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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Venerdì 28 giugno 2019

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interpellanza:


   La sottoscritta chiede di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro della giustizia, per sapere – premesso che:

   come riportato da numerosi organi di stampa, nei giorni scorsi sono accaduti due fatti davvero terribili che hanno al centro minori e donne vittime di violenza maschile;

   dagli stessi emerge che a Cremona una bambina di due anni è stata uccisa dal padre a cui era stata affidata per qualche ora. La bambina si trovava in una casa protetta insieme alla madre a seguito di un violento litigio durante il quale il marito aveva aggredito la moglie;

   a tal proposito la presidente della casa di accoglienza delle donne maltrattate (Cadmi) di Milano, su il Giorno di Cremona del 25 giugno 2019, chiede «perché non è stata emessa una misura cautelare sia da parte della Procura Generale ordinaria che della Procura Minorile di Brescia. Chi ha permesso al padre di incontrare la bambina e portarla via dalla struttura in cui era? Perché non sono state attivate le organizzazioni che sul territorio si occupano di violenza contro le donne?»;

   sempre nei giorni scorsi, a Padova, come riportato da il Corriere del Veneto del 20 giugno 2019, il giudice del tribunale civile ha stabilito l'affido dei figli a un padre già condannato in due gradi di giudizio per violenza e lesioni alla ex moglie, maltrattamenti in famiglia e violenza assistita. Stando a quanto è emerso, in sede civile si sarebbero pertanto ribaltati fatti e responsabilità già accertati in sede penale;

   in generale, troppo spesso si ritiene che i maltrattamenti nei confronti della moglie o della compagna non incidano sulle competenze genitoriali dell'uomo e nelle decisioni sull'affidamento dei figli minorenni prevale la regola generale dell'affidamento condiviso senza valutare il grave pregiudizio psicofisico causato ai figli dall'aver assistito alla violenza nei confronti della madre;

   questo si pone in palese violazione dell'articolo 31 della Convenzione di Istanbul, che impone di prendere in dovuta considerazione gli episodi di violenza vissuti dai figli minori «al momento di determinare i diritti di custodia e di visita dei figli», della Cedaw, della direttiva europea 2012/29, che istituisce norme minime in materia di diritti, assistenza e protezione delle vittime di reato. Tutti obblighi internazionali precisi che vanno rispettati come di fatto emerge dalla sentenza 29 gennaio 2016 delle Sezioni Unite della Corte di cassazione;

   si sottolinea poi come nel contratto di Governo si prevede che «nell'ambito di una rivisitazione dell'istituto dell'affidamento condiviso dei figli, l'interesse materiale e morale del figlio minorenne non può essere perseguito se non si realizza un autentico equilibrio tra entrambe le figure genitoriali, nel rapporto con la prole. Pertanto sarà necessario assicurare la permanenza del figlio con tempi paritari tra i genitori». Nello stesso documento si stabilisce altresì «l'introduzione di norme volte al contrasto del grave fenomeno dell'alienazione parentale»;

   l'alienazione parentale, che non ha fondamento giuridico né scientifico, si pone in contrasto alla Convenzione di Istanbul e alla Convenzione dei diritti del fanciullo di New York, ed è spesso utilizzata in tribunale dalle difese di padri violenti o abusanti per giustificare il rifiuto dei figli nel frequentarli e addossare, in via pregiudiziale, la colpa alle madri, colpevoli di averli alienati;

   la Corte di cassazione stessa nel 2013 è ritornata sulla questione precisando che la sindrome da alienazione parentale (Pas) non gode di nessuna validità scientifica e pertanto «nei giudizi in cui sia stata esperita c.t.u. medico-psichiatrica [...] il giudice di merito è tenuto a verificare il fondamento, sul piano scientifico, di una consulenza che presenti devianze dalla scienza medica ufficiale e che risulti, sullo stesso piano della validità scientifica, oggetto di plurime critiche e perplessità da parte del mondo accademico internazionale, dovendosi escludere la possibilità, in ambito giudiziario, di adottare soluzioni prive del necessario conforto scientifico e potenzialmente produttive di danni ancor più gravi di quelli che intendono scongiurare» (Cassazione penale n. 7041 del 20 marzo 2013);

   queste prassi rischiano di deludere la richiesta di protezione e giustizia da parte delle donne vittime di violenza, non responsabilizzano i violenti e non proteggono i minori da cattivi padri;

   il tema dei rapporti tra le procure, quella ordinaria e quella minorile, deve essere affrontato nel solco dei princìpi fondamentali della Convenzione di Istanbul e di quella di Lanzarote che indicano le linee direttive nelle quali operare a tutela e protezione dei minorenni –:

   se il Governo non ritenga necessario attivarsi con la massima urgenza, sollecitudine e risolutezza, al fine di garantire la piena applicazione degli obblighi internazionali, anche al fine di assicurare una maggiore coerenza tra l'esito dei procedimenti penali e quello relativo all'affido dei figli minori, per scongiurare pericolose disfunzioni giudiziarie, come quelle citate in premessa, produttive di eventi drammatici e rischi incommensurabili per i minori e per le donne vittime di violenza e, alla luce di quanto previsto nel contratto di governo in tema di affido condiviso e alienazione parentale, come si intenda garantire che non vi siano violazioni degli obblighi internazionali a cui il nostro Paese deve dare piena attuazione.
(2-00436) «Annibali».

Interrogazione a risposta in Commissione:


   PEZZOPANE. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   da articoli di stampa si apprende della condizione preoccupante in cui versano i lavoratori del call center Olisistem Start dell'Aquila dove i circa 300 lavoratori sono impiegati sulle commesse Poste e Acea;

   il 10 giugno 2019 Olisistem start non ha partecipato al bando di gara per la commessa ACEA, a causa di problematiche amministrative portate a conoscenza dei sindacati solo due giorni prima della scadenza del bando stesso. Dunque oltre 300 lavoratori aquilani sono potenzialmente sottoposti a clausola sociale;

   a giorni si saprà quale sarà l'azienda a cui verrà assegnata la commessa. A tutto ciò si aggiunge che a breve andrà in scadenza anche la commessa Poste Italiane; è quindi forte la preoccupazione tra i lavoratori, poiché l'azienda ha comunicato alle organizzazioni sindacali che il committente Poste non la inviterà a partecipare alla gara con conseguente applicazione di clausola sociale anche per i numerosi lavoratori impiegati su questa commessa;

   non si comprende la posizione di Poste Italiane a cui le organizzazioni sindacali chiedono che il bando tenga assolutamente conto dei lavoratori della sede aquilana sia in termini economici che di sede di lavoro;

   le sigle sindacali chiedono che il bando non punti all'aggiudicazione secondo l'unico criterio del massimo ribasso, ma che esso osservi bando tutte le prescrizioni di legge per garantire la continuità occupazionale dei lavoratori aquilani sia in termini economici che di sede operativa;

   l'applicazione della clausola sociale senza il principio della territorialità, richiamato anche dall'accordo sindacale di maggio 2016, significa, ad avviso dell'interrogante «licenziamento nascosto», poiché costringe i lavoratori a trasferirsi in altre città d'Italia e ciò non è possibile;

   Poste italiane deve dare la massima attenzione a un territorio che sta ancora cercando di rialzarsi da 10 anni;

   Poste italiane deve tener conto del principio della territorialità: il lavoro deve restare nella città capoluogo d'Abruzzo e con le stesse condizioni economiche;

   l'applicazione della clausola sociale senza il principio della territorialità costituirà uno scenario assolutamente inaccettabile, pertanto, occorre scongiurare la diaspora di tanti lavoratori che porterebbe effetti devastanti in tutta la città –:

   quali iniziative di competenza il Governo intenda adottare, per quanto di competenza, per una soluzione adeguata e urgente.
(5-02394)

