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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Mercoledì 26 giugno 2019

ATTI DI INDIRIZZO

Mozione:


   La Camera,

   premesso che:

    ancorché l'agro-alimentare rappresenti un settore di estrema rilevanza per l'economia nazionale, come continuamente confermato dai dati positivi delle esportazioni, alcuni comparti, in particolare quello cerealicolo, mostrano difficoltà che rischiano di compromettere l'effettiva operatività di moltissime aziende, sia della produzione, che della trasformazione;

    tra le criticità strutturali, specie con riferimento al grano duro, si segnalano senza dubbio l'obsolescenza del sistema degli impianti di stoccaggio, una eccessiva polverizzazione dell'offerta, con moltissime aziende di piccole dimensioni e la necessità di migliorare la qualità tecnologica del grano duro sia in termini di valore molitorio, ovvero di resa in semola, sia di valore pastificante, ovvero di proprietà della pasta, anche in considerazione di un processo industriale che richiede un elevato tenore di proteine della materia prima;

    le suddette criticità, unitamente ad una estrema variabilità delle condizioni di mercato sul mercato internazionale e le sfavorevoli condizioni climatiche che hanno interessato la nostra penisola, imponendo l'aumento delle importazioni, evidenziano la gravità della situazione in cui versano le imprese agricole nazionali, con intere aree votate alla produzione di grano diventate a scarsa redditività, con riflessi negativi sull'intera filiera della pasta nella quale, come noto, si riversa la quasi totalità della produzione di grano duro;

    il comparto cerealicolo opera, inoltre, in un contesto globale altamente specializzato e competitivo, la cui forte volatilità dei prezzi spesso non risulta strettamente correlata alla sola legge della domanda e dell'offerta, ma anche alle speculazioni finanziarie, all'andamento del costo del petrolio, alle oscillazioni delle valute, tutti elementi che causano distorsioni nella filiera e che danneggiano in modo significativo i produttori esposti, più degli altri anelli della catena, a repentine perdite di reddito;

    nel 1967 in Italia si producevano 1,4 milioni di tonnellate di pasta, quasi tutta destinata al consumo del mercato interno; oggi la produzione è più che raddoppiata con 3,4 milioni di tonnellate circa e per la metà è destinata alla esportazione con ciò che ne consegue in termini di redditi e livelli occupazionali;

    è pertanto indispensabile intervenire con urgenza per predisporre misure adeguate a sostegno del comparto cerealicolo nazionale, attraverso interventi volti a tutelare il reddito dei produttori e a migliorare la qualità tecnologica del prodotto, specie del grano duro, anche al fine di soddisfare le esigenze dell'industria di trasformazione i cui prodotti si collocano ai primi posti tra gli alimenti di eccellenza presenti nei mercati internazionali,

impegna il Governo:

1) ad intraprendere, con urgenza, ogni utile iniziativa volta a rimuovere le criticità che caratterizzano il comparto della cerealicoltura nazionale anche alla luce di dinamiche internazionali di mercato spesso sfavorevoli che, incidendo negativamente sui fattori di debolezza strutturale, peggiorano le condizioni economiche ed occupazionali delle aziende cerealicole;

2) ad attivare gli interventi previsti dal Piano cerealicolo nazionale, nonché a mettere a punto una sua revisione alla luce delle mutate condizioni di mercato, dotandolo di adeguate risorse finanziarie;

3) a sostenere e incentivare lo strumento dei contratti di filiera al fine di tutelare il reddito dei produttori e di promuovere una più equilibrata distribuzione della produzione sul territorio nazionale;

4) ad adottare iniziative per rafforzare la tutela e la protezione delle produzioni nazionali di grano duro di qualità che costituiscono alcune delle più note eccellenze del made in Italy a livello globale;

5) ad incentivare il ricorso alla contrattazione tra le imprese e la premialità delle produzioni sulla base della qualità ottenuta, anche attraverso l'istituzione di un tavolo di lavoro composto da rappresentanti del Ministero delle politiche agricole, alimentari, forestali e del turismo e delle associazioni di categoria maggiormente rappresentative, al fine di individuare percorsi condivisi volti a favorire tutte quelle soluzioni idonee a migliorare l'equilibrio di mercato e la trasparenza nella rilevazione e nella formazione di prezzi;

6) a fronteggiare l'inadeguatezza del sistema produttivo nazionale del grano duro attraverso il sostegno alla ricerca scientifica finalizzata al miglioramento della qualità nella fase della coltivazione, nonché alla realizzazione di impianti idonei a consentire uno stoccaggio corretto e differenziato in funzione della qualità della materia prima;

7) a valutare la possibilità di assumere iniziative per introdurre misure di agevolazione fiscale, anche per un periodo transitorio, vista la situazione emergenziale determinatasi, volte a consentire alle aziende cerealicole di recuperare quei margini di redditività minimi che ne giustifichino la continuità operativa.
(1-00213) «Cillis, Viviani, L'Abbate, Parentela, Cadeddu, Lombardo, Del Sesto, Bella, Cassese, Cimino, Gagnarli, Gallinella, Maglione, Alberto Manca, Marzana, Pignatone».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interpellanza:


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, per sapere – premesso che:

   il termovalorizzatore di Acerra è un impianto di trattamento dei rifiuti non pericolosi e per la valorizzazione dell'energia in essi contenuta;

   l'impianto, di proprietà della regione Campania, si trova nell'area industriale del comune di Acerra;

   l'impianto è costituito da tre linee indipendenti di termovalorizzazione e depurazione fumi, operanti in parallelo, da una sezione comune di produzione energia elettrica, nonché dai sottosistemi comuni funzionali al processo di termovalorizzazione distinto nelle sue fasi principali (combustione, generazione di energia elettrica, depurazione fumi);

   la potenza istallata è di 107.5 MWe;

   nel termovalorizzatore di Acerra vengono trattate circa 700.000 tonnellate di rifiuti all'anno;

   il programma straordinario per la gestione dei rifiuti è previsto all'articolo 45 della legge regionale n. 14 del 2016, ma evidentemente non ha prodotto i risultati sperati;

   il 28 settembre 2018 la A2A Ambiente spa di Brescia, che dal 13 novembre 2008 gestisce il termovalorizzatore di Acerra e l'impianto di selezione è trattamento dei rifiuti di Caivano, annunciava ufficialmente alla regione Campania (direzione generale per l'ambiente e l'ecosistema) le date e i periodi delle «attività di manutenzione programmata - linee di combustione del termovalorizzatore anni 2018 e 2019»;

   nella lettera alla regione Campania la A2A Ambiente spa scriveva: «Al fine di ottimizzare la programmazione dei flussi di frazione secca prodotta dagli impianti Stir regionali, comunichiamo il calendario delle manutenzioni programmate per gli anni 2018 e 2019, al momento prevedibile, per il termovalorizzatore. Tre settimane circa per la linea 1 a partire dall'inizio del mese di novembre; sei settimane per la linea 2 a partire dall'ultima settimana del mese di dicembre fino a fine gennaio 2019; quattro settimane per la linea 3 a partire dall'inizio del mese di marzo 2019; due settimane a maggio; revisione generale del turbogeneratore che prevede il fermo contemporaneo di tutte le linee per circa 35 giorni a partire dall'inizio di settembre 2019 con fermo della linea 2 a partire dall'ultima settimana di agosto»;

   nelle ultime settimane si sono verificati disagi per la cittadinanza, numerosi infatti sono i cumuli di rifiuti nelle periferie di Napoli;

   in via Labriola, via Roma verso Scampia, via Libero Grassi ci sono tonnellate di immondizia, così come nella periferia ovest, in Viale Traiano e via Nerva;

   gli Stir (stabilimento di tritovagliatura ed imballaggio rifiuti) hanno rallentato a causa del blocco di una delle linee del termovalorizzatore di Acerra;

   se il blocco di una sola linea del termovalorizzatore ha causato enormi difficoltà, è lecito immaginare che il blocco totale dell'impianto di Acerra, come avverrà per 35 giorni a settembre, possa portare al collasso del sistema;

   il presidente della provincia di Caserta Giorgio Magliocca ha comunicato ufficialmente che sarà lo Stir di Santa Maria Capua, per il tramite la società Gisec, ad accogliere i rifiuti indifferenziati raccolti nei 104 Comuni del Casertano, che da settembre non potranno essere smaltiti presso il termovalorizzatore di Acerra;

   lo Stir di Santa Maria C.V., assieme a tutti gli Stir della Campania, è stato individuato, con modifica alla legge regionale n. 14 del 2016 intervenuta nel 2018, quale sito presso il quale allestire una «stazione ecologica» per lo stoccaggio rifiuti;

   negli ultimi mesi si sono verificati una serie di incendi che hanno interessato i siti di stoccaggio dei rifiuti della provincia di Caserta;

   nella serata del 1° novembre 2018 è scoppiato un incendio di grandi dimensioni all'interno dello Stir di Santa Maria Capua Vetere;

   il rogo ha coinvolto un capannone contenente tonnellate di rifiuti pronti per essere trasferiti al termovalorizzatore di Acerra;

   il fumo ha invaso tutta la zona circostante, coinvolgendo soprattutto le prime case dell'abitato di Santa Maria Capua Vetere e parte del comune di Marcianise;

   il 19 novembre 2018 il Governo ha approvato un protocollo che mira a tutelare la salute delle popolazioni che vivono su questo territorio;

   il piano d'azione coinvolge sette Ministeri e il presidente della regione Campania;

   l'attuale situazione, aggravata dai recenti sviluppi, rappresenta un grave rischio per la sicurezza e la salute dei cittadini;

   da quanto sopra riportato si evince come la regione Campania sapesse con largo anticipo il fermo totale delle attività del termovalorizzatore di Acerra;

   tuttavia, la regione Campania non ha predisposto un piano straordinario per lo smaltimento dei rifiuti, ad avviso dell'interrogante scaricando tutta la responsabilità sui comuni –:

   se il Ministro interpellato per quanto di competenza, stia valutando iniziative straordinarie al fine di evitare il collasso della gestione dei rifiuti nella provincia di Caserta e della regione Campania, anche valutando la deliberazione dello stato di emergenza e la conseguente nomina di commissari governativi.
(2-00434) «Buompane, Manzo, Del Monaco, Misiti, Villani, Trizzino, Del Sesto, Grimaldi, Nappi, Iorio, Flati, Lovecchio».

Interrogazione a risposta orale:


   DEIDDA. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   la regione Sardegna è interessata dalla realizzazione di diverse opere di viabilità, fondamentali e strategiche per il superamento del deficit infrastrutturale che, attualmente, interessa la medesima regione e, allo stato, le tempistiche programmate per il completamento delle stesse opere non risultano in alcun modo rispettate, con gravi disagi anche per la normale circolazione;

   la realizzazione della maggior parte delle opere in questione è affidata ad Anas, a fronte di finanziamenti provenienti sia dallo Stato che dalla stessa regione sarda e il citato ritardo, rischia di compromettere la validità dei finanziamenti in questione, con conseguenze dannose per l'intero sistema viario regionale;

   nel territorio della regione Sardegna, negli ultimi anni, si è registrato un notevole incremento del trasporto privato, determinato, soprattutto, dall'inadeguatezza del trasporto collettivo e, in particolare, di quello su rotaia e gli interventi in questione interessano la viabilità principale ed in particolare: la strada statale 131 «Carlo Felice», la strada statale 291 «Sassari-Alghero», la strada statale 729 «Nuova Sassari-Olbia», la strada statale 125 «Orientale Sarda», la nuova strada statale 125/133-bis, la circonvallazione di Olbia, la strada statale 127 «Settentrionale Sarda», la strada statale 195 «Sulcitana Cagliari-Pula», strada statale 130, strada statale 554;

   la normativa introdotta con il decreto-legge cosiddetto «Sblocca Cantieri» consente, al fine di accelerare la realizzazione di opere ritenute strategiche e prioritarie, da individuarsi con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, la nomina di uno o più commissari straordinari e, avuto riguardo alle opere in questione, la nomina del citato commissario scongiurerebbe anche la perdita dei finanziamenti; l'assessorato dei lavori pubblici della Sardegna ha recentemente richiesto la suddetta nomina nella persona dell'assessore pro-tempore, avvocato Roberto Frongia –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti sopraesposti e quali iniziative di competenza intenda adottare al fine di inserire le opere suindicate tra quelle ritenute strategiche e prioritarie, con conseguente nomina, senza ulteriore ritardo, ai sensi dell'articolo 4 del decreto-legge n. 32 del 18 aprile 2019, di un Commissario straordinario per la loro realizzazione.
(3-00825)

Interrogazione a risposta scritta:


   BIGNAMI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro dell'interno, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   il territorio bolognese, modenese e dell'Emilia-Romagna in generale è stato interessato, il 22 giugno 2019, da una violenta e improvvisa grandinata, con chicchi di grandine grossi come noci e con vento anche a 110 chilometri l'ora. Tali eventi da tempo non possono più considerarsi eccezionali e si ripresentano purtroppo con periodicità, provocando danni ovunque, a privati e aziende;

   sono state numerose le auto con parabrezza sfondati, diverse persone sono rimaste lievemente ferite e sono state medicate all'ospedale;

   nei venti minuti di «bufera» sono caduti chicchi di grandine enormi che hanno messo a rischio anche l'incolumità di abitazioni private ed edifici pubblici. La stima dei danni totali, solo a Bologna, supererebbe il milione di euro;

   sul fronte dell'agricoltura l'allarme è stato lanciato dalle organizzazioni agricole che hanno stimato danni soprattutto alle colture di vigne, di pere e danni diffusi anche a sementi, carote, cipolle, patate e bietole. Stante l'analisi di Coldiretti, sono 124 le grandinate violente finora rilevate in Italia, pari a quasi il doppio di quelle registrate nello stesso periodo dello scorso anno (+88 per cento)

   il territorio colpito dalla grandinata sarebbe circoscritto e riguarderebbe le aree che vanno da Scandiano e Rubiera, in provincia di Reggio Emilia, a Campogalliano, Castelfranco e Nonantola in provincia di Modena, fino al Bolognese con San Giovanni in Persiceto, San Giorgio, Granarolo e Minerbio ma anche le colline di Casalecchio. L'evento atmosferico ha danneggiato anche il Ravennate, in particolare la pianura di Massa Lombarda, Lugo e Bagnacavallo. In tutta la «zona rossa» si stimerebbe una perdita di produzione fino al 100 per cento per la viticoltura;

   sono fortemente danneggiati anche gli operatori del commercio ambulante della Piazzola di Bologna che hanno subito forti perdite in termini di attrezzature e merci e che, a mezzo stampa, hanno chiesto un aiuto economico al comune, oltre alla possibilità di poter usufruire di sgravi fiscali e la posticipazione delle rate Inps di agosto e novembre;

   tra le attività fortemente colpite, tra l'altro, vi sono anche diverse concessionarie di auto: la violenta grandinata ha infatti letteralmente distrutto decine di autovetture, con conseguenti ingentissimi danni;

   intanto, la regione Emilia-Romagna si è già detta pronta a chiedere lo stato di emergenza. La protezione civile ha infatti già iniziato la ricognizione dei danni pubblici e privati, in collaborazione con i comuni interposti e i vigili del fuoco –:

   quali iniziative di competenza il Governo intenda assumere per garantire indennizzi e risarcimenti per i danni che privati e aziende hanno subìto dalla grandinata del 22 giugno 2019;

   se si intenda accogliere la richiesta di deliberazione dello stato di emergenza della regione Emilia-Romagna e quali iniziative si intendano attivare;

   quali iniziative di sostegno si intendano attivare per le imprese agricole e per le attività danneggiate, quali ad esempio le concessionarie d'auto, e con quali tempistiche;

   quali iniziative normative si intendano adottare per prevedere sgravi e agevolazioni fiscali agli operatori del commercio ambulante danneggiati da eventi atmosferici come quello di cui in premessa;

   stanti i rilevanti danni alle autovetture, se si intendano adottare iniziative normative volte ad agevolare la stipula di assicurazioni che possano coprire anche gli eventi atmosferici e se si intendano predisporre, più in generale, iniziative e per risarcire o indennizzare almeno in parte i beni colpiti da eventi atmosferici, in particolare se si tratta di beni di uso quotidiano.
(4-03173)

AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INTERNAZIONALE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   DELMASTRO DELLE VEDOVE. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   notizie di stampa del mese di gennaio 2019 davano per imminente la riapertura dell'ambasciata d'Italia in Siria chiusa dal 2012;

   tali fonti rendevano noto che l'Italia ha già avviato i lavori di ristrutturazione all'interno della sede;

   secondo tali fonti, la valutazione sui tempi di riapertura sarebbe subordinata alla normalizzazione della situazione in Siria, smentendo accelerazioni in tal senso;

   il Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale aveva ribadito che i rapporti con la Siria restavano «congelati»;

   ad oggi si può affermare che la progressiva stabilizzazione del contesto sia avvenuta a seguito della nuova presa di controllo, da parte del Governo legittimo, dei territori precedentemente in mano al sedicente Stato Islamico;

   vale la pena sottolineare che la riapertura aiuterebbe senza dubbio lo sviluppo degli affari delle imprese italiane impegnate nella ricostruzione e contribuirebbe a rilanciare l'azione internazionale dell'Italia verso tutti gli Stati mediorientali –:

   quali siano le tempistiche, certe o ipotizzate da parte del Governo, per la riapertura dell'ambasciata d'Italia in Siria.
(5-02369)

AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interpellanza:


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, per sapere – premesso che:

   il litorale Domitio-Flegreo è di importanza strategica per il territorio campano;

   il presidente della regione Campania, nel corso della presentazione del Masterplan della costa campana afferente al litorale Domitio-Flegreo per la valorizzazione e la riqualificazione integrata dei paesaggi costieri, redatto nel 2016, ha dichiarato: «stiamo operando per creare condizioni ambientali da paese civile ovvero potenziando impianti di depurazione, completando politiche di bonifica ambientale per avere un mare balneabile tutto l'anno»;

   nel mese di giugno 2019 numerose sono state le segnalazioni di cittadini che hanno documentato un'anomala colorazione del mare riscontrando rifiuti e scie di schiuma;

   l'Agenzia regionale protezione ambientale della Campania (Arpac) ha svolto prelievi supplementari delle acque di balneazione del litorale Domitio;

   nel caso del golfo di Napoli e del litorale Domitio-Flegreo le situazioni di scarsa qualità delle acque sono dovute essenzialmente all'immissione in mare di reflui;

   negli ultimi rapporti di Arpac il valore di batteri coliformi fecali è di 100 volte superiore al limite di legge per quello che deve essere lo scarico di depuratore;

   l'Arpac ha individuato sei punti del litorale tra Castel Volturno, Mondragone e Sessa Aurunca ritenuti non adatti alla balneazione;

   i Regi Lagni sono un reticolo di canali rettilinei, perlopiù artificiali, che attraversano le province di Caserta, Avellino, Napoli e Benevento;

   l'area degli antichi canali di bonifica dei Regi Lagni è considerata uno dei territori più critici della Campania, anche dal punto di vista ambientale;

   molti comuni hanno sistemi fognari obsoleti e inadeguati, sprovvisti di qualsivoglia sistema di depurazione a monte che scaricano illegalmente nei Lagni e quindi in mare ogni genere di reflui;

   in seguito alle indagini della procura di Santa Maria Capua Vetere, le forze dell'ordine hanno rinvenuto decine di autoveicoli gettati nei Regi Lagni, carcasse di animali, rifiuti di ogni tipo, migliaia di scarichi abusivi e addirittura autobotti che raccoglievano i rifiuti liquidi di aziende lontane dai canali per scaricarli nei Regi Lagni;

   la procura sammaritana ha predisposto il sequestro preventivo dell'impianto di gestione della griglia di contenimento;

   la Sma Campania, società affidataria della gestione dell'impianto di grigliatura posto alla foce dei Regi Lagni, senza le prescritte autorizzazioni avrebbe effettuato attività di raccolta, recupero, trasporto e smaltimento di rifiuti per circa 56.440 chilogrammi provenienti dalla separazione a mezzo di pala meccanica dei rifiuti grossolani dalle acque del canale dei Regi Lagni e dai rifiuti trattenuti dalla griglia;

   inoltre, la Sma Campania avrebbe violato le norme che impongono ai soggetti che gestiscono rifiuti di tenere e compilare correttamente il registro di carico e scarico rifiuti, ponendo in essere una gestione dell'impianto di grigliatura discontinua nel tempo e carente della necessaria manutenzione ordinaria e straordinaria;

   sarebbero quindi compromessi e deteriorati in maniera significativa le acque e l'ecosistema della foce dei Regi Lagni, da un lato, per lo sversamento in mare di tutti i rifiuti solidi trasportati con il corso del canale e, dall'altro, per un innalzamento del canale stesso alla sua foce tale da determinare allagamenti e rigurgiti delle acque in uscita dal vicino impianto di depurazione di Villa Literno - foce dei Regi Lagni;

   la griglia di Castel Volturno, un'opera che è costata 2 milioni di euro e che ha funzionato solo per due estati, in quanto la sua manutenzione ha un costo di circa 700.000 euro all'anno, una spesa che nessun ente al momento vuole sostenere;

   la griglia doveva fermare i rifiuti grossolani; ha svolto a causa di una probabile errata progettazione una funzione di diga creando dunque grossi problemi;

   l'Arpac ha rilevato irregolarità nella quasi totalità degli impianti di scarico;

   la regione Campania ha avviato un progetto «Risanamento ambientale e valorizzazione dei Regi Lagni», il quale consiste nella realizzazione di interventi rivolti principalmente al disinquinamento dei Regi Lagni e del litorale immediatamente a nord di Napoli fino al Litorale Domitio;

   tuttavia, attualmente il progetto procede a rilento;

   l'abusivismo edilizio è un fattore rilevante per l'inquinamento di tutto il litorale della regione Campania;

   situazioni di scarsa qualità delle acque possono avere anche serie conseguenze negative sulla salute dei cittadini –:

   se, alla luce dei gravissimi fatti sopra descritti, il Ministro interpellato intenda adottare iniziative straordinarie al fine di garantire la salute dei cittadini;

   se intenda promuovere, per quanto di competenza, monitoraggi straordinari delle acque del golfo di Napoli e del litorale domitio al fine di seguire con tempestività e precisione l'evoluzione del fenomeno dell'inquinamento e di verificare gli effetti delle azioni intraprese e degli interventi effettuati;

   se intenda adottare, per quanto di competenza, iniziative straordinarie al fine di garantire che l'erogazione di risorse pubbliche finalizzate ad adeguare il sistema fognario e depurativo delle aree che insistono sul golfo di Napoli e sul litorale domitio sia accompagnata da interventi non episodici rivolti a contrastare i fenomeni di abusivismo edilizio e le attività di scarico abusivo, illegale o irregolare delle acque reflue.
(2-00435) «Buompane, Grimaldi, Orrico, Nappi, Manzo, Flati, Iorio, Lovecchio».

Interrogazione a risposta orale:


   NESCI, D'IPPOLITO, MELICCHIO, BARBUTO, PARENTELA, TUCCI, MENGA, MISITI, SAPIA, ORRICO, NAPPI e FORCINITI. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro dell'interno, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   nell'interrogazione a risposta scritta n. 4-15214, presentata nella XVII legislatura alla Camera il 16 gennaio 2017, rimasta senza risposta, venivano descritte le problematicità legate all'erogazione di acqua potabile nel comune di Ricadi (frazione di Santa Domenica) e in numerose altre località nella provincia di Vibo Valentia; l'acqua erogata, risulterebbe, dal 2013 a oggi, seppur in maniera discontinua, caratterizzata da una colorazione marrone e da un odore acre, condizioni, queste, che ne impediscono l'utilizzo per il consumo umano; a seguito delle analisi effettuate nella primavera del 2018 dall'Arpacal sulla composizione dell'acqua erogata dai serbatoi nella provincia del vibonese, i comuni di Ricadi, Tropea e Joppolo avevano emanato ordinanze per sancire il divieto di utilizzo dell'acqua per scopi igienico-sanitari e alimentari; a tali ordinanze di divieto, inoltre, per scongiurare ogni ipotetico disagio ai danni dei cittadini, si è accompagnata la chiusura delle fontane pubbliche nei comuni sopracitati, da cui veniva prelevata l'acqua da analizzare; tali ordinanze sono state successivamente revocate. Tuttavia, la riapertura di suddette fontane non è stata sempre conseguenzialmente e puntualmente sancita. In particolare, la fontana pubblica ubicata nella principale piazza Roma a Santa Domenica di Ricadi è tuttora non funzionante; in data 17 settembre 2018 sono stati effettuati nuovi prelievi di acqua destinata al consumo umano presso i serbatoi, di proprietà della So.Ri.Cal, di Santa Domenica, Santa Maria e Masa nel Comune di Ricadi. Le analisi che Arpacal ha effettuato su tali prelievi in data 18 settembre 2019 hanno infine evidenziato una presenza di nitriti superiore a quella consentita da legge; similmente, le analisi effettuate in data 18 settembre 2019 su campioni di acqua prelevati dal serbatoio Vulcano del comune di Tropea, hanno permesso di rilevare una presenza di nitriti superiore a quella consentita; a seguito di tali rilevamenti, il comune di Ricadi, in data 19 settembre 2018, ha nuovamente emanato un'ordinanza, successivamente revocata, di divieto di utilizzo dell'acqua erogata dalla condotta adduttrice Medma di Nicotera, che alimenta i suddetti serbatoi; numerose sono state le iniziative volte alla denuncia di tale insostenibile situazione: nel 2016, è stato presentato un esposto alla procura di Vibo Valentia, indirizzato, oltre che al procuratore della Repubblica, anche al prefetto, al direttore generale e al direttore del dipartimento di prevenzione dell'azienda sanitaria provinciale, all'allora Ministro della salute, al comando carabinieri per la tutela dell'ambiente, al comando carabinieri per la tutela della salute, al comandante provinciale del Corpo forestale dello Stato, alla Sorical e alla commissione straordinaria del comune di Ricadi, al fine di sciogliere i molti nodi amministrativi, gestionali, tecnici e di monitoraggio che hanno determinato il verificarsi di una tale situazione di disagio; tale esposto è stato poi successivamente firmato da oltre 1.400 cittadini che sottoscrivevano l'urgenza di una celere e definitiva azione di risanamento dei filtri dell'acqua nella località di Ricadi e della provincia del vibonese; come riportato dal quotidiano online www.ilvibonese.it nell'aprile 2019, la So.Ri.Cal ha avviato la costruzione di una seconda linea di filtrazione dell'acqua presso l'impianto Medma a servizio dei comuni di Nicotera, Joppolo, Ricadi e Tropea, a sostegno di una prima linea di filtrazione ultimata nel 2016; la nuova sezione filtrante è giunta all'impianto Medma in data 10 aprile 2019 e, ad oggi, se ne attende l'attivazione –:

   se il Governo sia a conoscenza delle problematiche esposte in premessa e se non ritenga di promuovere, per quanto di competenza, una verifica, anche per il tramite del comando dei carabinieri per la tutela dell'ambiente e del comando dei carabinieri per la tutela della salute, circa lo stato e la qualità delle acque destinate al consumo umano, nell'ottica di salvaguardare i diritti dei cittadini.
(3-00828)

