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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Martedì 25 giugno 2019

ATTI DI INDIRIZZO

Mozioni:


   La Camera,

   premesso che:

    i minori in Italia vivono sempre più ambiti di violenza che esprimono sotto varie forme e con varie modalità, tutte forme di violenza che incidono pesantemente sullo sviluppo e sulla crescita dei minori dal punto di vista fisico, sociale e psicologico, che hanno oltretutto pesanti ricadute sulla loro vita futura;

    le cronache quasi quotidianamente registrano casi di violenze sui minori negli asili e nelle scuole, mentre appaiono più nascosti e insidiosi la violenza nelle mura domestiche o l'assistere da parte di minori a violenze nell'ambito della famiglia, che spesso portano a eventi più drammatici;

    sia nelle giornate dedicate ai diritti dell'infanzia e dell'adolescenza che in tutti gli studi accreditati sono lanciati allarmi sul fenomeno dei maltrattamenti e degli abusi sui minori;

    i dati che sono stati resi noti in Italia sono inquietanti e fotografano una realtà complessa all'interno di un contesto che vede un aumento drammatico delle violenze denunciate;

    in Italia, ogni giorno più di 2 bambini sono vittime di violenza sessuale: si tratta di oltre 950 minori all'anno che hanno subìto questo orribile abuso; i dati delle violenze sessuali dicono che le vittime, per oltre l'80 per cento sono bambine e adolescenti con un aumento nel 2017 del 18 per cento rispetto al 2016;

    nel solo 2017, 5.788 minori sono stati infatti vittime di violenze, con un più 8 per cento rispetto al 2016 e un più 43 per cento rispetto a 10 anni fa, quando erano stati 4.061. Si parla di abusi e violenze che colpiscono, anche in questo caso, soprattutto bambine e ragazze che risultano essere il 60 per cento delle vittime;

    sono in forte crescita i minori vittime di reati legati alla pedopornografia, la cui produzione coinvolge in larghissima parte bambine e ragazze;

    il reato con maggior numero di vittime rimane il maltrattamento in famiglia che ha visto, solo nel 2017, colpire 1.723 bambini con un aumento del 6 per cento;

    è in crescita del 23 per cento il numero di vittime di abuso di mezzi di correzione o disciplina, ovvero di percosse fino al punto del ricovero in ospedale e a seguire la denuncia;

    in Italia, sono circa 427.000 i bambini e i ragazzi che avrebbero assistito a episodi di violenza tra le mura domestiche, ma non ci sono ricerche in materia; infatti, non si è in grado di stabilire per quanti minorenni ogni giorno la propria casa si trasforma da ambiente di protezione a luogo di violenze, fino alla violenza più grave, quella vera e propria, in cui a rischio è non solo la loro crescita ma in alcuni casi la sopravvivenza;

    gli omicidi di minori sono cresciuti del 5 per cento, 22 contro i 21 del 2016, è positivo il calo registrato del numero delle vittime di prostituzione minorile con un meno 35 per cento equivalente a 71 casi contro i 109 registrati nel 2017, che coinvolgono per oltre il 73 per cento femmine;

    appare con tutta evidenza che si deve urgentemente procedere verso una ridefinizione delle misure finalizzate alla protezione e alla prevenzione delle violenze e degli abusi sui minori, così come va affrontato e contrastato con maggiore efficacia il contesto di povertà e di abbandono scolastico che ancora risulta essere una piaga;

    le forme di violenza sui minori a volte sfuggono totalmente dalle rilevazioni statistiche e dalle misure; in particolare, si assiste ad un totale disinteresse nei confronti dei minori le cui famiglie sono oggetto di sfratto esecutivo; in tali casi il minore, oltre al rischio di abbandono scolastico, viene gettato forzosamente in un ambito di emarginazione e di esclusione sociale nel quale non si assiste ad alcun intervento di sostegno pubblico;

    così come ancora oggi si assiste alla assenza in molte regioni della figura del Garante dell'infanzia e in altre, per esempio in Sicilia, alle denunce del Garante regionale che afferma di non avere neanche un ufficio dove operare e di essere lasciato solo senza potere in alcun modo esercitare il proprio ruolo;

    in Italia in materia di prevenzione, cura e presa in carico del maltrattamento e dell'abuso sui minorenni in rapporto alla organizzazione dei servizi che devono svolgere tali attività e funzioni si riscontra una discontinuità, anche territoriale, che deve essere affrontata;

    non mancano di certo sia leggi adeguate che buone pratiche per la tutela e l'assistenza dei minorenni, anzi si rileva a volte un difetto nel garantire l'attuazione delle normative vigenti;

    è necessario assicurare ai minorenni oggetto di violenze o che assistono ad atti di violenza nell'ambito famigliare o nelle scuole o nei quartieri dove vivono l'assistenza terapeutica e il sostegno ad ampio raggio, fondamentale per curare le conseguenze sia psicologiche che patologiche delle violenze ai quali hanno assistito o sono stati soggetti;

    si assiste in Italia, a fronte di episodi di violenza sui minori sui quali la pubblica opinione pone sempre più attenzione, alla insufficiente presenza di un sistema adeguato di protezione e tutela dell'infanzia e dell'adolescenza, strettamente collegata al tema della carenza di risorse necessarie a rendere effettive, uniformemente sull'intero territorio, le attività previste da provvedimenti legislativi;

    il codice penale non prevede una sezione appositamente dedicata in modo specifico alla tutela dei minori; infatti, le fattispecie di reato che li riguardano sono previste in più articoli spesso riferibili anche agli adulti in modo indifferenziato; appare quindi evidente che la protezione del minore vittima del reato, in sede penale, non è organica, quando la tutela del minore dovrebbe imporre una disciplina specifica e omogenea,

impegna il Governo:

1) a sostenere, per quanto di competenza, la nomina di Garanti per l'infanzia e l'adolescenza in tutte le regioni che abbiano la piena possibilità di svolgere le proprie funzioni con dotazione di personale, sedi, mezzi e strumenti adeguati e necessari per l'espletamento delle loro funzioni;

2) a promuovere ulteriori attività, programmi e finanziamenti finalizzati al contrasto della povertà in ambito famigliare urbano che spesso rappresentano il contesto di atti di violenza sui minori;

3) ad adottare iniziative per garantire, di concerto con le regioni e l'Anci, l'attivazione uniforme su tutto il territorio nazionale, adeguatamente finanziata, di una rete di servizi di prossimità all'infanzia, coinvolgendo le istituzioni scolastiche, i servizi sociali e sanitari e l'associazionismo, al fine di garantire la conoscenza immediata di situazioni di abuso e maltrattamento dei minori;

4) ad adottare iniziative per prevedere, di intesa con la Conferenza delle regioni e l'Anci, in maniera uniforme su tutto il territorio nazionale servizi con équipe specializzate per il trattamento dei minori vittime di violenze o maltrattamenti, prevedendo altresì che tali servizi siano inseriti all'interno dei livelli essenziali delle prestazioni (Lep) da garantire a bambini ed adolescenti su tutto il territorio nazionale;

5) ad assumere iniziative d'intesa con la Conferenza delle regioni e con l'Anci, per l'attivazione di programmi di formazione permanente, anche con il coinvolgimento dei Garanti regionali per l'infanzia;

6) a valorizzazione le buone pratiche a livello territoriale attraverso il sito della Presidenza del Consiglio dei ministri, accessibile a tutti e aggiornato periodicamente;

7) a sviluppare, di concerto con i Garanti regionali dell'infanzia, una periodica, ampia e capillare azione informativa sui diritti dei minori e degli adolescenti che si riferisca a tutti gli ambiti di vita dei minori, a partire dagli ambiti famigliari e quelli scolastici, anche in riferimento agli strumenti giuridici e alla rete territoriale attivabile in caso di necessità a tutela dei minorenni vittime di violenza;

8) ad adottare iniziative per la modifica del codice penale al fine di introdurre i reati di maltrattamento contro i minorenni compresa la violenza assistita che si verifichi nei confronti di figure di attaccamento significative per il minorenne, elemento sostanzialmente già segnalato in pronunce della Corte di Cassazione;

9) ad adottare iniziative per riavviare in tempi brevi l'attività dell'Osservatorio nazionale per il contrasto della pedofilia e della pornografia minorile, nonché l'Osservatorio nazionale sull'infanzia e l'adolescenza e l'Osservatorio nazionale sulla famiglia.
(1-00207) «Rostan, Fornaro».


   La Camera,

   premesso che:

    la violenza sui minori è un tipo di violenza particolarmente esecrabile perché commessa a danno dei soggetti più deboli e indifesi – sia sotto il profilo fisico che sotto quello psicologico – della nostra società;

    i dati dimostrano come la violenza sui minori sta drammaticamente in aumento e spesso, fattore ancora più inquietante, i responsabili di queste violenze sono i genitori;

    il dossier di Terre des hommes, edito in occasione della Giornata mondiale delle bambine celebrata lo scorso 11 ottobre, ha evidenziato come nel sessanta per cento dei casi siano loro le vittime di abusi e violenze, e come, complessivamente siano più di 1.700 ragazzini maltratti in famiglia;

    stando al dossier in Italia nel 2017 sono stati vittime di violenze, 5.788 minori con un aumento dell'8 per cento rispetto al 2016 e del 43 per cento rispetto a dieci anni fa, quando erano 4.061;

    il dossier ha certificato anche l'aumento delle violenze sessuali, le cui vittime, per l'84 per cento femmine, sono aumentate del 18 per cento rispetto al 2016; in forte crescita sono anche i minori vittime di reati legali alla pedopornografia, la cui produzione coinvolge per l'84 per cento bambine e ragazze;

    il reato con maggior numero di vittime, tuttavia, rimane il maltrattamento in famiglia: 1.723 bambini in un solo anno (+6 per cento);

    pochi giorni fa nella stessa giornata sono morte una bimba di otto mesi e una bimba di due anni, entrambe per mano dei propri genitori;

    in occasione della recente presentazione Montecitorio, alla presenza anche del Presidente della Repubblica, della relazione annuale dell'Autorità garante per l'infanzia e l'adolescenza, e stato stigmatizzato come a fronte di un deciso aumento dei fenomeni di violenza sui minori il sistema non riesce a garantire adeguati strumenti di protezione;

    la Convenzione Onu sui diritti dell'infanzia e dell'adolescenza, ratificata dall'Italia il 27 maggio 1991 con la legge n. 176, ha trasformato bambini e ragazzi da oggetto di protezione quindi con un ruolo passivo, a soggetti titolati di diritto, legittimandoli, quindi, come soggetti attivi titolati di diritti e capaci di essere ascoltati;

    ciononostante, come evidenziato dalla relazione del Garante, sono ancora troppi i casi di bambini maltrattati e uccisi da chi li avrebbe dovuti proteggere, ed è dunque indispensabile approntare gli strumenti volti a intercettare prima le situazioni di fragilità, soprattutto nei contesti familiari;

    inoltre, il Garante ha messo in luce l'esigenza di una raccolta di dati costante e aggiornata sul fenomeno dei maltrattamenti e delle violenze, e la necessità che a fronte della frammentazione di competenze e di livelli territoriali di gestione sia adottata, invece, una strategia generale, che preveda anche attività di formazione di chi opera a contatto con l'infanzia per intercettare i segnali di violenza e segnalarli, nonché la garanzia di cure specialistiche, sostegno e protezione adeguati per i minori che abbiano subito violenze;

    nel gennaio del 2018 è stata approvata la legge n. 4 del 2018 sugli orfani dei crimini domestici, definiti quale «categoria dei figli minori o maggiorenni economicamente non autosufficienti che siano rimasti orfani di un genitore a seguito di un omicidio commesso dal coniuge di questi, anche legalmente separato o divorziato, o dall'altra parte dell'unione civile, anche se l'unione civile è cessata, o dalla persona che è o è stata legata da relazione affettiva e stabile convivenza»;

    la legge ha previsto alcuni benefici economici a valere sulle risorse del fondo di rotazione per la solidarietà alle vittime dei reati di tipo mafioso, delle richieste estorsive, dell'usura e dei reati intenzionali violenti nonché agli orfani per crimini domestici, demandando ad un regolamento ministeriale che avrebbe dovuto essere emanato entro tre mesi dalla data di entrata in vigore della legge, di «stabilire i criteri e le modalità per l'utilizzazione delle risorse»;

    tale regolamento non è ancora stato adottato,

impegna il Governo:

1) a promuovere campagne nazionali di informazione, prevenzione e sensibilizzazione in materia di violenza e abuso psicologo e fisico nei confronti di minori, anche con particolare riguardo ai contesti scolastici ed educativi, alle strutture socio-sanitarie e, altresì, presso i pediatri e i medici di base;

2) ad attuare le opportune iniziative per riavviare tempestivamente l'attività dell'Osservatorio nazionale per il contrasto della pedofilia e della pedopornografia minorile, dell'Osservatorio nazionale sull'infanzia e sull'adolescenza e dell'Osservatorio nazionale sulla famiglia;

3) a favorire la definizione di linee guida, in funzione della classificazione della violenza nel confronti di minori così da promuoverne la divulgazione attraverso tutti i mezzi di informazione e comunicazione, anche mediante le nuove tecnologie, al fine di accrescere la consapevolezza generale e sostenere l'azione di protezione ed intervento sociale;

4) a promuovere il potenziamento della rete territoriale dei servizi sociali, attraverso la dotazione di personale specializzato, di psicologi e assistenti sociali, mediante lo stanziamento di risorse economiche adeguate;

5) ad assumere iniziative per potenziare le attività e gli strumenti investigativi in dotazione alle forze dell'ordine al fine di garantire il contrasto dell'abuso e del maltrattamento a danno dei minori, con particolare riguardo alle condotte di adescamento tramite la rete internet ed i social network;

6) in relazione a questo segnalato in premessa, a favorire la piena attuazione della Convenzione di Istanbul, ratificata nel 2013 dalla legge n. 77, in merito alla prevenzione, alla protezione della vittima e alla certezza della pena, oltre che agli interventi di cura e riabilitazione della persona minore vittima di abuso e maltrattamento;

7) ad assumere iniziative per dare piena attuazione alle indicazioni contenute nella Convenzione di Lanzarote ratificata nei 2012 con la legge n. 172, con particolare riguardo alle strutture giudiziarie, socio-sanitarie ed amministrative;

8) ad adottare con urgenza il regolamento di attuazione della legge n. 4 del 2018 fine di consentire alle vittime l'effettivo accesso ai benefìci riconosciuti dalla normativa introdotta.
(1-00208) «Bellucci, Lollobrigida, Meloni, Deidda, Ferro, Acquaroli, Bucalo, Butti, Caiata, Caretta, Ciaburro, Cirielli, Luca De Carlo, Delmastro Delle Vedove, Donzelli, Fidanza, Foti, Frassinetti, Gemmato, Lucaselli, Mantovani, Maschio, Mollicone, Montaruli, Osnato, Prisco, Rampelli, Rizzetto, Rotelli, Silvestroni, Trancassini, Varchi, Zucconi».


   La Camera,

   premesso che:

    dal 25 marzo 2015 la coalizione internazionale guidata dall'Arabia Saudita, formata da Emirati Arabi Uniti, Kuwait, Qatar, Baharain, Egitto e Sudan, sostenuta da Stati Uniti e Regno Unito, ha lanciato una vasta offensiva contro il gruppo armato Huthi in Yemen;

    secondo le Nazioni Unite, a quattro anni dall'inizio della guerra sono stati 70 mila i morti e 24 milioni le persone che hanno bisogno di assistenza e protezione. Oltre 10 milioni non riescono a sopravvivere senza aiuti alimentari d'emergenza e gli sfollati sono oltre 3 milioni e 300 mila. Per l'organizzazione non governativa Armed conflict location & event data project, le vittime del conflitto sarebbero addirittura 91.600; solo nel 2019 sarebbero state uccise 11.900 persone, contro le 30.800 del 2018;

    l'impatto delle armi esplosive sui bambini, i soggetti più vulnerabili, è particolarmente grave in quanto spesso le lesioni richiedono cure specialistiche e interventi chirurgici complessi in un territorio dove strutture ospedaliere e sanitarie sono state distrutte dai bombardamenti e le attrezzature mediche sono sempre più insufficienti, a causa del blocco di fatto delle importazioni, dell'insicurezza e delle restrizioni all'accesso umanitario;

    con le risoluzioni 2201/2015 e 2216/2015 il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite ha espresso una chiara condanna delle azioni unilaterali intraprese dagli Huthi, con il colpo di Stato che ha portato allo spodestamento del Governo in carica nello Yemen. In particolare, la risoluzione n. 2216 dell'aprile 2015 chiedeva agli Huthi di ritirarsi dai territori occupati con la forza, compresa la capitale Sana'a e di restituire le armi sottratte all'esercito regolare. Tali testi hanno costituito la cornice negoziale delle ripetute e fragili tregue sottoscritte in questi anni, ma che non ha consentito la definizione di un accordo risolutivo;

    il 13 dicembre 2018 a Stoccolma, alla fine dei pre-colloqui negoziali mediati dall'Onu, è stato siglato un accordo tra i rappresentanti del Governo riconosciuto dalla comunità internazionale e gli insorti Houti che è entrato in vigore il 18 dicembre 2018. L'accordo prevedeva, tra l'altro, il «cessate il fuoco» immediato per la città di Hodeida e l'omonimo governatorato, lo scambio di quindicimila prigionieri, la costituzione di una commissione per sbloccare l'assedio della città di Taiz e l'impegno a continuare «senza condizioni» le consultazioni alla fine di gennaio 2019;

    con la risoluzione 2451/2019, il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite ha fatto proprio l'accordo di Stoccolma e autorizzato l'invio di un team di osservatori a Hodeida, con un mandato di trenta giorni, mentre con la risoluzione 2452/2019 è stata istituita una missione di sostegno all'accordo sulla città (UN mission to support the Hodeida agreement, Unmha), nonché il dispiegamento di osservatori;

    ad inizio 2019 è cominciata la missione degli osservatori delle Nazioni Unite che ha però incontrato, fin da subito, numerose difficoltà, tanto che le previste riunioni sono diventate sempre più sporadiche;

    in tale contesto, dal mese di gennaio 2019 il Paese è stato scosso da una serie di attentati che hanno messo ulteriormente in difficoltà la mediazione dell'Onu. Il capo delle operazioni per il monitoraggio del «cessate il fuoco», generale Michael Lollesgaard, ha recentemente rilevato che il ritiro degli Huthi non è stato completato, in violazione dell'accordo del dicembre 2018 a Stoccolma;

    è in vigore un embargo internazionale sulle armi nei confronti dei ribelli Huthi sostenuti dall'Iran e, secondo la 18° relazione annuale dell'Unione europea sulle esportazioni di armi, gli Stati membri dell'Unione hanno continuato ad autorizzare il trasferimento di armi verso l'Arabia Saudita, in violazione della posizione comune 2008/944/PESC del Consiglio dell'8 dicembre 2008;

    la Germania ha sospeso temporaneamente le proprie licenze di esportazione di armi verso l'Arabia Saudita fino al 30 settembre 2019. A loro volta altri Stati europei (Danimarca, Finlandia, Norvegia e Paesi Bassi) hanno sospeso la concessione di nuove licenze di esportazione di armi verso l'Arabia Saudita e Emirati Arabi Uniti, sulla scia delle risoluzioni del Parlamento europeo del 25 ottobre e del 14 novembre 2018, mentre il Regno Unito, a seguito del verdetto della Corte d'appello di Londra che ha dichiarato illegale una delle procedure finora seguite nel rilascio di autorizzazioni per l'esportazione di armi, ha deciso di sospendere le nuove forniture belliche all'Arabia Saudita e agli altri Paesi della coalizione;

    la legge italiana sul controllo dell'esportazione, importazione e transito dei materiali di armamento, la legge n. 185 del 1990, e successive modificazioni ed integrazioni, è particolarmente severa e prevede un sistema di controllo e di autorizzazione scrupoloso ed articolato in materia di armamenti convenzionali,

impegna il Governo:

1) ad attivarsi nelle competenti sedi internazionali ed europee per la promozione di iniziative per la risoluzione diplomatica e multilaterale del conflitto in Yemen, per l'arresto immediato dei bombardamenti e per la ripresa di negoziati di pace tra le parti coinvolte sotto l'egida delle Nazioni Unite;

2) a promuovere anche interventi finanziari per gli aiuti umanitari, in quanto l'attuale fondo di intervento per gli aiuti umanitari dell'Onu non riesce a raggiungere i milioni di yemeniti bisognosi di assistenza e colpiti da una catastrofe umanitaria di vaste proporzioni;

3) ad assumere iniziative affinché le parti coinvolte nella guerra in Yemen siano tenute al rispetto e alla tutela di ospedali e personale medico, come previsto dal diritto umanitario internazionale, tenendo conto che un attacco deliberato contro i civili e le infrastrutture civili costituisce crimine di guerra;

4) a promuovere iniziative a livello multilaterale di embargo sulle armi per tutte le parti in conflitto in Yemen e per arrestare le gravi violazioni dei diritti umani ripetutamente denunciate;

5) a proseguire la rigorosa applicazione delle disposizioni della legge n. 185 del 1990 in relazione alle richieste di imprese italiane volte a ottenere la licenza di esportazione di armi e ad adottare iniziative per imporre prescrizioni e divieti, ove fossero accertate violazioni da parte degli organismi internazionali.
(1-00209) «Valentini, Orsini, Occhiuto».


   La Camera,

   premesso che:

    l'Albania sta vivendo in questi giorni una grave crisi politica e sociale, con le forze di opposizione che animano ormai da settimane manifestazioni e proteste di piazza per denunciare una supposta mancanza di condizioni di parità nelle competizioni elettorali, in particolare relativamente alle elezioni amministrative programmate per il 30 giugno;

    alla contrapposizione tra il Partito Socialista del premier Edi Rami e il Partito Democratico guidato da Lulzim Bash, si è aggiunta una paralisi istituzionale potenzialmente molto pericolosa: le elezioni, convocate in prima battuta per il 30 giugno dal Governo presieduto dal primo ministro Edi Rama e successivamente annullate con decreto dal presidente della Repubblica Ilir Meta (annullamento motivato dal rischio di bassa partecipazione al voto), ha portato il partito di maggioranza a promuovere la messa in stato di accusa del capo dello Stato;

    in base alla Costituzione albanese, l'eventuale decisione di messa in stato di accusa da parte del Parlamento albanese andrebbe confermata dalla Corte Costituzionale, che al momento è però inoperante, perché 8 dei suoi 9 membri sono dimissionari o sono stati rimossi per accuse di corruzione;

    mentre il Governo ha confermato le elezioni per il 30 giugno, diversi comuni guidati da esponenti dell'attuale opposizione al Governo centrale si astengono al momento dall'organizzazione dei seggi elettorali in ossequio al decreto presidenziale; l'opposizione ha invece dichiarato di non voler partecipare a tali elezioni, disconoscendone la legittimità;

    la crisi istituzionale rischia di vanificare gli sforzi compiuti negli ultimi decenni dall'Albania, in termini di modernizzazione economica, sociale e democratica, ponendo seri interrogativi sulla possibilità che il Paese balcanico acquisisca lo status formale di Paese candidato all'adesione all'Unione europea nei prossimi mesi, come fino a qualche mese fa previsto dalla Commissione europea;

    lo scontro istituzionale sulle elezioni amministrative è solo un aspetto di una frattura profonda tra le forze politiche albanesi, con i due principali partiti che si accusano reciprocamente di corruzione e di collusione con il crimine organizzato e il business degli stupefacenti;

    come evidenziato da molti osservatori internazionali, in assenza di un sostegno esplicito dei Paesi dell'Unione europea per la stabilizzazione della situazione istituzionale e politica dell'Albania, emerge il rischio di una crisi sociale che potrebbe indurre – tra le altre conseguenze – una vera e propria fuga dall'Albania, con una pressione migratoria che inevitabilmente vedrebbe l'Italia come principale destinazione;

    la presenza di cittadini italiani e di imprese italiane in Albania, andata significativamente crescendo nel corso degli ultimi anni, ma anche i legami storici e culturali tra i due Paesi, impongono all'Italia un ruolo di primo piano nel monitoraggio e nel sostegno diretto alla stabilità dell'Albania,

impegna il Governo:

1) ad attivarsi, in sede di Unione europea e sul piano bilaterale, per offrire all'Albania il massimo supporto italiano ad ogni tentativo di dialogo tra le parti istituzionali e politiche coinvolte nel grave scontro istituzionale in atto.
(1-00210) «Carfagna, Gelmini».


