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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Martedì 4 giugno 2019

ATTI DI INDIRIZZO

Risoluzione in Commissione:


   La III Commissione,

   premesso che:

    il consolato onorario di Tenerife sembrerebbe versare in uno stato di forte difficoltà, sia per l'inadeguatezza dei locali che ospitano gli uffici, come testimoniano alcune foto pubblicate sul mensile locale «Leggo Tenerife», sia per il ridotto numero di personale, insufficiente per l'adempimento puntuale delle numerose pratiche;

    lo stato di difficoltà è stato confermato in un incontro avvenuto il 16 marzo 2019 a Las Palmas con il coordinamento di «Sistema Paese» promosso dall'ambasciata italiana di Madrid, dove è emersa la necessità dell'apertura di un ulteriore ufficio consolare di ruolo di carriera, da integrare con l'esperienza della figura onoraria, presso le isole Canarie;

    per comprendere la vastità del fenomeno basta menzionare il dato sull'utenza nel solo comune di Arona della sede del consolato onorario di Tenerife: circa 10.000 residenti;

    il numero di nostri connazionali residenti in Spagna è in continua espansione. Dall'Anagrafe degli italiani residenti all'estero, i nostri connazionali in Spagna risultano essere oltre 190.126, di cui oltre 28.000 residenti nelle isole Canarie;

    ad ogni modo, anche se non esiste un dato ufficiale, si stima che la comunità degli italiani residenti nelle Canarie sia molto più ampia considerando i cittadini non iscritti all'Anagrafe degli italiani residenti all'estero,

impegna il Governo

a valutare l'opportunità di adottare iniziative – compatibilmente con le risorse finanziarie disponibili in bilancio ovvero a fronte di nuove risorse umane e finanziarie – per l'apertura di un ufficio consolare di carriera presso le isole Canarie.
(7-00256) «Siragusa, Sabrina De Carlo».

ATTI DI CONTROLLO

AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interrogazione a risposta scritta:


   ILARIA FONTANA, VIANELLO e TRANO. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   il parco nazionale del Circeo si estende sul litorale laziale da Anzio fino a Terracina (Latina) con un'estensione di 8484 ettari, comprendendo la gestione di diverse zone umide, Zone di protezione speciale e zone speciali di conservazione;

   nel 2011 e nel 2012 venne riscontrata la presenza di limantrie, lepidotteri che allo stato larvale hanno causato danni all'ambiente e alle coltivazioni;

   le larve di limantrie, simili a quelle di processionaria, sono innocue per l'uomo ma particolarmente aggressive nei confronti delle foglie di molti alberi e non soltanto dei pini come accade con la processionaria;

   nel periodo 2011/2012 l'Ente parco ha attivato un monitoraggio sperimentale finalizzato al controllo del grado di diffusione delle uova depositate sugli alberi;

   il comune di San Felice Circeo (Latina) ha effettuato anche negli anni a seguire degli interventi di disinfestazione a causa dell'eccessiva presenza di tali bruchi, avvenuti con l'utilizzo di biocidi mirati all'azione soltanto su larve ai primi stadi di sviluppo come il «bacillus thuringiensis», tossina che ha effetto soltanto su di esse;

   con un comunicato del 23 maggio 2019, l'Ente parco regionale «Riviera di Ulisse» dava notizia della presenza di bruchi di «lymantria dispar», ossia limantrie, nel territorio della querceta di Monte Orlando, situata a circa 40 chilometri;

   la defogliazione delle alberature, sebbene sia un fenomeno naturale, può comportare ingenti danni all'ambiente quando la proliferazione di tali larve avviene ripetutamente nel corso di diversi anni;

   le azioni di contenimento a tali eventualità, riportate in precedenza come monitoraggi ed eventuali disinfestazioni, vanno condotte nel primo stadio di vita delle larve. Tale periodo coincide tendenzialmente con la metà del mese di giugno –:

   quali siano le attività di monitoraggio svolte al riguardo da parte dell'Ente parco;

   quali contromisure siano state adottate per ristabilire l'equilibrio ecologico dell'area.
(4-03014)

BENI E ATTIVITÀ CULTURALI

Interpellanza:


   Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro per i beni e le attività culturali, il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, per sapere – premesso che:

   il Teatro Regio di Torino, costruito nel 1740, è da secoli un punto di riferimento a livello mondiale per l'opera lirica;

   il Teatro Regio, con la nomina del sovrintendente William Graziosi effettuata dal Ministero per i beni e le attività culturali nel maggio del 2018 come confermato nel dicembre del medesimo anno, nella risposta all'interrogazione n. 4-00146, sta attraversando una gravissima crisi artistica, economica ed occupazionale;

   i dipendenti hanno denunciato atteggiamenti autoritari e scorretti di Graziosi nei confronti del personale e una gestione dell'ente senza prospettive, mentre i sindacati hanno dichiarato che con la gestione Graziosi (definendolo «Sovrintendente inadeguato») sono a rischio 50 lavoratori, a causa della difficile situazione finanziaria della Fondazione attualmente in carenza di liquidità;

   sotto la gestione di William Graziosi il Teatro Regio ha registrato la perdita di numerose professionalità tra cui l'addio nel 2018 del prestigioso direttore musicale Gianandrea Noseda, mentre l'attuale direttore artistico, Alessandro Galoppini, avrebbe già annunciato le sue possibili dimissioni;

   il 18 aprile 2019 i membri dell'attuale consiglio di indirizzo della Fondazione che amministra il teatro hanno rassegnato le proprie dimissioni con efficacia a far data dal 31 maggio 2019;

   il Governo, rispondendo alla interrogazione a risposta immediata in Commissione n. 5-02183 il 30 maggio 2019, ha ammesso problemi di gestione del Teatro Regio e ha specificato che è «in corso un'attività istruttoria da parte della Direzione generale Spettacolo»;

   i problemi del Teatro Regio non possono comunque essere imputati esclusivamente al Sovrintendente dal momento che il piano industriale da lui presentato è il prodotto collegiale della Fondazione di indirizzo del Teatro Regio rappresentato anche dal comune di Torino e dal Ministero stesso;

   queste evidenti criticità stanno compromettendo la credibilità internazionale che la Fondazione lirico-sinfonica piemontese si è conquistata con bilanci economici in regola e con il raggiungimento di uno standard qualitativo elevato;

   sono oggi quindi a rischio non soltanto la qualità dell'azione culturale ma anche la continuità occupazionale e produttiva del Teatro Regio;

   la ventilata decisione di prorogare almeno fino a settembre l'incarico di Graziosi, pur evitando temporanee sospensioni della governance gestionale, prolungherebbe di troppi mesi questo periodo di incertezza che riguarda anche il futuro dei lavoratori;

   la stagione 2019/2020 del Teatro non è stata infatti ancora ufficialmente presentata, anche a causa dei dubbi attuali che riguardano la riconferma dei contratti in essere a tempo determinato;

   i contratti in scadenza sono infatti funzionali alla stessa produzione della nuova stagione teatrale e riguardano non solo figure professionali come tecnici, orchestrali, coristi e impiegati ma anche quadri dirigenziali come il direttore artistico, il direttore allestimenti tecnici, il direttore del coro ed il direttore di produzione;

   è innegabile che l'attuale quadro giuridico sul lavoro stia creando nelle fondazioni lirico – sinfoniche un depauperamento delle professionalità che compromette lo stesso livello dell'offerta culturale;

   l'entrata in vigore del cosiddetto «decreto dignità» (decreto-legge n. 87 del 2019), convertito dalla legge 9 agosto 2018, n. 96, che non prevede alcuna differenza tra la situazione delle fondazioni lirico-sinfoniche e altri settori, ha creato gravissimi problemi per il personale che da anni è stato utilizzato a termine all'interno dei teatri lirici italiani;

   il Ministro interpellato ha da tempo assicurato che «è quasi pronto un decreto-legge per superare il blocco dei contratti a tempo determinato» che si è venuto a creare nelle 14 fondazioni italiane in seguito al «decreto dignità» e soprattutto dopo la sentenza del 25 ottobre 2018 con la quale la Corte di giustizia dell'Unione europea ha dichiarato illegittima la normativa italiana nel passaggio in cui non prevede per le fondazioni nessun limite al rinnovo dei contratti né riguardo a un tetto massimo di durata degli stessi contratti né relativamente a un obbligo di motivazione dei rinnovi –:

   quali iniziative urgenti intenda assumere per garantire la continuità occupazionale e produttiva del Teatro Regio, compromessa negli ultimi mesi da una gestione che appare all'interpellante, non proficua, efficace e collegiale dell'ente;

   in quali tempi si intendano adottare le iniziative normative urgenti, annunciate da mesi dal Ministro per i beni e le attività culturali, necessarie per superare il blocco dei contratti a tempo determinato che sta gravemente compromettendo l'attività e la sopravvivenza stessa delle fondazioni lirico-sinfoniche italiane e quali ne saranno i contenuti specifici.
(2-00404) «Fregolent».

DIFESA

Interrogazione a risposta immediata:


   LOLLOBRIGIDA, MELONI, DEIDDA, FERRO, ACQUAROLI, BELLUCCI, BUCALO, BUTTI, CAIATA, CARETTA, CIABURRO, CIRIELLI, LUCA DE CARLO, DELMASTRO DELLE VEDOVE, DONZELLI, FIDANZA, FOTI, FRASSINETTI, GEMMATO, LUCASELLI, MANTOVANI, MASCHIO, MOLLICONE, MONTARULI, OSNATO, PRISCO, RAMPELLI, RIZZETTO, ROTELLI, SILVESTRONI, TRANCASSINI, VARCHI e ZUCCONI. — Al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:

   in occasione delle celebrazioni per la Festa della Repubblica, il 2 giugno 2019, le infelici dichiarazioni del Ministro interrogato e di altri membri del Governo e della maggioranza, che hanno a più riprese ricollegato tale festività ad argomenti che nulla hanno a che vedere con la medesima, appaiono sintomatiche della totale assenza di visione e di indirizzo politico nell'ambito della difesa della nazione;

   in quei giorni, come già accaduto anche qualche mese fa, il Sottosegretario per la difesa Tofalo, anche a mezzo dei social network, ha dichiarato che, nel primo anno di Governo, la direzione e le scelte politiche del suo dicastero non sono state il frutto di un percorso condiviso e, comunque, non sono state conseguenti agli indirizzi e/o alle direttive del Ministro interrogato, che, infatti, risultano del tutto assenti;

   al riguardo, rilevanti critiche sono pervenute anche da parte della rappresentanza militare del Cocer e del personale in congedo, le quali hanno più volte rimarcato l'inconcludenza e le promesse non mantenute dall'Amministrazione;

   in particolare, le suddette rappresentanze hanno sottolineato la totale assenza di fondi per il personale, il ritardo nel pagamento degli straordinari relativi all'operazione «Strade Sicure», le criticità nel riordino delle carriere, l'assenza di provvedimenti conseguenti all'approvazione, intervenuta all'unanimità in Commissione difesa, degli indirizzi sui carabinieri ausiliari;

   a parere degli interroganti le problematiche non affrontate, gli atteggiamenti e le dichiarazioni dei responsabili del Ministero hanno leso ripetutamente l'immagine delle Forze Armate italiane e, in particolare, l'incessante tentativo di estensione dell'utilizzo «duale» delle stesse ha determinato, tra gli stessi appartenenti, un clima di incertezza e pessimismo;

   nel corso di questo primo anno di Governo da esponenti della maggioranza sono pervenuti, a più riprese, provvedimenti e/o dichiarazioni inneggianti al pacifismo e alla diminuzione dei finanziamenti per gli armamenti e per le strutture della Difesa, fatto poi concretizzato con la legge di bilancio, nonostante sin dall'inizio della legislatura tutti i capi di stato maggiore, con grande dignità e senso del dovere, abbiano chiesto di invertire tale tendenza –:

   quali iniziative intenda assumere per risolvere le criticità emerse e al fine di dare una concreta risposta alle tante e pressanti richieste provenienti da tutte le Forze Armate, restituendo loro dignità.
(3-00762)

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

VI Commissione:


   BIGNAMI, GIACOMONI, MARTINO, BARATTO, BENIGNI, CATTANEO e ANGELUCCI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   Unipol ha annunciato la cessione alla collegata Bper Banca di Unipol Banca (258 sportelli e 2200 dipendenti) con la valutazione di 220 milioni di euro;

   UnipolReC acquisisce 1,3 miliardi di euro di sofferenze da Bper, di cui il 32 per cento contro garantito, al corrispettivo di 130 milioni di euro;

   Bper delibera l'acquisizione da Fondazione Sardegna di 10.731.789 di azioni ordinarie del Banco di Sardegna, tramite emissione riservata di 33.000.000 di azioni Bper, con un concambio pari a 3,074 azioni Bper per azione ordinaria Banco di Sardegna;

