Camera dei deputati

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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Mercoledì 3 luglio 2019

ATTI DI INDIRIZZO

Mozione:


   La Camera,

   premesso che:

    il Consiglio europeo, tenutosi a Bruxelles il 27 e 28 giugno 2018, ha ribadito la necessità di sostenere iniziative, sia da parte degli Stati membri che dei Paesi di origine e transito per prevenire la migrazione illegale assicurando un controllo efficace delle frontiere esterne e al contempo intensificando l'effettivo rimpatrio dei migranti irregolari;

    il cosiddetto «approccio globale alla migrazione», adottato dalla Agenda europea per la migrazione predisposta dalla Commissione europea, si sostanzia nella combinazione di azioni da attuare nella dimensione interna e nel rafforzamento dell'azione esterna, ossia delle frontiere, ed è assunto come principio cardine nelle politiche migratorie dell'Unione europea;

    al fine di rafforzare la sorveglianza delle frontiere esterne e sostenere gli Stati membri più esposti ai flussi migratori dall'Unione europea sono state adottate, a partire dal 2015, quattro operazioni nel mediterraneo volte inoltre a salvaguardare le vite umane;

    dal febbraio 2018, l'operazione Themis ha sostituito la precedente missione Triton. La missione opera nel Mediterraneo centrale ed assiste l'Italia attraverso una serie di operazioni come: la ricerca e il soccorso dei migranti in mare, il rafforzamento delle attività delle forze dell'ordine che si sostanziano in un contrasto del traffico di droga e di armi e in attività di intelligence ed altre misure finalizzate ad individuare le minacce terroristiche alle frontiere esterne;

    dalla relazione conclusiva del Consiglio europeo è emerso che, per ciò che concerne gli arrivi dal Mediterraneo orientale, l'attuazione delle politiche della dichiarazione Unione europea-Turchia ha ridotto notevolmente il numero degli attraversamenti illegali delle frontiere;

    per quanto riguarda, invece, l'arrivo dei migranti in Europa via terra l'Unione europea ha cercato di rafforzare la cooperazione con i partner della regione dei Balcani occidentali, al fine di scambiare informazioni sui flussi migratori, prevenire la migrazione illegale, aumentare le capacità di protezione delle frontiere e migliorare le procedure di rimpatrio e riammissione;

    negli ultimi mesi il numero degli ingressi degli immigrati illegali che attraversano il confine italo-sloveno è notevolmente aumentato. Sembrerebbe, da diversi articoli della stampa locale, che rispetto al 2018 l'incremento degli arrivi degli immigrati attraverso la rotta balcanica sia raddoppiato e che la polizia slovena abbia fermato 3000 persone al confine, mentre secondo i dati diffusi dal Ministero dell'interno sono 898 le persone intercettate al confine da inizio anno al 20 giugno, di cui 129 riammesse in Slovenia, a fronte di circa 450 intercettate nel 2018;

    il 22 giugno 18 persone fermate dalla polizia di frontiera slovena a San Dorligo della Valle, in provincia di Trieste, sono state portate alla caserma Farinetti per le procedure di riconoscimento. Il giorno precedente un centinaio di immigrati provenienti per lo più dal Pakistan sono stati rintracciati a Trieste. Immediato è stato l'intervento delle volanti della questura, della polizia di frontiera e dei carabinieri che sono stati avvisati dagli automobilisti della zona;

    sembrerebbe inoltre, dalla stampa, che negli ultimi 10 anni il Friuli Venezia Giulia abbia perso 800 poliziotti. Il piano dei potenziamenti dovrebbe quindi tenere in considerazione che alcuni territori in determinati periodi dell'anno si trovano ad affrontare delle vere e proprie emergenze che avrebbero bisogno di un rafforzamento dei presidi delle forze dell'ordine;

    in ambito europeo sono state elaborate norme al fine di rafforzare in termini di personale e attrezzature tecniche l'Agenzia europea della guardia di frontiera e costiera (Frontex) e conferirle un mandato più ampio a sostegno delle attività degli Stati membri in materia di protezione delle frontiere, rimpatrio e cooperazione con Paesi terzi. Le nuove norme proposte integreranno il sistema europeo di sorveglianza delle frontiere (Eurosur) nel quadro di Frontex, per migliorarne il funzionamento. L'idea di questa riforma è quella di fornire sostegno tecnico ed operativo anche alle procedure di rimpatrio, a partire dalle attività preparatorie alle attività di rimpatrio, successive al rimpatrio e successive all'arrivo;

    ad oggi l'Italia continua ad avere problemi legati alla gestione dell'immigrazione che creano forti disagi nelle regioni più colpite e che necessitano l'elaborazione di politiche nazionali, in sinergia con le politiche europee, tali da poter garantire la sicurezza dei cittadini e al contempo il rispetto dei diritti assistenziali minimi a coloro che hanno realmente il diritto di rimanere nel Paese;

    sembrerebbe inoltre, da diversi articoli pubblicati dalla stampa locale, che ci siano 10 mila migranti in Bosnia pronti a partire per oltrepassare il confine,

impegna il Governo:

1) a destinare maggiori risorse alle questure situate nei territori caratterizzati da un maggior numero di arrivi di immigrati al fine di fermare gli ingressi illegali;

2) a valutare un ulteriore rafforzamento delle forze dell'ordine nelle regioni dove gli arrivi di immigrati irregolari sono in aumento, anche a causa delle migliori condizioni meteorologiche, attraverso l'adozione di iniziative in grado di garantire un corretto funzionamento dei presidi di sicurezza nonché di garantire l'ordine pubblico;

3) ad intensificare e velocizzare la stipula di accordi internazionali finalizzati alla riammissione di immigrati nei territori di provenienza o di transito;

4) a rafforzare la stretta collaborazione con i partner dei Balcani occidentali al fine di diminuire l'arrivo di immigrati attraverso la rotta balcanica e prevenire lo sviluppo di nuove rotte migratorie;

5) ad elaborare un piano di redistribuzione dei migranti accolti nei centri di accoglienza, sia a livello regionale che a livello nazionale, al fine di evitare problemi di sicurezza pubblica nei territori che si trovano ad avere i centri di prima accoglienza saturi;

6) ad adottare iniziative diplomatiche e di cooperazione con i Paesi di origine dei migranti, per le quali siano rispettati i criteri della rilevanza, dell'efficacia, dell'impatto e della sostenibilità al fine di favorire lo sviluppo degli stessi ed elaborare procedure di rimpatrio efficaci ed efficienti tali, però, da garantire il rispetto e la dignità di coloro che sono irregolari sul territorio italiano e che conseguentemente devono essere immediatamente espulsi;

7) a specificare, dettagliatamente e su base quindicinale, il numero di immigrati che arriva nel Paese indicando sia quello inerente agli sbarchi sia quello relativo al superamento dei confini via terra, al fine di consentire alle regioni una previsione degli arrivi via terra;

8) a promuovere una modifica del sistema «Dublino III» (regolamento (UE) n. 604/2013) che determini l'eliminazione del principio secondo il quale la richiesta di protezione internazionale va presentata nello Stato di primo approdo e preveda una redistribuzione equa dei migranti anche a livello europeo.
(1-00216) «Sabrina De Carlo, Siragusa, Faro, Sut, Giuliodori, Iovino, Lovecchio, Romaniello, Rospi, Davide Aiello, Misiti, Trizzino».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazioni a risposta orale:


   COLANINNO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri. — Per sapere – premesso che:

   in data 1° luglio 2019, si è registrata una violenta tromba d'aria che ha interessato diversi comuni al confine tra le province di Mantova e Cremona;

   particolarmente colpiti sono stati i comuni di Bozzolo, Acquanegra sul Chiese, Redondesco, Viadana e Rivarolo con tetti divelti, alberi sradicati, campi e serre coltivate devastati dal vento;

   le organizzazioni del mondo agricolo sono fortemente preoccupate per le ripercussioni sul comparto, poiché si prefigura la compromissione delle coltivazioni di mais nell'ordine addirittura del 40 per cento;

   sono in corso gli accertamenti per un computo preciso dei danni da parte delle autorità e degli organismi preposti –:

   in considerazione della rilevanza dell'evento atmosferico, se il Governo intenda procedere alla tempestiva deliberazione dello stato di emergenza, al fine di aiutare nell'immediato le comunità colpite.
(3-00848)


   LACARRA, UBALDO PAGANO e BOCCIA. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   come è dato apprendere da fonti sindacali e riportato anche dagli organi di informazione i legali rappresentanti dello stabilimento Bosch di Bari, nel corso di un incontro in sede ministeriale hanno confermato la presenzi di oltre 620 esuberi per il prossimo anno e la richiesta di anticipare il ricorso allo strumento del contratto di solidarietà;

   l'impianto in questione oggi consta di 1.840 addetti, per lo più addetti alla produzione di motori diesel;

   in considerazione dell'evoluzione del mercato e della contrazione dello spazio per il diesel la Bosch avrebbe manifestato la volontà di riconvertire l'attività verso altri ambiti;

   le organizzazioni sindacali chiedono all'azienda di tenere fede ai contenuti nell'accordo sottoscritto il 12 ottobre 2017, affinché vengano applicati, evitando esuberi che aggraverebbero una crisi che investirebbe l'intero territorio;

   non è possibile attendere in maniera passiva il termine del 2022, quando per le dinamiche in atto nel settore il sito potrebbe essere compromesso dal punto di vista produttivo;

   occorre un progetto complessivo e innovativo da parte della Bosch che rilanci le prospettive industriali e produttive del sito pugliese –:

   quali iniziative di competenza intenda assumere il Governo, con la massima urgenza, al fine di affrontare, d'intesa con le parti e le istituzioni interessate, il rilancio produttivo del sito di Bari e scongiurare ogni forma di ridimensionamento occupazionale, garantendo la piena operatività dell'impianto, in considerazione della sua rilevanza sul piano locale e nazionale.
(3-00849)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   DAGA, ILARIA FONTANA, ZOLEZZI, VIGNAROLI e FRANCESCO SILVESTRI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   nelle diverse sedi istituzionali e dalle inchieste giornalistiche si rileva come ad oggi esiste una emergenza nazionale connessa alla gestione e allo smaltimento dei rifiuti. Lo stesso ministro Costa in audizione in Commissione «Ecomafie» ha definito «un rischio di emergenza nazionale» i continui casi di roghi e incendi che caratterizzano prevalentemente aree per il deposito dei rifiuti. Solo tra il 25 e il 26 giugno 2019 si sono verificati ben due violenti incendi in due aziende di stoccaggio di rifiuti del Lazio uno a Cisterna di Latina e l'altro a Frosinone;

   a Catania la situazione dello smaltimento dei rifiuti è ogni giorno più preoccupante, da settembre 2018 ai primi di giugno 2019 sono stati distrutti, quasi esclusivamente con il fuoco, oltre 365 cassonetti della differenziata. Recentemente l'area industriale di Termine Imerese (Palermo) è stata devastata da un grave incendio. E tra il 19 e il 20 giugno 2019 a causa di un guasto all'impianto di smaltimento di Lentini (Siracusa) ben 240 comuni della Sicilia orientale sono stati sommersi dai rifiuti. Mentre a Napoli nei giorni scorsi i cittadini della località di Scampia sono scese in strada e hanno protestato ribaltando cassonetti stracolmi di immondizia da settimane, lamentandosi del fatto che da decine di giorni vivono immersi nella spazzatura e da decine di notti respirano i fumi delle fiamme e dei roghi circostanti;

   secondo i dati Istat, ogni italiano produce circa 500 chilogrammi di rifiuti all'anno. L'Italia paga già due pesanti sanzioni imposte da Bruxelles, relative entrambe alle discariche abusive e all'emergenza rifiuti in Campania, per un conto complessivo di 248 milioni di euro;

   il problema della gestione dei rifiuti riguarda al contempo anche un problema connesso all'inquinamento atmosferico e ambientale ad ampio spettro, se si considera che in un solo anno (in base ai dati forniti dal Rapporto l'Italia del riciclo 2018) i rifiuti italiani urbani e speciali hanno percorso nel 2016 complessivamente 1,2 miliardi di chilometri lungo tutto il territorio nazionale, prima di raggiungere un impianto in grado di accoglierli per recuperarli e/o smaltirli in modo sicuro e legale. A questa fonte di inquinamento si aggiunge quella causata dall'incenerimento dei rifiuti, che in base agli ultimi dati forniti da Isbra ammonta a circa il 3,7 per cento delle emissioni di polveri sottili all'anno in Italia;

   alla luce degli elementi riportati è evidente come la situazione della gestione del ciclo dei rifiuti nella Capitale costituisce un tema non solo locale ma nazionale per la rilevanza delle ricadute generali che questo ha. Al contempo, Roma rappresenta in maniera emblematica, le molte difficoltà che sono all'ordine del giorno anche in molte altre aree del Paese;

   l'articolo 206-bis del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, consente al Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare di svolgere un'attività di vigilanza e controllo in merito alla gestione dei rifiuti;

   a seguito dell'articolo 2 del decreto-legge n. 86 del 2018 che ha portato in capo al Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare le funzioni in materia di emergenza ambientale (in base al decreto-legge «terra dei fuochi» n. 136 del 2013) si è giunti alla nascita della «direzione generale per l'economia circolare» approvata dall'ultimo Consiglio dei ministri di pochi giorni fa –:

   se i Ministri interrogati intendano adottare iniziative per istituire, in seno ai rispettivi dicasteri, una cabina di regia che individui le aree ritenute di maggiore pressione ambientale, sanitaria e sociale prodotta dalla gestione dei rifiuti e dall'impiantistica connessa, ai fini dell'individuazione dei possibili interventi emergenziali e straordinari da assumere, valutando al contempo, la sussistenza dei presupposti per adottare le iniziative di competenza volte a interventi commissariali oppure all'esercizio di poteri sostitutivi.
(5-02443)

Interrogazioni a risposta scritta:


   VARCHI, MASCHIO e PRISCO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro per la famiglia e le disabilità. — Per sapere – premesso che:

   nell'ambito delle manifestazioni chiamate «Catania Pride 2019» svoltesi nel periodo 26-29 giugno 2019 nella città di Catania si è svolto, presso la sede della Cgil, un incontro denominato «Baby pride» destinato a bambini e bambine in tenera età;

   come si evince dalle fotografie dell'incontro, pubblicate sui canali «social» della manifestazione, a tale incontro bambini e bambine sono state in compagnia di uomini travestiti da donne, definiti «drag queen» che avrebbero letto loro delle fiabe;

   più in particolare, come hanno spiegato gli organizzatori nel materiale propagandistico dell'evento, l'intento era quello di raccontare fiabe contro stereotipi non meglio precisati;

   è evidente che eventi del genere si inseriscono nel solco dell'ideologia gender che vorrebbe privare i bambini e le bambine di identità e personalità al fine di dimostrare l'interscambiabilità sessuale;

   non è dato sapere quali favole siano state raccontate ai piccoli e inconsapevoli ospiti presso la sede del sindacato Cgil;

   i bambini vanno tenuti fuori dalle battaglie ideologiche –:

   se il Governo sia a conoscenza dei gravi fatti esposti in premessa e quali urgenti iniziative intenda adottare per tutelare i minori, considerato che per gli interroganti eventi come quello descritto in premessa possono mettere a rischio una crescita equilibrata dei bambini.
(4-03243)


   FERRO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della salute, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   con decreto-legge 30 aprile 2019, n. 35, convertito, con modificazioni, dalla legge 25 giugno 2019, n. 60, il Governo ha adottato misure emergenziali per il servizio sanitario della regione Calabria e altre misure urgenti in materia sanitaria;

   nella relazione illustrativa al provvedimento si dichiara espressamente che «il punteggio complessivo per il 2017 della cosiddetta griglia LEA si attesta per la Regione Calabria su un punteggio pari a 136 che, secondo i parametri di riferimento fissati dal Comitato paritetico permanente per la verifica dell'erogazione dei Livelli Essenziali di Assistenza (Comitato LEA) (range 25-225; positivo a 160), risulta sotto la soglia di adempienza e in preoccupante flessione rispetto alla precedente annualità. A tale specifico riguardo, non può non darsi rilievo alle recentissime valutazioni effettuate in occasione della periodica riunione congiunta di verifica del Tavolo tecnico per la verifica degli adempimenti e del Comitato LEA per il monitoraggio dello stato di attuazione del Piano di rientro della regione Calabria, che ha avuto luogo il 4 aprile 2019, che, dunque, recano la più attendibile ed aggiornata rappresentazione dello stato della sanità calabrese»;

   con una lettera indirizzata ai parlamentari calabresi, l'ex commissario ad acta per il rientro dal debito sanitario della regione Calabria, Massimo Scura, ha rappresentato le proprie perplessità circa il calcolo dei livelli essenziali di assistenza (lea) in quanto «I Lea 2018 hanno superato il valore 161. Come ha confermato il dirigente generale del dipartimento, Antonio Belcastro, durante un convegno a Catanzaro, non erano stati inviati i flussi a Roma da parte delle aziende sanitarie. Mancano ancora i dati della prevenzione che valgono altri 6-10 punti. Pertanto il valore 2018 va da 167 a 171» e ancora che «Lo stesso disastro, provocato dal mancato inoltro dei dati, si era verificato nel 2016 e nel 2017» e quindi che «...il livello dei Lea effettivo era di 153,5 nel 2016 e di 161 nel 2017.»;

   l'ex commissario Scura contesta, altresì, la correttezza dei dati inerenti alla mobilità extraregionale e la vera entità del disavanzo finanziario;

   le accuse dell'ingegner Scura, nominato nel 2015 dal Consiglio dei ministri commissario ad acta per il rientro dal debito sanitario della regione Calabria, non possono essere sottovalutate considerato il ruolo ricoperto dal medesimo per molti anni;

   alla luce delle considerazioni svolte dall'ingegner Scura, i Lea dichiarati dal Governo sono, ad avviso dell'interrogante, quanto meno discutibili –:

   se il Governo sia a conoscenza delle osservazioni formulate dall'ingegner Scura, ex Commissario ad acta del Governo per il rientro dal debito sanitario della regione Calabria, e se le stesse corrispondano al vero;

   se il Governo non ritenga opportuno avviare, immediatamente, una nuova verifica dei livelli essenziali di assistenza della regione Calabria per gli anni 2016, 2017, 2018;

   se il Governo non ritenga opportuno disporre una verifica, anche, avvalendosi dei servizi ispettivi di finanza pubblica della ragioneria generale dello Stato, presso gli enti del servizio sanitario calabrese per accertare la reale consistenza del disavanzo finanziario.
(4-03245)


   MICELI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri. — Per sapere – premesso che:

   dopo diciassette giorni in mare, nella notte del 29 giugno 2019 la nave Sea-Watch 3, con a bordo diverse decine di migranti, è attraccata al porto di Lampedusa per lo stato di necessità in cui versavano i soggetti a bordo dell'imbarcazione;

   seppur fosse ormai chiaro che la nave stesse per attraccare, e a manovra in corso, una motovedetta della Guardia di finanza ha provato ad ostacolare l'ingresso della Sea-Watch 3 nel porto e ad impedirne l'attracco, interponendosi tra la stessa e la banchina;

   il mancato arresto della manovra di attracco ha determinato un contatto tra la nave Sea-Watch 3 e la motovedetta della Guardia di finanza;

   all'atto dell'attracco, sulla banchina risultava dispiegato un quantitativo di forze dell'ordine così ingente da evocare, a giudizio dell'interrogante, l'esecuzione di misure cautelari nei confronti di appartenenti alla criminalità organizzata di stampo mafioso;

   la signora Carola Rackete, capitana della Sea-Watch 3, battente bandiera dei Paesi Bassi, risulta essere stata arrestata con l'accusa di aver trasgredito all'articolo 1100 del codice della navigazione rubricato «Resistenza o violenza contro nave da guerra», che prevede una pena da tre a dieci anni di reclusione, nonostante, ad avviso dell'interrogante, appaia difficile classificare come «nave da guerra» la motovedetta della Guardia di finanza venuta a contatto con la nave della organizzazione non governativa e, soprattutto, la disposizione di cui al citato articolo 1100 risulti, all'evidenza, non applicabile al caso di specie in quanto riferibile, ex articolo 1080 del codice navale, solo a «equipaggi» e «passeggeri» di «navi nazionali»;

   all'atto dell'esecuzione dell'arresto della capitana Rackete un gruppo di manifestanti, capeggiato da un noto esponente della Lega Salvini, ha rivolto gravissimi insulti ed epiteti in danno della capitana Rackete e dei parlamentari del Partito democratico, fino ad arrivare ad augurare agli offesi la morte e le più atroci violenze sessuali;

   dalle immagini che stanno circolando in rete, sulla banchina luogo dell'attracco, a fronte di uno spropositato assembramento di forze dell'ordine, non apparivano presenti presìdi sanitari o di protezione civile che avrebbero dovuto essere predisposti e coordinati dalle strutture della Presidenza del Consiglio –:

   se e quali iniziative di competenza, nell'ambito dei poteri di cui all'articolo 95 della Costituzione, intenda assumere per garantire che l'uso delle forze dell'ordine sia conforme e proporzionato rispetto alla tutela dei beni giuridici da salvaguardare e se intenda fare luce sulle eventuali responsabilità politiche e istituzionali in ordine alle modalità di dispiegamento delle forze dell'ordine presso il porto di Lampedusa, adottando le conseguenti iniziative di competenza;

   se e quali iniziative di competenza i pubblici ufficiali presenti abbiano adottato in relazione agli insulti, ad avviso dell'interrogante, disumani, che si sono levati dagli esponenti leghisti di cui in premessa;

   se e quali iniziative intenda adottare nei confronti di chi avrebbe dovuto gestire, ad avviso dell'interrogante, senza farlo, le operazioni di organizzazione e coordinamento dei presidi sanitari e di protezione civile.
(4-03247)

AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interrogazioni a risposta scritta:


   ALBERTO MANCA. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   a distanza di oltre un anno dall'insediamento della nuova governance dell'ente parco nazionale dell'Arcipelago di La Maddalena, sotto commissariamento fino al mese di giugno dello scorso anno, emergono elementi di preoccupazione in merito alle modalità di amministrazione del medesimo, caratterizzate da una serie di criticità gestionali e carenze di programmazione. In primis, è possibile rilevare che l'approvazione del bilancio di previsione relativo all'esercizio finanziario del 2019 è avvenuta con un ritardo di circa quattro mesi rispetto al termine legale; in modo analogo, il piano della performance è stato approvato con un ritardo di oltre tre mesi. Inoltre, l'Ente risulta ancora sprovvisto di un piano per il parco, ossia lo strumento di organizzazione e di gestione più importante per tale istituzione. Ai sensi dell'articolo 12 della legge n. 394 del 1991, il piano deve essere predisposto dall'Ente parco entro diciotto mesi dalla costituzione dei suoi organi. In riferimento ai consigli direttivi convocati nell'ultimo anno, il completamento della redazione del piano per il parco non risulta essere mai stato realizzato. La gravità della situazione è certificata da quanto affermato nella relazione programmatica al bilancio menzionato, secondo la quale «Il mancato completamento della pianificazione, insieme alla conflittualità interna al Consiglio stesso, avevano determinato il Commissariamento dell'Ente nel Dicembre 2016». A tali criticità si aggiungono quelle relative alla procedura attivata per il conferimento dell'incarico di direttore del parco: in merito a quest'ultima, in data 14 gennaio 2019, il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, nell'espletamento della propria attività di vigilanza, rilevava chiari profili di illegittimità; solo in data 29 aprile 2019, quasi due mesi dopo aver prorogato le funzioni dell'attuale direttore «a scavalco» per ulteriori tre mesi e con scadenza fissata al 3 giugno 2019, il consiglio direttivo deliberava la presa d'atto dei rilievi ministeriali, annullando contestualmente tale procedura in via di autotutela. Alla data attuale, in seguito a una seconda ed ulteriore proroga dell'incarico in parola, il nuovo iter di selezione del prossimo direttore risulta nella fase iniziale, relativa alla pubblicazione del corrispondente avviso nella Gazzetta Ufficiale;

   in tale situazione, l'Ente non appare in grado di poter assolvere adeguatamente le proprie funzioni, vista anche la conseguente impossibilità di pianificare le modalità di perseguimento dei relativi obiettivi strategici, alcuni dei quali evidenziati nella relazione citata: si consideri, a titolo esemplificativo, che: l'Ente non ha effettuato un'adeguata attività di contenimento della fauna selvatica, a dispetto della massiva diffusione di cinghiali e di ibridi cinghiale-maiale, ormai presenti anche nelle zone urbane; malgrado la stagione estiva sia già in corso, non ha ancora adottato sistemi di mitigazione a protezione dei fondali marini, effettuato cambi di boa per la protezione dei poseidoneti, né ha regolato l'acquisizione dei proventi derivanti dalla riscossione dei diritti d'ingresso nelle acque del parco, come invece avvenuto negli anni scorsi –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza della situazione descritta in premessa e se non ritenga opportuno intensificare la propria attività ispettiva nei confronti dell'Ente in parola;

   quali iniziative, per quanto di competenza, intenda adottare per porre rimedio alla situazione di pericoloso stallo determinato dalle attuali modalità di gestione dell'Ente e alle criticità a queste ultime conseguenti.
(4-03237)


   VARCHI. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   Marsala, quinta città della Sicilia, presenta un porto in pessime condizioni dovute alla mancanza di lavori per la messa in sicurezza, nonostante vi fosse un progetto esecutivo il cui iter di realizzazione era già in stato avanzato e programmato in seno all'accordo Stato-regione;

   con iter avviato dalla regione nel 2009 veniva predisposto il progetto poi definito nel 2012, ma, denunciata con esposto la presenza di un banco di posidonia dalla società Myr, l'amministrazione comunale dell'epoca, avviava uno studio sui fondali del porto per la valutazione di impatto ambientale;

   nel 2013 l'amministrazione comunale con nota prot. 111962 ottiene che la stazione appaltante passi dalla regione siciliana al comune di Marsala, trasferendo il baricentro decisorio (e le relative responsabilità) e richiede, ottenendolo, il dissequestro del progetto alla procura;

   sempre nel 2013 con nota n. 100180 viene avviata la procedura di impatto ambientale presso il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare con il pagamento del contributo dovuto di euro 23.927,5;

   nel 2014 il Ministero chiede al comune conferma della compatibilità con il progetto di porto privato presentato dalla società Myr e, con nota 10373, l'amministrazione comunale riscontra la richiesta del Ministero e rappresenta che l'iniziativa pubblica mette in sicurezza l'intero bacino portuale; l'iniziativa privata mette in sicurezza una parte specifica del bacino portuale e realizza il porto turistico;

   sempre nel 2014, con nota n. 4304 il Ministero comunica l'avvio dell'istruttoria Via/Vas (ossia l'attestazione di compatibilità ambientale);

   con nota prot. 562/2014, la Soprintendenza del mare per la regione Sicilia autorizza i lavori per la realizzazione del porto di Marsala; a questa segue la nota prot. n. 2459 del 2014 con la quale la Soprintendenza per i beni culturali di Trapani esprime parere favorevole per l'attuazione del progetto;

   con nota prot. n. 15701/2014 il Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo di Roma – viste tutte le autorizzazioni precedenti – emette parere favorevole;

   a seguito di commissariamento per dimissioni del sindaco, il commissario con nota del luglio 2014 sollecitava la definizione delle attività appannaggio del Ministero, facendo leva sulla natura di urgenza dei lavori dovuti al pessimo stato di conservazione dei luoghi;

   accertata la non interferenza dei due progetti, con parere tecnico n. 1603 il Ministero avviava la procedura di approvazione per entrambi i progetti ultimata con nulla osta il 13 ottobre 2014;

   il 22 aprile 2016 la commissione tecnica di verifica di impatto ambientale con riferimento all'avviata procedura di Via, convoca il comune di Marsala con nota n. 0001460/CTVA per il successivo 5 maggio 2016 per la conferma dello stato di necessità e urgenza dei lavori riguardanti il progetto di messa in sicurezza del porto di Marsala. L'amministrazione comunale di Marsala non si presenta e la commissione tecnica esprime parere negativo riguardo alla compatibilità ambientale del menzionato progetto;

   la commissione tecnica di verifica dell'impatto ambientale – Via e Vas, evidenziato di aver più volte cercato chiarimenti anche attraverso la convocazione della riunione di cui sopra, rimasta priva di riscontro, esprime parere negativo con nota n. 2210 riguardo alla compatibilità ambientale del progetto porto di Marsala – Opere di messa in sicurezza;

   stante l'inerzia del comune di Marsala che non ha presentato alcuna osservazione entro i 10 giorni dalla comunicazione, il Ministero ha emesso il decreto n. 0000188 con giudizio negativo di compatibilità e nessun ricorso è stato proposto –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza di quanto sopra esposto e ritengano di adottare ogni iniziativa di competenza al fine di consentire che l’iter burocratico necessario alla realizzazione dei lavori di messa in sicurezza del porto pubblico di Marsala, di notevole importanza strategica ed infrastrutturale, possa proseguire.
(4-03240)