   La Camera,

   premesso che:

    l'Organizzazione mondiale della sanità ha definito le malattie reumatologiche come la prima causa di dolore e di disabilità in Europa, sottolineando come queste, da sole, rappresentino la metà delle patologie croniche ad alto potenziale di disabilità e di handicap che colpiscono la popolazione di età superiore ai 65 anni;

    molte delle malattie reumatologiche sono particolarmente gravi e hanno carattere sistemico, coinvolgendo più organi e apparati vitali. Si tratta, nello specifico, delle malattie reumatiche infiammatorie croniche, autoimmuni e autoinfiammatorie, che colpiscono generalmente gli individui più giovani e nel pieno della loro vita lavorativa;

    in Italia circa il 10 per cento della popolazione è affetto da malattie reumatologiche e la spesa per queste malattie è stimata in 5-6 miliardi di euro l'anno, di cui una parte consistente – circa i due terzi – è riferita a costi indiretti legati a perdita di produttività per circa 300.000 lavoratori;

    il progetto Fit For Work Italia realizzato nel 2013 dalla Società italiana di reumatologia ha evidenziato che circa 800.000 persone affette da queste patologie sono a rischio di invalidità e sono spesso costretto ad abbandonare il lavoro. Un censimento dell'associazione Amrer Onlus del 2015 e dati Istat dello stesso anno hanno evidenziato che le malattie reumatiche rappresentano la seconda causa di invalidità in Italia, pari al 27 per cento delle pensioni di invalidità erogate;

    negli ultimi 20 anni l'introduzione di nuovi farmaci biologici nell'area reumatologica ha modificato drasticamente la storia naturale di molte gravi patologie, consentendo di ottenere la remissione stabile e prolungata di molte malattie, prima tra tutte l'artrite reumatoide;

    tali farmaci hanno determinato un netto miglioramento della qualità di vita dei pazienti da un punto di vista sociale e lavorativo (Sture Register van Vallenhoven R ARD-2010 e Bertucci M Cl Econ Out Res 2016), contribuendo dunque, sul piano economico, ad un'importante riduzione dei costi indiretti legati alla disabilità (Anis A Rheumatology 2009);

    la perdita della copertura brevettuale dei farmaci biologici ha permesso l'ingresso nel mercato dei farmaci cosiddetti «biosimilari», medicinali simili per qualità, sicurezza ed efficacia ai farmaci biologici originatori, che possono essere prodotti secondo procedure e normative espresse da specifiche linee guida europee e commercializzati a prezzi inferiori rispetto ai prodotti originatori;

    il legislatore ha stabilito che un farmaco biosimilare può essere utilizzato nel rispetto di tre principi fondamentali: autonomia prescrittiva del medico, diritto alla continuità terapeutica dei pazienti già in trattamento, non sostituibilità automatica tra farmaco originator e farmaco biosimilare;

    la legge di bilancio 2017 (legge n. 232 del 2016) stabilisce infatti, all'articolo 1, comma 407, che «non è consentita la sostituibilità automatica tra farmaco biologico di riferimento ed un suo biosimilare, né tra biosimilari»: è quindi compito del medico specialista la decisione di proporre il passaggio da biologico a biosimilare e fornire al paziente quelle informazioni che gli consentano di condividere tale scelta ed approvarla, anche al fine di ribadire quel «contratto terapeutico» che è alla base di una corretta aderenza e persistenza alle terapie e quindi dell'eliminazione di una delle principali fonti di inefficienza della spesa farmaceutica;

    a tale riguardo anche l'Aifa ha precisato, da ultimo nel secondo position paper del marzo 2018, che la scelta del trattamento rimane una decisione clinica affidata esclusivamente al medico prescrittore;

    negli ultimi anni, inoltre, diverse sentenze hanno consolidato i principi previsti nell'utilizzo dei farmaci biosimilari; da ultimo, la sentenza n. 400/2019 del Tar Toscana, che ha ribadito che il principio dell'autonomia decisionale del medico non può in alcun modo essere limitata, né direttamente né indirettamente;

    ciononostante, giungono sempre più frequentemente da diverse regioni italiane, tra cui Piemonte, Sardegna, Sicilia e Toscana, segnalazioni di difficoltà nel proseguire la terapia attualmente in corso con farmaco biologico ed il tentativo di sostituirlo in maniera automatica con il relativo biosimilare,

impegna il Governo:

1) ad adottare iniziative per sviluppare progetti nell'ambito della ricerca scientifica, della formazione e dell'assistenza sanitaria in campo reumatologico;

2) a incentivare e promuovere ogni iniziativa volta a velocizzare i tempi della diagnosi e a migliorare l'assistenza e la prevenzione del danno nel malato reumatico, favorendo la creazione su base regionale delle reti assistenziali nel cui ambito poter rendere operativi specifici percorsi diagnostico-terapeutico-assistenziali (Pdta) per specifiche malattie o gruppi di esse;

3) ad adottare le iniziative di competenza per assicurare l'implementazione omogenea in tutte le regioni del piano nazionale della cronicità, in cui inserire tutte le più gravi malattie reumatiche croniche;

4) ad adottare iniziative per prevedere la continua formazione e informazione dei medici, in particolare i medici di medicina generale responsabili del primo contatto con il malato, per garantire la piena capacità di riconoscere le condizioni patologiche;

5) ad adottare iniziative per utilizzare parte dei risparmi ottenuti, nell'ambito della spesa sociale, con l'utilizzo appropriato e tempestivo dei farmaci biotecnologici, sia originator che biosimilari, per consentire l'utilizzo di nuove molecole recentemente entrate in commercio e migliorare globalmente l'assistenza reumatologica sul territorio e nelle strutture ospedaliere;

6) a vigilare, per quanto di competenza, sul rispetto di quanto previsto dalla legge n. 232 del 2016, tutelando il diritto alla continuità terapeutica e la non sostituibilità automatica del farmaco di riferimento con il suo biosimilare né tra biosimilari e, in particolare, ad adottare iniziative per assicurare un'applicazione conforme di questi principi in tutto il territorio nazionale, onde evitare discriminazioni e diversità nell'accesso dei cittadini alle cure con farmaci biologici.
(1-00211) «Mugnai, Mandelli, Ripani, D'Ettore, Carrara, Mazzetti, Novelli, Versace, Bagnasco, Occhiuto».


   La Camera,

   premesso che:

    ormai 10 anni fa, nel 2009, il Parlamento italiano ratificava la Convenzione Onu per i diritti per le persone con disabilità, approvata dall'Assemblea delle Nazioni unite nel dicembre 2006;

    l'articolo 19 di detta Convenzione recita: «Le persone con disabilità abbiano la possibilità di scegliere, su base di uguaglianza con gli altri, il proprio luogo di residenza e dove e con chi vivere (...); le persone con disabilità abbiano accesso ad una varietà di servizi di sostegno domiciliari residenziali e di altro tipo, compresa l'assistenza personale necessaria per consentire loro di vivere ed essere incluse, nella società e impedire che siano isolate o segregate dalla collettività; i servizi e le strutture destinati alla popolazione generale siano messe a disposizione, su base di uguaglianza con gli altri, delle persone con disabilità e siano adattati ai loro bisogni»;

    affinché le persone con disabilità possano veramente vivere una vita indipendente è necessario che riprenda con vigore l'impegno delle istituzioni nazionali e locali per l'abbattimento delle barriere architettoniche;

    l'articolo 24 della legge 5 febbraio 1992, n. 104, «Legge-quadro per l'assistenza, l'integrazione sociale e i diritti delle persone handicappate» prevede l'obbligo per tutte le opere edilizie riguardanti edifici pubblici e privati aperti al pubblico che siano suscettibili di limitare l'accessibilità e la visibilità di essere eseguite in conformità alle disposizioni di cui alla legge 30 marzo 1971, n. 118, e successive modificazioni, al regolamento approvato con decreto del Presidente della Repubblica 27 aprile 1978, n. 384, alla citata legge n. 13 del 1989, e successive modificazioni, e al citato decreto del Ministro dei lavori pubblici 14 giugno 1989, n. 236;

    inoltre, sempre per quanto disposto dall'articolo 24 della legge 5 febbraio 1992, n. 104, tutte le opere realizzate negli edifici pubblici e privati aperti al pubblico in difformità dalle disposizioni vigenti in materia di accessibilità e di eliminazione delle barriere architettoniche, nelle quali le difformità siano tali da rendere impossibile l'utilizzazione dell'opera da parte delle persone handicappate, sono dichiarate inabitabili e inagibili;

    l'articolo 26 della su citata legge prevede obbliga le regioni a disciplinare «le modalità con le quali i comuni dispongono gli interventi per consentire alle persone handicappate la possibilità di muoversi liberamente sul territorio, usufruendo, alle stesse condizioni degli altri cittadini, dei servizi di trasporto collettivo appositamente adattati o di servizi alternativi» ed a elaborare «nell'ambito dei piani regionali di trasporto e dei piani di adeguamento delle infrastrutture urbane, piani di mobilità delle persone handicappate»;

    il decreto del Presidente della Repubblica 24 luglio 1996 n. 503 (Regolamento recante norme per l'eliminazione delle barriere architettoniche negli edifici, spazi e servizi pubblici) ha dettato disposizioni più specifiche per gli spazi ed edifici pubblici. Più in particolare, l'articolo 4 del decreto del Presidente della Repubblica n. 503 del 1996, recita: «I progetti relativi agli spazi pubblici e alle opere di urbanizzazione a prevalente fruizione pedonale devono prevedere almeno un percorso accessibile in grado di consentire (...), l'uso dei servizi, le relazioni sociali e la fruizione ambientale anche alle persone con ridotta o impedita capacità motoria o sensoriale»;

    in merito a una completa applicazione delle disposizioni di legge relative al superamento delle barriere architettoniche in spazi pubblici, nonché di quelle relative alla fruizione pedonale di aree urbane, resta ancora moltissimo da fare;

    l'abbattimento delle barriere è di fatto un modo per migliorare la qualità della vita di tutti e non deve essere pensato esclusivamente per le categorie di estremo disagio ma anche per la popolazione di età anziana, per persone colpite da infortunio, per le donne in gravidanza ma anche genitori e nonni alle prese con carrozzine o passeggini o per i lavoratori che devono movimentare dei carichi;

    è quindi necessario attivarsi per avere un quadro chiaro e completo sul reale adempimento delle normative in materia, sia in riferimento all'edilizia pubblica che in riferimento agli spazi di mobilità urbana,

impegna il Governo:

1) ad adottare iniziative per effettuare, in accordo con regioni ed enti locali, un censimento degli immobili ed edifici pubblici non in regola con le norme relative al superamento delle barriere architettoniche;

2) a promuovere analogo censimento sullo stato dell'usufruibilità della viabilità pubblica;

3) a promuovere un piano a lungo termine di investimenti pubblici per intervenire e sanare le situazioni risultate non in regola con le normative in materia;

4) ad adottare iniziative per rifinanziare il fondo di cui all'articolo 10 della legge 9 gennaio 1989, n. 13, onde favorire l'abbattimento delle barriere architettoniche anche negli edifici privati.
(1-00212) «Novelli, Dall'Osso, Versace, Mugnai, Bagnasco, Pedrazzini, Bond, Brambilla, Occhiuto».

Risoluzioni in Commissione:


   La IV Commissione,

   premesso che:

    il decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, recante «Norme generali sull'ordinamento del lavoro alle dipendenze delle amministrazioni pubbliche», all'articolo 3, comma 1, prevede che, in deroga all'articolo 2, comma 2 e 3, rimane disciplinato dal rispettivo ordinamento il personale militare e delle forze di polizia;

   pur sottolineando l'essenzialità della totale disponibilità al servizio come elemento che contraddistingue la professione militare, la legge 8 agosto 1990, n. 231, all'articolo 10, comma 1, fissa l'orario dell'attività giornaliera del personale militare, valido in condizioni normali, in trentasei ore settimanali;

   il decreto legislativo 15 marzo 2010, n. 66, all'articolo 1825, ha definito che l'orario delle attività giornaliere degli ufficiali generali e degli ufficiali superiori dell'Esercito italiano, della Marina militare e dell'Aeronautica militare, valido in condizioni normali, è fissato in trentasei ore settimanali, che la prestazione lavorativa eccedente il normale orario di lavoro è retribuita con il compenso per lavoro straordinario e che il numero complessivo massimo di prestazioni orarie aggiuntive da retribuire come lavoro straordinario, nei limiti orari individuati per ciascuna unità di personale, è stabilito con decreto in relazione agli impegni connessi alle funzioni realmente svolte;

   durante l'audizione del Ministro della difesa sulle linee programmatiche del Dicastero presso le commissioni congiunte 4a (Difesa) del Senato della Repubblica e IV (Difesa) della Camera dei deputati del 26 luglio 2018 è stata espressa la volontà di voler operare uno sforzo comune per le retribuzioni, le carriere e per miglioramento della qualità della vita del personale;

   durante la sua audizione il signor Capo di Stato maggiore della difesa, il Generale di Squadra Area, Enzo Vecciarelli, in merito alla costituzione delle associazioni professionali a carattere sindacale in ambito Difesa, ha affermato che «l'operatività di ogni reparto in termini di efficienza, efficacia ed economicità – risulti intrinsecamente connessa con la salvaguardia del morale, della salute psico-fisica e del benessere del personale»;

   va considerato inoltre che:

   in una nota del Brigadiere Generale CCrn (r) Antonino Lo Torto, pubblicata e rintracciabile sul portale web della Difesa concernente «L'orario di servizio del personale militare valenza disciplinare e rilevanza penale», si legge che «la definizione dell'orario di lavoro del personale militare persegue il duplice scopo di: stabilire un metodo di razionalizzazione – su base temporale – della produttività al fine di ottimizzare – in armonia con il rapporto costo/efficacia – l'impiego delle risorse umane secondo criteri che consentano l'utilizzo delle energie fisiche e psichiche dei militari senza dispersioni conseguenti ad impieghi prolungati e a garantire al singolo militare, anche in condizioni d'impiego rischiose e logoranti, la possibilità di mantenere il controllo delle proprie energie fisiche e psichiche in modo da poter gestire la qualità delle proprie prestazioni in armonia con le direttive e gli ordini di servizio»;

   nella stessa nota si legge che il rispetto dell'orario giornaliero è, nel rapporto di lavoro comune, essenziale per l'efficienza del ciclo produttivo e per l'efficacia della reciprocità tra le prestazioni del datore di lavoro e del lavoratore e che, pur nella totale disponibilità al servizio tipica della disciplina militare, nel rapporto di lavoro militare, la determinazione dell'orario di servizio non è l'elemento determinante della produttività, bensì ha natura organizzativa, funzionale al razionale raggiungimento dei risultati ed alla tutela delle risorse umane destinate all'assolvimento della missione istituzionale che coinvolge in modo globale la professionalità dei singoli militari;

   il pagamento e la ripartizione delle ore di straordinario all'interno delle Forze Armate costituisce da sempre un argomento di difficile soluzione e, a tal proposito, il deputato Antonio Del Monaco ha presentato in data 31 ottobre 2018 l'interrogazione n. 4/01535 nella quale si evidenzia che risulterebbe la concreta impossibilità per l'amministrazione del Ministero della difesa di sostenere regolarmente le spese per i pagamenti delle ore di lavoro straordinario del personale militare – nonostante questo venga impiegato in attività che si protraggono ben oltre il normale orario di servizio – e che, inoltre, sarebbe meno noto, il criterio di ripartizione delle ore di straordinario in base alle risorse, il quale criterio sembrerebbe «non essere equo permettendo ai dirigenti di gestire le modalità e le percentuali per il pagamento degli straordinari effettuati»;

   il decreto legislativo 27 ottobre 2009 n. 150 ha disciplinato la nascita dell'organismo indipendente di valutazione (Oiv) della performance anche all'interno del Dicastero della difesa tra le cui competenze vi sono quelle di poter proporre all'organo di indirizzo politico-amministrativo, sulla base del sistema di misurazione e valutazione adottato dall'amministrazione, la valutazione annuale dei dirigenti di vertice e l'attribuzione ad essi dei premi, inoltre, l'Oiv è responsabile della corretta applicazione delle linee guida, delle metodologie e degli strumenti predisposti dal Dipartimento della funzione pubblica,

impegna il Governo:

   ad assicurare, in condizioni normali, il rispetto delle trentasei ore lavorative settimanali sia per il personale non soggetto a turnazione o alla «giornata di effettivo servizio», sia per coloro che effettuano servizi di natura continuativa e per quelli stanziali e a carattere fisso;

   a vigilare affinché, pur nella specificità e nel rispetto delle prerogative dell'ordinamento militare, tali principi non diventino pretestuosi al fine di far sì che la «condizione non normale» ovvero l'orario di lavoro straordinario diventi una quotidianità non giustificata e giustificabile;

   a garantire che, nell'ambito dell'organizzazione dell'orario delle attività giornaliere per il lavoro militare, venga assicurato il rispetto della regolarità dell'orario di lavoro di cui all'articolo 10, comma 1 della legge 8 agosto 1990 n. 231, al fine di tutelare il benessere e il recupero psico-fisico del militare;

   ad assumere iniziative volte a individuare un sistema esternalizzato e digitalizzato di analisi e verifica dei dati relativi alle presenze del personale, ricevuti attraverso il sistema dell'informatizzazione, utile anche ai fini della valutazione della gestione del dirigente preposto alla sezione, all'ufficio, alla divisione o al dipartimento in ottica di efficacia, efficienza ed economicità.
(7-00267) «Giovanni Russo».


   La IX Commissione,

   premesso che:

    nella città di Gragnano, per garantire una maggiore vivibilità agli abitanti, data la particolare conformazione del territorio comunale, incorniciato tra numerosi e magnifici promontori, si è evidenziato il grave problema del distacco tra il centro e le periferie della città, fatto dovuto innanzi tutto alla insufficienza di infrastrutture pubbliche e di socializzazione, come ad esempio i parchi urbani;

    le carenze sono percepite sia come fatto fisico, che come assenza istituzionale, intesa come mancanza di servizi, penuria di collegamenti, scarsità di manutenzione delle infrastrutture pubbliche;

    per questo motivo, l'amministrazione municipale ha avanzato la richiesta alle autorità competenti di dismissione del tratto terminale del tronco ferroviario che collega Castellammare di Stabia con Gragnano, e la conseguente riconversione in linea tramviaria leggera del restante tratto, in direzione di Castellammare di Stabia, potendo così garantire anche il superamento della condizione di degrado dovuta a una carente manutenzione, se non proprio uno stato di abbandono, dell'ex scalo ferroviario;

    il collegamento delle periferie, Madonna delle Grazie e Parco Imperiale, al centro cittadino, grazie alla conversione della vecchia ferrovia in metro di superficie, e la contestuale creazione di un parco urbano a servizio dell'intera comunità, sarebbe un'opera di fondamentale importanza per la popolazione residente. La programmazione urbana descritta mira, infatti, alla trasformazione dell'attuale linea ferroviaria, ormai sospesa dall'esercizio, in linea tramviaria urbana che possa garantire il collegamento tra il centro di Gragnano e quello di Castellammare di Stabia;

    ciò consentirebbe la possibilità di usufruire di corse frequenti durante l'arco della giornata, perseguendo così un forte elemento di rigenerazione urbana, e garantendo un mezzo pubblico, veloce ed ecologico, a disposizione di residenti e turisti;

    a questo fine, lungo l'esistente tracciato, sono previste fermate intermedie proprio per garantire al meglio il collegamento centro-periferia, nonché la realizzazione di parcheggi a supporto dello scambio intermodale, al fine di favorire il collegamento tra le varie zone comunali e i comuni limitrofi;

    perché ciò si realizzi, è necessario però che vada a buon fine l'intento dichiarato dagli amministratori interessati dalla realizzazione delle opere pubbliche, ovvero l'istituzione di un tavolo programmatico dell'amministrazione con Rete ferroviaria italiana, Circumvesuviana e il comune di Castellammare di Stabia, anche per realizzare una stazione urbana di interconnessione che consenta al flusso di viaggiatori provenienti da Gragnano, di poter passare dalla linea urbana leggera, realizzando le opere necessarie il collegamento con la linea ferroviaria pesante, la Circumvesuviana, in corrispondenza della costruenda fermata di «Villa Stabia», consentendo in tal modo l'opportunità di raggiungere agevolmente Sorrento e Napoli partendo da Gragnano con una tramvia veloce e poi passare al treno. Naturalmente ciò incrementerebbe anche i flussi di turisti che potrebbero raggiungere le magnifiche zone in questione con mezzi pubblici, ecologici e molto più veloci rispetto ai sistemi di trasporto pubblico basati su autobus;

    si segnala il fatto che la situazione di degrado attuale che connota i territori attraversati dalla linea ferroviaria in disuso ha causato gravi disservizi, sia all'ente gestore che all'amministrazione comunale, in conseguenza alla cronica incuria che la affligge;

    la realizzazione del parco urbano, poi, avrebbe anche la virtù di essere coerente e collegabile con il Grande Progetto Pompei, ovvero l'iniziativa del Governo tesa a favorire la tutela e la valorizzazione dell'area archeologica con un programma di interventi conservativi, di prevenzione, manutenzione e restauro. Il Grande Progetto Pompei è approvato dalla Commissione europea ed è finanziato come grande progetto comunitario con risorse del programma operativo interregionale attrattori culturali, naturali e turismo nell'ambito del programma fondo europeo di sviluppo regionale,

impegna il Governo:

   ad adottare tutte le iniziative di competenza utili e opportune, effettuando la cessione della tratta ferroviaria ora in disuso, secondo quanto indicato in premessa perché il progetto di riqualificazione della stessa, che collega la città di Gragnano con quella di Castellammare di Stabia possa realizzarsi, trasformando la tratta in linea tramviaria leggera, con la contestuale realizzazione del parco urbano polifunzionale;

   a promuovere, per quanto di competenza e d'intesa con gli enti locali interessati, uno studio di fattibilità che verifichi la possibilità di collegare la linea tramviaria leggera alla Circumvesuviana, al fine di garantire l'intermodalità dei trasporti pubblici e nel caso di esito positivo, ad adottare iniziative per stanziare i fondi necessari alla sua realizzazione, posto che ciò consentirebbe spostamenti ecologici, veloci, efficienti ed economici non solo per i residenti ed i campani in genere, ma anche per i turisti, che potrebbero avere a disposizione dei mezzi pubblici, giungendo in Campania in aeromobile, in nave, in treno o con altro mezzo di locomozione collettivo, per giungere facilmente e velocemente in una delle zone più ricche di bellezze naturali, di cultura e di storia del Paese, che potrebbe trarre giovamento e sviluppo economico sociale dalla realizzazione dell'infrastruttura descritta.
(7-00268) «Pentangelo».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazioni a risposta orale:


   ASCARI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   nella seduta del Consiglio dei ministri del 23 novembre 2017, previa intesa raggiunta in sede di Conferenza unificata, è stato approvato il «Piano strategico nazionale contro la violenza maschile sulle donne (2017-2020)» che definisce la strategia complessiva per dare attuazione alla Convenzione di Istanbul, secondo una logica di partenariato e di definizione di politiche integrate;

   il piano è articolato secondo tre assi di intervento, elaborati da un apposito gruppo di lavoro istituito ad hoc di concerto con i rappresentanti delle amministrazioni centrali, regionali e locali, dell'associazionismo, delle maggiori sigle sindacali, dell'Istat e del Cnr: 1) prevenire; 2) proteggere e sostenere; 3) perseguire e punire, oltre a un asse trasversale di supporto all'attuazione relativo alle politiche integrate;

   per dare seguito al piano è stato messo a punto un piano esecutivo che precisa gli impegni assunti in termini di risorse umane e finanziarie e i rispettivi tempi di realizzazione;

   parallelamente sono stati costituiti gli organi funzionali al raggiungimento degli obiettivi: la cabina di regia politico-programmatica (composta dai rappresentanti delle amministrazioni coinvolte, sia centrali che regionali e locali) e il comitato tecnico antiviolenza;

   il Comitato tecnico antiviolenza è composto da delegati degli stessi Ministeri, regioni ed enti locali componenti della cabina di regia e integrato dalle principali associazioni e organizzazioni di settore: esso svolge funzioni di supporto tecnico-operativo alla cabina di regia;

   il Comitato tecnico sta svolgendo le sue riunioni, a partire dal 29 ottobre 2018, sia in seduta plenaria che in composizione ristretta, attraverso la costituzione di gruppi di lavoro tematici finalizzati ad approfondire aspetti specifici, quali ad esempio formazione degli operatori, comunicazione, legislazione, raccolta dati;

   il ruolo del comitato tecnico è particolarmente importante, in quanto, oltre a fornire supporto alla cabina di regia, costituisce il principale luogo deputato all'incontro tra rappresentati istituzionali e dell'associazionismo, ove poter dialogare sulla risoluzione dei problemi di settore e sviluppare soluzioni adeguate ai vari problemi;

   allo stesso modo, la realizzazione di incontri periodici a livello territoriale tra i vari esponenti istituzionali, le associazioni e rappresentanti di categoria professionali a vario titoli coinvolti nel contrasto e nella prevenzione della violenza di genere, potrebbe costituire un elemento di estrema utilità per rendere più efficace e coordinata l'attività dei vari soggetti coinvolti, oltre a poter costituire momento di condivisione, discussione, raccolta e disseminazione delle best practices e, al contempo, favorire il raggiungimento di un livello minimo di prestazioni omogeneo sul territorio nazionale;

   a tal fine, si potrebbero creare dei tavoli di incontro presso le prefetture, sia a livello provinciale che regionale, a cui potrebbero partecipare i rappresentanti dei principali operatori coinvolti nel contrasto del fenomeno, quali: tribunali, procure della Repubblica, uffici scolastici provinciali e regionali, carabinieri, polizia di Stato, ordine degli psicologi, ordine degli avvocati, aziende sanitarie locali, provincia, regione e città metropolitana, università, associazioni;

   tali tavoli dovrebbero, poi, poter trovare uno spazio riconosciuto all'interno del dipartimento delle pari opportunità, in seno alla cabina di regia politico-programmatica e al comitato tecnico antiviolenza, assicurando la testimonianza in tali sedi delle esperienza prodotte e raccolte sul territorio, anche al fine di contribuire al migliorare della strategia complessiva a livello nazionale –:

   quali iniziative intenda intraprendere il Governo, per quanto di competenza, al fine di garantire che a livello territoriale si possano creare dei tavoli di confronto tra i vari soggetti coinvolti nel contrasto e nella prevenzione della violenza di genere, come esposto in premessa.
(3-00816)


   NESCI, D'ARRANDO, MANZO, MASSIMO ENRICO BARONI, SAPIA, BOLOGNA, LEDA VOLPI e GRIPPA. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro per la famiglia e le disabilità, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   la legge finanziaria del 2007, al fine di assicurare l'attuazione dei livelli essenziali delle prestazioni assistenziali da garantire su tutto il territorio nazionale con riguardo alle persone con disabilità e ai non autosufficienti, istituisce presso il Ministero della solidarietà sociale un fondo denominato fondo per non autosufficienze;

   il decreto legislativo 15 settembre 2017, n. 147, all'articolo 21, comma 6, lettera c), prevede l'adozione del piano triennale per la non autosufficienza quale strumento programmatico per l'utilizzo del fondo;

   il piano succitato non è stato adottato e, secondo il decreto ministeriale 12 dicembre 2018, articolo 1, comma 3, i criteri utilizzati per il 2018 sono stati i medesimi criteri di riparto definiti dal decreto ministeriale 26 settembre 2016, ossia basati su: a) popolazione residente, per regione, d'età pari o superiore a 75 anni, nella misura del 60 per cento; b) criteri utilizzati per il riparto del fondo nazionale per le politiche sociali, nella misura del 40 per cento;

   il decreto ministeriale 26 settembre 2016, inoltre, all'articolo 3, prevede che le regioni utilizzino le risorse ripartite prioritariamente, e comunque in maniera esclusiva per una quota non inferiore al 40 per cento, per gli interventi a favore di persone in condizione di disabilità «gravissima», ivi inclusi quelli a sostegno delle persone affette da sclerosi laterale amiotrofica; per persone in condizione di disabilità gravissima si intendono le persone beneficiarie dell'indennità da accompagnamento, o comunque definite non autosufficienti ai sensi dell'allegato 3 del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 159 del 2013, e per le quali si sia verificata almeno una delle condizioni indicate dal medesimo decreto; tuttavia la definizione di «gravissimo» non trova riscontro nella definizione data dall'articolo 3, comma 3, della legge n. 104 del 1992;

   sarebbe stato necessario provvedere a un tempestivo aggiornamento dei criteri basati sul numero reale delle persone con disabilità presenti sul territorio delle regioni, sull'adozione del citato piano, nonché sulla puntuale ed effettiva rendicontazione da parte delle regioni destinatarie delle risorse –:

   se il Governo intenda, già prima del prossimo decreto di riparto delle somme del fondo per le non autosufficienze, adottare iniziative per aggiornare i criteri di riparto, superando tutte le criticità che le associazioni per la tutela delle persone con disabilità ed, in particolare, quelle dei malati di Sla, hanno più volte evidenziato.
(3-00817)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   SURIANO, TRIZZINO, CASA, NAPPI, GALLO, PENNA, VILLANI e SARLI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 3, comma 1, della legge n. 40 del 1998 e successive modifiche e integrazioni, il cosiddetto testo unico sull'immigrazione e sulla condizione dello straniero, prevede che il Governo elabori ogni 3 anni il documento programmatico relativo alla politica dell'immigrazione e degli stranieri;

   il documento programmatico è la base di riferimento della politica d'immigrazione ed è predisposto dal Presidente del Consiglio dei ministri, previa consultazione, oltre che dei Ministri interessati, di Cnel, Conferenza Stato-regioni, Conferenza Stato-città, organizzazioni dei lavoratori e dei datori di lavoro maggiormente rappresentativi, enti e associazioni nazionali maggiormente attivi nell'assistenza e integrazione degli immigrati;

   il documento programmatico contiene gli interventi che lo Stato italiano intende svolgere in materia di immigrazione, anche attraverso accordi internazionali, nonché le linee generali per la definizione dei flussi d'ingresso nel territorio dello Stato di stranieri extracomunitari;

   tale documento dovrebbe prevedere inoltre le misure di carattere economico e sociale e gli interventi pubblici per favorire l'inserimento e l'integrazione;

   fino ad oggi sono stati predisposti 3 documenti programmatici nel 1998, 2001 e 2005. Da allora non sono più stati elaborati documenti programmatici;

   il Ministero del lavoro e delle politiche sociali è chiamato a concorrere insieme ad altre amministrazioni competenti all'attività di programmazione dei flussi e svolge un ruolo centrale nella definizione del fabbisogno interno di manodopera straniera;

   dal 2005 non c'è più una documentazione triennale e questa situazione non consente pertanto di valutare e programmare i bisogni del nostro Paese sull'ingresso di nuova forza lavoro, anche stagionale –:

   se sia intenzione del Presidente del Consiglio dei ministri avviare le interlocuzioni con le amministrazioni e le parti sociali previste dall'articolo 3, comma 1, della legge n. 40 del 1998, recante il Testo unico sull'immigrazione, al fine di redigere un nuovo documento programmatico per la gestione e il controllo dei flussi migratori in entrata per motivi di lavoro.
(5-02345)

Interrogazioni a risposta scritta:


   MURONI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro per il sud, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro per gli affari regionali e le autonomie, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   da ormai due anni si è aperto il negoziato per la formazione del bilancio dell'Unione europea post 2020, e nel contesto di tale bilancio verrà rifinanziata la politica di coesione;

   l'Italia negli ultimi due periodi di programmazione (2000-2006 e 2007-2013) ha progressivamente peggiorato la sua performance di spesa, accumulando ritardi via via più significativi rispetto ai suoi stessi tempi di utilizzo delle risorse e scivolando progressivamente sempre più in basso nella classifica degli Stati più virtuosi;

   nel tempo si è pressoché del tutto interrotto il flusso di comunicazioni tra Governo e Parlamento in ordine a contenuti, modi e tempi dell'utilizzo fondi strutturali europei, con la sola significativa eccezione del Ministro Barca nei mesi del Governo Monti;

   in coincidenza di tale mancanza di accountability governativa, ritardi e le inefficienze sono andate crescendo;

   il settennio 2021-2027 rappresenta una ineludibile occasione per utilizzare i fondi strutturali europei per accompagnare la transizione da un'economia «fordista» dello spreco, basata sui fossili e sullo scempio dell'ambiente, a un'economia dell'innovazione, della sostenibilità, delle infrastrutture verdi e della riqualificazione abitativa, energetica, produttiva e naturalistica del Paese;

   il documento «La programmazione della politica di coesione 2021-2027», del dipartimento per le politiche di coesione della Presidenza del Consiglio dei ministri, dell'aprile 2019, descrive, su input della Commissione europea, un processo di programmazione fortemente incentrato su 4 temi unificanti di grande ambizione strategica, che richiedono scelte politiche di vera e forte discontinuità con il passato, quali: lavoro di qualità; territorio e risorse naturali per le generazioni future, omogeneità e qualità dei servizi per i cittadini; cultura veicolo di coesione economica e sociale;

   da sempre, e più gravemente a partire dalla crisi del 2008-2009, la politica di coesione in Italia ha mancato del fondamentale requisito di aggiuntività, svincolandosi da politiche ordinarie coerenti, e anzi spesso operando in carenza di politiche ordinarie e perfino nel contesto di politiche ordinarie in aperta contraddizione con le finalità di utilizzo delle risorse aggiuntive europee –:

   se intenda fornire elementi sull'andamento del negoziato finalizzato alla programmazione dei fondi strutturali europei post 2020, consentendo in questo modo di svolgere l'attività di controllo e indirizzo della politica di coesione e indicando, in particolare, le misure che si intendono adottare per assicurare coerenza e aderenza agli indirizzi della Commissione europea sul tema unificante «territorio e risorse naturali per le generazioni future» e sui suoi obiettivi di resilienza, sostenibilità, innovazione green, rinnovamento energetico e produttivo; quali iniziative il Governo intenda adottare sin da subito, per rendere efficaci gli interventi finanziati dai fondi strutturali europei anche in termini di coerenza con le politiche ordinarie.
(4-03159)


   IANARO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   il presidente Junker ha sostenuto che «I tedeschi amano lamentarsi degli italiani, ma anche loro hanno violato il patto di stabilità 18 volte, le ho contate, e continuano a farlo. È vero che debito e deficit sono scesi in Germania, ma la Germania non ha ancora messo sotto controllo il suo surplus.»;

   accumulare surplus significa esportare merci e lavoro creando disoccupazione all'estero. Il surplus, reinvestito all'estero, genera uno squilibrio strutturale. La moltiplicazione delle cause del credito concorre infatti a determinare l'instabilità finanziaria del debitore, e può causarne il default;

   Junker ha proseguito: «Come vanno le cose con le banche tedesche? Non avvengono neppure le fusioni più piccole. Non voglio parlare della fusione di Deutsche Bank e Commerzbank, ma nessuno può affermare che sia tutto roseo nel settore finanziario tedesco»;

   il sistema bancario germanico è stato criticato anche per i casi della Bayerische Landesbank e HSH Nordbank, come tutto il sistema delle Landesbank e Sparkasse, circa 1.500 piccoli istituti bancari di proprietà pubblica che rappresentano la indispensabile rete di credito dell'economia tedesca. Sono escluse dal meccanismo di vigilanza unico dell'Unione europea dal 2014 in capo alla Banca centrale europea (Bce). Questi istituti generano il 40 per cento degli attivi di bilancio del sistema bancario non sono sorvegliati dalla Bce bensì dalla Bundesbank, consentendole una gestione autonoma e l'individuazione di soluzioni per qualsiasi problema;

   tutto ciò accade mentre si reiterano, senza alcun intervento delle istituzioni dell'Unione europea, gli altissimi surplus commerciali citati in esordio, generando squilibri macroeconomici che sono fonte di eccessiva esposizione a shock esterni all'Unione, soprattutto in una fase storica in cui a livello globale si assiste a un possibile cambio di approccio rispetto al commercio internazionale e al multilateralismo. Sarebbe invece necessario, fisiologico, ed anche imposto dalle regole comuni, che dovrebbero valere per tutti i sottoscrittori delle stesse, investire quei surplus in innovazione, protezione sociale e tutela ambientale, solo per fare alcuni esempi di investimenti virtuosi;

   i mancati investimenti tedeschi producono effetti negativi per la crescita economica italiana, caratterizzata da un reticolo di imprese specializzate nel settore della manifattura, fatto che contribuisce ad impedire al sistema Paese il rapido rientro nei parametri previsti in tema di deficit e debito pubblico. Ciò danneggia ulteriormente l'Italia e altri Paesi membri dell'Unione europea, perché gli eccessivi surplus tedeschi innescano reazioni protezionistiche da parte di uno dei più importanti partner commerciali italiani, gli Stati Uniti;

   sulla violazione del divieto di surplus eccessivi si è espressa anche Christine Lagarde, del Fondo monetario internazionale, richiamando la Germania al rispetto delle regole dell'Unione europea, come fatto anche dal presidente della banca centrale tedesca;

   per tacere di quanto accade in altri Paesi, in particolare Olanda, Lussemburgo, Irlanda, Malta e Cipro, in cui la tassazione applicata, a causa della mancanza di una disciplina fiscale comune si trasforma, di fatto se non di diritto, in una forma di concorrenza sleale –:

   in merito alle dichiarazioni rilasciate dal presidente Junker, dalla Lagarde e dal presidente della Bundesbank di cui in premessa, alle considerazioni relative alle conseguenze dei surplus eccessivi e alla luce di una interpretazione delle norme del patto di stabilità e crescita che valorizzi elementi di flessibilità, se e quali iniziative si intendano adottare, nelle opportune sedi comunitarie, al fine di accertare eventuali casi di violazione della normativa europea sulla bilancia commerciale relativa ai surplus eccessivi, così corale modificata dal «six pack», in Germania, anche con riferimento al sistema in proprietà pubblica delle Landesbank e Sparkasse, al fine di evitare le sperequazioni tra Stati sopra descritte.
(4-03161)


   MURONI, ORFINI, PALAZZOTTO, RIZZO NERVO, MAGI, FRATOIANNI, SOVERINI, OCCHIONERO, GRIBAUDO, CUNIAL, PINI e RACITI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   in data 18 giugno 2019, si è tenuta l'udienza camerale informale presso il Tar del Lazio sede di Roma, sull'istanza cautelare urgente, ex articolo 61 c. p. a., depositata dalla Sea Watch e. V., per ottenere la sospensione del provvedimento interministeriale del 15 giugno 2019, con cui il Ministro dell'interno, di concerto con i Ministri della difesa e delle infrastrutture e dei trasporti, negava l'accesso alle acque territoriali italiane alla Sea Watch 3;

   l'udienza si è tenuta alle ore 12,30 alla presenza degli avvocati della Sea Watch e dell'Avvocatura dello Stato;

   in ragione della particolare tipologia dell'istanza cautelare, l'Avvocatura dello Stato non poteva ai sensi di legge essere formalmente costituita nel processo, ma ha comunque partecipato ed è intervenuta in udienza, affinché fosse garantito il diritto al contraddittorio tra le parti;

   lo stesso 18 giugno 2019 il Ministero dell'interno ha fatto sapere che il Tar del Lazio aveva respinto l'istanza degli avvocati della Sea Watch;

   la notizia veniva immediatamente pubblicata, alle ore 15,28 dall'Ansa, la quale così riportava la notizia: «Il Tar del Lazio ha respinto il ricorso della Sea Watch per contestare il divieto di ingresso in acque territoriali e il “no allo sbarco” della Sea Watch 3 che si trova a sud di Lampedusa con a bordo 43 migranti soccorsi una settimana fa. Lo fa sapere il Viminale»;

   nelle ore successive la notizia diventava di dominio pubblico e veniva poi riportata da tutte le principali testate giornalistiche, radio e televisive;

   nella stessa data, un avvocato che difende la Sea Watch ha però smentito la versione del Ministero dell'interno, dichiarando «Non abbiamo ancora ricevuto nulla e anzi, ci sembra piuttosto inusuale che altri vengano a conoscenza di una decisione del tribunale prima ancora che ne siano informate le parti»;

   a quanto consta agli interroganti, il testo del decreto del Tar del Lazio con l'esito processuale della vicenda, veniva formalmente notificato a mezzo Pec agli avvocati della Sea Watch soltanto il giorno successivo –:

   in che modo il Ministero dell'interno sia venuto a conoscenza dell'esito dell'istanza prima degli avvocati della Sea Watch;

   quando il Ministro dell'interno abbia avuto conoscenza dell'esito dell'udienza del TAR del Lazio e da chi abbia avuto tali informazioni;

   se il Ministro dell'interno abbia autorizzato la diffusione a tutti i mezzi di informazione di una notizia ancora non a conoscenza di una delle parti;

   chi abbia materialmente redatto tale comunicazione del Ministero e in che modo abbia avuto accesso alle informazioni riguardanti l'esito della causa;

   se non intenda valutare se sussistano i presupposti per segnalare i fatti di cui in premessa all'autorità giudiziaria competente.
(4-03165)


   RAMPELLI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   mediante sottoscrizione di delega sindacale a favore del sindacato Confintesa, alcuni dipendenti della Rai hanno manifestato la volontà di destinare a detto sindacato una quota di stipendio a titolo di adesione;

   la Rai si è rifiutata di adempiere alla richiesta e non ha operato le trattenute ed il versamento a Confintesa;

   la condotta posta in essere dalla Rai pare all'interrogante porre in essere una discriminazione nei confronti di Confintesa ed una violazione dei diritti sindacali dei lavoratori;

   nonostante l'abrogazione operata con decreto del Presidente della Repubblica 28 luglio 1995, n. 313, dei commi 2 e 3 dell'articolo 26 dello statuto dei lavoratori che disciplinavano l'erogazione ai sindacati delle trattenute operate sul salario dei dipendenti, resta diritto delle organizzazioni di rappresentanza dei lavoratori ricevere la quota loro destinata dagli aderenti;

   le trattenute sindacali devono infatti essere equiparate a una cessione di credito di cui all'articolo 1260 del codice civile, in ossequio a ben due sentenze della Corte di cassazione, la 28269/05 e la 1353/16;

   la riconducibilità del sistema delle trattenute sindacali all'istituto della cessione di credito fa sì che il pagamento delle quote alle organizzazioni resti un obbligo per l'azienda;

   la sentenza 5321/17 della Corte di cassazione ha poi riconosciuto come antisindacale l'atteggiamento dell'azienda che si rifiuta di operare le trattenute e i versamenti sindacali richiesti dai dipendenti;

   quest'ultima sentenza ha anche rimarcato come, ai fini del diritto alla riscossione delle trattenute sindacali, rilevi lo svolgimento di un'effettiva azione sindacale «non su tutto, ma su gran parte» del territorio nazionale «senza che in proposito sia indispensabile che l'associazione faccia parte di una confederazione né che sia maggiormente rappresentativa»;

   Confintesa, nonostante le reiterate richieste alla Rai, non è riuscita a far valere i propri diritti –:

   se sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa;

   per quali motivi la Rai, azienda pubblica controllata dal Ministero dell'economia e delle finanze, ponga in essere atteggiamenti che appaiono all'interrogante configurabili come antisindacali;

   come e quando intenda intervenire, per quanto di competenza, per tutelare i diritti dei lavoratori iscritti a Confintesa.
(4-03167)

AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INTERNAZIONALE

Interrogazione a risposta scritta:


   QUARTAPELLE PROCOPIO, DE LUCA, GIACHETTI e NOBILI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   i nostri connazionali residenti in Eritrea per ragioni di servizio costituiscono un numero considerevole;

   in Eritrea sono presenti circa 40 strutture ospedaliere e sanitarie facenti capo alla Chiesa cattolica che, senza distinzione di etnia o religione, forniscono quasi sempre cure gratuite;

   secondo quanto riportato dalla stampa, in particolare dal quotidiano Avvenire, il governo dell'Eritrea ha ordinato alla Chiesa cattolica di consegnare allo Stato tutti i centri sanitari da essa gestiti;

   le istituzioni scolastiche all'estero costituiscono una risorsa per la promozione della lingua e cultura italiana nel mondo;

   l'Eritrea, tra i Paesi ospitanti gli istituti italiani onnicomprensivi, rientra nel novero dei Paesi definiti «ad alto rischio e disagio»;

   da informazioni pervenute a familiari di docenti attualmente in servizio presso la scuola italiana di Asmara, si denuncia la totale assenza di acqua potabile;

   tale circostanza emergenziale si è determinata a seguito della chiusura — a quanto risulta all'interrogante senza alcun preavviso — dello stabilimento destinato alla depurazione, potabilizzazione e distribuzione dell'acqua;

   a seguito di tale evento si sono determinati per i nostri connazionali non solo gravissimi rischi sul piano della salute, ma anche conseguenze sotto il più generale profilo igienico-sanitario;

   le due questioni comportano un grave mutamento delle condizioni di vita dei nostri connazionali e del contingente scolastico –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza di quanto esposto in premessa e se non ritenga opportuno assumere — con l'urgenza del caso — ogni utile iniziativa, nell'ambito delle proprie competenze, volta a garantire il sostegno ai nostri connazionali, ripristinando in tempi brevi la disponibilità di acqua e l'accesso alle strutture sanitarie come prerequisiti per la prosecuzione delle attività del contingente.
(4-03163)

AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   MURONI. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   il Mar Piccolo di Taranto, gravato dai veleni riversati negli anni dall'Arsenale Militare, dagli ex Cantieri Navali di Fincantieri e dal siderurgico, è stato inserito sin dal 1990 nelle aree a elevato rischio ambientale e dal 1998 è tra siti di interesse nazionale (Sin);

   il primo commissario straordinario alla bonifica di Taranto fu nominato a gennaio 2013. L'attuale commissario è stata nominata per la prima volta a luglio del 2014;

   negli ultimi dieci anni il Mar Piccolo è stato oggetto di numerosi studi: l'importante studio sul grave stato di contaminazione del Mar Piccolo fatto da Ispra nel 2010, la mappa sulla distribuzione del Pcb nei sedimenti di Mar Piccolo e Mar Grande realizzata nel 2011 dal CNR di Taranto, la «Relazione tecnica sullo stato di inquinamento da Pcb nel Sin Taranto ed in aree limitrofe» prodotta dalla regione Puglia nel 2011 e, da ultimi, gli studi commissionati dall'attuale commissario straordinario che ha considerato insufficiente la relazione prodotta da Arpa Puglia ad aprile del 2014 in cui erano state già indicate alcune linee guida da utilizzare per la bonifica di un ecosistema estremamente complesso che necessita di diverse tipologie di interventi;

   a tutt'oggi il commissario straordinario non ha reso fruibili ai cittadini di Taranto gli esiti degli studi;

   per questi motivi Legambiente, ha inviato una lettera al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, con la quale si chiede che siano resi pubblici accessibili gli esiti dei nuovi studi sul Mar Piccolo e le conseguenti indicazioni in relazione alla sua bonifica, con una sintesi illustrativa comprensibile a tutti i cittadini per poter valutare sia lo stato in cui versa il Mar Piccolo che gli interventi che si andranno ad effettuare;

   oltre a questo l'associazione ambientalista chiede che vengano accelerati gli iter amministrativi relativi alla bonifica. La necessità di un'accelerazione nasce dalla constatazione che, per ciò che attiene il risanamento e la messa in sicurezza permanente dei sedimenti, è stato pubblicato ormai da un anno, in data 1° giugno 2018, il bando di gara per l'affidamento della progettazione definitiva ed esecutiva, nonché della realizzazione degli interventi nelle aree prioritarie mediante dimostrazione tecnologica attraverso preventive sperimentazioni per tre tipologie di interventi che coincidono con quelle a suo tempo evidenziate da Arpa Puglia;

   completata la fase di prequalifica le uniche notizie disponibili sono che otto concorrenti hanno presentato entro il termine previsto del 22 febbraio 2019 l'offerta tecnico organizzativa ed economica degli interventi da farsi e che sono in corso le procedure per la selezione delle offerte da ammettere alla successiva fase di negoziazione. A distanza di un anno, quindi, non si conoscono ancora gli esiti del bando che dovrebbe dare concretamente avvio alla bonifica;

   peraltro, una volta definite le imprese vincitrici, occorreranno poi 195 giorni lavorativi per la progettazione e dimostrazione tecnologica dell'asportazione selettiva dei sedimenti o del capping, cui andranno aggiunti ulteriori 90 giorni lavorativi per l'elaborazione ed esecuzione del piano di caratterizzazione e 120 giorni per il monitoraggio post-operam, mentre per la bioremediation saranno necessari 635 giorni lavorativi per la caratterizzazione, progettazione, dimostrazione tecnologica e monitoraggio, esclusi i tempi necessari per le autorizzazioni di legge;

   infine, per la fase esecutiva saranno poi necessari 380 giorni lavorativi per la progettazione definitiva, esecutiva e realizzazione dell'intervento di asportazione selettiva dei sedimenti –:

   se non si intenda, alla luce di quanto riportato in premessa, rendere pubblici gli esiti degli studi e intraprendere con la massima urgenza gli iter amministrativi, in modo da portare a termine nel più breve tempo possibile le procedure previste dal bando di gara per avviare al più presto le dimostrazioni tecnologiche.
(5-02349)


   VIANELLO e ERMELLINO. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   in località Monteparano, provincia di Taranto, si trova l'invaso denominato Pappadai, imponente sistema di irrigazione, la cui gestione è in capo al Consorzio speciale per bonifica di Arneo, dal 2011 commissariato dalla regione Puglia;

   l'invaso sarebbe completato, costituendo una tra le più grandi opere idrauliche realizzate in Puglia, a fronte di una spesa che ammonterebbe a oltre 250 milioni di euro, a far data dal 1984, quando iniziarono i lavori di quello che doveva diventare un sistema per l'irrigazione di un vasto territorio del Salento e del tarantino. La diga dell'invaso Pappadai avrebbe dovuto contenere 20 milioni di metri cubi d'acqua che, attraverso un impianto di tubature, avrebbero dovuto portare acqua in circa 7.200 ettari di campagne nelle zone di San Pancrazio, Salice, Guagnano, San Donaci, Nardò e Veglie, ma non si trovò mai l'acqua con cui riempirlo;

   l'opera, pertanto, attende da oltre trentanni di esser messa in esercizio;

   quando i lavori vennero affidati, fu formulata l'ipotesi di far arrivare l'acqua potenzialmente potabile da un invaso sul monte Cotugno nella vicina Basilicata, bacino quest'ultimo alimentato abbondantemente dal fiume Sinni; tuttavia questa acqua, denominata «Sinni» viene intercettata dal siderurgico ex Uva, oggi ArcelorMittal;

   con decreto n. 16 del 22 giugno 2004 sono stati finanziati 14 milioni di euro per realizzare l'impianto di ultra affinamento delle acque reflue civili dei due depuratori di Taranto «Gennarino-Bellavista» affinché il siderurgico liberasse acqua potenzialmente potabile e riutilizzasse l'acqua proveniente dai depuratori di Taranto. Tuttavia, questo intervento, pur inserito anche nei progetti riguardanti il Cis di Taranto ad appannaggio dell'Acquedotto Pugliese spa, non è stato ancora realizzato;

   l'invaso Pappadai, quindi, attende di essere collaudato, ma occorrono 20 milioni di metri cubi di acqua che l'Ente per lo sviluppo dell'irrigazione e la trasformazione fondiaria in Puglia, Lucania ed Irpinia (E.I.P.L.I.) dovrebbe provvedere a trasferire dall'invaso lucano di Monte Cotugno: si sarebbe fermi alla terza fase, perché il passaggio formale dell'acqua attraverso il canale a cielo aperto è di competenza dell'ente che non ha provveduto al ripristino;

   da ultimo l'attuale commissario ha promosso davanti al tribunale regionale delle acque pubbliche un giudizio contro l'Ente teso ad ottenere il risarcimento del danno quantificato in 1 milione e 400 mila euro;

   la regione Puglia non ha mai avanzato proposte alternative per riempire il Pappadai di acque reflue, nonostante nelle aree limitrofe all'invaso vi siano numerosi depuratori di acque reflue civili che attualmente scaricano in mare, ossia in canale maestro (comuni di Pulsano, Leporano, Faggiano, San Giorgio, Carosino, Monteparano, Roccaforzata e canale D'Aiedda (comuni di Monteiasi e Grottaglie), quindi nel mar Piccolo oppure nel canale dei Cupi (comuni di Lizzano, Fragagnano, San Marzano) e quindi nel golfo di Taranto;

   nel frattempo gran parte delle tubature, degli idranti, degli impianti dell'invaso Pappadai non hanno ricevuto manutenzione per decine di anni. Dopo decenni d'abbandono gli impianti sono ormai inutilizzabili e possono essere considerati sprecati a tutti gli effetti –:

   se per la realizzazione dell'opera siano stati destinati finanziamenti statali e se non ritenga di adottare ogni iniziativa di competenza per risolvere la situazione emergenziale concernente la distribuzione delle acque nell'alto Salento e per procedere in tale contesto, alla nomina di un commissario governativo;

   se il Governo intenda adottare iniziative per verificare se sussista un danno ambientale.
(5-02364)

Interrogazioni a risposta scritta:


   RAMPELLI. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   notizie di stampa riportano come un gruppo di scienziati francesi abbia scoperto l'esistenza di una isola di plastica nel Mar Mediterraneo tra la Corsica e l'Isola d'Elba;

   l'accumulo di rifiuti in mezzo al mare avrebbe una superficie di decine di chilometri e tenderebbe a disperdersi e poi riformarsi ciclicamente a seconda delle correnti marine. La scoperta è stata fatta dall'Ifremer (Institut français de recherche pour l'exploitation de la mer);

   la prefettura marittima del Mediterraneo, autorità francese, ha inviato un aereo a sorvolare la zona indicata ma ha spiegato di non averne rilevato la presenza, ma l'autorità ha, tuttavia, precisato che questo non significa automaticamente che l'isola di plastica non ci sia;

   secondo quanto spiegato, le correnti marine, forti nell'area, aggregano regolarmente i rifiuti di plastica, formando concentrazioni più o meno dense e più o meno grandi;

   il capo dell’Institut français de recherche pour l'exploitation de la mer a Bastia, François Galgani, ha dichiarato che il fenomeno «è permanente nell'Oceano, dove si parla appunto di continente di plastica», mentre nel Mediterraneo «le correnti sono più forti, e le zone di convergenza della plastica sono di dimensioni più piccole e generalmente durano solo pochi giorni o pochi mesi»;

   il fenomeno delle isole di plastica nei mari ha ricevuto particolare notorietà in seguito alla scoperta della cosiddetta Great Pacific Garbage Patch, un agglomerato di rifiuti che sarebbe grande quanto la penisola iberica, con plastica fino al 90 per cento, trasportato dalle correnti dell'Oceano Pacifico;

   l'Isola d'Elba e le altre isole dell'arcipelago Toscano, insieme alla Corsica, sono il cuore del Santuario internazionale dei Cetacei, un'area marina protetta internazionale istituita nel 1999 grazie a un accordo tra Italia, Francia e Principato di Monaco; la presenza di importanti quantità di plastiche desta quindi preoccupazione in ordine alla conservazione della biodiversità marina;

   Greenpeace ha reso noto di aver percorso larghi tratti del Mar Mediterraneo centrale insieme al Cnr-las di Genova e all'Università politecnica delle Marche per monitorare lo stato di inquinamento del Tirreno. Quella che è stata rinvenuta tra Elba, Corsica e Capraia viene descritta come una «zuppa di plastica» costituita da bottiglie, contenitori in polistirolo, flaconi, buste, bicchieri di plastica;

   il presidente della regione Toscana, Enrico Rossi, ha annunciato la stipula di un accordo con le autorità di governo della Corsica per combattere il fenomeno, ma pare più che mai necessario un intervento statale –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti riportati in premessa;

   quali iniziative intenda assumere per tutelare la salute dei mari italiani e, in particolare, per trovare una soluzione alla grave crisi ambientale in corso al largo delle coste della Toscana.
(4-03164)


   FARO, MENGA, GIULIANO e LOVECCHIO. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   nel verbale di audizione del dottor Antonio Laronga, sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Lucera, effettuata in data 2 marzo 2000 dalla Commissione parlamentare di inchiesta sul ciclo dei rifiuti e sulle attività ad esso connesse, in relazione all'attività della ditta I.A.O. s.r.l. con sede operativa in agro di Troia (Foggia), località Montecalvello-Giardinetto, si dichiara: «Tra le attività di trattamento viene effettuata la miscelazione di materie prime di base (argilla) con i rifiuti e, quindi, in violazione delle norme del settore»;

   il magistrato, inoltre, evidenziava come, nel corso dello sviluppo delle indagini, fosse emerso che diverse società del gruppo Fantini operanti nel settore della produzione dei laterizi, cui appartiene anche la succitata ditta I.O.A. s.r.l., effettuassero la miscelazione delle materie prime con rifiuti classificati come pericolosi e non compresi tra quelli autorizzati;

   sembra, dunque, possibile ipotizzare che detti laterizi siano stati poi utilizzati nella costruzione di immobili pubblici e privati –:

   quali siano le motivazioni per le quali non si è proceduto, per quanto di competenza, a effettuare, anche per il tramite del comando carabinieri per la tutela dell'ambiente, una verifica tecnico-scientifica nonché a promuovere un'indagine epidemiologica in relazione agli immobili costruiti con tale materiale nella zona contigua alla I.O.A. srl.
(4-03169)


   DAGA, ILARIA FONTANA, FRANCESCO SILVESTRI, ZOLEZZI, DE TOMA, CUBEDDU, MARIANI, BALDINO, SALAFIA, BELLA, MASSIMO ENRICO BARONI e FLATI. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   le evidenti difficoltà nella risoluzione delle problematiche connesse al sistema impiantistico per la gestione e il trattamento dei rifiuti urbani nella città di Roma ha indotto – come noto – il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare ad emanare un decreto per l'istituzione di una cabina di regia per affrontare i problemi connessi alla sostenibilità del ciclo dei rifiuti;

   il mancato aggiornamento del piano regionale di gestione rifiuti comporta, ad avviso degli interroganti una programmazione impiantistica non sufficientemente ponderata come sta avvenendo nel caso del progetto di una nuova discarica;

   a tale riguardo, si segnala che la società Torre di Procoio srl ha presentato il 23 settembre 2018 domanda preliminare per la valutazione di impatto ambientale (V.i.a.) presso la regione Lazio per un «Piattaforma per lo smaltimento definitivo dei residui prodotti dal processo dell’End of Waste» riguardante la realizzazione di una discarica da 700.000 mc in una cava dismessa sita in località Pian dell'Olmo-municipio Roma XV, alle spalle della Riserva naturale della Marcigliana, in un'ansa del fiume Tevere. Attualmente il procedimento è in fase di conferenza dei servizi convocata per il 24 giugno 2019;

   nella medesima area, con determinazione n. G01522 del 14 febbraio 2017, la regione Lazio aveva disposto l'archiviazione del procedimento di (V.i.a.) – Autorizzazione integrata ambientale finalizzata alla realizzazione di una «Discarica per rifiuti speciali non pericolosi sita nel Comune di Roma in località Pian dell'Olmo» ai sensi dell'articolo 23 del decreto legislativo n. 152 del 2006 e dell'articolo 5 del decreto legislativo n. 59 del 2005. Il progetto è stato archiviato, oltre che per una serie di questioni tecniche, anche per il parere dell'Autorità di bacino del fiume Tevere che dichiarava «la probabile assenza di barriera geologica naturale e l'attestazione di livelli di falda al piano campagna, ritenuti fattori escludenti per la realizzazione di una discarica di rifiuti, determinano la probabile inidoneità dei siti». Nella determina in questione viene specificatamente indicato tra i motivi dell'archiviazione che «dall'esame del Piano regionale dei rifiuti, l'intervento in esame non rientra tra i siti individuati per la gestione dei rifiuti negli ambiti territoriali ottimali (A.T.O.), [...] si ritiene che non sussistano le condizioni per dare ulteriore corso alla valutazione relativa al procedimento di V.I.A. in esame e si procede all'archiviazione del procedimento»;

   attualmente, nella regione Lazio, a seguito dei precedenti piani commissariali e del piano di gestione dei rifiuti approvato con delibera di consiglio regionale n. 14 del 2012, il sistema si basa sull'utilizzo di impianti di Tmb che effettuano un trattamento sul rifiuto urbano indifferenziato, producendo di fatto due linee di scarto destinate da una parte alla discarica e dall'altra alla valorizzazione energetica dello scarto secco prodotto –:

   anche alla luce del lavoro svolto in cabina di regia di cui in premessa, finalizzata alla leale e proficua collaborazione tra i livelli di governo interessati, quali iniziative il Ministro interrogato intenda adottare, per quanto di competenza, affinché si garantisca una gestione e un trattamento dei rifiuti del territorio sopra richiamato che tenga conto dei vincoli idrogeologici segnalati dall'Autorità di bacino del fiume Tevere;

   se, in particolare, sia a conoscenza delle criticità ambientali inerenti il sito su cui insiste il progetto di discarica anche in considerazione delle possibili ripercussioni sulle falde acquifere sottostanti, come evidenziato dai pregressi pareri ostativi resi dagli enti competenti.
(4-03170)

ECONOMIA E FINANZE

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'economia e delle finanze, il Ministro della giustizia, per sapere – premesso che:

   dalla documentazione allegata ad alcuni procedimenti penali nei quali sono indagati dirigenti del Comune di Cosenza e nel proc. pen. n. 154/2018 R.G.N.R., nel quale risulterebbe indagato il sindaco di Cosenza, sarebbero rintracciabili documenti regolarmente sottoposti a discovery ex articolo 415-bis del codice di procedura penale;

   in tale documentazione si riscontra la presenza di un verbale della Guardia di finanza - Corpo di polizia economico-finanziaria di Cosenza, dal quale emerge che il signor Nicola Morra, che riveste la carica di senatore della Repubblica, ha consegnato alla stessa un DVD ROM contenente una intercettazione ambientale;

   la consegna, come si evince dallo stesso verbale, è avvenuta il 20 febbraio 2018 alle 22, un orario decisamente insolito per svolgere attività di questo genere, soprattutto se si considera che l'intercettazione ambientale risaliva al giorno 15 febbraio ed era avvenuta nella casa del senatore Morra, che dunque ne aveva la disponibilità fin da allora (5 giorni prima);

   nell'occasione della predetta consegna si riscontrava presso gli uffici giudiziari la presenza tra i militari verbalizzanti del maresciallo Domenico Portella, (che successivamente sarebbe stato scelto, secondo quanto risulta agli interpellanti, dal medesimo senatore quale componente della sua segreteria presso la Commissione parlamentare antimafia), e solo il giorno dopo, dunque, con quelle che appaiono agli interpellanti insolita solerzia e sorprendente rapidità, il procuratore aggiunto Marisa Manzini avrebbe disposto la trascrizione del contenuto del citato DVD ROM;

   tale ultima circostanza, ad avviso degli interpellanti, è ulteriormente inquietante, in quanto la dottoressa Manzini – negli ultimi tempi assegnataria di diversi procedimenti che riguardano il comune di Cosenza e la sua amministrazione e comunque di quasi tutti quelli derivanti da esposti del senatore Morra – sarebbe stata da questi chiamata quale consulente della Commissione parlamentare antimafia (e sono due quindi i pubblici ufficiali coinvolti nella vicenda e legati all'organismo parlamentare);

   come si evince dagli atti della Guardia di finanza e del Consiglio Superiore della Magistratura, il maresciallo Portella e la dottoressa Manzini avrebbero già ottenuto il nulla osta all'impiego presso la Commissione Parlamentare Antimafia dai Comandi coinvolti e dallo stesso CSM, ciascuno per la propria competenza;

   in più, l'ingegnere Gustavo Coscarelli, già candidato a sindaco di Cosenza per il M5S e presente alla conversazione intercettata, ha dichiarato alla polizia giudiziaria, in sede di raccolta di sommarie informazioni, che prima della consegna alla stessa Polizia giudiziaria del DVD ROM, il senatore Morra gli avrebbe riferito «che avrebbe parlato con la dottoressa Manzini (...), alla quale aveva già in precedenza rappresentato accadimenti processuali, per esporgli le circostanze oggetto di discussione con il Ciro» nel corso della conversazione oggetto di intercettazione ambientale da parte del medesimo senatore Morra;

   da quanto esposto, secondo gli interpellanti, la dottoressa Manzini sembrerebbe essere stata messa a conoscenza del contenuto dell'intercettazione ambientale ben prima della presentazione della stessa presso la polizia giudiziaria;

   tali fatti avrebbero prodotto, ad avviso degli interpellanti, l'effetto di alterare, in sostanza, il principio costituzionale del giudice naturale precostituito per legge;

   la conversazione intercettata, che si è svolta presso l'abitazione del senatore Morra, ha avuto per oggetto un procedimento penale su un lavoro pubblico svoltosi nella città di Cosenza e vi hanno preso parte, oltre al padrone di casa e al citato ingegnere Coscarelli, l'ingegnere Maurizio Ponte, già CTU della Procura di Cosenza in un procedimento penale connesso e probabilmente avviato in seguito ad esposto da parte del senatore Morra, e il signore Giuseppe Ciro;

   il signor Cirò è soggetto già sottoposto ad indagini a seguito di un esposto presentato nei suoi confronti dal sindaco di Cosenza, di cui era caposegreteria, per la scoperta di una serie di illeciti rimborsi percepiti dallo stesso Ciro (anche per conto del sindaco) ai danni dell'amministrazione comunale di Cosenza;

   come dichiarato alla polizia giudiziaria in sede di raccolta di sommarie informazioni dallo stesso Ciro, a farsi promotore dell'incontro sarebbe stato il senatore Morra, che aveva con sé anche la documentazione oggetto del dibattito, mentre lui è arrivato a mani vuote (circostanze queste confermate anche dall'ingegnere Coscarelli, ma smentite dal senatore, secondo cui sarebbe stato il signor Cirò a sollecitare l'incontro in quanto desideroso di esibire dei documenti);

   dalle sommarie informazioni raccolte dalla polizia giudiziaria dal senatore Morra, dall'ingegnere Coscarelli, dall'ingegnere Ponte e dal signor Cirò emergono diverse contraddizioni e punti sui quali i quattro soggetti si trovano in disaccordo: l'ingegnere Ponte sostiene (diversamente dagli altri) che l'incontro si è svolto la sera e che lui si sarebbe trovato lì per caso (e non esplicitamente convocato quale esperto degli argomenti da discutere dal senatore Morra, come da questi affermato) e che sarebbe arrivato per ultimo e andato via per primo;

   come si evince dagli stessi atti sottoposti a discovery, il senatore Morra ha incontrato più volte, ricevendolo nel soggiorno di casa sua, il signore Cirò, persona oggetto di indagine a seguito di una denuncia presentata dal sindaco di Cosenza, nei cui confronti il senatore Morra ha prodotto un gran numero di esposti;

   gli interpellanti intendono investire della questione oggetto della interpellanza il Consiglio Superiore della Magistratura, affinché possa valutare i fatti e le eventuali azioni disciplinari da intraprendere nei confronti della dottoressa Manzini;

   gli interpellanti si riservano altresì di depositare specifici esposti presso le competenti procure, al fine di verificare eventuali profili di responsabilità del maresciallo Portella, della dottoressa Manzini e del senatore Morra –:

   se i fatti indicati non costituiscano motivi ostativi per il distacco del maresciallo Portella presso la segreteria del presidente della Commissione parlamentare antimafia, senatore Nicola Morra;

   se non si ritenga doveroso segnalare, da parte del Ministro dell'economia e delle finanze, il comportamento del maresciallo Portella al Comando generale della Guardia di finanza per gli eventuali provvedimenti disciplinari conseguenti;

   se non si intenda promuovere iniziative di competenza in relazione alla posizione della dottoressa Manzini.
(2-00433) «Santelli, Occhiuto».

