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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Mercoledì 29 maggio 2019

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interpellanza:


   La sottoscritta chiede di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, il Ministro della giustizia, il Ministro dell'interno, il Ministro della salute, per sapere – premesso che:

   l'inchiesta giornalistica «Veleno», di Alessia Rafanelli e Pablo Trincia, pubblicata su Repubblica.it, tratta la vicenda, iniziata tra il 1997 e il 1998, riguardante 16 bambini sottratti alle rispettive, famiglie tra Massa Finalese e Mirandola, nella Bassa modenese, su indicazione dei servizi sociali, e mai più restituiti, malgrado alcune famiglie siano state successivamente prosciolte da ogni accusa;

   l'inchiesta vorrebbe dimostrare l'inconsistenza delle accuse secondo cui i bambini sarebbero stati vittime di abusi sessuali da parte di una rete satanica di pedofili che li costringeva ad assistere e compiere riti satanici e sacrifici umani nei cimiteri della zona, promossi e diretti da un sacerdote, nonostante le indagini non abbiano mai riscontrato prove;

   le dichiarazioni rese dai minori non sarebbero supportate da prove quali fotografie, riprese audiovideo, testimonianze dei custodi del cimitero, non furono ritrovati cadaveri, mentre le stesse testimonianze dei bambini derivavano da quanto riportavano gli assistenti sociali senza che vi fosse traccia di registrazioni dei colloqui con i minori;

   sembrerebbe che gli assistenti sociali impiegassero la tecnica dello «svelamento progressivo», per cui il minore vittima di abuso rivelerebbe gradualmente la propria storia e per questo viene fatto parlare il più possibile: in questo caso, questa tecnica potrebbe aver prodotto effetti gravissimi, con interrogatori lunghi e ripetuti, atti a far dire ai minori ciò che gli interroganti adulti si aspettavano di ascoltare, anziché i fatti reali;

   nel corso del processo, le perizie mediche che avrebbero dovuto accertare gli abusi sui minori sono state del tutto controverse, avendo alcuni periti addirittura negato che i bambini abbiano mai subito violenze;

   metà degli accusati è stata prosciolta da ogni accusa e nel frattempo alcuni di loro sono morti: una madre si è suicidata; il sacerdote accusato di dirigere la setta, Don Govoni, è morto d'infarto e successivamente dichiarato innocente; altre due madri sono morte in carcere; un indagato è stato colpito da un attacco cardiaco;

   l'Unione dei comuni modenesi are nord s'è fatta carico delle spese per l'affido e le terapie psicologiche dei minori sottratti, versando 4 milioni di euro, di cui circa la metà destinata al Cab, «Centro aiuto al bambino», aperto privatamente dalla dottoressa Donati, una tra gli assistenti sociali responsabile degli «interrogati» e delle sottrazioni dei bambini, per fornire assistenza ai bambini di cui diagnosticava i traumi, dopo che l'Asl aveva deciso di appaltare il servizio all'esterno;

   l'inchiesta Veleno ha raccolto le testimonianze di due ragazze all'epoca minori, le quali hanno dichiarato rispettivamente: «Ho la certezza di aver inventato tutto» e «Mi sono sentita sequestrata da assistenti sociali, psicologhe e giudici. Queste persone non devono più avere a che fare con dei bambini. Io chiedo questo. Lo faccio per i bambini di oggi, perché non devono più subire quello che ho subito io»;

   a seguito dell'inchiesta, psicologi e assistenti sociali sono stati convocati nella commissione servizi sociali del Consiglio dell'unione dei comuni modenesi area nord per fare luce sulla vicenda e l'ente ha deciso di non rinnovare la quota associativa annuale al Cismai, il coordinamento dei servizi per i maltrattamenti dei minori in Italia, a cui appartenevano molti degli assistenti protagonisti della vicenda;

   dall'altra parte, è pervenuta alla stampa, nel gennaio 2018, una lettera attribuita a quattro dei bambini a suo tempo sottratti alle famiglie, nella quale, da adulti, confermano la veridicità di tutto quello che riferirono sulle accuse alle famiglie;

   quanto descritto esemplifica un fenomeno molto ampio, come denuncia la Campagna Nidi Violati che si occupa, in rete con associazioni, degli allontanamenti sui minori ex articolo 403 del codice civile su segnalazioni all'interforze contro genitori accusati di molestie, maltrattamenti, abusi e incapacità genitoriale, per i quali dopo anni o decenni si accerta la totale innocenza, noti anche come «falsi positivi»;

   rappresentanti della Campagna in audizione in commissione parlamentare per l'infanzia e l'adolescenza nell'ottobre 2017 hanno ribadito la mancanza di dati e informazioni aggiornate che rendono difficile affrontare il fenomeno e comprenderne la portata;

   i primi studi su falsi ricordi, falsa memoria e falsi positivi risalgono agli anni ‘70: quantomeno negli anni ‘90, gli specialisti avrebbero dovuto conoscere il rischio, nell'approccio psicologico sul fanciullo e l'adolescente, di indurre i minori a falsi ricordi;

   è fondamentale che questo fenomeno venga eradicato: lo Stato dovrebbe farsi garante del benessere dei minori e dovrebbe contrastare comportamenti illeciti, soprattutto di organi o funzionari pubblici, che pregiudicano l'integrità psico-fisica dei bambini e delle loro famiglie –:

   di quali informazioni e dati disponga il Governo sul fenomeno descritto in premessa, con particolare riguardo alle azioni intraprese ai sensi dell'articolo 403 del codice civile e dei «falsi positivi», accertati anche tramite sentenze giudiziali, nonché degli affidi di minori in generale;

   quali iniziative intenda intraprendere, anche normative, al fine di porre fine al fenomeno descritto in premessa.
(2-00397) «Ascari».

Interrogazione a risposta orale:


   PEZZOPANE. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   sono milleottocento i posti di lavoro azzerati dalla chiusura di Mercatone Uno e questo senza tenere conto dell'indotto, con il quale i lavoratori a rischio diventano diecimila;

   il fallimento di Mercatone Uno coinvolge anche l'Abruzzo e i suoi tre punti vendita di Colonnella, Scerne di Pineto e San Giovanni Teatino. Centocinque i dipendenti abruzzesi rimasti senza lavoro da un giorno all'altro, con i negozi serrati in seguito al fallimento della Shernon Holding srl decretata dal tribunale di Milano;

   in Abruzzo, si ribadisce, la vertenza Mercatone Uno interessa 105 dipendenti che operano nei tre punti vendita di Scerne di Pineto (45 addetti), Colonnella (30 addetti) e San Giovanni Teatino (30 addetti);

   una vertenza urgente e grave che interessa molte regioni, sulla quale è stato sì avviato un tavolo istituzionale nazionale, ma che ad oggi non ha ancora prodotto alcuna soluzione praticabile e concreta a tutela dei lavoratori;

   la chiusura di Mercatone Uno, oltre a determinare milleottocento dipendenti rimasti senza lavoro, e anche un problema per oltre cinquecento fornitori in crisi per crediti mai riscossi. I fornitori di Mercatone Uno rappresentano un indotto calcolato intorno alle diecimila persone. I fornitori avevano presentato — nel giugno 2018 — un esposto al Ministero dello sviluppo economico e un reclamo al tribunale di Bologna «nei quali erano state ampiamente anticipate le preoccupazioni e le criticità del caso, purtroppo inascoltate, poi confermatesi nei fatti di questi giorni»;

   la chiusura di Mercatone Uno investe anche i clienti: molte le segnalazioni di persone e famiglie che avevano acquistato beni da Mercatone Uno, senza però riceverli. Alcuni clienti hanno pagato l'intero ammontare dovuto senza però poter ritirare il prodotto per la chiusura dei punti vendita; altri invece, ordinate le merci da catalogo, versato un anticipo e attivato un finanziamento temono di aver perso i loro soldi (il prodotto ordinato deve ancora essere realizzato dalla fabbrica). I clienti che hanno acceso il contratto con la finanziaria per l'acquisto di un determinato mobile con Mercatone Uno, non avranno il bene ordinato, ma rischiano di dover continuare a pagare le rate del finanziamento –:

   quali iniziative il Governo, intenda assumere, per quanto di competenza, per una soluzione adeguata e urgente della questione.
(3-00749)

Interrogazioni a risposta scritta:


   MINARDO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   la legge di stabilità del 2018, legge n. 205 del 2017 (articolo 1, comma 100 e seguenti) ha previsto una facilitazione strutturale per chi assume giovani under 30 che non hanno mai lavorato. Per il solo 2018, la stessa norma ha previsto un innalzamento dell'età a 35 anni. La legge, altresì, contiene una esaustiva regolamentazione della fattispecie che ha permesso all'Inps di emanare le relative istruzioni operative e l'assunzione agevolata è andata a regime e può essere utilizzata dai datori di lavoro. In base alle originarie disposizioni a decorrere dal 1° gennaio l'età dei soggetti da assumere era sotto i 30 anni. Successivamente, il decreto dignità, decreto-legge n. 87 del 2018, convertito dalla legge n. 96 del 2018, all'articolo 1-bis ha previsto un esonero contributivo per favorire l'occupazione giovanile valevole solo per il biennio 2019-2020, destinato ai datori di lavoro che assumono under 35. L'operatività della norma necessita di un apposito decreto ministeriale. Ad oggi, ad un anno dall'entrata in vigore del «decreto dignità», il provvedimento ministeriale non è ancora stato diffuso: i datori di lavoro infatti confidano sul provvedimento per dirimere ogni dubbio –:

   quali siano i motivi del ritardo dell'emanazione del decreto attuativo e se il Governo intenda attivarsi, nel più breve tempo possibile, per sbloccare la situazione al momento molto confusa.
(4-02971)


