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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Giovedì 27 giugno 2019

ATTI DI INDIRIZZO

Risoluzione in Commissione:


   La IX Commissione,

   premesso che:

    l'Ente nazionale per l'aviazione civile (Enac), istituito ai sensi del decreto legislativo n. 250 del 1997, agisce come autorità unica di regolazione tecnica, certificazione, vigilanza e controllo nel settore dell'aviazione civile in Italia nel rispetto dei poteri derivanti dal codice della navigazione;

    in quanto ente pubblico non economico è dotato di autonomia regolamentare, organizzativa, amministrativa, patrimoniale, contabile e finanziaria, ma è altresì sottoposto alla vigente normativa per il contenimento della spesa pubblica, nello specifico quale ente incluso nell'Elenco delle amministrazioni pubbliche inserite nel conto economico consolidato, individuate ai sensi dell'articolo 1, comma 3, della legge 31 dicembre 2009, n. 196 e successive modificazioni, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale, Serie generale n. 228 del 29 settembre 2017;

    la rilevanza strategica, regolatoria e operativa di Enac è fuor di dubbio, basti pensare che tale ente si occupa di garantire la sicurezza del volo e dei passeggeri trasportati sia durante le operazioni aeronautiche sia a terra in ambito aeroportuale;

    Enac, altresì, svolge il ruolo di organismo responsabile della corretta applicazione dei regolamenti comunitari in materia di diritti del passeggero e ha il potere di irrogare sanzioni amministrative nei confronti dei soggetti inadempienti;

    nell'ambito delle attività legate agli aspetti economici del trasporto aereo a Enac compete lo svolgimento delle istruttorie per l'affidamento in concessione delle strutture e dei beni del demanio aeroportuale e dei servizi aeroportuali che viene effettuata sulla base della valutazione del livello di affidabilità, efficienza e competitività dei soggetti economici e imprenditoriali coinvolti;

    Enac provvede, inoltre, alla regolazione tariffaria, alla predisposizione degli accordi di traffico, al rilascio delle licenze di esercizio per i vettori aerei, alla verifica delle condizioni che possano giustificare l'istituzione di oneri di servizio pubblico su specifici collegamenti, all'attuazione del decreto legislativo relativo al libero accesso al mercato dei servizi a terra (handling) negli scafi italiani;

    l'ente in questione altresì, elabora e propone la pianificazione dello sviluppo del sistema aeroportuale nazionale e valuta i programmi d'intervento aeroportuali, infrastrutturali e operativi attraverso l'approvazione dei piani quadriennali o decennali e i connessi piani di investimento;

    come emerso dal rapporto annuale 2018 presentato da Enac il 12 giugno 2019 il settore dell'aviazione civile è in pieno fermento e si prospettano fasi di ulteriore crescita ed evoluzione di svariati aspetti quali quello dello sviluppo tecnologico, quello dei volumi del traffico aereo, e la conseguente necessaria rimodulazione delle normative e delle infrastrutture oggi esistenti;

    Enac sottolinea nel predetto rapporto come le previsioni «che valutano 250 milioni di passeggeri in Italia nel 2030 sono, ormai, da considerarsi sottostimate. Infatti, se prendiamo come riferimento l'incremento del traffico 2018 (+5,8 per cento, più del doppio rispetto alla media europea), nel 2030 avremo ampiamente superato i 300 milioni di passeggeri all'anno.». In tal senso, quindi, diventa necessario e non più procrastinabile un aggiornamento e la revisione dell'attuale Piano nazionale degli aeroporti (Pna), adottato appena nel 2014;

    la predetta revisione, già avviata da Enac su incarico del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, dimostra in tutta evidenza la strategicità dell'ente la cui attività, quindi, deve essere necessariamente tutelata e promossa, al fine di svolgerla in maniera pienamente efficace,

impegna il Governo

ad adottare iniziative di natura normativa volte a prevedere che ad Enac, fermo restando l'obbligo di versamento all'entrata del bilancio dello Stato di un importo corrispondente ai risparmi conseguiti ai sensi degli articoli 61 e 67, decreto-legge n. 112 del 2008 e dell'articolo 6, decreto-legge n. 78 del 2010, non si applichino le disposizioni di contenimento della spesa sopra richiamate al fine di assicurare le attività di cui in premessa e la piena efficacia delle stesse.
(7-00269) «Sozzani, D'Ettore, Mugnai, Mulè, Bergamini, Pentangelo, Germanà, Zanella, Rosso».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazioni a risposta scritta:


   AMITRANO, GRIPPA, GIULIODORI, COSTANZO, VILLANI e NAPPI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   il trattamento di fine rapporto (Tfr) è una indennità che viene erogata all'atto del licenziamento, delle dimissioni o alla risoluzione volontaria del rapporto di lavoro cui hanno diritto le lavoratrici ed i lavoratori subordinati;

   nell'ambito della disciplina normativa che regola l'erogazione del Tfr si è rilevata una grave disparità tra i lavoratori del pubblico impiego e quelli del settore privato, disparità che sembra permanere nonostante la previsione, introdotta dal decreto-legge sul reddito di cittadinanza, di un regime sperimentale per il triennio 2019-2021, volto a permettere l'accesso anticipato al trattamento previdenziale mediante la richiesta di finanziamento di un importo dello stesso tramite istituto di credito;

   dall'esame del quadro normativo vigente emerge infatti che, mentre i lavoratori del comparto privato possono percepire il Tfr in un arco di tempo variabile in base a quanto previsto dai singoli contratti collettivi e che va, a titolo esemplificativo, da un minimo di 30 ad un massimo di 45 giorni dalla cessazione del rapporto di lavoro, per i lavoratori del pubblico impiego i tempi di attesa per l'erogazione del trattamento di fine rapporto variano da un minimo di 105 giorni, ad un massimo di oltre 51 mesi;

   particolarmente discriminate nell'ambito del comparto del pubblico impiego appaiono, inoltre, quelle peculiari categorie di lavoratori a tempo determinato che hanno prestato servizio presso la pubblica amministrazione, quali ad esempio i soggetti assunti con contratti a tempo determinato per esigenze di carattere esclusivamente temporaneo o eccezionale ovvero per esigenze organizzative specifiche ai sensi dei decreti legislativi n. 303 del 1999 e n. 165 del 2001;

   tali soggetti, che prestano servizio nella pubblica amministrazione a seguito della stipulazione di un contratto a termine, peraltro non rinnovabile, si trovano nella condizione di dover attendere per l'erogazione del Tfr, la stessa tempistica dei dipendenti a tempo indeterminato, con l'aggravante che, se il rapporto di lavoro con la pubblica amministrazione viene a cessare per dimissioni volontarie, decadenza o licenziamento, i suddetti lavoratori si trovano nella condizione di doversi ricollocare nel mercato del lavoro senza poter usufruire dell'ausilio economico del Tfr che viene erogato comunque dopo un minimo di 18 mesi e che, invece, se erogato in tempi più rapidi, potrebbe essere utile al lavoratore durante l'eventuale periodo di disoccupazione;

   peraltro, l'applicazione della suddetta tempistica anche ai soggetti legati da rapporto di lavoro a tempo determinato alla pubblica amministrazione, appare tanto più irragionevole in considerazione degli importi in linea di massima maturati nel corso dell'accantonamento del Tfr; dal momento che si tratta di contratti di durata limitata e/o contratti soggetti a decadenza e mancato rinnovo, gli importi accantonati raramente raggiungono cifre particolarmente elevate, per le quali si giustifichi l'applicazione dei tempi e delle modalità ordinarie di erogazione della liquidazione –:

   se il Governo non ritenga di effettuare un monitoraggio presso gli enti erogatori del trattamento di fine rapporto (Tfr), al fine di individuare le situazioni particolari riguardanti i lavoratori a tempo determinato della pubblica amministrazione;

   quali iniziative intendano assumere per prevedere la riduzione dei termini per la liquidazione dei Tfr, adeguando in particolare i tempi di attesa anche alla natura e alla durata del rapporto di lavoro con la pubblica amministrazione, oltre, che alla causa della cessazione dello stesso.
(4-03182)


   FERRO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della salute, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   con decreto-legge 30 aprile 2019, n. 35, il Governo ha adottato misure emergenziali per il servizio sanitario della regione Calabria e altre misure urgenti in materia sanitaria;

   nonostante l'adozione di un provvedimento normativo d'urgenza, ad avviso dell'interrogante il Governo non si occupa dell'assistenza ospedaliera dei cittadini calabresi;

   in particolare, gli abitanti della Piana di Gioia Tauro hanno in atto da tempo una protesta per gli oltre undici anni trascorsi dal finanziamento del nuovo ospedale della Piana (Nop), datato dicembre 2007, che nonostante il lungo tempo trascorso, è ancora fermo alla fase di progettazione definitiva e non si vede ancora all'orizzonte la posa della prima pietra;

   l'appalto per la progettazione esecutiva e la relativa realizzazione è stato aggiudicato alla ditta Tecnis s.p.a.;

   da circa tre anni la ditta Tecnis s.p.a. si trova in stato di amministrazione straordinaria per gravi difficoltà economico-finanziarie;

   i commissari straordinari nominati dal Ministero dello sviluppo economico hanno cercato, sino ad ora senza successo, nuove ditte che potessero subentrare alla Tecnis nei rapporti contrattuali in essere –:

   quali iniziative intenda assumere il Governo, attraverso il commissario ad acta per l'attuazione del piano di rientro dai disavanzi sanitari, per garantire ai cittadini calabresi il diritto di avere strutture ospedaliere efficienti e moderne;

   quale sia lo stato aggiornato dei progetti di edilizia sanitaria finanziati ai sensi dell'articolo 20 della legge 11 marzo 1988, n. 67;

   a che punto sia la procedura per la risoluzione della crisi Tecnis e se il Governo intenda fornire ogni utile informazione circa gli aspetti giuridici ed economici essenziali della vicenda;

   quali siano le concrete prospettive di prosecuzione dei contratti e dei rapporti di lavoro afferenti alla commissariata ditta Tecnis, con particolare riferimento alla costruzione del Nuovo ospedale della Piana con sede in Palmi (Nop);

   quali siano le direttive che il Ministero dello sviluppo economico ha dato ai commissari affinché si giunga al più presto a una soluzione positiva della problematica, con particolare riferimento alla concessione per il Nuovo ospedale della Piana e alle cautele e garanzie sulla circostanza che la nuova ditta concessionaria presenti tutti i requisiti di affidabilità per la costruzione di tale struttura.
(4-03205)

AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   MURONI. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   l'Oasi faunistica «La Badia» si estende nelle Marche, tra i comuni di Urbino e Montecalvo in Foglia, con tutti i suoi rigogliosi 650 ettari di boschi e colline. È un'importante area protetta della provincia di Pesaro Urbino dal 1979, quando fu costituita dalla regione Marche sotto richiesta del Wwf: protegge al suo interno tantissime varietà di vegetazioni e di specie animali;

   è presente un antico bosco di querce secolari, solcato ai confini dal fiume Foglia, che è diventato la casa di albanelle, specie protetta di rapace, falchi, poiane e meta di passaggio per gli uccelli migratori. Inoltre, nell'Oasi, e più precisamente nelle terre della tenuta Santi Giacomo e Filippo, vi sono oltre a tre differenti «Land Art», ammirabili da diverse angolazioni una pianura alluvionale. In parole povere, «La Badia» è un'area di straordinaria bellezza paesaggistica e ricca di biodiversità; «Il mio è un appello alla coscienza ecologica ambientale del Presidente della regione Marche per ribadire un deciso "no" alla riapertura della caccia all'interno dell'Oasi Faunistica "La Badia" di Urbino». Sono queste le parole del responsabile nazionale dei Verdi a commento dell'ipotesi della riapertura dell'area protetta alla caccia dell'oasi;

   è importante ricordare che negli anni ’80 e ’90 del secolo scorso l'area è stata teatro di importanti studi scientifici sui volatili e, inoltre, è stata luogo di didattica da parte delle scuole per le generazioni dei più giovani. Non a caso, all'interno dell'oasi, si trova il Cras (Centro di recupero animali selvatici della regione Marche);

   «La Badia» comprende anche varie aree Zps e Sic della rete Natura 2000, di notevole interesse comunitario, nella quale sussistono elementi naturali di indubbio valore, come le anse del fiume Foglia, con la loro vegetazione, i lembi di querceto, la varietà del suolo (da zone di calanco a prati umidi), le numerose macchie arbustive ed arboree e la ricca avifauna stanziale e migratoria;

   riaprire alla caccia nell'Oasi «La Badia», oltretutto alle braccate al cinghiale, rappresenterebbe quindi, oltre che un massacro della pregevole fauna presente, anche un danno incalcolabile alle numerose attività agrituristiche e alle tante aziende agricole presenti, che danno lavoro e sostentamento a moltissime famiglie;

   è del tutto evidente che la riapertura dell'area alla caccia sarebbe un grandissimo passo indietro rispetto alle posizioni su tutela e conservazione ambientale prese nel passato che avevano fatto delle Marche una delle regioni più «green» e attente all'ambiente del Paese. Una scelta tanto giusta allora quanto sbagliata oggi, poiché la tutela dell'ambiente, del paesaggio e della biodiversità è inserita al vertice delle strategia di sviluppo sostenibile dell'Unione europea e una decisione come quella paventata porrebbe l'Italia in un'assurda e anacronistica controtendenza –:

   se sia a conoscenza di quanto riportato in premessa e se non intenda promuovere, per quanto di competenza, una riflessione tecnica, in collaborazione con la regione Marche e gli altri enti istituzionali coinvolti, al fine di garantire la tutela di un prezioso e delicato ecosistema terrestre, estremamente ricco in termini di biodiversità, qual è l'Oasi «la Badia».
(5-02380)