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

VI Commissione:


   RUGGIERO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 11, comma 2, del regolamento relativo all'albo dei soggetti abilitati ad effettuare attività di accertamento dei tributi e di riscossione dei tributi e di altre entrate delle province e dei comuni, di cui all'articolo 53, comma 1, del decreto legislativo 446 del 1997, elenca i motivi che determinano la cancellazione d'ufficio dall'albo, tra cui, in particolare: d) mancato versamento delle somme dovute agli enti affidanti alle prescritte scadenze; e) gravi irregolarità o reiterati abusi nell'acquisizione o nella conduzione dei servizi; f) venir meno dei requisiti finanziari e di onorabilità;

   Cerin srl, concessionaria per la riscossione e l'accertamento dei tributi per il comune di Bitonto, per altri comuni della provincia di Bari e di altri pugliesi, napoletani e torinesi, è coinvolta in un procedimento penale per gravi irregolarità gestionali e per peculato continuato in concorso a carico degli amministratori della società, con sottrazione di oltre 15 milioni di euro di fondi pubblici, in particolare per mancato versamento di somme riscosse per conto degli enti affidanti; la procura contabile ha avviato un'azione revocatoria, accolta dalla Corte dei conti della Puglia con sentenza n. 58 del febbraio 2017, volta a ottenere il sequestro dei beni acquistati dalla società Siart srl, transitati, con atto di scissione, in Siart Immobiliare, in quanto considerati, in realtà, della Cerin srl;

   la Corte dei conti ha dichiarato, con la medesima sentenza l'inefficacia, nei confronti del comune di Bitonto, di una serie di operazioni di Siart srl, beneficiaria delle operazioni poste in essere da Cerin a seguito di appropriazione indebita di denaro pubblico;

   da quanto si apprende dal sito del Ministero dell'economia e delle finanze, Cerin s.r.l., sospesa in via cautelare il 13 maggio 2016 e poi con delibera n. 8 del 20 maggio 2016, è stata cancellata dall'albo l'11 luglio 2018;

   qualora sia intervenuta la sospensione dall'albo, in pendenza di giudizio, appare essenziale sospendere l'efficacia esecutiva del provvedimento ingiuntivo che obbliga gli enti locali affidanti al pagamento degli aggi verso tali soggetti –:

   se non ritenga opportuno adottare iniziative per sospendere dall'albo, con provvedimento immediato, in via cautelare, i soggetti privati abilitati alla liquidazione, all'accertamento e alla riscossione dei tributi e di altre entrate delle province e dei comuni, in presenza di gravi anomalie di gestione accertate dalla Guardia di finanza, disponendo altresì, contestualmente, la sospensione del provvedimento ingiuntivo che obbliga gli enti affidanti al pagamento degli aggi.
(5-02354)


   GIACOMONI, GELMINI, MANDELLI, PETTARIN, SCOMA, MARTINO, BIGNAMI, BARATTO, CATTANEO, BENIGNI e ANGELUCCI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   con la legge di bilancio 2019 è stata introdotta una nuova disciplina relativa all'imposta sui servizi digitali che ha previsto l'applicazione di un'imposta pari al 3 per cento sui ricavi derivanti dalla fornitura di servizi digitali;

   a tale imposta sono assoggettate le imprese che realizzino, congiuntamente, ricavi complessivi non inferiori a 750 milioni di euro e un ammontare di ricavi derivanti da servizi digitali realizzati nel territorio dello Stato non inferiore a 5 milioni di euro;

   detti limiti, ad avviso degli interroganti, non appaiono idonei a evitare che la cosidetta digital tax si applichi ad imprese nazionali già fiscalmente virtuose e, paradossalmente, non sembra affatto semplice ritenere che, paradossalmente, possano effettivamente consentire l'imposizione della auspicata aliquota sui grandi operatori, cosiddetti Ott;

   l'impianto giuridico dell'imposta è ispirato alla proposta di direttiva COM(2018) 148 final che si propone di applicare la cosiddetta digital tax ai grandi operatori del web;

   l'entrata in vigore della suddetta disciplina è subordinata alla adozione di un decreto da parte del Ministero dell'economia e delle finanze e di uno o più provvedimenti da parte del direttore dell'Agenzia delle entrate di cui ad oggi non si vede luce, nonostante dalla nuova disciplina siano scontate in bilancio entrate pari a 150 milioni di euro nel 2019 e 600 dal 2020 (un miliardo e mezzo di euro in tre anni);

   durante l'esame del cosiddetto «decreto crescita» (1807-A/R) il gruppo Forza Italia ha presentato emendamenti in materia di digital tax miranti a salvaguardare le imprese fiscalmente virtuose e ad escludere dall'ambito di applicazione della digital tax, tra gli altri, le piattaforme destinate alla fornitura di contenuti digitali e la cessione di dati raccolti tramite le medesime piattaforme;

   inoltre, è stato accolto come raccomandazione l'ordine del giorno 9/01807-AR/058 a prima firma del Presidente On. Mariastella Gelmini con il quale si impegna il Governo ad intervenire nell'ambito dell'emanando decreto del Ministero dell'economia e delle finanze in linea con lo spirito della proposta di direttiva C50M(2018) 148 final e delle proposte normative degli altri Stati membri, assicurando che alle imprese nazionali fiscalmente virtuose non venga applicata la citata imposta introdotta dalla legge di bilancio 2019 –:

   quali iniziative urgenti il Governo intenda assumere per dare attuazione all'ordine del giorno richiamato in premessa al fine di implementare la digital tax senza creare «buchi» di bilancio e senza colpire ingiustamente le aziende italiane, sanando una inaccettabile asimmetria fiscale a vantaggio dei giganti del web.
(5-02355)


   FREGOLENT e MARATTIN. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 3 del decreto-legge 23 dicembre 2013, n. 145, convertito, con modificazioni, dalla legge 21 febbraio 2014, n. 9, istituisce e disciplina il credito di imposta a favore delle imprese che investono in attività di ricerca e sviluppo;

   la citata agevolazione, applicabile per gli investimenti effettuati fino al 31 dicembre 2020, è commisurata, per ciascuno dei periodi agevolati, all'eccedenza degli investimenti rispetto alla media dei medesimi investimenti calcolati secondo specifici criteri;

   nel corso degli anni, la disciplina è stata oggetto sia di modifiche normative sia di evoluzioni interpretative;

   da ultimo, nel mese di marzo 2019, l'Agenzia delle entrate è intervenuta per fornire indicazioni di carattere esegetico, in quanto tali retroattive e, quindi, applicabili anche ai crediti di imposta già fruiti, che hanno determinato, a seguito dei controlli, richieste di restituzione del beneficio goduto, considerato «credito inesistente» e, pertanto, maggiorato delle sanzioni, e non, più correttamente, «credito non spettante»;

   tali richieste, in taluni casi di notevole ammontare, stanno mettendo in crisi imprese, per la gran parte medio-piccole, che hanno intrapreso progetti di ricerca per creare nuovi prodotti o servizi innovativi rispetto al contesto in cui operano con consistenti investimenti in termini di risorse umane e finanziarie, cui vengono contestati aspetti talvolta meramente formali e mosse obiezioni di carattere interpretativo, quale ad esempio l'eventuale carenza del requisito della novità della ricerca;

   alla luce della pluralità di interventi del legislatore, dell'Agenzia delle entrate e del Ministero dello sviluppo economico succedutisi nel tempo e ferma restando la legittimità dei controlli, andrebbe comunque salvaguardata la finalità della norma, che mira a sostenere la crescita e lo sviluppo delle imprese, applicando l'esimente delle obiettive condizioni di incertezza interpretativa qualora non ricorrano i presupposti di comportamenti fraudolenti –:

   se il Ministro interrogato intenda adottare iniziative per procedere alla sistemazione e alla puntualizzazione della portata agevolativa dell'incentivo, al fine di porre le imprese in condizione di non essere suscettibili di sanzioni per un'errata applicazione della disciplina agevolativa, a tal fine prevedendo, qualora alla luce di chiarimenti interpretativi emerga la spettanza di un beneficio inferiore rispetto a quanto fruito, che l'impresa possa regolarizzare la propria posizione secondo le ordinarie regole, senza applicazione di sanzioni, provvedendo al versamento dell'importo del credito indebitamente utilizzato in compensazione e dei relativi interessi e presentando apposita dichiarazione integrativa.
(5-02356)


   COVOLO, CENTEMERO, CAVANDOLI, FERRARI, GERARDI, GUSMEROLI, ALESSANDRO PAGANO, PATERNOSTER e TARANTINO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   la legge di bilancio 2019 ha previsto l'entrata in vigore dal 1° gennaio 2019 della flat tax a|15 per cento per le partite Iva, con estensione del regime forfetario ai contribuenti con un volume d'affari fino a 65.000 euro. Dal 2020 sarà, invece, la volta dell'aliquota flat al 20 per cento per imprenditori individuali e professionisti che, nell'anno precedente a quello di accesso, abbiano conseguito ricavi o percepito compensi, ragguagliati ad anno, compresi tra 65.001 e 100.000 euro;

   a decorrere dal 1° gennaio 2020, infatti, le persone fisiche esercenti attività d'impresa, arti o professioni, che nel periodo d'imposta precedente a quello per il quale è presentata la dichiarazione hanno conseguito ricavi o percepito compensi compresi tra 65.001 euro e 100.000 euro ragguagliati ad anno, possono applicare al reddito d'impresa o di lavoro autonomo un'imposta sostitutiva dell'imposta sul reddito, delle addizionali regionali e comunali e dell'imposta regionale sulle attività produttive di cui al decreto legislativo dicembre 1997, n. 446, con l'aliquota del 20 per cento;

   gli effetti della flat tax si iniziano a misurare: nei soli primi tre mesi di quest'anno sono state aperte in tutto 196.060 nuove partite Iva, ovvero il 7,9 per cento in più rispetto al corrispondente periodo dello scorso anno. Di queste, il 77 per cento è stato aperto da persone fisiche. Il confronto con lo stesso periodo dell'anno 2018 mostra un incremento maggiore in Valle d'Aosta (+26,9 per cento), Calabria (+16 per cento) e Liguria (+12,6 per cento);

   la flat tax è nel contratto di Governo ed in questi giorni le cronache di stampa riportano la volontà della maggioranza di Governo di proseguirne l'attuazione nel prossimo provvedimento di natura economica –:

   quali ulteriori dati, anche con riferimento ai primi cinque mesi dell'anno, il Governo abbia a disposizione a conferma del buon esito della misura introdotta e se e in che termini il Governo stia procedendo per l'ampliamento del regime flat tax.
(5-02357)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   BIGNAMI, GIACOMONI, MARTINO, BARATTO, BENIGNI, CATTANEO e ANGELUCCI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   Unipol ha annunciato la cessione alla collegata Bper Banca di Unipol Banca (258 sportelli e 2200 dipendenti) con la valutazione di 220 milioni di euro;

   UnipolReC acquisisce 1,3 miliardi di euro di sofferenze da Bper, di cui il 32 per cento contro garantito, al corrispettivo di 130 milioni di euro;

   Bper delibera l'acquisizione da Fondazione Sardegna di 10.731.789 di azioni ordinarie del Banco di Sardegna, tramite emissione riservata di 33.000.000 di azioni Bper, con un concambio pari a 3,074 azioni Bper per azione ordinaria Banco di Sardegna;

   Bper delibera altresì un prestito obbligazionario riservato e agevolato da una remunerazione dell'8,75 per cento sull'importo nominale a favore della Fondazione Sardegna convertibile, a semplice richiesta, in 35.714.286 azioni Bper, valorizzate a 4,2 euro l'una;

   il 5 marzo 2019 il consiglio di amministrazione Bper delibera una offerta pubblica di scambio di 7.883.368 azioni di nuova emissione a fronte di 3.378.586 azioni di risparmio Banco di Sardegna con un concambio, riservato al mercato pari a 2,33 euro, inferiore a quello riservato alla minority Fondazione Sardegna e superiore alla valutazione di mercato dell'azione di risparmio Banco di Sardegna;

   tali operazioni delineano una trasformazione del controllo di Bper idonea a produrre una diluizione di circa il 14 per cento dell'attuale azionariato, il cui bilanciamento proporzionale dei valori patrimoniali non trova altrettanta equipollenza nelle redditività degli istituti fusi o concambiati, producendo un possibile depauperamento patrimoniale per le decine di migliaia di piccoli azionisti formatisi nel recente passato di Banca Popolare;

   il 28 febbraio 2019, dopo l'acquisizione, Bper pubblica il piano strategico: 230 filiali chiuse, 1.700 risorse uscite con costi per 200 milioni di euro, Banco di Sardegna autonomo, profondo change management interno, introduzione dei «sistemi IT» di Unipol Banca, estensione del perimetro del recupero crediti in outsourcing, estensione di alcune attività bancarie alla rete degli assicuratori del gruppo Unipol (Assurbanca);

   il controllo della Banca, radicata nel contesto emiliano, passa sotto la Fondazione di Sardegna con un trasferimento di azioni non transitate sul mercato ma deciso all'interno di operazioni di ingegneria finanziaria –:

   di quali elementi disponga il Governo, anche alla luce dei poteri di vigilanza sulle fondazioni bancarie, in relazione al depauperamento patrimoniale che dette operazioni di «diluizione», che vedono protagonista la Fondazione di Sardegna, potrebbero apportare alle migliaia di piccoli azionisti di provenienza della ex Banca popolare, nonché in relazione al trasferimento dell'azionista di controllo dall'Emilia-Romagna (public company) alla medesima Fondazione di Sardegna tramite operazioni non transitate dalla borsa valori.
(5-02347)

GIUSTIZIA

Interrogazioni a risposta immediata:


   LOLLOBRIGIDA, MELONI, DEIDDA, FERRO, ACQUAROLI, BELLUCCI, BUCALO, BUTTI, CAIATA, CARETTA, CIABURRO, CIRIELLI, LUCA DE CARLO, DELMASTRO DELLE VEDOVE, DONZELLI, FIDANZA, FOTI, FRASSINETTI, GEMMATO, LUCASELLI, MANTOVANI, MASCHIO, MOLLICONE, MONTARULI, OSNATO, PRISCO, RAMPELLI, RIZZETTO, ROTELLI, SILVESTRONI, TRANCASSINI, VARCHI e ZUCCONI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   destano sconcerto le recenti vicende che stanno travolgendo il Consiglio superiore della magistratura e che hanno portato 5 consiglieri a lasciare l'incarico. Attualmente risultano in carica al Consiglio superiore della magistratura 11 togati e 5 laici (lo scioglimento è previsto con 10 togati e 5 laici);

   l'inchiesta sulle tangenti al Consiglio di Stato, che ha portato numerosi magistrati nel registro degli indagati e che ha individuato un gruppo di potere che manipolava le decisioni dietro le sentenze del Consiglio di Stato, ruota attorno alla figura del pubblico ministero di Roma Luca Palamara, ex consigliere del Consiglio superiore della magistratura con Unicost ed ex presidente dell'Associazione nazionale magistrati;

   l'inchiesta, emersa dalla procura di Perugia, competente a indagare sui magistrati di Roma, ha rilevato il quadro desolante di una rete di «servigi» legati alla magistratura italiana attraverso un sistema volto a creare una rete di rapporti con magistrati che partecipavano a seminari e corsi giuridici;

   dalle intercettazioni è emerso un vero e proprio «centro di potere» esterno al Consiglio superiore della magistratura, in cui Palamara e altri consiglieri dialogavano della nomina alla procura di Roma con i parlamentari del Partito democratico Cosimo Ferri e Luca Lotti, quest'ultimo già sotto processo a Roma nel caso Consip;

   la magistratura, attraverso l'organo di autogoverno, sta ad avviso degli interroganti attraversando il periodo più basso della sua credibilità, con le ormai evidenti commistioni con esponenti della politica per trattare le nomine della procura di Roma e di altri capoluoghi;

   ad avviso degli interroganti l'imparzialità dell'organo di autogoverno della magistratura è ormai irrimediabilmente compromessa e, anche alla luce delle affermazioni di alcune forze politiche, che da sempre hanno osteggiato la riforma della magistratura e che solo ora, direttamente coinvolte, reclamano, si ha un'idea dell'emergenza che richiede immediatamente di intervenire;

   è improcrastinabile dare centralità a quella maggioranza silenziosa di magistrati onesti e imparziali, veri servitori dello Stato, soffocati da gruppi di potere che stanno mettendo a repentaglio l'intera credibilità del sistema;

   sono necessarie riforme radicali che ricostruiscano il rapporto fiduciario tra i cittadini e le toghe attraverso quello che da sempre Fratelli d'Italia chiede: separazione delle carriere, soppressione delle nomine parlamentari e cambiamento del sistema elettorale dei collegi –:

   quali urgenti iniziative di competenza, anche di carattere normativo e di rango costituzionale, intenda adottare al fine di restituire alla magistratura indipendenza e prestigio.
(3-00819)


   DORI, PALMISANO, SALAFIA, PIERA AIELLO, ASCARI, BARBUTO, CATALDI, DI SARNO, DI STASIO, D'ORSO, GIULIANO, PERANTONI, SAITTA, SARTI e SCUTELLÀ. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   come ampiamente riportato dagli organi di stampa nazionale, il Consiglio superiore della magistratura risulta essere scosso da una vera e propria «bufera giudiziaria»;

   un'indagine condotta dalla procura di Perugia nei confronti di Luca Palamara, ex presidente dell'Associazione nazionale magistrati ed ex giudice togato dello stesso Consiglio superiore della magistratura, oltre a far emergere vari illeciti disciplinari, ipotizza episodi di corruzione finalizzati ad indirizzare l'esito di alcune decisioni sulle nomine negli uffici giudiziari, nonché il corso di alcuni procedimenti;

   è, altresì, emerso un grave tentativo di commistione tra rappresentanti di poteri diversi dello Stato: dalle intercettazioni sono emersi, infatti, contatti e incontri apparentemente finalizzati a concordare, secondo l'accusa, nomine gradite ai vertici delle procure di Roma e Firenze, unitamente a promozioni per i magistrati;

   in seguito a tali fatti, sono sopraggiunte le dimissioni di un consigliere del Consiglio superiore della magistratura e l'autosospensione di altri quattro consiglieri coinvolti, appartenenti a diverse correnti della magistratura; anche il presidente dell'Associazione nazionale magistrati, Pasquale Grasso, dopo essersi dissociato dalla sua corrente, ha lasciato l'incarico;

   ad avviso degli interroganti l'inchiesta ha messo a nudo profonde divisioni all'interno della magistratura, metodi «opachi» di assegnazione degli incarichi e una prossimità al mondo politico giudicata riprovevole, perché mina alla base il prestigio e l'autorevolezza dei giudici;

   come rilevato il 21 giugno 2019 dal Presidente della Repubblica in occasione del plenum del Consiglio superiore della magistratura, ci si trova di fronte ad un «quadro sconcertante e inaccettabile. (....) Quanto avvenuto – ha sottolineato, il Capo dello Stato – ha prodotto conseguenze gravemente negative per il prestigio e l'autorevolezza non soltanto di questo Consiglio, ma anche il prestigio e l'autorevolezza dell'intero ordine giudiziario; la cui credibilità e la cui capacità di riscuotere fiducia sono indispensabili al sistema costituzionale e alla vita della Repubblica»;

   tale vicenda ha dunque gettato un forte discredito sul Consiglio superiore della magistratura e di riflesso sull'intera magistratura, ponendo in luce la necessità – anche espressa da ultimo dal Ministro interrogato – di interventi urgenti al fine di ripristinare e consolidare l'alto ruolo dell'organo di rilievo costituzionale –:

   quali opportune e urgenti iniziative, per quanto di competenza, abbia adottato, o intenda intraprendere, al fine di tutelare e restituire credibilità all'autonomia e all'indipendenza della magistratura, principio cardine dell'intero ordine giudiziario, nonché più in generale dell'ordinamento costituzionale.
(3-00820)

Interrogazioni a risposta scritta:


   NESCI, BARBUTO, TROIANO, ORRICO, D'IPPOLITO, SAPIA, MISITI, VILLANI, D'ARRANDO, TUCCI, NAPPI, MELICCHIO e GALLO. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   la provincia di Vibo Valentia soffre, ad oggi, di un grave vuoto istituzionale, dovuto alla mancata nomina di un nuovo procuratore della Repubblica a seguito della scomparsa del procuratore, il dottor Giordano Bruno, avvenuta nel dicembre 2018; tuttavia, a causa delle sue gravi condizioni di salute, già all'inizio del 2018, la procura della suddetta provincia era stata affidata, con incarico formalizzato nel mese di maggio, a un magistrato che aveva preso le funzioni soltanto nel novembre 2015;

   come riportato da un'indagine condotta dal quotidiano «Il Sole 24 Ore» nel 2018, sulla base di dati riferiti all'anno 2017, forniti dal dipartimento di pubblica sicurezza del Ministero dell'interno, quella di Vibo Valentia si posiziona al primo posto, tra le provincie italiane, per numero di tentati omicidi, omicidi volontari e altri gravi delitti, che ne fanno una delle più pericolose a livello nazionale; in particolare, solo negli ultimi tre anni, la provincia di Vibo Valentia sarebbe stata teatro delle principali operazioni antimafia della regione, tra le quali: l'operazione «Overing», relativa ad organizzazione transnazionale dedita al narcotraffico; le operazioni «Gringia» e «Romanzo Criminale», relative alla faida tra le famiglie ’ndranghetiste dei Patania e Piscopisani, conclusesi con una dozzina di pesanti condanne per associazione mafiosa; l'operazione «Costa Pulita», relativa a due diversi gruppi criminali ’ndranghetisti collegati alla famiglia Mancuso, cosca predominante nell'universo criminale del territorio, che aveva ad oggetto i condizionamenti malavitosi nel settore turistico del litorale; l'operazione «Conquista», nei confronti di appartenenti alla cosca dei Bonavota di Sant'Onofrio, per gli omicidi di Cracolici Raffaele e di Di Leo Domenico; l'operazione «Stammer», relativa ad una vasta organizzazione transnazionale dedita al narcotraffico internazionale, che aveva importato tonnellate di cocaina dalla Colombia; le operazioni «Black Widows» ed «Errore Fatale», concernenti alcuni fatti di sangue rispettivamente nelle località di Sorianello e nei confronti della cosca Mancuso; a riprova della profonda situazione di disagio in cui la provincia del vibonese versa in assenza di un procuratore che ne monitori e ne segua gli sviluppi in ambito criminale, è dal segnalare l'episodio avvenuto il 30 maggio 2019, come riportato sulla versione online del quotidiano «Corriere della Calabria»; nel succitato episodio, il trentaduenne Francesco Olivieri, a seguito della condanna all'ergastolo emessa dal tribunale di Vibo, su richiesta del pubblico ministero Concertina Iannazzo, avrebbe cominciato a prendere «a calci la rete di separazione della gabbia in cui si trovava» minacciandola «pesantemente», tentando addirittura «di prendere la pistola agli agenti della Polizia penitenziaria intervenuti per calmarlo»; i fatti brevemente riportati evidenziano immancabilmente la necessità che la procura della Repubblica di Vibo Valentia si doti di un Procuratore nei più brevi tempi possibili, sulla scia della recentissima nomina del nuovo Presidente dissezione del tribunale di Vibo Valentia nella persona della dottoressa Tiziana Macrì, come riportato dal quotidiano «Corriere della Calabria» in un articolo del 18 giugno 2019; lo stesso procuratore della direzione distrettuale antimafia di Catanzaro, Nicola Gratteri, ha sottolineato, in una dichiarazione riportata nello stesso articolo, l'importanza e la necessità della nomina del procuratore di Vibo Valentia «per la collettività» e per l'intera «Procura distrettuale» –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei gravi fatti di cui in premessa e se non intenda, per quanto di competenza e nel rispetto dell'autonomia della magistratura, adottare iniziative volte alla copertura dell'organo vacante alla procura di Vibo Valentia.
(4-03168)


