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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Mercoledì 15 maggio 2019

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   RIZZETTO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno, al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   sono passati 15 anni dalla scomparsa di Marco Pantani e, ancora oggi, non è chiaro quale sia stata la reale causa del suo decesso. Come noto, il caso è stato archiviato dalla giustizia come morte per overdose, ma le notizie di stampa che si sono susseguite nel tempo sulla tragica vicenda hanno fatto trapelare una serie di misteri irrisolti; difatti, la famiglia di Pantani ha chiesto la riapertura delle indagini;

   in particolare, sono recenti nuove importanti informazioni rivelate in Commissione parlamentare antimafia, da Umberto Rapetto, generale di brigata della Guardia di finanza, che in tale sede ha affermato: «qualcuno era con lui quando la morte è arrivata», soffermandosi in particolare su alcune «macchie di sangue» e a come era posto il corpo senza vita di Marco, poiché lasciava presumere che qualcuno l'avesse spostato dopo il decesso;

   ed ancora, contrariamente a quanto era stato sempre sostenuto, è emerso che Marco Pantani non era da solo nella stanza dell'albergo in cui è stato trovato morto;

   un altro aspetto sul quale il generale Rapetto ha sollevato l'attenzione dell'Antimafia è il fatto che il ciclista, il giorno della morte, chiese più volte alla reception di chiamare i carabinieri, poiché qualcuno lo infastidiva. Sul punto, non si comprende per quale motivo, a suo tempo, non sia stato dato seguito ad una richiesta di aiuto piuttosto insistente da parte di Pantani, come riferiscono le testimonianze di alcuni di coloro che erano presenti all'ingresso dell'hotel;

   infine, sulla vicenda in questione, resta irrisolto il mistero relativo ad una pallina bianca ritrovata vicino al cadavere di Pantani, attorno alla quale vi era un enorme grumo di sangue che però, stranamente, non ha intaccato la pallina rimasta perfettamente bianca;

   da quanto emerso, l'interrogante ritiene che vicende come quella descritta non possano non essere nuovamente oggetto di indagine laddove emergano ulteriori elementi, il cui approfondimento appare oltremodo necessario, anche per accertare se vi siano responsabilità di terzi;

   ciò, anche considerando che su gare di rilievo nazionale come Il Giro d'Italia, in passato, è stata concretamente ipotizzata la possibilità di condizionamenti della criminalità organizzata, in particolare legata alle scommesse clandestine, che avrebbero inciso anche in danno alla partecipazione di Marco Pantani ad una di tali competizioni ciclistiche –:

   se e quali iniziative di competenza si intenda adottare, anche al fine di contrastare eventuali condizionamenti della criminalità organizzata nell'ambito delle competizioni sportive nazionali che assumono una rilevanza, anche simbolica, per il nostro Paese, quale quella citata in premessa.
(5-02136)


   FIANO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri. — Per sapere – premesso che:

   da notizie pubblicate nella giornata del 15 maggio 2019 sul quotidiano La Repubblica si è appreso che il Presidente del Consiglio, nello scorso mese di aprile, avrebbe comunicato per le vie brevi ai due attuali direttori di Aisi e Aise e al neo-direttore del Dis, l'intenzione di avvalersi di direttori e vice-direttori dell'intero sistema della nostra intelligence che abbiano un «vincolo di fiducia» con l'attuale Governo;

   secondo quanto riportato dal quotidiano, infatti, il Presidente del Consiglio avrebbe fatto pressioni, intimando, con un atto che non ha precedenti nella storia repubblicana, che i quattro vice-direttori attualmente in carica – due al Dis, uno all'Aisi e uno all'Aise – rassegnino «volontariamente» le proprie dimissioni, portando di fatto all'azzeramento completo – esclusi i direttori, due dei quali già nominati dal Governo in carica — dell'intero quadro di vertice dei nostri servizi segreti;

   i fatti riportati, se confermati, appaiono di una gravità inaudita, prevedendo l'applicazione di un sistema di spoil system selvaggio e di una vera e propria lottizzazione politica applicata al sistema di intelligence, deputato a garantire la sicurezza del nostro Paese, un bene supremo di tutti gli italiani, e non appannaggio dei singoli partiti;

   un simile comportamento rischierebbe, peraltro, di mettere in discussione la stessa efficienza operativa dei sistemi di intelligence italiani in un momento delicatissimo, dando luogo a quello che appare all'interrogante un autentico «golpe» in ruoli nevralgici del nostro sistema di sicurezza;

   a parere dell'interrogante, questa è una questione sulla quale non possono sussistere dubbi né opacità e, quindi, da chiarire con assoluta immediatezza, alla luce del fatto che la nostra democrazia si regge proprio sulla certezza di indipendenza degli organi vitali deputati a garantire la nostra sicurezza –:

   se i fatti riportati corrispondano al vero e, in caso affermativo, se intenda revocare la richiesta sopra-citata di dimissioni nonché quali iniziative urgenti intenda adottare per assicurare nel più breve tempo possibile, che le nomine dei direttori e dei vice-direttori del nostro sistema di sicurezza rispondano sempre a criteri di efficienza operativa e non siano mai assoggettate alle logiche della lottizzazione politica.
(5-02138)

AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interpellanza:


   Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, il Ministro per il sud, il Ministro dell'economia e delle finanze, per sapere – premesso che:

   il sito da bonificare di interesse nazionale (Sin) di Priolo è ubicato nel territorio dei comuni di Augusta, Priolo Gargallo, Melilli e Siracusa;

   nel 2006 a seguito di gara espletata dalla regione siciliana per mezzo della società Invitalia, committente, fu consegnato all'impresa Teseco Spa un appalto per la messa in sicurezza del sito «Versante Thapsos di Penisola Magnisi» nel comune di Priolo Gargallo per un importo di euro 14.926.855, per un intervento che doveva essere concluso in 450 giorni;

   con ordinanza del commissario delegato della regione siciliana n. 93 del 24 marzo 2009 è stato conferito incarico a Sviluppo Italia aree produttive s.p.a. per le attività di messa in sicurezza dei siti «Campo Sportivo Ex Feudo» e «Campo Sportivo San Foca» di Priolo Gargallo;

   con decreto n. 74/SRB del 30 marzo 2009 dell'Agenzia regionale per i rifiuti e le acque – settore rifiuti e bonifiche della regione siciliana è stato disposto, l'impegno relativo al finanziamento di importo complessivo di euro 18.693.382,60 in favore di Sviluppo Italia aree produttive s.p.a. (ora Iap) per la cura delle procedure per la realizzazione dell'intervento attività di messa in sicurezza dei siti «Campo sportivo Ex Feudo» e «Campo sportivo San Focà» di Priolo Gargallo;

   la mancata emanazione delle linee guida, già previste dal decreto legislativo n. 205 del 2010, non ha consentito un'univoca interpretazione dei limiti e delle procedure di valutazione della caratteristica di pericolo H14 specifica per i rifiuti, introdotta dal decreto legislativo n. 205 del 2010;

   in data 21 luglio 2011 è stato redatto il verbale di sospensione di lavori delle attività del «Campo sportivo ex Feudo», redatto dalla direzione lavori a seguito della rideterminazione dell'ecotossicità del rifiuto introdotta con il nuovo decreto legislativo n. 205 del 2010, al fine di effettuare in maniera univoca la classificazione del rifiuto;

   con nota prot. 3865 dell'11 giugno 2012 Invitalia-attività produttive trasmette la nota della Daneco Impianti prot. 185/2012/ff/BF del 4 giugno 2012 per chiedere ad Arpa Sicilia, alla provincia – servizio gestione e rifiuti di Siracusa e al commissario delegato bonifiche Sicilia «di esprimersi in merito alla correttezza della procedura utilizzata per l'attribuzione della pericolosità o meno ai campioni di rifiuto esaminati, secondo norma vigente»;

   l'Arpa Siracusa in data 7 maggio 2013, con riferimento ai quesiti posti da Invitalia, esprime parere favorevole all'utilizzo delle modalità di calcolo applicate dalla Daneco Impianti s.r.l., dalla stessa descritte nella nota n. 185/2010/ff/BF del 4 giugno 2012 e discusse in conferenza dei servizi del 16 ottobre 2012, per la classificazione dei rifiuti che deriveranno dalla messa in sicurezza emergenza del Campo Sportivo Ex Feudo di Priolo Gargallo, in relazione all'attribuzione della caratteristica di pericolo H14. Infine, con riferimento al secondo quesito, si ritiene di poter considerare valida la caratterizzazione in sito realizzata nel 2010, anche alla luce del sopralluogo effettuato in data 21 febbraio 2013, dal quale si evince che lo stato dei luoghi non ha subito variazioni significative;

   con nota 11001/gen. Invitalia comunica che ha disposto con nota prot. 3129 del 17 settembre 2015 la risoluzione del contratto, «vista l'impossibilità di procedere a quanto previsto dall'articolo 140 del decreto legislativo n. 163 del 2006 a causa dell'imminente scadenza dei fondi PO FESR 2007-2013. INVITALIA ha formalmente proposto alla regione con nota INVATPR1 3955 del 17 novembre 2015, la risoluzione consensuale del contratto di cui al Decreto 129 del 10 febbraio 2011 e comunica inoltre che sono in corso le attività di chiusura contabile dell'intervento e che si procederà alla riconsegna delle aree al Comune di Priolo Gargallo»;

   in data 29 settembre 2016 l'assessorato regionale e dei servizi di pubblica utilità invita la società Invitalia a non procedere alla riconsegna dell'area al comune di Priolo Gargallo, precisando che nelle more della definizione di tutte le procedure per consentire la ripresa dei lavori dovranno essere effettuati tutti gli accorgimenti all'uopo necessari ad eliminare i pericoli immediati per l'uomo e l'ambiente circostante;

   per «Campo ex feudo» l'importo finale rimodulato ammonta ad euro 14.585.643,23 con un incremento di euro 3.379.546,61; risulta liquidata la somma di euro 4.914.052,73 e per il completamento dell'intervento occorrono euro 9.671.590,51;

   con delibera n. 157 del 2 maggio 2019 la giunta regionale ha destinato euro 750.000 per la messa in sicurezza dei due siti non bastevoli per la consegna all'uso legittimo dei due siti –:

   se risulti al Governo se siano state liquidate, e quando, all'impresa Teseco Spa le somme per la messa in sicurezza del sito di Penisola Magnisi, se si intendano riprendere le attività di bonifica del sito predetto ed anche del sito Campo ex Feudo e a valere su quali risorse, e quali altre iniziative di competenza si intendano assumere rispetto all'area Sin in questione.
(2-00386) «Raciti».

Interrogazione a risposta orale:


   TRAVERSI. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   sul sito della regione Liguria è pubblicata da qualche giorno la documentazione relativa al progetto di biodigestore proposto in località Saliceti (comune di Vezzano Ligure). In particolare, con questa pubblicazione è iniziato l’iter della procedura di valutazione di impatto ambientale di questo progetto;

   il piano provinciale recepito nel piano di ambito regionale ha approvato come sito per il biodigestore spezzino quello di Boscalino (comune di Arcola). Il piano, quindi, non tratta minimamente del sito di Saliceti;

   nonostante ciò, è stato presentato un progetto per il sito di Saliceti (con una semplice comparazione con il sito di Boscalino), il tutto con la motivazione che, al momento (6 agosto 2018) della approvazione del piano provinciale recepito nel piano di ambito regionale non si era valutata adeguatamente la compatibilità delle dimensioni necessarie (60.000 tonnellate/anno circa) del futuro biodigestore spezzino con il sito di Boscalino;

   le 60.000 tonnellate/anno per il biodigestore spezzino erano già previste potenzialmente nel piano di ambito regionale approvato ad agosto del 2018;

   l'individuazione di un sito per il biodigestore spezzino diverso da quello di Boscalino comporterebbe una modifica sostanziale del piano di area e del piano di ambito regionale con la conseguenza di una inevitabile apertura di un procedimento di variante a detti piani con relativa riapertura del procedimento di valutazione ambientale strategica, quanto meno quello di verifica di assoggettabilità;

   la modifica di localizzazione del sito di biodigestore costituisce variante al piano di area approvato il 6 agosto 2018. E quindi prevede l'applicazione della valutazione ambientale strategica, in quanto lo spostamento di un impianto da un sito all'altro produce effetti sull'ambiente, come previsto dalla lettera l) del comma 1 dell'articolo 5 del decreto legislativo n. 152 del 2006;

   in sostanza per questo impianto si sta seguendo una procedura legata al progetto e non alla variante di piano;

   quindi si sta procedendo seguendo una valutazione di impatto ambientale e non una valutazione ambientale strategica –:

   di quali elementi disponga il Ministro interrogato in relazione a quanto esposto in premessa e se non intenda adottare iniziative volte a rendere più stringente la disciplina in materia di valutazione di impatto ambientale e valutazione ambientale strategica con riferimento a situazioni come quella sopra richiamata nell'ottica di una maggiore tutela dell'ambiente.
(3-00736)

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   CAVANDOLI, LUCCHINI e TOMBOLATO. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   a seguito di un controllo effettuato nel marzo 2017, la copertura di 550 metri quadrati del magazzino comunale di Langhirano, nel parmense, è risultata essere costruita interamente con lastre di cemento amianto, in stato di forte deterioramento;

   nel marzo 2017, a seguito del controllo, il responsabile del settore gestione del territorio del comune di Langhirano trasmette vi Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare un progetto di massima per i lavori di bonifica e il rifacimento della copertura, al fine di accedere ai finanziamenti per le opere di progettazione e rimozione dell'amianto;

   alla relazione tecnica relativa all'intervento di bonifica viene allegata anche una relazione nella quale si attesta «lo stato di friabilità e di cattivo stato di conservazione del manufatto contenente amianto», che determina «una condizione di pericolosità di esposizione degli occupanti a elementi nocivi» a fronte della quale «si rende necessario un intervento urgente e prioritario»;

   infine, il 10 luglio 2018 il sindacato Ugl Autonomie locali di Parma invia ad Ausl e Arpae una richiesta ufficiale di sopralluogo, alla quale, però, non viene dato corso –:

   se il Governo intenda adottare iniziative, per quanto di competenza, per la tutela della sicurezza e della salute dei cittadini e dei 5 dipendenti del comune di Langhirano che quotidianamente frequentano il magazzino comunale per ragioni professionali;

   se risulti al Governo che i lavori di bonifica per i quali è stato chiesto il finanziamento nel marzo 2017 siano stati finanziati.
(5-02128)


   VIZZINI, GIANNONE e CUNIAL. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   la stampa nazionale e regionale in Toscana ha riportato più volte l'allarme tra la popolazione per l'utilizzo di prodotti fitosanitari vicino a zone di captazione delle acque sotterranee. Questo è provato dai monitoraggi effettuati dall'Arpat in provincia di Pistoia che evidenziano come il superamento dello standard di qualità ambientale è avvenuto in gran parte delle stazioni e delle aree monitorate;

   il 30 luglio 2018 è stato emanato il decreto del presidente della giunta regionale, n. 43/R – disposizioni relative alle aree di salvaguardia: piano di utilizzazione per l'impiego sostenibile dei prodotti fitosanitari e dei fertilizzanti (Puff). Tale piano ha permesso l'utilizzo di prodotti fitosanitari contenenti glifosato anche in aree di salvaguardia vicine quindi a falde acquifere e pozzi di captazione;

   l’International Agency far Research on Cancer ha classificato il glifosato e i fitofarmaci che la contengono come «probabile cancerogena per l'uomo». Il Ministero della salute, con il decreto 9 agosto 2016, ha vietato l'utilizzo di prodotti fitosanitari contenenti glifosato in parchi, giardini, campi sportivi e aree ricreative, aree verdi all'interno di plessi scolastici, aree gioco per bambini e aree adiacenti alle strutture sanitarie;

   la direttiva CE 2009/128 obbliga gli Stati membri ad adottare piani d'azione per definire i propri obiettivi quantitativi, le misure e i tempi per la riduzione dei rischi e degli impatti dell'utilizzo dei pesticidi sulla salute umana e sull'ambiente e per incoraggiare lo sviluppo e l'introduzione della difesa integrata e di approcci o tecniche alternativi al fine di ridurre la dipendenza dall'utilizzo di pesticidi;

   il piano di azione nazionale per l'uso sostenibile dei prodotti fitosanitari, analogamente alla direttiva (CE) 2009/128, identifica chiaramente al punto 5.2.2 la necessità di tutelare la qualità dell'acqua potabile prescrivendo che, entro due anni dall'entrata in vigore del piano, nelle aree di salvaguardia delle acque superficiali e sotterranee destinate al consumo umano, le regioni e le province autonome debbano individuare prescrizioni specifiche per la limitazione e/o sostituzione dei prodotti fitosanitari che possano contaminare le acque destinate al consumo umano;

   il vigente decreto legislativo n. 152 del 2006, all'articolo 144, comma 1, sancisce che «Tutte le acque superficiali e sotterranee, ancorché non estratte dal sottosuolo, appartengono al demanio dello Stato». Per questo, il riparto delle competenze dipende proprio dalla sopra ricordata distinzione tra uso e concessione delle acque, di competenza regionale residuale, e tutela ambientale delle stesse acque, che è di competenza esclusiva statale, ai sensi del vigente articolo 117, comma secondo, lettera s), della Costituzione;

   il piano per l'uso sostenibile dei prodotti fitosanitari e dei fertilizzanti (Puff) regionale risulta, ad avviso dell'interrogante, dar luogo a una deroga rispetto a quanto si afferma a livello nazionale ed europeo perché in contrasto con la necessità di trovare delle alternative all'utilizzo di diserbanti e pesticidi espressa nel piano di azione nazionale per l'uso sostenibile dei prodotti fitosanitari e nella direttiva CE 2009/128. In questo modo, la regione Toscana ha favorito i diserbanti nonostante possano essere sostituiti con altri metodi –:

   se il Ministro interrogato intenda adottare iniziative normative per escludere l'autorizzazione all'utilizzo dei prodotti fitosanitari in prossimità di luoghi di captazione di acqua destinata alla potabilizzazione, alla luce delle competenze statali in materia di controllo e tutela ambientale ribadite dalla Corte Costituzionale e previste dalla normativa vigente in materia;

   se intenda, promuovere, per quanto di competenza e in sinergia con la regione, controlli ulteriori sui valori di concentrazione di sostanze nocive nel terreno e nelle acque sotterranee ovvero superficiali localizzate nelle aree di salvaguardia individuate in Toscana.
(5-02133)


   TRAVERSI. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   in località Tonnego, comune di Rapallo, è presente centro di trasbordo e messa in riserva rifiuti da raccolta differenziata;

   il centro in questione risulta autorizzato in via ordinaria ai sensi dell'articolo 208 del decreto legislativo n. 152 del 2006, prescrivendo uno stoccaggio di rifiuti non superiore alle 24 ore per la parte del piazzale superiore dell'area;

   inoltre, secondo il piano di prevenzione e gestione delle acque meteoriche di prima pioggia e lavaggio approvato con atto dirigenziale n. 3042 del 2015 dalla città metropolitana di Genova, nell'area del centro in questione si deve svolgere un'attività di messa in sicurezza, raccogliendo rifiuti per frazioni omogenee senza stoccaggio direttamente al suolo ma in contenitori scarrabili;

   l'attività è finalizzata al recupero dei rifiuti gestiti in quanto provenienti tutti dalla raccolta differenziata;

   in questo senso il tipo di stoccaggio nel centro in oggetto non rispetta i seguenti principi generali in materia:

    lo stoccaggio dei rifiuti deve essere realizzato in modo da non modificare le caratteristiche del rifiuto compromettendone il successivo recupero;

    la movimentazione e lo stoccaggio dei rifiuti deve avvenire in modo che sia evitata ogni contaminazione del suolo e dei corpi ricettori superficiali e/o profondi;

   l'autorizzazione n. 7054 del 9 novembre 2011 non contiene adeguate prescrizioni ai sensi dell'articolo 208 del decreto legislativo n. 152 del 2006 se non quella generica di non stoccare i rifiuti indifferenziati oltre le 24 ore;

   lo stoccaggio, invece, avviene in modo prolungato e reiterato nel tempo (mesi) senza adeguate precauzioni/prescrizioni ulteriori alla generica prescrizione sopra riportata. Nel centro come si evince anche dalle notizie apparse sulla stampa cittadina si accumulano rifiuti indifferenziati in modo permanente e in modo incontrollato facendo prefigurare un rischio ambientate;

   peraltro, il centro di raccolta insiste sull'ex discarica di rifiuti solidi urbani del comune di Rapallo che avrebbe dovuto essere messa in sicurezza prima di procedere a nuova autorizzazione. All'interrogante non risulta che questa attività sia ancora conclusa, mentre l'autorizzazione al centro è stata rinnovata nel 2011;

   in sostanza ad avviso dell'interrogante di fatto è stata autorizzata una nuova attività di stoccaggio e messa in riserva di rifiuti senza aver verificato prioritariamente il livello di inquinamento dell'area esistente, le misure di prevenzione di detto inquinamento, la coerenza tra il livello di inquinamento e la destinazione urbanistica dell'area interessata dalla nuova attività –:

   se sia a conoscenza di quanto descritto;

   se il Ministro interrogato abbia valutato la possibilità di promuovere una verifica del comando carabinieri per la tutela ambientale (C.C.T.A)
(5-02135)

Interrogazione a risposta scritta:


   LABRIOLA. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro dell'interno, al Ministro della difesa, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   con riguardo all'area di Taranto, purtroppo, sempre più spesso balzano agli onori della cronaca notizie di illeciti legati sia alla pesca e all'allevamento sia alla commercializzazione dei frutti di mare in esso riprodotti e/o allevati nel Mar Piccolo;

   fenomeni di illegalità riguardano anche cavallucci marini e tantissime oloturie (conosciute come cetrioli di mare) usate a fini gastronomici, cosmetici o farmaceutici. Specie protette, pescate illegalmente e su commissione che, dai mari di Taranto, approvvigionano il mercato cinese;

   uno studio chiesto al Cnr dimostra la vitale importanza delle oloturie per l'ecosistema marino, anche per l'elevata capacità di questi echinodermi di depurare acque con notevole carica batterica, favorendone anche l'ossigenazione. Anche i cavallucci marini, protetti dalla Convention on International Trade in Endangered Species of wild fauna and flora (Cites) e dalle convenzioni di Berna e Barcellona, svolgono una funzione fondamentale per l'ecosistema;

   la pesca avviene – per pochi euro – nel mar Piccolo e nel mar Grande, con gravissimo danno ambientale per l'ecosistema marino e la biodiversità;

   qualche settimana fa, il sindaco di Taranto aveva dichiarato che «le immagini della cattura e dell'esportazione illegale di cavallucci marini ed altre specie protette dalla legge nel nostro Mar Piccolo hanno profondamente turbato tutti noi e l'Amministrazione ha avviato tutte le verifiche del caso»;

   il sito VeraLeaks.org, denuncia che «la filiera volta all’export cinese si avvale di pescatori locali, tarantini, che vendono il prodotto ad un intermediario che a sua volta lo porta in una attività commerciale cinese che provvede all'inscatolamento e alla spedizione in oriente»;

   peraltro, a Taranto i mitilicoltori e i lavoratori del comparto che rispetterebbero le regole sarebbero penalizzati da un sistema illegale che dal 2011, anno in cui si scoprirono per la prima volta valori elevati di diossine e Pcb nei mitili, fino ad oggi non sarebbe stato ancora eliminato in forza del fatto che rappresenterebbe circa il 50 per cento del fatturato annuo dell'intero comparto ittico;

   oltre ai mitili anche i datteri, i ricci di mare e il novellame vengono troppo spesso pescati illegalmente, e le tartarughe uccise durante la pesca di frodo;

   se la pesca nel mar Piccolo è vietata, c'è però chi continua a praticarla senza il rispetto di alcuna regola, e ad essere vittima sono spesso le stesse tartarughe, che si avvicinano alle reti per mangiare il pesce e vengono uccise e rigettate in mare;

   è indispensabile rafforzare i presìdi territoriali (capitaneria di porto, Guardia di finanza, carabinieri e polizia municipale e altri), per il contrasto degli illeciti perpetrati a danno della pesca ed in particolare dei mitili, dei datteri, e della fauna protetta, nonché per controllare e prevenire la pesca abusiva sia nell'area del Mar Piccolo che su tutta la costa dell'area di Taranto;

   peraltro, aumentando la consistenza dell'organico e levando – con particolare riferimento alla capitaneria di porto – l'attuale criterio della permanenza massima dei 15 anni, si arriverebbe sicuramente a un netto miglioramento delle condizioni necessarie affinché l'amministrazione possa assicurare il controllo e lo sviluppo del territorio –:

   se non si ritenga necessario adottare iniziative per provvedere al potenziamento degli organici delle forze dell'ordine impegnate nella lotta alla pesca di frodo, oltre a fornire, potenziare, integrare e modernizzare mezzi e strumenti necessari allo scopo;

   quali iniziative di competenza si intendano adottare, di concerto con gli enti territoriali interessati, al fine di implementare il controllo del litorale dell'alto ionico della provincia di Taranto, in collaborazione con l'Arpa Puglia, per contrastare le attività illegali e comunque per garantire una efficace salvaguardia della fauna ittica e, in particolare, quella protetta.
(4-02908)

BENI E ATTIVITÀ CULTURALI

Interrogazione a risposta scritta:


   GABRIELE LORENZONI. — Al Ministro per i beni e le attività culturali. — Per sapere – premesso che:

   le necropoli di Tarquinia e Cerveteri sono dal 2004 iscritte nella lista del patrimonio mondiale dell'Unesco, in quanto costituiscono una testimonianza straordinaria ed eccezionale dell'antica civiltà etrusca, unica tipologia di civilizzazione urbana dell'Italia preromana. Siti di tale importanza archeologica e storica necessitano di adeguate strategie di fruizione e valorizzazione unitaria, la cui attrazione turistica può favorire enormemente lo sviluppo sociale ed economico delle comunità locali;

   dal 2010 la gestione integrata dei servizi di accoglienza del Museo archeologico nazionale etrusco e la necropoli della Banditaccia a Cerveteri (RM) e il Museo archeologico nazionale etrusco e necropoli del Calvario a Tarquinia (VT), così come pubblicato in Gazzetta Ufficiale n. 73 – Serie V del 28 giugno 2010, risultava affidata alla società denominata Società Etruria Musei srl;

   nel mese di novembre 2018 è avvenuta l'interruzione della concessione dei servizi aggiuntivi e di biglietteria, affidata alla Società Etruria Musei srl, dei Musei archeologici nazionali di Tarquinia e Cerveteri;

   le attività dei servizi aggiuntivi (punti ristoro, bookshop e caffetteria) e di biglietteria erano svolte per conto di Società Etruria Musei srl da 18 lavoratori, i quali si trovano da mesi sprovvisti di contratto di lavoro;

   ad oggi il servizio di biglietteria è svolto da dipendenti del Ministero;

   vi è necessità di tutelare i lavoratori e la qualità del servizio, tenendo conto del personale, che nel corso del tempo ha acquisito specifiche competenze;

   nel 2019 ricorreranno i quindici anni dall'iscrizione delle necropoli al patrimonio dell'Unesco e sono previste manifestazioni ed iniziative presso i siti archeologici nazionali i quali risultano ad oggi sprovvisti di sufficiente personale per la gestione dei servizi aggiuntivi e di biglietteria –:

   se il Ministro sia a conoscenza della situazione sopra esposta;

   quali siano gli orientamenti del Ministro interrogato al riguardo e quali iniziative intenda adottare per la gestione dei servizi aggiuntivi e di biglietteria dei Musei archeologici nazionali di Tarquinia e Cerveteri;

   se sia prevista una nuova gara per l'affidamento dei servizi aggiuntivi;

   quali iniziative si intendano intraprendere per tutelare i 18 ex dipendenti della società Etruria Musei srl.
(4-02904)

GIUSTIZIA

Interrogazione a risposta scritta:


   UBALDO PAGANO. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   negli scorsi giorni, organi di stampa nazionali hanno riportato notizie circa presunte irregolarità nell'aggiudicazione di un immobile all'asta giudiziaria presso il tribunale di Taranto che coinvolgerebbe un senatore della Repubblica;

   nel 2002 il signor E.P. acquista un immobile sito in Leporano, sulla litoranea salentina, a 8 chilometri da Taranto, in prossimità del parco archeologico di Saturo, per 300 mila euro, con l'intenzione di avviare un'attività turistico-ricettiva. A tale scopo, contrae un mutuo di 200 mila euro con la Banca della Nuova Terra, per affrontare i costi di ristrutturazione dell'immobile e adeguarlo per la realizzazione di una masseria bed and breakfast, dotata di oleificio e ristorante;

   a causa della crisi economica e della crisi ambientale dell'area di Taranto, l'attività del signor E.P. accumula perdite fino a quando il suo proprietario si ritrova impossibilitato a pagare le rate del mutuo contratto;

   nel 2012 l'istituto bancario creditore chiede il pignoramento della masseria che viene successivamente messa all'asta;

   l'insuccesso delle prime aste fa scendere il prezzo della proprietà fino a 375 mila euro, sebbene il prezzo stimato dal consulente del giudice esecutivo del tribunale di Taranto fosse di 900 mila euro;

   il signor E.P. in accordo con la società Kanapa S.r.l.s. presenta un'offerta in via telematica espletando tutti gli adempimenti previsti dalla legge, ma quando, in data 17 gennaio 2019, il giudice di Taranto, Andrea Paiano, apre l'asta, sul portale risulta una sola offerta, presentata dal senatore Mario Turco del Movimento 5 Stelle, sebbene fossero stati depositati due bonifici (uno del senatore Turco e uno della Kanapa S.r.l.s.);

   il sito www.astetelematiche.it invia al delegato alla vendita individuato dal giudice una comunicazione via email giustificando il mancato invio dell'offerta di Kanapa s.r.l.s. a causa di un errore formale nella rinominazione del file generato all'atto della registrazione dell'offerta;

   di conseguenza, l'immobile è aggiudicato al senatore Turco per 375 mila euro e l'istanza di revoca presentata dai rappresentanti legali della Kanapa s.r.l.s. viene respinta;

   la stessa Kanapa s.r.l.s. deposita un reclamo formale al tribunale di Taranto, il quale fissa l'udienza in data 26 giugno 2019, ma, in data 3 aprile 2019, il giudice firma il decreto di trasferimento del bene in favore del senatore Turco;

   alcuni parlamentari del Movimento 5 Stelle avevano, nel settembre e nel novembre 2016, nonché nel novembre 2018, denunciato tramite interrogazioni parlamentari (rispettivamente n. 4-06370, n. 4-06628, n. 4-00820), presunte irregolarità nelle procedure esecutive immobiliari e per la ripetuta aggiudicazione di beni immobili a prezzo vile avvenute presso il tribunale di Taranto – sezione immobiliare, chiedendo lo svolgimento di attività ispettive presso lo stesso tribunale –:

   di quali elementi disponga il Governo e se ritenga di verificare la sussistenza dei presupposti per promuovere iniziative ispettive presso la sezione immobiliare del tribunale di Taranto in relazione alle procedure esecutive immobiliari poste in essere.
(4-02912)

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   BUSINAROLO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   la Tangenziale Sp1 è un'arteria percorsa da centinaia di migliaia di automobilisti che quotidianamente si dirigono verso diversi centri della provincia di Verona e che presenta una grave criticità rappresentata dalla strettoia della strada regionale 62 della Cisa, tra lo svincolo per la tangenziale sud e il casello di Verona nord, con una riduzione di carreggiata da due a una corsia, decisa circa 15 anni fa da Veneto Strade, titolare del tratto, in cui si riversa un notevole flusso di auto provenienti dalla Valpolicella, da Bussolengo e dall'area gardesana;

   nel 2016 il sindaco di Verona, Flavio Tosi, insieme alla vicepresidente dell'A22 Carla De Beni, ha presentato alla conferenza di servizi istruttori del comune di Verona, che ha espresso parere favorevole, il progetto definitivo per il miglioramento della viabilità e la realizzazione di un nuovo parcheggio in corrispondenza del casello autostradale di Verona. Si tratta del progetto esecutivo, approvato dal consiglio di amministrazione di A22 del Brennero, nella seduta del 25 marzo 2016, per la sistemazione e la riqualificazione della viabilità nei pressi del casello di Verona nord e per la riqualificazione dei due parcheggi esterni, con un investimento di ben 2.385.000 euro: nel dettaglio il progetto prevedeva di risolvere il problema delle code e dei rallentamenti causati dalla riduzione da due a una sola corsia e di quello relativo al parcheggio, in quanto accessibile solo a coloro che provengono dalla Valpolicella, contemplando l'allargamento del ramo di uscita della rotatoria in direzione Mantova per agevolare le manovre dei mezzi pesanti;

   nella stessa occasione la De Beni dichiarava che, dopo il completamento della fase esecutiva della progettazione, una volta indette le regolari procedure di appalto, avrebbero potuto prendere il via i lavori, presumibilmente per l'autunno del 2017;

   a oggi, a distanza di circa due anni e nonostante i lavori preannunciati dall'allora sindaco di Verona e dalla vicepresidente dell'A22, ci si trova davanti a gravi ritardi per la realizzazione degli interventi diretti a rendere più scorrevole e più sicura la viabilità nei pressi del casello di Verona nord. Ciò nonostante il fatto che nel 2018 l'Autobrennero ha compiuto investimenti di ammodernamento per 17,5 milioni di euro per un totale di 56,9 milioni di euro, come riportato anche da notizie di stampa (www.larena.it del 30 aprile 2019); tra questi, sono stati stanziati 3 milioni e 250 mila euro per migliorare l'accesso a Verona nord e per i parcheggi –:

   quali iniziative di competenza il Ministro interrogato intenda intraprendere in relazione alla vicenda descritta in premessa, al fine di garantire una viabilità più scorrevole nei pressi del casello autostradale di Verona nord e un miglioramento delle condizioni di sicurezza per i numerosi automobilisti che ogni giorno percorrono il tratto interessato.
(5-02126)


   DE MICHELI, BRAGA, DE LUCA, PIZZETTI e INCERTI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   nel dicembre 2018, Trenitalia spa, società del gruppo Ferrovie dello Stato Italiane, ha assegnato alla società spagnola Caf S.p.a., attraverso la sua controllata Caf Italia, il servizio di manutenzione preventiva e correttiva della flotta Etr500 (circa 60 treni), che insieme all'Etr1000 costituisce il fiore all'occhiello dell'alta velocità in Italia, per un periodo di sei anni e per un importo pari a 132 milioni di euro, con un'opzione di rinnovo alle medesime condizioni per lo stesso periodo;

   alla procedura di gara hanno partecipato soltanto due offerenti: la Rti Hitachi Rail Italy-Sitav e Caf S.p.a. La prima, oltre ad essere il soggetto costruttore del modello Etr500, svolge il servizio di manutenzione preventiva da circa 20 anni, con alti standard di sicurezza e affidabilità, occupando attualmente fino alla scadenza del «contratto ponte» il prossimo giugno 2019 circa 300 lavoratori altamente qualificati;

   l'operatività della Caf nel nostro Paese non sarebbe al momento garantita e da una semplice ricerca su internet si può scoprire come la «CAF Italia S.r.l., società con socio unico soggetta alla direzione e coordinamento di CAF – Construcciones y Auxiliar de Ferrocarriles, S.A. ricerchi sin dall'8 aprile 2019 per le sedi di Milano, Napoli, Roma, Torino e Firenze tecnici qualificati per la manutenzione di treni ad alta velocità in servizio commerciale in Italia». Tale circostanza avvalora quanto segnalato dalle maggiori organizzazioni sindacali del trasporto ferroviario italiano circa il fatto che attualmente non sarebbe garantita un'adeguata attività di manutenzione degli Etr500; si ritiene che sia quindi necessario acquisire le competenze tecniche adeguate a garantire le condizioni di massima sicurezza del trasporto ferroviario ad alta velocità;

   il servizio di manutenzione dei convogli Etr500, pur in presenza di elevate criticità e carenze rispetto al possesso effettivo dei requisiti di competenza tecnica, è stato affidato da Trenitalia Spa alla società Caf Italia in forza del solo criterio del massimo ribasso applicato sull'offerta economica; tale circostanza appare particolarmente allarmante, in quanto dimostra, ad avviso degli interroganti, come non si siano tenuti in adeguata considerazione, nell'affidamento del servizio di manutenzione, gli aspetti relativi alla sicurezza dei mezzi ferroviari che impone invece l'impiego di particolare competenze e professionalità, nonché le ricadute in termini occupazionali in settori di particolare specializzazione;

   come rilevato nell'ultima relazione dell'Agenzia nazionale per la sicurezza delle ferrovie (Ansfisa), la gestione del processo manutentivo è una delle principali criticità del sistema ferroviario che richiede un attento presidio delle attività connesse alla manutenzione;

   a tal fine, all'inizio del 2018, l'Agenzia, sulla scorta dei dati emergenti dalle attività di supervisione e dall'analisi degli incidenti, ha ritenuto necessario emanare una raccomandazione indirizzata a tutti gli operatori ferroviari affinché attuassero una revisione dei propri processi manutentivi in coerenza con quanto stabilito dai metodi comuni di sicurezza definiti dalla normativa europea di riferimento;

   tale revisione doveva essere finalizzata ad individuare e di conseguenza mettere in atto le necessarie azioni finalizzate a garantire un efficace presidio dei processi manutentivi di competenza, prevedendo anche specifiche attività di audit sui fornitori esterni di servizi di manutenzione –:

   quali iniziative urgenti si intendano assumere, anche da parte dell'Agenzia nazionale per la sicurezza delle ferrovie, al fine di verificare i requisiti tecnici della Caf e le caratteristiche previste dal bando aggiudicato, a tutela della sicurezza dei viaggiatori ad alta velocità e della salvaguardia dei livelli occupazionali.
(5-02134)

Interrogazione a risposta scritta:


   FRATOIANNI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   il 2 febbraio 2019, a seguito delle intense piogge e della scarsa manutenzione da parte di Anas, in prossimità della località di Pavana si è verificato un grosso smottamento della strada statale 64 Porrettana, che collega Pistoia a Bologna;

   la strada è stata interamente chiusa alla circolazione, la viabilità alternativa è interdetta ai mezzi superiori a 35 quintali ed è rappresentata da due tracciati distinti;

   il primo è la vecchia strada comunale che passa all'interno dell'abitato di Pavana e che, essendo inidonea a sopportare il flusso di traffico veicolare che percorreva la statale, è utilizzata per un lungo tratto in senso unico alternato;

   tale condizione crea enorme caos specialmente durante il fine settimana, con proteste da parte degli abitanti e il timore che il sindaco possa interdire il traffico ai non residenti;

   il secondo tracciato utilizza due strade provinciali (la strada provinciale 52 e la strada provinciale 51) seguendo un percorso di montagna, che sale fin sul crinale per poi ridiscendere a monte della frana e che, oltre ad essere tortuoso, è più lungo di 7/8 chilometri; a causa di una vecchia frana sulla quale la provincia di Pistoia non è mai intervenuta, anche un tratto della strada provinciale 52 è a senso unico alternato;

   in verità ci sarebbe anche la strada statale 632 Traversa di Pracchia che da Ponte Petri porta a Ponte della Venturina, aggirando completamente la valle della Limentra di Sambuca (dove abitano molte persone), utile soprattutto per chi va da Pistoia a Bologna, ma è molto più lunga, poco agevole e con un tratto a senso unico alternato per una frana avvenuta lo scorso anno;

   in questi mesi si sono svolti alcuni incontri presso la prefettura di Pistoia ai quali hanno partecipato i comuni toscani interessati (Pistoia e Sambuca), l'Anas e la regione Toscana;

   l'Anas aveva promesso il ripristino della strada statale 64 Porrettana entro il mese di aprile, ma in realtà si sarebbe attivata con molto ritardo, tant'è che l'autorizzazione paesaggistica per l'avvio del cantiere, trattandosi di una zona vincolata, è stata richiesta solo il 15 aprile e consegnata, in tempi record, alla fine di aprile;

   nonostante ci siano tutte le autorizzazioni e un finanziamento di 3 milioni di euro, pare che Anas non riesca ad aprire il cantiere prima di giugno 2019;

   Sambuca Pistoiese è una terra di confine tra Toscana ed Emilia e a causa della chiusura della strada statale 64 le attività commerciali sono in profonda sofferenza;

   secondo Confcommercio da quando la strada è chiusa i ricavi sarebbero diminuiti del 40 per cento;

   altrettanti disagi li vivono le poche aziende locali che, costrette a utilizzare il percorso autostradale da Sasso Marconi per il transito dei mezzi sopra i 35 quintali, hanno aumentato i costi per il trasporto dei loro prodotti;

   anche il trasporto pubblico che collega Pistoia e Porretta Terme subisce continue limitazioni e ritardi;

   il timore è che con l'inizio dei lavori a giugno questi si protraggano per l'intera estate, compromettendo in maniera definitiva l'attività turistica, essenziale per l'economia di quel territorio –:

   quali iniziative intenda intraprendere il Governo affinché vi siano tempi certi e brevi per il ripristino della strada statale 64 Porrettana, oltre alla certezza delle risorse necessarie al completamento dei lavori;

   quali iniziative di competenza il Governo intenda intraprendere affinché l'Anas provveda a una maggiore pianificazione degli interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria da effettuare con costanza su tutta la rete stradale della zona;

   quali iniziative di competenza il Governo intenda assumere a supporto della fragile economia che ruota attorno alla strada statale messa a dura prova dallo smottamento del mese di febbraio 2019.
(4-02909)

INTERNO

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   MIGLIORE. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   ha suscitato scalpore e sconcerto la notizia apparsa su tutti gli organi di informazione, purtroppo anche stranieri, della società Spinosa Costruzioni di Isernia che aveva annunciato di voler sospendere la propria attività per i lavori di restyling di Porta Capuana, nel cuore di Napoli, finanziati nell'ambito del Grande Progetto Unesco, a causa delle minacce ricevute;

   l'impresa appaltatrice dei lavori aveva comunicato di voler ritirare uomini e mezzi dopo aver denunciato in questura due giorni consecutivi di minacce e pressioni da parte del racket delle estorsioni;

   dopo un incontro con il comune si è appreso che lunedì 13 maggio 2019 la ditta dovrebbe riprendere i lavori;

   questo annuncio però non cancella la gravità dell'episodio con una prima minaccia portata da un uomo in scooter, protetto da un casco integrale e che si sarebbe rivolto agli operai dicendo «Chiudete il cantiere e venite a parlare, altrimenti vi spariamo uno ad uno», atto subito denunciato alla polizia;

   nonostante la denuncia, le minacce sono state portate nuovamente al cantiere con toni ancora più accesi, elemento che aveva fatto decidere la sospensione delle attività;

   un atto che ha scosso la città, ed in particolare il tessuto economico e produttivo;

   è inaccettabile che una ditta impegnata in lavori del Grande Progetto Unesco possa essere costretta a chiudere attività per minacce;

   episodi come quello in questione comportano conseguenze drammatiche per il tessuto sociale e per l'economia della città, offrendo purtroppo una pessima immagine della città e della sua condizione di sicurezza –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza di questo gravissimo e inquietante episodio, e se intenda chiarire perché a seguito delle denunce da parte della ditta non sembrerebbero esservi state adeguate risposte da parte delle forze dell'ordine e quali iniziative intenda assumere per rafforzare i dispositivi di sicurezza in particolare per quanto concerne i cantieri e le attività economiche per contrastare azioni estorsive.
(5-02131)


   DONZELLI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   come riportato da numerosi articoli di stampa e raccolto dalle segnalazioni dirette di alcuni cittadini, nella frazione di San Giorgio a Colonica (Prato) si è verificata quella che, ad avviso dell'interrogante, costituisce una vera escalation di furti e atti di criminalità. Nella zona insiste un campo nomadi che l'interrogante ha visitato in data 1° marzo 2019 verificando con i propri occhi la presenza di discariche, carcasse di auto e camion, scarti tessili, allacci abusivi, bombole del gas e fili scoperti contro qualsiasi norma di sicurezza, oltre ad almeno una dozzina di cani legati alla catena che ringhiavano se qualcuno provava ad avvicinarsi, in spregio a qualsiasi criterio di legalità –:

   se non ritenga opportuno adottare ogni iniziativa di competenza per operare lo smantellamento del suddetto campo per ripristinare la legalità e garantire la sicurezza ai cittadini della zona che pagano onestamente le tasse.
(5-02137)

Interrogazione a risposta scritta:


   EHM, SURIANO e SABRINA DE CARLO. — Al Ministro dell'interno, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   è riconosciuto a livello internazionale lo sforzo del Governo Conte nel tentare un dialogo con la Libia sin dalla nascita di questo nuovo Parlamento, con conferenze ad hoc, come a Palermo nel 2018, e con incontri bilaterali dello stesso Presidente del Consiglio Conte sia in Italia che in Libia con le diverse autorità libiche riconosciute, oltre al tentativo di coordinamento con la Guardia costiera libica per i salvataggi in mare con dotazione di mezzi e formazione del personale in loco attraverso la Difesa italiana;

   le mutate condizioni in Libia, con una guerra in corso tra le due fazioni di Al Serraj e Haftar, non possono che peggiorare l'equilibrio del Mediterraneo e incentivare nuove partenze, nonostante ogni sforzo del Governo italiano affinché la situazione si stabilizzi e si scongiuri ogni evento militare in accordo con gli sforzi dell'inviato speciale delle Nazioni Unite Salamé;

   dall'inizio delle ostilità, secondo l'Unhcr si contano 432 morti, più di 2.000 feriti e decine di migliaia di sfollati, almeno 45.000 secondo stime attendibili, mentre altre 3.300 persone sono considerate particolarmente a rischio, perché intrappolate all'interno dei centri di detenzione in prossimità degli scontri in corso e imminenti;

   i nuovi assetti di questa guerra non possono più far ritenere la Libia un porto sicuro e quindi un luogo di sbarco dei migranti intercettati in mare dalla Marina Libica, i cui mezzi sembrano impiegati nel conflitto. Ciò rende di difficile applicazione pratica gli accordi raggiunti finora con il Governo Libico e la Guardia costiera libica;

   la probabile nuova ondata di persone in fuga dalla Libia verso l'Europa potrà avere una portata che in questo momento non si è pronti ad affrontare con un dispiegamento internazionale di navi e mezzi di soccorso, né con strutture di accoglienza in Italia, che sono state depotenziate;

   secondo una direttiva del Ministero «il rispetto e la salvaguardia della vita umana in mare comportano l'obbligo di applicare le vigenti normative internazionali, evitando ogni comportamento che concorra alla determinazione di situazioni di rischio per la vita umana e ad incentivare i pericolosi attraversamenti via mare da parte di immigrati»;

   l'attività di alcune navi predisposte ai soccorsi «può determinare rischi di ingresso sul territorio nazionale di soggetti coinvolti in attività terroristiche o comunque pericolosi per l'ordine e la sicurezza pubblica»;

   si rileva altresì anche che «imbarcazioni battenti bandiera italiana o estera hanno svolto le descritte attività sistematiche di prelievo in mare di cittadini stranieri in aree che, ai sensi della vigente normativa internazionale, non rientravano nella responsabilità SAR (Search and Rescue) italiana e che tali imbarcazioni hanno rifiutato il coordinamento SAR delle Autorità straniere legittimamente responsabili ai sensi della vigente normativa internazionale ovvero non hanno ottemperato alle istruzioni emanate dalle suddette Autorità»;

   nella direttiva, infine, si ricorda l'obbligo di garantire il pieno rispetto della normativa nazionale ed internazionale relativa alle attività di soccorso, anche al fine di assicurare una coordinata, efficace e responsabile attività di salvaguardia della vita umana in mare da parte delle autorità governative legittimamente responsabili –:

   quali iniziative siano state attuate e quali si intendano adottare per garantire l'applicazione della Convenzione di Ginevra relativa allo status di rifugiati e dell'articolo 10 della Costituzione italiana, ovvero per assicurare la tutela e il sostegno ai migranti richiedenti asilo che scappano dalla attuale guerra in Libia, anche alla luce di quanto esposto in premessa;

   se non intendano adottare iniziative per predisporre l'apertura di canali umanitari, anche per ragioni di sicurezza, al fine di scongiurare quanto ipotizzato nella direttiva del Ministero dell'interno e permettere un sicuro accesso al nostro Paese a profughi di guerra selezionati secondo criteri di bisogno (ad esempio, minori e nuclei familiari attualmente presenti in Libia).
(4-02907)

ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   MELICCHIO, BELLA e GALLO. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   il Cnr nel 2018 ha avviato il processo di stabilizzazione del proprio personale precario in applicazione di quanto previsto dal decreto legislativo n. 75 del 2017, assumendo a tempo indeterminato oltre mille unità di personale ai sensi del comma 1 dell'articolo 20 della suddetta legge e avviando le procedure concorsuali riservate di cui al comma 2 di detto articolo;

   il Cnr, con delibera del consiglio di amministrazione n. 59/2019 del 21 marzo 2019, ha adottato le «linee guida per l'aggiornamento della programmazione del fabbisogno di personale relativa al 2019», disponendo un ampliamento delle assunzioni dei candidati idonei iscritti nelle graduatorie delle procedure concorsuali di cui all'articolo 20, comma 2, del decreto legislativo n. 75 del 2017, nella misura massima di n. 208 posizioni, e stabilendo che la quota di accesso dall'esterno sarà garantita, in relazione a ciascuna area strategica, mediante un corrispondente incremento dei posti dei concorsi pubblici indetti ai sensi del decreto ministeriale n. 163 del 2018 per la medesima area strategica, attualmente ancora in corso di svolgimento (bandi 368.26-368.50, per il reclutamento dei giovani ricercatori). I giovani ricercatori da assumere avrebbero dovuto essere 152, mentre nel bando di selezione sono previsti solo 145 posti; i restanti 7 posti pare saranno assunti per chiamata diretta del consiglio di amministrazione presso istituti particolarmente meritevoli;

   i commi 360 e seguenti della legge 30 dicembre 2018, n. 145, hanno disposto una proroga della validità delle graduatorie esistenti;

   presso il Cnr risultano ancora attive numerose graduatorie relative a concorsi a tempo determinato e indeterminato per i medesimi profili e mansioni dei posti oggetto dei concorsi pubblici indetti ai sensi del decreto ministeriale n. 163 del 2018, attualmente ancora in corso di svolgimento (bandi 368.26-368.50) e per i quali si è addirittura disposto un incremento; alcune delle graduatorie ancora vigenti presso il Cnr si riferiscono, inoltre, a procedure concorsuali bandite ai sensi della legge n. 125 del 2013 (cosiddetta legge d'Alia) con specifiche finalità di superamento del precariato;

   nel piano triennale di fabbisogno del personale (PdF) 2018-2020 il Cnr si è impegnato nel superamento del fenomeno del precariato con nuove stabilizzazioni già a partire dal primo trimeste 2019 sia mediante lo scorrimento delle graduatorie delle passate procedure concorsuali bandite ai sensi del comma 2, sia attraverso l'assunzione del personale in possesso dei requisiti di cui al comma 1 –:

   se il Ministro sia a conoscenza dell’iter che il Cnr sta seguendo nell'ambito delle procedure di stabilizzazione del proprio personale precario e se ritenga di adottare iniziative, in ragione dei propri poteri di ispezione e vigilanza su detto ente, per verificare il pieno rispetto del dettato normativo con riferimento alla scelta di non procedere alla stabilizzazione diretta ai sensi del comma 1 del decreto legislativo n. 75 del 2017 di tutti coloro i quali, oltre agli altri requisiti previsti da tale disposizione, avessero già conseguito una idoneità in concorsi a tempo indeterminato per le medesime mansioni e attività svolte, in particolare di coloro i quali fossero già risultati idonei in procedure concorsuali per l'assunzione a tempo indeterminato relative a precedenti misure, quali la legge n. 125 del 2013, adottate per il superamento del precariato storico nelle pubbliche amministrazioni e che proprio in ragione di tale ultima circostanza, secondo quanto disposto dai commi 1 e 2 dell'articolo 20 del decreto legislativo n. 75 del 2017 e dalla successiva circolare n. 3 del Ministro per la semplificazione e la pubblica amministrazione, avrebbero dovuto essere stabilizzati con priorità rispetto a tutte le altre categorie;