Interrogazione a risposta scritta:


   GRIPPA, BARBUTO, NAPPI e TESTAMENTO. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   un articolo sulla pagina web «www.rete8.it» dal titolo «Porto Pescara: ok del comitato Via al progetto, partono i lavori» riporta che: «Il comitato di coordinamento regionale per la Valutazione d'impatto ambientale (Via) ha espresso parere favorevole al progetto di deviazione del porto canale di Pescara attraverso la costruzione di una parte del molo nord e il completamento del pennello di foce. Partono i lavori con i 15 milioni di euro del Masterplan»;

   il medesimo articolo riporta che i lavori partiranno dopo l'estate e, che nel parere del comitato Via, è riportato: «Consentiranno il ripristino delle necessarie condizioni di sicurezza venute a mancare a seguito dell'apertura del varco nella diga oltre a una migliore protezione dell'attuale litorale limitrofo al porto che con l'apertura del varco si trova evidentemente esposto agli eventi ondosi di bora»;

   al parere favorevole alla costruzione della prima parte del molo nord dovrebbero seguire gli interventi di completamento del molo nord, finanziati con 16 milioni di euro di fondi Cipe, e quelli relativi al nuovo molo sud. Si tratta dell'avvio delle opere previste nel piano regolatore generale portuale per evitare l'insabbiamento dell'avamporto, riattivare il collegamento con la Croazia e definire le politiche turistiche e commerciali attualmente quasi ferme;

   quelli che sembrano lavori di messa in sicurezza delle costa e non di un porto farebbero accantonare l'ipotesi della costruzione di un porto nella regione Abruzzo. Tuttavia, lo stesso Comitato, tra le righe del parere continua a parlare di navigazione quindi della presenza di barche evidentemente;

   l'Arta (Agenzia regionale per la tutela dell'ambiente) presente ai lavori del comitato di coordinamento regionale avrebbe fatto mettere a verbale un passaggio in cui si sostiene che: «richiamato il parere contrario espresso nel giudizio n. 3007 del 21 febbraio 2019, per la definizione della procedura e della competenza (statale o regionale), considerato che non sono stati forniti gli esiti dei monitoraggi prescritti con i giudizi 2745/2016 e 2746/2016, né altri dati a supporto, permane il convincimento che le tre opere di progetto non abbiano la funzione di protezione della costa dall'erosione e dall'inquinamento, come rappresentato dal documento acquisito agli atti»;

   a parere dell'interrogante, se il comitato via avesse sposato la tesi che le opere in questione costituiscono parte di un porto, le stesse non avrebbero dovuto essere sottoposte a una semplice procedura di verifica di assoggettabilità a valutazione di impatto ambientale (conclusasi con la puntuale esclusione dalla Via ma ad una più impegnativa valutazione di impatto ambientale diretta e oltretutto di competenza del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. Quella che mancò a suo tempo anche per la costruzione della diga foranea, con le conseguenze note;

   il sito web «qds.it» in un articolo del 20 giugno 2019 «L'efficienza corre sull'acqua e non sull'asfalto. Il mare fondamentale per logistica e mobilità» riporta che: «...dal 2004 le Autostrade del Mare sono state designate tra i progetti prioritari. Nello stesso anno, al fine di promuovere a livello nazionale le Autostrade del Mare, in Italia è nata una apposita società in house del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, con il nome Rete Autostrade Mediterranee (RAM), oggi denominata RAM – Logistica, Infrastrutture e Trasporti Spa» –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza di ulteriori elementi in merito ai fatti esposti in premessa;

   quali iniziative urgenti intenda assumere, per quanto di competenza, con lo scopo di verificare la sussistenza di una competenza statale in materia di valutazione di impatto ambientale nel caso di specie, anche in relazione agli elementi di complessità che la stessa valutazione presenta e in considerazione degli effetti dei cambiamenti climatici su opere che hanno una vita utile di 50-100 anni.
(4-03180)

FAMIGLIA E DISABILITÀ

Interrogazione a risposta scritta:


   VIETINA. — Al Ministro per la famiglia e le disabilità, al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   da un comunicato stampa dell'Anffas (Associazione nazionale di famiglie e persone con disabilità intellettiva e disturbi del neurosviluppo) si apprende che durante l'assemblea, riunitasi a Roma nei giorni del 29, 30 e 31 maggio 2019, sia stata approvata una mozione generale rivolta al Ministro per la famiglia e le disabilità;

   si tratterebbe di un documento molto articolato ove si evidenzia che, negli oltre 60 anni di vita dell'associazione essa abbia contribuito alla stesura di numerose leggi che avrebbero dovuto contribuire a migliorare le condizioni di vita delle persone con disabilità e dei loro familiari, ma che purtroppo ancora oggi molte di esse non sono concretamente attuate in modo adeguato sul territorio nazionale;

   sembra, da quanto pubblicato, che i fondi statali siano del tutto insufficienti a garantire l'esigibilità dei diritti e anche le risorse, laddove messe a disposizione dalle regioni e dagli enti locali, non risultano sufficienti;

   inoltre, gli attuali strumenti di protezione giuridica (interdizione, inabilitazione ed amministrazione di sostegno) risulterebbero difformi alle previsioni della Convenzione Onu e, nella loro pratica attuazione, molto spesso, si assiste ad abnormi distorsioni e gravosi adempimenti che nulla hanno a che vedere con i veri interessi delle persone con disabilità e delle loro famiglie;

   la normativa citata parte dalla legge n. 18 del 2009 con la quale l'Italia ha recepito la Convenzione Onu sui diritti delle persone condensabilità, nonché altre importanti leggi come la legge n. 104 del 1992 – «legge-quadro per l'assistenza, l'integrazione sociale e i diritti delle persone handicappate» e connessa legge n. 162 del 1998, la legge n. 68 del 1999 – «norme per il diritto al lavoro dei disabili» e successive modifiche e integrazioni la legge n. 328 del 2000 – «legge-quadro per la realizzazione del sistema integrato di interventi e servizi sociali» a partire dall'articolo 14, la legge 112 del 2016 – «legge sul cosiddetto durante e dopo di noi» e altre;

   le persone con disabilità, i familiari e gli operatori si sarebbero mobilitati chiedendo un concreto intervento al Ministro per le famiglie e la disabilità affinché, prendendo atto di questa situazione intollerabile vissuta dalle persone con disabilità e dai loro familiari, provveda a rimuoverne le cause;

   altro tema affrontato nella mozione riguarderebbe il diritto allo studio e all'inclusione scolastica degli alunni con disabilità intellettiva e del neurosviluppo; si chiede al riguardo che tale diritto venga rispettato, in modo omogeneo, sull'intero territorio nazionale, compresi i servizi a carico degli enti locali, facendo sì che l'intero sistema garantisca non solo quantità, ma soprattutto qualità e che il primo giorno di scuola sia tale per tutti gli alunni e studenti con e senza disabilità –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza della mozione promossa dall'Anffas;

   quali iniziative di competenza, anche normative, il Governo intenda adottare al fine di predisporre un programma di interventi di aiuto e sostegno, anche di concerto con gli enti locali, per armonizzare tali interventi in favore delle persone con disabilità intellettiva e disturbi del neurosviluppo e quali sia la relativa tempistica;

   se non ritengano di avviare le opportune iniziative al fine di rispettare sull'intero territorio nazionale il diritto allo studio e all'inclusione scolastica degli alunni con disabilità intellettiva e del neurosviluppo;

   come intendano far fronte alla carenza di risorse oggi insufficienti a garantire l'esigibilità dei diritti e necessarie alla realizzazione degli interventi a favore dei soggetti interessati.
(4-03181)

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   PEZZOPANE, VISCOMI, CARNEVALI, FIANO, MARCO DI MAIO, FRAGOMELI e DE LUCA. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro per la famiglia e le disabilità. — Per sapere – premesso che:

   ha suscitato indignazione e ha avuto ampia eco la notizia riportata dagli organi di informazione e diventata virale sui social media nel corso del fine settimana compreso tra i giorni 15 e 16 giugno 2019 riguardante due ragazze con grave disabilità che in partenza dall'Aeroporto di Bologna e dirette in Irlanda si sono viste negare l'imbarco ripetutamente, per due giorni consecutivi, e sono state costrette all'acquisto un secondo biglietto aereo e a pernottare a Bologna;

   questo sarebbe accaduto nonostante avessero fatto richiesta, con congruo anticipo, di assistenza segnalando tutte le esigenze, incluso il necessario trasporto della carrozzina elettrica, con le relative specifiche tecniche relative alle batterie e avessero ricevuto il nulla osta dalla compagnia aerea;

   alle due ragazze, come riportato dagli organi di informazione, sarebbe stato negato l'imbarco senza fornire spiegazioni utili e, a quanto risulta all'interrogante, senza che le stesse potessero avere una interlocuzione con il responsabile che ha negato il servizio di imbarco –:

   se il Governo sia a conoscenza di quanto riportato in premessa e se intenda attivarsi, per quanto di competenza e attraverso i soggetti istituzionali preposti alla vigilanza, per verificare le precise responsabilità in merito all'accaduto e per scongiurare il ripetersi di episodi lesivi delle pari opportunità e del diritto alla mobilità.
(5-02370)


   MULÈ. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro per la famiglia e le disabilità. — Per sapere – premesso che:

   come denunciato sulla loro pagina Facebook Witty Wheels, il 18 giugno 2019, Maria Chiara ed Elena Paolini, due sorelle disabili di Senigallia, non hanno potuto imbarcarsi all'aeroporto Marconi di Bologna, a causa della loro disabilità, come ampiamente diffuso da testate come il Resto del Carlino e il Messaggero, il 19 giugno, e Il Fatto Quotidiano il 20 giugno 2019;

   selezionate per frequentare una summer school in Irlanda per ben due giorni consecutivi è stato loro negato l'imbarco, il primo giorno dalla compagnia Aer Lingus, il secondo dalla compagnia Lufthansa. Come riportano pubblicamente «Il primo giorno, sabato, al check-in ci hanno presentato tre motivi per cui non avremmo potuto volare [...]: le batterie delle carrozzine, la preoccupazione per quale posizione potevamo assumere sul sedile e il fatto che non avevamo mandato la documentazione in anticipo»;

   le ragazze hanno specificato che avevano utilizzato le medesime batterie precedentemente già in altri voli e che comunque le batterie avevano ricevuto l'approvazione per il volo dalla compagnia aerea, opportunamente informata via email. Con riguardo alla posizione da assumere in aereo hanno affermato che solitamente viaggiano distese, ma in questa occasione è stato comunicato loro che non sarebbe stato possibile. Ciononostante le due ragazze hanno chiarito che avrebbero potuto viaggiare anche sedute, sicuramente con meno agio, ma la compagnia aerea dopo aver richiesto un documento medico che accertasse la possibilità di volare in tale posizione e dopo aver ricevuto regolare certificato hanno sostenuto la necessità di contattare via email la compagnia aerea compilando un apposito modulo. A quel punto il tempo utile per l'imbarco era trascorso e Maria Chiara ed Elena hanno dovuto rinviare la partenza al giorno successivo;

   per quanto riguarda la documentazione richiesta in anticipo, le due ragazze denunciano che gli addetti della compagnia non hanno saputo dare chiare indicazioni in merito specificando solo che andava fatto almeno 48 ore prima del volo e che quindi non c'erano le condizioni per considerare utile alcuna documentazione;

   vi sarebbe stato inoltre un rimpallo di responsabilità tra compagnie aeree e addetti aeroportuali come testimoniato anche da una nota dell'aeroporto Marconi con la quale oltre a bollare le accuse come «completamente infondate» la direzione aeroportuale specificava che le «attività di accettazione dei passeggeri non sono effettuate da proprio personale ma da società terze che operano in nome e per conto delle compagnie aeree», impegnandosi a verificare che le compagnie aeree e le società di handling non abbiano avuto «comportamenti non coerenti con le procedure previste per l'imbarco dei passeggeri con disabilità. Parallelamente, la società si riserva di verificare che i tempi di presentazione delle due persone, il tipo di prenotazione effettuato e la documentazione consegnata siano stati adeguati a quanto richiesto per garantire l'erogazione del servizio»;

   appena il 24 giugno 2019, un altro ragazzo marchigiano, Michael Baioni Bechtol, tetraplegico, dopo essere riuscito a volare da Ancona a Palermo con un volo Volotea, è rimasto bloccato nella tratta di ritorno con la medesima compagnia a causa di presunti motivi di sicurezza contestati in merito alla presenza, nel kit di motorizzazione della sedia a rotelle, di una batteria al litio priva dell'indicazione del voltaggio –:

   se il Governo sia a conoscenza delle gravi discriminazioni illustrate in premessa e se non ritenga di avviare, per quanto di competenza e ricorrendo ai soggetti preposti, come Enac, una verifica approfondita presso le singole società aeroportuali, aeree e di handling, affinché siano prevenuti casi come quelli in questione e sia rispettato pienamente il diritto alla mobilità, nonché quello all'accesso al trasporto e alle infrastrutture da parte degli utenti e, in particolare, di quelli vulnerabili o con disabilità.
(5-02371)

