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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Giovedì 30 maggio 2019

ATTI DI INDIRIZZO

Risoluzioni in Commissione:


   La I Commissione,

   premesso che:

    l'Anagrafe nazionale della popolazione residente (Anpr) rappresenta un asset strategico del sistema operativo del Paese;

    istituita dall'articolo 62 del decreto legislativo 7 marzo 2005, n. 82 (codice dell'amministrazione digitale), l'Anpr permetterà la costituzione di una banca dati centralizzata che subentrerà alle anagrafe Comunali e all'Anagrafe italiani residenti all'estero (Aire). Quest'operazione consentirà di superare l'attuale frammentazione della gestione dell'anagrafe della popolazione che vede più di 8.000 diverse banche dati gestite dai singoli comuni con diversi software;

    l'Anpr rivoluzionerà il rapporto tra Stato e cittadino abbattendo gli ostacoli della burocrazia. I cittadini potranno infatti verificare la propria posizione e/o richiedere certificazioni anagrafiche presso qualsiasi comune. In alternativa, si potranno utilizzare servizi online centralizzati e «profilati»;

    attraverso l'Apnr saranno disponibili: lo scambio di informazioni tra comune e comune, nell'ottica di semplificazione dei processi amministrativi; l'allineamento delle basi dati locali; il censimento continuo comprensivo della toponomastica; i servizi anagrafici centralizzati per pubblici servizi; altri servizi e basi dati, in ottica di integrazione nazionale dei sistemi informativi di interesse pubblico, come, ad esempio, quello dello stato civile;

    solo dalla digitalizzazione di una delle funzionalità anagrafiche offerte da Anpr – il cambio di residenza – si stima un risparmio annuale di 65 milioni di euro all'anno, corrispondente a 3,5 milioni di ore di lavoro che possono essere reimpiegate per nuove attività;

    l'Anpr costituisce un tassello imprescindibile anche per la sperimentazione del voto elettronico nel nostro Paese;

    secondo i dati diffusi dal sito https://stato-migrazione.anpr.it/ a cura, del Team per la trasformazione digitale della Presidenza del Consiglio dei ministri, ad oggi l'Anpr ha raggiunto quasi 4.400 comuni con 2.084 comuni aderenti, e altri 2.301 in fase di pre-subentro. L'anagrafe unica è dunque realtà per più di 38 milioni di cittadini (22,5 subentrati, 15,6 in pre-subentro), nonostante un lento processo avviatosi nell'ottobre 2016 con il comune di Bagnacavallo (Ravenna), primo comune ad entrare nell'Anpr;

    stando alle proiezioni del Team per la trasformazione digitale, saranno circa 45 milioni i cittadini interessati da questa trasformazione entro la fine del 2019;

    con avviso pubblico del dipartimento della funzione pubblica del 4 dicembre 2017, sono stati stanziati più di 14 milioni di euro per promuovere l'entrata a regime dell'Anpr attraverso contributi ai comuni che effettuano il subentro e la migrazione;

    il valore del contributo è modulato in funzione della dimensione demografica del comune secondo cinque classi demografiche distinte a ciascuna delle quali è riconosciuto uno specifico importo che va da 1.000 a 7.000 euro;

    il 4 dicembre 2018 è stato prorogato fino a fine 2019 il termine per la presentazione di tali richieste di contributo, finanziate nell'ambito del Pon «Governance e capacità istituzionale» 2014-2020 - Fondo Fse,

impegna il Governo

ad assumere iniziative per il completamento, entro il corrente anno 2019, del processo in atto, promuovendo l'adesione degli oltre 3.500 comuni ancora non subentrati né in fase di subentro, al fine di garantire la piena operatività dell'Anagrafe nazionale della popolazione residente.
(7-00253) «Brescia, Macina, Dieni, Alaimo, Baldino, Berti, Bilotti, Maurizio Cattoi, Corneli, Dadone, D'Ambrosio, Forciniti, Parisse, Francesco Silvestri, Suriano, Elisa Tripodi, Galizia, Giannone».


   La III Commissione,

   premesso che:

    l'integrazione nelle Istituzioni euro-atlantiche fu indicata fin dall'accordo di pace di Dayton come il traguardo del processo di stabilizzazione e pacificazione dei Balcani occidentali;

    nel 1999 l'Unione europea ha varato il «Patto di stabilizzazione e associazione (PSA)» e con il coinvolgimento di Paesi anche non europei – il «Patto di stabilità»;

    in più occasioni il Consiglio europeo (Salonicco 2003 – Bruxelles 2006 e 2015) ha espresso la propria determinazione a sostenere la prospettiva di integrazione dei Paesi dei Balcani occidentali;

    nel 2008 il Patto di stabilità è stato trasformato nel «Consiglio di Cooperazione Regionale» (CCR) con l'adesione di tutti i Paesi della regione;

    nel 2018 la Commissione europea ha adottato per la prima volta formalmente la «strategia di integrazione dei Balcani occidentali»;

    nel 2018 i Capi di Stato dell'Unione e dei Balcani hanno sottoscritto la «Dichiarazione di Sofia» che indica il duplice obiettivo di rafforzare le forme di cooperazione rafforzata con i Paesi della regione e di perseguire la strategia di loro inclusione nell'Unione europea;

    l'Unione Europea ha compiuto in questi anni atti significativi nella direzione della integrazione europea della regione e in particolare:

     a) già quattro Paesi della più vasta area dell'Europa sudorientale – Slovenia (2004), Romania e Bulgaria (2007), Croazia (2013) – sono stati accolti nella famiglia europea;

     b) sono stati aperti i negoziati di adesione con Montenegro (2012) e Serbia (2014);

     c) è stato accordato lo status di candidati a Fyrom (oggi Macedonia del Nord) (2005) e Albania (2012);

     d) alla Bosnia-Erzegovina è stato riconosciuto lo status di potenziale candidato ed è all'esame della Commissione europea la domanda di apertura dei negoziati della Bosnia-Erzegovina;

     e) al Kosovo è stato riconosciuto lo status di potenziale candidato, subordinando il prosieguo del percorso di adesione a una normalizzazione delle relazioni con la Serbia;

     f) il Presidente della Commissione europea Juncker ha indicato nel 2025 l'orizzonte temporale di adesione per due o più Paesi della regione;

    va considerato altresì che l'accordo raggiunto tra Grecia e Fyrom per l'adozione da parte di quest'ultima della denominazione «Macedonia del Nord» rimuove il principale ostacolo all'avvio del percorso di integrazione europea anche per quella nazione;

    va considerato inoltre che sono stati in questi anni attivati numerosi fora di cooperazione regionale – Ince, Iniziativa Adriatico Ionica, Processo di Berlino – finalizzati a promuovere strategie di preadesione e a favorire il percorso di integrazione europea dei Balcani occidentali;

    la Nato ha aperto le sue porte a Romania, Bulgaria, Slovenia, Croazia, Albania e Montenegro e prossimamente alla Macedonia del Nord, in relazione alla quale è all'esame del Parlamento italiano il disegno di legge di ratifica ed esecuzione del Protocollo al Trattato del Nord Atlantico sull'adesione della Repubblica di Macedonia del Nord;

    i Balcani occidentali rappresentano per l'Italia un'area strategica;

    fin dal 1995 l'Italia ha contribuito significativamente con i propri contingenti militari e con politiche di cooperazione alle iniziative di mantenimento della pace e di stabilizzazione della regione;

    l'Italia è già oggi il primo o secondo partner economico degli Stati della regione;

    lungo i Balcani corrono flussi migratori che in buona parte approdano in Italia;

    l'Italia si è sempre pronunciata in favore dell'integrazione del Balcani occidentali nelle istituzioni euro-atlantiche;

    tale orientamento è stato più volte ribadito dal Ministro degli esteri Moavero e dal Presidente del Consiglio Giuseppe Conte in occasione di incontri con i Premier dei Paesi interessati;

    si constata al tempo stesso con preoccupazione che:

     a) il protrarsi dei tempi di integrazione rischia di deludere le aspettative dei Governi della regione e delle loro opinioni pubbliche, favorendo il riemergere di pulsioni nazionalistiche e conflitti interetnici;

     b) in assenza di prospettive certe tornano a manifestarsi conflitti acuti, come in Macedonia tra popolazione macedone e minoranza albanese, in Bosnia, tra la Repubblica Srpska e la Federazione croato-musulmana e all'interno di quest'ultima tra croati e bosniaci musulmani, in Albania e in Serbia tra partiti di governo e opposizione;

    in vista della riunione ministeriale del Comitato dei coordinatori nazionali dell'Iniziativa Centro Europea (Ince) del 10 e 11 giugno 2019,

impegna il Governo:

   a sostenere in ogni forum europeo e regionale le iniziative utili alla stabilizzazione e alla democratizzazione dei Balcani occidentali e all'accelerazione dei percorsi di inclusione nelle istituzioni euro-atlantiche;

   a sostenere con determinazione le azioni di preadesione e cooperazione regionale promosse dall'InCE, dall’Iniziativa Adriatico-Ionica (IAI) e dal Processo di Berlino e dai fora multilaterali;

   ad accompagnare le iniziative multilaterali con azioni bilaterali di cooperazione economica, sociale e istituzionale con i Paesi della regione.
(7-00254) «Fassino».


   La XIII Commissione,

   premesso che:

    ancorché l'agro-alimentare rappresenti un settore di estrema rilevanza per l'economia nazionale, come continuamente confermato dai dati positivi delle esportazioni, alcuni comparti, in particolare quello cerealicolo, mostrano difficoltà che rischiano di compromettere l'effettiva operatività di moltissime aziende, sia della produzione, che della trasformazione;

    tra le criticità strutturali, specie con riferimento al grano duro, si segnalano senza dubbio l'obsolescenza del sistema degli impianti di stoccaggio, una eccessiva polverizzazione dell'offerta, con moltissime aziende di piccole dimensioni e la necessità di migliorare la qualità tecnologica del grano duro sia in termini di valore molitorio, ovvero di resa in semola, sia di valore pastificante, ovvero di proprietà della pasta, anche in considerazione di un processo industriale che richiede un elevato tenore di proteine della materia prima;

    le suddette criticità, unitamente ad una estrema variabilità delle condizioni di mercato sul mercato internazionale e le sfavorevoli condizioni climatiche che hanno interessato la nostra penisola, imponendo l'aumento delle importazioni, evidenziano la gravità della situazione in cui versano le imprese agricole nazionali, con intere aree votate alla produzione di grano diventate a scarsa redditività, con riflessi negativi sull'intera filiera della pasta nella quale, come noto, si riversa la quasi totalità della produzione di grano duro;

    il comparto cerealicolo opera inoltre in un contesto globale altamente specializzato e competitivo, la cui forte volatilità dei prezzi spesso non risulta strettamente correlata alla sola legge della domanda e dell'offerta, ma anche alle speculazioni finanziarie, all'andamento del costo del petrolio, alle oscillazioni delle valute, tutti elementi che causano distorsioni nella filiera e che danneggiano in modo significativo i produttori esposti, più degli altri anelli della catena, a repentine perdite di reddito;

    nel 1967 in Italia si producevano 1,4 milioni di tonnellate di pasta, quasi tutta destinata al consumo del mercato interno; oggi la produzione è più che raddoppiata con 3,4 milioni di tonnellate circa e per la metà è destinata alla esportazione con ciò che ne consegue in termini di redditi e livelli occupazionali;

    è pertanto indispensabile intervenire con urgenza per predisporre misure adeguate a sostegno del comparto cerealicolo nazionale, attraverso interventi volti a tutelare il reddito dei produttori e a migliorare la qualità tecnologica del prodotto, specie del grano duro, anche al fine di soddisfare le esigenze dell'industria di trasformazione i cui prodotti si collocano ai primi posti tra gli alimenti di eccellenza presenti nei mercati internazionali,

impegna il Governo:

   ad intraprendere con urgenza ogni utile iniziativa volta a rimuovere le criticità che caratterizzano il comparto della cerealicoltura nazionale anche alla luce di dinamiche internazionali di mercato spesso sfavorevoli che, incidendo negativamente sui fattori di debolezza strutturale, peggiorano le condizioni economiche ed occupazionali delle aziende cerealicole;

   ad attivare gli interventi previsti dal Piano cerealicolo nazionale, nonché a mettere a punto una sua revisione alla luce delle mutate condizioni di mercato, dotandolo di adeguate risorse finanziarie;

   a sostenere e incentivare lo strumento dei contratti di filiera al fine di tutelare il reddito dei produttori e di promuovere una più equilibrata distribuzione della produzione sul territorio nazionale;

   a rafforzare la tutela e la protezione delle produzioni nazionali di grano duro di qualità che costituiscono alcune delle più note eccellenze del made in Italy a livello globale;

   ad incentivare il ricorso alla contrattazione tra le imprese e la premialità delle produzioni sulla base della qualità ottenuta, anche attraverso l'istituzione di un Tavolo di lavoro composto da rappresentati del Ministero delle politiche agricole, alimentari, forestali e del turismo e delle associazioni di categoria maggiormente rappresentative, al fine di individuare percorsi condivisi volti a favorire tutte quelle soluzioni idonee a migliorare l'equilibrio di mercato e la trasparenza nella rilevazione e formazione di prezzi;

   a fronteggiare l'inadeguatezza del sistema produttivo nazionale del grano duro attraverso il sostegno alla ricerca scientifica finalizzata al miglioramento della qualità nella fase della coltivazione, nonché alla realizzazione di impianti idonei a consentire uno stoccaggio corretto e differenziato in funzione della qualità della materia prima;

   a valutare la possibilità di assumere iniziative per introdurre misure di agevolazione fiscale, anche per un periodo transitorio, vista la situazione emergenziale determinatasi, volte a consentire alle aziende cerealicole di recuperare quei margini di redditività minimi che ne giustifichino la continuità operativa.
(7-00252) «Cillis, L'Abbate, Parentela, Cadeddu, Lombardo, Del Sesto».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro dell'interno, per sapere – premesso che:

   grave e inquietante è quanto accaduto a Genova in data 23 maggio 2019 ad un giornalista di Repubblica che stava seguendo il presidio antifascista convocato per contestare il comizio, indetto in città, da Casapound;