BENI E ATTIVITÀ CULTURALI

Interrogazione a risposta in Commissione:


   FREGOLENT. — Al Ministro per i beni e le attività culturali. — Per sapere – premesso che:

   l'ente autonomo Teatro Regio di Torino è amministrato da una apposita Fondazione; l'unico organo di gestione è rappresentato dal sovrintendente, nominato dal Ministro per i beni e le attività culturali su proposta del consiglio d'indirizzo;

   nel 2018 il consiglio d'indirizzo ha proposto di nominare il nuovo sovrintendente nella figura di William Graziosi, nonostante su tale nominativo fossero sorte gravi perplessità legate soprattutto alle sue qualifiche e competenze professionali inappropriate per ricoprire il prestigioso incarico; criticità già rilevate anche nell'interrogazione a risposta scritta n. 4-00146;

   il Ministro per i beni e le attività culturali ha comunque approvato la nomina di William Graziosi e il rappresentante del Governo, rispondendo alla interrogazione a risposta scritta sopracitata (risposta scritta pubblicata sabato 29 dicembre 2018 nell'allegato B della seduta n. 105), ha dichiarato testualmente che il candidato aveva un curriculum adeguato e una «specifica e comprovata esperienza nel settore»;

   sotto la gestione di William Graziosi il Teatro Regio ha registrato numerose criticità, oltre alle dimissioni nel 2018 del prestigioso direttore musicale Gianandrea Noseda;

   Graziosi è stato criticato dai lavoratori e dai sindacati che hanno denunciato una gestione dell'ente senza prospettive che ha prodotto un piano industriale incapace di attrarre finanziamenti, di promuovere l'alta formazione ed insufficiente per le attività comunicazione e di marketing;

   il 18 aprile 2019 i membri dell'attuale consiglio di indirizzo della Fondazione hanno rassegnato le proprie dimissioni con efficacia a far data dal 31 maggio 2019. A seguito di tale comunicazione è stata avviata la procedura di ricomposizione del nuovo organo di indirizzo della Fondazione;

   a quanto emerge da fonti stampa lo stesso Graziosi, che ha poi presentato anch'esso la domanda per partecipare al concorso di sovrintendente, sarebbe tra i responsabili della stesura del bando per l'individuazione delle figure professionali. Il bando, che potrebbe quindi essere esposto a problematiche relative al conflitto di interessi, presenterebbe inoltre altre criticità: non sarebbe stata richiesta la laurea, che non è obbligatoria per le fondazioni private ma necessaria per guidare una istituzione musicale centenaria punto di riferimento a livello mondiale per l'opera lirica. Ai candidati sarebbe poi stato concesso pochissimo tempo per prepararsi (dal deposito della domanda al colloquio formale sarebbero previsti infatti solo quattro giorni);

   il Sottosegretario per i beni e le attività culturali delegato, rispondendo all'interrogazione n. 5-02183 in data 30 maggio 2019 ha dichiarato «che è in corso un'attività istruttoria da parte della Direzione generale Spettacolo che, con nota del 22 maggio scorso, ha chiesto agli attuali Organi della Fondazione Teatro Regio di Torino elementi informativi in merito alla individuazione delle figure professionali contrattualizzate dall'Ente ed ha invitato i medesimi Organi a fornire assicurazioni in merito all'espletamento di tutti gli adempimenti di legge in materia di pubblicità e trasparenza ai sensi della normativa vigente» –:

   se il Ministro interrogato, a seguito dell'attività istruttoria citata in premessa, ritenga che il bando per figure professionali contrattualizzate dal Teatro Regio di Torino sia conforme alla normativa vigente, non comporti eventuali conflitti di interesse e sia realmente capace di assicurare all'ente una governance adeguata ed in grado valorizzare le figure professionali presenti, attrarre finanziamenti, promuovere l'alta formazione e le attività di comunicazione e marketing.
(5-02432)

DIFESA

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

IV Commissione:


   DEIDDA. — Al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:

   da marzo del 2015, in Yemen, è in corso una guerra civile e, da allora, il regno dell'Arabia Saudita è intervenuto militarmente, conducendo attacchi e bombardamenti su città e villaggi yemeniti;

   la Camera dei deputati ha recentissimamente approvato la mozione n. 1-00204 con la quale ha impegnato il Governo, in particolare: a) a proseguire, in tutte le sedi competenti, l'azione volta ad ottenere l'immediato cessate il fuoco e l'interruzione di ogni iniziativa militare in Yemen, nonché, nell'azione umanitaria coordinata sotto la guida delle Nazioni Unite; b) a valutare l'avvio e la realizzazione di iniziative finalizzate alla futura adozione, da parte dell'Unione europea, di un embargo mirato sulla vendita di armamenti ad Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti; c) ad adottare gli atti necessari a sospendere le esportazioni di bombe d'aereo e missili che possono essere utilizzati per colpire la popolazione civile e loro componentistica verso l'Arabia Saudita e gli Emirati Arabi Uniti, sino a quando non vi saranno sviluppi concreti nel processo di pace con lo Yemen;

   tra i maggiori fornitori di materiale bellico all'Arabia Saudita vi è la Rwm con sede nel territorio del comune di Domusnovas, la quale ha già annunciato, conseguentemente all'approvazione della citata mozione, lo studio di misure di contingenza del personale, tese a garantire il buon andamento della società, seppur con l'intento di preservare il maggior numero di posti di lavoro possibile;

   appare fondamentale un intervento del Governo, anche al fine di garantire gli attuali livelli occupazionali in un territorio, come quello del Sulcis, già drammaticamente interessato da varie crisi industriali che hanno determinato nel corso dell'ultimo decennio un livello di disoccupazione giovanile e non senza eguali nell'intero territorio nazionale –:

   se il Ministro interrogato intenda assumere iniziative, nell'ambito delle politiche degli armamenti, volte a valutare la possibilità di affidare alla società Rwm specifiche commesse sostitutive, almeno parzialmente, di quelle provenienti dall'estero, alla luce degli effetti derivanti da un eventuale embargo verso l'Arabia Saudita.
(5-02434)


   FASCINA e MARIA TRIPODI. — Al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:

   l'operazione «strade sicure», avviata dal Governo Berlusconi IV, consiste nell'utilizzo delle Forze armate, con particolare riferimento all'Esercito italiano, nel presidiare il territorio nazionale al fine di incrementare il livello di ordine e sicurezza pubblica e aumentarne la percezione nella popolazione;

   l'operazione è iniziata il 4 agosto 2008, in attuazione del decreto-legge 23 maggio 2008, n. 92, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 luglio 2008, n. 125, che ha autorizzato, per specifiche ed eccezionali esigenze di prevenzione della criminalità, l'impiego di un contingente di personale militare delle Forze armate, con la qualifica di agente di pubblica sicurezza, posto a disposizione dei prefetti delle province;

   lo scacchiere messo in campo per queste attività vede impegnato personale proveniente dalle categorie truppa e graduati a cui viene affidato il compito di pattugliare e sorvegliare gli obiettivi assegnati;

   dopo il Governo Berlusconi IV, i successivi Esecutivi hanno ridimensionato l'operazione citata, abolendo il pattugliamento e lasciando ai militari il solo compito di presidio degli obiettivi sensibili; infatti, i militari non partecipano più alle pattuglie miste a piedi per il controllo del territorio insieme a poliziotti e carabinieri, limitandosi ad assicurare la vigilanza a presidi fissi come ambasciate, consolati, aeroporti, stazioni, centri per immigrati;

   ad avviso degli interroganti, a fronte degli ottimi risultati conseguiti, si registrano tuttavia delle specifiche criticità soprattutto in relazione alle condizioni di lavoro dei militari impiegati nell'operazione appena citata;

   nello specifico, i militari dell'operazione «strade sicure» svolgono il loro straordinario lavoro nonostante numerosi disagi: turni di sei ore in piedi senza sosta; uniforme di servizio non idonea per affrontare i cambi di stagione; mezzi obsoleti nonché privi di aria condizionata; equipaggiamento eccessivo durante il servizio e utilizzo del fucile anche nei luoghi affollati e in situazioni dove non sarebbe necessario –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza delle criticità citate in premessa e se ritenga opportuno adottare iniziative volte a garantire ai militari che partecipano all'operazione «Strade sicure» un miglioramento delle condizioni di lavoro, promuovendo tutte le misure necessarie volte ad assicurare e sostenere il benessere del suddetto personale militare.
(5-02435)


   ERMELLINO, GIOVANNI RUSSO, ARESTA, CHIAZZESE, CORDA, DEL MONACO, D'UVA, FRUSONE, GALANTINO, GUBITOSA, IORIO, IOVINO, RIZZO, ROBERTO ROSSINI e TRAVERSI. — Al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:

   con l'entrata in vigore della legge n. 3 dell'11 gennaio 2018 (cosiddetta legge Lorenzin) chi esercita una professione sanitaria deve essere iscritto all'albo professionale. Requisito obbligatorio per poter esercitare la professione infermieristica all'interno del servizio sanitario nazionale e in libera professione è quello di iscrizione all'ordine professionisti infermieri. La maggior parte degli infermieri militari ne sono sprovvisti;

   con una nota del 28 febbraio 2019, l'Amministrazione della difesa aveva disposto immediate ed urgenti verifiche sulla giusta applicazione della normativa che sancisce l'obbligo di iscrizione al relativo albo professionale anche per il personale militare delle professioni sanitarie infermieristiche, ostetriche, riabilitative e tecnico-sanitarie;

   dal 15 febbraio 2018, gli infermieri militari che esercitano la professione senza essere iscritti all'albo possono trovarsi nelle condizioni di commettere il reato di abusivo esercizio di una professione e in tale situazione il loro datore di lavoro ne è penalmente responsabile;

   tenuto conto delle condizioni e della specificità del personale sanitario delle Forze armate, in diverse sedi è stato chiesto al Ministero della difesa di porre a carico dell'amministrazione l'iscrizione ai rispettivi ordini professionali;

   secondo quanto riportato in una segnalazione sottoscritta da una nota rappresentanza militare il personale militare sanitario verrebbe sottoposto a continue pressioni allo scopo di risolvere le problematiche connesse alla mancata iscrizione al rispettivo ordine professionale, senza altresì attendere le decisioni che saranno assunte dal dicastero –:

   se il Ministro interrogato intenda adottare iniziative affinché le quote di iscrizione/ rinnovo agli albi competenti per il personale militare che esercita la professione sanitaria siano poste a carico del dicastero e, in caso positivo, promuovere un'apposita modifica normativa volta a includere il personale militare nei rispettivi albi degli ordini professionali.
(5-02436)

Interrogazione a risposta scritta:


   ERMELLINO, IORIO e ROBERTO ROSSINI. — Al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:

   la direzione generale del personale civile ha divulgato una nuova circolare sul tema relativo ai benefici derivanti da supervalutazione di periodi di servizio in lavori insalubri e polverifici. Imbarchi ai sensi degli articoli 19 e 25 del decreto del Presidente della Repubblica 29 dicembre 1973, n. 1092, già lungamente dibattuto con il precedente vertice politico del dicastero della difesa senza giungere ad alcun esito;

   la circolare de quo rileva la mancata valorizzazione delle peculiari attività poste in essere dal Ministero della difesa; più in particolare, minimizza le caratteristiche d'impiego del personale civile con riferimento alle attività effettuate soprattutto nel pregresso, dettando una nuova linea interpretativa che, negando il riconoscimento dei diritti acquisiti e già iscritti a matricola di centinaia di dipendenti, ne ha improvvisamente impedito il collocamento in quiescenza;

   è innegabile che la natura retroattiva del provvedimento stia recando forte pregiudizio ai lavoratori in termini di riconoscimento dei privilegi in parola, portando all'annullamento, in molti casi, dei decreti di pensione già emessi e ponendo a carico degli stessi lavoratori addirittura l'onere di provare di aver diritto ai benefici previsti dalle norme vigenti;

   la realtà dei fatti evidenzia e fa emergere una situazione molto critica dimostrando che i vari enti, allorquando colpiti dai vari provvedimenti di riordino, chiusura e accorpamento non hanno curato e conservato in maniera diligente i fascicoli personali e le certificazioni del tempo di lavoro effettuato dai dipendenti negli ambienti insalubri e/o nei polverifici, oltre a non segnalare per tempo quanto previsto dalle norme vigenti;

   l'inosservanza delle procedure relative alla conservazione della documentazione probante, la cui responsabilità non può non ricadere interamente sull'Amministrazione, unitamente ai contrastanti interventi prodotti sull'argomento che non permettono di definire con chiarezza una tematica così delicata e sentita dal personale civile, è prodromica ad una situazione di disagio tra i lavoratori che senza dubbio inficia i rapporti di dipendenza con ovvie ricadute sull'intero sistema;

   da notizie di stampa si apprende che il Ministero per i beni e le attività culturali ha compiuto un passo avanti nel riconoscimento dei benefici pensionistici al personale che è risultato esposto alle sostanze insalubri così come previsto dal decreto del Presidente della Repubblica n. 1092 del 1973, rivendicando i periodi interessati dal beneficio anche se non in possesso del libretto di rischio. Più in particolare, le condizioni elencate nella circolare riferiscono esclusivamente all'onere di provare l'effettiva esposizione alle sostanze insalubri contenute nel famoso decreto luogotenenziale n. 110 del 1919, in virtù della specifica condizione professionale con i riferimenti agli enti nei quali si è prestato servizio –:

   se il Governo sia a conoscenza delle criticità riportate in premessa e quali iniziative intenda porre in essere per individuare una soluzione accettabile e definire al meglio il contesto giuridico nel quale modificare la norma, superando l'imbarazzo istituzionale derivante da quello che appare all'interrogante un intransigente atteggiamento di chiusura amministrativo;

   se il Governo intenda avviare iniziative atte all'organizzazione di appositi tavoli tecnici con lo scopo di individuare soluzioni interpretative ed amministrative a beneficio del personale dipendente – come fatto dal Ministero per i beni e le attività culturali – che vive un problema analogo ma affrontato con una visione amministrativa diametralmente opposta.
(4-03232)