Interrogazione a risposta scritta:


   PALAZZOTTO e FRATOIANNI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'interno, al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:

   da un articolo pubblicato il 20 giugno 2019 sul quotidiano il Manifesto si apprende che il comando generale delle capitanerie di Porto ha il compito di stabilire se la Libia sia in grado di operare nei salvataggi in mare;

   tale incarico è stato affidato nel 2017 al Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, da cui dipende il comando generale delle capitanerie di porto, direttamente dalla direzione generale per gli affari interni e la migrazione, la Dg Home;

   il progetto – finanziato con fondi comunitari – prevedeva diverse fasi;

   la prima è stata completata lo scorso anno con la dichiarazione di un'area Sar di competenza libica;

   grazie alla consulenza italiana il Governo libico ha assunto il coordinamento dei salvataggi nel Mediterraneo centrale, tenendo fuori la Guardia costiera italiana che sistematicamente passa la responsabilità ai libici, i quali a parere dell'interrogante, effettuano di fatto respingimenti collettivi, vietati dalle convenzioni internazionali, per conto dell'Italia;

   il cuore del progetto affidato all'Italia prevede che il comando generale delle capitanerie di porto realizzi una valutazione complessiva delle capacità operative dei libici nelle operazioni di salvataggio, con la stesura di un rapporto specifico;

   da quanto si apprende, la richiesta ufficiale avanzata il 17 maggio 2019 dal quotidiano il Manifesto di poter accedere a tale documento sarebbe stata respinta dai vertici della Guardia costiera italiana, perché si tratterebbe di atti sottoposti a «classifica di riservatezza» e quindi segretati;

   a parere dell'interrogante, non è un dato secondario sapere se la Guardia costiera libica sia in grado di operare per salvare vite umane a maggior ragione da quando il Governo italiano ha di fatto affidato la gestione della sicurezza della navigazione alla cosiddetta Guardia costiera libica, corpo duramente accusato dalle Nazioni unite di avere rapporti diretti con le milizie, protagonista più volte di violazione dei diritti umani;

   se a questo si aggiunge la riduzione della presenza delle organizzazioni non governative nelle acque davanti alla Libia, conseguenza immediata delle politiche operate dal Governo italiano in tema di immigrazione e sicurezza, di fatto non esiste un controllo indipendente sull'operato dei libici con il risultato che non si sa quasi nulla del funzionamento della cosiddetta Guardia costiera di Tripoli;

   il progetto affidato al Ministero delle infrastrutture e dei trasporti italiano prevedeva anche una valutazione del quadro giuridico libico, in relazione alle operazioni Sar;

   secondo il diritto internazionale, un intervento di salvataggio si può considerare concluso solo quando i naufraghi sbarcano in un «posto sicuro» (il Pos, place of safety), ovvero un luogo che garantisca uno status di sicurezza;

   nel caso dei migranti intercettati nel Mediterraneo centrale questo non può essere la Libia, come del resto è stato più volte ribadito dalle Nazioni unite, dall'Unione europea e dal Consiglio d'Europa;

   l'articolo 1 del decreto-legge n. 53 del 2018 prevede che il Ministro dell'interno, autorità nazionale di pubblica sicurezza, di concerto con il Ministro della difesa e con il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, secondo le rispettive competenze, informandone il Presidente del Consiglio dei ministri, può limitare o vietare l'ingresso, il transito o la sosta di navi nel mare territoriale per motivi di ordine e sicurezza pubblica –:

   se il Governo non intenda adottare le iniziative di competenza per rendere pubblici i contenuti del rapporto sulla valutazione complessiva delle capacità operative dei libici nelle operazioni di salvataggio, essenziale per capire se la Libia agisce in un quadro di legalità;

   se il Governo, ogni qualvolta intenda applicare quanto previsto dall'articolo 1 del cosiddetto «decreto sicurezza-bis» alle navi con a bordo migranti provenienti dalla Libia tenga conto del rapporto del comando generale delle capitanerie di porto sulle reali capacità operative dei libici nelle operazioni.
(4-03215)

BENI E ATTIVITÀ CULTURALI

Interrogazione a risposta in Commissione:


   DI GIORGI. — Al Ministro per i beni e le attività culturali. — Per sapere – premesso che:

   il 19 giugno 2019 il Consiglio dei ministri ha approvato il nuovo regolamento di organizzazione del Ministero per i beni e le attività culturali; il testo, che stranamente non risulta esaminato dal Consiglio superiore «beni culturali e paesaggistici», come è invece sempre avvenuto per i regolamenti di organizzazione del Ministero, avrà inevitabili ricadute sull'autonomia dei grandi musei;

   il nuovo regolamento sopprime 3 istituti e luoghi della cultura autonomi – Parco archeologico dell'Appia antica, Galleria dell'Accademica (Firenze) e Museo nazionale etrusco di Villa Giulia – senza che siano esplicitati i criteri di questa decisione;

   abolire l'autonomia delle istituzioni museali comporterà, inevitabilmente, la fine della libertà di movimento dei direttori che, proprio grazie alla possibilità ai impegnare localmente gli introiti, erano stati incentivati a promuovere iniziative culturali, di promozione e formazione nei territori, ottenendo, come nel caso della Galleria dell'Accademia a Firenze, ottimi risultati in termini di numero di visitatori e di innovazione culturale;

   nel caso della Galleria dell'Accademia a Firenze, l'autonomia ha permesso di programmare anche l'avvio di grandi lavori di ristrutturazione, che partiranno nel mese di luglio 2019: interventi sull'impianto di climatizzazione, risanamento delle capriate della sala del Colosso e della gipsoteca Bartolini, lavori sul sistema di illuminazione, nuovo ingresso al museo e nuova segnaletica;

   la prospettata perdita da parte della Galleria dell'Accademia dell'autonomia di gestione farà rientrare quest'ultima nella vecchia gestione amministrativa della contabilità generale dello Stato, che prevede innanzitutto la perdita degli introiti derivanti dalla bigliettazione;

   un programma di ristrutturazione così incalzante e di complessa attuazione, se privato della sicurezza di risorse sempre disponibili, non potrà che subire ritardi e rallentamenti, che hanno sempre caratterizzato la gestione operativa di queste strutture –:

   quali siano i criteri e i parametri sulla base dei quali si è inteso avviare il processo di declassamento del patrimonio culturale della Galleria dell'Accademia di Firenze; se il Ministro interrogato non intenda, espresse le motivazioni che hanno indotto a tale scelta, avviare un confronto con il settore e in che modo intenda garantire i lavori di ristrutturazione dell'Accademia.
(5-02393)

DIFESA

Interrogazione a risposta orale:


   DEIDDA. — Al Ministro della difesa, al Ministro dell'interno, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   con decreto legislativo n. 95 del 2017 è stata disposta, per il personale militare, delle forze di polizia e dei vigili del fuoco interessato, la defiscalizzazione dei redditi di importo pari o inferiore a euro 28.000;

   tale misura è stata introdotta al fine di evitare che l'aumento dei parametri conseguenti al riordino delle carriere, in combinato disposto con la norma contrattuale, determinando maggiori entrate, danneggiasse appunto i redditi più bassi;

   l'introduzione della citata norma ha rappresentato un segnale importante verso i più giovani o comunque verso coloro che ricoprono per lo più i gradi iniziali delle rispettive carriere;

   con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri in data 12 aprile 2019, con visto della Corte dei Conti del 22 maggio 2019, è stata individuata la misura dell'indennità, sulla base delle coperture finanziare espressamente previste dal citato decreto legislativo n. 95;

   allo stato, appare inammissibile il mancato pagamento, a distanza di due anni dall'approvazione delle norma, delle relative indennità e ciò accade nonostante siano stati assunti tutti i provvedimenti necessari;

   recentemente dalla stampa si è appreso che le somme per il 2018 sarebbero state diversamente impegnate dal Ministero dell'economia e delle finanze, non essendo state spese nell'arco dell'annualità 2018;

   anche al fine di smentire le suindicate notizie, appare necessario procedere con l'effettiva corresponsione dell'indennità in questione –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti sopraesposti e quali iniziative di competenza intendano assumere al fine di consentire il pagamento dell'indennità relativa al 2018 entro le mensilità di luglio/agosto 2019.
(3-00831)