   Bper delibera altresì un prestito obbligazionario riservato e agevolato da una remunerazione dell'8,75 per cento sull'importo nominale a favore della Fondazione Sardegna convertibile, a semplice richiesta, in 35.714.286 azioni Bper, valorizzate a 4,2 euro l'una;

   il 5 marzo 2019 il consiglio di amministrazione Bper delibera una offerta pubblica di scambio di 7.883.368 azioni di nuova emissione a fronte di 3.378.586 azioni di risparmio Banco di Sardegna con un concambio, riservato al mercato pari a 2,33 euro, inferiore a quello riservato alla minority Fondazione Sardegna e superiore alla valutazione di mercato dell'azione di risparmio Banco di Sardegna;

   tali operazioni delineano una trasformazione del controllo di Bper idonea a produrre una diluizione di circa il 14 per cento dell'attuale azionariato, il cui bilanciamento proporzionale dei valori patrimoniali non trova altrettanta equipollenza nelle redditività degli istituti fusi o concambiati, producendo un possibile depauperamento patrimoniale per le decine di migliaia di piccoli azionisti formatisi nel recente passato di Banca Popolare;

   il 28 febbraio 2019, dopo l'acquisizione, Bper pubblica il piano strategico: 230 filiali chiuse, 1.700 risorse uscite con costi per 200 milioni di euro, Banco di Sardegna autonomo, profondo change management interno, introduzione dei «sistemi IT» di Unipol Banca, estensione del perimetro del recupero crediti in outsourcing, estensione di alcune attività bancarie alla rete degli assicuratori del gruppo Unipol (Assurbanca);

   il controllo della Banca, radicata nel contesto emiliano, passa sotto la Fondazione di Sardegna con un trasferimento di azioni non transitate sul mercato ma deciso all'interno di operazioni di ingegneria finanziaria –:

   di quali elementi disponga il Governo, anche alla luce dei poteri di vigilanza sulle fondazioni bancarie, in relazione al depauperamento patrimoniale che dette operazioni di «diluizione», che vedono protagonista la Fondazione di Sardegna, potrebbero apportare alle migliaia di piccoli azionisti di provenienza della ex Banca popolare, nonché in relazione al trasferimento dell'azionista di controllo dall'Emilia-Romagna (public company) alla medesima Fondazione di Sardegna tramite operazioni non transitate dalla borsa valori.
(5-02215)


   FREGOLENT, COLANINNO, DEL BARBA, FRAGOMELI, LIBRANDI, MANCINI, TOPO e UNGARO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   il quadro normativo che disciplina il settore dei giochi pubblici risulta assai complesso in assenza di un testo unico che raccolga le numerose norme; nella precedente legislatura la legge 11 marzo 2014, n. 23, recante la delega fiscale, all'articolo 14, aveva previsto la predisposizione di un codice delle disposizioni sui giochi e un riordino del prelievo erariale sui singoli giochi;

   al fine di garantire migliori livelli di sicurezza per la tutela della salute, dell'ordine pubblico e della pubblica fede dei giocatori e di prevenire il rischio di accesso dei minori, la legge di stabilità 2016 ha previsto una intesa, in sede di Conferenza unificata (raggiunta all'unanimità a settembre 2017 dopo un lavoro di dialogo e mediazione tra Governo, regioni, enti locali e società civile), per definire le caratteristiche dei punti vendita per la raccolta del gioco pubblico e i criteri per la distribuzione e concentrazione territoriale dei punti vendita;

   durante l'esame del decreto-legge 12 luglio 2018, n. 87, cosiddetto decreto dignità, adottato dall'attuale Governo, il PD ha formalmente chiesto il recepimento della citata intesa affinché sull'intero territorio nazionale potesse applicarsi una disciplina uniforme;

   l'articolo 9, comma 6-bis, del citato decreto, ha invece affidato al Governo il compito di proporre, entro febbraio 2019, una riforma complessiva in materia di giochi pubblici in modo da assicurare l'eliminazione dei rischi connessi al disturbo del gioco d'azzardo e contrastare il gioco illegale e le frodi a danno dell'erario, e comunque tale da garantire almeno l'invarianza delle corrispondenti entrate;

   la nota di aggiornamento al documento di economia e finanze 2018, prevedeva tra i collegati alla manovra anche la delega per il riordino del settore giochi;

   nonostante i proclami e la decorrenza del termine per la proposta di riforma scaduto a febbraio 2019, ad oggi non è in discussione alcuna ipotesi di revisione della disciplina di settore;

   i successivi provvedimenti adottati dal Governo si sono limitati ad aumentare il prelievo unico erariale con una condotta contraddittoria: da un lato, portando avanti battaglie etiche contro il gioco d'azzardo lecito, dall'altro utilizzandolo come fonte di finanziamento per l'attuazione del programma elettorale –:

   quali siano i tempi per l'avvio di un proficuo confronto tra gli attori direttamente interessati alla complessiva riforma del settore dei giochi pubblici, anche al fine di garantire i migliori livelli di sicurezza per la tutela della salute e dell'ordine pubblico.
(5-02216)


   CENTEMERO, CAVANDOLI, COVOLO, FERRARI, GERARDI, GUSMEROLI, ALESSANDRO PAGANO, PATERNOSTER e TARANTINO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   sono trascorsi quasi due anni dall'emanazione del decreto-legge n. 59 del 2016, convertito il successivo 30 giugno con legge n. 119, il quale ha introdotto una nuova garanzia reale mobiliare di natura non possessoria nell'ambito di «Misure a sostegno delle imprese e di accelerazione del recupero crediti», denominato «pegno mobiliare non possessorio»;

   con il pegno mobiliare non possessorio, due parti stipulano un accordo mediante il quale la parte debitrice costituisce un pegno su un proprio bene mobile, a garanzia di un credito concesso dalla parte creditrice direttamente al debitore o ad un terzo, senza che intervenga lo spossessamento del bene in favore del creditore, ossia senza la consegna del bene da parte del debitore, il quale rimane nella disponibilità dello stesso;

   la ratio di questo modello di garanzia patrimoniale risulta essere quella di implementare gli strumenti di tutela delle ragioni creditorie, nell'ottica di favorire la circolazione della ricchezza e la sicurezza dei traffici economici. Si garantisce, dunque, la cosiddetta «custodia reale» del bene, al fine di evitarne, ad esempio, la distruzione o il deprezzamento;

   è opinione comune che i principali limiti del modello tradizionale di pegno sono rappresentati dal necessario spossessamento del debitore e dal principio di specialità, il quale esige la specifica individuazione del bene soggetto a garanzia reale;

   tuttavia, la mancanza di spossessamento della nuova figura di pegno pone rilevanti problemi in punto di pubblicità del vincolo. L'articolo 1, comma 4, del decreto-legge n. 59 del 2016 dispone infatti che «il pegno non possessorio si costituisce esclusivamente con la iscrizione in un registro informatizzato» tenuto dall'Agenzia delle entrate;

   ciò nonostante la nuova garanzia mobiliare non possessoria è rimasta lettera morta, perché la mancata adozione del registro informatico, necessario per assicurarne l'opponibilità, ne ha impedito fino ad oggi l'utilizzo –:

   se il Ministro interrogato non ritenga opportuno fornire delucidazioni in merito a quanto esposto in premessa e se intenda adottare iniziative per costituire il cosiddetto registro informatizzato al fine di garantire il funzionamento del modello di garanzia patrimoniale.
(5-02217)

FAMIGLIA E DISABILITÀ

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro per la famiglia e le disabilità, il Ministro della salute, per sapere – premesso che:

   il 30 maggio 2019 le Sezioni unite penali della Corte di Cassazione hanno emesso una sentenza in merito alla questione della commercializzazione dei prodotti derivati dalla coltivazione della Cannabis Sativa L., cosiddetti a basso contenuto di thc;

   secondo i giudici «la commercializzazione di cannabis sativa L.”, e in particolare di foglie, infiorescenze, olio, resina, ottenuti dalla coltivazione della predetta varietà di canapa, non rientra nell'ambito di applicazione della legge 242 del 2016 che qualifica come lecita unicamente l'attività di coltivazione di canapa delle varietà iscritte nel catalogo comune delle specie di piante agricole, ai sensi dell'articolo 17, della direttiva 2002/53/CE del Consiglio, del 13 giugno 2002 e che elenca tassativamente i derivati dalla predetta coltivazione che possono essere commercializzati»;

   sulla base di queste motivazioni la Corte di cassazione ha, quindi, affermato nella sua sentenza che «integrano reato le condotte di vendita e, in genere, la commercializzazione al pubblico, a qualsiasi titolo, dei prodotti derivati dalla coltivazione della “CANNABIS sativa L.”»;

   in Italia i «cannabis shop», che vendono diversi prodotti a base di cannabis, dagli olii alle tisane, alle bevande energetiche fino ai biscottini, sono già oltre settecento in tutta Italia, con un incremento molto consistente registrato tra il 2017 e il 2018 specialmente in alcune regioni, come la Lombardia – di quasi il 100 per cento – e il Lazio, con un aumento di circa il 120 per cento;

   già il parere emesso dal Consiglio superiore di sanità aveva evidenziato la pericolosità per la salute dei prodotti a base di cannabis contenente basse quantità di tetraidrocannabinolo (THC), e, nel rilevare che «non può essere esclusa la pericolosità dei prodotti contenenti o costituiti da infiorescenze di canapa», il Consiglio aveva raccomandato di attivare le misure necessarie a bloccare la libera vendita di tali merci, «nell'interesse della salute individuale e pubblica»; nella stessa direzione si sono mosse da un anno anche numerose iniziative parlamentari – risoluzioni, mozioni, interrogazioni, interpellanze urgenti – proposte dal Gruppo di Fratelli d'Italia al solo fine di tutelare il diritto alla salute degli italiani;

   da una stima dell'Osservatorio europeo delle droghe e delle tossicodipendenze (Oedt), nell'ultimo rapporto del 2018, l'Italia è terza in Europa per uso di cannabis, con una percentuale del 33,1 per cento, dopo Francia (41,4 per cento) e Danimarca (38,4 per cento);

   il Testo unico delle leggi in materia di disciplina degli stupefacenti e sostanze psicotrope, prevenzione, cura e riabilitazione dei relativi stati di tossicodipendenza, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 9 ottobre 1990, n. 309, annovera la cannabis tra tali sostanze e ne disciplina la produzione e la vendita a fini esclusivamente terapeutici;

   inoltre, il Consiglio superiore di sanità, nel suo parere, indica tra i motivi per i quali non si può escludere la «pericolosità dei prodotti contenenti o costituiti da infiorescenze di canapa in cui viene indicata in etichetta la presenza di “cannabis” o “cannabis light” o “cannabis leggera”» il fatto che «possono penetrare e accumularsi in alcuni tessuti, tra cui cervello e grasso, ben oltre le concentrazioni piasmatiche misurabili»;

   tra i fattori di pericolosità il Consiglio cita anche il fatto che «tale consumo avviene al di fuori di ogni possibilità di monitoraggio e controllo della quantità effettivamente assunta e quindi degli effetti psicotropi che questa possa produrre sia a breve sia a lungo termine»;

   infine, il Consiglio rileva come «non appare, in particolare, che sia stato valutato il rischio connesso al consumo di tali prodotti in relazione a specifiche condizioni, quali ad esempio, età, presenza di patologie concomitanti, stato di gravidanza/allattamento, interazioni con farmaci, effetti sullo stato di attenzione etc. così da evitare che l'assunzione inconsapevolmente percepita come “sicura” e “priva di effetti collaterali” si traduca in un danno per sé stessi o per gli altri (feto, neonato, guida in stato di alterazione)»;

   l'uso di cannabis in Italia sta dilagando e si sta rivelando una vera emergenza sociale ed educativa, alla quale occorre fare fronte sia sul piano normativo sia su quello della informazione e della prevenzione, attraverso campagne di sensibilizzazione in merito ai danni alla salute causati dall'assunzione di tale sostanza in particolare durante l'adolescenza, e all'incidenza dell'uso di cannabinoidi sulla commissione di reati e di incidenti stradali;

   il citato parere del Consiglio superiore di sanità e la sentenza emessa dalla Corte di Cassazione evidenziano l'urgente necessità di porre fine alla vendita di tutte le sostanze a base di cannabis, fatta eccezione solo per quelle la cui commercializzazione è consentita a fini medici e terapeutici –:

   con quali modalità e tempistiche il Governo intenda adottare le iniziative di competenza per garantire la cessazione della vendita e della commercializzazione al pubblico dei prodotti derivanti dalla coltivazione della Cannabis Sativa L.
(2-00407) «Bellucci, Lollobrigida, Mollicone, Deidda, Montaruli, Ferro, Frassinetti, Rampelli, Bucalo, Trancassini».

