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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Mercoledì 17 luglio 2019

ATTI DI INDIRIZZO

Risoluzioni in Commissione:


   Le Commissioni II e XII,

   premesso che:

    è dei giorni scorsi la notizia sui media nazionali di una inchiesta avviata nel 2018 dalla Procura della Repubblica di Reggio Emilia denominata «Angeli e Demoni», volta a indagare il funzionamento dei servizi sociali della Val D'Enza;

    in base alle notizie diffuse dalla stampa, le accuse mosse a carico dei responsabili dei servizi anzidetti sarebbero relative a falsificazione di atti e relazioni relative alla condizione di minorenni all'interno delle loro famiglie di origine allo scopo di allontanare i bambini stessi dalle proprie famiglie e affidarli ad amici e conoscenti per la corresponsione del contributo mensile alle famiglie affidatarie;

    le indagini preliminari sarebbero state avviate dal pubblico ministero Reggio Emilia, Dottoressa Valentina Salvi, per i sospetti derivanti dalla quantità di denunce presentate dai servizi sociali della zona contro genitori accusati di essere violenti;

    dall'inchiesta sono emersi specifici nomi e cognomi per un totale di ventisette indagati e la notizia raccapricciante di arresti domiciliari a carico di esponenti e dipendenti della pubblica amministrazione locale;

    tra i reati contestati frode processuale, depistaggio, abuso d'ufficio, maltrattamento su minori, lesioni gravissime, falso in atto pubblico, violenza privata, tentata estorsione e peculato d'uso;

    dall'inchiesta «Angeli e demoni» sta emergendo un quadro complessivo drammatico che – se confermato – è assolutamente preoccupante, soprattutto se si considera che dietro tale sistema si celerebbe un business illecito di diverse centinaia di migliaia di euro, oltre al fatto che i bambini sono stati vittima di maltrattamenti e abusi, anche sessuali, e che la scelta degli adulti affidatari sarebbe stata orientata a «preferire» l'affidamento dei bambini a persone e coppie omosessuali, considerati i «collegamenti stretti», rilevati dalla Procura, tra le affidatarie (omosessuali) e le operatrici e dirigenti del servizio sociale;

    tutte le norme giuridiche, tanto nazionali che internazionali, sulla protezione dell'infanzia, stabiliscono che il diritto primario di ogni minorenne è quello di vivere all'interno della propria famiglia di origine, e l'affidamento familiare è contemplato come misura temporanea di supporto alle famiglie nell'ottica della prevenzione dell'abbandono e non come soluzione da applicare in casi di acclamata inidoneità delle famiglie;

    la lacunosità dei dati relativi all'attuazione dell'istituto dell'affido rende difficoltoso avere una esatta conoscenza dell'ampiezza del fenomeno ad oggi, stante che anche la «Relazione sullo stato di attuazione della legge recante modifiche alla disciplina dell'adozione e dell'affidamento dei minori», presentata ogni tre anni al Parlamento dai Ministri della giustizia e del lavoro, e trasmessa da ultimo nel dicembre del 2016, contiene dati aggiornati solo al 2014;

    basandosi su questi dati, certamente non attuali come quelli forniti dal Ministero del lavoro e delle politiche sociali con riferimento all'anno 2012, si evince che il numero degli affidamenti disposti in Italia è perlopiù stabile intorno alle 26 mila unità, poco più di 14 mila dei quali sono affidamenti familiari;

    va gravemente sottolineato che oltre il sessanta per cento di questi bambini si trova in affido da oltre due anni, anche qui un dato sostanzialmente stabile dalla fine degli anni novanta;

    la legge 4 maggio 1983, n. 184, «Diritto del minore ad una famiglia», prevede esplicitamente che laddove le famiglie non siano concordi nell'applicazione della misura dell'affidamento questo può essere disposto con provvedimento del tribunale per i minorenni del quale, tuttavia, va monitorata la durata;

    l'affidamento dei minori in difficoltà familiare troppo spesso rappresenta una soluzione non temporanea, come invece dovrebbe essere, con la conseguenza che non si raggiunge mai – per «quel» bambino – la situazione di stabilità familiare fondamentale per il suo sviluppo;

    il termine di ragionevole durata dell'affidamento, già oggi previsto per legge in ventiquattro mesi prorogabili, dovrebbe essere prorogato solo in base a precise motivazioni, laddove corrisponda ad un progetto determinato nell'interesse dello specifico minore per cui è richiesto e, comunque, per un tempo massimo di ulteriori dodici mesi;

    utilizzare l'affidamento e l'allontanamento dalla famiglia d'origine come misura a tempo indeterminato snatura l'istituto e lo trasforma in una misura definitiva idonea ad aggiungere abbandono all'abbandono;

    l'applicazione errata dell'affidamento familiare è evidente concausa delle distorsioni cui si assiste anche in casi come quello di cronaca sopra riferito, anche perché la verifica delle relazioni periodiche dei servizi che si occupano di monitorare gli affidamenti è demandata interamente agli uffici del pubblico ministero presso i tribunali per i minorenni che, evidentemente, non hanno sufficienti risorse per garantire i diritti dei minorenni coinvolti;

    l'attuale sistema di affido dei minori presenta evidenti criticità e lacune, soprattutto se si considerano l'eccessiva discrezionalità attribuita ai servizi sociali, la sussistenza frequente di situazioni di «conflitto di interessi» in capo a molti operatori del settore e la mancanza di adeguati ed efficienti strumenti di controllo sull'affidabilità dei soggetti affidatari e sugli standard qualitativi e di servizio delle comunità ospitanti: tutti fattori che inevitabilmente compromettono l'obiettivo primario della tutela del benessere psico-fisico dei bambini,

impegna il Governo:

   1) a raccogliere e rendere disponibile periodicamente, con cadenza annuale, secondo criteri uniformi sul territorio nazionale, attraverso un puntuale monitoraggio sia a livello nazionale che regionale, il numero dei minorenni fuori famiglia, includendovi qualsiasi minorenne destinatario di una misura di allontanamento dalla famiglia o anche da un solo genitore, avendo cura di monitorare la durata del collocamento in affidamento familiare e/o in comunità o altre strutture;

   2) a promuovere la definizione e la disciplina giuridica dello stato dei minorenni fuori famiglia come nuova categoria di vittime sociali;

   3) a promuovere la revisione della norma che istituisce il difensore del minore – attualmente previsto solo nei procedimenti di adottabilità, anticipando il momento della sua nomina obbligatoria al momento precedente l'assunzione di ogni provvedimento ex articolo 330 e seguenti del codice civile, avendo cura che siano specificate con apposite linee guida ogni elemento necessario ai fini della nomina e del concreto funzionamento della figura dell'avvocato del minore quale soggetto che accompagnerà il minorenne in tutto il percorso giudiziale che lo porterà al rientro nella famiglia naturale ovvero all'accoglienza in una nuova famiglia;

   4) ad adottare iniziative per garantire che nel caso di famiglie indigenti sia assicurata l'applicazione della legge 4 maggio 1983, n. 184, nella parte in cui stabilisce che le condizioni di indigenza dei genitori o del genitore esercente la responsabilità genitoriale non possono essere di ostacolo all'esercizio del diritto del minore alla propria famiglia, e che a tal fine sono disposti interventi di sostegno e di aiuto a favore della famiglia, affinché in tali casi non si ricorra mai all'affido ma sia, invece, sempre assicurato il sostegno economico dei genitori naturali;

   5) ad adottare iniziative volte a garantire che l'affidamento sia effettivamente temporaneo, con l'abolizione della prassi dell'affido disposto, di regola, a tempo indeterminato, garantendo che il termine di ragionevole durata dell'affidamento, già oggi previsto per legge in ventiquattro mesi prorogabili, sia prorogato solo in base a precise motivazioni, laddove corrisponda ad un progetto determinato nell'interesse dello specifico minore per cui è richiesto e, comunque, per un tempo massimo di ulteriori dodici mesi;

   6) ad adottare iniziative per istituire una procedura formale e omogenea a livello nazionale che regoli la collaborazione tra il servizio pubblico e le organizzazioni del privato sociale delegate per la gestione dell'affido, formalizzandone l'autorizzazione e il riconoscimento e stabilendo le relative responsabilità, sul modello già adottato per le adozioni, mediante la previsione di associazioni accreditate e controllate;

   7) ad assumere iniziative per garantire l'assenza di conflitto di interesse tra le diverse professionalità del servizio pubblico e del privato sociale coinvolte nei procedimenti di affido anche mediante l'individuazione di strumenti sul piano normativo e ordinamentale che escludano il conflitto stesso;

   8) ad adottare iniziative per istituire la figura dell'operatore dell'accoglienza familiare temporanea, un professionista proveniente dal mondo sociale con competenze educative e con esperienza di lavoro nell'ambito del disagio minorile e familiare, che avrà il compito di lavorare da un lato direttamente con le famiglie di origine, e, dall'altro, con quelle affidatarie o con le strutture di accoglienza, rappresentandole nelle sedi istituzionali, affiancandole nella gestione del quotidiano, nel rapporto con il minore e nei percorsi educativi che lo riguardano e che sarà anche un tutor del ragazzo che dopo anni si appresta a lasciare l'istituto o la comunità per l'avvio alla vita autonoma;

   9) a promuovere l'istituzione di sezioni specializzate per la famiglia e per i minori in tutti i tribunali e le corti d'appello, favorendo la procedura d'urgenza, la semplificazione dei riti e la specializzazione del sistema;

   10) a promuovere il riconoscimento a livello giuridico dell'interesse diffuso rappresentato dalle associazioni di tutela dei diritti dei minorenni fuori famiglia.
(7-00283) «Varchi, Bellucci, Meloni, Lollobrigida, Gemmato, Maschio».


   Le Commissioni VI e X,

   premesso che:

    dall'8° rapporto annuale sull'efficienza energetica dell'Enea, presentato il 3 luglio 2019 nell'aula del palazzo dei gruppi parlamentari insieme al rapporto annuale sulle detrazioni fiscali per interventi di risparmio energetico e utilizzo di fonti di energia rinnovabili, si evince che negli edifici esistenti, dal 2007, oltre 39 miliardi di euro sono stati investiti in Italia per interventi di riqualificazione energetica, di cui 3,3 solo nel 2018, con un risparmio cumulato di circa 100 milioni di MWh: sempre relativamente al 2018 l’«ecobonus» ha consentito un risparmio complessivo di 16 milioni di MWh, pari al consumo medio annuo di energia elettrica e termica delle famiglie di una città di 2,5 milioni di abitanti;

    analizzando i dati forniti da Enea emerge che lo scorso anno le famiglie italiane hanno effettuato oltre 300 mila interventi di efficienza energetica, prevalentemente per sostituire i serramenti (1,2 miliardi di spesa), per coibentare solai e pareti (circa 1 miliardo) e per installare caldaie a condensazione e pompe di calore per il riscaldamento invernale (circa 800 milioni). Circa il 77 per cento degli investimenti (2,56 miliardi di euro su oltre 3,3) riguarda edifici costruiti prima degli anni ’80. In particolare, circa il 35 per cento delle risorse (oltre 1,1 miliardi di euro) è stato destinato all'edilizia anni ’60. Il 36 per cento degli investimenti (altre 1,2 miliardi di euro) ha riguardato una costruzione isolata (ad esempio una villetta mono o plurifamiliare), mentre più del 50 per cento delle risorse (pari a oltre 1,7 miliardi di euro) ha interessato interventi su edifici in linea e condomìni con più di tre piani fuori terra. Sempre nel 2018, primo anno di monitoraggio del bonus casa (detrazione al 50 per cento) sono stati effettuati 500 mila interventi con un risparmio complessivo di 700 mila MWh;

    l'articolo 10 del decreto-legge 30 aprile 2019, n. 34, convertito, con modificazioni, dalla legge 28 giugno 2019, n. 58, introduce la possibilità per il soggetto che sostiene le spese per gli interventi di cui agli articoli 14 e 16 del decreto-legge 4 giugno 2013, n. 63 (rispettivamente, interventi di efficienza energetica e di riduzione del rischio sismico) di ricevere, in luogo dell'utilizzo della detrazione, un contributo anticipato dal fornitore che ha effettuato l'intervento, sotto forma di sconto sul corrispettivo spettante. Tale contributo è recuperato dal fornitore sotto forma di credito d'imposta, di pari ammontare, da utilizzare in compensazione, in cinque quote annuali di pari importo, senza l'applicazione dei limiti di compensabilità, con la facoltà, per i fornitori che hanno effettuato le due tipologie di intervento, di cedere a loro volta il credito d'imposta ai propri fornitori di beni e servizi;

    poiché l’«ecobonus» rappresenta un volano di crescita reale per una filiera industriale fortemente italiana legata al settore delle costruzioni e dell'impiantistica, ampliare il ventaglio delle modalità di fruizione delle agevolazioni potrebbe senz'altro costituire un ulteriore stimolo per la domanda; tuttavia, il recupero dello sconto da parte delle aziende in 5 anni come credito di imposta può essere estremamente problematico per le imprese piccole, medie e artigiane;

    durante l'esame parlamentare sono state presentate numerose proposte emendative da parte del gruppo del Partito democratico volte a dare seguito alle questioni sollevate da parte delle associazioni delle piccole e medie imprese e degli artigiani durante le audizioni, relative soprattutto agli inevitabili problemi in termini di liquidità, ma Governo e maggioranza, ad avviso dei firmatari del presente atto, non si sono dimostrati sensibili alle richieste, respingendo senza chiara motivazione tutte le proposte di modifica che permettessero di trovare una soluzione in tal senso;

    l'8 luglio 2019, le associazioni Ater, Coordinamento Free e Italia Solare hanno inviato una lettera al Ministro Luigi Di Maio e al sottosegretario Davide Crippa con la quale esprimono grande preoccupazione per la norma citata e chiedono l'urgente revisione della norma stessa, togliendo il divieto di cessione del credito a intermediari finanziari;

    nella lettera le associazioni scrivono che tale disposizione metterà in grande difficoltà la maggioranza degli operatori del settore, e che le uniche società che potranno avvalersi della cessione del credito Irpef saranno poche grandi utility, stante il fatto che già oggi le imprese di installazione subiscono una ritenuta dell'8 per cento sui pagamenti effettuati, con un conseguente impatto negativo sui flussi di cassa: l'articolo 10, nell'escludere la possibilità per gli operatori di rivolgersi a intermediari finanziari, impedirebbe di fatto a tutte le aziende di applicare tale possibilità in modo sistematico, con le piccole imprese che potranno lavorare solo in subappalto e ricavare un magro utile vedendosi costrette a ridurre al minimo possibile i costi, con il rischio di non riuscire a coprire le spese aziendali ed essere costrette a chiudere con conseguente perdita di tessuto imprenditoriale diffuso e di numerosi posti di lavoro;

    anche l'avvio da parte di oltre 60 imprese dei settori impianti, legno ed arredamento associate alla Confederazione nazionale dell'artigianato e della piccola e media impresa (Cna), di un procedimento amministrativo davanti alla Commissione europea ed all'Autorità garante della concorrenza e del mercato affinché venga accertata l'illegittimità della norma per le possibili ricadute negative in materia di alterazione della concorrenza indica come sia necessaria la modifica della norma,

impegnano il Governo:

   ad adottare iniziative per sanare questa situazione, affinché a fronte dello sconto operato dalle aziende vi sia:

    a) la possibilità di permettere forme di cessione del credito da parte delle aziende esecutrici delle opere di ristrutturazione a istituti finanziari o bancari;

    b) la trasformazione di tale crediti in rimborsi fiscali – per i soggetti titolari dell'azione efficientamento – cedibili a terzi o utilizzabili in operazioni di credito;

   ad adottare iniziative al fine di garantire la possibilità per i soggetti che svolgono le azioni di ristrutturazione di operare al meglio le scelte più convenienti e di creare, al contempo, un vero bacino della concorrenza in cui possano operare anche le piccole e medie imprese.
(7-00286) «Benamati, Fregolent, Moretto, Fragomeli».