   MUGNAI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   con la sentenza del dicembre 2017 la Corte di Cassazione ha sancito, in via definitiva, che la comunità «Il Forteto» era un luogo non di accoglienza ma di sevizie e violenze, fisiche e psicologiche – una vera e propria setta, articolata formalmente in un'associazione, una fondazione e una cooperativa agricola – e che al Forteto le violenze si sono veramente verificate, confermando la responsabilità accertata dalla corte d'appello che aveva inflitto al fondatore della comunità, Rodolfo Fiesoli, «il profeta», una pena di 15 anni e 10 mesi di reclusione per violenza sessuale e maltrattamenti ai danni di numerosi ragazzi affidati alla comunità, molti dei quali hanno rivissuto i drammi subiti testimoniando davanti alla Corte;

   la Corte di Cassazione aveva rinviato alla stessa corte d'appello la ridefinizione giuridica di un reato (la violenza sessuale di gruppo su un minore invece della violenza sessuale tout court) e una conseguente diversa quantificazione della pena;

   su tale punto, gli avvocati di Fiesoli hanno sostenuto che, essendo la pena ancora da quantificare in modo completo, il verdetto di condanna non potesse ritenersi definito e quindi l'imputato doveva essere scarcerato: la corte di appello di Firenze, in funzione di giudice dell'esecuzione, ha rigettato la richiesta proposta nell'interesse del Fiesoli di annullamento dell'ordine di esecuzione emesso dalla locale procura generale e ha rideterminato la pena in concreto eseguibile allo stato in quella di sei anni e due mesi di reclusione;

   la Corte di Cassazione ha invece accolto il ricorso, poiché «la pena posta in esecuzione non è stata ancora determinata con pronuncia sul punto irrevocabile» specificando altresì che «il fatto che il risultato finale non potrà consistere in una pena inferiori a quella ora posta in esecuzione non significa che la pena sia stata già definita»;

   accogliendo il ricorso proposto dai difensori contro l'ordine di carcerazione emesso dalla procura generale di Firenze il 22 dicembre 2017, si è permesso al Fiesoli di uscire dal carcere e così lasciare andare in frantumi i due anni di processo e le oltre novanta udienze sulla vicenda della comunità «Il Forteto», quando il 5 luglio 2018 la prima sezione della Corte di Cassazione ha nuovamente disposto la scarcerazione di Fiesoli;

   di recente, la corte d'appello di Firenze ha poi assolto in appello Rodolfo Fiesoli nel cosiddetto «Fiesoli-bis», un procedimento che lo vede accusato di violenze sessuali simili a quelle del processo principale, ma ai danni di un solo minore che frequentava saltuariamente la comunità di Vicchio, la cui denuncia era arrivata successivamente;

   in primo grado, Fiesoli era stato condannato a 8 anni in rito abbreviato, ma la seconda sezione della corte d'appello ha ribaltato la sentenza, assolvendolo perché «il fatto non sussiste»;

   ad oggi, quindi, il Fiesoli è libero. Risulta all'interrogante che il Fiesoli è stato visto (e fotografato) in un bar di Aulla, mentre si avvicina a due ragazzi minorenni, provando a conversare con loro. Si tratta di un fatto inqualificabile, dato che è incredibile poter pensare che un uomo condannato per violenza sessuale e maltrattamenti ai danni di numerosi ragazzi possa agire indisturbato continuando ad importunare minorenni indifesi, ponendoli in una situazione di grave pericolo –:

   se, alla luce dell'assoluta abnormità del caso di cui in premessa, non intenda assumere iniziative normative per evitare che si verifichino per il futuro situazioni come quelle descritte, assicurando un ragionevole equilibrio tra le garanzie costituzionali relative alla libertà personale e le esigenze di tempestiva esecuzione delle sentenze di condanna relative a reati di particolare gravità.
(4-03171)

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

IX Commissione:


   PAITA e SCHIRÒ. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   il decreto-legge 4 ottobre 2018, n. 113, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 132 del 1° dicembre 2018 ha introdotto modifiche all'articolo 93 del codice della strada in materia di formalità necessarie per la circolazione degli autoveicoli, dei motoveicoli e dei rimorchi, con l'obiettivo condivisibile di arginare la cosiddetta esterovestizione o l'intestazione fittizia dei veicoli immatricolati all'estero;

   il campo di applicazione della normativa, tuttavia, interessa direttamente anche i cittadini italiani residenti all'estero (italiani iscritti all'anagrafe consolare in Europa al 31 dicembre 2017: Paesi dell'Unione europea: 2.226.261 – Paesi europei extra Unione europea 677.622 – dati Dgit-Dgai);

   i cittadini italiani all'estero hanno segnalato numerose criticità afferenti alla loro condizione e sollecitato risposte urgenti per non incorrere in sanzioni;

   nel mese di maggio 2019 l'ex viceministro alle infrastrutture e ai trasporti Edoardo Rixi aveva annunciato che prima dell'estate sarebbe stata approvata una norma per salvaguardare i lavoratori frontalieri affinché non incorrano in sanzioni quando circolano con auto con targa estera;

   sempre a maggio 2019, in una notizia pubblicata nel sito del Ministero dell'interno, il sottosegretario all'interno Molteni ha dichiarato: «ci siamo messi al lavoro anche con le associazioni imprenditoriali arrivando a una nuova norma che permetta di distinguere meglio chi ha diritto da chi invece tenta una frode» e il sottosegretario Stefano Candiani ha precisato «la norma è già pronta ed è in attesa del giusto veicolo normativo, che stiamo predisponendo» –:

   se il Governo abbia in programma di assumere iniziative per introdurre la norma annunciata prima dell'estate, considerando che i mesi di luglio e agosto sono quelli di maggiore mobilità territoriale per quanto riguarda gli italiani che lavorano all'estero e le loro famiglie e se si intendano risolvere le criticità riguardanti non soltanto i frontalieri ma più in generale i cittadini italiani, iscritti all'Aire o non iscritti all'Aire in quanto residenti all'estero da meno di 12 mesi o che non risultano iscritti all'Aire a causa di un mancato allineamento dell'anagrafe e le loro famiglie residenti in Italia.
(5-02360)


   ROTELLI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   è imbarazzante, oltre che dannoso per il made in Italy il muro di divieti, autorizzazioni e sanzioni, eretto dal Governo austriaco nell'arco alpino e che ha fatto rallentare da diverse settimane il nostro traffico di merci in Europa;

   le limitazioni e i divieti eretti dal Governo austriaco interessano diversi aspetti, dall'estensione del «divieto settoriale» alle restrizioni del divieto notturno per le merci deperibili, dall'intensificazione con un sistema contagocce in particolari giornate, ai divieti di sabato nei mesi di gennaio e febbraio, fino ad arrivare a limitazioni del transito anche a veicoli Euro VI, ovvero i tir di nuova generazione con minimo impatto ambientale;

   a nulla sono valse le denunce degli autotrasportatori. Allo stato attuale nessuna posizione è stata presa dal Governo italiano, nonostante si tratti di un settore che da solo occupa circa 800 mila addetti. L'autotrasporto merci muove quasi un miliardo di tonnellate all'anno e genera un fatturato di 47 miliardi di euro;

   il Brennero, dove transita il 70 per cento delle merci e un volume di 50 milioni di tonnellate annue, rappresenta la nostra porta d'accesso per il Nord Europa. Attraverso l'arco alpino transita oggi la metà delle esportazioni italiane e i due terzi dei flussi import-export dell'Italia con l'Unione europea;

   come ha anche evidenziato il presidente di Unioncamere Carlo Sangalli – «questi provvedimenti, decisi unilateralmente, avranno, se non saranno rivisti, ricadute a dir poco preoccupanti per le nostre imprese e per le economie locali: nel breve termine con un rallentamento delle vendite italiane all'estero e nel lungo termine, addirittura, con la sostituzione dei nostri prodotti» –:

   se non ritenga urgente avviare un'interlocuzione con l'omologo Ministro austriaco per risolvere la dirimente questione descritta in premessa, evitando che le limitazioni imposte dal Governo austriaco frenino le nostre relazioni commerciali con i Paesi del Nord Europa.
(5-02361)


   SCAGLIUSI, BARBUTO, BARZOTTI, LUCIANO CANTONE, CARINELLI, DE GIROLAMO, DE LORENZIS, FICARA, GRIPPA, LIUZZI, MARINO, RAFFA, PAOLO NICOLÒ ROMANO, SERRITELLA, SPESSOTTO e TERMINI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   da anni era atteso il decreto che adotta il Piano strategico nazionale della mobilità sostenibile, difatti la media italiana degli autobus usati hanno circa 11,4 anni, a fronte dell'età media europea di circa 7,5 anni;

   il 18 aprile 2019 è stato firmato a Palazzo Chigi il Decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, proposto dal Ministro interrogato, che prevede uno stanziamento statale complessivo di 3,7 miliardi di euro che si sviluppa su un arco temporale di quindici anni nel periodo dal 2019 al 2033;

   il decreto prevede che al sud debba andare non meno del 34 per cento delle risorse stanziate. Tra le misure prioritarie è stabilito che le risorse assegnate nel primo triennio, sino al 50 per cento del contributo concesso, possono essere destinate alla realizzazione della rete infrastrutturale per l'alimentazione alternativa (ad esempio metano, idrogeno, elettrica);

   il Piano strategico nazionale della mobilità sostenibile punta al rinnovo dei parchi autobus adibiti al trasporto pubblico locale con mezzi meno inquinanti (elettrici, a metano o a idrogeno) e più moderni;

   l'obiettivo del piano è quello di ridurre la vetustà dei mezzi, promuovere il miglioramento della qualità dell'aria attraverso tecnologie innovative in linea con gli accordi internazionali e con le disposizioni normative della Unione europea, nonché rilanciare la filiera industriale di produzione di autobus;

   le risorse del piano verranno erogate a partire dal 2019, in base a criteri stabiliti dal Ministero delle infrastrutture e dei trasporti attraverso distinte graduatorie –:

   quale sia lo stato di attuazione del Decreto del Presidente del Consiglio dei ministri di cui in premessa rispetto agli enti coinvolti dallo stanziamento previsto.
(5-02362)


   MULÈ, SOZZANI, BALDELLI, BERGAMINI, GERMANÀ, PENTANGELO, ROSSO e ZANELLA. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   il 29 maggio 2019 il Ministro interrogato, rispondeva ad un'interrogazione del gruppo Forza Italia nell'Aula di Montecitorio per «confermare in via definitiva la realizzazione della linea ad alta velocità Torino-Lione»;

   illustrando come «la procedura al momento prevede che, una volta conclusa la fase attuale relativa agli avvisi di manifestazione di interesse, la documentazione passerà al vaglio dei Governi di Francia e di Italia.», confermando un non ben specificato impegno del Governo «sugli investimenti per il rilancio dell'economia attraverso il miglioramento e il potenziamento della mobilità di persone e merci e per l'indifferibile messa in sicurezza delle infrastrutture esistenti»;

   come riportato da Il Messaggero in data 25 giugno 2019, l'Unione europea avrebbe chiesto ai governi italiano e francese di chiarire in via definitiva, entro la fine del mese di luglio, se intendano continuare il progetto della linea ad alta velocità Torino-Lione;

   in particolare, interesse dell'Unione europea sarebbe quello di capire se le risorse stanziate per la realizzazione dell'opera, che ammontano a circa 813 milioni di euro, sono da dirottare verso altre opere. Fonti dell'agenzia Ansa da Bruxelles, come riportate dal quotidiano, segnalano che, in una telefonata intercorsa tra la Commissaria dell'Unione europea ai trasporti, Violeta Buie, e il Ministro Toninelli, sarebbe emerso anche il rischio concreto di dover restituire la tranche di 120 milioni di euro già versata;

   il viceministro dell'economia e delle finanze Laura Castelli, in una intervista a la Repubblica ha prospettato una soluzione compromissoria con la realizzazione di una linea ad alta velocità che ha scontentato sia i sostenitori della Tav sia i comitati contrari all'opera;

   lo stesso Marco Ponti, noto «NO-TAV», appositamente designato dal Ministro interrogato a guida del team per la redazione dell'analisi costi-benefìci che, a giudizio degli interrogati, sarebbe stata orientata a evidenziare solo aspetti negativi e criticità dell'opera, ha dichiarato su Il Manifesto: «questo governo si è solo rivelato identico ai precedenti, e di consenso elettorale e ha ceduto su tutto» –:

   se il Ministro interrogato sia in grado di confermare la volontà del Governo di procedere senza più alcun ritardo con la realizzazione della linea ad alta velocità Torino-Lione, salvaguardando le casse pubbliche dall'obbligo di restituire ingenti somme, per svariate decine di milioni di euro, in danno ai cittadini e contribuenti italiani.
(5-02363)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   MURONI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   una lettera aperta, a firma comitato «Pontebbana, vogliamo respirare», è stata inviata, a marzo 2019, ai sindaci di Sacile, Fontanafredda, Porcia, Pordenone, Fiume Veneto, Zoppola, Casarsa della Delizia, Valvasone Arzene, per riportare al centro dell'agenda politica il problema ambientale legato alla ex strada statale 13 «Pontebbana»;

   il comitato, nella lettera aperta, evidenzia i dati della congestione del traffico e degli incidenti stradali e la correlazione con l'insorgenza di malattie. Lo studio pubblicato dalla rivista «International Journal of Environmental Research and Public Health» realizzato dalla struttura di epidemiologia e biostatistica dell'Istituto nazionale tumori, Cro di Aviano, in collaborazione con la divisione ricerche ambientali e sociodemografiche dell'Istat e il servizio regionale di epidemiologia della direzione centrale salute del Friuli Venezia Giulia – si legge nella lettera aperta –, ha stimato che il numero di decessi dovuti al traffico sia stato non inferiore ai 10 mila nel ventennio tra il 1990 e il 2010;

   si evidenzia che lo studio ha messo in relazione la morte per tumore del polmone e residenza vicino alle grandi autovie nazionali. Tra le strade sotto accusa si trova proprio la SS13 «Pontebbana» che, con il suo pesante carico di traffico, veicola anche tutti i «killer emessi» dalle nostre automobili come il particolare totale sospeso (PM), il benzene e gli idrocarburi policiclici aromatici (IPA), gli ossidi di zolfo e di azoto e altri gas volatili, responsabili dell'insorgenza del cancro al polmone (IARC 2013);

   il comitato, inoltre, non si limita a ricostruire i dati di partenza, avanza anche delle proposte: la creazione di un percorso ciclabile ininterrotto parallelo alla «Pontebbana» dal confine ovest del comune di Sacile al confine est di Valvasone Arzene; l'aumento di mezzi pubblici nel numero, nella frequenza, con fasce di gratuità, che percorrano costantemente la tratta della Pontebbana; la possibilità di acquistare titoli di viaggio a bordo, come già avviene in molte parti d'Europa e la creazione di una metropolitana leggera sulla rete ferroviaria già esistente;

   il comitato chiede anche ai comuni l'impegno a sostenere campagne a favore della mobilità sostenibile e lo sviluppo di progetti di condivisione dell'automobile. Come spiegano Michele Ciol e Rossana Casadio, che fanno parte del comitato, «alla lettera seguiranno nuove iniziative»;

   stanno vivendo una situazione analoga anche i cittadini del comune di San Giorgio di Nogaro, in provincia di Udine, che denunciano, a causa dei lavori in A4, l'aumento dell'inquinamento atmosferico causato dall'incremento del transito di mezzi pesanti e auto sulla SS14 che taglia in due il Paese –:

   se siano a conoscenza di quanto riportato in premessa e se non intendano avviare le iniziative di competenza per riclassificare la strada Pontebbana come strada statale realizzando in tale contesto le proposte avanzate dal comitato «Pontebbana, vogliamo respirare», in modo da ridurre il numero di veicoli e tutelare la salute dei cittadini e l'ambiente;

   quali iniziative intendano adottare per quanto di competenza, per risolvere le problematiche che stanno vivendo gli abitanti di San Giorgio di Nogaro.
(5-02348)

Interrogazione a risposta scritta:


   SPENA. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro per i beni e le attività culturali, al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, al Ministro per la pubblica amministrazione, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   un terremoto di magnitudo 3.6 ha colpito nella notte del 23 giugno 2019, con scosse reiterate nella mattinata del giorno successivo la provincia di Roma, generando paura e alcuni danni già accertati;

   ci si riferisce al patrimonio storico, artistico e religioso dell'area investita dal terremoto di magnitudo Mw 3.6, avvenuto a 3 chilometri a nord est di Colonna in provincia di Roma. In particolare, sono state rilevate lesioni in due chiese di proprietà della Curia: la parrocchia di San Nicola a Colonna, che ha subìto alcune lesioni. In particolare, sono state segnate le architravi e gli archi presentano lesioni pronunciate, mentre nella chiesa di Santa Maria Assunta a Monte Compatri una preesistente lesione sulla cupola dell'abside si è allargata;

   benché la capitale sia stata colpita solo da sei eventi sismici con magnitudo maggiore a 6.5, la zona del Lazio risulta, dalle rilevazioni pubblicate dall'Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia terremoti, «caratterizzata in epoca recente da sismicità frequente» e «Le caratteristiche della sismicità dell'area fanno sì che la pericolosità sismica è definita alta secondo il modello di riferimento per l'Italia» –:

   quali iniziative ulteriori, rispetto a quelle già poste in atto, intendano assumere e, in particolare, se si intenda eseguire un censimento delle infrastrutture, come strade, viadotti, ponti, dighe e invasi, gallerie, per verificarne lo stato di sicurezza, degli edifici adibiti ad attività produttive e di impresa, delle abitazioni private, così come di tutti gli edifici pubblici, in particolare le scuole e gli ospedali, gli edifici di particolare rilevanza architettonica e le chiese, e promuovere una ricognizione delle opere d'arte ivi conservate.
(4-03160)

INTERNO

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

I Commissione:


   MACINA, MENGA, DIENI, ALAIMO, BALDINO, BERTI, BILOTTI, MAURIZIO CATTOI, CORNELI, DADONE, D'AMBROSIO, FORCINITI, PARISSE, FRANCESCO SILVESTRI, SURIANO e ELISA TRIPODI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   il centro di accoglienza richiedenti asilo (Cara) di Borgo Mezzanone, in provincia di Foggia, sulla scorta delle dichiarazioni rese dal Ministro interrogato a mezzo stampa, rientrerebbe nell'elenco delle mega-strutture di accoglienza prossime allo smantellamento;

   i dati ufficiali forniti dalla questura di Foggia registrano al momento la presenza di circa 143 migranti all'interno del Cara, su una capienza compresa tra 600 e 650 posti; ciò che desta maggiore preoccupazione, allo stato, sono i migranti residenti nell'adiacente baraccopoli abusiva, cosiddetta «Pista», un vero e proprio ghetto di difficile censimento, dove vivono relegati in condizioni di degrado, povertà e precarietà uomini, donne e bambini di etnie diverse, il cui numero è all'incirca dieci volte superiore a quello degli ospiti del Cara;

   episodi di criminalità e violenza all'interno della «Pista» continuano a consumarsi inesorabilmente, nonostante il sequestro preventivo di alcuni edifici ed ambienti – effettuato nelle scorse settimane dalle forze dell'ordine su delega dalla procura della Repubblica di Foggia – i quali continuano ad essere luoghi nevralgici di diverse attività illecite quali lo spaccio di stupefacenti, la prostituzione, il caporalato, la ricettazione e la rivendita di beni rubati;

   a tale clima si aggiungono gli appelli sui quotidiani regionali delle organizzazioni sindacali e dei 70 dipendenti delle aziende che svolgono i servizi di pulizia, assistenza e refezione all'interno del Cara: «Si a immigrazione controllata, no a perdita dei posti di lavoro» e ancora «Dignità è mantenere il posto di lavoro», sono questi gli striscioni che sventolano dinanzi ai cancelli del C.a.r.a. –:

   quali siano gli intendimenti del Ministro interrogato circa la tutela e la ricollocazione degli attuali ospiti del C.a.r.a. di Borgo Mezzanone e il futuro di chi ivi presta il proprio lavoro nonché in relazione alla necessità indifferibile di procedere anche all'integrale smantellamento della baraccopoli abusiva, alla luce degli innumerevoli episodi di criminalità che vi si perpetrano e perpetuano all'interno, al fine di spezzare il circuito fra criminalità, sfruttamento delle persone e mancato riconoscimento dei diritti umani, restituendo sicurezza e dignità al territorio e a chi lo abita.
(5-02350)


   MIGLIORE, FIANO, CECCANTI, MARTINA, GIORGIS, MARCO DI MAIO, ORFINI e POLLASTRINI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   sabato 15 giugno 2019, dopo aver assistito alla proiezione di un film in piazza San Cosimato, nel cuore di Trastevere, 4 ragazzi, che indossavano la tradizionale maglietta bordeaux del Piccolo America, sono stati aggrediti e picchiati, in virtù della sola maglietta indossata, atta a connotarli secondo gli aggressori come «anti-fascisti»;

   pochi giorni dopo è stata pubblicata la notizia di una seconda aggressione, ai danni questa volta di una giovane attrice ventinovenne che sarebbe stata sbattuta contro il finestrino di un'automobile e alla quale sarebbe stato intimato di recapitare un messaggio al presidente del Piccolo America, suo ex fidanzato;

   tali fatti, avvenuti nel cuore di Roma, appaiono di gravità inaudita, anche per l'assurdità delle ragioni addotte dagli aggressori, fondate sul presunto carattere anti-fascista degli aggrediti, che denotano un clima preoccupante di dilagante intolleranza persino a stimoli culturali, volti a sollecitare l'inclusione, la tolleranza e la partecipazione delle persone;

   il cinema America costituisce, infatti, una vivace realtà culturale del panorama romano, auto-gestita dai ragazzi con l'obiettivo di portare il cinema in piazza quale luogo di incontro e confronto durante le estati romane;

   quello riportato è solo l'ennesimo gravissimo episodio degli innumerevoli che si sono verificati nell'ultimo anno, nel quale vi è stata una vera escalation degli atti di aggressione fisica o verbale i cui autori si richiamano al fascismo o al nazifascismo, regimi contro i quali si batterono strenuamente generazioni di italiani, e contro i cui valori è fondata la nostra stessa Costituzione;

   appare dunque sempre più necessaria e urgente una risposta netta e intransigente dello Stato, atta, da un lato, a contrastare con decisione quel diffuso sentimento di impunità che sempre più sembra accompagnare gli autori di gesti analoghi, e, dall'altro, ad applicare, in maniera rigorosa, la legge, laddove prevede lo scioglimento delle organizzazioni che si richiamano al nazifascismo, come nel caso di Casapound e delle analoghe formazioni neo-fasciste alle quali sembrano appartenere gli autori dei fatti riportati –:

   quali iniziative urgenti di competenza intenda adottare per prevenire in futuro il ripetersi di fatti analoghi, nonché per contrastare efficacemente movimenti e associazioni come Casapound e analoghe formazioni militanti nell'estremismo di estrema destra, anche valutando ogni iniziativa utile per sostenere la diffusione della memoria sui gravi atti compiuti dal regime fascista e da quello nazifascista, per assicurare il pieno rispetto dei valori fondanti la nostra Carta costituzionale su tutto il territorio nazionale.
(5-02351)