GIUSTIZIA

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della giustizia, per sapere – premesso che:

   la corte di appello di Caltanissetta, formata dai circondari dei tribunali ordinari di Caltanissetta, Enna e Gela, registra da tempo un insostenibile sottodimensionamento dell'organico togato;

   nella relazione sull'amministrazione della giustizia della corte di appello di Caltanissetta, relativa al periodo 1° luglio 2017-30 giugno 2018, presentata in occasione dell'inaugurazione dell'anno giudiziario 2019, permane nel distretto citato un preoccupante sottodimensionamento dei magistrati e del personale amministrativo;

   la carenza di personale si riscontra in particolar modo nel tribunale di Gela tanto che nella relazione sopra citata si sottolinea come «in un territorio ove la domanda di giustizia si è sempre più implementata sia nel settore civile che nel settore penale l'ufficio continua ad attraversare una situazione di grave emergenza a causa delle insostenibili scoperture registrate per nevralgiche posizioni funzionali»;

   la prima firmataria del presente atto ha denunciato a più riprese, attraverso precisi atti di sindacato ispettivo, la preoccupante situazione di allarme che sta imperversando nelle strade di Gela dove innumerevoli danneggiamenti e attentati incendiari stanno dilaniando la città stessa e mettendo in serio pericolo la sicurezza dei cittadini;

   sino ad oggi, da parte del Governo, a quanto risulta agli interpellanti, non è stata intrapresa alcuna iniziativa per fronteggiare la grave situazione di pericolo che sta coinvolgendo i cittadini di Gela;

   sul fronte della giustizia, nella relazione del presidente del tribunale di Gela si segnala, in particolare, che, come rilevato nell'ambito dell'ispezione ministeriale ordinaria svoltasi dal 20 giugno al 5 luglio 2017 e ripetutamente ribadito al Ministero della giustizia, la situazione di persistente deficit di organico ha comportato gravi difficoltà nella gestione del lavoro da parte del personale amministrativo;

   nel tribunale di Gela si registra, infatti, la carenza di figure apicali di funzionario giudiziario (4 posti vacanti su 5) e di cancelliere (5 posti vacanti su 10), e soprattutto di quella del dirigente amministrativo a cui si aggiunge il gravissimo deficit di organico del personale amministrativo presente nell'ufficio del giudice di pace di Gela ove sono vacanti 2 dei 3 posti di cancelliere (scopertura 66 per cento);

   rilevata la situazione di disagio determinato da significative carenze di organico, il tribunale di Gela non rientra tra le cosiddette sedi disagiate previste dall'articolo 1, comma 3, della legge 4 maggio 1998, n. 133;

   la prima firmataria del presente atto ha denunciato attraverso l'interrogazione a risposta orale n. 3-00244 del 16 ottobre 2018, il sottodimensionamento dell'ufficio gip-gup del tribunale di Palermo dove sono attualmente in servizio soltanto 13 magistrati meno della metà dei 28 previsti dalla pianta organica;

   al citato atto di sindacato ispettivo, nonostante siano trascorsi sette mesi, non è ancora pervenuta alcuna risposta da parte del Ministro interpellato, lasciando i magistrati del gip-gup di Palermo abbandonati al loro destino;

   il 16 aprile 2019 il Ministro interpellato, in visita alla corte d'appello di Caltanissetta e all'ala del Palazzo attualmente interdetta per motivi strutturali, ha annunciato l'assunzione di 190 profili tecnici, tra ingegneri, architetti, geometri e periti a livello nazionale per fare fronte al necessario ammodernamento e messa in sicurezza delle strutture;

   nella relazione presentata al Parlamento, dal Ministro della giustizia sull'amministrazione della giustizia, il Ministro interpellato ha specificato come «in attuazione delle linee programmatiche dell'amministrazione della giustizia, all'interno della legge di bilancio è stato previsto l'aumento del ruolo organico della magistratura ordinaria di complessivi 600 magistrati, 530 dei quali con funzioni giudicanti e requirenti di merito, 65 con funzioni giudicanti e requirenti di legittimità e 5 con funzioni giudicanti e requirenti direttive di legittimità»;

   allo stato attuale, le numerose dichiarazioni del Ministro interpellato sono, ad avviso degli interpellanti, lettera morta, considerato che non si ravvisano ancora iniziative concrete volte a contrastare l'inaccettabile sottodimensionamento dell'organico del tribunale di Gela che continua ad essere un indispensabile presidio dello Stato sul territorio, rappresentando un'eccellenza non solo da difendere ma anche e soprattutto da potenziare –:

   se il Ministro interpellato non intenda intraprendere tempestivamente le opportune iniziative di competenza volte ad implementare la consistenza dell'organico sia dei magistrati che del personale che li coadiuva negli uffici giudiziari del tribunale di Gela per garantire una maggiore efficienza ed efficacia degli stessi uffici;

   se il Ministro interpellato, alla luce della situazione di disagio determinata da significative carenze di organico, non intenda intraprendere le opportune iniziative di competenza al fine di prevedere che nell'elenco delle sedi per le quali sussistono i requisiti previsti dall'articolo 1, comma 3, della legge 4 maggio 1998, n. 133, sia compreso anche il tribunale di Gela.
(2-00406) «Bartolozzi, Occhiuto».

Interrogazione a risposta in Commissione:


   CIAMPI e CENNI. — Al Ministro della giustizia, al Ministro per i beni e le attività culturali. — Per sapere – premesso che:

   la Costituzione sancisce, all'articolo 27, che le pene «devono tendere alla rieducazione del condannato», riconoscendo, accanto alla funzione preventiva e retributiva della pena, quella rieducativa;

   tra le attività rieducative presenti negli istituti di pena vi è il teatro: tale esperienza nasce negli anni ’70 del secolo scorso con l'obiettivo di proporre ai detenuti misure alternative alla detenzione e avviare effettivi ed efficaci processi di rieducazione sociale;

   in Italia il teatro in carcere è ormai una realtà diffusa. Da quando nel 1988 Armando Punzo iniziò l'esperienza della Compagnia della fortezza nella casa di reclusione di Volterra, i laboratori, gli spettacoli, le attività teatrali con i detenuti si sono moltiplicati in numerose case di detenzione del Paese;

   nella casa di reclusione di Volterra la struttura carceraria è situata all'interno della Fortezza medicea di Volterra; la compagnia teatrale produce mediamente uno spettacolo all'anno, presentato sia all'interno della casa di reclusione che all'esterno in occasione di stagioni teatrali, festival ed eventi. Molti di questi spettacoli, al pari dell'impegno profuso dai detenuti-attori, sono stati insigniti di premi tra i più ambiti nel mondo del teatro e continuano a riscuotere consensi tra addetti ai lavori, pubblico e operatori;

   ad oggi l'attività della compagnia si svolge però nel piccolo teatro «Renzo Graziani», ossia una saletta di circa 40 metri quadri con una capienza limitatissima, e in altre celle dismesse e utilizzate come sala costumi, sartoria e sala trucco nonché in un cortile esterno;

   la Fortezza medicea, al momento, non è infatti dotata di spazi adeguati atti a incrementare l'efficacia del potenziale così creato. Tuttavia, sono presenti aree non utilizzate all'interno delle quali si potrebbe procedere con opportuni interventi architettonici al fine di ovviare a questa problematica;

   nel corso di una Conferenza stampa che si è svolta il 28 maggio a Firenze Ettore Barletta, direttore dell'ufficio tecnico dell'amministrazione penitenziaria, ha presentato alcuni progetti per la costruzione di un teatro stabile nel carcere di Volterra;

   nel corso dell'evento il garante regionale dei diritti dei detenuti Franco Corleone ha annunciato uno sciopero della fame denunciando che il Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria (Dap) ha stanziato da oltre un anno un milione di euro per realizzare il teatro di circa 200 posti all'interno del carcere ma che tale progetto è stato bloccato «a causa della burocrazia, del temporeggiamento delle istituzioni e dei dubbi di alcuni degli attori coinvolti, tra cui la sovrintendenza pisana che ha cambiato guida recentemente»;

   lo stesso Armando Punzo ha sottolineato come la trentennale attività teatrale e il suo indotto abbiano «modificato un carcere che in passato era noto per la sua durezza, costruendo ponti con la società esterna e realizzando una metodologia di lavoro teatrale apprezzata a livello internazionale (...). A Genova, nel carcere di Marassi, è stata realizzata ex novo, in un cortile in disuso, una sala da 200 posti (...). Perché a Volterra non si può?»;

   l'attività portata avanti dalla compagnia si è rivelata, infatti, proficua e feconda sotto diversi aspetti: il recupero del detenuto e la sua riabilitazione all'interno della società civile nonché nel rapporto con gli operatori interni all'istituto di reclusione medesimo. L'effetto benefico dell'attività svolta tocca più aspetti della personalità e del carattere, con efficacia positiva relativamente all'intersocialità del detenuto, influendo inoltre sulla possibilità di un suo inserimento lavorativo –:

   se quanto riportato in premessa corrisponda al vero, se quindi problemi di natura burocratica impediscano da oltre un anno l'utilizzo di risorse già stanziate dal Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria per realizzare un teatro all'interno del carcere di Volterra e quali iniziative urgenti il Governo intenda assumere al fine di sbloccare l'edificazione di tale struttura.
(5-02213)

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazioni a risposta immediata:


   FORNARO e STUMPO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   il 2 giugno 2019 la Msc Opera, una nave di 275 metri e 65 mila tonnellate di stazza, nella laguna di Venezia nel Canale della Giudecca si è scontrata con la barca fluviale River Countess, con a bordo 130 persone, ormeggiata all'imbarcadero San Basilio; nello scontro sono rimaste ferite 5 turiste, tra i 67 e 72 anni;

   l'incidente avvenuto nella laguna ripropone il tema dell'esclusione delle grandi navi dalla laguna di Venezia e contestualmente la necessità di un piano alternativo che si basi sull'allontanamento delle grandi navi dal percorso del bacino di San Marco-Canale della Giudecca, come del resto già previsto dal «decreto Clini-Passera» ancora oggi in vigore ma mai applicato;

   quanto accaduto nel Canale della Giudecca a Venezia è gravissimo ed è necessario che si proceda ad uno «stop» immediato al passaggio delle grandi navi nel bacino di San Marco;

   fin dal 13 luglio 2016 l'Unesco ha reso noto un documento con il quale si denunciava la condizione di rischio dell'ecosistema della laguna di Venezia, fragile a causa dei transiti di grandi navi commerciali e passeggeri;

   non sembra adeguata la proposta che prevede che le navi non entrino più dalla bocca di porto del Lido ma da quella di Malamocco, che attraversano già ora le porta-container, percorrendo il «canale dei petroli» costeggiando le fabbriche. Alcune, le più grandi, si fermerebbero a Marghera; le altre continuerebbero per il canale Vittorio Emanuele, il quale subirebbe escavi del fondale, con tutti i problemi ambientali che ciò comporta, fino all'attuale terminale della Marittima, su cui sono stati investiti oltre 100 milioni di euro, un progetto che i comitati ambientalisti e molti abitanti di Venezia giudicano strutturalmente inadeguato e dannoso sul piano ambientale, in quanto avrebbe effetti impattanti negativi sulla morfodinamica ed idrodinamica lagunare;

   il Ministro interrogato ha dichiarato «non è mai esistito il progetto Marghera» e che «sulle 13 opzioni ereditate dal comitato nessuna aveva il progetto di fattibilità», dichiarando, altresì, che «abbiamo fatto progetti su tre di queste e dopo faremo una consultazione pubblica»;

   risulta agli interroganti che c'è una sola proposta presentata che ha superato la procedura di valutazione di impatto ambientale;

   ulteriori lavori di escavo di canali lagunari trasformerebbero irrimediabilmente l'ecosistema –:

   come intenda procedere allo «stop» immediato al passaggio delle grandi navi nel bacino di San Marco e in tale contesto se non ritenga necessario attuare le soluzioni alternative del «decreto Clini-Passera», rispettose della tutela dell'ecosistema nella laguna di Venezia.
(3-00756)


   BRUNETTA, MULÈ, ROSSO, BERGAMINI, GERMANÀ, PENTANGELO, ZANELLA, SOZZANI e MILANATO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   domenica 2 giugno 2019 la nave da crociera Msc Opera (65 mila tonnellate di peso, 275 metri di lunghezza e 32 di larghezza) entrava dalla bocca di porto di San Nicolò diretta alla Marittima;

   a causa di un problema ai comandi, la velocità di manovra passava da 5,3 a quasi 7 nodi a poche decine di metri dalla banchina cui era ormeggiato il River Countess, un battello che stava accogliendo i passeggeri a bordo;

   la Msc Opera sovrastava il battello trascinandolo in avanti contro la banchina e distruggendone il ponte. Il risultato, per pura fortuna, è di appena 5 feriti, nessun decesso;

   a pochi minuti dall'incidente il sindaco di Venezia, Luigi Brugnaro, e il presidente della regione Veneto, Luca Zaia, criticavano l'inattività del Ministro interrogato in merito ai progetti alternativi per il passaggio delle grandi navi nella laguna e, in particolare, l'indecisione sulla proposta che lo stesso sindaco avrebbe da tempo presentato per impedire il transito delle grandi navi nel Canale della Giudecca, prevedendo il loro passaggio per il «canale dei petroli» e per il canale Vittorio Emanuele, previa la realizzazione dei necessari interventi di adeguamento dello stesso;

   il Ministro Salvini, in linea con i due esponenti del territorio, dichiarava: «Mi risulta che una soluzione (...) era stata elaborata già dall'anno scorso, con l'allargamento di un canale e una parte delle navi a Porto Marghera, ma tutto ciò è bloccato da mesi perché è arrivato un “no” da un Ministero romano, e non è un Ministero della Lega», al quale rispondeva la seguente nota del MoVimento 5 Stelle: «Non serve fare annunci, serve risolvere i problemi. Se la Lega ha un piano per risolvere tutto lo presenti, non siamo gelosi e se è buono lo portiamo avanti»;

   il Ministro Bonisoli ha affermato: «(...) il nostro è il primo Governo, su iniziativa del MoVimento 5 Stelle, che sta pensando concretamente a cancellare il passaggio delle grandi navi dal centro di Venezia»; e per il Ministro interrogato vi sarebbero due ipotesi: una è Chioggia e l'altra è San Nicolò –:

   se e quali iniziative urgenti il Ministro interrogato intenda assumere, in via chiara e definita, per garantire la massima sicurezza dei cittadini, dei turisti e dei lavoratori in laguna, ferme restando la salvaguardia e la promozione dei settori turistico, logistico e commerciale della città, onde evitare pericolose ricadute negative in termini di impatto economico, produttivo e occupazionale.
(3-00757)