   La XII Commissione,

   premesso che:

    l'articolo 3 del decreto legislativo 4 agosto 2016, n. 171, disciplina la procedura per il conferimento dell'incarico di direttore sanitario delle aziende sanitarie locali, delle aziende ospedaliere e degli altri enti del servizio sanitario nazionale;

    ai sensi della norma in questione, il direttore sanitario – così come il direttore amministrativo e, ove previsto dalle leggi regionali, il direttore dei servizi socio sanitari – è nominato dal direttore generale, «attingendo obbligatoriamente agli elenchi regionali di idonei, anche di altre regioni, appositamente costituiti, previo avviso pubblico e selezione per titoli e colloquio, effettuati da una commissione nominata dalla regione, senza nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica, e composta da esperti di qualificate istituzioni scientifiche indipendenti che non si trovino in situazioni di conflitto d'interessi, di comprovata professionalità e competenza nelle materie oggetto degli incarichi, di cui uno designato dalla regione»;

    la medesima disposizione, ai fini del conferimento degli incarichi di direttore sanitario e direttore amministrativo, richiede il possesso da parte dei candidati dei requisiti di cui all'articolo 3, comma 7, del decreto legislativo 30 dicembre 1992, n. 502, e successive modificazioni, ai sensi del quale «il direttore sanitario è un medico che non abbia compiuto il sessantacinquesimo anno di età e che abbia svolto per almeno cinque anni qualificata attività di direzione tecnico-sanitaria in enti o strutture sanitarie, pubbliche o private, di media o grande dimensione»;

    con riguardo al requisito della «qualificata attività di direzione tecnico-sanitaria», la disposizione testé citata non fa alcuna distinzione tra attività di direzione di struttura organizzativa semplice o di struttura organizzativa complessa;

    in base alla formulazione letterale della norma, pertanto, deve ritenersi che la qualificata attività di direzione tecnico-sanitaria, svolta per cinque anni in enti o strutture sanitarie, pubbliche o private, di media o grande dimensione, integri sicuramente il requisito previsto dalla legge per l'accesso all'incarico, a prescindere dal fatto che la direzione abbia riguardato una struttura organizzativa semplice o complessa;

    in questo senso depone altresì l'articolo 27, commi 3 e 7, dei contratti collettivi nazionali di lavoro delle aree dirigenziali del servizio sanitario nazionale dell'8 giugno 2000, ove si riconosce chiaramente che gli incarichi di direzione di struttura semplice, al pari degli incarichi di direzione di struttura complessa, comportano responsabilità di gestione di risorse umane, tecniche o finanziarie;

    nonostante quanto precede, in sede di applicazione della norma, numerose regioni hanno dato una lettura erroneamente restrittiva del requisito in esame, riservando l'accesso alle procedure selettive ai soli candidati che abbiano diretto per almeno cinque anni una struttura organizzativa complessa;

    l'equivoco di natura interpretativa alla base di tali decisioni regionali restringe in maniera ingiustificata la platea di candidati ed in maniera altrettanto ingiustificata rende più difficoltosa la copertura dei posti vacanti. Non sempre, infatti, vi sono direttori di struttura complessa disposti a rinunciare al proprio incarico, alla relativa retribuzione, e alla possibilità di continuare a prestare attività libero professionale, per ricoprire esclusivamente il ruolo di direttore sanitario,

impegna il Governo

ad assumere le iniziative di competenza, anche ricorrendo ad una circolare interpretativa, per chiarire che il requisito minimo della «qualificata attività di direzione tecnico-sanitaria in enti o strutture sanitarie, pubbliche o private, di media o grande dimensione», previsto dall'articolo 3, comma 7, del decreto legislativo 30 dicembre 1992, n. 502, non richiede imprescindibilmente lo svolgimento da parte del candidato di attività di direzione tecnico-sanitaria quinquennale di struttura organizzativa complessa e risulta, conseguentemente, integrato anche nel caso in cui la medesima attività di direzione tecnico-sanitaria abbia riguardato una struttura organizzativa semplice.
(7-00285) «Tiramani, Panizzut, Boldi, De Martini, Foscolo, Lazzarini, Sutto, Ziello».


   La XIII Commissione,

   premesso che:

    l'Osservatorio nazionale per l'imprenditoria ed il lavoro femminile in agricoltura è stato istituito presso il Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali il 13 ottobre del 1997 ed era presieduto dal Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali o da un suo delegato. Esso nacque dalla proposta delle rappresentanti femminili delle organizzazioni professionali agricole (Cia, Coldiretti, Confagricoltura, Copagri) di creare uno specifico organismo che si occupasse del ruolo delle donne nel settore agricolo italiano. La finalità principale dell'Onilfa era quella di approfondire la conoscenza della realtà imprenditoriale e del lavoro femminile in agricoltura ed in ambito rurale e di avanzare proposte e soluzioni;

    l'Osservatorio svolgeva un annoso lavoro che riguardava lo studio della normativa riguardante il lavoro femminile e in materia di pari opportunità, l'esame degli interventi attivati dall'Unione europea e dalle amministrazioni centrali e regionali finalizzati a promuovere iniziative nel campo dell'imprenditoria femminile, la creazione dei collegamenti con le fonti di informazione e divulgazione e con il mondo della ricerca, la promozione delle iniziative pilota nel settore dell'imprenditoria femminile rurale e la facilitazione della partecipazione delle imprenditrici agricole ad eventi fieristici nazionali ed internazionali. Le principali attività che l'Onilfa svolgeva riguardavano l'organizzazione di convegni, seminari e giornate informative, al fine di: creare delle occasioni per affrontare tematiche, diffondere conoscenze e confrontare esperienze su aspetti salienti della condizione delle donne nei territori rurali; la realizzazione di indagini conoscitive su temi inerenti il ruolo e le funzioni delle donne nello sviluppo delle aree rurali, al fine di fornire alle amministrazioni pubbliche indicazioni utili per programmare interventi specifici; l'elaborazione e diffusione di materiale informativo (brochure, documenti, paper) sulle tematiche di cui si occupa l'Osservatorio;

    con l'articolo 12, comma 20, del decreto-legge n. 95 del 6 luglio 2012 convertito dalla legge n. 135 del 7 agosto 2012 venne sancita, dopo 15 anni, la fine dell'attività dell'Onilfa in quanto venne previsto che le attività svolte dagli organismi collegiali operanti presso le pubbliche amministrazioni sarebbero state trasferite ai competenti uffici delle amministrazioni presso le quali gli organismi operavano. Pertanto, con tale misura, le attività di promozione dell'imprenditoria femminile in agricoltura, precedentemente di competenza dell'Osservatorio nazionale per il lavoro e l'imprenditoria femminile in agricoltura, vennero trasferite all'ufficio Disr II del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali;

    l'importanza della donna in questo settore vitale per l'economia italiana è chiaro a tutti. Sin dalle prime fasi di diffusione, l'organizzazione e la realizzazione dell'ospitalità nelle aziende poggiava proprio sulla capacità delle donne di combinare sapientemente l'organizzazione dell'attività domestica con l'attività agricola e di far leva su tutto quell'insieme di conoscenze risultato della storia, della cultura, delle produzioni locali. Così come la presenza di piccole produzioni aziendali destinate alla vendita, che ora rappresentano un aspetto qualificante dell'offerta agricola, sono il risultato di ricette tradizionali custodite e tramandate di generazione in generazione da madre in figlia. Anche l'introduzione di attività didattiche in azienda, una delle novità dell'offerta agricola diretta ai consumatori, è prevalentemente riconducibile alla presenza delle donne in azienda e al loro lavoro;

    accanto a ciò va indubbiamente considerato il processo di femminilizzazione che sta interessando il settore agricolo nel nostro Paese. Le donne in agricoltura hanno sempre avuto un ruolo fondamentale, significativo e insostituibile. Hanno contribuito in modo differenziato ma decisivo all'economia rurale, pur senza ottenerne il riconoscimento sociale, poiché il lavoro contadino era prerogativa maschile. L'agricoltura è stata tradizionalmente un settore nel quale, a differenza degli altri settori economici, vigeva una suddivisione dei compiti in base al sesso, con il ruolo delle donne relegato prevalentemente al lavoro nei campi. Da una fase marginale, nella quale la donna svolgeva essenzialmente il compito di coadiuvante, si è passati ad una fase, iniziata ai primi del Novecento con l'arruolamento degli uomini al fronte e continuata nel periodo post-bellico con il reclutamento degli uomini in altri settori economici, in cui vi era la necessità di colmare lo svuotamento delle campagne con il lavoro femminile. Questo evento consentì alle donne di fare dei passi in avanti nel processo di emancipazione del ruolo femminile e di sostituzione degli uomini nella conduzione aziendale. In sostanza la donna è passata da mansioni poco specializzate ad assumere, posizioni di primo piano fino a diventare, oggi, protagonista nell'organizzazione e gestione delle aziende del settore agricolo. Ad oggi la presenza delle donne in agricoltura, infatti, non è una componente residuale esclusivamente legata ai legami familiari, ma sta assumendo connotazioni proprie e sta diventando un elemento caratterizzante il settore agricolo italiano. L'agricoltura è donna, e parla italiano. Il made in Italy fatto di sapori, aromi ed eccellenze ha tanti segreti, e uno di questi è l'elevata presenza femminile nel settore. L'Italia è il primo Paese dell'area euro per numero di dirigenti donne di aziende agricole, ben 361.420, secondo l'ultimo censimento Eurostat, e tali aziende, «a conduzione femminile», contribuiscono con 9 miliardi di euro alla formazione del valore aggiunto dell'agricoltura. Malgrado queste attività siano in molte aree ampiamente diffuse e il nostro Paese possa vantare alcune esperienze di successo, vi è ancora molta strada da fare. Vi sono alcune problematiche che possono essere ricondotte alle difficoltà di interpretazione della normativa in vigore, alla adozione nelle aziende agricole e agrituristiche di soluzioni organizzative e di gestione più efficienti, alla necessità di garantire al consumatore la qualità dei servizi e dei prodotti offerti, alla creazione di una offerta coordinata a livello territoriale. Tenendo presente l'importanza che le donne in agricoltura assumono nella realizzazione di queste iniziative, permangono ancora alcune problematiche tipicamente legate alla condizione del lavoro femminile;

    per quel che riguarda il parere dell'Unione europea, la risoluzione del Parlamento europeo del 5 aprile 2011 sul ruolo delle donne nell'agricoltura e nelle zone rurali, ha dato impulso ad un significativo cambiamento di impostazione nei confronti del lavoro femminile in agricoltura. Essa infatti ha chiesto che si tenga maggiormente conto delle competenze professionali, agricole ed extra agricole, delle donne nel contesto delle strategie di sviluppo a livello delle aziende e delle regioni. Viene sottolineata inoltre l'importanza della qualificazione e della formazione delle agricoltrici e delle donne in ambiente rurale, sia quali produttrici che imprenditrici, invitando la Commissione e gli Stati membri, di concerto con gli enti regionali e locali, le associazioni di agricoltrici e di donne delle zone rurali, a creare incentivi volti a promuovere la partecipazione delle donne alla forza lavoro, a eliminare ogni tipo di discriminazione contro le donne sul lavoro, a migliorare la formazione delle donne, anche facilitandone l'accesso a corsi post-laurea e specialistici negli istituti di insegnamento e ad incoraggiare le iniziative esistenti;

    in questo contesto appare dunque di estrema importanza non solo la reintroduzione dell'Onilfa e delle sue necessarie competenze, ma anche l'introduzione di nuove funzioni ed attribuzioni in capo all'Osservatorio. Infatti, se è fuor di dubbio che la raccolta ed elaborazione dei dati, l'analisi della normativa in materia di pari opportunità e degli interventi attivati dalle amministrazioni e dalla Unione europea, la promozione di iniziative nel campo dell'imprenditoria femminile, le funzioni di sensibilizzazione, nonché consultive e di supporto alle varie pubbliche amministrazioni, l'attivazione di politiche formative in grado di sostenere la crescita imprenditoriale delle donne in agricoltura, nonché di politiche infrastrutturali e dei servizi, sono tutte attività vitali per l'agricoltura al femminile, è altrettanto indubbio che i compiti di un nuovo Osservatorio operativo debbano essere implementati e rivisti in relazione al passare degli anni ed alle nuove sfide e problematiche,

impegna il Governo:

   ad istituire una giornata nazionale del lavoro femminile in agricoltura, durante la quale, tramite iniziative ed eventi, si possano informare i cittadini circa l'importanza sociale e la qualità dell'imprenditoria e del lavoro agricolo al femminile, sostenendo così la crescita civile, morale ed economica di tutte le donne che vivono e lavorano nelle aree rurali;

   ad adottare iniziative per ricostituire presso il Ministero delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo l'Osservatorio per l'imprenditoria ed il lavoro femminile in agricoltura (Onilfa), con le medesime funzioni previste dal decreto del Ministro delle politiche agricole 13 ottobre 1997, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale 8 aprile 1998, n. 82, utilizzando le possibilità offerte dalle norme vigenti in materia di pari opportunità e nell'ambito della dotazione organica e delle risorse disponibili;

   ad assegnare nuovi compiti e funzioni all'Osservatorio, fra i quali:

    a) prevedere misure volte a sostenere l'imprenditoria femminile in agricoltura e la sua crescita, sia in termini di formazione, sia fornendo indicazioni in relazione a specifiche problematiche;

    b) stilare un report annuale al Ministro delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo riguardante lo stato di attuazione delle politiche in favore dello sviluppo del lavoro e dell'attività imprenditoriale delle donne in agricoltura;

    c) attuare ed implementare le politiche relative al sistema infrastrutturale e dei servizi nel territorio agricolo, rivolte alle imprese femminili e alle donne, già disciplinate dalla normativa dell'Unione;

    d) implementare il sito internet dell'Onilfa tramite la creazione di un portale telematico, in continuo aggiornamento, che informi le aspiranti imprenditrici agricole riguardo alla normativa in vigore, all’iter per l'accesso ai finanziamenti e alla pubblicazione di bandi.
(7-00284) «Caretta, Ciaburro».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazione a risposta orale:


   ANZALDI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   nel corso degli ultimi giorni l'area jonica metapontina, in provincia di Matera, è stata interessata da violente piogge che hanno determinato ingenti danni al territorio e alle attività economiche in prevalenza del settore turistico-ricettivo e agricolo;

   particolarmente colpita è stata la località di Metaponto, in territorio di Bernalda, con allagamenti e danni rilevanti ai lidi, ai locali adiacenti la spiaggia, e campeggi;

   si è purtroppo ulteriormente accentuato il fenomeno erosivo con diversi metri di spiaggia inghiottita dal mare con cui gli operatori turistici devono fare i conti;

   anche il comparto agricolo è stato duramente colpito con terreni allagati, colture sommerse e alberi da frutta abbattuti e danneggiati;

   è in corso una attenta conta dei danni da parte dei tecnici;

   occorrono misure urgenti per sostenere uno dei territori maggiormente produttivi dell'intera Basilicata –:

   quali iniziative intenda assumere il Governo con la massima urgenza al fine di sostenere suddetto territorio duramente colpito dagli eventi atmosferici degli ultimi giorni, a partire dagli operatori del comparto turistico ricettivo, porre in essere misure, maggiormente efficaci, di contrasto al fenomeno dell'erosione costiera, per supportare il comparto agricolo e, una volta espletate le previste procedure, procedere al riconoscimento dello stato di calamità naturale.
(3-00885)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   SENSI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   il 15 luglio 2019 Matteo Salvini, accompagnato da altri esponenti della Lega, con ruoli di Governo, istituzionali o di partito come Armando Siri, ha incontrato presso la sala del consiglio del Viminale le parti sociali per discutere della prossima manovra di bilancio;

   il sito del Ministero dell'interno definisce tale incontro «una giornata di ascolto, confronto e proposta sulla crescita del Paese» da parte del «Vicepresidente del Consiglio e Ministro dell'interno», in tal modo accreditandone una veste istituzionale;

   il Ministro dell'economia e delle finanze Tria, competente in materia di politica di bilancio, nel corso della audizione del 16 luglio al Senato sugli andamenti della finanza pubblica, ha derubricato la riunione a «iniziativa di partito», «al netto della location»;

   secondo gli organi di stampa, il Presidente del Consiglio dei ministri Conte, intervistato sulla vicenda, avrebbe affermato che «Se si tratta di un incontro di partito, la presenza di Siri ci sta bene. Se è un incontro governativo, no», aggiungendo che l'anticipazione dei contenuti della prossima manovra costituisce una «scorrettezza istituzionale», perché questa deve essere definita a Palazzo Chigi insieme al Ministro dell'economia e delle finanze e tutti i Ministri interessati –:

   se la veste dell'incontro con le parti sociali del 15 luglio 2019 citato in premessa sia stata di natura istituzionale ovvero di carattere politico e, in tale ultimo caso, come si giustifichi l'uso improprio di una sede ministeriale per finalità di partito, con evidenti costi a carico dei cittadini.
(5-02541)

AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INTERNAZIONALE

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

III Commissione:


   FORMENTINI, ZOFFILI, COIN e COMENCINI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   il 30 giugno 2019 il Governo libico ha denunciato la cattura di un lancia-missili anticarro «Javelin», di produzione statunitense, presso la città di Gharyan, riconquistata all'Esercito Nazionale Libico rivale del Governo libico riconosciuto internazionalmente e dall'Italia;

   la Ministra della difesa francese, Florence Parly, ha di fatto ammesso che i missili ritrovati sono francesi, acquistati nel 2010 dagli Stati Uniti d'America;

   il Ministro degli interni libico, Fathi Bashagha, ha contestato la tesi francese che i missili fossero danneggiati e fuori uso;

   la risoluzione 2009/2011 del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, assieme alle risoluzioni 2095/2013 e 2174/2004, autorizza la vendita di armi al Governo libico internazionalmente riconosciuto e dietro autorizzazione del Comitato sanzioni;

   il ritrovamento di missili francesi presso una base dell'Enl guidato da Khalifa Haftar potrebbe dunque configurarsi come una violazione delle risoluzioni delle Nazioni Unite da parte della Francia, con il sostegno a una fazione ribelle contro il Governo legittimo –:

   nel sottolineare l'esigenza che il Ministro interrogato fornisca aggiornamenti in merito alle indagini internazionali sulla vicenda, quali iniziative intenda eventualmente intraprendere per favorire e per tutelare il rispetto della legalità internazionale in Libia.
(5-02542)


   QUARTAPELLE PROCOPIO, SCALFAROTTO, FASSINO e LA MARCA. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   dal 1° luglio 2016 l'Unione europea ha imposto sanzioni economiche nei confronti della Russia, adottate in risposta all'annessione illegale della Crimea e alla deliberata destabilizzazione dell'Ucraina. Le successive proroghe delle sanzioni sono state deliberate a seguito della valutazione dello stato di attuazione degli accordi di Minsk e sono vigenti fino al 31 gennaio 2020;

   anche l'attuale Governo italiano, rappresentato nella Commissione europea dal Presidente del Consiglio dei ministri Giuseppe Conte, ha votato per il rinnovo di tali sanzioni al Consiglio dell'Unione europea;

   il partito della Lega – facente parte della maggioranza di Governo – ha sempre dichiarato una posizione contraria alle sanzioni europee contro la Russia ma di fatto il governo di cui fa parte ha votato più volte in sede di Unione europea per il rinnovo delle stesse, senza che sia trapelata irritazione da parte leghista;

   da notizie provenienti da mezzi di stampa risultano almeno cinque incontri tenuti dall'attuale Ministro dell'interno Salvini con personaggi politici russi sanzionati dall'Unione europea e dagli Stati Uniti dall'ottobre 2014 al luglio 2019, gli ultimi due particolarmente rilevanti in quanto effettuati nelle vesti di Ministro dell'interno;

   i personaggi incontrati dal Ministro Salvini risultano essere: il Presidente della Repubblica di Crimea, Akesenov (ottobre 2014); Sergey Naryshkin, ex VicePresidente della Duma di Stato (fine 2014); Sergej Zheleznyak, ex VicePresidente della Duma di Stato della Federazione russa (marzo 2017) risulterebbero altresì Timor Valiulin, Capo del Dipartimento investigativo dell'interno (luglio 2018) e, infine, Konstantin Malofeev (luglio 2019);

   tali incontri, a parere degli interroganti, contraddicono la posizione del Governo italiano in merito all'atteggiamento assunto nei confronti della Russia e ne affievoliscono la portata politica, con gravi e negative ripercussioni nei rapporti con l'Unione europea;

   la posizione italiana rischia di essere ancor più compromessa dalla inchiesta in corso relativa a presunti finanziamenti illeciti destinati alla Lega da parte della Russia –:

   quale sia la posizione del Ministro interrogato in merito alle conseguenze per l'Italia, in ambito europeo e internazionale, dei rapporti dell'onorevole Salvini, oggi Ministro dell'interno, con personaggi politici russi oggetto di sanzioni e più in generale con la Russia, anche alla luce dell'inchiesta in corso relativa a presunti finanziamenti illeciti destinati alla Lega.
(5-02543)


   LUPI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   la legge di bilancio 2019, all'articolo 1, commi 287-288, ha istituito nello stato di previsione del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale un Fondo, con una dotazione di 2 milioni di euro per ciascuno degli anni 2019 e 2020 e di 4 milioni di euro annui a decorrere dal 2021, da destinare a interventi di sostegno diretti alle popolazioni appartenenti a minoranze cristiane oggetto di persecuzioni nelle aree di crisi;

   tali interventi saranno attuati dai soggetti del sistema della cooperazione italiana allo sviluppo di cui all'articolo 26, comma 2, della legge 11 agosto 2014, n. 125;

   l'istituzione del fondo è stata accolta molto positivamente dalle organizzazioni di volontariato operanti come espressione del concreto impegno delle istituzioni italiane a favore della minoranza che ancora oggi è la più oppressa e il cui diritto alla libertà religiosa è tuttora più gravemente violato, secondo quanto dimostrato dall'ultima edizione del Rapporto di Aiuto alla Chiesa che soffre (ACS) sulla libertà religiosa nel mondo e da analoghi studi predisposti da autorevoli istituti di ricerca internazionali –:

   come il Governo intenda dare concreta attuazione alle norme richiamate, operando affinché le iniziative finanziate dal Fondo siano specificamente finalizzate a sostenere le popolazioni appartenenti alle minoranze cristiane.
(5-02544)


   BOLDRINI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   dal marzo 2015 è in corso in Yemen un conflitto armato tra la coalizione internazionale guidata dall'Arabia Saudita e le forze dell'alleanza militare formata dagli Huthi e dalle truppe vicine all'ex Presidente Saleh;

   il 26 giugno 2019 la Camera dei deputati ha approvato la mozione a prima firma Cabras concernente iniziative di competenza per l'effettiva interruzione della esportazione e del transito di armamenti verso l'Arabia Saudita ed altri Paesi coinvolti nel conflitto in Yemen;

   nella mozione si impegna il Governo a valutare l'avvio e la realizzazione di iniziative finalizzate alla futura adozione, da parte dell'Unione europea, di un embargo mirato sulla vendita di armamenti ad Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti –:

   se, nella riunione dei Ministri degli esteri dell'Unione europea del 15 luglio scorso, il Governo abbia fatto richiesta di inserire il tema di un embargo dell'Unione europea sugli armamenti diretti verso il conflitto in Yemen nell'ordine del giorno del prossimo Consiglio affari esteri dell'Unione europea e del Consiglio europeo.
(5-02545)

Interrogazione a risposta scritta:


   UNGARO. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   sono segnalate all'interrogante situazioni di notevoli disservizi a scapito della comunità italiana in Belgio relativamente alle sedi Consolari italiane in quel Paese. In particolare, alcune criticità si verificano nelle sedi del consolato generale di Charleroi e presso la cancelleria consolare di Bruxelles;

   de facto a causa di una grave mancanza di personale le liste d'attesa per qualsiasi tipo di documento sono diventate insostenibili a fornire un servizio decente agli italiani ivi residenti;

   è paradossale la situazione riferita alla missione diplomatica di Bruxelles – capitale politica d'Europa – per cui il decesso di un operatore ha reso ancora più difficile la situazione e l'offerta di assistenza consolare verso i nostri connazionali;

   a quanto si apprende le citate inefficienze si concentrano sia presso l'ufficio passaporti di Bruxelles e Charleroi sia in altri settori amministrativi. Inoltre, per il consolato generale di Charleroi, che conta quasi 200.000 residenti italiani, i problemi e i disservizi sarebbero recentemente addirittura peggiorati;

   a ciò si aggiunga il fatto che in occasione delle ultime elezioni per il Parlamento europeo, secondo quanto riportato dal quotidiano online Europa Today del 26 maggio 2019, i problemi per il voto in Belgio e più generalmente in Europa non sono mancati. In effetti, con l'ultima legge di bilancio, a fronte di un risparmio di due milioni di euro, il Governo Conte ha deciso di dimezzare il numero di seggi e sezioni a disposizione degli italiani che vivono all'estero;

   nel nostro continente, come ad esempio in Spagna, Regno Unito, Belgio si sono registrate ore di fila, seggi a centinaia di chilometri di distanza e poche cabine elettorali per migliaia di persone; questo scenario ha certamente scoraggiato i nostri connazionali ad esercitare un diritto fondamentale e costituzionale. Si pensi che le operazioni di voto in Belgio per le elezioni europee di fine maggio erano in capo a un «vice primo cancelliere» rispetto all'assegnazione consuetudinaria che di norma è di un console o di un vice-console –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti esposti e se non ritengano, per quanto di competenza, di prevedere il rafforzamento del personale nelle missioni consolari italiane di Bruxelles e di Charleroi;

   se non si ravveda altresì la necessità di adottare iniziative per rendere finanziariamente più capiente il fondo – ora insufficiente – per l'allestimento dei seggi elettorali per l'esercizio del voto degli italiani all'estero in previsione delle future tornate elettorali.
(4-03347)

AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   PEZZOPANE. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   la condizione in cui si trovano i tre parchi dell'Abruzzo, ancora oggi senza presidente e direttore, è una situazione drammatica che è condivisa dalla maggior parte delle aree naturali protette presenti nella regione. Su tre parchi nazionali, un parco regionale e un'area marina protetta, soltanto il parco nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga e l'Area Marina Protetta Torre del Cerrano hanno la governance correttamente costituita, come prevede la legge;

   il parco nazionale d'Abruzzo, Lazio e Molise dal 2 maggio 2019, con la fine del periodo di prorogatio di 45 giorni del presidente Antonio Carrara giunto alla fine del suo mandato il 17 marzo 2019, si aggiunge alla lunga lista di parchi nazionali italiani privi di presidenti. Il fatto che detto parco sia privo del direttore dal febbraio 2017 descrive bene il quadro di una delle aree naturali protette più importanti d'Europa, modello su cui si è costruito tutto il sistema dei parchi nazionali italiani, che oggi risulta veramente desolante;

   non va certo meglio al parco nazionale della Majella che è privo di un presidente dal dicembre del 2017 e che dalla fine del 2018 è senza direttore dopo averne avuto uno part-time diviso con il parco regionale Sirente-Velino per circa 4 anni;

   il parco regionale Sirente-Velino è quello che si trova nella situazione peggiore: è commissariato dal mese di giugno del 2015, dopo che il precedente consiglio direttivo era decaduto a fine 2014 e prorogato per 6 mesi. Ad oggi sono quindi più di 1.400 giorni consecutivi che il parco risulta commissariato. In tutto questo tempo si sono avvicendati due commissari senza che la regione trovasse la volontà politica di procedere alla nomina del nuovo consiglio direttivo e del nuovo presidente. Il parco è anche privo di direttore dal novembre del 2018;

   vi è poi il caso paradossale del parco della Costa Teatina. Istituito con una legge del 2001 è rimasto fermo fino a quando nell'agosto del 2014 è stato nominato un commissario ad acta per la sua perimetrazione. Il commissario, nei tempi stabiliti, ha consegnato una perimetrazione tra il mese di giugno e il mese di luglio del 2015. Da allora, la perimetrazione non è avvenuta e non è stato predisposto il relativo decreto;

   dagli elementi riportati si comprende di quanto aver lasciato il parco nazionale d'Abruzzo, Lazio e Molise, il parco nazionale della Majella e il parco regionale Sirente-Velino senza guida da tempo, in alcuni casi da molti anni, risulti condizione grave cui occorre far fronte con urgenza. Senza nulla togliere a chi, a vario titolo, si trova a ricoprire ruoli in sostituzione di presidenti o direttori, questa condizione mortifica gli enti, complica i rapporti con le comunità locali e soprattutto rende difficile la programmazione delle azioni di conservazione. Il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare per i parchi nazionali e la regione per il parco regionale e per le riserve devono cambiare totalmente orientamento. Le nomine vanno programmate per tempo e fatte allo scadere di quelle precedenti. E per ruoli così delicati vanno scelte persone competenti che siano capaci di dare un impulso positivo per la conservazione della natura e lo sviluppo sostenibile dei territori –:

   se il Ministro interrogato intenda adottare le iniziative di competenza in tempi rapidi per dotare il sistema dei parchi in Abruzzo della necessaria governance, indispensabile per garantire l'adeguato sviluppo e la necessaria tutela dei territori in cui tali parchi rappresentano una concreta possibilità di crescita e coesione.
(5-02530)


   ANZALDI. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   da oltre tre lustri lungo la strada statale SS 407 Basentana in prossimità dell'area ricadente al chilometro 72 della carreggiata in direzione Metaponto in territorio di Ferrandina, al confine con quello di Pisticci, sono ubicati numerosi Big Bag contenenti amianto legati alla attività dell'ex sito Materit;

   suddetta ubicazione individuata come deposito temporaneo nel corso dell'anno 2002 è ancora lì in attesa di smaltimento del suddetto materiale e della bonifica dell'area;

   nei giorni scorsi l'Associazione italiana esposti amianto Val Basento, denominata Aiea Vba, ha chiesto alle istituzioni competenti un intervento urgente per porre fine alla presenza di quei Big Bag in quell'area a tutela dell'ambiente e della salute;

   in ritardo risulta essere tutto il processo di bonifica del sito della Valbasento, nonostante la presenza delle risorse;

   i teloni di copertura e gli stessi sacchi contenenti l'amianto sono oggettivamente deteriorati e questo pone grave pregiudizio per la salubrità dell'area, perché è elevatissimo il rischio di dispersione di fibre di amianto –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza della richiamata criticità e quali iniziative intenda assumere, per quanto di competenza, in tempi rapidissimi, anche promuovendo una verifica da parte del Comando dei carabinieri per la tutela dell'ambiente, per la rimozione dei suddetti sacchi contenenti amianto e per la messa in sicurezza dell'area.
(5-02533)

BENI E ATTIVITÀ CULTURALI

Interrogazione a risposta orale:


   DONZELLI. — Al Ministro per i beni e le attività culturali. — Per sapere – premesso che:

   è recentemente tornata agli onori della cronaca locale grazie ad alcuni servizi giornalistici, fra cui merita ricordare un articolo di Toscana Oggi e un ampio post pubblicato sul sito culturale Nazione Indiana, la vicenda dell'archivio Personè;

   durante gli anni ’80, più precisamente nel 1986, l'allora Cassa di Risparmio di Prato decise di acquistare il fondo Personè, un archivio composto, fra le altre cose, da settemila lettere di corrispondenza fra il critico, giornalista e letterato Luigi Maria Personè e le più importanti figure del ’900 tra cui Benedetto Croce, Winston Chruchill, Charles De Gaulle;

   tale archivio venne affidato in custodia alla diocesi di Prato, che negli anni si è mossa, chiedendo e ottenendo nel 2016 dalla Soprintendenza il vincolo pertinenziale che lega le produzioni letterarie del fondo Personè alla città di Prato. Tali notizie sono dettagliatamente descritte nel già citato articolo a firma Giacomo Cocchi uscito su Toscana Oggi il 15 giugno 2019, oltre che nell'approfondimento curato da Dino Baldi e pubblicato sul sito Nazione Indiana nel maggio 2019;

   nel 2003, dopo varie vicissitudini societarie, la cassa di Risparmio di Prato, divenuta CariPrato, viene acquistata dalla Banca Popolare di Vicenza guidata da Gianni Zonin;

   a seguito degli scandali che hanno coinvolto il sistema bancario del nostro Paese, nel 2017 la Banca popolare di Vicenza fallisce;

   da quanto si apprende dalle inchieste giornalistiche richiamate a monte, tuttavia, tre anni prima del crac della banca veneta, Zonin fece prelevare le 63 casse del fondo Personè dall'archivio diocesano per trasportarle a Vicenza con finalità di inventario;

   da allora, sempre secondo quanto riportato dalle stesse fonti stampa, il fondo, nonostante il vincolo pertinenziale sopra richiamato e nonostante le rassicurazioni dell'epoca di Zonin che definì il trasferimento «momentaneo», non è mai tornato a Prato –:

   se risulti al Governo che effettivamente, come è stato riportato anche da alcune indagini giornalistiche, il fondo Personè si trovi tuttora a Vicenza in un caveau della ex Banca popolare di Vicenza;

   se intenda adottare tutte le iniziative di competenza necessarie per evitare che suddetto fondo venga posto in vendita nel piano di liquidazione coatta amministrativa a cui è sottoposta l'ex Banca popolare di Vicenza;

   se soprattutto, il Ministro interrogato intenda adoperarsi, per quanto di competenza, per riportare il Fondo di Personè nella città di Prato sulla base del già citato vincolo pertinenziale che lo lega alla città.
(3-00887)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   FASSINA. — Al Ministro per i beni e le attività culturali, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   il palazzo Canevari, ubicato nel centro storico di Roma, in largo di Santa Susanna, già sede del Museo geologico nazionale, voluto da Quintino Sella e inaugurato nel 1885, fu appositamente costruito per ospitare il Regio ufficio geologico e il relativo Museo agrario geologico;

   il palazzo, sede del Servizio geologico d'Italia, organo deputato alla realizzazione della carta geologica d'Italia, conservava ed esponeva nel Museo i campioni di roccia provenienti dalle campagne di rilevamento e di studio del territorio;

   nel 1995 si decise la ristrutturazione del palazzo con l'intento di valorizzare le parti museali. Centocinquanta reperti di alto interesse paleontologico, mineralogico, pietrografico, oltre a numerosi plastici che illustrano i più importanti processi che avvengono sul pianeta Terra, sono rimasti negli scantinati dell'edificio fino al 2012. Quell'anno sono stati sparpagliati in vari punti di Roma, una piccola parte esposti in uno spazio presso Termini, e, poi, portati in un magazzino all'Eur, nella sede dell'Ispra, Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale, dove continuano a restare imballati e inutilizzati;

   in due finanziarie, quella del 1996 e quella del 1998, vennero stanziati dieci milioni di euro per la ristrutturazione del palazzo Canevari. Nel 2003 l'edificio venne cartolarizzato. Oggi, dopo aver subito vari cambi di destinazione d'uso e vari passaggi, è di proprietà della Cassa depositi e prestiti che potrebbe restituirlo alla cittadinanza, riportandolo alla sua originaria destinazione scientifica e museale;

   da tempo associazioni e professionisti, tra cui i geologi italiani e vari enti di ricerca, denunciano la situazione dell'edificio e chiedono il ricongiungimento del Palazzo Canevari alle collezioni geografiche che permetterebbe il recupero delle preziose collezioni che giacciono imballate da più di venti anni;

   da fonti di stampa si apprende che Cassa depositi e prestiti starebbe per investire 600 milioni di euro per riqualificare alcune proprietà dell'istituto presenti su Roma, tra cui Palazzo Canevari, per cui sono previsti 11 milioni di euro. L'edificio verrebbe adibito agli uffici del Fondo nazionale innovazione, che, però, occuperebbe, molto probabilmente, una parte minima degli spazi disponibili –:

   se il Governo non ritenga necessario ed urgente adottare le iniziative di competenza per rendere nuovamente fruibile presso Palazzo Canevari il patrimonio museale di assoluto rilievo che costituiva la dotazione del museo geologico nazionale, restituendo alla città di Roma, al pari delle altre grandi capitali europee, un museo di scienze della terra e un polo d'informazione ambientale di rilievo nazionale;

   se il Governo non ritenga di adottare iniziative, d'intesa con l'amministrazione di Roma capitale, per prevedere il divieto di cambio di destinazione d'uso per palazzo Canevari, valutando ogni possibile intervento finalizzato a ripristinare le funzioni originarie del prestigioso edificio.
(5-02529)

DIFESA

Interrogazione a risposta scritta:


   CIRIELLI. — Al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:

   la «missione bilaterale di supporto nella Repubblica del Niger» è finalizzata a contrastare il fenomeno dei traffici illegali e delle minacce alla sicurezza nonché a supportare le attività di sorveglianza delle frontiere. Essa si basa sulla risoluzione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite n. 2359 del 2017 e sull'accordo bilaterale Italia-Niger del 1° novembre 2017;

   la partecipazione dell'Italia è stata autorizzata, per i primi nove mesi del 2018, dalla deliberazione del Consiglio dei ministri del 28 dicembre 2017 per poi essere prorogata, attraverso ulteriore deliberazione, fino alla fine dell'anno 2018. In tale occasione, sarebbe stato specificato che le autorità nigerine avevano deciso di diminuire l'afflusso del personale militare-italiano e, quindi, di effettuare una variazione rispetto all'impiego del personale previsto all'interno della deliberazione del 2017 (fino a 120 unità nel primo semestre e fino ad un massimo di 470 unità entro la fine del 2018 e l'impiego di 130 mezzi terresti e due mezzi aerei);

   per ciò che concerne l'anno in corso, dalla deliberazione del Consiglio dei ministri in merito alla partecipazione dell'Italia a ulteriori missioni internazionali per l'anno 2019, adottata il 23 aprile 2019, risulterebbe che il personale massimo da impiegare per l'anno corrente è di 290 unità, comprensive di 2 unità in Mauritania, oltre all'impiego di 5 mezzi aerei (tipo Apr, assetti di trasporto tattico e assetti ad ala rotante) e 160 mezzi terrestri;

   anche il Ministro interrogato, presso le commissioni riunite Affari esteri e difesa di Camera e Senato, il 31 maggio 2019, avrebbe dichiarato la futura presenza di massimo 290 militari italiani sul territorio nigeriano — a differenza degli oltre 400 inizialmente previsti, ma mai andati in missione — e che vi potrebbe essere l'impiego di mezzi quali ambulanze e Vtlm (veicolo leggero multiruolo);

   nonostante le delibere, gli atti e le dichiarazioni di cui sopra, risulterebbe all'interrogante che, ad oggi, il personale impiegato nella missione in questione sia di gran lunga inferiore rispetto ai numeri previsti e che lo stesso sia dislocato in parti diverse rispetto a quelle annunciate;

   si tratterebbe di poche decine di unità che sui territorio risulterebbero prive di mezzi adeguati, quali armi e munizioni, situazione che poco si concilierebbe con la finalità e gli obiettivi della missione –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti e, considerata la gravità degli stessi, quali urgenti iniziative di competenza intenda porre in essere per chiarire le motivazioni di questo mancato «decollo» della missione italiana in Niger.
(4-03346)

ECONOMIA E FINANZE

Interpellanza:


   Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro dell'economia e delle finanze, per sapere – premesso che:

   a decorrere dal 1° luglio 2019, il cosiddetto «processo tributario telematico» è diventato obbligatorio;

   indubbiamente, l'innovazione è importante poiché permette ai professionistici del settore tributario di effettuare comodamente dai propri studi professionali le notifiche tramite la posta elettronica certificata ed effettuare la costituzione in giudizio e depositare gli atti successivi;

   tuttavia, la riforma del contenzioso tributario, purtroppo, è solo a metà: è del tutto dimenticato – ed è lo stesso Ministero dell'economia e delle finanze ad ammetterlo con la circolare 4 luglio 2019, n. 1/DF – che «restano da digitalizzare i provvedimenti adottati dal giudice tributario e il verbale d'udienza. Si tratta di atti formati in originale analogico che sono scansionati e firmati digitalmente dal personale dell'ufficio di segreteria delle CCTT per poi essere inseriti nel fascicolo informatico»;

   la novità incide negativamente sulla posizione del contribuente che vuole difendersi personalmente quando la controversia è di valore non superiore a 3.000 euro, importo che considera soltanto le imposte dovute, escludendo, gli interessi e le sanzioni, ovvero le sanzioni se queste costituiscono l'unica pretesa;

   fino al 30 giugno 2019, la procedura del processo tributario telematico era una facoltà. L'articolo 2, comma 3, del decreto ministeriale 23 dicembre 2013, n. 163, recitava: «La parte che abbia utilizzato in primo grado le modalità telematiche di cui al presente regolamento è tenuta ad utilizzare le medesime modalità per l'intero grado del giudizio nonché per l'appello, salvo sostituzione del difensore»;

   la norma consentiva a tutti i contribuenti, a prescindere dal valore della causa, di scegliere di impugnare l'atto impositivo (ad esempio, cartella di pagamento, avviso di accertamento e altro) mediante la proceduta tradizionale o quella telematica;

   la posizione del contribuente ha subìto una penalizzazione con il decreto-legge 23 ottobre 2018, n. 119, che all'articolo 16-bis del 31 dicembre 1992, n. 546, ha aggiunto il comma 3-bis che recita: «I soggetti che stanno in giudizio senza assistenza tecnica ai sensi dell'articolo 12, comma 2, hanno la facoltà di utilizzare per le notifiche e i depositi, le modalità telematiche indicate nel comma 3, previa indicazione nel ricorso o nel primo atto difensivo dell'indirizzo di posta elettronica certificata al quale ricevere le comunicazioni e le notificazioni»;

   dal 1° luglio 2019, per opporsi alla pretesa fiscale, il contribuente che vuole difendersi da solo può impugnare l'atto impositivo mediante la procedura cartacea, ma, non avendo indicato l'indirizzo di posta elettronica certificata subisce una rilevante penalizzazione: le comunicazioni sono eseguite elusivamente mediante deposito in segreteria della commissione tributaria. La conseguenza più eclatante è l'impossibilità di ricevere le comunicazioni, tra le quali spicca l'avviso di trattazione della causa, imponendo al contribuente l'onere di recarsi periodicamente presso tale ufficio;

   in alternativa, il contribuente può scegliere di seguire la procedura telematica indicando nel ricorso la casella di posta elettronica, alla quale ricevere le comunicazioni. Se non ha conoscenze telematiche (ad esempio, il pensionato, l'artigiano e altro), entro 60 giorni dalla notifica dell'atto impositivo, deve acquisire l'adeguata cultura informatica e, deve essere in possesso di un computer, della casella di posta elettronica certificata e della firma digitale; inoltre deve districarsi tra le regole, non facili, di accesso al sito della giustizia tributaria e di redazione e deposito degli atti processuali;

   opporsi a un atto impositivo, in entrambe le ipotesi, è davvero difficile, anche considerando il fatto che le controversie in argomento, di ridotto ammontare, prevalgono come numero sul totale. La macchinosità e la difficoltà inducono l'interessato ad evitare la contestazione, salvo il doversi rivolgere a un professionista abilitato, con conseguente costo;

   la normativa, quindi, influisce negativamente sul diritto alla difesa –:

   se il Ministro interrogato abbia previsto iniziative utili a snellire il contenzioso tributario e ad evitare oneri impropri sul contribuente e, in particolare, se sia stata presa in considerazione una procedura specifica per le controversie di valore non superiore a 3.000 euro, poiché non sembra sufficiente l'istituto del reclamo-mediazione di cui all'articolo 17-bis del decreto legislativo 31 dicembre 1992, n. 546, visto che tale «filtro procedurale» è gestito dallo stesso ente impositore, anche se con apposita struttura;

   se il Ministro abbia intenzione di adottare iniziative normative per ripristinare la disciplina precontenziosa che attribuiva al centro di servizio di cui all'articolo 10 del decreto del Presidente della Repubblica 28 novembre 1980, n. 787, la competenza a decidere sulle controversie di ridotto ammontare, consentendo al contribuente, soltanto dopo l'esito negativo, di avviare, in maniera semplificata, l’iter davanti alla commissione tributaria.
(2-00464) «Pettarin».

Interrogazione a risposta in Commissione:


   BUCALO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   nel corso degli ultimi anni il settore della birra è stato al centro di importanti provvedimenti da parte del Parlamento;

   il comparto della birra è riuscito, attraverso l'innovazione ed investendo importanti risorse, a concludere un 2018 in positivo segnando un +4,7 per cento della produzione nazionale di birra, superando la soglia dei 16 milioni di ettolitri, incremento ancor più rilevante se comparato alla produzione alimentare italiana che è cresciuta solamente di un +0,8 per cento;

   per la prima volta nella storia, nel 2018, è stata varcata la soglia dei 20 milioni di ettolitri di consumo con un aumento del 3,2 per cento;

   le potenzialità di espansione della filiera sono oggi penalizzate da un carico fiscale elevato ed eccessivo che rende meno competitiva l'industria nazionale, limitando la capacità delle aziende del settore di penetrare i mercati internazionali e favorire importazioni;

   in Italia esiste un'anomalia per la quale il vino non è tassato e alla birra viene applicata una tassazione al di sopra della media rispetto agli altri Paesi della Unione europea –:

   quali iniziative intenda intraprendere per diminuire il carico fiscale del settore birrario;

   se non ritenga opportuno adottare iniziative per abbassare ulteriormente le accise in questo settore.
(5-02526)

Interrogazione a risposta scritta:


   SIRAGUSA. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 5 del decreto-legge n. 34 del 2019, cosiddetto decreto crescita, modifica sostanzialmente il regime agevolativo in favore dei lavoratori impatriati, dei docenti e dei ricercatori che rientrano in Italia, ampliandone l'ambito applicativo;

   il trattamento economico del personale centrale e periferico della pubblica amministrazione è erogato attraverso un software centralizzato denominato NoiPA, gestito dal Ministero dell'economia e delle finanze;

   il datore di lavoro dovrebbe implementare le agevolazioni fiscali nelle buste paga dei dipendenti, sennonché il software NoiPA non prevede tale funzionalità, causando gravi disagi ai lavoratori impatriati –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza di quanto esposto in premessa;

   quali iniziative di competenza intenda porre in essere per superare tale criticità.
(4-03344)

GIUSTIZIA

Interrogazione a risposta orale:


   ASCARI, DE GIROLAMO, VILLANI, BOLOGNA, BRUNO e TROIANO. — Al Ministro della giustizia, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   in Italia, accade che, i detenuti, una volta scontata la propria pena, continuino la permanenza negli istituti penitenziari ovvero vengano trasferiti in case lavoro o in colonie agricole, ove sono costretti a rimanere anni o anche decenni in virtù della pericolosità sociale che questi soggetti avrebbero;

   la misura di sicurezza detentiva nelle case lavoro costituisce una pena aggiuntiva, che dovrebbe servire, soprattutto per i delinquenti abituali, come forma di rieducazione e reinserimento nella società e come periodo di prova in cui il magistrato di sorveglianza dovrebbe valutare l'attualità della pericolosità sociale degli individui;

   tuttavia, questa forma di misura detentiva, spesso non consente una vera e propria rieducazione, in quanto molto spesso mancano le opportunità di lavoro e i soggetti continuano a permanere in carcere, come i detenuti che devono ancora scontare la propria pena: in altre parole, tali misure sembrerebbero delle forme di prolungamento delle pene detentive, in assenza, però, di una sentenza di condanna giustificativa;

   inoltre, non sempre la valutazione della pericolosità sociale dei soggetti è attuale, per cui, anche a seguito di lunghe condanne detentive, in cui la pericolosità sociale potrebbe essere già venuta meno, questi soggetti sono comunque sottoposti a queste misure di sicurezza detentiva;

   si ritiene che il reinserimento nella società e la rieducazione dei detenuti e degli internati debba essere la priorità assoluta del sistema penitenziario italiano e l'utilizzo di case lavoro o colonie agricole debba essere efficace ed utile innanzitutto per gli stessi soggetti ospitati –:

   quante siano le persone attualmente sottoposte a misure di sicurezza detentiva, con particolare riguardo alle case lavoro e alle colonie agricole;

   se il Governo intenda intraprendere iniziative normative al fine di rendere più efficiente e tempestiva la valutazione della pericolosità sociale dei soggetti sottoposti a misure di sicurezza detentiva, inclusa la possibilità di prevedere che si possa anticipare tale valutazione anche prima del termine della pena detentiva;

   quali iniziative di competenza il Governo intenda intraprendere al fine di rendere utili ed efficaci le case lavoro e le colonie agricole al fine della rieducazione e del reinserimento nella società delle persone ivi ospitate.
(3-00884)

Interrogazione a risposta scritta:


   CIRIELLI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   il 19 luglio 2019 dalle ore 10:30 alle ore 17:30 è prevista una manifestazione di protesta davanti al carcere di Torino organizzata dall'Organizzazione sindacale autonoma polizia penitenziaria, alla quale prenderà parte il personale di polizia penitenziaria libero dal servizio;

   la protesta sarebbe dovuta alla disfunzione del sistema penitenziario del distretto Piemonte-Liguria-Valle d'Aosta. In particolare, si apprende che il summenzionato sindacato lamenterebbe gravi ed indegne condizioni di servizio, insufficienza di personale e totale mancanza di organizzazione che interesserebbe, tra le altre cose, la strutturazione delle mense (a Torino il personale della mensa di servizio sarebbe in sciopero dai primi giorni di luglio 2019) e la fornitura di vestiario, quest'ultima acquistata sul sito internet Amazon;

   per di più, tali precarie condizioni comproverebbero una diffusa mancanza di sicurezza e di legalità. Numerose sarebbero, infatti, le aggressioni e le offese subite dal personale in servizio a causa di una generica indulgenza nei confronti dei detenuti;

   inoltre, pessimo sarebbe lo stato degli edifici delle caserme e degli alloggiamenti nonché dei mezzi a disposizione dell'organico;

   a parere dell'interrogante, la situazione appena delineata, se veritiera, dovrebbe essere oggetto di attenzione da parte delle autorità competenti che, ad oggi, non sembrerebbero aver adottato soluzioni concrete. Si apprende infatti che, in merito, il sindacato avrebbe parlato di «inerzia assoluta» –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti e, considerata la gravità degli stessi, quali urgenti iniziative di competenza intenda porre in essere per verificare la situazione prospettata, accertare eventuali inadempienze e responsabilità e soprattutto verificare l'adeguatezza delle norme esistenti, oltre che degli organici e dei mezzi in dotazione.
(4-03348)

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   ANZALDI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   in relazione alla presenza di un servizio navetta sulla tratta città di Matera – stazione di Ferrandina (e viceversa) si segnalano una serie di criticità denunciate da cittadini e associazioni;

   suddetto servizio dovrebbe prevedere 4 corse suppletive, in aggiunta a quelle assicurate dalle Fal, finalizzato a migliorare l'accessibilità per la città di Matera in occasione dell'evento Capitale europea della cultura 2019, in particolare per i turisti e viaggiatori che raggiungono lo scalo delle Ferrovie dello Stato italiane di Ferrandina dal versante tirrenico;

   tale servizio risulta essere finanziato in via eccezionale con le risorse di Matera 2019 e coinvolge il Cotrab, Consorzio trasporti aziende Basilicata, il consorzio concessionario del trasporto pubblico lucano che però appunto evidenzia limiti, in particolare su orari, visibilità informazioni, tempi di attesa, che non rendono una buona immagine del territorio;

   nelle scorse settimane non sono pochi i cittadini che addirittura hanno riscontrato ben 2 bus (Fal e Cotrab) utilizzati contemporaneamente in coincidenza, la mattina e la sera, con i Frecciarossa in partenza/arrivo da Milano;

   si assiste purtroppo a forme di irrazionalità dei servizi, costose per i cittadini, che finiscono in una paradossale eterogenesi dei fini per essere inutili rispetto all'obiettivo prefissato;

   rispetto a questa sovrapposizione risultano, come denunciano anche alcune associazioni, come l'Associazione «Matera Ferrovia nazionale», non esservi paline informative con gli orari, né indicazione per i biglietti e quel minimo di informazioni indispensabili per accogliere un viaggiatore;

   la stessa associazione nel mese di maggio 2019 indicò alla provincia di Matera quali fossero le 4 corse di treni per le quali fosse necessario individuare le coincidenze: a) Freccia rossa per Roma-Firenze-Bologna-Milano in partenza alle ore 6,45; b) Intercity per Roma in partenza alle ore 9,04; c) Regionale per Salerno-Napoli in partenza alle 11,15 (con possibile interscambio con l'Alta Velocità); d) Intercity per Roma in partenza alle ore 15,05 per le partenze da Ferrandina;

   per gli arrivi le 4 corse individuate sono: a) Intercity da Roma in arrivo alle ore 11,51; b) Regionale da Napoli-Salerno in arrivo alle 19,37 (con possibile interscambio A/V); c) Intercity da Roma in arrivo alle ore 20,55; d) Frecciarossa da Milano-Bologna-Firenze-Roma-Napoli in arrivo alle 23,05;

   tutte le corse effettuate fuori da questi orari sono a «perdere» con l'aggravante che il servizio navette effettuato dai soggetti concessionari rischia di non essere assicurato proprio quando necessario;

   considerata la rilevanza della questione si ritiene indispensabile che possa esservi una forma di raccordo tra istituzioni e soggetti concessionari per evitare irrazionalità nel servizio navetta e assicurare la massima copertura per i viaggiatori;

   ad oggi non risultano esservi miglioramenti per suddetto servizio, nonostante le assicurazioni fatte pervenire –:

   se il Ministro sia a conoscenza di quanto riportato in premessa e quali iniziative intenda assumere con la massima urgenza per verificare, nell'ambito delle proprie competenze, la possibilità di un maggiore raccordo tra istituzioni e soggetti concessionari per razionalizzare suddetti servizi navetta ed evitare che si registrino disservizi a discapito dell'utenza soprattutto in considerazione dell'evento Matera capitale europea 2019 che sta richiamando numeri considerevoli di visitatori anche via treno.
(5-02531)