   SISTO e PAOLO RUSSO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   nel mese di maggio 2015, a Giugliano in Campania (NA) è stato eletto sindaco e consiglio comunale, sciolto nel 2013 per infiltrazioni e condizionamento della criminalità organizzata;

   dall'insediamento dell'amministrazione sono state contestate anomalie giuridiche da consiglieri comunali, costretti ad agire in giudizio per tutelare il diritto ad indire referendum popolare consultivo per scongiurare la realizzazione di un ecovillaggio per rom;

   il segretario generale (nota n. 0078847 del 27 ottobre 2016) esprimeva parere di inammissibilità del referendum, ricorrendo a quelle che appaiono agli interroganti argomentazioni politiche, tanto che il Tar Campania (decisione n. 3795/2017) ne censurava l'operato;

   l'amministrazione comunale ometteva di eseguire la sentenza appellandosi al Consiglio di Stato (ordinanza sul ricorso 7704/2017) che confermava il giudizio del Tar, ma il sindaco Pozziello non ne avrebbe dato esecuzione;

   dalla nota del segretario generale risulta che la prefettura di Napoli avrebbe avallato l'azione amministrativa dichiarata illegittima;

   è stato rimosso dall'incarico di comandante della polizia municipale il dirigente assunto nel 2013 a seguito di concorso pubblico e il sindaco, d'intesa con il segretario generale, vi ha destinato un soggetto senza requisiti richiesti e procedura selettiva;

   il dirigente esautorato ha proposto ricorso al Tar Campania che (pronuncia n. 461/2018) ha statuito come l'atto di macro-organizzazione impugnato sia in contrasto con specifiche leggi e norme regolamentari adottate dal consiglio comunale;

   sebbene il Tar, con ordinanza immediatamente esecutiva, avesse disposto «la sospensione della delibera impugnata», il comune non ha ottemperato, proponendo appello al Consiglio di Stato con quello che appare agli interroganti un mero intento dilatorio: dopo aver conferito incarico legale per proporre appello, il giorno dell'udienza dichiarava di rinunciarci;

   il Consiglio di Stato (ordinanza n. 3387/2018) ha ribadito quanto affermato dal Tar, ma il sindaco Poziello, a quanto consta agli interroganti, non ne ha dato esecuzione;

   il Tar, pronunciandosi definitivamente (sentenza n. 1470 del 18 marzo 2019) ha annullato gli atti illegittimi posti in essere dall'amministrazione comunale, ma la decisione per quanto risulta agli interroganti sarebbe stata «ignorata»;

   il prefetto di Napoli avrebbe, secondo quanto consta agli interroganti, in chiave dilatoria, investito il dipartimento per gli affari interni e territoriali del Ministero dell'interno, che avrebbe puntualizzato l'impossibilità di conferire la qualifica di agente di P.S. a soggetto privo dei requisiti e l'inammissibilità della revoca della qualifica al dirigente illegittimamente esautorato –:

   quali iniziative il Ministro interrogato abbia adottato o intenda adottare, per quanto di competenza, anche nei confronti di quanti hanno assunto comportamenti illegittimi, omissivi o dilatori descritti in premessa, per ripristinare la piena legittimità dell'azione del comune di Giugliano e se non intenda chiarire le ragioni dell'ingiustificata inerzia del prefetto di Napoli.
(5-02352)


   DONZELLI e DELMASTRO DELLE VEDOVE. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   i collettivi di estrema sinistra usano ripetutamente l'Ateneo La Sapienza a Roma come locale a cielo aperto per feste illegali a pagamento. Il Rettore ha più volte denunciato pubblicamente la situazione fuori controllo;

   da articoli di stampa si apprende che avrebbe anche avvertito ufficialmente la questura; si erano già svolti in questi mesi il Teppa Fest (ovvero il festival della «teppaglia») che ha trasformato il pratone in un rave con migliaia di persone e alcune feste danzanti; giovedì 20 e venerdì 21 i collettivi di estrema sinistra hanno organizzato all'interno de La Sapienza una serie di iniziative abusive con somministrazione di alcolici e ingresso a pagamento senza alcuna autorizzazione;

   un ragazzo di 26 anni, tentando di scavalcare il muro di cinta per partecipare senza pagare alla «Disco-Sapienza», è caduto in viale dell'università, di fronte al civico 30, e dopo aver riportato gravi ferite è deceduto nelle ore successive;

   il tutto nell'indifferenza di quanti, in viale della Minerva, hanno continuato a ballare e bere fino a notte fonda; sull'ingresso dello storico Ateneo la notte vigilano i collettivi, che trasformano La Sapienza in un locale all'aperto a pagamento, ma senza rispettare alcuna regola –:

   cosa il Ministro interrogato abbia intenzione di fare, per quanto di competenza, per far rispettare la legge all'interno de La Sapienza e delle università italiane, troppo spesso in balia dei collettivi universitari che con violenza impediscono le iniziative legittime dei gruppi studenteschi di destra e organizzano invece continuamente feste e iniziative abusive, per liberare tutte le aule occupate illegalmente negli atenei e prevedere controlli antidroga durante le iniziative dei collettivi.
(5-02353)

ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazione a risposta in Commissione:


   MOLLICONE e FRASSINETTI. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   il 23 giugno è morto Francesco Ginese, il ragazzo di 26 anni che si era gravemente ferito nella notte tra venerdì e sabato, mentre scavalcava il muro dell'università «La Sapienza», in viale dell'Università, per cercare di accedere alla Notte bianca, il party non autorizzato organizzato tra le mura dell'università, evitando il pagamento del ticket per accedere alla «disco-Sapienza»;

   come dichiarato dal rettore dell'ateneo: «Quando l'ateneo ha notizia dell'organizzazione di eventi non autorizzati, provvede sempre, come anche nel caso in questione – ad una preventiva formale comunicazione alle autorità di pubblica sicurezza. Inoltre, qualora tali eventi non autorizzati dovessero effettivamente svolgersi, contravvenendo al Regolamento in materia e/o forzando gli accessi agli spazi universitari, l'ateneo procede sempre a presentare un esposto alla Procura»;

   risulta che a fare scattare l'inchiesta sia stata la segnalazione della stessa università, dopo un evento tenutosi nell'aprile 2018, denominato «il Teppa Fest» ,che si tiene ogni anno sul pratone della Minerva, e come comunica l'ateneo in una nota: «L'iniziativa non era autorizzata, era abusiva ed è stata prontamente denunciata agli organismi competenti e, in particolare, al Commissariato di Polizia da parte delle autorità accademiche preposte alla sicurezza»;

   è opportuno ricordare che anche in quell'occasione, l'ingresso della festa era a pagamento –:

   quali urgenti iniziative il Governo intenda intraprendere, per quanto di competenza, per impedire il ripetersi di feste abusive, non autorizzate, non solo all'interno dell'università La Sapienza, ma all'interno di tutti gli atenei nazionali, ostacolando con ogni mezzo l'utilizzo abusivo degli spazi destinati agli atenei.
(5-02346)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazione a risposta orale:


   PINI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   nel mese di luglio 2018, una circolare è arrivata nelle 74 sedi territoriali dell'ispettorato del lavoro intitolata «Vigilanza etnica» e conteneva l'ordine di condurre nei mesi successivi una «vigilanza straordinaria nei confronti di aziende a caratterizzazione etnica», ossia una «specifica attività ispettiva nei confronti di imprese gestite da imprenditori stranieri»; la profilazione etnica è considerata discriminatoria dalla Corte europea dei Diritti dell'uomo e da numerose altre organizzazioni internazionali; in Italia, in seguito alle disposizioni sulla «vigilanza etnica», gli ispettori del lavoro hanno condotto negli ultimi cinque mesi del 2018 quasi 6 mila ispezioni in aziende ed esercizi commerciali con titolari stranieri, cioè circa 60 al giorno; guardando al resoconto realizzato dallo stesso Ispettorato sulle ispezioni effettuate nel 2018, non risulta una particolare tendenza alla delinquenza nelle imprese guidate da stranieri. Il tasso di irregolarità nel corso dei controlli straordinari sugli stranieri è stato esattamente lo stesso riscontrato nelle ispezioni ordinarie;

   nel mese di ottobre 2018 il Ministro dell'interno Matteo Salvini aveva accusato i «negozi etnici» di essere «un ricettacolo di spacciatori, di gente che beve fino alle tre di notte, che p... e c...», mentre poche settimane fa Di Maio ha chiesto pubblicamente di «iniziare» a fare controlli mirati sui negozi di proprietà di «cinesi e pakistani»; come ha riportato il quotidiano online «Il Post», in un articolo a firma Davide De Luca, anche il nuovo direttore dell'ispettorato nazionale del lavoro, il generale Leonardo Alestra, scelto dal Ministro Luigi Di Maio «ha ritenuto di proseguire nella vigilanza sulle imprese gestite da imprenditori stranieri o comunque (seppur facenti capo ad imprenditoria italiana) a caratterizzazione etnica», come il suo predecessore, Paolo Pennesi; l'Inail ha comunicato che gli infortuni sul lavoro accaduti e denunciati nel primo trimestre del 2019 sono stati 131 mila (109 mila in occasione di lavoro e 22 mila in itinere), in aumento dell'1,7 per cento (+2 mila denunce) rispetto al primo trimestre del 2018. Gli infortuni sul lavoro con esito mortale accaduti e denunciati all'Inail nel primo trimestre del 2019 sono stati 212 (144 in occasione di lavoro e 68 in itinere), lo stesso numero del primo trimestre del 2018; secondo i dati dell'ispettorato del lavoro nel 2017 il numero dei lavoratori irregolari, pari a 252.659, presenta un consistente incremento, pari al 36 per cento rispetto al dato del 2016 –:

   visti i recenti del Ministro interrogato circa l'implementazione dei controlli sui negozi etnici, che sono stati in realtà già intensificati, quali siano le ragioni per cui la cosiddetta «vigilanza etnica» è proseguita sotto il suo mandato come Ministro del lavoro e delle politiche sociali;

   viste le statistiche che non indicano un incremento dei reati nei «negozi etnici», se non ritenga che sia uno spreco fondi e inutile proseguire la «vigilanza etnica», impegnando in tale attività molto personale, considerato che nel nostro Paese l'ispettorato nazionale del lavoro e le strutture addette al controlli sono sotto organico, come denunciato da più parti.
(3-00818)

POLITICHE AGRICOLE ALIMENTARI, FORESTALI E TURISMO

Interrogazione a risposta scritta:


   CRITELLI. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo. — Per sapere – premesso che:

   in data 22 giugno 2019 una violentissima grandinata, accompagnata da forti raffiche di vento, si è abbattuta su diverse aree della regione Emilia-Romagna, causando ingenti danni in particolar modo al settore agro-alimentare;

   da una prima, parziale stima, i danni appaiono ingenti e riguardano frutteti, vigneti, grano, sorgo, colza, barbabietole e colture sementiere che hanno avuto danni irreversibili;

   ai danni sopracitati di deve aggiungere la forte mortalità, dovuta al violento maltempo, di giovani lepri, fagiani, anatre e altre specie nidificanti, con conseguente danno all'ecosistema agrario;

   in particolar modo, per quanto riguarda il territorio metropolitano bolognese, i comuni più colpiti sono quelli di Minerbio, San Pietro in Casale, San Giorgio di Piano, San Giovanni in Persiceto, Granarolo, Casalecchio e Medicina;

   il maltempo ha causato ingenti danni anche a magazzini, capannoni, impianti e serre;

   la regione Emilia-Romagna si è già attivata per raccogliere i dati definitivi e tutti i dettagli necessari per avanzare al Governo la richiesta di calamità naturale –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza della situazione;

   quali iniziative intenda assumere per aiutare gli agricoltori e gli operatori del settore colpiti da questa ennesima ondata di maltempo anomalo;

   se il Ministro interrogato intenda, coordinandosi con la regione Emilia-Romagna, adottare iniziative per riconoscere lo stato di calamità naturale.
(4-03162)

SALUTE

Interrogazioni a risposta immediata:


   ROSTAN e FORNARO. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   secondo quanto riportato dal quotidiano la Repubblica in data 23 giugno 2019, oggi si contano nelle corsie degli ospedali italiani almeno 8 mila medici in meno rispetto ad alcuni anni fa; altri 16.500 mancheranno da qui al 2025;

   secondo le stime del sindacato Anaao, da qui al 2025 andranno in pensione almeno altri 52.500 medici, oltre la metà degli ospedalieri italiani;

   nel dettaglio, entro il 2025 il sistema ospedaliero pubblico italiano avrà bisogno di almeno 4 mila medici in urgenza, 3 mila in pediatria, circa 2 mila in medicina interna, anestesia, oltre mille in chirurgia generale;

   mancano all'appello, ad oggi, almeno 800 medici nei presidi d'urgenza in Campania, almeno 500 pediatri in Lombardia, altri 700 in medicina interna e in rianimazione in Lombardia;

   le scuole di specializzazione, secondo l'Anaao, daranno al sistema circa 36 mila medici da qui al 2025: di questi almeno 14 mila andranno nel privato, nelle case farmaceutiche o sul mercato estero;

   unendo le esigenze del pubblico e del privato, secondo l'Associazione nazionale medici di origine straniera in Italia ed il movimento «Uniti per unire», nel 2026 mancheranno 100 mila medici all'appello, con carenze nel Lazio (15.000), Veneto (10.000), Piemonte (10.000), Lombardia (9.000), Emilia Romagna (8.000), Puglia (7.000), Toscana (4.000), Campania (4.000), Sicilia (4.000), Molise (4.000); inoltre mancheranno entro il 2026, 60 mila infermieri e 30 mila fisioterapisti;

   sempre secondo Amsi molti medici italiani chiedono informazioni per andare a lavorare all'estero; sarebbero almeno 5 mila le richieste pervenute in tal senso;

   un incremento del 25 per cento, negli ultimi 3 anni, di domande da parte di medici stranieri, già residenti in Italia, che vogliono tornare nei loro Paesi di origine;

   stipendi bassi, difficoltà di stabilizzazione, ricorso a forme estreme e continuate di precariato, difficoltà logistiche sono le ragioni che incoraggiano l'esodo;

   il blocco prolungato del turn over, soprattutto nelle regioni con piani di rientro; i pensionamenti anticipati con la cosiddetta quota 100; il numero chiuso, le difficoltà per le specializzazioni rappresentano gli elementi che bloccano il sistema;

   c'è grande preoccupazione nella rete ospedaliera italiana, soprattutto con l'estate quando le ferie rischiano di rendere le difficoltà insormontabili mentre la domanda di servizi, in particolar modo per il pronto soccorso, tende addirittura ad aumentare –:

   in che modo il Governo intenda fronteggiare la carenza di medici e di personale nei presidi ospedalieri italiani a partire dai prossimi mesi e per il futuro.
(3-00821)


   MOLINARI, ALESSANDRO PAGANO, ANDREUZZA, BADOLE, BASINI, BAZZARO, BELLACHIOMA, BELOTTI, BENVENUTO, BIANCHI, BILLI, BINELLI, BISA, BOLDI, BONIARDI, BORDONALI, CLAUDIO BORGHI, BUBISUTTI, CAFFARATTO, CANTALAMESSA, CAPARVI, CAPITANIO, VANESSA CATTOI, CAVANDOLI, CECCHETTI, CENTEMERO, CESTARI, COIN, COLLA, COLMELLERE, COMAROLI, COMENCINI, COVOLO, ANDREA CRIPPA, DARA, DE ANGELIS, DE MARTINI, D'ERAMO, DI MURO, DI SAN MARTINO LORENZATO DI IVREA, DONINA, FANTUZ, FERRARI, FOGLIANI, FORMENTINI, FOSCOLO, FRASSINI, FURGIUELE, GASTALDI, GERARDI, GIACCONE, GIACOMETTI, GIGLIO VIGNA, GOBBATO, GOLINELLI, GRIMOLDI, GUSMEROLI, IEZZI, INVERNIZZI, LATINI, LAZZARINI, LEGNAIOLI, LIUNI, LO MONTE, LOCATELLI, LOLINI, EVA LORENZONI, LOSS, LUCCHINI, MACCANTI, MAGGIONI, MARCHETTI, MATURI, MORELLI, MOSCHIONI, MURELLI, PANIZZUT, PAOLINI, PAROLO, PATASSINI, PATELLI, PATERNOSTER, PETTAZZI, PIASTRA, PICCOLO, POTENTI, PRETTO, RACCHELLA, RAFFAELLI, RIBOLLA, RIXI, SALTAMARTINI, SASSO, SUTTO, STEFANI, TARANTINO, TATEO, TIRAMANI, TOCCALINI, TOMASI, TOMBOLATO, TONELLI, TURRI, VALBUSA, VALLOTTO, VINCI, VIVIANI, ZICCHIERI, ZIELLO, ZOFFILI e ZORDAN. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   con determina del 25 febbraio 2019 l'Agenzia italiana del farmaco ha inserito la molecola triptorelina fra i medicinali erogabili, off label, a carico del servizio sanitario nazionale. Segnatamente, la molecola Trp potrà essere somministrata, sotto stretto controllo medico, ad adolescenti affetti dalla cosiddetta disforia di genere, allo scopo di procurare loro un blocco temporaneo, fino a un massimo di qualche anno, dello sviluppo puberale, con l'ipotesi che ciò «alleggerisca» in qualche modo il «percorso di definizione della loro identità di genere»;

   la molecola, come detto, verrebbe somministrata attraverso una prescrizione off label, ossia per un trattamento non previsto dalla scheda tecnica del prodotto, realizzato invece per combattere carcinomi della prostata, della mammella, fibromi uterini non operabili o per trattamento prechirurgico dei fibromi uterini;

   si interviene in tal modo, col contributo dello Stato, su una fase delicatissima dello sviluppo dell'adolescente, col pericolo elevato di accentuare i disagi che si vorrebbero alleviare;

   è alto il rischio, adoperando la Trp per bloccare la pubertà, dai 12 ai 16 anni d'età, di indurre farmacologicamente un disallineamento fra lo sviluppo fisico e quello cognitivo del minore;

   peraltro, non esistono evidenze sull'effettivo pieno ripristino della fertilità nel caso di desistenza dal trattamento e di permanenza nel sesso di appartenenza;

   resta sospesa la questione del consenso all'uso del farmaco, vista la scarsa consapevolezza di adolescenti e preadolescenti circa le proprie potenzialità procreative, la contrarietà ai principi fondamentali dell'ordinamento, che conferisce la capacità di agire al compimento della maggiore età, la possibile scelta al posto del minore da parte dei genitori, che disporrebbero di un corpo diverso dal proprio senza alcuna procedura autorizzativa, come esiste perfino per l'uso dei genitori dei beni intestati al minore;

   ciò è avvenuto per determina di un'autorità amministrativa, mentre i diritti coinvolti, da quello alla salute a quelli relativi alla famiglia, imporrebbero una decisione del Parlamento o al massimo del Governo su sua delega –:

   se il Ministro interrogato non ritenga opportuno adottare le iniziative di competenza affinché l'Agenzia italiana del farmaco sospenda l'applicazione della determina del 25 febbraio 2019, valutando quindi l'eliminazione della prescrizione della triptorelina dai farmaci dispensati a carico del servizio sanitario nazionale per la disforia di genere.
(3-00822)


   CALABRIA, SPENA, GIACOMONI, POLVERINI, BARELLI, MARROCCO, BATTILOCCHIO, PEDRAZZINI, CORTELAZZO, NOVELLI, GIACOMETTO, RUFFINO, GAGLIARDI, MAZZETTI e LABRIOLA. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   è ormai da troppo tempo che la crisi dei rifiuti a Roma è fuori controllo, con cassonetti che traboccano di immondizia in tutta la città, le strade sempre più sporche, e un sindaco assolutamente non in grado di portare a soluzione questa vera e propria emergenza ambientale e sanitaria;

   la gran parte dei cassonetti stradali sono stracolmi e non vengono svuotati, con sacchi, cartoni e materiale organico sparso in putrefazione, depositati a terra sui marciapiedi in assenza di alternative;

   in questa situazione fuori controllo, si assiste conseguentemente al proliferare di gabbiani, blatte, vermi e soprattutto di topi, per non parlare dei cinghiali che si affacciano sempre più spesso nelle periferie attratti dai cumuli di immondizia; con tutto quello che tutto questo comporta in termini di rischi per la salute pubblica;

   già nel gennaio 2019 i presidi di Roma riuniti nell'Anp (Associazione nazionale dirigenti e alte professionalità della scuola) avevano scritto al sindaco, minacciando la chiusura delle scuole per la situazione fuori controllo nella gestione dei rifiuti per i troppi topi e il rischio di emergenza sanitaria;

   i romani e i turisti sono ormai prigionieri delle 4.600 tonnellate di spazzatura che producono ogni giorno di cui nessuno si prende cura;

   questa situazione drammatica è acuita dall'arrivo del forte caldo, che comporta non solo un problema legato all'insostenibile cattivo odore proveniente dai rifiuti organici abbandonati, ma soprattutto amplifica i rischi per la salute;

   il pericolo principale per la salute pubblica legato all'emergenza rifiuti è un rischio di tipo infettivo;

   il vicesegretario Fimmg e vicepresidente dell'ordine medici di Roma, dottor Luigi Bartoletti, ha ricordato come «con l'arrivo del caldo in una città sporca in cui i rifiuti permangono in strada, i pericoli potenziali per la salute aumentano (...). La puzza vicino ai cassonetti è indice di contaminazione batterica»;

   anche il presidente dell'ordine dei medici (Omceo) di Roma, Antonio Magi, ha dichiarato: «siamo in una situazione di preallarme. Come ordine vigileremo, come già facemmo nel gennaio 2019. Attualmente il caldo peggiora la situazione (...)» –:

   quali iniziative urgenti si intendano adottare, per quanto di competenza, per monitorare sotto l'aspetto sanitario l'ormai conclamata e perdurante emergenza ambientale connessa a quella che gli interroganti ritengono una totale incapacità da parte del sindaco e della giunta capitolina a gestire il ciclo dei rifiuti, al fine di escludere rischi, anche di tipo infettivo, sulla salute pubblica per la popolazione residente.
(3-00823)