   SCAGLIUSI, MANIERO, BARBUTO, BARZOTTI, LUCIANO CANTONE, CARINELLI, DE GIROLAMO, DE LORENZIS, FICARA, GRIPPA, LIUZZI, MARINO, RAFFA, PAOLO NICOLÒ ROMANO, SERRITELLA, SPESSOTTO e TERMINI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   il giorno 2 giugno 2019 la nave da crociera Opera della compagnia Msc ha perso il controllo in fase di manovra, probabilmente a causa di un black out al sistema di comandi, ed è andata a sbattere contro la banchina di San Basilio, poco distante dalla Marittima di Venezia, andando a colpire un battello passeggeri, il River Countess, su cui erano presenti circa 130 passeggeri;

   l'incidente è avvenuto nel Canale della Giudecca, nel bacino di San Marco, e ha provocato il ferimento di 5 persone, riportando drammaticamente il tema del transito delle grandi navi da turismo nelle cronache nazionali;

   fonti di stampa hanno riportato che, a seguito dell'incidente nautico, il presidente dell'autorità di sistema portuale del Mare Adriatico Settentrionale è stato convocato d'urgenza a Roma presso il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti per la gestione dell'emergenza;

   il Ministro interrogato ha ricordato che, a prescindere dell'emergenza in corso, era già aperto da mesi un tavolo interministeriale che coinvolge i Ministri competenti i quali con «la massima risolutezza» stanno lavorando per risolvere un problema lasciato sostanzialmente irrisolto per troppi anni;

   il decreto ministeriale 2 marzo 2012 ha previsto il divieto alla navigazione di imbarcazioni mercantili adibite al trasporto di merci e di passeggeri superiori a 40.000 tonnellate di stazza lorda nella laguna di Venezia, in particolare nel Canale della Giudecca e nel bacino di San Marco, ma la sua applicazione è stata subordinata all'individuazione di una soluzione alternativa per l'approdo della crocieristica a Venezia;

   da allora non è stata individuata alcuna soluzione immediatamente attuabile, sebbene nel dibattito degli ultimi giorni si sia parlato dell'esistenza di un progetto che sarebbe stato da tempo presentato al Ministero delle infrastrutture e dei trasporti –:

   quale sia l'eventuale stadio di attuazione del progetto di cui in premessa e quali iniziative il Governo abbia adottato e intenda perseguire al fine di individuare una soluzione attuabile per le grandi navi nella laguna veneta.
(3-00758)


   TASSO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   a partire dal 9 giugno 2019, con il cambio dell'orario estivo, Trenitalia ha previsto che due collegamenti Bari/Roma e viceversa (il Frecciargento da Bari delle 6:19 e quello da Roma delle 19:03) fermeranno anche nella stazione di Barletta, precedentemente non prevista;

   ne consegue che la stazione di Foggia diventerà l'unico capoluogo escluso da questi collegamenti con treni «a mercato», che nel corso degli anni, per ragioni di sostenibilità economica, hanno visto aggiungersi le fermate di Benevento e Caserta, prima, e Barletta prossimamente, perdendo la caratteristica di treno «non-stop» Bari-Roma e Roma-Bari e assumendo quella beffarda di «no-stop Foggia»;

   in sostanza verrebbe saltata la stazione, la città e l'intera provincia dauna, utilizzando una bretella ferroviaria, ripristinata recentemente da Rete ferroviaria italiana con circa 10 milioni di euro di spesa, che doveva essere utilizzata unicamente per il transito dei treni merci;

   preme sottolineare, inoltre, i ridotti introiti che questa situazione provocherà alla stessa società Trenitalia per i mancati viaggiatori della Capitanata;

   inoltre, si segnala un notevole ritardo, rispetto al cronoprogramma previsto, nella realizzazione di un'altra opera ferroviaria, sempre a Foggia, (la stazione alta velocità Foggia-Cervaro) da realizzare con finanziamenti già previsti;

   per i circa 700.000 cittadini e per l'intero sistema produttivo della Daunia, al danno relativo alla privazione del trasporto aereo dovuto al mancato rilancio dell'aeroporto Gino Lisa, si potrebbe aggiungere a breve la beffa dei treni «no stop solo Foggia» mentre proprio il Governo, attraverso il Contratto istituzionale di sviluppo Cis della Capitanata, vorrebbe incentivarne la crescita nel contesto provinciale che è penultimo, a livello nazionale, per la qualità della vita –:

   se, sulla base di quanto esposto in premessa, il Ministro interrogato intenda adoperarsi, per quanto di competenza, presso Trenitalia per evitare che i cittadini e l'intero sistema produttivo della Capitanata subiscano una situazione tanto paradossale quanto ingiusta, con i nuovi treni Frecciargento «no stop solo Foggia», che si aggiungerebbe ai danni per l'assenza di collegamenti aerei, verificando con Rete ferroviaria italiana le motivazioni o le cause della problematica evidenziata, che provoca particolare nocumento ai cittadini pugliesi e lucani nonché ai sistemi produttivi interessati, oltre ad essere in contrasto con quanto si propone di fare il Governo con il Contratto istituzionale di sviluppo.
(3-00759)


   MOLINARI, ANDREUZZA, BADOLE, BASINI, BAZZARO, BELLACHIOMA, BELOTTI, BENVENUTO, BIANCHI, BILLI, BINELLI, BISA, BOLDI, BONIARDI, BORDONALI, CLAUDIO BORGHI, BUBISUTTI, CAFFARATTO, CANTALAMESSA, CAPARVI, CAPITANIO, VANESSA CATTOI, CAVANDOLI, CECCHETTI, CENTEMERO, CESTARI, COIN, COLLA, COLMELLERE, COMAROLI, COMENCINI, COVOLO, ANDREA CRIPPA, DARA, DE ANGELIS, DE MARTINI, D'ERAMO, DI MURO, DI SAN MARTINO LORENZATO DI IVREA, DONINA, FANTUZ, FERRARI, FOGLIANI, FORMENTINI, FOSCOLO, FRASSINI, FURGIUELE, GASTALDI, GERARDI, GIACCONE, GIACOMETTI, GIGLIO VIGNA, GOBBATO, GOLINELLI, GRIMOLDI, GUSMEROLI, IEZZI, INVERNIZZI, LATINI, LAZZARINI, LEGNAIOLI, LIUNI, LO MONTE, LOCATELLI, LOLINI, EVA LORENZONI, LUCCHINI, MACCANTI, MAGGIONI, MARCHETTI, MATURI, MORELLI, MOSCHIONI, MURELLI, ALESSANDRO PAGANO, PANIZZUT, PAOLINI, PAROLO, PATASSINI, PATELLI, PATERNOSTER, PETTAZZI, PIASTRA, PICCOLO, POTENTI, PRETTO, RACCHELLA, RAFFAELLI, RIBOLLA, SALTAMARTINI, SASSO, STEFANI, TARANTINO, TATEO, TIRAMANI, TOCCALINI, TOMASI, TOMBOLATO, TONELLI, TURRI, VALBUSA, VALLOTTO, VINCI, VIVIANI, ZICCHIERI, ZIELLO, ZÓFFILI e ZORDAN. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   a seguito di gara pubblica, nel 2007, è stata affidata alla società di progetto Autostrada Asti Cuneo s.p.a. la concessione per la progettazione, realizzazione e gestione del collegamento autostradale da Asti a Cuneo, in parte già realizzato da Anas s.p.a. La concessione aveva durata di 23,5 anni decorrenti dalla fine dei lavori;

   la società Autostrada Asti Cuneo s.p.a. ha ottemperato agli obblighi di conversione realizzando, al 31 dicembre 2016, n. 7 lotti per un importo complessivo di circa 480 milioni di euro, di cui 200 milioni di contributo pubblico previsto in sede di gara e 280 milioni di finanziamento da parte del concessionario, che a tutt'oggi non è stato ammortizzato neppure in minima parte, con conseguente grave pregiudizio per il concessionario stesso;

   il contemporaneo effetto dell'incremento dei costi di investimento, non imputabile al concessionario, e della riduzione dei volumi di traffico, anche a causa dell'impatto negativo nell'area provocato dalla sopravvenuta crisi economica del 2008, ha determinato l'alterazione dell'equilibrio economico-finanziario della concessione, che ha impedito al concessionario di completare l'opera almeno nella misura necessaria ad assicurare la funzionalità del collegamento autostradale tra le due città;

   stanti la peculiarità dell'operazione e le posizioni più volte espresse dalla Commissione europea in materia di aiuti di Stato, il Governo, tramite il Ministro concedente, ha avviato un confronto con gli uffici competenti della Commissione stessa e, in data 27 aprile 2018, è stato emesso un comunicato con cui veniva formalizzata la decisione della Commissione europea a favore dell'operazione. A questo atto dovranno seguire le approvazioni degli atti aggiuntivi alla convenzione a cura degli organi istituzionali italiani preposti;

   il 1° agosto 2018 il Ministro interrogato, in risposta ad un'interrogazione a risposta immediata in Aula, assicurava le istituzioni e i cittadini delle due province interessate della ferma intenzione del Ministero di portare a completamento l'infrastruttura attraverso l'individuazione in tempi rapidi della migliore soluzione per poter far partire l'opera nei prossimi mesi;

   tuttavia, a distanza di circa un anno nulla è stato fatto, in particolare per i 9 chilometri mancanti del tratto Cerasco-Alba –:

   quale sia lo stato dell'arte dell'approvazione del progetto e del piano economico-finanziario da parte del Cipe e quali iniziative urgenti il Ministro interrogato intenda adottare per garantire in tempi rapidi il completamento del collegamento autostradale da Asti a Cuneo.
(3-00760)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   BENAMATI, PAITA, CRITELLI, DE MARIA, RIZZO NERVO e GIACOMELLI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   la strada statale n. 64 «Porrettana» è una grande arteria di comunicazione nazionale che unisce l'Emilia-Romagna con la Toscana e in specifico Bologna e Pistoia;

   in data 2 febbraio 2019 suddetta arteria, nell'ambito del suo percorso, in territorio del comune di Sambuca Pistoiese, all'altezza della località di Pavana, risulta essere bloccata a causa di un movimento franoso che ha riguardato una parte della carreggiata;

   nessuna possibilità di scorrimento parziale sulla sede di transito originale si è attivata e la viabilità locale non è in grado di sopportare in modo adeguato il traffico — in special modo pesante — in transito sulla statale a causa di una oggettiva inadeguatezza infrastrutturale;

   l'Anas soggetto competente ha reso noto che vi sono circa 3 milioni di euro per gli interventi necessari al ripristino della viabilità;

   l'Anas società per azioni integrata nel gruppo Ferrovie dello Stato italiane è a completo controllo statale;

   tuttavia, nonostante gli incontri istituzionali svoltisi fino ad oggi, in attesa dell'espletamento delle procedure necessarie, non è ancora dato sapere quale sarà l'inizio e il termine dei lavori che riguarderanno la strategica arteria stradale;

   nel frattempo, la situazione si palesa come sempre più critica sia per la viabilità sia per l'economia territoriale fortemente danneggiata da questa incredibile situazione;

   l'imminente stagione estiva, con l'inevitabile aumento dei flussi di traffico, comporterà sicuramente un aggravarsi della situazione;

   sindaci, forze economiche e sociali, comitati, chiedono con forza una rapida soluzione e certezze sui tempi per un ritorno alla normalità;

   la regione Toscana ha — con proposta di legge della giunta — previsto misure di sostegno per aziende e attività economiche interessate da suddetto disagio;

   va valutata quindi la gravità di una situazione che sta ormai protraendosi nel tempo e che appare ben oltre i limiti dell'incredibile e dell'accettabile –:

   se il Governo sia a conoscenza di quanto riportato in premessa e quali iniziative intenda assumere, per quanto di propria competenza, con urgenza al fine di pervenire alla messa in opera degli interventi necessari per ripristinare la carreggiata in territorio di Sambuca Pistoiese, ponendo fine agli enormi disagi sopportati dall'utenza dell'arteria e dai territori interessati.
(5-02212)

Interrogazione a risposta scritta:


   STUMPO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti ha indetto la Conferenza nazionale infrastrutture, trasporti e territorio, nell'ambito della quale si terranno cinque tavoli di discussione: trasporto aereo e aeroporti, politiche urbane e sviluppo sostenibile, mobilità sostenibile e trasporto pubblico locale, autotrasporto, porti, navigazione marittima e autorità portuali;

   nelle giornate dell'11 e del 12 giugno 2019 presso il centro congressi Angelicum a Roma avrà luogo la Conferenza nazionale e logistica e si terrà una riunione operativa del tavolo dedicato all'argomento shipping, portualità e logistica intermodale della Conferenza nazionale sulle infrastrutture, i trasporti e il territorio;

   la Conferenza nazionale ha come obiettivo la redazione di un libro bianco sugli argomenti individuati, che sarà poi la base per elaborare la strategia nazionale dei prossimi anni;

   i singoli tavoli di discussione sono affidati alla struttura di indirizzo politico del Ministero, in particolare quello in questione era sotto la responsabilità dell'ex viceministro Edoardo Rixi;

   l'organizzazione della Conferenza è stata assegnata a Clickutility Team e la partecipazione ai tavoli è su invito riservato a non meglio definiti portatori di interessi qualificati;

   Clickutility Team propone l'adesione a un programma, di supporto della Conferenza articolato in diverse categorie per le quali è previsto a quanto consta all'interrogante, un contributo variabile tra euro 3.000 ed euro 10.000 a seconda dei servizi e della visibilità mediatica offerti, oltre alla possibilità di installare desk il cui costo è stabilito a quotazione;

   nei propositi l'iniziativa ha l'ambizioso obiettivo di definire un documento sul quale verrà elaborata la strategia nazionale dei prossimi anni;

   tale obiettivo deve necessariamente garantire a tutte le parti interessate di potere dare il loro contributo allo svolgimento dei lavori, aspetto questo che pare pregiudicato dalla eccessiva articolazione delle tematiche e dalla conseguente impossibilità a presidiare almeno quelle di diretto interesse di ciascuna categoria;

   gli esiti della consultazione pubblica propedeutica alla Conferenza non saranno verosimilmente resi noti prima della Conferenza stessa, impedendone, di fatto, ai partecipanti una consapevole valutazione;

   l'organizzazione di un evento di tale importanza, e dai costi rilevanti, impone la massima trasparenza nella gestione economica, anche in considerazione della rilevanza del margine tra spese e ricavi ma soprattutto della destinazione e titolarità di questi ultimi;

   non risulta all'interrogante che il soggetto titolare dell'organizzazione sia stato individuato con procedura a evidenza pubblica, certamente opportuna, se non necessaria, in considerazione dell'entità economica delle singole prestazioni offerte e della somma di esse;

   non risultano chiari né trasparenti: a) i criteri di individuazione del luogo ove si svolgerà la Conferenza, né è chiaro se essa sia avvenuta ad affidamento diretto o mediante procedura ad evidenza pubblica, né quali siano i costi di utilizzo della struttura; b) i criteri sulla base dei quali sono stati individuati i destinatari degli inviti ai tavoli di discussione non risultando garantita la più ampia partecipazione ai portatori di interessi qualificati c) i criteri di selezione dei singoli invitati per partecipare all'uno o all'altro tavolo; non è chiaro altresì: se la selezione sia stata effettuata dall'organizzatore Clickutility Team, anche o esclusivamente, sulla base del contributo economico a supporto della Conferenza; chi debba sopportare eventuali costi eccedenti i ricavi, per quale ammontare, né il capitolo di spesa della contabilità dello Stato sul quale è stata effettuata e per quale importo la prenotazione a debito; quali siano i criteri di individuazione dei servizi di catering, assistenza alla Conferenza, registrazione e trascrizione degli interventi, riprese video e se tali servizi siano stati affidati mediante procedure ad evidenza pubblica –:

   se sia a conoscenza dei fatti delle modalità procedurali citate in premessa, riguardanti l'organizzazione della Conferenza, e quali siano gli orientamenti in merito alle criticità sopra elencate.
(4-03018)

ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazione a risposta immediata:


   ASCANI, ANZALDI, CIAMPI, DI GIORGI, FRANCESCHINI, PICCOLI NARDELLI, PRESTIPINO, ROSSI, GRIBAUDO, ENRICO BORGHI e FIANO. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   il diritto di critica, come il diritto di cronaca, è disciplinato dall'articolo 21 della Costituzione, il quale, nel primo comma, recita: «Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione»;

   il ruolo dell'insegnante deve essere quello di formare coscienze critiche capaci di capire e operare confronti storici tra periodi diversi, mostrando similitudini e differenze. Questo è un elemento essenziale per un insegnamento della storia che voglia far comprendere lo sviluppo del pensiero dell'umanità;

   i recenti e ormai noti fatti che hanno coinvolto la docente d'italiano in servizio all'istituto tecnico-industriale «Vittorio Emanuele III» di Palermo, sospesa per 15 giorni per non aver vigilato sulla realizzazione di un video, in occasione della Giornata della memoria, in cui si accostava la promulgazione delle leggi razziali del 1938 al «decreto sicurezza» del Ministro dell'interno Matteo Salvini, sono da considerarsi secondo gli interroganti, oltre che ingiusti e ingiustificati, lesivi dei principi costituzionali di libertà di insegnamento e di espressione;

   un docente non può sindacare la libertà di espressione degli alunni e la libertà di insegnamento è tutelata dalla Costituzione, purché, in sostanza, non oltrepassi il limite del buon costume e non minacci l'ordine pubblico;

   risultano, invece, oltrepassare i limiti del buon costume i post pubblicati sulla pagina Facebook di un docente di storia dell'arte dell'istituto alberghiero Barbarigo di Mestre: «la senatrice a vita Segre sta bene in un simpatico termovalorizzatore. Paragona il Governo a chi ha gasato i rom nella II guerra». E ancora: «La Costituzione è un libro di m.... buono per pulircisi ...(...)»;

   nonostante il Ministro interrogato abbia dichiarato l'urgenza di dover assumere tutte le iniziative e le misure, anche sanzionatorie, nei confronti del suddetto docente, non risultano agli interroganti ancora portate a termine le procedure sanzionatorie nei confronti dello stesso;

   a differenza degli annunci del Vice Presidente del Consiglio dei ministri e del Ministro interrogato, la sospensione alla professoressa di Palermo non risulterebbe ufficialmente revocata –:

   se il Ministro interrogato non intenda ufficializzare la revoca della sanzione, anche prevedendo l'annullamento della decurtazione dello stipendio nei confronti della docente di Palermo, e se intenda agire per irrogare le giuste misure sanzionatorie nei confronti dei docenti che incitano alla xenofobia e ad altre forme di razzismo.
(3-00761)

Interrogazioni a risposta scritta:


   MARZANA, VILLANI, CARBONARO e AZZOLINA. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   con i commi 619-621 dell'articolo 1 della legge 27 dicembre 2017, n. 205 (legge di bilancio per il 2018) il personale titolare di contratti di collaborazione coordinata e continuativa (co.co.co.), che da anni svolge compiti e funzioni assimilabili a quelli degli assistenti amministrativi e tecnici (personale Ata), è stato sottoposto a stabilizzazione a partire dal 1° settembre 2018, dopo aver partecipato a una procedura selettiva per titoli e colloqui, a valere sui posti accantonati e congelati in organico di diritto del personale Ata;

   con i citati commi 619-621 è stato inoltre previsto che i vincitori sarebbero stati assunti anche a tempo parziale, nei limiti di una maggiore spesa di personale, pari a 5,402 milioni di euro nel 2018 e a 16,204 milioni di euro dal 2019 e che i rapporti instaurati a tempo parziale avrebbero potuto essere trasformati a tempo pieno o incrementati nel numero di ore solo in presenza di risorse certe e stabili;

   dei 789 co.co.co. che hanno superato le procedure selettive 10 lavoratori sono stati collocati in pensione e 779 sono stati assunti a tempo indeterminato dal 1° settembre 2018 con contratto part-time a 18 ore lavorative;

   il contratto stipulato dal Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca ha determinato per i lavoratori ex co.co.co. uno stipendio inferiore del 25 per cento rispetto a quello percepito da precari: da circa 1.000 euro si passa a 677,55 euro mensili;

   per questo motivo i commi 738-740 dell'articolo 1 della legge 30 dicembre 2018, n. 145 (legge di bilancio per il 2019) hanno autorizzato la trasformazione a tempo pieno, dall'anno scolastico 2019/2020, del rapporto di lavoro di soggetti, già titolari di contratti di collaborazione coordinata e continuativa per lo svolgimento nelle scuole di funzioni assimilabili a quelle degli assistenti amministrativi e tecnici, immessi in ruolo a tempo parziale dall'anno scolastico 2018/2019. Conseguentemente, è stato disposto l'incremento della dotazione organica del personale amministrativo e tecnico; la trasformazione del rapporto di lavoro a tempo pieno è stata disposta nel limite di una spesa di personale complessiva, tenuto conto anche degli stipendi già in godimento, non superiore a quella autorizzata dall'articolo 1, comma 619, della legge di bilancio 2018, a tale scopo avvalendosi della quota non utilizzata;

   tuttavia, le risorse disponibili sono sufficienti a trasformare il rapporto di lavoro di 226 soggetti lavorativi, mentre i rimanenti 553 conserveranno il contratto part-time;

   nell'ottica della stabilizzazione di questi lavoratori precari con all'attivo diversi anni di servizio, sarebbe stato necessario inquadrarli con un contratto a tempo pieno, retribuito con uno stipendio mensile commisurato agli anni di lavoro svolti e con una retribuzione in grado di garantire un'esistenza libera e dignitosa ai sensi dell'articolo 36 della Costituzione. Invece, allo stato attuale, questi lavoratori non saranno più in grado di provvedere ai bisogni delle loro famiglie e, nel processo di stabilizzazione, invece di progredire economicamente, paradossalmente, la stabilizzazione ha avuto l'effetto di determinare una diminuzione del loro stipendio –:

   quali iniziative di competenza il Ministro interrogato intenda adottare al fine di garantire l'assunzione a tempo pieno delle citate 553 unità lavorative in base al loro diritto maturato all'esito del concorso pubblico indetto con decreto direttoriale n. 209 del 28 febbraio 2018, anche al fine di eliminare l'ingiusta disuguaglianza determinatasi tra lavoratori che, vincitori del medesimo concorso, sono titolari di due diverse tipologie contrattuali.
(4-03012)


   D'ORSO, VILLANI e DORI. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   il 18 giugno 2017 sono entrate in vigore le disposizioni a tutela dei minori per la prevenzione e il contrasto del fenomeno del cyberbullismo (legge 29 maggio 2017, n. 71);

   ai sensi dell'articolo 3, comma 1, della legge suddetta è stato istituito, presso la Presidenza del Consiglio dei ministri, un tavolo tecnico, coordinato dal Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca, avente il compito di elaborare un piano di azione integrato per il contrasto e la prevenzione del cyberbullismo, e di realizzare un sistema di raccolta di dati, finalizzato al monitoraggio dell'evoluzione del fenomeno. Tale tavolo tecnico si è riunito per la prima e unica volta il 7 febbraio 2018 e la stessa Autorità garante per l'infanzia e l'adolescenza, in occasione della Giornata nazionale contro il bullismo e il cyberbullismo del 5 febbraio 2019, ne ha sollecitato un'ulteriore convocazione;

   sempre l'articolo 3, comma 6, stabilisce che: «A decorrere dall'anno successivo a quello di entrata in vigore della presente legge, il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca trasmette alle Camere, entro il 31 dicembre di ogni anno, una relazione sugli esiti delle attività svolte dal tavolo tecnico per la prevenzione e il contrasto del cyberbullismo». Tale relazione non è stata ancora trasmessa alle Camere;

   con provvedimento del Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca del 5 febbraio 2007 è stato istituito il numero verde nazionale 800 66 96 96 (a cui poter segnalare casi, chiedere informazioni generali, anche su come comportarsi in situazioni «critiche», nonché chiedere sostegno), che risulta però non attivo o funzionante;

   obiettivo della legge è quello di contrastare il grave fenomeno del cyberbullismo in tutte le sue manifestazioni, con azioni a carattere preventivo e con una strategia di attenzione, tutela ed educazione nei confronti dei minori coinvolti, sia nella posizione di vittime sia in quella di responsabili di illeciti, attraverso l'attuazione degli interventi normativi previsti –:

   se sia a conoscenza dei fatti sopra esposti, se intenda adoperarsi per promuovere una sollecita convocazione del tavolo interistituzionale e quali iniziative di competenza ritenga opportuno adottare al fine di rendere effettiva l'attività per la prevenzione e il contrasto del cyberbullismo ed efficace la normativa in materia in ambito scolastico.
(4-03017)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazione a risposta in Commissione:


   LOLLOBRIGIDA e BUCALO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   si evidenzia la particolare condizione in cui versano alcuni lavoratori della società Express Speedy S.r.l. con sede legale in Napoli, viale della Costituzione Fab. G1 - centro direzionale e sede operativa in Portici (Napoli), via G. Poli, 53 G/E/C, più volte aggiudicataria dell'appalto di Poste Italiane s.p.a.;

   nello specifico i predetti lavoratori, a quanto consta agli interroganti, lamentano di prestare la propria attività lavorativa che riguarda servizi postali in appalto; con contratto part time, alle dipendenze della sopra indicata Express Speedy S.r.l., benché di fatto si trovino a dover rispondere a esigenze organizzative della società committente Poste Italiane s.p.a.;

   come se non bastasse, gli stessi dipendenti lamentano altresì soventi ritardi nel pagamento di stipendi e di buoni pasti, nonché irregolarità nella quantificazione delle ore di lavoro straordinario prestate;

   quanto sopra segnalato pare inquadrarsi nelle condotte, ormai ricorrenti, adottate dalle società aggiudicatrici di appalti o sub-appalti le quali sono solite inquadrare in modo degradante i propri dipendenti in aperta violazione di principi costituzionali oltre che, ovviamente, della normativa contrattualistica nazionale di categoria –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa, se intenda acquisire ulteriori elementi al riguardo e – verificata la situazione – quali urgenti iniziative intenda assumere, per quanto di competenza, per garantire ai lavoratori sopracitati trattamenti economici adeguati e in regola con le ore di lavoro realmente effettuate.
(5-02214)

Interrogazioni a risposta scritta:


   MURONI, FASSINA, FRATOIANNI e PALAZZOTTO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, al Ministro per la pubblica amministrazione. — Per sapere – premesso che:

   come denunciato dalle organizzazioni sindacali, da Legacoop produzione e servizi e da altre imprese del settore, il nuovo bando della refezione scolastica del comune di Roma che entrerà in vigore dal mese di settembre 2019, nonostante formalmente ancorato al principio dell'offerta economica più vantaggiosa, prevede, di fatto, una gara al massimo ribasso, con conseguente precarietà occupazionale, ulteriore sfruttamento del lavoro e consistente diminuzione del costo dei pasti per i bambini;

   dopo un'attesa di diversi mesi per la nuova gara, dopo tanti rinvii si è arrivati ad un bando che prevede costi sempre più ridotti con il conseguente rischio di utilizzo di prodotti e somministrazione di pasti di qualità scadente e posti di lavoro ulteriormente sottopagati e a rischio;

   il bando di gara coinvolge circa tremila lavoratori e decine di migliaia di bambini e famiglie;

   il costo del singolo pasto per gli asili nido passerà dagli attuali 7 a circa 4 euro, mentre per le scuole elementari si scende da 4.50 a 4 euro;

   a ciò si aggiunge l'abitudine, come avviene da qualche anno, di far svolgere le mansioni di cuoca al personale della multiservizi, con la conseguenza che persone che svolgono lo stesso identico lavoro, percepiscono retribuzioni molto differenti tra loro;

   esisterebbe, inoltre, un serio rischio di licenziamento per i 180 dipendenti della multiservizi e per i 300 lavoratori delle mense autogestite, confluite nel mega appalto;

   il tutto avviene ovviamente a discapito della qualità del servizio che negli anni ha subito un vero e proprio tracollo; la qualità è andata sempre più scemando soprattutto a causa di bandi al ribasso che hanno compromesso l'intero sistema della ristorazione scolastica che è oggetto di uno dei bandi più corposi d'Europa;

   a rimetterci saranno i bambini e i tanti lavoratori che, con stipendi ridottissimi ed enormi difficoltà, si prodigano ogni giorno per cercare di offrire un servizio dignitoso;

   a parere degli interroganti occorre assicurare un'attenta analisi della congruità dei prezzi presentati nel bando di gara, in un'ottica di preservazione di qualità e occupazione, al fine di non mettere a repentaglio i servizi delle mense scolastiche del Comune di Roma;

   la base d'asta imposta nel bando del comune non tiene conto né dell'aumento del costo medio dovuto all'integrazione delle mense degli asili nido né del mancato inserimento all'interno del capitolato di gara dell'elenco del personale attualmente impiegato presso molte autogestioni del comune di Roma;

   premiare di fatto lo sconto sui fattori di costo e non la qualità del servizio e una dignitosa remunerazione del lavoro non permette una sana competizione tra le imprese basata sulla capacità di offrire un servizio migliore, ma si basa soltanto sul risparmio economico che verosimilmente ricadrà sulla qualità e sulla quantità dei pasti forniti ai bambini delle scuole e sulla precarietà e sulla riduzione dei posti di lavoro –:

   quali iniziative il Governo intenda assumere, per quanto di competenza, affinché siano garantiti i livelli occupazionali e le condizioni contrattuali dei lavoratori e delle lavoratrici coinvolti e la qualità del servizio della ristorazione scolastica nel comune di Roma;

   se il Governo intenda assumere iniziative normative affinché nelle gare d'appalto non prevalga, di fatto, la logica del massimo ribasso in cui il fattore legato al costo del lavoro e il prezzo degli alimenti assumono un peso predominante rispetto ai fattori qualitativi, specialmente in un settore come quello della ristorazione scolastica nel quale è fondamentale il mantenimento di alti standard qualitativi a beneficio della salute di bambini e studenti;

   quali iniziative il Governo intenda adottare per promuovere la re-internalizzazione nelle pubbliche amministrazioni di servizi essenziali come la refezione scolastica e l'assistenza educativa cultura agli studenti in condizioni di difficoltà psico-fisica.
(4-03011)


   MAMMÌ. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   in data 19 febbraio 2019, il presidente e il direttore generale dell'Ente nazionale previdenza e assistenza della professione infermieristica, sono stati tratti in arresto dalla Guardia di finanza di Roma con l'accusa di aver incassato tangenti, a seguito di un cospicuo «scambio di favori», di quasi 50 milioni di euro dal 2012 per compensi professionali, tra l'Ente e noti professionisti;

   lo scandalo avrebbe riguardato anche pagamenti per utilizzo di «escort» in esclusivi locali capitolini;

   a seguito dello scioglimento del consiglio d'amministrazione dell'ente in parola, il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze, adottato in data 20 marzo 2019, ha nominato professor Eugenio D'Amico, quale commissario straordinario, ai sensi dell'articolo 2, comma 6, del decreto legislativo n. 509 del 30 giugno 1994, «con il compito di salvaguardare la corretta gestione e di avviare e concludere, entro sei mesi dalla nomina, la procedura per rieleggere gli amministratori dell'Ente»;

   nel testo del decreto è stata indicata l'efficacia giuridica del provvedimento, limitandola al solo scioglimento del consiglio d'amministrazione;

   il mancato scioglimento del consiglio d'indirizzo generale (Cig), a stretta interpretazione letterale del testo del decreto, genera una incertezza in merito ai poteri attribuiti alla figura commissariale;

   successivamente, il commissario straordinario ha disposto la sospensione delle operazioni di voto dell'assemblea dei delegati – cui spetta il compito di eleggere sia il Consiglio di indirizzo generale che il Consiglio di amministrazione – previste per il 26 marzo 2019; si ricorda altresì che l’iter interno di elezione regolato dallo statuto, prevedeva una preliminare elezione dei delegati, avvenuta in data 7, 8 e 9 gennaio 2019, in cui sono stati votati i nuovi delegati poi proclamati membri con provvedimento n. 1/2019/PRES, adottato in data 6 febbraio 2019;

   a tali elezioni, tuttavia, avrebbe partecipato una sola lista denominata «Continuità con trasparenza», non essendo stata ammessa la lista «Enpapi cambia verso»;

   il Consiglio di amministrazione, da anni è stato espressione di un'unica lista elettorale, che ha nominato tutti gli organi fin dalla costituzione dell'Enpapi;

   lo statuto dell'Ente (articolo 5), prevedeva per il Cig una durata pari a quattro anni e pertanto, sarebbe dovuto decadere il 13 marzo 2019;

   il mancato commissariamento del Cig, non ha consentito la sospensione delle relative funzioni di quest'ultimo, che, non ha comunque proceduto all'approvazione del bilancio, entro il 30 aprile 2019, relativo all'esercizio 2018;

   le elezioni sospese, se non annullate, porterebbero all'elezione dell'Unica lista che ha gestito Enpapi dalla sua nascita e non si potranno attuare tutte le modifiche di governance su cui il commissario sta lavorando, necessarie per il futuro buon funzionamento dell'ente;

   ogni iniziativa di deliberazione per cui è statutariamente prevista la doppia lettura Cda e Cig risulta del tutto inibita a causa dell'incertezza del perimetro d'azione attributo al commissario straordinario;

   alla luce delle criticità sopra evidenziate, sarebbe opportuno che i ministeri vigilanti fornissero una corretta definizione dei poteri conferiti al commissario straordinario, in carenza della quale ogni iniziativa adottata potrebbe essere oggetto di impugnativa e successivo annullamento –:

   se i Ministri siano a conoscenza dei fatti esposti, e, nel caso, se non ritengano opportuno intraprendere iniziative volte a chiarire i poteri del commissario straordinario di Enpapi, procedendo, eventualmente, all'annullamento delle elezioni ora sospese, con il conferimento al commissario anche dei poteri del Consiglio di indirizzo generale, anche al fine di pervenire alla modifica del regolamento elettorale, dello statuto, nonché dei regolamenti interni dell'ente medesimo.
(4-03019)

SALUTE

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della salute, il Ministro dell'economia e delle finanze, per sapere – premesso che:

   il progetto «La Salute un bene da difendere, un diritto da promuovere», coordinato da Salute Donna Onlus con altre 23 associazioni è il primo progetto in Italia a consentire un dialogo pressoché costante fra le organizzazioni del terzo settore, gli oncologi ed ematologi, le imprese della salute e le istituzioni nazionali e regionali in merito alla presa in carico e cura dei pazienti oncologici;

   il progetto – avviato nel 2014 – include una commissione tecnico scientifica di altissimo livello e consta di un intergruppo parlamentare nazionale e di ben quattro intergruppi consiliari regionali (Lombardia, Lazio, Calabria e Puglia). Tutti gli intergruppi sono denominati «Insieme per un impegno contro il cancro»;

   nel corso della XVII legislatura è risultata frutto del dialogo con le associazioni che hanno aderito al progetto la mozione Rizzetto n. 1/01327. Fra gli impegni previsti dalla mozione vi sono state: iniziative al fine di istituire un fondo pubblico nazionale per i farmaci oncologici innovativi, che fosse autonomo per poter contribuire al rimborso alle regioni dei farmaci oncologici a forte carattere innovativo, soprattutto in vista dell'imminente ed esponenziale crescita dell'offerta nel settore, valutando la possibilità di finanziare lo stesso con il gettito derivante dal tabacco e da altre attività economiche impattanti sulla salute dei cittadini; iniziative affinché l'accesso ai farmaci innovativi fosse equo per tutti i cittadini sul territorio nazionale, anche affinché potessero essere esclusi i ritardi nella procedura di approvazione determinati dall'Aifa e, successivamente, dalle procedure predisposte dalle singole regioni;

   di conseguenza, la legge di bilancio 2017 (legge 11 dicembre 2016, n. 232), all'articolo 1, comma 401, ha dato attuazione all'impegno preso nella mozione attraverso l'istituzione di un fondo di 500 milioni di euro per tre anni finalizzato all'acquisto da parte delle regioni dei medicinali oncologici innovativi;

   con l'articolo 1, comma 550, della legge 30 dicembre 2018, n. 145, è stato altresì disposto il trasferimento dal Ministero della salute allo stato di previsione del Ministero dell'economia e delle finanze dei fondi per il concorso al rimborso alle regioni per l'acquisto dei medicinali innovativi e oncologici innovativi. Lo stesso comma ha mantenuto la competenza già attribuita al Ministero della salute per la disciplina delle modalità operative di erogazione delle risorse stanziate;

   il fondo per i farmaci oncologici innovativi è in scadenza quest'anno e necessiterà di conseguenza di un nuovo stanziamento di fondi in sede di legge di bilancio, anche alla luce del fatto che gli avanzamenti terapeutici negli ultimi anni sono stati rilevanti e che la malattia si va cronicizzando. In Italia vivono infatti con il cancro circa 3,4 milioni di malati ovvero il 6 per cento della popolazione;

   il 6 marzo 2019 il Senato ha votato all'unanimità un ordine del giorno unitario che ha recepito integralmente l'accordo di legislatura del progetto «La Salute un bene da difendere, un diritto da promuovere» presentato prima delle elezioni del 2018 ed accolto da numerosi partiti dell'arco costituzionale;

   fra i 15 punti previsti dall'accordo di legislatura vi è anche l'impegno per il Governo di mantenere un adeguato e sostenibile finanziamento del fondo per i farmaci oncologici innovativi oltre al suo corretto ed uniforme utilizzo da parte delle regioni;

   lo stesso testo approvato al Senato come ordine del giorno unitario è stato presentato in forma di mozione alla Camera dei deputati dall'onorevole Arianna Lazzarini (n. 1/00145) e verrà discusso dall'Aula l'11 giugno 2019;

   a conferma dei rilevanti progressi scientifici nel campo dell'oncologia, in questi giorni, a Chicago, presso le assise dell’American Society for Clinical Oncology (ASCO), è stato presentato uno studio su un nuovo farmaco per il tumore al seno avanzato e metastatico nelle donne giovani e giovanissime. Per la prima volta si è dimostrato che un farmaco può accrescere la sopravvivenza. Dopo tre anni e mezzo, la sopravvivenza globale è stata del 70 per cento per le donne trattate con il farmaco e la terapia ormonale standard a fronte del 46 per cento per le trattate solo con la terapia ormonale standard, con una riduzione complessiva del rischio di morte del 29 per cento –:

   se e in quale misura il Governo intenda promuovere un rifinanziamento del fondo per i farmaci oncologici innovativi;

   se saranno tenute nel dovuto conto – ai fini del finanziamento del fondo – le rilevanti innovazioni terapeutiche in atto e la necessità di un loro adeguato finanziamento, al fine di garantirne la disponibilità per i pazienti oncologici;

   se si intendano adottare iniziative per prevedere una modalità d'accesso ai farmaci migliore, più stringente e meno discrezionale affinché le regioni che dovranno dispensare i medicinali ai pazienti non possano utilizzare questo fondo per altre spese relative all'oncologia ma unicamente per quei farmaci oncologici che hanno il requisito di innovatività secondo quanto stabilito dall'Aifa.
(2-00405) «Vanessa Cattoi, Bellachioma, Binelli, Boldi, Bordonali, Caffaratto, Cavandoli, Cestari, Colmellere, Comaroli, De Angelis, De Martini, Foscolo, Frassini, Gerardi, Gusmeroli, Lazzarini, Liuni, Locatelli, Loss, Murelli, Panizzut, Potenti, Pretto, Ribolla, Sutto, Tiramani, Tomasi, Ziello, Zóffili».

