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XVIII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Mercoledì 12 giugno 2019

ATTI DI INDIRIZZO

Mozioni:


   La Camera,

   premesso che:

    il fentanyl è un farmaco anestetico prodotto sin dai primi anni Sessanta;

    esso si assume tramite cerotti, pastiglie, o più raramente tramite iniezioni. Sotto forma di farmaco è adatto alla somministrazione per via orale, per via inalatoria, per via transdermica e per via parenterale. È utilizzato principalmente per il trattamento del dolore episodico intenso in pazienti affetti da patologie neoplastiche che sono già in terapia con altri oppioidi per il trattamento del dolore cronico oncologico;

    a livello del sistema nervoso centrale, si lega ai recettori degli oppiacei endogeni, localizzati lungo le vie del dolore del nostro organismo, producendo un'azione analgesica. Quando questi recettori sono stimolati dalla sostanza, si ottiene lo stato di benessere;

    negli Stati Uniti, a partire dalla metà degli anni Novanta, ne è iniziato il consumo anche come droga;

    come agonista puro, il fentanyl ha un effetto simile a quello degli altri oppioidi, ed in particolare a quello dell'eroina, data la velocità con cui l'effetto viene percepito, circa 30 secondi, che simula molto bene il flash. Ciò si deve al fatto che il fentanyl supera velocemente la barriera ematoencefalica in virtù della sua elevata liposolubilità, raggiungendo immediatamente il cervello. Per queste caratteristiche, il farmaco si presta molto bene ad essere imprudentemente abusato dagli eroinomani. Per le stesse ragioni, il fentanyl è aggiunto all'eroina per aumentarne la potenza;

    esso produce effetti simili a quelli della morfina, ma è ben più potente, provocando allucinazioni accompagnate da uno stato di benessere che porta il consumatore alla dipendenza dalla sostanza dando assuefazione e può causare facilmente, molto più dell'eroina, una overdose. Una pasticca di fentanyl è in grado di uccidere un uomo adulto. Di conseguenza, è molto difficile per un tossicodipendente dosare la quantità giusta da utilizzare senza rischiare la vita;

    il farmaco è utilizzato per le cure palliative oncologiche. Ha un rapido assorbimento e provoca effetti narcotici in pochissimi minuti. I cerotti, venduti nel mercato nero come droga, hanno una notevole richiesta, perché, oltre a possedere un effetto psicotropo maggiore dell'eroina, sono venduti a un prezzo. Ad esempio, il cerotto intero, ha un costo di circa 50 euro, una striscia singola di 10 euro. È quindi una sostanza più ambita dai trafficanti rispetto all'eroina, perché il prezzo medio di un grammo è pari a circa 40 euro. Un cerotto è inoltre più semplice da usare, anche se il fentanyl è utilizzabile anche per via iniettiva;

    si stima che la sempre più diffusa vendita illegale di farmaci oppioidi abbia prodotto un netto incremento delle morti per overdose: nel 2016 sono stati accertati oltre 42.000 casi di decessi negli Stati Uniti e circa 8.000 in Europa. Nel nostro continente, l'anno precedente, le morti causate dalla sua assunzione per scopi non curativi sono state circa 7.500, facendo registrare un andamento crescente dei decessi che sono per la maggior parte collegati all'uso di oppioidi. Essi rappresentano il 79 per cento del totale, mentre l'età media di decesso è pari a 38 anni;

    poiché, in genere, gli Stati Uniti mostrano in anticipo gli andamenti nell'uso di droghe che approdano dopo poco in Europa, è utile fare una panoramica del fenomeno in atto. Negli Usa, nel momento in cui gli oppioidi da prescrizione hanno iniziato a diventare troppo difficili o troppo costosi da procurarsi, le persone che ne sono dipendenti hanno iniziato a rivolgersi all'eroina, un cambiamento che ha creato un'epidemia. Ora il nuovo oppiaceo sta aumentando nell'uso come droga e, quindi, aumentano i casi di sovradosaggio, secondo quanto riportato dalla Drug Enforcement Administration (DEA);

    il giro di affari è enorme, non solo per i guadagni derivanti dalla vendita, ma anche perché consente il riciclaggio di denaro sporco. Si consideri che un chilogrammo di fentanyl comprato in Cina costa 3.800 dollari ma rende circa 30 milioni di dollari, una enormità se comparata al traffico illegale di eroina, poiché, quest'ultima, si acquista al costo di 50.000 dollari ma rende «solo» 200.000 dollari;

    la differenza tra eroina e fentanyl è notevolissima in termini di pericolosità, perché, si ribadisce, è sufficiente l'assunzione di una quantità molto minore per ottenere lo stesso effetto. La ragione per cui un numero maggiore di tossicodipendenti muore per overdose, risiede nel fatto che le dosi di fentanyl vendute come droga non sono controllate da un medico e anche piccoli eccessi nel dosaggio possono causare una overdose. Il fentanyl non è intrinsecamente più pericoloso rispetto ad altri oppioidi se assunto come farmaco, sotto attento controllo medico, ma il discorso cambia quando viene dosato dagli spacciatori e venduto ai tossicodipendenti;

    in Europa, in un rapporto congiunto dell'Osservatorio sulle tossicodipendenze e di Europol, del giugno 2018, in materia di allerta precoce ha rivelato che, dal 2012, sono stati individuati nel mercato europeo della droga 28 nuove tipologie di fentanyl;

    nel rapporto si afferma che la maggior parte dei nuovi fentanyl arrivano in Europa dalla Cina, mentre solo occasionalmente è stata segnalata la produzione di tale sostanza in laboratori illeciti siti in Europa. Il rapporto precisa che la produzione di tali sostanze è un processo relativamente semplice e la situazione è sfruttata da gruppi criminali. I fentanyl vengono generalmente spediti in Europa tramite servizi postali, successivamente sono venduti come sostituti legali di oppioidi illeciti, o mescolati con eroina all'insaputa dei consumatori; occasionalmente sono anche usati per produrre medicine contraffatte. Ciò è favorito dal fatto che, come segnalato dall'Organizzazione mondiale della sanità, tale sostanza non è stata aggiunta nelle tabelle I e IV della Convenzione sugli stupefacenti dell'Onu;

    dal 2015 l'Osservatorio europeo sulle tossicodipendenze ed Europol hanno condotto otto indagini congiunte sulle seguenti sostanze: acetylfentanyl, acryloylfentanyl, furanylfentanyl, 4-fluoroisobutyrylfentanyl, tetrahydrofuranylfentanyl, carfentanyl, methoxyacetylfentanyl e cyclopropylfentanyl. Tutte insieme considerate, secondo le due agenzie, avrebbero causato più di 250 morti, molte delle quali attribuibili direttamente al fentanyl. Cinque tra queste sostanze sono diventate formalmente oggetto di valutazione di rischio, mentre nel 2017 il methoxyacetylfentanyl e il cyclopropylfentanyl sono state valutate nell'ambito del sistema di allerta precoce; l'acriloilfentanyl e il furanilfentanyl sono stati sottoposti a misure di controllo a livello europeo a causa dei rischi che potrebbero arrecare;

    il comitato scientifico, integrato dell'Osservatorio europeo delle droghe e delle tossicodipendenze, riunito in sessione straordinaria il 21 marzo 2018, ha redatto relazioni di valutazione dei rischi sulle nuove sostanze psicoattive N-fenil-N-[1-(2-feniletil) piperidin-4-il] ciclopropancarbossiammide («ciclopropilfentanyl») e 2-metossi-N-fenil-N-[1-(2-feniletil) piperidin-4-il] acetammide («metossiacetilfentanyl»). Tali relazioni sono state successivamente presentate alla Commissione e al Consiglio il 23 marzo 2018. In seguito, il Consiglio, su proposta della Commissione europea, ha approvato la decisione (UE) 2018/1463 del 28 settembre 2018, con la quale tali sostanze sono assoggettate a misure di controllo in tutta l'Unione;

    nella relazione europea sulla droga 2018, stilata dall'Osservatorio europeo delle droghe e delle tossicodipendenze (Emcdda), di fentanyl si parla con attenzione e preoccupazione. Lo studio specifica che in Europa il mercato delle droghe vede l'incremento di quello degli oppiacei in generale, soprattutto di eroina, tanto che è tornato ad essere quello più diffuso. Questo tipo di sostanze è stato rinvenuto nell'84 per cento dei casi di overdose mortali. I decessi correlati all'eroina sono in aumento, specie nel Regno Unito, dove gli oppiacei sono responsabili dell'87 per cento delle morti per overdose. Dal 2012 al 2015 in Francia la percentuale di overdose letali causate dall'eroina è raddoppiata, attestandosi sul 30 per cento;

    nella relazione dell'Emcdda si legge che «varie fonti suggeriscono un abuso crescente di oppiacei sintetici legali», tra i quali rientra anche il fentanyl;

    l'Emcdda sostiene che, nonostante in Europa non esista ancora una crisi degli oppioidi paragonabile per portata a quella in atto negli Stati Uniti, «i decessi e i casi di overdose non mortali associati al fentanyl e ai derivati del fentanyl non controllati evidenziano la necessità di una vigilanza continua». Anche perché, pur rappresentando una piccola parte del totale, i sequestri di fentanyl e di suoi derivati sono in crescita. Così come sono in crescita le varietà di fentanyl: dal 2009 ne sono state individuate 38 di nuove in Europa, di cui 13 segnalate per la prima volta nel 2017;

    per quanto riguarda la diffusione tra i tossicodipendenti, il primo vero mercato europeo del fentanyl è stata l'Estonia. In un suo rapporto, l'Emcdda ha sostenuto che la crisi delle overdose in questo Paese ha raggiunto l'apice nel 2012, con 170 morti provocate per la maggior parte da fentanyl e farmaci analoghi. In Estonia il fentanyl è l'oppioide consumato con maggiore frequenza nelle strade, mentre l'eroina sembra quasi non esistere. Il perché di questa assenza non è chiaro. Uno studio del 2015 sulla diffusione dei fentanili in Europa, pubblicato sull’International Journal of Drug Policy, ipotizzava un qualche rallentamento della produzione di oppio in Afghanistan all'inizio degli anni Duemila, che avrebbe di conseguenza ridotto l'offerta di eroina sui mercati europei;

    nello stesso studio è sostenuto che, nel vecchio continente, si starebbero sviluppando le condizioni per una futura epidemia di fentanyl. In Europa si registra, da diversi anni, sia una diminuzione della disponibilità, sia una riduzione della purezza dell'eroina. Una delle nazioni maggiormente esposte è la Germania. Secondo l'Organo internazionale per il controllo degli stupefacenti delle Nazioni Unite, la Germania è il terzo maggiore produttore dopo Stati Uniti e Belgio e il primo Paese importatore in assoluto nel 2016. Il già citato studio riporta 160 casi di decessi provocati dal fentanyl in Germania dal 2007 al 2011. I tedeschi consumano grandi quantità di fentanyl per scopi medici, soprattutto in forma di cerotti. L'esempio degli Stati Uniti sembrerebbe suggerire che una grande disponibilità di fentanyl nel mercato legale possa condurre ad una grande disponibilità anche in quello illegale;

    molto preoccupante è anche la condizione in cui versa il Regno Unito. Secondo l'Ufficio per le statistiche nazionali (Ons), nel 2017 in Inghilterra e Galles ci sono state 3.756 morti per intossicazione da droghe, provocate principalmente dall'eroina e dagli oppioidi sintetici. Si tratta del numero più alto mai registrato. Spiccano però i casi di morte per overdose da fentanyl: dal 2016 al 2017 sono aumentati del 29 per cento, passando da 58 a 75. I dati raccolti dall'Ons evidenziano anche 27 decessi per abuso di carfentanyl: si tratta di un farmaco analogo al fentanyl ma molto più potente, utilizzato esclusivamente in veterinaria come tranquillante per gli animali di grossa taglia;

    i rapporti tossicologici non hanno inizialmente rilevato fentanyl. Infatti, è su richiesta della polizia che sono stati fatti ulteriori test da cui è emersa la presenza di fentanyl, in particolare una gamma di analoghi fentanyl più recenti e carfentanyl. Nonostante ciò, la gravità del problema nel Regno Unito non è ancora del tutto nota;

    si ribadisce il fatto che il fentanyl è una sostanza relativamente semplice da produrre. I trafficanti possono sintetizzarla in piccoli laboratori clandestini, mentre i consumatori possono acquistarla on line direttamente dalla Cina e farsela recapitare a casa. Il cosiddetto dark web, con i suoi cripto-mercati, è stato cruciale per la diffusione e il successo dei fentanili negli Stati Uniti. Il Paese europeo con il più alto numero di acquisti di fentanyl tramite questo canale di approvvigionamento è oggi il Regno Unito;

    nel nostro Paese, i primi casi di overdose da fentanyl sono recenti e hanno reso evidente un livello di consapevolezza delle istituzioni preposte alla prevenzione del consumo di sostanze psicotrope insufficiente. Il primo caso conosciuto di overdose dovuta ad assunzione di una sostanza analoga al Fentanyl, l'Ocfentanyl, risale al 2017, ma è stato scoperto e segnalato solo nel 2018. I responsabili della situazione sono stati colti di sorpresa dalla notizia del primo decesso dovuto ad assunzione di questa sostanza. Probabilmente la morte si sarebbe potuta prevedere e prevenire se l'Osservatorio del dipartimento per le politiche antidroga disponesse di personale con maggiori specifiche competenze in questo campo;

    nella relazione annuale al Parlamento, a volte, ci si limita a collezionare un insieme di notizie varie, provenienti da diverse fonti, senza dare alle informazioni un coordinamento adeguato. Precedentemente alla scoperta del primo caso di overdose, non pare vi sia stata qualche attività che avrebbe potuto garantire un approfondimento dei diversi aspetti del fenomeno in atto;

    infatti, si segnala che la direzione centrale antidroga, pubblicando l'ultima relazione annuale sulla repressione dei traffici di stupefacenti, riguardo al fentanyl ha specificato che «non si erano verificate evidenze della loro presenza nelle piazze italiane». Poi, come detto, nel settembre 2018 si è compreso con ritardo che anche in Italia si era registrata la prima morte dovuta ad assunzione di fentanyl, non ad eroina, come in un primo momento dichiarato. La morte, lo si ribadisce, era avvenuta nell'aprile 2017 ma era stata scoperta solo l'anno successivo;

