Camera dei deputati

Vai al contenuto

Sezione di navigazione

Menu di ausilio alla navigazione

MENU DI NAVIGAZIONE PRINCIPALE

Vai al contenuto

Resoconto dell'Assemblea

Vai all'elenco delle sedute

XVIII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Martedì 9 luglio 2019

ATTI DI INDIRIZZO

Mozione:


   La Camera,

   premesso che:

    il comparto agroalimentare italiano che sta attraversando maggiori difficoltà è quello cerealicolo. Esso riveste un ruolo centrale nell'agricoltura italiana sia in termini di consumo annuo sia per quanto riguarda la domanda dell'industria. Le produzioni del nostro Paese si sono fatte conoscere in tutto il mondo per i loro elevati standard di qualità e per questo si sono contraddistinte come un esempio di eccellenza del made in Italy;

    sebbene storicamente la disponibilità di grano nel nostro territorio è sempre stata copiosa, dagli anni ’90 si assiste a una riduzione costante delle riserve dovuta ad un consumo che oggi è quasi vicino alle quantità prodotte annualmente. In relazione a quanto sopracitato e alle sfavorevoli condizioni climatiche che hanno interessato il nostro territorio, è sorta la necessità del nostro Paese di importare una parte del fabbisogno che purtroppo si scontra con il mercato internazionale che con le sue logiche mette fuori dal mercato i grani italiani, costringendo i produttori a commercializzarli ad un prezzo inferiore ai costi di produzione;

    il comparto cerealicolo, anche in relazione alla sua estrema complessità, mostra altre criticità strutturali, soprattutto in riferimento al grano duro, che, se non contrastate con celerità, rischiano di mettere in ginocchio le imprese del settore. Fra queste vanno ricordate necessariamente la frammentazione dell'offerta, fa desuetudine degli impianti di stoccaggio e la qualità tecnologica del grano decisamente migliorabile;

    i produttori italiani devono relazionarsi con un mercato globale che li espone costantemente alle speculazioni finanziarie che causano inevitabilmente delle gravissime distorsioni nell'intera filiera e minano alle fondamenta il loro preziosissimo lavoro;

    per questi motivi è essenziale prevedere con estrema urgenza dei provvedimenti volti alla tutela del comparto cerealicolo italiano, tramite interventi volti non solo al sostegno dell'intera filiera, ma anche alla protezione ed alla difesa del lavoro dei produttori agricoli,

impegna il Governo

1) ad intraprendere, con urgenza, iniziative volte alla rimozione delle criticità del comparto cerealicolo italiano, proteggendo le aziende italiane dalle conseguenze sfavorevoli del mercato internazionale, le quali influiscono negativamente sui loro standard economico-occupazionali;

2) a dare attuazione alle misure previste dal piano cerealicolo nazionale, prevedendo parallelamente una sua rivisitazione in relazione alle nuove condizioni di mercato;

3) ad agevolare e promuovere lo strumento dei contratti di filiera, monitorandone la loro corretta ed equa applicazione, in modo tale da tutelare il lavoro delle imprese agricole produttrici, promuovendo una distribuzione maggiormente equilibrata sul territorio nazionale;

4) ad attuare misure volte al rafforzamento della protezione delle produzioni di grano duro, le quali costituiscono una delle più importanti e riconosciute eccellenze del made in Italy;

5) a sostenere la ricerca scientifica con l'obiettivo di migliorare qualitativamente la coltivazione del grano duro, anche grazie alla realizzazione di impianti di stoccaggio idonei e tecnologicamente avanzati;

6) a valutare l'opportunità di prevedere iniziative volte all'introduzione di misure di agevolazione fiscale per consentire alle imprese cerealicole italiane di ristabilire quella redditività minima che consenta loro di proseguire il proprio lavoro.
(1-00221) «Lollobrigida, Caretta, Acquaroli, Baldini, Bellucci, Bucalo, Butti, Caiata, Ciaburro, Cirielli, Luca De Carlo, Deidda, Delmastro Delle Vedove, Donzelli, Ferro, Foti, Frassinetti, Gemmato, Lucaselli, Mantovani, Maschio, Meloni, Mollicone, Montaruli, Osnato, Prisco, Rampelli, Rizzetto, Rotelli, Silvestroni, Trancassini, Varchi, Zucconi».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, per sapere – premesso che:

   in questi ultimi mesi, la crisi libica sta conoscendo un nuovo avvitamento in una spirale di guerra, e l'attuale situazione è caratterizzata da frammentazione politica e militare, proliferazione di gruppi armati e da un deterioramento della situazione dei diritti umani;

   la Libia è uno scacchiere in cui si gioca una partita che determina gli equilibri di tutta l'area del Mediterraneo, e attorno al cui tavolo giocano Paesi come l'Arabia Saudita, la Turchia, il Qatar, l'Egitto;

   la Libia non può più essere considerata un «porto sicuro» per lo sbarco dei migranti per i numerosi e circostanziati episodi di violazioni dei diritti umani verificatisi. L'Onu, l'Unione europea, il Commissario per i diritti umani del Consiglio di Europa, l'Unhcr hanno più volte affermato che la Libia non è un porto sicuro. E con loro anche il Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale italiano Moavero Milanesi;

   l'Italia dovrebbe avere un ruolo primario nella gestione della crisi libica, ripartendo dall'accordo sottoscritto tra il Governo Gentiloni e il Governo Serraj nel febbraio del 2017 che prevedeva, e prevede dei precisi impegni: la sicurezza dei confini alla Libia del sud, il contrasto al traffico dei migranti, la umanizzazione dei centri di accoglienza, con il monitoraggio dell'Unhcr e dell'Organizzazione internazionale per le migrazioni, la formazione della guardia costiera e del personale dei centri di accoglienza, un impegno a sostegno delle municipalità libiche, un impegno a garantire tutto ciò che può consentire la ricostruzione civile e la rimessa in campo di attività economiche. Invece l'attuale Governo ha spostato tutte le proprie energie su una inutile battaglia alle Ong ad avviso degli interpellanti per cavalcare demagogicamente lo spauracchio della questione migratoria. Quando invece non esiste alcuna emergenza «sbarchi»; l'emergenza era finita già nei primi cinque mesi del 2018 con una diminuzione degli sbarchi del 78 per cento rispetto a quelli del 2017 e con un più accentuato calo degli arrivi dalla Libia: -84 per cento rispetto al 2017. Questo era ed è il bilancio dell'attività sul fronte dell'immigrazione del Governo Gentiloni: risultati raggiunti, senza la chiusura dei porti, salvando vite umane;

   a fronte del drastico calo degli sbarchi nel Mediterraneo sono invece in forte aumento gli ingressi nel nostro territorio dei cosiddetti «Dublinanti», cioè coloro che vengono espulsi dai Paesi europei dove vivono verso gli Stati attraverso i quali sono entrati nell'Unione per effetto del «regolamento di Dublino» che individua nello Stato di primo ingresso il responsabile dell'esame della domanda di protezione internazionale;

   parrebbe addirittura che vi sia stato il sorpasso del numero dei migranti richiedenti protezione internazionale provenienti da Paesi dell'Unione europea su quelli provenienti via mare;

   l'azione in questi mesi del Governo italiano secondo gli interpellanti e passata dal «criminalizzare» le Ong, sabotare la missione Sophia, chiudere i porti, boicottare al Parlamento europeo la proposta di modifica del «regolamento di Dublino» con la Lega che si è astenuta e tutti i deputati del Movimento 5 Stelle che hanno votato, in maniera compatta, contro il testo, e infine, disinteressarsi della gestione dei campi in Libia;

   invece, secondo gli ultimi dati disponibili dell'Unhcr, oltre 8.000 persone, si trovano detenute in centri di detenzione gestiti dal direttorato per la lotta alla migrazione illegale dopo essere state salvate o intercettate in mare, o dopo essere state arrestate a terra durante incursioni in abitazioni o controlli di identità. Non vi sono stime delle persone detenute da varie fazioni armate o reti criminali in centri di detenzione non ufficiali, compresi depositi e fattorie. Secondo i rapporti disponibili, in tutte le strutture le condizioni di detenzione non rispettano gli standard internazionali e sono state descritte come «spaventose», «da incubo», «crudeli, disumane e degradanti». Uomini e donne richiedenti asilo, rifugiati e migranti, inclusi i minori, sono sistematicamente sottoposti a tortura e ad altre forme di maltrattamento, compresi stupri e altre forme di violenza sessuale, lavoro forzato ed estorsione, o ne sono ad alto rischio, sia in strutture di detenzione ufficiali che non ufficiali. In detenzione sono state segnalate anche discriminazioni razziali e religiose. I detenuti non hanno possibilità di contestare la legalità della detenzione o del trattenimento;

   il Ministro della cooperazione tedesco ha proposto, al fine di far fronte alla questione migratoria, di attuare «un'immediata iniziativa umanitaria comune da parte di Ue e Onu per salvare i profughi su suolo libico» –:

   se il Governo sia a conoscenza dell'iniziativa e se si adopererà anch'esso per convogliare la comunità internazionale ed europea in una soluzione proficua per affrontare la situazione umanitaria in Libia.
(2-00451) «Quartapelle Procopio, Pollastrini, Fiano».

AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interpellanza:


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, per sapere – premesso che:

   è in discussione presso gli uffici della regione siciliana, da oltre un anno, un progetto presentato dalla società Marina Bay S.r.l. di Trapani che prevede la cementificazione della spiaggia di San Vito Lo Capo e dello specchio d'acqua antistante per la costruzione di una mega struttura che includerebbe un albergo, centri benessere, campi sportivi, centri commerciali, decine di appartamenti e diversi parcheggi;

   la società promotrice del progetto ha richiesto la disponibilità di complessivi 114.986 metri quadrati, di cui 64.431 di specchio acqueo, 42.839 di area demaniale marittima e 8.761 di area demaniale comunale: il progetto, se realizzato, cambierebbe il volto all'intera area portuale, garantendo alla Marina Bay S.r.l. la concessione della vasta area per 48 anni;

   la realizzazione del progetto, con il quale si intende cementificare anche la parte interna del porto turistico, porterebbe, di fatto, alla privatizzazione della costa e del tratto di mare ricompreso tra i due moli esistenti, causando la scomparsa di quasi un terzo della famosa mezza luna di sabbia; la meravigliosa spiaggia di San Vito Lo Capo e la sua sabbia, unica nel suo genere in quanto composta esclusivamente da gusci di conchiglie fossili, verrebbero ricoperte da una immensa colata di cemento, decretandone la sua estinzione;

   unitamente al comparto politico locale – che nella seduta consiliare del 6 gennaio 2018 manifestava all'unanimità assoluta contrarietà al progetto – anche gli abitanti della piccola cittadina marittima respingevano fermamente la proposta attraverso la raccolta di oltre tre mila firme;

   l'immensa opera immobiliare così come descritta avrebbe sul paesaggio marino trapanese un impatto potenzialmente devastante e stravolgerebbe del tutto l'aspetto del territorio, della spiaggia, del porto e dell'intera cittadina, meta ogni anno di decine di migliaia di turisti;

   la cementificazione selvaggia dell'intera area metterebbe in crisi le infrastrutture esistenti: i sistemi idrici e fognari al servizio del paese – già al momento limitati – non sarebbero sufficienti, soprattutto nel periodo estivo di maggiore affluenza, a sopportare l'ulteriore carico derivante dall'immensa nuova struttura;

   il progetto non sarebbe in linea con le caratteristiche di San Vito Lo Capo e delle vicine località di Macari e Castelluzzo – piccole cittadine adagiate sul mare con una lunga e chiara spiaggia – meta ogni anno di decine di migliaia di turisti che apprezzano la semplicità dei luoghi e il clima antico dei piccoli centri sul mare;

   è in itinere il completamento della Rete Natura 2000 a Mare che interesserà anche l'area di San Vito Lo Capo: con nota prot. 40043 del 10 giugno 2019, il dipartimento dell'ambiente della regione siciliana provvedeva a individuare nuove zone di protezione speciale (Zps) per la tutela dell'avifauna marina, ai sensi della direttiva 2009/147/CE, e nuovi siti di importanza comunitaria (Sic) per la tutela degli habitat e delle specie marine, ai sensi della direttiva 92/43/CEE, indicando altresì le Zsc e le Zps da ampliare. Al fine di condividerne il percorso istitutivo, il dipartimento regionale trasmetteva alle amministrazioni comunali i perimetri e le misure di conservazione dei nuovi siti Natura 2000 individuati e di quelli oggetto di ampliamento, invitando a fornire entro 30 giorni eventuali osservazioni;

   la conclusione della procedura volta all'individuazione di nuove Zps e di nuovi Sic marini o all'ampliamento delle Zsc e delle Zps già esistenti sarebbe condizione essenziale per scongiurare la cementificazione di una vasta area della costa trapanese e la possibilità di realizzare la detta struttura turistica; allo stato attuale, Capo San Vito insieme a Monte Cofano e Monte Sparacio sono già Sic – sito di interesse comunitario e Zsc – zona speciale di conservazione, codice: ITA010029;

   considerato che con la concessione di area demaniale marittima si consente ai soggetti operanti sul mercato la possibilità di lucro tale da imporre una procedura competitiva ispirata ai principi di trasparenza e di non discriminazione, le concessioni di beni pubblici sono soggette ai principi di evidenza pubblica che impongono l'espletamento di una gara formale che, ad oggi, non risulta all'interrogante essere stata esperita;

   è stata convocata per il mese di agosto 2019 una conferenza di servizi, ove le diverse realtà coinvolte nel progetto, valutati gli interessi in gioco, saranno chiamate a discutere e decidere le sorti di una delle spiagge più belle, conosciute e apprezzate dal turismo italiano e internazionale –:

   se sia intenzione del Ministro interpellato ad adottare le iniziative di competenza per favorire il completamento della Rete Natura 2000 A Mare che interessa anche la vasta area di San Vito Lo Capo e quali siano i tempi stimati per ultimarne la procedura;

   se il Ministro interrogato, per quanto di competenza, sia chiamato a partecipare alla conferenza di servizi che si terrà nel mese di agosto 2019 e quali iniziative intenda adottare in relazione alla realizzazione di una struttura immobiliare dal forte impatto ambientale.
(2-00446) «Lombardo, Martinciglio, Ficara, Casa, Giarrizzo, Parentela».