   ROSSO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   la società Ativa spa ha attualmente, in regime di proroga dal 2016, la gestione del sistema autostradale tangenziale di Torino (Satt), nonché la progettazione, la costruzione, la gestione e l'esercizio degli eventuali completamenti, diramazioni e raccordi;

   tale società inizialmente a prevalente capitale pubblico è stata interessata da un processo di privatizzazione che vede oggi la maggioranza azionaria in capo alla Società Iniziative Autostradali e Servizi Siae spa e alla Mattioda Autostrade spa, mentre circa il 18 per cento delle azioni è detenuto dalla Città metropolitana di Torino;

   la nuova concessione dovrebbe contemplare oltre alla gestione della Satt, anche la diramazione Torino-Pinerolo, l'asse autostradale Torino-Moncalieri, l'A5 Torino-Ivrea-Quincinetto e la bretella A4-A5 Ivrea Santhià con la Torino Piacenza;

   il 10 novembre 2017 il consiglio metropolitano di Torino ha approvato un ordine del giorno, in merito ai nuovi criteri per il rinnovo delle concessioni autostradali a tutela dei territori, impegnando il sindaco metropolitano a proporre al Governo, tra le altre cose, l'affidamento della gestione del sistema tangenziale-autostradale torinese alla città metropolitana o a una sua società in house, anche appositamente costituita, per fare in modo che le tariffe dei pedaggi possano finanziare i piani e i programmi di manutenzione pluriennale delle tratte autostradali e delle strade provinciali interconnesse;

   da organi di stampa si è recentemente appresa la notizia secondo cui il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti avrebbe intenzione di escludere la città metropolitana di Torino dalla discussione sul bando di rinnovo della concessione autostradale in questione;

   la gestione pubblica voluta da molti rappresentanti delle istituzioni locali consentirebbe di mantenere sul territorio gli introiti derivanti dai pagamenti dei pedaggi per destinarli alla manutenzione delle strade e al miglioramento della viabilità;

   a parere dell'interrogante l'esclusione della città metropolitana di Torino dalla discussione sul bando di rinnovo della concessione autostradale, mortifica il ruolo politico e istituzionale della città metropolitana stessa che, oltretutto, non ricevendo più i dividendi, non avrebbe più un ruolo di regia e di indirizzo, con le conseguenti ripercussioni sul bilancio dell'ente e sull'erogazione di servizi essenziali;

   altrettanto inascoltate sarebbero in particolare le tante richieste proveniente dai comuni e dai cittadini che da anni stanno portando avanti la battaglia per sopprimere i caselli di Beinasco, Rivoli e Trofarello o per rivedere i pedaggi e realizzare nuove infrastrutture utili al territorio –:

   quali siano gli intendimenti del Ministro interrogato in merito al rinnovo della concessione autostradale che ha in carico anche la A5 Torino-Ivrea-Quincinetto e quali siano le ragioni che lo porterebbero a escludere la città metropolitana di Torino dal tavolo di discussione per il rinnovo della concessione autostradale.
(5-02534)

Interrogazioni a risposta scritta:


   ENRICO BORGHI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   la regione Piemonte ha inserito nel programma Fsc per la sistemazione dei versanti della strada statale 34 del lago Maggiore la cifra di 25 milioni di euro;

   tale programma Fsc venne approvato dal Cipe;

   successivamente a tale approvazione la regione Piemonte ha promosso gli incontri con il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, con Ministro pro-tempore Graziano Delrio, per la definizione della convenzione di attuazione dell'intervento;

   nel corso della definizione della convenzione si sono tenute le elezioni politiche del 4 marzo 2018 e Ministro delle infrastrutture e dei trasporti è diventato Danilo Toninelli;

   regione Piemonte e il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti trovano un accordo sul testo della convenzione nel mese di febbraio 2019 e tale convenzione viene approvata con delibera di giunta della regione Piemonte;

   successivamente, a tale deliberazione la regione Piemonte invia al Ministero delle infrastrutture e dei trasporti il testo della convenzione affinché venga sottoscritta;

   è emersa da parte dei sindaci del territorio del Verbano Cusio Ossola una forte preoccupazione rispetto alla notizia dell'avvenuto slittamento delle risorse inizialmente previste per l'anno 2019 all'anno 2020;

   risulta all'interrogante ad oggi non ancora sottoscritta dal Ministero delle infrastrutture e dei trasporti la convenzione deliberata e inviata dalla regione Piemonte nel mese di febbraio 2019 –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza della situazione della strada statale 34 del lago Maggiore e quali siano le motivazioni che hanno portato il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti a non procedere con la sottoscrizione della convenzioni con la regione Piemonte per l'attuazione di quanto previsto dal programma «Fsc» (Fondo sviluppo e coesione) rinviando di fatto l'intervento al 2020.
(4-03345)


   ROSATO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   il decreto-legge n. 32 del 2019 conosciuto come decreto-legge «sblocca cantieri», convertito dalla legge 14 giugno 2019, n. 55, al suo interno contiene un rinvio di due anni per ben 187 cantieri definiti «appaltabili»;

   tra queste opere «rinviate» vi è anche la strada statale 284 Occidentale Etnea che collega i centri di Paternò, Santa Maria di Licodia, Ragalna, Biancavilla, Adrano, Bronte, Maletto e Randazzo;

   suddetta arteria è una delle più pericolose dell'intera isola con purtroppo un'altissima frequenza di incidenti, anche mortali;

   si tratta di una strada statale mono corsia per ogni direzione di marcia, con poche vie di fuga e con tratti come ad esempio quello nel territorio di Biancavilla nel quale vi è il limite massimo di velocità a 50 Km/h;

   persino la banale foratura di una ruota può diventare rischiosa, perché un'autovettura non ha lo spazio dove accostare per sostituirla;

   è una strada frequentatissima e che nei periodi estivi registra un considerevole aumento di traffico per i flussi turistici che si somma a quello rilevante dei pendolari da e per Catania;

   pertanto invece di sbloccare, il provvedimento di necessità e urgenza ha differito l'ammodernamento della statale 284 con 97,6 milioni di euro che saranno fermi per altri due anni;

   la dilatazione dei tempi sarebbe dovuta al protrarsi delle procedure autorizzative per le quali si è resa necessaria, nella fase esecutiva della progettazione, l'ottemperanza ai pareri rilasciati in sede di progettazione definitiva; questo è quello che sostiene l'Anas, come riportano anche gli organi di informazione;

   è evidente che tale arteria, per la rilevanza che riveste per il territorio necessiterebbe di interventi urgenti per il suo ammodernamento e la messa in sicurezza –:

   per quali ragioni si sia scelto, nonostante l'opportunità di un decreto-legge convertito in legge sulla materia, di non individuare forme di accelerazione per la cantierizzazione degli interventi sulla strada statale 284 e quali iniziative intenda assumere per far sì che suddetta arteria venga messa rapidamente in sicurezza nell'interesse degli automobilisti che la percorrono e dei territori che ne sono attraversati.
(4-03350)

INTERNO

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   DE LUCA, MIGLIORE e SIANI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   il 9 giugno 2019, a seguito dell'espletamento del turno di ballottaggio, nel comune di Pagani è risultato aver raggiunto il maggior numero di consensi, il candidato del centro-destra Alberico Gambino, già sindaco del medesimo comune;

   da notizie a mezzo stampa, si è appreso che il 15 maggio del 2019, è stato rigettato dalla Corte di cassazione il ricorso avanzato dallo stesso Gambino sulla sua incandidabilità, derivante dalla circostanza che lo stesso era già sindaco nella passata consiliatura, nel momento in cui il comune era stato commissariato ai sensi degli articoli 143 e successivi del testo unico sugli enti locali;

   l'articolo 143, comma 11, del decreto legislativo n. 267 del 2000 prevede infatti che «Fatta salva ogni altra misura interdittiva ed accessoria eventualmente prevista, gli amministratori responsabili delle condotte che hanno dato causa allo scioglimento di cui al presente articolo non possono essere candidati alle elezioni per la Camera dei deputati, per il Senato della Repubblica e per il Parlamento europeo nonché alle elezioni regionali, provinciali, comunali e circoscrizionali, in relazione ai due turni elettorali successivi allo scioglimento stesso, qualora la loro incandidabilità sia dichiarata con provvedimento definitivo»;

   conseguentemente, a fine giugno 2019 la prefettura di Salerno comunicava al comune di Pagani la decadenza di diritto del sindaco neo-eletto ai sensi della cosiddetta legge Severino e l'impossibilità per lo stesso di nominare la giunta;

   tuttavia, secondo quanto riportato dalla stampa, a seguito della comunicazione del segretario comunale in merito all'avvenuta decadenza di diritto dalla carica di sindaco, e alla nullità di tutti gli atti compiuti in tale veste, lo stesso procedeva comunque alla nomina della giunta e all'adozione di ulteriori provvedimenti;

   nel comune di Pagani appare profilarsi oggi una situazione di stallo ed incertezza giuridica che penalizza la cittadinanza –:

   quali iniziative urgenti di competenza intenda adottare in merito alla suindicata vicenda del comune di Pagani.
(5-02527)


   FIANO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   da notizie a mezzo stampa si è appreso che il 5 e 6 luglio 2019 a Oleggio, in provincia di Novara si è svolto il raduno nazionale degli Hammerskin italiani, denominato «Festa del sole» al quale quest'anno avrebbero partecipato quattro europarlamentari e due consiglieri regionali di Lega e Fratelli d'Italia;

   questo raduno in provincia di Novara viene promosso da 8 anni da Lealtà azione, un gruppo nato in Lombardia e ora presente in una dozzina di città da Nord a Sud, da Udine a Catanzaro, di ispirazione neonazista e che ha tra i riferimenti culturali il generale nazista delle Waffen Ss Leon Degrelle e Comeliu Codreanu, fondatore della Guardia di ferro romena, movimento ultranazionalista e antisemita;

   l'organizzazione Lealtà azione conta qualche centinaio di militanti attivi, uniti da un forte senso di appartenenza, che però riescono ad avere visibilità e che in Lombardia sembrerebbero mantenere diversi contatti con la Lega e con Fratelli d'Italia, dentro e fuori le istituzioni;

   si veda, al riguardo, il programma delle conferenze previste per sabato 6 luglio 2019 alla kermesse dell'ultradestra, dove figuravano Angelo Ciocca, Danilo Oscar Lancini e Silvia Sardone, tutti e tre di recente elezione a Bruxelles, invitati a parlare di Europa e di come cambiarla;

   con loro si registrava anche la presenza di Carlo Fidanza, europarlamentare di Fratelli d'Italia, intravisto in occasione dell'ultimo corteo per Sergio Ramelli a Milano, impegnato nell'opera di mediazione con la questura per consentire lo svolgimento della manifestazione non autorizzata e preceduta da un paio di cariche della polizia;

   sulla reunion lombarda si è espressa anche l'Associazione nazionale partigiani d'Italia che ha dichiarato che «Si conferma, in Lombardia, il preoccupante progetto di stabilire tutte le interlocuzioni possibili di Lealtà azione con la Lega» –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza delle attività dei gruppi di estrema destra in rapporto a quanto segnalato in premessa e quali iniziative urgenti di competenza intenda adottare al fine di contrastare con ogni mezzo il proliferare di organizzazioni di estrema destra e di ispirazione neonazista, anche prevedendo il divieto di concessione di spazi pubblici ad organizzazioni che non garantiscano il rispetto dei princìpi e dei valori della Costituzione.
(5-02536)


   MADIA, SERRACCHIANI, SENSI, SCALFAROTTO e GRIBAUDO. — Al Ministro dell'interno, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro per la famiglia e le disabilità. — Per sapere – premesso che:

   il 15 luglio 2019, dopo circa dodici ore di proteste, manifestazioni e barricate, è stato sgomberato un ex istituto agrario occupato in via Cardinal Capranica, a Roma, nel quartiere di Primavalle, nel quale vivevano almeno 300 persone dal 2003;

   da notizie a mezzo stampa si è appreso che tra le persone sgomberate vi sarebbero stati almeno una sessantina di minorenni che frequentavano le scuole nel quartiere;

   non è chiaro per ora se i soggetti sgomberati abbiano ricevuto risposte alloggiative rispettose della dignità delle persone né quali strutture siano state messe a disposizione dal Campidoglio, né si hanno notizie certe in merito a possibili azioni di tutela nei confronti delle persone più vulnerabili;

   i fatti riportati destano incertezza e grave allarme sociale, per il gran numero di minori coinvolti e dei rispettivi nuclei familiari, comunque impossibilitati fino ad oggi a trovare una soluzione alternativa alla fatiscente struttura di Primavalle –:

   quanti siano e dove siano stati esattamente ricollocati i nuclei familiari sgomberati dall'ex istituto agrario, con particolare attenzione alla destinazione dei minori e dei soggetti comunque vulnerabili, e quali iniziative si intendano adottare, per quanto di competenza, per assicurare che nessuna misura adottata nel corso degli sgomberi possa tradursi in una violazione dei più fondamentali diritti.
(5-02538)


   BUCALO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   la flotta di Canadair (19 Camadair CL-415), di proprietà del Ministero dell'interno, dipartimento dei Vigili del fuoco, è affidata con apposito contratto (n. 8195 del 2 febbraio 2018) alla ditta Babcock che provvede a gestire i velivoli in termini di manutenzione e pilotaggio;

   risulta evidente una notevole riduzione dello staff tecnico addetto alla manutenzione, che di fatto comporta notevoli criticità e ricadute su tutti gli aspetti collegati alle funzioni di questa importante figura professionale;

   criticità evidenziata anche da diversi sindacati nazionali ed emersa insieme ad altre questioni afferenti alla società Babcok MCS nella puntata di Report del giugno 2019;

   le controverse situazioni passate hanno chiaramente dimostrato come l'opzione «appalto privato» in un settore così particolare che riguarda un servizio di pubblica utilità e soccorso pubblico, possa creare conflitti di interesse e forme di speculazioni tali di inficiare la sicurezza del volo e delle operazioni e l'incolumità pubblica;

   creare una agenzia dello Stato dedicata alla gestione di questo servizio di tutela, potrebbe essere la via più idonea, efficace e operativa per garantire la missione che il servizio si prefigge di assolvere, contemperando tutti gli aspetti ad esso connessi –:

   quali iniziative intenda intraprendere al fine di mettere in sicurezza il servizio antincendio boschivo dei Canadair, tutelando e preservando il patrimonio strumentale (flotta) e umano (dipendenti e know how).
(5-02539)