   Stefano Origone, cronista di Repubblica che stava seguendo fin dall'inizio il presidio è stato colpito da un gruppo di poliziotti in tenuta antisommossa;

   come riportano gli organi di informazione, sulla base della ricostruzione fornita dallo stesso giornalista, Origone è stato ripetutamente colpito con manganellate e a calci anche quando caduto a terra e ha urlato «Sono un giornalista»;

   solo l'intervento di un ispettore della questura di Genova ha interrotto il pestaggio nel quale avrebbe riportato, secondo le prime informazioni raccolte, due dita rotte ad una mano, una costola incrinata e contusioni ed ecchimosi sulla testa e su tutto il corpo;

   vi sarebbero altri feriti che hanno dovuto far ricorso a cure sanitarie;

   era stata più volte manifestata nei giorni precedenti l'inopportunità di consentire il comizio di Casapound, movimento di chiara matrice fascista, nella città medaglia d'oro della resistenza;

   si tratta di un episodio grave che purtroppo vede per la città riaprirsi ferite dolorose –:

   se il Governo sia a conoscenza di quanto accaduto, se intenda approfondire le circostanze dell'aggressione ad un giornalista, se non ritenga che, per gli episodi occorsi, la manifestazione di Casapound non dovesse essere consentita dalle competenti autorità per evidenti rischi di ordine pubblico e come intenda garantire la tutela del diritto di cronaca e la protezione dei giornalisti che svolgono il loro indispensabile lavoro di informazione.
(2-00399) «Paita, Morani, Rizzo Nervo, Rosato, Marco Di Maio, Carnevali, Ungaro, Gribaudo, Pezzopane, Sensi, Ascani, Noja, Rossi, Nobili, Miceli, Cantini, Andrea Romano, Mauri, Pollastrini, Quartapelle Procopio, Lepri, Benamati, Bazoli, Boccia, Bonomo, De Menech, Franceschini, Fregolent, Gadda, Giachetti, Marattin, Martina, Morgoni, Orfini, Padoan, Pini, Pizzetti, Scalfarotto, Viscomi».

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   GARIGLIO, CIAMPI, FREGOLENT, CENNI, PEZZOPANE, BRUNO BOSSIO, CARNEVALI, PICCOLI NARDELLI e NARDI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 1, comma 362, della legge 27 dicembre 2017, n. 205, che ha attribuito natura strutturale al Fondo «Sport e Periferie» di cui all'articolo 15, comma 1, del decreto-legge 25 novembre 2015, n. 185, convertito, con modificazioni, dalla legge 22 gennaio 2016, n. 9, ha autorizzato la spesa di 10 milioni di euro annui a decorrere dall'anno 2018, assegnando tali risorse all'Ufficio per lo sport presso la Presidenza del Consiglio dei ministri;

   in particolare, il predetto articolo 1, comma 362, della legge 27 dicembre 2017, n. 205, prevede che, con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, da adottare di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze, sono individuati i criteri e le modalità di gestione delle risorse assegnate all'Ufficio per lo sport, nel rispetto delle finalità individuate dall'articolo 15, comma 2, lettere a), b) e c), del decreto-legge 25 novembre 2015, n. 185, convertito, con modificazioni, dalla legge 22 gennaio 2016, n. 9, facendo salve le procedure in corso;

   in attuazione di quanto appena citato, in data 31 ottobre 2018, è stato emanato il suddetto decreto del Presidente del Consiglio dei ministri che definisce i criteri e le modalità di gestione delle risorse di 10 milioni di euro all'anno, a decorrere dal 2018. L'Ufficio per lo sport della Presidenza del Consiglio dei ministri, in attuazione di quanto previsto dal decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 31 ottobre 2018, avrebbe dovuto procedere alla selezione di interventi da finanziare volti alle seguenti finalità:

    realizzazione e rigenerazione di impianti sportivi finalizzati all'attività agonistica, localizzati nelle aree svantaggiate del paese e nelle periferie urbane;

    diffusione di attrezzature sportive con l'obiettivo di rimuovere gli squilibri economici e sociali esistenti;

    completamento e adeguamento di impianti sportivi esistenti da destinare all'attività agonistica nazionale e internazionale;

   la legge di bilancio 2019 (legge n. 145 del 2018, articolo 1, comma 640) ha disposto che una serie di risorse in precedenza destinate a opere infrastrutturali, non assegnate o non utilizzate, erano destinate con delibera del Cipe al fondo «Sport e periferie». È quindi intervenuta la delibera del Cipe n. 4 del 17 gennaio 2019, che ha riassegnato al fondo 7,5 milioni di euro;

   il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 31 ottobre 2018 ha individuato, quindi, i criteri e le modalità di gestione delle risorse del fondo «Sport e periferie» indicando il 1° marzo 2019 la data ultima per la definizione e la pubblicazione ufficiale della graduatoria dei progetti pervenuti sul sito internet istituzionale preposto;

   successivamente il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 12 dicembre 2018 ha posticipato tale data al 31 marzo 2019;

   successivamente il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 14 febbraio 2019 ha ulteriormente posticipato tale data al 16 maggio 2019;

   ad oggi nonostante rinvii per un totale di 75 giorni la graduatoria finale non è stata ancora resa nota. Si tratta di un ritardo oggettivamente incomprensibile, dal momento che le risorse erano state già stanziate da anni e l'invio dei progetti scadeva il 16 gennaio 2019;

   l'integrazione delle risorse, predisposta comunque a fine 2018, non può comunque giustificare questo ritardo che compromette inevitabilmente anche la tempistica di erogazione dei fondi per i prossimi anni;

   il bando «Sport e periferie» è uno strumento fondamentale per permettere la realizzazione di interventi edilizi per l'impiantistica sportiva spesso fondamentali per lo sviluppo della cultura sportiva, la rimozione degli squilibri economico-sociali e l'incremento della sicurezza urbana soprattutto nelle periferie. Ancora una volta però, come già successo per l'edilizia scolastica, il Governo sta posticipando l'assegnazione di risorse già disponibili da tempo, creando problemi agli enti locali, all'associazionismo sportivo e a milioni di cittadini –:

   quando verrà pubblicata la graduatoria definitiva del bando «Sport e Periferie» e per quali motivi tale graduatoria non sia stata ancora resa nota, nonostante le continue proroghe varate con appositi provvedimenti del Presidente del Consiglio dei ministri.
(5-02194)


   CENNI e GADDA. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo. — Per sapere – premesso che:

   il Crea è il principale ente di ricerca dedicato alle filiere agroalimentari vigilato dal Ministero delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo;

   il 5 marzo 2019 il direttore generale del Crea è stato arrestato dalla Guardia di finanza nell'ambito di un'indagine della procura di Roma che ha portato alla luce «gravi irregolarità» nella gestione dell'ente. A seguito di tale indagine si sono dimessi anche il presidente e l'intero consiglio di amministrazione dell'istituto;

   la gravissima crisi istituzionale e organizzativa che ha coinvolto il Crea si è inserita in una fase delicata per l'istituto che ancora non ha adottato il Rof (regolamento di organizzazione e funzionamento). È tuttora in corso, infatti, il processo di riorganizzazione e stabilizzazione del personale ai sensi dell'articolo 20 del decreto legislativo 25 maggio 2017, n. 75, che ha previsto disposizioni per stabilizzare circa lavoratori 400 precari;

   altre problematiche relative al Crea riguardano inoltre:

    il bilancio di previsione 2019, recentemente approvato, che ha subito un taglio di 2,5 milioni di euro di risorse attuato nel primo trimestre di quest'anno;

    l'individuazione di nuove sedi per l'amministrazione centrale e la sede legale dell'Ente e per il centro di politiche e bioeconomia;

    la gestione del patrimonio immobiliare che ha portato alla vendita di diversi immobili e che prevede ipotesi di accorpamento o svendita di alcune sedi che non sarebbe però compatibile con le attuali norme della pubblica amministrazione;

    la tentata acquisizione, da parte del Crea, del «Parco tecnologico padano» la cui situazione finanziaria è disastrosa;

    la scarsa promozione dell'attività di ricerca e sperimentazione;

    una inesistente valorizzazione delle eccellenze scientifiche e tecniche dell'ente;

   appare evidente che tali criticità gestionali e di indirizzo, come sostengono anche le associazioni sindacali, possano compromettere l'attività del Crea e il suo ruolo strategico assunto nell'ambito dei processi di supporto al comparto agroalimentare e forestale nazionale;

   il 4 aprile 2019 il Ministro interrogato, incontrando le associazioni sindacali del Crea ha affermato che nominerà a breve un commissario e «vigilerà affinché non siano intaccati nel loro complesso i trasferimenti finanziari e allo stesso tempo ha assicurato che non si bloccherà la procedura di stabilizzazione del personale già avviata». Lo stesso Ministro ha anche dichiarato che il Crea «baserà le proprie scelte sulla competenza professionale e sulla valorizzazione del personale interno»;

   il 9 aprile il Ministro interrogato ha annunciato che sarà Gian Luca Calvi il nuovo commissario del Crea: «una figura estranea al settore della ricerca, magistrato della Corte dei conti che avrà un incarico di 6 mesi rinnovabile per altri sei il cui compito sarà quello di rimettere in ordine le finanze dell'ente»;

   il 18 aprile con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 18 aprile 2019, registrato alla Corte dei conti il 6 maggio al n. 881 è stato nominato Gian Luca Calvi commissario straordinario del Crea;

   emergono, anche dalla stampa, evidenti criticità che riguarderebbero il nominativo di Gian Luca Calvi: il suo profilo professionale non solo sarebbe del tutto estraneo al settore del Crea e alla ricerca in generale, ma la sua nomina alla Corte dei conti, avvenuta con un atto di carattere governativo (con decreto del Presidente della Repubblica 3 ottobre 2017) peraltro oggetto di ricorso presso il Tar del Lazio, escluderebbe quella idoneità ed esperienza alla professione di magistrato contabile che, secondo lo stesso Ministro interrogato, sarebbe stato il requisito essenziale per il ruolo di commissario del Crea –:

   se la figura selezionata abbia realmente le competenze amministrative, scientifiche e contabili necessarie a rivestire tale ruolo in un momento delicato per il futuro dell'ente stesso; se siano state eventualmente individuate delle figure di supporto al commissario (sub-commissari), con maggiori competenze in tema di ricerca in agricoltura;

   quale mandato sia stato dato al nuovo commissario del Crea sulle tematiche di rilievo per l'ente ed, in particolare, sui tagli di risorse già attuati nel 2019, sulla stabilizzazione del personale, sulla continuità e sullo sviluppo dei programmi di ricerca, sulla gestione del patrimonio immobiliare e la tentata acquisizione del Parco tecnologico padano, nonché sulla selezione del direttore generale.
(5-02197)


   UNGARO, SCALFAROTTO, BOLDRINI e SCHIRÒ. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   risulta agli interroganti – come poi confermato anche da articoli usciti su alcuni blog in rete, sul Sole 24 Ore e sul quotidiano inglese The Guardian, che numerosi cittadini europei, tra cui molti italiani, residenti in Gran Bretagna presentatisi il 23 maggio 2019 per votare alle elezioni europee siano stati respinti al seggio, non potendo così votare;

   il Regno Unito a oggi è ancora un Paese membro dell'Unione europea, i cittadini europei hanno quindi tutto il diritto di votare per le liste del Paese membro in cui risiedono. Tutti i respinti avevano regolare documento di registrazione per il voto come previsto dalla normativa britannica;

   secondo la normativa i cittadini europei dovevano registrarsi 12 giorni lavorativi prima della data del voto. Il pochissimo preavviso – solo il 7 maggio – che il Governo britannico ha dato della partecipazione alle elezioni pare abbia avuto un impatto negativo sulla consapevolezza dei cittadini del voto e sul tempo necessario per completare le procedure necessarie;

   secondo il 3Million Group, che rappresenta i cittadini dell'Unione europea residenti in Gran Bretagna, a numerose persone che si erano regolarmente presentate alle urne è stato detto di andare a votare nel loro Paese;

   limitare uno dei più importanti diritti fondamenti – quello del voto – in un regime democratico è un fatto gravissimo –:

   quali iniziative urgenti intendano adottare nei confronti del Governo britannico, così come in sede comunitaria, per chiarire quanto verificatosi in occasione del voto alle elezioni europee del 23 maggio 2019 nel Regno Unito e se non si intendano intraprendere iniziative tutela verso i cittadini italiani a cui non è stato permesso di votare.
(5-02201)

AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INTERNAZIONALE

Interrogazione a risposta scritta:


   SABRINA DE CARLO, SUT, TRAVERSI, OLGIATI, ARESTA, SURIANO e IORIO. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro dell'interno, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   da un articolo del giornalista Andrea Moizo, pubblicato il 29 maggio sul Fatto Quotidiano, sembrerebbe che bazooka e razzi anticarro sarebbero stati caricati nel porto di Monfalcone, in provincia di Gorizia, a bordo di una nave Ucraina al fine di essere trasportati in Yemen su richiesta del Ministero dell'interno dell'Arabia Saudita;

   in data 19 maggio 2019 una grande polemica è scaturita a seguito dell'arrivo nel porto di Genova del Cargo saudita Bahri Yanb, proveniente da Santander, contenente munizioni imbarcate nel porto di Anversa anch'esse richieste dall'Arabia Saudita e presumibilmente destinate all'utilizzo nella guerra in Yemen. Prima di arrivare in Italia, era già stato impedito l'attracco della nave a Le Havre in Francia dove si sarebbero dovuti caricare 8 cannoni Caesar di produzione francese;

   la prefettura di Genova e la Capitaneria di porto ligure avevano autorizzato l'attracco dichiarando inoltre che sarebbero stati effettuati tutti i controlli per verificare lo stato di sicurezza delle merci in stiva. Hanno assicurato poi che sarebbe stato imbarcato sul cargo solo materiale civile. Tra questo, è emersa la presenza di un generatore elettrico prodotto dalla Teknel che produce servizi logistici e tecnologie militari;

   le due operazioni in questione hanno creato disordini nei porti di riferimento. Immediate infatti, sono state le reazioni di Filt Cgil che ha lamentato la mancata informazione dei lavoratori portuali di Monfalcone. Le proteste inoltre hanno riguardato anche la destinazione del materiale bellico che andrebbe a foraggiare la guerra e la distruzione in Yemen. Per tali ragioni, in occasione dell'attracco del cargo a Genova la Filt Cgil ha indetto uno sciopero, al fine di manifestare il loro completo disaccordo all'imbarco di armi nei porti;

   l'articolo 13 della legge 9 luglio 1990, n. 185 stabilisce che il Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale autorizza l'esportazione, l'importazione, definitive o temporanee, il transito dei materiali di armamento, la cessione all'estero delle licenze industriali di produzione dello stesso materiale e la riesportazione da parte dei Paesi importatori;

   l'articolo 6 della legge 9 luglio 1990, n. 185, prevede altresì il divieto di esportazioni di materiali di armamento verso i Paesi in stato di conflitto armato e in cui i Governi sono responsabili di gravi violazioni delle convenzioni internazionali in materia di diritti umani;

   i 360 bazooka e i 415 missili anticarro sembrerebbero essere arrivati su un camion nel porto di Monfalcone che conseguentemente avrebbe percorso la rete autostradale al confine tra Italia e Slovenia –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza di quanto esposto in premessa;

   se siano state rispettate tutte le procedure di autorizzazione per il trasporto di armi al fine di rassicurare la popolazione residente in quelle zone; quali iniziative i Ministri interrogati intendano assumere affinché sia garantita la sicurezza dei lavoratori portuali, posto che i lavoratori in questione, nel caso di specie, non essendo a conoscenza del carico della nave arrivata nel porto di Monfalcone, avrebbero potuto incorrere in rischi;

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza della destinazione effettiva delle armi in questione.
(4-02993)

AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interrogazione a risposta scritta:


   RUGGIERO. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   dall'analisi dello schema relativo alle esenzioni certificate 048 dell'Osservatorio epidemiologico della regione Puglia, relativo al periodo 2012-2016, per i comuni di Bari, Modugno e Bitonto, è emerso un notevole incremento di patologie tumorali nel corso degli anni, superiore alla media regionale;

   nel 2009, l'Arpa Puglia ha evidenziato lo stato di criticità ambientale nel territorio di Modugno, i «dati di qualità dell'aria misurati dalle stazioni di monitoraggio dislocate nel territorio, descrivono una delle situazioni più critiche dell'intera regione» e che «si impone una particolare cautela rispetto a qualsiasi intervento che anche solo potenzialmente è in grado di determinare un peggioramento delle condizioni ambientali»;

   il piano regionale per la qualità dell'aria (Prqa) della regione Puglia ha svolto la zonizzazione del territorio regionale ed individuato le «misure di risanamento» per quelle zone che presentano situazioni di inquinamento, ha individuato il comune di Modugno quale area da sottoporre a risanamento;

   con ordinanza contingibile ed urgente, il sindaco di Modugno, in data 21 febbraio 2014, ha sospeso, sul territorio di Modugno, tutti i nuovi processi e/o impianti industriali e produttivi sino all'entrata a regime della nuova Rete regionale della qualità dell'aria, così come configurata dalla deliberazione della giunta regionale 2420/2013;

   con istanza del 18 marzo 2016, la società Newo S.p.a. ha chiesto alla regione Puglia «l'avvio della procedura di VIA e di autorizzazione integrata ambientale per la realizzazione ed esercizio dell'attività di trattamento e coincenerimento di rifiuti speciali non pericolosi e pericolosi» nell'ambito del territorio del comune di Modugno, in una zona a ridosso dei comuni di Bari e Bitonto;

   l'Arpa Puglia, in data 15 maggio 2017, con parere integrato dalle valutazioni prodotte dal centro regionale Aria, ha segnalato numerose criticità;

   l'impianto della Newo è stato autorizzato dalla regione Puglia, pur utilizzando lo stesso sistema della società ITEA di Gioia del Colle (perla vetrosa), il cui impianto è stato recentemente sequestrato dalla magistratura –:

   quali iniziative il Ministro della salute intenda adottare per monitorare l'area di cui in premessa, avviando anche un'indagine epidemiologica per il tramite dell'istituto superiore di sanità, al fine di verificare ed accertare il nesso causale tra l'aumento delle patologie tumorali e la compromissione del territorio, e affinché si preveda di effettuare uno studio epidemiologico in aree fortemente compromesse come quella in questione prima di rilasciare autorizzazioni per nuovi impianti industriali;

   quali iniziative, per quanto di competenza, il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare intenda adottare per impedire l'ulteriore compromissione del territorio e per accertare la presenza di un eventuale danno ambientale nell'area sopra richiamata;

   quali ulteriori iniziative di competenza intendano adottare i Ministri interrogati per garantire effettivamente la tutela dell'ambiente e della salute delle persone ai sensi dell'articolo 32 della Costituzione.
(4-02980)

BENI E ATTIVITÀ CULTURALI

Interpellanza:


   La sottoscritta chiede di interpellare il Ministro per i beni e le attività culturali, per sapere – premesso che:

   l'articolo 24 del decreto del Presidente della Repubblica 29 dicembre 1973, n. 1092, prevede benefici pensionistici derivanti da supervalutazioni di periodi di servizio espletato in lavori insalubri;

   la circolare n. 243 del 27 giugno 2011 individuava in maniera restrittiva i requisiti di concessione del beneficio limitandolo al personale avente qualifica di «operaio» e computando ai fini del calcolo della maggiorazione i periodi di effettiva prestazione lavorativa a contatto con le sostanze nocive indicate nel decreto luogotenenziale n. 1100 del 1919, ai sensi del decreto del Presidente della Repubblica n. 146 del 75;

   la sentenza della Corte dei conti n. 331 del 9 luglio 2015 sanciva il principio secondo il quale «non appare dirimente nella circostanza il riferimento alla sola categoria degli operai contenuto nell'art. 25 del decreto del Presidente della Repubblica 1092/73 dovendosi invece postulare – alla luce di una interpretazione costituzionalmente orientata della norma e dell'univoca tutela del diritto alla salute – che il focus della tassatività della fattispecie normativa in esame attenga propriamente alla tipologia delle lavorazioni da considerarsi insalubri, assunta quale ratio della previsione quella di compensare il dipendente per lo svolgimento di attività di istituto potenzialmente dannose per la salute»;

   con nota del 6 ottobre 2017 il Ministero per i beni e le attività culturali, nel riscontrare una richiesta di chiarimenti del segretariato regionale della Sardegna, forniva un'interpretazione della normativa coerente a quanto statuito nella predetta sentenza, riconoscendo ammissibile la concessione del beneficio in parola anche al personale non avente qualifica di «operaio» e individuando il focus della fattispecie dell'attività svolta;

   con successiva circolare n. 4 dell'11 febbraio 2019 il Ministero per i beni e le attività culturali, allo scopo di superare talune difficoltà interpretative e nella considerazione che la sentenza della Corte dei conti fosse definitiva, ne confermava l'applicabilità nei confronti di tutto il personale effettivamente adibito all'esecuzione di lavori insalubri, laddove adeguatamente documentato dai responsabili dei rispettivi plessi amministrativi e limitatamente ai periodi di effettiva prestazione lavorativa a contatto con le sostanze nocive indicate nel decreto luogotenenziale n. 1100 del 1919;

   le sostanze nocive indicate nel decreto luogotenenziale n. 1100 del 1919 sono state ricomprese nel decreto del Presidente della Repubblica n. 146 del 1975;

   nell'ambito del Ministero dei beni e le attività culturali, il personale che nelle proprie prestazioni lavorative è venuto a contatto con le sostanze nocive ricomprese nel decreto del Presidente della Repubblica n. 146 del 1975 è anche quello compreso nei ruoli tecnici dei laboratori di restauro e dei laboratori fotografici;

   molti istituti periferici del Ministero per beni e le attività culturali stanno ottemperando alle disposizioni contenute nella circolare n. 4 dell'11 febbraio 2019, predisponendo, su richiesta del personale avente diritto e che ne faccia richiesta, i rispettivi decreti di maggiorazione di un quarto per tutta l'attività lavorativa in cui sono stati a contatto con le predette sostanze nocive di cui al decreto del Presidente della Repubblica n. 146 del 1975;

   con circolare n. 23 del 16 maggio 2019 il Ministero per i beni e le attività culturali ha ulteriormente ribadito e chiarito quando già espresso con circolare n. 2 dell'11 febbraio 2019;

   alcune organizzazioni sindacali segnalano che altri Istituti del Ministero per beni e le attività culturali non sembrano intenzionati ad applicare le disposizioni contenute nella circolare n. 4 dell'11 febbraio 2019;

   tali incomprensibili atteggiamenti tenderebbero a creare discriminazione e danno tra soggetti lavorativi aventi i medesimi requisiti e il medesimo diritto –:

   se il Ministro sia a conoscenza di ritardi o ostracismi messi in atto da istituti afferenti al Ministero dei beni e le attività culturali in merito all'applicazione della circolare n. 4 dell'11 febbraio 2019 emanata dal segretariato generale del Ministero medesimo;

   se il Ministro interrogato alla luce di eventuali resistenze nell'applicazione della circolare n. 4 del 2019 e della circolare 23 del 2019, sia già intervenuto e/o intenda intervenire per ristabilire la corretta e uniforme applicazione dei benefici per i lavori insalubri;

   se intenda adottare iniziative per evitare che eventuali discriminazioni possano generare richieste di risarcimento danni da parte di lavoratori aventi diritto e/o danni all'erario in considerazione del fatto che il Ministero per i beni e le attività culturali, rispetto alla sentenza n. 331 del 2015, risulta soccombente anche in appello con sentenza della Corte dei conti n. 452 del 2018.
(2-00398) «Polverini».

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   RIZZETTO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   la fatturazione elettronica rappresenta un ulteriore aggravio burocratico alla già precaria sopravvivenza dei negozi di montagna, come denuncia la Unicem (Unione nazionale comuni comunità enti montani);

   l'Unione afferma che sarebbe necessario provvedere a introdurre una fiscalità differenziata per gli esercizi commerciali e le aziende attive nelle aree alpine e appenniniche, per fronteggiare la progressiva scomparsa di attività commerciali in questi territori;

   al riguardo, dai dati resi disponibili dall'Istat in occasione del bando 2017 per finanziamenti di iniziative a sostegno delle attività commerciali nei comuni montani, emerge che il 10 per cento dei comuni italiani soffre di desertificazione commerciale: 200 comuni sono senza un negozio, di questi 90 si trovano in Piemonte, altri 700 comuni ne hanno meno di tre;

   la fatturazione elettronica rappresenta un ulteriore aggravio burocratico per imprese familiari piccole, che, tra l'altro, sono collocate in aree dove l'accesso a internet è difficoltoso e spesso sono gestite da persone con un'età media elevata;

   per sostenere le attività commerciali montane e contrastarne la chiusura si potrebbe ricorrere all'introduzione di un'imposta unica forfettaria e, a tal fine, elaborare preventivamente i criteri più idonei in base ai quali regolare tale fiscalità agevolata. Al riguardo, una delle soluzioni potrebbe essere rappresentata da un taglio dell'Irap;

   ulteriore modalità per regolare una fiscalità differenziata potrebbe essere quella di definire zone economiche speciali ed ancora, procedere alla riduzione dell'Iva per determinate tipologie di lavoro, così come avviene per le professioni green legate alla custodia e all'integrità dei territori –:

   quali siano gli orientamenti del Ministro interrogato sui fatti esposti in premessa;

   se intenda per introdurre iniziative per introdurre una fiscalità agevolata a sostegno delle attività commerciali presenti nei territori di montagna.
(5-02195)

Interrogazione a risposta scritta:


   RUGGIERO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   all'articolo 11 comma 2 del regolamento relativo all'albo dei soggetti abilitati a effettuare attività di liquidazione e di accertamento dei tributi e quelle di riscossione dei tributi e di altre entrate delle province e dei comuni, emanato ai sensi dell'articolo 53, comma 1, del decreto legislativo 15 dicembre 1997, n. 446, sono elencati i motivi per i quali si procede alla cancellazione d'ufficio dall'albo ed in particolare: alla lettera d), per il mancato versamento delle somme dovute agli enti affidanti i servizi alle prescritte scadenze; alla lettera e), per gravi irregolarità o reiterati abusi commessi nell'acquisizione o nella conduzione dei servizi; alla lettera f), per il venir meno dei requisiti finanziari e di onorabilità;