    in Italia, a causa della comunicazione non tempestiva dell'arrivo del fentanyl, ancor oggi non si conosce esattamente quanto il fenomeno si sia diffuso. Una seconda morte è avvenuta il 10 giugno dello scorso anno. Un tossicodipendente è stato trovato senza vita dai carabinieri a Travedona Monate. Accanto al suo corpo è stato trovato il fentanyl. «La bustina di plastica che lo conteneva recava la scritta 1:10 contenente sostanza solido pulviscolare bianca/beige». Si cita il testo dell'allerta di grado 3, diffusa dal sistema nazionale di allerta precoce dell'Istituto superiore di sanità. Il reperto è stato inviato il 20 luglio al laboratorio di analisi dei carabinieri di Milano i quali, non riuscendo a identificare la sostanza, si sono rivolti ai Ris di Parma. In quei laboratori il furanilfentanil è stato finalmente riconosciuto grazie a un'analisi spettrografica;

    l'allerta dello Snap riporta in testa la dicitura «vietate la divulgazione e la pubblicazione su web», ma tra chi riceve le allerte si pensa che le informazioni vadano invece divulgate anche fra chi non fa parte di queste categorie professionali. L'informazione può infatti interessare anche gli stessi consumatori di stupefacenti. Le allerte europee dell'Osservatorio europeo su droghe e dipendenze, e i sistemi nazionali di allerta di altri Paesi, non riportano divieti analoghi di pubblicazione, che sono una specificità negativa solo italiana;

    non ci sono dati certi relativi ai decessi per overdose avvenuti negli ultimi due anni collegati al fentanyl. La scoperta ritardata di oltre un anno della prima morte preoccupa, perché, lo si ripete, potrebbe trattarsi solo della punta di un iceberg di un fenomeno più grave ed esteso:

    si dovrebbe governare in modo più efficace il fenomeno, cercando di comprendere quanto sta accadendo sulla base di maggiori dati scientifici, effettuando un monitoraggio specifico del fenomeno e adottando forme di valutazione delle politiche di controllo, mediante interventi di riduzione della domanda e di riduzione dell'offerta;

    utilizzando coerentemente e scientificamente tutti i dati disponibili, da rendere pubblici a chiunque, sarebbe possibile effettuare delle previsioni e delle valutazioni più accurate, poiché quelle ora previste appaiono insufficienti;

    ciò appare assolutamente necessario, perché la Cina è pronta ad invadere anche tutto il mercato dell'Europa, compresa l'Italia, e ciò è particolarmente grave, perché i morti per droga sono tornati ad aumentare dal 2017, dopo un calo costante durato più di 15 anni;

    infatti, è dal 2017 che sono tornati ad aumentare i morti per overdose in Italia. Molte volte, innanzi alla voce «sostanza responsabile del decesso», ci si scontra con un: «Non identificata». La situazione è da approfondire, poiché per 16 anni, dal 2000 al 2016, i decessi sono calati gradualmente, con una riduzione pari a meno 48 per cento. Nel 2017 è arrivata, inaspettata, una inversione di tendenza con un incremento delle morti pari al 9,7 per cento in un solo anno. Sono segnali preoccupanti e si deve agire e prevenire al fine di evitare che questi primi segnali, se non adeguatamente considerati, possano condurre ad un fenomeno che non deve in nessun caso assumere le dimensioni catastrofiche che si sono registrate negli Usa;

    in base ai dati resi disponibili dalla relazione al Parlamento sullo stato delle tossicodipendenze, dai rapporti della Dcsa, Direzione centrale servizi antidroga, e dallo studio del Cnr relativo all'uso di alcol e sostanze psicoattive in Italia, i morti acclarati per eroina nel 2017 sono stati 148, a cui se ne aggiungono 74, per assunzione di una sostanza non determinata. Sono dei decessi misteriosi, non attribuibili con certezza a sostanze droganti note, ed erano già 118 nel 2016. Una delle ipotesi, è che alcune delle morti siano causate non dall'eroina, bensì dall'eroina tagliata con altre sostanze. Sui tagli e le sperimentazioni criminali si hanno poche certezze, anche perché, lo si ribadisce, una delle principali carenze del sistema italiano è data dalla mancanza di adeguate conoscenze preventive delle sostanze, conoscenze assolutamente necessarie per adeguare le risposte sociali e sanitarie;

    il nuovo quadro del consumo di droghe sembra caratterizzato non solo dal maggior consumo di eroina, ma anche da un mercato criminale che sperimenta nuove strategie, come l'abbassamento dei prezzi mediante la miscela di sostanze. Il risultato è l'impennata dei decessi per overdose;

    in conclusione, si riportano i casi in cui il fentanyl è stato con certezza individuato e sequestrato: a ottobre 2018, in provincia di Cosenza, sono state arrestate sei persone accusate di traffico di cerotti al Fentanyl, nel gennaio 2019 a Melzo c'è stato un furto in ospedale, nel febbraio 2019 del Fentanyl è stato sequestrato a Roma, nel febbraio 2019 del Fentanyl è stato sequestrato a Milano, spedito dal Canada e un'analoga spedizione diretta in Piemonte è stata ugualmente intercettata;

    tutto quanto narrato appare un fenomeno che la politica deve prevenire e reprimere, poiché è necessario dare una risposta organica, strutturata, pianificata, efficace, per fronteggiare al meglio ciò che appare chiaro, l'insorgere incontrollato di un potenziale allarme sociale, anche se ancora non percepito come tale, poiché l'argomento non è ancora entrato nel dibattito pubblico, né in quello politico. In questa situazione appare difficile proporre soluzioni al fenomeno;

    questa mozione ha quindi lo scopo di aprire il dibattito politico e pubblico sul tema, per farne sintesi e quindi indicare le soluzioni considerate opportune e necessarie,

impegna il Governo:

1) ad adottare le iniziative idonee per investire l'Unione europea, nelle sedi istituzionali competenti, della questione di cui in premessa, al fine di proporre l'adozione di ulteriori e più efficaci politiche di contrasto alla diffusione del fentanyl e similari nel territorio dei Paesi membri;

2) ad adoperarsi perché il nostro Paese si faccia promotore di una iniziativa internazionale che miri a far inserire il fentanyl e le sostanze affini nelle tabelle I e IV della Convenzione sugli stupefacenti dell'Onu, naturalmente consentendone l'uso con prescrizione medica come medicinale e conseguente assunzione effettuata con controllo medico;

3) ad adottare ulteriori, specifiche ed opportune iniziative atte a prevenire morti accidentali di persone non tossicodipendenti, e delle forze dell'ordine in particolare, esposte al rischio di assorbimento involontario per via transdermica;

4) a predisporre, a cura del Ministro dell'interno, un'attenta vigilanza per contrastare la diffusione illegale di fentanyl e similari, attivando in particolare la polizia postale, e per tutelare gli agenti dal contatto cutaneo;

5) a predisporre, a cura del Ministro della salute, una indagine ministeriale per accertare eventuali ulteriori casi di morte imputabili a tale sostanza non ancora individuati;

6) a predisporre, a cura del Ministro della salute, delle raccomandazioni per garantire una più sicura detenzione del fentanyl nelle strutture del servizio sanitario nazionale;

7) a consentire, da parte dei Ministri competenti, la divulgazione e la pubblicazione tempestiva dei dati relativi ai casi di morte a causa del fentanyl;

8) a predisporre, da parte del Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, i necessari contatti diplomatici con il Governo cinese, avviando forme di collaborazione necessaria per garantire un efficace contrasto al narcotraffico;

9) a predisporre, da parte del Dipartimento per le politiche antidroga della Presidenza del Consiglio, in ottemperanza alle competenze attribuite dalla legge, azioni mirate per prevenire e contrastare il diffondersi di questa specifica sostanza e della relativa tossicodipendenza.
(1-00193) «Ianaro, D'Uva».


   La Camera,

   premesso che:

    il codice della strada (decreto legislativo 30 aprile 1992, n. 285) statuisce all'articolo 1, comma 3, che «al fine di ridurre il numero e gli effetti degli incidenti stradali e in relazione agli obiettivi e agli indirizzi della Commissione Europea, il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti definisce il Piano Nazionale della Sicurezza Stradale»;

    l'articolo 32 della legge 17 maggio 1999, n. 144 ha istituito un primo piano nazionale della sicurezza stradale (Pnss), definendone ambito, articolazione, strumenti attuativi e linee guida;

    questo primo Pnss, sviluppato per il periodo 2001-2010, assumeva, sulla base delle indicazioni della Commissione europea, l'obiettivo di ridurre del 50 per cento entro il 2010, il numero delle vittime di incidenti stradali;

    la Commissione europea ha suggerito a tutti i Paesi membri, con il documento «Towards a European road safety area: policy orientations on road safety 2011-2020 – COM(2010)389», l'obiettivo di ridurre di un ulteriore 50 per cento il numero delle vittime rispetto ai dati rilevati nell'anno 2010;

    nel marzo del 2014, sulla base delle indicazioni della Commissione europea, è stato approvato il nuovo «Piano nazionale della sicurezza stradale (Pnss) Orizzonte 2020»;

    questo secondo Pnss, ponendosi in continuità con quello adottato per il precedente decennio, ha adottato l'obiettivo generale definito dalla Commissione, impegnandosi a ridurre il numero dei morti del 50 per cento in dieci anni rispetto al dato 2010;

    i dati pubblicati nel 2018 da polizia stradale e comando generale dell'Arma dei carabinieri (ufficio operazioni, sala operativa e sezione statistica) mostrano un incremento degli incidenti mortali rispetto all'anno precedente pari al 3,6 per cento per la tratta autostradale e pari al 4,4 per cento per quelle gestite da Anas;

    l'Italia, esclusa Malta, è il peggiore Paese dell'Unione europea a 28 per la diminuzione degli incidenti stradali nel periodo 2001-2017, raggiungendo un risultato pari solo al 20,37 per cento (dati Istat, 2018), performance ben lontana da quanto previsto dai Pnss;

    l'Italia, sempre secondo i dati Istat 2018, è l'undicesimo peggior Paese tra quelli appartenenti all'Unione europea per il numero dei morti in rapporto agli abitanti;

    è lecito attendersi che le previsioni dal «Pnss Orizzonte 2020» vengano disattese;

    l'Italia è carente anche sul piano della prevenzione dagli incidenti stradali;

    il tipo di utenza, tolta quella dei pedoni, avente un maggiore tasso di mortalità è quella degli utilizzatori di motocicli – pari all'1,64 per cento – e di ciclomotori – pari allo 0,85 per cento – considerato anche che il 43,4 per cento degli incidenti stradali avviene su strade urbane e che secondo l'Aci, in Italia, circola un motociclo ogni 10 abitanti;

    la maggior parte degli utilizzatori di motocicli ha un'età inferiore ai 25 anni e nel 2017, secondo l'Istat, il 12,34 per cento delle vittime di incidenti stradali mortali apparteneva a questa categoria cui afferivano anche il 23,14 per cento delle vittime di incidenti non mortali;

    per ridurre l'incidentalità di questa fascia d'età presso il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca è attivo il portale Pnes (Piattaforma nazionale educazione stradale) che, sotto la supervisione dell'Università La Sapienza, raccoglie i progetti rivolti alle scuole superiori di Aci, Ania, polizia stradale, Federazione italiana ciclisti e Federazione italiana motociclisti;

    la sensibilizzazione nelle scuole, con queste modalità, è inefficace e non all'altezza rispetto all'esperienza della maggior parte dei Paesi aderenti all'Unione europea, nonostante la Commissione europea abbia considerato a tale scopo, prioritarie le azioni mirate a migliorare la formazione e l'educazione degli utenti della strada, rafforzando anche l'applicazione delle regole della strada;

    in Europa sussistono best practice, come in Austria, dove l'opera di prevenzione e di riduzione degli incidenti stradali è affidata ad un'unica amministrazione gestita dal Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, detta National Research Development Programme Kiras Austria, che, coinvolgendo anche soggetti privati, si occupa anche della prevenzione dagli incidenti stradali;

    il Kiras, in base all'incidentalità, progetta anche direttamente gli investimenti tecnologici per la messa in sicurezza delle strade, lanciando annualmente nuovi progetti di prevenzione;

    il modello Kiras ha prodotto una diminuzione degli incidenti del 57 per cento nel periodo 2001-2007, mentre l'Italia, nonostante più della metà degli incidenti stradali sia dovuta ad una cattiva conoscenza del codice della strada, non investe sufficienti risorse su questo sul versante della prevenzione,

impegna il Governo:

1) a predisporre iniziative per l'istituzione di un'unica agenzia che si occupi della prevenzione degli incidenti stradali, sotto il controllo del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti e in sinergia con il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca per le attività nelle scuole;

2) ad assumere iniziative affinché l'agenzia si coordini con gli uffici decentrati della motorizzazione civile, al fine di realizzare dei corsi integrati per la prevenzione degli incidenti stradali nelle scuole secondarie di primo o secondo grado.
(1-00194) «Novelli, Pentangelo, D'Attis, Sozzani, Mulè, Germanà, Bergamini, Rosso, Mugnai, Bagnasco, Pedrazzini».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interpellanza:


   Il sottoscritto chiede di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro dell'interno, il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, il Ministro della giustizia, il Ministro dello sviluppo economico, per sapere – premesso che:

   TikTok è un social network, nato in Cina nel 2016 con il nome di «Douyin», con cui si possono condividere brevi clip video e musicali di durata variabile tra i 15 e i 60 secondi, aggiungendo filtri ed effetti particolari;

   l'applicazione di TikTok su smartphone e tablet è stata la più scaricata a livello mondiale negli ultimi mesi. Nel primo trimestre del 2019, l’«app» ha infatti registrato 33 milioni di download su App Store e ha superato YouTube, Instagram, WhatsApp e Messenger;