   MURONI, FRATOIANNI e PALAZZOTTO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   a due anni dalla firma, l'accordo Italia-Libia sulle migrazioni continua a favorire la detenzione nei centri libici di migliaia di uomini, donne e bambini in centri ufficiali e non, in condizioni disumane, come riportato da rapporti di Amnesty e dell'Onu, che sottolineano come anche i centri ufficiali sono gestiti dalle stesse persone coinvolte nei traffici e nella tratta di esseri umani;

   diverse sono le testimonianze, riportate dalle persone che riescono a raggiungere l'Italia, di continue torture e violenze sia nei centri ufficiali che non ufficiali, come riportato dai rapporti di Oxfam e Borderline e da Dossier Libia;

   il centro di detenzione di Tajoura, sito tra Tripoli e Garaboulli è uno dei centri ufficiali (https://www.globaldetentionproject.org) in cui vengono riportati indietro i migranti intercettati dalla guardia costiera libica (http://www.vita.it) che beneficia quindi anche della possibilità di aiuti e dove si distribuiscono kit e si fornisce assistenza sanitaria Helpcode, come riportato nel sito ufficiale (https://helpcode.org);

   in seguito ad una segnalazione ricevuta da Josi&Loni Project confermata da Dossier Libia e dai contatti di detenuti all'interno, in data 26 maggio 2019, le guardie del centro di detenzione di Tajoura hanno torturato con la corrente elettrica ed hanno fratturato le gambe ad uno dei contatti interni, di cui non si hanno più notizie da allora (https://dossierlibia.lasciatecientrare.it);

   a quanto riferito da altri detenuti, la causa delle torture sarebbe imputabile alle comunicazioni esterne dell'uomo con giornalisti, cui avrebbe rivelato che gli aiuti che giungono da Helpcode entrano in un traffico interno, senza mai raggiungere i detenuti; tale elemento è confermato dal fatto che i detenuti, secondo i racconti degli stessi, sono stati usati per scaricare i camion di Helpcode (in data 20 e 21 aprile 2019) nello spaccio del centro da cui le guardie di custodia hanno rivenduto i kit ad altre persone e dove vengono venduti anche gli oggetti personali dei detenuti –:

   se il Governo non ritenga necessario attivarsi immediatamente nei confronti della Libia, assumendo iniziative tramite i canali diplomatici, affinché:

    a) sia fatta piena luce in merito alla vicenda esposta in premessa;

    b) vengano messe in sicurezza le persone detenute nel centro di detenzione di Tajura;

    c) siano predisposti controlli adeguati, attraverso personale specializzato, relativamente all'uso dei metodi di tortura e della violenza;

    d) vengano ascoltate le persone detenute nel centro di detenzione di Tajura e condotte in luogo protetto a garanzia e tutela dei diritti della persona;

    e) vengano individuati strumenti idonei alla distribuzione dei kit e dell'assistenza sanitaria;

    f) si preveda l'invio di rappresentanti di organismi di tutela dei diritti umani;

    g) non vengano autorizzati spostamenti e successiva detenzione di persone nel centro di Tajura, poiché la documentazione in rete e le testimonianze raccolte evidenziano l'uso della tortura e trattamenti inumani e degradanti.
(4-02978)

AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INTERNAZIONALE

Interrogazione a risposta scritta:


   FITZGERALD NISSOLI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   risulta all'interrogante che il 17 aprile 2019 la cittadina italo-ecuadoriana Saarhy Viviana Betancourt – impiegata a contratto disciplinato dalla legge locale, presso l'ambasciata d'Italia a Quito, Ecuador, previa autorizzazione del 18 febbraio 2019 da parte del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale – sia stata licenziata senza che, secondo quanto risulta all'interrogante, siano state espletate le legittime procedure di attuazione del disciplinare correlato;

   sulla base degli addebiti contestati all'impiegata, alla luce di una presunta istruttoria svolta dall'ambasciata d'Italia a Quito, sarebbe stata applicata l'irrogazione della sanzione disciplinare del licenziamento senza preavviso ai sensi dell'articolo 166, comma 3, lettere a) e d) del decreto del Presidente della Repubblica n. 18 del 1967 e degli articoli 12 e 13 del contratto individuale di impiego;

   malgrado la procedura preveda che sia fornita documentazione correlata all'accusa, non risulterebbe che la lavoratrice sia stata messa nelle condizioni di farlo, con grave nocumento del diritto di difesa;

   la contestazione disciplinare riferisce di una supposta falsità di firma su alcune legalizzazioni, ma la lavoratrice non ha avuto accesso a documenti comparativi per permettere una perizia grafologica e non le è stato consentito di prendere visione del registro di accesso alla sede del 2018 contenente orari di ingresso e uscita del personale; tutto ciò solleva forti dubbi circa la correttezza del procedimento in corso;

   secondo il predetto decreto del Presidente della Repubblica la formalizzazione della risoluzione del rapporto di lavoro necessita dell'approvazione da parte dell'ispettorato del lavoro ecuadoriano, quale garante per la corretta applicazione della norma e della procedura di licenziamento;

   gli avvocati della signora Bentacourt hanno evidenziato vistosi difetti di forma e di contenuto della procedura;

   l'ispettore del lavoro, unico titolato ad emettere la decisione risolutiva secondo la legge locale, risulta sia «scomparso» e sostituito da uno nuovo, il quale ha rapidamente approvato la procedura di licenziamento, affermando di non essere a conoscenza dei contenuti critici della precedente richiesta di approfondimento; dunque la decisione appare, pronunciata da un ispettore che secondo gli stessi avvocati sarebbe incompetente a decidere;

   inoltre, l'azione amministrativa attivata avrebbe dovuto essere prescritta secondo la normativa locale, perché a quanto consta all'interrogante, proposta tardivamente rispetto alla conoscenza degli eventi contestati; elemento eccepito dai difensori locali e disatteso dal nuovo ispettore; l'attuale procedimento locale risulterebbe privo delle garanzie di imparzialità e terzietà a tutela del diritto di difesa della lavoratrice;

   i difensori italiani hanno chiesto più volte l'interessamento del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale, in tre diverse comunicazioni;

   il caso solleva molti interrogativi circa la disciplina in materia di impiegati a contratto della rete estera del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale: non sussiste in capo agli impiegati, con contratto disciplinato da legge locale il diritto di accesso agli atti istruttori del procedimento di cui all'articolo 55-bis, comma 4, del Testo unico delle leggi sul pubblico impiego (decreto legislativo n. 165 del 2001) sebbene l'articolo 93 del decreto del Presidente della Repubblica n. 18 del 1967 annoveri gli impiegati a contratto tra il «personale dell'Amministrazione degli affari esteri»; vige quindi per l'interrogante una palese sperequazione in tema di diritti tra lavoratori della medesima amministrazione;

   è auspicabile un superamento delle criticità circa la disciplina concernente gli impiegati a contratto, soggetti ad ordinamento italiano e a quello locale, ai sensi del citato decreto del Presidente della Repubblica al fine di pervenire a un'equiparazione dei diritti contrattuali, scongiurando il ripetersi di episodi come quello sopra descritto –:

   quali siano le informazioni in possesso del Ministro interrogato in merito alla vicenda della signora Betancourt, in particolare sui motivi del mancato accesso agli atti del procedimento;

   se non ritenga opportuno intervenire nella vicenda suesposta al fine di fornire alla dipendente gli elementi richiesti;

   se intenda assumere iniziative per colmare i vuoti normativi in materia di lavoratori a contratto della rete estera del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale, consentendo una piena equiparazione dei diritti, attualmente sviliti, dei lavoratori.
(4-02979)

AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   RUGGIERO. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   dall'analisi dello schema relativo alle esenzioni certificate 048 dell'Osservatorio epidemiologico della regione Puglia, relativo al periodo 2012-2016, per i comuni di Bari, Modugno e Bitonto, è emerso un notevole incremento di patologie tumorali nel corso degli anni, superiore alla media regionale;

   nel 2009, l'Arpa Puglia ha evidenziato lo stato di criticità ambientale nel territorio di Modugno, i «dati di qualità dell'aria misurati dalle stazioni di monitoraggio dislocate nel territorio, descrivono una delle situazioni più critiche dell'intera regione» e che «si impone una particolare cautela rispetto a qualsiasi intervento che anche solo potenzialmente è in grado di determinare un peggioramento delle condizioni ambientali»;

   il piano regionale per la qualità dell'aria (Prqa) della regione Puglia ha svolto la zonizzazione del territorio regionale ed individuato le «misure di risanamento» per quelle zone che presentano situazioni di inquinamento, ha individuato il comune di Modugno quale area da sottoporre a risanamento;

   con ordinanza contingibile ed urgente, il sindaco di Modugno, in data 21 febbraio 2014, ha sospeso, sul territorio di Modugno, tutti i nuovi processi e/o impianti industriali e produttivi sino all'entrata a regime della nuova Rete regionale della qualità dell'aria, così come configurata dalla deliberazione della giunta regionale 2420/2013;

   con istanza del 18 marzo 2016, la società Newo S.p.a. ha chiesto alla regione Puglia «l'avvio della procedura di VIA e di autorizzazione integrata ambientale per la realizzazione ed esercizio dell'attività di trattamento e coincenerimento di rifiuti speciali non pericolosi e pericolosi» nell'ambito del territorio del comune di Modugno, in una zona a ridosso dei comuni di Bari e Bitonto;

   l'Arpa Puglia, in data 15 maggio 2017, con parere integrato dalle valutazioni prodotte dal centro regionale Aria, ha segnalato numerose criticità;

   l'impianto della Newo è stato autorizzato dalla regione Puglia, pur utilizzando lo stesso sistema della società ITEA di Gioia del Colle (perla vetrosa), il cui impianto è stato recentemente sequestrato dalla magistratura –:

   quali iniziative il Ministro della salute intenda adottare per monitorare l'area di cui in premessa, avviando anche un'indagine epidemiologica per il tramite dell'istituto superiore di sanità, al fine di verificare ed accertare il nesso causale tra l'aumento delle patologie tumorali e la compromissione del territorio, e affinché si preveda di effettuare uno studio epidemiologico in aree fortemente compromesse come quella in questione prima di rilasciare autorizzazioni per nuovi impianti industriali;

   quali iniziative, per quanto di competenza, il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare intenda adottare per impedire l'ulteriore compromissione del territorio e per accertare la presenza di un eventuale danno ambientale nell'area sopra richiamata;

   quali ulteriori iniziative di competenza intendano adottare i Ministri interrogati per garantire effettivamente la tutela dell'ambiente e della salute delle persone ai sensi dell'articolo 32 della Costituzione.
(5-02179)