   BUTTI e OSNATO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   la città di Como, da qualche mese, affronta una emergenza insolita per quanto concerne i cosiddetti «senza tetto», centinaia di uomini e donne di diversa nazionalità, tra i quali numerosa è la presenza anche di italiani, che si accampa in giacigli di fortuna sotto portici pubblici, di chiese, di strutture varie;

   la situazione è stata ampiamente documentata dalla stampa locale;

   l'emergenza, come detto, risulta insolita per una città di queste dimensioni, anche se geograficamente collocata in un punto di confine strategico per lo straniero che volesse tentare di raggiungere irregolarmente il Nord Europa;

   sono sempre più frequenti le risse tra disperati e fenomeni di disagio, insofferenza e preoccupazione tra la popolazione, specie del centro città;

   «A Como c'è una situazione di degrado in alcuni punti specifici» ha dichiarato alla stampa locale il neo Ministro Alessandra Locatelli, riconoscendo, di fatto una situazione che rischia di trasformarsi anche in emergenza igienico-sanitaria;

   le associazioni di volontariato attestano una presenza di circa 350/400 persone che vivrebbero nelle condizioni sopra illustrate –:

   quale sia la reale situazione in ordine ai numeri ipotizzati sulla stampa, mai smentiti dalle competenti autorità, in modo particolare in riferimento alla presenza straniera, regolare o meno, in città e nei territori limitrofi;

   quali iniziative intenda adottare, per quanto di competenza, per risolvere rapidamente e positivamente il problema.
(5-02540)

ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazione a risposta in Commissione:


   ASCANI e ROTTA. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   per iscrivere i propri figli all'istituto comprensivo Corner di Fossò e Vigonovo, ai confini tra le province di Venezia e Padova, le famiglie hanno dovuto specificare la propria etnia di appartenenza: sinti, rom o caminanti;

   a sollevare il caso sono stati i genitori di un alunno della scuola elementare Marconi di Tombelle, una delle cellule scolastiche dell'istituto, che hanno richiesto l'intervento degli ispettori ministeriali e dell'ufficio scolastico regionale;

   un modulo d'iscrizione ha fatto scattare una immediata polemica: è stato oggetto di valutazione da parte dei genitori che hanno deciso di rendere pubblica la vicenda, alcune famiglie si sono rivolte a un'associazione che a sua volta ha contattato i propri avvocati;

   la direzione scolastica sostiene che l'atto serve per favorire l'integrazione. Il dirigente scolastico ha sottolineato che la modulistica a cui si fa riferimento ha finalità istituzionali: serve per dirottare più personale e trovare fondi a favore di bambini con problemi particolari per seguire il percorso didattico;

   il modulo tuttavia risulta essere discriminatorio e contrario alla Costituzione che all'articolo 3, sottolinea che tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di razza, di lingua, di religione ed è compito dello Stato rimuovere gli ostacoli di ordine sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana;

   il documento è contrario anche alle normative europee, in particolare alla risoluzione del Parlamento europeo del 10 luglio 2008 sul censimento dei rom su base etnica in Italia che condanna inequivocabilmente tutte le forme di razzismo e discriminazione dei rom nel rispetto dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali, dei princìpi di uguaglianza e di non discriminazione, del diritto alla dignità, al rispetto della vita privata e alla protezione dei dati, dei diritti del bambino e delle persone appartenenti a minoranze, sanciti dalle convenzioni internazionali ed europee;

   il modulo, inoltre, non è in linea con le disposizioni in materia di riservatezza e privacy e risulta essere una iniziativa inopportuna e poco efficace: i bisogni educativi infatti dovrebbero affrontarsi in classe con strumenti di natura pedagogica e non con atti amministrativi –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza del grave caso esposto, quale sia il suo orientamento in merito e quali iniziative di competenza intenda intraprendere.
(5-02537)

Interrogazioni a risposta scritta:


   ALEMANNO. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   al fine di consentire la messa in sicurezza degli edifici scolastici, il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca, dando attuazione a quanto previsto dall'articolo 42 del decreto-legge 28 settembre 2018, n. 109, convertito, con modificazioni, dalla legge 16 novembre 2018, n. 130, ha proceduto alla costituzione di un fondo per il finanziamento della progettazione di interventi di messa in sicurezza da parte degli enti locali competenti degli edifici scolastici;

   le risorse disponibili sono state accertate con decreto del Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca 10 dicembre 2018, n. 850;

   nell'ambito del Pon (Programma operativo nazionale che utilizza il Fesr – Fondo europeo di sviluppo regionale) 2007/2013 il Ministero ha finanziato con fondi europei anche interventi di edilizia scolastica, con un'attenzione particolare agli «ambienti per l'apprendimento»;

   sono stati finanziati 577 interventi per un importo complessivo di 240 milioni di euro, di cui 66 già conclusi, 243 con lavori in corso di esecuzione, 114 con il bando lavori già aggiudicato e 154 con procedure d'appalto lavori in corso. Gli interventi riguardano soprattutto l'efficientamento energetico, la sicurezza, l'accessibilità, l'attrattività e gli impianti sportivi;

   nell'ambito del nuovo Pon 2014/2020, 380 milioni del Fesr saranno utilizzati per il miglioramento della sicurezza, l'efficientamento energetico, la fruibilità degli ambienti scolastici –:

   se il Ministro interrogato intenda fornire dati relativi ai fondi utilizzati e ancora da utilizzare per i due programmi sopracitati;

   se ci siano altri programmi attivi di finanziamento per gli edifici scolastici che necessitano di un urgente ristrutturazione.
(4-03341)


   SPERANZA. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   il 10 luglio 2019 sono stati presentati i risultati del rapporto Invalsi 2019. Nei vari gradi del ciclo scolastico, le ragazze e i ragazzi che ottengono risultati adeguati o più elevati in relazione agli standard indicati a livello nazionale sono il 65,4 per cento in italiano, il 58,3 per cento in matematica, il 51,8 per cento in inglese-reading (B2) e il 35 per cento in inglese- listening;

   l'articolo 3 della Costituzione italiana prevede che sia compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che impediscono il pieno sviluppo della persona umana. Dai dati Invalsi risulta invece che un numero elevato di studenti italiani non ha, di fatto, i suoi diritti minimi per diventare un cittadino adulto e consapevole;

   a parere dell'interrogante, il dato più allarmante è quello che riguarda le differenze tra nord e sud Italia. La percentuale di alunni che non arriva a un livello «adeguato» in matematica è del 32 per cento nel Nord ovest e del 56 per cento nel Sud e Isole. In quattro regioni italiane, Campania, Calabria, Sicilia e Sardegna, gli allievi con risultati molto bassi arrivano al 20 per cento, se non al 25 per cento, anche in italiano. In Calabria il 70 per cento dei ragazzi degli istituti tecnici e professionali è insufficiente in italiano: sono ragazzi che non saprebbero scrivere un’email per comprare un prodotto online, o compilare un semplice modulo alla posta;

   l'istituto per la valutazione evidenzia, inoltre, che l'indicatore Escs (Economic Social Cultural Status Index), che misura le condizioni sociali, culturali ed economiche dei giovani, dimostra come esista una correlazione tra indice e punteggi ottenuti nei test di tutte le materie. I punteggi, infatti, crescono man mano che cresce l'indice Escs;

   i divari territoriali che colpiscono i minori sono intollerabili ed è gravissimo che già dalle scuole primarie si consolidino le diseguaglianze che bloccano sul nascere la possibilità, per i più piccoli, di far fiorire i propri talenti e le proprie capacità. Le istituzioni e la rete dei servizi socio-educativi, invece di intervenire per colmare le distanze, le accentuano, visto che nelle zone del Paese dove la povertà educativa è più forte mancano i servizi per la prima infanzia, il tempo pieno a scuola e altre opportunità di crescita indispensabili per il futuro dei bambini e degli adolescenti. Addirittura da fonti di stampa si apprende che nei piccoli centri delle regioni meridionali esistono ancora classi differenziate per gli alunni più bravi e per quelli considerati mediocri –:

   come il Ministro interrogato intenda affrontare le disuguaglianze emerse dal rapporto Invalsi tra gli studenti del settentrione e quelli del meridione e se non ritenga che la strada dell'autonomia differenziata intrapresa dal Governo porti a ulteriori divari nel sistema scolastico tra Nord e il Sud del Paese.
(4-03343)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazione a risposta orale:


   DONZELLI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   a Prato il tessuto imprenditoriale è sempre più caratterizzato da una considerevole presenza di piccole imprese a conduzione cinese, attive soprattutto nel settore tessile, le quali fanno quasi esclusivamente uso di manodopera extracomunitaria: cinese, africana o pakistana;

   negli ultimi mesi in alcune di queste microimprese si è registrato un peggioramento delle relazioni sindacali con scioperi proclamati dalle maestranze per protestare contro le condizioni di lavoro, l'assenza di diritti minimi come il riposo settimanale, i salari bassi e il mancato rispetto dei contratti collettivi;

   tale stato di agitazione ha trovato ampio riscontro sulla stampa cittadina: del 29 maggio 2019 c'è la notizia di uno sciopero davanti alla Tintoria Fada proseguito fino all'accordo del 7 giugno 2019; ad aprile c'era stato il caso della Tintoria DI dove lo sciopero si era protratto a singhiozzi fino alla fine di maggio come riportato dall'edizione del Tirreno; a giugno, il 19 più precisamente, è avvenuto l'episodio più grave sfociato nelle cronache nazionali: un picchetto davanti all'azienda cinese Gruccia Creations finisce in violenza quando i manifestanti vengono aggrediti da uomini orientali provenienti dall'interno della fabbrica;

   dal 10 luglio è la notizia, fonte di stampa, di un controllo interforze presso la Tintoria Superlativa, anch'essa a conduzione orientale, dove dai primi di luglio si erano registrate forti proteste dei lavoratori che denunciavano condizioni di sfruttamento;

   nel controllo sono emersi 15 lavoratori senza contratto di cui 6 clandestini. Essendo il numero superiore al 20 per cento delle maestranze in forza è scattata, ai sensi dell'articolo 14 del decreto legislativo 81 del 2008, in aggiunta alle sanzioni amministrative, la sospensione dell'attività imprenditoriale e la denuncia per il titolare per favoreggiamento dell'immigrazione clandestina;

   si tratta della terza volta in cui la ditta Tintoria Superlativa viene sanzionata per riscontrati lavoratori in nero da parte degli ispettori. Di ciò ne dà notizia sia la stampa locale sia il segretario generale Filctem-CGIL Massimo Brezzo;

   nonostante la recidività più che sostanziale, l'azienda si è avvalsa delle disposizioni di legge vigenti che consentono comunque, salva la regolarizzazione dei lavoratori in nero con contratti anche part time, di pagare un'ammenda dai 1.500 euro ai 2.500 euro al fine di revocare il provvedimento di sospensione;

   la Tintoria Superlativa, nel quadro di irregolarità sopra esposto, è stata chiusa per meno di 24 ore;

   la Tintoria superlativa non è l'unico caso, ma si tratta di una situazione diffusa tra le aziende cinesi del territorio pratese e fiorentino come l'interrogante sta verificando anche personalmente con molti sopralluoghi –:

   quali iniziative il Governo intenda assumere per fermare il caporalato nelle aziende cinesi che sfruttano clandestini;

   quali iniziative il Governo intenda adottare, per quanto di competenza, per garantire il rispetto delle regole anche da parte delle aziende cinesi e quindi una corretta concorrenza con le aziende italiane.
(3-00886)

SALUTE

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   DALL'OSSO. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   una malattia viene definita rara quando la sua prevalenza, intesa come il numero di casi presenti su una data popolazione, non supera una soglia stabilita; nell'Unione europea la stessa è fissata allo 0,05 per cento della popolazione, ossia 5 casi su 10.000 persone;

   il numero di malattie rare conosciute e diagnosticate oscilla tra le 7.000 e le 8.000, ma il dato è destinato a modificarsi di pari passo con il continuo aggiornamento dei confini della scienza e della conoscenza;

   secondo la rete «Orphanet Italia» nel nostro Paese i malati rari sono 2 milioni e il 70 per cento sono bambini in età pediatrica;

   in base ai dati coordinati dal registro nazionale malattie rare dell'istituto superiore di sanità, in Italia si stimano 20 casi di malattie rare ogni 10.000 abitante ogni anno sono circa 19.000 i nuovi casi segnalati dalle oltre 200 strutture sanitarie e il 20 per cento delle patologie riguarda pazienti in età pediatrica inferiore ai 14 anni, tra cui le malattie rare che si manifestano con maggiore frequenza sono le malformazioni congenite, le malattie delle ghiandole endocrine, della nutrizione, del metabolismo e disturbi immunitari;

   per i pazienti in età adulta, invece, le frequenze più alte appartengono al gruppo delle malattie del sistema nervoso e dagli organi di senso, oltre alle malattie del sangue e degli organi ematopoietici, come da dati dell'Istituto superiore di sanità 2015;

   la fibromialgia, detta anche sindrome fibromialgica o sindrome di Atlante, è attualmente considerata reumatica idiopatica e multifattoriale e causa un aumento della tensione muscolare, specie durante l'utilizzo degli stessi muscoli; essa è caratterizzata da dolore muscolare e ai tessuti fibrosi di tipo cronico – diffuso, fluttuante e migrante – associato a rigidità, disturbi cognitivi, insonnia o disturbi del sonno, alterazioni della sensibilità agli stimoli, oltre a un calo dei livelli di serotonina, con possibili disturbi d'ansia e depressivi in parte dei pazienti;

   vi è ancora una lacuna a livello internazionale, poiché sono presenti diverse liste di malattie rare –:

   se il Governo abbia intenzione di adoperarsi da subito a livello europeo affinché vengano poste le basi per una lista di malattie rare condivisa e unitaria;

   se il Governo abbia valutato la possibilità di inserire la fibromialgia all'interno dell'elenco delle malattie rare;

   quale sia l'archivio delle malattie rare in uso da parte del Ministero della salute e del servizio sanitario nazionale.
(5-02528)