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazione a risposta scritta:


   MISITI, LOVECCHIO e MANZO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   a seguito di procedura ad evidenza pubblica esperita presso la centrale unica di committenza dei comuni della provincia di Cosenza, di Praia a Mare – Diamante – Belvedere Marittimo è stata formulata proposta di aggiudicazione per la concessione del servizio di riscossione coattiva di tutte le entrate comunali non affidate ad altro agente di riscossione – CIG 780391266 con prima in graduatoria la Sogert spa;

   con determinazione del responsabile del settore terzo n. 48 del 7 giugno 2019 – n.r.g. 273 del 7 giugno 2019 il comune di Diamante, preso atto del verbale di aggiudicazione, al fine di velocizzare la riscossione delle entrate dell'Ente, ha disposto l'avvio immediato del servizio di riscossione coattiva di tutte le entrate comunali non affidate ad altro agente di riscossione;

   la stessa società aggiudicatrice in data 7 giugno 2019 avviava attraverso pubblicazione di un bando, consultabile presso la sezione «Albo Pretorio» del sito istituzionale del comune di Diamante (Cosenza) con numero di protocollo 12221, la selezione per titoli e colloquio di due impiegati tecnici-contabili;

   il bando in questione evidenzia vistosissimi vizi formali, riportando tra i requisiti minimi di partecipazione la dicitura generica «esperienza in amministrazione», non specifica i titoli di studio necessari, ma li identifica in modo del tutto approssimativo come «lauree in discipline amministrativo-scientifiche» senza identificare in alcun modo equivalenze o equipollenze eventuali, non riporta alcun modello di domanda di partecipazione determinando, a giudizio dell'interrogante, un evidente arbitrarietà nella selezione delle domande stesse, in violazione dei più elementari principi di trasparenza amministrativa e infine, oltre ad essere carente delle specifiche relative alle modalità di svolgimento dell'incarico, come ad esempio durata del contratto, orario lavorativo e retribuzione, evidenzia problemi legati al ridotto periodo di pubblicità di soli dieci giorni in evidenza dal 7 giugno al 17 giugno 2019;

   la società Sogert spa è iscritta all'albo, istituito presso il Ministero dell'economia e delle finanze, dei soggetti abilitati ad effettuare attività di liquidazione e di accertamento e riscossione dei tributi e altre entrate delle province e dei comuni, di cui all'articolo 53 del decreto legislativo n. 446 del 1997 –:

   se sia a conoscenza di quanto esposto in premessa;

   se e quali iniziative di competenza intenda assumere in merito alla vicenda di cui in premessa, anche in relazione alla permanenza della società Sogert spa nell'albo di cui all'articolo 53 del decreto legislativo n. 446 del 1997.
(4-03231)

GIUSTIZIA

Interrogazione a risposta in Commissione:


   ACQUAROLI e OSNATO. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   in data 3 luglio 2019 è convocato presso il Ministero della giustizia, con il Sottosegretario Jacopo Morrone, un incontro che riguarda il decreto ministeriale 27 giugno 2019 in merito all'istituzione di un tavolo tecnico in tema di equo compenso relativo alle professioni ordinistiche;

   è notizia del 2 luglio 2019 che il Ministro interrogato e il presidente del Consiglio nazionale forense Andrea Mascherin hanno sottoscritto un protocollo sull'istituzione del nucleo centrale di monitoraggio della disciplina dell'equo compenso per la professione forense, esprimendo reciproca soddisfazione –:

   quali siano le motivazioni che hanno indotto il Ministro interrogato ad anticipare la sottoscrizione del protocollo d'intesa con il presidente del Consiglio nazionale forense, considerato che così facendo, si contribuisce ad accrescere il disallineamento all'interno del sistema delle professioni ordinistiche e che si rende superflua o si condiziona la successiva convocazione;

   per quali ragioni il protocollo sia stato sottoscritto in modo assolutamente estemporaneo e irrituale da un Ministro che – peraltro – esercita la professione di avvocato, invece che dal sottosegretario con delega specifica in materia.
(5-02431)

Interrogazione a risposta scritta:


   VINCI, TOMBOLATO, CAVANDOLI, CESTARI, GOLINELLI, MURELLI, PIASTRA, TOMASI e TONELLI. — Al Ministro della giustizia, al Ministro per la famiglia e le disabilità, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   l'inchiesta denominata «Angeli e demoni», coordinata dalla procura di Reggio Emilia vede al centro la rete dei servizi sociali della Val D'Enza, accusata anche di aver redatto false relazioni per allontanare bambini dalle famiglie e collocarli in affido retribuito da amici e conoscenti;

   emerge un giro d'affari di centinaia di migliaia di euro a scapito di bambini sottoposti a ore e ore di intensi «lavaggi del cervello» durante le sedute di psicoterapia, e suggestionati anche con l'uso di impulsi elettrici. Un sistema spacciato ai piccoli come «macchinetta dei ricordi», che in realtà avrebbe «alterato lo stato della memoria in prossimità dei colloqui giudiziari»;

   secondo il quadro accusatorio, quel modello istituzionale da emulare sul tema della tutela dei minori abusati, altro non si sta rivelando che un illecito business ai danni di decine e decine di minori sottratti alle rispettive famiglie;

   i destinatari delle misure cautelari sono accusati, a vario titolo, di frode processuale, depistaggio, abuso d'ufficio, maltrattamenti su minori, lesioni gravissime, falso in atto pubblico, violenza privata, tentata estorsione, peculato d'uso;

   i minori venivano allontanati dalle rispettive famiglie attraverso le «più ingannevoli e disparate attività». Tra queste, secondo la ricostruzione degli inquirenti e delle forze dell'ordine, relazioni mendaci, disegni dei bambini artefatti attraverso la mirata «aggiunta» di connotazioni sessuali, terapeuti travestiti da personaggi «cattivi» delle fiabe messi in scena ai minori in rappresentazione dei genitori intenti a fargli del male, falsi ricordi di abusi sessuali ingenerati con gli elettrodi;

   l'indagine svela numerosi falsi documentali, redatti secondo l'accusa dai servizi sociali in complicità con alcuni psicologi;

   tra gli affidatari dei minori anche titolari di sexy shop, persone con problematiche psichiche e con figli suicidi –:

   se, alla luce di quanto riportato in premessa, i Ministri interrogati, per quanto di competenza, non ritengano di adottare iniziative per:

    a) inasprire le pene per tutti i reati che hanno come soggetti i minori;

    b) disporre una verifica immediata di tutto il sistema di affidi nazionale che consenta di promuovere una revisione della normativa, anche prevedendo controlli capillari sulle varie professionalità;

    c) avviare un controllo capillare di tutte le realtà delle case famiglia che si occupano di affido dei minori presenti sul territorio nazionale.
(4-03233)

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   PELLICANI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   il 30 giugno 2019 si è registrato un gravissimo incidente, purtroppo mortale, presso la laguna di Venezia con il decesso di una bambina di 12 anni a seguito di un anomalo moto ondoso che ha fatto finire una barca contro una briccola;

   la vittima del terribile schianto nei pressi del Lido, in zona Bacan nei pressi dei cantieri del Mose, è stata una ragazzina di appena 12 anni;

   secondo le ricostruzioni riportate anche dagli organi di informazione probabilmente un'onda provocata da un'altra imbarcazione potrebbe aver spinto il motoscafo contro una briccola, con la conseguenza che la bambina è stata sbalzata fuori dalla barca e risucchiata dall'elica;

   nonostante il disperato tentativo del padre di portarla in salvo e l'arrivo dei soccorsi, non vi è stato nulla da fare;

   sull'accaduto stanno indagando gli organi preposti per accertare dinamiche ed eventuali responsabilità;

   purtroppo non è la prima volta che si registrano gravissimi incidenti, anche con vittime in laguna;

   un anno fa si era registrata un'analoga tragedia e solo qualche settimana fa altre persone erano state ferite a causa delle criticità che si registrano in laguna;

   alta velocità, moto ondoso, traffico sempre più elevato, carenza di controlli e di segnalazioni sono tutte questioni che sono già state poste da tempo all'attenzione del Ministro, che in un anno ad avviso dell'interrogante non ha fatto nulla –:

   quali iniziative intenda assumere tempestivamente il Governo al fine di convocare un tavolo istituzionale per affrontare tutte le criticità che attengono alla navigazione e alla sicurezza della stessa in laguna per prevenire rischi di incidenti come quello purtroppo richiamato in premessa.
(5-02426)


   GABRIELE LORENZONI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   la strada statale n. 4 Salaria è l'unica arteria stradale che collega la Capitale con il capoluogo della provincia di Rieti, per proseguire verso Ascoli Piceno attraversando l'area del cratere sismico venutasi a creare nel 2016;

   la stessa consolare a due corsie, una per senso di marcia, risulta essere sottodimensionata per il flusso di traffico in costante aumento soprattutto di natura pendolare, né esiste un collegamento ferroviario diretto dell'entroterra reatino e ascolano con la Capitale che possa alleggerirlo;

   i lavori relativi alla strada statale 4, ed in particolare l'adeguamento a 4 corsie della tratta tra Passo Corese e Rieti, rientrano negli interventi strategici individuati nella cosiddetta «legge obiettivo» n. 443 del 2001;

   sono frequenti gli incidenti, anche mortali, come riportato dalle cronache, che hanno causato 9 vittime tra il mese di novembre e dicembre 2018, e 2 vittime nel 2019, nel tratto compreso nella provincia di Rieti tra Passo Corese e il capoluogo, una serie di eventi luttuosi che hanno lasciato la comunità nello sconforto e hanno portato il vescovo della diocesi di Rieti a chiedere interventi urgenti alle istituzioni, tanto da definire la strada «Malaria»;

   la stessa strada necessita, quindi, di interventi di messa in sicurezza e potenziamento non più rinviabili soprattutto nei tratti più critici, in particolare nei pressi del chilometro 48 e del chilometro 60;

   il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti pro tempore Delrio, il presidente della regione Lazio Zingaretti e quello della regione Marche Ceriscioli, insieme all'ex amministratore delegato di Anas Armani, presentarono il 17 ottobre 2017, nel corso di una conferenza stampa presso la sala del consiglio della provincia di Rieti, il «Piano di potenziamento della S.S. 4 Salaria», con l'obiettivo di «agevolare la ripresa socio-economica nelle aree interessate dal sisma» per un fabbisogno complessivo di 854 milioni di euro;

   ad oggi gli unici interventi di potenziamento di prossimo avvio nel tratto da Roma a Rieti, finanziati anche con fondi regionali, sono la variante all'abitato di Monterotondo Scalo all'interno della città metropolitana di Roma, fuori dal cratere sismico ed estraneo al flusso di traffico pendolare dalle aree del cratere;

   risultano altresì finanziate le opere infrastrutturali per il miglioramento funzionale degli svincoli di Rieti con fondi non regionali;

   risultano programmati nel Contratto di programma 2016-2020 l'adeguamento della piattaforma stradale e la messa in sicurezza dal chilometro 56 al chilometro 64 per un importo dell'investimento pari a 68,38 milioni di euro ma finanziato solo con 14,24 milioni;

   risulta non programmato nel Contratto di programma 2016-2020 ma previsto dal «piano di potenziamento della S.S. 4 Salaria» l'adeguamento della piattaforma stradale dal chilometro 64 al chilometro 70 (Ornaro-San Giovanni Reatino);

   la regione Lazio assegnò all'itinerario Passo Corese-Rieti un importo di circa 60 milioni di euro (CDG0125694 del 22 ottobre 2007), come confermato dall'ex assessore con delega alle infrastrutture della regione Lazio, e attuale consigliere regionale e presidente della «commissione bilancio» Fabio Refrigeri in un'intervista al Messaggero locale del 4 novembre 2018: sarebbero ancora utilizzabili, per finanziare il «tratto più pericoloso [...] in particolare dal km 54,2 al km 64,6 [...]», circostanza poi confermata, nell'intervista a RietiLife TV del 13 dicembre 2018 –:

   quali iniziative il Ministro interrogato intenda assumere, per quanto di competenza, per assicurare i finanziamenti già stanziati e la programmazione dell'adeguamento a 4 corsie nel tratto da Passo Corese a Rieti, come previsto dalla legge obiettivo, e per garantire il prima possibile l'avvio e il completamento delle opere di potenziamento e di adeguamento della strada statale Salaria nel tratto compreso nelle province colpite dagli eventi sismici del 2016.
(5-02430)

INTERNO

Interrogazioni a risposta scritta:


   SAPIA, FORCINITI, NESCI, SCUTELLÀ, D'ARRANDO, NAPPI, TROIANO e MENGA. — Al Ministro dell'interno, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   secondo un articolo del quotidiano online «LaCNews24.it», pubblicato in data 27 giugno 2019 a firma di Marco Lefosse, pare «che il Governo Lega-5 Stelle nel riparto delle risorse per l'anno 2019 ha mantenuto stabile a poco più di 46 milioni di euro il fondo di premialità delle fusioni (dei comuni), nonostante queste siano aumentate negli ultimi anni»;

   da ciò si profilerebbe, ad avviso dell'interrogante, una penalizzazione, sotto forma d minori fondi, rispetto a quanto previsto come bonus erariale dall'articolo 1, commi 17-18, della legge n. 208 del 2015 (legge di stabilità 2016) «che premia tutte quelle realtà che hanno deciso di fondersi»;

   inoltre, «il regolamento ministeriale sottostante al decreto di erogazione del contributo ai comuni fusi prevede che in caso d'incapienza dei fondi sono privilegiate le fusioni con maggiori anzianità con un riparto a loro favore del 4 per cento in più per ogni anno di fusione»;

   questa e altre modalità di attribuzione finiscono, ad avviso dell'interrogante, per premiare, nei fatti, i comuni con maggiore anzianità di fusione, a prescindere dal numero dei residenti;

   tale distorsione emerge con chiarezza se si raffrontano i fondi che dovrebbero spettare al comune di Casali del Manco (Cosenza), nato il 5 maggio 2017, pari a 1,1 milioni di euro per 10.000 abitanti, con quelli che dovrebbero toccare al comune di Corigliano-Rossano (Cosenza), istituito il 31 marzo del 2018, cui andrebbero appena 845.806,41 euro anziché i 2 milioni previsti, per 77.000 residenti, sempre secondo l'articolo succitato;

   ad avviso dell'interrogante, se la suddetta notizia circa il comune di Corigliano-Rossano corrispondesse al vero, sarebbe una penalizzazione nei confronti dello stesso comune, che si è fuso di recente e che deve ancora riorganizzare la propria amministrazione, anche perché le prime elezioni del nuovo ente si sono tenute da poco –:

   quali iniziative di competenza intendano assumere al fine di garantire al comune di Corigliano-Rossano risorse adeguate alle proprie esigenze, tanto in rapporto alla popolazione complessiva quanto in rapporto all'articolazione territoriale.
(4-03241)


   MURONI. — Al Ministro dell'interno, al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   la decisione della Sea Watch 3 di entrare nel porto di Lampedusa ha scatenato i sostenitori del Ministro dell'interno che con una serie di post sui social network ha dato di fatto il via alla campagna contro la Sea Watch e la comandante della nave, la 31enne tedesca Carola Rackete;

   tra i commentatori c'è chi crede sia in gioco la sovranità nazionale, chi è convinto che la decisione di violare il blocco sia una dichiarazione di guerra, e chi esige l'immediato arresto della comandante e l'affondamento della nave. Il comune denominatore però è l'odio verso la comandante Rackete, ricoperta di insulti, spesso di carattere sessista;

   lo scontro del Ministro Salvini contro la Ong, insomma, si gioca soprattutto sui social. «Ma non è che tutti quelli che nascono “bianchi, tedeschi e ricchi” devono venire a rompere le p... in Italia, sbaglio???», scrive il vice presidente del Consiglio su Twitter, stravolgendo le parole della Rackete. Le risposte dei suoi follower non tardano ad arrivare: in molti lo incitano a non mollare e pretendono l'arresto della comandante e la confisca della nave, come pubblicato da «Fanpage.it» il 27 giugno 2019;

   purtroppo, non solo sui social. Gli applausi e i «buuu», i «vergognati» e i «forza» si registrano anche la notte in cui Carola Rackete lascia la Sea Watch 3 e tocca Lampedusa e l'isola ha questi suoni;

   si rilevano le voci di chi si riconosce nella sua scelta di umanità e le voci di chi quella scelta la contesta. Sul web però le prime sembrano quasi scomparire, perché la sguaiatezza delle seconde offusca la gentilezza del consenso, come pubblicato, il 29 giugno 2019, dal «Sole 24 Ore» sul suo sito web;

   per capire a quale grado di odio e di violenti insulti si è arrivati basta ascoltare il video postato online dalla Lega Lampedusa quando la capitana della Sea Watch sta scendendo a terra; «Spero che ti violentino» si sente urlare da un gruppo di persone presenti al porto; «Zingara, venduta, tossica, vattene in galera, drogata. Vai dalla Merkel, vergogna. Le manette!» si sente ancora, come pubblicato, il 29 giugno 2019, dal «Corriere della Sera» sul suo sito web;

   tutto questo è successo mentre Carola Rackete veniva arrestata in flagranza per violazione dell'articolo 1100 del codice della navigazione, resistenza o violenza contro nave da guerra, che prevede pene da 3 a 10 anni;

   le intimidazioni, le minacce verbali, le ingiurie, ma anche la colpevolizzazione e il disprezzo per il suo gesto umanitario si sono svolti in presenza di personale appartenente alle forze dell'ordine che sembrerebbe non aver proceduto ad identificare nessun facinoroso;

   questa «dimenticanza» è ancora più grave, perché questi comportamenti potrebbero configurare per i facinorosi il reato di violenza di genere;

   a parere dell'interrogante l'atteggiamento delle forze dell'ordine, se venisse confermato, di non identificare nessuna delle persone che, varcando ampiamente la soglia del semplice livore, ha offeso in modo gravissimo Carola Rackete, arrivando perfino al limite del reato di violenza di genere, circostanza determinata anche da una inevitabile innalzamento della tensione, apparirebbe finalizzato ad alzare il livello di conflittualità e criminalizzare le attività di soccorso in mare da parte delle Ong –:

   se non intendano urgentemente assumere tutte le iniziative di competenza per accertare se i facinorosi ripresi nei video siano stati identificati e denunciati dalle forze dell'ordine presenti, affinché questi episodi disdicevoli non avvengano anche in futuro.
(4-03246)

ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazione a risposta in Commissione:


   TUZI. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   in data 2 maggio 2019 sul sito del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca è stato pubblicato il bando di ammissione dei medici alle scuole di specializzazione di area sanitaria per l'anno accademico 2018/2019;

   all'articolo 8 di tale bando la prova di ammissione è fissata per il giorno 2 luglio 2019;

   ad oggi, 3 luglio 2019, non sono ancora noti la ripartizione e il numero dei posti messi a concorso, sia quelli nazionali sia quelli regionali;

   secondo quanto previsto dal regolamento per i concorsi, nel bando deve essere reso noto il numero dei posti per i quali il concorso è indetto;

   a tutt'oggi non è stato pubblicato il numero degli stessi;

   occorre pertanto provvedere celermente a tale pubblicazione –:

   quando si intenda provvedere alla pubblicazione dei posti messi a concorso e della loro ripartizione e quali siano le motivazioni di tale ritardo.
(5-02424)

Interrogazioni a risposta scritta:


   LONGO. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   in data 24 aprile 2019 il Governo, il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca e i sindacati hanno firmato un accordo per il riconoscimento della professionalità acquisita dai docenti con almeno tre annualità di servizio;

   finalità della direttiva europea 1999/70/CE che riguarda la tutela dei lavoratori relativa all'accordo quadro Ces, Unice e Ceep e quella di migliorare la qualità del lavoro a tempo determinato garantendo l'applicazione del principio di non discriminazione nonché di creare un quadro per la prevenzione degli abusi derivanti dall'utilizzo di una successione di contratti o di rapporti di lavoro a tempo determinato;

   l'Italia ha recepito la direttiva sopracitata nella normativa nazionale con il decreto legislativo n. 368 del 6 settembre 2001, ma il nostro Paese è risultato spesso inadempiente rispetto alla direttiva su questioni che riguardano la pubblica amministrazione;

   il cosiddetto «decreto Madia» (decreto legislativo n. 75 del 2017) ha permesso di stabilizzare i precari del servizio sanitario nazionale con il reclutamento anche attraverso concorsi riservati (articolo 20) ma non i precari della pubblica istruzione;

   l'11 giugno 2019 il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca insieme ai sindacati ha firmato un accordo per la realizzazione dei percorsi abilitanti speciali per docenti con tre annualità di servizio e di un concorso straordinario per docenti con tre annualità nella scuola statale negli ultimi otto, a cui destinare circa 24.000 posti;

   il Ministro interrogato, all'atto della stipula dell'accordo con i sindacati, ha dichiarato che saranno previsti, per i docenti che hanno già lavorato per almeno tre anni nella scuola, sia statale che paritaria, percorsi (PAS) che saranno attivati a stretto giro e che consentiranno di conseguire l'abilitazione all'insegnamento, utile, fra l'altro, per accedere alle supplenze annuali dalle graduatorie di seconda fascia e per insegnare nelle paritarie. Ai PAS potranno accedere, tra gli altri, anche i docenti di ruolo e i dottori di ricerca;

   il provvedimento ha carattere di urgenza e nell'accordo stipulato il Ministro interrogato ha recepito le richieste dei sindacati di adottare un provvedimento d'urgenza per emanare il bando dedicato ai precari della scuola –:

   se e quando il Ministro interrogato intenda emanare il bando dedicato ai precari del mondo della scuola con 36 mesi di servizio, considerato il carattere di urgenza.
(4-03238)


   STUMPO. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   le domande di mobilità che consentono ai docenti di cambiare provincia e passaggio di ruolo o di cattedra presentate per il corrente anno sono state pari a 139.583. Per l'infanzia le domande sono state 15.994, di cui 12.814 per cambiamento di sede e 3.180 per passaggi in un diverso grado di istruzione. I docenti totali che hanno potuto cambiare regione ammontano a 1.012;

   nella giornata del 24 giugno 2019, il personale docente che aveva presentato domanda di mobilità per l'anno 2019/2020 ha ricevuto l'esito tramite istanze online e successivamente nei siti dell'Ufficio scolastico provinciale (Usp) di riferimento; in questa fase numerosi docenti hanno lamentato il fatto di avere ricevuto una mail che comunicava l'annullamento del trasferimento;

   gli stessi uffici scolastici provinciali hanno pubblicato degli avvisi in cui si fa riferimento a rettifiche o annullamenti degli esiti della mobilità docenti 2019, come accaduto nell'ambito territoriale di Catanzaro;

   l'Usp di Biella ha comunicato che «l'Ufficio sta provvedendo ad accertamenti sulla mobilità con i referenti del sistema informativo, con particolare riferimento alle classi di concorso interessate dagli accantonamenti DM 631/2018 (A030 - AD00 - A018 - A020 - AC24). Seguiranno ulteriori avvisi/comunicazioni»;

   si tratta di una situazione che coinvolge anche i precari, i quali non possono essere immessi in ruolo e sono costretti a ricorrere in tribunale per vedersi riconoscere lo stipendio dei mesi estivi;

   il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca ha fornito l'elenco dei movimenti del personale docente per i quali, essendo state riscontrate anomalie, sono stati disposti l'annullamento o la rettifica. Si tratta in totale di 945 casi, analizzando i quali emerge che le domande annullate sono 352 (8 per posti di scuola dell'infanzia, 14 di primaria, 187 di secondaria di I grado e 143 di secondaria di II grado), mentre risultano rettificate 573 operazioni;

   sembrerebbe che non siano andati a buon fine la maggior parte dei trasferimenti più rilevanti, quelli interprovinciali, che avrebbero sanato le assunzioni della «Buona scuola» svolte sulla base di un algoritmo «impazzito» che solo nella fase B del reclutamento straordinario attuato nel 2016 ha portato oltre 8 mila docenti fuori provincia e regione;

   secondo il sindacato scuola Flc Cgil, gli errori dei posti di trasferimento sarebbero stati causati in parte dal mancato accantonamento sui posti Fit. Al momento, gli uffici scolastici territoriali starebbero procedendo alla pubblicazione degli elenchi aggiornati. Alla scuola dell'infanzia dovrebbero esserci 2.939 posti comuni e 1.143 posti di sostegno per un totale di 4.082 posti; 12.399 sarebbero i posti alla scuola primaria. Alla scuola secondaria di primo grado i posti totali sono 24.586; per la scuola secondaria di secondo grado sono 23.082;

   si rende necessario accertare attraverso un confronto con i sindacati di settore quali siano i motivi che hanno causato quello che appare, per il numero di docenti coinvolti, un rilevante numero di anomalie nelle operazioni di mobilità –:

   quali iniziative abbia assunto o intenda assumere per accertare i motivi e le cause che hanno prodotto un così alto numero di anomalie nelle domande di mobilità;

   se intenda avviare o abbia avviato un confronto con i sindacati di settore, al fine di evitare che quanto accaduto abbia a ripetersi.
(4-03242)


   FRASSINETTI, VARCHI, CARETTA, CIABURRO, FOTI, FERRO, ACQUAROLI, PRISCO, BUCALO, BALDINI, MANTOVANI, ZUCCONI, DELMASTRO DELLE VEDOVE, LUCA DE CARLO, TRANCASSINI, MOLLICONE. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   in data 28 giugno 2019 il professore Marco Gervasoni, docente di storia contemporanea all'Università degli studi del Molise (Unimol) ha postato sul proprio profilo Facebook privato il commento relativo alle vicende della nave della Ong. «SEA WATCH 3» capitanata da Carola Rackete;

   nello stesso giorno il professor Gervasoni, su Twitter, ha anche condiviso un post dell'On. Giorgia Meloni e ha commentato: «L'ho detto fin da subito. Totalmente d'accordo»;

   sul profilo privato del docente, aperto dal 2012, è ben visibile nella descrizione del profilo l'inciso: «Opinioni solo personali. Non coinvolgono istituzioni in cui lavoro o media con cui collaboro»;

   l'Anpi, Associazione nazionale partigiani italiani, costantemente in cerca di un nemico da colpire, ha sollevato un inutile polverone sulle opinioni personali del docente, diramando un minaccioso comunicato in cui auspica: che «comportamenti così gravi, soprattutto per i possibili effetti negativi sugli studenti dal punto di vista umano e didattico, siano adeguatamente valutati dall'Università, che negli insegnamenti che impartisce ha prima di tutto l'obbligo al rispetto dei diritti dell'uomo sancito all'articolo 2 della Costituzione che deve restare il faro di ogni intenzione e azione, in particolare per chi detiene un ruolo di alto livello istituzionale»;

   l'Ateneo molisano (Unimol) ha rilasciato plurime dichiarazioni nel tentativo di evitare una inutile speculazione politica e giornalistica, dichiarando nell'ordine;

   su Facebook, che «l'Università del Molise ribadisce che, in quanto ente pubblico di ricerca e formazione, non si identifica nelle posizioni politiche di nessuno dei suoi docenti»;