   è stato stimato che gli utenti di TikToK siano in Italia circa 2,4 milioni e nel mondo oltre mezzo miliardo, quasi tutti sotto i 18 anni;

   la piattaforma consente, infatti, di iscriversi ai 14enni, previo consenso dei genitori, ma a chi è ancora «preteen» basterebbe aggirare alcune domande e avere una mail per ottenere comunque l'accesso. Altra caratteristica del social è la prevalenza nettamente femminile: oltre il 65 per cento degli utenti sono ragazze, che forse sarebbe più corretto definire bambine;

   recentemente un articolo su La Stampa (edizione di Torino) ha fatto emergere aspetti critici relativi a tale applicazione che sembra essere popolarissima soprattutto tra i ragazzi fra 10 e 16 anni; TikTok avrebbe quindi potenzialità pericolose, perché prive di filtri: con il pericolo di pedofilia, adescamento e cyberbullismo;

   l'articolo ha illustrato l'attività nelle scuole della compagnia dei carabinieri di Moncalieri (Torino): i militari, durante l'anno scolastico appena concluso, hanno incontrato circa 800 alunni delle scuole tra i 10 e i 13 anni, parlando di bullismo e dei rischi della rete;

   «per essere popolari su TikTok – riporta il quotidiano citando le parole dei Carabinieri –, bisogna essere belli ed eccezionali. Il subdolo messaggio che si snoda è creare invidia negli altri. La ragazza ideale per quell'app è giovanissima – continuano i militari –, con i capelli lunghi e le labbra carnose, l'aria sicura di sé e sexy. Le ragazzine sono pronte a tutto. E se non si è all'altezza si ricevono commenti che si burlano della loro apparenza o del loro video, giudicato ridicolo. Ed ecco che scatta il meccanismo del branco che emargina. La presa in giro a scuola, al campo di calcio, in palestra al corso di danza. Un video sbagliato, una sfida persa, può cancellarti dal gruppo»;

   è inoltre emerso che su TikTok siano molto popolari le sfide: «ad esempio, quanti vestiti ci si riesce a cambiare in 60 secondi – riporta l'articolo –. E intanto ci si spoglia davanti una webcam, con le immagini di minori che finiscono in tutto il mondo. Un possibile spazio per i pedofili da una parte, il terreno più fertile per prendere di mira qualcuno che non è “all'altezza”, dall'altra»;

   altro elemento di criticità di TikTok è che, nonostante sia conosciutissima in particolar modo tra gli under 14, è quasi ignota ad adulti ed insegnanti che quindi spesso non possono esercitare un controllo efficace e costante sul suo utilizzo da parte dei minorenni;

   nel febbraio 2019 la Federal Trade Commission degli Stati Uniti ha stabilito che TikTok dovrà pagare una multa di 5,7 milioni di dollari per avere raccolto i dati dei minori di 13 anni senza il consenso dei genitori. Secondo la Ftc, gli operatori «sapevano che molti bambini stavano usando l'app, ma hanno continuato a non richiedere il permesso dei genitori, prima di raccogliere nomi, indirizzi email e altre informazioni personali». In seguito alla decisione dell'autorità, TikTok dovrà rimuovere tutti i video caricati da minori di tredici anni;

   nei mesi scorsi il Governo indiano ha convocato i grossi gruppi statunitensi Google e Apple per chiedere loro di rimuovere dagli shop online indiani l'applicazione cinese. TikTok stimolerebbe «cultura degradante» e «incoraggiamento della pornografia», oltre ad attirare «pedofili», contenere «contenuti esplicitamente disturbanti», causare «stigmatizzazione sociale» e provocherebbe problemi di salute tra gli adolescenti;

   ogni restrizione tardiva, come sempre accade per il web, è comunque inefficace: ogni video si può duplicare e ogni utente può aggiungersi alla copia in un processo potenzialmente infinito;

   appare quindi evidente che occorrano interventi urgenti per monitorare l'attività su TikTok al fine di prevenire l'inserimento di video non autorizzati legalmente, episodi di grooming (adescamenti online) e cyber-bullismo –:

   se il Governo sia a conoscenza di quanto esposto in premessa e se non ritenga opportuno adottare tempestivamente iniziative, per quanto di competenza, per monitorare l'utilizzo di TikTok al fine di contrastare e prevenire ogni attività relativa a tale applicazione che non sia conforme alla legge vigente, in particolar modo nei confronti di utenti minorenni;

   se il Governo non ritenga conseguentemente opportuno promuovere iniziative mirate negli istituti scolastici per informare gli studenti sui potenziali pericoli causati da un utilizzo non responsabile dei social network in generale e di TikTok in particolare.
(2-00417) «Gariglio».

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   PERCONTI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno, al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:

   si definiscono «vittime del terrorismo» i cittadini italiani, gli stranieri e gli apolidi, deceduti o feriti a causa di atti terroristici verificatisi nel territorio italiano, nonché i cittadini italiani deceduti o feriti a causa di atti terroristici avvenuti al di fuori dei confini italiani;

   si definiscono, ex adverso, «vittime della criminalità organizzata di stampo mafioso» i cittadini italiani, gli stranieri e gli apolidi, deceduti o che abbiano riportato un'invalidità permanente per effetto di ferite o lesioni in conseguenza di atti di detta criminalità verificatisi nel territorio italiano;

   in base alla legislazione vigente, lo Stato provvede a tutelare i diritti delle suddette categorie di vittime e dei loro familiari mediante l'elargizione di benefici economici nonché altre misure di sostegno;

   sebbene negli anni si siano introdotte norme sempre più favorevoli di garanzia ed assistenza alle vittime della criminalità e del dovere, la sovrapposizione delle norme nel tempo ha causato una ingiustificata diversità di trattamento rispetto alle vittime del terrorismo, come sottolineato dal coordinatore nazionale dei familiari delle vittime di mafia dell'associazione «I cittadini contro le mafie e la corruzione», Giuseppe Ciminnisi, il quale chiede da anni che le vittime di mafia e del terrorismo vengano messe sullo stesso piano, ponendo fine alle immotivate disparità in meritai –:

   quali iniziative risolutive il Governo intenda assumere per far sì che si possano offrire risposte celeri alle vittime della criminalità e del dovere e ai loro familiari rispetto alle problematiche esposte in premessa.
(5-02276)


   PAITA. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   sabato 15 giugno 2019 scade per Alitalia il terzo rinvio concesso a Ferrovie dello Stato italiane per completare la cordata di co-investitori sempre ferma al 60 per cento del capitale della «newco» con la presenza anche di Delta e il Ministero dell'economia e delle finanze;

   si apprende dai giornali che il Governo sarebbe orientato a concedere una ulteriore, la quarta, proroga per definire i nuovi assetti societari;

   sempre dagli organi di stampa si legge che Delta, uno dei potenziali soci disponibili, starebbe valutando ipotesi di accordi con Atlantia;

   in questo tourbillon di notizie vi è spazio ancora per un potenziale interessamento del gruppo Toto;

   si tratta di notizie che non vengono mai confermate o smentite dai responsabili del Governo;

   qualora si dovesse verificare un nuovo rinvio si manifesterebbe, in maniera inequivocabile, ad avviso dell'interrogante la grave approssimazione con cui si è mosso fino ad oggi il Governo ed in particolare il Ministro dello sviluppo economico e del lavoro e delle politiche sociali con la compagnia aerea a grave rischio di sopravvivenza, come sostenuto dagli stessi commissari;

   quotidianamente la compagnia lavora in perdita e vi è grande preoccupazione da parte dei sindacati e dei lavoratori sul futuro della compagnia in assenza di qualsiasi strategia in un settore altamente concorrenziale –:

   se corrisponda a verità l'ipotesi di una nuova ulteriore proroga per Ferrovie dello Stato italiane per la presentazione dell'offerta su Alitalia, quali siano i soggetti interessati ad entrare nella «newco»;

   se intendano assumere iniziative di competenza in relazione alla vertenza in questione al fine di garantire una più incisiva azione di Governo, considerata l'inefficacia degli interventi fin qui posti in essere e considerato l'elevato rischio per il futuro della compagnia e dei lavoratori.
(5-02279)

Interrogazione a risposta scritta:


   PASTORINO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri. — Per sapere – premesso che:

   la Fondazione Centro internazionale in monitoraggio ambientale (Cima), nata nel 2007, ha come enti fondatori il dipartimento della protezione civile, l'università degli studi di Genova, la regione Liguria e la provincia di Savona ed è finalizzata alla promozione dello studio, della ricerca scientifica, dello sviluppo tecnologico e dell'alta formazione nell'ingegneria e nelle scienze ambientali, ai fini della tutela della salute pubblica, della protezione civile e della salvaguardia degli ecosistemi acquatici e terrestri;

   Cima si occupa, dunque, di ricerca che di per sé stessa ha carattere meritocratico ed è regolata dal principio della concorrenza. Tuttavia, da quanto emerge dall'articolo «La Protezione civile dà fondi ma non fa gare», pubblicato sul quotidiano La Verità il 12 maggio 2019 a firma Simone Di Meo, la fondazione della protezione civile procederebbe all'affidamento di progetti di varia natura per via diretta ovvero senza ricorrere ai bandi pubblici, nonostante la stessa sia finanziata con fondi statali;

   nello specifico l'inchiesta giornalistica denuncia un particolare rapporto fra Cima e Acrotec, inizialmente società a responsabilità limitata trasformata successivamente in fondazione privata, che dura dal 2013. Inoltre, Acrotec e Cima hanno medesima sede e il presidente di Acrotec, Cosimo Versace è anche vicepresidente di Cima;

   come si legge nel sito internet della fondazione privata (peraltro interno al sito internet della stessa Cima): Acrotec rappresenta lo spin-off storico di Cima, occupandosi da sempre della realizzazione dei prodotti necessari al trasferimento tecnologico dei progetti di ricerca scientifica ed applicata di Cima. Cooperazione che sembra destinata a durare, dal momento che nel citato sito si afferma che «continueranno quindi a lavorare insieme, in maniera sinergica, sulla strada della realizzazione degli strumenti operativi per la prevenzione delle emergenze al servizio di vari enti e paesi»;

   tuttavia, per lo svolgimento dei compiti sopra esposti, Cima avrebbe la possibilità di rivolgersi anche ad altri esperti del settore nonché al mondo universitario, avendo sede presso il Campus di Savona Università «ricerca, formazione, impresa» ed essendovi fra i soci fondatori la stessa università degli studi di Genova. Ugualmente potrebbe potenziare il proprio dipartimento di ricerca e sviluppo assumendo giovani ricercatori ad oggi precari;

   quello descritto è, dunque, un rapporto di lunga durata fra una fondazione pubblica e una fondazione privata, sempre rinnovato senza che vi sia stata una valutazione di eventuali altri soggetti magari più competitivi e maggiormente specializzati e senza che sia stata presa in considerazione la possibilità di un assorbimento di Acrotec all'interno di Cima. Questo poiché alla stessa Acrotec non converrebbe; infatti, pur avendo bisogno vitale degli affidamenti diretti di Cima senza i quali, come spiega lo stesso Versace, «sarebbe in seria difficoltà», vuole continuare ad operare come soggetto privato, veste che permette di poter usufruire di vantaggi fiscali e di operare autonomamente con affidamenti diretti –:

   se sia a conoscenza dei fatti riportati in premessa e, specificatamente, quale sia la sua posizione con riferimento al prolungato rapporto di collaborazione fra la fondazione pubblica Cima e la fondazione privata Acrotec, con particolare riguardo alla mancanza di gare pubbliche per l'affidamento dei lavori sovvenzionati con fondi statali;

   se non ritenga di adottare iniziative per prevedere un diverso criterio di affidamento di suddetti lavori che possa rappresentare un risparmio per lo Stato;

   come si concili l'obiettivo del Governo di inserimento nel mondo del lavoro di giovani qualificati e specializzati con la mancanza di un coinvolgimento di ricercatori universitari, ad oggi precari, nelle attività della fondazione pubblica Cima per i lavori affidati con apparentemente immotivata priorità ad Acrotec.
(4-03066)

AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INTERNAZIONALE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   QUARTAPELLE PROCOPIO. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   domenica scorsa, circa un milione di persone – secondo gli organizzatori – è sceso in strada ad Hong Kong per protestare contro un emendamento molto controverso della legge di estradizione che, se fosse approvato, consegnerebbe alla Cina continentale i cittadini sospettati di determinati crimini, anche senza un vero e proprio accordo di estradizione;

   secondo gli oppositori dell'emendamento, tra cui molte organizzazioni per la difesa dei diritti umani, queste nuove regole sull'estradizione potrebbero esporre ancora di più Hong Kong al problematico e illiberale sistema giudiziario cinese, ed erodere la propria autonomia giudiziaria, mettendo a rischio il rispetto delle libertà fondamentali e dei valori democratici:

   anche la comunità internazionale finanziaria ha espresso perplessità sull'emendamento, giudicandolo rischioso per la stessa credibilità di Hong Kong quale centro finanziario globale, mentre gli Stati Uniti si sono dichiarati «estremamente preoccupati», che la legge possa mettere a rischio lo status speciale di Hong Kong;

   il capo esecutivo di Hong Kong, Carrie Lam, ha sostenuto che la legge è necessaria per risolvere diverse contraddizioni nell'attuale sistema giuridico, ma che comunque le nuove regole contengono termini per evitare che l'estradizione venga usata in modo scorretto contro i dissidenti politici o per motivi legati alla religione;

   a Hong Kong vive la comunità italiana più grande di tutta la Cina –:

   quali siano gli orientamenti del Governo in merito al suddetto emendamento.
(5-02278)

AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

VIII Commissione:


   MURONI. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   in un articolo della rivista Environmental Science and Policy viene riportato uno studio che raccoglie le ricerche condotte a livello globale sulle plastiche in mare e i loro effetti sulla biosfera;

   la produzione annuale di queste, giunta globalmente nel 2016 a 335 milioni di tonnellate, comporta uno sversamento in mare stimato tra il 2 e il 10 per cento, non esistendo più aree incontaminate nel mondo;

   le microplastiche, degradazione delle macroplastiche, hanno contaminato zooplancton, invertebrati, mammiferi, rettili e uccelli marini;

   nel 28 per cento degli animali marini di interesse gastronomico prelevati dal mar Adriatico, sono state trovate plastiche; stessa cosa nello stomaco del 32 per cento di campioni del mediterraneo;

   ftalati e Pcb, accumulati nell'organismo di pesci e molluschi, sono assunti dall'uomo attraverso la catena alimentare;