   MURONI. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   il 27 luglio 2019 scatterà il trasferimento dei voli dall'aeroporto di Linate a quello di Malpensa e che durerà per tre mesi fino al 27 ottobre 2019;

   nel 2018, a Malpensa sono transitati 24.725.490 passeggeri e 572.774,81 tonnellate di merci, mentre dall'aeroporto di Linate sono transitati 9.233.475 di passeggeri e 12.570,85 tonnellate di merci;

   e nei 3 mesi del «Bridge» i numeri parlano di un incremento medio dei passeggeri del 40 per cento, in media 25 mila in più al giorno a Malpensa;

   il piano regolatore aeroportuale di «Malpensa 2000», elaborato nel 1985, definiva uno scenario di riferimento all'anno 2005 così articolato: passeggeri: 12.000.000/anno; movimenti aeromobili: 100.000/anno;

   a seguito dell'apertura di Malpensa avvenuta il 25 ottobre 1998 il traffico immaginato dal piano regolatore e mai vagliato attraverso una valutazione di impatto ambientale è stato superato;

   la valutazione di impatto ambientale realizzata post operam sul «potenziamento dell'aeroporto di Malpensa per livelli di traffico aereo superiori alla soglia dei 12 milioni di passeggeri anno stabilita nel piano regolatore aeroportuale del 1986» del 1999 ha avuto un parere ambientale negativo con il DEC/VIA/4231;

   il parere negativo è stato superato dal decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 13 dicembre 1999 che ha autorizzato il trasferimento dei voli a fronte di una serie di opere di mitigazione e compensazioni ambientali quali il divieto ai voli notturni tra le 23,00 e le 6,00 – mai attuato – e la delocalizzazione e il conseguente abbattimento di oltre 200 immobili residenziali nei comuni di Lonate Pozzolo, Somma Lombardo e Ferno, poiché i livelli di decibel a cui erano esposte le persone hanno reso la «residenza» non più compatibile;

   i monitoraggi sanitari realizzati hanno evidenziato l'aumento dell'insorgenza di alcune patologie sanitarie, quali l'ipertensione, l'arresto cardiaco a causa del rumore, soprattutto notturno, così come l'aumento all'esposizione di una serie di inquinanti cancerogeni come idrocarburi policiclici aromatici Ipa e composti organici volatili Cov prodotti dagli aeromobili in fase di decollo e atterraggio;

   il progetto di espansione dell'aeroporto «Nuovo Master Plan Aeroportuale» presentato nel mese di novembre 2009 che prevedeva livelli di traffico fino a 50-70 milioni di passeggeri/anno e 1.400.000 tonnellate di merci/anno e la realizzazione di una terza pista e un polo logistico di 200.000 metri quadrati è stato sottoposto a valutazione di impatto ambientale ed è stato ritirato dal proponente nel 2014 a fronte di 1.054 osservazioni contrarie sottoscritte dai comuni, Parco del Ticino, associazioni e Comitati locali, fatte proprie dalla competente commissione nazionale Via/Vas;

   l'aeroporto di Malpensa è stato individuato come responsabile del danno ambientale causato al Sic Brughiera del Dosso facente parte del parco del Ticino Area Mab dell'Unesco –:

   se il trasferimento dei voli da Linate a Malpela non necessiti di una autorizzazione ministeriale congiunta del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti;

   quali siano i motivi per cui non è stata effettuata dal Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare la valutazione di impatto ambientale sul trasferimento dei voli al cui esito positivo subordinare il trasferimento;

   quale sia il motivo per cui non sono state prese in considerazione le conseguenze in termini in impatto acustico, atmosferico, di inquinamento da gas di scarico degli aerei causate dal trasferimento dei voli, su un territorio dove insiste già una realtà aeroportuale che continua a operare ininterrottamente dal 1998 senza una valutazione di impatto ambientale a fronte di un piano regolatore aeroportuale non aggiornato;

   quale sia il motivo per cui non sono state predisposte mitigazioni e compensazioni ambientali previste per un aumento del rumore e dell'inquinamento da gas di scarico nell'area di Malpensa.
(5-02382)


   MURONI. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   il territorio interessato dalla presenza dell'aeroporto di Malpensa si trova all'interno del parco del Ticino, il più grande parco fluviale europeo. Nel 2002 il parco è diventato riserva della biosfera Mab, riconoscimento confermato anche nel 2014 con un ampliamento della superficie della riserva Mab;

   nel corso degli ultimi anni tutti i progetti di espansione dell'aeroporto presentati hanno interessato una zona naturalisticamente importante sia per la presenza di habitat di interesse comunitario (4030 lande secche europee ossia brughiere, 6510 praterie magre, 9160 querceti di farnia, 9190 querceti acidofili con quercus robur) sia per la presenza di numerose specie animali tutelati e protetti da direttive come la direttiva 92/43/CEE «Habitat» e la 79/409/CEE «Uccelli»;

   il parco del Ticino in data 25 ottobre 2011 ha inoltrato richiesta ufficiale alla regione Lombardia e, per conoscenza, al Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e all'Unione europea, per l'istituzione di un nuovo sito di interesse comunitario e zona di protezione speciale, denominato «Brughiere di Malpensa e di Lonate»;

   sempre il parco del Ticino con comunicazione del 28 marzo 2012, sollecitava la regione Lombardia ribandendo le informazioni scientifiche contenute nella richiesta del 2011;

   nell'aggiornamento tecnico del novembre 2013, richiesto da regione Lombardia, si riconosce oltre ogni ragionevole dubbio la valenza europea della zona denominata «Brughiere di Malpensa e di Lonate», tale da rendere «dovuto» il riconoscimento Sic/Zps della stessa;

   il parco del Ticino nel 2015, a fronte del perdurante e non giustificato silenzio di regione Lombardia, chiedeva al Governo l'attivazione dei poteri sostitutivi per l'istituzione del nuovo Sic/Zps e il Governo, tramite il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare nel maggio 2016 comunicava come non avrebbe attivato i poteri sostitutivi;

   nella stessa comunicazione, il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare concordava con il parco del Ticino sulla valenza naturale dell'area;

   alla regione Lombardia, il 13 giugno 2019 si sono svolti «gli stati generali di rete Natura 2000» dove è emerso che «la perdita di biodiversità è uno dei problemi più grandi» in Lombardia e che, riprendendo le parole dell'Assessore Cattaneo, «la natura è un grandissimo valore, la dobbiamo difendere e tutelare, ed è responsabilità di ciascuno di noi conservarla intatta per le generazioni future» –:

   quali siano gli intendimenti del Ministro interrogato, per quanto di competenza, rispetto alla proposta di istituzione del Sic/Zps avanzata dal parco del Ticino nel 2011, anche a fronte di tutti gli approfondimenti tecnici prodotti i questi anni che confermano la validità della proposta;

   a fronte degli interventi fatti dal Ministro in occasione di numerosi convegni a sostegno della tutela e della conservazione della biodiversità, non ultime le dichiarazioni rilasciate a Milano il 5 novembre 2018 a Natura 2000 – «Nuova vita alla rete» o in occasione di «Birds» nel mese di maggio 2019 nel 40° anniversario della «direttiva Uccelli», se non intenda promuovere, per quanto di competenza, una riflessione tecnica, in collaborazione con la regione Lombardia e gli altri enti istituzionali coinvolti, al fine di superare la contrarietà all'istituzione del Sic/Zps a fronte della richiesta del parco del Ticino;

   quali siano gli intendimenti dal Ministro, per quanto di competenza, e le iniziative che intenda mettere in atto riguardo agli aspetti scientifici e biologici relativi alla perdita di una zona naturalisticamente importate tanto da essere considerata ad oggi un possibile sito di interesse e comunitario, tenendo conto che la stessa è interessata dal nuovo progetto di espansione dell'aeroporto di Milano Malpensa denominato Master Plan 2030 e anche che la conseguenza di questa irreparabile perdita potrebbe portare a una nuova procedura di infrazione da parte dell'Unione europea.
(5-02388)

Interrogazione a risposta scritta:


   DEL SESTO, L'ABBATE, CADEDDU, PARENTELA, CILLIS, GAGNARLI, GALLINELLA e LOMBARDO. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo. — Per sapere – premesso che:

   la cimice marmorata asiatica (Halyomorpha halys), originaria dell'Asia orientale, è stata segnalata per la prima volta in Europa nel 2004;

   dal 2012, questo insetto è stato rinvenuto in Italia, dapprima in Emilia-Romagna e, l'anno successivo, in Piemonte, Lombardia, Veneto e Friuli;

   sin da subito, Halyomorpha halys ha arrecato danni consistenti alla frutticoltura e all'orticoltura, colpendo pure piante ornamentali e forestali;

   è particolarmente infestante e altamente polifago, riuscendo ad attaccare oltre 300 specie di piante;

   non trovando antagonisti naturali, si moltiplica velocemente con 300-400 esemplari per volta, riuscendo a deporre le uova anche due volte l'anno a causa dell'innalzamento delle temperature, soprattutto nel periodo invernale;

   in Campania è stato segnalato in alcune località dell'agro acerrano-nolano e dell'alto casertano solo nell'estate del 2018, a seguito delle attività di monitoraggio condotte dall'unità regionale di coordinamento fitosanitario;

   recenti articoli giornalistici, relativi ad un tavolo tematico tenutosi a San Paolo Bel Sito (Napoli) il 30 maggio 2019, hanno evidenziato che, nel territorio altocasertano (areali di Pastorano, Carinola e Teano), Halyomorpha halys ha già attaccato peschi, meli, peri, noccioli, kaki e actinidie;

   in particolar modo, nel territorio di Teano (Caserta), primo comune campano per superficie corilicola, ove si concentra una grossa percentuale della produzione nazionale, la cimice avrebbe già infestato i noccioleti, con un'alta probabilità di riduzione del raccolto per il 2019;

   in base ai dati diffusi nel corso del tavolo tematico, durante le azioni di monitoraggio mediante l'analisi delle trappole con feromone di aggregazione, dei retini entomologici e con la pratica del «frappage» è stata riscontrata una massiccia presenza (44 per cento) Halyomorpha halys;

   gli interventi di lotta su scala globale sono, ad oggi, incentrati essenzialmente sull'utilizzo di prodotti chimici, composti da principi attivi a largo spettro;

   relativamente alla difesa fitosanitaria del nocciolo, l'assessorato all'agricoltura della regione Campania, con D.D. n. 27 del 19 marzo 2019, ha previsto l'utilizzo di Etofenprox e Deltametrina solo nei casi di effettiva presenza dell'insetto;

   tuttavia, è noto che tali trattamenti producono un effetto limitato; difatti, la ricerca si è indirizzata verso metodi di lotta biologica, mediante l'utilizzo di insetti antagonisti naturali, già individuati all'estero, poiché quelli autoctoni non hanno prodotto livelli di parassitizzazione apprezzabili;

   infatti, un parassitoide esotico, il Trissolcus japonicus («Samurai Wasp»), presente nell'areale di origine della cimice asiatica, ha già dimostrato buone capacità di contenimento attaccando direttamente le ovature di quest'ultima;

   tuttavia, l'introduzione in Italia degli antagonisti naturali non autoctoni è espressamente vietata dall'articolo 12 del decreto del Presidente della Repubblica n. 357 del 1997;

   a tal proposito, il 4 aprile 2019 il Consiglio dei ministri ha approvato, in esame definitivo, un regolamento, da adottarsi mediante decreto del Presidente della Repubblica disponendo che, in presenza di motivate ragioni di interesse pubblico, il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare possa derogare al divieto imposto dall'articolo 12 del decreto del Presidente della Repubblica n. 357 del 1997, sulla base di studi che evidenzino l'assenza di effetti negativi sull'ambiente e di appositi criteri da adottare entro il termine di sei mesi dalla data di entrata in vigore del provvedimento;

   da ultimo, il 12 giugno 2019, il Senato ha approvato la risoluzione doc. XXIV, n. 5, che impegna il Governo a dare la massima priorità all'adozione del decreto ministeriale previsto dal menzionato regolamento, accelerando le altre fasi dell'iter autorizzatorio al fine di consentire l'introduzione dell'imenottero Trissolcus japonicus per contrastare la diffusione della cimice asiatica già durante la campagna agricola 2019 –:

   di quali ulteriori elementi dispongano i Ministri interrogati in relazione ai fatti esposti in premessa e quali iniziative intendano adottare al fine di limitare, con tempestività, il rischio di ulteriore diffusione della Halyomorpha halys con grave danno alla produzione corilicola nazionale.
(4-03190)

BENI E ATTIVITÀ CULTURALI

Interrogazione a risposta in Commissione:


   PELLICANI. — Al Ministro per i beni e le attività culturali, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   il Ministero per i beni e le attività culturali svolge la sua attività istituzionale a livello periferico attraverso le varie soprintendenze e queste sono deputate ad esprimere pareri e autorizzazioni in merito al tipo di rampe e ausili vari che il comune di Venezia installa in diversi punti della città per renderla accessibile e per agevolare il superamento dei gradini da parte delle persone non deambulanti e/o a ridotta capacità motoria;

   secondo la legge italiana l'accessibilità è definita come la possibilità per persone con ridotta o impedita capacità motoria o sensoriale di fruire degli spazi in sicurezza e autonomia, di poter accedere a spazi e servizi, di poter modificare, a seconda delle esigenze, uno spazio costruito con costi e sforzi limitati;