Interrogazioni a risposta scritta:


   MAGLIONE e FEDERICO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   nel territorio del comune di Sassinoro in provincia di Benevento è stato autorizzato dalla regione Campania un impianto di compostaggio per il trattamento di 22.000 tonnellate annue di rifiuti organici;

   l'impianto è posto su una falda acquifera che fa parte del sistema delle acque del lago di Campolattaro (BN), sul quale c'è un progetto di potabilizzazione a valere su fondi Cipe gestiti dal Ministero delle infrastrutture e dei trasporti;

   considerati i problemi di approvvigionamento idrico della città di Benevento e provincia, dovuto all'infiltrazione di sostanze inquinanti nei pozzi e dai cambiamenti climatici oramai in atto, il bacino di Campolattaro assume quindi sempre maggiore importanza e diventa strategico per la sostenibilità e l'economia dell'intera provincia;

   l'eventuale realizzazione dell'impianto risulterebbe in contrasto con la volontà di utilizzare dette risorse per l'uso a fini potabili del bacino di Campolattaro, considerata comunque la possibilità di inquinamento delle matrici terra-acqua –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e se non ritenga opportuno adottare ogni iniziativa di competenza al fine di preservare l'interesse preminente dell'approvvigionamento idrico per gli abitanti della zona in luogo della realizzazione di impianti di trattamento dei rifiuti.
(4-03172)


   BIGNAMI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   si apprende a mezzo stampa dell'ipotesi di chiusura per lavori della ferrovia Porrettana nel tratto Porretta - Pistoia, che si aggiunge a quella della strada statale, interrotta nel tratto tra Pavana e Ponte della Venturina dal 4 febbraio 2019 a causa di un evento franoso;

   la situazione della strada statale 64 e dei relativi ritardi nella partenza dei lavori era già stata portata all'attenzione del Ministro interrogato con l'interrogazione a risposta scritta del 27 maggio 2019 n. 4-02940. L'ipotizzata chiusura della ferrovia, unitamente alle criticità già riscontrate per la chiusura della strada statale, rischia di mettere in ginocchio imprese e attività della montagna, soprattutto a ridosso della stagione turistica che, per migliaia di attività commerciali, ricettive e turistiche, rappresenta l'unico momento di concreto guadagno e di boccata di ossigeno per i bilanci, in un contesto economico già molto difficile;

   sul tema è intervenuta una delle più rappresentative organizzazioni di categoria a mezzo stampa che ha dichiarato: «L'ipotesi di avere entrambe le infrastrutture contemporaneamente interrotte nel pieno della stagione estiva è semplicemente irricevibile: le imprese e i cittadini della nostra montagna esigono rispetto e non possono, né devono, essere abbandonati»;

   quali urgenti iniziative di competenza intenda assumere il Ministro interrogato per scongiurare la chiusura della ferrovia «Porrettana» nel tratto Porretta-Pistoia nei mesi estivi e, dunque, in concomitanza con i lavori di ripristino del tratto stradale della strada statale 64 citato in premessa.
(4-03175)


   RAMPELLI e ROTELLI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   la tratta Roma-Orte della linea ferroviaria alta velocità/alta capacità Roma-Milano, è condivisa dai convogli del servizio commerciale (Frecce ed Intercity di Trenitalia e Italo di NTV) e quelli del cosiddetto servizio universale, ossia i treni regionali (R) ed i treni regionali veloci (RV);

   i convogli del servizio universale che impegnano detta tratta servono l'entroterra dell'Alto Lazio, incluso il comune di Viterbo, l'Umbria tutta, l'entroterra toscano, Firenze inclusa, le Marcine e il comprensorio del Reatino;

   la percorrenza dell'alta velocità Orte-Roma, in luogo della linea storica transitante per numerose stazioni della Sabina, consente ai convogli interessati una riduzione dei tempi di percorrenza di oltre 30 minuti;

   negli ultimi anni, a fronte di un incremento del traffico commerciale sulla linea alta velocità, i convogli destinati al servizio universale subiscono penalizzazioni per le migliaia di pendolari che ne usufruiscono;

   la partenza dalla stazione di Roma Termini dei treni regionali in transito per il nodo di Orte è stata definitivamente attestata presso i binari 1 Est e 2 Est, con nuove banchine situate ad oltre 900 metri dalla testa dei binari normali, ora destinati in via esclusiva al servizio commerciale;

   nell'assenza di qualsiasi ausilio alla mobilità, come i tapis roulant, oltre all'impegno fisico, ne risulta un aggravio dei tempi di percorrenza di circa dieci minuti;

   nel susseguirsi dei cambi stagionali dell'orario ferroviario, i treni regionali e gli Intercity sulla tratta alta velocità Roma-Orte sono stati spinti a margine delle fasce di maggior affollamento della linea, creando veri e propri buchi nella copertura del servizio tra le 08:01 e le 11:49 e tra le 15:58 e le 17:12;

   nel primo caso, dopo l'Rv 2481 delle 08,01, l'offerta di trasporto pubblico da Orte a Roma è garantita unicamente dall'Rv 2305 delle 09,43, dirottato ormai da anni sulla linea storica con tempi di percorrenza più che raddoppiati, e dall'Rv 21713 delle 10,47, che matura ritardi sistematici anche oltre la mezz'ora oppure viene dirottato anch'esso sulla linea storica con i summenzionati disagi per l'utenza;

   anche i due Intercity che interessano la fascia del mattino sono stati progressivamente anticipati d'orario, sino ad ammucchiarsi letteralmente a ridosso dell'Rv delle 08,01, e molto spesso anche questi convogli – il cui costo è ingiustificatamente il doppio di quello di un Rv pur a parità di tempo di percorrenza - maturano sovente sostanziosi ritardi;

   nel secondo caso la fascia pomeridiana di rientro dei pendolari risulta non presidiata per oltre un'ora, con i convogli a ridosso di essa che risultano sovraffollati e anch'essi soggetti a frequenti ritardi e instradamenti in linea storica;

   la costruzione della tratta alta velocità/alta capacità Orte-Roma, come il resto della linea Av Roma-Torino, risulta essere stata interamente finanziata con fondi pubblici;

   l'ultimo bilancio disponibile del gruppo Ferrovie dello Stato italiane presenta un utile netto di esercizio di 552 milioni di euro, qualificandosi, a detta dell'amministratore delegato, come il miglior risultato di sempre –:

   se e quali iniziative di competenza intenda adottare per tutelare i pendolari della tratta Roma-Orte, garantendo la necessaria e doverosa puntualità, il ripristino di un'offerta adeguata anche nelle fasce di maggior affollamento della linea alta velocità, e scongiurando l'ipotesi che vedrebbe i treni regionali dirottati sulla tratta storica, nota come linea lenta;

   se corrisponda al vero quanto stimato dalle associazioni dei consumatori, che, a quanto consta agli interroganti, individuano nella clamorosa cifra di circa 1,7 miliardi di euro – pari ad un punto di prodotto interno lordo – il danno generato annualmente al sistema Paese dai ritardi e dai disservizi del trasporto ferroviario regionale.
(4-03177)

INTERNO

Interrogazione a risposta orale:


   DELMASTRO DELLE VEDOVE e DONZELLI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   in data 23 giugno 2019 il quotidiano «Il Giornale» ha pubblicato inchiesta in ordine ai voli di alcuni aerei delle organizzazioni non governative (Ong) operanti nel contesto di Lampedusa ed in relazione agli spostamenti dei migranti nel Mar Mediterraneo;

   nel servizio-inchiesta, si precisa che esisterebbe documentazione attestante 78 missioni dei veicoli cosiddetti «Colibrì» e «Moonbird» nel periodo intercorrente tra gennaio e giugno 2019;

   il servizio precisa che i predetti veicoli sorvolano la cosiddetta Sar (search and rescue) di competenza libica per poi inviare le coordinate alle navi delle Ong e segnatamente alla cosiddetta Sea Watch 3;

   a solo titolo esemplificativo in data 15 maggio Sea Watch, su indicazioni dell'aereo Colibrì, individuava nelle coste libiche un barcone con a bordo 65 migranti e forniva le indicazioni a Sea Watch 3 che provvedeva al recupero e al trasbordo e al successivo trasporto dei migranti verso l'Italia. Nel predetto contesto, dopo diverse interlocuzioni con il Ministero dell'interno che negava lo sbarco, il procuratore di Agrigento autorizzava l'ingresso in porto per il sequestro del mezzo, con contestuale indagine per «favoreggiamento della immigrazione clandestina» a carico del comandate italiano Arturo Centore;

   in data 12 giugno 2019 l'aereo Colibrì, decollato da Lampedusa, individuava nell'area S.a.r. libica un ulteriore barcone e successivamente Sea Watch 3 provvedeva a recuperare il barcone;

   il fatto che nella precedente operazione sia stato indagato il signor Arturo Centore, oltre ad ogni valutazione personale del sottoscritto sulle altre operazioni sopra riportate, induce l'interrogante a ritenere che sarebbe ipotizzabile il concorso in reato di favoreggiamento della immigrazione clandestina da parte dei proprietari e del pilota dell'aereo Colibrì, senza la cui operazione non sarebbe stata certamente individuata la posizione del barcone di immigranti in area Sar libica;

   l'ipotesi di favoreggiamento della immigrazione clandestina a carico del comandante della Sea Watch Arturo Centore, ad avviso dell'interrogante, irrobustisce l'idea che, per le modalità e tempistiche denunciate nel citato servizio giornalistico, sia ipotizzabile il concorso da parte di coloro che organizzano i voli dei due predetti aerei e di coloro che li guidano;

   il reato di favoreggiamento della immigrazione clandestina è reato perseguibile d'ufficio e gravissimo, anche in considerazione del fatto che suole coinvolgere la criminalità organizzata internazionale ed è reso ancor più drammatico se si considera che, dopo essere stati introdotti nei Paesi di destinazione, spesso i «trafficati» vengono inseriti nei circuiti criminali;

   l'innesco del comportamento di coloro che coordinano l'azione e guidano i predetti aerei, soprattutto se si interviene in area Sar libica e senza la segnalazione alle predette autorità, ad avviso dell'interrogante costituisce contributo causale di evidente e certa efficienza, da una parte, al fine di eludere i primi e più tempestivi soccorsi delle autorità libiche a favore dei «trafficati», dall'altra al fine di garantire ai «trafficanti» di ottenere l'impunità ed infine di dirigere i «trafficati» in area di competenza italiana ed in Italia, con ciò contribuendo «ab origine», «in itinere» e al termine al perfezionarsi del reato immigrazione clandestina;

   l'azione dei predetti aerei – e quindi di chi ne coordina l'attività e di chi li pilota – secondo l'interrogante ha fatalmente contribuito e contribuisce causalmente all'ingresso illegale di soggetti extracomunitari trasportati nello Stato italiano –:

   se il Ministro interrogato abbia contezza dei fatti di cui in premessa e quali iniziative di competenza siano state assunte al fine di contrastare quanto sopra riportato.
(3-00827)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   MARCO DI MAIO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   da tempo l'amministrazione comunale di Cesenatico segnala la necessità di un adeguato potenziamento della presenza delle forze dell'ordine sul territorio e, in particolare, della polizia di Stato durante il periodo estivo;