Interrogazioni a risposta orale:


   SQUERI. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   la «questione rifiuti» è ciclicamente al centro del dibattito politico da anni a riprova del fatto che non si tratta di una emergenza bensì di un problema strutturale del nostro Paese destinato ad aggravarsi ulteriormente in ragione del progressivo aumento dei rifiuti prodotti, dovuto alla crescita demografica prevista anche dal piano nazionale integrato per l'energia e il clima (Pniec): +2,5 milioni di abitanti al 2030;

   il 2018 verrà ricordato come l'anno con il maggior numero di roghi di depositi di rifiuti con tutto ciò che ne è conseguito in termini di emissioni inquinanti, pericolo per la sicurezza e la salute pubblica, nonché in termini di danni e disagi per i cittadini e le amministrazioni locali coinvolte;

   di fronte a questo impietoso dato, la nobile volontà espressa dal Governo di giungere, nell'ottica di un'economia circolare, al riciclo totale dei rifiuti prodotti, appare lontana dalla comprensione della reale situazione nel Paese e non dà una risposta immediata all'emergenza strutturale;

   non tutti i rifiuti possono essere riciclati attraverso una raccolta differenziata e continua a essere inadeguato il numero di impianti di smaltimento che, si ricorda, sono costituiti solamente da inceneritori/termovalorizzatori e discariche. Ad oggi, tertium non datur;

   la questione dei rifiuti ha importanti implicazioni in termini ambientali ed energetici: ipotizzare, come avviene nel Pniec, la riduzione di produzione di energia da biomasse e biogas ottenuti da sottoprodotti – attesi in aumento – significa perdere quella massa di rifiuti, non recuperabili, che potrebbe essere valorizzata termicamente con un bilancio emissivo non solo neutro ma, addirittura, positivo (ne è un esempio il termovalorizzatore di Vienna, costruito nel centro della città, nonché, ne sono esempi, le numerose caldaie a biomassa austriache e tedesche);

   la realizzazione di mini termovalorizzatori nelle aree urbane potrebbe avvenire in soli 3 anni attraverso una procedura d'urgenza, semplificata, che determinerebbe, oltre ad una riduzione dei tempi di realizzazione degli impianti, anche tempi di rientro più rapidi per gli investimenti;

   la politica del Pniec, con la previsione del riscaldamento con pompe di calore elettriche contestualmente alla riduzione della produzione di energia da biomassa e biogas e alla esclusione della termovalorizzazione dei rifiuti non recuperabili, è una pianificazione che comporta, di fatto, una maggiore dipendenza dalle fonti fossili, roghi incontrollati e, in ultima analisi, aggrava ulteriormente quell'emergenza strutturale sui rifiuti che si vive sistematicamente da anni, oltre a un aumento dei costi incrementali su ognuna di queste direttrici –:

   se il Governo non ritenga opportuno riconsiderare le attese produttive di energia termica in linea con le richieste della Commissione europea;

   quali iniziative il Governo intenda adottare, da subito, per porre fine a una situazione emergenziale strutturale che restituisce un'immagine impietosa del Paese nel contesto, ben diverso, europeo, dove la risposta alle discariche è la valorizzazione delle biomasse e del biogas e la riqualificazione della parte biologica dei rifiuti.
(3-00857)


   ANZALDI. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro dell'interno, al Ministro per gli affari regionali e le autonomie, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   è nota purtroppo al mondo intero l'attuale criticità che vive la città di Roma per quanto concerne la raccolta dei rifiuti con fotografie che sono diventate virali a testimoniare non solo l'enorme difficoltà ma anche i rischi per l'ambiente e la salute dei cittadini;

   è paradossale che questo collasso si verifichi proprio in concomitanza con il pagamento della tassa sui rifiuti;

   ha destato molte perplessità l'appello del sindaco di Roma e dell'azienda municipalizzata Ama che si occupa della raccolta rivolto ai cittadini a collaborare nel «produrre meno rifiuti»;

   questa situazione è un disincentivo alla raccolta differenziata con cittadini scoraggiati in quanto costretti a pellegrinare alla ricerca di un posto nel quale conferire rifiuti differenziati e con tonnellate di rifiuti indifferenziati che assediano i punti di raccolta;

   la differenziata in queste settimane è al di sotto del 10 per cento e questo si traduce in un aumento dei costi di smaltimento;

   il danno è quindi ambientale e anche economico con gli impianti che si occupano di smaltimento che difficilmente accetteranno rifiuti che solo in parte potranno essere differenziati e con costi sicuramente elevati;

   come riportano i media, per lo smaltimento della carta e cartone, un servizio redditizio in tutte le città del mondo, l'Ama avrebbe imposto una tariffa talmente bassa che l'azienda che se ne occupa lo riterrebbe a tal punto sconveniente da effettuare il ritiro con cadenza molto più lunga del dovuto;

   i cittadini di Roma a fronte di un «non servizio» dovrebbero vedere ridotta l'importo della tassa da pagare –:

   di quali elementi disponga il Governo, anche alla luce dei lavori svolti dall'apposita cabina di regia, circa la quota della raccolta differenziata presso la città di Roma, i contratti di smaltimento siglati da Ama per le raccolte di carta, cartone e plastica e i costi di conferimento dell'indifferenziato e quali iniziative intenda assumere per riconoscere in una delle prossime iniziative normative forme di ristoro per cittadini e operatori economici a fronte del disagio attualmente in essere e per le difficoltà a svolgere correttamente la raccolta di cittadinanza non certo per colpa propria.
(3-00860)

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

VIII Commissione:


   MURONI. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   in un articolo della rivista Environmental Science and Policy viene riportato uno studio che raccoglie le ricerche condotte a livello globale sulle plastiche in mare e sui loro effetti sulla biosfera;

   la produzione annuale di queste, giunta globalmente nel 2016 a 335 milioni di tonnellate, comporta uno sversamento in mare stimato tra il 2 e il 10 per cento, non esistendo più aree incontaminate nel mondo;

   le microplastiche, degradazione delle macroplastiche, hanno contaminato zooplancton, invertebrati, mammiferi, rettili e uccelli marini;

   nel 28 per cento degli animali marini di interesse gastronomico prelevati dal mar Adriatico, sono state trovate plastiche; stessa cosa nello stomaco del 32 per cento di campioni del Mediterraneo;

   ftalati e Pcb, accumulati nell'organismo di pesci e molluschi, sono assunti dall'uomo attraverso la catena alimentare;

   Legambiente ha dichiarato che l'Italia è in prima linea tra i Paesi europei nella lotta contro l'inquinamento del mare causato dai rifiuti di plastica, ma la riduzione dei rifiuti e la prevenzione non sono sufficienti per ridurre il rischio della plastica persistente nei nostri mari;

   l'Unione europea non solo ha approvato il divieto, entro il 2021, dell'uso di articoli in plastica monouso, posate di plastica monouso; piatti di plastica monouso; cannucce di plastica; cotton fioc fatti di plastica; bastoncini di plastica per palloncini; plastiche ossi-degradabili, contenitori per alimenti e tazze in polistirolo espanso, ma continua anche ad avviare iniziative per combattere questo inquinamento, come il progetto «Plastic busters Mpas», in cui 15 Paesi, Italia compresa, uniranno le forze per salvare il Mediterraneo;

   il dipartimento della protezione civile è titolare del brevetto di disinquinamento marino «Sauro», oggetto di una convenzione con la Marina militare italiana, che ha messo a disposizione una nave per realizzare un prototipo;

   tale sistema, brevettato in Italia e in altri Paesi, ha suscitato interesse in ambiti scientifici e ambientalisti, manifestatosi attraverso inviti a presentarlo in contesti nazionali ed internazionali, nonché per mezzo di agenzie di stampa, giornali, green report, eventi Ted;

   le citate fonti rappresentano che esso possa ripulire il mare da plastiche e microplastiche e recuperare idrocarburi e rifiuti ingombranti –:

   quali siano i tempi entro i quali il Governo intenda adottare le iniziative di competenza per recepire la direttiva europea che vieta l'uso della plastica monouso e, in tale contesto, per promuovere e rendere operativo il sistema «Sauro» in modo da consentire al Paese di ridurre l'inquinamento dei mari.
(5-02469)


   GAGLIARDI, CORTELAZZO, CASINO, GIACOMETTO, LABRIOLA, MAZZETTI e RUFFINO. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   il parco nazionale delle Cinque Terre, istituito nel 1999, è patrimonio mondiale dell'umanità. Con i suoi quasi 4 mila ettari, è il parco nazionale tra i più piccoli d'Italia e allo stesso tempo il più densamente popolato;

   il 22 marzo 2019 il vicepresidente del parco nonché ex sindaco di Vernazza, Vincenzo Resasco, presidente facente funzioni, aveva rassegnato le dimissioni, lasciando quindi il parco senza guida politica. Resasco era «reggente» da quando era terminato il mandato del precedente presidente Vittorio Alessandro nell'ottobre del 2017;

   il 26 marzo 2019, il Ministro interrogato, inviava al presidente della regione Liguria, Giovanni Toti, la richiesta d'intesa sul nominativo di Donatella Bianchi, e dichiarava: «Con questa scelta, compiuta d'intesa con il presidente Toti, intendiamo rilanciare la visibilità del parco delle Cinque Terre, una delle aree protette più belle e delicate d'Italia». Da allora nulla è successo;

   l'11 giugno 2019 si è riunita la comunità del parco nazionale delle Cinque Terre, e, anche a seguito degli esiti dell'ultima tornata elettorale, essa ha provveduto a designare il sindaco di Monterosso al Mare, Emanuele Moggia, e il sindaco di Vernazza, Francesco Villa, quali membri del consiglio direttivo dell'ente;

   nell'ambito della medesima riunione, all'unanimità, sono stati espressi preoccupazione, disappunto ed imbarazzo nel prendere atto che, ad oltre due mesi dalla raggiunta intesa tra il Ministero e la regione Liguria, non si è ancora dato corso alla nomina di Donatella Bianchi alla presidenza del parco. Con il mancato rinnovo alla carica di sindaco di Vincenzo Resasco è decaduta infatti anche la carica di vice presidente;

   il consiglio, trovandosi pertanto sprovvisto di un legale rappresentante, dovrà nominare un vice presidente in assenza della partecipazione al voto sia del presidente, che dei due sindaci appena designati dalla comunità del parco, che peraltro non possono votare finché non vengono nominati dal Ministero –:

   se non si intenda provvedere al più presto alla nomina del presidente del Parco ovvero, in subordine, almeno alla nomina dei due sindaci sopracitati a membri del consiglio direttivo, il che permetterebbe almeno, nel corso della seduta del consiglio direttivo prevista per il 12 luglio 2019, di eleggere un vice presidente in maniera il più possibile condivisa dai rappresentanti istituzionali del territorio.
(5-02470)


   PELLICANI e BRAGA. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   a Venezia da tempo vi è l'urgenza di ripristinare la manutenzione ordinaria della laguna nei suoi aspetti morfologici, anche attraverso lo scavo di canali portuali per garantire la navigazione e di aggiornare la normativa sul trattamento dei sedimenti;

   attualmente è in vigore un protocollo fanghi che risale al 1993, nato come strumento provvisorio per l'urgenza dello scavo dei rii, ma che oramai risulta superato sia dal punto di vista normativo che di urgenza;

   due anni fa è stato istituito un gruppo di lavoro, dal provveditorato alle opere pubbliche, per elaborare un nuovo protocollo;

   secondo fonti di stampa sarebbe in dirittura di arrivo una nuova proposta con il superamento della classificazione del protocollo del 1993 che prevede il riutilizzo dei fanghi, tenendo conto dei parametri ecotossicologici del sito di conferimento e prevedendo analisi chimiche per determinare il grado di tossicità dei sedimenti; l'efficacia del nuovo protocollo è subordinata alla successiva approvazione del nuovo piano morfologico della Laguna, risalente al 1993;

   tali linee guida consentirebbero infatti di riutilizzare circa il 90 per cento dei fanghi scavati, per interventi mirati a contrastare il degrado morfologico della laguna, che in alcune zone ha determinato un grosso deficit di fanghi;

   si stima che vi siano infatti circa 1,5 milioni di metri cubi di fanghi da dragare, ma è tutto fermo proprio in attesa di nuove regole e siti adatti al confinamento dei fanghi tossici;

   anche le aziende e i lavoratori del porto hanno sollecitato i Ministeri competenti per portare avanti scelte precise per la salvaguardia sia del lavoro che del territorio;

   il nuovo protocollo consentirebbe anche lo sblocco della questione relativa agli interventi nel Canale dei Petroli, il cui progetto prevede la realizzazione di una palancolata lunga 1335 metri, con altezza 8,5 metri lungo il margine della cassa di colmata B;

   suddetta palancolata è oggetto di confronto tra provveditorato opere pubbliche e autorità di sistema portuale circa il materiale da utilizzare, con il primo che la richiederebbe in materiale biologico e la seconda in metallo;

   l'Autorità di sistema portuale sostiene che il legno sarebbe non idoneo per funzione e anche sotto il profilo erariale;

   quali siano gli orientamenti in ordine alla rapida approvazione di un nuovo protocollo fanghi per la laguna di Venezia, consentendo di riprendere le attività di trattamento dei sedimenti, e successivamente del nuovo piano morfologico della laguna, senza il quale il protocollo dei sedimenti non sarebbe risolutivo favorendo, per quanto di competenza, la realizzazione di una palancolata metallica o in legno per mettere in sicurezza la cassa di colmata B e bloccare lo sversamento di veleni in laguna.
(5-02471)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   GIACOMETTO. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   la normativa europea in materia di rifiuti è volta a favorire sempre di più l'economia circolare ridurre gli sprechi e i consumi di risorse, favorendo la sostituzione delle materie prime vergini con materie prime seconde provenienti da filiere di recupero;

   la direttiva 2008/98/CE in materia di rifiuti, introduce, l'obbligo, per gli Stati membri, di elaborare programmi di prevenzione dei rifiuti incentrati sui principali impatti ambientali e basati sulla considerazione dell'intero ciclo di vita dei prodotti e dei materiali;

   in particolare, le disposizioni in materia di «cessazione della qualifica di rifiuto», sono state «riversate» all'articolo 184-ter, del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, cosiddetto codice dell'ambiente;

   l'individuazione dei criteri per definire la cessazione della qualifica di rifiuto, contribuisce a quelle azioni virtuose volte a favorire l'economia circolare e lo sviluppo delle filiere del recupero, attraverso il recupero e l'uso dei materiali e dei beni riciclati;

   con specifico riguardo all'importante settore delle costruzioni e delle manutenzioni stradali, si ricorda che il decreto del Ministero dell'ambiente del 5 febbraio 1998, interviene, tra l'altro, in materia di recupero dei rifiuti provenienti da attività di scarifica del manto stradale mediante fresatura a freddo (conglomerato bituminoso);

   il regolamento di cui al decreto ministeriale 28 marzo 2018, n. 69, stabilisce, inoltre, i criteri specifici in presenza dei quali il conglomerato bituminoso cessa di essere qualificato come rifiuto, ai sensi e per gli effetti del citato articolo 184-ter del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152;

   tra gli scopi specifici di cui al decreto ministeriale n. 69 del 2018 è prevista la produzione di aggregati per materiali non legati e legati con leganti idraulici per l'impiego nella costruzione di strade, in conformità alla norma armonizzata Uni En 13242, ad esclusione dei recuperi ambientali;

   il perentorio e pieno rispetto dei criteri di priorità nella gestione dei rifiuti, fissati all'articolo 179 del decreto legislativo n. 152 del 2006, che prevedono lo smaltimento dei rifiuti stessi soltanto come extrema ratio, deve consentire, anche nel settore delle costruzioni e delle manutenzioni stradali, il reimpiego di materiali end of waste sia in costruzioni ex novo, sia in attività di manutenzione di infrastrutture per il mantenimento e il buono stato, l'efficienza e la sicurezza del sistema stradale esistente di ogni ordine e grado;

   gli operatori del settore da tempo chiedono precisazioni in merito a quanto riportato all'allegato 1 del medesimo decreto ministeriale 28 marzo 2018, n. 69, circa gli scopi specifici dell'utilizzo del granulato di conglomerato bituminoso –:

   se, tra gli utilizzi previsti dal suddetto decreto ministeriale 28 marzo 2018, n. 69, sia possibile ricomprendere, nell'ambito dell'attività di «costruzione di strade», anche «la manutenzione delle strade esistenti».
(5-02468)

BENI E ATTIVITÀ CULTURALI

Interrogazione a risposta in Commissione:


   CIAMPI, ROSSI e CENNI. — Al Ministro per i beni e le attività culturali. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 7, comma 3-quater, del decreto-legge n. 83 del 2014 (convertito dalla legge n. 106 del 2014) ha previsto che il Consiglio dei ministri conferisca annualmente il titolo di «Capitale italiana della cultura» a una città italiana, sulla base di un'apposita procedura di selezione definita con decreto del Ministro per i beni e le attività culturali, previa intesa in sede di Conferenza unificata, e che i progetti presentati dalla città designata siano finanziati a valere sulla quota nazionale del fondo per lo sviluppo e la coesione, programmazione 2014-2020, nel limite di 1 milione di euro per ciascuno degli anni 2015, 2016, 2017, 2018 e 2020;

   il Consiglio dei ministri del 12 dicembre 2014 ha conferito il titolo di «Capitale italiana della cultura» per l'anno 2015, sulla base della procedura di selezione prevista dal decreto ministeriale 12 dicembre 2014, alle cinque città partecipanti alla selezione della «Capitale europea della cultura 2019» che, pur finaliste, non sono risultate vincitrici: Cagliari, Lecce, Perugia, Ravenna, Siena;

   l'articolo 1, comma 326, della legge n. 205 del 2017 (legge di bilancio 2018) ha reso permanente tale previsione, disponendo che il titolo di «Capitale italiana della cultura» sia conferito, con le medesime modalità, anche per gli anni successivi al 2020, e autorizzando a tal fine la spesa di 1 milione di euro annui a decorrere dal 2021;

   il 26 febbraio 2016 il Consiglio dei ministri ha deliberato il conferimento del titolo di «Capitale italiana della cultura» per l'anno 2016 alla città di Mantova e per l'anno 2017 alla città di Pistoia;

   con decreto ministeriale 16 febbraio 2016 è stata successivamente modificata la procedura di selezione applicabile per gli anni successivi al 2017, indicando tra l'altro la data ultima di pubblicazione del bando al 31 marzo di ogni anno;

   il 21 luglio 2017 il Consiglio dei ministri ha deliberato il conferimento del titolo di «Capitale italiana della cultura» per l'anno 2018 alla città di Palermo;

   per il 2019, anno nel quale Matera è Capitale europea della cultura, non è stato previsto il conferimento del titolo italiano;

   il 16 febbraio 2018 il Ministro per i beni e le attività culturali ha reso noto che la città designata per il 2020 è Parma;

   l'iniziativa di selezionare ogni anno la «Capitale italiana della cultura» è finalizzata ad incoraggiare e valorizzare l'autonoma capacità progettuale e attuativa delle città italiane nel campo della cultura, affinché venga recepito in maniera sempre più diffusa il valore della leva culturale per la coesione sociale, l'integrazione senza conflitti, la conservazione delle identità, la creatività, l'innovazione, la crescita e infine lo sviluppo economico e il benessere individuale e collettivo;

   ad oggi, mese di luglio 2019, il bando per la Capitale italiana della cultura 2021 non è stato ancora emanato;

   il Governo ha già ridotto risorse destinate al settore della cultura per indirizzarle a sostegno di altri comparti: in particolar modo, i finanziamenti del bonus cultura «18 app» e gli incentivi «tax credit» per le librerie;

   numerose amministrazioni comunali, ultime in ordine di tempo Livorno e Volterra, hanno avanzato la volontà di candidarsi a Capitale italiana della cultura 2021, sollecitando il Ministro a pubblicare il relativo bando –:

   per quali motivi non sia stato ancora emanato il bando per la Capitale italiana della cultura 2021, quando verrà emanato e se e quali risorse siano disponibili per tale finalità.
(5-02461)

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazioni a risposta immediata:


   LUPI, COLUCCI, TONDO e SANGREGORIO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   da Il Corriere della Sera del 3 luglio 2019 si apprende che tra una decina di giorni dovrebbe prendere corpo «Progetto Italia», il maxi-polo delle costruzioni che ruoterà attorno al gruppo Salini Impregilo. Avrà il supporto di Cassa depositi e prestiti che metterà sul tavolo quasi 300 milioni di euro di equity per consolidare il settore dei general contractor, nell'ottica di far ripartire le grandi opere nel nostro Paese;

   dallo stesso articolo si apprende che a «Progetto Italia» parteciperanno altri costruttori, come Pizzarotti, Rizzani de Eccher, Astaldi, Condotte ed altri;

   Cassa depositi e prestiti darebbe il via libera all'operazione solo a seguito della creazione di un comitato di indirizzo strategico in grado di supervisionare i grossi investimenti e le maxi-commesse e sarà guidato da Pietro Salini;

   il maxipolo dovrebbe realizzare una serie di opere rimaste ferme: dalla linea ferroviaria Napoli-Bari al terzo valico di Genova, dall'alta velocità Brescia-Verona- Padova ai nuovi tracciati delle metropolitane di Roma e Milano –:

   se il Ministro interrogato ritenga strategica questa operazione, se tale operazione rientri nelle competenze di Cassa depositi e prestiti e quali garanzie abbia ottenuto dal Ministero delle infrastrutture e dei trasporti affinché si possa effettivamente procedere al riavvio delle opere in premessa.
(3-00866)


   OCCHIONERO e FORNARO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   a partire dal 1o luglio 2019 è entrato in vigore il processo tributario telematico;

   la nuova procedura introdotta presenta diverse difficoltà che ricadono sui cittadini e sulle loro garanzie di accesso alla giustizia;

   la nuova normativa aggrava gli obblighi e le procedure dei contribuenti e dei loro difensori su diversi aspetti;

   la notifica telematica, ora obbligatoria, appare più gravosa di quella cartacea; inoltre, anche il ricorso e gli eventuali allegati devono essere depositati in via telematica, moltiplicando le difficoltà presenti;

   la presenza di limiti dimensionali nella trasmissione degli atti è estremamente bassa (solo 10 megabyte per atto o allegato e, complessivamente, il fascicolo telematico non può eccedere i 50 megabyte), soglia che viene superata anche per i ricorsi più brevi;

   va evidenziata la difficile individuazione dei domicili digitali delle pubbliche amministrazioni o degli agenti di riscossione che, non rispondendo nel processo telematico alle medesime prescrizioni di cui al processo civile o a quello amministrativo, non possono essere estratti dal Registro generale degli indirizzi elettronici (Reginde). Va inoltre rilevato che l'Amministrazione finanziaria, come pure gli agenti di riscossione, non dando attuazione all'articolo 7 dello statuto del contribuente, non indicano nei provvedimenti impositivi inviati ai cittadini o alle imprese l'indirizzo pec ove notificare l'eventuale ricorso;

   molto complicato diventa il pagamento del contributo unificato tributario che, mentre in precedenza poteva essere acquistato nelle tabaccherie o tramite bonifico bancario, oggi può essere effettuato soltanto tramite «Pago PA» nel corso del deposito telematico, con un aggravio in termini di tempi e costi per il contribuente e per il suo difensore;

   l'incertezza sul perfezionamento delle notifiche rischia di causare una declaratoria di inammissibilità a tappeto dei ricorsi proposti dopo il 1° luglio 2019;

   per quanto consta agli interroganti non è possibile estrarre in copia dal fascicolo processuale telematico gli atti e i documenti che vengono depositati dalle parti –:

   se, per quanto di competenza, di fronte alle evidenti difficoltà nell'applicazione del processo tributario telematico, non ritenga di intervenire con urgenza adottando iniziative per introdurre le modifiche necessarie, a partire dall'eliminazione dei limiti dimensionali sul deposito di atti e documenti, dalla possibilità della notifica cartacea e dal permesso del pagamento del contributo unificato anche per tramite dall'apposito contrassegno, al fine di rendere il processo tributario telematico effettivamente uno strumento per rendere il processo tributario più celere, efficiente e meno dispendioso per i contribuenti.
(3-00867)

GIUSTIZIA

Interrogazioni a risposta immediata:


   LOLLOBRIGIDA, MELONI, BELLUCCI, FOTI, ACQUAROLI, BALDINI, BUCALO, BUTTI, CAIATA, CARETTA, CIABURRO, CIRIELLI, LUCA DE CARLO, DEIDDA, DELMASTRO DELLE VEDOVE, DONZELLI, FERRO, FRASSINETTI, GEMMATO, LUCASELLI, MANTOVANI, MASCHIO, MOLLICONE, MONTARULI, OSNATO, PRISCO, RAMPELLI, RIZZETTO, ROTELLI, SILVESTRONI, TRANCASSINI, VARCHI e ZUCCONI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   desta sgomento quanto emerso dall'indagine «Angeli e demoni» che vede al centro la rete dei servizi sociali della Val D'Enza, accusati di aver redatto false relazioni per allontanare bambini dalle famiglie, collocarli in affido retribuito da amici e conoscenti e infliggendo ai piccoli impulsi elettrici per alterare lo stato della memoria in prossimità dei colloqui giudiziari, così da generare falsi ricordi di abusi sessuali;

   diciotto persone, come riportato anche da fonti di stampa, tra cui il sindaco del Partito democratico di Bibbiano (Reggio Emilia) Andrea Carletti, politici, medici, assistenti sociali, liberi professionisti, psicologi e psicoterapeuti di una onlus di Torino, hanno messo in scena un film dell'orrore, caratterizzato anche da abusi e violenze sessuali, oltre che da un business da centinaia di migliaia di euro, e per questo sono stati raggiunti da misure cautelari dai carabinieri di Reggio Emilia;

   si tratta di un dramma che ricorda gli orrori della comunità «Il Forteto» e che aveva visto Fratelli d'Italia richiedere fortemente una commissione d'inchiesta volta anche al monitoraggio puntuale delle case famiglia in materia di affido di minori e che, nonostante abbia visto la conclusione dell’iter di approvazione legislativo, è ancora drammaticamente in attesa di istituzione;

   in questo drammatico contesto, l'affido, che dovrebbe costituire una misura temporanea di aiuto e protezione per i minori in difficoltà, funzionale al mantenimento della relazione con la famiglia d'origine, troppo spesso si trasforma in una soluzione permanente, caratterizzata da proroghe in oltre il 60 per cento dei casi dopo i ventiquattro mesi, con la conseguenza che non si raggiunge mai la situazione di stabilità familiare fondamentale per lo sviluppo del bambino in difficoltà nell'ambito della propria famiglia;

   la lacunosità dei dati relativi all'attuazione dell'istituto dell'affido rende difficoltoso avere un'esatta conoscenza dell'ampiezza del fenomeno ad oggi, stante che anche la «Relazione sullo stato di attuazione della legge recante modifiche alla disciplina dell'adozione e dell'affidamento dei minori», presentata ogni tre anni al Parlamento dai Ministri della giustizia e del lavoro e delle politiche sociali e trasmessa da ultimo nel gennaio 2018, contiene dati aggiornati solo al biennio 2014-2015 –:

   quali urgenti iniziative di competenza intenda porre in essere per mettere fine a violenze inaccettabili a danno dei più piccoli, anche per un monitoraggio puntuale, con gli strumenti più opportuni, dei casi di bambini in affido, garantendo che simili drammatiche vicende non abbiano più a verificarsi e tutelando, con ogni mezzo, chi non ha altri strumenti per difendersi se non quelli forniti dagli adulti.
(3-00863)


   ASCARI, DORI, PIERA AIELLO, BARBUTO, BUSINAROLO, CATALDI, DI SARNO, DI STASIO, D'ORSO, GIULIANO, PALMISANO, PERANTONI, SAITTA, SALAFIA, SARTI e SCUTELLÀ. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   il 27 giugno 2019, a seguito dell'operazione di polizia «Angeli e demoni», numerose persone sono state sottoposte a misura cautelare per aver costruito un illecito e redditizio sistema di «gestione minori», attraverso il quale gli stessi venivano sottratti illegittimamente alle famiglie d'origine, per poi essere collocati in affido, a pagamento, presso persone amiche o conoscenti;

   in particolare, destinatari dei provvedimenti sarebbero un sindaco, assistenti sociali, psicoterapeuti di una nota onlus di Torino, psicologi dell'azienda sanitaria locale reggiana, oltre a decine di indagati tra sindaci, amministratori comunali, un avvocato, dirigenti e operatori socio-sanitari;

   i destinatari della misura cautelare sono accusati, a vario titolo, di frode processuale, depistaggio, abuso d'ufficio, maltrattamenti su minori, lesioni gravissime, falso in atto pubblico, violenza privata, tentata estorsione, peculato d'uso;

   dalle indagini emerge, come riportato da molteplici fonti di stampa, l'impiego di metodi altamente suggestivi utilizzati sui minori durante le sedute di psicoterapia, al fine di alterare lo stato dei relativi ricordi in prossimità dei colloqui giudiziari;

   è sconcertante il fatto accertato che, tra gli affidatari dei minori, c'erano persone con problematiche psichiche e con figli suicidi, mentre vi sono stati due casi accertati di stupro presso le famiglie affidatarie ed in comunità, dopo l'illegittimo allontanamento;

   il fenomeno sopra descritto non è isolato: recentemente è tornato alla ribalta della cronaca il «Caso Veleno» che riguarda sottrazioni di minori nel modenese, avvenuti negli anni ’90;

   il quadro descritto è allarmante e impone un intervento chiaro, deciso e urgente –:

   quali iniziative, anche normative, il Ministro interrogato intenda adottare, per quanto di competenza, con riguardo al fenomeno della sottrazione illegittima dei minori, al fine di impedire il verificarsi di situazioni analoghe.
(3-00864)


   BIANCOFIORE. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   è apparsa, su segnalazione di un cittadino a conoscenza dei fatti, la seguente notizia su un quotidiano a diffusione nazionale (Il Fatto Quotidiano): in occasione delle prove scritte per il concorso a posti di uditore giudiziario, svoltesi all'inizio del mese di giugno 2019, sarebbe stato individuato un candidato che aveva nascosto il cellulare in un bagno, su cui appariva la traccia di una delle prove, compiutamente sviluppata, e sarebbe stato individuato un altro candidato che recava presso di sé la traccia già sviluppata di una della prove;

   il concorso per l'ingresso nei ruoli della magistratura è presidiato, da sempre, da rigorose regole e stringenti controlli volti ad assicurare la par condicio tra i candidati e l'assoluta preclusione di qualsivoglia conoscenza preventiva delle tracce delle prove scritte, trattandosi per di più del reclutamento di coloro che avranno il delicato compito di giudicare;

   ove i fatti riportati fossero realmente accaduti, si tratterebbe di un caso di inaudita gravità, giacché emergerebbe non solo la presenza di candidati illecitamente avvantaggiati, ma anche la diffusione, altrettanto illecita, delle tracce prima dell'inizio delle prove: ciò non solo potrebbe, ma dovrebbe condurre all'immediato annullamento del concorso, essendo altrimenti certa – in presenza di tali elementi – la proposizione di ricorsi giurisdizionali da parte dei candidati non idonei –:

   se intenda verificare i fatti riportati in premessa e, nel caso fossero confermati, quali iniziative intenda adottare, anche prevedendo l'eventuale annullamento del concorso, per ristabilire almeno in parte la legalità, dimostrando di voler sanzionare con la necessaria severità episodi che minano la fiducia persino sulla correttezza del reclutamento dei magistrati.
(3-00865)

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):


   Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, per sapere – premesso che:

   la città metropolitana di Torino gestisce oltre 3.000 chilometri di strade di primo, secondo e terzo livello, oltre a viadotti, ponti e gallerie; le strade di primo livello sono collegate al sistema autostradale;

   con deliberazione del consiglio provinciale n. 6-5569 del 22 maggio 1954 la provincia di Torino ha approvato la costituzione di Ativa s.p.a., Autostrada Torino-Ivrea Valle d'Aosta s.p.a., avvenuta il 2 agosto 1954;

   nella società Attiva s.p.a. con prevalente capitale pubblico, avente come scopo quello di costruire e gestire la tangenziale autostradale di Torino, la provincia deteneva il 50 per cento del capitale sociale, e partecipavano anche il comune di Torino ed altri soggetti;

   realizzata l'infrastruttura, la Attiva s.p.a. è stata interessata dal processo di privatizzazione. Con la cessione della quota detenuta dal comune di Torino e la riduzione di quella della provincia di Torino, oggi la maggioranza azionaria è della Società Iniziative Autostradali e Servizi - SIAS s.p.a. e da Mattioda Autostrade s.p.a.;

   attualmente la società ha la gestione delle autostrade Torino-Ivrea-Valle d'Aosta, Ivrea-Santhià e Sistema Autostradale Tangenziale di Torino e della diramazione autostradale Torino-Pinerolo, nonché la progettazione, la costruzione, la gestione e l'esercizio degli eventuali completamenti, diramazioni e raccordi;

   la durata della concessione ha reso possibile ammortizzare le spese degli investimenti, fino ad arrivare ad utili consolidati che consentono di sostenere la manutenzione della infrastruttura viaria;

   negli anni vi sono state opere di prolungamento della rete viaria, di ramificazione, raccordi, e interventi straordinari causati da calamità naturali, che hanno prodotto un pedaggiamento costante per l'accesso alla tangenziale, pedaggiamento che reca una iniquità, testimoniata da atti pubblici ai vari livelli amministrativi;

   il 19 dicembre 2017 il consiglio metropolitano di Torino approvava un ordine del giorno in merito ai nuovi criteri per il rinnovo delle concessioni autostradali a tutela dei territori;

   l'ordine del giorno segnalava come la gestione unificata del sistema tangenziale di Torino con l'autostrada Torino-Piacenza penalizza fortemente la città metropolitana dal momento che:

    a) determina l'impossibilità per la stessa di candidarsi, come gestore qualificato della conduzione di 3.000 chilometri di strade all'indicenda gara, ai sensi della recente normativa in materia di società a partecipazione pubblica, in quanto non potrebbe giustificarsi il coinvolgimento dell'ente nella gestione di un sistema viario insistente in prevalenza al di fuori del territorio di competenza;

    b) la espropria del ruolo di rappresentazione delle necessità di gestione degli assi territoriali locali con i sistemi autostradali interconnessi, senza possibilità di incidere sulle scelte del concessionario;

    c) la priva di una fonte di risorse finanziarie che è servita a coprire, il fabbisogno finanziario connesso alla manutenzione della viabilità di competenza metropolitana interconnessa al sistema tangenziale/autostradale;

   l'ordine del giorno impegnava il sindaco metropolitano a proporre al Governo:

    1) di mantenere autonoma e separata la concessione per la gestione del sistema tangenziale di Torino (la diramazione autostradale Torino-Pinerolo, l'asse autostradale di Moncalieri di Torino, l'autostrada A5 Torino-Ivrea-Quincinetto, il raccordo A5/SS 11, la bretella di collegamento A4/A5 Ivrea-Santhià), prospettando un accorpamento con altro asse autostradale insistente esclusivamente sul territorio metropolitano (Autostrada A32 Torino-Bardonecchia);

    2) di affidare la gestione del sistema tangenziale autostradale di Torino alla città metropolitana di Torino e/o a propria società in house, affinché le tariffe dei pedaggi forniscano adeguata copertura ai piani e ai programmi di manutenzione pluriennale delle tratte autostradali e della viabilità interconnessa di competenza metropolitana, favorendo una più equa rimodulazione del sistema di pedaggiamento, evitando disparità di trattamento tra i cittadini dell'area metropolitana;

    3) qualora l'affidamento diretto si rivelasse non praticabile, di proporre modalità di gara che valorizzino l'esperienza torinese di gestione mista pubblica/privata, valutando l'opportunità di partecipare alla gara di prossima indizione per la concessione autostradale con compagini societarie costituite da partnership miste pubblico/privato coinvolgendo il sistema pubblico, in analogia con i princìpi espressi in materia di equilibrio economico-finanziario dall'articolo 165 del nuovo codice degli appalti, escludendo dalla rete autostradale oggetto del bando le tratte esterne al perimetro della città metropolitana;

    4) nel caso in cui ritenga di non provvedere a quanto richiesto, di prevedere per la città metropolitana di Torino misure compensative rapportate al costo di manutenzione della rete stradale di competenza della tratta autostradale citata;

   l'ex Ministro delle infrastrutture e dei trasporti Delrio, a quanto consta all'interrogante, aveva espresso parere negativo alla proposta della città metropolitana di Torino mentre l'attuale Ministro Toninelli su tale richiesta non ha ancora espresso un parere –:

   quali siano gli orientamenti del Ministro interrogato sulle proposte recate dall'ordine del giorno approvato dal consiglio metropolitano di Torino; ove fossero in corso operazioni di evidenza pubblica per il rinnovo della concessione autostradale, quali siano gli indirizzi dati per determinare i contenuti del bando stesso.
(2-00449) «Fornaro».

Interrogazione a risposta scritta:


   RACHELE SILVESTRI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   l'autostrada A14, detta anche «autostrada Adriatica», è il secondo asse meridiano della penisola italiana, collega Bologna a Taranto e rappresenta una direttrice costiera di rilevanza fondamentale per lo sviluppo economico e turistico delle regioni interessate;

   il tracciato dell'autostrada è costituito da 6 corsie (3 corsie per senso di marcia) nelle tratte A1-interconnessione ramo Casalecchio, Bologna S. Lazzaro-Porto Sant'Elpidio e nei 6 chilometri precedenti la barriera Taranto nord. Il resto del tracciato è per buona parte a 2 corsie per senso di marcia;

   si tratta di un'autostrada che è percorsa ogni giorno da un numero considerevole di mezzi pesanti ed è, purtroppo, anche scenario di numerosi incidenti stradali, spesso mortali, specie nel tratto a due corsie. Quest'ultimo, inoltre, negli ultimi anni, è particolarmente interessato dalla presenza massiccia di cantieri che, occupando un'intera corsia per l'esecuzione dei lavori di manutenzione, obbligano gli automobilisti a percorrere decine di chilometri su una sola corsia per senso di marcia. Già dal quadro sin qui delineato emerge la non sostenibilità dell'attuale configurazione autostradale a due corsie;

   la frequenza dei cantieri crea lunghissime file e gravi disagi agli utenti, i quali sono costretti a code che talvolta superano un'ora di attesa e sono spesso causa di incidenti stradali. Il più recente risale a pochissimi giorni fa: in data 12 giugno 2019, all'interno della galleria Cupra Marittima, chilometro 297, nel tratto dell'A14 tra Grottammare e Pedaso, si è registrato un violento tamponamento tra due mezzi pesanti cagionato da rallentamenti dovuti proprio alla presenza di cantieri e che ha comportato una fila di oltre 6 chilometri;

   non si può non ricordare, poi, l'accadimento del 23 agosto 2018, all'interno della galleria Castello, al chilometro 300, nei pressi di Grottammare, ove un tir è andato a fuoco, provocando diverse esplosioni e danneggiando la galleria stessa che, a distanza di quasi un anno, non è stata ancora ripristinata integralmente ed è oggetto, causa anche la vetustà, di un intervento articolato e in condizioni di lavoro complesse;

   quanto finora riportato si traduce, quindi, in gravi disagi agli utenti che pagano anche un pedaggio di notevole entità, usufruendo, di fatto, di un servizio non proprio ottimale;

   vanno infine enumerati i possibili danni economici che colpiscono il sistema produttivo e turistico delle aree coinvolte, dovuti all'assenza di una terza corsia di percorrenza e alla vetustà di alcune parti dell'infrastruttura viaria esistente (gallerie e viadotti) –:

   se il Ministro sia a conoscenza dei fatti sopraesposti e quali iniziative, con urgenza, intenda intraprendere per verificare se il concessionario stia portando avanti i lavori avviati nel rispetto della concessione in essere e dei cronoprogrammi e se tali interventi, numerosi e frequenti in questi ultimi anni, non siano di fatto conseguenza di una possibile mancata manutenzione ordinaria e straordinaria da parte del concessionario da quando la concessione è stata rilasciata;

   se sia intenzione e nei programmi del Ministro interrogato avviare la progettazione e la realizzazione di ulteriori lotti riguardanti la realizzazione di una terza corsia dal comune di Porto Sant'Elpidio verso il sud Italia;

   se sia intenzione del Governo adottare iniziative per accelerare il completamento della Pedemontana Marche-Abruzzo-Molise, così da dirottare parte del traffico su questa arteria e avere un'alternativa in caso di eventuali criticità che potrebbero interessare l'A14;

   se sia percorribile l'ipotesi di adottare iniziative per applicare una riduzione delle tariffe autostradali, nel tratto a due corsie, al fine di sanare economicamente il disagio arrecato ai fruitori che lamentano tempi di viaggio e qualità della percorrenza inaccettabili.
(4-03277)

INTERNO

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'interno, per sapere – premesso che:

   è recente la notizia di una vasta operazione dei carabinieri del Ros e del comando provinciale di Napoli che ha portato all'esecuzione su tutto il territorio nazionale di 126 provvedimenti cautelari emessi dal giudice per le indagini preliminari del tribunale di Napoli, su richiesta della procura partenopea;

   l'indagine dei carabinieri, una delle più estese inchieste anticamorra, ha investito, in particolare, il presidio ospedaliero San Giovanni Bosco di Napoli;

   è emerso che il condizionamento criminoso non sia limitato al solo presidio San Giovanni Bosco, ma riguarderebbe anche altri presìdi ospedalieri della città di Napoli, quali il Policlinico, il Cardarelli ed altre strutture sanitarie della regione – secondo le dichiarazioni messe a verbale da alcuni collaboratori di giustizia e riportato, tra gli altri, dal quotidiano «La Repubblica Napoli» del 28 giugno 2019; è emerso, inoltre, che i soggetti colpiti dai provvedimenti cautelari controllino integralmente il funzionamento dell'ospedale, dalle assunzioni, agli appalti, alle relazioni sindacali;

   dalle dichiarazioni rese dai collaboratori di giustizia, emerge infatti che uno dei sodali all'alleanza, ad esempio, era un «portantino del San Giovanni Bosco» che gestiva le «aperture di reparti» oppure «interveniva sui sindacati»; avvenivano inoltre «assunzioni solo formali» nella ditta delle pulizie, al solo fine di avere «un legame» tra il clan e l'ospedale e senza svolgere la mansione;

   l'ospedale risulta fosse diventato la base logistica per trame delittuose, come per le truffe assicurative attraverso la predisposizione di certificati medici falsi;

   secondo quanto riportato dal quotidiano «Il Mattino» di Napoli del 28 giugno 2019, alcuni medici dell'ospedale hanno riferito che «Il clima è quello di un tessuto sociale in cui domina la prevaricazione e la violenza», come pure l'inefficienza e lo sperpero di risorse pubbliche;

   l'azienda sanitaria di Napoli, dotata di nove ospedali aziendali e 11 distretti e con oltre 6.000 dipendenti, è la più grande Asl d'Europa; sono circa un milione i cittadini a cui deve assicurare assistenza, cui si aggiungono una quota degli altri due milioni serviti a ovest e a est dalla città ed i cittadini stranieri temporaneamente presenti (Stp);

   non risulta alcuna determinazione da parte dei competenti uffici di vigilanza e ispezione, sia aziendali che regionali né della competente direzione generale regionale, né del presidente della regione che riveste il ruolo di commissario ad acta; ma, con l'articolo 22, comma 2, lettera a), della legge regionale della Campania n. 20 del 5 aprile 2016, è stato modificato l'articolo 1 della legge regionale n. 20 del 23 dicembre 2015, introducendo il comma 6-bis, il quale ha previsto che «Per l'intera durata della gestione commissariale per la prosecuzione del Piano di rientro dal disavanzo del Settore sanitario, le funzioni dell'ufficio Speciale Servizio Ispettivo sanitario e socio-sanitario di cui al presente articolo e all'articolo 2, sono esercitate nell'osservanza delle disposizioni impartite dal Commissario ad acta»;

   tale disposizione ha senz'altro rafforzato il potere decisionale del presidente della regione, commissario ad acta per la sanità, concentrando nelle sue mani il potere di controllo sulle strutture sanitarie, con il corollario della doverosa imputazione a lui medesimo della piena responsabilità per l'eventuale inefficienza dei controlli;

   l'utilizzo di un grande ospedale quale sede logistica di una cupola camorristica appare una vicenda assolutamente grave ed allarmante;

   sono molti gli altri episodi denunciati che hanno colpito nell'ultimo periodo il territorio della Campania, tra i quali: a) il disdicevole corteo di ambulanze a sirene spiegate coinvolte nella manifestazione post ballottaggio elettorale del 9 giugno 2019 a Capaccio-Paestum; b) l'arresto del dirigente responsabile del servizio di acquisizione di beni e servizi (Abs) della ASL Napoli 1 Centro, a cui vengono contestati gravi reati di corruzione, già inquisito da oltre un anno senza che si ravvisasse, in autotutela, l'opportunità di alcun provvedimento cautelate, quali la sospensione o la rotazione; c) l'inchiesta giornalistica (Mediaset) in cui dirigenti del dipartimento di prevenzione competenti all'attività ispettiva denunciano di non svolgere i propri doveri istituzionali di vigilanza e ispezione, che se compiutamente svolti sarebbero esitati nella chiusura dei presìdi ospedalieri dove è palese la fatiscenza e la mancanza di requisiti strutturali, tecnologici ed organizzativi e dove manca perfino l'autorizzazione sindacale all'esercizio; d) il mancato utilizzo dei fondi destinati alla messa in sicurezza di presìdi e impianti con uso improprio di procedure di somma urgenza, che, come rilevato anche con delibera Anac 1079 del 21 novembre 2018, venivano sistematicamente attivate per lavori affidati per somme inferiori a 150.000 euro che regolarmente lievitavano in corso d'opera; e) il mancato rispetto delle norme per la tutela della sicurezza dei lavoratori di cui al decreto legislativo n. 81 del 2008 – con particolare riguardo all'assenza di un piano antincendio e di evacuazione, in costanza di convenzione per la redazione del documento di valutazione dei rischi ad agenzia terza per l'ammontare di circa 4.500.000 euro;

   ad avviso degli interpellanti, i fatti esposti evidenziano illeciti e condotte antigiuridiche gravi e reiterati, tali da determinare un andamento dei fenomeni corruttivi che appare incontrollato, che lede l'integrità e le attività delle amministrazioni e che desta smarrimento e profonda inquietudine tra i cittadini –:

   quali iniziative intenda assumere, per quanto di competenza, al fine di contrastare la diffusione dei fenomeni illeciti, nonché l'infiltrazione ed il radicamento della criminalità, onde garantire il buon andamento e l'imparzialità delle amministrazioni, nonché il regolare funzionamento dei servizi ad esse affidati e la tutela della sicurezza pubblica nel territorio campano indicato, che risulta in grave pregiudizio;

   se non si ritenga di valutare sé sussistano i presupposti per adottare le iniziative di competenza ai sensi degli articoli 143 e 146 Testo unico della legge sull'ordinamento degli enti locali, promuovendo l'invio di una commissione d'accesso presso le strutture sanitarie indicate in premessa.
(2-00450) «Adelizzi, Macina, Del Sesto, Giovanni Russo, Buompane, Giordano, Iorio, Bilotti, Caso, Villani, Provenza, Maglione, Iovino, Sportiello, Manzo, Grimaldi, Di Stasio, Amitrano, Pallini, Di Lauro, Nappi, Ianaro, Sarli, Maraia, Di Sarno, Gubitosa, Bruno, Del Monaco, Flati, Ilaria Fontana, Frusone, Gagnarli, Galantino, Gallinella, Giarrizzo, Giuliano, Giuliodori, Grande, Grippa, Invidia, L'Abbate, Lapia».

