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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Martedì 23 luglio 2019

ATTI DI INDIRIZZO

Risoluzioni in Commissione:


   Le Commissioni VII e XI,

   premesso che:

    l'espressione burnout compare per la prima volta negli anni ’30 in riferimento al fenomeno per cui un atleta sembrava esaurire le proprie energie dopo aver ottenuto diverse vittorie. A partire dagli anni ’70, grazie agli studi dello psicologo americano Freunderberg, l'espressione è passata a definire una specifica sindrome legata all'ambiente lavorativo e con delle proprie caratteristiche peculiari, tanto che verrà inserita nell'elenco ICD-11 dell'Organizzazione mondiale della sanità, nel quale sono raggruppati tutti i disturbi medici. Tra i sintomi più diffusi rientrano l'affaticamento fisico ed emotivo, un atteggiamento distaccato e apatico nei confronti della propria mansione e delle altre persone, depersonalizzazione, senso d'inutilità e impotenza, incapacità di rispondere prontamente agli stimoli derivanti dal contatto con l'utenza, ansia, nevrosi, cinismo;

    particolarmente soggette alla sindrome da burnout sono tutte quelle professioni ad elevata implicazione relazionale, nelle quali si sviluppa un maggior legame emotivo con i soggetti su cui si opera: assistenti sociali, psicologi, forze dell'ordine, educatori professionali, assistenti domiciliari, insegnanti;

    sin dalla prima metà degli anni ’80 la sindrome del burnout negli insegnanti è stata oggetto di particolare attenzione da parte di molti autori, dal momento che la professione finisce per assumere un'importanza smisurata nell'ambito della vita di relazione e l'individuo non riesce a «staccare» mentalmente tendendo a lasciarsi andare anche a reazioni emotive, impulsive e violente. Una ricerca condotta nel 2002, nota come studio Getesemani, ha comparato quattro macrocategorie professionali dell'amministrazione pubblica (696 insegnanti, 596 impiegati, 418 sanitari, 1340 operatori), partendo dall'analisi degli accertamenti sanitari per l'inabilità al lavoro, svolta dai collegi medici dell'Asl di Milano, dal gennaio 92 a dicembre 2001, per un totale di 3049 casi clinici. Orbene, in controtendenza con il sentire comune che ritiene l'insegnamento una professione semplice, lo studio ha dimostrato che la categoria dei docenti è soggetta a una frequenza di patologie psichiatriche, indipendentemente da fattori quali il sesso e l'età, pari a due volte quella della categoria degli impiegati, due volte e mezza la categoria dei sanitari e tre volte la categoria degli operatori. Lo studio si è dunque focalizzato sulle possibili cause scatenanti della sindrome da burnout negli insegnanti, tra le quali sono state individuate:

     la peculiarità della professione (rapporto con studenti e genitori, classi numerose, situazione di precariato, conflittualità tra colleghi, costante necessità di aggiornamento);

     la trasformazione della società verso uno stile di vita sempre più multietnico e multiculturale;

     il continuo evolversi della percezione dei valori sociali (inserimento di alunni disabili nelle classi, delega educativa da parte della famiglia a fronte dell'assenza di genitori-lavoratori o di famiglie monoparentali);

     l'evoluzione scientifica (internet e informatica);

     il susseguirsi continuo di riforme;

     la maggior partecipazione degli studenti alle decisioni e il conseguente livellamento dei ruoli con i docenti;

     il passaggio critico dall'individualismo al lavoro in équipe;

     l'inadeguato ruolo istituzionale attribuito/riconosciuto alla professione (retribuzione insoddisfacente, scarsa considerazione da parte dell'opinione pubblica e altro);

    rispetto agli anni di riferimento dello studio Getesemani, l'incidenza del burnout sulla categoria degli insegnanti è stato addirittura superiore, tanto che indagini più recenti attestano che circa il 67 per cento dei docenti presenta uno o più sintomi. Tali rilevamenti statistici sono avvalorati da alcune spiacevoli notizie di cronaca, come il suicidio di un docente di musica nella palestra di una scuola media di Brescia e del dirigente scolastico del liceo classico Marco Polo di Venezia. Fatti drammatici che, sommati ai quotidiani campanelli d'allarme che arrivano dalle scuole di tutto il territorio nazionale, impongono la necessità di un intervento concreto, tangibile e immediato;

    il burnout è strettamente attinente allo stress lavoro-correlato che, dopo essere stato riconosciuto con l'accordo quadro europeo 8 ottobre 2004 tra Unice, Ueapme, Ceep e Cees, è stato recepito dalla normativa con il decreto legislativo n. 81 del 2008 Testo unico sulla salute e sicurezza sul lavoro, articolo 28, comma 1 e 1-bis, modificato con decreto legislativo n. 106 del 2009:

     1) la valutazione di cui all'articolo 17, comma 1, lettera a), anche nella scelta delle attrezzature di lavoro e delle sostanze o dei preparati chimici impiegati, nonché nella sistemazione dei luoghi di lavoro, deve riguardare tutti i rischi per la sicurezza e la salute dei lavoratori, ivi compresi quelli riguardanti gruppi di lavoratori esposti a rischi particolari, tra cui anche quelli collegati allo stress lavoro-correlato, secondo i contenuti dell'accordo europeo dell'8 ottobre 2004, e quelli riguardanti le lavoratrici in stato di gravidanza, secondo quanto previsto dal decreto legislativo 26 marzo 2001, n. 151, nonché quelli connessi alle differenze di genere, all'età, alla provenienza da altri Paesi e quelli connessi alla specifica tipologia contrattuale attraverso cui viene resa la prestazione di lavoro e i rischi derivanti dal possibile rinvenimento di ordigni bellici inesplosi nei cantieri temporanei o mobili, come definiti dall'articolo 89, comma 1, lettera a), del presente decreto, interessati da attività di scavo (comma così modificato dall'articolo 1, comma 1, lettera a), legge n. 177 del 2012);

     1-bis) la valutazione dello stress lavoro-correlato è effettuata nel rispetto delle indicazioni di cui all'articolo 6, comma 8, lettera m-quater), e il relativo obbligo decorre dalla elaborazione delle predette indicazioni e comunque, anche in difetto di tale elaborazione, a fare data dal 1° agosto 2010;

    il dispositivo normativo riguarda la disciplina generale, ma non affronta nel particolare i casi in cui è prudenziale adottare dalle misure di salvaguardia e tutela di alcune categorie lavorative specifiche. Pertanto, è da ritenersi indispensabile un intervento legislativo che possa rivolgersi esclusivamente agli insegnanti. Una legge sul burnout degli insegnanti e di tutte le figure professionali all'interno delle istituzioni scolastiche può, infatti, produrre dei risultati in termini di prevenzione e di benessere del lavoratore, attraverso il pieno riconoscimento della sindrome e delle misure da attuare per il contrasto alla stessa,

impegnano il Governo:

   a promuovere iniziative adeguate volte a riconoscere l'incidenza della sindrome da burnout per le categorie professionali che operano all'interno delle istituzioni scolastiche, in conformità a quanto previsto dal decreto legislativo n. 81 del 2008, articolo 28, comma 1, e comma 1-bis, così come modificato dal decreto legislativo n. 106 del 2009 e ad estendere tali interventi agli insegnanti delle scuole di ogni ordine e grado, pubbliche e private, nonché dei poli innovativi per l'infanzia, ai dirigenti scolastici e ai collaboratori scolastici;

   ad assumere iniziative volte a organizzare corsi di formazione permanenti con lo scopo di prevenire il disagio e contrastare l'insorgere della patologia, nonché corsi di aggiornamento per affrontare le problematiche derivanti dalla professione;

   ad adottare iniziative per istituire un osservatorio permanente per il monitoraggio della sindrome da burnout per le categorie professionali che operano all'interno delle istituzioni scolastiche, con lo scopo di verificare se le misure adottate siano adeguate al contrasto della sindrome e per lo sviluppo di nuove strategie di contrasto del fenomeno;

   ad adottare iniziative per prevedere all'interno delle scuole uno sportello di supporto psicologico composto da uno o più psicologi, al fine di garantire il più adeguato supporto alle categorie professionali che operano all'interno delle istituzioni scolastiche.
(7-00291) «Casa, Azzolina, D'Arrando, Sarli, Melicchio, Trizzino, Giarrizzo, Lombardo, Lattanzio, Villani, Grippa, Bella, Pignatone, Gallo, Alaimo, Penna, Nappi, Nesci, Davide Aiello».


   La XII Commissione,

   premesso che:

    l'Hiv continua a rappresentare un grave problema di sanità pubblica a livello globale. Nel 2017, sono state segnalate in Italia 3.443 nuove diagnosi di infezione da Hiv pari a 5,7 nuovi casi per 100.000 residenti;

    dalle indagini epidemiologiche emerge una non trascurabile incidenza di infezione da Hiv – e di altre infezioni sessualmente trasmesse (Ist) – nella fascia di età compresa tra i 15 e i 17 anni;

    il problema particolarmente sentito dagli operatori sanitari dei centri di diagnosi, dei consultori per adolescenti e dei Sert è di individuare con urgenza gli strumenti normativi adeguati a tutelare la salute del minore, in modo che possa essere garantito l'accesso agli accertamenti diagnostici da infezione da Hiv anche senza l'autorizzazione dei genitori/tutori/affidatari;

    negli ultimi anni, l'Organizzazione mondiale della sanità ha chiesto con forza ai Paesi aderenti di adottare norme e strategie che consentano ai minori di accedere al test in questione, a prescindere dal consenso del genitore/tutore/affidatario;

    il «piano nazionale di interventi contro l'Hiv e l'Aids (Pnaids)», predisposto da un gruppo di lavoro costituito da esperti nelle tematiche relative all'infezione da Hiv, appartenenti alle sezioni per la lotta all'Aids (L e M) del Comitato tecnico sanitario (CTS) del Ministero della salute, all'Istituto superiore di sanità, a società scientifiche, ad associazioni di volontariato nonché a università, enti di ricerca e Ircss, e approvato con intesa in Conferenza Stato-regioni il 26 ottobre 2017, ha individuato, tra gli strumenti di prevenzione da implementare, l'aumento e la diversificazione delle occasioni e delle modalità di accesso al test, con specifico riferimento alla definizione di procedure che permettano ai minori di effettuare gli accertamenti diagnostici senza obbligo di richiedere il preventivo consenso dei genitori/tutori/affidatari;

    nel parere reso al Ministero della salute il 22 febbraio 2019, il Garante per l'infanzia e l'adolescenza ha evidenziato l'opportunità di adottare strumenti normativi che pongano i minori nelle condizioni di accedere al test Hiv in un contesto protetto e dedicato nell'ambito del servizio sanitario nazionale;

    il sistema normativo italiano, anche al fine di garantire alla persona di minore età il diritto fondamentale alla salute previsto dall'articolo 32 della Costituzione, prevede già alcune ipotesi di deroga alla regola generale della capacità di agire secondo quanto prescrive l'articolo 2 del codice civile;

    tali ipotesi riguardano: la materia degli stupefacenti, articolo 120 del decreto del Presidente della Repubblica n. 309 del 1990; la materia dell'interruzione volontaria di gravidanza, articolo 12 della legge n. 194 del 1978;

    in considerazione del superiore interesse del minorenne e fermo restando il rispetto delle vigenti disposizioni in materia di protezione dei dati personali, il citato parere reso al Ministero della salute il 22 febbraio 2019 dal Garante per l'infanzia e l'adolescenza ha evidenziato:

     a) si ritiene rispondente al superiore interesse del minorenne, la possibilità di accedere al test Hiv e per le Ist (infezioni sessualmente trasmesse) anche senza il consenso dei genitori o di chi esercita la responsabilità genitoriale;

     b) se l'esito del test è negativo, si ritiene comunque non necessario informare i genitori o chi esercita la responsabilità genitoriale, ma garantire percorsi d'informazione e sostegno nell'ambito della sanità pubblica;

     c) se l'esito del test è positivo, si ritiene necessario informare i genitori o chi esercita la responsabilità genitoriale e attivare percorsi di informazione, formazione e sostegno anche psicologico rivolti al minore e alla sua famiglia;

     d) sul piano dell'educazione alla sessualità, si ritiene opportuno ricevere informazioni sia a scuola, da personale esterno specializzato, sia dal medico di base o dal pediatra;

    la rete europea dei garanti per infanzia e l'adolescenza (Enoc), nella dichiarazione del 21 settembre 2017 sull'educazione dei minorenni alle relazioni e alla sessualità e sul diritto dei minorenni ad essere informati, ha raccomandato che un'educazione obbligatoria di alta qualità sia inclusa nei programmi scolastici a tutti i livelli;