Interrogazione a risposta scritta:


   LIUZZI. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   presso il comune di Viggiano, nel periodo che va dall'anno 2016 a all'anno 2017, a seguito di perdite da parte di alcuni dei serbatoi del Centro Olio Val d'Agri (Cova), si verificarono copiosi sversamenti di petrolio che produssero una grave situazione di inquinamento ambientale del territorio circostante, comprese le falde acquifere, mettendo a rischio la potabilità dell'acqua che, tramite acquedotto, arrivava nelle case degli abitanti di due regioni come la Basilicata e la Puglia;

   sulla vicenda, in data 27 maggio 2019 fu depositato, anche da parte di alcuni parlamentari, tra i quali figurava l'interrogante, un esposto alla Procura della Repubblica di Potenza chiedendo di effettuare tutte le verifiche necessarie al fine di accertare se fossero ravvisabili estremi di fattispecie penalmente rilevanti, anche in riferimento all'ipotesi di disastro ambientale;

   la vicenda è tornata di attualità alla fine di aprile 2019, quando, proprio in ordine agli sversamenti di petrolio verificatisi a Viggiano tra il 2016 e il 2017, la Procura della Repubblica di Potenza ha disposto l'arresto dell'allora direttore dello stabilimento Cova, nonché indagando altre dodici persone e la stessa società Eni, proprietaria dello stabilimento, sulla base di un'ipotesi di reato estremamente grave come quella di disastro ambientale;

   risulta un'attività di vigilanza, per le parti di propria competenza, ai fini del rilascio dell'autorizzazione al Centro Olio Val d'Agri, e ai fini dei successivi rinnovi, da parte del Ministero delle attività produttive pro tempore, oggi Ministero dello sviluppo economico, in particolare in ordine ai requisiti previsti dalla legge dei serbatoi –:

   quali iniziative siano state assunte dal Governo, per quanto di competenza, per verificare la sicurezza dei serbatoi dello stabilimento Centro Olio Val d'Agri ai fini del rilascio dell'autorizzazione allo svolgimento dell'attività e quali iniziative siano state assunte successivamente alla notizia dei gravi sversamenti verificatisi al fine di garantire che non possano ripetersi simili eventi.
(4-02975)

BENI E ATTIVITÀ CULTURALI

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

VII Commissione:


   FRASSINETTI e MOLLICONE. — Al Ministro per i beni e le attività culturali. — Per sapere – premesso che:

   si è appreso dalla stampa locale e nazionale che il museo presso piazza di Santa Maria delle Grazie che custodisce l'Ultima Cena di Leonardo Da Vinci è rimasto chiuso nonostante gli annunci di un'apertura straordinaria;

   l'Ultima Cena di Leonardo da Vinci (Cenacolo Vinciano) è uno dei dipinti più famosi al mondo; l'opera fu dipinta tra 1494 e 1498 sotto il governo di Ludovico il Moro e rappresenta l'ultima «cena» tra Gesù e i suoi discepoli.

   il Cenacolo resta la principale attrazione artistica di Milano, e proprio in questi giorni, si celebrano i 500 anni dalla morte dell'Artista;

   l'apertura del Museo nella giornata del 1° maggio 2019 era stata garantita ed i biglietti erano stati venduti con una regolare prenotazione;

   la visita delle ore 15 del 1° maggio 2019 non ha mai avuto luogo e la direttrice del polo museale della Lombardia Emanuele Daffra ha ammesso che i 12 lavoratori necessari per accogliere le 1.300 persone in agenda il primo maggio non hanno dato disponibilità e che il polo museale ha avvisato i prenotati tramite una email, mai ricevuta a detta dei prenotati –:

   quali siano le cause che hanno portato alla chiusura il 1° maggio 2019 del museo presso piazza di Santa Maria delle Grazie, impedendo ai turisti la visita al Cenacolo.
(5-02181)


   APREA e SQUERI. — Al Ministro per i beni e le attività culturali. — Per sapere – premesso che:

   la legge di bilancio 2019 – legge n. 145 del 2018 – ha confermato anche per il 2019 il cosiddetto «bonus cultura», che prevede l'erogazione a favore dei ragazzi che compiono 18 anni nel corso dell'anno, di una somma pari a 500 euro da impiegare in acquisti di beni e servizi nel settore della cultura;

   nello specifico, ai sensi del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri n. 187 del 2016 come modificato dal decreto del Presidente del Consiglio dei ministri n. 136 del 2017, la somma è spendibile esclusivamente in acquisto di «biglietti per rappresentazioni teatrali e cinematografiche e spettacoli dal vivo; libri; titoli di accesso a musei, mostre ed eventi culturali, monumenti, gallerie, aree archeologiche, parchi naturali; musica registrata; corsi di musica; corsi di teatro; corsi di lingua straniera»;

   il suddetto elenco di attività non comprende l'acquisto di uno strumento musicale presso un rivenditore specializzato italiano;

   appare evidente agli interroganti come questa omissione nel «bonus cultura» sia incoerente con lo spirito della misura e presumibilmente frutto di una svista o di una dimenticanza, dal momento che non vi è nessuna plausibile e credibile motivazione a sostegno della tesi che la pratica musicale non costituisca una fondamentale attività culturale in senso stretto;

   ciò risulta ancora più evidente se si considera che sono viceversa inserite tra le attività accessibili ai beneficiari del bonus la partecipazione a concerti e la frequenza di corsi di musica;

   l'acquisto di uno strumento musicale è altresì previsto nel «bonus docenti», un provvedimento analogo rivolto agli insegnanti di ruolo nelle scuole –:

   quali iniziative di competenza intenda assumere per integrare l'elenco delle attività fruibili ai fini del «bonus cultura», includendo l'acquisto di strumenti musicali ed estendendo l'operatività del bonus stesso anche al codice Ateco 47.59.60 (commercio di strumenti musicali).
(5-02182)


   ASCANI, FREGOLENT, PICCOLI NARDELLI, ANZALDI, PRESTIPINO, CIAMPI, ROSSI e DI GIORGI. — Al Ministro per i beni e le attività culturali. — Per sapere – premesso che:

   il Teatro Regio di Torino, costruito nel 1740, è da secoli un punto di riferimento a livello mondiale per l'opera lirica;

   l'ente autonomo Teatro Regio di Torino è amministrato da una apposita Fondazione; l'unico organo di gestione è rappresentato dal sovrintendente, nominato dal Ministro dei beni e delle attività culturali su proposta del consiglio d'indirizzo;

   nel 2018 il consiglio d'indirizzo ha proposto di nominare un nuovo sovrintendente nella figura di William Graziosi, nonostante su tale nominativo fossero sorte gravi perplessità legate soprattutto alle sue qualifiche e competenze professionali inappropriate per ricoprire il prestigioso incarico; criticità già rilevate anche nella interrogazione a risposta scritta numero 4-00146;

   il Ministero per i beni e le attività culturali ha comunque approvato la nomina di William Graziosi e rispondendo alla interrogazione a risposta scritta sopracitata (risposta scritta pubblicata sabato 29 dicembre 2018 nell'allegato B della seduta n. 105) ha dichiarato testualmente che il candidato aveva un curriculum adeguato e una «specifica e comprovata esperienza nel settore»;

   sotto la gestione di William Graziosi il Teatro Regio ha registrato numerose criticità oltre alle dimissioni nel 2018 del prestigioso direttore musicale Gianandrea Noseda;

   nei giorni scorsi sulla stampa è stata pubblicata una lettera, non firmata, ma rappresentativa di circa la metà dei dipendenti del Teatro Regio, che denunciava atteggiamenti autoritari e scorretti di Graziosi nei confronti del personale ed una gestione dell'ente senza prospettive che ha prodotto un piano industriale incapace di attrarre finanziamenti, di promuovere l'alta formazione ed insufficiente per le attività comunicazione e di marketing;

   le reazioni a tale lettera sono state immediate: i sindacati hanno dichiarato che con la gestione Graziosi (definendolo «Sovrintendete inadeguato») sono a rischio 50 lavoratori a causa della difficile situazione finanziaria della Fondazione attualmente in carenza di liquidità;

   a quanto si apprende dalla stampa il direttore artistico del Teatro Regio, Alessandro Galoppini, avrebbe annunciato le sue possibili dimissioni dopo che l'assessore comunale alla cultura ha confermato la volontà da parte della giunta di mantenere l'attuale Sovrintendente –:

   se il Ministro interrogato non intenda assumere iniziative — per quanto di competenza e in relazione ai fatti suddetti — al fine di rimuovere dall'incarico l'attuale Sovrintendente e conseguentemente tutelare i lavoratori e l'immagine del Teatro Regio di Torino, riconosciuto un riferimento mondiale per l'opera lirica.
(5-02183)