   Cerin srl, società concessionaria della riscossione e dell'accertamento dei tributi per il comune di Bitonto, per altri comuni della provincia di Bari (Modugno, Grumo Appula, Santeramo in colle, Binetto, Toritto) e di altri pugliesi, napoletani e torinesi, è stata coinvolta in un procedimento penale per gravi irregolarità gestionali e per il reato di peculato continuato in concorso a carico degli amministratori della società, con sottrazione di oltre 15 milioni di euro di fondi pubblici, in particolare per il mancato versamento di somme riscosse per conto degli enti affidanti; la procura contabile ha avviato un'azione revocatoria, accolta dalla Corte dei conti sezione giurisdizionale della regione Puglia con sentenza n. 58 del 20 febbraio 2017, di tutti gli atti societari posti in essere, nonché dei correlati atti di vendita dei beni volta a ottenere il sequestro di tutti i beni acquistati da una società, la Siart srl, e transitati, a seguito di un atto di scissione, in Siart Immobiliare, in quanto considerati, in realtà, della Cerin srl;

   in particolare, con la citata sentenza, la Corte dei conti ha dichiarato l'inefficacia, in via di revoca, nei confronti del comune di Bitonto, ai fini del pieno soddisfacimento del credito vantato dal comune medesimo, di una serie di operazioni poste in essere da Siart srl, società beneficiaria delle operazioni poste in essere da Cerin a seguito di appropriazione indebita di denaro pubblico;

   da quanto si apprende dall'elenco delle società cancellate sul sito del Ministero dell'economia e delle finanze – sezione fiscalità regionale e locale – albo dei gestori dell'accertamento e della riscossione dei tributi locali, Cerin s.r.l. con sede in Bitonto (BA), sospesa in via cautelare nella seduta della commissione albo del 13 maggio 2016, e poi con delibera n. 8 del 20 maggio 2016, è stata cancellata dall'albo nella seduta della commissione dell'11 luglio 2018 –:

   se non si ritenga opportuno adottare iniziativa per:

    sospendere con provvedimento immediato in via cautelare i soggetti privati abilitati a effettuare attività di liquidazione, di accertamento e di riscossione dei tributi e di altre entrate delle province e dei comuni, dal suindicato albo in presenza di gravi anomalie di gestione accertate dalla Guardia di finanza, disponendo altresì, contestualmente, la sospensione dei relativi aggi;

   adottare i provvedimenti necessari alla cancellazione da tale albo dei medesimi soggetti entro breve tempo dal provvedimento di sospensione, in particolare quando sia intervenuto un provvedimento giurisdizionale a carico dei medesimi soggetti;

   se non intenda adottare iniziative normative per sospendere, in pendenza di giudizio nei confronti dei medesimi soggetti, l'efficacia esecutiva del provvedimento ingiuntivo relativo al pagamento degli aggi da parte dell'ente locale concedente.
(4-02990)

GIUSTIZIA

Interrogazione a risposta in Commissione:


   FUSACCHIA. — Al Ministro della giustizia, al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   l'ufficio scolastico provinciale di Cosenza avrebbe disposto improvvisamente la soppressione di tutte le classi scolastiche (istituto alberghiero e tecnico industriale) attive all'interno degli istituti penitenziari di Castrovillari e Rossano in Calabria;

   tale grave situazione sarebbe stata ufficialmente rappresentata da Emilio Enzo Quintieri, già consigliere nazionale di Radicali Italiani e candidato Garante regionale dei diritti dei detenuti della Calabria, ai vertici dell'amministrazione penitenziaria, centrale e periferica, all'ufficio di sorveglianza presso il tribunale di Cosenza, alle direzioni degli istituti penitenziari di Castrovillari e Rossano e al Garante nazionale dei diritti dei detenuti presso il Ministero della giustizia;

   come pubblicamente denunciato dai segretari provinciali di Cosenza delle organizzazioni sindacali Flc-Cgil, Gilda e Snals, ai numerosi docenti che insegnano presso entrambi gli istituti penitenziari è stata recapitata una lettera dell'ufficio scolastico provinciale di Cosenza in cui vengono dichiarati «perdenti posto». Qualora tale decisione non venisse revocata, i docenti dovranno fare domanda di trasferimento e quindi i detenuti studenti non avranno più la possibilità di frequentare i corsi di istruzione; la soppressione, secondo i sindacati, riguarderebbe anche le altre classi scolastiche attive negli istituti penitenziari di Paola e di Cosenza;

   la reclusione priva i detenuti della propria libertà ma non dei diritti fondamentali, che sono previsti e garantiti sia dall'ordinamento penitenziario che dalla Costituzione della Repubblica;

   i detenuti, infatti, non perdono il loro status di cittadini e rimangono perciò titolari di alcuni diritti, tra cui quello all'istruzione, che, oltre ad essere un diritto costituzionale, rappresenta l'elemento principale del percorso rieducativo dei condannati –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti esposti in premessa e quali iniziative intendano adottare, per quanto di competenza, affinché sia garantito il diritto allo studio ai detenuti ristretti negli istituti penitenziari di Castrovillari, Rossano di Calabria, Paola e Cosenza.
(5-02198)

Interrogazioni a risposta scritta:


   CIRIELLI. — Al Ministro della giustizia, al Ministro delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   l'enfiteusi è un diritto reale disciplinato dal Libro III, Titolo IV, del codice civile (articoli 957 e seguenti) che consente al titolare del diritto (cosiddetto enfiteuta) di avere pieni poteri su un fondo di proprietà di un altro soggetto (cosiddetto concedente) con l'obbligo di migliorarlo, pagando un canone annuo in denaro o in prodotti alimentari al concedente del fondo. L'istituto, che prima e durante l'età medievale veniva fortemente applicato data la configurazione sociale, economica e territoriale della Nazione, risulterebbe, ad oggi, essere sorpassato, in considerazione dell'evoluzione del contesto storico e delle pratiche economico-sociali;

   nel corso dei decenni, in relazione ai contratti di enfiteusi, si sarebbe verificato un reciproco inadempimento da parte di enfiteuta e concedente (molto spesso si tratta di ex latifondisti, enti pubblici/territoriali o enti ecclesiastici) concretizzatosi nella mancata riscossione da parte del concedente dei canoni nei confronti dell'enfiteuta, presupposto che, per di più, avrebbe spinto quest'ultimo a ritenersi di fatto il vero proprietario del bene; da fonti giornalistiche si apprende che, nell'ultimo periodo, molti concedenti, rimasti inerti per svariati anni, starebbero attivando tutte le necessarie procedure per richiedere i precedenti canoni non riscossi agli odierni possessori degli immobili, molto spesso anche ignari dell'esistenza del suddetto gravame. Per di più, si tratterebbe di ingenti somme di denaro, richieste a titolo di enfiteusi perpetua non soggetta a prescrizione, che farebbe venir meno la possibilità per l'enfiteuta di aver, nel corso degli anni, usucapito il bene immobile;

   da organi di stampa si apprende che tali episodi sarebbero molto frequenti nella provincia di Brindisi, tant'è che i consigli comunali di San Michele Salentino, Latiano, Villa Castelli, San Vito dei Normanni e Francavilla Fontana avrebbero posto il problema all'ordine del giorno per cercare di intervenire sull'annosa questione che bloccherebbe il mercato immobiliare della zona;

   da ultimo, l'argomento sarebbe anche oggetto di attenzione da parte dei consiglieri di minoranza del comune di Oria che auspicherebbero un intervento da parte del Governo per abolire l'ormai desueto istituto o disporre un'affrancazione equa e non penalizzante per gli odierni possessori –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti esposti e, considerata la gravità degli stessi, quali iniziative, anche di carattere normativo, intendano assumere per risolvere le difficoltà riscontrate in relazione ai contratti di enfiteusi ormai obsoleti e in disuso.
(4-02982)


   ORRICO. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   in data 1° aprile 2019, l'interrogante ha effettuato una visita alla casa circondariale di Cosenza, ai sensi dell'articolo 67, comma primo, lettera b), della legge n. 354 del 1975 (ordinamento penitenziario);

   nel corso di tale visita sono emerse numerose criticità strutturali e gestionali che, ad avviso dell'interrogante, non possono che rendere pressoché solo afflittiva, e non rieducativa, la funzione della pena, nonché estremamente difficoltoso il lavoro del personale in servizio che segnala, fra l'altro, un sottodimensionamento dell'organico;

   la casa circondariale di Cosenza, al momento della visita, versava in una grave condizione di sovraffollamento, considerata la presenza di 262 detenuti a fronte di una capienza regolamentare di 218 posti letto suddivisi nel modo seguente: 102 in AS3, 117 in media sicurezza, 3 semiliberi e 37 al padiglione ex femminile;

   l'area sanitaria dell'istituto di pena, come rappresentato all'interrogante, presenterebbe notevoli carenze quanto all'assistenza dei detenuti in merito a numerose patologie, anche gravi; l'acqua corrente sarebbe disponibile solo in alcune fasce orarie, mentre per quanto concerne i generi alimentari ammessi e il prezzo del sopravvitto, sono state segnalate notevoli difformità;

   alcune strutture riservate alla socialità, alle attività ricreative e lavorative – quali l'area verde, che dovrebbe essere destinata ai colloqui con i minori, ma non è mai stata attivata, i locali-palestra attrezzati anche questi non in funzione, e le tre serre presenti che versano in stato di completo abbandono – non sono agibili, in tal modo determinando una permanenza dei detenuti in cella per 22 ore giornaliere;

   risulterebbero, pertanto, scarse le possibilità di reinserimento effettivo dei detenuti, soprattutto quanto all'inserimento lavorativo, ad eccezione del lavoro intramurario turnato;

   i detenuti, peraltro, oltre a lamentare ritardi nelle risposte alle proprie istanze da parte della magistratura di sorveglianza, sembrerebbero riscontrare grandi difficoltà di accesso ai benefici penitenziari –:

   quali iniziative il Ministro interrogato intenda intraprendere al fine di verificare le effettive condizioni di detenzione della popolazione ristretta nella casa circondariale di Cosenza, nonché quelle in cui si trovano ad operare le diverse figure professionali all'interno dello stesso istituto, soprattutto alla luce di quanto dovrebbe essere garantito, in tema di rieducazione del condannato, ai sensi dell'articolo 27, terzo comma, della Costituzione.
(4-02983)

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interpellanze urgenti (ex articolo 138-bis del regolamento):


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, il Ministro dell'economia e delle finanze, per sapere – premesso che:

   in data 21 dicembre 2018 l'assemblea degli azionisti di Anas ha nominato il nuovo consiglio di amministrazione della società e contestualmente il nuovo amministratore delegato nella persona dell'ingegner Massimo Simonini;

   con l'insediamento dell'amministratore delegato, Anas, a quanto consta agli interpellanti, ha proceduto al licenziamento di molti dirigenti;

   conseguentemente la società sta rinnovando i suddetti ruoli con spostamenti interni e nuove assunzioni;

   il nuovo Consiglio di amministrazione sta approvando il bilancio e approntando il nuovo piano industriale –:

   con quale metodo di selezione sia stata sostituita la dirigenza e, in particolare, quale valutazione di merito abbia portato alla scelta di un dirigente di terza fascia nel ruolo di amministratore delegato;

   quali siano stati i criteri attraverso i quali si è giunti al licenziamento dei vecchi dirigenti e soprattutto quale costo economico questo comporterà per l'azienda;

   quali criteri siano stati utilizzati per le nuove assunzioni e promozioni interne;

   come si intenda procedere alla risoluzione dei contenziosi che assommano ad alcuni miliardi di euro e come siano state appostate le risorese necessarie in bilancio;

   quale sia ad oggi lo stato di avanzamento e realizzazione delle opere e degli investimenti previsti dal contratto di programma firmato con il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti.
(2-00400) «Tondo, Colucci, Lupi, Sangregorio, Schullian».


