione della «credit charge», costo implicito sostenuto nei medesimi contratti –:

   quali iniziative intenda assumere – tenuto conto delle previsioni di aumento degli interessi passivi sul debito nel 2020 e nel 2021 – per ridurre in misura significativa i flussi di pagamento delle operazioni derivate che determinano tali aumenti.
(3-00920)


   LOLLOBRIGIDA, MELONI, ACQUAROLI, BALDINI, BELLUCCI, BUCALO, BUTTI, CAIATA, CARETTA, CIABURRO, CIRIELLI, LUCA DE CARLO, DEIDDA, DELMASTRO DELLE VEDOVE, DONZELLI, FERRO, FOTI, FRASSINETTI, GEMMATO, LUCASELLI, MANTOVANI, MASCHIO, MOLLICONE, MONTARULI, OSNATO, PRISCO, RAMPELLI, RIZZETTO, ROTELLI, SILVESTRONI, TRANCASSINI, VARCHI e ZUCCONI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   dal 1° gennaio 2019 per circa 3,5 milioni di imprese è scattata l'applicazione degli indici sintetici di affidabilità, in sostituzione degli studi di settore come metodo per misurare l'adeguatezza degli importi dichiarati al fisco;

   nell'applicazione degli indici sintetici di affidabilità si stanno verificando gravi ritardi, non ultime alcune anomalie relative al software di elaborazione degli indici, già rilasciato con considerevole ritardo solo nel mese di giugno 2019, che potrebbero determinare disagi in ordine agli adempimenti posti a carico dei contribuenti;

   le associazioni dei dottori commercialisti hanno già ripetutamente segnalato la necessità di un intervento di proroga, accolto sinora parzialmente con il differimento dal 1° luglio 2019 al 30 settembre 2019 della scadenza dei versamenti delle imposte senza maggiorazione dello 0,40 per cento, per i soli contribuenti che svolgono attività interessate dagli indici sintetici di affidabilità, ovvero di disapplicare gli indici per il periodo d'imposta 2018 riconoscendo per il 2018 la natura meramente facoltativa della compilazione dei modelli;

   come riportato da Il Sole 24 ore, recentemente il Viceministro dell'economia e delle finanze Garavaglia ha definito gli indici sintetici di affidabilità «uno strumento inutile che verrà presto abrogato perché ormai superato dalla fatturazione elettronica e dall'invio telematico dei corrispettivi», aggiungendo che «agiremo per chiarire dubbi e semplificare. E se non fossero abbinati a un'entrata di bilancio li potremmo anche abolire» –:

   se non ritenga opportuno, alla luce delle criticità segnalate in premessa, adottare le opportune iniziative volte alla disapplicazione degli indici sintetici di affidabilità per l'anno d'imposta 2018, rendendo facoltativa la compilazione dei modelli Isa.
(3-00921)

Interrogazione a risposta orale:


   CARNEVALI, QUARTAPELLE PROCOPIO, DE FILIPPO, CAMPANA, UBALDO PAGANO, PINI, RIZZO NERVO, SCHIRÒ e SIANI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   in data 6 marzo 2019 il direttore dell'Agenzia delle dogane e dei monopoli sentito in audizione presso la Commissione finanze della Camera dei deputati ha affermato che in Italia nel 2018, la raccolta dei giochi pubblici, cioè il numero delle puntate registrate nell'arco dell'intero anno, è stata pari a 106,8 miliardi di euro (in aumento del 5 per cento rispetto al 2017) mentre la spesa, ossia le perdite complessive dei giocatori, che si ottengono sottraendo le vincite dalla suddetta raccolta, si attesterebbe intorno ai 19 miliardi di euro;

   secondo la prima indagine nazionale realizzata dall'Istituto superiore di sanità, pubblicata nell'ottobre del 2018, gli italiani adulti che giocano sono 18 milioni, di cui un milione e mezzo sono giocatori problematici, mentre un'ulteriore indagine sempre dell'Iss ha rilevato che quasi 700 mila minorenni hanno giocato d'azzardo almeno una volta nell'ultimo anno e di questi quasi 70 mila sono già giocatori problematici là dove il gioco d'azzardo è vietato ai minori;

   il Governo «giallo-verde» nel proprio contratto affermava che, con riguardo alla problematica del gioco d'azzardo, erano necessarie una serie di misure volte a contrastare il fenomeno della dipendenza che creava forti danni sia socio-sanitari che all'economia, reale e produttiva, tra le quali: divieto assoluto di pubblicità e sponsorizzazioni; trasparenza finanziaria per le società dell'azzardo, e altro;

   in questa ottica è stato approvato il decreto-legge n. 87 del 2018, il cosiddetto «Decreto Dignità», dove all'articolo 9, comma 1 si pone il divieto di qualsiasi forma di pubblicità, anche indiretta, relativa a giochi o scommesse, nonché al gioco d'azzardo, comunque effettuata e su qualunque mezzo, mentre al comma 6-bis si predispone «una riforma complessiva in materia di giochi pubblici in modo da assicurare l'eliminazione dei rischi connessi al disturbo da gioco d'azzardo e contrastare il gioco illegale e le frodi a danno dell'erario... tale da garantire almeno l'invarianza delle corrispondenti entrate»;

   sull'onda di tale decreto autorità per le garanzie nelle comunicazioni ha adottato le nuove linee guida, su cui il Governo, seppur in suo potere, non ha avanzato nessuna osservazione e che per gli interroganti mettono seriamente a rischio i divieti contenuti nel «decreto dignità»;

   in particolare, le linee guida, come deliberate, aprono a nuove forme di pubblicità forse ancora più aggressive e pericolose in quanto sarà possibile: pubblicizzare le vincite presso i punti vendita; pubblicizzare l'operatore concessionario del gioco d'azzardo, dietro la giustificazione di volerlo distinguere da chi lo offre illegalmente; effettuare comunicazioni per finalità sociali contenenti tratti distintivi della pubblicità; pubblicizzare il nome dell'azienda in quanto tale forme è ritenuta pubblicità «neutra»; reclamizzare pubblicità sulle quote di scommesse con inevitabile incentivo indiretto alla scommessa –:

   alla luce degli sviluppi attuali in merito alla posizione del Governo e ai provvedimenti in materia di contrasto, al gioco d'azzardo per quali motivi il Governo non abbia sollevato proprie osservazioni in ordine alle linee guida dell'Agcom, considerato che le associazioni che si occupano di gioco d'azzardo e delle sue implicazioni patologiche chiedevano un serio e accurato intervento volto alla modifica delle stesse;

   se risponda al vero quanto da più parti affermato, vale a dire che il Governo stia approntando una bozza di riforma complessiva del sistema del gioco d'azzardo legale e quali ne siano i contenuti, nonché quale sia attualmente l’iter per il rinnovo della concessione del gioco denominato «superenalotto»;

   quali siano gli strumenti che intende mettere in campo al fine di promuovere una sensibile riduzione del consumo di gioco pubblico d'azzardo come stabilito nel «contratto di Governo» e se intenda continuare a fare affidamento sulle entrate fiscali derivanti dal gioco pubblico d'azzardo.
(3-00927)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   UNGARO e FREGOLENT. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dell'interno, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   risulta da un'inchiesta de L'Espresso pubblicata il 26 luglio 2019 che senatore Armando Siri, pro tempore e alla data dei fatti illustrati Sottosegretario di Stato al Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, abbia potuto accedere per tramite della Banca agricola e commerciale di San Marino una linea di credito per oltre un milione di euro: prestito che avrebbe interessato anche un imprenditore a lui vicino;

   in entrambi i casi, i sopraccitati finanziamenti sarebbero contrari ai princìpi di gestione del credito e nasconderebbero, come sostenuto dal settimanale, la ricerca di un rapporto di favori fra istituto bancario e l'ex Sottosegretario del Governo Conte;

   secondo il rapporto sull'indagine ispettiva delle autorità finanziarie della Repubblica di San Marino le sopraddette operazioni bancarie sono stati definite «prestiti di favore a rischio elevato». Inoltre, nel concedere un finanziamento di oltre un milione di euro all'ex Sottosegretario Siri, sarebbero state commesse delle «violazioni sistematiche» delle regole creditizie. Nello specifico, si tratterebbe di 750 mila euro direttamente erogati ad Armando Siri, quando ancora ricopriva l'incarico presso il Ministero dei trasporti, e altri 600 mila euro diretti invece ad un imprenditore molto vicino all'ex Sottosegretario;

   secondo gli ispettori della Banca centrale di San Marino, entrambi i finanziamenti in questione sarebbero altresì «contrari ai princìpi di sana e prudente gestione del credito». E la stessa valutazione è anche confermata dall'Agenzia anti-riciclaggio sanmarinese;

   successivamente alle indagini è stata presentata una denuncia e gli atti sono stati trasmessi alla procura di Milano che, assieme alla Procura di Palermo, già indaga sull'ex Sottosegretario Siri;

   con legge 23 del 23 ottobre 2014 n. 160, pubblicata in Gazzetta Ufficiale n. 256 del 4 novembre 2014 l'Italia ha ratificato l'accordo tra il Governo della Repubblica Italiana e il Governo della Repubblica di San Marino in materia di collaborazione finanziaria. Il trattato fissa tra i due Stati l'impegno a favorire lo sviluppo e l'integrazione dei rispettivi sistemi finanziari e a tutelare la stabilità, l'integrità e la trasparenza degli stessi;

   l'Italia e San Marino si impegnano così a prestarsi reciproca ed effettiva collaborazione con particolare riferimento alla vigilanza nei settori bancario, finanziario e assicurativo, l'analisi finanziaria e l'attività investigativa contro il riciclaggio dei proventi di attività criminose e il finanziamento del terrorismo, il controllo sui movimenti transfrontalieri di denaro contante e valori assimilati e contro gli abusi di mercato –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti esposti e se, per quanto di competenza, anche per tramite delle autorità nazionali di controllo finanziario e nel rispetto delle indagini in corso, intendano descrivere lo stato dello scambio di informazioni tra la Repubblica di San Marino e la Repubblica Italiana in materia finanziaria, anche alla luce della vicenda Siri-Arata.
(5-02652)

Interrogazioni a risposta scritta:


   CARELLI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   il decreto-legge 23 ottobre 2018 n. 119, convertito, con modificazioni, dalla legge 17 dicembre 2018, n. 136, cosiddetto «decreto-fiscale», prevede all'articolo 6, comma 1, la possibilità di definire «le controversie attribuite alla giurisdizione tributaria in cui è parte l'Agenzia delle Entrate, aventi ad oggetto atti impositivi, pendenti in ogni stato e grado del giudizio, compreso quello in Cassazione»;

   nel febbraio 2019, l'Agenzia delle entrate, ha emanato i modelli per la presentazione delle istanze, precisando che per «atti impositivi» vanno intesi «gli avvisi di accertamento, i provvedimenti di irrogazione delle sanzioni e ogni altro atto di imposizione»;

   con la circolare n. 6 del 1° aprile 2019, l'Agenzia delle entrate a tal fine, ha fornito agli uffici periferici, le indicazioni operative in merito all'applicazione della definizione agevolata e in particolare, con riferimento agli avvisi di liquidazione dell'imposta di registro, ha riconosciuto, sulla base del consolidato orientamento della Corte di Cassazione, che «ai fini della definizione, rileva la natura sostanziale dell'atto impugnato, che prescinde dal “nomen iuris” utilizzato nella specie»;

   l'interrogante tuttavia evidenzia che, quindici giorni prima della scadenza di presentazione delle istanze, con la circolare n. 10 del 15 maggio 2019, paragrafo 1.1., l'Agenzia delle entrate ha inoltre affermato che, «le liti aventi ad oggetto avvisi di liquidazione relativi all'applicazione dell'imposta di registro agli atti giudiziari non sono definibili ai sensi dell'articolo 6, avendo essenzialmente una funzione di riscossione dell'imposta dovuta in relazione alla registrazione dei predetti atti»;

   al riguardo, l'interrogante rileva altresì come la suesposta circolare risulti contraddittoria con la normativa attuale e la precedente circolare, in relazione alla natura non impositiva, ma di mera riscossione di un atto quale la liquidazione dell'imposta di registro, che andrebbe verificata caso per caso, come espressamente chiarito dalla Corte di cassazione (sentenza n. 13136 del 24 giugno 2016: «il carattere meramente liquidatorio, e non impositivo, dell'atto deve essere desunto dal contenuto sostanziale e dalla funzione di quest'ultimo, non già dalla sua rubricazione nominale e qualificazione formale») che ha confermato la possibilità di definizione della lite relativa alla liquidazione dell'imposta di registro su atti giudiziari;

   la precedente circolare, a giudizio dell'interrogante, rischia invece di contraddire l'esigenza di una specifica valutazione, imponendo di conseguenza il rigetto indiscriminato di tali istanze, determinando l'impugnazione dei provvedimenti rigettati, che duplicheranno il contenzioso, la normativa prevista dal suddetto decreto-legge aveva invece l'obiettivo di ridurre;

   appare pertanto urgente e necessario, a parere dell'interrogante, escludere che le istruzioni interpretative pregiudichino gli obiettivi del Parlamento, volti a favorire la concordia tra i contribuenti e l'amministrazione fiscale e a ridurre i procedimenti pendenti della giustizia tributaria, accelerando al contempo il processo di entrate per le casse dello Stato –:

   quale sia l'orientamento del Governo con riferimento a quanto esposto in premessa ed, in particolare, se non intenda fornire opportuni chiarimenti, al fine di garantire, per i contribuenti che hanno presentato istanze di definizione delle liti sull'imposta di registro su atti giudiziari, una corretta valutazione della concreta natura degli atti impugnati, posto che tale valutazione, alla luce di quanto indicato nella circolare n. 10 del 15 maggio 2019, paragrafo 1.1, dell'Agenzia delle entrate, può mettere a rischio la corretta applicazione delle norme, nonché le finalità proprie delle disposizioni previste in materia di cui al decreto-legge n. 119 del 2018, in precedenza richiamato.
(4-03453)


   CASSINELLI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   il Consiglio nazionale dei commercialisti, alla luce delle sempre più allarmanti e insistenti segnalazioni provenienti da tutti gli Ordini territoriali e dai referenti regionali della categoria per la fiscalità, ritiene ormai non più differibile un intervento normativo che disponga urgentemente il carattere meramente facoltativo dell'applicazione degli Isa (indici sintetici di affidabilità fiscale) e della compilazione dei relativi modelli per il corrente anno;

   in tal senso, il presidente del Consiglio nazionale dei commercialisti, Massimo Miani, ha manifestato in data 6 giugno 2019 al Presidente del Consiglio del ministri, Giuseppe Conte, e in data 23 maggio 2019 al Ministro dell'economia e delle finanze, Giovanni Tria, il gravissimo disagio in cui versa attualmente l'intera categoria professionale dei commercialisti per i ritardi nella messa a disposizione degli strumenti necessari per l'applicazione degli indici sintetici di affidabilità fiscale (Isa);

   la nuova disciplina prevede, infatti, che i contribuenti interessati, per migliorare il proprio profilo di affidabilità nonché per accedere al regime premiale, possono indicare nelle dichiarazioni fiscali ulteriori componenti positivi, non risultanti dalle scritture contabili, rilevanti ai fini delle imposte sui redditi, dell'imposta regionale sulle attività produttive e dell'imposta sul valore aggiunto, versando le relative maggiori imposte entro il termine previsto per il versamento a saldo delle imposte sui redditi;

   a poco più di 20 giorni alla scadenza di tale termine, è stato purtroppo necessario denunciare l'evidente indisponibilità non solo dei software necessari per l'applicazione dei nuovi Isa, ma anche degli «ulteriori dati» che, per ciascun contribuente, devono preventivamente essere scaricati dal sito dell'Agenzia delle entrate e che sono indispensabili per il funzionamento dei predetti software. Una situazione di gravissimo e intollerabile ritardo anche in considerazione del fatto che i nuovi Isa avrebbero dovuto trovare la loro prima applicazione già lo scorso anno e che a due anni di distanza dalla loro previsione normativa risultano ancora indisponibili gli strumenti necessari per la loro stessa applicazione;

   al Ministro interrogato, il Consiglio nazionale dei commercialisti aveva chiesto inizialmente un intervento di proroga al 30 settembre dei termini di versamento delle imposte sui redditi, dell'imposta regionale sulle attività produttive e dell'imposta sul valore aggiunto. In tale circostanza era stata anche sottolineata, da parte dei commercialisti, l'inutilità del differimento di venti giorni dei termini di versamento che viene di consueto disposto con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, perché considerata insufficiente, come pure l'ipotesi di una proroga dei versamenti disposta unicamente per le maggiori imposte correlate al miglioramento del punteggio di affidabilità fiscale;

   nonostante tali interventi, ad oggi, nessun passo in avanti è stato fatto e si è ulteriormente aggravata l'ormai non più tollerabile situazione di incertezza a cui tutta la categoria professionale dei commercialisti è costretta a far fronte, in totale spregio delle più elementari regole di garanzia e di rispetto del lavoro dei professionisti, nonché dei fondamentali diritti sanciti dallo statuto del contribuente;

   appare quindi indifferibile un intervento risolutore che ponga definitivamente i contribuenti e i professionisti che li assistono nelle condizioni di effettuare gli adempimenti fiscali e di svolgere un lavoro con la dovuta serenità e diligenza professionale necessaria;

   il Gruppo Forza Italia – Berlusconi Presidente è già intervenuto precedentemente con atti di sindacato ispettivo a prima firma dei deputati Nevi e Bignami per evidenziare le rilevanti criticità legate all'entrata in vigore degli Isa –:

   quali iniziative il Governo intenda assumere alla luce dei fatti descritti in premessa e, in particolare, se non ritenga di adottare urgentemente apposite iniziative normative finalizzate a stabilire il carattere meramente facoltativo dell'applicazione degli Isa e della compilazione dei relativi modelli per l'anno 2019.
(4-03458)

GIUSTIZIA

Interrogazione a risposta scritta:


   IEZZI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   il procuratore capo di Milano, il 12 giugno 2019, ha diffuso una circolare in materia di «accertamenti sullo stato di alterazione da uso di bevande alcoliche o di sostanze stupefacenti/psicotrope» a tutti gli organi di polizia giudiziaria competenti nel territorio della procura, nella quale sostanzialmente chiede che i test per l'accertamento della guida in stato di ebbrezza e in stato di alterazione psico-fìsica per uso di droghe, di cui agli articoli 186 e 187 del codice della strada (decreto legislativo n. 285 del 1992), in particolare le analisi delle urine, debbano essere richiesti solo a seguito della «prova storica», ovvero l'accertamento di persona dello stato di alterazione del soggetto interessato;

   tale circolare è scaturita dalla giurisprudenza consolidata della Corte di Cassazione sull'argomento, l'ultima sentenza è del 2018, relativa proprio all'aspetto della contestazione immediata al conducente dello stato di alterazione da parte degli organi di polizia, cui possono poi seguire gli accertamenti diagnostici dell'esame delle urine e del sangue;

   il procuratore ha, inoltre, scritto che l'opportunità «di procedere a tali analisi» deve essere «attentamente valutata di caso in caso, in quanto, non potendosi configurare alcun reato in difetto di un'attestazione dello stato di alterazione del soggetto, non si ritiene che le spese relative agli accertamenti richiesti dalle forze dell'ordine debbano essere poste a carico della Procura della Repubblica»;

   occorre preservare l'efficacia delle norme volte al contrasto dei fenomeni della guida in stato di ebbrezza e in alterazione psico-fisica per uso di droghe, fenomeni che purtroppo sono sempre più frequenti e in continuo aumento, sembrerebbe anche per un problema legato ai costi a carico della procura della Repubblica che gli accertamenti avrebbero –:

   alla luce di quanto evidenziato in premessa se possa fornire maggiori elementi con riguardo all'aspetto dei costi relativi alle spese per gli accertamenti richiesti dalle forze dell'ordine.
(4-03452)

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazioni a risposta orale:


