Camera dei deputati

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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Martedì 2 luglio 2019

ATTI DI INDIRIZZO

Mozione:


   La Camera,

   premesso che:

    secondo l'Organizzazione mondiale della sanità, «per abuso all'infanzia e maltrattamento debbono intendersi tutte le forme di maltrattamento fisico, emozionale, abuso sessuale, trascuratezza o negligenza o sfruttamento commerciale o altro che comportino un pregiudizio reale o potenziale per la salute del bambino, per la sua sopravvivenza, per il suo sviluppo o per la sua dignità nell'ambito di una relazione caratterizzata da responsabilità, fiducia o potere»;

    la normativa a tutela dei minori è ampia e comprende un'esaustiva descrizione dei loro diritti che sono enunciati in documenti nazionali, con una solida base nella Costituzione, nelle leggi ordinarie e nei codici;

    a livello internazionale, la Convenzione Onu sui diritti dell'infanzia e dell'adolescenza (Convention on the rights of the Child), approvata dall'Assemblea generale delle Nazioni Unite il 20 novembre 1989 e ratificata dall'Italia con la legge n. 176 del 1991, è il primo testo internazionale vincolante in materia e costituisce un enorme traguardo per la tutela e la promozione dei diritti delle persone minori di età, che fino al secolo precedente non trovavano alcuna protezione giuridica. Rappresenta il primo testo nel quale i bambini e gli adolescenti vengono riconosciuti esplicitamente quali titolari attivi dei propri diritti. I principi che guidano la Convenzione sono l'interesse superiore del minore e la non discriminazione di bambini e adolescenti che pongono le basi per garantire poi tutti gli altri diritti di cui sono titolari. Essa prevede anche un meccanismo di controllo sull'operato degli Stati, che devono presentare a un Comitato indipendente un rapporto periodico sull'attuazione dei diritti dei bambini sul proprio territorio;

    il testo suddetto riconosce ad ogni bambino e adolescente il diritto alla protezione da ogni tipo di abuso, sfruttamento e violenza;

    nello specifico, l'articolo 19 prevede che «Gli Stati parti adottano ogni misura legislativa, amministrativa, sociale ed educativa per tutelare il fanciullo contro ogni forma di violenza, di oltraggio o di brutalità fisiche o mentali, di abbandono o di negligenza, di maltrattamenti o di sfruttamento, compresa la violenza sessuale, per tutto il tempo in cui è affidato all'uno o all'altro, o a entrambi, i genitori, al suo tutore legale (o tutori legali), oppure a ogni altra persona che abbia il suo affidamento. Le suddette misure di protezione comporteranno, in caso di necessità, procedure efficaci per la creazione di programmi sociali finalizzati a fornire l'appoggio necessario al fanciullo e a coloro ai quali egli è affidato, nonché per altre forme di prevenzione, e ai fini dell'individuazione, del rapporto, dell'arbitrato, dell'inchiesta, della trattazione e dei seguiti da dare ai casi di maltrattamento del fanciullo di cui sopra; esse dovranno altresì includere, se necessario, procedure di intervento giudiziario»;

    l'articolo 34 stabilisce che «Gli Stati parti si impegnano a proteggere il fanciullo contro ogni forma di sfruttamento sessuale e di violenza sessuale. A tal fine, gli Stati adottano in particolare ogni adeguata misura a livello nazionale, bilaterale e multilaterale per impedire: a) che dei fanciulli siano incitati o costretti a dedicarsi a una attività sessuale illegale; b) che dei fanciulli siano sfruttati a fini di prostituzione o di altre pratiche sessuali illegali; c) che dei fanciulli siano sfruttati ai fini della produzione di spettacoli o di materiale a carattere pornografico»;

    sempre a livello internazionale l'Italia ha sottoscritto la Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità, con Protocollo opzionale, fatta a New York il 13 dicembre 2006 e ratificata ai sensi della legge 3 marzo 2009, n. 18, il cui scopo è quello di promuovere, proteggere e assicurare il pieno ed uguale godimento di tutti i diritti e di tutte le libertà da parte delle persone con disabilità. In tal senso nelle premesse della Convenzione gli Stati Parte riconoscono che le donne e le minori con disabilità corrono spesso maggiori rischi nell'ambiente domestico ed all'esterno, di violenze, lesioni e abusi, di abbandono o mancanza di cure, maltrattamento e sfruttamento;

    la Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità all'articolo 4, comma 3, si precisa che nell'elaborazione e nell'attuazione della legislazione e delle politiche da adottare per attuare la Convenzione, così come negli altri processi decisionali relativi a questioni concernenti le persone con disabilità, gli Stati Parte operano in stretta consultazione e coinvolgono attivamente le persone con disabilità, compresi i minori con disabilità, attraverso le loro organizzazioni rappresentative;

    all'articolo 7 che riguarda specificatamente i minori con disabilità, gli Stati parte si impegnano a garantire, in tutte le azioni concernenti i minori con disabilità, che il superiore interesse del minore costituisce la considerazione preminente;

    all'articolo 16, gli Stati Parti si impegnano ad adottare una legislazione e delle politiche efficaci, ivi comprese una legislazione e delle politiche specifiche per le donne ed i minori, per garantire che i casi di sfruttamento, di violenza e di abuso contro persone con disabilità siano identificati, indagati e, ove del caso, perseguiti;

    la Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea, in Italia nota come anche Carta di Nizza, solennemente proclamata una prima volta il 7 dicembre 2000 a Nizza, prevede per i bambini il «diritto alla protezione e alle cure necessarie per il loro benessere»;

    il Trattato di Lisbona ha inserito la promozione e la tutela dei diritti dei minori tra gli obiettivi dell'Unione europea, che sono, peraltro, sanciti nella Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea, la quale invita le autorità pubbliche e le istituzioni private a rendere il rispetto dell'interesse superiore del minore un elemento fondamentale per la definizione e l'attuazione di misure ad hoc;

    nella XVII legislatura è stato emanato il decreto legislativo 4 marzo 2014, n. 39, con il quale è stata data attuazione nell'ordinamento alla direttiva 2011/93/UE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 13 dicembre 2011, relativa alla lotta contro l'abuso e lo sfruttamento sessuale dei minori e la pornografia minorile. Essa si pone l'obiettivo di ravvicinare ulteriormente le legislazioni penali degli Stati membri in materia di abuso e sfruttamento sessuale dei minori, pornografia minorile e adescamento di minori per scopi sessuali;

    già nella XVI legislatura, il Parlamento aveva approvato la legge n. 172 del 2012, di ratifica della Convenzione del Consiglio d'Europa del 2007 per la protezione dei minori contro lo sfruttamento e l'abuso sessuale (Convenzione di Lanzarote);

    anche se, a seguito di questi due recenti interventi, la legislazione italiana di contrasto della pedofilia e dello sfruttamento sessuale dei minori ha raggiunto un livello avanzato di tutela, non può non rilevarsi purtroppo che un impressionante numero di bambini – a cominciare da neonati di pochi mesi – subiscono esperienze di violenza, spesso causate proprio da chi dovrebbe prendersi cura di loro;

    a trent'anni dalla citata Convenzione Onu sui diritti dell'infanzia e dell'adolescenza, il problema del maltrattamento e dell'abuso sui minori è un dramma che continua ad affliggere non solo i Paesi del «Sud del mondo», ma anche quelli con un elevato sviluppo socio-economico come l'Italia: lo ricordano dati statistici raccolti da realtà nazionali e internazionali e le cronache quotidiane che negli ultimi mesi sono state fitte di notizie;

    una bambina di sei anni il 7 ottobre 2018 è stata lanciata dal balcone di un palazzo di Taranto dal padre ed è rimasta in coma per un mese e mezzo; a gennaio 2019, a Cardito, in provincia di Napoli, un bambino di 7 anni è stato picchiato fino alla morte dal compagno della madre, mentre la sorella di 8 anni è stata ricoverata urgentemente in gravissime condizioni in ospedale per le percosse ricevute; una bambina di 22 mesi a febbraio 2019 è stata picchiata selvaggiamente, quasi a morte, dal compagno della madre a Genzano di Roma, perché piangeva troppo; a Frosinone ad aprile 2019 un bambino di due anni e mezzo è stato assassinato dalla madre, in quanto mentre stavano facendo una passeggiata vicino casa il piccolo si lamentava troppo; a Padova un bimbo di 5 anni a maggio 2019 è stato narcotizzato con dosi importanti di benzodiazepine dalla mamma per ucciderlo e intercettata dai carabinieri mentre era in auto con lui e bloccata prima di ucciderlo; a Novara sempre a maggio 2019 un bambino di 20 mesi è stato ucciso da «una violenza inaudita, non degna di un essere umano», come l'ha definita il procuratore di Novara Marilinda Mineccia, che ha disposto il fermo della madre e del compagno di lei; a maggio 2019 a Milano un bambino di 2 anni è stato picchiato fino ad essere ucciso dal padre; a Varese una bambina di dieci anni ha subito violenze dal padre mentre la madre assisteva alla scena;

    ai drammatici episodi appena citati, si aggiunge il caso di Bibbiano (Reggio Emilia) in cui è stato ricostruito un giro d'affari di centinaia di migliaia di euro finalizzato ad allontanare i bambini dalle famiglie di origine per collocarli in affido retribuito ad amici e conoscenti e sottoporre i minori ad un programma psicoterapeutico. Si consideri che tra gli affidatari risultano anche persone con problematiche psichiche e con figli suicidi. A ciò si aggiungono anche due casi di abusi sessuali presso le famiglie affidatarie e nella comunità, successive all'illegittimo allontanamento;

    molto spesso, intorno a minori vittime di violenza, si creano delle vere e proprie barriere di omertà in cui parenti, vicini e compagni di classe, pur essendo a conoscenza degli episodi di violenza, maltrattamenti e abusi, decidono di non denunciare l'accaduto alle autorità competenti. Pare quanto mai opportuno diffondere una coscienza collettiva che, anche di fronte al solo sospetto del fenomeno di violenza, maltrattamenti e abusi, conduca tutti i soggetti coinvolti ad attenzionare le autorità competenti;

    si tratta di un problema non solo educativo bensì culturale, sul quale è necessario intervenire attraverso campagne di informazione e sensibilizzazione a livello nazionale, anche mediatiche, promosse dal Governo da inserire nella programmazione delle reti della tv pubblica (spot tv) e prevedendone la diffusione sui mezzi tradizionali (radio e stampa) oltreché sul web e social media;

    con il comma 482 dell'articolo 1 della legge n. 145 del 2018 (legge di bilancio 2019), si è introdotto il comma 1251-bis alla legge all'articolo 1 della legge 27 dicembre 2006, n. 296, disponendo che il Ministro per la famiglia e le disabilità provvede alla razionalizzazione dell'Osservatorio nazionale per il contrasto alla pedofilia e della pedopornografia minorile, dell'Osservatorio nazionale sull'infanzia e sull'adolescenza e dell'Osservatorio nazionale sulla famiglia, anche mediante il riordino dell'organizzazione e del funzionamento degli stessi;

    in tal senso, nelle more del riordino del sistema degli osservatori, si ritiene fondamentale riattivare i lavori condotti dall'osservatorio nazionale per il contrasto della pedofilia e della pornografia minorile, dall'osservatorio nazionale sull'infanzia e l'adolescenza e dall'Osservatorio nazionale sulla famiglia come supporto rispetto al programma di azioni positive per contrastare la violenza nei confronti dei minori;

    la violenza ai danni dei minori costituisce un fenomeno, purtroppo, in larga parte ancora sommerso, soprattutto quando si parla di maltrattamenti in ambito familiare, ed è stato per troppo tempo sottovalutato nel nostro Paese. L'emersione del fenomeno è possibile solo favorendo strategie volte a spingere bambini e adolescenti a denunciare gli abusi;

    Telefono Azzurro ha reso noti i dati ricavati dalle richieste di aiuto di bambini ed adolescenti pervenute all'associazione nell'ultimo anno: la relazione rileva quasi 2.800 casi (oltre un quinto sono relativi ad abusi e violenze) gestiti dal servizio di ascolto e consulenza 1.96.96 per via telefonica e chat dedicata, con una media di quattro episodi di violenza al giorno;

    emerge, in particolare, che bambini e adolescenti sono stati coinvolti in situazioni di abuso fisico per il 32,8 per cento dei casi, di abuso psicologico (23 per cento), abuso sessuale (8,7 per cento), patologia della cura (3,8 per cento), testimonianza di violenza domestica (5,5 per cento) e fuori casa (0,6 per cento), dating violence (0,6 per cento);

    a livello globale – secondo il rapporto 2017 del Fondo mondiale per l'infanzia delle Nazioni Unite – tre quarti dei bambini tra i 2 e i 4 anni – circa 300 milioni in tutto – subiscono in casa aggressioni psicologiche e/o fisiche da coloro che se ne dovrebbero prendere cura; circa il 60 per cento dei bambini di un anno di età, nei 30 Stati per i quali sono disponibili tali statistiche, sono regolarmente vittime di un'educazione violenta: 1 su 10 viene schiaffeggiato o colpito sul volto, alla testa o sulle orecchie. Il 25 per cento dei bambini sotto i 5 anni –176 milioni in tutto – vivono insieme a una madre vittima di un partner violento. Circa 15 milioni di ragazze tra i 15 e i 19 anni sono state costrette a rapporti sessuali o altri tipi di violenza di natura sessuale nel corso della loro vita e solo l'1 per cento delle adolescenti che hanno subito violenza sessuale ha dichiarato di aver chiesto l'aiuto di uno specialista; nei 28 Stati in cui questi dati sono disponibili, mediamente il 90 per cento delle adolescenti che hanno subito violenza sessuale ha dichiarato che a perpetrare il primo abuso era stata una persona che la vittima già conosceva; ogni 7 minuti un adolescente viene ucciso a seguito di un atto di violenza;

    la scuola riveste sicuramente un ambito importantissimo per prevenire i maltrattamenti verso i minori e per trattare le successive fasi di convalescenza e recupero: infatti, le vittime rischiano di non riuscire a trovare interlocutori preparati ed affidabili all'interno delle aule scolastiche, sia prima del verificarsi della fenomenologia violenta, sia dopo, a violenza avvenuta, dove è fondamentale l'intervento di personale altamente qualificato;

    in particolare, sarebbe opportuno prevedere centri di ascolto scolastico e forme di aiuto e assistenza psicologica da parte di specialisti e una formazione adeguata di tutto il personale scolastico, ritenuto che è ancora oggi insufficiente la propensione di dirigenti scolastici e personale docente a segnalare alle autorità preposte fatti o comportamenti che possano essere riconducibili ad episodi di violenza consumata in ambito intrafamiliare;

    occorre porre definitivamente fine alle violenze sui minori, supportando gli sforzi dei Governi per sviluppare politiche volte a prevenire la violenza, attraverso programmi concreti quali i corsi sulla genitorialità e le iniziative idonee a far emergere la violenza domestica;

    inoltre, secondo le informazioni raccolte dall'Autorità garante per l'infanzia e l'adolescenza nel 2015, la violenza assistita costituisce la seconda forma di violenza più diffusa: circa un bambino su 5 tra quelli maltrattati è testimone di violenza domestica intrafamiliare; sulla violenza assistita c'è ancora molto da fare perché è particolarmente sottovalutata, nonostante obblighi il minore ad assistere ad atti di aggressività, abuso e violenza di vario tipo rivolti ad altri membri della famiglia, adulti o minori, segnando il resto della propria vita con gravissime ripercussioni a livello emotivo, cognitivo, fisico e relazionale;

    oltre al rafforzamento dell'attività repressiva è altrettanto fondamentale prevenire il fenomeno e dotare i soggetti che hanno regolari contatti con bambini e ragazzi (nei settori dell'istruzione, della sanità, della protezione sociale, della giustizia, della sicurezza e della cultura) di un'adeguata conoscenza dell'abuso sessuale in danno ai minori, nonché dei mezzi per individuarlo e segnalarlo, come previsto all'articolo 5 della Convenzione di Lanzarote;

    appare ugualmente fondamentale provvedere affinché i condannati in via definitiva per reati sessuali in danno a minori, o per adescamento, siano interdetti dallo svolgimento di qualunque tipo di attività tale da comportare contatti diretti e regolari con bambini e ragazzi, come previsto dall'articolo 10 della citata direttiva 2011/93/UE relativa alla lotta contro l'abuso e lo sfruttamento sessuale dei minori e la pornografia minorile;

    l'indagine conoscitiva sulle forme di violenza fra i minori e ai danni di bambini e adolescenti, in corso presso la Commissione parlamentare per l'infanzia e l'adolescenza, sta affrontando la questione connessa alla diffusione della violenza fra i minori. Il fine è proprio quello di analizzare il contesto di violenza nel quale vivono i minori, e del quale, anche se non formalmente, finiscono per essere vittima. Le forme di violenza possono essere le più varie, fra queste una prima tipologia è rappresentata dalla violenza di carattere sessuale. Sotto questo aspetto viene in rilievo, in primo luogo, il fenomeno della pornografia minorile. La pornografia è una realtà che interessa i minori sotto un duplice profilo: da un lato, come vittime dirette, e quindi come pedopornografia ovvero come diffusione e circolazione di materiale erotico con bambini come oggetto; dall'altro come fruitori di materiale pornografico, in quest'ultimo caso i minori, trasgredendo divieti previsti dalla legislazione vigente, accedono a materiali vietati, con evidenti effetti negativi sul loro sviluppo psicoemotivo. A ciò deve aggiungersi che la diffusione della rete e degli strumenti ad essa collegati fra i più giovani (dai social network alle varie piattaforme tipo youtube/youporn) ha modificato e amplificato tali fenomeni, aumentandone anche la pericolosità. La pornografia e la pedopornografia virtuale costituiscono, insieme al cyberbullismo (fenomeno in relazione al quale la Commissione si propone di svolgere un'ulteriore apposita indagine conoscitiva), i cybercrimes più diffusi a danno dei minori, con ripercussioni preoccupanti sulla formazione e sullo sviluppo degli stessi;

    la legge di conversione del decreto-legge «sblocca-cantieri» ha istituito un fondo con una dotazione complessiva fino al 2024 di 80 milioni di euro finalizzato all'erogazione a favore di ciascun comune delle risorse finanziarie occorrenti per l'installazione di sistemi di videosorveglianza a circuito chiuso negli asili nido, nelle scuole dell'infanzia, nelle strutture socio-sanitarie e socio-assistenziali a carattere residenziale, semiresidenziale o diurno, a tutela dei minori, nonché per l'acquisto delle apparecchiature finalizzate alla conservazione delle immagini per un periodo temporale adeguato. I sistemi di videosorveglianza, infatti, possono rappresentare un deterrente nel momento in cui i bimbi piccoli non possono difendersi e non possono riferire quanto accaduto;

    c'è una crescente presa di coscienza da parte del mondo scientifico sul problema del maltrattamento sui minori e un'aumentata pressione sui governi affinché adottino misure di prevenzione e di analisi degli impatti a lungo termine sulla salute dei minori e sui costi dei servizi sanitari e sociosanitari,

impegna il Governo:

1) a promuovere ulteriori iniziative tese al rafforzamento della prevenzione e del contrasto della violenza contro le persone di età minore, con particolare attenzione alle persone di età minore con disabilità, prevedendo un approccio sistemico, interdisciplinare e multilivello, dando seguito agli impegni assunti in sede di adesione all'Agenda per lo sviluppo sostenibile 2030, alla Convenzione di Istanbul sulla prevenzione e il contrasto alla violenza contro le donne e alla violenza domestica, alla Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti dell'infanzia, alla Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità, fatta a New York il 13 dicembre 2006, ratificata con legge 3 marzo 2009, n. 18 e alla Convenzione del Consiglio d'Europa sottoscritta a Lanzarote il 25 ottobre 2007;

2) ad assumere iniziative per rafforzare il coordinamento delle competenze istituzionali in materia di infanzia, adolescenza nonché di minori con disabilità, anche mediante la costituzione di un tavolo tecnico interdisciplinare permanente, per l'approfondimento e l'analisi delle dinamiche e delle cause del fenomeno della violenza sui minori;

3) a promuovere politiche educative e di sensibilizzazione dell'opinione pubblica, degli operatori delle comunità scolastiche, dei medici e psicologi di base e delle famiglie, al fine di formare in loro una piena coscienza e conoscenza dei diritti dell'infanzia e dell'adolescenza, incrementando negli stessi la capacità di riconoscere gli indizi di condotte abusive e violente, con particolare riguardo a quelle perpetrate ai danni dei minori con disabilità;

4) ad incrementare gli strumenti investigativi in dotazione alle forze dell'ordine per il contrasto dell'abuso sessuale in danno delle persone di età minore, con particolare riguardo alla realizzazione di tali condotte tramite la rete internet e i social network;

5) ad assumere ogni iniziativa, per quanto di competenza, per potenziare le attività dei servizi sociali, anche d'intesa con i comuni, nella formazione degli operatori sociali, nonché prevedendo servizi di sostegno psicoterapeutici per i minori di età che hanno subito violenza, in modo da favorire una maggiore protezione e prevenzione dei minori maltrattati e agevolando l'accesso a tali servizi ai minori stranieri non accompagnati attraverso i mediatori culturali;

6) a promuovere iniziative volte alla sensibilizzazione e alla formazione specialistica dei dirigenti scolastici, del personale docente e scolastico in generale e dei medici e pediatri di famiglia, al fine di agevolare, nel contesto scolastico e dell'assistenza sanitaria primaria territoriale, l'emersione degli episodi di maltrattamento e violenza domestica, anche assistita, in danno delle persone di età minore, con particolare riguardo alle persone di età minore con disabilità;

7) a rafforzare la banca dati interforze istituita con la legge n. 121 del 1981, allo scopo di disporre di informazioni aggiornate e dettagliate sul fenomeno, utili per predisporre politiche adeguate di prevenzione e contrasto;

8) ad assumere iniziative, per quanto di competenza, volte a rafforzare e potenziare i controlli, all'interno del percorso di affidamento, delle case famiglia e dei centri per l'infanzia, anche con l'impiego delle autorità competenti, per verificare la qualità dei servizi e il benessere dei minori;

9) a proseguire nelle campagne di informazione e sensibilizzazione a livello nazionale in merito alla violenza sulle persone di età minore, nonché in campagne specifiche per il personale scolastico e socio-sanitario, e altresì presso i medici e pediatri di famiglia, finalizzate a promuovere la cultura della prevenzione contro ogni forma di violenza, maltrattamento e abuso nei confronti delle persone di età minore, con particolare riguardo alle persone di età minore con disabilità;

10) a favorire, per quanto di competenza, un rapido iter del disegno di legge AS 1200, già approvato dalla Camera dei deputati, che prevede interventi sul codice di procedura penale, anche con la finalità di assicurare la tempestività degli interventi a tutela delle vittime dei reati di maltrattamenti, violenza sessuale e lesioni aggravate commessi nell'ambito domestico e familiare;

11) ad assumere iniziative per avviare, nelle more del riordino del sistema degli osservatori previsto dalla legge n. 145 del 2018 (legge di Bilancio 2019), l'attività dell'Osservatorio nazionale per il contrasto alla pedofilia e della pedopornografia minorile, dell'Osservatorio nazionale sull'infanzia e sull'adolescenza e dell'Osservatorio nazionale sulla famiglia;

12) a promuovere specifiche campagne di informazione e sensibilizzazione a livello nazionale, anche mediatiche, promosse dal Governo da inserire nella programmazione delle reti della tv pubblica (spot tv) e prevedendone la diffusione sui mezzi tradizionali (radio e stampa) oltreché sul web e social media;

13) ad assumere iniziative normative al fine di prevedere che i condannati in via definitiva per reati sessuali e maltrattamento in danno a minori, o per adescamento, siano interdetti dallo svolgimento di qualunque tipo di attività tale da comportare contatti diretti e regolari con bambini e ragazzi;

14) a valutare di assumere iniziative normative per l'inasprimento delle pene edittali per reati commessi in danno di minori;

15) a promuovere indirizzi di formazione specifica nel curriculum di studi della facoltà di medicina, nelle scuole di specializzazione di pediatria, radiologia, ortopedia, dermatologia, neurochirurgia, ginecologia; negli operatori sanitari negli operatori dei servizi sociali, del Sert; negli operatori della scuola, negli operatori delle forze dell'ordine, per riconoscere i segni e sintomi che fanno sospettare l'abuso in danno dei minori e dei minori con disabilità, in modo da effettuare interventi di prevenzione mirata con i bambini e con i genitori;

16) a valutare l'adozione di iniziative per prevedere strumenti di prevenzione per il sostegno alle genitorialità a rischio, soprattutto nella fascia 0-3 anni, nella quale troppi bambini possono restare fuori dal «radar» dei servizi pubblici obbligatori, al fine di intercettare situazioni di fragilità e intervenire prontamente nei casi di rischio e forte disagio per i minori;

17) ad adottare con urgenza il regolamento di attuazione della legge n. 4 del 2018, al fine di consentire alle vittime l'effettivo accesso ai benefici economici riconosciuti dalla normativa introdotta.
(1-00215) «Spena, Ascari, Bisa, Siani, Emanuela Rossini, Rostan, Bellucci, Gelmini, Marrocco, Versace, Calabria, Aprea, Bagnasco, Bartolozzi, Battilocchio, Bergamini, Biancofiore, Casciello, Cassinelli, Fatuzzo, Ferraioli, Fitzgerald Nissoli, Gagliardi, Giacometto, Labriola, Marin, Milanato, Mulè, Musella, Napoli, Novelli, Orsini, Palmieri, Pella, Pettarin, Pittalis, Polidori, Rosso, Rotondi, Ruffino, Saccani Jotti, Sarro, Sandra Savino, Scoma, Sozzani, Tartaglione, Siracusano, Maria Tripodi, D'Orso, Boniardi, Palmisano, Cantalamessa, Dori, Di Muro, Piera Aiello, Marchetti, Barbuto, Paolini, Businarolo, Potenti, Cataldi, Tateo, Di Sarno, Turri, Di Stasio, Giuliano, Perantoni, Saitta, Salafia, Sarti, Scutellà, Bologna, Boldi, Casa, Cavandoli, Fogliani, Grippa, Gobbato, Macina, Sportiello, Volpi, D'Arrando, Spadoni, De Filippo, Campana, Carnevali, Ubaldo Pagano, Pini, Rizzo Nervo, Schirò, Annibali, Mura, Di Giorgi, Gribaudo, Lorenzin, Gebhard, Schullian, Plangger, Fornaro, Lollobrigida, Meloni, Deidda, Ferro, Acquaroli, Bucalo, Butti, Caiata, Caretta, Ciaburro, Cirielli, Luca De Carlo, Delmastro Delle Vedove, Donzelli, Foti, Frassinetti, Gemmato, Lucaselli, Mantovani, Maschio, Mollicone, Montaruli, Osnato, Prisco, Rampelli, Rizzetto, Rotelli, Silvestroni, Trancassini, Varchi, Zucconi».

Risoluzione in Commissione:


   La IV Commissione,

   premesso che:

    da una recente visita in Livorno, presso la caserma «Vannucci», dove ha sede il 187° reggimento paracadutisti della brigata Folgore, si è appreso dell'inagibilità dei locali adibiti a mensa e a circolo ricreativo per i militari di truppa;

    già nel 2016, erano state individuate le somme per la manutenzione straordinaria e la messa in sicurezza dei citati locali, per un importo omnicomprensivo pari a euro 220.690,94;

    a tutt'oggi, anche a fronte della suindicata situazione d'inagibilità, si è resa necessaria la sospensione del servizio mensa, con l'affidamento ad un catering esterno del medesimo servizio, con caratteristiche e orari limitati, nonché costi comunque certamente superiori;

    appare necessario ripristinare il servizio di mensa interno – anche in ragione dell'attività operativa svolta dal personale del medesimo reggimento, nonché al fine di garantire il benessere lavorativo di quest'ultimo – così da consentire la dazione dei pasti con orari flessibili e, comunque, consoni all'attività addestrativa svolta dagli stessi militari;

    inoltre, gli stabili in uso al personale necessitano di interventi manutentivi, in particolare gli alloggi e i magazzini,

impegna il Governo

ad assumere le opportune iniziative al fine di dare avvio ai lavori di messa in sicurezza e ripristino dei citati locali, così da consentire la riattivazione del servizio di mensa interno e la restituzione degli spazi ricreativi al personale impiegato nella medesima struttura.
(7-00270) «Deidda, Varchi, Zucconi, Prisco, Ciaburro, Caretta, Foti, Trancassini, Rampelli, Baldini, Frassinetti, Bucalo, Ferro, Acquaroli, Rotelli, Silvestroni».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, per sapere – premesso che:

   la Commissione europea ha uffici di rappresentanza ubicati in ciascuno dei 28 Stati membri dell'Unione europea, affiancati da uffici regionali con sede a Barcellona, Belfast, Bonn, Cardiff, Edimburgo, Marsiglia, Milano, Monaco di Baviera e Breslavia;

   tali uffici svolgono importanti e delicati compiti finalizzati, come si legge sulla stessa pagina ufficiale del sito della Rappresentanza della Commissione europea in Italia, a «permettere alla Commissione di essere presente negli Stati membri dell'UE, collaborando con le autorità nazionali e le parti interessate e informando i media e l'opinione pubblica sulle politiche dell'UE»;

   gli uffici delle Rappresentanze della Commissione europea hanno altresì il «compito di informare la Commissione in merito agli sviluppi di maggior rilievo negli Stati membri»;

   dall'inizio della Presidenza di Jean-Claude Juncker «i direttori delle rappresentanze vengono nominati dal Presidente fungendo da suoi rappresentanti politici nel rispettivo Stato membro di distaccamento»;

   a decorrere dal 16 aprile 2016 tale ruolo è ricoperto dalla dottoressa Beatrice Covassi, nominata a capo della Rappresentanza della Commissione europea in Italia, con il compito di rappresentare la Commissione europea e il Presidente Jean-Claude Juncker nel nostro Paese, interfacciandosi, a tal fine, con le istituzioni, nazionali e regionali, gli stakeholder, i media e i cittadini;

   in occasione delle ultime elezioni europee, tenutesi il 26 maggio 2019, la dottoressa Covassi è stata candidata nella circoscrizione III «Italia Centrale» nella lista del Partito Democratico, pur non essendo risultata eletta al Parlamento europeo in tale tornata elettorale;

   i membri della funzione pubblica europea sono soggetti a una serie di diritti e doveri, contenuti nello statuto dei funzionari e nel codice di buona condotta amministrativa, che disciplinano le loro azioni e il loro comportamento nell'esercizio della loro attività professionale –:

   se siano a conoscenza dei fatti esposti in premessa e quale sia la posizione del Governo in merito alla possibilità di prospettare, in seno ai competenti organi comunitari, senza prevaricare le specifiche competenze ed attribuzioni di ciascuno di essi, l'opportunità di assumere eventuali misure e linee guida a garanzia della funzione di raccordo e della necessaria terzietà degli uffici della rappresentanza della Commissione europea a livello nazionale nei singoli Stati membri dell'Unione europea.
(2-00442) «Berti, Bruno, De Giorgi, Di Lauro, Galizia, Giordano, Ianaro, Olgiati, Papiro, Penna, Scerra, Spadoni, Torto, Sabrina De Carlo, Battelli, Bilotti, Bologna, Buompane, Cadeddu, Cancelleri, Luciano Cantone, Carinelli, Caso, Cassese, Cataldi, Maurizio Cattoi, Chiazzese, Cillis, Cimino, Ciprini, Costanzo».

Interrogazione a risposta scritta:


   DELMASTRO DELLE VEDOVE e DONZELLI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   dopo il parere favorevole ottenuto in data 6 giugno 2019, in sede di Conferenza Stato-città e autonomie locali, è stato adottato il decreto del Ministro dell'interno relativo alle modalità, ai criteri e ai termini per il riparto e l'attribuzione dei contributi spettanti ai comuni interessati dalle fusioni, relativi all'anno 2019;

   a decorrere dal 2018 ai comuni risultanti da fusione o da fusione per incorporazione sarebbe spettato un contributo pari al 60 per cento dei trasferimenti erariali attribuiti per l'anno 2010, nel limite massimo di 2 milioni di euro del contributo per ciascun beneficiario, stabilito dal comma 17, lettera b), dell'articolo 1 della legge n. 208 del 2015;

   dalle proiezioni fornite dal Ministero competente i contributi statali per il 2019 sono insufficienti rispetto al fabbisogno;

   sarebbe dunque necessario, al fine di garantire quanto stabilito dalla legge ai comuni beneficiari per aver provveduto alle fusioni, una integrazione del fondo di 30.000.000 di euro;

   a solo titolo esemplificativo il neo comune di Valdilana attendeva un contributo di 1,7 milioni di euro, ma ha ricevuto circa 728.000 euro, il comune di Campiglia ha ricevuto 97 mila euro a fronte dei 129 mila euro attesi, il comune di Lessona ha ricevuto 326 mila euro a fronte dei 432 mila euro attesi;

   i 30 milioni di euro necessari a garantire il fabbisogno corrispondono allo 0,004 per cento del bilancio del settore pubblico;

   i fondi attesi sono stati già segnati a bilancio dai comuni e diversi enti locali lamentano, in caso di mancata e tempestiva erogazione, difficoltà anche solo a provvedere alle manutenzioni ordinarie;

   trattandosi di fondi liberi, alcuni comuni lamentano anche difficoltà a erogare servizi essenziali come lo sgombero della neve o addirittura il pagamento dei dipendenti –:

   se il Governo intenda adottare iniziative per integrare il fondo delle risorse necessarie al fabbisogno e con quali modalità e tempistiche.
(4-03227)

AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INTERNAZIONALE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   DELMASTRO DELLE VEDOVE. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   il 21 giugno 2019 è stato arrestato, con l'accusa di colpo di Stato, il capitano di corvetta Rafael Acosta Arévalo dagli uomini della direzione generale del controspionaggio militare di Maduro;

   il 28 giugno 2019 è comparso avanti al magistrato in sedia a rotelle con evidenti segni di tortura che non lasciavano presagire nulla di buono;

   il 1° luglio 2019 il capitano è morto sollevando l'indignazione della comunità internazionale;

   la morte annunciata del capitano si inserisce nell'ambito della ormai prassi consolidata degli arresti arbitrari, successivamente delle pratiche di detenzione arbitraria ed infine delle consolidate torture a cui vengono sottoposti gli oppositori del brutale e sanguinario regime di Maduro;

   attualmente nelle case circondariali venezuelane sono detenuti circa 700 prigionieri politici di cui 200 militari;

   la morte, in stato di detenzione del capitano Rafael Acosta Arévalo, rappresenta l'ultimo e più brutale atto di un regime dispotico e criminale, già noto per la sparizione forzata del Generale Raul Isaias Baduel e di Miguel Rodriguez Torres e per la sistematica tortura per il tramite di crocifissione ed elettrocuzioni ai danni dei militari della Guardia nazionale bolivariana che hanno tentato coraggiosamente di difendere la Costituzione della Repubblica Venezuelana –:

   se il Ministro interrogato abbia intenzione di promuovere un intervento senza indugio della comunità internazionale, e in particolare dell'Ufficio dell'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i diritti umani, perché i diritti dei venezuelani siano ristabiliti e la loro integrità sia protetta;

   se il Ministro interrogato intenda subordinare la partecipazione dell'Italia al Gruppo di contatto alla disponibilità del regime di Maduro ad accettare, da parte della comunità internazionale, una indagine urgente e imparziale dei fatti per accertare le eventuali responsabilità per la morte del capitano Rafael Acosta Arévalo.
(5-02419)

AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interrogazione a risposta scritta:


   RAMPELLI. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   la responsabilità e il risarcimento dei danni connessi al trasporto via mare di sostanze pericolose e nocive sono regolamentati dalla Convenzione internazionale sulla responsabilità e sul risarcimento per i danni causati dal trasporto di sostanze pericolose e nocive, la «Convenzione Hns» del 1996, successivamente modificata dal protocollo del 2010;

   la «Convenzione Hns 2010» disciplina la responsabilità per i danni connessi al trasporto via mare delle sostanze Hns, secondo il principio per il proprietario della nave di limitare la propria responsabilità oggettiva entro determinate soglie, e prevede un fondo (Iocp Fund) per l'indennizzo dei sinistri che le oltrepassano, alimentato dagli «enti ricevitori» delle merci coinvolte;

   attraverso la Convenzione del 1996 si era dimostrato difficoltoso effettuare un monitoraggio esaustivo delle sostanze interessate, fatto che ha portato l'Assemblea del fondo'92 dell’Iocp fund, nell'ottobre 2007, a creare un gruppo di riflessione (GdR);

   in quella sede è stato elaborato il protocollo 2010, che solleva dalla contribuzione le imprese riceventi le merci Hns in colli, pur mantenendo il vantaggio dell'indennizzo in caso di sinistri;

   dai documenti relativi a tale normativa sono emerse due criticità: l'introduzione del principio acquatico nell'Imdg Code, che modifica la portata della Convenzione allargandola a tutto il sistema acquatico, e il mancato rispetto del principio ambientale «chi inquina paga»;

   in seno al GdR era stato affermato che l'esigenza del protocollo nasceva dalla nozione del «ricevitore effettivo» e come motivazione era stato presentato il risultato di uno studio del Gruppo internazionale di protezione e indennizzo, 92FUND/WR5/5, relativo all'incidenza di queste merci sui sinistri verificatesi in un arco temporale di cinque anni – dal 2002 al 2007 – come se la Convenzione Hns fosse stata in vigore;

   lo studio mostrava come alcun sinistro legato al trasporto delle Hns in colli oltrepassasse i limiti di responsabilità del proprietario della nave;

   lo studio effettuato, tuttavia, era carente di una informazione strategica: il recepimento nel settembre 2007 del principio acquatico nell'Imdg Code, senza il quale potevano essere presi in considerazione solo i sinistri legati all'ambiente marino e non anche quelli connessi al trasporto intermodale;

   con il principio acquatico, invece, dal 2010 debbono essere presi in considerazione tutti i sinistri che possono avvenire durante il trasporto definito per mare, ma di fatto intermodale;

   per quanto attiene al mancato rispetto del principio ambientale «chi inquina paga», dalla definizione di «trasporto per mare» all'articolo 1, punto 9, della Convenzione Hns 2010 si evince l'importanza della responsabilità ambientale connessa al mezzo di trasporto e voler trasferire la responsabilità del trasporto delle merci in colli sulle merci trasportate alla rinfusa comporterebbe una aperta contraddizione con la convenzione medesima, in aperta violazione di tale principio;

   il rimborso ammonta a circa 320 milioni di dollari per ciascun incidente e si comprende anche l'importanza della frequenza dei sinistri;

   non può rappresentare una soluzione al problema neanche l'innalzamento dell'impegno armatoriale del 15 per cento delle merci trasportate alla rinfusa per i rischi legati a quelle trasportate in colli;

   ove non siano chiarite le criticità segnalate, l'Italia rischia di pagare circa il dieci per cento dell'inquinamento acquatico del mondo senza alcuna responsabilità;

   la Convenzione Hns 2010 apre una nuova era nel contrasto all'inquinamento legato all'industria dei trasporti –:

   quali iniziative intendano assumere per affrontare i problemi descritti in premessa, conseguenti all'introduzione del «principio acquatico» nella «Convenzione 2010», e se non ritengano di informare delle criticità segnalate anche i competenti organi dell'Unione europea.
(4-03225)