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei criteri utilizzati dal Cnr nella chiamata diretta relativa ai 7 posti da assegnare per i giovani ricercatori e nella scelta operata nel momento in cui, a fronte dello scorrimento di n. 208 posti dalle graduatorie dei concorsi ex comma 2 del citato articolo 20, l'ente ha scelto di dare copertura alla corrispondente quota di accesso dall'esterno per i posti da ricercatore mediante l'utilizzo di idoneità che saranno rinvenibili su graduatorie a oggi non ancora formalizzabili ma solo ipotizzabili, relative a concorsi pubblici indetti ai sensi del decreto ministeriale n. 163 del 2018, attualmente ancora in corso di svolgimento, nonostante vi siano attive numerose graduatorie prorogate dall'ultima legge di bilancio, al chiaro scopo di razionalizzare i costi riconducibili alla selezione di nuovo personale.
(5-02127)


   ASCANI. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   nel pomeriggio del 15 maggio 2019 gli alunni della 4° R del liceo Virgilio si recheranno nel Tempio delle logge massoniche romane per una conferenza dal titolo «Conoscere e studiare la massoneria» che si terrà presso Casa Nathan, la sede delle logge romane del Goi, Grande Oriente d'Italia;

   l'incontro è stato organizzato dal professore di storia e filosofia, Maurizio Cosentino, che parteciperà alla conferenza in qualità di relatore;

   i genitori hanno richiesto l'annullamento dell'incontro e gli studenti hanno preteso spiegazioni dal dirigente scolastico. Appare sorpresa anche la presidente del consiglio d'istituto che trova il fatto singolare, sottolineando che l'incontro è stato organizzato in orario extrascolastico, ma non è un progetto approvato dal consiglio d'istituto, né discusso;

   nonostante le pressioni dei rappresentanti dei genitori che si sono mobilitati con lettere e una raccolta firme, il preside del liceo, Giuseppe Baldassarre, non intende annullare l'incontro, dichiarando che rientra nell'autonomia didattica dei docenti e replicando: «Io sarò presente a garanzia dell'iniziativa, se dovessi vedere o sentire cose che non mi piacciono inviterò gli studenti a uscire dalla sala»;

   la presidente del Comitato dei genitori ha chiesto di essere ricevuta dal preside che, come si legge nel programma, porterà il saluto della scuola al Tempio massonico che sarà aperto straordinariamente proprio per gli alunni del Virgilio –:

   se il Ministro interrogato ritenga opportuno adottare ogni iniziativa di competenza affinché gli studenti si avvicinino, in maniera critica a un fenomeno controverso che ha spesso contraddistinto momenti ambigui della storia della nostra Repubblica, tanto da essere sotto i riflettori della Commissione antimafia, posto che, a fronte delle vicende che negli ultimi anni hanno evidenziato la commistione di ambienti criminali con le logge massoniche e pur nel rispetto della libertà di insegnamento, sarebbe preferibile attivarsi su altri fronti per indagare al meglio i fenomeni mafiosi o la stessa storia della massoneria deviata.
(5-02132)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazione a risposta scritta:


   SQUERI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   nel settore delle agenzie di assicurazione in gestione libera, esiste un contratto collettivo nazionale di lavoro di riferimento siglato da Anapa (Associazione nazionale agenti professionisti di assicurazione), associata a Confcommercio, e da Cgil, Cisl, Uil e Fna, sottoscritto il 15 gennaio 2018, che rinviene da altro analogo precedente scaduto (che rappresenta la continuità di tutti i precedenti contratti collettivi nazionale di lavoro dei dipendenti di agenzia di assicurazione) ed un altro contratto siglato da Sna (Sindacato nazionale agenti), non associata ad alcuna confederazione nazionale, e da Fesica e Fials, sindacati che rappresentano badanti e lavoratori stranieri, associati a Confsal;

   diverse sentenze (da ultimo tribunale di Genova 1° febbraio 2019, n. 1064) hanno accertato che quello Anapa è il contratto collettivo di riferimento del settore merceologico di appartenenza, anche ai fini dell'applicazione dell'articolo 1 del decreto-legge n. 338 del 1989, che stabilisce come «la retribuzione da assumere come base per il calcolo dei contributi di previdenza e di assistenza sociale non può essere inferiore all'importo delle retribuzioni stabilito da leggi, regolamenti, contratti collettivi, stipulati dalle organizzazioni sindacali più rappresentative su base nazionale, ovvero da accordi collettivi o contratti individuali, qualora ne derivi una retribuzione di importo superiore a quello previsto dal contratto collettivo»;

   l'interrogante al riguardo evidenzia come sia in corso attualmente una campagna denigratoria di Sna nei confronti di Anapa volta a screditarne la rappresentanza e rappresentatività nella categoria di riferimento, con la diffusione di dati non corrispondenti al vero (ad esempio, quello per cui a Sna sarebbero associati il 95 per cento degli agenti di assicurazione in gestione libera, circostanza oggettivamente impossibile posto che dei circa 10.000 agenzie operanti attualmente nel territorio nazionale tramite propria organizzazione di dipendenti circa 2.600 risultano iscritti ad Anapa, che opera nell'ambito di Confcommercio con una corposa ed articolata struttura organizzativa su tutto il territorio nazionale ed aderisce al Bipar, The European Federation of Insurance Intermediaries con sede in Bruxelles; peraltro tali 2.600 iscritti danno lavoro a circa 10.000 dipendenti, oltre un terzo dell'intera forza lavoro del settore);

   dalle indagini svolte dall'Ispettorato del lavoro risulta che Fesica e Fials non hanno associati tra i dipendenti delle agenzie di assicurazione e che essi stessi siano sindacati assai «evanescenti» (dalla menzionata sentenza risultano le seguenti testimonianze rese dagli ispettori: «nel corso dell'accertamento non abbiamo trovato traccia dei due sindacati Fesica e Fisals; abbiamo reperito un indirizzo dove abbiamo trovato un Club del Genova, che ci è stato detto era sempre stato lì». Circa gli statuti di questi due sindacati: «uno limitava l'iscrivibilità ai soli extracomunitari (nelle agenzie visitate non abbiamo trovato alcun dipendente extra comunitario) e l'altro si limitava a indicare le fattispecie di cui si occupava tra le quali non erano previsti il settore del credito e quello assicurativo»);

   l'Ispettorato nazionale del lavoro già con circolare n. 3/2018 si è espresso nella valorizzazione dei contratti leader di settore onde evitare una proliferazione al ribasso dei contratti collettivi con effetti di dumping sociale; anche il Ministero del lavoro e delle politiche sociali (nota del 24 marzo 2015), si è analogamente espresso, rilevando che il minimale di retribuzione imponibile a fini contributivi deve ricercarsi nei minimali previsti dal Ccnl siglato dalle organizzazioni sindacali comparativamente più rappresentative (Anapa e Cgil, Cisl e Uil); nonostante quanto suddetto, l'interrogante evidenzia altresì come vi siano prassi interpretative difformi presso le diverse sedi degli ispettorati del lavoro che alimentano incertezze applicative –:

   quali orientamenti il Ministro intenda esprimere, per quanto di competenza, con riferimento a quanto esposto in premessa;

   se non ritenga opportuno, nell'ambito delle proprie competenze, intraprendere adeguate iniziative, in considerazione di quanto esposto in premessa, al fine di orientare in maniera omogenea le prassi applicative dell'Ispettorato nazionale del lavoro, anche in sede decentrata.
(4-02910)

POLITICHE AGRICOLE ALIMENTARI, FORESTALI E TURISMO

Interrogazioni a risposta scritta:


   DEIDDA. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo. — Per sapere – premesso che:

   l'Unione europea sostiene la produzione agricola dei Paesi della Comunità attraverso l'erogazione, ai produttori, di aiuti, contributi e premi che vengono gestiti dagli Stati membri attraverso gli organismi pagatori, istituiti ai sensi del regolamento (CE) n. 885/2006;

   con il decreto legislativo n. 165 del 1999 è stata istituita l'Agea (Agenzia per le erogazioni in agricoltura) per lo svolgimento delle funzioni di organismo di coordinamento e di organismo pagatore e, in particolare, la medesima è incaricata: a) della vigilanza e del coordinamento degli organismi pagatori ai sensi del regolamento (CE) n. 1290/2005 del Consiglio del 21 giugno 2005; b) della verifica di coerenza della loro attività rispetto alle linee-guida comunitarie; c) della promozione dell'applicazione armonizzata della normativa comunitaria e delle relative procedure di autorizzazione, erogazione e contabilizzazione degli aiuti comunitari da parte degli organismi pagatori, monitorando le relative attività;

   in tale ambito, l'Agea è anche l'organismo pagatore italiano e ha competenza per l'erogazione dei citati premi comunitari, mentre l'autorizzazione allo svolgimento delle funzioni di organismo pagatore, ai sensi dell'articolo 3, commi 2 e 3, del citato decreto legislativo n. 165 del 1999, ad altri organismi istituiti dalle regioni e province autonome deve essere disposta con decreto del Ministro delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo;

   nell'ambito della regione Sardegna è stata istituita l'Argea quale strumento tecnico-specialistico di supporto all'amministrazione regionale nella materia delle politiche agricole, pesca e acquacoltura e, allo stato, la stessa Argea è in attesa del riconoscimento per l'esercizio delle funzioni di organismo pagatore dei fondi agricoli comunitari Feasr e Feaga;

   all'atto del riconoscimento in qualità di organismo pagatore per i fondi Feaga e Feasr, l'Agenzia assumerà, tra gli altri, i seguenti compiti: a) gestione del fascicolo aziendale anche attraverso la delega ad altri soggetti, nelle forme e nei limiti stabiliti dalla normativa; b) esecuzione dei pagamenti dei fondi agricoli comunitari Feasr e Feaga per l'erogazione ai richiedenti dell'importo autorizzato; c) contabilizzazione dei pagamenti e preparazione di sintesi periodiche di spesa, ivi incluse le dichiarazioni mensili, bimestrali e annuali destinate alla Commissione europea;

   il mancato riconoscimento, fino ad oggi, delle citate funzioni di organismo pagatore ha causato, ai danni dei soggetti interessati residenti e/o aventi sede in Sardegna, notevoli difficoltà, in quanto, in presenza di eventuali problemi burocratici connessi alla presentazione delle domande – il cui superamento è apparso assolutamente necessario al fine di poter ottenere il pagamento dei premi in questione – gli stessi soggetti sono stati costretti a recarsi presso gli uffici dell'organismo pagatore avente sede in Roma, con notevole dispendio di risorse economiche e di tempo;

   le funzioni di organismo pagatore sono state già riconosciute in favore di enti istituiti da altre regioni e, in ragione anche dello stato d'insularità della Sardegna e delle difficoltà di collegamento con la penisola, le stesse avrebbero già dovuto essere attribuite anche alla citata Argea, al fine di semplificare i connessi procedimenti amministrativi e rendere più agevole per i cittadini residenti in Sardegna la richiesta e il riconoscimento dei benefici comunitari –:

   quali iniziative intenda porre in essere al fine di procedere al riconoscimento in favore di Argea Sardegna delle funzioni di organismo pagatore, ai sensi dell'articolo 3 del decreto legislativo n. 165 del 2009.
(4-02905)


   MUGNAI, NEVI, CARFAGNA e BERGAMINI. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo. — Per sapere – premesso che:

   la lista di prodotti dell'Unione europea soggetti a un aumento dei dazi per l'importazione negli Stati Uniti comunicata dall'amministrazione Trump, nella persona del consigliere generale dell'ufficio dell’United States Trade Representative, prevede, tra gli altri, anche l'olio d'oliva;

   è ben noto che i dazi in questione non riguardano solo l'olio d'oliva: la black list dei prodotti europei da colpire con dazi ha un importo complessivo di 11 miliardi di dollari e comprende, oltre all'olio di oliva, anche altri importanti prodotti agricoli e alimentari di interesse nazionale come vini, formaggi, agrumi, l'uva, le marmellate, i succhi di frutta;

   ad ogni modo, preme porre l'accento sui gravi danni e le forti ripercussioni che questi potrebbero portare ad un settore – quello della produzione di olio d'oliva – già fortemente in crisi;

   gli Stati Uniti sono infatti il Paese estero di maggior rilevanza per le esportazioni di questo prodotto così importante per il made in Italy. I dati dimostrano come nel corso degli ultimi decenni molte aziende del settore abbiano puntato molto sul mercato statunitense e siano riuscite a garantirsi una fetta del mercato stesso. Va infatti rilevato che gli Usa consumano circa 300.000 tonnellate di olio d'oliva, a fronte di una produzione che, per il 2018-2019, si ferma a 10.000 tonnellate;

   un aumento così importante dei dazi comporterebbe oneri, sia per le aziende italiane che per i consumatori americani, che potrebbero pregiudicare fortemente le politiche e le strategie future degli operatori del settore, causando, di conseguenza, gravi danni alle esportazioni e all'economia italiana;

   proprio in merito ai dazi addizionali sull'olio di oliva, si è mossa la stessa Naooa-North American Olive Oil Association aprendo una petizione negli Stati Uniti finalizzata all'esclusione dell'olio di oliva dalla suddetta lista di prodotti dell'Unione europea. La motivazione che la Naooa pone alla base della petizione consiste nel fatto che l'olio di oliva è l'unico prodotto presente nell'elenco che medici, nutrizionisti e dietologi raccomandano ai consumatori americani per il trattamento e la prevenzione di malattie croniche. Un aumento dei dazi su questo prodotto si tradurrebbe, quindi, in una tassa sulla salute degli stessi consumatori statunitensi;

   l'olio d'oliva è infatti uno degli alimenti più salutari, tanto che la stessa Food and Drug Administration statunitense (Fda) ha riconosciuto l'olio d'oliva come un alimento benefico per la salute cardiovascolare. Le stesse linee guida dietetiche dell'Usda per gli americani raccomandano la dieta mediterranea, della quale l'olio d'oliva è una componente principale, perché se fosse seguita secondo studi scientifici comporterebbe un risparmio di 20 miliardi dollari in trattamento per molti disturbi, oltre alle malattie cardiache, tra cui cancro, diabete e demenza;

   inoltre, si accentuerebbero i problemi dell'olio extra vergine di oliva prodotto in Italia, che alla borsa internazionale è notevolmente più caro di circa il 70 per cento. Alla luce di questa differenza di prezzi – che vede comunque una qualità sicuramente superiore dell'olio italiano – si deve tener comunque presente che Spagna e Grecia stanno notevolmente migliorando le qualità e il packaging, e accentuano mensilmente la concorrenza e tutto a discapito del made in Italy –:

   quali siano le iniziative intraprese dal Governo in merito alla problematica esposta in premessa, anche in seno all'Unione europea, e quali siano ulteriori iniziative si intendano porre in essere a difesa e tutela dei produttori e degli operatori nazionali, al fine di evitare che l'aumento dei dazi sull'olio d'oliva pregiudichi fortemente un settore così importante e identificativo della qualità italiana.
(4-02906)

SALUTE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   TROIANO. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   la fibrosi cistica, in Italia, è una tra le più comuni e gravi malattie genetiche. È una patologia che va a devastare l'organismo alterando le secrezioni di molti organi. Tra questi, a essere maggiormente compromessi sono bronchi e polmoni, ma anche pancreas e, a seguire, intestino, fegato, cavità nasali e, negli uomini, i dotti deferenti. In Italia sia ha un bambino malato ogni 2.500-3.000 nuovi nati;

   tra le cure principali previste ci sono la fisioterapia e la riabilitazione, l'aerosolterapia, l'antibioticoterapia, le terapie cortisoniche;

   tra i medicinali inseriti nei piani terapeutici vi è l'Orkambi (Lumacaftor+Ivacaftor), un farmaco prodotto dalla società farmaceutica Vertex, rimborsato dal Servizio sanitario a partire dal 2017. La società multinazionale proprietaria del brevetto ha chiesto alla regione Puglia, si legge da un articolo della Gazzetta del Mezzogiorno del 10 marzo 2019, prima il 50 per cento e poi il 25 per cento in più del prezzo delle compresse per gli adulti. Una confezione, per un trattamento di 28 giorni, viene così a costare per gli adulti 10.492 euro (più Iva), mentre per i bambini 12.944 euro (più Iva);

   secondo quanto riporta lo stesso quotidiano, il direttore generale della Asl di Bari, Antonio Sanguedolce, ha scritto all'Autorità garante della concorrenza e del mercato all'Aifa per denunciare un possibile abuso di posizione dominante;

   la questione è stata denunciata anche dal consigliere regionale della Puglia Mario Conca, il quale ha scritto al presidente della regione Michele Emiliano chiedendo quali iniziative si stiano conducendo in regione per ovviare a queste storture che vanno ad incidere, e non poco, sull'assistenza sanitaria dei malati di fibrosi cistica –:

   se il Ministro interrogato sia informato sui fatti;

   se e quali iniziative intenda intraprendere il Ministro interrogato per sostenere le regioni che si trovano costrette a corrispondere maggiori costi come conseguenza di pratiche commerciali discutibili;

   se e quali iniziative di competenza intenda intraprendere il Ministro interrogato per garantire a tutti i malati di fibrosi cistica lo stesso accesso ai trattamenti, indipendentemente dal sistema sanitario regionale di riferimento.
(5-02129)

SVILUPPO ECONOMICO

Interpellanza:


   Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro dello sviluppo economico, il Ministro dell'economia e delle finanze, il Ministro per la pubblica amministrazione, per sapere – premesso che:

   l'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni (Agcom) è titolare, a norma delle leggi vigenti, di rilevanti funzioni di regolamentazione e di vigilanza nel settore delle comunicazioni elettroniche, nel settore audiovisivo e in quello dei servizi postali;

   in quanto autorità amministrativa indipendente, l'Agcom non è sottoposta a poteri di indirizzo e vigilanza da parte del Governo. L'Agcom è però tenuta, ovviamente, a rispettare le leggi dello Stato. In particolare, come confermato tra l'altro dal Consiglio di Stato con sentenza n. 3080/2017, l'Agcom è inserita nell'elenco Istat delle amministrazioni pubbliche che concorrono al perseguimento degli obiettivi di finanza pubblica ed è tenuta pertanto a osservare le norme in materia di contabilità, ai sensi delle quali essa è sottoposta alla giurisdizione contabile della Corte dei conti;

   il Governo, a sua volta, ha il dovere di adoperarsi per la riscossione dei crediti erariali;

   la carica di segretario generale dell'Agcom è ricoperta, dal 1° aprile 2016, da un soggetto esterno assunto con contratto a tempo determinato, il dottor Riccardo Capecchi, il quale – sulla base di quanto emerge da una ricostruzione tratta da notizie di stampa, sia pure con alcune smentite del diretto interessato – si sarebbe trovato per oltre due anni in una situazione di incompatibilità, che a norma di legge è sanzionata con la decadenza. Secondo la stessa ricostruzione, lo stesso sarebbe inoltre sprovvisto dei requisiti previsti ai fini della nomina in questione;

   in particolare, per quanto riguarda la causa di decadenza dall'impiego, risulta da visure effettuate presso la competente Camera di commercio di Brescia – come emerge sempre da fonti di stampa – che il dottor Capecchi avrebbe ricoperto dal 20 ottobre 2014 fino al 31 agosto 2018 la carica di presidente del comitato direttivo del «Consorzio Drive – Consorzio per la diffusione della Ricarica dei Veicoli Elettrici». Ciò configurerebbe una palese violazione dell'articolo 2, comma 31 della legge n. 481 del 1995, secondo cui «Il personale dipendente anche in forza di contratto a tempo determinato presso le autorità non può assumere altro impiego o incarico né esercitare altra attività professionale, anche se a carattere occasionale». La stessa norma stabilisce che la violazione del divieto costituisce causa di decadenza dall'impiego ed è altresì punita con una sanzione amministrativa pecuniaria;

   per quanto riguarda la mancanza dei requisiti previsti ai fini della nomina, l'articolo 9, comma 3, del regolamento di organizzazione e funzionamento dell'Agcom stabilisce che il segretario generale sia scelto tra persone «che abbiano ricoperto incarichi di direzione di strutture di primo livello dell'Autorità ovvero abbiano svolto per almeno otto anni le funzioni di magistrato ordinario, amministrativo o contabile, avvocato dello Stato, consigliere parlamentare, dirigente della prima fascia dei ruoli delle amministrazioni pubbliche, professore universitario di ruolo, alto dirigente di imprese e organismi pubblici o privati». Appare evidente all'interpellante che le parole «alto dirigente di imprese e organismi pubblici o privati» debbano essere interpretate alla luce dei requisiti necessari per i dirigenti della stessa Agcom e per gli altri dirigenti pubblici e che, pertanto, fra coloro che provengono dal settore privato debbano essere considerati alti dirigenti solo i dirigenti di primo livello, collocati immediatamente al di sotto del vertice della struttura. In base a notizie di stampa, sembra che sul punto siano insorti contrasti all'interno del consiglio dell'Agcom e che sia stato deciso di chiedere un parere al Consiglio di Stato;

   in tale contesto assumerebbe rilievo decisivo la circostanza – desunta sempre da fonti di stampa e da ulteriori ricerche condotte in rete – che il dottor Capecchi era inquadrato, nell'ambito di Poste Italiane, in strutture dirette da altri dirigenti e fosse pertanto un dirigente non di primo livello, ma di livello intermedio. Ove ciò fosse confermato, non si potrebbe di conseguenza computare il servizio da lui prestato in Poste Italiane, e dunque risulterebbe la mancanza, all'atto dell'assunzione dell'incarico in questione presso l'Agcom, del requisito degli otto anni di alta dirigenza richiesto dalla disciplina sopra citata;

   pertanto, alla luce della descritta situazione di incompatibilità, nonché in quanto sfornito dei requisiti regolamentari, il dottor Capecchi a giudizio dell'interpellante non avrebbe potuto essere nominato segretario generale dell'Agcom. Inoltre, egli avrebbe dovuto essere dichiarato decaduto dall'impiego non appena conosciuta la causa di decadenza;

   appare quindi all'interpellante plausibile il rischio che, conseguentemente all'attribuzione al dottor Capecchi della carica di segretario generale dell'Agcom e alla sua permanenza nella carica stessa anche dopo l'emergere delle circostanze sopra richiamate, si configuri una fattispecie di danno erariale;

   al di là dei dovuti accertamenti relativi ai singoli aspetti del caso concreto, a parere dell'interpellante desta forti perplessità il fatto stesso che, come dimostrato dalla ricostruzione poc'anzi richiamata, autorità indipendenti possano esporsi quantomeno al dubbio che il relativo funzionamento e gli incarichi dalle stesse conferiti non siano improntati a criteri della massima trasparenza e del pieno rispetto dei requisiti di legge;

   va poi osservato che la materia dei controlli sulla correttezza degli incarichi attribuiti nell'ambito delle autorità amministrative indipendenti appare suscettibile di interpretazioni non del tutto univoche alla luce, da un lato, del regime di autonomia che caratterizza tali organismi, dall'altro, delle disposizioni sempre più stringenti che riguardano per un verso il conferimento degli incarichi presso le pubbliche amministrazioni (in particolare in considerazione del d.lgs. n. 30 del 2013) e per l'altro gli aspetti del contenimento e del controllo della spesa pubblica (v. anche la citata legge n. 196 del 2009) –:

   di quali elementi disponga il Governo e se non intenda adottare ogni iniziativa di competenza, anche di natura normativa, per definire in maniera inequivoca efficaci strumenti di controllo al fine di dirimere con la necessaria tempestività problematiche quali quella descritta in premessa, anche al fine dell'eventuale sottoposizione della questione alla Corte dei conti, per i profili di competenza.
(2-00387) «Capitanio».

Interrogazione a risposta in Commissione:


   PELLICANI. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   da tempo si susseguono voci sempre più insistenti di trattative per la cessione di una parte rilevante dei supermercati Simply, circa 250 punti vendita in Italia, della rete Sma (proprietaria anche di Auchan), ad altri gruppi come Conad, Gross, Gruppo Arena;

   una delle ipotesi, come riportato anche dagli organi di informazione, risulta quella di una cessione «a pezzi e a rate» dei punti vendita, ovvero la classica soluzione «a spezzatino»;

   il gruppo sta attraversando una grave crisi, con piani di rilancio commerciale che non hanno determinato effetti positivi e questa condizione si è tramutata purtroppo in un ridimensionamento degli organici e in una riduzione del costo del lavoro che ha penalizzato i dipendenti;

   queste voci hanno allarmato i circa 8 mila dipendenti del gruppo e le organizzazioni sindacali di categoria, si sono mobilitate per difendere i posti di lavoro;

   le recenti trattative per la cessione sembra siano avvenute senza accordo con le organizzazioni sindacali, il che ha comportato un peggioramento delle condizioni normative e salariali dei lavoratori, ma l'azienda continua a fornire informazioni solo parziali, sottraendosi al confronto, per cercare soluzioni condivise per la gestione della crisi, e lasciando moltissime famiglie in una fase di pesante incertezza per il futuro;

   la mobilitazione dei lavoratori dei supermercati Simply in Veneto (circa 500 occupati su 26 punti vendita) non è l'unica che si sta svolgendo, poiché situazioni simili si possono riscontrare anche tra i lavoratori di Mercatone Uno, che in alcuni casi hanno visto anche mettere i sigilli ai negozi, e Metro, per i quali invece è saltato il contratto integrativo e l'azienda ha deciso di applicare unilateralmente il regolamento interno, con il quale si introduce più precariato, la riduzione della quota di salario variabile (premio di produzione) e l'irrigidimento dei parametri per ottenerlo, e non si fanno investimenti per la sicurezza e i carichi di lavoro;

   i sindacati di categoria sottolineano come tutto il comparto della grande distribuzione sia in un momento di grande crisi, con un evidente peggioramento delle condizioni di lavoro dei dipendenti –:

   quali iniziative intenda assumere il Governo per affrontare la delicata vertenza di cui in premessa e se intenda valutare l'opportunità di attivare in tempi rapidissimi un tavolo istituzionale di confronto presso il Ministero dello sviluppo economico con l'obiettivo di garantire la continuità produttiva e trovare una soluzione che assicuri il mantenimento dei livelli occupazionali.
(5-02130)

Interrogazione a risposta scritta:


   FORNARO. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   il Ministero dello sviluppo economico, con decreto n. 7798 del 1° aprile 2009, ha finanziato un Frigo macello, nell'ambito delle opere consortili promosse dal piano territoriale agricolo «Val d'Anapo» del GAL Hyblon Tukles;

   il Frigo macello risulta edificato e dichiarato ultimato nel comune di Palazzolo Acreide (Siracusa), con soggetto attuatore e proprietario il Libero consorzio comunale di Siracusa (già provincia regionale) e con soggetto responsabile il Gruppo azione locale (Gal) Val d'Anapo;

   l'opera in questione è frutto di un cospicuo finanziamento pubblico pari ad euro 4.529.901,00 di cui euro 2.531.000,00 ottenuti da rimodulazione dei fondi del patto territoriale agricolo «Val d'Anapo», autorizzata dal Ministero dello sviluppo economico (decreto ministeriale n. PT6391 del 23 luglio 2007); euro 191.400,85 quota parte fondi bilancio della ex provincia di Siracusa; euro 1.807.500,15 disponibilità finanziaria ex provincia da Mutua Cassa depositi e prestiti;

   l'inizio dei lavori è del 20 aprile 2011 e l'opera risulta conclusa agli inizi del 2015, ma mai avviata;

   nel periodo 2017-2018 sono stati pubblicati due bandi con l'errata indicazione della provenienza dei fondi attribuiti al patto territoriale di Siracusa, nato per sostenere l'occupazione nelle aziende in crisi, e non al patto territoriale agricolo Val d'Anapo, destinato al rilancio del mondo agricolo e zootecnico;

   il bando pubblicato nel 2017 ha suscitato l'interesse di due cooperative agricole, ma la carenza di informazioni su lavori, macchinari, impianti, attrezzature non registrate e vincoli di cui alla conferenza di servizi del 20 luglio 2004 non superati hanno portato alla loro rinuncia;

   il bando del 2018 non cita il decreto dell'assessorato alla salute della regione siciliana datato 14 dicembre 2017, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale della regione siciliana n. 2 del 5 gennaio 2018, avente ad oggetto «Linee guida regionali per il rilascio di provvedimenti di riconoscimento degli stabilimenti che trattano prodotti di origine animale ai sensi del Reg. CE n. 853/2004». Il decreto recepisce il regolamento (CE) n. 853/04, attribuendo alla competenza regionale il nullaosta del «riconoscimento condizionato» e il rilascio dell’approval number (numero di riconoscimento che sostituisce quello CE) e indica precise procedure, come la richiesta obbligatoria da parte del proprietario di una visita ufficiale dell'Asp territoriale per accertare lo stato dell'opera Frigo macello in termini strutturali, funzionali e di carenze; le procedure messe in opera dal Libero consorzio comunale di Siracusa e dal Gal Val d'Anapo, l'uno proprietario/soggetto attuatore, l'altro soggetto responsabile, seguono, ad avviso dell'interrogante, la direzione opposta rispetto al consolidamento della natura di bene strumentale agricolo del Frigo macello, finalizzato al rilancio della zootecnia e alla valorizzazione delle produzioni locali e di filiera;

   è in atto una trattativa tra il Libero consorzio comunale e il comune di Palazzolo, a seguito di richiesta di quest'ultimo, supportata da delibera della Unione dei comuni iblei, per la concessione della struttura –:

   se sia a conoscenza dello stato dell'opera pubblica Frigo macello di Palazzo Acreide e se sia pervenuta al Ministero la prevista documentazione di rendicontazione da parte del Gal di Val d'Anapo;

   se intenda valutare se sussistano i presupposti per disporre ispezioni ministeriali per verificare se i fondi della rimodulazione delle economie del Patto territoriale agricolo Val d'Anapo siano stati utilizzati come da progetto;

   se intenda accertare il rispetto degli indirizzi, a suo tempo comunicati dal Ministero ai responsabili del Gal, circa il mantenimento e la realizzazione degli obiettivi progettuali di opere finanziate con rimodulazione di risorse non utilizzate nei patti territoriali agricoli;

   quali iniziative, per quanto di competenza, intenda assumere al fine di evitare che la struttura pubblica del Frigo macello resti ferma e di salvaguardare l'economia agricola della zona montana degli Iblei.
(4-02911)

Apposizione di una firma ad una risoluzione.

  La risoluzione in Commissione Varchi e Cirielli n. 7-00246, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 9 maggio 2019, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Gemmato.

INTERROGAZIONI PER LE QUALI È PERVENUTA RISPOSTA SCRITTA ALLA PRESIDENZA


   BATTILOCCHIO. — Al Ministro della difesa, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo. — Per sapere – premesso che:

   con la delibera n. 54 dell'11 ottobre del 2018, il Consiglio comunale di Cerveteri ha approvato, sulla ritenuta sussistenza di un «interesse pubblico», il cambio di destinazione d'uso della cantina sociale di Cerveteri da opificio industriale a centro commerciale;

   avverso tale provvedimento, i consiglieri Aldo De Angelis e Salvatore Orsomando hanno presentato, avverso tale delibera, una pregiudiziale per molteplici profili di illegittimità, chiedendone il ritiro;

   l'edificio e l'area di pertinenza della cantina di Cerveteri, ubicati in Via Aurelia, chilometro 42,700, Cerveteri (Roma), sorgono su un terreno la cui destinazione d'uso, da piano regolatore generale vigente, sembra essere agricola, con svariati vincoli restrittivi e sono ricompresi in zona sottoposta a vincolo militare;

   la variante al piano regolatore generale vigente, in vigore nel comune di Cerveteri prevede una zona artigianale in località Pian del Candeliere, lungo la Via Aurelia, chilometro 42,600, di fronte alla zona militare Centro radiogoniometrico, adiacente alla stessa cantina sociale di Cerveteri;

   con la precedente delibera n. 18 del 2 maggio 2017 il consiglio comunale di Cerveteri aveva precedentemente deliberato un'altra variante al piano regolatore generale che ha stravolto l'area artigianale, prevedendo la realizzazione di un vasto centro commerciale;

   inoltre, tale zona è sottoposta a vincolo militare, in considerazione della presenza del limitrofo ente della difesa, denominata centro radiogoniometrico;

   le competenti autorità militari, insediate in tale area, hanno negato il loro nulla osta a tutela dell'installazione;

   oltre a ciò, la cantina sociale insiste anche su terreni ex Ente Maremma, espropriati per l'assegnazione alla piccola proprietà contadina;

   risulta all'interrogante che i circa 220 coltivatori diretti soci della cooperativa non si siano espressi nelle loro assemblee in merito al cambio di destinazione d'uso;

   sarebbe, dunque, auspicabile che in casi come quello in questione, che impatta fortemente con la elevata vocazione agricola e vitivinicola dell'area interessata e con i livelli occupazionali di considerevole quantità di lavoratori impiegati nell'indotto, il Governo, di concerto con le competenti autorità territoriali e nel rispetto del riparto delle competenze Stato-regioni e del principio di sussidiarietà, intervenisse a tutela di tali territori e dei lavoratori colpiti dall'azione dell'ente locale;

   si evidenzia, peraltro, che il mutamento di destinazione d'uso, anche solo funzionale, comporta un aggravio di carico urbanistico in quanto implica un passaggio tra categorie urbanisticamente differenti (da D1 opificio industriale a C1 commerciale), necessitando, quindi, di essere annoverato tra gli interventi di tipo oneroso –:

   se il Governo sia a conoscenza di quanto sopra esposto e quali ulteriori elementi intenda fornire al riguardo per quanto di competenza, con particolare riferimento al mutamento di destinazione urbanistica di cui in premessa;

   quali iniziative il Governo intenda intraprendere a tutela del vincolo militare dell'area sopra richiamata;

   se e quali iniziative di competenza intenda adottare al fine di tutelare i livelli occupazionali dell'area, che è prevalentemente a vocazione agricola, considerato che tali livelli potrebbero risultare fortemente compromessi dagli interventi sopra evidenziati.
(4-01906)

  Risposta. — Il programma di intervento denominato «Parco del Candeliere» coinvolge l'area soggetta a servitù militare, imposta a tutela del centro radiogoniometrico di Ladispoli con decreto n. 319 in data 5 agosto 2015 del comandante militare della capitale, confermativo delle limitazioni del precedente analogo atto n. 307 in data 9 agosto 2010.
  Tanto premesso, dal 2010 ad oggi, periodo durante il quale è stato dato avvio alla realizzazione del parco produttivo-commerciale citato nell'atto, l'Amministrazione militare ha più volte prospettato le criticità discendenti dalla realizzazione del progetto, sia relativamente alla funzionalità del sito militare che, più in generale, agli interessi dell'Amministrazione difesa.
  In particolare, nel giugno 2018, l'8°reparto infrastrutture, organo tecnico dello Stato Maggiore dell'Esercito, in occasione del procedimento di valutazione ambientale strategica da parte della regione Lazio, ha confermato l'esistenza dei vincoli a tutela del centro radiogoniometrico ed espresso parere contrario alla realizzazione dell'opera.
  Successivamente, con apposita comunicazione del novembre 2018, da parte del comando militare della capitale, indirizzata al comune di Cerveteri, alla regione Lazio – conferenza dei servizi e al comitato misto paritetico per la regione Lazio, sono state esplicitate le ragioni alla base del parere contrario al programma, in quanto il progetto avrebbe:

   compromesso la funzionalità del centro Radiogoniometrico di Ladispoli;

   comportato un superamento delle limitazioni definite nel decreto impositivo di servitù militare, in particolare per quanto attiene all'altezza di alcuni edifici rispetto a quella ammissibile e alla possibile incompatibilità delle costruende strutture;

   comportato verosimilmente il cambio di destinazione d'uso delle particelle interessate con conseguenze sugli importi da corrispondere per i vincoli in atto e nocumento per gli interessi della Difesa.

  Queste, in sintesi, le attività poste in essere dall'amministrazione a tutela del vincolo militare dell'area in argomento.
  Si rileva infine che, trattandosi nel caso in esame di materia connessa con i piani di assetto territoriale e di sviluppo economico della regione e delle province e della loro armonizzazione con i programmi delle installazioni militari, ulteriori approfondimenti ed analisi sul progetto potranno, e dovranno, avere luogo nell'ambito del comitato misto paritetico per la regione Lazio, ai sensi dell'articolo 322 del decreto legislativo n. 66 del 2010.
  Con riferimento, invece, alla tutela dei «livelli occupazionali dell'area che è prevalentemente a vocazione agricola», questo dicastero non ha competenza in merito, pertanto si rappresenta che, per quanto sopra esposto, l'amministrazione militare continuerà a pronunciarsi, nelle apposite sedi istituzionali, in maniera sfavorevole alla realizzazione del progetto.

La Ministra della difesa: Elisabetta Trenta.


   BERTI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   il capo gruppo del Movimento 5 Stelle del comune di Figline e Incisa Valdarno, in provincia di Firenze, ha inviato dal 2015 ad oggi numerosi esposti alla prefettura di Firenze per denunciare mancate convocazioni, impossibilità di svolgere il corretto ed efficace svolgimento del mandato elettivo e violazioni di norme statali, regionali e del regolamento del consiglio comunale;

   in data 3 maggio 2018 presso il comune di Figline e Incisa Valdarno l'allora presidente del consiglio comunale ha denunciato di essere stata aggredita verbalmente e poi spintonata da un assessore comunale durante la seduta del consiglio comunale;

   il capogruppo comunale del Movimento 5 Stelle e diversi consiglieri comunali lamenterebbero la difficoltà di accedere agli atti necessari per lo svolgimento della loro attività lavorativa;

   i consiglieri comunali riferiscono, inoltre, che si registrano, con crescente frequenza, iniziative all'interno del consiglio volte ad impedire e/o ostacolare lo svolgimento del mandato elettivo;

   il 18 luglio 2018, a quanto consta all'interrogante, sarebbe stato convocato il consiglio comunale con solo alcune ore di preavviso e dagli atti prodotti dal Tar la seduta medesima è stata dichiarata illegittima;

   in data 30 agosto 2018 è stato presentato un ricorso al tribunale amministrativo della Toscana per evidenziare presunte e numerose violazioni del regolamento comunale;

   in data 24 luglio 2018 è stato presentato un esposto alla prefettura di Firenze avente oggetto «Violazione decreto legislativo n. 267 del 2000 – Impedimento regolare svolgimento mandato elettivo Consiglieri comunali»;

   gli articoli 125 e 127 del testo unico delle leggi comunali e provinciali n. 148 del 1915 si applicano, ai sensi dell'articolo 231, comma 6, del Testo unico delle leggi sull'ordinamento degli enti locali n. 267 del 2000, solo fino all'adozione delle modifiche statutarie e regolamentari previste dal medesimo testo unico –:

   se il Ministro interrogato sia informato sulla questione ed in particolare sugli esposti di cui in premessa presentati anche alla prefettura di Firenze da alcuni consiglieri comunali del consiglio di Figline e Incisa Valdarno;

   considerato che la giurisprudenza rileva che il consigliere comunale deve essere messo nelle condizioni di svolgere con pienezza di funzioni il proprio ruolo elettivo, se la prefettura di Firenze, abbia richiesto un parere sugli eventi in questione al Ministero dell'interno e quali eventuali iniziative, per quanto di competenza, si intendano adottare al riguardo.
(4-02222)

  Risposta. — Nell'interrogazione in esame si fa riferimento a segnalate irregolarità nello svolgimento dei lavori del consiglio comunale del comune di Figline e Incisa Valdarno, in provincia di Firenze, e alla circostanza che alcuni atti sarebbero stati adottati in violazione di quanto previsto dallo statuto e dal regolamento comunale.
  La questione, a seguito dell'acuirsi negli ultimi mesi della tensione politica all'interno del citato comune, ha formato oggetto di alcuni esposti presentati da parte dei consiglieri di minoranza alla prefettura di Firenze.
  La prefettura, nell'attivare una opportuna attività di interlocuzione con l'ente locale per l'acquisizione di ogni utile elemento di conoscenza e valutazione sui fatti, ha sempre chiarito, su conforme avviso dei competenti uffici del Ministero dell'interno, che eventuali profili o vizi di legittimità degli atti adottati avrebbero dovuto, comunque, essere fatti valere nelle esclusive sedi giurisdizionali.
  Su un piano più generale è opportuno evidenziare, infatti, che la materia del funzionamento delle sedute del consiglio comunale è disciplinata dall'articolo 38, comma 2, del testo unico enti locali, che rimette al regolamento comunale l'individuazione delle specifiche modalità per la convocazione, la presentazione e la discussione delle singole proposte, oltre che del numero di consiglieri necessario per la validità delle sedute.
  Si tratta, a ben vedere, di disciplina specificamente attribuita all'autonomia normativa degli enti locali e ciò, unitamente all'abrogazione di ogni forma di controllo amministrativo statale sugli atti degli enti locali, dopo la riforma del titolo V della Costituzione, comporta che eventuali irregolarità o vizi di legittimità degli atti adottati possano essere fatti valere esclusivamente nelle competenti sedi giurisdizionali.
  Per quanto attiene invece agli invocati poteri di intervento e alle specifiche prerogative attribuite al Ministero dell'interno sulla materia in questione, si precisa che, dagli elementi in possesso, i comportamenti segnalati non sembrano, allo stato, riconducibili alla fattispecie prevista dall'articolo 141 lettera
a) del citato testo unico degli enti locali, finalizzato all'eventuale attivazione della procedura di scioglimento degli organi elettivi.
  Ciò nondimeno la prefettura di Firenze continuerà a seguire l'evolversi delle situazioni segnalate, assicurando, ove ne ricorrano i presupposti di legge, l'attivazione degli interventi, anche sostitutivi, previsti dall'ordinamento.

Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Stefano Candiani.


   BIANCOFIORE. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   in data 28 giugno 2018 il presidente della provincia autonoma di Bolzano, Arno Kompatscher (SVP), ha testualmente fatto all'assemblea del suo partito SüdtirolerVolkspartei, le seguenti dichiarazioni virgolettate riportate sui sociale network e dal quotidiano «Alto Adige»: «L'ospedale di Bolzano è stato lasciato per troppo tempo agli italiani. Qui dobbiamo riprendere il comando, in modo che le cose funzionino» (Dolomiten); e ancora: «L'ospedale è stato lasciato per troppo tempo all'altro gruppo linguistico, adesso ce lo riprendiamo» (tweet Rai Südtirol), «Ciò significa che bisogna insistere di più sul bilinguismo. Dev'essere garantito il fatto che in questi momenti i pazienti comprendano i medici» (Sender Bozen). Questa ultima frase sembra lasciar intendere che sono i pazienti a dover parlare la lingua dei medici, ovvero il tedesco, entro i confini dello Stato italiano;

   il presidente della provincia autonoma, nelle sue affermazioni finalizzate alla campagna elettorale in corso, ha per altro evidentemente dimenticato che l'attuale assessore alla sanità della provincia di Bolzano è Martha Stocker, altra figura politica legata alla SVP che non a caso, a quanto consta all'interrogante, avrebbe avanzato l'ipotesi di introdurre una nuova gestione composta da soli tedeschi, in quanto, a suo dire risolverebbero i problemi della struttura;

   alla luce delle dichiarazioni riportate, ad avviso dell'interrogante, è opportuno rilevare che il direttore generale Schael è di lingua tedesca;

   l'articolo 3 della Costituzione sancisce che: «Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali»;

   l'articolo 21 della Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea sancisce che: «è vietata qualsiasi forma di discriminazione fondata, in particolare, sul sesso, la razza, il colore della pelle o l'origine etnica o sociale, le caratteristiche genetiche, la lingua, la religione o le convinzioni personali, le opinioni politiche o di qualsiasi altra natura, l'appartenenza ad una minoranza nazionale, il patrimonio, la nascita, gli handicap, l'età o le tendenze sessuali»;

   l'articolo 82 della Costituzione sancisse che: «La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell'individuo e interesse della collettività intera, e garantisce cure gratuite agli indigenti» –:

   quali iniziative di competenza intenda assumere il Governo affinché sia pienamente tutelata la pari dignità dei cittadini altoatesini e sia evitata ogni forma di discriminazione sociale basata su sesso, razza e lingua, contraria ai principi della Costituzione.
(4-00647)

  Risposta. — La questione posta all'attenzione dall'interrogante prende spunto da talune dichiarazioni espresse dal Presidente della provincia autonoma di Bolzano, riportate dalla stampa locale e dai social network, in ordine alla gestione della struttura ospedaliera di Bolzano, oggetto di vivaci polemiche negli ultimi tempi a causa delle lunghe attese cui sono costretti i pazienti, asseritamente da ricondurre alla carenza di personale medico ed infermieristico.
  A tal proposito, in effetti, si segnala che, in considerazione della delicatezza di tale situazione e tenuto conto che la medesima viene spesso ricondotta alla vigente norma di attuazione dello Statuto di autonomia, che prevede l'obbligo del possesso dell'attestato di conoscenza delle lingue italiana e tedesca per il personale in servizio presso le pubbliche amministrazioni ed i concessionari di pubblici servizi in Alto Adige – circostanza che limiterebbe l'assunzione di personale qualificato, anche medico – il Consiglio provinciale di Bolzano ha approvato, il 16 luglio del 2018, un emendamento proposto dall'Assessore provinciale alla sanità, finalizzato ad agevolare ed incentivare l'assunzione di personale medico.
  In particolare, con tale normativa viene consentita l'assunzione di personale sanitario in deroga alla suddetta disposizione, purché lo stesso personale si impegni a frequentare corsi intensivi di apprendimento della lingua tedesca nei primi mesi di impiego.
  In ordine alle preoccupazioni manifestate dall'interrogante circa la predetta ipotesi, volta ad introdurre una gestione del locale ospedale riservata ai soli cittadini di lingua tedesca, giova assicurare come questo Governo continuerà a vigilare affinché sia tutelata la pari dignità dei cittadini altoatesini da qualsiasi forma di discriminazione sociale basata su motivi di sesso, razza e lingua.
  In tal senso soccorre un robusto impianto normativo rappresentato sia dall'articolo 1 della legge n. 482 del 15 dicembre 1999 in materia di tutela delle minoranze linguistiche storiche, che espressamente statuisce che «la lingua ufficiale della Repubblica è l'italiano», sia dall'articolo 99 dello Statuto speciale della regione Trentino-Alto Adige, che stabilisce: «nella Regione la lingua tedesca è parificata a quella italiana che è la lingua ufficiale dello Stato».
  Peraltro, nelle stesse disposizioni di attuazione del predetto Statuto contenute nel decreto del Presidente della Repubblica n. 752 del 1976 è espressamente previsto all'articolo 1 che «la conoscenza della lingua italiana e di quella tedesca... costituisce requisito per le assunzioni, comunque strutturate e denominate, ad impieghi nelle amministrazioni dello Stato, comprese quelle con ordinamento autonomo e degli enti pubblici in provincia di Bolzano».
  In ordine alla questione che la lingua italiana non possa essere sostituita, ma solo affiancata da altre lingue locali, si è pronunciata, inoltre, più volte anche la Corte costituzionale (sentenza n. 42/2017, sentenza n. 210/2018).

Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Carlo Sibilia.


   CALABRIA. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   la fermata della metropolitana di Roma «Repubblica» è in una zona altamente strategica e centrale della città; si sono verificate conseguenze negative sulla vita dei cittadini, dei residenti e dei turisti in visita nella Capitale;

   sono passati più di quattro mesi dalla chiusura della fermata Repubblica della metro A;

   la magistratura aveva sequestrato la scala mobile solo per gli accertamenti iniziali;

   risulta che non ci siano i pezzi di ricambio disponibili per aggiustare e mettere in sicurezza tutto il sistema di scale mobili della fermata;

   risulta che le aziende coinvolte nel processo di riparazione siano in ritardo con i tempi di realizzazione e consegna dei pezzi di ricambio;

   i commercianti di zona risultano essere pesantemente danneggiati sul fronte economico dalla perdurante chiusura della stazione accusando un pesante calo del volume degli affari;

   sarebbe opportuno che il Governo fornisse ogni utile informazione in proprio possesso, tenendo conto delle specifiche competenze in materia di sicurezza dei sistemi a impianti fissi per il trasporto di massa, incluse le metropolitane, attribuite al Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, che le esercita tramite gli Ustif (uffici speciali trasporti a impianti fissi), i quali si occupano, tra l'altro, dell'esame tecnico dei progetti e del nulla osta di sicurezza, con la facoltà di effettuare visite e verifiche tecniche –:

   se e quali iniziative di competenza il Ministro interrogato intenda intraprendere per acquisire elementi circa le opere e i lavori previsti al fine di ripristinare e riaprire la fermata della metro A di Roma «Repubblica» e chiarire le cause dei ritardi e dei disagi elencati in premessa.
(4-02389)

  Risposta. — Con riferimento all'interrogazione in esame, sulla base delle informazioni al riguardo acquisite dalla direzione generale per i sistemi di trasporto ad impianti fissi e il trasporto pubblico locale, si forniscono i seguenti elementi di risposta.
  A norma del decreto del Presidente della Repubblica dell'11 luglio 1980, n. 753, Nuove norme in materia di polizia, sicurezza e regolarità dell'esercizio delle ferrovie e di altri servizi di trasporto, la regolarità dell'esercizio rientra nelle dirette attribuzioni dell'ente concedente.
  Ne consegue che la regolare manutenzione ed il mantenimento dell'efficienza degli impianti relativi alla metropolitana di Roma, inclusa la gestione delle scale mobili presenti nelle stazioni, versano in capo all'azienda pubblica concessionaria del trasporto pubblico del comune di Roma, l'Agenzia del trasporto autoferrotranviario (ATAC).
  In conformità al citato decreto, questo Ministero ha competenza sulla sicurezza degli impianti esclusivamente in relazione al rilascio del nullaosta tecnico sui progetti, ad apertura dell'esercizio e durante la visita tecnica agli stessi, attraverso verifiche
in loco espletate dagli uffici competenti secondo scadenze e modalità espressamente previste dalle disposizioni vigenti.
  Ciò posto, corre l'obbligo di precisare che la Direzione generale sul trasporto pubblico locale, nell'ambito ed entro i limiti dell'esercizio della predetta competenza, aveva richiesto ad Atac una urgente verifica delle manutenzioni eseguite su tutte le scale mobili in esercizio prima dei fatti di cronaca richiamati nel testo dell'interrogazione in argomento.
  Secondo quanto riferito dal comune di Roma, Atac ha proceduto, in data 25 marzo 2019, alla risoluzione, per grave inadempimento, del contratto di manutenzione degli impianti presenti nelle stazioni della metropolitana stipulato con la società consortile MetroRoma, in uno intimando a quest'ultima di assicurare il doveroso svolgimento delle attività manutentive sino al subentro di un nuovo operatore economico.
  Contestualmente, la premessa azienda pubblica sta provvedendo all'indizione di una procedura negoziata urgente per individuare in tempi rapidi – stimati in 2/3 mesi – una nuova agenzia cui affidare tale manutenzione per il periodo di un anno, tempo necessario ad indire ed aggiudicare la gara pubblica per l'affidamento pluriennale del servizio.
  Alla luce delle considerazioni che precedono, circa l'auspicata riapertura della stazione metro di Repubblica, si assicura che, non appena Atac avrà effettuato i dovuti interventi per la messa in sicurezza degli impianti, il dipendente personale ministeriale sarà a disposizione per l'espletamento tempestivo delle verifiche e delle prove funzionali alla riapertura del pubblico esercizio.
  In ultimo, si evidenzia che lo scrivente ha assegnato al comune di Roma circa 380 milioni di euro per l'adeguamento delle linee metropolitane A e B alla nuova normativa in materia di prevenzione incendi e per finalità manutentiva dei rotabili e degli impianti ferroviari e che per l'utilizzo di tali risorse sono già state attivate le correlate procedure.

Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti: Danilo Toninelli.


   CECCHETTI, BONIARDI e ZÓFFILI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   il 28 novembre 2018 la società Milano-Serravalle Milano Tangenziali in qualità di concessionaria, ha deciso di chiudere il tratto di tangenziale ovest compreso tra l'interconnessione con l'autostrada A8 Milano-Como e lo svincolo per il nuovo polo fieristico di Rho-Pero dall'8 dicembre 2018 al 7 gennaio 2019, per consentire un intervento di manutenzione straordinaria sulle strutture del viadotto di Rho;

   la scelta di chiudere il tratto predetto ha avuto immediate e gravi ripercussioni sul traffico veicolare, con gli automobilisti che sono costretti a riversarsi sulla viabilità ordinaria mandando in tilt la circolazione;

   il tratto di tangenziali ovest ora chiuso al traffico rappresenta uno snodo autostradale nevralgico, già gravato da ordinari disagi di viabilità;

   la scelta di chiudere il tratto è stata assunta con scarso preavviso e, contrariamente a quanto ritenuto dalla società concessionaria, in un periodo caratterizzato da un'alta mobilità per via delle festività natalizie, in vista delle quali i cittadini si spostano per effettuare compere, magari nel centro commerciale più grande d'Europa presente proprio nella zona;

   il commercio al dettaglio, proprio in questo periodo, trae i maggiori benefici dai clienti, anche grazie alla loro circolazione –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza di quanto esposto in premessa e se intenda assumere iniziative, per quanto di competenza, con la massima sollecitudine, affinché, d'intesa con la società concessionaria, venga trovata una rapida soluzione al problema.
(4-01859)

  Risposta. — Con riferimento all'interrogazione in esame, sulla base delle informazioni acquisite dalla Direzione generale per la vigilanza sulle concessioni autostradali, si forniscono i seguenti elementi di risposta.
  Il viadotto di Rho, ubicato sulla tangenziale ovest di Milano (A50), è gestito dalla società concessionaria Milano Serravalle-Milano tangenziali.
  Ad esito del costante ciclo di ispezioni periodiche da parte dei tecnici della anzidetta società, nonché a seguito dei sopralluoghi effettuati dal personale di questo Ministero preposto alla vigilanza, l'infrastruttura ha evidenziato la necessità di un intervento complessivo di manutenzione straordinaria, in relazione al quale la citata concessionaria ha sottoposto all'approvazione dello scrivente il correlato progetto esecutivo.
  L’
iter, all'attualità, è in attesa del parere del Comitato tecnico amministrativo del Provveditorato interregionale per le opere pubbliche per la Lombardia e l'Emilia Romagna, il quale ha chiesto talune integrazioni documentali.
  A prescindere dal procedimento amministrativo in corso, il Consiglio di amministrazione della società di gestione ha autorizzato l'avvio della procedura di affidamento dei lavori ed intrapreso, nell'ottica del continuo monitoraggio dell'opera, una ulteriore campagna di indagine sullo stato del viadotto.
  L'analisi dei dati così rilevati ha dimostrato l'opportunità di attivare un intervento di messa in sicurezza del sistema di appoggi del viadotto, talché il responsabile del procedimento, in data 4 dicembre 2018, ha cautelativamente autorizzato l'esecuzione di tale intervento sul presupposto della somma urgenza.
  Al riguardo, la chiusura al traffico, in entrambi i sensi di marcia, è stata condivisa in seno ad apposita riunione tenutasi presso la prefettura di Milano e l'avvio dei lavori è stato disposto con decorrenza 10 dicembre 2018 per la durata di 30 giorni.
  In definitiva, il viadotto è stato riaperto il 7 gennaio 2019 e le criticità oggetto dell'atto parlamentare possono stimarsi risolte.
  Quanto, infine, ai lavori che riguarderanno il summenzionato intervento di manutenzione straordinaria, si informa che la società di gestione ha precisato che non daranno adito ad ulteriori interruzioni della viabilità.

Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti: Danilo Toninelli.


   CIABURRO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   la tragedia del crollo del «ponte Morandi» a Genova ha certo creato una criticità enorme alla città di Genova, ma sta creando gravi problemi viari in molti valichi alpini di collegamento con la Costa Azzurra;

   moltissimi autotrasportatori stanno utilizzando il valico internazionale del Colle della Maddalena sulla strada statale 21, sito nel comune di Argentera (CN) che collega il Piemonte di sud-ovest con lo snodo autostradale di Gap (Francia) che consente l'accesso sia a Parigi sia alla Spagna;

   si è registrata una crescita esponenziale di transito nelle prime settimane del mese di settembre 2018. Gli autotrasportatori utilizzano questo valico per evitare le centinaia di chilometri che dovrebbero guidare per accedere al tunnel del Frejus in Valle di Susa, oltre che per risparmiare il gravoso pedaggio ivi dovuto in caso di transito;

   il valico internazionale del Colle della Maddalena è da epoche immemori un transito privilegiato per il collegamento con la costa di Marsiglia, ma quello che si sta verificando con la chiusura dell'autostrada A10 a Genova sta creando gravissimi problemi a tutta la viabilità sulla strada statale 21. Sulla medesima arteria, che attraversa un'intera valle alpina, la Valle Stura, si riversa, oltre al traffico residenziale di migliaia di residenti, tutto il traffico commerciale creato dalla azienda di imbottigliamento dell'acqua Sant'Anna, una delle più grandi d'Italia: nei fine settimana vi è un ulteriore incremento di auto dato dalla gran massa di turisti che utilizza le strutture sportive dell'alta valle e ne percorre le cime alpine;

   inizierà a breve la stagione sciistica con, si spera, delle abbondanti nevicate che porteranno alle stazioni sciistiche di sci di fondo e di sci alpino migliaia di sciatori che giungono dall'intero Piemonte;

   si parla da tempo, della nuova infrastruttura denominata «circonvallazione di Demonte» e di tale nuova viabilità, che a parere dell'interrogante non risolverà se non in parte i disagi, ma ormai essa è divenuta imprescindibile, in quanto è seriamente a rischio la salute di migliaia di cittadini della valle –:

   quale sia lo stato attuale della nuova infrastruttura denominata «circonvallazione di Demonte»;

   se non ritenga necessario verificare le condizioni delle altre due opere indispensabili alla viabilità della strada statale 21, ovvero la «circonvallazione di Aisone» e l'intervento di messa in sicurezza con i paravalanghe del tratto finale della strada sino al confine di Stato con la Francia.
(4-01242)

  Risposta. — Con riferimento all'interrogazione in esame, sulla base delle informazioni acquisite dalla Direzione generale per le strade e le autostrade e dalla società Anas, si forniscono i seguenti elementi di risposta.
  Con riguardo al quesito inerente lo stato attuale della nuova infrastruttura che si dipana dal chilometro 16,2 al chilometro 18,7 in variante dell'attuale strada statale 21, a sud dell'abitato di Demonte, si comunica che il relativo progetto ha conseguito il parere favorevole del Consiglio superiore dei lavori pubblici lo scorso 21 giugno 2018.
  Diversamente per quanto concerne la valutazione di impatto ambientale, la cui procedura è tuttora pendente presso il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare.

  In particolare, il suddetto Ministero ha chiesto ad Anas di integrare gli elaborati progettuali già prodotti con ulteriori dati inerenti alle indagini archeologiche esperite nell'area di sedime dell'intervento, sicché tale supplemento istruttorio, in uno alla tempistica del procedimento – che prevede, tra l'altro, i pareri di numerose amministrazioni, nonché l'emissione di un avviso al pubblico da pubblicare sul sito on line dell'amministrazione procedente – ha determinato un evidente differimento dei tempi stimati per la realizzazione dell'opera.
  Al riguardo, ho sollecitato Anas a fornire le integrazioni richieste al fine di giungere in tempi brevi ad ottenere il nulla osta ambientale e quindi procedere all'appaltabilità dell'opera entro il corrente anno.
  In merito poi al secondo quesito, con specifica attenzione alle protezioni paravalanghe da installare nel tratto terminale della strada statale 21, si informa che Anas ha concluso lo studio geomorfologico e la progettazione preliminare ed è in atto il completamento del relativo progetto esecutivo.

Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti: Danilo Toninelli.


   CIRIELLI. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   il Sarno è un fiume della Campania che nasce dalle pendici dei monti Picentini e sfocia nel Golfo di Napoli. Il fiume interessa un bacino idrografico che si estende per circa 500 chilometri quadrati;

   il Sarno è comunemente conosciuto come «il fiume più inquinato d'Europa» e uno tra i venti fiumi più inquinati del mondo;

   il suo inquinamento nasce soprattutto a causa degli scarichi industriali provenienti dalle aziende conciarie e agroalimentari e dagli scarichi urbani non depurati, immessi nel corso del fiume da due torrenti, Solofrana e Cavaiola. Questa situazione ha comportato il dissesto ambientale e idrogeologico di tutta la zona circostante; difatti, il Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr) ha rilevato che nelle sue acque e in quelle degli affluenti vi sono elementi chimici come il cadmio, il piombo, l'arsenico e vari pesticidi. La presenza di tali sostanze ha provocato un aumento di diverse malattie cardiorespiratorie e tumorali tra gli abitanti interessati dal corso del fiume: si registra, infatti, un eccesso di mortalità per tali cause. Ad essere colpiti sono soprattutto i bambini, in quanto l'inquinamento ambientale può produrre delle modificazioni cellulari o molecolari che in età adulta potrebbero incrementare malattie neuro-vegetative;

   negli anni, si sono susseguiti molti interventi a livello locale e nazionale per cercare di risolvere il problema come, ad esempio, nel 2003, la costituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta («Commissione parlamentare d'inchiesta sulle cause di inquinamento del fiume Sarno») che aveva sottolineato la necessità di effettuare «un'indagine epidemiologica per analizzare possibili relazioni causa-effetto tra inquinamento del fiume ed eventuali patologie specifiche». Ciononostante, tuttora, nessun risultato concreto ha realmente migliorato la situazione;

   nel 2014, il giornale internazionale «Journal of Environmental Sciences» ha pubblicato un articolo in cui si dice che gli sforzi per cambiare sarebbero ostacolati anche dalla burocrazia inefficiente;

   ad oggi, lo stato di inquinamento, e quindi di pericolosità per la salute dei cittadini, si protrarrebbe in tutta la sua gravità, come dimostrerebbero diversi studi (Osservatorio regionale sulle neoplasie del bacino del Sarno);

   a parere dell'interrogante sarebbe opportuno non far passare altro tempo per intervenire su una questione che da troppi anni verrebbe sempre rimandata. Sarebbe necessario, quindi, attuare un vero e proprio piano di bonifica che possa risolvere la drammatica situazione con cui i cittadini dei comuni attraversati dal corso d'acqua conviverebbero oramai da tempo –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti esposti e, considerata la gravità degli stessi, quali urgenti iniziative di competenza, anche normative, ritengano opportuno adottare per fronteggiare il dissesto ambientale e idrogeologico che l'inquinamento del fiume Sarno avrebbe provocato e per ripristinare le condizioni minime di sicurezza ambientale e sanitaria.
(4-01470)

  Risposta. — Con riferimento all'interrogazione in esame, sulla base degli elementi acquisiti, si rappresenta quanto segue.
  Per quanto concerne, in primo luogo, lo stato di qualità del fiume Sarno e dei suoi affluenti, dall'analisi della relazione di piano di distretto dell'Appennino meridionale 2015-2021 è emerso che:

   il Sarno ed i suoi affluenti risultano designati come HMWB (High Modified Water Body – corpo idrico fortemente modificato o artificiale);

   nessuno dei soprarichiamati corpi idrici raggiunge l'obiettivo di stato (potenziale) ecologico di cui all'articolo 4 della Direttiva quadro sulle acque (per maggior dettaglio: solo uno in stato sufficiente; la maggior parte in stato scarso; due in stato cattivo);

   tutti, tranne il Solofrana, in buono stato chimico;

   le principali problematiche dello stato ambientale sono riferibili allo stato ecologico;

   benché lo stato chimico risulti per la maggior parte dei casi «buono», dal piano risulta che le criticità inerenti le acque superficiali del Sarno siano riconducibili fondamentalmente a inquinamento da pesticidi, fitofarmaci, concimi chimici e inquinanti di origine industriale;

   le principali pressioni significative (articolo 5 Dqa) risultano essere: aree inondabili, depuratori e scarichi, uso agricolo, siti contaminati e siti industriali.

  In ragione di quanto sopra, si evince che tutti i corpi idrici in questione sono in deroga per l'obiettivo non raggiunto.
  Per quanto attiene le iniziative per la salvaguardia ambientale si rappresenta che, tra gli interventi «significativi» previsti nel suddetto piano, alcuni riguardano la realizzazione di nuove opere nel contesto del sistema depurativo campano, alcune localizzate proprio nell'area del bacino del Sarno.
  A tal proposito, si evidenzia che, sulla base di quanto emerge anche dalla relazione 368/2018/I/IDR del 28 giugno 2018 di Arera, i comuni in argomento ricadono nell'ambito distrettuale del Sarnese Vesuviano, il cui servizio idrico integrato (SII) è stato affidato alla società mista Gori Spa, a decorrere dal 2002 per 30 anni. In particolare, i tre segmenti del SII sono gestiti interamente da Gori Spa solo nel comune di Scafati, mentre nei comuni di Angri, Castellammare di Stabia, Nocera Inferiore e Sarno, la Gori eroga i soli servizi di acquedotto e fognatura, mentre il servizio di depurazione è gestito dalla regione Campania. Più precisamente, la regione gestisce il servizio di depurazione in ben 32 dei 76 comuni ricadenti nell'ambito distrettuale del Sarnese Vesuviano.
  Si evidenzia, inoltre, che i comuni di Angri, Nocera Inferiore e Sarno ricadono nell'agglomerato di Nocera Inferiore e sono interessati dalla procedura di infrazione n. 2014/2059 per violazione degli articoli 3 e 4 della direttiva 91/271/CEE; il comune di Scafati ricade nell'agglomerato di Scafati, interessato dalla procedura di infrazione n. 2014/2059 per violazione degli articoli 3 e 4 della predetta direttiva; il comune di Castellammare di Stabia ricade nell'agglomerato di Torre del Greco, in procedura di infrazione n. 2014/2059 per violazione dell'articolo 4.
  A tal proposito, si riportano di seguito le informazioni inerenti gli interventi relativi ai 3 agglomerati in parola, che la regione Campania ha provveduto a comunicare con nota del 6 luglio 2018 nell'ambito dell'aggiornamento che le autorità italiane trasmettono alla Comunità europea sullo stato di avanzamento degli interventi volti al superamento delle criticità contestate con il parere motivato complementare del 17 maggio 2017.
  In merito all'agglomerato di Nocera Inferiore, con Accordo programma quadro «tutela delle acque e gestione delle risorse idriche» (2003) ed il relativo atto integrativo (2007) sono stati finanziati e/o programmati i seguenti interventi: 1) opere di completamento della rete fognaria del comune di Angri. Lavori in esecuzione; 2) opere di completamento della rete fognaria del comune di Nocera Inferiore. Lavori in esecuzione; 3) completamento della rete fognaria comunale di Ottaviano. Lavori in esecuzione. Opere di completamento della rete fognaria del comune di Ottaviano. Programmato; 4) lavori di completamento della rete fognaria del comune di Pagani. Collaudato 2010; 5) completamento rete fognaria interna del comune di Poggiomarino. Programmato. Completamento della rete fognaria comunale di Poggiomarino. Lavori in esecuzione. 6) completamento rete fognaria del comune di San Giuseppe Vesuviano. Ultimato 2010; 7) rifunzionalizzazione ed adeguamento del canale San Mauro e del controfosso destro dell'Alveo di Nocera in tenimento del comune di San Marzano. Sospeso. Due opere di completamento della rete fognaria del comune di San Marzano sul Sarno. Ultimato 2009; 8) opere di completamento della rete fognaria del comune di San Valentino Torio. Lavori in esecuzione; 9) opera di completamento della rete fognaria del comune di Striano. Programmato. Completamento della rete fognaria comunale di Striano. Lavori in esecuzione. 10) completamento della rete fognaria di Terzigno. Lavori in esecuzione.
  Inoltre, con Apq «Programma Strategico per le compensazioni ambientali nella regione Campania» (2008) ed il relativo atto integrativo (2009) sono stati finanziati i seguenti interventi: 1) opere di completamento rete fognaria del comune di Sarno. Lavori in esecuzione 2) completamento della rete fognaria comunale. Ampliamento rete fognaria alla periferia Boccia a Mauro. Canaletta di gronda lungo la via Pedemontana Zabatta in località Campitelli nel comune di Terzigno, in esecuzione.
  È stato, infine, proposto l'intervento «Completamento rete fognaria comunale» per un importo di euro 14.750.000,00 a valere sulle risorse FSC Ambiente 2014-2020 risorse idriche di programmazione del Ministero dell'ambiente, in corso di definizione.
  La regione Campania ha contestualmente comunicato che la data per il raggiungimento della conformità dell'agglomerato di Nocera Inferiore è prevista per la fine del 2022.
  Per quanto concerne l'agglomerato di Scafati, la Regione ha comunicato che, con delibera Giunta Regionale 732/2016-Cipe n. 26 del 10 agosto 2016, nell'ambito degli interventi a valere sul patto per la Campania, sono stati programmati gli interventi denominati: «Opere di completamento della rete fognaria del comune di Boscoreale – Intervento di tipo A-B1 (Emissario di Boscoreale)» per euro 6.800.000,00 e «RI.GR. 101 – Area Nord – Estensione della rete fognaria del comune di Boscoreale in zona Passanti» per euro 7.170.000,00.
  A ciò si aggiunga che è stato proposto, a valere sui fondi FSC Ambiente della programmazione per le risorse idriche del Ministero, l'intervento denominato «Opere di completamento della rete fognaria del comune di Boscoreale – Intervento di tipo A-B1 2° stralcio funzionale» per un importo di euro 9.000.000,00.
  La regione Campania ha contestualmente comunicato che la data per il raggiungimento della conformità dell'agglomerato di Scafati è prevista per la fine del 2020.
  In merito all'agglomerato di Torre del Greco, la regione Campania ha comunicato la raggiunta conformità, allegando i referti analitici relativi all'impianto di depurazione di Castellammare di Stabia.
  Alla luce delle informazioni esposte, si rappresenta comunque che il Ministero dell'ambiente, per quanto di competenza, continuerà a svolgere la propria attività di monitoraggio e a tenersi informato, senza ridurre in alcun modo il livello di attenzione sui temi trattati.

Il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare: Sergio Costa.


   CIRIELLI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   da organi di stampa si apprende che negli scorsi giorni, presso il carcere Don Bosco di Pisa, si sono verificate tre aggressioni nei confronti del personale della polizia penitenziaria: il primo giorno un detenuto georgiano ha aggredito un agente che ha riportato delle ferite; il secondo giorno un agente è stato aggredito da un detenuto tunisino; il terzo giorno un altro operatore è stato colpito da un carrello del vitto che gli è stato lanciato addosso da un detenuto, riportando delle lesioni;

   come ha evidenziato il segretario generale dell'organizzazione sindacale autonoma polizia penitenziaria, quanto accaduto presso il carcere Don Bosco non sarebbe un elemento di novità. Le aggressioni in carcere rappresentano un fenomeno in forte aumento: nel 2018 si ravvisano all'incirca ottomila casi, una cifra esorbitante rispetto agli anni precedenti (4.688 nel 2015, 6.552 nel 2016 e 7.446 nel 2017);

   la situazione appena prospettata rappresenterebbe una conseguenza inevitabile e intollerabile del sovraffollamento delle carceri, della carenza di personale all'interno degli istituti penitenziari nonché della sorveglianza dinamica, di recente introduzione, che contribuirebbe ad aumentare tensioni e aggressioni in danno del personale penitenziario;

   l'istituto della sorveglianza dinamica, così come concepita e attuata, solleverebbe inevitabilmente una serie di interrogativi, atteso che porrebbe in condizioni di pericolo quanti lavorano all'interno delle carceri nonché gli altri detenuti, spesso anche loro vittime di aggressione da parte di altri internati;

   non di rado, infatti, taluni detenuti giovandosi della maggiore flessibilità della vita intramuraria, assumono comportamenti pericolosi e violenti in danno di altri detenuti e del personale preposto, generando condizioni di vita e di lavoro particolarmente ostili;

   alle considerazioni sin qui svolte si aggiungerebbero ulteriori questioni:

    la «riforma Madia», come anzidetto, avrebbe notevolmente ridotto il personale in organico;

    le riforme attuate sino ad oggi non avrebbero apportato alcun ammodernamento tecnologico (ad esempio, introduzione di sistemi di videosorveglianza) che possa assicurare livelli sufficienti di sicurezza non solo per i detenuti ma anche per il personale;

   la sicurezza e l'incolumità del personale penitenziario dovrebbero sempre rappresentare il fondamento di qualsivoglia riforma penitenziaria, atteso che questo personale svolge una funzione essenziale per conto della comunità, prodromica alla sicurezza dei detenuti e di quanti altri sono presenti negli istituti;

   in relazione a quanto precede, al fine di rafforzare la tutela intramuraria e scongiurare ulteriori aggressioni sarebbe opportuno ridefinire i criteri della sorveglianza dinamica e della sua applicazione limitandone la fruibilità per chiunque abbia commesso un reato grave, anche in forma non associata, perpetrato con condotte violente e minacciose tali da far ritenere il detenuto un soggetto pericoloso per gli altri detenuti e per il personale;

   sarebbe altresì opportuno introdurre avanzati sistemi di videosorveglianza e incrementare l'organico del corpo di polizia penitenziaria, predisponendo nuove assunzioni tramite scorrimento delle graduatorie degli idonei non vincitori e nuove procedure concorsuali –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti e, considerata la gravità degli stessi, quali urgenti iniziative di competenza intenda porre in essere per arginare le conseguenze negative derivanti dall'introduzione della sorveglianza dinamica e per garantire la sicurezza degli agenti e di quanti altri siano presenti all'interno degli istituti penitenziari;

   se non intenda adottare iniziative al fine di incrementare l'organico della polizia penitenziaria nonché di prevedere l'apertura degli istituti penitenziari in via di ultimazione e la creazione di nuove strutture, in modo da limitare il sovraffollamento delle carceri.
(4-02405)

  Risposta. — Con l'atto di sindacato ispettivo in esame l'interrogante, nel fare riferimento a tre recenti episodi di aggressione ai danni di personale della polizia penitenziaria presso il carcere di Pisa ricollegandoli al sovraffollamento della popolazione carceraria, alle scoperture di organico ed alla sorveglianza dinamica, chiede di sapere se il Ministro della giustizia sia a conoscenza dei fatti esposti e, considerata la gravità degli stessi, quali urgenti iniziative intenda porre in essere per arginare le conseguenze negative derivanti dall'introduzione della sorveglianza dinamica e per garantire la sicurezza degli agenti e di quanti altri siano presenti all'interno degli istituti penitenziari e se, il Ministro interrogato, non intenda adottare iniziative al fine di incrementare l'organico della polizia penitenziaria nonché di prevedere l'apertura degli istituti penitenziari in via di ultimazione e la creazione di nuove strutture, in modo da limitare il sovraffollamento delle carceri.
  Va innanzitutto premesso che ciascuno dei tre episodi menzionati dall'interrogante è stato seguito dall'adozione delle dovute misure, in quanto in un caso è stata applicata la sanzione disciplinare dell'esclusione per 5 giorni dall'attività in comune, mentre negli altri due casi, oltre al deferimento al consiglio di disciplina dei relativi responsabili, ne è stato disposto il trasferimento ad altro istituto per motivi di sicurezza.
  A tal riguardo, va detto che al precipuo fine di incrementare la sicurezza nelle carceri, una recente circolare adottata nell'ottobre 2018 dal Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria ha inteso valorizzare adeguatamente l'istituto del trasferimento per ragioni di sicurezza.
  Ne sono conseguiti risultati concreti e tangibili, dimostrati dal sensibile incremento del numero di trasferimenti per tali ragioni, passati dai 1143 del periodo compreso fra l'ottobre 2017 ed il marzo 2018, ai 1550 del medesimo periodo compreso nelle annualità successive.
  D'altro canto, uno degli obiettivi prioritari dell'azione di governo è proprio quello di affrontare in maniera incisiva ed efficace le varie criticità che affliggono il circuito penitenziario.
  In questa direzione si iscrive innanzitutto il potenziamento degli organici della polizia penitenziaria, partendo dalla consapevolezza della rilevanza che tale obiettivo riveste nella duplice finalità di garantire maggior efficienza al sistema penitenziario e
standard più elevati di sicurezza all'interno delle carceri, anche a tutela di coloro che vi lavorano quotidianamente.
  Con la legge di bilancio per il 2019, al fine di incrementare l'efficienza degli istituti penitenziari, nonché per le indifferibili necessità di prevenzione e contrasto della diffusione dell'ideologia di matrice terroristica in ambito carcerario, è stata pianificata l'assunzione di n. 1.300 unità del corpo di polizia penitenziaria nell'anno 2019 e di n. 577 unità nel periodo 2020/2023, con uno stanziamento di maggiori risorse per 71,5 milioni di euro per il triennio 2019/2021.
  Inoltre, nella medesima direzione si iscrive l'immissione in ruolo di n. 976 allievi vice ispettori che nel mese di marzo 2019 hanno terminato il relativo corso di formazione.
  Quanto, invece, al ruolo dei sovrintendenti, sono tuttora in corso le procedure per il concorso interno a complessivi n. 2.851 posti per la nomina alla qualifica di vice sovrintendente del ruolo maschile e femminile del corpo.
  In aderenza alla normativa vigente, nella
gazzetta ufficiale – IV Serie speciale n. 18 del 5 marzo 2019, è stato pubblicato un bando di concorso per complessive 754 unità i cui vincitori saranno auspicabilmente assunti entro la fine del corrente anno.
  Si tratta, all'evidenza, di una serie di correttivi che consentiranno di affrontare incisivamente il problema della scopertura degli organici di polizia penitenziaria presso le strutture carcerarie del territorio, tra le quali, in una fisiologica quanto inevitabile ottica comparativa, verrà tenuta in debita considerazione anche la situazione della casa circondariale di Pisa che va comunque ricordato, già lo scorso mese di settembre, in esito alla procedura di mobilità ordinaria ha fruito di un incremento di 4 unità maschili e 2 unità femminili.
  Con specifico riferimento ai regimi detentivi, va detto che l'introduzione del regime cosiddetto a «custodia aperta» risale alla circolare del 23 ottobre 2015 con cui si è inteso accedere a nuovi modelli di gestione degli istituti penitenziari consentendo un graduale superamento del criterio di perimetrazione della vita penitenziaria all'interno della camera di pernottamento, nell'ottica di un potenziamento della responsabilizzazione dei detenuti e dell'incremento delle attività trattamentali.
  Detto che tale regime è inibito ai detenuti per i quali si valuti un grado di pericolosità significativo, va precisato che lo stato di disagio ed insofferenza dovuto a bassi
standard qualitativi della vita detentiva dà comunemente vita ad un serpeggiante stato di malessere che spesso sfocia in atteggiamenti aggressivi e più in generale in eventi critici.
  Proprio nella consapevolezza della possibile correlazione tra i due fattori, va rimarcato che con la riforma dell'ordinamento penitenziario, attuata nel corso di questa legislatura con i decreti legislativi n. 123 e n. 124 del 2 ottobre 2018, si è puntato decisamente ad innalzare gli
standard qualitativi della vita carceraria con particolare riferimento ai settori più sensibili dell'assistenza sanitaria, della genitorialità e della famiglia, del lavoro e del trattamento penitenziario.
  Le linee direttive lungo cui si è mossa la riforma, hanno puntato essenzialmente:

   al miglioramento della vita carceraria, attraverso la previsione di norme volte al rispetto della dignità umana mediante la responsabilizzazione dei detenuti e la massima conformità della vita penitenziaria a quella esterna, favorendo anche l'integrazione delle persone detenute straniere;

   ad una rinnovata disciplina sugli aspetti legati alla quotidianità della vita detentiva, in tema di collocamento nelle celle, fruizione di spazi comuni, servizi igienici;

   all'incremento delle opportunità di lavoro retribuito, sia intramurario sia esterno, nonché di attività di volontariato individuale e di reinserimento sociale dei condannati, anche attraverso il potenziamento del ricorso al lavoro domestico ed a quello con committenza esterna;

   al miglioramento dell'assistenza sanitaria dei detenuti e degli internati, riconoscendo loro il diritto ad avere informazioni complete sul proprio stato di salute, non solo all'atto di ingresso in istituto, ma anche durante ed al termine del periodo di detenzione;

   al riconoscimento della prossimità territoriale, favorendo le condizioni perché ogni detenuto venga assegnato all'istituto più vicino possibile alla residenza della sua famiglia o al proprio centro di riferimento sociale;

   al rafforzamento della tutela dei diritti delle donne detenute contro possibili condotte discriminatorie, mediante la previsione di accorgimenti tesi a garantire che l'inserimento presso istituti o sezioni avvenga in modo da non compromettere le attività trattamentali.

  Per quanto attiene al sovraffollamento carcerario, giova preliminarmente prendere le mosse da una considerazione di fondo.
  Il tasso di sovraffollamento è calibrato in base allo spazio
pro-capite da riservare ai detenuti; con circolare 17 novembre 1988 del Ministero della giustizia, emessa sulla base di un decreto del Ministero della salute del 5 luglio 1975, esso viene stabilito in 9 metri quadrati per singolo detenuto, da aumentare di altri 5 metri quadrati per ogni altro detenuto in aggiunta.
  Questo indice dimensionale risulta, all'evidenza, nettamente superiore rispetto a quello di 3 metri quadrati con cui le organizzazioni sovranazionali e la giurisprudenza comunitaria identificano la soglia minima al di sotto della quale può configurarsi il trattamento inumano e degradante.
  A ciò va aggiunto che quasi tutti gli altri Paesi europei sono parametrati su dati dimensionali ben più bassi di quelli italiani.
  Ne consegue che sarebbe sufficiente, in ipotesi, allinearsi al parametro minimo comunitario o comunque accedere ad uno
standard minimo meno rigoroso di quello fissato dall'ordinamento interno, per escludere in radice la sussistenza del sovraffollamento in quanto le strutture penitenziarie italiane, per l'effetto, si attesterebbero su uno standard nettamente superiore alla soglia dei 60.000 detenuti.
  Tanto premesso, con specifico riferimento alla situazione della Casa circondariale di Pisa, in cui risultano presenti n. 241 detenuti su n. 206 posti detentivi, va detto che dal 1° gennaio 2019, il locale provveditorato ha eseguito provvedimenti deflattivi che hanno portato al trasferimento ad altre sedi di 32 soggetti, di cui 7 extradistretto.
  Resta fermo l'approccio di questo Ministero teso ad evitare che la soluzione del problema passi attraverso indiscriminati provvedimenti svuota-carceri da cui discende un inaccettabile
vulnus al principio fondamentale di certezza della pena, ma favorendo piuttosto interventi in materia di edilizia penitenziaria.
  In proposito, deve evidenziarsi che all'articolo 22-
bis del decreto-legge n. 113 del 2018, cosiddetto decreto sicurezza, su iniziativa di questo Ministero, sono state previste due specifiche autorizzazioni di spesa per complessivi 2 milioni di euro per l'anno 2018, di 15 milioni di euro per l'anno 2019 e di 25 milioni di euro per ciascuno degli anni dal 2020 al 2026, da destinare ad interventi urgenti connessi al potenziamento, all'implementazione e all'aggiornamento dei beni strumentali, nonché alla ristrutturazione e alla manutenzione degli edifici e all'adeguamento dei sistemi di sicurezza.
  Con la legge di bilancio per il 2019 si prevede che le risorse non utilizzate per la copertura dei decreti legislativi di riforma del processo penale e dell'ordinamento penitenziario, possano essere destinate ad interventi urgenti di edilizia penitenziaria e manutenzione ordinaria e straordinaria sugli immobili dell'amministrazione penitenziaria e minorile.
  Inoltre, sempre in virtù della richiamata legge di bilancio, per effetto della ripartizione delle risorse rivenienti dal Fondo per assicurare il finanziamento degli investimenti e lo sviluppo infrastrutturale del Paese di cui all'articolo 1, comma 140, della legge n. 232 del 2016 (legge di bilancio 2017), l'importo di 280 milioni di euro verrà destinato ad interventi connessi all'adeguamento e all'ammodernamento delle strutture penitenziarie.
  Gli effetti benefici sono già tangibili nell'intensificazione dell'attività di manutenzione ordinaria e straordinaria dei complessi già in uso, onde garantire migliori condizioni ambientali, igienico-sanitarie e di vita per detenuti e operatori.
  Si stanno, infatti, riducendo, grazie ai più recenti aumenti di risorse finanziarie, le situazioni di inagibilità edilizia per degrado dei fabbricati, fenomeno accelerato anche dall'uso antropico eccessivo di ambienti e impianti in caso di sovraffollamento.
  Ai fini dell'incremento, fino ad almeno 60.000 posti detentivi, dell'attuale capienza regolamentare, sono già in atto procedimenti avviati dal piano carceri, e attualmente curati dal Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, per nuovi istituti e padiglioni per circa 3.800 nuovi posti regolamentari.
  Nella medesima direzione riveste altresì un ruolo di primo piano il decreto-legge 14 dicembre 2018, n. 135, recante «Disposizioni urgenti in materia di sostegno e semplificazione per le imprese e per la pubblica amministrazione» (convertito con modificazioni dalla legge, 11 febbraio 2019, n. 12), in virtù del quale il personale del Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria potrà effettuare progetti e perizie per la ristrutturazione e la manutenzione, anche straordinaria, degli immobili in uso governativo all'amministrazione penitenziaria, nonché per la realizzazione di nuove strutture carcerarie; l'amministrazione potrà anche individuare immobili nella disponibilità dello Stato o di enti pubblici territoriali e non territoriali, al fine della loro valorizzazione per la realizzazione di strutture carcerarie.
  Il richiamato decreto ha favorito il rilancio e l'attivazione di un progetto embrionale concepito anni addietro, ma poi arenatosi nel corso del tempo, essendo stato avviato, in proficua collaborazione con l'Agenzia del demanio e il Ministero della difesa, un piano per l'acquisizione di caserme dismesse dall'uso militare, riconvertibili in istituti penitenziari, mediante interventi di manutenzione prevalentemente straordinaria, più rapidi e meno onerosi rispetto alla realizzazione di nuove strutture, con l'obiettivo funzionale di realizzare un significativo incremento di posti detentivi su tutto il territorio nazionale.

Il Ministro della giustizia: Alfonso Bonafede.


   CONTE. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   nel comune di Castellammare di Stabia, provincia di Napoli, vi è una forte presenza della criminalità organizzata, come del resto in tutta l'area metropolitana di Napoli: i clan operano soprattutto in attività illecite legate al mercato della droga e al racket: diverse inchieste della magistratura, in passato, hanno evidenziato un interesse della camorra anche verso il sistema degli appalti pubblici, con il tentativo di condizionarne l'esito in favore di imprese legate ai clan;

   negli ultimi tempi, soprattutto sulle pagine del quotidiano locale Metropolis, sono riportati dettagliati articoli che denunciano episodi di presunto malaffare, con tentativi di ingerenza nella gestione della cosa pubblica anche di pregiudicati, esponenti dei clan;

   in particolare in data 15 novembre 2017, il quotidiano Metropolis, dà notizia di un'audizione presso la Commissione parlamentare antimafia dell'allora sindaco Antonio Pannullo, che si è svolta in seduta segreta; i cinquanta minuti di audizione sarebbero stati – sempre secondo la stampa – incentrati sui tentativi di pressione sul comune da parte di un pregiudicato, che l'ex sindaco avrebbe anche fatto oggetto di una denuncia presso le forze dell'ordine;

   in particolare il quotidiano fa riferimento all'ingresso nel palazzo comunale di Castellammare di Stabia di un pregiudicato, condannato per spaccio, sospettato di collegamenti con il clan D'Alessandro;

   sullo stesso quotidiano appaiono numerosi articoli di denuncia che evidenzierebbero un quadro preoccupante rispetto a possibili infiltrazioni camorristiche negli appalti comunali di alcune ditte guidate da imprenditori sospettati di collusione e culminati anche con una inchiesta della direzione distrettuale antimafia e alcuni arresti;

   si rende necessario un approfondimento della situazione amministrativa complessiva del comune di Castellammare, per radicate circostanze ambientali, alla luce dei fatti sopra riportati, al fine di verificare il rischio di un forte condizionamento della criminalità sul buon andamento degli uffici pubblici e della pubblica funzione –:

   se sia a conoscenza della grave situazione così come emersa da numerose denunce fatte sul territorio di Castellammare rispetto alle possibili ingerenze della criminalità organizzata sulla vita amministrativa e se non ritenga, nell'ambito delle sue competenze, di attivare una iniziativa per valutare la possibilità dell'invio, da parte della prefettura di Napoli, di una commissione di accesso presso il comune di Castellammare ai sensi dell'articolo 143 del Testo unico delle leggi sull'ordinamento degli enti locali.
(4-01414)

  Risposta. — La vicenda segnalata dall'interrogante circa i possibili condizionamenti della criminalità organizzata sull'azione amministrativa del comune di Castellammare di Stabia viene costantemente seguita dal Prefetto di Napoli.
  In riferimento agli episodi citati nell'atto di sindacato ispettivo, alcuni dei quali riferiti alla precedente gestione amministrativa del comune, si rappresenta che nel corso della consiliatura guidata dall'ex sindaco Antonio Pannullo la vita politico-amministrativa dell'ente, per dispute interne alla maggioranza, ha attraversato momenti molto delicati, fino alla crisi che ha poi condotto alla fine anticipata della legislatura.
  Alterne vicende si sono susseguite dal punto di vista politico fino a quando, il 6 ottobre 2017, il sindaco Pannullo ha nominato una nuova giunta comunale, con la conferma di quattro componenti e la nomina di tre nuovi assessori.
  Proprio in quella circostanza, in occasione della conferenza stampa di presentazione della nuova giunta comunale, l'allora primo cittadino ha rilasciato, tra le altre, alcune dichiarazioni riguardanti i crescenti interessi e la pressione della camorra intorno alla città di Castellammare.
  In relazione a tali affermazioni rilasciate alla stampa e comunicate alla direzione distrettuale antimafia di Napoli, il sindaco Pannullo – formalmente sentito dagli organi di polizia il 30 ottobre 2017 – non ha saputo circostanziare le dichiarazioni rese, parlando genericamente di un grido di allarme preventivo al fine di tenere alta la vigilanza in vista dei notevoli investimenti pubblici di cui sarebbe stata destinataria la città di Castellammare di Stabia.
  In merito al richiamato episodio riguardante l'ingresso nel palazzo comunale di un pregiudicato condannato per spaccio, si segnala che l'ex sindaco Pannullo ha a suo tempo informato del fatto il locale commissariato di pubblica sicurezza e, successivamente, sulla circostanza la compagnia carabinieri stabiese ha riferito all'autorità giudiziaria competente.
  Quanto alla più generale situazione della criminalità nell'area, va sottolineato che l'incessante attività attuata dal commissariato della polizia di Stato e dai reparti investigativi dell'arma dei carabinieri presenti sul territorio, coordinati dalla Direzione distrettuale antimafia di Napoli, ha determinato la disarticolazione delle storiche organizzazioni camorristiche che da anni operavano nella zona, con il consequenziale arresto dei promotori e di importanti affiliati.
  In particolare, l'attività investigativa messa in atto nei mesi scorsi, coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia di Napoli, ha consentito di concludere, il 5 dicembre 2018, una delle più importanti operazioni anticamorra degli ultimi anni.
  L'inchiesta, denominata «
Olimpo», è stata avviata sulla base delle dichiarazioni di alcuni pentiti e ha portato all'esecuzione di un'ordinanza di custodia cautelare nei confronti di 13 persone, tra cui i capi di quattro cosche malavitose dell'area stabiese ed alcuni imprenditori.
  Le indagini, hanno evidenziato le molteplici attività estorsive poste in essere dai clan D'Alessandro e Cesarano operanti a Castellammare di Stabia, dal clan Afeltra egemone nei territori di Pimonte ed Agerola e dal clan Di Martino attivo a Gragnano.
  Presumibilmente a seguito di questi arresti, nella tradizionale notte dei fuochi per la festa dell'Immacolata tra il 7 ed 8 dicembre, in alcuni quartieri della città sono stati appiccati alcuni falò illegali e, nel rione
Savorito alcuni giovani hanno dato fuoco ad una pira di legna sulla quale era stato posto un manichino impiccato ed uno striscione con la scritta «I pentiti devono morire bruciati», tra l'esplosione di fuochi d'artificio e gli applausi della folla presente.
  All'indomani dell'evento, la locale Direzione distrettuale antimafia, a seguito delle informative inoltrate dalla Compagnia carabinieri di Castellammare di Stabia e dal locale commissariato di pubblica sicurezza, ha instaurato un procedimento penale per i reati di istigazione a delinquere aggravata dal metodo mafioso, delegando l'attività di indagine ai due reparti citati, oltre che al nucleo investigativo del gruppo di Torre Annunziata.
  A seguito dell'accaduto tutte le forze di polizia presenti sul territorio hanno proceduto ad una intensificazione dei servizi di prevenzione generale e di controllo del territorio del quartiere Savorito e dell'intera area stabiese.
  In merito alla richiesta di attivazione della procedura di cui all'articolo 143 del Testo unico degli enti locali, si evidenzia che, in via generale, la delega dei poteri di accesso al Prefetto da parte del Ministro dell'interno presuppone l'esistenza di informazioni qualificate circa il possibile condizionamento dell'amministrazione stessa da parte di organizzazioni criminali di stampo mafioso o similare.
  Si tratta quindi di effettuare valutazione complesse, di carattere riservato, da condividere in sede di Comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica, con la partecipazione della Procura distrettuale antimafia.
  In ogni caso, si assicura che il comune in questione, i cui organi di governo sono stati rinnovati nel 2018, al termine di un commissariamento ordinario per dimissioni della maggioranza dei componenti del consiglio, è sottoposto a un puntuale monitoraggio, attraverso le forze dell'ordine e con un costante raccordo con l'Autorità giudiziaria, per verificare la sussistenza di qualsivoglia forma di condizionamento che possano costituire il presupposto per l'eventuale avvio della procedura finalizzata alla misura dello scioglimento straordinario.

Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Carlo Sibilia.


   SABRINA DE CARLO. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   Nasrin Sotoudeh, avvocatessa iraniana per i diritti umani, insignita nel 2012 con il Premio Sakharov per la libertà di pensiero assegnato dal Parlamento europeo, sarebbe stata condannata a complessivi trentotto anni di carcere e 148 frustate;

   Nasrin Sotoudeh è stata arrestata a giugno 2018 dopo essere stata condannata in contumacia a 5 anni di prigione dal tribunale di Teheran per spionaggio e dopo aver difeso donne arrestate per essersi scoperte il capo in luoghi pubblichi e aver criticato il nuovo codice penale che consente solo a un ristretto numero di avvocati di rappresentare imputati di crimini contro la sicurezza nazionale. Nasrin Sotoudeh si trova attualmente rinchiusa nel carcere di Evin dal 13 giugno 2018;

   secondo quanto appreso a mezzo stampa, i giudici avrebbero applicato, con una nuova condanna, l'articolo 134 del codice penale che autorizza ad emettere una pena più alta di quella massima prevista se l'imputato ha più di tre imputazioni a carico. Nel caso di Nasrin Sotoudeh, il giudice avrebbe applicato il massimo della pena per ognuno dei sette capi d'accusa, 29 anni in tutto, aggiungendovi altri quattro anni, e portando così la condanna a 33 anni;

   complessivamente andrà quindi incontro a quasi quattro decenni di carcere e a 148 frustate e tra i reati per i quali è stata condannata, riferiti unicamente al suo pacifico lavoro in favore dei diritti umani, figurano l’«incitamento alla corruzione e alla prostituzione», la «commissione di un atto peccaminoso essendo apparsa in pubblico senza il velo» e «interruzione dell'ordine pubblico»;

   se confermata, la notizia della nuova condanna è da ritenersi, ad opinione dell'interrogante, assolutamente lesiva dei diritti umani con un ulteriore peggioramento della pena che consta già di molti anni di reclusione, oltre che di pene corporali –:

   quali iniziative abbia intrapreso il Governo per tutelare l'incolumità della avvocatessa Sotoudeh e quali iniziative intenda intraprendere per fare fronte alla drammatica condizione della stessa;

   se non intenda adottare ogni iniziativa di competenza, attraverso le vie diplomatiche, per un immediato riesame della sua condanna e a quella di suo marito, Reza Khandan, che è stato condannato a sei anni di carcere nel gennaio 2019;

   se non intenda intraprendere iniziative, anche in sede europea, per garantire l'effettiva protezione dei diritti umani, della democrazia e del pluralismo politico in Iran.
(4-02482)

  Risposta. — Il Governo italiano segue con grande attenzione la vicenda dell'avvocatessa iraniana Nasrin Sotoudeh e del marito, Reza Khandan, sia direttamente che in coordinamento con i partner europei.
  Sul piano bilaterale, il Ministro ha effettuato un passo formale con il proprio omologo iraniano, cui è stato anche confermato l'elevato interesse dell'opinione pubblica e delle associazioni professionali forensi italiane al caso.
  Il Ministro Moavero è anche intervenuto presso l'Alto rappresentante per la politica estera dell'Unione europea Mogherini, affinché alla vicenda dell'avvocatessa Nasrin Sotoudeh sia dedicata massima attenzione.
  Ancora prima della recente condanna, abbiamo preso parte attiva alle principali occasioni di discussione della situazione dei diritti umani in Iran nei competenti fora multilaterali. Da ultimo, nell'ambito dei lavori del Consiglio diritti umani Onu a Ginevra, di cui l'Italia è parte, in occasione del dialogo interattivo con il relatore speciale Onu sulla situazione dei diritti umani in Iran (11 marzo 2019), l'Unione europea ha attirato l'attenzione sul forte impegno per la protezione e promozione della libertà di opinione, espressione, associazione e riunione. Allo stesso tempo ha espresso forte preoccupazione per i continui arresti e detenzioni di persone che esercitano tali diritti, inclusi giornalisti, attivisti, avvocati e difensori dei diritti umani, così come di avvocati che difendono queste persone, sollecitando il Governo iraniano a rivedere le proprie politiche, azioni e leggi per assicurare la protezione dei diritti in questione. L'Unione europea ha inoltre sollecitato il Governo iraniano ad adottare ulteriori misure per garantire il pieno godimento dei diritti umani di donne e ragazze.
  A seguito dell'annuncio della recente condanna di Nasrin Sotoudeh, alla nostra ambasciata a Teheran è stato chiesto di coordinarsi con le altre rappresentanze Ue accreditate nel Paese anche per chiarire i termini della pena inflitta, sui quali vi è divergenza tra dichiarazioni ufficiali delle Autorità iraniane (sette anni) e della famiglia (trentotto anni e 148 frustate). Si tratta di un accertamento non semplice, alla luce di alcune rigidità del contesto locale.
  Il Governo italiano continuerà a sostenere le iniziative pianificate dall'Unione europea, che – ricordo – si è immediatamente attivata con una dichiarazione, il 12 marzo 2019, nella quale si esprime preoccupazione per la condanna dell'avvocatessa, si richiama l'attenzione delle autorità iraniane sulla violazione del diritto ad un giusto processo subita dall'avvocatessa e sul fatto che il diritto di protestare e quello di esprimere pacificamente le proprie idee sono sanciti nel Patto internazionale per i diritti civili e politici del 1966, di cui anche l'Iran è parte. Nella dichiarazione l'Ue chiede con fermezza l'immediata revisione della sentenza relativa all'avvocatessa e di quella del marito, oltre al rispetto del loro diritto ad appellarsi contro le sentenze.
  
Monitoreremo gli sviluppi futuri del caso, evocandolo con preoccupazione nei prossimi contatti bilaterali con Teheran ed assicurando che esso sia approfondito dai competenti organismi multilaterali. Il binario multilaterale appare infatti la cornice più adeguata nella quale poter iscrivere, in coordinamento con i partner Ue, azioni di pressione sulle autorità iraniane sia relative al caso specifico dell'avvocatessa Nasrin Sotoudeh, sia – più in generale – per stimolare risposte costruttive in tema di rispetto dei diritti umani e delle libertà fondamentali, inclusi quelli delle donne, da parte del Governo iraniano.
La Viceministra degli affari esteri e della cooperazione internazionale: Emanuela Claudia Del Re.