   Legambiente ha dichiarato che l'Italia è in prima linea tra i Paesi europei nella lotta contro l'inquinamento del mare causato dai rifiuti di plastica, ma la riduzione dei rifiuti e la prevenzione non sono sufficienti per ridurre il rischio della plastica persistente nei nostri mari;

   l'Unione europea continua ad avviare iniziative per combattere questo inquinamento, come il progetto «Plastic busters Mpas», in cui 15 Paesi, Italia compresa, uniranno le forze per salvare il Mediterraneo;

   la Presidenza del Consiglio, dipartimento della protezione civile, è titolare del brevetto di disinquinamento marino «Sauro», oggetto di una convenzione con la Marina militare italiana, che ha messo a disposizione una nave per realizzare un prototipo;

   tale sistema, brevettato in Italia e in altri Paesi, ha suscitato interesse in ambiti scientifici e ambientalisti, manifestatosi attraverso inviti ad essere presentato in contesti nazionali ed internazionali, nonché per mezzo di agenzie di stampa, giornali, green report, eventi Ted;

   le citate fonti rappresentano che esso possa ripulire il mare da plastiche e microplastiche e recuperare idrocarburi e rifiuti ingombranti, grazie alla polifunzionalità, ideata per fronteggiare anche gli effetti di catastrofi naturali, come esondazioni e tsunami;

   il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare è responsabile dell'attuazione della direttiva quadro sulla strategia marina, che inserisce i rifiuti marini tra gli undici descrittori del buono stato ambientale –:

   quali iniziative intenda assumere il Ministro interrogato, per quanto di competenza, per promuovere e rendere operativo il sistema «Sauro» in modo da consentire al Paese di ridurre l'inquinamento dei mari e adempiere agli obiettivi del decreto ministeriale 17 ottobre 2014, in attuazione della direttiva quadro sulla strategia marina, chiarendo quando il disegno di legge «salva mare» approderà in Parlamento dopo oltre due mesi dall'approvazione in Consiglio dei ministri.
(5-02282)


   PLANGGER e CUNIAL. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   a pagina 124 del parere della commissione tecnica di verifica dell'impatto ambientale n. 1596 del 29 agosto 2014, allegato al decreto ministeriale n. 223 del 2014, il pozzo di spinta autorizzato nell'ambito del cantiere tap si legge essere di dimensioni 10x11x9.7h, così come stesse misure vengono riportate a pagina 16 del progetto definitivo documento denominato IAL00-SPF-000-A-TRE-0001Rev.: 01;

   il pozzo di spinta realizzato risulterebbe invece essere di 14x12x18,15(h) (si veda il documento Op100-C10713-160-C-DQT-0002-03);

   pertanto, il pozzo di spinta realizzato nel cantiere Tap in località San Basilio, a San Foca di Meledugno, risulta difforme dal progetto approvato con decreto ministeriale n. 223 del 2014 e successiva autorizzazione unica del 20 maggio 2015, per dimensioni e localizzazione;

   detto pozzo di spinta non risulta essere stato assoggettato ad alcuna variante; peraltro, è stato realizzato tra il dicembre 2017 e il gennaio 2018 e pertanto non è stato sottoposto a preventiva verifica di esclusione da valutazione di impatto ambientale, come prescritto alla prescrizione a.57 del decreto ministeriale n. 223 del 2014;

   detta opera insiste su terreni sottoposti a vincolo idrogeologico e paesaggistico per cui eventuali varianti non possono sanare gli eventuali abusi commessi (cfr articolo 181 del decreto legislativo n. 42 del 2004) –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti di cui in premessa e se ritenga di doversi attivare, anche valutando la sussistenza dei presupposti per segnalare i fatti alla magistratura competente, per il ripristino della legalità.
(5-02283)


   MAZZETTI, CORTELAZZO, CASINO, GAGLIARDI, GIACOMETTO, LABRIOLA e RUFFINO. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   la Convenzione di Washington sul Commercio internazionale delle specie di fauna e flora minacciate di estinzione, più comunemente conosciuta come Cites, è un accordo internazionale tra Stati che ha lo scopo di proteggere piante e animali a rischio di estinzione, regolando e monitorando il loro commercio;

   in Italia, il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare è l'autorità di gestione responsabile in via principale dell'esecuzione della legislazione Cites, mentre il Ministero dello sviluppo economico, è l'autorità amministrativa che, unicamente, rilascia permessi e certificati Cites di importazione ed esportazione;

   gli interroganti stanno ricevendo diverse segnalazioni degli operatori nel settore delle concerie circa un forte rallentamento dell'emissione delle licenze di import di pelli di rettili sottoposti a Cites, con grave danno per il medesimo settore anche per il conseguente accumulo di pratiche relative all'emissione effettiva delle licenze;

   da verifiche effettuate risulterebbe che la problematica sarebbe anche connessa alla sospensione dell'attività della Commissione scientifica del 20 dicembre 2018 seguita alla scadenza della proroga del mandato della stessa e in attesa del decreto di nomina della nuova commissione avvenuta con decreto del 29 gennaio 2019;

   detto prolungato allungamento delle tempistiche, che interviene spesso ai rinnovi della Commissione scientifica Cites, compromette gravemente il normale svolgimento delle attività delle aziende del settore conciario, procurando loro un evidente danno economico per i ritardi di consegna oltre che un indebito svantaggio competitivo nei confronti dei concorrenti esteri;

   giova ricordare che nel nostro Paese, gli operatori che importano pelli di rettile (esclusi i manifatturieri finali, cioè le pelletterie, i calzaturifici e altro) sono una trentina, tra concerie e commercianti, i quali impiegano complessivamente circa 500 addetti per un fatturato complessivo di 150 milioni di euro l'anno. Questo modesto giro d'affari nasconde, in realtà, un grande effetto moltiplicatore, con un enorme valore aggiunto; infatti, porta all'Italia un fatturato complessivo di circa 2 miliardi di euro nel momento in cui si aggrega la manifattura di prodotti finali (tipicamente prodotti da griffe della moda lusso) –:

   se non si ritenga di adottare urgentemente iniziative al fine di dare soluzione, in via definitiva, alla problematica di cui in premessa e consentire uno svolgimento rapido delle procedure Cites, a tutela delle imprese che operano nel settore conciario.
(5-02284)


   TRAVERSI, ILARIA FONTANA, DAGA, DEIANA, D'IPPOLITO, FEDERICO, LICATINI, ALBERTO MANCA, MARAIA, RICCIARDI, ROSPI, TERZONI, VARRICA, VIANELLO, VIGNAROLI e ZOLEZZI. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   sul sito della regione Liguria è pubblicata da qualche giorno la documentazione relativa al progetto di biodigestore proposto in località Saliceti (comune di Vezzano Ligure). In particolare, con questa pubblicazione è iniziato l’iter della procedura di valutazione di impatto ambientale di questo progetto;

   il piano provinciale recepito nel piano di ambito regionale ha approvato come sito per il biodigestore spezzino quello di Boscalino (comune di Arcola). Il piano, quindi, non tratta minimamente del sito di Saliceti;

   nonostante ciò, è stato presentato un progetto per il sito di Saliceti (con una semplice comparazione con il sito di Boscalino), il tutto con la motivazione che, al momento (6 agosto 2018) della approvazione del piano provinciale recepito nel piano di ambito regionale, non si era valutata adeguatamente la compatibilità delle dimensioni necessarie (60.000 tonnellate/anno circa) del futuro biodigestore spezzino con il sito di Boscalino;

   le 60.000 tonnellate/anno per il biodigestore spezzino erano già previste potenzialmente nel piano di ambito regionale approvato ad agosto del 2018;

   l'individuazione di un sito per il biodigestore spezzino diverso da quello di Boscalino comporterebbe una modifica sostanziale del piano di area e del piano di ambito regionale con la conseguenza di una inevitabile apertura di un procedimento di variante a detti piani con relativa riapertura del procedimento di valutazione ambientale strategica, quanto meno quello di verifica di assoggettabilità;

   la modifica di localizzazione del sito di biodigestore costituisce variante al piano di area approvato il 6 agosto 2018. E quindi prevede l'applicazione della valutazione ambientale strategica, in quanto lo spostamento di un impianto da un sito all'altro produce effetti sull'ambiente, come previsto dalla lettera l) del comma 1 dell'articolo 5 del decreto legislativo n. 152 del 2006;

   in sostanza per questo impianto si sta seguendo una procedura legata al progetto e non alla variante di piano;

   quindi si sta procedendo seguendo una valutazione di impatto ambientale e non una valutazione ambientale strategica –:

   se il Ministro interrogato non ritenga di chiarire se le modalità di procedere per il progetto di cui in premessa siano coerenti con le norme previste dal testo unico ambientale e dalle direttive europee in ambito di valutazione di impatto ambientale e valutazione ambientale strategica.
(5-02285)


   BRAGA, PELLICANI, SERRACCHIANI, BURATTI, DEL BASSO DE CARO, MORASSUT, MORGONI, ORLANDO e PEZZOPANE. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   un'inchiesta giornalistica su Sesa spa del 10 giugno 2019, pubblicata dal sito Fanpage.it denuncia che nel compost, derivato del rifiuto umido utilizzato come fertilizzante, trattato dalla predetta società di Este, sarebbero presenti pratiche e altri residui come idrocarburi pesanti e metalli, ovvero zinco e rame;

   i laboratori della Labo Consult hanno rinvenuto nel campione analizzato anche materiale «inerte», inquinante;

   dalla medesima inchiesta risulta che la Sesa, tramite Fabrizio Ghedin addetto stampa del socio privato della stessa Angelo Mandato, abbia proposto una campagna pubblicitaria proprio sul sito Fanpage.it per centomila euro all'anno per tre anni, affinché non fosse troppo «infastidita», ovvero per concordare gli sviluppi dell'inchiesta;

   il socio privato di Sesa Spa è Angelo Mandato che ha rilevato l'azienda dal Gruppo Rossato, finito in un'inchiesta per affiliazioni criminali di ’ndrangheta. Come riporta «il Mattino di Padova» del 15 settembre 2016 si deve ricordare che il Gruppo Rossato fu al centro di indagini antimafia della Dda di Reggio Calabria per essersi associato con cosche della ’ndrangheta per gestire il ciclo dei rifiuti in Calabria;

   Fabrizio Ghedin è consulente per la comunicazione istituzionale di Vannia Gava, sottosegretario leghista per l'ambiente e la tutela del territorio e del mare dal 3 dicembre 2018 e durante questo periodo ha continuato a svolgere l'attività di relazione esterne di Sesa;

   nessun commento si è avuto dal comune di Este o dal sindaco leghista Roverta Gallana. Sesa è infatti una società a maggioranza pubblica, il 51 per cento è del comune padovano. Ghedin non sarebbe l'unico punto di contatto fra la Lega e il gruppo Mandato. Dalla Biogreen, sarebbe partito un finanziamento di 30 mila euro alla Lega, mentre la Bioman di Pordenone ha avuto come vicepresidente, fino a maggio 2019, Gianpaolo Vallardi, oggi presidente leghista della Commissione agricoltura del Senato;

   nel 2013 Bioman spa, Ing Am srl e la Sesa, tutte partecipate dal gruppo Mandato, si sono aggiudicate in associazione temporanea di imprese un appalto da 21 milioni di euro per trasporto e recupero di rifiuti organici per l'AMA di Roma; nel 2016 Bioman è stata l'unica impresa a presentare offerte e quindi ad aggiudicarsi un analogo appalto per 18 milioni –:

   quali iniziative urgenti di competenza intenda assumere il Ministro interrogato, anche vigilando su ogni possibile conflitto di interessi, in particolare con riguardo agli uffici di diretta collaborazione, affinché sia scongiurato ogni tipo di inquinamento nelle zone interessate.
(5-02286)


   LUCCHINI e GOLINELLI. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   il consiglio comunale di Zocca (Modena), con la deliberazione n. 24 del 20 marzo 2017, avente per oggetto «Controversia con Herambiente SpA in merito al mancato pagamento del danno ambientale per conferimenti nella discarica di Roncobotto», ha approvato l'accettazione dell'offerta, fatta dall'organismo di mediazione di Bologna, pari a 1.400.65 che equivale a 13,5 euro/tonnellata di rifiuti per il danno ambientale, mai versato da Herambiente spa al comune di Zocca nelle annualità 2013 e 2014;

   un comunicato del 24 marzo 2017 sul sito della regione Emilia-Romagna – cronaca bianca riporta che il comune avrebbe rinunciato a 633 mila euro di ricavo collegati al conferimento di rifiuti nella discarica di Roncobotto, poi chiusa nel 2014, dopo che la gestione del sito è passata da Meta spa a Herambiente spa;

   l'accordo originario con Meta spa prevedeva un riconoscimento da danno ambientale al comune di Zocca pari a 19 euro per tonnellata di rifiuti conferiti nella discarica, mentre con la nuova gestione di Herambiente spa, nel 2014, è stata decisa, anche a seguito di una mediazione, la cifra di 13,5 euro;

   un comunicato su Modena today del 27 marzo 2017 esprime dubbi sull'effettiva tutela degli interessi del comune da parte dell'agenzia territoriale Emilia-Romagna servizi idrici e rifiuti (Atersir);

   dalla deliberazione n. 24 del 2017 del consiglio comunale di Zocca si evince che nella potestà regolatoria di Atesir rientrano solo i rifiuti urbani e assimilati agli urbani, mentre la Herambiente spa ha conferito in discarica anche rifiuti speciali, in considerazione dell'ampliamento delle attività di discarica –:

   se il Ministro, nell'ambito delle proprie competenze in materia di danno ambientale ai sensi dell'articolo 299 e seguenti del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, intenda procedere, in accordo con la regione e con gli enti locali, a tutte le iniziative connesse all'individuazione, all'accertamento e alla quantificazione del danno ambientale effettivamente subito dal territorio di cui in premessa per effetto del conferimento di rifiuti urbani e speciali nella discarica di Roncobotto da parte di Herambiente spa nelle annualità 2013 e 2014, con particolare riguardo all'identificazione dell'effettiva corrispondenza dell'onere, a carico del soggetto responsabile, al danno subìto dal comune.
(5-02287)

Interrogazioni a risposta scritta:


   D'IPPOLITO. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   la Calabria è esposta a forti rischi naturali: terremoti, frane e inondazioni colpiscono con continuità diverse aree della regione, provocando vittime e danni e limitandone le potenzialità di sviluppo;

   al riguardo si ricordano i tragici terremoti del 1783 e del 1908, le alluvioni del 1935, del 1951, del 1953;

   nel passato più recente la pericolosità nella regione è emersa con i terremoti del 1998 e del 2012 e con una lunga sequenza di catastrofi idrogeologiche: da Crotone (1996) a Soverato (2000), a Vibo Valentia (2006), ai disastri del biennio 2008-2010 ai più recenti lutti del Raganello, di San Pietro a Maida, di Isola Capo Rizzuto;

   molti eventi producono danni diffusi e gravi che richiedono molti anni e ingenti risorse per essere risanati;

   a giudizio dell'interrogante sono molti i fattori che concorrono a formare il suddetto quadro: il governo locale del territorio, la mancata la tutela delle risorse naturali, il peso talora decisivo delle organizzazioni criminali, l'assenza di manutenzione, l'abbandono delle zone interne, l'urbanizzazione crescente, la scarsa diffusione di una cultura ambientale, il crescente rischio indotto dall'uomo attraverso l'inquinamento e il consumo delle risorse, il ruolo dell'ecomafia;

   la soggezione ai rischi naturali è al contempo causa ed effetto dei ritardi della regione lungo la strada dello sviluppo che la costringono, ancora oggi, a una condizione di tutela speciale nell'ambito dell'Unione europea, dal momento che risulta sempre tra quelle più bisognose di sostegno, relegandola in una condizione di sostanziale subalternità, il cui superamento appare, ad avviso dell'interrogante, ancora molto lontano;

   per l'interrogante la Calabria ha un sistema di protezione civile che negli ultimi anni si è via via consolidato, dimostrando una buona capacità di risposta nell'emergenza, con un sistema universitario particolarmente qualificato sui temi dei rischi naturali e un lavoro di rilievo del Cnr;

   nel contesto ha operato l'Autorità di bacino in Calabria, istituita dalla legge regionale n. 35 del 29 novembre 1996, in attuazione della legge 18 maggio 1989, n. 183, e successive modificazioni e integrazioni;

   detta Autorità ha redatto il piano per l'assetto idrogeologico (Pai) ed è stata attiva anche nel settore della difesa delle coste e nella formazione di tecnici;

   nel tempo, per l'evoluzione normativa, sono scomparse le Autorità di bacino regionali, che nel Meridione sono confluite in un'unica Autorità di distretto, denominata dell'Appennino meridionale, il che per l'interrogante si è rivelato una scelta non adeguata per la tutela del territorio;

   secondo l'interrogante appare necessario garantire una presenza, politica e tecnica, più incisiva in ambito europeo sulle tematiche dei rischi naturali, in modo da consentire al nostro Paese di avere almeno su questi temi un ruolo non subalterno;

   inoltre, occorrerebbe modificare il quadro normativo fissato dall'articolo 51, comma 5, della legge n. 221 del 2015, introducendo una nuova Autorità di distretto della Calabria che possa svolgere la propria attività con specifica attenzione alle peculiari caratteristiche del dissesto idrogeologico che caratterizza la regione –:

   se intenda promuovere iniziative di carattere normativo volte a riorganizzare l'articolazione dell'Autorità del distretto idrografico dell'Appennino meridionale, al fine di meglio tutelare il territorio della Calabria esposto ai rischi di cui in premessa.
(4-03067)


   BENEDETTI e CUNIAL. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   S.e.s.a. spa (Società estense servizi ambientali) con sede ad Este in provincia di Padova, è una ditta in cui sono presenti i seguenti impianti: smaltimento di rifiuti non pericolosi urbani (discarica), selezione frazione secca residua da raccolta differenziata, compostaggio e digestione anaerobica;

   il capitale della società S.e.s.a. è al 51 per cento di proprietà del comune di Este e al 49 per cento di Finam Group; di quest'ultimo il socio al 45 per cento è Angelo Mandato, imprenditore e socio anche di altre imprese, sempre nel settore della gestione dei rifiuti: la Bioman di Pordenone, nel cui consiglio di amministrazione figura come vicepresidente il senatore Gianpaolo Vallardi, presidente della Commissione agricoltura e produzione agroalimentare del Senato, e la Biogreen, dalla quale nel 2018 è partita una donazione di 30 mila euro al partito politico della Lega;

   nella scorsa legislatura S.e.s.a. è stata oggetto di un'ispezione da parte della Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti: nella relazione conclusiva sulla regione Veneto la Commissione non ravvisava particolari problematiche relativamente all'impianto di selezione interno, dove si svolgono operazioni di selezione e recupero di carta, cartone, metalli, plastica, ma indicava la necessità dell'allontanamento dell'impianto di compostaggio dal centro di Este e del potenziamento dei biofiltri per risolvere le criticità riscontrate, soprattutto in relazione al problema degli odori;

   il punto critico e poco trasparente dell'azienda è proprio l'impianto di compostaggio, con una mole di tonnellate/anno di rifiuti che è salita in cinque anni da 386 mila del 2011 a 473 mila del 2016 e con una produzione nel 2018 di 68 mila tonnellate di compost, per un fatturato di più di 96 milioni di euro;

   S.e.s.a. importa rifiuti urbani anche da fuori Veneto, in particolare dalla Campania, dove la mancanza di impianti di compostaggio determina il fatto che il 95 per cento della raccolta differenziata debba essere gestita altrove;

   negli anni si sono susseguite proteste e segnalazioni da parte dei cittadini, sia per un eccessivo spargimento di digestato e compost nei terreni, incompatibile con le buone pratiche agronomiche, sia per l'insostenibile impatto delle emissioni odorigene. Anche la qualità del fertilizzante è dubbia, vista la scarsa maturazione e la presenza di plastiche e vetro, nonché di idrocarburi pesanti e metalli;

   le criticità dell'impianto di compostaggio sono state oggetto di esame nell'ambito di una recente inchiesta della testata giornalistica Fanpage sul business milionario del compost in Veneto. A seguito della pubblicazione dell'inchiesta, il responsabile ufficio stampa di S.e.s.a., Fabrizio Ghedin, ha chiesto un incontro con la direzione di Fanpage, nel corso del quale ha prospettato la possibilità di un investimento pubblicitario di 100 mila euro l'anno in favore della testata giornalistica, con l'intento di attenuare le conclusioni dell'inchiesta in relazione all'operato di S.e.s.a.;

   tale tentativo è stato denunciato dalla stessa testata Fanpage, che ha rivelato che Fabrizio Ghedin non è solo responsabile ufficio stampa di S.e.s.a., ma anche consulente del Governo, in qualità di spin doctor di Vannia Gava, sottosegretaria per l'ambiente e la tutela del territorio e del mare. A seguito di questa denuncia, Ghedin si è dimesso dall'incarico pubblico –:

   quali iniziative il Ministro interrogato intenda adottare, per quanto di competenza, per monitorare, attraverso le specifiche strutture ministeriali e, in particolare, il comando dei carabinieri per la tutela dell'ambiente, l'attività di S.e.s.a. spa e le criticità rilevate nella gestione del citato impianto di compostaggio.
(4-03075)

BENI E ATTIVITÀ CULTURALI

Interrogazioni a risposta scritta:


   MURONI. — Al Ministro per i beni e le attività culturali. — Per sapere – premesso che:

   continuano le offese ai danni dei basolati di Napoli; nei giorni scorsi al Borgo di Porta Grande a Capodimonte è stato coperto con asfalto una parte del basolato vesuviano;

   bisogna fermare questo scempio, per questo è necessario estendere il vincolo per il basolato vesuviano in tutte le municipalità. Infatti, con decreto del 7 agosto del 2014, firmato dall'allora direttore regionale del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo Gregorio Angelini, la soprintendenza vincolava per conto del Ministero per i beni e le attività culturali il basolato napoletano di pietra lavica del Vesuvio;

   una decisione che si rifà a due decreti legislativi. Il primo del 20 ottobre del 1998, n. 368 e il secondo del 22 gennaio 2004, n. 42, come citato nello stesso atto. Purtroppo, quell'atto si limitava a vincolare il solo basolato storico nel territorio della municipalità 2 del comune di Napoli;

   «Ci chiediamo qual è la differenza storico-culturale-paesaggistica delle Municipalità di Napoli» ha denunciato Green Italia; «Perché – continuano gli esponenti di Green Italia – non dichiarare di interesse storico artistico anche il basolato delle altre Municipalità di Napoli e quindi sottoporlo a tutte le disposizioni di tutela contenute nel decreto legislativo?». «Pertanto, prima che sia troppo tardi, Green Italia ha inviato una richiesta al Soprintendente per estendere il vincolo a partire dalla Municipalità 3 che conserva ancora nei vicoli e nelle piazze dei Vergini e della Sanità e lungo le pendici della Collina di Capodimonte, che partono da via Foria, l'antica pavimentazione» –:

   se sia a conoscenza di quanto esposto in premessa e se non intenda promuovere, per quanto di competenza, una riflessione tecnica mirata alla verifica della possibilità di estendere il vincolo a tutte le altre municipalità a partire dalla municipalità, che conserva ancora nei vicoli e nelle piazze dei Vergini e della Sanità e lungo le pendici della collina di Capodimonte, che partono da via Foria, l'antica pavimentazione.
(4-03068)


   MURONI. — Al Ministro per i beni e le attività culturali. — Per sapere – premesso che:

   il comune di Napoli, su proposta della municipalità 3 e della Tangenziale di Napoli s.p.a., ha previsto di investire 500.000 euro dei finanziamenti previsti dal contratto istituzionale di sviluppo tra Ministero per i beni e le attività culturali e comune di Napoli, in uno studio di fattibilità per costruire 3 nuovi svincoli della tangenziale e per realizzare 60.000 metri quadrati di parcheggi nelle cave di tufo di Capodimonte;

   è del tutto evidente che nel 2019, in piena crisi climatica, un progetto del genere non possa essere ritenuto coerente con un modello di sviluppo sostenibile dei trasporti urbani. Numerosi studi dimostrano che l'aumento dei nodi di una strada a scorrimento veloce non decongestiona, bensì congestiona il traffico, e che il potenziamento delle infrastrutture per il trasporto privato non distribuisce i flussi, ma al contrario ne aumenta la portata;

   la costruzione dei piloni di sostegno delle rampe, inoltre, avrebbe un impatto ambientale devastante sull'area verde interessata dal progetto, quella compresa tra la Sanità, i Colli Aminei e Capodimonte; un'area verde di alto valore paesaggistico e ambientale, attualmente vincolata sia dal piano regolatore sia dal parco metropolitano delle colline di Napoli. Un intervento simile, dunque, oltre a essere nocivo per la mobilità e l'ambiente, sarebbe in contrasto con le normative vigenti;

   quanto alla proposta del megaparcheggio, essa avviene in assenza degli specifici strumenti di pianificazione di cui il comune è privo, perché non elaborati o scaduti: il Piano urbano del traffico (Put) è scaduto nel 2006; del Pup, piano urbano parcheggi, del 2005, e del Pums, piano urbano della mobilità sostenibile, esistono dal 2016 soltanto le linee guida. A ciò si aggiunga che nel piano regolatore di Napoli è prevista la realizzazione della linea 9 – nota come «Metropolitana dei due musei» – che potrebbe collegare facilmente la stazione museo di piazza Cavour (linea 1) con il museo nazionale di Capodimonte e la stazione dei Colli Aminei (linea 1), dove peraltro esiste già un parcheggio di interscambio, riducendo il traffico veicolare della zona. Queste cose sono evidenti di per sé, per cui non si vede la necessità di sprecare 500.000 euro di fondi pubblici per averne la conferma;

   già negli anni ’70 venne proposto un progetto analogo, combattuto dalle associazioni ambientaliste, poiché minacciava il polmone verde di Capodimonte. Negli anni ’70 prevalse il buon senso. Oggi il presidente della III municipalità parla di «Futuro di un pezzo di città», ma la sua linea politica guarda a un passato vecchio di cinquant'anni. Tra il 2017 e il 2019 Parigi ha acquistato 800 autobus elettrici; Amsterdam ha adottato un «piano di azione per l'aria pulita» che prevede lo «stop» alle automobili (benzina e diesel) entro dieci anni e l'eliminazione di 1.500 parcheggi all'anno; Vienna ha potenziato il trasporto pubblico e ottenuto che il 73 per cento dei suoi abitanti non usi più il trasporto privato;

   questo è quanto denunciato in un comunicato stampa da Set Napoli, Green Italia, Legambiente Parco letterario Vesuvio, Italia Nostra, WWF Napoli insieme ad altre associazioni, e sottoscritto da vari esponenti della realtà civile in merito alla proposta di nuovi svincoli della tangenziale e di un megaparcheggio –:

   se sia a conoscenza di quanto esposto in premessa e se non intenda promuovere, per quanto di competenza, una riflessione tecnica mirata all'utilità di finanziare con 500.000 euro uno studio di fattibilità per soluzioni trasportistiche di grande impatto ambientale, che appare in contrasto con la normativa paesaggistica.
(4-03069)

DIFESA

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

IV Commissione:


   MARIA TRIPODI e CANNIZZARO. — Al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:

   come riportato da notizie di stampa, i bandi di concorso pubblici relativi al comparto difesa e sicurezza contengono la norma che esclude la partecipazione a coloro che siano stati prosciolti, d'autorità o d'ufficio, da precedente arruolamento nelle Forze armate o di polizia, a esclusione dei proscioglimenti per inidoneità psicofisica;

   il provvedimento di proscioglimento della ferma è adattato dalla direzione generale per il personale militare e determina la cessazione del rapporto di servizio in alcuni specifici casi elencati all'articolo 957 del codice dell'ordinamento militare, tra i quali, quelli di: domanda presentata dall'interessato; assunzione in servizio nel Corpo nazionale dei vigili del fuoco; esito positivo degli accertamenti diagnostici per abuso di alcol, per l'uso anche saltuario od occasionale, di sostanze stupefacenti e altro;

   il decreto legislativo n. 94 del 29 maggio 2017, recante disposizioni in materia di riordino dei ruoli e delle camere del personale delle Forze armate, all'articolo 8, statuisce una fondamentale modifica del summenzionato articolo 957 del codice dell'ordinamento militare, prevedendo tra le cause che determinano il proscioglimento della ferma anche il «mancato superamento dei corsi basici di formazione previsti per la ferma prefissata di un anno, salvo i casi di infermità dipendente da causa di servizio»;

   tale novella riveste una importanza strategica per i volontari in ferma prefissata di un anno delle Forze armate, poiché il corso di addestramento basico per i VFP1 ha durata di 10 settimane ed è suddiviso in due moduli, ciascuno di 5 settimane con attività addestrative che si svolgono dal lunedì al sabato;

   se nel periodo sopra citato il militare non dovesse superare il corso basico formativo sarà prosciolto d'autorità con tutte le conseguenze che scaturiranno da tale provvedimento sui futuri concorsi pubblici cui il militare prosciolto intenderà partecipare;

   ad avviso degli interroganti, si tratta, dunque, di un'ulteriore penalizzazione a discapito dei precari delle Forze armate che solo per il mancato superamento del corso anche per casi di infermità non dipendenti da causa di servizio si troveranno esclusi dalla possibilità di appartenere al comparto sicurezza e difesa –:

   se il Ministro interrogato non intenda intraprendere le opportune iniziative di carattere normativo al fine di escludere dai casi di proscioglimento della ferma il mancato superamento dei corsi basici di formazione previsti per la ferma prefissata di un anno, al fine di poter offrire anche ai cosiddetti «precari» delle Forze armate l'opportunità di entrare a far parte del servizio permanente.
(5-02280)