Interrogazione a risposta orale:


   ZOFFILI, BENVENUTO, MACCANTI, PATELLI e TIRAMANI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   recentemente alcuni quotidiani nazionali hanno pubblicato una fotografia scattata da un residente di Mirafiori, un quartiere della città di Torino, nella quale si vede di un bambino, di circa cinque o sei anni, disteso sulle strisce pedonali in corso Cosenza, una via nei pressi dei giardini Ferruccio Novo;

   dall'immagine non è possibile conoscere da quanto tempo il bambino fosse disteso sulle strisce pedonali, se stesse dormendo o invece giocando, ma un'altra fotografia scattata poco dopo ritrae il medesimo bambino che si alza e se ne va via da solo, ancora senza la presenze accanto di alcun adulto;

   secondo quanto riportato dalla stampa e stando alle testimonianze dei presenti, pare che il bambino sia figlio di una delle famiglie di etnia Rom che ormai da tempo occupano abusivamente con le loro roulotte la zona di corso Cosenza;

   i residenti hanno più volte denunciato la gravissima situazione di degrado in cui versa il quartiere dove pare che episodi come quello sopra riportato siano all'ordine del giorno e, ancora peggio, accada frequentemente di imbattersi in bambini, sempre figli delle famiglie Rom accampate nella zona, abbandonati a se stessi che girano addirittura nudi per le vie limitrofe;

   secondo quanto riferito dai quotidiani, già una coppia di genitori che vivono nell'accampamento abusivo di corso Cosenza sarebbe stata denunciata per abbandono di minore a causa delle condizioni in cui veniva tenuto il loro figlio;

   nonostante i ripetuti e frequenti controlli da parte della polizia del commissariato Mirafiori, tuttavia la situazione desta forte preoccupazione, oltre che per la presenza di rifiuti e vecchi elettrodomestici abbandonati in strada e l'uso delle fontanelle dei giardini quali servizi igienici da parte delle famiglie Rom, in particolare per le condizioni di assoluto degrado, abbandono e sporcizia in cui sono costretti a vivere quotidianamente dei minori;

   la tragica situazione di incuria in cui versano i bambini che vivono nell'accampamento abusivo a Mirafiori purtroppo non rappresenta mi caso isolato, come già segnalato nei mesi scorsi dal primo firmatario del presente atto con diverse interrogazioni su casi accaduti anche in altri accampamenti di altre città;

   difatti, a dicembre dello scorso anno a Cagliari scomparve improvvisamente una bambina rom di soli diciotto mesi, Esperanza, i cui genitori risultano ancora indagati per omicidio (interrogazione a risposta orale n. 3-00467); pochi mesi fa a Giuliano in Campania durante un servizio trasmesso dalla trasmissione Striscia la Notizia vennero documentate le terribili condizioni igieniche del campo rom con immagini di numerosi bambini nudi e sporchi che girovagavano tra i rifiuti (interrogazione a risposta scritta 4-02532); infine, a Milano, una inchiesta giornalistica sollevò il caso delle «borseggiatrici» incinte, minorenni e con figli al seguito (interrogazione a risposta scritta 4-02288) –:

   quali iniziative il Ministro interrogato, per quanto di competenza, intenda assumere in merito alle suddette problematiche relative agli accampamenti Rom, con particolare riguardo alla tutela dei diritti dei minori che vivono all'interno degli stessi.
(3-00858)

Interrogazione a risposta scritta:


   SANTELLI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   in relazione al potenziamento dell'organico previsto negli uffici della polizia di Stato nella provincia di Cosenza, con l'assegnazione di solo 8 unità nei recenti movimenti e di circa 9 unità previste per il mese di luglio 2019, con una sola unità alla polizia stradale, si è ravvisata una vera e propria penalizzazione dell'intero territorio;

   rispetto a oltre 300 unità di personale di polizia assegnate a Catanzaro, Crotone e Vibo Valentia, la provincia di Cosenza – la più estesa di tutte – con sole 8 unità prima e 9 nel prossimo futuro rischia di essere fortemente sacrificata in termini di sicurezza e pericolo comune;

   le tre unità assegnate nel recente passato alla provincia di Cosenza e che hanno rafforzato l'organico del commissariato di Corigliano Rossano e gli uffici di polizia di Stato della provincia di Cosenza rappresentano ad avviso dell'interrogante un vero e proprio «bluff» al punto da mortificare le istituzioni locali;

   un territorio vasto come Corigliano Rossano andrebbe potenziato da almeno venti/trenta unità, con due volanti a turno e con un incremento della polizia giudiziaria;

   purtroppo, a fronte dell'aumento della competenza in capo al commissariato di Corigliano Rossano e all'aumento dei servizi da svolgere, il personale e i mezzi sono ad oggi in estremo deficit;

   la provincia di Cosenza con il territorio più esteso della regione necessita, dunque, di un rafforzamento di tutto il dipartimento della polizia di Stato e 20 unità circa spalmate negli anni rappresentano un numero esiguo e non sufficientemente per far fronte alle svariate problematiche che affliggono quotidianamente una realtà fortemente provata dai frequenti fenomeni malavitosi –:

   se il Ministro interrogato intenda rivedere il piano di riparto dei futuri potenziamenti con maggiore attenzione ai distaccamenti della polizia stradale che operano sulla statale tirrenica e sulla statale jonica che espletano servizi di sicurezza e vigilanza stradale su due arterie tra le più pericolose in Italia;

   se il Ministro interrogato intenda adottare iniziative per garantire maggiore sicurezza e una maggiore presenza dello Stato nella provincia di Cosenza e sull'intero territorio calabrese.
(4-03274)

ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, per sapere – premesso che:

   in data 2 maggio 2019 sul sito del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca è stato pubblicato il bando di ammissione dei medici alle scuole di specializzazione di area sanitaria per l'anno accademico 2018/2019;

   il bando prevede 8.776 borse di specializzazione, 8.000 sono finanziate con risorse statali (erano 6.200 l'anno scorso), 612 con fondi regionali (a fronte dei 640 dello scorso anno accademico), 164 con risorse di altri enti pubblici e/o privati (per il 2017/2018 erano 94). Nonostante però le borse siano state ampiamente incrementate rispetto al passato, non riescono a coprire le richieste, in quanto più di 18 mila medici risultano laureati ma in parte impossibilitati alla frequenza del corsi di specializzazione per incapienza di posti;

   quindi, ad oggi, solo 1 medico su 3 ha la possibilità di continuare la carriera post-laurea impedendo, di fatto, ad oltre 12 mila medici di proseguire il proprio percorso di formazione. Di questi 1.500 ogni anno emigrano, ad un costo per il nostro Paese di oltre 225 milioni di euro (fonte Fnomceo);

   il meccanismo suesposto crea il cosiddetto «Imbuto formativo» formato da quanti seppur laureati non riescono ad entrare nei percorsi di specializzazione;

   a ciò si aggiunge la «gobba pensionistica», alimentata anche da «quota 100», che porterò nel 2025 ad una carenza di oltre 16.500 medici, in particolare specialisti di emergenza e urgenza e pediatri (fonte Anaao) ed il prossimo anno si stima approssimativamente l'uscita di oltre 16 mila nuovi medici laureati che si aggiungono agli 8 mila medici rimasti fuori quest'anno. Diventerebbero quindi oltre 24 mila possibili candidati, con l'imbuto formativo, che potrebbe drammaticamente aumentare –:

   se siano a conoscenza di quanto esposto in premessa e quali siano gli interventi di pianificazione strategica volti a fornire risposte concrete e non più rinviabili ai medici in attesa di entrare nei percorsi di specializzazione, essendo necessarie soluzioni che permettano una corretta programmazione così evitando in futuro importanti carenze di organico dovute ai mancati investimenti effettuati negli ultimi 10 anni.
(2-00448) «Tuzi, Lattanzio, Gallo, Acunzo, Azzolina, Bella, Carbonaro, Casa, Frate, Mariani, Marzana, Melicchio, Nitti, Testamento, Torto, Villani, Businarolo, Cabras, Cappellani, Carabetta, Carelli, Colletti, Corda, Cubeddu, Currò, Daga, D'Arrando, De Girolamo, De Lorenzis, De Lorenzo, De Toma, Deiana, Del Grosso, Dieni, D'Incà, D'Ippolito, Donno, Dori, D'Orso, D'Uva, Ehm, Emiliozzi, Ermellino, Faro, Federico, Ficara».

Interrogazioni a risposta immediata:


   MOLINARI, ANDREUZZA, BADOLE, BASINI, BAZZARO, BELLACHIOMA, BELOTTI, BENVENUTO, BIANCHI, BILLI, BINELLI, BISA, BOLDI, BONIARDI, BORDONALI, CLAUDIO BORGHI, BUBISUTTI, CAFFARATTO, CANTALAMESSA, CAPARVI, CAPITANIO, VANESSA CATTOI, CAVANDOLI, CECCHETTI, CENTEMERO, CESTARI, COIN, COLLA, COLMELLERE, COMAROLI, COMENCINI, COVOLO, ANDREA CRIPPA, DARA, DE ANGELIS, DE MARTINI, D'ERAMO, DI MURO, DI SAN MARTINO LORENZATO DI IVREA, DONINA, FANTUZ, FERRARI, FOGLIANI, FORMENTINI, FOSCOLO, FRASSINI, FURGIUELE, GASTALDI, GERARDI, GIACCONE, GIACOMETTI, GIGLIO VIGNA, GOBBATO, GOLINELLI, GRIMOLDI, GUSMEROLI, IEZZI, INVERNIZZI, LATINI, LAZZARINI, LEGNAIOLI, LIUNI, LO MONTE, LOCATELLI, LOLINI, EVA LORENZONI, LOSS, LUCCHINI, MACCANTI, MAGGIONI, MARCHETTI, MATURI, MORELLI, MOSCHIONI, MURELLI, ALESSANDRO PAGANO, PANIZZUT, PAOLINI, PAROLO, PATASSINI, PATELLI, PATERNOSTER, PETTAZZI, PIASTRA, PICCOLO, POTENTI, PRETTO, RACCHELLA, RAFFAELLI, RIBOLLA, RIXI, SALTAMARTINI, SASSO, SUTTO, STEFANI, TARANTINO, TATEO, TIRAMANI, TOCCALINI, TOMASI, TOMBOLATO, TONELLI, TURRI, VALBUSA, VALLOTTO, VINCI, VIVIANI, ZICCHIERI, ZIELLO, ZOFFILI e ZORDAN. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   sono decine di migliaia le famiglie di precari della scuola interessate all'attuazione dell'intesa fra Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca e rappresentanze sindacali sottoscritta l'11 giugno 2019, che affronta concretamente il problema del precariato storico, nel rispetto del punto 22 del «contratto di governo»;

   l'intesa intende dare attuazione agli impegni precedentemente assunti tra le organizzazioni sindacali e il Ministro interrogato con la sottoscrizione del documento il 24 aprile 2019 alla presenza del Presidente del Consiglio dei ministri, in particolare quello di riconoscere e valorizzare l'esperienza di lavoro del personale precario, individuando modalità che agevolino l'immissione in ruolo di chi lavora nella scuola da più di 36 mesi;

   da notizie di stampa si apprende che il Ministro interrogato intende attivare lo strumento dei percorsi abilitanti speciali (pas) e bandire un concorso straordinario nella scuola secondaria per docenti con tre anni di servizio –:

   in che termini intenda dare attuazione al predetto programma di stabilizzazione nella scuola secondaria per quanto riguarda in particolare le finalità, le caratteristiche, i criteri per valorizzare l'esperienza pregressa e se e quando verrà bandito il concorso ordinario.
(3-00861)


   ASCANI, CARNEVALI, PICCOLI NARDELLI, ANZALDI, CIAMPI, DI GIORGI, FRANCESCHINI, PRESTIPINO, ROSSI, CAMPANA, DE FILIPPO, UBALDO PAGANO, PINI, RIZZO NERVO, SCHIRÒ, SIANI, GRIBAUDO, ENRICO BORGHI e FIANO. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   il 2 luglio 2019 si sono tenute le prove scritte, a livello nazionale, per l'accesso alle scuole di specializzazione per 18.773 candidati;

   solo in data 8 luglio 2019 risulta firmato dal Ministro interrogato il decreto che definisce quanti e quali siano i posti presso le scuole di specializzazione;

   rimane il fatto che partecipare alla selezione senza conoscere i posti reali messi a bando è molto grave, se poi si aggiunge anche il problema ormai definito «imbuto formativo»;

   dopo la laurea in medicina e chirurgia, la quasi totalità dei neolaureati ha necessità di intraprendere un percorso di formazione post lauream: scuole di specializzazione e contratti di formazione per la medicina generale;

   i posti programmati per la formazione sono insufficienti rispetto al numero di laureati annuali, creando uno sbilanciamento tra domanda e offerta formativa specialistica e rendendo l'accesso alla formazione post lauream sempre più difficile per l'accumularsi anno dopo anno degli esclusi;

   l'imbuto formativo obbliga annualmente giovani medici neolaureati a congelare il loro percorso formativo, non avendo a disposizione contratti di formazione specialistica;

   l'Esecutivo, inoltre, ha aumentato del 20 per cento i posti in ingresso in medicina, di modo che nel giro di qualche anno, senza opportune correzioni, l'imbuto formativo avrà dimensioni enormi;

   il numero dei laureati in medicina dovrebbe essere tarato in base al reale fabbisogno dei medici attraverso un'efficace programmazione;

   risultano allarmanti le ultime stime, secondo le quali nei prossimi 5 anni andranno in pensione più di 14.000 medici; il picco sarà nel 2022, con l'uscita dal sistema di 3.500 medici di famiglia; nel 2029 si potrebbe arrivare al pensionamento di 29.000 professionisti, in assenza di politiche di assunzione mirate;

   con «quota 100», inoltre, si stima che potrebbero essere 25.000 i medici in possesso dei requisiti anagrafici e contributivi per lasciare il lavoro già nei prossimi tre anni;

   l'ormai più volte dichiarato obiettivo del Governo resta quello di abrogare il numero chiuso;

   il numero chiuso a medicina e chirurgia risulta, invece, necessario e dovrebbe essere rapportato al fabbisogno del sistema e alle possibilità della formazione post lauream –:

   se il Ministro interrogato non intenda adottare iniziative di propria competenza al fine di aumentare i posti programmati per la formazione post lauream e superare il problema «dell'imbuto formativo» che costringe annualmente giovani medici neolaureati a congelare il proprio percorso formativo.
(3-00862)

Interrogazione a risposta orale:


   MELICCHIO, TESTAMENTO, AZZOLINA, PENNA, VILLANI, CASA e GRIPPA. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   l'indagine denominata «Università Bandita», durata quasi un biennio e venuta alla ribalta la settimana scorsa, ha coinvolto finora 66 docenti: 44 dell'università di Catania e 22 di 16 atenei sparsi in tutta Italia (Statale di Milano, Cà Foscari di Venezia, Verona, Padova, Bologna, Napoli, Trieste, Firenze, Cattolica di Roma, Roma Tre, Chieti-Pescara, Catanzaro, Messina, Cagliari). Ha rivelato come i concorsi banditi dalle università non siano basati sul merito ma su un, purtroppo, diffuso sistema clientelare dove, addirittura, i docenti intercettati arrivano a definire «s... da schiacciare» quelli che si presentano ad un concorso senza essere i predestinati;

   un altro concorso universitario è finito nel mirino della Procura in questi giorni, con sei persone indagate e perquisizioni all'ospedale di Careggi. È quello per la cattedra di associato per cardiochirurgia a Firenze, che si è aggiudicato, nel dicembre 2018, Pierluigi Stefàno, fratello di Dario Stèfano, senatore del PD;

   in due episodi, secondo l'accusa, gli indagati prima del concorso avrebbero tentato di esercitare pressioni sul professore Massimo Bonacchi associato di chirurgia cardiaca al dipartimento di medicina sperimentale e clinica, perché condividesse le pubblicazioni e la firma con Stefàno, allo scopo di accrescere il suo curriculum – sospettano gli inquirenti – con nuove pubblicazioni, proprio in vista del concorso per direttore di cardiochirurgia celebrato a novembre 2018. Altri dubbi su questo concorso erano stati segnalati dall'Osservatorio indipendente concorsi universitari, che il 18 gennaio 2019 inviava una lettera al Magnifico rettore dell'università di Firenze, al direttore del dipartimento di medicina sperimentale e clinica dell'università di Firenze e al Garante dell'università di Firenze, segnalando l'incandidabilità del dottor Stefàno. Oggetto del bando era infatti una procedura selettiva per posti di professore universitario, seconda fascia, da coprire mediante chiamata ai sensi dell'articolo 18, comma 4, della legge n. 240 del 2010. I requisiti di ammissione previsti dal già citato articolo 18, comma 4, erano ben evidenziati anche dall'articolo 2 del Bando «non possono partecipare (alla selezione) coloro che abbiano prestato servizio nell'ultimo triennio presso l'Università degli Studi di Firenze, o siano stati titolari di assegni ricerca, ovvero iscritti a corsi universitari presso la stessa Università degli Studi Firenze». Con ciò ribadendo come la procedura fosse riservata ad «esterni», in nessun rapporto di dipendenza o lavoro occasionale o a tempo determinato. Nonostante quanto scritto nel bando (Lex Specialis) la selezione è stata vinta dal candidato Stefàno, che, come riporta il sito dell'università di Firenze UNIFi, aveva prestato servizio e prestava servizio al momento del concorso, assumendo il ruolo di professore a contratto in alcune delle scuole di specializzazione dell'università di Firenze, circostanza quest'ultima che, se verificata, avrebbe dovuto determinare l'esclusione del dottor Stefàno;

   il danno all'intero sistema universitario italiano procurato dai meccanismi portati alla luce dalle indagini di questi giorni è enorme, a cominciare dall'esclusione e dalla distruzione del futuro delle nostre eccellenze, estromessi e bloccati da ogni possibilità di carriera, fino ai danni erariali che derivano dal promuovere e favorire persone non sempre qualificate per il ruolo messo a concorso –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti sopra esposti e se intenda valutare la costituzione di parte civile in tutti i processi che scaturiranno dalle indagini sui concorsi universitari;

   se intenda assumere le iniziative di competenza volte a favorire, a prescindere dagli esiti giudiziari, il percorso di riforma del reclutamento e dello stato giuridico dei ricercatori universitari e degli enti di ricerca a difesa della credibilità dell'intero sistema universitario, minato ancora una volta dalle risultanze delle recenti inchieste giudiziarie;