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazione a risposta scritta:


   MUGNAI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   salvaguardare e rilanciare le realtà comunali significa salvaguardare e rilanciare il futuro del nostro Paese: si tratta di un'evidente necessità di cui è sempre più urgente che il Governo prenda atto in modo consapevole per evitare che spopolamento e difficoltà diventino irreversibili, quando invece il potenziale potrebbe trasformarsi in un vero motore di rinascita;

   nella regione Toscana i piccoli comuni (sotto i 5.000 abitanti) sono 119 su 273 (il 43,6 per cento), i comuni associati 149 (107 totalmente, 42 parzialmente), i comuni associati in unione sono il 51 per cento, le unioni di comuni sono 23 e, infine, i comuni nati da fusione sono 14;

   le forme di aggregazione che, a legislazione vigente, consentono ai comuni di condividere e fare più cose insieme rappresentano, con tutta evidenza, una possibile risposta alla contrazione di risorse e alla maggiore complessità del contesto economica e sociale in cui versa il nostro Paese;

   in particolare, nella regione Toscana i processi di associazionismo coinvolgono 138 enti in Unioni di comuni (oltre il 50 per cento), altri con le gestioni associate e ben 14 comuni, come si è detto, nati da fusione;

   nel caso specifico dei 14 comuni nati da fusione, la popolazione interessata ha scelto, tramite referendum consultivo previsto dalla Costituzione, di superare i confini amministrativi per dare vita ad un ente unico;

   i vantaggi della fusione sono molteplici: dall'ottimizzazione del budget per l'amministrazione generale, alla maggiore capacità di affrontare politiche articolate, di progettare e far ripartire gli investimenti sul territorio;

   negli ultimi anni, le manovre di finanza pubblica hanno ampliato progressivamente l'ammontare delle risorse stanziate, coerentemente con il passaggio normativo dal 20 per cento dei trasferimenti erariali, erogati nel 2010, al 60 per cento decorrere dal 2018 (articolo 20 del decreto-legge n. 95 del 2012);

   purtuttavia, come si evince dalla stampa nazionale e locale, per il 2019, il plafond previsto per i contributi statali all'uopo finalizzati, per quanto risulta all'interrogante, si rivela del tutto insufficiente rispetto al fabbisogno nazionale complessivo, alla luce del numero di comuni nati da fusione;

   con riferimento a tale criticità, l'ANCI (Associazione nazionale dei comuni italiani) ha già richiesto la piena copertura dell'obiettivo fissato dalla normativa di riferimento e la necessità di realizzare l'integrazione attingendo a risorse esterne al fondo di Solidarietà comunale, esprimendo le proprie preoccupazioni per l'indisponibilità delle risorse necessarie su cui i comuni hanno fatto già affidamento in fase di redazione dei bilanci previsionali;

   per quanto risulta l'interrogante, la riduzione dei contributi, pari a circa 4 milioni di euro per la Toscana, metterebbe in seria difficoltà comuni medio-piccoli che già vivono, com'è noto, condizioni di particolare disagio territoriale, economico e demografico –:

   se e quali iniziative di competenza il Governo intenda assumere al fine di superare le criticità descritte in premessa, garantendo il pieno adeguamento dei contributi destinati a comuni nati da fusione, nel rispetto del patto delle comunità locali che hanno compiuto tale scelta, ed evitando che si disincentivino i processi di fusione già avviati.
(4-03209)

GIUSTIZIA

Interrogazione a risposta scritta:


   FIORINI e BIGNAMI. — Al Ministro della giustizia, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   il 27 giugno 2019, diciotto persone, tra cui il sindaco Pd di Bibbiano (Reggio Emilia), politici, medici, assistenti sociali, liberi professionisti, psicologi e psicoterapeuti di una onlus di Torino sono stati raggiunti da misure cautelari dai carabinieri di Reggio Emilia;

   l'inchiesta vede al centro la rete dei servizi sociali della Val D'Enza, accusati di aver redatto false relazioni per allontanare bambini dalle famiglie e collocarli in affido retribuito da amici e conoscenti;

   quello ricostruito dagli investigatori è un giro d'affari da centinaia di migliaia di euro di cui beneficiavano alcuni degli indagati, mentre altri si avvantaggiavano a vario titolo dell'indotto derivante dalla gestione dei minori attraverso i finanziamenti regionali grazie ai quali venivano, inoltre, organizzati anche numerosi corsi di formazione e convegni ad appannaggio della predetta onlus. Tra i reati contestati ci sono frode processuale, depistaggio, abuso d'ufficio, maltrattamento su minori, lesioni gravissime, falso in atto pubblico, violenza privata, tentata estorsione, peculato d'uso;

   ore e ore di intercettazioni durante le sedute di psicoterapia effettuate sui ragazzi, anche di tenera età, dopo che gli stessi erano stati allontanati dalle rispettive famiglie attraverso le più ingannevoli e disparate attività come: relazioni false, disegni dei bambini artefatti attraverso la mirata «aggiunta» di connotazioni sessuali, terapeuti travestiti da personaggi «cattivi» delle fiabe messi in scena ai minori in rappresentazione dei genitori intenti a fargli del male, falsi ricordi di abusi sessuali ingenerati con gli elettrodi di quella che veniva spacciata ai bambini come «macchinetta dei ricordi»;

   il tutto durante i lunghi anni nei quali i servizi sociali omettevano di consegnare ai bambini lettere e regali dati dai genitori naturali che i carabinieri hanno trovato e sequestrato in un magazzino dove erano accatastati;

   insomma, un business criminale sull'affidamento di minori tolti alle famiglie per poi mantenerli in affido e sottoporli a un circuito di cure private a pagamento di una onlus piemontese. Tra gli affidatari dei minori ci sarebbero anche titolari di sexy shop, persone con problematiche psichiche e con figli suicidi. Infine, secondo il quadro accusatorio, ci sarebbero stati due casi di abusi sessuali presso le famiglie affidatarie e in comunità, dopo l'illegittimo allontanamento;

   si tratta di una vera galleria degli orrori volta ad allontanare i bambini dalle famiglie e a collocarli in affido retribuito, per poi sottoporre i minori a un programma psicoterapeutico per un giro d'affari di centinaia di migliaia di euro;

   in questo ambito, è peraltro necessario che si avvii quanto prima l'esame in Parlamento delle diverse proposte per l'istituzione di commissioni d'inchiesta sulle case famiglia e quindi sulle attività connesse alle comunità di tipo familiare che accolgono minori –:

   quali iniziative urgenti di competenza, anche normative, intendano adottare, nelle more dell'accertamento delle responsabilità e della conclusione delle indagini della magistratura, al fine di tutelare al meglio i soggetti minori coinvolti e se non si intenda promuovere un monitoraggio sulle modalità di affido dei minori nel nostro Paese, anche al fine di verificare se vi siano casi analoghi.
(4-03216)

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazioni a risposta orale:


   BOND. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   come noto il Governo austriaco ha deciso di assumere una serie di misure restrittive in danno al traffico di merci dall'Italia oltre confine;

   le autorità austriache hanno applicato vari divieti come quello al transito notturno per le merci deperibili o quello all'accesso nella giornata di sabato dei mesi di gennaio e febbraio. Tali azioni «ostili» registratesi nel tempo sono sfociate oggi nelle limitazioni al transito dei veicoli euro 6, la cui entrata in vigore è stata annunciata a partire dal 1° agosto 2019;

   il settore dell'autotrasporto occupa circa 800 mila addetti con un fatturato complessivo di circa 47 miliardi di euro e il Brennero, rappresenta un passaggio di rilevanza fondamentale che connette il Paese al centro e nord Europa;

   alla denuncia del presidente di Unioncamere, Carlo Sangalli, secondo il quale tali misure unilaterali avranno «ricadute a dir poco preoccupanti per le nostre imprese e per le economie locali» si è aggiunta la proposta del vicepresidente di Conftrasporto, Paolo Uggè, perché il Governo assuma contromisure adeguate analoghe a quella assunta dall'allora Ministro Carlo Bernini che dispose un blocco di svariati giorni nei confronti delle merci in transito dall'Austria;

   rispondendo a un atto di sindacato ispettivo in IX Commissione Trasporti alla Camera dei deputati, il Governo ha dichiarato di essersi «attivato prontamente a seguito della notifica del 20 dicembre 2018 di parte austriaca alla Commissione europea del progetto di inasprimento dei cosiddetti divieti settoriali. In tal senso sono stati intrapresi colloqui con la Commissione e con il Ministero tedesco competente per i trasporti per attivare interventi coordinati. In particolare il 19 febbraio scorso [...] è stato inviato alla Commissione un promemoria a carattere tecnico-giuridico sull'argomento chiedendo alla Commissione di intervenire presso le Autorità austriache al fine di rinunziare alle misure limitative della circolazione dei veicoli pesanti nel Tirolo, che danneggiano il mercato unico europeo. [...]»;

   nella medesima occasione il rappresentante del Governo delegato a rispondere richiamava «interlocuzioni telefoniche intercorse tra il Ministro Toninelli ed il Ministro tedesco Scheuer» a seguito delle quali vi sarebbe stata una nota congiunta inviata, lo scorso 8 aprile, alla Commissione per confermare «la ferma opposizione di Italia e Germania nei confronti delle intenzioni austriache»;

   infine, nella risposta del Governo ci si riferisce anche a una nuova lettera congiunta che il Ministro interrogato e l'omologo tedesco avrebbero inviato il 26 giugno 2019 alla Commissaria Bulc;

   nonostante le rassicurazioni e le richiamate sollecitazioni del Ministro interrogato, non appare oggi scampato il pericolo dell'applicazione di misure restrittive del traffico al Brennero in danno delle merci, del settore del trasporto e della produzione italiana –:

   se il Ministro interrogato non intenda adottare iniziative adeguate e tempestive, volte a tutelare concretamente il settore del trasporto di merci nonché la produzione italiana e i flussi finanziari dell'intero indotto.
(3-00832)


   BOND. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   lungo l'autostrada A27 Venezia-Belluno, gestita da Autostrade per l'Italia e, di conseguenza, su buona parte della strada statale Alemagna nei recenti giorni festivi del mese di giugno si sono formate code di 10 chilometri che hanno paralizzato il traffico. Migliaia di automobilisti sono dovuti rimanere in coda per ore sotto il sole. Un vero e proprio calvario per chi si è trovato domenica 16 giugno 2019 a dover tornare verso la pianura dopo una giornata di sole trascorsa in montagna;

   all'origine del problema c'è la chiusura per lavori alla galleria sud di Monte Baldo il cui cantiere dovrebbe chiudere solo a Ferragosto. È impensabile che ogni domenica possano ripetersi le code formatesi nello scorso weekend, destinate inevitabilmente ad aumentare con l'arrivo dell'estate;

   per far fronte all'emergenza, il sindaco di Vittorio Veneto, ha deciso di convocare nelle scorse ore un summit straordinario dedicato al cantiere dell'A27 da cui è emersa la necessità di chiedere alla prefettura la convocazione di un tavolo straordinario con Anas e Autostrade per capire come risolvere il problema;

   sovente accade che gli utenti delle autostrade in concessione siano costretti a sopportare rallentamenti eccessivi, rispetto alle caratteristiche dei tratti autostradali percorsi e dovuti alle cause più diverse;

   è evidente che gli utenti, che pagano il pedaggio, non possono essere sottoposti a ritardi gravi, in quanto la ragion d'essere stessa delle autostrade è quella di garantire una veloce percorrenza;

   è altresì necessario stigmatizzare l'atteggiamento di noncuranza verso l'utenza e le istituzioni con cui questo tipo di lavorazione viene avviato dalle concessionarie, nel caso in questione, da Autostrade per l'Italia: il sindaco di Vittorio Veneto ha dichiarato di non essere stato avvisato ed è del tutto probabile che molti automobilisti abbiano imboccato l'autostrada A27 non adeguatamente informati di quanto li attendeva –:

   quali iniziative di competenza il Governo intenda adottare affinché, a carico delle società concessionarie di autostrade, si applichi la riduzione o l'azzeramento dei pedaggi dovuti nei tratti autostradali interessati da lavori di manutenzione ordinaria, ove questo provochi, a causa di una errata programmazione, forti disagi all'utenza;

   se non ritengano necessario adottare iniziative per prevedere l'applicazione, nei confronti delle società concessionarie delle autostrade, nei casi evidenziati in premessa, di un meccanismo di risarcimento del danno nei confronti dell'utenza, così come previsto per i ritardi e i disagi nel trasporto ferroviario, i cui oneri sono posti a carico delle società esercenti.
(3-00833)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   MULÈ, ROSSO, BERGAMINI, GERMANÀ, PENTANGELO e ZANELLA. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   nella seduta di Commissione del 14 febbraio 2019 il Governo rispondeva all'interrogazione n. 5-01473 Bergamini e altri in merito a modalità di selezione e competenze dei tecnici esperti del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti per l'analisi costi-benefici: «[...] Le nomine sono quindi avvenute secondo quanto disposto dall'articolo 5 del decreto ministeriale 9 giugno 2015, n. 194, e i relativi decreti debitamente registrati presso la Corte dei conti»;

   il richiamato articolo 5 disciplina la composizione della struttura tecnica di missione per l'indirizzo strategico, lo sviluppo delle infrastrutture e l'alta sorveglianza, come introdotta dall'articolo 1 del medesimo decreto ministeriale, prevedendo pertanto le tipologie di rapporto di lavoro per lo svolgimento delle attività di varia natura e disponendo, al comma 8, che al predetto personale «sono rimborsate, dietro presentazione di idonea documentazione, secondo le norme vigenti in materia per i dipendenti delle Amministrazioni dello Stato, le spese di viaggio, vitto e alloggio, relativamente a trasferte richieste dal coordinatore della Struttura Tecnica di Missione e preventivamente autorizzate dal titolare del centro di responsabilità»;

   da fonti giornalistiche tali incarichi sono stati conferiti il 15 ottobre 2018 e sarebbe stato accordato un compenso di 50 mila euro, ad esclusione del professor Marco Ponti, coordinatore del comitato, in quanto in quiescenza, per una collaborazione coordinata e continuativa con scadenza 15 ottobre del 2019 (si veda ilGiornale.it del 16 aprile 2019 e il Fatto Quotidiano del 12 febbraio 2019, pagina 11);

   noti casi di conflitti di interesse e incompatibilità emersi nei primi mesi dell'avvio del comitato hanno ridotto il numero dei componenti, come quello di Gaetano Intrieri condannato in Cassazione nel 2017 per aver distratto 429 mila euro della compagnia aerea Gandalf per saldare i propri debiti;