   TRAVERSI, GIOVANNI RUSSO, ARESTA, CHIAZZESE, CORDA, DEL MONACO, D'UVA, ERMELLINO, FRUSONE, GALANTINO, GUBITOSA, IORIO, IOVINO, RIZZO e ROBERTO ROSSINI. — Al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:

   il gruppo aeronautico «Piaggio Aerospace», con sede a Villanova d'Albenga e Genova, occupa circa 1.100, lavoratori, ed è impegnato sul versante dell'aviazione civile e militare, specializzato nella produzione del velivolo commerciale P.180 e del velivolo a pilotaggio remoto P.1HH, un drone progettato per scopi militari e per la sorveglianza e la ricognizione aerea, marittima e del territorio;

   il programma dei velivoli a pilotaggio remoto P.1HH è fondamentale per l'eccellenza tecnologica, autentica: espressione del made in Italy nel mondo, e per la sopravvivenza stessa di questa storica azienda;

   il 20 settembre 2018, durante la seduta di interrogazioni a risposta immediata in Senato, il Ministro interrogato ha dichiarato che il programma trova la piena approvazione del suo dicastero, in virtù anche del «dual use», militare e civile (per il controllo del territorio, a livello ambientale, al contrasto degli incendi boschivi, per il monitoraggio dei siti archeologici);

   successivamente, lo stesso Ministro ha affermato che, quanto al drone militare P1HH, sono in corso approfondimenti per ricercare ulteriori sinergie che permettano il proseguimento del programma nel più ampio interesse nazionale, anche se sono venute meno alcune fondamentali condizioni abilitanti;

   il Governo ha, in seguito fatto riferimento, in sede di risposta ad un'interpellanza urgente, a una commessa pubblica per rinnovare la flotta governativa dei P180;

   l'atteggiamento apparentemente attendista del Governo nel definire le proprie intenzioni relativamente al programma dei droni e di ammodernamento della flotta P-180 potrebbe acutizzare la situazione in cui si trovano i lavoratori dell'azienda Piaggio –:

   quali iniziative il Ministro interrogato intenda adottare in merito allo sviluppo dei programmi P1HH e all'ammodernamento della flotta P-180, nell'ottica di dotare la Difesa di assetti fondamentali per il disimpegno dei compiti istituzionali, garantendo, nel contempo, un futuro ai lavoratori di un'azienda che, senza dubbio alcuno, rappresenta un'assoluta eccellenza nel panorama mondiale di settore.
(5-02281)

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazioni a risposta scritta:


   NOVELLI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 7, comma 10, del decreto-legge 13 settembre 2012, n. 158, convertito dalla legge 8 novembre 2012, n. 189, ha demandato all'Agenzia delle dogane e dei monopoli, in sede attuativa, tenuto conto dei molteplici interessi di settore, il compito: (a) di provvedere alla pianificazione di forme di progressiva ricollocazione dei punti della rete fisica di raccolta del gioco praticato mediante gli apparecchi di cui all'articolo 110, comma 6, lettera a), del Testo unico delle leggi di pubblica sicurezza; (b) di svolgere detta pianificazione, sulla base di criteri – anche relativi alle distanze da istituti di istruzione primaria e secondaria, da strutture sanitarie e ospedaliere, da luoghi di culto, da centri socio-ricreativi e sportivi – da definire con decreto del Ministro dell'economia e delle finanze, di concerto con il Ministro della salute, previa intesa sancita in sede di Conferenza unificata (Stato-città ed autonomie locali e Stato-regioni), di cui all'articolo 8 del decreto legislativo 28 agosto 1997, n. 281 e successive modificazioni e integrazioni;

   l'articolo 1, comma 936, della legge 28 dicembre 2015, n. 208, ha previsto che: «Entro il 30 aprile 2016, in sede di Conferenza unificata di cui all'articolo 8 del decreto legislativo 28 agosto 1997, n. 281, sono definite le caratteristiche dei punti di vendita ove si raccoglie gioco pubblico, nonché i criteri per la loro distribuzione e concentrazione territoriale, al fine di garantire i migliori livelli di sicurezza per la tutela della salute, dell'ordine pubblico e della pubblica fede dei giocatori e di prevenire il rischio di accesso dei minori di età. Le intese raggiunte in sede di Conferenza unificata sono recepite con decreto del Ministro dell'economia e delle finanze, sentite le Commissioni parlamentari competenti»;

   l'articolo 9, comma 6-bis del decreto-legge n. 87 del 2018 (cosiddetto decreto dignità convertito, con modificazioni dalla legge n. 96 del 2018 ha previsto: «Entro sei mesi dalla data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto, il Governo propone una riforma complessiva in materia di giochi pubblici in modo da assicurare l'eliminazione dei rischi connessi al disturbo da gioco d'azzardo e contrastare il gioco illegale e le frodi a danno dell'erario, e comunque tale da garantire almeno l'invarianza delle corrispondenti entrate, ivi comprese le maggiori entrate derivanti dal comma 6»;

   il Consiglio di Stato con pareri n. 257 e n. 258 del 2019 ha rilevato che le conclusioni della Conferenza unificata avrebbero dovuto essere recepite con decreto del Ministero dell'economia e delle finanze, ma ad oggi tale decreto non è stato emanato. Nelle more, la Conferenza unificata del 7 settembre 2017 ha raggiunto un'intesa concernente le caratteristiche dei punti di raccolta del gioco pubblico, al fine di garantire una regolamentazione uniforme su tutto il territorio nazionale;

   è evidente che nella situazione attuale, in mancanza di attuazione dell'intesa e/o della riforma complessiva del settore del gioco, come evidenziato dal Consiglio di Stato, non è possibile bandire nuove gare per la gestione dei giochi pubblici;

   appare pertanto necessario che il Ministero fornisca informazioni sulle ragioni della mancata adozione del decreto ministeriale, fornendo informazioni circa lo stato dell'arte, le ragioni del ritardo e/o le eventuali diverse scelte amministrative che presiedono alla decisione di soprassedere all'emanazione di tale decreto –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza di quanto riportato in premessa e quali siano le strategie per il riordino complessivo del settore del gioco che intende attuare.
(4-03064)


   PARENTELA. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   in una lettera al Ministro dell'interno a firma dei consiglieri comunali di Borgia (Cz) Giovanni Maiuolo e Marta Cristofaro, si segnalano diverse questioni in merito alla trasparenza amministrativa dell'ente comune di Borgia, alla condizione di edifici scolastici del luogo, a dubbi affidamenti di lavori di adeguamento con risorse stanziate dal Ministero dell'interno, al dichiarato mancato rispetto delle norme per la convocazione del consiglio comunale, a interrogazioni consiliari rimaste senza risposta, a inchieste giudiziarie relative a un contestato incremento dell'organico della polizia locale (e di cui può leggersi partitamente, per esempio, in un articolo del 7 giugno 2019 apparso sulla testata giornalistica on line Calabria 7), a problemi di cronologia di pubblicazione di atti municipali ed anche di lamentata inesistenza di taluni, ad annotazioni del revisore del rendiconto in relazione a marcate criticità riguardanti il mantenimento dell'equilibrio di bilancio e ad altri aspetti di gestione;

   nella XVII legislatura con l'interrogazione a risposta scritta n. 4/10344 del 14 settembre 2015, l'interrogante aveva già rappresentato al Ministro dell'economia e delle finanze un problema di lamentato mancato rispetto delle procedure, con riferimento all'approvazione del bilancio previsionale del comune di Borgia relativo all'anno 2015;

   all'interrogante non è noto se il comune di Borgia sia al momento ente strutturalmente deficitario;

   l'articolo 155 del decreto legislativo n. 267 del 2000 e successive modificazioni e integrazioni in relazione ai compiti della commissione per la stabilità finanziaria degli enti locali operante presso il Ministero dell'interno, contempla al comma 1), lettera a), che alla medesima spetti il «controllo centrale, da esercitare prioritariamente in relazione alla verifica della compatibilità finanziaria, sulle dotazioni organiche e sui provvedimenti di assunzione di personale degli enti dissestati e degli enti strutturalmente deficitari, ai sensi dell'articolo 243»;

   i servizi ispettivi di finanza pubblica svolgono verifiche amministrativo-contabili presso tutte le pubbliche amministrazioni di cui all'articolo 1 della legge 31 dicembre 2009, n. 196, e all'articolo 1, comma 2, del decreto legislativo 30 marzo 2001 n. 165 –:

   quali iniziative di competenza intendano assumere al riguardo, in particolare promuovendo una verifica dei servizi ispettivi di finanza pubblica, in merito alla gestione amministrativo-contabile del comune di Borgia, in particolare per quanto concerne la stabilità finanziaria dell'ente.
(4-03071)

GIUSTIZIA

Interrogazione a risposta scritta:


   CASSINELLI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   nel sistema carcerario italiano ogni giorno si registrano proteste di detenuti contro le disposizioni di amministrazione penitenziaria, aggressioni continue ai poliziotti penitenziari, casi quotidiani di colluttazioni e celle devastate;

   come hanno denunciato i sindacati della polizia penitenziaria e tra essi il Sappe, i numeri riferiti al 2018 – con una popolazione detenuta inferiore a quella attuale di oltre 60.400 presenze – sono indegni per un Paese civile visto che nelle carceri italiane si sono verificate 7.784 colluttazioni, 1.159 ferimenti, 91 evasioni (8 quelle femminili), 10.423 atti di autolesionismo, 61 suicidi, 1.198 quelli sventati dalle donne e dagli uomini del Corpo;

   le organizzazioni sindacali da tempo denunciano il depotenziamento del ruolo di Corpo di polizia dello Stato per la polizia penitenziaria dopo che in questi ultimi anni si è registrata una serie continua di provvedimenti a giudizio dell'interrogante sbagliati e gravi, come ad esempio l'imposizione dei numeri degli organici del Corpo negli istituti e nei servizi penitenziari senza alcuna logica, la soppressione delle centrali operative regionali della polizia penitenziaria che segue la scelta di chiudere sul territorio carceri (come quello di Savona) e provveditorati regionali dell'amministrazione penitenziaria (come quello di Genova) in ragione di supposte razionalizzazioni;

   secondo alcune recenti linee guida diffuse dal capo del dipartimento dell'amministrazione penitenziaria, Francesco Basentini, a breve potrebbe registrarsi la chiusura, per presunta anti-economicità – avendo entrambe un numero di detenuti inferiore al limite di 100 presenze – anche delle carceri liguri di Chiavari e Imperia;

   alcune strutture carcerarie italiane sono come polveriere pronte a esplodere e, tra queste, spiccano le realtà delle case circondariali di Genova Marassi e di Sanremo –:

   quali iniziative intenda assumere al fine di istituire un tavolo permanente al Ministero della giustizia per monitorare la situazione penitenziaria e trovare, di concerto con le organizzazioni sindacali del Corpo di polizia penitenziaria, idonee soluzioni anche per dare piena esecutività alle recenti norme dipartimentali sulla tutela della quiete notturna negli istituti penitenziari, con l'incentivazione a tenere salubri ritmi sonno-veglia.
(4-03072)

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   FICARA. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   il Consorzio per le autostrade siciliane (Cas) è stato costituito nel 1997 dalla unificazione (articolo 16, secondo comma, lettera b), della legge n. 531 del 1982) dei tre distinti Consorzi concessionari Anas operanti in Sicilia per la costruzione e la gestione delle autostrade Messina-Catania-Siracusa, Messina-Palermo e Siracusa-Gela;

   il Consorzio per le autostrade siciliane è attualmente concessionario, con convenzione stipulata il 27 novembre 2000 con scadenza il 31 dicembre 2030, dell'autostrada A20, Messina-Palermo, e della A18, Catania-Messina e Siracusa-Gela, ancora in costruzione, facente parte dell'asse viario europeo E45;

   a carico del Consorzio sono stati riscontrati negli ultimi anni numerosi inadempimenti, solo in parte sanati, e l'ente concessionario è da tempo sottoposto a indagini penali e contabili a causa di presunti sprechi di denaro pubblico e per la mancanza di adeguati sistemi di sicurezza e di manutenzione nei tratti autostradali da esso direttamente gestiti;

   in particolare, il tratto autostradale che da Cassibile porta a Rosolini, è reso pericoloso dalle condizioni sempre più precarie dell'asfalto che provoca sbalzi pericolosissimi nei mezzi in transito e risulta essere vistosamente inadatto alla percorrenza veloce ed estremamente pericoloso per l'incolumità di coloro che ne usufruiscono;

   il programma triennale delle opere pubbliche 2019-2021 del Cas ha previsto diversi interventi di messa in sicurezza del tratto autostradale in questione nell'ambito di programmi di manutenzione ordinaria e straordinaria. Nello specifico, tra gli «Interventi programmati e interventi per il superamento delle non conformità – triennio 2019-2021 – Pavimentazioni», il Consorzio autostrade Siciliane ha previsto la riqualificazione della pavimentazione dello svincolo di Cassibile e il completamento dei lotti 4 e 5 dell'Autostrada A18 Siracusa – Rosolini per un importo totale di euro 16.183.264,42 (l'inizio dei lavori è previsto per settembre 2019 – il finanziamento è da reperire);

   tuttavia, ad oggi, nonostante le numerose sollecitazioni effettuate, il Consorzio per le autostrade siciliane continua ad omettere, se non per interventi marginali, l'esecuzione delle manutenzioni ordinarie e straordinarie necessarie all'urgente e indifferibile messa in sicurezza del suddetto tratto autostradale –:

   se il Ministro interrogato, per quanto di competenza, intenda verificare la sussistenza di eventuali inadempienze o ritardi da parte del Cas nel porre in essere gli interventi indifferibili e urgenti necessari a garantire la sicurezza del tratto autostradale che collega Cassibile a Rosolini e quali iniziative, nel caso di accertata inadempienza, intenda assumere affinché sia garantito nel più breve tempo possibile il livello di sicurezza imposto dalle norme di legge.
(5-02272)