   D'ORSO, PERANTONI, DORI, GIULIANO, ASCARI e PALMISANO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   l'Anas spa, con nota del 25 luglio 2019, ha pubblicato un avviso finalizzato alla costituzione di un elenco di avvocati del libero foro dedicato alla tutela legale dei dipendenti/dirigenti, in servizio e non, di Anas nell'ipotesi di coinvolgimento degli stessi in procedimenti civili, penali, amministrativi e amministrativo-contabili relativi a fatti e/o atti compiuti nello svolgimento dell'attività professionale per Anas s.p.a. e per le sue società partecipate;

   vi è da rilevare che la costituzione di questo elenco darebbe luogo alla formazione di un elenco autonomo ad uso di soggetti terzi che andrebbe ad incidere sulla libertà di scelta del difensore da parte dei singoli dipendenti in occasione della tutela giurisdizionale delle proprie posizioni giuridiche soggettive;

   l'avviso stabilisce che costituiranno requisiti preferenziali, oltre ai titoli di docenza universitaria in corso, gli incarichi in corso come membro o presidente di organismi forensi quali i Consigli dell'Ordine, Consigli distrettuali di disciplina e Consiglio nazionale forense. Ebbene, le capacità professionali del singolo avvocato prescindono dall'appartenenza a uno degli organismi rappresentativi della categoria che non può costituire un canale privilegiato per l'acquisizione di incarichi professionali;

   la previsione di siffatti requisiti preferenziali ha sollevato il dissenso di alcuni Consigli dell'Ordine degli avvocati, dell'Associazione italiana giovani avvocati, dell'Organismo congressuale forense e del Consiglio nazionale forense;

   l'Anas è una società per azioni che si occupa della gestione della rete stradale italiana, avente come unico socio il Ministero dell'economia e delle finanze, appartenente al settore delle amministrazioni pubbliche, oltre che sottoposta al controllo e alla vigilanza tecnica e operativa del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti;

   l'affidamento dei servizi legali (di cui all'articolo 17, comma 1, lettera d), del codice dei contratti pubblici) da parte delle amministrazioni pubbliche deve avvenire nel rispetto di quanto stabilito dall'articolo 4 del codice stesso, ossia in ossequio ai princìpi di economicità, efficacia, imparzialità, parità di trattamento, trasparenza, proporzionalità, e pubblicità (v. linee guida n. 12 dell'Anac del 24 ottobre 2018), oltre che di quelli dell'ordinamento della professione forense, quest'ultimi a tutela della dignità e del decoro dei professionisti;

   in particolare, i criteri di selezione «non devono essere discriminatori...» (v. pagina 8 delle linee guida n. 12 dell'Anac) e devono privilegiare la qualità del profilo curriculare del professionista e rispecchiare la volontà degli enti di scegliere la prestazione professionale migliore attraverso la quale perseguire e soddisfare, al meglio, l'interesse pubblico;

   alla luce di tutto ciò, tali previsioni appaiono, dunque, di dubbia legittimità e irragionevoli in quanto incompatibili con la normativa in materia di affidamento di servizi legali da parte delle pubbliche amministrazioni e delle linee guida dell'Anac, oltre che lesive dei principi generali dell'ampia partecipazione e della concorrenza a una procedura di selezione pubblica da parte dei soggetti interessati, visto che le stesse determinano, di fatto, una evidente restrizione di dubbia legittimità della platea degli iscritti all'elenco a un numero estremamente limitato di avvocati –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti sopra esposti e quali iniziative di competenza ritenga opportuno adottare affinché l'Anas provveda alla revoca dell'avviso in questione e/o alla revisione dei criteri di selezione ivi previsti, a tutela dei princìpi di legalità che presiedono alle procedure di selezione pubblica.
(3-00915)


   MARCO DI MAIO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   il 16 luglio 2019 si è registrata una nuova ed ennesima fumata nera nel corso di un incontro svoltosi a Roma per quanto concerne la richiesta di avere, per l'aeroporto «Ridolfi» di Forlì un presidio stabile del Corpo dei vigili del fuoco indispensabile per la riapertura della stessa struttura aeroportuale;

   questo di fatto determinerà purtroppo un ulteriore allungamento dei tempi per l'aeroporto «Ridolfi» con gravi ripercussioni per tutto il territorio;

   suddetta struttura si trova in una situazione paradossale; la nuova proprietà, che vuol far riaprire la struttura aeroportuale chiusa nel 2013, si trova nell'obbligo di avere un presidio antincendio per vedersi accettare da parte del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti e da Enac la richiesta di riapertura secondo il livello di operatività richiesto per lo scalo, con l'impossibilità di avere suddetto presidio fino a quando suddetta struttura non sarà ricompresa tra quelle di interesse nazionale;

   tale problema è stato già da tempo sottoposto all'attenzione del Governo, senza esito, anche con altri atti di sindacato ispettivo a firma dell'interrogante;

   l'inserimento del «Ridolfi» nella tabella A del decreto legislativo n. 97 del 2017 consentirebbe di vedere riconosciuto per lo scalo la presenza del presidio dei vigili del fuoco su pista, il cui onere finanziario, altrimenti, ricadrebbe sull'ente gestore;

   tutti gli aeroporti a concessione di gestione totale godono del servizio antincendio coperto direttamente dal Corpo nazionale dei vigili del fuoco;

   tale situazione di impasse non consente quindi di avere una previsione sui tempi di apertura e questo mortifica ogni sforzo compiuto per restituire al territorio una infrastruttura strategica per l'economia:-

   quali iniziative il Governo intenda assumere, e in quali tempi, affinché l'aeroporto «Ridolfi» venga ricompreso tra quelli nella tabella A del decreto legislativo n. 97 del 2017, con il conseguente riconoscimento ad avere un presidio dei vigili del fuoco al fine di consentirne la riapertura;

   su quali basi giuridiche, come dichiarato dal capo dipartimento dei vigili del fuoco tramite lettera, sia il concessionario a dover fare «istanza» di inserimento in tale tabella.
(3-00916)


   NOVELLI, PENTANGELO e D'ATTIS. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   il sito web https://patente-diguida.com reca tra i suoi servizi quello per «una soluzione rapida, sicura ed economica. Prendi la tua patente di guida su questo sito da 950 euro, in meno di 6 giorni con consegna a domicilio»;

   come se non bastasse, medesimo annuncio riporta che si tratta di una patente di guida «registrata presso la Motorizzazione Civile in modo che non avrai mai problemi con le verifiche»;

   secondo quanto riportato nella sezione «chi siamo» del sito web si evince, in un italiano non propriamente corretto, che Patente Italia è «una organizzazione affermata in Italia e in Svizzera promuovere estrema facilitazione del processo di autorizzazione a guidare i paesi europei»;

   al fine di meglio comunicare quale è la presumibile mission della organizzazione, nella medesima sezione è spiegato che «si deve notare che oltre il 49 per cento degli abitanti dei paesi europei di lingua italiana spendere troppo tempo per ottenere le loro licenze a causa del livello di eccessive test difficoltà passando ciò che li rende a volte molto stress e penalizza in diverse attività. Così abbiamo nel corso degli anni la facilitazione intrapreso di agevolazioni per gestire tutte le complesse procedure per ottenere i documenti per facilitare il compito infinitamente per quelli là fuori che non possono aspettare così a lungo per ottenere la patente di guida» –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza di quanto illustrato in premessa;

   se non intendano promuovere, per quanto di competenza, un'approfondita verifica al fine di chiarire se quanto riportato nel sito web richiamato sia vero, e quali iniziative intendano adottare a tutela dei cittadini e degli utenti.
(3-00925)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   MULÈ. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   con la legge n. 71 del 2004 è stato ratificato l'accordo del 30 gennaio 2012 con la Francia per la realizzazione del nuovo collegamento ferroviario Torino-Lione, per poi sottoscrivere raccordo definitivo ratificato dalla legge n. 1 del 2017;

   con l'obiettivo di sospendere immediatamente i lavori di realizzazione dell'opera il Governo ha ritenuto di sottoporla a una nuova analisi costi-benefici individuando in Marco Ponti il coordinatore dell'apposita commissione istituita presso il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti;

   come già segnalato dall'interrogante il professor Ponti ha da sempre tenuto posizioni altamente critiche nei confronti dell'opera ben prima della nomina richiamata, e ha scelto personalmente i membri della commissione, tendenzialmente tutti contrari alla Tav Torino-Lione. Risulta altresì che vi siano situazioni di presumibile cointeressenza tra alcuni membri della commissione e lo stesso Ponti, soci e collaboratori della società di consulenza Trasporti e Territorio srl, fondata e diretta dal professor Ponti;

   a febbraio 2019, dopo solleciti e pressanti richieste, il Ministero pubblicava l'analisi costi-benefìci sull'opera in questione e la Commissione trasporti svolgeva l'audizione dei professori Ponti e Ramella. Secondo l'analisi l'opera sarebbe stata troppo costosa, sia se realizzata come da accordi sia in una versione più ridotta; nonostante vi fossero dati oggettivi che invece fanno pensare il contrario Ponti e Ramella confermavano che fermare l'opera sarebbe stato più conveniente in termini finanziari;

   rispetto alla linea del professor Ponti e della commissione, Pierluigi Coppola, non sottoscriveva il documento e pubblicava dopo poco una contro analisi nella quale si ribaltavano molti assunti nonché le conclusioni del lavoro presentato dai due membri della struttura di missione;

   il 22 luglio 2019 veniva data notizia della revocata dell'incarico al Coppola il quale, secondo fonti del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti citate dagli organi di informazione, avrebbe «violato la riservatezza rilasciando interviste non autorizzate» specificando che «resta un'ombra su di lui, in merito al falso controdossier con numeri sballati sull'analisi costi-benefici che gli è stato attribuito sulla stampa e di cui poi ha smentito la paternità, senza però chiedere rettifica ai giornali che glielo attribuivano»;

   il 23 e il 24 luglio 2019 il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte precisava che la Tav sarà completata, perché i costi per fermare l'opera sarebbero comunque più alti di quelli per la sua realizzazione, confutando quindi i risultati della analisi costi-benefici del professor Ponti;

   il 26 luglio 2019 Ponti intervistato dal Manifesto dichiarava «Conte e Di Maio, fanno confusione: non è chiaro cosa intendano per costi ed energie. Costi politici? Energie politiche? Oppure costi finanziari: spieghino meglio. In realtà i loro calcoli sono politici in termini di consenso, non economici». Lo stesso giorno Ramella su Il Fatto quotidiano sosteneva «è falso che costi più fermarlo che farlo» specificando che Di Maio e Conte sul TAV «dal cambiamento son tornati a Delrio» lasciando intendere nel resto dell'articolo che il Premier e il Vicepremier 5 Stelle si sarebbero inchinati al volere di gruppi di Costruttori e chiunque trae un cospicuo vantaggio individuale ed ha dunque un forte interesse, lecito o meno, a fare pressione perché una spesa sia approvata senza valutazioni. Spesa che però viene suddivisa tra decine di milioni di contribuenti –:

   quale siano gli orientamenti del Ministro interrogato in ordine a quanto espresso dai due esperti;

   se non ritenga opportuno rimuovere dall'incarico Ramella e Ponti, analogamente a quanto deciso per Coppola;

   se, in considerazione delle richiamate esternazioni, non ritenga opportuno avviare una approfondita indagine interna per valutare l'effettivo operato della commissione nonché eventuali connessioni e interessi che abbiano potuto pregiudicare l'imparzialità delle valutazioni sull'opera.
(5-02651)

INTERNO

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

I Commissione:


   GEBHARD e GALANTINO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   la Dia (Direzione investigativa antimafia), nell'ultima relazione al Parlamento sull'attività svolta, presentata a febbraio 2019 e relativa al primo semestre 2018, ha evidenziato, con mappe dettagliate, la presenza di clan molto attivi nella città di Bisceglie, legati in particolare ai Capriati-Di Cosola;