   se intenda assumere iniziative, per quanto di competenza, anche di carattere ispettivo, con riguardo alle Università dove sono state riscontrate criticità, in considerazione del lavoro degli organi inquirenti.
(3-00859)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   FASSINA. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   il 19 giugno 2018 è stato pubblicato il bando per indire la procedura di selezione per la copertura di un posto di professore universitario associato di storia economica presso il dipartimento di studi storici dell'Università di Milano;

   il 3 ottobre 2018 il rettore dell'Università di Milano ha nominato la relativa commissione giudicatrice, presieduta dal professor Andrea Leonardi;

   a fine ottobre 2018 la Commissione ha avviato i suoi lavori e, con voto unanime, ha stabilito i criteri di valutazione dei candidati, di cui, ovviamente, non conosceva né numero, né identità. A fine novembre 2018, sempre con voto unanime, è stata redatta una graduatoria dei nove candidati che si erano presentati, valutandone la didattica, l'attività di ricerca, le pubblicazioni scientifiche e le attività gestionali organizzative e di servizio, secondo quanto precedentemente stabilito e soprattutto quanto previsto dai regolamenti dell'Università degli studi di Milano. A questo punto, sempre seguendo quanto previsto dal bando, sono stati ammessi allo svolgimento della prova orale solo i primi tre candidati della graduatoria suddetta. A conclusione delle successive prove orali e della prova didattica, con voto unanime è stato individuato il vincitore della procedura;

   a fine gennaio 2019, il rettore dell'Università degli studi di Milano, con proprio decreto, sulla base della segnalazione di presunti profili di illegittimità espressi da uno dei candidati non ammesso alla prova orale, ha ritenuto di nominare un «Collegio di verifica con funzioni consultive». Tale collegio, composto da professori di aree concorsuali diverse da quella del bando, ha confermato nella sostanza la graduatoria elaborata dalla commissione, salvo invertire di posto il candidato collocato dalla commissione al quarto posto, con il candidato risultato vincitore;

   con il decreto n. 1840 del 2019 il rettore dell'Università ha deciso di non approvare gli atti concorsuali e ha disposto la decadenza della commissione giudicatrice, con conseguente inefficacia di tutti gli atti redatti dalla stessa;

   a giudizio dell'interrogante quanto accaduto è molto grave e rischia di rappresentare un precedente molto pericoloso: una valutazione di merito di candidati di un'area disciplinare, espressa da una commissione giudicatrice legittimamente nominata sulla base di criteri di merito e competenza, può essere messa in qualunque momento in discussione sulla base di pareri espressi da docenti di altre aree disciplinari –:

   se sia a conoscenza di quanto descritto, di quali ulteriori elementi disponga in ordine alla vicenda e quali iniziative di competenza, anche normative, intenda porre in essere per evitare che episodi come quello riportato in premessa si ripetano.
(5-02463)

Interrogazione a risposta scritta:


   BARBUTO, VILLANI, GRIPPA e TROIANO. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   nei giorni scorsi sono stati pubblicati gli esiti delle procedure di trasferimento provinciale ed interprovinciale;

   dallo studio degli esiti delle operazioni di mobilità, si può agevolmente rilevare che una elevatissima percentuale di trasferimenti verso le regioni del sud della nostra penisola, è stata effettuata non già in virtù di criteri di merito, di anzianità e di punteggio, ma pressoché esclusivamente in virtù delle precedenze previste dal contratto collettivo nazionale integrativo stilato tra il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca e le maggiori organizzazioni sindacali per il triennio dal 2019 al 2022, e segnatamente per quanto attiene le precedenze previste dalle legge n. 104 del 1992;

   la conseguenza che si verifica è che docenti che non vantano alcun servizio preruolo e sono stati assunti in virtù della legge n. 107 del 2015, con pochissimi punti o addirittura esclusivamente con i punti di un concorso superato diversi anni orsono, hanno sorpassato e continuano a sorpassare disinvoltamente docenti con una consistente anzianità di servizio e ciò per il terzo anno consecutivo; la classe di concorso che più di tutte risulta penalizzata dalle operazioni di mobilità risulta, come di consueto, essere la A046 (ex A019), che notoriamente sconta da tempo anche la contrazione di posti in organico a causa degli sciagurati «tagli» della materia effettuati dai governi precedenti;

   tale situazione è, altresì, frequentemente riscontrabile nei trasferimenti interprovinciali della scuola primaria e dell'infanzia per cui apparirebbe essenziale svolgere opportune indagini sulla data di insorgenza e del riconoscimento delle pretese patologie da cui originano le precedenze poiché l'incidenza elevata di tale fenomeno, oltre ad apparire singolare, appare chiaramente strumentale al trasferimento e tale da far presumere che vengano compiuti abusi nell'inoltro delle domande e nei trasferimenti;

   appare evidente infatti da un esame della situazione globale che vi sia stato un picco di richieste di richieste di riconoscimento dei benefici della legge n. 104 del 1992 riconosciuta unanimemente come l'unico sistema efficace per rientrare nella propria sede di residenza;

   la richiesta di trasferimento in forza della legge n. 104, laddove ne venga accertata l'illegittimità, oltre che costituire illecito penale, civile e amministrativo, costituisce un grave nocumento al principio di meritocrazia e all'anzianità di servizio e costituisce fonte di discriminazione in capo ai tanti docenti «anziani» fuorisede scavalcati nelle graduatorie e costretti a sostenere costi economici ed affettivi non indifferenti, sicché appare necessario individuare dei criteri che consentano un corretto ed equo bilanciamento tra le diverse situazioni personali non mortificando, in ogni caso ed in particolare, la tutela dell'anzianità di servizio al pari della tutela della patologia, ove realmente esistente e talmente grave da avere determinato il riconoscimento dei benefici della legge n. 104 –:

   se il Ministro interrogato, valutata l'opportunità di avviare un monitoraggio dei benefici riconosciuti ai sensi della legge n. 104 del 1992, intenda assumere iniziative o se le abbia già intraprese per consentire la corretta applicazione della disciplina relativa alle precedenze nelle domande di trasferimento, di cui al Contratto collettivo nazionale integrativo, in relazione alla medesima legge n. 104, scongiurandone l'abuso e consentendo, comunque, il contemperamento dei citati benefici previsti dalla suddetta legge con il presupposto dell'anzianità di servizio al fine di ristabilire una corretta distribuzione dei trasferimenti con l'esplicita previsione di una mobilità in cui le suddette precedenze valgano, per motivi di equità, esclusivamente a parità di punteggio tra i richiedenti il trasferimento.
(4-03275)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazione a risposta in Commissione:


   SERRACCHIANI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   il dipendente pubblico ha la possibilità di rimanere in servizio part time anche dopo il decreto di pensionamento (segnalando ciò nell'apposito modulo di domanda di pensione) per una proporzione di tempo lavorativo da concordarsi con l'amministrazione di appartenenza;

   qualora tale richiesta venga accolta e venga concordata una prosecuzione del rapporto di servizio, il dipendente avrà una parte della mensilità corrisposta dall'Inps (in quanto in pensione) e una parte dal Ministero dell'economia e delle finanze (in quanto in attività);

   in questo caso, la corresponsione del Tfs (erogata dopo 24 mesi dalla data del decreto di pensione) viene dall'Inps calcolata dalla data di cessazione del servizio prestato da ultimo e non dalla data dell'intervenuto pensionamento;

   ciò comporta che il lavoratore-pensionato che mette a disposizione della pubblica amministrazione la sua professionalità per due anni a far data dal decreto di pensione, si vede prolungare il periodo di attesa del Tfs oltre i 24 mesi dal pensionamento stesso;

   diverso trattamento avviene nei casi di richiesta di pensionamento con «quota 100»: chi sceglie questa modalità riceve infatti l'anticipo del Tfs fino a 45.000 euro senza dover attendere i 24 mesi e comunque senza dover attendere un periodo superiore se pensionato in servizio –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza di questa disparità di trattamento;

   se vi siano già accordi con l'Inps al fine di sanare la problematica collegata ai pensionati in servizio.
(5-02462)

POLITICHE AGRICOLE ALIMENTARI, FORESTALI E TURISMO

Interrogazione a risposta in Commissione:


   CENNI. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   il Consiglio oleicolo internazionale (Coi) è l'unica organizzazione al mondo dedicata all'olio di oliva e alle olive da tavola. Ha sede a Madrid, dove è stato creato nel 1959, e si compone di 17 membri, tra cui l'Unione europea che rappresenta tutti i suoi Paesi produttori di olive da tavola e di oli d'oliva;

   il Coi è impegnato a promuovere lo sviluppo integrato e sostenibile dell'olivicoltura mondiale. L'elenco dei membri del Coi comprende i maggiori produttori ed esportatori di olio di oliva e olive da tavola: sono Paesi del Mediterraneo da cui proviene il 98 per cento della produzione mondiale di olio di oliva;

   i due ruoli di primo piano del Coi sono attualmente rivestiti dal direttore esecutivo, il tunisino Abdellatif Ghedira (direttore esecutivo) e dal direttore esecutivo aggiunto, lo spagnolo Jaime Lillo; nei mesi scorsi la delegazione italiana ha rappresentato l'opportunità di un cambio dei vertici, rilevando la legittima aspirazione a ricoprire un incarico, ma non risulta che sia mai stata formalizzata una candidatura da parte del Governo italiano;

   numerosi articoli dei media nei mesi scorsi hanno però riportato che, in vista del rinnovo delle cariche del Coi, si sia consolidato un asse tra Spagna e Tunisia per una proroga dell'attuale assetto dirigenziale;

   il ricambio della governance del Coi è stato oggetto di interrogazioni discusse il 21 marzo 2019 in Commissione agricoltura della Camera dei deputati. In quell'occasione il Governo ha manifestato la volontà di intervenire per sostenere un avvicendamento dei vertici del Coi;

   negli scorsi mesi è stata presentata e discussa una risoluzione dalle Commissioni III e XIII della Camera dei deputati (atto n. 7-00239) che impegnava il Governo per «attuare un legittimo ed auspicabile ricambio della governance del Coi nel rispetto degli accordi internazionali sanciti da tempo, promuovendo la designazione di un rappresentante italiano»;

   nel corso di audizioni vertenti sulla materia in oggetto della risoluzione n. 7-00239, il direttore del Ministero delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo Felice Assenza, ha dato atto dell'impegno profuso dal Governo italiano, nelle opportune sedi, per promuovere un cambio di governance del Coi;

   nel corso della riunione del Coi del 21 giugno 2019 è stata però approvata la risoluzione che proroga gli attuali vertici del Consiglio oleicolo internazionale fino al 2023, con l'astensione dell'Unione europea –:

   per quali motivo, nonostante quanto espresso in premessa, il vertice del Coi sia stato riconfermato anche grazie l'astensione dell'Unione europea e se il Governo abbia effettivamente sostenuto nominativi alternativi, proponendo candidature ufficiali.
(5-02464)

SALUTE

Interrogazioni a risposta scritta:


   CARETTA. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   il Ministero della salute dal 1o gennaio 2000 detiene la Banca dati nazionale dell'anagrafe zootecnica (Bdn), la quale garantisce: la tracciabilità e la rintracciabilità degli animali e dei loro prodotti, la tutela della salute pubblica e del patrimonio zootecnico, la programmazione dei controlli in materia di identificazione degli animali, l'erogazione e il controllo dei regimi di aiuto comunitari, le informazioni ai consumatori. I cittadini dunque, attraverso questo sistema, possono rendersi conto del patrimonio zootecnico esistente sul territorio e conoscere non solo l'anagrafica ma anche la movimentazione della popolazione animale;

   ogni azienda circense ha l'obbligo, come qualsiasi altra azienda che ha a che fare con gli animali, di identificare ogni animale che gestisce tramite il rilascio di un passaporto che, una volta compilato, deve essere vidimato e caricato nella Banca dati nazionale sotto lo specifico codice aziendale. La procedura della vidimazione del passaporto e della registrazione dell'animale nella Bdn genera non pochi problemi alle aziende circensi e ai veterinari che le seguono. Quest'ultimi non dispongono infatti dell'accesso diretto alla Banca dati e tali procedure diventano perciò una matassa difficilmente districabile. Il passaporto, infatti, deve essere portato, e chiaramente andato a riprendere successivamente, ai fini della vidimazione e registrazione, alla Asl di appartenenza, che molto spesso si trova a centinaia di chilometri dal luogo in cui l'impresa circense si trova, e per questo l'animale rimane per settimane, o addirittura mesi senza documento originale. Spesso il passaporto viene vidimato, ma l'animale non viene caricato o scaricato dalla con la conseguenza che la lista degli animali presentata dall'azienda circense non coincide con quella presente in Banca dati. Tali problematiche dilatano enormemente le tempistiche della procedura, aumentando di conseguenza il rischio che tali aziende incorrano in sanzioni;

   dunque, per le peculiari e caratteristiche condizioni in cui si trovano a lavorare le aziende circensi, le quali sono costrette a spostarsi frequentemente per svolgere la propria attività, dovrebbe essere concesso ai veterinari che seguono tali aziende la possibilità di accedere alla Banca dati nazionale, in modo tale da poter registrare personalmente ogni movimento –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e se intenda, per quanto di competenza, assumere iniziative volte a concedere ai veterinari con un regolare contratto con le aziende circensi la possibilità di accedere alla Banca dati nazionale tramite una password personale, in modo tale da semplificare la procedura e risolvere le problematiche sopracitate.
(4-03276)


   SANTELLI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   come riportato dalla testata giornalistica il Fatto di Calabria il 25 giugno 2019 il commissario calabrese alla sanità ha revocato il precedente decreto sull'Ota (Organismo tecnicamente accreditante), ossia la commissione per gli accrediti delle strutture private, e ha redatto un nuovo atto;

   l'unica modifica apportata è relativa ai criteri di nomina del presidente della commissione, che precedentemente doveva essere un dirigente di settore, mentre nel nuovo decreto non solo sparisce questo vincolo, ma non ne compare alcun altro;

   ai sensi pertanto del nuovo decreto a chiunque può essere conferito tale delicato incarico a prescindere da titolo di studio ed esperienza di settore, sostanzialmente a prescindere da qualsiasi merito;

   tale decisione appare all'interrogante decisamente anomala –:

   se il Governo sia a conoscenza del nuovo decreto;

   quale sia l'orientamento del Governo, per quanto di competenza, rispetto a una scelta amministrativa che in astratto rinuncia a qualsiasi verifica di merito.
(4-03278)

SVILUPPO ECONOMICO

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dello sviluppo economico, per sapere – premesso che:

   la Commissione europea ha aperto la prevista procedura di consultazione, che si concluderà il prossimo 19 luglio, in merito alla eventuale proroga per ulteriori due anni del regime di aiuti vigente in tema di energia e ambiente sulla base delle linee guida della comunicazione della Commissione;

   le linee guida, già recepite dall'Italia nel corso dell'anno 2017, intervengono sui criteri per l'accesso ai previsti benefìci di settore con la previsione di avere un consumo annuo almeno di 1 GWh e sono rivolte alle imprese manifatturiere che operano in uno dei settori dell'allegato 3 delle linee guida CE oppure operano in uno dei settori dell'allegato 5 delle linee guida CE con indice di intensità elettrica positivo superiore al 20 per cento;

   nei richiamati allegati, attraverso il codice «nace», sono individuate le singole specifiche lavorazioni del diversi settori manifatturieri;

   sorprende che nell'ambito del settore tessile risulti essere assente il codice ateco 13.30;

   questo codice include il finissaggio dei tessili e degli articoli di vestiario, ossia candeggio, tintura, apprettatura ed attività similari che, in quanto fase del ciclo produttivo del tessuto, ricade pienamente come le altre fasi nella produzione tessile;

   suddetta fase ricade tra l'altro, ferma restando la soglia di consumo, anche nei parametri di forte esposizione alla concorrenza internazionale per intensità energetica;

   in particolare, nei distretti industriali di settore come ad esempio quello di Prato, caratterizzati appunto da una elevata articolazione delle diverse fasi di produzione in singole imprese, l'assenza del richiamato codice nell'elenco delle lavorazioni ammesse al beneficio in questione rischia di ripercuotersi in negativo sull'intero ciclo produttivo e conseguentemente sull'intero distretto, ridimensionandone fortemente la capacità competitiva;

   in base alle criticità riportate la regione Toscana, il comune di Prato e le organizzazioni di rappresentanza del mondo dell'impresa e del distretto hanno deciso di avviare iniziative per sollecitare, nell'ambito della consultazione in atto, la correzione di ciò che appare oggettivamente come quanto meno un errore interpretativo della realtà produttiva o peggio una ingiustizia e che rischia di penalizzare uno dei più importanti distretti produttivi italiani ed europei di settore –:

   in ragione di quanto riportato in premessa, quali iniziative intenda assumere tempestivamente il Governo in sede comunitaria per sostenere le argomentazioni avanzate dalle realtà istituzionali ed economiche del distretto di Prato, al fine di prevedere l'inserimento del richiamato codice 13.30 nell'allegato 3 relativo alla comunicazione in tema di energivori con l'obiettivo di salvaguardare la capacità competitiva di un polo di eccellenza dell'industria italiana ed europea.
(2-00447) «Giacomelli, Fiano, Enrico Borghi, Andrea Romano, Bruno Bossio, Berlinghieri, De Filippo, Mor, Quartapelle Procopio, D'Alessandro, Ciampi, Benamati, Serracchiani, Bazoli, Paita».