   DELMASTRO DELLE VEDOVE, MASCHIO. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   la giustizia italiana è messa allo stremo delle sue forze a causa dell'improvvida scelta adottata dai Governi dei «tecnocrati» di bloccare di fatto le assunzioni nella pubblica amministrazione;

   questa scelta politica ha comportato l'impossibilità di effettuare un ricambio generazionale per sostituire il personale anziano in uscita dai tribunali;

   a quanto risulta all'interrogante, nel tribunale di Biella si registra una grave carenza di personale che incide negativamente sull'organizzazione del lavoro amministrativo. A fronte di una dotazione prevista di 38 unità, ne risultano effettivamente presenti in servizio solo 25. A queste si devono aggiungere 5 unità applicate o distaccate da altri uffici;

   la carenza di personale amministrativo interessa anche le figure apicali, dove risultano vacanti 2 posizioni di direttore amministrativo, e l'area del funzionariato, dove sono presenti solo 4 unità a fronte delle 10 previste. Di queste, due unità andranno in pensione nel corso del 2019, acuendo la situazione di emergenza e prefigurando anche il rischio di un'eventuale interruzione di pubblico servizio qualora il personale si assentasse per un lungo periodo anche per l'esercizio di un diritto costituzionale come le ferie;

   nonostante l'assunzione recente di alcune migliaia di cancellieri, restano ancora innumerevoli sacche di carenza nelle molteplici funzioni di numerosi tribunali disseminati sul territorio nazionale. Nel tribunale di Biella, per esempio, i cancellieri presenti sono solamente 3 su 6 previsti;

   a causa della carenza di personale nei tribunali, i dipendenti in servizio sono costretti ad affrontare carichi di lavoro superiori rispetto a quelli effettivamente sostenibili. Questo comporta, inevitabilmente, il rallentamento della macchina amministrativa, il che lede gravemente le sacrosante aspettative di giustizia dei cittadini;

   verosimilmente, l'entrata in vigore della cosiddetta «Quota 100» porterà ad un vero e proprio esodo di proporzioni «bibliche» dai ranghi del pubblico impiego. Senza un immediato ingresso di forze nuove, il sapere e le conoscenze accumulate negli anni dal personale più anziano andranno irrimediabilmente disperse a tutto detrimento del diritto alla giustizia dei cittadini italiani –:

   se intenda o meno destinare nuove unità di personale amministrativo al tribunale di Biella e, in caso di risposta positiva, se intenda quantificarne il contingente.
(4-02210)

  Risposta. — Con l'interrogazione parlamentare in esame il deputato Delmastro Delle Vedove, sollecita l'attenzione del Ministro della giustizia sulla situazione della pianta organica del personale amministrativo del tribunale di Biella, chiedendo: «se intenda o meno destinare nuove unità di personale amministrativo al tribunale di Biella e, in caso di risposta positiva, se intenda quantificarne il contingente».
  Orbene, non sfugge a questo Ministro la situazione della pianta organica del tribunale di Biella, come degli altri uffici giudiziari del territorio nazionale, e profonda è la convinzione che necessiti di assicurare a tutti gli uffici giudiziari risorse di personale adeguate a fronteggiare gli onerosi carichi di lavoro, anche sotto il profilo della suddivisione delle qualifiche rivestite, tanto e vero che, con la legge 30 dicembre 2018 n. 145 questo Ministero è stato autorizzato, in aggiunta alle capacità assunzionali previste a legislazione vigente, ad assumere con contratto a tempo indeterminato personale amministrativo non dirigenziale, nell'arco del triennio 2019-2021, per un contingente di circa 3.000 unità.
  Tuttavia merita di essere segnalato l'impegno profuso dall'amministrazione per compensare il progressivo depauperamento del personale determinatosi a seguito della interruzione dei concorsi per quasi un ventennio.
  Anche il tribunale di Biella si è giovato di nuove assunzioni, attuate sia con le procedure di mobilità, obbligatoria o volontaria, che si sono succedute negli ultimi anni, sia mediante concorso pubblico.
  Segnatamente, per quanto attiene al richiamato concorso a 800 posti di assistente, non sembra inopportuno sottolineare che con lo scorrimento della graduatoria da ultimo attuata con l'assunzione nei giorni 18, 19 e 20 febbraio del 2019, degli ulteriori 213 idonei, sono complessivamente 5 le unità di personale assegnate agli uffici del tribunale di Biella dal 2018 ad oggi.
  Tenuto altresì conto dell'innesto di nuove forze lavorative nel territorio dell'intero distretto della corte di appello, il tribunale potrà continuare a beneficiare di ulteriori unità di personale – come risulta abbia già fatto – in via temporanea e strettamente connessa con esigenze contingenti, mediante il ricorso, da parte degli organi di vertice distrettuale, all'applicazione di personale ai sensi dell'articolo 14 dell'accordo sulla mobilità interna del 27 marzo 2007.
  Nelle more dell'attuazione delle politiche di implementazione del personale, tale istituto rappresenta il più rapido strumento di redistribuzione delle risorse umane disponibili nell'ambito del distretto, la cui utilità è facilmente intuibile soprattutto allo stato attuale.

Il Ministro della giustizia: Alfonso Bonafede.


   DELMASTRO DELLE VEDOVE. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   il Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale offre ai propri dipendenti un servizio di asilo nido. Alla fine dell'anno educativo 2016/2017 il servizio è stato temporaneamente interrotto per lavori di messa a norma della struttura interna alla Farnesina;

   i lavori sono stati classificati come adeguamento alle disposizioni di legge in materia di salute e sicurezza degli ambienti e luoghi di lavoro ai sensi del decreto legislativo n. 81 del 2008, in particolare alla normativa antincendio, e sono stati assegnati con affidamento diretto;

   secondo alcune organizzazioni sindacali, la comunicazione dell'interruzione del servizio avrebbe comportato il rischio di un licenziamento collettivo degli operatori impiegati dagli enti gestori. In tali casi, la legge n. 223 del 1991 prescrive una specifica procedura di informazione preventiva delle rappresentanze sindacali aziendali e dei sindacati maggiormente rappresentativi;

   il bando per l'affidamento del servizio dal 2018 prevede l'obbligo di assumere il personale impiegato nel corso del precedente periodo di affidamento, ad accezione del personale impiegato per i laboratori. Si tratta di una scelta alquanto immotivata a giudizio dell'interrogante, ai limiti della ragionevolezza amministrativa;

   la distanza temporale tra la delibera di affidamento diretto per la messa a norma dei locali rispetto all'entrata in vigore della legge sulla sicurezza degli ambienti e dei luoghi di lavoro, ad avviso dell'interrogante lascia ipotizzare che bambini e insegnanti abbiano vissuto, per lungo tempo, in una situazione di rischio;

   ai sensi del capitolato tecnico dell'affidamento terminato il 31 luglio 2017, gli enti gestori sono obbligati a predisporre relazioni sull'andamento del servizio con cadenza mensile e annuale –:

   se nelle relazioni predisposte dagli enti gestori siano mai state evidenziate situazioni di rischio o di non conformità della struttura alle disposizioni di legge;

   se il personale fosse qualificato per la gestione di situazioni di rischio in materia di salute e sicurezza degli ambienti e dei luoghi di lavoro e se tutto il personale fosse in pieno possesso dei titoli previsti dal disciplinare di gara;

   se, prima della cessazione delle attività educative in vista dei suddetti lavori, fosse stato rispettato il requisito delle compresenze degli insegnanti nelle classi e nei laboratori, anche al fine di mitigare il rischio connesso alla sicurezza degli ambienti;

   se siano stati eseguiti regolarmente i controlli e le verifiche periodiche e chi fosse il responsabile delle summenzionate verifiche;

   se siano intervenuti licenziamenti collettivi e se siano state svolte le procedure di informazione sindacale obbligatorie;

   in caso di esito affermativo, se i dipendenti licenziati siano stati riassorbiti con il nuovo affidamento;

   quale sia il motivo della scelta discrezionale di escludere gli insegnanti dei laboratori dall'obbligo di riassunzione nel nuovo affidamento e a quale dirigente sia imputabile tale disposizione.
(4-02477)

  Risposta. — L'interrogazione verte su molteplici aspetti relativi all'asilo nido ubicato presso la sede centrale del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale (Maeci), riaperto nel 2019 dopo l'interruzione di 1 anno e 5 mesi necessaria per l'effettuazione dei lavori di adeguamento normativo e di riammodernamento della struttura.
  I quesiti posti dall'interrogante si focalizzano in particolare su tre tematiche:

1) L'eventuale esposizione del personale e degli utenti a rischi prima della chiusura del nido, avvenuta alla fine dell'anno educativo 2016/17.

  I lavori di adeguamento delle strutture del nido Maeci, che hanno comportato l'interruzione del servizio per l'anno educativo 2017/2018 e per parte dell'anno educativo 2018/2019, hanno accresciuto il livello di sicurezza antincendio della struttura, ottemperando a quanto previsto dalla stringente ed avanzata normativa italiana di settore, in particolare per quanto concerne un'attività fortemente sensibile come quella degli asili nido. Quanto precede tuttavia non implica che prima dei lavori gli utenti e il personale dell'asilo fossero esposti a concreti rischi derivanti da una non conformità della struttura. Come noto, infatti, gli asili nido sono chiamati ad adeguarsi al regolamento di prevenzione incendi di cui al decreto del Presidente della Repubblica 1° agosto 2011, n. 151, e, nello specifico, alle prescrizioni del decreto del Ministero dell'interno del 16 luglio 2014 «Regola tecnica di prevenzione incendi per la progettazione, costruzione ed esercizio degli asili nido». In considerazione delle difficoltà di adeguamento a tale normativa, l'obbligo di piena messa a norma delle strutture ospitanti asili nido è stato di anno in anno rimandato dal legislatore fino al 31 dicembre 2018. Con riguardo al nido del Maeci, non sono mancate difficoltà – anche in fase progettuale – ad effettuare interventi sulla struttura ubicata all'interno di un complesso del demanio dello Stato sottoposto a vincolo dei beni culturali: l'avvio per tempo dei lavori di adeguamento ha fatto sì che il nido sia oggi in possesso di tutte le certificazioni di legge e rispetti l'avanzata normativa italiana in materia di sicurezza.
  Per quanto concerne la formazione del personale, nel capitolato tecnico relativo al servizio terminato in data 31 luglio 2017 è stato imposto all'ente gestore l'obbligo di garantire la formazione del personale in materia di sicurezza sul lavoro ai sensi del decreto legislativo n. 81 del 2008, con particolare riferimento ai rischi relativi all'attività lavorativa, primo soccorso e prevenzione incendi.

2. L'impiego del personale operante nel nido prima della chiusura alla fine dell'anno educativo 2016/17.

  La normativa regionale di riferimento (legge regionale regione Lazio n. 59 del 16 giugno 1980) prevede che sussista un rapporto numerico tra personale dell'asilo nido e bambini, calcolato sulla base del numero totale degli iscritti secondo i seguenti parametri: 1 educatore ogni 7 bambini; 1 ausiliario (escluso il cuoco) ogni 15 bambini. Il regolamento degli asili nido del comune di Roma prevede che l'articolazione degli orari degli educatori sia tale da garantire la massima concentrazione degli stessi nelle ore di maggiore presenza al nido, in cui le attività educative sono più intense.
  Relativamente al nido del Maeci, nel periodo gennaio-luglio 2017 risultavano in servizio 9 educatrici e 4 ausiliarie, a fronte di una media mensile di 51 iscritti, cifre che riflettono un rapporto numerico bambini-educatori e bambini-personale ausiliario ben al di sopra dei parametri stabiliti dalla regione Lazio: la dotazione organica del nido era pertanto più che sufficiente ad assicurare un'adeguata compresenza degli insegnanti durante l'intero arco della giornata al nido.
  Dalle verifiche periodiche effettuate non sono emerse lacune relativamente a questo aspetto durante il precedente servizio, terminato in data 31 luglio 2017.
  In merito ai rapporti con le rappresentanze sindacali del personale impiegato nel servizio, durante la gestione del nido 2014-2017, si ricorda che – trattandosi di un appalto di servizi – l'Ente gestore era il datore di lavoro in capo al quale spettava l'obbligo delle comunicazioni menzionate dall'interrogante. Premesso quanto sopra, non risultano a questo Ministero contestazioni da parte delle rappresentanze sindacali dei lavoratori del nido nei confronti del precedente affidatario del servizio aventi ad oggetto tardive comunicazioni.

3. Applicazione della clausola sociale prevista nella documentazione della gara per l'affidamento del servizio a partire dall'anno educativo 2018/2019.

  In sede di redazione del capitolato speciale descrittivo e prestazionale per la gara relativa all'appalto in questione, il Maeci, in linea con quanto prescritto dall'articolo 50 del decreto legislativo n. 50 del 2016 e ricorrendo i requisiti stabiliti in predetto articolo, ha inserito una clausola al fine di promuovere la stabilità occupazionale del personale impiegato dal precedente ente gestore per l'espletamento del servizio.
  Si precisa che, a parere dell'Anac, l'applicazione della «clausola sociale» di riassorbimento non può comportare un indiscriminato e generalizzato dovere di riassorbimento del personale utilizzato dall'impresa uscente, dovendo tale obbligo essere armonizzato con diversi fattori: l'organizzazione aziendale prescelta dal nuovo affidatario; il fabbisogno richiesto dall'esecuzione del nuovo contratto; la pianificazione e l'organizzazione del lavoro elaborata dal nuovo assuntore.
  Il regolamento degli asili nido del comune di Roma individua come organico del nido le seguenti figure professionali: educatori; addetti ai servizi; cuochi; figure di coordinamento organizzativo ed educativo (quest'ultima figura, quella di direttore educativo, nel caso del nido Maeci non era presente alla fine dell'anno educativo 2016/17 in quanto era andata in pensione).
  Alla luce di quanto precede, in sede di redazione della gara per l'affidamento del servizio, la clausola sociale di riassorbimento ha ricompreso il personale sopracitato, coerentemente con quanto previsto dalla normativa vigente e in linea con quanto fatto da altre amministrazioni ed enti nelle procedure di gara per l'affidamento di questa tipologia di servizio.
  Con riferimento al personale impiegato esclusivamente per i laboratori, si rileva che anche nel capitolato speciale della gara indetta per il periodo di affidamento 2014-2017 non era previsto per questi ultimi l'obbligo di riassunzione (articolo 13 del capitolato). Suddetto obbligo non era stato previsto neanche nel capitolato della gara per l'affidamento del servizio per il periodo 2011-2014. Pertanto, nella redazione del capitolato speciale descrittivo e prestazionale della gara successiva, l'amministrazione ha confermato un precedente e consolidato orientamento, sul quale peraltro non sono state sollevate in questi anni criticità di alcun tipo.
  Al fine di far meglio comprendere la ratio di tale consolidata scelta, giova in primo luogo far presente che il personale esterno impiegato temporaneamente o con periodicità nei laboratori (a seconda sia della richiesta formulata dalla stazione appaltante, sia dell'offerta migliorativa presentata in sede di gara dall'affidatario del servizio) non può essere assimilato alle educatrici. Ciò in quanto impiegato in specifiche attività e pertanto in possesso di titoli abilitativi e di competenze diverse da quelli previsti dalla normativa regionale sopracitata, ma anche dal capitolato speciale per le educatrici stesse. In secondo luogo, i laboratori intendono arricchire l'offerta formativa ordinaria (nel caso del nido di questo Ministero di stampo montessoriano) con nuove attività formative, creative e ludiche. Spesso i laboratori sono realizzati – dopo apposita formazione – dalle stesse educatrici in servizio presso il nido.
  In conclusione, la richiesta di laboratori aggiuntivi dipende da una scelta dell'amministrazione che può – e deve – essere oggetto di valutazione/revisione al momento dell'indizione della gara, tenuto conto dei risultati ottenuti dall'attività laboratoriale precedente, delle disponibilità di spesa, dell'offerta di progetti che gli operatori del settore sono in grado di presentare.
  Nel caso del nido Maeci, tale scelta non si discosta da quanto fatto da altre amministrazioni, enti, se non per la qualità e la varietà delle attività proposte, ulteriormente accresciuta in sede di offerta dall'affidatario dell'ultima gara.

La Viceministra degli affari esteri e della cooperazione internazionale: Emanuela Claudia Del Re.


   DI LAURO. — Al Ministro dell'interno, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   il porto di Castellammare di Stabia ricade nella competenza dell'Autorità di sistema portuale del Mar Tirreno centrale;

   secondo quanto stabilito dall'articolo 5 della legge 28 gennaio 1994, n. 84, «[...] il piano regolatore di sistema portuale [...] è adottato dal comitato di gestione di cui all'articolo 9, previa intesa con il comune o i comuni interessati. Tale piano è, quindi, inviato per il parere al Consiglio superiore dei lavori pubblici [...]. Il piano, esaurita la procedura di cui al presente comma e quella di cui al comma 4, è approvato dalla regione interessata entro trenta giorni decorrenti dalla conclusione della procedura VAS, previa intesa con il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti»;

   attualmente il piano regolatore portuale del porto di Castellammare risale al 1961 e, ad avviso dell'interrogante, non è più assolutamente rispondente alle esigenze attuali del porto e delle sue attività economiche, e necessita urgentemente di un aggiornamento approfondito;

   infatti, negli ultimi decenni le attività svolte all'interno dell'area portuale hanno subito drastici cambiamenti, a partire dalla centralità delle attività svolte da Fincantieri e dall'incremento della rilevanza del settore della nautica da diporto;

   anche guardando agli sviluppi futuri, come evidenziato da più parti, il settore crocieristico potrebbe rappresentare un importante sbocco economico per il porto e per il territorio circostante, posta la vicinanza con importanti scavi archeologici e altri luoghi di grande rilevanza turistica;

   le aree circostanti, a partire dal territorio comunale di Castellammare di Stabia, potrebbero ottenere innegabili benefici economici e strutturali a seguito di una migliore pianificazione portuale, in sinergia con le esigenze della città;

   nonostante le continue richieste da parte degli enti locali e altri soggetti istituzionali non è ancora stato definito un piano regolatore portuale per Castellammare di Stabia;

   è fondamentale verificare che tutte le società operanti all'interno della suddetta area portuale siano attualmente iscritte nelle relative «whitelist» antimafia –:

   se tutte le società concessionarie del porto di Castellammare di Stabia siano iscritte nelle «whitelist» antimafia;

   quali iniziative di competenza il Governo intenda intraprendere al fine di promuovere l'adozione di un piano regolatore portuale per il porto di Castellammare, anche per il tramite della conferenza nazionale di coordinamento delle Autorità di sistema portuale di cui articolo 11-ter della legge 28 gennaio 1994, n. 84;

   se, alla luce di quanto esposto in premessa, il Governo non intenda adottare le iniziative di competenza per procedere alla valutazione dell'operato dell'attuale presidente dell'Autorità di sistema portuale del Mar Tirreno centrale, Pietro Spirito, ai fini di una sua sostituzione, nel caso non si riesca a pervenire in tempi brevi all'adozione di un Piano regolatore portuale.
(4-01793)

  Risposta. — Con riferimento all'atto di sindacato ispettivo in esame, cui si risponde in virtù di specifica delega della Presidenza del Consiglio dei ministri, sulla base delle informazioni acquisite dalla direzione generale per la vigilanza sulle autorità portuali, le infrastrutture portuali ed il trasporto marittimo e per vie d'acqua interne, si forniscono i seguenti elementi di risposta.
  Per quanto concerne il primo quesito posto, attinente alla verificata iscrizione nella
white list antimafia delle società concessionarie operanti nel porto di Castellammare di Stabia, si informa che l'autorità di sistema portuale ha comunicato di aver richiesto l'informativa antimafia in occasione della gara per l'aggiudicazione di chioschi su aree demaniali marittime di cui alla delibera presidenziale n. 150 del 2018.
  Ciò, in quanto il procedimento amministrativo teso al rilascio di ogni concessione demaniale avente ad oggetto l'esercizio di una attività imprenditoriale di valore superiore a euro 150.000 prevede obbligatoriamente, all'interno dell'istruttoria, l'acquisizione del cosiddetto certificato antimafia.
  In tal senso, la stessa autorità ha riferito che nessuna altra attività oggetto di concessione nel porto di Castellammare di Stabia rientra, per soglia di rilevanza economica ovvero tipologia di fornitura offerta, nel campo di applicazione dell'articolo 91 del decreto legislativo 6 settembre 2011, n. 159.
  Cionondimeno, attesa l'entrata in vigore, dal 1° gennaio 2019, del regolamento d'uso delle aree demaniali marittime, l'autorità di sistema portuale del Mar Tirreno centrale ha manifestato l'intendimento di avviare una verifica straordinaria in ordine alla rispondenza degli atti concessori in corso di validità – all'attualità, prevalentemente, operanti in regime di proroga – con le previsioni del citato decreto legislativo n. 159 del 2011.
  In ordine al secondo quesito, concernente l'adozione di un nuovo piano regolatore portuale del porto di Castellammare di Stabia, che tenga conto della normativa di settore introdotta dalla Legge n. 84 del 1994 e risulti adeguato alle rinnovate esigenze connesse allo sviluppo dei traffici e delle funzioni portuali, è doveroso riferire che tale
iter era stato già intrapreso, nel 2012, da alcuni atti di programmazione preliminare d'intesa tra l'Autorità portuale di Napoli, il comune e la capitaneria di porto di Castellammare di Stabia.
  Tuttavia, l'instabilità politica delle amministrazioni comunali che si sono succedute da allora ai giorni nostri non ha consentito di portare a termine il percorso avviato.
  Alla luce della rinnovata cornice normativa e, specificamente, ai sensi dell'articolo 1 del decreto legislativo 4 agosto 2016, n. 169, il piano regolatore di sistema portuale si compone di un Documento di pianificazione strategica di sistema, che riguarda l'assetto e gli obiettivi strategici unitari di tutti i porti ricadenti nella circoscrizione territoriale data, e dei correlati piani regolatori portuali di ciascun porto.
  L'autorità di sistema portuale del Mar Tirreno centrale, pertanto, ha preliminarmente documentato lo stato dell'arte afferente i tre porti della propria circoscrizione (Napoli, Salerno e Castellammare di Stabia) fornendo altresì indicazioni, in coerenza con gli indirizzi operativi programmatici contenuti nel Piano operativo triennale, per la gestione dei medesimi.
  In tale contesto, a febbraio 2018, è stato approvato il
Masterplan del porto di Napoli, mentre con delibera del comitato di gestione n. 56 in data 3 luglio 2018 sono stati approvati i Masterplan dei porti di Salerno e Castellammare di Stabia.
  Tutti i sopramenzionati documenti sono supportati da approfondimenti tecnici ed elaborati grafici che consentono di sviluppare un'azione integrata tira le progettazioni in itinere nei tre porti.
  Nell'ambito di detta fase preliminare è stato altresì necessario affrontare alcune specificità progettuali, quali la riqualificazione di San Giovanni e lo studio di fattibilità della nuova stazione ferroviaria passante ad oriente del porto di Napoli, riguardanti le ipotesi di sviluppo a levante del porto di Napoli.
  Conclusa la premessa fase preliminare, la citata autorità ha quindi dato corso alla predisposizione della documentazione concernente la strategia complessiva di sviluppo del sistema portuale ed, in definitiva, è in atto il perfezionamento di una bozza di documento da sottoporre ad un primo confronto con i comuni costieri di riferimento.
  In merito alla tempistica che residua al l'approvazione del documento in discorso, l'autorità di sistema portuale del Mar Tirreno centrale ha riferito che la relativa procedura, ai sensi dell'articolo 5, commi 1-
quater e 1-quinquies della summenzionata legge n. 84 del 1994, sarà avviata entro la fine del corrente anno.
  Tenuto conto dell'ultimo quesito prospettato, infine, che paventa il caso che quest'ultima non addivenga all'adozione di un nuovo piano regolatore portuale in tempi ristretti, sarà cura del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, nell'esercizio delle proprie funzioni di vigilanza, valutare ed intraprendere ogni opportuna linea di azione allo spirare del riferito arco temporale.

Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti: Danilo Toninelli.


   DONZELLI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   nel 2012, nell'ottica del contenimento della spesa pubblica voluta dalla spending review del Governo Monti, l'ufficio di Prato della motorizzazione civile venne chiuso ed accorpato con quello di Firenze;

   a seguito di tale chiusura la motorizzazione si è trovata a vivere una situazione di carenza strutturale e di personale tecnico a fronte di una città, quella di Prato, terza per numero di abitanti nel centro Italia e fra i primissimi posti nella particolare statistica delle città più «motorizzate», intendendo con tale termine il rapporto fra abitanti e autoveicoli;

   di converso, anche le autoscuole pratesi vivono quindi da anni una situazione di grossa difficoltà, soprattutto per far fronte agli esami di guida. Gli esaminatori che arrivano da Firenze sono insufficienti e, proprio per sopperire a questo deficit, i titolari delle autoscuole cittadine avevano stipulato, un paio d'anni orsono, un accordo affinché gli esaminatori potessero arrivare anche da altre province, accollandosene in parte il costo, pur di garantire un servizio adeguato;

   da marzo 2018, a quanto risulta all'interrogante, è cambiato il dirigente Dgt (direzione generale territoriale), il quale ha rimesso in discussione il suddetto accordo per problemi legati al pagamento dell'indennità di trasferta all'esaminatore esterno, di cui in parte si facevano carico, come detto, proprio le autoscuole pratesi;

   il prefetto di Prato Rosalba Scialla aveva già sottoposto al Ministro pro tempore la necessità di riportare una sede della motorizzazione a Prato o quantomeno di uno sportello cittadino, ottenendo tuttavia una risposta negativa. In particolare, oltre che con l'invito alle autoscuole a implementare i servizi telematici per garantire un servizio più veloce al cittadino, il diniego veniva motivato con la supposta «idoneità della Motorizzazione di Firenze a servire l'attuale bacino di utenza», posto che, sempre secondo il Ministero, «al momento tale configurazione risulta la più rispondente alle esigenze complessive e in grado di garantire un servizio efficace, attesa anche la grave carenza di personale di cui soffre l'amministrazione»;

   il cambio di orientamento di marzo 2018 ha prodotto, dati alla mano, un netto peggioramento della situazione. La disponibilità alle trasferte da parte di esaminatori esterni si è drasticamente ridotta e di conseguenza si sono ridotte le sessioni di esami che sono passate dalle 55 di febbraio alle 18 di marzo 2018;

   confrontando i dati del periodo marzo luglio 2018 con quelle dello stesso periodo dell'anno scorso si rileva come il numero degli esami di guida effettuati rispetto alle richieste sia passato dal 97 per cento del 2017 al 56 per cento di quest'anno, (dati Copa);

   il ritardo nell'effettuazione degli esami si traduce in un aggravio dei costi per la cittadinanza. Tanti sono i giovani che rischiano di vedersi scadere il foglio rosa, che dura 6 mesi dopo l'esame di teoria, senza aver avuto la possibilità di effettuare l'esame pratico di guida. Le autoscuole hanno ottenuto una deroga per poter rilasciare un secondo foglio rosa della durata pari ad ulteriori 6 mesi in caso di impossibilità a svolgere l'esame nei tempi. Tuttavia, in questo caso c'è da ripetere la visita medica e sostenere le spese di istruttoria che in soldoni significa sborsare altri 150 euro –:

   se il Ministro interrogato abbia intenzione di rivedere le decisioni assunte dal precedente Governo, riattivando un ufficio o un distaccamento pratese della motorizzazione civile.
(4-00843)

  Risposta. — Con riferimento all'atto di sindacato ispettivo in esame, sulla base delle informazioni acquisite dalla direzione generale per la motorizzazione, si riferiscono i seguenti elementi di valutazione e risposta.
  L'ufficio della motorizzazione civile (Ucm) di Prato, che aveva iniziato la sua attività nel settembre 2005, è stato soppresso, dal dicembre 2012, per effetto del decreto-legge 6 luglio 2012, n. 95, convertito, con modificazioni, dalla legge 7 agosto 2012, n. 135, recante «Disposizioni urgenti per la revisione della spesa pubblica con invarianza dei servizi ai cittadini».
  Giova precisare che, quando ancora attivo, non disponeva né di una stazione operativa per le revisioni ed i collaudi, né di un piazzale attrezzato per l'espletamento delle prove di guida per motoveicoli e ciclomotori.
  Conseguentemente, per le anzidette operazioni, i cittadini pratesi erano comunque costretti ad interfacciarsi con l'ufficio della motorizzazione civile di Firenze.
  L'accorpamento del soppresso Ucm Prato a quest'ultimo, dunque, non solo si è configurata a suo tempo quale scelta più idonea alla ricercata razionalizzazione dei servizi, ma si rivela tuttora efficiente.
  Da un ponderato bilanciamento degli interessi coinvolti, operato da questo Ministero, tra i servizi da rendere ai cittadini e la necessità di ovviare a disfunzioni organizzative e costi eccessivi, si conferma, infatti, la non opportunità di riattivare la sede di Prato, dal momento che l'ufficio di motorizzazione civile di Firenze risulta adeguato all'espletamento dei servizi di motorizzazione per tutto il bacino d'utenza locale.
  In particolare, il monitoraggio effettuato ha dimostrato che l'accesso fisico allo sportello da parte dell'utenza sia privata sia professionale è ormai residuale, stante la informatizzazione delle procedure.
  Inoltre, il Portale dell'automobilista, quale portale di servizi di
e-government, offre ai cittadini, agli operatori professionali ed alle imprese, la possibilità di consultazione ed accesso ai servizi on-line.
  Ciò posto, con mirato riguardo alla lamentata carenza di personale esaminatore per espletare gli esami di guida, corre l'obbligo di evidenziare che tale criticità non ha carattere locale, bensì generale, in quanto si registra una diffusa carenza di personale in servizio presso gli uffici territoriali della motorizzazione civile, relativa cioè ad uffici che non svolgono solo compiti tecnici, ma anche amministrativi e contabili.
  Nella premessa cornice, si rammenta che il comma 565 dell'articolo 1 della legge 27 dicembre 2017, n. 205, proprio al fine di svolgere le necessarie ed indifferibili attività in materia di sicurezza stradale, di valutazione dei requisiti tecnici dei conducenti, di controlli sui veicoli e sulle attività di autotrasporto, e di fornire adeguati livelli di servizio ai cittadini e alle imprese, ha già previsto l'assunzione a tempo indeterminato di 200 unità di personale nel triennio 2018-2020.
  Una parte di tali assunzioni, in un'ottica di ottimizzazione e velocizzazione dei tempi, ha già avuto luogo per effetto del ricorso alla escussione di precedenti graduatorie in corso di validità: mentre la restante parte verrà coperta con l'esito del concorso per 148 posti da ingegnere le cui prove scritte si sono svolte in data 11 e 12 febbraio 2019.
  Anche alla luce della rinnovata attenzione conferita al settore dall'articolo 15 del decreto-legge del 28 settembre 2018, n. 109, che prevede l'assunzione di complessive 200 unità di personale, e dall'articolo 1, comma 372, della legge n. 145 del 30 dicembre 2018, che ne prevede ulteriori 50 nell'arco del corrente anno solare, si confida che gli organici degli uffici territoriali saranno a stretto giro ripianati, in modo tale da consentire il soddisfacimento della domanda di servizi da parte dei cittadini.

Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti: Danilo Toninelli.


   DORI, CATALDI, D'ORSO, GIULIANO, PERANTONI, ASCARI, PIERA AIELLO, DI SARNO, SALAFIA, BUSINAROLO, SCUTELLÀ e PALMISANO. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   in seguito all'evento sismico dell'aprile 2009 alcune strutture presenti nel complesso demaniale «Luigi Ferrari» di L'Aquila già utilizzate come istituto penale minorile, centro di prima accoglienza, ufficio di servizio sociale, centro per la giustizia minorile, uffici giudiziari minorili e alloggi demaniali, sono state interessate da diverse ristrutturazioni;

   la più importante ristrutturazione, iniziata subito dopo il terremoto, è avvenuta nella zona interna al muro di cinta e ha interessato anche l'edificio dell'istituto Penale Minorile;

   la palazzina dell'Istituto penale minorile, ben delimitata con adeguato muro di cinta, è rimasta nella piena disponibilità della giustizia minorile e si trova in ottimo stato. Tale edificio è stato ristrutturato utilizzando innovative tecnologie per la riduzione dei posti di servizio di sorveglianza fissi e il governo dei movimenti delle persone in sicurezza e da remoto;

   gli spazi utilizzabili di tale palazzina, con una capienza totale di circa 20 minori/giovani adulti, sono: una zona «notte» nella sezione detentiva del primo piano, con caratteristiche di custodia attenuata; una zona «giorno» con spazi attrezzati per la consumazione dei pasti e per il tempo libero (biblioteca, sala per attività ricreative, campo di calcio);

   la riapertura di tale istituto potrebbe essere utile per deflazionare l'Istituto penale minorile di Roma-Casal del Marmo e per poter assicurare la territorialità dell'esecuzione della pena come previsto dall'articolo 22 del decreto legislativo n. 121 del 2018 per i numerosi minori/giovani adulti abruzzesi, che ora sono ristretti a Roma con conseguenti difficoltà ad effettuare colloqui con i familiari;

   attualmente sull'intero versante adriatico l'unico Istituto penale minorile aperto si trova a Bari –:

   quale destinazione, nell'ambito della giustizia minorile, si intenda dare all'edificio dell'ex Istituto penale minorile di L'Aquila e con quali tempistiche.
(4-01900)

  Risposta. — Con l'interrogazione in esame si chiede quali siano le opzioni di utilizzo previste per l'ex Istituto penale minorile di l'Aquila e con quali modalità temporali.
  Preliminarmente occorre precisare che il complesso demaniale di cui si chiede contezza si compone di ben sette edifici originariamente destinati ad ospitare l'istituto penale per i minorenni. A seguito di diverse dismissioni intervenute nel tempo, sono attualmente in uso al Dipartimento per la giustizia minorile e di comunità soltanto tre edifici: uno adibito ad uso ufficio, uno originariamente destinato ad alloggi di servizio e dichiarato inagibile a causa di lesioni a parti strutturali in seguito ai noti eventi sismici, ed infine il padiglione detentivo residenziale dell'istituto penale.
  L'Istituto penale per i minorenni è stato definitivamente chiuso con decreto del Ministro della giustizia del 26 aprile 2016.
  A seguito di tale soppressione, si è definita una nuova destinazione per gli edifici di pertinenza del Dipartimento per la giustizia minorile e di comunità con la previsione di un edificio per il centro di prima accoglienza, per l'ufficio di servizio sociale per i minorenni, per l'ufficio di esecuzione penale esterna, nonché per la sezione distaccata del centro per la giustizia minorile di Roma, la porzione di altro edificio del complesso degli uffici giudiziari minorili occupata dal centro di prima accoglienza al tribunale per i minorenni.
  Nell'ottobre del 2016 è stata richiesta al provveditore alle opere pubbliche la redazione di una perizia per trasformare alcuni dei locali in questione in modo tale da potervi trasferire il centro di prima accoglienza.
  Nel luglio 2018, in assenza di riscontri concreti, il Ministero ha sollecitato ed effettuato un sopralluogo congiunto con i tecnici del provveditorato alle opere pubbliche, si è confermata la necessità di trasferire il centro di prima accoglienza oggetto della richiesta di trasformazione, ed è stata sollecitata la redazione della perizia, già in precedenza richiesta.
  Il centro di prima accoglienza attualmente è ancora collocato nella palazzina della procura della Repubblica presso il tribunale per i minorenni, pertanto, il suo trasferimento nei Locali a tal fine individuati garantirebbe la disponibilità di maggiori spazi per gli uffici giudiziari minorili.
  Nel 2018 il centro per la giustizia minorile di Roma, anche in relazione a quanto evidenziato dall'Autorità giudiziaria minorile riguardo alla carenza di comunità terapeutiche, ha avviato un dialogo con la regione Abruzzo per vagliare la possibilità di realizzare una comunità terapeutica gestita dal servizio sanitario nazionale, per l'accoglienza di minorenni e giovani adulti dell'area penale minorile. Tale ipotesi, tuttavia, non ha avuto seguito da parte della regione Abruzzo.
  Tra le ipotesi al momento al vaglio del dipartimento per la giustizia minorile e di comunità, vi è la realizzazione di una comunità pubblica, al piano terra di una delle palazzine in discussione, da gestire in collaborazione con un ente esterno. Tale struttura residenziale, risponderebbe alle esigenze di collocamento di giovani del territorio abruzzese e consentirebbe di garantire il principio di territorialità degli interventi.
  Attualmente alcuni interventi di ristrutturazione sono stati compiuti, per altre palazzine si è in attesa degli interventi di adeguamento antisismico.
  In prospettiva si prevede in via prioritaria di trasferire il centro di prima accoglienza nell'edificio destinato liberando gli spazi ora occupati in altro edificio che saranno utilizzati dal tribunale per i minorenni.
  Collocare, una volta rimesso in sicurezza e adeguato alla normativa antisismica, l'ufficio di servizio sociale per minorenni e l'ufficio di esecuzione penale esterna, in altro edificio della struttura in questione. Del pari si dovrà destinare l'edificio che oggi ospita anche l'ufficio di servizio sociale per minorenni alla sola sezione distaccata del centro per la giustizia minorile di Roma, nonché individuare un utilizzo efficace per il piano terra dell'edificio destinato al centro di prima accoglienza.
  Il Ministero sta dando notevole impulso alle opere volte a gestire l'ufficio demaniale in questione al fine del migliore utilizzo del complesso in relazione alle esigenze degli uffici destinati ad essere ivi trasferiti.

Il Ministro della giustizia: Alfonso Bonafede.


   EMILIOZZI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   il 16 settembre 2018 l'Etiopia e l'Eritrea hanno sottoscritto uno storico accordo di pace che pone fine a un conflitto iniziato nel 1992 e proseguito – a fasi alterne – durante gli ultimi vent'anni;

   nell'arco di questo periodo la comunità internazionale ha condannato l'atteggiamento del Governo di Asmara, tenendo una posizione inflessibile nei consessi multilaterali e bilaterali;

   in questo contesto, il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite ha istituito un regime di sanzioni nei confronti dell'Eritrea, i cui contraccolpi hanno ottenuto gli effetti di isolare internazionalmente il Paese e di colpire indirettamente la popolazione eritrea;

   nonostante il rapporto S/2017/925 redatto dal «Monitoring Group on Somalia and Eritrea» delle Nazioni Unite affermasse che «il Gruppo, per il suo quarto mandato consecutivo, non ha riscontrato prove conclusive del supporto ad al-Shabaab da parte dell'Eritrea», il 27 marzo 2018 il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite ha da ultimo rinnovato le sanzioni nei confronti dell'Eritrea;

   in quest'ultima circostanza Sebastiano Cardi, ambasciatore italiano presso le Nazioni Unite, ha affermato che «le sanzioni sono uno strumento, non un fine,» e che «come ogni strumento, devono essere riviste se le nuove circostanze lo richiedono» –:

   se il Ministro interrogato non intenda attivarsi nelle preposte sedi multilaterali e bilaterali per porre fine al regime di sanzioni nei confronti dell'Eritrea, soprattutto in ragione delle nuove circostanze emerse in relazione al suddetto accordo di pace e delle potenziali prospettive di pacificazione tra i Paesi dell'area;

   quali iniziative il Governo intenda intraprendere per partecipare attivamente al più ampio processo di normalizzazione regionale innescato dal medesimo accordo di pace.
(4-01285)

  Risposta. — Ho avuto modo di riferire il 23 gennaio 2019 in Commissioni riunite alla Camera sui profondi mutamenti in corso in Corno d'Africa, sul ruolo che l'Italia già svolge e su quello che intenderebbe fare a seguito dell'avvio del processo di riconciliazione tra i Paesi dell'area. Si tratta di un processo finora culminato con l'adozione all'unanimità da parte del Consiglio di sicurezza delle Nazioni unite della risoluzione n. 2444 del 14 novembre 2018, attraverso cui è stata disposta la revoca del regime sanzionatorio internazionale nei confronti dell'Eritrea in vigore dal 2009.
  L'Italia ha seguito le tappe di questo processo innanzitutto attraverso l'intensificazione del dialogo politico, a testimonianza di un momento particolarmente felice delle nostre relazioni bilaterali. Mi riferisco, in particolare: all'incontro del Ministro con i suoi omologhi etiope ed eritreo a margine dell'ultima Assemblea generale delle Nazioni unite e successivamente durante la conferenza Italia-Africa del 25 ottobre 2018; alla visita ufficiale che il Presidente Conte ha effettuato ad Addis Abeba ed Asmara l'11 e 12 ottobre, la prima di un Capo di Governo occidentale in quei Paesi; alla visita ufficiale in Italia del Presidente somalo «Farmajo» del novembre 2018.
  Nel dicembre 2018 ho compiuto personalmente una missione in Eritrea, Etiopia, Gibuti e Somalia, durante la quale ho avuto modo di confrontarmi con le autorità locali e di esplorare con loro concrete possibilità per rafforzare la collaborazione tra i nostri Paesi.
  A gennaio il
Premier etiope Abiy, al termine di un colloquio avuto a Roma con il Presidente Conte, ha tenuto a ringraziare per il sostegno e la solidarietà dimostrati dall'Italia verso l'Etiopia.
  È ora importante garantire seguiti operativi e misure concrete a sostegno del processo di riconciliazione etiopico-eritreo, sicuri che questo contribuirà ad incrementare il livello di stabilizzazione dell'intera regione e in prospettiva una maggiore integrazione economica tra i diversi Paesi. Ho peraltro personalmente raccolto, durante la sopra citata visita, il sincero desiderio dei miei interlocutori di vedere accrescere la presenza italiana nel Corno d'Africa e sono convinta che vi siano diversi piani su cui il nostro Paese possa continuare a impegnarsi per l'elaborazione di strategie di ampio respiro e di lungo termine, che siano in grado di soddisfare le rispettive necessità.
  Tra i settori in cui la presenza italiana nella regione è già particolarmente affermata c'è la sicurezza marittima: mi riferisco al contributo offerto dal nostro Paese al contrasto alle attività di pirateria al largo delle coste somale, attraverso la partecipazione alle missioni Ue Eunavfor Atlanta ed Eucap Somalia (Capacity Building Mission in Somalia) e al
Contact group on piracy off the coast of Somalia, nell'ambito del quale siamo membri del relativo Trust-fund per il biennio 2019-2020.
  Per fronteggiare il fenomeno migratorio, l'Italia mira ad offrire ai Paesi della regione concrete prospettive di sviluppo tramite investimenti e programmi di cooperazione inclusivi. Ciò in quanto siamo profondamente convinti che solo un approccio integrato possa rivelarsi efficace per affrontare sfide comuni – traffici illeciti, terrorismo, cambiamenti climatici, movimenti migratori – con un evidente carattere transnazionale. Una progressiva integrazione economica della regione può avere solo ripercussioni positive sui tassi di crescita di questi Paesi e contribuirebbe a ridurre la pressione migratoria.
  Tra i 22 Paesi considerati prioritari per la cooperazione italiana ci sono Etiopia, Kenya, Sudan, Sud Sudan e Somalia, mentre i recenti sviluppi aprono a nuove prospettive per nostre iniziative in Eritrea, in particolar modo nei settori della formazione professionale (fortemente richiesto dalle autorità locali), della sanità e del sostegno all'agricoltura rurale.
  Il tributo nazionale al processo di riconciliazione passa anche attraverso misure in grado di favorire la stabilizzazione di contesti ancora fragili ed il rafforzamento istituzionale dei Paesi della regione: l'Italia è stata fra i primi Paesi ad aver erogato un contributo all'Etiopia per il programma di disarmo e reinserimento sociale degli ex combattenti rientrati nel Paese dopo la firma del trattato di pace con l'Eritrea; importante è anche l'apporto che il nostro Paese fornisce all'addestramento delle forze di sicurezza somale, sia in via multilaterale, tramite l’
Eu Training Mission Somalia (Eutm, di cui deteniamo la guida), sia in via bilaterale attraverso il programma Miadi (missione italiana di addestramento), realizzato dai carabinieri presso la nostra base militare logistica a Gibuti, potenzialmente in grado di costituire un polo d'eccellenza italiano nella regione.
  La prospettiva di una graduale stabilizzazione della regione e della sua progressiva integrazione economica offrono l'opportunità per investimenti mirati con reciproco beneficio. Il nostro obiettivo è quello di sensibilizzare le imprese italiane ad entrare in questi mercati, creando nuovi partenariati con i Paesi dell'area che dovranno tuttavia essere sostenuti da più efficaci meccanismi finanziari ed assicurativi. Tale impegno è particolarmente necessario nel settore delle infrastrutture, per la cui realizzazione stiamo cercando di coinvolgere grandi istituzioni come l'Ue la Banca mondiale, la Banca africana di sviluppo, la Banca islamica di sviluppo e altro. Questo perché è necessario che anche la comunità internazionale innalzi il proprio livello di attenzione e accresca il sostegno al Corno d'Africa.
  Un altro tema che ci sta particolarmente a cuore è la cooperazione culturale. Ad Asmara e ad Addis Abeba si trovano due scuole italiane, unite da dicembre in un gemellaggio da me promosso e finalizzato durante la mia visita. Esse svolgono un ruolo rilevante nella formazione della futura classe dirigente di Eritrea ed Etiopia. Sono analogamente significativi i progetti di cooperazione con l'università nazionale Somala a Mogadiscio. Al fine di dare un contenuto concreto al nostro impegno a valorizzare il capitale umano dei Paesi del Corno d'Africa, abbiamo recentemente deciso di aumentare il numero di borse di studio messe a disposizione di studenti meritevoli provenienti dalla regione.
  Anche l'attività di promozione culturale in loco potrà compiere un ulteriore salto di qualità in un contesto di progressivo riavvicinamento tra Etiopia, Eritrea e Somalia. Cito al riguardo il programma «Italia, culture, Africa», organizzato dalla Farnesina nel 2019 con l'obiettivo di potenziare interventi di cooperazione culturale e scientifica, fortemente richiesti dalle autorità locali dei tre Paesi sopra citati.
  In conclusione, ribadisco quello che ho già avuto modo di affermare più volte: il Corno d'Africa è oggi tra le priorità della politica estera italiana. Per quanto permangano nella regione elementi di criticità e fattori di instabilità, la positiva dinamica messa in moto dal processo di riconciliazione avviato tra Etiopia ed Eritrea impone al nostro Paese di rispondere alle aspettative e alle speranze che i Paesi del Corno nutrono nei confronti dell'Italia per aspirare ad un futuro migliore.

La Viceministra degli affari esteri e della cooperazione internazionale: Emanuela Claudia Del Re.


   FERRO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro per la famiglia e le disabilità. — Per sapere – premesso che:

   la Costituzione della Repubblica italiana, all'articolo 16, garantisce il diritto alla mobilità di ogni cittadino;

   la concreta fruizione di questo diritto per le persone affette da disabilità, nonché per le persone anziane, tutelata in forza del principio di eguaglianza di cui all'articolo 3 della Costituzione, costituisce lo strumento e la precondizione indispensabile per ciascun individuo per potere esercitare tutta una serie di diritti, nonché per integrarsi nell'ambiente sociale;

   la stazione ferroviaria di Lamezia Terme Centrale rappresenta uno snodo ferroviario importantissimo per tutta la Calabria ma, principalmente, per i cittadini che risiedono nelle province di Catanzaro e Vibo Valentia, nonché per i turisti che arrivano in Calabria per visitarne le bellezze paesaggistiche e culturali;

   nonostante ciò, la stazione di Lamezia Terme Centrale è priva di ascensori che permettano a tutte le persone, affette da disabilità e non, di raggiungere dignitosamente e in sicurezza i binari –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti esposti in premessa e quali urgenti iniziative di competenza intendano assumere per garantire il diritto alla mobilità nelle stazioni ferroviarie e lungo le linee ferroviarie italiane, con particolare riferimento alle infrastrutture della città di Lamezia Terme, nonché la fruibilità, da parte delle persone con abilità differenti, dei relativi servizi essenziali.
(4-00678)

  Risposta. — In esito all'atto di sindacato ispettivo in oggetto, con il quale si chiede di conoscere le iniziative di competenza in ordine alle infrastrutture ferroviarie della città di Lamezia, anche con riferimento alla loro «fruibilità, da parte delle persone anziane o con abilità differenti», sulla base delle informazioni acquisite da Rete Ferroviaria Italiana, nella qualità di station manager, si rendono i seguenti elementi di risposta.
  La stazione di Lamezia Terme centrale è inserita al l'interno di un programma di riqualificazione già avviato che, più in generale, comprende seicento stazioni su tutto il territorio nazionale.
  Per il predetto scalo ferroviario gli interventi pianificati, per un investimento pari a circa 5 milioni di euro, riguardano:

   l'innalzamento dei marciapiedi ad altezza 55 cm dal piano di rotolamento;

   la realizzazione di ascensori su tutti i marciapiedi della stazione;

   la messa in opera di pavimentazione tattile con il sistema di segnali e percorsi integrali Loges Vet-Evolution;

   la dotazione di segnaletica luminosa a led.

  Inoltre, è in programma il miglioramento dei sistemi di informazione al pubblico, sia audio sia video, mediante l'installazione di monitor ed impianti di diffusione sonora, e la riqualificazione dell'atrio, della sala d'attesa, dei parcheggi e dei servizi igienici, per un impegno economico di circa 1 milione di euro.
  Detti interventi garantiranno l'adeguamento della stazione di Lamezia Terme agli
standard europei in ordine alle condizioni di accesso ai servizi ferroviari alle persone a ridotta mobilità e con disabilità.
  Al riguardo, Rfi ha riferito che la progettazione sarà realizzata entro il corrente anno ed i lavori ultimati entro il prossimo 2020.
  Concludo ribadendo che riqualificare le stazioni ferroviarie e migliorare le condizioni di fruibilità rappresentano un obiettivo comune che stimola la mia azione di Governo.
  Solleciterò gli uffici competenti del Ministero ad adottare tutte le opportune misure affinché sia sempre messa in evidenza l'esigenza di migliorare la qualità dei servizi a favore dell'utenza.

Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti: Danilo Toninelli.