    l'intesa, ai sensi dell'articolo 8, comma 6, della legge 5 giugno 2003, n. 131, tra il Governo, le regioni e le province autonome di Trento e Bolzano, concernente «Documento di consenso sulle politiche di offerta e le modalità di esecuzione del test per Hiv in Italia» (Rep. n. 134/CSR), pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale, Serie Generale n. 191 del 18 agosto 2011, prevede che il test per l'accertamento dell'infezione da Hiv deve essere reso disponibile gratuitamente nell'ambito di servizi pubblici che garantiscano la più ampia facilità di accesso ai cittadini;

    l'articolo 57 del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 12 gennaio 2017 «Definizione e aggiornamento dei livelli essenziali di assistenza» stabilisce ai sensi della legge 5 giugno 1990, n. 135, che il servizio sanitario nazionale garantisce alle persone con infezione da Hiv/Aids, le prestazioni sanitarie e socio-sanitarie ospedaliere, ambulatoriali, domiciliari, semiresidenziali e residenziali previste dalla medesima legge e dal progetto obiettivo Aids dell'8 marzo 2000;

    uno studio nazionale promosso dal Ministero della salute e coordinato dall'Istituto superiore di sanità su fertilità e adolescenti, con un'indagine durata da aprile 2016 a ottobre 2018 e più di 40 mila interviste suddivise per fasce di età rivolte a ragazzi delle scuole superiori e a studenti universitari, ha appurato che un adolescente su tre ha già avuto un rapporto sessuale completo all'età 16-17 anni,

impegna il Governo:

   a promuovere e adottare iniziative idonee per rendere più semplice l'accesso alla diagnosi per i ragazzi dai 13 ai 17 anni, al fine d'intercettare precocemente l'eventuale contagio da Hiv o da altre malattie sessualmente trasmesse;

   a intraprendere le iniziative di competenza per favorire l'effettuazione, per i ragazzi da 13 a 17 anni, dei test per Hiv e o per altre malattie sessualmente trasmesse in contesti protetti, nell'ambito del servizio sanitario nazionale, senza più bisogno del consenso del genitore o del tutore;

   a promuovere tutte le iniziative di competenza per rimuovere tutti gli ostacoli agli interventi sanitari finalizzati alla prevenzione in ogni ambito della salute per i cittadini minorenni residenti nel nostro Paese;

   a indire campagne informative, coinvolgendo i principali mass media e i social network italiani, sulla prevenzione dell'Hiv e delle infezioni sessualmente trasmesse;

   ad adottare iniziative per rendere gratuiti i contraccettivi di barriera almeno per i minori ultra tredicenni e per coloro i quali siano affetti da Hiv e da infezioni sessualmente trasmesse e per i loro partner.
(7-00290) «Sportiello, Nesci, Termini, Bologna, Massimo Enrico Baroni, Melicchio, D'Arrando, Siragusa, Grippa, Penna».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazioni a risposta immediata:


   SCHULLIAN e LUPI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri. — Per sapere – premesso che:

   è trascorso da poco il primo anno di Governo «gialloverde» con un unico e costante filo conduttore in questi mesi, la difficilissima coabitazione tra le due forze politiche. Rotture, strappi, retromarce e mediazioni sono all'ordine del giorno in una maggioranza che ha rivelato da subito profonde e inconciliabili differenze, celate all'interno del noto «contratto di governo»;

   la poca sintonia manifestata su tutti i principali temi politici ha acceso aspri confronti all'interno della compagine governativa, al punto da imporre al Paese una continua condizione di precarietà istituzionale, dannosissima per l'economia;

   lo scontro attraversa tutti i grandi capitoli che devono essere affrontati con urgenza nel nostro Paese: in primis la riforma fiscale, dove la Lega punta alla flat tax e il MoVimento 5 Stelle alla revisione delle attuali aliquote in tre scaglioni; poi la riduzione del costo del lavoro, passo necessario per la Lega, mentre il MoVimento 5 Stelle vorrebbe dare una corsia preferenziale all'introduzione del salario minimo. Per non parlare delle autonomie, vera bandiera leghista, ma non condivisa dal MoVimento 5 Stelle negli stessi termini. La riforma della giustizia è reclamata con urgenza dalla Lega, ma il dicastero a guida MoVimento 5 Stelle continua a rinviare. Altro terreno di scontro sono i migranti e il decreto-legge «sicurezza bis», con la linea dura imposta dalla Lega su accessi ai porti, contrasto alle organizzazioni non governative e multe «stellari», che vede il MoVimento 5 Stelle muoversi «a corrente alternata». In ultimo i grandi temi delle infrastrutture e dell'Europa. La Tav è forse la faglia più profonda che si è creata nella maggioranza, come il voto non allineato espresso dalle due forze di Governo nei confronti di Ursula Von der Leyen;

   la vita di questo Governo è un campo minato, con ripercussioni gravissime sull'economia, prima di tutto perché questa politica del continuo scontro tra i due partiti disincentiva gli investimenti stranieri e impedisce una crescita reale che necessiterebbe, invece, di obiettivi condivisi e di una stabilità politica, senza i quali la strada per la ripresa risulta non percorribile;

   l'articolo 95 della Costituzione recita: «Il Presidente del Consiglio dei ministri dirige la politica generale del Governo e ne è responsabile. Mantiene l'unità di indirizzo politico ed amministrativo, promuovendo e coordinando l'attività dei Ministri» –:

   quali metodologie il Presidente del Consiglio dei ministri intenda porre in essere per far sì che l'azione del Governo sia determinata e unitaria nell'affrontare definitivamente le questioni aperte e non concluse da troppi mesi, quali le autonomie differenziate, la crisi delle imprese e lo sblocco delle infrastrutture.
(3-00895)


   DELRIO, ROTTA, BORDO, GRIBAUDO, MELILLI, CARNEVALI, DI GIORGI, LEPRI, MORANI, NOBILI, PEZZOPANE, POLLASTRINI, VISCOMI, DE MARIA, ENRICO BORGHI, FIANO, MARATTIN e PADOAN. — Al Presidente del Consiglio dei ministri. — Per sapere – premesso che:

   dopo un lungo e velleitario braccio di ferro, il Governo ha accolto le richieste della Commissione europea e approvato una manovra correttiva consistente, ma necessaria, per il 2019, risparmiando al Paese una procedura per debito eccessivo che avrebbe prodotto ulteriori gravissimi danni all'economia;

   in base alle ultime stime di crescita delle maggiori istituzioni internazionali, l'Italia sarà all'ultimo posto nell'Euroarea nel 2019 e nel 2020, con un tasso di disoccupazione in aumento, in controtendenza rispetto a tutti gli altri Stati membri;

   nel 2020 le prospettive economiche e finanziarie risultano pertanto ancor più precarie, anche considerato che il Governo si è impegnato con la Commissione europea, nella lettera del 2 luglio 2019, a raggiungere nel 2020 un aggiustamento strutturale coerente con il Patto di stabilità e crescita e con il Parlamento a sterilizzare le clausole di salvaguardia previste a legislazione vigente, nonostante il documento di economia e finanza incorporasse l'aumento dell'Iva nell'obiettivo di riduzione del deficit;

   oltre ai 23,1 miliardi di euro per impedire l'aumento dell'Iva, alla stima del documento di economia e finanza di 2,7 miliardi di euro per finanziare le politiche invariate e di 1,8 miliardi di euro di nuovi investimenti, nella legge di bilancio per il 2020 potrebbe essere necessario reperire risorse per dare seguito ai reiterati annunci di alcuni esponenti del Governo, effettuati anche durante irrituali incontri con le parti sociali, in materia di flat tax per almeno 15 miliardi di euro, di abolizione del «bollo auto» per circa 6,5 miliardi di euro e di altre misure non specificate, tra cui la riduzione del cuneo fiscale;

   alla mole dell'impegno finanziario ha fatto da contropartita solo l'indicazione di generiche coperture basate su «una nuova spending review e una revisione delle tax expenditures», che rende evidente quanto gli impegni richiedano una valutazione attenta, finora mancata, nel quadro dei vincoli alla finanza pubblica che il Governo ha assicurato di rispettare, a meno di inaccettabili interventi restrittivi sul welfare;

   l'assenza di coperture credibili farebbe, inoltre, venire meno l'atteggiamento più favorevole che i mercati hanno recentemente manifestato, con ulteriori aggravi per il bilancio pubblico –:

   come il Governo intenda, al netto della propaganda, conciliare il rispetto degli obiettivi di finanza pubblica e degli impegni assunti con il Parlamento, senza effettuare tagli alla spesa sociale e alle agevolazioni fiscali che risulterebbero insostenibili per famiglie e imprese, assicurando altresì un maggior sostegno alla crescita, pur in mancanza di un quadro organico di riforme strutturali che, ad avviso degli interroganti, il Governo continua a ignorare.
(3-00896)


   FORNARO, MURONI, PALAZZOTTO, ROSTAN e CONTE. — Al Presidente del Consiglio dei ministri. — Per sapere – premesso che:

   la possibilità di conferire con legge «ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia» alle regioni che ne facciano richiesta, introdotta nella Costituzione (articolo 116, terzo comma) nel 2001, è volta a rafforzare il principio di sussidiarietà tra le regioni e lo Stato, secondo una logica di efficienza e prossimità, tenendo conto delle peculiarità e specificità delle singole regioni;

   l'applicazione del terzo comma dell'articolo 116 della Costituzione non può in nessun modo introdurre una via surrettizia per dare vita a nuove regioni a statuto speciale, né prefigurare una sorta di via alla secessione rispetto ai principi costituzionali fondamentali che devono essere garantiti in tutto il Paese;

   le materie che possono essere delegate «a condizioni particolari» sono ventitré, elencate all'articolo 117 della Costituzione, di cui venti di potestà legislativa concorrente e tre di competenza esclusiva dello Stato;

   il «regionalismo differenziato» disciplina materie che incidono sul diritto di cittadinanza e, in questo quadro, per realizzare l'autonomia differenziata, vanno tenuti fermi i principi di uguaglianza e unità, evitando una divisione del Paese per censo;

   il Veneto richiede 23 materie sulle quali attivare «forme e condizioni particolari di autonomia», la Lombardia 20, mentre l'Emilia-Romagna 15;

   secondo le intese sottoscritte dal Governo il 28 febbraio 2018, le risorse finanziarie, umane e strumentali necessarie per attuare i protocolli tra Stato, Veneto, Lombardia ed Emilia-Romagna, fatto salvo il criterio della «spesa storica» per altri cinque anni, vanno determinate con riferimento ai «fabbisogni standard» individuati in relazione alla popolazione residente e al gettito dei tributi maturati nel territorio regionale;

   ad avviso degli interroganti, le trattative in corso tra lo Stato e le regioni si svolgono in modo poco trasparente sia nei confronti dell'opinione pubblica sia dei soggetti istituzionali, a partire dal Parlamento e, attualmente, non è chiaro quale sarà la procedura dell'approvazione dell'intesa da parte delle Camere;

   per approvare qualsivoglia intesa con le regioni interessate è indispensabile a parere degli interroganti definire i livelli essenziali delle prestazioni, previsti dall'articolo 117 della Costituzione, senza i quali si andrebbero ad acuire le già forti disparità territoriali oggi presenti e si creerebbe una secessione di fatto –:

   quali iniziative intenda intraprendere per coinvolgere il Parlamento, nella pienezza delle sue prerogative, ai fini della definizione del contenuto delle intese con le regioni, garantendo il principio di unità della Nazione e di eguali diritti per i cittadini.
(3-00897)