   è stato avviato da parte della suddetta amministrazione comunale, un confronto con prefettura, questura e Ministero per capire se vi fosse la possibilità di ampliare l'apertura del posto estivo di polizia i cui giorni di apertura e gli agenti ad esso assegnati sono diminuiti gradualmente nel corso degli ultimi 10 anni;

   la sola città di Cesenatico conta circa 3,5 milioni di presenze turistiche annue, molte delle quali concentrate tra giugno e settembre, e se a queste si aggiungono le presenze di Gatteo, San Mauro e Savignano si supererebbero i 5 milioni annui;

   la previsione di un presidio di polizia tra il 18 luglio e il 18 agosto in un arco temporale così ristretto non assolve alla funzione che ne fonda la richiesta e cioè assicurare un costante e capillare controllo del territorio soprattutto nei mesi estivi;

   il comune di Cesenatico ha fatto ingenti investimenti in tema di videosorveglianza con le prime 70 telecamere che stanno per essere attivate;

   vi è un importante lavoro della polizia locale di controllo sulle spiagge e nei posti maggiormente affollati con turni fino all'una di notte;

   lo stesso comune ha provveduto a coprire le spese di vitto e alloggio per i rinforzi degli allievi carabinieri e della Guardia di finanza;

   nonostante ciò le date proposte, anche per la stagione 2019, evidenziano una palese disattenzione e sottovalutazione della questione da parte dello Stato verso Cesenatico e verso tutto il comprensorio costiero provinciale;

   una maggior richiesta di sicurezza arriva dai comuni, dai cittadini e dalle associazioni che anche in questi giorni stanno facendo sentire la loro voce in termini di preoccupazione;

   è inaccettabile che un presidio di polizia in un contesto come quello in questione possa essere aperto solo per un mese e per di più chiudere nel pieno della stagione estiva –:

   quali iniziative il Ministro interrogato intenda assumere affinché suddetto presidio di polizia possa aprire quanto prima e soprattutto protrarre la sua azione oltre la data prevista, assicurando così al territorio un adeguato numero di unità e di mezzi in grado di fronteggiare le criticità che si evidenziano in questo periodo dell'anno nel comprensorio in questione.
(5-02367)

Interrogazione a risposta scritta:


   UBALDO PAGANO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   martedì 25 giugno 2019 il sindaco di Mola di Bari, avvocato Giuseppe Colonna, ha ricevuto, tramite messaggio privato indirizzato alla sua personale pagina Facebook, messaggi dal forte contenuto intimidatorio;

   nel caso di specie, l'autore del messaggio rivolto al sindaco Colonna minacciava quest'ultimo paventando un «regalo» particolarmente inquietante, ovverosia «due proiettili da conficcarti nelle ginocchia»;

   quanto sopra premesso si inquadra come l'ennesimo scandaloso episodio di minaccia nei confronti di un amministratore pubblico, chiaramente volto a condizionarne e/o contrastarne l'attività politica e amministrativa;

   l'inaccettabile minaccia lede in profondità la libertà e la serenità del sindaco, sia come uomo che come amministratore pubblico, e genera uno stato di profonda preoccupazione per la sua incolumità e quella dei suoi cari;

   il Ministero dell'interno è il dicastero che ha esclusiva competenza sull'ordine pubblico, in quanto autorità nazionale di pubblica sicurezza di vertice in Italia;

   il fenomeno mafioso, lungi dall'essere represso, continua a manifestarsi sotto differenti forme in tante parti d'Italia, tentando di condizionare, mediante atteggiamenti intimidatori e/o pratiche corruttive, l'agire della pubblica amministrazione, provocando enormi danni sociali, economici, umani al nostro Paese –:

   se e quali iniziative, per quanto di competenza, intenda intraprendere per contrastare tali condotte intimidatorie;

   se intenda mantener fede agli impegni presi in campagna elettorale, garantendo alla città metropolitana di Bari un maggior sostegno in termini di risorse economiche e umane in dotazione all'autorità di pubblica sicurezza.
(4-03174)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazione a risposta orale:


   LUCIANO CANTONE. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   la società Monalisa contact srl, con sede legale a Noto ed una sede operativa a Misterbianco in via Sabin n. 1, opera per conto del gruppo Aura come call center fornendo servizi di telemarketing, marketing e gestione uffici temporanei. L'amministratore del gruppo Aura è il signor Ragusa Andrea che risulta essere mandatario della commessa di Vodafone Business. Tale commessa viene svolta attraverso la società Monalisa contact srl la cui proprietà al 95 per cento è della moglie del signor Ragusa ovvero la signora Corrada Drago, il restante 5 per cento delle quote di proprietà del call center appartiene al signor D'Arma Romano, attuale amministratore unico della società. Nel gennaio del 2013 i lavoratori del call center vedono trasformato il contratto di lavoro a progetto che regolava le loro precedenti posizioni in contratto a tempo indeterminato, settore commercio. Tale trasformazione contrattuale avveniva grazie alla possibilità di usufruire dei vantaggi della legge n. 407 del 1990 che permette all'azienda di diminuire i costi del personale per un periodo massimo di 36 mesi. Nel 2017 l'azienda lamentava la prima crisi e iniziava una procedura di mobilità con esodo volontario che si concludeva con la fuoriuscita di 42 unità di personale con l'incentivo di 7 mensilità e il dovuto trattamento di fine rapporto. Dunque alla conclusione di tale operazione di riassetto organizzativo del personale i lavoratori che rimanevano in servizio erano pari a 100 unità. Oggi a causa di una nuova crisi aziendale il call center è interessato da procedure di licenziamento collettivo. Infatti con nota del 2 aprile 2019, l'azienda ha attivato la procedura per licenziamento collettivo, ai sensi degli articoli 4 e 24 della legge per tutto il personale impegnato nell'attività della sede di Misterbianco per un totale di 100 unità. Gli incontri del 31 maggio e del 17 giugno 2019 presso i locali del servizio XII del centro per l'impiego di Catania si sono conclusi con esito negativo per la soluzione della crisi aziendale;

   l'unica proposta effettuata dal datore di lavoro è rappresentata dalla trasformazione dei rapporti di lavoro a tempo indeterminato in contratti di collaborazione coordinata e continuativa per potere abbattere i costi del personale. Come sottolineano le stesse organizzazioni sindacali la trasformazione dei contratti in contatti di collaborazione determinerebbe l'azzeramento delle lotte effettuate per ottenere la stabilizzazione e il ritorno alla precarietà. Inoltre, l'azienda ha dichiarato che non sussistono le condizioni per usufruire della cassa integrazione guadagni straordinaria per chiusura attività in quanto non sussiste la possibilità di rientro in servizio e la piena ripresa dell'attività lavorativa;

   si apprende dalla stampa online (l'Urlo del 17 giugno e Catania Today del 15 giugno 2019, che i lavoratori temono che lo stato di crisi possa celare una riapertura sotto altro nome o insegne;

   la chiusura del call center Monalisa contact andrebbe a incidere su un tessuto sociale debole per la scarsa presenza di attività imprenditoriali nel territorio che possano assorbire i lavoratori licenziati. La mancanza di intervento mediante la ricerca di altro investitore o la predisposizione di un piano aziendale che possa rilanciare l'attività garantendo il futuro a tante famiglie porterebbe a gravi conseguenze sul piano sociale ed economico –:

   se il Governo sia a conoscenza della situazione della società Monalisa contact srl e intenda valutare l'adozione di tutte le iniziative necessarie per scongiurare il licenziamento collettivo per risolvere positivamente la questione.
(3-00826)

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

XI Commissione:


   MURELLI, PIASTRA, GOLINELLI, CAFFARATTO, CAPARVI, LEGNAIOLI, EVA LORENZONI, MOSCHIONI e PICCOLO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   per fronteggiare l'emergenza della ricostruzione a seguito degli eventi sismici del 2012, che hanno colpito duramente il territorio regionale dell'Emilia-Romagna, le zone interessate si sono dotate di personale specializzato aggiuntivo, per mezzo di risorse messe a disposizione dai fondi dallo Stato e dalla regione Emilia-Romagna;

   Invitalia Spa (Agenzia nazionale per l'attrazione degli investimenti e lo sviluppo d'impresa), società di proprietà del Ministero dell'economia e delle finanze che offre servizi alla pubblica amministrazione gestendo incentivi per la crescita economica del Paese, gestisce i contributi per le imprese dell'Emilia-Romagna colpite dal terremoto del 2012 e, come nel caso dell'Emilia-Romagna e del Centro Italia, la ripresa di territori terremotati;

   il team è composto da oltre 135 professionisti, soprattutto ingegneri e architetti, che lavorano a tempo pieno anche presso gli uffici della regione Emilia-Romagna, assunti da Invitalia con contratti a termine oramai prossimi alla scadenza;

   il decreto n. 87 del 2018, cosiddetto decreto dignità, impedisce il rinnovo dei contratti in essere, talché ne consegue che il 30 giugno 2019 Invitalia sarà costretta a ricorrere all'utilizzo di nuove figure professionali, il tutto a scapito della macchina della ricostruzione che inevitabilmente ne risentirà in termini di ritardi e rallentamenti;

   con l'ordine del giorno 9/1807-AR/140 presentato dal deputato Golinelli il Governo si è impegnato a valutare l'opportunità di prevedere specifiche deroghe contrattuali per assicurare che, con le medesime modalità contrattuali sino ad oggi poste in essere dai diversi enti pubblici e soggetti privati coinvolti nel processo di ricostruzione, si assicuri una efficace ed efficiente prosecuzione delle attività mediante il personale già impiegato, senza dispersione di esperienze maturate e competenze acquisite di fondamentale importanza per l'avanzamento e la conclusione del processo di ricostruzione –:

   se e quali iniziative di competenza il Ministro interrogato intenda urgentemente adottare per dare seguito all'impegno assunto con l'ordine del giorno citato in premessa al fine di consentire il regolare espletamento delle attività tecnico-ingegneristiche da parte di quei professionisti, il cui contratto è in scadenza al 30 giugno, che con gli anni hanno acquisito un bagaglio di esperienza, competenze e preparazione essenziale per il prosieguo del processo di ricostruzione sino al termine dello stato di emergenza.
(5-02372)


   EPIFANI e PASTORINO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   la situazione di diversi lavoratori liguri di centri per l'impiego (Cpi) induce a una riflessione, a livello nazionale, per quanto concerne i criteri di stabilizzazione e assunzione nella pubblica amministrazione e, nello specifico, l'applicazione delle disposizioni contenute nel decreto-legge 29 gennaio 2019, n. 4, convertito, con modificazioni, dalla legge 28 marzo 2019, n. 26, che ha previsto un aumento dell'organico del personale assegnato ai Cpi;

   suddetti lavoratori hanno prestato attività fin dai primi anni 2000, presso i Cpi come addetti ai servizi specialistici per il lavoro, dapprima come personale esterno in appalto (con servizio prestato all'interno del Cpi), successivamente come personale esterno in appalto conferito a un unico consorzio per la provincia di Genova (formato dai precedenti fornitori, con le medesime modalità di lavoro e un aumento delle competenze assegnate) e, a partire dal 1° febbraio 2019 (a seguito del superamento del concorso per assistente amministrativo da adibire ai Cpi con contratto a tempo determinato di 12 mesi, rinnovabile, bandito da Alfa Liguria) come dipendenti di Alfa Liguria. La regione ha recentemente approvato il loro passaggio alla stessa regione dal 1° maggio 2019;

   il decreto legislativo n. 75 del 2017 ha previsto procedure di stabilizzazione del personale della pubblica amministrazione in deroga a quanto previsto dall'articolo 35 del decreto legislativo n. 165 del 2001;

   lo stesso decreto-legge n. 4 del 2019, all'articolo 12, comma 3-bis, derogando al suddetto articolo 35, individua come titolo per la stabilizzazione solo il riferimento al personale reclutato mediante procedure concorsuali bandite per assunzioni con contratto a tempo determinato, di cui all'accordo sul documento recante il piano di rafforzamento dei servizi e delle misure di politica attiva del lavoro (del 21 dicembre 2017) senza che vi sia alcun riferimento ad una anzianità di servizio;

   con riferimento alla posizione dei lavoratori liguri, il decreto del direttore generale Alfa Liguria n. 173 del 2019 nel disporre l'assunzione a seguito di esito positivo della procedura selettiva avviata da Alfa richiama espressamente il citato piano, configurandosi come atto finale di una procedura concorsuale bandita in forza dello stesso –:

   se il Governo intenda chiarire se, con riferimento ai lavoratori liguri citati e a quanti si trovino nella medesima posizione ai sensi dell'articolo 12 del decreto-legge n. 4 del 2019 convertito, con modificazioni, dalla legge 28 marzo 2019, n. 26, sia consentita la stabilizzazione del personale attualmente impiegato a tempo determinato nei Centri per l'impiego.
(5-02373)