   CARBONARO. — Al Ministro per i beni e le attività culturali. — Per sapere – premesso che:

   il Ministro dei beni e delle attività culturali ha recentemente dichiarato, a mezzo stampa, l'attivazione di procedure concorsuali per circa quattromila posti nel settore;

   le nuove assunzioni riguarderebbero diplomati e laureati la cui attività è precipuamente finalizzata a supportare l'organico già al lavoro o per sostituire i dipendenti che andranno in pensione;

   già la legge 30 dicembre 2018, n. 145 (legge di bilancio 2019) ha autorizzato l'assunzione di 1.000 unità per ricoprire la figura di assistente oltre alle seguenti figure così suddivise:

    500 persone con qualifiche non dirigenziali, di cui 250 saranno appartenenti all'Area III, posizione economica F1 e le restanti 250 saranno appartenenti all'Area II, posizione economica F1 per l'anno 2020;

    500 persone con qualifiche non dirigenziali, di cui 250 saranno appartenenti all'Area III, posizione economica F1 e le restanti 250 saranno appartenenti all'Area II, posizione economica F1 per l'anno 2021 –:

   quali siano i tempi necessari per pervenire alle assunzioni di cui in premessa e quali ulteriori iniziative nel settore si stiano assumendo per colmare i vuoti di organico e per rilanciare il settore della valorizzazione del patrimonio culturale strategico per la Nazione.
(5-02184)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   PAITA. — Al Ministro per i beni e le attività culturali. — Per sapere – premesso che:

   sulla Gazzetta Ufficiale, IV Serie speciale – Concorsi ed esami n. 98 del 22 dicembre 2015 è stato pubblicato il bando per il reclutamento di «60 Esperti per il patrimonio culturale»;

   a seguito di questo sono stati selezionati archeologi, archivisti e bibliotecari;

   il 1° gennaio 2017 i selezionati hanno preso servizio come funzionari di area III nei diversi Istituti del Ministero per i beni e le attività culturali italiani con un contratto della durata di 9 mesi;

   dopo una pausa di 7 mesi, il 1° maggio 2018 sono stati richiamati in servizio in virtù di una proroga contrattuale di 8 mesi, resa possibile dallo stanziamento di fondi previsti dalla legge di bilancio 2018;

   dopo altri 2 mesi di pausa, dal 1° marzo 2019 sono nuovamente tornati in servizio, a seguito di un'ulteriore proroga di 9 mesi, come previsto dalla legge n. 145 del 30 dicembre 2018;

   attualmente di questa platea sono in servizio 30 funzionari e, nonostante le assunzioni degli idonei del concorso del 2016, e i passaggi di area per il riconoscimento dei cosiddetti «funzionari ombra» continua ad esservi una carenza strutturale di personale scientifico negli Istituti del Ministero per i beni e le attività culturali;

   nel corso degli ultimi anni si è registrata una costante e sistematica contrazione del personale bibliotecario accentuata anche dall'introduzione di misure di accesso previdenziale anticipato;

   per fare un esempio presso la biblioteca universitaria di Genova alla fine del 2019 rimarranno in servizio solo 6 funzionari bibliotecari, invece dei 17 presenti nel 2017, con evidenti criticità per il funzionamento delle attività della biblioteca stessa;

   il prossimo concorso per funzionari presso il suddetto Ministero secondo quanto annunciato dal Governo sarà bandito nei prossimi mesi, e vi sarà bisogno, come minimo, di un ulteriore anno per espletare selezioni e chiamata in servizio;

   diventa quindi prioritario assicurare continuità alla prosecuzione in servizio del personale selezionato attraverso il reclutamento del 2015 non disperdendo professionalità e tutelando il funzionamento degli uffici nei quali sono attualmente impiegati –:

   quali iniziative intenda assumere il Governo al fine di prevedere una ulteriore proroga contrattuale del personale di cui in premessa anche per il 2020 e se non intenda attivarsi per valutare un processo di stabilizzazione dello stesso in considerazione della evidente carenza di personale e della professionalità di cui sta assicurando il funzionamento di soprintendenze, musei, aree archeologiche, archivi e biblioteche.
(5-02180)

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   ALESSANDRO PAGANO, CAVANDOLI, CENTEMERO, COVOLO, FERRARI, GERARDI, GUSMEROLI, PATERNOSTER e TARANTINO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   il decreto-legge n. 457 del 1997, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 30 del 1998, nel prevedere all'articolo 1 l'istituzione del cosiddetto Registro internazionale, cui sono iscritte, a seguito di specifica autorizzazione del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti le navi adibite esclusivamente a traffici commerciali internazionali, contempla per le medesime, al successivo articolo 4, un trattamento fiscale agevolato;

   in particolare, il citato articolo 4 contempla il beneficio del credito d'imposta per l'Irpef del personale di bordo imbarcato sulle navi iscritte nel Registro internazionale (con l'articolo 13 della legge n. 488 del 1999 è stato disposto che tale credito d'imposta è attribuito anche ai soggetti che in base a rapporti contrattuali con l'armatore esercitano, a bordo di navi da crociera, attività commerciali complementari, accessorie o comunque relative alla prestazione principale) e la detassazione dell'80 per cento del reddito prodotto (estesa, sempre con l'articolo 13 della legge n. 488 del 1999, anche al reddito derivante dall'esercizio a bordo di navi da crociera delle attività commerciali complementari, accessorie o comunque relative alla prestazione principale, anche se esercitate da terzi in base a rapporti contrattuali con l'armatore;

   a ciò si aggiunge l'ulteriore agevolazione fiscale, ex articolo 55 del Testo unico delle imposte sui redditi, che consente alle imprese armatoriali di optare la cosiddetta «tonnage tax», vale a dire una tassazione forfettaria minima calcolata sul tonnellaggio complessivo delle navi di proprietà (e in certi casi anche per quelle a noleggio), indipendentemente dal reddito prodotto;

   la ratio di tali agevolazioni deve rinvenirsi nella volontà di sostenere la competitività della bandiera italiana e per salvaguardare l'occupazione dei marittimi italiani; tuttavia, mentre è chiaro che la normativa in materia di Ires trovi applicazione anche per i concessionari, attesa l'espressa previsione dell'articolo 13 della legge n. 488 del 1999, non appare altrettanto evidente se lo stesso avvenga anche in materia Irap e ciò comporta, per gli armatori iscritti al Registro internazionale di cui al predetto decreto-legge n. 457 del 1997, che svolgono servizi a bordo tramite concessionari, una disciplina fiscale confusa suscettibile di interpretazioni contraddittorie –:

   se e quali iniziative di propria competenza il Governo intenda adottare per chiarire la disciplina fiscale agevolativa per le imprese marittime, al fine di rendere esplicito, in modo definitivo, che la normativa Irap in materia è uniforme a quella Ires.
(5-02178)

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazioni a risposta scritta:


   BUOMPANE e GRIPPA. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   la strada statale 7-bis attraversa le province di Caserta e Napoli;

   è un'arteria di grande percorrenza, realizzata nel post terremoto del 1980 dalla Cassa del Mezzogiorno;

   da una lettera dell'Anas, datata 19 dicembre 2018, indirizzata al Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, si evince come nel tratto della strada statale 7-bis, che tocca i comuni di Orta, Gricignano e Succivo, per 13 cavalcavia «risulta un lungo rimpallo delle competenze manutentive»;

   con un'ordinanza del 25 ottobre il sindaco di Orta di Atella ha ordinato il divieto di transito sul cavalcavia dell'asse di supporto alla strada statale 7-bis in prossimità del Parco Verde di Caivano;

   tale ordinanza deriva da una segnalazione della polizia stradale di Nola conseguente alla caduta di un calcinaccio dall'intradosso del cavalcavia, avvenuto nella serata di martedì 23 ottobre 2018;

   l'evento è particolarmente grave visto che è stato danneggiato il parabrezza di un'auto in transito;

   dal sopralluogo successivo è emerso il degrado strutturale nel quale versa il cavalcavia, in quanto risulta in atto un'evidente fenomeno di corrosione delle armature, ormai prive di copriferro, circostanza che può provocare l'ulteriore caduta di calcinacci sul sottostante asse viario;

   è stato segnalato inoltre il degrado della pavimentazione superficiale dello stesso cavalcavia, insieme all'inadeguatezza del guard rail;

   tutti questi elementi, a quanto si evince dall'ordinanza, costituiscono un grave pericolo sia per gli utenti del cavalcavia, che per quelli della strada statale 7-bis;

   il sindaco di Orta di Atella ha chiesto all'Anas un intervento d'urgenza, ma Anas è ricorsa al TAR della Campania se sia a conoscenza dei fatti suddetti e quali iniziative, per quanto di competenza, intenda assumere al fine di risolvere una situazione di oggettiva gravità e criticità.
(4-02973)