   D'UVA, DONNO, ANGIOLA, ADELIZZI, BUOMPANE, D'INCÀ, FARO, FLATI, GUBITOSA, GABRIELE LORENZONI, LOVECCHIO, MANZO, RADUZZI, SODANO, TRIZZINO e ZENNARO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri. – Per sapere – premesso che:

   il contratto istituzionale di sviluppo, introdotto dall'articolo 6 del decreto legislativo n. 88 del 2011 in sostituzione del previgente istituto dell'intesa istituzionale di programma, costituisce uno strumento che le amministrazioni competenti possono stipulare per accelerare la realizzazione di nuovi progetti strategici infrastrutturali, funzionali alla coesione territoriale e allo sviluppo equilibrato del Paese, finanziati con risorse nazionali, dell'Unione europea e del Fondo per lo sviluppo e la coesione;

   in sostanza, gli interventi speciali da attuare mediante i contratti istituzionali di sviluppo prevedono la realizzazione di grandi e complesse opere infrastrutturali, a valenza nazionale o interregionale (salve eccezioni dettate da specificità territoriali), soprattutto nelle aree svantaggiate del Paese, superando i tradizionali limiti regionali verso una logica per macroaree;

   il contratto istituzionale di sviluppo viene stipulato dal Ministro per la coesione (ora Ministro per il Sud), d'intesa con il Ministro dell'economia e delle finanze e con gli altri Ministri interessati, dai presidenti delle regioni interessate e dalle amministrazioni competenti. Nel contratto vengono definiti i tempi di attuazione (cronoprogramma), le responsabilità dei contraenti, i criteri di valutazione e monitoraggio e le sanzioni per eventuali inadempimenti;

   le amministrazioni competenti possono avvalersi di Invitalia spa per tutte le attività economiche, finanziarie e tecniche, nonché in qualità di centrale di committenza e stazione appaltante;

   l'articolo 7 del decreto-legge n. 91 del 2017 ha previsto che, per accelerare l'attuazione di interventi complessi finanziati con fondi strutturali europei e fondi nazionali inseriti in programmi operativi a valere sulle risorse nazionali ed europee, spetti al Presidente del Consiglio dei ministri o al Ministro per la coesione territoriale e il Mezzogiorno (ora Ministro per il Sud) individuare gli interventi per i quali deve procedersi alla sottoscrizione di appositi contratti istituzionali di sviluppo, su richiesta delle amministrazioni interessate, in coerenza con quanto previsto dall'articolo 36 del regolamento (UE) n. 1303/2013;

   allo stato attuale i contratti istituzionali di sviluppo già firmati per la realizzazione di strategiche opere infrastrutturali di tipo ferroviario e stradale nelle aree del Mezzogiorno sono i seguenti: Napoli-Bari-Lecce-Taranto; Messina-Catania-Palermo; Salerno-Reggio Calabria; Sassari-Olbia;

   negli ultimi mesi il Presidente del Consiglio dei ministri ha presieduto diversi tavoli istituzionali dei contratti istituzionali di sviluppo per Molise, Basilicata, area di Foggia e provincia di Cagliari –:

   quali iniziative intenda il Governo adottare per promuovere ulteriormente i contratti istituzionali di sviluppo, che costituiscono uno strumento innovativo ed efficace per la realizzazione di interventi speciali diretti a rimuovere gli squilibri economici e sociali del Paese, nonché a sostenere lo sviluppo e la crescita economica, la coesione e la valorizzazione delle aree sottoutilizzate del Paese.
(3-00898)


   MOLINARI, ANDREUZZA, BADOLE, BASINI, BAZZARO, BELLACHIOMA, BELOTTI, BENVENUTO, BIANCHI, BILLI, BINELLI, BISA, BOLDI, BONIARDI, BORDONALI, CLAUDIO BORGHI, BUBISUTTI, CAFFARATTO, CANTALAMESSA, CAPARVI, CAPITANIO, VANESSA CATTOI, CAVANDOLI, CECCHETTI, CENTEMERO, CESTARI, COIN, COLLA, COLMELLERE, COMAROLI, COMENCINI, COVOLO, ANDREA CRIPPA, DARA, DE ANGELIS, DE MARTINI, D'ERAMO, DI MURO, DI SAN MARTINO LORENZATO DI IVREA, DONINA, FANTUZ, FERRARI, FOGLIANI, FORMENTINI, FOSCOLO, FRASSINI, FURGIUELE, GASTALDI, GERARDI, GIACCONE, GIACOMETTI, GIGLIO VIGNA, GOBBATO, GOLINELLI, GRIMOLDI, GUSMEROLI, IEZZI, INVERNIZZI, LATINI, LAZZARINI, LEGNAIOLI, LIUNI, LO MONTE, LOLINI, EVA LORENZONI, LOSS, LUCCHINI, MACCANTI, MAGGIONI, MARCHETTI, MATURI, MORELLI, MOSCHIONI, MURELLI, ALESSANDRO PAGANO, PANIZZUT, PAOLINI, PAROLO, PATASSINI, PATELLI, PATERNOSTER, PETTAZZI, PIASTRA, PICCOLO, POTENTI, PRETTO, RACCHELLA, RAFFAELLI, RIBOLLA, RIXI, SALTAMARTINI, SASSO, SUTTO, STEFANI, TARANTINO, TATEO, TIRAMANI, TOCCALINI, TOMASI, TOMBOLATO, TONELLI, TURRI, VALBUSA, VALLOTTO, VINCI, VIVIANI, ZICCHIERI, ZIELLO, ZOFFILI e ZORDAN. — Al Presidente del Consiglio dei ministri. — Per sapere – premesso che:

   nel marzo 2019 l'Unione europea ha deciso che i finanziamenti relativi alla prossima programmazione per il corridoio mediterraneo nell'ambito dei progetti per l'interoperabilità, la decarbonizzazione e la digitalizzazione saranno pari al 50 per cento; in tali progetti rientrano anche i lavori di costruzione del tunnel ferroviario Torino-Lione;

   l'11 marzo 2019 il consiglio Telt (Tunnel Euralpin Lyon Turin), quale promotore pubblico responsabile della realizzazione e della gestione della sezione transfrontaliera della futura linea ferroviaria merci e passeggeri Torino-Lione, ha deciso all'unanimità di dare corso alle procedure di gara relative ai lavori in Francia per il tunnel di base, per un importo stimato di 2,3 miliardi di euro;

   il 1° luglio 2019 sono stati pubblicati sulla Gazzetta ufficiale dell'Unione europea gli avis de marchés per i lavori di costruzione del tunnel della Torino-Lione in territorio italiano; la procedura riguarda 2 lotti (cantieri operativi 3/4 e 10): uno per i lavori di costruzione e uno per la valorizzazione dei materiali di scavo; l'importo stimato complessivo è di circa 1 miliardo di euro;

   l'avvio di questa procedura per il lotto italiano segna il completamento del percorso degli affidamenti dei lavori per la realizzazione dei 57,5 chilometri del tunnel in cui passeranno i treni;

   entro il 19 settembre 2019 le imprese interessate potranno far pervenire le manifestazioni di interesse, che saranno poi analizzate al fine di selezionare le imprese ammesse a presentare un'offerta e – previo assenso da parte delle istituzioni italiani e francesi – scegliere di conseguenza gli appalti;

   è oggettiva l'importanza dei collegamenti ferroviari ad alta velocità per lo sviluppo economico, sociale e turistico del Paese e, in specie, della linea ad alta velocità Torino-Lione;

   si ritiene imprescindibile qualunque tipo di investimento per lo sviluppo dei collegamenti ferroviari del nostro Paese, con specifico riguardo al potenziamento infrastrutturale e tecnologico delle linee ad alta velocità –:

   come il Governo intenda orientarsi rispetto alle manifestazioni di interesse che perverranno nell'ambito della procedura di gara per i lavori di costruzione del tunnel della Torino-Lione in territorio italiano e rispetto al nuovo contributo finanziario garantito dall'Unione europea.
(3-00899)


   CARFAGNA, GELMINI, OCCHIUTO, VALENTINI, MARIA TRIPODI, SISTO, BIANCOFIORE, CAPPELLACCI, CALABRIA, DALL'OSSO, FASCINA, GREGORIO FONTANA, FITZGERALD NISSOLI, MILANATO, NAPOLI, ORSINI, SARRO, TARTAGLIONE, PEREGO DI CREMNAGO, RAVETTO, RIPANI, SANTELLI e VITO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri. — Per sapere – premesso che:

   la Libia vive oggi una situazione interna drammatica: la guerra civile iniziata con l'attacco militare a Tripoli da parte dell'esercito guidato dal generale Haftar, con la risposta armata del Governo presieduto da Al Sarraj insediato a Tripoli, legittimato dalle Nazioni Unite, sta mettendo seriamente a rischio l'integrità dello Stato libico, la sicurezza di milioni di cittadini e la stabilità dell'intera regione, nonché il controllo delle coste e dei traffici clandestini verso l'Italia e l'Europa e gli approvvigionamenti energetici;

   ad avviso degli interroganti l'atteggiamento timido e frammentato della comunità internazionale, dell'Europa e l'attuale debolezza della posizione dell'Italia alimenta la contrapposizione e compromette una possibile soluzione diplomatica del conflitto;

   ad avviso degli interroganti i tentativi di dialogo e di mediazione intrapresi dal Governo italiano sono purtroppo stati inefficaci, se non velleitari: l'annuncio di una «cabina di regia» Italia-Usa per il Mediterraneo non ha avuto alcun riscontro concreto, come dimostra il fallimento della Conferenza di Palermo e il mancato obiettivo di promuovere elezioni democratiche per la primavera del 2019; allo scoppio della guerra civile il ruolo italiano è stato marginale, mancando qualsiasi reale coordinamento con Washington e con le altre Cancellerie europee;

   uno dei principali rischi è la possibile sospensione delle attività di polizia e di guardia costiera da parte del Governo di Tripoli, l'interruzione del contrasto alle organizzazioni criminali e la conseguente partenza di migliaia di migranti verso il Mar Mediterraneo e l'Italia; nei fatti, sia Al Sarraj che Haftar sembrano, secondo gli interroganti, tentati dall'usare i flussi migratori irregolari come arma di condizionamento politico e diplomatico;

   ad avviso degli interroganti l'isolamento diplomatico dell'Italia è anche conseguenza di una palese ambiguità nelle scelte strategiche di politica estera, rispetto ai tradizionali e consolidati partner politici e militari, verso i quali diversi esponenti di Governo e della maggioranza hanno espresso posizioni critiche, antagoniste, quando non retoricamente ostili –:

   quali iniziative diplomatiche il Governo stia concretamente portando avanti per favorire il cessate il fuoco, anche attraverso l'intervento di una coalizione internazionale e una più determinata azione di dialogo con i Paesi decisivi nell'area, sia regionali che globali, per la ripresa di un percorso negoziale di pacificazione e riconciliazione guidato dall'Onu, volto alla stabilizzazione della Libia, al fine di scongiurare i pericoli e le conseguenze sociali, economiche, politiche e ambientali che un'ulteriore degenerazione del conflitto civile libico potrebbe arrecare all'intero Nord Africa e alla stabilità e alla sicurezza italiana ed europea.
(3-00900)


   LOLLOBRIGIDA, MELONI, ACQUAROLI, BALDINI, BELLUCCI, BUCALO, BUTTI, CAIATA, CARETTA, CIABURRO, CIRIELLI, LUCA DE CARLO, DEIDDA, DELMASTRO DELLE VEDOVE, DONZELLI, FERRO, FOTI, FRASSINETTI, GEMMATO, LUCASELLI, MANTOVANI, MASCHIO, MOLLICONE, MONTARULI, OSNATO, PRISCO, RAMPELLI, RIZZETTO, ROTELLI, SILVESTRONI, TRANCASSINI, VARCHI e ZUCCONI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri. — Per sapere – premesso che:

   i commi da 2 a 5 dell'articolo 1 della legge di bilancio per il 2019, legge 30 dicembre 2018, n. 145, prevedono la sterilizzazione degli aumenti delle aliquote Iva, le cosiddette clausole di salvaguardia per l'anno 2019;

   per gli anni successivi si prevede, invece, la conferma dal 2020 dell'aumento dell'Iva ridotta dal 10 al 13 per cento e un aumento di 0,3 punti percentuali per il 2020 e di 1,5 punti percentuali a decorrere dal 2021, fino a elevare l'Iva ordinaria al 26,5 per cento e analoga rimodulazione in aumento è prevista anche per le accise;

   il meccanismo delle clausole di salvaguardia, adottato dall'Italia come unico caso in Europa, prevede un aumento automatico dell'Iva qualora non si riesca a trovare le coperture per tenere i conti pubblici in regola con i vincoli di bilancio derivanti proprio dall'Unione europea;

   la sterilizzazione operata dalla legge n. 145 del 2018 è stata di fatto resa possibile mediante la conferma di uno stanziamento di 12,5 miliardi di euro in deficit, ma per i prossimi due anni l'Unione europea ha chiesto all'Italia 13,1 miliardi di euro in più, a garanzia del finanziamento del reddito di cittadinanza e di «quota 100»;

   nel biennio 2020-2021 il Governo dovrà, quindi, recuperare un totale di oltre 50 miliardi di euro, perché oltre ai 23,1 miliardi di euro del 2020, dovrà trovarne altri 28,9 miliardi di euro entro il 2021 per evitare un ulteriore aumento dell'aliquota Iva intermedia dal 25,2 al 26,5 per cento;

   a poco più di due mesi dall'approvazione del disegno di legge di bilancio per il 2020 non è ancora chiaro quali intenzioni il Governo abbia in merito al previsto aumento dell'Iva e, in caso intenda disattivare le clausole ancora una volta, con quali risorse intenda coprire la spesa;

   l'impatto dell'aumento dell'Iva sui consumi avrà un effetto devastante, che l'Ufficio parlamentare di bilancio ha già quantificato in 0,3 punti percentuali di prodotto interno lordo all'anno –:

   quali siano le intenzioni del Governo in merito ai previsti aumenti dell'Iva e, se del caso, attraverso quali risorse di bilancio intenda evitarli.
(3-00901)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   SERRACCHIANI, CARNEVALI e MARCO DI MAIO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della salute, al Ministro per gli affari regionali e le autonomie. — Per sapere – premesso che:

   in Friuli Venezia Giulia, con la legge di riforma sanitaria n. 17 del 2014 all'articolo 34 è stata disposta la riconversione dei presidi ospedalieri di Gemona del Friuli, Maniago, Sacile e Cividale con la trasformazione dei rispettivi pronto soccorso in punti di primo intervento sulle 12/24 ore e la postazione di un mezzo di soccorso sulle 24 ore;

   il 20 giugno 2019 nel corso dell'esame in Consiglio regionale del disegno di legge n. 544 è stato esaminato l'articolo 50-bis che prevede che i suddetti punti di primo intervento «... siano dotati di spazi di osservazione a disposizione della funzione di emergenza-urgenza...»;

   suddetta norma appare in conflitto con il decreto ministeriale n. 70 del 2015, regolamento recante definizione degli standard qualitativi, strutturali, tecnologici e quantitativi relativi all'assistenza ospedaliera, che espressamente recita «... nei punti di primo intervento non è prevista l'osservazione breve del paziente...»;

   la giunta del Friuli Venezia Giulia interrogata in proposito con interrogazione a risposta immediata n. 181 del 24 giugno 2019, ha risposto che il decreto ministeriale n. 70 del 2015 è rispettato perché gli spazi di osservazione sarebbero a disposizione della funzione di emergenza urgenza di altri ospedali;

   la scarsa chiarezza della risposta della giunta contribuirebbe ad aumentare la confusione organizzativa e conseguentemente la preoccupazione per un poco chiaro percorso del paziente in situazioni di emergenza. Infatti, i pazienti che si recano nei punti di primo intervento con problematiche critiche invece di essere trasferiti senza indugio nelle strutture dotate di pronto soccorso e quindi anche di strutture adeguate per affrontare situazioni in emergenza e urgenza, verrebbero impropriamente trattenuti in strutture non adeguate a gestire casi critici con fondati rischi per gli esiti di salute degli interessati;

   la norma approvata dal consiglio del Friuli Venezia Giulia è stata pubblicata sul Bur del Friuli Venezia Giulia in data 10 luglio 2019 ed è contenuta nell'articolo 74, comma 3, della legge regionale 8 luglio 2019, n. 9 «Disposizioni multisettoriali per esigenze urgenti del territorio» –:

   se il Governo, alla luce delle criticità sopra richiamate derivanti dall'articolo 74, comma 3, della legge regionale 8 luglio 2019, n. 9, che rischia di arrecare danni alla salute dei cittadini bisognosi di cure in emergenza, intenda valutare se sussistono i presupposti per impugnare la citata disposizione, ai sensi dell'articolo 127 della Costituzione.
(5-02580)

AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INTERNAZIONALE

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   QUARTAPELLE PROCOPIO. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   il giornalista russo Ivan Golunov è stato arrestato il 7 giugno 2019 con l'accusa di spaccio di droga e poi rilasciato. Golunov è un reporter del portale d'opposizione Meduza noto per le sue inchieste contro il sistema di corruzione che investe il mondo del business nella capitale russa e per questo era stato molte volte minacciato di morte;

   in seguito al suo arresto, Golunov, è stato ricoverato in ospedale dopo aver denunciato di essere stato percosso in carcere. Secondo il capo dell'organizzazione umanitaria «Agora», Pavel Chikov, Golunov avrebbe subito una commozione cerebrale e avrebbe una costola rotta;

   a Mosca è montata una vera e propria rivolta popolare contro il suo arresto, con colleghi e persone comuni che si sono riversate davanti alle sedi del ministero dell'interno (o delle rappresentanze diplomatiche) per mostrare il loro sostegno a Golunov, inscenando «manifestazioni individuali» così da sfuggire alle stringenti leggi russe sugli assembramenti non autorizzati. Inoltre, i tre maggiori quotidiani economici liberali (Vedomosti, RBK e Kommersant) sono andati in stampa con una prima pagina condivisa: «Io/Noi siamo Ivan Golunov»;

   sin dalle prime ore della vicenda, secondo alcuni media e organizzazioni non governative si sarebbe trattato di un'accusa montata ad arte per censurare il giornalista. Reporter senza frontiere si è detta «molto preoccupata» per «il comportamento sospetto della polizia» e Amnesty International ha denunciato uno «schema purtroppo conosciuto». «Abbiamo ragione di credere che Golunov sia stato accusato per via della sua attività giornalistica», ha reagito Meduza che ha sede a Riga, in Lettonia, proprio per sfuggire alla censura russa. E difatti, dopo il suo rilascio, poiché l'imputazione è stata annullata, lo stesso Ministro dell'interno Vladimir Kolokoltsev ha ammesso che il caso era fabbricato e due grossi capi della polizia sono stati licenziati;

   negli ultimi 13 mesi Golunov aveva ricevuto numerose minacce di morte dalle persone coinvolte nell'inchiesta su cui stava lavorando. Aveva inviato l'articolo finito proprio poche ore prima dell'arresto –:

   quali iniziative intenda assumere il Governo, di concerto con i partner europei, per testimoniare vicinanza al giornalista e preservarne la libertà fisica e la libertà di cronaca.
(5-02573)


   SCALFAROTTO. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   si apprende da organi di stampa che nella giornata di sabato 20 luglio 2019 nella cittadina polacca di Bialystok il corteo gay pride organizzato sul posto è stato brutalmente attaccato da gruppi di ultrà dell'ultradestra nazionalsovranista;

   molti manifestanti, che pacificamente avevano preso parte al corteo, sono stati picchiati a sangue nonostante la presenza della polizia che, pur disponendo a livello nazionale di molti mezzi e grande efficienza, è stata il secondo bersaglio degli ultrà e non è riuscita a garantire che la manifestazione si potesse svolgere lungo il percorso concordato inizialmente con le autorità;

   gli ultrà di destra presenti alla manifestazione hanno attaccato i partecipanti lanciando pietre e altri corpi contundenti e gettando sacchetti di plastica con urina e sterco contro i dimostranti. Molti manifestanti, giovani o minorenni, sono stati poi inseguiti dagli estremisti fino a casa e picchiati in strada; hanno trovato rifugio in negozi o farmacie per salvarsi dai pestaggi;

   sempre da organi di stampa, si apprende che Sebastian Maluszewski, docente alle scuole superiori e cofondatore del centro di ricerca dell'università di Varsavia su storia e identità degli Lgbt ha dichiarato: «Avevo detto una decina di giorni fa che l'atmosfera di odio e violenza omofobi peggiora di settimana in settimana, ormai devo dire che peggiora di giorno in giorno»;

   la Chiesa cattolica locale, tramite l'arcivescovo Tadeusz Wojda, si era schierata da giorni contro il pacifico corteo pride definendolo «un'iniziativa estranea alla regione» e invitando le persone partecipanti «a difendere i valori cristiani». Mercoledì 24 luglio 2019, inoltre, il diffuso quotidiano filogovernativo Gazeta Polska offrirà in omaggio, allegato ad ogni copia, un adesivo con la bandiera arcobaleno e la sigla Lgbt cancellate da una X;

   tra le priorità dell'attuale Presidenza finlandese vi è il rafforzamento dello stato di diritto nell'Unione Europea, in relazione al quale la Polonia e già stata oggetto di particolare attenzione da parte delle istituzioni europee, che ultimamente sono intervenute, con una sentenza della Corte di giustizia riguardo alla legge sulla Corte suprema dello stesso Paese –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti descritti in premessa e quali siano i suoi orientamenti in merito;

   quali iniziative intenda intraprendere, anche attraverso contatti diretti con l'ambasciata polacca in Italia, al fine di assicurare una condizione di sicurezza per i cittadini lgbt in Polonia;

   se sia a conoscenza, in ambito europeo, di quali iniziative l'attuale Presidenza finlandese intenda intraprendere per seguire con attenzione gli sviluppi della situazione, al fine di garantire la piena tutela dei diritti dei cittadini e delle cittadine omosessuali in Polonia.
(5-02578)

AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, per sapere – premesso che:

   la regione Campania, con D.D. n. 257/2012 ha autorizzato la realizzazione di un parco eolico nel comune di Conza della Campania (AV) ed il suddetto parco eolico è adiacente all'area protetta costituita dall'Oasi Wwf «Lago di Conza» e sembrerebbe interferire con l’habitat e con le specie animali protette che vi nidificano;

   il sito Oasi Wwf «Lago di Conza» rientra nella rete Natura 2000 ed è sito di interesse comunitario istituito ai sensi della direttiva 92/43/CEE «Habitat» nonché zona di protezione speciale individuata con codice IT8040007 ed istituita ai sensi della direttiva 2009/147/CE «Uccelli», concernente la conservazione degli uccelli selvatici;

   l'area protetta dell'Oasi Wwf «Lago di Conza» ricopre un ruolo di primario rilievo per l'intera area mediterranea, in quanto presenta una elevata biodiversità faunistica e vegetazionale ed assume una rilevanza strategica per la popolosa avifauna che vi nidifica; inoltre rappresenta un fondamentale crocevia per le migrazioni di numerosi esemplari, in quanto posta lungo la rotta migratoria tra il Mar Tirreno e il Mar Adriatico;

   nel caso di realizzazione di impianti eolici che possano interferire, anche indirettamente, con l’habitat naturale e le specie protette che in esso abitano, la normativa di cui all'articolo 5, comma 4, del decreto del Presidente della Repubblica n. 357 del 1997, al fine di proteggere i siti di interesse comunitario (S.i.c.) e le zone di protezione speciale (Z.p.s.), impone la necessità che i soggetti proponenti la realizzazione di impianti eolici da costruire in prossimità dei siti protetti S.i.c. e Z.p.s., producano un apposito studio di incidenza dedicato alle interferenze causate dall'opera con i siti della rete Natura 2000 da redigere ai sensi dell'allegato G del decreto del Presidente della Repubblica n. 357 del 1997;

   il citato studio di incidenza è mirato alla valutazione degli impatti che gli impianti eolici da realizzare in prossimità dei siti protetti potrebbero avere sugli obiettivi di conservazione di tali siti e pertanto gli impatti devono essere valutati al fine di determinare se l'effettiva realizzazione degli impianti possa pregiudicare o meno l'integrità dei siti Natura 200;

   nella fattispecie, risulta che la società che sta realizzando l'impianto eolico (soggetto proponente) non abbia prodotto lo studio di incidenza previsto dall'articolo 5, comma 4, e dell'allegato G del decreto del Presidente della Repubblica n. 357 del 1997, e che pertanto l'autorizzazione unica rilasciata dalla regione Campania con D.D. n. 257 del 2012 difetti di un atto presupposto;

   l'assenza di uno studio di incidenza viene confermata anche dallo staff tecnico amministrativo valutazioni ambientali della regione Campania che con nota prot. 0114708 del 20 febbraio 2019 ha affermato che «dal riscontro di questo Staff della scheda istruttoria e del verbale della Commissione, si può solo supporre che la Valutazione di Incidenza non è stata presentata dal proponente. Si precisa, infatti, che la Valutazione di Incidenza è un procedimento che si attiva esclusivamente ad istanza di parte, istanza mai pervenuta a questo ufficio perché mai presentata dal proponente»;

   inoltre, il decreto del Presidente della Repubblica n. 357 del 1997, all'articolo 5, prevede il coinvolgimento del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare nelle procedure di autorizzazione e di impatto ambientale, data la valenza comunitaria e nazionale, per i siti protetti quali l'Oasi Wwf «Lago di Conza» e, contrariamente a quanto disposto dalla normativa citata, non risulta che il Ministero dell'Ambiente e della tutela del territorio e del mare sia stato coinvolto nelle procedure autorizzative;

   risulta inoltre che il Wwf abbia evidenziato che la realizzazione dell'impianto eolico, stante l'assenza di qualsivoglia studio di incidenza ai sensi dell'articolo 5, comma 4, del decreto del Presidente della Repubblica n. 357 del 1997, costituisca un pericolo per la tutela dell’habitat e dell'avifauna dell'Oasi Wwf «Lago di Conza» e ha diffidato la regione Campania a revocare l'autorizzazione unica n. 257/2012 alla realizzazione del parco eolico;

   si rileva che l'impianto da realizzare è superiore a 30 Megawatt e che per effetto delle modifiche introdotte dal decreto legislativo n. 104 del 2017, per tali categorie di impianti, è richiesta la valutazione di impatto ambientale di competenza statale;

   sulla vicenda è intervenuta anche l'autorità giudiziaria che ha sequestrato tutte le carte del procedimento dai competenti uffici regionali e, malgrado ciò, i lavori sono in fase di ultimazione e procedono spediti, tanto da arrecare un danno all’habitat del sito protetto –:

   se il Ministro interpellato sia a conoscenza dei fatti riportati in premessa e se, sulla base degli elementi di valutazione in suo possesso, sia possibile escludere che il parco eolico in questione, costituisca un pericolo per l’habitat e per l'avifauna presente nel sito di interesse comunitario e nella zona di protezione speciale dell'Oasi Wwf «Lago di Conza», inserita nella rete Natura 2000 e, in caso contrario, quali iniziative di tutela del sito intenda intraprendere, per quanto di competenza, anche in considerazione dell'asserita assenza della valutazione di incidenza sui siti di interesse.
(2-00469) «Maraia, Daga, Deiana, D'Ippolito, Federico, Ilaria Fontana, Licatini, Alberto Manca, Ricciardi, Rospi, Terzoni, Traversi, Varrica, Vianello, Vignaroli, Zolezzi, D'Uva».