   FICARA e RAFFA. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   il Consorzio per le autostrade siciliane (Cas) è stato costituito nel 1997 dalla unificazione (articolo 16, secondo comma, lettera b), della legge n. 531 del 1982) dei tre distinti Consorzi concessionari Anas operanti in Sicilia per la costruzione e gestione delle autostrade Messina-Catania-Siracusa, Messina-Palermo e Siracusa-Gela;

   il Cas è attualmente concessionario, con convenzione stipulata il 27 novembre 2000 con scadenza il 31 dicembre 2030, dell'autostrada A20, Messina-Palermo, e della A18, Catania-Messina e Siracusa-Gela, ancora in costruzione, facente parte dell'asse viario europeo E45;

   a carico del Consorzio sono stati riscontrati negli ultimi anni numerosi inadempimenti, solo in parte sanati, e l'ente concessionario è da tempo sottoposto a indagini penali e contabili a causa di presunti sprechi di denaro pubblico e per la mancanza di adeguati sistemi di sicurezza e di manutenzione nei tratti autostradali da esso direttamente gestiti;

   in particolare, il tratto autostradale che da Cassibile porta a Rosolini risulta essere pericoloso, oltre che per le condizioni sempre più precarie dell'asfalto che provoca sbalzi pericolosissimi nei mezzi in transito, anche per la presenza del casello di Cassibile, già teatro di incidenti, tra i quali, nel 2013 quello che coinvolse le auto dell'allora presidente della regione siciliana Crocetta; altri incidenti si sono verificati nel gennaio 2014 e nel marzo 2018; in quest'ultimo vide coinvolto un mezzo pesante rimase gravemente ferito il conducente; l'ultimo si è verificato il 17 maggio 2019;

   già dal 2013 il Movimento 5 Stelle avanzava dubbi sulla necessità di costruzione del suddetto e il parlamentare regionale siciliano Stefano Zito chiedeva le opportune verifiche sulle tecniche e sulle modalità di costruzione ed esecuzione a «regola d'arte» dei lavori con una mozione ad hoc, rinnovando l'invito nel 2014, epoca in cui i lavori di costruzione non erano ancora stati ultimati;

   adesso, dopo l'ennesimo incidente e quando anche le opere accessorie sono state realizzate, l'assessore regionale alle infrastrutture ne annuncia la prossima demolizione, dichiarando che verrà ricostruito rispettando le norme di sicurezza e secondo criteri moderni. E così, considerando anche i caselli di esazione costruiti agli svincoli, la barriera («provvisoria») di Cassibile si rivelerà una delle più «care» demolizioni degli ultimi anni: 4,2 milioni di euro, a cui si aggiungono altri 200 mila euro per la segnaletica verticale e orizzontale (nel 2015) –:

   se il Ministro interrogato, per quanto di competenza, intenda verificare la conformità dei lavori eseguiti al progetto approvato e quali iniziative, nel caso di accertata inadempienza, intenda assumere affinché sia garantito nel più breve tempo possibile il livello di sicurezza imposto dalle norme di legge, anche al fine di evitare che si possano ripetere episodi di tal fatta e realizzazioni di opere – così come sembra essere accaduto con il casello di Cassibile – senza il rispetto di criteri e norme di sicurezza.
(5-02273)


   PAITA. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   in data 27 febbraio 2019 l'interrogante ha depositato l'atto di sindacato ispettivo n. 5-01581 riguardante la criticità riguardante il ponte sulla strada provinciale 18 che attraversa il Vara a Cavanella frazione di Beverino, chiuso per il grave stato di degrado del manufatto;

   con quell'atto si chiedeva se il Ministro, nell'ambito del monitoraggio avviato a seguito del crollo del «ponte Morandi», avesse ricevuto dalla provincia di La Spezia segnalazioni circa le criticità sopra riscontrate e gli interventi necessari a rimuovere la situazione di rischio e quali eventuali iniziative, per quanto di competenza, fossero state assunte o programmate al riguardo;

   nella risposta illustrata in Commissione in data 29 maggio 2019 il Governo, per tramite del competente sottosegretario, ha testualmente affermato come riportato dal resoconto stenografico della seduta che «Nell'ambito dell'azione di monitoraggio dello stato di conservazione e manutenzione delle opere pubbliche richiamata dall'interrogante, il Provveditorato interregionale alle opere pubbliche per il Piemonte, la Valle d'Aosta e la Liguria riferisce che la Provincia ha segnalato una serie di opere che necessitano di monitoraggio e intervento, tra cui non figura il ponte oggetto di interrogazione.»;

   a distanza di pochi giorni a mezzo stampa, in particolare dall'edizione di La Spezia del Secolo XIX del 1° giugno 2019, si apprende che la provincia di La Spezia in data 13 settembre 2018 aveva inviato tramite la regione al Ministero delle infrastrutture e dei trasporti una richiesta ammontante a oltre 6 milioni di euro per interventi di messa in sicurezza di ben 49 ponti tra cui anche quello di Cavanella in territorio di Beverino;

   da una parte la provincia e la regione sostengono di aver inviato documentazione al Ministero, dall'altra il Sottosegretario per le infrastrutture e i trasporti fa sapere rispondendo a un atto di sindacato ispettivo di non aver mai ricevuto alcuna richiesta –:

   se, alla luce di quanto riportato in premessa, trovi conferma quanto riportato nella risposta del 29 maggio 2019 all'interrogazione citata, ossia che al Ministero delle infrastrutture e dei trasporti non risulti essere mai pervenuta alcuna richiesta di finanziamento riguardante il ponte in questione.
(5-02274)

INTERNO

Interrogazione a risposta in Commissione:


   PERCONTI. — Al Ministro dell'interno, al Ministro della giustizia, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   con l'interrogazione n. 5-00462 del 18 settembre 2018 i deputati del Movimento 5 Stelle sono già intervenuti sulla questione che tocca l'imprenditore bivonese Ignazio Cutrò e altri testimoni di giustizia, che da anni chiedono maggiore protezione e tutela con fatti concreti su sicurezza e lavoro;

   i testimoni di giustizia sono identificati come coloro che «assumono rispetto al fatto o ai fatti delittuosi in ordine ai quali rendono le dichiarazioni esclusivamente la qualità di persona offesa dal reato, ovvero di persona informata sui fatti o di testimone», a condizione che non siano oggetto di misure di prevenzione;

   il 22 aprile 2019 il TG3 trasmetteva un'intervista rilasciata dallo stesso Cutrò che con delusione e stanchezza dichiarava: «Siamo stanchi non ce la facciamo più, non vogliamo essere considerati una spesa o un peso. Se ci toglieranno ancora quel poco di dignità che ci resta noi siamo pronti a tutto. (...) Noi abbiamo vinto contro la mafia perché i nostri aguzzini sono stati tutti arrestati ma la mia azienda ha chiuso e lo Stato ha perso, perché nel momento in cui chiude un'azienda di un testimone di giustizia lo Stato perde»;

   si è di fronte a una vittoria amara, se si pensa a chi ha rinunciato a tutto per seguire i principi della legalità, denunciando i propri estorsori, ma senza riconoscimento da parte dello Stato. Fino al 2008, infatti, l'azienda di Cutrò presentava una situazione economica solida. A seguito degli arresti e della successiva sentenza di condanna confermata in Cassazione in data 4 luglio 2013, la situazione è precipitata: la mancanza di commesse, infatti, ha determinato un tracollo finanziario che non ha più permesso alla famiglia Cutrò di mantenere uno standard economico utile per il rilascio di Durc e Soa, richiesti dalle pubbliche amministrazioni, per il conferimento di appalti pubblici, e, in un circolo divenuto vizioso, la mancanza di lavoro ha determinato l'impossibilità di adempiere agli obblighi fiscali naturalmente connessi all'esercizio dell'impresa e di ottemperare alle obbligazioni contratte con gli istituti di credito;

   con la decisione di testimoniare Cutrò ha offerto, insieme agli altri testimoni di giustizia, un contributo determinante nella lotta al crimine organizzato ed esposto se stesso e la sua famiglia a rischi per la sicurezza personale e a disagi profondi che hanno segnato la loro esistenza;

   Cutrò ha deciso di non lasciare la sua terra e non cambiare identità, continuando a vivere nei luoghi dove sono avvenuti i fatti che ha denunciato;

   le misure fin qui adottate, come nel caso Cutrò, rappresentano spesso un elemento «tampone» non dimostrandosi sufficienti;

   è compito dello Stato intervenire in aiuto di chi rimane isolato da una comunità e impossibilitato a reinserirsi nell'ambito lavorativo a pieno titolo, soprattutto per chi sceglie di stare dalla parte della legalità denunciando e testimoniando contro la criminalità organizzata;

   chi rimane nel luogo di origine è soggetto quasi inevitabilmente a danni economici rilevanti rispetto ai quali i benefici economici previsti dalla normativa vigente non sono una forma di compensazione adeguata –:

   quali iniziative intendano intraprendere i Ministri interrogati per meglio tutelare i testimoni di giustizia e le loro famiglie, in particolar luogo del programma speciale in località protetta;

   se i Ministri interrogati non ritengano opportuno porre in essere iniziative di carattere normativo, volte a individuare nuove modalità di sostegno e agevolazioni di tipo fiscale, a favore degli imprenditori che, al pari del signor Cutrò, decidano di rimanere nella località di origine dopo le denunce.
(5-02277)

Interrogazioni a risposta scritta:


   LATTANZIO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   nella notte tra sabato 8 e domenica 9 giugno 2019, un incendio ha distrutto l'edificio che ospitava il ristorante «L'Ancora», sul lungomare di Palese, nella zona nord di Bari;

   l'incendio ha provocato numerosi danni, distruggendo completamente il tetto e facendo a pezzi le vetrate. L'edificio era stato svuotato dai precedenti titolari della concessione e, onde evitare che fosse deturpato da atti vandalici, era stato murato e sigillato. Proprio per tale motivo e per l'assenza di allacci di gas o pericoli interni – come verificato durante i sopralluoghi – si sospetta fortemente la natura dolosa;

   l'amministrazione comunale ha evidenziato che da poco era stata messa a bando una concessione, finalizzata esclusivamente allo svolgimento di attività turistico-ricreative e, in particolare, all'esercizio di attività tra cui la gestione di stabilimenti balneare e la gestione di strutture ricettive o ricreative e sportive, commercio o ristorazione. La procedura era scaduta il 31 maggio 2019, con il recepimento di una sola domanda considerata regolare;

   l'ipotesi è che la procedura di affidamento della concessione, portata avanti in maniera corretta e trasparente, abbia infastidito soggetti la cui natura potrebbe essere riconnessa ad attività criminali;

   iniziate immediatamente le indagini, l'amministrazione comunale ha fatto prontamente sapere che l'incendio non ferma l'attività di rilascio della concessione che il bando continuerà regolarmente il suo iter –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza del fatto esposto in premessa e quali iniziative intenda intraprendere, per quanto di competenza, per assicurare che le procedure relative alle concessioni per l'esercizio delle attività turistico-ricreative in Puglia – come in altre aree costiere – possano sempre essere portate avanti in maniera trasparente e al riparo dalle minacce della criminalità organizzata.
(4-03065)


   TORTO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   la dimostrazione dei risultati di gestione di un comune avviene mediante il rendiconto della gestione, il quale comprende il conto del bilancio, il conto economico e lo stato patrimoniale;

   ai sensi dell'articolo 227 del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267, il rendiconto della gestione deve essere deliberato entro il 30 aprile dell'anno successivo dall'organo consiliare. La proposta deve essere messa a disposizione dei componenti dell'organo consiliare almeno 20 giorni prima dell'inizio della sessione consiliare in cui sarà esaminato il rendiconto;

   secondo il comma 2-bis dell'articolo 227 del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267, in caso di mancata approvazione del rendiconto di gestione entro il termine del 30 aprile dell'anno successivo, si applica la procedura prevista dal comma 2 dell'articolo 141 del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267 che prevede anche lo scioglimento del comune che non approva il bilancio entro i termini stabiliti;

   nel comune di San Giovanni Teatino, nella provincia di Chieti, la mancata approvazione entro i termini previsti sembra essere diventata una condotta consolidata da parte dell'amministrazione;

   i consiglieri di minoranza del comune San Giovanni Teatino nella provincia di Chieti in data 10 maggio 2019 hanno segnalato al prefetto di Chieti l'avvenuta scadenza dei termini entro il quale approvare il bilancio. Nella stessa segnalazione si chiedeva al prefetto di assegnare un termine di 20 giorni per portare in discussione lo strumento finanziario;

   ad oggi, nulla è accaduto: a giudizio dell'interrogante, i tempi previsti dalla normativa vigente ai fini di un eventuale commissariamento devono necessariamente tener conto che il rendiconto deve essere deliberato entro il 30 aprile e che ad oggi, nonostante i solleciti, si è ad oltre un mese dalla scadenza prevista per la sua approvazione –:

   quali iniziative si intendano intraprendere per quanto di competenza, ai sensi delle norme vigenti in materia di approvazione del rendiconto di gestione, in particolare valutando se sussistano i presupposti per l'avvio della procedura di scioglimento del consiglio comunale in questione, ai sensi dell'articolo 141, comma 2, del Testo unico delle leggi sull'ordinamento degli enti locali.
(4-03070)

ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazione a risposta in Commissione:


   FERRO, BUCALO e FRASSINETTI. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, al Ministro per la pubblica amministrazione. — Per sapere – premesso che:

   il 16 aprile 2019, presso l'Università della Calabria a Rende (Cosenza), si sono tenute le prove preselettive al tirocinio formativo attivo per il sostegno nella scuola secondaria di primo grado;

   a quanto si apprende da fonti di stampa, all'apertura dei plichi alcuni questionari sarebbero risultati incompleti;

   molti concorrenti sarebbero stati lasciati in possesso di telefoni cellulari e quindi condizione di ricevere dall'esterno le risposte ai questionari;

   le procedure di selezione sono state curate da una società di consulenza esterna;

   con nota protocollo n. 9538 del 17 aprile 2019 del direttore generale dell'Università della Calabria, e stato comunicato l'annullamento della prova, fissata in data 16 aprile 2019, per lo svolgimento del test preliminare per l'ammissione ai percorsi di formazione per il conseguimento della specializzazione per le attività di sostegno didattico agli alunni con disabilità nella scuola secondaria di primo grado per l'anno accademico 2018/2019;

   in ragione di quanto sopra, il test preliminare di accesso ai corsi di sostegno 2018/19 per il grado di scuola «secondaria di 1° grado» è stato rinviato al 6 maggio 2019, in sostituzione della prova annullata;

   analoghe problematiche si sono verificate presso gli atenei di Potenza e Bari –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti esposti;

   quali iniziative urgenti di competenza intenda assumere il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca per definire, in futuro, modalità alternative di svolgimento delle prove, intensificando i controlli ed eventualmente assumendo la gestione diretta dell'espletamento delle prove, oggi affidato a società di consulenza esterna;

   se non si ritenga utile promuovere, per quanto di competenza, una verifica circa le modalità di scelta della società di consulenza esterna.
(5-02275)

Interrogazione a risposta scritta:


   FRASSINETTI. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   si è appreso dalla stampa locale che in data 10 giugno 2019, in occasione dei festeggiamenti di fine scuola, la gatta mascotte dell'istituto ISI Carlo Piaggia di Viareggio è stata lanciata da una finestra del secondo piano riportando così gravi ferite;

   come pubblicato sulla pagina Facebook dell'istituto, il consiglio d'istituto, a partire dalla componente dei rappresentanti eletti dagli studenti, ha chiesto a ciascuno la massima collaborazione, affinché vengano individuati i responsabili di questo grave gesto per poter comminare loro le adeguate sanzioni;

   non si conosce ancora l'identità dello studente senza scrupoli che ha lanciato la gattina dal secondo piano;

   si è trattato di violenza gratuita, oltretutto in una scuola, luogo di educazione per le nuove generazioni;

   l'istituto, nonostante sia terminata l'attività didattica, ha anche ipotizzato, per dare un segnale chiaro di dissenso contro il grave fatto, di sospendere gli scrutini delle classi;

   con la recente introduzione dello studio della materia educazione civica è stata inserita tra le materie anche l'educazione al rispetto degli animali –:

   quali iniziative il Ministro interrogato intenda adottare affinché in primo luogo siano accertate le responsabilità chiarendo se il fatto sia avvenuto in orario scolastico o extrascolastico;

   quali iniziative si intendano intraprendere, per quanto di competenza, affinché venga sanzionato questo grave fatto e affinché simili gesti non si ripetano più.
(4-03073)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

XI Commissione:


   ZANGRILLO, BERGAMINI, FATUZZO, POLVERINI e MUSELLA. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   il decreto-legge n. 4 del 2019, in materia di reddito di cittadinanza, disciplina all'articolo 2 i requisiti necessari per beneficiare del sussidio;

   in particolare, al comma 1 reca requisiti di cittadinanza, residenza e soggiorno che devono essere presenti cumulativamente al momento della presentazione della domanda, nonché per tutta la durata dell'erogazione del beneficio;

   ai sensi del predetto comma 1, lettera a), numero 1), il reddito di cittadinanza è riconosciuto ai cittadini italiani o a quelli extracomunitari titolari del «diritto di soggiorno o del diritto di soggiorno permanente, ovvero [...] in possesso del permesso di soggiorno UE per soggiornanti di lungo periodo»;

   ai sensi del numero 2) il reddito di cittadinanza è altresì riconosciuto a chi risiede in Italia da «almeno 10 anni, di cui gli ultimi due, considerati al momento della presentazione della domanda e per tutta la durata dell'erogazione del beneficio, in modo continuativo»;

   al momento risulta agli interroganti che l'Inps abbia comunicato con cadenza mensile il dato relativo al numero delle domande ricevute, suddivise per regione, genere e fasce d'età, nonché il dato complessivo di domande accolte, respinte, e in fase di elaborazione, ma nessun dato è stato comunicato in merito al numero di domande ricevute e accolte con specifico riguardo ai cittadini non italiani, ovvero di Paesi terzi non appartenenti all'Unione europea con i requisiti di cui al richiamato articolo 2, comma 1, lettera a);

   secondo la più recente comunicazione da parte di Inps, risulterebbe al mese di maggio 2019 un numero di domande complessivo pari a 1.252.148 delle quali accolte poco più di 674.000 (circa la metà);

   durante l'esame del disegno di legge di conversione, le disposizioni relative ai requisiti di cittadinanza residenza e soggiorno sono state al centro di numerose polemiche, in quanto, secondo alcune stime, la combinazione tra tali requisiti e quelli patrimoniali e reddituali avrebbe favorito l'accesso al beneficio, in particolar modo per i cittadini extracomunitari ovvero non italiani;

   appare opportuno e fondamentale rilevare in maniera sistemica tale dato, anche al fine di verificare la reale portata della misura in termini socio-economici –:

   quale sia il dato delle domande ricevute e accolte riguardanti soggetti non aventi cittadinanza italiana né di Paesi membri dell'Unione europea rispettivamente suddiviso su base regionale, di genere e fascia d'età e se il Ministro interrogato non ritenga opportuno promuovere presso l'Inps la pubblicazione, in via strutturale e con cadenza mensile, anche di questi dati.
(5-02288)


   MURELLI, CAPARVI, CAFFARATTO, LEGNAIOLI, EVA LORENZONI, MOSCHIONI e PICCOLO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   preoccupa la situazione di crisi in cui versa la Colacem di Spoleto, ex Cementir produttrice e distributrice di cemento grigio e bianco, calcestruzzo, inerti e manufatti in cemento;

   in particolare, i lavoratori denunciano lo svuotamento delle commesse che la ex Cementir ha subito negli anni in favore di altri stabilimenti fuori regione Umbria –:

   se e quali iniziative di competenza intenda urgentemente adottare, anche avviando un tavolo istituzionale con la dirigenza di Colacem e le rappresentanze sindacali, al fine di salvaguardare i livelli occupazionali.
(5-02289)


   SERRACCHIANI, GRIBAUDO, DE MICHELI, CARLA CANTONE, LACARRA, LEPRI, MURA, VISCOMI, ZAN, DE LUCA e CENNI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   come noto, nella giornata del 31 maggio 2019, successivamente alla chiusura della tornata elettorale per il rinnovo del Parlamento europeo, l'azienda multinazionale Whirlpool, durante un incontro con alcune organizzazioni sindacali, convocato per un aggiornamento del piano industriale 2019-2021, ha reso nota la propria volontà di procedere alla riconversione del suo sito produttivo di Napoli e alla cessione del ramo d'azienda ad una società terza;

   dal mese di aprile 2019 erano giunte al Governo, da parte delle organizzazioni sindacali, richieste congiunte di confronto, rimaste del tutto inascoltate, affinché fosse riaperta l'interlocuzione con la proprietà della società multinazionale presso il Ministero competente in modo da seguire da vicino l'andamento e l'applicazione del piano di rilancio degli stabilimenti Whirlpool;

   secondo quanto emerso nel corso di una trasmissione della rete televisiva La7, il Ministro interrogato sarebbe stato informato delle intenzioni della Whirlpool sin dall'inizio di aprile scorso ed avrebbe incaricato Invitalia di analizzare il nuovo possibile investitore in sostituzione del gruppo americano e senza darne comunicazione alle organizzazioni sindacali e alle amministrazioni locali;

   Invitalia avrebbe tenuto ben tre diversi incontri con un potenziale acquirente che sarebbe dovuto subentrare a Whirlpool;

   a parere degli interroganti, ci si troverebbe di fronte ad un grave atto di irresponsabilità circa il futuro occupazionale dei lavoratori dell'impianto napoletano nonché di mancanza di trasparenza nei rapporti con le organizzazioni sindacali, probabilmente sacrificati sull'altare della campagna elettorale –:

   qualora risultassero confermate le notizie riportate in premessa, quali siano state le ragioni per le quali non ne sia stata data immediata e trasparente comunicazione ai lavoratori e alle loro rappresentanze sindacali, mettendo così a repentaglio il futuro lavorativo ed occupazionale dell'impianto Whirlpool di Napoli.
(5-02290)

PUBBLICA AMMINISTRAZIONE

Interrogazione a risposta orale:


   D'INCÀ. — Al Ministro per la pubblica amministrazione. — Per sapere – premesso che:

   il consiglio nazionale dei periti industriali (Cnpi) il 12 aprile 2018 ha stipulato con il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca e il Ministero della giustizia «l'accordo quadro sul tirocinio svolto in concomitanza con il percorso formativo per l'accesso all'esame di Stato per l'esercizio della professione di Perito Industriale Laureato», ai sensi dell'articolo 6, comma 4, del decreto del Presidente della Repubblica n. 137 del 7 agosto 2012;

   il citato comma 4 prevede che «Possono essere stipulate analoghe convenzioni tra i consigli nazionali degli ordini o collegi e il ministro per la pubblica amministrazione e la semplificazione, per lo svolgimento del tirocinio presso pubbliche amministrazioni, all'esito del corso di laurea»;

   per l'attuazione di tele previsione, occorre procedere alla sottoscrizione di un analogo accordo quadro con il Ministro per la pubblica amministrazione, al fine di permettere agli studenti e ai laureati di svolgere il tirocinio presso gli uffici delle amministrazioni pubbliche;

   risulterebbe all'interrogante che il Consiglio nazionale dei periti industriali (Cnpi) abbia avanzato in tal senso una richiesta al Ministro, allegando altresì la bozza di un nuovo accordo quadro per il tirocinio presso le amministrazioni pubbliche;

   la sottoscrizione di un accordo quadro con il Ministro, collegato al percorso formativo per l'accesso all'esame di Stato per l'esercizio della professione di perito industriale laureato, consentirebbe a studenti e laureati di svolgere il tirocinio presso gli uffici delle amministrazioni pubbliche con un beneficio per entrambe le parti in causa –:

   se sia al corrente di quanto suesposto e se non ritenga di adottare iniziative, in analogia a quanto già fatto con l'accordo quadro sul tirocinio stipulato, dal Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca e dal Ministero della giustizia, del 12 aprile 2018, al fine di dare agli studenti universitari e ai neo laureati la possibilità di svolgere il tirocinio presso le amministrazioni pubbliche italiane.
(3-00785)

SALUTE

Interrogazione a risposta scritta:


   MAMMÌ e GRIPPA. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   il comune di Cremona è fonte di una importante pressione ambientale da parte di aziende manifatturiere, acciaieria in particolare, per l'emissione in atmosfera di polveri sottili che si caricano di altri micro-contaminanti;

   l'area di ricaduta di tali emissioni è presumibilmente estesa, oltre al comune di Cremona, anche ad alcuni comuni limitrofi;

   il 16 gennaio 2019 si è tenuta, all'interno della III Commissione consiliare sanità e politiche sociali della regione Lombardia, l'audizione del professor Paolo Ricci responsabile dell'osservatorio epidemiologico dell'agenzia di tutela della salute Ats Valpadana in merito al progetto «Indagine epidemiologica cremonese»;

   l'indagine epidemiologica si è resa necessaria a seguito delle evidenze in possesso dell'Agenzia e alla constatazione delle criticità di alcuni indicatori di salute a queste associate, quali tumore del polmone, patologie respiratorie e leucemie;

   i dati in possesso della Ats Val Padana registrano un'incidenza preoccupante di malattie nella città di Cremona e nei suddetti paesi limitrofi che è superiore rispetto al resto della provincia; ad esempio: tumore al polmone (+ 7 per cento in città), leucemie (+ 23 per cento in città, + 81 per cento nei paesi limitrofi), ospedalizzazione per patologie respiratorie (+ 14 per cento in città, + 33 per cento nei paesi limitrofi);

   lo studio epidemiologico ha diversi obiettivi: costruire un modello di ricaduta al suolo delle emissioni totali di polveri sottili, calcolare i casi di malattia attribuibile all'esposizione in studio, controllare il follow up, attraverso vari indicatori di salute, di una coorte di nati nell'area di ricaduta costruita dal modello, studiare gli eventi avversi della riproduzione (Ear) nella medesima area di ricaduta, realizzare lo studio caso-controllo sulle leucemie registrate nel registro tumori Ats per verificare se l'esposizione in questione sia maggiore nei casi (malati di leucemia) rispetto ai controlli (non-malati di leucemia) –:

   quali iniziative di competenza abbia intrapreso, o intenda intraprendere, il Ministro interrogato, per far piena luce sulle ricadute sanitarie derivate sia dalle evidenze ambientali che da diversi altri fattori e se non reputi opportuno promuovere un'indagine più accurata e approfondita in merito alle emergenze sanitarie di cui sopra da parte dell'Istituto superiore di sanità.
(4-03074)

Apposizione di firme ad interrogazioni.

  L'interrogazione a risposta scritta Sabrina De Carlo e altri n. 4-02993, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 30 maggio 2019, deve intendersi sottoscritta anche dalla deputata Corda.

  L'interrogazione a risposta scritta Mammì e Massimo Enrico Baroni n. 4-03019, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 4 giugno 2019, deve intendersi sottoscritta anche dalle deputate: Nappi, Bologna, Sportiello, Sarli.

  L'interrogazione a risposta immediata in Assemblea Brescia e altri n. 3-00780, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta dell'11 giugno 2019, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Lattanzio, Nitti.

  L'interrogazione a risposta in Commissione Carnevali e altri n. 5-02262, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta dell'11 giugno 2019, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Benamati.

Ritiro di documenti del sindacato ispettivo.

  I seguenti documenti sono stati ritirati dai presentatori:

   interrogazione a risposta in Commissione Muroni n. 5-00921 del 9 novembre 2018;

   interrogazione a risposta orale Squeri n. 3-00601 dell'11 marzo 2019;

   interrogazione a risposta scritta Mazzetti n. 4-02511 del 18 marzo 2019.