BENI E ATTIVITÀ CULTURALI

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro per i beni e le attività culturali, per sapere – premesso che:

   la nascita della Galleria dell'Accademia di Firenze risale al 1784, quando il Granduca di Toscana riorganizzò l'Accademia delle Arti del Disegno, fondata nel 1563 da Cosimo I de’ Medici;

   l'evento decisivo per la storia del museo fu il trasferimento del David di Michelangelo, la scultura più celebre del mondo, da Piazza della Signoria nell'agosto 1873. L'odierna Galleria dell'Accademia fu istituita nel 1882;

   Cecilie Hollberg, attuale direttore dell'Accademia, è nata in Germania, con studi universitari di storia, lettere, scienze politiche, lingua e letteratura italiana e tedesca presso le Università di Roma, München, Göttingen e borse di studio a Roma, Prato e Trento. Ha ricoperto prestigiosi incarichi e dal 1° dicembre 2015 ricopre la carica di direttore della Galleria dell'Accademia di Firenze;

   è notizia di qualche giorno fa che lo stesso Ministro interpellato ha annunciato la riforma dell'autonomia dei vari musei autonomi proprio dal Palazzo Vecchio a Firenze, durante l'inaugurazione di Pitti Uomo. «È mia intenzione – dice Bonisoli – togliere i Cda dai musei autonomi. Si tratta di un provvedimento che entrerà in vigore a partire dal primo gennaio per evitare storture di budget. Da quel momento – spiega il Ministro – i musei avranno un'approvazione del bilancio che sarà direttamente collegata al ministero e non sarà più delegata a un Cda, di cui, per quel che ho visto, non ho verificato l'efficacia»;

   se tali decisioni dovessero essere confermate, il provvedimento avrà inevitabili ricadute sull'autonomia dei grandi musei; autonomia che nel corso di questi anni ha senza alcun dubbio favorito una maggiore attrattività dei vari poli museali, ed una maggiore e più snella capacità decisionale dei vertici museali;

   è netto il giudizio negativo del sindaco di Firenze Nardella, appena riconfermato dai fiorentini con un 57 per cento dei voti: «Abolire l'autonomia dei musei? Non posso credere che abbia in mente di fare una cosa così assurda. Per musei come gli Uffizi o l'Accademia sarebbe un colpo mortale»;

   altrettanto netto è il giudizio di vari direttori dei musei autonomi, tra cui quello della stessa Hollberg che testualmente ha dichiarato: «È il momento più sbagliato: entro fine anno inizieranno i lavori per il nuovo impianto di climatizzazione, alle capriate, per la nuova illuminazione. Tutti elementi mai toccati da anni. Cambieremo tutto l'ingresso, l'accoglienza, le didascalie, avremo finalmente una segnaletica anche per i portatori di handicap.». Ed ha aggiunto: «Se l'autonomia scomparirà, addio progettazione, addio capacità di far fronte agli imprevisti. Sarà un ritorno al passato, a prima che il museo iniziasse a respirare. Addio a conferenze, concerti, alla rassegna “Voci fiorentine” che è appena ripartita»;

   sono estremamente chiari ed evocativi due dati dei tre musei autonomi di Firenze, prima (2014) e dopo l'autonomia (2018): agli Uffizi si è passati da 1.935.918 a 2.231.071 visitatori con i ricavi che da 8.226.064 euro sono passati a ben 18.784.164 euro; alla Galleria si è passati da 1.335.741 visitatori a 1.719.645 con ricavi da 5.946.402 euro a 9.192.753 euro; al Bargello si è passati da 221.715 visitatori a 226.434 con ricavi da 432.281 euro a 923.074 euro. In merito all'autonomia giova soffermarsi soprattutto sul dato del ricavo;

   togliere il consiglio di amministrazione dai musei autonomi rappresenterebbe un ritorno al passato, essendo esso un organo di controllo fondamentale e capillare nei vari poli museali, che non possono trovare risposta adeguata in un controllo centrale statale: si precisa, inoltre, che il bilancio di ogni museo autonomo va comunque sempre inoltrato a Roma per le opportune verifiche –:

   quali siano le intenzioni del Ministro interpellato in merito all'autonomia dei vari centri museali.
(2-00439) «Toccafondi, Schullian».

Interrogazioni a risposta scritta:


   ROSATO. — Al Ministro per i beni e le attività culturali. — Per sapere – premesso che:

   da recenti e accreditati organi di stampa, si apprende la notizia dell'abbandono dei lavori di una scuola dell'infanzia «Rotondella» sita nel quartiere Chiaiano di Napoli;

   si tratta di una delle più grandi scuole della città e forse tra le più antisismiche d'Italia. L'edificio, risulta completato all'80 per cento già dal dicembre del 2010, quando – a causa del mancato parere di competenza del Ministero per i beni e le attività culturali – sembrerebbero essere stati interrotti i lavori;

   nel territorio compreso tra Marano e Chiaiano sarebbe, se conclusa, una delle poche scuole comunali ad avere ampi spazi per attività diversificate e a tempo pieno;

   tale istituto è stato giudicato, da una delibera comunale del 2015: (...) «una scuola comunale che comporterebbe un miglioramento ed un recupero dell'area circostante allo stato completamente abbandonato»;

   dal punto di vista strutturale, i lavori risulterebbero a norma e pronti per essere completati, dall'impianto elettrico a quello di riscaldamento;

   con delibera di giunta comunale n. 337 del 4 luglio 2018, risulta, nell'ambito dell'avviso pubblico per la formazione del piano triennale dell'edilizia scolastica 2018/2020 – aggiornamento annuale 2019 – approvato inoltre il completamento dell'istituto con l'avvenuto finanziamento di 3.319.210 euro;

   il completamento dell'edificio, una struttura di 6.000 metri quadrati antisismici, con una superficie esterna di 18.000 metri quadrati, potrebbe essere utilizzato anche per esigenze sociali, a supporto dell'intero territorio –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti sopraesposti e – in ogni caso – quali iniziative di competenza intenda assumere al fine di procedere al completamento dell’iter di approvazione da parte del Ministero per i beni e le attività culturali in ordine alla legittimità sul piano paesaggistico e di assicurare così la conclusione dei lavori dell'edificio scolastico «Rotondella» sito nel quartiere Chiaiano di Napoli.
(4-03224)


   SUT. — Al Ministro per i beni e le attività culturali. — Per sapere – premesso che:

   l'ammanco di un considerevole numero di opere d'arte risalenti a diversi periodi storici, di proprietà del comune di Pordenone, è stato riscontrato fin dal 2013, quando una ricognizione inventariale evidenziò l'irreperibilità di circa 160 capolavori, a firma di autori come Amalteo, Grigoletti, Pizzinato, Bordini, Zuccheri, Florian, Licata, Zigaina. La successiva chiusura della Galleria d'Arte Pizzinato Parco comportò, nel 2018, il conseguente trasferimento di parte delle opere presso i depositi in uso dal comune pordenonese;

   tale ammanco veniva regolarmente riportato nella relazione stilata dalla conservatrice museale, dottoressa Isabella Reale che la sottopose all'attenzione della dirigente del settore cultura, sport e istruzione del comune di Pordenone Patrizia Mauro, dell'assessore competente Claudio Cataruzza e dell'allora sindaco del capoluogo friulano, Claudio Pedrotti;

   la segnalazione di irreperibilità delle suddette opere fu anche oggetto, nel febbraio del 2014, di un esposto alla procura di Pordenone da parte dell'amministrazione comunale – di cui è stata chiesta copia in una recente interrogazione consiliare da parte del gruppo del MoVimento 5 Stelle di Pordenone;

   una recente interrogazione consigliare, la n. 19 del 2019, presentata dal Gruppo MoVimento 5 Stelle al comune di Pordenone, ha confermato la mancata reperibilità di buona parte delle opere oggetto del presente atto, ad esclusione di trentacinque di esse, poi rinvenute;

   un accesso agli atti avvenuto in data 21 giugno 2018 ha inoltre prodotto la richiesta di copia delle ricognizioni inventariali fatte nel corso degli anni sotto le diverse direzioni museali ma, a tutt'oggi, la richiesta non è stata ancora riscontrata dall'amministrazione comunale, analogamente a quella di convocazione della commissione cultura avanzata dai consiglieri. Entrambe le istanze sono state di recente oggetto di un ulteriore esposto alla procura di Pordenone;

   in data 20 giugno 2019 il consigliere comunale Samuele Stefanoni presentava alla procura di Pordenone un esposto in cui chiedeva, tra l'altro, di «aggiornare l'indagine aperta con segnalazione del 28 febbraio 2014 con gli ultimi accertamenti condotti dal Comune di Pordenone riguardo gli ammanchi di opere d'arte sopra citati» –:

   se sia a conoscenza dell'importante ammanco di opere d'arte, alcune di proprietà del comune di Pordenone, altre in comodato d'uso o in concessione, già evidenziato negli esposti presentati alla procura nel 2014, e quali iniziative, per quanto di competenza, intenda adottare al fine di contribuire a un esito risolutivo del caso che priva la comunità cittadina di una cospicua componente del suo patrimonio, identitario e culturale.
(4-03226)

DIFESA

Interrogazione a risposta immediata:


   IORIO, GIOVANNI RUSSO, ARESTA, CHIAZZESE, CORDA, DEL MONACO, D'UVA, ERMELLINO, FRUSONE, GALANTINO, GUBITOSA, IOVINO, RIZZO, ROBERTO ROSSINI e TRAVERSI. — Al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:

   il decreto legislativo n. 95 del 2017 ha previsto a favore del personale del comparto difesa e sicurezza con un reddito pari o inferiore a 28.000 euro annui la defiscalizzazione della componente accessoria del trattamento economico;

   il relativo decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, emanato il 12 aprile 2019, ha stabilito le modalità per il riconoscimento del citato beneficio fiscale;

   sembra, per quanto consta agli interroganti, che siano sorte difficoltà operative di natura tecnica che potrebbero comportare il riconoscimento del citato beneficio non prima del mese di ottobre 2019 –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza delle motivazioni che non hanno consentito, sino ad ora, al personale interessato di ottenere il riconoscimento del citato beneficio della defiscalizzazione della componente accessoria del trattamento economico e, in caso positivo, quali iniziative intenda porre in essere per eliminare le criticità evidenziate in premessa.
(3-00845)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   CIAMPI. — Al Ministro della difesa, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro per i beni e le attività culturali. — Per sapere – premesso che:

   dopo la Piazza dei Miracoli la cerchia delle mura medievali, estesa per sette chilometri e conservata in larghi tratti, rappresenta il più importante monumento pisano. Una porzione importante delle mura si trova nella zona denominata «Cittadella». La singolarità di questo complesso, oltre alla rarità storico-archeologica, è costituita dall'essere la traccia di un'area molto vasta, in parte libera, in parte occupata da edifici di grande valore storico, architettonico e funzionale come gli arsenali, le chiese, i conventi, le fabbriche abbandonate e le caserme;

   il suo recupero complessivo potrebbe cambiare l'immagine della città e contribuire a risolvere alcuni gravi problemi urbanistici come il traffico e la carenza di parcheggi e la scarsità di verde pubblico e servizi, incrementando notevolmente il potenziale turistico della città;

   negli ultimi anni la cosiddetta area della «Cittadella» di Pisa è stata oggetto di interventi funzionali finalizzati al recupero di un vasto e diversificato patrimonio architettonico, artistico e culturale. Per tali interventi sono stati spesi circa 23 milioni di euro;

   tra i monumenti restaurati e valorizzati ricordiamo gli Arsenali repubblicani, il fortilizio con la Torre Guelfa e recentemente gli Arsenali medicei che ospitano il neo Museo delle navi (una struttura di oltre 5 mila metri quadri di superficie);

   per rendere efficace il recupero della Cittadella e completare il progetto originario complessivo di valorizzazione dell'intera zona occorrerebbe attuare il trasferimento della caserma «Bechi Luserna» e trasformarne gli spazi in area da dedicare ai bus turistici. In questo modo verrebbe realizzata una nuova «porta d'ingresso» della città maggiormente funzionale dal punto di vista logistico per promuovere la straordinaria e diversificata offerta culturale di Pisa, sviluppando al tempo stesso una mobilità turistica alternativa e sostenibile e collegamenti efficaci con le altre città d'arte della Toscana;

   la caserma «Bechi Luserna» attualmente occupa un'area di circa 120 mila metri quadri prossima al centro storico ed è stata già oggetto, negli anni scorsi, di un progetto comunale finalizzato alla razionalizzazione del flusso turistico veicolare in arrivo, con decongestionamento della zona più prossima alla piazza del Duomo, e ad incrementare l'offerta ricettiva turistica e dei servizi connessi;

   per realizzare tale progetto è comunque necessario un accordo tra comune e Ministero della difesa che porti al trasferimento della «Bechi Luserna» in altra sede in modo da trasformare la caserma ad usi civili;

   in data 13 luglio 2007 è stato sottoscritto tra Ministero della difesa, comune di Pisa e Agenzia del demanio un accordo di programma che prevedeva, tra l'altro, la cessione al comune della caserma «Bechi Luserna». Un accordo che non ha però trovato attuazione a causa di sopraggiunte difficoltà di carattere economico-finanziario connesse alla sostenibilità dell'operazione prevista –:

   se i Ministri interrogati, in relazione a quanto espresso in premessa, non ritengano opportuno intraprendere, per quanto di competenza, iniziative mirate per promuovere lo spostamento della caserma «Bechi Luserna» di Pisa ad altra sede, tramite appositi accordi con il comune di Pisa e l'Agenzia del demanio, al fine di valorizzare e recuperare pienamente l'area della Cittadella di Pisa come nuova «porta d'ingresso» della città.
(5-02407)

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

VI Commissione:


   BARATTO, MARTINO, GIACOMONI, BIGNAMI, BENIGNI, CATTANEO e ANGELUCCI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   nel corso degli ultimi cinque anni diverse inchieste degli organi di polizia giudiziaria ed, in particolare, del Corpo della guardia di finanza hanno portato alla luce un complesso sistema criminale di matrice cinese, volto alla sottrazione al fisco di ingentissime risorse (oltre 4,5 miliardi di euro circa) attraverso la tecnologia del money transfer;

   da allora, l'impegno delle forze dell'ordine è stato costante portando alla luce decine di casi di evasione fiscale da parte di cittadini di nazionalità cinese;

   negli ultimi anni, all'aumento e alla diffusione capillare di attività imprenditoriali cinesi, anche in settori strategici per la manifattura italiana, non è corrisposto un aumento del gettito fiscale relativo;

   gli ultimi dati dell'Istat (2018) sulle rimesse all'estero hanno plasticamente confermato il trend in atto dal 2015, evidenziando la drastica riduzione delle rimesse dichiarate verso il Paese asiatico. Da primo Paese remittente, infatti, la Cina, oggi non figura più nemmeno tra i primi 15 Paesi, superata anche dalla Romania;

   gli ultimi dati disponibili (Associazioni contribuenti italiani) pongono l'Italia al primo posto per imposte evase da parte di attività e cittadini cinesi;

   il fenomeno elusivo in questione è parte integrante e fondante del ben noto fenomeno di concorrenza sleale, cui soprattutto la piccola e media impresa italiana è esposta;

   pertanto, anche a fronte del recente accordo di partenariato sottoscritto dal Governo italiano sulla così detta «via della seta», appare essenziale frenare un fenomeno elusivo che costituisce un danno sensibile per il fisco italiano e le cui dimensioni non sono, ancora, pienamente identificabili –:

   quali iniziative, anche normative e urgenti, il Governo intenda adottare al fine di contrastare il fenomeno evidenziato in premessa, anche nell'ambito dell'accordo di partenariato citato recentemente sottoscritto.
(5-02410)


   FREGOLENT e SERRACCHIANI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   secondo l'Osservatorio sulle partite Iva del Ministero, nei primi tre mesi dell'anno sono state aperte 196.060 nuove partite Iva, registrando un aumento del 7,9 per cento rispetto al corrispondente periodo dell'anno 2018;

   il comunicato stampa pubblicato dal Ministero segnala, inoltre, un notevole aumento di avviamenti per le persone fisiche (+14 per cento) dovuto alle crescenti adesioni al regime forfetario, a seguito delle modifiche normative introdotte con la legge di bilancio per il 2019, con una ricomposizione delle aperture a favore della natura giuridica «persona fisica» e a sfavore delle forme societarie;

   i dati disaggregati contenuti nel sito del dipartimento delle finanze dimostrano un ridimensionamento dell'effetto del nuovo regime fiscale, in quanto, a fronte dell'aumento pari a circa 18 mila nuove partite Iva individuali rispetto al 2018, risulterebbe una diminuzione del 17 per cento di nuove partite Iva di società di persone e associazioni professionali;

   il nuovo regime pertanto sembrerebbe incentivare la trasformazione delle società in ditte individuali, incoraggiando la frammentazione e la disgregazione del lavoro autonomo, attraverso le quali poter beneficiare del più favorevole regime forfettario;

   l'auspicato aumento delle nuove realtà imprenditoriali sembrerebbe più che altro il frutto di una riconversione verso la più vantaggiosa partita Iva individuale;

   sempre secondo i dati del Ministero le partite Iva aperte dagli over 65 sarebbero cresciute del 39,2 per cento, molto di più delle altre fasce di età; quelle degli under 35 sono incrementate solo dell'8,51 per cento;

   il dato sembra dettato dall'abrogazione del limite dei 30 mila euro di pensione per accedere al regime agevolato, che concede al pensionato con redditi alti la possibilità di svolgere attività collaterali come consulenze e collaborazioni;

   questi dati dimostrano la possibilità che nel nuovo regime si insinuino comportamenti opportunistici ed elusivi, in quanto chi ha un'attività e supera i 65 mila euro di ricavi, potrebbe cedere parte dei propri ricavi ad un altro contribuente pagando entrambi il 15 per cento di imposte –:

   se non ritenga di adottare iniziative per modificare nuovamente il regime agevolato introdotto nella legge di bilancio al fine di escludere comportamenti opportunistici ed elusivi che sarebbero dimostrati dagli ultimi dati pubblicati dal Ministero, anche mettendo in campo adeguati controlli per verificare la veridicità dell'intestazione delle partite Iva individuali.
(5-02411)