   PRESTIPINO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   ha destato preoccupazione la notizia riportata dalla stampa del ridimensionamento dell'organico all'interno di Roma Metropolitane S.r.l., società in house di Roma Capitale per la progettazione e realizzazione di infrastrutture metropolitane relative al trasporto pubblico locale romano;

   nel piano industriale 2019-2020 della suddetta partecipata al 100 per cento è prevista l'attivazione della procedura di licenziamento collettivo ai danni di 45 lavoratori, pari a ben un terzo dei dipendenti totali attualmente in forza a Roma Metropolitane;

   la procedura di licenziamento collettivo, ai sensi dell'articolo 24 della legge n. 223 del 1991, ricorre «in conseguenza di una riduzione o trasformazione di attività o di lavoro», che fa presagire dunque la rinuncia all'ampliamento delle infrastrutture necessarie per migliorare il livello dei servizi di trasporto pubblico che già si trovano in condizioni precarie;

   Roma Metropolitane s.r.l. dovrebbe svolgere per statuto importanti funzioni in favore del trasporto pubblico romano, come – ad esempio – le funzioni di alta sorveglianza sulla Metro C, di elaborazione di una project review per la tratta T2 della Metro C (Colosseo-Clodio Mazzini); ha svolto le attività di supporto per il piano di manutenzione straordinaria metro A e B ai fini dell'assegnazione delle risorse finanziarie da parte del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti;

   molti altri fondamentali compiti sono stati affidati negli anni da Roma Capitale alla sua società in house nell'ambito dello sviluppo infrastrutturale del trasporto pubblico locale, ma nonostante questo, con delibera n. 148 del 28 dicembre 2018, l'assemblea capitolina ha applicato un criterio di congruità per i compensi di Roma Metropolitane s.r.l. che prevede un ribasso del 40 per cento dei corrispettivi su cui pesa a giudizio dell'interrogante più di un dubbio di legittimità, applicato anche all'esercizio delle funzioni di stazione appaltante ed ai costi di struttura e funzionamento dell'azienda, ingenerando, di fatto, una perdita di 13 milioni di euro per la società nel triennio 2018-2020;

   il piano industriale 2019-2020 presuppone che Roma Capitale abbia ristretto il perimetro delle attività di Roma Metropolitane s.r.l. mediante l'abbandono dell'attuazione della tratta Rebibbia-Casal Monastero sulla linea B, della progettazione della tratta T2 della linea C e del riavvio dell’iter amministrativo della metro D, creando così difficoltà sia alla società in house in questione, sia all'intero processo di ammodernamento ed ampliamento infrastrutturale del trasporto pubblico di Roma;

   nonostante i 425,25 milioni di euro concessi a Roma Capitale in base al decreto ministeriale n. 587 del 2017, ad oggi non si registrano avanzamenti nell'utilizzo di tali fondi, poiché Roma Metropolitane, i lavoratori oggi in pericolo di licenziamento e, quindi, tutti i progetti di riqualificazione e ammodernamento delle linee metro A e B gestiti dalla stessa società, sono a rischio e vengono così lasciate inalterate le condizioni di disagio dei cittadini romani –:

   se e quali iniziative di competenza il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti intenda assumere anche per il tramite dell'Ufficio speciale trasporti a impianti fissi del Lazio (Ustif) per monitorare e migliorare l'andamento e la qualità del servizio di trasporto pubblico locale a Roma, messo a rischio dalle gravi criticità evidenziate in premessa e quali ulteriori iniziative intenda assumere, per quanto di competenza, per implementare i piani di mobilità sostenibile secondo le proprie linee guida;

   se il Ministro del lavoro e delle politiche sociali sia a conoscenza di quanto accade ai lavoratori di Roma Metropolitane s.r.l. e quali iniziative intenda assumere, per quanto di competenza, in relazione alla vicenda.
(4-02977)

INTERNO

Interrogazione a risposta orale:


   ASCARI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   il numero di cittadini stranieri regolarmente presenti in Italia è aumentato in maniera esponenziale negli ultimi anni: secondo i dati Istat, nel 2002 si registravano 1,34 milioni di stranieri che hanno superato la soglia dei 3 milioni nel 2008, dei 4 milioni nel 2012 e dei 5 milioni nel 2015, arrivando a registrare, nel 2018 oltre 5,14 milioni di unità;

   parallelamente è aumentato anche il carico di lavoro pendente sugli uffici delle pubbliche amministrazioni che si occupano di immigrazioni a vario titolo, tra cui gli uffici immigrazione delle varie questure dislocate sul territorio italiano;

   la circolare n. 5551/C3c2/191 del 12 gennaio 2001 dell'allora capo della polizia – capo generale della pubblica sicurezza De Gennaro, avente per oggetto la «Riorganizzazione degli uffici stranieri e delle squadre mobili» ha ridefinito l'organizzazione di una parte della polizia di Stato sul territorio;

   in particolare, ha istituito presso le questure italiane la Divisione P.A.S.I. (Polizia amministrativa e sociale e dell'immigrazione) all'interno della quale è istituito l'ufficio Immigrazione;

   inoltre ha stabilito che «il personale in servizio presso gli uffici Immigrazione, in ragione della peculiare professionalità posseduta, che verrà ulteriormente accresciuta attraverso una mirata programmazione di corsi di formazione, aggiornamento e specializzazione, non potrà di norma essere impiegato in altri ambiti operativi», «non curerà l'esecuzione di provvedimenti di espulsione, di accompagnamento alla frontiera o presso i centri di permanenza temporanea e di rimpatrio, né altre attività connesse all'esecuzione di provvedimenti delle Autorità di pubblica sicurezza» ed ancora che «gli uffici Immigrazione non costituisco servizio di polizia giudiziaria ai sensi dell'art. 56 c.p.p.»;

   secondo quanto appreso dall'interrogante, tali previsioni potrebbero non essere rispettate in alcune questure, in particolare sembrerebbe che il personale in servizio presso gli uffici Immigrazione vengano, a seconda delle necessità impiegati anche in altre attività, lasciando sguarniti i propri servizi che quindi rischiano di procedere con particolare lentezza nella propria attività, accumulando carico di lavoro e conseguenti ritardi nello smaltimento delle pratiche –:

   quali iniziative intenda intraprendere il Ministro interrogato al fine di assicurare che la circolare di cui in premessa, nonché atti successivi che hanno confermato tali previsioni vengano rispettati, con particolare riferimento all'organizzazione degli Uffici immigrazione e alla gestione del relativo personale;

   quali iniziative intenda intraprendere al fine di assicurare un numero adeguato di personale in servizio presso gli uffici Immigrazione;

   a quanto ammonti il personale in servizio presso gli uffici Immigrazione.
(3-00750)

Interrogazione a risposta scritta:


   GIANNONE e VIZZINI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   il 6 maggio 2019 a Salerno, poco prima di un comizio del Ministro Salvini, due agenti della Digos hanno fatto rimuovere uno striscione di contestazione esposto dal balcone di una abitazione privata in Piazza Portanova. Secondo quanto riportato da fonti giornalistiche e alcune testimonianze, gli agenti hanno fatto irruzione nella casa da cui era esposto lo striscione e ne hanno intimato la rimozione identificando poi le persone presenti nell'appartamento. Sul manifesto c'era scritto «Questa Lega è una vergogna», citazione di una famosa canzone;

   durante la giornata di lunedì 13 maggio 2019 nel Comune di Brembate (Bg) i vigili del fuoco sono intervenuti per eliminare uno striscione contro il Ministro degli interni che riportava la seguente dicitura: «non sei il benvenuto». Il Comandante dei Vigili del fuoco di Bergamo, Calogero Turturici, ha rilasciato una nota ufficiale affermando riguardo alla rimozione dello striscione che si è trattato di un «intervento tecnico» eseguito «sulla base di una decisione della questura». Tale intervento è stato deciso utilizzando l'opera del Corpo nazionale dei vigili del fuoco e distogliendo il personale da altri eventuali interventi di soccorso tecnico urgente che sarebbero potuti accadere in concomitanza;

   durante il Question Time alla Camera dei Deputati del 15 maggio 2019, interrogato sui fatti di Brembate, il Ministro interrogato ha dichiarato di occuparsi di arresti di mafiosi e di questioni più importanti della rimozione di striscioni, negando di fatto di aver impartito l'ordine alla questura e quindi ai vigili del fuoco;

   l'articolo 21 della Costituzione recita: «tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione»;

   l'articolo 13 della Costituzione recita: «non è ammessa forma alcuna di detenzione, di ispezione o perquisizione personale, né qualsiasi altra restrizione della libertà personale, se non per atto motivato dell'autorità giudiziaria e nei soli casi e modi previsti dalla legge».

   l'articolo 14 della Costituzione recita «Il domicilio è inviolabile» e sottolinea come «... Non vi si possono eseguire ispezioni o perquisizioni o sequestri, se non nei casi e modi stabiliti dalla legge secondo le garanzie prescritte per la tutela della libertà personale»;

   da quanto si evince dai fatti sopracitati potrebbe esserci stato un abuso d'ufficio da parte di qualcuno nella linea di comando delle forze dell'ordine. Questori e prefetti non hanno il potere di far rimuovere striscioni presenti in abitazioni private, le balconate fanno anch'esse parte della proprietà privata, se non sussistono dei gravi motivi per l'ordine pubblico o qualora essi contengano ingiurie, minacce, incitamento alla violenza o offese che possano portare a querela –:

   se il Ministro voglia fornire ulteriori chiarimenti relativamente ai fatti esposti al fine di comprendere all'ordine di chi siano ascrivibili gli interventi della Digos e dei vigili del fuoco;

   ove trovi conferma la ricostruzione dei fatti riportata dalla stampa, sulla base di quali presupposti siano stati effettuati l'intervento della Digos del 6 maggio 2019 a Salerno, nonché quello del Corpo nazionale dei vigili del fuoco del 13 maggio 2019 a Brembate – che sarebbe avvenuto in forza di una decisione della questura – posto che, a giudizio dell'interrogante, è ravvisabile in tali condotte una palese violazione dell'articolo 21 della Costituzione, in quanto è stato censurato il dissenso espresso in modo non violento da liberi cittadini.
(4-02976)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