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, il Ministro dell'economia e delle finanze, per sapere – premesso che:

   Save, la società che gestisce l'aeroporto internazionale Marco Polo di Tessera sta realizzando un progetto per la costruzione di nuovi parcheggi all'interno del sedime aeroportuale, che comporta l'abbattimento, già iniziato, di circa 1.200 alberi tra cui i pini marittimi ubicati nella zona di accesso all'aeroporto e un migliaio di piante messe a dimora, da oltre 50 anni, nell'area dell'ex vivaio Benetazzo che è parte del sedime aeroportuale;

   tale azione ha determinato la protesta di residenti, associazioni e cittadini con varie manifestazioni pubbliche e una petizione che ha raccolto circa duemila firme;

   in seguito alle proteste, nei giorni scorsi, sulla stampa locale è apparso un articolo in cui un dirigente di Save sostiene che sarebbe in corso di stesura un progetto per tutelare ambiente e sviluppo nell'area interessata;

   attualmente i posti auto disponibili in aeroporto sono circa 6.600, ma il masterplan 2021 per l'aeroporto Marco Polo prevede che il fabbisogno sia di 8.598 posti;

   il richiamato masterplan, al punto 14.5 «I nuovi parcheggi a raso», prevede nell'area in questione la realizzazione di una zona di parcheggio, denominata parcheggio P6, lungo viale Da Mosto per 1.142 stalli e specifica che «I nuovi parcheggi [...] verranno realizzati in aree in cui attualmente sono presenti alberature di pregio che il progetto valorizza e, compatibilmente con le infrastrutture da realizzare, preserva [...]»;

   la controdeduzione della commissione tecnica Via alle osservazioni formulate dal gruppo PD, che è parte integrante del parere positivo espresso dal Ministero dell'ambiente e delle tutela del territorio e del mare per il masterplan 2021, stabilisce che «qualunque intervento inserito nel masterplan 2021 per essere eseguito dovrà conseguire e completare tutti gli iter autorizzativi accessori, inclusi quelli di carattere naturalistico/forestale»;

   come avvenuto in altre realtà la società Save avrebbe dovuto far precedere i lavori di mitigazione ambientale ai lavori di cui al citato masterplan;

   Save, inoltre, ad oggi non ha mai indetto una gara per la gestione dei parcheggi vengono perciò gestiti in regime di monopolio con una propria società partecipata;

   Save ha anche emanato un'ordinanza, efficace dal 1o ottobre 2018, che ha introdotto una serie di limitazioni all'ingresso nell'area aeroportuale ai passeggeri, fino ad avviare, in accordo con il comune, una zona a traffico controllato (Ztc) nell'area di viale Galilei per l'accesso all'aerostazione. In base a tale ordinanza, tutti i veicoli che entreranno in aeroporto dovranno impegnare la viabilità per un tempo massimo di 7’ (sette minuti) entro il quale dovranno: a) entrare in uno dei parcheggi dell'aeroporto, che sono esclusi dalla validità della Ztc (tecnicamente i varchi di ingresso ai parcheggi sono varchi di uscita dalla Ztc); b) uscire dalla Ztc senza entrare nei parcheggi;

   il mancato rispetto dell'ordinanza comporta l'applicazione di una multa da euro 38 a euro 156 per i ciclomotori e i motoveicoli a due ruote e da euro 81 a euro 321 per i restanti veicoli;

   queste misure hanno comportato, com'era ovvio prevedere, l'intasamento del vicino paese di Tessera nonché ricorsi ed esposti in tribunale, tra cui un ricorso al Tar presentato dal comune di Venezia;

   si fa presente che con l'uscita dalla borsa da parte di Save sembrerebbe essere diminuita anche la trasparenza sulla gestione della società che riveste grande rilevanza per tutta l'area metropolitana e l'intero Nordest del Paese;

   Save è nata come soggetto a maggioranza pubblica e ha beneficiato di ingenti contributi statali, con i quali è stata realizzata anche la nuova aerostazione, facendo diventare quello di Marco Polo il terzo aeroporto italiano, con oltre 11 milioni di passeggeri –:

   se il Governo sia a conoscenza di quanto riportato in premessa, se l'Enac risulti essere informato dei richiamati lavori anche di abbattimento degli alberi e delle piante messe a dimora, se suddetto progetto sia stato sottoposto all'esame di valutazione di impatto ambientale nonché se risulti essere conforme alla normativa vigente la gestione diretta dei parcheggi dell'aeroporto senza procedere a gara.
(2-00401) «Pellicani, Morgoni, Melilli, Anzaldi, Fassino, Lacarra, Zan, Schirò, Verini, Martina, Fregolent, Bordo, De Maria, Morani, Gavino Manca, Pizzetti, Cardinale, Navarra, De Menech, De Luca, Cantini, Topo, Rossi, Bonomo, Nobili, Boccia, Andrea Romano, Gariglio, Pezzopane, Ciampi, Cenni, Bazoli, Rizzo, Nardi, Lepri, Carè, Marattin, Zardini, Morassut, Braga, Critelli, Del Basso De Caro, Giorgis, La Marca, Mancini».

Interrogazione a risposta in Commissione:


   TROIANO e FARO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   il «Programma stralcio di interventi di area vasta Capitanata 2020», approvato dalla regione Puglia con delibera di giunta n. 2684 del 28 dicembre 2009 ha finanziato il progetto «treno tram» con l'obiettivo di collegare Manfredonia a Lucera (via Foggia);

   il comune di Manfredonia ha approvato con la delibera di giunta n. 283 del 13 luglio 2010 il progetto definitivo per un investimento di 2.232.500 euro per la realizzazione del nodo di scambio intermodale a Manfredonia ovest e una fermata attrezzata di Siponto;

   un accordo di programma siglato nel 2013 tra Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, regione Puglia e Rete ferroviaria italiana (Rfi) permetteva il trasferimento da Rfi alla regione della linea ferroviaria Foggia-Manfredonia;

   il progetto «penetrazione urbana nella città di Manfredonia» è stato compreso negli interventi del fondo per lo sviluppo e la coesione 2014-2020 ed è stato finanziato per 50 milioni di euro;

   la regione Puglia, attraverso l'assessore Giannini, ha reso nota ad aprile 2019 la volontà regionale di non procedere alla realizzazione del «treno tram» e ha precisato che è intenzione della regione medesima rimodulare i fondi messi a disposizione per la sua realizzazione;

   il comune ha investito risorse pubbliche per permettere la realizzazione del progetto, che ora si trova in una fase di stallo, nonostante la priorità di dover affrontare le esigenze dei pendolari e del trasporto per l'area portuale di Manfredonia –:

   se il Ministro interrogato sia informato sui fatti, quale sia il suo orientamento relativamente alla realizzazione del «treno tram» Manfredonia-Lucera (via Foggia) e quali soluzioni intenda promuovere per quanto di competenza, per affrontare e risolvere i problemi di mobilità dell'area sipontina.
(5-02193)

Interrogazione a risposta scritta:


   VIETINA. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   il 16 gennaio 2019 il procuratore di Arezzo Roberto Rossi nell'ambito dell'inchiesta sul cedimento di una piazzola della stessa E45, avvenuto l'11 febbraio 2019, aveva disposto il sequestro e la chiusura del viadotto Puleto sulla E45, nei pressi di Valsavignone, in provincia di Arezzo, al confine fra Toscana e Romagna;

   agli inizi di febbraio 2019 il viadotto Puleto sulla E-45 era stato riaperto ad autovetture e veicoli di massa non superiore a 3,3 tonnellate tra le uscite di Verghereto (Forlì Cesena) e Valsavignone (Arezzo), penalizzando ancora una volta il trasporto delle merci nonostante le verifiche realizzate da Anas su tutti gli elementi strutturali del manufatto avessero dimostrato il soddisfacimento dei coefficienti di sicurezza a pieno carico, con tutte le corsie di marcia transitabili anche dai mezzi pesanti;

   le conseguenze sulle imprese di autotrasporto e sui prodotti interessati a tale direttrice di traffico sono risultate essere particolarmente pesanti, con un incremento dei costi difficilmente sopportabile per il lungo periodo e che non può essere sostenuto a lungo, trattandosi di un asse viario di primaria importanza per l'economia delle regioni interessate;

   per l'importanza strategica dell'opera e per valutarne la sicurezza il 26 marzo 2019 le autorità giudiziarie avevano concesso 60 giorni per effettuare e completare una «super perizia» sullo stato di sicurezza del viadotto, ma sembrerebbe che durante tale periodo sarebbero stati effettuati solo un paio di sopralluoghi, insufficienti a raccogliere tutti i dati necessari per una stima completa;

   in questi giorni, infatti, si apprende che il Gip del tribunale di Arezzo abbia nuovamente concesso all'ingegner Claudio Modena, tecnico incaricato della perizia, una proroga di altri 30 giorni, rinviando la riapertura al traffico di mezzi pesanti a fine giugno 2019;

   di fatto questa proroga interviene nel periodo di alta stagione turistica, lasciando i territori, interessati dalla E-45 e dal viadotto Puleto, privi di una risorsa infrastrutturale cruciale sia sul piano economico che sociale, andando ad aggravare ulteriormente la situazione di questi territori che si trovano anche a fare i conti con i danni derivanti dall'ultima ondata di maltempo;

   è parere dell'interrogante che le dichiarazioni fatte dalle istituzioni locali e dai cittadini coinvolti per esprimere malumore per l'ulteriore ritardo per l'apertura dell'arteria stradale e del viadotto siano legittime e vadano valutate nell'immediato, onde evitare ulteriori aggravi della situazione economia e sociale locale –:

   di quali elementi disponga circa i motivi dell'ulteriore proroga di 30 giorni concessi al tecnico incaricato della perizia sul viadotto Puleto sulla E-45 e se intenda portarli a conoscenza;

   quali iniziative intenda assumere, nell'ambito delle proprie competenze, al fine di risolvere in via definitiva la precaria situazione della viabilità anche studiando nel breve periodo percorsi alternativi validi per fronteggiare le richieste di tutti gli operatori coinvolti, soprattutto in vista della nuova stagione estiva.
(4-02985)

INTERNO

Interrogazione a risposta orale:


   ANZALDI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   in data 26 maggio 2019 si sono svolte le elezioni per il consiglio comunale di Corigliano Rossano, in provincia di Cosenza, una realtà amministrativa che per la prima volta si recava al voto dopo il referendum del 22 ottobre 2017 e la successiva istituzione del 31 marzo 2018 con cui si è sancita l'unificazione dei comuni di Corigliano Calabro e Rossano;

   suddetto comune è oggi la terza città della Calabria per numero di abitanti;

   a distanza di quasi tre giorni dalla chiusura dei seggi elettorali e di due dallo spoglio non risultano essere stati ancora pubblicati i dati relativi alle preferenze dei candidati a consigliere comunale;

   addirittura vi sono foto diffuse anche via social network di scatole del Ministero dell'interno usate per le operazioni elettorali buttate letteralmente in strada;

   disagi e disservizi si erano già registrati in occasione del recapito delle tessere elettorali con particolari criticità, denunciate agli organi competenti, nelle contrade periferiche del territorio del neo comune che oggettivamente hanno creato difficoltà nella partecipazione alla suddetta consultazione;

   vi è forte preoccupazione che verbali e schede e tutti i documenti dei seggi possano essere oggetto di manipolazione e di alterazione della libera espressione di voto;

   si registrano anche esposti alle competenti autorità da parte di candidati consiglieri e forze politiche che chiedono al prefetto di pubblicare i dati elettorali;

   è l'intera comunità di Corigliano Rossano a chiedere trasparenza, anche in vista del secondo turno elettorale che si svolgerà il 9 giugno 2019 –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza di tale grave situazione e se intenda assumere ogni iniziativa di competenza affinché si provveda a pubblicare i risultati delle preferenze ottenute dai singoli candidati quale atto doveroso di trasparenza e rispetto del voto dei cittadini di Corigliano Rossano.
(3-00752)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   PAITA, FREGOLENT, MORANI, MIGLIORE, UNGARO e SCHIRÒ. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   è stata ampiamente riportata dai media la notizia riguardante il richiamo sulla tessera elettorale, rinnovata, del cognome del marito accanto a quello della cittadina elettrice;

   il caso sollevato anche via social network ha evidenziato come non si tratti di un caso isolato e che in diverse realtà nel Paese cittadine elettrici si sono trovate sulla tessera elettorale rinnovata il cognome del marito affiancato al proprio;

   il decreto del Presidente della Repubblica n. 299 del 2000 che disciplina le modalità di rinnovo, all'articolo 2, prevede che «per le donne coniugate il cognome può essere seguito da quello del marito»;

   il richiamo al «può» non prevede un automatico rilascio senza una espressa volontà da parte della cittadina interessata –:

   se il Ministro sia informato in merito a quanto riportato in premessa, quali indicazioni siano state date per la stampa delle citate schede elettorali, posto che, ad avviso degli interroganti, è stata applicata arbitrariamente una previsione che non prevede un obbligo come da normativa richiamata e quali iniziative intenda assumere per evitare che nei rinnovi delle tessere venga arbitrariamente inserito anche il nome del marito in assenza di una precisa volontà della cittadina elettrice.
(5-02199)

Interrogazione a risposta scritta:


   MACINA. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   secondo quanto riferiscono fonti di stampa, nella città di Adelfia (Bari), in data 1° maggio 2019, il maresciallo maggiore della polizia locale della stessa città, Vito Panarelli, avrebbe speronato con l'auto di servizio il suo parigrado Giuseppe Distinto, anch'egli a bordo dell'auto di servizio, causando danni alle vetture; dalle medesime fonti si apprende, in base al racconto di un testimone oculare, che, mentre il maresciallo Distinto, al volante della sua auto di servizio, ferma sulla corsia di marcia, provvedeva ad avvisare gli automobilisti per togliere i propri mezzi e consentire il lavaggio della strada, l'altro maresciallo Panarelli si sarebbe fiondato verso l'auto del collega, andandogli contro sul lato del conducente. Ne sarebbe seguito un diverbio dai toni accesi;

   si evince anche che la gestione della polizia locale in città sarebbe fortemente tesa e contestata con riferimento al maresciallo Panarelli, sia per i comportamenti tenuti in servizio, sia in relazione alla doppia qualifica rivestita di gestore e controllore del servizio di nettezza urbana;

   parrebbe che, tra i motivi di dissidio, militerebbe anche l'iniziativa di Distinto di promuovere una modifica del regolamento comunale della polizia locale in conformità alla legge quadro della polizia locale e la stessa legge regionale. La modifica sarebbe stata discussa anche dalla competente commissione comunale, dove alcuni giorni fa lo stesso Panarelli, avrebbe usato toni pesanti, anche ai danni di un consigliere comunale;

   il sindaco, Giuseppe Cosola, che qualche ora dopo l'accaduto aveva comunicato di voler portare le carte in procura, è stato chiamato dal prefetto Marilisa Magno per avere maggiori informazioni. Sul caso pare stia indagando il comandante della polizia locale Marco Zatelli e in città è giunto anche il capitano Ugo Chiosi, comandante della compagnia dei carabinieri di Triggiano;

   chiarimenti sarebbero potuti giungere dalla riunione congiunta della prima commissione consiliare e da quella che si occupa di controllo e garanzia, prevista dal comune nei giorni appena successivi; tuttavia, la stessa, a quanto consta all'interrogante, non si sarebbe tenuta;

   quali elementi abbia acquisito il prefetto in relazione alla vicenda di cui in premessa e quali siano, per quanto di competenza, i suoi orientamenti a riguardo.
(4-02989)

ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazione a risposta scritta:


   LOLLOBRIGIDA, MELONI, RIZZETTO e TRANCASSINI. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   nei municipi romani sta scatenando forti proteste il bando emanato dal consiglio comunale per il servizio mensa negli istituti scolastici della Capitale;

   in particolare, con riferimento al personale da impiegare, il bando prevede che l'azienda aggiudicataria dell'appalto «subordinatamente alla compatibilità e all'armonizzazione con l'organizzazione d'impresa del medesimo, si impegna ad assorbire ed utilizzare prioritariamente, per il periodo di durata del servizio, in carico dell'O.E.A. uscente se regolarmente iscritto da almeno tre mesi sui libri paga del medesimo»;

   tale previsione si configura come peggiorativa rispetto non solo al contratto collettivo nazionale di categoria ma anche rispetto al codice degli appalti, che demanda alle committenze pubbliche il compito di rafforzare, attraverso i bandi di gara, la salvaguardia dell'occupazione dei lavoratori e delle lavoratrici occupate in attività appaltate;

   il bando, inoltre, non chiarisce quale sia il Contratto collettivo nazionale di lavoro da applicare ai lavoratori da impiegare a cura dell'azienda aggiudicataria, e, quindi, quali saranno i diritti riconosciuti al personale e le modalità di impiego;

   tra le criticità del bando di gara risulta anche il fatto che la fase del controllo qualitativo sarà di competenza dei dipartimenti degli assessorati coinvolti e dei municipi, escludendo i consigli di istituto e le rappresentanze sindacali degli addetti alle mense, di fatto attribuendo il ruolo di controllori ai controllati;

   infine, si teme che nell'aggiudicazione del bando possano verificarsi ribassi eccessivi che danneggerebbero sia la qualità del servizio reso ai piccoli utenti sia i lavoratori attualmente impiegati, che potrebbero essere ridotti del dieci per cento con una perdita di ben cinquecento posti di lavoro su cinquemila unità –:

   quali urgenti iniziative si intendano assumere, per quanto di competenza, al fine di salvaguardare la qualità del servizio e il mantenimento dei livelli occupazionali
(4-02991)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   APRILE, PALLINI, GIANNONE, DAVIDE AIELLO, SIRAGUSA, CURRÒ, RUGGIERO, RADUZZI, MIGLIORINO, CASO, MANIERO, DONNO, FLATI, MARTINCIGLIO e TRANO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   la legge n. 190 del 2014 (articoli 54 e seguenti) ha introdotto un regime fiscale agevolato per gli esercenti attività d'impresa, arti o professioni che consente di optare per un regime contributivo Inps agevolato alle imprese iscritte alle gestioni «artigiani e commercianti»;

   dal 2016, a seguito delle modifiche apportate alla legge n. 190 del 2014, tale regime contributivo agevolato prevede la facoltà di beneficiare di uno sconto contributivo pari al 35 per cento degli importi obbligatori, a partire dal contributo minimale;

   tale facoltà permane anche a seguito delle modifiche apportate al regime forfettario dalla legge n. 145 del 2018;

   l'opzione per il regime contributivo agevolato comporta l'accredito proporzionale dei contributi versati ai fini della maturazione dell'anzianità contributiva, determinando, per le imprese con ridotti volumi d'affari, un'anzianità contributiva inferiore all'anno, in quanto i versamenti contributivi agevolati da queste effettuati sono sistematicamente inferiori al contributo dovuto sul reddito minimale (con il versamento dei contributi minimali scontati maturano 7 mesi su 12 di anzianità contributiva a fini pensionistici);

   per il contribuente in regime agevolato non è prevista la possibilità di versamenti integrativi volontari a posteriori, per il raggiungimento dell'anno contributivo pieno, ai fini dell'anzianità contributiva;

   il Ministro interrogato ha dimostrato una particolare sensibilità verso le piccole e micro imprese e le problematiche contributive delle giovani generazioni caratterizzate da una contribuzione intermittente e inadeguata –:

   quali iniziative intenda assumere al fine di prevedere l'introduzione della facoltà per il contribuente forfettario di effettuare versamenti integrativi volontari a posteriori, anche in sede di dichiarazione annuale dei redditi, allo scopo di garantirsi la maturazione dell'anno contributivo pieno ai fini dell'anzianità contributiva.
(5-02196)


   MACINA. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   il tribunale civile di Brindisi, il 13 gennaio 2017, ha dichiarato il fallimento di Gse Industria Aeronautica s.r.l. e nominato i curatori fallimentari per l'esercizio provvisorio di impresa;

   il 27 dicembre 2017, il giudice delegato del tribunale di Brindisi ha disposto la vendita dell'intero compendio aziendale della Gse Industria Aeronautica S.r.l alla società Distressed Companies Management S.r.l. (di seguito Dcm);

   nel gennaio 2018, negli incontri tra Dcm e Rsu (rappresentanza sindacale unitaria) e Oo.Ss. (organizzazioni sindacali), le parti concordavano strumenti idonei ad adeguare la capacità produttiva al mercato e all'esecuzione di 7 contratti di fornitura alle società Strata Manfacturing PJSC, Leonardo s.p.a. e The BoingCompany, al fine di salvaguardare occupazione e nuovi investimenti;

   il 15 gennaio 2018, in un incontro alla presenza della task force della regione Puglia Dcm presentava alle Oo.Ss. la proposta di piano industriale DRaGO (Dar Raising GSE Operation), mentre il 16 gennaio 2018 – dopo il referendum tra i lavoratori Gse, in merito al citato piano industriale – le Rsu e le Oo.Ss. comunicavano a Dcm e a Gse la volontà di raggiungere un accordo sindacale ex articolo 47, comma 4-bis, della legge n. 428 del 1990 per il passaggio di tutta la forza lavoro (225 unità) in un'unica entità societaria. Il 17 gennaio 2018, presso la regione Puglia è stato sottoscritto un accordo che indicava i termini generali e le ricadute economico-giuridiche del progetto DRaGO nonché il subentro e la prosecuzione, in capo a Dcm, dei 218 contratti di lavoro a tempo indeterminato con i dipendenti di Gse;

   il 31 gennaio 2018 la Dcm ha acquisito la Gse e i suoi 225 lavoratori, ma il 5 febbraio ha avviato il licenziamento collettivo di 118 persone;

   le parti come da accordo del 6 febbraio 2018, e a seguito dell'impegno di Dcm di proseguire nella riorganizzazione aziendale, hanno concordavano di avviare la procedura di riconoscimento della Cigs (cassa integrazione guadagni straordinaria), quale strumento alternativo al licenziamento – dal mese di febbraio 2018 fino a un massimo di 24 mesi – anche per non disperdere le figure professionali del comparto aeronautico, limitando la cessazione del rapporto di lavoro sulla base del solo criterio di scelta della non opposizione al provvedimento di recesso;

   si ricorda che il 7 febbraio 2017, le parti, preso atto dell'impossibilità di procedere al contratto di solidarietà, a causa della incompatibilità organizzativa dell'istituto e per esigenze aziendali, hanno concordato di presentare istanza di ricorso alla Cigs a decorrere dal 7 febbraio 2018 e per la durata massima di 24 mesi nonché la cassa integrazione a zero ore e/o a orario ridotto per un numero massimo di 112 lavoratori costituenti l'intero organico della sede di Brindisi;

   i curatori fallimentari nominati hanno attivato, ad ottobre 2017, la procedura di licenziamento collettivo, dato il mancato accordo e, in assenza di proroga dell'esercizio provvisorio, hanno confermato la necessità di procedere alla riduzione del personale;

   nel 2017, tutti i creditori e dipendenti si sono insinuati al passivo, incluso il Ministero dello sviluppo economico che, dal primo riparto e nel primo «Progetto SP: analitico per categoria credito – GSE Industria Aeronautica srl», vanterebbe un credito di circa 24 milioni di euro;

   nonostante gli incontri svolti presso la task force della regione Puglia, ad oggi non si è arrivati ad alcun risultato certo per il futuro occupazionale dei lavoratori della ex Gse –:

   quali tempestive iniziative si ritenga di assumere, per quanto di competenza, anche attraverso l'istituzione di un tavolo tecnico con le parti interessate, per trovare una soluzione al mancato inserimento occupazionale dei lavoratori della ex Gse.
(5-02200)

Interrogazione a risposta scritta:


   TRAVERSI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   Inarcassa è la Cassa nazionale di previdenza e assistenza per gli ingegneri e architetti liberi professionisti;

   a seguito del decreto legislativo n. 509 del 1994, Inarcassa è ente associativo senza scopo di lucro che esplica attività di interesse pubblico con personalità giuridica di diritto privato. Si tratta dunque di un ente in grado di operare in autonomia, ma sotto il controllo pubblico, in favore della categoria a cui si riferisce. La Corte di cassazione, con la sentenza n. 20845 del 25 maggio 2011 definisce il contributo previdenziale una vera e propria imposta. Il contributo integrativo, è un contributo obbligatorio per le assicurazioni obbligatorie, ossia una imposta indiretta, di finanziamento dei sistemi pensionistici gestiti dalle casse di previdenza dei liberi professionisti trasformate ai sensi del decreto legislativo n. 509 del 1994 o nate ai sensi del decreto legislativo n. 103 del 1996;

   tutti gli iscritti agli albi di ingegnere e di architetto devono applicare, ai sensi dell'articolo 10 della legge 3 gennaio 1981, n. 6, una maggiorazione percentuale su tutti i corrispettivi rientranti nel volume annuale d'affari ai fini dell'I.v.a. e versarne a Inarcassa l'ammontare indipendentemente dall'effettivo pagamento che ne abbia eseguito il debitore e la maggiorazione è ripetibile nei confronti di quest'ultimo;

   gli iscritti sono circa 168.000, di cui il 35 per cento ha meno di 40 anni di età, mentre i pensionati sono oltre 28.000 e il patrimonio ammonta a circa 9 miliardi di euro;

   sulla Gazzetta Ufficiale 5a serie speciale – contratti pubblici n. 27 dell'8 marzo 2010 è stato pubblicato un avviso di avvenuta aggiudicazione del bando pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 89 del 31 luglio 2009, avente per oggetto la selezione di una società di gestione del risparmio (Sgr) per l'istituzione, costituzione e gestione di un fondo comune di investimento immobiliare, «riservato a investitori qualificati di cui all'articolo 1, comma 1. Gap 65/09» con il criterio di aggiudicazione dell'offerta economicamente più vantaggiosa; risultava aggiudicataria Fabrica Immobiliare SGR s.p.a.;

   con atto rep. n. 196389, rogito n. 70194 del 3 gennaio 2014, Inarcassa trasferiva il diritto di proprietà degli «immobili» costituenti l’«apporto in natura» per un valore complessivo quale attestato nella «Relazione» pari a 490.600.000,00 euro e la somma di 400.000,00 euro a titolo di «apporto in denaro» a conguaglio del conferimento degli «immobili»;

   a fronte dell'apporto degli «immobili» Inarcassa sottoscrive complessivamente n. 982 «quote del comparto Due» per un ammontare complessivo di 491.000.000,00 euro;

   in data 6 agosto 2015 è stata pubblicata la sentenza n. 10707/2015 del Tar del Lazio nel giudizio promosso dall'architetto Gianluca Valle per richiedere l'accesso ai documenti afferenti al conferimento al fondo di investimento immobiliare di una parte del patrimonio immobiliare di Inarcassa;

   in data 16 gennaio 2017 è stata pubblicata la sentenza n. 113/2017 del Consiglio di Stato pronunciata nel giudizio di appello promosso da Inarcassa per la riforma della sentenza n. 10707/2015 del Tar Lazio del 6 agosto 2015, depositata nel giudizio promosso dal citato architetto Gianluca Valle per richiedere l'accesso ai suddetti documenti –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza di quanto riportato in premessa e quali iniziative intendano assumere al fine di verificare, la correttezza delle procedure di conferimento del patrimonio immobiliare da Inarcassa al fondo InarcassaRE, gestito da Fabrica Immobiliare Sgr spa, nonché l'intero processo autorizzativo;

   quali iniziative di competenza intendano eventualmente assumere qualora risultassero esservi state violazioni, lesive per l'istituto e i propri assicurati.
(4-02986)

POLITICHE AGRICOLE ALIMENTARI, FORESTALI E TURISMO

Interrogazione a risposta orale:


   VALLASCAS. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo. — Per sapere – premesso che:

   il sistema del contingentamento del prelievo del tonno rosso, così come è stato recepito nel nostro ordinamento, non garantirebbe eguali opportunità agli operatori della pesca delle diverse regioni italiane;

   nel corso degli anni, i criteri adottati per l'individuazione delle barche ammesse alla cattura avrebbero condizionato lo sviluppo del settore, rafforzando le grandi imprese a discapito dei piccoli operatori, oltre ad apparire oltremodo escludenti rispetto alla molteplicità degli operatori italiani e delle diverse marinerie presenti nel nostro Paese;

   secondo il decreto direttoriale del 15 aprile 2019 (prot. 6750) della direzione generale della pesca, marittima e dell'acquacoltura del Ministero delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo, oggi, le imbarcazioni autorizzate sono 52 (19 per la circuizione e 33 per il palangaro), prevalentemente siciliane e campane;

   per effetto degli esiti positivi del piano di ricostituzione degli stock di tonno rosso nell'Atlantico e nel Mediterraneo, negli ultimi anni, l'Iccat ha costantemente aumentato il totale ammissibile di cattura, quasi raddoppiando, in tre anni, la quota destinata all'Unione europea e all'Italia, e accrescendo di fatto le potenzialità del settore;

   ad esempio, il contingente assegnato all'Italia per l'annualità 2018 è pari a 3.894,13 tonnellate, con un incremento di 589,31 tonnellate rispetto al 2017, per il 2019 è pari a 4.308,59 (+414,46 rispetto al 2018), mentre per il 2020 è pari a 4.756,75 (+448,16 rispetto al 2019);

   a fronte di questi aumenti costanti del totale ammissibile di cattura, però, negli anni scorsi, l'orientamento del Ministero sarebbe stato quello di distribuire gli incrementi tra gli operatori già in attività, invece di procedere al rilascio di nuove autorizzazioni, nonostante le richieste e le sollecitazioni in questo senso di operatori del settore e associazioni di categoria delle regioni interessate dalla rotta del tonno;

   nel citato decreto direttoriale n. 6750 del 15 aprile 2019, si registrerebbe, viceversa, un aumento di imbarcazioni ammesse alla cattura (+10), in prevalenza siciliane e campane, nonostante operatori di altre marinerie nel corso degli anni abbiano chiesto con insistenza di essere ammessi alla cattura;

   con il decreto ministeriale del 16 maggio 2019, viene introdotto il settore delle «feluche» con una quota complessiva pari a 15 tonnellate (una per imbarcazione). Il provvedimento riguarderebbe in prevalenza la marineria siciliana;

   è il caso di rilevare che, il 21 maggio 2019, con un decreto direttoriale (n. 8361), il Ministero ha provveduto a interrompere in via precauzionale, e sino al 21 giugno 2019, le catture accessorie, essendosi esaurito, già nella prima fase della rotta del tonno lungo le coste italiane, ovvero lungo le coste siciliane, il contingente inizialmente assegnato pari a 133,52 tonnellate;

   da quanto esposto emergerebbe con insistenza la necessità di rimodulare il sistema della cattura del tonno rosso, sia ripartendo le catture accessorie su base regionale sia tenendo conto, nel rilascio di nuove autorizzazioni, delle tradizioni e delle potenzialità delle diverse regioni interessate dalla rotta del tonno, anche in considerazione del progressivo aumento dello stock da parte dell'Iccat –:

   quali iniziative intenda adottare, per quanto di competenza, per garantire una maggiore partecipazione alla pesca per le marinerie interessate dalla rotta del tonno rosso, anche prevedendo una ripartizione delle quote su base regionale e dando priorità alla piccola pesca artigianale;

   se non ritenga opportuno adottare, per quanto di competenza, iniziative volte a introdurre un sistema di ripartizione su base regionale della quota riservata alle catture accessorie, in considerazione del fatto che la quota si esaurisce rapidamente nella prima fase della rotta del tonno lungo le coste italiane, penalizzando gli operatori di alcune regioni.
(3-00751)

Interrogazione a risposta scritta:


   EMILIOZZI e CABRAS. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo. — Per sapere – premesso che:

   secondo segnalazioni che provengono da numerose imprese agricole delle Marche, il pagamento dei contributi per i piani di sviluppo rurale da parte di Agea (Agenzia per le erogazioni in agricoltura) dovuti per il 2017 e il 2018 risulta bloccato;

   la mancata erogazione dei contributi risale al 2016, l'anno del terremoto, riguardando anche parte dei pagamenti relativi a quell'anno;

   documenti ufficiali del servizio politiche agroalimentari della regione Marche confermano quanto sopra esposto, in particolare la sussistenza di ritardi diffusi nella conclusione delle istruttorie di pagamento sin dal 2016 (campagna 2016) e il conseguente blocco delle campagne 2017 e 2018;

   stando ai medesimi documenti ufficiali, il servizio politiche agroalimentari della regione Marche avrebbe sollecitato più volte Agea a provvederle alla conclusione dei controlli sulle domande a campione nella «campagna 2016», controlli precedentemente sospesi a causa del sisma, chiedendo di rendere disponibili le istruttorie di dette domande, richiesta effettuata anche dai Cenri di assistenza agricola nell'incontro bilaterale con Agea del 28 novembre 2018;

   attraverso i medesimi documenti ufficiali, la regione Marche ha sollecitato Agea «a concludere detta attività per consentire la regolare conclusione dell'istruttoria delle domande a campione (campagna 2016) ancora sospese e permettere conseguentemente l'istruttoria e il pagamento delle campagne 2017 e 2018»;

   secondo alcune informazioni fornite da operatori locali, le disfunzioni dipenderebbero da una inefficienza dell'amministrazione competente, dovuta anche a una marcata carenza di personale, nonché da problemi tecnici che Agea sta riscontrando con il software di gestione delle banche dati e delle domande di contributo per le imprese agricole;

   l'Agea non avrebbe fornito comunicazioni ufficiali in merito;

   la mancata erogazione di tali contributi sta creando seri problemi finanziari ai produttori, soprattutto nell'area già duramente colpita dalle conseguenze del terremoto del 2016 –:

   di quali altri elementi disponga il Ministro interrogato in relazione a quanto espresso in premessa;

   se non ritenga di dover adottare con urgenza iniziative al fine di risolvere le, criticità riscontrate da Agea che, di fatto, impediscono la liquidazione di pagamenti spettanti alle aziende beneficiarie che hanno già subito ingenti danni a causa degli eventi sismici, per le quali ulteriori ritardi nell'erogazione delle risorse finanziarie determinerebbero conseguenze irreversibili.
(4-02988)

SALUTE

Interrogazioni a risposta scritta:


   TROIANO e GRIPPA. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   secondo l'analisi «Il fabbisogno di personale medico del Ssn dal 2016 al 2030. La relazione tra pensionamenti alle scuole di medicina e chirurgia e formazione post laurea», di Anaao/Assomed i medici attivi in Italia al 2016 «sino all'età di 70 anni, sono circa 354.000»;

   la stima complessiva delle cessazioni attese nei prossimi 3 quinquenni, per tutte le categorie di specialisti operanti nel servizio sanitario nazionale, come dipendenti o in regime di convenzione, risulta pari a circa 23.255 unità per il quinquennio 2016-2020 e questo dato è destinato ad aumentare a 6.445 unità per anno nel quinquennio 2021-2025 e 4.514 unità per anno nel quinquennio 2026-2030;

   il numero annuo di laureati in medicina è inferiore al numero annuo dei pensionamenti e i nuovi medici non riusciranno mai a riempire i vuoti lasciati nella pubblica amministrazione: sempre secondo le proiezioni a 10 anni (fino al 2025) di Anaao Assomed, a fronte di 47.284 medici del servizio sanitario nazionale cessati, ne entreranno 40.000; nello studio si afferma che: «È ragionevole prospettare che nel decennio 2014-2023 l'uscita media del Ssn interesserà circa il 40-45 per cento dell'attuale dotazione»... «perché circa il 64 per cento dei medici dipendenti del Ssn ha più di 50 anni»;

   mediamente si laureano circa 10.000 medici ogni anno, ma il numero di contratti di formazione post lauream, che solo nel 2018 è arrivato a circa 7.000, è da tempo insufficiente a coprire la richiesta di specialisti e di percorsi formativi rispetto al numero di laureati. Si è determinato, così, un «imbuto formativo», che nel tempo ha ingabbiato in un limbo circa 3.000 giovani medici, che aumenteranno nei prossimi 5 anni, da meno che non intervenga un forte incremento dei contratti di formazione;

   l'incremento delle borse di specializzazione, la possibilità di assumere gli specializzandi dell'ultimo anno e la possibilità, fino al 31 dicembre 2021, per gli iscritti al corso di formazione di medicina generale di partecipare all'assegnazione di incarichi convenzionali in subordine a chi ha già il titolo, sono azioni concrete messe in campo per risolvere il fabbisogno stimato, ma va ricordata anche la necessità d'intervenire sulla programmazione del numero di specialisti per disciplina e la mancanza di controllo sulla organizzazione della singola azienda sanitaria; secondo i dati Eurostat e Ocse, come evincibili nel profilo 2017, dedicato all'Italia, dal rapporto della Commissione europea «State of health in the UE», nell'ultimo decennio la forza lavoro del settore sanitario ha riportato una crescita costante; il rapporto medici/cittadini (3,8 medici ogni mille abitanti) è al di sopra della media dell'Unione (3,6);

   tali ultimi dati sembrano «contraddire» le stime delle associazioni categoriali che non rappresentano dati ufficiali e quindi è opportuno verificarli; al riguardo sarebbe opportuno acquisire dati ufficiali che possano monitorare il fenomeno in maniera completa –:

   se il Ministro interrogato sia informato sui fatti e quali siano i dati ufficiali in suo possesso relativi alle dotazioni organiche delle strutture del servizio sanitario nazionale con le relative proiezioni, onde verificare se vi sia rispondenza tra le dotazioni organiche e le stime effettuate dagli organi competenti e se vi sia rispondenza tra le stime ufficiali e quelle degli organismi sindacali citate in premessa;

   se e quali iniziative intenda intraprendere il Ministro interrogato per cercare di incentivare le regioni alla rilevazione del fabbisogno in base anche a una rivalutazione delle piante organiche e della relativa programmazione e distribuzione del personale, sulla scorta delle carenze effettive aziendali e territoriali.
(4-02987)


   GIANNONE. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   in data 1° maggio 2019 la trasmissione televisiva «Striscia la notizia», ha mandato in onda un servizio concernente il mancato utilizzo di macchinari sanitari, tra cui quello relativo allo screening al seno per prevenire la formazione di tumori, di cui sarebbe stato dotato il consultorio familiare dell'ex dispensario di via Miglietta a Lecce, i cui lavori non sarebbero stati ancora ultimati;

   dopo il servizio realizzato da «Striscia la Notizia», l'Asl avrebbe dato notizia di aver spostato il «mammografo digitale 3D» nella radiologia del vecchio ospedale «Fazzi»;

   per la ristrutturazione dell'edificio di via Miglietta, adibito a consultorio familiare, sarebbero stati stanziati 12,500 milioni di euro, erogati con fondi europei (FESR 2007-2013);

   i lavori si sarebbero dovuti concludere entro il 2013, ma poco prima si venne a scoprire dei tanti ritardi e imprevisti incontrati; nel 2016 la allora direttrice dell'Asl chiese conto dell'edificio ancora in lavorazione ed emerse dalla relazione del responsabile unico del procedimento che l'impresa Infra di Napoli era fallita, che i lavori erano interrotti e che vi era in corso un contenzioso relativo a un ascensore e che la ditta non era stata ancora pagata; scene già viste anche in altre Asl;

   la direttrice della Asl, nonostante restassero fuori dal finanziamento europeo diversi interventi dell'ex dispensario, per un importo di quasi 200 mila euro, decise comunque di completare il piano terra della struttura, anticipando la somma dal bilancio aziendale;

   attualmente come si è evinto dal servizio di «Striscia la Notizia» il consultorio di via Miglietta ancora non è agibile, nonostante all'interno sia tutto pronto per l'utilizzo;

   l'apparecchiatura in questione è stata inutilizzata per circa un anno, all'interno dell'edificio, in attesa che terminassero i lavori di ristrutturazione, ancora in corso. L'intento era quello di realizzare un polo dedicato alla salute delle donne, comprensivo di mammografo in 3D;

   dopo il servizio di Striscia la notizia del 1° maggio 2019, che mostrava il macchinario fermo nel piano rialzato dell'ex dispensario, il commissario straordinario dell'Asl Rodolfo Rollo, ha provveduto al trasferimento del macchinario, nel reparto di radiologia del vecchio ospedale, a 50 metri di distanza da dove era stato collocato inizialmente –:

   se il Ministro interrogato sia al corrente dei suddetti disservizi e, nel caso, quali iniziative di competenza intenda intraprendere per acquisire elementi sulle cause che avrebbero determinato il blocco dei lavori dell'edificio di via Miglietta e verificare che sia garantito ai cittadini salentini l'erogazione dei livelli essenziali di assistenza in tutti i servizi di prevenzione sanitaria presenti anche negli altri distretti.
(4-02992)

SVILUPPO ECONOMICO

Interpellanza:


   La sottoscritta chiede di interpellare il Ministro dello sviluppo economico, il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, per sapere – premesso che:

   l'aeroporto internazionale di Catania, primo scalo del Mezzogiorno per traffico totale passeggeri e secondo scalo italiano per il traffico nazionale, è gestito dalla Sac Società Aeroporti Catania S.p.a., con capitale sociale detenuto per il 61,22 per cento dalle camere di commercio di Catania, Ragusa, Siracusa, per il 12,24 per cento ciascuno rispettivamente dalla città metropolitana di Catania, da Irsap Palermo e dal Libero consorzio comunale di Siracusa e per il 2,04 per cento dal comune di Catania;

   come riportato dai maggiori organi di stampa il 29 aprile 2019, è stato eletto il nuovo consiglio di amministrazione della Sac S.p.a. e, come ravvisato dal Codacons, sono state rilevate una serie di incongruenze e presunte irregolarità in merito alle procedure di nomina da parte della Camere di commercio, industria, artigianato e agricoltura (Cciaa) del Sud-est Sicilia;

   in primo luogo, come si evince dalla delibera n. 27 del 23 aprile 2019 della giunta della Cciaa del Sud-est Sicilia, si apprende che la procedura di voto si è svolta a scrutinio palese, ma al tempo stesso non si riesce a prendere atto del dato relativo alla presentazione dei curricula, ovvero se essi siano stati presentati sulla base di preventive candidature e in quale misura valutati nella prospettiva dell'incarico da conferire;

   a quanto consta agli interpellanti in riferimento all'istanza di accesso agli atti proposti dal Codacons (prot. n. 74/IST/2019 del 2 maggio 2019 e prot. n. 80/IST/2019 del 15 maggio 2019), la Camera di commercio del Sud-est Sicilia, inspiegabilmente si sarebbe limitata a trasmettere le delibere in questione e non i curricula dei designati al nuovo consiglio di amministrazione della Sac s.p.a.;

   a ciò si aggiunge che dalla predetta delibera non si evince se i soggetti designati che figurano anche all'interno della giunta della Cciaa, sui quali sembrano gravare evidenti profili di incompatibilità, oltre ad astenersi si siano anche allontanati dal luogo della votazione;

   in tal senso l'articolo 24, comma 1, dello statuto della Cciaa del Sud-est Sicilia stabilisce che «il presidente della Cciaa, i componenti della giunta e del Consiglio devono astenersi dal prendere parte alle deliberazioni e dall'adottare atti nei casi di incompatibilità previsti dalla legge con l'oggetto in trattazione» e il medesimo articolo, al comma 2, prevede che «il divieto di cui al precedente comma comporta anche l'obbligo di allontanarsi dalla sala delle sedute»;

   gli evidenti profili di incompatibilità si prefigurano poiché i soggetti designati dalla Cciaa, signori Privitera e Gambuzza, sembrerebbero figurare all'interno della giunta della Cciaa del Sud-est e nel consiglio di amministrazione della Società Soaco (controllata dalla medesima Cciaa in palese violazione rispetto a quanto stabilito dall'articolo 43, comma 5, dello statuto camerale della Cciaa del Sud-est Sicilia;

   parimenti, meritevole di attenzione è il dato relativo al fatto che tra i tre soggetti designati dalla Cciaa del Sud-est Sicilia non vi sia alcun soggetto di sesso femminile, violando quanto stabilito dall'articolo 44, comma 6 e articolo 46, comma 4, dello statuto della Cciaa del Sud-est Sicilia ai sensi del quale è garantita la presenza di genere diverso per almeno un terzo nel caso in cui il numero dei designati sia superiore a due;

   il rinnovo del consiglio di amministrazione della Sac Spa rappresenta un momento fondamentale per l'aeroporto di Catania anche dal punto di vista economico, considerato che la gestione della privatizzazione della stessa società, di cui si parla da anni, vale circa 1 miliardo di euro;

   a ciò si aggiunge che le polemiche relative alla privatizzazione della società sono altresì legate alle modalità di accorpamento di dubbia fattibilità delle camere di commercio di Siracusa, Ragusa e Catania che, allo stato attuale, detengono il 61,22 per cento del capitale sociale della società citata –:

   se il Governo, anche alla luce dei rilievi proposti dal Codacons, non intenda adottare le iniziative di competenza, anche in relazione alle perplessità avanzate in ordine al procedimento di designazione dei vertici della società Aeroporti Catania S.p.a, in particolare istituendo un tavolo tecnico ministeriale, al fine di assicurare trasparenza e correttezza nei confronti della collettività e degli utenti, per uno scalo aeroportuale di estrema rilevanza anche sul piano nazionale.
(2-00402) «Prestigiacomo».

Interrogazioni a risposta scritta:


   PALAZZOTTO. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   i call center occupano in Italia circa 80.000 lavoratori, di cui 20.000 in Sicilia e 4.000 in Almaviva fra Palermo e Catania;

   tale settore è fortemente esposto alle delocalizzazioni e alla concorrenza sleale sul costo del lavoro, fattori che provocano gravi crisi occupazionali affrontate ricorrendo a strumenti difensivi e accordi sofferti con pesanti ricadute sociali, economiche e sui diritti per i lavoratori e le lavoratrici;

   le aziende e il Governo dimostrano una scarsa propensione alla ricerca di soluzioni di prospettiva e di evoluzione del settore;

   vi è una forte rincorsa al risparmio economico, realizzato con il ricorso agli ammortizzatori sociali non strutturali, attraverso le delocalizzazioni verso Paesi Ue ed extra Ue, preferendo il principio del massimo ribasso a discapito della qualità del servizio;

   manca la ricerca di una politica industriale che individui soluzioni di riqualificazione e riconversione in un settore che gode di investimenti inferiori rispetto ad altri Paesi;

   la logica dell'offerta economicamente più vantaggiosa spesso si traduce in un minore costo del lavoro a tariffe anche più basse di quelle previste dalle tabelle ministeriali; gli attuali volumi di attività gestiti all'estero dovrebbero essere riportati in Italia e occorre utilizzare la formazione costante e gli investimenti nella direzione della riconversione e della riqualificazione del personale per affrontare la contrazione dei volumi dovuta anche alle innovazioni dell'IVR (interactive voice response) e al «fai da te», in modo da mettere in sicurezza il perimetro occupazionale;

   la maggior parte degli addetti del settore ha tra i 35 e i 50 anni, è donna e part-time involontaria;

   il ricorso da parte delle aziende ad accordi «pirata» sottoscritti da associazioni non rappresentative o ad azioni unilaterali aziendali come l'applicazione del cosiddetto «Talking time», ovvero l'erogazione della retribuzione solo sull'effettivo tempo di conversazione con il cliente finale, andrebbe impedito;

   le emergenze legate ad alcuni committenti come WindTre Tim e Alitalia, potrebbero mettere a repentaglio il futuro di Almaviva Palermo;

   WindTre avrebbe annunciato tagli di volumi di lavoro pari al 65 per cento in meno rispetto allo scorso anno, senza fornire ulteriori specifiche sui motivi di tale scelta;

   Tim 119 ha una riduzione dei volumi di oltre il 30 per cento solo sul sito di Almaviva che impiega 700 addetti sulla commessa;

   Alitalia ha prorogato per 4 mesi i servizi di assistenza clienti con Almaviva anche se non risulta ancora effettuata l'assegnazione definitiva della gara d'appalto che garantirebbe continuità occupazionale agli oltre 600 lavoratori impiegati;

   la gara d'appalto per i servizi Inps è stata aggiudicata a un player che ha formulato un'offerta con uno sconto dell'83 per cento sulla logistica, di cui risulta difficile comprendere la sostenibilità economica;

   Almaviva Contact in Italia ha sedi a Palermo, Catania, Rende, Napoli e Milano, fa parte di una multinazionale con sedi in tutto il mondo e svolge anche attività di information technology;

   gli oltre 3.000 lavoratori di Palermo sono attualmente in ammortizzatore sociale in deroga con termine al 30 giugno 2019;

   la vertenza dei lavoratori e delle lavoratrici Almaviva è tutt'altro che risolta e, anzi, si sta ulteriormente aggravando; senza un intervento deciso da parte del Governo sul settore delle telecomunicazioni la crisi Almaviva potrebbe avere drammatici risvolti economici e sociali sulla città di Palermo –:

   quali iniziative intenda adottare il Governo affinché nel comparto dei call center si costruisca un percorso di politica industriale in grado di contrastare le problematiche occupazionali attraverso interventi che rivedano il sistema degli appalti e delle gare e incoraggino gli investimenti sulle attività di riqualificazione e riconversione attraverso una formazione costante dei lavoratori;

   se non si intenda convocare un tavolo permanente presso il Ministero dello sviluppo economico per la gestione delle crisi del comparto.
(4-02981)


   UBALDO PAGANO, PRESTIPINO, MICELI, FRAGOMELI, MORANI, MOR, SENSI, BONOMO, CRITELLI, VERINI, CENNI, NOBILI, PELLICANI, ROSSI, DE LUCA, NOJA, FREGOLENT, SCALFAROTTO, ROSATO, PEZZOPANE, MIGLIORE, GIORGIS, MARATTIN, FIANO, FRAILIS, MADIA, ZAN, LACARRA e CARNEVALI. —Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   il 13 maggio 2019 è stato sottoscritto il contratto preliminare per l'acquisizione da parte di Conad del pacchetto azionario di controllo di Auchan Retail Italia spa, società controllante di Simply/Sma e Auchan spa;

   il fatto che una importante società italiana, quale la Conad, acquisisca il controllo di altre società straniere, incrementando così il suo giro d'affari, è senz'altro un segnale positivo e in controtendenza rispetto alle più frequenti operazioni di segno opposto concluse negli ultimi anni;

   in data 28 maggio 2019, durante l'incontro fissato presso il Ministero dello sviluppo economico i rappresentanti di Conad, Auchan spa e Sma spa e i rappresentanti delle segreterie nazionali di Fisascat, Filcams-Cgil, Uiltucs, in rappresentanza dei lavoratori coinvolti nell'operazione di acquisizione, i rappresentanti di Conad hanno esplicitato che BDC Italia SpA, il cui capitale sociale è detenuto al 51 per cento da Conad Società Cooperative e al 49 per cento da Pop 18 Sarl, acquisirà il controllo dell'entità societaria che controlla sia Auchan spa che Sma spa;

   nella stessa occasione, la nuova proprietà ha dichiarato che la sottoscrizione del contratto d'acquisto definitivo dovrebbe avvenire entro l'estate;

   sempre per la giornata di martedì è stato proclamato lo stato di agitazione dei lavoratori degli ipermercati Auchan e uno sciopero territoriale dei lavoratori Simply, Sma e Auchan, a causa dello stato di forte preoccupazione che riguarda i posti di lavoro coinvolti nell'operazione;

   secondo fonti sindacali, riportate anche dal Sole 24 Ore, i lavoratori coinvolti dall'acquisizione sono circa 24.500 in tutta Italia (17.751 lavoratori diretti e circa 6.500 addetti nella rete di affiliati) di cui 800 impiegati per le funzioni di sede, sia in quella centrale che in quelle decentrate;

   ad oggi, non essendo ancora noto il piano industriale dell'operazione di acquisizione, non vi sono notizie certe relative al futuro occupazionale dei lavoratori coinvolti;

   negli ultimi anni i dipendenti delle insegne del gruppo francese hanno subìto il ricorso agli ammortizzatori sociali come solidarietà e cassa integrazione guadagni oltre a pesanti tagli occupazionali a seguito della chiusura di parecchi ipermercati Auchan;

   a quanto si apprende da diversi organi di stampa, il perfezionamento dell'operazione è legato al via libera dell'Antitrust che dovrà pronunciarsi, provincia dopo provincia, sulla presenza di situazioni riconducibili all'abuso di posizione dominante;

   parallelamente, si avvierà la definizione di un nuovo modello organizzativo con il passaggio, dopo l'approvazione da parte dell'Antitrust, agli imprenditori soci Conad dei punti vendita Auchan, Sma e Simply;

   i circa 18 mila addetti del gruppo francese hanno appreso dell'acquisizione con una lettera di congedo inviata il 14 maggio 2019 da Edgard Bonte, presidente di Auchan Retail Italia;

   al termine dell'incontro del 28 maggio 2019 il Ministero dello sviluppo economico ha convocato le parti per il 20 giugno 2019 –:

   se il Governo avesse contezza dell'intenzione di Conad in merito all'acquisizione di cui in premessa prima della sottoscrizione del contratto preliminare per l'acquisizione stessa del 13 maggio 2019 e quali iniziative intenda adottare per favorire l'operazione che, in termini di tutela delle imprese e dei lavoratori italiani, aiuta il sistema distributivo italiano e per scongiurare ricadute sul fronte occupazionale e salvaguardare il posto di lavoro degli oltre 24.000 dipendenti coinvolti;

   se il Governo intenda favorire un immediato confronto tra le parti sociali anche attraverso l'esame del piano industriale che il gruppo Conad intende mettere in campo a sostegno dell'operazione sia dal punto di vista finanziario, commerciale che occupazionale.
(4-02984)

Apposizione di una firma ad una risoluzione.

  La risoluzione in Commissione Rizzetto e altri n. 7-00251, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 28 maggio 2019, deve intendersi sottoscritta anche dalla deputata Meloni.

Apposizione di una firma ad una interpellanza.

  L'interpellanza urgente Rampelli e Lollobrigida n. 2-00289, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 1° marzo 2019, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Mollicone.

Apposizione di una firma ad una interrogazione.

  L'interrogazione a risposta in Commissione Troiano n. 5-02129, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 15 maggio 2019, deve intendersi sottoscritta anche dalla deputata Sarli.

Ritiro di un documento del sindacato ispettivo.

  Il seguente documento è stato ritirato dal presentatore: interpellanza Pellicani n. 2-00362 del 29 aprile 2019.

Trasformazione di un documento
del sindacato ispettivo.

  Il seguente documento è stato così trasformato su richiesta del presentatore: interrogazione a risposta in Commissione Ruggiero n. 5-02179 del 29 maggio 2019 in interrogazione a risposta scritta n. 4-02980.