   Bisceglie, in virtù della sua posizione geografica, si presta ad essere un crocevia di traffici illeciti ed una base logistica ideale per lo spaccio di sostanze stupefacenti, tant'è che in poco più di un anno ci sono stati ben cinque conflitti a fuoco e l'esplosione di due ordigni;

   l’escalation criminale è evidente: il 4 agosto 2017 una donna è stata ferita e il consorte ucciso a colpi di pistola; il 30 dicembre 2017 tre colpi di arma da fuoco sono stati esplosi all'interno dell'esercizio commerciale del signor Rizzo, fortunatamente colpito solo di striscio; il 19 luglio 2018 un uomo a bordo di un ciclomotore avrebbe puntato e sparato un colpo di pistola verso una persona che camminava sul marciapiede opposto, fortunatamente senza conseguenze; il 18 ottobre un boato nel cuore della notte ha svegliato nel panico un intero quartiere; il 18 dicembre 2018, poco dopo la mezzanotte, un giovane di 22 anni, residente a Bisceglie ma di origine ucraina, è rimasto ferito da colpi di arma da fuoco: lo stesso individuo, nel pomeriggio del 25 aprile 2019, ha esploso due colpi di pistola all'indirizzo del tenente Vincenzo Caputo, comandante dei Carabinieri di Bisceglie, fortunatamente schivati dal carabiniere; alle 2.30 della notte del 17 luglio 2019 un ordigno è esploso in un noto locale notturno causando ingenti danni alla struttura e agli arredi;

   le telecamere di sicurezza hanno ripreso, pochi minuti prima dell'esplosione, un uomo incappucciato che entrava dal retro della struttura;

   le forze dell'ordine, pur svolgendo un lavoro esemplare, a rischio della propria incolumità, non riescono a garantire il pieno controllo del territorio a causa della carenza di uomini e mezzi;

   la pesante situazione inerente alla sicurezza pubblica e la difficile condizione emotiva dei cittadini, che vivono in un perenne clima di minaccia e paura, andrebbero contrastate con atti concreti da parte dello Stato in tutte le sue articolazioni –:

   quali iniziative urgenti e tempestive il Ministro interrogato intenda intraprendere al fine di ampliare l'organico delle forze dell'ordine e le relative dotazioni economico-finanziarie, salvaguardando così la sicurezza e l'incolumità dei cittadini di Bisceglie.
(5-02636)


   SISTO e NOVELLI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   l'appuntato scelto L. C. partecipava con il reggimento Msu (Multinational specializzed unit) alla missione Antica Babilonia in Iraq;

   nel corso della missione si verificava, in data 12 novembre 2003, il drammatico attentato di Nassiriya che cagionava la morte di 19 connazionali: 12 carabinieri, 5 soldati dell'Esercito e 2 civili;

   la potenza esplosiva devastava il campo base italiano e, in particolare, la base Maestrale occupata dall'unità di manovra del reggimento Msu danneggiando gravemente anche la base Libeccio;

   al momento dell'attentato, il signor L. C., in attesa di prendere servizio presso la base Maestrale, si trovava sulla porta di accesso a uno degli edifici dislocati nella base Libeccio e veniva investito dall'onda d'urto che lo sbalzava per oltre 6 metri contro la parete interna dello stabile;

   dalla relazione redatta in data 13 novembre 2003 dal comandante colonnello dei carabinieri Georg di Pauli, responsabile della missione, risulta il coinvolgimento diretto dei militari presenti al momento del fatto alla base Libeccio;

   nel giugno 2014 il suddetto appuntato scelto L. C., a causa del crollo psicologico patito, presentava istanza per la concessione dei benefìci di cui alla normativa in favore delle «Vittime del dovere e del terrorismo» (legge n. 206 del 2004);

   la documentazione medica rilasciata da diversi specialisti tra i quali il dottor Luca Brambullo, psicologo, psicoterapeuta specialista in psicologia clinica, consulente psicologo psicoterapeuta XIII legione carabinieri Fgv reparto comando, accertava, inequivocabilmente, un disturbo post traumatico da stress cronico, secondo i criteri Dms-IV-Tr e individuava, senza ombra di dubbio, il nesso causale nei fatti occorsi al militare durante la missione «Antica Babilonia» del 2003;

   è ben noto quanto l'attentato di Nassiriya abbia segnato l'intero Paese e il rigetto preannunciato dal Ministero dell'interno, laddove confermato, rappresenterebbe uno spregio alla memoria di chi è caduto e alla dignità di chi, in nome della Patria, ha proseguito con fierezza la missione in Iraq –:

   se il Ministro interrogato non ritenga opportuno effettuare tutte le verifiche necessarie e fornire spiegazioni in ordine al preannunciato diniego della domanda per il riconoscimento dei benefìci delle vittime del dovere e terrorismo presentata dal citato signor L. C.
(5-02637)


   MACINA, D'AMBROSIO, DIENI, ALAIMO, DAVIDE AIELLO, BALDINO, BERTI, BILOTTI, MAURIZIO CATTOI, CORNELI, DADONE, FORCINITI, PARISSE, FRANCESCO SILVESTRI, SURIANO e ELISA TRIPODI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   i due clamorosi omicidi consumatisi di recente ad Andria rappresentano l'acme di una situazione difficilissima nel territorio della provincia di Barletta-Andria-Trani e rendono urgentissima l'esigenza di un pieno sostegno e rafforzamento dei presidi delle forze dell'ordine ai fini del controllo del territorio e a garanzia della sicurezza dei cittadini –:

   se e quali iniziative intenda adottare per rafforzare i presìdi esistenti nel territorio della provincia indicata in premessa, sia nell'immediatezza, quale tempestivo segnale della presenza dello Stato mirata a combattere l’escalation criminale, sia in maniera permanente, a sostegno del lavoro capillare sul territorio a garanzia della sicurezza pubblica.
(5-02638)


   MIGLIORE e D'ALESSANDRO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   nel comune di Villa Santa Maria nella provincia di Chieti è riapparsa una scritta impressa nella roccia durante il ventennio fascista inneggiante al Duce;

   quella scritta era stata cancellata dal tempo, e mai ripristinata, anche grazie al comune sdegno della popolazione che ben ha conosciuto i drammi causati dal fascismo;

   Villa Santa Maria è collocata all'interno della Vallata del Sangro, a pochi chilometri dal sacrario della Brigata Maiella che contribuì, proprio da quei luoghi, a liberare prima l'Abruzzo e poi l'intero Paese, muovendo fino a Bologna;

   l'amministrazione comunale ha affidato ad una società sportiva la realizzazione di percorsi di scalata sulla roccia, con la sottoscrizione di una convenzione, nella quale si legge che il comune si propone di sviluppare pratica sportiva ad alto valore educativo e formativo;

   tuttavia, l'intento era evidentemente un altro, e cioè di far tornare alla luce quella scritta «dux» che rappresenta una vergognosa testimonianza di un passato combattuto e vinto proprio in quei territori;

   né possono essere assunte come possibili giustificazioni le affermazioni che quel marchio infame, impresso sulla roccia, appartenga alla storia e come tale vada tutelato –:

   se e quali iniziative urgenti di competenza il Ministro interrogato intenda adottare per contrastare efficacemente, e su tutto il territorio nazionale, iniziative analoghe a quella citata in premessa, volte a ripristinare i simboli del disciolto partito fascista, ivi compreso l'episodio del comune di Villa Santa Maria, simboli che non solo non meritano di essere rievocati, ma che sono al contrario esplicitamente in contrasto con i valori e i principi anti-fascisti su cui è fondata la Costituzione.
(5-02639)


   PRISCO, MELONI, DONZELLI, FERRO e DEIDDA. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   i concorsi indetti in data 26 maggio 2017 per il reclutamento di un numero complessivo di 1148 allievi agenti della polizia di Stato prevedevano, inizialmente, che i partecipanti avessero i seguenti requisiti: la cittadinanza italiana, il godimento dei diritti civili e politici, il possesso del diploma di scuola secondaria di I grado o equipollente, un'età compresa tra diciotto e trenta anni, le qualità morali e di condotta previste dal decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, e l'idoneità fisica, psichica ed attitudinale all'espletamento dei compiti connessi alla qualifica;

   nel corso dell'esame parlamentare del decreto-legge 14 dicembre 2018, n. 135, che ha autorizzato l'assunzione di 1.851 allievi agenti della polizia di Stato, sono state, tuttavia, introdotte norme che hanno ingiustamente limitato l'accesso alle assunzioni di numerosi partecipanti ai citati concorsi;

   inoltre, con le modifiche apportate al decreto-legge n. 135 del 2018, è stato introdotto un limite anagrafico, estromettendo dalla graduatoria tutti quanti coloro che alla data del 1° gennaio 2019 avessero già compiuto il ventiseiesimo anno di età;

   le citate modifiche, apportate ex post rispetto a un bando già emesso e graduatorie già formate, hanno cambiato, ad avviso degli interroganti, in modo ingiustificato ed irregolare i requisiti indicati per le assunzioni, creando delle gravissime disparità di trattamento tra candidati e violando i loro diritti;

   i partecipanti ai concorsi, pertanto, si sono rivolti alla giustizia amministrativa che ha riconosciuto il loro diritto a partecipare all'avvio «al corso di formazione degli allievi agenti di P.S.» –:

   quali urgenti iniziative intenda assumere con riferimento ai fatti di cui in premessa, al fine di evitare un inutile quanto dannoso contenzioso, permettendo una più celere immissione in ruolo dei giovani agenti.
(5-02640)

Interrogazione a risposta scritta:


   CIRIELLI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   all'esito della tornata elettorale, svoltasi con la celebrazione del primo turno il 26 maggio 2019 e del ballottaggio il 9 giugno 2019, il dottor Alberico Gambino è risultato eletto sindaco del comune di Pagani con un ampio consenso pari ad oltre il 60 per cento dei voti, sconfiggendo il sindaco uscente del Partito Democratico, Salvatore Bottone;

   da organi di stampa si apprende che il 27 giugno, l'ufficio segretario generale del comune di Pagani avrebbe trasmesso al dottor Gambino una comunicazione con ad oggetto la sua decadenza dalla carica alla luce dell'articolo 143, comma 11, del decreto legislativo n. 167 del 2000 (sulla base del quale è prevista l'impossibilità per gli amministratori locali di candidarsi alle elezioni regionali, provinciali, comunali e circoscrizionali, limitatamente al primo turno elettorale successivamente allo scioglimento dei consigli comunali e provinciali, qualora la loro incandidabilità sia dichiarata con provvedimento definitivo), che sarebbe stata dichiarata con ordinanza della Corte di cassazione pubblicata l'11 giugno 2019;

   in particolare, all'interno della comunicazione sarebbe stata allegata una nota della prefettura – ufficio territoriale di Governo di Salerno trasmessa al comune di Pagani contenente un parere del Ministero dell'interno – dipartimento per gli affari interni e territoriali. Tale parere sarebbe stato precedentemente richiesto dal sindaco uscente, peraltro ricandidato e sconfitto nelle elezioni;

   sembrerebbe all'interrogante, quindi, che un ufficio del Ministero si sia occupato di esprimere ed inviare un parere indirizzato alla prefettura di Salerno su una questione di cui è competente l'autorità giudiziaria;

   a parere dell'interrogante, si tratterebbe di una questione particolarmente delicata e discutibile che andrebbe ulteriormente chiarita in altre sedi anche per cercare di evitare dispendio delle risorse delle amministrazioni locali e centrali;

   vi è di più, a parere dell'interrogante, simile circostanza avrebbe altresì arbitrariamente destabilizzato la comunità paganese, colpito moralmente la persona del sindaco eletto e creato incertezza e tensione all'interno della giunta comunale, oltre a porsi di fatto in contrasto con gli esiti democraticamente stabiliti con la preferenza espressa dai cittadini con il voto del 26 maggio e del 9 giugno –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti e, considerata la gravità degli stessi, quali urgenti iniziative di competenza intenda porre in essere, anche di carattere normativo, al fine di contribuire a chiarire la situazione riportata in premessa ed eventuali altre analoghe.
(4-03455)

ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazioni a risposta scritta:


   FUSACCHIA. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   il 14 giugno 2019 sono stati pubblicati gli avvisi per i posti dell'amministrazione centrale del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca toccati dalla riorganizzazione effettuata con i decreti del Presidente del Consiglio dei ministri n. 47 n. 48 del 4 aprile 2019;

   contestualmente, sono stati pubblicati gli avvisi relativi ai posti di direttore generale degli uffici scolastici regionali di Sicilia (vacante dal 1° maggio 2019 a seguito del pensionamento della dottoressa Maria Luisa Altomonte), Friuli Venezia Giulia (nuovo posto di 1a fascia secondo quanto stabilito dalla riorganizzazione), Lazio (disponibile dal prossimo 1° agosto 2019), Lombardia (disponibile dal prossimo 1° novembre 2019);

   tutti gli avvisi prevedevano che le manifestazioni di disponibilità da parte dei candidati venissero trasmesse entro il 24 giugno 2019;

   per quanto consta all'interrogante tutti i suddetti posti risultano ad oggi – vale a dire ad oltre un mese di distanza dal termine per la presentazione delle candidature – ancora vacanti e non risulta quindi che sia stato conferito alcuno degli incarichi per i quali sono stati pubblicati gli avvisi;

   il posto di direttore generale dell'ufficio scolastico regionale della Liguria, vacante dal 21 novembre 2018, è stato oggetto di avviso pubblicato il 3 dicembre 2018 e non risulta ancora assegnato a quasi 8 mesi dalla pubblicazione dell'avviso;

   questi ritardi appaiono all'interrogante del tutto ingiustificati da un punto di vista amministrativo e politico e stanno provocando rallentamenti nel funzionamento del Ministero, alla luce della generale e perdurante incertezza relativa ai nuovi incarichi da conferire in base al nuovo assetto organizzativo ormai effettivo dal 23 giugno 2019;

   questi ritardi mettono a rischio, in particolare, le operazioni legate al corretto avvio dell'anno scolastico 2019-2020, che sono molte e impegnative, in particolare durante i mesi estivi, a ridosso della ripresa della scuola a settembre;

   non vi sono apparenti ragioni per giustificare questo ritardo, che tuttavia, ad avviso dell'interrogante può difficilmente essere imputato a distrazione del Ministro o a viscosità amministrativa –:

   per quali ragioni sia stato maturato questo ritardo, per tutti i posti vacanti dell'amministrazione centrale e a maggior ragione per l'ufficio scolastico regionale della Liguria, e quali urgenti iniziative il Ministro interrogato intenda porre in essere per rendere effettiva la riorganizzazione del Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca – che avrà bisogno a cascata anche della ridefinizione degli uffici dirigenziali di livello non generale – e consentire così al Ministero medesimo di assicurare compiutamente e legittimamente il perseguimento della propria missione di interesse pubblico in settori così strategici per il nostro Paese, come scuola, università e ricerca.
(4-03450)


   FRASSINETTI. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   a seguito della tragica morte del vicebrigadiere Mario Cerciello Rega, ucciso venerdì a Roma, nel pomeriggio del 27 luglio 2019, Eliana Frontini, docente di storia dell'arte e disegno all'istituto Pascal di Romentino di Novara, scriveva sulla propria pagina social facendo riferimento al Vicebrigadiere ucciso: «Uno di meno, e chiaramente con uno sguardo poco intelligente, non ne sentiremo la mancanza»;

   il 29 luglio 2019 è stato avviato il procedimento disciplinare nei confronti della sopracitata docente da parte del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca;

   l'ufficio scolastico regionale, inoltre, ha sospeso immediatamente la docente dal ruolo a partire dal 29 luglio, in attesa dell'esito del procedimento disciplinare;

   non è ammissibile che, di fronte alla morte di un carabiniere, una docente si permetta di scrivere sui social network frasi offensive nei confronti di un carabiniere ucciso nell'adempimento del suo dovere;

   si ritiene paradossale che proprio da chi dovrebbe educare i giovani giungano invece degli incomprensibili messaggi di odio verso chi sacrifica la propria vita per garantire la sicurezza e che non bastano le scuse tardive giunte dalla docente per minimizzare un comportamento così grave –:

   se il Ministro interrogato intenda fornire indicazioni precise sulle tempistiche del provvedimento disciplinare nei confronti della docente di cui in premessa.
(4-03457)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   SERRACCHIANI, VISCOMI, LACARRA, ZAN, GRIBAUDO e MURA. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   il decreto-legge 28 gennaio 2019, n. 4, convertito, con modificazioni, dalla legge 28 marzo 2019, n. 26, ha introdotto nell'ordinamento italiano una misura di politica attiva del lavoro denominata «Reddito di cittadinanza» (RdC);

   il predetto decreto-legge prevede, a determinate condizioni, incentivi per le imprese che assumano soggetti beneficiari del RdC che abbiano sottoscritto un patto per il lavoro, finalizzato allo svolgimento di percorsi formativi mirati alla collocazione o ricollocazione professionale;

   la figura preposta a seguire il soggetto alla ricerca di lavoro è il cosiddetto «navigator»;

   l'eccessiva lunghezza dei tempi necessari all'espletamento del concorso nazionale per il reclutamento dei navigator, ha spinto molti consulenti dell'Associazione nazionale consulenti del lavoro (Ancl) ad avviare la selezione di potenziali lavoratori, percettori del RdC per le proprie aziende clienti;

   a oggi, purtroppo, le modalità attuative utili per l'accesso ai benefìci per le assunzioni non sono ancora chiare, tanto da aver indotto l'Ancl a sollecitare gli uffici del Ministero del lavoro e delle politiche sociali, dell'Inps e dell'Anpal), allo scopo di acquisire informazioni in merito all'operatività di tale incentivo;

   l'Anpal, unico soggetto istituzionale ad aver risposto al quesito, ha precisato che «la piattaforma digitale dedicata al Rdc per le imprese nell'ambito del SIUPL (Sistema informativo unitario delle politiche del lavoro) non è operativa e non abbiamo ancora la stima dei tempi di quando tale procedura entrerà a regime»;

   tale situazione di incertezza riguardo alla procedure di attivazione della piattaforma digitale di supporto alle imprese rischia di provocare gravi danni al tessuto occupazionale del Paese e di confermare la natura prettamente assistenziale della misura del RdC –:

   se sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e se non intenda adoperarsi, con la massima urgenza, affinché l'Anpal renda operativa la piattaforma digitale dedicata al reddito di cittadinanza per le imprese nell'ambito del Sistema informativo unitario delle politiche del lavoro (Siupl), richiedendo anche un dettagliato cronoprogramma in merito alla tempistica di attivazione del predetto Sistema.
(5-02635)


   BOSCHI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   nella scorsa legislatura è stata approvata la legge 6 giugno 2016, n. 106, che prevede un'importante delega per la riforma del terzo settore, uno dei pilastri delle riforme dei Governi Renzi e Gentiloni, e in attuazione della quale sono stati già adottati diversi decreti legislativi di attuazione della riforma medesima;

   tuttavia, nonostante gli sforzi dei precedenti Governi, e trascorsi tre anni dall'approvazione della legge delega, per completare la riforma del terzo settore occorre ancora portare a termine tre dei processi già avviati: la partenza del Registro unico nazionale, l'approvazione definitiva del decreto sulle attività secondarie e strumentali e, infine, lo sblocco del decreto sulle erogazioni liberali di beni in natura;

   altrettanto importante è l'immediato avvio di una richiesta alla Commissione europea per l'autorizzazione ad introdurre sia i nuovi regimi fiscali per la generalità degli enti del terzo settore sia quelli più specifici per le imprese sociali;

   va altresì segnalato che è necessario adottare quanto prima il decreto attuativo per i titoli di solidarietà e gli altri strumenti di finanza sociale previsti dal codice, così come non risulta che sia stato ancora emanato dal Ministero dell'economia e finanze il decreto che recepisce i nuovi criteri del 5 per mille;

   infine, appare indispensabile avviare finalmente il cosiddetto «Socialbonus» che consentirebbe di destinare molti degli immobili pubblici inutilizzati, o confiscati alle mafie, per ospitare luoghi creativi per nuove attività e servizi del terzo settore –:

   quale sia l'attuale stato di avanzamento della definitiva attuazione della riforma del terzo settore, con particolare riguardo ai summenzionati provvedimenti, nonché in quali tempi il Governo intenda provvedere alla loro emanazione.
(5-02641)

POLITICHE AGRICOLE ALIMENTARI, FORESTALI E TURISMO

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

XIII Commissione:


   VIVIANI, BUBISUTTI, COIN, GASTALDI, CANTALAMESSA, GOLINELLI, LIUNI, LOLINI, LO MONTE e LOSS. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo. — Per sapere – premesso che:

   la filiera del latte e della mozzarella di bufala dop e non-dop è da tutti riconosciuta come un comparto produttivo strategico per l'unicità del patrimonio zootecnico della bufala mediterranea italiana e per l'alta qualità delle produzioni, sia del latte che della mozzarella. La regione Campania produce l'80 per cento della mozzarella di bufala a marchio Dop;

   nella provincia di Caserta viene allevato il 60 per cento del bestiame bufalino nazionale, con un impegno occupazionale diretto di oltre 30.000 addetti, oltre tutto l'indotto. La mozzarella di bufala campana Dop, genera un giro di affari di 1.218 milioni di euro, mentre per il calcolo della produzione lorda vendibile, accanto alla mozzarella Dop certificata occorre aggiungere quella non-dop per un totale che arriva a circa 2 miliardi di euro;

   nel 2018 si è toccato un record storico per la mozzarella di bufala Dop ovvero 50 milioni di prodotti in un anno che confermano un trend di crescita ormai consolidato;

   i sindaci del casertano, per rendere note le criticità della filiera bufalina, stanno chiedendo interventi legati alle malattie che colpiscono i capi da brucellosi e Tbc e auspicano che venga adottato un piano triennale per il controllo delle malattie della bufala mediterranea italiana, in quanto queste problematiche vanno ad incidere fortemente sul settore e sulla sua produttività;

   tutti i protagonisti del settore bufalino, infatti, sono fortemente preoccupati per l'incidenza che i capi malati e abbattuti, notevolmente aumentati negli ultimi tempi, possano avere sia sul patrimonio zootecnico della bufala mediterranea italiana sia sulla produzione della mozzarella di bufala, mettendo in serio pericolo gli allevamenti;

   per rilevare quanto il settore sia fortemente a rischio si deve evidenziare che nel 2018 i capi malati ed abbattuti, nella sola provincia di Caserta, sono stati circa 13.000 e oltre 10.000 nei primi mesi del 2019, con evidenti danni economico-produttivi per il comparto bufalino –:

   se intenda prevedere, per quanto di competenza, iniziative volte ad una maggiore protezione del patrimonio zootecnico nazionale e alla tutela degli operatori e dei consumatori e ad un'efficace lotta alla contraffazione ed alla frode in commercio nel settore bufalino, anche al fine di contenere le patologie che colpiscono il bestiame bufalino, effettuando controlli incrociati sul latte e sulla mozzarella di bufala campana Dop e su tutti i prodotti lattiero-caseari bufalini.
(5-02642)


   CIABURRO e CARETTA. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo. — Per sapere – premesso che:

   gli attacchi dei grandi predatori ai greggi ed al bestiame non accennano in alcun modo a diminuire. I pastori maggiormente colpiti sono naturalmente coloro i quali esercitano il proprio mestiere in zone montane, e dunque «in alpeggio»;

   una delle regioni maggiormente colpite da questi attacchi è sicuramente il Piemonte. Lo certifica l'ultimo episodio avvenuto a Frabosa Soprana (CN), nel vallone della Penna, tra la vai Corsaglia e il territorio di Prato Nevoso, dove nella giornata del 25 luglio 2019 un giovane allevatore ha subito un attacco di un branco di lupi. Il conto dei danni è impietoso: su oltre 30 pecore, solo 8 sono riuscite a salvarsi;

   oltre al lupo, adesso i pastori che salgono con le greggi sulle montagne piemontesi hanno un nuovo nemico: la lince. Quella che viene definita «cacciatrice silenziosa» ha colpito alcuni giorni fa, in data 20 luglio 2019, sui pascoli di Bobbio Pellice (TO), dove ha ucciso due capre. Dunque sui pendii di Villar e Bobbio Pellice, dove prosperano ancora 14 alpeggi con migliaia di capi, i margari sono tutt'altro che tranquilli;

   questi continui attacchi stanno preoccupando chi svolge agricoltura, allevamento e alpeggio. Molti pastori sono costretti ad abbandonare il territorio montano, mentre gli allevatori dell'area pedemontana hanno deciso di tutelarsi tenendo i capi in stalla. La situazione in Piemonte, come nel resto d'Italia, sta diventando sempre più preoccupante e le istituzioni devono immediatamente intervenire per cercare di contenere gli attacchi di questi predatori che stanno causando ingenti danni alle aziende –:

   quali iniziative urgenti di competenza abbia intenzione di porre in essere al fine di prevenire ed arginare i continui attacchi di lupi e linci che in questi anni stanno creando disagi enormi ai pastori ed agli allevatori, non solo piemontesi, ma di tutto il territorio italiano, in modo tale da tutelare e preservare il lavoro di questi ultimi, il quale rischia di estinguersi.
(5-02643)


   CENNI, GADDA, CRITELLI, DAL MORO, D'ALESSANDRO, INCERTI e PORTAS. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo. — Per sapere – premesso che:

   l'uso dei prodotti fitosanitari è stato oggetto di una revisione normativa in seguito alla direttiva 2009/128/CE, recepita nel nostro ordinamento dal decreto legislativo n. 150 del 14 agosto 2012 che ha previsto l'adozione di un piano d'azione nazionale (Pan) successivamente attuato con il decreto 22 gennaio 2014;

   il Pan ha quindi l'obiettivo di promuovere pratiche di utilizzo dei prodotti fitosanitari maggiormente sostenibili e di fornire indicazioni per ridurre l'impatto dei prodotti fitosanitari nelle aree agricole, nelle aree extra agricole e nelle aree naturali protette;

   il Pan del nostro Paese è scaduto dal 12 febbraio 2019 e il nuovo piano dovrebbe essere reso pubblico dai tre Ministeri competenti per essere sottoposto a una consultazione pubblica;

   sono ormai moltissimi gli studi che provano come diserbanti e pesticidi di sintesi chimica siano dannosi per i suoli agricoli, per l'ambiente e per la salute umana e da anni il glifosato è al centro di un dibattito in Europa e in Italia in relazione al suo uso;

   il 18 febbraio 2018 il Parlamento europeo, dopo aver approvato l'autorizzazione all'uso di glifosato fino al 2021, ha avviato i lavori di una commissione speciale per studiare gli effetti del glifosato e le procedure per autorizzare l'uso dei pesticidi;

   con il decreto 9 agosto 2016 è stato vietato in Italia l'uso del glifosato nelle aree frequentate dalla popolazione o da «gruppi vulnerabili», quali parchi, giardini, campi sportivi e zone ricreative, aree gioco per bambini, cortili ed aree verdi interne a complessi scolastici e strutture sanitarie, ma anche in campagna in pre-raccolta «al solo scopo di ottimizzare il raccolto o la trebbiatura»;

   il nuovo Pan, proposto dal Comitato tecnico-scientifico appositamente costituito, dopo i pareri favorevoli dei Ministeri dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e della salute risulta bloccato dal 17 aprile 2019 nelle stanze del Ministero delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo –:

   quando sarà reso pubblico il nuovo piano di azione per l'uso sostenibile del fitofarmaci (Pan) e quali siano le cause che stanno comportando il ritardo nella sua pubblicazione, nonché le misure che il Ministro interrogato intenda inserire nello stesso piano per tutelare le popolazioni interessate, anche al fine di salvaguardare le coltivazioni biologiche dalla contaminazione accidentale.
(5-02644)


   BENEDETTI, SCHULLIAN e CUNIAL. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo. — Per sapere – premesso che:

   nella risposta all'interrogazione n. 5-00233 del luglio 2018 il Governo aveva ricordato che l'uso dei prodotti fitosanitari è stato «oggetto di una profonda revisione normativa a partire dalla Direttiva 2009/128/CE, recepita nel nostro Ordinamento dal decreto legislativo n. 150 del 14 agosto 2012 che ha previsto l'adozione di un Piano d'Azione Nazionale (PAN), attuato con decreto 22 gennaio 2014 del Ministro delle politiche agricole, di concerto con i Ministri dell'ambiente e della salute al fine di tutelare la salute umana a l'ambiente, il PAN definisce obiettivi e strategie da perseguire ai fini di un uso più corretto e sostenibile dei prodotti, attraverso la riduzione del rischio connesso all'utilizzo degli stessi»;

   il piano d'azione nazionale (Pan) è scaduto il 12 febbraio 2019 e la sua revisione avrebbe dovuto essere licenziata entro il mese di aprile 2019: i tre Ministeri competenti (Ministero delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo, Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, Ministero della salute) avrebbero dovuto presentare la nuova bozza per sottoporla alla consultazione pubblica;

   secondo una denuncia di Wwf Italia, FederBio, Lipu, Legambiente e Isde, nonché di tutto il coordinamento Cambia la Terra, la bozza del nuovo Pan, predisposta il 17 aprile 2019 dal comitato tecnico-scientifico competente, ha il parere favorevole dei gabinetti politici dei Ministeri dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e della salute, ma sarebbe bloccato al Ministero delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo;

   in virtù anche di ciò che il Governo stesso riconosce, cioè che vi sono dei rischi connessi all'utilizzo dei fitosanitari, è più che mai urgente fornire indicazioni normative precise. Come evidenziano le associazioni citate, le questioni cui il Pan deve rispondere sono le distanze di sicurezza da abitazioni e da aree sensibili, la contaminazione accidentale delle coltivazioni biologiche; l'adeguata comunicazione sui giorni di trattamento, il divieto di utilizzo di princìpi attivi tossici e nocivi per specie di flora e fauna selvatiche nei siti Natura 2000 e la contaminazione delle acque superficiali e sotterranee –:

   quali siano gli ostacoli alla urgente pubblicazione del nuovo Pan con le disposizioni normative relative alle problematiche rappresentate anche dalle associazioni di cui in premessa.
(5-02645)


   GALLINELLA, CADEDDU, CASSESE, CILLIS, CIMINO, BELLA, DEL SESTO, GAGNARLI, L'ABBATE, LOMBARDO, MAGLIONE, ALBERTO MANCA, MARZANA, PARENTELA e PIGNATONE. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo. — Per sapere – premesso che:

   il 9 luglio 2019 è stato presentato il nuovo palinsesto Rai 2019/2020;

   tra le diverse conferme e le novità della programmazione del servizio pubblico radiotelevisivo, stupisce la cancellazione del programma «Frigo», realizzato da Rai Due, in collaborazione con il Ministero delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo, condotta dalla storica voce di Radio Due Decanter Tinto (Nicola Prudente);

   il programma, in onda dal 2015 il sabato mattina, aveva l'obiettivo di promuovere le eccellenze del made in Italy enogastronomico, attraverso i racconti di alcuni personaggi famosi e dei piatti della loro infanzia, ma l'elemento di punta era senza dubbio la promozione dei 110 prodotti dei Consorzi Dop e Igp italiani;

   l'Associazione italiana dei consorzi indicazioni geografiche Aicig ha definito in più di una occasione «Frigo» un'importante azione di alfabetizzazione alimentare, che ben si sposa con quella che è la mission del servizio pubblico radiotelevisivo nazionale;

   il viaggio del programma, che in ogni puntata «attraversava» una regione italiana, andava dai salumi ai formaggi, dalla frutta agli oli extravergine, ai legumi, ai pomodori, facendo scoprire ai cittadini/telespettatori tutto lo straordinario patrimonio enogastronomico italiano in un modo dinamico e moderno, con approfondimenti sulle proprietà e sulle note storiche relative alle diverse eccellenze;

   la trasmissione, che a settembre 2019 avrebbe dato il via alla quinta edizione, era considerata come uno strumento di elevata efficacia nell'attività di divulgazione di conoscenza sulle IG del nostro Paese, tanto che la stessa Aicig ha più volte manifestato alla Rai e al Ministero delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo il desiderio che la convenzione tra i due enti venisse rinnovata per un nuovo ciclo di trasmissioni, poiché, a beneficiarne sono state non solo quelle piccole realtà che non hanno la possibilità di fare passaggi pubblicitari in televisione a livello nazionale, ma anche quella fascia di consumatori più difficili da raggiungere e sensibilizzare verso queste tematiche –:

   se sia a conoscenza della descritta situazione e se sia quindi stata rinnovata ovvero sia in corso di rinnovo la convenzione tra il Ministero delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo e la Rai, anche tenendo conto della nuova mission del dicastero, fortemente legata ad una sinergia tra eccellenze agro alimentari italiane e attrazioni turistiche, e considerando comunque che «Frigo» è una delle poche trasmissioni televisive che esplora a 360 gradi il comparto delle eccellenze italiane e del made in Italy enogastronomico, in un momento di particolare sensibilità su questo tema da parte dei cittadini.
(5-02646)