   l'analisi costi-benefici della Tav Torino-Lione veniva resa pubblica nel febbraio 2019, fermamente critica e fortemente contraria all'opera, anche nella successiva versione resasi necessaria dopo la pubblicazione di una «controanalisi» prodotta da uno dei medesimi componenti del comitato, nettamente in contrapposizione con l'Analisi costi-benefici (Acb) vistata dal professor Ponti;

   né il Ministro interrogato e né altri esponenti del Governo hanno finora smentito o corretto l'informazione riguardante l'esistenza di un compenso e l'ammontare dello stesso per i componenti del comitato analisi costi-benefici;

   a distanza di qualche mese dalla pubblicazione dell'Acb, nelle due versioni, rispondendo alla interrogazione a risposta immediata n. 5-2363 presentata dal primo firmatario del presente atto e da altri deputati nella seduta del 26 giugno 2019 in IX Commissione, il Sottosegretario Dell'Orco delegato a rispondere ha sostanzialmente confermato il riavvio dell'opera TAV Torino-Lione, rigettando con tutta evidenza l'Acb del professor Ponti, come lo stesso conferma nell'intervista rilasciata al Corriere della sera del 27 giugno 2019: «La mia analisi mai applicata, usata solo a fini politici»;

   nella medesima intervista lo stesso Ponti specifica che «Io e la mia squadra lavoriamo gratis. L'incarico scade a settembre [...]» –:

   se ai componenti di cui in premessa sia stato o sia riconosciuto un compenso a titolo individuale per lo svolgimento dell'attività richiamata, a quanto ammonterebbe tale somma per ciascun membro e se la stessa somma a titolo individuale sia onnicomprensiva o siano da essa escluse le voci di eventuali rimborsi;

   se, ai sensi dell'articolo 5, comma 8, del decreto ministeriale n. 194 del 2015 oltre al predetto compenso vi siano state anche somme rimborsate con riguardo ad alloggio, vitto e trasporto, eventualmente anche in favore del coordinatore professor Ponti, e in tal caso a quanto ammontino tali somme a titolo individuale e a quale periodo si riferiscano;

   considerando che si tratta di risorse pubbliche, quali iniziative di competenza intenda assumere per garantire la massima trasparenza relativamente ai compensi di cui in premessa, anche nelle dichiarazioni rese alla stampa dai titolari di tali incarichi.
(5-02391)

INTERNO

Interrogazioni a risposta scritta:


   TORTO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   la sicurezza e l'idoneità del luogo di lavoro sono elementi imprescindibili per il corretto svolgimento della propria funzione, ancora di più per coloro che sono al servizio dello Stato, come la polizia, che si occupa della tutela e della sicurezza pubblica;

   è assolutamente necessario un adeguato livello di protezione e di tutela del personale in servizio e delle sedi di servizio, ivi compresa la prevenzione dalla fuga o da aggressioni dei soggetti fermati;

   in data 27 giugno 2019, come riportato dalla testata giornalistica de «Il Centro», il segretario provinciale del Siulp di Chieti (Sindacato italiano unitario lavoratori della polizia), riporta all'attenzione pubblica un problema che aveva già più volte posto in evidenza nel passato;

   si afferma, nell'articolo di stampa, che gli ambienti di lavoro della questura di Chieti sono nettamente al di sotto dei parametri minimi di vivibilità (6 persone in meno di 20 metri quadrati), alcuni anche sporchi, poiché invasi dai piccioni e relativi escrementi;

   la mancanza di una camera di sicurezza adeguata genera una condizione di scarsa sicurezza sia per gli operatori sia per eventuali altri civili presenti all'interno della struttura;

   l'accesso ai piani superiori è spesso precluso a passeggini e disabili a causa dell'assenza o del mancato funzionamento dell'ascensore;

   la carenza di parcheggi in numero adeguato ad accogliere il personale genera continue tensioni e rallentamenti a una macchina operativa che dovrebbe, al contrario, viaggiare spedita –:

   se il Ministro sia a conoscenza della situazione in cui verte la questura di Chieti, ormai da anni;

   quali iniziative abbia intrapreso o intenda intraprendere per rendere più idonee le strutture della questura di Chieti e per invertire, in seguito alla quasi totale assenza di azioni in merito delle precedenti amministrazioni, e risolvere definitivamente la questione in essere con tempi certi, riportando la sicurezza e la tutela della pubblica incolumità al centro dell'interesse delle istituzioni politiche nell'interesse di ogni cittadino.
(4-03207)


   SEGNERI e FRUSONE. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   è in atto a Veroli, comune in provincia di Frosinone, una significativa e preoccupante offensiva della criminalità, che si sta concretizzando soprattutto nell'intensificazione dei furti compiuti nelle case;

   secondo quanto riportato da fonti della stampa locale, le raffiche di furti si starebbero perpetrando in maniera sempre più frequente nella contrada La Vittoria, generando terrore e agitazione nei cittadini;

   stando alle medesime fonti della stampa locale, i furti nelle case verolane sarebbero iniziate un mese fa circa, contando già una quarantina tra denunce e segnalazioni;

   la situazione sta diventando talmente preoccupante che i cittadini, per fronteggiare l'emergenza, si starebbero addirittura organizzando autonomamente, dando vita a una forma di perlustrazione mobile, con l'intento di presidiare e vigilare le zone più colpite dai furti notturni

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa;

   quali iniziative il Governo, per quanto di competenza, intenda adottare al fine di garantire la sicurezza necessaria in un'area nella quale i suddetti fatti criminosi si stanno consumando con quotidiana e preoccupante frequenza.
(4-03208)


   GALANTINO, ROBERTO ROSSINI e IORIO. — Al Ministro dell'interno, al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:

   nel 1971 un C130 con a bordo 46 para della Folgore e 6 militari inglesi durante un'esercitazione si inabissò improvvisamente nel mare di fronte a Livorno e morirono tutti i militari imbarcati;

   non fu data alcuna spiegazione della dinamica dell'incidente e i militari deceduti nell'incidente del 1971 non sono stati considerati vittime del dovere ai sensi della normativa vigente;

   ai familiari di alcuni militari deceduti è stato richiesto un risarcimento per aver ricevuto in questi anni indebitamente somme a titolo di indennizzo –:

   se i Ministri interrogati intendano far luce sui fatti esposti in premessa e quali iniziative di competenza intendano intraprendere per favorire una positiva conclusione della vicenda relativa alle suddette elargizioni.
(4-03214)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   SERRACCHIANI, POLLASTRINI, MARTINA, MAURI, GIORGIS, ROTTA, MICELI, BONOMO, CARLA CANTONE, LACARRA, SIANI, MURA, BENAMATI, ZARDINI, BORDO, ROSSI, NOBILI, BAZOLI, MOR, DE LUCA, GARIGLIO, DE MENECH, PELLICANI, NOJA e SCALFAROTTO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   Auchan Retail Italia gestisce direttamente 269 punti vendita, di cui 46 ipermercati Auchan e 223 supermercati Simply, e conta circa 18.000 dipendenti diretti, che si traducono in oltre 24.000 se si tiene conto dell'indotto complessivo;

   in data 14 maggio 2019 la direzione generale ha comunicato a tutti i dipendenti di aver predisposto la cessione dell'intero comparto italiano, attraverso l'attivazione di un accordo con il gruppo Conad (Consorzio di cooperative e imprenditori), che gestirà la transizione attraverso la neocostituita Bdc spa, che presumibilmente prenderà avvio a partire dal 31 luglio 2019;