   Venezia rappresenta una città altamente sfidante per l'implementazione delle politiche di accessibilità, viste le peculiarità del suo territorio e proprio per le sue caratteristiche, spesso, la mera applicazione delle prescrizioni di legge può risultare non sufficiente a determinare l'efficienza degli interventi di abbattimento delle barriere architettoniche;

   il comune di Venezia, con deliberazione n. 135/2004 ha approvato il P.e.b.a. – piano per l'eliminazione delle barriere architettoniche di cui alla legge n. 41 del 1986, al fine di facilitare la mobilità delle persone con disabilità motoria e sensoriale, attraverso il servizio pubblico di navigazione, che collega le isole dell'estuario lagunare e i punti principali del centro storico, uno specifico servizio comunale con una flotta di motoscafi dotati di pedana elevatrice utilizzato da una media di circa 100 persone al giorno per la quotidiana mobilità, nonché la predisposizione di una quindicina di itinerari pedonali senza barriere che collegano vari punti della città, che iniziano e terminano da un ponte reso accessibile mediante l'installazione di rampe o da un imbarcadero dei vaporetti pubblici;

   il comune ha provveduto all'installazione di rampe su entrambi i lati di una quindicina di ponti, tutte in fase di ammodernamento e ristrutturazione già finanziata per un importo di circa 2.400.000 euro affinché le persone non deambulanti e/o a ridotta capacità motoria, possano percorrere un lunghissimo tratto senza barriere, che delimita l'intero bacino di San Marco e la passeggiata sul Canale della Giudecca;

   la Soprintendenza competente per la città di Venezia ha collaborato con il comune durante la lunga fase di ricognizione durata oltre 2 anni delle caratteristiche di ogni singolo ponte, autorizzando tutte le rampe in questione, indicando il materiale calpestabile e le ringhiere parapetto, alla condizione che restino completamente provvisorie e amovibili;

   per dimostrare la provvisorietà dei piani inclinati il comune sarà obbligato a smontare per almeno un mese all'anno ogni singola struttura di accesso ai ponti suindicati, sottraendo risorse economiche a nuovi interventi per l'abbattimento di altre barriere architettoniche; ogni mese ci sarebbe almeno un cantiere e un ponte inaccessibile, per cui gli itinerari accessibili non sarebbero mai percorribili interamente, compromettendo così la qualità della vita non solo dei cittadini ma anche dei turisti –:

   se il Governo non ritenga opportuno adottare le iniziative di competenza, per una modifica delle disposizioni che impongono la rimozione annuale delle passerelle di accesso ai ponti, più volte citate;

   se non ritenga necessario adottare ogni iniziativa necessaria, per quanto di competenza, per agevolare il comune di Venezia, viste le sue peculiarità, nell’iter di attuazione del P.e.b.a.;

   se non ritenga necessario promuovere, per quanto competenza, una valutazione a livello tecnico, per verificare se sia possibile costruire scivoli accessibili dello stesso materiale del ponte in questione meno impattanti sotto l'aspetto paesaggistico.
(5-02383)

Interrogazione a risposta scritta:


   PICCOLI NARDELLI, ASCANI e CIAMPI. — Al Ministro per i beni e le attività culturali. — Per sapere – premesso che:

   il 19 giugno 2019 il Consiglio dei ministri ha approvato il nuovo regolamento di organizzazione del Ministero per i beni e le attività culturali;

   il testo, che stranamente non è stato esaminato dal Consiglio superiore «beni culturali e paesaggistici», come è invece sempre avvenuto per i regolamenti di organizzazione del Ministero, avrà inevitabili ricadute sull'autonomia dei grandi musei;

   il nuovo regolamento sopprime 3 istituti e luoghi della cultura autonomi – Parco archeologico dell'Appia Antica, Galleria dell'Accademica (Firenze) e Museo nazionale etrusco di Villa Giulia – senza che siano esplicitati i criteri di questa decisione;

   il Parco archeologico dell'Appia Antica e il Museo nazionale etrusco di Villa Giulia rappresentano il principale patrimonio culturale, materiale e immateriale romano;

   appaiono incomprensibili i parametri e i criteri utilizzati;

   il Museo nazionale etrusco di Villa Giulia, punto di riferimento internazionale per la storia e l'archeologia preromana, ha concentrato la sua attenzione su importanti interventi di manutenzione straordinaria e recupero alla fruizione di spazi importanti e inizia a raggiungere traguardi strutturali, svolgendo al contempo una straordinaria attività di valorizzazione, comunicazione e rapporto con il territorio che rappresenta;

   inoltre, è stato il primo museo statale a inserire nella propria missione un riferimento esplicito alla convenzione di Faro, perseguendola attivamente e praticamente anche attraverso il coinvolgimento dei cittadini, delle associazioni e delle realtà culturali di un territorio che si estende ben oltre i confini geografici del Lazio;

   anche nel caso del parco archeologico dell'Appia Antica, la scelta appare incomprensibile, con un direttore appena nominato che sarebbe posto a capo di un ente che rischia di essere declassato;

   con l'annuncio della suddetta riforma il patrimonio culturale, materiale e immateriale romano, punto di riferimento internazionale per la storia e l'archeologia preromana, ad avviso degli interroganti verrà danneggiato –:

   se il Ministro interrogato intenda confermare l'intenzione di intraprendere un processo di declassamento del patrimonio culturale, materiale e immateriale romano e – in tal caso – se non intenda, espresse le motivazioni che inducono a tale scelta – avviare un confronto con il settore.
(4-03204)

DIFESA

Interrogazione a risposta in Commissione:


   ERMELLINO, ROBERTO ROSSINI e DEL MONACO. — Al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:

   con l'entrata in vigore della legge n. 3 dell'11 gennaio 2018 (cosiddetta legge Lorenzin) chi esercita una professione sanitaria deve essere iscritto all'albo professionale. Requisito obbligatorio per poter esercitare la professione infermieristica all'interno del servizio sanitario nazionale e in libera professione è quello di iscrizione all'ordine professionisti infermieri. La maggior parte degli infermieri militari ne sono sprovvisti;

   con una nota del 28 febbraio 2019, l'Amministrazione della difesa aveva disposto immediate ed urgenti verifiche sulla giusta applicazione della normativa che sancisce l'obbligo di iscrizione al relativo albo professionale anche per il personale militare delle professioni sanitarie infermieristiche, ostetriche, riabilitative e tecnico-sanitarie;

   dal 15 febbraio 2018, gli infermieri militari che esercitano la professione senza essere iscritti all'albo possono trovarsi nella condizioni di commettere il reato di abusivo esercizio di una professione e in tale situazione il loro datore di lavoro ne è penalmente responsabile;

   tenuto conto delle condizioni e della specificità del personale sanitario delle Forze armate in diverse sedi è stato chiesto al Ministero della difesa di porre a carico dell'amministrazione l'iscrizione ai rispettivi ordini professionali;

   secondo quanto riportato in una segnalazione sottoscritta da una nota rappresentanza militare il personale militare sanitario verrebbe sottoposto a continue pressioni allo scopo di risolvere le problematiche connesse alla mancata iscrizione al rispettivo ordine professionale senza altresì attendere le decisioni che saranno assunte dal dicastero –:

   se il Ministro interrogato intenda adottare iniziative affinché le quote di iscrizione/rinnovo agli albi competenti per il personale militare che esercita la professione sanitaria siano poste a carico del dicastero;

   se il Ministro interrogato intenda promuovere un'apposita modifica normativa volta a includere il personale militare nei rispettivi albi degli ordini professionali.
(5-02386)

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazione a risposta orale:


   BOLDRINI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   la legge n. 4 del 2018, entrata in vigore il 16 febbraio 2019, introduce per la prima volta tutele per gli orfani di femminicidio come l'accesso al gratuito patrocinio, l'assistenza medico-psicologica, la sospensione della pensione di reversibilità all'omicida, la possibilità di modificare il cognome;

   sul fronte economico, il fondo per le vittime di mafia, usura e reati intenzionali violenti viene esteso agli orfani di crimini domestici, con 2 milioni di euro in più l'anno per borse di studio, formazione, inserimento lavorativo. La legge di bilancio stanzia, inoltre, 2 milioni per borse di studio e orientamento e 3 milioni a favore delle famiglie affidatarie;

   in data 5 aprile 2019, un articolo de Il Sole 24 ore denuncia la mancanza dei decreti attuativi per sbloccare i fondi e Raffaele Cannizzaro, commissario per il coordinamento delle iniziative di solidarietà per le vittime dei reati di tipo mafioso e reati intenzionali violenti, per quanto riguarda invece gli indennizzi per le vittime di reati violenti, compresi gli orfani, dichiara: «per fine aprile-inizio maggio sarà pronto il decreto interministeriale che moltiplicherà gli importi». I risarcimenti – ora al vaglio del Ministero dell'economia e delle finanze – dovrebbero passare da 7.200 a 50 mila in caso di omicidio; da 8.200 a 60 mila euro se l'omicidio è commesso dal coniuge; da 4.800 a 25 mila per la violenza sessuale; 25 mila euro per lesioni gravissime. Più 10 mila per eventuali spese mediche assistenziali. «In tutto abbiamo risorse per 90 milioni», ricorda Cannizzaro;

   il 20 giugno 2019, Il Mattino pubblica un articolo di stampa nel quale viene riportata parte della relazione annuale al Parlamento da parte della Garante per l'infanzia e l'adolescenza, Filomena Albano, che denuncia la mancanza dei decreti attuativi che permetterebbero l'erogazione dei fondi destinati agli orfani di femminicidio;

   secondo l'Autorità garante per l'infanzia e l'adolescenza si tratterebbe di 2 mila minori, spesso affidati ai familiari più vicini;

   secondo la presidente della Commissione d'inchiesta parlamentare, «il provvedimento è pronto, ma manca il placet del Ministero del Tesoro» –:

   quali iniziative intenda adottare il Governo affinché vengano con la massima urgenza erogati i fondi per gli orfani di crimini domestici.
(3-00829)

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   MURA. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   150 lavoratrici e lavoratori della Manitalidea addetti alle pulizie degli uffici di Poste Italiane del sud Sardegna non ricevono stipendio dal mese di aprile 2019 –:

   se sia a conoscenza delle gravi inadempienze di cui sopra;

   se non ritenga opportuno di interagire con Poste Italiane affinché ponga in essere tutte le iniziative necessarie a tutela delle lavoratrici e dei lavoratori.
(5-02378)


   BENAMATI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   il 22 maggio 2019 il comune di Bologna ha inviato una lettera di diffida all'Agenzia del demanio, alla Cassa depositi e prestiti e a Invimit sollecitando il Demanio e le due società del Ministero dell'economia e delle finanze a dare avvio immediato alle attività necessarie per ripristinare le condizioni di sicurezza degli immobili e dei luoghi-adiacenti, e a verificare l'eventuale esistenza sul territorio comunale di Bologna di altri beni immobili, comprese le aree prive di fabbricati, che per caratteristiche, tipologia e dimensioni possano costituire fonte ulteriore di rischio e degrado;

   la decisione del sindaco Virginio Merola di intervenire con la diffida è stata presa dopo che nella notte tra il 13 e 14 maggio 2019, all'interno del fabbricato posto in viale Panzacchi facente parte del complesso dell'ex Staveco, immobile che risulta da tempo inutilizzato, è avvenuto il decesso di una giovane donna;

   nella lettera si mette in evidenza, inoltre, come le modalità di gestione e di custodia messe in atto dalle succitate proprietà e relative alle ex caserme Staveco, Stamoto, Masini, Sani, Mazzoni, e all'ex tenimento Prati di Caprara, non garantiscano il buono stato di conservazione degli immobili e dei beni al fine della tutela della pubblica incolumità e della sicurezza e che lo stato di totale o parziale abbandono in cui versano costituisce una fonte continuativa di rischio e criticità in materia di decoro urbano;

   la lettera di diffida è solo l'ultima di una serie di interventi e sollecitazioni da parte dell'amministrazione comunale che ha più volte tentato di costituire, in queste aree dismesse, dei presidi di legalità, e di utilizzarle e valorizzarle attraverso progetti, come il campus universitario, che potessero consentire il loro riutilizzo per attività e servizi, restituendole così alla cittadinanza –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza delle problematiche esposte in premessa, se non ritengano utile inserire le aree citate nella diffida nell'elenco di quelle sottoposte ad attività di ricognizione e monitoraggio delle occupazioni abusive e se non ritengano, per quanto di competenza, di intervenire per assicurare il ripristino delle condizioni di sicurezza degli immobili.
(5-02379)

Interrogazioni a risposta scritta:


   DONZELLI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   il 30 giugno 2019 si terrà al Palazzetto dello sport di Roma il «Life 120 day» che radunerà «il popolo Life 120», come rimarca l'organizzatore Adriano Panzironi. L'evento sarà trasmesso anche in diretta tv su «Life 120 channel». Il metodo viene proposto a giudizio dell'interrogante in modo pericoloso e distorto per la risoluzione di problemi di salute anche gravi, ed è già stato oggetto di provvedimenti da parte dell'Autorità garante della concorrenza e del mercato e l'Autorità per le garanzie nella comunicazioni, oltre che di dichiarazioni di condanna del Ministro Giulia Grillo. La gravità della situazione è già stata portata all'attenzione del Governo con le interrogazioni n. 3/00017 (con relativa risposta) n. 4-01282, n. 3-00341, n. 3-00660, n. 3-00078. La proprietà del Palazzetto dello sport di Roma è della società «Eur Spa», fra i cui soci figurano al 90 per cento il Ministero dell'economia e delle finanze e al 10 per cento il comune di Roma –:

   per quali ragioni si sia ritenuto di concedere lo spazio per tale iniziativa, pericolosa per la salute pubblica;

   se non si ritenga opportuno valutare se sussistono i presupposti per assumere iniziative, durante la manifestazione, affinché siano divulgate informazioni per mettere in guardia rispetto ai rischi che si corrono con il metodo «Life 120» e che richiamino a stili di vita e di alimentazione comprovati dalla medicina.
(4-03185)


   BIGNAMI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   gli indici sintetici di affidabilità sono uno strumento mediante il quale si attribuisce al contribuente un punteggio da 1 a 10;

   all'attribuzione di tale punteggio corrisponde un diverso trattamento nei confronti del contribuente:

    da 1 a 5 il contribuente si trova esposto ad accertamenti da parte dell'Agenzia delle entrate;

    da 6 a 7 il contribuente si trova in una sorta di territorio neutro;

    da 8 a 10 il contribuente ottiene dei benefici premiali;

   tra l'altro, tali benefici si traducono nel superamento dell'inversione dell'onere probatorio in diversi casi, oggi gravante sul contribuente;

   questa premialità dimostra che non corrisponde al vero che l'operatività della presunzione ai danni del contribuente costituisce una scelta inevitabile per l'Agenzia, rendendosi evidente che al contrario è possibile un modello di accertamento che muova da presupposti di «innocenza» del contribuente, e non di colpevolezza come è oggi –:

   se il Ministro interrogato non intenda adottare iniziative per introdurre i benefici premiali in questione per tutti i contribuenti;

   quali motivi, nonostante il contratto di governo dica altro, ancor oggi operi un meccanismo indistinto di inversione dell'onere probatorio a danno dei contribuenti.
(4-03192)