Interrogazione a risposta scritta:


   SPORTIELLO e MAMMÌ. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   il 17 maggio 2019 alle 2,30 della notte un giovane 22enne è stato trovato ferito in strada in via Toledo a Napoli. Il giovane è stato soccorso da alcuni ragazzi e portato al pronto soccorso dell'ospedale Vecchio Pellegrini di Napoli;

   nel mentre gli infermieri e le guardie giurate stavano trasportando il giovane ferito verso i reparti, è sopraggiunto un uomo in sella a uno scooter e, dalla strada, ha sparato verso il cortile. Almeno quattro colpi, due dei quali hanno colpito due minorenni, feriti di striscio agli arti, che sono fuggiti quando i medici hanno chiesto di chiamare i genitori. Il killer è scappato, dandosi alla fuga prima dell'arrivo delle forze dell'ordine;

   l'associazione «Nessuno tocchi Ippocrate» dopo la sparatoria nel piazzale dell'ospedale Vecchio Pellegrini di Napoli, in una sua nota, ha affermato: «tale notizia dipinge le condizioni di estrema pericolosità nelle quali lavora il personale sanitario ed il personale di vigilanza»;

   il presidente dell'Ordine dei medici di Napoli, nell'esprimere solidarietà agli operatori coinvolti nella sparatoria, ha invocato una risposta determinata da parte dello Stato;

   il 27 maggio 2019 si è svolto al Vecchio Pellegrini un flash mob promosso dalle organizzazioni sindacali del comparto medico e sanitario allo scopo di lanciare un segnale forte verso l'opinione pubblica e coordinare le iniziative da mettere in campo contro la violenza verso il personale medico e sanitario. Neanche 24 ore dopo si sono verificati altri due episodi di violenza ai danni del personale sanitario del Vecchio Pellegrini, come il giornale Il Mattino riporta il 28 maggio 2019;

   l'ospedale Vecchio Pellegrini di Napoli è stato coinvolto negli ultimi anni in numerosi episodi di violenza ai danni del personale medico e sanitario –:

   se non ritenga di assumere tutte le iniziative di competenza per favorire una più efficace protezione dei presidi ospedalieri;

   se non ritenga di promuovere, unitamente alle regioni, un'iniziativa per rafforzare le dotazioni organiche dei pronti soccorso in tutto il Paese.
(4-03013)

SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

X Commissione:


   FIORINI, BARELLI e SQUERI. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   la Nuova Castelli Spa è leader nella distribuzione dei formaggi Dop italiani, oltre che principale esportatore di Parmigiano reggiano. Acquistata per 350 milioni di euro nel 2014 dal fondo di private equity Charterhouse Capital, nel 2018 ha avuto un giro d'affari di 460 milioni di euro: si tratta quindi di una azienda sana con ottime prospettive di mercato;

   nei giorni scorsi è stata avviata la procedura di vendita al gruppo Lactalis (17 miliardi di fatturato), già proprietario di Parmalat Galbani, Invernizzi, Locatelli, Vallelata e Cademartori, che rappresenta un terzo del formaggio italiano; come acquirente italiano si era fatto avanti Granarolo, apparso non in grado di sostenere la competizione con Lactalis;

   si elencano alcuni possibili rischi che, secondo gli interroganti, tale operazione può generare per il made in Italy agroalimentare:

    la perdita del controllo e dei profitti generati: dal gennaio 2019 Lactalis ha proceduto a smantellare la formale autonomia di Parmalat. L'uscita da Piazza Affari e poi una riorganizzazione aziendale hanno fatto traslocare controllo e redditività in Francia;

    per la Nuova Castelli, che non produce un Dop legato al territorio, potrebbe avvenire la chiusura degli stabilimenti e il trasferimento di posti di lavoro fuori dai confini nazionali. La Nuova Castelli rappresenta almeno 1.000 dipendenti distribuiti su circa 20 impianti in Italia e all'estero;

    si potrebbe verificare un peggioramento delle condizioni di vendita dei produttori verso la grande distribuzione;

    Lactalis, forte della sua potenza distributiva e politica, potrebbe cambiare alcuni punti del disciplinare produttivo, «annacquandone» il rigore e favorendo il proliferare di prodotti similari. Alle spalle del parmigiano ci sono 20 mila stalle;

    non potendosi cambiare la provenienza del latte, si può modificare la filiera che alimenta il bestiame: usare mangimi diversi e non italiani, provocando così un danno all'indotto che accompagna il parmigiano;

   giova osservare che nel comunicato del 29 maggio 2019 che annuncia l'acquisto, Lactalis afferma che «l'acquisizione è soggetta alle approvazioni delle autorità regolamentari competenti»;

   la Francia ritiene «imprese strategiche» nazionali anche quelle dei profumi e dei formaggi –:

   quali iniziative di competenza intenda assumere per tutelare il settore del made in made in Italy manifatturiero, anche eventualmente valutando la possibilità di adottare strumenti quali la golden share, al fine di salvaguardare le società di rilevante interesse nazionale in termini di strategicità del settore di operatività, di livelli occupazionali, di entità di fatturato ovvero di ricadute per il sistema economico-produttivo del Paese.
(5-02218)


   DARA, ANDREUZZA e PATASSINI. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   il 27 maggio 2019, si è tenuto un incontro presso il Ministero del lavoro e delle politiche sociali per la procedura di licenziamento collettivo di 158 dipendenti del gruppo Grancasa, importante società della grande distribuzione nata a metà degli anni Ottanta;

   nello stesso giorno i sindacati dei lavoratori hanno convocato uno sciopero davanti alla sede del gruppo di Via Carlo Jucker, a Legnano e visto il nulla di fatto dell'appuntamento al Ministero del lavoro e delle politiche sociali dal 1° giugno è in corso un presidio presso il punto vendita Grancasa di Nerviano, sul Sempione. Anche a Mantova vi è grande preoccupazione per le sorti dell'azienda, benché al momento gli stabilimenti di Mantova non siano ricompresi nell'elenco dei punti vendita con esuberi nel territorio;

   da una nota stampa del sindacato Filcams Cgil Ticino Olona si apprende che «Sono stati, sin qui, inutili i tentativi di cercare una soluzione alternativa alle procedure di licenziamento collettivo avviate dalle società Grancasa S.p.A., Mercatone di Desenzano, S.r.l., Mercatone dell'Umbria S.r.l. e Gest Due S.r.l., del Gruppo Grancasa. Il Gruppo Grancasa ha confermato tutti i complessivi 158 esuberi inseriti nelle diverse procedure, sottraendosi a qualsiasi confronto per trovare soluzioni alternative ai licenziamenti e respingendo tutte le proposte che la delegazione sindacale ha avanzato. Nonostante la direzione aziendale abbia confermato che anche maggio si chiuderà con un +7 per cento rispetto allo stesso mese dell'anno scorso che testimonia una crescita in termini di fatturato è emersa la chiara volontà di arrivare alla fine dei tempi delle procedure per procedere ai licenziamenti, dichiarando che è l'unico modo per tentare di salvare l'azienda»;

   secondo i sindacati queste riduzioni di personale non sono mirate solo ad un contenimento dei costi del lavoro, ma rientrano in una precisa strategia di riduzione delle dimensioni dell'azienda al fine di renderla più appetibile per una futura vendita –:

   se non ritenga opportuno convocare un tavolo di conforto con le società Grancasa S.p.A., Mercatone di Desenzano, S.r.l., Mercatone dell'Umbria S.r.l. e Gest Due S.r.l., del gruppo Grancasa per definire – come alternativa alle procedure di licenziamento collettivo – un percorso di rilancio e ampliamento dell'azienda, anche con il ricorso a eventuali incentivi messi a punto nella scorsa sessione di bilancio e introdotti con il «decreto Crescita», cui tali realtà commerciali possono accedere.
(5-02219)


   MORETTO, ROTTA, ZARDINI e FRAGOMELI. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   l'azienda Elcograf, la ex Mondadori Printing passata nel 2008 nelle mani del gruppo Pozzoni, di Verona ha un margine operativo lordo in perdita, le commesse sono ridotte con periodici e libri assegnati ad altri stampatori;

   il 10 maggio 2019 i sindacati hanno indetto un giorno di sciopero per esprimere una preoccupazione che riguarda 440 lavoratori e le loro famiglie e per sensibilizzare le istituzioni sulla situazione di incertezza in cui si trovano;

   a quanto si apprende da una dichiarazione alla stampa della Fistel Cisl di Verona, l'azienda, in un incontro che si è tenuto nella città a metà aprile, ha comunicato che l'andamento del margine operativo lordo dei primi due mesi del 2019 è in perdita per oltre 3,5 milioni euro e che, se questo trend dovesse continuare, non ci sarà altra scelta che ridurre il perimetro aziendale, con la chiusura di uno o più stabilimenti produttivi, tra i quali in primis, quelli di Verona Rotative e Melzo, nel milanese;

   il quadro fatto dall'azienda ha spinto le sigle a proclamare lo sciopero suddetto a Verona, a Cles, in Trentino, e a Melzo, dove si trovano gli altri due stabilimenti della Elcograf. Da fine dicembre 2018 c'è stata una costante riduzione di volumi e attività: alla base, secondo i sindacati, ci sarebbero fattori oggettivi, riconducibili alla crisi dell'editoria, ma anche motivi soggettivi, «legati», sottolineano i rappresentanti delle organizzazioni sindacali, «alla politica industriale del gruppo Pozzoni» per cui negli ultimi anni è stata fatta una serie di acquisizioni, culminate nel 2018 con due aziende bergamasche, la Eurogravure e la Niiag, che hanno procurato un certo allarme tra gli editori e Mondadori, principale committente di Elcograf, che ha ridotto le commesse, «assegnando periodici e libri ad altri stampatori»;

   tale situazione ha anche prodotto un contenzioso, poiché l'accordo firmato tra la Mondadori e il gruppo Pozzoni prevedeva un volume di lavoro garantito fino al 2021;

   le commesse da parte di Mondadori valgono oggi circa il 57 per cento dei ricavi del gruppo e, nel caso degli stabilimenti della Elcograf, si va da un 50 per cento a picchi dell'80 per cento –:

   quali siano le iniziative di competenza che il Ministro interrogato intende mettere in atto per favorire la riconversione dell'azienda, salvaguardando i lavoratori coinvolti.
(5-02220)

Interrogazioni a risposta scritta:


   SUT, ZANICHELLI, CARBONARO, COLLETTI, ALEMANNO, GALIZIA, SABRINA DE CARLO e OLGIATI. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   dopo quasi tre anni di commissariamento giudiziale, nel corso dei quali le indagini della Guardia di finanza portano alla formulazione dell'accusa di bancarotta fraudolenta patrimoniale nei confronti della proprietà, Mercatone Uno viene venduta nel 2017 alla Shernon Holding che si è aggiudicata l'acquisizione dei 55 punti vendita a marchio Mercatone Uno, oltre al quartier generale di Imola e alla piastra logistica bolognese di 50 mila metri quadrati, per un totale di 1.885 dipendenti. Questa «newco», con sede a Malta fondata da Valdero Rigoni, Ceo, e il socio Michael Tahlmann, è controllata al 100 per cento dalla società maltese Star Alliance Limited. L'operazione si è perfezionata dopo che sono andati deserti i bandi di gara europei e come si apprende da una nota del Ministero dello sviluppo economico la designazione della nuova proprietà è avvenuta il 18 maggio 2018, prima dell'insediamento dell'attuale Governo;

   secondo l'allora Ministro Calenda la trattativa con la Shernon Holding era l'unica possibile per salvaguardare i posti di lavoro, non avanzando alcun sospetto sul fatto che la Holding avesse sede a Malta e che la copertura del capitale richiesto potesse avvenire solo in un secondo tempo, quando i due ipotetici soci avrebbero provveduto a ricapitalizzare l'operazione;

   il 23 maggio 2019 il tribunale fallimentare di Milano, all'esito di una complicata vicenda economico-finanziaria, ha dichiarato il fallimento della Shernon Holding, nonostante fosse già stato fissato per il successivo 30 maggio un incontro al Ministero dello sviluppo economico per delineare i primi interventi per la soluzione alla crisi;

   in seguito al precipitare degli eventi l'incontro è stato anticipato al 27 maggio 2019;

   a parere degli interroganti la dichiarazione di fallimento è sicuramente utile per la tutela del patrimonio, ma la connessa e immediata chiusura dei punti vendita ha impedito ad alcuni clienti che avevano già versato un acconto per merce ordinata e disponibile e quindi solo da ritirare, di concludere la compravendita;

   il 15 marzo 2019 è stata presentata l'interrogazione 4-02496, che non ha ancora ricevuto risposta la quale affronta il delicato tema dei lavoratori dei negozi Mercatone Uno acquisiti da Shernon Holding e della mancata attuazione degli impegni assunti tra le parti durante la trattativa svoltasi in sede ministeriale, incluse le erogazioni delle spettanze maturate e non erogate;

   alla luce degli ultimi e preoccupanti sviluppi si rende necessario avere un quadro chiaro relativo alle inequivocabili responsabilità nella vicenda del precedente Governo –:

   sulla base di quale valutazione il Ministero dello sviluppo economico abbia espresso un orientamento favorevole verso la proposta di acquisto di una società con sede in un paradiso fiscale, priva di un'adeguata patrimonializzazione;

   quando i commissari straordinari abbiano ricevuto le prime segnalazioni dai sindacati e fornitori circa elementi di cattiva gestione e quando siano iniziate le prime verifiche;

   se e quali iniziative di competenza intendano adottare per permettere la chiusura delle transazioni commerciali già in essere;

   se sia mai stata eseguita, per quanto di competenza, una verifica sulla destinazione dei flussi finanziari degli ultimi mesi, considerato in particolare che la nuova società Shernon ha provveduto a quella che appare come una sostanziale svendita del magazzino di Mercatore Uno ad una società americana, generando surplus a favore del compratore del magazzino citato;

   se i commissari straordinari abbiano evidenziato criticità in merito alla svendita effettuata tramite la società Gordon Brothers;

   come si intenda procedere per quei punti vendita in cui sussiste un contratto locazione e il cui proprietario dopo aver fatto ricorso al tribunale ha ottenuto lo sfratto esecutivo.
(4-03015)


   ROSTAN. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   la multinazionale americana Whirlpool Corporation, specializzata nella produzione di elettrodomestici (92 mila dipendenti in vari Paesi nel mondo) ha annunciato, al termine di una riunione avvenuta a Roma tra i vertici aziendali e i sindacati, la cessione dello stabilimento di Napoli;

   nel sito produttivo napoletano, in via Argine, trovano occupazione 420 dipendenti che dal momento dell'annuncio sono in presidio permanente;

   nella mattinata del 3 giugno 2019, durante un'assemblea sindacale, lavoratori e sindacati hanno annunciato una mobilitazione per salvaguardare lo stabilimento, i posti di lavoro e la linea produttiva che risulta essere moderna, innovativa ed efficiente, specializzata nella realizzazione di componenti di lavatrici di alta gamma;

   i sindacati hanno annunciato uno sciopero di 8 ore in tutti gli stabilimenti dell'azienda in Italia e hanno chiesto un incontro con il Ministro interrogato;

   i sindacati hanno definito la scelta di Whirlpool inaccettabile, sostenendo che la multinazionale punta al licenziamento di tutti i dipendenti dello stabilimento; l'azienda, invece, ha annunciato solo che «intende procedere con la riconversione del sito e la cessione del ramo d'azienda a una società terza in grado di garantire la continuità industriale allo stabilimento e massimi livelli occupazionali»;

   il 25 ottobre 2018 presso il Ministero dello sviluppo economico è stata siglata un'intesa tra Whirlpool e il Governo, con l'annuncio di un piano industriale da 250 milioni di investimenti nel triennio 2019/2021, 17 dei quali da realizzare nel sito di Napoli; da parte sua, il Governo si era impegnato ad accompagnare, con lo strumento della cassa integrazione straordinaria fino al 31 dicembre 2020, questo progetto di sviluppo industriale;

   l'azienda, unilateralmente e con una decisione sorprendente, ha deciso di escludere Napoli da un accordo già sottoscritto in sede ministeriale, procedendo alla clamorosa vendita dello stabilimento, considerandolo arbitrariamente più costoso e meno efficiente degli altri –:

   come intenda attivarsi, per quanto di competenza, per salvaguardare lo stabilimento Whirlpool di Napoli e i suoi livelli occupazionali e per garantire il rispetto di un accordo sottoscritto in sede ministeriale tra la multinazionale e il Governo in data 25 ottobre 2018, che viene inopinatamente cancellato da una decisione grave e unilaterale.
(4-03016)

Apposizione di firme ad una risoluzione.

  La risoluzione in Commissione Cillis e altri n. 7-00252, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 30 maggio 2019, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Bella, Cassese, Cimino, Gagnarli, Gallinella, Maglione, Alberto Manca, Marzana, Pignatone.

Apposizione di una firma ad una interrogazione.

  L'interrogazione a risposta in Commissione Ungaro e altri n. 5-02206, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 31 maggio 2019, deve intendersi sottoscritta anche dalla deputata Quartapelle Procopio.

Pubblicazione di un testo riformulato.

  Si pubblica il testo riformulato della risoluzione in Commissione Pettarin n. 7-00062, già pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta n. 54 del 2 ottobre 2018.

   La III Commissione,

   premesso che:

    la recente adesione della Macedonia del Nord alla Nato, evento storico conseguente agli accordi di Prespa che hanno posto fine alla trentennale disputa tra Fyrom e Grecia sulla legittimità dell'uso del nome «Macedonia», ha aperto la strada alla futura integrazione euro-atlantica del Paese;

    dopo il raggiungimento della full membership da parte dell'Albania nel 2009, del Montenegro nel 2017 e la manifestazione di interesse anche da parte della Bosnia Erzegovina, l'adesione della Macedonia del Nord, che si colloca temporalmente proprio durante le celebrazioni del settantesimo anniversario della sigla, avvenuta a Washington il 4 aprile 1949, del Trattato istitutivo della Nato, da parte di 12 Paesi fondatori tra cui l'Italia, aiuterà a rafforzare l'equilibrio dell'intera area balcanica e contribuirà a far progredire il processo di adesione della Macedonia del Nord e dell'Albania nell'ambito dei negoziati di adesione all'Unione europea, che appaiono oggi maturi e che saranno oggetto dell'imminente Consiglio Ue di giugno;

    le prossime fasi del processo di allargamento dell'Unione europea dovranno infatti riguardare Paesi dei Balcani occidentali;

    il presidente della Commissione europea, Jean Claude Juncker, nel suo discorso sullo stato dell'Unione al Parlamento europeo il 13 settembre 2017, pur escludendo ulteriori allargamenti durante il proprio mandato (che scade a ottobre 2019), ha indicato, tuttavia, la necessità di mantenere una prospettiva di allargamento credibile per i Balcani occidentali, chiedendo ai Paesi candidati la massima priorità nei negoziati allo Stato di diritto, alla giustizia e ai diritti fondamentali;

    nel discorso tenuto nel 2018 il presidente Juncker, consapevole delle crescenti responsabilità che incombono sulla politica estera dell'Unione europea, ha rilanciato il processo di allargamento dell'Unione in chiave stabilizzatrice degli equilibri geopolitici continentali, chiedendo «maggiore impegno e soprattutto una definizione chiara ed irrevocabile del nostro atteggiamento nei confronti dei Balcani occidentali, altrimenti, il nostro immediato vicinato sarà influenzato da altri»;

    come noto nel febbraio 2018 la Commissione europea ha adottato una strategia intitolata «Una prospettiva di allargamento credibile e un maggior impegno dell'Unione europea per i Balcani occidentali», nella quale si ribadisce il futuro europeo della regione come investimento geostrategico in un'Europa stabile, forte e unita, fondata su valori comuni, e delinea una strategia per la positiva conclusione del processo di adesione all'Unione europea dei Balcani occidentali, in particolare dei candidati più avanzati (Serbia e Montenegro) con la prospettiva di una loro adesione all'UE nel 2025;

    attualmente, le relazioni tra l'Unione europea e i Paesi dei Balcani occidentali si svolgono prevalentemente nel quadro del processo di stabilizzazione ed associazione (Psa), istituito nel 1999. I tempi per il futuro allargamento sono lunghi, non prima del 2025. Ma nel frattempo c'è il rischio che l'instabilità politica possa riprendere il sopravvento nei Paesi della regione, da sempre instabile, anche per effetto dei flussi migratori provenienti dal Medioriente, con il potenziale di insicurezza connesso al tema dei ritorno dei foreign fighters, per la ripresa di pulsioni nazionaliste e per l'interferenza esercitata da importanti attori internazionali che si sono nel tempo insediati nella regione;

    dopo il primo summit di Salonicco nel 2003, si è svolto il Consiglio europeo di Sofia nel maggio 2018, in cui i leader della Unione europea e dei suoi Stati membri (in consultazione con i partner dei Balcani occidentali e in presenza degli attori coinvolti a livello regionale) hanno ribadito il sostegno alla prospettiva europea dei Balcani occidentali con impegni comuni sul terreno, tra l'altro, di sicurezza, immigrazione e sostegno alla riconciliazione e alle relazioni di buon vicinato;

    nel corso degli anni l'Italia ha ripetutamente confermato il pieno sostegno al processo di integrazione dei Balcani occidentali, sia mediante il lancio della Strategia macroregionale per la regione adriatico-ionica (Eusair) durante il semestre europeo di Presidenza italiana, sia nel vertice di Trieste del cosiddetto Processo di Berlino (nel luglio 2017) che ha rappresentato il coronamento degli sforzi dell'Italia per rilanciare il processo di integrazione dei Balcani occidentali;

    molte sono le ragioni strategiche che cui l'Italia dovrebbe essere protagonista dell'integrazione euroatlantica dei Balcani occidentali, anche alla luce della sua radicata presenza economica, sia in termini di investimento che di interscambio commerciale: l'Italia è il secondo partner dopo la Germania, il primo per stock di investimenti esteri (concentrato in Albania, Slovenia, e Serbia), avendo nel 2016 il volume di export italiano verso la regione raggiunto i 6 miliardi di euro; inoltre, va tenuto conto della presenza di consistenti comunità di immigrati provenienti dalla regione balcanica e del numero crescente di italiani che si trasferiscono in quei Paesi, in particolare in Albania;

    i Paesi dei Balcani occidentali come ribadito dal presidente del Parlamento europeo Antonio Tajani in occasione del vertice di Sofia – «sono indissolubilmente legati alla Ue dalla geografia, dalla storia e dall'economia; sono già all'interno delle nostre frontiere e il processo di integrazione europeo non può essere completato senza di loro; occorre dare loro una prospettiva europea certa, per stabilità, sicurezza e prosperità di tutta l'area e dunque affermare con chiarezza l'irreversibilità del processo di adesione dei Balcani occidentali all'Unione europea»;

    il prossimo vertice dell'Unione europea-Balcani occidentali dovrebbe tenersi in Croazia, durante la sua prossima presidenza nel 2020,

impegna il Governo:

   a proseguire e ad incrementare, soprattutto nelle relazioni bilaterali con i Paesi dei Balcani occidentali più strategici anche per gli interessi italiani, tutte le necessarie azioni volte a favorire il processo di integrazione dei Paesi della regione nelle strutture euroatlantiche;

   ad attivarsi in tutte le sedi competenti, come ad esempio il «Processo di Berlino», affinché l'Italia svolga il suo tradizionale ruolo di ponte e di facilitatore rispetto all'integrazione euroatlantica dei Paesi dei Balcani occidentali, tenendo conto che tale percorso ha rilevanza strategica per tutte le parti coinvolte, soprattutto nell'ottica di scongiurare il ritorno di conflitti e guerre nella regione, potenzialmente rischiose per la stabilità e la sicurezza dell'intero continente.
(7-00062) «Valentini, Pettarin».

Ritiro di documenti del sindacato ispettivo.

  I seguenti documenti sono stati ritirati dai presentatori:

   interrogazione a risposta scritta Centemero n. 4-02630 del 2 aprile 2019;

   interrogazione a risposta immediata in Commissione Fiorini n. 5-02185 del 29 maggio 2019;

   interrogazione a risposta immediata in Commissione Dara n. 5-02186 del 29 maggio 2019;

   interrogazione a risposta immediata in Commissione Moretto n. 5-02188 del 29 maggio 2019.