   in data 28 maggio 2019 si è tenuto al Ministero dello sviluppo economico il tavolo Auchan/Sma, nel corso del quale il gruppo ha formalizzato la cessione delle quote alla Bdc spa (di proprietà dei gruppi Conad e Mincione), le cui fasi saranno: l'ingresso di Conad in alcuni punti vendita più redditizi e non sovrapponibili ai propri e l'acquisizione da parte di Bdc spa della sede centrale, delle sedi logistiche e di restanti punti vendita, con l'obiettivo di transitare entro tre anni all'interno di Conad;

   in date 20 giugno 2019 si è svolto al Ministero dello sviluppo economico il tavolo di crisi Auchan/Conad, con la presentazione da parte di Conad del nuovo piano commerciale e il progetto di transizione dall'attuale struttura a quella futura, che si occuperà di seguire l'intera trattativa. Obiettivo di Conad sarà recuperare vendite e ridurre i costi fissi, cedendo gradualmente i punti vendita agli associati;

   all'esito del tavolo non sono mancate perplessità, dovute principalmente alle incertezze sul futuro dei lavoratori Auchan: con il passaggio alla nuova cooperativa potranno sorgere criticità indicate dall'Autorità garante della concorrenza e del mercato, non tutti i punti vendita potranno essere ceduti, potrebbero cambiare i contratti e non è certo che si possano usare ulteriori ammortizzatori sociali –:

   se vi siano già interlocuzioni con la cordata Bdc spa che acquisirà tutto il gruppo Auchan/Sma circa il futuro dei lavoratori;

   se, nel corso dei tavoli di crisi, sia stato discusso del futuro della sede centrale e delle sedi logistiche, a rischio chiusura, in quanto il modello organizzativo di Conad non prevede una centralizzazione delle operazioni di acquisto e distribuzione;

   se il Governo sia a conoscenza di quali siano i progetti di ristrutturazione aziendale da parte di Bdc, con particolare riferimento alle azioni che si intendono mettere in campo per la tutela dei trattamenti retributivi e dell'occupazione, nonché circa la possibilità di utilizzare ammortizzatori sociali.
(5-02389)


   LACARRA. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   i lavoratori della Siet, poi Nuova Siet, di Taranto sono stati per anni impiegati in lavorazioni di movimentazione stradale e trasporti collegati al ciclo integrato per la produzione di acciaio e dei relativi derivati per conto degli stabilimenti della ex Italsider fino alla trasformazione in Ilva;

   in data 28 febbraio 1999, l'allora proprietà dell'Ilva, procedette alla risoluzione di tutti gli appalti con la Nuova Siet, imponendole la cessione dei beni aziendali e assorbendone tutte le lavorazioni;

   il personale della Nuova Siet, dopo essere stato messo in mobilità, veniva riassunto dall'Ilva attraverso una vera e propria novazione contrattuale, nonostante gli accordi sindacali prevedessero espressamente il passaggio diretto del personale, a parità di condizioni economiche e status giuridico maturato;

   al contrario, le riassunzioni venivano attuate con consistenti riduzioni salariali per operai e impiegati per lo svolgimento delle medesime funzioni per le quali erano stati utilizzati negli anni precedenti;

   tale vicenda divenne oggetto di esposto alla procura di Taranto che portò, nel 2007 alla sentenza di primo grado di condanna per truffa nei confronti dell'allora proprietà Ilva e al risarcimento per diversi milioni di euro per i dipendenti della ex Nova Siet. Tale pronunciamento è stato ribaltato in appello nel 2009, con assoluzione per tutti gli imputati, mentre la Corte di Cassazione, nel 2011, ha annullato tale ultimo pronunciamento, rinviando le parti d'innanzi al giudice competente per le statuizioni civili;

   successivamente, il 24 gennaio 2012, la sezione lavoro del tribunale di Taranto emise sentenza favorevole per un lavoratore della Nuova Siet, riconoscendo l'avvenuto trasferimento di azienda ex art. 2112 del codice civile e, di conseguenza, il diritto a tutte le relative retribuzioni fino alla data di pensionamento. Detta sentenza a quanto consta all'interrogante, sarebbe passata in giudicato, in quanto le controparti non sarebbero ricorse in appello;

   nel frattempo, anche l'Inps ha emesso cartelle esattoriali per la mancata contribuzione relativa a detti lavoratori;

   a parere dell'interrogante, ci si trova di fronte a una grave situazione di violazione dei diritti di tali lavoratori e di mancato rispetto degli accordi sindacali alla base del trasferimento delle attività della Nuova Siet in Ilva –:

   se sia a conoscenza dei fatti sommariamente esposti in premessa;

   quali iniziative di competenza intenda assumere affinché, nel pieno rispetto delle pronunce giurisdizionali, venga finalmente assicurata ai lavoratori della Nuova Siet transitati in Ilva l'osservanza degli accordi sindacali alla base del trasferimento delle attività da questi svolte e, di conseguenza, l'adeguata rivalutazione dei trattamenti economici e della relativa contribuzione.
(5-02395)

Interrogazioni a risposta scritta:


   EPIFANI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   l'attività produttiva della ditta Teuco spa, con sede a Montelupone (MC), viene sospesa a partire dal 1° luglio 2017;

   nel mese di ottobre 2017 i lavoratori della ditta Teuco spa depositano istanza di fallimento presso il tribunale di Macerata;

   nel mese di dicembre 2017 la ditta Teuco spa deposita domanda di concordato presso il tribunale di Macerata;

   in data 19 aprile 2018 con decreto n. 101349 il Ministero del lavoro e delle politiche sociali approva e concede la proroga alla cassa integrazione guadagni straordinaria come previsto dalla legge n. 205 del 2017 per il periodo 1° gennaio 2018 - 30 giugno 2018;

   in data 20 aprile 2018, con sentenza n. 22 del 2018, il tribunale di Macerata dichiara fallita la ditta Teuco spa;

   in data 19 giugno 2018 con decreto n. 101713 lo stesso Ministero revoca la suddetta cassa integrazione con decorrenza dal 20 aprile 2018 al 30 giugno 2018;

   in data 27 giugno 2018, e a seguire, si procede al licenziamento per cessazione attività di tutti i lavoratori;

   il 25 ottobre 2018, rispondendo a una interrogazione a risposta immediata in Commissione presentata dal sottoscritto, il sottosegretario Durigon si impegna all'apertura di un tavolo di confronto nelle opportune sedi istituzionali;

   da allora il tavolo non è stato mai convocato e i 116 ex dipendenti dell'azienda di Montelupone sono ancora in attesa di risposte sulla mancata corresponsione della cassa integrazione per il periodo compreso tra il 20 aprile 2018 e il 30 giugno 2018;

   nel giugno 2019 il consiglio regionale delle Marche ha approvato una mozione che sollecita il presidente e la giunta regionale a chiedere con urgenza al Ministero del lavoro e delle politiche sociali la convocazione di un tavolo di confronto fra regione Marche, organizzazioni sindacali e curatore fallimentare dell'azienda per verificare quali siano le concrete possibilità di intervento in favore dei lavoratori rimasti senza impiego. Nella mozione si sollecita anche l'apertura di un confronto istituzionale per valutare l'impatto sociale che la chiusura dell'azienda ha comportato per il territorio della provincia di Macerata –:

   come mai non sia stato convocato il tavolo di confronto annunciato da parte del Ministero del lavoro e delle politiche sociali e se, a questo punto, non ritenga di convocare con urgenza il suddetto tavolo di confronto con le organizzazioni sindacali e con il curatore fallimentare dell'azienda per verificare quali siano le concrete possibilità di intervento in favore dei lavoratori rimasti senza impiego.
(4-03212)