   FERRO. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   negli ultimi anni il numero dei cinghiali presenti in Italia è praticamente raddoppiato e, in molte aree del Paese, la presenza di ungulati ha raggiunto numeri incalcolabili;

   a parere dell'interrogante i cinghiali sono animali non necessari, dannosi e pericolosi e la loro presenza sul territorio italiano, ed in particolare in Calabria, è diventata oramai incontrollabile;

   nelle province di Vibo Valentia e Catanzaro si registrano situazioni di pericolo legate ad invasioni di cinghiali che, oltre a creare danni alle imprese agricole, agrituristiche e zootecniche, mettono in pericolo i cittadini, invadendo strade trafficate e centri abitati;

   i cinghiali sono animali pericolosi per le persone e rappresentano un grosso problema per agricoltori e imprese, infatti sono molteplici e ingenti i danni causati alle colture e agli animali da questi ungulati, che gli agricoltori e le imprese non possono più sopportare –:

   quali urgenti iniziative i Ministri interrogati intendano adottare al fine di individuare specifici strumenti per contrastare il fenomeno crescente dello sviluppo incontrollato dei cinghiali e se intendano assumere iniziative per prevedere nuove risorse finanziarie per risarcire gli imprenditori e gli agricoltori dai danni ingenti arrecati dagli ungulati.
(4-01936)

  Risposta. — Il problema della proliferazione dei cinghiali è da tempo all'attenzione del Governo e del sottoscritto.
  I cinghiali – in ragione della loro oramai eccessiva presenza sul territorio – si stanno rivelando da tempo un fattore di pericolo, non solo sotto il profilo del notevole impatto economico discendente dai danni prodotti al comparto agricolo, ma anche per la incolumità delle persone, in ragione della loro sempre più cospicua intrusione nei centri abitati, e, altresì, perché rappresentano un rischio reale di trasmissione di epidemie significative e gravi, quali la peste suina africana di cui sono vettori.
  Sotto tale ultimo profilo, rappresentano una minaccia concreta per le produzioni agroalimentari, in particolare insaccati e prosciutti, eccellenze del
made in Italy.
  Nell'ambito degli incontri che si sono via via tenuti con gli assessori regionali sulla problematica, emerge la necessità di un'azione coordinata sul territorio nazionale con la predisposizione di interventi di gestione che siano sì efficaci nel breve termine ma che, contestualmente, stabilizzino la situazione nel lungo periodo.
  In tale direzione – in accordo con il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare – in data 16 novembre 2018, è stato istituito un gruppo di lavoro incaricato,
inter alia, di formulare proposte per l'adeguamento del quadro normativo e sanzionatorio relativo ai danni da fauna selvatica, tavolo che, a breve, dovrebbe presentare una relazione conclusiva.
  Per quanto specificatamente attiene alla problematica relativa al risarcimento dei danni al settore agricolo, abbiamo provveduto ad effettuare la notifica alla Commissione europea di uno schema di decreto interministeriale teso a disciplinare le modalità di concessione degli aiuti per le misure preventive e per gli indennizzi dei danni provocati da fauna selvatica omeoterma alle produzioni agricole, secondo le condizioni e i criteri indicati dall'Unione europea per gli aiuti di Stato nei settori agricolo e forestale nelle zone rurali nel periodo 2014-2020.
  A seguito di una lunga trattativa, che ha coinvolto questo Ministero, le regioni e il partenariato economico, la Commissione, con nota del 29 gennaio 2019, ha informato l'Italia della propria decisione di NON sollevare obiezioni nei confronti del regime di aiuti notificato, ritenendolo compatibile con il mercato interno e lo schema di decreto è stato inviato alla Conferenza unificata per il prescritto parere.
  Per quanto sopra – nel ritenere che gli aspetti sollevati dall'onorevole interrogante possano essere soddisfatti dalle disposizioni previste dal regime di aiuti notificato alla Commissione – confermo l'impegno già in atto di questo Ministero ad approfondire la problematica in esame, congiuntamente alle altre competenti Amministrazioni centrali e periferiche, in modo da poter attivare tutte le iniziative utili per salvaguardare le nostre produzioni agricole e agroalimentari.

Il Ministro delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo: Gian Marco Centinaio.


   FRASSINETTI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   la chiusura della superstrada E45 ha provocato una situazione insostenibile per gli studenti che devono quotidianamente raggiungere le scuole di II grado degli Istituti di Pieve Santo Stefano, Caprese Michelangelo, Sansepolcro e Città di Castello, zone al confine fra la Valtiberina Toscana e l'Emilia Romagna. In particolare la situazione è critica nel comune di Caprese Michelangelo e in quello di Pieve Santo Stefano dove è situato l'istituto superiore omnicomprensivo «Fanfani-Camaiti» che prevede corsi tecnico-professionali, forestali ed alberghieri;

   in questo vengono accolti studenti provenienti anche dalla Romagna che quotidianamente raggiungono la scuola con il servizio pullman. Non è più perpetuabile questa situazione di disagio che costringe gli studenti ad alzarsi alle 4.45 del mattino per percorrere 25 km, né tantomeno si possono garantire le iscrizioni future a l'istituto con soluzioni provvisorie ad oggi previste –:

   quali siano i tempi necessari alla realizzazione di un piano di viabilità alternativa adeguata che permetta agli studenti tempi rapidi per il raggiungimento degli istituti scolastici in attesa della riapertura della superstrada E45.
(4-02211)

  Risposta. — Con riferimento all'atto di sindacato ispettivo parlamentare in esame, sulla base delle informazioni acquisite dalla società ANAS, si forniscono i seguenti elementi di risposta.
  Il 13 febbraio 2019 è stata autorizzata dalla procura della Repubblica di Arezzo la riapertura parziale del viadotto Puleto, oggetto di un provvedimento di sequestro preventivo per conseguenza del quale era stato precedentemente interrotto, a far data dal 16 gennaio 2019, il transito veicolare lungo la superstrada E45.
  Detta riapertura ha avuto luogo a seguito dell'approntamento, da parte dell'anzidetta società, della segnaletica monitoria e della installazione di un sistema di monitoraggio con sensori radar, posizionato lungo la struttura ed interfacciato ai semafori in modo tale da poter interrompere il traffico, con tempestività, in caso di rilevamento di eventuali criticità.
  Ciò premesso, con riguardo al quesito posto, si comunica che la ripristinata viabilità al traffico leggero sulla superstrada E45, consentita, cioè, entro il limite di 3,5 tonnellate, su di una sola corsia per ogni senso di marcia ed a velocità ridotta, non pregiudica la mobilità, anche interregionale, degli studenti, in quanto risultano esclusi dal transito veicolare esclusivamente i mezzi pesanti – dunque superiori al tonnellaggio di cui al citato limite – per i quali permangono obbligatorie le deviazioni sui percorsi alternativi già definiti.
  In generale, per mitigare i disagi che la chiusura del viadotto Puleto ha comportato per gli operatori economici del territorio, per le comunità locali e per tutti coloro che utilizzano la E45 per gli spostamenti connessi alle esigenze di lavoro e di studio, oltre che per scopi turistici, il Ministero dell'interno ha fatto presente che la regione Toscana, con decreto del Presidente della Giunta n. 14 del 28 gennaio 2019, ha dichiarato lo stato di emergenza regionale nella provincia di Arezzo.

Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti: Danilo Toninelli.


   FRATOIANNI. — Al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:

   la base militare Usa di Camp Darby è un enorme deposito logistico: 125 bunker pieni di bombe, razzi, munizioni, esplosivo ad alto potenziale, tank, blindati, jeep e camion; è ubicata nella pineta di Tombolo, tra Pisa e Livorno e riveste un ruolo e una posizione strategica;

   da qui sono partiti i supporti logistici e militari per la guerra del Golfo e le operazioni nei Balcani, Iraq, Afghanistan; gli Usa intendono riorganizzare massicciamente le infrastrutture legate alla base, realizzando 2,5 chilometri di nuovo troncone ferroviario, due terminal, un ponte girevole sul canale dei Navicelli, il rifacimento di un'articolata banchina attrezzata lungo il canale dei Navicelli che attraversando la base confluirà nel canale Scolmatore, collegandosi al mare e al porto di Livorno (sottoposto al rischio dell'intenso traffico di armi e classificato porto a rischio di emergenza radiologica/incidente nucleare e pertanto soggetto al piano di emergenza esterno previsto dalla legge per la popolazione che vive nelle aree limitrofe);

   il piano è secretato per motivi militari, la popolazione non risulta informata e coinvolta adeguatamente nei piani di evacuazione, nonostante gli obblighi di legge;

   altre opere previste, a quanto risulta all'interrogante, sono:

    consolidamento statico degli argini del canale dei Navicelli e riqualificazione del palancolato dalla foce dello scolmatore fino al tratto del canale di fronte alla darsena Tombolo Dock di Camp Darby (l'opera è a carico del comune di Pisa, per un importo complessivo di circa 3 milioni di euro);

    rifacimenti degli argini, dragaggi, lavori agli affluenti e all'impianto di trattamento dei fanghi (per un totale di altri 36 milioni di euro);

    realizzazione dello svincolo di collegamento fra Aurelia e A12, parte della E80, che costituirà una variante al centro abitato di Stagno; accesso diretto alla E80 (i costi dell'opera pare si aggirino fra i 7 e gli 8 milioni di euro);

    la «foce armata» del canale scolmatore (due moli di oltre 500 metri impediranno l'insabbiamento del canale e la conservazione del fondale a 3,5 metri in luogo dello 0 metri attuali);

   il costo complessivo degli interventi sarebbe intorno ai 50 milioni di euro. Lo stanziamento per il primo lotto di lavori a mare pare sia di 10/15 milioni di euro;

   l'intento sembra quello di creare una sorta di hub delle armi che, giunte al porto di Livorno, vengono stoccate a Camp Darby e poi smistate su acqua, ferro e gomma per le attività militari Usa;

   questi lavori a Camp Darby fanno temere anche per la sicurezza della popolazione e spaventa l'idea che enormi carichi di armi viaggino su una linea ferroviaria ordinaria;

   la Commissione europea ha presentato il 28 marzo 2018 il piano d'azione sulla mobilità militare, premessa per istituire un'area Schengen militare che consenta a Usa e Nato di muoversi rapidamente in Europa, senza essere rallentate da regolamenti nazionali e procedure doganali –:

   se esista un piano di sicurezza adeguato all'aumento di movimentazione di armi da e verso Camp Darby, che i lavori previsti determineranno, e se tale piano riguardi anche il porto di Livorno;

   quali siano gli orientamenti rispetto a quanto esposto in premessa, visto che, a parere dell'interrogante, l'allargamento della base rappresenta una grande e inutile opera di militarizzazione del territorio e che l'uso attuale della base per il trasferimento di armi verso la Siria e lo Yemen appare improprio e non dovrebbe essere consentito, come durante il conflitto iracheno, perché al di fuori del quadro stabilito e per fini diversi da quelli previsti dal Trattato nordatlantico;

   se sia a conoscenza di quanto costeranno ai contribuenti italiani gli interventi in fase di attuazione che concorreranno al potenziamento della base;

   se la realizzazione delle citate opere sia correlata al «piano d'azione sulla mobilità militare» della Commissione europea.
(4-02034)

  Risposta. — Il comprensorio di Camp Darby rientra nelle basi italiane concesse in uso agli USA, ai sensi dell'accordo governativo Bilateral Infrastructure Agreement (BIA) e discendente intesa tecnica Memorandum of Understanding (MoU) – cosiddetto Shell Agreement – tra la Difesa italiana e il Department of Defense USA del 1995, in cui sono stoccate tutte le tipologie di armamento convenzionale.
  I depositi munizioni sono costruiti secondo i previsti criteri di sicurezza atti a preservare la vita umana, contenendo i danni provocati da un'eventuale detonazione/deflagrazione accidentale dei manufatti in essi contenuti.
  I lavori richiamati dall'interrogante prevedono l'adeguamento ai moderni
standard di sicurezza del trasporto del materiale da e per la base logistica di Camp Darby, e per le attività di movimentazione dei materiali.
  Nell'attualità, infatti, il terminale ferroviario esistente richiede l'utilizzo di convogli di autoarticolati scortati da Carabinieri nonché l'impiego di autotrasportatori e personale addetto alla sicurezza per il trasporto dei materiali del deposito su strade pubbliche. Questa operazione può essere svolta soltanto dopo l'orario di lavoro e durante le ore notturne.
  Il nuovo scalo ferroviario, invece, contribuirà a consolidare le operazioni di movimentazione dei materiali effettuando tali attività direttamente su carri ferroviari, evitando il trasbordo e il trasferimento su gomma attraverso le strade pubbliche, diminuendo dunque drasticamente i possibili rischi; una volta ultimati i lavori, infatti, il trasporto di munizioni e di equipaggiamenti su strade pubbliche non sarà più – come invece è oggi – indispensabile.
  Allo stesso modo, anche il progetto di migliorie alla banchina di Tombolo comporterà un aumento delle condizioni di sicurezza per lo svolgimento delle operazioni di movimentazione dei materiali presso la banchina.
  La struttura è attualmente utilizzata per il carico di materiali su chiatte e navi di piccolo cabotaggio. Il progetto di ammodernamento della banchina migliorerà la sicurezza delle operazioni mediante la sostituzione e l'ammodernamento delle basi d'appoggio in calcestruzzo per le gru, dei parabordi in gomma, l'installazione di un sistema antincendio a idranti e di migliorie all'area di stoccaggio temporaneo delle munizioni.
  Il complesso delle opere, quindi, consentirà un miglioramento significativo della sicurezza delle attività di trasporto dei mezzi, materiali e munizioni in supporto, nell'ambito di un più vasto programma finanziato dal Dipartimento della Difesa statunitense.
  Fatte queste doverose premesse e per affrontare nel merito i singoli quesiti posti, con riferimento all'esistenza di «un piano di sicurezza adeguato all'aumento di movimentazione di armi ...», si precisa che ai sensi del
Memorandum of Understanding (MoU) e discendenti accordi tecnici, il comandante italiano della base è il responsabile della sicurezza interna alla base stessa e della redazione di un piano di difesa locale, teso alla salvaguardia delle installazioni militari e del personale ivi operante.
  Per quanto attiene alla sicurezza esterna si fa riferimento a quanto previsto nel citato MoU, secondo cui la responsabilità della sicurezza all'esterno: dell'installazione è devoluta esclusivamente alle Autorità italiane, cui compete garantire l'ordine e la sicurezza pubblica, in coordinamento con il competente Comando militare territoriale e con il comandante italiano dell'installazione.
  A tal proposito, le movimentazioni del materiale d'armamento stoccato: presso
Camp Darby sono autorizzate a seguito dei citati coordinamenti tra la locale, prefettura e il comandante italiano, che notifica anzitempo le richieste di trasporti degli USA.
  Tali movimentazioni sono quindi effettuate con il concorso del personale dell'Arma dei Carabinieri che garantisce i servizi di scorta.
  Si sottolinea, comunque, che nell'attuale congiuntura non è previsto alcun aumento di movimentazione di armi.
  Per quanto attiene al presunto «allargamento della base», è necessario chiarire come si tratti di una indiscrezione priva di fondamento. La base concessa in uso alle forze armate statunitensi non sarà infatti allargata ma, al contrario, ridotta, a seguito della restituzione di una porzione del sedime di
Camp Darby alla Difesa italiana.
  Il quadro giuridico di riferimento (Trattato di
Washington del 1949 e Bilateral Infrastructure Agreement del 1954) autorizza di per sé l'utilizzo delle installazioni militari poste sul territorio italiano e concesse in uso alle forze armate statunitensi per scopi Nato. Al di fuori delle finalità dell'Alleanza atlantica, non è escluso un utilizzo delle predette basi, purché ciò avvenga con il consenso del Governo italiano e sul presupposto del rispetto dei principi costituzionali (articoli: 10 e 11 della Costituzione), in forza dei quali l'ordinamento giuridico italiano si conforma alle norme di diritto internazionale generalmente riconosciute.
  Il funzionamento della base nei suoi aspetti essenziali è in linea con quanto previsto dagli Accordi in vigore e pienamente confacente alla missione costitutiva della Base, quale polo logistico con funzioni di supporto alle attività operative USA.
  Preme altresì osservare che le unità Usa di stanza presso la base di
Camp Darby effettuano esclusivamente attività logistica e non operativa. In linea generale, l'attività operativa legata all'effettuazione di missioni da parte delle unità Usa stanziate presso le Basi italiane concesse in uso è comunque soggetta alla preventiva e temporanea autorizzazione dell'autorità politica, valida per il periodo necessario all'esecuzione della missione stessa.
  Riguardo poi ai costi, il progetto – come detto finalizzato a garantire maggiore sicurezza al territorio – è interamente finanziato dal governo statunitense. Dunque non solo i contribuenti italiani non né riceveranno alcun nocumento, ma vi sarà una positiva ricaduta economica sulle ditte nazionali aggiudicatarie dell'appalto statunitense per la realizzazione del progetto in parola.
  Infine, non vi è nessuna correlazione fra il citato piano di azione sulla mobilità militare e la realizzazione delle opere, in ragione del fatto che il progetto in argomento è stato redatto e presentato nel 2015, ben prima dell'approvazione del piano d'azione sulla mobilità militare della Commissione europea.

La Ministra della difesa: Elisabetta Trenta.


   GERMANÀ, BERGAMINI, SOZZANI, BALDELLI, MULÈ, PENTANGELO, ROSSO, ZANELLA, PRESTIGIACOMO, MINARDO e SCOMA. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   il 10 marzo 2019 è precipitato un Boeing 737 della Ethiopian Airlines, a pochi minuti dal decollo da Addis Abeba per Nairobi. Tutte le 157 persone a bordo, tra cui 8 passeggeri italiani, hanno perso la vita; era un aereo nuovo, consegnato alla compagnia a metà novembre 2018;

   per questo tipo di velivolo si tratta del secondo incidente, non troppo dissimile, in meno di un anno: il 29 ottobre era accaduto ad un Boeing 737 Max 8 della Lion Air in Indonesia, con 189 persone a bordo. Anche in quel caso, un aereo nuovo, usato solo per un paio di mesi, caduto dopo 13 minuti;

   il Boeing 737 Max è l'ultima versione del celebre 737 lanciato nel 1969 dal costruttore Usa. È entrato in servizio nel 2017 con quattro varianti (Max 7, Max 8, Max 9 e Max 10), che possono trasportare tra 138 e 204 passeggeri e sono disegnati per voli di corto e medio raggio. Il 737 Max è il velivolo venduto più velocemente della storia di Boeing e ha raccolto oltre 4.700 ordini da oltre cento compagnie nel mondo;

   tra i clienti del 737 Max, ci sono l'italiana Air Italy, che ha tre B737 Max8 in flotta in leasing: nel piano industriale, presentato un anno fa, era stato annunciato l'ingresso di 20 aerei di questo tipo entro il 2022. Nessun aereo di questo tipo, invece, figura nella flotta di Alitalia. La low cost inglese Ryanair, sarà invece la prima compagnia ad operare il 737 Max 200, una variante del 737 Max8: l'aviolinea ha in flotta 400 Boeing 737-800, con ordini per 115 nuovi Boeing 737 e 110 nuovi B737 Max 200 (e opzioni per altri 100);

   è di queste ore la notizia che riporta il blocco, da parte di Cina, Etiopia, Indonesia, Mongolia e Singapore di tutti i velivoli Boeing 737 Max; la Federal Aviation Administration (Faa), il regolatore dell'aviazione civile Usa, ha pubblicato invece una nota, affermando che il velivolo è sicuro –:

   quale sia la posizione del Governo in merito alla vicenda riportata in premessa.
(4-02470)

  Risposta. — Con riferimento all'atto di sindacato ispettivo in esame, si forniscono i seguenti elementi di risposta.
  In merito alle iniziative poste in essere a tutela della sicurezza dei passeggeri in seguito al tragico incidente aereo del 10 marzo 2019 in Etiopia, l'ente nazionale per l'aviazione civile (Enac), ai sensi dell'articolo 70 del regolamento europeo 2018/1139, ha disposto la chiusura dello spazio aereo italiano a tutti i voli commerciali operati con velivoli modello Boeing 737-8 Max e 737-9 Max dalle ore 20 del 12 marzo 2019.
  Pertanto, a titolo precauzionale e in attesa delle risultanze delle indagini in corso, gli aeromobili appartenenti a questo modello non possono operare da e per gli aeroporti nazionali fino a nuove comunicazioni.
  Enac ha quindi invitato le compagnie aeree operative da e per gli aeroporti nazionali che utilizzano tali velivoli a riprogrammare i voli cercando di ridurre al minimo i disservizi per i passeggeri e fornendo tutte le informazioni necessarie nel rispetto dei regolamenti comunitari di settore.

  Il medesimo Ente, in sinergia con il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, continuerà a seguire l'evolversi della situazione con l'Agenzia europea per la sicurezza aerea (Easa).
Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti: Danilo Toninelli.


   GIGLIO VIGNA, BAZZARO, BIANCHI, DI MURO, IEZZI, MAGGIONI e MURELLI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   l'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa riunitasi a Strasburgo il 24 gennaio 2019, ha approvato una risoluzione e un rapporto di fatto contro il nostro Paese e le politiche del Governo in carica;

   il rapporto di monitoraggio, che viene compiuto su tutti i Paesi che sono membri del Consiglio d'Europa, analizza lo stato del rispetto dei diritti umani e, riguardo all'Italia, ha fornito, in questa occasione, una descrizione molto severa e, a giudizio degli interroganti, non veritiera del nostro Paese in termini di immigrazione, di razzismo e di xenofobia;

   il relatore ha affermato di «essere seriamente preoccupato», perché le politiche del Governo ostacolano il lavoro delle organizzazioni non governative, mettendo a rischio vite umane e violando norme umanitarie fondamentali e ha espresso preoccupazione per la recrudescenza di atteggiamenti razzisti, della xenofobia e di incitamenti all'odio da parte di responsabili politici. Infine, il relatore ha ribadito la sua preoccupazione per la presenza in Italia della criminalità organizzata e delle mafie che, a suo dire, esercitano «una forte presa sulla politica italiana»;

   di fatto, si è trattato di una sorta di «messa in stato di accusa» del nostro Paese: nella relazione si accusa l'Italia di «antiziganismo» e si chiede alle autorità italiane di prestare maggiore attenzione alle questioni dei Rom, definiti vittime di pregiudizi e stigmatizzazioni;

   in sede di esame del report e della risoluzione, tutti gli emendamenti, finalizzati a ristabilire la verità su ciò che succede nel nostro Paese e presentati dall'intera delegazione italiana, politicamente trasversale, sono stati respinti dal relatore –:

   quali iniziative il Governo intenda mettere in campo al fine di ripristinare un clima di fiducia e rispetto nei confronti dell'Italia e della delegazione che la rappresenta in seno all'Assemblea del Consiglio d'Europa.
(4-02184)

  Risposta. — La nostra Costituzione è il garante supremo di uno Stato di diritto che mette sempre al primo posto i diritti e la realizzazione concreta della democrazia e dello sviluppo della libertà. In tale contesto, la protezione e la promozione dei diritti umani rappresentano per l'Italia una priorità consolidata sia sul piano della politica interna che su quello della politica estera. Esiste, ed è un patrimonio condiviso da tutte le forze politiche e dalle molteplici espressioni della società civile, un approccio fondato su valori quali l'universalità, l'indivisibilità, l'inalienabilità dei diritti umani, che devono essere riconosciuti e garantiti a tutti, senza distinzioni.
  Siamo peraltro fermamente convinti che la tutela e la promozione dei diritti umani nel mondo rappresentino fattori determinanti anche per la salvaguardia della pace e della sicurezza internazionale. Le varie forme di razzismo e discriminazione non si configurano, infatti, solo come violazioni dei diritti umani ma rappresentano anche una minaccia alla sicurezza, al progresso sociale e, nelle situazioni più estreme, alla pace. Pertanto, l'impegno a contrastare ogni forma di discriminazione rappresenta per il Governo un imperativo morale oltre che un dovere che discende dalla Costituzione ed è funzionale alla costruzione di una società pacifica, inclusiva, tollerante e davvero democratica. Per la promozione dei diritti umani un importante contributo viene anche dalla collaborazione con la società civile che ci permette di intervenire in maniera incisiva in tanti contesti sia nazionali che internazionali.
  L'apprezzamento da parte della comunità internazionale nei confronti della determinazione con cui l'Italia agisce a favore dei diritti umani è dimostrato dalla recente elezione al Consiglio diritti umani delle Nazioni unite (Cdu) per il triennio 2019-2021 con un numero di voti molto elevato, il maggiore nel gruppo dei Paesi occidentali.
  Rapporti di proficuo e costante scambio sono intrattenuti dall'Alto commissario per i diritti umani Michelle Bachelet con membri del Governo. Io per prima ho avuto modo di incontrarla più volte finora nel corso del mio mandato.
  In ambito Cdu il nostro Paese ha aderito alla convenzione internazionale sull'eliminazione di tutte le forme di discriminazione razziale fin dal 1976 e siamo attivamente coinvolti nelle principali iniziative internazionali sul tema anche attraverso il sostegno a progetti e risoluzioni specifici. La lotta contro il razzismo, la discriminazione razziale, la xenofobia, l'intolleranza e tutte le forme di discriminazione costituiscono oggetto di raccomandazioni specifiche che l'Italia indirizza ai Paesi terzi nell'ambito della Revisione periodica universale (Upr), l'esercizio di monitoraggio della situazione dei diritti umani cui tutti gli Stati membri Nu si sottopongono ogni quattro anni a Ginevra. L'Italia sostiene le attività dello
special rapporteur Onu sulle forme contemporanee di razzismo, discriminazione razziale e intolleranza istituito nel 1993, il cui ruolo è attualmente ricoperto dallo zambese E. Tendayi Achium. Da ultimo, l'Italia ha co-sponsorizzato la risoluzione n. 38/19 sull'incompatibilità tra democrazia e razzismo – adottata durante la 38a sessione del Cdu di giugno 2018 – che ribadisce, tra l'altro, che il razzismo, la discriminazione razziale, la xenofobia e l'intolleranza costituiscono una violazione ai diritti umani e sono incompatibili con la democrazia, lo stato di diritto e una governance trasparente e responsabile.
  In Consiglio d'Europa, l'Italia segue con attenzione e sostiene le attività della Commissione europea contro il razzismo e l'intolleranza (Ecr), competente in materia di monitoraggio su temi di razzismo, xenofobia, antisemitismo, intolleranza e discriminazione.
  I rilievi critici espressi nel rapporto citato dall'interrogante vanno in ogni caso letti nell'ambito del contesto sopra ampiamente illustrato.
  Il Governo ribadirà – in seno all'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa, come in tutti gli altri fori internazionali ai quali partecipiamo – l'impegno convinto e incondizionato dell'Italia a tutela dei diritti e delle libertà fondamentali, della democrazia e dello Stato di diritto. Quanto precede, in linea con la consolidata politica di collaborazione con le istanze internazionali competenti in materia di diritti umani, in omaggio alla quale, per esempio, l'Italia ha formulato fin dal 2001 un invito permanente ai titolari di mandati Onu tematici e geografici (le cosiddette «Procedure Speciali»), impegnandosi a priori ad accettare le loro visite nel nostro Paese.
  In seno al Consiglio d'Europa, come in ambito Nazioni unite e Unione europea, continueremo altresì a dialogare con i nostri
partner per mettere in evidenza quanto l'Italia fa, tra l'altro, per affrontare efficacemente le cause profonde (politiche, economiche e climatiche) della migrazione e fornire assistenza umanitaria ai migranti, anche lungo le rotte migratorie, per prevenire le perdite di vite umane e per combattere la tratta di esseri umani.
La Viceministra degli affari esteri e della cooperazione internazionale: Emanuela Claudia Del Re.


   GRIBAUDO, GARIGLIO e PAITA. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   in data 18 aprile 2017 si è verificato il crollo della campata dell'asta di svincolo per Marene al chilometro 61,300 della tangenziale di Fossano, strada statale 231 «di Santa Vittoria», la quale è stata chiusa in entrambe le direzioni tra i chilometri 59 e 66;

   la costruzione di questo tratto di tangenziale risale all'inizio degli anni ’90, ad opera della società Itinera, appartenente al gruppo Gavio;

   nel giugno 2010 nella zona del cedimento si erano registrati problemi di dissesto del manto stradale e di spostamento del guard-rail, tali da portare al restringimento della carreggiata per un lungo periodo;

   nel crollo è stata schiacciata e distrutta un'auto dei carabinieri, i quali fortunatamente non si trovavano all'interno del veicolo, né al di sotto del ponte, e sono rimasti illesi; allo stesso tempo, alcun veicolo stava transitando sul viadotto, evitando così il verificarsi di incidenti peggiori che potevano coinvolgere un maggior numero di auto e persone;

   l'Anas, nel corso del pomeriggio dello stesso giorno, con una nota sul proprio sito ha dichiarato che l'infrastruttura era sottoposta a monitoraggio, ed era stata ispezionata la mattina stessa da parte del sorvegliante e del capo nucleo senza che fosse «risultata visibile alcuna criticità»;

   a giugno 2017 sono stati rimossi i blocchi generati dalla rottura, posizionati in un vicino piazzale e ad oggi devono ancora essere smaltiti;

   nei primi mesi del 2018 sono stati approvati dall'Anas alcuni interventi sulle travi dei viadotti della strada statale 231, ma non sono tuttora emerse indicazioni definitive sull’iter di messa in sicurezza e sulle tempistiche precise per la ricostruzione del tratto crollato;

   i cittadini e le attività economiche sono penalizzate dall'impossibilità di utilizzare questa infrastruttura fondamentale per la viabilità di quest'area della provincia di Cuneo –:

   se gli strumenti e le modalità ispettive impiegate da Anas, e in particolare da Anas Piemonte, siano aggiornate e adeguate a rilevare danni di criticità tale da portare al crollo improvviso di un'infrastruttura poche ore dopo un'ispezione dall'esito positivo;

   quali siano le motivazioni e le cause del crollo in base alle indagini fin qui condotte da parte di Anas e dei tecnici del Ministero;

   quali siano i finanziamenti previsti per la manutenzione ordinaria e straordinaria di questo genere di opere e quale sia stato il percorso manutentivo ricevuto dall'infrastruttura in questione negli ultimi venticinque anni;

   quali iniziative di competenza intenda adottare per garantire la rapida ricostruzione del ponte crollato, al fine di assicurare il ritorno alla normalità per la viabilità della città di Fossano e della provincia di Cuneo.
(4-01580)

  Risposta. — In esito all'atto di sindacato ispettivo in esame, si forniscono i seguenti elementi di risposta.
  Con riguardo a strumenti e modalità ispettivi utilizzati da Anas nell'attività di verifica delle condizioni di viadotti e ponti inseriti nella rete stradale di interesse nazionale, si comunica che quest'ultima vi provvede:

   1. con cadenza trimestrale, per accertare lo stato di conservazione delle strutture (ispezioni ricorrenti);

   2. con cadenza annuale, per effettuare controlli sistematici di dettaglio, finalizzati all'individuazione di natura, causa e possibile evoluzione di eventuali deterioramenti strutturali (ispezioni principali);

   3. all'occorrenza, qualora si appuri l'esigenza di un'ispezione più approfondita, con prove strumentali e mezzi speciali.

  Sulla scorta delle risultanze di tale processo continuo di ispezioni e controlli, l'anzidetta società programma il piano degli interventi di manutenzione sulla rete stradale.
  Per quanto attiene alle motivazioni del crollo della campata dell'asta di svincolo per Murene, al chilometro 61,300 della strada statale 231 in località Fossano in provincia di Cuneo, il 18 aprile 2017, si riferisce che, sul piano giudiziario, gli accertamenti delegati ai consulenti tecnici della competente Procura della Repubblica non risultano conclusi; conseguentemente, le indagini, tuttora in corso, permangono coperte dal segreto istruttorio.
  Nelle more della conclusione dei predetti atti istruttori, sotto il profilo dell'indagine amministrativa parallela, la Commissione ministeriale istituita con decreto del Ministro n. 155 in data 19 aprile 2017 sta ultimando la propria dettagliata relazione sui fatti accertati.
  Al riguardo, va precisato che la stessa Anas ha nominato una commissione interna con il compito di accertare le cause del cedimento in esame e relazionarsi con l'autorità inquirente.
  In ordine ai finanziamenti previsti per la manutenzione di questo genere di opere pubbliche, Anas ha segnalato di aver appaltato ed aggiudicato gli interventi di ricostruzione della rampa di svincolo per Marene, mediante la realizzazione di una struttura in acciaio, per un investimento complessivo del valore di 1,14 milioni di euro. Tali lavori sono in fase di consegna.
  Al fine di ridurre i tempi di esecuzione delle attività pianificate, per garantire quindi un più rapido ripristino della regolare viabilità nella città di Fossano e nella provincia di Cuneo, sono stati finanziati inoltre, tramite un accordo quadro già appaltato, per una spesa di circa 6 milioni di euro, i lavori di rifacimento totale dell'impermeabilizzazione dei viadotti, dei giunti e della raccolta di smaltimento delle acque della strada statale 231, nonché il ripristino della pavimentazione dell'adiacente viabilità comunale.
  Le opere sono state consegnate alla ditta esecutrice il 7 novembre 2018.
  Sono altresì in fase di esecuzione lavori, di tipo conservativo, di sigillatura dei tubi di sfiato sulle testate delle travi dei viadotti della tangenziale di Fossano e di iniezioni con resine, per un investimento pari a 1,1 milioni di euro.
  Il termine delle attività avviate è fissato entro il venturo mese di marzo 2019.
  Per concludere, si segnala che Anas ha avviato sulla strada statale 231 anche la progettazione preliminare degli interventi di risanamento e rinforzo di tutte le campate, per un importo stimato di circa 30 milioni di euro, mediante una campagna di monitoraggio che si avvale di un sistema di sensori installati su diverse campate.
  Come noto, infatti, l'articolo 14 del decreto-legge n. 109 del 28 settembre 2018 convertito, con modificazioni, dalla legge n. 130 del 2018, ha istituito un sistema sperimentale di monitoraggio dinamico per le infrastrutture stradali e autostradali che presentano condizioni di criticità connesse al passaggio di mezzi pesanti cui sovraintende questo Dicastero.
  Al termine dell'attuale fase sperimentale, l'operatività a regime del citato sistema di monitoraggio verrà implementato attraverso l'utilizzo delle più avanzate ed efficaci tecnologie, anche spaziali, di acquisizione ed elaborazione dei dati di interesse, e tale monitoraggio offrirà una maggiore sicurezza stradale ed autostradale per i cittadini e per gli utenti in generale.

Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti: Danilo Toninelli.


   GRIBAUDO, GARIGLIO e PAITA. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro per i beni e le attività culturali. — Per sapere – premesso che:

   la strada statale 21, che collega il sud del Piemonte con il sud della Francia attraverso il colle della Maddalena e collega in particolare la città di Cuneo con Gap (Hautes-Alpes, PACA), attraversa i comuni di Demonte ed Aisone ove la strada passa all'interno dei centri abitati con strettoie pericolose sia per la transitabilità ordinaria, sia per la sicurezza statica degli edifici prospicienti;

   detta strada statale è percorsa ogni giorno da oltre mille mezzi pesanti (autorimorchi o autoarticolati) in parte per il trasporto merci tra Italia e Francia e in parte per il trasporto di acque minerali prodotte in lata valle;

   il consiglio di amministrazione dell'Anas approvava, già nel 2008, un progetto preliminare per una variante alla strada statale 21 «Colle della Maddalena» in provincia di Cuneo, che prevedeva una spesa complessiva dell'opera di circa 252 milioni di euro da realizzarsi in tre lotti, di cui il primo (variante di Demonte) era inserito già nel contratto di programma Anas 2007-2011, con previsione d'appaltabilità nel 2009;

   il primo lotto ha visto la progettazione di due varianti, la prima quasi completamente in sotterraneo, con un costo complessivo di investimento pari a circa 100 milioni di euro; la seconda con un tracciato più breve a valle dell'abitato, con una sola galleria, di circa 500 metri di lunghezza, e un viadotto, di pari lunghezza (per la quale è stato elaborato nel 2011 uno studio di fattibilità condiviso dagli enti locali), con un investimento complessivo di circa 51 milioni di euro;

   la seconda soluzione è stata inserita dal Ministero delle infrastrutture e dei trasporti nella programmazione 2016-2020;

   il sindaco di Demonte, dal giugno 2016, ha dovuto ridurre la circolazione dei mezzi pesanti all'interno del centro abitato per consentire la realizzazione di opere di ristrutturazione di edifici del 1600 di grande pregio storico e artistico, che presentano lesioni strutturali a causa del traffico pesante, con la deviazione del senso di marcia direzione Francia sulla strada provinciale 337 fino a dicembre 2016 per i mezzi pesanti;

   il progetto definitivo relativo all'intervento «SS 21 della Maddalena Variante di Demonte e Vinadio (Airone) Lotto I-variante di Demonte», inserito nel contratto di programma 2016-2020, è stato sottoposto, ai sensi dell'articolo 215, commi 3 e 5 del 9.1, 1p, 50/2016, all'esame del Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici, che si è espresso – parere n. 39 del 21 giugno 2018 – favorevole con osservazioni;

   con avviso pubblico del 30 maggio 2018, protocollato dal comune di Demonte il 5 giugno 2018, Anas ha avviato la procedura di valutazione d'impatto ambientale; in virtù di ciò è atteso il parere dei Ministeri competenti per poter disporre la gara d'appalto dell'opera in questione –:

   visti i danni strutturali che il traffico pesante sta causando ai centri abitati e la necessità di salvaguardare nel futuro le ristrutturazioni messe in opera dal comune di Demonte, se si ritenga di emanare i pareri in questione per la messa a gara dell'opera entro la fine del 2018;

   se, nel caso in cui tale variante riscontrasse criticità dovute al passaggio in zone di protezione speciale, siano reperibili e disponibili i fondi per la realizzazione della prima variante, dal costo di 100 milioni di euro.
(4-01582)

  Risposta. — In esito all'atto di sindacato ispettivo in esame, sulla base delle informazioni acquisite dalla direzione generale per le strade ed autostrade e dalla società Anas, si forniscono i seguenti elementi di risposta.
  Con riguardo al quesito inerente l'auspicata messa a gara, entro la fine del 2018, del progetto relativo al 1° lotto dell'intervento sulla strada statale 21 della Maddalena – variante di Demonte e Vinadio (Aisone) – in provincia di Cuneo, si comunica che l'appaltabilità dell'opera, che inizialmente era prevista per marzo 2019, è stata aggiornata alla fine del 2019 a motivo dell’
iter di valutazione di impatto ambientale tuttora in corso presso il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare.
  In particolare, il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti ha chiesto ad Anas di integrare gli elaborati progettuali già prodotti con ulteriori dati inerenti alle indagini archeologiche esperite nell'area di sedime dell'intervento, sicché tale supplemento istruttorio, in uno alla tempistica del procedimento, che prevede, tra l'altro, i pareri di numerose amministrazioni, nonché l'emissione di un avviso al pubblico da pubblicare a cura dell'autorità competente sul proprio sito
web, hanno determinato un evidente differimento dei tempi di realizzazione dell'opera.
  In tale contesto, Anas ha rappresentato di avere in itinere l'adempimento alle variazioni del progetto definitivo prescritte dagli enti preposti in sede di conferenza di servizi, al fine del successivo ottenimento dei summenzionati pareri favorevoli previsti dalla normativa in vigore.
  Con riferimento poi al secondo quesito, si comunica che la possibilità di attingere ai fondi destinati alla prima variante, nel caso che la variante di Demonte (dell'importo di 55,94 milioni di euro e già inserita nel contratto di programma 2016-2020) riscontrasse criticità dovute al passaggio in zone di protezione speciale è da ritenersi oramai superata dall'approvazione del progetto definitivo della variante in corso d'opera.
  

Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti: Danilo Toninelli.


   GRIBAUDO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   la strada statale 21 della Maddalena, che collega il sud del Piemonte con il sud della Francia attraverso il Colle della Maddalena e collega, in particolare, la città, di Cuneo con il comune di Gap (Hautes-Alpes, PACA), è un'importante via di comunicazione dell'area alpina occidentale ed è percorsa ogni giorno dai 600 agli 800 mezzi pesanti (autorimorchi o autoarticolati), in parte, per il trasporto di merci tra Italia e Francia e, in parte, per il trasporto di acque minerali prodotte in valle; la sua gestione è affidata ad Anas s.p.a.;

   nel territorio del comune di Gaiola, la strada attraversa il torrente Stura mediante un ponte a più arcate in muratura, la cui costruzione è datati a inizio ‘900, detto «Ponte dell'Olla»;

   nel mese di novembre 2017, il sindaco del comune di Gaiola, Fabrizio Biolè, segnala per la prima volta ad Anas lo stato del Ponte, a seguito del ritrovamento di frammenti di laterizio sul sentiero sottostante le arcate;

   nel mese di dicembre, l'Anas risponde al comune di Gaiola: «In seguito alla segnalazione di codesta Amministrazione comunale in merito all'opera in oggetto, si comunica che il responsabile del Centro di manutenzione competente per il tratto di strada statale di che trattasi ha effettuato apposito sopralluogo in data 30 novembre. Il tecnico intervenuto ha accertato che le fessurazioni suddette riguardano elementi superficiali dell'opera d'arte in questione, e che il ponte non presenta cedimenti strutturali o altri elementi che possano presupporre il pericolo di crollo. Ad ogni modo, l'area tecnica compartimentale provvederà nell'immediato ad effettuare interventi di manutenzione ordinaria consistenti nella ricucitura delle fessurazioni riscontrate con placcaggio delle zone più estese, oltre alla pulizia delle opere idrauliche»;

   a quanto consta all'interrogante, l'Anas ha successivamente effettuato, prima in data 16 gennaio 2018 e successivamente in data 31 luglio 2018, alcune rilevazioni strumentali, del cui risultato non avrebbe messo a conoscenza l'amministrazione comunale; a tali rilevazioni ha partecipato il professor Gentile del politecnico di Milano;

   in data 22 novembre 2018 si è svolto l'ultimo intervento di monitoraggio ed ispezione alle arcate del Ponte dell'Olla, circa un anno dopo le prime segnalazioni di fessurazioni e di distacchi di materiale laterizio;

   è atteso nei prossimi mesi un aumento di produzione e di conseguente traffico di mezzi pesanti da e verso lo stabilimento delle acque minerali Sant'Anna; si prospetta, inoltre, una chiusura di due anni del traforo del Monte Bianco; entrambi questi eventi prefigurano un consistente aumento del traffico sulla strada statale 21 e dunque sul ponte in questione, per il quale diviene fondamentale programmare il prima possibile gli eventuali lavori di consolidamento;

   cittadini, imprese e turisti contattano sempre con maggior frequenza il comune di Gaiola, preoccupati dall'assistere ai rilevamenti senza conoscerne i risultati, osservando come numerose altre infrastrutture sia sul territorio (tangenziale di Fossano) sia in altre parti del Paese (E45 in provincia di Arezzo) abbiano subito danni o chiusure preventive –:

   quali siano state le tecniche di rilevamento utilizzate per il ponte dell'Olla sulla strada statale 21 della Maddalena, e quali siano i risultati emersi;

   quali iniziative di competenza intenda adottare per la rapida messa in sicurezza del Ponte dell'Olla, assicurando una programmazione dei lavori coordinata con l'amministrazione locale e interventi volti al miglioramento della viabilità su tutta la strada statale 21.
(4-02120)

  Risposta. — Con riferimento all'atto di sindacato ispettivo in esame, sulla base delle informazioni al riguardo acquisite dalla società ANAS e dalla direzione generale per le strade e le autostrade e per la vigilanza e la sicurezza nelle infrastrutture stradali, si forniscono i seguenti elementi di risposta.
  Quanto al primo quesito, ANAS ha riferito di provvedere alla verifica dei ponti e dei viadotti della rete stradale di interesse nazionale mediante:

   ispezioni ricorrenti, aventi cadenza trimestrale, per accertare lo stato di conservazione delle strutture;

   ispezioni principali annuali, con effettuazione di controlli sistematici di dettaglio, finalizzati all'individuazione della natura di eventuali degradi, delle correlate cause e della loro possibile evoluzione;

  Sulla scorta dei dati rilevati attraverso questo processo costante di ispezioni e controlli detta società programma, poi, il piano di interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria.
  Con mirato riguardo alle ispezioni effettuate sul ponte Olla, il summenzionato ciclo di controlli ha avuto luogo con esito positivo, talché l'infrastruttura è regolarmente aperta al traffico.
  Tale valutazione è stata doverosamente condivisa, da parte di ANAS, con l'Amministrazione comunale di Gaiola e con la prefettura di Cuneo.
  Cionondimeno, nella programmazione aziendale degli interventi di ordinaria manutenzione, è stato inserito il ripristino del calcestruzzo in taluni punti danneggiato, solo superficialmente, dal processo naturale di carbonatazione.
  Circa il secondo quesito, relativo agli interventi volti al miglioramento della viabilità sulla strada statale in argomento, si comunica poi che la citata società di gestione ha assicurato che, sul piano della manutenzione ordinaria, provvederà con periodicità alle operazioni di sfalcio erba, ripristino segnaletica sbiadita, sgombero neve e pronto soccorso.
  Sotto il profilo della manutenzione straordinaria, peraltro, ANAS completerà, entro l'anno corrente, il rifacimento della pavimentazione nei tratti già oggetto di programmazione, per un investimento del valore di 2 milioni e 240 mila euro, e realizzerà, in aggiunta, ulteriori lavori di pavimentazione su altri tratti della medesima strada, per un importo addizionale di 1 milione di euro.
  In ultimo, si informa che lungo la strada statale 21 della Maddalena risultano già in corso le seguenti linee di pianificazione:

   progetto denominato variante di Demonte e Vinadio (Aisone), per il quale è pendente presso il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare la correlata valutazione di impatto ambientale;

   installazione di protezioni paravalanghe, in relazione alla quale è in atto il completamento del relativo progetto esecutivo.

  Per entrambi i prefati interventi la gara d'appalto è prevista entro il 2019.
Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti: Danilo Toninelli.


   LABRIOLA. — Al Ministro della difesa, al Ministro per i beni e le attività culturali. — Per sapere – premesso che:

   il ponte di San Francesco di Paola, a Taranto, conosciuto come «Ponte girevole», è una bellissima opera realizzata alla fine dell'800, e collega l'isola della Città vecchia con la penisola del Borgo nuovo, unendo il Mar Grande al Mar Piccolo;

   unico in Europa, non è soltanto uno dei simboli della città, ma rappresenta una essenziale arteria per il traffico cittadino;

   in questi anni, nonostante diversi interventi manutentivi, la struttura simbolo della città di Taranto sta sempre più mostrando segni di usura sulle strutture metalliche e sui congegni di movimentazione che regolano l'apertura e chiusura del Ponte e più in generale sulle sue componenti. La cremagliera ha tutti i denti rotti;

   anche se non sono stati finora evidenziati rischi di staticità, il Ponte girevole mostra comunque i segni del tempo. Un intervento manutentivo e di riqualificazione, di competenza statale, sarebbe di fondamentale importanza, in considerazione soprattutto della sua rilevanza per la viabilità tarantina –:

   se il Governo non ritenga di adottare iniziative, per quanto di competenza, al fine di prevedere opportune risorse, quale contributo per avviare le procedure necessarie alle verifiche di stabilità e per intraprendere una manutenzione strutturale del Ponte girevole, uno dei simboli storici della città di Taranto.
(4-01779)

  Risposta. — Il ponte di «San Francesco di Paola» di Taranto – meglio conosciuto come ponte girevole – è una struttura fortemente esposta sia agli agenti atmosferici che al traffico intenso.
  Questi fattori hanno portato ad un inevitabile deterioramento infrastrutturale, al quale, ogni qualvolta necessario, la marina militare ha posto rimedio con interventi finalizzati a risolvere specifiche avarie.
  Lo stato del ponte girevole – sottoposto periodicamente ad accurati interventi di manutenzione, sia degli organi meccanici che dell'intera struttura metallica – è da tempo all'attenzione della forza armata e degli enti locali.
  Già nell'aprile 2018, nell'ambito dei lavori del tavolo istituzionale permanente, è stata definita una serie di interventi di manutenzione straordinaria da inserire nel contratto istituzionale di sviluppo per l'area di Taranto, previsto dall'articolo 5, comma 1, del decreto-legge 5 gennaio 2015, n. 1 convertito in legge 4 marzo 2015, n. 20.
  In attesa, comunque, di concretizzare i finanziamenti necessari ad avviare tali interventi, è stato installato un sistema di monitoraggio strutturale che, utilizzando appositi strumenti (accelerometri) per misurare le vibrazioni/oscillazioni, consente di acquisire dati utili ai fini delle successive progettazioni d'intervento e d'individuare, in tempo reale, eventuali variazioni delle condizioni di staticità e di sicurezza dell'infrastruttura.
  Nella consapevolezza che il ponte – opera ingegneristica di pregio che offre uno spettacolo davvero singolare – non solo è il principale simbolo della città, ma è anche di fondamentale importanza per la viabilità, posso assicurare l'intendimento e il costante impegno volto al reperimento di adeguate risorse per:

   la progettazione dei lavori di risanamento conservativo della struttura metallica, cui seguirà la fase di esecuzione;

   l'ammodernamento degli impianti elettrici/elettronici di controllo e di automazione relativi al sistema di movimentazione dei bracci, con gara d'appalto programmata per l'anno 2019.
La Ministra della difesa: Elisabetta Trenta.