   sulla stampa locale, che «dei propri docenti rispetta la libertà d'opinione ma li richiama, come recentemente avvenuto, al rispetto dei valori costituzionali e ad atteggiamenti consoni alla deontologia del docente universitario, che deve offrire strumenti conoscitivi per comprendere e affrontare, anche con vedute divergenti, la complessità di situazioni nelle quali si intrecciano e confliggono interessi contrastanti e differenti piani normativi»;

   su Twitter, che «Unimol è un ente pubblico di ricerca e formazione. Non aderisce alla visione politica di nessuno dei suoi docenti, dei quali rispetta la libertà di opinione»;

   alcuni quotidiani nazionali hanno auspicato la possibilità di ulteriori azioni contro la libera espressione del docente dell'Unimol solo per aver esternato le proprie opinioni;

   occorrerebbe evitare ulteriori ingerenze da parte dell'Anpi relative a questioni che riguardano le opinioni personali dei docenti –:

   quali iniziative di competenza intenda attuare per tutelare la libertà di espressione dei docenti universitari in merito alle opinioni da loro espresse fuori dall'ambito universitario.
(4-03244)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   CARNEVALI, DE FILIPPO, RIZZO NERVO, UBALDO PAGANO, BRAGA, BURATTI, DE LUCA, MOR, PEZZOPANE, PIZZETTI, SCHIRÒ, VISCOMI, GADDA, GIACOMELLI, SERRACCHIANI, CARLA CANTONE e GRIBAUDO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   come riportato dallo stesso articolo 1, comma 1, del decreto-legge n. 4 del 2019 istitutivo della misura del reddito di cittadinanza, a decorrere dal mese di aprile 2019 il reddito di cittadinanza diventa misura fondamentale di politica attiva del lavoro a garanzia del diritto al lavoro, di contrasto alla povertà, alla disuguaglianza e all'esclusione sociale, nonché misura volta a favorire il diritto all'informazione, all'istruzione, alla formazione e alla cultura attraverso politiche volte al sostegno economico e all'inserimento sociale dei soggetti a rischio di emarginazione nella società e nel mondo del lavoro;

   la misura reddito di cittadinanza presenta un impianto complesso che vede una pluralità di attori in campo (comuni, centri per l'impiego, Inps, Anpal, altri servizi territoriali e altro) e che pertanto presuppone una forte concentrazione e una governance ben strutturata, affinché i comuni possano adempiere efficacemente e con risorse adeguate ai compiti che sono loro affidati;

   fino a giugno 2019, secondo i dati Inps, sono state presentate 1.252.148 domande; di queste ne sono state accolte 674.000 e respinte 277.000 (pari al 26 per cento) mentre 9000 devono ancora essere lavorate per un importo medio pari a 540 euro;

   al di là di questi dati però non è stata ancora data applicazione all'articolo 6 del decreto-legge n. 4 del 2019 relativo all'istituzione di piattaforme digitali per l'attivazione e la gestione dei patti volti al coordinamento tra i vari soggetti in campo;

   in particolare, il comma 1 dell'articolo 6 prevede l'istituzione di un sistema informativo del reddito di cittadinanza nel cui ambito dovrebbero operare due apposite piattaforme, una presso l'Anpal, e una presso il Ministero del lavoro e delle politiche sociali, per il coordinamento con i comuni;

   tali piattaforme sarebbero dovute diventare il portale delle comunicazioni tra i centri per l'impiego, i soggetti accreditati di cui all'articolo 12 del decreto legislativo n. 150 del 2015, i comuni, l'Anpal il Ministero del lavoro e delle politiche sociali e l'Inps;

   con l'introduzione del reddito di cittadinanza, scompare il modello di welfare locale unitario del reddito di inclusione, che assegnava a un solo soggetto – i comuni coordinati a livello di ambito territoriale – la gestione dell'accesso alla misura e la definizione della tipologia del percorso d'inclusione per ogni famiglia; inoltre lo stesso comune era subito informato dell'esito della domanda e dell'eventuale importo ricevuto;

   ora, infatti, le domande possono essere presentate a Caf, Poste, patronati e online ma non più ai comuni e, questi ultimi non svolgono più il pre-assessment di tutti i nuclei per decidere verso quale tipo di percorso inviarli;

   la non attivazione di tali piattaforme fa sì che i comuni ad oggi, a cinque mesi dall'entrata in vigore della legge di conversione del decreto-legge, non siano ancora in grado di sapere quante siano le persone che nel proprio territorio ricevano il reddito di cittadinanza, il suo ammontare o altre prestazioni sociali erogate dall'Inps e quindi non abbiano la possibilità di coordinare i necessari interventi comunali di presa in carico delle situazioni per i quali il bisogno complesso e multidimensionale comporta la sottoscrizione dei patti per l'inclusione sociale –:

   quale sia, ad oggi, l’iter per l'istituzione delle due piattaforme di cui all'articolo 6 del decreto-legge n. 4 del 2019; se e quali comuni abbiano stipulato dei patti per l'inclusione sociale, visto che la povertà è un fenomeno multidimensionale legato anche ad aspetti diversi dal lavoro o dal mero sussidio economico.
(5-02427)


   BUCALO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   la legge n. 153 (conversione del decreto-legge n. 69 del 1988) del 13 maggio 1988 ha riformato l'istituto degli assegni familiari (in passato erano concessi in tanti tagli di basso importo, in base al numero delle persone che erano a carico), trasformandolo in assegno per il nucleo familiare ai lavoratori dipendenti, lavoratori che godono di prestazioni previdenziali da lavoro dipendente e pensionati da lavoro dipendente, il cui reddito complessivo è inferiore a una determinata cifra, rivalutata ogni anno in base all'inflazione;

   nella citata legge restano esclusi dal concetto di assegni per il nucleo familiare i lavoratori autonomi (artigiani, commercianti, coltivatori diretti, mezzadri), ai quali si applica la vecchia disciplina sugli assegni familiari legata al concetto di «carico familiare»;

   ai pensionati iscritti alle gestioni speciali dei lavoratori autonomi, continuano ad essere pagate, se rientrano nelle condizioni di reddito richieste, le «quote di maggiorazione della pensione» per carichi di famiglia (10,21 euro per ogni familiare), notevolmente più basse rispetto agli assegni per il nucleo familiare dei pensionati da lavoro dipendente, tali da creare di fatto un vero e proprio trattamento iniquo;

   la legge prevede che l'assegno per il nucleo familiare può essere erogato a nuclei composti da una sola persona ma solo se questa è titolare di una pensione ai superstiti da lavoro dipendente o è orfano minorenne o una persona impossibilitata a svolgere proficuo lavoro;

   dopo la sentenza della Corte di cassazione n. 7668 del 1996, anche il coniuge superstite inabile rientra tra i possibili beneficiari e può ottenere l'assegno al nucleo (ormai noto come assegno di vedovanza) anche in assenza di altri contitolari della reversibilità; restano escluse le reversibilità dei lavoratori autonomi (SR, SoArt, Socom);

   alla luce di quanto esposto, si rileva un grave pregiudizio nei confronti della categoria dei pensionati iscritti alle gestioni speciali dei lavoratori autonomi –:

   se sia a conoscenza della vicenda esposta e quali iniziative di competenza intenda urgentemente adottare per porre fine a questo trattamento iniquo.
(5-02428)


   RIZZETTO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   alla Safop Spa di Pordenone, azienda con 96 anni di storia, fondata in Comina nel 1923, è stato proclamato lo stato di agitazione; sono a rischio 76 posti di lavoro poiché la Jingcheng Holding Europe Gmbh, la holding cinese, che dal 2012 controlla l'azienda, ha annunciato la cessazione dell'attività produttiva e l'avvio della procedura di liquidazione;

   nonostante le ripetute richieste di incontro inviate da parte dei lavoratori e dei sindacati Fiom e Cgil, per affrontare la difficile situazione finanziaria che si era determinata, la società si è negata al confronto e ha deciso di procedere verso il fallimento;

   si tratta dell'ennesima scelta di lasciare l'Italia da parte di una società multinazionale posta in essere senza alcun rispetto per i dipendenti, il lavoro e l'economia, che un'azienda storica come Safop ha contribuito a creare per il territorio;

   tra l'altro, la decisione di cessare l'attività avviene con commesse ancora in corso ed altre potenziali, pari ad almeno 10 milioni di euro, come quelle con il settore ferroviario italiano e internazionale, nonostante mercati di nicchia che avevano mostrato interesse;

   alla fine del mese di maggio 2019, con le dimissioni dell'amministratore delegato della società – che aveva chiesto il rifinanziamento dell'impresa, con l'obiettivo di arrivare al pareggio di bilancio nel 2020 – già c'erano stati dei segnali che lasciavano intendere la mancanza di impegno della proprietà alla prosecuzione dell'attività aziendale;

   i sindacati hanno poi inviato due comunicazioni formali, in Cina e in Germania (Safop è interamente partecipata dalla tedesca Jingcheng Holding Europe Gmbh, a sua volta interamente controllata da una importante società cinese, la Beijing Jingcheng Machinery Electric Holding Co) all'inizio di giugno 2019, ma senza ricevere alcun riscontro –:

   se e quali iniziative intenda adottare il Governo, per quanto di competenza, per tutelare i lavoratori di Safop Spa, anche verificando la possibilità di scongiurare la chiusura della società, eventualmente tramite l'intervento di nuovi partner industriali.
(5-02433)

Interrogazione a risposta scritta:


   BIGNAMI e FIORINI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   la recente inchiesta «Angeli e Demoni», i cui dettagli sono stati riportati a mezzo stampa, ha fatto emergere uno scenario raccapricciante sulla rete dei servizi sociali della Val d'Enza nel reggiano accusati, tra l'altro, di redigere false relazioni per allontanare bambini dalle famiglie e collocarli in affido retribuito presso amici o conoscenti;

   le misure cautelari disposte sono state in tutto diciotto tra politici, medici, assistenti sociali, liberi professionisti, psicologi e psicoterapeuti di una onlus di Torino. Tra questi figura anche il sindaco di Bibbiano, in provincia di Reggio Emilia;

   secondo i dettagli inquietanti emersi dall'inchiesta, i minori sarebbero stati sottoposti ad ore di intensi «lavaggi del cervello» durante le sedute di psicoterapia, suggestionati con l'uso di impulsi elettrici spacciati ai piccoli come «macchinetta dei ricordi», un sistema che in realtà avrebbe «alterato lo stato della memoria in prossimità dei colloqui giudiziari»;

   con tali metodiche, dunque, i minori sarebbero stati allontanati dalle loro famiglie naturali per essere affidati a comunità o a soggetti anche poco raccomandabili, persone con problematiche psichiche e con figli suicidi. Sarebbero inoltre almeno due i casi di stupro accertato presso le famiglie affidatarie e in comunità a seguito di tali allontanamenti;

   secondo gli inquirenti si tratterebbe di un business rodato, di centinaia di migliaia di euro e che si protraeva da anni nell'ambito di un sistema che si serviva di professionisti e politici;

   sempre secondo la ricostruzione dei militari sarebbero state prodotte relazioni mendaci, disegni dei bambini artefatti attraverso la mirata «aggiunta» di connotazioni sessuali, terapeuti travestiti da personaggi «cattivi» delle fiabe messi in scena ai minori in rappresentazione dei genitori intenti a fargli del male, falsi ricordi di abusi sessuali ingenerati con gli elettrodi;

   tra i reati contestati ci sono quelli di frode processuale, depistaggio, abuso d'ufficio, maltrattamento su minori, lesioni gravissime, falso in atto pubblico, violenza privata, tentata estorsione, peculato d'uso;

   quanto emerso disegna un quadro inquietante e sconcertante. Lo squarcio che si apre nella realtà dei servizi sociali emiliano-romagnoli è devastante e, se indubbiamente in tale frangente tutti confidano nel lavoro della magistratura, è altrettanto urgente che le istituzioni si attivino senza indugi per ripensare completamente e dalle fondamenta le politiche di tutela dei minori. Se il sistema in questione risultava «rodato», potrebbe essere necessario avviare verifiche urgenti anche in altre strutture della regione per accertarsi che la vicenda non sia il frutto di un sistema ben più consolidato –:

   quali iniziative di carattere normativo si intendano assumere per evitare, in futuro, il ripetersi di simili, inquietanti, vicende;

   se intendano assumere iniziative, per quanto di competenza, volte a garantire sostegno, psicologico ed economico, alle famiglie ai ragazzi coinvolti nelle terribili vicende di cui in premessa;

   quali ulteriori iniziative si intendano assumere per monitorare l'intero sistema nazionale degli affidi e garantire controlli maggiormente stringenti nei confronti dalle famiglie affidatarie.
(4-03236)

SALUTE

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

XII Commissione:


   TIRAMANI, PANIZZUT, BOLDI, DE MARTINI, FOSCOLO, LAZZARINI, LOCATELLI, SUTTO e ZIELLO. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   il prezzo dei medicinali per uso veterinario attualmente utilizzati in Italia è molto elevato. Secondo le stime, a parità di principio attivo, i farmaci veterinari hanno un costo mediamente superiore a quello dei corrispondenti prodotti per uso umano;

   il caso più noto, riportato anche dai principali organi di stampa, è quello relativo al principio attivo fenobarbital, utilizzato da moltissimi anni nel trattamento dell'epilessia;

   fino a qualche tempo fa, in assenza di specialità medicinali autorizzate per l'uso veterinario, l'epilessia nei cani era tenuta sotto controllo ricorrendo al cosiddetto uso in deroga, somministrando all'animale i farmaci per uso umano (come il Gardenale), a base del predetto principio attivo fenobarbital;

   a partire dal mese di marzo 2017, tuttavia, hanno fatto il loro ingresso sul mercato medicinali specificamente indicati per l'uso nei cani, il cui prezzo è molto superiore rispetto ai corrispondenti medicinali per uso umano;

   la disponibilità in commercio di questi prodotti, specificamente autorizzati per l'uso veterinario, impedisce ai medici veterinari di continuare a prescrivere il corrispondente medicinale per uso umano, ricorrendo al cosiddetto uso in deroga. Ai sensi dell'articolo 10 del decreto legislativo n. 193 del 2006, infatti, i medici veterinari possono trattare l'animale con farmaci per uso umano solamente nel caso in cui «non esistano medicinali veterinari autorizzati per curare una determinata affezione di specie animale»;

   sono evidenti le ragioni di appropriatezza farmaceutica che si pongono alla base della citata disposizione normativa. La norma è stata, del resto, riprodotta, con marginali modificazioni, anche nel nuovo regolamento (UE) n. 2019/6 relativo ai medicinali veterinari;

   tuttavia, nei casi come quello sopra citato, in cui a parità di principio attivo la forbice di prezzo tra i farmaci per l'uso umano e veterinario risulta eccessiva, appare necessario un intervento a tutela del benessere animale e del consumatore –:

   se e quali iniziative di competenza il Ministro intenda adottare in relazione alla tematica esposta in premessa, al fine di contenere le differenze di prezzo tra farmaci per uso umano e veterinario basati sul medesimo principio attivo, rendendo così sostenibile, anche in ambito veterinario, il trattamento delle patologie croniche, a tutela del benessere animale.
(5-02437)