Interrogazione a risposta in Commissione:


   MURONI. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   con il comunicato stampa del 15 luglio 2019, intitolato «Orso M49, Legambiente: “L'orso non va abbattuto. Decisione della provincia autonoma di Trento illegittima e pericolosa, è il momento di rispettare la normativa. Ministro Costa intervenga”», Legambiente chiede l'immediato intervento del Ministro interrogato rispetto alle decisioni che la provincia autonoma di Trento sta prendendo sull'orso M49 in via del tutto autonoma e non autorizzata;

   l'orso M49 non va abbattuto e bisogna agire in fretta, perché la decisione, ad avviso dell'interrogante, sconsiderata, della provincia di Trento di procedere alla cattura dell'orso per rinchiuderlo presso l'area faunistica il Casteller, a sud di Trento, da cui l'animale è scappato, ha aumentato il rischio per i cittadini e messo a repentaglio l'incolumità dell'esemplare che si trova ora a vagare in un contesto ancora più antropizzato di quello dove è stato catturato e per giunta senza radio collare di cui è stato inspiegabilmente privato appena dopo la cattura;

   all'inizio del mese di luglio 2019, il Ministro interrogato ha contestato, dichiarandola illegittima, l'ordinanza di cattura dell'orso firmata dalla provincia e chiesto un parere al Consiglio di Stato. «Io l'avrei gestita differentemente» scrisse. «Voglio assolutamente che l'animale sia rispettato e che si applichino le adeguate misure affinché non accada quello già successo in passato con altri casi analoghi, insomma che non diventi un Daniza 2» aggiunse, e Legambiente condivide questa posizione;

   «Per quanto autonoma, la provincia di Trento non è libera di agire al di fuori degli iter autorizzativi e non conformemente a quanto previsto dal Piano d'azione interregionale per la conservazione dell'orso bruno nelle Alpi centro orientali – commenta il presidente di Legambiente –. In situazioni del genere l'emotività non paga, anzi può essere molto pericolosa. Come dimostrano i fatti accaduti la notte scorsa», come riportato sempre nel comunicato stampa di Legambiente;

   si ricorda che M49 è stato introdotto in Trentino nell'ambito del progetto europeo Life Ursus il cui obiettivo era di reintrodurre esemplari dalla Slovenia per impedire l'estinzione della specie sulle Alpi;

   si evidenzia che nessuna istruttoria è stata elaborata dagli uffici competenti della provincia di Trento, in collaborazione con Ispra, che non ha mai valutato il tema dell'uccisione dell'esemplare. Il fatto che l'orso sia scappato dall'area faunistica non può giustificare un intervento che ne provochi la morte –:

   se non ritenga di assumere, per quanto di competenza, iniziative concrete, al di là degli appelli al buonsenso, nel rispetto delle specifiche competenze della provincia di Trento, affinché la gestione della vicenda dell'orso M49, oltre a essere condivisa, sia rispettosa delle leggi e delle normative nazionali e internazionali approvate appositamente per tutelare cittadini e fauna selvatica specialmente protetta, com'è, appunto, l'orso bruno.
(5-02579)

Interrogazioni a risposta scritta:


   PARENTELA. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro per i beni e le attività culturali. — Per sapere – premesso che:

   il comune di Paola (Cosenza) ha pubblicato un bando di gara ad asta pubblica riguardante la «vendita di un lotto boschivo di alto fusto di faggio radicato in località “Cozzo Cervello” riportato nel NCT sul foglio n. 2 particella n. 2 (parte) estesa catastalmente ha 131.14.40, di cui ha 22.00.00 di superficie ragguagliata interessata da intervento, in agro e di proprietà del Comune di Paola (CS)»;

   il bando di che trattasi non presenta una chiara identificazione delle coordinate geografiche: in particolare, il sito viene genericamente identificato;

   la documentazione relativa al bando non chiarisce la esatta specificazione del tipo di taglio da effettuare;

   per come è stato possibile appurare tramite il gruppo «Escursionisti Appennino Paolano», tali particelle catastali corrispondono alla zona che va da Cozzo Cervello alla statua della Croce di Paola o di Montalto, una parte del quale ricade catastalmente nel perimetro del sito di importanza nazionale (SIN) IT9300191 «Bosco Luta» appartenente alla Rete Natura 2000;

   il bando sarebbe stato approvato nonostante l'assenza di un piano di gestione forestale;

   il bando sarebbe approvato, a quanto consta all'interrogante, pur in assenza di indicazioni riguardanti i vincoli naturali e paesaggistici insistenti sull'area oggetto di taglio;

   inoltre, risalta l'assenza delle relazioni tecniche a completamento della determina dirigenziale pubblicata sull'albo pretorio del comune di Paola, diversamente da come si suppone leggendo nel bando di gara ad asta pubblica;

   il bando di che trattasi è stato pubblicato nonostante l'assenza di valutazione di incidenza ambientale (Vinca);

   a tal riguardo la pregevolezza del sito è ulteriormente dimostrata dal fatto che la regione Calabria abbia previsto l'istituzione del parco naturale regionale della Catena Costiera (deliberata con decreto pubblicato sul Bollettino ufficiale della Regione Calabria n. 22 del 30 novembre 2002), di cui Cozzo Cervello avrebbe rappresentato il «cuore» del costituendo parco. Tuttavia, l'istituzione del parco è rimasta finora solo sulla carta;

   il «Bosco Luta», anch'esso ricadente nell'area di taglio boschivo, appare perfino nella cartografia del piano regionale dei rifiuti del 2016 quale sito di interesse nazionale (SIN) della regione Calabria, che quindi non può non sapere che si tratta di area naturalisticamente protetta;

   l'ecosistema del «Bosco Luta» viene messo in connessione con il sito di interesse comunitario (SIC) «Bosco di Mavigliano» al confine tra Rende e Montalto Uffugo, ed entrambi disegnano un «corridoio ecologico» in ottemperanza alla direttiva europea 43/92/CEE Habitat, dove è accertata la presenza del lupo (Canis lupus), nella categoria dei «mammiferi elencati nell'Allegato II della Direttiva 92/43/CEE»;

   a parere dell'interrogante modificare l'ecologia e l'idrogeologia del sito a monte (Bosco Luta) rischia di degradare il sito a valle (Bosco di Mavigliano). Stranamente, però, nessuno studio di incidenza ambientale è stato approntato da parte del comune di Paola in fase di predisposizione del bando per asta pubblica di suolo boschivo –:

   quali iniziative i Ministri interrogati intendano adottare – per quanto di competenza – al fine di assicurare il rispetto dei vincoli naturali, di tutela dell'ecosistema e paesaggistici insistenti sull'area in questione.
(4-03388)


   LOMBARDO. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   in attuazione degli articoli 9 e 32 della Costituzione, la legge 6 dicembre 1991, n. 394, sancisce i princìpi fondamentali per l'istituzione e la gestione delle aree naturali protette, al fine di garantire e promuovere la conservazione e la valorizzazione del patrimonio naturale italiano;

   l'articolo 36 della citata legge individua le cosiddette «Aree marine di reperimento» ove possono essere istituiti parchi o riserve marine; fra queste, vi rientrano anche le seguenti aree siciliane: il Promontorio Monte Cofano-Golfo di Custonaci; lo Stagnone di Marsala; Capo Passero e Acicastello-Le Grotte;

   per procedere all'istituzione di una riserva marina è necessario uno specifico iter procedimentale tecnico-amministrativo, il cui atto iniziale è la redazione degli studi conoscitivi preliminari e la relativa istruttoria tecnica, svolti con il supporto scientifico operativo di Ispra: un percorso partecipato che prevede tavoli di consultazione con le amministrazioni e gli stakeholder interessati che si concluderà con un decreto ministeriale di istituzione – contenente le finalità, la delimitazione, i divieti, le norme generali per la gestione, la previsione del regolamento di disciplina, le indicazioni per l'uso del demanio marittimo, la copertura finanziaria e le indicazioni per la sorveglianza – e un successivo decreto di adozione del regolamento di disciplina, contenente la suddivisione in zone a diverso regime di tutela e la disciplina delle attività consentite nel rispetto delle finalità istitutive –:

   se il Governo, con riferimento alle aree siciliane individuate dall'articolo 36 della legge n. 394 del 1991, abbia già avviato o abbia intenzione di avviare l’iter necessario per il riconoscimento delle stesse come parchi o riserve marine;

   nel caso in cui fosse stata già avviata la procedura istitutiva di parchi o riserve marine per le citate aree siciliane, in quale fase si trovi al momento l’iter e quali siano i tempi stimati dal Governo per il suo completamento.
(4-03389)


   CILLIS, CADEDDU, GAGNARLI, PARENTELA, PIGNATONE, MAGLIONE e DEL SESTO. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   dal 2013 esiste un esposto denuncia sulla questione della Materit in Valbasento, Basilicata, che è area Sin nazionale a prescindere dall'amianto della ex fabbrica di manufatti in eternit;

   l'esposto è stato presentato da Piergiorgio Duca, all'epoca dei fatti presidente nazionale e rappresentante legale pro tempore di Medicina Democratica, e da Mario Murgia, all'epoca dei fatti, vicepresidente nazionale Aiea;

   dal 18 marzo 2013 a seguito di un servizio del noto Tg «Striscia la Notizia», anche al pubblico è nota la grave situazione inquinante dello stabilimento Materit s.r.l. di Macchia di Ferrandina (MT), con centinaia di «big bag» e di sacchi contenenti amianto, ancora abbandonati e lasciati incustoditi;

   in particolare, risulta che all'interno del capannone siano stoccati quantità imprecisata di crisotilo o amianto bianco, stivato in big bag; quantità imprecisata di crocidolite o amianto blu, confezionata in sacchi, che è la forma di amianto più pericolosa perché le sue fibre hanno un aspetto aghiforme e si frazionano longitudinalmente con maggiore facilità;

   il sito presenta condizioni di rischio per la salute pubblica e l'ambiente, a causa della contemporanea presenza di amianto, polveri di asbesto e silicio residui della precedente lavorazione, fanghi e liquami, in centinaia di big bag contenenti rifiuti pericolosi dell'ex Materit s.r.l., azienda del gruppo Fibronit con sede amministrativa a Casale Monferrato, in attività dal 1973 al 1989, e chiusa dal nucleo operativo ecologico dei carabinieri a causa della mancanza di una discarica autorizzata per lo smaltimento dei rifiuti;

   i lavori di bonifica sono cominciati, ma l'area non è in sicurezza, perché le bonifiche non sono state portate a termine in quanto la regione Basilicata non sta completando il percorso burocratico, mentre il comune di Ferrandina ha correttamente espletato ogni suo compito;

   in questi anni, 10 operai degli 86 che ci lavoravano sono morti, 16 si sono ammalati di patologie asbesto collegate e tutti gli altri vivono fra frequenti controlli medici;

   esiste anche un pessimo stato di conservazione dei sacchi contenenti polvere di amianto, con la struttura esposta a vento, perché ha vetri e porte rotte, con il rischio di favorire la diffusione di polveri di amianto anche fuori dell'impianto;

   poco distante dall'ex stabilimento Materit, lungo la Basentana, arteria centrale di collegamento tra le province di Matera e di Potenza e tra la provincia di Taranto e la Campania, da decenni c'è un grosso ammasso di amianto solo da qualche anno coperto in maniera provvisoria con sacchi big bag, ma comunque abbandonato a se stesso da decenni a dimostrare il mancato rispetto delle istituzioni verso il territorio –:

   se il Governo intenda promuovere una verifica da parte del Comando dei Carabinieri per la tutela dell'ambiente al fine di acquisire un quadro dettagliato della situazione;

   se il Governo intenda adottare iniziative, per quanto di competenza e in sinergia con gli enti territoriali, per la stima del danno ambientale e la messa in sicurezza dell'ex Materit e della discarica abusiva lungo la Basentana, a pochi chilometri di distanza dall'ex opificio per chiudere questa triste vicenda italiana che vede il Sud vittima di espropri dei propri diritti e i cittadini dell'area a grave rischio di salute.
(4-03391)