   MAGI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   il cineasta e cittadino ucraino Oleg Sentsov è stato arrestato nel maggio 2014 in Crimea a causa della sua opposizione all'annessione di questa parte dell'Ucraina da parte della Federazione russa;

   il 25 agosto 2015, in seguito a un processo in aperta violazione del diritto internazionale e delle elementari norme di giustizia, Oleg Sentsov è stato condannato a 20 anni di detenzione da un tribunale russo, del quale l'Unione europea non riconosce la competenza, sulla base di deposizioni strappategli illegalmente a mezzo di violenze e torture;

   sono sempre più frequenti le pratiche di intimidazione e minaccia di cui sono vittime oppositori al regime del Presidente Putin – come giornalisti, associazioni di difesa dei diritti fondamentali e intellettuali, politici – così come la denuncia di pratiche di tortura all'interno delle prigioni della Federazione russa nei confronti di detenuti politici, d'opinione e oppositori democratici, il cui numero è sempre più crescente;

   Oleg Sentsov, detenuto a Labytnangi, nella regione più settentrionale della Federazione russa (Yamalo-Nenets), il 14 maggio 2018 ha intrapreso uno sciopero della fame a oltranza;

   la risoluzione del Parlamento europeo su «Russia, in particolare il caso del prigioniero politico ucraino Oleg Sentsov» (2018/2754(RSP)) approvata il 14 giugno 2018 esorta, tra l'altro, gli Stati membri dell'Unione europea a seguire da vicino i processi dei difensori dei diritti umani –:

   se il Ministro sia a conoscenza della vicenda riportata in premessa e se intenda intraprendere iniziative, per quanto di competenza, per assicurarsi dello stato di salute del cittadino ucraino Oleg Sentsov e per pervenire all'annullamento immediato della sua illegittima condanna da parte del tribunale russo e alla sua liberazione in ottemperanza delle convenzioni internazionali sui diritti fondamentali e contro la tortura;

   quali iniziative urgenti intenda intraprendere in seno alle organizzazioni internazionali di cui è membra la Federazione russa perché siano avviate immediate procedure di revisione o annullamento di tutti i processi di cui sono stati vittime cittadini ucraini in Russia e in Crimea dopo l'annessione illegale e per l'immediata liberazione degli oltre 700 prigionieri politici ucraini attualmente detenuti in Russia o Crimea;

   quali iniziative intenda promuovere affinché la Federazione russa si conformi al più presto e pienamente agli obblighi giuridici internazionali in qualità di membro del Consiglio d'Europa, dell'Osce e in quanto parte delle convenzioni internazionali ed europee sui diritti umani e del Patto internazionale relativo ai diritti civili e politici.
(4-00529)

  Risposta. — La tutela e la promozione dei diritti umani e delle libertà fondamentali nel mondo sono fra le priorità del mandato dell'Italia nel Consiglio dei diritti umani delle Nazioni Unite (Cdu) per il triennio 2019-2021.
  Il nostro Paese monitora con attenzione la situazione dei diritti umani in Crimea, nella Federazione Russa e in Ucraina. Con riferimento ai casi di cittadini ucraini illegalmente detenuti in Russia e, in particolare, al caso di Oleg Sentsov, sosteniamo le numerose iniziative finora intraprese sia in ambito ONU che in ambito dell'Unione europea.
  A giugno 2018 l'Italia si è associata ai membri dell'Unione europea e ad altri Paesi in una lettera che il Rappresentante permanente ucraino presso l'ONU ha inviato al Segretario generale Guterres per richiedere i suoi buoni uffici al fine di affrontare la situazione dei cittadini ucraini detenuti illegalmente in Russia, facendo particolare riferimento al caso di Oleg Sentsov.
  Ad agosto 2018, alla notizia allarmante del peggioramento delle condizioni di salute di Sentsov, la Farnesina si è attivata direttamente con le autorità russe per avere rassicurazioni che al detenuto fosse prestato adeguato trattamento sanitario.
  Il caso di Sentsov è stato sollevato dall'Unione europea in occasione del Dialogo interattivo concernente l'aggiornamento periodico orale sull'Ucraina da parte dell'Alto Commissario ONU per i diritti umani, nell'ambito della sessione del Cdu del settembre 2018, quando ha chiesto l'immediato rilascio di tutti i cittadini ucraini che sono illegalmente detenuti in Russia e in Crimea, incluso Oleg Sentsov.
  L'Unione europea è poi intervenuta durante una riunione del Comitato dei Ministri del Consiglio d'Europa, esprimendo profonda preoccupazione per la prolungata detenzione di Oleg Sentsov e per le sue condizioni di salute e chiedendone il rilascio immediato.
  Anche nel corso del Consiglio Permanente dell'Osce del 22 novembre 2018, sotto la Presidenza italiana, l'Unione europea ha chiesto il rilascio di Oleg Sentsov ed ha attirato l'attenzione sui prigionieri politici ucraini illegalmente detenuti in Crimea e nella Federazione Russa.
  Nel dicembre 2018 l'Assemblea generale dell'Onu ha adottato la risoluzione annuale sulla situazione dei diritti umani in Crimea, nella quale si esprime profonda preoccupazione per i presunti casi di tortura da parte delle autorità russe per motivi politici a partire dal 2014 e si fa riferimento al caso di Oleg Sentsov. L'Italia ha co-sponsorizzato la risoluzione insieme ad altri 24 Stati membri dell'Unione europea (tutti tranne Cipro, Grecia e Ungheria) e ha votato a favore della risoluzione, in linea con tutti gli Stati membri dell'Unione europea.
  Continueremo a monitorare con attenzione la situazione dei diritti umani in Crimea, nella Federazione Russa e in Ucraina, con particolare riferimento ai cittadini ucraini illegalmente detenuti in Russia. In relazione al casa di Oleg Sentsov, continueremo a sostenere, in coordinamento con i partner dell'Unione europea, le iniziative e le démarche diplomatiche multilaterali volte al suo immediato rilascio.

La Viceministra degli affari esteri e della cooperazione internazionale: Emanuela Claudia Del Re.


   MOLLICONE. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   dal tragico crollo del ponte Morandi di Genova è scaturito l'allarme infrastrutture in tutta Italia. Nello specifico, molta preoccupazione destano il grado di usura di alcune strutture estremamente trafficate della capitale. Tra le altre, il ponte sospeso (ponte Morandi) a tracciato curvilineo che costeggia il Tevere all'altezza del quartiere Magliana Vecchia, a Roma percorso ogni giorno da tutti coloro che provengono o viaggiano in direzione Fiumicino;

   non meno degno di nota è lo stato di ammaloramento del viadotto della Magliana. Si tratta di un lungo cavalcavia sospeso sopra un'ansa del fiume Tevere, che collega il quartiere degli Arvali con l'Eur e la Cristoforo Colombo, molto utilizzata dai veicoli che percorrono la Roma Fiumicino. L'opera, è stata oggetto di un convegno svoltosi lo scorso inverno nella facoltà di ingegneria dell'università La Sapienza di Roma; anche su quest'opera è stata evidenziata l'urgenza di intervenire con un significativo restauro o con l'abbattimento;

   il viadotto della Magliana è stato progettato negli anni ’30 da Romolo Raffaelli, ma già investito dalla piena del Tevere nel 1937, quando ancora i lavori erano in corso, venne ricostruito nel 1948 sulla base di un progetto di Ignazio Guidi, Cesare Valle e Carlo Cestelli Guidi. Si tratta del ponte sospeso più antico di Roma che, anche se di dimensioni inferiori a quello ligure, è molto simile per ideazione e uso di materiali;

   da mesi i residenti e i consiglieri municipali di Fratelli d'Italia denunciano quanto recentemente confermato anche dall'ingegner Calzona, docente di tecnica delle costruzioni all'università La Sapienza di Roma e allievo di Morandi, che ha definito il viadotto della Magliana come una struttura a «fine vita», visto che fu costruito negli anni ’50 e su di esso risulterebbe non esserci stato nemmeno il collaudo;

   risulta ancora più inquietante la notizia di un recente sopralluogo dei vigili urbani sul Ponte della Magliana, a Roma, a fronte del quale è stato dichiarato che (report dei vigili del fuoco di febbraio 2018) deve essere intrapresa, con «ogni possibile urgenza», ... «un'attività di verifica e monitoraggio dell'intera infrastruttura» –:

   quali siano gli interventi urgenti previsti e quali le iniziative puntuali da attuare conseguenti alle verifiche sulla struttura e sulla sicurezza della viabilità sia in relazione al ponte progettato da Morandi sulla Roma Fiumicino, sia al ponte Raffaelli, il viadotto di Roma.
(4-01029)

  Risposta. — Con riferimento all'atto di sindacato ispettivo in esame, è doveroso premettere che, con riguardo al viadotto «Ansa del Tevere» sulla Roma-Fiumicino, la competenza gestionale è ascrivibile alla società ANAS, mentre il viadotto della Magliana, ricadendo nella viabilità comunale, è in gestione a Roma Capitale.
  Ciò posto, sulla base delle informazioni acquisite dalla citata società, quanto al primo, e da Roma Capitale, per il secondo, si forniscono i seguenti elementi di risposta.
  In merito al viadotto «Ansa del Tevere», ANAS ha comunicato di provvedere alla verifica della sicurezza delle infrastrutture stradali di tutti i ponti e viadotti della rete stradale di interesse nazionale mediante ispezioni trimestrali, eseguite dal personale di esercizio, e tramite verifiche tecniche annuali, ovvero, all'occorrenza, su specifica segnalazione.
  Sulla scorta dei dati rilevati nel corso di questo costante ciclo di ispezioni e controlli l'anzidetta società programma poi il piano di interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria.
  In particolare, ad esito del summenzionato continuo processo ispettivo, il viadotto «Ansa del Tevere», lungo l'autostrada A91, risulta in buono stato e regolarmente aperto al transito.
  Quanto invece al ponte della Magliana, Roma Capitale ha riferito che, in forza di uno studio tecnico appositamente condotto, è possibile escludere sull'infrastruttura in argomento situazioni di pericolo imminente.
  Cionondimeno, detto accertamento ha evidenziato la necessità di provvedere ad interventi di manutenzione straordinaria sia sulle parti d'opera riscontrate in stato di deterioramento sia sugli apparecchi d'appoggio.
  Tali interventi saranno realizzati con somme a carico del bilancio di Roma Capitale, per un investimento pari al valore di euro 2.100.000,00.
  L'Amministrazione capitolina ha altresì precisato che eventuali interventi per il miglioramento sismico del ponte in argomento, non compresi in quelli sopra citati, potranno essere oggetto di apprezzamento e valutazione in seno all'offerta tecnico-economica di cui alla procedura di affidamento dei lavori di realizzazione del ponte dei Congressi.
  

Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti: Danilo Toninelli.


   MULÈ. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   la caserma dei vigili del fuoco di Albenga versa, ormai da anni, in condizioni di assoluta precarietà e necessita di interventi urgenti di adeguamento strutturale e impiantistico;

   crepe nei muri, infiltrazioni, impianto elettrico guasto e scarsa sicurezza sono solo alcuni dei disagi che i vigili del fuoco della caserma citata sono costretti a vivere quotidianamente, tanto che, in situazioni di avverse condizioni meteorologiche, i vigili del fuoco devono fronteggiare gli allagamenti della sede, oltre a quelli di strade, abitazioni ed esercizi commerciali;

   i vigili del fuoco di Albenga hanno più volte denunciato lo stato di precarietà della struttura, invocando l'aiuto e il sostegno di tutte le autorità e sensibilizzando anche le autorità locali, i sindaci dei territori interessati;

   in riferimento all'immobile citato – per una parte di proprietà provinciale e per una parte dello Stato – la provincia di Savona, con determinazione n. 4320 del 14 dicembre 2018, ha aggiudicato a una ditta i lavori relativi al rifacimento dell'impermeabilizzazione della copertura e dei cornicioni per la parte di caserma di competenza della provincia di Savona;

   nello specifico gli interventi (per un importo inclusivo di Iva pari ad euro 39 mila euro circa) verranno eseguiti, come da accordi presi durante i sopralluoghi effettuati, a seguito del completamento dei lavori realizzati direttamente dal Ministero competente, per la parte di copertura riguardante l'edificio di proprietà statale e, soltanto a seguito di tale intervento, verrà realizzato, compatibilmente con le risorse di bilancio 2019, il risanamento dei locali interni di competenza della provincia;

   preso atto della assoluta e indiscussa rilevanza del distaccamento provinciale di Albenga, che rappresenta un riferimento indiscusso per la sicurezza di tutta la collettività del ponente savonese, i consiglieri comunali di Albenga di Forza Italia attraverso un ordine del giorno, indirizzato al sindaco, al presidente del consiglio comunale e al segretario comunale, hanno rivolto un appello affinché il Ministro interrogato intervenga con assoluta sollecitudine per l'effettuazione dei necessari lavori di adeguamento strutturale della caserma citata –:

   quali iniziative il Ministro interrogato intenda intraprendere affinché siano eseguiti tempestivamente i lavori necessari di adeguamento strutturale della caserma dei vigili del fuoco di Albenga.
(4-01983)

  Risposta. — Nell'interrogazione indicata in oggetto, l'onorevole chiede di conoscere le iniziative intraprese da questa amministrazione affinché vengano eseguiti tempestivamente i lavori necessari di adeguamento strutturale del fabbricato in cui è ubicata la caserma del distaccamento dei vigili del fuoco di Albenga.
  L'immobile è suddiviso in due porzioni di proprietà, rispettivamente, dell'amministrazione provinciale e del Ministero dell'interno.
  Per quanto concerne la porzione di proprietà ministeriale, si comunica che è già stata autorizzata la spesa di 89.430 euro per l'esecuzione di lavori di risanamento interno del distaccamento, di coibentazione e impermeabilizzazione dei lastrici solari, oltre che di ripristino dei cornicioni e sottocornicioni della sede.
  I lavori, che hanno avuto inizio lo scorso febbraio, dovrebbero essere ultimati, salvo particolari imprevisti, entro la fine dell'estate 2019.
  Nella programmazione del presente esercizio finanziario sono stati, inoltre, inseriti altri lavori inerenti la videosorveglianza, il potenziamento dell'illuminazione esterna, la manutenzione dell'area adibita a piazzale e parcheggio e la sostituzione dei cancelli e dei portoni.
  Si ricorda inoltre che, nell'ottobre del 2018, con fondi stanziati dal provveditorato alle opere pubbliche, è stata completata la manutenzione straordinaria del cosiddetto castello di manovra, cioè del manufatto utilizzato per le esercitazioni dei vigili del fuoco.
  Per quanto riguarda la porzione di fabbricato di proprietà della provincia, risulta che i lavori per gli interventi di ristrutturazione, per un importo pari a 39.000 euro, potranno anch'essi iniziare a breve, assicurando uno stretto coordinamento con i lavori già avviati sulla prima parte di fabbricato.
  Si fa inoltre presente che – anche grazie all'intervenuto stanziamento, nell'ultima legge di bilancio, di 5 milioni di euro per ciascuno degli anni dal 2019 al 2023, destinati all'acquisto e all'adeguamento strutturale delle sedi di servizio del corpo nazionale dei vigili del fuoco – il Ministero dell'interno non esclude la possibilità di trovare una più efficace e definiva soluzione attraverso la ricerca di una nuova sede o la costruzione di un nuovo distaccamento.
  In tal senso sono già in corso i necessari contatti con l'amministrazione comunale di Albenga allo scopo di individuare siti utili alla realizzazione del nuovo distaccamento.

Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Stefano Candiani.


   MULÈ. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   pochi giorni orsono, nel carcere di Sanremo si è verificato l'ennesimo episodio di violenza in un istituto di pena;

   la causa è stata attribuita al sovraffollamento: una decina di detenuti della prima sezione hanno iniziato la loro rimostranza lanciando suppellettili e bombolette di gas accese all'interno del cortile;

   la rivolta è stata sedata dal personale della polizia penitenziaria che, dopo ore di trattative, è riuscita a riportare in condizioni di sicurezza il carcere, ma questo non senza danni: due agenti sono stati feriti;

   dai dati del Ministero della giustizia risulta che tale istituto abbia una capienza regolamentare di 228 persone e, da fonti di stampa, emerge che al momento della ribellione ve ne fossero 270;

   inoltre, a fronte di 201 unità di polizia penitenziaria previste, ve ne siano effettive soltanto 175 (dati Ministero della giustizia al gennaio 2018);

   pare che il recentissimo disastroso crollo del «ponte Morandi» abbia contribuito a implementare le condizioni di sovraffollamento, impedendo i trasferimenti dei detenuti verso Genova;

   questo drammatico evento è soltanto l'ultimo dei segnali critici che giungono da un sistema penitenziario che sta, ormai, deflagrando;

   vittime ne sono non soltanto i detenuti, ma soprattutto gli operatori del Corpo della polizia penitenziaria i quali svolgono un durissimo lavoro in condizioni di endemica carenza di organico;

   la funzione polisemica della pena, retributiva, general-preventiva, special-preventiva deve tener conto, nella sua esecuzione da parte dell'amministrazione penitenziaria, dell'obiettivo rieducativo, così come previsto dal comma 3 dell'articolo 27 della Costituzione;

   i numerosi interventi legislativi che hanno seguito la sentenza della Corte europea dei diritti dell'uomo sul famoso caso «Torreggiani», volti a risolvere lo stato di sovraffollamento delle carceri italiane, si sono rivelati a giudizio dell'interrogante inutili oltre che dannosi;

   il dipartimento dell'amministrazione penitenziaria del Ministero della giustizia ha messo in essere prassi, consistenti, da un lato, nel regime delle «celle aperte», con conseguente possibilità per i detenuti di aggirarsi negli «spazi comuni» con l'intenzione di introdurre sistemi compensativi alle condizioni di sovraffollamento e conseguente possibilità per i detenuti di aggirarsi negli «spazi comuni» ed essere esposti alle personalità più criminali all'interno delle sezioni detentive, dall'altro, nella «sorveglianza dinamica», che rappresenta secondo l'interrogante un mero tentativo di mascherare le citate carenze di organico del Corpo della polizia penitenziaria, in forza della quale un unico agente di polizia penitenziaria è responsabile di posti anche distanti tra loro, pur rimanendo responsabile di quanto avviene nei diversi luoghi;

   le condizioni descritte tratteggiano, ad avviso dell'interrogante, un inquietante scenario di aperta rinuncia dello Stato all'esercizio di una effettiva potestà punitiva;

   ciò che emergere è un «sistema penitenziario» assolutamente fuori dal controllo della polizia penitenziaria e degli organi ad esso preposti –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza di quanto riportato in premessa, quali siano i suoi orientamenti riguardo all'attuale funzionamento del sistema dell'esecuzione penale, e se e quali iniziative ritenga necessario intraprendere a salvaguardia del medesimo.
(4-02574)

  Risposta. — Con l'atto di sindacato ispettivo in esame l'interrogante, nel fare riferimento ad un evento critico recentemente verificatosi presso la casa di reclusione di Sanremo, dove una decina di detenuti della prima sezione dava vita ad una vera e propria rivolta lanciando suppellettili e bombolette di gas accese all'interno del cortile, mettendo in relazione tale accadimento con il sovraffollamento della popolazione carceraria e la scopertura degli organici di polizia penitenziaria in servizio presso la struttura, chiede di sapere se il Ministro della giustizia sia a conoscenza dei fatti, quali siano i suoi orientamenti riguardo all'attuale funzionamento del sistema dell'esecuzione penale e se e quali iniziative ritenga necessario intraprendere a salvaguardia del medesimo.
  Deve innanzitutto premettersi che l'episodio a cui fa riferimento l'interrogante risulta essersi verificato nel corso della tarda serata del 13 ottobre 2018, allorquando i componenti di due camere di pernottamento di una stessa sezione (una dozzina di detenuti di nazionalità straniera in verosimile stato di alterazione dovuta all'assunzione di sostanza alcoolica prodotta artigianalmente) ingaggiavano un alterco verbale sfociato nel lancio di oggetti di arredo e di alcuni ordigni rudimentali prodotti con bombolette di gas avvolte in pezzi di stoffa intrisi di olio, i quali, esplodendo, causavano un principio di incendio delimitato a uno spazio di pochi metri quadrati.
  Il personale di polizia penitenziaria, intervenuto celermente sul posto, provvedeva allo spegnimento del fuoco e, dopo la chiusura dei blindi, si accingeva a far uscire dalla camera di pernottamento due dei detenuti più facinorosi, al fine di condurli in camere detentive destinate all'isolamento precauzionale.
  Uno di essi reagiva, colpendo due agenti con calci e pugni (il personale coinvolto ha riportato dieci giorni di prognosi).
  Uno dei due detenuti considerati i principali protagonisti della violenza, per i medesimi fatti occorsi, oltre ad essere trasferito presso la casa di reclusione di Saluzzo e ad essere attinto da sanzioni disciplinari, veniva arrestato in flagranza di reato e sottoposto a procedimento penale con rito direttissimo, al termine del quale, due giorni più tardi, veniva trasferito presso altra sede.
  Per altri quattro detenuti coinvolti si provvedeva con l'irrogazione di sanzioni disciplinari.
  Giova sottolineare che l'azione posta in essere non ha trovato il supporto degli occupanti le altre camere della sezione, tant'è che non vi è stata alcuna azione dimostrativa quale segno di condivisione per quanto era stato fatto.
  Per quanto di interesse rispetto all'interrogazione parlamentare, va detto che alla data del 20 marzo 2019, i detenuti presenti presso la casa di reclusione di Sanremo sono n. 267 a fronte di una capienza regolamentare pari a complessivi n. 234 posti detentivi.
  Ne consegue una percentuale di sovraffollamento pari al 114,10 per cento, come tale inferiore sia alla media del distretto regionale di appartenenza (125,74 per cento) che a quella nazionale (128,83 per cento).
  Il complessivo grado di criticità di tale struttura risulta essere, altresì, inferiore rispetto alle sezioni circondariali di altri istituti liguri.
  Tra le principali cause peggiorative della capacità ricettiva delle sedi liguri, va menzionata la soppressione, nel 2016, dell'istituto di Savona che ha comportato non trascurabili difficoltà per gli istituti limitrofi, trovatisi a dover gestire l'importante flusso di ingressi di persone private della libertà personale nel territorio savonese.
  Di fatto, nonostante fosse l'istituto meno capiente della Regione, Savona era il secondo istituto ligure per ingressi dalla libertà.
  Durante il periodo estivo il fenomeno aumenta significativamente per le dinamiche legate al turismo.
  Successivamente, è avvenuta la soppressione del tribunale di Sanremo che ha ulteriormente aggravato la situazione, andando a interessare la ricettività della casa circondariale di Imperia, già sovraccaricata da ingressi numerosi dal territorio savonese.
  Per quanto attiene alla situazione complessiva dell'organico del personale di polizia penitenziaria, va innanzitutto precisato che presso la casa di reclusione di Sanremo si registra una percentuale di scopertura pari all'11,9 per cento, come tale in linea con la percentuale media nazionale, che si attesta all'11,6 per cento.
  A fronte dell'esubero del 15,3 per cento nel ruolo di agenti assistenti, permane la carenza di personale del Corpo nelle qualifiche dei sovrintendenti e degli ispettori, pari, rispettivamente, all'86,7 per cento e al 79,2 per cento.
  Ciò posto, va dato atto dei rimedi già attuati ed in corso di attuazione.
  In particolare, lo scorso mese di settembre, tramite procedura di mobilità ordinaria, la dotazione organica dell'istituto in questione si è arricchita di un'unità femminile del ruolo agenti/assistenti.
  Ulteriori imminenti correttivi verranno apportati con l'immissione in ruolo di n. 976 nuovi vice ispettori, che nel mese corrente hanno ultimato il corso.
  Quanto, invece, al ruolo dei sovrintendenti, sono tuttora in corso le procedure relative alla nomina di 2.851 vice sovrintendenti del ruolo maschile e femminile del Corpo.
  Da ultimo, va debitamente rimarcato il significativo stanziamento di risorse pari a 71,5 milioni di euro per il triennio 2019/2021 previsto dalla legge di bilancio per il 2019 con cui è stata pianificata l'assunzione di n. 1.300 unità del corpo di polizia penitenziaria nell'anno 2019 e di n. 577 unità nel periodo 2020/2023, proprio al fine di incrementare l'efficienza degli istituti penitenziari, anche tenuto conto delle indifferibili necessità di prevenzione e contrasto della diffusione dell'ideologia di matrice terroristica in ambito carcerario.
  Oltre alle misure fin qui richiamate, fra le iniziative di questo Dicastero a salvaguardia del funzionamento del sistema penitenziario, occorre menzionare, in particolare, la recente lettera-circolare adottata il 9 ottobre 2018 dal competente dipartimento dell'amministrazione penitenziaria ed indirizzata a tutte le articolazioni centrali (direzioni generali) e territoriali (provveditorati regionali e istituti penitenziari), con l'intento di valorizzare l'applicazione degli strumenti normativi, previsti sia dalla legge n. 345 del 1975 che dal decreto del Presidente della Repubblica n. 230 del 2000, diretti proprio a tutelare la sicurezza degli istituti.
  Nello specifico, è stata dettagliata una mirata applicazione della normativa stabilita dall'articolo 42 della legge n. 354 del 1975, nella parte relativa ai trasferimenti per gravi motivi di sicurezza.
  Parimenti funzionale allo scopo, è apparso il richiamo all'articolo 32 del decreto del Presidente della Repubblica n. 230 del 2000, nella parte in cui è prevista l'assegnazione, in via cautelare, a particolari istituti/sezioni, di quei detenuti che, se anche ancora non abbiano commesso alcun episodio di violenza o di altro genere, per il loro comportamento siano da considerarsi pericolosi per la sicurezza.
  Sulla base di quanto appena rappresentato, si è disposto, dunque, il trasferimento ad altri istituti di quei soggetti che si siano resi responsabili di:

   aggressioni consumate o tentate nei confronti del personale dell'amministrazione penitenziaria, del personale medico e infermieristico o, ancora, di quello appartenente al volontariato;

   aggressioni consumate o tentate nei confronti di altri detenuti;

   danneggiamento dei beni dell'amministrazione;

   qualsiasi altro evento di violenza.

  Ferma in ogni caso l'apertura del procedimento disciplinare, i provvedimenti di trasferimento ad altri istituti, diversi da quello originario, dovranno essere immediati e potranno essere adottati dai provveditori regionali, che provvederanno a disporre il trasferimento del detenuto presso altro istituto sito all'interno del territorio distrettuale, ovvero, nei casi da considerarsi più gravi, anche su richiesta del Capo del dipartimento, dalla direzione generale dei detenuti e del trattamento, disponendo l'assegnazione ad altro istituto situato in territorio di altro distretto.
  Da ultimo, sul piano normativo, si rappresenta che il 26 ottobre 2018 sono stati pubblicati sulla
Gazzetta ufficiale il decreto legislativo 2 ottobre 2018, n. 124, recante «Riforma dell'ordinamento penitenziario in materia di vita detentiva e lavoro penitenziario, in attuazione della delega di cui all'articolo 1, commi 82, 83 e 85, lettere g), h) e r), della legge 23 giugno 2017, n. 103» ed il decreto legislativo 2 ottobre 2018, n. 123, recante «Riforma dell'ordinamento penitenziario, in attuazione della delega di cui all'articolo 1, commi 82, 83 e 85, lettere a), d), i), I), m), o), r), t) e u), della legge 23 giugno 2017, n. 103», nonché il decreto legislativo 2 ottobre 2018, n. 122, recante «Disciplina dell'esecuzione delle pene nei confronti dei condannati minorenni in attuazione della delega di cui all'articolo 1, commi 81, 83 e 85, lettera p), della legge 23 giugno 2017, n. 103». Per quanto di interesse rispetto all'interrogazione parlamentare, si rappresenta che le disposizioni relative al miglioramento complessivo della vita detentiva sono dirette non solo ad adempiere a specifici vincoli derivanti da impegni internazionali ed europei ma soprattutto a rendere più vivibile, anche in termini di sicurezza, l'ambiente penitenziario sia per i detenuti sia per il personale addetto.
  In particolare l'articolo 1 del decreto legislativo n. 124 del 2018 e l'articolo 11 del decreto legislativo n. 123 del 2018, proprio dedicati alla vita detentiva ed al trattamento penitenziario, apportano modifiche ad alcune disposizioni dell'ordinamento penitenziario nella prospettiva del rafforzamento dei diritti di detenuti e internati, attraverso la responsabilizzazione dei medesimi, in conformità ai princìpi fondamentali delle regole penitenziarie europee (raccomandazione R (2006)2 del Consiglio d'Europa).
  Viene, in tal modo valorizzata la figura del detenuto come persona, posta al centro dell'esecuzione delle misure restrittive della libertà personale e titolare di tutti quei diritti il cui esercizio non sia strettamente incompatibile con la restrizione della libertà personale.
  Richiamando i concetti di «responsabilità», «autonomia», «socializzazione» ed «integrazione», si caratterizza il trattamento verso modelli di partecipazione attiva del detenuto a tutte quelle attività che favoriscono il suo processo di reintegrazione. Il detenuto deve essere invitato, anche attraverso una plurale e variegata offerta trattamentale, a condividere con gli altri gli spazi di socialità, le attività comuni, lo studio, il lavoro e anche lo svago, e deve poter organizzare la propria vita quotidiana in istituto con il massimo di autonomia consentita dall'essenziale mantenimento della sicurezza, così da assicurare una vera integrazione sociale e culturale e, quindi, un effettivo recupero.
  L'ordine e la sicurezza interni rappresentano lo strumento finalizzato alla realizzazione di un sistema che garantisca l'accesso dei detenuti e degli internati agli elementi del trattamento, indispensabili per l'accesso ai percorsi riabilitativi.
  Le restrizioni dettate da ragioni di ordine non possono, dunque, determinare una compressione dei diritti superiore a quella strettamente necessaria.
  Ulteriori norme, relative ai servizi ed all'assistenza sanitaria sono poi dettate – sempre nell'ambito dell'esigenza di coniugare diritti ed esigenze di sicurezza – dagli articoli 1 e 2 del decreto legislativo n. 223 del 2018.

Il Ministro della giustizia: Alfonso Bonafede.


   NESCI, SAPIA, PARENTELA e D'IPPOLITO. — Al Ministro dell'interno, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   nell'interrogazione a risposta scritta n. 4-16060 del 27 marzo 2017, si rappresentava che, nel gennaio 2017, Pietro Dattilo iniziò ad Amantea (Cosenza) l'attività da revisore dei conti municipali, prendendo cognizione, per quanto apparso in un articolo del gennaio 2017 sulla testata web «Tirreno news», «delle riserve poste dalla Corte dei conti sui bilanci consuntivi del 2011-2012», in cui si legge – a pagina 5 – di uno stato di «deficitarietà strutturale», che il ripetuto e ampio ricorso all'anticipazione di cassa «rivela una situazione patologica che deve essere affrontata e risolta senza indugio e che non può protrarsi a tempo indeterminato» e che, «anche in sede di controllo sui rendiconti 2008 e 2009, sono emerse criticità in merito al riconoscimento di ingenti debiti fuori bilancio dal parte del Comune» amanteano, per il quale, con successiva deliberazione commissariale, è stato dichiarato lo stato di dissesto finanziario;

   tali accertamenti della Corte rivelano una gestione nebulosa, anche per quanto riguarda il personale, si legge a pagina 17 della relativa deliberazione n. 293/2012;

   nella citata interrogazione si riassumeva che, da atti della regione Calabria e del comune di Amantea, risultano, rispettivamente, liquidazioni e pareri favorevoli per attività di volontariato dell'associazione «Il sorriso», colpita da informazione antimafia che ne ipotizza possibili condizionamenti mafiosi e influenze di Franco La Rupa, già sindaco di Amantea, su cui il provvedimento riporta un quadro indiziario di suggellato rapporto con l'organizzazione criminale;

   in un articolo del 17 ottobre 2018, apparso sulla testata online Corriere della Calabria, si riferisce di sei sequestri di beni per un valore totale di oltre 14 milioni di euro, 9 dei quali sarebbero riconducibili all'ex consigliere regionale ed ex sindaco di Amantea Franco La Rupa, condannato per scambio elettorale politico-mafioso;

   le suddette misure patrimoniali hanno riguardato complessivamente sedici persone, tra esponenti di spicco e soggetti considerati contigui alle cosche di ’ndrangheta dei Cerra-Torcasio-Gualtieri e dei Giampà di Lamezia Terme, ai Gallace-Gallelli di Guardavalle e agli Anello di Filadelfia;

   nel giugno 2017, il consigliere comunale di Amantea, Marcello Socievole, fu arrestato, nell'ambito di un'inchiesta della procura di Paola che ottenne la stessa misura cautelare per lo stesso La Rupa, per voto di scambio, tentata estorsione e tentata violenza privata, sicché il sindaco Mario Pizzino gli ritirò la delega speciale ai fondi comunitari, alle energie rinnovabili, ai mercati e alle infrastrutture sportive, che gli aveva affidato;

   in un corposo dossier – predisposto dalle consigliere comunali di Amantea del Movimento 5 Stelle, Francesca Menichino e Francesca Sicoli, e trasmesso alla prefettura di Cosenza in data 22 agosto 2017 – sulle difficoltà di bilancio del comune di Amantea, pure contenente elementi sui rapporti politici locali, emerge, stando a un appello elettorale ivi contenuto, che la «Lista Azzurra» a sostegno del candidato sindaco Mario Pizzino, attuale primo cittadino del comune di Amantea, fu ispirata dal suddetto La Rupa, il che appare confermato da ricostruzioni giornalistiche presenti nello stesso dossier;

   stando agli elementi qui riassunti e alla luce dei provvedimenti riguardanti il La Rupa, a giudizio degli interroganti appare urgente verificare, tramite accesso ex articolo 143 del Testo unico delle leggi sull'ordinamento degli enti locali, se sussistano elementi tali da valutare lo scioglimento dell'ente per eventuali infiltrazioni mafiose –:

   se il Governo non intenda promuovere d'urgenza l'accesso al comune di Amantea ai sensi dell'articolo 143 del Testo unico delle leggi sull'ordinamento degli enti locali e apposite verifiche, per quanto di competenza, sulla situazione finanziaria dell'ente, alla luce del dissesto in atto.
(4-02698)

  Risposta. — Con l'atto di sindacato ispettivo in esame, l'interrogante, unitamente ad altri signori deputati, ha chiesto al Governo se non intenda promuovere d'urgenza l'accesso al comune di Amantea ai sensi dell'articolo 143 del testo unico delle leggi sull'ordinamento degli enti locali nonché specifiche verifiche sulla situazione finanziaria in atto.
  Si rappresenta, al riguardo, che le relazioni rassegnate alla prefettura di Cosenza dal commissario prefettizio e dal commissario straordinario del comune di Amantea, che hanno gestito il predetto ente prima dell'insediamento dell'attuale sindaco, avvenuto nel giugno del 2018, nonché quella fatta pervenire dalla consigliera di minoranza Menichino Francesca, appartenente alla lista M5S, hanno evidenziato presunte irregolarità gestionali e violazioni di legge presso il comune di Amantea.
  Le predette relazioni, arricchite da ulteriori elementi richiesti alle forze dell'ordine e da recenti acquisizioni informative, sono state oggetto di attento esame da parte dell'autorità provinciale di pubblica sicurezza.
  All'esito delle valutazioni effettuate, il prefetto ha quindi chiesto al Ministro dell'interno, in data 12 marzo 2019, di essere delegato ad esperire la procedura di accesso, ai sensi dell'articolo 143 del testo unico delle leggi sull'ordinamento degli enti locali, al fine di verificare la sussistenza di eventuali elementi su collegamenti e condizionamenti della criminalità organizzata di tipo mafioso nella gestione politico-amministrativa dell'ente.
  Si informa che nella giornata di oggi il prefetto di Cosenza, con i poteri delegati dal Ministro dell'interno, ha disposto l'invio presso il comune di Amantea della commissione d'indagine incaricata di completare gli accertamenti e rassegnare le proprie conclusioni entro il termine massimo di tre mesi, come stabilito dal comma 2 del citato articolo 143 del Tuoel.

Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Carlo Sibilia.


   NOBILI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   il 14 novembre 2018 in un'intervista a Il Messaggero l'amministrazione del comune di Roma guidata da Virginia Raggi, ha palesato alcune misure previste nel piano della sosta tariffata che entrerà in vigore a metà del 2019;

   il presidente della commissione mobilità Enrico Stefàno ha spiegato che tra queste misure è prevista la cosiddetta «tariffazione pura», secondo la quale i residenti finora esentati dal pagamento della sosta sulle strisce blu dovranno iniziare a pagare il canone previsto;

   la motivazione di tale scelta, spiega il presidente della commissione mobilità del comune di Roma, si sostanzierebbe nella volontà di «garantire una maggiore rotazione nei parcheggi»;

   tuttavia, le dichiarazioni rilasciate a mezzo stampa circa questo provvedimento risultano prive di connessione con il piano del traffico urbano e senza nessun investimento reale sul trasporto pubblico;

   inoltre, essendo i cittadini romani già gravati dall'addizionale Irpef più alta d'Italia, si ritiene inaccettabile caricare i residenti di un ulteriore peso fiscale;

   ulteriore ambiguità del provvedimento si rileva nella differenziazione delle zone di Roma su cui applicare la nuova tassazione. Alcuni quadranti come Prati, Trastevere, Esquilino, Parioli, Eur e l'Appio risultano gravati dal pagamento del tariffario, mentre le altre zone no;

   invero, tale disparità fiscale e geografica, a giudizio dell'interrogante, lede deliberatamente al principio di uguaglianza del carico fiscale, che impone l'equa distribuzione dei tributi. Ai sensi del combinato e disposto degli articoli 53 e 3 della Costituzione il principio di eguaglianza tributaria stabilisce che, a situazioni uguali, devono corrispondere uguali regimi impositivi;

   inoltre, l'abolizione dell'esenzione per i cittadini residenti, secondo l'interrogante, lede il principio di libera circolazione ai sensi degli articoli 1 e 2 del codice della strada e, ancora, lede il libero godimento del diritto alla residenza –:

   se il Governo intenda adottare iniziative normative, in raccordo con gli enti territoriali, volte a definire in modo più stringente presupposti, modalità e limiti della tariffazione per la sosta delle autovetture nei centri urbani allo scopo di evitare criticità come quelle richiamate in premessa che si traducono in un ulteriore vessazione per i cittadini.
(4-01652)

  Risposta. — Con riferimento all'atto di sindacato ispettivo in esame, sulla base delle informazioni acquisite dalla direzione generale per la sicurezza stradale, si forniscono i seguenti elementi di risposta.
  Con riguardo allo specifico quesito formulato dall'interrogante, si comunica che questo Ministero, nel rispetto dell'autonomia dei comuni e dei poteri discrezionali ad essi conferiti dagli articoli 6 e 7 del decreto legislativo 30 aprile 1992, n. 285, Nuovo codice della strada, avvierà un tavolo di confronto con le associazioni dei consumatori al fine di intraprendere un percorso condiviso con l'Associazione nazionale comuni italiani per definire specifiche direttive sulla disciplina della tariffazione della sosta.
  Tali disposizioni consentiranno di definire le condizioni, i criteri, i valori massimi unitari (orari, giornalieri e periodici) differenziali per diverse tipologie di centri abitati e di zone, aggiornabili periodicamente, all'interno dei quali le singole amministrazioni potranno adottare i discendenti provvedimenti attuativi.

Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti: Danilo Toninelli.


   NOBILI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   in data odierna – 21 marzo 2019 – la sicurezza dei cittadini romani è stata nuovamente messa a repentaglio a causa dell'ennesimo incidente che si è verificato sulla linea A della Metropolitana della Capitale di Italia;

   difatti, verso le ore 10 le scale mobili si sono accartocciate presso la stazione «Barberini», nel pieno centro di Roma. Fortunatamente, questa volta, non sono rimasti coinvolti feriti;

   l'assenza di manutenzione delle metropolitane A e B negli ultimi 3 anni ha provocato numerosi incidenti, ponendo a rischio la vita dei cittadini romani e creando un vulnus relativo alla mancata garanzia dell'esercizio del diritto al servizio di pubblico trasporto, ai sensi dell'articolo 43 della Costituzione italiana;

   invero – a seguito del drammatico incidente del 23 ottobre 2018 che ha provocato più di 50 feriti tra cittadini, turisti e tifosi presso la stazione «Repubblica» della linea A della metropolitana di Roma, stazione inspiegabilmente chiusa da oltre 5 mesi – già in data 29 ottobre 2018 è stata presentata in Commissione IX «Trasporti, poste e telecomunicazioni» un'interrogazione sottoscritta anche dall'interrogante in cui veniva in rilievo la denuncia di una «Grave» assenza di manutenzione della linea A e B della metropolitana di Roma;

   l'interrogante segnala che il Ministro pro tempore Graziano Delrio aveva già stanziato ben 425 milioni di euro per il complesso tema «metro» (quindi progettazione della metro C, quindi interventi per numero di treni, quindi manutenzione) e ricorda che dal 22 dicembre 2017 sono pendenti 184 milioni di euro, destinati dai Governi del Partito Democratico alla messa in sicurezza delle stazioni della metro A e B;

   a tal fine, l'interrogante ha esplicitato la richiesta che si firmasse un protocollo tra Ministero delle infrastrutture e dei trasporti e Roma metropolitane per spendere questi fondi già in cassa, onde evitare altri incidenti;

   invero, altri richiami sull'emergenza manutenzione erano già avvenuti in data 9 ottobre 2018, giornata delle dimissioni del presidente di Roma Metropolitane dottor Pasquale Cialdini, che aveva denunciato che: «Le metropolitane A e B sono a rischio, manca la manutenzione e non è rispettata neanche la normativa: andrebbe chiusa»;

   pertanto, l'interrogante ha fatto richiesta di audizione dell'ex presidente Cialdini in Parlamento, al fine di rendere nota la gravità della situazione del trasporto pubblico romano;

   ai sensi dell'articolo 14, 16, 17, 41 della Costituzione italiana è compito dello Stato garantire la sicurezza e l'incolumità pubblica ai propri cittadini, anche considerato l'articolo 58 del Tfue, Titolo VI, per il settore dei trasporti –:

   se il Ministro interrogato intenda assumere ogni iniziativa, per quanto di competenza, anche per il tramite dell'Ufficio speciale trasporti a impianti fissi del Lazio (Ustif) in relazione all'assenza di manutenzione delle metropolitane della Capitale, al fine di garantire ai cittadini romani – come previsto ex lege – la dovuta sicurezza e incolumità pubblica.
(4-02570)

  Risposta. — Con riferimento all'atto di sindacato ispettivo in esame, sulla base delle informazioni al riguardo acquisite dalla Direzione generale per i sistemi di trasporto ad impianti fissi e il trasporto pubblico locale, si forniscono i seguenti elementi di risposta.
  A norma del decreto del Presidente della Repubblica del 11 luglio 1980, n. 753, Nuove norme in materia di polizia, sicurezza e regolarità dell'esercizio delle ferrovie e di altri servizi di trasporto, la regolarità dell'esercizio rientra nelle dirette attribuzioni dell'ente concedente.
  Ne consegue che la regolare manutenzione ed il mantenimento dell'efficienza degli impianti relativi alla metropolitana di Roma, inclusa la gestione delle scale mobili presenti nelle stazioni, versano in capo all'azienda pubblica concessionaria del trasporto pubblico del comune di Roma, l'Agenzia del trasporto autoferrotranviario (ATAC).
  In conformità al citalo decreto, questo Ministero ha competenza sulla sicurezza degli impianti esclusivamente in relazione al rilascio del nullaosta tecnico sui progetti, ad apertura dell'esercizio e durante la visita tecnica agli stessi, attraverso verifiche in loco espletate dagli uffici competenti secondo scadenze e modalità espressamente previste dalle disposizioni vigenti.
  Ciò posto, corre l'obbligo di precisare che la Direzione generale sul trasporto pubblico locale, nell'ambito ed entro i limiti dell'esercizio della predetta competenza, aveva richiesto ad ATAC una urgente verifica delle manutenzioni eseguite su tutte le scale mobili in esercizio prima dei fatti di cronaca richiamati nel testo dell'interrogazione in argomento.
  Secondo quanto riferito dal comune di Roma, ATAC ha proceduto, in data 25 marzo, alla risoluzione, per grave inadempimento, del contratto di manutenzione degli impianti presenti nelle stazioni della metropolitana stipulato con la società consortile MetroRoma, in uno intimando a quest'ultima di assicurare il doveroso svolgimento delle attività manutentive sino al subentro di un nuovo operatore economico.
  Contestualmente, la premessa azienda pubblica sta provvedendo all'indizione di una procedura negoziata urgente per individuare in tempi rapidi – stimati in 2/3 mesi – una nuova agenzia cui affidare tale manutenzione per il periodo di un anno, tempo necessario ad indire ed aggiudicare la gara pubblica per l'affidamento pluriennale del servizio.
  All'attualità, con riguardo alle scale mobili ubicate nelle fermate di Repubblica e Barberini site lungo la linea A della metropolitana di Roma, sottoposte a sequestro da parte dell'autorità giudiziaria, si comunica che ATAC ha avanzato istanza di dissequestro per l'auspicabile riapertura della stazione di Barberini.
  Inoltre, quanto alla stazione metro di Spagna, chiusa a scopo precauzionale, si informa che ATAC ha avviato un confronto con il costruttore Otre Spa per l'effettuazione di verifiche straordinarie che ne consentano il ripristino.
  In ultimo, giova evidenziare che lo scrivente ha assegnato al comune di Roma circa 380 milioni di euro per l'adeguamento delle lince metropolitane A e B alla nuova normativa in materia di prevenzione incendi e per finalità manutentiva dei rotabili e degli impianti ferroviari e che per l'utilizzo di tali risorse sono già state attivate le correlate procedure.
  Alla luce delle considerazioni che precedono, si assicura che non appena ATAC avrà effettuato i dovuti interventi per la messa in sicurezza degli impianti, il dipendente personale ministeriale sarà a disposizione per l'espletamento tempestivo delle verifiche e delle prove funzionali alla riapertura del pubblico esercizio.

Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti: Danilo Toninelli.


   OCCHIONERO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   il comitato «Liscione sicuro» è un comitato nato per sollecitare sia gli organismi regionali che i Ministeri competenti a mantenere gli impegni previsti dal Patto per il Molise del 2016 in materia di tutele del territorio;

   tra gli interventi prioritari indicati nel Patto per il Molise figura il ripristino della sicurezza del territorio attraverso il collaudo e messa in sicurezza dell'invaso del Liscione;

   a preoccupare il comitato «Liscione sicuro» è lo stato della diga del Liscione e quello del viadotto che attraversa il lago della Guardialfiera un'opera che risale agli anni ’70 fondamentale per il collegamento tra il centro della regione Molise e la costa adriatica, tenuto conto di una insufficiente rete ferroviaria e la tortuosità delle strade che potrebbero essere utilizzate come alternative;

   va tenuto conto della tragedia del crollo del ponte di Genova e del fenomeno tellurico che ha interessato anche recentemente la regione Molise, acuendo le preoccupazioni dei molisani in merito allo stato del viadotto, che nel caso di un evento grave potrebbe provocare la chiusura del viadotto con gravi ripercussioni sulla mobilità locale;

   il viadotto che attraversa il lago della Guardialfiera le cui condizioni non sembrano essere ottimali ha portato alla imposizione del limite di velocità a 50 km/h dettato secondo quanto dichiarato dall'assessore regionale Vincenzo Niro, da un «elemento di prudenza» –:

   se non ritenga, per quanto di competenza, assumere iniziative atte alle necessarie verifiche e alla effettuazione di controlli accurati sullo stato di conservazione dei materiali del viadotto, nonché sulle basi sommerse dei piloni;

   se non ritenga utile promuovere, per quanto di competenza, un tavolo di confronto con Anas e regione Molise e altri soggetti interessati al fine di verificare la possibilità di realizzare una strada collocata sul versante di Guardalfiera che colleghi il bivio di Lupara con l'area dell'ex zuccherificio del Molise come proposto dal Comitato «Liscione sicuro».
(4-01572)

  Risposta. — Con riferimento all'atto di sindacato ispettivo in esamina, sulla base delle informazioni acquisite dalla Direzione generale per le dighe e le infrastrutture idriche ed elettriche, si forniscono i seguenti elementi di risposta.
  Il concessionario di derivazione e gestore della diga è l'Azienda speciale regionale (A.S.R.) Molise acque, cui sono deputate le attività di collaudo tecnico funzionale della diga e dell'invaso di Ponte Liscione necessarie ai sensi della normativa in materia di sbarramenti di ritenuta e richiedenti invasi sperimentali pluriennali.
  Attualmente il progetto esecutivo dell'intervento è in corso d'opera, avendo il comitato tecnico amministrativo del provveditorato interregionale alle opere pubbliche per Campania, Molise, Puglia e Basilicata chiesto un supplemento di indagini circa la capacità dissipativa della vasca a valle dello scarico di superficie, da espletare mediante prove su modello fisico.
  Risulta pertanto in affidamento, da parte dell'Azienda concessionaria, l'esecuzione delle chieste prove su modello propedeutiche alla revisione del progetto esecutivo e al successivo affidamento dei lavori, attività che dovranno essere concluse entro l'anno corrente.
  Per quanto attiene alle operazioni di ricognizione dell'opera a seguito degli eventi sismici del 25 aprile 2018, inoltre, si informa che sono state attivate, da parte di Molise Acque, le procedure di controllo straordinario prescritte dal foglio di condizioni per l'esercizio e la manutenzione dello sbarramento approvato dalla citata direzione generale.
  I controlli eseguiti nell'immediatezza del predetto evento hanno consentito di accertare, mediante ispezioni e misurazioni eseguite con apposita strumentazione, l'assenza di danni o anomalie di comportamento delle opere di sbarramento e delle sponde dell'invaso.
  Tali controlli hanno confermato il regolare comportamento dell'opera.
  Il gestore della diga ha attivato tali procedure di controllo straordinario anche in occasione della sequenza sismica che ha interessato il territorio molisano a partire dal 14 agosto 2018, con epicentri in aree prossime al sito della diga di Ponte Liscione.
  In esito alle ispezioni, ai controlli e alle misure di monitoraggio effettuati, Molise Acque ha nuovamente comunicato l'assenza di danni all'impianto di ritenuta e di anomalie di comportamento della diga e delle sponde del serbatoio.
  In data 20 agosto 2018 il gestore, sempre in conformità alle richiamate procedure, ha presentato la prevista asseverazione sulla sicurezza delle opere.
  Ciò nondimeno, la summenzionata direzione generale, in via precauzionale, con provvedimento datato 18 agosto 2018 – in relazione alle valutazioni sulla sequenza sismica comunicate dal dipartimento della protezione civile in pari data e sulla base delle considerazioni formulate dalla commissione per la previsione e prevenzione dei grandi rischi nella riunione del 17 agosto 2018 – ha ridotto la quota di invaso da 124,00 a 118,00 metri sul livello del mare.
  Ad oggi, sempre in chiave precauzionale, la quota idrica è prossima a 116,5 metri.
  Il competente ufficio ministeriale ha eseguito uno specifico sopralluogo tecnico in data 21 agosto 2018, confermando le valutazioni dell'ingegnere responsabile incaricato dal gestore di assenza di danni o anomalie nel comportamento dell'opera.
  Successivamente, la visita ispettiva di vigilanza relativa al II semestre 2018 si è svolta il 4 settembre 2018 e non ha presentato rilievi difformi da quanto riscontrato nel corso del citato sopralluogo straordinario del 21 agosto.
  Venendo, infine, alla sicurezza del viadotto stradale che attraversa l'invaso di Ponte Liscione, si riferisce che la società ANAS, a seguito degli eventi sismici del 16 agosto 2018, ha provveduto ad interdire al traffico la strada statale 647 Fondo Valle del Biferno, dal chilometro 47,600 al chilometro 63,400, per effettuare una specifica attività di monitoraggio visivo e strumentale, a mezzo del sistema
by bridge, sulle nove opere d'arte presenti su quei 15 chilometri dell'arteria stradale, compreso il viadotto di Ponte Liscione.
  I risultati, delle verifiche, condivisi con i rappresentanti degli enti territoriali nella riunione del 24 agosto 2018 presso la prefettura di Campobasso, non hanno evidenziato danneggiamenti tali da compromettere la stabilità delle opere ispezionate.
  Si precisa, al riguardo, che nel contratto di programma 2016-2020 sono comunque inseriti due interventi di adeguamento e messa in sicurezza lungo la predetta statale 647, relativi ai viadotti Molise I e Molise II, per un investimento complessivo pari ad un importo di 73 milioni di euro.
  In data 16 gennaio 2019 è stato pubblicato sulla
Gazzetta ufficiale il bando di gara per l'esecuzione dei seguenti interventi di manutenzione straordinaria finanziati con fondi ANAS:

   lotto 1 - viadotto Molise I, investimento pari a 50 milioni di euro;

   lotto 2 - viadotto Molise II, 30 milioni di euro;

   lotto 3 - altri viadotti situati lungo la rete viaria, 20 milioni di euro.

  Gli interventi avranno essenzialmente ad oggetto gli elementi strutturali delle opere d'arte (pile, impalcati, e altro) permetteranno di innalzare gli standard di sicurezza dell'arteria stradale.
  Nel merito, ANAS si è dichiarata disponibile a partecipare al tavolo di confronto auspicato dall'Interrogante.

Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti: Danilo Toninelli.