XI Commissione:


   DE LORENZO e PALLINI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   come indicato nell'interpellanza urgente n. 2/00138, il 13 giugno 2018 Poste Italiane ha sottoscritto con i principali sindacati di settore un accordo per le politiche attive del lavoro con il quale l'azienda, a fronte di una riduzione del personale di circa 15 mila unità entro il 2020, si è impegnata a sviluppare «politiche attive per almeno 6000 FTE complessivi», anche mediante l'assunzione a tempo indeterminato dei dipendenti che hanno lavorato e che lavorano per Poste Italiane con contratti a tempo determinato;

   tale accordo avrebbe dovuto consentire la stabilizzazione dei lavoratori a tempo determinato mediante la predisposizione di graduatorie;

   in data 14 febbraio 2019 le organizzazioni sindacali dei lavoratori si sono viste costrette ad inviare una lettera di diffida al dottor Vacca di Poste Italiane s.p.a. evidenziando le segnalazioni provenienti dal territorio relativamente alla mancata proroga dei contratti a termine, nonostante gli stessi non avessero raggiunto la durata massima di 12 mesi. In tale missiva le organizzazioni sindacali affermano che risulta che ai lavoratori venga comunicato in via riservata la mancata concessione di proroghe da parte dell'azienda per evitare la costituzione delle condizioni per possibili ricorsi;

   il decreto-legge dignità all'articolo 1, comma 1, lettera b), stabilisce che «il contratto può essere prorogato liberamente nei primi dodici mesi»;

   Poste Italiane preferisce non rinnovare i contratti dei lavoratori a tempo determinato, assumendo nuovo personale. Queste nuove assunzioni oltre a risultare lesive della dignità e dei diritti dei lavoratori da stabilizzare, nel rispetto di quanto previsto dal decreto-legge dignità, rivelano, secondo gli interroganti, un mancato rispetto dell'accordo sindacale sopra citato da parte di una società partecipata dallo Stato, che anziché rispettare l'accordo concluso, al fine di tutelare le professionalità già acquisite dai lavoratori a tempo determinato mediante la loro stabilizzazione, lo viola indirettamente con la predisposizione di nuove assunzioni;

   sul sito ufficiale di Poste Italiane politiche attive (http://www.posteitaliane.it) non è ancora possibile consultare la posizione in graduatoria dei lavoratori inseriti nel percorso di stabilizzazione;

   tutto quanto sopra indicato secondo gli interroganti viola il principio di trasparenza cui dovrebbero attenersi anche le aziende partecipate dallo Stato, nonché i diritti e le tutele dei lavoratori a tempo determinato –:

   quali iniziative, per quanto di competenza, il Governo intenda intraprendere affinché l'azienda si adegui al rispetto del dettato normativo e dell'accordo sindacale volto a tutelare i lavoratori mediante la loro stabilizzazione e la loro piena occupazione.
(5-02189)


   SERRACCHIANI, GRIBAUDO, CARLA CANTONE, LACARRA, LEPRI, MURA, VISCOMI, ZAN, MORETTO, BENAMATI, BONOMO, GAVINO MANCA, MOR, NARDI, NOJA, ZARDINI, DE MARIA, CRITELLI, RIZZO NERVO, MARCO DI MAIO, CARNEVALI, PEZZOPANE, INCERTI, MICELI, ENRICO BORGHI, MIGLIORE, SENSI, CENNI, MORANI e MARTINA. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   1.800 lavoratori della rete dei 55 punti vendita, della «Mercatone Uno» hanno ricevuto via social la comunicazione di licenziamento, a seguito della sentenza di fallimento della Shernon Holding;

   un epilogo drammatico dopo solo 9 mesi di gestione e perdite per novanta milioni di euro per la società;

   la scelta di affidarsi alla Shernon Holding è maturata al termine dell'amministrazione straordinaria, dopo tre bandi di vendita andati deserti, con cassa integrazione per circa 3 mila dipendenti;

   come ricostruito dal commissario giudiziale, la Shernon Holding avrebbe omesso il pagamento degli oneri previdenziali per oltre 8,7 milioni di euro, non avrebbe rimborsato i creditori per 60 milioni e non avrebbe onorato neanche le pendenze con l'amministrazione straordinaria dopo aver corrisposto solo 10 dei 25 milioni pattuiti, a seguito della vendita del magazzino ad una società americana per 18 milioni di euro. Comportamenti che potrebbero configurare gli estremi per l'ipotesi di bancarotta fraudolenta per gli amministratori della suddetta società;

   nonostante il fallimento di Shernon Holding, la consistenza patrimoniale del gruppo non sembra pregiudicata e gli stessi fornitori fanno trapelare l'interesse a convertirsi in soci;

   nel giugno 2018 i fornitori avevano presentato, senza riscontri, un esposto al Ministero dello sviluppo economico e un reclamo al tribunale di Bologna nel quale erano state ampiamente anticipate le preoccupazioni e le criticità del caso;

   tali circostanze gettano un'ombra sull'efficacia dell'azione di tutti coloro che, a cominciare dal Ministero dello sviluppo economico, avrebbero dovuto vigilare sulla gestione e sugli adempimenti conseguenti all'affidamento della rete commerciale alla Shernon;

   non può non constatarsi la tardività dell'iniziativa di convocare l'apposito tavolo di crisi, all'indomani del fallimento della Shernon e del conseguente avvio delle procedure di licenziamento per quasi 2.000 lavoratori, i quali, già con il passaggio alla Shernon si erano visti applicare contratti a condizioni peggiorative rispetto al precedente rapporto di lavoro;

   lo sforzo di tutti gli interlocutori dovrà essere indirizzato per l'avvio di tutte le procedure finalizzate a garantire la continuità occupazionale e reddituale dei lavoratori della rete commerciale Mercatone Uno –:

   quali iniziative intenda adottare, con il pieno coinvolgimento delle organizzazioni sindacali e delle amministrazioni regionali e locali interessate, finalizzate a garantire la continuità occupazionale e reddituale dei lavoratori della rete commerciale Mercatone Uno e, allo stesso tempo, per rendere il sistema dei controlli più efficace e tempestivo, prevenendo azioni e comportamenti elusivi degli obblighi contrattuali e normativi a tutela dei lavoratori.
(5-02190)


   FATUZZO, ZANGRILLO, POLVERINI, CANNATELLI, MUSELLA, ROTONDI e SCOMA. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   l'Inps eroga diverse tipologie di prestazioni pensionistiche: le une in base alla gestione o al fondo di appartenenza degli iscritti e ai requisiti contributivi e anagrafici previsti dalla legge; le altre in base alle peculiari condizioni economiche. Le due tipologie sono rispettivamente definite come pensioni da contributi da lavoro dipendente o autonomo e pensioni sociali, oggi sostituite dall'assegno sociale;

   le cosiddette pensioni da lavoro sono quindi prestazioni economiche erogate, a domanda, ai lavoratori dipendenti e autonomi iscritti all'Assicurazione generale obbligatoria (Ago), che comprende il Fondo Pensioni lavoratori dipendenti (Fpld) e le gestioni speciali per i lavoratori autonomi (artigiani, commercianti, coltivatori diretti, coloni e mezzadri) e iscritti alla gestione separata;

   la pensione sociale, dal 1° gennaio 1996 sostituita dall'assegno sociale, è una prestazione economica assistenzialistica, erogata a domanda, dedicata ai cittadini italiani e stranieri in condizioni economiche disagiate e con redditi inferiori alle soglie previste annualmente dalla legge;

   a seguito dei numerosi interventi sulla materia previdenziale e assistenziale ci si trova oggi nella paradossale condizione in cui chi non ha mai lavorato riceve sempre più di frequente un assegno sociale di importo addirittura superiore a quanti ricevono una pensione quale prestazione derivante dal versamento di contributi da lavoro svolto per un periodo minimo di 20 anni;

   fermo restando il diritto delle fasce più deboli della popolazione di beneficiare di un trattamento pensionistico sociale, appare necessario intervenire per incrementare le pensioni da contributi da lavoro dipendente o autonomo al fine di superare quella che è a tutti gli effetti una chiara ingiustizia nonché una discriminazione sostanziale a danno di chi ha lavorato e regolarmente versato i contributi previdenziali;

   un effetto indiretto di tale disparità è quello di incentivare il ricorso al lavoro irregolare;

   appare evidente che la pensione di cittadinanza non può rappresentare né una soluzione congrua né una misura valida a colmare tale divario –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza di tale squilibrio e quali iniziative, anche di natura normativa, intenda assumere al fine di rimediare a tali disparità e agli effetti distorsivi che comporta.
(5-02191)