DIFESA

Interrogazione a risposta in Commissione:


   DE MENECH. — Al Ministro della difesa, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   l'ex poligono di tiro di Crostolin ad Agordo, struttura nata alla metà dell'800 e rimasta fino ai primi anni ’90 luogo di attività per la sezione di Agordo del tiro a segno nazionale e di proprietà del Demanio, è ormai in un grave stato di degrado edilizio, urbanistico e ambientale;

   l'immobile e l'area di pertinenza sono territorio di vandali e writer;

   la comunità locale vorrebbe che l'area del poligono tornasse in uso per la cittadinanza e vorrebbe preservare la memoria di un monumento così importante e con una grande storia culturale e sportiva per il comune di Agordo;

   difatti, negli anni, più volte il comune di Agordo aveva cercato e trovato un finanziamento regionale per acquistare la struttura, ma sembrerebbe che questa non sia fra i beni che lo Stato ha messo in vendita, perché su di essa insiste un diritto del tiro a segno nazionale e se questo non vi rinuncia lo Stato non può vendere;

   il Ministero della difesa interessato dall'Agenzia delle entrate avrebbe confermato la permanenza sul sito per proprie esigenze istituzionali –:

   quali siano gli impedimenti che ostano alla riqualificazione del poligono di Agordo da parte del Ministero della difesa o al trasferimento dello stesso bene al comune o alla regione Veneto.
(5-02575)

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazione a risposta scritta:


   MOLINARI, FORNARO, PETTAZZI e BOLDI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 43 del decreto-legge n. 133 del 2014, convertito dalla legge n. 164 del 2014, dispone, al comma 1, che «Gli enti locali che hanno deliberato il ricorso alla procedura di riequilibrio finanziario pluriennale, ai sensi dell'articolo 243-bis del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267, possono prevedere, tra le misure di cui alla lettera c) del comma 6 del medesimo articolo 243-bis necessarie per il ripiano del disavanzo di amministrazione accertato e per il finanziamento dei debiti fuori bilancio, l'utilizzo delle risorse agli stessi enti attribuibili a valere sul "Fondo di rotazione per assicurare la stabilità finanziaria degli enti locali" di cui all'articolo 243-ter del decreto legislativo n. 267 del 2000»;

   l'utilizzo alternativo delle risorse, introdotto dal citato articolo 43, deve quindi interpretarsi come il superamento della precedente scelta del legislatore, che correlava l'utilizzo alla sola anticipazione di liquidità (sul punto si era pronunciata conformemente la Corte dei Conti, sezione delle autonomie, con deliberazione n. 14/SEZAUT/2013/QMIG del 20 maggio 2013 e quindi antecedentemente alla innovazione del decreto-legge n. 133 del 2014;

   la Corte dei Conti - sezione regionale di controllo per l'Abruzzo, con deliberazione n. 334/2015/PRSP, ha approvato il piano di riequilibrio finanziario del comune di Pescara, di durata decennale (2015-2024), condizionato dalla capacità di finanziare e pagare i debiti fuori bilancio, di ripianare il disavanzo di amministrazione esistente, di pagare i debiti certi liquidi ed esigibili per i quali è presente un preventivo impegno di spesa e di fronteggiare adeguatamente le passività potenziali relative al contenzioso pendente, attraverso l'utilizzo del fondo di rotazione, ai sensi, per l'appunto, dell'articolo 43 commi 1 e 2, del decreto-legge n. 133 del 2014 per l'importo di euro 33.480.299,44;

   in senso opposto si è invece espressa la Corte dei Conti – sezione regionale di controllo per il Piemonte, la quale, nel richiamare la pronuncia della sezione delle autonomie, deliberazione n. 14/SEZAUT/2013/QMIG del 20 maggio 2013, con deliberazione n. 18/2019/SRCPIE/PRSP asseriva che «Tale pronuncia chiarisce come il ricorso al fondo di rotazione costituisca una forma di finanziamento che può sostenere il bilancio dell'Ente solo per cassa, e non può determinare un'espansione della capacità di spesa mediante la riduzione del disavanzo (...)» –:

   se e quali chiarimenti i Ministri interrogati intendano fornire in merito a quanto esposto in premessa, con particolare riguardo alle possibilità di utilizzo del fondo di rotazione ex articolo 43 del decreto-legge n. 133 del 2014 da parte di comuni e province.
(4-03386)

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazione a risposta orale:


   LOSACCO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   con l'entrata in vigore dell'orario estivo di Trenitalia si segnalano in Puglia una serie di criticità sollevate dai pendolari;

   dal 22 luglio 2019, fino al 24 agosto, solo per fare un esempio, per raggiungere Bari da Barletta sono a disposizione soltanto due convogli regionali per chi deve arrivare entro le 9 del mattino, a fronte degli oltre 10 previsti durante l'orario invernale;

   suddetti convogli che servono realtà urbane importanti come Trani, Bisceglie, Molfetta, Giovinazzo terminano la loro corsa a Bari alle ore 7.35 e alle ore 8.09, poi il vuoto per oltre un'ora;

   i cittadini hanno lanciato una petizione attraverso la quale chiedono di ristabilire un servizio maggiormente rispondente alla domanda della utenza pendolare;

   Trenitalia ha fatto sapere attraverso proprio comunicato che i treni in circolazione sono dotati di un numero più elevato di carrozze;

   la regione Puglia si è attivata per chiedere nell'ambito del contratto di servizio una implementazione dei convogli per scongiurare disagi all'utenza –:

   quali iniziative intenda assumere il Governo, per quanto di competenza, al fine di far sì che Trenitalia rafforzi il servizio sulla rete pugliese nel corso dell'orario estivo in considerazione delle esigenze dell'utenza pendolare e dei tanti turisti presenti in regione.
(3-00894)

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   PAITA, ENRICO BORGHI, BRUNO BOSSIO, CANTINI, ANDREA ROMANO, GARIGLIO e NOBILI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   intorno alle 5 del mattino del 22 luglio 2019 si è registrato un incendio ai danni di una cabina elettrica dell'alta velocità, all'altezza della stazione di Rovezzano, periferia di Firenze, che ha provocato un vero e proprio caos su tutta la rete;

   sul posto si sono recati Polfer e Digos considerato che non è la prima volta che accadono attentati incendiari che mandano in tilt il servizio ferroviario proprio presso lo snodo di Firenze;

   secondo quanto riportato dagli organi di informazione l'incendio sembrerebbe essere assolutamente di origine dolosa; si parla di possibile pista anarchica, con la cabina elettrica interessata dalle fiamme in più punti;

   già nel 2014 nello stesso punto si erano registrati episodi simili;

   suddetto incendio ha di fatto diviso l'Italia in due con ritardi per i convogli sull'alta velocità fino a 4 ore e con oltre 40 cancellazioni di treni;

   si tratta di un episodio gravissimo che non va assolutamente sottovalutato e che riguarda la sicurezza stessa della infrastruttura ferroviaria –:

   quali iniziative di competenza intenda assumere tempestivamente il Governo affinché venga ripristinata rapidamente la piena funzionalità della rete ferroviaria, per risalire alle cause di tale episodio, per rafforzare la sicurezza ed il controllo lungo tutta la rete, considerata la strategicità della infrastruttura, e per contrastare ogni tentativo di sabotaggio che potrebbe mettere a rischio l'incolumità di operatori e passeggeri.
(5-02574)


   GARIGLIO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   in data 30 gennaio 2012, l'Italia ha firmato un accordo con la Francia, ratificato dai due Paesi, con legge 23 aprile 2014, n. 71, per la realizzazione del nuovo collegamento ferroviario Torino-Lione;

   il 24 febbraio 2015 Francia e Italia hanno sottoscritto un altro accordo «per l'avvio dei lavori definitivi della sezione transfrontaliera della nuova linea ferroviaria Torino Lione»;

   con la legge n. 1 del 5 gennaio 2017 pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n. 9 del 12 gennaio 2017 è stato ratificato l'accordo definitivo, che è in vigore dal 1° marzo 2017;

   l'attuale Governo, insediatosi il 1° giugno 2018, ha immediatamente bloccato l'avanzamento dell'opera, adducendo la necessità di una ulteriore analisi costi-benefici;

   è emerso successivamente che il professor Marco Ponti, attuale responsabile della commissione costi-benefici grandi opere del Ministero e noto da sempre per le sue posizioni anti Tav, abbia scelto ben quattro tecnici della suddetta commissione tra soci e consulenti della Trasporti e Territorio srl, società che fa capo proprio al professor Ponti, mentre l'unico esperto indipendente era Pierluigi Coppola, membro da anni della struttura tecnica di missione del dicastero;

   per l'analisi costi-benefici, contraria alla Tav e accolta con perplessità e scetticismo per le metodologie con cui sarebbe stata condotta (come l'inserimento nei costi del mancato incasso delle accise sui carburanti), il disavanzo sarebbe addirittura di 7 miliardi di euro;

   soltanto Pierluigi Coppola non ha sottoscritto tale documento, in contrasto con i metodi con cui è stata condotta l'indagine;

   si apprende dagli organi di informazione che Pierluigi Coppola sarebbe stato «licenziato» il 22 luglio dallo stesso Ministro; secondo quanto riportato dalle agenzie di stampa l'esperto sarebbe stato raggiunto da una pec con la quale gli sarebbe stata comunicata la revoca dell'incarico;

   secondo fonti non qualificate del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, ma riportate dalle agenzie di stampa con virgolettato, Pierluigi Coppola «ha violato la riservatezza rilasciando interviste non autorizzate» e soprattutto «resta un'ombra su di lui, in merito al falso contro-dossier con numeri sballati sull'analisi costi-benefici che gli è stato attribuito sulla stampa e di cui poi ha smentito la paternità, senza però chiedere rettifica ai giornali che glielo attribuivano»;

   si tratta di un episodio che lascia esterrefatti e assolutamente perplessi per metodo e merito soprattutto per le professionalità e le competenze dell'interessato: Pierluigi Coppola è dal 2010 professore associato di ingegneria dei trasporti nel dipartimento di ingegneria dell'impresa all'università di Tor Vergata, a Roma. Tra le esperienze professionali si trova inoltre una docenza al Massachusetts Institute of Technology e un corso di specializzazione organizzato dalla Croucher Foundation di Hong Kong;

   appare quindi evidente che il Ministro interrogato abbia consentito che un «network» privato in assenza di qualsiasi procedura concorsuale o di evidenza pubblica assumesse un ruolo così rilevante e, ad avviso dell'interrogante, in palese conflitto di interessi, su una opera strategica per il futuro infrastrutturale del Paese, e che abbia poi licenziato la professionalità già presenti al dicastero che non si siano conformate alle sue indicazioni, utilizzando come pretesto esclusivamente indiscrezioni di stampa poi comunque smentite –:

   sulla base di quali gravi motivazioni abbia revocato dall'incarico di consulenza, il professor Pierluigi Coppola, posto che tale provvedimento, a giudizio dell'interrogante, pregiudica in modo irreversibile la trasparenza e la imparzialità dell'attività della struttura tecnica di missione del Ministero, privata delle competenze e dell'esperienza dello stesso Coppola maturate nel corso degli anni e unanimemente riconosciute.
(5-02576)