   OCCHIUTO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   il Cipe, con delibera 21 dicembre 2001, n. 121, ha approvato il primo programma delle infrastrutture strategiche che include il «corridoio ionico Taranto/Sibari/Reggio Calabria»;

   il Cipe, con delibera 28 settembre 2007, n. 103, ha approvato il progetto preliminare dei lavori del III Megalotto «Sibari/Roseto Capo Spulico» della strada statale 106;

   con delibera 6 dicembre 2011, n. 88, il Cipe: ha preso atto che i fondi «ex Fintecna» e «PON 2007-2013», che concorrevano alla copertura finanziaria del primo stralcio funzionale, non risultavano più disponibili; ha preso atto che in data 23 dicembre 2010 Anas aveva aggiudicato provvisoriamente a contraente generale la gara; ha disposto che fossero destinati alla realizzazione del nuovo stralcio funzionale gli importi di 154,4 milioni di euro (delibera n. 103 del 2007) e di 543,9 milioni di euro (delibera n. 30 del 2008);

   in data 12 marzo 2012 è stato sottoscritto tra Anas e il contraente generale, il contratto per lo sviluppo del progetto definitivo ed esecutivo, le prestazioni propedeutiche ai lavori e l'esecuzione dei lavori stessi;

   in data 17 aprile 2013 Anas ha chiesto al contraente generale lo studio di una modifica progettuale per contenere i costi ed evitare i rischi derivanti dalla presenza di gas in fase di costruzione delle gallerie;

   il progetto definitivo integrato veniva presentato, a seguito di conferenza dei servizi, in data 24 luglio 2014;

   nella seduta preparatoria del 24 giugno 2015 il Cipe rinviava l'esame del «progetto definitivo integrato» per la carenza di copertura finanziaria e per le soluzioni tecniche adottate in assenza del parere del Consiglio superiore dei lavori pubblici (Cslp);

   con parere n. 40 del 2016 il Cslp restituiva il progetto affinché fosse rivisto sulla base delle prescrizioni e osservazioni formulate;

   con delibera 10 agosto 2016 n. 41, il Cipe approvava il «progetto definitivo integrato» per i chilometri 0+000-18+863, rinviando a nuova istruttoria il «progetto definitivo integrato» del secondo lotto funzionale per i chilometri 18+863-38+000 del Megalotto 3;

   con parere n. 36 del 2017, relativo al secondo lotto funzionale del Megalotto 3, il Cslp prescriveva che il «progetto definitivo aggiornato» presentato nel 2017 fosse sviluppato, aggiornato sulla base delle osservazioni formulate;

   la regione, con nota del 6 ottobre 2017, sentiti i comuni, esprimeva parere favorevole alla localizzazione dell'opera come individuata da Anas in data 8 agosto 2017;

   Anas, il 16 febbraio 2018, approvava il «progetto definitivo revisionato», ai fini della successiva approvazione del Cipe, procedendo altresì alla rimodulazione del quadro economico dell'intero «Megalotto 3 della SS 106 Jonica» per un totale complessivo dell'investimento di 1.335.118.435,56 euro;

   il Cslp formulava il parere n. 8 del 2018 sul «progetto definitivo revisionato», ritenendo di poter dar corso «al successivo sviluppo progettuale»;

   con delibera del 28 febbraio 2018, il Cipe provvedeva all'approvazione del progetto definitivo e della relativa copertura finanziaria;

   in data 9 maggio 2018 il presidente della giunta regionale annunciava a Sibari l'avvio ufficiale dei lavori insieme all'amministratore delegato dell'Anas;

   ad oggi i lavori non risultano aver avuto inizio, con grande preoccupazione delle popolazioni locali, che da tempo immemore attendono la messa in sicurezza della strada statale 106, arteria viaria che registra centinaia di incidenti, molti dei quali mortali;

   secondo la denuncia dell'associazione «Basta vittime sulla SS106», il ritardo nell'apertura dei cantieri sarebbe da ricondursi a ripensamenti indotti dalla contrarietà al progetto da parte di alcune forze di Governo;

   il titolare del Dicastero delle infrastrutture e dei trasporti avrebbe mostrato, a mezzo stampa, forti perplessità sulla realizzazione del su citato macrolotto, dichiarando che il progetto farebbe parte di un «dossier complesso», ereditato da un passato che non ha gestito correttamente il tratto in questione –:

   se e come intenda adoperarsi il Ministro interrogato per favorire la tempestiva apertura dei cantieri per la realizzazione del III Macrolotto «Sibari-Roseto Capo Spulico» della nuova strada statale 106, al fine di tutelare la pubblica incolumità e lo sviluppo economico dell'area ionica calabrese;

   quali iniziative intenda adottare per appurare le cause del ritardo nell'avvio dei lavori dell'opera.
(4-01330)

  Risposta. — Con riferimento all'atto di sindacato ispettivo in esame, sulla base delle informazioni acquisite dalla società ANAS e dalla direzione generale per le strade e le autostrade e per la vigilanza e la sicurezza nelle infrastrutture stradali, si forniscono i seguenti elementi di risposta.
  L'itinerario della strada statale 106 jonica rappresenta sicuramente una dorsale strategica della viabilità dell'Italia meridionale, sia come asse stradale di penetrazione per le aree interne oggi difficilmente accessibili, sia come itinerario preferenziale di collegamento di tutta la fascia litorale jonica.
  Per quanto riguarda la prima tratta – dal chilometro 0 al 18+863 – ad agosto 2016 il CIPE approva il progetto definitivo, rinviando a nuova istruttoria il progetto definitivo della seconda tratta e subordinando l'esecuzione dei lavori all'approvazione di quest'ultima. Nel febbraio 2018, il CIPE approva il progetto definitivo per la seconda tratta, del chilometro 18+863 al chilometro 37+661.
  Il successivo 8 maggio l'ANAS ha emesso l'ordine di inizio dell'attività per la progettazione esecutiva e per le attività propedeutiche al concreto avvio dei lavori relativi alla prima tratta. Mentre il 18 settembre 2018 è stato emesso l'ordine di inizio delle attività per la progettazione esecutiva e per le attività propedeutiche al concreto avvio dei lavori relativi alla seconda tratta. Considerato che contrattualmente il tempo assegnato per la redazione del progetto esecutivo è pari a 180 giorni, la scadenza per la consegna veniva fissata al 15 marzo 2019. A causa della nota crisi finanziaria della società Astaldi, il contraente generale ha chiesto ad ANAS di effettuare il pagamento diretto di quanto spettante ai consulenti progettisti incaricati della redazione del progetto definitivo. ANAS ha riferito quindi di essere in attesa della documentazione necessaria per il pagamento diretto delle fatture in sostituzione del contraente generale.
  Quanto al progetto esecutivo della seconda tratta alla data fissata del 15 marzo 2019, il contraente generale ha chiesto una proroga di 90 giorni sul tempo contrattuale, motivando tale richiesta con la procedura di concordato preventivo in continuità aziendale che ha determinato condizionamenti dell'attività e rallentamenti rispetto agli obiettivi inizialmente prefissati, ma mantenendo comunque invariato il tempo complessivo contrattualmente previsto. Tale richiesta è all'esame della società ANAS.
  Questo Ministero segue con la dovuta attenzione il prosieguo dell’
iter nella consapevolezza della strategicità dell'opera e quindi della necessità di accelerarne in completamento. La statale ionica, quindi, è un'infrastruttura alla quale il Governo tiene molto. La realtà della Calabria merita tutta la nostra attenzione e tutto il nostro rispetto perché penso che lavorare in Calabria per il bene dei cittadini calabresi sia una cosa assolutamente fondamentale.
  

Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti: Danilo Toninelli.


   ALESSANDRO PAGANO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   dal 1° luglio 2018 la compagnia aerea danese Danish Air Transport assicura i collegamenti fra la Sicilia e le isole di Pantelleria e Lampedusa, essendosi aggiudicata la gara da 38 milioni di euro (di cui alla nota informativa della Commissione europea pubblicata nella Gazzetta Ufficiale dell'Unione europea n. 441 del 22 dicembre 2017) per l'esercizio in regime di oneri di servizio pubblico dei collegamenti aerei per le isole;

   sulle rotte per le isole minori siciliane, la compagnia danese impiega 3 ATR-72 da 66 posti di base a Pantelleria e Lampedusa;

   fin dal mese di luglio 2018 si sono verificati numerosi episodi di ritardo o cancellazione dei voli per problemi tecnici o logistici, creando notevoli disagi per i passeggeri: da ultimo, nelle giornate del 18 e 19 ottobre 2018, i collegamenti previsti sono stati cancellati a causa delle avarie riportate dagli ATR-72 impiegati nelle rotte;

   le interruzioni di servizio hanno spinto l'Ente nazionale per l'aviazione civile (Enac) ad avviare delle verifiche sia dal punto di vista dell'operatività della compagnia DAT, sia in merito a quanto previsto dal contratto stipulato dal vettore con l'ente stesso per effettuare i collegamenti in continuità territoriale;

   in questi mesi, alcuni collegamenti, a quanto consta all'interrogante, sarebbero stati serviti non con gli ATR-72 turboelica con 6 pale, come previsto dal contratto di servizio, bensì con più obsoleti ATR-42 a 4 pale; ciò, a giudizio dell'interrogante, a discapito della sicurezza dei passeggeri;

   va ritenuta imprescindibile la sicurezza nel trasporto aereo dei passeggeri, come espressamente previsto dal regolamento (CE) n. 1008/2008 recante norme comuni per la prestazione di servizi aerei –:

   se il Ministro interrogato fosse a conoscenza di quanto esposto in premessa e quali iniziative, per quanto di competenza, intenda intraprendere affinché il servizio di collegamento aereo tra le isole di Pantelleria e Lampedusa con il resto della Sicilia sia assicurato con regolarità ed in piena sicurezza dalla compagnia aggiudicatrice (Danish Air Transport), anche alla luce del fatto che trattasi di un servizio operato in regime di continuità territoriale, e perciò assistito da contributi pubblici.
(4-01562)

  Risposta. — Con riferimento all'atto di sindacato ispettivo parlamentare in esame, sulla base delle informazioni acquisite dall'Ente nazionale per l'aviazione civile (Enac), si forniscono i seguenti elementi di risposta.
  Il 28 novembre 2018, a seguito delle frequenti interruzioni di servizio segnalate nel collegamento aereo tra Palermo e Catania e le isole di Pantelleria e Lampedusa, Enac ha convocato la società concessionaria del relativo servizio pubblico, la Danish Air Transport, per chiedere spiegazioni ed ammonirla al rispetto degli obblighi contrattuali discendenti dalla Convenzione appositamente stipulata.
  Contestualmente, Enac ha inteso richiamare la predetta società ad una costante vigilanza sui requisiti di sicurezza dei trasporti aerei ed in ordine alla qualità dei servizi offerti.
  A far data da tale incontro, la Danish Air Transport ha attuato una serie di linee di azione finalizzate tanto a garantire il corretto adempimento delle prestazioni oggetto della Convenzione, quanto ad ottimizzare le condizioni di
safety correlate alla navigazione aerea.
  Ciò posto, risulta allo scrivente che le azioni intraprese da Enac abbiano regolarizzato i collegamenti in questione e che, in definitiva, il servizio di continuità territoriale in parola non presenti attualmente criticità.
  Fermo restando quanto precede, questo organo centrale continuerà a monitorare affinché il trasporto aereo da e per le citate isole pelagiche sia assicurato con regolarità ed in sicurezza.

Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti: Danilo Toninelli.


   PARENTELA. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo. — Per sapere – premesso che:

   nella Gazzetta Ufficiale n. 70 del 4 settembre 2018 è stato pubblicato un concorso pubblico di Arcea, per titoli ed esami, per la copertura di dodici posti, categorie D1 e C1, a tempo indeterminato;

   lo stesso concorso è stato poi sospeso, per come si legge in una nota del direttore del predetto ente;

   sul sito di informazione iacchite.com è data notizia che il riferito concorso è stato revocato con provvedimento del 17 ottobre 2018 e che il Codacons ha diffidato la regione Calabria a provvedere all'immediata restituzione di tutte le somme versate dai candidati per la partecipazione alla procedura selettiva in predicato, che ammonterebbero nel complesso a 70 mila euro;

   nel relativo articolo si riporta che secondo alcune voci «tra gli stra-fortunati che» avrebbero «beneficiato della revoca del concorso vi sia» la figlia di un politico vicino al presidente della regione;

   Arcea è altresì l'organismo pagatore per la regione Calabria, riconosciuto con provvedimento del Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali del 14 ottobre 2009;

   l'agenzia in predicato è responsabile del processo di erogazione di aiuti, contributi e premi previsti da disposizioni comunitarie, nazionali e regionali a favore del mondo rurale;

   un concorso di Arcea per reclutare il personale, anche ai fini della richiesta per il riconoscimento di cui sopra, è stato indetto nell'anno 2007 con un avviso pubblico per reperire 24 unità per la copertura a tempo indeterminato di varie categorie professionali;

   il riconoscimento di organismo pagatore da parte del Ministero delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo deve, secondo l'interrogante, tenere conto dell'effettiva dotazione di personale, anche a garanzia del buon funzionamento dell'ente riconosciuto –:

   se sia a conoscenza dei fatti sopra riassunti;

   quale sia al momento l'effettivo organico di personale di Arcea e se la sua attuale consistenza consenta di mantenere il riconoscimento di cui in premessa;

   quali iniziative di competenza intenda assumere nel caso in cui Arcea avesse una situazione di carenza di organico.
(4-02108)

  Risposta. — Si fa riferimento all'atto di sindacato ispettivo n. 4-02108 dell'onorevole Parentela, relativo alla dotazione organica dell'organismo pagatore Arcea e alla sospensione delle procedure concorsuali di cui alla pubblicazione sulla gazzetta ufficiale n. 70 del 4 settembre 2018.
  Con il decreto ministeriale 20 novembre 2017, è stato individuato, ai sensi del Regolamento n. 908/2014, il Direttore generale per le politiche internazionali e dell'Unione europea, incardinato presso il dipartimento delle politiche europee ed internazionali e dello sviluppo rurale del Ministero delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo, come autorità ministeriale competente per il rilascio, il riesame e la revoca del riconoscimento degli organismi pagatori (OP) responsabili delle spese del fondo europeo agricolo di garanzia/fondo europeo agricolo sviluppo rurale, con il compito, tra l'altro, di esercitare una costante supervisione sugli Op, tenendo sotto sorveglianza eventuali lacune riscontrate sul rispetto dei criteri di riconoscimento previsti nell'allegato I del regolamento (UE) n. 907/2014.
  A seguito del riscontro di alcune criticità in grado di incidere sui criteri di riconoscimento dell'Arcea, l'organismo pagatore per la regione Calabria, nel mese di giugno 2018 l'autorità competente di cui sopra, ha invitato la citata agenzia a dotarsi di un piano d'azione finalizzato, tra l'altro, a procedere all'implementazione della dotazione organica, considerato che sono stante la recente assunzione di 6 unità lavorative, l'insieme delle risorse umane dell'Op non risultava soddisfacente, anche a causa della vacanza di una posizione dirigenziale.
  Pertanto, nel corso dello stesso mese di giugno, per rimediare alle criticità, l'Arcea ha provveduto a redigere un piano d'azione nel quale è stato previsto un incremento della dotazione organica per il triennio seguente, successivamente ad un atto ricognitivo della verifica economico finanziaria.
  Nel mese di novembre 2018 l'autorità competente ha richiesto all'Arcea, informazioni sullo stato di implementazione del citato piano, apprendendo che con il decreto direttoriale n. 197/2018 era stato approvato il piano triennale del fabbisogno di personale dell'agenzia, con il decreto n. 202/2018 era stato approvato il bando di concorso pubblico per titoli ed esami per l'assunzione di n. 12 unità di personale, poi revocato con il successivo decreto n. 251/2018, e che, al fine di avviare la procedura di incremento della dotazione organica, erano in corso verifiche circa la definizione del bilancio di previsione 2019-2021.
  Relativamente alla consistenza del personale dell'Arcea, dai dati riportati nella relazione di certificazione dei conti dell'esercizio finanziario FEAGA/FEASR 2017, ad ottobre 2017 le risorse umane erano costituite da 51 persone, equivalenti a tempo pieno, di cui 3 dirigenti e 48 dipendenti impiegati, oltre a 6 figure professionali contrattualizzate come collaboratori coordinati continuativi.
  Tale dotazione di personale, valutata sulla base dei criteri previsti nelle linee guida della Commissione europea, grava sull'efficace funzionamento del sistema di controllo interno dell'Op.
  Nel caso in cui la criticità in materia di dotazione organica del personale dovesse perdurare, incidendo ulteriormente sul funzionamento del sistema di controllo interno anche in correlazione con possibili criticità che interessino altri criteri di riconoscimento dell'Op, per quanto previsto dall'articolo 2, paragrafo 3, del regolamento (UE) n. 908/2014, l'autorità competente potrebbe sottoporre l'Arcea ad un piano di interventi correttivi, informando al riguardo la Commissione europea.
  La mancata o incompleta attuazione del piano di interventi correttivi stabilito dall'autorità competente potrebbe anche comportare per l'ARCEA la revoca del riconoscimento di organismo pagatore.

Il Ministro delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo: Gian Marco Centinaio.


   PEZZOPANE. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   si apprende da organi di stampa (redazione Ansa Mosca, 20 febbraio 2019) che almeno sette Testimoni di Geova detenuti in Russia sarebbero stati torturati dagli investigatori a Surgut, in Siberia;

   la denuncia proviene dal portavoce del gruppo religioso, Jarrod Lopes, interpellato dal Moscow Times. Secondo Lopes, gli agenti avrebbero spogliato gli uomini, messo una borsa sulla testa di ogni sospetto e avvolta col nastro. Dopo avrebbero legato loro le mani dietro la schiena, avrebbero rotto le dita e li avrebbero colpiti al collo, ai piedi ai fianchi;

   la base normativa da cui parte tale discriminazione si rinviene nella cosiddetta legge Yarovaya, adottata dalla Duma ad agosto 2016 e firmata dal Presidente Putin, con la quale si registra una ulteriore riduzione della tutela delle libertà fondamentali;

   tale legge introduce nuove fattispecie criminose, impone agli operatori telefonici ed internet di conservare i dati di traffico tra utenti ed a fornirli, se richiesti, al Servizio, federale di sicurezza (Fsb) e dispone notevoli limitazioni alla libertà religiosa;

   alcuni rappresentanti delle Chiese protestanti in Russia, in una lettera al Presidente Putin, hanno parlato di «violazione dei diritti umani e delle libertà fondamentali in tema di libertà religiosa»;

   recentemente, con l'accusa di «estremismo», la congregazione dei Testimoni di Geova è stata messa al bando nel territorio della Federazione in seguito a una sentenza della Corte Suprema che ha anche ordinato la confisca di ogni proprietà del gruppo, che verrà trasferita allo Stato;

   la situazione in Russia chiama in causa non semplicemente una confessione religiosa, ma diritti umani fondamentali. Una legge inizialmente rivolta a combattere il terrorismo si è trasformata in poco tempo in uno strumento assai efficace per combattere — e se possibile annichilire — tutto quello che non è «ortodosso» nella Federazione russa;

   in base alla definizione legale di «estremismo» come modificata dalla Federazione russa nel 2006, l’«incitamento alla discordia religiosa» è sullo stesso piano della violenza e del richiamo all'odio. L'Osce, l'Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa, ha spesso condannato la «campagna di persecuzione sponsorizzata dallo Stato» contro i Testimoni di Geova, avviata negli anni ’90 e fatta di perquisizioni, attacchi vandalici, confische e raid, oltre a inchieste penali e arresti;

   per Human Rights Watch la legge Yarovaya è «un attacco alla libertà di espressione, libertà di coscienza e diritto alla privacy»;

   i rappresentanti della comunità protestante in Russia l'hanno definita «incostituzionale» e hanno messo in guardia dal rischio che le nuove misure creino «la base per la persecuzione di massa dei credenti» come in tempo sovietico –:

   se sia a conoscenza dei fatti descritti in premessa e quali siano i suoi intendimenti sull'argomento;

   quali iniziative intenda mettere in campo — e in quali tempi — perché cessino le persecuzioni e le violenze e per ristabilire le garanzie a tutela dei diritti umani di chi professa religioni diverse da quella ortodossa nella Federazione russa;

   quali iniziative intenda intraprendere, anche nei confronti del Governo della Federazione russa, per poter ottenere informazioni e rassicurazioni circa il rispetto della libertà religiosa e della libertà di pensiero delle fedi non maggioritarie;

   quali iniziative intenda intraprendere, in sede europea, affinché l'Unione si faccia parte attiva per ristabilire la piena tutela dei diritti dei cittadini e delle cittadine Testimoni di Geova che vivono nella Federazione russa.
(4-02323)

  Risposta. — La tutela e la promozione della libertà di religione o credo e dei diritti degli appartenenti alle minoranze religiose rappresentano una priorità della politica estera italiana in ambito multilaterale, nei rapporti bilaterali e nei programmi della cooperazione allo sviluppo. Tale tematica è peraltro inserita tra i temi prioritari del mandato dell'Italia al Consiglio diritti umani (Cdu) delle Nazioni Unite, per il triennio 2019-2021.
  In ambito Onu, anche su nostro impulso, la tutela della libertà di religione o credo è oggetto di risoluzioni tematiche dell'Assemblea Generale e del CDU, promosse annualmente dall'Unione europea. Anche in ambito di Unione europea, la libertà di religione o credo continua a rappresentare una priorità in materia di diritti umani. Di tale impegno ci siamo inoltre fatti attivi promotori nel 2018, come Presidenza in esercizio dell'Osce, con la nomina del professor Salvatore Martinez a Rappresentante personale per la lotta all'intolleranza e alla discriminazione, nonché mediante l'organizzazione (a Roma, il 22 ottobre della Conferenza sulla lotta all'intolleranza e alla discriminazione, anche su base religiosa.
  Tale attenzione è rivolta anche alla specifica questione delle restrizioni alle libertà religiose, di espressione e associazione dei Testimoni di Geova nella Federazione Russa, che rappresenta oggi una delle più evidenti criticità in materia di diritti umani nel Paese.
  In occasione della più recente partecipazione della Russia alla revisione periodica universale nell'ambito del Cdu, a maggio 2018, l'Italia ha reiterato una raccomandazione (già pronunciata nel 2014) con cui si invita il Paese a rivedere la legislazione in vigore sulla lotta all'estremismo, definendone più precisamente le limitazioni alle libertà fondamentali, in conformità con gli obblighi assunti dal Paese sul piano internazionale. Abbiamo inoltre raccomandato al Paese di adottare le necessarie misure per combattere ogni forma di discriminazione, incluse quelle su base religiosa.
  La situazione delle minoranze religiose in Russia è oggetto di nostra costante attenzione anche come Stato membro dell'Unione europea. Alla sessione del Cdu del settembre 2018, la dichiarazione dell'Unione europea relativa alle situazioni in materia di diritti umani che richiedono l'attenzione del Consiglio (sotto il punto 4 dell'agenda) ha ribadito la necessità che la Russia assicuri la tutela della libertà di religione o credo e protegga gli appartenenti a minoranze e gruppi vulnerabili. Le conclusioni del Consiglio dell'Unione europea sulle priorità nei
fora delle Nazioni Unite per il 2019, adottate il 18 febbraio 2019, esprimono inoltre preoccupazione per le violazioni dei diritti umani in Russia e ribadiscono l'impegno dell'Unione europea a promuovere, nei rapporti con i Paesi terzi, il rispetto dei diritti delle minoranze, anche su base religiosa.
  Sul piano bilaterale, i temi della libertà di religione o credo e i diritti degli appartenenti alle minoranze religiose sono oggetto di regolare confronto nelle occasioni di interlocuzione che l'Italia ha con i Paesi terzi, inclusa la federazione Russa.
  In tale attività, manteniamo una stretta collaborazione con le istanze della società civile, come dimostrato anche dalle periodiche occasioni di incontro al Ministero degli esteri con i rappresentanti della Congregazione Cristiana dei Testimoni di Geova (da ultimo, ad ottobre 2018), cui non manchiamo di evidenziare il nostro impegno alla tutela della libertà di religione o credo e dei diritti degli appartenenti alle minoranze religiose, sottolineando come la recente elezione al Cdu ci consentirà di intensificare i nostri sforzi in questa direzione.
  

Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri e la cooperazione internazionale: Manlio Di Stefano.


   POTENTI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   la strada regionale n. 68 è un'antica strada che collegava il porto di Vada, poi Cecina, con Volterra e quindi con Poggibonsi - Colle val d'Elsa. È un collegamento strategico tra le industrie della Val d'Elsa e del senese con il porto di Livorno, l'asse fondamentale del turismo San Gimignano - Volterra, nonché la strada dei pendolari della Val di Cecina che trovano lavoro presso le aziende della Val d'Elsa;

   per l'ammodernamento del tracciato di questa strada (68esima nella vecchia classifica nazionale) si sono susseguiti ben 3 progetti, i primi tra gli anni 70 e 90, con cui si proponeva una carreggiata di 4 corsie, che videro la posizione storicamente contraria dell'allora partito dei Verdi. Anas, negli anni 90, ha migliorato un piccolo tratto di 5 chilometri poi il nulla;

   nel 2011 l'assessorato alle infrastrutture del comune di Volterra fa elaborare un progetto preliminare con studi geologici integrati dell'ammodernamento della strada regionale n. 68, finanziato da Cassa di Risparmi di Volterra e dalla Fondazione Cassa di risparmio di Volterra per circa 280 mila euro presentato al Ministero delle infrastrutture e dei trasporti e regione Toscana, chiamato progetto 68 tra Saline e Roncolla (variarne abitato) e tra Roncolla e alla Campiglia di Colle Val d'Elsa, diviso in quattro lotti;

   a seguito di segnalazioni alla prefettura da parte del comune sulla curva della Morte, la regione chiede di estrapolare dal lotto due questo tornante. Ne emerge, prima delle elezioni regionali, il finanziamento del chilometro 45/46 (un chilometro estrapolato da un lotto di quattro) per 1.500.000 euro: mancano 300.000 euro, messi a disposizione da Cassa di Risparmi di Volterra e dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Volterra;

   Volterra e la Val di Cecina aspettano da 50 anni questa strada. L'area di Volterra soffre una endemica fase di spopolamento anche a causa di una viabilità non più adatta al traffico moderno. Il tratto di maggiore criticità è quello compreso tra il chilometro 45 e il chilometro 46+200, contenente il «tornante della morte» ove numerosi sono stati gli incidenti mortali ivi accaduti –:

   entro quali tempi l'Anas prenderà ufficialmente in carico la gestione della strada di cui in premessa;

   quale sia l'asse strategico del Centro Toscana e quale lo stato dell'attuazione dell'intesa relativa a tale strada;

   quali iniziative di competenza si intendano assumere per garantire la messa in sicurezza della viabilità e per l'incolumità dei cittadini e dei turisti che percorrono quotidianamente la strada di cui in premessa.
(4-00957)

  Risposta. — Con riferimento all'atto di sindacato ispettivo in esame, si premettono i seguenti elementi di informazione forniti dalla Direzione generale per le strade e le autostrade e per la vigilanza e la sicurezza nelle infrastrutture stradali e dal Ministero dell'interno.
  La strada regionale 68 è stata ceduta dallo Stato alla Regione Toscana in attuazione del decreto legislativo in data 31 marzo 1998, n. 112, Conferimento di funzioni e compiti amministrativi dello Stato alle regioni ed agli enti locali, in attuazione del capo I della legge 15 marzo 1997, n. 59.
  Quest'ultima, con legge regionale in data 10 dicembre 1998, n. 88, Attribuzione agli enti locali e disciplina generale delle funzioni amministrative e dei compiti in materia di urbanistica e pianificazione territoriale, protezione della natura e dell'ambiente, tutela dell'ambiente dagli inquinamenti e gestione dei rifiuti, risorse idriche e difesa del suolo, energia e risorse geotermiche, opere pubbliche, viabilità e trasporti conferite alla Regione dal decreto legislativo 31 marzo 1998, n. 112, ha attribuito alle province le funzioni di ente gestore della strada, trattenendo a sé esclusivamente la programmazione degli interventi di potenziamento della rete stradale.
  Nell'ambito di tali interventi, la Prefettura di Pisa ha comunicato che la Regione Toscana aveva inserito l'adeguamento e messa in sicurezza della strada regionale 68 di Val Cecina, nel tratto Saline di Volterra-Colle Val d'Elsa, all'interno dell'accordo di Integrazione all'Atto aggiuntivo del 22 gennaio 2010 all'Intesa Generale Quadro tra Governo e la Regione Toscana per il congiunto coordinamento e la realizzazione delle infrastrutture strategiche sottoscritto il 16 giugno 2011, in relazione al quale era stato chiesto un finanziamento di 40 milioni di euro che non è stato assegnato.
  Risulta poi che il predetto Ente abbia cofinanziato l'intervento per la messa in sicurezza del tratto della strada regionale 68 di Val Cecina, denominato «curva della morte», nell'ambito di un Accordo di programma sottoscritto il 14 novembre 2016 con il Comune di Volterra, in qualità di stazione appaltante, e con la Provincia di Pisa.
  Successivamente, il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 20 febbraio 2018, Revisione delle reti stradali di interesse nazionale e regionale ricadenti nelle Regioni Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Lazio, Liguria, Marche, Molise, Puglia, Toscana e Umbria, ha inserito la citata strada regionale fra quelle da trasferire alla società Anas.
  Ciò posto, sulla base delle informazioni acquisite da quest'ultima, con riguardo al quesito attinente i tempi di presa in carico della gestione, si riferisce che l’
iter di trasferimento delle strade regionali della Toscana, compresa la strada regionale 68, si è concluso il 15 novembre 2018, per effetto della sottoscrizione dei relativi verbali di consegna.
  In tal senso, Anas ha già avviato le attività di esercizio mediante l'attuazione di interventi di manutenzione ordinaria quali il pronto intervento, l'attività di sgombero neve e la manutenzione del verde e della segnaletica.
  Con riferimento alle iniziative di competenza inerenti la messa in sicurezza della strada regionale 68, l'anzidetta società ha precisato che entro il primo semestre del corrente anno saranno completate le operazioni di mappatura dello stato dell'infrastruttura e che, ad esito di tale approfondita indagine, sarà avviata, d'intesa con questo Ministero, la programmazione degli interventi straordinari indifferibili.
  Ho invitato gli uffici competenti del Ministero ad effettuare un monitoraggio costante e continuo sulle azioni che Anas deve porre in essere al fine di garantire, in tempi brevità messa in sicurezza della viabilità.

Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti: Danilo Toninelli.


   RAMPELLI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   nell'aprile del 2009 l'Italia centrale fu sconquassata da un terrificante terremoto, al cui esito sono da attribuire 309 morti, oltre 1.600 feriti, un numero spropositato di sfollati e danni incalcolabili al patrimonio naturale, artistico e architettonico;

   la zona maggiormente colpita fu l'aquilano, proprio la città di L'Aquila pagò un pesantissimo prezzo in termini di vittime e vide il suo centro storico andato distrutto per larga parte;

   oltre alle abitazioni civili, furono colpiti e distrutti o resi inagibili chiese, scuole, monumenti, palazzi storici e di pregio;

   di quel tragico evento due in particolare furono i simboli: la casa dello studente, con il suo pesante bilancio di vittime, e la scuola elementare «Edmondo De Amicis», in piazza San Bernardino;

   questa scuola, sia per l'ubicazione (in pieno centro) sia per i trascorsi, da sempre è stata considerata una specie di memoria storica della città, e da sempre gli aquilani le attribuiscono un valore che va al di là del mero edificio scolastico;

   a riprova di ciò e dell'interesse diffuso che si è creato attorno alla scuola e alla sua ricostruzione, interesse che ha valicato i confini regionali e che ha coinvolto, in un moto di emotività e solidarietà, l'intera comunità nazionale, basta ricordare il concerto evento «Amiche per l'Abruzzo», organizzato da Laura Pausini e al quale hanno preso parte le maggiori artiste italiane;

   tale evento, tenutosi allo stadio San Siro di Milano a poche settimane dal terremoto, ha raccolto circa un milione e mezzo di euro, e di tale cifra quasi un milione è stato destinato, per volontà delle organizzatrici, alla ricostruzione della scuola «De Amicis»;

   i proventi dell'iniziativa, tra biglietti, vendita di cd, diritti e altro, sono stati consegnati alla città di L'Aquila un anno dopo, nel giugno 2010, e da allora sono disponibili per essere impegnati nelle opere di ricostruzione;

   a questi fondi, ovviamente, si sono aggiunti quelli stanziati dallo Stato per la ricostruzione post sismica, che ha previsto una serie di interventi e stabilito le priorità di intervento;

   nello specifico, il bando per l'affidamento dei lavori di ricostruzione della scuola «De Amicis», indetto dal provveditorato per le opere pubbliche per il Lazio, l'Abruzzo e la Sardegna, è stato emesso nel giugno del 2012, anche con l'intento di dare priorità, rispetto ad altri interventi da porre in essere, al ripristino della scuola;

   come è evidente, la scuola non rappresenta solo un edificio di istruzione, ma un elemento fondante di ogni comunità, e il suo valore sociale travalica il mero ruolo istituzionalmente attribuitole, ed è tanto più sentito quanto più è ristretta la comunità cui fa riferimento;

   ora, a distanza di quasi dieci anni dall'evento sismico, di quasi nove anni dalla prima consegna fondi, di quasi sette anni dall'indizione del bando di gara per la ricostruzione, la scuola «De Amicis» altro non è che un cantiere inoperoso, un immenso reticolato di tubi innocenti, senza che alcun intervento sia stato iniziato per il ripristino delle sue funzioni;

   è evidente che L'Aquila e gli aquilani stiano pagando un prezzo fin troppo elevato per la vicenda, che amplifica quello enorme per le vittime del terremoto –:

   se sia a conoscenza della vicenda della scuola «De Amicis» e del corollario di eventi che si sono succeduti dalla data del sisma che l'ha distrutta;

   quali urgenti iniziative, per quanto di competenza, intenda adottare per garantire un immediato avvio dei lavori di ricostruzione e un celere svolgimento degli stessi, al fine di riconsegnare a L'Aquila e agli aquilani la loro scuola.
(4-01986)

  Risposta. — Con riferimento all'atto di sindacato ispettivo in esame, sulla base delle informazioni acquisite dal provveditorato interregionale opere pubbliche Lazio, Abruzzo, Sardegna, si forniscono i seguenti elementi di risposta.
  L'evidente ritardo nell'esecuzione dei lavori di consolidamento e recupero dell'edificio adibito a scuola pubblica «Edmondo De Amicis» – oggetto del bando di gara pubblicato in data 27 giugno 2012 – è conseguenza di due distinti contenziosi:

   il primo, in fase di aggiudicazione, originato dalla proposizione di due ricorsi amministrativi da parte di concorrenti non vincitori;

   il secondo, nel 2017, correlato al gravame proposto dalla società aggiudicataria, M.G.M. Construction & Engineering s.p.a., per l'annullamento del decreto provveditoriale n. 3935 in data 30 marzo 2017 con il quale il predetto provveditorato, in qualità di stazione appaltante, ha risolto, previo parere dell'Autorità nazionale anticorruzione, il contratto d'appalto in precedenza stipulato.

  Ciò posto, a seguito di una preliminare consultazione con l'Avvocatura dello Stato, il citato provveditorato interregionale ha dato corso allo scorrimento della graduatoria di gara al fine di consentire il subentro del secondo classificato, tale consorzio stabile SEI, nell'esecuzione del contratto.
  Ad esito degli accertamenti di rito, il contratto è stato sottoscritto il 2 ottobre 2018.
  Il 13 febbraio 2019 è stata disposta la consegna parziale dei lavori allo scopo dell'ottemperanza agli obblighi di legge relativi alla verifica e all'adeguamento del sistema dei puntellamenti, già esistente
in situ, anche in conseguenza degli eventi sismici verificatisi nel corso del 2016 e del 2017. Si precisa che tali attività devono essere realizzate prima dell'inizio di qualsivoglia lavorazione.
  Nel contempo, il provveditorato ha in corso contatti con la soprintendenza archeologia, belle arti e paesaggio per la città dell'Aquila ed i comuni del cratere per i dovuti approfondimenti in merito alle preesistenze archeologiche e stima di poter procedere alla consegna definitiva entro il mese di maggio 2019.
  Infine, si comunica che il tempo previsto dal contratto per l'esecuzione dell'intervento è di quattrocentottanta (480) giorni, che decorreranno dalla data di consegna definitiva delle opere.
  Questo Ministero continuerà a svolgere una costante attività di sensibilizzazione affinché il provveditorato monitori, con la massima attenzione, i lavori in argomento, con l'obiettivo di riconsegnare, nel più breve tempo possibile, detta scuola primaria agli aquilani.
  

Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti: Danilo Toninelli.


   ROMANIELLO e VIANELLO. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   la società Acta, il 1° giugno 2011, ha presentato un progetto per la realizzazione di una discarica mono-dedicata per rifiuti contenenti amianto, da realizzarsi presso il comune di Ferrera Erbognone (PV);

   il sito individuato sorge nel mezzo delle risaie, rasente la raffineria Eni, sede di quattro impianti classificati come «siti industriali a rischio di incidente rilevante», soggetti alla «normativa Seveso» e suscettibili di potenziale effetto domino, e prossimo ad altri due impianti a rischio di incidente rilevante, Air Liquide e Oxon Italia;

   nella Raffineria Eni sono occorsi due incendi solo negli ultimi 2 anni;

   tale progetto ha ottenuto il decreto di compatibilità ambientale, procedura di Valutazione di impatto ambientale regionale, il 17 marzo 2014;

   il 27 aprile 2015, con il decreto n. 3291, la direzione generale ambiente, energia e sviluppo sostenibile ha rilasciato l'autorizzazione integrata ambientale al progetto nonostante il mancato rispetto della legge n. 108 del 2001, il mancato coordinamento tra le procedure di Via, le mancate valutazioni coerenti della compatibilità della localizzazione e dell'esercizio della discarica che tenessero conto dei vicini impianti a rischio di incidente rilevante e della possibilità di effetto domino la mancata valutazione di impatto sanitario nell'ambito della Via;

   nell'ambito della procedura di Aia sono state rilevate le seguenti criticità:

    si registra la mancata applicazione della relazione di riferimento introdotta per gli impianti Ippc dalla direttiva 2010/75/UE;

    il Piano regionale di gestione dei rifiuti approvato con deliberazione 1990 del 20 giugno 2014 ha introdotto il criterio che esclude l'insediamento di discariche di rifiuti in una fascia di rispetto di 300 metri dalle risaie;

    si segnala la mancata applicazione di quanto previsto dalla sentenza n. 313 del 26 gennaio 2015 del Consiglio di Stato, che impegna la pubblica amministrazione a considerare le modifiche normative intervenute successivamente al deposito dell'istanza oggetto di iter di approvazione e secondo cui la tutela dell'ambiente e della salute umana è da ritenere valore prevalente rispetto alla certezza del diritto dell'istante o alla speditezza dell'azione amministrativa;

    si evidenzia il mancato rispetto della mozione n. 407, approvata il 24 marzo 2015 dal Consiglio regionale lombardo, che recepisce quanto indicato nella sentenza sopracitata;

   il decreto di approvazione in sede di Aia non tiene conto della fascia di rispetto di 300 metri dalle risaie di cui al Prgr 2014;

   con ricorso al T.A.R. n. 1579/14, sez. III, comuni e associazioni hanno agito contro regione Lombardia e Acta s.r.l., per l'annullamento del decreto di compatibilità ambientale rilasciato;

   il testo del decreto regionale 3291/2015 risulta, ad avviso degli interroganti, non aderente al dispositivo della sentenza del Consiglio di Stato n. 313 del 26 gennaio 2015 in quanto:

    a) la sentenza del Consiglio di Stato non riguarda la sussistenza di un «pericolo», bensì il principio ordinamentale della precauzione in tema di salute e ambiente, i quali vigono anche in condizioni di potenziale pericolo relativo ad un periodo di medio o lungo termine;

    b) sono stati disapplicati i criteri localizzativi escludenti compresi nel Prgr, che contiene norme e prescrizioni in materia di salute e ambiente e gli «impatti negativi territoriali e sociali»;

   la risoluzione del Parlamento europeo del 14 marzo 2013 che invita la Commissione a promuovere la realizzazione di centri di trattamento e inertizzazione dei rifiuti contenenti amianto, prevedendo la cessazione di ogni conferimento in discarica, invita gli Stati membri al rispetto delle disposizioni in materia di salute di cui alla direttiva 2009/148/CE e a garantire che qualsiasi rifiuto contenente amianto sia classificato come rifiuto pericoloso ai sensi della decisione 2000/532/CE;

   non appare accettabile che il principio di precauzione venga disatteso;

   occorre, ad avviso degli interroganti, una nuova valutazione di impatto ambientale e autorizzazione integrata ambientale visto il sopraggiunto Prgr del 2014, nel rispetto della citata sentenza 313 –:

   di quali elementi disponga il Governo al riguardo e quali iniziative, per quanto di competenza, intenda assumere, considerati i rischi derivanti dalla vicinanza di siti industriali a rischio di incidente rilevante e della necessità di ottemperare agli impegni derivanti dall'adesione all'Unione europea in materia di smaltimento dei rifiuti contenenti amianto e di scongiurare rischi ambientali e sanitari.
(4-01712)

  Risposta. — Con riferimento all'interrogazione in esame, relativa alla procedura per la realizzazione di una discarica monodedicata di rifiuti contenenti amianto da localizzare in un'area di Ferrera Erbognone – comune limitrofo al grande complesso della raffineria ENI di Sannazzaro de’ Burgondi, sulla base degli elementi acquisiti dalla Prefettura di Pavia, si rappresenta quanto segue.
  La provincia di Pavia, ente al quale era stato presentato il progetto per la realizzazione della discarica, si è espressa non favorevolmente nell'ambito della procedura regionale di valutazione di impatto ambientale, con atti del 17 ottobre 2012 e del 14 agosto 2013.
  La Regione Lombardia ha espresso comunque, al riguardo, un giudizio di compatibilità ambientale favorevole, con atto del 17 marzo 2014.
  La predetta provincia ed i comuni interessati, che avevano espresso parere contrario al progetto, hanno quindi promosso ricorso dinanzi al Tar Lombardia avverso il provvedimento regionale.
  Successivamente, la Provincia di Pavia ha presentato un nuovo ricorso per motivi aggiunti, anch'esso avverso il decreto di valutazione impatto ambientale, con istanza di sospensione cautelare dell'efficacia.
  L'autorizzazione integrata ambientale per il progetto della società Acta è stata rilasciata con decreto regionale n. 3291 del 27 aprile 2015 e, successivamente, con decreto n. 5943 del 26 aprile 2018 avente ad oggetto «Proroga del termine di ultimazione dei lavori relativi alla discarica monodedicata per rifiuti contenenti amianto da realizzarsi in C.na Gallona, Comune di Ferrera Erbognone (PV) secondo l'autorizzazione integrata ambientale (IPPC), rilasciata con d.d.u.o. n. 3291 del 27 aprile 2015 alla ditta Acta S.r.l. ai sensi del decreto legislativo 3 aprile 2006 n. 152 allegato VIII alla parte seconda punto 5.4».
  Si evidenzia, inoltre, che in merito al procedimento di autorizzazione impatto ambientale di competenza regionale, la Provincia di Pavia ha ribadito le criticità già rilevate nel corso del procedimento di Via, evidenziando, in particolare, carenze nel piano di emergenza ed evacuazione e sottolineando l'assenza di una valutazione di impatto sanitario e di proposte formalizzate di compensazioni ambientali.
  Con ordinanza cautelare n. 133/2015, il Tar ha rigettato la predetta istanza di sospensione sia della Via sia dell'Autorizzazione di impatto ambientale, ritenendo non sussistenti i presupposti per la concessione della misura cautelare richiesta, con particolare riferimento all'assenza di un
periculum in mora.
  Per quanto concerne le azioni di monitoraggio ambientale da condurre a tutela della salute pubblica e dei lavoratori, si rappresenta che il personale dell'Azienda tutela salute (ex Azienda sanitaria locale) della Provincia di Pavia ha svolto diverse attività di valutazione circa la compatibilità della discarica, come di seguito elencato:

   in sede di istruttoria della Commissione Via per il progetto di «Discarica Controllata monodedicata per R.C.A. in Comune di Ferrera Erbognone Progetto R 943 Acta», il personale Ats ha fornito le osservazioni e le prescrizioni quale componente della stessa Commissione, alle integrazioni presentate dalla ditta Acta S.r.l. titolare del progetto;

   in quella occasione Ats ha osservato che vi era la necessità di valutare la compatibilità della nuova attività rispetto alla presenza della vicina raffineria ENI, compreso l'impianto EST già autorizzato ed all'epoca in fase di realizzazione (data delle osservazioni ASL, 3 agosto 2012);

   le suddette osservazioni e le prescrizioni sono state recepite all'interno del decreto di autorizzazione Via (decreto dirigente unità organizzativa n. 2258 del 17 marzo 2014) e successivamente all'interno dell'Autorizzazione integrata ambientale n. 3291 del 27 aprile 2015.

  Al riguardo, nel Decreto Via, al punto 3,2 «Salute pubblica e protezione lavoratori», sono state previste le seguenti azioni di monitoraggio:

   campionamenti sugli operatori per la verifica del rispetto del limite di legge di esposizione fibre libere totali previsto dal decreto legislativo n. 81 del 2008;

   campionamenti delle fibre aerodisperse nell'ambiente in tre punti individuati, per la verifica del limite di esposizione della popolazione, previsto dal decreto ministeriale 6 settembre 1994;

   campionamenti, in situazioni di emergenza (trattamento pallets/stoccaggio, emergenza atmosferica e altro), delle fibre libere totali, mediante campionamenti sugli operatori per la verifica del rispetto del limite di legge di esposizione previsto dal decreto ministeriale 6 settembre 1994;

   campionamenti a protezione della salute pubblica in fase post-gestione dell'impianto per la verifica del limite di esposizione previsto dal decreto ministeriale 6 settembre 1994.

  Per ognuno degli ambiti di monitoraggio sopra descritti, l'Agenzia di tutela della salute dell'Ats di Pavia ha provveduto ad identificare anche una soglia inferiore al limite di legge, definita «soglia di attenzione», al cui raggiungimento è stata prevista una intensificazione dei controlli.
  Gli aspetti di natura sanitaria sono stati affrontati valutando specificatamente le massime ricadute derivanti da una situazione emergenziale presso la discarica e rilevando l'assenza di recettori sensibili potenzialmente impattati. Il centro abitato non è risultato oggetto di impatto in quanto posto ad una distanza maggiore rispetto a quella prevista per le massime ricadute.
  Per quanto riguarda la vicinanza dell'area interessata dal progetto della discarica Acta alla raffineria Eni di Sannazzaro de’ Burgondi, sempre sulla base degli elementi acquisiti dalla Prefettura di Pavia, si rappresenta che, in sede di istruttoria della commissione Via, è stato acquisito il parere favorevole del Comitato tecnico regionale circa la compatibilità territoriale dell'intervento, con specifico riferimento all'insediamento R.I.R. ENI. È stata, inoltre, prescritta la necessità di uniformare il piano di emergenza di Acta con quanto previsto dal piano di emergenza della «Raffineria ENI», raccomandando tra l'altro un procedimento condiviso tra i diversi soggetti interessati, anche mediante l'attivazione di specifici tavoli tecnici congiunti.
  A ciò si aggiunga che, in seguito alla nuova interlocuzione tra Regione Lombardia ed il Comitato tecnico regionale (CTR), conseguente alla richiesta dell'assessore regionale all'ambiente, nonché ad un'analoga richiesta del sindaco del Comune di Ferrera Erbognone, il CTR ha precisato che «la parte EST dell'impianto interessata dall'evento incidentale del 1° dicembre 2016 risulta inattiva e che l'eventuale riattivazione della stessa sarà sottoposta alle procedure autorizzative previste dal decreto legislativo n. 105 del 2015, ivi compresa la compatibilità territoriale degli insediamenti limitrofi alla raffineria.».
  Con riferimento all'attività svolta dal personale di Agenzia Regionale Protezione Ambiente (Arpa) Lombardia, la Prefettura ha evidenziato che l'Arpa ha fornito il proprio contributo alla Regione Lombardia, quale autorità competente, sia durante le fasi di valutazione di impatto ambientale, nell'ambito dell'istruttoria finalizzata all'espressione del giudizio di compatibilità, sia durante le fasi istruttorie finalizzate al rilascio della successiva autorizzazione integrata ambientale, ove, in qualità di ente tecnico, ha predisposto una bozza di allegato che è stato successivamente oggetto di valutazione da parte della Regione e degli altri enti coinvolti, nell'ambito di specifiche conferenze dei servizi, secondo le previsioni del decreto legislativo n. 152 del 2006.
  Attualmente, la discarica è ancora in fase di allestimento e Arpa Lombardia sta seguendo le attività tecniche svolte dal gestore per realizzare l'impianto. In particolare, sta effettuando attività di contraddittorio tecnico ed ha eseguito dieci sopralluoghi nel periodo tra maggio 2016 e settembre 2018.
  Peraltro, anche in attuazione dell'impegno preso con il Consiglio regionale a seguito della mozione n. 407 del 24 marzo 2015, sono stati recepiti i principi richiamati nella sentenza del 26 gennaio 2015, n. 313 del Consiglio di Stato, con particolare riferimento a quello di precauzione. A tal proposito, nonostante il piano regionale di gestione dei rifiuti (PRGR), approvato con decreto di giunta regionale n. 1990 del 20 giugno 2014, all'articolo 13 delle Nuove Tecnologie Applicate preveda espressamente che i criteri localizzativi ivi indicati si applichino solo alle istanze di progetti di trattamento di rifiuti presentate successivamente all'entrata in vigore del Prgr stesso, gli uffici regionali hanno comunque valutato l'applicabilità del criterio escludente della distanza dalle risaie anche al progetto della Acta s.r.l. che, si ricorda, è stato presentato nel giugno 2011.
  Il suddetto criterio escludente ha tuttavia natura programmatoria e di pianificazione territoriale. Tale caratteristica, secondo quanto riferito dalla Prefettura di Pavia, ha escluso che l'applicazione del principio di precauzione richiamato dal Consiglio di Stato potesse vanificare il criterio della non applicabilità alle istanze già in corso, previsto invece dal Prgr.
  Fermo restando quanto fin qui esposto, si rassicura, comunque, che il Ministero dell'ambiente, per quanto di competenza, continuerà a svolgere con costante attenzione le proprie attività di monitoraggio e continuerà a tenersi informato sulla questione in argomento.

Il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare: Sergio Costa.