   MURELLI, PATELLI, CAFFARATTO, CAPARVI, LEGNAIOLI, EVA LORENZONI, MOSCHIONI e PICCOLO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   lo stato di agitazione che da mesi caratterizza la Brandamour Spa, storica azienda tessile del Biellese, si è concluso due giorni fa, dopo una lunga trattativa di oltre cinque ore tra azienda e rappresentanze sindacali, con la sospensione dello sciopero da parte dei 103 lavoratori e lavoratrici;

   in quella occasione l'azienda ha comunicato di aver specifico mandato da parte degli azionisti nel trovare una soluzione in continuità per il futuro aziendale;

   l'accordo prevede, per l'amministratore delegato, dottore Silvio Musso, un mese di tempo per fare una valutazione complessiva dello stato di crisi e, per i dipendenti, l'obbligo di utilizzare le ferie ancora in essere fino al 26 aprile 2019, in attesa di una verifica reale finanziaria; l'azienda, nel mentre, si attiverà per la richiesta della cassa integrazioni guadagni straordinaria;

   è stata, dunque, ribadita l'impossibilità per l'azienda di pagare i dipendenti prima del completamento della verifica della situazione economico-finanziaria dell'azienda, fatte salve nuove ed impreviste entrate nelle casse della società;

   per i 103 dipendenti, 16 dei quali con contratto a termine, è un pugno nello stomaco, perché vuol dire intere famiglie senza stipendio, senza alcuna copertura economica per fronteggiare le spese quotidiane come cibo, bollette e rate mensili, considerato anche che i tempi di erogazione del trattamento di Cigs oscillano dai tre ai cinque mesi –:

   se e quali siano gli intendimenti del Governo in merito a quanto riportato in premessa e, in particolare, se non ritenga opportuno convocare urgentemente presso il Ministero del lavoro e delle politiche sociali un tavolo istituzionale con tutte le parti coinvolte (regione sindaco, proprietà e rappresentanze sindacali dei lavoratori) per la gestione dell'emergenza sociale che ne potrebbe derivare ed al fine di addivenire in tempi rapidi ad una soluzione più strutturale della vertenza, valutando altresì l'opportunità di accelerare i tempi di erogazione del trattamento di integrazione salariale straordinaria alla luce della situazione di estrema difficoltà economica in cui si ritrovano i dipendenti e relative famiglie.
(5-02192)

Interrogazione a risposta scritta:


   NOVELLI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dell'interno, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   i lavoratori privi di impiego che hanno perso il lavoro per ragioni indipendenti dalla loro volontà e che dichiarano al Centro per l'impiego la propria immediata disponibilità allo svolgimento dell'attività lavorativa ed alla partecipazione alle misure di politica attiva del lavoro, hanno diritto a vari tipi di indennità di disoccupazione tra cui Aspi e Naspi;

   in ordine all'ottenimento dell'assegno sociale per l'impiego o delle altre forme di sostegno, oltre ai requisiti espliciti – stato di disoccupazione involontario, requisito contributivo, requisito lavorativo – vi sono anche requisiti impliciti, tra cui la permanenza sul suolo italiano dei percettori stranieri, poiché pare evidente come sia impossibile rendersi immediatamente disponibili per eventuali offerte di lavoro e partecipare alle misure di politica attiva del lavoro qualora ci si trovi all'estero per lunghi periodi;

   notizie di stampa riferiscono come nei giorni scorsi la squadra mobile della Questura di Udine abbia denunciato alla procura 35 extracomunitari di 18 diverse nazionalità che avrebbero ricevuto dall'Inps benefici non dovuti pari a 198 mila euro complessivi;

   già nel mese di giugno 2018 la polizia di Stato aveva denunciato 30 stranieri di 12 diverse nazionalità che in quel caso avrebbero percepito 195 mila euro non dovuti;

   un 39enne ucraino avrebbe percepito tra il 2013 e il 2017 15.300 euro non dovuti;

   si ripetono ormai troppo frequentemente casi di truffe connessi alla percezione di sussidi Aspi e Naspi erogati a lavoratori stranieri che hanno fatto ritorno nel Paese di origine dopo il periodo di lavoro in Italia –:

   quanti siano i lavoratori stranieri percettori di indennità di disoccupazione;

   quali siano i controlli operati per verificare la permanenza sui suolo italiano di tali lavoratori;

   quanti siano i casi di truffa come quelli riportati in premessa;

   quali iniziative il Governo sia intenzionato ad assumere affinché si ponga argine ai citati abusi.
(4-02974)

SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

X Commissione:


   FIORINI e BARELLI. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   la Nuova Castelli, società di Reggio Emilia fondata nel 1892, è leader nella distribuzione dei formaggi DOP italiani, oltre che principale esportatore di Parmigiano reggiano. È stata acquistata per 350 milioni di euro nel 2014 dal fondo di private equity Charterhouse Capital. Questo fondo ha come scopo finanziario quello di rilevare aziende e poi cederle sul mercato, realizzando dei profitti dopo averne migliorato la redditività. Nel 2018 la Nuova Castelli ha avuto un volume d'affari di 460 milioni di euro;

   Charterhouse ha chiesto a Rothschild di trovare un partner finanziario e poi un compratore. Il gruppo Lactalis (17 miliardi di fatturato) si è fatto avanti. Il gruppo Lactalis è proprietario di Parmalat Galbani, Invernizzi, Locatelli, Vallelata e Cademartori e già oggi rappresenta un terzo del mercato del formaggio italiano;

   come acquirente italiano si è fatto avanti il gruppo Granarolo, che non appare in grado di sostenere con Lactalis una corsa al rialzo del prezzo della Castelli;

   si elencano alcuni possibili rischi che tale operazione può generare per il made in Italy:

    1) la perdita del controllo: dal gennaio 2019 Lactalis ha proceduto a smantellare la formale autonomia di Parmalat. Dapprima l'uscita da Piazza Affari, poi una riorganizzazione che ha fatto traslocare il controllo in Francia;

    2) un possibile peggioramento delle condizioni di vendita dei produttori nazionali verso la grande distribuzione nazionale e internazionale, in particolare per quel che riguarda le condizioni contrattuali e i margini riconosciuti a ciascun attore della filiera;

    3) per la Nuova Castelli potrebbe avvenire la chiusura degli stabilimenti e il trasferimento di posti di lavoro fuori dai confini nazionali, la Nuova Castelli rappresenta almeno 1.000 dipendenti distribuiti su circa 20 impianti in Italia e all'estero;

   la Francia ritiene «imprese strategiche» nazionali anche quelle che operano nei settori dei profumi e dei formaggi –:

   quali iniziative di competenza intenda assumere per tutelare il settore del made in Italy manifatturiero, anche eventualmente valutando la possibilità di adottare strumenti quali la golden share, al fine di salvare le società di rilevante interesse nazionale in termini di strategicità del settore, di operatività, di livelli occupazionali, di entità di fatturato ovvero di ricadute per il sistema economico-produttivo del Paese.
(5-02185)


   DARA e ANDREUZZA. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   il 27 maggio 2019, si è tenuto un incontro presso il Ministero del lavoro e delle politiche sociali per la procedura di licenziamento collettivo di 158 dipendenti del Gruppo Grancasa, importante società della grande distribuzione nata a metà degli anni ottanta;

   nello stesso giorno i sindacati dei lavoratori hanno convocato uno sciopero davanti alla sede del Gruppo di Via Carlo Jucker, a Legnano e anche a Mantova vi è grande preoccupazione per le sorti dell'azienda, benché al momento non siano ricompresi nell'elenco dei punti vendita con esuberi nel territorio;

   da una nota stampa del sindacato Filcams Cgil Ticino Olona si apprende che «Sono stati, sin qui, inutili i tentativi di cercare una soluzione alternativa alle procedure di licenziamento collettivo avviate dalle società Grancasa S.p.A., Mercatone di Desenzano, S.r.l., Mercatone dell'Umbria S.r.l. e Gest Due S.r.l., del Gruppo Grancasa. Il Gruppo Grancasa ha confermato tutti i complessivi 158 esuberi inseriti nelle diverse procedure, sottraendosi a qualsiasi confronto per trovare soluzioni alternative ai licenziamenti e respingendo tutte le proposte che la delegazione sindacale ha avanzato. Nonostante la direzione aziendale abbia confermato che anche maggio si chiuderà con un +7 per cento rispetto allo stesso mese dell'anno scorso che testimonia una crescita in termini di fatturato è emersa la chiara volontà di arrivare alla fine dei tempi delle procedure per procedere ai licenziamenti, dichiarando che è l'unico modo per tentare di salvare l'azienda»;

   secondo i sindacati queste riduzioni di personale non sono mirate solo ad un contenimento dei costi del lavoro, ma rientrano in una precisa strategia di riduzione delle dimensioni dell'azienda al fine di renderla più appetibile per una futura vendita –:

   se non ritenga opportuno convocare un tavolo con le società Grancasa S.p.A., Mercatone di Desenzano, S.r.l., Mercatone dell'Umbria S.r.l. e Gest Due S.r.l., del Gruppo Grancasa per definire — come alternative alle procedure di licenziamento collettivo — un percorso di rilancio e ampliamento dell'azienda individuando eventuali incentivi messi a punto nella scorsa sessione di bilancio e in corso di esame nel «decreto crescita» cui tali realtà commerciali possono accedere.
(5-02186)