   BIGNAMI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   gli indici sintetici di affidabilità sono uno strumento mediante il quale si attribuisce al contribuente un punteggio da 1 a 10;

   all'attribuzione di tale punteggio corrisponde un diverso trattamento nei confronti del contribuente;

   da 1 a 5 il contribuente si trova esposto ad accertamenti da parte dell'Agenzia delle entrate;

   da 6 a 7 il contribuente si trova in una sorta di territorio neutro;

   da 8 a 10 il contribuente ottiene dei benefici premiali;

   tali benefici si traducono nella rimozione di ostacoli burocratici utili, ad esempio, alla compensazione dei crediti del contribuente con i debiti dello Stato;

   in effetti si tratta di fondi che lo Stato, essendo debitore, già dovrebbe dare ai propri creditori e quindi non si capisce il motivo per il quale lo Stato non dovrebbe comunque pagare i propri debiti e i creditori incassare i propri crediti a prescindere da qualsivoglia meccanismo premiale;

   tuttavia, il fatto che lo Stato sia pronto a riconoscere come «premio» il pagamento dei propri debiti mediante la rimozione di ostacoli burocratici dimostra che i fondi per pagare i debiti ci sono e che la burocrazia viene utilizzata per non pagarli;

   ciò, ad avviso dell'interrogante, rende evidente quanto già noto ai titolari di partita Iva, ovvero che le burocrazie hanno due modi per giustificare la propria esistenza: far spendere il denaro del contribuente e generare problemi –:

   per quali ragioni non si ritenga comunque di pagare i debiti dello Stato, a prescindere da «fantomatici» meccanismi premiali.
(4-03193)


   BIGNAMI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   l'Agenzia delle entrate ha rilasciato il prodotto software «il tuo ISA 2019» per il calcolo degli indici sintetici di affidabilità fiscale;

   come evidenziato dalle software house che assistono i professionisti:

    un'analisi delle nuove specifiche tecniche ha purtroppo evidenziato che le aree relative all'esito del calcolo di tutti i modelli Isa sono state modificate, ancora una volta, in modo molto sensibile, in diversi casi anche in riferimento all'importo suggerito per migliorare il profilo di affidabilità;

    le modifiche introdotte dalle specifiche tecniche (da ultimo, con la versione del sw 1.0.2 rilasciata il 19 giugno 2019 che rappresenta l'ennesimo aggiornamento del software di calcolo ministeriale utilizzato sia dal software interattivo dell'Agenzia che dai software di terze parti) presentano grossi problemi e il sw fornisce spesso risultati non attendibili;

    il problema è stato immediatamente segnalato tramite Assosoftware all'Agenzia delle entrate, la quale, preso atto della situazione dalla stessa causata, ha dichiarato che procederà al rilascio di una nuova versione del software di calcolo, senza peraltro dare alcuna indicazione circa la data di rilascio;

   ciò premesso, molte software house hanno ritenuto preferibile mantenere in linea la versione già installata (la 1.0.1), dal momento che la stessa, pur essendo oramai superata, appare meno «critica» dell'ultima versione rilasciata da AdE (la 1.0.2);

   per tale motivo il calcolo presente nei software in uso corrente presso gli studi professionali non viene allineato alla versione 1.0.2 ISA, poiché in questa situazione, sarebbe inutile rilasciare una nuova versione di calcolo che avrebbe il solo effetto di far perdere invano tempo agli operatori per eseguire un calcolo che non fornisce risultati attendibili;

   è peraltro evidente che, nell'attuale condizione del software messo a disposizione dall'Agenzia delle entrate, i calcoli eseguiti sui modelli Isa non possono essere considerati definitivi, per cui occorrerà sicuramente procedere alla rielaborazione dell'esito non appena Agenzia delle entrate e Sogei rilasceranno una nuova affidabile versione del calcolo Isa e la stessa sarà stata recepita all'interno degli applicativi in uso negli studi professionali –:

   se sia a conoscenza di questa situazione;

   se non ritenga di adottare le iniziative di competenza per la revoca dell'incarico del direttore dell'Agenzia delle entrate;

   se non ritenga di adottare iniziative per aiutare i titolari di partita Iva e non creare inutili problemi frutto della incapacità burocratica di chi genera questi meccanismi perversi;

   come intenda porre rimedio a questa situazione.
(4-03194)


   BIGNAMI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   l'Agenzia delle entrate ha elaborato un sistema di valutazione del contribuente condotto mediante gli indici sintetici di affidabilità;

   tale sistema di valutazione prevede l'attribuzione di un voto da 1 a 10 a cui corrispondono diversi trattamenti da parte dell'Agenzia delle entrate;

   in particolare, laddove si consegua un voto da 1 a 6 di fatto si compie una vera e propria autodenuncia per la quale Agenzia delle entrate condurrà verifiche e accertamenti nei confronti del contribuente ritenuto non sufficiente;

   con un punteggio da 6 a 7 si può sperare che l'Agenzia delle entrate non conduca alcuna verifica; da 8 in su si generano dei meccanismi premiali in altra sede descritti;

   l'attribuzione di questi punteggi si fonda su indicatori creati da persone che non hanno mai emesso una fattura e mai avuto una partita Iva;

   infatti, tali criteri risultano del tutto inattendibili e privi di reale e concreta afferenza con la realtà –:

   con quali metodologie siano stati individuati i criteri da cui poi derivano i punteggi attribuiti;

   chi le abbia stabilite e con quali provvedimenti.
(4-03195)


   BIGNAMI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   in questo periodo l'Agenzia delle entrate sta affliggendo milioni di partite Iva con un nuovo strumento burocratico, gli indici sintetici di affidabilità (Isa), mediante i quali si sarebbero dovuti superare i famosi studi di settore;

   in realtà, gli Isa non sostituiscono alcunché, ma anzi comportano un ulteriore aggravio burocratico, comportando la necessità di integrare la documentazione per l'elaborazione degli Isa con i dati fiscali degli ultimi 8 anni;

   tali dati, pur essendo già in possesso dell'Agenzia delle entrate, devono essere riacquisiti dai professionisti e ricaricati nuovamente sui sistemi informatici dell'Agenzia;

   si esclude che ad estrarre i dati e a ricaricare i dati siano i medesimi titolari di partita Iva magari abbandonando il posto di lavoro, ma che lo faranno commercialisti e professionisti all'uopo incaricati i quali, anche volendo, non si ritiene lavorino gratuitamente, costituendo quindi tutto ciò costi aggiuntivi per le partite Iva coinvolte;

   per accedere a tali dati i professionisti devono acquisire i medesimi previo rilascio di una delega specifica da parte del titolare della partita Iva;

   tale delega appare del tutto pleonastica, in quanto si tratta di chiedere dati già in possesso dell'Ade, in palese violazione dello statuto del contribuente, che poi vanno ridati all'Ade;

   tali dati, una volta reso possibile l'accesso, sono disponibili per soli 20 giorni, rendendo evidente quel che già si sospettava, ovvero che chi ha elaborato questi strumenti non ha mai avuto una partita Iva e non ha mai emesso una fattura –:

   quale sia l'orientamento del Ministro interrogato circa l'operato dell'Ade;

   su quali basi normative si fondi questa continua richiesta di adempimenti da parte dell'Ade;

   come si giustifichi una richiesta di dati già in possesso dell'Ade che appare all'interrogante in palese violazione dello statuto del contribuente, oltre che del buon senso.
(4-03200)

GIUSTIZIA

Interrogazione a risposta in Commissione:


   PALMISANO. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   di recente alcune notizie di cronaca (www.corrieredellacalabria.it dell'8 giugno 2019) hanno riportato all'attenzione dell'opinione pubblica una vicenda che, all'epoca dei fatti, ha destato sgomento per le modalità, di stampo mafioso, con cui fu ucciso, il 9 aprile 2018 a Limbadi, in provincia di Vibo Valentia, di un biologo (incensurato), Matteo Vinci, dilaniato da un'autobomba comandata a distanza, mentre si trovava a bordo della propria auto insieme al padre Francesco, che rimase gravemente ustionato;

   la direzione distrettuale antimafia di Catanzaro, in data 26 giugno 2018, ha tratto in arresto i cinque presunti autori della strage, appartenenti al clan Mancuso;

   il 16 maggio 2019 la procura della Repubblica competente ha depositato la richiesta di rinvio a giudizio al giudice dell'udienza preliminare che, nella stessa data, ha emesso il decreto di fissazione dell'udienza preliminare per il 7 giugno 2019;

   la notifica alle parti doveva compiersi, ai sensi di legge, entro il 28 maggio 2019, ovvero almeno dieci giorni prima dell'udienza;

   consta all'interrogante che, al contrario, la notifica ad uno degli imputati, L.D.G., detenuta agli arresti domiciliari, è stata fatta il 4 giugno 2019 e che il giudice dell'udienza preliminare ha disposto il rinvio dell'udienza al 21 giugno 2019;

   in una lettera indirizzata al Ministro della giustizia, in data 31 luglio 2018, il legale della famiglia Vinci, avvocato Giuseppe De Pace, denunciava la grave situazione derivante dal difetto di notifica a uno degli imputati, sottolineando la fase di profonda prostrazione dei genitori di Matteo Vinci, già duramente provati dalla perdita del figlio e allarmati dai possibili esiti del processo e delle sorti dei presunti autori della strage;

   nella stessa lettera l'avvocato De Pace chiedeva le motivazioni alla base del difetto di notifica e quelle riguardanti la mancata partecipazione al processo in videoconferenza di uno degli imputati, su disposizione del medico del carcere in cui lo stesso era detenuto –:

   se il Ministro interrogato intenda valutare se sussistono i presupposti per assumere iniziative ispettive presso gli uffici giudiziari di cui in premessa.
(5-02384)

Interrogazione a risposta scritta:


   SILLI e DONZELLI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   la squadra mobile nei giorni scorsi ha arrestato a Prato un cittadino albanese reo di avere avuto in custodia 103 grammi di cocaina. All'interno della sua auto, infatti, sono stati ritrovati, oltre alla medesima droga, anche due telefonini e 170 euro. La perquisizione è stata poi successivamente estesa al luogo di abitazione del cittadino albanese e sono stati ritrovati nel luogo di residenza altri 17 grammi di droga e 20 mila euro divisi in banconote di diverso taglio;

   il cittadino albanese è comparso davanti al giudice, che ha convalidato l'arresto; la medesima autorità giudiziaria ha poi disposto il divieto di dimora a Prato;

   la nuova legge sulla custodia cautelare in carcere (legge n. 47 del 2015), in effetti, prevede la possibilità di disporre la custodia cautelare in carcere quando le altre misure coercitive o interdittive, anche se applicate cumulativamente, risultino inadeguate;

   in realtà, il reato di cessione di droga è un delitto di estrema gravità che comporta pene molto elevate; infatti, l'articolo 73 del decreto del Presidente della Repubblica del 9 ottobre 1990 n. 309 prevede la pena della reclusione da sei a venti anni e la multa da euro 26.000 a euro 260.000;

   in effetti, i reati concernenti la cessione di droga sono delitti di particolare gravità e in continua diffusione soprattutto tra i giovani e devono pertanto essere prevenuti e repressi con la massima severità anche per la loro riconosciuta pericolosità sociale. Pertanto, è necessario un intervento normativo che preveda la massima efficacia contro questa tipologia di reati, il cui disvalore sociale è particolarmente elevato e colpisce, come detto, soprattutto i giovani;

   le pene per questo tipo di reato sono già molto elevate; pertanto, è opportuno un intervento normativo che possa implementare il ricorso alla custodia cautelare in carcere –:

   se non ritenga opportuno adottare iniziative per apportare apposite modifiche normative volte ad escludere che, come nel caso riportato in premessa, sia disposto il divieto di dimora in luogo della custodia cautelare in carcere per questo tipo di reati di particolare gravità che sono, tra l'altro, in costante e continua diffusione.
(4-03191)

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   DE MENECH. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   l'autostrada A27 Venezia-Belluno, nel tratto compreso tra Vittorio Veneto sud e l'uscita di Belluno, è interessata, ormai da moltissimo tempo, da lavori sia nelle molte gallerie presenti che sui viadotti; l'esecuzione dei lavori, per complessità ed estensione, richiede la chiusura al traffico nelle gallerie e nei viadotti, obbligando all'utilizzo del sedime stradale opposto in doppio senso di circolazione;

   tutto questo provoca disagi alla circolazione e lunghe code soprattutto concentrate nei momenti di grande afflusso turistico;

   l'autostrada A27 è attualmente in concessione alla società Autostrade per l'Italia;

   appare necessario un costante monitoraggio delle infrastrutture esistenti e della conseguente attività di manutenzione –:

   se il Ministro interrogato intenda monitorare le attività del gestore in modo che i lavori siano organizzati, limitando la presenza dei cantieri nel tratto, soprattutto durante le stagioni turistiche;

   se il Ministro interrogato intenda fornire elementi rispetto alla manutenzione programmata dell'A27 Venezia-Belluno, nel tratto compreso tra Vittorio Veneto sud e l'uscita di Belluno.
(5-02377)


   PENTANGELO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   nella città di Gragnano in provincia di Napoli è ubicata La Valle dei mulini un'antica mulattiera, oggi lastricata in cubetti di pietra lavica, che conduceva ad Amalfi sin dal medioevo. Lungo il torrente Vernotico, che la strada costeggia, erano attivi fino al secolo scorso 25 mulini ad acqua per la macina del grano. I più antichi documenti riguardanti le autorizzazioni a costruire i mulini sono del 1266 e del 1272;

   in questi ultimi anni, attraverso una serie di investimenti, è stata realizzata l'illuminazione artistica dell'intera valle dei mulini in collaborazione con il gruppo Sole;

   alcuni dei 25 mulini sono stati recuperati e rimessi parzialmente in funzione;

   la città di Gragnano è dal 2013 a livello europeo riconosciuta con la denominazione «pasta di Gragnano» dell'indicazione geografica protetta (Igp);

   nel corso dell'ultimo decennio la città di Gragnano ha visto un notevole incremento del turismo, non solo enogastronomico grazie anche a una serie di iniziative adottate dagli enti locali;

   la storica ferrovia Castellammare di Stabia-Gragnano, inaugurata nel 1885 dal re Umberto I di Savoia, dalla regina Margherita e dall'allora Ministro De Pretis, la cui lunghezza è pari a 4,749 chilometri, non è più utilizzata dalle Ferrovie dello Stato italiane, sin dal 2010, nonostante sia armata ed efficiente;

   la tratta è stata abbandonata perché diventata antieconomica; a ciò si sono aggiunte considerazioni relative alla produzione di alti livelli di inquinamento della vecchia linea ferroviaria;

   le amministrazioni municipali interessate hanno ipotizzato un nuovo utilizzo per la linea ora in disuso, al fine di sottrarla al degrado in cui versa e trasformarla in una nuova struttura utile per la popolazione residente e fame anche un'attrattiva turistica, oltre che un mezzo comodamente utilizzabile dai turisti per visitare la magnifica zona della Campania;