   CENTEMERO, CAVANDOLI, COVOLO, FERRARI, GERARDI, GUSMEROLI, ALESSANDRO PAGANO, PATERNOSTER e TARANTINO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   il Garante per la protezione dei dati personali ha ufficialmente approvato la sperimentazione, da parte dell'Agenzia delle entrate, di processi automatizzati per la lotta all'evasione fiscale, nel rispetto di precise garanzie a salvaguardia dei diritti dei cittadini. In particolare, l'Agenzia delle entrate potrà testare modelli predittivi del rischio di evasione attraverso la selezione automatizzata di posizioni fiscali dei potenziali evasori, anche mediante lo scambio di informazioni con amministrazioni estere;

   nei primi due mesi del 2019, grazie all'analisi del rischio basate su e-fatture sono stati intercettati acquisti fittizi per 3,2 miliardi di euro e bloccati falsi crediti Iva per 688 milioni di euro. L'esame delle fatture elettroniche ha quindi consentito di smascherare il modus operandi dei soggetti coinvolti nella frode grazie all'incrocio con i dati transitati nel portale Fatture e corrispettivi;

   secondo i risultati pubblicati dall'Agenzia delle entrate, il recupero ordinario da attività di controllo supera i 16 miliardi di euro, registrando un segnale positivo dell'11 per cento in più rispetto all'anno precedente. Di questi, 11,25 miliardi derivano dai versamenti diretti che fanno segnare un aumento del 10 per cento rispetto al 2017. Circa 1,8 miliardi, invece, sono il frutto dell'attività di promozione della compliance e 3,1 miliardi derivano dal recupero conseguente ai ruoli ordinari di competenza dell'Agenzia delle entrate;

   secondo un'analisi dell'Associazione nazionale commercialisti, soltanto poco più di metà dell'evasione sarebbe direttamente riconducibile alle partite Iva (individuali, società di persone, società di capitali) e poco meno di metà a quella generalità di contribuenti di cui oltre l'85 per cento sono lavoratori dipendenti e pensionati –:

   a quanto ammonti il gettito fiscale finora riscosso e in che termini il Governo si stia muovendo per introdurre misure finalizzate al contrasto all'evasione fiscale.
(5-02412)


   CANCELLERI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   i buoni fruttiferi postali (Bfp) sono titoli emessi dalla Cassa depositi e prestiti, garantiti dallo Stato italiano, collocati in esclusiva da Poste italiane;

   secondo l'articolo 1, comma 4, del decreto ministeriale 19 dicembre 2000 possono essere intestati a più soggetti, con facoltà per i medesimi di compiere operazioni anche separatamente;

   questa clausola cosiddetta Pfr, ovvero «pari facoltà di rimborso», attribuisce a ciascuno dei contitolari, in possesso del buono, il diritto di riscuotere il titolo per intero: il rimborso del titolo è quindi un diritto disgiunto che ciascuno dei contitolari può esercitare autonomamente sull'intero, previa presentazione del titolo in originale;

   la corte di appello di Milano, presidente Santosuosso, con sentenza del 25 ottobre 2017, confermando l'ordinanza ex articolo 702-ter del codice di procedura civile resa dal tribunale di Lecco in data 23 marzo 2017, ha ribadito il principio secondo cui il cointestatario di un buono postale fruttifero con clausola Pfr può riscuotere interamente il buono postale senza quietanza congiunta degli eredi del cointestatario premorto;

   il Sole24Ore, in un articolo del 14 novembre 2017, rileva che «È noto infatti come Poste Italiane s.p.a. continui a rifiutarsi di liquidare il buono postale fruttifero senza la denuncia di successione e senza la quietanza congiunta di tutti gli aventi diritto. Il rifiuto di Poste Italiane s.p.a. è causa di gravi danni per il possessore del titolo che, nella stragrande maggioranza dei casi, è impossibilitato a reperire tutti gli aventi diritto nel caso di un contitolare del buono premorto»;

   visto il rifiuto opposto dalle Poste, il possessore o accantona il buono con la consapevolezza di non poterlo più riscuotere oppure deve necessariamente chiamare in causa Poste Italiane s.p.a., anche perché la giurisprudenza su casi analoghi è spesso altalenante;

   la risoluzione del dipartimento delle entrate del Ministero delle finanze n. 115/E del 13 luglio 1999 assimila in tutto e per tutto il trattamento dei buoni fruttiferi postali agli altri titoli di Stato; per questa ragione devono essere esclusi dalla denuncia di successione; si prevede la sottoscrizione di una «dichiarazione di esonero» dall'obbligo di denuncia di successione, finalizzata, appunto, al rimborso dei buoni fruttiferi postali –:

   quali urgenti iniziative intenda assumere per garantire, in applicazione della disciplina vigente e della giurisprudenza prevalente, che il cointestatario di un buono postale fruttifero con clausola Pfr possa riscuotere interamente il buono senza quietanza congiunta degli eredi del cointestatario premorto.
(5-02413)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   BRAGA. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dell'interno, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   l'accordo bilaterale stipulato tra Italia e Svizzera del 3 ottobre del 1974 ratificato dalla legge 26 luglio 1975, n. 386, prevede che la Svizzera provveda al trasferimento di una quota parte pari al 38,8 per cento delle imposte fiscali riscosse sui redditi dei frontalieri, allo Stato italiano, il quale successivamente le ritrasferirà ai comuni di confine, alle comunità montane e alle province;

   i fondi derivanti dai ristorni dei frontalieri rappresentano una indispensabile fonte di finanziamento per la realizzazione di infrastrutture e servizi destinati alla popolazione locale;

   il comune di Campione d'Italia, exclave italiana in territorio elvetico, a seguito del fallimento del Casinò, è attualmente amministrato da commissario straordinario e versa in condizioni di dissesto economico-finanziario particolarmente gravi. Molti dei servizi primari come il trasporto pubblico, la depurazione dell'acqua, lo smaltimento dei rifiuti faticano ad essere garantiti e sono gestiti da enti ticinesi che adottano tariffe costose;

   il Consiglio di Stato del Canton Ticino «ritenuta la perdurante e crescente situazione debitoria del Comune di Campione d'Italia nei confronti di vari enti pubblici e semi pubblici del Canton Ticino per un ammontare di 3.822.510.32 franchi svizzeri» e considerata «la mancanza di informazioni e garanzie chiare da parte del Governo italiano, malgrado l'impegno espresso di onorare il dovuto», ha autorizzato il pagamento, entro il 30 giugno, dei ristorni dell'anno 2018, per un importo pari a circa 80,5 milioni di franchi, ovvero «al netto» di quanto dovuto dall'Italia al Ticino nell'ambito dei rapporti con l’exclave di Campione d'Italia;

   il Governo ticinese ha arbitrariamente decurtato l'importo complessivo dei ristorni dovuti allo Stato italiano, pari a circa 84,33 milioni di franchi, di quei 3,8 milioni dovuti da Campione d'Italia agli enti ticinesi informando che il relativo «saldo» verrà versato una volta che i creditori ticinesi «avranno ricevuto dalle Autorità italiane competenti l'integralità della somma a loro dovuta»;

   non esiste nessun principio di compensazione tra la posizione debitoria di Campione d'Italia, gli enti creditori ticinesi e il trasferimento dei ristorni derivanti dall'attività lavorativa dei circa 65 mila frontalieri italiani –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti esposti in premessa;

   quali urgenti iniziative intendano assumere affinché la Svizzera provveda al pagamento del totale dei ristorni dovuti allo Stato italiano e quali iniziative di competenza ritengano di adottare per risolvere la grave situazione di crisi del comune di Campione d'Italia.
(5-02409)

Interrogazioni a risposta scritta:


   BADOLE e COVOLO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   i Dpi, ovvero i dispositivi di protezione individuale, sono i prodotti che hanno la funzione di salvaguardare la persona che l'indossi o comunque li porti con sé, da rischi per la salute e la sicurezza. Tali dispositivi sono utilizzati in molteplici ambiti, tra cui in ambito lavorativo, domestico, sportivo e ricreativo;

   il decreto legislativo n. 81 del 2008 recante il testo unico sicurezza lavoro, stabilisce che i Dpi utilizzati in ambito lavorativo debbano sottostare alle disposizioni di cui al decreto legislativo n. 475 del 1992, il quale stabilisce che «si intende per dispositivo di protezione individuale qualsiasi attrezzatura destinata ad essere indossata e tenuta dal lavoratore allo scopo di proteggerlo contro uno o più rischi suscettibili di minacciarne la sicurezza o la salute durante il lavoro, nonché ogni complemento o accessorio destinato a tale scopo»;

   è previsto l'utilizzo dei Dpi nel momento in cui l'adozione delle misure tecniche preventive e/o organizzative di protezione collettiva non risulti sufficiente all'eliminazione di tutti i fattori di rischio;

   la tempesta Vaia che a fine ottobre 2018 ha colpito circa 41.000 ettari di bosco delle Alpi centro-orientali italiane ha causato 8,6 milioni di metri cubi abbattuti, che rappresentano circa 7 volte la quantità di legname a uso industriale che le segherie italiane riescono a lavorare in un anno;

   questo eccezionale maltempo rappresenta il più grande fenomeno di danneggiamento del patrimonio forestale mai registrato nel nostro Paese, oltre tutto localizzato in quella parte dell'Italia caratterizzata da maggiori stock di legname e dalla più alta produttività di foreste, senza dimenticare il fondamentale valore ambientale e turistico di boschi nel cuore di molti italiani nell'Altopiano di Asiago/Sette Comuni e in tutta la provincia di Belluno;

   tuttavia, la tempesta Vaia rappresenta l'occasione per verificare la capacità di reazione della pubblica amministrazione, oltre che dei proprietari forestali, delle imprese e della società civile di fronte a un simile evento;

   molti dei cittadini colpiti dalla tempesta hanno subito parecchi danni e stanno continuando a risentire delle conseguenze a distanza di quasi un anno. La maggior parte di essi si presterà all'acquisto di Dpi per pulire quanto causato dal maltempo –:

   se il Governo intenda valutare l'opportunità di adottare iniziative per prevedere un incentivo per i connazionali danneggiati da questo disastro naturale tramite, ad esempio, una misura volta alla defiscalizzazione totale o parziale degli acquisti effettuati per i dispositivi di protezione individuale, in particolare nell'Altopiano di Asiago/Sette Comuni e nella provincia di Belluno.
(4-03223)


   PASTORINO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   il 26 novembre 2018, Poste Italiane ha voluto incontrare la comunità dei «Piccoli sindaci d'Italia» con l'obiettivo di promuovere un dialogo diretto e permanente (confrontandosi sulle esigenze specifiche dei territori e sulle opportunità comuni di crescita e sostenibilità economica) e di attivare una serie di servizi dedicati alle realtà locali con meno di 5.000 abitanti, al fine di assicurare la più ampia partecipazione dei cittadini, delle imprese e della pubblica amministrazione locale alla vita economica e sociale del nostro Paese;

   è emerso, dunque, un impegno concreto e tangibile a favore delle comunità dei piccoli comuni, ribadito dallo stesso amministratore delegato, Matteo Del Fante, e dal vicedirettore generale, Giuseppe Lasco, il 16 aprile 2019 in occasione dell'inaugurazione del portale di Poste Italiane dedicato proprio ai «Piccoli comuni»;

   tuttavia, è da febbraio 2019 che le emittenti locali liguri, in primis la testata giornalistica primocanale.it, richiamano periodicamente l'attenzione su di una vicenda relativa a una truffa a causa di una dipendente di Poste Italiane, attiva presso Vobbia, con possibili ammanchi e operazioni mai autorizzate ai danni di correntisti e risparmiatori, per lo più anziani;

   secondo quanto si apprende dagli articoli di primocanale.it e dalle testimonianze della popolazione dei territori interessati, la vicenda sarebbe cominciata a cavallo tra il 2003 e il 2004 andando avanti per anni e gli ammanchi sarebbero avvenuti per mano di una storica impiegata dei due uffici postali di Vobbia e Valbrevenna;

   a seguito delle prime notizie pubblicate sul caso, il 25 febbraio 2019 Poste Italiane ha comunicato che fin da subito avrebbe collaborato con gli inquirenti per ricostruire quanto accaduto. Tuttavia, solo a distanza di 4 mesi, il 19 giugno si è tenuto presso la prefettura di Genova l'incontro sollecitato dall'amministrazione di Vobbia, supportata dai vertici dell'Associazione nazionale comuni italiani, e Poste Italiane;

   al riguardo il primo cittadino di Vobbia, Simone Franceschi, denunciando un abbandono da parte dell'azienda, nonostante le promettenti dichiarazioni pubbliche dei suoi vertici e le ripetute richieste delle amministrazioni locali, afferma: «Contesto la mancata chiarezza e il poco rispetto usato in tutta questa vicenda. Sappiamo dell'avvenuto licenziamento della dipendente da informazioni di corridoio. La cittadinanza chiede notizie all'amministrazione sulle modalità che Poste sta utilizzando per fare luce su una pagina buia del rapporto fiduciario tra entroterra e azienda. Nessuno ha chiesto che Poste si scusi pubblicamente per la spiacevole situazione, cosa che peraltro neppure ufficiosamente a oggi qualcuno ha fatto, ma almeno abbia il coraggio di dire quello che scrive al comune e cioè che per chi verrà accertato il danno, Poste provvederà a risarcire»;

   secondo quanto pubblicato da primocanale.it il 20 giugno 2019, Poste avrebbe già accertato profili di illecito e un'effettiva attività fraudolenta in quattro casi verificati e per i quali l'azienda, avrebbe confermato al comune la disponibilità al risarcimento. Per altri 3 casi sono invece in corso verifiche, anche a seguito della presentazione di denunce all'autorità giudiziaria. Il tutto per ammanchi ai correntisti, pari a circa 500 mila euro. Ma secondo indiscrezioni, al comune risulterebbero almeno 10 casi su cui sarebbe necessario approfondire le verifiche –:

   se siano a conoscenza dei fatti descritti in premessa e quali iniziative intendano adottare, per quanto di competenza, affinché siano garantite risposte certe ai correntisti e risparmiatori italiani coinvolti nella truffa;

   quali iniziative di competenza intendano assumere per promuovere un tavolo di confronto fra piccoli comuni e Poste Italiane al fine di dare attuazione al programma di servizio per i comuni sotto i 5 mila abitanti o, eventualmente, anticiparne gli effetti a favore delle comunità in cui si sono verificati gravi disservizi.
(4-03230)

GIUSTIZIA

Interrogazione a risposta immediata:


   FIORINI, BIGNAMI, SPENA, VIETINA, MARROCCO, VERSACE, MUGNAI, GELMINI e CARFAGNA. — Al Ministro della giustizia. – Per sapere – premesso che:

   il 27 giugno 2019 diciotto persone, tra cui il sindaco del Partito democratico di Bibbiano (Reggio Emilia), politici, medici, assistenti sociali, liberi professionisti, psicologi e psicoterapeuti di una onlus di Torino sono stati raggiunti da misure cautelari dai carabinieri di Reggio Emilia;

   l'inchiesta vede al centro la rete dei servizi sociali della Val D'Enza, accusati di aver redatto false relazioni per allontanare i bambini dalle famiglie e collocarli in affido retribuito da amici e conoscenti;

   quello ricostruito dagli investigatori è un giro d'affari di cui beneficiavano alcuni degli indagati, mentre altri si avvantaggiavano dell'indotto derivante dalla gestione dei minori attraverso i finanziamenti regionali grazie ai quali venivano, inoltre, organizzati anche numerosi corsi di formazione ad appannaggio della predetta onlus. Tra i reati contestati ci sono frode processuale, depistaggio, abuso d'ufficio, maltrattamento su minori, lesioni gravissime, falso in atto pubblico, violenza privata ed altro;

   ore di intercettazioni durante le sedute di psicoterapia effettuate sui minori, dopo che gli stessi erano stati allontanati dalle famiglie attraverso le più ingannevoli attività come: relazioni false, disegni dei bambini artefatti attraverso la mirata «aggiunta» di connotazioni sessuali, falsi ricordi di abusi sessuali ingenerati con gli elettrodi di quella che veniva spacciata ai bambini come «macchinetta dei ricordi»;

   il tutto durante gli anni nei quali i servizi sociali omettevano di consegnare ai bambini lettere e regali dati dai genitori naturali che i carabinieri hanno trovato e sequestrato in un magazzino dove erano accatastati;

   insomma, un business criminale sull'affidamento di minori tolti alle famiglie per poi mantenerli in affido e sottoporli a un circuito di cure private a pagamento della onlus. Infine, secondo il quadro accusatorio, ci sarebbero stati due casi di abusi sessuali presso le famiglie affidatarie e in comunità;

   in questo ambito, è peraltro necessario ad avviso degli interroganti che si avvii quanto prima l'esame in Parlamento delle diverse proposte per l'istituzione di commissioni d'inchiesta sulle case famiglia e quindi sulle attività connesse alle comunità di tipo familiare che accolgono minori –:

   quali iniziative urgenti di competenza, anche normative, il Governo intenda adottare, nelle more dell'accertamento delle responsabilità e della conclusione delle indagini della magistratura, al fine di tutelare al meglio i soggetti minori coinvolti e se non si intenda promuovere un monitoraggio sulle modalità di affido dei minori nel nostro Paese, anche al fine di verificare se vi siano casi analoghi e avviare le riforme necessarie affinché simili episodi non si ripetano in futuro.
(3-00841)

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

VIII Commissione:


   LICATINI, ILARIA FONTANA, DAGA, DEIANA, D'IPPOLITO, FEDERICO, ALBERTO MANCA, MARAIA, RICCIARDI, ROSPI, TERZONI, TRAVERSI, VARRICA, VIANELLO, VIGNAROLI e ZOLEZZI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   l'11 ottobre 1979, l'Amministrazione marittima presso la capitaneria di porto di Mazara del Vallo ha concesso per 30 anni alla Società Transmediterranean Pipelin Company Ltd., un'area demaniale marittima di 2000 metri quadrati, situata sul litorale di Capo Feto, rientrante nell'area del comune di Mazara del Vallo;

   il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti ne ha riconosciuto la competenza statale, in quanto concerne l'utilizzazione del pubblico demanio marittimo e di mare territoriale per finalità di approvvigionamento di fonti energetiche;

   la concessione prevedeva la posa di quattro condotte in acciaio, facenti parte del gasdotto Algeria-Italia e la realizzazione delle condotte in trincea e completamente a raso nel fondo marino, nel rispetto della batimetria naturale e della biocenosi locale caratterizzata dalla Posidonia oceanica, considerata un prezioso indicatore della buona salute delle acque;

   il concessionario ha assunto l'obbligo di realizzare a proprie spese le opere di difesa dalle mareggiate e di mantenere le condotte in perfetto stato di efficienza;

   inoltre, il bene demaniale è stato concesso nello stato in cui si trova sia in superficie che nel fondale marino, restando a cura del concessionario l'esecuzione di lavori di adattamento, bonifiche, ripristini o eventuali deviazioni di condutture sotterranee;

   a quanto consta agli interroganti il provveditorato opere pubbliche interregionale Sicilia-Calabria, con nota del 27 febbraio 2013, scriveva che dall'esame della documentazione, emergeva chiaramente una sensibile alterazione della batimetria in prossimità della costa con una vasta area di bassi fondali ed un'orografia non riconducibile a fenomeni naturali, il che lasciava presupporre una esecuzione delle opere in difformità alla concessione a suo tempo rilasciata;

   alla concessione sopracitata ha fatto seguito istanza di accorpamento e rinnovo per ulteriori 30 anni tramite atto formale dell'Amministrazione marittima del 29 novembre 2016 che obbliga la società concessionaria a realizzare gli interventi finalizzati all'eliminazione o alla mitigazione degli effetti derivanti dall'esercizio della concessione;

   gli interventi saranno posti in essere se verrà accertato il rapporto causale tra l'opera e i fenomeni riscontrati, ossia, l'erosione del litorale Tonnarella e le alterazioni morfologiche e nocive dei fondali, con conseguenti danni alle infrastrutture esistenti –:

   se, alla luce di quanto esposto, il Governo abbia verificato la presenza di danni alle infrastrutture e se essi siano causalmente imputabili alle opere effettuate dai concessionari, al fine di individuare i responsabili che avranno l'onere di riportare lo stato dei fondali alle condizioni ante-operam.
(5-02420)