   DE TOMA, SCANU, RACHELE SILVESTRI, SUT e VALLASCAS. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   il settore della distribuzione carburanti, per quanto ampiamente liberalizzato, sta cercando nuovi equilibri, alla luce della crisi degli ultimi anni, tramite una razionalizzazione della rete e il recupero delle aree dismesse, specialmente nei centri urbani;

   le ragioni di questa crisi sono molteplici: una rete distributiva estremamente frammentata ed inefficiente, oltreché insicura in alcuni casi dal punto di vista ambientale; estrema parcellizzazione della proprietà dei punti vendita e riduzione della capacità di controllo e verifica sia degli operatori che della qualità dei prodotti commercializzati; dilagare dei comportamenti illegali nella commercializzazione di prodotti attraverso l'esenzione di imposta e accise, ingresso diretto della criminalità organizzata nella gestione della rete distributiva e commercializzazione di detti prodotti, una discriminazione pesante nell'accesso ai prezzi di cessione dei prodotti da parte delle imprese finali della filiera, una restrizione di capacità competitiva nei prezzi al pubblico, un sistema di rapporti economico-contrattuali del tutto disallineati dal mercato e dalle ordinarie regole di concorrenza e, specificamente nella rete autostradale, una gravissima penalizzazione di vendite e di competitività verso la rete stradale ordinaria, anche in stretta dipendenza dagli alti prezzi, penalizzati da forti royalty che i Concessionari percepiscono dalle compagnie petrolifere, e, infine, una massiccia presenza di illegalità stimata intorno al 15 per cento dei volumi di carburanti commercializzati;

   il 28 maggio 2019 si è tenuto presso il Ministero dello sviluppo economico il Tavolo con le Associazioni dei gestori al fine di individuare tempestive soluzioni non soltanto relativamente alla problematica dell'illegalità dei carburanti ma anche a quella delle condizioni economico/contrattuali tra titolari dei punti vendita e i concessionari che sta assumendo dimensioni spropositate con riflessi assai negativi da una parte sulla corretta concorrenza sulla rete carburanti e dall'altra dimensioni di vero e proprio caporalato petrolifero, con sfruttamento dei gestori e lavoro sottopagato –:

   quali iniziative di competenza intenda intraprendere per restituire al settore la piena operatività con particolare riguardo al contrasto della contraffazione, della concorrenza sleale e della illegalità, secondo quanto segnalato in premessa.
(5-02187)


   MORETTO, ROTTA e ZARDINI. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   l'azienda Elcograf, la ex Mondadori Printing passata nel 2008 nelle mani del gruppo Pozzoni di Verona, ha un margine operativo lordo in perdita, le commesse sono ridotte con periodici e libri assegnati ad altri stampatori;

   il 10 maggio 2019 i sindacati hanno indetto un giorno di sciopero per esprimere una preoccupazione che riguarda 440 lavoratori e le loro famiglie e per sensibilizzare le istituzioni sulla situazione di incertezza in cui si trovano;

   a quanto si apprende da una dichiarazione stampa della Fistel Cisl di Verona, l'azienda, in un incontro che si è tenuto nella città a metà aprile 2019, ha comunicato che l'andamento del margine operativo lordo dei primi due mesi del 2019 è in perdita per oltre 3,5 milioni euro e che, se questo trend dovesse continuare, non ci sarà altra scelta che ridurre il perimetro aziendale, con la chiusura di uno o più stabilimenti produttivi, tra i quali in primis Verona Rotative e Melzo, nel milanese;

   il quadro fatto dall'azienda ha spinto le sigle a proclamare lo sciopero suddetto a Verona, a Cles, in Trentino, e a Melzo, dove si trovano gli altri due stabilimenti della Elcograf. Da fine dicembre c'è stata una costante riduzione di volumi e attività: alla base, secondo i sindacati, ci sarebbero fattori oggettivi, riconducibili alla crisi dell'editoria, ma anche motivi soggettivi, «legati», sottolineano i rappresentanti delle organizzazioni sindacali, «alla politica industriale del gruppo Pozzoni per cui negli ultimi anni è stata fatta una serie di acquisizioni, culminate nel 2018 con due aziende bergamasche, la Eurogravure e la Niiag, che hanno procurato un certo allarme tra gli editori e Mondadori, principale committente di Elcograf, che ha ridotto le commesse, assegnando periodici e libri ad altri stampatori»;

   tale situazione ha anche prodotto un contenzioso poiché l'accordo firmato tra la Mondadori e il gruppo Pozzoni prevedeva un volume di lavoro garantito fino al 2021;

   le commesse da parte di Mondadori valgono oggi circa il 57 per cento dei ricavi del gruppo e, nel caso degli stabilimenti della Elcograf, si va da un 50 per cento a picchi dell'80 per cento –:

   quali siano le iniziative di competenza che il Ministro interrogato intende mettere in atto per favorire la riconversione dell'azienda, salvaguardando i lavoratori coinvolti.
(5-02188)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   PAITA. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   vi è grande preoccupazione da parte dei dipendenti di Grancasa S.p.A., gruppo commerciale che da anni vive una particolare condizione di criticità;

   negli ultimi anni la situazione si è ulteriormente aggravata con evidenti problemi di liquidità che si sono riverberati a danno dei lavoratori del gruppo;

   nel marzo 2019 è scaduto il contratto di solidarietà che era stato individuato come temporanea soluzione al tavolo nazionale per affrontare la crisi del gruppo, scongiurando esuberi di personale;

   ad oggi i dipendenti sono 650 e i punti vendita 19;

   per il sito di Sarzana gli esuberi dichiarati sarebbero 12, avendo presente che dal 2013 ad oggi i dipendenti sono passati da 80 a 47;

   in sede di confronto ministeriale è stata avanzata la proposta di un nuovo contratto di solidarietà, ma l'azienda non ha accettato, confermando di sottrarsi ad ogni forma di confronto;

   nessuna proposta in campo è stata accolta da parte aziendale, né incentivi all'esodo, né part-time volontari, nessuna forma di flessibilità;

   le organizzazioni sindacali sono in protesta da tempo e chiedono di individuare una soluzione che tuteli i posti di lavoro –:

   quali ulteriori iniziative intenda porre in essere il Governo al fine di scongiurare i suddetti esuberi e di individuare una proposta che salvaguardi gli attuali livelli occupazionali anche per il sito di Sarzana.
(5-02177)

Interrogazione a risposta scritta:


   UBALDO PAGANO. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   fondata nel 1978 a Dozza, la società «Mercatone Uno» inizialmente era addetta alla vendita di televisori ed elettrodomestici, sviluppandosi, negli anni successivi, nella vendita al dettaglio e specializzandosi in particolar modo nella vendita del mobile;

   nel 2015 l'azienda ha dovuto fare domanda per il concordato preventivo a causa dei 450 milioni di euro di debiti accumulati e dopo un lungo periodo di amministrazione controllata, nell'agosto del 2018 la Shernon Holding s.r.l. ha rilevato i 55 punti vendita dell'azienda;

   circa un mese fa la Shernon Holding s.r.l. aveva presentato domanda di ammissione al concordato preventivo, mentre per il 30 maggio 2019 era previsto un tavolo di crisi presso il Ministero dello sviluppo economico;

   in un precedente incontro al Ministero, datato 18 marzo 2019, la Shernon Holding s.r.l. aveva assicurato che tutti i dipendenti sarebbero stati riassorbiti dall'amministrazione straordinaria;

   secondo quanto affermato dalla Filcams-Cgil, i 1800 lavoratori impiegati nei punti vendita italiani non avrebbero mai ricevuto alcuna comunicazione ufficiale dall'azienda, apprendendo, anzi, nella notte tra venerdì 24 e sabato 25 maggio, la notizia del fallimento tramite il passaparola sui social network su cui è stata condivisa la copia dell'atto che certificava il fallimento della società;

   come dichiarato dall'avvocato curatore del fallimento della società, il tribunale di Milano ha riscontrato, per la Shernon Holding s.r.l., un indebitamento complessivo di 90 milioni di euro, maturato in nove mesi, con perdite gestionali fisse di cinque-sei milioni al mese, aggiunto «alla totale assenza di credito bancario e di fiducia da parte dei fornitori»;

   inoltre, come si apprende da diversi organi di stampa, sono oltre 500 le aziende fornitrici della Mercatone Uno che vantano crediti non riscossi per circa 250 milioni di euro –:

   quali iniziative abbia assunto il Governo in relazione allo stato di crisi della società, che ha portato al fallimento dell'azienda, alla chiusura dei 55 punti vendita e al conseguente licenziamento degli oltre 1800 lavoratori ivi impiegati;

   se e quali ulteriori iniziative intenda avviare al fine di evitare il fallimento di un marchio storico e salvaguardare il posto di lavoro dei 1800 lavoratori e lavoratrici della Mercatone Uno.
(4-02972)

Apposizione di una firma
ad una risoluzione.

  La risoluzione in Commissione Rizzetto e Zucconi n. 7-00251, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 28 maggio 2019, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Butti.

Apposizione di una firma
ad una interpellanza.

  L'interpellanza urgente Sarli e altri n. 2-00395, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 28 maggio 2019, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Magi.

Modifica dell'ordine dei
firmatari di una mozione.

  Alla mozione Lazzarini ed altri n. 1-00145, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 20 marzo 2019, l'ordine delle firme, con il consenso degli altri sottoscrittori, deve intendersi così modificato: «Lazzarini, D'Arrando, Panizzut, Ziello, Boldi, Foscolo, De Martini, Comaroli, Valbusa, Vanessa Cattoi, Bazzaro, Locatelli, Sarli, Mammì, Sportiello, Eva Lorenzoni, Menga, Massimo Enrico Baroni».

Ritiro di documenti del
sindacato ispettivo.

  I seguenti documenti sono stati ritirati dai presentatori:

   interrogazione a risposta in Commissione Aprea n. 5-01707 del 20 marzo 2019;

   interrogazione a risposta in Commissione Patelli n. 5-01987 del 18 aprile 2019;

   interrogazione a risposta scritta Lombardo n. 4-02891 del 14 maggio 2019;

   interrogazione a risposta in Commissione Fregolent n. 5-02169 del 28 maggio 2019.