   è stato quindi realizzato un progetto di riqualificazione della linea ferroviaria stessa, perché si possa creare un parco urbano polifunzionale prevedendo, anche, la sua trasformazione in linea tramviaria urbana, consentendo lo spostamento velocissimo ed ecologico tra le due città con il mezzo pubblico in soli nove minuti, invece dei circa trenta occorrenti per percorrere la strada che le collega, con auto private o bus pubblici, perdendo tempo prezioso e producendo inquinamento nonostante il fatto che il percorso sia pari a soli 7,7 chilometri;

   il potenziamento della mobilità urbana e il recupero architettonico-funzionale delle strutture presenti nelle città collegate dalla linea ferroviaria sono realizzabili se la richiesta di dismissione del tratto terminale del tronco ferroviario che collega Castellammare di Stabia con Gragnano, e la conseguente riconversione del restante tratto in direzione di Castellammare di Stabia in linea tramviaria leggera, sarà consentita e, contestualmente se le decisioni di Rete ferroviaria italiana, Circumvesuviana e comune di Castellammare di Stabia consentiranno la realizzazione di una stazione urbana di interconnessione che consenta al flusso di viaggiatori gragnanesi di passare dalla linea urbana leggera alla linea ferroviaria pesante della Circumvesuviana in corrispondenza della costruenda fermata di «Villa Stabia», avendo in tal modo l'opportunità di raggiungere agevolmente Sorrento e Napoli, partendo a piedi da Gragnano;

   in questo modo si creerebbe un asse turistico ed enogastronomico che andrebbe da Pompei sino agli scavi di Stabia, per concludersi giungendo all'antica valle dei mulini –:

   quali iniziative intenda assumere, per quanto di competenza, per consentire la realizzazione del progetto e, in particolare, per procedere alla cessione della tratta necessaria per realizzare la metro di superficie.
(5-02381)

INTERNO

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   ACQUAROLI, FRASSINETTI e PRISCO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   in data 5 novembre 2017, al termine della partita di campionato di Lega Pro tra il Vicenza e la Sambenedettese, svoltasi allo Stadio «Menti» di Vicenza, all'uscita dallo stadio, in una zona che dovrebbe essere considerata come di deflusso, si sarebbe verificato un contatto tra le opposte tifoserie;

   verso le ore 16,45 circa, Luca Fanesi, tifoso della Sambenedettese veniva trovato a terra privo di sensi in via Trissino, in zona Parco Nane di Vicenza, a 200 metri circa dallo Stadio «Menti» e via di congiunzione tra viale Margherita (usata dai tifosi locali per il deflusso) e via Arzignano, percorsa dal deflusso dei tifosi ospiti. Soccorso, entrava in stato di coma per la gravità delle lesioni subite. Lo stato di coma si protrarrà per ben due settimane;

   a distanza di più di un anno e mezzo dai fatti sono ancora sconosciute le modalità e gli eventuali autori del grave ferimento;

   per di più non sono affatto chiari molti aspetti della gestione dell'ordine pubblico di quel giorno 5 novembre 2017 , né al momento dell'arrivo dei tifosi ospiti né tanto meno al termine della partita di calcio e, in particolare, al momento del ferimento del Fanesi;

   vi è un procedimento penale in corso, essendo fissata dinanzi al giudice per le indagini preliminari del tribunale di Vicenza udienza per il 12 luglio 2019, ma al di là delle risultanze che scaturiranno da detto procedimento si vuol oggi conoscere quali siano gli elementi sinora acquisiti in punto di gestione della sicurezza effettuata dal personale delle forze dell'ordine impiegate quel giorno per l'evento sportivo sopra menzionato;

   a quanto consta agli interroganti i tifosi della Sambenedettese, circa 600, al loro arrivo al casello autostradale di Vicenza Sud, siamo stati raggruppati dalle forze dell'ordine nel parcheggio posto nelle vicinanze di detta uscita autostradale con l'indicazione di utilizzare dei bus navetta messi a disposizione della locale azienda di trasporti, e ciò quando detti bus a disposizione sarebbero stati solo in numero di 3, di certo insufficienti per effettuare il trasporto di tutti i 600 tifosi al seguito della squadra;

   le stesse forze di polizia avrebbero dato, inoltre, l'indicazione agli stessi tifosi ospiti di proseguire con i propri mezzi fin nei pressi dello stadio;

   nella zona di deflusso dallo stadio descritta e teatro del ferimento del Fanesi, cioè via Trissino, posta in zona Parco Nane di Vicenza, a 200 metri circa dallo stadio «Menti» e via di congiunzione tra viale Margherita (usata dai tifosi locali per il deflusso) e via Arzignano, percorsa dai tifosi ospiti tra cui il Senesi, per quanto risulta agli interroganti vi sarebbe stata, al termine della partita, in particolare al momento del ferimento del Fanesi (ore 16,45 circa), una scarsa presenza delle forze dell'ordine –:

   se trovino conferma le circostanze e la dinamica dei fatti descritti in premessa, con particolare riferimento all'attività svolta dalle forze dell'ordine;

   se corrisponda al vero che non sono stati previsti percorsi differenziati di deflusso delle tifoserie locale e ospite e in tal caso come mai, e quale sia stato il complessivo piano sicurezza posto in essere almeno nella zona limitrofa allo stadio, quali le disposizioni impartite, il numero del personale impiegato quel giorno e i mezzi utilizzati;

   come si spieghi che possano accadere, a pochissimi metri dallo stadio, fatti gravi che non vengano colti da impianto di video sorveglianza, considerato che non risulterebbe questo essere il primo episodio accaduto in quest'area.
(5-02385)


   QUARTAPELLE PROCOPIO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   nel dicembre 2018, il Gicic della procura di Siracusa, il gruppo interforze di contrasto all'immigrazione clandestina di Siracusa è stato chiuso ed il suo creatore, il commissario Carlo Parini, soprannominato il «cacciatore di scafisti», dal 15 di dicembre 2018 è stato trasferito all'ufficio passaporti di Siracusa, mentre gli altri componenti del gruppo sono stati dirottati all'ufficio ambiente;

   il gruppo interforze era stato creato nel 2006 ed era un team unico in Italia, citato anche in un'inchiesta del New York Times, basato su un modello investigativo che coinvolgeva 4 magistrati e 6 professionisti di Polizia, Marina militare, Guardia di finanza, Forestale, Carabinieri e Polizia municipale e che in 12 anni ha gestito 1.084 sbarchi, l'assistenza e la raccolta dati su 128.569 migranti, il sequestro di 219 imbarcazioni, l'arresto di 1.051 persone, interfacciandosi costantemente con l'Interpol;

   il Gicic era un gruppo che aveva una cognizione di tutto il traffico di esseri umani del Mediterraneo, in quanto aveva creato un archivio dove erano catalogate, anno per anno, tutte le informazioni relative ad ogni migrante sbarcato dal 2006 al 2018 con tutte le connesse attività di indagine un patrimonio senza dubbio fondamentale nella lotta al traffico di esseri umani;

   il Gicic ha chiuso ufficialmente la sua attività «perché non ci sono più sbarchi». Ma gli sbarchi, soprattutto i cosiddetti «sbarchi fantasma», sbarchi di piccole imbarcazioni che non vengono intercettate, ci sono ancora. Mentre al largo, in acque internazionali, restano bloccati a bordo della Sea Watch 43 migranti, sono arrivate cento persone a Lampedusa. Nei giorni scorsi sempre a Lampedusa ne sono arrivati 45, 11 sono sbarcati ieri nel Sulcis. E ancora, ad esempio, 20 sono sbarcati il 17 giugno a Crotone, 20 naufraghi sono arrivati il 10 vicino ad Agrigento, in 38 sono sbarcati il 9 a Lampedusa;

   il Gicic negli ultimi anni si era specializzato nella rotta greco-turca – una rotta molto battuta – in cui i trafficanti utilizzano barche a vela, gestito da organizzazioni criminali turche e che ha suscitato l'interesse dell'Europol che stava creando una task force per capire chi ci fosse dietro questa rotta, e le cui indagini hanno consentito anche di fare qualche segnalazione su possibili jihadisti di passaggio;

   la rimozione del pool anti trafficanti conferma l'allarme che arriva dal rapporto annuale sul traffico di esseri umani pubblicato recentemente dal dipartimento di Stato americano, secondo cui in «Italia c'è stato un calo nel numero di arresti di trafficanti e di indagini, rispetto al periodo precedente»;

   la chiusura del Gicic, appare ancora più grave, dopo il ridimensionamento – voluto dall'attuale Governo in sede europea, in attesa di sviluppi sui negoziati delle regole di Dublino – della missione europea Eunavfor Med operazione «Sophia» – che mantiene il solo pattugliamento aereo del Mediterraneo, eliminando la presenza di navi in mare – e la stretta contro le organizzazioni non governative che salvano vite umane in mare;

   nel Mediterraneo si è di fronte ad una totale mancanza di regia dei soccorsi in mare e della lotta agli scafisti –:

   di quali elementi disponga, per quanto di competenza, circa le regioni per cui il Gicic è stato chiuso;

   se possa confermare, per quanto di competenza, quanto emerge dal rapporto annuale sul traffico di esseri umani del dipartimento di Stato americano;

   quali siano le politiche che il Governo sta realmente mettendo in campo per il contrasto del traffico di esseri umani nel Mediterraneo.
(5-02387)

Interrogazioni a risposta scritta:


   SABRINA DE CARLO e LOVECCHIO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   migliaia di migranti e rifugiati fuggono da violenza e conflitti attraversando la penisola balcanica per raggiungere l'Unione europea e arrivando al confine tra Italia e Slovenia;

   gli accordi con la Turchia del 2016 hanno comportato una diminuzione generale degli arrivi via terra, ma non hanno portato a una soluzione definitiva;

   con il miglioramento delle condizioni meteorologiche il numero di migranti provenienti dal confine con la Slovenia potrebbe aumentare. Diversi articoli di giornali riportano la notizia di un incremento del numero degli immigrati arrivati via terra a Trieste attraverso la rotta balcanica;

   sembrerebbe, da un articolo pubblicato dalla stampa locale, che la polizia slovena nel 2019 abbia fermato 3.000 migranti, il doppio dell'anno passato nello stesso periodo, ma, ad oggi, non esistono numeri ufficiali forniti dal Ministero dell'interno;

   secondo il report statistico sull'accoglienza dei migranti a Trieste, realizzato dal Consorzio italiano di solidarietà (Ics), Fondazione diocesana Caritas di Trieste, La Collina cooperativa sociale, Lybra cooperativa sociale e Duemilauno Agenzia, i numeri dei migranti arrivati attraverso la rotta balcanica nel 2018 sono notevolmente aumentati rispetto all'anno precedente. Infatti, nel 2017 sono stati 840 gli immigrati arrivati nel territorio a fronte dei 1.303 del 2018;

   i dati presenti sul sito del Ministero dell'interno riportano la situazione relativa al numero dei migranti sbarcati a decorrere dal 1° gennaio 2019 al 31 maggio 2019 comparati con i dati riferiti allo stesso periodo degli anni 2017 (-97,41 per cento) e 2018 (-88,38 per cento);

   a livello regionale la situazione sovraesposta è monitorata giornalmente. La prefettura di Trieste è a conoscenza del numero dei migranti che attraversano il confine e, conseguentemente, invia i dati al Ministero;

   la mancata pubblicazione o specificazione dei numeri effettivi potrebbe causare problemi nell'accoglienza dei migranti da parte della regione Friuli Venezia Giulia, la quale non sarebbe in grado di attuare nessuna previsione che invece potrebbe essere utile, soprattutto tenendo in considerazione che le strutture predisposte per accogliere i migranti, ad oggi, sono quasi al completo;

   la prefettura di Udine, per esempio, ha indetto un bando relativo ai centri collettivi per l'accoglienza di 250 migranti che però non sarà operativo prima di agosto. La gara a procedura aperta prevede, infatti, la possibilità di presentare offerte fino al 10 giugno non mettendo a disposizione nei prossimi due mesi altre soluzioni;

   l'accoglienza dei nuovi richiedenti asilo potrebbe in questo modo causare problemi alle strutture già operative che si ritroverebbero a dover ospitare un numero di persone maggiore di quelle per le quali hanno la disponibilità. Luoghi saturi potrebbero comportare un peggioramento delle condizioni degli immigrati –:

   se sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e quali iniziative, con carattere di urgenza, intenda assumere affinché siano evidenziati anche i dati relativi al numero degli immigrati che attraversano il confine est del nostro Paese, al fine di attuare misure tali da garantire i diritti dei richiedenti asilo e, contestualmente, da non creare situazioni di crisi e disagio alla città di Trieste e all'intera regione Friuli Venezia Giulia.
(4-03187)