   LUCCHINI e CAVANDOLI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   il progetto del nuovo collegamento autostradale Campogalliano-Sassuolo consiste nella realizzazione di un raccordo autostradale con origine all'intersezione tra la A22 («autostrada del Brennero») e la A1 («autostrada del Sole»), nei pressi di Campogalliano, che si collega a Sud alla strada statale 467 «Pedemontana» nei pressi dell'abitato di Sassuolo. Il progetto definitivo, approvato dall'Anas a dicembre 2005, prevede due assi secondari, uno di collegamento con la tangenziale di Modena e uno di collegamento con la tangenziale di Rubiera. Lo sviluppo complessivo del tracciato è di circa 20 chilometri, così suddivisi: asse principale, di categoria A e lunghezza 15,5 chilometri; asse di collegamento con la tangenziale di Modena, di categoria B e lunghezza 3,5 chilometri; asse di collegamento con la tangenziale di Rubiera, di categoria C2 e lunghezza 1,4 chilometri; inoltre sono previsti 8 svincoli, di cui 6 sull'asse principale e 2 sull'asse di collegamento con la tangenziale di Modena;

   nel maggio 2016 il Cipe ha determinato la procedura di finanziamento dell'opera tramite defiscalizzazione e la concessione dell'importo complessivo di oltre 500 milioni di euro, con un contributo pubblico in conto capitale pari a 215 milioni di euro; la concessione avrà una durata di 31 anni, comprensivi dei 4 anni per progettazione e costruzione dell'opera;

   in data 21 marzo 2019 gli esperti della struttura tecnica di missione del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti hanno completato le valutazioni sulla bretella Campogalliano-Sassuolo, producendo l'analisi costi-benefici, che ha dato esito positivo;

   risulta agli interroganti che i lavori di costruzione dell'opera siano ancora bloccati, perché in una riunione al Ministero delle infrastrutture e dei trasporti con il direttore tecnico di Autostrada Campogalliano Sassuolo s.p.a. è stata richiesta un'ulteriore analisi costi-benefici solo su una parte dell'Autostrada tratta da Rubiera a Sassuolo; secondo gli interroganti tale richiesta, che rallenterebbe di molto l'avvio dei lavori, risulta agli interroganti alquanto anomala, visto che l'analisi costi-benefici è stata già fatta per l'intero percorso –:

   se quanto esposto in merito alla seconda analisi costi-benefici trovi conferma e per quando sia previsto l'inizio dei lavori.
(5-02421)


   MORASSUT, BRAGA, BURATTI, DEL BASSO DE CARO, MORGONI, ORLANDO, PELLICANI e PEZZOPANE. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   hanno suscitato forti perplessità e preoccupazioni le dichiarazioni del Ministro interrogato e del vice Presidente del Consiglio Luigi Di Maio, in merito alla possibile revoca delle concessioni ad Autostrade spa legata al crollo del ponte Morandi;

   secondo quanto è dato apprendere dagli organi di informazione in base alla relazione tecnica della istituita commissione del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, si configurerebbe da parte di Aspi un grave inadempimento che consentirebbe la revoca unilaterale della concessione;

   la commissione sarebbe infatti, come riporta la stampa, dell'avviso che «sussista l'inadempimento di Aspi agli obblighi di custodia e restituzione di cui all'articolo 1177 del codice civile e di manutenzione di cui all'articolo 3 della Convenzione» e che «tali inadempimenti abbiano il carattere della gravità in relazione all'interesse complessivo affidato alla cura del Concedente»;

   si tratta di una materia molto delicata e dagli aspetti giuridici incerti, anche con possibili rischi di contenzioso e potenziali oneri a carico dello Stato, tant'è che per alcuni esperti di diritto amministrativo, potrebbe non esservi una violazione contrattuale da parte di Aspi;

   per gli interroganti è prioritario tutelare il diritto dei cittadini alla sicurezza negli spostamenti e la garanzia degli investimenti necessari a tale finalità, anche in relazione al regime tariffario;

   risultano, ad avviso degli interroganti, inappropriate e inopportune le modalità di comunicazione adottate dal Governo anche rispetto alle possibili conseguenze per i lavoratori e soprattutto in presenza di un procedimento giudiziario in atto finalizzato ad accertare le effettive responsabilità del crollo del ponte Morandi e quindi si evidenzia la necessità che ogni atto del Governo si muova nella direzione della tutela reale e non simbolica dell'interesse pubblico –:

   quali siano nello specifico i contenuti della citata relazione tecnica della commissione che configurano la sussistenza delle condizioni per la revoca della concessione ad Aspi, con particolare riferimento alla definizione delle responsabilità del concessionario e alle valutazioni circa i possibili rischi per lo Stato derivanti da un contenzioso giudiziario, posto che, ad avviso degli interroganti, sembra esservi la ricerca di un pretesto per una diversa gestione dell’asset autostradale.
(5-02422)


   GAGLIARDI, MULÈ, CORTELAZZO, GIACOMETTO, CASINO, LABRIOLA, MAZZETTI e RUFFINO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   nel corso del 2018 il sistema viario genovese, e in generale quello ligure, è stato fortemente colpito prima dal tragico crollo del ponte Morandi, che ha sostanzialmente spezzato in due la regione, e poi dagli effetti devastanti del maltempo;

   si rileva, altresì, come da tempo il territorio ligure — nonostante l'impegno delle istituzioni locali e regionali — abbia subito il generale rallentamento dei lavori nonché la scarsezza di risorse a danno di alcune opere ferroviarie e autostradali fondamentali che, se realizzate, avrebbero rappresentato valide alternative per decongestionare il traffico nei frangenti più critici e, al contempo, per sostenere adeguati livelli di mobilità e sviluppo economico e produttivo;

   per affrontare gli effetti del crollo del ponte Morandi è stato adottato il decreto-legge n. 109 del 2018, recante disposizioni urgenti per la città di Genova;

   nel corso dell'esame alla Camera del disegno di legge di conversione, su sollecitazione del Gruppo Forza Italia sono state chieste misure in favore almeno degli utenti delle tre tratte autostradali interessate dal crollo del ponte di Genova, al fine di ridurne le tariffe dei pedaggi in attesa del ripristino della regolare viabilità;

   a tal fine il Governo, accogliendo l'ordine del giorno n. 113, si impegnava ad adottare «iniziative, anche di natura convenzionale con l'Associazione italiana società concessionarie e trafori (AISCAT), volte a riconoscere in favore ai cittadini residenti nel territorio della regione Liguria o che svolgono la propria attività lavorativa o frequentano corsi di istruzione superiore o universitaria nelle province di Genova, Savona e Imperia, una agevolazione tariffaria relativamente ai pedaggi nelle tratte liguri delle autostrade A7, A10 e A26»;

   agli interroganti non risulta assunta alcuna iniziativa in merito con evidente aggravio in danno di lavoratori, famiglie, imprese e turisti, mentre, in vista dell'imminente scadenza della sospensione dell'aumento delle tariffe (30 giugno 2019), l'Autorità di regolazione dei trasporti approvava, il 19 giugno 2019, il nuovo sistema tariffario di pedaggio subito fortemente criticato dalla stessa Aiscat e da Confindustria per le rischiose ricadute in termini di investimenti e manutenzione delle stesse infrastrutture –:

   se il Ministro interrogato, ancor più in occasione dell'ormai avviata stagione estiva, non intenda rispettare l'impegno assunto in occasione dell'approvazione del disegno di legge di conversione del decreto-legge n. 109 del 2018 in favore almeno degli utenti delle tre autostrade di cui in premessa.
(5-02423)

Interrogazione a risposta scritta:


   AMITRANO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   la funicolare di Mergellina è un impianto di risalita che collega i quartieri di Mergellina e Posillipo a Napoli;

   si tratta di un servizio fondamentale per i cittadini napoletani che abitano in quei quartieri e per i turisti in visita nella città, poiché rappresenta di fatto l'unico mezzo di trasporto pubblico tra la città, segnatamente il quartiere di Chiaia, e la parte collinare della stessa;

   è noto il ridimensionamento che ha interessato il trasporto su gomma da e verso la zona collinare di Napoli e anche la linea della metropolitana non realizza un servizio che copre la totalità dei quartieri interessati;

   è notizia recente la decisione di chiudere dal 30 giugno al 1° settembre 2019 la stessa funicolare per una presunta mancanza di personale addetto;

   da quanto emerge dalle notizie di stampa a disposizione dell'interrogante, la decisione di interrompere il suddetto servizio viene motivata con la mancanza di personale; in realtà, emergerebbe l'esigenza dell'azienda dei trasporti locale di chiudere la funicolare di Mergellina per potenziare il servizio fornito nella zona del Vomero, quartiere altrettanto popoloso ma di fatto meglio servito dai mezzi di trasporto rispetto alla collina di Mergellina;

   la linea funicolare di cui sopra, peraltro, è già stata oggetto negli ultimi mesi, di numerosi episodi di chiusura e blocco motivati da scioperi e da mancanza di personale, tanto che, nel mese di dicembre 2018, la Commissione nazionale di garanzia sugli scioperi, ha inviato all'Azienda napoletana mobilità spa e alla prefettura di Napoli una richiesta urgente di informazioni sulla sospensione del servizio, alla luce della possibile configurazione della fattispecie di interruzione di pubblico servizio;

   la chiusura della funicolare così disposta, in un periodo cruciale per il commercio e il turismo, oltre che per le ordinarie esigenze dei cittadini residenti, isolerebbe ulteriormente interi quartieri, con grave danno all'attività economica e alla viabilità dell'intera città, nonché con pericolo di interrompere un servizio pubblico essenziale –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dell'eventuale pericolo di disservizio tale da configurare il rischio di una interruzione di servizio di trasporto pubblico e quali iniziative di competenza intenda adottare, anche incrementando le risorse destinate al trasporto pubblico locale, al fine di salvaguardare il diritto dei cittadini alla mobilità.
(4-03229)

INTERNO

Interrogazioni a risposta immediata:


   MOLINARI, ANDREUZZA, BADOLE, BASINI, BAZZARO, BELLACHIOMA, BELOTTI, BENVENUTO, BIANCHI, BILLI, BINELLI, BISA, BOLDI, BONIARDI, BORDONALI, CLAUDIO BORGHI, BUBISUTTI, CAFFARATTO, CANTALAMESSA, CAPARVI, CAPITANIO, VANESSA CATTOI, CAVANDOLI, CECCHETTI, CENTEMERO, CESTARI, COIN, COLLA, COLMELLERE, COMAROLI, COMENCINI, COVOLO, ANDREA CRIPPA, DARA, DE ANGELIS, DE MARTINI, D'ERAMO, DI MURO, DI SAN MARTINO LORENZATO DI IVREA, DONINA, FANTUZ, FERRARI, FOGLIANI, FORMENTINI, FOSCOLO, FRASSINI, FURGIUELE, GASTALDI, GERARDI, GIACCONE, GIACOMETTI, GIGLIO VIGNA, GOBBATO, GOLINELLI, GRIMOLDI, GUSMEROLI, IEZZI, INVERNIZZI, LATINI, LAZZARINI, LEGNAIOLI, LIUNI, LO MONTE, LOCATELLI, LOLINI, EVA LORENZONI, LOSS, LUCCHINI, MACCANTI, MAGGIONI, MARCHETTI, MATURI, MORELLI, MOSCHIONI, MURELLI, ALESSANDRO PAGANO, PANIZZUT, PAOLINI, PAROLO, PATASSINI, PATELLI, PATERNOSTER, PETTAZZI, PIASTRA, PICCOLO, POTENTI, PRETTO, RACCHELLA, RAFFAELLI, RIBOLLA, RIXI, SALTAMARTINI, SASSO, SUTTO, STEFANI, TARANTINO, TATEO, TIRAMANI, TOCCALINI, TOMASI, TOMBOLATO, TONELLI, TURRI, VALBUSA, VALLOTTO, VINCI, VIVIANI, ZICCHIERI, ZIELLO, ZOFFILI e ZORDAN. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   la recente vicenda della nave Sea Watch 3, battente bandiera olandese ma gestita dall'omonima organizzazione non governativa tedesca, ha avuto inizio il 12 giugno 2019, quando decise di trasferire a bordo 53 immigrati che si trovavano su un gommone al largo delle coste libiche, contro le indicazioni della Guardia costiera libica che nel frattempo stava provvedendo al loro soccorso nell'area di propria competenza;

   dunque, fin dall'inizio e poi nel suo prosieguo, la vicenda è stata caratterizzata da una serie di comportamenti di estrema gravità e violenza, sia per la scelta di fare rotta direttamente verso l'Italia, sebbene Paese di approdo più lontano e pur mettendo a rischio la vita degli stessi migranti a bordo, e poi per la decisione di entrare nel territorio italiano in violazione delle norme internazionali e nazionali e attraccare al porto di Lampedusa senza alcuna autorizzazione, mettendo a rischio, stavolta, anche la vita degli agenti della motovedetta della Guardia di finanza, che cercavano solo di far rispettare la legge;

   secondo quando riportato dalla stampa, successivamente all'attracco è stato disposto il sequestro dell'imbarcazione e l'arresto della comandante della nave che sarebbe ora accusata di resistenza o violenza contro nave da guerra ed anche di tentato naufragio;

   tuttavia già in passato la nave Sea Watch 3 è stata protagonista di analoghe vicende, in particolare quando il 19 gennaio 2019 fece salire a bordo 47 migranti che si trovavano su un barcone al largo della Libia, facendo poi sempre rotta direttamente verso le coste della Sicilia, nonostante la possibilità e l'indicazione di approdare in altri Paesi più vicini;

   anche allora venne disposto il sequestro probatorio della nave nell'ambito di un'indagine per favoreggiamento dell'immigrazione clandestina e, terminate le esigenze di raccolta delle prove, la stessa nave è stata poi dissequestrata all'inizio del mese di giugno 2019;

   il caso della nave Sea Watch 3 ed altresì le dichiarazioni di alcuni esponenti politici degli altri Paesi interessati dalla vicenda hanno tuttavia messo in luce anche il totale fallimento delle politiche europee in tema sia di asilo che di contrasto all'immigrazione clandestina, quando già in un rapporto del 2017 Frontex aveva definito l'azione delle unità navali delle organizzazioni non governative quale pull factor delle partenze dalla Libia –:

   se e in che termini il Ministro interrogato intenda proseguire nella linea di contrasto all'immigrazione illegale e nel rafforzamento delle misure di controllo dei confini nazionali, in particolare marittimi.
(3-00842)


   FRATOIANNI e FORNARO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   la nave olandese Sea Watch 3 il 12 giugno 2019 ha soccorso 53 persone a 47 miglia dalla Libia;

   la Convenzione di Amburgo prevede l'obbligo di prestare soccorso ai naufraghi e di farli sbarcare nel primo «porto sicuro» per prossimità geografica e per rispetto dei diritti umani;

   non essendo la Libia un porto sicuro e in guerra civile, non avendo la Tunisia una legislazione completa sulla protezione internazionale, considerata la presenza di un'altra nave con 75 profughi sbarcati dopo 19 giorni, la comandante ha diretto la nave verso Lampedusa rispettando le leggi internazionali;

   il Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale il 28 giugno 2019 ha dichiarato: «La definizione di porto sicuro viene dalle convenzioni internazionali, queste condizioni per la Libia non ci sono»;

   il 15 giugno 2019 il Ministro interrogato ha firmato il divieto di ingresso, transito e sosta della Sea Watch 3 nelle acque territoriali italiane, ai sensi del decreto-legge n. 53 del 2019;

   in materia di tutela dei diritti umani le convenzioni internazionali prevalgono sulle leggi nazionali e a parere degli interroganti la comandante Rackete, decidendo di accostarsi a Lampedusa, ha obbedito a una legge di rango superiore al citato decreto-legge;

   più di cinquanta comuni tedeschi, la diocesi di Torino e, soprattutto, cinque Paesi dell'Unione europea, Francia, Germania, Lussemburgo, Portogallo e Finlandia, a seguito di colloqui del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale con la Commissione europea, avevano dato la propria disponibilità ad accogliere i migranti;

   paradossalmente, mentre alla Sea Watch 3 veniva impedito l'attracco, nelle ultime tre settimane a Lampedusa sono stati segnalati almeno dieci sbarchi;

   il 26 giugno 2019, proseguendo lo stallo e peggiorando le condizioni fisiche e psicologiche dei naufraghi, la comandante Rackete ha deciso di entrare in acque territoriali italiane;

   il 29 giugno 2019, la comandante, valutato lo stato di necessità e il ritardo nelle autorizzazioni all'attracco da parte delle autorità italiane, ha deciso di entrare in porto;

   una volta sbarcata, la comandante è posta in stato di fermo con la contestazione dei reati di rifiuto di obbedienza a nave da guerra, resistenza o violenza contro nave da guerra e navigazione in zone vietate –:

   come mai, di fronte all'accordo con cinque Paesi dell'Unione europea per accogliere i profughi una volta sbarcati e altresì alla disponibilità di cinquanta comuni tedeschi e della diocesi torinese, abbia scelto di impedire l'attracco della Sea Watch 3 a Lampedusa, ad avviso degli interroganti unico porto prossimo sicuro, considerata la non sicurezza dei porti libici come dichiarato anche dal Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale.
(3-00843)


   LORENZIN. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   il Ministro interrogato ha affermato: «la droga è un'emergenza nazionale devastante e dunque dobbiamo usare tutti i metodi democratici per chiudere questi luoghi di diseducazione di massa, i cannabis shop. Ora usiamo le maniere forti (...) Mi auguro che da domani le forze dell'ordine (...) li chiuderanno (...)»;

   il 30 maggio 2019, le Sezioni unite della Corte di cassazione hanno sentenziato che: «integrano il reato» previsto dal testo unico sulle droghe «le condotte di cessione, di vendita e, in genere, la commercializzazione al pubblico, a qualsiasi titolo, dei prodotti derivati dalla coltivazione della cannabis sativa, salvo che tali prodotti siano in concreto privi di efficacia drogante». In particolare, «la commercializzazione di cannabis sativa e di foglie, inflorescenze, olio, resina, ottenuti dalla coltivazione della predetta varietà di canapa, non rientra nell'ambito di applicazione della legge n. 242 del 2016»;

   il Ministro interrogato è intervenuto con una circolare del 31 luglio 2018 e con una direttiva diretta a limitare l'apertura e la localizzazione degli esercizi con riferimento alla presenza nelle vicinanze di luoghi sensibili;

   la Relazione europea sulla droga 2019 ha evidenziato come la cannabis continua ad essere la prima sostanza più utilizzata, in tutte le fasce d'età. L'Italia è al secondo posto fra i giovani adulti, mentre è quarta sul totale della popolazione. In più l'Italia è fra i primi cinque Paesi europei per consumo di eroina;

   in 14,4 miliardi di euro è il costo stimato in Italia per il consumo di sostanze stupefacenti, in aumento di oltre l'1 per cento rispetto all'anno precedente;

   la cannabis è seconda in termini di spesa (alimenta il 28 per cento del mercato), ma leader in termini di diffusione. Il 10 per cento della popolazione ne ha fatto uso almeno una volta nel corso dell'ultimo anno;

   il parere del Consiglio superiore di sanità del 10 aprile 2018 evidenzia come «non si può escludere la pericolosità dei prodotti contenenti o costituiti da infiorescenze di canapa» in cui viene indicata in etichetta la dicitura «cannabis light» o «cannabis leggera» e per questo raccomanda «che siano attivate nell'interesse della salute individuale e pubblica (...) misure atte a non consentirne la libera vendita»;

   la Società italiana di psichiatria ha lanciato l'allarme sulle nuove sostanze psicoattive, nuove droghe, difficili da riconoscere e da trattare, e sugli effetti devastanti della poliassunzione;

   la diffusione delle droghe determina problematiche relative alla prevenzione e alla repressione dei reati –:

   quali iniziative il Governo intenda assumere per contrastarne la diffusione, a partire dalla dichiarata volontà di chiudere i cosiddetti cannabis shop.
(3-00844)