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

X Commissione:


   MORETTO, BENAMATI, BONOMO, GAVINO MANCA, MOR, NARDI, NOJA e ZARDINI. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   il decreto-legge 25 luglio 2018, n. 91, sposta dal 1° luglio 2019 al 1° luglio 2020 la cessazione del regime «di maggior tutela» nel settore del gas naturale e dell'energia elettrica, stabilita dalla legge 4 agosto 2017, n. 124, ritardando il processo di passaggio che ha la finalità di estendere il mercato libero favorendo regimi di sana concorrenza tra gli operatori, obbligandoli a fornire offerte trasparenti e «certificate», mettendo i consumatori nella condizione di scegliere in maniera chiara e consapevole, tra le offerte luce e gas, quelle che siano ritenute più vantaggiose e affidabili;

   lo slittamento della data incide su un mercato dove, nel 2018, il numero dei punti di prelievo è rimasto invariato, poco meno di 37 milioni di cui 29,5 milioni famiglie e 7,3 milioni non domestici e dove, guardando ai dati del mercato finale di vendita, il 43,4 per cento dei clienti domestici si trova sul mercato libero, con un aumento dei venditori sul mercato retail;

   il 4 luglio 2019, nella relazione annuale 2019, il presidente dell'Autorità di regolazione per energia reti e ambiente (Arera) ha confermato di ritenere il 1° luglio 2020 come termine finale del regime di mercato tutelato per le bollette di luce e gas, in quanto l'eventuale ulteriore rinvio della scadenza rappresenterebbe un elemento di incertezza che farebbe venire meno il carattere cogente delle diverse azioni;

   come già evidenziato dagli interroganti in precedenti atti di sindacato ispettivo, il processo di implementazione è in forte ritardo stante la mancanza del decreto attuativo che il Ministero dello sviluppo economico avrebbe dovuto già emanare, soprattutto in relazione all'istituzione dell'elenco dei soggetti abilitati alla vendita di energia elettrica a clienti finali ed alla definizione delle misure necessarie a garantire l'ingresso consapevole nel mercato dei clienti finali, secondo meccanismi che assicurino la concorrenza e la pluralità di fornitori e di offerte nel mercato libero;

   inoltre, siccome per le fasce più deboli di utenti sono stati introdotti bonus sociali che, tuttavia, sono ancora utilizzati solo da una parte minoritaria rispetto alla platea degli aventi diritto, sarebbe opportuno recepire il suggerimento dell'Arera sull'applicazione automatica del bonus previsto sulle bollette, ottenendo l'azzeramento per le famiglie di tutti i passaggi burocratici oggi necessari –:

   quali siano le ragioni del forte ritardo nell'emanazione del decreto citato in premessa e come il Governo intenda recepire le segnalazioni dell'Autorità di regolazione per energia reti e ambiente
(5-02465)


   ALEMANNO, BERARDINI, DE TOMA, GIARRIZZO, MASI, ORRICO, RIZZONE, SCANU, RACHELE SILVESTRI, SUT e VALLASCAS. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   in Italia sono presenti 1.613 pozzi di idrocarburi, di cui 895 onshore e 718 offshore;

   il permesso di ricerca di idrocarburi liquidi/gassosi è rilasciato a seguito di un procedimento unico nel corso del quale il progetto viene selezionato dal Ministero dello sviluppo economico, sentito il parere di un organo consultivo, la Cirm, nell'ambito della quale sono rappresentate le amministrazioni statali competenti (Ministero dello sviluppo economico, Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca, Ispra, Avvocatura di Stato) nonché i rappresentanti regionali;

   ai sensi dell'articolo 45 della legge 23 luglio 2009 n. 99 è stato istituito il Fondo per la riduzione alla pompa dei prezzi dei carburanti per i residenti nelle regioni interessate dalla estrazione di idrocarburi liquidi e gassosi;

   il decreto-legge n. 133 del 12 settembre 2014 (cosiddetto sblocca Italia), convertito dalla legge 11 novembre 2014, n. 164, ha ridefinito il suddetto fondo superando la previsione di attribuire i benefici economici sul prezzo alla pompa dei carburanti e destinando gli introiti dello stesso al finanziamento di misure di coesione sociale e all'attivazione di una social card per le persone fisiche residenti nelle aree interessate da estrazioni di petrolio e per le persone giuridiche che hanno sede in tali territori;

   il fondo è alimentato con i proventi ricavati dall'incremento del 3 per cento dell'aliquota per le produzioni di gas e petrolio in terraferma: il titolare di ciascuna concessione di coltivazione, infatti, è tenuto a corrispondere annualmente una royalty del 10 per cento, con un 7 per cento da distribuire tra Stato, regioni e comuni, mentre un 3 per cento va destinato esclusivamente al su citato fondo;

   la ripartizione del fondo tra le regioni è definita proporzionalmente al valore delle attività di estrazione e ogni regione provvede a ripartire la quota di competenze tra le misure di sviluppo economico e la social card, stabilendone criteri e modalità di utilizzo attraverso un'intesa con il Ministero dello sviluppo economico e il Ministero dell'economia e delle finanze –:

   quali siano le regioni interessate dal percepimento delle royalty da attività estrattive su terraferma e quali tra queste non abbiano ancora provveduto a presentare e/o firmare l'intesa sui progetti con Ministero dello sviluppo economico e Ministero dell'economia e delle finanze per la ripartizione delle risorse rimaste indivise nel bilancio dello Stato perché non richieste.
(5-02466)


   SQUERI e BARELLI. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   nel corso degli anni ’90 del secolo scorso, quando la maggior parte dei mercati dell'energia elettrica e del gas naturale degli Stati membri erano ancora oggetto di monopolio, l'Unione europea ha adottato un indirizzo normativo per aprirli gradualmente alla concorrenza;

   in Italia la progressiva apertura dei mercati è avvenuta attraverso l'adozione per il settore elettrico – del decreto legislativo n. 79 del 1999, di recepimento della direttiva 1996/92/UE, e – per il settore del gas – del decreto legislativo n. 164 del 2000 di recepimento della direttiva 1998/30/UE;

   per quanto concerne il settore del gas, l'articolo 14 del citato decreto legislativo n. 164 del 2000 prevedeva l'introduzione del principio dell'affidamento delle concessioni per la distribuzione del gas naturale mediante gara;

   la definizione delle modalità e delle procedure di gara si è conclusa nel 2011 con l'individuazione di un elenco di date entro le quali le gare avrebbero dovuto essere pubblicate, pena l'esercizio di poteri sostitutivi;

   in ragione di alcune importanti criticità procedurali tali termini sono più volte prorogati e sono state eliminate le sanzioni nei confronti delle stazioni appaltanti inadempienti;

   nonostante ciò, oggi meno del 15 per cento delle gare risultano effettivamente bandite e soltanto due sono state assegnate, talché si può sostenere che le procedure siano ancora sostanzialmente ferme;

   intervistato dal Quotidiano Energia il 23 maggio 2019, il Sottosegretario per lo sviluppo economico con delega all'energia, Davide Crippa, ha dichiarato che alcuni comuni e stazioni appaltanti avrebbero rilevato importanti criticità quali «il mancato riconoscimento dell'ammortamento degli impianti di loro proprietà, la corretta valorizzazione delle reti pubbliche ai fini della possibile vendita e il passaggio della proprietà delle reti degli Enti pubblici al gestore in caso di interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria» tra i maggiori ostacoli allo svolgimento delle predette gare;

   conseguentemente, il Sottosegretario ha comunicato che – al termine di diversi incontri istituzionali e con l'Autorità di regolazione per energia reti e ambiente (Arera) – il Ministero ha «elaborato alcune modifiche legislative volte a superare le criticità (...) nel rispetto dei diritti degli stakeholder (...) tutelando al contempo i consumatori da aumenti delle tariffe»;

   della inopportunità di questa situazione ha fatto cenno l'Arera nella sua relazione annuale, presentata il 4 luglio 2019;

   quali siano i tempi previsti per l'adozione delle iniziative normative annunciate dal Governo e richiamate in premessa, per rimuovere gli ostacoli allo svolgimento delle gare.
(5-02467)

Apposizione di una firma ad una mozione.

  La mozione Incerti e altri n. 1-00219, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta dell'8 luglio 2019, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato De Filippo.

Pubblicazione di un testo riformulato.

  Si pubblica il testo riformulato della mozione Ianaro n. 1-00193, già pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta n. 189 del 12 giugno 2019.

   La Camera,

   premesso che:

    il fentanyl è un farmaco anestetico prodotto sin dai primi anni Sessanta;

    esso si assume tramite cerotti, pastiglie, o più raramente tramite iniezioni. Sotto forma di farmaco è adatto alla somministrazione per via orale, per via inalatoria, per via transdermica e per via parenterale. È utilizzato principalmente per il trattamento del dolore episodico intenso in pazienti affetti da patologie neoplastiche che sono già in terapia con altri oppioidi per il trattamento del dolore cronico oncologico;

    a livello del sistema nervoso centrale, si lega ai recettori degli oppiacei endogeni, localizzati lungo le vie del dolore del nostro organismo, producendo un'azione analgesica. Quando questi recettori sono stimolati dalla sostanza, si ottiene lo stato di benessere;

    negli Stati Uniti, a partire dalla metà degli anni Novanta, ne è iniziato il consumo anche come droga;

    come agonista puro, il fentanyl ha un effetto simile a quello degli altri oppioidi, ed in particolare a quello dell'eroina, data la velocità con cui l'effetto viene percepito, circa 30 secondi, che simula molto bene il flash. Ciò si deve al fatto che il fentanyl supera velocemente la barriera ematoencefalica in virtù della sua elevata liposolubilità, raggiungendo immediatamente il cervello. Per queste caratteristiche, il farmaco si presta molto bene ad essere imprudentemente abusato dagli eroinomani. Per le stesse ragioni, il fentanyl è aggiunto all'eroina per aumentarne la potenza;

    esso produce effetti simili a quelli della morfina, ma è ben più potente, provocando allucinazioni accompagnate da uno stato di benessere che porta il consumatore alla dipendenza dalla sostanza dando assuefazione e può causare facilmente, molto più dell'eroina, una overdose. Una pasticca di fentanyl è in grado di uccidere un uomo adulto. Di conseguenza, è molto difficile per un tossicodipendente dosare la quantità giusta da utilizzare senza rischiare la vita;

    il farmaco è utilizzato per le cure palliative oncologiche. Ha un rapido assorbimento e provoca effetti narcotici in pochissimi minuti. I cerotti, venduti nel mercato nero come droga, hanno una notevole richiesta, perché, oltre a possedere un effetto psicotropo maggiore dell'eroina, sono venduti a un prezzo. Ad esempio, il cerotto intero, ha un costo di circa 50 euro, una striscia singola di 10 euro. È quindi una sostanza più ambita dai trafficanti rispetto all'eroina, perché il prezzo medio di un grammo è pari a circa 40 euro. Un cerotto è inoltre più semplice da usare, anche se il fentanyl è utilizzabile anche per via iniettiva;

    si stima che la sempre più diffusa vendita illegale di farmaci oppioidi abbia prodotto un netto incremento delle morti per overdose: nel 2016 sono stati accertati oltre 42.000 casi di decessi negli Stati Uniti e circa 8.000 in Europa. Nel nostro continente, l'anno precedente, le morti causate dalla sua assunzione per scopi non curativi sono state circa 7.500, facendo registrare un andamento crescente dei decessi che sono per la maggior parte collegati all'uso di oppioidi. Essi rappresentano il 79 per cento del totale, mentre l'età media di decesso è pari a 38 anni;

    poiché, in genere, gli Stati Uniti mostrano in anticipo gli andamenti nell'uso di droghe che approdano dopo poco in Europa, è utile fare una panoramica del fenomeno in atto. Negli Usa, nel momento in cui gli oppioidi da prescrizione hanno iniziato a diventare troppo difficili o troppo costosi da procurarsi, le persone che ne sono dipendenti hanno iniziato a rivolgersi all'eroina, un cambiamento che ha creato un'epidemia. Ora il nuovo oppiaceo sta aumentando nell'uso come droga e, quindi, aumentano i casi di sovradosaggio, secondo quanto riportato dalla Drug Enforcement Administration (DEA);

    il giro di affari è enorme, non solo per i guadagni derivanti dalla vendita, ma anche perché consente il riciclaggio di denaro sporco. Si consideri che un chilogrammo di fentanyl comprato in Cina costa 3.800 dollari ma rende circa 30 milioni di dollari, una enormità se comparata al traffico illegale di eroina, poiché, quest'ultima, si acquista al costo di 50.000 dollari ma rende «solo» 200.000 dollari;

    la differenza tra eroina e fentanyl è notevolissima in termini di pericolosità, perché, si ribadisce, è sufficiente l'assunzione di una quantità molto minore per ottenere lo stesso effetto. La ragione per cui un numero maggiore di tossicodipendenti muore per overdose, risiede nel fatto che le dosi di fentanyl vendute come droga non sono controllate da un medico e anche piccoli eccessi nel dosaggio possono causare una overdose. Il fentanyl non è intrinsecamente più pericoloso rispetto ad altri oppioidi se assunto come farmaco, sotto attento controllo medico, ma il discorso cambia quando viene dosato dagli spacciatori e venduto ai tossicodipendenti;

    in Europa, in un rapporto congiunto dell'Osservatorio sulle tossicodipendenze e di Europol, del giugno 2018, in materia di allerta precoce ha rivelato che, dal 2012, sono stati individuati nel mercato europeo della droga 28 nuove tipologie di fentanyl;

    nel rapporto si afferma che la maggior parte dei nuovi fentanyl arrivano in Europa dalla Cina, mentre solo occasionalmente è stata segnalata la produzione di tale sostanza in laboratori illeciti siti in Europa. Il rapporto precisa che la produzione di tali sostanze è un processo relativamente semplice e la situazione è sfruttata da gruppi criminali. I fentanyl vengono generalmente spediti in Europa tramite servizi postali, successivamente sono venduti come sostituti legali di oppioidi illeciti, o mescolati con eroina all'insaputa dei consumatori; occasionalmente sono anche usati per produrre medicine contraffatte. Ciò è favorito dal fatto che, come segnalato dall'Organizzazione mondiale della sanità, tale sostanza non è stata aggiunta nelle tabelle I e IV della Convenzione sugli stupefacenti dell'Onu;

    dal 2015 l'Osservatorio europeo sulle tossicodipendenze ed Europol hanno condotto otto indagini congiunte sulle seguenti sostanze: acetylfentanyl, acryloylfentanyl, furanylfentanyl, 4-fluoroisobutyrylfentanyl, tetrahydrofuranylfentanyl, carfentanyl, methoxyacetylfentanyl e cyclopropylfentanyl. Tutte insieme considerate, secondo le due agenzie, avrebbero causato più di 250 morti, molte delle quali attribuibili direttamente al fentanyl. Cinque tra queste sostanze sono diventate formalmente oggetto di valutazione di rischio, mentre nel 2017 il methoxyacetylfentanyl e il cyclopropylfentanyl sono state valutate nell'ambito del sistema di allerta precoce; l'acriloilfentanyl e il furanilfentanyl sono stati sottoposti a misure di controllo a livello europeo a causa dei rischi che potrebbero arrecare;