INTERNO

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'interno, per sapere – premesso che:

   in data 17 luglio 2019 il procuratore di Reggio Calabria, dottor Giovanni Bombardieri, incontrando i giornalisti insieme al comandante provinciale dei carabinieri Giuseppe Battaglia e commentando i risultati dell'operazione «Altanus», ha affermato che «C'è la necessità di un rafforzamento di uomini e mezzi in Calabria e soprattutto a Reggio, per fronteggiare adeguatamente un fenomeno criminale, qual è la ’ndrangheta, radicata profondamente nel proprio territorio di origine e ormai ampiamente globalizzata (...). Il Governo, riunitosi due volte in Calabria, e le visite del ministro dell'interno costituiscono certamente segnali significativamente positivi della volontà di dare corso ad un'azione decisa contro la ’ndrangheta, ma è altresì necessario che tale consapevolezza trovi sbocchi immediati poiché la dotazione degli organici delle forze di polizia tutte sia all'altezza della sfida. Lo Stato deve intervenire con lo stesso spirito di quanto fece in Sicilia negli anni ’80 contro Cosa Nostra, incrementando il personale destinato alle investigazioni sul territorio. L'organico della Squadra mobile di Reggio Calabria è oggi poco oltre le 160 unità; di converso, a Palermo; in questo momento, l'organico della squadra mobile è di 800 unità»;

   il deficit di organico, denunciato con allarme dal procuratore di Reggio Calabria, risulta ancora più grave se si considera che l'associazione criminale denominata ’ndrangheta è notoriamente fra le più pericolose su scala mondiale; tali preoccupazioni sono state condivise da altri magistrati in prima linea nel contrasto alle mafie, tra i quali il dottor Nicola Gratteri;

   a seguito degli incontri, a cui faceva riferimento il dottor Bombardieri, il Governo si è impegnato nel rafforzamento delle piante organiche, previo espletamento delle diverse procedure concorsuali che, come noto, soggiacciono a tempistiche inidonee a fornire adeguate risposte alle illustrate esigenze;

   dalla recente iniziativa della Commissione parlamentare d'inchiesta sul fenomeno delle mafie di «desecretazione» degli atti prodotti dalla Commissione medesima è emersa, ad esempio, la frustrazione di Paolo Borsellino che negli anni ’80, in occasione di audizioni presso la predetta Commissione bicamerale, denunciava le scarsità di mezzi di cui si disponeva –:

   se il Ministro interpellato sia a conoscenza delle carenze d'organico patite dalle forze dell'ordine nella regione Calabria e quali iniziative intenda adottare, pur sempre nel rispetto delle procedure concorsuali normativamente previste, per rafforzare l'organico delle stesse forze dell'ordine, con il fine di rendere più efficace il contrasto alle mafie.
(2-00468) «Baldino, Macina, Dieni, Alaimo, Berti, Bilotti, Maurizio Cattoi, Corneli, Dadone, Forciniti, Parisse, Francesco Silvestri, Suriano, Elisa Tripodi, Brescia, Ilaria Fontana, Liuzzi, Lombardo, Lorefice, Gabriele Lorenzoni, Lovecchio, Mammì, Alberto Manca, Marino, Martinciglio, Menga, Migliorino, Misiti, Melicchio, Nesci, Palmisano, Parentela, Paxia, Perantoni, Perconti, Pignatone, Raduzzi, Ricciardi, Terzoni, Rospi, Traversi».

ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazione a risposta in Commissione:


   MOLLICONE. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   è stato definito l'accordo per il contratto di mobilità per il personale docente per il triennio 2019/22;

   ai docenti, ammessi alla formazione iniziale e tirocinio (FIT) dalle graduatorie 2018 approvate entro il 31 dicembre, con le ammissioni decorrenti giuridicamente ed economicamente dal 1° settembre 2019, verrà accantonato un posto a livello provinciale al termine delle operazioni di mobilità;

   il decreto ministeriale n. 579 del 2018 di assegnazione dei contingenti di nomina in ruolo aveva fissato al 31 agosto 2018 il termine entro cui dovevano essere pubblicate le graduatorie del concorso 2018, al fine di essere utilizzate per le ammissioni al III anno FIT anno scolastico 2018/2019;

   successivamente, per recuperare i numerosi posti in ruolo non assegnati, è intervenuto il decreto ministeriale n. 631 del 25 settembre 2018, che ha prorogato al 31 dicembre 2018 la data ultima entro cui utilizzare le graduatorie per le ammissioni al III anno FIT 2018/2019;

   il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca ha trasmesso il decreto ministeriale 631 del 25 settembre 2018 riguardante il trattamento degli aspiranti collocati a pieno titolo nelle graduatorie di merito del concorso FIT;

   terminate le operazioni della mobilità, il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca ha dichiarato un errore, non avendo considerato il decreto ministeriale n. 631 del 2018, con il quale erano stati accantonati i posti per chi aveva visto la pubblicazione delle graduatorie di merito entro il mese di dicembre 2018;

   centinaia di insegnanti, dopo decenni di precariato lontano dalle proprie famiglie, quest'anno si sono visti accettare la propria domanda di mobilità, quindi con conseguenze sulla propria vita privata, come la disdetta di contratti di locazione o l'organizzazione di traslochi, e con danni morali ed economici –:

   quali iniziative intenda portare avanti il Ministro interrogato per sanare la situazione venutasi a creare e se, a fronte del turnover, non intenda adottare iniziative per regolarizzare i docenti sui posti lasciati vacanti.
(5-02577)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazioni a risposta scritta:


   SPERANZA. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   il personale docente e il personale amministrativo tecnico e ausiliario (ata) con contratto a tempo determinato, una volta scaduto il contratto con la scuola il 30 giugno, può fare richiesta per la «Naspi», Nuova assicurazione sociale per l'impiego, l'indennità di disoccupazione, dal 1° luglio;

   consta all'interrogante che molti docenti si sono visti respingere la domanda di Naspi presentata all'Inps dalle sedi di Melfi e Potenza, perché non risulterebbero i contributi che il Ministero dell'economia e delle finanze avrebbe dovuto pagare per i mesi di lavoro dei precari. Per i più fortunati, i contributi si fermerebbero al 31 gennaio;

   tante persone, dipendenti del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca, una volta terminato l'anno scolastico, restano senza un reddito, pur avendo, sulla carta, diritto al sussidio di disoccupazione;

   l'Inps, a quanto consta all'interrogante, starebbe respingendo anche le domande di riesame e le sedi di Potenza e Melfi si rifiuterebbero di erogare la Naspi sulla base della documentazione cartacea presentata dai docenti, tra cui i cedolini, dove figurano chiaramente i contributi ai fini previdenziali;

   i docenti supplenti, con tante difficoltà, permettono di avviare e portare a termine l'anno scolastico, ma vengono trattati come lavoratori di secondo piano. È molto grave che sia proprio lo Stato ad essere inadempiente nei confronti dei suoi dipendenti e a non garantire la piena attuazione dei loro diritti –:

   quali iniziative di competenza intendano assumere per regolarizzare in tempi brevi la situazione dei contributi previdenziali, in modo da evitare che migliaia di dipendenti pubblici perdano il diritto alla Naspi per scadenza dei termini;

   quali iniziative intendano intraprendere per far sì che dal prossimo anno i pagamenti dei contributi dei docenti e del personale amministrativo tecnico e ausiliario (ata) a tempo determinato siano tempestivi e contestuali e affinché l'Inps versi la Naspi a chi ne ha diritto.
(4-03390)


   BARBUTO, GRIPPA, NESCI, SAPIA, ORRICO, TUCCI, VILLANI e TROIANO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   la Getek è una società di cui è stato dichiarato il fallimento subito dopo aver assorbito le maestranze crotonesi dalla capogruppo (Gepin S.p.a.) titolare di un subappalto per gestire una cospicua quota del call-center Inps/Inail negli anni dal 2005 al 2010. I dipendenti di Gepin/Getek furono formati direttamente nella sede Inps di Crotone a carico dei contribuenti italiani. Nell'anno 2010 la gara per prestare il servizio informativo del contact center fu aggiudicata alla Transcom Worldwide Spa, con sede legale a L'Aquila, e i 73 lavoratori in forza alla Gepin/Getek, al contrario di altri operatori di vari siti, non furono riassorbiti in servizio, nonostante la riconosciuta professionalità, sul presupposto che non esistesse, nel bando di gara, alcuna clausola di salvaguardia;

   orbene i nefasti esiti dell'assenza di tale clausola vennero riservati solo ai lavoratori ex Gepin/Getek di Crotone se solo si pensa che tutti gli operatori dei vari siti sono stati assorbiti nella nuova commessa gestita dalla Transcom. Oltretutto, disperdendo il patrimonio esperienziale crotonese costituito da risorse già formate, si preferì assumere centinaia di nuove unità lavorative, anche interinali, per le quali si rese necessario affrontare una ulteriore spesa per la formazione;

   in particolare, gli operatori di Crotone ex Getek, furono posti in cassa integrazione ordinaria per un anno e, successivamente, in cassa integrazione straordinaria e licenziati, infine, in data 2 ottobre 2012;

   il 4 novembre 2015, in Commissione lavoro alla Camera fu votata all'unanimità la risoluzione n. 8-00149 con la quale il Governo pro tempore si impegnava a valutare e sostenere, nel minor tempo possibile, anche attraverso l'interlocuzione con le istituzioni locali, ogni utile iniziativa volta a tutelare le esigenze dei lavoratori;

   nonostante la suddetta risoluzione e i diversi impegni assunti dai vari titolari che si sono avvicendati al dicastero del lavoro e nonostante la Transcom nel corso degli anni abbia proseguito a formare e, quindi, ad assumere nuove unità lavorative, solo nel mese di ottobre 2018 vi è stato un incontro presso la segreteria del sottosegretario Durigon, con la partecipazione di una rappresentanza dei lavoratori e dei sindacati e una rappresentanza calabrese della politica nazionale e regionale e della Transcom, all'epoca in regime di prorogatio fino alla conclusione delle procedure di affidamento del servizio alle nuove aggiudicatarie; in quell'occasione la Transcom promise risposte che non arrivarono mai;

   le nuove affidatarie della commessa Inps-Inail risultano essere attualmente la Comdata e la Network-Contacts –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e quali iniziative di competenza intenda intraprendere per addivenire ad una soluzione che possa salvaguardare i lavoratori della Getek, al fine di facilitare il relativo ricollocamento presso la Comdata e la Network-Contacts.
(4-03392)

PUBBLICA AMMINISTRAZIONE

Interrogazione a risposta scritta:


   ALAIMO, ROBERTO ROSSINI, MARTINCIGLIO, D'ORSO, NAPPI, CANCELLERI, SURIANO, FARO, TROIANO, GRIPPA e LOMBARDO. — Al Ministro per la pubblica amministrazione. — Per sapere – premesso che:

   il decreto legislativo n. 74 del 2017 di riforma del decreto legislativo n. 150 del 2009 ha modificato il sistema di misurazione delle performance, attribuendo agli organismi indipendenti di valutazione (OIV) nuovi poteri e capacità di iniziativa per il miglioramento della valutazione, con riflessi sull'organizzazione amministrativa;

   il suddetto decreto legislativo ha inserito alcune e importanti novità all'interno del processo valutativo della performance con la partecipazione diretta dei cittadini e degli utenti in merito alla qualità dei servizi resi, riconoscendo la possibilità di segnalare le proprie osservazioni, e incrementando così la trasparenza nell'attività pubblica;

   in particolare l'articolo 19-bis del decreto legislativo n. 150 del 2009, introdotto dal decreto legislativo n. 74 del 2017, prevede che i cittadini, anche in forma associata, partecipano al processo di misurazione delle performance organizzative, anche comunicando direttamente all'organismo indipendente di valutazione il proprio grado di soddisfazione per le attività e per i servizi erogati, secondo le modalità stabilite dallo stesso organismo;

   lo stesso articolo prevede che ciascuna amministrazione deve adottare sistemi di rilevazione del grado di soddisfazione degli utenti e dei cittadini in relazione alle attività e ai servizi erogati, favorendo ogni più ampia forma di partecipazione e collaborazione dei destinatari dei servizi;

   l'organismo indipendente di valutazione verifica l'effettiva adozione dei predetti sistemi di rilevazione e assicura la pubblicazione dei risultati in forma chiara e comprensibile e ne tiene conto ai fini della valutazione della performance organizzativa dell'amministrazione;

   i risultati della rilevazione del grado di soddisfazione dei cittadini e degli utenti devono essere pubblicati, con cadenza annuale, sul sito dell'amministrazione e sono valutati dall'Oiv ai fini della valutazione della performance organizzativa dell'amministrazione e, in particolare, ai fini della validazione della relazione sulla performance;

   con la normativa sopra richiamata viene, dunque, riconosciuto ai cittadini un ruolo attivo nella valutazione della performance organizzativa, favorendo ogni più ampia forma di partecipazione e collaborazione dei destinatari dei servizi;

   gli enti locali, in modo particolare i comuni, sono erogatori di servizi la cui rilevanza e il cui impatto incidono profondamente sulla qualità della vita degli stessi –:

   quale sia lo stato di attuazione di quanto previsto all'articolo 19-bis del decreto legislativo n. 150 del 2009, come sopra richiamato, in particolare da parte degli enti locali;

   quali iniziative di competenza il Ministro interrogato intenda adottare per rafforzare lo strumento della customer satisfaction al fine di valorizzare il ruolo attivo dei cittadini nella valutazione della performance dei dirigenti e dei funzionari in particolare degli enti locali;

   se, per migliorare la qualità dei servizi pubblici erogati a livello locale, si intendano adottare iniziative, per quanto di competenza, volte a stabilire alcuni standard sui servizi forniti dagli enti locali per effettuare specifiche indagini di customer satisfaction dei cittadini/utenti.
(4-03387)

Apposizione di una firma ad una risoluzione.