   CIRIELLI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   gli inquilini del condominio Parco Mena di Amalfi sono seriamente preoccupati per lo stato pericolante del costone roccioso che insiste sugli immobili del parco;

   in particolare, due palazzine del condominio sarebbero sormontate da un costone roccioso di proprietà privata, già in passato messo in sicurezza dal comune con l'installazione di reti;

   tale intervento, se ha certamente scongiurato la caduta di massi, avrebbe però favorito la caduta di arbusti pesanti, anche di 200 chilogrammi, nel cortile sottostante, come spesso lamentato dai condomini;

   tale situazione, che persisterebbe da circa due anni, nell'incuria delle istituzioni locali, desta preoccupazione tra i condomini, posto che in tale cortile sono parcheggiate le auto degli inquilini ed è luogo di transito di pedoni, oltre che area di gioco dei bambini;

   pur comprendendo le difficoltà economiche che i comuni italiani si trovano oggi a dover affrontare, l'opera di consolidamento e messa in sicurezza del costone roccioso appare ormai necessaria per la tutela della pubblica incolumità dei cittadini;

   a parere dell'interrogante, le autorità locali stanno affrontando la problematica in modo non adeguato e il persistere di tale situazione potrebbe sfociare in una tragedia che costerebbe al comune non solo ingenti spese, ma anche la responsabilità di vite umane –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza delle iniziative assunte dal prefetto di Amalfi a tutela della pubblica incolumità in relazione al costone roccioso che insiste sul condominio parco Mena in via Maestra dei Villaggi.
(4-03197)


   MACINA. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   in seguito al decreto di scioglimento di cui all'articolo 143 del decreto legislativo n. 267 del 2000 delle amministrazioni comunali o provinciali per fenomeni di infiltrazione e di condizionamento di tipo mafioso è nominata una commissione straordinaria per la gestione dell'ente, la quale esercita le attribuzioni che le sono conferite con il decreto stesso. La commissione è composta di tre membri scelti tra funzionari dello Stato, in servizio o in quiescenza, e tra magistrati della giurisdizione ordinaria o amministrativa in quiescenza. La commissione rimane in carica fino allo svolgimento del primo turno elettorale;

   nel 2018, 52 commissioni per la gestione straordinaria (di cui all'articolo 144 del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267) hanno amministrato comuni sciolti per fenomeni di infiltrazione e di condizionamento di tipo mafioso (ai sensi dell'articolo 143 del decreto legislativo n. 267 del 2000) nelle seguenti regioni: 26 in Calabria, 9 in Sicilia, 9 in Campania, 6 in Puglia, 1 in Emilia Romagna, 1 in Liguria, per una popolazione complessiva di 708.293 abitanti (fonte: «relazione del Ministro dell'interno, 2018»);

   l'ammontare degli oneri accessori delle commissioni per la gestione straordinaria, ovvero il totale dei rimborsi delle spese sostenute dai commissari e sub commissari (vitto, alloggio e trasporti) corrisposte dal Ministero dell'interno è pari a: 1.050.960,18 euro nel 2018; 433.067,46 euro nel 2017 (per 31 commissioni); 365.837,75 euro (21) nel 2016; 516.069,82 euro (29) nel 2015 (fonte: dati all'interrogante forniti dal dipartimento per gli affari interni e territoriali del Ministero dell'interno);

   nella vigente normativa non si rinviene una puntuale regolamentazione in ordine alle modalità di rimborso delle spese dei commissari e sub commissari delle commissioni straordinarie incaricati della gestione di enti locali i cui consigli siano stati sciolti ai sensi degli articolo 143 del Testo unico delle leggi sull'ordinamento degli enti locali (Tuel), ovvero per fenomeni di infiltrazione e di condizionamento di tipo mafioso;

   la legge 27 dicembre 2006, n. 296 (legge finanziaria 2007), articolo 1, comma 704, ha previsto che a decorrere dall'anno 2007, gli oneri relativi alle commissioni straordinarie (di cui all'articolo 144 del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267, Testo unico sull'ordinamento degli enti locali), sono posti a carico dello Stato, che provvede al rimborso a favore degli enti locali previa presentazione della relativa richiesta;

   le richieste di rimborso e i relativi rendiconti inoltrati dagli enti locali al competente Ministero dell'interno non sono corredati da alcun documento giustificativo che resta all'ente locale richiedente il rimborso;

   la circolare di riferimento del Ministero dell'interno, datata 2 settembre 2013, avente ad oggetto «Amministrazione straordinaria degli enti locali – modalità di determinazione delle indennità e rimborso delle spese di viaggio» non prevede alcuna modalità di trasmissione dei documenti giustificativi summenzionati al Ministero competente;

   per quanto sopra esposto, a parere dell'interrogante vi è un vuoto normativo, in termini di trasparenza e vigilanza, in merito alla procedura di corresponsione delle spese sostenute dai commissari e sub commissari delle commissioni straordinarie di cui all'articolo 143 del T.u.e.l. poiché le richieste di rimborso ed i relativi rendiconti inoltrati dall'ente al Ministero dell'interno non sono corredate da alcun documento giustificativo, che resta agli atti dell'amministrazione locale –:

   se il Ministro interrogato non ritenga di adottare iniziative per una regolamentazione di questa procedura, prevedendo l'inoltro al Ministero – contestualmente alla richiesta di rimborso – anche dei relativi giustificativi delle spese sostenute dalle commissioni straordinarie al fine di vigilare sul corretto perseguimento delle funzioni istituzionali e sull'utilizzo delle risorse pubbliche.
(4-03202)


   CIRIELLI. — Al Ministro dell'interno, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   da organi di stampa si apprende che, a Capaccio-Paestum, all'esito degli scrutini delle operazioni di voto relative al turno di ballottaggio, per festeggiare la vittoria del candidato sindaco Franco Alfieri – fedelissimo del presidente De Luca e suo attuale consigliere all'agricoltura – ci sarebbe stato un corteo formato anche da sette ambulanze, riconducibili, queste ultime, alla Croce Azzurra di proprietà dell'imprenditore Roberto Squecco, condannato a gennaio con sentenza definitiva a un anno e dieci mesi per tentata estorsione ed associazione per delinquere di stampo mafioso;

   in relazione alla legge della regione Campania n. 2 del 1994 che consente a enti ed associazioni pubbliche e private di accedere alle attività di soccorso sanitario nel rispetto delle modalità e dei termini prefissati dalla regione, la Asl Salerno, nel mese di aprile 2019, avrebbe indetto un bando per la copertura temporanea a rotazione del servizio di trasporto secondario per i presidi ospedalieri di Nocera Inferiore, Eboli e Vallo della Lucania, rivolta agli enti pubblici, alle associazioni di volontariato e alla Croce rossa italiana in tutte le sue forme giuridiche ed estensioni territoriali;

   le graduatorie relative alla manifestazione di interesse sarebbero state proclamate nella giornata del 2 maggio 2019, quindi in piena campagna elettorale per le elezioni comunali di Capaccio e, per ciò che concerne il presidio ospedaliero Vallo della Lucania, La Croce Azzurra-Città di Capaccio si sarebbe aggiudicata la prima posizione;

   il summenzionato bando, oltre all'indicazione dei requisiti di ammissione, ai controlli e alla vigilanza che l'Asl Salerno si appresterà a effettuare nei confronti degli assegnatari, al punto 3 specifica esplicitamente che «i mezzi dovranno essere a disposizione esclusivamente delle rispettive Direzioni Sanitarie, e stazioneranno presso i relativi presidi, non potranno essere impiegati per nessun altro fine durante il periodo di convenzionamento»;

   difatti, in risposta a quanto accaduto, la Asl Salerno, pochi giorni fa, avrebbe emanato un provvedimento di autotutela nei confronti della Croce Azzurra per revocare l'appalto precedentemente affidato relativo al servizio di pronto soccorso a causa di inadempienze agli obblighi convenzionali;

   oltre a ciò, l'accaduto potrebbe configurare, ad avviso dell'interrogante, una violazione dell'articolo 340 codice penale secondo il quale «chiunque, fuori dei casi preveduti da particolari disposizioni di legge, cagiona una interruzione o turba la regolarità di un ufficio o pubblico servizio o di un servizio di pubblico necessità, è punito con la reclusione fino a un anno»;

   inoltre, potrebbe essersi anche verificata la condotta di cui all'articolo 23 del decreto-sicurezza (decreto-legge n. 113 del 2018), che sanziona chiunque «ostruisce o ingombra una strada ordinaria o ferrata, ad eccezione dei casi previsti dall'articolo 1-bis»;

   fonti giornalistiche, per di più, rivelerebbero che la direzione distrettuale antimafia di Salerno starebbe indagando sugli eventuali legami tra il novello sindaco Franco Alfieri e l'imprenditore Squecco;

   la direzione investigativa antimafia, nel mese di maggio 2019, avrebbe effettuato delle perquisizioni nelle abitazioni del sindaco di Agropoli, Adamo Coppola, e nello studio di Franco Alfieri per indagare su presunti voti di scambio. L'attuale sindaco di Capaccio risulterebbe, ad oggi, accusato di scambio elettorale politico-mafioso, concussione, violenza privata e minaccia, tutti aggravati dal metodo mafioso;

   alla luce di quanto evidenziato, la situazione appena delineata, nel caso in cui dovesse esserne accertata la veridicità, potrebbe far sorgere forti interrogativi sulla regolarità dell'appalto in favore della Croce Azzurra e, più in generale, seri dubbi circa la trasparenza di quanto accade nella sanità campana –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti esposti e, considerata la gravità degli stessi, quali urgenti iniziative di competenza intenda porre in essere, anche per il tramite del Commissario ad acta per l'attuazione del piano di rientro dai disavanzi sanitari, al fine di impedire che possa ripetersi un simile accaduto, valutando altresì se sussistano i presupposti per avviare iniziative ai sensi dell'articolo 143 del Testo unico delle leggi sull'ordinamento degli enti locali con riferimento alle amministrazioni di cui in premessa.
(4-03203)


   ILARIA FONTANA, ALBERTO MANCA e FRUSONE. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   l'impianto per lo smaltimento e il recupero di rifiuti speciali pericolosi e non pericolosi provenienti dalla rottamazione di macchinari, situato a Frosinone e di proprietà della società M.Eco.Ri.S. (Medical Ecologia Rifiuti Speciali S.r.l.) ha subito un vasto incendio il 23 giugno 2019;

   l'incendio all'impianto ha costretto il sindaco a emanare immediatamente e per i due giorni successivi diverse ordinanze per evacuare l'area, sospendere l'attività degli uffici e far utilizzare maschere protettive per evitare l'inalazione di sostanze tossiche;

   tale impianto è stato autorizzato con determina dirigenziale 2840 del 2016 da parte della provincia di Frosinone ai sensi dell'articolo 208 del decreto legislativo n. 152 del 2006, con validità decennale e una capacità complessiva annuale di trattamento pari a circa trentamila tonnellate di rifiuti;

   la massima capacità di stoccaggio era limitata ai soli rifiuti non pericolosi, per un quantitativo massimo di 2230 tonnellate e un deposito temporaneo di 3 tonnellate;

   l'ingresso in impianto di rifiuti pericolosi e non, da prescrizione autorizzativa, doveva essere controllato tramite la predisposizione di appositi registri di carico e scarico;

   il piano di emergenza interna (P.e.i.) di cui all'articolo 20 della direttiva «Seveso ter» concernente gli impianti a rischio di incidente rilevante, recepita con decreto legislativo n. 105 del 2015, è lo strumento di cui tutti gli stabilimenti di competenza statale devono dotarsi per controllare gli incidenti e attuare le misure necessarie per proteggere i lavoratori e limitare i danni;

   il piano di Emergenza Esterna (P.e.e.) di cui al successivo articolo 21 della citata «direttiva Seveso ter», è invece il piano che tutti gli impianti assoggettati dalla direttiva devono predisporre, di concerto con il prefetto territorialmente competente, per limitare gli effetti verso l'esterno di un incidente rilevante;

   l'articolo 26-bis del decreto-legge n. 113 del 2018, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 132 del 1° dicembre 2018 prevede che anche questa tipologia di impianto di trattamento rifiuti, esistenti o da realizzare, sia assoggettata all'elaborazione di un piano di emergenza interno entro il 4 marzo 2019, nonché alla trasmissione di tutte le informazioni utili all'elaborazione di un piano di emergenza esterna alla prefettura competente –:

   di quali elementi disponga il Ministro interrogato circa il piano di emergenza interna ai sensi dell'articolo 26-bis del decreto-legge n. 113 del 2018 convertito, con modificazioni, dalla legge n. 132 del 1° dicembre 2018;

   quale sia lo stato delle procedure per l'applicazione delle disposizioni di cui alla legge n. 132 del 1° dicembre 2018 nell'ambito della provincia di Frosinone per quanto concerne i piani di emergenza esterna.
(4-03206)

ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazioni a risposta scritta:


   FRASSINETTI. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   il decreto legislativo 25 maggio 2017, n. 75, disciplina le misure per il superamento del precariato nelle pubbliche amministrazioni. Sono individuate le condizioni per l'immissione in ruolo del personale, incluso quello degli enti pubblici di ricerca, all'articolo 1 del decreto legislativo 25 novembre 2016, n. 218, distinguendo tra titolari di contratto a tempo determinato assunti per concorso (articolo 20, comma 1), che possono essere stabilizzati in ruolo per semplice conversione del contratto, e titolari di contratti flessibili, (articolo 20, comma 2), che possono partecipare a procedure concorsuali riservate per l'immissione in ruolo;

   la legge 27 dicembre 2017, n. 205, ai commi 668-671 dell'articolo 1, ha assegnato 57 milioni di euro a regime, finalizzati all'applicazione del suddetto articolo 20 negli enti pubblici di ricerca, con l'obbligo da parte degli stessi di cofinanziare per un importo pari ad almeno il 50 per cento del finanziamento ricevuto. La ripartizione di tale finanziamento è stata effettuata ai sensi del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 11 aprile 2018, considerando il reale fabbisogno e l'effettiva possibilità di ottemperare agli obblighi di cofinanziamento;

   il quadro normativo sopra citato esprime la chiara volontà del legislatore di sanare, con una procedura straordinaria di stabilizzazione, il perdurante stato di abuso contrattuale di fatto sancito dal decreto legislativo n. 75 del 2017. Tale procedura è destinata sia ai i lavoratori assunti con contratto subordinato, che a quelli assunti con contratto flessibile, ed è stata ripetutamente confermata dal Parlamento e dal Governo sia nella XVII che nella XVIII legislatura;

   su mandato del Ministro, i dirigenti dell'amministrazione centrale, hanno individuato nei seguenti 3 punti sotto elencati, gli ostacoli insuperabili al proseguimento delle assunzioni in ruolo:

    1) contrariamente alle ripetute raccomandazioni da parte del Parlamento, il Cnr ritiene di aver soddisfatto l'obbligo di cofinanziamento dei 40 milioni di euro ricevuti con il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 11 aprile 2018, attingendo i 20 milioni di euro necessari dai 34,5 assegnati con il Decreto di riparto del fondo ordinario per il finanziamento degli enti e delle istituzioni di ricerca (Foe) 2018. Secondo l'amministrazione, la quota residua di fondi da impiegare ammonterebbe, quindi, a circa 14,5 milioni di euro. Porzione di tale somma è stata impegnata, attraverso un recente aggiornamento della programmazione del fabbisogno di personale relativa all'anno 2019, per l'assunzione di 208 unità di personale (190 ricercatori e 18 tecnologi), da effettuare in due tranche nel corso del 2019, mediante lo scorrimento delle graduatorie dei concorsi riservati già espletati ai sensi dell'articolo 20, comma 2, del decreto legislativo n. 75 del 2017;

    2) una volta perfezionate queste 208 assunzioni il Cnr si troverebbe nella condizione di aver impiegato oltre il 95 per cento dei fondi ordinari a sua disposizione per spese di personale, risultando quindi impossibilitato a effettuare ulteriori assunzioni in mancanza di un aumento contestuale della propria quota di finanziamento ordinario;

    3) l'articolo 20, comma 2, del decreto legislativo n. 75 del 2017 definisce le modalità di applicazione pratica del principio costituzionale di cui all'articolo 97 in merito all'assunzione mediante concorso pubblico nei ruoli della pubblica amministrazione prevedendo che «le amministrazioni possono bandire, in coerenza con il piano triennale dei fabbisogni di cui all'articolo 6, comma 2, ferma restando la garanzia dell'adeguato accesso dall'esterno, previa indicazione della relativa copertura finanziaria, procedure concorsuali riservate, in misura non superiore al cinquanta per cento dei posti disponibili» –:

   quali iniziative intenda adottare il Ministro interrogato, nell'esercizio dei poteri di vigilanza sull'ente, in merito alla chiara difficoltà di applicazione delle citate norme;

   quali siano gli orientamenti del Governo circa la concessione di ulteriori finanziamenti al Cnr nel prossimo decreto di riparto del Foe 2019, finalizzata al completamento delle procedure di stabilizzazione.
(4-03184)


   SANTELLI. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   a seguito dell'emanazione del decreto ministeriale del 25 ottobre 2007 i centri territoriali permanenti, istituiti con l'ordinanza ministeriale n. 455 del 1997, sono stati trasformati in centri provinciali per l'istruzione degli adulti (Cpia) ed integralmente assorbiti in questi ultimi dall'anno scolastico 2014/2015;

   l'ambito territoriale provinciale di Cosenza avrebbe determinato la soppressione sistematica di tutte classi presenti (nell'istituto alberghiero e tecnico industriale) all'interno degli istituti penitenziari di Castrovillari e Rossano in Calabria;

   per effetto della soppressione delle classi, numerosi docenti che insegnano negli istituti penitenziari, per effetto di una comunicazione dell'ambito territoriale di Cosenza, risultano sovrannumerari e obbligati a presentare domanda di trasferimento ad altra istituzione scolastica della provincia;

   conseguenza di tale situazione è un gravissimo danno alla continuità del servizio didattico, a più riprese denunciato dalle organizzazioni sindacali Flc-Cgil, Gilda e Snals, che non ha precedenti nella storia dell'ambito territoriale provinciale calabrese e che denota, secondo l'interrogante, una grave parzialità di condotta dell'Uat di Cosenza, intollerabile e inaccettabile considerando i sensibili interessi in gioco;

   a più riprese della questione sono stati interessati gli organi di informazione, (Il Quotidiano del Sud 13 giugno 2019 edizione Cosenza «Organici delle scuole è allarme. I sindacati denunciano tagli: 214 posti in meno nella secondaria di secondo grado»; Gazzetta del Sud 13 giugno 2019 edizione Cosenza: La cesoia del Miur «spoglia» le Superiori: tagliati 214 posti) nonché come si evince da altre interrogazioni, i vertici dell'amministrazione penitenziaria, centrale e periferica, l'ufficio di sorveglianza presso il tribunale di Cosenza, le direzioni degli istituti penitenziari di Castrovillari e Rossano, nonché da ultimo il garante nazionale dei diritti dei detenuti presso il Ministero della giustizia;

   in esito alla definizione dell'organico scolastico della provincia, il contingente di docenti risultati sovrannumerari supererebbe addirittura le 200 unità, cifra senza precedenti, mai raggiunta negli anni passati, che denota, a giudizio dell'interrogante, una palese inadeguatezza nella gestione dell'organico provinciale per le scuole secondarie di II grado;

   pur a fronte di pubbliche denunce, l'Uat di Cosenza non ha inteso annullare l'illegittima determinazione dell'organico, con la conseguenza di privare i detenuti della possibilità di frequentare i corsi di istruzione ed esporre i docenti a sicuro trasferimento d'ufficio;

   tale situazione interesserebbe anche le classi scolastiche attive negli istituti penitenziari di Paola e Cosenza;

   così come il diritto-dovere di cittadinanza attiva deve potersi esercitare lungo l'intero arco della vita, nello stesso modo deve essere favorito e incrementato il processo di educazione, istruzione e formazione del singolo individuo anche se sta scontando una pena;

   i detenuti, non perdono il loro status di cittadini e rimangono perciò titolari di alcuni diritti, tra cui quello all'istruzione, che, oltre ad essere un diritto costituzionale, rappresenta l'elemento principale del percorso rieducativo dei condannati –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti esposti in premessa e, stante l'abnorme danno già perpetrato agli utenti del servizio scolastico citati nonché ai docenti risultati sovrannumerari nella provincia di Cosenza, quali iniziative intendano adottare, per quanto di competenza, affinché sia ripristinata la legalità e garantito il diritto allo studio ai detenuti ristretti negli istituti penitenziari di Castrovillari, Rossano di Calabria, Paola e Cosenza;

   se il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca non intenda disporre un'approfondita indagine ispettiva presso l'Uat di Cosenza sulla gestione dell'organico completo dei docenti della scuola secondaria di secondo grado della provincia di Cosenza;

   quali iniziative il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca intenda adottare per rimuovere quella che appare all'interrogante una palese situazione di illegittimità determinatasi con gravissimi riflessi sul percorso di studi dei detenuti e sulla continuità del servizio scolastico dei docenti esposti a sicuro trasferimento d'ufficio.
(4-03186)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazioni a risposta scritta:


   LOVECCHIO, AMITRANO, NESCI, PENNA e NAPPI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   il decreto legislativo 28 marzo 1996, n. 207, recante attuazione della delega di cui all'articolo 2, comma 43, della legge 28 dicembre 1995, n. 549, in materia di erogazione di un indennizzo per la cessazione dell'attività commerciale istituisce, all'articolo 1, «un indennizzo per la cessazione definitiva dell'attività commerciale ai soggetti che esercitano, in qualità di titolari o coadiutori, attività commerciale al minuto in sede fissa, anche abbinata ad attività di somministrazione al pubblico di alimenti e bevande, ovvero che esercitano attività commerciale su aree pubbliche»;

   in molte delle leggi finanziarie emanate negli anni successivi, la misura in questione, è stata prorogata. Suddetta proroga però, non è avvenuta negli anni 2017 e 2018. La legge di bilancio del 2019, ai commi 283 e 284, ha invece reintrodotto l'indennizzo facendolo divenire una misura strutturale e prevedendo conseguentemente la stabilizzazione del contributo aggiuntivo dello 0,09 per cento destinato, in parte (0,07 per cento), al fondo per la razionalizzazione della rete commerciale. Il contributo è previsto fino al raggiungimento dell'età per la pensione di vecchiaia;

   i requisiti necessari per usufruire del contributo sono: aver compiuto i 62 anni di età, se uomo, oppure 57, se donna, essere iscritto/a al momento della cessazione dell'attività da almeno cinque anni alla gestione Inps commercianti. È inoltre necessario cessare definitivamente l'attività previa consegna in comune della licenza e previa comunicazione al comune della cessazione dell'attività;

   la circolare n. 77 del 24 maggio 2019 dell'Inps specifica che l'indennizzo è previsto a decorrere dal 1° gennaio 2019, ma non specifica la retroattività. Conseguentemente, rimarrebbero esclusi tutti coloro che hanno chiuso le loro attività nel biennio 2017/2018 e che hanno pagato, negli anni precedenti alla chiusura del loro esercizio commerciale il contributo dello 0,09 per cento destinato al fondo per la razionalizzazione della rete commerciale;

   nella suddetta circolare viene inoltre specificato che l'indennizzo per la cessazione dell'attività commerciale, introdotto dalla legge di bilancio 2019, è concesso dall'Istituto nei limiti della disponibilità delle risorse del fondo per la razionalizzazione della rete commerciale e che quindi, nel caso in cui ci fosse l'esaurimento delle risorse e il mancato adeguamento dell'aliquota contributiva, prevista dal comma 284 della legge n. 145 del 2018, non saranno prese in considerazione ulteriori domande di indennizzo secondo le modalità stabilite al comma 5 dell'articolo 7 del decreto legislativo n. 207 del 1996;

   considerato che per coloro che hanno chiuso la loro attività commerciali non è prevista disoccupazione e, la possibilità di trovare un nuovo lavoro è minima anche in relazione all'età dei soggetti in questione, si rischierebbe di causare una grande ingiustizia –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e quali iniziative intenda assumere affinché possano rientrare nella misura reintrodotta dalla legge di bilancio per il 2019, anche coloro che hanno cessato la propria attività commerciale nel biennio 2017/2018, rimanendo esclusi dall'indennizzo per la cessazione definitiva dell'attività commerciale, nonostante, negli anni precedenti, abbiano versato i contributi al fine di poter ottenere l'indennizzo in questione.
(4-03196)


   AMITRANO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   con decreto ministeriale del 20 novembre 2018 è stato approvato il nuovo schema di capitolato di appalto per la fornitura di beni e servizi relativi alla gestione e al funzionamento dei centri di prima accoglienza previsti dal decreto-legge 30 ottobre 1995, n. 451, convertito, con modificazioni, dalla legge 29 dicembre 1995, n. 563, dagli articoli 9 e 11 del decreto legislativo 18 agosto 2015, n. 142, nonché dei centri di cui agli articoli 10-ter e 14 del decreto legislativo 25 luglio 1998, n. 286, e successive modifiche e integrazioni;

   con il nuovo capitolato vengono soppresse delle figure professionali indispensabili all'interno dei centri di prima accoglienza nell'ambito del quale vivono persone che necessitano di assistenza di psicologi, medici, infermieri, insegnanti di italiano; inoltre, anche le ore settimanali dei mediatori culturali, degli assistenti sociali, assistenti sanitari, operatori notturni, sono state ridotte;

   da notizie stampa, all'interrogante risulta che alcune sigle sindacali hanno diffuso una nota, sottolineando come il nuovo schema di capitolato comporti per gli enti gestori la riduzione delle ore di lavoro dei propri dipendenti addetti ai servizi e in altri casi, il licenziamento dei lavoratori impegnati in attività di gestione dei migranti e dei richiedenti asilo;

   dalla rassegna sindacale del 12 aprile 2019 si apprende che la Cgil Napoli aveva lanciato l'allarme nell'incontro tenutosi nel mese di dicembre 2018 in prefettura e, insieme alla Funzione pubblica Cgil di Napoli, ha richiesto che vengano messe in atto misure per contrastare i licenziamenti verificatosi a seguito del nuovo capitolato che potrebbe avere conseguenze sulle lavoratrici e sui lavoratori che operano nelle strutture di accoglienza, molti dei quali sotto i 35 anni di età di professionalità alte e qualificate;

   in tutta Italia, così come nella città di Napoli, sono molti i lavoratori e le lavoratrici occupati nei centri di accoglienza, nelle cooperative e nelle onlus; con la riduzione del numero delle ore di lavoro dedicate ai servizi e con la chiusura delle strutture da parte degli enti gestori, molti risulterebbero a rischio di licenziamento –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti di cui in premessa e quali iniziative intenda intraprendere affinché vengano messe in atto misure volte alla tutela dei lavoratori e delle lavoratrici che, con competenze diverse, operano in tutta Italia nei centri di accoglienza.
(4-03198)

POLITICHE AGRICOLE ALIMENTARI, FORESTALI E TURISMO

Interrogazione a risposta scritta:


   LOMBARDO, PARENTELA, MARTINCIGLIO e DEL SESTO. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo. — Per sapere – premesso che:

   l'Unire (Unione nazionale incremento razze equine) era un ente, istituito con regio decreto 24 maggio 1932, n. 642, trasformato poi nel 2011 con legge in Assi (Agenzia per lo sviluppo del settore ippico) e a sua volta soppressa con legge n. 135 del 2012 e contestuale trasferimento delle funzioni al Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali;

   nel corso degli anni, l'Unire procedeva alla riorganizzazione dell'ente, ravvisando la necessità di uniformare le figure professionali degli «addetti al controllo e disciplina corse» per renderli utilizzabili sia nell'area tratto sia nell'area galoppo; a tal fine, l'ente organizzava corsi di aggiornamento per i funzionari di gara dell'area galoppo e per i commissari di gara dell'area trotto, volti a valorizzare le professionalità impegnate nell'ippica;

   l'obiettivo dei corsi era quello di integrare la conoscenza dei regolamenti, colmandone eventuali lacune, e approfondire le competenze per migliorare lo svolgimento delle attività in entrambe le aree, fornendo al contempo la necessaria preparazione per l'impiego nell'area non di propria competenza;

   a quanto consta all'interrogante, alcuni funzionari di gara, dopo aver superato i corsi di formazione e gli esami, non sarebbero stati immessi in servizio –:

   se il Ministro, per quanto di competenza, intenda verificare:

    a) il numero di corsi, il numero di soggetti abilitati e il numero di soggetti nominati funzionari di gara dell'area galoppo e i commissari di gara dell'area trotto;

    b) le ragioni per le quali alcuni funzionari di gara dell'area galoppo e i commissari di gara dell'area trotto, dopo aver seguito i suddetti corsi di formazione, superato un esame orale e una prova pratica previo svolgimento di un'attività di affiancamento presso gli ippodromi, ad oggi non siano mai stati nominati e messi in servizio come figure professionali impegnate nell'ippica;

    c) eventuali motivi ostativi che hanno impedito di attingere ad alcune graduatorie stilate a seguito dei citati corsi di formazione organizzati per i funzionari di gara dell'area galoppo e per i commissari di gara dell'area trotto.
(4-03189)