   ZANGRILLO, GAGLIARDI, POLVERINI e ROTONDI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   rispondendo al trend economico negativo, particolarmente nel comparto edilizio e trasportistico, si è registrata la nascita di numerose cooperative di artigiani;

   secondo l'Inps, ai sensi dell'articolo 2, terzo comma, del regio decreto n. 1422 del 1924, che stabilisce che «le società cooperative sono datori di lavoro anche nei riguardi dei loro soci che impiegano in lavori da esse assunti», i soci di cooperativa, anche e soprattutto ai fini previdenziali, sarebbero da inquadrare come lavoratori dipendenti e non come lavoratori autonomi, con i conseguenti relativi oneri e obblighi previdenziali;

   nel 2015 il tribunale di Lucca accoglieva il ricorso di alcuni artigiani soci di cooperative per poi respingere nel gennaio 2016 il ricorso avverso a questa decisione presentato dall'ufficio Inps di Lucca (si veda www.dilucca.it);

   nel corso del 2017 la corte d'appello di Firenze, sezione lavoro, respingeva con due sentenze (n. 387/2017, n. 624/2017), gli appelli dell'Inps contro le sentenze di primo grado che avevano visto vincitrici le cooperative artigiane lucchesi;

   con sentenza n. 172 del 2018, anche il tribunale di Rimini accoglieva favorevolmente il ricorso di alcuni soci-lavoratori artigiani di cooperativa avverso il diniego dell'Inps di iscrizione alla gestione previdenziale artigiana, stabilendo così che il socio-lavoratore autonomo ha diritto all'iscrizione alla IVS artigiana;

   a tale riguardo durante la XVII legislatura, rispondendo ad atti di sindacato ispettivo (n. 5-05896, n. 4-09256), il Sottosegretario pro tempore delegato a rispondere, richiamando l'orientamento interpretativo dell'Inps annunciava che «A seguito di numerose segnalazioni, l'INPS ha avviato un confronto con il Ministero che rappresento, volto all'analisi delle possibili soluzioni. [...] al fine di definire un quadro normativo chiaro e univoco, il Ministero che rappresento e l'INPS si stanno adoperando per individuare idonee iniziative volte a tutelare gli interessi delle imprese e dei soci ma anche in generale di tutti i lavoratori interessati»;

   agli interroganti non risultano soluzioni intraprese in tal senso e, anzi, come segnalato da Unione italiana cooperative e Confartigianato de La Spezia, la problematica continua a sussistere e Inps confermerebbe il medesimo orientamento negando ai soci-lavoratori in questione il riconoscimento dell'inquadramento, anche ai fini previdenziali, come artigiani lavoratori autonomi –:

   quali iniziative urgenti il Ministro interrogato intenda adottare per garantire l'applicazione del diritto, come sancito da numerose sentenze, affinché le cooperative possano gestire i rapporti di lavoro, salvaguardando i livelli occupazionali e promuovendo così il patrimonio produttivo e il know how delle varie realtà territoriali italiane.
(5-02374)


   GRIBAUDO, SERRACCHIANI, CARLA CANTONE, LACARRA, LEPRI, MURA, VISCOMI e ZAN. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   Poste italiane spa con quote azionarie controllate per circa il 30 per cento dal Ministero dell'economia e delle finanze e del 35 per cento da Cassa depositi e prestiti, detiene una rete territoriale composta da circa 13.000 uffici postali e 16 centri di meccanizzazione nei quali lavorano circa 130.000 dipendenti;

   l'accordo sindacale raggiunto nel mese di giugno 2018 prevede, a fronte di circa 15.000 pensionamenti nel triennio 2019-2021, la stabilizzazione di circa 6.000 unità di personale precario;

   a causa del cosiddetto «decreto dignità», in merito al lavoro in somministrazione, i contratti di circa 450 lavoratori afferenti all'Agenzia Adecco, oggi impiegati presso Poste Italiane come autisti ma che da contratto risultano come «operai», con le conseguenti negative conseguenze in termini retributivi e di tutele, risulterebbero in parte scaduti, in parte in scadenza tra il 30 giugno e il 30 settembre 2019 e non potranno essere rinnovati né stabilizzati;

   tali lavoratori sarebbero tuttora impiegati anche per la consegna di pacchi speciali (raccomandate e altro) assumendosi responsabilità da contratto non dovute;

   risultano essere apparsi proprio in questi giorni sui social network alcuni annunci pubblicitari dell'agenzia Adecco per la ricerca di 200 autisti per Poste italiane, indicando la necessità di possedere il diploma e le patenti C o CQC merci, i quali andrebbero a sostituire i lavoratori somministrati in scadenza presso Poste italiane;

   Poste Italiane ha centrato tutti gli obiettivi finanziari delineati per il 2018: i ricavi di gruppo si attestano a 10.864 miliardi di euro, in aumento del 2,2 per cento rispetto al 2017; il risultato operativo è in rialzo del 33,5 per cento a 1.499 miliardi; l'utile netto pari ha raggiunto quota 1.399 miliardi nel 2018 (+709 milioni rispetto al 2017), grazie all'incremento dei ricavi e del risultato operativo;

   si tratta di risultati che consentono di stabilizzare figure impiegate in attività di responsabilità, come la consegna di pacchi e di pacchi speciali, che per la tutela della sicurezza dei lavoratori e di terzi dovrebbero ricevere la giusta qualifica, le giuste tutele e la giusta retribuzione per il lavoro svolto;

   a parere degli interroganti, stanti le modifiche alla normativa sul lavoro in somministrazione, è urgente un intervento legislativo che consenta la stabilizzazione del personale somministrato, anche attraverso la previsione di apposite «clausole sociali» nei contratti di somministrazione –:

   quali iniziative intenda adottare per consentire la stabilizzazione del personale in somministrazione impiegato con la funzione di autista, ma con la qualifica di operaio, presso Poste italiane.
(5-02375)


   RIZZETTO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   da un'inchiesta giornalistica condotta nel mese di maggio 2019, si è appreso che dalle risorse destinate agli assegni familiari Inps sarebbero stati sottratti 6 miliardi di euro. Nello specifico, risulta che l'Inps avrebbe distribuito alle famiglie un miliardo di euro in meno all'anno, negli ultimi 6 anni;

   un miliardo l'anno non è stato quindi versato a bilancio per le famiglie, ma spostato su altre voci di spesa dell'istituto;

   sul caso è intervenuto anche il presidente dell'Associazione famiglie numerose, il quale denuncia che l'ammanco annuo di un miliardo di euro ha inevitabilmente determinato un taglio degli assegni familiari: per una famiglia con cinque figli, ad esempio, sono venute meno 1.200 euro in un anno, per una con tre figli la perdita annua è invece di 600 euro. Pertanto, se si considerano i sei anni dal 2012 al 2017, una famiglia numerosa si è vista sottrarre in media circa 7.000 euro;

   tra l'altro, risulta complicato individuare dove siano state spostate le somme in questione, poiché si ritiene che il bilancio dell'Inps sia poco trasparente, anche perché i dati sono presentati in maniera aggregata e dunque risultano meno comprensibili;

   sull'ammanco sono state rivolte delle domande anche all'attuale presidente dell'Inps, Pasquale Tridico, che si è limitato a riferire che avrebbe fatto luce sulla vicenda, ma, ad oggi, non risulta intervenuto alcun adeguato chiarimento –:

   dove siano state allocate le risorse inspiegabilmente sottratte alle famiglie italiane.
(5-02376)

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   ORRICO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   «Garanzia Giovani» è il piano europeo volto a contrastare la disoccupazione giovanile attraverso la definizione di percorsi finalizzati all'inserimento lavorativo, esperienze di tirocinio, servizio civile, formazione professionalizzante e accompagnamento all'avvio di iniziative imprenditoriali e di lavoro autonomo;

   per raggiungere tali obiettivi sono stati previsti dei finanziamenti per le aree dei Paesi membri dell'Unione europea con tassi di disoccupazione superiori al 25 per cento, da investire in politiche attive di orientamento, istruzione e formazione e inserimento al lavoro, a sostegno dei giovani che non sono impegnati in un'attività lavorativa, né inseriti in un percorso scolastico o formativo;

   secondo quanto riportato recentemente da articoli di stampa, nella ripartizione dei sopraddetti fondi, per il periodo 2014-2020, regioni d'Italia economicamente più avanzate e con tassi di disoccupazione giovanile inferiore rispetto alla soglia del 25 per cento si sono viste assegnare egualmente tali risorse;

   l'iniziativa a favore dell'occupazione giovanile è amministrata secondo il principio della gestione concorrente, secondo il quale gli orientamenti generali vengono elaborati a livello dell'Unione europea, ma l'attuazione sul campo spetta alle competenti autorità nazionali –:

   quali iniziative di competenza intenda intraprendere per verificare se la ripartizione dei fondi comunitari per il sostegno alle politiche di contrasto alla disoccupazione giovanile per il periodo 2014-2020 abbia penalizzato regioni economicamente più svantaggiate, come la Calabria, che invece possedevano pienamente i requisiti d'accesso alla misura previsti dal piano europeo denominato «Garanzia Giovani».
(5-02365)


   MARCO DI MAIO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   ha suscitato scalpore e molta preoccupazione nelle organizzazioni sindacali competenti la notizia che, nell'ambito della ripartizione dei vincitori e idonei del concorso a 967 posti Inps a Forlì-Cesena, vengano attribuite solo 12 unità a fronte delle 295 destinate alla regione Emilia-Romagna sui 3507 vincitori/idonei a livello nazionale;

   nella pianificazione la sede Inps provinciale di Forlì-Cesena è inserita nel cluster di complessità 3B, in quanto ritenuta sede con particolare complessità;

   in questo territorio sono presenti diverse delle più grandi cooperative agricole del Paese ed esso presenta un tessuto imprenditoriale tra i più dinamici d'Europa;

   si fa presente che suddetta sede provinciale ha una mole di lavoro complessiva da evadere superiore rispetto alla media delle altre province della regione, ma che non è stata affatto contemplata nell'ambito dei criteri di assegnazione del nuovo personale;

   in questa provincia è presente l'agenzia complessa di Cesena, riconosciuta proprio come agenzia complessa per la particolarità del territorio, e che in mancanza di un congruo numero di unità lavorative rischia di evidenziare una inevitabilmente riduzione dei servizi;

   con i numeri assegnati, 12 unità, la sede territoriale di Forlì-Cesena perde anche la possibilità di un necessario ricambio generazionale in quanto entro il 31 dicembre 2021 le organizzazioni sindacali fanno sapere che matureranno il diritto alla pensione circa 43 unità in servizio, di cui ben 14 entro il prossimo mese di dicembre;

   le organizzazioni sindacali hanno chiesto un incontro con il direttore regionale dell'Inps evidenziando suddette criticità –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza di suddetta criticità e quali iniziative, per quanto di competenza, intenda assumere di conseguenza al fine di verificare la possibilità di implementare il numero delle unità da destinare alla provincia di Forlì-Cesena oltre le 12 già previste e del tutto insufficienti.
(5-02368)

Interrogazioni a risposta scritta:


   BIGNAMI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   nei giorni scorsi si è svolta la selezione per l'assunzione di 3.000 cosiddetti «navigator» indetta da Anpal;

   l'avviso pubblico funzionale alle assunzioni prevedeva un sistema di calcolo dei punteggi della prova di esame disciplinato dall'articolo 8 dell'avviso pubblico che prevedeva l'assegnazione di un punto per ogni risposta esatta, di zero punti per ogni risposta non data e di -0,4 punti per ogni risposta errata o multirisposta, superando la prova i candidati che avessero ottenuto un punteggio minimo di 60/100. Nell'avviso in questione non si parla di procedura «normalizzata»;

   tale sistema di calcolo parrebbe essere stato cambiato ex post, introducendo un «algoritmo di calcolo dei punteggi normalizzati» che comporterebbe pertanto un'alterazione significativa rispetto ai meccanismi di calcolo predefiniti in sede di bando;

   evidentemente i partecipanti al bando hanno sostenuto l'esame orientando il loro comportamento in sede di esame sulla base dei meccanismi di elaborazione del punteggio. Si starebbe pertanto, a parere dell'interrogante, realizzando un'alterazione degli esiti del bando rispetto a quanto si sarebbe realizzato mantenendo il meccanismo di cui articolo 8 dell'avviso. Potrebbe pertanto conseguentemente prodursi un danno significativo ai partecipanti della selezione –:

   sia a conoscenza della situazione;

   quali siano i motivi per i quali si sia ritenuto di procedere a questa ridefinizione dei meccanismi di calcolo del punteggio e come si intenda porre rimedio alle criticità di cui in premessa.
(4-03178)


   SERRACCHIANI, CARLA CANTONE, VISCOMI e GRIBAUDO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   in data 24 giugno 2019 è apparso sul quotidiano online «il Post» un articolo riguardante «controlli etnici» disposti dall'ispettorato del lavoro a partire dal mese di luglio 2018;

   detti controlli sarebbero stati promossi attraverso una precisa circolare diramata dall'Ispettorato del lavoro alle 74 sedi territoriali dell'ispettorato del lavoro medesimo intitolata «Vigilanza etnica» e contenente l'ordine di condurre nei mesi successivi una «vigilanza straordinaria nei confronti di aziende a caratterizzazione etnica», ossia una «specifica attività ispettiva» nei confronti «di imprese gestite da imprenditori stranieri»;

   Marco Paggi, avvocato dell'Associazione studi giuridici sull'immigrazione (Asgi) afferma (sempre nell'articolo apparso il 24 giugno 2019 su «Il Post») che «dobbiamo ritenere di trovarci di fronte a una forma discriminazione». L'avvocato Paggi precisa inoltre che in Italia, in seguito alle disposizioni sulla «vigilanza etnica», gli ispettori del lavoro hanno condotto negli ultimi cinque mesi del 2018 quasi 6 mila ispezioni in aziende ed esercizi commerciali con titolari stranieri, cioè circa 60 al giorno;

   si rammenta che non solo la profilazione etnica è considerata discriminatoria dalla Corte europea dei diritti dell'uomo (e da numerose altre organizzazioni internazionali), ma la stessa Costituzione della Repubblica italiana vieta esplicitamente discriminazioni delle persone in base alla loro etnia o alla loro lingua –:

   se il Ministro fosse a conoscenza del controllo messo in atto dalla direzione centrale dell'ispettorato del lavoro a partire dal mese di luglio 2018;

   se sia conoscenza di nuove e successive disposizioni che vanno nella medesima direzione per l'anno 2019;

   cosa s'intenda per «vigilanza etnica», posto che, ad avviso degli interroganti, pare configurarsi un vero e proprio caso di discriminazione;

   quali siano le intenzioni del Governo rispetto a questa azione di «vigilanza etnica» promossa dall'ispettorato nazionale del lavoro.
(4-03179)

SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazione a risposta in Commissione:


   DE MENECH. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   Enel sta attuando un piano di chiusure che sembrano voler interessare anche il centro di teleconduzione di Polpet (nel comune di Ponte nelle Alpi), fondamentale per monitorare le piene dei fiumi bellunesi;

   il centro di Polpet rappresenta un importante dispositivo per il controllo del territorio;

   la decisione di Enel di chiuderlo favorirebbe un controllo a distanza, facendo così venire meno il coordinamento e il monitoraggio fisico nel territorio bellunese;

   nei giorni scorsi Enel ha dichiarato l'intenzione di non chiudere il centro di tele-conduzione di Polpet;

   questa intenzione sembra però limitata al solo anno 2019;

   in occasione dell'uragano Vaia, che ha colpito la provincia di Belluno il 28 e il 30 ottobre 2018 causando danni ingenti a tutto il territorio provinciale, il centro Enel di Ponte nelle Alpi si è rivelato fondamentale per garantire la sicurezza e limitare i danni a valle;

   in un sistema come quello Bellunese, fatto di vallate e torrenti, la presenza sul territorio di persone preparate e capaci di controllare il sistema diventa fondamentale nella prevenzione dei possibili rischi;

   la centrale di Polpet rappresenta per il territorio comunale un «punto nero» sul piano della pianificazione urbanistica; la popolazione ha sempre compreso l'esigenza di mantenere il centro;

   sicuramente sarebbe meno compresa la presenza di un tale carico urbanistico completamente smantellato e senza la presenza di personale di controllo –:

   se il Governo intenda farsi carico di questa situazione assumendo ogni iniziativa di competenza per mantenere stabilmente la piena funzionalità del centro di controllo con il presidio fisico degli operatori;

   nel caso Enel procedesse comunque alla chiusura, se si provvederà allo smantellamento completo con il ripristino dell'area, restituendola nuovamente alla comunità.
(5-02366)

Interrogazione a risposta scritta:


   BENAMATI, DE MARIA, CARLA CANTONE, CRITELLI, RIZZO NERVO e SERRACCHIANI. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   il 18 giugno 2019, la società anglo-olandese Tennor (ex Sapinda), che ha comprato nel febbraio 2018 da Silvio Scaglia la Perla, storica azienda bolognese dell'intimo di lusso, nell'annunciare il nuovo piano industriale ha comunicato ai sindacati di categoria l'intenzione di riorganizzare e di dichiarare un esubero di 100-120 lavoratori per lo più concentrati sulla sede di Bologna;

   per la nuova proprietà, la riorganizzazione sarebbe effettuata allo scopo di rilanciare il brand e di ridurre i costi e sarebbe «necessaria e non più rinviabile», pur sottolineando che i tagli non toccheranno «la produzione diretta»;

   secondo le organizzazioni sindacali che hanno proclamato lo stato di agitazione e un pacchetto di 16 ore di sciopero, la riorganizzazione e i relativi tagli di personale metterebbe a rischio la continuità produttiva di Bologna, perché toccherebbe lo sviluppo del campionario e riguarderebbe un quarto dei 428 dipendenti delle due società bolognesi del gruppo, «La Perla manufacturing», che produce i modelli, e «La Perla branch», che invece riunisce impiegati e stiliste, impoverendo così il bagaglio professionale che ha reso la Perla, uno dei marchi storici di Bologna che ha attraversato fasi di crisi e ripresa da più di dieci anni, un marchio riconosciuto in tutto il mondo –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e se non ritenga necessario intervenire urgentemente per attivare un tavolo di concertazione con la proprietà, le istituzioni locali e le organizzazioni sindacali per trovare una soluzione che, senza impoverire il bagaglio professionale che ha reso La Perla un marchio riconosciuto a livello internazionale, ne assicuri la tenuta occupazionale e ne consenta il rilancio.
(4-03176)

Apposizione di firme a mozioni.

  La mozione Lorefice e altri n. 1-00195, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 13 giugno 2019, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Boldi, De Martini, Foscolo, Lazzarini, Locatelli, Panizzut, Tiramani, Sutto, Ziello.

  La mozione Quartapelle Procopio e altri n. 1-00202, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 24 giugno 2019, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Mura.

Apposizione di firme a risoluzioni.

  La risoluzione in Commissione Gagnarli e altri n. 7-00244, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 9 maggio 2019, deve intendersi sottoscritta anche dalla deputata Sarli.

  La risoluzione in Commissione De Toma e altri n. 7-00258, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 11 giugno 2019, deve intendersi sottoscritta anche dalla deputata Alemanno.

Apposizione di firme ad interrogazioni.

  L'interrogazione a risposta immediata in Commissione Sisto e Paolo Russo n. 5-02352, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 25 giugno 2019, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Sarro.

  L'interrogazione a risposta immediata in commissione Mulè e altri n. 5-02363, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 25 giugno 2019, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Zangrillo.

Modifica dell'ordine dei firmatari di una mozione.

  L'ordine delle firme della mozione La Marca e altri n. 1-00118, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 6 febbraio 2019, si intende così modificato: La Marca, Sisto, Speranza, Borghese, Sangregorio, Pezzopane, De Luca, Buratti, Stumpo, Rostan, Padoan, Librandi, Topo, Ungaro, Lacarra, Incerti, Navarra, Verini, Di Giorgi, Pellicani, Bonomo, Rosato, Ferri, Pagani, Nobili, Critelli, Portas, Cantini, Marco Di Maio, Braga, Migliore, Zan, Ubaldo Pagano, Anzaldi, Fragomeli, Prestipino, Giachetti, Mor, Bazoli, Benamati, Fassina, Fiano, Gadda, Bond, Cattaneo, Silli, Perego Di Cremnago, Zardini, Nardi, Scalfarotto, Del Barba, Morgoni, Vazio, Morassut, Melilli, Gavino Manca, Rotta, Giorgis, Quartapelle Procopio, Piccoli Nardelli, Gariglio, Pastorino, Occhionero, Carnevali, Gribaudo, Carè, Boschi, Marattin, Schirò, Orlando, Miceli, Colaninno, Bruno Bossio, Rossi, Guerini, Serracchiani, Fassino, Del Basso De Caro, Fitzgerald Nissoli, Carla Cantone, Ceccanti, De Menech, Moretto, Enrico Borghi, Palazzotto, Annibali.

Pubblicazione di testi riformulati.

  Si pubblica il testo riformulato della mozione Quartapelle Procopio n. 1-00202, già pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta n. 195 del 24 giugno 2019.

   La Camera,

   premesso che:

    il conflitto in Yemen ha avuto inizio nel 2015, quando i ribelli Houthi, sostenuti dall'Iran, hanno deposto il presidente del Paese riconosciuto a livello internazionale, il quale ha successivamente fatto intervenire una coalizione multinazionale, guidata dall'Arabia Saudita, per combattere i ribelli e le truppe ad essi alleate;

    il conflitto in atto nello Yemen è giunto al quarto anno e ha causato ormai decine di migliaia di morti; più di 22 milioni di persone (circa l'80 per cento della popolazione yemenita) necessitano di sostegno umanitario; le persone in condizioni di insicurezza alimentare sono più di 17 milioni e oltre otto milioni rischiano di morire di fame; 2.500 bambini sono stati uccisi nel conflitto, mentre, secondo l'organizzazione non governativa Save the Children, nel solo 2017 più di 50 mila bambini sono morti per malnutrizione o per problemi igienico-sanitari;

    dal mese di giugno 2018 la coalizione guidata dall'Arabia Saudita e dagli Emirati Arabi Uniti è impegnata in un'offensiva per prendere la città di Hodeidah – il porto più importante dello Yemen – che compromette il transito del cibo e degli aiuti umanitari nel Paese; parlando al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, il coordinatore delle Nazioni Unite per gli affari umanitari Mark Lowcock ha annunciato il pericolo di una imminente carestia in Yemen;

    alcune organizzazioni non governative hanno iniziato a documentare violazioni del diritto internazionale avvenute nel conflitto già a partire dal 2016. Queste violazioni sono state riconosciute internazionalmente da una organizzazione sovranazionale per la prima volta il 28 agosto 2018, nelle conclusioni del gruppo di eminenti esperti indipendenti internazionali istituito dal Consiglio dei diritti umani delle Nazioni Unite, secondo cui detti interventi possono costituire crimini di guerra;

    a questo rapporto ha fatto seguito nel settembre 2018 la relazione dell'Alto commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani che ha concluso, per la prima volta, che vi sono ragionevoli motivi per ritenere che tutte le parti implicate nel conflitto nello Yemen abbiano commesso crimini di guerra;

    è in vigore un embargo internazionale sulle armi nei confronti dei ribelli Houthi sostenuti dall'Iran;

    il 25 ottobre 2018 il Parlamento europeo ha approvato una risoluzione (ultima di una lunga serie con le medesime richieste) che «invita il Consiglio a raggiungere una posizione comune per imporre, a livello dell'UE, un embargo sulle armi nei confronti dell'Arabia Saudita e a rispettare la posizione comune 2008/944/PESC; chiede un embargo sull'esportazione di sistemi di sorveglianza e di altri prodotti a duplice uso suscettibili di essere utilizzati in Arabia Saudita a fini repressivi»;

    in una successiva risoluzione datata 14 novembre 2018 relativa all'implementazione della posizione comune dell'Unione europea sull’export di armamenti lo stesso Parlamento europeo ha chiesto al Consiglio d'Europa e all'Alto Rappresentante per la politica estera di «estendere tale embargo anche a tutti gli altri membri della coalizione a guida saudita nello Yemen»;

    nella seduta del 19 settembre 2017 è stata votata dal Parlamento una mozione che impegnava il Governo italiano, tra l'altro, «a favorire, nell'ambito delle regolari consultazioni dell'Unione europea a Bruxelles, una linea di azione condivisa in materia di esportazioni di materiali di armamento dando sostegno concreto alle iniziative internazionali per la cessazione delle ostilità e adeguandosi immediatamente alle prescrizioni o ai divieti che fossero adottati nell'ambito delle Nazioni Unite o dell'Unione europea»;

    sia le Nazioni Unite che l'Unione europea hanno preso posizioni sulla sospensione della vendita di armi utilizzabili nel conflitto in Yemen all'Arabia Saudita, visto il riconoscimento a livello internazionale delle violazioni del diritto internazionale umanitario da parte della Arabia Saudita in Yemen a seguito del conflitto in corso;

    Regno Unito, Germania, Svezia, Danimarca, Finlandia, Norvegia, Svizzera, Belgio, Austria e Olanda hanno recentemente annunciato la sospensione delle forniture militari che possono venire utilizzate nel conflitto in Yemen oltre che all'Arabia Saudita anche agli Emirati Arabi Uniti, anche a seguito dell'assassinio del giornalista Jamal Khashoggi, oltre che in seguito ai pronunciamenti del 28 agosto 2018 del panel di eminenti esperti indipendenti internazionali istituito dal Consiglio dei diritti umani delle Nazioni Unite e del settembre 2018 dell'Alto commissariato Onu per i rifugiati;

    una risoluzione in materia di sospensione della vendita di armi è stata avviata in Commissione affari esteri della Camera dei deputati già dal mese di ottobre 2018, ma il Governo non ha comunque preso posizione;

    nell'aprile 2019 la Camera dei rappresentanti statunitense ha adottato una risoluzione per porre fine a qualsiasi forma di assistenza militare degli Usa all'intervento saudita in Yemen; la stessa risoluzione era stata votata dal Senato statunitense nel mese di marzo;

    da quando il re saudita Salman bin Abdul Aziz Al Saud ha nominato suo figlio, Mohammed bin Salman, come principe ereditario nel giugno 2017, le Nazioni Unite e numerose organizzazioni internazionali non governative, quali Amnesty International, hanno denunciato sempre più gravi violazioni dei diritti umani e delle libertà fondamentali in Arabia Saudita, con frequenti detenzioni arbitrarie di attivisti, ecclesiastici di alto profilo, dirigenti d'azienda, giornalisti e commentatori dei social media;

    queste gravi violazioni, sono sfociate, in ultimo, nell'uccisione, il 2 ottobre 2018, del giornalista dissidente, Jamal Khashoggi, all'interno del Consolato saudita di Istanbul e poi cremato in un forno presente nella residenza del console;

    il rapporto indipendente delle Nazioni Unite redatto dalla relatrice speciale sulle esecuzioni extragiudiziali, sommarie o arbitrarie, Agnes Callamard, reso noto il 19 giugno 2019, parla di una «esecuzione deliberata e premeditata» che richiede «ulteriori indagini sulle responsabilità individuali di funzionari sauditi di alto livello, compreso il principe ereditario» Mohammad bin Salman. Si legge anche che ci sono «prove credibili che richiedono ulteriori indagini sulle responsabilità individuali di funzionari sauditi di alto livello, compreso il principe ereditario» – pur specificando comunque che «non ci sono conclusioni sui colpevoli» – ma che è necessario, avviare «un'inchiesta penale internazionale»;

    nel mese di maggio 2019, e anche in questi giorni, a Genova e poi a Cagliari, è approdata una nave della compagnia Bahri, la più grande flotta della monarchia saudita composta da sei navi-cargo per un carico di armamenti. A Genova, grazie alle proteste e alla mobilitazione delle associazioni e dei camalli, il carico incriminato è rimasto a terra, mentre a Cagliari, sono stati caricati 44 container;

    un plauso va a questa categoria di lavoratori che si è opposta al carico, ma certamente, non si può caricare sulle scelte etiche dei lavoratori portuali, decisioni che deve invece prendere il Governo, scegliendo una posizione da tenere in merito;

    il Presidente del Consiglio Conte nella Conferenza stampa del 28 dicembre 2018 ha affermato: «il Governo italiano è contrario alla vendita di armi all'Arabia Saudita e si tratta solamente di formalizzare questa posizione»,

impegna il Governo:

1) ad adottare gli atti necessari a sospendere tutte le forniture di armi e materiali d'armamento, utilizzabili per il conflitto, ai Paesi coinvolti direttamente nella guerra in Yemen, come già deciso da Regno Unito, Germania, Svezia, Danimarca, Finlandia, Norvegia, Svizzera, Belgio, Austria e Olanda e come in discussione in altri Parlamenti di Stati membri dell'Unione;

2) ad operare uno sforzo politico e diplomatico in sede multilaterale per il riconoscimento dello stato di conflitto armato in Yemen ai fini del diritto internazionale umanitario e dell'applicazione rigorosa delle disposizioni della legge 9 luglio 1990, n. 185, della posizione comune 2008/944/PESC e del Trattato internazionale sul commercio delle armi, già ratificato dall'Italia;

3) a farsi promotore a livello di Consiglio dell'Unione europea di una forte iniziativa politica che porti all'embargo di materiale militare di tutta l'Unione europea verso i Paesi coinvolti nel conflitto in Yemen, come ripetutamente richiesto dal Parlamento europeo;

4) a sostenere gli sforzi profusi dall'inviato speciale per lo Yemen del segretario generale delle Nazioni Unite volti a rilanciare il processo politico e a raggiungere una soluzione negoziata e inclusiva della crisi, nonché ad assicurare ogni intervento utile per consentire un immediato e completo accesso umanitario alle zone colpite dalle ostilità in Yemen, al fine di assistere efficacemente la popolazione in stato di bisogno attraverso prioritari programmi di cooperazione internazionale, anche con l'implementazione degli stessi da parte della cooperazione italiana;

5) a sostenere, anche nel ruolo di membro eletto del Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite, la prosecuzione di indagini efficaci e indipendenti sulle violazioni e sui crimini commessi in Yemen dalle parti in conflitto e a promuovere l'istituzione di un tribunale internazionale indipendente per accertarne e condannarne le responsabilità.
(1-00202) «Quartapelle Procopio, De Maria, Ceccanti, Scalfarotto, Fassino, Bruno Bossio, Fragomeli, Carla Cantone, Mor, Bonomo, Sensi, Frailis, Benamati, Paita, Fiano, Fregolent, Marco Di Maio, Serracchiani, Buratti, Giorgis, Ungaro, De Menech, Siani, Moretto, Nardi, Berlinghieri, Madia, Pezzopane, Pellicani, Schirò, Navarra, Carnevali, Rizzo Nervo, Di Giorgi, Noja, Mura».

  Si pubblica il testo riformulato della interrogazione a risposta scritta Spena n. 4-03160, già pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta n. 196 del 25 giugno 2019.

   SPENA. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro per i beni e le attività culturali, al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, al Ministro per la pubblica amministrazione, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   un terremoto di magnitudo 3.6 ha colpito nella notte del 23 giugno 2019, con scosse reiterate nella mattinata del giorno successivo la provincia di Roma, generando paura e alcuni danni già accertati;

   sono state rilevate lesioni in due chiese di proprietà della Curia: la parrocchia di San Nicola a Colonna, che ha subito alcune lesioni. In particolare, sono state segnate le architravi e gli archi presentano lesioni pronunciate, mentre nella chiesa di Santa Maria Assunta a Monte Compatri una preesistente lesione sulla cupola dell'abside si è allargata;

   benché la capitale sia stata colpita solo da sei eventi sismici con magnitudo maggiore a 6.5, la zona del Lazio risulta, dalle rilevazioni pubblicate dall'Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia terremoti, «caratterizzata in epoca recente da sismicità frequente» e «Le caratteristiche della sismicità dell'area fanno sì che la pericolosità sismica è definita alta secondo il modello di riferimento per l'Italia»;

   quali iniziative ulteriori, rispetto a quelle già poste in atto, intendano assumere e, in particolare, se si intenda eseguire un censimento delle infrastrutture, come strade, viadotti, ponti, dighe e invasi, gallerie, per verificarne lo stato di sicurezza, degli edifici adibiti ad attività produttive e di impresa, delle abitazioni private, così come di tutti gli edifici pubblici, in particolare le scuole e gli ospedali, gli edifici di particolare rilevanza architettonica e le chiese, e promuovere una ricognizione delle opere d'arte ivi conservate.
(4-03160)

Pubblicazione di un testo ulteriormente riformulato.

  Si pubblica il testo riformulato della mozione Lorefice n. 1-00195, già pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta n. 190 del 13 giugno 2019.

   La Camera,

   premesso che:

    il rapporto Gimbe 2019 sullo stato del servizio sanitario nazionale sostiene che soltanto mettendo la sanità pubblica al centro della agenda politica si potrà realmente garantire il fondamentale diritto costituzionale alla salute dei cittadini e rilanciare il Paese sia dal punto di vista sociale che economico;

    il succitato rapporto infatti, offre un quadro sconfortante sulla sostenibilità del servizio sanitario nazionale (Ssn), individuandone le cause principalmente nelle politiche economiche degli ultimi 10 anni caratterizzate dal definanziamento pubblico per la sanità, considerata come un mero capitolo di spesa pubblica, anziché come una leva di sviluppo economico da sostenere e rilanciare; basti pensare che attualmente la sanità assorbe solo il 6,6 per cento del prodotto interno lordo e l'intera filiera della salute ne produce circa l'11 per cento:

    secondo le analisi effettuate la spesa per la salute in Italia 2017 ammonta complessivamente a euro 204.034 milioni così suddivisi: euro 154.920 milioni di spesa sanitaria, di cui euro 113.131 milioni di spesa sanitaria pubblica e di euro 41.789 milioni di spesa sanitaria privata. Di questa, 35.989 milioni di euro a carico delle famiglie e 5.800 milioni di euro intermediari da fondi sanitari/polizze collettive (3.912 milioni di euro), polizze individuali (711 milioni di euro) e da altri enti (1.177 milioni di euro); 41.888,5 milioni di euro di spesa sociale di interesse sanitario di cui 32.779,5 milioni di spesa pubblica, in larga misura relative alle provvidenze in denaro erogate dall'Inps, e 9.109 milioni di euro stimati di spesa delle famiglie; 7.225,5 milioni di euro per deduzioni e detrazioni di imposta dal reddito delle persone fisiche per spese sanitarie (3.864,3 milioni di euro) e 3.361,2 milioni di euro per contributi versati a fondi sanitari integrativi, cifra ampiamente sottostimata per l'indisponibilità dei dati relativi al welfare aziendale e alle agevolazioni fiscali a favore delle imprese;

    durante la presentazione del rapporto è emerso che, nel periodo 2010-2019 sono stati sottratti al Ssn circa 37 miliardi di euro e l'incremento complessivo del fabbisogno sanitario nazionale è stato di 8,8 miliardi di euro, con una media annua dello 0,9 per cento insufficiente anche solo a pareggiare l'inflazione (+1,07 per cento). Inoltre il documento di economia e finanza 2019 riduce progressivamente il rapporto spesa sanitaria/Pil dal 6,6 per cento nel 2019-2020 al 6,5 per cento nel 2021 e al 6,4 per cento nel 2022;

    secondo le stime del rapporto Gimbe per riallineare il Ssn a standard degli altri Paesi europei e offrire ai cittadini italiani un servizio sanitario di qualità, equo e universalistico sarà necessaria nel 2025 una spesa sanitaria di 230 miliardi di euro; il rilancio del Ssn richiede altresì la convergenza di tutte le forze politiche e un programma di azioni coraggiose e coerenti, a partire da un consistente aumento del finanziamento pubblico; ma soprattutto bisogna «mettere in sicurezza» le risorse ed evitare le periodiche revisioni al ribasso, ovvero definire sia una soglia minima del rapporto spesa sanitaria/Pil, sia un incremento percentuale annuo del fabbisogno sanitario nazionale pari almeno al doppio dell'inflazione, come ha sostenuto il presidente della fondazione a conclusione del suo intervento alla presentazione del rapporto;

    tra tutti gli interventi degli ultimi anni, emerge ed è stata accolta con favore l'inversione di tendenza operata dalla legge di bilancio 2019, che ha previsto risorse aggiuntive, pari a 4,5 miliardi di euro per il fondo sanitario nazionale per triennio 2019-2021, anche se subordinate alla stipula del patto per la salute con le regioni;

    a tal proposito, nell'ultima bozza circolata, ancorché non definitiva, del Patto per la salute, posta la clausola costituzionale del pareggio di bilancio, è stata prevista una clausola di salvaguardia finanziaria; più precisamente viene prima confermato il finanziamento del fondo sanitario come previsto dalla legge di bilancio 2019 e cioè di 116,4 miliardi per il 2020 e 117,9 miliardi per il 2021, poi però è aggiunta la clausola «salvo eventuali modifiche che si rendessero necessarie in relazione al conseguimento degli obiettivi di finanza pubblica e a variazione del quadro macroeconomico»;

    appare necessario recuperare integralmente tutte le risorse economiche sottratte in questi anni con le diverse misure di finanza pubblica, garantendo una sostenibilità economica effettiva ai livelli essenziali di assistenza attraverso il rifinanziamento del fondo sanitario nazionale, così da risolvere alcuni dei problemi strutturali;

    si è da poco festeggiato il quarantennale del servizio sanitario nazionale, istituito con la legge n. 833 del 23 dicembre 1978 e che ha dato all'Italia la patente di uno dei migliori sistemi di salute pubblica al mondo e che, nonostante le successive riforme, ivi inclusa la riforma del titolo V della parte II della Costituzione, ne abbiano mutato sostanzialmente l'evoluzione e la struttura, ha consentito al nostro Paese di mantenere saldo il principio dell'universalità come sancito dall'articolo 32 della Costituzione;

    la sostenibilità economica del servizio sanitario nazionale non può e non dovrebbe passare attraverso una compressione del diritto alla salute e la riduzione di risorse economiche e umane necessarie per l'affermazione di tale diritto e la certezza delle risorse è condizione ineludibile per attuare una seria programmazione degli interventi in sanità,

impegna il Governo:

1) ad adottare iniziative per salvaguardare il servizio sanitario nazionale pubblico e universalistico, garantendo una sostenibilità economica effettiva ai livelli essenziali di assistenza attraverso un adeguato finanziamento del fondo sanitario nazionale, assicurando altresì la certezza delle risorse ad esso destinate, nonché ad intraprendere iniziative volte a un recupero di risorse economiche adeguate;

2) a valutare la necessità di adottare le opportune iniziative affinché, da un lato, sia definita una soglia minima del rapporto spesa sanitaria/prodotto interno lordo, dall'altro sia fissato un incremento percentuale annuo in termini assoluti del fabbisogno sanitario nazionale, anche in funzione anticiclica in caso di riduzione del prodotto interno lordo, al fine di garantire le esigenze di pianificazione e organizzazione degli interventi necessari in sanità nel rispetto dei princìpi di equità, solidarietà e universalismo che da 40 anni caratterizzano il servizio sanitario nazionale.
(1-00195) (Ulteriore nuova formulazione) «Lorefice, Bologna, Nesci, Tuzi, Sarli, D'Arrando, Nappi, Lapia, Sportiello, Menga, Zolezzi, Leda Volpi, Mammì, Provenza, Troiano, Trizzino, Massimo Enrico Baroni».

Ritiro di un documento di indirizzo.

  Il seguente documento è stato ritirato dal presentatore: risoluzione in Commissione Cillis n. 7-00252 del 30 maggio 2019.

Ritiro di documenti del sindacato ispettivo.

  I seguenti documenti sono stati ritirati dai presentatori:

   interrogazione a risposta in Commissione Gagnarli n. 5-01421 del 7 febbraio 2019;

   interrogazione a risposta scritta Alessandro Pagano n. 4-02596 del 27 marzo 2019.