   ROSTAN e OCCHIONERO. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   una gravissima emergenza si è verificata nel Molise dove il commissario ad acta della sanità del Molise ha firmato la chiusura del punto nascita dell'ospedale San Timoteo di Termoli;

   questo fatto di inaudita gravità, deciso in sintonia con il Comitato percorso nascita nazionale, priva la sanità molisana di un servizio essenziale per le donne e lede il loro diritto alla salute;

   questo avviene in una regione in rientro dal deficit, dove si può morire per una Tac rotta, perché il pronto soccorso è chiuso, ed ora non si potrà nemmeno più partorire a Termoli;

   il Molise già vive una carenza dei medici che è la diretta conseguenza dei pensionamenti e del blocco del turn over determinato proprio dal piano di rientro dal deficit finanziario della regione;

   fino al 30 giugno 2019 saranno possibili gli ultimi ricoveri di donne in gravidanza e fino al 7 luglio 2019 ci sarà posto per gli ultimi nati, successivamente le donne, per partorire, saranno costrette ad andare all'ospedale di Vasto in Abruzzo, a 30 chilometri da Termoli;

   80 sindaci dei basso Molise per protesta hanno paventato le dimissioni per la chiusura del punto nascita di Termoli che è solo l'ultimo atto di una sanità regionale in ginocchio;

   la stessa regione Molise aveva chiesto al Comitato nazionale percorso nascite una deroga solo per il punto nascita di Isernia e il risultato è stato la chiusura del punto nascita di Termoli;

   il Ministero della salute ha dichiarato che il punto nascita è stato chiuso perché privo dei requisiti di sicurezza e per la diminuzione delle nascite;

   se il punto nascita era privo degli standard di sicurezza, ci si chiede perché, allora, si è atteso così tanto tempo facendo correre rischi alle partorienti e ai neonati, ma una volta messe in atto le misure per garantire le condizioni di sicurezza il punto nascita potrebbe riaprire;

   se gli standard di sicurezza negativi derivavano da mancanza di medici, la chiusura è un fatto inaccettabile. In questo caso si potrebbe ovviare alla chiusura del punto nascita, con le possibilità fornite dal decreto per la sanità in Calabria e procedere alla riapertura del punto nascita in tempi brevi –:

   quali iniziative di competenza intenda assumere per rispondere positivamente alle richieste degli 80 sindaci del basso Molise che hanno chiesto di non procedere alla chiusura del punto nascita dell'ospedale San Timoteo, a garanzia e a tutela delle donne e dei neonati della provincia di Termoli.
(5-02438)


   PEDRAZZINI e PRESTIGIACOMO. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   l'8 febbraio 2019, sulla Gazzetta Ufficiale della regione siciliana è stato pubblicato il decreto di adozione del piano regionale di «riorganizzazione del sistema di rete dell'emergenza-urgenza», al fine di adeguare la rete ospedaliera siciliana al decreto ministeriale n. 70 del 2015;

   la rete ospedaliera regionale è rimodulata in quattro bacini territoriali. Ogni bacino interprovinciale, prevede una classificazione dei presidi ospedalieri «per crescenti e specialistiche risposte» che vanno, oltre a prevedere presidi sanitari in zona disagiata, dai presidi di base ai Dea (dipartimento di emergenza-urgenza e accettazione) di I livello e Dea di II livello, questi ultimi al più elevato livello assistenziale;

   il bacino di Siracusa-Ragusa-Catania prevede tre ospedali di II livello, che però sono attualmente ubicati solo a Catania in un raggio di tre chilometri, e quindi lontani dalla maggioranza degli utenti del medesimo bacino;

   la mobilità passiva dei cittadini siracusani, che si trovano spesso costretti ad andare a curarsi altrove, ha prodotto nel 2018 uno spostamento di risorse pari a circa 45 milioni di euro di cui circa 33 milioni solo verso Catania;

   peraltro, va tenuto conto che il territorio della provincia di Siracusa è sede del più importante polo industriale e petrolchimico d'Europa, con quello che questo comporta anche dal punto di vista sanitario;

   la provincia di Catania ha 1.116.168 abitanti e, secondo il decreto n. 70 del 2015, avrebbe diritto a 2 ospedali di II livello. In realtà, può beneficiare della presenza di tutti e tre gli ospedali previsti per il bacino Siracusa-Ragusa-Catania, mentre a Siracusa e Ragusa, che assieme hanno i numeri per un nosocomio di 2° livello, rimane di fatto la sanità «minore». Per i cittadini siracusani e ragusani la riorganizzazione prevista dalla regione li costringe quindi alla pendolarità per qualsivoglia terapia complessa;

   le stesse associazioni sindacali dei medici hanno denunciato che Siracusa ha il più basso numero di posti letto per abitante della Sicilia (2,9 a fronte dei 3,7 previsti dal decreto n. 70 del 2015) e le minori risorse per il personale, oltre al più basso numero di strutture sanitarie complesse e semplici in rapporto agli abitanti –:

   quali iniziative di competenza il Ministro intenda assumere per monitorare e garantire il rispetto dei livelli essenziali di assistenza, alla luce delle forti criticità e dello squilibrio dell'offerta sanitaria del bacino sud-orientale siciliano esposte in premessa.
(5-02439)


   BOLOGNA, MASSIMO ENRICO BARONI, D'ARRANDO, LAPIA, MAMMÌ, MENGA, NAPPI, NESCI, PROVENZA, SAPIA, SARLI, SPORTIELLO, TRIZZINO, TROIANO e LEDA VOLPI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   la legge regionale della Lombardia n. 33 del 2009, all'articolo 28, ultimo comma, prevede che i rapporti tra il servizio socio-sanitario lombardo e le università siano disciplinati tramite protocollo d'intesa;

   con delibera n. 1053 del 2010 la giunta regionale lombarda approvava il «protocollo di intesa con università della Lombardia con facoltà di medicina e chirurgia per lo svolgimento di attività assistenziali, formative e di ricerca»;

   con delibera del direttore generale dell'azienda socio sanitaria territoriale (Asst) lariana n. 331 del 4 aprile 2019 si approvava la convenzione con l'Università degli studi dell'Insubria e veniva individuata l'unità operativa complessa (Uoc) di medicina generale del presidio ospedaliero di Como quale Uoc a direzione universitaria;

   con la medesima delibera si affidava la direzione della suddetta Uoc — con chiamata diretta, quindi senza procedura selettiva prevista dalla normativa statale — a un professore associato di medicina interna presso il dipartimento di medicina e chirurgia dell'ateneo;

   tuttavia, la legge regionale non consente la chiamata diretta di un docente universitario alla direzione di una Uoc senza alcuna procedura selettiva;

   l'attribuzione di incarichi direttivi presso i dipartimenti ospedalieri a docenti universitari nei modi e nelle forme utilizzate nel caso di specie, oltre a non trovare fondamento nella legislazione statale e regionale, sembra iniqua e lesiva nei confronti del personale ospedaliero, frustrandone ogni legittima aspettativa di carriere;

   la collaborazione tra università e strutture ospedaliere mediante integrazione tra attività assistenziali e attività didattiche e di ricerca non postula il conferimento a docenti universitari della direzione di strutture ospedaliere «bypassando» le procedure concorsuali e i principi di imparzialità, pubblicità e trasparenza;

   il sindacato della dirigenza medica Anaao Assomed ha dichiarato il 13 giugno 2019 di aver depositato ricorso al TAR «contro la decisione della ASST di assegnare senza concorso la direzione della Medicina Interna dell'ospedale di Como a un professore universitario» al fine di tutelare le aspettative di carriera e di conseguimento delle funzioni apicali e, più in generale, la posizione lavorativa del personale medico ospedaliero del servizio sanitario nazionale –:

   se il Ministro interrogato non ritenga di assumere le iniziative di competenza, in collaborazione con le regioni, per evitare che il perpetuarsi di una tale prassi finisca per creare una disparità di trattamento a favore del personale docente e a detrimento dei medici ospedalieri i quali non potrebbero conseguire funzioni apicali, configurandosi così una condizione lesiva della posizione lavorativa del personale ospedaliero del servizio sanitario nazionale.
(5-02440)


   DE FILIPPO, CARNEVALI, CAMPANA, UBALDO PAGANO, PINI, RIZZO NERVO, SCHIRÒ e SIANI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   da organi di stampa nazionali specializzati in sanità si apprende la notizia che nella nota che il Governo si appresta ad inviare a Bruxelles per evitare la procedura d'infrazione nella voce «maggiori entrate» ci sarebbero anche gli 800 milioni di euro pagati dalle aziende dopo l'accordo sul payback farmaceutico, ossia compartecipazione delle industrie farmaceutiche al superamento dei tetti di spesa che ancora il Ministero dell'economia e delle finanze non ha stornato alle regioni;

   si tratterebbe di risorse delle regioni che sono state già contabilizzate nei bilanci regionali e non di risorse ancora nella disponibilità dello Stato;

   il totale dell'accordo sul payback 2013-2017 è di 2,37 miliardi, di questi 1,5 miliardi sono già stati pagati negli anni precedenti dalle aziende, mentre 800 milioni sono le ulteriori risorse arrivate in seguito all'intesa tra aziende, Governo e regioni;

   l'unica alternativa che si profila qualora il Ministero dell'economia e delle finanze inserisse tali somme come maggiori entrate sarebbe quella di ridurre contestualmente dello stesso importo il fondo sanitario nazionale;

   nonostante le dichiarazioni enunciate in più occasioni dal Ministro interrogato che non ci sarebbero stati tagli alla sanità, il Ministero dell'economia e delle finanze non si è ancora pronunciato su tale questione, rendendo quindi concreto un possibile taglio del fondo sanitario nazionale –:

   quali iniziative di competenza il Ministro interrogato intenda assumere per scongiurare un qualsiasi possibile taglio al fondo sanitario nazionale.
(5-02441)


   BELLUCCI e GEMMATO. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   con la legge 25 febbraio 1992, n. 210, è stata riconosciuta ai soggetti danneggiati da complicanze di tipo irreversibile a causa di vaccinazioni obbligatorie, trasfusioni di sangue e somministrazioni di emoderivati, la possibilità di domandare e ottenere un indennizzo da parte dello Stato;

   l'indennizzo consiste in un assegno bimestrale vitalizio, il cui importo è raddoppiato per i soggetti che hanno entrambe le patologie, Aids ed epatite, reversibile per quindici anni e cumulabile con ogni altro emolumento a qualsiasi titolo percepito;

   se la persona danneggiata dopo aver presentato domanda muore prima di percepire l'indennizzo, agli eredi compete la quota delle rate di rimborso maturate dalla data di presentazione della domanda sino al giorno della morte del danneggiato;

   secondo la Corte di Cassazione, l'indennizzo è riconducibile agli articoli 2 e 32 della Costituzione, in quanto si configura come misura economica di sostegno collegata ad una situazione obiettiva di menomazione dello stato di salute derivante da una prestazione sanitaria volta alla salvaguardia della salute stessa;

   con il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 26 maggio 2000 le funzioni e le risorse in materia di indennizzi sono state trasferite alle regioni, ma il Ministero è rimasto legittimato passivo nei giudizi derivanti dall'applicazione della legge n. 210 del 1992;

   dopo la pronuncia del 2009 con la quale aveva riconosciuto il diritto agli indennizzi, la Corte europea dei diritti umani nel 2016 ha condannato l'Italia a corrispondere più di dieci milioni ai ricorrenti per danno materiale e morale dovuto ai numerosi ostacoli incontrati nell'ottenimento degli indennizzi;

   anche i soggetti cui oltre cinquemila sentenze definitive, risalenti all'anno 2013 e successivi, hanno riconosciuto i loro diritti in materia di rivalutazione e riconoscimento degli indennizzi e di risarcimento, non hanno ancora ricevuto le somme dovute, come anche molte persone contagiate, che hanno, invece, sospeso i procedimenti giudiziari e scelto la strada della trattativa con il Ministero della salute, introdotta da due leggi del 2007 allo scopo di estinguere i contenziosi pendenti;

   nel luglio del 2016 il Ministero ha bloccato il pagamento che spettava agli eredi che hanno agito iure proprio, nonostante sia previsto per legge un assegno una tantum di 150 milioni di euro, sembra a causa della contrazione delle risorse disponibili per la sanità –:

   quali urgenti iniziative di competenza intenda assumere per garantire l'erogazione dei risarcimenti dovuti ai soggetti lesi, ottemperando ai propri doveri nei confronti dei soggetti danneggiati, se ancora in vita, e delle loro famiglie.
(5-02442)