   ANZALDI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   l'interrogante è firmatario di diversi atti di sindacato ispettivo concernenti la meritoria attività della struttura di Villa Maraini di Roma per quanto riguarda la presa in carico e il sostegno a persone tossicodipendenti;

   si tratta di un'attività importante che, però, spesso si scontra anche con una farraginosa e penalizzante burocrazia;

   questo in ragione di una mancata applicazione della legge quadro di contrasto alla droga n. 309 del 1990 successivamente modificata con la legge n. 79 del 16 maggio 2014 che palesa una non uniformità di trattamenti e misure sul territorio nazionale;

   si evidenzia come a carico della citata struttura sia stata recentemente inviata un'ispezione della competente Asl che sta controllando una per una le somministrazioni di metadone, al fine di escludere persone dalle cure, come gli stranieri oppure i non iscritti ai Serd;

   è paradossale, ad avviso dell'interrogante, come al centro dell'azione non vi sia la persona tossicodipendente da aiutare nel cercare di farla uscire dalla dipendenza –:

   se il Governo sia a conoscenza di quanto riportato in premessa e quali iniziative intenda attivare, per quanto di competenza e anche per il tramite del Commissario ad acta per l'attuazione del piano di rientro dai disavanzi sanitari regionali, al fine di far sì che al centro del sistema di assistenza vi sia la presa in carico della persona tossicodipendente, come fa la struttura di Villa Maraini, senza aggravi e complicazioni burocratiche.
(5-02532)


   SPENA. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   già nel 2015 vi era stato il ridimensionamento dell'Istituto di ricovero e cura a carattere scientifico Regina Elena di Roma a due soli dipartimenti, e dell'Istituto di ricovero e cura a carattere scientifico San Gallicano a un solo dipartimento;

   il Regina Elena, a differenza di altri Istituti di ricovero e cura a carattere scientifico oncologici di altre regioni, è stato quindi depotenziato per numero di strutture complesse e, nonostante ciò, medici e sanitari continuano a prestare cure di avanguardia in tutti i campi oncologici;

   è di questi giorni l'atto aziendale con il quale il direttore dell'Ifo, dottor Ripa Di Meana, in accordo con la regione Lazio, prevede di declassare ulteriormente l'istituto Regina Elena;

   Aaroi-Emac, Anaao, Cimo, Fassid, Cgil Medici, Cisl Medici, Uil Medici, Fesmed, Aupi, Anpo hanno indetto lo stato di agitazione per il futuro degli Istituti fisioterapici ospitalieri (Ifo) Regina Elena e San Gallicano;

   quello che preoccupa è anche la prevista frammentazione delle due unità complesse di oncologia medica, oggi pienamente operanti, con la creazione di tre nuove unità semplici, del tutto prive di un coordinamento di specialità. Appaiono gravi anche le prospettive della ricerca sperimentale e traslazionale che rimangono del tutto insufficienti rispetto agli altri Istituti di ricovero e cura a carattere scientifico del nostro Paese;

   peraltro al Regina Elena si assiste di fatto, alla cancellazione della chirurgia del colon retto e al declassamento della neurochirurgia;

   i sindacati hanno evidenziato come «le centinaia di migliaia di malati di cancro del Lazio sono fortemente svantaggiati rispetto a quelli delle altre Regioni del Nord e del Centro Italia e sono costretti, se ne hanno la possibilità, ad emigrare per ricoveri e cure adeguate. A questi pazienti e alle loro famiglie, la Regione Lazio deve dare una pronta risposta» –:

   se il Governo non intenda verificare, nell'ambito delle proprie competenze, anche per il tramite del commissario ad acta per l'attuazione del piano di rientro dai disavanzi sanitari regionali, se il previsto declassamento dell'Istituto di ricovero e cura a carattere scientifico San Gallicano e soprattutto dell'Istituto di ricovero e cura a carattere scientifico oncologico Regina Elena di cui in premessa, non rischi di compromettere l'erogazione dei livelli essenziali di assistenza.
(5-02535)

Interrogazione a risposta scritta:


   BOLOGNA. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   secondo dati Istat 2018, la popolazione italiana è tra le più longeve al mondo: la speranza di vita alla nascita è di 80,8 anni per gli uomini e 85,2 per le donne;

   l'invecchiamento della popolazione in buona salute e le sue conseguenze sul sistema sociosanitario e pensionistico sono temi prioritari;

   le politiche sull'invecchiamento attivo sono oggetto di riflessioni a livello nazionale e comunitario e di interventi legislativi regionali;

   un rapporto pubblicato sulla rivista Lancet individua le patologie strutturali cardiache (Structural Heart Diseases, Shd) tra le patologie più invalidanti negli anziani, poiché colpiscono le valvole cardiache (aortica, mitrale, polmonare e tricuspide) che si deteriorano a causa dell'invecchiamento;

   il rischio di sviluppare una patologia strutturale cardiaca cresce con l'età: la stenosi aortica severa, ad esempio, è una forma comune di valvulopatia e interessa dall'1,2 al 6,1 per cento degli over 75 (rapporto del Journal of the American College of Cardiology), mentre uno studio Lancet afferma che oltre il 13 per cento degli over 75 è affetto da una Shd;

   le Shd poco conosciute dall'opinione pubblica, ma possono generare gravi complicanze e, se non trattate, essere letali;

   una diagnosi tempestiva è possibile con un semplice screening cardiologico;

   le Shd possono essere trattate con significative percentuali di successo, a seconda della gravità della patologia, dell'età del paziente e del suo stato di salute complessivo, anche attraverso trattamenti chirurgici non invasivi, procedendo per via transcatetere, alla sostituzione della valvola aortica (Transcatheter Aortic Valve Implant, Tavi), o alla riparazione della valvola mitralica;

   il mancato trattamento di tali patologie può determinare un aumento di costi e spese per il sistema sanitario nazionale;

   oggi le linee guida internazionali riconoscono nella Tavi un'efficace alternativa all'intervento «a cuore aperto»;

   in Italia l'accesso all'innovazione nel campo delle malattie delle valvole cardiache non è omogeneo e ci sono notevoli disparità a livello regionale;

   la necessità di garantire un accesso appropriato all'innovazione tecnologica in questo ambito è un'esigenza inderogabile; l'assenza di un Drg specifico per la remunerazione della Tavi e l'adozione, da parte di molte regioni, delle linee guida ministeriali sulla codifica delle procedure transcatetere sono solo alcuni degli ostacoli finanziari e organizzativi –:

   se il Ministro interrogato intenda promuovere studi epidemiologici per valutare l'entità del sotto-trattamento dei pazienti affetti da Shd, attività di formazione per i medici di medicina generale e programmi di comunicazione per i cittadini;

   se il Ministro interrogato intenda avviare programmi, anche in sede di Conferenza Stato-regioni, per il superamento delle difformità di accesso all'innovazione nelle diverse regioni italiane, favorendo l'utilizzo delle più moderne tecniche innovative per la gestione delle malattie valvolari cardiache con l'adozione di linee guida ministeriali e l'implementazione del programma nazionale Hta (Health Technology Assessment) sui dispositivi medici di ultima generazione.
(4-03342)

SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazione a risposta scritta:


   DELMASTRO DELLE VEDOVE. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   a distanza di quattro anni e mezzo sembra sempre più fosco lo scenario del piano industriale di rilancio dell'Ilva;

   la prospettiva assume contorni ancora più inquietanti se si considerano le aziende che lavorano direttamente e quasi in monocommittenza per Ilva;

   il 4 aprile 2019 i commissari avevano espresso apprezzamenti per il piano industriale ed economico presentato da ArcelorMittal, unica società interessata alla acquisizione di Ilva;

   successivamente le trattative si sono decisamente incrinate per il nodo della cosiddetta «immunità penale» ai sensi della quale, pur assicurando di voler rispettare il cronoprogramma sulle salvaguardie ambientali, ArcelorMittal vuole avere la certezza di scongiurare l'ipotesi di incorrere in responsabilità relative a problematiche che gli attuali gestori non hanno contribuito a causare, almeno sino a quando non sarà completato il piano ambientale nella misura concordata con il Ministero;

   il Ministero dello sviluppo economico, viceversa, non vuole accordare la predetta immunità penale ed, anzi, essa è stata revocata in sede di «decreto crescita»;

   in data 15 luglio 2019 l'amministratore delegato di ArcelorMittal Italia Matthieu Jehl, in sede di incontro al Ministero dello sviluppo economico, ha precisato «in tutta questa vicenda si ha l'impressione che si stia lavorando contro la nostra azienda». L'amministratore delegato di ArcelorMittal Europa, Geert van Poelvoorde, inoltre ha affermato che «il governo continua a dirci di non preoccuparci, che troverà una soluzione, ma finora non c'è niente. Quindi il 6 settembre l'impianto chiuderà. Abbiamo ancora due mesi, spero che il governo trovi una soluzione, siamo aperti a discutere. Non posso mandare i miei manager lì ad essere responsabili penalmente»;

   l'Ilva deteneva ed è monocommittente di diverse aziende le cui forze sindacali, da tempo, chiedono di essere ricevute al Ministero dello sviluppo economico, affinché abbia contezza della vastità del problema industriale, economico e occupazionale rappresentato da Ilva;

   a titolo di esempio il piano industriale di Ilva riguarda fatalmente anche Sanac, stabilimento specializzato nella produzione di refrattari industriali, legato al gruppo Ilva;

   la produzione di Sanac, in passato societariamente collegato a Ilva, dipende ancora oggi per il 75 per cento da Taranto e quindi dalla nuova proprietà ArcelorMittal Italia;

   Sanac, con circa 400 dipendenti e un fatturato di 150 milioni di euro, ha quattro unità produttive in Italia: a Gattinara (Vc), Grogastu (Ca), Massa e Vado Ligure (Sv);

   Sanac, attualmente in amministrazione straordinaria, era stata oggetto di interesse in termini di acquisizione di ArcelorMittal;

   la fatale interconnessione di Ilva con numerose altre aziende italiane è elemento imprescindibile per il Ministero dello sviluppo economico per le migliori valutazioni politiche in ordine al piano industriale ed economico;

   in particolare, in relazione a Sanac, sia le forze sindacali che i sindaci delle varie amministrazioni ove insistono gli impianti di Sanac hanno, a più riprese, richiesto incontri con il Ministero ed in ogni caso informazioni e garanzie mai pervenute-:

   se il Ministero interrogato abbia contezza delle aziende collegate a Ilva e per le quali l'Ilva sia sostanzialmente monocommittente;

   se il Ministero interrogato intenda ricevere le organizzazioni dei lavoratori di Sanac e i sindaci dei territori ove insistono gli stabilimenti Sanac, come più volte richiesto, al fine di avere un incontro chiarificatore e un quadro maggiormente esaustivo delle ricadute della situazione dell'Ilva e di fornire, ove possibile, garanzie per il futuro di Sanac e dei lavoratori di Sanac.
(4-03349)

Apposizione di firme a mozioni.

  La mozione De Maria e altri n. 1-00199, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 20 giugno 2019, deve intendersi sottoscritta anche dalla deputata Incerti.

  La mozione Melicchio e altri n. 1-00224, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 12 luglio 2019, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Casa, Lattanzio, Acunzo, Nitti, Bella, Davide Aiello, Scutellà, Adelizzi, Invidia, Pallini, Amitrano, Cubeddu, De Lorenzo, Orrico, Sodano, Tucci, Misiti, Barbuto, Sapia, Menga, Chiazzese, Luciano Cantone, Raffa, Serritella, Barzotti, Segneri.

  La mozione Gelmini e altri n. 1-00227, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 16 luglio 2019, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Lupi.

  La mozione Marrocco e altri n. 1-00228, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 16 luglio 2019, deve intendersi sottoscritta anche dalla deputata Calabria.

Apposizione di firme a risoluzioni.

  La risoluzione in Commissione Villani e altri n. 7-00278, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 12 luglio 2019, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Lattanzio.

  La risoluzione in Commissione Spena e Gelmini n. 7-00280, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 16 luglio 2019, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Gagnarli, Bubisutti.

  La risoluzione in Commissione Cenni e altri n. 7-00281, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 16 luglio 2019, deve intendersi sottoscritta anche dalla deputata Gribaudo.

Apposizione di firme ad interrogazioni.

  L'interrogazione a risposta in Commissione Carnevali n. 5-00700, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta dell'11 ottobre 2018, deve intendersi sottoscritta anche dalla deputata Carla Cantone.

  L'interrogazione a risposta orale Ascari n. 3-00852, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 5 luglio 2019, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Brescia.

  L'interrogazione a risposta immediata in assemblea Paita e altri n. 3-00878, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 16 luglio 2019, deve intendersi sottoscritta anche dalla deputata Moretto.

  L'interrogazione a risposta scritta Formentini e Zoffili n. 4-03339, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 16 luglio 2019, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Billi, Di San Martino Lorenzato di Ivrea, Ribolla, Caffaratto.

  L'interrogazione a risposta immediata in Commissione Fiano e altri n. 5-02522, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 16 luglio 2019, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Ceccanti.

  L'interrogazione a risposta immediata in Commissione Prisco e altri n. 5-02524, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 16 luglio 2019, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Foti.

Ritiro di documenti del sindacato ispettivo.

  I seguenti documenti sono stati ritirati dai presentatori:

  interrogazione a risposta scritta Ungaro n. 4-03312 del 12 luglio 2019;

  interrogazione a risposta immediata in Commissione Macina n. 5-02523 del 16 luglio 2019.