   DE FILIPPO, CAMPANA, CARNEVALI, UBALDO PAGANO, PINI, RIZZO NERVO, SCHIRÒ, SIANI, GRIBAUDO, ENRICO BORGHI e FIANO. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   nonostante le dichiarazioni riportate dal Ministro interrogato sugli obiettivi raggiunti in un anno di mandato, con le quali si sottolineano gli aumenti dei finanziamenti in sanità («Abbiamo finalmente ricominciato a investire sulla sanità pubblica: +4,5 miliardi di euro per il fondo sanitario nazionale nel triennio 2019-2021»), la nuova bozza di Patto per la salute inviata dal Ministero della salute alle regioni ha, invece, allarmato le stesse regioni per il contenuto del primo articolo, nel quale, alla voce finanziamenti, è stata introdotta la clausola che subordina le risorse definite nell'ultima manovra (2 miliardi di euro in più per il 2020 e 1,5 miliardi di euro per il 2021) «salvo eventuali modifiche che si rendessero necessarie in relazione al conseguimento degli obiettivi di finanza pubblica e a variazioni del quadro macroeconomico»;

   l'eventuale taglio potrebbe a sua volta far saltare alcune delle novità di maggior rilievo del nuovo Patto per la salute, come l'abolizione del superticket, subordinata dallo stesso Patto all'accesso delle regioni «all'incremento del livello del finanziamento a partire dal 2020», o le nuove assunzioni di medici e infermieri ospedalieri, visto che all'articolo 11 del «decreto Calabria» si prevede un aumento della spesa del personale sul 2018 legata a «un importo pari al 5 per cento dell'incremento del fondo sanitario regionale rispetto all'esercizio precedente». Incremento ora a rischio e che metterebbe ancora più in difficoltà quelle regioni che negli ultimi mesi, per coprire le carenze di personale ospedaliero, stanno ricorrendo a soluzioni straordinarie come il ricorso ai medici in pensione o a quelli militari –:

   se non ritenga doveroso, alla luce anche delle dichiarazioni rilasciate, espungere la clausola in oggetto, vista anche la necessità per le regioni di avere un quadro certo di finanziamenti a breve e medio termine, senza che questi siano condizionati dalla variazione del quadro macroeconomico, anche nella prospettiva di dover assumere nuovo personale alla luce della carenza attuale di medici e infermieri ospedalieri.
(3-00824)

SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

X Commissione:


   MORETTO, BENAMATI, BONOMO, GAVINO MANCA, MOR, NARDI, NOJA e ZARDINI. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   nei giorni scorsi diverse fonti di stampa e in particolare il Wall Street Journal segnalano due eventi che potrebbero riaprire il tavolo della fusione Renault-Fca, l'assemblea degli azionisti della Nissan e l'incontro tra il presidente francese Emmanuel Macron e il premier giapponese Shinzo Abe previsto a margine del G20 di Osaka del 28 e 29 giugno 2019;

   sembrerebbe che i dirigenti del gruppo francese siano ottimisti sul riavvio di negoziazioni per la fusione e che il presidente di Renault Senard ed Elkann si sarebbero incontrati anche dopo la chiusura della trattativa, ma non per parlare della fusione;

   il presidente della Fiat Chrysler Automobiles Elkann, che ha ritirato l'offerta per l'assenza delle necessarie condizioni politiche in Francia, avrebbe espresso ottimismo sulla possibilità che la Renault e la Nissan risolvano l'attuale stallo dell'Alleanza ma, per riavviare l’iter di una fusione, vorrebbe prima rassicurazioni sul ruolo della Francia e sull'assenza di qualsiasi tentativo di influenzare i colloqui –:

   se e come il Ministro interrogato abbia seguito la questione e quale siano gli orientamenti in relazione a questa operazione industriale anche rispetto allo sviluppo italiano del settore automotive.
(5-02358)


   SQUERI e BARELLI. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   fino ad oggi per incentivare i circa 65 TWh all'anno di produzione elettrica da nuove fonti rinnovabili sono stati impegnati circa 230 miliardi di euro. Tale cifra non include le spese accessorie per le reti, il dispacciamento ed il bilanciamento del sistema elettrico;

   nel gennaio 2019 il Governo ha inviato a Bruxelles la propria bozza di Piano nazionale integrato per l'energia e il clima (Pniec), che si è posto, al 2030, obiettivi più ambiziosi di quelli fissati dall'Unione europea: in particolare si prevede la triplicazione del fotovoltaico e il quasi raddoppio dell'eolico;

   a pagina 232 del Pniec sono riportate le previsioni di investimento necessario per la transizione energetica prevista dal Piano: «Con riferimento all'intero sistema energetico nazionale, si stima che, nel periodo 2017-2030, occorrano oltre 180 miliardi di euro [184] di investimenti aggiuntivi cumulati rispetto allo scenario a politiche correnti (pari a un incremento del 18 per cento nel periodo considerato). [...] nel solo settore fotovoltaico occorrono circa 27,5 miliardi di euro di investimenti aggiuntivi»; per l'eolico è previsto un aumento di produzione da 10 a 18 TWh;

   sempre a pagina 232 del Pniec si afferma: «Con riferimento al sistema elettrico si prevede di garantirne l'abilitazione allo sviluppo delle fonti rinnovabili non programmabili previsto nello scenario PNEC con investimenti nel periodo 2017-2030 non inferiori a 46 miliardi di euro (+16 miliardi di euro rispetto allo scenario a politiche correnti): 26 miliardi di euro per interventi sulle reti di distribuzione, almeno 10 miliardi di euro per lo sviluppo della rete di trasmissione nazionale e altri 10 miliardi di euro per realizzare nuovi sistemi di accumulo sulle reti»;

   nel corso degli ultimi cinque anni il costo dell'energia elettrica nel nostro Paese è salito di oltre il 23 per cento. Secondo la Cgia di Mestre (Associazione artigiani piccole medie imprese), l'Italia è la nazione europea in cui i costi per la fornitura di energia elettrica a piccole e medie imprese sono maggiori: oltre il 27 per cento in più degli altri Paesi europei;

   a gravare in particolar modo sul peso totale della bolletta elettrica italiana sono le imposte e gli oneri di sistema che oggi incidono in misura prossima al 29 per cento del costo totale (Fonte: Arera) –:

   come si intendano sostenere i 184 miliardi di euro di investimenti previsti dal Pniec e quale parte di questi graverà sulle bollette energetiche di famiglie e imprese.
(5-02359)

Interrogazioni a risposta scritta:


   DELMASTRO DELLE VEDOVE. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro per la pubblica amministrazione, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   la società Manital ha ottenuto, tramite Consip, l'affidamento dei servizi tecnico-gestionali e dei servizi operativi di manutenzione, pulizia ed igiene ambientale e altri servizi operativi relativamente agli immobili, prevalentemente ad uso ufficio, in uso a qualsiasi titolo alle pubbliche amministrazioni;

   le organizzazioni sindacali hanno denunciato il mancato pagamento ai lavoratori e alle lavoratrici da parte di ManitalIdea spa a far data da aprile 2019;

   Manital non ha fornito risposte rassicuranti;

   il consorzio Manital impiega più di 17.000 persone;

   le organizzazioni sindacali hanno più volte denunciato una spaventosa situazione di crisi finanziaria di Manital;

   i debiti con istituti di credito di Manital lasciano anche presagire che eventuali pagamenti da parte delle varie pubbliche amministrazioni non potranno essere destinati al pagamento delle retribuzioni dei lavoratori;

   i sindacati hanno già dichiarato lo stato di agitazione sindacale e il blocco di tutte le prestazioni straordinarie e/o supplementari;

   a ciò si aggiunga che sembrerebbe, sempre da fonti sindacali, che Manital non abbia erogato nemmeno le quote ai fondi complementari;

   le organizzazioni sindacali sono state ricevute in data 18 giugno 2019 dall'ufficio di gabinetto del Ministero dello sviluppo economico per avere precise garanzie sul futuro dei lavoratori e delle lavoratrici di Manital –:

   se corrisponda al vero che, oltre al mancato pagamento degli stipendi, Manital non abbia erogato le quote ai fondi complementari;

   quali iniziative il Governo intenda intraprendere per tutelare il futuro dei lavoratori e delle lavoratrici di Manital e la prosecuzione delle attività;

   quali iniziative, medio tempore, eventualmente il Governo intenda assumere per garantire che eventuali pagamenti da parte della pubblica amministrazione vengano prioritariamente destinati a corrispondere lo stipendio dei lavoratori e delle lavoratrici Manital, anche, se del caso, per il tramite di accordi con gli istituti di credito interessati e asseritamente creditori di Manital;

   se il Governo non ritenga di adottare le iniziative di competenza affinché i soggetti pubblici interessati provvedano al blocco cautelare dei pagamenti a favore di ManitalIdea spa e agiscano «in surroga» procedendo al pagamento diretto a favore della maestranze, attesa la responsabilità in solido.
(4-03158)


   RAMPELLI. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   nel mese di giugno 2018 Poste Italiane ha raggiunto un accordo con Amazon, leader internazionale del settore e-commerce, per la consegna di prodotti sul territorio nazionale;

   l'accordo avrà una durata di tre anni, prevede anche la consegna serale e nel week-end, e sarà rinnovabile per altri due anni;

   Poste si è impegnata a fornire il servizio attraverso la presenza territoriale garantita da oltre trentamila portalettere impegnati nelle attività di recapito, tramite il corriere espresso Sda e grazie alla flotta di MistralAir, compagnia aerea controllata;

   Amazon e Poste Italiane, nel mese di giugno 2019, hanno stipulato un nuovo accordo dopo quello citato, che prevede la consegna in giornata, anche di pomeriggio tramite i portalettere, nelle città di Bari, Bologna, Firenze, Milano, Napoli, Padova, Roma, Torino, Verona; il potenziamento del servizio di consegna del sabato e di quello entro 24 ore, includendo anche Sicilia e Sardegna, con il coinvolgimento dei tabaccai affiliati alla rete Punto Poste, dove sarà possibile anche consegnare i resi;

   nel 2018 i ricavi di Poste Italiane nel comparto corrispondenza, pacchi e distribuzione sono diminuiti dell'1,4 per cento rispetto al 2017, scendendo a quota 3.580 milioni, mentre sono cresciuti i ricavi da attività di recapito pacchi che hanno raggiunto i 761 milioni di euro nel 2018, trainati dall'esplosione del fenomeno delle consegne di pacchi diretti ai consumatori;

   lo sviluppo della collaborazione con Amazon sembra essere coerente con la strategia di Poste italiane di crescere nel settore della logistica legata alla consegna degli acquisti online, ma la partnership desta alcuni dubbi meritevoli di approfondimento;

   nonostante il servizio carente, con ritardi e riduzione dei giorni di consegna fino a due giorni, dal mese di luglio 2018 i servizi postali hanno registrato un aumento tariffario del 15 per cento e l'accordo con Amazon non sembra destinato ad avere ripercussioni positive su questo settore;

   desta preoccupazione, anzi, che l'azienda possa decidere di dirottare altri investimenti dal settore dei servizi postali a quello di consegna pacchi anche di grandi dimensioni, non affidabile ai normali portalettere;

   Amazon, inoltre, dopo la sanzione per attività abusiva, nel corso del 2018 ha richiesto di iscriversi all'elenco degli operatori postali, ottenendo la concessione nel novembre 2018, pagando solo 624 euro per sei anni;

   la rinnovata intesa tra Poste e Amazon e l'ingresso di Amazon nel settore dei servizi postali rischiano di determinare una concentrazione monopolista sul mercato della logistica che l'Autorità garante della concorrenza e del mercato potrebbe mettere sotto la sua lente;

   nel 2017 al colosso americano è stata contestata un'evasione fiscale di 130 milioni di euro, per la quale l'azienda ha accettato di versare all'Agenzia delle entrate cento milioni di euro per gli anni di imposta compresi tra il 2011 e il 2015;

   Amazon da anni offre anche servizi di web Service tramite una società controllata; tra i clienti di questi servizi sembrano annoverarsi enti come l'Onu e agenzie statunitensi come Nasa e Cia;

   negli ultimi anni si sono susseguiti vari scioperi dei dipendenti di Amazon in Italia per le situazioni contrattuali cui sono sottoposti i lavoratori –:

   se il Governo non ritenga che l'accordo tra Poste e Amazon possa creare una situazione di monopolio nel settore della logistica per la distribuzione di pacchi direttamente ai consumatori;

   quali dati in possesso di Poste Italiane saranno forniti ad Amazon e quali siano le garanzie poste a tutela della privacy di tali dati;

   se Amazon abbia già provveduto a saldare il debito contratto con l'Agenzia delle entrate;

   se risulti quali garanzie contrattuali Amazon fornirà ai propri dipendenti, in particolare a quelli del nuovo stabilimento di Colleferro.
(4-03166)

Apposizione di firme ad una mozione.

  La mozione Siani e altri n. 1-00197, pubblicata, nell'allegato B ai resoconti della seduta del 18 giugno 2019, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Di Giorgi, Gribaudo, Lorenzin.

Apposizione di firme ad interrogazioni.

  L'interrogazione a risposta in Commissione Toccafondi n. 5-02099, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 10 maggio 2019, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Fusacchia.

  L'interrogazione a risposta scritta Mantovani Maria Benedetta n. 4-03148, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 24 giugno 2019, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Ferro, Bellucci, Caretta.

Pubblicazione di un testo riformulato.

  Si pubblica il testo riformulato della mozione Cabras n. 1-00204, già pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta n. 196 del 24 giugno 2019.

   La Camera,

   premesso che:

    da quando, nel marzo del 2015, le forze Huthi hanno preso il controllo della capitale Sana'a dopo avere deposto l'allora presidente ’Abd Rabbih Mansur Hadi, tuttora riconosciuto dalla comunità internazionale, in Yemen è in corso una guerra civile;

    da allora, il regno dell'Arabia Saudita – supportato da una coalizione internazionale formata da Kuwait, Bahrain, Emirati Arabi Uniti, Giordania, Egitto, Sudan e Senegal (e in passato anche Qatar e Marocco) – è intervenuto militarmente a sostegno del Governo legittimo dello Yemen, conducendo attacchi e bombardamenti su città e villaggi yemeniti;

    secondo quanto affermato dall'Ufficio delle Nazioni Unite per gli affari umanitari (Un-Ocha), in Yemen si è di fronte «alla peggiore crisi umanitaria del pianeta»;

    secondo le Nazioni Unite quasi l'80 per cento della popolazione yemenita ha bisogno di assistenza o protezione umanitaria. A causa del conflitto, oltre 24 milioni di persone su una popolazione totale di 28 non hanno cibo sufficiente, 9,6 milioni sono sull'orlo della carestia e 240 mila si trovano nella cosiddetta «fase cinque», ossia sopravvivono a malapena alla fame. Dall'inizio del conflitto, oltre tre milioni e 300 mila yemeniti hanno lasciato le loro case, 600 mila nel solo 2018;

    secondo una recente nota diffusa dall'Unicef in occasione della conferenza di Ginevra dei Paesi donatori sulla crisi dello Yemen, 11,3 milioni di bambini, pari all'80 per cento di tutti quelli nel Paese, hanno bisogno di assistenza umanitaria. Di questi, 1,8 milioni soffrono di malnutrizione acuta, fra cui circa 360.000 bambini sotto i 5 anni soffrono di malnutrizione acuta grave. Secondo Unicef, almeno 2 milioni non vanno a scuola e 8,1 milioni non hanno accesso ad acqua sicura e a servizi igienico sanitari;

    in base a un recente calcolo della Armed Conflict Location and Event Data Project (Acled), un'organizzazione non governativa legata a molte istituzioni e università anglosassoni, nella guerra civile ad oggi hanno perso la vita già 70.000 persone;

    un report di esperti pubblicato dal Consiglio dei diritti umani delle Nazioni Unite diffuso il 28 di agosto 2018, ha accusato le forze governative dello Yemen, la coalizione a guida saudita che li appoggia, e le forze Huthi di non aver fatto nulla per impedire o ridurre la morte di civili;

    secondo lo stesso report, i Governi dello Yemen, degli Emirati Arabi Uniti e dell'Arabia Saudita, si sarebbero resi responsabili anche di crimini di guerra come stupri, torture, sparizioni forzate e privazione del diritto alla vita;

    anche le forze Huthi secondo il report, si sarebbero rese responsabili di crimini di guerra nel Paese arabo. A differenza degli Emirati Arabi Uniti e dell'Arabia Saudita, verso le forze Huthi è in vigore un embargo sulle forniture di armamenti;

    in data 30 ottobre 2018, il segretario di Stato, Mike Pompeo, ha chiesto una immediata cessazione degli attacchi aerei condotti dalla coalizione a guida saudita contro le forze Huthi nelle aree popolate da civili e, allo stesso tempo uno «stop» anche agli attacchi condotti dalle forze Huthi in territorio saudita. Secondo Pompeo: «è arrivato il tempo per la cessazione delle ostilità, inclusi i bombardamenti con missili e droni dalle aree controllate dalle forze Huthi verso l'Arabia Saudita e gli Emirati Arabi Uniti. Di conseguenza dovranno cessare anche i raid della coalizione saudita verso le aree popolate da civili nello Yemen»;

    nella stessa data l'allora Segretario della difesa degli Stati Uniti, Jim Mattis, ha invitato le parti in conflitto in Yemen a imporre un cessate il fuoco per intraprendere negoziati di pace;

    a seguito degli appelli e della disponibilità della Svezia ad ospitare i colloqui di pace, nel mese di dicembre 2018 sono iniziati a Stoccolma i colloqui di pace tra le parti che combattono in Yemen, poi proseguiti con delle riunioni tecniche in Giordania a febbraio che hanno interessato le questioni principali, dallo scambio dei prigionieri fino al raggiungimento di un compromesso preliminare sull'attuazione della tregua e sul ritiro delle rispettive truppe dal porto di al Hodeidah;

    la situazione umanitaria in Yemen è devastante e come raccontano i dati recentemente diffusi, in continuo peggioramento. Occorre uno sforzo affinché tutte le parti in conflitto adempiano alle loro responsabilità consentendo l'erogazione senza impedimenti degli aiuti umanitari, compresi cibo, acqua e medicinali, a favore della popolazione civile;

    a causa della mancanza di strutture mediche pienamente funzionanti, dell'accesso all'acqua pulita o di servizi igienici adeguati, dilagano le malattie ed è in particolare il colera a colpire la popolazione, poiché dal gennaio 2018, secondo l'Organizzazione mondiale della sanità si annota il più grande focolaio mai registrato, che ha provocato 724.405 casi sospetti e 1.135 decessi collegati;

    è quindi estremamente urgente porre quanto prima fine ai combattimenti, al fine di stabilizzare lo Yemen nella cornice di uno Stato pacifico e pluralistico nell'interesse – oltre che della regione di riferimento – di tutti i suoi cittadini, indipendentemente dalla etnia o fede e libero dalle ingerenze esterne;

    la Germania ha sospeso temporaneamente le proprie licenze di esportazioni di armi verso l'Arabia Saudita fino al 30 settembre. A loro volta Danimarca, Finlandia, Norvegia e Paesi Bassi in Europa hanno sospeso l'erogazione di nuove licenze verso l'Arabia Saudita e Emirati Arabi Uniti, sulla scia della risoluzione del Parlamento europeo dello scorso 25 ottobre che chiedeva l'adozione di un embargo totale sulla vendita di armamenti all'Arabia Saudita e agli Emirati Arabi Uniti, date le gravi violazioni del diritto umanitario internazionale perpetrate da questi Paesi e accertate da autorità competenti delle Nazioni Unite, mentre il governo del Regno Unito – pur preannunciando un ricorso in appello – ha deciso di sospendere le nuove forniture di armi all'Arabia Saudita e agli altri Paesi della coalizione coinvolta nella guerra nello Yemen dopo il verdetto della Corte d'appello di Londra che ha dichiarato illegale una delle procedure finora seguite;

    anche in ragione delle licenze di esportazione di materiali d'armamento italiano ai Paesi coinvolti nel conflitto, sarebbe opportuno che venissero assunte iniziative per favorire e supportare la riconversione in produzioni civili delle attività delle aziende attualmente interessate alla produzione di armi, anche attraverso l'istituzione di un fondo ad hoc e il rifinanziamento degli incentivi per la ristrutturazione e la riconversione dell'industria bellica e la riconversione produttiva nel campo civile e duale, destinati alle imprese che operano nel settore della produzione di materiali di armamento, ai sensi dell'articolo 6, commi 7, 8, 8-bis e 9, del decreto-legge 20 maggio 1993, n. 149, convertito, con modificazioni, dalla legge 19 luglio 1993, n. 237,

impegna il Governo:

1) a proseguire, in tutte le sedi competenti, l'azione volta ad ottenere l'immediato cessate il fuoco e l'interruzione di ogni iniziativa militare in Yemen, continuando a sostenere, in particolare, l'iniziativa dell'inviato speciale delle Nazioni Unite per lo Yemen Martin Griffiths affinché si giunga quanto prima al ritiro delle truppe in campo;

2) a proseguire, con i partner internazionali, nell'azione umanitaria coordinata sotto la guida delle Nazioni Unite per alleviare le sofferenze della popolazione yemenita, come stabilito nella terza conferenza dei donatori che si è svolta a Ginevra;

3) a valutare l'avvio e la realizzazione di iniziative finalizzate alla futura adozione, da parte dell'Unione europea, di un embargo mirato sulla vendita di armamenti ad Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti, prevedendo al contempo consultazioni con gli altri Stati membri dei consorzi internazionali in relazione ai programmi di coproduzione industriale intergovernativi attualmente in essere;

4) a continuare ad assicurare un'applicazione rigorosa delle disposizioni della legge 9 luglio 1990, n. 185, e ad adottare gli atti necessari a sospendere le esportazioni di bombe d'aereo e missili che possono essere utilizzati per colpire la popolazione civile e loro componentistica verso l'Arabia Saudita e gli Emirati Arabi Uniti sino a quando non vi saranno sviluppi concreti nel processo di pace con lo Yemen.
(1-00204) (Nuova formulazione) «Cabras, Formentini, Ehm, Billi, Cappellani, Caffaratto, Carelli, Coin, Colletti, Comencini, Di San Martino Lorenzato Di Ivrea, Sabrina De Carlo, Grimoldi, Del Grosso, Ribolla, Di Stasio, Zoffili, Emiliozzi, Grande, Olgiati, Perconti, Romaniello, Siragusa, Suriano».

Ritiro di documenti del sindacato ispettivo.

  I seguenti documenti sono stati ritirati dai presentatori:

   interrogazione a risposta in Commissione Marattin n. 5-02019 del 2 maggio 2019;

   interrogazione a risposta immediata in Commissione Bignami n. 5-02215 del 4 giugno 2019;

   interrogazione a risposta in Commissione Ruggiero n. 5-02331 del 21 giugno 2019;

   interrogazione a risposta in Commissione Donzelli n. 5-02342 del 24 giugno 2019.