   LONGO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   solo in Campania i lavoratori in esubero ex Lsu e appalti storici dei consorzi di impresa che gestiscono i servizi di pulizia e decoro nei plessi scolastici sono 3.180. Di questi, per quanto riguarda i consorzi Manital e Ciclat, 2.402 operano nelle province di Napoli e Salerno e 778 tra Caserta, Avellino e Benevento;

   detti consorzi che gestiscono i servizi di pulizia e decoro delle scuole, a fronte delle incertezze, non pagano gli stipendi ai dipendenti da moltissimo tempo se non nella misura di piccoli acconti;

   il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca si è già impegnato negli ultimi mesi, come in passato, al fine di garantire la continuità del servizio di pulizia nelle scuole dei lotti non ancora aggiudicati da Consip nelle regioni Sicilia e Campania, a trasmettere alla Presidenza del Consiglio dei ministri uno schema di decreto-legge recante misure urgenti per l'istruzione che disponesse la possibilità alle istituzioni delle suddette regioni la possibilità di acquisire i servizi di pulizia, rivolgendosi a quegli stessi raggruppamenti di imprese alle condizioni tecniche del capitolato Consip e a condizioni economiche pari alla media delle aggiudicazioni delle regioni in cui sono già attive le convenzioni;

   nello stesso accordo il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca si impegnava, anche al fine di risolvere definitivamente la problematica occupazionale dei lavoratori ex Lsu ed «appalti storici», a utilizzare il personale adibito alla pulizia delle scuole, in ulteriori attività consistenti in interventi di ripristino del decoro e della funzionalità degli immobili adibiti ad edifici scolastici;

   il 30 maggio 2019, presso il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca è stato siglato un accordo secondo cui le retribuzioni sarebbero state improrogabilmente saldate entro lo stesso giorno o, nel solo caso delle Global Service Solutions Srl, entro il giorno successivo;

   malgrado il Consorzio Manital abbia sottoscritto e garantito in tal senso, a tutt'oggi è stata disattesa ogni scadenza contrattuale e ogni successivo accordo per quanto attiene i lavoratori dipendenti del gruppo Sam e della Gss, avendo percepito soli i primi un acconto pari a circa il 50 per cento dello stipendio;

   non è stata fornita alcuna garanzia o previsione di pagamento delle ulteriori competenze vantate dai lavoratori, consistenti in massima parte nel Tfr e spettanze di fine rapporto, per quanti dal 1° dicembre 2108 sono transitati dalle dipendenze di Manital Idea alle dipendenze della Gss;

   in assenza di nuove positive determinazioni resta evidente che si tratta dell'ennesimo colpo drammatico ai lavoratori, in particolare a quelli del Mezzogiorno e della regione Campania, già falcidiati dalla crisi economica, dove le percentuali di disoccupazione – specie femminile e giovanile – sono in costante crescita;

   se non si assumono iniziative idonee ed urgenti sia per salvaguardare il livello occupazionale e il salario dei lavoratori, sia per garantire i servizi di pulizia, igiene e decoro delle strutture scolastiche frequentate quotidianamente da una vasta utenza di studenti, personale scolastico e famiglie, inevitabilmente ci saranno gravi e pesanti conseguenze sia in termini di servizi non resi che di tensioni sociali;

   pertanto, da subito è fondamentale evitare il blocco dei lavori per assicurare la pulizia e il decoro degli istituti scolastici di cui sopra –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti esposti in premessa e quali iniziative urgenti di competenza intendano adottare sia al fine di garantire da subito la continuazione dei servizi per la pulizia e il decoro nei plessi scolastici della regione Campania, sia al fine di risolvere definitivamente la problematica occupazionale dei lavoratori ex Lsu ed «appalti storici».
(4-03213)

POLITICHE AGRICOLE ALIMENTARI, FORESTALI E TURISMO

Interrogazione a risposta scritta:


   LUCA DE CARLO. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo. — Per sapere – premesso che:

   in data 28 giugno 2016 è stato sottoscritto un protocollo d'intesa, della durata di quattro anni, tra il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali e la Fondazione Terra Madre, di cui il dicastero risulta essere tra i fondatori;

   il protocollo prevede, all'articolo 3, la possibilità di realizzare progetti con contributo erogato dal Ministero di importo massimo per iniziativa di euro 400.000 per singola proposta progettuale;

   il protocollo prevede, altresì, all'articolo 5, l'impegno a definire e programmare congiuntamente eventi mirati allo sviluppo e alla promozione di modelli sostenibili di produzione e distribuzione del cibo, attenti alla tutela del territorio, agli equilibri globali, alla qualità organolettica, ambientale e sociale dei prodotti, alla salvaguardia della biodiversità, alla qualità della vita e del lavoro dei produttori, nonché quello di sostenere attività volte ad incrementare e migliorare la sicurezza alimentare, con particolare attenzione al coinvolgimento delle giovani generazioni –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza del protocollo di cui in premessa, quanti progetti, dall'anno 2016, siano stati effettivamente sviluppati e, in particolare, quanti siano quelli conclusi e quelli in fase di realizzazione.
(4-03211)

SALUTE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   ROSTAN. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   in data 10 maggio 2019 è stato pubblicato il bando di un concorso pubblico riservato per la copertura di 13 posti di dirigente sanitario (farmacista) a tempo pieno e indeterminato per le esigenze degli uffici centrali e periferici del Ministero della salute;

   all'articolo 1, primo comma, lettera i), del bando si legge, tra i requisiti di accesso, il seguente: «essere in servizio presso il Ministero della salute, alla data del 31 dicembre 2018 (data di pubblicazione della legge n. 145 del 2018), con incarico per lo svolgimento dei controlli obbligatori in materia di profilassi internazionale»;

   il profilo per cui si concorre, ad avviso dell'interrogante, è di fatto il medesimo che i concorrenti occupano già alla data del 31 dicembre 2018;

   sembrerebbe, in tal modo, configurarsi una procedura che porterebbe di fatto alla stabilizzazione di chi già si trova all'interno della struttura con contratti temporanei;

   la formula adoperata appare alla interrogante anomala, dal momento che si esclude del tutto la partecipazione di concorrenti esterni e, non solo, si riserva la partecipazione ai soli interni ma tra questi viene ristretta la griglia a chi svolge esclusivamente un preciso incarico;

   con questa formulazione si finisce per prefigurare di fatto un esito costruendo un bando che a parere dell'interrogante è di dubbia legittimità oltre che palesemente discriminatorio –:

   per quali ragioni sia stato emanato un bando di concorso con le caratteristiche di cui in premessa che danno luogo, a giudizio dell'interrogante, a gravi dubbi di legittimità e di opportunità.
(5-02392)

SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazione a risposta in Commissione:


   PAITA, MORETTO e BRUNO BOSSIO. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   con delibera del Cipe n. 65 del 2 ottobre 2015 risultano essere stati stanziati dall'allora Governo Renzi risorse pari a 2,2 miliardi di euro per la banda ultra larga in Italia a cui devono aggiungersi gli 800 milioni di euro di fondi comunitari divenuti disponibili grazie ai risparmi sui bandi già svolti;

   complessivamente, risultano esservi circa 3 miliardi di euro per investimenti in uno dei settori strategici per il futuro del nostro Paese come appunto la banda larga;

   suddetti stanziamenti dovrebbero essere destinati, da un lato, alla posa di cavi in fibra ottica nelle aree cosiddette «a fallimento di mercato» e, cioè, in aree nelle quali gli investitori privati non vanno per mancanza di ritorno economico e, dall'altro, all'emissione di voucher per sostenere i consumatori all'acquisto di connessioni veloci;

   questa doppia direzione di investimento ha posto all'inizio dei problemi con l'Unione europea, poiché rischiavano di essere intesi come possibili aiuti di Stato;

   dopo una lunga trattativa, alla fine, Bruxelles ha accettato l'impostazione dei Governi Renzi e Gentiloni sia per quanto riguarda il sostegno per la fibra nelle aree a fallimento di mercato, sia per quanto riguarda i voucher per i consumatori finali;