   PAOLO RUSSO. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo. - Per sapere - premesso che:

   è stata riscontrata la presenza, in due aree circoscritte della Campania, del parassita «Mosca orientale della frutta» (Oriental fruit fly), il cui nome scientifico è bactrocera dorsalis. Si tratta della prima segnalazione per l'Italia e l'Europa di questo parassita che non ha effetti sulla salute dell'uomo ma danneggia gravemente le colture ortofrutticole;

   la Bactrocera dorsalis ha la capacità di diffondersi velocemente in tutta la penisola grazie al suo elevato potenziale biotico (elevata riproduttività, breve ciclo vitale, numero elevato di generazioni per anno, rapida capacità di dispersione) e alla possibilità di sfruttare un'ampia gamma di ospiti. Potrebbe adattarsi ai nostri ambienti caratterizzati da clima tipicamente mediterraneo, anche se le temperature invernali potrebbero essere un fattore limitante alla sua diffusione;

   questo nuovo parassita è altamente invasivo perché in grado di attaccare un gran numero di colture da alto reddito di tipo frutticolo ed orticolo ed il suo ritrovamento potrebbe rischiare di compromettere le esportazioni di frutta italiana nei mercati internazionali;

   secondo l'ufficio centrale fitosanitario della regione, il parassita potrebbe essere giunto in Campania in seguito all'ingresso di frutti «non regolamentati» infestati provenienti dai Paesi terzi, dove la specie è presente, oppure attraverso frutti per consumo familiare nei bagagli a mano dei passeggeri;

   la scoperta è merito dell'attività di monitoraggio preventivo coordinata dall'ufficio centrale fitosanitario della regione Campania nell'ambito dell'unità regionale di coordinamento fitosanitario, che coinvolge il dipartimento di agraria dell'università Federico II, l'Istituto per la protezione sostenibile delle piante (Ipsp) del Cnr con la sezione di Portici ed il Crea. In particolare, sono stati rinvenuti sette individui maschi adulti su due trappole installate presso aziende frutticole miste a Palma Campania (NA) e Nocera Inferiore (SA) a fronte delle dieci trappole collocate sul territorio regionale;

   la regione Campania ha illustrato il ritrovamento del parassita nel corso della seduta del Comitato fitosanitario del Ministero delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo svoltasi il 10 dicembre 2018. La regione, inoltre, ha ottemperato agli obblighi di legge, notificando immediatamente il caso alla Commissione europea e agli altri Stati membri attraverso il Ministero delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo;

   dalla riunione è emersa la necessità di approntare in tempi rapidissimi un piano d'azione che preveda una delimitazione delle aree interessate dai due ritrovamenti, il moltiplicarsi in modo esponenziale dei monitoraggi con trappole, la pianificazione di controlli di campo e magazzino e l'introduzione del divieto della movimentazione di frutti infestati da Bactrocera dorsalis;

   al fine di fronteggiare ed arginare la diffusione del parassita, la regione Campania, dopo aver organizzato una riunione con i principali attori del comparto frutticolo ed orticolo (organizzazioni di categoria e produttori, ordini professionali, e altro), intende intensificare l'attività di controllo sull'intero territorio regionale ed avviare una capillare campagna di informazione presso gli operatori del settore –:

   quali iniziative a livello nazionale intenda adottare il Ministro interrogato, coinvolgendo i centri di ricerca pubblici nazionali, anche al fine di coordinare le attività di contrasto alla diffusione del parassita di cui in premessa che dovranno essere poste in essere dalla regione Campania e dalle altre regioni.
(4-02087)

  Risposta. — Si fa riferimento all'atto di sindacato ispettivo n. 4-02087 dell'onorevole Paolo Russo, relativo alla problematica del ritrovamento, in due aree circoscritte della Campania, dell'organismo nocivo da quarantena bactrocera dorsalis, comunemente conosciuto come «mosca orientale della frutta (oriental fruit fly)».
  A seguito dell'individuazione degli adulti di
bactrocera dorsalis, il servizio fitosanitario della regione Campania ha eseguito i necessari rilievi sui frutti nelle diverse fasi di maturazione, ivi compresi quelli dei campi limitrofi ai siti ove sono stati rinvenuti gli adulti, intensificando i rilievi nelle trappole fino a metà novembre 2018.
  Dagli oltre 3.300 campionamenti eseguiti, sia su pianta che a terra, sulle specie
diospyros kaki, citrus sp., malus domestica, pyrus sp. e prunus domestica, estesi anche nei territori attigui a quelli del rinvenimento e in altri siti a rischio del territorio della regione Campania, non è stata riscontrata la presenza di sintomi né di esemplari riconducibili a bactrocera dorsalis.
  Considerato, tuttavia, l'elevato rischio fitosanitario che tale organismo nocivo rappresenta, il Comitato fitosanitario nazionale ha istituito tempestivamente un gruppo di lavoro con gli esperti dei servizi fitosanitari regionali, i ricercatori dell'università e del Cnr, il Consiglio ricerca agricoltura e analisi economia agraria e il servizio fitosanitario centrale, per approfondire gli aspetti tecnico-scientifici connessi.
  In tale contesto, per escludere la presenza di tale organismo nocivo sul nostro territorio, il 18 febbraio 2019 è stato approvato uno specifico piano di sorveglianza nazionale che contempla anche un piano di emergenza nazionale per definire, in caso di nuovi ritrovamenti, le azioni da intraprendere e le necessarie risorse finanziarie. Nell'eventualità di ulteriori ritrovamenti, al piano di emergenza deve necessariamente fare seguito un piano d'azione per l'attuazione di misure ufficiali volte all'eradicazione dell'organismo nocivo.
  Nel dettaglio, il piano di sorveglianza reca elementi utili alla conoscenza del
bactrocera dorsalis, dei fattori di rischio legati alla sua introduzione e diffusione, delle procedure di monitoraggio per rilevarne la presenza, sia nei punti di entrata (porti ed aeroporti) che sul territorio.
  Il piano di emergenza, invece, contempla la definizione dell'area delimitata in caso di primo ritrovamento dell'organismo nocivo, le misure fitosanitarie da adottare nella zona delimitata, le ispezioni delle produzioni presenti nell'area delimitata, la formazione del personale, le modalità di distruzione del materiale vegetale risultato infestato, nonché le attività di comunicazione e sensibilizzazione di tutti i soggetti operanti sul territorio.
  Il piano d'azione, nello specifico quello messo a punto dalla regione Campania, prevede:

   il campionamento del suolo per verificare l'eventuale presenza delle pupe;

   il monitoraggio dell'area delimitata attraverso l'utilizzo di trappole poste ad una densità conforme alle metodologie internazionali;

   la soppressione dell'organismo nocivo attraverso tecniche eco compatibili, quali trappole «attract and kill» e l'utilizzo della «tecnica di annichilazione maschile» (MAT) che comporta l'uso di un'alta densità di stazioni con esca composta da attrattivo maschile combinata con un insetticida;

   l'effettuazione di ispezioni sistematiche presso i magazzini e i mercati ortofrutticoli dell'area interessata;

   il blocco della commercializzazione dei vegetali ospiti di bactrocera dorsalis, destinati al di fuori dell'area delimitata, nel caso di ritrovamento anche di un solo adulto nelle trappole o di altre forme vitali nei frutti o nel terreno;

   l'intensificazione dei controlli fitosanitari all'importazione delle merci sensibili originarie di Paesi terzi.

  Detti piani sono stati trasmessi alla Commissione europea il 20 febbraio 2019.
  Infine, considerata l'elevata pericolosità potenziale in alcune aree del territorio nazionale, il Centro difesa e certificazione del Crea è stato preposto ad approfondire gli aspetti scientifici sulla specie in questione, indispensabili per una corretta gestione della problematica.
  

Il Ministro delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo: Gian Marco Centinaio.


   SCHIRÒ. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   la circoscrizione del consolato generale d'Italia a Barcellona, caratterizzata da un'ampia estensione territoriale e da concentrazioni di connazionali in località distanti dalla sede centrale, ha superato i 90.000 connazionali regolarmente iscritti (89.207 connazionali al 28 giugno 2018) e cresce a un ritmo di circa 8.000 iscritti all'anno, con un incremento significativo delle richieste di servizi consolari;

   i dati di inizio 2018 registrano un'espansione soprattutto nel settore dei documenti (passaporti, Etd, carte d'identità con un aumento medio rispetto all'anno precedente intorno al 35 per cento) e della trascrizione di atti di stato civile;

   sensibili incrementi si segnalano, inoltre, nei settori delle richieste di cittadini non iscritti all'Anagrafe degli italiani residenti all'estero (Aire) provenienti da studenti Erasmus (la Spagna è la prima destinazione di studenti Erasmus italiani) e dalle centinaia di migliaia di connazionali in visita turistica, che subiscono furti e smarrimento dei documenti gravando, soprattutto nei mesi estivi, sia sui consoli onorari che sugli uffici della sede centrale;

   altri fattori di tensione sono dati dalla crescente pressione migratoria dal Venezuela e dall'Argentina. Al momento sono registrati in anagrafe 25.089 cittadini provenienti dall'Argentina (pari al 28,12 per cento del totale iscritti) e 3.110 cittadini venezuelani (pari al 3,48 per cento del totale iscritti): dato per altro sottostimato, in quanto include soltanto le persone che hanno già regolarizzato la loro posizione migratoria con le autorità locali;

   il consolato di Barcellona, inoltre, sostiene un importante traffico in materia di navigazione e assicura un'intensa attività di promozione integrata del sistema Italia e di valorizzazione della collettività italiana residente, in chiave sistematica e strategica, con i progetti ITmakES ed Experience IT rivolti soprattutto alla nuova emigrazione italiana;

   il personale da agosto 2017 a inizio 2018 ha dovuto operare con ben 7 unità in meno presenti in sede, essendo l'organico del consolato costituito da 23 persone, delle quali solo 19 in servizio, di cui 6 di ruolo, 3 a contratto secondo la legge italiana e 10 a contratto secondo la legge locale;

   l'impegno straordinario del personale, dei digitatori e di apposite task-force interne, tuttavia, ha garantito nel 2017 8.372 iscrizioni all'Aire (29 per cento in più rispetto al 2016), l'emissione di 6.563 passaporti (rispetto ai 5.148 del 2016: +22 per cento, di 1.943 carte d'identità (rispetto alle 1.981 del 2016: -2 per cento, di 1.029 Etd (rispetto ai 940 del 2016: +9 per cento, nonché l'invio in Italia per la trascrizione di 2.062 atti di stato civile (rispetto ai 2.086 del 2016: -1 per cento);

   attraverso la sua pagina Internet, il consolato informa i connazionali che, a fronte della carenza di personale, è necessario «procedere con ampio anticipo – entro i 6 mesi dalla scadenza – alla richiesta di emissione del nuovo passaporto»;

   sembra evidente l'esigenza di un adeguamento dell'organico della sede, bisognoso di essere reintegrato e comunque aumentato, per evitare riflessi sempre più negativi sulla qualità dei servizi consolari prestati e per fare fronte alle potenzialità della nuova sede che sarà presto disponibile –:

   quali iniziative urgenti si intendano assumere alla luce della crescente preoccupazione per la capacità operativa del consolato generale di Barcellona;

   in particolare, in quali tempi si preveda che verrà ripristinato integralmente l'organico esistente e quali prospettive ci siano per un aumento dello stesso al fine di evitare inevitabili riflessi negativi sulla qualità dei servizi consolari prestati agli utenti, anche considerando che la produttività del personale è ormai decisamente al limite (un organico pari a quello attuale serviva nel 2000 soltanto 15.000 iscritti).
(4-01888)

  Risposta. — In merito a quanto richiesto dall'onorevole interrogante circa la necessità di integrare il personale in servizio presso il Consolato generale d'Italia, si fa presente in primo luogo e in termini generali che la pesante riduzione del personale della Farnesina e il blocco del turn-over delle assunzioni nella pubblica amministrazione negli anni recenti hanno messo a dura prova il funzionamento, e in alcuni casi la sopravvivenza, di buona parte degli uffici della rete diplomatico-consolare, a cominciare da quelli nelle aree più sotto pressione, come l'America Latina e l'Africa, o dagli Uffici consolari in Europa sui quali gravano collettività italiane numericamente molto consistenti.
  Per fare fronte a tale situazione, in una prospettiva di medio periodo e nella consapevolezza che l'istituzione di nuovi uffici e il rafforzamento di quelli esistenti è possibile solo a fronte della disponibilità di nuove risorse umane e finanziarie, nel 2018 si sono poste le basi per un'inversione di tendenza e per arginare la diminuzione delle risorse umane. La legge di bilancio 2018 (legge 27 dicembre 2017 n. 205, articolo 1, comma 274) e il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 4 aprile 2017 hanno consentito all'Amministrazione di avviare procedure per la selezione e l'assunzione di 177 funzionari amministrativi e consolari nel biennio 2018-2019, nonché di 44 funzionari appartenenti all'area della Promozione culturale. A ciò si aggiunge anche l'incremento di 100 unità di personale a contratto, la cui assunzione sta permettendo di intervenire sulle situazioni più critiche, tra cui sicuramente quella degli uffici consolari benché – occorre ricordare – il personale a contratto, per la natura delle mansioni svolte, non può essere considerato alternativo al personale di ruolo.
  Con la legge di bilancio 2019 (legge 30 dicembre 2018, n. 145) si è poi riusciti a consolidare l'inversione di tendenza, poiché il Ministero degli affari esteri e la cooperazione internazionale è stato autorizzato ad assumere 100 funzionari da inquadrare nella III Area, fino a 200 unità da inserire nei ruoli di II Area, oltre a 50 unità di personale a contratto.
  Il personale di ruolo che sarà assunto a seguito di tali concorsi sarà appena sufficiente per sostituire quello che cesserà nel prossimo biennio per raggiunti limiti di età. Il risultato ottenuto con l'ultima finanziaria è comunque un primo importante contributo alla funzionalità e all'efficienza (e per molte sedi al regolare funzionamento) della rete diplomatico-consolare in tutti i settori di competenza, e quindi sicuramente in quelli di interesse per le nostre comunità residenti all'estero, inclusi i connazionali che risiedono nella circoscrizione consolare di Barcellona.
  Per tale ragione, l'avvio delle procedure di selezione dei nuovi funzionari ha rappresentato materia di massima priorità per l'Amministrazione, che ha infatti proceduto il 17 luglio 2018 alla pubblicazione in
Gazzetta Ufficiale dei bandi di concorso per il contingente 2018 con l'obiettivo di assumere i vincitori entro il 2019.
  Fino all'assunzione dei nuovi funzionari di ruolo, l'Amministrazione degli affari esteri dovrà tuttavia contare sul 30 per cento in meno – rispetto a dieci anni fa – di personale appartenente alle qualifiche funzionali, con le immaginabili conseguenze. Nell'immediato, per utilizzare con la massima efficacia ed efficienza le scarse risorse umane disponibili la Farnesina ha introdotto diverse riforme per favorire la mobilità del personale e la flessibilità del suo impiego sulla Rete, tra cui in particolare la possibilità di inviare personale in assegnazione temporanea.
  Proprio il Consolato generale di Barcellona è stato recentemente beneficiato da questo strumento di flessibilità, con il potenziamento di due unità supplementari (una in sede dal 17 dicembre 2018, l'altra da fine gennaio 2019). I due funzionari individuati, oltre ad avere grande esperienza in materia amministrativa e consolare ed un percorso professionale di indubbio valore, potranno supportare la Sede nella delicata fase di transizione nella quale essa si trova, sopperendo alla temporanea mancanza di personale fino a primavera inoltrata. Tale potenziamento attraverso lo strumento delle assegnazioni temporanee si aggiunge agli sforzi messi in atto dall'Amministrazione per garantire la tempestiva sostituzione di un'unità di ruolo che lascerà a breve la Sede (pubblicazione del posto avvenuta il 18 dicembre 2018) e dunque per mantenere l'organico del personale in servizio al livello attuale.

  Con riferimento al personale a contratto, la dotazione organica della Sede aveva beneficiato di un cospicuo potenziamento nel 2016 (+40 per cento), quando era stata autorizzata l'assunzione di 4 unità supplementari. In aggiunta, è stata di recente autorizzata un'ulteriore assunzione a copertura dell'assenza di un dipendente in aspettativa, le cui procedure sono attualmente in corso.
  Peraltro, nel contesto delle correnti valutazioni relative all'attribuzione delle 50 unità addizionali stabilite dalla legge di bilancio 2019, il Consolato di Barcellona figura ai primi posti nella lista delle priorità.

Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri e la cooperazione internazionale: Ricardo Antonio Merlo.


   SPENA. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   c'è forte apprensione tra i cittadini in merito allo stato di salute del cavalcavia della via Tuscolana sulla strada provinciale 77B, a Vermicino, ricadente nel comune di Frascati, ma di proprietà della città metropolitana di Roma, che versa in condizioni statiche preoccupanti;

   a tre anni dall'incidente che provocò il danneggiamento del cavalcavia da parte di un autocarro che procedeva sulla sottostante via Tuscolana vecchia, non solo non si è provveduto alla riparazione del consistente danno che portò all'immediato puntellamento del ponte, ma da troppo tempo non ci sono né interventi di manutenzione, né tantomeno dichiarazioni di intenti da parte delle istituzioni, città metropolitana per prima;

   i residenti e coloro che percorrono la Tuscolana, oggi più che mai, a seguito del tragico crollo del «ponte Morandi», sono ancora più preoccupati; la stessa amministrazione comunale di Frascati continua a sollecitare un intervento della città metropolitana, mentre alcuni cittadini si sono rivolti anche all'autorità giudiziaria, denunciando la pericolosità della struttura, e i notevoli disagi recati alla circolazione, in particolare a seguito del posizionamento di un blocco di new jersey per impedire che gli autoveicoli percorrano una parte della corsia sovrastante al cavalcavia –:

   di quali elementi disponga il Ministro interrogato circa le condizioni in cui versa il cavalcavia citato in premessa e quali iniziative di competenza si intendano promuovere, in sinergia con gli enti locali interessati, per garantire la sicurezza delle persone che ogni giorno percorrono la via Tuscolana.
(4-01127)

  Risposta. — Con riferimento all'atto di sindacato ispettivo in esame, sulla base delle informazioni acquisite dalla direzione generale per le strade e le autostrade e per la vigilanza e la sicurezza nelle infrastrutture stradali, si forniscono i seguenti elementi di risposta.
  Con decreto del 16 febbraio 2018, concernente Finanziamento degli interventi relativi a programmi straordinari di manutenzione delle rete viaria di Province e Città metropolitane, sono stati stanziati 1.620 miliardi di euro per il miglioramento della sicurezza per la viabilità delle province e città metropolitane, da ripartire tra gli anni dal 2018 al 2023.
  Al riguardo, si informa che i programmi presentati dalle province e città metropolitane per l'anno 2018 sono stati approvati, mentre è in corso l'approvazione del programma quinquennale 2019-2023.
  Ciò posto, con specifico riferimento alla città metropolitana di Roma, il decreto in premessa ha previsto uno stanziamento pari al valore di 54.098.553,57 euro, dei quali 4.007.300,26 euro già erogati e la restante somma da erogare nel quinquennio 2019-2023.
  Per gli interventi sul cavalcavia di via Tuscolana sito lungo la strada provinciale 77B a Vermicino, il settore mobilità della città metropolitana di Roma Capitale ha comunicato di averlo messo in sicurezza – dopo il danneggiamento di tre delle travi che sorreggono la struttura – mediante apposito puntellamento, di aver accantonato l'importo necessario per la realizzazione dell'intervento di ripristino e di avere in previsione la consegna dei lavori entro il mese di settembre prossimo venturo.
  Al di là dei già richiamati finanziamenti, inoltre, si evidenzia che è in corso di perfezionamento il decreto del Ministro dell'interno, di cui all'articolo 1, comma 889, della legge n. 145 del 2018, di concerto con lo scrivente ed il Ministro dell'economia e delle finanze, finalizzato alla erogazione di ulteriori finanziamenti a favore delle province a statuto ordinario, pari all'importo di 250 milioni di euro per gli anni dal 2019 al 2033, destinati alla manutenzione straordinaria di scuole e strade.
  Da ultimo, si informa che la competente direzione generale ha chiesto al Ministero dell'economia e delle finanze un'integrazione dei fondi previsti dal decreto ministeriale in parola, a valere sui fondi investimento, di 100 milioni annui per il quinquennio 2019-2023 e che tale integrazione sarà destinata alla manutenzione straordinaria di ponti e viadotti delle province e città metropolitane.
  

Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti: Danilo Toninelli.


   TRAVERSI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   il 22 febbraio 2011, Santa Benessere & Social srl presenta, al comune di Santa Margherita (GE) istanza, ai sensi del decreto del Presidente della Repubblica n. 509 del 1997, per ottenere la concessione demaniale marittima per 90 anni di un complesso demaniale di 136.453 metri quadri (19.740 metri quadri di aree emerse e 116.713 metri quadri di specchio acqueo), con oggetto «progetto di messa in sicurezza e di adeguamento funzionale del porto con riqualificazione ormeggi e litorale sud», inclusa la realizzazione di attività connesse, parcheggi e altri servizi;

   il comune, con delibera di Consiglio comunale n. 15 del 2015 e con determinazione dirigenziale n. 108 del 2015, conclusa la conferenza di servizi, ammetteva la Santa Benessere alle successive fasi della procedura. La concessione avrà durata di anni 35 per l'area del porto e di anni 20 per il retroporto;

   la Santa Benessere & Social spa dal 2011 ha più volte modificato il suo assetto societario. L'azionariato è distribuito sul territorio internazionale (Maltese e Nigeriano), con un sistema di partecipazioni a cascata e forme di controllo diretto e indiretto;

   alla data di presentazione dell'istanza e del progetto preliminare Santa Benessere aveva forma di società di capitali a responsabilità limitata con capitale ripartito tra Rochester Holding S.A. (società anonima Lussemburghese) e altre società;

   non risultano all'interrogante autorizzazioni comunali, né comunicazioni dell'aggiudicataria sull'avvicendamento societario;

   nel 2017, la controllante Rochester Holding S.A. cede le azioni alla Recina Invest S.A., nuova società anonima lussemburghese controllata da Sera Foundation di Malta;

   oggi, Santa Benessere è soggetta a direzione di Recina Invest S.A. (Lussemburgo), controllata da Betacorp International LTD (Malta), controllata da Sera Foundation (Malta), tutte società «schermate» che riferiscono a Gabriele Volpi, che risulterebbe indagato per riciclaggio internazionale;

   il progetto depositato il 29 dicembre 2017 risulterebbe ancora incompleto e non definitivo;

   con riferimento al porto di Lavagna, il più grande porto turistico del Mediterraneo, la concessione viene affidata alla porto di Lavagna spa nel 2000, con sede a Milano e titolare il defunto Mazreku e ora in capo al figlio Jack Mazreku;

   il padre è oggetto di «rapporti» della Guardia di finanza (27 novembre 2002) e numerosi processi: contrabbando, trasferimento fraudolento di valori, evasione fiscale;

   nel 2000 la capitaneria di porto di Genova dava in concisione alla porto di Lavagna spa il porto. A firmare per il porto di Lavagna spa è Mazreku Jack Rocco, in qualità di amministratore delegato di Monaco;

   la concessione è confermata nel 2003 dal comune di Lavagna con la sola firma del dirigente dell'ufficio demanio e rinnovata fino al 2024 alla stessa società di cui è presidente il figlio di Mazreku;

   il comune di Lavagna è stato commissariato per infiltrazioni mafiose –:

   se il Governo ritenga conforme alla normativa che le concessioni demaniali siano rilasciate a società con proprietà estere, con amministratori oggetto di indagini o sotto processo e di cui è difficile ricostruire la provenienza e il controllo;

   se si intendano assumere iniziative normative volte a rivedere la disciplina delle concessioni demaniali al fine di garantire aderenza al quadro giuridico, anche europeo;

   se si intendano adottare iniziative, per quanto di competenza, al fine di avviare un monitoraggio sul rispetto del principio di trasparenza e sulla normativa di contrasto al riciclaggio per evitare di incorrere in potenziali rapporti con soggetti/società non legittimati a contrarre con la pubblica amministrazione.
(4-01256)

  Risposta. — In esito all'atto di sindacato ispettivo in esame, sulla base delle informazioni acquisite dall'ufficio territoriale del Governo di Genova, si forniscono i seguenti elementi di risposta.
  Circa l'area demaniale marittima per la quale è in corso un procedimento amministrativo leso al rilascio di una concessione demaniale da parte del comune di Santa Margherita Ligure, a seguito dei gravi danni arrecati dalla violenta mareggiata del 29 ottobre 2018 alla banchina del porto denominata «Rizzo», l'Autorità comunale sta valutando di interromperne il relativo
iter, allo scopo di procedere alla messa in sicurezza ed all'adeguamento funzionale degli ormeggi ivi insistenti.
  Tanto, giacché il moto violento del mare su quel tratto di costa ha significativamente modificato lo stato dei luoghi, così da non corrispondere più a quello posto alla base dell'elaborato progettuale presentato dalla società Santa Benessere & Social.
  Venendo poi alla concessione demaniale marittima avente ad oggetto il porto turistico di Lavagna, si riferisce che la Porto di Lavagna s.p.a. è subentrata alla precedente società concessionaria. Cala dei Genovesi s.p.a., in forza della sentenza n. 4376 del 16 aprile 2000 con cui il tribunale di Milano ha omologato il concordato relativo al fallimento di quest'ultima.
  All'attualità, le cariche direttive sono affidate a Jack Matthew Mazreku, presidente del consiglio di amministrazione, e Monique Mazreku, amministratore delegato, residenti all'estero ed incensurati.
  Nel merito, si precisa che i contributi conoscitivi pervenuti dalla prefettura di Genova danno atto che il comune di Lavagna provvede periodicamente ad acquisire sia la certificazione antimafia sia i certificati del casellario giudiziale relativi a presidente e componenti del consiglio di amministrazione e del collegio sindacale della società, e che l'ultima richiesta antimafia è in corso di istruttoria.
  Fermo restando quanto sopra rappresentato, riguardo al quesito inerente l'auspicata revisione della disciplina del rilascio delle concessioni demaniali marittime, è opportuno segnalare che la legge 30 dicembre 2018, n. 145, cosiddetta legge di bilancio 2019, ha introdotto significativi strumenti legislativi per una completa definizione del settore nell'ottica di armonizzazione delle normative europee.
  In dettaglio, il comma 675 dell'articolo 1, muovendo dal presupposto che le coste italiane rappresentino un elemento economico strategico, di attrazione turistica e di immagine del Paese, dispone che sia adottato, entro centoventi giorni dalla data di entrata in vigore della legge, su proposta di questo Ministero e del Ministero delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo, un decreto del Presidente del Consiglio dei ministri che disciplini termini e modalità per la generale revisione del sistema delle concessioni demaniali marittime.
  Un apposito gruppo di lavoro, che vede coinvolte tutte le Amministrazioni competenti per la materia demaniale marittima, sta elaborando lo schema di decreto del Presidente del Consiglio dei ministri previsto dalla normativa di riferimento, fissando,
in primis, i necessari criteri per operare la puntuale ricognizione del litorale costiero e del demanio marittimo tesa ad individuare la reale consistenza dello stato dei luoghi, la tipologia ed il numero di concessioni in essere.
  

Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti: Danilo Toninelli.


   TRAVERSI. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro della salute, al Ministro dell'interno, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   a Genova, nell'area portuale di levante, trova collocazione un complesso industriale dedicato alla riparazione ed alla trasformazione di navi, compresi cinque vecchi bacini di carenaggio;

   si tratta del compendio che raccoglie Calata Boccardo e Calata Grazie, i bacini di carenaggio, lo specchio acqueo ex officine Oarn e le aree di Molo Cagni, del Molo ex superbacino e, in parte, della darsena fieristica;

   le attività svolte nel settore delle riparazioni navali costituiscono una branca dell'industria pesante, ritenuta dal diritto internazionale e comunitario tra quelle di maggiore rischio per la salute umana;

   l'attenzione è rivolta verso operazioni quali saldature elettriche dei metalli, taglio termico con fiamma, lavaggio con solventi, verniciatura di navi, sabbiatura o blasting delle superfici metalliche;

   soltanto a Genova tali attività sono svolte in stretta contiguità con le zone residenziali della città a più elevata densità abitativa, a poche decine di metri dalle abitazioni;

   considerando l'inesistenza di congrue distanze tra le attività e le abitazioni si calcola che circa 280.000 abitanti sono esposti agli effetti dalle emissioni altamente tossiche derivanti dalle sopra citate operazioni;

   il Comitato porto aperto di Genova ha commissionato una relazione tecnica sugli «Insediamenti industriali pesanti nel Centro Storico di Genova» a un autorevole gruppo di esperti affinché analizzasse i dati rilevati da 11 postazioni di deposimetri, sparse per la città (analisi a cura di Eurochem Italia), e ha accertato come le determinazioni quantitative e qualitative della deposizione al suolo delle sostanze contaminanti eseguite nell'anno 2015 evidenziano una situazione ambientale estremamente compromessa dalla presenza di sostanze gravemente nocive per la salute umana, assumendo come riferimento i dati dell'Agenzia per la protezione dell'ambiente americana E.P.A. (Shipbuilding and Ship Repair Residual Risk) e la relazione dell'Ocse del novembre 2010, trasmessa a tutti i Governi, relativa all'inquinamento dai cantieri di costruzione e riparazione navali;

   in base alle analisi effettuate dal Comitato si evidenziano i livelli di contaminazione di alcune sostanze tossiche nell'agglomerato urbano densamente abitato:

    cadmio 10 volte superiore ai limiti di altri Paesi;

    cromo totale 126 volte superiore ai valori Ispra;

    mercurio 186 volte superiore ai limiti di altri Paesi;

    nichel 4 volte superiore ai limiti di altri Paesi;

    rame 4 volte superiore ai limiti di altri Paesi;

    zinco 75 volte superiore ai limiti di altri Paesi;

    manganese 7 volte superiore ai valori indicati dalla letteratura;

    alluminio 31 volte superiore ai valori indicati dalla letteratura;

   in sostanza, in base ai dati rilevati, come illustrato, il centro storico di Genova ha le caratteristiche di un vero e proprio sobborgo industriale piuttosto che di un centro residenziale densamente abitato (The European Pollutant Release and Transfer Register-E-PRTR);

   È stata inoltre sensibilizzata la direzione «Environment» della Commissione europea che il 3 maggio 2016 ha risposto sull'esigenza che le autorità italiane predispongano adeguati studi di valutazione di impatto ambientale (che in Europa include anche gli effetti sulla salute umana) per i progetti che comportano un significativo impatto, prima del rilascio delle autorizzazione;

   la stessa Arpal Liguria ha pubblicato uno studio nel febbraio del 2017 che evidenzia l'impatto delle emissioni in atmosfera dei porti liguri;

   nelle conclusioni lo studio di Arpal evidenzia la necessità di interventi mirati, quali l'elettrificazione delle banchine per la riduzione degli ossidi di azoto delle emissioni dei motori causate dalla movimentazione delle navi tra le banchine, ma ignora completamente il problema molto più grave, quello delle emissioni tossiche dai bacini di carenaggio e da molte delle attività di riparazione navale, con particolare riferimento alle polveri ultrasottili –:

   quali iniziative di competenza, anche normative, il Governo intenda mettere in atto per garantire la salute degli abitanti di Genova coinvolti dalle emissioni dannose, eventualmente promuovendo una specifica indagine epidemiologica.
(4-01514)

  Risposta. — Con riferimento all'interrogazione in esame, sulla base degli elementi acquisiti, si rappresenta quanto segue.
  Secondo quanto riferito dalla prefettura di Genova, il complesso industriale in argomento è ricompreso nell'area territoriale delle riparazioni navali, Fiera di Genova e Piazzale Kennedy, soggetta alle previsioni pianificatorie in atto vigenti del piano regolatore portuale approvato nel 2001 e del piano urbanistico comunale approvato nel 2015, nonché all'accordo di programma sottoscritto nel 2003 tra Autorità portuale, regione Liguria e comune di Genova.
  Si tratta di un distretto di attività di navalmeccanica, situato nel porto industriale di levante, dedito ad attività di costruzioni e riparazioni navali, che impegna circa 1700 lavoratori, oltre l'indotto.
  L'area, ancorché interamente ricadente all'interno della zona portuale, è localizzata in prossimità del centro abitato di Genova, in un'area del territorio comunale in cui è presente una rete di rilevamento della qualità dell'aria gestita dall'Agenzia regionale per la protezione dell'ambiente della Liguria, articolata in sei stazioni di monitoraggio, ubicate nella parte centro-orientale del territorio cittadino, prossima alla zona delle riparazioni navali.
  In merito ai dati contenuti nella documentazione prodotta dal comitato porto aperto di Genova, l'agenzia regionale per la protezione dell'ambiente ligure ha fatto presente di aver formulato le proprie osservazioni con nota del 28 dicembre 2015. Nella stessa nota, con riferimento ai dati sulla qualità dell'aria forniti dal comitato, l'Agenzia regionale per la protezione dell'ambiente della Liguria ha rilevato che «le analisi prodotte si riferiscono ad una sola campagna della durata di 24 ore effettuata tramite deposimetri (campionatori passivi) posizionati in cinque postazioni», e ritenendo i relativi risultati «non valutabili» per i seguenti motivi:

   «le campagne di deposimetria hanno di norma una durata non inferiore a 15 giorni e vengono ripetute almeno per ogni stagione»;

   «la normativa di riferimento per la qualità dell'aria prevede lo svolgimento di monitoraggi di tipo attivo»;

   «gli inquinanti analizzati non sono specifici delle riparazioni navali ma possono derivare anche da altre fonti emissive».

  In ordine alle classi di polverosità rilevate, sempre secondo quanto riferito dalla prefettura, l'Agenzia regionale per la protezione dell'ambiente della Liguria ha riscontrato come alcune postazioni (yacht club, Lega navale e Via Corsica) ricadessero in classe I, ovvero con indice di polverosità «praticamente assente» ed altre (Villa Mylius e Vico dietro S. Cosimo) in classe III, ovvero con indice di polverosità «media».
  A ciò si aggiunga che, per effetto di una richiesta di intervento statale formulata, ai sensi dell'articolo 309 del decreto legislativo n. 152/2006, dal predetto Comitato porto aperto nel 2016, l'Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale, su incarico del Ministero dell'ambiente, ha redatto nel dicembre del 2017 un
report finalizzato a valutare la sussistenza di eventuali profili di pregiudizi ambientali, alla luce della documentazione prodotta dagli istanti e riferita alle attività di riparazione navale svolte nel porto di Genova e, in particolare, alle attività di demolizione e riciclaggio del relitto della nave Costa Concordia.
  Il predetto
report, pur rilevando elementi di criticità, ha ritenuto di non poterli univocamente imputare alle attività di riparazioni navali ed ha concluso nel senso della insussistenza di elementi atti a dimostrare «impatti rilevanti come danno ambientale o minaccia di danno ambientale sulla base dei requisiti previsti dalla parte sesta del decreto legislativo n. 152 del 2006 e riconducibili alla fonte individuata nella richiesta di intervento statale». Ciò, anche in ragione dell'assenza di informazioni relative ad altre potenziali fonti di emissioni inquinanti, come il complesso delle attività portuali, il traffico navale e il traffico veicolare, così come richiamato anche in un passaggio del recente pronunciamento del Tar Liguria n. 873/2018 adito con ricorso per motivi aggiunti dal predetto comitato.
  Vale altresì precisare, come riferito dalla locale amministrazione civica, che le aziende che operano nel settore delle riparazioni navali sono autorizzate o ai sensi dell'articolo 269 del decreto legislativo n. 152/2006 dalla Città metropolitana, o ai sensi dell'articolo 272 del predetto decreto da parte del comune di Genova.
  L'amministrazione comunale ha, altresì, informato che risultano in fase di collaudo i lavori di elettrificazione delle banchine che potranno assicurare una significativa riduzione della produzione di fattori inquinanti.
  Sempre secondo quanto riferito dal comune di Genova, il 30 gennaio 2018 il consiglio comunale ha approvato all'unanimità la proposta che impegna il sindaco e la giunta all'attivazione di un tavolo interistituzionale di responsabilità sociale composto da autorità portuale, Capitaneria di porto, armatori, Arpal, Asl e tutti gli attori istituzionali interessati, con il coinvolgimento anche delle rappresentanze della cittadinanza e dei comitati territoriali al fine di elaborare un piano integrato città-porto per il miglioramento della qualità dell'aria e della salute pubblica in ambito portuale e nei quartieri limitrofi.
  Si riferisce infine che, con deliberazione del 16 novembre 2018 la locale giunta regionale ha approvato un documento recante «misure urgenti per la riduzione della concentrazione degli inquinanti nell'aria ambiente in regione Liguria» e per il monitoraggio dell'andamento delle misure programmate che riguardano, tra l'altro, anche le attività portuali.
  Alla luce delle informazioni esposte, si fa presente comunque che il Ministero dell'ambiente continuerà a svolgere la propria attività di monitoraggio e controllo, valutando anche, unitamente al Ministero della salute, attraverso il supporto dell'istituto superiore di sanità, l'opportunità di approfondire, con idonei studi, sia le valutazioni di impatto ambientale sia gli eventuali conseguenti effetti avversi sulla salute delle popolazioni esposte.

Il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare: Sergio Costa.


   UNGARO. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   da più fonti nella rete web si segnalano gravi disservizi e la mancanza di fondi spettanti alla rete consolare onoraria italiana all'estero;

   in particolare, in Spagna la situazione risulta assai critica. La comunità residente in Spagna dovrebbe constare di oltre 270.000 connazionali, con una crescita nel 2018 del 30 per cento circa e per il 2019 si prevede una tendenza simile, anche in considerazione della situazione politica in Venezuela. Inoltre, il Paese è la seconda meta turistica, dopo la Francia, preferita nel mondo dagli italiani con più di 600.000 movimenti annui;

   la rete consolare italiana nel Paese iberico è formata unicamente dalla cancelleria consolare di Madrid, la prima al mondo per numero di connazionali registrati, dopo l'istituzione del consolato generale di Montevideo, e dal consolato generale di Barcellona. I consolati onorari di Spagna constano ciascuno di circa 26.000 connazionali: delle Canarie, Alicante, Palma e Valencia. Vi è poi in quel territorio anche il fatto che la distanza tra gli uffici di carriera e molte zone del territorio spagnolo è enorme, e che quasi la metà dei residenti non è mai stata in Italia né parla italiano, perché proveniente direttamente dal Sud America;

   più generalmente, si è contemporaneamente assistito al costante ampliamento delle competenze dei consoli onorari che comporta una situazione quasi unica nel mondo: la rete onoraria ha in realtà un ruolo per nulla onorario ma assolutamente sostanziale e operativo, con una mole di lavoro enorme, arrivando a essere l'unico interlocutore consolare per le comunità di propria competenza e con risorse sufficienti a malapena a pagare locazioni e spese di rappresentanza –:

   quali iniziativa urgenti si intendano mettere in campo per assegnare più fondi alla rete consolare italiana e, al contempo, valutare l'opportunità di allestire un portale dedicato per l'accesso a una banca dati del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale utile allo svolgimento del ruolo di console onorario, velocizzandone i servizi.
(4-02248)

  Risposta. — Il Maeci è pienamente consapevole del prezioso ruolo svolto dai consoli onorari che, sebbene estranei alla pubblica amministrazione, offrono un importante supporto alla rete diplomatico-consolare. In tal senso, la Farnesina ha più volte evidenziato la necessità di rifinanziare il capitolo di spesa 1284 – relativo ai contributi per le spese di ufficio e di rappresentanza sostenute dei consoli onorari – che, a causa delle decurtazioni apportate dai vari provvedimenti di contenimento della spesa pubblica succedutisi nel tempo, è passato da una dotazione di oltre 2.500.000 euro per il 2003 ai circa 190.000 euro per gli ultimi esercizi finanziari.
  Per ovviare alla scarsità di risorse destinate ai contributi a favore dei Consoli onorari, negli anni passati il Maeci ha integrato la dotazione iniziale del pertinente capitolo di bilancio 1284 di ulteriori 600.000 euro tramite variazioni compensative da altri capitoli di spesa e, anche per il corrente esercizio, si prevede di procedere con un provvedimento analogo, sempreché vi siano risorse a disposizione. Va in effetti sottolineato come le variazioni compensative rappresentino una soluzione d'emergenza in quanto la loro realizzabilità dipende dalla disponibilità di fondi su altri capitoli; risulta pertanto auspicabile che, come ripetutamente richiesto dalla Farnesina, già in occasione della prossima legge di bilancio il capitolo 1284 possa contare su maggiori finanziamenti.
  A fronte della limitata disponibilità di risorse sopra descritta e considerata l'ampiezza della rete onoraria (al 31 dicembre 2018 si contavano 367 uffici operativi), il Maeci è chiamato dunque a valutare con cura i Paesi prioritari per l'assegnazione delle risorse. Nell'operare tale scelta vengono presi in considerazione vari fattori, tra i quali di primaria importanza sono la consistenza delle nostre collettività residenti nelle circoscrizioni di competenza degli Uffici onorari ed i flussi turistici dal nostro Paese. Proprio sulla base di tali criteri, la rete onoraria in Spagna, riceve da vari anni la quota di contributi in assoluto più elevata (pari, nel 2018, al 15 per cento del totale delle risorse a disposizione) e, anche per il 2019, la Farnesina continuerà a prestare particolare attenzione agli Uffici onorari operanti in tale paese e in quelli caratterizzati da situazioni analoghe.
  Ciò anche a conferma del valore che la Farnesina attribuisce all'impegno della rete consolare onoraria in Spagna, che sta contribuendo in modo fattivo anche a servizi consolari aggiuntivi. Tre consoli onorari dell'area sono infatti in possesso dell'infrastruttura tecnica necessaria per la captazione dei dati biometrici indispensabili alla successiva emissione dei passaporti elettronici, permettendo ai connazionali residenti in zone lontane da Barcellona di evitare di percorrere grandi distanze solo per la pratica di emissione del passaporto. Potendo effettuare la captazione dei dati biometrici ed istruire, la pratica di emissione dei titoli già nei consolati onorari si è inoltre favorita una maggiore disponibilità di appuntamenti nei Consolati di prima categoria, riducendo così il tempo di attesa.
  Quanto all'opportunità di allestire un portale dedicato alla rete consolare onoraria, pare opportuno sottolineare che i consoli onorari fruiscono già di un collegamento telematico con i consolati di prima categoria (di carriera) di riferimento proprio per quanto concerne la captazione dei dati biometrici al fine del rilascio dei passaporti.

Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri e la cooperazione internazionale: Ricardo Antonio Merlo.


   VIETINA. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   il 4 aprile 2017 il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti ha pubblicato il bando per la fornitura e la manutenzione biennale di due banchi prova per etilometri. Nelle settimane precedenti l'Asaps aveva segnalato la carenza di etilometri a causa del fermo per la revisione che si protraeva dall'ottobre 2016. Della vicenda si era occupata anche la nota trasmissione «Striscia la notizia» con un servizio girato presso la sede Asaps di Forlì;

   nel luglio 2018, tuttavia, un nuovo allarme veniva lanciato a mezzo stampa sulla carenza degli etilometri, a causa dei lunghissimi tempi di revisione. Tale problema riguarderebbe, oltre a tutte le forze dell'ordine dello Stato, principalmente polizia stradale, carabinieri, guardia di finanza, anche le polizie locali di seimila municipi in tutta Italia. L'alcoltest omologato è infatti l'unico strumento utile per poter contestare su strada, a livello amministrativo e penale, chi guida in stato di ebbrezza;

   a titolo di esempio, in data 3 marzo 2018 sono stati spediti alla ditta Recom Industriale srl di Genova 3 etilometri marca Seres, in dotazione all'Unione di comuni della Romagna forlivese; in data 7 agosto 2018 chi di competenza ha contattato la ditta in questione per avere notizie in merito ai tempi di riconsegna (che solitamente si aggirano sui 4 mesi);

   sarebbe stato riferito, a quanto consta all'interrogante, che a Roma i banchi di prova sono ancora fuori uso e pertanto i tempi di attesa per effettuare una visita periodica sono di circa 8/9 mesi, perché tutte le visite periodiche verrebbero effettuate a Milano;

   gli etilometri, infatti, vengono inviati alle ditte esclusiviste che, dopo aver effettuato i relativi interventi, le inviano al Ministero per la verifica periodica annuale obbligatoria;

   nel frattempo, per l'Unione di comuni della Romagna forlivese sono scadute le omologazioni anche di altri tre etilometri in dotazione che sono stati spediti per il previsto collaudo; pertanto, non è più possibile eseguire prove alcolemiche durante i servizi di controllo stradale;

   appare quindi evidente la forte criticità, considerato che l'Unione in questione è formata da 15 comuni e copre un territorio molto ampio sul quale non potranno essere effettuate prove alcolemiche fin tanto che gli etilometri non saranno riconsegnati con la prevista omologazione –:

   quali iniziative urgenti si intendano intraprendere per risolvere le criticità di cui in premessa e per accelerare le tempistiche di riconsegna degli etilometri agli enti locali.
(4-01394)

  Risposta. — Con riferimento all'atto di sindacato ispettivo in esame, si forniscono i seguenti elementi di risposta pervenuti dal Centro superiore ricerche e prove autoveicoli e dispositivi (Csrpad) di questo Ministero.
  L'attività di controllo iniziale e periodico degli etilometri presso il Csrpad era stata sospesa per guasti ed inefficienze dovuti alla vetustà delle macchine, peraltro non più riparabili, e alla necessità di adeguare i laboratori in termini di sicurezza.
  Si è quindi proceduto alla stipula di un contratto, concluso il 21 dicembre 2018, con la società Alcolock France per la fornitura e posa in opera di due banchi prova etilometri di nuova generazione, di cui il primo già fornito e il secondo con consegna prevista al 25 marzo 2019.
  Pertanto, la situazione è in via di normalizzazione: le attività torneranno a pieno regime nel mese di aprile.
  Inoltre, allo scopo di reperire ulteriori cinque unità di personale tecnico, questo Ministero ha anche attivato apposita convenzione con la Progettare Sviluppo, società
in house del Ministero dell'economia e delle finanze.
  Tutto ciò consentirà di ripristinare la funzionalità degli etilometri sottoposti a verifica periodica e di immettere in esercizio quelli nuovi in attesa di prova primitiva, garantendo così alle forze dell'ordine di tutto il territorio nazionale di disporre di strumenti omologati e tarati secondo la normativa vigente.

Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti: Danilo Toninelli.


   VILLANI, ANGIOLA, CADEDDU, CILLIS, COSTANZO, LATTANZIO, LOMBARDO, MELICCHIO, MENGA, NAPPI, PARENTELA e TESTAMENTO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   il tratto autostradale A3 Napoli-Pompei-Salerno risultava in concessione fino al 31 dicembre 2012 alla Società autostrade meridionali «Sam», facente parte del gruppo di Autostrade per l'Italia;

   la concessione in questione prevedeva la gestione e la manutenzione del tratto autostradale A3 Napoli-Pompei-Salerno;

   in seguito alla scadenza della concessione il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti ha indetto la procedura di gara con bando del 10 agosto 2012 avente ad oggetto l'affidamento in concessione delle attività di gestione e manutenzione dell'autostrada A3 Napoli-Pompei-Salerno;

   il bando prevedeva a carico del concessionario un importo complessivo di investimenti pari a 799,2 milioni di euro, di cui 410 come valore di indennizzo da riconoscere al concessionario uscente, 101 milioni per la prosecuzione degli investimenti in corso alla data di scadenza della vecchia concessione e 288 milioni per nuovi interventi di manutenzione straordinaria;

   al Ministero delle infrastrutture e dei trasporti sono giunte solo due offerte relative al bando in questione, nello specifico un'offerta è giunta da Sam, già gestore del tratto in precedenza, e un'offerta è pervenuta da parte del Consorzio italo-spagnolo Stabile Sis, controllato per il 51 per cento dal gruppo Fininc di Torino;

   il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti ha nominato una commissione di gara al fine di valutare le offerte pervenute;

   la commissione di gara ha deciso di escludere entrambe le società partecipanti;

   sia Sam S.p.a. che il Consorzio Stabile Sis, hanno fatto ricorso presso il Tar Campania contro tale decisione, il quale, attraverso le sentenze n. 04627 e n. 04620 del 2018, ha rigettato i ricorsi;

   con nota protocollo n. 2423 del 20 dicembre 2012, il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti chiedeva a Sam di provvedere alla gestione della tratta secondo i termini e le modalità stabilite dalla convenzione stessa, nonché di porre in essere tutte le azioni necessarie al mantenimento del livello di servizio, con particolare riferimento alla messa in sicurezza della struttura stradale;

   ad oggi, dopo sei anni la tratta autostradale è ancora priva di una convenzione in attesa che il Ministero provveda a indire un nuovo bando, non avendo una convenzione in essere; quindi, nel corso di questi anni sono venuti meno tutti gli investimenti previsti dal bando di gara per un ammontare di quasi 800 milioni di euro relativi alla manutenzione straordinaria e al completamento degli interventi già previsti nella convenzione precedente, tra i quali gli investimenti relativi agli adeguamenti sismici delle opere d'arte, circa 200 milioni di euro, e la riqualificazione delle barriere di sicurezza di primo impatto, circa 20 milioni –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza della problematica esposta e quali iniziative intenda assumere al fine di indire un nuovo bando relativo al tratto autostradale A3 Napoli-Pompei-Salerno, in modo da provvedere agli interventi urgenti che riguardano la tratta citata.
(4-01372)

  Risposta. — Con riferimento all'atto di sindacato ispettivo in esame, sulla base delle informazioni acquisite dalla direzione generale per le strade e le autostrade e per la vigilanza e la sicurezza nelle infrastrutture stradali, si forniscono i seguenti elementi di risposta.
  All'attualità, non risulta aggiudicata la gara d'appalto per l'affidamento della concessione autostradale A3 Napoli – Pompei – Salerno, in quanto entrambe le offerte pervenute – l'una da parte del Consorzio Stabile SIS e l'altra del concessionario uscente SAM SpA – sono state escluse dalla procedura di gara.
  I provvedimenti di esclusione, avverso i quali le predette società hanno avanzato ricorso per il relativo annullamento, sono stati confermati dal tribunale amministrativo per la regione Campania; ciò nonostante, il Consorzio stabile SIS ha proposto appello al Consiglio di Stato per la riforma della summenzionata sentenza.
  Ciò posto ai fini dell'affidamento della concessione di che trattasi e quindi, eventualmente, della pubblicazione di un nuovo bando di gara, occorre attendere l'esito di detto ricorso.
  Si coglie l'occasione per evidenziare che gli interventi urgenti di manutenzione straordinaria e di messa in sicurezza della tratta autostradale in argomento permarranno in capo al concessionario uscente sino a subentro del nuovo concessionario.
  Al riguardo, si precisa che questo Ministero ha già sollecitato la società SAM affinché predisponga un piano economico finanziario transitorio, valido cioè sino alla data presunta di riaffidamento della concessione, all'interno del quale ricomprendere la pianificazione di quegli interventi che non possono essere differiti.
  Si assicura che questo Ministero continuerà a seguire con la massima attenzione l'evolversi della situazione affinché si provveda, nel più breve tempo possibile, agli auspicati interventi urgenti.

Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti: Danilo Toninelli.