   NEVI e PAOLO RUSSO. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo. — Per sapere – premesso che:

   la legge n. 44 del 2019 di conversione del decreto-legge n. 27 del 2019 sulle emergenze in agricoltura è entrata in vigore il 29 maggio 2019. Essa prevedeva ben 9 decreti attuativi, di cui 7 di iniziativa del Ministero delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo;

   il Ministro avrebbe dovuto emanare entro 30 giorni, cioè entro il 28 giugno 2019, i due decreti per le misure di sostegno al settore lattiero-caseario e del comparto del latte ovino (articoli 1 e 2), nonché i decreti per il monitoraggio della produzione di latte (articolo 3), le misure per il sostegno delle imprese del settore olivicolo-oleario (articolo 7) e le misure a sostegno delle imprese del settore agrumicolo (articolo 9);

   entro il 28 luglio era attesa la predisposizione del piano straordinario per la rigenerazione olivicola della Puglia (articolo 8-ter), mentre l'intera filiera agricola aspetta il decreto per la disciplina dei rapporti commerciali nell'ambito delle filiere agroalimentari (articolo 10-quater), che non ha data di emanazione, ma che riveste un'enorme importanza in materia di sostegno ai prezzi agricoli;

   sono ancora attesi, a quasi tre anni dalla sua approvazione e sono ritenuti urgenti dalla filiera, alcuni importanti decreti relativi alla legge di riforma del settore vino e alla coltivazione della vite, legge n. 238 del 2016;

   in particolare si tratta del decreto «contrassegni», di cui circolava bozza già nell'autunno 2017 e i due decreti sulla procedura di riconoscimento dop/Igp e sull'etichettatura, che peraltro hanno dovuto attendere la modifica delle norme comunitarie –:

   se non ritenga opportuno indicare, per ciascuno dei decreti citati in premessa, quali siano i tempi di emanazione, in considerazione dell'importanza che rivestono per il mondo agricolo.
(5-02647)


   FORNARO e MURONI. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo. — Per sapere – premesso che:

   il piano di azione per l'uso sostenibile dei fitofarmaci (Pan) del nostro Paese, che attua la direttiva europea sui pesticidi, è scaduto dal 12 febbraio 2019 e il nuovo piano dovrebbe essere da mesi reso pubblico dai tre Ministeri competenti — politiche agricole alimentari, forestali e del turismo, ambiente e della tutela del territorio e del mare e salute — per essere sottoposto a una consultazione pubblica;

   tuttavia, del nuovo Pan da settimane non ci sono più notizie, dopo i pareri favorevoli dei Ministeri dell'ambiente e della salute al testo proposto dal Comitato tecnico-scientifico appositamente costituito; il nuovo piano che detta le regole per l'uso dei pesticidi non solo in agricoltura ma anche per la gestione del verde pubblico in città e la manutenzione di strade e ferrovie, resta ad oggi bloccato nelle stanze del Ministero delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo;

   il Wwf Italia ha denunciato un vero e proprio «insabbiamento» in un comunicato stampa del 9 luglio 2019;

   il Ministero delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo di fatto blocca la definizione del nuovo Pan pesticidi; il Parlamento della vicina Austria ha approvato un divieto totale di utilizzo dei pesticidi a base di glifosato sul proprio territorio. Vietare il glifosato, come da tempo chiede il Wwf insieme alla Coalizione #StopGlifosato, è quindi possibile, senza dover attendere il termine dell'autorizzazione concessa dall'Unione europea al contestato diserbante reso legale fino a dicembre del 2022;

   il Parlamento austriaco ha assunto la decisione invocando il «principio di precauzione»; dal momento che la comunità scientifica non è concorde sugli effetti nocivi del glifosato sulla salute pubblica, nel dubbio ha deciso di proteggere i propri cittadini vietando l'uso del diserbante –:

   quando sarà reso pubblico il nuovo piano di azione per l'uso sostenibile dei fitofarmaci (Pan) e quali siano le cause che stanno comportando un incomprensibile ritardo della sua pubblicazione, che come prima conseguenza ha quella di ritardare la consultazione pubblica, tenendo conto che, ritardando la sua adozione, si determinano gravi conseguenze sulla salute e sull'ambiente, in particolare a danno della biodiversità nelle aree naturali protette e nei siti della rete Natura 2000 del nostro Paese, nonché se si intendano assumere le iniziative di competenza volte a vietare l'uso del glifosato in base al «principio di precauzione» che assicura la massima tutela delle persone e della natura, ad iniziare dagli stessi agricoltori che sono i più esposti ai rischi legati all'uso delle sostanze chimiche di sintesi.
(5-02648)

SALUTE

Interrogazione a risposta scritta:


   GALIZIA. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   la salute materno-infantile rappresenta un'area prioritaria della salute pubblica non solo perché la gravidanza, il parto e il puerperio in Italia sono la prima causa di ricovero per le donne, ma perché gli eventi «intorno» alla nascita sono riconosciuti a livello internazionale tra i migliori per valutare la qualità di tutta l'assistenza sanitaria di un Paese;

   secondo gli ultimi dati pubblicati da Osservasalute, la rete di offerta dei punti nascita (Pn) – inteso come luogo nel quale si sviluppa il percorso nascita a partire dalla visita preconcezionale sino alla fine del primo semestre di vita del bambino, attraverso i tre trimestri della gravidanza, il parto e il puerperio (6-8 settimane dopo il parto) – risulta notevolmente diversificata sul territorio nazionale e lo sono anche gli standard di salute, sicché il Centro-nord rivela standard più sostenuti di quanto diversamente risulta al Sud del Paese;

   in Puglia sono attualmente presenti 26 Pn (Puglia Salute) e recentemente quello di Bisceglie ha attirato l'attenzione pubblica per un rischio paventato di chiusura nell'ambito di un equivoco tra i competenti uffici ministeriali e quelli della regione Puglia;

   chiarita la questione, sarebbe utile che fossero noti gli standard di salute del Pn di Bisceglie come di tutta la Puglia, al fine di valutare le competenze del personale, la standardizzazione della pratica clinica e la sicurezza di madre e neonato, osservando come si sia trasformata la popolazione delle donne nelle varie province, come utilizzino i servizi offerti, come si sia modificata l'assistenza e come le professioniste e i professionisti, su indicazione delle richieste delle donne e delle famiglie, siano stati in grado (o siano stati incapaci) di adeguare quei servizi a quelle richieste;

   sarebbe utile oltre che opportuno sapere in primo luogo:

    a) il grado di copertura della domanda di assistenza (spesa sanitaria pubblica pro capite, incidenza della spesa privata sulla spesa totale; saldo corrente del bilancio regionale;

    b) il corretto utilizzo delle risorse pubbliche (l'incidenza percentuale della spesa ospedaliera sulla spesa pubblica totale; i ricoveri inappropriati; l'adozione di programmi di distribuzione diretta di farmaci;

    c) il rischio di sottotutela e di sovraconsumo (l'assistenza erogata ai soggetti deboli, privi di sponsor e a rischio di emarginazione; la mobilità in uscita per ricoveri non di alta specialità; ricoveri prevenibili e procedure diagnostico-terapeutiche non giustificate dal punto di visto clinico);

    d) i sistemi di accesso ai servizi (il livello di copertura delle centrali operative del 118; la diffusione di centri unificati di prenotazione; la continuità assistenziale);

    e) gli eventi indesiderati a danno di assistiti e operatori (mortalità materna; infezioni ospedaliere; incidenti sul lavoro di operatori sanitari);

    f) la cultura della solidarietà (la percentuale di donatrici di cordoni ombelicali);

   più nello specifico occorrerebbe sapere:

     a) il numero dei parti all'interno delle strutture ospedaliere della regione Puglia suddivisi per parti naturali e parti cesarei;

     b) l'età delle madri al parto;

     c) lo stato di salute delle madri e dei bambini all'interno delle strutture ospedaliere;

   una conoscenza approfondita sul percorso nascita e sullo status dei punti nascita ospedalieri in Puglia permetterebbe di individuare le criticità specifiche circa la tutela della salute della donna e del feto. L'individuazione di standard di salute risulta cruciale nella prospettiva di attuare provvedimenti finalizzati a rendere sempre più sicuro il percorso nascita –:

   quali elementi intenda fornire il Ministro interrogato in ordine alla situazione della salute materno-infantile nella regione Puglia, ed in particolare riguardo al rispetto dei livelli essenziali di assistenza.
(4-03456)

SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazione a risposta scritta:


   GIACOMETTI. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   la Commissione europea ha redatto un documento denominato «COM (2013) 180 final» «sul futuro della cattura e dello stoccaggio del carbonio (tecnologia Ccs n.d.r.) in Europa»; tale documento definisce le tecnologie Ccs «(...) essenziali per conseguire gli obiettivi di riduzione dei gas a effetto serra dell'Unione ...» Per cui «L'UE si è impegnata a sostenere le CCS sia sul piano finanziario che attraverso provvedimenti normativi.»;

   l'interesse strategico per la Ccs è dimostrato anche dall'attività dell'Agenzia internazionale per l'energia (Iea) che ha dichiarato tale tecnologia prioritaria e in grado di svolgere «un ruolo importante nel raggiungimento degli obiettivi energetici e climatici»;

   la regione Veneto con la delibera della giunta n. 376 del 23 febbraio 2010 ha deliberato di ricorrere alla tecnologia Ccs, «... attraverso la reiniezione, in ambiti confinati, di fluidi (acque dolci n.d.r.) e gas (CO2 n.d.r.) nel sottosuolo ...» per contrastare il fenomeno della subsidenza dell'area del Polesine;

   il Governo ha ricevuto il 14 giugno 2019 il «via libera» da Bruxelles per l'incentivazione di lungo termine (15 anni) a favore della costruzione di centrali termoelettriche. Il provvedimento denominato «capacity market» costituisce una serie di misure per garantire l'approvvigionamento di energia elettrica, anche in situazioni di picco della domanda. Le emissioni di CO2 saranno cedute liberamente in atmosfera;

   la West Energy s.p.a. ha ottenuto dal Ministero dello sviluppo economico l'autorizzazione unica n. 55/03/2010 per costruire una centrale a turbogas a ciclo combinato di ultima generazione ad alto rendimento della potenza di 800 mega watt con tecnologia Ccs e ha già acquistato il terreno, in Polesine nel comune di Loreo (Rovigo), per realizzarla;

   il progetto di West Energy prevede l'iniezione di CO2 miscelata con acqua, nei pozzi metaniferi situati nel sottosuolo della centrale stessa, per contrastare il fenomeno della subsidenza dell'area;

   il giacimento metanifero costituisce il sito ideale, come individuato dai lavori della Commissione europea, per l'immagazzinamento geologicamente sicuro del CO2;

   la West Energy intende realizzare una centrale in grado di produrre energia elettrica in grande quantità in assenza di emissioni di CO2; trattasi di un investimento di circa 1 miliardo di euro al netto dell'Iva, interamente finanziato dai privati, immediatamente cantierabile;

   nella fase di costruzione, stimata in 30 mesi, l'occupazione raggiungerà circa 1.000 unità lavorative, tra manodopera diretta e indotto, per un totale di oltre 150 milioni di euro di monte salari; l'erario, tra contributi ed Irpef dei lavoratori, Iva ed Ires, incasserà oltre 250 milioni di euro annui;

   la West Energy ha investito circa 16 milioni di euro e oltre 17 anni di impegno in tale progetto, confidando nella sensibilità del Ministero nel supportare progetti privati innovativi e di rilevante interesse pubblico; per questo ha chiesto più volte, invano, ai sensi dell'articolo 21-quinquies della legge n. 241 del 1990 la revoca in autotutela del provvedimento del Ministro dello sviluppo economico – Direzione generale per il mercato elettrico, le rinnovabili e l'efficienza energetica, il nucleare – prot. n. 0026832 del 4 ottobre 2016 di diniego della concessione della proroga per l'avvio dei lavori della centrale termoelettrica; non ha ricevuto, a quanto consta all'interrogante, alcuna risposta in merito all'interesse pubblico del progetto –:

   se, stante l'attenzione internazionale e della regione Veneto in merito alla tecnologia Ccs per la produzione di energia elettrica in assenza o con ridottissime emissioni di CO2, il Ministro interrogato, anche in considerazione della rilevanza dell'investimento, sostenuto integralmente dai privati, della sua ricaduta occupazionale e dell'importanza strategica di tale infrastruttura, intenda concedere e in quali tempi, in autotutela, la proroga per l'avvio dei lavori della centrale West Energy;

   in caso contrario, quali siano le ragioni del diniego, nonostante la necessità della produzione di energia elettrica con basse emissioni di CO2, come da impegni già assunti in sede internazionale.
(4-03449)

Apposizione di firme ad una mozione.

  La mozione Valentini e altri n. 1-00233, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 29 luglio 2019, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Rossello, Perego Di Cremnago.

Apposizione di firme ad interrogazioni.

  L'interrogazione a risposta scritta Faro e Troiano n. 4-03352, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 19 luglio 2019, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Giuliano, Menga, Scagliusi.

  L'interrogazione a risposta in Commissione Fiano e altri n. 5-02632, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 29 luglio 2019, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Rossi, Mor, Sensi, Ferri.

Pubblicazione di un testo riformulato.

  Si pubblica il testo riformulato della risoluzione in Commissione Scerra n. 7-00299, già pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta n. 217 del 29 luglio 2019.

   La XIV Commissione,

   premesso che:

    il 18 dicembre 2018 la Corte dei conti europea ha pubblicato la relazione speciale n. 35/2018, intitolata «La trasparenza dei finanziamenti UE la cui esecuzione è demandata alle ONG: è necessario compiere maggiori sforzi»;

    l'audit – presentato dalla Corte ai sensi dell'articolo 287, paragrafo 4, secondo comma, del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea (TFUE) – ha riguardato i principali settori d'intervento nei quali le organizzazioni non governative Ong gestiscono fondi dell'Unione europea e, in particolare, il settore più ampio di finanziamento, quello delle azioni esterne;

    secondo i dati contenuti nella relazione, si stima che, nel periodo 2014-2017 la Commissione europea abbia stanziato 11,3 miliardi di euro, affidandone l'esecuzione alle Ong che dovrebbero supportare la stessa Commissione ad ideare, attuare e monitorare programmi dell'Unione europea in molti settori d'intervento, quali gli aiuti umanitari e l'aiuto allo sviluppo, l'ambiente, la ricerca e l'innovazione;

    l'obiettivo della relazione speciale è proprio quello di valutare la trasparenza dei finanziamenti dell'Unione europea attuati tramite Ong: in particolare, la Corte ha dapprima valutato le modalità di identificazione di un'entità come Ong da parte della Commissione europea, per poi verificare la destinazione dei fondi la cui esecuzione è demandata alle medesime organizzazioni nonché il processo di adeguata raccolta, verifica e la messa a disposizione da parte della Commissione di queste informazioni sulle Ong modo trasparente;

    all'esito dei controlli effettuati, la Corte dei conti ha rilevato, da parte della Commissione, una gestione poco trasparente e inefficiente dei finanziamenti dell'Unione europea erogati alle Ong per attuare vari programmi europei, tale da rendere di fatto impossibili i controlli sui finanziamenti europei spesi;

    nella relazione si evince come le procedure di selezione delle Ong applicate da organismi delle nazioni Unite non sono state sempre trasparenti infatti «la Corte ha constatato che, per metà dei progetti a gestione indiretta inclusi nel campione di audit, le procedure di selezione delle ONG applicate dagli organismi delle Nazioni Unite mancavano di trasparenza; ciò nonostante, la Commissione aveva espresso una valutazione positiva al riguardo»;

    in particolare, per quanto riguarda il sistema di classificazione di organismi come le organizzazioni non governative, occorre ricordare che il termine Ong nonostante sia ampiamente utilizzato, non abbia una definizione ufficiale nel diritto internazionale né in quello dell'Unione europea: mentre in alcuni Stati membri lo status di Ong è determinato dalla forma giuridica di un'organizzazione, in altri dipende dalla natura delle attività svolte dall'organizzazione;

    in conseguenza di ciò, l'assegnazione dello status di Ong nel sistema contabile della Commissione, basata su autodichiarazioni, e i limitati controlli effettuati dalla Commissione, hanno fatto sì che il sistema attualmente utilizzato, a livello europeo, per classificare le organizzazioni come Ong non sia – secondo l'audit – affidabile e che nella maggior parte dei casi, l'ammissibilità al finanziamento dell'Unione europea non dipenda dallo status di Ong;

    la Corte ha, altresì rilevato che la Commissione non è sufficientemente trasparente circa l'utilizzo dei fondi dell'Unione europea da parte di Ong, non disponendo di informazioni sufficientemente dettagliate su come viene speso il denaro e che una simile mancanza di chiarezza si riscontra anche nei casi in cui i fondi dell'Unione europea sono erogati indirettamente alle Ong, tramite organismi delle Nazioni Unite;

    la Corte osserva inoltre che i dati raccolti sui fondi dell'Unione europea utilizzati da Ong non sono uniformi, e che la Commissione non dispone di informazioni complete, specie per reti di Ong internazionali e per progetti a gestione indiretta, la cui mancanza di informazioni disponibili ostacola i controlli sulle spese;

    in conclusione, la Corte ha eccepito un preoccupante deficit di trasparenza nella gestione e nell'esecuzione dei finanziamenti europei attuati tramite Ong, a causa di un carente e incompleto apparato informativo sui fondi ricevuti e sui contratti conclusi con le Ong, così come a un lacunoso sistema di controllo da parte della stessa Commissione europea,

impegna il Governo:

   ad attivarsi affinché, come indicato dalla Corte, sia garantita la certezza che, in regime di gestione indiretta, gli organismi richiedenti fondi dell'UE debbano necessariamente dimostrare una capacità di gestione finanziaria e di tutela degli interessi finanziari dell'UE equivalente a quella della Commissione e che i richiedenti agevolino i controlli da parte della Commissione per verificare le informazioni sulle strutture delle entità attuatrici;

   ad attivarsi nelle opportune sedi, per quanto di competenza, affinché la Commissione europea provveda a standardizzare le proprie rendicontazioni sulle Ong che attuano azioni dell'Unione europea, attraverso l'adozione, per tutti i propri servizi, di un approccio uniforme alla pubblicazione nel sistema di trasparenza finanziaria, assicurandosi che vengano indicati tutti i beneficiari incaricati dall'Unione europea, insieme all'importo del finanziamento concesso e alle modalità di gestione e di spesa dei fondi, allo scopo di garantire un controllo rigoroso su come sono ripartiti e spesi i suddetti finanziamenti dell'Unione, nonché la massima trasparenza nei confronti dei contribuenti dell'Unione europea;

   ad attivarsi, nelle opportune sedi istituzionali, affinché si proceda ad una revisione e conseguente armonizzazione, anche a livello di normativa europea, del sistema di assegnazione dello status di Ong, apportando le modifiche e le necessarie integrazioni alla classificazione definita dalla comunicazione della Commissione del 1997, attraverso l'indicazione di criteri ad hoc ai fini della classificazione nel sistema contabile della Commissione, per garantire maggiore attendibilità e uniformità alle entità individuate e classificate come Ong.
(7-00299) «Scerra, Maggioni, Giglio Vigna, Berti, Bruno, De Giorgi, Di Lauro, Galizia, Giordano, Olgiati, Papiro, Penna, Torto, Leda Volpi, Bazzaro, Bianchi, Andrea Crippa, Di Muro, Iezzi, Molinari, Murelli».

Ritiro di documenti del sindacato ispettivo.

  I seguenti documenti sono stati ritirati dai presentatori:

   interrogazione a risposta scritta Novelli n. 4-01090 del 13 settembre 2018;

   interrogazione a risposta scritta Muroni n. 4-03334 del 16 luglio 2019;

   interrogazione a risposta in Commissione Galantino n. 5-02549 del 19 luglio 2019.