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   DE FILIPPO. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   il 1° giugno 2019 si è tenuto a Roma presso il Palaeur l'iniziativa «Life 120 day», giornata organizzata da Adriano Panzironi per promuovere Life 120, un regime alimentare a base di integratori da lui stesso venduti che secondo il suo promotore assicurerebbe di vivere fino a 120 anni;

   il signor Panzironi non è un medico ma un giornalista che ha inserito la sua teoria nel libro «Vivere 120 anni. Le verità che nessuno vuole raccontarti», dove si trovano consigli che vanno dalla totale eliminazione dei carboidrati all'assunzione dei suoi costosi integratori per guarire da una serie di malattie. I nove diversi tipi di capsule da lui messe in commercio, infatti, conterrebbero una serie di spezie che, secondo Panzironi, sono utili a eliminare il rischio di malattie, poiché, sostiene, l'uomo si ammala esclusivamente a causa della sua alimentazione;

   l'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni (Agcom) ha sanzionato con oltre 260 mila euro Life 120 Channel, poiché il programma avrebbe «trasmesso informazioni pubblicitarie potenzialmente lesive della salute degli utenti» violando il Testo unico dei servizi di media audiovisivi (decreto legislativo n. 177 del 2005) e il Codice di autoregolamentazione media e minori per la presenza, in alcune puntate, anche di minori;

   in particolare, l'Autorità ritiene che il programma abbia diffuso informazioni che possono «diminuire il senso di vigilanza e di responsabilità verso i pericoli connessi al corretto uso dei farmaci, in particolare sotto il profilo della mancata assunzione degli stessi, o del tipo di alimentazione da seguire e quindi tali da risultare pregiudizievoli per la salute dei consumatori/utenti»;

   l'Agcom ricorda anche che, secondo un parere del Consiglio superiore della sanità, il metodo Life 120 di Panzironi contribuirebbe a una vera e propria «disinformazione nutrizionale», non essendo basato su evidenze scientifiche;

   Panzironi utilizza il canale televisivo nonché le varie iniziative per propagandare delle idee senza alcun fondamento scientifico ma potenzialmente pericolose, anche perché indirizzate a persone che soffrono già di patologie importanti così come ha evidenziato il presidente della FnOMCEO: «La tutela della salute dei cittadini da parte dello Stato passa anche attraverso un uso non distorto delle informazioni (...) Non si può strumentalizzare la scienza medica per sostenere false speranze. Non si può giocare con la salute delle persone, specie se questo porta ad abbandonare le terapie per seguire un'illusione», sia dal presidente della società italiana di diabetologia (Sid): «Il marketing è una cosa, la medicina un'altra e a praticarla dovrebbero essere solo persone qualificate, non “orecchianti della professione”, pronti a strumentalizzare i risultati di ricerche serissime per sostenere delle tesi ascientifiche. Ma molto lucrose»;

   nonostante la sanzione dell'Agcom, lo stesso Panzironi definisce il suo regime alimentare una paleodieta, dal momento che ha come scopo quello di far sì che le persone tornino al «regime alimentare degli uomini delle caverne»: quando cioè non esistevano l'agricoltura, i fertilizzanti, la dieta mediterranea, le case farmaceutiche –:

   quali iniziative urgenti il Ministro interrogato intenda adottare, per quanto di competenza, per porre fine a tale propaganda priva di fondamento scientifico e oltretutto pericolosa per la salute in quanto indirizzata a persone che già soffrono di patologie importanti.
(5-02425)


   PAITA. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   l'ondata di caldo che ha interessato il territorio ligure negli ultimi giorni ha fatto registrare un picco di ricoveri presso le strutture sanitarie regionali;

   numerosissimi sono stati gli accessi, come riportano i dati dell'agenzia sanitaria regionale, a causa del caldo presso i pronto soccorso delle strutture sanitarie liguri;

   questa situazione di estrema criticità climatica si è manifestata anche all'interno delle stesse strutture ospedaliere come, ad esempio, al San Bartolomeo di Sarzana o al San Martino di Genova, dove i reparti sono diventati delle vere e proprie fornaci con i familiari dei pazienti costretti a dover acquistare dei ventilatori per diminuire il forte disagio;

   si tratta di una situazione inaccettabile che riguarda, oltre i pazienti, anche il personale sanitario costretto a lavorare in condizioni di estrema difficoltà come denunciato anche dalle organizzazioni sindacali;

   l'emergenza caldo è una criticità che in Liguria è ancora più avvertita per la particolare curva demografica, considerata la particolare incidenza della popolazione anziana;

   analoga situazione si registra in altre regioni –:

   se il Governo sia a conoscenza di quanto riportato in premessa e quali iniziative, per quanto di competenza, e in sinergia con le regioni intenda assumere per contrastare efficacemente i disagi legati all'ondata di caldo e per migliorare la qualità della vita per i pazienti all'interno dei reparti e le condizioni di lavoro per gli operatori sanitari.
(5-02429)

Interrogazioni a risposta scritta:


   CARETTA. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   la febbre catarrale degli ovini, più comunemente conosciuta come Blue tongue (Bt) è una malattia infettiva, non contagiosa, dei ruminanti trasmessa dagli insetti vettori. La loro patogenicità è variabile e, benché tutte le specie di ruminanti siano recettive, la malattia si manifesta in forma grave negli ovini, con sintomi caratterizzati da infiammazione, congestione, edema a carico della regione della testa, emorragie ed ulcere delle mucose. La Blue tongue è presente in Africa, Europa, Nord e Sud America, Australia, Asia meridionale e Medio Oriente;

   la posizione geografica dell'Italia al centro del bacino del Mediterraneo offre senz'altro condizioni climatiche tali da consentire la moltiplicazione e lo sviluppo dei vettori. In particolare condizioni ambientali favorevoli allo sviluppo di artropodi vettori possono essere individuate su tutto il territorio nazionale ed anche nelle zone settentrionali si ritrovano nicchie ecologiche che, per le loro caratteristiche di umidità, clima e temperatura, possono permettere la moltiplicazione e lo sviluppo di diverse specie di artropodi vettori;

   la vaccinazione di tutte le specie sensibili è certamente una strategia difensiva ottimale ai fini del contrasto di tale malattia infettiva, in quanto protegge dalla forma clinica il patrimonio zootecnico, dai danni derivanti dall'infezione del virus della Blue tongue e limita la possibilità di circolazione virale nel territorio e la probabilità di diffusione dell'infezione dalle aree infette verso i restanti territori;

   l'emergenza Blue tongue colpisce anche le imprese dello spettacolo viaggiante che utilizzano specie animali portatrici del virus in questione, come per esempio i camelidi, la cui movimentazione sul territorio va progressivamente monitorata. Le aziende in questione e i veterinari che le seguono incontrano molte problematiche che ostacolano la vaccinazione dei suddetti animali. Infatti, visto che il Ministero non ha ancora concesso l'utilizzo in deroga dei vaccini ai veterinari che seguono tali imprese, l'unico modo per ottenere il vaccino è fare esplicita richiesta all'Asl competente, cioè quella dove è situata l'attività nello specifico momento. Però tali richieste, sia quelle riguardanti la vaccinazione sia quelle relative al richiamo che va somministrato dopo 21 giorni dalla prima dose vaccinale, impiegano troppo tempo per essere evase, e dunque spesso, all'arrivo della risposta ministeriale, l'impresa si trova in luoghi differenti e al di fuori della provincia o addirittura della regione. In questi casi, l'impresa oltre che dover ricominciare da capo l’iter riferito alla richiesta di vaccinazione, rischia che gli animali non vaccinati vengano bloccati in attesa del vaccino stesso –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e se intenda, per quanto di competenza, assumere iniziative volte a concedere l'utilizzo in deroga del vaccino ai veterinari che possiedono un regolare contratto di lavoro con le imprese dello spettacolo viaggiante in relazione alle peculiari condizioni di lavoro di quest'ultime, in modo tale da tutelare la salute degli animali e contenere il virus della Blue Tongue (Bt).
(4-03234)


   PRESTIPINO. — Al Ministro della salute, al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   secondo gli ultimi dati pubblicati dal Ministero della salute in Gazzetta Ufficiale, nel 2017 ancora sono oltre 580 mila gli animali utilizzati ogni anno negli esperimenti fatti da istituti pubblici e industrie;

   la materia è regolata dal decreto legislativo 4 marzo 2014, n. 26, recante attuazione della direttiva 2010/63/UE sulla protezione degli animali utilizzati a fini scientifici, che prevede come principio prioritario la sostituzione del modello animale e il «rimpiazzo» degli animali;

   il Ministro ha costituito il 7 giugno 2019 un gruppo di lavoro per promuovere metodi alternativi all'impiego di animali;

   quanti e quali programmi siano stati svolti, nei cinque anni di applicazione del suddetto decreto legislativo, in attuazione dell'articolo 18, «Condivisione di organi e tessuti [...] al fine di ridurre il numero degli animali impiegati nelle procedure», dell'articolo 37, comma 1, «Approcci alternativi» e dell'articolo 36, comma 1, «Misure per evitare duplicazioni di procedure», tutti finalizzati a sostituire il modello animale;

   il 26 gennaio 2016 un'indagine, realizzata da due dipartimenti dell'Università La Sapienza, ha riportato che i progetti di ricerca con utilizzo di animali presentati fino ad allora, quasi 2.000 richieste di autorizzazioni, non prevedevano l'utilizzo di test alternativi o sostitutivi, senza che il Ministero della salute obiettasse nulla, peraltro senza consultare la banca dati europea ufficiale Eurl-Ecvam –:

   se, con quali iniziative e con quali risultati si sia adempiuto alla direttiva europea 2010/63, articolo 47, paragrafo 4, per «assicurare la divulgazione delle informazioni relative alla promozione di approcci alternativi»;

   se sia stata assicurata la presenza di un esperto sulle alternative in ogni organismo preposto al benessere degli animali previsto dal decreto legislativo citato;

   a chi e per quali progetti siano stati assegnati i fondi previsti dall'articolo 41, comma 1, lettera b), (52.500 euro l'anno) e lettera c), per 3.000.000 di euro nel triennio 2014-2016 di cui il 50 per cento a regioni e province autonome per corsi di formazione e il restante 50 per cento per lo sviluppo dei metodi alternativi presso gli istituti zooprofilattici sperimentali, secondo il citato decreto legislativo;

   quante delle risorse previste dall'articolo 41, comma 2, del citato decreto legislativo siano state impiegate, chi ne siano i destinatari e per quali progetti, posto che, secondo l'articolo 40, comma 25, sono da destinare a sviluppo e convalida dei metodi alternativi anche le somme derivanti dall'applicazione di nuove sanzioni pecuniarie amministrative di spettanza statale in attuazione dell'articolo 37, comma 1;

   poiché il 4 giugno 2019 il Ministro della salute ha premiato con il bando della «ricerca finalizzata 2018» 197 progetti, per 95 milioni di euro, quanti e quali progetti tra quelli risultati vincenti prevedano metodi sostitutivi, quanti prevedano animali, se questi appartengano alle specie in deroga, e quali vincoli intenda prevedere nel prossimo annunciato bando al fine di incentivare i metodi sostitutivi;

   quali iniziative abbia predisposto per applicare l'articolo 5, comma 2, lettera e), del decreto legislativo n. 26 del 2014 per le ricerche sulle sostanze d'abuso al 1° gennaio 2020 per non prorogare questi esperimenti su animali;

   quante siano state le valutazioni retrospettive realizzate come previsto dall'articolo 32 del decreto legislativo n. 26 del 2014 e con quale esito;

   quali iniziative siano state assunte, al fine della piena applicazione del decreto legislativo n. 26 del 2014, sull'impiego di metodi alternativi ai test su animali, con riferimento al bando Prin 2017 le cui graduatorie sono state pubblicate sulla Gazzetta Ufficiale n. 147 del 25 giugno 2019;

   se non ritenga di adottare iniziative per prevedere un fondo annuale di risorse per i metodi sostitutivi e un bando nazionale aperto, con risorse analoghe a quelle previste in altri Paesi europei;

   se non ritenga di trasmettere anche al Parlamento le relazioni semestrali previste dall'articolo 1, comma 6, elaborate dal gruppo di lavoro citato in premessa.
(4-03235)


   ORRICO, SAPIA, NESCI e MISITI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   la legge n. 135 del 1990, all'articolo 1, comma 1, lettera d), prevede lo svolgimento di corsi annuali di formazione e di aggiornamento professionale a carattere obbligatorio per il personale dei reparti di ricovero per malattie infettive e degli altri reparti che ricoverano ammalati di Aids da tenersi fuori dall'orario di servizio, con la corresponsione di un rimborso spese per ciascun partecipante nonché l'attribuzione dei crediti Ecm (educazione continua in medicina) che ogni operatore sanitario deve maturare;

   l'articolo 1 della legge n. 135 del 1990 prevede, altresì, il finanziamento a carico del fondo sanitario nazionale, di parte corrente, di spese vincolate per specifici interventi di carattere pluriennale per lo svolgimento dei corsi di formazione e aggiornamento professionale, nonché per il trattamento domiciliare dei soggetti affetti da Aids;

   il decreto ministeriale del 25 luglio 1995 disciplina i corsi di formazione di cui alla legge n. 135 del 1990, anche per quanto attiene ai compensi dei docenti e al rimborso spese dei corsisti;

   la regione Calabria ha organizzato regolarmente i suddetti corsi annuali fino all'anno 2013 e questi, interrottisi, sono ripresi dopo una vertenza legale che ha prodotto soltanto l'effettuazione del XXI corso per l'anno 2014;

   in altre regioni del Paese l'obbligo della formazione annuale viene attualmente rispettato per ciò che concerne il personale in servizio presso le unità operative di malattie infettive dei presidi ospedalieri e del personale addetto alle attività di assistenza domiciliare ai pazienti Aids –:

   quali iniziative di competenza intenda intraprendere per acquisire elementi circa le ragioni ostative al regolare svolgimento, in Calabria, degli obbligatori corsi annuali di formazione e di aggiornamento professionale previsti dalla legge n. 135 del 1990 in materia di prevenzione e lotta all'Aids.
(4-03239)

Apposizione di una firma ad una interrogazione.

  L'interrogazione a risposta immediata in Commissione Cancelleri n. 5-02413, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 2 luglio 2019, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Martinciglio.

Ritiro di un documento di indirizzo.

  Il seguente documento è stato ritirato dal presentatore mozione Lupi n. 1-00058 del 4 ottobre 2018.

Ritiro di documenti del sindacato ispettivo.

  I seguenti documenti sono stati ritirati dai presentatori:

   interrogazione a risposta scritta Gabriele Lorenzoni n. 4-01783 del 5 dicembre 2018;

   interrogazione a risposta orale Bellucci n. 3-00691 del 12 aprile 2019;

   interrogazione a risposta in Commissione Ermellino n. 5-02386 del 27 giugno 2019.