   a un anno di distanza dall'insediamento dell'attuale Governo il Ministero dello sviluppo economico non ha ancora avviato le procedure per l'utilizzo delle risorse di cui in premessa;

   l'Italia ha sicuramente compiuto passi da gigante negli ultimi anni in questo campo, ma risulta ancora essere in ritardo nella graduatoria della digitalizzazione;

   si apprende dagli organi di informazione che sarebbe stata effettuata una simulazione compiuta da Infratel Italia che avrebbe ipotizzato di limitare l'uso dei voucher a scuole, centri per l'impiego e piccole imprese, tagliando fuori del tutto il consumatore finale;

   qualora fosse questo l'orientamento del Governo, ci si troverebbe di fronte a una scelta sbagliata che penalizzerebbe il nostro Paese considerata la debole domanda degli utenti –:

   quali siano le ragioni del mancato utilizzo delle risorse di cui in premessa, quali iniziative intenda assumere celermente per il loro sblocco e quali siano gli orientamenti del Governo rispetto all'impiego dei voucher per sostenere i consumatori nell'acquisto di connessioni veloci, al fine di rafforzare il processo di digitalizzazione del Paese.
(5-02390)

Interrogazione a risposta scritta:


   ROSTAN. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   la società Dcs srl, titolare degli ipermercati Coop di Afragola (Napoli) all'interno del centro commerciale Le porte di Napoli, e Quarto (Napoli), all'interno del centro commerciale «Quarto nuovo», ha comunicato alle organizzazioni sindacali, in data 12 giugno 2019, che è stato firmato un preliminare di accordo per la cessione alla società Gdm di Milano dei rami d'azienda relativi ai due punti vendita inclusi i rapporti di lavoro di tutti i dipendenti occupati nelle due strutture;

   per la società Dcs la cessione del ramo d'azienda rientrerebbe nel contesto di una riprogrammazione del proprio perimetro d'impresa, mentre per la società Gdm la scelta di acquisire nascerebbe dalla volontà di implementare la presenza in Campania;

   la cessione effettiva è prevista a partire dal giorno 15 luglio 2019;

   stando alla comunicazione diramata il marchio Coop resterebbe a disposizione dei due punti vendita, che si trasformerebbero così in una sorta di franchising territoriale, lasciando inalterato anche l'accordo per la vendita dei prodotti Coop;

   la società Gdm di Milano gestisce già un altro negozio in franchising a marchio Coop sul territorio campano;

   secondo quanto comunicato dalla società Dcs, «con questa operazione, Distribuzione Centro Sud evita la chiusura dei due punti vendita e dà il proprio contributo alla gestione del delicato tema occupazionale, secondo quel criterio di responsabilità sociale che, da sempre, contraddistingue il marchio Coop»;

   in sostanza, la sola alternativa alla cessione sarebbe stata la chiusura delle due attività, presenti sul territorio da oltre vent'anni, e il licenziamento dei lavoratori;

   la cessione del ramo d'azienda ha seminato non poche preoccupazioni tra i 324 lavoratori in forza ad oggi all'Ipercoop di Quarto e a quello di Afragola, che passeranno alla nuova gestione di Gdm srl, ma nutrono dubbi e perplessità sul loro futuro occupazionale, contrattuale e salariale;

   analoghi meccanismi di cessione sono stati adottati dalla Coop per il punto vendita di Avellino e per quelli di Aprilia e Guidonia, toccati in passato da altri momenti di crisi;

   l'uscita di fatto della Coop dal mercato campano segue, a giudizio dell'interrogante, un'analoga politica di dismissione e uscita che è stata avviata da altri grandi marchi della grande distribuzione come Auchan, Carrefour, Conad –:

   se non intenda adottare iniziative, nell'ambito delle sue competenze, in relazione alle vicende di cui in premessa al fine sia di operare una verifica sulle cessioni di rami d'azienda e sulla tenuta occupazionale, sia di evitare lo smantellamento degli insediamenti commerciali dei grandi operatori che stanno lasciando il territorio campano con gravi ricadute in termini economici e occupazionali.
(4-03210)

Apposizione di una firma ad una mozione e modifica dell'ordine dei firmatari.

  Mozione Pedrazzini e altri n. 1-00201, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 21 giugno 2019, deve intendersi sottoscritta anche dalla deputata: Elvira Savino.
  Contestualmente, l'ordine delle firme si intende così modificato: «Pedrazzini, Bagnasco, Elvira Savino, Bond, Brambilla, Mugnai, Novelli, Versace, Mandelli, Occhiuto».

Apposizione di una firma ad una mozione.

  La mozione Mugnai e altri n. 1-00211, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 25 giugno 2019, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Pittalis.

Apposizione di una firma ad una risoluzione.

  La risoluzione in Commissione Iezzi e altri n. 7-00257, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 7 giugno 2019, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Billi.

Pubblicazione di un testo riformulato.

  Si pubblica il testo riformulato della risoluzione in Commissione Acunzo n. 7-00225, già pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta n. 155 del 3 aprile 2019.

   Le Commissioni III e VII,

   premesso che:

    il cinema italiano, nonostante i successi internazionali degli ultimi anni, continua ad avere la difficoltà della scarsa circuitazione delle opere audiovisive sia all'estero che in Italia;

    nella difficoltà di circuitazione sono particolarmente penalizzate le opere prime dei giovani autori che, di conseguenza, non hanno la possibilità di farsi conoscere e quindi di affermarsi professionalmente: attualmente non ci sono le risorse economiche dello Stato perché tale patrimonio possa essere adeguatamente valorizzato;

    gli Istituti italiani di cultura all'estero hanno come compito principale quello di far conoscere e valorizzare il nostro patrimonio culturale sotto ogni forma, di cui il cinema rappresenta una parte importante;

    gli Istituti italiani di cultura all'estero, che già promuovono e danno vita a numerose iniziative, attraverso un inserimento strutturale e programmato delle nostre produzioni cinematografiche, potranno ampliare l'offerta, avvicinando i cittadini italiani residenti all'estero e gli stranieri alla cultura del nostro Paese e alle realtà artistiche emergenti;

    la conoscenza e l'apprezzamento dell'attuale produzione cinematografica potrà avere una positiva incidenza anche su quel fenomeno oggi più che mai in crescita conosciuto come cineturismo;

    il cineturismo rappresenta una forma importante per la diffusione della cultura italiana in grado di incidere positivamente sul Pil nazionale;

    è utile e opportuno che i grandi autori italiani del passato, che hanno saputo dare lustro alla cultura nazionale, e ai quali si sono ispirati moltissimi registi di fama internazionale, siano ricordati e celebrati. Così come necessitano di essere conosciute e apprezzate le «nuove leve» del cinema italiano,

impegnano il Governo:

   ad assumere iniziative per istituire la «Giornata mondiale del cinema italiano», per promuovere quella che diventerà una ricorrenza annuale in una data simbolica da definire, interessando gli Istituti italiani di cultura all'estero che, in contemporanea mondiale, attueranno un'azione promozionale strutturata, attraverso proiezioni di film italiani selezionati da un'apposita commissione, così da ottenere molteplici effetti positivi tra i quali:

     a) arricchire l'offerta culturale degli Istituti italiani di cultura;

     b) permettere ai giovani autori di avere maggiore visibilità;

     c) contribuire con efficacia alla promozione dell'immagine dell'Italia all'estero, facendo conoscere storie, luoghi tradizioni della nostra identità artistica e sociale contemporanea;

     d) valorizzare e fare conoscere meglio i grandi del cinema italiano;

     e) intensificare l'afflusso turistico attraverso il cinema (cineturismo).
(7-00225) «Acunzo, Romaniello».