    il comitato scientifico, integrato dell'Osservatorio europeo delle droghe e delle tossicodipendenze, riunito in sessione straordinaria il 21 marzo 2018, ha redatto relazioni di valutazione dei rischi sulle nuove sostanze psicoattive N-fenil-N-[1 -(2-feniletil) piperidin-4-il] ciclopropancarbossiammide («ciclopropilfentanyl») e 2-metossi-N-fenil-N-[1-(2-feniletil) piperidin-4-il] acetammide («metossiacetilfentanyl»). Tali relazioni sono state successivamente presentate alla Commissione e al Consiglio il 23 marzo 2018. In seguito, il Consiglio, su proposta della Commissione europea, ha approvato la decisione (UE) 2018/1463 del 28 settembre 2018, con la quale tali sostanze sono assoggettate a misure di controllo in tutta l'Unione;

    nella relazione europea sulla droga 2018, stilata dall'Osservatorio europeo delle droghe e delle tossicodipendenze (Emcdda), di fentanyl si parla con attenzione e preoccupazione. Lo studio specifica che in Europa il mercato delle droghe vede l'incremento di quello degli oppiacei in generale, soprattutto di eroina, tanto che è tornato ad essere quello più diffuso. Questo tipo di sostanze è stato rinvenuto nell'84 per cento dei casi di overdose mortali. I decessi correlati all'eroina sono in aumento, specie nel Regno Unito, dove gli oppiacei sono responsabili dell'87 per cento delle morti per overdose. Dal 2012 al 2015 in Francia la percentuale di overdose letali causate dall'eroina è raddoppiata, attestandosi sul 30 per cento;

    nella relazione dell'Emcdda si legge che «varie fonti suggeriscono un abuso crescente di oppiacei sintetici legali», tra i quali rientra anche il fentanyl;

    l'Emcdda sostiene che, nonostante in Europa non esista ancora una crisi degli oppioidi paragonabile per portata a quella in atto negli Stati Uniti, «i decessi e i casi di overdose non mortali associati al fentanyl e ai derivati del fentanyl non controllati evidenziano la necessità di una vigilanza continua». Anche perché, pur rappresentando una piccola parte del totale, i sequestri di fentanyl e di suoi derivati sono in crescita. Così come sono in crescita le varietà di fentanyl: dal 2009 ne sono state individuate 38 di nuove in Europa, di cui 13 segnalate per la prima volta nel 2017;

    per quanto riguarda la diffusione tra i tossicodipendenti, il primo vero mercato europeo del fentanyl è stata l'Estonia. In un suo rapporto, l'Emcdda ha sostenuto che la crisi delle overdose in questo Paese ha raggiunto l'apice nel 2012, con 170 morti provocate per la maggior parte da fentanyl e farmaci analoghi. In Estonia il fentanyl è l'oppioide consumato con maggiore frequenza nelle strade, mentre l'eroina sembra quasi non esistere. Il perché di questa assenza non è chiaro. Uno studio del 2015 sulla diffusione dei fentanili in Europa, pubblicato sull’International Journal of Drug Policy, ipotizzava un qualche rallentamento della produzione di oppio in Afghanistan all'inizio degli anni Duemila, che avrebbe di conseguenza ridotto l'offerta di eroina sui mercati europei;

    nello stesso studio è sostenuto che, nel vecchio continente, si starebbero sviluppando le condizioni per una futura epidemia di fentanyl. In Europa si registra, da diversi anni, sia una diminuzione della disponibilità, sia una riduzione della purezza dell'eroina. Una delle nazioni maggiormente esposte è la Germania. Secondo l'Organo internazionale per il controllo degli stupefacenti delle Nazioni Unite, la Germania è il terzo maggiore produttore dopo Stati Uniti e Belgio e il primo Paese importatore in assoluto nel 2016. Il già citato studio riporta 160 casi di decessi provocati dal fentanyl in Germania dal 2007 al 2011. I tedeschi consumano grandi quantità di fentanyl per scopi medici, soprattutto in forma di cerotti. L'esempio degli Stati Uniti sembrerebbe suggerire che una grande disponibilità di fentanyl nel mercato legale possa condurre ad una grande disponibilità anche in quello illegale;

    molto preoccupante è anche la condizione in cui versa il Regno Unito. Secondo l'Ufficio per le statistiche nazionali (Ons), nel 2017 in Inghilterra e Galles ci sono state 3.756 morti per intossicazione da droghe, provocate principalmente dall'eroina e dagli oppioidi sintetici. Si tratta del numero più alto mai registrato. Spiccano però i casi di morte per overdose da fentanyl: dal 2016 al 2017 sono aumentati del 29 per cento, passando da 58 a 75. I dati raccolti dall'Ons evidenziano anche 27 decessi per abuso di carfentanyl: si tratta di un farmaco analogo al fentanyl ma molto più potente, utilizzato esclusivamente in veterinaria come tranquillante per gli animali di grossa taglia;

    i rapporti tossicologici non hanno inizialmente rilevato fentanyl. Infatti, è su richiesta della polizia che sono stati fatti ulteriori test da cui è emersa la presenza di fentanyl, in particolare una gamma di analoghi fentanyl più recenti e carfentanyl. Nonostante ciò, la gravità del problema nel Regno Unito non è ancora del tutto nota;

    si ribadisce il fatto che il fentanyl è una sostanza relativamente semplice da produrre. I trafficanti possono sintetizzarla in piccoli laboratori clandestini, mentre i consumatori possono acquistarla on line direttamente dalla Cina e farsela recapitare a casa. Il cosiddetto dark web, con i suoi cripto-mercati, è stato cruciale per la diffusione e il successo dei fentanili negli Stati Uniti. Il Paese europeo con il più alto numero di acquisti di fentanyl tramite questo canale di approvvigionamento è oggi il Regno Unito;

    nel nostro Paese, i primi casi di overdose da fentanyl sono recenti e hanno reso evidente un livello di consapevolezza delle istituzioni preposte alla prevenzione del consumo di sostanze psicotrope insufficiente. Il primo caso conosciuto di overdose dovuta ad assunzione di una sostanza analoga al Fentanyl, l'Ocfentanyl, risale al 2017, ma è stato scoperto e segnalato solo nel 2018. I responsabili della situazione sono stati colti di sorpresa dalla notizia del primo decesso dovuto ad assunzione di questa sostanza. Probabilmente la morte si sarebbe potuta prevedere e prevenire se l'Osservatorio del dipartimento per le politiche antidroga disponesse di personale con maggiori specifiche competenze in questo campo;

    nella relazione annuale al Parlamento, a volte, ci si limita a collezionare un insieme di notizie varie, provenienti da diverse fonti, senza dare alle informazioni un coordinamento adeguato. Precedentemente alla scoperta del primo caso di overdose, non pare vi sia stata qualche attività che avrebbe potuto garantire un approfondimento dei diversi aspetti del fenomeno in atto;

    infatti, si segnala che la direzione centrale antidroga, pubblicando l'ultima relazione annuale sulla repressione dei traffici di stupefacenti, riguardo al fentanyl ha specificato che «non si erano verificate evidenze della loro presenza nelle piazze italiane». Poi, come detto, nel settembre 2018 si è compreso con ritardo che anche in Italia si era registrata la prima morte dovuta ad assunzione di fentanyl, non ad eroina, come in un primo momento dichiarato. La morte, lo si ribadisce, era avvenuta nell'aprile 2017 ma era stata scoperta solo l'anno successivo;

    in Italia, a causa della comunicazione non tempestiva dell'arrivo del fentanyl, ancor oggi non si conosce esattamente quanto il fenomeno si sia diffuso. Una seconda morte è avvenuta il 10 giugno dello scorso anno. Un tossicodipendente è stato trovato senza vita dai carabinieri a Travedona Monate. Accanto al suo corpo è stato trovato il fentanyl. «La bustina di plastica che lo conteneva recava la scritta 1:10 contenente sostanza solido pulviscolare bianca/beige». Si cita il testo dell'allerta di grado 3, diffusa dal sistema nazionale di allerta precoce dell'istituto superiore di sanità. Il reperto è stato inviato il 20 luglio al laboratorio di analisi dei carabinieri di Milano i quali, non riuscendo a identificare la sostanza, si sono rivolti ai Ris di Parma. In quei laboratori il furanilfentanil è stato finalmente riconosciuto grazie a un'analisi spettrografica;

    l'allerta dello Snap riporta in testa la dicitura «vietate la divulgazione e la pubblicazione su web», ma tra chi riceve le allerte si pensa che le informazioni vadano invece divulgate anche fra chi non fa parte di queste categorie professionali. L'informazione può infatti interessare anche gli stessi consumatori di stupefacenti. Le allerte europee dell'Osservatorio europeo su droghe e dipendenze, e i sistemi nazionali di allerta di altri Paesi, non riportano divieti analoghi di pubblicazione, che sono una specificità negativa solo italiana;

    non ci sono dati certi relativi ai decessi per overdose avvenuti negli ultimi due anni collegati al fentanyl. La scoperta ritardata di oltre un anno della prima morte preoccupa, perché, lo si ripete, potrebbe trattarsi solo della punta di un iceberg di un fenomeno più grave ed esteso:

    si dovrebbe governare in modo più efficace il fenomeno, cercando di comprendere quanto sta accadendo sulla base di maggiori dati scientifici, effettuando un monitoraggio specifico del fenomeno e adottando forme di valutazione delle politiche di controllo, mediante interventi di riduzione della domanda e di riduzione dell'offerta;

    utilizzando coerentemente e scientificamente tutti i dati disponibili, da rendere pubblici a chiunque, sarebbe possibile effettuare delle previsioni e delle valutazioni più accurate, poiché quelle ora previste appaiono insufficienti;

    ciò appare assolutamente necessario, perché la Cina è pronta ad invadere anche tutto il mercato dell'Europa, compresa l'Italia, e ciò è particolarmente grave, perché i morti per droga sono tornati ad aumentare dal 2017, dopo un calo costante durato più di 15 anni;

    infatti, è dal 2017 che sono tornati ad aumentare i morti per overdose in Italia. Molte volte, innanzi alla voce «sostanza responsabile del decesso», ci si scontra con un: «Non identificata». La situazione è da approfondire, poiché per 16 anni, dal 2000 al 2016, i decessi sono calati gradualmente, con una riduzione pari a meno 48 per cento. Nel 2017 è arrivata, inaspettata, una inversione di tendenza con un incremento delle morti pari al 9,7 per cento in un solo anno. Sono segnali preoccupanti e si deve agire e prevenire al fine di evitare che questi primi segnali, se non adeguatamente considerati, possano condurre ad un fenomeno che non deve in nessun caso assumere le dimensioni catastrofiche che si sono registrate negli Usa;

    in base ai dati resi disponibili dalla relazione al Parlamento sullo stato delle tossicodipendenze, dai rapporti della Desa, Direzione centrale servizi antidroga, e dallo studio del Cnr relativo all'uso di alcol e sostanze psicoattive in Italia, i morti acclarati per eroina nel 2017 sono stati 148, a cui se ne aggiungono 74, per assunzione di una sostanza non determinata. Sono dei decessi misteriosi, non attribuibili con certezza a sostanze droganti note, ed erano già 118 nel 2016. Una delle ipotesi, è che alcune delle morti siano causate non dall'eroina, bensì dall'eroina tagliata con altre sostanze. Sui tagli e le sperimentazioni criminali si hanno poche certezze, anche perché, lo si ribadisce, una delle principali carenze del sistema italiano è data dalla mancanza di adeguate conoscenze preventive delle sostanze, conoscenze assolutamente necessarie per adeguare le risposte sociali e sanitarie;

    il nuovo quadro del consumo di droghe sembra caratterizzato non solo dal maggior consumo di eroina, ma anche da un mercato criminale che sperimenta nuove strategie, come l'abbassamento dei prezzi mediante la miscela di sostanze. Il risultato è l'impennata dei decessi per overdose;

    in conclusione, si riportano i casi in cui il fentanyl è stato con certezza individuato e sequestrato: a ottobre 2018, in provincia di Cosenza, sono state arrestate sei persone accusate di traffico di cerotti al Fentanyl, nel gennaio 2019 a Melzo c'è stato un furto in ospedale, nel febbraio 2019 del Fentanyl è stato sequestrato a Roma, nel febbraio 2019 del Fentanyl è stato sequestrato a Milano, spedito dal Canada e un'analoga spedizione diretta in Piemonte è stata ugualmente intercettata;

    tutto quanto narrato appare un fenomeno che la politica deve prevenire e reprimere, poiché è necessario dare una risposta organica, strutturata, pianificata, efficace, per fronteggiare al meglio ciò che appare chiaro, l'insorgere incontrollato di un potenziale allarme sociale, anche se ancora non percepito come tale, poiché l'argomento non è ancora entrato nel dibattito pubblico, né in quello politico. In questa situazione appare difficile proporre soluzioni al fenomeno;

    questa mozione ha quindi lo scopo di aprire il dibattito politico e pubblico sul tema, per farne sintesi e quindi indicare le soluzioni considerate opportune e necessarie,

impegna il Governo:

1) ad adottare le iniziative idonee per investire l'Unione europea, nelle sedi istituzionali competenti, della questione di cui in premessa, al fine di proporre l'adozione di ulteriori e più efficaci politiche di contrasto alla diffusione del fentanyl e similari nel territorio dei Paesi membri;

2) ad adoperarsi perché il nostro Paese si faccia promotore di una iniziativa internazionale che miri a far inserire il fentanyl e le sostanze affini nelle tabelle I e IV della Convenzione sugli stupefacenti dell'Onu, naturalmente consentendone l'uso con prescrizione medica come medicinale e conseguente assunzione effettuata con controllo medico;

3) ad adottare ulteriori, specifiche ed opportune iniziative atte a prevenire morti accidentali di persone non tossicodipendenti, e delle forze dell'ordine in particolare, esposte al rischio di assorbimento involontario per via transdermica;

4) a predisporre, a cura del Ministro dell'interno, un'attenta vigilanza per contrastare la diffusione illegale di fentanyl e similari, attivando in particolare la polizia postale, e per tutelare gli agenti dal contatto cutaneo;

5) a predisporre, a cura del Ministro della salute, una indagine ministeriale per accertare eventuali ulteriori casi di morte imputabili a tale sostanza non ancora individuati;

6) a predisporre, a cura del Ministro della salute, delle raccomandazioni per garantire una più sicura detenzione del fentanyl nelle strutture del servizio sanitario nazionale;

7) a consentire, da parte dei Ministri competenti, la divulgazione e la pubblicazione tempestiva dei dati relativi ai casi di morte a causa del fentanyl;

8) a predisporre, da parte del Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, i necessari contatti diplomatici con il Governo cinese, avviando forme di collaborazione necessaria per garantire un efficace contrasto al narcotraffico;

9) a predisporre, da parte del Dipartimento per le politiche antidroga della Presidenza del Consiglio, in ottemperanza alle competenze attribuite dalla legge, azioni mirate per prevenire e contrastare il diffondersi di questa specifica sostanza e della relativa tossicodipendenza;

10) ad attivare azioni informative precoci sull'alta pericolosità di tale sostanza anche per le persone in carico ai servizi pubblici per le tossicodipendenze, alle comunità o in contatto con le unità di prevenzione in strada.
(1-00193) «Ianaro, D'Uva».

Ritiro di documenti del sindacato ispettivo.

  I seguenti documenti sono stati ritirati dai presentatori:

   interrogazione a risposta immediata in Commissione Muroni n. 5-02282 del 12 giugno 2019;

   interrogazione a risposta immediata in Commissione Mazzetti n. 5-02284 del 12 giugno 2019;

   interrogazione a risposta immediata in Commissione Braga n. 5-02286 del 12 giugno 2019;

   interrogazione a risposta orale n. 3-00851 del 5 luglio 2019.