SALUTE

Interrogazione a risposta orale:


   PINI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   da 14 giorni l'equipaggio della Sea Watch invia dei report giornalieri alla Guardia costiera italiana sulle condizioni dei naufraghi a bordo; la Guardia costiera trasmette a sua volta i report ai vari Ministeri di competenza, tra cui il Ministero della salute; i report, a quanto si apprende, parlano di stanchezza crescente dei naufraghi, di un peggioramento quotidiani delle condizioni psico-fisiche di chi è costretto da settimane a non poter scendere dalla nave, e delle precarie condizioni in cui sono costretti a vivere –:

   in base a quali valutazioni e a quali dati il Ministero della salute non sia intervenuto, per quanto di competenza, a tutela della salute e dell'incolumità delle persone che sono sulla nave Sea Watch 3, esigenza prevalente su qualunque altra.
(3-00830)

Interrogazioni a risposta scritta:


   AMITRANO, GRIMALDI, PENNA, VILLANI, SARLI, ROBERTO ROSSINI, NAPPI e COSTANZO. — Al Ministro della salute, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   le isole dell'arcipelago, campano, ovvero Ischia, Capri e Procida, nel Golfo di Napoli, non dispongono di presidi medico-ospedaliero adeguati per fronteggiare situazioni emergenziali complesse che richiedono, invece, un sistema di trasporto immediato, al fine di trasferire i malati più gravi presso le strutture sanitarie della terraferma;

   per i trasporti sanitari di emergenza, le tre isole disponevano di un servizio di idroambulanze che ha consentito di trasferire sulla terraferma malati oncologici, disabili gravi, partorienti anche in condizione di mare avverso, ossia quando i traghetti fermavano le loro corse e gli elicotteri avevano difficoltà ad effettuare i trasporti di emergenza;

   da tempo il servizio di idroambulanze risulta essere fermo a causa della vetustà dei mezzi e del mancato stanziamento di fondi da parte della regione Campania per la manutenzione e l'acquisto di nuovi natanti;

   la situazione emergenziale si è ulteriormente aggravata nel corso degli anni, dal momento che, da notizia stampa si apprende che gli armatori delle compagnie di navigazione, che operano trasferimenti dalle isole alla terraferma, si sono sovente rifiutati di imbarcare ambulanze con pazienti a bordo nei traghetti, dal momento che il decreto legislativo n. 28 del 2001 prevede che i passeggeri non possano restare in garage durante la navigazione; pertanto, i malati in condizione di salute talmente gravi da dover restare nel veicolo da assistenza sanitaria non possono più essere imbarcati;

   tale prescrizione, pur essendo legittima dal punto di vista normativo, causa gravissime lesioni al diritto delle cure del malato e alla lunga potrebbe configurare una lesione al servizio pubblico essenziale, tanto è vero che da quanto si apprende a mezzo stampa, in data 19 giugno 2019, nonostante l'ordinanza del sindaco di Capri, è stato negato l'imbarco di un'altra ambulanza con paziente oncologico a bordo –:

   se il Governo sia a conoscenza della grave situazione di cui in premessa e quali iniziative intenda porre in essere, per quanto di competenza e d'intesa con la regione Campania, per risolvere il problema dell'emergenza delle idroambulanze che creano disagio tra i cittadini e i turisti delle isole dell'arcipelago, i quali vivono nell'impossibilità di trasferire dalle isole alla terraferma ammalati affetti da malattie gravi, molti con patologie che richiedono cure costanti.
(4-03183)


   ADELIZZI, DI STASIO, SPORTIELLO, MAMMÌ, CAPPELLANI, LAPIA, PROVENZA, MENGA, NAPPI, ZANICHELLI, D'UVA, DEL GROSSO, BATTELLI, LOREFICE, FLATI, MIGLIORINO, GIULIANO, LOMBARDO, DADONE, D'AMBROSIO, VILLANI, ILARIA FONTANA, VIANELLO, DAGA, SALAFIA, BUOMPANE, BILOTTI, NESCI, SAPIA, ROMANIELLO, IORIO, DEL MONACO, GALANTINO, GIORDANO, LOVECCHIO, GIARRIZZO, GIOVANNI RUSSO, DI SARNO, GABRIELE LORENZONI, DONNO, SODANO e DAVIDE AIELLO. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   dalla lettura di alcune note sindacali risulterebbero numerose criticità presso il presidio ospedaliero di Eboli;

   dalle stesse note si evincono sia carenze igieniche degli ambienti sia irregolarità continue dovute a un anomalo e diverso impiego di parte del personale sanitario rispetto alle funzioni proprie della categoria. Inoltre, a quanto consta agli interroganti, il personale tecnico assunto con profilo di manutentore si ritroverebbe senza mansioni a causa di un nuovo affidamento in service della manutenzione;

   come emerso poi alcuni organi di stampa locali, il direttore sanitario avrebbe fatto un uso privatistico della struttura pubblica, organizzando all'interno del presidio un evento privato con invitati estranei all'ospedale e annesso banchetto;

   qualora la notizia fosse confermataci tratterebbe di un fatto gravissimo con ripercussioni pregiudizievoli sia per gli utenti che per i dipendenti che svolgono con serietà e professionalità il proprio lavoro;

   a seguito di numerose segnalazioni il 9 marzo 2019 è stato effettuato un sopralluogo da parte di una delegazione di deputati e consiglieri regionali, compreso il primo firmatario del presente atto, sia per verificare le criticità segnalate che per raccogliere le istanze del personale sanitario e degli utenti;

   l'unità operativa ospedaliera maggiormente colpita risulterebbe essere il pronto soccorso, creando di fatto un enorme danno alla popolazione locale che necessita di un servizio primario;

   in tutti i reparti vi è carenza di personale sanitario. Ciò, nonostante lo sblocco del turn over e benché l'Asl abbia espletato le procedure concorsuali e, pertanto, siano attive e disponibili le graduatorie di merito;

   invero nel presidio ospedaliero vi è consuetudine ricorrere a un ingente numero di prestazioni aggiuntive ex articolo 14 del Contratto collettivo nazionale di lavoro (Alpi) per soddisfare il fabbisogno programmato di turni notturni. Ne deriva che la normativa europea in materia di orario di servizio è disattesa. Vi sarebbero, inoltre, criticità anche nel rispetto della normativa contrattuale circa il numero di turni di reperibilità massimo per ciascun medico;

   presso il Presidio ospedaliero è attiva da anni un reparto di nefrologia con dialisi e annesso laboratorio di immunopatologia che costituisce una risorsa di grande rilievo scientifico funzionale alla nefrologia dei trapianti. Il laboratorio di immunologia utilizzava spazi dismessi dall’ex pediatria da anni, sulla base, come è stato riferito, di un'autorizzazione del direttore del presidio. Tali attività sono improvvisamente state sospese il 9 febbraio 2019 a seguito di una denuncia ai carabinieri e successiva ispezione in sede che ha verificato irregolarità nella procedura di autorizzazione;

   questi gravi disagi denotano una mancanza di presidio di tutti i complessi processi che esitano nel soddisfacimento del bisogno di salute dei cittadini –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti e quali iniziative di competenza intenda assumere, anche per il tramite del commissario ad acta per l'attuazione del piano di rientro dai disavanzi sanitari, al fine di constatare la veridicità dei fatti;

   di quali elementi disponga in ordine all'asserita organizzazione dell'evento privato all'interno della struttura pubblica, a danno dell'intera sanità salernitana;

   quali iniziative conseguenziali, per quanto di competenza, si intendano intraprendere al fine di garantire i livelli essenziali di assistenza sanitaria ai cittadini.
(4-03201)

SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazioni a risposta scritta:


   BIGNAMI. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   il 24 giugno 2019 si è tenuto, presso la città metropolitana di Bologna il tavolo di salvaguardia per la Lem srl, azienda dell'Appennino, con alle spalle una storia di oltre 50 anni, con due stabilimenti a Porretta e Marano. L'azienda si occupa di pressofusione di leghe leggere e stampaggio e impiega oltre 40 addetti;

   al tavolo, al quale hanno partecipato sindaci e amministratori, organizzazioni sindacali e gli amministratori dell'azienda, la proprietà ha manifestato la volontà di portare i libri contabili in tribunale per chiedere che venga dichiarato il fallimento. Per far fronte alle commesse, verrà inoltre richiesto l'esercizio provvisorio con l'obiettivo di trovare un acquirente;

   è evidente che il sistema occupazionale dell'Appennino bolognese soffre da tempo una crisi gravissima e che serve uno sforzo deciso da parte delle Istituzioni, a qualunque livello, per salvaguardare aziende che, con la loro presenza in montagna, hanno garantito nei decenni lavoro, stabilità e vivibilità in territori considerati marginali –:

   se sia a conoscenza dei fatti esposti;

   quali iniziative di competenza siano state assunte o si intendano assumere per tutelare la continuità aziendale e salvaguardare i livelli occupazionali di una azienda storica e strategica per l'Appennino bolognese;

   con quali modalità si intenda seguire il percorso per l'individuazione di un acquirente e per la piena condivisione del piano industriale con tutte le parti coinvolte.
(4-03188)


   UBALDO PAGANO. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   la direttiva del Ministero dello sviluppo economico del 19 luglio 2018, sostitutiva della direttiva emanata in data 28 luglio 2016, «provvede a definire il procedimento e gli ulteriori criteri di orientamento della discrezionalità amministrativa cui attenersi nell'ambito dei procedimenti di designazione e nomina di competenza ministeriale», ossia la designazione dei commissari giudiziali e la nomina dei commissari straordinari e dei comitati di sorveglianza;

   la direttiva dispone che il procedimento per la designazione del commissario giudiziale e la nomina del commissario straordinario «sarà effettuata mediante estrazione a sorte, da tenersi in seduta pubblica, tra i nominativi indicati dalla commissione»;

   in data 23 aprile 2019, alla vigilia del tavolo istituzionale tenuto a Taranto il 24 aprile 2019 e contestualmente alle dimissioni dei tre precedenti commissari, il Ministro dello sviluppo economico ha nominato Francesco Ardito – avvocato e dirigente della AQP S.p.A. –, Antonio Cattaneo – revisore contabile e responsabile nazionale della divisione Forensic di Deloitte – e Antonio Lupo, avvocato, nuovi commissari straordinari per l'ex-Ilva;

   la selezione dei nuovi commissari è avvenuta, ad avviso dell'interrogante, senza sufficienti garanzie di trasparenza procedurali, non essendo noti – salvo che nel caso di Francesco Ardito – il modo, né i criteri della designazione; della selezione di Ardito, infatti, si sono apprese le modalità di nomina attraverso gli organi di stampa;

   lo stesso Ardito, in un'intervista pubblicata sulla testata online «www.fasanolive.it», ha dichiarato di essere stato scelto dopo che, senza specificare tramite chi, gli è stato chiesto un curriculum e ha affermato che, a conclusione di un colloquio conoscitivo, gli è stato detto che «al di là del curriculum la persona bisogna guardarla negli occhi ed essere convinti che possa essere la persona giusta per affrontare un compito così importante»;

   l'avvocato Antonio Cattaneo ha rinunciato all'ufficio, dimettendosi, prima della data del suo insediamento (1° giugno 2019);

   le dimissioni di Cattaneo sono apparentemente connesse a motivi di incompatibilità, in quanto lo stesso ricopre il ruolo di revisore contabile e partner della società di revisione internazionale Deloitte, la quale annovera tra gli audit Client una società che controlla una controparte di Arcelor Mittal;

   eppure si deve ritenere che, se la selezione è avvenuta per titoli e colloquio – analogamente al caso di Ardito – anche per gli altri due commissari, Cattaneo e Lupo, il Ministero dello sviluppo economico fosse già a conoscenza del conflitto d'interessi per Antonio Cattaneo, avendo, precedentemente alla nomina, preso visione del suo curriculum vitae;

   in data 18 giugno 2019 il dottor Cattaneo è stato nominato – attraverso estrazione – commissario straordinario per la gestione della crisi aziendale di Mercatone Uno, incarico per il quale pare non ci sia conflitto d'interessi –:

   se il Ministro fosse a conoscenza dell'incompatibilità dell'incarico affidato a Cattaneo, visto che, come precisato in premessa, la nomina è stata presumibilmente effettuata per titoli e colloquio;

   se il Ministro intenda chiarire i motivi per cui le nomine concernenti l'amministrazione straordinaria ex-Ilva non siano state effettuate ricorrendo al metodo dell'estrazione, come invece fatto per Mercatone Uno;

   se intenda fornire ulteriori elementi circa la procedura adottata per la nomina di Cattaneo quale commissario straordinario per Mercatone Uno, avvenuta per estrazione.
(4-03199)

Apposizione di firme ad una mozione.

  La mozione Cillis e altri n. 1-00213, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 26 giugno 2019, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Bubisutti, Coin, Gastaldi, Golinelli, Liuni, Lo Monte, Lolini, Loss.

Apposizione di firme ad interrogazioni.

  L'interrogazione a risposta scritta Gabriele Lorenzoni n. 4-02327, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 21 febbraio 2019, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati Rachele Silvestri, De Toma.

  L'interrogazione a risposta in Commissione Anzaldi n. 5-02008, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 30 aprile 2019, deve intendersi sottoscritta anche dalla deputata Ciampi.

  L'interrogazione a risposta in Commissione Suriano e Casa n. 5-02082, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 8 maggio 2019, deve intendersi sottoscritta anche dalla deputata Pallini.