Interrogazione a risposta orale:


   ZOFFILI e LOCATELLI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   secondo i più recenti dati forniti dall'Oim, Organizzazione internazionale per le migrazioni, tra il 2014 e il 2017 il numero delle potenziali vittime di tratta a scopo di sfruttamento sessuale arrivate in Italia via mare pare sia aumentato addirittura del 600 per cento;

   si stima che tale fenomeno abbia riguardato circa l'80 per cento delle ragazze, spesso minorenni, arrivate illegalmente sulle coste italiane dalla Nigeria, il cui numero infatti è passato da 1.500 nel 2014 a oltre 11.000 nel 2016;

   considerato che negli stessi anni, anche per effetto delle politiche dei Governi allora in carica, si era registrato nel nostro Paese un esponenziale aumento del numero degli arrivi irregolari via mare, è pertanto di tutta evidenza la stretta connessione tra il crimine della tratta di esseri umani finalizzata alla prostituzione in Italia e quello dei flussi migratori illegali;

   come evidenziato anche dalle cronache giudiziarie, le organizzazioni dedite allo sfruttamento della prostituzione e quelle dedite al favoreggiamento dell'immigrazione clandestina, un business particolarmente redditizio per tali organizzazioni, sono infatti le medesime;

   sebbene non sia possibile avere una stima definita e certa sul numero delle vittime di tratta a scopo di sfruttamento sessuale in Italia, in particolare dei minori coinvolti, e dunque tale fenomeno sfugga alle statistiche, tuttavia la gravità e l'estensione del fenomeno è ben visibile sulle strade del nostro Paese;

   in particolare e a conferma di quanto sopra, nei mesi scorsi una serie di operazioni di controllo da parte delle forze dell'ordine nelle zone di Carugo, Inverigo, Marian Comense, Lurago d'Erba e nei paesi limitrofi della provincia di Como ha evidenziato un intensificarsi di tale fenomeno, ossia lo sfruttamento e il favoreggiamento della prostituzione di giovani ragazze, non solo dell'Africa ma anche dell'est Europa, costrette a prestazioni sessuali sotto ricatto, minacce e violenze fisiche;

   malgrado il significativo potenziamento disposto dal Ministero dell'interno della presenza sul territorio di pattuglie di polizia, carabinieri, guardia di finanza e la presenza delle polizie locali il fenomeno continua ad avere dimensioni drammatiche e preoccupanti, non solo per il perpetrarsi di un gravissimo e odioso crimine ma anche per ragioni di sicurezza, ordine pubblico ed infine per l'impatto negativo sul decoro urbano, stante l'esercizio della prostituzione in luoghi pubblici o aperti al pubblico in particolare nelle ore diurne-:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza di quanto segnalato in premessa e quali iniziative di competenza abbia assunto o intenda assumere per contrastare il fenomeno dello sfruttamento della prostituzione, in particolare nella provincia di Como.
(3-00839)

ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, per sapere – premesso che:

   il 28 giugno 2019 è stata resa pubblica l'indagine «Università bandita», portata avanti dalla Digos di Catania nei confronti di alcuni membri di spicco dell'Ateneo della città a seguito di presunti concorsi truccati;

   le indagini sono state eseguite dalla Digos su di un arco temporale che parte da giugno 2016 fino a marzo 2018, periodo in cui sarebbero stati pilotati i bandi di concorso per l'assegnazione di borse, assegni e dottorati di ricerca, come pure i bandi indirizzati all'assunzione del personale tecnico-amministrativo, per la composizione degli organi statuari dell'ateneo e per l'assunzione e la progressione di carriera dei professori;

   dalle dichiarazioni del procuratore Carmelo Zuccaro, a guida dell'inchiesta, emerge che in 21 mesi di indagini non è stato trovato un solo concorso che non fosse truccato. Complessivamente gli indagati risultano essere 66, di cui 40 professori appartenenti all'Ateneo di Catania, mentre i restanti afferenti alle università di Bologna, Cagliari, Catanzaro, Chieti-Pescara, Firenze, Messina, Milano, Napoli, Padova, Roma, Trieste, Venezia e Verona. Questi ultimi erano stati chiamati a fare parte delle commissioni esaminatrici ed è stato evidenziato che essi si sarebbero sempre «preoccupati di non interferire sulla scelta del futuro vincitore compiuta preventivamente favorendo il candidato interno che risultava prevalere anche nei Casi in cui non fosse meritevole»;

   il rettore dell'università di Catania, Francesco Basile, è stato sospeso da servizio, come pure l'ex rettore, Giacomo Pignataro, nonché numerosi docenti dell'ateneo. L'accusa è di associazione a delinquere, di corruzione per atti contrari ai doveri d'ufficio, corruzione per l'esercizio della funzione, induzione indebita a dare o promettere utilità, falsità ideologica e materiale commessa dal pubblico ufficiale, turbata libertà del procedimento di scelta del contraente, abuso d'ufficio e truffa aggravata;

   le intercettazioni hanno permesso di inquadrare un vero e proprio codice sommerso dei concorsi, che veniva applicato nell'ambito universitario per cui gli esiti dei concorsi dovevano essere determinati in precedenza dal docenti interessati senza lasciare spazio a selezioni meritocratiche e senza dare possibilità di presentare alcun ricorso amministrativo contro le decisioni degli organi statutari. Si tratta di una modalità, a giudizio degli interpellanti, in tutto e per tutto «paramafiosa», che prova l'esistenza – e la persistenza – di ampie sacche di baronato e soggetti capaci di adattare le attuali norme sul reclutamento ai propri interessi personali;

   risulta sempre più urgente e non più rinviabile una efficace riforma del sistema di reclutamento universitario –:

   se, con quali tempistiche e con quali iniziative di competenza il Ministro interrogato intenda intervenire al fine di sostenere un adeguato processo di riforma del sistema di reclutamento nelle università a garanzia di procedure improntate alla trasparenza e alla meritocrazia, in modo da tutelare e adeguatamente valorizzare le eccellenze presenti negli atenei italiani.
(2-00441) «Lattanzio, Gallo, Acunzo, Azzolina, Bella, Carbonaro, Casa, Frate, Mariani, Marzana, Melicchio, Nitti, Testamento, Torto, Tuzi, Villani, Adelizzi, Davide Aiello, Piera Aiello, Alaimo, Alemanno, Amitrano, Angiola, Aprile, Aresta, Ascari, Baldino, Barbuto, Massimo Enrico Baroni, Berardini».

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

VII Commissione:


   ASCANI, PICCOLI NARDELLI, ANZALDI, CIAMPI, DI GIORGI, FRANCESCHINI, PRESTIPINO e ROSSI. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   è dei giorni scorsi la notizia dell'inchiesta avviata sui concorsi universitari, per la quale risultano 66 indagati, 40 professori dell'Università di Catania, 20 degli atenei di Bologna, Cagliari, Catanzaro, Chieti-Pescara, Firenze, Messina, Milano, Napoli, Padova, Roma, Trieste, Venezia e Verona e altre sei persone a vario titolo collegate con l'Università di Catania;

   da quello che si apprende dagli organi di stampa, sarebbero 27 i concorsi «truccati», ma si indagherebbe anche su altre 97 procedure concorsuali;

   l'inchiesta ha svelato quella che gli investigatori hanno definito un'associazione a delinquere, finalizzata a commettere un numero indeterminato di reati per alterare il naturale esito dei bandi di concorso per il conferimento degli assegni, delle borse e dei dottorati di ricerca, per l'assunzione del personale tecnico-amministrativo, per la composizione degli organi statutari dell'Ateneo, per l'assunzione e la progressione in carriera dei docenti;

   negli anni più recenti, l'azione legislativa è stata indirizzata ad elevare sempre più le facoltà assunzionali delle università e ad agevolare il ricambio generazionale;

   da ultimo, invece, le norme approvate dal Governo registrano una controtendenza. La legge di bilancio 2019 ha previsto la riduzione delle risorse finanziarie e abrogato le disposizioni istitutive del «Fondo per le cattedre universitarie del merito Giulio Natta», destinato al reclutamento per chiamata diretta di professori universitari –:

   quali siano gli orientamenti del Ministro interrogato – per quanto di competenza – in merito ai fatti descritti in premessa e quali urgenti iniziative di competenza intenda assumere per scongiurare il ripetersi di simili episodi e per realizzare un sistema universitario efficiente e trasparente.
(5-02414)


   MOLLICONE, FRASSINETTI e BUCALO. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   è stato sottoscritto l'accordo per il contratto di mobilità per il personale docente per il triennio 2019/22;

   ai docenti, ammessi al Fit (Formazione iniziale, Tirocinio e inserimento nella funzione di docente) dalle graduatorie 2018 approvate entro il 31 dicembre, con le ammissioni decorrenti giuridicamente ed economicamente dal 1° settembre 2019, verrà accantonato un posto a livello provinciale al termine delle operazioni di mobilità;

   va ricordato che il decreto ministeriale n. 579 del 2018 di assegnazione dei contingenti di nomina in ruolo aveva fissato al 31 agosto 2018 il termine entro cui dovevano essere pubblicate le graduatorie del concorso 2018, al fine di essere utilizzate per le ammissioni al III anno di Fit, anno scolastico 2018/19;

   successivamente, per recuperare i numerosi posti in ruolo non assegnati, è intervenuto il decreto ministeriale n. 631 del 25 settembre 2018, che ha prorogato al 31 dicembre 2018 la data ultima entro cui utilizzare le graduatorie per le ammissioni al III anno di Fit 2018/19;

   il Ministro interrogato ha emanato il decreto ministeriale n. 631 del 25 settembre 2018 riguardante il trattamento degli aspiranti collocati a pieno titolo nelle graduatorie di merito del concorso Fit;

   terminate le operazioni della mobilità, il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca ha dichiarato un errore, non avendo considerato che con il decreto ministeriale n. 631 del 2018 erano stati accantonati i posti per chi aveva avuto la pubblicazione delle graduatorie di merito entro il mese di dicembre 2018;

   centinaia di insegnanti, dopo decenni di precariato lontani dalle proprie famiglie, quest'anno si sono visti accettare la propria domanda di mobilità, quindi con conseguenze sulla propria vita privata, come la disdetta di contratti di locazione o per l'aver organizzato i traslochi, causando, con il blocco, danni morali ed economici –:

   quali iniziative intenda portare avanti il Ministro interrogato per sanare la situazione venutasi a creare e se, a fronte del turn over, intenda regolarizzare i docenti sui posti lasciati vacanti per i pensionamenti anticipati, a seguito dell'introduzione della misura cosiddetta «Quota 100».
(5-02415)


   APREA, D'ETTORE e MUGNAI. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   il 24 aprile 2019 è stata raggiunta un'intesa tra il Governo e i rappresentanti delle organizzazioni sindacali rappresentative per il comparto istruzione e ricerca in merito alla necessità di intervenire a sanare alcuni annosi problemi del sistema di istruzione;

   tra i nodi affrontati non poteva mancare quello del precariato, considerato che l'apporto dei lavoratori a tempo determinato rappresenta un endemico e storico problema del comparto, anche se è grazie ai precari che il sistema di istruzione ha potuto funzionare;

   in quella sede il Governo si è impegnato a bandire con cadenza regolare procedure concorsuali e a individuare modalità semplificate finalizzate all'immissione in ruolo del personale docente con una pregressa esperienza di almeno 36 mesi di servizio, affermando il principio del riconoscimento della professionalità acquisita;

   in via transitoria il Governo si è impegnato anche a prevedere percorsi abilitanti e selettivi riservati al personale docente con almeno 36 mesi di servizio;

   l'11 giugno 2019 si è svolto un ulteriore incontro tra le parti per individuare le modalità di attuazione dell'intesa di aprile; in quella sede è stato concordato un intervento a livello parlamentare da attuare mediante la definizione di un emendamento da inserire nel primo «veicolo» legislativo utile volto a istituire, come da intesa, percorsi abilitanti speciali da attivare, una tantum, entro e non oltre il 2019 e una procedura selettiva per la stabilizzazione entrambi riservati a personale con esperienza pregressa di servizio di almeno 3 anni negli ultimi otto anni;

   l'intesa dell'11 giugno 2019 dettava le caratteristiche di svolgimento della procedura selettiva e dei percorsi abilitanti;

   gli impegni assunti si inseriscono nell'ambito di una ordinata attività normativa di programmazione e organizzazione che potrebbe dare una risposta alle esigenze e alle necessità da più parti manifestate in modo del tutto ragionevole e coerente con i princìpi in materia, da ricondurre, altresì, alle finalità proprie del buon andamento e funzionamento dell'importante comparto dell'istruzione pubblica –:

   se il Governo intenda dare seguito, in che modo e soprattutto in quali tempi agli impegni assunti con le rappresentanze sindacali, considerato che non ha adottato in sede parlamentare le iniziative necessarie a dare attuazione alle intese citate in premessa, pur avendone avuto l'occasione, e che all'inizio del prossimo anno scolastico il sistema di istruzione dovrà nuovamente confrontarsi con la carenza di docenti di ruolo e i docenti precari dovranno nuovamente affrontare l'alea del precariato.
(5-02416)


   AZZOLINA, LATTANZIO, NITTI, CARBONARO, BELLA, TUZI, VILLANI, ACUNZO e MARIANI. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   anche per il prossimo anno scolastico 2019/2020 moltissimi saranno i posti vacanti dei docenti delle scuole di ogni ordine e grado e si ipotizza il probabile superamento del record negativo che ha caratterizzato il corrente anno scolastico;

   l'ipotesi di cui sopra è suffragata dai numeri delle domande di pensionamento -19.853 con i requisiti ordinari e 22.197 per effetto di quota 100 e altri provvedimenti di legge;

   il Ministro interrogato ha già dichiarato che, al centro dell'agenda politica del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca, vi è la garanzia dell'ordinato avvio dell'anno scolastico e la lotta al precariato e per questo molteplici sono stati gli interventi, sia nel decreto 12 luglio 2018, n. 87, convertito con modificazioni, dalla legge 9 agosto 2018, n. 96, che nella legge 30 dicembre 2018, n. 145;

   una carenza cronica è riscontrabile altresì nei posti di sostegno; infatti si ricorda che, nell'anno scolastico 2018-2019, il numero di alunni diversamente abili è pari a 245.723 unità, mentre il personale docente ed educativo assegnato su posti di sostegno, nel medesimo anno scolastico, è pari a 141.412 unità di cui circa 42 mila a tempo determinato, quasi un terzo del totale;

   il ciclo di tirocinio formativo attivo sul sostegno attivato nel 2019 specializzerà circa 14 mila docenti che però senza il successivo concorso per l'immissione in ruolo rimarranno fermi nel circuito dei contratti a tempo determinato –:

   se il Ministro interrogato non ritenga opportuno attivare le più opportune iniziative volte a bandire i suddetti concorsi specificando le tempistiche e le modalità di svolgimento, nonché le classi di concorso e le regioni interessate in maniera da potere fornire risposte esaustive e chiarificatrici a quanti giustamente aspettano da tempo l'opportunità di essere finalmente immessi in ruolo.
(5-02417)


   FUSACCHIA e EMANUELA ROSSINI. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   il Governo, con emendamento alla legge europea 2018, ha prorogato di quasi un anno la disposizione che consente la definizione della tipologia contrattuale applicabile ai lettori di madrelingua straniera, divenuti collaboratori esperti linguistici;

   la legge europea 2017 aveva stanziato risorse economiche per consentire il superamento del contenzioso relativo alla ricostruzione di carriera degli ex lettori di lingua straniera. Con decreto ministeriale si doveva definire il contratto-tipo di ateneo, nonché i criteri di ripartizione delle risorse stanziate e il contratto-tipo. Ora il Governo ha prorogato al 31 ottobre 2019 i termini perché il decreto ministeriale è ancora in corso di definizione;

   il contenzioso nasce dall'applicazione dell'articolo 4 del decreto-legge n. 120 del 1995 (convertito dalla legge n. 236 del 1995), che ha introdotto la nuova figura del «collaboratore esperto linguistico» in luogo del lettore di lingua straniera che, ai sensi del decreto del Presidente della Repubblica n. 382 del 1980, poteva essere assunto dalle università con contratto di diritto privato per un anno, rinnovabile per un massimo di cinque;

   tale disposizione è stata censurata dalla Corte costituzionale (sentenza n. 55/1989) e dalle sentenze della Corte di giustizia europea del 30 maggio 1989 (causa 33/88) e del 2 agosto 1993 (cause riunite C-259/91, C-331/91 e C-332/91), nonché dalla procedura di infrazione n. 92/4660;

   il contenzioso nasce perché non è stata riconosciuta l'anzianità pregressa in termini di trattamento economico e previdenziale. Ciò ha portato nuovamente ad una censura da parte della Corte di giustizia europea, sentenza 18 luglio 2006 (causa C-119/04), nonché Corte di cassazione – sezione lavoro, – sentenze 21856/2004 e 5909/2005-;

   il legislatore, intervenuto con l'introduzione dell'articolo 26, comma 3, della legge 240 del 2010, con un'interpretazione autentica della norma del 1995, ha riconosciuto ai collaboratori esperti linguistici, il trattamento economico corrispondente a quello del ricercatore con effetto dalla data di prima assunzione;

   a seguito di quest'ultimo intervento, è stata aperta la procedura EU Pilot 2079/11/EMPL circa la compatibilità dell'articolo 26, della legge n. 240 del 2010, che stabilisce l'automatica estinzione dei giudizi pendenti relativi al trattamento economico degli ex lettori, con l'articolo 47 della Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea, che tutela il diritto a un ricorso effettivo e garantisce un giudice imparziale –:

   se il Ministro interrogato, non ritenga di dover assumere iniziative affinché siano esplicate urgentemente tutte le procedure necessarie per emanare il provvedimento che definisca il contratto tipo del collaboratore esperto linguistico.
(5-02418)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, per sapere – premesso che:

   le aule parlamentari sono attualmente impegnate, in entrambi i rami, nell'esaminare e valutare gli aspetti e le peculiarità del salario minimo quale misure introdotta in via legislativa che secondo i promotori sarebbe volta a garantire una retribuzione minima oraria per tutti i lavoratori;