  La risoluzione in Commissione Azzolina e altri n. 7-00279, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 15 luglio 2019, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato D'Arrando.

Apposizione di firme ad interrogazioni.

  L'interrogazione a risposta in Commissione Migliore n. 5-01765, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 27 marzo 2019, deve intendersi sottoscritta anche dalla deputata Piccoli Nardelli.

  L'interrogazione a risposta in Commissione Nardi n. 5-01967, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 17 aprile 2019, deve intendersi sottoscritta anche dalla deputata Ciampi.

  L'interrogazione a risposta scritta Bologna n. 4-03342, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 17 luglio 2019, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato D'Arrando.

  L'interrogazione a risposta in Commissione Melicchio e Orrico n. 5-02572, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 22 luglio 2019, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Parentela.

Pubblicazione di testi riformulati.

  Si pubblica il testo riformulato della risoluzione in Commissione Nitti n. 7-00192, già pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta n. 133 del 26 febbraio 2019.

   La VII Commissione,

   premesso che:

    le biblioteche degli Istituti superiori di studi musicali (ISSM) sono custodi di un patrimonio musicale unico al mondo (stimato complessivamente in oltre 3 milioni di unità bibliografiche, documentali e audiovisive) che costituisce uno strumento essenziale per la formazione degli studenti, rappresenta un forte elemento identitario per il nostro Paese, e come tale merita salvaguardia e adeguato sostegno;

    si definiscono biblioteche musicali quelle istituzioni che conservano fonti musicali o materiali di interesse musicale quali libri e trattati, spartiti, partiture a stampa e manoscritte, codici liturgici, nastri, dischi, video, libretti d'opera e testi per musica, materiali epistolari e documentari pertinenti alla storia di musicisti e istituzioni musicali, strumenti musicali;

    per la natura delle raccolte, per la varietà di materiali e di supporti, per i profili altamente specialistici richiesti al personale, le biblioteche musicali necessitano di risorse umane e finanziarie, dell'aggiornamento degli strumenti bibliografici e della riqualificazione dei servizi necessari alle nuove esigenze dell'Alta formazione;

    la letteratura professionale, sia in ambito italiano che internazionale, è ricca di contributi in materia di conservazione, salvaguardia e valorizzazione del patrimonio musicale, nonché in merito all'importanza di garantire la sua accessibilità attraverso una catalogazione che rispetti standard precisi e attraverso un'offerta articolata di servizi e attività, in spazi dedicati, con le adeguate tecnologie e mediante l'impiego di personale specializzato;

    per rispondere ai cambiamenti legati alla diffusione delle nuove tecnologie, l’Ifla Audiovisual and Multimedia Section ha pubblicato alcune linee guida per i materiali audiovisivi e multimediali nelle biblioteche e in altre istituzioni, consapevole della rivoluzione tecnologica che ha investito ogni tipologia di biblioteca, sottolineando l'importanza di affidare la gestione dei materiali audiovisivi e multimediali e dei servizi connessi a personale con specifiche competenze di tipo culturale, tecnico e normativo, che sia consapevole delle potenzialità di queste risorse e che consideri l'accesso a questo materiale e alle attrezzature preposte alla fruizione come un normale aspetto del servizio di biblioteca;

    risulta indispensabile per il bibliotecario musicale possedere una formazione sia biblioteconomica che musicale, alle funzioni e alle attività tradizionali di qualsiasi bibliotecario si aggiungono le specificità legate all'istituzione in cui opera;

    considerando l'evoluzione, dei formati e dei supporti delle risorse musicali non a stampa, avvenuta negli ultimi anni, e tutto ciò che questo ha comportato in termini di gestione, conservazione e performance, è evidente come ai bibliotecari musicali si richieda oggi non soltanto la conoscenza degli strumenti tradizionali, ma anche la capacità di garantire un'adeguata offerta digitale fruibile sia a distanza che in spazi idonei e attrezzati e di formare i propri utenti all'uso consapevole e responsabile di questa varietà di risorse;

    tuttavia, ad oggi risulta che il personale delle biblioteche musicali non sia debitamente qualificato per lo svolgimento indispensabile di tali funzioni e che in ogni caso vi sia una carenza di personale tale da pregiudicare il corretto utilizzo e la corretta consultazione del materiale d'inestimabile valore custodito negli archivi delle biblioteche;

    il docente di bibliografia e biblioteconomia musicale (CODM/01), cui storicamente tali importanti giacimenti culturali sono stati affidati, dovrebbe assumere il compito di responsabile principale di queste infrastrutture della ricerca e della produzione artistica dell'area musicologica dell'Alta formazione musicale. Accanto a questa figura principale va poi contemplata la necessità di attivare diversi profili professionali di personale bibliotecario con competenze specialistiche adeguate alla ricchezza e importanza dei patrimoni custoditi e al numero dei docenti e studenti dell'istituzione;

    l'organizzazione degli organici e delle qualifiche da prevedere per ciascuna biblioteca non può essere lasciata alla discrezionalità di ciascun istituto e deve essere sottratta alla logica delle riforme a costo zero e delle conversioni di cattedra;

    Giancarlo Rostirolla, curatore dell'opera «Guida alle biblioteche e agli archivi musicali italiani» nel 2004, a proposito delle biblioteche dei conservatori, degli istituti musicali pareggiati e delle Accademie, così scriveva «serbatoi di importanza storica eccezionale, ai quali hanno attinto fin dalla fine del secolo scorso i musicologi di ogni paese; esse rappresentano il punto di riferimento per chiunque voglia avviare ricerche sulla storia musicale e sui suoi protagonisti. Esse vanno quindi considerate nella duplice prospettiva di: 1) biblioteche di conservazione di rilevante importanza storica, non soltanto per la disciplina musicale, ma anche per la storia del teatro, della danza, delle tradizioni popolari, e altro 2) biblioteche didattiche, di ricerca, studio e consultazione sia per gli studenti interni al conservatorio, sia per gli studiosi esterni italiani e stranieri»;

    negli anni, IAML Italia, l'Istituto Bibliografico Musicale Italiano, e i professionisti delle biblioteche musicali si sono fatti promotori di diverse iniziative per far luce sul patrimonio musicale del nostro Paese, molte biblioteche degli istituti di musica hanno aderito al Servizio Bibliotecario Nazionale e sono periodicamente censite e monitorate dall'anagrafe delle biblioteche italiane a cura dell'istituto centrale per il catalogo unico e le informazioni bibliografiche, da cui si desumono gli unici dati sul funzionamento di queste biblioteche. Tuttavia, la situazione complessiva appare frammentata e si conosce molto poco delle loro attività, dei servizi offerti, dei risultati raggiunti;

    già nel maggio 2008, sulla rivista «Classic», in un articolo a firma di Antonio Caroccia, si denunciava come la gran parte delle biblioteche musicali italiane risultasse «chiusa, inaccessibile, senza fondi e senza personale» e come la mancanza di risorse avesse «costretto a ridurre il personale, gli orari e il servizio al pubblico, costringendo all'impossibilità di aggiornare i cataloghi e creare multimedialità»;

    nel medesimo articolo si denuncia, inoltre, come «le biblioteche musicali si trovino a gestire un materiale che per ovvie ragioni di usura necessiterebbe al più presto di radicali processi di digitalizzazione: dal manoscritto antico alla edizione tardo ottocentesca, centinaia di migliaia di volumi andrebbero al più presto digitalizzati con scanner di nuova generazione a non-impatto, permettendo così l'archiviazione definitiva degli originali e la consegna manuale o la spedizione via mail di stampe o di file in formato digitale»;

    le preoccupazioni del 2008 risultano ancora attuali e aggravate dal tempo trascorso e dalle ulteriori riduzioni di stanziamenti di risorse,

impegna il Governo:

   a porre in essere le iniziative normative necessarie a configurare le biblioteche annesse agli ISSM che per tradizione, pregio e rarità di fondi bibliografici presentino un interesse particolarmente rilevante, quali infrastrutture di ricerca locali e/o nazionali, fruibili dalla comunità scientifica per condurre ricerche di alta qualità, senza vincolo di appartenenza istituzionale o nazionale;

   a elaborare un censimento dei materiali presenti nelle biblioteche e negli archivi di cui al precedente impegno, finalizzato ad una catalogazione che rispetti precisi standard, al controllo bibliografico dei documenti musicali e al conseguente processo di digitalizzazione che conduca alla creazione di un database online che renda pubblici i patrimoni bibliografici, organologici, artistici ed archivistici degli ISSM;

   a dotare le biblioteche degli ISSM di cui al primo impegno, mediante apposite iniziative di personale specializzato che provveda a conservare, a incrementare e a rendere fruibile il patrimonio documentario e museale, su qualsiasi supporto, in correlazione sia all'attività didattica, di ricerca e di produzione dell'istituto, sia alla sua funzione di biblioteca musicale del territorio;

   a porre in essere tutte le iniziative normative volte ad assicurare a ciascuna biblioteca e archivio annessi agli ISSM il personale necessario, garantendo per ciascun istituto un docente di bibliografia e biblioteconomia musicale (CODM/01) che svolga la funzione di responsabile scientifico e culturale e almeno un addetto alla sorveglianza, prevedendo inoltre per ciascun polo di interesse particolarmente rilevante anche un assistente di biblioteca e un funzionario di biblioteca in possesso del diploma di laurea magistrale/specialistica in musicologia e beni musicali (LM-45) o del diploma accademico di secondo livello in discipline storiche, critiche e analitiche della musica (DCSL-69);

   a tenere in debita considerazione i titoli di studio, artistici e culturali in possesso dei collaboratori e degli assistenti di biblioteca attualmente in servizio, al fine di valutare la possibilità di consentirne il passaggio al comparto docente.
(7-00192) «Nitti, Azzolina, Carbonaro, Lattanzio».

  Si pubblica il testo riformulato della interrogazione a risposta scritta Miceli n. 4-03381, già pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta n. 212 del 22 luglio 2019.

   MICELI. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   il 30 aprile 2019 è stata collocata in quiescenza la dottoressa Marisa Altomonte, dirigente generale dell'ufficio scolastico regionale (Usr) della Sicilia e solo il 28 giugno 2019 il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca ha provveduto a pubblicare l'apposito bando per individuare il soggetto da nominare a dirigente generale dell'Usr della Sicilia;

   insieme al bando per l'individuazione del direttore dell'Usr della Sicilia sono stati pubblicati numerosi altri bandi per individuare una corposa schiera di direttori generali, da nominare presso il Ministero e presso altri uffici scolastici regionali;

   in mancanza di un direttore generale, ad oggi l'Usr della Sicilia è, di fatto, retto dal dottore Marco Anello, dirigente in servizio presso l'ufficio I «Affari generali, personale e servizi della direzione generale – Ordinamenti scolastici – istruzione non statale – diritto allo studio – ambito territoriale di Palermo», tra i protagonisti della recente vicenda che ha portato alla sospensione della professoressa Rosa Maria Dell'Aria;

   è noto quanto siano importanti le funzioni degli uffici scolastici regionali e, in particolare, di quello della Sicilia che, in materia di istruzione, condivide numerose e particolari intese con la regione siciliana;

   di recente, l'assemblea regionale siciliana ha approvato la nuova legge sul diritto allo studio;

   l'assenza del dirigente generale dell'Usr della Sicilia può pregiudicare il normale inizio del futuro anno scolastico, attese le complesse procedure che nel periodo giugno-luglio vengono poste in essere dagli uffici periferici del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca e, nonostante l'assenza del direttore generale, si sta procedendo, per scadenza dei termini, alle procedure di trasferimento e riassegnazione dei dirigenti scolastici, producendo il rischio di causare scelte poco organiche condizionate da fatti particolari e locali;

   in analoghe esperienze regionali – come è accaduto nella regione Veneto nel novembre 2018 – si è dato spazio a figure dirigenziali tecniche; gli operatori siciliani del settore auspicano che la scelta dell'organo apicale dell'Usr della Sicilia ricada su una figura che conosca la situazione della regione e comunque interna al Ministero, affinché ne vengano valorizzate professionalità e competenze ed affinché non prevalgano interessi politici particolari e logiche spartitorie –:

   quando il Ministro interrogato intenda procedere alla nomina del direttore generale dell'Usr della Sicilia, così da eliminare incertezze o interessi particolari nella gestione delle nomine dei vertici delle istituzioni scolastiche della Sicilia;

   quali siano le motivazioni che stanno causando un simile ritardo e se intenda fare chiarezza sui criteri seguiti per il conferimento degli incarichi dirigenziali di vertice, se del caso favorendo la scelta di un soggetto interno al Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca e a conoscenza dell'ambiente scolastico dell'Usr della Sicilia.
(4-03381)