   il mercato del lavoro italiano e il sistema di rappresentanza sindacale e datoriale però consentono già l'individuazione di appositi livelli di retribuzione oraria settoriale e di categoria che, attraverso la contrattazione collettiva, garantiscono da decenni il diritto dei lavoratori a compensi adeguati. È parere degli interpellanti che l'impoverimento delle retribuzioni dipenda maggiormente, e quasi esclusivamente, da politiche fiscali altamente lesive della disponibilità finanziaria nonché del potere d'acquisto dei lavoratori e delle famiglie, così come dei datori di lavoro e delle imprese, motivo per cui a parere degli interpellanti il taglio del cuneo fiscale rappresenta l'unico vero strumento per sostenere i redditi, i consumi e gli investimenti nel nostro Paese;

   come denunciato dalla segretaria generale della Cisl, Annamaria Furlan, e da altri rappresentanti sindacali, la platea di lavoratrici e lavoratori ai quali non si applica la contrattazione nazionale ammonterebbe a circa il 15 per cento del totale, sostanzialmente non rappresentati nelle aziende da un'organizzazione sindacale effettivamente rappresentativa;

   in tal senso quindi va considerato l'aspetto dei cosiddetti «sindacati gialli», cioè delle organizzazioni delle quali non si ha alcun dato oggettivo e chiaro in termini di effettiva rappresentanza;

   al fine di contrastare l'insorgere e il sempre maggiore sviluppo di organizzazioni non rappresentative impegnate nella sottoscrizione di contratti cosiddetti «pirata», in danno dei lavoratori e delle lavoratrici nonché della produttività e della concorrenza leale tra le imprese, il 10 gennaio 2014 è stato siglato l'Accordo interconfederale tra Cgil Cisl e Uil e Confindustria in merito al testo unico sulla rappresentanza;

   obiettivo è quello di disporre di uno strumento che consenta l'effettiva misurazione della rappresentatività delle organizzazioni sindacali e datoriali;

   con direttiva del Ministro del lavoro e delle politiche sociali, nel 2015 si dava applicazione al predetto accordo avviando il previsto censimento della rappresentatività delle organizzazioni sindacali dei lavoratori per la rilevazione dei lavoratori associati alle organizzazioni sindacali — cioè di lavoratori aderenti con formale delega di rappresentanza — nelle aziende che applicano i contratti collettivi nazionali di lavoro sottoscritti dalle federazioni di categoria aderenti a Confindustria;

   in data 4 luglio 2017 Confindustria e Cgil, Cisl e Uil sottoscrivevano un accordo di modifiche al richiamato testo unico sulla rappresentanza orientandosi verso l'affidamento a Inps, in collaborazione con l'Ispettorato nazionale del lavoro (Inl), della funzione di raccolta del dato elettorale composto da numero di iscritti e verbali sottoscritti, nonché di quella ponderazione del dato associativo con il dato elettorale, precedentemente attribuite al Cnel;

   risulta agli interpellanti che nel luglio 2018 Inps, Inl, Confindustria e Cgil, Cisl e Uil raggiungevano l'intesa per la sottoscrizione di un'apposita convenzione finalizzata alla certificazione della rappresentanza delle organizzazioni sindacali per la contrattazione collettiva nazionale di categoria;

   secondo i dati forniti dal Ministero del lavoro e delle politiche sociali, i contratti collettivi nazionali censiti su Uniemens per tale funzionalità sono 68, mentre le organizzazioni sindacali censite, in quanto aderenti al Testo unico sulla rappresentanza, sono 170. Dalla ultima rilevazione svolta (aprile 2018) risultano aver trasmesso il dato sulla rappresentanza 22.395 aziende, per un totale di 2.345.829 lavoratori;

   nonostante sia trascorso circa un anno dalla intesa raggiunta per la nuova convenzione con Inps, a tutt'oggi, la suddetta nuova convenzione non risulta definita e anzi il processo di perfezionamento parrebbe soggetto ad una sospensione sine die e con esso la possibilità di adottare il primo strumento valido per il contrasto dello sfruttamento dei lavoratori sottoposti ai cosiddetti contratti «pirata»;

   come ha avuto modo di sostenere il Sottosegretario Durigon, il Ministero del lavoro e delle politiche sociali avrebbe sospeso la procedura di perfezionamento dell'atto negoziale a causa di «una riflessione sulla convenzione [...] nell'ottica di un possibile miglioramento e nella prospettiva della messa a punto di tutti gli accorgimenti necessari, anche dal punto di vista tecnico-informatico, per rendere lo strumento pienamente adeguato rispetto alle finalità per le quali è previsto», ma nella sostanza, così facendo, la platea di lavoratori scoperti dalla contrattazione nazionale attende invano di essere tutelata e salvaguardata;

   risulta agli interpellanti che nell'ultimo anno trascorso sono giunte numerose sollecitazioni da parte di esponenti delle organizzazioni sindacali all'indirizzo del Ministro interpellato al fine di promuovere le necessarie azioni volte alla definizione della predetta convenzione tra le stesse, Confindustria, Inps e Inl –:

   se, in considerazione delle condizioni critiche in cui versano i lavoratori sfruttati a causa delle distorsioni in termini di rappresentanza sindacale, il Ministro interpellato non intenda adottare tempestivamente le iniziative di competenza per il perfezionamento della richiamata convenzione al fine di rilevare con certezza e coerenza di informazioni l'effettiva rappresentatività sindacale nei luoghi di lavoro e contrastare in maniera concreta l'insorgere e la diffusione delle organizzazioni sindacali spurie e dei contratti cosiddetti «pirata».
(2-00443) «Gelmini, Polverini, Zangrillo».

Interrogazione a risposta orale:


   ASCARI, ZANICHELLI, DE GIROLAMO, PERANTONI, NESCI, SABRINA DE CARLO, DORI, BOLOGNA, SARLI, TROIANO e SPADONI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro della giustizia, al Ministro della salute, al Ministro dell'interno, al Ministro per la famiglia e le disabilità. — Per sapere – premesso che:

   il 27 giugno 2019, a seguito dell'operazione di polizia «Angeli e Demoni», numerose persone sono state sottoposte a misura cautelare perché avrebbero costruito un illecito e redditizio sistema di «gestione minori», attraverso il quale venivano sottratti, illegittimamente, minori alle famiglie d'origine per poi collocarli in affido, a pagamento, a persone amiche o conoscenti;

   un business illecito di diverse centinaia di migliaia di euro di cui beneficiavano alcuni degli indagati, mentre altri si avvantaggiavano a vario titolo dell'indotto derivante dalla gestione dei minori attraverso i finanziamenti regionali, grazie ai quali venivano, inoltre, organizzati anche numerosi corsi di formazione e convegni ad appannaggio della predetta onlus, in elusione del codice degli appalti e delle disposizioni dell'Autorità nazionale anticorruzione;

   in particolare, emergerebbero che destinatari dei provvedimenti sarebbero un sindaco, assistenti sociali, psicoterapeuti di una nota onlus di Torino, psicologi dell'Asl reggiana, oltre a decine di indagati tra sindaci, amministratori comunali, un avvocato, dirigenti e operatori socio sanitari;

   i destinatari della misura cautelare sono accusati, a vario titolo, di frode processuale, depistaggio, abuso d'ufficio, maltrattamenti su minori, lesioni gravissime, falso in atto pubblico, violenza privata, tentata estorsione, peculato d'uso;

   alcuni minori vittime di questo sistema, oggi adolescenti, manifestano profondi segni di disagio (tossicodipendenza e gesti di autolesionismo);

   secondo l'accusa, il sistema produceva false relazioni e disegni artefatti per allontanare bambini dalle famiglie e collocarli in affido retribuito per poi sottoporli ad un programma psicoterapeutico per un giro d'affari di centinaia di migliaia di euro;

   le indagini hanno potuto appurare l'impiego di metodi altamente suggestivi utilizzati sui minori durante le sedute di psicoterapia, redazione di relazioni mendaci, disegni dei bambini artefatti attraverso la mirata «aggiunta» di connotazioni sessuali, terapeuti travestiti da personaggi «cattivi» delle fiabe messi in scena a minori in rappresentazione dei genitori intenti a fargli del male, falsi ricordi di abusi sessuali ingenerati con gli elettrodi di quella che veniva spacciata ai bambini come «macchinetta dei ricordi» per alterare lo stato dei relativi ricordi in prossimità dei colloqui giudiziari;

   durante gli anni di attività i servizi sociali omettevano di consegnare ai bambini lettere e regali dati dai genitori naturali che i carabinieri hanno rinvenuto e sequestrato in un magazzino dove erano accatastati;

   è sconcertante il fatto accertato che, tra gli affidatari dei minori, c'erano persone con problematiche psichiche e persone con figli suicidi, mentre vi sono stati due casi accertati di stupro presso le famiglie affidatarie ed in comunità, dopo l'illegittimo allontanamento;

   il caso sopra descritto non è isolato: recentemente è tornato alla ribalta della cronaca il «Caso Veleno» che riguarda sottrazioni di minori da parte dei servizi pubblici per l'infanzia nel modenese avvenuti negli anni ’90 e ritenuti da molti illegittimi, sui quali stanno emergendo nuovi inquietanti dettagli;

   il quadro descritto è allarmante e impone un intervento chiaro, deciso e urgente da parte delle autorità pubbliche a tutti i livelli –:

   quali iniziative di competenza, anche normative, il Governo intenda intraprendere con riguardo al fenomeno delle sottrazioni illegittime di minori da parte dei servizi pubblici;

   se il Governo sia a conoscenza della situazione in cui vivono i minori che sono attualmente, o sono stati in passato, oggetto delle cure assistenziali del sistema scoperto dall'operazione «Angeli e demoni» e quali iniziative si intendano adottare, per quanto di competenza, per tutelarli a seguito dell'operazione stessa.
(3-00840)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   PASTORINO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   la situazione in cui versano diversi lavoratori liguri di centri per l'impiego (Cpi) induce a una riflessione, a livello nazionale, per quanto concerne i criteri di stabilizzazione e assunzione nella pubblica amministrazione e nello specifico l'applicazione delle disposizioni contenute nel decreto-legge 29 gennaio 2019, n. 4, convertito, con modificazioni, dalla legge 28 marzo 2019, n. 26, che, all'articolo 12, ha previsto un aumento dell'organico del personale assegnato ai Cpi;

   i lavoratori in questione hanno prestato attività fin dai primi anni 2000, presso i Cpi come addetti ai servizi specialistici per il lavoro, dapprima come personale esterno in appalto (con servizio prestato all'interno del centro per l'impiego, utilizzando gli strumenti di lavoro messi a disposizione del centro per l'impiego e interfacciandosi con il direttore del centro per l'impiego, attraverso un coordinatore) su appalti differenti da centro per l'impiego a centro per l'impiego e per tipologia di servizio, successivamente, sempre come personale esterno in appalto conferito ad un unico consorzio per la provincia di Genova (formato dai precedenti fornitori e con le medesime modalità di lavoro, salvo un aumento delle competenze assegnate) e, a partire dal 1° febbraio 2019 (a seguito del superamento del concorso per assistente amministrativo da adibire ai centri per l'impiego con contratto a tempo determinato di 12 mesi – rinnovabile – bandito da Alfa Liguria) come dipendenti di Alfa Liguria. La regione ha, inoltre, recentemente approvato il passaggio delle lavoratrici da Alfa Liguria alla stessa regione a far data dal 1° maggio 2019;

   il decreto legislativo n. 75 del 2017 ha previsto diverse procedure di stabilizzazione del personale, dirigenziale e non, relativo a diversi comparti della pubblica amministrazione, sia con procedura diretta, sia tramite procedure concorsuali con quote di riserva diversificate, in deroga a quanto previsto dall'articolo 35 del decreto legislativo n. 165 del 2001 sotto il profilo della quota di riserva e anche con riguardo al tipo di anzianità di servizio necessaria;

   tuttavia, lo stesso decreto-legge n. 4 del 2019, all'articolo 12, comma 3-bis, derogando all'articolo 35 del decreto legislativo n. 165 del 2001, individua come titolo per la stabilizzazione solo il riferimento al personale reclutato mediante procedure concorsuali bandite per assunzioni con contratto di lavoro a tempo determinato, di cui all'accordo sul documento recante il piano di rafforzamento dei servizi e delle misure di politica attiva del lavoro, approvato nella riunione della conferenza unificata del 21 dicembre 2017, senza che vi sia alcun riferimento a una anzianità di servizio e, dunque, consentendo di escludere che la stabilizzazione prevista dalla norma sia riferita a personale reclutato da più di tre anni;

   va osservato inoltre, con riferimento alla specifica posizione delle lavoratrici liguri, che il decreto del direttore generale Alfa Liguria n. 173/2019, in data 31 gennaio 2019, nel disporre l'assunzione (n. 67 unità di personale a tempo determinato, da destinare ai Cpi liguri) a seguito di esito positivo della procedura selettiva avviata da Alfa con decreto del direttore generale n. 1631 del 18 settembre 2018, richiama espressamente il citato piano, configurandosi, dunque, come atto finale di una procedura concorsuale bandita in forza di tale piano, oltre che dei relativi piani di attuazione, e con utilizzo delle relative risorse finanziarie –:

   se il Governo intenda chiarire se, con riferimento ai lavoratori liguri citati e a quanti si trovino nella medesima posizione ai sensi dell'articolo 12 del decreto-legge n. 4 del 2019, convertito, con modificazioni, dalla legge 28 marzo 2019, n. 26, sia consentita la stabilizzazione del personale attualmente impiegato a tempo determinato nei centri per l'impiego.
(5-02406)

Interrogazione a risposta scritta:


   EPIFANI e ROSTAN. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   Jabil Circuit Italia Srl è la filiale italiana di Jabil Circuit Inc, multinazionale americana attiva nel settore della manifattura elettronica;

   Jabil si insedia in Italia, a Marcianise (Caserta), alla fine degli anni Novanta attraverso l'acquisizione degli stabilimenti produttivi di Marconi, Nokia ed Ericsson;

   Jabil è un'azienda che opera in un mercato la cui competitività è prevalentemente straniera. La competitività a basso costo con Paesi asiatici e dell'Est europeo ha ridotto notevolmente le commesse reperibili e sostenibili per il sito di Marcianise;

   ad aumentare la difficoltà a reperire lavoro è la totale assenza di piattaforme industriali atte a incentivare le società a non delocalizzare attività e prodotti manifatturieri in altri Paesi a basso costo;

   negli ultimi 12 anni sono stati utilizzati gli strumenti legati agli ammortizzatori sociali, tra cui anche la mobilità incentivata;

   nel mese di luglio del 2010 la Jabil circuit ha provato a disfarsi del sito di Marcianise tramite la vendita del pacchetto azionario a un fondo finanziario americano «Mercatech» titolare del 100 per cento del capitale sociale di competence Emea. Dopo pochi mesi la jabil america ha provveduto a riacquisire i siti ceduti a Mercatech facendosi carico dei dissesti finanziari e industriali causati dallo stesso fondo Mercatech;

   dal 2011 ad oggi Jabil non ha più avuto una vera e propria attenzione industriale per Marcianise. Ha preferito aumentare lo sviluppo di attività verso Paesi dell'Est. Ciò ha ulteriormente aumentato l'esubero strutturale con gran parte dell'organico di lavoro in cassa integrazione, con una perdita economica media annua di circa 20 milioni di euro;

   a seguito di ciò Jabil ha drasticamente ridotto il salario dei dipendenti, provenienti dagli accordi di 2° livello e ha fatto ricorso a un processo di ristrutturazione con uscite incentivate;

   oggi l'organico è composto da 794 dipendenti. Per tentare di superare questo ulteriore, momento di crisi, Jabil ha presentato a novembre 2017 una piattaforma industriale in cui ha annunciato come intende gestire nei prossimi mesi il sito di Marcianise. A seguito di questa piattaforma è stata avviata la Cassa integrazione guadagni straordinaria, i cui 12 mesi di proroga scadranno il 23 settembre 2019;

   il 24 giugno 2019, durante l'incontro convocato dalla Jabil presso la sede della Confindustria Caserta, è stata annunciata la procedura di licenziamento collettivo per 350 lavoratori; in tal modo si è venuti rinvenendo meno agli impegni assunti nelle sedi istituzionali –:

   quali iniziative intenda intraprendere affinché vengano garantiti i livelli occupazionali dell'azienda, considerato che detti licenziamenti andrebbero a colpire l'area di sviluppo industriale di Marcianise, un distretto già martoriato dalla crisi e che sta si sta impoverendo sempre di più.
(4-03228)

POLITICHE AGRICOLE ALIMENTARI, FORESTALI E TURISMO

Interrogazioni a risposta immediata:


   GADDA, CENNI, CRITELLI, D'ALESSANDRO, DAL MORO, INCERTI, PORTAS, SCALFAROTTO, GRIBAUDO, ENRICO BORGHI e FIANO. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo. — Per sapere – premesso che:

   dopo vent'anni di trattative, l'Unione europea ha raggiunto un accordo commerciale con i Paesi del Mercosur (Brasile, Argentina, Uruguay e Paraguay);

   il Ministro interrogato, in merito al suddetto accordo, nei giorni scorsi ha testualmente affermato come riportato dagli organi di stampa: «se le voci sull'accordo raggiunto tra l'Unione europea e i Paesi del Mercosur fossero confermate (...) non sono assolutamente soddisfatto e sono profondamente preoccupato per le ripercussioni negative che potrà avere (...) verso le nostre produzioni sensibili»;

   tale accordo segue quello Ceta tra Unione europea e Canada e l'accordo di partenariato economico tra Unione europea e Giappone, aventi come finalità quello di facilitare gli scambi commerciali anche nel settore agroalimentare;

   per l'Italia l'apertura dei mercati è cruciale sia per le ripercussioni sulle filiere produttive, sia per le legittime preoccupazioni di tutela della qualità e della sicurezza anche in campo agroalimentare;

   gli accordi di libero scambio devono essere basati su principi di equilibrio e reciprocità a salvaguardia delle certificazioni di qualità, Igp e prodotti a denominazione, attualmente prive di qualsiasi protezione fuori dall'Unione europea, che sono un'eccellenza dell'agroalimentare made in Italy;

   anche in riferimento a quest'ultimo accordo risulta indispensabile informare gli operatori del comparto agricolo e agroalimentare sui possibili effetti e su quali siano i profili di interesse per il comparto –:

   quale sia la posizione del Governo italiano in merito agli accordi di libero scambio richiamati in premessa e quali strategie intenda adottare nelle sedi internazionali a tutela del made in Italy e delle eccellenze italiane nel settore agroalimentare.
(3-00846)


   LOLLOBRIGIDA, MELONI, ZUCCONI, SILVESTRONI, ACQUAROLI, BELLUCCI, BUCALO, BUTTI, CAIATA, CARETTA, CIABURRO, CIRIELLI, LUCA DE CARLO, DEIDDA, DELMASTRO DELLE VEDOVE, DONZELLI, FERRO, FOTI, FRASSINETTI, GEMMATO, LUCASELLI, MANTOVANI, MASCHIO, MOLLICONE, MONTARULI, OSNATO, PRISCO, RAMPELLI, RIZZETTO, ROTELLI, TRANCASSINI e VARCHI. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo. — Per sapere – premesso che:

   nel solo 2017 il turismo in Italia ha fatturato 92 miliardi di euro, che sommati ai 153 miliardi generati dall'indotto più stretto, fanno lievitare la cifra a 255 miliardi di euro in un anno;

   l'articolo 4 del decreto legislativo 14 marzo 2011, n. 23, ha introdotto la tassa di soggiorno per i comuni, prevedendo per gli stessi la possibilità di applicare una tassa ai turisti che soggiornano nelle strutture ricettive;

   la suddetta tassa, il cui costo varia a seconda della tariffa deliberata dai singoli comuni, è prelevata direttamente dalla struttura ospitante ed è destinata a finanziare gli interventi in materia di turismo, compresi quelli a sostegno delle strutture ricettive, la manutenzione, fruizione e recupero dei beni culturali ed ambientali presenti sul territorio, nonché i servizi pubblici locali;

   la normativa non chiarisce quale ruolo è assegnato al gestore della struttura ricettiva, tenuto a riscuotere dal turista l'imposta per poi riversarla al comune, il quale è gravato da oneri, adempimenti e rischi, nell'espletamento di questo compito, in assenza di alcuna contropartita;

   in assenza di una definizione normativa del ruolo degli albergatori, le Sezioni unite della Corte di cassazione hanno recentemente confermato (ordinanza 24 luglio 2018, n. 19654) che gli esercenti non assumono né la funzione di «sostituto d'imposta», né tantomeno quella di «responsabile d'imposta»;

   il numero dei comuni italiani che hanno provveduto a introdurre una tassa per il soggiorno sul proprio territorio è aumentato vertiginosamente, arrivando nel 2018 a 1.022 comuni, con circa 538 milioni di euro di incassi;

   il gettito generato dalla tassa di soggiorno, secondo la società di consulenza turistica Jfc, è destinato ad aumentare e le previsioni di incasso per l'anno 2019 indicano una cifra complessiva pari a 604 milioni di euro;

   nonostante i numeri piuttosto ragguardevoli a livello economico, ad oggi si riscontra un'opacità importante circa la reale destinazione di tale tassa, che sembra invece essere più una risorsa pronta all'uso per risanare le casse di quei comuni poco virtuosi in tal senso;

   inoltre, non è mai stato adottato il regolamento ministeriale quadro che avrebbe dovuto fissare (entro il 6 giugno 2011) i principi generali per l'imposta di soggiorno e che avrebbe sicuramente aiutato nel chiarire varie criticità, tra le quali questa appena evidenziata –:

   quali iniziative, per quanto di competenza, intenda adottare affinché sia garantita una reale trasparenza nell'utilizzo da parte dei comuni dei fondi provenienti dalla tassa di soggiorno.
(3-00847)

SALUTE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   SURIANO. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   il permesso di soggiorno per richiesta di asilo non consente più l'iscrizione anagrafica, come previsto dall'articolo 13 del decreto-legge n. 113 del 2018 (cosiddetto decreto sicurezza e immigrazione), pur valendo come documento di riconoscimento;

   la mancanza di iscrizione anagrafica compromette il diritto alle cure mediche per l'impossibilità della scelta del medico, oltre che l'intasamento dei «pronto soccorso»;

   il decreto dell'assessore della salute della regione siciliana del 17 ottobre 2012 «Linee guida per l'assistenza sanitaria ai cittadini stranieri (extracomunitari e comunitari) della Regione Siciliana», è stato approvato al fine di garantire l'ottimale e uniforme erogazione dei servizi sanitari rivolti ai cittadini stranieri, migliorando l'accesso e la fruizione nel rispetto della normativa vigente;

   l'articolo 3 del suddetto decreto prevede che l'assistenza sanitaria venga erogata attraverso la rete regionale dei servizi sanitari in un processo di integrazione territorio/ospedale; a tal fine, è previsto che ciascuna azienda sanitaria provinciale si doti di un ufficio territoriale stranieri dipendente dalla direzione sanitaria aziendale con coordinamento e supporto alle attività degli «Ambulatori dedicati» e dei «Punti di assistenza stranieri»;

   l'articolo 4 del predetto decreto prevede, tra le altre cose, «Al fine della conoscenza e sorveglianza dello stato di salute della popolazione immigrata presente nella Regione Siciliana e per individuare gli specifici fattori di rischio, l'Osservatorio Epidemiologico Regionale dell'Assessorato della Salute avvierà un monitoraggio permanente mediante registrazione dei dati relativi agli accessi presso le strutture appositamente individuate» –:

   di quali elementi disponga il Governo circa il funzionamento della rete assistenziale e se i dati del monitoraggio di cui all'articolo 4 del decreto dell'assessore della salute della regione siciliana del 17 ottobre 2012 siano sistematicamente trasmessi al Ministero della salute, anche al fine di rilevare le criticità emerse nell'assistenza alle popolazioni immigrate e le modalità con le quali siano state eventualmente risolte.
(5-02408)

SVILUPPO ECONOMICO

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dello sviluppo economico, il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, per sapere – premesso che:

   l'aeroporto internazionale di Catania, primo scalo del Mezzogiorno per traffico totale passeggeri e secondo scalo italiano per il traffico nazionale, è gestito dalla Sac Società Aeroporti Catania S.p.a., con capitale sociale detenuto per il 61,22 per cento dalle camere di commercio di Catania, Ragusa, Siracusa, per il 12,24 per cento ciascuno rispettivamente dalla città metropolitana di Catania, da Irsap Palermo e dal Libero consorzio comunale di Siracusa e per il 2,04 per cento dal comune di Catania;

   come riportato dai maggiori organi di stampa il 29 aprile 2019, è stato eletto il nuovo consiglio di amministrazione della Sac S.p.a. e, come ravvisato dal Codacons, sono state rilevate una serie di incongruenze e presunte irregolarità in merito alle procedure di nomina da parte della camera di commercio, industria, artigianato e agricoltura (Cciaa) del Sud-est Sicilia;

   in primo luogo, come si evince dalla delibera n. 27 del 23 aprile 2019 della giunta della Cciaa del Sud-est Sicilia, si apprende che la procedura di voto si è svolta a scrutinio palese, ma al tempo stesso non si riesce a prendere atto del dato relativo alla presentazione dei curricula, ovvero se essi siano stati presentati sulla base di preventive candidature e in quale misura valutati nella prospettiva dell'incarico da conferire;

   a quanto consta agli interpellanti in riferimento all'istanza di accesso agli atti proposti dal Codacons (prot. n. 74/IST/2019 del 2 maggio 2019 e prot. n. 80/IST/2019 del 15 maggio 2019), la Camera di commercio del Sud-est Sicilia, inspiegabilmente si sarebbe limitata a trasmettere le delibere in questione e non i curricula dei designati al nuovo consiglio di amministrazione della Sac s.p.a.;

   a ciò si aggiunge che dalla predetta delibera non si evince se i soggetti designati che figurano anche all'interno della giunta della Cciaa, sui quali sembrano gravare evidenti profili di incompatibilità, oltre ad astenersi si siano anche allontanati dal luogo della votazione;

   in tal senso l'articolo 24, comma 1, dello statuto della Cciaa del Sud-est Sicilia stabilisce che «il presidente della Cciaa, i componenti della giunta e del Consiglio devono astenersi dal prenderà parte alle deliberazioni e dall'adottare atti nei casi di incompatibilità previsti dalla legge con l'oggetto in trattazione» e il medesimo articolo, al comma 2, prevede che «il divieto di cui al precedente comma comporta anche l'obbligo di allontanarsi dalla sala delle sedute»;

   gli evidenti profili di incompatibilità si prefigurano poiché i soggetti designati dalla Cciaa, signori Privitera e Gambuzza, sembrerebbero figurare all'interno della giunta della Cciaa del Sud-est e nel consiglio di amministrazione della Società Soaco (controllata dalla medesima Cciaa in palese violazione rispetto a quanto stabilito dall'articolo 43, comma 5, dello statuto camerale della Cciaa del Sud-est Sicilia;

   parimenti, meritevole di attenzione è il dato relativo al fatto che tra i tre soggetti designati dalla Cciaa del Sud-est Sicilia non vi sia alcun soggetto di sesso femminile, violando quanto stabilito dall'articolo 44, comma 6 e articolo 46, comma 4, dello statuto della Cciaa del Sud-est Sicilia ai sensi del quale è garantita la presenza di genere diverso per almeno un terzo nel caso in cui il numero dei designati sia superiore a due;

   il rinnovo del consiglio di amministrazione della Sac Spa rappresenta un momento fondamentale per l'aeroporto di Catania anche dal punto di vista economico, considerato che la gestione della privatizzazione della stessa società, di cui si parla da anni, vale circa 1 miliardo di euro;

   a ciò si aggiunge che le polemiche relative alla privatizzazione della società sono altresì legate alle modalità di accorpamento di dubbia fattibilità delle camere di commercio di Siracusa, Ragusa e Catania che, allo stato attuale, detengono il 61,22 per cento del capitale sociale della società citata –:

   se il Governo, anche alla luce dei rilievi avanzati dal Codacons, non intenda adottare le iniziative di competenza, anche in relazione alle perplessità avanzate in ordine al procedimento di designazione dei vertici della società Aeroporti Catania S.p.a., in particolare istituendo un tavolo tecnico ministeriale, al fine di assicurare trasparenza e correttezza nei confronti della collettività e dagli utenti, per uno scalo aeroportuale di estrema rilevanza anche sul piano nazionale.
(2-00440) «Prestigiacomo, Occhiuto».

Apposizione di una firma ad una mozione.

  La mozione Siani e altri n. 1-00200, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 21 giugno 2019, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Di Giorgi.

Apposizione di firme ad una risoluzione.

  La risoluzione in Commissione Frusone n. 7-00248, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 17 maggio 2019, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Giovanni Russo, Ermellino, Traversi, Rizzo, Aresta, Iovino, Corda, Iorio, Chiazzese.

Apposizione di firme ad interrogazioni.

  L'interrogazione a risposta orale Deidda n. 3-00831, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 28 giugno 2019, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Frassinetti.

  L'interrogazione a risposta orale Iovino n. 3-00835, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 1° luglio 2019, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Villani.

  L'interrogazione a risposta orale Bellucci e Foti n. 3-00837, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 1° luglio 2019, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Varchi.

  L'interrogazione a risposta in Commissione Fiano e altri n. 5-02402, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 1° luglio 2019, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Di Giorgi, Giorgis.

Pubblicazione di un testo riformulato.

  Si pubblica il testo riformulato della mozione Lazzarini n. 1-00145, già pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta n. 145 del 20 marzo 2019.

   La Camera,

   premesso che:

    il cancro è oggetto di ampie trattazioni a livello nazionale ed internazionale, sia da parte dell'organizzazione mondiale della sanità, che della Commissione europea;

    il 31 maggio 2017, nel corso della settantesima assemblea dell'Organizzazione mondiale della sanità, è stata approvata una risoluzione sulla prevenzione ed il controllo del cancro;

    la risoluzione esorta gli Stati membri a definire piani nazionali di controllo del cancro, migliorare la qualità di raccolta dati e dei registri e promuovere la prevenzione primaria, oltre a piani di riduzione del fumo;

    la stessa risoluzione raccomanda, inoltre, di porre in essere attività rivolte alla diagnosi precoce del cancro, di sviluppare protocolli diagnostico-terapeutici assistenziali rivolti alla gestione della patologia, di promuovere un ricorso sostenibile agli strumenti di diagnosi e cura dei tumori, di assicurare ai pazienti, laddove necessarie, le cure palliative, di promuovere la ricerca sul cancro, di favorire forme di collaborazione fra le autorità e le associazioni pazienti e di favorire l'impiego in centri di eccellenza della psico-oncologia;

    sempre secondo le indicazioni dell'organizzazione mondiale della sanità, il cancro è la principale malattia a livello mondiale con 14,2 milioni di nuovi casi nel 2012 e una proiezione di oltre 21,6 milioni nel 2030;

    in Italia, malgrado l'altissimo livello dei ricercatori e clinici attestato dal recente congresso dell’American society of clinical oncology (Asco) svoltosi a Chicago, a causa di fattori culturali, socio-economici e ambientali, ci sono parecchie disparità nell'esposizione ai fattori di rischio, nell'accesso agli screening per la prevenzione oncologica, alla diagnosi precoce e alla cura;

    tenendo presente i notevoli avanzamenti terapeutici degli ultimi anni, si assiste a una difficoltà di accesso ad essi per questioni legate, soprattutto, alla sostenibilità del sistema e all'eccessiva frammentazione delle decisioni a livello territoriale;

    secondo il rapporto Aiom/Airtum, sono 369.000 i nuovi casi di cancro stimati nel 2017 (192.000 fra i maschi e 177.000 fra le femmine); le 5 neoplasie più frequenti nel 2017 nella popolazione sono quelle del colon-retto (53.000 nuovi casi), del seno (51.000), del polmone (41.800), della prostata (34.800) e della vescica (27.000);

    in Italia vivono oltre 3.300.000 malati di cancro, il 5 per cento circa dell'intera popolazione italiana. La sopravvivenza cresce ogni anno e oggi oltre il 60 per cento dei pazienti ha una sopravvivenza a 5 anni;

    in Italia ci sono notevoli disparità di trattamento dovute alle diverse gestioni all'interno delle singole regioni, che determinano tempi e qualità della prestazione profondamente diversi e spesso conflittuali;

    in questo difficile contesto, la presa in carico del paziente è un momento strategico in grado di segnare in modo decisivo la qualità del percorso terapeutico;

    anche la prevenzione è un aspetto fondamentale che richiede strategie di comunicazione condivise e capaci di convincere la popolazione ad affrontare con responsabilità gli screening oncologici oggi offerti dai Lea (livelli essenziali di assistenza);

    gli stili di vita hanno in questa prospettiva un'importanza fondamentale e, in questo senso, sono necessarie politiche rivolte alla promozione della dieta mediterranea, dell'attività fisica, alla lotta contro il fumo e l'alcool e gli altri fattori di rischio;

    il movimento di associazioni pazienti «La salute un bene da difendere, un diritto da promuovere», coordinato da «Salute Donna» onlus, ha dato vita negli ultimi anni a un intergruppo parlamentare nazionale, a 4 intergruppi consiliari regionali (Calabria, Lazio, Lombardia, Puglia), al fine di identificare percorsi condivisi con il mondo politico e rivolti a migliorare i processi di presa in carico e cura dei pazienti onco-ematologici, affrontando con realismo e nei limiti della sostenibilità del sistema una serie di problematiche puntuali e afferenti all'universo dell'onco-ematologia,

impegna il Governo:

1) ad adottare iniziative per garantire, a breve, l'adozione di un nuovo piano oncologico nazionale basato sulla centralità del paziente e del suo percorso terapeutico, in cui sia inserito un sistema di indicatori delle performance a livello regionale;

2) ad adottare iniziative per dare effettiva attuazione alla rete oncologica ed ematologica e al registro tumori nazionale;

3) ad adottare iniziative per dare continuità al dialogo e al confronto tra le istituzioni sanitarie per favorire la messa a punto e l'adozione di protocolli diagnostico-terapeutici assistenziali (Pdta) per le diverse forme di cancro, prevedendo il coinvolgimento ed il contributo permanente delle associazioni dei pazienti di riferimento per specifica patologia neoplastica, portatori di interessi imprescindibili del percorso;

4) a garantire, per quanto di competenza, l'accesso permanente delle associazioni pazienti ai tavoli istituzionali di riferimento nel campo dell'onco-ematologia;

5) a promuovere a livello territoriale l'approccio multidisciplinare e il lavoro di équipe con la presenza di diversi specialisti con l'obiettivo di garantire e migliorare il benessere psicofisico del paziente oncologico ed onco-ematologico;

6) a favorire l'istituzione su base regionale del Centro accoglienza e servizi (Cas), porta d'ingresso e di inizio del percorso diagnostico-terapeutico del paziente oncologico;

7) ad adottare iniziative per mantenere un adeguato e sostenibile finanziamento del fondo per i farmaci oncologici innovativi e non oncologici e assicurare il corretto ed uniforme utilizzo delle relative risorse;

8) a favorire la diffusione e l'accesso ai test diagnostici molecolari, che permettono di accedere a terapie di precisione, utilizzando in modo appropriato le risorse del servizio sanitario nazionale;

9) ad assumere iniziative per garantire la corretta informazione del medico al paziente e ottenere la sua condivisione nel caso si opti per uno shift terapeutico;

10) ad adottare iniziative per diffondere informazioni chiare e puntuali sulla ricerca clinica e facilitare l'accesso agli studi clinici da parte dei pazienti oncologici e onco-ematologici con l'obiettivo di favorire l'approvazione e la disponibilità tempestiva delle terapie più innovative;

11) a promuovere l'assistenza psicologica nell'ambito dei reparti di oncologia medica e dei servizi ad essa afferenti, effettuata da personale con specifiche competenze laureato in psicologia o medicina;

12) ad adottare iniziative per garantire, nel rispetto dei vincoli della sostenibilità del sistema e delle necessità dei pazienti oncologici e onco-ematologici, un accesso il più rapido possibile alle nuove terapie anche attraverso sistemi alternativi ai prontuari terapeutici ospedalieri, come già fatto in alcune Regioni;

13) a porre in essere campagne di comunicazione più efficaci per promuovere l'adesione agli screening oncologici garantiti dai livelli essenziali di assistenza;

14) a promuovere un nuovo piano di comunicazione per la prevenzione come «Guadagnare Salute», riconosciuto da studi pubblicati come molto efficace per prevenire l'insorgenza di molte malattie, incluse quelle oncologiche;

15) ad adottare iniziative normative per l'introduzione di disposizioni per la piena integrazione della figura del caregiver familiare nell'ordinamento giuridico, riconoscendo la specificità del caregiver oncologico ed attivando la rete delle cure palliative a domicilio, senza inutili attese e senza eccessive burocrazie;

16) valutare l'opportunità che tra le particolari condizioni di erogazione di medicinali previste dalla normativa vigente possa essere introdotta anche la facoltà, per le regioni e province autonome, previo accordo con le organizzazioni maggiormente rappresentative, di stabilire migliori condizioni di accesso ai medicinali per le terapie oncologiche, prevedendone la distribuzione per il tramite delle farmacie aperte al pubblico in luogo di quella diretta da parte delle strutture ospedaliere del servizio sanitario nazionale.
(1-00145) «Lazzarini, D'Arrando, Gemmato, Panizzut, Ziello, Boldi, Foscolo, De Martini, Comaroli, Valbusa, Vanessa Cattoi, Bazzaro, Locatelli, Sarli, Mammì, Sportiello, Eva Lorenzoni, Menga, Massimo Enrico Baroni, Sutto».

Ritiro di documenti di indirizzo.

  I seguenti documenti sono stati ritirati dai presentatori:

   mozione Spena n. 1-00191 del 5 giugno 2019;

   mozione Ascari n. 1-00196 del 18 giugno 2019;

   mozione Siani n. 1-00197 del 18 giugno 2019;

   mozione Emanuela Rossini n. 1-00205 del 24 giugno 2019;

   mozione Rostan n. 1-00207 del 25 giugno 2019;

   mozione Bellucci n. 1-00208 del 25 giugno 2019.

Ritiro di documenti del sindacato ispettivo.

  I seguenti documenti sono stati ritirati dai presentatori:

   interrogazione a risposta scritta Prestigiacomo n. 4-02306 del 20 febbraio 2019;

   interpellanza Prestigiacomo n. 2-00402 del 30 maggio 2019;

   interrogazione a risposta immediata in Commissione Epifani n. 5-02373 del 26 giugno 2019;

   interrogazione a risposta scritta Fiorini n. 4-03216 del 28 giugno 2019;

   interrogazione a risposta in Commissione D'Ettore n. 5-02396 del 1° luglio 2019.